CUORE ( DE_AMICIS EDMONDO , 1886 )
Narrativa ,
ÿþQuesto
libro
è
particolarmente
dedicato
ai
ragazzi
delle
scuole
elementari
,
i
quali
sono
tra
i
nove
e
i
tredici
anni
,
e
si
potrebbe
intitolare
:
Storia
d
'
un
anno
scolastico
,
scritta
da
un
alunno
di
terza
d
'
una
scuola
municipale
d
'
Italia
.
-
Dicendo
scritta
da
un
alunno
di
terza
,
non
voglio
dire
che
l
'
abbia
scritta
propriamente
lui
,
tal
qual
è
stampata
.
Egli
notava
man
mano
in
un
quaderno
,
come
sapeva
,
quello
che
aveva
visto
,
sentito
,
pensato
,
nella
scuola
e
fuori
;
e
suo
padre
,
in
fin
d
'
anno
,
scrisse
queste
pagine
su
quelle
note
,
studiandosi
di
non
alterare
il
pensiero
,
e
di
conservare
,
quanto
fosse
possibile
,
le
parole
del
figliuolo
.
Il
quale
poi
,
quattro
anni
dopo
,
essendo
già
nel
Ginnasio
,
rilesse
il
manoscritto
e
v
'
aggiunse
qualcosa
di
suo
,
valendosi
della
memoria
ancor
fresca
delle
persone
e
delle
cose
.
Ora
leggete
questo
libro
,
ragazzi
:
io
spero
che
ne
sarete
contenti
e
che
vi
farà
del
bene
.
OTTOBRE
Il
primo
giorno
di
scuola
17
,
lunedì
Oggi
primo
giorno
di
scuola
.
Passarono
come
un
sogno
quei
tre
mesi
di
vacanza
in
campagna
!
Mia
madre
mi
condusse
questa
mattina
alla
Sezione
Baretti
a
farmi
inscrivere
per
la
terza
elementare
:
io
pensavo
alla
campagna
e
andavo
di
mala
voglia
.
Tutte
le
strade
brulicavano
di
ragazzi
;
le
due
botteghe
di
libraio
erano
affollate
di
padri
e
di
madri
che
compravano
zaini
,
cartelle
e
quaderni
,
e
davanti
alla
scuola
s
'
accalcava
tanta
gente
che
il
bidello
e
la
guardia
civica
duravan
fatica
a
tenere
sgombra
la
porta
.
Vicino
alla
porta
,
mi
sentii
toccare
una
spalla
:
era
il
mio
maestro
della
seconda
,
sempre
allegro
,
coi
suoi
capelli
rossi
arruffati
,
che
mi
disse
:
-
Dunque
,
Enrico
,
siamo
separati
per
sempre
?
-
Io
lo
sapevo
bene
;
eppure
mi
fecero
pena
quelle
parole
.
Entrammo
a
stento
.
Signore
,
signori
,
donne
del
popolo
,
operai
,
ufficiali
,
nonne
,
serve
,
tutti
coi
ragazzi
per
una
mano
e
i
libretti
di
promozione
nell
'
altra
,
empivan
la
stanza
d
'
entrata
e
le
scale
,
facendo
un
ronzio
che
pareva
d
'
entrare
in
un
teatro
.
Lo
rividi
con
piacere
quel
grande
camerone
a
terreno
,
con
le
porte
delle
sette
classi
,
dove
passai
per
tre
anni
quasi
tutti
i
giorni
.
C
'
era
folla
,
le
maestre
andavano
e
venivano
.
La
mia
maestra
della
prima
superiore
mi
salutò
di
sulla
porta
della
classe
e
mi
disse
:
-
Enrico
,
tu
vai
al
piano
di
sopra
,
quest
'
anno
;
non
ti
vedrò
nemmen
più
passare
!
-
e
mi
guardò
con
tristezza
.
Il
Direttore
aveva
intorno
delle
donne
tutte
affannate
perché
non
c
'
era
più
posto
per
i
loro
figliuoli
,
e
mi
parve
ch
'
egli
avesse
la
barba
un
poco
più
bianca
che
l
'
anno
passato
.
Trovai
dei
ragazzi
cresciuti
,
ingrassati
.
Al
pian
terreno
,
dove
s
'
eran
già
fatte
le
ripartizioni
,
c
'
erano
dei
bambini
delle
prime
inferiori
che
non
volevano
entrare
nella
classe
e
s
'
impuntavano
come
somarelli
,
bisognava
che
li
tirassero
dentro
a
forza
;
e
alcuni
scappavano
dai
banchi
;
altri
,
al
veder
andar
via
i
parenti
,
si
mettevano
a
piangere
,
e
questi
dovevan
tornare
indietro
a
consolarli
o
a
ripigliarseli
,
e
le
maestre
si
disperavano
.
Il
mio
piccolo
fratello
fu
messo
nella
classe
della
maestra
Delcati
;
io
dal
maestro
Perboni
,
su
al
primo
piano
.
Alle
dieci
eravamo
tutti
in
classe
:
cinquantaquattro
:
appena
quindici
o
sedici
dei
miei
compagni
della
seconda
,
fra
i
quali
Derossi
,
quello
che
ha
sempre
il
primo
premio
.
Mi
parve
così
piccola
e
triste
la
scuola
pensando
ai
boschi
,
alle
montagne
dove
passai
l
'
estate
!
Anche
ripensavo
al
mio
maestro
di
seconda
,
così
buono
,
che
rideva
sempre
con
noi
,
e
piccolo
,
che
pareva
un
nostro
compagno
,
e
mi
rincresceva
di
non
vederlo
più
là
,
coi
suoi
capelli
rossi
arruffati
.
Il
nostro
maestro
è
alto
,
senza
barba
coi
capelli
grigi
e
lunghi
,
e
ha
una
ruga
diritta
sulla
fronte
;
ha
la
voce
grossa
,
e
ci
guarda
tutti
fisso
,
l
'
un
dopo
l
'
altro
,
come
per
leggerci
dentro
;
e
non
ride
mai
.
Io
dicevo
tra
me
:
-
Ecco
il
primo
giorno
.
Ancora
nove
mesi
.
Quanti
lavori
,
quanti
esami
mensili
,
quante
fatiche
!
-
Avevo
proprio
bisogno
di
trovar
mia
madre
all
'
uscita
e
corsi
a
baciarle
la
mano
.
Essa
mi
disse
:
-
Coraggio
Enrico
!
Studieremo
insieme
.
-
E
tornai
a
casa
contento
.
Ma
non
ho
più
il
mio
maestro
,
con
quel
sorriso
buono
e
allegro
,
e
non
mi
par
più
bella
come
prima
la
scuola
.
Il
nostro
maestro
18
,
martedì
Anche
il
mio
nuovo
maestro
mi
piace
,
dopo
questa
mattina
.
Durante
l
'
entrata
,
mentre
egli
era
già
seduto
al
suo
posto
,
s
'
affacciava
di
tanto
in
tanto
alla
porta
della
classe
qualcuno
dei
suoi
scolari
dell
'
anno
scorso
,
per
salutarlo
;
s
'
affacciavano
,
passando
,
e
lo
salutavano
:
-
Buongiorno
,
signor
maestro
.
-
Buon
giorno
,
signor
Perboni
;
-
alcuni
entravano
,
gli
toccavan
la
mano
e
scappavano
.
Si
vedeva
che
gli
volevan
bene
e
che
avrebbero
voluto
tornare
con
lui
.
Egli
rispondeva
:
-
Buon
giorno
,
-
stringeva
le
mani
che
gli
porgevano
;
ma
non
guardava
nessuno
,
ad
ogni
saluto
rimaneva
serio
,
con
la
sua
ruga
diritta
sulla
fronte
,
voltato
verso
la
finestra
,
e
guardava
il
tetto
della
casa
di
faccia
,
e
invece
di
rallegrarsi
di
quei
saluti
,
pareva
che
ne
soffrisse
.
Poi
guardava
noi
,
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
attento
.
Dettando
,
discese
a
passeggiare
in
mezzo
ai
banchi
,
e
visto
un
ragazzo
che
aveva
il
viso
tutto
rosso
di
bollicine
,
smise
di
dettare
,
gli
prese
il
viso
fra
le
mani
e
lo
guardò
;
poi
gli
domandò
che
cos
'
aveva
e
gli
posò
una
mano
sulla
fronte
per
sentir
s
'
era
calda
.
In
quel
mentre
,
un
ragazzo
dietro
di
lui
si
rizzò
sul
banco
e
si
mise
a
fare
la
marionetta
.
Egli
si
voltò
tutt
'
a
un
tratto
;
il
ragazzo
risedette
d
'
un
colpo
,
e
restò
lì
,
col
capo
basso
,
ad
aspettare
il
castigo
.
Il
maestro
gli
pose
una
mano
sul
capo
e
gli
disse
:
-
Non
lo
far
più
.
-
Nient
'
altro
.
Tornò
al
tavolino
e
finì
di
dettare
.
Finito
di
dettare
,
ci
guardò
un
momento
in
silenzio
;
poi
disse
adagio
adagio
,
con
la
sua
voce
grossa
,
ma
buona
:
-
Sentite
.
Abbiamo
un
anno
da
passare
insieme
.
Vediamo
di
passarlo
bene
.
Studiate
e
siate
buoni
.
Io
non
ho
famiglia
.
La
mia
famiglia
siete
voi
.
Avevo
ancora
mia
madre
l
'
anno
scorso
:
mi
è
morta
.
Son
rimasto
solo
.
Non
ho
più
che
voi
al
mondo
,
non
ho
più
altro
affetto
,
altro
pensiero
che
voi
.
Voi
dovete
essere
i
miei
figliuoli
.
Io
vi
voglio
bene
,
bisogna
che
vogliate
bene
a
me
.
Non
voglio
aver
da
punire
nessuno
.
Mostratemi
che
siete
ragazzi
di
cuore
;
la
nostra
scuola
sarà
una
famiglia
e
voi
sarete
la
mia
consolazione
e
la
mia
alterezza
.
Non
vi
domando
una
promessa
a
parole
;
son
certo
che
,
nel
vostro
cuore
,
m
'
avete
già
detto
di
sì
.
E
vi
ringrazio
.
-
In
quel
punto
entrò
il
bidello
a
dare
il
finis
.
Uscimmo
tutti
dai
banchi
zitti
zitti
.
Il
ragazzo
che
s
'
era
rizzato
sul
banco
s
'
accostò
al
maestro
,
e
gli
disse
con
voce
tremante
:
-
Signor
maestro
,
mi
perdoni
.
-
Il
maestro
lo
baciò
in
fronte
e
gli
disse
:
-
Va
'
,
figliuol
mio
.
Una
disgrazia
21
,
venerdì
L
'
anno
è
cominciato
con
una
disgrazia
.
Andando
alla
scuola
,
questa
mattina
,
io
ripetevo
a
mio
padre
quelle
parole
del
maestro
,
quando
vedemmo
la
strada
piena
di
gente
,
che
si
serrava
davanti
alla
porta
della
Sezione
.
Mio
padre
disse
subito
:
-
Una
disgrazia
!
L
'
anno
comincia
male
!
-
Entrammo
a
gran
fatica
.
Il
grande
camerone
era
affollato
di
parenti
e
di
ragazzi
,
che
i
maestri
non
riuscivano
a
tirar
nelle
classi
,
e
tutti
eran
rivolti
verso
la
stanza
del
Direttore
,
e
s
'
udiva
dire
:
-
Povero
ragazzo
!
Povero
Robetti
!
-
Al
disopra
delle
teste
,
in
fondo
alla
stanza
piena
di
gente
,
si
vedeva
l
'
elmetto
d
'
una
guardia
civica
e
la
testa
calva
del
Direttore
:
poi
entrò
un
signore
col
cappello
alto
,
e
tutti
dissero
:
-
È
il
medico
.
-
Mio
padre
domandò
a
un
maestro
:
-
Cos
'
è
stato
?
-
Gli
è
passata
la
ruota
sul
piede
,
-
rispose
.
-
Gli
ha
rotto
il
piede
,
-
disse
un
altro
.
Era
un
ragazzo
della
seconda
,
che
venendo
a
scuola
per
via
Dora
Grossa
e
vedendo
un
bimbo
della
prima
inferiore
,
sfuggito
a
sua
madre
,
cadere
in
mezzo
alla
strada
,
a
pochi
passi
da
un
omnibus
che
gli
veniva
addosso
,
era
accorso
arditamente
,
l
'
aveva
afferrato
e
messo
in
salvo
;
ma
non
essendo
stato
lesto
a
ritirare
il
piede
,
la
ruota
dell
'
omnibus
gli
era
passata
su
.
È
figliuolo
d
'
un
capitano
d
'
artiglieria
.
Mentre
ci
raccontavano
questo
,
una
signora
entrò
nel
camerone
come
una
pazza
,
rompendo
la
folla
:
era
la
madre
di
Robetti
,
che
avevan
mandato
a
chiamare
;
un
'
altra
signora
le
corse
incontro
,
e
le
gettò
le
braccia
al
collo
,
singhiozzando
:
era
la
madre
del
bambino
salvato
.
Tutt
'
e
due
si
slanciarono
nella
stanza
,
e
s
'
udì
un
grido
disperato
:
-
Oh
Giulio
mio
!
Bambino
mio
!
-
In
quel
momento
si
fermò
una
carrozza
davanti
alla
porta
,
e
poco
dopo
comparve
il
Direttore
col
ragazzo
in
braccio
,
che
appoggiava
il
capo
sulla
sua
spalla
,
col
viso
bianco
e
gli
occhi
chiusi
.
Tutti
stettero
zitti
:
si
sentivano
i
singhiozzi
della
madre
.
Il
Direttore
si
arrestò
un
momento
,
pallido
,
e
sollevò
un
poco
il
ragazzo
con
tutt
'
e
due
le
braccia
per
mostrarlo
alla
gente
.
E
allora
maestri
,
maestre
,
parenti
,
ragazzi
,
mormorarono
tutti
insieme
:
-
Bravo
,
Robetti
!
-
Bravo
,
povero
bambino
!
-
e
gli
mandavano
dei
baci
;
le
maestre
e
i
ragazzi
che
gli
erano
intorno
,
gli
baciaron
le
mani
e
le
braccia
.
Egli
aperse
gli
occhi
,
e
disse
:
-
La
mia
cartella
!
-
La
madre
del
piccino
salvato
gliela
mostrò
piangendo
e
gli
disse
:
-
Te
la
porto
io
,
caro
angiolo
,
te
la
porto
io
.
-
E
intanto
sorreggeva
la
madre
del
ferito
,
che
si
copriva
il
viso
con
le
mani
.
Uscirono
,
adagiarono
il
ragazzo
nella
carrozza
,
la
carrozza
partì
.
E
allora
rientrammo
tutti
nella
scuola
,
in
silenzio
.
Il
ragazzo
calabrese
22
,
sabato
Ieri
sera
,
mentre
il
maestro
ci
dava
notizie
del
povero
Robetti
,
che
dovrà
camminare
con
le
stampelle
,
entrò
il
Direttore
con
un
nuovo
iscritto
,
un
ragazzo
di
viso
molto
bruno
,
coi
capelli
neri
,
con
gli
occhi
grandi
e
neri
,
con
le
sopracciglia
folte
e
raggiunte
sulla
fronte
,
tutto
vestito
di
scuro
,
con
una
cintura
di
marocchino
nero
intorno
alla
vita
.
Il
Direttore
,
dopo
aver
parlato
nell
'
orecchio
al
maestro
,
se
ne
uscì
,
lasciandogli
accanto
il
ragazzo
,
che
guardava
noi
con
quegli
occhioni
neri
,
come
spaurito
.
Allora
il
maestro
gli
prese
una
mano
,
e
disse
alla
classe
:
-
Voi
dovete
essere
contenti
.
Oggi
entra
nella
scuola
un
piccolo
italiano
nato
a
Reggio
di
Calabria
,
a
più
di
cinquecento
miglia
di
qua
.
Vogliate
bene
al
vostro
fratello
venuto
di
lontano
.
Egli
è
nato
in
una
terra
gloriosa
,
che
diede
all
'
Italia
degli
uomini
illustri
,
e
le
dà
dei
forti
lavoratori
e
dei
bravi
soldati
;
in
una
delle
più
belle
terre
della
nostra
patria
,
dove
son
grandi
foreste
e
grandi
montagne
,
abitate
da
un
popolo
pieno
d
'
ingegno
,
di
coraggio
.
Vogliategli
bene
,
in
maniera
che
non
s
'
accorga
di
esser
lontano
dalla
città
dove
è
nato
;
fategli
vedere
che
un
ragazzo
italiano
,
in
qualunque
scuola
italiana
metta
il
piede
,
ci
trova
dei
fratelli
.
Detto
questo
s
'
alzò
e
segnò
sulla
carta
murale
d
'
Italia
il
punto
dov
'
è
Reggio
di
Calabria
.
Poi
chiamò
forte
:
-
Ernesto
Derossi
!
-
quello
che
ha
sempre
il
primo
premio
.
Derossi
s
'
alzò
.
-
Vieni
qua
,
-
disse
il
maestro
.
Derossi
uscì
dal
banco
e
s
'
andò
a
mettere
accanto
al
tavolino
,
in
faccia
al
calabrese
.
-
Come
primo
della
scuola
,
-
gli
disse
il
maestro
,
-
dà
l
'
abbraccio
del
benvenuto
,
in
nome
di
tutta
la
classe
,
al
nuovo
compagno
;
l
'
abbraccio
dei
figliuoli
del
Piemonte
al
figliuolo
della
Calabria
.
-
Derossi
abbracciò
il
calabrese
,
dicendo
con
la
sua
voce
chiara
:
-
Benvenuto
!
-
e
questi
baciò
lui
sulle
due
guancie
,
con
impeto
.
Tutti
batterono
le
mani
.
-
Silenzio
!
-
gridò
il
maestro
,
-
non
si
batton
le
mani
in
iscuola
!
-
Ma
si
vedeva
che
era
contento
.
Anche
il
calabrese
era
contento
.
Il
maestro
gli
assegnò
il
posto
e
lo
accompagnò
al
banco
.
Poi
disse
ancora
:
-
Ricordatevi
bene
di
quello
che
vi
dico
.
Perché
questo
fatto
potesse
accadere
,
che
un
ragazzo
calabrese
fosse
come
in
casa
sua
a
Torino
e
che
un
ragazzo
di
Torino
fosse
come
a
casa
propria
a
Reggio
di
Calabria
,
il
nostro
paese
lottò
per
cinquant
'
anni
e
trentamila
italiani
morirono
.
Voi
dovete
rispettarvi
,
amarvi
tutti
fra
voi
;
ma
chi
di
voi
offendesse
questo
compagno
perché
non
è
nato
nella
nostra
provincia
,
si
renderebbe
indegno
di
alzare
mai
più
gli
occhi
da
terra
quando
passa
una
bandiera
tricolore
.
-
Appena
il
calabrese
fu
seduto
al
posto
,
i
suoi
vicini
gli
regalarono
delle
penne
e
una
stampa
,
e
un
altro
ragazzo
,
dall
'
ultimo
banco
,
gli
mandò
un
francobollo
di
Svezia
.
I
miei
compagni
25
,
martedì
Il
ragazzo
che
mandò
il
francobollo
al
calabrese
è
quello
che
mi
piace
più
di
tutti
,
si
chiama
Garrone
,
è
il
più
grande
della
classe
ha
quasi
quattordici
anni
,
la
testa
grossa
,
le
spalle
larghe
;
è
buono
,
si
vede
quando
sorride
;
ma
pare
che
pensi
sempre
,
come
un
uomo
.
Ora
ne
conosco
già
molti
dei
miei
compagni
.
Un
altro
mi
piace
pure
,
che
ha
nome
Coretti
,
e
porta
una
maglia
color
cioccolata
e
un
berretto
di
pelo
di
gatto
:
sempre
allegro
,
figliuolo
d
'
un
rivenditore
di
legna
,
che
è
stato
soldato
nella
guerra
del
66
,
nel
quadrato
del
principe
Umberto
,
e
dicono
che
ha
tre
medaglie
.
C
'
è
il
piccolo
Nelli
,
un
povero
gobbino
,
gracile
e
col
viso
smunto
.
C
'
è
uno
molto
ben
vestito
,
che
si
leva
sempre
i
peluzzi
dai
panni
,
e
si
chiama
Votini
.
Nel
banco
davanti
al
mio
c
'
è
un
ragazzo
che
chiamano
il
muratorino
,
perché
suo
padre
è
muratore
;
una
faccia
tonda
come
una
mela
con
un
naso
a
pallottola
:
egli
ha
un
'
abilità
particolare
,
sa
fare
il
muso
di
lepre
,
e
tutti
gli
fanno
fare
il
muso
di
lepre
,
e
ridono
;
porta
un
piccolo
cappello
a
cencio
che
tiene
appallottolato
in
tasca
come
un
fazzoletto
.
Accanto
al
muratorino
c
'
è
Garoffi
,
un
coso
lungo
e
magro
col
naso
a
becco
di
civetta
e
gli
occhi
molto
piccoli
,
che
traffica
sempre
con
pennini
,
immagini
e
scatole
di
fiammiferi
,
e
si
scrive
la
lezione
sulle
unghie
,
per
leggerla
di
nascosto
.
C
'
è
poi
un
signorino
,
Carlo
Nobis
,
che
sembra
molto
superbo
,
ed
è
in
mezzo
a
due
ragazzi
che
mi
son
simpatici
:
il
figliuolo
d
'
un
fabbro
ferraio
,
insaccato
in
una
giacchetta
che
gli
arriva
al
ginocchio
,
pallido
che
par
malato
e
ha
sempre
l
'
aria
spaventata
e
non
ride
mai
;
e
uno
coi
capelli
rossi
,
che
ha
un
braccio
morto
,
e
lo
porta
appeso
al
collo
:
suo
padre
è
andato
in
America
e
sua
madre
va
attorno
a
vendere
erbaggi
.
È
anche
un
tipo
curioso
il
mio
vicino
di
sinistra
,
-
Stardi
,
-
piccolo
e
tozzo
,
senza
collo
,
un
grugnone
che
non
parla
con
nessuno
,
e
pare
che
capisca
poco
,
ma
sta
attento
al
maestro
senza
batter
palpebra
,
con
la
fronte
corrugata
e
coi
denti
stretti
:
e
se
lo
interrogano
quando
il
maestro
parla
,
la
prima
e
la
seconda
volta
non
risponde
,
la
terza
volta
tira
un
calcio
.
E
ha
daccanto
una
faccia
tosta
e
trista
,
uno
che
si
chiama
Franti
,
che
fu
già
espulso
da
un
'
altra
Sezione
.
Ci
sono
anche
due
fratelli
,
vestiti
eguali
,
che
si
somigliano
a
pennello
,
e
portano
tutti
e
due
un
cappello
alla
calabrese
,
con
una
penna
di
fagiano
.
Ma
il
più
bello
di
tutti
,
quello
che
ha
più
ingegno
,
che
sarà
il
primo
di
sicuro
anche
quest
'
anno
,
è
Derossi
;
e
il
maestro
,
che
l
'
ha
già
capito
lo
interroga
sempre
.
Io
però
voglio
bene
a
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
,
quello
della
giacchetta
lunga
,
che
pare
un
malatino
;
dicono
che
suo
padre
lo
batte
;
è
molto
timido
,
e
ogni
volta
che
interroga
o
tocca
qualcuno
dice
:
-
Scusami
,
-
e
guarda
con
gli
occhi
buoni
e
tristi
.
Ma
Garrone
è
il
più
grande
e
il
più
buono
.
Un
tratto
generoso
26
,
mercoledì
E
si
diede
a
conoscere
appunto
questa
mattina
,
Garrone
.
Quando
entrai
nella
scuola
,
-
un
poco
tardi
,
ché
m
'
avea
fermato
la
maestra
di
prima
superiore
per
domandarmi
a
che
ora
poteva
venir
a
casa
a
trovarci
,
-
il
maestro
non
c
'
era
ancora
,
e
tre
o
quattro
ragazzi
tormentavano
il
povero
Crossi
,
quello
coi
capelli
rossi
,
che
ha
un
braccio
morto
,
e
sua
madre
vende
erbaggi
.
Lo
stuzzicavano
colle
righe
,
gli
buttavano
in
faccia
delle
scorze
di
castagne
,
e
gli
davan
dello
storpio
e
del
mostro
,
contraffacendolo
,
col
suo
braccio
al
collo
.
Ed
egli
tutto
solo
in
fondo
al
banco
,
smorto
,
stava
a
sentire
,
guardando
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
con
gli
occhi
supplichevoli
,
perché
lo
lasciassero
stare
.
Ma
gli
altri
sempre
più
lo
sbeffavano
,
ed
egli
cominciò
a
tremare
e
a
farsi
rosso
dalla
rabbia
.
A
un
tratto
Franti
,
quella
brutta
faccia
,
salì
sur
un
banco
,
e
facendo
mostra
di
portar
due
cesti
sulle
braccia
,
scimmiottò
la
mamma
di
Crossi
,
quando
veniva
a
aspettare
il
figliuolo
alla
porta
,
perché
ora
è
malata
.
Molti
si
misero
a
ridere
forte
.
Allora
Crossi
perse
la
testa
e
afferrato
un
calamaio
glie
lo
scaraventò
al
capo
di
tutta
forza
,
ma
Franti
fece
civetta
,
e
il
calamaio
andò
a
colpire
nel
petto
il
maestro
che
entrava
.
Tutti
scapparono
al
posto
,
e
fecero
silenzio
,
impauriti
.
Il
maestro
,
pallido
,
salì
al
tavolino
,
e
con
voce
alterata
domandò
:
-
Chi
è
stato
?
Nessuno
rispose
.
Il
maestro
gridò
un
'
altra
volta
,
alzando
ancora
la
voce
:
-
Chi
è
?
Allora
Garrone
,
mosso
a
pietà
del
povero
Crossi
,
si
alzò
di
scatto
,
e
disse
risolutamente
:
-
Son
io
.
Il
maestro
lo
guardò
,
guardò
gli
scolari
stupiti
;
poi
disse
con
voce
tranquilla
:
-
Non
sei
tu
.
E
dopo
un
momento
:
-
Il
colpevole
non
sarà
punito
.
S
'
alzi
!
Il
Crossi
s
'
alzò
,
e
disse
piangendo
:
-
Mi
picchiavano
e
m
'
insultavano
,
io
ho
perso
la
testa
,
ho
tirato
...
-
Siedi
,
-
disse
il
maestro
.
-
S
'
alzino
quelli
che
lo
han
provocato
.
Quattro
s
'
alzarono
col
capo
chino
.
-
Voi
,
-
disse
il
maestro
,
-
avete
insultato
un
compagno
che
non
vi
provocava
,
schernito
un
disgraziato
,
percosso
un
debole
che
non
si
può
difendere
.
Avete
commesso
una
delle
azioni
più
basse
,
più
vergognose
di
cui
si
possa
macchiare
una
creatura
umana
.
Vigliacchi
!
Detto
questo
,
scese
tra
i
banchi
,
mise
una
mano
sotto
il
mento
a
Garrone
,
che
stava
col
viso
basso
,
e
fattogli
alzare
il
viso
,
lo
fissò
negli
occhi
,
e
gli
disse
:
-
Tu
sei
un
'
anima
nobile
.
Garrone
,
colto
il
momento
,
mormorò
non
so
che
parole
nell
'
orecchio
al
maestro
,
e
questi
,
voltatosi
verso
i
quattro
colpevoli
,
disse
bruscamente
:
-
Vi
perdono
.
La
mia
maestra
di
prima
superiore
27
,
giovedì
La
mia
maestra
ha
mantenuto
la
promessa
,
è
venuta
oggi
a
casa
,
nel
momento
che
stavo
per
uscire
con
mia
madre
,
per
portar
biancheria
a
una
donna
povera
,
raccomandata
dalla
Gazzetta
.
Era
un
anno
che
non
l
'
avevamo
più
vista
in
casa
nostra
.
Tutti
le
abbiamo
fatto
festa
.
È
sempre
quella
,
piccola
,
col
suo
velo
verde
intorno
al
cappello
,
vestita
alla
buona
e
pettinata
male
,
ché
non
ha
tempo
di
rilisciarsi
;
ma
un
poco
più
scolorita
che
l
'
anno
passato
,
con
qualche
capello
bianco
,
e
tosse
sempre
.
Mia
madre
glie
l
'
ha
detto
:
-
E
la
salute
,
cara
maestra
?
Lei
non
si
riguarda
abbastanza
!
-
Eh
,
non
importa
,
-
ha
risposto
,
col
suo
sorriso
allegro
insieme
e
malinconico
.
-
Lei
parla
troppo
forte
,
-
ha
soggiunto
mia
madre
,
-
si
affanna
troppo
coi
suoi
ragazzi
.
-
È
vero
;
si
sente
sempre
la
sua
voce
,
mi
ricordo
di
quando
andavo
a
scuola
da
lei
:
parla
sempre
,
parla
perché
i
ragazzi
non
si
distraggano
,
e
non
sta
un
momento
seduta
.
N
'
ero
ben
sicuro
che
sarebbe
venuta
,
perché
non
si
scorda
mai
dei
suoi
scolari
;
ne
rammenta
i
nomi
per
anni
;
i
giorni
d
'
esame
mensile
,
corre
a
domandar
al
Direttore
che
punti
hanno
avuto
;
li
aspetta
all
'
uscita
,
e
si
fa
mostrar
le
composizioni
per
vedere
se
hanno
fatto
progressi
;
e
molti
vengono
ancora
a
trovarla
dal
Ginnasio
,
che
han
già
i
calzoni
lunghi
e
l
'
orologio
.
Quest
'
oggi
tornava
tutta
affannata
dalla
Pinacoteca
,
dove
aveva
condotto
i
suoi
ragazzi
come
gli
anni
passati
,
che
ogni
giovedì
li
conduceva
tutti
a
un
museo
,
e
spiegava
ogni
cosa
.
Povera
maestra
,
è
ancora
dimagrita
.
Ma
è
sempre
viva
,
s
'
accalora
sempre
quando
parla
della
sua
scuola
.
Ha
voluto
rivedere
il
letto
dove
mi
vide
molto
malato
due
anni
fa
,
e
che
ora
è
di
mio
fratello
,
lo
ha
guardato
un
pezzo
e
non
poteva
parlare
.
Ha
dovuto
scappar
presto
per
andar
a
visitare
un
ragazzo
della
sua
classe
,
figliuolo
d
'
un
sellaio
,
malato
di
rosolia
;
e
aveva
per
di
più
un
pacco
di
pagine
da
correggere
,
tutta
la
serata
da
lavorare
,
e
doveva
ancor
dare
una
lezione
privata
d
'
aritmetica
a
una
bottegaia
,
prima
di
notte
.
-
Ebbene
,
Enrico
,
-
m
'
ha
detto
,
andandosene
,
-
vuoi
ancora
bene
alla
tua
maestra
ora
che
risolvi
i
problemi
difficili
e
fai
le
composizioni
lunghe
?
-
M
'
ha
baciato
,
m
'
ha
ancora
detto
d
'
in
fondo
alla
scala
:
-
Non
mi
scordare
,
sai
,
Enrico
!
-
O
mia
buona
maestra
,
mai
,
mai
non
ti
scorderò
.
Anche
quando
sarò
grande
,
mi
ricorderò
ancora
di
te
e
andrò
a
trovarti
fra
i
tuoi
ragazzi
;
e
ogni
volta
che
passerò
vicino
a
una
scuola
e
sentirò
la
voce
d
'
una
maestra
,
mi
parrà
di
sentir
la
tua
voce
,
e
ripenserò
ai
due
anni
che
passai
nella
scuola
tua
,
dove
imparai
tante
cose
,
dove
ti
vidi
tante
volte
malata
e
stanca
,
ma
sempre
premurosa
,
sempre
indulgente
disperata
quando
uno
pigliava
un
mal
vezzo
delle
dita
a
scrivere
,
tremante
quando
gli
ispettori
c
'
interrogavano
,
felice
quando
facevamo
buona
figura
,
buona
sempre
e
amorosa
come
una
madre
.
Mai
,
mai
non
mi
scorderò
di
te
,
maestra
mia
.
In
una
soffitta
28
,
venerdì
Ieri
sera
con
mia
madre
e
con
mia
sorella
Silvia
andammo
a
portar
la
biancheria
alla
donna
povera
raccomandata
dal
giornale
:
io
portai
il
pacco
,
Silvia
aveva
il
giornale
,
con
le
iniziali
del
nome
e
l
'
indirizzo
.
Salimmo
fin
sotto
il
tetto
d
'
una
casa
alta
,
in
un
corridoio
lungo
,
dov
'
erano
molti
usci
.
Mi
madre
picchiò
all
'
ultimo
:
ci
aperse
una
donna
ancora
giovane
,
bionda
e
macilenta
,
che
subito
mi
parve
d
'
aver
già
visto
altre
volte
,
con
quel
medesimo
fazzoletto
turchino
che
aveva
in
capo
.
-
Siete
voi
quella
del
giornale
,
così
e
così
?
-
domandò
mia
madre
.
-
Sì
,
signora
,
son
io
.
-
Ebbene
,
v
'
abbiamo
portato
un
poco
di
biancheria
.
-
E
quella
a
ringraziare
e
a
benedire
,
che
non
finiva
più
.
Io
intanto
vidi
in
un
angolo
della
stanza
nuda
e
scura
un
ragazzo
inginocchiato
davanti
a
una
seggiola
,
con
la
schiena
volta
verso
di
noi
,
che
parea
che
scrivesse
:
e
proprio
scriveva
,
con
la
carta
sopra
la
seggiola
,
e
aveva
il
calamaio
sul
pavimento
.
Come
faceva
a
scrivere
così
al
buio
?
Mentre
dicevo
questo
tra
me
,
ecco
a
un
tratto
che
riconosco
i
capelli
rossi
e
la
giacchetta
di
frustagno
di
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendolo
,
quello
del
braccio
morto
.
Io
lo
dissi
piano
a
mia
madre
,
mentre
la
donna
riponeva
la
roba
.
-
Zitto
!
-
rispose
mia
madre
,
-
può
esser
che
si
vergogni
a
vederti
,
che
fai
la
carità
alla
sua
mamma
,
non
lo
chiamare
-
.
Ma
in
quel
momento
Crossi
si
voltò
,
io
rimasi
imbarazzato
,
egli
sorrise
,
e
allora
mia
madre
mi
diede
una
spinta
perché
corressi
a
abbracciarlo
.
Io
l
'
abbracciai
,
egli
s
'
alzò
e
mi
prese
per
mano
.
-
Eccomi
qui
,
-
diceva
in
quel
mentre
sua
madre
alla
mia
,
-
sola
con
questo
ragazzo
,
il
marito
in
America
da
sei
anni
,
ed
io
per
giunta
malata
,
che
non
posso
più
andare
in
giro
con
la
verdura
a
guadagnare
quei
pochi
soldi
.
Non
ci
è
rimasto
nemmeno
un
tavolino
per
il
mio
povero
Luigino
,
da
farci
il
lavoro
.
Quando
ci
avevo
il
banco
giù
nel
portone
,
almeno
poteva
scrivere
sul
banco
;
ora
me
l
'
han
levato
.
Nemmeno
un
poco
di
lume
da
studiare
senza
rovinarsi
gli
occhi
.
È
grazia
se
lo
posso
mandar
a
scuola
,
ché
il
municipio
gli
dà
i
libri
e
i
quaderni
.
Povero
Luigino
,
che
studierebbe
tanto
volentieri
!
Povera
donna
che
sono
!
-
Mia
madre
le
diede
tutto
quello
che
aveva
nella
borsa
,
baciò
il
ragazzo
,
e
quasi
piangeva
,
quando
uscimmo
.
E
aveva
ben
ragione
di
dirmi
:
-
Guarda
quel
povero
ragazzo
,
com
'
è
costretto
a
lavorare
,
tu
che
hai
tutti
i
tuoi
comodi
,
e
pure
ti
par
duro
lo
studio
!
Ah
!
Enrico
mio
,
c
'
è
più
merito
nel
suo
lavoro
d
'
un
giorno
che
nel
tuo
lavoro
d
'
un
anno
.
A
quelli
lì
dovrebbero
dare
i
primi
premi
!
La
scuola
28
,
venerdì
Sì
,
caro
Enrico
,
lo
studio
ti
è
duro
,
come
ti
dice
tua
madre
,
non
ti
vedo
ancora
andare
alla
scuola
con
quell
'
animo
risoluto
e
con
quel
viso
ridente
,
ch
'
io
vorrei
.
Tu
fai
ancora
il
restìo
.
Ma
senti
:
pensa
un
po
'
che
misera
,
spregevole
cosa
sarebbe
la
tua
giornata
se
tu
non
andassi
a
scuola
!
A
mani
giunte
,
a
capo
a
una
settimana
,
domanderesti
di
ritornarci
,
roso
dalla
noia
e
dalla
vergogna
,
stomacato
dei
tuoi
trastulli
e
della
tua
esistenza
.
Tutti
,
tutti
studiano
ora
,
Enrico
mio
.
Pensa
agli
operai
che
vanno
a
scuola
la
sera
dopo
aver
faticato
tutta
la
giornata
,
alle
donne
,
alle
ragazze
del
popolo
che
vanno
a
scuola
la
domenica
,
dopo
aver
lavorato
tutta
la
settimana
,
ai
soldati
che
metton
mano
ai
libri
e
ai
quaderni
quando
tornano
spossati
dagli
esercizi
,
pensa
ai
ragazzi
muti
e
ciechi
,
che
pure
studiano
,
e
fino
ai
prigionieri
,
che
anch
'
essi
imparano
a
leggere
e
a
scrivere
.
Pensa
,
la
mattina
quando
esci
;
che
in
quello
stesso
momento
,
nella
tua
stessa
città
,
altri
trentamila
ragazzi
vanno
come
te
a
chiudersi
per
tre
ore
in
una
stanza
a
studiare
.
Ma
che
!
Pensa
agli
innumerevoli
ragazzi
che
presso
a
poco
a
quell
'
ora
vanno
a
scuola
in
tutti
i
paesi
,
vedili
con
l
'
immaginazione
,
che
vanno
,
vanno
,
per
i
vicoli
dei
villaggi
quieti
,
per
le
strade
delle
città
rumorose
,
lungo
le
rive
dei
mari
e
dei
laghi
,
dove
sotto
un
sole
ardente
,
dove
tra
le
nebbie
,
in
barca
nei
paesi
intersecati
da
canali
,
a
cavallo
per
le
grandi
pianure
,
in
slitta
sopra
le
nevi
,
per
valli
e
per
colline
,
a
traverso
a
boschi
e
a
torrenti
,
su
per
sentier
solitari
delle
montagne
,
soli
,
a
coppie
,
a
gruppi
,
a
lunghe
file
,
tutti
coi
libri
sotto
il
braccio
,
vestiti
in
mille
modi
,
parlanti
in
mille
lingue
,
dalle
ultime
scuole
della
Russia
quasi
perdute
fra
i
ghiacci
alle
ultime
scuole
dell
'
Arabia
ombreggiate
dalle
palme
,
milioni
e
milioni
,
tutti
a
imparare
in
cento
forme
diverse
le
medesime
cose
,
immagina
questo
vastissimo
formicolìo
di
ragazzi
di
cento
popoli
,
questo
movimento
immenso
di
cui
fai
parte
,
e
pensa
:
-
Se
questo
movimento
cessasse
,
l
'
umanità
ricadrebbe
nella
barbarie
,
questo
movimento
è
il
progresso
,
la
speranza
,
la
gloria
del
mondo
.
-
Coraggio
dunque
,
piccolo
soldato
dell
'
immenso
esercito
.
I
tuoi
libri
son
le
tue
armi
,
la
tua
classe
è
la
tua
squadra
,
il
campo
di
battaglia
è
la
terra
intera
,
e
la
vittoria
è
la
civiltà
umana
.
Non
essere
un
soldato
codardo
,
Enrico
mio
.
TUO
PADRE
Il
piccolo
patriotta
padovano
Racconto
mensile
29
,
sabato
Non
sarò
un
soldato
codardo
,
no
;
ma
ci
andrei
molto
più
volentieri
alla
scuola
,
se
il
maestro
ci
facesse
ogni
giorno
un
racconto
come
quello
di
questa
mattina
.
Ogni
mese
,
disse
,
ce
ne
farà
uno
,
ce
lo
darà
scritto
,
e
sarà
sempre
il
racconto
d
'
un
atto
bello
e
vero
,
compiuto
da
un
ragazzo
.
Il
piccolo
patriotta
padovano
s
'
intitola
questo
.
Ecco
il
fatto
.
Un
piroscafo
francese
partì
da
Barcellona
,
città
della
Spagna
,
per
Genova
,
e
c
'
erano
a
bordo
francesi
,
italiani
,
spagnuoli
,
svizzeri
.
C
'
era
,
fra
gli
altri
,
un
ragazzo
di
undici
anni
,
mal
vestito
,
solo
,
che
se
ne
stava
sempre
in
disparte
,
come
un
animale
selvatico
,
guardando
tutti
con
l
'
occhio
torvo
.
E
aveva
ben
ragione
di
guardare
tutti
con
l
'
occhio
torvo
.
Due
anni
prima
,
suo
padre
e
sua
madre
,
contadini
nei
dintorni
di
Padova
,
l
'
avevano
venduto
al
capo
d
'
una
compagnia
di
saltimbanchi
;
il
quale
,
dopo
avergli
insegnato
a
fare
i
giochi
a
furia
di
pugni
,
di
calci
e
di
digiuni
,
se
l
'
era
portato
a
traverso
alla
Francia
e
alla
Spagna
,
picchiandolo
sempre
e
non
sfamandolo
mai
.
Arrivato
a
Barcellona
,
non
potendo
più
reggere
alle
percosse
e
alla
fame
,
ridotto
in
uno
stato
da
far
pietà
,
era
fuggito
dal
suo
aguzzino
,
e
corso
a
chieder
protezione
al
Console
d
'
Italia
,
il
quale
,
impietosito
,
l
'
aveva
imbarcato
su
quel
piroscafo
,
dandogli
una
lettera
per
il
Questore
di
Genova
,
che
doveva
rimandarlo
ai
suoi
parenti
;
ai
parenti
che
l
'
avevan
venduto
come
una
bestia
.
Il
povero
ragazzo
era
lacero
e
malaticcio
.
Gli
avevan
dato
una
cabina
nella
seconda
classe
.
Tutti
lo
guardavano
;
qualcuno
lo
interrogava
:
ma
egli
non
rispondeva
,
e
pareva
che
odiasse
e
disprezzasse
tutti
,
tanto
l
'
avevano
inasprito
e
intristito
le
privazioni
e
le
busse
.
Tre
viaggiatori
,
non
di
meno
,
a
forza
d
'
insistere
con
le
domande
,
riuscirono
a
fargli
snodare
la
lingua
,
e
in
poche
parole
rozze
,
miste
di
veneto
,
di
spagnuolo
e
di
francese
,
egli
raccontò
la
sua
storia
.
Non
erano
italiani
quei
tre
viaggiatori
;
ma
capirono
,
e
un
poco
per
compassione
,
un
poco
perché
eccitati
dal
vino
,
gli
diedero
dei
soldi
,
celiando
e
stuzzicandolo
perché
raccontasse
altre
cose
;
ed
essendo
entrate
nella
sala
,
in
quel
momento
,
alcune
signore
,
tutti
e
tre
per
farsi
vedere
,
gli
diedero
ancora
del
denaro
,
gridando
:
-
Piglia
questo
!
-
Piglia
quest
'
altro
!
-
e
facendo
sonar
le
monete
sulla
tavola
.
Il
ragazzo
intascò
ogni
cosa
,
ringraziando
a
mezza
voce
,
col
suo
fare
burbero
,
ma
con
uno
sguardo
per
la
prima
volta
sorridente
e
affettuoso
.
Poi
s
'
arrampicò
nella
sua
cabina
,
tirò
la
tenda
,
e
stette
queto
,
pensando
ai
fatti
suoi
.
Con
quei
danari
poteva
assaggiare
qualche
buon
boccone
a
bordo
,
dopo
due
anni
che
stentava
il
pane
;
poteva
comprarsi
una
giacchetta
,
appena
sbarcato
a
Genova
,
dopo
due
anni
che
andava
vestito
di
cenci
;
e
poteva
anche
,
portandoli
a
casa
,
farsi
accogliere
da
suo
padre
e
da
sua
madre
un
poco
più
umanamente
che
non
l
'
avrebbero
accolto
se
fosse
arrivato
con
le
tasche
vuote
.
Erano
una
piccola
fortuna
per
lui
quei
denari
.
E
a
questo
egli
pensava
,
racconsolato
,
dietro
la
tenda
della
sua
cabina
,
mentre
i
tre
viaggiatori
discorrevano
,
seduti
alla
tavola
da
pranzo
,
in
mezzo
alla
sala
della
seconda
classe
.
Bevevano
e
discorrevano
dei
loro
viaggi
e
dei
paesi
che
avevan
veduti
,
e
di
discorso
in
discorso
,
vennero
a
ragionare
dell
'
Italia
.
Cominciò
uno
a
lagnarsi
degli
alberghi
,
un
altro
delle
strade
ferrate
,
e
poi
tutti
insieme
,
infervorandosi
,
presero
a
dir
male
d
'
ogni
cosa
.
Uno
avrebbe
preferito
di
viaggiare
in
Lapponia
;
un
altro
diceva
di
non
aver
trovato
in
Italia
che
truffatori
e
briganti
;
il
terzo
,
che
gl
'
impiegati
italiani
non
sanno
leggere
.
-
Un
popolo
ignorante
,
-
ripete
il
primo
.
-
Sudicio
,
-
aggiunse
il
secondo
.
-
La
...
-
esclamò
il
terzo
;
e
voleva
dir
ladro
,
ma
non
poté
finir
la
parola
:
una
tempesta
di
soldi
e
di
mezze
lire
si
rovesciò
sulle
loro
teste
e
sulle
loro
spalle
,
e
saltellò
sul
tavolo
e
sull
'
impiantito
con
un
fracasso
d
'
inferno
.
Tutti
e
tre
s
'
alzarono
furiosi
,
guardando
all
'
in
su
,
e
ricevettero
ancora
una
manata
di
soldi
in
faccia
.
-
Ripigliatevi
i
vostri
soldi
,
-
disse
con
disprezzo
il
ragazzo
,
affacciato
fuor
della
tenda
della
cuccetta
;
-
io
non
accetto
l
'
elemosina
da
chi
insulta
il
mio
paese
.
NOVEMBRE
Lo
spazzacamino
1
,
martedì
Ieri
sera
andai
alla
Sezione
femminile
,
accanto
alla
nostra
,
per
dare
il
racconto
del
ragazzo
padovano
alla
maestra
di
Silvia
,
che
lo
voleva
leggere
.
Settecento
ragazze
ci
sono
!
Quando
arrivai
cominciavano
a
uscire
,
tutte
allegre
per
le
vacanze
d
'
Ognissanti
e
dei
morti
;
ed
ecco
una
bella
cosa
che
vidi
.
Di
fronte
alla
porta
della
scuola
,
dall
'
altra
parte
della
via
,
stava
con
un
braccio
appoggiato
al
muro
e
colla
fronte
contro
il
braccio
,
uno
spazzacamino
,
molto
piccolo
,
tutto
nero
in
viso
,
col
suo
sacco
e
il
suo
raschiatoio
,
e
piangeva
dirottamente
,
singhiozzando
.
Due
o
tre
ragazze
della
seconda
gli
s
'
avvicinarono
e
gli
dissero
:
-
Che
hai
che
piangi
a
quella
maniera
?
-
Ma
egli
non
rispose
,
e
continuava
a
piangere
.
-
Ma
di
'
che
cos
'
hai
,
perché
piangi
?
-
gli
ripeterono
le
ragazze
.
E
allora
egli
levò
il
viso
dal
braccio
,
-
un
viso
di
bambino
,
-
e
disse
piangendo
che
era
stato
in
varie
case
a
spazzare
,
dove
s
'
era
guadagnato
trenta
soldi
,
e
li
aveva
persi
,
gli
erano
scappati
per
la
sdrucitura
d
'
una
tasca
,
-
e
faceva
veder
la
sdrucitura
,
-
e
non
osava
più
tornare
a
casa
senza
i
soldi
.
-
Il
padrone
mi
bastona
,
-
disse
singhiozzando
,
e
riabbandonò
il
capo
sul
braccio
,
come
un
disperato
.
Le
bambine
stettero
a
guardarlo
,
tutte
serie
.
Intanto
s
'
erano
avvicinate
altre
ragazze
grandi
e
piccole
,
povere
e
signorine
,
con
le
loro
cartelle
sotto
il
braccio
,
e
una
grande
,
che
aveva
una
penna
azzurra
sul
cappello
,
cavò
di
tasca
due
soldi
,
e
disse
:
-
Io
non
ho
che
due
soldi
:
facciamo
la
colletta
.
-
Anch
'
io
ho
due
soldi
,
-
disse
un
'
altra
vestita
di
rosso
;
-
ne
troveremo
ben
trenta
fra
tutte
.
-
E
allora
cominciarono
a
chiamarsi
:
-
Amalia
!
-
Luigia
!
-
Annina
!
-
Un
soldo
.
-
Chi
ha
dei
soldi
?
-
Qua
i
soldi
!
-
Parecchie
avevan
dei
soldi
per
comprarsi
fiori
o
quaderni
,
e
li
portarono
,
alcune
più
piccole
diedero
dei
centesimi
;
quella
della
penna
azzurra
raccoglieva
tutto
,
e
contava
a
voce
alta
:
-
Otto
,
dieci
,
quindici
!
-
Ma
ci
voleva
altro
.
Allora
comparve
una
più
grande
di
tutte
,
che
pareva
quasi
una
maestrina
,
e
diede
mezza
lira
,
e
tutte
a
farle
festa
.
Mancavano
ancora
cinque
soldi
.
-
Ora
vengono
quelle
della
quarta
che
ne
hanno
,
-
disse
una
.
Quelle
della
quarta
vennero
e
i
soldi
fioccarono
.
Tutte
s
'
affollavano
.
Ed
era
bello
a
vedere
quel
povero
spazzacamino
in
mezzo
a
tutte
quelle
vestine
di
tanti
colori
,
a
tutto
quel
rigirìo
di
penne
,
di
nastrini
,
di
riccioli
.
I
trenta
soldi
c
'
erano
già
,
e
ne
venivano
ancora
,
e
le
più
piccine
che
non
avevan
denaro
,
si
facevan
largo
tra
le
grandi
porgendo
i
loro
mazzetti
di
fiori
,
tanto
per
dar
qualche
cosa
.
Tutt
'
a
un
tratto
arrivò
la
portinaia
gridando
:
-
La
signora
Direttrice
!
-
Le
ragazze
scapparono
da
tutte
le
parti
come
uno
stormo
di
passeri
.
E
allora
si
vide
il
piccolo
spazzacamino
,
solo
in
mezzo
alla
via
,
che
s
'
asciugava
gli
occhi
,
tutto
contento
,
con
le
mani
piene
di
denari
,
e
aveva
nell
'
abbottonatura
della
giacchetta
,
nelle
tasche
,
nel
cappello
tanti
mazzetti
di
fiori
,
e
c
'
erano
anche
dei
fiori
per
terra
,
ai
suoi
piedi
.
Il
giorno
dei
morti
2
,
mercoledì
Questo
giorno
è
consacrato
alla
commemorazione
dei
morti
.
Sai
,
Enrico
,
a
quali
morti
dovreste
tutti
dedicare
un
pensiero
in
questo
giorno
,
voi
altri
ragazzi
?
A
quelli
che
morirono
per
voi
,
per
i
ragazzi
,
per
i
bambini
.
Quanti
ne
morirono
,
e
quanti
ne
muoiono
di
continuo
!
Pensasti
mai
a
quanti
padri
si
logoraron
la
vita
al
lavoro
,
a
quante
madri
discesero
nella
fossa
innanzi
tempo
,
consumate
dalle
privazioni
a
cui
si
condannarono
per
sostentare
i
loro
figliuoli
?
Sai
quanti
uomini
si
piantarono
un
coltello
nel
cuore
per
la
disperazione
di
vedere
i
propri
ragazzi
nella
miseria
,
e
quante
donne
s
'
annegarono
o
moriron
di
dolore
o
impazzirono
per
aver
perduto
un
bambino
?
Pensa
a
tutti
quei
morti
,
in
questo
giorno
,
Enrico
.
Pensa
alle
tante
maestre
che
son
morte
giovani
,
intisichite
dalle
fatiche
della
scuola
,
per
amore
dei
bambini
,
da
cui
non
ebbero
cuore
di
separarsi
,
pensa
ai
medici
che
morirono
di
malattie
attaccaticcie
,
sfidate
coraggiosamente
per
curar
dei
fanciulli
;
pensa
a
tutti
coloro
che
nei
naufragi
,
negli
incendi
,
nelle
carestie
,
in
un
momento
di
supremo
pericolo
,
cedettero
all
'
infanzia
l
'
ultimo
tozzo
di
pane
,
l
'
ultima
tavola
di
salvamento
,
l
'
ultima
fune
per
scampare
alle
fiamme
,
e
spirarono
contenti
del
loro
sacrificio
,
che
serbava
in
vita
un
piccolo
innocente
.
Sono
innumerevoli
,
Enrico
,
questi
morti
;
ogni
cimitero
ne
racchiude
centinaia
di
queste
sante
creature
,
che
se
potessero
levarsi
un
momento
dalla
fossa
griderebbero
il
nome
d
'
un
fanciullo
,
al
quale
sacrificarono
i
piaceri
della
gioventù
,
la
pace
della
vecchiaia
,
gli
affetti
,
l
'
intelligenza
,
la
vita
:
spose
di
vent
'
anni
,
uomini
nel
fior
delle
forze
,
vecchie
ottuagenarie
,
giovinetti
,
-
martiri
eroici
e
oscuri
dell
'
infanzia
,
-
così
grandi
e
così
gentili
,
che
non
fa
tanti
fiori
la
terra
,
quanti
ne
dovremmo
dare
ai
loro
sepolcri
.
Tanto
siete
amati
,
o
fanciulli
!
Pensa
oggi
a
quei
morti
con
gratitudine
,
e
sarai
più
buono
e
più
affettuoso
con
tutti
quelli
che
ti
voglion
bene
e
che
fatican
per
te
,
caro
figliuol
mio
fortunato
,
che
nel
giorno
dei
morti
non
hai
ancora
da
piangere
nessuno
!
TUA
MADRE
Il
mio
amico
Garrone
4
,
venerdì
Non
furon
che
due
giorni
di
vacanza
e
mi
parve
di
star
tanto
tempo
senza
rivedere
Garrone
.
Quanto
più
lo
conosco
,
tanto
più
gli
voglio
bene
,
e
così
segue
a
tutti
gli
altri
,
fuorché
ai
prepotenti
,
che
con
lui
non
se
la
dicono
,
perché
egli
non
lascia
far
prepotenze
.
Ogni
volta
che
uno
grande
alza
la
mano
su
di
uno
piccolo
,
il
piccolo
grida
:
-
Garrone
!
-
e
il
grande
non
picchia
più
.
Suo
padre
è
macchinista
della
strada
ferrata
;
egli
cominciò
tardi
le
scuole
perché
fu
malato
due
anni
.
È
il
più
alto
e
il
più
forte
della
classe
,
alza
un
banco
con
una
mano
,
mangia
sempre
,
è
buono
.
Qualunque
cosa
gli
domandino
,
matita
,
gomma
,
carta
,
temperino
,
impresta
o
dà
tutto
;
e
non
parla
e
non
ride
in
iscuola
:
se
ne
sta
sempre
immobile
nel
banco
troppo
stretto
per
lui
,
con
la
schiena
arrotondata
e
il
testone
dentro
le
spalle
;
e
quando
lo
guardo
,
mi
fa
un
sorriso
con
gli
occhi
socchiusi
come
per
dirmi
:
-
Ebbene
,
Enrico
,
siamo
amici
?
-
Ma
fa
ridere
,
grande
e
grosso
com
'
è
,
che
ha
giacchetta
,
calzoni
,
maniche
,
tutto
troppo
stretto
e
troppo
corto
,
un
cappello
che
non
gli
sta
in
capo
,
il
capo
rapato
,
le
scarpe
grosse
,
e
una
cravatta
sempre
attorcigliata
come
una
corda
.
Caro
Garrone
,
basta
guardarlo
in
viso
una
volta
per
prendergli
affetto
.
Tutti
i
più
piccoli
gli
vorrebbero
essere
vicini
di
banco
.
Sa
bene
l
'
aritmetica
.
Porta
i
libri
a
castellina
,
legati
con
una
cigna
di
cuoio
rosso
.
Ha
un
coltello
col
manico
di
madreperla
che
trovò
l
'
anno
passato
in
piazza
d
'
armi
,
e
un
giorno
si
tagliò
un
dito
fino
all
'
osso
,
ma
nessuno
in
iscuola
se
n
'
avvide
,
e
a
casa
non
rifiatò
per
non
spaventare
i
parenti
.
Qualunque
cosa
si
lascia
dire
per
celia
e
mai
non
se
n
'
ha
per
male
;
ma
guai
se
gli
dicono
:
-
Non
è
vero
,
-
quando
afferma
una
cosa
:
getta
fuoco
dagli
occhi
allora
,
e
martella
pugni
da
spaccare
il
banco
.
Sabato
mattina
diede
un
soldo
a
uno
della
prima
superiore
,
che
piangeva
in
mezzo
alla
strada
,
perché
gli
avevan
preso
il
suo
,
e
non
poteva
più
comprare
il
quaderno
.
Ora
sono
tre
giorni
che
sta
lavorando
attorno
a
una
lettera
di
otto
pagine
con
ornati
a
penna
nei
margini
per
l
'
onomastico
di
sua
madre
,
che
spesso
viene
a
prenderlo
,
ed
è
alta
e
grossa
come
lui
,
e
simpatica
.
Il
maestro
lo
guarda
sempre
,
e
ogni
volta
che
gli
passa
accanto
gli
batte
la
mano
sul
collo
come
a
un
buon
torello
tranquillo
.
Io
gli
voglio
bene
.
Son
contento
quando
stringo
nella
mia
la
sua
grossa
mano
,
che
par
la
mano
d
'
un
uomo
.
Sono
così
certo
che
rischierebbe
la
vita
per
salvare
un
compagno
,
che
si
farebbe
anche
ammazzare
per
difenderlo
,
si
vede
così
chiaro
nei
suoi
occhi
;
e
benché
paia
sempre
che
brontoli
con
quel
vocione
,
è
una
voce
che
viene
da
un
cor
gentile
,
si
sente
.
Il
carbonaio
e
il
signore
7
,
lunedì
Non
l
'
avrebbe
mai
detta
Garrone
,
sicuramente
,
quella
parola
che
disse
ieri
mattina
Carlo
Nobis
a
Betti
.
Carlo
Nobis
è
superbo
perché
suo
padre
è
un
gran
signore
:
un
signore
alto
,
con
tutta
la
barba
nera
,
molto
serio
,
che
viene
quasi
ogni
giorno
ad
accompagnare
il
figliuolo
.
Ieri
mattina
Nobis
si
bisticciò
con
Betti
,
uno
dei
più
piccoli
,
figliuolo
d
'
un
carbonaio
,
e
non
sapendo
più
che
rispondergli
,
perché
aveva
torto
,
gli
disse
forte
:
-
Tuo
padre
è
uno
straccione
.
-
Betti
arrossì
fino
ai
capelli
,
e
non
disse
nulla
,
ma
gli
vennero
le
lacrime
agli
occhi
,
e
tornato
a
casa
ripeté
la
parola
a
suo
padre
;
ed
ecco
il
carbonaio
,
un
piccolo
uomo
tutto
nero
,
che
compare
alla
lezione
del
dopopranzo
col
ragazzo
per
mano
,
a
fare
le
lagnanze
al
maestro
.
Mentre
faceva
le
sue
lagnanze
al
maestro
,
e
tutti
tacevano
,
il
padre
di
Nobis
,
che
levava
il
mantello
al
figliuolo
,
come
al
solito
,
sulla
soglia
dell
'
uscio
,
udendo
pronunciare
il
suo
nome
,
entrò
,
e
domandò
spiegazione
.
-
È
quest
'
operaio
,
-
rispose
il
maestro
,
-
che
è
venuto
a
lagnarsi
perché
il
suo
figliuolo
Carlo
disse
al
suo
ragazzo
:
Tuo
padre
è
uno
straccione
.
Il
padre
di
Nobis
corrugò
la
fronte
e
arrossì
leggermente
.
Poi
domandò
al
figliuolo
:
-
Hai
detto
quella
parola
?
Il
figliuolo
,
-
ritto
in
mezzo
alla
scuola
,
col
capo
basso
,
davanti
al
piccolo
Betti
,
-
non
rispose
.
Allora
il
padre
lo
prese
per
un
braccio
e
lo
spinse
più
avanti
in
faccia
a
Betti
,
che
quasi
si
toccavano
,
e
gli
disse
:
-
Domandagli
scusa
.
Il
carbonaio
volle
interporsi
,
dicendo
:
-
No
,
no
.
-
Ma
il
signore
non
gli
badò
,
e
ripeté
al
figliuolo
:
-
Domandagli
scusa
.
Ripeti
le
mie
parole
.
Io
ti
domando
scusa
della
parola
ingiuriosa
,
insensata
,
ignobile
che
dissi
contro
tuo
padre
,
al
quale
il
mio
...
si
tiene
onorato
di
stringere
la
mano
.
Il
carbonaio
fece
un
gesto
risoluto
,
come
a
dire
:
Non
voglio
.
Il
signore
non
gli
diè
retta
,
e
il
suo
figliuolo
disse
lentamente
,
con
un
fil
di
voce
,
senza
alzar
gli
occhi
da
terra
:
-
Io
ti
domando
scusa
...
della
parola
ingiuriosa
...
insensata
...
ignobile
,
che
dissi
contro
tuo
padre
,
al
quale
il
mio
...
si
tiene
onorato
di
stringer
la
mano
.
Allora
il
signore
porse
la
mano
al
carbonaio
,
il
quale
gliela
strinse
con
forza
,
e
poi
subito
con
una
spinta
gettò
il
suo
ragazzo
fra
le
braccia
di
Carlo
Nobis
.
-
Mi
faccia
il
favore
di
metterli
vicini
,
-
disse
il
signore
al
maestro
.
-
Il
maestro
mise
Betti
nel
banco
di
Nobis
.
Quando
furono
al
posto
,
il
padre
di
Nobis
fece
un
saluto
ed
uscì
.
Il
carbonaio
rimase
qualche
momento
sopra
pensiero
,
guardando
i
due
ragazzi
vicini
;
poi
s
'
avvicinò
al
banco
,
e
fissò
Nobis
,
con
espressione
d
'
affetto
e
di
rammarico
,
come
se
volesse
dirgli
qualcosa
;
ma
non
disse
nulla
;
allungò
la
mano
per
fargli
una
carezza
,
ma
neppure
osò
,
e
gli
strisciò
soltanto
la
fronte
con
le
sue
grosse
dita
.
Poi
s
'
avviò
all
'
uscio
,
e
voltatosi
ancora
una
volta
a
guardarlo
,
sparì
.
-
Ricordatevi
bene
di
quel
che
avete
visto
,
ragazzi
,
-
disse
il
maestro
,
-
questa
è
la
più
bella
lezione
dell
'
anno
.
La
maestra
di
mio
fratello
10
,
giovedì
Il
figliuolo
del
carbonaio
fu
scolaro
della
maestra
Delcati
che
è
venuta
oggi
a
trovar
mio
fratello
malaticcio
,
e
ci
ha
fatto
ridere
a
raccontarci
che
la
mamma
di
quel
ragazzo
,
due
anni
fa
,
le
portò
a
casa
una
grande
grembialata
di
carbone
,
per
ringraziarla
,
che
aveva
dato
la
medaglia
al
figliuolo
;
e
s
'
ostinava
,
povera
donna
,
non
voleva
riportarsi
il
carbone
a
casa
,
e
piangeva
quasi
,
quando
dovette
tornarsene
col
grembiale
pieno
.
Anche
d
'
un
'
altra
buona
donna
,
ci
ha
detto
,
che
le
portò
un
mazzetto
di
fiori
molto
pesante
,
e
c
'
era
dentro
un
gruzzoletto
di
soldi
.
Ci
siamo
molto
divertiti
a
sentirla
,
e
così
mio
fratello
trangugiò
la
medicina
,
che
prima
non
voleva
.
Quanta
pazienza
debbono
avere
con
quei
ragazzi
della
prima
inferiore
,
tutti
sdentati
come
vecchietti
,
che
non
pronunziano
l
'
erre
e
l
'
esse
,
e
uno
tosse
,
l
'
altro
fila
sangue
dal
naso
,
chi
perde
gli
zoccoli
sotto
il
banco
,
e
chi
bela
perché
s
'
è
punto
con
la
penna
,
e
chi
piange
perché
ha
comprato
un
quaderno
numero
due
invece
di
numero
uno
.
Cinquanta
in
una
classe
,
che
non
san
nulla
,
con
quei
manini
di
burro
,
e
dover
insegnare
a
scrivere
a
tutti
!
Essi
portano
in
tasca
dei
pezzi
di
regolizia
,
dei
bottoni
,
dei
turaccioli
di
boccetta
,
del
mattone
tritato
,
ogni
specie
di
cose
minuscole
,
e
bisogna
che
la
maestra
li
frughi
;
ma
nascondon
gli
oggetti
fin
nelle
scarpe
.
E
non
stanno
attenti
:
un
moscone
che
entra
per
la
finestra
,
mette
tutti
sottosopra
,
e
l
'
estate
portano
in
iscuola
dell
'
erba
e
dei
maggiolini
,
che
volano
in
giro
o
cascano
nei
calamai
e
poi
rigano
i
quaderni
d
'
inchiostro
.
La
maestra
deve
far
la
mamma
con
loro
,
aiutarli
a
vestirsi
,
fasciare
le
dita
punte
,
raccattare
i
berretti
che
cascano
,
badare
che
non
si
scambino
i
cappotti
,
se
no
poi
gnaulano
e
strillano
.
Povere
maestre
!
E
ancora
vengono
le
mamme
a
lagnarsi
:
come
va
,
signorina
,
che
il
mio
bambino
ha
perso
la
penna
?
com
'
è
che
il
mio
non
impara
niente
?
perché
non
dà
la
menzione
al
mio
,
che
sa
tanto
?
perché
non
fa
levar
quel
chiodo
dal
banco
che
ha
stracciato
i
calzoni
al
mio
Piero
?
Qualche
volta
s
'
arrabbia
coi
ragazzi
la
maestra
di
mio
fratello
,
e
quando
non
ne
può
più
,
si
morde
un
dito
,
per
non
lasciar
andare
una
pacca
;
perde
la
pazienza
,
ma
poi
si
pente
,
e
carezza
il
bimbo
che
ha
sgridato
;
scaccia
un
monello
di
scuola
,
ma
si
ribeve
le
lacrime
,
e
va
in
collera
coi
parenti
che
fan
digiunare
i
bimbi
per
castigo
.
È
giovane
e
grande
la
maestra
Delcati
,
e
vestita
bene
,
bruna
e
irrequieta
,
che
fa
tutto
a
scatto
di
molla
,
e
per
un
nulla
si
commove
,
e
allora
parla
con
grande
tenerezza
.
-
Ma
almeno
i
bimbi
le
si
affezionano
?
-
le
ha
detto
mia
madre
.
-
Molti
sì
,
-
ha
risposto
,
-
ma
poi
,
finito
l
'
anno
,
la
maggior
parte
non
ci
guardan
più
.
Quando
sono
coi
maestri
,
si
vergognano
quasi
d
'
essere
stati
da
noi
,
da
una
maestra
.
Dopo
due
anni
di
cure
,
dopo
che
s
'
è
amato
tanto
un
bambino
,
ci
fa
tristezza
separarci
da
lui
,
ma
si
dice
:
-
Oh
di
quello
lì
son
sicura
;
quello
lì
mi
vorrà
bene
.
-
Ma
passano
le
vacanze
,
si
rientra
alla
scuola
,
gli
corriamo
incontro
:
-
O
bambino
,
bambino
mio
!
-
E
lui
volta
il
capo
da
un
'
altra
parte
.
-
Qui
la
maestra
s
'
è
interrotta
.
-
Ma
tu
non
farai
così
piccino
?
-
ha
detto
poi
,
alzandosi
con
gli
occhi
umidi
,
e
baciando
mio
fratello
,
-
tu
non
la
volterai
la
testa
dall
'
altra
parte
,
non
è
vero
?
non
la
rinnegherai
la
tua
povera
amica
.
Mia
madre
10
,
giovedì
In
presenza
della
maestra
di
tuo
fratello
tu
mancasti
di
rispetto
a
tua
madre
!
Che
questo
non
avvenga
mai
più
,
Enrico
,
mai
più
!
La
tua
parola
irriverente
m
'
è
entrata
nel
cuore
come
una
punta
d
'
acciaio
.
Io
pensai
a
tua
madre
quando
,
anni
sono
,
stette
chinata
tutta
una
notte
sul
tuo
piccolo
letto
,
a
misurare
il
tuo
respiro
,
piangendo
sangue
dall
'
angoscia
e
battendo
i
denti
dal
terrore
,
ché
credeva
di
perderti
,
ed
io
temevo
che
smarrisse
la
ragione
;
e
a
quel
pensiero
provai
un
senso
di
ribrezzo
per
te
.
Tu
,
offender
tua
madre
!
tua
madre
che
darebbe
un
anno
di
felicità
per
risparmiarti
un
'
ora
di
dolore
,
che
mendicherebbe
per
te
,
che
si
farebbe
uccidere
per
salvarti
la
vita
!
Senti
,
Enrico
.
Fissati
bene
in
mente
questo
pensiero
.
Immagina
pure
che
ti
siano
destinati
nella
vita
molti
giorni
terribili
;
il
più
terribile
di
tutti
sarà
il
giorno
in
cui
perderai
tua
madre
.
Mille
volte
,
Enrico
,
quando
già
sarai
uomo
,
forte
,
provato
a
tutte
le
lotte
,
tu
la
invocherai
,
oppresso
da
un
desiderio
immenso
di
risentire
un
momento
la
sua
voce
e
di
rivedere
le
sue
braccia
aperte
per
gettarviti
singhiozzando
,
come
un
povero
fanciullo
senza
protezione
e
senza
conforto
.
Come
ti
ricorderai
allora
d
'
ogni
amarezza
che
le
avrai
cagionato
,
e
con
che
rimorsi
le
sconterai
tutte
,
infelice
!
Non
sperar
serenità
nella
tua
vita
,
se
avrai
contristato
tua
madre
.
Tu
sarai
pentito
,
le
domanderai
perdono
,
venererai
la
sua
memoria
;
-
inutilmente
,
-
la
coscienza
non
ti
darà
pace
,
quella
immagine
dolce
e
buona
avrà
sempre
per
te
un
'
espressione
di
tristezza
e
di
rimprovero
che
ti
metterà
l
'
anima
alla
tortura
.
O
Enrico
,
bada
:
questo
è
il
più
sacro
degli
affetti
umani
,
disgraziato
chi
lo
calpesta
.
L
'
assassino
che
rispetta
sua
madre
ha
ancora
qualcosa
di
onesto
e
di
gentile
nel
cuore
,
il
più
glorioso
degli
uomini
,
che
l
'
addolori
e
l
'
offenda
,
non
è
che
una
vile
creatura
.
Che
non
t
'
esca
mai
più
dalla
bocca
una
dura
parola
per
colei
che
ti
diede
la
vita
.
E
se
una
ancora
te
ne
sfuggisse
,
non
sia
il
timore
di
tuo
padre
,
sia
l
'
impulso
dell
'
anima
che
ti
getti
ai
suoi
piedi
,
a
supplicarla
che
col
bacio
del
perdono
ti
cancelli
dalla
fronte
il
marchio
dell
'
ingratitudine
.
Io
t
'
amo
,
figliuol
mio
,
tu
sei
la
speranza
più
cara
della
mia
vita
;
ma
vorrei
piuttosto
vederti
morto
che
ingrato
a
tua
madre
.
Va
'
,
e
per
un
po
'
di
tempo
non
portarmi
più
la
tua
carezza
;
non
te
la
potrei
ricambiare
col
cuore
.
TUO
PADRE
Il
mio
compagno
Coretti
13
,
domenica
Mio
padre
mi
perdonò
;
ma
io
rimasi
un
poco
triste
,
e
allora
mia
madre
mi
mandò
col
figliuolo
grande
del
portinaio
a
fare
una
passeggiata
sul
corso
.
A
metà
circa
del
corso
,
passando
vicino
a
un
carro
fermo
davanti
a
una
bottega
,
mi
sento
chiamare
per
nome
,
mi
volto
:
era
Coretti
,
il
mio
compagno
di
scuola
,
con
la
sua
maglia
color
cioccolata
e
il
suo
berretto
di
pelo
di
gatto
tutto
sudato
e
allegro
,
che
aveva
un
gran
carico
di
legna
sulle
spalle
.
Un
uomo
ritto
sul
carro
gli
porgeva
una
bracciata
di
legna
per
volta
,
egli
le
pigliava
e
le
portava
nella
bottega
di
suo
padre
,
dove
in
fretta
e
in
furia
le
accatastava
.
-
Che
fai
,
Coretti
?
-
gli
domandai
.
-
Non
vedi
?
-
rispose
,
tendendo
le
braccia
per
pigliare
il
carico
,
-
ripasso
la
lezione
.
Io
risi
.
Ma
egli
parlava
sul
serio
,
e
presa
la
bracciata
di
legna
,
cominciò
a
dire
correndo
:
-
Chiamansi
accidenti
del
verbo
...
le
sue
variazioni
secondo
il
numero
...
secondo
il
numero
e
la
persona
...
E
poi
,
buttando
giù
la
legna
e
accatastandola
:
-
secondo
il
tempo
...
secondo
il
tempo
a
cui
si
riferisce
l
'
azione
...
E
tornando
verso
il
carro
a
prendere
un
'
altra
bracciata
:
-
secondo
il
modo
in
cui
l
'
azione
è
enunciata
.
Era
la
nostra
lezione
di
grammatica
per
il
giorno
dopo
.
-
Che
vuoi
,
-
mi
disse
,
-
metto
il
tempo
a
profitto
.
Mio
padre
è
andato
via
col
garzone
per
una
faccenda
.
Mia
madre
è
malata
.
Tocca
a
me
a
scaricare
.
Intanto
ripasso
la
grammatica
.
È
una
lezione
difficile
oggi
.
Non
riesco
a
pestarmela
nella
testa
.
Mio
padre
ha
detto
che
sarà
qui
alle
sette
per
darvi
i
soldi
,
-
disse
poi
all
'
uomo
del
carro
.
Il
carro
partì
.
-
Vieni
un
momento
in
bottega
,
-
mi
disse
Coretti
.
Entrai
:
era
uno
stanzone
pieno
di
cataste
di
legna
e
di
fascine
,
con
una
stadera
da
una
parte
.
-
Oggi
è
giorno
di
sgobbo
,
te
lo
accerto
io
,
-
ripigliò
Coretti
;
-
debbo
fare
il
lavoro
a
pezzi
e
a
bocconi
.
Stavo
scrivendo
le
proposizioni
,
è
venuta
gente
a
comprare
.
Mi
son
rimesso
a
scrivere
,
eccoti
il
carro
.
Questa
mattina
ho
già
fatto
due
corse
al
mercato
delle
legna
in
piazza
Venezia
.
Non
mi
sento
più
le
gambe
e
ho
le
mani
gonfie
.
Starei
fresco
se
avessi
il
lavoro
di
disegno
!
-
E
intanto
dava
un
colpo
di
scopa
alle
foglie
secche
e
ai
fuscelli
che
coprivano
l
'
ammattonato
.
-
Ma
dove
lo
fai
il
lavoro
,
Coretti
?
-
gli
domandai
.
-
Non
qui
di
certo
,
-
riprese
;
-
vieni
a
vedere
;
-
e
mi
condusse
in
uno
stanzino
dietro
la
bottega
,
che
serve
da
cucina
e
da
stanza
da
mangiare
,
con
un
tavolo
in
un
canto
,
dove
ci
aveva
i
libri
e
i
quaderni
,
e
il
lavoro
incominciato
.
-
Giusto
appunto
,
disse
,
-
ho
lasciato
la
seconda
risposta
per
aria
:
col
cuoio
si
fanno
le
calzature
,
le
cinghie
...
Ora
ci
aggiungo
le
valigie
.
-
E
presa
la
penna
,
si
mise
a
scrivere
con
la
sua
bella
calligrafia
.
-
C
'
è
nessuno
?
-
s
'
udì
gridare
in
quel
momento
dalla
bottega
.
Era
una
donna
che
veniva
a
comprar
fascinotti
.
-
Eccomi
,
-
rispose
Coretti
;
e
saltò
di
là
,
pesò
i
fascinotti
,
prese
i
soldi
,
corse
in
un
angolo
a
segnar
la
vendita
in
uno
scartafaccio
e
ritornò
al
suo
lavoro
,
dicendo
:
-
Vediamo
un
po
'
se
mi
riesce
di
finire
il
periodo
.
-
E
scrisse
:
le
borse
da
viaggio
,
gli
zaini
per
i
soldati
.
-
Ah
il
mio
povero
caffè
che
scappa
via
!
-
gridò
all
'
improvviso
e
corse
al
fornello
a
levare
la
caffettiera
dal
fuoco
.
-
È
il
caffè
per
la
mamma
,
-
disse
;
-
bisognò
bene
che
imparassi
a
farlo
.
Aspetta
un
po
'
che
glie
lo
portiamo
;
così
ti
vedrà
,
le
farà
piacere
.
Son
sette
giorni
che
è
a
letto
...
Accidenti
del
verbo
!
Mi
scotto
sempre
le
dita
con
questa
caffettiera
.
Che
cosa
ho
da
aggiungere
dopo
gli
zaini
per
i
soldati
?
Ci
vuole
qualche
altra
cosa
e
non
la
trovo
.
Vieni
dalla
mamma
.
Aperse
un
uscio
,
entrammo
in
un
'
altra
camera
piccola
:
c
'
era
la
mamma
di
Coretti
in
un
letto
grande
,
con
un
fazzoletto
bianco
intorno
al
capo
.
-
Ecco
il
caffè
,
mamma
,
-
disse
Coretti
porgendo
la
tazza
;
-
questo
è
un
mio
compagno
di
scuola
.
-
Ah
!
bravo
il
signorino
,
-
mi
disse
la
donna
;
-
viene
a
far
visita
ai
malati
,
non
è
vero
?
Intanto
Coretti
accomodava
i
guanciali
dietro
alle
spalle
di
sua
madre
,
raggiustava
le
coperte
del
letto
,
riattizzava
il
fuoco
,
cacciava
il
gatto
dal
cassettone
.
-
Vi
occorre
altro
,
mamma
?
-
domandò
poi
,
ripigliando
la
tazza
.
-
Li
avete
presi
i
due
cucchiaini
di
siroppo
?
Quando
non
ce
ne
sarà
più
darò
una
scappata
dallo
speziale
.
Le
legna
sono
scaricate
.
Alle
quattro
metterò
la
carne
al
fuoco
,
come
avete
detto
,
e
quando
passerà
la
donna
del
burro
le
darò
quegli
otto
soldi
.
Tutto
andrà
bene
,
non
vi
date
pensiero
.
-
Grazie
,
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
;
-
povero
figliuolo
,
va
'
!
Egli
pensa
a
tutto
.
Volle
che
pigliassi
un
pezzo
di
zucchero
,
e
poi
Coretti
mi
mostrò
un
quadretto
,
il
ritratto
in
fotografia
di
suo
padre
,
vestito
da
soldato
,
con
la
medaglia
al
valore
,
che
guadagnò
nel
'66
,
nel
quadrato
del
principe
Umberto
;
lo
stesso
viso
del
figliuolo
,
con
quegli
occhi
vivi
e
quel
sorriso
così
allegro
.
Tornammo
nella
cucina
.
-
Ho
trovato
la
cosa
,
-
disse
Coretti
,
e
aggiunse
sul
quaderno
:
si
fanno
anche
i
finimenti
dei
cavalli
.
-
Il
resto
lo
farò
stasera
,
starò
levato
fino
a
più
tardi
.
Felice
te
che
hai
tutto
il
tempo
per
studiare
e
puoi
ancora
andare
a
passeggio
!
E
sempre
gaio
e
lesto
,
rientrato
in
bottega
,
cominciò
a
mettere
dei
pezzi
di
legno
sul
cavalletto
e
a
segarli
per
mezzo
,
e
diceva
:
-
Questa
è
ginnastica
!
Altro
che
la
spinta
delle
braccia
avanti
.
Voglio
che
mio
padre
trovi
tutte
queste
legna
segate
quando
torna
a
casa
:
sarà
contento
.
Il
male
è
che
dopo
aver
segato
faccio
dei
t
e
degli
l
,
che
paion
serpenti
,
come
dice
il
maestro
.
Che
ci
ho
da
fare
?
Gli
dirò
che
ho
dovuto
menar
le
braccia
.
Quello
che
importa
è
che
la
mamma
guarisca
presto
,
questo
sì
.
Oggi
sta
meglio
,
grazie
al
cielo
.
La
grammatica
la
studierò
domattina
al
canto
del
gallo
.
Oh
!
ecco
la
carretta
coi
ceppi
!
Al
lavoro
.
Una
carretta
carica
di
ceppi
si
fermò
davanti
alla
bottega
.
Coretti
corse
fuori
a
parlar
con
l
'
uomo
poi
tornò
.
-
Ora
non
posso
più
tenerti
compagnia
,
-
mi
disse
;
-
a
rivederci
domani
.
Hai
fatto
bene
a
venirmi
a
trovare
.
Buona
passeggiata
!
Felice
te
.
E
strettami
la
mano
,
corse
a
pigliar
il
primo
ceppo
,
e
ricominciò
a
trottare
fra
il
carro
e
la
bottega
,
col
viso
fresco
come
una
rosa
sotto
al
suo
berretto
di
pel
di
gatto
,
e
vispo
che
metteva
allegrezza
a
vederlo
Felice
te
!
egli
mi
disse
.
Ah
no
,
Coretti
,
no
:
sei
tu
il
più
felice
,
tu
perché
studi
e
lavori
di
più
,
perché
sei
più
utile
a
tuo
padre
e
a
tua
madre
,
perché
sei
più
buono
,
cento
volte
più
buono
e
più
bravo
di
me
,
caro
compagno
mio
.
Il
Direttore
18
,
venerdì
Coretti
era
contento
questa
mattina
perché
è
venuto
ad
assistere
al
lavoro
d
'
esame
mensile
il
suo
maestro
di
seconda
,
Coatti
,
un
omone
con
una
grande
capigliatura
crespa
,
una
gran
barba
nera
,
due
grandi
occhi
scuri
,
e
una
voce
da
bombarda
;
il
quale
minaccia
sempre
i
ragazzi
di
farli
a
pezzi
e
di
portarli
per
il
collo
in
Questura
,
e
fa
ogni
specie
di
facce
spaventevoli
;
ma
non
castiga
mai
nessuno
,
anzi
sorride
sempre
dentro
la
barba
,
senza
farsi
scorgere
.
Otto
sono
,
con
Coatti
,
i
maestri
,
compreso
un
supplente
piccolo
e
senza
barba
,
che
pare
un
giovinetto
.
C
'
è
un
maestro
di
quarta
,
zoppo
,
imbacuccato
in
una
grande
cravatta
di
lana
,
sempre
tutto
pieno
di
dolori
,
e
si
prese
quei
dolori
quando
era
maestro
rurale
,
in
una
scuola
umida
dove
i
muri
gocciolavano
.
Un
altro
maestro
di
quarta
è
vecchio
e
tutto
bianco
ed
è
stato
maestro
dei
ciechi
.
Ce
n
'
è
uno
ben
vestito
,
con
gli
occhiali
,
e
due
baffetti
biondi
,
che
chiamavano
l
'
avvocatino
,
perché
facendo
il
maestro
studiò
da
avvocato
e
prese
la
laurea
,
e
fece
anche
un
libro
per
insegnare
a
scriver
le
lettere
.
Invece
quello
che
c
'
insegna
la
ginnastica
è
un
tipo
di
soldato
,
è
stato
con
Garibaldi
,
e
ha
sul
collo
la
cicatrice
d
'
una
ferita
di
sciabola
toccata
alla
battaglia
di
Milazzo
.
Poi
c
'
è
il
Direttore
,
alto
,
calvo
con
gli
occhiali
d
'
oro
,
con
la
barba
grigia
che
gli
vien
sul
petto
,
tutto
vestito
di
nero
e
sempre
abbottonato
fin
sotto
il
mento
;
così
buono
coi
ragazzi
,
che
quando
entrano
tutti
tremanti
in
Direzione
,
chiamati
per
un
rimprovero
,
non
li
sgrida
,
ma
li
piglia
per
le
mani
,
e
dice
tante
ragioni
,
che
non
dovevan
far
così
,
e
che
bisogna
che
si
pentano
,
e
che
promettano
d
'
esser
buoni
,
e
parla
con
tanta
buona
maniera
e
con
una
voce
così
dolce
che
tutti
escono
con
gli
occhi
rossi
,
più
confusi
che
se
li
avesse
puniti
.
Povero
Direttore
,
egli
è
sempre
il
primo
al
suo
posto
,
la
mattina
,
a
aspettare
gli
scolari
e
a
dar
retta
ai
parenti
,
e
quando
i
maestri
son
già
avviati
verso
casa
,
gira
ancora
intorno
alla
scuola
a
vedere
che
i
ragazzi
non
si
caccino
sotto
le
carrozze
,
o
non
si
trattengan
per
le
strade
a
far
querciola
,
o
a
empir
gli
zaini
di
sabbia
o
di
sassi
;
e
ogni
volta
che
appare
a
una
cantonata
,
così
alto
e
nero
,
stormi
di
ragazzi
scappano
da
tutte
le
parti
,
piantando
lì
il
giuoco
dei
pennini
e
delle
biglie
,
ed
egli
li
minaccia
con
l
'
indice
da
lontano
,
con
la
sua
aria
amorevole
e
triste
.
Nessuno
l
'
ha
più
visto
ridere
,
dice
mia
madre
,
dopo
che
gli
è
morto
il
figliuolo
ch
'
era
volontario
nell
'
esercito
;
ed
egli
ha
sempre
il
suo
ritratto
davanti
agli
occhi
,
sul
tavolino
della
Direzione
.
E
se
ne
voleva
andare
dopo
quella
disgrazia
;
aveva
già
fatto
la
sua
domanda
di
riposo
al
Municipio
,
e
la
teneva
sempre
sul
tavolino
,
aspettando
di
giorno
in
giorno
a
mandarla
,
perché
gli
rincresceva
di
lasciare
i
fanciulli
.
Ma
l
'
altro
giorno
pareva
deciso
,
e
mio
padre
ch
'
era
con
lui
nella
Direzione
,
gli
diceva
:
-
Che
peccato
che
se
ne
vada
,
signor
Direttore
!
-
quando
entrò
un
uomo
a
fare
iscrivere
un
ragazzo
,
che
passava
da
un
'
altra
sezione
alla
nostra
perché
aveva
cambiato
di
casa
.
