Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> autore_s:"PARETO VILFREDO"
UN'ALTRA COMETA ( PARETO VILFREDO , 1910 )
StampaQuotidiana ,
La prima fu quella del Calabrese , la quale apparve , per poco rimase visibile , e sparve ; l ' altra ora sta sull ' orizzonte , con bella e lunga coda pettinata dal Luzzatti , e toglie nome da un disegno di legge , dicesi contro alla pornografia , in realtà contro alla libertà del pensiero . Tale disegno è conseguenza del concilio tenuto a Parigi dai santi padri della bigotteria ; e nella relazione si nota , con compiacente letizia , che « ove la conferenza di Parigi venisse integralmente approvata , si giungerebbe alla internazionalizzazione del reato di pornografia , ed il reo si troverebbe in tutto il mondo civile sovra un unico territorio , né potrebbe sfuggire alla giustizia » . Forse questi egregi moralisti vendono la pelle dell ' orso prima di averlo ucciso ; e non è punto sicuro che proprio tutti i paesi del mondo vogliano prestarsi ad assecondare questi ipocriti pudori ; ma ove , per dannata ipotesi , ciò seguisse , avremmo una oppressione del pensiero quale mai non l ' ottenne la Santa Inquisizione ; poiché se vi erano paesi ove essa imperava , ve ne erano pure altri ove si stampava ciò che meglio si credeva ; e , anche senza la Inquisizione , se in Francia si bruciavano , come oscene , le opere del Rousseau e del Voltaire , non mancavano terre ove si potevano stampare . Se in quel tempo ci fossero stati , in tutti i paesi , le leggi che ora ci vogliono imporre , molte delle opere del Rousseau e del Voltaire non avrebbero potuto essere pubblicate , poiché è certo , certissimo , che in esse vi sono passi osceni e tali da cadere sotto il disposto delle nuove leggi . S ' intende che , per non essere troppo ridicoli , i nostri moralisti daranno un calcio alla logica e non faranno sequestrare quei libri , come lasceranno anche vendere le opere dell ' Ariosto , del Boccaccio , del Machiavelli , e di tanti altri nostri autori ; ma mirano ad impedire che nuove opere di quel genere si possano porre in vendita . Ci lasceranno il passato , purché , a loro , consegniamo l ' avvenire . Tanto è il loro furore moralista , che vogliono dare la caccia anche ai titoli dei libri : « E si vieta pure di tenere esposti nelle mostre o vetrine dei negozi i libri scientifici ( sic ! ) che portano titoli atti ad offendere la castigatezza delle persone od a stimolare indiscrete curiosità nell ' animo dei giovani » . Seguitando così , si potrà solo esporre le vite dei santi , principalmente quella di san Luigi Gonzaga , che , se non erro , deve essere il patrono dei nostri moralissimi . Quando avrà impero la nuova legge , avverto i librai che non abbiano ad esporre il mio Mythe vertuiste , perché , mi piace dirlo chiaro , esso è diretto peggio che ad offendere , a distruggere le teorie del santo concilio di Parigi , le quali dalla nuova legge sarebbero imposte ; e quindi può il solo titolo « stimolare l ' indiscreta curiosità » di coloro che desiderassero sapere cosa la gente eretica e perversa può trovare da opporre alle teorie dei santi padri della religione morale . Dicesi che le nuove leggi siano volute dai clericali nostri . Se ciò è vero , mi sia concesso il dire loro che , così operando , si mettono su di una falsa strada , la quale potrebbe anche portare ad infliggere loro persecuzioni come quelle che hanno sofferto in Francia . La loro salvezza sta nella libertà ; essi possono giustamente chiedere che la legge sia neutrale tra loro e gli avversari loro ; ma se chiedono l ' aiuto della legge per imporre altrui la loro morale , perdono ogni titolo per dolersi se verrà giorno in cui , invertite le parti , saranno questi avversari che vorranno imporre la loro morale ai cattolici . In questo avvicendarsi di persecuzioni e di oppressioni sta veramente il pericolo delle nuove leggi colle quali si vorrebbe ferire la libertà del pensiero ; poiché tale scopo non sarà meglio raggiunto di quello che lo sia stato pel passato , e ai nostri moralissimi legislatori non sarà certo dato di compiere ciò che non poterono conseguire papi , imperatori , re , inquisitori e gesuiti
IL PROBLEMA FERROVIARIO ( PARETO VILFREDO , 1911 )
StampaQuotidiana ,
Parmi sempre che la migliore soluzione da esaminare sia quella della cooperativa . Sono ben lungi dall ' essere un fanatico della cooperazione e dal credere ad una magica virtù di quella parola . Neppure , e parmi averlo dimostrato in tutto quanto ho scritto , sono partigiano della teoria del prodotto integrale del lavoro ai lavoratori . Intendo esaminare il problema esclusivamente da un punto di vista pratico ed empirico . Se i ferrovieri si fossero limitati ad invocare principi astratti non farei motto , ma quando vedo gente competente e che ha le mani in pasta , porsi sul terreno pratico ed affermare che c ' è modo di migliorare le condizioni dei ferrovieri senza aggravio pel pubblico , parmi che tale asserzione sia almeno degna di studio . Sarebbe presunzione la mia se dicessi in modo assoluto , che essi hanno ragione . Tale giudizio od il giudizio opposto possono solo essere la conclusione di lunghi e severi studi di persone competenti , come sarebbero i membri di una commissione scelti fra le persone più o meglio intendenti delle cose ferroviarie e finanziarie . Molto più modesta è la mia tesi . Dico che la proposta dei ferrovieri è meritevole di esame e non deve essere respinta a priori . Non mi nascondo le forti e gravi obiezioni recate da persone che ben conoscono la materia quali sono i professori Einaudi , Pantaleoni , De Johannis , ma credo che se possono avere sede nella discussione per la risoluzione definitiva del problema , non siano tali da fare respingere senz ' altro questa discussione stessa . Si dice : se concedete che l ' esercizio privato sia il migliore , perché non lo proponete addirittura ? Perché un vero esercizio privato come quello delle ferrovie inglesi è impossibile nelle presenti condizioni , in Italia . Non ci sarebbe un Parlamento , per approvarlo , e forse neppure capitalisti per intraprenderlo . Possibile sarebbe solo un esercizio in apparenza privato , in realtà misto di esercizio di Stato e di esercizio privato , pessimo fra tutti gli ordinamenti che si possono escogitare per le ferrovie italiane , ed atto solo a procacciare lucrose speculazioni di borsa . Rimane dunque solo la scelta tra l ' esercizio di Stato e l ' esercizio della cooperativa . Riguardo a quest ' ultimo , si osserva e giustamente che mala prova hanno fatto molte cooperative di produzione , infelicissima poi quella della Mine aux mineurs in Francia ; e se similmente a tali cooperative dovesse essere ordinata la cooperativa ferroviaria , accetterei per buona , l ' obiezione a priori . Ma l ' ordinamento può essere diverso , facendo parte al capitale estraneo alla cooperazione e mirando non già a mettere in opera principi teorici , ma lasciandosi unicamente guidare da considerazioni pratiche . Per solo modo di esempio , pongasi che la cooperativa ferroviaria abbia : 1 ) un certo numero di obbligazioni 3 e mezzo per cento ( metto a caso questo numero solo per brevità di discorso ) ; 2 ) azioni privilegiate 4 e mezzo per cento ( anche questo numero è messo a caso ) ; 3 ) azioni ordinarie . Le azioni ordinarie sono distribuite gratis , o con pagamento minimo , ai ferrovieri , secondo certe norme da determinare . Il frutto di queste azioni varrà pei ferrovieri appunto l ' aumento di salario che essi chiedono e che è impossibile oramai di rifiutare loro . Sull ' utile dell ' azienda , si preleva : 1 ) la somma necessaria pel servizio delle obbligazioni ; 2 ) la somma necessaria pel servizio delle azioni privilegiate . Il rimanente va alle azioni ordinarie . Tale ordinamento , per quanto spetta alla divisione del capitale in obbligazioni , azioni privilegiate azioni ordinarie , non è teorico ; trovasi presso moltissime società inglesi e vi fa buona prova . Temesi , e non a torto , che assemblee di soli cooperatori possano talvolta essere trascinate ad approvare provvedimenti dannosi al capitale dell ' azienda . Tale pericolo è rimosso dall ' intervento degli azionisti privilegiati , che del capitale sapranno prendersi cura . Infine osservasi che vi possono essere crisi nelle quali la società di esercizio ferroviario guadagnerà pochissimo , e che sono compensate da anni in cui largo è il guadagno . Tale compenso ci deve essere , altrimenti l ' esercizio sarebbe disastroso e non potrebbe essere assunto da nessuna società , sia cooperativa sia anonima ; e se pure ci fossero finanzieri così imprudenti dallo assumerlo , la società loro fallirebbe , e saremmo da capo coll ' esercizio di Stato . Se si vuol fare sul serio , occorre concedere patti convenienti a chiunque assuma l ' esercizio ferroviario . Ma , dicesi , e dicesi ottimamente , per potere fare quel compenso tra gli anni magri e gli anni grassi , un capitale ci vuole . Sta bene , ed a ciò appunto si provvede col capitale delle azioni privilegiate . Non ho menomamente l ' intento di esaminare qui tutti i particolari di un simile ordinamento , dirò solo che il Governo può avere una certa ingerenza nell ' amministrazione , purché non sia d ' inciampo al li ero svolgersi dell ' esercizio ; qualche cosa di analogo si ha nell ' ingerenza del Governo nell ' amministrazione della Banca d ' Italia . È veramente strano che il nostro Governo , il quale colma di favori , a spese dei contribuenti , le mendicanti cooperative di braccianti ed altre simili , rifiuti di esaminare le proposte dell ' unica cooperativa che non mendica favori , ma chiede un giusto , e conveniente per tutti , contratto di esercizio . Sarebbe forse perché i politicanti traggono dalle prime un utile per la loro potenza politica , che da quest ' ultima non sperano ?