A
veder
quel
ragazzo
il
Direttore
fece
un
atto
di
meraviglia
,
-
lo
guardò
un
pezzo
,
guardò
il
ritratto
che
tien
sul
tavolino
e
tornò
a
guardare
il
ragazzo
,
tirandoselo
fra
le
ginocchia
e
facendogli
alzare
il
viso
.
Quel
ragazzo
somigliava
tutto
al
suo
figliuolo
morto
.
Il
Direttore
disse
:
-
Va
bene
;
-
fece
l
'
iscrizione
,
congedò
padre
e
figlio
,
e
restò
pensieroso
.
-
Che
peccato
che
se
ne
vada
!
-
ripeté
mio
padre
.
E
allora
il
Direttore
prese
la
sua
domanda
di
riposo
,
la
fece
in
due
pezzi
e
disse
:
-
Rimango
.
I
soldati
22
,
martedì
Il
suo
figliuolo
era
volontario
nell
'
esercito
quando
morì
:
per
questo
il
Direttore
va
sempre
sul
corso
a
veder
passare
i
soldati
,
quando
usciamo
dalla
scuola
.
Ieri
passava
un
reggimento
di
fanteria
,
e
cinquanta
ragazzi
si
misero
a
saltellare
intorno
alla
banda
musicale
,
cantando
e
battendo
il
tempo
colle
righe
sugli
zaini
e
sulle
cartelle
.
Noi
stavamo
in
un
gruppo
,
sul
marciapiede
a
guardare
:
Garrone
,
strizzato
nei
suoi
vestiti
troppo
stretti
,
che
addentava
un
gran
pezzo
di
pane
;
Votini
,
quello
ben
vestito
,
che
si
leva
sempre
i
peluzzi
dai
panni
;
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
,
con
la
giacchetta
di
suo
padre
,
e
il
calabrese
,
e
il
muratorino
,
e
Crossi
con
la
sua
testa
rossa
,
e
Franti
con
la
sua
faccia
tosta
,
e
anche
Robetti
,
il
figliuolo
del
capitano
d
'
artiglieria
,
quello
che
salvò
un
bambino
dall
'
omnibus
,
e
che
ora
cammina
con
le
stampelle
.
Franti
fece
una
risata
in
faccia
a
un
soldato
che
zoppicava
.
Ma
subito
si
sentì
la
mano
d
'
un
uomo
sulla
spalla
:
si
voltò
:
era
il
Direttore
.
-
Bada
,
-
gli
disse
il
Direttore
;
-
schernire
un
soldato
quand
'
è
nelle
file
,
che
non
può
né
vendicarsi
né
rispondere
,
è
come
insultare
un
uomo
legato
:
è
una
viltà
.
-
Franti
scomparve
.
I
soldati
passavano
a
quattro
a
quattro
,
sudati
e
coperti
di
polvere
,
e
i
fucili
scintillavano
al
sole
.
Il
Direttore
disse
:
-
Voi
dovete
voler
bene
ai
soldati
,
ragazzi
.
Sono
i
nostri
difensori
,
quelli
che
andrebbero
a
farsi
uccidere
per
noi
,
se
domani
un
esercito
straniero
minacciasse
il
nostro
paese
.
Sono
ragazzi
anch
'
essi
,
hanno
pochi
anni
più
di
voi
;
e
anch
'
essi
vanno
a
scuola
;
e
ci
sono
poveri
e
signori
,
fra
loro
,
come
fra
voi
,
e
vengono
da
tutte
le
parti
d
'
Italia
.
Vedete
,
si
posson
quasi
riconoscere
al
viso
:
passano
dei
Siciliani
,
dei
Sardi
,
dei
Napoletani
,
dei
Lombardi
.
Questo
poi
è
un
reggimento
vecchio
,
di
quelli
che
hanno
combattuto
nel
1848
.
I
soldati
non
son
più
quelli
,
ma
la
bandiera
è
sempre
la
stessa
.
Quanti
erano
già
morti
per
il
nostro
paese
intorno
a
quella
bandiera
venti
anni
prima
che
voi
nasceste
!
-
Eccola
qui
,
-
disse
Garrone
.
E
infatti
si
vedeva
poco
lontano
la
bandiera
,
che
veniva
innanzi
,
al
di
sopra
delle
teste
dei
soldati
.
-
Fate
una
cosa
,
figliuoli
,
-
disse
il
Direttore
,
-
fate
il
vostro
saluto
di
scolari
,
con
la
mano
alla
fronte
,
quando
passano
i
tre
colori
.
-
La
bandiera
,
portata
da
un
ufficiale
,
ci
passò
davanti
,
tutta
lacera
e
stinta
,
con
le
medaglie
appese
all
'
asta
.
Noi
mettemmo
la
mano
alla
fronte
,
tutt
'
insieme
.
L
'
ufficiale
ci
guardò
,
sorridendo
,
e
ci
restituì
il
saluto
con
la
mano
.
-
Bravi
,
ragazzi
,
-
disse
uno
dietro
di
noi
.
Ci
voltammo
a
guardare
:
era
un
vecchio
che
aveva
all
'
occhiello
del
vestito
il
nastrino
azzurro
della
campagna
di
Crimea
:
un
ufficiale
pensionato
.
-
Bravi
,
-
disse
,
-
avete
fatto
una
cosa
bella
.
-
Intanto
la
banda
del
reggimento
svoltava
in
fondo
al
corso
,
circondata
da
una
turba
di
ragazzi
,
e
cento
grida
allegre
accompagnavan
gli
squilli
delle
trombe
come
un
canto
di
guerra
.
-
Bravi
,
-
ripeté
il
vecchio
ufficiale
,
guardandoci
;
-
chi
rispetta
la
bandiera
da
piccolo
la
saprà
difender
da
grande
.
Il
protettore
di
Nelli
23
,
mercoledì
Anche
Nelli
,
ieri
,
guardava
i
soldati
,
povero
gobbino
,
ma
con
un
'
aria
così
,
come
se
pensasse
:
-
Io
non
potrò
esser
mai
un
soldato
!
-
Egli
è
buono
,
studia
;
ma
è
così
magrino
e
smorto
,
e
respira
a
fatica
.
Porta
sempre
un
lungo
grembiale
di
tela
nera
lucida
.
Sua
madre
è
una
signora
piccola
a
bionda
,
vestita
di
nero
,
e
vien
sempre
a
prenderlo
al
finis
,
perché
non
esca
nella
confusione
,
con
gli
altri
;
e
lo
accarezza
.
I
primi
giorni
,
perché
ha
quella
disgrazia
d
'
esser
gobbo
,
molti
ragazzi
lo
beffavano
e
gli
picchiavan
sulla
schiena
con
gli
zaini
;
ma
egli
non
si
rivoltava
mai
,
e
non
diceva
mai
nulla
a
sua
madre
,
per
non
darle
quel
dolore
di
sapere
che
suo
figlio
era
lo
zimbello
dei
compagni
;
lo
schernivano
,
ed
egli
piangeva
e
taceva
,
appoggiando
la
fronte
sul
banco
.
Ma
una
mattina
saltò
su
Garrone
e
disse
:
-
Il
primo
che
tocca
Nelli
gli
do
uno
scapaccione
che
gli
faccio
far
tre
giravolte
!
-
Franti
non
gli
badò
,
lo
scapaccione
partì
,
l
'
amico
fece
le
tre
giravolte
,
e
dopo
d
'
allora
nessuno
toccò
più
Nelli
.
Il
maestro
gli
mise
Garrone
vicino
,
nello
stesso
banco
.
Si
sono
fatti
amici
.
Nelli
s
'
è
affezionato
molto
a
Garrone
.
Appena
entra
nella
scuola
,
cerca
subito
se
c
'
è
Garrone
.
Non
va
mai
via
senza
dire
:
-
Addio
,
Garrone
.
-
E
così
fa
Garrone
con
lui
.
Quando
Nelli
lascia
cascar
la
penna
o
un
libro
sotto
il
banco
,
subito
,
perché
non
faccia
fatica
a
chinarsi
,
Garrone
si
china
e
gli
porge
il
libro
o
la
penna
;
e
poi
l
'
aiuta
a
rimetter
la
roba
nello
zaino
,
e
a
infilarsi
il
cappotto
.
Per
questo
Nelli
gli
vuol
bene
,
e
lo
guarda
sempre
,
e
quando
il
maestro
lo
loda
è
contento
,
come
se
lodasse
lui
.
Ora
bisogna
che
Nelli
,
finalmente
,
abbia
detto
tutto
a
sua
madre
,
e
degli
scherni
dei
primi
giorni
e
di
quello
che
gli
facevan
patire
,
e
poi
del
compagno
che
lo
difese
e
che
gli
ha
posto
affetto
,
perché
,
ecco
quello
che
accadde
questa
mattina
.
Il
maestro
mi
mandò
a
portare
al
Direttore
il
programma
della
lezione
,
mezz
'
ora
prima
del
finis
,
ed
io
ero
nell
'
ufficio
quando
entrò
una
signora
bionda
e
vestita
di
nero
,
la
mamma
di
Nelli
,
la
quale
disse
:
-
Signor
Direttore
,
c
'
è
nella
classe
del
mio
figliuolo
un
ragazzo
che
si
chiama
Garrone
?
-
C
'
è
,
-
rispose
il
Direttore
.
-
Vuol
aver
la
bontà
di
farlo
venire
un
momento
qui
,
che
gli
ho
da
dire
una
parola
?
-
Il
Direttore
chiamò
il
bidello
e
lo
mandò
in
iscuola
,
e
dopo
un
minuto
ecco
lì
Garrone
sull
'
uscio
con
la
sua
testa
grossa
e
rapata
,
tutto
stupito
.
Appena
lo
vide
,
la
signora
gli
corse
incontro
,
gli
gettò
le
mani
sulle
spalle
e
gli
diede
tanti
baci
sulla
testa
dicendo
:
-
Sei
tu
,
Garrone
,
l
'
amico
del
mio
figliuolo
,
il
protettore
del
mio
povero
bambino
,
sei
tu
,
caro
,
bravo
ragazzo
,
sei
tu
!
-
Poi
frugò
in
furia
nelle
tasche
e
nella
borsa
,
e
non
trovando
nulla
,
si
staccò
dal
collo
una
catenella
con
una
crocina
,
e
la
mise
al
collo
di
Garrone
,
sotto
la
cravatta
,
e
gli
disse
:
-
Prendila
,
portala
per
mia
memoria
,
caro
ragazzo
,
per
memoria
della
mamma
di
Nelli
,
che
ti
ringrazia
e
ti
benedice
.
Il
primo
della
classe
25
,
venerdì
Garrone
s
'
attira
l
'
affetto
di
tutti
;
Derossi
,
l
'
ammirazione
.
Ha
preso
la
prima
medaglia
,
sarà
sempre
il
primo
anche
quest
'
anno
,
nessuno
può
competer
con
lui
,
tutti
riconoscono
la
sua
superiorità
in
tutte
le
materie
.
È
il
primo
in
aritmetica
,
in
grammatica
,
in
composizione
,
in
disegno
,
capisce
ogni
cosa
al
volo
,
ha
una
memoria
meravigliosa
,
riesce
in
tutto
senza
sforzo
,
pare
che
lo
studio
sia
un
gioco
per
lui
...
Il
maestro
gli
disse
ieri
:
-
Hai
avuto
dei
grandi
doni
da
Dio
,
non
hai
altro
da
fare
che
non
sciuparli
.
-
E
per
di
più
è
grande
,
bello
,
con
una
gran
corona
di
riccioli
biondi
,
lesto
che
salta
un
banco
appoggiandovi
una
mano
su
;
e
sa
già
tirare
di
scherma
.
Ha
dodici
anni
,
è
figliuolo
d
'
un
negoziante
,
va
sempre
vestito
di
turchino
con
dei
bottoni
dorati
,
sempre
vivo
,
allegro
,
grazioso
con
tutti
,
e
aiuta
quanti
può
all
'
esame
,
e
nessuno
ha
mai
osato
fargli
uno
sgarbo
o
dirgli
una
brutta
parola
.
Nobis
e
Franti
soltanto
lo
guardano
per
traverso
e
Votini
schizza
invidia
dagli
occhi
;
ma
egli
non
se
n
'
accorge
neppure
.
Tutti
gli
sorridono
e
lo
pigliano
per
una
mano
o
per
un
braccio
quando
va
attorno
a
raccogliere
i
lavori
,
con
quella
sua
maniera
graziosa
.
Egli
regala
dei
giornali
illustrati
,
dei
disegni
,
tutto
quello
che
a
casa
regalano
a
lui
,
ha
fatto
per
il
calabrese
una
piccola
carta
geografica
delle
Calabrie
;
e
dà
tutto
ridendo
,
senza
badarci
,
come
un
gran
signore
,
senza
predilezioni
per
alcuno
.
È
impossibile
non
invidiarlo
,
non
sentirsi
da
meno
di
lui
in
ogni
cosa
.
Ah
!
io
pure
,
come
Votini
,
l
'
invidio
.
E
provo
un
'
amarezza
,
quasi
un
certo
dispetto
contro
di
lui
,
qualche
volta
,
quando
stento
a
fare
il
lavoro
a
casa
,
e
penso
che
a
quell
'
ora
egli
l
'
ha
già
fatto
,
benissimo
e
senza
fatica
.
Ma
poi
,
quando
torno
alla
scuola
,
a
vederlo
così
bello
,
ridente
,
trionfante
,
a
sentir
come
risponde
alle
interrogazioni
del
maestro
franco
e
sicuro
,
e
com
'
è
cortese
e
come
tutti
gli
voglion
bene
,
allora
ogni
amarezza
,
ogni
dispetto
mi
va
via
dal
cuore
,
e
mi
vergogno
d
'
aver
provato
quei
sentimenti
.
Vorrei
essergli
sempre
vicino
allora
;
vorrei
poter
fare
tutte
le
scuole
con
lui
;
la
sua
presenza
,
la
sua
voce
mi
mette
coraggio
,
voglia
di
lavorare
,
allegrezza
,
piacere
.
Il
maestro
gli
ha
dato
da
copiare
il
racconto
mensile
che
leggerà
domani
:
La
piccola
vedetta
lombarda
;
egli
lo
copiava
questa
mattina
,
ed
era
commosso
da
quel
fatto
eroico
,
tutto
acceso
nel
viso
,
cogli
occhi
umidi
e
con
la
bocca
tremante
;
e
io
lo
guardavo
,
com
'
era
bello
e
nobile
!
Con
che
piacere
gli
avrei
detto
sul
viso
,
francamente
:
-
Derossi
,
tu
vali
in
tutto
più
di
me
!
Tu
sei
un
uomo
a
confronto
mio
!
Io
ti
rispetto
e
ti
ammiro
!
La
piccola
vedetta
lombarda
Racconto
mensile
26
,
sabato
Nel
1859
,
durante
la
guerra
per
la
liberazione
della
Lombardia
,
pochi
giorni
dopo
la
battaglia
di
Solferino
e
San
Martino
,
vinta
dai
Francesi
e
dagli
Italiani
contro
gli
Austriaci
,
in
una
bella
mattinata
del
mese
di
giugno
,
un
piccolo
drappello
di
cavalleggieri
di
Saluzzo
andava
di
lento
passo
,
per
un
sentiero
solitario
,
verso
il
nemico
,
esplorando
attentamente
la
campagna
.
Guidavano
il
drappello
un
ufficiale
e
un
sergente
,
e
tutti
guardavano
lontano
,
davanti
a
sé
,
con
occhio
fisso
,
muti
,
preparati
a
veder
da
un
momento
all
'
altro
biancheggiare
fra
gli
alberi
le
divise
degli
avamposti
nemici
.
Arrivarono
così
a
una
casetta
rustica
,
circondata
di
frassini
,
davanti
alla
quale
se
ne
stava
tutto
solo
un
ragazzo
d
'
una
dozzina
d
'
anni
,
che
scortecciava
un
piccolo
ramo
con
un
coltello
,
per
farsene
un
bastoncino
;
da
una
finestra
della
casa
spenzolava
una
larga
bandiera
tricolore
;
dentro
non
c
'
era
nessuno
:
i
contadini
,
messa
fuori
la
bandiera
,
erano
scappati
,
per
paura
degli
Austriaci
.
Appena
visti
i
cavalleggieri
,
il
ragazzo
buttò
via
il
bastone
e
si
levò
il
berretto
.
Era
un
bel
ragazzo
,
di
viso
ardito
,
con
gli
occhi
grandi
e
celesti
,
coi
capelli
biondi
e
lunghi
;
era
in
maniche
di
camicia
,
e
mostrava
il
petto
nudo
.
-
Che
fai
qui
?
-
gli
domandò
l
'
ufficiale
,
fermando
il
cavallo
.
-
Perché
non
sei
fuggito
con
la
tua
famiglia
?
-
Io
non
ho
famiglia
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Sono
un
trovatello
.
Lavoro
un
po
'
per
tutti
.
Son
rimasto
qui
per
veder
la
guerra
.
-
Hai
visto
passare
degli
Austriaci
?
-
No
,
da
tre
giorni
.
L
'
ufficiale
stette
un
poco
pensando
;
poi
saltò
giù
da
cavallo
,
e
lasciati
i
soldati
lì
,
rivolti
verso
il
nemico
,
entrò
nella
casa
e
salì
sul
tetto
...
La
casa
era
bassa
;
dal
tetto
non
si
vedeva
che
un
piccolo
tratto
di
campagna
.
-
Bisogna
salir
sugli
alberi
,
-
disse
l
'
ufficiale
,
e
discese
.
Proprio
davanti
all
'
aia
si
drizzava
un
frassino
altissimo
e
sottile
,
che
dondolava
la
vetta
nell
'
azzurro
.
L
'
ufficiale
rimase
un
po
'
sopra
pensiero
,
guardando
ora
l
'
albero
ora
i
soldati
;
poi
tutt
'
a
un
tratto
domandò
al
ragazzo
:
-
Hai
buona
vista
,
tu
,
monello
?
-
Io
?
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Io
vedo
un
passerotto
lontano
un
miglio
.
-
Saresti
buono
a
salire
in
cima
a
quell
'
albero
?
-
In
cima
a
quell
'
albero
?
io
?
In
mezzo
minuto
ci
salgo
.
-
E
sapresti
dirmi
quello
che
vedi
di
lassù
,
se
c
'
è
soldati
austriaci
da
quella
parte
,
nuvoli
di
polvere
,
fucili
che
luccicano
,
cavalli
?
-
Sicuro
che
saprei
.
-
Che
cosa
vuoi
per
farmi
questo
servizio
?
-
Che
cosa
voglio
?
-
disse
il
ragazzo
sorridendo
.
-
Niente
.
Bella
cosa
!
E
poi
...
se
fosse
per
i
tedeschi
,
a
nessun
patto
;
ma
per
i
nostri
!
Io
sono
lombardo
.
-
Bene
.
Va
su
dunque
.
-
Un
momento
,
che
mi
levi
le
scarpe
.
Si
levò
le
scarpe
,
si
strinse
la
cinghia
dei
calzoni
,
buttò
nell
'
erba
il
berretto
e
abbracciò
il
tronco
del
frassino
-
Ma
bada
...
-
esclamò
l
'
ufficiale
,
facendo
l
'
atto
di
trattenerlo
,
come
preso
da
un
timore
improvviso
.
Il
ragazzo
si
voltò
a
guardarlo
,
coi
suoi
begli
occhi
celesti
,
in
atto
interrogativo
.
-
Niente
,
-
disse
l
'
ufficiale
;
-
va
su
.
Il
ragazzo
andò
su
,
come
un
gatto
.
-
Guardate
davanti
a
voi
,
-
gridò
l
'
ufficiale
ai
soldati
.
In
pochi
momenti
il
ragazzo
fu
sulla
cima
dell
'
albero
,
avviticchiato
al
fusto
,
con
le
gambe
fra
le
foglie
,
ma
col
busto
scoperto
,
e
il
sole
gli
batteva
sul
capo
biondo
,
che
pareva
d
'
oro
.
L
'
ufficiale
lo
vedeva
appena
,
tanto
era
piccino
lassù
.
-
Guarda
dritto
e
lontano
,
-
gridò
l
'
ufficiale
.
Il
ragazzo
,
per
veder
meglio
,
staccò
la
mano
destra
dall
'
albero
e
se
la
mise
alla
fronte
.
-
Che
cosa
vedi
?
-
domandò
l
'
ufficiale
.
Il
ragazzo
chinò
il
viso
verso
di
lui
,
e
facendosi
portavoce
della
mano
,
rispose
:
-
Due
uomini
a
cavallo
,
sulla
strada
bianca
.
-
A
che
distanza
di
qui
?
-
Mezzo
miglio
.
-
Movono
?
-
Son
fermi
.
-
Che
altro
vedi
?
-
domandò
l
'
ufficiale
,
dopo
un
momento
di
silenzio
.
-
Guarda
a
destra
.
Il
ragazzo
guardò
a
destra
.
Poi
disse
:
-
Vicino
al
cimitero
,
tra
gli
alberi
,
c
'
è
qualche
cosa
che
luccica
.
Paiono
baionette
.
-
Vedi
gente
?
-
No
.
Saran
nascosti
nel
grano
.
In
quel
momento
un
fischio
di
palla
acutissimo
passò
alto
per
l
'
aria
e
andò
a
morire
lontano
dietro
alla
casa
.
-
Scendi
,
ragazzo
!
-
gridò
l
'
ufficiale
.
-
T
'
han
visto
.
Non
voglio
altro
.
Vien
giù
.
-
Io
non
ho
paura
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Scendi
...
-
ripeté
l
'
ufficiale
,
-
che
altro
vedi
,
a
sinistra
?
-
A
sinistra
?
-
Sì
,
a
sinistra
Il
ragazzo
sporse
il
capo
a
sinistra
;
in
quel
punto
un
altro
fischio
più
acuto
e
più
basso
del
primo
tagliò
l
'
aria
.
Il
ragazzo
si
riscosse
tutto
.
-
Accidenti
!
-
esclamò
.
-
L
'
hanno
proprio
con
me
!
-
La
palla
gli
era
passata
poco
lontano
.
-
Scendi
!
-
gridò
l
'
ufficiale
,
imperioso
e
irritato
.
-
Scendo
subito
,
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Ma
l
'
albero
mi
ripara
,
non
dubiti
.
A
sinistra
,
vuole
sapere
?
-
A
sinistra
,
-
rispose
l
'
ufficiale
;
-
ma
scendi
.
-
A
sinistra
,
-
gridò
il
ragazzo
,
sporgendo
il
busto
da
quella
parte
,
-
dove
c
'
è
una
cappella
,
mi
par
di
veder
...
Un
terzo
fischio
rabbioso
passò
in
alto
,
e
quasi
ad
un
punto
si
vide
il
ragazzo
venir
giù
,
trattenendosi
per
un
tratto
al
fusto
ed
ai
rami
,
e
poi
precipitando
a
capo
fitto
colle
braccia
aperte
.
-
Maledizione
!
-
gridò
l
'
ufficiale
,
accorrendo
.
Il
ragazzo
batté
la
schiena
per
terra
e
restò
disteso
con
le
braccia
larghe
,
supino
;
un
rigagnolo
di
sangue
gli
sgorgava
dal
petto
,
a
sinistra
.
Il
sergente
e
due
soldati
saltaron
giù
da
cavallo
;
l
'
ufficiale
si
chinò
e
gli
aprì
la
camicia
:
la
palla
gli
era
entrata
nel
polmone
sinistro
.
-
È
morto
!
-
esclamò
l
'
ufficiale
.
-
No
,
vive
!
-
rispose
il
sergente
.
-
Ah
!
povero
ragazzo
!
bravo
ragazzo
!
-
gridò
l
'
ufficiale
;
-
coraggio
!
coraggio
!
-
Ma
mentre
gli
diceva
coraggio
e
gli
premeva
il
fazzoletto
sulla
ferita
,
il
ragazzo
stralunò
gli
occhi
e
abbandonò
il
capo
:
era
morto
.
L
'
ufficiale
impallidì
,
e
lo
guardò
fisso
per
un
momento
;
poi
lo
adagiò
col
capo
sull
'
erba
;
s
'
alzò
,
e
stette
a
guardarlo
;
anche
il
sergente
e
i
due
soldati
,
immobili
,
lo
guardavano
:
gli
altri
stavan
rivolti
verso
il
nemico
.
-
Povero
ragazzo
!
-
ripeté
tristemente
l
'
ufficiale
.
-
Povero
e
bravo
ragazzo
!
Poi
s
'
avvicinò
alla
casa
,
levò
dalla
finestra
la
bandiera
tricolore
,
e
la
distese
come
un
drappo
funebre
sul
piccolo
morto
,
lasciandogli
il
viso
scoperto
.
Il
sergente
raccolse
a
fianco
del
morto
le
scarpe
,
il
berretto
,
il
bastoncino
e
il
coltello
.
Stettero
ancora
un
momento
silenziosi
;
poi
l
'
ufficiale
si
rivolse
al
sergente
e
gli
disse
:
-
Lo
manderemo
a
pigliare
dall
'
ambulanza
;
è
morto
da
soldato
:
lo
seppelliranno
i
soldati
.
-
Detto
questo
mandò
un
bacio
al
morto
con
un
atto
della
mano
,
e
gridò
:
-
A
cavallo
.
-
Tutti
balzarono
in
sella
,
il
drappello
si
riunì
e
riprese
il
suo
cammino
.
E
poche
ore
dopo
il
piccolo
morto
ebbe
i
suoi
onori
di
guerra
.
Al
tramontar
del
sole
,
tutta
la
linea
degli
avamposti
italiani
s
'
avanzava
verso
il
nemico
,
e
per
lo
stesso
cammino
percorso
la
mattina
dal
drappello
di
cavalleria
,
procedeva
su
due
file
un
grosso
battaglione
di
bersaglieri
,
il
quale
,
pochi
giorni
innanzi
,
aveva
valorosamente
rigato
di
sangue
il
colle
di
San
Martino
.
La
notizia
della
morte
del
ragazzo
era
già
corsa
fra
quei
soldati
prima
che
lasciassero
gli
accampamenti
.
Il
sentiero
,
fiancheggiato
da
un
rigagnolo
,
passava
a
pochi
passi
di
distanza
dalla
casa
.
Quando
i
primi
ufficiali
del
battaglione
videro
il
piccolo
cadavere
disteso
ai
piedi
del
frassino
e
coperto
dalla
bandiera
tricolore
,
lo
salutarono
con
la
sciabola
;
e
uno
di
essi
si
chinò
sopra
la
sponda
del
rigagnolo
,
ch
'
era
tutta
fiorita
,
strappò
due
fiori
e
glieli
gettò
.
Allora
tutti
i
bersaglieri
,
via
via
che
passavano
,
strapparono
dei
fiori
e
li
gettarono
al
morto
.
In
pochi
minuti
il
ragazzo
fu
coperto
di
fiori
,
e
ufficiali
e
soldati
gli
mandavan
tutti
un
saluto
passando
:
-
Bravo
,
piccolo
lombardo
!
-
Addio
,
ragazzo
!
-
A
te
,
biondino
!
-
Evviva
!
-
Gloria
!
-
Addio
!
-
Un
ufficiale
gli
gettò
la
sua
medaglia
al
valore
,
un
altro
andò
a
baciargli
la
fronte
.
E
i
fiori
continuavano
a
piovergli
sui
piedi
nudi
,
sul
petto
insanguinato
,
sul
capo
biondo
.
Ed
egli
se
ne
dormiva
là
nell
'
erba
,
ravvolto
nella
sua
bandiera
,
col
viso
bianco
e
quasi
sorridente
,
povero
ragazzo
,
come
se
sentisse
quei
saluti
,
e
fosse
contento
d
'
aver
dato
la
vita
per
la
sua
Lombardia
.
I
poveri
29
,
martedì
Dare
la
vita
per
il
proprio
paese
,
come
il
ragazzo
lombardo
,
è
una
grande
virtù
,
ma
tu
non
trascurare
le
virtù
piccole
,
figliuolo
.
Questa
mattina
,
camminando
davanti
a
me
quando
tornavamo
dalla
scuola
,
passasti
accanto
a
una
povera
,
che
teneva
fra
le
ginocchia
un
bambino
stentito
e
smorto
,
e
che
ti
domandò
l
'
elemosina
.
Tu
la
guardasti
e
non
le
desti
nulla
,
e
pure
ci
avevi
dei
soldi
in
tasca
.
Senti
,
figliuolo
.
Non
abituarti
a
passare
indifferente
davanti
alla
miseria
che
tende
la
mano
,
e
tanto
meno
davanti
a
una
madre
che
chiede
un
soldo
per
il
suo
bambino
.
Pensa
che
forse
quel
bambino
aveva
fame
!
pensa
allo
strazio
di
quella
povera
donna
.
Te
lo
immagini
il
singhiozzo
disperato
di
tua
madre
,
quando
un
giorno
ti
dovesse
dire
.
-
Enrico
,
oggi
non
posso
darti
nemmen
del
pane
?
-
Quand
'
io
do
un
soldo
a
un
mendico
,
ed
egli
mi
dice
.
-
Dio
conservi
la
salute
a
lei
e
alle
sue
creature
!
-
tu
non
puoi
comprendere
la
dolcezza
che
mi
danno
al
cuore
quelle
parole
,
la
gratitudine
che
sento
per
quel
povero
.
Mi
par
davvero
che
quel
buon
augurio
debba
conservarsi
in
buona
salute
per
molto
tempo
,
e
ritorno
a
casa
contento
.
e
penso
:
Oh
!
quel
povero
m
'
ha
reso
assai
più
di
quanto
gli
ho
dato
!
Ebbene
,
fa
ch
'
io
senta
qualche
volta
quel
buon
augurio
provocato
,
meritato
da
te
,
togli
tratto
tratto
un
soldo
dalla
tua
piccola
borsa
per
lasciarlo
cadere
nella
mano
d
'
un
vecchio
senza
sostegno
,
d
'
una
madre
senza
pane
,
d
'
un
bimbo
senza
madre
.
I
poveri
amano
l
'
elemosina
dei
ragazzi
perché
non
li
umilia
,
e
perché
i
ragazzi
,
che
han
bisogno
di
tutti
,
somigliano
a
loro
.
vedi
che
ce
n
'
è
sempre
intorno
alle
scuole
,
dei
poveri
.
L
'
elemosina
d
'
un
uomo
è
un
atto
di
carità
,
ma
quella
d
'
un
fanciullo
è
insieme
un
atto
di
carità
e
una
carezza
,
capisci
?
È
come
se
dalla
sua
mano
cadessero
insieme
un
soldo
e
un
fiore
.
Pensa
che
a
te
non
manca
nulla
,
ma
che
a
loro
manca
tutto
;
che
mentre
tu
vuoi
esser
felice
,
a
loro
basta
di
non
morire
.
Pensa
che
è
un
orrore
che
in
mezzo
a
tanti
palazzi
,
per
le
vie
dove
passan
carrozze
e
bambini
vestiti
di
velluto
,
ci
siano
delle
donne
,
dei
bimbi
che
non
hanno
da
mangiare
.
Non
aver
da
mangiare
,
Dio
mio
!
Dei
ragazzi
come
te
,
buoni
come
te
,
intelligenti
come
te
,
che
in
mezzo
a
una
grande
città
non
han
da
mangiare
,
come
belve
perdute
in
un
deserto
!
Oh
mai
più
,
Enrico
,
non
passare
mai
più
davanti
a
una
madre
che
méndica
senza
metterle
un
soldo
nella
mano
!
TUA
MADRE
DICEMBRE
Il
trafficante
1
,
giovedì
Mio
padre
vuole
che
ogni
giorno
di
vacanza
io
mi
faccia
venire
a
casa
uno
de
'
miei
compagni
,
o
che
vada
a
trovarlo
,
per
farmi
a
poco
a
poco
amico
di
tutti
.
Domenica
andrò
a
passeggiare
con
Votini
,
quello
ben
vestito
,
che
si
liscia
sempre
,
e
che
ha
tanta
invidia
di
Derossi
.
Oggi
intanto
è
venuto
a
casa
Garoffi
,
quello
lungo
e
magro
,
col
naso
a
becco
di
civetta
e
gli
occhi
piccoli
e
furbi
,
che
par
che
frughino
per
tutto
.
È
figliuolo
d
'
un
droghiere
.
È
un
bell
'
originale
.
Egli
conta
sempre
i
soldi
che
ha
in
tasca
,
conta
sulle
dita
lesto
lesto
,
e
fa
qualunque
moltiplicazione
senza
tavola
pitagorica
.
E
rammucchia
,
ha
già
un
libretto
della
Cassa
scolastica
di
risparmio
.
Sfido
,
non
spende
mai
un
soldo
,
e
se
gli
casca
un
centesimo
sotto
i
banchi
,
è
capace
di
cercarlo
per
una
settimana
.
Fa
come
le
gazze
,
dice
Derossi
.
Tutto
quello
che
trova
,
penne
logore
,
francobolli
usati
,
spilli
,
colaticci
di
candele
,
tutto
raccatta
.
Son
già
più
di
due
anni
che
raccoglie
francobolli
,
e
n
'
ha
già
delle
centinaia
d
'
ogni
paese
,
in
un
grande
album
,
che
venderà
poi
al
libraio
,
quando
sarà
tutto
pieno
.
Intanto
il
libraio
gli
dà
i
quaderni
gratis
perché
egli
conduce
molti
ragazzi
alla
sua
bottega
.
In
iscuola
traffica
sempre
,
fa
ogni
giorno
vendite
d
'
oggetti
,
lotterie
,
baratti
;
poi
si
pente
del
baratto
e
rivuole
la
sua
roba
;
compra
per
due
e
smercia
per
quattro
;
gioca
ai
pennini
e
non
perde
mai
;
rivende
giornali
vecchi
al
tabaccaio
,
e
ha
un
quadernino
dove
nota
i
suoi
affari
,
tutto
pieno
di
somme
e
di
sottrazioni
.
Alla
scuola
non
studia
che
l
'
aritmetica
,
e
se
desidera
la
medaglia
non
è
che
per
aver
l
'
entrata
gratis
al
teatro
delle
marionette
.
A
me
piace
,
mi
diverte
.
Abbiamo
giocato
a
fare
il
mercato
,
coi
pesi
e
le
bilancie
:
egli
sa
il
prezzo
giusto
di
tutte
le
cose
,
conosce
i
pesi
e
fa
dei
bei
cartocci
spedito
,
come
i
bottegai
.
Dice
che
appena
finite
le
scuole
metterà
su
un
negozio
,
un
commercio
nuovo
,
che
ha
inventato
lui
.
È
stato
tutto
contento
ché
gli
ho
dato
dei
francobolli
esteri
,
e
m
'
ha
detto
appuntino
quando
si
rivende
ciascuno
per
le
collezioni
.
Mio
padre
,
fingendo
di
legger
la
gazzetta
,
lo
stava
a
sentire
,
e
si
divertiva
.
Egli
ha
sempre
le
tasche
gonfie
delle
sue
piccole
mercanzie
,
che
ricopre
con
un
lungo
mantello
nero
,
e
par
continuamente
sopra
pensiero
e
affaccendato
,
come
un
negoziante
.
Ma
quello
che
gli
sta
più
a
cuore
è
la
sua
collezione
di
francobolli
:
questa
è
il
suo
tesoro
,
e
ne
parla
sempre
,
come
se
dovesse
cavarne
una
fortuna
.
I
compagni
gli
danno
dell
'
avaraccio
,
dell
'
usuraio
.
Io
non
so
.
Gli
voglio
bene
,
m
'
insegna
molte
cose
,
mi
sembra
un
uomo
.
Coretti
,
il
figliuolo
del
rivenditore
di
legna
,
dice
ch
'
egli
non
darebbe
i
suoi
francobolli
neanche
per
salvar
la
vita
a
sua
madre
.
Mio
padre
non
lo
crede
.
-
Aspetta
ancora
a
giudicarlo
,
-
m
'
ha
detto
;
-
egli
ha
quella
passione
;
ma
ha
cuore
.
Vanità
5
,
lunedì
Ieri
andai
a
far
la
passeggiata
per
il
viale
di
Rivoli
con
Votini
e
suo
padre
.
Passando
per
via
Dora
Grossa
,
vedemmo
Stardi
,
quello
che
tira
calci
ai
disturbatori
,
fermo
impalato
davanti
a
una
vetrina
di
librario
,
cogli
occhi
fissi
sopra
una
carta
geografica
;
e
chi
sa
da
quanto
tempo
era
là
,
perché
egli
studia
anche
per
la
strada
:
ci
rese
a
mala
pena
il
saluto
,
quel
rusticone
.
Votini
era
vestito
bene
,
anche
troppo
:
aveva
gli
stivali
di
marocchino
trapunti
di
rosso
,
un
vestito
con
ricami
e
nappine
di
seta
,
un
cappello
di
castoro
bianco
e
l
'
orologio
.
E
si
pavoneggiava
.
Ma
la
sua
vanità
doveva
capitar
male
questa
volta
.
Dopo
aver
corso
un
bel
pezzo
su
per
il
viale
,
lasciandoci
molto
addietro
suo
padre
,
che
andava
adagio
,
ci
fermammo
a
un
sedile
di
pietra
,
accanto
a
un
ragazzo
vestito
modestamente
,
che
pareva
stanco
,
e
pensava
,
col
capo
basso
.
Un
uomo
,
che
doveva
essere
suo
padre
,
andava
e
veniva
sotto
gli
alberi
,
leggendo
la
gazzetta
.
Ci
sedemmo
.
Votini
si
mise
tra
me
e
il
ragazzo
.
E
subito
si
ricordò
d
'
essere
vestito
bene
,
e
volle
farsi
ammirare
e
invidiare
dal
suo
vicino
.
Alzò
un
piede
e
mi
disse
:
-
Hai
visto
i
miei
stivali
da
ufficiale
?
-
Lo
disse
per
farli
guardar
da
quell
'
altro
.
Ma
quegli
non
gli
badò
.
Allora
abbassò
il
piede
,
e
mi
mostrò
le
sue
nappine
di
seta
,
e
mi
disse
,
guardando
di
sott
'
occhio
il
ragazzo
,
che
quelle
nappine
di
seta
non
gli
piacevano
,
e
che
le
volea
far
cambiare
in
bottoni
d
'
argento
.
Ma
il
ragazzo
non
guardò
neppure
le
nappine
.
Votini
allora
si
mise
a
far
girare
sulla
punta
dell
'
indice
il
suo
bellissimo
cappello
di
castoro
bianco
.
Ma
il
ragazzo
,
pareva
che
lo
facesse
per
punto
,
non
degnò
d
'
uno
sguardo
nemmeno
il
cappello
.
Votini
,
che
si
cominciava
a
stizzire
,
tirò
fuori
l
'
orologio
l
'
aperse
,
mi
fece
veder
le
rote
.
Ma
quegli
non
voltò
la
testa
.
-
È
d
'
argento
dorato
?
-
gli
domandai
.
-
No
,
-
rispose
,
-
è
d
'
oro
.
-
Ma
non
sarà
tutto
d
'
oro
,
-
dissi
,
-
ci
sarà
anche
dell
'
argento
.
-
Ma
no
!
-
egli
ribatté
;
-
e
per
costringere
il
ragazzo
a
guardare
gli
mise
l
'
orologio
davanti
al
viso
e
gli
disse
:
-
Di
'
tu
,
guarda
,
non
è
vero
che
è
tutto
d
'
oro
?
Il
ragazzo
rispose
secco
:
-
Non
lo
so
.
-
Oh
!
oh
!
-
esclamò
Votini
,
pien
di
rabbia
,
-
che
superbia
!
Mentre
diceva
questo
,
sopraggiunse
suo
padre
,
che
sentì
:
guardò
un
momento
fisso
quel
ragazzo
,
poi
disse
bruscamente
al
figliuolo
:
-
Taci
;
-
e
chinatosi
al
suo
orecchio
soggiunse
:
-
È
cieco
.
Votini
balzò
in
piedi
,
con
un
fremito
,
e
guardò
il
ragazzo
nel
viso
.
Aveva
le
pupille
vitree
,
senza
espressione
,
senza
sguardo
.
Votini
rimase
avvilito
,
senza
parola
,
con
gli
occhi
a
terra
.
Poi
balbettò
:
-
Mi
rincresce
...
non
lo
sapevo
.
Ma
il
cieco
,
che
aveva
capito
tutto
,
disse
con
un
sorriso
buono
e
malinconico
:
-
Oh
!
non
fa
nulla
.
Ebbene
,
è
vano
;
ma
non
ha
mica
cattivo
cuore
Votini
.
Per
tutta
la
passeggiata
non
rise
più
.
La
prima
nevicata
10
,
sabato
Addio
passeggiate
a
Rivoli
.
Ecco
la
bella
amica
dei
ragazzi
!
Ecco
la
prima
neve
!
Fin
da
ieri
sera
vien
giù
a
fiocchi
fitti
e
larghi
come
fiori
di
gelsomino
.
Era
un
piacere
questa
mattina
alla
scuola
vederla
venire
contro
le
vetrate
e
ammontarsi
sui
davanzali
;
anche
il
maestro
guardava
e
si
fregava
le
mani
,
e
tutti
eran
contenti
pensando
a
fare
alle
palle
,
e
al
ghiaccio
che
verrà
dopo
,
e
al
focolino
di
casa
.
Non
c
'
era
che
Stardi
che
non
ci
badasse
,
tutto
assorto
nella
lezione
,
coi
pugni
stretti
alle
tempie
.
Che
bellezza
,
che
festa
fu
all
'
uscita
!
tutti
a
scavallar
per
la
strada
,
gridando
e
sbracciando
,
e
a
pigliar
manate
di
neve
e
a
zampettarci
dentro
come
cagnolini
nell
'
acqua
.
I
parenti
che
aspettavan
fuori
avevano
gli
ombrelli
bianchi
,
la
guardia
civica
aveva
l
'
elmetto
bianco
,
tutti
i
nostri
zaini
in
pochi
momenti
furon
bianchi
.
Tutti
parevan
fuor
di
sé
dall
'
allegrezza
,
perfino
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
,
quello
pallidino
che
non
ride
mai
,
e
Robetti
,
quello
che
salvò
il
bimbo
dall
'
omnibus
,
poverino
,
che
saltellava
con
le
sue
stampelle
.
Il
calabrese
,
che
non
aveva
mai
toccato
neve
,
se
ne
fece
una
pallottola
e
si
mise
a
mangiarla
come
una
pesca
;
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
se
n
'
empì
lo
zaino
;
e
il
muratorino
ci
fece
scoppiar
da
ridere
,
quando
mio
padre
lo
invitò
a
venir
domani
a
casa
nostra
:
egli
aveva
la
bocca
piena
di
neve
,
e
non
osando
né
sputarla
né
mandarla
giù
,
stava
lì
ingozzato
a
guardarci
,
e
non
rispondeva
.
Anche
le
maestre
uscivan
dalla
scuola
di
corsa
,
ridendo
;
anche
la
mia
maestra
di
prima
superiore
,
poveretta
,
correva
a
traverso
al
nevischio
,
riparandosi
il
viso
col
suo
velo
verde
,
e
tossiva
.
E
intanto
centinaia
di
ragazze
della
sezione
vicina
passavano
strillando
e
galoppando
su
quel
tappeto
candido
,
e
i
maestri
e
i
bidelli
e
la
guardia
gridavano
:
-
A
casa
!
A
casa
!
-
ingoiando
fiocchi
di
neve
e
imbiancandosi
i
baffi
e
la
barba
.
Ma
anch
'
essi
ridevano
di
quella
baldoria
di
scolari
che
festeggiavan
l
'
inverno
...
-
Voi
festeggiate
l
'
inverno
...
Ma
ci
son
dei
ragazzi
che
non
hanno
né
panni
,
né
scarpe
,
né
fuoco
.
Ce
ne
son
migliaia
i
quali
scendono
ai
villaggi
,
con
un
lungo
cammino
,
portando
nelle
mani
sanguinanti
dai
geloni
un
pezzo
di
legno
per
riscaldare
la
scuola
.
Ci
sono
centinaia
di
scuole
quasi
sepolte
fra
la
neve
,
nude
e
tetre
come
spelonche
,
dove
i
ragazzi
soffocano
dal
fumo
o
battono
i
denti
dal
freddo
,
guardando
con
terrore
i
fiocchi
bianchi
che
scendono
senza
fine
,
che
s
'
ammucchiano
senza
posa
sulle
loro
capanne
lontane
,
minacciate
dalle
valanghe
.
Voi
festeggiate
l
'
inverno
,
ragazzi
.
Pensate
alle
migliaia
di
creature
a
cui
l
'
inverno
porta
la
miseria
e
la
morte
.
TUO
PADRE
Il
muratorino
11
,
domenica
Il
«
muratorino
»
è
venuto
oggi
,
in
cacciatora
,
tutto
vestito
di
roba
smessa
di
suo
padre
,
ancora
bianca
di
calcina
e
di
gesso
.
Mio
padre
lo
desiderava
anche
più
di
me
che
venisse
.
Come
ci
fece
piacere
!
Appena
entrato
,
si
levò
il
cappello
a
cencio
ch
'
era
tutto
bagnato
di
neve
e
se
lo
ficcò
in
un
taschino
;
poi
venne
innanzi
,
con
quella
sua
andatura
trascurata
d
'
operaio
stanco
,
rivolgendo
qua
e
là
il
visetto
tondo
come
una
mela
,
col
suo
naso
a
pallottola
;
e
quando
fu
nella
sala
da
desinare
,
data
un
'
occhiata
in
giro
ai
mobili
,
e
fissati
gli
occhi
sur
un
quadretto
che
rappresenta
Rigoletto
,
un
buffone
gobbo
,
fece
il
«
muso
di
lepre
»
.
È
impossibile
trattenersi
dal
ridere
a
vedergli
fare
il
muso
di
lepre
.
Ci
mettemmo
a
giocare
coi
legnetti
:
egli
ha
un
'
abilità
straordinaria
a
far
torri
e
ponti
,
che
par
che
stian
su
per
miracolo
,
e
ci
lavora
tutto
serio
,
con
la
pazienza
di
un
uomo
.
Fra
una
torre
e
l
'
altra
,
mi
disse
della
sua
famiglia
:
stanno
in
una
soffitta
,
suo
padre
va
alle
scuole
serali
a
imparar
a
leggere
,
sua
madre
è
biellese
.
E
gli
debbono
voler
bene
,
si
capisce
,
perché
è
vestito
così
da
povero
figliuolo
,
ma
ben
riparato
dal
freddo
,
coi
panni
ben
rammendati
,
con
la
cravatta
annodata
bene
dalla
mano
di
sua
madre
.
Suo
padre
,
mi
disse
,
è
un
pezzo
d
'
uomo
,
un
gigante
,
che
stenta
a
passar
per
le
porte
;
ma
buono
,
e
chiama
sempre
il
figliuolo
«
muso
di
lepre
»
;
il
figliuolo
,
invece
,
è
piccolino
.
Alle
quattro
si
fece
merenda
insieme
con
pane
e
zebibbo
,
seduti
sul
sofà
,
e
quando
ci
alzammo
,
non
so
perché
,
mio
padre
non
volle
che
ripulissi
la
spalliera
che
il
muratorino
aveva
macchiata
di
bianco
con
la
sua
giacchetta
:
mi
trattenne
la
mano
e
ripulì
poi
lui
,
di
nascosto
.
Giocando
,
il
muratorino
perdette
un
bottone
della
cacciatora
,
e
mia
madre
glie
l
'
attaccò
,
ed
egli
si
fece
rosso
e
stette
a
vederla
cucire
tutto
meravigliato
e
confuso
,
trattenendo
il
respiro
.
Poi
gli
diedi
a
vedere
degli
album
di
caricature
ed
egli
,
senz
'
avvedersene
,
imitava
le
smorfie
di
quelle
facce
,
così
bene
,
che
anche
mio
padre
rideva
.
Era
tanto
contento
quando
andò
via
,
che
dimenticò
di
rimettersi
in
capo
il
berretto
a
cencio
,
e
arrivato
sul
pianerottolo
,
per
mostrarmi
la
sua
gratitudine
mi
fece
ancora
una
volta
il
muso
di
lepre
.
Egli
si
chiama
Antonio
Rabucco
,
e
ha
otto
anni
e
otto
mesi
...
-
Lo
sai
,
figliuolo
,
perché
non
volli
che
ripulissi
il
sofà
?
Perché
ripulirlo
,
mentre
il
tuo
compagno
vedeva
,
era
quasi
un
fargli
rimprovero
d
'
averlo
insudiciato
.
E
questo
non
stava
bene
,
prima
perché
non
l
'
aveva
fatto
apposta
,
e
poi
perché
l
'
aveva
fatto
coi
panni
di
suo
padre
,
il
quale
se
li
è
ingessati
lavorando
;
e
quello
che
si
fa
lavorando
non
è
sudiciume
:
è
polvere
,
è
calce
,
è
vernice
,
è
tutto
quello
che
vuoi
,
ma
non
sudiciume
.
Il
lavoro
non
insudicia
.
Non
dir
mai
d
'
un
operaio
che
vien
dal
lavoro
:
-
È
sporco
.
-
Devi
dire
:
-
Ha
sui
panni
i
segni
,
le
tracce
del
suo
lavoro
.
Ricordatene
.
E
vogli
bene
al
muratorino
,
prima
perché
è
tuo
compagno
,
poi
perché
è
figliuolo
d
'
un
operaio
.
TUO
PADRE
Una
palla
di
neve
16
,
venerdì
E
sempre
nevica
,
nevica
.
Seguì
un
brutto
caso
,
questa
mattina
,
con
la
neve
,
all
'
uscir
dalla
scuola
.
Un
branco
di
ragazzi
,
appena
sboccati
sul
Corso
,
si
misero
a
tirar
palle
,
con
quella
neve
acquosa
,
che
fa
le
palle
sode
e
pesanti
come
pietre
.
Molta
gente
passava
sul
marciapiedi
.
Un
signore
gridò
:
-
Smettete
,
monelli
!
-
e
proprio
in
quel
punto
si
udì
un
grido
acuto
dall
'
altra
parte
della
strada
,
e
si
vide
un
vecchio
che
aveva
perduto
il
cappello
e
barcollava
,
coprendosi
il
viso
con
le
mani
,
e
accanto
a
lui
un
ragazzo
che
gridava
:
-
Aiuto
!
Aiuto
!
-
Subito
accorse
gente
da
ogni
parte
.
Era
stato
colpito
da
una
palla
in
un
occhio
.
Tutti
i
ragazzi
si
sbandarono
fuggendo
come
saette
.
Io
stavo
davanti
alla
bottega
del
libraio
,
dov
'
era
entrato
mio
padre
,
e
vidi
arrivar
di
corsa
parecchi
miei
compagni
che
si
mescolarono
fra
gli
altri
vicini
a
me
,
e
finsero
di
guardar
le
vetrine
:
c
'
era
Garrone
,
con
la
sua
solita
pagnotta
in
tasca
,
Coretti
,
il
muratorino
,
e
Garoffi
,
quello
dei
francobolli
.
Intanto
s
'
era
fatta
folla
intorno
al
vecchio
,
e
una
guardia
ed
altri
correvano
qua
e
là
minacciando
e
domandando
:
-
Chi
è
?
chi
è
stato
?
Sei
tu
?
Dite
chi
è
stato
!
-
e
guardavan
le
mani
ai
ragazzi
,
se
le
avevan
bagnate
di
neve
.
Garoffi
era
accanto
a
me
:
m
'
accorsi
che
tremava
tutto
,
e
che
avea
il
viso
bianco
come
un
morto
.
-
Chi
è
?
Chi
è
stato
?
-
continuava
a
gridare
la
gente
.
-
Allora
intesi
Garrone
che
disse
piano
a
Garoffi
:
-
Su
,
vatti
a
presentare
;
sarebbe
una
vigliaccheria
lasciar
agguantare
qualcun
altro
.
-
Ma
io
non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
rispose
Garoffi
,
tremando
come
una
foglia
.
-
Non
importa
fa
il
tuo
dovere
,
-
ripeté
Garrone
.
-
Ma
io
non
ho
coraggio
!
-
Fatti
coraggio
,
t
'
accompagno
io
.
-
E
la
guardia
e
gli
altri
gridavan
sempre
più
forte
:
-
Chi
è
?
Chi
è
stato
?
Un
occhiale
in
un
occhio
gli
han
fatto
entrare
!
L
'
hanno
accecato
!
Briganti
!
-
Io
credetti
che
Garoffi
cascasse
in
terra
.
-
Vieni
,
-
gli
disse
risolutamente
Garrone
,
-
io
ti
difendo
,
-
e
afferratolo
per
un
braccio
lo
spinse
avanti
,
sostenendolo
,
come
un
malato
.
La
gente
vide
e
capì
subito
,
e
parecchi
accorsero
coi
pugni
alzati
.
Ma
Garrone
si
fece
in
mezzo
,
gridando
:
-
Vi
mettete
in
dieci
uomini
contro
un
ragazzo
?
-
Allora
quelli
ristettero
,
e
una
guardia
civica
pigliò
Garoffi
per
mano
e
lo
condusse
,
aprendo
la
folla
,
a
una
bottega
di
pastaio
,
dove
avevano
ricoverato
il
ferito
.
Vedendolo
,
riconobbi
subito
il
vecchio
impiegato
,
che
sta
al
quarto
piano
di
casa
nostra
,
col
suo
nipotino
.
Era
adagiato
sur
una
seggiola
,
con
un
fazzoletto
sugli
occhi
.
-
Non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
diceva
singhiozzando
Garoffi
,
mezzo
morto
dalla
paura
,
-
non
l
'
ho
fatto
apposta
!
-
Due
o
tre
persone
lo
spinsero
violentemente
nella
bottega
,
gridando
:
-
La
fronte
a
terra
!
Domanda
perdono
!
-
e
lo
gettarono
a
terra
.
Ma
subito
due
braccia
vigorose
lo
rimisero
in
piedi
e
una
voce
risoluta
disse
:
-
No
,
signori
!
-
Era
il
nostro
Direttore
,
che
avea
visto
tutto
.
-
Poiché
ha
avuto
il
coraggio
di
presentarsi
,
-
soggiunse
-
nessuno
ha
il
diritto
di
avvilirlo
.
Tutti
stettero
zitti
.
-
Domanda
perdono
,
-
disse
il
Direttore
a
Garoffi
.
Garoffi
,
scoppiando
in
pianto
,
abbracciò
le
ginocchia
del
vecchio
,
e
questi
,
cercata
con
la
mano
la
testa
di
lui
,
gli
carezzò
i
capelli
.
Allora
tutti
dissero
:
-
Va
'
,
ragazzo
,
va
'
,
torna
a
casa
!
-
E
mio
padre
mi
tirò
fuori
della
folla
e
mi
disse
strada
facendo
:
-
Enrico
,
in
un
caso
simile
,
avresti
il
coraggio
di
fare
il
tuo
dovere
,
di
andar
a
confessare
la
tua
colpa
?
-
Io
gli
risposi
di
sì
.
Ed
egli
:
-
Dammi
la
tua
parola
di
ragazzo
di
cuore
e
d
'
onore
che
lo
faresti
.
-
Ti
do
la
mia
parola
,
padre
mio
!
Le
maestre
17
,
sabato
Garoffi
stava
tutto
pauroso
,
quest
'
oggi
,
ad
aspettare
una
grande
risciacquata
del
maestro
;
ma
il
maestro
non
è
comparso
,
e
poiché
mancava
anche
il
supplente
,
è
venuta
a
far
scuola
la
signora
Cromi
,
la
più
attempata
delle
maestre
,
che
ha
due
figliuoli
grandi
e
ha
insegnato
a
leggere
e
a
scrivere
a
parecchie
signore
che
ora
vengono
ad
accompagnare
i
loro
ragazzi
alla
Sezione
Baretti
.
Era
triste
,
oggi
,
perché
ha
un
figliuolo
malato
.
Appena
che
la
videro
,
cominciarono
a
fare
il
chiasso
.
Ma
essa
con
voce
lenta
e
tranquilla
disse
:
-
Rispettate
i
miei
capelli
bianchi
:
io
non
sono
soltanto
una
maestra
,
sono
una
madre
;
-
e
allora
nessuno
osò
più
di
parlare
,
neanche
quella
faccia
di
bronzo
di
Franti
,
che
si
contentò
di
farle
le
beffe
di
nascosto
.
Nella
classe
della
Cromi
fu
mandata
la
Delcati
,
maestra
di
mio
fratello
,
e
al
posto
della
Delcati
,
quella
che
chiamano
«
la
monachina
»
,
perché
è
sempre
vestita
di
scuro
,
con
un
grembiale
nero
,
e
ha
un
viso
piccolo
e
bianco
,
i
capelli
sempre
lisci
gli
occhi
chiari
chiari
,
e
una
voce
sottile
,
che
par
sempre
che
mormori
preghiere
.
E
non
si
capisce
,
dice
mia
madre
:
è
così
mite
e
timida
,
con
quel
filo
di
voce
sempre
eguale
,
che
appena
si
sente
,
e
non
grida
,
non
s
'
adira
mai
:
eppure
tiene
i
ragazzi
quieti
che
non
si
sentono
,
i
più
monelli
chinano
il
capo
solo
che
li
ammonisca
col
dito
,
pare
una
chiesa
la
sua
scuola
,
e
per
questo
anche
chiamano
lei
la
monachina
.
Ma
ce
n
'
è
un
'
altra
che
mi
piace
pure
:
la
maestrina
della
prima
inferiore
numero
3
,
quella
giovane
col
viso
color
di
rosa
,
che
ha
due
belle
pozzette
nelle
guancie
,
e
porta
una
gran
penna
rossa
sul
cappellino
e
una
crocetta
di
vetro
giallo
appesa
al
collo
.
È
sempre
allegra
,
tien
la
classe
allegra
,
sorride
sempre
,
grida
sempre
con
la
sua
voce
argentina
che
par
che
canti
,
picchiando
la
bacchetta
sul
tavolino
e
battendo
le
mani
per
impor
silenzio
;
poi
quando
escono
,
corre
come
una
bambina
dietro
all
'
uno
e
all
'
altro
,
per
rimetterli
in
fila
;
e
a
questo
tira
su
il
bavero
,
a
quell
'
altro
abbottona
il
cappotto
perché
non
infreddino
,
li
segue
fin
nella
strada
perché
non
s
'
accapiglino
,
supplica
i
parenti
che
non
li
castighino
a
casa
,
porta
delle
pastiglie
a
quei
che
han
la
tosse
,
impresta
il
suo
manicotto
a
quelli
che
han
freddo
;
ed
è
tormentata
continuamente
dai
più
piccoli
che
le
fanno
carezze
e
le
chiedon
dei
baci
tirandola
pel
velo
e
per
la
mantiglia
;
ma
essa
li
lascia
fare
e
li
bacia
tutti
,
ridendo
,
e
ogni
giorno
ritorna
a
casa
arruffata
e
sgolata
,
tutta
ansante
e
tutta
contenta
,
con
le
sue
belle
pozzette
e
la
sua
penna
rossa
.
È
anche
maestra
di
disegno
delle
ragazze
,
e
mantiene
col
proprio
lavoro
sua
madre
e
suo
fratello
.
In
casa
del
ferito
18
,
domenica
È
con
la
maestra
dalla
penna
rossa
il
nipotino
del
vecchio
impiegato
che
fu
colpito
all
'
occhio
dalla
palla
di
neve
di
Garoffi
:
lo
abbiamo
visto
oggi
,
in
casa
di
suo
zio
,
che
lo
tiene
come
un
figliuolo
.
Io
avevo
terminato
di
scrivere
il
racconto
mensile
per
la
settimana
ventura
,
Il
piccolo
scrivano
fiorentino
,
che
il
maestro
mi
diede
a
copiare
;
e
mio
padre
mi
ha
detto
:
-
Andiamo
su
al
quarto
piano
,
a
veder
come
sta
dell
'
occhio
quel
signore
.
-
Siamo
entrati
in
una
camera
quasi
buia
,
dov
'
era
il
vecchio
a
letto
,
seduto
,
con
molti
cuscini
dietro
le
spalle
;
accanto
al
capezzale
sedeva
sua
moglie
,
e
c
'
era
in
un
canto
il
nipotino
che
si
baloccava
.
Il
vecchio
aveva
l
'
occhio
bendato
.
È
stato
molto
contento
di
veder
mio
padre
,
ci
ha
fatto
sedere
e
ha
detto
che
stava
meglio
,
che
l
'
occhio
non
era
perduto
,
non
solo
,
ma
che
a
capo
di
pochi
giorni
sarebbe
guarito
.
-
Fu
una
disgrazia
,
-
ha
soggiunto
;
-
mi
duole
dello
spavento
che
deve
aver
avuto
quel
povero
ragazzo
.
-
Poi
ci
ha
parlato
del
medico
,
che
doveva
venir
a
quell
'
ora
,
a
curarlo
.
Proprio
in
quel
punto
,
suona
il
campanello
.
-
È
il
medico
,
-
dice
la
signora
.
La
porta
s
'
apre
...
E
chi
vedo
?
Garoffi
col
suo
mantello
lungo
,
ritto
sulla
soglia
,
col
capo
chino
,
che
non
aveva
coraggio
di
entrare
.
-
Chi
è
?
-
domanda
il
malato
.
-
È
il
ragazzo
che
tirò
la
palla
,
-
dice
mio
padre
.
-
E
il
vecchio
allora
:
-
O
povero
ragazzo
!
vieni
avanti
;
sei
venuto
a
domandar
notizie
del
ferito
,
non
è
vero
?
Ma
va
meglio
,
sta
tranquillo
,
va
meglio
,
son
quasi
guarito
.
Vieni
qua
.
-
Garoffi
,
confuso
che
non
ci
vedeva
più
,
s
'
è
avvicinato
al
letto
,
forzandosi
per
non
piangere
,
e
il
vecchio
l
'
ha
carezzato
,
ma
egli
non
poteva
parlare
.
-
Grazie
,
ha
detto
il
vecchio
,
-
va
pure
a
dire
a
tuo
padre
e
a
tua
madre
che
tutto
va
bene
,
che
non
si
dian
più
pensiero
.
-
Ma
Garoffi
non
si
moveva
,
pareva
che
avesse
qualcosa
da
dire
,
ma
non
osava
.
-
Che
mi
hai
da
dire
?
che
cosa
vuoi
dire
?
-
Io
...
nulla
.
-
Ebbene
,
addio
,
a
rivederci
,
ragazzo
;
vattene
pure
col
cuore
in
pace
.
Garoffi
è
andato
fino
alla
porta
,
ma
là
s
'
è
fermato
,
e
s
'
è
volto
indietro
verso
il
nipotino
,
che
lo
seguitava
,
e
lo
guardava
curiosamente
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
cavato
di
sotto
al
mantello
un
oggetto
,
lo
mette
in
mano
al
ragazzo
,
dicendogli
in
fretta
:
-
È
per
te
,
-
e
via
come
un
lampo
.
Il
ragazzo
porta
l
'
oggetto
allo
zio
;
vedono
che
c
'
è
scritto
su
:
Ti
regalo
questo
;
guardan
dentro
,
e
fanno
un
'
esclamazione
di
stupore
.
Era
l
'
album
famoso
,
con
la
sua
collezione
di
francobolli
,
che
il
povero
Garoffi
aveva
portato
,
la
collezione
di
cui
parlava
sempre
,
su
cui
aveva
fondato
tante
speranze
,
e
che
gli
era
costata
tante
fatiche
;
era
il
suo
tesoro
,
povero
ragazzo
,
era
metà
del
suo
sangue
,
che
in
cambio
del
perdono
egli
regalava
!
Il
piccolo
scrivano
fiorentino
Racconto
mensile
Faceva
la
quarta
elementare
.
Era
un
grazioso
fiorentino
di
dodici
anni
,
nero
di
capelli
e
bianco
di
viso
,
figliuolo
maggiore
d
'
un
impiegato
delle
strade
ferrate
,
il
quale
,
avendo
molta
famiglia
e
poco
stipendio
,
viveva
nelle
strettezze
.
Suo
padre
lo
amava
ed
era
assai
buono
e
indulgente
con
lui
:
indulgente
in
tutto
fuorché
in
quello
che
toccava
la
scuola
:
in
questo
pretendeva
molto
e
si
mostrava
severo
perché
il
figliuolo
doveva
mettersi
in
grado
di
ottener
presto
un
impiego
per
aiutar
la
famiglia
;
e
per
valer
presto
qualche
cosa
gli
bisognava
faticar
molto
in
poco
tempo
.
E
benché
il
ragazzo
studiasse
,
il
padre
lo
esortava
sempre
a
studiare
.
Era
già
avanzato
negli
anni
,
il
padre
,
e
il
troppo
lavoro
l
'
aveva
anche
invecchiato
prima
del
tempo
.
Non
di
meno
,
per
provvedere
ai
bisogni
della
famiglia
,
oltre
al
molto
lavoro
che
gl
'
imponeva
il
suo
impiego
,
pigliava
ancora
qua
e
là
dei
lavori
straordinari
di
copista
,
e
passava
una
buona
parte
della
notte
a
tavolino
.
Da
ultimo
aveva
preso
da
una
Casa
editrice
,
che
pubblicava
giornali
e
libri
a
dispense
,
l
'
incarico
di
scriver
sulle
fasce
il
nome
e
l
'
indirizzo
degli
abbonati
e
guadagnava
tre
lire
per
ogni
cinquecento
di
quelle
strisciole
di
carta
,
scritte
in
caratteri
grandi
e
regolari
.
Ma
questo
lavoro
lo
stancava
,
ed
egli
se
ne
lagnava
spesso
con
la
famiglia
,
a
desinare
.
-
I
miei
occhi
se
ne
vanno
,
-
diceva
,
-
questo
lavoro
di
notte
mi
finisce
.
-
Il
figliuolo
gli
disse
un
giorno
:
-
Babbo
,
fammi
lavorare
in
vece
tua
;
tu
sai
che
scrivo
come
te
,
tale
e
quale
.
-
Ma
il
padre
gli
rispose
:
-
No
figliuolo
;
tu
devi
studiare
;
la
tua
scuola
è
una
cosa
molto
più
importante
delle
mie
fasce
;
avrei
rimorsi
di
rubarti
un
'
ora
;
ti
ringrazio
,
ma
non
voglio
,
e
non
parlarmene
più
.
Il
figliuolo
sapeva
che
con
suo
padre
,
in
quelle
cose
,
era
inutile
insistere
,
e
non
insistette
.
Ma
ecco
che
cosa
fece
.
Egli
sapeva
che
a
mezzanotte
in
punto
suo
padre
smetteva
di
scrivere
,
e
usciva
dal
suo
stanzino
da
lavoro
per
andare
nella
camera
da
letto
.
Qualche
volta
l
'
aveva
sentito
:
scoccati
i
dodici
colpi
al
pendolo
,
aveva
sentito
immediatamente
il
rumore
della
seggiola
smossa
e
il
passo
lento
di
suo
padre
.
Una
notte
aspettò
ch
'
egli
fosse
a
letto
,
si
vestì
piano
piano
,
andò
a
tentoni
nello
stanzino
,
riaccese
il
lume
a
petrolio
,
sedette
alla
scrivania
,
dov
'
era
un
mucchio
di
fasce
bianche
e
l
'
elenco
degli
indirizzi
,
e
cominciò
a
scrivere
,
rifacendo
appuntino
la
scrittura
di
suo
padre
.
E
scriveva
di
buona
voglia
,
contento
,
con
un
po
'
di
paura
,
e
le
fasce
s
'
ammontavano
,
e
tratto
tratto
egli
smetteva
la
penna
per
fregarsi
le
mani
,
e
poi
ricominciava
con
più
alacrità
,
tendendo
l
'
orecchio
,
e
sorrideva
.
Centosessanta
ne
scrisse
:
una
lira
!
Allora
si
fermò
,
rimise
la
penna
dove
l
'
aveva
presa
,
spense
il
lume
,
e
tornò
a
letto
,
in
punta
di
piedi
.
Quel
giorno
,
a
mezzodì
,
il
padre
sedette
a
tavola
di
buon
umore
.
Non
s
'
era
accorto
di
nulla
.
Faceva
quel
lavoro
meccanicamente
,
misurandolo
a
ore
e
pensando
ad
altro
,
e
non
contava
le
fasce
scritte
che
il
giorno
dopo
.
Sedette
a
tavola
di
buonumore
,
e
battendo
una
mano
sulla
spalla
al
figliuolo
:
-
Eh
,
Giulio
,
-
disse
,
-
è
ancora
un
buon
lavoratore
tuo
padre
,
che
tu
credessi
!
In
due
ore
ho
fatto
un
buon
terzo
di
lavoro
più
del
solito
,
ieri
sera
.
La
mano
è
ancora
lesta
,
e
gli
occhi
fanno
ancora
il
loro
dovere
.
-
E
Giulio
,
contento
,
muto
,
diceva
tra
sé
:
«
Povero
babbo
,
oltre
al
guadagno
,
io
gli
dò
ancora
questa
soddisfazione
,
di
credersi
ringiovanito
.
Ebbene
,
coraggio
»
.
Incoraggiato
dalla
buona
riuscita
,
la
notte
appresso
,
battute
le
dodici
,
su
un
'
altra
volta
,
e
al
lavoro
.
E
così
fece
per
varie
notti
.
E
suo
padre
non
s
'
accorgeva
di
nulla
.
Solo
una
volta
,
a
cena
,
uscì
in
quest
'
esclamazione
:
-
È
strano
,
quanto
petrolio
va
in
questa
casa
da
un
po
'
di
tempo
!
Giulio
ebbe
una
scossa
;
ma
il
discorso
si
fermò
lì
.
E
il
lavoro
notturno
andò
innanzi
.
Senonché
,
a
rompersi
così
il
sonno
ogni
notte
,
Giulio
non
riposava
abbastanza
,
la
mattina
si
levava
stanco
,
e
la
sera
,
facendo
il
lavoro
di
scuola
,
stentava
a
tener
gli
occhi
aperti
.
Una
sera
,
-
per
la
prima
volta
in
vita
sua
,
-
s
'
addormentò
sul
quaderno
.
-
Animo
!
animo
!
-
gli
gridò
suo
padre
,
battendo
le
mani
,
-
al
lavoro
!
-
Egli
si
riscosse
e
si
rimise
al
lavoro
.
Ma
la
sera
dopo
,
e
i
giorni
seguenti
,
fu
la
cosa
medesima
,
e
peggio
:
sonnecchiava
sui
libri
,
si
levava
più
tardi
del
solito
,
studiava
la
lezione
alla
stracca
,
pareva
svogliato
dello
studio
.
Suo
padre
cominciò
a
osservarlo
,
poi
a
impensierirsi
,
e
in
fine
a
fargli
dei
rimproveri
.
Non
glie
ne
aveva
mai
dovuto
fare
!
-
Giulio
,
-
gli
disse
una
mattina
,
-
tu
mi
ciurli
nel
manico
,
tu
non
sei
più
quel
d
'
una
volta
.
Non
mi
va
questo
.
Bada
,
tutte
le
speranze
della
famiglia
riposano
su
di
te
.
Io
son
malcontento
,
capisci
!
-
A
questo
rimprovero
,
il
primo
veramente
severo
ch
'
ei
ricevesse
,
il
ragazzo
si
turbò
.
E
«
sì
,
-
disse
tra
sé
,
-
è
vero
;
così
non
si
può
continuare
;
bisogna
che
l
'
inganno
finisca
»
.
Ma
la
sera
di
quello
stesso
giorno
,
a
desinare
,
suo
padre
uscì
a
dire
con
molta
allegrezza
:
-
Sapete
che
in
questo
mese
ho
guadagnato
trentadue
lire
di
più
che
nel
mese
scorso
,
a
far
fasce
!
-
e
dicendo
questo
,
tirò
di
sotto
alla
tavola
un
cartoccio
di
dolci
,
che
aveva
comprati
per
festeggiare
coi
suoi
figliuoli
il
guadagno
straordinario
,
e
che
tutti
accolsero
battendo
le
mani
.
E
allora
Giulio
riprese
animo
,
e
disse
in
cuor
suo
:
«
No
,
povero
babbo
,
io
non
cesserò
d
'
ingannarti
;
io
farò
degli
sforzi
più
grandi
per
studiar
lungo
il
giorno
;
ma
continuerò
a
lavorare
di
notte
per
te
e
per
tutti
gli
altri
»
.
E
il
padre
soggiunse
:
-
Trentadue
lire
di
più
!
Son
contento
...
Ma
è
quello
là
,
-
e
indicò
Giulio
,
-
che
mi
dà
dei
dispiaceri
.
-
E
Giulio
ricevé
il
rimprovero
in
silenzio
,
ricacciando
dentro
due
lagrime
che
volevano
uscire
;
ma
sentendo
ad
un
tempo
nel
cuore
una
grande
dolcezza
.
E
seguitò
a
lavorare
di
forza
.
Ma
la
fatica
accumulandosi
alla
fatica
,
gli
riusciva
sempre
più
difficile
di
resistervi
.
La
cosa
durava
da
due
mesi
.
Il
padre
continuava
a
rimbrottare
il
figliuolo
e
a
guardarlo
con
occhio
sempre
più
corrucciato
.
Un
giorno
andò
a
chiedere
informazioni
al
maestro
,
e
il
maestro
gli
chiese
:
-
Sì
,
fa
,
fa
,
perché
ha
intelligenza
.
Ma
non
ha
più
la
voglia
di
prima
.
Sonnecchia
,
sbadiglia
,
è
distratto
.
Fa
delle
composizioni
corte
,
buttate
giù
in
fretta
,
in
cattivo
carattere
.
Oh
!
potrebbe
far
molto
,
ma
molto
di
più
.
-
Quella
sera
il
padre
prese
il
ragazzo
in
disparte
e
gli
disse
parole
più
gravi
di
quante
ei
ne
avesse
mai
intese
.
-
Giulio
,
tu
vedi
ch
'
io
lavoro
,
ch
'
io
mi
logoro
la
vita
per
la
famiglia
.
Tu
non
mi
assecondi
.
Tu
non
hai
cuore
per
me
,
né
per
i
tuoi
fratelli
,
né
per
tua
madre
!
-
Ah
no
!
non
lo
dire
,
babbo
!
-
gridò
il
figliuolo
scoppiando
in
pianto
,
e
aprì
la
bocca
per
confessare
ogni
cosa
.
Ma
suo
padre
l
'
interruppe
,
dicendo
:
-
Tu
conosci
le
condizioni
della
famiglia
;
sai
se
c
'
è
bisogno
di
buon
volere
e
di
sacrifici
da
parte
di
tutti
.
Io
stesso
,
vedi
,
dovrei
raddoppiare
il
mio
lavoro
.
Io
contavo
questo
mese
sopra
una
gratificazione
di
cento
lire
alle
strade
ferrate
,
e
ho
saputo
stamani
che
non
avrò
nulla
!
-
A
quella
notizia
,
Giulio
ricacciò
dentro
subito
la
confessione
che
gli
stava
per
fuggire
dall
'
anima
,
e
ripeté
risolutamente
a
sé
stesso
:
«
No
,
babbo
,
io
non
ti
dirò
nulla
;
io
custodirò
il
segreto
per
poter
lavorare
per
te
;
del
dolore
di
cui
ti
son
cagione
,
ti
compenso
altrimenti
;
per
la
scuola
studierò
sempre
abbastanza
da
esser
promosso
;
quello
che
importa
è
di
aiutarti
a
guadagnar
la
vita
,
e
di
alleggerirti
la
fatica
che
t
'
uccide
»
.
E
tirò
avanti
,
e
furono
altri
due
mesi
di
lavoro
di
notte
e
di
spossatezza
di
giorno
,
di
sforzi
disperati
del
figliuolo
e
di
rimproveri
amari
del
padre
.
Ma
il
peggio
era
che
questi
s
'
andava
via
via
raffreddando
col
ragazzo
,
non
gli
parlava
più
che
di
rado
,
come
se
fosse
un
figliuolo
intristito
,
da
cui
non
restasse
più
nulla
a
sperare
,
e
sfuggiva
quasi
d
'
incontrare
il
suo
sguardo
.
E
Giulio
se
n
'
avvedeva
,
e
ne
soffriva
,
e
quando
suo
padre
voltava
le
spalle
,
gli
mandava
un
bacio
furtivamente
,
sporgendo
il
viso
,
con
un
sentimento
di
tenerezza
pietosa
e
triste
;
e
tra
per
il
dolore
e
per
la
fatica
,
dimagrava
e
scoloriva
,
e
sempre
più
era
costretto
a
trasandare
i
suoi
studi
.
E
capiva
bene
che
avrebbe
dovuto
finirla
un
giorno
,
e
ogni
sera
si
diceva
:
-
Questa
notte
non
mi
leverò
più
;
-
ma
allo
scoccare
delle
dodici
,
nel
momento
in
cui
avrebbe
dovuto
riaffermare
vigorosamente
il
suo
proposito
,
provava
un
rimorso
,
gli
pareva
,
rimanendo
a
letto
,
di
mancare
a
un
dovere
,
di
rubare
una
lira
a
suo
padre
e
alla
sua
famiglia
.
E
si
levava
,
pensando
che
una
qualche
notte
suo
padre
si
sarebbe
svegliato
e
l
'
avrebbe
sorpreso
,
o
che
pure
si
sarebbe
accorto
dell
'
inganno
per
caso
,
contando
le
fasce
due
volte
;
e
allora
tutto
sarebbe
finito
naturalmente
,
senza
un
atto
della
sua
volontà
,
ch
'
egli
non
si
sentiva
il
coraggio
di
compiere
.
E
così
continuava
.
Ma
una
sera
,
a
desinare
,
il
padre
pronunciò
una
parola
che
fu
decisiva
per
lui
.
Sua
madre
lo
guardò
,
e
parendole
di
vederlo
più
malandato
e
più
smorto
del
solito
,
gli
disse
:
-
Giulio
,
tu
sei
malato
.
-
E
poi
,
voltandosi
al
padre
,
ansiosamente
:
-
Giulio
è
malato
.
Guarda
com
'
è
pallido
!
Giulio
mio
,
cosa
ti
senti
?
-
Il
padre
gli
diede
uno
sguardo
di
sfuggita
,
e
disse
:
-
È
la
cattiva
coscienza
che
fa
la
cattiva
salute
.
Egli
non
era
così
quando
era
uno
scolaro
studioso
e
un
figliuolo
di
cuore
.
-
Ma
egli
sta
male
!
-
esclamò
la
mamma
.
-
Non
me
ne
importa
più
!
-
rispose
il
padre
.
Quella
parola
fu
una
coltellata
al
cuore
per
il
povero
ragazzo
.
Ah
!
non
glie
ne
importava
più
.
Suo
padre
che
tremava
,
una
volta
,
solamente
a
sentirlo
tossire
!
Non
l
'
amava
più
dunque
,
non
c
'
era
più
dubbio
ora
,
egli
era
morto
nel
cuore
di
suo
padre
...
«
Ah
!
no
,
padre
mio
,
-
disse
tra
sé
il
ragazzo
,
col
cuore
stretto
dall
'
angoscia
,
-
ora
è
finita
davvero
,
io
senza
il
tuo
affetto
non
posso
vivere
,
lo
rivoglio
intero
,
ti
dirò
tutto
,
non
t
'
ingannerò
più
,
studierò
come
prima
;
nasca
quel
che
nasca
,
purché
tu
torni
a
volermi
bene
,
povero
padre
mio
!
Oh
questa
volta
son
ben
sicuro
della
mia
risoluzione
!
»
Ciò
non
di
meno
,
quella
notte
si
levò
ancora
,
per
forza
d
'
abitudine
,
più
che
per
altro
;
e
quando
fu
levato
,
volle
andare
a
salutare
,
a
riveder
per
qualche
minuto
,
nella
quiete
della
notte
,
per
l
'
ultima
volta
,
quello
stanzino
dove
aveva
tanto
lavorato
segretamente
,
col
cuore
pieno
di
soddisfazione
e
di
tenerezza
.
E
quando
si
ritrovò
al
tavolino
,
col
lume
acceso
,
e
vide
quelle
fasce
bianche
,
su
cui
non
avrebbe
scritto
mai
più
quei
nomi
di
città
e
di
persone
che
oramai
sapeva
a
memoria
,
fu
preso
da
una
grande
tristezza
,
e
con
un
atto
impetuoso
ripigliò
la
penna
,
per
ricominciare
il
lavoro
consueto
.
Ma
nello
stender
la
mano
urtò
un
libro
,
e
il
libro
cadde
.
Il
sangue
gli
diede
un
tuffo
.
Se
suo
padre
si
svegliava
!
Certo
non
l
'
avrebbe
sorpreso
a
commettere
una
cattiva
azione
,
egli
stesso
aveva
ben
deciso
di
dirgli
tutto
;
eppure
...
il
sentir
quel
passo
avvicinarsi
,
nell
'
oscurità
;
-
l
'
esser
sorpreso
a
quell
'
ora
,
in
quel
silenzio
;
-
sua
madre
che
si
sarebbe
svegliata
e
spaventata
,
-
e
il
pensar
per
la
prima
volta
che
suo
padre
avrebbe
forse
provato
un
'
umiliazione
in
faccia
sua
,
scoprendo
ogni
cosa
...
tutto
questo
lo
atterriva
,
quasi
.
-
Egli
tese
l
'
orecchio
,
col
respiro
sospeso
...
Non
sentì
rumore
.
Origliò
alla
serratura
dell
'
uscio
che
aveva
alle
spalle
:
nulla
.
Tutta
la
casa
dormiva
.
Suo
padre
non
aveva
inteso
.
Si
tranquillò
.
E
ricominciò
a
scrivere
.
E
le
fasce
s
'
ammontavano
sulle
fasce
.
Egli
sentì
il
passo
cadenzato
delle
guardie
civiche
giù
nella
strada
deserta
;
poi
un
rumore
di
carrozza
che
cessò
tutt
'
a
un
tratto
;
poi
,
dopo
un
pezzo
,
lo
strepito
d
'
una
fila
di
carri
che
passavano
lentamente
;
poi
un
silenzio
profondo
,
rotto
a
quando
a
quando
dal
latrato
lontano
d
'
un
cane
.
E
scriveva
,
scriveva
.
E
intanto
suo
padre
era
dietro
di
lui
:
egli
s
'
era
levato
udendo
cadere
il
libro
,
ed
era
rimasto
aspettando
il
buon
punto
;
lo
strepito
dei
carri
aveva
coperto
il
fruscio
dei
suoi
passi
e
il
cigolio
leggiero
delle
imposte
dell
'
uscio
;
ed
era
là
,
-
con
la
sua
testa
bianca
sopra
la
testina
nera
di
Giulio
,
-
e
aveva
visto
correr
la
penna
sulle
fasce
,
-
e
in
un
momento
aveva
tutto
indovinato
,
tutto
ricordato
,
tutto
compreso
,
e
un
pentimento
disperato
,
una
tenerezza
immensa
,
gli
aveva
invaso
l
'
anima
,
e
lo
teneva
inchiodato
,
soffocato
là
,
dietro
al
suo
bimbo
.
All
'
improvviso
,
Giulio
diè
un
grido
acuto
,
-
due
braccia
convulse
gli
avevan
serrata
la
testa
.
-
O
babbo
!
babbo
,
perdonami
!
perdonami
!
-
gridò
,
riconoscendo
suo
padre
al
pianto
.
-
Tu
,
perdonami
!
-
rispose
il
padre
,
singhiozzando
e
coprendogli
la
fronte
di
baci
,
-
ho
capito
tutto
,
so
tutto
,
son
io
,
son
io
che
ti
domando
perdono
,
santa
creatura
mia
,
vieni
,
vieni
con
me
!
-
E
lo
sospinse
,
o
piuttosto
se
lo
portò
al
letto
di
sua
madre
,
svegliata
,
e
glielo
gettò
tra
le
braccia
e
le
disse
:
-
Bacia
quest
'
angiolo
di
figliuolo
che
da
tre
mesi
non
dorme
e
lavora
per
me
,
e
io
gli
contristo
il
cuore
,
a
lui
che
ci
guadagna
il
pane
!
-
La
madre
se
lo
strinse
e
se
lo
tenne
sul
petto
,
senza
poter
raccoglier
la
voce
;
poi
disse
:
-
A
dormire
,
subito
,
bambino
mio
,
va
'
a
dormire
,
a
riposare
!
Portalo
a
letto
!
-
Il
padre
lo
pigliò
fra
le
braccia
,
lo
portò
nella
sua
camera
,
lo
mise
a
letto
,
sempre
ansando
e
carezzandolo
,
e
gli
accomodò
i
cuscini
e
le
coperte
.
-
Grazie
,
babbo
,
-
andava
ripetendo
il
figliuolo
,
-
grazie
;
ma
va
'
a
letto
tu
ora
;
io
sono
contento
;
va
'
a
letto
,
babbo
.
-
Ma
suo
padre
voleva
vederlo
addormentato
,
sedette
accanto
al
letto
,
gli
prese
la
mano
e
gli
disse
:
-
Dormi
,
dormi
figliuol
mio
!
-
E
Giulio
,
spossato
,
s
'
addormentò
finalmente
,
e
dormì
molte
ore
,
godendo
per
la
prima
volta
,
dopo
vari
mesi
,
d
'
un
sonno
tranquillo
,
rallegrato
da
sogni
ridenti
;
e
quando
aprì
gli
occhi
,
che
splendeva
già
il
sole
da
un
pezzo
,
sentì
prima
,
e
poi
si
vide
accosto
al
petto
,
appoggiata
sulla
sponda
del
letticciolo
,
la
testa
bianca
del
padre
,
che
aveva
passata
la
notte
così
,
e
dormiva
ancora
,
con
la
fronte
contro
il
suo
cuore
.
La
volontà
28
,
mercoledì
C
'
è
Stardi
,
nella
mia
classe
,
che
avrebbe
la
forza
di
fare
quello
che
fece
il
piccolo
fiorentino
.
Questa
mattina
ci
furono
due
avvenimenti
alla
scuola
:
Garoffi
,
matto
dalla
contentezza
,
perché
gli
han
restituito
il
suo
album
,
con
l
'
aggiunta
di
tre
francobolli
della
repubblica
di
Guatemala
,
ch
'
egli
cercava
da
tre
mesi
;
e
Stardi
che
ebbe
la
seconda
medaglia
.
Stardi
,
primo
della
classe
dopo
Derossi
!
Tutti
ne
rimasero
meravigliati
.
Chi
l
'
avrebbe
mai
detto
,
in
ottobre
,
quando
suo
padre
lo
condusse
a
scuola
rinfagottato
in
quel
cappottone
verde
,
e
disse
al
maestro
,
in
faccia
a
tutti
:
-
Ci
abbia
molta
pazienza
perché
è
molto
duro
di
comprendonio
!
-
Tutti
gli
davan
della
testa
di
legno
da
principio
.
Ma
egli
disse
:
-
O
schiatto
,
o
riesco
,
-
e
si
mise
per
morto
a
studiare
,
di
giorno
,
di
notte
,
a
casa
,
in
iscuola
,
a
passeggio
,
coi
denti
stretti
e
coi
pugni
chiusi
,
paziente
come
un
bove
,
ostinato
come
un
mulo
,
e
così
,
a
furia
di
pestare
,
non
curando
le
canzonature
e
tirando
calci
ai
disturbatori
,
è
passato
innanzi
agli
altri
,
quel
testone
.