PICCOLO INCIDENTE E TEORIA GENERALE ( PARETO VILFREDO , 1911 )
StampaQuotidiana ,
Il piccolo incidente è quello del Monopolio delle assicurazioni in Italia ; della teoria generale feci cenno nell ' articolo pubblicato nella rivista del mio amico Sorel . La scienza sperimentale non ha dogmi , non ha principi assoluti , e di qualsiasi teoria non cessa di verificare i risultamenti coll ' esperienza . Perciò mi premeva il verificare se i fatti corrispondevano o non corrispondevano alle deduzioni già pubblicate ; e mi doleva il dovere aspettare molti anni ; ma in grazia del discorso del Giolitti , la verificazione è venuta sollecita quanto si poteva desiderare . Dicevo che il disegno del Monopolio aveva per scopo di favorire certi speculatori ; ed ecco il Giolitti a dichiarare esplicitamente che questo Monopolio aveva per scopo di rafforzare finanziariamente lo Stato , perché potesse sovvenire enti locali , aiutare intraprese , sussidiare sindacati . Così viene confermata una voce che già si sentiva a sussurrare che ci sono trusts i quali aspettavano il detto Monopolio come la manna del cielo . C ' è poi un ' altra conferma , sulla quale mi astengo dell ' insistere , perché desidero rimanere nel campo scientifico , lontano da ogni personalità . Il lettore che la volesse conoscere , prenda l ' elenco dei deputati che hanno votato ora in favore del Monopolio , e di fronte ad ogni nome metta un S se il deputato è legato a speculatori , amico , parente , di questi , o speculatore esso stesso ; e vedrà che gli S sono molti , moltissimi . Ce ne sono anche fra gli oppositori ; ma io appunto scrivevo nell ' articolo rammentato che questa era battaglia di speculatori . Intanto quei molti S , tra i partigiani dell ' on . Giolitti dimostrano che la frase a lui tanto rimproverata era giusta . Se egli avesse detto : « Preferisco l ' interesse dello Stato a quello di molti capitalisti » , sarebbe andato fuori della realtà : « Preferisco l ' interesse dello Stato a quello di pochi capitalisti » ; e così sta benissimo . Egli , da valente condottiero parlamentare , sa che la maggioranza è dalla parte dei molti . Generalmente , chi è ostile ad un partito si ferma a considerazioni analoghe . Credo invece che occorre andare più in là , e procurare di capire il perché del fenomeno . Eccovi molte persone intelligenti , anzi furbe , che hanno difeso il Monopolio , e non certo per motivi intrinseci ad esso . Dunque ci dovevano essere motivi estrinseci . Occorre trovarli . Eccovi socialisti , che sono solitamente nemici feroci dei sindacati o dei trusts , e che procacciano di dare allo Stato il modo di aiutare questi sindacati o questi trust ; e lo aiutano pure a sovvenire capitalisti e speculatori di ogni genere , dimenticando opportunamente le teorie del plus valore . Generalmente ci si ferma a notare ciò , e si grida la croce addosso all ' avversario che cade in sì potente contraddizione . No , l ' avversario può essere in perfetta buona fede ; ed il fenomeno è generale . Eccovi gente che si dice democratica ; per essi conta solo , il benessere del popolo ; il rimanente non si deve nemmeno rammentare . Dicono di volere dare le pensioni agli operai . Molti mezzi efficaci per questo ci sarebbero . Ad esempio i dazi doganali , fatti fiscali invece di essere protettivi , darebbero una somma esuberante al bisogno . Se non volete ciò avete l ' imposta progressiva de ' monopoli : potreste prendere quello dello zucchero , dei fiammiferi , dell ' alcool , od altri simili , tutti assai produttivi . Proprio no . Tra tutti quei provvedimenti i nostri amanti del popolo e nemici dei capitalisti , scelgono quello che , per loro stessa confessione , frutterà pochissimo , molto meno del bisogno per le pensioni , ma che sarà favorevolissimo agli speculatori che aspettano la manna governativa . La gente che così opera è intelligente , avveduta ; dunque ha i suoi buoni motivi . Bisogna studiarli . Qui mi fermo , perché se seguitassi scriverei un trattato e non un articolo . Vorrei solo che il lettore intendesse che questo caso del Monopolio delle assicurazioni è solo caso particolare di fenomeni molto più generali ; che questi fenomeni hanno le loro uniformità , e che possono essere oggetto di una scienza che indaghi appunto tali uniformità e le metta in luce .