Non
capiva
un
'
acca
di
aritmetica
,
empiva
di
spropositi
la
composizione
,
non
riesciva
a
tener
a
mente
un
periodo
,
e
ora
risolve
i
problemi
,
scrive
corretto
e
canta
la
lezione
come
un
artista
.
E
s
'
indovina
la
sua
volontà
di
ferro
a
veder
com
'
è
fatto
,
così
tozzo
,
col
capo
quadro
e
senza
collo
,
con
le
mani
corte
e
grosse
e
con
quella
voce
rozza
.
Egli
studia
perfin
nei
brani
di
giornale
e
negli
avvisi
dei
teatri
,
e
ogni
volta
che
ha
dieci
soldi
si
compera
un
libro
:
s
'
è
già
messo
insieme
una
piccola
biblioteca
,
e
in
un
momento
di
buon
umore
si
lasciò
scappar
di
bocca
che
mi
condurrà
a
casa
a
vederla
.
Non
parla
a
nessuno
,
non
gioca
con
nessuno
,
è
sempre
lì
al
banco
coi
pugni
alle
tempie
,
fermo
come
un
masso
,
a
sentire
il
maestro
.
Quanto
deve
aver
faticato
,
povero
Stardi
!
Il
maestro
glielo
disse
questa
mattina
,
benché
fosse
impaziente
e
di
malumore
,
quando
diede
le
medaglie
:
-
Bravo
Stardi
;
chi
la
dura
la
vince
.
-
Ma
egli
non
parve
affatto
inorgoglito
,
non
sorrise
,
e
appena
tornato
al
banco
con
la
sua
medaglia
,
ripiantò
i
due
pugni
alle
tempie
e
stette
più
immobile
e
più
attento
di
prima
.
Ma
il
più
bello
fu
all
'
uscita
,
che
c
'
era
a
aspettarlo
suo
padre
,
-
un
flebotomo
,
-
grosso
e
tozzo
come
lui
,
con
un
faccione
e
un
vocione
.
Egli
non
se
l
'
aspettava
quella
medaglia
,
e
non
ci
voleva
credere
,
bisognò
che
il
maestro
lo
assicurasse
,
e
allora
si
mise
a
ridere
di
gusto
,
e
diede
una
manata
sulla
nuca
al
figliuolo
,
dicendo
forte
:
-
Ma
bravo
,
ma
bene
,
caro
zuccone
mio
,
va
'
!
-
e
lo
guardava
stupito
,
sorridendo
.
E
tutti
i
ragazzi
intorno
sorridevano
,
eccettuato
Stardi
.
Egli
ruminava
già
nella
cappadoccia
la
lezione
di
domani
mattina
.
Gratitudine
31
,
sabato
Il
tuo
compagno
Stardi
non
si
lamenta
mai
del
suo
maestro
,
ne
son
certo
.
-
Il
maestro
era
di
malumore
,
era
impaziente
;
-
tu
lo
dici
in
tono
di
risentimento
.
Pensa
un
po
'
quante
volte
fai
degli
atti
d
'
impazienza
tu
,
e
con
chi
?
con
tuo
padre
e
con
tua
madre
,
coi
quali
la
tua
impazienza
è
un
delitto
.
Ha
ben
ragione
il
tuo
maestro
di
essere
qualche
volta
impaziente
!
Pensa
che
da
tanti
anni
fatica
per
i
ragazzi
;
e
che
se
n
'
ebbe
molti
affettuosi
e
gentili
,
ne
trovò
pure
moltissimi
ingrati
,
i
quali
abusarono
della
sua
bontà
,
e
disconobbero
le
sue
fatiche
;
e
che
pur
troppo
,
fra
tutti
,
gli
date
più
amarezze
che
soddisfazioni
.
Pensa
che
il
più
santo
uomo
della
terra
,
messo
al
suo
posto
,
si
lascerebbe
vincere
qualche
volta
dall
'
ira
.
E
poi
,
se
sapessi
quante
volte
il
maestro
va
a
far
lezione
malato
,
solo
perché
non
ha
un
male
grave
abbastanza
da
farsi
dispensar
dalla
scuola
,
ed
è
impaziente
perché
soffre
,
e
gli
è
un
grande
dolore
il
vedere
che
voi
altri
non
ve
n
'
accorgete
o
ne
abusate
!
Rispetta
,
ama
il
tuo
maestro
,
figliuolo
.
Amalo
perché
tuo
padre
lo
ama
e
lo
rispetta
;
perché
egli
consacra
la
vita
al
bene
di
tanti
ragazzi
che
lo
dimenticheranno
,
amalo
perché
ti
apre
e
t
'
illumina
l
'
intelligenza
e
ti
educa
l
'
animo
;
perché
un
giorno
,
quando
sarai
uomo
,
e
non
saremo
più
al
mondo
né
io
né
lui
,
la
sua
immagine
ti
si
presenterà
spesso
alla
mente
accanto
alla
mia
,
e
allora
,
vedi
,
certe
espressioni
di
dolore
e
di
stanchezza
del
suo
buon
viso
di
galantuomo
,
alle
quali
ora
non
badi
,
te
le
ricorderai
,
e
ti
faranno
pena
,
anche
dopo
trent
'
anni
;
e
ti
vergognerai
,
proverai
tristezza
di
non
avergli
voluto
bene
,
d
'
esserti
portato
male
con
lui
.
Ama
il
tuo
maestro
,
perché
appartiene
a
quella
grande
famiglia
di
cinquantamila
insegnanti
elementari
,
sparsi
per
tutta
Italia
,
i
quali
sono
come
i
padri
intellettuali
dei
milioni
di
ragazzi
che
crescon
con
te
,
i
lavoratori
mal
riconosciuti
e
mal
ricompensati
,
che
preparano
al
nostro
paese
un
popolo
migliore
del
presente
.
Io
non
son
contento
dell
'
affetto
che
hai
per
me
,
se
non
ne
hai
pure
per
tutti
coloro
che
ti
fanno
del
bene
,
e
fra
questi
il
tuo
maestro
è
il
primo
,
dopo
i
tuoi
parenti
.
Amalo
come
ameresti
un
mio
fratello
,
amalo
quando
ti
accarezza
e
quando
ti
rimprovera
,
quando
è
giusto
e
quando
ti
par
che
sia
ingiusto
,
amalo
quando
è
allegro
e
affabile
,
e
amalo
anche
di
più
quando
lo
vedi
triste
.
Amalo
sempre
.
E
pronuncia
sempre
con
riverenza
questo
nome
-
maestro
-
che
dopo
quello
di
padre
,
è
il
più
nobile
,
il
più
dolce
nome
che
possa
dare
un
uomo
a
un
altro
uomo
.
TUO
PADRE
GENNAIO
Il
maestro
supplente
4
,
mercoledì
Aveva
ragione
mio
padre
:
il
maestro
era
di
malumore
perché
non
stava
bene
,
e
da
tre
giorni
,
infatti
,
viene
in
sua
vece
il
supplente
,
quello
piccolo
e
senza
barba
,
che
pare
un
giovinetto
.
Una
brutta
cosa
accadde
questa
mattina
.
Già
il
primo
e
il
secondo
giorno
avevan
fatto
chiasso
nella
scuola
,
perché
il
supplente
ha
una
gran
pazienza
,
e
non
fa
che
dire
:
-
State
zitti
,
state
zitti
,
vi
prego
.
-
Ma
questa
mattina
si
passò
la
misura
.
Si
faceva
un
ronzìo
che
non
si
sentivan
più
le
sue
parole
,
ed
egli
ammoniva
,
pregava
:
ma
era
fiato
sprecato
.
Due
volte
il
Direttore
s
'
affacciò
all
'
uscio
e
guardò
.
Ma
via
lui
,
il
sussurro
cresceva
,
come
in
un
mercato
.
Avevano
un
bel
voltarsi
Garrone
e
Derossi
a
far
dei
cenni
ai
compagni
che
stessero
buoni
,
che
era
una
vergogna
.
Nessuno
ci
badava
.
Non
c
'
era
che
Stardi
che
stesse
quieto
,
coi
gomiti
sul
banco
e
i
pugni
alle
tempie
,
pensando
forse
alla
sua
famosa
libreria
,
e
Garoffi
,
quello
del
naso
a
uncino
e
dei
francobolli
,
che
era
tutto
occupato
a
far
l
'
elenco
dei
sottoscrittori
a
due
centesimi
per
la
lotteria
d
'
un
calamaio
da
tasca
.
Gli
altri
cicalavano
e
ridevano
,
sonavano
con
punte
di
pennini
piantate
nei
banchi
e
si
tiravano
dei
biascicotti
di
carta
con
gli
elastici
delle
calze
.
Il
supplente
afferrava
per
un
braccio
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
,
e
li
scrollava
,
e
ne
mise
uno
contro
il
muro
:
tempo
perso
.
Non
sapeva
più
a
che
santo
votarsi
,
pregava
:
-
Ma
perché
fate
in
codesto
modo
?
volete
farmi
rimproverare
per
forza
?
-
Poi
batteva
il
pugno
sul
tavolino
,
e
gridava
con
voce
di
rabbia
e
di
pianto
:
-
Silenzio
!
Silenzio
!
Silenzio
!
-
Faceva
pena
a
sentirlo
.
Ma
il
rumore
cresceva
sempre
.
Franti
gli
tirò
una
frecciuola
di
carta
,
alcuni
facevan
la
voce
del
gatto
,
altri
si
scappellottavano
;
era
un
sottosopra
da
non
descriversi
;
quando
improvvisamente
entrò
il
bidello
e
disse
:
-
Signor
maestro
,
il
Direttore
la
chiama
.
-
Il
maestro
s
'
alzò
e
uscì
in
fretta
,
facendo
un
atto
disperato
.
Allora
il
baccano
ricominciò
più
forte
.
Ma
tutt
'
a
un
tratto
Garrone
saltò
su
col
viso
stravolto
e
coi
pugni
stretti
,
e
gridò
con
la
voce
strozzata
dall
'
ira
:
-
Finitela
.
Siete
bestie
.
Abusate
perché
è
buono
.
Se
vi
pestasse
le
ossa
stareste
mogi
come
cani
.
Siete
un
branco
di
vigliacchi
.
Il
primo
che
gli
fa
ancora
uno
scherno
lo
aspetto
fuori
e
gli
rompo
i
denti
,
lo
giuro
,
anche
sotto
gli
occhi
di
suo
padre
!
-
Tutti
tacquero
.
Ah
!
Com
'
era
bello
a
vedere
,
Garrone
,
con
gli
occhi
che
mandavan
fiamme
!
Un
leoncello
furioso
,
pareva
.
Guardò
uno
per
uno
i
più
arditi
,
e
tutti
chinaron
la
testa
.
Quando
il
supplente
rientrò
,
con
gli
occhi
rossi
,
non
si
sentiva
più
un
alito
.
-
Egli
rimase
stupito
.
Ma
poi
,
vedendo
Garrone
ancora
tutto
acceso
e
fremente
,
capì
,
e
gli
disse
con
l
'
accento
d
'
un
grande
affetto
,
come
avrebbe
detto
a
un
fratello
:
-
Ti
ringrazio
,
Garrone
.
La
libreria
di
Stardi
Sono
andato
da
Stardi
,
che
sta
di
casa
in
faccia
alla
scuola
,
e
ho
provato
invidia
davvero
a
veder
la
sua
libreria
.
Non
è
mica
ricco
,
non
può
comprar
molti
libri
;
ma
egli
conserva
con
gran
cura
i
suoi
libri
di
scuola
,
e
quelli
che
gli
regalano
i
parenti
,
e
tutti
i
soldi
che
gli
danno
,
li
mette
da
parte
e
li
spende
dal
libraio
:
in
questo
modo
s
'
è
già
messo
insieme
una
piccola
biblioteca
,
e
quando
suo
padre
s
'
è
accorto
che
aveva
quella
passione
,
gli
ha
comperato
un
bello
scaffale
di
noce
con
la
tendina
verde
,
e
gli
ha
fatto
legare
quasi
tutti
i
volumi
coi
colori
che
piacevano
a
lui
.
Così
ora
egli
tira
un
cordoncino
,
la
tenda
verde
scorre
via
e
si
vedono
tre
file
di
libri
d
'
ogni
colore
,
tutti
in
ordine
,
lucidi
,
coi
titoli
dorati
sulle
coste
;
dei
libri
di
racconti
,
di
viaggi
e
di
poesie
;
e
anche
illustrati
.
Ed
egli
sa
combinar
bene
i
colori
,
mette
i
volumi
bianchi
accanto
ai
rossi
,
i
gialli
accanto
ai
neri
,
gli
azzurri
accanto
ai
bianchi
,
in
maniera
che
si
vedan
di
lontano
e
facciano
bella
figura
;
e
si
diverte
poi
a
variare
le
combinazioni
.
S
'
è
fatto
il
suo
catalogo
.
È
come
un
bibliotecario
.
Sempre
sta
attorno
ai
suoi
libri
,
a
spolverarli
,
a
sfogliarli
,
a
esaminare
le
legature
;
bisogna
vedere
con
che
cura
gli
apre
,
con
quelle
sue
mani
corte
e
grosse
,
soffiando
tra
le
pagine
:
paiono
ancora
tutti
nuovi
.
Io
che
ho
sciupato
tutti
i
miei
!
Per
lui
,
ad
ogni
nuovo
libro
che
compera
,
è
una
festa
a
lisciarlo
,
a
metterlo
al
posto
e
a
riprenderlo
per
guardarlo
per
tutti
i
versi
e
a
covarselo
come
un
tesoro
.
Non
m
'
ha
fatto
veder
altro
in
un
'
ora
.
Aveva
male
agli
occhi
dal
gran
leggere
.
A
un
certo
momento
passò
nella
stanza
suo
padre
,
che
è
grosso
e
tozzo
come
lui
,
con
un
testone
come
il
suo
,
e
gli
diede
due
o
tre
manate
sulla
nuca
,
dicendomi
con
quel
vocione
:
-
Che
ne
dici
,
eh
,
di
questa
testaccia
di
bronzo
?
E
una
testaccia
che
riuscirà
a
qualcosa
,
te
lo
assicuro
io
!
-
E
Stardi
socchiudeva
gli
occhi
sotto
quelle
ruvide
carezze
come
un
grosso
cane
da
caccia
.
Io
non
so
;
non
osavo
scherzare
con
lui
;
non
mi
pareva
vero
che
avesse
solamente
un
anno
più
di
me
,
e
quando
mi
disse
-
A
rivederci
-
sull
'
uscio
,
con
quella
faccia
che
par
sempre
imbronciata
,
poco
mancò
che
gli
rispondessi
:
-
La
riverisco
-
come
a
un
uomo
.
Io
lo
dissi
poi
a
mio
padre
,
a
casa
:
-
Non
capisco
,
Stardi
non
ha
ingegno
,
non
ha
belle
maniere
,
è
una
figura
quasi
buffa
;
eppure
mi
mette
soggezione
.
-
E
mio
padre
rispose
:
-
È
perché
ha
carattere
.
-
Ed
io
soggiunsi
:
-
In
un
'
ora
che
son
stato
con
lui
non
ha
pronunciato
cinquanta
parole
,
non
m
'
ha
mostrato
un
giocattolo
,
non
ha
riso
una
volta
;
eppure
ci
son
stato
volentieri
.
-
E
mio
padre
rispose
:
-
È
perché
lo
stimi
.
Il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
Sì
,
ma
anche
Precossi
io
stimo
,
ed
è
troppo
poco
il
dire
che
lo
stimo
.
Precossi
,
il
figliuolo
del
fabbro
ferraio
,
quello
piccolo
,
smorto
,
che
ha
gli
occhi
buoni
e
tristi
,
e
un
'
aria
di
spaventato
così
timido
,
che
dice
a
tutti
:
scusami
;
sempre
malaticcio
,
e
che
pure
studia
tanto
.
Suo
padre
rientra
in
casa
ubriaco
d
'
acquavite
,
e
lo
batte
senza
un
perché
al
mondo
,
gli
butta
in
aria
i
libri
e
i
quaderni
con
un
rovescione
;
ed
egli
viene
a
scuola
coi
lividi
sul
viso
,
qualche
volta
col
viso
tutto
gonfio
e
gli
occhi
infiammati
dal
gran
piangere
.
Ma
mai
,
mai
che
gli
si
possa
far
dire
che
suo
padre
l
'
ha
battuto
.
-
È
tuo
padre
che
t
'
ha
battuto
!
-
gli
dicono
i
compagni
.
Ed
egli
grida
subito
:
-
Non
è
vero
!
Non
è
vero
!
-
per
non
far
disonore
a
suo
padre
.
-
Questo
foglio
non
l
'
hai
bruciato
tu
,
-
gli
dice
il
maestro
,
mostrandogli
il
lavoro
mezzo
bruciato
.
-
Sì
,
-
risponde
lui
,
con
la
voce
tremante
;
-
son
io
che
l
'
ho
lasciato
cadere
sul
fuoco
.
-
Eppure
noi
lo
sappiamo
bene
che
è
suo
padre
briaco
che
ha
rovesciato
tavolo
e
lume
con
una
pedata
,
mentr
'
egli
faceva
il
suo
lavoro
.
Egli
sta
in
una
soffitta
della
nostra
casa
,
dall
'
altra
scala
,
la
portinaia
racconta
tutto
a
mia
madre
;
mia
sorella
Silvia
lo
sentì
gridare
dal
terrazzo
un
giorno
che
suo
padre
gli
fece
far
la
scala
a
capitomboli
perché
gli
aveva
chiesto
dei
soldi
da
comperare
la
Grammatica
.
Suo
padre
beve
,
non
lavora
,
e
la
famiglia
patisce
la
fame
.
Quante
volte
il
povero
Precossi
viene
a
scuola
digiuno
,
e
rosicchia
di
nascosto
un
panino
che
gli
dà
Garrone
,
o
una
mela
che
gli
porta
la
maestrina
della
penna
rossa
,
che
fu
sua
maestra
di
prima
inferiore
!
Ma
mai
ch
'
egli
dica
:
-
Ho
fame
,
mio
padre
non
mi
dà
da
mangiare
.
-
Suo
padre
vien
qualche
volta
a
prenderlo
,
quando
passa
per
caso
davanti
alla
scuola
,
pallido
,
malfermo
sulle
gambe
,
con
la
faccia
torva
,
coi
capelli
sugli
occhi
e
il
berretto
per
traverso
;
e
il
povero
ragazzo
trema
tutto
quando
lo
vede
nella
strada
;
ma
tanto
gli
corre
incontro
sorridendo
,
e
suo
padre
par
che
non
lo
veda
e
pensi
ad
altro
.
Povero
Precossi
!
Egli
si
ricuce
i
quaderni
stracciati
,
si
fa
imprestare
i
libri
per
studiare
la
lezione
,
si
riattacca
i
brindelli
della
camicia
con
degli
spilli
,
ed
è
una
pietà
a
vederlo
far
la
ginnastica
con
quelli
scarponi
che
ci
sguazza
dentro
,
con
quei
calzoni
che
strascicano
,
e
quel
giacchettone
troppo
lungo
,
con
le
maniche
rimboccate
sino
ai
gomiti
.
E
studia
,
s
'
impegna
;
sarebbe
uno
dei
primi
se
potesse
lavorare
a
casa
tranquillo
.
Questa
mattina
è
venuto
alla
scuola
col
segno
d
'
un
'
unghiata
sopra
una
gota
,
e
tutti
a
dirgli
:
-
È
stato
tuo
padre
,
non
lo
puoi
negare
sta
volta
,
è
tuo
padre
che
t
'
ha
fatto
quello
.
Dillo
al
Direttore
,
che
lo
faccia
chiamare
in
questura
.
-
Ma
egli
s
'
alzò
tutto
rosso
con
la
voce
che
tremava
dallo
sdegno
:
-
Non
è
vero
!
Non
è
vero
!
Mio
padre
non
mi
batte
mai
!
-
Ma
poi
,
durante
la
lezione
,
gli
cascavan
le
lacrime
sul
banco
,
e
quando
qualcuno
lo
guardava
,
si
sforzava
di
sorridere
,
per
non
parere
.
Povero
Precossi
!
Domani
verranno
a
casa
mia
Derossi
,
Coretti
e
Nelli
;
lo
voglio
dire
anche
a
lui
,
che
venga
.
E
voglio
fargli
far
merenda
con
me
,
regalargli
dei
libri
,
metter
sossopra
la
casa
per
divertirlo
e
empirgli
le
tasche
di
frutte
,
per
vederlo
una
volta
contento
,
povero
Precossi
,
che
è
tanto
buono
e
ha
tanto
coraggio
!
Una
bella
visita
12
,
giovedì
Ecco
uno
dei
giovedì
più
belli
dell
'
anno
,
per
me
.
Alle
due
in
punto
vennero
a
casa
Derossi
e
Coretti
,
con
Nelli
,
il
gobbino
;
Precossi
,
suo
padre
non
lo
lasciò
venire
.
Derossi
e
Coretti
ridevano
ancora
ché
avevano
incontrato
per
strada
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
-
quello
del
braccio
morto
e
dei
capelli
rossi
,
-
che
portava
a
vendere
un
grossissimo
cavolo
,
e
col
soldo
del
cavolo
doveva
poi
andar
a
comperare
una
penna
;
ed
era
tutto
contento
perché
suo
padre
ha
scritto
dall
'
America
che
lo
aspettassero
di
giorno
in
giorno
.
Oh
le
belle
due
ore
che
abbiamo
passate
insieme
!
Sono
i
due
più
allegri
della
classe
Derossi
e
Coretti
;
mio
padre
ne
rimase
innamorato
.
Coretti
aveva
la
sua
maglia
color
cioccolata
e
il
suo
berretto
di
pel
di
gatto
.
È
un
diavolo
,
che
sempre
vorrebbe
fare
,
rimestare
,
sfaccendare
.
Aveva
già
portato
sulle
spalle
una
mezza
carrata
di
legna
,
la
mattina
presto
;
eppure
galoppò
per
tutta
la
casa
,
osservando
tutto
e
parlando
sempre
,
arzillo
e
lesto
come
uno
scoiattolo
,
e
passando
in
cucina
domandò
alla
cuoca
quanto
ci
fanno
pagare
le
legna
il
miriagramma
,
ché
suo
padre
le
dà
a
quarantacinque
centesimi
.
Sempre
parla
di
suo
padre
,
di
quando
fu
soldato
nel
49°
reggimento
,
alla
battaglia
di
Custoza
,
dove
si
trovò
nel
quadrato
del
principe
Umberto
;
ed
è
così
gentile
di
maniere
!
Non
importa
che
sia
nato
e
cresciuto
fra
le
legna
:
egli
l
'
ha
nel
sangue
,
nel
cuore
la
gentilezza
,
come
dice
mio
padre
.
E
Derossi
ci
divertì
molto
:
egli
sa
la
geografia
come
un
maestro
:
chiudeva
gli
occhi
e
diceva
:
-
Ecco
,
io
vedo
tutta
l
'
Italia
,
gli
Appennini
che
s
'
allungano
sino
al
Mar
Jonio
,
i
fiumi
che
corrono
di
qua
e
di
là
,
le
città
bianche
,
i
golfi
,
i
seni
azzurri
,
le
isole
verdi
;
-
e
diceva
i
nomi
giusti
,
per
ordine
,
rapidissimamente
,
come
se
leggesse
sulla
carta
;
e
a
vederlo
così
con
quella
testa
alta
,
tutta
riccioli
biondi
,
con
gli
occhi
chiusi
,
tutto
vestito
di
turchino
coi
bottoni
dorati
,
diritto
e
bello
come
una
statua
,
tutti
stavamo
in
ammirazione
.
In
un
'
ora
egli
aveva
imparato
a
mente
quasi
tre
pagine
che
deve
recitare
dopo
domani
,
per
l
'
anniversario
dei
funerali
di
re
Vittorio
.
E
anche
Nelli
lo
guardava
con
meraviglia
e
con
affetto
,
stropicciando
la
falda
del
suo
grembialone
di
tela
nero
,
e
sorridendo
con
quegli
occhi
chiari
e
melanconici
.
Mi
fece
un
grande
piacere
quella
visita
,
mi
lasciò
qualche
cosa
,
come
delle
scintille
,
nella
mente
e
nel
cuore
.
E
anche
mi
piacque
,
quando
se
n
'
andarono
,
vedere
il
povero
Nelli
in
mezzo
agli
altri
due
,
grandi
e
forti
,
che
lo
portavano
a
casa
a
braccetto
,
facendolo
ridere
come
non
l
'
ho
visto
ridere
mai
.
Rientrando
nella
stanza
da
mangiare
,
m
'
accorsi
che
non
c
'
era
più
il
quadro
che
rappresenta
Rigoletto
,
il
buffone
gobbo
.
L
'
aveva
levato
mio
padre
perché
Nelli
non
lo
vedesse
.
I
funerali
di
Vittorio
Emanuele
17
,
martedì
Quest
'
oggi
alle
due
,
appena
entrato
nella
scuola
,
il
maestro
chiamò
Derossi
,
il
quale
s
'
andò
a
mettere
accanto
al
tavolino
,
in
faccia
a
noi
,
e
cominciò
a
dire
col
suo
accento
vibrato
,
alzando
via
via
la
voce
limpida
e
colorandosi
in
viso
:
-
Quattro
anni
sono
,
in
questo
giorno
,
a
quest
'
ora
,
giungeva
davanti
al
Pantheon
,
a
Roma
,
il
carro
funebre
che
portava
il
cadavere
di
Vittorio
Emanuele
II
,
primo
re
d
'
Italia
,
morto
dopo
ventinove
anni
di
regno
,
durante
i
quali
la
grande
patria
italiana
,
spezzata
in
sette
Stati
e
oppressa
da
stranieri
e
da
tiranni
,
era
risorta
in
uno
Stato
solo
,
indipendente
e
libero
,
dopo
un
regno
di
ventinove
anni
,
ch
'
egli
aveva
fatto
illustre
e
benefico
col
valore
,
con
la
lealtà
,
con
l
'
ardimento
nei
pericoli
,
con
la
saggezza
nei
trionfi
,
con
la
costanza
nelle
sventure
.
Giungeva
il
carro
funebre
,
carico
di
corone
,
dopo
aver
percorso
Roma
sotto
una
pioggia
di
fiori
,
tra
il
silenzio
di
una
immensa
moltitudine
addolorata
,
accorsa
da
ogni
parte
d
'
Italia
,
preceduto
da
una
legione
di
generali
e
da
una
folla
di
ministri
e
di
principi
,
seguito
da
un
corteo
di
mutilati
,
da
una
selva
di
bandiere
,
dagli
inviati
di
trecento
città
,
da
tutto
ciò
che
rappresenta
la
potenza
e
la
gloria
d
'
un
popolo
,
giungeva
dinanzi
al
tempio
augusto
dove
l
'
aspettava
la
tomba
.
In
questo
momento
dodici
corazzieri
levavano
il
feretro
dal
carro
.
In
questo
momento
l
'
Italia
dava
l
'
ultimo
addio
al
suo
re
morto
,
al
suo
vecchio
re
,
che
l
'
aveva
tanto
amata
,
l
'
ultimo
addio
al
suo
soldato
,
al
padre
suo
,
ai
ventinove
anni
più
fortunati
e
più
benedetti
della
sua
storia
.
Fu
un
momento
grande
e
solenne
.
Lo
sguardo
,
l
'
anima
di
tutti
trepidava
tra
il
feretro
e
le
bandiere
abbrunate
degli
ottanta
reggimenti
dell
'
esercito
d
'
Italia
,
portate
da
ottanta
ufficiali
,
schierati
sul
suo
passaggio
;
poiché
l
'
Italia
era
là
,
in
quegli
ottanta
segnacoli
,
che
ricordavano
le
migliaia
di
morti
,
i
torrenti
di
sangue
,
le
nostre
più
sacre
glorie
,
i
nostri
più
santi
sacrifici
,
i
nostri
più
tremendi
dolori
.
Il
feretro
,
portato
dai
corazzieri
,
passò
,
e
allora
si
chinarono
tutte
insieme
in
atto
di
saluto
,
le
bandiere
dei
nuovi
reggimenti
,
le
vecchie
bandiere
lacere
di
Goito
,
di
Pastrengo
,
di
Santa
Lucia
,
di
Novara
,
di
Crimea
,
di
Palestro
,
di
San
Martino
,
di
Castelfidardo
,
ottanta
veli
neri
caddero
,
cento
medaglie
urtarono
contro
la
cassa
,
e
quello
strepito
sonoro
e
confuso
,
che
rimescolò
il
sangue
di
tutti
,
fu
come
il
suono
di
mille
voci
umane
che
dicessero
tutte
insieme
:
-
Addio
,
buon
re
,
prode
re
,
leale
re
!
Tu
vivrai
nel
cuore
del
tuo
popolo
finché
splenderà
il
sole
sopra
l
'
Italia
.
-
Dopo
di
che
le
bandiere
si
rialzarono
alteramente
verso
il
cielo
,
e
re
Vittorio
entrò
nella
gloria
immortale
della
tomba
.
Franti
,
cacciato
dalla
scuola
21
,
sabato
Uno
solo
poteva
ridere
mentre
Derossi
diceva
dei
funerali
del
Re
,
e
Franti
rise
.
Io
detesto
costui
.
È
malvagio
.
Quando
viene
un
padre
nella
scuola
a
fare
una
partaccia
al
figliuolo
,
egli
ne
gode
;
quando
uno
piange
,
egli
ride
.
Trema
davanti
a
Garrone
,
e
picchia
il
muratorino
perché
è
piccolo
;
tormenta
Crossi
perché
ha
il
braccio
morto
;
schernisce
Precossi
,
che
tutti
rispettano
;
burla
perfino
Robetti
,
quello
della
seconda
,
che
cammina
con
le
stampelle
per
aver
salvato
un
bambino
.
Provoca
tutti
i
più
deboli
di
lui
,
e
quando
fa
a
pugni
,
s
'
inferocisce
e
tira
a
far
male
.
Ci
ha
qualcosa
che
mette
ribrezzo
su
quella
fronte
bassa
,
in
quegli
occhi
torbidi
,
che
tien
quasi
nascosti
sotto
la
visiera
del
suo
berrettino
di
tela
cerata
.
Non
teme
nulla
,
ride
in
faccia
al
maestro
,
ruba
quando
può
,
nega
con
una
faccia
invetriata
,
è
sempre
in
lite
con
qualcheduno
,
si
porta
a
scuola
degli
spilloni
per
punzecchiare
i
vicini
,
si
strappa
i
bottoni
dalla
giacchetta
,
e
ne
strappa
agli
altri
,
e
li
gioca
,
e
ha
cartella
,
quaderni
,
libro
,
tutto
sgualcito
,
stracciato
,
sporco
,
la
riga
dentellata
,
la
penna
mangiata
,
le
unghie
rose
,
i
vestiti
pieni
di
frittelle
e
di
strappi
che
si
fa
nelle
risse
.
Dicono
che
sua
madre
è
malata
dagli
affanni
ch
'
egli
le
dà
,
e
che
suo
padre
lo
cacciò
di
casa
tre
volte
;
sua
madre
viene
ogni
tanto
a
chiedere
informazioni
e
se
ne
va
sempre
piangendo
.
Egli
odia
la
scuola
,
odia
i
compagni
odia
il
maestro
.
Il
maestro
finge
qualche
volta
di
non
vedere
le
sue
birbonate
,
ed
egli
fa
peggio
.
Provò
a
pigliarlo
con
le
buone
,
ed
egli
se
ne
fece
beffe
.
Gli
disse
delle
parole
terribili
,
ed
egli
si
coprì
il
viso
con
le
mani
,
come
se
piangesse
,
e
rideva
.
Fu
sospeso
dalla
scuola
per
tre
giorni
,
e
tornò
più
tristo
e
più
insolente
di
prima
.
Derossi
gli
disse
un
giorno
:
-
Ma
finiscila
,
vedi
che
il
maestro
ci
soffre
troppo
,
-
ed
egli
lo
minacciò
di
piantargli
un
chiodo
nel
ventre
.
Ma
questa
mattina
,
finalmente
,
si
fece
scacciare
come
un
cane
.
Mentre
il
maestro
dava
a
Garrone
la
brutta
copia
del
Tamburino
sardo
,
il
racconto
mensile
di
gennaio
,
da
trascrivere
,
egli
gittò
sul
pavimento
un
petardo
che
scoppiò
facendo
rintronar
la
scuola
come
una
fucilata
.
Tutta
la
classe
ebbe
un
riscossone
.
Il
maestro
balzò
in
piedi
e
gridò
:
-
Franti
!
fuori
di
scuola
!
-
Egli
rispose
:
-
Non
son
io
!
-
Ma
rideva
.
Il
maestro
ripeté
:
-
Va
'
fuori
!
-
Non
mi
muovo
,
-
rispose
.
Allora
il
maestro
perdette
i
lumi
,
gli
si
lanciò
addosso
,
lo
afferrò
per
le
braccia
,
lo
strappò
dal
banco
.
Egli
si
dibatteva
,
digrignava
i
denti
;
si
fece
trascinar
fuori
di
viva
forza
.
Il
maestro
lo
portò
quasi
di
peso
dal
Direttore
,
e
poi
tornò
in
classe
solo
e
sedette
al
tavolino
,
pigliandosi
il
capo
fra
le
mani
,
affannato
,
con
un
'
espressione
così
stanca
e
afflitta
,
che
faceva
male
a
vederlo
.
-
Dopo
trent
'
anni
che
faccio
scuola
!
-
esclamò
tristamente
,
crollando
il
capo
.
Nessuno
fiatava
.
Le
mani
gli
tremavano
dall
'
ira
,
e
la
ruga
diritta
che
ha
in
mezzo
alla
fronte
,
era
così
profonda
,
che
pareva
una
ferita
.
Povero
maestro
!
Tutti
ne
pativano
.
Derossi
s
'
alzò
e
disse
:
-
Signor
maestro
,
non
si
affligga
.
Noi
le
vogliamo
bene
.
-
E
allora
egli
si
rasserenò
un
poco
e
disse
:
-
Riprendiamo
la
lezione
,
ragazzi
.
Il
tamburino
sardo
Racconto
mensile
Nella
prima
giornata
della
battaglia
di
Custoza
,
il
24
luglio
del
1848
,
una
sessantina
di
soldati
d
'
un
reggimento
di
fanteria
del
nostro
esercito
,
mandati
sopra
un
'
altura
a
occupare
una
casa
solitaria
,
si
trovarono
improvvisamente
assaliti
da
due
compagnie
di
soldati
austriaci
,
che
tempestandoli
di
fucilate
da
varie
parti
,
appena
diedero
loro
il
tempo
di
rifugiarsi
nella
casa
e
di
sbarrare
precipitosamente
le
porte
,
dopo
aver
lasciato
alcuni
morti
e
feriti
pei
campi
.
Sbarrate
le
porte
,
i
nostri
accorsero
a
furia
alle
finestre
del
pian
terreno
e
del
primo
piano
,
e
cominciarono
a
fare
un
fuoco
fitto
sopra
gli
assalitori
,
i
quali
,
avvicinandosi
a
grado
a
grado
,
disposti
in
forma
di
semicerchio
,
rispondevano
vigorosamente
.
Ai
sessanta
soldati
italiani
comandavano
due
ufficiali
subalterni
e
un
capitano
,
un
vecchio
alto
,
secco
e
austero
,
coi
capelli
e
i
baffi
bianchi
;
e
c
'
era
con
essi
un
tamburino
sardo
,
un
ragazzo
di
poco
più
di
quattordici
anni
,
che
ne
dimostrava
dodici
scarsi
,
piccolo
,
di
viso
bruno
olivastro
,
con
due
occhietti
neri
e
profondi
,
che
scintillavano
.
Il
capitano
,
da
una
stanza
del
primo
piano
,
dirigeva
la
difesa
,
lanciando
dei
comandi
che
parean
colpi
di
pistola
,
e
non
si
vedeva
sulla
sua
faccia
ferrea
nessun
segno
di
commozione
.
Il
tamburino
,
un
po
'
pallido
,
ma
saldo
sulle
gambe
,
salito
sopra
un
tavolino
,
allungava
il
collo
,
trattenendosi
alla
parete
,
per
guardar
fuori
dalle
finestre
;
e
vedeva
a
traverso
al
fumo
,
pei
campi
,
le
divise
bianche
degli
Austriaci
,
che
venivano
avanti
lentamente
.
La
casa
era
posta
sulla
sommità
d
'
una
china
ripida
,
e
non
aveva
dalla
parte
della
china
che
un
solo
finestrino
alto
,
rispondente
in
una
stanza
a
tetto
;
perciò
gli
Austriaci
non
minacciavan
la
casa
da
quella
parte
,
e
la
china
era
sgombra
:
il
fuoco
non
batteva
che
la
facciata
e
i
due
fianchi
.
Ma
era
un
fuoco
d
'
inferno
,
una
grandine
di
palle
di
piombo
che
di
fuori
screpolava
i
muri
e
sbriciolava
i
tegoli
,
e
dentro
fracassava
soffitti
,
mobili
,
imposte
,
battenti
,
buttando
per
aria
schegge
di
legno
e
nuvoli
di
calcinacci
e
frantumi
di
stoviglie
e
di
vetri
,
sibilando
,
rimbalzando
,
schiantando
ogni
cosa
con
un
fragore
da
fendere
il
cranio
.
Di
tratto
in
tratto
uno
dei
soldati
che
tiravan
dalle
finestre
stramazzava
indietro
sul
pavimento
ed
era
trascinato
in
disparte
.
Alcuni
barcollavano
di
stanza
in
stanza
,
premendosi
le
mani
sopra
le
ferite
.
Nella
cucina
c
'
era
già
un
morto
,
con
la
fronte
spaccata
.
Il
semicerchio
dei
nemici
si
stringeva
.
A
un
certo
punto
fu
visto
il
capitano
,
fino
allora
impassibile
,
fare
un
segno
d
'
inquietudine
,
e
uscir
a
grandi
passi
dalla
stanza
,
seguito
da
un
sergente
.
Dopo
tre
minuti
ritornò
di
corsa
il
sergente
e
chiamò
il
tamburino
,
facendogli
cenno
che
lo
seguisse
.
Il
ragazzo
lo
seguì
correndo
su
per
una
scala
di
legno
ed
entrò
con
lui
in
una
soffitta
nuda
,
dove
vide
il
capitano
,
che
scriveva
con
una
matita
sopra
un
foglio
,
appoggiandosi
al
finestrino
,
e
ai
suoi
piedi
,
sul
pavimento
,
c
'
era
una
corda
da
pozzo
.
Il
capitano
ripiegò
il
foglio
e
disse
bruscamente
,
fissando
negli
occhi
al
ragazzo
le
sue
pupille
grigie
e
fredde
,
davanti
a
cui
tutti
i
soldati
tremavano
:
-
Tamburino
!
Il
tamburino
si
mise
la
mano
alla
visiera
.
Il
capitano
disse
:
-
Tu
hai
del
fegato
Gli
occhi
del
ragazzo
lampeggiarono
.
-
Sì
,
signor
capitano
,
-
rispose
.
-
Guarda
laggiù
,
-
disse
il
capitano
,
spingendolo
al
finestrino
,
-
nel
piano
,
vicino
alle
case
di
Villafranca
,
dove
c
'
è
un
luccichìo
di
baionette
.
Là
ci
sono
i
nostri
,
immobili
.
Tu
prendi
questo
biglietto
,
t
'
afferri
alla
corda
,
scendi
dal
finestrino
,
divori
la
china
,
pigli
pei
campi
,
arrivi
fra
i
nostri
,
e
dai
il
biglietto
al
primo
ufficiale
che
vedi
.
Butta
via
il
cinturino
e
lo
zaino
.
Il
tamburino
si
levò
il
cinturino
e
lo
zaino
,
e
si
mise
il
biglietto
nella
tasca
del
petto
;
il
sergente
gettò
la
corda
e
ne
tenne
afferrato
con
due
mani
l
'
uno
dei
capi
;
il
capitano
aiutò
il
ragazzo
a
passare
per
il
finestrino
,
con
la
schiena
rivolta
verso
la
campagna
.
-
Bada
,
-
gli
disse
,
-
la
salvezza
del
distaccamento
è
nel
tuo
coraggio
e
nelle
tue
gambe
.
-
Si
fidi
di
me
,
signor
capitano
-
rispose
il
tamburino
,
spenzolandosi
fuori
.
-
Cùrvati
nella
discesa
,
-
disse
ancora
il
capitano
,
afferrando
la
corda
insieme
al
sergente
-
Non
dubiti
.
-
Dio
t
'
aiuti
.
In
pochi
momenti
il
tamburino
fu
a
terra
;
il
sergente
tirò
su
la
corda
e
disparve
;
il
capitano
s
'
affacciò
impetuosamente
al
finestrino
,
e
vide
il
ragazzo
che
volava
giù
per
la
china
.
Sperava
già
che
fosse
riuscito
a
fuggire
inosservato
quando
cinque
o
sei
piccoli
nuvoli
di
polvere
che
si
sollevarono
da
terra
davanti
e
dietro
al
ragazzo
,
l
'
avvertirono
che
era
stato
visto
dagli
Austriaci
,
i
quali
gli
tiravano
addosso
dalla
sommità
dell
'
altura
:
quei
piccoli
nuvoli
eran
terra
buttata
in
aria
dalle
palle
.
Ma
il
tamburino
continuava
a
correre
a
rompicollo
.
A
un
tratto
,
stramazzò
.
-
Ucciso
!
-
ruggì
il
capitano
,
addentandosi
il
pugno
.
Ma
non
aveva
anche
detto
la
parola
,
che
vide
il
tamburino
rialzarsi
.
-
Ah
!
una
caduta
soltanto
!
-
disse
tra
sé
,
e
respirò
.
Il
tamburino
,
infatti
,
riprese
a
correre
di
tutta
forza
;
ma
zoppicava
.
-
Un
torcipiede
,
-
pensò
il
capitano
.
Qualche
nuvoletto
di
polvere
si
levò
ancora
qua
e
là
intorno
al
ragazzo
,
ma
sempre
più
lontano
.
Egli
era
in
salvo
.
Il
capitano
mise
un
'
esclamazione
di
trionfo
.
Ma
seguitò
ad
accompagnarlo
con
gli
occhi
,
trepidando
,
perché
era
un
affar
di
minuti
:
se
non
arrivava
laggiù
il
più
presto
possibile
col
biglietto
che
chiedeva
immediato
soccorso
,
o
tutti
i
suoi
soldati
cadevano
uccisi
,
o
egli
doveva
arrendersi
e
darsi
prigioniero
con
loro
.
Il
ragazzo
correva
rapido
un
tratto
,
poi
rallentava
il
passo
zoppicando
,
poi
ripigliava
la
corsa
,
ma
sempre
più
affaticato
,
e
ogni
tanto
incespicava
,
si
soffermava
.
-
Lo
ha
forse
colto
una
palla
di
striscio
,
pensò
il
capitano
,
e
notava
tutti
i
suoi
movimenti
,
fremendo
,
e
lo
eccitava
,
gli
parlava
,
come
se
quegli
avesse
potuto
sentirlo
;
misurava
senza
posa
,
con
l
'
occhio
ardente
,
lo
spazio
interposto
fra
il
ragazzo
fuggente
e
quel
luccichìo
d
'
armi
che
vedeva
laggiù
nella
pianura
in
mezzo
ai
campi
di
frumento
dorati
dal
sole
.
E
intanto
sentiva
i
sibili
e
il
fracasso
delle
palle
nelle
stanze
di
sotto
,
le
grida
imperiose
e
rabbiose
degli
ufficiali
e
dei
sergenti
,
i
lamenti
acuti
dei
feriti
,
il
rovinìo
dei
mobili
e
dei
calcinacci
.
-
Su
!
Coraggio
!
-
gridava
,
seguitando
con
lo
sguardo
il
tamburino
lontano
,
-
avanti
!
corri
!
Si
ferma
,
maledetto
!
Ah
!
riprende
la
corsa
.
-
Un
ufficiale
venne
a
dirgli
ansando
che
i
nemici
,
senza
interrompere
il
fuoco
,
sventolavano
un
panno
bianco
per
intimare
la
resa
.
-
Non
si
risponda
!
-
egli
gridò
,
senza
staccar
lo
sguardo
dal
ragazzo
,
che
già
era
nel
piano
,
ma
che
più
non
correva
,
e
parea
che
si
trascinasse
stentatamente
.
-
Ma
va
'
!
ma
corri
!
-
diceva
il
capitano
stringendo
i
denti
e
i
pugni
;
-
ammazzati
,
muori
,
scellerato
,
ma
va
'
!
-
Poi
gettò
un
'
orribile
imprecazione
.
-
Ah
!
l
'
infame
poltrone
,
s
'
è
seduto
!
-
Il
ragazzo
,
infatti
,
di
cui
fino
allora
egli
aveva
visto
sporgere
il
capo
al
disopra
d
'
un
campo
di
frumento
,
era
scomparso
,
come
se
fosse
caduto
.
Ma
dopo
un
momento
,
la
sua
testa
venne
fuori
daccapo
;
infine
si
perdette
dietro
alle
siepi
,
e
il
capitano
non
lo
vide
più
.
Allora
discese
impetuosamente
;
le
palle
tempestavano
;
le
stanze
erano
ingombre
di
feriti
,
alcuni
dei
quali
giravano
su
sé
stessi
come
briachi
,
aggrappandosi
ai
mobili
;
le
pareti
e
il
pavimento
erano
chiazzati
di
sangue
;
dei
cadaveri
giacevano
a
traverso
alle
porte
;
il
luogotenente
aveva
il
braccio
destro
spezzato
da
una
palla
;
il
fumo
e
il
polverio
avvolgevano
ogni
cosa
.
-
Coraggio
!
Arrivan
soccorsi
!
Ancora
un
po
'
di
coraggio
!
-
Gli
Austriaci
s
'
erano
avvicinati
ancora
;
si
vedevano
giù
tra
il
fumo
i
loro
visi
stravolti
,
si
sentiva
tra
lo
strepito
delle
fucilate
le
loro
grida
selvagge
,
che
insultavano
,
intimavan
la
resa
,
minacciavan
l
'
eccidio
.
Qualche
soldato
,
impaurito
,
si
ritraeva
dalle
finestre
;
i
sergenti
lo
ricacciavano
avanti
.
Ma
il
fuoco
della
difesa
infiacchiva
,
lo
scoraggiamento
appariva
su
tutti
i
visi
,
non
era
più
possibile
protrarre
la
resistenza
.
A
un
dato
momento
,
i
colpi
degli
Austriaci
rallentarono
,
e
una
voce
tonante
gridò
prima
in
tedesco
,
poi
in
italiano
:
-
Arrendetevi
!
-
No
!
-
urlò
il
capitano
da
una
finestra
.
E
il
fuoco
ricominciò
più
fitto
e
più
rabbioso
dalle
due
parti
.
Altri
soldati
caddero
.
Già
più
d
'
una
finestra
era
senza
difensori
.
Il
momento
fatale
era
imminente
.
Il
capitano
gridava
con
voce
smozzicata
fra
i
denti
:
-
Non
vengono
!
Non
vengono
!
-
e
correva
intorno
furioso
,
torcendo
la
sciabola
con
la
mano
convulsa
,
risoluto
a
morire
.
Quando
un
sergente
,
scendendo
dalla
soffitta
,
gettò
un
grido
altissimo
:
-
Arrivano
!
-
Arrivano
!
-
ripeté
con
un
grido
di
gioia
il
capitano
.
-
A
quel
grido
tutti
,
sani
,
feriti
,
sergenti
,
ufficiali
si
slanciarono
alle
finestre
,
e
la
resistenza
inferocì
un
'
altra
volta
.
Di
lì
a
pochi
momenti
,
si
notò
come
un
'
incertezza
e
un
principio
di
disordine
fra
i
nemici
.
Subito
,
in
furia
,
il
capitano
radunò
un
drappello
nella
stanza
a
terreno
,
per
far
impeto
fuori
,
con
le
baionette
inastate
.
-
Poi
rivolò
di
sopra
.
Era
appena
arrivato
,
che
sentirono
uno
scalpitìo
precipitoso
,
accompagnato
da
un
urrà
formidabile
,
e
videro
dalle
finestre
venir
innanzi
tra
il
fumo
i
cappelli
a
due
punte
dei
carabinieri
italiani
,
uno
squadrone
lanciato
ventre
a
terra
,
e
un
balenìo
fulmineo
di
lame
mulinate
per
aria
,
calate
sui
capi
,
sulle
spalle
,
sui
dorsi
;
-
allora
il
drappello
irruppe
a
baionette
basse
fuor
della
porta
;
-
i
nemici
vacillarono
,
si
scompigliarono
,
diedero
di
volta
,
il
terreno
rimase
sgombro
,
la
casa
fu
libera
,
e
poco
dopo
due
battaglioni
di
fanteria
italiana
e
due
cannoni
occupavan
l
'
altura
.
Il
capitano
,
coi
soldati
che
gli
rimanevano
,
si
ricongiunse
al
suo
reggimento
,
combatté
ancora
,
e
fu
leggermente
ferito
alla
mano
sinistra
da
una
palla
rimbalzante
,
nell
'
ultimo
assalto
alla
baionetta
.
La
giornata
finì
con
la
vittoria
dei
nostri
.
Ma
il
giorno
dopo
,
essendosi
ricominciato
a
combattere
,
gli
italiani
furono
oppressi
,
malgrado
la
valorosa
resistenza
,
dal
numero
soverchiante
degli
Austriaci
,
e
la
mattina
del
ventisei
dovettero
prender
tristamente
la
via
della
ritirata
,
verso
il
Mincio
.
Il
capitano
,
benché
ferito
,
fece
il
cammino
a
piedi
coi
suoi
soldati
,
stanchi
e
silenziosi
,
e
arrivato
sul
cader
del
giorno
a
Goito
,
sul
Mincio
,
cercò
subito
del
suo
luogotenente
,
che
era
stato
raccolto
col
braccio
spezzato
dalla
nostra
Ambulanza
,
e
doveva
esser
giunto
là
prima
di
lui
.
Gli
fu
indicata
una
chiesa
,
dov
'
era
stato
installato
affrettatamente
un
ospedale
da
campo
.
Egli
v
'
andò
.
La
chiesa
era
piena
di
feriti
,
adagiati
su
due
file
di
letti
e
di
materassi
distesi
sul
pavimento
;
due
medici
e
vari
inservienti
andavano
e
venivano
,
affannati
;
e
s
'
udivan
delle
grida
soffocate
e
dei
gemiti
.
Appena
entrato
,
il
capitano
si
fermò
,
e
girò
lo
sguardo
all
'
intorno
,
in
cerca
del
suo
ufficiale
.
In
quel
punto
si
sentì
chiamare
da
una
voce
fioca
,
vicinissima
:
-
Signor
capitano
!
Si
voltò
:
era
il
tamburino
Era
disteso
sopra
un
letto
a
cavalletti
,
-
coperto
fino
al
petto
da
una
rozza
tenda
da
finestra
,
a
quadretti
rossi
e
bianchi
,
-
con
le
braccia
fuori
;
pallido
e
smagrito
,
ma
sempre
coi
suoi
occhi
scintillanti
,
come
due
gemme
nere
.
-
Sei
qui
,
tu
?
-
gli
domandò
il
capitano
,
stupito
ma
brusco
.
-
Bravo
.
Hai
fatto
il
tuo
dovere
.
-
Ho
fatto
il
mio
possibile
,
-
rispose
il
tamburino
.
-
Sei
stato
ferito
,
-
disse
il
capitano
,
cercando
con
gli
occhi
il
suo
ufficiale
nei
letti
vicini
.
-
Che
vuole
!
-
disse
il
ragazzo
,
a
cui
dava
coraggio
a
parlare
la
compiacenza
altiera
d
'
esser
per
la
prima
volta
ferito
,
senza
di
che
non
avrebbe
osato
d
'
aprir
bocca
in
faccia
a
quel
capitano
;
-
ho
avuto
un
bel
correre
gobbo
,
m
'
han
visto
subito
.
Arrivavo
venti
minuti
prima
se
non
mi
coglievano
.
Per
fortuna
che
ho
trovato
subito
un
capitano
di
Stato
Maggiore
da
consegnargli
il
biglietto
.
Ma
è
stato
un
brutto
discendere
dopo
quella
carezza
!
Morivo
dalla
sete
,
temevo
di
non
arrivare
più
,
piangevo
dalla
rabbia
a
pensare
che
ad
ogni
minuto
di
ritardo
se
n
'
andava
uno
all
'
altro
mondo
,
lassù
.
Basta
,
ho
fatto
quello
che
ho
potuto
.
Son
contento
.
Ma
guardi
lei
,
con
licenza
,
signor
capitano
,
che
perde
sangue
.
Infatti
dalla
palma
mal
fasciata
del
capitano
colava
giù
per
le
dita
qualche
goccia
di
sangue
.
-
Vuol
che
le
dia
una
stretta
io
alla
fascia
,
signor
capitano
?
Porga
un
momento
.
Il
capitano
porse
la
mano
sinistra
,
e
allungò
la
destra
per
aiutare
il
ragazzo
a
sciogliere
il
nodo
e
a
rifarlo
;
ma
il
ragazzo
,
sollevatosi
appena
dal
cuscino
,
impallidì
,
e
dovette
riappoggiare
la
testa
.
-
Basta
,
basta
,
-
disse
il
capitano
,
guardandolo
,
e
ritirando
la
mano
fasciata
,
che
quegli
volea
ritenere
:
-
bada
ai
fatti
tuoi
,
invece
di
pensare
agli
altri
,
ché
anche
le
cose
leggiere
,
a
trascurarle
,
possono
farsi
gravi
.
Il
tamburino
scosse
il
capo
.
-
Ma
tu
,
-
gli
disse
il
capitano
,
guardandolo
attentamente
,
-
devi
aver
perso
molto
sangue
,
tu
,
per
esser
debole
a
quel
modo
.
-
Perso
molto
sangue
?
-
rispose
il
ragazzo
,
con
un
sorriso
.
-
Altro
che
sangue
.
Guardi
.
E
tirò
via
d
'
un
colpo
la
coperta
.
Il
capitano
diè
un
passo
indietro
,
inorridito
.
Il
ragazzo
non
aveva
più
che
una
gamba
:
la
gamba
sinistra
gli
era
stata
amputata
al
di
sopra
del
ginocchio
:
il
troncone
era
fasciato
di
panni
insanguinati
.
In
quel
momento
passò
un
medico
militare
,
piccolo
e
grasso
,
in
maniche
di
camicia
.
-
Ah
!
signor
capitano
,
disse
rapidamente
,
accennandogli
il
tamburino
,
-
ecco
un
caso
disgraziato
;
una
gamba
che
si
sarebbe
salvata
con
niente
s
'
egli
non
l
'
avesse
forzata
in
quella
pazza
maniera
;
un
'
infiammazione
maledetta
;
bisognò
tagliar
lì
per
lì
.
Oh
,
ma
...
un
bravo
ragazzo
,
gliel
'
assicuro
io
;
non
ha
dato
una
lacrima
,
non
un
grido
!
Ero
superbo
che
fosse
un
ragazzo
italiano
,
mentre
l
'
operavo
,
in
parola
d
'
onore
.
Quello
è
di
buona
razza
,
perdio
!
E
se
n
'
andò
di
corsa
.
Il
capitano
corrugò
le
grandi
sopracciglia
bianche
,
e
guardò
fisso
il
tamburino
,
ristendendogli
addosso
la
coperta
;
poi
,
lentamente
,
quasi
non
avvedendosene
,
e
fissandolo
sempre
,
alzò
la
mano
al
capo
e
si
levò
il
cheppì
.
-
Signor
capitano
!
-
esclamò
il
ragazzo
meravigliato
.
-
Cosa
fa
,
signor
capitano
?
Per
me
!
E
allora
quel
rozzo
soldato
che
non
aveva
mai
detto
una
parola
mite
ad
un
suo
inferiore
,
rispose
con
una
voce
indicibilmente
affettuosa
e
dolce
:
-
Io
non
sono
che
un
capitano
;
tu
sei
un
eroe
.
Poi
si
gettò
con
le
braccia
aperte
sul
tamburino
,
e
lo
baciò
tre
volte
sul
cuore
.
L
'
amor
di
patria
24
,
martedì
Poiché
il
racconto
del
Tamburino
t
'
ha
scosso
il
cuore
ti
doveva
esser
facile
,
questa
mattina
,
far
bene
il
componimento
d
'
esame
:
-
Perché
amate
l
'
Italia
.
Perché
amo
l
'
Italia
?
Non
ti
si
son
presentate
subito
cento
risposte
?
Io
amo
l
'
Italia
perché
mia
madre
è
italiana
,
perché
il
sangue
che
mi
scorre
nelle
vene
è
italiano
perché
è
italiana
la
terra
dove
son
sepolti
i
morti
che
mia
madre
piange
e
che
mio
padre
venera
,
perché
la
città
dove
son
nato
,
la
lingua
che
parlo
,
i
libri
che
m
'
educano
,
perché
mio
fratello
,
mia
sorella
,
i
miei
compagni
,
e
il
grande
popolo
in
mezzo
a
cui
vivo
,
e
la
bella
natura
che
mi
circonda
,
e
tutto
ciò
che
vedo
,
che
amo
,
che
studio
,
che
ammiro
,
è
italiano
.
Oh
tu
non
puoi
ancora
sentirlo
intero
quest
'
affetto
.
Lo
sentirai
quando
sarai
un
uomo
,
quando
ritornando
da
un
viaggio
lungo
,
dopo
una
lunga
assenza
,
e
affacciandoti
una
mattina
al
parapetto
del
bastimento
,
vedrai
all
'
orizzonte
le
grandi
montagne
azzurre
del
tuo
paese
;
lo
sentirai
allora
nell
'
onda
impetuosa
di
tenerezza
che
t
'
empirà
gli
occhi
di
lagrime
e
ti
strapperà
un
grido
dal
cuore
.
Lo
sentirai
in
qualche
grande
città
lontana
,
nell
'
impulso
dell
'
anima
che
ti
spingerà
fra
la
folla
sconosciuta
verso
un
operaio
sconosciuto
dal
quale
avrai
inteso
passandogli
accanto
,
una
parola
della
tua
lingua
.
Lo
sentirai
nello
sdegno
doloroso
e
superbo
che
ti
getterà
il
sangue
alla
fronte
,
quando
udrai
ingiuriare
il
tuo
paese
dalla
bocca
d
'
uno
straniero
.
Lo
sentirai
più
violento
e
più
altero
il
giorno
in
cui
la
minaccia
d
'
un
popolo
nemico
solleverà
una
tempesta
di
fuoco
sulla
tua
patria
,
e
vedrai
fremere
armi
d
'
ogni
parte
,
i
giovani
accorrere
a
legioni
,
i
padri
baciare
i
figli
,
dicendo
:
-
Coraggio
!
-
e
le
madri
dire
addio
ai
giovinetti
,
gridando
:
-
Vincete
!
-
Lo
sentirai
come
una
gioia
divina
se
avrai
la
fortuna
di
veder
rientrare
nella
tua
città
i
reggimenti
diradati
,
stanchi
,
cenciosi
,
terribili
,
con
lo
splendore
della
vittoria
negli
occhi
e
le
bandiere
lacerate
dalle
palle
,
seguiti
da
un
convoglio
sterminato
di
valorosi
che
leveranno
in
alto
le
teste
bendate
e
i
moncherini
,
in
mezzo
a
una
folla
pazza
che
li
coprirà
di
fiori
,
di
benedizioni
e
di
baci
.
Tu
comprenderai
allora
l
'
amor
di
patria
,
sentirai
la
patria
allora
,
Enrico
.
Ella
è
una
così
grande
e
sacra
cosa
,
che
se
un
giorno
io
vedessi
te
tornar
salvo
da
una
battaglia
combattuta
per
essa
,
salvo
te
,
che
sei
la
carne
e
l
'
anima
mia
,
e
sapessi
che
hai
conservato
la
vita
perché
ti
sei
nascosto
alla
morte
,
io
tuo
padre
,
che
t
'
accolgo
con
un
grido
di
gioia
quando
torni
dalla
scuola
,
io
t
'
accoglierei
con
un
singhiozzo
d
'
angoscia
,
e
non
potrei
amarti
mai
più
,
e
morirei
con
quel
pugnale
nel
cuore
.
TUO
PADRE
Invidia
25
,
mercoledì
Anche
il
componimento
sulla
patria
chi
l
'
ha
fatto
meglio
di
tutti
è
Derossi
.
E
Votini
che
si
teneva
sicuro
della
prima
medaglia
!
Io
gli
vorrei
bene
a
Votini
,
benché
sia
un
po
'
vanesio
e
si
rilisci
troppo
;
ma
mi
fa
dispetto
,
ora
che
gli
son
vicino
di
banco
,
veder
com
'
è
invidioso
di
Derossi
.
E
vorrebbe
gareggiare
con
lui
,
studia
;
ma
non
ce
ne
può
,
in
nessuna
maniera
,
ché
l
'
altro
lo
rivende
dieci
volte
in
tutte
le
materie
;
e
Votini
si
morde
le
dita
.
Anche
Carlo
Nobis
lo
invidia
;
ma
ha
tanta
superbia
in
corpo
che
,
appunto
per
superbia
,
non
si
fa
scorgere
.
Votini
invece
si
tradisce
,
si
lamenta
dei
punti
a
casa
sua
,
e
dice
che
il
maestro
fa
delle
ingiustizie
;
e
quando
Derossi
risponde
alle
interrogazioni
così
pronto
e
bene
,
come
fa
sempre
,
egli
si
rannuvola
,
china
la
testa
,
finge
di
non
sentire
,
o
si
sforza
di
ridere
,
ma
ride
verde
.
E
siccome
tutti
lo
sanno
,
così
quando
il
maestro
loda
Derossi
tutti
si
voltano
a
guardar
Votini
,
che
mastica
veleno
,
e
il
muratorino
gli
fa
il
muso
di
lepre
.
Stamani
,
per
esempio
,
l
'
ha
fatta
bigia
.
Il
maestro
entra
nella
scuola
e
annunzia
il
risultato
dell
'
esame
:
-
Derossi
,
dieci
decimi
e
la
prima
medaglia
.
-
Votini
fece
un
grande
starnuto
.
Il
maestro
lo
guardò
:
ci
voleva
poco
a
capire
.
-
Votini
,
-
gli
disse
,
-
non
vi
lasciate
entrare
in
corpo
il
serpe
dell
'
invidia
:
è
un
serpe
che
rode
il
cervello
e
corrompe
il
cuore
.
-
Tutti
lo
guardarono
,
fuorché
Derossi
;
Votini
volle
rispondere
,
non
poté
;
restò
come
impietrato
,
col
viso
bianco
.
Poi
,
mentre
il
maestro
faceva
lezione
,
si
mise
a
scrivere
a
grossi
caratteri
sopra
un
foglietto
:
-
Io
non
sono
invidioso
di
quelli
che
guadagnano
la
prima
medaglia
con
le
protezioni
e
le
ingiustizie
.
-
Era
un
biglietto
che
voleva
mandare
a
Derossi
.
Ma
intanto
vedevo
che
i
vicini
di
Derossi
macchinavano
fra
loro
,
parlandosi
all
'
orecchio
,
e
uno
ritagliava
col
temperino
una
gran
medaglia
di
carta
,
su
cui
avevan
disegnato
un
serpe
nero
.
E
Votini
pure
se
ne
accorse
.
Il
maestro
uscì
per
pochi
minuti
.
Subito
i
vicini
di
Derossi
s
'
alzarono
per
uscir
dal
banco
e
venire
a
presentar
solennemente
la
medaglia
di
carta
a
Votini
.
Tutta
la
classe
si
preparava
a
una
scenata
.
Votini
tremava
già
tutto
.
Derossi
gridò
:
-
Datela
a
me
!
-
Sì
,
meglio
,
-
quelli
risposero
,
-
sei
tu
che
gliela
devi
portare
.
Derossi
pigliò
la
medaglia
e
la
fece
in
tanti
pezzetti
.
In
quel
punto
il
maestro
rientrò
,
e
riprese
la
lezione
.
Io
tenni
d
'
occhio
Votini
;
-
era
diventato
rosso
di
bragia
;
-
prese
il
foglietto
adagio
adagio
,
come
se
facesse
per
distrazione
,
lo
appallottolò
di
nascosto
,
se
lo
mise
in
bocca
,
lo
masticò
per
un
poco
,
e
poi
lo
sputò
sotto
il
banco
...
Nell
'
uscir
dalla
scuola
passando
davanti
a
Derossi
,
Votini
ch
'
era
un
po
'
confuso
,
lasciò
cascar
la
carta
asciugante
.
Derossi
,
gentile
,
la
raccattò
e
gliela
mise
nello
zaino
e
l
'
aiutò
ad
agganciare
la
cinghia
.
Votini
non
osò
alzare
la
fronte
.
La
madre
di
Franti
28
,
sabato
Ma
Votini
è
incorreggibile
.
Ieri
,
alla
lezione
di
religione
,
in
presenza
del
Direttore
,
il
maestro
domandò
a
Derossi
se
sapeva
a
mente
quelle
due
strofette
del
libro
di
lettura
:
Dovunque
il
guardo
io
giro
,
immenso
Iddio
ti
vedo
.
-
Derossi
rispose
di
no
,
e
Votini
subito
:
-
Io
le
so
!
-
con
un
sorriso
come
per
fare
una
picca
a
Derossi
.
Ma
fu
piccato
lui
,
invece
,
che
non
poté
recitare
la
poesia
,
perché
entrò
tutt
'
a
un
tratto
nella
scuola
la
madre
di
Franti
,
affannata
,
coi
capelli
grigi
arruffati
,
tutta
fradicia
di
neve
,
spingendo
avanti
il
figliuolo
che
è
stato
sospeso
dalla
scuola
per
otto
giorni
.
Che
triste
scena
ci
toccò
di
vedere
!
La
povera
donna
si
gettò
quasi
in
ginocchio
davanti
al
Direttore
giungendo
le
mani
,
e
supplicando
:
-
Oh
signor
Direttore
,
mi
faccia
la
grazia
,
riammetta
il
ragazzo
alla
scuola
!
Son
tre
giorni
che
è
a
casa
,
l
'
ho
tenuto
nascosto
,
ma
Dio
ne
guardi
se
suo
padre
scopre
la
cosa
,
lo
ammazza
;
abbia
pietà
,
che
non
so
più
come
fare
!
mi
raccomando
con
tutta
l
'
anima
mia
!
-
Il
Direttore
cercò
di
condurla
fuori
;
ma
essa
resistette
,
sempre
pregando
e
piangendo
.
-
Oh
!
se
sapesse
le
pene
che
m
'
ha
dato
questo
figliuolo
avrebbe
compassione
!
Mi
faccia
la
grazia
!
Io
spero
che
cambierà
.
Io
già
non
vivrò
più
un
pezzo
,
signor
Direttore
,
ho
la
morte
qui
,
ma
vorrei
vederlo
cambiato
prima
di
morire
perché
...
-
e
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
,
-
è
il
mio
figliuolo
,
gli
voglio
bene
,
morirei
disperata
;
me
lo
riprenda
ancora
una
volta
,
signor
Direttore
,
perché
non
segua
una
disgrazia
in
famiglia
,
lo
faccia
per
pietà
d
'
una
povera
donna
!
-
E
si
coperse
il
viso
con
le
mani
singhiozzando
.
Franti
teneva
il
viso
basso
,
impassibile
.
Il
Direttore
lo
guardò
,
stette
un
po
'
pensando
,
poi
disse
:
-
Franti
,
va
'
al
tuo
posto
.
-
Allora
la
donna
levò
le
mani
dal
viso
,
tutta
racconsolata
,
e
cominciò
a
dir
grazie
,
grazie
,
senza
lasciar
parlare
il
Direttore
,
e
s
'
avviò
verso
l
'
uscio
,
asciugandosi
gli
occhi
,
e
dicendo
affollatamente
:
-
Figliuol
mio
,
mi
raccomando
.
Abbiano
pazienza
tutti
.
Grazie
,
signor
Direttore
,
che
ha
fatto
un
'
opera
di
carità
.
Buono
,
sai
figliuolo
.
Buon
giorno
,
ragazzi
.
Grazie
,
a
rivederlo
,
signor
maestro
.
E
scusino
tanto
,
una
povera
mamma
.
-
E
data
ancora
di
sull
'
uscio
un
'
occhiata
supplichevole
a
suo
figlio
,
se
n
'
andò
,
raccogliendo
lo
scialle
che
strascicava
,
pallida
,
incurvata
,
con
la
testa
tremante
,
e
la
sentimmo
ancor
tossire
giù
per
le
scale
.
Il
Direttore
guardò
fisso
Franti
,
in
mezzo
al
silenzio
della
classe
,
e
gli
disse
con
un
accento
da
far
tremare
:
-
Franti
,
tu
uccidi
tua
madre
!
-
Tutti
si
voltarono
a
guardar
Franti
.
E
quell
'
infame
sorrise
.
Speranza
29
,
domenica
Bello
Enrico
lo
slancio
con
cui
ti
sei
gettato
sul
cuore
di
tua
madre
tornando
dalla
scuola
di
religione
.
Si
,
t
'
ha
detto
delle
cose
grandi
e
consolanti
il
maestro
.
Dio
che
ci
ha
gettati
l
'
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
,
non
ci
separerà
per
sempre
;
quando
io
morirò
,
quando
tuo
padre
morrà
,
non
ce
le
diremo
quelle
tremende
e
disperate
parole
:
-
mamma
,
babbo
,
Enrico
,
non
ti
vedrò
mai
più
!
-
Noi
ci
rivedremo
in
un
'
altra
vita
,
dove
chi
ha
molto
sofferto
in
questa
sarà
compensato
,
dove
chi
ha
molto
amato
sulla
terra
ritroverà
le
anime
che
ha
amate
,
in
un
mondo
senza
colpe
,
senza
pianto
e
senza
morte
.
Ma
dobbiamo
rendercene
degni
,
tutti
,
di
quell
'
altra
vita
.
Senti
,
figliuolo
:
ogni
tua
azione
buona
,
ogni
tuo
moto
d
'
affetto
per
coloro
che
ti
amano
,
ogni
tuo
atto
cortese
per
i
tuoi
compagni
,
ogni
tuo
pensiero
gentile
è
come
uno
slancio
in
alto
verso
quel
mondo
.
E
anche
ti
solleva
verso
quel
mondo
ogni
disgrazia
,
ogni
dolore
,
perché
ogni
dolore
è
l
'
espiazione
d
'
una
colpa
,
ogni
lacrima
cancella
una
macchia
.
Proponiti
oggi
giorno
di
essere
più
buono
e
più
amoroso
che
il
giorno
innanzi
.
Di
'
ogni
mattina
:
oggi
voglio
far
qualche
cosa
di
cui
la
coscienza
mi
lodi
e
mio
padre
sia
contento
;
qualche
cosa
che
mi
faccia
voler
bene
da
questo
o
da
quel
compagno
,
dal
maestro
,
da
mio
fratello
,
o
da
altri
.
E
domanda
a
Dio
che
ti
dia
la
forza
di
mettere
in
atto
il
tuo
proposito
.
Signore
,
io
voglio
essere
buono
,
nobile
,
coraggioso
gentile
,
sincero
,
aiutatemi
,
fate
che
ogni
sera
,
quando
mia
madre
mi
dà
l
'
ultimo
saluto
,
io
possa
dirle
.
Tu
baci
questa
sera
un
fanciullo
più
onesto
e
più
degno
di
quello
che
baciasti
ieri
.
Abbi
sempre
nel
tuo
pensiero
quell
'
altro
Enrico
sovrumano
e
felice
,
che
tu
potrai
essere
dopo
questa
vita
.
E
prega
.
Tu
non
puoi
immaginare
che
dolcezza
provi
,
quanto
si
senta
migliore
una
madre
quando
vede
il
suo
fanciullo
con
le
mani
giunte
.
Quando
io
vedo
te
che
preghi
mi
pare
impossibile
che
non
ci
sia
nessuno
che
ti
guardi
e
ti
ascolti
.
Io
credo
allora
più
fermamente
che
c
'
è
una
bontà
suprema
e
una
pietà
infinita
,
io
t
'
amo
di
più
,
lavoro
con
più
ardore
,
soffro
con
più
forza
,
perdono
con
tutta
l
'
anima
e
penso
alla
morte
serenamente
.
Oh
Dio
grande
e
buono
!
Risentir
dopo
morte
la
voce
di
mia
madre
,
ritrovare
i
miei
bambini
,
rivedere
il
mio
Enrico
,
il
mio
Enrico
benedetto
e
immortale
,
e
stringerlo
in
un
abbraccio
che
non
si
scioglierà
mai
più
,
mai
più
in
eterno
!
Oh
prega
,
preghiamo
,
amiamoci
,
siamo
buoni
,
portiamo
quella
celeste
speranza
nell
'
anima
,
adorato
fanciullo
mio
.
TUA
MADRE
FEBBRAIO
Una
medaglia
ben
data
4
,
sabato
Questa
mattina
venne
a
dar
le
medaglie
il
Sovrintendente
scolastico
,
un
signore
con
la
barba
bianca
,
vestito
di
nero
.
Entrò
col
Direttore
,
poco
prima
del
finis
,
e
sedette
accanto
al
maestro
.
Interrogò
parecchi
,
poi
diede
la
prima
medaglia
a
Derossi
,
e
prima
di
dar
la
seconda
,
stette
qualche
momento
a
sentire
il
maestro
e
il
Direttore
,
che
gli
parlavano
a
voce
bassa
.
Tutti
domandavano
:
-
A
chi
darà
la
seconda
?
-
Il
Sovrintendente
disse
a
voce
alta
:
-
La
seconda
medaglia
l
'
ha
meritata
questa
settimana
l
'
alunno
Pietro
Precossi
:
meritata
per
i
lavori
di
casa
,
per
le
lezioni
,
per
la
calligrafia
,
per
la
condotta
,
per
tutto
.
-
Tutti
si
voltarono
a
guardar
Precossi
,
si
vedeva
che
ci
avevan
tutti
piacere
.
Precossi
s
'
alzò
,
confuso
che
non
sapeva
più
dove
fosse
.
-
Vieni
qua
,
-
disse
il
Sovrintendente
.
Precossi
saltò
giù
dal
banco
e
andò
accanto
al
tavolino
del
maestro
.
Il
sovrintendente
guardò
con
attenzione
quel
visino
color
di
cera
,
quel
piccolo
corpo
insaccato
in
quei
panni
rimboccati
e
disadatti
,
quegli
occhi
buoni
e
tristi
,
che
sfuggivano
i
suoi
,
ma
che
lasciavano
indovinare
una
storia
di
patimenti
,
poi
gli
disse
con
voce
piena
di
affetto
,
attaccandogli
la
medaglia
alla
spalla
:
-
Precossi
,
ti
dò
la
medaglia
.
Nessuno
è
più
degno
di
te
di
portarla
.
Non
la
dò
soltanto
alla
tua
intelligenza
e
al
tuo
buon
volere
,
la
dò
al
tuo
cuore
,
la
dò
al
tuo
coraggio
,
al
tuo
carattere
di
bravo
e
buon
figliuolo
.
Non
è
vero
,
-
soggiunse
,
voltandosi
verso
la
classe
,
-
che
egli
la
merita
anche
per
questo
?
-
Sì
,
sì
,
-
risposero
tutti
a
una
voce
.
Precossi
fece
un
movimento
del
collo
come
per
inghiottire
qualche
cosa
,
e
girò
sui
banchi
uno
sguardo
dolcissimo
,
che
esprimeva
una
gratitudine
immensa
.
-
Va
'
,
dunque
,
gli
disse
il
Sovrintendente
,
-
caro
ragazzo
!
E
Dio
ti
protegga
!
-
Era
l
'
ora
d
'
uscire
.
La
nostra
classe
uscì
avanti
le
altre
.
Appena
siamo
fuori
dell
'
uscio
...
chi
vediamo
lì
nel
camerone
,
proprio
sull
'
entrata
?
Il
padre
di
Precossi
,
il
fabbro
ferraio
,
pallido
,
come
al
solito
,
col
viso
torvo
,
coi
capelli
negli
occhi
,
col
berretto
per
traverso
,
malfermo
sulle
gambe
.
Il
maestro
lo
vide
subito
e
parlò
nell
'
orecchio
al
Sovrintendente
;
questi
cercò
Precossi
in
fretta
e
,
presolo
per
mano
,
lo
condusse
da
suo
padre
.
Il
ragazzo
tremava
.
Anche
il
maestro
e
il
Direttore
s
'
avvicinarono
,
molti
ragazzi
si
fecero
intorno
.
-
Lei
è
il
padre
di
questo
ragazzo
,
è
vero
?
-
domandò
il
Sovrintendente
al
fabbro
,
con
fare
allegro
,
come
se
fossero
amici
.
E
senz
'
aspettar
la
risposta
:
-
Mi
rallegro
con
lei
.
Guardi
:
egli
ha
guadagnato
la
seconda
medaglia
,
sopra
cinquantaquattro
compagni
;
l
'
ha
meritata
nella
composizione
,
nell
'
aritmetica
,
in
tutto
.
È
un
ragazzo
pieno
d
'
intelligenza
e
di
buona
volontà
,
che
farà
molto
cammino
:
un
bravo
ragazzo
,
che
ha
l
'
affezione
e
la
stima
di
tutti
;
lei
ne
può
andar
superbo
,
gliel
'
assicuro
.
-
Il
fabbro
,
che
era
stato
a
sentire
con
la
bocca
aperta
,
guardò
fisso
il
Sovrintendente
e
il
Direttore
,
e
poi
fissò
il
suo
figliuolo
,
che
gli
stava
davanti
,
con
gli
occhi
bassi
,
tremando
;
e
come
se
ricordasse
e
capisse
allora
per
la
prima
volta
tutto
quello
che
aveva
fatto
soffrire
a
quel
povero
piccino
,
e
tutta
la
bontà
,
tutta
la
costanza
eroica
con
cui
egli
aveva
sofferto
,
mostrò
a
un
tratto
nel
viso
una
certa
meraviglia
stupida
,
poi
un
dolore
accigliato
,
infine
una
tenerezza
violenta
e
triste
,
e
con
un
rapido
gesto
afferrò
il
ragazzo
per
il
capo
e
se
lo
strinse
sul
petto
.
Noi
gli
passammo
tutti
davanti
;
io
l
'
invitai
a
venir
a
casa
giovedì
,
con
Garrone
e
Crossi
;
altri
lo
salutarono
;
chi
gli
faceva
una
carezza
,
chi
gli
toccava
la
medaglia
,
tutti
gli
dissero
qualche
cosa
.
E
il
padre
guardava
stupito
,
tenendosi
sempre
serrato
al
petto
il
capo
del
figliuolo
,
che
singhiozzava
.
Buoni
propositi
5
,
domenica
M
'
ha
destato
un
rimorso
quella
medaglia
data
a
Precossi
.
Io
che
non
ne
ho
ancora
guadagnata
una
!
Io
da
un
po
'
di
tempo
non
studio
,
e
sono
scontento
di
me
,
e
il
maestro
,
mio
padre
e
mia
madre
sono
scontenti
.
Non
provo
più
neppure
il
piacere
di
prima
a
divertirmi
,
quando
lavoravo
di
voglia
,
e
poi
saltavo
su
dal
tavolino
e
correvo
ai
miei
giochi
pieno
d
'
allegrezza
,
come
se
non
avessi
più
giocato
da
un
mese
.
Neanche
a
tavola
coi
miei
non
mi
siedo
più
con
la
contentezza
d
'
una
volta
.
Sempre
ho
come
un
'
ombra
nell
'
animo
,
una
voce
dentro
che
mi
dice
continuamente
:
-
non
va
,
non
va
.
-
Vedo
la
sera
passar
per
la
piazza
tanti
ragazzi
che
tornan
dal
lavoro
,
in
mezzo
a
gruppi
d
'
operai
tutti
stanchi
ma
allegri
,
che
allungano
il
passo
,
impazienti
di
arrivar
a
casa
a
mangiare
,
e
parlano
forte
,
ridendo
,
e
battendosi
sulle
spalle
le
mani
nere
di
carbone
o
bianche
di
calce
,
e
penso
che
hanno
lavorato
dallo
spuntar
dell
'
alba
fino
a
quell
'
ora
;
e
con
quelli
tanti
altri
anche
più
piccoli
,
che
tutto
il
giorno
son
stati
sulle
cime
dei
tetti
,
davanti
alle
fornaci
,
in
mezzo
alle
macchine
,
e
dentro
all
'
acqua
,
e
sotto
terra
,
non
mangiando
che
un
po
'
di
pane
;
e
provo
quasi
vergogna
,
io
che
in
tutto
quel
tempo
non
ho
fatto
che
scarabocchiare
di
mala
voglia
quattro
paginuccie
.
Ah
sono
scontento
,
scontento
!
Io
vedo
bene
che
mio
padre
è
di
malumore
,
e
vorrebbe
dirmelo
,
ma
gli
rincresce
,
e
aspetta
ancora
;
caro
padre
mio
,
che
lavori
tanto
!
Tutto
è
tuo
,
tutto
quello
che
mi
vedo
intorno
in
casa
,
tutto
quello
che
tocco
,
tutto
quello
che
mi
veste
e
che
mi
ciba
,
tutto
quello
che
mi
ammaestra
e
mi
diverte
,
tutto
è
frutto
del
tuo
lavoro
,
ed
io
non
lavoro
,
tutto
t
'
è
costato
pensieri
,
privazioni
,
dispiaceri
,
fatiche
,
e
io
non
fatico
!
Ah
no
,
è
troppo
ingiusto
e
mi
fa
troppa
pena
.
Io
voglio
cominciare
da
oggi
,
voglio
mettermi
a
studiare
,
come
Stardi
,
coi
pugni
serrati
e
coi
denti
stretti
,
mettermici
con
tutte
le
forze
della
mia
volontà
e
del
mio
cuore
;
voglio
vincere
il
sonno
la
sera
,
saltar
giù
presto
la
mattina
,
martellarmi
il
cervello
senza
riposo
,
sferzare
la
pigrizia
senza
pietà
,
faticare
,
soffrire
anche
,
ammalarmi
;
ma
finire
una
volta
di
trascinare
questa
vitaccia
fiacca
e
svogliata
che
avvilisce
me
e
rattrista
gli
altri
.
Animo
,
al
lavoro
!
Al
lavoro
con
tutta
l
'
anima
e
con
tutti
i
nervi
!
Al
lavoro
che
mi
renderà
il
riposo
dolce
,
i
giochi
piacevoli
,
il
desinare
allegro
;
al
lavoro
che
mi
ridarà
il
buon
sorriso
del
mio
maestro
e
il
bacio
benedetto
di
mio
padre
.
Il
vaporino
10
,
venerdì
Precossi
venne
a
casa
ieri
,
con
Garrone
.
Io
credo
che
se
fossero
stati
due
figliuoli
di
principi
non
sarebbero
stati
accolti
con
più
festa
.
Garrone
era
la
prima
volta
che
veniva
,
perché
è
un
po
'
orso
,
e
poi
si
vergogna
di
lasciarsi
vedere
,
che
è
così
grande
e
fa
ancora
la
terza
.
Andammo
tutti
ad
aprir
la
porta
,
quando
suonarono
.
Crossi
non
venne
perché
gli
è
finalmente
arrivato
il
padre
dall
'
America
,
dopo
sei
anni
.
Mia
madre
baciò
subito
Precossi
mio
padre
le
presentò
Garrone
,
dicendo
:
-
Ecco
qui
;
questo
non
è
solamente
un
buon
ragazzo
;
questo
è
un
galantuomo
e
un
gentiluomo
.
-
Ed
egli
abbassò
la
sua
grossa
testa
rapata
,
sorridendo
di
nascosto
con
me
.
Precossi
aveva
la
sua
medaglia
,
ed
era
contento
perché
suo
padre
s
'
è
rimesso
a
lavorare
,
e
son
cinque
giorni
che
non
beve
più
,
lo
vuol
sempre
nell
'
officina
a
tenergli
compagnia
,
e
pare
un
altro
.
Ci
mettemmo
a
giocare
,
io
tirai
fuori
tutte
le
cose
mie
;
Precossi
rimase
incantato
davanti
al
treno
della
strada
ferrata
,
con
la
macchina
che
va
da
sé
,
a
darle
la
corda
;
non
n
'
aveva
visto
mai
;
divorava
con
gli
occhi
quei
vagoncini
rossi
e
gialli
.
Io
gli
diedi
la
chiavetta
perché
giocasse
,
egli
s
'
inginocchiò
a
giocare
,
e
non
levò
più
la
testa
.
Non
l
'
avevo
mai
visto
contento
così
.
Sempre
diceva
:
-
Scusami
,
scusami
,
-
a
ogni
proposito
,
facendoci
in
là
con
le
mani
,
perché
non
fermassimo
la
macchina
,
e
poi
pigliava
e
rimetteva
i
vagoncini
con
mille
riguardi
,
come
se
fossero
di
vetro
,
aveva
paura
di
appannarli
col
fiato
,
e
li
ripuliva
,
guardandoli
di
sotto
e
di
sopra
,
e
sorridendo
da
sé
.
Noi
,
tutti
in
piedi
,
lo
guardavamo
;
guardavamo
quel
collo
sottile
,
quelle
povere
orecchine
che
un
giorno
io
avevo
visto
sanguinare
,
quel
giacchettone
con
le
maniche
rimboccate
,
da
cui
uscivano
due
braccini
di
malato
,
che
s
'
erano
alzati
tante
volte
per
difendere
il
viso
dalle
percosse
...
Oh
!
in
quel
momento
io
gli
avrei
gettato
ai
piedi
tutti
i
miei
giocattoli
e
tutti
i
miei
libri
,
mi
sarei
strappato
di
bocca
l
'
ultimo
pezzo
di
pane
per
darlo
a
lui
,
mi
sarei
spogliato
per
vestirlo
,
mi
sarei
buttato
in
ginocchio
per
baciargli
le
mani
-
Almeno
il
treno
glielo
voglio
dare
,
-
pensai
;
ma
bisognava
chiedere
il
permesso
a
mio
padre
.
In
quel
momento
mi
sentii
mettere
un
pezzetto
di
carta
in
una
mano
;
guardai
:
era
scritto
da
mio
padre
col
lapis
;
diceva
:
-
A
Precossi
piace
il
tuo
treno
.
Egli
non
ha
giocattoli
.
Non
ti
suggerisce
nulla
il
tuo
cuore
?
-
Subito
io
afferrai
a
due
mani
la
macchina
e
i
vagoni
e
gli
misi
ogni
cosa
sulle
braccia
dicendogli
:
-
Prendilo
,
è
tuo
.
-
Egli
mi
guardò
,
non
capiva
.
-
È
tuo
,
-
dissi
,
-
te
lo
regalo
.
-
Allora
egli
guardò
mio
padre
e
mia
madre
,
ancora
più
stupito
,
e
mi
domandò
:
-
Ma
perché
?
-
Mio
padre
gli
disse
:
-
Te
lo
regala
Enrico
perché
è
tuo
amico
,
perché
ti
vuol
bene
...
per
festeggiare
la
tua
medaglia
.
-
Precossi
domandò
timidamente
:
-
Debbo
portarlo
via
...
a
casa
?
-
Ma
sicuro
!
-
rispondemmo
tutti
.
Era
già
sull
'
uscio
,
e
non
osava
ancora
andarsene
.
Era
felice
!
Domandava
scusa
,
con
la
bocca
che
tremava
e
rideva
.
Garrone
lo
aiutò
a
rinvoltare
il
treno
nel
fazzoletto
,
e
chinandosi
,
fece
crocchiare
i
grissini
che
gli
empivan
le
tasche
.
-
Un
giorno
,
-
mi
disse
Precossi
,
-
verrai
all
'
officina
a
veder
mio
padre
a
lavorare
.
Ti
darò
dei
chiodi
.
-
Mia
madre
mise
un
mazzettino
nell
'
occhiello
della
giacchetta
a
Garrone
perché
lo
portasse
alla
mamma
in
nome
suo
.
Garrone
le
disse
col
suo
vocione
:
-
Grazie
,
-
senza
alzare
il
mento
dal
petto
.
Ma
gli
splendeva
tutta
negli
occhi
l
'
anima
nobile
e
buona
.
Superbia
11
,
sabato
E
dire
che
Carlo
Nobis
si
pulisce
la
manica
con
affettazione
quando
Precossi
lo
tocca
,
passando
!
Costui
è
la
superbia
incarnata
perché
suo
padre
è
un
riccone
.
Ma
anche
il
padre
di
Derossi
è
ricco
!
Egli
vorrebbe
avere
un
banco
per
sé
solo
,
ha
paura
che
tutti
lo
insudicino
,
guarda
tutti
dall
'
alto
al
basso
,
ha
sempre
un
sorriso
sprezzante
sulle
labbra
:
guai
a
urtargli
un
piede
quando
s
'
esce
in
fila
a
due
a
due
!
Per
un
nulla
butta
in
viso
una
parola
ingiuriosa
o
minaccia
di
far
venire
alla
scuola
suo
padre
.
E
sì
che
suo
padre
gli
ha
dato
la
sua
brava
polpetta
quando
trattò
da
straccione
il
figliuolo
del
carbonaio
!
Io
non
ho
mai
visto
una
muffa
compagna
!
Nessuno
gli
parla
,
nessuno
gli
dice
addio
quando
s
'
esce
,
non
c
'
è
un
cane
che
gli
suggerisce
quando
non
sa
la
lezione
.
E
lui
non
può
patir
nessuno
,
e
finge
di
disprezzar
sopra
tutti
Derossi
,
perché
è
il
primo
,
e
Garrone
perché
tutti
gli
voglion
bene
.
Ma
Derossi
non
lo
guarda
neppure
quant
'
è
lungo
,
e
Garrone
,
quando
gli
riportarono
che
Nobis
sparlava
di
lui
,
rispose
:
-
Ha
una
superbia
così
stupida
che
non
merita
nemmeno
i
miei
scapaccioni
.
-
Coretti
pure
,
un
giorno
ch
'
egli
sorrideva
con
disprezzo
del
suo
berretto
di
pel
di
gatto
,
gli
disse
:
-
Va
'
un
poco
da
Derossi
a
imparare
a
far
il
signore
!
-
Ieri
si
lamentò
col
maestro
perché
il
calabrese
gli
toccò
una
gamba
col
piede
.
Il
maestro
domandò
al
calabrese
:
-
L
'
hai
fatto
apposta
?
-
No
,
signore
,
-
rispose
franco
.
E
il
maestro
:
-
Siete
troppo
permaloso
,
Nobis
.
-
E
Nobis
,
con
quella
sua
aria
:
-
Lo
dirò
a
mio
padre
.
-
Allora
il
maestro
andò
in
collera
:
-
Vostro
padre
vi
darà
torto
,
come
fece
altre
volte
.
E
poi
non
c
'
è
che
il
maestro
,
in
iscuola
,
che
giudichi
e
punisca
.
-
Poi
soggiunse
con
dolcezza
:
-
Andiamo
,
Nobis
,
cambiate
modi
,
siate
buono
e
cortese
coi
vostri
compagni
.
Vedete
,
ci
sono
dei
figliuoli
d
'
operai
e
di
signori
,
dei
ricchi
e
dei
poveri
,
e
tutti
si
voglion
bene
,
si
trattan
da
fratelli
,
come
sono
.
Perché
non
fate
anche
voi
come
gli
altri
?
Vi
costerebbe
così
poco
farvi
benvolere
da
tutti
,
e
sareste
tanto
più
contento
voi
pure
!
...
Ebbene
,
non
avete
nulla
da
rispondermi
?
-
Nobis
,
ch
'
era
stato
a
sentire
col
suo
solito
sorriso
sprezzante
,
rispose
freddamente
:
-
No
,
signore
.
-
Sedete
,
-
gli
disse
il
maestro
.
-
Vi
compiango
.
Siete
un
ragazzo
senza
cuore
.
-
Tutto
pareva
finito
così
;
ma
il
muratorino
,
che
è
nel
primo
banco
,
voltò
la
sua
faccia
tonda
verso
Nobis
,
che
è
nell
'
ultimo
,
e
gli
fece
un
muso
di
lepre
così
bello
e
così
buffo
,
che
tutta
la
classe
diede
in
una
sonora
risata
.
Il
maestro
lo
sgridò
;
ma
fu
costretto
a
mettersi
una
mano
sulla
bocca
per
nascondere
il
riso
.
E
Nobis
pure
fece
un
riso
;
ma
di
quello
che
non
si
cuoce
.
I
feriti
del
lavoro
13
,
lunedì
Nobis
può
fare
il
paio
con
Franti
:
non
si
commossero
né
l
'
uno
né
l
'
altro
,
questa
mattina
,
davanti
allo
spettacolo
terribile
che
ci
passò
sotto
gli
occhi
.
Uscito
dalla
scuola
,
stavo
con
mio
padre
a
guardar
certi
birbaccioni
della
seconda
,
che
si
buttavan
ginocchioni
per
terra
a
strofinare
il
ghiaccio
con
le
mantelline
e
con
le
berrette
,
per
far
gli
sdruccioloni
più
lesti
,
quando
vedemmo
venir
d
'
in
fondo
alla
strada
una
folla
di
gente
,
a
passo
affrettato
,
tutti
seri
e
come
spaventati
,
che
parlavano
a
voce
bassa
.
Nel
mezzo
c
'
erano
tre
guardie
municipali
,
dietro
alle
guardie
,
due
uomini
che
portavano
una
barella
.
I
ragazzi
accorsero
da
ogni
parte
.
La
folla
s
'
avanzava
verso
di
noi
.
Sulla
barella
c
'
era
disteso
un
uomo
,
bianco
come
un
cadavere
,
con
la
testa
ripiegata
sopra
una
spalla
,
coi
capelli
arruffati
e
insanguinati
,
che
perdeva
sangue
dalla
bocca
e
dalle
orecchie
;
e
accanto
alla
barella
camminava
una
donna
con
un
bimbo
in
braccio
che
pareva
pazza
e
gridava
di
tratto
in
tratto
:
-
È
morto
!
È
morto
!
È
morto
!
-
Dietro
alla
donna
veniva
un
ragazzo
,
che
aveva
la
cartella
sotto
il
braccio
,
e
singhiozzava
.
-
Cos
'
è
stato
?
-
domandò
mio
padre
.
Un
vicino
rispose
che
era
un
muratore
,
caduto
da
un
quarto
piano
,
mentre
lavorava
.
I
portatori
della
barella
si
soffermarono
un
momento
.
Molti
torsero
il
viso
inorriditi
.
Vidi
la
maestrina
della
penna
rossa
che
sorreggeva
la
mia
maestra
di
prima
superiore
quasi
svenuta
.
Nello
stesso
tempo
mi
sentii
urtare
nel
gomito
:
era
il
muratorino
,
pallido
,
che
tremava
da
capo
a
piedi
.
Egli
pensava
a
suo
padre
,
certo
.
Anch
'
io
ci
pensai
.
Io
sto
con
l
'
animo
in
pace
,
almeno
,
quando
sono
a
scuola
,
io
so
che
mio
padre
è
a
casa
,
seduto
a
tavolino
,
lontano
da
ogni
pericolo
;
ma
quanti
miei
compagni
pensano
che
i
loro
padri
lavorano
sopra
un
ponte
altissimo
o
vicino
alle
ruote
d
'
una
macchina
,
e
che
un
gesto
,
un
passo
falso
può
costar
loro
la
vita
!
Sono
come
tanti
figliuoli
di
soldati
,
che
abbiano
i
loro
padri
in
battaglia
.
Il
muratorino
guardava
,
guardava
,
e
tremava
sempre
più
forte
,
e
mio
padre
se
n
'
accorse
e
gli
disse
:
-
Vattene
a
casa
,
ragazzo
,
va
subito
da
tuo
padre
,
che
lo
troverai
sano
e
tranquillo
;
va
'
!
-
Il
muratorino
se
n
'
andò
voltandosi
indietro
a
ogni
passo
.
E
intanto
la
folla
si
rimise
in
moto
,
e
la
donna
gridava
,
da
straziar
l
'
anima
:
-
È
morto
!
È
morto
!
È
morto
!
-
No
,
no
,
non
è
morto
,
-
le
dicevan
da
tutte
la
parti
.
Ma
essa
non
ci
badava
e
si
strappava
i
capelli
.
Quando
sentii
una
voce
sdegnata
che
disse
:
-
Tu
ridi
!
-
e
vidi
nello
stesso
tempo
un
uomo
barbuto
che
guardava
in
faccia
Franti
,
il
quale
sorrideva
ancora
.
Allora
l
'
uomo
gli
cacciò
in
terra
il
berretto
con
un
ceffone
,
dicendo
:
-
Scopriti
il
capo
,
malnato
,
quando
passa
un
ferito
del
lavoro
!
-
La
folla
era
già
passata
tutta
,
e
si
vedeva
in
mezzo
alla
strada
una
lunga
striscia
di
sangue
.
Il
prigioniero
17
,
venerdì
Ah
!
questo
è
certamente
il
caso
più
strano
di
tutto
l
'
anno
!
Mio
padre
mi
condusse
ieri
mattina
nei
dintorni
di
Moncalieri
,
a
vedere
una
villa
da
prendere
a
pigione
per
l
'
estate
prossima
,
perché
quest
'
anno
non
andiamo
più
a
Chieri
;
e
si
trovò
che
chi
aveva
le
chiavi
era
un
maestro
,
il
quale
fa
da
segretario
al
padrone
.
Egli
ci
fece
vedere
la
casa
,
e
poi
ci
condusse
nella
sua
camera
,
dove
ci
diede
da
bere
.
C
'
era
sul
tavolino
,
in
mezzo
ai
bicchieri
,
un
calamaio
di
legno
,
di
forma
conica
,
scolpito
in
una
maniera
singolare
.
Vedendo
che
mio
padre
lo
guardava
,
il
maestro
gli
disse
:
-
Quel
calamaio
lì
mi
è
prezioso
:
se
sapesse
,
signore
,
la
storia
di
quel
calamaio
!
-
E
la
raccontò
:
Anni
sono
,
egli
era
maestro
a
Torino
,
e
andò
per
tutto
un
inverno
a
far
lezione
ai
prigionieri
,
nelle
Carceri
giudiziarie
.
Faceva
lezione
nella
chiesa
delle
carceri
,
che
è
un
edificio
rotondo
,
e
tutt
'
intorno
,
nel
muri
alti
e
nudi
,
ci
son
tanti
finestrini
quadrati
,
chiusi
da
due
sbarre
di
ferro
incrociate
,
a
ciascuno
dei
quali
corrisponde
di
dentro
una
piccolissima
cella
.
Egli
faceva
lezione
passeggiando
per
la
chiesa
fredda
e
buia
,
e
i
suoi
scolari
stavano
affacciati
a
quelle
buche
,
coi
quaderni
contro
le
inferriate
,
non
mostrando
altro
che
i
visi
nell
'
ombra
,
dei
visi
sparuti
e
accigliati
,
delle
barbe
arruffate
e
grigie
,
degli
occhi
fissi
d
'
omicidi
e
di
ladri
.
Ce
n
'
era
uno
,
fra
gli
altri
,
al
numero
78
,
che
stava
più
attento
di
tutti
,
e
studiava
molto
,
e
guardava
il
maestro
con
gli
occhi
pieni
di
rispetto
e
di
gratitudine
.
Era
un
giovane
con
la
barba
nera
,
più
disgraziato
che
malvagio
,
un
ebanista
,
il
quale
,
in
un
impeto
di
collera
,
aveva
scagliato
una
pialla
contro
il
suo
padrone
,
che
da
un
pezzo
lo
perseguitava
,
e
l
'
aveva
ferito
mortalmente
al
capo
;
e
per
questo
era
stato
condannato
a
vari
anni
di
reclusione
.
In
tre
mesi
egli
aveva
imparato
a
leggere
e
a
scrivere
,
e
leggeva
continuamente
,
e
quanto
più
imparava
,
tanto
più
pareva
che
diventasse
buono
e
che
fosse
pentito
del
suo
delitto
.
Un
giorno
,
sul
finire
della
lezione
,
egli
fece
cenno
al
maestro
che
s
'
avvicinasse
al
finestrino
,
e
gli
annunziò
,
con
tristezza
,
che
la
mattina
dopo
sarebbe
partito
da
Torino
,
per
andare
a
scontare
la
sua
pena
nelle
carceri
di
Venezia
;
e
dettogli
addio
,
lo
pregò
con
voce
umile
e
commossa
che
si
lasciasse
toccare
la
mano
.
Il
maestro
ritirò
la
mano
:
era
bagnata
di
lacrime
.
Dopo
d
'
allora
non
lo
vide
più
.
Passarono
sei
anni
.
-
«
Io
pensavo
a
tutt
'
altro
che
a
quel
disgraziato
,
-
disse
il
maestro
,
-
quando
ieri
l
'
altro
mattina
mi
vedo
capitare
a
casa
uno
sconosciuto
,
con
una
gran
barba
nera
,
già
un
po
'
brizzolata
,
vestito
malamente
;
il
quale
mi
dice
:
-
È
lei
signore
,
il
maestro
tale
dei
tali
?
-
Chi
siete
?
-
gli
domando
io
-
Sono
il
carcerato
del
numero
78
,
-
mi
riponde
;
-
m
'
ha
insegnato
lei
a
leggere
e
a
scrivere
,
sei
anni
fa
:
se
si
rammenta
,
all
'
ultima
lezione
m
'
ha
dato
la
mano
:
ora
ho
scontato
la
mia
pena
e
son
qui
...
a
pregarla
che
mi
faccia
la
grazia
d
'
accettare
un
mio
ricordo
,
una
cosuccia
che
ho
lavorato
in
prigione
.
La
vuol
accettare
per
mia
memoria
,
signor
maestro
?
-
Io
rimasi
lì
,
senza
parola
.
Egli
credette
che
non
volessi
accettare
,
e
mi
guardò
,
come
per
dire
:
-
Sei
anni
di
patimenti
non
sono
dunque
bastati
a
purgarmi
le
mani
!
-
ma
con
espressione
così
viva
di
dolore
mi
guardò
,
che
tesi
subito
la
mano
e
presi
l
'
oggetto
.
Eccolo
qui
.
»
Guardammo
attentamente
il
calamaio
:
pareva
stato
lavorato
con
la
punta
d
'
un
chiodo
,
con
lunghissima
pazienza
;
c
'
era
su
scolpita
una
penna
a
traverso
a
un
quaderno
,
e
scritto
intorno
:
«
Al
mio
maestro
.
-
Ricordo
del
numero
78
-
Sei
anni
»
-
E
sotto
,
in
piccoli
caratteri
:
-
«
Studio
e
speranza
...
»
.
Il
maestro
non
disse
altro
;
ce
n
'
andammo
.
Ma
per
tutto
il
tragitto
da
Moncalieri
a
Torino
,
io
non
potei
più
levarmi
dal
capo
quel
prigionero
affacciato
al
finestrino
,
quell
'
addio
al
maestro
,
quel
povero
calamaio
lavorato
in
carcere
,
che
diceva
tante
cose
,
e
lo
sognai
la
notte
,
e
ci
pensavo
ancora
questa
mattina
...
quanto
lontano
dall
'
immaginare
la
sorpresa
che
m
'
aspettava
alla
scuola
!
Entrato
appena
nel
mio
nuovo
banco
,
accanto
a
Derossi
,
e
scritto
il
problema
d
'
aritmetica
dell
'
esame
mensile
,
raccontai
al
mio
compagno
tutta
la
storia
del
prigioniero
e
del
calamaio
e
come
il
calamaio
era
fatto
,
con
la
penna
a
traverso
al
quaderno
,
e
quell
'
iscrizione
intorno
:
-
Sei
anni
!
-
Derossi
scattò
a
quelle
parole
,
e
cominciò
a
guardare
ora
me
ora
Crossi
,
il
figliuolo
dell
'
erbivendola
,
che
era
nel
banco
davanti
,
con
la
schiena
rivolta
a
noi
,
tutto
assorto
nel
suo
problema
.
-
Zitto
!
-
disse
poi
,
a
bassa
voce
,
pigliandomi
per
un
braccio
.
-
Non
sai
?
Crossi
mi
disse
avant
'
ieri
d
'
aver
visto
di
sfuggita
un
calamaio
di
legno
tra
le
mani
di
suo
padre
ritornato
dall
'
America
:
un
calamaio
conico
,
lavorato
a
mano
,
con
un
quaderno
e
una
penna
:
-
è
quello
;
-
sei
anni
!
-
egli
diceva
che
suo
padre
era
in
America
:
-
era
invece
in
prigione
;
-
Crossi
era
piccolo
al
tempo
del
delitto
,
non
si
ricorda
,
sua
madre
lo
ingannò
,
egli
non
sa
nulla
;
non
ci
sfugga
una
sillaba
di
questo
!
-
Io
rimasi
senza
parola
,
con
gli
occhi
fissi
su
Crossi
.
E
allora
Derossi
risolvette
il
problema
e
lo
passò
sotto
il
banco
a
Crossi
;
gli
diede
un
foglio
di
carta
;
gli
levò
di
mano
L
'
Infermiere
di
Tata
,
il
racconto
mensile
,
che
il
maestro
gli
aveva
dato
a
ricopiare
,
per
ricopiarlo
lui
in
sua
vece
;
gli
regalò
dei
pennini
,
gli
accarezzò
la
spalla
,
mi
fece
promettere
sul
mio
onore
che
non
avrei
detto
nulla
a
nessuno
;
e
quando
uscimmo
dalla
scuola
mi
disse
in
fretta
:
-
Ieri
suo
padre
è
venuto
a
prenderlo
,
ci
sarà
anche
questa
mattina
:
fa
come
faccio
io
.
Uscimmo
nella
strada
,
il
padre
di
Crossi
era
là
,
un
po
'
in
disparte
:
un
uomo
con
la
barba
nera
,
già
un
po
'
brizzolata
,
vestito
malamente
,
con
un
viso
scolorito
e
pensieroso
.
Derossi
strinse
la
mano
a
Crossi
;
in
modo
da
farsi
vedere
,
e
gli
disse
forte
:
-
A
riverderci
,
Crossi
,
-
e
gli
passò
la
mano
sotto
mento
,
io
feci
lo
stesso
.
Ma
facendo
quello
,
Derossi
diventò
color
di
porpora
,
io
pure
;
e
il
padre
di
Crossi
ci
guardò
attentamente
,
con
uno
sguardo
benevolo
;
ma
in
cui
traluceva
un
'
espressione
d
'
inquietudine
e
di
sospetto
,
che
ci
mise
freddo
nel
cuore
.
L
'
infermiere
di
Tata
Racconto
mensile
La
mattina
d
'
un
giorno
piovoso
di
marzo
,
un
ragazzo
vestito
da
campagnuolo
,
tutto
inzuppato
d
'
acqua
e
infangato
,
con
un
involto
di
panni
sotto
il
braccio
,
si
presentava
al
portinaio
dell
'
Ospedale
maggiore
di
Napoli
e
domandava
di
suo
padre
,
presentando
una
lettera
.
Aveva
un
bel
viso
ovale
d
'
un
bruno
pallido
,
gli
occhi
pensierosi
e
due
grosse
labbra
semiaperte
,
che
lasciavan
vedere
i
denti
bianchissimi
.
Veniva
da
un
villaggio
dei
dintorni
di
Napoli
.
Suo
padre
,
partito
di
casa
l
'
anno
addietro
per
andare
a
cercar
lavoro
in
Francia
,
era
tornato
in
Italia
e
sbarcato
pochi
dì
prima
a
Napoli
,
dove
,
ammalatosi
improvvisamente
,
aveva
appena
fatto
in
tempo
a
scrivere
un
rigo
alla
famiglia
per
annunziarle
il
suo
arrivo
e
dirle
che
entrava
all
'
ospedale
.
Sua
moglie
,
desolata
di
quella
notizia
,
non
potendo
moversi
di
casa
perché
aveva
una
bimba
inferma
e
un
'
altra
al
seno
,
aveva
mandato
a
Napoli
il
figliuolo
maggiore
,
con
qualche
soldo
,
ad
assistere
suo
padre
,
il
suo
Tata
,
come
là
si
dice
;
il
ragazzo
aveva
fatto
dieci
miglia
di
cammino
.
Il
portinaio
,
data
un
'
occhiata
alla
lettera
,
chiamò
un
infermiere
e
gli
disse
che
conducesse
il
ragazzo
dal
padre
.
-
Che
padre
?
-
domandò
l
'
infermiere
.
Il
ragazzo
,
tremante
per
il
timore
d
'
una
trista
notizia
,
disse
il
nome
.
L
'
infermiere
non
si
rammentava
quel
nome
.
-
Un
vecchio
operaio
venuto
di
fuori
?
-
domandò
.
-
Operaio
sì
,
-
rispose
il
ragazzo
,
sempre
più
ansioso
;
non
tanto
vecchio
.
Venuto
di
fuori
,
sì
.
-
Entrato
all
'
ospedale
quando
?
-
domandò
l
'
infermiere
.
Il
ragazzo
diede
uno
sguardo
alla
lettera
.
-
Cinque
giorni
fa
,
credo
.
L
'
infermiere
stette
un
po
'
pensando
;
poi
,
come
ricordandosi
a
un
tratto
:
-
Ah
!
-
disse
,
-
il
quarto
camerone
,
il
letto
in
fondo
.
-
È
malato
molto
?
Come
sta
?
-
domandò
affannosamente
il
ragazzo
.
L
'
infermiere
lo
guardò
,
senza
rispondere
.
Poi
disse
:
-
Vieni
con
me
.
Salirono
due
branche
di
scale
,
andarono
in
fondo
a
un
largo
corridoio
e
si
trovarono
in
faccia
alla
porta
aperta
d
'
un
camerone
,
dove
s
'
allungavano
due
file
di
letti
.
-
Vieni
,
-
ripeté
l
'
infermiere
,
entrando
.
Il
ragazzo
si
fece
animo
e
lo
seguitò
,
gettando
sguardi
paurosi
a
destra
e
a
sinistra
,
sui
visi
bianchi
e
smunti
dei
malati
,
alcuni
dei
quali
avevan
gli
occhi
chiusi
,
e
parevano
morti
,
altri
guardavan
per
aria
con
gli
occhi
grandi
e
fissi
,
come
spaventati
.
Parecchi
gemevano
,
come
bambini
.
Il
camerone
era
oscuro
,
l
'
aria
impregnata
d
'
un
odore
acuto
di
medicinali
.
Due
suore
di
carità
andavano
attorno
con
delle
boccette
in
mano
.
Arrivato
in
fondo
al
camerone
,
l
'
infermiere
si
fermò
al
capezzale
d
'
un
letto
,
aperse
le
tendine
e
disse
:
-
Ecco
tuo
padre
.
Il
ragazzo
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
,
e
lasciato
cadere
l
'
involto
,
abbandonò
la
testa
sulla
spalla
del
malato
,
afferrandogli
con
una
mano
il
braccio
che
teneva
disteso
immobile
sopra
la
coperta
.
Il
malato
non
si
scosse
.
Il
ragazzo
si
rialzò
e
guardò
il
padre
,
e
ruppe
in
pianto
un
'
altra
volta
.
Allora
il
malato
gli
rivolse
uno
sguardo
lungo
e
parve
che
lo
riconoscesse
.
Ma
le
sue
labbra
non
si
muovevano
.
Povero
Tata
,
quanto
era
mutato
!
Il
figliuolo
non
l
'
avrebbe
mai
riconosciuto
.
Gli
s
'
erano
imbiancati
i
capelli
,
gli
era
cresciuta
la
barba
,
aveva
il
viso
gonfio
,
d
'
un
color
rosso
carico
,
con
la
pelle
tesa
e
luccicante
,
gli
occhi
rimpiccioliti
,
le
labbra
ingrossate
,
la
fisionomia
tutta
alterata
:
non
aveva
più
di
suo
che
la
fronte
e
l
'
arco
delle
sopracciglia
.
Respirava
con
affanno
.
-
Tata
,
tata
mio
!
-
disse
il
ragazzo
.
-
Son
io
,
non
mi
riconoscete
?
Sono
Cicillo
,
il
vostro
Cicillo
,
venuto
dal
paese
,
che
m
'
ha
mandato
la
mamma
.
Guardatemi
bene
,
non
mi
riconoscete
?
Ditemi
una
parola
.
Ma
il
malato
,
dopo
averlo
guardato
attentamente
,
chiuse
gli
occhi
.
-
Tata
!
Tata
!
che
avete
?
Sono
il
vostro
figliuolo
,
Cicillo
vostro
.
Il
malato
non
si
mosse
più
,
e
continuò
a
respirare
affannosamente
.
Allora
,
piangendo
,
il
ragazzo
prese
una
seggiola
,
sedette
e
stette
aspettando
,
senza
levar
gli
occhi
dal
viso
di
suo
padre
.
-
Un
medico
passerà
bene
a
far
la
visita
,
-
pensava
.
-
Egli
mi
dirà
qualche
cosa
.
-
E
s
'
immerse
ne
'
suoi
pensieri
tristi
,
ricordando
tante
cose
del
suo
buon
padre
,
il
giorno
della
partenza
,
quando
gli
aveva
dato
l
'
ultimo
addio
sul
bastimento
,
le
speranze
che
aveva
fondato
la
famiglia
su
quel
suo
viaggio
,
la
desolazione
di
sua
madre
all
'
arrivo
della
lettera
;
e
pensò
alla
morte
,
vide
suo
padre
morto
,
sua
madre
vestita
di
nero
,
la
famiglia
nella
miseria
.
E
stette
molto
tempo
così
.
Quando
una
mano
leggiera
gli
toccò
una
spalla
,
ed
ei
si
riscosse
:
era
una
monaca
.
-
Che
cos
'
ha
mio
padre
?
-
le
domandò
subito
.
-
È
tuo
padre
?
-
disse
la
suora
,
dolcemente
.
-
Sì
,
è
mio
padre
,
son
venuto
.
Che
cos
'
ha
?
-
Coraggio
,
ragazzo
,
-
rispose
la
suora
;
-
ora
verrà
il
medico
.
-
E
s
'
allontanò
,
senza
dir
altro
.
Dopo
mezz
'
ora
,
sentì
il
tocco
d
'
una
campanella
,
e
vide
entrare
in
fondo
al
camerone
il
medico
,
accompagnato
da
un
assistente
;
la
suora
e
un
infermiere
li
seguivano
.
Cominciaron
la
visita
,
fermandosi
a
ogni
letto
.
Quell
'
aspettazione
pareva
eterna
al
ragazzo
,
e
ad
ogni
passo
del
medico
gli
cresceva
l
'
affanno
.
Finalmente
arrivò
al
letto
vicino
.
Il
medico
era
un
vecchio
alto
e
curvo
,
col
viso
grave
.
Prima
ch
'
egli
si
staccasse
dal
letto
vicino
,
il
ragazzo
si
levò
in
piedi
,
e
quando
gli
s
'
avvicinò
,
si
mise
a
piangere
.
Il
medico
lo
guardò
.
-
È
il
figliuolo
del
malato
-
disse
la
suora
;
-
è
arrivato
questa
mattina
dal
suo
paese
.
Il
medico
gli
posò
una
mano
sulla
spalla
,
poi
si
chinò
sul
malato
,
gli
tastò
il
polso
,
gli
toccò
la
fronte
,
e
fece
qualche
domanda
alla
suora
,
la
quale
rispose
:
-
nulla
di
nuovo
.
Rimase
un
po
'
pensieroso
,
poi
disse
:
-
Continuate
come
prima
.
Allora
il
ragazzo
si
fece
coraggio
e
domandò
con
voce
di
pianto
:
-
Che
cos
'
ha
mio
padre
?
-
Fatti
animo
,
figliuolo
,
-
rispose
il
medico
,
rimettendogli
una
mano
sulla
spalla
.
-
Ha
una
risipola
facciale
.
È
grave
,
ma
c
'
è
ancora
speranza
.
Assistilo
.
La
tua
presenza
gli
può
far
del
bene
.
-
Ma
non
mi
riconosce
!
-
esclamò
il
ragazzo
in
tuono
desolato
.
-
Ti
riconoscerà
...
domani
,
forse
.
Speriamo
bene
,
fatti
coraggio
.
Il
ragazzo
avrebbe
voluto
domandar
altro
;
ma
non
osò
.
Il
medico
passò
oltre
.
E
allora
egli
cominciò
la
sua
vita
d
'
infermiere
.
Non
potendo
far
altro
accomodava
le
coperte
al
malato
,
gli
toccava
ogni
tanto
la
mano
,
gli
cacciava
i
moscerini
,
si
chinava
su
di
lui
ad
ogni
gemito
,
e
quando
la
suora
portava
da
bere
,
le
levava
di
mano
il
bicchiere
o
il
cucchiaio
,
e
lo
porgeva
in
sua
vece
.
Il
malato
lo
guardava
qualche
volta
;
ma
non
dava
segno
di
riconoscerlo
.
Senonché
il
suo
sguardo
si
arrestava
sempre
più
a
lungo
sopra
di
lui
,
specialmente
quando
si
metteva
agli
occhi
il
fazzoletto
.
E
così
passò
il
primo
giorno
.
La
notte
il
ragazzo
dormì
sopra
due
seggiole
,
in
un
angolo
del
camerone
,
e
la
mattina
riprese
il
suo
ufficio
pietoso
.
Quel
giorno
parve
che
gli
occhi
del
malato
rivelassero
un
principio
di
coscienza
.
Alla
voce
carezzevole
del
ragazzo
pareva
che
un
'
espressione
vaga
di
gratitudine
gli
brillasse
un
momento
nelle
pupille
,
e
una
volta
mosse
un
poco
le
labbra
come
se
volesse
dir
qualche
cosa
.
Dopo
ogni
breve
assopimento
,
riaprendo
gli
occhi
,
sembrava
che
cercasse
il
suo
piccolo
infermiere
.
Il
medico
,
ripassato
due
volte
,
notò
un
poco
di
miglioramento
.
Verso
sera
,
avvicinandogli
il
bicchiere
alle
labbra
,
il
ragazzo
credette
di
veder
guizzare
sulle
sue
labbra
gonfie
un
leggerissimo
sorriso
.
E
allora
cominciò
a
riconfortarsi
,
a
sperare
.
E
con
la
speranza
d
'
essere
inteso
,
almeno
confusamente
,
gli
parlava
,
gli
parlava
a
lungo
,
della
mamma
,
delle
sorelle
piccole
,
del
ritorno
a
casa
,
e
lo
esortava
a
farsi
animo
,
con
parole
calde
e
amorose
.
E
benché
dubitasse
sovente
di
non
esser
capito
,
pure
parlava
,
perché
gli
pareva
che
,
anche
non
comprendendo
,
il
malato
ascoltasse
con
un
certo
piacere
la
sua
voce
,
quell
'
intonazione
insolita
di
affetto
e
di
tristezza
.
E
in
quella
maniera
passò
il
secondo
giorno
,
e
il
terzo
,
e
il
quarto
,
in
una
vicenda
di
miglioramenti
leggieri
e
di
peggioramenti
improvvisi
;
e
il
ragazzo
era
così
tutto
assorto
nelle
sue
cure
,
che
appena
sbocconcellava
due
volte
al
giorno
un
po
'
di
pane
e
un
po
'
di
formaggio
,
che
gli
portava
la
suora
,
e
non
vedeva
quasi
quel
che
seguiva
intorno
a
lui
,
i
malati
moribondi
,
l
'
accorrere
improvviso
delle
suore
di
notte
,
i
pianti
e
gli
atti
di
desolazione
dei
visitatori
che
uscivano
senza
speranza
,
tutte
quelle
scene
dolorose
e
lugubri
della
vita
d
'
un
ospedale
,
che
in
qualunque
altra
occasione
l
'
avrebbero
sbalordito
e
atterrito
.
Le
ore
,
i
giorni
passavano
,
ed
egli
era
sempre
là
col
suo
Tata
,
attento
,
premuroso
,
palpitante
ad
ogni
suo
sospiro
e
ad
ogni
suo
sguardo
,
agitato
senza
riposo
tra
una
speranza
che
gli
allargava
l
'
anima
e
uno
sconforto
che
gli
agghiacciava
il
cuore
.
Il
quinto
giorno
,
improvvisamente
,
il
malato
peggiorò
.
Il
medico
,
interrogato
,
scrollò
il
capo
,
come
per
dire
che
era
finita
,
e
il
ragazzo
s
'
abbandonò
sulla
seggiola
,
rompendo
in
singhiozzi
.
Eppure
una
cosa
lo
consolava
.
Malgrado
che
peggiorasse
,
a
lui
sembrava
che
il
malato
andasse
riacquistando
lentamente
un
poco
d
'
intelligenza
.
Egli
guardava
il
ragazzo
sempre
più
fissamente
e
con
un
'
espressione
crescente
di
dolcezza
,
non
voleva
più
prender
bevanda
o
medicina
che
da
lui
,
e
sempre
più
spesso
faceva
quel
movimento
forzato
delle
labbra
,
come
se
volesse
pronunciare
una
parola
;
e
lo
faceva
così
spiccato
qualche
volta
,
che
il
figliuolo
gli
afferrava
il
braccio
con
violenza
,
sollevato
da
una
speranza
improvvisa
,
e
gli
diceva
con
accento
quasi
di
gioia
:
-
Coraggio
,
coraggio
,
Tata
,
guarirai
,
ce
n
'
andremo
,
torneremo
a
casa
con
la
mamma
,
ancora
un
po
'
di
coraggio
!
Erano
le
quattro
della
sera
,
e
allora
appunto
il
ragazzo
s
'
era
abbandonato
a
uno
di
quegli
impeti
di
tenerezza
e
di
speranza
,
quando
di
là
dalla
porta
più
vicina
del
camerone
udì
un
rumore
di
passi
,
e
poi
una
voce
forte
,
due
sole
parole
:
-
Arrivederci
,
suora
!
-
che
lo
fecero
balzare
in
piedi
,
con
un
grido
strozzato
nella
gola
.
Nello
stesso
momento
entrò
nel
camerone
un
uomo
,
con
un
grosso
involto
alla
mano
,
seguito
da
una
suora
.
Il
ragazzo
gettò
un
grido
acuto
e
rimase
inchiodato
al
suo
posto
.
L
'
uomo
si
voltò
,
lo
guardò
un
momento
,
gittò
un
grido
anch
'
egli
:
-
Cicillo
!
-
e
si
slanciò
verso
di
lui
.
Il
ragazzo
cadde
fra
le
braccia
di
suo
padre
,
soffocato
.
Le
suore
,
gl
'
infermieri
,
l
'
assistente
accorsero
,
e
rimasero
lì
,
pieni
di
stupore
.
Il
ragazzo
non
poteva
raccogliere
la
voce
.
-
Oh
Cicillo
mio
!
-
esclamò
il
padre
,
dopo
aver
fissato
uno
sguardo
attento
sul
malato
,
baciando
e
ribaciando
il
ragazzo
.
-
Cicillo
,
figliuol
mio
,
come
va
questo
?
T
'
hanno
condotto
al
letto
d
'
un
altro
.
E
io
che
mi
disperavo
di
non
vederti
,
dopo
che
mamma
scrisse
:
l
'
ho
mandato
.
Povero
Cicillo
!
Da
quanti
giorni
sei
qui
?
Com
'
è
andato
questo
imbroglio
?
Io
me
la
son
cavata
con
poco
.
Sto
bene
in
gamba
,
sai
!
E
la
mamma
?
E
Concettella
?
E
'
u
nennillo
,
come
vanno
?
Io
me
n
'
esco
dall
'
ospedale
.
Andiamo
dunque
.
O
signore
Iddio
!
Chi
l
'
avrebbe
mai
detto
!
Il
ragazzo
stentò
a
spiccicar
quattro
parole
per
dar
notizie
della
famiglia
.
-
Oh
come
sono
contento
!
-
balbettò
.
-
Come
sono
contento
!
Che
brutti
giorni
ho
passati
!
E
non
rifiniva
di
baciar
suo
padre
.
Ma
non
si
muoveva
.
-
Vieni
dunque
-
gli
disse
il
padre
.
-
Arriveremo
ancora
a
casa
stasera
.
Andiamo
.
-
E
lo
tirò
a
sé
.
Il
ragazzo
si
voltò
a
guardare
il
suo
malato
.
-
Ma
...
vieni
o
non
vieni
?
-
gli
domandò
il
padre
,
stupito
.
Il
ragazzo
diede
ancora
uno
sguardo
al
malato
,
il
quale
,
in
quel
momento
,
aperse
gli
occhi
e
lo
guardò
fissamente
.
Allora
gli
sgorgò
dall
'
anima
un
torrente
di
parole
.
-
No
,
Tata
,
aspetta
...
ecco
...
non
posso
.
C
'
è
quel
vecchio
.
Da
cinque
giorni
son
qui
.
Mi
guarda
sempre
.
Credevo
che
fossi
tu
.
Gli
volevo
bene
.
Mi
guarda
,
io
gli
do
da
bere
,
mi
vuol
sempre
accanto
,
ora
sta
molto
male
,
abbi
pazienza
,
non
ho
coraggio
,
non
so
,
mi
fa
troppo
pena
,
tornerò
a
casa
domani
,
lasciami
star
qui
un
altro
po
'
,
non
va
mica
bene
che
lo
lasci
,
vedi
in
che
maniera
mi
guarda
,
io
non
so
chi
sia
,
ma
mi
vuole
,
morirebbe
solo
,
lasciami
star
qui
,
caro
Tata
!
-
Bravo
,
piccerello
!
-
gridò
l
'
assistente
.
Il
padre
rimase
perplesso
,
guardando
il
ragazzo
;
poi
guardò
il
malato
.
-
Chi
è
?
-
domandò
.
-
Un
contadino
come
voi
-
rispose
l
'
assistente
,
-
venuto
di
fuori
,
entrato
all
'
ospedale
lo
stesso
giorno
che
c
'
entraste
voi
.
Lo
portaron
qui
ch
'
era
fuor
di
senso
,
e
non
poté
dir
nulla
.
Forse
ha
una
famiglia
lontana
,
dei
figliuoli
.
Crederà
che
sia
un
dei
suoi
,
il
vostro
.
Il
malato
guardava
sempre
il
ragazzo
.
Il
padre
disse
a
Cicillo
:
-
Resta
.
-
Non
ha
più
da
restar
che
per
poco
,
-
mormorò
l
'
assistente
.
-
Resta
-
,
ripeté
il
padre
.
-
Tu
hai
cuore
.
Io
vado
subito
a
casa
a
levar
di
pena
la
mamma
.
Ecco
uno
scudo
pei
tuoi
bisogni
.
Addio
,
bravo
figliuolo
mio
.
A
rivederci
.
Lo
abbracciò
,
lo
guardò
fisso
,
lo
ribaciò
in
fronte
,
e
partì
.
Il
ragazzo
tornò
accanto
al
letto
,
e
l
'
infermo
parve
racconsolato
.
E
Cicillo
ricominciò
a
far
l
'
infermiere
,
non
piangendo
più
,
ma
con
la
stessa
premura
,
con
la
stessa
pazienza
di
prima
;
ricominciò
a
dargli
da
bere
,
ad
accomodargli
le
coperte
,
a
carezzargli
la
mano
,
a
parlargli
dolcemente
,
per
fargli
coraggio
.
Lo
assistette
tutto
quel
giorno
,
lo
assistette
tutta
la
notte
,
gli
restò
ancora
accanto
il
giorno
seguente
.
Ma
il
malato
s
'
andava
sempre
aggravando
;
il
suo
viso
diventava
color
violaceo
,
il
suo
respiro
ingrossava
,
gli
cresceva
l
'
agitazione
,
gli
sfuggivan
dalla
bocca
delle
grida
inarticolate
,
l
'
enfiagione
si
faceva
mostruosa
.
Alla
visita
della
sera
,
il
medico
disse
che
non
avrebbe
passata
la
notte
.
E
allora
Cicillo
raddoppiò
le
sue
cure
e
non
lo
perdette
più
d
'
occhio
un
minuto
.
E
il
malato
lo
guardava
,
lo
guardava
,
e
muoveva
ancora
le
labbra
,
tratto
tratto
,
con
un
grande
sforzo
,
come
se
volesse
dir
qualche
cosa
,
e
un
'
espressione
di
dolcezza
straordinaria
passava
a
quando
a
quando
nei
suoi
occhi
,
che
sempre
più
si
rimpiccolivano
e
s
'
andavano
velando
.
E
quella
notte
il
ragazzo
lo
vegliò
fin
che
vide
biancheggiare
alle
finestre
il
primo
barlume
di
giorno
,
e
comparire
la
suora
.
La
suora
s
'
avvicinò
al
letto
,
diede
un
'
occhiata
al
malato
e
andò
via
a
rapidi
passi
.
Pochi
momenti
dopo
ricomparve
col
medico
assistente
e
con
un
infermiere
,
che
portava
una
lanterna
.
-
È
all
'
ultimo
momento
,
-
disse
il
medico
.
Il
ragazzo
afferrò
la
mano
del
malato
.
Questi
aprì
gli
occhi
,
lo
fissò
,
e
li
richiuse
.
In
quel
punto
parve
al
ragazzo
di
sentirsi
stringere
la
mano
.
-
M
'
ha
stretta
la
mano
!
-
esclamò
.
Il
medico
rimase
un
momento
chino
sul
malato
,
poi
s
'
alzò
.
La
suora
staccò
un
crocifisso
dalla
parte
.
-
E
morto
!
-
gridò
il
ragazzo
.
-
Va
'
,
figliuolo
,
-
disse
il
medico
.
-
La
tua
santa
opera
è
compiuta
.
Va
'
e
abbi
fortuna
,
che
la
meriti
.
Dio
ti
proteggerà
.
Addio
.
La
suora
che
s
'
era
allontanata
un
momento
,
tornò
con
un
mazzettino
di
viole
,
tolte
da
un
bicchiere
sulla
finestra
,
e
lo
porse
al
ragazzo
,
dicendo
:
-
Non
ho
altro
da
darti
.
Tieni
questo
per
memoria
dell
'
ospedale
.
-
Grazie
,
-
rispose
il
ragazzo
,
-
pigliando
il
mazzetto
con
una
mano
e
asciugandosi
gli
occhi
con
l
'
altra
;
-
ma
ho
tanta
strada
da
fare
a
piedi
...
lo
sciuperei
.
-
E
sciolto
il
mazzolino
sparpagliò
le
viole
sul
letto
,
dicendo
:
-
Le
lascio
per
ricordo
al
mio
povero
morto
.
Grazie
,
sorella
.
Grazie
,
signor
dottore
.
-
Poi
,
rivolgendosi
al
morto
:
-
Addio
...
-
E
mentre
cercava
un
nome
da
dargli
,
gli
rivenne
dal
cuore
alle
labbra
il
dolce
nome
che
gli
aveva
dato
per
cinque
giorni
:
-
Addio
,
povero
Tata
!
Detto
questo
,
si
mise
sotto
il
braccio
il
suo
involtino
di
panni
,
e
a
lenti
passi
,
rotto
dalla
stanchezza
,
se
n
'
andò
.
L
'
alba
spuntava
.
L
'
officina
18
,
sabato
Precossi
venne
ieri
sera
a
rammentarmi
che
andassi
a
vedere
la
sua
officina
,
che
è
sotto
nella
strada
,
e
questa
mattina
,
uscendo
con
mio
padre
,
mi
ci
feci
condurre
un
momento
.
Mentre
noi
ci
avvicinavamo
all
'
officina
,
ne
usciva
di
corsa
Garoffi
,
con
un
pacco
in
mano
,
facendo
svolazzare
il
suo
gran
mantello
,
che
copre
le
mercanzie
.
Ah
!
ora
lo
so
dove
va
a
raspare
la
limatura
di
ferro
,
che
vende
per
dei
giornali
vecchi
,
quel
trafficone
di
Garoffi
!
Affacciandoci
alla
porta
,
vedemmo
Precossi
,
seduto
sur
una
torricella
di
mattoni
,
che
studiava
la
lezione
,
col
libro
sulle
ginocchia
.
S
'
alzò
subito
e
ci
fece
entrare
:
era
uno
stanzone
pien
di
polvere
di
carbone
,
colle
pareti
tutte
irte
di
martelli
,
di
tanaglie
,
di
spranghe
,
di
ferracci
d
'
ogni
forma
,
e
in
un
angolo
ardeva
il
fuoco
d
'
un
fornello
,
in
cui
soffiava
un
mantice
,
tirato
da
un
ragazzo
.
Precossi
padre
era
vicino
all
'
incudine
,
e
un
garzone
teneva
una
spranga
di
ferro
nel
fuoco
.
-
Ah
!
eccolo
qui
,
-
disse
il
fabbro
appena
ci
vide
,
levandosi
la
berretta
,
-
il
bravo
ragazzo
che
regala
i
treni
delle
strade
ferrate
!
È
venuto
a
vedere
un
po
'
lavorare
,
non
è
vero
?
Eccolo
servito
sul
momento
.
-
E
dicendo
questo
sorrideva
,
non
aveva
più
quella
faccia
torva
,
quegli
occhi
biechi
dell
'
altre
volte
.
Il
garzone
gli
porse
una
lunga
spranga
di
ferro
arroventata
da
un
capo
,
e
il
fabbro
l
'
appoggiò
sull
'
incudine
.
Faceva
una
di
quelle
spranghe
a
voluta
per
le
ringhiere
a
gabbia
dei
terrazzini
.
Alzò
un
grosso
martello
e
cominciò
a
picchiare
,
spingendo
la
parte
rovente
ora
di
qua
ora
di
là
tra
una
punta
dell
'
incudine
e
il
mezzo
,
e
rigirandola
in
vari
modi
,
ed
era
una
meraviglia
a
vedere
come
sotto
ai
colpi
rapidi
e
precisi
del
martello
il
ferro
s
'
incurvava
,
s
'
attorceva
,
pigliava
via
via
la
forma
graziosa
della
foglia
arricciata
d
'
un
fiore
,
come
un
cannello
di
pasta
,
ch
'
egli
avesse
modellato
con
le
mani
.
E
intanto
il
suo
figliuolo
ci
guardava
,
con
una
cert
'
aria
altera
,
come
per
dire
:
-
Vedete
come
lavora
mio
padre
!
-
Ha
visto
come
si
fa
,
il
signorino
?
-
mi
domandò
il
fabbro
,
quand
'
ebbe
finito
,
mettendomi
davanti
la
spranga
,
che
pareva
il
pastorale
d
'
un
vescovo
.
Poi
la
mise
in
disparte
e
ne
ficcò
un
'
altra
nel
fuoco
.
-
Ben
fatto
davvero
,
-
gli
disse
mio
padre
.
E
soggiunse
:
-
Dunque
...
si
lavora
,
eh
?
La
buona
voglia
è
tornata
.
-
È
tornata
,
sì
-
rispose
l
'
operaio
,
asciugandosi
il
sudore
,
e
arrossendo
un
poco
.
-
E
sa
chi
me
l
'
ha
fatta
tornare
?
-
Mio
padre
finse
di
non
capire
.
-
Quel
bravo
ragazzo
,
-
disse
il
fabbro
,
accennando
il
figliuolo
col
dito
,
-
quel
bravo
figliuolo
là
,
che
studiava
e
faceva
onore
a
suo
padre
mentre
suo
padre
...
faceva
baldoria
e
lo
trattava
come
una
bestia
.
Quando
ho
visto
quella
medaglia
...
Ah
!
il
piccinetto
mio
,
alto
come
un
soldo
di
cacio
,
vieni
un
po
'
qua
che
ti
guardi
bene
nel
muso
!
-
Il
ragazzo
corse
subito
,
il
fabbro
lo
prese
e
lo
mise
diritto
sull
'
incudine
,
tenendolo
sotto
le
ascelle
,
e
gli
disse
:
-
Pulite
un
poco
il
frontespizio
a
questo
bestione
di
babbo
.
-
E
allora
Precossi
coprì
di
baci
il
viso
nero
di
suo
padre
fin
che
fu
anche
lui
tutto
nero
.
-
Così
va
bene
,
-
disse
il
fabbro
,
e
lo
rimise
in
terra
.
-
Così
va
bene
davvero
,
Precossi
!
-
esclamò
mio
padre
,
contento
.
E
detto
a
rivederci
al
fabbro
e
al
figliuolo
,
mi
condusse
fuori
.
Mentre
uscivo
,
Precossino
mi
disse
:
-
Scusami
,
-
e
mi
cacciò
in
tasca
un
pacchetto
di
chiodi
;
io
l
'
invitai
a
venir
a
vedere
il
carnevale
da
casa
mia
.
-
Tu
gli
hai
regalato
il
tuo
treno
di
strada
ferrata
,
-
mi
disse
mio
padre
per
la
strada
;
-
ma
se
fosse
stato
d
'
oro
e
pieno
di
perle
,
sarebbe
stato
ancora
un
piccolo
regalo
per
quel
santo
figliuolo
che
ha
rifatto
il
cuore
a
suo
padre
.
Il
piccolo
pagliaccio
20
,
lunedì
Tutta
la
città
è
in
ribollimento
per
il
carnevale
,
che
è
sul
finire
,
in
ogni
piazza
si
rizzan
baracche
di
saltimbanchi
e
giostre
,
e
noi
abbiamo
sotto
le
finestre
un
circo
di
tela
,
dove
dà
spettacolo
una
piccola
compagnia
veneziana
,
con
cinque
cavalli
.
Il
circo
è
nel
mezzo
della
piazza
,
e
in
un
angolo
ci
son
tre
carrozzoni
grandi
,
dove
i
saltimbanchi
dormono
e
si
travestono
;
tre
casette
con
le
ruote
,
coi
loro
finestrini
e
un
caminetto
ciascuna
,
che
fuma
sempre
;
e
tra
finestrino
e
finestrino
sono
stese
delle
fasce
da
bambini
.
C
'
è
una
donna
che
allatta
un
putto
,
fa
da
mangiare
e
balla
sulla
corda
.
Povera
gente
!
Si
dice
saltimbanco
come
un
'
ingiuria
;
eppure
si
guadagnano
il
pane
onestamente
,
divertendo
tutti
;
e
come
faticano
!
Tutto
il
giorno
corrono
tra
il
circo
e
i
carrozzoni
,
in
maglia
,
con
questi
freddi
;
mangian
due
bocconi
a
scappa
e
fuggi
,
in
piedi
,
tra
una
rappresentazione
e
l
'
altra
,
e
a
volte
,
quando
hanno
già
il
circo
affollato
,
si
leva
un
vento
che
strappa
le
tele
e
spegne
i
lumi
,
e
addio
spettacolo
!
debbon
rendere
i
denari
e
lavorar
tutta
la
sera
a
rimetter
su
la
baracca
.
Ci
hanno
due
ragazzi
che
lavorano
;
e
mio
padre
riconobbe
il
più
piccolo
mentre
attraversava
la
piazza
:
è
il
figliuolo
del
padrone
lo
stesso
che
vedemmo
fare
i
giochi
a
cavallo
l
'
anno
passato
,
in
un
circo
di
piazza
Vittorio
Emanuele
.
È
cresciuto
,
avrà
otto
anni
,
è
un
bel
ragazzo
,
un
bel
visetto
rotondo
e
bruno
di
monello
,
con
tanti
riccioli
neri
che
gli
scappan
fuori
dal
cappello
a
cono
.
È
vestito
da
pagliaccio
,
ficcato
dentro
a
una
specie
di
saccone
con
le
maniche
,
bianco
ricamato
di
nero
,
e
ha
le
scarpette
di
tela
.
È
un
diavoletto
.
Piace
a
tutti
.
Fa
di
tutto
.
Lo
vediamo
ravvolto
in
uno
scialle
,
la
mattina
presto
,
che
porta
il
latte
alla
sua
casetta
di
legno
;
poi
va
a
prendere
i
cavalli
alla
rimessa
di
via
Bertola
;
tiene
in
braccio
il
bimbo
piccolo
;
trasporta
cerchi
cavalletti
,
sbarre
,
corde
;
pulisce
i
carrozzoni
,
accende
il
fuoco
,
e
nei
momenti
di
riposo
è
sempre
appiccicato
a
sua
madre
.
Mio
padre
lo
guarda
sempre
dalla
finestra
,
e
non
fa
che
parlar
di
lui
e
dei
suoi
,
che
han
l
'
aria
di
buona
gente
,
e
di
voler
bene
ai
figliuoli
.
Una
sera
ci
siamo
andati
,
al
circo
;
faceva
freddo
,
non
c
'
era
quasi
nessuno
;
ma
tanto
il
pagliaccino
si
dava
un
gran
moto
per
tener
allegra
quella
po
'
di
gente
:
faceva
dei
salti
mortali
,
s
'
attaccava
alla
coda
dei
cavalli
,
camminava
con
le
gambe
per
aria
,
tutto
solo
,
e
cantava
,
sempre
sorridente
,
col
suo
visetto
bello
e
bruno
;
e
suo
padre
che
aveva
un
vestito
rosso
e
i
calzoni
bianchi
,
con
gli
stivali
alti
e
la
frusta
in
mano
,
lo
guardava
;
ma
era
triste
.
Mio
padre
n
'
ebbe
compassione
,
e
ne
parlò
il
dì
dopo
col
pittore
Delis
,
che
venne
a
trovarci
.
Quella
povera
gente
s
'
ammazza
a
lavorare
e
fa
così
cattivi
affari
!
Quel
ragazzino
gli
piaceva
tanto
!
Che
cosa
si
poteva
fare
per
loro
?
Il
pittore
ebbe
un
'
idea
.
-
Scrivi
un
bell
'
articolo
sulla
Gazzetta
,
-
gli
disse
,
-
tu
che
sai
scrivere
:
tu
racconti
i
miracoli
del
piccolo
pagliaccio
e
io
faccio
il
suo
ritratto
;
la
Gazzetta
la
leggon
tutti
,
e
almeno
per
una
volta
accorrerà
gente
.
-
E
così
fecero
.
Mio
padre
scrisse
un
articolo
,
bello
e
pieno
di
scherzi
,
che
diceva
tutto
quello
che
noi
vediamo
dalla
finestra
,
e
metteva
voglia
di
conoscere
e
di
carezzare
il
piccolo
artista
;
e
il
pittore
schizzò
un
ritrattino
somigliante
e
grazioso
,
che
fu
pubblicato
sabato
sera
.
Ed
ecco
,
alla
rappresentazione
di
domenica
,
una
gran
folla
che
accorre
al
circo
.
Era
annunziato
:
Rappresentazione
a
beneficio
del
pagliaccino
;
del
pagliaccino
,
com
'
era
chiamato
nella
Gazzetta
.
Mio
padre
mi
condusse
nei
primi
posti
.
Accanto
all
'
entrata
avevano
affisso
la
Gazzetta
.
Il
circo
era
stipato
;
molti
spettatori
avevano
la
Gazzetta
in
mano
,
e
la
mostravano
al
pagliaccino
,
che
rideva
e
correva
or
dall
'
uno
or
dall
'
altro
,
tutto
felice
.
Anche
il
padrone
era
contento
.
Figurarsi
!
Nessun
giornale
gli
aveva
mai
fatto
tanto
onore
,
e
la
cassetta
dei
soldi
era
piena
.
Mi
padre
sedette
accanto
a
me
.
Tra
gli
spettatori
trovammo
delle
persone
di
conoscenza
.
C
'
era
vicino
all
'
entrata
dei
cavalli
,
in
piedi
,
il
maestro
di
Ginnastica
,
quello
che
è
stato
con
Garibaldi
;
e
in
faccia
a
noi
,
nei
secondi
posti
,
il
muratorino
,
col
suo
visetto
tondo
,
seduto
accanto
a
quel
gigante
di
suo
padre
...
e
appena
mi
vide
,
mi
fece
il
muso
di
lepre
.
Un
po
'
più
in
là
vidi
Garoffi
,
che
contava
gli
spettatori
,
calcolando
sulle
dita
quanto
potesse
aver
incassato
la
Compagnia
.
C
'
era
anche
nelle
seggiole
dei
primi
posti
,
poco
lontano
da
noi
,
il
povero
Robetti
,
quello
che
salvò
il
bimbo
dall
'
omnibus
,
con
le
sue
stampelle
fra
le
ginocchia
,
stretto
al
fianco
di
suo
padre
,
capitano
d
'
artiglieria
,
che
gli
teneva
una
mano
sulla
spalla
.
La
rappresentazione
cominciò
.
Il
pagliaccino
fece
meraviglie
sul
cavallo
,
sul
trapezio
e
sulla
corda
,
e
ogni
volta
che
saltava
giù
,
tutti
gli
battevan
le
mani
e
molti
gli
tiravano
i
riccioli
.
Poi
fecero
gli
esercizi
vari
altri
,
funamboli
,
giocolieri
e
cavallerizzi
,
vestiti
di
cenci
e
scintillanti
d
'
argento
.
Ma
quando
non
c
'
era
il
ragazzo
,
pareva
che
la
gente
si
seccasse
.
A
un
certo
punto
vidi
il
maestro
di
ginnastica
,
fermo
all
'
entrata
dei
cavalli
,
che
parlò
nell
'
orecchio
del
padrone
del
circo
,
e
questi
subito
girò
lo
sguardo
sugli
spettatori
,
come
se
cercasse
qualcuno
.
Il
suo
sguardo
si
fermò
su
di
noi
.
Mio
padre
se
ne
accorse
,
capì
che
il
maestro
aveva
detto
ch
'
era
lui
l
'
autor
dell
'
articolo
,
e
per
non
esser
ringraziato
se
ne
scappò
via
,
dicendomi
:
-
Resta
,
Enrico
;
io
t
'
aspetto
fuori
.
-
Il
pagliaccino
,
dopo
aver
scambiato
qualche
parola
col
suo
babbo
,
fece
ancora
un
esercizio
:
ritto
sul
cavallo
che
galoppava
,
si
travestì
quattro
volte
,
da
pellegrino
,
da
marinaio
,
da
soldato
,
da
acrobata
,
e
ogni
volta
che
mi
passava
vicino
,
mi
guardava
.
Poi
,
quando
scese
,
cominciò
a
fare
il
giro
del
circo
col
cappello
da
pagliaccio
tra
le
mani
,
e
tutti
ci
gettavan
dentro
soldi
e
confetti
.
Io
tenni
pronti
due
soldi
;
ma
quando
fu
in
faccia
a
me
,
invece
di
porgere
il
cappello
,
lo
tirò
indietro
,
mi
guardò
e
passò
avanti
.
Rimasi
mortificato
.
Perché
m
'
aveva
fatto
quello
sgarbo
?
La
rappresentazione
terminò
,
il
padrone
ringraziò
il
pubblico
,
e
tutta
la
gente
s
'
alzò
,
affollandosi
verso
l
'
uscita
.
Io
ero
confuso
tra
la
folla
,
e
stavo
già
per
uscire
,
quando
mi
sentii
toccare
una
mano
.
Mi
voltai
:
era
il
pagliaccino
,
col
suo
bel
visetto
bruno
e
i
suoi
riccioli
neri
,
che
mi
sorrideva
:
aveva
le
mani
piene
di
confetti
.
Allora
capii
.
-
Voresistu
-
mi
disse
-
agradir
sti
confeti
del
pagiazzeto
?
-
Io
accennai
di
sì
,
e
ne
presi
tre
o
quattro
.
-
Alora
,
-
soggiunse
-
ciapa
anca
un
baso
.
-
Dammene
due
-
,
risposi
,
e
gli
porsi
il
viso
.
Egli
si
pulì
con
la
manica
la
faccia
infarinata
,
mi
pose
un
braccio
intorno
al
collo
,
e
mi
stampò
due
baci
sulle
guance
,
dicendomi
:
-
Tò
,
e
portighene
uno
a
to
pare
.
L
'
ultimo
giorno
di
carnevale
21
,
martedì
Che
triste
scena
vedemmo
oggi
al
corso
delle
maschere
!
Finì
bene
;
ma
poteva
seguire
una
grande
disgrazia
.
In
piazza
San
Carlo
,
tutta
decorata
di
festoni
gialli
,
rossi
e
bianchi
,
s
'
accalcava
una
grande
moltitudine
;
giravan
maschere
d
'
ogni
colore
;
passavano
carri
dorati
e
imbandierati
,
della
forma
di
padiglioni
di
teatrini
e
di
barche
,
pieni
d
'
arlecchini
e
di
guerrieri
,
di
cuochi
,
di
marinai
e
di
pastorelle
;
era
una
confusione
da
non
saper
dove
guardare
;
un
frastuono
di
trombette
,
di
corni
e
di
piatti
turchi
che
lacerava
le
orecchie
;
e
le
maschere
dei
carri
trincavano
e
cantavano
,
apostrofando
la
gente
a
piedi
e
la
gente
alle
finestre
,
che
rispondevano
a
squarciagola
,
e
si
tiravano
a
furia
arancie
e
confetti
;
e
al
di
sopra
delle
carrozze
e
della
calca
,
fin
dove
arrivava
l
'
occhio
,
si
vedevano
sventolar
bandierine
,
scintillar
caschi
,
tremolare
pennacchi
,
agitarsi
testoni
di
cartapesta
,
gigantesche
cuffie
,
tube
enormi
,
armi
stravaganti
,
tamburelli
,
crotali
,
berrettini
rossi
e
bottiglie
:
parevan
tutti
pazzi
.
Quando
la
nostra
carrozza
entrò
nella
piazza
,
andava
dinanzi
a
noi
un
carro
magnifico
,
tirato
da
quattro
cavalli
coperti
di
gualdrappe
ricamate
d
'
oro
,
e
tutto
inghirlandato
di
rose
finte
,
sul
quale
c
'
erano
quattordici
o
quindici
signori
,
mascherati
da
gentiluomini
della
corte
di
Francia
,
tutti
luccicanti
di
seta
,
col
parruccone
bianco
,
un
cappello
piumato
sotto
il
braccio
e
lo
spadino
,
e
un
arruffio
di
nastri
e
di
trine
sul
petto
:
bellissimi
.
Cantavano
tutti
insieme
una
canzonetta
francese
,
e
gettavan
dolci
alla
gente
,
e
la
gente
batteva
le
mani
e
gridava
.
Quando
a
un
tratto
,
sulla
nostra
sinistra
,
vedemmo
un
uomo
sollevare
sopra
le
teste
della
folla
una
bambina
di
cinque
o
sei
anni
,
una
poverella
che
piangeva
disperatamente
,
agitando
le
braccia
,
come
presa
dalle
convulsioni
.
L
'
uomo
si
fece
largo
verso
il
carro
dei
signori
,
uno
di
questi
si
chinò
,
e
quell
'
altro
disse
forte
:
-
Prenda
questa
bimba
,
ha
perduto
sua
madre
nella
folla
,
la
tenga
in
braccio
;
la
madre
non
può
essere
lontana
,
e
la
vedrà
,
non
c
'
è
altra
maniera
.
-
Il
signore
prese
la
bimba
in
braccio
;
tutti
gli
altri
cessarono
di
cantare
,
la
bimba
urlava
e
si
dibatteva
,
il
signore
si
tolse
la
maschera
;
il
carro
continuò
a
andare
lentamente
.
In
quel
mentre
,
come
ci
fu
detto
poi
,
all
'
estremità
opposta
della
piazza
,
una
povera
donna
mezzo
impazzita
rompeva
la
calca
a
gomitate
e
a
spintoni
,
urlando
:
-
Maria
!
Maria
!
Maria
!
Ho
perduto
la
mia
figliuola
!
Me
l
'
hanno
rubata
!
Mi
hanno
soffocato
la
mia
bambina
!
-
E
da
un
quarto
d
'
ora
smaniava
,
si
disperava
a
quel
modo
,
andando
un
po
'
di
qua
e
un
po
'
di
là
,
oppressa
dalla
folla
,
che
stentava
ad
aprirle
il
passo
.
Il
signore
del
carro
,
intanto
,
si
teneva
la
bimba
stretta
contro
i
nastri
e
le
trine
del
petto
,
girando
lo
sguardo
per
la
piazza
,
e
cercando
di
quietare
la
povera
creatura
,
che
si
copriva
il
viso
con
le
mani
,
non
sapendo
dove
fosse
,
e
singhiozzava
da
schiantarsi
il
cuore
.
Il
signore
era
commosso
,
si
vedeva
che
quelle
grida
gli
andavano
all
'
anima
;
tutti
gli
altri
offrivano
alla
bimba
arancie
e
confetti
;
ma
quella
respingeva
tutto
,
sempre
più
spaventata
e
convulsa
.
-
Cercate
la
madre
!
gridava
il
signore
alla
folla
,
-
cercate
la
madre
!
-
E
tutti
si
voltavano
a
destra
e
a
sinistra
;
ma
la
madre
non
si
trovava
.
Finalmente
,
a
pochi
passi
dall
'
imboccatura
di
via
Roma
,
si
vide
una
donna
slanciarsi
verso
il
carro
...
Ah
!
mai
più
la
dimenticherò
!
Non
pareva
più
una
creatura
umana
,
aveva
i
capelli
sciolti
,
la
faccia
sformata
,
le
vesti
lacere
,
si
slanciò
avanti
mettendo
un
rantolo
che
non
si
capì
se
fosse
di
gioia
,
d
'
angoscia
o
di
rabbia
,
e
avventò
le
mani
come
due
artigli
per
afferrar
la
figliuola
.
Il
carro
si
fermò
.
-
Eccola
qui
-
,
disse
il
signore
,
porgendo
la
bimba
,
dopo
averla
baciata
,
e
la
mise
tra
le
braccia
di
sua
madre
,
che
se
la
strinse
al
seno
come
una
furia
...
Ma
una
delle
due
manine
restò
un
minuto
secondo
tra
le
mani
del
signore
,
e
questi
strappatosi
dalla
destra
un
anello
d
'
oro
con
un
grosso
diamante
,
e
infilatolo
con
un
rapido
movimento
in
un
dito
della
piccina
:
-
Prendi
,
-
le
disse
,
-
sarà
la
tua
dote
di
sposa
.
-
La
madre
restò
lì
come
incantata
,
la
folla
proruppe
in
applausi
,
il
signore
si
rimise
la
maschera
,
i
suoi
compagni
ripresero
il
canto
,
e
il
carro
ripartì
lentamente
in
mezzo
a
una
tempesta
di
battimani
e
d
'
evviva
.
I
ragazzi
ciechi
23
,
giovedì
Il
maestro
è
molto
malato
e
mandarono
in
vece
sua
quello
della
quarta
,
che
è
stato
maestro
nell
'
Istituto
dei
ciechi
;
il
più
vecchio
di
tutti
,
così
bianco
che
par
che
abbia
in
capo
una
parrucca
di
cotone
,
e
parla
in
un
certo
modo
,
come
se
cantasse
una
canzone
malinconica
;
ma
bene
,
e
sa
molto
.
Appena
entrato
nella
scuola
,
vedendo
un
ragazzo
con
un
occhio
bendato
,
s
'
avvicinò
al
banco
e
gli
domandò
che
cos
'
aveva
.
-
Bada
agli
occhi
,
ragazzo
,
-
gli
disse
.
-
E
allora
Derossi
gli
domandò
:
-
È
vero
,
signor
maestro
,
che
è
stato
maestro
dei
ciechi
?
-
Sì
,
per
vari
anni
,
-
rispose
.
E
Derossi
disse
a
mezza
voce
:
-
Ci
dica
qualche
cosa
.
Il
maestro
s
'
andò
a
sedere
a
tavolino
.
Coretti
disse
forte
:
-
L
'
istituto
dei
ciechi
è
in
via
Nizza
.
-
Voi
dite
ciechi
,
ciechi
,
-
disse
il
maestro
,
-
così
,
come
direste
malati
e
poveri
o
che
so
io
.
Ma
capite
bene
il
significato
di
quella
parola
?
Pensateci
un
poco
.
Ciechi
!
Non
veder
nulla
,
mai
!
Non
distinguere
il
giorno
dalla
notte
,
non
veder
né
il
cielo
né
il
sole
né
i
propri
parenti
,
nulla
di
tutto
quello
che
s
'
ha
intorno
e
che
si
tocca
;
essere
immersi
in
una
oscurità
perpetua
,
e
come
sepolti
nelle
viscere
della
terra
!
Provate
un
poco
a
chiudere
gli
occhi
e
a
pensare
di
dover
rimanere
per
sempre
così
:
subito
vi
prende
un
affanno
,
un
terrore
,
vi
pare
che
vi
sarebbe
impossibile
di
resistere
,
che
vi
mettereste
a
gridare
,
che
impazzireste
o
morireste
.
Eppure
...
poveri
ragazzi
,
quando
s
'
entra
per
la
prima
volta
nell
'
Istituto
dei
ciechi
,
durante
la
ricreazione
,
a
sentirli
suonar
violini
e
flauti
da
tutte
le
parti
,
e
parlar
forte
e
ridere
,
salendo
e
scendendo
le
scale
a
passi
lesti
,
e
girando
liberamente
per
i
corridoi
e
pei
dormitori
,
non
si
direbbe
mai
che
son
quegli
sventurati
che
sono
.
Bisogna
osservarli
bene
.
C
'
è
dei
giovani
di
sedici
o
diciott
'
anni
,
robusti
e
allegri
,
che
portano
la
cecità
con
una
certa
disinvoltura
,
con
una
certa
baldanza
quasi
;
ma
si
capisce
dall
'
espressione
risentita
e
fiera
dei
visi
,
che
debbono
aver
sofferto
tremendamente
prima
di
rassegnarsi
a
quella
sventura
.
Ce
n
'
è
altri
,
dei
visi
pallidi
e
dolci
,
in
cui
si
vede
una
grande
rassegnazione
;
ma
triste
,
e
si
capisce
che
qualche
volta
,
in
segreto
,
debbono
piangere
ancora
.
Ah
!
figliuoli
miei
.
Pensate
che
alcuni
di
essi
hanno
perduto
la
vista
in
pochi
giorni
,
che
altri
l
'
han
perduta
dopo
anni
di
martirio
,
e
molte
operazioni
chirurgiche
terribili
,
e
che
molti
son
nati
così
,
nati
in
una
notte
che
non
ebbe
mai
alba
per
loro
,
entrati
nel
mondo
come
in
una
tomba
immensa
,
e
che
non
sanno
come
sia
fatto
il
volto
umano
!
Immaginate
quanto
debbono
aver
sofferto
e
quanto
debbono
soffrire
quando
pensano
così
,
confusamente
,
alla
differenza
tremenda
che
passa
fra
loro
e
quelli
che
ci
vedono
,
e
domandano
a
sé
medesimi
:
-
Perché
questa
differenza
se
non
abbiamo
alcuna
colpa
?
-
Io
che
son
stato
vari
anni
fra
loro
,
quando
mi
ricordo
quella
classe
,
tutti
quegli
occhi
suggellati
per
sempre
,
tutte
quelle
pupille
senza
sguardo
e
senza
vita
,
e
poi
guardo
voi
altri
...
mi
pare
impossibile
che
non
siate
tutti
felici
.
Pensate
:
ci
sono
circa
ventisei
mila
ciechi
in
Italia
!
Ventisei
mila
persone
che
non
vedono
luce
,
capite
;
un
esercito
che
c
'
impiegherebbe
quattro
ore
a
sfilare
sotto
le
nostre
finestre
!
Il
maestro
tacque
;
non
si
sentiva
un
alito
nella
scuola
.
Derossi
domandò
se
era
vero
che
i
ciechi
hanno
il
tatto
più
fino
di
noi
.
Il
maestro
disse
:
-
È
vero
.
Tutti
gli
altri
sensi
si
raffinano
in
loro
,
appunto
perché
,
dovendo
supplire
fra
tutti
a
quello
della
vista
,
sono
più
e
meglio
esercitati
di
quello
che
non
siano
da
chi
ci
vede
.
La
mattina
,
nei
dormitori
,
l
'
uno
domanda
all
'
altro
:
-
C
'
è
il
sole
?
-
e
chi
è
più
lesto
a
vestirsi
scappa
subito
nel
cortile
ad
agitar
le
mani
per
aria
,
per
sentire
se
c
'
è
il
tepore
del
sole
,
e
corre
a
dar
la
buona
notizia
:
-
C
'
è
il
sole
!
-
Dalla
voce
d
'
una
persona
si
fanno
un
'
idea
della
statura
;
noi
giudichiamo
l
'
animo
d
'
un
uomo
dall
'
occhio
,
essi
dalla
voce
;
ricordano
le
intonazioni
e
gli
accenti
per
anni
.
S
'
accorgono
se
in
una
stanza
c
'
è
più
d
'
una
persona
,
anche
se
una
sola
parla
,
e
le
altre
restano
immobili
.
Al
tatto
s
'
accorgono
se
un
cucchiaio
è
poco
o
molto
pulito
.
Le
bimbe
distinguono
la
lana
tinta
da
quella
di
color
naturale
.
Passando
a
due
a
due
per
le
strade
,
riconoscono
quasi
tutte
le
botteghe
all
'
odore
,
anche
quelle
in
cui
noi
non
sentiamo
odori
.
Tirano
la
trottola
,
e
a
sentire
il
ronzìo
che
fa
girando
,
vanno
diritti
a
pigliarla
senza
sbagliare
.
Fanno
correre
il
cerchio
,
giocano
ai
birilli
,
saltano
con
la
funicella
,
fabbricano
casette
coi
sassi
,
colgono
le
viole
come
se
le
vedessero
,
fanno
stuoie
e
canestrini
intrecciando
paglia
di
vari
colori
,
speditamente
e
bene
;
tanto
hanno
il
tatto
esercitato
!
Il
tatto
è
la
loro
vista
,
è
uno
dei
più
grandi
piaceri
per
loro
quello
di
toccare
,
di
stringere
,
d
'
indovinare
la
forma
delle
cose
tastandole
.
È
commovente
vederli
,
quando
li
conducono
al
museo
industriale
,
dove
li
lascian
toccare
quello
che
vogliono
,
veder
con
che
festa
si
gettano
sui
corpi
geometrici
,
sui
modellini
di
case
,
sugli
strumenti
,
con
che
gioia
palpano
,
stropicciano
,
rivoltano
fra
le
mani
tutte
le
cose
,
per
vedere
come
son
fatte
.
Essi
dicono
vedere
!
Garoffi
interruppe
il
maestro
per
domandargli
se
era
vero
che
i
ragazzi
ciechi
imparano
a
far
di
conto
meglio
degli
altri
.
Il
maestro
rispose
:
-
È
vero
.
Imparano
a
far
di
conto
e
a
leggere
.
Hanno
dei
libri
fatti
apposta
,
coi
caratteri
rilevati
;
ci
passano
le
dita
sopra
,
riconoscon
le
lettere
,
e
dicon
le
parole
;
leggono
corrente
.
E
bisogna
vedere
,
poveretti
,
come
arrossiscono
quando
commettono
uno
sbaglio
.
E
scrivono
pure
,
senza
inchiostro
.
Scrivono
sur
una
carta
spessa
e
dura
con
un
punteruolo
di
metallo
che
fa
tanti
punticini
incavati
e
aggrappati
secondo
un
alfabeto
speciale
;
i
quali
punticini
riescono
in
rilievo
sul
rovescio
della
carta
per
modo
che
voltando
il
foglio
e
strisciando
le
dita
su
quei
rilievi
,
essi
possono
leggere
quello
che
hanno
scritto
,
ed
anche
la
scrittura
d
'
altri
,
e
così
fanno
delle
composizioni
,
e
si
scrivono
delle
lettere
fra
loro
.
Nella
stessa
maniera
scrivono
i
numeri
e
fanno
i
calcoli
.
E
calcolano
a
mente
con
una
facilità
incredibile
,
non
essendo
divagati
dalla
vista
delle
cose
,
come
siamo
noi
.
E
se
vedeste
come
sono
appassionati
per
sentir
leggere
,
come
stanno
attenti
,
come
ricordano
tutto
,
come
discutono
fra
loro
,
anche
i
piccoli
,
di
cose
di
storia
e
di
lingua
,
seduti
quattro
o
cinque
sulla
stessa
panca
,
senza
voltarsi
l
'
un
verso
l
'
altro
,
e
conversando
il
primo
col
terzo
,
il
secondo
col
quarto
,
ad
alta
voce
e
tutti
insieme
,
senza
perdere
una
sola
parola
,
da
tanto
che
han
l
'
orecchio
acuto
e
pronto
!
E
danno
più
importanza
di
voi
altri
agli
esami
,
ve
lo
assicuro
,
e
s
'
affezionano
di
più
ai
loro
maestri
.
Riconoscono
il
maestro
al
passo
e
all
'
odore
;
s
'
accorgono
se
è
di
buono
o
cattivo
umore
,
se
sta
bene
o
male
,
nient
'
altro
che
dal
suono
d
'
una
sua
parola
;
vogliono
che
il
maestro
li
tocchi
,
quando
gli
incoraggia
e
li
loda
,
e
gli
palpan
le
mani
e
le
braccia
per
esprimergli
la
loro
gratitudine
.
E
si
voglion
bene
anche
fra
loro
,
sono
buoni
compagni
.
Nel
tempo
della
ricreazione
sono
quasi
sempre
insieme
quei
soliti
.
Nella
sezione
delle
ragazze
,
per
esempio
,
formano
tanti
gruppi
,
secondo
lo
strumento
che
suonano
,
le
violiniste
,
le
pianiste
,
le
suonatrici
di
flauto
,
e
non
si
scompagnano
mai
.
Quando
hanno
posto
affetto
a
uno
,
è
difficile
che
se
ne
stacchino
.
Trovano
un
gran
conforto
nell
'
amicizia
.
Si
giudicano
rettamente
,
fra
loro
.
Hanno
un
concetto
chiaro
e
profondo
del
bene
e
del
male
.
Nessuno
s
'
esalta
come
loro
al
racconto
d
'
un
'
azione
generosa
o
d
'
un
fatto
grande
.
Votini
domandò
se
suonano
bene
.
-
Amano
la
musica
ardentemente
,
-
rispose
il
maestro
.
-
È
la
loro
gioia
,
è
la
loro
vita
la
musica
.
Dei
ciechi
bambini
,
appena
entrati
nell
'
Istituto
,
son
capaci
di
star
tre
ore
immobili
in
piedi
a
sentir
sonare
.
Imparano
facilmente
,
suonano
con
passione
.
Quando
il
maestro
dice
a
uno
che
non
ha
disposizione
alla
musica
,
quegli
ne
prova
un
grande
dolore
,
ma
si
mette
a
studiare
disperatamente
.
Ah
!
se
udiste
la
musica
là
dentro
se
li
vedeste
quando
suonano
colla
fronte
alta
col
sorriso
sulle
labbra
,
accesi
nel
viso
,
tremanti
dalla
commozione
,
estatici
quasi
ad
ascoltar
quell
'
armonia
che
rispandono
nell
'
oscurità
infinita
che
li
circonda
,
come
sentireste
che
è
una
consolazione
divina
la
musica
!
E
giubilano
,
brillano
di
felicità
quando
un
maestro
dice
loro
:
-
Tu
diventerai
un
artista
.
-
Per
essi
il
primo
nella
musica
,
quello
che
riesce
meglio
di
tutti
al
pianoforte
o
al
violino
,
è
come
un
re
;
lo
amano
,
lo
venerano
.
Se
nasce
un
litigio
fra
due
di
loro
,
vanno
da
lui
;
se
due
amici
si
guastano
,
è
lui
che
li
riconcilia
.
I
più
piccini
,
a
cui
egli
insegna
a
sonare
,
lo
tengono
come
un
padre
.
Prima
d
'
andare
a
dormire
,
vanno
tutti
a
dargli
la
buona
notte
.
E
parlano
continuamente
di
musica
.
Sono
già
a
letto
,
la
sera
tardi
,
quasi
tutti
stanchi
dallo
studio
e
dal
lavoro
,
e
mezzo
insonniti
;
e
ancora
discorrono
a
bassa
voce
di
opere
,
di
maestri
,
di
strumenti
,
d
'
orchestre
.
Ed
è
un
castigo
così
grande
per
essi
l
'
esser
privati
della
lettura
o
della
lezione
di
musica
,
ne
soffrono
tanto
dolore
,
che
non
s
'
ha
quasi
mai
il
coraggio
di
castigarli
in
quel
modo
.
Quello
che
la
luce
è
per
i
nostri
occhi
,
la
musica
è
per
il
loro
cuore
.
Derossi
domandò
se
non
si
poteva
andarli
a
vedere
.
-
Si
può
,
-
rispose
il
maestro
;
-
ma
voi
,
ragazzi
,
non
ci
dovete
andare
per
ora
.
Ci
andrete
più
tardi
,
quando
sarete
in
grado
di
capire
tutta
la
grandezza
di
quella
sventura
,
e
di
sentire
tutta
la
pietà
che
essa
merita
.
È
uno
spettacolo
triste
,
figliuoli
.
Voi
vedete
là
qualche
volta
dei
ragazzi
seduti
di
contro
a
una
finestra
spalancata
,
a
godere
l
'
aria
fresca
,
col
viso
immobile
,
che
par
che
guardino
la
grande
pianura
verde
e
le
belle
montagne
azzurre
che
vedete
voi
...
;
e
a
pensare
che
non
vedon
nulla
,
che
non
vedranno
mai
nulla
di
tutta
quella
immensa
bellezza
,
vi
si
stringe
l
'
anima
come
se
fossero
diventati
ciechi
in
quel
punto
.
E
ancora
i
ciechi
nati
,
che
non
avendo
mai
visto
il
mondo
,
non
rimpiangono
nulla
,
perché
hanno
l
'
immagine
d
'
alcuna
cosa
,
fanno
meno
compassione
.
Ma
c
'
è
dei
ragazzi
ciechi
da
pochi
mesi
,
che
si
ricordano
ancora
di
tutto
,
che
comprendono
bene
tutto
quello
che
han
perduto
,
e
questi
hanno
di
più
il
dolore
di
sentirsi
oscurare
nella
mente
,
un
poco
ogni
giorno
,
le
immagini
più
care
,
di
sentirsi
come
morire
nella
memoria
le
persone
più
amate
.
Uno
di
questi
ragazzi
mi
diceva
un
giorno
con
una
tristezza
inesprimibile
:
-
Vorrei
ancora
aver
la
vista
d
'
una
volta
,
appena
un
momento
,
per
rivedere
il
viso
della
mamma
,
che
non
lo
ricordo
più
-
E
quando
la
mamma
va
a
trovarli
,
le
mettono
le
mani
sul
viso
,
la
toccano
bene
dalla
fronte
al
mento
e
alle
orecchie
,
per
sentir
com
'
è
fatta
,
e
quasi
non
si
persuadono
di
non
poterla
vedere
,
e
la
chiamano
per
nome
molte
volte
come
per
pregarla
che
si
lasci
,
che
si
faccia
vedere
una
volta
.
Quanti
escono
di
là
piangendo
,
anche
uomini
di
cuor
duro
!
E
quando
s
'
esce
,
ci
pare
un
'
eccezione
la
nostra
,
un
privilegio
quasi
non
meritato
di
veder
la
gente
,
le
case
,
il
cielo
.
Oh
!
non
c
'
è
nessuno
di
voi
,
ne
son
certo
,
che
uscendo
di
là
non
sarebbe
disposto
a
privarsi
d
'
un
po
'
della
propria
vista
per
darne
un
barlume
almeno
a
tutti
quei
poveri
fanciulli
,
per
i
quali
il
sole
non
ha
luce
e
la
madre
non
ha
viso
!
Il
maestro
malato
25
,
sabato
Ieri
sera
,
uscendo
dalla
scuola
,
andai
a
visitare
il
mio
maestro
malato
.
Dal
troppo
lavorare
s
'
è
ammalato
.
Cinque
ore
di
lezione
al
giorno
,
poi
un
'
ora
di
ginnastica
,
poi
altre
due
ore
di
scuola
serale
,
che
vuol
dire
dormir
poco
,
mangiare
di
scappata
e
sfiatarsi
dalla
mattina
alla
sera
:
s
'
è
rovinata
la
salute
.
Così
dice
mia
madre
.
Mia
madre
m
'
aspettò
sotto
il
portone
,
io
salii
solo
,
e
incontrai
per
le
scale
il
maestro
della
barbaccia
nera
,
-
Coatti
,
-
quello
che
spaventa
tutti
e
non
punisce
nessuno
,
egli
mi
guardò
con
gli
occhi
larghi
e
fece
la
voce
del
leone
,
per
celia
,
ma
senza
ridere
.
Io
ridevo
ancora
tirando
il
campanello
,
al
quarto
piano
;
ma
rimasi
male
subito
,
quando
la
serva
mi
fece
entrare
in
una
povera
camera
,
mezz
'
oscura
,
dove
era
coricato
il
mio
maestro
.
Era
in
un
piccolo
letto
di
ferro
,
aveva
la
barba
lunga
.
Si
mise
una
mano
alla
fronte
,
per
vederci
meglio
,
ed
esclamò
con
la
sua
voce
affettuosa
:
-
Oh
Enrico
!
-
Io
m
'
avvicinai
al
letto
,
egli
mi
pose
una
mano
sulla
spalla
,
e
disse
:
-
Bravo
,
figliuolo
.
Hai
fatto
bene
a
venir
a
trovare
il
tuo
povero
maestro
.
Son
ridotto
a
mal
partito
,
come
vedi
,
caro
il
mio
Enrico
.
E
come
va
la
scuola
?
come
vanno
i
compagni
?
Tutto
bene
,
eh
?
anche
senza
di
me
.
Ne
fate
di
meno
benissimo
,
è
vero
?
del
vostro
vecchio
maestro
.
-
Io
volevo
dir
di
no
;
egli
m
'
interruppe
:
-
Via
,
via
,
lo
so
che
non
mi
volete
male
.
-
E
mise
un
sospiro
.
Io
guardavo
certe
fotografie
attaccate
alla
parete
.
-
Vedi
?
-
egli
mi
disse
.
-
Son
tutti
ragazzi
che
m
'
han
dato
i
loro
ritratti
,
da
più
di
vent
'
anni
in
qua
.
Dei
buoni
ragazzi
,
son
le
mie
memorie
quelle
.
Quando
morirò
,
l
'
ultima
occhiata
la
darò
lì
,
a
tutti
quei
monelli
,
fra
cui
ho
passata
la
vita
.
Mi
darai
il
ritratto
tu
pure
,
non
è
vero
,
quando
avrai
finito
le
elementari
?
Poi
prese
un
'
arancia
sul
tavolino
da
notte
e
me
la
mise
in
mano
.