VILFREDO PARETO RISPONDE ( PARETO VILFREDO , 1911 )
StampaQuotidiana ,
A quanto pare io ho interpretato male il pensiero dell ' on . Giolitti . Ho avuto torto di adoperare le regole della critica storica , mentre la critica dei partigiani è tutt ' altra . L ' on . Giolitti diceva : Io sono d ' avviso che è bene che vi siano delle grandi forze finanziarie . Il governo italiano ha sempre seguito la via di cercar modo di aiutare le grandi industrie ed i grandi istituti di credito . Primo punto . Se questo discorso si leggesse in un documento storico dei secoli passati , si concluderebbe legittimamente che l ' oratore desiderava , divisava di aiutare le grandi industrie ed i grandi istituti di credito , e che molto probabilmente tale aiuto doveva essere finanziario . Aggiungeva l ' on . Giolitti : Vado più in là . Riconosco che in alcuni casi i sindacati possono essere utili , quando occorrono per diminuire la soverchia concorrenza . Secondo punto . Sempre se si trattasse di un documento storico , si concluderebbe che oltre alle grandi industrie ed ai grandi istituti di credito , l ' oratore estende la sua benevolenza e quindi l ' aiuto ai sindacati , o trusts . È vero che c ' è la restrizione della concorrenza che deve essere soverchia . Si domanda se ci furono mai sindacati o trusts che non trovarono soverchia la concorrenza . Io non ne conosco . Chi vuole conoscere la soverchia concorrenza alla quale riparano i trusts italiani , legga gli articoli di Edoardo Giretti . Sono ricchi di fatti ; mi dispiace di non li potere qui riprodurre , ma ... fanno un volume ! L ' on . Giolitti discorre di enti finanziari , tra i quali c ' è evidentemente il monopolio delle assicurazioni ( sbaglio anche in ciò ? ) e dice : La forza finanziaria dello Stato , che si verrebbe creando con questi enti che concentrano in sua mano dei grandissimi capitali , è elemento di solidità per le industrie e i commerci , perché uno Stato debole non può nei momenti più difficili , trovar modo di evitare le grandi crisi . Terzo punto . Supposto ancora che si discorresse solo di storia , si concluderebbe che il Giolitti vuole adoperare direttamente , od indirettamente , quei grandissimi capitali per dare solidità per le industrie , e per evitare le grandi crisi . È pure evidente che se non li adoperasse né direttamente né indirettamente , non potrebbe raggiungere né questi né altri scopi ; sarebbe come se quei capitali non esistessero . Il modo preciso , con ogni particolare , come saranno adoperati , non lo so , come forse non lo sa neppure il Giolitti . È naturale che le riserve matematiche non saranno direttamente adoperate per sovvenire industrie , trusts , banche . Ma poniamo , come semplice ipotesi , che si adoperino per alleviare il grave pondo di certi titoli di Stato , che hanno certe banche ; queste , in compenso , potranno aiutare industrie e trusts , e sarà un modo indiretto di sovvenire queste industrie e questi trusts . Aggiungendo le sovvenzioni agli enti locali , sulle quali non credo che ci sia quistione , tutto ciò mi pare che si possa compendiare , scrivendo , come ho fatto , che , secondo l ' on . Giolitti , il Monopolio aveva per scopo di rafforzare finanziariamente lo Stato , perché potesse sovvenire enti locali , aiutare intraprese , sussidiare sindacati . L ' on . Giolitti non la pensa in questo modo ? Vuol dire che non si è espresso tanto bene . A che pro discorrere di aiuti alle grandi industrie ed ai grandi istituti di credito , se non ne voleva dare ? Perché nominò i sindacati e le crisi ? Così , per discorrerne in modo accademico ? Ma infine , è inutile contendere sul pensiero di un uomo vivo e fresco ; egli solo ha diritto di manifestarlo . Tolgo la confessione dell ' on . Giolitti dal numero delle prove della mia teoria ; ammetto che , se pure ha discorso un poco diversamente , in sostanza non vuole aiutare né grandi industrie , né grandi istituti di credito , né sindacati , e che non vuole menomamente adoperare i denari dello Stato per evitare le grandi crisi . Tra parentesi farà benissimo , perché oramai è riconosciuto che è col volere evitare le crisi che si fanno più acute . Se in un discorso parlamentare sul monopolio delle assicurazioni , l ' on . Giolitti ha rammentato gli aiuti alle industrie , ai sindacati , alle banche , è stato tanto per dire , ma nella mente sua , nulla ha che fare , con tutte queste cose , il monopolio . Siamo dunque intesi , non se ne parli più . Tolte le confessioni giolittiane , rimangono i fatti . Non avendo a mia disposizione nessuna sonnambula extra lucida , ignoro quelli dell ' avvenire ... ma conosco quelli del passato . Lasciamo stare le Casse postali di risparmio amministrate dallo Stato ; prima perché non è un monopolio ; secondo perché ci sarebbe da scrivere lungamente per indagare se hanno torto , o ragione , coloro che dicono che sarebbe meglio per il paese , specialmente per le province meridionali , che i risparmi rimanessero ad aiutare l ' agricoltura , l ' industria ed il commercio locale , invece di essere asportati dal governo ; e non mancano altre considerazioni pei casi di grandi crisi , di guerra , o simili . Non si può discorrere di tutto in una volta ; rimaniamo nei termini del nostro problema . L ' on . Giolitti ha detto : Lo Stato anche in materia economica deve dirigere , ma non essere diretto . Chi vuole conoscere come lo Stato dirigesse i grandi istituti di credito , legga i volumi dell ' inchiesta sulle Banche . Ci sono molte cose belle , anzi bellissime . Forse si dirà che è un passato molto remoto . Bene ; si leggano gli articoli scritti da Alberto Caroncini sul « Resto del Carlino » , e si vedrà che probabilmente il presente non è poi tanto diverso dal passato . Vi si vedrà pure come l ' ultima crisi , appunto perché il governo volle impedirne gli effetti , è diventata più dannosa , ed ha lasciato in Italia uno strascico ; mentre è interamente risanata nei paesi ove simile errore non fu fatto . Non posso riprodurre qui questi articoli , per lo stesso motivo che non posso riprodurre gli articoli del Giretti , né l ' inchiesta sulle banche , né i documenti parlamentari sui molti favori protettivi di cui godono coloro che poi approvano il monopolio , né i documenti sulla Cassa di previdenza di Torino , che aspetta di essere salvata dal monopolio , né quegli altri sulle convenzioni marittime proposte dall ' on . Giolitti , né le previsioni che si fanno sugli aiuti che , ai sindacati , potranno dare gli istituti di credito , quando siano aiutati da un forte stato finanziario , né tanti altri documenti che infine narrano tutta la vita finanziaria dell ' Italia in questi ultimi tempi , e che dimostrano chiaramente come lo Stato aiuti una certa classe di cittadini , i quali a lor volta , aiutano lo Stato a procacciarsi i mezzi finanziari che sono necessari per concedere tale aiuto . Chi vuole bene conoscere i fatti , purtroppo deve leggere tutto ciò ; perché sinora non si é trovato il modo di sapere senza imparare . Ma del sapere si può fare a meno , anzi , a dirla qui fra noi , un politicante fa tanto migliore riuscita , quanto meno sa ; perché se sapesse , potrebbe avere dubbi ; ed a lui verrebbe meno la forza che dà una cieca fede .