-
Non
ho
altro
da
darti
,
-
disse
,
-
è
un
regalo
da
malato
.
-
Io
lo
guardavo
e
avevo
il
cuor
triste
,
non
so
perché
.
-
Bada
eh
...
-
riprese
a
dire
-
io
spero
di
cavarmela
;
ma
se
non
guarissi
più
...
vedi
di
fortificarti
nell
'
aritmetica
,
che
è
il
tuo
debole
;
fa
'
uno
sforzo
!
non
si
tratta
che
d
'
un
primo
sforzo
perché
,
alle
volte
,
non
è
mancanza
di
attitudine
,
è
un
preconcetto
,
è
come
chi
dicesse
una
fissazione
.
-
Ma
intanto
respirava
forte
,
si
vedeva
che
soffriva
.
-
Ho
una
febbraccia
,
-
sospirò
,
-
son
mezz
'
andato
.
Mi
raccomando
,
dunque
.
Battere
sull
'
aritmetica
,
sui
problemi
.
Non
riesce
alla
prima
?
Si
riposa
un
po
'
e
poi
si
ritenta
.
Non
riesce
ancora
?
Un
altro
po
'
di
riposo
e
poi
daccapo
.
E
avanti
,
ma
tranquillamente
,
senza
affannarsi
,
senza
montarsi
la
testa
.
Va
'
.
Saluta
la
mamma
.
E
non
rifar
più
le
scale
,
ci
rivedremo
alla
scuola
.
E
se
non
ci
rivedremo
,
ricordati
qualche
volta
del
tuo
maestro
di
terza
,
che
t
'
ha
voluto
bene
.
-
A
quelle
parole
mi
venne
da
piangere
.
-
China
la
testa
,
-
egli
mi
disse
.
Io
chinai
la
testa
sul
cappezzale
;
egli
mi
baciò
sui
capelli
.
Poi
mi
disse
:
-
Va
'
,
-
e
voltò
il
viso
verso
il
muro
.
E
io
volai
giù
per
le
scale
perché
avevo
bisogno
d
'
abbracciar
mia
madre
.
La
strada
25
,
sabato
Io
t
'
osservavo
dalla
finestra
,
questa
sera
,
quando
tornavi
da
casa
del
maestro
,
tu
hai
urtato
una
donna
.
Bada
meglio
a
come
cammini
per
la
strada
.
Anche
lì
ci
sono
dei
doveri
.
Se
misuri
i
tuoi
passi
e
i
tuoi
gesti
in
una
casa
privata
,
perché
non
dovresti
far
lo
stesso
nella
strada
,
che
è
la
casa
di
tutti
?
Ricordati
,
Enrico
.
Tutte
le
volte
che
incontri
un
vecchio
cadente
,
un
povero
,
un
donna
con
un
bimbo
in
braccio
,
uno
storpio
con
le
stampelle
,
un
uomo
curvo
sotto
un
carico
,
una
famiglia
vestita
a
lutto
,
cedile
il
passo
con
rispetto
:
noi
dobbiamo
rispettare
la
vecchiaia
,
la
miseria
,
l
'
amor
materno
,
l
'
infermità
,
la
fatica
,
la
morte
.
Ogni
volta
che
vedi
una
persona
a
cui
arriva
addosso
una
carrozza
,
tiralo
via
,
se
è
un
fanciullo
,
avvertilo
,
se
è
un
uomo
;
domanda
sempre
che
cos
'
ha
al
bambino
che
piange
,
raccogli
il
bastone
al
vecchio
che
l
'
ha
lasciato
cadere
.
Se
due
fanciulli
rissano
,
dividili
,
se
son
due
uomini
allontànati
,
non
assistere
allo
spettacolo
della
violenza
brutale
,
che
offende
e
indurisce
il
cuore
.
E
quando
passa
un
uomo
legato
fra
due
guardie
,
non
aggiungere
la
tua
alla
curiosità
crudele
della
folla
:
egli
può
essere
un
innocente
.
Cessa
di
parlar
col
tuo
compagno
e
di
sorridere
quando
incontri
una
lettiga
d
'
ospedale
,
che
porta
forse
un
moribondo
,
o
un
convoglio
mortuario
,
ché
ne
potrebbe
uscir
uno
domani
di
casa
tua
.
Guarda
con
riverenza
tutti
quei
ragazzi
degli
istituti
che
passano
a
due
a
due
:
i
cechi
,
i
muti
,
i
rachitici
,
gli
orfani
,
i
fanciulli
abbandonati
:
pensa
che
è
la
sventura
e
la
carità
umana
che
passa
.
Fingi
sempre
di
non
vedere
chi
ha
una
deformità
ripugnante
o
ridicola
.
Spegni
sempre
ogni
fiammifero
acceso
che
tu
trovi
sui
tuoi
passi
,
che
potrebbe
costar
la
vita
a
qualcuno
.
Rispondi
sempre
con
gentilezza
al
passeggiero
che
ti
domanda
la
via
.
Non
guardar
nessuno
ridendo
,
non
correre
senza
bisogno
,
non
gridare
.
Rispetta
la
strada
.
L
'
educazione
d
'
un
popolo
si
giudica
innanzi
tutto
dal
contegno
ch
'
egli
tien
per
la
strada
.
Dove
troverai
la
villania
per
le
strade
,
troverai
la
villania
nelle
case
.
E
studiale
,
le
strade
,
studia
la
città
dove
vivi
;
se
domani
tu
ne
fossi
sbalestrato
lontano
,
saresti
lieto
d
'
averla
presente
bene
alla
memoria
,
di
poterla
ripercorrere
tutta
col
pensiero
,
-
la
tua
città
,
la
tua
piccola
patria
,
-
quella
che
è
stata
per
tanti
anni
il
tuo
mondo
,
-
dove
hai
fatto
i
primi
passi
al
fianco
di
tua
madre
,
provato
le
prime
commozioni
,
aperto
la
mente
alle
prime
idee
,
trovato
i
primi
amici
.
Essa
è
stata
una
madre
per
te
:
t
'
ha
istruito
,
dilettato
,
protetto
.
Studiala
nelle
sue
strade
e
nella
sua
gente
,
-
ed
amala
,
-
e
quando
la
senti
ingiuriare
,
difendila
.
TUO
PADRE
MARZO
Le
scuole
serali
2
,
giovedì
Mio
padre
mi
condusse
ieri
a
vedere
le
scuole
serali
della
nostra
sezione
Baretti
,
che
eran
già
tutte
illuminate
,
e
gli
operai
cominciavano
ad
entrare
.
Arrivando
,
trovammo
il
Direttore
e
i
maestri
in
gran
collera
perché
poco
prima
era
stato
rotto
da
una
sassata
il
vetro
d
'
una
finestra
:
il
bidello
,
saltato
fuori
,
aveva
acciuffato
un
ragazzo
che
passava
;
ma
allora
s
'
era
presentato
Stardi
,
che
sta
di
casa
in
faccia
alla
scuola
,
e
aveva
detto
:
-
Non
è
costui
,
ho
visto
coi
miei
occhi
:
è
Franti
che
ha
tirato
,
e
m
'
ha
detto
:
-
Guai
se
tu
parli
!
-
ma
io
non
ho
paura
.
E
il
Direttore
disse
che
Franti
sarà
scacciato
per
sempre
.
Intanto
badava
agli
operai
che
entravano
a
due
a
tre
insieme
,
e
n
'
eran
già
entrati
più
di
duecento
.
Non
avevo
mai
visto
come
è
bella
una
scuola
serale
!
C
'
eran
dei
ragazzi
da
dodici
anni
in
su
,
e
degli
uomini
con
la
barba
,
che
tornavano
dal
lavoro
,
portando
libri
e
quaderni
;
c
'
eran
dei
falegnami
,
dei
fochisti
con
la
faccia
nera
,
dei
muratori
con
le
mani
bianche
di
calcina
,
dei
garzoni
fornai
coi
capelli
infarinati
e
si
sentiva
odor
di
vernice
,
di
coiami
,
di
pece
,
d
'
olio
,
odori
di
tutti
i
mestieri
.
Entrò
anche
una
squadra
d
'
operai
d
'
artiglieria
vestiti
da
soldati
,
condotti
da
un
caporale
.
S
'
infilavano
tutti
lesti
nei
banchi
,
levavan
l
'
assicella
di
sotto
,
dove
noi
mettiamo
i
piedi
,
e
subito
chinavan
la
testa
sul
lavoro
.
Alcuni
andavan
dai
maestri
a
chieder
spiegazioni
coi
quaderni
aperti
.
Vidi
quel
maestro
giovane
e
ben
vestito
-
«
l
'
avvocatino
»
-
che
aveva
tre
o
quattro
operai
intorno
al
tavolino
,
e
faceva
delle
correzioni
con
la
penna
;
e
anche
quello
zoppo
,
il
quale
rideva
con
un
tintore
che
gli
aveva
portato
un
quaderno
tutto
conciato
di
tintura
rossa
e
turchina
.
C
'
era
pure
il
mio
maestro
,
guarito
,
che
domani
tornerà
alla
scuola
.
Le
porte
delle
classi
erano
aperte
.
Rimasi
meravigliato
,
quando
cominciarono
le
lezioni
,
a
vedere
come
tutti
stavano
attenti
,
con
gli
occhi
fissi
.
Eppure
la
più
parte
,
diceva
il
Direttore
,
per
non
arrivar
troppo
tardi
,
non
eran
nemmeno
passati
a
casa
a
mangiare
un
boccone
di
cena
,
e
avevano
fame
.
I
piccoli
,
però
,
dopo
mezz
'
ora
di
scuola
cascavan
dal
sonno
,
qualcuno
anche
s
'
addormentava
col
capo
sul
banco
;
e
il
maestro
lo
svegliava
,
stuzzicandogli
un
orecchio
con
la
penna
.
Ma
i
grandi
no
,
stavano
svegli
,
con
la
bocca
aperta
,
a
sentir
la
lezione
,
senza
batter
palpebra
;
e
mi
faceva
specie
veder
nei
nostri
banchi
tutti
quei
barboni
.
Salimmo
anche
al
piano
di
sopra
,
e
io
corsi
alla
porta
della
mia
classe
,
e
vidi
al
mio
posto
un
uomo
con
due
grandi
baffi
e
una
mano
fasciata
,
che
forse
s
'
era
fatto
male
attorno
a
una
macchina
;
eppure
s
'
ingegnava
di
scrivere
,
adagio
adagio
.
Ma
quel
che
mi
piacque
di
più
fu
di
vedere
al
posto
del
muratorino
,
proprio
nello
stesso
banco
e
nello
stesso
cantuccio
,
suo
padre
,
quel
muratore
grande
come
un
gigante
,
che
se
ne
stava
là
stretto
aggomitolato
,
col
mento
sui
pugni
e
gli
occhi
sul
libro
,
attento
che
non
rifiatava
.
E
non
fu
mica
un
caso
,
è
lui
proprio
che
la
prima
sera
che
venne
alla
scuola
disse
al
Direttore
:
-
Signor
Direttore
,
mi
faccia
il
piacere
di
mettermi
al
posto
del
mio
muso
di
lepre
;
-
perché
sempre
chiama
il
suo
figliuolo
a
quel
modo
...
Mio
padre
mi
trattenne
là
fino
alla
fine
,
e
vedemmo
nella
strada
molte
donne
coi
bambini
in
collo
che
aspettavano
i
mariti
,
e
all
'
uscita
facevano
il
cambio
:
gli
operai
pigliavano
in
braccio
i
bambini
,
le
donne
si
facevan
dare
i
libri
e
i
quaderni
,
e
andavano
a
casa
così
.
La
strada
fu
per
qualche
momento
piena
di
gente
e
di
rumore
.
Poi
tutto
tacque
e
non
vedemmo
più
che
la
figura
lunga
e
stanca
del
Direttore
che
s
'
allontanava
.
La
lotta
5
,
domenica
Era
da
aspettarsela
:
Franti
,
cacciato
dal
Direttore
volle
vendicarsi
,
e
aspettò
Stardi
a
una
cantonata
,
dopo
l
'
uscita
della
scuola
,
quand
'
egli
passa
con
sua
sorella
,
che
va
a
prendere
ogni
giorno
a
un
istituto
di
via
Dora
Grossa
.
Mia
sorella
Silvia
,
uscendo
dalla
sua
sezione
,
vide
tutto
e
tornò
a
casa
piena
di
spavento
.
Ecco
quello
che
accadde
.
Franti
,
col
suo
berretto
di
tela
cerata
schiacciato
sur
un
orecchio
,
corse
in
punta
di
piedi
dietro
di
Stardi
,
e
per
provocarlo
,
diede
una
strappata
alla
treccia
di
sua
sorella
,
una
strappata
così
forte
che
quasi
la
gittò
in
terra
riversa
.
La
ragazzina
mise
un
grido
,
suo
fratello
si
voltò
.
Franti
,
che
è
molto
più
alto
e
più
forte
di
Stardi
pensava
:
-
O
non
rifiaterà
,
o
gli
darò
le
croste
.
-
Ma
Stardi
non
stette
a
pensare
,
e
così
piccolo
e
tozzo
com
'
è
,
si
lanciò
d
'
un
salto
su
quel
grandiglione
,
e
cominciò
a
mescergli
fior
di
pugni
.
Non
ce
ne
poteva
però
,
e
ne
toccava
più
di
quel
che
ne
desse
.
Nella
strada
non
c
'
eran
che
ragazze
,
nessuno
poteva
separarli
.
Franti
lo
buttò
in
terra
;
ma
quegli
su
subito
,
e
addosso
daccapo
,
e
Franti
picchia
come
sur
un
uscio
:
in
un
momento
gli
strappò
mezz
'
orecchia
,
gli
ammaccò
un
occhio
,
gli
fece
uscir
sangue
dal
naso
.
Ma
Stardi
duro
;
ruggiva
:
-
M
'
ammazzerai
,
ma
te
la
fò
pagare
.
-
E
Franti
giù
,
calci
e
ceffoni
,
e
Stardi
sotto
,
a
capate
e
a
pedate
.
Una
donna
gridò
dalla
finestra
:
-
Bravo
il
piccolo
!
-
Altre
dicevano
:
-
È
un
ragazzo
che
difende
sua
sorella
.
-
Coraggio
!
Dagliele
sode
.
-
E
gridavano
a
Franti
:
-
Prepotente
,
vigliaccone
.
-
Ma
Franti
pure
s
'
era
inferocito
,
fece
gambetta
,
Stardi
cadde
,
ed
egli
addosso
:
-
Arrenditi
!
-
No
!
-
Arrenditi
!
-
No
!
-
e
d
'
un
guizzo
Stardi
si
rimise
in
piedi
,
avvinghiò
Franti
alla
vita
e
con
uno
sforzo
furioso
lo
stramazzò
sul
selciato
e
gli
cascò
con
un
ginocchio
sul
petto
.
-
Ah
!
l
'
infame
che
ha
il
coltello
!
-
gridò
un
uomo
accorrendo
per
disarmare
Franti
.
Ma
già
Stardi
,
fuori
di
sé
,
gli
aveva
afferrato
il
braccio
con
due
mani
e
dato
al
pugno
un
tal
morso
,
che
il
coltello
gli
era
cascato
,
e
la
mano
gli
sanguinava
.
Altri
intanto
erano
accorsi
,
li
divisero
,
li
rialzarono
;
Franti
se
la
dette
a
gambe
,
malconcio
;
e
Stardi
rimase
là
,
graffiato
in
viso
,
con
l
'
occhio
pesto
,
-
ma
vincitore
,
-
accanto
alla
sorella
che
piangeva
,
mentre
alcune
ragazze
raccoglievano
i
libri
e
i
quaderni
sparpagliati
per
la
strada
.
-
Bravo
il
piccolo
,
-
dicevano
intorno
,
-
che
ha
difeso
sua
sorella
!
-
Ma
Stardi
,
che
si
dava
più
pensiero
del
suo
zaino
che
della
sua
vittoria
,
si
mise
subito
a
esaminare
uno
per
uno
i
libri
e
i
quaderni
,
se
non
c
'
era
nulla
di
mancante
o
di
guasto
,
li
ripulì
con
la
manica
,
guardò
il
pennino
,
rimise
a
posto
ogni
cosa
,
e
poi
,
tranquillo
e
serio
come
sempre
,
disse
a
sua
sorella
:
-
Andiamo
presto
,
che
ci
ho
un
problema
di
quattro
operazioni
.
I
parenti
dei
ragazzi
Lunedì
,
6
Questa
mattina
c
'
era
il
grosso
Stardi
padre
a
aspettare
il
figliuolo
,
per
paura
che
incontrasse
Franti
un
'
altra
volta
,
ma
Franti
dicono
che
non
verrà
più
perché
lo
metteranno
all
'
Ergastolo
.
C
'
eran
molti
parenti
questa
mattina
.
C
'
era
fra
gli
altri
il
rivenditore
di
legna
,
il
padre
di
Coretti
,
tutto
il
ritratto
del
suo
figliuolo
,
svelto
,
allegro
,
coi
suoi
baffetti
aguzzi
e
un
nastrino
di
due
colori
all
'
occhiello
della
giacchetta
.
Io
li
conosco
già
quasi
tutti
i
parenti
dei
ragazzi
,
a
vederli
sempre
lì
.
C
'
è
una
nonna
curva
,
con
la
cuffia
bianca
,
che
piova
o
nevichi
o
tempesti
,
viene
quattro
volte
al
giorno
a
accompagnare
e
a
prendere
un
suo
nipotino
di
prima
superiore
,
e
gli
leva
il
cappotto
,
glie
lo
infila
,
gli
accomoda
la
cravatta
,
lo
spolvera
,
lo
riliscia
,
gli
guarda
i
quaderni
:
si
capisce
che
non
ha
altro
pensiero
,
che
non
vede
nulla
di
più
bello
al
mondo
.
Anche
viene
spesso
il
capitano
d
'
artiglieria
,
padre
di
Robetti
,
quello
delle
stampelle
,
che
salvò
un
bimbo
dall
'
omnibus
;
e
siccome
tutti
i
compagni
del
suo
figliuolo
,
passandogli
davanti
,
gli
fanno
una
carezza
,
egli
a
tutti
rende
la
carezza
o
il
saluto
,
non
c
'
è
caso
che
ne
scordi
uno
,
su
tutti
si
china
,
e
quanto
più
son
poveri
e
vestiti
male
,
e
più
pare
contento
,
e
li
ringrazia
.
Alle
volte
,
pure
,
si
vedono
delle
cose
tristi
:
un
signore
che
non
veniva
più
da
un
mese
perché
gli
era
morto
un
figliuolo
,
e
mandava
a
prender
l
'
altro
dalla
fantesca
,
tornando
ieri
per
la
prima
volta
,
e
rivedendo
la
classe
,
i
compagni
del
suo
piccino
morto
,
andò
in
un
canto
e
ruppe
in
singhiozzi
con
tutt
'
e
due
le
mani
sul
viso
,
e
il
Direttore
lo
pigliò
per
un
braccio
e
lo
condusse
nel
suo
ufficio
.
Ci
son
dei
padri
e
delle
madri
che
conoscono
per
nome
tutti
i
compagni
dei
loro
figliuoli
.
Ci
son
delle
ragazze
della
scuola
vicina
,
degli
scolari
del
ginnasio
che
vengono
a
aspettare
i
fratelli
.
C
'
è
un
signore
vecchio
,
che
era
colonnello
,
e
che
quando
un
ragazzo
lascia
cascare
un
quaderno
o
una
penna
in
mezzo
alla
strada
,
glie
la
raccoglie
.
Si
vedono
anche
delle
signore
ben
vestite
che
discorrono
delle
cose
della
scuola
con
le
altre
,
che
hanno
il
fazzoletto
in
capo
e
la
cesta
al
braccio
,
e
dicono
:
-
Ah
!
è
stato
terribile
questa
volta
il
problema
!
-
C
'
era
una
lezione
di
grammatica
che
non
finiva
più
questa
mattina
!
-
E
quando
c
'
è
un
malato
in
una
classe
,
tutte
lo
sanno
;
quando
un
malato
sta
meglio
,
tutte
si
rallegrano
.
E
appunto
questa
mattina
c
'
erano
otto
o
dieci
,
signore
e
operai
,
che
stavano
attorno
alla
madre
di
Crossi
,
l
'
erbivendola
,
a
domandarle
notizie
d
'
un
povero
bimbo
della
classe
di
mio
fratello
,
che
sta
di
casa
nel
suo
cortile
,
ed
è
in
pericolo
di
vita
.
Pare
che
li
faccia
tutti
eguali
e
tutti
amici
la
scuola
.
Il
numero
78
8
,
mercoledì
Vidi
una
scena
commovente
ieri
sera
.
Eran
vari
giorni
che
l
'
erbivendola
,
ogni
volta
che
passava
accanto
a
Derossi
,
lo
guardava
,
lo
guardava
con
una
espressione
di
grande
affetto
;
perché
Derossi
,
dopo
che
ha
fatto
quella
scoperta
del
calamaio
e
del
prigioniero
numero
78
,
ha
preso
a
benvolere
il
suo
figliuolo
Crossi
,
quello
dei
capelli
rossi
e
del
braccio
morto
,
e
l
'
aiuta
a
fare
il
lavoro
in
iscuola
,
gli
suggerisce
le
risposte
,
gli
dà
carta
pennini
,
lapis
:
insomma
,
gli
fa
come
a
un
fratello
,
quasi
per
compensarlo
di
quella
disgrazia
di
suo
padre
,
che
gli
è
toccata
,
e
ch
'
egli
non
sa
.
Eran
vari
giorni
che
l
'
erbivendola
guardava
Derossi
,
e
pareva
gli
volesse
lasciar
gli
occhi
addosso
,
perché
è
una
buona
donna
,
che
vive
tutta
per
il
suo
ragazzo
;
e
Derossi
che
glie
l
'
aiuta
e
gli
fa
far
bella
figura
,
Derossi
che
è
un
signore
e
il
primo
della
scuola
,
le
pare
un
re
,
un
santo
a
lei
.
Lo
guardava
sempre
e
pareva
che
volesse
dirgli
qualcosa
,
e
si
vergognasse
.
Ma
ieri
mattina
,
finalmente
,
si
fece
coraggio
e
lo
fermò
davanti
a
un
portone
e
gli
disse
:
-
Scusi
tanto
lei
,
signorino
,
che
è
così
buono
,
che
vuol
tanto
bene
al
mio
figlio
,
mi
faccia
la
grazia
d
'
accettare
questo
piccolo
ricordo
d
'
una
povera
mamma
;
-
e
tirò
fuori
dalla
cesta
degli
erbaggi
una
scatoletta
di
cartoncino
bianco
e
dorato
.
Derossi
arrossì
tutto
,
e
rifiutò
,
dicendo
risolutamente
:
-
La
dia
al
suo
figliuolo
;
io
non
accetto
nulla
.
-
La
donna
rimase
mortificata
e
domandò
scusa
,
balbettando
:
-
Non
pensavo
mica
d
'
offenderlo
...
non
sono
che
caramelle
.
-
Ma
Derossi
ridisse
di
no
,
scrollando
il
capo
.
-
E
allora
,
timidamente
,
essa
levò
dalla
cesta
un
mazzetto
di
ravanelli
,
e
disse
:
-
Accetti
almeno
questi
che
son
freschi
,
da
portarli
alla
sua
mamma
.
-
Derossi
sorrise
,
e
rispose
:
-
No
,
grazie
,
non
voglio
nulla
;
farò
sempre
quello
che
posso
per
Crossi
,
ma
non
posso
accettar
nulla
;
grazie
lo
stesso
.
-
Ma
non
è
mica
offeso
?
-
domandò
la
donna
,
ansiosamente
.
Derossi
le
disse
no
,
no
,
sorridendo
,
e
se
ne
andò
,
mentre
essa
esclamava
tutta
contenta
:
-
Oh
che
buon
ragazzo
!
Non
ho
mai
visto
un
bravo
e
bel
ragazzo
così
!
-
E
pareva
finita
.
Ma
eccoti
la
sera
alle
quattro
,
che
invece
della
mamma
di
Crossi
,
s
'
avvicina
il
padre
,
con
quel
viso
smorto
e
malinconico
.
Fermò
Derossi
,
e
dal
modo
come
lo
guardò
capii
subito
ch
'
egli
sospettava
che
Derossi
conoscesse
il
suo
segreto
;
lo
guardò
fisso
e
gli
disse
con
voce
triste
e
affettuosa
:
-
Lei
vuol
bene
al
mio
figliuolo
...
Perché
gli
vuole
così
bene
?
-
Derossi
si
fece
color
di
fuoco
nel
viso
.
Egli
avrebbe
voluto
rispondere
:
-
Gli
voglio
bene
perché
è
stato
disgraziato
;
perché
anche
voi
,
suo
padre
,
siete
stato
più
disgraziato
che
colpevole
,
e
avete
espiato
nobilmente
il
vostro
delitto
,
e
siete
un
uomo
di
cuore
.
-
Ma
gli
mancò
l
'
animo
di
dirlo
perché
,
in
fondo
,
egli
provava
ancora
timore
,
e
quasi
ribrezzo
davanti
a
quell
'
uomo
che
aveva
sparso
il
sangue
d
'
un
altro
,
ed
era
stato
sei
anni
in
prigione
.
Ma
quegli
indovinò
tutto
,
e
abbassando
la
voce
,
disse
nell
'
orecchio
a
Derossi
,
quasi
tremando
:
-
Vuoi
bene
al
figliuolo
;
ma
non
vuoi
mica
male
...
non
disprezzi
mica
il
padre
,
non
è
vero
?
-
Ah
no
!
no
!
Tutto
al
contrario
!
-
esclamò
Derossi
Con
uno
slancio
dell
'
anima
.
E
allora
l
'
uomo
fece
un
atto
impetuoso
come
per
mettergli
un
braccio
intorno
al
collo
;
ma
non
osò
,
e
invece
gli
prese
con
due
dita
uno
dei
riccioli
biondi
,
lo
allungò
e
lo
lasciò
andare
;
poi
si
mise
la
mano
sulla
bocca
e
si
baciò
la
palma
guardando
Derossi
con
gli
occhi
umidi
,
come
per
dirgli
che
quel
bacio
era
per
lui
.
Poi
prese
il
figliuolo
per
mano
e
se
n
'
andò
a
passi
lesti
.
Un
piccolo
morto
13
,
lunedì
Il
bimbo
che
sta
nel
cortile
dell
'
erbivendola
,
quello
della
prima
superiore
,
compagno
di
mio
fratello
,
è
morto
.
La
maestra
Delcati
venne
sabato
sera
,
tutta
afflitta
,
a
dar
la
notizia
al
maestro
;
e
subito
Garrone
e
Coretti
si
offersero
di
aiutare
a
portar
la
cassa
.
Era
un
bravo
ragazzino
,
aveva
guadagnato
la
medaglia
la
settimana
scorsa
;
voleva
bene
a
mio
fratello
,
e
gli
aveva
regalato
un
salvadanaio
rotto
,
mia
madre
lo
carezzava
sempre
,
quando
lo
incontrava
.
Portava
un
berretto
con
due
strisce
di
panno
rosso
.
Suo
padre
è
facchino
alla
strada
ferrata
.
Ieri
sera
,
domenica
,
alle
quattro
e
mezzo
siano
andati
a
casa
sua
,
per
far
l
'
accompagnamento
alla
chiesa
.
Stanno
al
pian
terreno
.
Nel
cortile
c
'
eran
già
molti
ragazzi
della
prima
superiore
,
con
le
loro
madri
,
e
con
le
candele
;
cinque
o
sei
maestre
,
alcuni
vicini
.
La
maestra
della
penna
rossa
e
la
Delcati
erano
entrate
dietro
,
e
le
vedevamo
da
una
finestra
aperta
,
che
piangevano
:
si
sentiva
la
mamma
del
bimbo
che
singhiozzava
forte
.
Due
signore
,
madri
di
due
compagni
di
scuola
del
morto
,
avevano
portato
due
ghirlande
di
fiori
.
Alle
cinque
in
punto
ci
mettemmo
in
cammino
.
Andava
innanzi
un
ragazzo
che
portava
la
croce
,
poi
un
prete
,
poi
la
cassa
,
una
cassa
piccola
piccola
,
povero
bimbo
!
coperta
d
'
un
panno
nero
,
e
c
'
erano
strette
intorno
le
ghirlande
di
fiori
delle
due
signore
.
Al
panno
nero
,
da
una
parte
,
ci
avevano
attaccato
la
medaglia
,
e
tre
menzioni
onorevoli
,
che
il
ragazzino
s
'
era
guadagnate
lungo
l
'
anno
.
Portavan
la
cassa
Garrone
,
Coretti
e
due
ragazzi
del
cortile
.
Dietro
la
cassa
veniva
prima
la
Delcati
,
che
piangeva
come
se
il
morticino
fosse
suo
;
dietro
di
lei
le
altre
maestre
;
e
dietro
alle
maestre
,
i
ragazzi
,
alcuni
fra
i
quali
molto
piccoli
,
che
avevan
dei
mazzetti
di
viole
in
una
mano
,
e
guardavano
il
feretro
,
stupiti
,
dando
l
'
altra
mano
alle
madri
,
che
portavan
le
candele
per
loro
.
Sentii
uno
che
diceva
:
-
E
adesso
non
verrà
più
alla
scuola
?
-
Quando
la
cassa
uscì
dal
cortile
,
si
sentì
un
grido
disperato
dalla
finestra
:
era
la
mamma
del
bimbo
,
ma
subito
la
fecero
rientrar
nelle
stanze
.
Arrivati
nella
strada
,
incontrammo
i
ragazzi
d
'
un
collegio
,
che
passavano
in
doppia
fila
,
e
visto
il
feretro
con
la
medaglia
e
le
maestre
,
si
levaron
tutti
il
berretto
.
Povero
piccino
,
egli
se
n
'
andò
a
dormire
per
sempre
con
la
sua
medaglia
.
Non
lo
vedremo
mai
più
il
suo
berrettino
rosso
.
Stava
bene
;
in
quattro
giorni
morì
.
L
'
ultimo
si
sforzò
ancora
di
levarsi
per
fare
il
suo
lavorino
di
nomenclatura
,
e
volle
tener
la
sua
medaglia
sul
letto
,
per
paura
che
glie
la
pigliassero
.
Nessuno
te
la
piglierà
più
,
povero
ragazzo
!
Addio
,
addio
.
Ci
ricorderemo
sempre
di
te
alla
Sezione
Baretti
.
Dormi
in
pace
,
bambino
.
La
vigilia
del
14
marzo
Oggi
è
stata
una
giornata
più
allegra
di
ieri
.
Tredici
marzo
!
Vigilia
della
distribuzione
dei
premi
al
teatro
Vittorio
Emanuele
,
la
festa
grande
e
bella
di
tutti
gli
anni
.
Ma
questa
volta
non
sono
più
presi
a
caso
i
ragazzi
che
debbono
andar
sul
palcoscenico
a
presentar
gli
attestati
dei
premi
ai
signori
che
li
distribuiscono
.
Il
Direttore
venne
questa
mattina
al
finis
,
e
disse
:
-
Ragazzi
,
una
bella
notizia
.
-
Poi
chiamò
:
-
Coraci
!
-
il
calabrese
.
Il
calabrese
s
'
alzò
.
-
Vuoi
essere
di
quelli
che
portano
gli
attestati
dei
premi
alle
Autorità
,
domani
al
teatro
?
-
Il
calabrese
rispose
di
sì
.
-
Sta
bene
,
-
disse
il
Direttore
;
-
così
ci
sarà
anche
un
rappresentante
della
Calabria
.
E
sarà
una
bella
cosa
.
Il
municipio
,
quest
'
anno
,
ha
voluto
che
i
dieci
o
dodici
ragazzi
che
porgono
i
premi
siano
ragazzi
di
tutte
le
parti
d
'
Italia
,
presi
nelle
varie
sezioni
delle
scuole
pubbliche
.
Abbiamo
venti
sezioni
con
cinque
succursali
:
settemila
alunni
:
in
un
numero
così
grande
non
si
stentò
a
trovare
un
ragazzo
per
ciascuna
regione
italiana
.
Si
trovarono
nella
sezione
Torquato
Tasso
due
rappresentanti
delle
isole
:
un
sardo
e
un
siciliano
,
la
scuola
Boncompagni
diede
un
piccolo
fiorentino
,
figliuolo
d
'
uno
scultore
in
legno
;
c
'
era
un
romano
,
nativo
di
Roma
,
nella
sezione
Tommaseo
,
veneti
,
lombardi
,
romagnoli
se
ne
trovarono
parecchi
;
un
napoletano
ce
lo
dà
la
sezione
Monviso
,
figliuolo
d
'
un
ufficiale
;
noi
diamo
un
genovese
e
un
calabrese
,
te
,
Coraci
.
Col
piemontese
,
saranno
dodici
.
È
bello
,
non
vi
pare
?
Saranno
i
vostri
fratelli
di
tutte
le
parti
d
'
Italia
che
vi
daranno
i
premi
.
Badate
:
compariranno
sul
palcoscenico
tutti
e
dodici
insieme
.
Accoglieteli
con
un
grande
applauso
.
Sono
ragazzi
;
ma
rappresentano
il
paese
come
se
fossero
uomini
:
una
piccola
bandiera
tricolore
è
simbolo
dell
'
Italia
altrettanto
che
una
grande
bandiera
,
non
è
vero
?
Applauditeli
calorosamente
,
dunque
.
Fate
vedere
che
anche
i
vostri
piccoli
cuori
s
'
accendono
,
che
anche
le
vostre
anime
di
dieci
anni
s
'
esaltano
dinanzi
alla
santa
immagine
della
patria
.
-
Ciò
detto
,
se
n
'
andò
,
e
il
maestro
disse
sorridendo
:
-
Dunque
,
Coraci
,
tu
sei
il
deputato
della
Calabria
.
-
E
allora
tutti
batterono
le
mani
,
ridendo
,
e
quando
fummo
nella
strada
,
circondarono
Coraci
,
lo
presero
per
le
gambe
,
lo
levaron
su
,
e
cominciarono
a
portarlo
in
trionfo
,
gridando
:
-
Viva
il
deputato
della
Calabria
!
-
così
,
per
chiasso
,
s
'
intende
,
ma
non
mica
per
ischerno
,
tutt
'
altro
,
anzi
per
fargli
festa
,
di
cuore
,
ché
è
un
ragazzo
che
piace
a
tutti
;
ed
egli
sorrideva
.
E
lo
portaron
così
fino
alla
cantonata
dove
s
'
imbatterono
in
un
signore
con
la
barba
nera
,
che
si
mise
a
ridere
.
Il
calabrese
disse
:
-
È
mio
padre
.
-
E
allora
i
ragazzi
gli
misero
il
figliuolo
tra
le
braccia
e
scapparono
da
tutte
le
parti
.
La
distribuzione
dei
premi
14
,
marzo
Verso
le
due
il
teatro
grandissimo
era
affollato
;
platea
,
galleria
,
palchetti
,
palcoscenico
,
tutto
pieno
gremito
,
migliaia
di
visi
,
ragazzi
,
signore
,
maestri
,
operai
,
donne
del
popolo
,
bambini
era
un
agitarsi
di
teste
e
di
mani
,
un
tremolio
di
penne
,
di
nastri
e
di
riccioli
,
un
mormorio
fitto
e
festoso
,
che
metteva
allegrezza
.
Il
teatro
era
tutto
addobbato
a
festoni
di
panno
rosso
,
bianco
e
verde
.
Nella
platea
avevan
fatto
due
scalette
:
una
a
destra
,
per
la
quale
i
premiati
dovevan
salire
sul
palcoscenico
;
l
'
altra
a
sinistra
,
per
cui
dovevan
discendere
,
dopo
aver
ricevuto
il
premio
.
Sul
davanti
del
palco
c
'
era
una
fila
di
seggioloni
rossi
,
e
dalla
spalliera
di
quel
di
mezzo
pendevano
due
coroncine
d
'
alloro
;
in
fondo
al
palco
,
un
trofeo
di
bandiere
;
da
una
parte
un
tavolino
verde
,
con
su
tutti
gli
attestati
di
premio
legati
coi
nastrini
tricolori
.
La
banda
musicale
stava
in
platea
,
sotto
il
palco
;
i
maestri
e
le
maestre
riempivano
tutta
una
metà
della
prima
galleria
,
che
era
stata
riservata
a
loro
;
i
banchi
e
le
corsie
della
platea
erano
stipati
di
centinaia
di
ragazzi
,
che
dovevan
cantare
,
e
avevan
la
musica
scritta
tra
le
mani
.
In
fondo
e
tutto
intorno
si
vedevano
andare
e
venire
maestri
e
maestre
che
mettevano
in
fila
i
premiati
,
e
c
'
era
pieno
di
parenti
che
davan
loro
l
'
ultima
ravviata
ai
capelli
e
l
'
ultimo
tocco
alle
cravattine
.
Appena
entrato
coi
miei
nel
palchetto
,
vidi
in
un
palchetto
di
fronte
la
maestrina
della
penna
rossa
,
che
rideva
,
con
le
sue
belle
pozzette
nelle
guancie
,
e
con
lei
la
maestra
di
mio
fratello
,
e
la
«
monachina
»
tutta
vestita
di
nero
,
e
la
mia
buona
maestra
di
prima
superiore
;
ma
così
pallida
,
poveretta
e
tossiva
così
forte
,
che
si
sentiva
da
una
parte
all
'
altra
del
teatro
.
In
platea
trovai
subito
quel
caro
faccione
di
Garrone
e
il
piccolo
capo
biondo
di
Nelli
,
che
stava
stretto
contro
la
sua
spalla
.
Un
po
'
più
in
là
vidi
Garoffi
,
col
suo
naso
a
becco
di
civetta
,
che
si
dava
un
gran
moto
per
raccogliere
gli
elenchi
stampati
dei
premiandi
,
e
n
'
aveva
già
un
grosso
fascio
,
per
farne
qualche
suo
traffico
...
che
sapremo
domani
.
Vicino
alla
porta
c
'
era
il
venditor
di
legna
con
sua
moglie
,
vestiti
a
festa
,
insieme
al
loro
ragazzo
,
che
ha
un
terzo
premio
di
seconda
:
rimasi
stupito
a
non
vedergli
più
il
berretto
di
pel
di
gatto
e
la
maglia
color
cioccolata
:
questa
volta
era
vestito
come
un
signorino
.
In
una
galleria
vidi
per
un
momento
Votini
,
con
un
gran
colletto
di
trina
;
poi
disparve
.
C
'
era
in
un
palchetto
del
proscenio
,
pieno
di
gente
,
il
capitano
d
'
artiglieria
,
il
padre
di
Robetti
,
quello
delle
stampelle
,
che
salvò
un
bambino
dall
'
omnibus
.
Allo
scoccar
delle
due
la
banda
sonò
,
e
salirono
nello
stesso
tempo
per
la
scaletta
di
destra
il
sindaco
,
il
prefetto
,
l
'
assessore
,
il
provveditore
,
e
molti
altri
signori
,
tutti
vestiti
di
nero
,
che
s
'
andarono
a
sedere
sui
seggioloni
rossi
,
sul
davanti
del
palcoscenico
.
La
banda
cessò
di
suonare
.
S
'
avanzò
il
Direttore
delle
scuole
di
canto
con
una
bacchetta
in
mano
.
A
un
suo
cenno
,
tutti
i
ragazzi
della
platea
s
'
alzarono
in
piedi
;
a
un
altro
cenno
,
cominciarono
a
cantare
.
Erano
settecento
che
cantavano
una
canzone
bellissima
,
settecento
voci
di
ragazzi
che
cantano
insieme
,
com
'
è
bello
!
Tutti
ascoltavano
,
immobili
:
era
un
canto
dolce
,
limpido
,
lento
,
che
pareva
un
canto
di
chiesa
.
Quando
tacquero
,
tutti
applaudirono
:
poi
tutti
zitti
.
La
distribuzione
dei
premi
stava
per
cominciare
.
Già
s
'
era
fatto
innanzi
sul
palco
il
mio
piccolo
maestro
di
seconda
,
col
suo
capo
rosso
e
i
suoi
occhi
vispi
,
che
doveva
leggere
i
nomi
dei
premiati
.
S
'
aspettava
che
entrassero
i
dodici
ragazzi
per
porgere
gli
attestati
.
I
giornali
l
'
avevan
già
detto
che
sarebbero
stati
ragazzi
di
tutte
le
provincie
d
'
Italia
.
Tutti
lo
sapevano
e
li
aspettavano
,
guardando
curiosamente
dalla
parte
donde
dovevano
entrare
,
anche
il
sindaco
,
e
gli
altri
signori
,
e
il
teatro
intero
taceva
...
Tutt
'
a
un
tratto
arrivarono
di
corsa
fin
sul
proscenio
,
e
rimasero
schierati
lì
,
tutti
e
dodici
,
sorridenti
.
Tutto
il
teatro
,
tremila
persone
,
saltaron
su
,
d
'
un
colpo
,
prorompendo
in
un
applauso
che
parve
uno
scoppio
di
tuono
.
I
ragazzi
restarono
un
momento
come
sconcertati
.
-
Ecco
l
'
Italia
!
-
disse
una
voce
sul
palco
.
Riconobbi
subito
Coraci
,
il
calabrese
,
vestito
di
nero
,
come
sempre
.
Un
signore
del
municipio
,
ch
'
era
con
noi
,
e
li
conosceva
tutti
,
li
indicava
a
mia
madre
:
-
Quel
piccolo
biondo
è
il
rappresentante
di
Venezia
.
Il
romano
è
quello
alto
e
ricciuto
.
-
Ce
n
'
eran
due
o
tre
vestiti
da
signori
;
gli
altri
eran
figliuoli
d
'
operai
,
ma
tutti
messi
bene
e
puliti
.
Il
fiorentino
,
ch
'
era
il
più
piccolo
,
aveva
una
sciarpa
azzurra
intorno
alla
vita
.
Passarono
tutti
davanti
al
sindaco
,
che
li
baciò
in
fronte
uno
per
uno
,
mentre
un
signore
accanto
a
lui
gli
diceva
piano
e
sorridendo
i
nomi
delle
città
:
-
Firenze
,
Napoli
,
Bologna
,
Palermo
...
-
e
a
ognuno
che
passava
,
tutto
il
teatro
batteva
le
mani
.
Poi
corsero
tutti
al
tavolino
verde
a
pigliar
gli
attestati
,
il
maestro
cominciò
a
leggere
l
'
elenco
,
dicendo
le
sezioni
,
le
classi
e
i
nomi
,
e
i
premiandi
principiarono
a
salire
e
a
sfilare
.
Erano
appena
saliti
i
primi
,
quando
si
sentì
di
dietro
alle
scene
una
musica
leggiera
leggiera
di
violini
,
che
non
cessò
più
per
tutta
la
durata
dello
sfilamento
,
un
'
aria
gentile
e
sempre
eguale
,
che
pareva
un
mormorìo
di
molte
voci
sommesse
,
le
voci
di
tutte
le
madri
e
di
tutti
i
maestri
e
le
maestre
,
che
tutti
insieme
dessero
dei
consigli
e
pregassero
e
facessero
dei
rimproveri
amorevoli
.
E
intanto
i
premiati
passavano
l
'
un
dopo
l
'
altro
davanti
a
quei
signori
seduti
,
che
porgevano
gli
attestati
,
e
a
ciascuno
dicevano
una
parola
o
facevano
una
carezza
.
Dalla
platea
e
dalle
gallerie
i
ragazzi
applaudivano
ogni
volta
che
passava
uno
molto
piccolo
,
o
uno
che
dai
vestiti
paresse
povero
,
e
anche
quelli
che
avevano
delle
gran
capigliature
ricciolute
o
eran
vestiti
di
rosso
o
di
bianco
.
Ne
passavano
di
quelli
di
prima
superiore
che
arrivati
là
,
si
confondevano
e
non
sapevano
più
dove
voltarsi
,
e
tutto
il
teatro
rideva
.
Ne
passò
uno
alto
tre
palmi
,
con
un
gran
nodo
di
nastro
rosa
sulla
schiena
,
che
a
mala
pena
camminava
,
e
incespicò
nel
tappeto
,
cadde
,
il
Prefetto
lo
rimise
in
piedi
,
e
tutti
risero
e
batteron
le
mani
.
Un
altro
ruzzolò
giù
per
la
scaletta
,
ridiscendendo
in
platea
;
si
sentiron
delle
grida
;
ma
non
s
'
era
fatto
male
.
Ne
passaron
d
'
ogni
sorta
,
dei
visi
di
birichini
,
dei
visi
di
spaventati
,
di
quelli
rossi
in
viso
come
ciliegie
,
dei
piccini
buffi
,
che
ridevano
in
faccia
a
tutti
quanti
,
e
appena
ridiscesi
in
platea
erano
acchiappati
dai
babbi
e
dalle
mamme
che
se
li
portavano
via
.
Quando
venne
la
volta
della
nostra
sezione
,
allora
sì
che
mi
divertii
!
Passarono
molti
che
conoscevo
.
Passò
Coretti
,
vestito
di
nuovo
da
capo
a
piedi
,
col
suo
bel
sorriso
allegro
,
che
mostrava
tutti
i
denti
bianchi
:
eppure
chi
sa
quanti
miriagrammi
di
legna
aveva
già
portati
la
mattina
!
Il
sindaco
,
nel
dargli
l
'
attestato
,
gli
domandò
che
cos
'
era
un
segno
rosso
che
aveva
sulla
fronte
,
e
intanto
gli
teneva
una
mano
sopra
una
spalla
:
io
cercai
in
platea
suo
padre
e
sua
madre
,
e
vidi
che
ridevano
,
coprendosi
la
bocca
con
una
mano
.
Poi
passò
Derossi
,
tutto
vestito
di
turchino
,
coi
bottoni
luccicanti
,
con
tutti
quei
riccioli
d
'
oro
,
svelto
,
disinvolto
,
con
la
fronte
alta
,
così
bello
,
così
simpatico
,
che
gli
avrei
mandato
un
bacio
,
e
tutti
quei
signori
gli
vollero
parlare
e
stringer
le
mani
.
Poi
il
maestro
gridò
:
-
Giulio
Robetti
!
-
e
si
vide
venire
innanzi
il
figliuolo
del
capitano
d
'
artiglieria
,
con
le
stampelle
.
Centinaia
di
ragazzi
sapevano
il
fatto
,
la
voce
si
sparse
in
un
attimo
scoppiò
una
salva
d
'
applausi
e
di
grida
che
fece
tremare
il
teatro
,
gli
uomini
s
'
alzarono
in
piedi
,
le
signore
si
misero
a
sventolare
i
fazzoletti
,
e
il
povero
ragazzo
si
fermò
in
mezzo
al
palcoscenico
,
sbalordito
e
tremante
...
Il
Sindaco
lo
tirò
a
sé
,
gli
diede
il
premio
e
un
bacio
,
e
staccata
dalla
spalliera
del
seggiolone
la
coroncina
d
'
alloro
che
v
'
era
appesa
,
glie
la
infilò
nella
traversina
d
'
una
stampella
...
Poi
lo
accompagnò
fino
al
palchetto
del
proscenio
,
dov
'
era
il
capitano
suo
padre
,
e
questi
lo
sollevò
di
peso
e
lo
mise
dentro
,
in
mezzo
a
un
gridìo
di
bravo
e
d
'
evviva
.
E
intanto
continuava
quella
musica
leggiera
e
gentile
di
violini
,
e
i
ragazzi
seguitavano
a
passare
:
quelli
della
Sezione
della
Consolata
,
quasi
tutti
figli
di
mercatini
;
quelli
della
Sezione
di
Vanchiglia
,
figliuoli
d
'
operai
;
quelli
della
Sezione
Boncompagni
,
di
cui
molti
son
figliuoli
di
contadini
;
quelli
della
scuola
Raineri
,
che
fu
l
'
ultima
.
Appena
finito
,
i
settecento
ragazzi
della
platea
cantarono
un
'
altra
canzone
bellissima
,
poi
parlò
il
Sindaco
,
e
dopo
di
lui
l
'
assessore
,
che
terminò
il
suo
discorso
dicendo
ai
ragazzi
:
-
...
Ma
non
uscite
di
qui
senza
mandare
un
saluto
a
quelli
che
faticano
tanto
per
voi
,
che
hanno
consacrato
a
voi
tutte
le
forze
della
loro
intelligenza
e
del
loro
cuore
,
che
vivono
e
muoiono
per
voi
.
Eccoli
là
!
-
E
segnò
la
galleria
dei
maestri
.
E
allora
dalle
gallerie
,
dai
palchi
,
dalla
platea
tutti
i
ragazzi
s
'
alzarono
e
tesero
le
braccia
gridando
verso
le
maestre
e
i
maestri
,
i
quali
risposero
agitando
le
mani
,
i
cappelli
,
i
fazzoletti
,
tutti
ritti
in
piedi
e
commossi
.
Dopo
di
che
la
banda
sonò
ancora
una
volta
e
il
pubblico
mandò
un
ultimo
saluto
fragoroso
ai
dodici
ragazzi
di
tutte
le
provincie
d
'
Italia
,
che
si
presentarono
al
proscenio
schierati
,
con
le
mani
intrecciate
,
sotto
una
pioggia
di
mazzetti
di
fiori
.
Litigio
20
,
lunedì
Eppure
,
no
,
non
fu
per
invidia
ch
'
egli
abbia
avuto
il
premio
ed
io
no
,
che
mi
bisticciai
con
Coretti
questa
mattina
.
Non
fu
per
invidia
.
Ma
ebbi
torto
.
Il
maestro
l
'
aveva
messo
accanto
a
me
,
io
scrivevo
sul
mio
quaderno
di
calligrafia
:
egli
mi
urtò
col
gomito
e
mi
fece
fare
uno
sgorbio
e
macchiare
anche
il
racconto
mensile
,
Sangue
romagnolo
,
che
dovevo
copiare
per
il
«
muratorino
»
che
è
malato
.
Io
m
'
arrabbiai
e
gli
dissi
una
parolaccia
.
Egli
mi
rispose
sorridendo
:
-
Non
l
'
ho
fatto
apposta
.
-
Avrei
dovuto
credergli
perché
lo
conosco
;
ma
mi
spiacque
che
sorridesse
,
e
pensai
:
-
Oh
!
adesso
che
ha
avuto
il
premio
,
sarà
montato
in
superbia
!
-
e
poco
dopo
,
per
vendicarmi
,
gli
diedi
un
urtone
che
gli
fece
sciupare
la
pagina
.
Allora
,
tutto
rosso
dalla
rabbia
:
-
Tu
sì
che
l
'
hai
fatto
apposta
!
-
mi
disse
,
e
alzò
la
mano
,
-
il
maestro
vide
,
-
la
ritirò
.
Ma
soggiunse
:
-
T
'
aspetto
fuori
!
-
Io
rimasi
male
,
la
rabbia
mi
sbollì
,
mi
pentii
.
No
,
Coretti
non
poteva
averlo
fatto
apposta
.
È
buono
,
pensai
.
Mi
ricordai
di
quando
l
'
avevo
visto
in
casa
sua
,
come
lavorava
,
come
assisteva
sua
madre
malata
,
e
poi
che
festa
gli
avevo
fatto
in
casa
mia
,
e
come
era
piaciuto
a
mio
padre
.
Quanto
avrei
dato
per
non
avergli
detto
quella
parola
,
per
non
avergli
fatto
quella
villania
!
E
pensavo
al
consiglio
che
m
'
avrebbe
dato
mio
padre
.
-
Hai
torto
?
-
Sì
.
-
E
allora
domandagli
scusa
.
-
Ma
questo
io
non
osavo
di
farlo
,
avevo
vergogna
d
'
umiliarmi
.
Lo
guardavo
di
sott
'
occhio
,
vedevo
la
sua
maglia
scucita
alla
spalla
,
forse
perché
aveva
portato
troppe
legna
,
e
sentivo
che
gli
volevo
bene
,
e
mi
dicevo
:
-
Coraggio
!
-
ma
la
parola
-
scusami
-
mi
restava
nella
gola
.
Egli
mi
guardava
di
traverso
,
di
tanto
in
tanto
,
e
mi
pareva
più
addolorato
che
arrabbiato
.
Ma
allora
anch
'
io
lo
guardavo
bieco
,
per
mostrargli
che
non
avevo
paura
.
Egli
mi
ripeté
:
-
Ci
rivedremo
fuori
!
-
Ed
io
:
-
Ci
rivedremo
fuori
!
-
Ma
pensavo
a
quello
che
mio
padre
m
'
aveva
detto
una
volta
:
-
Se
hai
torto
difenditi
;
ma
non
battere
!
-
Ed
io
dicevo
tra
me
:
-
mi
difenderò
,
ma
non
batterò
.
-
Ma
ero
scontento
,
triste
,
non
sentivo
più
il
maestro
.
Infine
,
arrivò
il
momento
d
'
uscire
.
Quando
fui
solo
nella
strada
,
vidi
ch
'
egli
mi
seguitava
.
Mi
fermai
,
e
lo
aspettai
con
la
riga
in
mano
.
Egli
s
'
avvicinò
,
io
alzai
la
riga
.
-
No
,
Enrico
,
-
disse
egli
,
col
suo
buon
sorriso
,
facendo
in
là
la
riga
con
la
mano
,
-
torniamo
amici
come
prima
.
-
Io
rimasi
stupito
un
momento
,
e
poi
sentii
come
una
mano
che
mi
desse
uno
spintone
nelle
spalle
,
e
mi
trovai
tra
le
sue
braccia
.
Egli
mi
baciò
e
disse
:
-
Mai
più
baruffe
tra
di
noi
,
non
è
vero
?
-
Mai
più
!
mai
più
!
-
risposi
.
E
ci
separammo
,
contenti
.
Ma
quando
arrivai
a
casa
e
raccontai
tutto
a
mio
padre
,
credendo
di
fargli
piacere
,
egli
si
rabbruscò
e
disse
:
-
Dovevi
esser
tu
il
primo
a
tendergli
la
mano
,
poiché
avevi
torto
.
-
Poi
soggiunse
:
-
Non
dovevi
alzar
la
riga
sopra
un
compagno
migliore
di
te
,
sopra
il
figliuolo
d
'
un
soldato
!
-
E
strappatami
la
riga
di
mano
,
la
fece
in
due
pezzi
e
la
sbatté
nel
muro
.
Mia
sorella
24
,
venerdì
Perché
,
Enrico
,
dopo
che
nostro
padre
t
'
aveva
già
rimproverato
d
'
esserti
portato
male
con
Coretti
,
hai
fatto
ancora
quello
sgarbo
a
me
?
Tu
non
immagini
la
pena
che
n
'
ho
provata
.
Non
sai
che
quand
'
eri
bambino
ti
stavo
per
ore
e
ore
accanto
alla
culla
,
invece
di
divertirmi
con
le
mie
compagne
,
e
che
quand
'
eri
malato
scendevo
da
letto
ogni
notte
per
sentire
se
ti
bruciava
la
fronte
?
Non
lo
sai
,
tu
che
offendi
tua
sorella
,
che
se
una
sventura
tremenda
ci
colpisse
,
ti
farei
da
madre
io
,
e
ti
vorrei
bene
come
a
un
figliuolo
?
Non
sai
che
quando
nostro
padre
e
nostra
madre
non
ai
saranno
più
,
sarò
io
la
tua
migliore
amica
,
la
sola
con
cui
potrai
parlare
dei
nostri
morti
e
della
tua
infanzia
,
e
che
se
ci
fosse
bisogno
lavorerei
per
te
,
Enrico
,
per
guadagnarti
il
pane
e
farti
studiare
,
e
che
ti
amerò
sempre
quando
sarai
grande
,
che
ti
seguirò
col
mio
pensiero
quando
andrai
lontano
,
sempre
,
perché
siamo
cresciuti
insieme
e
abbiamo
lo
stesso
sangue
?
O
Enrico
,
stanne
pur
sicuro
,
quando
sarai
un
uomo
,
se
t
'
accadrà
una
disgrazia
,
se
sarai
solo
,
sta
pur
sicuro
che
mi
cercherai
,
che
verrai
da
me
a
dirmi
:
-
Silvia
,
sorella
,
lasciami
stare
con
te
,
parliamo
di
quando
eravamo
felici
,
ti
ricordi
?
parliamo
di
nostra
madre
,
della
nostra
casa
,
di
quei
bei
giorni
tanto
lontani
.
-
O
Enrico
,
tu
troverai
sempre
tua
sorella
con
le
braccia
aperte
.
Sì
,
caro
Enrico
,
e
perdonami
anche
il
rimprovero
che
ti
faccio
ora
.
Io
non
mi
ricorderò
di
alcun
torto
tuo
,
e
se
anche
tu
mi
dessi
altri
dispiaceri
,
che
m
'
importa
?
Tu
sarai
sempre
mio
fratello
lo
stesso
,
io
non
mi
ricorderò
mai
d
'
altro
che
d
'
averti
tenuto
in
braccio
bambino
,
d
'
aver
amato
padre
e
madre
con
te
,
d
'
averti
visto
crescere
,
d
'
essere
stata
per
tanti
anni
la
tua
più
fida
compagna
.
Ma
tu
scrivimi
una
buona
parola
sopra
questo
stesso
quaderno
e
io
ripasserò
a
leggerla
prima
di
sera
.
Intanto
,
per
mostrarti
che
non
sono
in
collera
con
te
,
vedendo
che
eri
stanco
,
ho
copiato
per
te
il
racconto
mensile
Sangue
romagnolo
,
che
tu
dovevi
copiare
per
il
muratorino
malato
:
cercalo
nel
cassetto
di
sinistra
del
tuo
tavolino
.
L
'
ho
scritto
tutto
questa
notte
mentre
dormivi
.
Scrivimi
una
buona
parola
,
Enrico
,
te
ne
prego
.
TUA
SORELLA
SILVIA
Non
sono
degno
di
baciarti
le
mani
.
ENRICO
Sangue
romagnolo
Racconto
mensile
Quella
sera
la
casa
di
Ferruccio
era
più
quieta
del
solito
.
Il
padre
,
che
teneva
una
piccola
bottega
di
merciaiolo
,
era
andato
a
Forlì
a
far
delle
compere
,
e
sua
moglie
l
'
aveva
accompagnato
con
Luigina
,
una
bimba
,
per
portarla
da
un
medico
,
che
doveva
operarle
un
occhio
malato
;
e
non
dovevano
ritornare
che
la
mattina
dopo
.
Mancava
poco
alla
mezzanotte
.
La
donna
che
veniva
a
far
dei
servizi
di
giorno
se
n
'
era
andata
sull
'
imbrunire
.
In
casa
non
rimaneva
che
la
nonna
,
paralitica
delle
gambe
,
e
Ferruccio
,
un
ragazzo
di
tredici
anni
.
Era
una
casetta
col
solo
piano
terreno
,
posta
sullo
stradone
,
a
un
tiro
di
fucile
da
un
villaggio
,
poco
lontano
da
Forlì
,
città
di
Romagna
;
e
non
aveva
accanto
che
una
casa
disabitata
,
rovinata
due
mesi
innanzi
da
un
incendio
,
sulla
quale
si
vedeva
ancora
l
'
insegna
d
'
un
'
osteria
.
Dietro
la
casetta
c
'
era
un
piccolo
orto
circondato
da
una
siepe
,
sul
quale
dava
una
porticina
rustica
;
la
porta
della
bottega
,
che
serviva
anche
da
porta
di
casa
,
s
'
apriva
sullo
stradone
.
Tutt
'
intorno
si
stendeva
la
campagna
solitaria
,
vasti
campi
lavorati
,
piantati
di
gelsi
.
Mancava
poco
alla
mezzanotte
,
pioveva
,
tirava
vento
.
Ferruccio
e
la
nonna
,
ancora
levati
,
stavano
nella
stanza
da
mangiare
,
tra
la
quale
e
l
'
orto
c
'
era
uno
stanzino
ingombro
di
mobili
vecchi
.
Ferruccio
non
era
rientrato
in
casa
che
alle
undici
,
dopo
una
scappata
di
molte
ore
,
e
la
nonna
l
'
aveva
aspettato
a
occhi
aperti
,
piena
d
'
ansietà
,
inchiodata
sopra
un
largo
seggiolone
a
bracciuoli
,
sul
quale
soleva
passar
tutta
la
giornata
,
e
spesso
anche
l
'
intera
notte
,
poiché
un
'
oppressione
di
respiro
non
la
lasciava
star
coricata
.
Pioveva
e
il
vento
sbatteva
la
pioggia
contro
le
vetrate
:
la
notte
era
oscurissima
.
Ferruccio
era
rientrato
stanco
,
infangato
,
con
la
giacchetta
lacera
,
e
col
livido
d
'
una
sassata
sulla
fronte
;
aveva
fatto
la
sassaiola
coi
compagni
,
eran
venuti
alle
mani
,
secondo
il
solito
;
e
per
giunta
aveva
giocato
e
perduto
tutti
i
suoi
soldi
,
e
lasciato
il
berretto
in
un
fosso
.
Benché
la
cucina
non
fosse
rischiarata
che
da
una
piccola
lucerna
a
olio
,
posta
sull
'
angolo
d
'
un
tavolo
,
accanto
al
seggiolone
,
pure
la
povera
nonna
aveva
visto
subito
in
che
stato
miserando
si
trovava
il
nipote
,
e
in
parte
aveva
indovinato
,
in
parte
gli
aveva
fatto
confessare
le
sue
scapestrerie
.
Essa
amava
con
tutta
l
'
anima
quel
ragazzo
.
Quando
seppe
ogni
cosa
,
si
mise
a
piangere
.
-
Ah
!
no
,
-
disse
poi
,
dopo
un
lungo
silenzio
;
-
tu
non
hai
cuore
per
la
tua
povera
nonna
.
Non
hai
cuore
a
profittare
in
codesto
modo
dell
'
assenza
di
tuo
padre
e
di
tua
madre
per
darmi
dei
dolori
.
Tutto
il
giorno
m
'
hai
lasciata
sola
!
Non
hai
avuto
un
po
'
di
compassione
.
Bada
,
Ferruccio
!
Tu
ti
metti
per
una
cattiva
strada
che
ti
condurrà
a
una
triste
fine
.
Ne
ho
visti
degli
altri
cominciar
come
te
e
andar
a
finir
male
.
Si
comincia
a
scappar
di
casa
,
a
attaccar
lite
cogli
altri
ragazzi
,
a
perdere
i
soldi
;
poi
,
a
poco
a
poco
,
dalle
sassate
si
passa
alle
coltellate
,
dal
gioco
agli
altri
vizi
,
e
dai
vizi
...
al
furto
.
Ferruccio
stava
a
ascoltare
,
ritto
a
tre
passi
di
distanza
,
appoggiato
a
una
dispensa
,
col
mento
sul
petto
,
con
le
sopracciglia
aggrottate
,
ancora
tutto
caldo
dell
'
ira
della
rissa
.
Aveva
una
ciocca
di
bei
capelli
castagni
a
traverso
alla
fronte
e
gli
occhi
azzurri
immobili
.
-
Dal
gioco
al
furto
,
-
ripeté
la
nonna
,
continuando
a
piangere
.
-
Pensaci
,
Ferruccio
.
Pensa
a
quel
malanno
qui
del
paese
,
a
quel
Vito
Mozzoni
,
che
ora
è
in
città
a
fare
il
vagabondo
;
che
a
ventiquattr
'
anni
è
stato
due
volte
in
prigione
,
e
ha
fatto
morir
di
crepacuore
quella
povera
donna
di
sua
madre
,
che
io
conoscevo
,
e
suo
padre
è
fuggito
in
Svizzera
per
disperazione
.
Pensa
a
quel
tristo
soggetto
,
che
tuo
padre
si
vergogna
di
rendergli
il
saluto
,
sempre
in
giro
con
dei
scellerati
peggio
di
lui
,
fino
al
giorno
che
cascherà
in
galera
.
Ebbene
,
io
l
'
ho
conosciuto
ragazzo
,
ha
cominciato
come
te
.
Pensa
che
ridurrai
tuo
padre
e
tua
madre
a
far
la
stessa
fine
dei
suoi
.
Ferruccio
taceva
.
Egli
non
era
mica
tristo
di
cuore
,
tutt
'
altro
;
la
sua
scapestrataggine
derivava
piuttosto
da
sovrabbondanza
di
vita
e
d
'
audacia
che
da
mal
animo
;
e
suo
padre
l
'
aveva
avvezzato
male
appunto
per
questo
,
che
ritenendolo
capace
,
in
fondo
,
dei
sentimenti
più
belli
,
ed
anche
,
messo
a
una
prova
,
d
'
un
'
azione
forte
e
generosa
gli
lasciava
la
briglia
sul
collo
e
aspettava
che
mettesse
giudizio
da
sé
.
Buono
era
,
piuttosto
che
tristo
;
ma
caparbio
,
e
difficile
molto
,
anche
quando
aveva
il
cuore
stretto
dal
pentimento
,
a
lasciarsi
sfuggire
dalla
bocca
quelle
buone
parole
che
ci
fanno
perdonare
:
-
Sì
,
ho
torto
,
non
lo
farò
più
,
te
lo
prometto
,
perdonami
.
-
Aveva
l
'
anima
piena
di
tenerezza
alle
volte
;
ma
l
'
orgoglio
non
la
lasciava
uscire
.
-
Ah
Ferruccio
!
-
continuò
la
nonna
,
vedendolo
così
muto
.
-
Non
una
parola
di
pentimento
mi
dici
!
Tu
vedi
in
che
stato
mi
trovo
ridotta
,
che
mi
potrebbero
sotterrare
.
Non
dovresti
aver
cuore
di
farmi
soffrire
,
di
far
piangere
la
mamma
della
tua
mamma
,
così
vecchia
,
vicina
al
suo
ultimo
giorno
;
la
tua
povera
nonna
,
che
t
'
ha
sempre
voluto
tanto
bene
;
che
ti
cullava
per
notti
e
notti
intere
quand
'
eri
bimbo
di
pochi
mesi
,
e
che
non
mangiava
per
baloccarti
,
tu
non
lo
sai
!
Io
dicevo
sempre
:
-
Questo
sarà
la
mia
consolazione
!
-
E
ora
tu
mi
fai
morire
!
Io
darei
volentieri
questo
po
'
di
vita
che
mi
resta
,
per
vederti
tornar
buono
,
obbediente
come
a
quei
giorni
...
quando
ti
conducevo
al
Santuario
,
ti
ricordi
,
Ferruccio
?
che
mi
empivi
le
tasche
di
sassolini
e
d
'
erbe
,
e
io
ti
riportavo
a
casa
in
braccio
,
addormentato
?
Allora
volevi
bene
alla
tua
povera
nonna
.
E
ora
che
sono
paralitica
e
che
avrei
bisogno
della
tua
affezione
come
dell
'
aria
per
respirare
,
perché
non
ho
più
altro
al
mondo
,
povera
donna
mezza
morta
che
sono
,
Dio
mio
!
...
Ferruccio
stava
per
lanciarsi
verso
la
nonna
,
vinto
dalla
commozione
,
quando
gli
parve
di
sentire
un
rumor
leggiero
,
uno
scricchiolìo
nello
stanzino
accanto
,
quello
che
dava
sull
'
orto
.
Ma
non
capì
se
fossero
le
imposte
scosse
dal
vento
,
o
altro
.
Tese
l
'
orecchio
.
La
pioggia
scrosciava
.
Il
rumore
si
ripeté
.
La
nonna
lo
sentì
pure
.
-
Cos
'
è
?
-
domandò
la
nonna
dopo
un
momento
,
turbata
.
-
La
pioggia
,
-
mormorò
il
ragazzo
.
-
Dunque
,
Ferruccio
,
-
disse
la
vecchia
,
asciugandosi
gli
occhi
,
-
me
lo
prometti
che
sarai
buono
,
che
non
farai
mai
più
piangere
la
tua
povera
nonna
...
Un
nuovo
rumor
leggiero
la
interruppe
.
-
Ma
non
mi
pare
la
pioggia
!
-
esclamò
,
impallidendo
-
...
va
'
a
vedere
!
Ma
soggiunse
subito
:
-
No
,
resta
qui
!
-
e
afferrò
Ferruccio
per
la
mano
.
Rimasero
tutti
e
due
col
respiro
sospeso
.
Non
sentivan
che
il
rumore
dell
'
acqua
.
Poi
tutti
e
due
ebbero
un
brivido
.
All
'
uno
e
all
'
altra
era
parso
di
sentire
uno
stropiccìo
di
piedi
nello
stanzino
.
-
Chi
c
'
è
?
-
domandò
il
ragazzo
,
raccogliendo
il
fiato
a
fatica
.
Nessuno
rispose
.
-
Chi
c
'
è
?
-
ridomandò
Ferruccio
,
agghiacciato
dalla
paura
.
Ma
aveva
appena
pronunciato
quelle
parole
,
che
tutt
'
e
due
gettarono
un
grido
di
terrore
.
Due
uomini
erano
balzati
nella
stanza
;
l
'
uno
afferrò
il
ragazzo
e
gli
cacciò
una
mano
sulla
bocca
;
l
'
altro
strinse
la
vecchia
alla
gola
;
il
primo
disse
:
-
Zitto
,
se
non
vuoi
morire
!
-
il
secondo
:
-
Taci
!
-
e
levò
un
coltello
.
L
'
uno
e
l
'
altro
avevano
una
pezzuola
scura
sul
viso
,
con
due
buchi
davanti
agli
occhi
.
Per
un
momento
non
si
sentì
altro
che
il
respiro
affannoso
di
tutti
e
quattro
e
lo
scrosciar
della
pioggia
;
la
vecchia
metteva
dei
rantoli
fitti
,
e
aveva
gli
occhi
fuor
del
capo
.
Quello
che
teneva
il
ragazzo
,
gli
disse
nell
'
orecchio
:
-
Dove
tiene
i
danari
tuo
padre
?
Il
ragazzo
rispose
con
un
fil
di
voce
,
battendo
i
denti
:
-
Di
là
...
nell
'
armadio
.
-
Vieni
con
me
,
-
disse
l
'
uomo
.
E
lo
trascinò
nello
stanzino
,
tenendolo
stretto
alla
gola
.
Là
c
'
era
una
lanterna
cieca
,
sul
pavimento
.
-
Dov
'
è
l
'
armadio
?
-
domandò
.
Il
ragazzo
,
soffocato
,
accennò
l
'
armadio
.
Allora
,
per
esser
sicuro
del
ragazzo
,
l
'
uomo
lo
gittò
in
ginocchio
,
davanti
all
'
armadio
,
e
serrandogli
forte
il
collo
fra
le
proprie
gambe
,
in
modo
da
poterlo
strozzare
se
urlava
,
e
tenendo
il
coltello
fra
i
denti
e
la
lanterna
da
una
mano
,
cavò
di
tasca
con
l
'
altra
un
ferro
acuminato
,
lo
ficcò
nella
serratura
,
frugò
,
ruppe
,
spalancò
i
battenti
,
rimescolò
in
furia
ogni
cosa
,
s
'
empì
le
tasche
,
richiuse
,
tornò
ad
aprire
,
rifrugò
:
poi
riafferrò
il
ragazzo
alla
strozza
,
e
lo
risospinse
di
là
,
dove
l
'
altro
teneva
ancora
agguantata
la
vecchia
,
convulsa
,
col
capo
arrovesciato
e
la
bocca
aperta
.
Costui
domandò
a
bassa
voce
:
-
Trovato
?
Il
compagno
rispose
:
-
Trovato
.
E
soggiunse
:
-
Guarda
all
'
uscio
.
Quello
che
teneva
la
vecchia
corse
alla
porta
dell
'
orto
a
vedere
se
c
'
era
nessuno
,
e
disse
dallo
stanzino
,
con
una
voce
che
parve
un
fischio
:
-
Vieni
.
Quello
che
era
rimasto
,
e
che
teneva
ancora
Ferruccio
mostrò
il
coltello
al
ragazzo
e
alla
vecchia
che
riapriva
gli
occhi
,
e
disse
:
-
Non
una
voce
,
o
torno
indietro
e
vi
sgozzo
!
E
li
fisso
un
momento
tutti
e
due
.
In
quel
punto
si
sentì
lontano
,
per
lo
stradone
,
un
canto
di
molte
voci
.
Il
ladro
voltò
rapidamente
il
capo
verso
l
'
uscio
,
e
in
quel
moto
violento
gli
cadde
la
pezzuola
dal
viso
.
La
vecchia
gettò
un
urlo
:
-
Mozzoni
!
-
Maledetta
!
-
ruggì
il
ladro
,
riconosciuto
.
-
Devi
morire
!
E
si
avventò
a
coltello
alzato
contro
la
vecchia
,
che
svenne
sull
'
atto
.
L
'
assassino
menò
il
colpo
.
Ma
con
un
movimento
rapidissimo
,
gettando
un
grido
disperato
,
Ferruccio
s
'
era
lanciato
sulla
nonna
,
e
l
'
aveva
coperta
col
proprio
corpo
.
L
'
assassino
fuggì
urtando
il
tavolo
e
rovesciando
il
lume
,
che
si
spense
.
Il
ragazzo
scivolò
lentamente
di
sopra
alla
nonna
,
e
cadde
in
ginocchio
,
e
rimase
in
quell
'
atteggiamento
,
con
le
braccia
intorno
alla
vita
di
lei
e
il
capo
sul
suo
seno
.
Qualche
momento
passò
;
era
buio
fitto
;
il
canto
dei
contadini
s
'
andava
allontanando
per
la
campagna
.
La
vecchia
rinvenne
.
-
Ferruccio
!
-
chiamò
con
voce
appena
intelligibile
,
battendo
i
denti
.
-
Nonna
,
-
rispose
il
ragazzo
.
La
vecchia
fece
uno
sforzo
per
parlare
;
ma
il
terrore
le
paralizzava
la
lingua
.
Stette
un
pezzo
in
silenzio
,
tremando
violentemente
.
Poi
riuscì
a
domandare
:
-
Non
ci
son
più
?
-
No
.
-
Non
m
'
hanno
uccisa
,
-
mormorò
la
vecchia
con
voce
soffocata
.
-
No
...
siete
salva
,
-
disse
Ferruccio
,
con
voce
fioca
.
-
Siete
salva
,
cara
nonna
.
Hanno
portato
via
dei
denari
.
Ma
il
babbo
...
aveva
preso
quasi
tutto
con
sé
.
La
nonna
mise
un
respiro
.
-
Nonna
,
-
disse
Ferruccio
,
sempre
in
ginocchio
,
stringendola
alla
vita
,
-
cara
nonna
...
mi
volete
bene
,
non
è
vero
?
-
Oh
Ferruccio
!
povero
figliuol
mio
!
-
rispose
quella
,
mettendogli
le
mani
sul
capo
,
-
che
spavento
devi
aver
avuto
!
Oh
Signore
Iddio
misericordioso
!
Accendi
un
po
'
di
lume
...
No
,
restiamo
al
buio
,
ho
ancora
paura
.
-
Nonna
,
-
riprese
il
ragazzo
,
-
io
v
'
ho
sempre
dato
dei
dispiaceri
...
-
No
,
Ferruccio
,
non
dir
queste
cose
;
io
non
ci
penso
più
,
ho
scordato
tutto
,
ti
voglio
tanto
bene
!
-
V
'
ho
sempre
dato
dei
dispiaceri
,
-
continuò
Ferruccio
,
a
stento
,
con
la
voce
tremola
;
-
ma
...
vi
ho
sempre
voluto
bene
.
Mi
perdonate
?
...
Perdonatemi
,
nonna
-
Sì
,
figliuolo
,
ti
perdono
,
ti
perdono
con
tutto
il
cuore
.
Pensa
un
po
'
se
non
ti
perdono
.
Levati
d
'
in
ginocchio
,
bambino
mio
.
Non
ti
sgriderò
mai
più
.
Sei
buono
,
sei
tanto
buono
!
Accendiamo
il
lume
.
Facciamoci
un
po
'
di
coraggio
.
Alzati
,
Ferruccio
.
-
Grazie
,
nonna
,
-
disse
il
ragazzo
,
con
la
voce
sempre
più
debole
.
-
Ora
...
sono
contento
.
Vi
ricorderete
di
me
,
nonna
...
non
è
vero
?
vi
ricorderete
sempre
di
me
...
del
vostro
Ferruccio
.
-
Ferruccio
mio
!
-
esclamò
la
nonna
,
stupita
e
inquieta
,
mettendogli
le
mani
sulle
spalle
e
chinando
il
capo
,
come
per
guardarlo
nel
viso
.
-
Ricordatevi
di
me
,
-
mormorò
ancora
il
ragazzo
con
una
voce
che
pareva
un
soffio
.
-
Date
un
bacio
a
mia
madre
...
a
mio
padre
...
a
Luigina
...
Addio
,
nonna
...
-
In
nome
del
cielo
,
cos
'
hai
!
-
gridò
la
vecchia
palpando
affannosamente
il
capo
del
ragazzo
che
le
si
era
abbandonato
sulle
ginocchia
;
e
poi
con
quanta
voce
avea
in
gola
disperatamente
:
-
Ferruccio
!
Ferruccio
!
Ferruccio
!
Bambino
mio
!
Amor
mio
!
Angeli
del
paradiso
,
aiutatemi
!
Ma
Ferruccio
non
rispose
più
.
Il
piccolo
eroe
,
il
salvatore
della
madre
di
sua
madre
,
colpito
d
'
una
coltellata
nel
dorso
,
aveva
reso
la
bella
e
ardita
anima
a
Dio
.
Il
muratorino
moribondo
18
,
martedì
Il
povero
muratorino
è
malato
grave
;
il
maestro
ci
disse
d
'
andarlo
a
vedere
,
e
combinammo
d
'
andarci
insieme
Garrone
,
Derossi
ed
io
.
Stardi
pure
sarebbe
venuto
,
ma
siccome
il
maestro
ci
diede
per
lavoro
la
descrizione
del
Monumento
a
Cavour
,
egli
ci
disse
che
doveva
andar
a
vedere
il
monumento
,
per
far
la
descrizione
più
esatta
.
Così
per
prova
invitammo
anche
quel
gonfionaccio
di
Nobis
,
che
ci
rispose
:
-
No
,
-
senz
'
altro
.
Votini
pure
si
scusò
,
forse
per
paura
di
macchiarsi
il
vestito
di
calcina
.
Ci
andammo
all
'
uscita
delle
quattro
.
Pioveva
a
catinelle
.
Per
la
strada
Garrone
si
fermò
e
disse
con
la
bocca
piena
di
pane
:
-
Cosa
si
compera
?
-
e
faceva
sonare
due
soldi
nella
tasca
.
Mettemmo
due
soldi
ciascuno
e
comperammo
tre
arancie
grosse
.
Salimmo
alla
soffitta
.
Davanti
all
'
uscio
Derossi
si
levò
la
medaglia
e
se
la
mise
in
tasca
:
gli
domandai
perché
:
-
Non
so
,
rispose
,
-
per
non
aver
l
'
aria
...
mi
par
più
delicato
entrare
senza
medaglia
.
-
Picchiammo
,
ci
aperse
il
padre
,
quell
'
omone
che
pare
un
gigante
:
aveva
la
faccia
stravolta
che
pareva
spaventato
.
-
Chi
siete
?
-
domandò
.
-
Garrone
rispose
:
-
Siamo
compagni
di
scuola
d
'
Antonio
,
che
gli
portiamo
tre
arancie
.
-
Ah
!
povero
Tonino
,
-
esclamò
il
muratore
scotendo
il
capo
,
-
ho
paura
che
non
le
mangerà
più
le
vostre
arancie
!
-
e
si
asciugò
gli
occhi
col
rovescio
della
mano
.
Ci
fece
andar
avanti
:
entrammo
in
una
camera
a
tetto
,
dove
vedemmo
il
«
muratorino
»
che
dormiva
in
un
piccolo
letto
di
ferro
:
sua
madre
stava
abbandonata
sul
letto
col
viso
nelle
mani
,
e
si
voltò
appena
a
guardarci
:
da
una
parte
pendevan
dei
pennelli
,
un
piccone
e
un
crivello
da
calcina
;
sui
piedi
del
malato
era
distesa
la
giacchetta
del
muratore
,
bianca
di
gesso
.
Il
povero
ragazzo
era
smagrito
,
bianco
bianco
,
col
naso
affilato
,
e
respirava
corto
.
O
caro
Tonino
,
tanto
buono
e
allegro
,
piccolo
compagno
mio
,
come
mi
fece
pena
,
quanto
avrei
dato
per
rivedergli
fare
il
muso
di
lepre
,
povero
muratorino
!
Garrone
gli
mise
un
'
arancia
sul
cuscino
,
accanto
al
viso
:
l
'
odore
lo
svegliò
,
la
pigliò
subito
,
ma
poi
la
lasciò
andare
,
e
guardò
fisso
Garrone
.
-
Son
io
,
-
disse
questi
,
-
Garrone
:
mi
conosci
?
-
Egli
fece
un
sorriso
che
si
vide
appena
,
e
levò
a
stento
dal
letto
la
sua
mano
corta
e
la
porse
a
Garrone
,
che
la
prese
fra
le
sue
e
vi
appoggiò
sopra
la
guancia
dicendo
:
-
Coraggio
,
coraggio
,
muratorino
;
tu
guarirai
presto
e
tornerai
alla
scuola
e
il
maestro
ti
metterà
vicino
a
me
,
sei
contento
?
-
Ma
il
muratorino
non
rispose
.
La
madre
scoppiò
in
singhiozzi
:
-
Oh
il
mio
povero
Tonino
!
il
mio
povero
Tonino
!
Così
bravo
e
buono
,
e
Dio
che
ce
lo
vuol
prendere
!
-
Chétati
!
-
le
gridò
il
muratore
,
disperato
,
-
chetati
per
amor
di
Dio
,
o
perdo
la
testa
!
-
Poi
disse
a
noi
affannosamente
:
-
Andate
,
andate
,
ragazzi
;
grazie
;
andate
;
che
volete
far
qui
?
Grazie
;
andatevene
a
casa
.
-
Il
ragazzo
aveva
richiuso
gli
occhi
e
pareva
morto
.
-
Ha
bisogno
di
qualche
servizio
?
-
domandò
Garrone
.
-
No
,
buon
figliuolo
,
grazie
,
rispose
il
muratore
;
-
andatevene
a
casa
.
-
E
così
dicendo
ci
spinse
sul
pianerottolo
e
richiuse
l
'
uscio
.
Ma
non
eravamo
a
metà
delle
scale
,
che
lo
sentimmo
gridare
:
-
Garrone
!
Garrone
!
-
Risalimmo
in
fretta
tutti
e
tre
.
-
Garrone
!
-
gridò
il
muratore
col
viso
mutato
,
-
t
'
ha
chiamato
per
nome
,
due
giorni
che
non
parlava
,
t
'
ha
chiamato
due
volte
,
vuole
te
,
vieni
subito
.
Ah
santo
Iddio
,
se
fosse
un
buon
segno
!
-
A
rivederci
,
-
disse
Garrone
a
noi
,
-
io
rimango
,
-
e
si
lanciò
in
casa
col
padre
.
Derossi
aveva
gli
occhi
pieni
di
lacrime
.
Io
gli
dissi
:
-
Piangi
per
il
muratorino
?
Egli
ha
parlato
,
guarirà
.
-
Lo
credo
,
-
rispose
Derossi
;
-
ma
non
pensavo
a
lui
...
Pensavo
com
'
è
buono
,
che
anima
bella
è
Garrone
!
Il
conte
Cavour
29
,
mercoledì
È
la
descrizione
del
monumento
al
conte
Cavour
che
tu
devi
fare
.
Puoi
farla
.
Ma
chi
sia
stato
il
conte
Cavour
non
lo
puoi
capire
per
ora
.
Per
ora
sappi
questo
soltanto
.
egli
fu
per
molti
anni
il
primo
ministro
del
Piemonte
,
è
lui
che
mandò
l
'
esercito
piemontese
in
Crimea
a
rialzare
con
la
vittoria
della
Cernaia
la
nostra
gloria
militare
caduta
con
la
sconfitta
di
Novara
;
è
lui
che
fece
calare
dalle
Alpi
centocinquantamila
Francesi
a
cacciar
gli
Austriaci
dalla
Lombardia
,
è
lui
che
governò
l
'
Italia
nel
periodo
più
solenne
della
nostra
rivoluzione
,
che
diede
in
quegli
anni
il
più
potente
impulso
alla
santa
impresa
dell
'
unificazione
della
patria
,
lui
con
l
'
ingegno
luminoso
,
con
la
costanza
invincibile
,
con
l
'
operosità
più
che
umana
.
Molti
generali
passarono
ore
terribili
sul
campo
di
battaglia
;
ma
egli
ne
passò
di
più
terribili
nel
suo
gabinetto
quando
l
'
enorme
opera
sua
poteva
rovinare
di
momento
in
momento
come
un
fragile
edifizio
a
un
crollo
di
terremoto
,
ore
,
notti
di
lotta
e
d
'
angoscia
passò
,
da
uscirne
con
la
ragione
stravolta
o
con
la
morte
nel
cuore
.
E
fu
questo
gigantesco
e
tempestoso
lavoro
che
gli
accorciò
di
vent
'
anni
la
vita
.
Eppure
,
divorato
dalla
febbre
che
lo
doveva
gettar
nella
fossa
,
egli
lottava
ancora
disperatamente
con
la
malattia
,
per
far
qualche
cosa
per
il
suo
paese
.
-
È
strano
,
diceva
con
dolore
dal
suo
letto
di
morte
,
-
non
so
più
leggere
,
non
posso
più
leggere
.
-
Mentre
gli
cavavan
sangue
e
la
febbre
aumentava
,
pensava
alla
sua
patria
,
diceva
imperiosamente
:
-
Guaritemi
,
la
mia
mente
s
'
oscura
,
ho
bisogno
di
tutte
le
mie
facoltà
per
trattare
dei
gravi
affari
.
-
Quando
era
già
ridotto
agli
estremi
,
e
tutta
la
città
s
'
agitava
,
e
il
Re
stava
al
suo
capezzale
,
egli
diceva
con
affanno
.
-
Ho
molte
cose
da
dirvi
,
Sire
,
molte
cose
da
farvi
vedere
;
ma
son
malato
,
non
posso
,
non
posso
;
-
e
si
desolava
.
E
sempre
il
suo
pensiero
febbrile
rivolava
allo
Stato
,
alle
nuove
provincie
italiane
che
s
'
erano
unite
a
noi
;
alle
tante
cose
che
rimanevan
da
farsi
.
Quando
lo
prese
il
delirio
.
-
Educate
l
'
infanzia
,
-
esclamava
fra
gli
aneliti
,
-
educate
l
'
infanzia
e
la
gioventù
...
governate
con
la
libertà
.
-
Il
delirio
cresceva
,
la
morte
gli
era
sopra
,
ed
egli
invocava
con
parole
ardenti
il
generale
Garibaldi
,
col
quale
aveva
avuto
dei
dissensi
,
e
Venezia
e
Roma
che
non
erano
ancor
libere
,
aveva
delle
vaste
visioni
dell
'
avvenire
d
'
Italia
e
d
'
Europa
,
sognava
un
'
invasione
straniera
,
domandava
dove
fossero
i
corpi
dell
'
esercito
e
i
generali
,
trepidava
ancora
per
noi
,
per
il
suo
popolo
.
Il
suo
grande
dolore
,
capisci
,
non
era
di
sentirsi
mancare
la
vita
,
era
di
vedersi
sfuggire
la
patria
,
che
aveva
ancora
bisogno
di
lui
,
e
per
la
quale
aveva
logorato
in
pochi
anni
le
forze
smisurate
del
suo
miracoloso
organismo
.
Morì
col
grido
della
battaglia
nella
gola
,
e
la
sua
morte
fu
grande
come
la
sua
vita
.
Ora
pensa
un
poco
,
Enrico
,
che
cosa
è
il
nostro
lavoro
,
che
pure
ci
pesa
tanto
,
che
cosa
sono
i
nostri
dolori
,
la
nostra
morte
stessa
,
a
confronto
delle
fatiche
,
degli
affanni
formidabili
,
delle
agonie
tremende
di
quegli
uomini
;
a
cui
pesa
un
mondo
sul
cuore
!
Pensa
a
questo
,
figliuolo
,
quando
passi
davanti
a
quell
'
immagine
di
marmo
,
e
dille
:
-
Gloria
!
-
in
cuor
tuo
.
TUO
PADRE
APRILE
Primavera
1
,
sabato
Primo
d
'
aprile
!
Tre
soli
mesi
ancora
.
Questa
è
stata
una
delle
più
belle
mattinate
dell
'
anno
.
Io
ero
contento
,
nella
scuola
,
perché
Coretti
m
'
aveva
detto
d
'
andar
dopo
domani
a
veder
arrivare
il
Re
,
insieme
con
suo
padre
che
lo
conosce
;
e
perché
mia
madre
m
'
avea
promesso
di
condurmi
lo
stesso
giorno
a
visitar
l
'
Asilo
infantile
di
Corso
Valdocco
.
Anche
ero
contento
perché
il
«
muratorino
»
sta
meglio
,
e
perché
ieri
sera
,
passando
,
il
maestro
disse
a
mio
padre
:
-
Va
bene
,
va
bene
.
-
E
poi
era
una
bella
mattinata
di
primavera
.
Dalle
finestre
della
scuola
si
vedeva
il
cielo
azzurro
,
gli
alberi
del
giardino
tutti
coperti
di
germogli
,
e
le
finestre
delle
case
spalancate
,
colle
cassette
e
i
vasi
già
verdeggianti
.
Il
maestro
non
rideva
,
perché
non
ride
mai
,
ma
era
di
buon
umore
,
tanto
che
non
gli
appariva
quasi
più
quella
ruga
diritta
in
mezzo
alla
fronte
;
e
spiegava
un
problema
sulla
lavagna
,
celiando
.
E
si
vedeva
che
provava
piacere
a
respirar
l
'
aria
del
giardino
che
veniva
per
le
finestre
aperte
,
piena
d
'
un
buon
odor
fresco
di
terra
e
di
foglie
,
che
faceva
pensare
alle
passeggiate
in
campagna
.
Mentre
egli
spiegava
,
si
sentiva
in
una
strada
vicina
un
fabbro
ferraio
che
batteva
sull
'
incudine
,
e
nella
casa
di
faccia
una
donna
che
cantava
per
addormentare
il
bambino
:
lontano
,
nella
caserma
della
Cernaia
,
suonavano
le
trombe
.
Tutti
parevano
contenti
,
persino
Stardi
.
A
un
certo
momento
il
fabbro
si
mise
a
picchiar
più
forte
,
la
donna
a
cantar
più
alto
.
Il
maestro
s
'
interruppe
e
prestò
l
'
orecchio
.
Poi
disse
lentamente
guardando
per
la
finestra
:
-
Il
cielo
che
sorride
,
una
madre
che
canta
,
un
galantuomo
che
lavora
,
dei
ragazzi
che
studiano
...
ecco
delle
cose
belle
.
-
Quando
uscimmo
dalla
classe
,
vedemmo
che
anche
tutti
gli
altri
erano
allegri
;
tutti
camminavano
in
fila
pestando
i
piedi
forte
e
canticchiando
,
come
alla
vigilia
d
'
una
vacanza
di
quattro
giorni
;
le
maestre
scherzavano
;
quella
della
penna
rossa
saltellava
dietro
i
suoi
bimbi
come
una
scolaretta
;
i
parenti
dei
ragazzi
discorrevano
fra
loro
ridendo
,
e
la
madre
di
Crossi
,
l
'
erbaiola
,
ci
aveva
nelle
ceste
tanti
mazzi
di
violette
,
che
empivano
di
profumo
tutto
il
camerone
.
Io
non
sentii
mai
tanta
contentezza
come
questa
mattina
a
veder
mia
madre
che
mi
aspettava
nella
strada
.
E
glielo
dissi
andandole
incontro
:
-
Sono
contento
:
cos
'
è
mai
che
mi
fa
così
contento
questa
mattina
?
-
E
mia
madre
mi
rispose
sorridendo
che
era
la
bella
stagione
e
la
buona
coscienza
.
Re
Umberto
3
,
lunedì
Alle
dieci
in
punto
mio
padre
vide
dalla
finestra
Coretti
,
il
rivenditore
di
legna
,
e
il
figliuolo
,
che
m
'
aspettavano
sulla
piazza
,
e
mi
disse
:
-
Eccoli
,
Enrico
;
va
'
a
vedere
il
tuo
re
.
Io
andai
giù
lesto
come
un
razzo
.
Padre
e
figliuolo
erano
anche
più
vispi
del
solito
e
non
mi
parve
mai
che
si
somigliassero
tanto
l
'
uno
all
'
altro
come
questa
mattina
:
il
padre
aveva
alla
giacchetta
la
medaglia
al
valore
in
mezzo
alle
due
commemorative
,
e
i
baffetti
arricciati
e
aguzzi
come
due
spilli
.
Ci
mettemmo
subito
in
cammino
verso
la
stazione
della
strada
ferrata
,
dove
il
re
doveva
arrivare
alle
dieci
e
mezzo
.
Coretti
padre
fumava
la
pipa
e
si
fregava
le
mani
.
-
Sapete
,
-
diceva
-
che
non
l
'
ho
più
visto
dalla
guerra
del
sessantasei
?
La
bagatella
di
quindici
anni
e
sei
mesi
.
Prima
tre
anni
in
Francia
,
poi
a
Mondovì
;
e
qui
che
l
'
avrei
potuto
vedere
,
non
s
'
è
mai
dato
il
maledetto
caso
che
mi
trovassi
in
città
quando
egli
veniva
.
Quando
si
dice
le
combinazioni
.
Egli
chiamava
il
re
:
-
Umberto
-
come
un
camerata
.
-
Umberto
comandava
la
16a
divisione
,
Umberto
aveva
ventidue
anni
e
tanti
giorni
,
Umberto
montava
a
cavallo
così
e
così
.
-
Quindici
anni
!
-
diceva
forte
,
allungando
il
passo
.
-
Ho
proprio
desiderio
di
rivederlo
.
L
'
ho
lasciato
principe
,
lo
rivedo
re
.
E
anch
'
io
ho
cambiato
:
son
passato
da
soldato
a
rivenditor
di
legna
.
-
E
rideva
.
Il
figliuolo
gli
domandò
:
-
Se
vi
vedesse
,
vi
riconoscerebbe
?
Egli
si
mise
a
ridere
.
-
Tu
sei
matto
,
-
rispose
.
-
Ci
vorrebbe
altro
.
Lui
,
Umberto
,
era
uno
solo
;
noi
eravamo
come
le
mosche
.
E
poi
sì
che
ci
stette
a
guardare
uno
per
uno
.
Sboccammo
sul
corso
Vittorio
Emanuele
;
c
'
era
molta
gente
che
s
'
avviava
alla
stazione
.
Passava
una
compagnia
d
'
Alpini
,
con
le
trombe
.
Passarono
due
carabinieri
a
cavallo
,
di
galoppo
.
Era
un
sereno
che
smagliava
.
-
Sì
!
-
esclamò
Coretti
padre
,
animandosi
;
-
mi
fa
proprio
piacere
di
rivederlo
,
il
mio
generale
di
divisione
.
Ah
!
come
sono
invecchiato
presto
!
Mi
pare
l
'
altro
giorno
che
avevo
lo
zaino
sulle
spalle
e
il
fucile
tra
le
mani
in
mezzo
a
quel
tramestio
,
la
mattina
del
24
giugno
,
quando
s
'
era
per
venire
ai
ferri
.
Umberto
andava
e
veniva
coi
suoi
ufficiali
,
mentre
tonava
il
cannone
,
lontano
;
e
tutti
lo
guardavano
e
dicevano
:
-
Purché
non
ci
sia
una
palla
anche
per
lui
!
-
Ero
a
mille
miglia
dal
pensare
che
di
lì
a
poco
me
gli
sarei
trovato
tanto
vicino
,
davanti
alle
lance
degli
ulani
austriaci
;
ma
proprio
a
quattro
passi
l
'
un
dall
'
altro
,
figliuoli
.
Era
una
bella
giornata
,
il
cielo
come
uno
specchio
,
ma
un
caldo
!
Vediamo
se
si
può
entrare
.
Eravamo
arrivati
alla
stazione
;
c
'
era
una
gran
folla
,
carrozze
,
guardie
,
carabinieri
,
società
con
bandiere
.
La
banda
d
'
un
reggimento
suonava
.
Coretti
padre
tentò
di
entrare
sotto
il
porticato
;
ma
gli
fu
impedito
.
Allora
pensò
di
cacciarsi
in
prima
fila
nella
folla
che
facea
ala
all
'
uscita
,
e
aprendosi
il
passo
coi
gomiti
,
riuscì
a
spingere
innanzi
anche
noi
.
Ma
la
folla
,
ondeggiando
,
ci
sbalzava
un
po
'
di
qua
e
un
po
'
di
là
.
Il
venditor
di
legna
adocchiava
il
primo
pilastro
del
porticato
,
dove
le
guardie
non
lasciavano
stare
nessuno
.
-
Venite
con
me
,
-
disse
a
un
tratto
,
e
tirandoci
per
le
mani
,
attraversò
in
due
salti
lo
spazio
vuoto
e
s
'
andò
a
piantar
là
,
con
le
spalle
al
muro
.
Accorse
subito
un
brigadiere
di
Polizia
e
gli
disse
:
-
Qui
non
si
può
stare
.
-
Son
del
quarto
battaglione
del
'49
,
-
rispose
Coretti
,
toccandosi
la
medaglia
.
Il
brigadiere
lo
guardò
e
disse
:
-
Restate
.
-
Ma
se
lo
dico
io
!
-
esclamò
Coretti
trionfante
;
-
è
una
parola
magica
quel
quarto
del
quarantanove
!
Non
ho
diritto
di
vederlo
un
po
'
a
mio
comodo
il
mio
generale
,
io
che
son
stato
nel
quadrato
!
Se
l
'
ho
visto
da
vicino
allora
,
mi
par
giusto
di
vederlo
da
vicino
adesso
.
E
dico
generale
!
È
stato
mio
comandante
di
battaglione
,
per
una
buona
mezz
'
ora
,
perché
in
quei
momenti
lo
comandava
lui
il
battaglione
,
mentre
c
'
era
in
mezzo
,
e
non
il
maggiore
Ubrich
,
sagrestia
!
Intanto
si
vedeva
nel
salone
dell
'
arrivo
e
fuori
un
gran
rimescolio
di
signori
e
d
'
ufficiali
,
e
davanti
alla
porta
si
schieravano
le
carrozze
,
coi
servitori
vestiti
di
rosso
.
Coretti
domandò
a
suo
padre
se
il
principe
Umberto
aveva
la
sciabola
in
mano
quand
'
era
nel
quadrato
.
-
Avrà
ben
avuto
la
sciabola
in
mano
,
-
rispose
,
-
per
parare
una
lanciata
,
che
poteva
toccare
a
lui
come
a
un
altro
.
Ah
!
i
demoni
scatenati
!
Ci
vennero
addosso
come
l
'
ira
di
Dio
,
ci
vennero
.
Giravano
tra
i
gruppi
,
i
quadrati
,
i
cannoni
,
che
parevan
mulinati
da
un
uragano
,
sfondando
ogni
cosa
.
Era
una
confusione
di
cavalleggeri
d
'
Alessandria
,
di
lancieri
di
Foggia
,
di
fanteria
,
di
ulani
,
di
bersaglieri
,
un
inferno
che
non
se
ne
capiva
più
niente
.
Io
intesi
gridare
:
-
Altezza
!
Altezza
!
-
vidi
venir
le
lancie
calate
,
scaricammo
i
fucili
,
un
nuvolo
di
polvere
nascose
tutto
...
Poi
la
polvere
si
diradò
...
La
terra
era
coperta
di
cavalli
e
di
ulani
feriti
e
morti
.
Io
mi
voltai
indietro
,
e
vidi
in
mezzo
a
noi
Umberto
,
a
cavallo
,
che
guardava
intorno
,
tranquillo
,
con
l
'
aria
di
domandare
:
-
C
'
è
nessuno
graffiato
dei
miei
ragazzi
?
-
E
noi
gli
gridammo
:
-
Evviva
!
-
sulla
faccia
,
come
matti
.
Sacro
Dio
che
momento
!
...
Ecco
il
treno
che
arriva
.
La
banda
suonò
,
gli
ufficiali
accorsero
,
la
folla
s
'
alzò
in
punta
di
piedi
.
-
Eh
,
non
esce
mica
subito
,
-
disse
una
guardia
;
-
ora
gli
fanno
un
discorso
.
Coretti
padre
non
stava
più
nella
pelle
.
-
Ah
!
quando
ci
penso
,
-
disse
,
-
io
lo
vedo
sempre
là
.
Sta
bene
tra
i
colerosi
e
i
terremoti
e
che
so
altro
:
anche
là
è
stato
bravo
;
ma
io
l
'
ho
sempre
in
mente
come
l
'
ho
visto
allora
,
in
mezzo
a
noi
,
con
quella
faccia
tranquilla
.
E
son
sicuro
che
se
ne
ricorda
anche
lui
del
quarto
del
'49
,
anche
adesso
che
è
re
,
e
che
gli
farebbe
piacere
di
averci
una
volta
a
tavola
tutti
insieme
,
quelli
che
s
'
è
visto
intorno
in
quei
momenti
.
Adesso
ci
ha
generali
e
signoroni
e
galloni
;
allora
non
ci
aveva
che
dei
poveri
soldati
.
Se
ci
potessi
un
po
'
barattare
quattro
parole
,
a
quattr
'
occhi
!
Il
nostro
generale
di
ventidue
anni
,
il
nostro
principe
,
che
era
affidato
alle
nostre
baionette
...
Quindici
anni
che
non
lo
vedo
...
Il
nostro
Umberto
,
va
'
.
Ah
!
questa
musica
mi
rimescola
il
sangue
,
parola
d
'
onore
.
Uno
scoppio
di
grida
l
'
interruppe
,
migliaia
di
cappelli
s
'
alzarono
in
aria
,
quattro
signori
vestiti
di
nero
salirono
nella
prima
carrozza
-
È
lui
!
-
gridò
Coretti
,
e
rimase
come
incantato
.
Poi
disse
piano
:
-
Madonna
mia
,
come
s
'
è
fatto
grigio
!
-
Tutti
e
tre
ci
scoprimmo
il
capo
:
la
carrozza
veniva
innanzi
lentamente
,
in
mezzo
alla
folla
che
gridava
e
agitava
i
cappelli
.
Io
guardai
Coretti
padre
.
Mi
parve
un
altro
:
pareva
diventato
più
alto
,
serio
,
un
po
'
pallido
,
ritto
appiccicato
contro
il
pilastro
.
La
carrozza
arrivò
davanti
a
noi
,
a
un
passo
dal
pilastro
.
-
Evviva
!
-
gridarono
molte
voci
.
-
Evviva
!
-
gridò
Coretti
,
dopo
gli
altri
.
Il
re
lo
guardò
in
viso
e
arrestò
un
momento
lo
sguardo
sulle
tre
medaglie
.
Allora
Coretti
perdé
la
testa
e
urlò
:
-
Quarto
battaglione
del
quarantanove
!
Il
re
,
che
s
'
era
già
voltato
da
un
'
altra
parte
,
si
rivoltò
verso
di
noi
,
e
fissando
Coretti
negli
occhi
,
stese
la
mano
fuor
della
carrozza
.
Coretti
fece
un
salto
avanti
e
gliela
strinse
.
La
carrozza
passò
,
la
folla
irruppe
e
ci
divise
,
perdemmo
di
vista
Coretti
padre
.
Ma
fu
un
momento
.
Subito
lo
ritrovammo
,
ansante
,
con
gli
occhi
umidi
,
che
chiamava
per
nome
il
figliuolo
,
tenendo
la
mano
in
alto
.
Il
figliuolo
si
slanciò
verso
di
lui
,
ed
egli
gridò
:
-
Qua
,
piccino
,
che
ho
ancora
calda
la
mano
!
-
e
gli
passò
la
mano
intorno
al
viso
,
dicendo
:
-
Questa
è
una
carezza
del
re
.
E
rimase
lì
come
trasognato
,
con
gli
occhi
fissi
sulla
carrozza
lontana
,
sorridendo
,
con
la
pipa
tra
le
mani
,
in
mezzo
a
un
gruppo
di
curiosi
che
lo
guardavano
.
-
È
uno
del
quadrato
del
'49
,
-
dicevano
.
-
È
un
soldato
che
conosce
il
re
.
-
È
il
re
che
l
'
ha
riconosciuto
.
-
È
lui
che
gli
ha
teso
la
mano
.
-
Ha
dato
una
supplica
al
re
,
-
disse
uno
più
forte
.
-
No
,
-
rispose
Coretti
,
voltandosi
bruscamente
;
-
non
gli
ho
dato
nessuna
supplica
,
io
.
Un
'
altra
cosa
gli
darei
,
se
me
la
domandasse
...
Tutti
lo
guardarono
.
Ed
egli
disse
semplicemente
:
-
Il
mio
sangue
.
L
'
asilo
infantile
4
,
martedì
Mia
madre
,
come
m
'
aveva
promesso
,
mi
condusse
ieri
dopo
colazione
all
'
asilo
infantile
di
Corso
Valdocco
,
per
raccomandare
alla
direttrice
una
sorella
piccola
di
Precossi
.
Io
non
avevo
mai
visto
un
asilo
.
Quanto
mi
divertirono
!
Duecento
c
'
erano
tra
bimbi
e
bimbe
,
così
piccoli
,
che
i
nostri
della
prima
inferiore
sono
uomini
appetto
a
quelli
.
Arrivammo
appunto
che
entravano
in
fila
nel
refettorio
,
dove
erano
due
tavole
lunghissime
con
tante
buche
rotonde
,
e
in
ogni
buca
una
scodella
nera
,
piena
di
riso
e
fagioli
,
e
un
cucchiaio
di
stagno
accanto
.
Entrando
alcuni
piantavano
un
melo
,
e
restavan
lì
sul
pavimento
,
fin
che
accorrevan
le
maestre
a
tirarli
su
.
Molti
si
fermavano
davanti
a
una
scodella
,
credendo
che
fosse
quello
il
loro
posto
,
e
ingollavano
subito
una
cucchiaiata
,
quando
arrivava
una
maestra
e
diceva
:
-
Avanti
!
-
e
quelli
avanti
tre
o
quattro
passi
e
giù
un
'
altra
cucchiaiata
,
e
avanti
ancora
,
fin
che
arrivavano
al
proprio
posto
,
dopo
aver
beccato
a
scrocco
una
mezza
minestrina
.
Finalmente
,
a
furia
di
spingere
,
di
gridare
:
-
Sbrigatevi
!
Sbrigatevi
!
-
li
misero
in
ordine
tutti
,
e
cominciarono
la
preghiera
.
Ma
tutti
quelli
delle
file
di
dentro
,
i
quali
per
pregare
dovevan
voltar
la
schiena
alla
scodella
,
torcevano
il
capo
indietro
per
tenerla
d
'
occhio
,
che
nessuno
ci
pescasse
,
e
poi
pregavano
così
,
con
le
mani
giunte
e
con
gli
occhi
al
cielo
,
ma
col
cuore
alla
pappa
.
Poi
si
misero
a
mangiare
.
Ah
che
ameno
spettacolo
!
Uno
mangiava
con
due
cucchiai
,
l
'
altro
s
'
ingozzava
con
le
mani
,
molti
levavano
i
fagioli
un
per
uno
e
se
li
ficcavano
in
tasca
;
altri
invece
li
rinvoltavano
stretti
nel
grembiulino
e
ci
picchiavan
su
,
per
far
la
pasta
.
Ce
n
'
erano
anche
che
non
mangiavano
per
veder
volar
le
mosche
,
e
alcuni
tossivano
e
spandevano
una
pioggia
di
riso
tutto
intorno
.
Un
pollaio
,
pareva
.
Ma
era
grazioso
.
Facevano
una
bella
figura
le
due
file
delle
bambine
,
tutte
coi
capelli
legati
sul
cocuzzolo
con
tanti
nastrini
rossi
,
verdi
,
azzurri
.
Una
maestra
domandò
a
una
fila
di
otto
bambine
:
-
Dove
nasce
il
riso
?
Tutte
otto
spalancaron
la
bocca
piena
di
minestra
,
e
risposero
tutte
insieme
cantando
:
-
Na
-
sce
nel
-
l
'
ac
-
qua
,
-
Poi
la
maestra
comandò
:
-
Le
mani
in
alto
!
-
E
allora
fu
bello
vedere
scattar
su
tutti
quei
braccini
,
che
mesi
fa
erano
ancor
nelle
fascie
,
e
agitarsi
tutte
quelle
mani
piccole
,
che
parevan
tante
farfalle
bianche
e
rosate
.
Poi
andarono
alla
ricreazione
;
ma
prima
presero
tutti
i
loro
panierini
con
dentro
la
colazione
,
che
erano
appesi
ai
muri
.
Uscirono
nel
giardino
e
si
sparpagliarono
,
tirando
fuori
le
loro
provvigioni
:
pane
,
prune
cotte
,
un
pezzettino
di
formaggio
,
un
ovo
sodo
,
delle
mele
piccole
,
una
pugnata
di
ceci
lessi
,
un
'
ala
di
pollo
.
In
un
momento
tutto
il
giardino
fu
coperto
di
bricioline
come
se
ci
avessero
sparso
del
becchime
per
uno
stormo
d
'
uccelli
.
Mangiavano
in
tutte
le
più
strane
maniere
,
come
i
conigli
,
i
topi
,
i
gatti
,
rosicchiando
,
leccando
,
succhiando
.
C
'
era
un
bimbo
che
si
teneva
appuntato
un
grissino
sul
petto
e
lo
andava
ungendo
con
una
nespola
,
come
se
lustrasse
una
sciabola
.
Delle
bambine
spiaccicavano
nel
pugno
delle
formaggiole
molli
,
che
colavano
fra
le
dita
,
come
latte
,
e
filavan
giù
dentro
alle
maniche
;
ed
esse
non
se
n
'
accorgevano
mica
.
Correvano
e
s
'
inseguivano
con
le
mele
e
i
panini
attaccati
ai
denti
,
come
i
cani
.
Ne
vidi
tre
che
scavavano
con
un
fuscello
dentro
a
un
ovo
sodo
credendo
di
scoprirvi
dei
tesori
,
e
lo
spandean
mezzo
per
terra
,
e
poi
lo
raccoglievano
briciolo
per
briciolo
,
con
grande
pazienza
,
come
se
fossero
perle
.
E
a
quelli
che
avevan
qualcosa
di
straordinario
,
c
'
erano
intorno
otto
o
dieci
col
capo
chino
a
guardar
nel
paniere
,
come
avrebber
guardato
la
luna
nel
pozzo
.
Ci
saranno
stati
venti
intorno
a
un
batuffoletto
alto
così
,
che
aveva
in
mano
un
cartoccino
di
zucchero
,
tutti
a
fargli
cerimonie
per
aver
il
permesso
d
'
intingere
il
pane
,
e
lui
a
certi
lo
dava
,
ed
ad
altri
,
pregato
bene
,
non
imprestava
che
il
dito
da
succhiare
.
Intanto
mia
madre
era
venuta
nel
giardino
e
accarezzava
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
.
Molti
le
andavano
intorno
,
anzi
addosso
,
a
chiederle
un
bacio
col
viso
in
su
,
come
se
guardassero
a
un
terzo
piano
,
aprendo
e
chiudendo
la
bocca
,
come
per
domandare
la
cioccia
.
Uno
le
offerse
uno
spicchio
d
'
arancia
morsicchiato
,
un
altro
una
crostina
di
pane
,
una
bimba
le
diede
una
foglia
;
un
'
altra
bimba
le
mostrò
con
grande
serietà
la
punta
dell
'
indice
dove
,
a
guardar
bene
,
si
vedeva
un
gonfiettino
microscopico
,
che
s
'
era
fatto
il
giorno
prima
toccando
la
fiammella
della
candela
.
Le
mettevan
sotto
gli
occhi
,
come
grandi
meraviglie
,
degl
'
insetti
piccolissimi
,
che
non
so
come
facessero
a
vederli
e
a
raccoglierli
,
dei
mezzi
tappi
di
sughero
,
dei
bottoncini
di
camicia
,
dei
fiorellini
strappati
dai
vasi
.
Un
bambino
con
la
testa
fasciata
,
che
voleva
esser
sentito
a
ogni
costo
,
le
tartagliò
non
so
che
storia
d
'
un
capitombolo
,
che
non
se
ne
capì
una
parola
;
-
un
altro
volle
che
mia
madre
si
chinasse
,
e
le
disse
nell
'
orecchio
:
-
Mio
padre
fa
le
spazzole
.
-
E
in
quel
frattempo
accadevano
qua
e
là
mille
disgrazie
,
che
facevano
accorrere
le
maestre
:
bambine
che
piangevano
perché
non
potevano
disfare
un
nodo
del
fazzoletto
,
altre
che
si
disputavano
a
unghiate
e
a
strilli
due
semi
di
mela
,
un
bimbo
che
era
caduto
bocconi
sopra
un
panchettino
rovesciato
,
e
singhiozzava
su
quella
rovina
,
senza
potersi
rialzare
.
Prima
d
'
andar
via
,
mia
madre
ne
prese
in
braccio
tre
o
quattro
,
e
allora
accorsero
da
tutte
le
parti
per
farsi
pigliare
,
coi
visi
tinti
di
torlo
d
'
ovo
e
di
sugo
d
'
arancia
,
e
chi
a
afferrarle
le
mani
,
chi
a
prenderle
un
dito
per
veder
l
'
anello
,
l
'
uno
a
tirarle
la
catenella
dell
'
orologio
,
l
'
altro
a
volerla
acchiappare
per
le
trecce
.
-
Badi
,
-
dicevano
le
maestre
,
-
che
le
sciupan
tutto
il
vestito
.
-
Ma
a
mia
madre
non
importava
nulla
del
vestito
,
e
continuò
a
baciarli
,
e
quelli
sempre
più
a
serrarlesi
addosso
,
i
primi
con
le
braccia
tese
come
se
volessero
arrampicarsi
,
i
lontani
cercando
di
farsi
innanzi
tra
la
calca
,
e
tutti
gridando
:
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
-
infine
le
riuscì
di
scappar
dal
giardino
.
E
allora
corsero
tutti
a
mettere
il
viso
tra
i
ferri
della
cancellata
,
per
vederla
passare
,
e
a
cacciar
le
braccia
fuori
per
salutarla
,
offrendo
ancora
tozzi
di
pane
,
bocconcini
di
nespola
e
croste
di
formaggio
,
e
gridando
tutti
insieme
:
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
Ritorna
domani
!
Vieni
un
'
altra
volta
!
-
Mia
madre
,
scappando
,
fece
ancora
scorrere
una
mano
su
quelle
cento
manine
tese
,
come
sopra
una
ghirlanda
di
rose
vive
,
e
finalmente
riuscì
in
salvo
sulla
strada
,
tutta
coperta
di
briciole
e
di
macchie
,
sgualcita
e
scarmigliata
,
con
una
mano
piena
di
fiori
e
gli
occhi
gonfi
di
lacrime
,
contenta
,
come
se
fosse
uscita
da
una
festa
.
E
si
sentiva
ancora
il
vocìo
di
dentro
,
come
un
gran
pispigliare
d
'
uccelli
,
che
dicevano
:
-
Addio
!
Addio
!
Vieni
un
'
altra
volta
,
madama
!
Alla
ginnastica
5
,
mercoledì
Il
tempo
continuando
bellissimo
,
ci
hanno
fatto
passare
dalla
ginnastica
del
camerone
a
quella
degli
attrezzi
,
in
giardino
.
Garrone
era
ieri
nell
'
ufficio
del
Direttore
quando
venne
la
madre
di
Nelli
,
quella
signora
bionda
e
vestita
di
nero
,
per
far
dispensare
il
figliuolo
dai
nuovi
esercizi
.
Ogni
parola
le
costava
uno
sforzo
,
e
parlava
tenendo
una
mano
sul
capo
del
suo
ragazzo
.
-
Egli
non
può
...
-
disse
al
Direttore
.
Ma
Nelli
si
mostrò
così
addolorato
di
essere
escluso
dagli
attrezzi
,
d
'
aver
quella
umiliazione
di
più
...
-
Vedrai
,
mamma
,
-
diceva
,
-
che
farò
come
gli
altri
.
-
Sua
madre
lo
guardava
,
in
silenzio
,
con
un
'
aria
di
pietà
e
di
affetto
.
Poi
osservò
con
esitazione
:
-
Temo
dei
suoi
compagni
.
-
Voleva
dire
:
-
Temo
che
lo
burlino
.
-
Ma
Nelli
rispose
:
-
Non
mi
fa
nulla
...
e
poi
c
'
è
Garrone
.
Mi
basta
che
ci
sia
lui
che
non
rida
.
-
E
allora
lo
lasciaron
venire
.
Il
maestro
,
quello
della
ferita
al
collo
,
che
è
stato
con
Garibaldi
,
ci
condusse
subito
alle
sbarre
verticali
,
che
sono
alte
molto
,
e
bisognava
arrampicarsi
fino
in
cima
,
e
mettersi
ritti
sull
'
asse
trasversale
.
Derossi
e
Coretti
andaron
su
come
due
bertucce
;
anche
il
piccolo
Precossi
salì
svelto
,
benché
impacciato
da
quel
giacchettone
che
gli
dà
alle
ginocchia
,
e
per
farlo
ridere
,
mentre
saliva
tutti
gli
ripeteano
il
suo
intercalare
:
-
Scusami
,
scusami
!
-
Stardi
sbuffava
,
diventava
rosso
come
un
tacchino
,
stringeva
i
denti
che
pareva
un
cane
arrabbiato
;
ma
anche
a
costo
di
scoppiare
sarebbe
arrivato
in
cima
,
e
ci
arrivò
infatti
;
e
Nobis
pure
,
e
quando
fu
lassù
prese
un
'
impostatura
da
imperatore
,
ma
Votini
sdrucciolò
due
volte
,
nonostante
il
suo
bel
vestito
nuovo
a
righette
azzurre
,
fatto
apposta
per
la
ginnastica
.
Per
salir
più
facile
s
'
eran
tutti
impiastrati
le
mani
di
pece
greca
,
colofonia
,
come
la
chiamano
;
e
si
sa
che
è
quel
trafficone
di
Garoffi
che
la
provvede
a
tutti
,
in
polvere
,
vendendola
un
soldo
al
cartoccio
e
guadagnandoci
un
tanto
.
Poi
toccò
a
Garrone
,
che
salì
masticando
pane
,
come
se
niente
fosse
,
e
credo
che
sarebbe
stato
capace
di
portar
su
un
di
noi
sulle
spalle
,
da
tanto
ch
'
è
tarchiato
e
forte
,
quel
toretto
.
Dopo
Garrone
,
ecco
Nelli
.
Appena
lo
videro
attaccarsi
alla
sbarra
con
quelle
mani
lunghe
e
sottili
molti
cominciarono
a
ridere
e
a
canzonare
;
ma
Garrone
incrociò
le
sue
grosse
braccia
sul
petto
,
e
saettò
intorno
un
'
occhiata
così
espressiva
,
fece
intender
così
chiaro
che
avrebbe
allungato
subito
quattro
briscole
anche
in
presenza
del
maestro
,
che
tutti
smisero
di
ridere
sul
momento
.
Nelli
cominciò
a
arrampicarsi
stentava
,
poverino
,
faceva
il
viso
pavonazzo
,
respirava
forte
,
gli
colava
il
sudore
dalla
fronte
.
Il
maestro
disse
:
-
Vieni
giù
.
-
Ma
egli
no
,
si
sforzava
,
s
'
ostinava
:
io
m
'
aspettavo
da
un
momento
all
'
altro
di
vederlo
ruzzolar
giù
mezzo
morto
.
Povero
Nelli
!
Pensavo
se
fossi
stato
come
lui
e
m
'
avesse
visto
mia
madre
,
come
n
'
avrebbe
sofferto
,
povera
mia
madre
,
e
pensando
a
questo
,
gli
volevo
così
bene
a
Nelli
,
avrei
dato
non
so
che
perché
riuscisse
a
salire
,
per
poterlo
sospinger
io
per
di
sotto
,
senz
'
esser
veduto
.
Intanto
Garrone
,
Derossi
,
Coretti
dicevano
:
-
Su
,
su
,
Nelli
,
forza
,
ancora
un
tratto
,
coraggio
!
-
E
Nelli
fece
ancora
uno
sforzo
violento
,
mettendo
un
gemito
,
e
si
trovò
a
due
palmi
dall
'
asse
.
-
Bravo
!
-
gridarono
gli
altri
.
-
Coraggio
!
Ancora
una
spinta
!
-
Ed
ecco
Nelli
afferrato
all
'
asse
.
Tutti
batteron
le
mani
.
-
Bravo
!
-
disse
il
maestro
,
-
ma
ora
basta
;
scendi
pure
.
-
Ma
Nelli
volle
salir
fino
in
cima
come
gli
altri
,
e
dopo
un
po
'
di
stento
riuscì
a
mettere
i
gomiti
sull
'
asse
,
poi
le
ginocchia
,
poi
i
piedi
:
infine
si
levò
ritto
,
e
ansando
e
sorridendo
,
ci
guardò
.
Noi
tornammo
a
batter
le
mani
,
e
allora
egli
guardò
nella
strada
.
Io
mi
voltai
da
quella
parte
,
e
a
traverso
alle
piante
che
copron
la
cancellata
del
giardino
,
vidi
sua
madre
che
passeggiava
sul
marciapiede
,
senz
'
osar
di
guardare
.
Nelli
discese
e
tutti
gli
fecero
festa
:
era
eccitato
,
roseo
,
gli
splendevan
gli
occhi
,
non
pareva
più
quello
.
Poi
,
all
'
uscita
,
quando
sua
madre
gli
venne
incontro
e
gli
domandò
un
po
'
inquieta
,
abbracciandolo
:
-
Ebbene
,
povero
figliuolo
,
com
'
è
andata
?
com
'
è
andata
?
-
tutti
i
compagni
risposero
insieme
:
-
Ha
fatto
bene
!
-
È
salito
come
noi
.
-
È
forte
,
sa
.
-
È
lesto
.
-
Fa
tale
e
quale
come
gli
altri
.
-
Bisognò
vederla
,
allora
,
la
gioia
di
quella
signora
!
Ci
volle
ringraziare
e
non
poté
,
strinse
la
mano
a
tre
o
quattro
,
fece
una
carezza
a
Garrone
,
si
portò
via
il
figliuolo
,
e
li
vedemmo
per
un
pezzo
camminare
in
fretta
,
discorrendo
e
gestendo
fra
loro
,
tutti
e
due
contenti
,
come
non
li
avea
mai
visti
nessuno
.
Il
maestro
di
mio
padre
11
,
martedì
Che
bella
gita
feci
ieri
con
mio
padre
!
Ecco
come
.
Ieri
l
'
altro
,
a
desinare
,
leggendo
il
giornale
,
mio
padre
uscì
tutt
'
a
un
tratto
in
una
esclamazione
di
meraviglia
.
Poi
disse
:
-
E
io
che
lo
credevo
morto
da
vent
'
anni
!
Sapete
che
è
ancora
vivo
il
mio
primo
maestro
elementare
,
Vincenzo
Crosetti
,
che
ha
ottantaquattro
anni
?
Vedo
qui
che
il
Ministero
gli
ha
dato
la
medaglia
di
benemerenza
per
sessant
'
anni
d
'
insegnamento
.
Ses
-
san
-
t
'
an
-
ni
,
capite
?
E
non
son
che
due
anni
che
ha
smesso
di
far
scuola
.
Povero
Crosetti
!
Sta
a
un
'
ora
di
strada
ferrata
di
qui
,
a
Condove
,
nel
paese
della
nostra
antica
giardiniera
della
villa
di
Chieri
.
-
E
soggiunse
:
-
Enrico
,
noi
andremo
a
vederlo
.
-
E
per
tutta
la
sera
non
parlò
più
che
di
lui
.
Il
nome
del
suo
maestro
elementare
gli
richiamava
alla
memoria
mille
cose
di
quand
'
era
ragazzo
,
dei
suoi
primi
compagni
,
della
sua
mamma
morta
.
-
Crosetti
!
-
esclamava
.
-
Aveva
quarant
'
anni
quando
ero
con
lui
.
Mi
pare
ancor
di
vederlo
.
Un
ometto
già
un
po
'
curvo
,
cogli
occhi
chiari
,
col
viso
sempre
sbarbato
.
Severo
,
ma
di
buone
maniere
,
che
ci
voleva
bene
come
un
padre
e
non
ce
ne
perdonava
una
.
Era
venuto
su
da
contadino
,
a
furia
di
studio
e
di
privazioni
.
Un
galantuomo
.
Mia
madre
gli
era
affezionata
e
mio
padre
lo
trattava
come
un
amico
.
Com
'
è
andato
a
finire
a
Condove
,
da
Torino
?
Non
mi
riconoscerà
più
,
certamente
.
Non
importa
,
io
riconoscerò
lui
.
Quarantaquattro
anni
son
passati
.
Quarantaquattro
anni
,
Enrico
,
andremo
a
vederlo
domani
.
E
ieri
mattina
alle
nove
eravamo
alla
stazione
della
strada
ferrata
di
Susa
.
Io
avrei
voluto
che
venisse
anche
Garrone
;
ma
egli
non
poté
perché
ha
la
mamma
malata
.
Era
una
bella
giornata
di
primavera
.
Il
treno
correva
fra
i
prati
verdi
e
le
siepi
in
fiore
,
e
si
sentiva
un
'
aria
odorosa
.
Mio
padre
era
contento
,
e
ogni
tanto
mi
metteva
un
braccio
intorno
al
collo
,
e
mi
parlava
come
a
un
amico
,
guardando
la
campagna
.
-
Povero
Crosetti
!
-
diceva
.
-
È
lui
il
primo
uomo
che
mi
volle
bene
e
che
mi
fece
del
bene
dopo
mio
padre
.
Non
li
ho
mai
più
dimenticati
certi
suoi
buoni
consigli
,
e
anche
certi
rimproveri
secchi
,
che
mi
facevan
tornare
a
casa
con
la
gola
stretta
.
Aveva
certe
mani
grosse
e
corte
.
Lo
vedo
ancora
quando
entrava
nella
scuola
,
che
metteva
la
canna
in
un
canto
e
appendeva
il
mantello
all
'
attaccapanni
,
sempre
con
quello
stesso
gesto
.
E
tutti
i
giorni
il
medesimo
umore
,
sempre
coscienzioso
,
pieno
di
buon
volere
e
attento
,
come
se
ogni
giorno
facesse
scuola
per
la
prima
volta
.
Lo
ricordo
come
lo
sentissi
adesso
quando
mi
gridava
:
-
Bottini
,
eh
,
Bottini
!
L
'
indice
e
il
medio
su
quella
penna
!
-
Sarà
molto
cambiato
,
dopo
quarantaquattro
anni
.
Appena
arrivati
a
Condove
,
andammo
a
cercare
la
nostra
antica
giardiniera
di
Chieri
,
che
ha
una
botteguccia
,
in
un
vicolo
.
La
trovammo
coi
suoi
ragazzi
,
ci
fece
molta
festa
,
ci
diede
notizie
di
suo
marito
,
che
deve
tornare
dalla
Grecia
,
dov
'
è
a
lavorare
da
tre
anni
,
e
della
sua
prima
figliuola
,
che
è
nell
'
Istituto
dei
sordomuti
a
Torino
.
Poi
c
'
insegnò
la
strada
per
andar
dal
maestro
,
che
è
conosciuto
da
tutti
.
Uscimmo
dal
paese
,
e
pigliammo
per
una
viottola
in
salita
,
fiancheggiata
di
siepi
fiorite
.
Mio
padre
non
parlava
più
,
pareva
tutto
assorto
nei
suoi
ricordi
,
e
ogni
tanto
sorrideva
e
poi
scoteva
la
testa
.
All
'
improvviso
si
fermò
,
e
disse
:
-
Eccolo
.
Scommetto
che
è
lui
.
Veniva
giù
verso
di
noi
,
per
la
viottola
,
un
vecchio
piccolo
,
con
la
barba
bianca
,
con
un
cappello
largo
,
appoggiandosi
a
un
bastone
:
strascicava
i
piedi
e
gli
tremavan
le
mani
.
-
È
lui
,
-
ripeté
mio
padre
,
affrettando
il
passo
.
Quando
gli
fummo
vicini
,
ci
fermammo
.
Il
vecchio
pure
si
fermò
,
e
guardò
mio
padre
.
Aveva
il
viso
ancora
fresco
,
e
gli
occhi
chiari
e
vivi
.
-
È
lei
-
domandò
mio
padre
,
levandosi
il
cappello
,
-
il
maestro
Vincenzo
Crosetti
?
Il
vecchio
pure
si
levò
il
cappello
e
rispose
:
-
Son
io
,
-
con
una
voce
un
po
'
tremola
,
ma
piena
.
-
Ebbene
,
-
disse
mio
padre
,
pigliandogli
una
mano
,
-
permetta
a
un
suo
antico
scolaro
di
stringerle
la
mano
e
di
domandarle
come
sta
.
Io
son
venuto
da
Torino
per
vederla
.
Il
vecchio
lo
guardò
stupito
.
Poi
disse
:
-
Mi
fa
troppo
onore
...
non
so
...
Quando
,
mio
scolaro
?
mi
scusi
.
Il
suo
nome
,
per
piacere
.
Mio
padre
disse
il
suo
nome
,
Alberto
Bottini
,
e
l
'
anno
che
era
stato
a
scuola
da
lui
,
e
dove
;
e
soggiunse
:
-
Lei
non
si
ricorderà
di
me
,
è
naturale
.
Ma
io
riconosco
lei
così
bene
!
Il
maestro
chinò
il
capo
e
guardò
in
terra
,
pensando
,
e
mormorò
due
o
tre
volte
il
nome
di
mio
padre
;
il
quale
,
intanto
,
lo
guardava
con
gli
occhi
fissi
e
sorridenti
.
A
un
tratto
il
vecchio
alzò
il
viso
,
con
gli
occhi
spalancati
,
e
disse
lentamente
:
-
Alberto
Bottini
?
il
figliuolo
dell
'
ingegnere
Bottini
?
quello
che
stava
in
piazza
della
Consolata
?
-
Quello
,
-
rispose
mio
padre
,
tendendo
le
mani
.
-
Allora
...
-
disse
il
vecchio
,
-
mi
permetta
,
caro
signore
,
mi
permetta
,
-
e
fattosi
innanzi
,
abbracciò
mio
padre
:
la
sua
testa
bianca
gli
arrivava
appena
alla
spalla
.
Mio
padre
appoggiò
la
guancia
sulla
sua
fronte
.
-
Abbiate
la
bontà
di
venir
con
me
,
-
disse
il
maestro
.
E
senza
parlare
,
si
voltò
e
riprese
il
cammino
verso
casa
sua
.
In
pochi
minuti
arrivammo
a
un
'
aia
,
davanti
a
una
piccola
casa
con
due
usci
,
intorno
a
uno
dei
quali
c
'
era
un
po
'
di
muro
imbiancato
.
Il
maestro
aperse
il
secondo
,
e
ci
fece
entrare
in
una
stanza
.
Eran
quattro
pareti
bianche
:
in
un
canto
un
letto
a
cavalletti
con
una
coperta
a
quadretti
bianchi
e
turchini
,
in
un
altro
un
tavolino
con
una
piccola
libreria
;
quattro
seggiole
e
una
vecchia
carta
geografica
inchiodata
a
una
parete
:
si
sentiva
un
buon
odore
di
mele
.
Sedemmo
tutti
e
tre
.
Mio
padre
e
il
maestro
si
guardarono
per
qualche
momento
,
in
silenzio
.
-
Bottini
!
-
esclamò
poi
il
maestro
,
fissando
gli
occhi
sul
pavimento
a
mattoni
,
dove
il
sole
faceva
uno
scacchiere
.
-
Oh
!
mi
ricordo
bene
.
La
sua
signora
madre
era
una
così
buona
signora
!
Lei
,
il
primo
anno
,
è
stato
per
un
pezzo
nel
primo
banco
a
sinistra
,
vicino
alla
finestra
.
Guardi
un
po
'
se
mi
ricordo
.
Vedo
ancora
la
sua
testa
ricciuta
.
-
Poi
stette
un
po
'
pensando
.
-
Era
un
ragazzo
vivo
,
eh
?
molto
.
Il
secondo
anno
è
stato
malato
di
crup
.
Mi
ricordo
quando
lo
riportarono
alla
scuola
,
dimagrato
,
ravvolto
in
uno
scialle
.
Son
passati
quarant
'
anni
,
non
è
vero
?
È
stato
buono
tanto
a
ricordarsi
del
suo
povero
maestro
.
E
ne
vennero
degli
altri
,
sa
,
gli
anni
addietro
,
a
trovarmi
qui
,
dei
miei
antichi
scolari
:
un
colonnello
,
dei
sacerdoti
,
vari
signori
.
-
Domandò
a
mio
padre
qual
'
era
la
sua
professione
.
Poi
disse
:
-
Mi
rallegro
,
mi
rallegro
di
cuore
.
La
ringrazio
.
Ora
poi
era
un
pezzo
che
non
vedevo
più
nessuno
.
E
ho
ben
paura
che
lei
sia
l
'
ultimo
,
caro
signore
.
-
Che
dice
mai
!
-
esclamò
mio
padre
.
-
Lei
sta
bene
,
è
ancora
vegeto
.
Non
deve
dir
questo
.
-
Eh
no
,
-
rispose
il
maestro
,
-
vede
questo
tremito
?
-
e
mostrò
le
mani
.
-
Questo
è
un
cattivo
segno
.
Mi
prese
tre
anni
fa
,
quando
facevo
ancora
scuola
.
Da
principio
non
ci
badai
;
credevo
che
sarebbe
passato
.
Ma
invece
restò
,
e
andò
crescendo
.
Venne
un
giorno
che
non
potei
più
scrivere
.
Ah
!
quel
giorno
,
quella
prima
volta
che
feci
uno
sgorbio
sul
quaderno
d
'
un
mio
scolaro
,
fu
un
colpo
al
cuore
per
me
,
caro
signore
.
Tirai
bene
ancora
avanti
per
un
po
'
di
tempo
;
ma
poi
non
potei
più
.
Dopo
sessant
'
anni
d
'
insegnamento
dovetti
dare
un
addio
alla
scuola
,
agli
scolari
,
al
lavoro
.
E
fu
dura
,
sa
,
fu
dura
.
L
'
ultima
volta
che
feci
lezione
mi
accompagnarono
tutti
a
casa
,
mi
fecero
festa
;
ma
io
ero
triste
,
capivo
che
la
mia
vita
era
finita
.
Già
l
'
anno
prima
avevo
perso
mia
moglie
e
il
mio
figliuolo
unico
.
Non
restai
che
con
due
nipoti
contadini
.
Ora
vivo
di
qualche
centinaio
di
lire
di
pensione
.
Non
faccio
più
nulla
;
le
giornate
mi
par
che
non
finiscano
mai
.
La
mia
sola
occupazione
,
vede
,
è
di
sfogliare
i
miei
vecchi
libri
di
scuola
,
delle
raccolte
di
giornali
scolastici
,
qualche
libro
che
mi
hanno
regalato
.
Ecco
lì
,
-
disse
accennando
la
piccola
libreria
;
-
lì
ci
sono
i
miei
ricordi
,
tutto
il
mio
passato
...
Non
mi
resta
altro
al
mondo
.
Poi
in
tono
improvvisamente
allegro
:
-
Io
le
voglio
fare
una
sorpresa
,
caro
signor
Bottini
.
S
'
alzò
,
e
avvicinatosi
al
tavolino
,
aperse
un
cassetto
lungo
che
conteneva
molti
piccoli
pacchi
tutti
legati
con
un
cordoncino
,
e
su
ciascuno
c
'
era
scritta
una
data
di
quattro
cifre
.
Dopo
aver
cercato
un
poco
.
ne
aperse
uno
,
sfogliò
molte
carte
,
tirò
fuori
un
foglio
ingiallito
e
lo
porse
a
mio
padre
.
Era
un
suo
lavoro
di
scuola
di
quarant
'
anni
fa
!
C
'
era
scritto
in
testa
:
Alberto
Bottini
.
Dettato
.
3
Aprile
1838
.
Mio
padre
riconobbe
subito
la
sua
grossa
scrittura
di
ragazzo
,
e
si
mise
a
leggere
,
sorridendo
.
Ma
a
un
tratto
gli
si
inumidirono
gli
occhi
.
Io
m
'
alzai
,
domandandogli
che
cos
'
aveva
.
Egli
mi
passò
un
braccio
intorno
alla
vita
e
stringendomi
al
suo
fianco
mi
disse
:
-
Guarda
questo
foglio
.
Vedi
?
Queste
sono
le
correzioni
della
mia
povera
madre
.
Essa
mi
rinforzava
sempre
gli
elle
e
i
ti
.
E
le
ultime
righe
son
tutte
sue
.
Aveva
imparato
a
imitare
i
miei
caratteri
,
e
quando
io
ero
stanco
e
avevo
sonno
,
terminava
il
lavoro
per
me
.
Santa
madre
mia
!
E
baciò
la
pagina
.
-
Ecco
,
-
disse
il
maestro
,
mostrando
gli
altri
pacchi
,
-
le
mie
memorie
.
Ogni
anno
io
ho
messo
da
parte
un
lavoro
di
ciascuno
dei
miei
scolari
,
e
son
tutti
qui
ordinati
e
numerati
.
Alle
volte
li
sfoglio
,
così
,
e
leggo
una
riga
qua
e
una
là
,
e
mi
tornano
in
mente
mille
cose
,
mi
par
di
rivivere
nel
tempo
andato
.
Quanti
ne
son
passati
,
caro
signore
!
Io
chiudo
gli
occhi
,
e
vedo
visi
dietro
visi
,
classi
dietro
classi
,
centinaia
e
centinaia
di
ragazzi
,
che
chi
sa
quanti
sono
già
morti
.
Di
molti
mi
ricordo
bene
.
Mi
ricordo
bene
dei
più
buoni
e
dei
più
cattivi
,
di
quelli
che
m
'
han
dato
molte
soddisfazioni
e
di
quelli
che
m
'
han
fatto
passare
dei
momenti
tristi
;
perché
ci
ho
avuto
anche
dei
serpenti
,
si
sa
,
in
un
così
gran
numero
!
Ma
oramai
,
lei
capisce
è
come
se
fossi
già
nel
mondo
di
là
,
e
voglio
bene
a
tutti
egualmente
.
Si
rimise
a
sedere
e
prese
una
delle
mie
mani
fra
le
sue
.
-
E
di
me
,
-
domandò
mio
padre
sorridendo
,
-
non
si
ricorda
nessuna
monelleria
?
-
Di
lei
,
signore
?
-
rispose
il
vecchio
,
sorridendo
pure
.
-
No
,
per
il
momento
.
Ma
questo
non
vuol
mica
dire
che
non
me
n
'
abbia
fatte
.
Lei
però
aveva
giudizio
,
era
serio
per
l
'
età
sua
.
Mi
ricordo
la
grande
affezione
che
le
aveva
la
sua
signora
madre
...
Ma
è
stato
ben
buono
,
ben
gentile
a
venirmi
a
trovare
!
Come
ha
potuto
lasciare
le
sue
occupazioni
per
venire
da
un
povero
vecchio
maestro
?
-
Senta
,
signor
Crosetti
,
-
rispose
mio
padre
,
vivamente
.
-
Io
mi
ricordo
la
prima
volta
che
la
mia
povera
madre
m
'
accompagnò
alla
sua
scuola
.
Era
la
prima
volta
che
doveva
separarsi
da
me
per
due
ore
,
e
lasciarmi
fuori
di
casa
,
in
altre
mani
che
quelle
di
mio
padre
;
nelle
mani
d
'
una
persona
sconosciuta
,
insomma
.
Per
quella
buona
creatura
la
mia
entrata
nella
scuola
era
come
l
'
entrata
nel
mondo
,
la
prima
di
una
lunga
serie
di
separazioni
necessarie
e
dolorose
:
era
la
società
che
le
strappava
per
la
prima
volta
il
figliuolo
,
per
non
renderglielo
mai
più
tutto
intero
.
Era
commossa
,
ed
io
pure
.
Mi
raccomandò
a
lei
con
la
voce
che
le
tremava
,
e
poi
,
andandosene
,
mi
salutò
ancora
per
lo
spiraglio
dell
'
uscio
,
con
gli
occhi
pieni
di
lacrime
.
E
proprio
in
quel
punto
lei
fece
un
atto
con
una
mano
,
mettendosi
l
'
altra
sul
petto
come
per
dirle
:
«
Signora
,
si
fidi
di
me
.
»
Ebbene
,
quel
suo
atto
,
quel
suo
sguardo
,
da
cui
mi
accorsi
che
lei
aveva
capito
tutti
i
sentimenti
,
tutti
i
pensieri
di
mia
madre
,
quello
sguardo
che
voleva
dire
:
«
Coraggio
!
»
quell
'
atto
che
era
un
'
onesta
promessa
di
protezione
,
d
'
affetto
,
d
'
indulgenza
,
io
non
l
'
ho
mai
scordato
m
'
è
rimasto
scolpito
nel
cuore
per
sempre
;
ed
è
quel
ricordo
che
m
'
ha
fatto
partir
da
Torino
.
Ed
eccomi
qui
,
dopo
quarantaquattro
anni
,
a
dirle
:
Grazie
,
caro
maestro
.
Il
maestro
non
rispose
:
mi
accarezzava
i
capelli
con
la
mano
,
e
la
sua
mano
tremava
,
tremava
,
mi
saltava
dai
capelli
sulla
fronte
,
dalla
fronte
sulla
spalla
.
Intanto
mio
padre
guardava
quei
muri
nudi
,
quel
povero
letto
,
un
pezzo
di
pane
e
un
'
ampollina
d
'
olio
ch
'
eran
sulla
finestra
,
e
pareva
che
volesse
dire
:
-
Povero
maestro
,
dopo
sessant
'
anni
di
lavoro
,
è
questo
tutto
il
tuo
premio
?
Ma
il
buon
vecchio
era
contento
e
ricominciò
a
parlare
con
vivacità
della
nostra
famiglia
,
di
altri
maestri
di
quegli
anni
,
e
dei
compagni
di
scuola
di
mio
padre
;
il
quale
di
alcuni
si
ricordava
e
di
altri
no
,
e
l
'
uno
dava
all
'
altro
delle
notizie
di
questo
e
di
quello
;
quando
mio
padre
ruppe
la
conversazione
per
pregare
il
maestro
di
scendere
in
paese
a
far
colazione
con
noi
.
Egli
rispose
con
espansione
:
-
La
ringrazio
,
la
ringrazio
;
-
ma
pareva
incerto
.
Mio
padre
gli
prese
tutt
'
e
due
le
mani
e
lo
ripregò
.
-
Ma
come
farò
a
mangiare
,
-
disse
il
maestro
-
con
queste
povere
mani
che
ballano
in
questa
maniera
?
È
una
penitenza
anche
per
gli
altri
!
-
Noi
l
'
aiuteremo
,
maestro
-
disse
mio
padre
.
E
allora
accettò
,
tentennando
il
capo
e
sorridendo
.
-
Una
bella
giornata
questa
,
-
disse
chiudendo
l
'
uscio
di
fuori
,
-
una
bella
giornata
,
caro
signor
Bottini
!
Le
accerto
che
me
ne
ricorderò
fin
che
avrò
vita
.
Mio
padre
diede
il
braccio
al
maestro
,
questi
prese
per
mano
me
,
e
discendemmo
per
la
viottola
.
Incontrammo
due
ragazzine
scalze
che
conducevan
le
vacche
,
e
un
ragazzo
che
passò
correndo
,
con
un
gran
carico
di
paglia
sulle
spalle
.
Il
maestro
ci
disse
che
eran
due
scolare
e
uno
scolaro
di
seconda
,
che
la
mattina
menavan
le
bestie
a
pasturare
e
lavoravan
nei
campi
a
piedi
nudi
,
e
la
sera
si
mettevano
le
scarpe
e
andavano
a
scuola
.
Era
quasi
mezzogiorno
.
Non
incontrammo
nessun
altro
.
In
pochi
minuti
arrivammo
all
'
albergo
,
ci
sedemmo
a
una
gran
tavola
,
mettendo
in
mezzo
il
maestro
,
e
cominciammo
subito
a
far
colazione
.
L
'
albergo
era
silenzioso
come
un
convento
.
Il
maestro
era
molto
allegro
,
e
la
commozione
gli
accresceva
il
tremito
;
non
poteva
quasi
mangiare
.
Ma
mio
padre
gli
tagliava
la
carne
,
gli
rompeva
il
pane
,
gli
metteva
il
sale
nel
tondo
.
Per
bere
bisognava
che
tenesse
il
bicchiere
con
due
mani
,
e
ancora
gli
batteva
nei
denti
.
Ma
discorreva
fitto
,
con
calore
,
dei
libri
di
lettura
di
quando
era
giovane
,
degli
orari
d
'
allora
,
degli
elogi
che
gli
avevan
fatto
i
superiori
,
dei
regolamenti
di
quest
'
ultimi
anni
,
sempre
con
quel
viso
sereno
,
un
poco
più
rosso
di
prima
,
e
con
una
voce
gaia
,
e
il
riso
quasi
d
'
un
giovane
.
E
mio
padre
lo
guardava
,
lo
guardava
,
con
la
stessa
espressione
con
cui
lo
sorprendo
qualche
volta
a
guardar
me
,
in
casa
,
quando
pensa
e
sorride
da
sé
,
col
viso
inclinato
da
una
parte
.
Il
maestro
si
lasciò
andar
del
vino
sul
petto
;
mio
padre
s
'
alzò
e
lo
ripulì
col
tovagliolo
.
-
Ma
no
,
signore
,
non
permetto
!
-
egli
disse
,
e
rideva
.
Diceva
delle
parole
in
latino
.
E
in
fine
alzò
il
bicchiere
,
che
gli
ballava
in
mano
,
e
disse
serio
serio
:
-
Alla
sua
salute
,
dunque
,
caro
signor
ingegnere
,
ai
suoi
figliuoli
,
alla
memoria
della
sua
buona
madre
!
-
Alla
vostra
,
mio
buon
maestro
!
-
rispose
mio
padre
,
stringendogli
la
mano
.
E
in
fondo
alla
stanza
c
'
era
l
'
albergatore
ed
altri
,
che
guardavano
,
e
sorridevano
in
una
maniera
,
come
se
fossero
contenti
di
quella
festa
che
si
faceva
al
maestro
del
loro
paese
.
Alle
due
passate
uscimmo
e
il
maestro
ci
volle
accompagnare
alla
stazione
.
Mio
padre
gli
diede
di
nuovo
il
braccio
ed
egli
mi
riprese
per
la
mano
:
io
gli
portai
il
bastone
.
La
gente
si
soffermava
a
guardare
,
perché
tutti
lo
conoscevano
,
alcuni
lo
salutavano
.
A
un
certo
punto
della
strada
sentimmo
da
una
finestra
molte
voci
di
ragazzi
,
che
leggevano
insieme
,
compitando
.
Il
vecchio
si
fermò
e
parve
che
si
rattristasse
.
-
Ecco
,
caro
signor
Bottini
,
-
disse
,
-
quello
che
mi
fa
pena
.
È
sentir
la
voce
dei
ragazzi
nella
scuola
,
e
non
esserci
più
,
pensare
che
c
'
è
un
altro
.
L
'
ho
sentita
per
sessant
'
anni
questa
musica
,
e
ci
avevo
fatto
il
cuore
...
Ora
son
senza
famiglia
.
Non
ho
più
figliuoli
.
-
No
,
maestro
,
-
gli
disse
mio
padre
,
ripigliando
il
cammino
,
-
lei
ce
n
'
ha
ancora
molti
figliuoli
,
sparsi
per
il
mondo
,
che
si
ricordano
di
lei
,
come
io
me
ne
son
sempre
ricordato
.
-
No
,
no
,
-
rispose
il
maestro
,
con
tristezza
,
-
non
ho
più
scuola
,
non
ho
più
figliuoli
.
E
senza
figliuoli
non
vivrò
più
un
pezzo
.
Ha
da
sonar
presto
la
mia
ora
.
-
Non
lo
dica
,
maestro
,
non
lo
pensi
,
-
disse
mio
padre
.
-
In
ogni
modo
,
lei
ha
fatto
tanto
bene
!
Ha
impiegato
la
vita
così
nobilmente
!
Il
vecchio
maestro
inclinò
un
momento
la
testa
bianca
sopra
la
spalla
di
mio
padre
,
e
mi
diede
una
stretta
alla
mano
.
Eravamo
entrati
nella
stazione
.
Il
treno
stava
per
partire
.
-
Addio
,
maestro
!
-
disse
mio
padre
,
baciandolo
sulle
due
guancie
.
-
Addio
,
grazie
,
addio
,
-
rispose
il
maestro
,
prendendo
con
le
sue
mani
tremanti
una
mano
di
mio
padre
,
e
stringendosela
sul
cuore
.
Poi
lo
baciai
io
,
e
gli
sentii
il
viso
bagnato
.
Mio
padre
mi
spinse
nel
vagone
,
e
al
momento
di
salire
levò
rapidamente
il
rozzo
bastone
di
mano
al
maestro
,
e
gli
mise
invece
la
sua
bella
canna
col
pomo
d
'
argento
e
le
sue
iniziali
,
dicendogli
:
-
La
conservi
per
mia
memoria
.
Il
vecchio
tentò
di
renderla
e
di
riprender
la
sua
;
ma
mio
padre
era
già
dentro
,
e
aveva
richiuso
lo
sportello
.
-
Addio
,
mio
buon
maestro
!
-
Addio
,
figliuolo
,
-
rispose
il
maestro
,
mentre
il
treno
si
moveva
,
-
e
Dio
la
benedica
per
la
consolazione
che
ha
portato
a
un
povero
vecchio
.
-
A
rivederci
!
-
gridò
mio
padre
,
con
voce
commossa
.
Ma
il
maestro
crollò
il
capo
come
per
dire
:
-
Non
ci
rivedremo
più
.
-
Sì
,
sì
,
-
ripeté
mio
padre
,
-
a
rivederci
.
E
quegli
rispose
alzando
la
mano
tremola
al
cielo
:
-
Lassù
.
E
disparve
al
nostro
sguardo
così
,
con
la
mano
in
alto
.
Convalescenza
20
,
giovedì
Chi
m
'
avrebbe
detto
quando
tornavo
così
allegro
da
quella
bella
gita
con
mio
padre
che
per
dieci
giorni
non
avrei
più
visto
né
campagna
né
cielo
!
Son
stato
molto
malato
,
in
pericolo
di
vita
.
Ho
sentito
mia
madre
singhiozzare
,
ho
visto
mio
padre
pallido
pallido
,
che
mi
guardava
fisso
,
e
mia
sorella
Silvia
e
mio
fratello
che
discorrevano
a
bassa
voce
,
e
il
medico
,
con
gli
occhiali
,
che
era
ogni
momento
lì
,
e
mi
diceva
delle
cose
che
non
capivo
.
Proprio
,
son
stato
a
un
punto
dal
dare
un
addio
a
tutti
.
Ah
povera
mia
madre
!
Son
passati
almeno
tre
o
quattro
giorni
di
cui
non
mi
ricordo
quasi
nulla
,
come
se
avessi
fatto
un
sogno
imbrogliato
e
oscuro
.
Mi
sembra
d
'
aver
visto
accanto
al
mio
letto
la
mia
buona
maestra
di
prima
superiore
che
si
sforzava
di
soffocar
la
tosse
col
fazzoletto
,
per
non
disturbarmi
;
ricordo
così
in
confuso
il
mio
maestro
che
si
chinò
a
baciarmi
e
mi
punse
un
poco
il
viso
con
la
barba
;
e
ho
visto
passare
come
in
una
nebbia
la
testa
rossa
di
Crossi
,
i
riccioli
biondi
di
Derossi
,
il
calabrese
vestito
di
nero
,
e
Garrone
che
mi
portò
un
mandarino
con
le
foglie
e
scappò
subito
perché
sua
madre
stava
male
.
Poi
mi
destai
come
da
un
sonno
lunghissimo
,
e
capii
che
stavo
meglio
vedendo
mio
padre
e
mia
madre
che
sorridevano
,
e
sentendo
Silvia
che
canterellava
.
Oh
che
triste
sogno
è
stato
!
Poi
ho
cominciato
a
migliorare
ogni
giorno
.
È
venuto
il
«
muratorino
»
che
m
'
ha
rifatto
ridere
per
la
prima
volta
col
suo
muso
lepre
;
e
come
lo
fa
bene
ora
che
gli
s
'
è
allungato
un
po
'
il
viso
per
la
malattia
,
poveretto
!
È
venuto
Coretti
,
è
venuto
Garoffi
a
regalarmi
due
biglietti
della
sua
nuova
lotteria
per
«
un
temperino
a
cinque
sorprese
»
che
comprò
da
un
rigattiere
di
via
Bertola
.
Ieri
poi
,
mentre
dormivo
,
è
venuto
Precossi
,
e
ha
messo
la
guancia
sopra
la
mia
mano
,
senza
svegliarmi
,
e
come
veniva
dall
'
officina
di
suo
padre
col
viso
impolverato
di
carbone
,
mi
lasciò
l
'
impronta
nera
sulla
manica
,
che
mi
ha
fatto
un
gran
piacere
a
vederla
,
quando
mi
sono
svegliato
.
Come
son
diventati
verdi
gli
alberi
in
questi
pochi
giorni
!
E
che
invidia
mi
fanno
i
ragazzi
che
vedo
correre
alla
scuola
coi
loro
libri
,
quando
mio
padre
mi
porta
alla
finestra
!
Ma
fra
poco
ci
tornerò
io
pure
.
Sono
tanto
impaziente
di
rivedere
tutti
quei
ragazzi
,
il
mio
banco
,
il
giardino
,
quelle
strade
;
di
sapere
tutto
quello
che
è
accaduto
in
questo
tempo
;
di
rimettermi
ai
miei
libri
e
ai
miei
quaderni
,
che
mi
pare
un
anno
che
non
li
vedo
più
!
Povera
mia
madre
,
com
'
è
dimagrata
e
impallidita
.
Povero
padre
mio
,
come
ha
l
'
aria
stanca
.
E
i
miei
buoni
compagni
,
che
son
venuti
a
trovarmi
e
camminavano
in
punta
di
piedi
e
mi
baciavano
in
fronte
!
Mi
fa
tristezza
ora
a
pensare
che
un
giorno
ci
separeremo
.
Con
Derossi
,
con
qualche
altro
,
continueremo
a
far
gli
studi
insieme
,
forse
;
ma
tutti
gli
altri
?
Una
volta
finita
la
quarta
,
addio
;
non
ci
vedremo
più
;
non
li
vedrò
più
accanto
al
mio
letto
quando
sarò
malato
;
Garrone
,
Precossi
,
Coretti
,
tanti
bravi
ragazzi
,
tanti
buoni
e
cari
compagni
,
mai
più
!
Gli
amici
operai
20
,
giovedì
Perché
,
Enrico
,
mai
più
?
Questo
dipenderà
da
te
.
Finita
la
quarta
,
tu
andrai
al
Ginnasio
ed
essi
faranno
gli
operai
,
ma
rimarrete
nella
stessa
città
,
forse
per
molti
anni
.
E
perché
,
allora
,
non
v
'
avrete
più
a
rivedere
?
Quando
tu
sarai
all
'
Università
o
al
Liceo
,
li
andrai
a
cercare
nelle
loro
botteghe
o
nelle
loro
officine
,
e
ti
sarà
un
grande
piacere
il
ritrovare
i
tuoi
compagni
d
'
infanzia
,
-
uomini
,
-
al
lavoro
.
Vorrei
vedere
che
tu
non
andassi
a
cercar
Coretti
e
Precossi
;
dovunque
fossero
.
Tu
ci
andrai
,
e
passerai
delle
ore
in
loro
compagnia
,
e
vedrai
,
studiando
la
vita
e
il
mondo
,
quante
cose
potrai
imparare
da
loro
,
che
nessun
altri
ti
saprà
insegnare
,
e
sulle
loro
arti
e
sulla
loro
società
e
sul
tuo
paese
.
E
bada
che
se
non
conserverai
queste
amicizie
,
sarà
ben
difficile
che
tu
ne
acquisti
altre
simili
in
avvenire
,
delle
amicizie
,
voglio
dire
,
fuori
della
classe
a
cui
appartieni
;
e
così
vivrai
in
una
classe
sola
,
e
l
'
uomo
che
pratica
una
sola
classe
sociale
,
è
come
lo
studioso
che
non
legge
altro
che
un
libro
.
Proponiti
quindi
fin
d
'
ora
di
conservarti
quei
buoni
amici
anche
dopo
che
sarete
divisi
;
e
coltivali
fin
d
'
ora
di
preferenza
,
appunto
perché
son
figliuoli
d
'
operai
.
Vedi
:
gli
uomini
delle
classi
superiori
sono
gli
ufficiali
,
e
gli
operai
sono
i
soldati
del
lavoro
,
ma
così
nella
società
come
nell
'
esercito
,
non
solo
il
soldato
non
è
men
nobile
dell
'
ufficiale
,
perché
la
nobiltà
sta
nel
lavoro
e
non
nel
guadagno
,
nel
valore
e
non
nel
grado
,
ma
se
c
'
è
una
superiorità
di
merito
è
dalla
parte
del
soldato
,
dell
'
operaio
,
i
quali
ricavan
dall
'
opera
propria
minor
profitto
.
Ama
dunque
,
rispetta
sopra
tutti
,
fra
i
tuoi
compagni
,
i
figliuoli
dei
soldati
del
lavoro
;
onora
in
essi
le
fatiche
e
i
sacrifici
dei
loro
parenti
;
disprezza
le
differenze
di
fortuna
e
di
classe
,
sulle
quali
i
vili
soltanto
regolano
i
sentimenti
e
la
cortesia
;
pensa
che
uscì
quasi
tutto
dalle
vene
dei
lavoratori
delle
officine
e
dei
campi
il
sangue
benedetto
che
ci
ha
redento
la
patria
,
ama
Garrone
,
ama
Precossi
,
ama
Coretti
,
ama
il
tuo
«
muratorino
»
che
nei
loro
petti
di
piccoli
operai
chiudono
dei
cuori
di
principi
,
e
giura
a
te
medesimo
che
nessun
cangiamento
di
fortuna
potrà
mai
strappare
queste
sante
amicizie
infantili
dall
'
anima
tua
.
Giura
che
se
fra
quarant
'
anni
;
passando
in
una
stazione
di
strada
ferrata
,
riconoscerai
nei
panni
d
'
un
macchinista
il
tuo
vecchio
Garrone
col
viso
nero
...
ah
,
non
m
'
occorre
che
tu
lo
giuri
:
son
sicuro
che
salterai
sulla
macchina
e
che
gli
getterai
le
braccia
al
collo
,
fossi
anche
Senatore
del
Regno
.
TUO
PADRE
La
madre
di
Garrone
29
,
sabato
Tornato
alla
scuola
,
subito
una
triste
notizia
.
Da
vari
giorni
Garrone
non
veniva
più
perché
sua
madre
era
malata
grave
.
Sabato
sera
è
morta
.
Ieri
mattina
,
appena
entrato
nella
scuola
,
il
maestro
ci
disse
:
-
Al
povero
Garrone
è
toccata
la
più
grande
disgrazia
che
possa
colpire
un
fanciullo
.
Gli
è
morta
la
madre
.
Domani
egli
ritornerà
in
classe
.
Vi
prego
fin
d
'
ora
,
ragazzi
:
rispettate
il
terribile
dolore
che
gli
strazia
l
'
anima
.
Quando
entrerà
,
salutatelo
con
affetto
,
e
seri
:
nessuno
scherzi
,
nessuno
rida
con
lui
,
mi
raccomando
.
-
E
questa
mattina
,
un
po
'
più
tardi
degli
altri
,
entrò
il
povero
Garrone
.
Mi
sentii
un
colpo
al
cuore
a
vederlo
.
Era
smorto
in
viso
,
aveva
gli
occhi
rossi
,
e
si
reggeva
male
sulle
gambe
:
pareva
che
fosse
stato
un
mese
malato
:
quasi
non
si
riconosceva
più
:
era
vestito
tutto
di
nero
:
faceva
compassione
.
Nessuno
fiatò
;
tutti
lo
guardarono
.
Appena
entrato
,
al
primo
riveder
quella
scuola
,
dove
sua
madre
era
venuta
a
prenderlo
quasi
ogni
giorno
,
quel
banco
sul
quale
s
'
era
tante
volte
chinata
i
giorni
d
'
esame
a
fargli
l
'
ultima
raccomandazione
,
e
dove
egli
aveva
tante
volte
pensato
a
lei
,
impaziente
d
'
uscire
per
correrle
incontro
,
diede
in
uno
scoppio
di
pianto
disperato
.
Il
maestro
lo
tirò
vicino
a
sé
,
se
lo
strinse
al
petto
e
gli
disse
:
-
Piangi
,
piangi
pure
,
povero
ragazzo
;
ma
fatti
coraggio
.
Tua
madre
non
è
più
qua
,
ma
ti
vede
,
t
'
ama
ancora
,
vive
ancora
accanto
a
te
,
e
un
giorno
tu
la
rivedrai
,
perché
sei
un
'
anima
buona
e
onesta
come
lei
.
Fatti
coraggio
.
-
Detto
questo
,
l
'
accompagnò
al
banco
,
vicino
a
me
.
Io
non
osavo
di
guardarlo
.
Egli
tirò
fuori
i
suoi
quaderni
e
i
suoi
libri
che
non
aveva
aperti
da
molti
giorni
;
e
aprendo
il
libro
di
lettura
dove
c
'
è
una
vignetta
che
rappresenta
una
madre
col
figliuolo
per
mano
,
scoppiò
in
pianto
un
'
altra
volta
,
e
chinò
la
testa
sul
banco
.
Il
maestro
ci
fece
segno
di
lasciarlo
stare
così
,
e
cominciò
la
lezione
.
Io
avrei
voluto
dirgli
qualche
cosa
,
ma
non
sapevo
.
Gli
misi
una
mano
sul
braccio
e
gli
dissi
all
'
orecchio
:
-
Non
piangere
,
Garrone
.
-
Egli
non
rispose
,
e
senz
'
alzar
la
testa
dal
banco
,
mise
la
sua
mano
nella
mia
e
ve
la
tenne
un
pezzo
.
All
'
uscita
nessuno
gli
parlò
tutti
gli
girarono
intorno
,
con
rispetto
,
e
in
silenzio
.
Io
vidi
mia
madre
che
m
'
aspettava
e
corsi
ad
abbracciarla
,
ma
essa
mi
respinse
,
e
guardava
Garrone
.
Subito
non
capii
perché
,
ma
poi
m
'
accorsi
che
Garrone
,
solo
in
disparte
,
guardava
me
;
e
mi
guardava
con
uno
sguardo
d
'
inesprimibile
tristezza
,
che
voleva
dire
:
-
Tu
abbracci
tua
madre
,
e
io
non
l
'
abbraccerò
più
!
Tu
hai
ancora
tua
madre
,
e
la
mia
è
morta
!
-
E
allora
capii
perché
mia
madre
m
'
aveva
respinto
e
uscii
senza
darle
la
mano
.
Giuseppe
Mazzini
29
,
sabato
Anche
questa
mattina
Garrone
venne
alla
scuola
pallido
e
con
gli
occhi
gonfi
di
pianto
;
e
diede
appena
un
'
occhiata
ai
piccoli
regali
che
gli
avevamo
messi
sul
banco
per
consolarlo
.
Ma
il
maestro
aveva
portato
una
pagina
d
'
un
libro
,
da
leggergli
,
per
fargli
animo
.
Prima
ci
avvertì
che
andassimo
tutti
domani
al
tocco
al
Municipio
a
veder
dare
la
medaglia
del
valor
civile
a
un
ragazzo
che
ha
salvato
un
bambino
dal
Po
,
e
che
lunedì
egli
ci
avrebbe
dettato
la
descrizione
della
festa
,
in
luogo
del
racconto
mensile
.
Poi
,
rivoltosi
a
Garrone
,
che
stava
col
capo
basso
,
gli
disse
:
-
Garrone
,
fa
uno
sforzo
,
e
scrivi
anche
tu
quello
che
io
detto
.
-
Tutti
pigliammo
la
penna
.
Il
maestro
dettò
.
«
Giuseppe
Mazzini
,
nato
a
Genova
nel
1805
,
morto
a
Pisa
nel
1872
,
grande
anima
di
patriotta
,
grande
ingegno
di
scrittore
,
ispiratore
ed
apostolo
primo
della
rivoluzione
italiana
;
il
quale
per
amore
della
patria
visse
quarant
'
anni
povero
,
esule
,
perseguitato
,
ramingo
,
eroicamente
immobile
nei
suoi
principii
e
nei
suoi
propositi
;
Giuseppe
Mazzini
che
adorava
sua
madre
,
e
che
aveva
attinto
da
lei
quanto
nella
sua
anima
fortissima
e
gentile
v
'
era
di
più
alto
e
di
più
puro
,
così
scriveva
a
un
suo
fedele
amico
,
per
consolarlo
della
più
grande
delle
sventure
.
Son
presso
a
poco
le
sue
parole
:
"
Amico
,
tu
non
vedrai
mai
più
tua
madre
su
questa
terra
.
Questa
è
la
tremenda
verità
.
Io
non
mi
reco
a
vederti
,
perché
il
tuo
è
uno
di
quei
dolori
solenni
e
santi
che
bisogna
soffrire
e
vincere
da
sé
soli
.
Comprendi
ciò
che
voglio
dire
con
queste
parole
:
-
Bisogna
vincere
il
dolore
?
-
Vincere
quello
che
il
dolore
ha
di
meno
santo
,
di
meno
purificatore
;
quello
che
,
invece
di
migliorare
l
'
anima
,
la
indebolisce
e
l
'
abbassa
.
Ma
l
'
altra
parte
del
dolore
,
la
parte
nobile
,
quella
che
ingrandisce
e
innalza
l
'
anima
,
quella
deve
rimanere
con
te
,
non
lasciarti
più
mai
.
Quaggiù
nulla
si
sostituisce
a
una
buona
madre
.
Nei
dolori
,
nelle
consolazioni
che
la
vita
può
darti
ancora
,
tu
non
la
dimenticherai
mai
più
.
Ma
tu
devi
ricordarla
,
amarla
,
rattristarti
della
sua
morte
in
un
modo
degno
di
lei
.
O
amico
,
ascoltami
.
La
morte
non
esiste
,
non
è
nulla
.
Non
si
può
nemmeno
comprendere
.
La
vita
è
vita
,
e
segue
la
legge
della
vita
:
il
progresso
.
Tu
avevi
ieri
una
madre
in
terra
:
oggi
hai
un
angelo
altrove
.
Tutto
ciò
che
è
bene
sopravvive
,
cresciuto
di
potenza
,
alla
vita
terrena
.
Quindi
anche
l
'
amore
di
tua
madre
.
Essa
t
'
ama
ora
più
che
mai
.
E
tu
sei
responsabile
delle
tue
azioni
a
Lei
più
di
prima
.
Dipende
da
te
,
dalle
opere
tue
d
'
incontrarla
,
di
rivederla
in
un
'
altra
esistenza
.
Tu
devi
dunque
,
per
amore
e
riverenza
a
tua
madre
,
diventar
migliore
e
darle
gioia
di
te
.
Tu
dovrai
d
'
ora
innanzi
,
ad
ogni
atto
tuo
,
dire
a
te
stesso
:
-
Lo
approverebbe
mia
madre
?
-
La
sua
trasformazione
ha
messo
per
te
nel
mondo
un
angelo
custode
al
quale
devi
riferire
ogni
cosa
tua
.
Sii
forte
e
buono
;
resisti
al
dolore
disperato
e
volgare
;
abbi
la
tranquillità
dei
grandi
patimenti
nelle
grandi
anime
:
è
ciò
che
essa
vuole
.
»
-
Garrone
!
-
soggiunse
il
maestro
:
-
sii
forte
e
tranquillo
,
è
ciò
che
essa
vuole
.
Intendi
?
Garrone
accennò
di
sì
col
capo
,
e
intanto
gli
cadevan
delle
lacrime
grosse
e
fitte
sulle
mani
,
sul
quaderno
,
sul
banco
.
Valor
civile
Racconto
mensile
Al
tocco
eravamo
col
maestro
davanti
al
Palazzo
di
città
per
veder
dare
la
medaglia
del
valor
civile
al
ragazzo
che
salvò
il
suo
compagno
dal
Po
.
Sul
terrazzo
della
facciata
sventolava
una
grande
bandiera
tricolore
.
Entrammo
nel
cortile
del
Palazzo
.
Era
già
pieno
di
gente
.
Si
vedeva
in
fondo
un
tavolo
col
tappeto
rosso
,
e
delle
carte
sopra
,
e
dietro
una
fila
di
seggioloni
dorati
per
il
Sindaco
e
per
la
Giunta
:
c
'
erano
gli
uscieri
del
Municipio
con
la
sottoveste
azzurra
e
le
calze
bianche
.
A
destra
del
cortile
stava
schierato
un
drappello
di
guardie
civiche
,
che
avevano
molte
medaglie
,
e
accanto
a
loro
un
drappello
di
guardie
daziarie
;
dall
'
altra
parte
i
pompieri
,
in
divisa
festiva
,
e
molti
soldati
senz
'
ordine
,
venuti
là
per
vedere
:
soldati
di
cavalleria
,
bersaglieri
,
artiglieri
.
Poi
tutt
'
intorno
dei
signori
,
dei
popolani
,
alcuni
ufficiali
,
e
donne
e
ragazzi
,
che
si
accalcavano
.
Noi
ci
stringemmo
in
un
angolo
dov
'
erano
già
affollati
molti
alunni
d
'
altre
sezioni
,
coi
loro
maestri
,
e
c
'
era
vicino
a
noi
un
gruppo
di
ragazzi
del
popolo
,
tra
i
dieci
e
i
diciott
'
anni
,
che
ridevano
e
parlavan
forte
,
e
si
capiva
ch
'
erano
tutti
di
Borgo
Po
,
compagni
o
conoscenti
di
quello
che
doveva
aver
la
medaglia
.
Su
,
a
tutte
le
finestre
,
c
'
erano
affacciati
degli
impiegati
del
Municipio
;
la
loggia
della
biblioteca
pure
era
piena
di
gente
,
che
si
premeva
contro
la
balaustrata
;
e
in
quella
del
lato
opposto
,
che
è
sopra
il
portone
d
'
entrata
,
stavano
pigiate
un
gran
numero
di
ragazze
delle
scuole
pubbliche
,
e
molte
ragazze
militari
,
coi
loro
bei
veli
celesti
.
Pareva
un
teatro
.
Tutti
discorrevano
allegri
,
guardando
a
ogni
tratto
dalla
parte
del
tavolo
rosso
,
se
comparisse
nessuno
.
La
banda
musicale
suonava
piano
in
fondo
al
portico
.
Sui
muri
alti
batteva
il
sole
.
Era
bello
.
All
'
improvviso
tutti
si
misero
a
batter
le
mani
dal
cortile
,
dalle
logge
,
dalle
finestre
.
Io
m
'
alzai
in
punta
di
piedi
per
vedere
.
La
folla
che
stava
dietro
al
tavolo
rosso
s
'
era
aperta
,
ed
eran
venuti
avanti
un
uomo
e
una
donna
.
L
'
uomo
teneva
per
mano
un
ragazzo
.
Era
quello
che
aveva
salvato
il
compagno
.
L
'
uomo
era
suo
padre
,
un
muratore
,
vestito
a
festa
.
La
donna
,
-
sua
madre
,
-
piccola
e
bionda
,
aveva
una
veste
nera
.
Il
ragazzo
,
anche
biondo
e
piccolo
,
aveva
una
giacchetta
grigia
.
A
veder
tutta
quella
gente
e
a
sentir
quello
strepito
d
'
applausi
,
rimasero
lì
tutti
e
tre
,
che
non
osavano
più
né
guardare
né
muoversi
.
Un
usciere
municipale
li
spinse
accanto
al
tavolo
,
a
destra
.
Tutti
stettero
zitti
un
momento
,
e
poi
un
'
altra
volta
scoppiarono
gli
applausi
da
tutte
le
parti
.
Il
ragazzo
guardò
su
alle
finestre
e
poi
alla
loggia
delle
Figlie
dei
militari
;
teneva
il
cappello
fra
le
mani
,
sembrava
che
non
capisse
bene
dove
fosse
.
Mi
parve
che
somigliasse
un
poco
a
Coretti
,
nel
viso
;
ma
più
rosso
.
Suo
padre
e
sua
madre
tenevan
gli
occhi
fissi
sul
tavolo
.
Intanto
tutti
i
ragazzi
di
borgo
Po
,
che
eran
vicini
a
noi
,
si
sporgevano
avanti
,
facevano
dei
gesti
verso
il
loro
compagno
per
farsi
vedere
,
chiamandolo
a
voce
bassa
:
-
Pin
!
Pin
!
Pinot
!
-
A
furia
di
chiamarlo
si
fecero
sentire
.
Il
ragazzo
li
guardò
,
e
nascose
il
sorriso
dietro
il
cappello
.
A
un
dato
punto
tutte
le
guardie
si
misero
sull
'
attenti
.
Entrò
il
Sindaco
,
accompagnato
da
molti
signori
.
Il
Sindaco
,
tutto
bianco
,
con
una
gran
sciarpa
tricolore
,
si
mise
al
tavolino
,
in
piedi
;
tutti
gli
altri
dietro
e
dai
lati
.
La
banda
cessò
di
suonare
,
il
Sindaco
fece
un
cenno
,
tutti
tacquero
.
Cominciò
a
parlare
.
Le
prime
parole
non
le
intesi
bene
;
ma
capii
che
raccontava
il
fatto
del
ragazzo
.
Poi
la
sua
voce
s
'
alzò
,
e
si
sparse
così
chiara
e
sonora
per
tutto
il
cortile
,
che
non
perdetti
più
una
parola
.
-
...
Quando
vide
dalla
sponda
il
compagno
che
si
dibatteva
nel
fiume
,
già
preso
dal
terrore
della
morte
,
egli
si
strappò
i
panni
di
dosso
e
accorse
senza
titubare
un
momento
.