PER LA STORIA ( PARETO VILFREDO , 1911 )
StampaQuotidiana ,
Questo era il titolo dell ' articolo mio pubblicato nel n . 200 di questo giornale Fu omesso in stamperia ed è un guaio , perché così ci sarà stato chi avrà creduto che avevo intenzione di rispondere a certe critiche , mentre non ho tempo né voglia di fare ciò , e tale miseria non mi tange . Ma poiché in articoli di giornali quotidiani non è possibile spiegarsi con quell ' ampiezza che si può usare nei libri , ci possono essere persone che , in perfetta buona fede , abbiano frainteso quanto scrivevo , ed è quindi doveroso il dare loro spiegazioni , poiché è giusto che chi ha fatto il peccato faccia anche la penitenza . Mosso da tale sentimento aggiungo qui altre spiegazioni ; e poi faccio punto , e chi non vorrà intendere si serva pure che non me ne importa niente . Tra le teorie che troveranno luogo nel mio trattato di Sociologia , che pubblicherà fra non molto il Barbera di Firenze , ce n ' è una sulla composizione delle classi governanti sociali e la loro evoluzione . Per fare piacere al mio amico Geoges Sorel , pubblicai , nella rivista sua , un caso particolare di questa teoria , e non me ne dolgo ; tutt ' altro , poiché ciò mi procurò l ' approvazione , per me preziosissima , di scienziati come il Sorel e il prof . Tullio Martello . Quanto scrissi nella rivista del Sorel , fu bene inteso e spiegato dall ' egregio autore che firma Pupin nel « Resto del Carlino » ; io non posso per ragion di spazio ripetere qui né il testo né la spiegazione ; basti sapere che , se non erro , occorre considerare due categorie di « capitalisti » , e cioè coloro che hanno una entrata fissa , o quasi fissa , e coloro che hanno un ' entrata variabile dipendente da speculazioni , e che perciò si possono brevemente dire « speculatori » , senza , per altro che tale nome porti con sé il menomo biasimo . Mi pare dimostrato dalla storia che il massimo di prosperità per un paese si ottiene ove non prevalga troppo né la prima né la seconda categoria di tali persone nella classe governante . Ora , un poco dappertutto , c ' è una notevole tendenza al predominio della seconda categoria ; ed è un fatto che , sia pure sotto varie forme , è intuito da moltissimi . In Francia il Jaurès , ha egregiamente notato l ' opera di questa categoria nell ' avventura marocchina . In Italia la proposta è di mettere lo Stato in grado di aiutare i capitalisti della seconda categoria . Non mi propongo qui di indagare che effetto ciò avrà ; mi basta mettere in luce il puro fatto , perché è l ' esistenza del fatto che conferma la teoria . Ed è pure notevole che i socialisti i quali , in ogni altro paese , sono nemici acerrimi appunto di quei capitalisti , in Italia , invece , aiutano il governo a favorirli . Da ciò non traggo alcuna conseguenza in biasimo dei socialisti italiani . Essi hanno uno scopo , sia in suffragio universale od altro , e per conseguirlo si muovono secondo la linea di minor resistenza , Ma per la mia teoria è importantissimo di notare che quella linea di minor resistenza passa dove non si offende , anzi dove si favorisce gli interessi di quella seconda classe di capitalisti ; perché così rimane ancora una volta confermata la potenza loro , la quale in ogni pagina della storia si legge . È anche notevole come uno strategista parlamentare di primissimo ordine , come è l ' on . Giolitti abbia come pezzi preferiti sullo scacchiere sempre quei capitalisti , principiando dal Tanlongo , passando dalle convenzioni marittime , terminando col monopolio delle assicurazioni . Ripeto che da ciò io non traggo il menomo biasimo all ' on . Giolitti , ma traggo la conclusione , che mi pare evidente , che quei capitalisti hanno tanta forza da imporsi a chi voglia fare una politica pratica . Neppure ad essi , di ciò intendo dare biasimo alcuno ; ogni classe sociale opera secondo la propria indole , e non può essere altrimenti , e neppure gioverebbe che fosse altrimenti . Ma può essere un guaio che una delle classi sociali stravinca e non incontri più opposizione alcuna ; specialmente poi il guaio può essere grande quando venga meno ogni opposizione in nome di un ideale . Ma qui mi fermo , perché se aggiungessi parola , entrerei nella teoria degli ideali e dei miti , importantissima per la Sociologia , ma che non si può spiegare in poche parole ; e se ricadessi nel peccato di volere ciò fare , meriterei troppo grande penitenza .
StampaQuotidiana ,
Forse non è ancora giunto il momento di discorrere oggettivamente dei gravi avvenimenti che si stanno svolgendo , ricercando solo le relazioni dei fatti che essi ci manifestano . Ora è tempo piuttosto di operare che di ragionare , ed alle opere spingono i discorsi che si rivolgono al sentimento , le considerazioni degli interessi , non già le ricerche dello scetticismo scientifico . Pure anche queste possono avere un ' utilità , lieve invero , aiutando a scoprire per quale via sentimenti ed interessi possono adoperarsi per raggiungere uno scopo , e non sarà dunque tempo assolutamente sprecato lo occuparsene ora . I presenti avvenimenti , come tutti i fenomeni sociali , hanno molte e varie cause , ma non tutte di eguale importanza . Se disponiamo per ordine d ' intensità le forze di cui ora vediamo la risultante nel gran cozzo delle nazioni , ne troviamo da prima tre che di gran lunga sovrastano alle altre e che sono : 1 ) il contrasto del germanismo e dello slavismo ; 2 ) il contrasto tra il militarismo aristocratico e la democrazia sociale ; 3 ) gli interessi particolari dei vari Stati . Vediamoli partitamente . Non voglio menomamente risolvere qui il difficile problema delle stirpi , e quando discorro di Slavi , di Germani , di AngloSassoni , di Latini , voglio solo indicare le collettività che hanno volgarmente tale nome , senza indagare come sono costituite . Ciò posto , è facile riconoscere nei fatti che Slavi e Germani hanno al presente una gran forza di espansione ; gli AngloSassoni già l ' ebbero pure , ma ora inclinano a restringersi alla difensiva ; i Latini l ' hanno perduta da un pezzo , anzi questo nome è diventato una semplice denominazione ; non sentono i Latini di Spagna , di Francia , d ' Italia , un ' inclinazione a convergere ad un centro comune , come gli Slavi ed i Germani , e neppure a prestarsi vicendevole aiuto come gli Stati dell ' Impero britannico . Non dimostrano , nella loro letteratura , neppure come reminiscenza classica di Roma , l ' orgoglio di stirpe che palesano Germani , Slavi , AngloSassoni . I letterati tedeschi non la finiscono più di rammentare Arminio , ed ora dicono che , come i loro antenati distrussero lo Impero Romano , spetta a loro di distruggere i « putridi Latini » ; nessuno in Italia è spinto da un analogo sentimento prepotente a rammentare la vendetta che le legioni di Tiberio trassero dalla disfatta di Varo , né la distruzione dei barbari fossero « putridi » o no compiuta da Mario , né i molti Germani tratti captivi a Roma . Dico ciò non per amore di rettorica , ma solo per esprimere un indizio di inclinazioni e di sentimenti . Neppure vo ’ indagare se le manifestazioni dei pangermanisti sono lodevoli o no , se è ragionevole il fuggire di imitarle ; cerco solo un indice dei sentimenti , come il termometro dà un indice della temperatura , e mi pare certo che un termometro di tal fatta , mostra una temperatura molto elevata tra i Germani , notevole tra gli Slavi , non troppo bassa tra gli AngloSassoni , e quasi zero tra i Latini . Così vediamo che , riguardo alla stirpe , la forza principale sta nel contrasto tra Germani e Slavi ; viene poi quella degli AngloSassoni ; e della forza che potrebbe essere tra i Latini non c ' è da tener conto . I Germani , consapevolmente o no , mirano all ' egemonia in Europa , a dare a Berlino la parte che ebbe Roma nel mondo antico , gli Slavi mirano a riunirsi in un organismo , a costituire alcunché d ' analogo a ciò che è ora l ' Impero Tedesco ; gli AngloSassoni vogliono serbare intatto l ' Impero Britannico . Quest ' ultima inclinazione avrebbe potuto essere facilmente soddisfatta , se la Germania avesse imitato Roma , che non aggrediva tutti gli avversari in una volta ; non così potevasi togliere il cozzo tra Germani e Slavi ; esso era fatale , inevitabile . Cagioni secondarie hanno determinato l ' epoca della presente guerra , ma essa , tosto o tardi , era assolutamente inevitabile . Scoppiata la guerra , l ' Inghilterra si è dimostrata più avveduta della Grecia antica , la quale ha lasciato che Roma distruggesse Cartagine , senza badare che , dopo , sarebbe toccato ad essa di essere aggredita e vinta ; ed in ciò sta la principale cagione dell ' intervento inglese . Un Bismarck lo avrebbe forse preveduto , e quindi avrebbe provveduto a scansarlo ; il presente Governo germanico non fu da tanto . Volgiamoci all ' altra cagione principale della guerra . A noi in parte sfugge , perché siamo in mezzo agli avvenimenti , che una grande trasformazione sta compiendosi nel mondo , ed è quella del dilagare della fede democratico - sociale , che assume tutti i caratteri