Gli
gridarono
:
-
T
'
anneghi
!
,
-
non
rispose
;
lo
afferrarono
,
si
svincolò
;
lo
chiamaron
per
nome
,
era
già
nell
'
acqua
.
Il
fiume
era
gonfio
,
il
rischio
terribile
,
anche
per
un
uomo
.
Ma
egli
si
slanciò
contro
la
morte
con
tutta
la
forza
del
suo
piccolo
corpo
e
del
suo
grande
cuore
;
raggiunse
e
afferrò
in
tempo
il
disgraziato
,
che
già
era
sott
'
acqua
,
e
lo
tirò
a
galla
;
lottò
furiosamente
con
l
'
onda
che
li
volea
travolgere
,
col
compagno
che
tentava
d
'
avvinghiarlo
;
e
più
volte
sparì
sotto
e
rivenne
fuori
con
uno
sforzo
disperato
;
ostinato
,
invitto
nel
suo
santo
proposito
,
non
come
un
ragazzo
che
voglia
salvare
un
altro
ragazzo
,
ma
come
un
uomo
,
come
un
padre
che
lotti
per
salvare
un
figliuolo
,
che
è
la
sua
speranza
e
la
sua
vita
.
Infine
,
Dio
non
permise
che
una
così
generosa
prodezza
fosse
inutile
.
Il
nuotatore
fanciullo
strappò
la
vittima
al
fiume
gigante
,
e
la
recò
a
terra
,
e
le
diè
ancora
,
con
altri
,
i
primi
conforti
;
dopo
di
che
se
ne
tornò
a
casa
solo
e
tranquillo
,
a
raccontare
ingenuamente
l
'
atto
suo
.
Signori
!
Bello
,
venerabile
è
l
'
eroismo
nell
'
uomo
.
Ma
nel
fanciullo
,
in
cui
nessuna
mira
d
'
ambizione
o
d
'
altro
interesse
è
ancor
possibile
;
nel
fanciullo
che
tanto
deve
aver
più
d
'
ardimento
quanto
ha
meno
di
forza
;
nel
fanciullo
a
cui
nulla
domandiamo
,
che
a
nulla
è
tenuto
,
che
ci
pare
già
tanto
nobile
e
amabile
,
non
quando
compia
,
ma
solo
quando
comprenda
e
riconosca
il
sacrificio
altrui
;
l
'
eroismo
nel
fanciullo
è
divino
.
Non
dirò
altro
,
signori
.
Non
voglio
ornar
di
lodi
superflue
una
così
semplice
grandezza
.
Eccolo
qui
davanti
a
voi
il
salvatore
valoroso
e
gentile
.
Soldati
,
salutatelo
come
un
fratello
;
madri
,
beneditelo
come
un
figliuolo
;
fanciulli
,
ricordatevi
il
suo
nome
,
stampatevi
nella
mente
il
suo
viso
,
ch
'
egli
non
si
cancelli
mai
più
dalla
vostra
memoria
e
dal
vostro
cuore
.
Avvicinati
,
ragazzo
.
In
nome
del
Re
d
'
Italia
,
io
ti
do
la
medaglia
al
valor
civile
.
Un
evviva
altissimo
,
lanciato
insieme
da
molte
voci
,
fece
echeggiare
il
palazzo
.
Il
Sindaco
prese
sul
tavolo
la
medaglia
e
l
'
attaccò
al
petto
del
ragazzo
.
Poi
lo
abbracciò
e
lo
baciò
.
La
madre
si
mise
una
mano
sugli
occhi
,
il
padre
teneva
il
mento
sul
petto
.
Il
Sindaco
strinse
la
mano
a
tutti
e
due
,
e
preso
il
decreto
della
decorazione
,
legato
con
un
nastro
,
lo
porse
alla
donna
.
Poi
si
rivolse
al
ragazzo
e
disse
:
-
Che
il
ricordo
di
questo
giorno
così
glorioso
per
te
,
così
felice
per
tuo
padre
e
per
tua
madre
,
ti
mantenga
per
tutta
la
vita
sulla
via
della
virtù
e
dell
'
onore
.
Addio
!
Il
Sindaco
uscì
,
la
banda
sonò
e
tutto
parea
finito
,
quando
il
drappello
dei
pompieri
s
'
aperse
,
e
un
ragazzo
di
otto
o
nove
anni
,
spinto
innanzi
da
una
donna
che
subito
si
nascose
,
si
slanciò
verso
il
decorato
e
gli
cascò
fra
le
braccia
.
Un
altro
scoppio
d
'
evviva
e
d
'
applausi
fece
rintronare
il
cortile
;
tutti
avevan
capito
alla
prima
:
quello
era
il
ragazzo
stato
salvato
dal
Po
,
che
veniva
a
ringraziare
il
suo
salvatore
.
Dopo
averlo
baciato
,
gli
si
attaccò
a
un
braccio
per
accompagnarlo
fuori
.
Essi
due
primi
,
e
il
padre
e
la
madre
dietro
,
s
'
avviarono
verso
l
'
uscita
,
passando
a
stento
fra
la
gente
che
faceva
ala
al
loro
passaggio
,
guardie
,
ragazzi
,
soldati
,
donne
,
alla
rinfusa
.
Tutti
si
spingevano
avanti
e
s
'
alzavano
in
punta
di
piedi
per
vedere
il
ragazzo
.
Quelli
che
eran
sul
passaggio
gli
toccavan
la
mano
.
Quando
passò
davanti
ai
ragazzi
delle
scuole
,
tutti
agitarono
i
berretti
per
aria
.
Quelli
di
borgo
Po
fecero
un
grande
schiamazzo
,
tirandolo
per
le
braccia
e
per
la
giacchetta
,
e
gridando
:
-
Pin
,
viva
Pin
!
Bravo
Pinot
!
-
Io
lo
vidi
passar
proprio
vicino
.
Era
tutto
acceso
nel
viso
,
contento
:
la
medaglia
aveva
il
nastro
bianco
,
rosso
e
verde
.
Sua
madre
piangeva
e
rideva
;
suo
padre
si
torceva
un
baffo
con
una
mano
,
che
gli
tremava
forte
,
come
se
avesse
la
febbre
.
E
su
dalle
finestre
e
dalle
logge
seguitavano
a
sporgersi
fuori
e
ad
applaudire
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
quando
furono
per
entrar
sotto
il
portico
,
venne
giù
dalla
loggia
delle
Figlie
dei
militari
una
vera
pioggia
di
pensieri
,
di
mazzettini
di
viole
e
di
margherite
,
che
caddero
sulla
testa
del
ragazzo
,
del
padre
,
della
madre
,
e
si
sparsero
in
terra
.
Molti
si
misero
a
raccoglierli
in
fretta
e
li
porgevano
alla
madre
.
E
la
banda
in
fondo
al
cortile
sonava
piano
piano
un
'
aria
bellissima
,
che
pareva
il
canto
di
tante
voci
argentine
che
s
'
allontanassero
lente
giù
per
le
rive
d
'
un
fiume
.
MAGGIO
I
bambini
rachitici
5
,
venerdì
Oggi
ho
fatto
vacanza
perché
non
stavo
bene
,
e
mia
madre
m
'
ha
condotto
con
sé
all
'
istituto
dei
ragazzi
rachitici
,
dov
'
è
andata
a
raccomandare
una
bimba
del
portinaio
;
ma
non
mi
ha
lasciato
entrar
nella
scuola
...
Non
hai
capito
perché
,
Enrico
,
non
ti
lasciai
entrare
?
Per
non
mettere
davanti
a
quei
disgraziati
,
lì
nel
mezzo
della
scuola
,
quasi
come
in
mostra
,
un
ragazzo
sano
e
robusto
:
troppe
occasioni
hanno
già
di
trovarsi
a
dei
paragoni
dolorosi
.
Che
triste
cosa
!
Mi
venne
su
il
pianto
dal
cuore
a
entrar
là
dentro
.
Erano
una
sessantina
,
tra
bambini
e
bambine
...
Povere
ossa
torturate
!
Povere
mani
,
poveri
piedini
rattrappiti
e
scontorti
!
Poveri
corpicini
contraffatti
!
Subito
osservai
molti
visi
graziosi
;
degli
occhi
pieni
d
'
intelligenza
e
di
affetto
:
c
'
era
un
visetto
di
bimba
,
col
naso
affilato
e
il
mento
aguzzo
,
che
pareva
una
vecchietta
,
ma
aveva
un
sorriso
d
'
una
soavità
celeste
.
Alcuni
,
visti
davanti
,
son
belli
,
e
paion
senza
difetti
,
ma
si
voltano
...
e
vi
danno
una
stretta
all
'
anima
.
C
'
era
il
medico
,
che
li
visitava
.
Li
metteva
ritti
sui
banchi
,
e
alzava
i
vestitini
per
toccare
i
ventri
enfiati
e
le
giunture
grosse
,
ma
non
si
vergognavano
punto
,
povere
creature
;
si
vedeva
ch
'
eran
bambini
assuefatti
a
essere
svestiti
,
esaminati
,
rivoltati
per
tutti
i
versi
.
E
pensare
che
ora
son
nel
periodo
migliore
della
loro
malattia
,
ché
quasi
non
soffron
più
.
Ma
chi
può
dire
quello
che
soffrirono
durante
il
primo
deformarsi
del
corpo
,
quando
col
crescere
della
loro
infermità
,
vedevano
diminuire
l
'
affetto
intorno
a
sé
,
poveri
bambini
,
lasciati
soli
per
ore
ed
ore
nell
'
angolo
d
'
una
stanza
o
d
'
un
cortile
,
mal
nutriti
,
e
a
volte
anche
scherniti
,
o
tormentati
per
mesi
da
bendaggi
e
da
apparecchi
ortopedici
inutili
!
Ora
però
,
grazie
alle
cure
,
alla
buona
alimentazione
e
alla
ginnastica
,
molti
migliorano
.
La
maestra
fece
fare
la
ginnastica
.
Era
una
pietà
,
a
certi
comandi
,
vederli
distender
sotto
i
banchi
tutte
quelle
gambe
fasciate
,
strette
fra
le
stecche
,
nocchierute
,
sformate
,
delle
gambe
che
si
sarebbero
coperte
di
baci
!
Parecchi
non
potevano
alzarsi
dal
banco
,
e
rimanevan
lì
,
col
capo
ripiegato
sul
braccio
,
accarezzando
le
stampelle
con
la
mano
;
altri
,
facendo
la
spinta
delle
braccia
,
si
sentivan
mancare
il
respiro
,
e
ricascavano
a
sedere
,
pallidi
,
ma
sorridevano
,
per
dissimulare
l
'
affanno
.
Ah
!
Enrico
,
voi
altri
che
non
pregiate
la
salute
,
e
vi
sembra
così
poca
cosa
lo
star
bene
!
Io
pensavo
ai
bei
ragazzi
forti
e
fiorenti
,
che
le
madri
portano
in
giro
come
in
trionfo
,
superbe
della
loro
bellezza
,
e
mi
sarei
prese
tutte
quelle
povere
teste
,
me
le
sarei
strette
tutte
sul
cuore
,
disperatamente
,
avrei
detto
,
se
fossi
stata
sola
:
non
mi
movo
più
di
qui
;
voglio
consacrare
la
vita
a
voi
,
servirvi
,
farvi
da
madre
a
tutti
fino
al
mio
ultimo
giorno
...
E
intanto
cantavano
,
cantavano
con
certe
vocine
esili
,
dolci
,
tristi
,
che
andavano
all
'
anima
,
e
la
maestra
avendoli
lodati
,
si
mostraron
contenti
;
e
mentre
passava
tra
i
banchi
,
le
baciavano
le
mani
e
le
braccia
,
perché
senton
tanta
gratitudine
per
chi
li
benefica
,
e
sono
molto
affettuosi
.
E
anche
hanno
ingegno
,
quegli
angioletti
;
e
studiano
,
mi
disse
la
maestra
.
Una
maestra
giovane
e
gentile
,
che
ha
sul
viso
pieno
di
bontà
una
certa
espressione
di
mestizia
,
come
un
riflesso
delle
sventure
che
essa
accarezza
e
consola
.
Cara
ragazza
!
Fra
tutte
le
creature
umane
che
si
guadagnan
la
vita
col
lavoro
,
non
ce
n
'
è
una
che
se
la
guadagni
più
santamente
di
te
,
figliuola
mia
.
TUA
MADRE
Sacrificio
.
9
,
martedì
Mia
madre
è
buona
,
e
mia
sorella
Silvia
è
come
lei
,
ha
lo
stesso
cuore
grande
e
gentile
.
Io
stavo
copiando
ieri
sera
una
parte
del
racconto
mensile
Dagli
Appennini
alle
Ande
,
che
il
maestro
ci
ha
dato
a
copiare
un
poco
a
tutti
,
tanto
è
lungo
;
quando
Silvia
entrò
in
punta
di
piedi
e
mi
disse
in
fretta
e
piano
:
-
Vieni
con
me
dalla
mamma
.
Li
ho
sentiti
stamani
che
discorrevano
:
al
babbo
è
andato
male
un
affare
,
era
addolorato
,
la
mamma
gli
faceva
coraggio
;
siamo
nelle
strettezze
,
capisci
?
non
ci
sono
più
denari
.
Il
babbo
diceva
che
bisognerà
fare
dei
sacrifici
per
rimettersi
.
Ora
bisogna
che
ne
facciamo
anche
noi
dei
sacrifici
,
non
è
vero
?
Sei
pronto
?
Bene
,
parlo
alla
mamma
,
e
tu
accenna
di
sì
e
promettile
sul
tuo
onore
che
farai
tutto
quello
che
dirò
io
.
Detto
questo
,
mi
prese
per
mano
,
e
mi
condusse
da
nostra
madre
,
che
stava
cucendo
,
tutta
pensierosa
;
io
sedetti
da
una
parte
del
sofà
,
Silvia
sedette
dall
'
altra
,
e
subito
disse
:
-
Senti
,
mamma
,
ho
da
parlarti
.
Abbiamo
da
parlarti
tutti
e
due
.
-
La
mamma
ci
guardò
meravigliata
.
E
Silvia
cominciò
:
-
Il
babbo
è
senza
denari
,
è
vero
?
-
Che
dici
?
-
rispose
la
mamma
arrossendo
,
-
Non
è
vero
!
Che
ne
sai
tu
?
Chi
te
l
'
ha
detto
?
-
Lo
so
,
disse
Silvia
,
risoluta
.
-
Ebbene
,
senti
,
mamma
;
dobbiamo
fare
dei
sacrifici
anche
noi
.
Tu
m
'
avevi
promesso
un
ventaglio
per
la
fin
di
maggio
,
e
Enrico
aspettava
la
sua
scatola
di
colori
;
non
vogliamo
più
nulla
;
non
vogliamo
che
si
sprechino
i
soldi
;
saremo
contenti
lo
stesso
,
hai
capito
?
-
La
mamma
tentò
di
parlare
,
ma
Silvia
disse
:
-
No
,
sarà
così
.
Abbiamo
deciso
.
E
fin
che
il
babbo
non
avrà
dei
denari
,
non
vogliamo
più
né
frutta
né
altre
cose
;
ci
basterà
la
minestra
,
e
la
mattina
a
colazione
mangeremo
del
pane
;
così
si
spenderà
meno
a
tavola
,
ché
già
spendiamo
troppo
,
e
noi
ti
promettiamo
che
ci
vedrai
sempre
contenti
ad
un
modo
.
Non
è
vero
,
Enrico
?
-
Io
risposi
di
sì
.
-
Sempre
contenti
ad
un
modo
,
-
ripeté
Silvia
,
chiudendo
la
bocca
alla
mamma
con
una
mano
;
-
e
se
c
'
è
altri
sacrifici
da
fare
,
o
nel
vestire
,
o
in
altro
,
noi
li
faremo
volentieri
,
e
vendiamo
anche
i
nostri
regali
:
io
do
tutte
le
mie
cose
,
ti
servo
io
di
cameriera
,
non
daremo
più
nulla
a
fare
fuor
di
casa
,
lavorerò
con
te
tutto
il
giorno
,
farò
tutto
quello
che
vorrai
,
sono
disposta
a
tutto
!
A
tutto
!
-
esclamò
gettando
le
braccia
al
collo
a
mia
madre
;
-
pur
che
il
babbo
e
la
mamma
non
abbian
più
dispiaceri
,
pur
ch
'
io
torni
a
vedervi
tutti
e
due
tranquilli
,
di
buon
umore
come
prima
,
in
mezzo
alla
vostra
Silvia
e
al
vostro
Enrico
,
che
vi
vogliono
tanto
bene
,
che
darebbero
la
loro
vita
per
voi
!
-
Ah
!
io
non
vidi
mai
mia
madre
così
contenta
come
a
sentir
quelle
parole
;
non
ci
baciò
mai
in
fronte
a
quel
modo
,
piangendo
e
ridendo
,
senza
poter
parlare
.
E
poi
assicurò
Silvia
che
aveva
capito
male
,
che
non
eravamo
mica
ridotti
come
essa
credeva
,
per
fortuna
,
e
cento
volte
ci
disse
grazie
,
e
fu
allegra
tutta
la
sera
,
fin
che
rientrò
mio
padre
,
a
cui
disse
tutto
.
Egli
non
aperse
bocca
,
povero
padre
mio
!
Ma
questa
mattina
sedendo
a
tavola
...
provai
insieme
un
gran
piacere
e
una
gran
tristezza
:
io
trovai
sotto
il
tovagliolo
la
mia
scatola
,
e
Silvia
ci
trovò
il
suo
ventaglio
.
L
'
incendio
11
,
giovedì
Questa
mattina
io
avevo
finito
di
copiare
la
mia
parte
del
racconto
Dagli
Appennini
alle
Ande
,
e
stavo
cercando
un
tema
per
la
composizione
libera
che
ci
diede
da
fare
il
maestro
,
quando
udii
un
vocìo
insolito
per
le
scale
,
e
poco
dopo
entrarono
in
casa
due
pompieri
,
i
quali
domandarono
a
mio
padre
il
permesso
di
visitar
le
stufe
e
i
camini
,
perché
bruciava
un
fumaiolo
sui
tetti
,
e
non
si
capiva
di
chi
fosse
.
Mio
padre
disse
:
-
Facciano
pure
,
-
e
benché
non
avessimo
fuoco
acceso
da
nessuna
parte
,
essi
cominciarono
a
girar
per
le
stanze
e
a
metter
l
'
orecchio
alle
pareti
,
per
sentire
se
rumoreggiasse
il
foco
dentro
alle
gole
che
vanno
su
agli
altri
piani
della
casa
.
E
mio
padre
mi
disse
,
mentre
giravan
per
le
stanze
:
-
Enrico
,
ecco
un
tema
per
la
tua
composizione
:
i
pompieri
.
Provati
un
po
'
a
scrivere
quello
che
ti
racconto
.
Io
li
vidi
all
'
opera
due
anni
fa
,
una
sera
che
uscivo
dal
teatro
Balbo
,
a
notte
avanzata
.
Entrando
in
via
Roma
,
vidi
una
luce
insolita
,
e
un
'
onda
di
gente
che
accorreva
:
una
casa
era
in
fuoco
:
lingue
di
fiamma
e
nuvoli
di
fumo
rompevan
dalle
finestre
e
dal
tetto
;
uomini
e
donne
apparivano
ai
davanzali
e
sparivano
,
gettando
grida
disperate
,
c
'
era
gran
tumulto
davanti
al
portone
;
la
folla
gridava
:
-
Brucian
vivi
!
Soccorso
!
I
pompieri
!
-
Arrivò
in
quel
punto
una
carrozza
,
ne
saltaron
fuori
quattro
pompieri
,
i
primi
che
s
'
eran
trovati
al
Municipio
,
e
si
slanciarono
dentro
alla
casa
.
Erano
appena
entrati
,
che
si
vide
una
cosa
orrenda
:
una
donna
s
'
affacciò
urlando
a
una
finestra
del
terzo
piano
,
s
'
afferrò
alla
ringhiera
,
la
scavalcò
,
e
rimase
afferrata
così
,
quasi
sospesa
nel
vuoto
,
con
la
schiena
in
fuori
,
curva
sotto
il
fumo
e
le
fiamme
che
fuggendo
dalla
stanza
le
lambivan
quasi
la
testa
.
La
folla
gettò
un
grido
di
raccapriccio
.
I
pompieri
,
arrestati
per
isbaglio
al
secondo
piano
dagli
inquilini
atterriti
,
avevan
già
sfondato
un
muro
e
s
'
eran
precipitati
in
una
camera
;
quando
cento
grida
li
avvertirono
:
-
Al
terzo
piano
!
Al
terzo
piano
!
-
Volarono
al
terzo
piano
.
Qui
era
un
rovinio
d
'
inferno
,
travi
di
tetto
che
crollavano
,
corridoi
pieni
di
fiamme
,
un
fumo
che
soffocava
.
Per
arrivare
alle
stanze
dov
'
eran
gl
'
inquilini
rinchiusi
,
non
restava
altra
via
che
passar
pel
tetto
.
Si
lanciaron
subito
su
,
e
un
minuto
dopo
si
vide
come
un
fantasma
nero
saltar
sui
coppi
,
tra
il
fumo
.
Era
il
caporale
,
arrivato
il
primo
.
Ma
per
andare
dalla
parte
del
tetto
che
corrispondeva
al
quartierino
chiuso
dal
fuoco
,
gli
bisognava
passare
sopra
un
ristrettissimo
spazio
compreso
tra
un
abbaino
e
la
grondaia
;
tutto
il
resto
fiammeggiava
,
e
quel
piccolo
tratto
era
coperto
di
neve
e
di
ghiaccio
,
e
non
c
'
era
dove
aggrapparsi
.
-
È
impossibile
che
passi
!
-
gridava
la
folla
di
sotto
.
Il
caporale
s
'
avanzò
sull
'
orlo
del
tetto
:
-
tutti
rabbrividirono
,
e
stettero
a
guardar
col
respiro
sospeso
:
-
passò
:
-
un
immenso
evviva
salì
al
cielo
.
Il
caporale
riprese
la
corsa
,
e
arrivato
al
punto
minacciato
,
cominciò
a
spezzare
furiosamente
a
colpi
d
'
accetta
coppi
,
travi
,
correntini
,
per
aprirsi
una
buca
da
scender
dentro
.
Intanto
la
donna
era
sempre
sospesa
fuor
della
finestra
,
il
fuoco
le
infuriava
sul
capo
,
un
minuto
ancora
,
e
sarebbe
precipitata
nella
via
.
La
buca
fu
aperta
:
si
vide
il
caporale
levarsi
la
tracolla
e
calarsi
giù
;
gli
altri
pompieri
,
sopraggiunti
,
lo
seguirono
.
Nello
stesso
momento
un
'
altissima
scala
Porta
,
arrivata
allora
,
s
'
appoggiò
al
cornicione
della
casa
,
davanti
alle
finestre
da
cui
uscivano
fiamme
e
urli
da
pazzi
.
Ma
si
credeva
che
fosse
tardi
.
-
Nessuno
si
salva
più
,
-
gridavano
.
-
I
pompieri
bruciano
.
-
È
finita
.
-
Son
morti
.
-
All
'
improvviso
si
vide
apparire
alla
finestra
della
ringhiera
la
figura
nera
del
caporale
,
illuminata
di
sopra
in
giù
dalle
fiamme
,
-
la
donna
gli
si
avvinghiò
al
collo
;
-
egli
l
'
afferrò
alla
vita
con
tutt
'
e
due
le
braccia
,
la
tirò
su
,
la
depose
dentro
alla
stanza
.
La
folla
mise
un
grido
di
mille
voci
,
che
coprì
il
fracasso
dell
'
incendio
.
Ma
e
gli
altri
?
e
discendere
?
La
scala
,
appoggiata
al
tetto
davanti
a
un
'
altra
finestra
,
distava
dal
davanzale
un
buon
tratto
.
Come
avrebbero
potuto
attaccarvisi
?
Mentre
questo
si
diceva
,
uno
dei
pompieri
si
fece
fuori
della
finestra
,
mise
il
piede
destro
sul
davanzale
e
il
sinistro
sulla
scala
,
e
così
ritto
per
aria
,
abbracciati
ad
uno
ad
uno
gli
inquilini
,
che
gli
altri
gli
porgevan
di
dentro
,
li
porse
a
un
compagno
,
ch
'
era
salito
su
dalla
via
,
e
che
,
attaccatili
bene
ai
pioli
,
li
fece
scendere
,
l
'
un
dopo
l
'
altro
,
aiutati
da
altri
pompieri
di
sotto
.
Passò
prima
la
donna
della
ringhiera
,
poi
una
bimba
,
un
'
altra
donna
,
un
vecchio
.
Tutti
eran
salvi
.
Dopo
il
vecchio
,
scesero
i
pompieri
rimasti
dentro
;
ultimo
a
scendere
fu
il
caporale
,
che
era
stato
il
primo
ad
accorrere
.
La
folla
li
accolse
tutti
con
uno
scoppio
d
'
applausi
;
ma
quando
comparve
l
'
ultimo
,
l
'
avanguardia
dei
salvatori
,
quello
che
aveva
affrontato
innanzi
agli
altri
l
'
abisso
,
quello
che
sarebbe
morto
,
se
uno
avesse
dovuto
morire
,
la
folla
lo
salutò
come
un
trionfatore
,
gridando
e
stendendo
le
braccia
con
uno
slancio
affettuoso
d
'
ammirazione
e
di
gratitudine
,
e
in
pochi
momenti
il
suo
nome
oscuro
-
Giuseppe
Robbino
-
suonò
su
mille
bocche
...
Hai
capito
?
Quello
è
coraggio
,
il
coraggio
del
cuore
,
che
non
ragiona
,
che
non
vacilla
,
che
va
diritto
cieco
fulmineo
dove
sente
il
grido
di
chi
muore
.
Io
ti
condurrò
un
giorno
agli
esercizi
dei
pompieri
,
e
ti
farò
vedere
il
caporale
Robbino
;
perché
saresti
molto
contento
di
conoscerlo
,
non
è
vero
?
Risposi
di
sì
.
-
Eccolo
qua
,
-
disse
mio
padre
.
Io
mi
voltai
di
scatto
.
I
due
pompieri
,
terminata
la
visita
,
attraversavan
la
stanza
per
uscire
.
Mio
padre
m
'
accennò
il
più
piccolo
,
che
aveva
i
galloni
,
e
mi
disse
:
-
Stringi
la
mano
al
caporale
Robbino
.
Il
caporale
si
fermò
e
mi
porse
la
mano
,
sorridendo
:
io
gliela
strinsi
;
egli
mi
fece
un
saluto
ed
uscì
.
-
E
ricordatene
bene
,
-
disse
mio
padre
,
-
perché
delle
migliaia
di
mani
che
stringerai
nella
vita
,
non
ce
ne
saranno
forse
dieci
che
valgono
la
sua
.
Dagli
Appennini
alle
Ande
Racconto
mensile
Molti
anni
fa
un
ragazzo
genovese
di
tredici
anni
,
figliuolo
d
'
un
operaio
,
andò
da
Genova
in
America
,
da
solo
,
per
cercare
sua
madre
.
Sua
madre
era
andata
due
anni
prima
a
Buenos
Aires
,
città
capitale
della
Repubblica
Argentina
,
per
mettersi
al
servizio
di
qualche
casa
ricca
,
e
guadagnar
così
in
poco
tempo
tanto
da
rialzare
la
famiglia
,
la
quale
,
per
effetto
di
varie
disgrazie
,
era
caduta
nella
povertà
e
nei
debiti
.
Non
sono
poche
le
donne
coraggiose
che
fanno
un
così
lungo
viaggio
per
quello
scopo
,
e
che
grazie
alle
grandi
paghe
che
trova
laggiù
la
gente
di
servizio
,
ritornano
in
patria
a
capo
di
pochi
anni
con
qualche
migliaio
di
lire
.
La
povera
madre
aveva
pianto
lacrime
di
sangue
al
separarsi
dai
suoi
figliuoli
,
l
'
uno
di
diciott
'
anni
e
l
'
altro
di
undici
;
ma
era
partita
con
coraggio
,
e
piena
di
speranza
.
Il
viaggio
era
stato
felice
:
arrivata
appena
a
Buenos
Aires
,
aveva
trovato
subito
,
per
mezzo
d
'
un
bottegaio
genovese
,
cugino
di
suo
marito
,
stabilito
là
da
molto
tempo
,
una
buona
famiglia
argentina
,
che
la
pagava
molto
e
la
trattava
bene
.
E
per
un
po
'
di
tempo
aveva
mantenuto
coi
suoi
una
corrispondenza
regolare
.
Com
'
era
stato
convenuto
fra
loro
,
il
marito
dirigeva
le
lettere
al
cugino
,
che
le
recapitava
alla
donna
,
e
questa
rimetteva
le
risposte
a
lui
,
che
le
spediva
a
Genova
,
aggiungendovi
qualche
riga
di
suo
.
Guadagnando
ottanta
lire
al
mese
e
non
spendendo
nulla
per
sé
,
mandava
a
casa
ogni
tre
mesi
una
bella
somma
,
con
la
quale
il
marito
,
che
era
galantuomo
,
andava
pagando
via
via
i
debiti
più
urgenti
,
e
riguadagnando
così
la
sua
buona
reputazione
.
E
intanto
lavorava
ed
era
contento
dei
fatti
suoi
,
anche
per
la
speranza
che
la
moglie
sarebbe
ritornata
fra
non
molto
tempo
,
perché
la
casa
pareva
vuota
senza
di
lei
,
e
il
figliuolo
minore
in
special
modo
,
che
amava
moltissimo
sua
madre
,
si
rattristava
,
non
si
poteva
rassegnare
alla
sua
lontananza
.
Ma
trascorso
un
anno
dalla
partenza
,
dopo
una
lettera
breve
nella
quale
essa
diceva
di
star
poco
bene
di
salute
,
non
ne
ricevettero
più
.
Scrissero
due
volte
al
cugino
;
il
cugino
non
rispose
.
Scrissero
alla
famiglia
argentina
,
dove
la
donna
era
a
servire
;
ma
non
essendo
forse
arrivata
la
lettera
perché
avean
storpiato
il
nome
sull
'
indirizzo
,
non
ebbero
risposta
.
Temendo
d
'
una
disgrazia
,
scrissero
al
Consolato
italiano
di
Buenos
Aires
,
che
facesse
fare
delle
ricerche
;
e
dopo
tre
mesi
fu
risposto
loro
dal
Console
che
,
nonostante
l
'
avviso
fatto
pubblicare
dai
giornali
,
nessuno
s
'
era
presentato
,
neppure
a
dare
notizie
.
E
non
poteva
accadere
altrimenti
,
oltre
che
per
altre
ragioni
,
anche
per
questa
:
Che
con
l
'
idea
di
salvare
il
decoro
dei
suoi
,
ché
le
pareva
di
macchiarlo
a
far
la
serva
,
la
buona
donna
non
aveva
dato
alla
famiglia
argentina
il
suo
vero
nome
.
Altri
mesi
passarono
,
nessuna
notizia
.
Padre
e
figliuolo
erano
costernati
;
il
più
piccolo
,
oppresso
da
una
tristezza
che
non
poteva
vincere
.
Che
fare
?
A
chi
ricorrere
?
La
prima
idea
del
padre
era
stata
di
partire
,
d
'
andare
a
cercare
sua
moglie
in
America
.
Ma
e
il
lavoro
?
Chi
avrebbe
mantenuto
i
suoi
figliuoli
?
E
neppure
avrebbe
potuto
partire
il
figliuol
maggiore
,
che
cominciava
appunto
allora
a
guadagnar
qualche
cosa
,
ed
era
necessario
alla
famiglia
.
E
in
questo
affanno
vivevano
,
ripetendo
ogni
giorno
gli
stessi
discorsi
dolorosi
,
o
guardandosi
l
'
un
l
'
altro
,
in
silenzio
.
Quando
una
sera
Marco
,
il
più
piccolo
,
uscì
a
dire
risolutamente
:
-
Ci
vado
io
in
America
a
cercar
mia
madre
.
-
Il
padre
crollò
il
capo
,
con
tristezza
,
e
non
rispose
.
Era
un
pensiero
affettuoso
,
ma
una
cosa
impossibile
.
A
tredici
anni
,
solo
,
fare
un
viaggio
in
America
,
che
ci
voleva
un
mese
per
andarci
!
Ma
il
ragazzi
insistette
,
pazientemente
.
Insistette
quel
giorno
,
il
giorno
dopo
,
tutti
i
giorni
con
una
grande
pacatezza
,
ragionando
col
buon
senso
d
'
un
uomo
.
-
Altri
ci
sono
andati
,
-
diceva
-
e
più
piccoli
di
me
.
Una
volta
che
son
sul
bastimento
,
arrivo
là
come
un
altro
.
Arrivato
là
,
non
ho
che
a
cercare
la
bottega
del
cugino
.
Ci
sono
tanti
italiani
,
qualcheduno
m
'
insegnerà
la
strada
.
Trovato
il
cugino
,
e
trovata
mia
madre
,
se
non
trovo
lui
vado
dal
Console
,
cercherò
la
famiglia
argentina
.
Qualunque
cosa
accada
,
laggiù
c
'
è
del
lavoro
per
tutti
;
troverò
del
lavoro
anch
'
io
,
almeno
per
guadagnar
tanto
da
ritornare
a
casa
.
-
E
così
,
a
poco
a
poco
,
riuscì
quasi
a
persuadere
suo
padre
.
Suo
padre
lo
stimava
,
sapeva
che
aveva
giudizio
e
coraggio
,
che
era
assuefatto
alle
privazioni
e
ai
sacrifici
,
e
che
tutte
queste
buone
qualità
avrebbero
preso
doppia
forza
nel
suo
cuore
per
quel
santo
scopo
di
trovar
sua
madre
,
ch
'
egli
adorava
.
Si
aggiunse
pure
che
un
Comandante
di
piroscafo
,
amico
d
'
un
suo
conoscente
,
avendo
inteso
parlar
della
cosa
,
s
'
impegnò
di
fargli
aver
gratis
un
biglietto
di
terza
classe
per
l
'
Argentina
.
E
allora
,
dopo
un
altro
po
'
di
esitazione
,
il
padre
acconsentì
,
il
viaggio
fu
deciso
.
Gli
empirono
una
sacca
di
panni
,
gli
misero
in
tasca
qualche
scudo
,
gli
diedero
l
'
indirizzo
del
cugino
,
e
una
bella
sera
del
mese
di
aprile
lo
imbarcarono
.
-
Figliuolo
,
Marco
mio
,
-
gli
disse
il
padre
dandogli
l
'
ultimo
bacio
,
con
le
lacrime
agli
occhi
,
sopra
la
scala
del
piroscafo
che
stava
per
partire
:
-
fatti
coraggio
.
Parti
per
un
santo
fine
e
Dio
t
'
aiuterà
.
Povero
Marco
!
Egli
aveva
il
cuor
forte
e
preparato
alle
più
dure
prove
per
quel
viaggio
;
ma
quando
vide
sparire
all
'
orizzonte
la
sua
bella
Genova
,
e
si
trovò
in
alto
mare
,
su
quel
grande
piroscafo
affollato
di
contadini
emigranti
,
solo
,
non
conosciuto
da
alcuno
,
con
quella
piccola
sacca
che
racchiudeva
tutta
la
sua
fortuna
,
un
improvviso
scoraggiamento
lo
assalì
.
Per
due
giorni
stette
accucciato
come
un
cane
a
prua
,
non
mangiando
quasi
,
oppresso
da
un
gran
bisogno
di
piangere
.
Ogni
sorta
di
tristi
pensieri
gli
passava
per
la
mente
,
e
il
più
triste
,
il
più
terribile
era
il
più
ostinato
a
tornare
:
il
pensiero
che
sua
madre
fosse
morta
.
Nei
suoi
sogni
rotti
e
pensosi
egli
vedeva
sempre
la
faccia
d
'
uno
sconosciuto
che
lo
guardava
in
aria
di
compassione
e
poi
gli
diceva
all
'
orecchio
:
-
Tua
madre
è
morta
.
-
E
allora
si
svegliava
soffocando
un
grido
.
Nondimeno
,
passato
lo
stretto
di
Gibilterra
,
alla
prima
vista
dell
'
Oceano
Atlantico
,
riprese
un
poco
d
'
animo
e
di
speranza
.
Ma
fu
un
breve
sollievo
.
Quell
'
immenso
mare
sempre
eguale
,
il
calore
crescente
,
la
tristezza
di
tutta
quella
povera
gente
che
lo
circondava
,
il
sentimento
della
propria
solitudine
tornarono
a
buttarlo
giù
.
I
giorni
,
che
si
succedevano
vuoti
e
monotoni
,
gli
si
confondevano
nella
memoria
,
come
accade
ai
malati
.
Gli
parve
d
'
esser
in
mare
da
un
anno
.
E
ogni
mattina
,
svegliandosi
,
provava
un
nuovo
stupore
di
esser
là
solo
,
in
mezzo
a
quell
'
immensità
d
'
acqua
,
in
viaggio
per
l
'
America
.
I
bei
pesci
volanti
che
venivano
ogni
tanto
a
cascare
sul
bastimento
,
quei
meravigliosi
tramonti
dei
tropici
,
con
quelle
enormi
nuvole
color
di
bragia
e
di
sangue
,
e
quelle
fosforescenze
notturne
che
fanno
parer
l
'
Oceano
tutto
acceso
come
un
mare
di
lava
,
non
gli
facevan
l
'
effetto
di
cose
reali
,
ma
di
prodigi
veduti
in
sogno
.
Ebbe
delle
giornate
di
cattivo
tempo
,
durante
le
quali
restò
chiuso
continuamente
nel
dormitorio
,
dove
tutto
ballava
e
rovinava
,
in
mezzo
a
un
coro
spaventevole
di
lamenti
e
d
'
imprecazioni
;
e
credette
che
fosse
giunta
la
sua
ultima
ora
.
Ebbe
altre
giornate
di
mare
quieto
e
giallastro
,
di
caldura
insopportabile
,
di
noia
infinita
;
ore
interminabili
e
sinistre
,
durante
le
quali
i
passeggeri
spossati
,
distesi
immobili
sulle
tavole
,
parevan
tutti
morti
.
E
il
viaggio
non
finiva
mai
:
mare
e
cielo
,
cielo
e
mare
,
oggi
come
ieri
,
domani
come
oggi
,
-
ancora
,
-
sempre
,
eternamente
.
Ed
egli
per
lunghe
ore
stava
appoggiato
al
parapetto
a
guardar
quel
mare
senza
fine
,
sbalordito
,
pensando
vagamente
a
sua
madre
,
fin
che
gli
occhi
gli
si
chiudevano
e
il
capo
gli
cascava
dal
sonno
;
e
allora
rivedeva
quella
faccia
sconosciuta
che
lo
guardava
in
aria
di
pietà
,
e
gli
ripeteva
all
'
orecchio
:
-
Tua
madre
è
morta
!
-
e
a
quella
voce
si
risvegliava
in
sussulto
,
per
ricominciare
a
sognare
a
occhi
aperti
e
a
guardar
l
'
orizzonte
immutato
.
Ventisette
giorni
durò
il
viaggio
!
Ma
gli
ultimi
furono
i
migliori
.
Il
tempo
era
bello
e
l
'
aria
fresca
.
Egli
aveva
fatto
conoscenza
con
un
buon
vecchio
lombardo
,
che
andava
in
America
a
trovare
il
figliuolo
,
coltivatore
di
terra
vicino
alla
città
di
Rosario
;
gli
aveva
detto
tutto
di
casa
sua
,
e
il
vecchio
gli
ripeteva
ogni
tanto
,
battendogli
una
mano
sulla
nuca
:
-
Coraggio
,
bagai
,
tu
troverai
tua
madre
sana
e
contenta
.
-
Quella
compagnia
lo
riconfortava
,
i
suoi
presentimenti
s
'
erano
fatti
di
tristi
lieti
.
Seduto
a
prua
,
accanto
al
vecchio
contadino
che
fumava
la
pipa
,
sotto
un
bel
cielo
stellato
,
in
mezzo
a
gruppi
d
'
emigranti
che
cantavano
,
egli
si
rappresentava
cento
volte
al
pensiero
il
suo
arrivo
a
Buenos
Aires
,
si
vedeva
in
quella
certa
strada
,
trovava
la
bottega
,
si
lanciava
incontro
al
cugino
:
-
Come
sta
mia
madre
?
Dov
'
è
?
Andiamo
subito
!
-
Andiamo
subito
;
-
correvano
insieme
,
salivano
una
scala
,
s
'
apriva
una
porta
...
E
qui
il
suo
soliloquio
muto
s
'
arrestava
,
la
sua
immaginazione
si
perdeva
in
un
sentimento
d
'
inesprimibile
tenerezza
,
che
gli
faceva
tirar
fuori
di
nascosto
una
piccola
medaglia
che
portava
al
collo
,
e
mormorare
,
baciandola
,
le
sue
orazioni
.
Il
ventisettesimo
giorno
dopo
quello
della
partenza
,
arrivarono
.
Era
una
bella
aurora
rossa
di
maggio
quando
il
piroscafo
gittava
l
'
àncora
nell
'
immenso
fiume
della
Plata
,
sopra
una
riva
del
quale
si
stende
la
vasta
città
di
Buenos
Aires
,
capitale
della
Repubblica
Argentina
.
Quel
tempo
splendido
gli
parve
di
buon
augurio
.
Era
fuor
di
sé
dalla
gioia
e
dall
'
impazienza
.
Sua
madre
era
a
poche
miglia
di
distanza
da
lui
!
Tra
poche
ore
l
'
avrebbe
veduta
!
Ed
egli
si
trovava
in
America
,
nel
nuovo
mondo
,
e
aveva
avuto
l
'
ardimento
di
venirci
so
]
o
!
Tutto
quel
lunghissimo
viaggio
gli
pareva
allora
che
fosse
passato
in
un
nulla
.
Gli
pareva
d
'
aver
volato
,
sognando
,
e
di
essersi
svegliato
in
quel
punto
.
Ed
era
così
felice
,
che
quasi
non
si
stupì
né
si
afflisse
,
quando
si
frugò
nelle
tasche
,
e
non
ci
trovò
più
uno
dei
due
gruzzoli
in
cui
aveva
diviso
il
suo
piccolo
tesoro
,
per
esser
più
sicuro
di
non
perdere
tutto
.
Gliel
'
avevan
rubato
,
non
gli
restavan
più
che
poche
lire
;
ma
che
gli
importava
,
ora
ch
'
era
vicino
a
sua
madre
.
Con
la
sua
sacca
alla
mano
scese
insieme
a
molti
altri
italiani
in
un
vaporino
che
li
portò
fino
a
poca
distanza
dalla
riva
,
calò
dal
vaporino
in
una
barca
che
portava
il
nome
di
Andrea
Doria
,
fu
sbarcato
al
molo
,
salutò
il
suo
vecchio
amico
lombardo
,
e
s
'
avviò
a
lunghi
passi
verso
la
città
.
Arrivato
all
'
imboccatura
della
prima
via
fermò
un
uomo
che
passava
e
lo
pregò
di
indicargli
da
che
parte
dovesse
prendere
per
andar
in
via
de
los
Artes
.
Aveva
fermato
per
l
'
appunto
un
operaio
italiano
.
Questi
lo
guardò
con
curiosità
e
gli
domandò
se
sapeva
leggere
.
Il
ragazzo
accennò
di
sì
.
-
Ebbene
,
-
gli
disse
l
'
operaio
,
indicandogli
la
via
da
cui
egli
usciva
;
-
va
su
sempre
diritto
,
leggendo
i
nomi
delle
vie
a
tutte
le
cantonate
;
finirai
con
trovare
la
tua
.
-
Il
ragazzo
lo
ringraziò
e
infilò
la
via
che
gli
s
'
apriva
davanti
.
Era
una
via
diritta
e
sterminata
,
ma
stretta
;
fiancheggiata
da
case
basse
e
bianche
,
che
pareva
tanti
villini
;
piena
di
gente
,
di
carrozze
,
di
grandi
carri
,
che
facevano
uno
strepito
assordante
;
e
qua
e
là
spenzolavano
enormi
bandiere
di
vari
colori
,
con
su
scritto
a
grossi
caratteri
l
'
annunzio
di
partenze
di
piroscafi
per
città
sconosciute
.
A
ogni
tratto
di
cammino
,
voltandosi
a
destra
e
a
sinistra
,
egli
vedeva
due
altre
vie
che
fuggivano
diritte
a
perdita
d
'
occhio
,
fiancheggiate
pure
da
case
basse
e
bianche
,
e
piene
di
gente
e
di
carri
,
e
tagliate
in
fondo
dalla
linea
diritta
della
sconfinata
pianura
americana
,
simile
all
'
orizzonte
del
mare
.
La
città
gli
pareva
infinita
;
gli
pareva
che
si
potesse
camminar
per
giornate
e
per
settimane
vedendo
sempre
di
qua
e
di
là
altre
vie
come
quelle
,
e
che
tutta
l
'
America
ne
dovesse
esser
coperta
.
Guardava
attentamente
i
nomi
delle
vie
:
dei
nomi
strani
che
stentava
a
leggere
.
A
ogni
nuova
via
,
si
sentiva
battere
il
cuore
,
pensando
che
fosse
la
sua
.
Guardava
tutte
le
donne
con
l
'
idea
di
incontrare
sua
madre
.
Ne
vide
una
davanti
a
sé
,
che
gli
diede
una
scossa
al
sangue
:
la
raggiunse
,
la
guardò
:
era
una
negra
.
E
andava
,
andava
,
affrettando
il
passo
.
Arrivò
a
un
crocicchio
,
lesse
,
e
restò
come
inchiodato
sul
marciapiede
Era
la
vita
delle
Arti
.
Svoltò
,
vide
il
numero
117
dovette
fermarsi
per
riprender
respiro
.
E
disse
tra
sé
:
-
O
madre
mia
!
madre
mia
!
È
proprio
vero
che
ti
vedrò
a
momenti
!
-
Corse
innanzi
,
arrivò
a
una
piccola
bottega
di
merciaio
.
Era
quella
.
S
'
affacciò
.
Vide
una
donna
coi
capelli
grigi
e
gli
occhiali
.
-
Che
volete
,
ragazzo
?
-
gli
domandò
quella
,
in
spagnuolo
.
-
Non
è
questa
,
-
disse
,
stentando
a
metter
fuori
la
voce
,
-
la
bottega
di
Francesco
Merelli
?
-
Francesco
Merelli
è
morto
,
-
rispose
la
donna
in
italiano
.
Il
ragazzo
ebbe
l
'
impressione
d
'
una
percossa
nel
petto
.
-
Quando
morto
?
-
Eh
,
da
un
pezzo
,
-
rispose
la
donna
;
-
da
mesi
.
Fece
cattivi
affari
,
scappò
.
Dicono
che
sia
andato
a
Bahia
Blanca
,
molto
lontano
di
qui
.
E
morì
appena
arrivato
.
La
bottega
è
mia
.
Il
ragazzo
impallidì
.
Poi
disse
rapidamente
:
-
Merelli
conosceva
mia
madre
,
mia
madre
era
qua
a
servire
dal
signor
Mequinez
.
Egli
solo
poteva
dirmi
dov
'
era
.
Io
sono
venuto
in
America
a
cercar
mia
madre
.
Merelli
le
mandava
le
lettere
.
Io
ho
bisogno
di
trovar
mia
madre
.
-
Povero
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
,
-
io
non
so
.
Posso
domandare
al
ragazzo
del
cortile
.
Egli
conosceva
il
giovane
che
faceva
commissioni
per
Merelli
.
Può
darsi
che
sappia
dir
qualche
cosa
.
Andò
in
fondo
alla
bottega
e
chiamò
il
ragazzo
,
che
venne
subito
.
-
Dimmi
un
poco
,
-
gli
domandò
la
bottegaia
;
-
ti
ricordi
che
il
giovane
di
Merelli
andasse
qualche
volta
a
portar
delle
lettere
a
una
donna
di
servizio
,
in
casa
di
figli
del
paese
?
-
Dal
signor
Mequinez
,
-
rispose
il
ragazzo
,
sì
signora
,
qualche
volta
.
In
fondo
a
via
delle
Arti
.
-
Ah
,
signora
,
grazie
!
-
gridò
Marco
.
-
Mi
dica
il
numero
...
non
lo
sa
?
Mi
faccia
accompagnare
,
-
accompagnami
tu
subito
,
ragazzo
;
-
io
ho
ancora
dei
soldi
.
E
disse
questo
con
tanto
calore
,
che
senz
'
aspettar
la
preghiera
della
donna
,
il
ragazzo
rispose
:
-
andiamo
;
-
e
uscì
pel
primo
a
passi
lesti
.
Quasi
correndo
,
senza
dire
una
parola
,
andarono
fino
in
fondo
alla
via
lunghissima
,
infilarono
l
'
andito
d
'
entrata
d
'
una
piccola
casa
bianca
,
e
si
fermarono
davanti
a
un
bel
cancello
di
ferro
,
da
cui
si
vedeva
un
cortiletto
,
pieno
di
vasi
di
fiori
.
Marco
diede
una
strappata
al
campanello
.
Comparve
una
signorina
.
-
Qui
sta
la
famiglia
Mequinez
,
non
è
vero
?
-
domandò
ansiosamente
il
ragazzo
.
-
Ci
stava
,
-
rispose
la
signorina
,
pronunziando
l
'
italiano
alla
spagnuola
.
-
Ora
ci
stiamo
noi
,
Zeballos
.
-
E
dove
sono
andati
i
Mequinez
?
-
domandò
Marco
,
col
batticuore
.
-
Sono
andati
a
Cordova
.
-
Cordova
!
-
esclamò
Marco
.
-
Dov
'
è
Cordova
?
E
la
persona
di
servizio
che
avevano
?
la
donna
,
mia
madre
!
La
donna
di
servizio
era
mia
madre
!
Hanno
condotto
via
anche
mia
madre
?
La
signorina
lo
guardò
e
disse
:
-
Non
so
.
Lo
saprà
forse
mio
padre
,
che
li
ha
conosciuti
quando
partirono
.
Aspettate
un
momento
.
Scappò
e
tornò
poco
dopo
con
suo
padre
,
un
signore
alto
,
con
la
barba
grigia
.
Questi
guardò
fisso
un
momento
quel
tipo
simpatico
di
piccolo
marinaio
genovese
,
coi
capelli
biondi
e
il
naso
aquilino
,
e
gli
domandò
in
cattivo
italiano
:
-
Tua
madre
è
genovese
?
Marco
rispose
di
sì
.
-
Ebbene
la
donna
di
servizio
genovese
è
andata
con
loro
,
lo
so
di
certo
.
-
Dove
sono
andati
?
-
A
Cordova
,
una
città
.
Il
ragazzo
mise
un
sospiro
;
poi
disse
con
rassegnazione
:
-
Allora
...
andrò
a
Cordova
.
-
Ah
pobre
Niño
!
-
esclamò
il
signore
,
guardandolo
in
aria
di
pietà
.
-
Povero
ragazzo
!
È
a
centinaia
di
miglia
di
qua
,
Cordova
.
Marco
diventò
pallido
come
un
morto
,
e
s
'
appoggiò
con
una
mano
alla
cancellata
.
-
Vediamo
,
vediamo
,
-
disse
allora
il
signore
,
mosso
a
compassione
,
aprendo
la
porta
,
-
vieni
dentro
un
momento
,
vediamo
un
po
'
se
si
può
far
qualche
cosa
.
-
Sedette
,
gli
diè
da
sedere
,
gli
fece
raccontar
la
sua
storia
,
lo
stette
a
sentire
molto
attento
,
rimase
un
pezzo
pensieroso
;
poi
gli
disse
risolutamente
:
-
Tu
non
hai
denari
,
non
è
vero
?
-
Ho
ancora
...
poco
,
-
rispose
Marco
.
Il
signore
pensò
altri
cinque
minuti
,
poi
si
mise
a
un
tavolino
,
scrisse
una
lettera
,
la
chiuse
,
e
porgendola
al
ragazzo
,
gli
disse
:
-
Senti
,
italianito
.
Va
'
con
questa
lettera
alla
Boca
.
È
una
piccola
città
mezza
genovese
,
a
due
ore
di
strada
di
qua
.
Tutti
ti
sapranno
indicare
il
cammino
.
Va
'
là
e
cerca
di
questo
signore
,
a
cui
è
diretta
la
lettera
,
e
che
è
conosciuto
da
tutti
.
Portagli
questa
lettera
.
Egli
ti
farà
partire
domani
per
la
città
di
Rosario
,
e
ti
raccomanderà
a
qualcuno
lassù
,
che
penserà
a
farti
proseguire
il
viaggio
fino
a
Cordova
,
dove
troverai
la
famiglia
Mequinez
e
tua
madre
.
Intanto
,
piglia
questo
.
-
E
gli
mise
in
mano
qualche
lira
.
-
Va
'
,
e
fatti
coraggio
;
qui
hai
da
per
tutto
dei
compaesani
,
non
rimarrai
abbandonato
.
Adios
.
Il
ragazzo
gli
disse
:
-
Grazie
,
-
senza
trovar
altre
parole
,
uscì
con
la
sua
sacca
,
e
congedatosi
dalla
sua
piccola
guida
,
si
mise
lentamente
in
cammino
verso
la
Boca
,
pieno
di
tristezza
e
di
stupore
,
a
traverso
alla
grande
città
rumorosa
.
Tutto
quello
che
gli
accadde
da
quel
momento
fino
alla
sera
del
giorno
appresso
gli
rimase
poi
nella
memoria
confuso
ed
incerto
come
una
fantasticheria
di
febbricitante
,
tanto
egli
era
stanco
,
sconturbato
,
avvilito
.
E
il
giorno
appresso
,
all
'
imbrunire
,
dopo
aver
dormito
la
notte
in
una
stanzuccia
d
'
una
casa
della
Boca
,
accanto
a
un
facchino
del
porto
,
-
dopo
aver
passata
quasi
tutta
la
giornata
,
seduto
sopra
un
mucchio
di
travi
,
e
come
trasognato
,
in
faccia
a
migliaia
di
bastimenti
,
di
barconi
e
di
vaporini
,
-
si
trovava
a
poppa
d
'
una
grossa
barca
a
vela
,
carica
di
frutte
,
che
partiva
per
la
città
di
Rosario
,
condotta
da
tre
robusti
genovesi
abbronzati
dal
sole
;
la
voce
dei
quali
,
e
il
dialetto
amato
che
parlavano
gli
rimise
un
po
'
di
conforto
nel
cuore
.
Partirono
,
e
il
viaggio
durò
tre
giorni
e
quattro
notti
,
e
fu
uno
stupore
continuo
per
il
piccolo
viaggiatore
.
Tre
giorni
e
quattro
notti
su
per
quel
meraviglioso
fiume
Paranà
,
rispetto
al
quale
il
nostro
grande
Po
non
è
che
un
rigagnolo
,
e
la
lunghezza
dell
'
Italia
,
quadruplicata
,
non
raggiunge
quella
del
suo
corso
.
Il
barcone
andava
lentamente
a
ritroso
di
quella
massa
d
'
acqua
smisurata
.
Passava
in
mezzo
a
lunghe
isole
,
già
nidi
di
serpenti
e
di
tigri
,
coperte
d
'
aranci
e
di
salici
,
simili
a
boschi
galleggianti
;
e
ora
infilava
stretti
canali
,
da
cui
pareva
che
non
potesse
più
uscire
;
ora
sboccava
in
vaste
distese
d
'
acque
,
dell
'
aspetto
di
grandi
laghi
tranquilli
;
poi
daccapo
fra
le
isole
,
per
i
canali
intricati
d
'
un
arcipelago
,
in
mezzo
a
mucchi
enormi
di
vegetazione
.
Regnava
un
silenzio
profondo
.
Per
lunghi
tratti
,
le
rive
e
le
acque
solitarie
e
vastissime
davan
l
'
immagine
d
'
un
fiume
sconosciuto
,
in
cui
quella
povera
vela
fosse
la
prima
al
mondo
ad
avventurarsi
.
Quanto
più
s
'
avanzavano
,
e
tanto
più
quel
mostruoso
fiume
lo
sgomentava
.
Egli
immaginava
che
sua
madre
si
trovasse
alle
sorgenti
,
e
che
la
navigazione
dovesse
durare
degli
anni
.
Due
volte
al
giorno
mangiava
un
po
'
di
pane
e
di
carne
salata
coi
barcaioli
,
i
quali
,
vedendolo
triste
,
non
gli
rivolgevan
mai
la
parola
.
La
notte
dormiva
sopra
coperta
,
e
si
svegliava
ogni
tanto
,
bruscamente
,
stupito
della
luce
limpidissima
della
luna
che
imbiancava
le
acque
immense
e
le
rive
lontane
;
e
allora
il
cuore
gli
si
serrava
.
-
Cordova
!
-
Egli
ripeteva
quel
nome
:
-
Cordova
!
-
come
il
nome
d
'
una
di
quelle
città
misteriose
,
delle
quali
aveva
inteso
parlare
nelle
favole
.
Ma
poi
pensava
:
-
Mia
madre
è
passata
di
qui
,
ha
visto
queste
isole
,
quelle
rive
,
-
e
allora
non
gli
parevan
più
tanto
strani
e
solitari
quei
luoghi
in
cui
lo
sguardo
di
sua
madre
s
'
era
posato
...
La
notte
,
uno
dei
barcaiuoli
cantava
.
Quella
voce
gli
rammentava
le
canzoni
di
sua
madre
,
quando
l
'
addormentava
bambino
.
L
'
ultima
notte
,
all
'
udir
quel
canto
,
singhiozzò
.
Il
barcaiuolo
s
'
interruppe
.
Poi
gli
gridò
:
-
Animo
,
animo
,
figioeu
!
Che
diavolo
!
Un
genovese
che
piange
perché
è
lontano
da
casa
!
I
genovesi
girano
il
mondo
gloriosi
e
trionfanti
!
-
E
a
quelle
parole
egli
si
riscosse
,
sentì
la
voce
del
sangue
genovese
,
e
rialzò
la
fronte
con
alterezza
,
battendo
il
pugno
sul
timone
.
-
Ebbene
,
si
-
disse
tra
sé
,
-
dovessi
anch
'
io
girare
tutto
il
mondo
,
viaggiare
ancora
per
anni
e
anni
,
e
fare
delle
centinaia
di
miglia
a
piedi
,
io
andrò
avanti
,
fin
che
troverò
mia
madre
.
Dovessi
arrivare
moribondo
,
e
cascar
morto
ai
suoi
piedi
!
Pur
che
io
la
riveda
una
volta
!
Coraggio
!
-
E
con
quest
'
animo
arrivò
allo
spuntar
d
'
un
mattino
rosato
e
freddo
di
fronte
alla
città
di
Rosario
,
posta
sulla
riva
alta
del
Paranà
,
dove
si
specchiavan
nelle
acque
le
antenne
imbandierate
di
cento
bastimenti
d
'
ogni
paese
.
Poco
dopo
sbarcato
,
salì
alla
città
,
con
la
sua
sacca
alla
mano
,
a
cercare
un
signore
argentino
per
cui
il
suo
protettore
della
Boca
gli
aveva
rimesso
un
biglietto
di
visita
con
qualche
parola
di
raccomandazione
.
Entrando
in
Rosario
gli
parve
d
'
entrare
in
una
città
già
conosciuta
.
Erano
quelle
vie
interminabili
,
diritte
,
fiancheggiate
di
case
basse
e
bianche
,
attraversate
in
tutte
le
direzioni
,
al
disopra
dei
tetti
,
da
grandi
fasci
di
fili
telegrafici
e
telefonici
,
che
parevano
enormi
ragnateli
;
e
un
gran
trepestio
di
gente
,
di
cavalli
,
di
carri
.
La
testa
gli
si
confondeva
:
credette
quasi
di
rientrare
a
Buenos
Aires
,
e
di
dover
cercare
un
'
altra
volta
il
cugino
.
Andò
attorno
per
quasi
un
'
ora
,
svoltando
e
risvoltando
,
e
sembrandogli
sempre
di
tornar
nella
medesima
via
;
e
a
furia
di
domandare
,
trovò
la
casa
del
suo
nuovo
protettore
.
Tirò
il
campanello
.
S
'
affacciò
alla
porta
un
grosso
uomo
biondo
,
arcigno
,
che
aveva
l
'
aria
d
'
un
fattore
,
e
che
gli
domandò
sgarbatamente
,
con
pronunzia
straniera
:
-
Che
vuoi
?
Il
ragazzo
disse
il
nome
del
padrone
.
-
Il
padrone
,
-
rispose
il
fattore
,
-
è
partito
ieri
sera
per
Buenos
Aires
con
tutta
la
sua
famiglia
.
Il
ragazzo
restò
senza
parola
.
Poi
balbettò
:
-
Ma
io
...
non
ho
nessuno
qui
!
Sono
solo
!
-
E
porse
il
biglietto
.
Il
fattore
lo
prese
,
lo
lesse
e
disse
burberamente
:
-
Non
so
che
farci
.
Glielo
darò
fra
un
mese
,
quando
ritornerà
.
-
Ma
io
,
io
son
solo
!
io
ho
bisogno
!
-
esclamò
il
ragazzo
,
con
voce
di
preghiera
.
-
Eh
!
andiamo
,
-
disse
l
'
altro
;
-
non
ce
n
'
è
ancora
abbastanza
della
gramigna
del
tuo
paese
a
Rosario
!
Vattene
un
po
'
a
mendicare
in
Italia
.
-
E
gli
chiuse
il
cancello
sulla
faccia
.
Il
ragazzo
restò
là
come
impietrato
.
Poi
riprese
lentamente
la
sua
sacca
,
ed
uscì
,
col
cuore
angosciato
,
con
la
mente
in
tumulto
,
assalito
a
un
tratto
da
mille
pensieri
affannosi
.
Che
fare
?
dove
andare
?
Da
Rosario
a
Cordova
c
'
era
una
giornata
di
strada
ferrata
.
Egli
non
aveva
più
che
poche
lire
.
Levato
quello
che
gli
occorreva
di
spendere
quel
giorno
,
non
gli
sarebbe
rimasto
quasi
nulla
.
Dove
trovare
i
denari
per
pagarsi
il
viaggio
?
Poteva
lavorare
.
Ma
come
,
a
chi
domandar
lavoro
?
Chieder
l
'
elemosina
!
Ah
!
no
,
essere
respinto
,
insultato
,
umiliato
come
poc
'
anzi
,
no
,
mai
,
mai
più
,
piuttosto
morire
!
-
E
a
quell
'
idea
,
e
al
riveder
davanti
a
sé
la
lunghissima
via
che
si
perdeva
lontano
nella
pianura
sconfinata
,
si
sentì
fuggire
un
'
altra
volta
il
coraggio
,
gettò
la
sacca
sul
marciapiede
,
vi
sedette
su
con
le
spalle
al
muro
,
e
chinò
il
viso
tra
le
mani
,
senza
pianto
,
in
un
atteggiamento
desolato
.
La
gente
l
'
urtava
coi
piedi
passando
;
i
carri
empivan
la
via
di
rumore
;
alcuni
ragazzi
si
fermarono
a
guardarlo
.
Egli
rimase
un
pezzo
così
.
Quando
fu
scosso
da
una
voce
che
gli
disse
tra
in
italiano
e
in
lombardo
:
-
Che
cos
'
hai
,
ragazzetto
?
Alzò
il
viso
a
quelle
parole
,
e
subito
balzò
in
piedi
gettando
un
'
esclamazione
di
meraviglia
:
-
Voi
qui
!
Era
il
vecchio
contadino
lombardo
,
col
quale
aveva
fatto
amicizia
nel
viaggio
.
La
meraviglia
del
contadino
non
fu
minore
della
sua
.
Ma
il
ragazzo
non
gli
lasciò
il
tempo
d
'
interrogarlo
,
e
gli
raccontò
rapidamente
i
casi
suoi
.
-
Ora
son
senza
soldi
,
ecco
;
bisogna
che
lavori
;
trovatemi
voi
del
lavoro
da
poter
mettere
insieme
qualche
lira
;
io
faccio
qualunque
cosa
;
porto
roba
,
spazzo
le
strade
,
posso
far
commissioni
,
anche
lavorare
in
campagna
;
mi
contento
di
campare
di
pan
nero
;
ma
che
possa
partir
presto
,
che
possa
trovare
una
volta
mia
madre
,
fatemi
questa
carità
,
del
lavoro
,
trovatemi
voi
del
lavoro
,
per
amor
di
Dio
,
che
non
ne
posso
più
!
-
Diamine
,
diamine
,
-
disse
il
contadino
,
guardandosi
attorno
e
grattandosi
il
mento
.
-
Che
storia
è
questa
!
...
Lavorare
...
è
presto
detto
.
Vediamo
un
po
'
.
Che
non
ci
sia
mezzo
di
trovar
trenta
lire
fra
tanti
patriotti
?
Il
ragazzo
lo
guardava
,
confortato
da
un
raggio
di
speranza
.
-
Vieni
con
me
,
-
gli
disse
il
contadino
.
-
Dove
?
-
domandò
il
ragazzo
,
ripigliando
la
sacca
.
-
Vieni
con
me
.
Il
contadino
si
mosse
,
Marco
lo
seguì
,
fecero
un
lungo
tratto
di
strada
insieme
,
senza
parlare
.
Il
contadino
si
fermò
alla
porta
d
'
un
'
osteria
che
aveva
per
insegna
una
stella
e
scritto
sotto
:
-
La
estrella
de
Italia
;
-
mise
il
viso
dentro
e
voltandosi
verso
il
ragazzo
disse
allegramente
:
-
Arriviamo
in
buon
punto
.
-
Entrarono
in
uno
stanzone
,
dov
'
eran
varie
tavole
,
e
molti
uomini
seduti
,
che
bevevano
,
parlando
forte
.
Il
vecchio
lombardo
s
'
avvicinò
alla
prima
tavola
,
e
dal
modo
come
salutò
i
sei
avventori
che
ci
stavano
intorno
,
si
capiva
ch
'
era
stato
in
loro
compagnia
fino
a
poco
innanzi
.
Erano
rossi
in
viso
e
facevan
sonare
bicchieri
,
vociando
e
ridendo
.
-
Camerati
,
-
disse
senz
'
altro
il
lombardo
,
restando
in
piedi
,
e
presentando
Marco
;
-
c
'
è
qui
un
povero
ragazzo
nostro
patriotta
,
che
è
venuto
solo
da
Genova
a
Buenos
Aires
a
cercare
sua
madre
.
A
Buenos
Aires
gli
dissero
:
-
Qui
non
c
'
è
,
è
a
Cordova
.
-
Viene
in
barca
a
Rosario
,
tre
dì
e
tre
notti
,
con
due
righe
di
raccomandazione
;
presenta
la
carta
:
gli
fanno
una
figuraccia
.
Non
ha
la
croce
d
'
un
centesimo
.
È
qui
solo
come
un
disperato
.
È
un
bagai
pieno
di
cuore
.
Vediamo
un
poco
.
Non
ha
da
trovar
tanto
da
pagare
il
biglietto
per
andare
a
Cordova
a
trovar
sua
madre
?
L
'
abbiamo
da
lasciar
qui
come
un
cane
?
-
Mai
al
mondo
,
perdio
!
-
Mai
non
sarà
detto
questo
!
-
gridarono
tutti
insieme
,
battendo
il
pugno
sul
tavolo
.
-
Un
patriotta
nostro
!
-
Vieni
qua
,
piccolino
.
-
Ci
siamo
noi
,
gli
emigranti
!
-
Guarda
che
bel
monello
.
-
Fuori
dei
quattrini
,
camerati
.
-
Bravo
!
Venuto
solo
!
Hai
del
fegato
!
-
Bevi
un
sorso
,
patriotta
.
-
Ti
manderemo
da
tua
madre
,
non
pensare
.
-
E
uno
gli
dava
un
pizzicotto
alla
guancia
,
un
altro
gli
batteva
la
mano
sulla
spalla
,
un
terzo
lo
liberava
dalla
sacca
;
altri
emigranti
s
'
alzarono
dalle
tavole
vicine
e
s
'
avvicinarono
;
la
storia
del
ragazzo
fece
il
giro
dell
'
osteria
;
accorsero
dalla
stanza
accanto
tre
avventori
argentini
;
e
in
meno
di
dieci
minuti
il
contadino
lombardo
che
porgeva
il
cappello
,
ci
ebbe
dentro
quarantadue
lire
.
-
Hai
Visto
,
-
disse
allora
,
voltandosi
verso
il
ragazzo
,
-
come
si
fa
presto
in
America
?
-
Bevi
-
gli
gridò
un
altro
,
porgendogli
un
bicchiere
di
vino
:
-
Alla
salute
di
tua
madre
!
-
Tutti
alzarono
i
bicchieri
.
-
E
Marco
ripeté
:
-
Alla
salute
di
mia
...
-
Ma
un
singhiozzo
di
gioia
gli
chiuse
la
gola
,
e
rimesso
il
bicchiere
sulla
tavola
,
si
gettò
al
collo
del
suo
vecchio
.
La
mattina
seguente
,
allo
spuntare
del
giorno
,
egli
era
già
partito
per
Cordova
,
ardito
e
ridente
,
pieno
di
presentimenti
felici
.
Ma
non
c
'
è
allegrezza
che
regga
a
lungo
davanti
a
certi
aspetti
sinistri
della
natura
.
Il
tempo
era
chiuso
e
grigio
;
il
treno
,
presso
che
vuoto
,
correva
a
traverso
a
un
'
immensa
pianura
priva
d
'
ogni
segno
d
'
abitazione
.
Egli
si
trovava
solo
in
un
vagone
lunghissimo
,
che
somigliava
a
quelli
dei
treni
per
i
feriti
.
Guardava
a
destra
,
guardava
a
sinistra
,
e
non
vedeva
che
una
solitudine
senza
fine
,
sparsa
di
piccoli
alberi
deformi
,
dai
tronchi
e
dai
rami
scontorti
,
in
atteggiamenti
non
mai
veduti
,
quasi
d
'
ira
e
d
'
angoscia
;
una
vegetazione
scura
,
rada
e
triste
,
che
dava
alla
pianura
l
'
apparenza
d
'
uno
sterminato
cimitero
.
Sonnecchiava
mezz
'
ora
,
tornava
a
guardare
:
era
sempre
lo
stesso
spettacolo
.
Le
stazioni
della
strada
ferrata
eran
solitarie
,
come
case
di
eremiti
;
e
quando
il
treno
si
fermava
,
non
si
sentiva
una
voce
;
gli
pareva
di
trovarsi
solo
in
un
treno
,
perduto
,
abbandonato
in
mezzo
a
un
deserto
.
Gli
sembrava
che
ogni
stazione
dovesse
essere
l
'
ultima
,
e
che
s
'
entrasse
dopo
quella
nelle
terre
misteriose
e
spaurevoli
dei
selvaggi
.
Una
brezza
gelata
gli
mordeva
il
viso
.
Imbarcandolo
a
Genova
sul
finir
d
'
aprile
,
i
suoi
non
avevan
pensato
che
in
America
egli
avrebbe
trovato
l
'
inverno
,
e
l
'
avevan
vestito
da
estate
.
Dopo
alcune
ore
,
incominciò
a
soffrire
il
freddo
,
e
col
freddo
,
la
stanchezza
dei
giorni
passati
,
pieni
di
commozioni
violente
,
e
delle
notti
insonni
e
travagliate
.
Si
addormentò
,
dormì
lungo
tempo
,
si
svegliò
intirizzito
;
si
sentiva
male
.
E
allora
gli
prese
un
vago
terrore
di
cader
malato
e
di
morir
per
viaggio
,
e
d
'
esser
buttato
là
in
mezzo
a
quella
pianura
desolata
,
dove
il
suo
cadavere
sarebbe
stato
dilaniato
dai
cani
e
dagli
uccelli
di
rapina
,
come
certi
corpi
di
cavalli
e
di
vacche
che
vedeva
tratto
tratto
accanto
alla
strada
,
e
da
cui
torceva
lo
sguardo
con
ribrezzo
.
In
quel
malessere
inquieto
,
in
mezzo
a
quel
silenzio
tetro
della
natura
,
la
sua
immaginazione
s
'
eccitava
e
volgeva
al
nero
.
Era
poi
ben
sicuro
di
trovarla
,
a
Cordova
,
sua
madre
?
E
se
non
ci
fosse
stata
?
Se
quel
signore
di
via
delle
Arti
avesse
sbagliato
?
E
se
fosse
morta
?
In
questi
pensieri
si
riaddormentò
,
sognò
d
'
essere
a
Cordova
di
notte
,
e
di
sentirsi
gridare
da
tutte
le
porte
e
da
tutte
le
finestre
:
-
Non
c
'
è
!
Non
c
'
è
!
Non
c
'
è
!
-
si
risvegliò
di
sobbalzo
,
atterrito
,
e
vide
in
fondo
al
vagone
tre
uomini
barbuti
,
ravvolti
in
scialli
di
vari
colori
,
che
lo
guardavano
,
parlando
basso
tra
di
loro
;
e
gli
balenò
il
sospetto
che
fossero
assassini
e
lo
volessero
uccidere
,
per
rubargli
la
sacca
.
Al
freddo
,
al
malessere
gli
s
'
aggiunse
la
paura
;
la
fantasia
già
turbata
gli
si
stravolse
;
-
i
tre
uomini
lo
fissavano
sempre
,
-
uno
di
essi
mosse
verso
di
lui
;
-
allora
egli
smarrì
la
ragione
,
e
correndogli
incontro
con
le
braccia
aperte
,
gridò
:
-
Non
ho
nulla
.
Sono
un
povero
ragazzo
.
Vengo
dall
'
Italia
vo
a
cercar
mia
madre
,
son
solo
;
non
mi
fate
del
male
!
-
Quelli
capirono
subito
,
n
'
ebbero
pietà
,
lo
carezzarono
e
lo
racquetarono
,
dicendogli
molte
parole
che
non
intendeva
;
e
vedendo
che
batteva
i
denti
dal
freddo
,
gli
misero
addosso
uno
dei
loro
scialli
,
e
lo
fecero
risedere
perché
dormisse
.
E
si
riaddormentò
,
che
imbruniva
.
Quando
lo
svegliarono
,
era
a
Cordova
.
Ah
!
che
buon
respiro
tirò
,
e
con
che
impeto
si
cacciò
fuori
del
vagone
!
Domandò
a
un
impiegato
della
stazione
dove
stesse
di
casa
l
'
ingegner
Mequinez
:
quegli
disse
il
nome
d
'
una
chiesa
:
-
la
casa
era
accanto
alla
chiesa
;
-
il
ragazzo
scappò
via
.
Era
notte
.
Entrò
in
città
.
E
gli
parve
d
'
entrare
in
Rosario
un
'
altra
volta
,
al
veder
quelle
strade
diritte
,
fiancheggiate
di
piccole
case
bianche
,
e
tagliate
da
altre
strade
diritte
e
lunghissime
.
Ma
c
'
era
poca
gente
,
e
al
chiarore
dei
rari
lampioni
incontrava
delle
facce
strane
,
d
'
un
colore
sconosciuto
,
tra
nerastro
e
verdognolo
,
e
alzando
il
viso
a
quando
a
quando
,
vedeva
delle
chiese
d
'
architettura
bizzarra
che
si
disegnavano
enormi
e
nere
sul
firmamento
.
La
città
era
oscura
e
silenziosa
;
ma
dopo
aver
attraversato
quell
'
immenso
deserto
,
gli
pareva
allegra
.
Interrogò
un
prete
,
trovò
presto
la
chiesa
e
la
casa
,
tirò
il
campanello
con
una
mano
tremante
,
e
si
premette
l
'
altra
sul
petto
per
comprimere
i
battiti
del
cuore
,
che
gli
saltava
alla
gola
.
Una
vecchia
venne
ad
aprire
,
con
un
lume
in
mano
.
Il
ragazzo
non
poté
parlar
subito
.
-
Chi
cerchi
?
-
domandò
quella
,
in
spagnuolo
.
-
L
'
ingegnere
Mequinez
,
-
disse
Marco
.
La
vecchia
fece
l
'
atto
d
'
incrociar
le
braccia
sul
seno
,
e
rispose
dondolando
il
capo
.
-
Anche
tu
,
dunque
,
l
'
hai
con
l
'
ingegnere
Mequinez
!
E
mi
pare
che
sarebbe
tempo
di
finirla
.
Son
tre
mesi
oramai
,
che
ci
seccano
.
Non
basta
che
l
'
abbiano
detto
i
giornali
.
Bisognerà
farlo
stampare
sulle
cantonate
che
il
signor
Mequinez
è
andato
a
stare
a
Tucuman
!
Il
ragazzo
fece
un
gesto
di
disperazione
.
Poi
diede
in
uno
scoppio
di
rabbia
.
-
È
una
maledizione
dunque
!
Io
dovrò
morire
per
la
strada
senza
trovare
mia
madre
!
Io
divento
matto
,
m
'
ammazzo
!
Dio
mio
!
Come
si
chiama
quel
paese
?
Dov
'
è
?
A
che
distanza
è
?
-
Eh
,
povero
ragazzo
,
-
rispose
la
vecchia
,
impietosita
,
-
una
bagattella
!
Saranno
quattrocento
o
cinquecento
miglia
,
a
metter
poco
.
Il
ragazzo
si
coprì
il
viso
con
le
mani
;
poi
domandò
con
un
singhiozzo
:
-
E
ora
...
come
faccio
?
-
Che
vuoi
che
ti
dica
,
povero
figliuolo
,
-
rispose
la
donna
;
-
io
non
so
.
Ma
subito
le
balenò
un
'
idea
e
soggiunse
in
fretta
:
-
Senti
,
ora
che
ci
penso
.
Fa
una
cosa
.
Svolta
a
destra
per
la
via
,
troverai
alla
terza
parte
un
cortile
;
c
'
è
un
capataz
,
un
commerciante
,
che
parte
domattina
per
Tucuman
con
le
sue
carretas
e
i
suoi
bovi
;
va
a
vedere
se
ti
vuol
prendere
,
offrendogli
i
tuoi
servizi
;
ti
darà
forse
un
posto
sur
un
carro
;
va
'
subito
.
Il
ragazzo
afferrò
la
sacca
,
ringraziò
scappando
,
e
dopo
due
minuti
si
trovò
in
un
vasto
cortile
rischiarato
da
lanterne
,
dove
vari
uomini
lavoravano
a
caricar
sacchi
di
frumento
sopra
certi
carri
enormi
,
simili
a
case
mobili
di
saltimbanchi
,
col
tetto
rotondo
e
le
ruote
altissime
;
ed
un
uomo
alto
e
baffuto
,
ravvolto
in
una
specie
di
mantello
a
quadretti
bianchi
e
neri
,
con
due
grandi
stivali
,
dirigeva
il
lavoro
.
Il
ragazzo
s
'
avvicinò
a
questo
,
e
gli
fece
timidamente
la
sua
domanda
,
dicendo
che
veniva
dall
'
Italia
e
che
andava
a
cercare
sua
madre
.
Il
capataz
,
che
vuol
dir
capo
(
il
capo
conduttore
di
quel
convoglio
di
carri
)
,
gli
diede
un
'
occhiata
da
capo
a
piedi
,
e
rispose
seccamente
:
-
Non
ci
ho
posto
.
-
Io
ho
quindici
lire
,
-
rispose
il
ragazzo
,
supplichevole
,
-
do
le
mie
quindici
lire
.
Per
viaggio
lavorerò
.
Andrò
a
pigliar
l
'
acqua
e
la
biada
per
le
bestie
,
farò
tutti
i
servizi
.
Un
poco
di
pane
mi
basta
.
Mi
faccia
un
po
'
di
posto
,
signore
!
Il
capataz
tornò
a
guardarlo
,
e
rispose
con
miglior
garbo
:
-
Non
c
'
è
posto
...
e
poi
...
noi
non
andiamo
a
Tucuman
,
andiamo
a
un
'
altra
città
,
Santiago
dell
'
Estero
.
A
un
certo
punto
ti
dovremmo
lasciare
,
e
avresti
ancora
un
gran
tratto
da
far
a
piedi
.
-
Ah
!
io
ne
farei
il
doppio
!
-
esclamò
Marco
;
-
io
camminerò
,
non
ci
pensi
;
arriverò
in
ogni
maniera
,
mi
faccia
un
po
'
di
posto
,
signore
,
per
carità
,
per
carità
non
mi
lasci
qui
solo
!
-
Bada
che
è
un
viaggio
di
venti
giorni
!
-
Non
importa
.
-
È
un
viaggio
duro
!
-
Sopporterò
tutto
-
Dovrai
viaggiar
solo
!
-
Non
ho
paura
di
nulla
.
Purché
ritrovi
mia
madre
.
Abbia
compassione
!
Il
capataz
gli
accostò
al
viso
una
lanterna
e
lo
guardò
.
Poi
disse
:
-
Sta
bene
.
Il
ragazzo
gli
baciò
la
mano
.
-
Stanotte
dormirai
in
un
carro
,
-
soggiunse
il
capataz
,
lasciandolo
;
-
domattina
alle
quattro
ti
sveglierò
.
Buenas
noches
.
La
mattina
alle
quattro
,
al
lume
delle
stelle
,
la
lunga
fila
dei
carri
Si
mise
in
movimento
con
grande
strepitio
:
ciascun
carro
tirato
da
sei
bovi
,
seguiti
tutti
da
un
gran
numero
di
animali
di
ricambio
.
Il
ragazzo
,
svegliato
e
messo
dentro
a
un
dei
carri
,
sui
sacchi
,
si
raddormentò
subito
,
profondamente
.
Quando
si
svegliò
,
il
convoglio
era
fermo
in
un
luogo
solitario
,
sotto
il
sole
,
e
tutti
gli
uomini
-
i
peones
-
stavan
seduti
in
cerchio
intorno
a
un
quarto
di
vitello
,
che
arrostiva
all
'
aria
aperta
,
infilato
in
una
specie
di
spadone
piantato
in
terra
,
accanto
a
un
gran
foco
agitato
dal
vento
.
Mangiarono
tutti
insieme
,
dormirono
e
poi
ripartirono
;
e
così
il
viaggio
continuò
,
regolato
come
una
marcia
di
soldati
.
Ogni
mattina
si
mettevano
in
cammino
alle
cinque
,
si
fermavano
alle
nove
,
ripartivano
alle
cinque
della
sera
,
tornavano
a
fermarsi
alle
dieci
.
I
peones
andavano
a
cavallo
e
stimolavano
i
buoi
con
lunghe
canne
.
Il
ragazzo
accendeva
il
fuoco
per
l
'
arrosto
,
dava
da
mangiare
alle
bestie
,
ripuliva
le
lanterne
,
portava
l
'
acqua
da
bere
.
Il
paese
gli
passava
davanti
come
una
visione
indistinta
:
vasti
boschi
di
piccoli
alberi
bruni
;
villaggi
di
poche
case
sparse
,
con
le
facciate
rosse
e
merlate
;
vastissimi
spazi
,
forse
antichi
letti
di
grandi
laghi
salati
,
biancheggianti
di
sale
fin
dove
arrivava
la
vista
;
e
da
ogni
parte
e
sempre
,
pianura
,
solitudine
,
silenzio
.
Rarissimamente
incontravano
due
o
tre
viaggiatori
a
cavallo
,
seguiti
da
un
branco
di
cavalli
sciolti
,
che
passavano
di
galoppo
,
come
un
turbine
.
I
giorni
eran
tutti
eguali
,
come
sul
mare
;
uggiosi
e
interminabili
.
Ma
il
tempo
era
bello
.
Senonché
i
peones
,
come
se
il
ragazzo
fosse
stato
il
loro
servitore
obbligato
,
diventavano
di
giorno
in
giorno
più
esigenti
:
alcuni
lo
trattavano
brutalmente
,
con
minacce
;
tutti
si
facevan
servire
senza
riguardi
;
gli
facevan
portare
carichi
enormi
di
foraggi
;
lo
mandavan
a
pigliar
acqua
a
grandi
distanze
;
ed
egli
,
rotto
dalla
fatica
,
non
poteva
neanche
dormire
la
notte
,
scosso
continuamente
dai
sobbalzi
violenti
del
carro
e
dallo
scricchiolìo
assordante
delle
ruote
e
delle
sale
di
legno
.
E
per
giunta
,
essendosi
levato
il
vento
,
una
terra
fina
,
rossiccia
e
grassa
,
che
avvolgeva
ogni
cosa
,
penetrava
nel
carro
,
gli
entrava
sotto
i
panni
,
gli
empiva
gli
occhi
e
la
bocca
,
gli
toglieva
la
vista
e
il
respiro
,
continua
,
opprimente
,
insopportabile
.
Sfinito
dalle
fatiche
e
dall
'
insonnia
,
ridotto
lacero
e
sudicio
,
rimbrottato
e
malmenato
dalla
mattina
alla
sera
,
il
povero
ragazzo
s
'
avviliva
ogni
giorno
di
più
,
e
si
sarebbe
perduto
d
'
animo
affatto
se
il
capataz
non
gli
avesse
rivolto
di
tratto
in
tratto
qualche
buona
parola
.
Spesso
,
in
un
cantuccio
del
carro
,
non
veduto
,
piangeva
col
viso
contro
la
sua
sacca
,
la
quale
non
conteneva
più
che
dei
cenci
.
Ogni
mattina
si
levava
più
debole
e
più
scoraggiato
,
e
guardando
la
campagna
,
vedendo
sempre
quella
pianura
sconfinata
e
implacabile
,
come
un
oceano
di
terra
,
diceva
tra
sé
:
-
Oh
!
fino
a
questa
sera
non
arrivo
,
fino
a
questa
sera
non
arrivo
!
Quest
'
oggi
muoio
per
la
strada
!
-
E
le
fatiche
crescevano
,
i
mali
trattamenti
raddoppiavano
.
Una
mattina
,
perché
aveva
tardato
a
portar
l
'
acqua
,
in
assenza
del
capataz
,
uno
degli
uomini
lo
percosse
.
E
allora
cominciarono
a
farlo
per
vezzo
,
quando
gli
davano
un
ordine
,
a
misurargli
uno
scapaccione
,
dicendo
:
-
Insacca
questo
,
vagabondo
!
-
Porta
questo
a
tua
madre
!
-
Il
cuore
gli
scoppiava
;
ammalò
;
-
stette
tre
giorni
nel
carro
,
con
una
coperta
addosso
,
battendo
la
febbre
,
e
non
vedendo
nessuno
,
fuori
che
il
capataz
,
che
veniva
a
dargli
da
bere
e
a
toccargli
il
polso
.
E
allora
Si
credette
perduto
,
e
invocava
disperatamente
sua
madre
,
chiamandola
cento
volte
per
nome
:
-
Oh
mia
madre
!
madre
mia
!
Aiutami
!
Vienmi
incontro
che
muoio
!
Oh
povera
madre
mia
,
che
non
ti
vedrò
mai
più
!
Povera
madre
mia
,
che
mi
troverai
morto
per
la
strada
!
-
E
giungeva
le
mani
sul
petto
e
pregava
.
Poi
miglioro
,
grazie
alle
cure
del
capataz
,
e
guarì
;
ma
con
la
guarigione
sopraggiunse
il
giorno
più
terribile
del
suo
viaggio
,
il
giorno
in
cui
doveva
rimaner
solo
.