di una religione . Tale trasformazione è paragonabile all ' altra compiuta quando il cristianesimo invase l ' Impero Romano ; e l ' analogia si estende a certi particolari , come è appunto la cecità di molti Romani che non scorgevano l ' importanza del fenomeno a cui assistevano , alla quale fa riscontro la cecità di molti nostri contemporanei che non sanno giustamente valutare il fenomeno che sotto ai loro occhi si svolge . L ' Europa occidentale ha tutta più o meno la fede democratico - sociale ; la Germania colla sua appendice austriaca è rimasta sola fedele al militarismo aristocratico ; quindi tra essa e l ' Europa occidentale è propriamente una guerra di religione che si svolge . Anche questa , tosto o tardi , era inevitabile . I popoli dell ' Europa occidentale hanno debellato , ognuno nell ' interno del proprio Stato , il partito detto conservatore , e che era attinente all ' ordinamento germanico ; oramai , per procedere innanzi nella via seguita , era assolutamente necessario debellare , all ' estero , l ' ordinamento germanico , che si ergeva come formidabile ostacolo . Più volte i ministri radicali - socialisti inglesi dissero che gli armamenti della Germania , col fare indispensabile corrispondenti armamenti inglesi , toglievano loro di spendere quanto avrebbero voluto nelle « riforme sociali » . In Francia , i radicali - socialisti e gli antimilitaristi erano tenuti alquanto a freno dal timore di una guerra colla Germania . La Russia è in parte estranea tanto alla corrente religiosa della democrazia sociale dell ' Europa occidentale , come a quella dell ' aristocrazia militare della Germania ; inclina piuttosto verso la prima che verso la seconda , poiché la Russia manca interamente di una casta aristocratica e militare . In ogni modo essa è stata tratta nel conflitto non da tal fede religiosa , ma da cagioni analoghe a quelle che spinsero l ' Inghilterra ; cioè ha inteso che non poteva lasciare che la Germania si mangiasse il carciofo foglia per foglia . Nelle guerre di religione , vi sono spesso alleanze simili . Principi cristiani si allearono ai Musulmani ; principi cattolici ai protestanti : bruciavano nel loro regno i protestanti e li difendevano all ' estero . L ' alleanza dello zarismo russo e della Repubblica francese non è poi più strana dell ' alleanza dei socialisti tedeschi colla casta aristocratico - militare del loro paese ; e c ' è anzi da considerare che , in caso di vittoria , la Russia non s ' ingerirà menomamente per mutare il Governo della Francia ; mentre , se la Germania vince , è certo che la casta aristocratico - militare porrà nuovamente sotto il giogo i socialisti tedeschi . Se la fede dell ' Europa occidentale è democratico - sociale , il suo ordinamento è in gran parte plutocratico . La plutocrazia ora come sempre si vale della fede religiosa altrui per provvedere al suo tornaconto ; in Germania è tenuta a freno dalla casta aristocratico - militare ; nell ' Europa occidentale , domina . La Germania non ha avuto un Caillaux che disponesse del Governo e dei tribunali , che , per sue vedute personali , impedisse un imprestito indispensabile per la difesa della patria ; non ha affidato ad un banchiere di concludere un trattato di pace ; non ha , come in Inghilterra , chiesto l ' aiuto efficace dei plutocrati per ottenere elezioni favorevoli al Governo . La plutocrazia non voleva la guerra , ma inconsapevolmente l ' ha preparata . Essa ha avuto gran parte nella rivalità franco - tedesca , ed in quella germanica - inglese , e , coi suoi giornali , ha conferito all ' inasprimento dei sentimenti di odio tra queste nazioni . Ma ora vorrebbe la pace , quindi non dobbiamo porre l ' opera sua tra le cagioni del proseguimento della guerra . Finalmente ci sarebbe da dire degli interessi particolari dei vari Stati ; ma possiamo tralasciare di fermarci su tale argomento , perché è il meglio noto alla diplomazia , ed è perciò che questa poteva sperare di scansare la guerra , mentre , ove avesse posto mente alle due altre cagioni , ora rammentate , avrebbe capito che ciò era impossibile e che rimaneva solo da prepararsi a trarre dalla guerra quanto poteva dare . Tale appunto può essere ancora lo scopo di Stati che , come l ' Italia , hanno parte secondaria nel gran conflitto . Avvedutezza ci vuole per conoscere ciò che è possibile , risolutezza ed energia per compierlo . I sentimenti esistenti non si possono mutare , ma da essi si può trarre profitto . Se ci fossero solo gli interessi dei vari Stati , un trattato di pace duratura sarebbe presto possibile , poiché infine tali interessi non sono inconciliabili ; ma l ' esserci le due prime cagioni di guerra toglie speranza che si possa conseguire una pace duratura , se una delle parti contendenti non è interamente fiaccata . Quindi è probabile che lunga sarà la presente guerra . Si vede ora quanto grave era l ' errore di coloro i quali asserivano che ormai le guerre erano fatte impossibili dall ' accresciuta potenza dei mezzi di distruzione , e si vedrà che grave del pari è l ' errore di coloro i quali credono la presente guerra non potere durare , per cagione delle difficoltà finanziarie e della carestia che colpirebbero parte almeno dei belligeranti . Gli Stati moderni hanno immense riserve economiche . Da prima ci sono molte spese per lavori pubblici , « riforme sociali » ed altre che non sono indispensabili e che si possono sopprimere . Poscia , enormi sono i debiti pubblici , e gli Stati possono pagarne solo in parte , o non più pagarne i frutti . Tale operazione , se il debito pubblico è tutto nello Stato , produrrà certo molte sofferenze , ma intaccherà poco o niente la potenza di produzione economica ; e se il debito pubblico è in gran parte all ' estero , i forestieri saranno spogliati in pro dei cittadini . Inoltre , da un secolo ad oggi , sono enormemente cresciute le spese di lusso , o almeno non indispensabili dei privati , mentre scemavano le ore di lavoro e l ' intensità di esso . I popoli possono dunque tornare a ciò che erano un secolo fa , soffrendo bensì , ma senza alcun serio pericolo di distruzione economica , poiché , alla fin fine , i popoli , un secolo fa , vivevano e prosperavano . Per tal modo , non sono solo centinaia di milioni , bensì miliardi e miliardi che divengono disponibili per la guerra . Gli avvenimenti che ora vediamo seguire prenderanno posto fra quelli più grandi e di maggior momento della storia ; essi manifestano il principio di un ' èra nuova .
StampaQuotidiana ,
Gli uomini , nella loro attività sociale , sono mossi principalmente dai sentimenti e dagli interessi , e molti stimano che siano mossi dai ragionamenti . A mantenere tale illusione vale il fatto che sentimenti ed interessi trovano sempre un ragionamento o meglio uno pseudo ragionamento che li esprime ; ragion per cui , col solito post hoc , propter hoc , nasce il concetto che il ragionamento ha determinato sentimenti ed interessi ; invece il rapporto è generalmente inverso . Principalmente e generalmente non vogliono dire esclusivamente ed in ogni caso particolare , quindi un qualche effetto i ragionamenti ed i pseudo ragionamenti possono averlo , ma è per solito assai lieve . Non è qui il luogo di tentare una dimostrazione di queste asserzioni ho scritto due grossi volumi per provare di fare ciò ma può non essere inutile vederne una conferma negli avvenimenti della presente guerra . Abbiamo avuto bei e ben fondati ragionamenti per dimostrare il delitto compiuto dalla Germania col violare la neutralità del Belgio . Ponga mente il lettore al fatto che tali ragionamenti furono respinti da chi già era amico della Germania o anche solo inclinava ad essere benevolo ; ma furono accolti da chi era nemico della Germania o solo inclinava ad esservi ostile . È dunque manifesto che tali caratteri determinarono principalmente i convincimenti degli uomini , e non i ragionamenti ; poiché , se questi avessero avuto un ' azione indipendente dai caratteri , ci dovrebbero essere almeno pochi , pochissimi tedeschi che biasimassero la violazione della neutralità ; pochi , pochissimi francesi e inglesi che l ' approvassero . È vero che gli inglesi dissero di muovere guerra alla Germania perché era stata violata la neutralità belga ; ma fu evidentemente se non pretesto , almeno solo causa occasionale , poiché preesisteva ed era potente la rivalità anglo - tedesca , che tosto o tardi doveva inevitabilmente condurre ad un conflitto armato . Nel fatto della violata neutralità belga si ha un caso simile a quello del celebre dispaccio di Ems , che fu solo causa occasionale della guerra del 1870 , preparata in sostanza dalla rivalità franco - prussiana . Vennero poi la distruzione di Lovanio , della cattedrale di Reims , ed altri fatti simili . I Tedeschi furono detti barbari nipoti di Attila , e vituperati o almeno biasimati in ogni modo . Anche in questo caso biasimi e vituperi furono respinti da chi già era benevolo alla Germania , accolti da chi ad essa era avverso , e veramente per ora non se ne vede il menomo effetto pratico . Gli intellettuali germanici provvidero ad una contro - offensiva e fecero gran consumo di carta e d ' inchiostro per dimostrare che la Germania era un povero agnellino , insidiato da lupi perversi e rapaci , e che , poveretta , se aveva mancato alla fede di trattati da essa firmati , ucciso donne e ragazzi , fucilato ostaggi , distrutte città e monumenti , aveva solo operato in stato di legittima difesa . Anche queste belle produzioni letterarie , queste splendide orazioni ebbero un effetto pratico molto prossimo a zero : persuasero chi già era persuaso ; d ' altri , nessuno . Qui forse il lettore osserverà : « Tra tutti questi discorsi che servono a niente , mettete pure anche il vostro che li dimostra inutili , poiché veramente è opera vana ammazzare un uomo morto » . Adagio un poco : non confondiamo il principale col secondario . Tali discorsi od altri simili , da sé valgono poco o niente , ma possono servire ad occultare interessi e sentimenti che valgono per il bene , oppure per il male di una nazione . Per molti anni abbiamo udito discorsi che , senza tregua né posa , predicavano la fine delle guerre , fatte ormai impossibili dal progredire dei sentimenti umanitari , di giustizia e di diritto , dell ' evoluzione del proletariato , che sdegnosamente le respingeva e che bene avrebbe saputo imporre la sua volontà , dalla perfezione stessa degli armamenti che avrebbe tolto agli eserciti di poter venire a battaglia . Tutto questo gran discorrere ed argomentare ha messo capo ad una guerra generale delle nazioni , che è certo fra le maggiori che mai abbia veduto l ' umanità ; e perciò , sotto tale aspetto , discorsi ed argomenti sono stati assolutamente vani . Manifestarono invece un ' opera , invero di non gran momento , contraria al fine a cui tendevano ; furono cioè il manto col quale si ricoprivano interessi e sentimenti i quali miravano a volgere in pro della clientela elettorale i quattrini che dovevano servire per la difesa della patria . Per esempio , furono i bei discorsi sul diritto internazionale , sulla « pace mercé il diritto » , che occultarono sentimenti ed interessi i quali distolsero il Belgio dal prepararsi convenientemente alla guerra . Se l ' esercito tedesco passò dal Belgio invece di passare dalla Svizzera , oltre a ragioni strategiche , può anche essere stato perché tutti gli Svizzeri sono soldati ed ottimi tiratori , mentre i Belgi avevano solo un piccolo esercito . Simili discorsi occultarono pure sentimenti ed interessi che fecero imprevidenti per la preparazione della guerra Francia , Italia ed Inghilterra . « Non avremo certamente la guerra » dicevano i ministri della guerra francesi , ed anche alcuni italiani ; e , con tale scusa , invece di provvedere artiglierie ed altre armi , si spendevano i quattrini per fini elettorali . In Germania , poco credito ottenevano analoghi vaniloqui , perché non corrispondevano a sentimenti e ad interessi , in ogni modo rimanevano un semplice sfogo letterario , e il Governo faceva della « politica reale » , ed aveva maggior fede negli obici da 420 mm . che nell ' « immanente giustizia » o nella pace imposta dal proletariato . Il Lloyd George discorreva come se la guerra la volessero esclusivamente i « ricchi » , ed aggiungeva che essi soli dovevano pagare gli armamenti . Per una strana ironia del caso , toccò proprio a lui a fare tal guerra ! Ma intanto , questi discorsi avevano ricoperto gli interessi elettorali del partito , e quindi erano cagione , sia pure in piccola parte , in modo subordinato , che l ' Inghilterra giungesse poco preparata al gran cimento : molto meno preparata della Germania . In Italia , discorsi analoghi operarono , sia pure lievemente , per ricoprire interessi analoghi ; essi furono come un narcotico , il quale , debole se si vuole , pure ebbe parte nel togliere la chiara veduta della realtà , la quale è che gli Stati si difendono con armi ed armati , e non coi principi del diritto internazionale , del pacifismo , della morale , della « giustizia immanente » , della santa evoluzione , e di tante altre simili entità . Fatti ci vogliono , non discorsi e chiacchiere .
NON SI OTTENGONO VANTAGGI SENZA SACRIFICI ( PARETO VILFREDO , 1914 )
StampaQuotidiana ,
La scissione del Partito socialista italiano non è che un caso particolare di un fatto generale , che ( per non andare troppo lontano , un altro caso particolare si può osservare nella scissione dei cattolici in modernisti ed in integralisti ) mena a questa conseguenza : che , in tutti i partiti , forti e vivaci , si costituiscono due classi di gruppi : una che inclina alla transigenza , l ' altra all ' intransigenza . Ciò dipende dall ' indole delle società umane , in cui condizione di un abile operare è la transigenza , di un forte operare l ' intransigenza ; e quando manchi questo o quell ' operare , non solo viene meno la speranza di un prospero successo , ma appaiono invece i sintomi della decadenza che condurrà all ' annientamento del partito . La viva fede degli intransigenti si manifesta coll ' espressione di una meta ideale , che sta tanto più fuori della realtà quanto più è viva la fede , e che può giungere agli estremi limiti dell ' assurdo , se la fede è vivissima . Non c ' è dunque da ricavare nulla dalla considerazione intrinseca di questi fini , circa al valore sociale della setta che li manifesta : essi indicano solo una direzione ; ed anche in ciò occorre essere guardinghi nel valutarli , poiché la viva fede può rimanere e la direzione mutare . I primi cristiani erano pacifisti , ed ebbero per successori uomini di non meno viva fede ma bellicosi . Ora una analoga trasformazione si è compiuta sotto i nostri occhi , in Germania , in Francia , ed anche un poco in Italia . In questi paesi , pure tacendo di casi estremi come quello dello Hervé , abbiamo veduto molti pacifisti diventare bellicosi , e non pochi socialisti assecondare volonterosi le guerre della « borghesia » . Se l ' Italia avrà guerra , vedremo probabilmente da noi trasformazioni simili a quelle già osservate in Germania ed in Francia . Il fine ideale del nazionalismo si sovrapporrà ad altri fini ideali , e su di essi prevarrà per un tempo più o meno lungo . In altro campo che in quello del senso intrinseco dei fini ideali vuolsi cercare principalmente il valore sociale di coloro che a questi fini tendono ; e cioè dobbiamo porre mente all ' intensità delle fedi che per tal modo si manifestano . Le vive fedi che mirano a fini ideali sono quasi le sole forze che possano validamente opporsi al dominio degli interessi materiali ed immediati , e che possano far prevalere la prosperità della patria sopra il tornaconto individuale . Potrebbe darsi che , se l ' Italia avesse guerra , coloro che ora hanno per fine ideale la neutralità assoluta , fossero di maggiore aiuto per difendere la patria , dei presenti cacciatori di sussidi alle cooperative di operai . Non si deve dimenticare che una società in cui ci sono vari fini ideali , si muove secondo la risultante di tali forze e non già pel verso preciso di una di esse ; ed è questo un altro motivo per astenersi dal considerarne intrinsecamente una , escludendo le altre . L ' arte di governo sta nel sapere adoperare le vive fedi e gli interessi , cioè , in poche parole , le varie forze che operano nella società . Già gli avvenimenti sinora seguiti concedono di asserire che errore principale dei governanti tedeschi fu lo avere troppo largamente partecipato ai sentimenti pangermanisti , invece di badare solo ad adoperare la potentissima forza che per tal modo si manifestava . Perciò , accecati dall ' orgoglio e dimenticando gli insegnamenti del Bismarck , furono tratti a trascurare interamente la preparazione diplomatica della guerra . In un altro verso , si ha l ' errore del Governo italiano , nella guerra libica , che fu condotta badando solo agli interessi , e che perciò indebolì più che fortificare l ' Italia . Al principio di essa , grande era l ' entusiasmo in paese , e se si fosse alimentata tale fiamma , avrebbe potuto divampare in un incendio che avrebbe portato in alto i cuori di tutto il paese , preparandolo all ' opera ben altrimenti pericolosa ed ardua che ora ha da compiere . Invece , collo studiarsi di far apparire la guerra libica come un ' operazione facilissima e tale da non poter ledere alcun interesse , si è fatto quanto era possibile per spegnere la fiamma dell ' entusiasmo , per distogliere il paese dalla considerazione di fini ideali , che solo pochi nazionalisti procurarono di mantenere , e a ricacciarlo più che mai nella cura esclusiva di interessi materiali , immediati , individuali . Ed ora potrebbe ripetersi un errore analogo , ma che sarebbe di ben maggior danno , se nascesse e si fortificasse in paese la persuasione che si potranno conseguire grandi vantaggi con pochi o punti sacrifizi , badando agli interessi materiali immediati più che ai fini ideali . La storia smentisce assolutamente una tale presunzione , ed i popoli che da essa si lasciano adescare s ' avviano non alla prosperità ed alla gloria , ma alla rovina ed all ' avvilimento .
CONTRADDIZIONI ( PARETO VILFREDO , 1919 )
StampaQuotidiana ,
C ' è molta gente che , ad un tempo , lamenta il caro vivere ed approva i provvedimenti che lo producono . Un ' esperienza secolare ha dimostrato che le restrizioni al commercio nazionale ed internazionale , i vincoli dell ' industria , gli ostacoli posti al libero muoversi dei capitali recano scarsità di produzione e disagio economico , manifestato dal caro vivere , come il termometro palesa l ' alzarsi della temperatura . Quindi chi vuole le prime cose deve anche volerne la conseguenza ; e chi questa non vuole non deve neppure volere le prime . E altresì evidente che , se si lavora meno e si consuma di più , ne segue uno squilibrio che reca ancora disagio economico . Chi , da una parte , approva la riduzione delle ore di lavoro , i continui scioperi , divenuti oramai uno svago , il lavoro svogliato , l ' ozio crescente , e , dall ' altra parte , i salari accresciuti , che concedono maggior consumo , almeno sinché non siano compensati dall ' aumento dei prezzi , i sussidi di disoccupazione , che spessissimo sono sussidi dati a chi non vuole lavorare se non ad alto prezzo e come a lui pare e piace , i premi di ogni genere assegnati a certe classi di cittadini , ed altre simili cose che operano nel senso di accrescere il consumo , vuole propriamente che ad una deficiente produzione corrisponda un sovrabbondante consumo , e poiché ciò non è assolutamente possibile appare un contrasto di cui è indice e misura l ' alzarsi dei prezzi . I governi , per fare le spese di tutti quei provvedimenti , ricorrono all ' aumento delle imposte , agli imprestiti , alla emissioni di cartamoneta ; e per tal modo , mentre da un lato stimolano i consumi , dall ' altra deprimono la produzione , distogliendo da essa , in parte almeno , i capitali che vi si sarebbero volti . Approvare tutto ciò e deplorare il caro vivere che ne è la conseguenza , mostrarsi favorevoli al falcidiare dei capitali che opera il governo , e predicare che devesi accrescere la produzione , ricorda lo scherzo di quel dabbenuomo il quale esponeva come suo programma politico : « Chiedere più all ' imposta , meno al contribuente » . I nodi principiano a venire al pettine . Si ode il grido d ' allarme : manca il carbone ! E di che vi meravigliate ? Se i minatori lavorano meno tempo e meno intensamente , da dove volete che venga il carbone ? Deve forse venir fuori dalla miniera , come se fosse un animale , colle proprie zampe ? Ma si « potrebbe » accrescere la produzione , col miglior uso delle macchine , col dare le miniere allo Stato , che già avendo procacciato l ' abbondanza di ogni ben di Dio , procurerà certo anche quella del carbone . E sia pure , su ciò qui non vogliamo contendere . Aspetta cavallo che l ' erba cresce . Ragioniamo di ciò che è , non di ciò che potrebbe essere . Un poco dappertutto si citano fatti che dimostrano la riduzione della produzione . La soppressione del lavoro a cottimo ha avuto effetti deprimenti . A Kiel , un operaio , lavorando a cottimo , faceva 100 fori in un giorno , lavorando a giornata , solo 39 . A Eidelstedt , gli operai producevano , a cottimo , 950 Kg . di filo di ferro in ore 9,30 , e ne producono solo 600 Kg . in 8 ore , lavorando a giornata . Non importa loro più nulla di perdere il posto , perché hanno i sussidi di disoccupazione , mercé i quali possono godersela , senza lavorare . In Francia , il governo costringe la Germania a mandare operai per rimettere in assetto le regioni che furono invase ; in quel paese ed in altri gli agricoltori e gli industriali si lamentano che manca la mano d ' opera , dunque parrebbe che sovrabbondi il lavoro ; ma i governi di quei paesi spendono grandi somme per sussidi di disoccupazione , dunque parrebbe che invece sono gli operai che sovrabbondano . La contraddizione sparisce quando si consideri che non è lavoro ma ozio che vogliono i sussidiati , oppure che se accetterebbero lavoro sarebbe ad un prezzo che non si può pagare . Per dimostrare che l ' aumento della spesa di mano d ' opera poco opera sull ' aumento del prezzo del prodotto , si citano statistiche , dalle quali , ad esempio , si ricava che nel costo del prodotto c ' è il 16 per cento di costo di mano d ' opera e il 56 per cento di costo di materie prime , e se ne deduce che , anche raddoppiando i salari , il prezzo del prodotto dovrebbe crescere solo del 16 per cento , e se cresce di più , é colpa degli « ingordi speculatori » , con quel che segue . Bravi ! E le materie prime , e il carbone per fare andare le macchine , l ' olio per ungerle , gli strofinacci , ecc . , tutto é caduto dalla luna , proprio dove se ne ha bisogno ? Non occorre mano d ' opera per produrre tutto ciò né per trasportarlo ? E i salari degli impiegati , che pure debbono mangiare , vestirsi , alloggiarsi , le spese generali , ecc . , non crescono in relazione col crescere dei salari ? L ' enorme aumento del costo della mano d ' opera dei muratori e per i materiali che adoperano ha fatto tanto rincarare le case che oramai poche se ne edificano ; mancano dunque gli alloggi e finirebbe col mancare il lavoro ai muratori ed ai produttori di materiali da costruzione , i quali perciò dovrebbero adattarsi a lavorare più , meglio ed a minor prezzo . Ma interviene il governo , e dà sussidi per la costruzione di case , quindi favorisce l ' ascesa dei salari e dell ' ozio di coloro che le edificano , e toglie ogni remora che avrebbe potuto ricondurli a più miti consigli . Dicesi che l ' intervento del governo mira a procurare alloggio a chi ne manca , no , mira a procurare alti salari ed ozio a coloro che edificano le case . Mira anche a favorire indirettamente l ' emigrazione dalle campagne nelle città , togliendo l ' ostacolo del caro prezzo dell ' alloggio . Non dico che tutto ciò sia biasimevole , potrebbe anzi essere lodevole ; narro , non giudico , e mi limito qui ad esporre alcune contraddizioni . Volete produrre molte derrate alimentari e distogliete la gente dalle campagne , ove solo si possono avere ; volete bere molto vino e togliete i lavoratori alle viti , volete accrescere la produzione industriale e sperperate i capitali che ad essa occorrono . Tutto non si può avere . Tra due partiti che si escludono vicendevolmente , pigliate quello che vi piace , e lasciate stare l ' altro . Come dice un proverbio toscano , non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca . Per ridurre le ore di lavoro e crescere i salari parrebbe che giovasse scegliere il momento in cui la produzione cresce ed abbonda , invece si é scelto proprio il momento in cui scema ed é deficiente . È dunque evidente che sono intervenute altre forze , che non sono quelle economiche , e che la contraddizione é sociale più che economica . Tali contraddizioni hanno origine dal fatto che le circostanze spingono , a volere sciogliere problemi insolubili ; ed é appunto ciò che fa molto grave e pericolosa la crisi la quale , in ogni modo , doveva seguire dopo la guerra .
UTOPIE ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
L ' instabilità economica sociale e politica opera fortemente per accrescere i guai della vita presente , ed in parte , sia pure non grande , ha origine da quell ' ordinamento che , sotto il nome di Società delle Nazioni , vuolsi imporre al mondo come recante un migliore assetto degli Stati , e che invece è solo una forma dell ' imperialismo di certi Stati vincitori . Dell ' indole intrinseca della Società delle Nazioni qui non vo ’ dire di proposito , e mi limito ad alcune osservazioni per mostrare come poco alla volta vanno svelandosi le utopie che in essa si appiattano , e di cui ha dovizia al pari dei molti disegni che l ' hanno preceduta , col lodevole scopo di procacciare alle Nazioni pace se non perpetua , duratura . Già molto si scrisse di una delle vane speranze suscitate dal nuovo disegno , cioè di quella che , mercé il supposto principio di nazionalità , a cui il Wilson infondeva rinnovata gioventù si aveva di porre termine a parte almeno dei gravissimi conflitti internazionali . Sino dal suo apparire ne fu prevista la fallacia , confermata poi , ogni giorno , dai fatti . Esso , lungi dall ' appianare i passati conflitti , ne fa sorgere di nuovi ; ed è appunto per ciò che il partito detto repubblicano negli Stati Uniti , respinge la Società delle Nazioni , secondo la formula wilsoniana , non volendo impacciarsi in quel semenzaio di litigi . In Italia , la quistione di Fiume trascende interamente dalle ideologie wilsoniane , che meglio non valgono per l ' Irlanda , l ' Egitto , la Turchia , la Russia , né , per dir breve , pel rimanente del globo . René Johannet , in un volume denso di fatti e di idee , ha fatto vedere che quel bel principio di nazionalità somiglia ad una bolla di sapone , e finisce la sua prefazione dicendo essere prossimo il tempo in cui esso avrà un posto d ' onore nel museo delle ideologie smesse . Egli ben s ' appone circa al merito intrinseco , ma erra forse circa il tempo che ancora avrà credito il principio . Tali ideologie hanno vita lunga , e quando si credono spente , tosto risuscitano sotto altre vesti . Così ora , nella domanda fatta dagli alleati alla Olanda , per la estradizione del Kaiser , abbiamo visto redivivo l ’ « universale consenso » che in realtà è molto parziale considerato come fonte di indirizzo che si sovrappone ai diritti positivi e li signoreggia ; tantoché « i difensori del diritto e della giustizia » buttano via i primi , e si danno sol cura del secondo ... sinché a loro torna comodo . La Svizzera esita a far parte della Società delle Nazioni , temendo che sia insidiata la sua neutralità . È vero che questa rimane malsicura in ogni modo , e il prof . André Mercier la dice un mito . Le considerazioni che egli svolge in proposito sono importanti e vanno molto al di là del caso particolare e fugace da cui hanno origine . Egli principia ricordando i fatti storici , i quali mostrano che la neutralità della Svizzera non l ' ha salvata da parecchie invasioni . È questo un capitolo particolare del quesito generale , il quale investiga l ' effetto reale dei trattati , spesso diverso , talvolta diversissimo dal contenuto formale . La conclusione sperimentale è che i trattati non sono né interamente efficaci né interamente inefficaci ; valgono sino ma non oltre un certo punto . Seguita il nostro autore mostrando che il nome di « neutralità » corrisponde ad un concetto non rigoroso né ben determinato . Egli ha interamente ragione . Anche questo è un capitolo particolare di un quesito generale . Tutti i termini dei generi di quello di « neutralità » patiscono difetto di precisione e di rigore . Di ciò lungamente scrissi nella Sociologia e la conclusione è che non possono fare parte di un ragionamento rigorosamente sperimentale . Non mi fermo sulla parte pratica dello studio del prof . Mercier , perché trascende dall ' argomento generale che qui espongo . Su tale argomento ancora ho da ricordare un autore . Yves Guyot , valoroso capo del partito della libertà economica in Europa , e degno successore del Cobden , ha scritto una trilogia , che principia con un volume sulle cause e sulle conseguenze della guerra , e seguita poi due volumi dell ' opera selle guarentigie della pace ; nel primo dei quali si raccolgono , mirabilmente compendiati , gli ammaestramenti del passato , nel secondo si passa all ' esame critico , e si conclude mostrando quanto poco di reale sia contenuto nella Società delle Nazioni , in cui l ' autore vede « la risurrezione di un vecchio mito » . La paragona alla Santa Alleanza , e scrive : « Ho studiato in modo oggettivo i risultamenti negativi ottenuti dalla Santa Alleanza e dal trattato che la confermò . Vi è ora , tra gli Alleati , coerenza maggiore di quella che c ' era tra l ' imperatore di Russia , il re di Prussia , l ' imperatore d ' Austria , i ministri d ' Inghilterra e il re Luigi XVIII » ? La risposta è negativa suffragata da infiniti fatti , ed appare evidente la vanità della Società delle Nazioni , per recare pace al mondo . Nel volume sulle cause e le conseguenze della guerra l ' autore , nel luglio 1915 , scriveva : « I tedeschi paiono proporsi di eccitare e di meritare un odio profondo . Tale odio è un fattore di guerra che è utile mentre questa dura ; poiché reca la necessità di una vittoria decisiva , senza la quale la pace potrebbe essere solo provvisoria e fallace . Ma né gli individui né i popoli vivono di odio ; esso non è un genere alimentare : colui che lo pasce ne è divorato » . Ciò è ora più che mai vero e non è certo coi sentimenti di odio , od altri di tal fatta che si potranno sciogliere i gravi problemi economici e sociali che premono sul mondo . Non è col gridare morte a questi o a quelli che si farà crescere la produzione ; e non è neppure coi predicozzi morali che si farà scemare il consumo ; questi possono forse avere effetto su pochi imbecilli borghesi , non mai sul grandissimo numero di individui i quali costituiscono il rimanente della popolazione , né specialmente su coloro che sanno conquistare e godersi la roba degli imbelli . Il sapere quale somma si ha « diritto » di togliere al vinto nemico preme assai meno che il conoscere quale somma esso « potrà » pagare . Lo avere confuse queste due cose non è estraneo alle prodigalità degli Stati vincitori ed al conseguente loro dissesto finanziario . Se poi dalle contese internazionali passiamo alle civili , ripeteremo che il sapere quale somma la plutocrazia - demagogica ha il « diritto » di estorcere ai risparmiatori , preme assai meno che il conoscere quale somma « può » ad essi togliere senza ferire o rovinare la produzione . Il padrone della gallina dalle uova d ' oro aveva certo il « diritto » di ucciderla , ma ha operato pel proprio vantaggio così facendo ? Può darsi benissimo che la viltà borghese non assegni verun limite alle richieste di certi salariati e dei pescicani loro capi , ma non c ' è alcun altro limite imposto dalle stesse condizioni della produzione ? Ogni diminuzione delle ore di lavoro , ogni aumento di salario conseguiti oggi sono solo scala a nuove richieste domani . Ci sono ora minatori che vogliono giornate di sei ore con , naturalmente , un aumento di paga . Si può seguitare indefinitamente a percorrere tale via ? Si può giungere , per esempio , ad un ' ora di lavoro con mille lire ( oro ) di paga giornaliera ? Evidentemente no . Dunque vi è un certo limite oltre al quale non conviene andare , e non si può trascurare tale considerazione . Pare a molti che si può trovare una ricetta esclusivamente economica e finanziaria per risanare i guai economici e finanziari , ma è vana speranza . Questi guai dipendono in gran parte dall ' ordinamento sociale e politico , e non si possono studiare indipendentemente dal caso . « Fatevi buona politica e vi farò buone finanze » , diceva un ministro ; e tale sentenza è vera in ogni paese e in ogni tempo .