Da
più
di
due
settimane
erano
in
cammino
.
Quando
arrivarono
al
punto
dove
dalla
strada
di
Tucuman
si
stacca
quella
che
va
a
Santiago
dell
'
Estero
,
il
capataz
gli
annunciò
che
dovevano
separarsi
.
Gli
diede
qualche
indicazione
intorno
al
cammino
,
gli
legò
la
sacca
sulle
spalle
in
modo
che
non
gli
desse
noia
a
camminare
,
e
tagliando
corto
,
come
se
temesse
di
commuoversi
,
lo
salutò
.
Il
ragazzo
fece
appena
in
tempo
a
baciargli
un
braccio
.
Anche
gli
altri
uomini
,
che
lo
avevano
maltrattato
così
duramente
,
parve
che
provassero
un
po
'
di
pietà
a
vederlo
rimaner
così
solo
,
e
gli
fecero
un
cenno
d
'
addio
,
allontanandosi
.
Ed
egli
restituì
il
saluto
con
la
mano
,
stette
a
guardar
il
convoglio
fin
che
si
perdette
nel
polverìo
rosso
della
campagna
,
e
poi
si
mise
in
cammino
,
tristamente
.
Una
cosa
,
per
altro
,
lo
riconfortò
un
poco
,
fin
da
principio
.
Dopo
tanti
giorni
di
viaggio
a
traverso
a
quella
pianura
sterminata
e
sempre
eguale
egli
vedeva
davanti
a
sé
una
catena
di
montagne
altissime
,
azzurre
,
con
le
cime
bianche
,
che
gli
rammentavano
le
Alpi
,
e
gli
davan
come
un
senso
di
ravvicinamento
al
suo
paese
.
Erano
le
Ande
,
la
spina
dorsale
del
continente
Americano
,
la
catena
immensa
che
si
stende
dalla
Terra
del
fuoco
fino
al
mare
glaciale
del
polo
artico
per
cento
e
dieci
gradi
di
latitudine
.
Ed
anche
lo
confortava
il
sentire
che
l
'
aria
si
veniva
facendo
sempre
più
calda
;
e
questo
avveniva
perché
,
risalendo
verso
settentrione
,
egli
si
andava
avvicinando
alle
regioni
tropicali
.
A
grandi
distanze
trovava
dei
piccoli
gruppi
di
case
,
con
una
botteguccia
;
e
comprava
qualche
cosa
da
mangiare
.
Incontrava
degli
uomini
a
cavallo
;
vedeva
ogni
tanto
delle
donne
e
dei
ragazzi
seduti
in
terra
,
immobili
e
gravi
,
delle
faccie
nuove
affatto
per
lui
,
color
di
terra
,
con
gli
occhi
obbliqui
,
con
l
'
ossa
delle
guance
sporgenti
;
i
quali
lo
guardavano
fisso
,
e
lo
accompagnavano
con
lo
sguardo
,
girando
il
capo
lentamente
,
come
automi
.
Erano
Indiani
.
Il
primo
giorno
camminò
fin
che
gli
ressero
le
forze
,
e
dormì
sotto
un
albero
.
Il
secondo
giorno
camminò
assai
meno
,
e
con
minor
animo
.
Aveva
le
scarpe
rotte
,
i
piedi
spellati
,
lo
stomaco
indebolito
dalla
cattiva
nutrizione
.
Verso
sera
s
'
incominciava
a
impaurire
.
Aveva
inteso
dire
in
Italia
che
in
quei
paesi
c
'
eran
dei
serpenti
:
credeva
di
sentirli
strisciare
,
s
'
arrestava
,
pigliava
la
corsa
,
gli
correvan
dei
brividi
nelle
ossa
.
A
volte
lo
prendeva
una
grande
compassione
di
sé
,
e
piangeva
in
silenzio
,
camminando
.
Poi
pensava
:
-
Oh
quanto
soffrirebbe
mia
madre
se
sapesse
che
ho
tanta
paura
!
-
e
questo
pensiero
gli
ridava
coraggio
.
Poi
,
per
distrarsi
dalla
paura
,
pensava
a
tante
cose
di
lei
,
si
richiamava
alla
mente
le
sue
parole
di
quand
'
era
partita
da
Genova
,
e
l
'
atto
con
cui
soleva
accomodargli
le
coperte
sotto
il
mento
,
quando
era
a
letto
,
e
quando
era
bambino
,
che
alle
volte
se
lo
pigliava
fra
le
braccia
,
dicendogli
:
-
Sta
'
un
po
'
qui
con
me
,
-
e
stava
così
molto
tempo
,
col
capo
appoggiato
sul
suo
,
pensando
,
pensando
.
E
le
diceva
tra
sé
:
-
Ti
rivedrò
un
giorno
,
cara
madre
?
Arriverò
alla
fine
del
mio
viaggio
,
madre
mia
?
-
E
camminava
,
camminava
,
in
mezzo
ad
alberi
sconosciuti
,
a
vaste
piantagioni
di
canne
da
zucchero
,
a
praterie
senza
fine
,
sempre
con
quelle
grandi
montagne
azzurre
davanti
,
che
tagliavano
il
cielo
sereno
coi
loro
altissimi
coni
.
Quattro
giorni
-
cinque
-
una
settimana
passò
.
Le
forze
gli
andavan
rapidamente
scemando
,
i
piedi
gli
sanguinavano
.
Finalmente
,
una
sera
al
cader
del
sole
,
gli
dissero
:
-
Tucuman
è
a
cinque
miglia
di
qui
.
-
Egli
gittò
un
grido
di
gioia
,
e
affrettò
il
passo
,
come
se
avesse
riacquistato
in
un
punto
tutto
il
vigore
perduto
.
Ma
fu
una
breve
illusione
.
Le
forze
lo
abbandonarono
a
un
tratto
,
e
cadde
sull
'
orlo
d
'
un
fosso
,
sfinito
.
Ma
il
cuore
gli
batteva
dalla
contentezza
.
Il
cielo
,
fitto
di
stelle
splendidissime
,
non
gli
era
mai
parso
così
bello
.
Egli
le
contemplava
,
adagiato
sull
'
erba
per
dormire
,
e
pensava
che
forse
nello
stesso
tempo
anche
sua
madre
le
guardava
.
E
diceva
:
-
O
madre
mia
,
dove
sei
?
che
cosa
fai
in
questo
momento
?
Pensi
al
tuo
figliuolo
?
Pensi
al
tuo
Marco
,
che
ti
è
tanto
vicino
?
Povero
Marco
,
s
'
egli
avesse
potuto
vedere
in
quale
stato
si
trovava
sua
madre
in
quel
punto
,
avrebbe
fatto
uno
sforzo
sovrumano
per
camminare
ancora
,
e
arrivar
da
lei
qualche
ora
prima
.
Era
malata
,
a
letto
,
in
una
camera
a
terreno
d
'
una
casetta
signorile
,
dove
abitava
tutta
la
famiglia
Mequinez
;
la
quale
le
aveva
posto
molto
affetto
e
le
faceva
grande
assistenza
.
La
povera
donna
era
già
malaticcia
quando
l
'
ingegnere
Mequinez
aveva
dovuto
partire
improvvisamente
da
Buenos
Aires
,
e
non
s
'
era
punto
rimessa
colla
buon
'
aria
di
Cordova
.
Ma
poi
,
il
non
aver
più
ricevuto
risposta
alle
sue
lettere
né
dal
marito
né
dal
cugino
,
il
presentimento
sempre
vivo
di
qualche
grande
disgrazia
,
l
'
ansietà
continua
in
cui
era
vissuta
,
incerta
tra
il
partire
e
il
restare
,
aspettando
ogni
giorno
una
notizia
funesta
,
l
'
avevano
fatta
peggiorare
fuor
di
modo
.
Da
ultimo
,
le
s
'
era
manifestata
una
malattia
gravissima
:
un
'
ernia
intestinale
strozzata
.
Da
quindici
giorni
non
s
'
alzava
da
letto
.
Era
necessaria
un
'
operazione
chirurgica
per
salvarle
la
vita
.
E
in
quel
momento
appunto
,
mentre
il
suo
Marco
la
invocava
,
stavano
accanto
al
suo
letto
il
padrone
e
la
padrona
di
casa
,
a
ragionarla
con
molta
dolcezza
perché
si
lasciasse
operare
,
ed
essa
persisteva
nel
rifiuto
,
piangendo
.
Un
bravo
medico
di
Tucuman
era
già
venuto
la
settimana
prima
,
inutilmente
.
-
No
,
cari
signori
-
essa
diceva
,
-
non
mette
conto
;
non
ho
più
forza
di
resistere
;
morirei
sotto
i
ferri
del
chirurgo
.
È
meglio
che
mi
lascino
morir
così
.
Non
ci
tengo
più
alla
vita
oramai
.
Tutto
è
finito
per
me
.
È
meglio
che
muoia
prima
di
sapere
cos
'
è
accaduto
alla
mia
famiglia
.
-
E
i
padroni
a
dirle
di
no
,
che
si
facesse
coraggio
,
che
alle
ultime
lettere
mandate
a
Genova
direttamente
avrebbe
ricevuto
risposta
,
che
si
lasciasse
operare
,
che
lo
facesse
per
i
suoi
figliuoli
.
Ma
quel
pensiero
dei
suoi
figliuoli
non
faceva
che
aggravare
di
maggior
ansia
lo
scoraggiamento
profondo
che
la
prostrava
da
lungo
tempo
.
A
quelle
parole
scoppiava
in
un
pianto
.
-
Oh
,
i
miei
figliuoli
!
i
miei
figliuoli
!
-
esclamava
,
giungendo
le
mani
;
-
forse
non
ci
sono
più
!
È
meglio
che
muoia
anch
'
io
.
Li
ringrazio
,
buoni
signori
,
li
ringrazio
di
cuore
.
Ma
è
meglio
che
muoia
.
Tanto
non
guarirei
neanche
con
l
'
operazione
,
ne
sono
sicura
.
Grazie
di
tante
cure
,
buoni
signori
.
È
inutile
che
dopo
domani
torni
il
medico
.
Voglio
morire
.
È
destino
ch
'
io
muoia
qui
.
Ho
deciso
.
-
E
quelli
ancora
a
consolarla
,
a
ripeterle
:
-
No
,
non
dite
questo
;
-
e
a
pigliarla
per
le
mani
e
a
pregarla
.
Ma
essa
allora
chiudeva
gli
occhi
,
sfinita
,
e
cadeva
in
un
assopimento
,
che
pareva
morta
.
E
i
padroni
restavano
lì
un
po
'
di
tempo
,
alla
luce
fioca
d
'
un
lumicino
,
a
guardare
con
grande
pietà
quella
madre
ammirabile
,
che
per
salvare
la
sua
famiglia
era
venuta
a
morire
a
sei
mila
miglia
dalla
sua
patria
,
a
morire
dopo
aver
tanto
penato
,
povera
donna
,
così
onesta
,
così
buona
,
così
sventurata
.
Il
giorno
dopo
,
di
buon
mattino
,
con
la
sua
sacca
sulle
spalle
,
curvo
e
zoppicante
,
ma
pieno
d
'
animo
,
Marco
entrava
nella
città
di
Tucuman
,
una
delle
più
giovani
e
delle
più
floride
città
della
Repubblica
Argentina
.
Gli
parve
di
rivedere
Cordova
,
Rosario
,
Buenos
Aires
:
erano
quelle
stesse
vie
diritte
e
lunghissime
,
e
quelle
case
basse
e
bianche
;
ma
da
ogni
parte
una
vegetazione
nuova
e
magnifica
,
un
'
aria
profumata
,
una
luce
meravigliosa
,
un
cielo
limpido
e
profondo
,
come
egli
non
l
'
aveva
mai
visto
,
neppure
in
Italia
.
Andando
innanzi
per
le
vie
,
riprovò
l
'
agitazione
febbrile
che
lo
aveva
preso
a
Buenos
Aires
;
guardava
le
finestre
e
le
porte
di
tutte
le
case
;
guardava
tutte
le
donne
che
passavano
,
con
una
speranza
affannosa
di
incontrar
sua
madre
;
avrebbe
voluto
interrogar
tutti
,
e
non
osava
fermar
nessuno
.
Tutti
di
sugli
usci
,
si
voltavano
a
guardar
quel
povero
ragazzo
stracciato
e
polveroso
,
che
mostrava
di
venir
di
tanto
lontano
.
Ed
egli
cercava
fra
la
gente
un
viso
che
gl
'
ispirasse
fiducia
,
per
rivolgergli
quella
tremenda
domanda
,
quando
gli
caddero
gli
occhi
sopra
un
insegna
di
bottega
,
su
cui
era
scritto
un
nome
italiano
.
C
'
era
dentro
un
uomo
con
gli
occhiali
e
due
donne
.
Egli
s
'
avvicinò
lentamente
alla
porta
,
e
fatto
un
animo
risoluto
,
domandò
:
-
Mi
saprebbe
dire
,
signore
,
dove
sta
la
famiglia
Mequinez
?
-
Dell
'
ingeniero
Mequinez
?
-
domandò
il
bottegaio
alla
sua
volta
.
-
Dell
'
ingegnere
Mequinez
,
-
rispose
il
ragazzo
,
con
un
fil
di
voce
.
-
La
famiglia
Mequinez
,
-
disse
il
bottegaio
,
-
non
è
a
Tucuman
.
Un
grido
di
disperato
dolore
,
come
d
'
una
persona
pugnalata
,
fece
eco
a
quelle
parole
.
Il
bottegaio
e
le
donne
s
'
alzarono
,
alcuni
vicini
accorsero
.
-
Che
c
'
è
?
che
hai
,
ragazzo
?
-
disse
il
bottegaio
,
tirandolo
nella
bottega
e
facendolo
sedere
;
-
non
c
'
è
da
disperarsi
,
che
diavolo
!
I
Mequinez
non
sono
qui
,
ma
poco
lontano
,
a
poche
ore
da
Tucuman
!
-
Dove
?
dove
?
-
gridò
Marco
,
saltando
su
come
un
resuscitato
.
-
A
una
quindicina
di
miglia
di
qua
,
-
continuò
l
'
uomo
,
-
in
riva
al
Saladillo
,
in
un
luogo
dove
stanno
costruendo
una
grande
fabbrica
da
zucchero
,
un
gruppo
di
case
,
c
'
è
la
casa
del
signor
Mequinez
,
tutti
lo
sanno
,
ci
arriverai
in
poche
ore
.
-
Ci
son
stato
io
un
mese
fa
,
-
disse
un
giovane
che
era
accorso
al
grido
.
Marco
lo
guardò
con
gli
occhi
grandi
e
gli
domandò
precipitosamente
,
impallidendo
:
-
Avete
visto
la
donna
di
servizio
del
signor
Mequinez
,
l
'
italiana
?
-
La
jenovesa
?
L
'
ho
vista
.
Marco
ruppe
in
un
singhiozzo
convulso
,
tra
di
riso
e
di
pianto
.
Poi
con
un
impeto
di
risoluzione
violenta
:
-
Dove
si
passa
,
presto
,
la
strada
,
parto
subito
,
insegnatemi
la
strada
!
-
Ma
c
'
è
una
giornata
di
marcia
,
-
gli
dissero
tutti
insieme
,
-
sei
stanco
,
devi
riposare
,
partirai
domattina
.
-
Impossibile
!
Impossibile
!
-
rispose
il
ragazzo
.
-
Ditemi
dove
si
passa
,
non
aspetto
più
un
momento
,
parto
subito
,
dovessi
morire
per
via
!
Vistolo
irremovibile
,
non
s
'
opposero
più
.
-
Dio
t
'
accompagni
,
-
gli
dissero
.
-
Bada
alla
via
per
la
foresta
.
-
Buon
viaggio
,
italianito
.
-
Un
uomo
l
'
accompagnò
fuori
di
città
,
gli
indicò
il
cammino
,
gli
diede
qualche
consiglio
e
stette
a
vederlo
partire
.
In
capo
a
pochi
minuti
,
il
ragazzo
scomparve
,
zoppicando
,
con
la
sua
sacca
sulle
spalle
,
dietro
agli
alberi
folti
che
fiancheggiavan
la
strada
.
Quella
notte
fu
tremenda
per
la
povera
inferma
.
Essa
aveva
dei
dolori
atroci
che
le
strappavan
degli
urli
da
rompersi
le
vene
,
e
le
davan
dei
momenti
di
delirio
.
Le
donne
che
l
'
assistevano
,
perdevan
la
testa
.
La
padrona
accorreva
di
tratto
in
tratto
,
sgomentata
.
Tutti
cominciarono
a
temere
che
,
se
anche
si
fosse
decisa
a
lasciarsi
operare
,
il
medico
che
doveva
venire
la
mattina
dopo
,
sarebbe
arrivato
troppo
tardi
.
Nei
momenti
che
non
delirava
,
però
,
si
capiva
che
il
suo
più
terribile
strazio
non
erano
i
dolori
del
corpo
,
ma
il
pensiero
della
famiglia
lontana
.
Smorta
,
disfatta
,
col
viso
mutato
,
si
cacciava
le
mani
nei
capelli
con
un
atto
di
disperazione
che
passava
l
'
anima
,
e
gridava
:
-
Dio
mio
!
Dio
mio
!
Morire
tanto
lontana
,
morire
senza
rivederli
!
I
miei
poveri
figliuoli
,
che
rimangono
senza
madre
,
le
mie
creature
,
il
povero
sangue
mio
!
Il
mio
Marco
,
che
è
ancora
così
piccolo
,
alto
così
,
tanto
buono
e
affettuoso
!
Voi
non
sapete
che
ragazzo
era
!
Signora
,
se
sapesse
!
Non
me
lo
potevo
staccare
dal
collo
quando
son
partita
,
singhiozzava
da
far
compassione
,
singhiozzava
;
pareva
che
lo
sapesse
che
non
avrebbe
mai
più
rivisto
sua
madre
,
povero
Marco
,
povero
bambino
mio
!
Credevo
che
mi
scoppiasse
il
cuore
!
Ah
se
fossi
morta
allora
,
morta
mentre
mi
diceva
addio
!
morta
fulminata
fossi
!
Senza
madre
,
povero
bambino
,
lui
che
m
'
amava
tanto
,
che
aveva
tanto
bisogno
di
me
,
senza
madre
,
nella
miseria
,
dovrà
andare
accattando
,
lui
,
Marco
,
Marco
mio
,
che
tenderà
la
mano
,
affamato
!
Oh
!
Dio
eterno
!
No
!
Non
voglio
morire
!
Il
medico
!
Chiamatelo
subito
!
Venga
,
mi
tagli
,
mi
squarci
il
seno
,
mi
faccia
impazzire
,
ma
mi
salvi
la
vita
!
Voglio
guarire
,
voglio
vivere
,
partire
,
fuggire
,
domani
,
subito
!
Il
medico
!
Aiuto
!
Aiuto
!
-
E
le
donne
le
afferavan
le
mani
,
la
palpavano
,
pregando
,
la
facevano
tornare
in
sé
a
poco
a
poco
,
e
le
parlavan
di
Dio
e
di
speranza
.
E
allora
essa
ricadeva
in
un
abbattimento
mortale
,
piangeva
,
con
le
mani
nei
capelli
grigi
,
gemeva
come
una
bambina
,
mettendo
un
lamento
prolungato
,
e
mormorando
di
tratto
in
tratto
:
-
Oh
la
mia
Genova
!
La
mia
casa
!
Tutto
quel
mare
!
...
Oh
Marco
mio
,
il
mio
povero
Marco
!
Dove
sarà
ora
,
la
povera
creatura
mia
!
Era
mezzanotte
;
e
il
suo
povero
Marco
,
dopo
aver
passato
molte
ore
sulla
sponda
d
'
un
fosso
,
stremato
di
forze
,
camminava
allora
attraverso
a
una
foresta
vastissima
di
alberi
giganteschi
,
mostri
della
vegetazione
,
dai
fusti
smisurati
,
simili
a
pilastri
di
cattedrali
,
che
intrecciavano
a
un
'
altezza
meravigliosa
le
loro
enormi
chiome
inargentate
dalla
luna
.
Vagamente
,
in
quella
mezza
oscurità
,
egli
vedeva
miriadi
di
tronchi
di
tutte
le
forme
,
ritti
,
inclinati
,
scontorti
,
incrociati
in
atteggiamenti
strani
di
minaccia
e
di
lotta
;
alcuni
rovesciati
a
terra
,
come
torri
cadute
tutte
d
'
un
pezzo
,
e
coperti
d
'
una
vegetazione
fitta
e
confusa
,
che
pareva
una
folla
furente
che
se
li
disputasse
a
palmo
a
palmo
;
altri
raccolti
in
grandi
gruppi
,
verticali
e
serrati
come
fasci
di
lancie
titaniche
,
di
cui
la
punta
toccasse
le
nubi
;
una
grandezza
superba
,
un
disordine
prodigioso
di
forme
colossali
,
lo
spettacolo
più
maestosamente
terribile
che
gli
avesse
mai
offerto
la
natura
vegetale
.
A
momenti
lo
prendeva
un
grande
stupore
.
Ma
subito
l
'
anima
sua
si
rilanciava
verso
sua
madre
.
Ed
era
sfinito
,
coi
piedi
che
facevan
sangue
,
solo
in
mezzo
a
quella
formidabile
foresta
,
dove
non
vedeva
che
a
lunghi
intervalli
delle
piccole
abitazioni
umane
,
che
ai
piedi
di
quegli
alberi
parevan
nidi
di
formiche
,
e
qualche
bufalo
addormentato
lungo
la
via
;
era
sfinito
,
ma
non
sentiva
la
stanchezza
;
era
solo
,
e
non
aveva
paura
.
La
grandezza
della
foresta
ingrandiva
l
'
anima
sua
;
la
vicinanza
di
sua
madre
gli
dava
la
forza
e
la
baldanza
d
'
un
uomo
;
la
ricordanza
dell
'
oceano
,
degli
sgomenti
,
dei
dolori
sofferti
e
vinti
,
delle
fatiche
durate
,
della
ferrea
costanza
spiegata
,
gli
facea
,
alzare
la
fronte
;
tutto
il
suo
forte
e
nobile
sangue
genovese
gli
rifluiva
al
cuore
in
un
'
onda
ardente
d
'
alterezza
e
d
'
audacia
.
E
una
cosa
nuova
seguiva
in
lui
:
che
mentre
fino
allora
aveva
portata
nella
mente
un
'
immagine
della
madre
oscurata
e
sbiadita
un
poco
da
quei
due
anni
di
lontananza
,
in
quei
momenti
quell
'
immagine
gli
si
chiariva
;
egli
rivedeva
il
suo
viso
intero
e
netto
come
da
lungo
tempo
non
l
'
aveva
visto
più
;
lo
rivedeva
vicino
,
illuminato
,
parlante
;
rivedeva
i
movimenti
più
sfuggevoli
dei
suoi
occhi
e
delle
sue
labbra
,
tutti
i
suoi
atteggiamenti
,
tutti
i
suoi
gesti
,
tutte
le
ombre
dei
suoi
pensieri
;
e
sospinto
da
quei
ricordi
incalzanti
,
affrettava
il
passo
;
e
un
nuovo
affetto
,
una
tenerezza
indicibile
gli
cresceva
,
gli
cresceva
nel
cuore
,
facendogli
correre
giù
pel
viso
delle
lacrime
dolci
e
quiete
;
e
andando
avanti
nelle
tenebre
,
le
parlava
,
le
diceva
le
parole
che
le
avrebbe
mormorate
all
'
orecchio
tra
poco
:
-
Son
qui
,
madre
mia
,
eccomi
qui
,
non
ti
lascerò
mai
più
;
torneremo
a
casa
insieme
,
e
io
ti
starò
sempre
accanto
sul
bastimento
,
stretto
a
te
,
e
nessuno
mi
staccherà
mai
più
da
te
,
nessuno
,
mai
più
,
fin
che
avrai
vita
!
-
E
non
s
'
accorgeva
intanto
che
sulle
cime
degli
alberi
giganteschi
andava
morendo
la
luce
argentina
della
luna
nella
bianchezza
delicata
dell
'
alba
.
Alle
otto
di
quella
mattina
il
medico
di
Tucuman
,
-
un
giovane
argentino
-
era
già
al
letto
della
malata
,
in
compagnia
d
'
un
assistente
,
a
tentare
per
l
'
ultima
volta
di
persuaderla
a
lasciarsi
operare
;
e
con
lui
ripetevano
le
più
calde
istanze
l
'
ingegnere
Mequinez
e
la
sua
signora
.
Ma
tutto
era
inutile
.
La
donna
,
sentendosi
esausta
di
forze
,
non
aveva
più
fede
nell
'
operazione
;
essa
era
certissima
o
di
morire
sull
'
atto
o
di
non
sopravvivere
che
poche
ore
,
dopo
d
'
aver
sofferto
invano
dei
dolori
più
atroci
di
quelli
che
la
dovevano
uccidere
naturalmente
.
Il
medico
badava
a
ridirle
:
-
Ma
l
'
operazione
è
sicura
,
ma
la
vostra
salvezza
è
certa
,
purché
ci
mettiate
un
po
'
di
coraggio
!
Ed
è
egualmente
certa
la
vostra
morte
se
vi
rifiutate
!
-
Eran
parole
buttate
via
.
-
No
,
-
essa
rispondeva
,
con
la
voce
fioca
,
-
ho
ancora
coraggio
per
morire
;
ma
non
ne
ho
più
per
soffrire
inutilmente
.
Grazie
,
signor
dottore
.
È
destinato
così
.
Mi
lasci
morir
tranquilla
.
-
Il
medico
,
scoraggiato
,
desistette
.
Nessuno
parlò
più
.
Allora
la
donna
voltò
il
viso
verso
la
padrona
,
e
le
fece
con
voce
di
moribonda
le
sue
ultime
preghiere
.
-
Cara
,
buona
signora
,
-
disse
a
gran
fatica
,
singhiozzando
,
-
lei
manderà
quei
pochi
denari
e
le
mie
povere
robe
alla
mia
famiglia
...
per
mezzo
del
signor
Console
.
Io
spero
che
sian
tutti
vivi
.
Il
cuore
mi
predice
bene
in
questi
ultimi
momenti
.
Mi
farà
la
grazia
di
scrivere
...
che
ho
sempre
pensato
a
loro
,
che
ho
sempre
lavorato
per
loro
...
per
i
miei
figliuoli
...
e
che
il
mio
solo
dolore
fu
di
non
rivederli
più
...
ma
che
son
morta
con
coraggio
...
rassegnata
...
benedicendoli
;
e
che
raccomando
a
mio
marito
...
e
al
mio
figliuolo
maggiore
...
il
più
piccolo
,
il
mio
povero
Marco
...
che
l
'
ho
avuto
in
cuore
fino
all
'
ultimo
momento
...
-
Ed
esaltandosi
tutt
'
a
un
tratto
,
gridò
giungendo
le
mani
:
-
Il
mio
Marco
!
Il
mio
bambino
!
La
vita
mia
!
...
-
Ma
girando
gli
occhi
pieni
di
pianto
,
vide
che
la
padrona
non
c
'
era
più
:
eran
venuti
a
chiamarla
furtivamente
.
Cercò
il
padrone
:
era
sparito
.
Non
restavan
più
che
le
due
infermiere
e
l
'
assistente
.
Si
sentiva
nella
stanza
vicina
un
rumore
affrettato
di
passi
,
un
mormorio
di
voci
rapide
e
sommesse
,
e
d
'
esclamazioni
rattenute
.
La
malata
fissò
sull
'
uscio
gli
occhi
velati
,
aspettando
.
Dopo
alcuni
minuti
vide
comparire
il
medico
,
con
un
viso
insolito
;
poi
la
padrona
e
il
padrone
,
anch
'
essi
col
viso
alterato
.
Tutti
e
tre
la
guardarono
con
un
'
espressione
singolare
,
e
si
scambiarono
alcune
parole
a
bassa
voce
.
Le
parve
che
il
medico
dicesse
alla
signora
:
-
Meglio
subito
.
-
La
malata
non
capiva
.
-
Josefa
,
-
le
disse
la
padrona
con
la
voce
tremante
.
-
Ho
una
buona
notizia
da
darvi
.
Preparate
il
cuore
a
una
buona
notizia
.
La
donna
la
guardò
attentamente
.
-
Una
notizia
,
-
continuò
la
signora
,
sempre
più
agitata
,
-
che
vi
darà
una
grande
gioia
.
La
malata
dilatò
gli
occhi
.
-
Preparatevi
,
-
proseguì
la
padrona
,
-
a
vedere
una
persona
...
a
cui
volete
molto
bene
.
La
donna
alzò
il
capo
con
un
scatto
vigoroso
,
e
cominciò
a
guardare
rapidamente
ora
la
signora
ora
l
'
uscio
,
con
gli
occhi
sfolgoranti
.
-
Una
persona
,
-
soggiunse
la
signora
,
impallidendo
,
-
arrivata
or
ora
...
inaspettatamente
.
-
Chi
è
?
-
gridò
la
donna
con
una
voce
strozzata
e
strana
,
come
di
persona
spaventata
.
Un
istante
dopo
gittò
un
grido
altissimo
,
balzando
a
sedere
sul
letto
,
e
rimase
immobile
,
con
gli
occhi
spalancati
e
con
le
mani
alle
tempie
,
come
davanti
a
un
'
apparizione
sovrumana
.
Marco
,
lacero
e
polveroso
,
era
là
ritto
sulla
soglia
,
trattenuto
per
un
braccio
dal
dottore
.
La
donna
urlò
tre
volte
:
-
Dio
!
Dio
!
Dio
mio
!
Marco
si
slanciò
avanti
,
essa
protese
le
braccia
scarne
,
e
serrandolo
al
seno
con
la
forza
d
'
una
tigre
,
scoppiò
in
un
riso
violento
,
rotto
da
profondi
singhiozzi
senza
lagrime
,
che
la
fecero
ricader
soffocata
sul
cuscino
.
Ma
si
riprese
subito
e
gridò
pazza
di
gioia
,
tempestandogli
il
capo
di
baci
:
-
Come
sei
qui
?
Perché
?
Sei
tu
?
Come
sei
cresciuto
!
Chi
t
'
ha
condotto
?
Sei
solo
?
Non
sei
malato
?
Sei
tu
,
Marco
!
Non
è
un
sogno
!
Dio
mio
!
Parlami
!
-
Poi
cambiando
tono
improvvisamente
:
-
No
!
Taci
!
Aspetta
!
-
E
voltandosi
verso
il
medico
,
a
precipizio
:
-
Presto
,
subito
,
dottore
.
Voglio
guarire
.
Son
pronta
.
Non
perda
un
momento
.
Conducete
via
Marco
che
non
senta
.
Marco
mio
,
non
è
nulla
.
Mi
racconterai
.
Ancora
un
bacio
.
Va
.
Eccomi
qui
,
dottore
.
Marco
fu
portato
via
.
I
padroni
e
le
donne
uscirono
in
fretta
;
rimasero
il
chirurgo
e
l
'
assistente
,
che
chiusero
la
porta
.
Il
signor
Mequinez
tentò
di
tirar
Marco
in
una
stanza
lontana
;
ma
fu
impossibile
;
egli
parea
inchiodato
al
pavimento
.
-
Cosa
c
'
è
?
-
domandò
.
-
Cos
'
ha
mia
madre
?
Cosa
le
fanno
?
E
allora
il
Mequinez
,
piano
,
tentando
sempre
di
condurlo
via
:
-
Ecco
.
Senti
.
Ora
ti
dirò
.
Tua
madre
è
malata
,
bisogna
farle
una
piccola
operazione
,
ti
spiegherò
tutto
,
vieni
con
me
.
-
No
,
-
rispose
il
ragazzo
,
impuntandosi
,
-
voglio
star
qui
.
Mi
spieghi
qui
.
L
'
ingegnere
ammontava
parole
su
parole
,
tirandolo
:
il
ragazzo
cominciava
a
spaventarsi
e
a
tremare
.
A
un
tratto
un
grido
acutissimo
,
come
il
grido
d
'
un
ferito
a
morte
,
risonò
in
tutta
la
casa
.
Il
ragazzo
rispose
con
un
altro
grido
disperato
:
-
Mia
madre
è
morta
!
Il
medico
comparve
sull
'
uscio
e
disse
:
-
Tua
madre
è
salva
.
Il
ragazzo
lo
guardò
un
momento
e
poi
si
gettò
ai
suoi
piedi
singhiozzando
:
-
Grazie
dottore
!
Ma
il
dottore
lo
rialzò
d
'
un
gesto
,
dicendo
:
-
Levati
!
...
Sei
tu
,
eroico
fanciullo
,
che
hai
salvato
tua
madre
.
Estate
24
,
mercoledì
Marco
il
genovese
è
il
penultimo
piccolo
eroe
di
cui
facciamo
conoscenza
quest
'
anno
:
non
ne
resta
che
uno
per
il
mese
di
giugno
.
Non
ci
son
più
che
due
esami
mensili
,
ventisei
giorni
di
lezione
,
sei
giovedì
e
cinque
domeniche
.
Si
sente
già
l
'
aria
della
fine
dell
'
anno
.
Gli
alberi
del
giardino
,
fronzuti
e
fioriti
,
fanno
una
bell
'
ombra
sugli
attrezzi
della
ginnastica
.
Gli
scolari
son
già
vestiti
da
estate
.
È
bello
ora
veder
l
'
uscita
delle
classi
,
com
'
è
tutto
diverso
dai
mesi
scorsi
.
Le
capigliature
che
toccavan
le
spalle
sono
andate
giù
:
tutte
le
teste
sono
rapate
;
si
vedono
gambe
nude
e
colli
nudi
;
cappellini
di
paglia
d
'
ogni
forma
,
con
dei
nastri
che
scendon
fin
sulle
schiene
;
camicie
e
cravattine
di
tutti
i
colori
;
tutti
i
più
piccoli
con
qualche
cosa
addosso
di
rosso
o
d
'
azzurro
,
una
mostra
,
un
orlo
,
una
nappina
,
un
cencino
di
color
vivo
appiccicato
pur
che
sia
dalla
mamma
,
perché
faccia
figura
,
anche
i
più
poveri
,
e
molti
vengono
alla
scuola
senza
cappello
,
come
scappati
di
casa
.
Alcuni
portano
il
vestito
bianco
della
ginnastica
.
C
'
è
un
ragazzo
della
maestra
Delcati
che
è
tutto
rosso
da
capo
a
piedi
,
come
un
gambero
cotto
.
Parecchi
sono
vestiti
da
marinai
.
Ma
il
più
bello
è
il
muratorino
che
ha
messo
su
un
cappellone
di
paglia
,
che
gli
dà
l
'
aria
d
'
una
mezza
candela
col
paralume
;
ed
è
un
ridere
a
vedergli
fare
il
muso
di
lepre
là
sotto
.
Coretti
anche
ha
smesso
il
suo
berretto
di
pel
di
gatto
e
porta
un
vecchio
berretto
di
seta
grigia
da
viaggiatore
.
Votini
ha
una
specie
di
vestimento
alla
scozzese
,
tutto
attillato
;
Crossi
mostra
il
petto
nudo
;
Precossi
sguazza
dentro
a
un
camiciotto
turchino
da
fabbro
ferraio
.
E
Garoffi
?
Ora
che
ha
dovuto
lasciare
il
mantellone
,
che
nascondeva
il
suo
commercio
,
gli
rimangono
scoperte
bene
tutte
le
tasche
gonfie
d
'
ogni
sorta
di
carabattole
da
rigattiere
,
e
gli
spuntan
fuori
le
liste
delle
lotterie
.
Ora
tutti
lascian
vedere
quello
che
portano
:
dei
ventagli
fatti
con
mezza
gazzetta
,
dei
bocciuoli
di
canna
,
delle
freccie
da
tirare
agli
uccelli
,
dell
'
erba
,
dei
maggiolini
che
sbucano
fuor
delle
tasche
e
vanno
su
pian
piano
per
le
giacchette
.
Molti
di
quei
piccoli
portano
dei
mazzetti
di
fiori
alle
maestre
.
Anche
le
maestre
son
tutte
vestite
da
estate
,
di
colori
allegri
;
fuorché
la
«
monachina
»
che
è
sempre
nera
,
e
la
maestrina
della
penna
rossa
ha
sempre
la
sua
penna
rossa
,
e
un
nodo
di
nastri
rosa
al
collo
,
tutti
sgualciti
dalle
zampette
dei
suoi
scolari
,
che
la
fanno
sempre
ridere
e
correre
.
È
la
stagione
delle
ciliegie
,
delle
farfalle
,
delle
musiche
sui
viali
e
delle
passeggiate
in
campagna
;
molti
di
quarta
scappano
già
a
bagnarsi
nel
Po
;
tutti
hanno
già
il
cuore
alle
vacanze
;
ogni
giorno
si
esce
dalla
scuola
più
impazienti
e
contenti
del
giorno
innanzi
.
Soltanto
mi
fa
pena
di
veder
Garrone
col
lutto
,
e
la
mia
povera
maestra
di
prima
che
è
sempre
più
smunta
e
più
bianca
e
tosse
sempre
più
forte
.
Cammina
curva
ora
,
e
mi
fa
un
saluto
così
triste
!
Poesia
26
,
venerdì
Tu
cominci
a
comprendere
la
poesia
della
scuola
,
Enrico
;
ma
la
scuola
,
per
ora
,
non
la
vedi
che
di
dentro
:
ti
parrà
molto
più
bella
e
più
poetica
fra
trent
'
anni
,
quando
ci
verrai
a
accompagnare
i
tuoi
figliuoli
,
e
la
vedrai
di
fuori
,
come
io
la
vedo
.
Aspettando
l
'
uscita
,
io
giro
per
le
strade
silenziose
,
intorno
all
'
edifizio
,
e
porgo
l
'
orecchio
alle
finestre
del
pian
terreno
,
chiuse
dalle
persiane
.
Da
una
finestra
sento
la
voce
d
'
una
maestra
che
dice
-
Ah
!
quel
taglio
di
t
!
Non
va
,
figliuol
mio
.
Che
ne
direbbe
tuo
padre
?
...
-
Alla
finestra
vicina
è
la
grossa
voce
d
'
un
maestro
che
detta
lentamente
.
-
Comperò
cinquanta
metri
di
stoffa
...
a
lire
quattro
e
cinquanta
il
metro
...
li
rivendette
...
-
Più
in
là
è
la
maestrina
della
penna
rossa
che
legge
ad
alta
voce
:
-
Allora
Pietro
Micca
con
la
miccia
accesa
...
-
Dalla
classe
vicina
esce
come
un
cinguettio
di
cento
uccelli
,
che
vuol
dir
che
il
maestro
è
andato
fuori
un
momento
.
Vo
innanzi
,
e
alla
svoltata
del
canto
sento
uno
scolaro
che
piange
,
e
la
voce
della
maestra
che
lo
rimprovera
o
lo
consola
.
Da
altre
finestre
vengono
fuori
dei
versi
,
dei
nomi
d
'
uomini
grandi
e
buoni
,
dei
frammenti
di
sentenze
che
consiglian
la
virtù
,
l
'
amor
di
patria
,
il
coraggio
.
Poi
seguono
dei
momenti
di
silenzio
,
in
cui
si
direbbe
che
l
'
edifizio
è
vuoto
,
e
non
par
possibile
che
ci
sian
dentro
settecento
ragazzi
,
poi
si
senton
degli
scoppi
rumorosi
d
'
ilarità
,
provocati
dallo
scherzo
d
'
un
maestro
di
buon
umore
...
E
la
gente
che
passa
si
sofferma
a
ascoltare
,
e
tutti
rivolgono
uno
sguardo
di
simpatia
a
quell
'
edificio
gentile
,
che
racchiude
tanta
giovinezza
e
tante
speranze
.
Poi
si
ode
un
improvviso
strepito
sordo
,
un
batter
di
libri
e
di
cartelle
,
uno
stropiccio
di
piedi
,
un
ronzìo
che
si
propaga
di
classe
in
classe
e
dal
basso
all
'
alto
,
come
al
diffondersi
improvviso
d
'
una
buona
notizia
:
è
il
bidello
che
gira
ad
annunziare
il
finis
.
E
a
quel
rumore
una
folla
di
donne
,
d
'
uomini
,
di
ragazze
e
di
giovanetti
,
si
stringono
di
qua
e
di
là
dalla
porta
,
a
aspettare
i
figliuoli
,
i
fratelli
,
i
nipotino
,
mentre
dagli
usci
delle
classi
schizzan
fuori
come
zampillando
nel
camerone
i
ragazzi
piccoli
,
a
pigliar
cappottini
e
cappelli
,
facendone
un
arruffìo
sul
pavimento
,
e
ballettando
tutt
'
in
giro
,
fin
che
il
bidello
li
ricaccia
dentro
a
uno
a
uno
.
E
finalmente
escono
,
in
lunghe
file
,
battendo
i
piedi
.
E
allora
da
tutti
i
parenti
comincia
la
pioggia
delle
domande
:
-
Hai
saputo
la
lezione
?
Quanto
t
'
ha
dato
del
lavoro
?
Che
cos
'
avete
per
domani
?
Quand
'
è
l
'
esame
mensile
?
-
E
anche
le
povere
madri
che
non
sanno
leggere
,
aprono
i
quaderni
,
guardano
i
problemi
,
domandano
i
punti
:
-
Solamente
otto
?
-
Dieci
con
lode
?
-
Nove
di
lezione
?
-
E
s
'
inquietano
e
si
rallegrano
e
interrogano
i
maestri
e
parlan
di
programmi
e
d
'
esami
.
Com
'
è
bello
tutto
questo
,
com
'
è
grande
,
e
che
immensa
promessa
è
pel
mondo
!
TUO
PADRE
La
sordomuta
28
,
domenica
Non
potevo
finirlo
meglio
che
con
la
visita
di
questa
mattina
il
mese
di
maggio
.
Udiamo
una
scampanellata
,
corriamo
tutti
.
Sento
mio
padre
che
dice
in
tuono
di
meraviglia
:
-
Voi
qui
,
Giorgio
?
-
Era
Giorgio
,
il
nostro
giardiniere
di
Chieri
,
che
ora
ha
la
famiglia
a
Condove
,
arrivato
allora
allora
da
Genova
,
dov
'
era
sbarcato
il
giorno
avanti
,
di
ritorno
dalla
Grecia
,
dopo
tre
anni
che
lavorava
alle
strade
ferrate
.
Aveva
un
grosso
fagotto
fra
le
braccia
.
È
un
po
'
invecchiato
,
ma
sempre
rosso
in
viso
e
gioviale
.
Mio
padre
voleva
che
entrasse
;
ma
egli
disse
di
no
,
e
domandò
subito
,
facendo
il
viso
serio
:
-
Come
va
la
mia
famiglia
?
Come
sta
Gigia
?
-
Bene
fino
a
pochi
giorni
fa
,
-
rispose
mia
madre
.
Giorgio
tirò
un
gran
sospiro
:
-
Oh
!
Sia
lodato
Iddio
!
Non
avevo
il
coraggio
di
presentarmi
ai
Sordomuti
senz
'
aver
notizie
da
lei
.
Io
lascio
qui
il
fagotto
e
scappo
a
pigliarla
.
Tre
anni
che
non
la
vedo
la
mia
povera
figliuola
!
Tre
anni
che
non
vedo
nessuno
dei
miei
!
Mio
padre
mi
disse
:
-
Accompagnalo
.
-
Ancora
una
parola
,
mi
scusi
,
-
disse
il
giardiniere
sul
pianerottolo
.
Ma
mio
padre
l
'
interruppe
:
-
E
gli
affari
?
-
Bene
,
-
rispose
,
-
grazie
a
Dio
.
Qualche
soldo
l
'
ho
portato
.
Ma
volevo
domandare
.
Come
va
l
'
istruzione
della
mutina
,
dica
un
po
'
.
Io
l
'
ho
lasciata
che
era
come
un
povero
animaletto
,
povera
creatura
.
Io
ci
credo
poco
,
già
,
a
questi
collegi
.
Ha
imparato
a
fare
i
segni
?
Mia
moglie
mi
scriveva
bene
:
-
Impara
a
parlare
,
fa
progressi
.
-
Ma
,
dicevo
io
,
che
cosa
vale
che
impari
a
parlare
lei
se
io
i
segni
non
li
so
fare
?
Come
faremo
a
intenderci
,
povera
piccina
?
Quello
è
buono
per
capirsi
fra
loro
,
un
disgraziato
con
l
'
altro
.
Come
va
,
dunque
?
Come
va
?
Mio
padre
sorrise
,
e
rispose
:
-
Non
vi
dico
nulla
;
vedrete
voi
;
andate
,
andate
;
non
le
rubate
un
minuto
di
più
.
Uscimmo
;
l
'
istituto
è
vicino
.
Strada
facendo
,
a
grandi
passi
,
il
giardiniere
mi
parlava
,
rattristandosi
.
-
Ah
!
la
mia
povera
Gigia
!
Nascere
con
quella
disgrazia
!
Dire
che
non
mi
son
mai
sentito
chiamar
padre
da
lei
,
che
lei
non
s
'
è
mai
sentita
chiamar
figliuola
da
me
,
che
mai
non
ha
detto
né
inteso
una
parola
al
mondo
!
E
grazia
che
s
'
è
trovato
un
signore
caritatevole
che
ha
fatto
le
spese
dell
'
istituto
.
Ma
tanto
...
prima
degli
otto
anni
non
c
'
è
potuta
andare
.
Son
tre
anni
che
non
è
in
casa
.
Va
per
gli
undici
,
adesso
.
È
cresciuta
,
mi
dica
un
po
'
,
è
cresciuta
?
È
di
buon
umore
?
-
Ora
vedrete
,
ora
vedrete
,
-
gli
risposi
affrettando
il
passo
.
-
Ma
dov
'
è
quest
'
istituto
?
-
domandò
.
-
Mia
moglie
ce
l
'
accompagnò
ch
'
ero
già
partito
.
Mi
pare
che
debba
essere
da
queste
parti
.
Eravamo
appunto
arrivati
.
Entrammo
subito
nel
parlatorio
.
Ci
venne
incontro
un
custode
.
-
Sono
il
padre
di
Gigia
Voggi
,
disse
il
giardiniere
;
-
la
mia
figliuola
subito
subito
.
-
Sono
in
ricreazione
,
-
rispose
il
custode
,
-
vado
a
avvertir
la
maestra
.
-
E
scappò
.
Il
giardiniere
non
poteva
più
né
parlare
,
né
star
fermo
;
guardava
i
quadri
alle
pareti
,
senza
veder
nulla
.
La
porta
s
'
aperse
:
entrò
una
maestra
,
vestita
di
nero
,
con
una
ragazza
per
mano
.
Padre
e
figliuola
si
guardarono
un
momento
e
poi
si
slanciarono
l
'
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
,
mettendo
un
grido
.
La
ragazza
era
vestita
di
rigatino
bianco
e
rossiccio
,
con
un
grembiale
grigio
.
È
più
alta
di
me
.
Piangeva
e
teneva
suo
padre
stretto
al
collo
con
tutt
'
e
due
le
braccia
.
Suo
padre
si
svincolò
,
e
si
mise
a
guardarla
da
capo
a
piedi
,
coi
lucciconi
agli
occhi
,
ansando
come
se
avesse
fatto
una
gran
corsa
;
e
sclamò
:
-
Ah
!
com
'
è
cresciuta
!
come
s
'
è
fatta
bella
!
Oh
la
mia
cara
,
la
mia
povera
Gigia
!
La
mia
povera
mutina
!
È
lei
,
signora
,
la
maestra
?
Le
dica
un
po
'
che
mi
faccia
pure
i
suoi
segni
,
che
qualche
cosa
capirò
,
e
poi
imparerò
a
poco
a
poco
.
Le
dica
che
mi
faccia
capire
qualche
cosa
,
coi
gesti
.
La
maestra
sorrise
e
disse
a
bassa
voce
alla
ragazza
:
-
Chi
è
quest
'
uomo
che
t
'
è
venuto
a
trovare
?
E
la
ragazza
,
con
una
voce
grossa
,
strana
,
stuonata
come
quella
d
'
un
selvaggio
che
parlasse
per
la
prima
volta
la
nostra
lingua
,
ma
pronunciando
chiaro
,
e
sorridendo
,
rispose
:
-
È
mi
-
o
pa
-
dre
.
Il
giardiniere
diede
un
passo
indietro
e
gridò
come
un
matto
:
-
Parla
!
Ma
è
possibile
!
Ma
è
possibile
!
Parla
?
Ma
tu
parli
,
bambina
mia
,
parli
?
dimmi
un
poco
:
parli
?
-
E
di
nuovo
l
'
abbracciò
e
la
baciò
sulla
fronte
tre
volte
.
-
Ma
non
è
coi
gesti
che
parlano
,
signora
maestra
,
non
è
con
le
dita
,
così
?
Ma
cosa
è
questo
?
-
No
,
signor
Voggi
,
-
rispose
la
maestra
,
-
non
è
coi
gesti
.
Quello
era
il
metodo
antico
.
Qui
s
'
insegna
col
metodo
nuovo
,
col
metodo
orale
.
Come
non
lo
sapevate
?
-
Ma
io
non
sapevo
niente
!
-
rispose
il
giardiniere
,
trasecolato
.
-
Tre
anni
che
son
fuori
!
O
me
l
'
avranno
scritto
e
non
l
'
ho
capito
.
Sono
una
testa
di
legno
,
io
.
O
figliuola
mia
,
tu
mi
capisci
,
dunque
?
Senti
la
mia
voce
?
Rispondi
un
poco
:
mi
senti
?
Senti
quello
che
ti
dico
?
-
Ma
no
,
buon
uomo
,
-
disse
la
maestra
,
-
la
voce
non
la
sente
,
perché
è
sorda
.
Essa
capisce
dai
movimenti
della
vostra
bocca
quali
sono
le
parole
che
voi
dite
;
ecco
la
cosa
;
ma
non
sente
le
vostre
parole
e
neppure
quello
che
essa
dice
a
voi
;
le
pronuncia
perché
le
abbiamo
insegnato
,
lettera
per
lettera
,
come
deve
atteggiar
le
labbra
e
muover
la
lingua
,
e
che
sforzo
deve
far
col
petto
e
con
la
gola
,
per
metter
fuori
la
voce
.
Il
giardiniere
non
capì
,
e
stette
a
bocca
aperta
.
Non
ci
credeva
ancora
.
-
Dimmi
,
Gigia
,
-
domandò
alla
figliuola
,
parlandole
all
'
orecchio
,
-
sei
contenta
che
tuo
padre
sia
ritornato
?
-
E
rialzato
il
viso
,
stette
a
aspettar
la
risposta
.
La
ragazza
lo
guardò
,
pensierosa
,
e
non
disse
nulla
.
Il
padre
rimase
turbato
.
La
maestra
rise
.
Poi
disse
:
-
Buon
uomo
,
non
vi
risponde
perché
non
ha
visto
i
movimenti
delle
vostre
labbra
:
le
avete
parlato
all
'
orecchio
!
Ripetete
la
domanda
tenendo
bene
il
vostro
viso
davanti
al
suo
.
Il
padre
,
guardandola
bene
in
faccia
,
ripeté
:
-
Sei
contenta
che
tuo
padre
sia
ritornato
?
che
non
se
ne
vada
più
via
?
La
ragazza
,
che
gli
aveva
guardato
attenta
le
labbra
,
cercando
anche
di
vedergli
dentro
alla
bocca
,
rispose
francamente
:
-
Sì
,
so
-
no
contenta
,
che
sei
tor
-
na
-
to
,
che
non
vai
via
...
mai
più
.
Il
padre
l
'
abbracciò
impetuosamente
,
e
poi
in
fretta
e
in
furia
,
per
accertarsi
meglio
,
la
affollò
di
domande
.
-
Come
si
chiama
la
mamma
?
-
An
-
tonia
.
-
Come
si
chiama
la
tua
sorella
piccola
?
-
A
-
de
-
laide
.
-
Come
si
chiama
questo
collegio
?
-
Dei
sor
-
do
-
muti
.
-
Quanto
fa
due
volte
dieci
?
-
Venti
.
Mentre
credevamo
che
ridesse
di
gioia
,
tutt
'
a
un
tratto
si
mise
a
piangere
.
Ma
era
gioia
anche
quella
.
-
Animo
,
-
gli
disse
la
maestra
,
-
avete
motivo
di
rallegrarvi
,
non
di
piangere
.
Vedete
che
fate
piangere
anche
la
vostra
figliuola
.
Siete
contento
,
dunque
?
Il
giardiniere
afferrò
la
mano
alla
maestra
e
gliela
baciò
due
o
tre
volte
dicendo
:
-
Grazie
,
grazie
,
cento
volte
grazie
,
mille
volte
grazie
,
cara
signora
maestra
!
E
mi
perdoni
che
non
le
so
dir
altro
!
-
Ma
non
solo
parla
,
-
gli
disse
la
maestra
;
-
la
vostra
figliuola
sa
scrivere
.
Sa
far
di
conto
.
Conosce
il
nome
di
tutti
gli
oggetti
usuali
.
Sa
un
poco
di
storia
e
di
geografia
.
Ora
è
nella
classe
normale
.
Quando
avrà
fatte
le
altre
due
classi
,
saprà
molto
,
molto
di
più
.
Uscirà
di
qui
che
sarà
in
grado
di
prendere
una
professione
.
Ci
abbiamo
già
dei
sordomuti
che
stanno
nelle
botteghe
a
servir
gli
avventori
,
e
fanno
i
loro
affari
come
gli
altri
.
Il
giardiniere
rimase
stupito
daccapo
.
Pareva
che
gli
si
confondessero
le
idee
un
'
altra
volta
.
Guardò
la
figliuola
e
si
grattò
la
fronte
.
Il
suo
viso
domandava
ancora
una
spiegazione
.
Allora
la
maestra
si
voltò
al
custode
e
gli
disse
:
-
Chiamatemi
una
bimba
della
classe
preparatoria
.
Il
custode
tornò
poco
dopo
con
una
sordomuta
di
otto
o
nove
anni
,
entrata
da
pochi
giorni
nell
'
istituto
.
-
Questa
,
-
disse
la
maestra
,
-
è
una
di
quelle
a
cui
insegniamo
i
primi
elementi
.
Ecco
come
si
fa
.
Voglio
farle
dire
e
.
State
attento
.
-
La
maestra
aperse
la
bocca
,
come
si
apre
per
pronunciare
la
vocale
e
,
e
accennò
alla
bimba
che
aprisse
la
bocca
nella
stessa
maniera
.
La
bimba
obbedì
.
Allora
la
maestra
le
fece
cenno
che
mettesse
fuori
la
voce
.
Quella
mise
fuori
la
voce
,
ma
invece
di
e
,
pronunziò
o
.
-
No
,
-
disse
la
maestra
,
-
non
è
questo
.
-
E
pigliate
le
due
mani
della
bimba
,
se
ne
mise
una
aperta
sulla
gola
e
l
'
altra
sul
petto
,
e
ripeté
:
-
e
.
-
La
bimba
,
sentito
con
le
mani
il
movimento
della
gola
e
del
petto
della
maestra
,
riaperse
la
bocca
come
prima
,
e
pronunziò
benissimo
:
-
e
.
-
Nello
stesso
modo
la
maestra
le
fece
dire
c
e
d
,
sempre
tenendosi
le
due
piccole
mani
sul
petto
e
sulla
gola
.
-
Avete
capito
ora
?
-
domandò
.
Il
padre
aveva
capito
;
ma
pareva
più
meravigliato
di
quando
non
capiva
.
-
E
insegnano
a
parlare
in
quella
maniera
?
-
domandò
,
dopo
un
minuto
di
riflessione
,
guardando
la
maestra
.
-
Hanno
la
pazienza
d
'
insegnare
a
parlare
a
quella
maniera
,
a
poco
a
poco
,
a
tutti
quanti
?
a
uno
a
uno
?
...
per
anni
e
anni
?
...
Ma
loro
sono
santi
,
sono
!
Ma
loro
sono
angeli
del
paradiso
!
Ma
non
c
'
è
al
mondo
una
ricompensa
,
per
loro
!
Che
cosa
ho
da
dire
?
...
Ah
!
mi
lascino
un
poco
con
la
mia
figliuola
,
ora
.
Me
la
lascino
cinque
minuti
per
me
solo
.
E
tiratala
a
sedere
in
disparte
cominciò
a
interrogarla
,
e
quella
a
rispondere
,
ed
egli
rideva
con
gli
occhi
lustri
,
battendosi
i
pugni
sulle
ginocchia
,
e
pigliava
la
figliuola
con
le
mani
,
guardandola
,
fuor
di
sé
dalla
contentezza
a
sentirla
,
come
se
fosse
una
voce
che
venisse
dal
cielo
;
poi
domandò
alla
maestra
:
-
Il
signor
Direttore
,
sarebbe
permesso
di
ringraziarlo
?
-
Il
Direttore
non
c
'
è
,
-
rispose
la
maestra
.
-
Ma
c
'
è
un
'
altra
persona
che
dovreste
ringraziare
.
Qui
ogni
ragazza
piccola
è
data
in
cura
a
una
compagna
più
grande
,
che
le
fa
da
sorella
,
da
madre
.
La
vostra
è
affidata
a
una
sordomuta
di
diciassette
anni
,
figliuola
d
'
un
fornaio
,
che
è
buona
e
le
vuol
bene
molto
:
da
due
anni
va
a
aiutarla
a
vestirsi
ogni
mattina
,
la
pettina
,
le
insegna
a
cucire
,
le
accomoda
la
roba
,
le
tien
buona
compagnia
.
Luigia
,
come
si
chiama
la
tua
mamma
dell
'
istituto
?
La
ragazza
sorrise
e
rispose
:
-
Cate
-
rina
Gior
-
dano
.
-
Poi
disse
a
suo
padre
:
-
Mol
-
to
,
mol
-
to
buona
.
Il
custode
,
uscito
a
un
cenno
della
maestra
,
ritornò
quasi
subito
con
una
sordomuta
bionda
,
robusta
di
viso
allegro
,
vestita
anch
'
essa
di
rigatino
rossiccio
col
grembiale
grigio
;
la
quale
si
arrestò
sull
'
uscio
e
arrossì
;
poi
chinò
la
testa
,
ridendo
.
Aveva
il
corpo
d
'
una
donna
,
e
pareva
una
bambina
.
La
figliuola
di
Giorgio
le
corse
subito
incontro
,
la
prese
per
un
braccio
come
una
bimba
e
la
tirò
davanti
a
suo
padre
,
dicendo
con
la
sua
grossa
voce
:
-
Ca
-
te
-
rina
Gior
-
dano
.
-
Ah
!
la
brava
ragazza
!
-
esclamò
il
padre
,
e
allungò
la
mano
per
carezzarla
,
ma
la
tirò
indietro
,
e
ripeté
:
-
Ah
!
la
buona
ragazza
,
che
Dio
la
benedica
,
che
le
dia
tutte
le
fortune
,
tutte
le
consolazioni
,
che
la
faccia
sempre
felice
lei
e
tutti
i
suoi
,
una
buona
ragazza
così
,
povera
la
mia
Gigia
,
è
un
onesto
operaio
,
un
povero
padre
di
famiglia
che
glielo
augura
di
tutto
cuore
!
La
ragazza
grande
accarezzava
la
piccola
,
sempre
tenendo
il
viso
basso
e
sorridendo
;
e
il
giardiniere
continuava
a
guardarla
,
come
una
madonna
.
-
Oggi
vi
potete
pigliar
con
voi
la
vostra
figliuola
,
-
disse
la
maestra
.
-
Se
me
la
piglio
!
-
rispose
il
giardiniere
.
-
Me
la
conduco
a
Condove
e
la
riporto
domani
mattina
.
Si
figuri
un
po
'
se
non
me
la
piglio
!
-
La
figliuola
scappò
a
vestirsi
.
-
Dopo
tre
anni
che
non
la
vedo
!
-
riprese
il
giardiniere
.
-
Ora
che
parla
!
A
Condove
subito
me
la
porto
.
Ma
prima
voglio
far
un
giro
per
Torino
con
la
mia
mutina
a
braccetto
,
che
tutti
la
vedano
,
e
condurla
dalle
mie
quattro
conoscenze
,
che
la
sentano
!
Ah
!
la
bella
giornata
!
Questa
si
chiama
una
consolazione
.
!
Qua
il
braccio
a
tuo
padre
,
Gigia
mia
!
-
La
ragazza
,
ch
'
era
tornata
con
una
mantellina
e
una
cuffietta
,
gli
diede
il
braccio
.
-
E
grazie
a
tutti
!
-
disse
il
padre
di
sull
'
uscio
.
-
Grazie
a
tutti
con
tutta
l
'
anima
mia
!
Tornerò
ancora
una
volta
a
ringraziar
tutti
!
Rimase
un
momento
sopra
pensiero
,
poi
si
staccò
bruscamente
dalla
ragazza
,
tornò
indietro
frugandosi
con
una
mano
nella
sottoveste
,
e
gridò
come
un
furioso
:
-
Ebbene
,
sono
un
povero
diavolo
,
ma
ecco
qui
,
lascio
venti
lire
per
l
'
istituto
,
un
marengo
d
'
oro
bell
'
e
nuovo
.
E
dando
un
gran
colpo
sul
tavolino
,
vi
lasciò
il
marengo
.
-
No
,
no
,
brav
'
uomo
,
-
disse
la
maestra
commossa
.
-
Ripigliatevi
il
vostro
denaro
.
Io
non
lo
posso
accettare
.
Ripigliatevelo
.
Non
tocca
a
me
.
Verrete
quando
ci
sarà
il
Direttore
.
Ma
non
accetterà
nemmeno
lui
,
statene
sicuro
.
Avete
faticato
troppo
per
guadagnarveli
,
pover
'
uomo
.
Vi
saremo
tutti
grati
lo
stesso
.
-
No
,
io
lo
lascio
,
-
rispose
il
giardiniere
,
intestato
;
-
e
poi
...
si
vedrà
.
Ma
la
maestra
gli
rimise
la
moneta
in
tasca
senza
lasciargli
il
tempo
di
respingerla
.
E
allora
egli
si
rassegnò
,
crollando
il
capo
;
e
poi
,
rapidamente
,
mandato
un
bacio
con
la
mano
alla
maestra
e
alla
ragazza
grande
,
e
ripreso
il
braccio
della
sua
figliuola
,
si
slanciò
con
lei
fuor
della
porta
dicendo
:
-
Vieni
,
vieni
,
figliuola
mia
,
povera
mutina
mia
,
mio
tesoro
!
E
la
figliuola
esclamò
con
la
sua
voce
grossa
:
-
Oh
-
che
-
bel
-
sole
!
GIUGNO
Garibaldi
3
,
sabato
.
Domani
è
la
festa
nazionale
Oggi
è
un
lutto
nazionale
.
Ieri
sera
è
morto
Garibaldi
.
Sai
chi
era
?
È
quello
che
affrancò
dieci
milioni
d
'
Italiani
dalla
tirannia
dei
Borboni
.
È
morto
a
settantacinque
anni
.
Era
nato
a
Nizza
,
figliuolo
d
'
un
capitano
di
bastimento
.
A
otto
anni
salvò
la
vita
a
una
donna
,
a
tredici
,
tirò
a
salvamento
una
barca
piena
di
compagni
che
naufragavano
,
a
ventisette
,
trasse
dall
'
acque
di
Marsiglia
un
giovanetto
che
s
'
annegava
,
a
quarant
'
uno
scampò
un
bastimento
dall
'
incendio
sull
'
Oceano
.
Egli
combatté
dieci
anni
in
America
per
la
libertà
d
'
un
popolo
straniero
,
combatté
in
tre
guerre
contro
gli
Austriaci
per
la
liberazione
della
Lombardia
e
del
Trentino
difese
Roma
dai
Francesi
nel
1849
,
liberò
Palermo
e
Napoli
nel
1860
,
ricombatté
per
Roma
nel
'67
,
lottò
nel
1870
contro
i
Tedeschi
in
difesa
della
Francia
.
Egli
aveva
la
fiamma
dell
'
eroismo
e
il
genio
della
guerra
.
Combatté
in
quaranta
combattimenti
e
ne
vinse
trentasette
.
Quando
non
combatté
,
lavorò
per
vivere
o
si
chiuse
in
un
'
isola
solitaria
a
coltivare
la
terra
.
Egli
fu
maestro
marinaio
,
operaio
,
negoziante
,
soldato
,
generale
,
dittatore
.
Era
grande
,
semplice
e
buono
.
Odiava
tutti
gli
oppressori
;
amava
tutti
i
popoli
;
proteggeva
tutti
i
deboli
;
non
aveva
altra
aspirazione
che
il
bene
,
rifiutava
gli
onori
;
disprezzava
la
morte
,
adorava
l
'
Italia
.
Quando
gettava
un
grido
di
guerra
,
legioni
di
valorosi
accorrevano
a
lui
da
ogni
parte
.
signori
lasciavano
i
palazzi
;
operai
le
officine
,
giovanetti
le
scuole
per
andar
a
combattere
al
sole
della
sua
gloria
.
In
guerra
portava
una
camicia
rossa
.
Era
forte
,
biondo
,
bello
.
Sui
campi
di
battaglia
era
un
fulmine
,
negli
affetti
un
fanciullo
,
nei
dolori
un
santo
.
Mille
Italiani
son
morti
per
la
patria
,
felici
morendo
di
vederlo
passar
di
lontano
vittorioso
migliaia
si
sarebbero
fatti
uccidere
per
lui
;
milioni
lo
benedissero
e
lo
benediranno
.
È
morto
.
Il
mondo
intero
lo
piange
.
Tu
non
lo
comprendi
per
ora
.
Ma
leggerai
le
sue
gesta
,
udrai
parlar
di
lui
continuamente
nella
vita
;
e
via
via
che
crescerai
,
la
sua
immagine
crescerà
pure
davanti
a
te
;
quando
sarai
un
uomo
,
lo
vedrai
gigante
,
e
quando
non
sarai
più
al
mondo
tu
,
quando
non
vivranno
più
i
figli
dei
tuoi
figli
,
e
quelli
che
saran
nati
da
loro
,
ancora
le
generazioni
vedranno
in
alto
la
sua
testa
luminosa
di
rendentore
di
popoli
coronata
dai
nomi
delle
sue
vittorie
come
da
un
cerchio
di
stelle
,
e
ad
ogni
italiano
risplenderà
la
fronte
e
l
'
anima
pronunziando
il
suo
nome
.
TUO
PADRE
L
'
esercito
11
,
domenica
.
Festa
nazionale
.
Ritardata
di
sette
giorni
per
la
morte
di
Garibaldi
Siamo
andati
in
piazza
Castello
a
veder
la
rassegna
dei
soldati
,
che
sfilarono
davanti
al
Comandante
del
Corpo
d
'
esercito
,
in
mezzo
a
due
grandi
ali
di
popolo
.
Via
via
che
sfilavano
,
al
suono
delle
fanfare
e
delle
bande
,
mio
padre
mi
accennava
i
Corpi
e
le
glorie
delle
bandiere
.
Primi
gli
allievi
dell
'
Accademia
,
quelli
che
saranno
ufficiali
del
Genio
e
dell
'
Artiglieria
,
circa
trecento
,
vestiti
di
nero
,
passarono
,
con
una
eleganza
ardita
e
sciolta
di
soldati
e
di
studenti
.
Dopo
di
loro
sfilò
la
fanteria
:
la
brigata
Aosta
che
combatté
a
Goito
e
a
San
Martino
,
e
la
brigata
Bergamo
che
combatté
a
Castelfidardo
,
quattro
reggimenti
,
compagnie
dietro
compagnie
,
migliaia
di
nappine
rosse
,
che
parevan
tante
doppie
ghirlande
lunghissime
di
fiori
color
di
sangue
,
tese
e
scosse
pei
due
capi
,
e
portate
a
traverso
alla
folla
.
Dopo
la
fanteria
s
'
avanzarono
i
soldati
del
Genio
,
gli
operai
della
guerra
,
coi
pennacchi
di
crini
neri
e
i
galloni
cremisini
;
e
mentre
questi
sfilavano
,
si
vedevano
venire
innanzi
dietro
di
loro
centinaia
di
lunghe
penne
diritte
,
che
sorpassavano
le
teste
degli
spettatori
:
erano
gli
alpini
,
i
difensori
delle
porte
d
'
Italia
,
tutti
alti
,
rosei
e
forti
,
coi
capelli
alla
calabrese
e
le
mostre
di
un
bel
verde
vivo
,
color
dell
'
erba
delle
loro
montagne
.
Sfilavano
ancor
gli
alpini
,
che
corse
un
fremito
nella
folla
,
e
i
bersaglieri
,
l
'
antico
dodicesimo
battaglione
,
i
primi
che
entrarono
in
Roma
per
la
breccia
di
Porta
Pia
,
bruni
,
lesti
,
vivi
,
coi
pennacchi
sventolanti
,
passarono
come
un
'
ondata
d
'
un
torrente
nero
,
facendo
echeggiare
la
piazza
di
squilli
acuti
di
tromba
che
sembravan
grida
d
'
allegrezza
.
Ma
la
loro
fanfara
fu
coperta
da
uno
strepito
rotto
e
cupo
che
annunziò
l
'
artiglieria
di
campagna
;
e
allora
passarono
superbamente
,
seduti
sugli
alti
cassoni
,
tirati
da
trecento
coppie
di
cavalli
impetuosi
i
bei
soldati
dai
cordoni
gialli
e
i
lunghi
cannoni
di
bronzo
e
d
'
acciaio
,
scintillanti
sugli
affusti
leggieri
,
che
saltavano
e
risonavano
,
e
ne
tremava
la
terra
.
E
poi
venne
su
lenta
,
grave
,
bella
nella
sua
apparenza
faticosa
e
rude
,
coi
suoi
grandi
soldati
,
coi
suoi
muli
potenti
,
l
'
artiglieria
di
montagna
,
che
porta
lo
sgomento
e
la
morte
fin
dove
sale
il
piede
dell
'
uomo
.
E
infine
passò
di
galoppo
,
con
gli
elmi
al
sole
con
le
lancie
erette
,
con
le
bandiere
al
vento
,
sfavillando
d
'
argento
e
d
'
oro
,
empiendo
l
'
aria
di
tintinni
e
di
nitriti
,
il
bel
reggimento
Genova
cavalleria
,
che
turbinò
su
dieci
campi
di
battaglia
,
da
Santa
Lucia
a
Villafranca
.
-
Come
è
bello
!
-
io
esclamai
.
Ma
mio
padre
mi
fece
quasi
un
rimprovero
di
quella
parola
,
e
mi
disse
:
-
Non
considerare
l
'
esercito
come
un
bello
spettacolo
.
Tutti
questi
giovani
pieni
di
forza
e
di
speranze
possono
da
un
giorno
all
'
altro
esser
chiamati
a
difendere
il
nostro
paese
,
e
in
poche
ore
cader
sfracellati
tutti
dalle
palle
e
dalla
mitraglia
.
Ogni
volta
che
senti
gridare
in
una
festa
:
Viva
l
'
esercito
,
viva
l
'
Italia
,
raffigurati
,
di
là
dai
reggimenti
che
passano
,
una
campagna
coperta
di
cadaveri
e
allagata
di
sangue
,
e
allora
l
'
evviva
all
'
esercito
t
'
escirà
più
dal
profondo
del
cuore
,
e
l
'
immagine
dell
'
Italia
t
'
apparirà
più
severa
e
più
grande
.
Italia
14
,
martedì
Salutala
così
la
patria
,
nei
giorni
delle
sue
feste
:
-
Italia
,
patria
mia
,
nobile
e
cara
terra
,
dove
mio
padre
e
mia
madre
nacquero
e
saranno
sepolti
,
dove
io
spero
di
vivere
e
di
morire
,
dove
i
miei
figli
cresceranno
e
morranno
;
bella
Italia
,
grande
e
gloriosa
da
molti
secoli
;
unita
e
libera
da
pochi
anni
;
che
spargesti
tanta
luce
d
'
intelletti
divini
sul
mondo
,
e
per
cui
tanti
valorosi
moriron
sui
campi
e
tanti
eroi
sui
patiboli
;
madre
augusta
di
trecento
città
e
di
trenta
milioni
di
figli
,
io
,
fanciullo
,
che
ancora
non
ti
comprendo
e
non
ti
conosco
intera
,
io
ti
venero
e
t
'
amo
con
tutta
l
'
anima
mia
,
e
sono
altero
d
'
esser
nato
da
te
,
e
di
chiamarmi
figliuol
tuo
.
Amo
i
tuoi
mari
splendidi
e
le
tue
Alpi
sublimi
,
amo
i
tuoi
monumenti
solenni
e
le
tue
memorie
immortali
;
amo
la
tua
gloria
e
la
tua
bellezza
;
t
'
amo
e
ti
venero
tutta
come
quella
parte
diletta
di
te
,
dove
per
la
prima
volta
vidi
il
sole
e
intesi
il
tuo
nome
.
V
'
amo
tutte
di
un
solo
affetto
e
con
pari
gratitudine
,
Torino
valorosa
,
Genova
superba
,
dotta
Bologna
,
Venezia
incantevole
,
Milano
possente
;
v
'
amo
con
egual
reverenza
di
figlio
,
Firenze
gentile
e
Palermo
terribile
.
Napoli
immensa
e
bella
,
Roma
meravigliosa
ed
eterna
.
T
'
amo
,
patria
sacra
!
E
ti
giuro
che
amerò
tutti
i
figli
tuoi
come
fratelli
;
che
onorerò
sempre
in
cuor
mio
i
tuoi
grandi
vivi
e
i
tuoi
grandi
morti
;
che
sarò
un
cittadino
operoso
ed
onesto
,
inteso
costantemente
a
nobilitarmi
,
per
rendermi
degno
di
te
,
per
giovare
con
le
mie
minime
forze
a
far
sì
che
spariscano
un
giorno
dalla
tua
faccia
la
miseria
,
l
'
ignoranza
,
l
'
ingiustizia
,
il
delitto
,
e
che
tu
possa
vivere
ed
espanderti
tranquilla
nella
maestà
del
tuo
diritto
e
della
tua
forza
.
Giuro
che
ti
servirò
,
come
mi
sarà
concesso
,
con
l
'
ingegno
,
col
braccio
,
col
cuore
,
umilmente
e
arditamente
;
e
che
se
verrà
giorno
in
cui
dovrò
dare
per
te
il
mio
sangue
e
la
mia
vita
,
darò
il
mio
sangue
e
morrò
,
gridando
al
cielo
il
tuo
santo
nome
e
mandando
l
'
ultimo
mio
bacio
alla
tua
bandiera
benedetta
.
TUO
PADRE
32
gradi
Venerdì
,
16
In
cinque
giorni
che
passarono
dalla
festa
nazionale
il
caldo
è
cresciuto
di
tre
gradi
.
Ora
siamo
in
piena
estate
,
tutti
cominciano
a
essere
stanchi
,
hanno
tutti
perduto
i
bei
colori
rosati
della
primavera
;
i
colli
e
le
gambe
s
'
assottigliano
,
le
teste
ciondolano
e
gli
occhi
si
chiudono
.
Il
povero
Nelli
,
che
patisce
molto
il
caldo
e
ha
fatto
un
viso
di
cera
,
s
'
addormenta
qualche
volta
profondamente
,
col
capo
sul
quaderno
;
ma
Garrone
sta
sempre
attento
a
mettergli
davanti
un
libro
aperto
e
ritto
perché
il
maestro
non
lo
veda
.
Crossi
appoggia
la
sua
zucca
rossa
sul
banco
in
un
certo
modo
,
che
par
distaccata
dal
busto
e
messa
lì
.
Nobis
si
lamenta
che
ci
siamo
troppi
e
che
gli
guastiamo
l
'
aria
.
Ah
!
che
forza
bisogna
farsi
ora
per
istudiare
!
Io
guardo
dalle
finestre
di
casa
quei
begli
alberi
che
fanno
un
'
ombra
così
scura
,
dove
andrei
a
correre
tanto
volentieri
,
e
mi
vien
tristezza
e
rabbia
di
dovermi
andar
a
chiudere
tra
i
banchi
.
Ma
poi
mi
fo
animo
a
veder
la
mia
buona
madre
che
mi
guarda
sempre
,
quando
esco
dalla
scuola
per
veder
se
son
pallido
;
e
mi
dice
a
ogni
pagina
di
lavoro
:
-
Ti
senti
ancora
?
-
e
ogni
mattina
alle
sei
,
svegliandomi
per
la
lezione
:
-
Coraggio
!
Non
ci
son
più
che
tanti
giorni
:
poi
sarai
libero
e
riposerai
,
andrai
all
'
ombra
dei
viali
.
-
Sì
,
essa
ha
ben
ragione
a
rammentarmi
i
ragazzi
che
lavoran
nei
campi
sotto
la
sferza
del
sole
,
o
tra
le
ghiaie
bianche
dei
fiumi
,
che
accecano
e
scottano
,
e
quelli
delle
fabbriche
di
vetro
,
che
stanno
tutto
il
giorno
immobili
,
col
viso
chinato
sopra
una
fiamma
di
gas
;
e
si
levan
tutti
più
presto
di
noi
,
e
non
hanno
vacanze
.
Coraggio
,
dunque
!
E
anche
in
questo
è
il
primo
di
tutti
Derossi
,
che
non
soffre
né
caldo
né
sonno
,
vivo
sempre
,
allegro
coi
suoi
riccioli
biondi
,
com
'
era
d
'
inverno
,
e
studia
senza
fatica
,
e
tien
desti
tutti
intorno
a
sé
,
come
se
rinfrescasse
l
'
aria
con
la
sua
voce
.
E
ci
sono
due
altri
pure
,
sempre
svegli
e
attenti
:
quel
cocciuto
di
Stardi
,
che
si
punge
il
muso
per
non
addormentarsi
,
e
quanto
più
è
stanco
e
fa
caldo
,
e
tanto
più
stringe
i
denti
e
spalanca
gli
occhi
,
che
par
che
si
voglia
mangiare
il
maestro
;
e
quel
trafficone
di
Garoffi
tutto
affaccendato
a
fabbricare
ventagli
di
carta
rossa
ornati
con
figurine
di
scatole
di
fiammiferi
,
che
vende
a
due
centesimi
l
'
uno
.
Ma
il
più
bravo
è
Coretti
;
povero
Coretti
che
si
leva
alle
cinque
per
aiutare
suo
padre
a
portar
legna
!
Alle
undici
,
nella
scuola
,
non
può
più
tenere
gli
occhi
aperti
,
e
gli
casca
il
capo
sul
petto
.
E
nondimeno
si
riscuote
,
si
dà
delle
manate
nella
nuca
,
domanda
il
permesso
d
'
uscire
per
lavarsi
il
viso
,
si
fa
scrollare
e
pizzicottare
dai
vicini
.
Ma
tanto
questa
mattina
non
poté
reggere
e
s
'
addormentò
d
'
un
sonno
di
piombo
.
Il
maestro
lo
chiamò
forte
:
-
Coretti
!
-
Egli
non
sentì
.
Il
maestro
,
irritato
,
ripeté
:
-
Coretti
!
-
Allora
il
figliuolo
del
carbonaio
che
gli
sta
accanto
di
casa
,
s
'
alzò
e
disse
:
-
Ha
lavorato
dalle
cinque
alle
sette
a
portar
fascine
.
-
Il
maestro
lo
lasciò
dormire
,
e
continuò
a
far
lezione
per
una
mezz
'
ora
.
Poi
andò
al
banco
da
Coretti
e
piano
piano
,
soffiandogli
nel
viso
,
lo
svegliò
.
A
vedersi
davanti
il
maestro
,
si
fece
indietro
impaurito
.
Ma
il
maestro
gli
prese
il
capo
fra
le
mani
e
gli
disse
baciandolo
sui
capelli
:
-
Non
ti
rimprovero
,
figliuol
mio
.
Non
è
mica
il
sonno
della
pigrizia
il
tuo
;
è
il
sonno
della
fatica
.
Mio
padre
Sabato
,
17
Non
certo
il
tuo
compagno
Coretti
,
né
Garrone
,
risponderebbero
mai
al
loro
padre
come
tu
hai
risposto
al
tuo
questa
sera
.
Enrico
!
Come
è
possibile
?
Tu
mi
devi
giurare
che
questo
non
accadrà
mai
più
,
fin
ch
'
io
viva
.
Ogni
volta
che
a
un
rimprovero
di
tuo
padre
ti
correrà
una
cattiva
risposta
alle
labbra
,
pensa
a
quel
giorno
,
che
verrà
immancabilmente
,
quando
egli
ti
chiamerà
al
suo
letto
per
dirti
-
Enrico
,
io
ti
lascio
.
-
O
figliuol
mio
,
quando
sentirai
la
sua
voce
per
l
'
ultima
volta
,
e
anche
molto
tempo
dopo
,
quando
piangerai
solo
nella
sua
stanza
abbandonata
,
in
mezzo
a
quei
libri
ch
'
egli
non
aprirà
mai
più
,
allora
,
ricordandoti
d
'
avergli
mancato
qualche
volta
di
rispetto
,
ti
domanderai
tu
pure
:
-
Com
'
è
possibile
?
-
Allora
capirai
che
egli
è
sempre
stato
il
tuo
migliore
amico
,
che
quando
era
costretto
a
punirti
,
ne
soffriva
più
di
te
,
e
che
non
t
'
ha
mai
fatto
piangere
che
per
farti
del
bene
;
e
allora
ti
pentirai
,
e
bacierai
piangendo
quel
tavolino
su
cui
ha
tanto
lavorato
,
su
cui
s
'
è
logorata
la
vita
per
i
suoi
figliuoli
.
Ora
non
capisci
:
egli
ti
nasconde
tutto
di
sé
fuorché
la
sua
bontà
e
il
suo
amore
.
Tu
non
lo
sai
che
qualche
volta
egli
è
così
affranto
dalla
fatica
che
crede
di
non
aver
più
che
pochi
giorni
da
vivere
,
e
che
in
quei
momenti
non
parla
che
di
te
,
non
ha
altro
affanno
in
cuore
che
quello
di
lasciarti
povero
e
senza
protezione
!
E
quante
volte
,
pensando
a
questo
,
entra
nella
tua
camera
mentre
dormi
;
e
sta
là
col
lume
in
mano
a
guardarti
,
e
poi
fa
uno
sforzo
,
e
stanco
e
triste
com
'
è
,
torna
al
lavoro
!
E
neppure
sai
che
spesso
egli
ti
cerca
e
sta
con
te
,
perché
ha
un
'
amarezza
nel
cuore
,
dei
dispiaceri
che
a
tutti
gli
uomini
toccano
nel
mondo
,
e
cerca
te
come
un
amico
,
per
confortarsi
e
dimenticare
,
e
ha
bisogno
di
rifugiarsi
nel
tuo
affetto
,
per
ritrovare
la
serenità
e
il
coraggio
.
Pensa
dunque
che
dolore
dev
'
esser
per
lui
quando
invece
di
trovar
affetto
in
te
,
trova
freddezza
e
irriverenza
!
Non
macchiarti
mai
più
di
questa
orribile
ingratitudine
!
Pensa
che
se
anche
fossi
buono
come
un
santo
,
non
potresti
mai
compensarlo
abbastanza
di
quello
che
ha
fatto
e
fa
continuamente
per
te
.
E
pensa
anche
:
sulla
vita
non
si
può
contare
:
una
disgrazia
ti
potrebbe
toglier
tuo
padre
mentre
sei
ancora
ragazzo
,
fra
due
anni
,
fra
tre
mesi
;
domani
.
Ah
!
povero
Enrico
mio
,
come
vedresti
cambiar
tutto
intorno
a
te
,
allora
,
come
ti
parrebbe
vuota
,
desolata
la
casa
,
con
la
tua
povera
madre
vestita
di
nero
!
Va
'
,
figliuolo
;
va
'
da
tuo
padre
:
egli
è
nella
sua
stanza
che
lavora
:
va
'
in
punta
di
piedi
,
che
non
ti
senta
entrare
,
va
'
a
metter
la
fronte
sulle
sue
ginocchia
e
a
dirgli
che
ti
perdoni
e
ti
benedica
.
TUA
MADRE
In
campagna
19
,
lunedì
Il
mio
buon
padre
mi
perdonò
,
anche
questa
volta
,
e
mi
lasciò
andare
alla
scampagnata
che
si
era
combinata
mercoledì
col
padre
di
Coretti
,
il
rivenditor
di
legna
.
Ne
avevamo
tutti
bisogno
d
'
una
boccata
d
'
aria
di
collina
.
Fu
una
festa
.
Ci
trovammo
ieri
alle
due
in
piazza
dello
Statuto
,
Derossi
,
Garrone
,
Garoffi
,
Precossi
,
padre
e
figlio
Coretti
,
ed
io
,
con
le
nostre
provviste
di
frutte
,
di
salsicciotti
e
d
'
ova
sode
:
avevamo
anche
delle
barchette
di
cuoio
e
dei
bicchieri
di
latta
:
Garrone
portava
una
zucca
con
dentro
del
vino
bianco
;
Coretti
,
la
fiaschetta
da
soldato
di
suo
padre
,
piena
di
vino
nero
;
e
il
piccolo
Precossi
,
col
suo
camiciotto
di
fabbro
ferraio
,
teneva
sotto
il
braccio
una
pagnotta
di
due
chilogrammi
.
S
'
andò
in
omnibus
fino
alla
Gran
Madre
di
Dio
,
e
poi
su
,
alla
lesta
,
per
i
colli
.
C
'
era
un
verde
,
un
'
ombra
,
un
fresco
!
Andavamo
rivoltoloni
nell
'
erba
,
mettevamo
il
viso
nei
rigagnoli
,
saltavamo
a
traverso
alle
siepi
.
Coretti
padre
ci
seguitava
di
lontano
,
con
la
giacchetta
sulle
spalle
,
fumando
con
la
sua
pipa
di
gesso
,
e
di
tanto
in
tanto
ci
minacciava
con
la
mano
,
che
non
ci
facessimo
delle
buche
nei
calzoni
.
Precossi
zufolava
,
non
l
'
avevo
mai
sentito
zufolare
.
Coretti
figlio
faceva
di
tutto
,
strada
facendo
;
sa
far
di
tutto
,
quell
'
ometto
lì
,
col
suo
coltelluccio
a
cricco
,
lungo
un
dito
:
delle
rotine
da
mulino
,
delle
forchette
,
degli
schizzatoi
;
e
voleva
portar
la
roba
degli
altri
,
era
carico
che
grondava
sudore
;
ma
sempre
svelto
come
un
capriolo
.
Derossi
si
fermava
ogni
momento
a
dirci
i
nomi
delle
piante
e
degli
insetti
:
io
non
so
come
faccia
a
saper
tante
cose
.
E
Garrone
mangiava
del
pane
,
in
silenzio
;
ma
non
ci
attacca
mica
più
quei
morsi
allegri
d
'
una
volta
,
povero
Garrone
,
dopo
che
ha
perduto
sua
madre
.
È
sempre
lui
,
però
,
buono
come
il
pane
:
quando
uno
di
noi
pigliava
la
rincorsa
per
saltare
un
fosso
,
egli
correva
dall
'
altra
parte
e
tendergli
le
mani
;
e
perché
Precossi
aveva
paura
delle
vacche
,
ché
da
piccolo
è
stato
cozzato
,
ogni
volta
che
ne
passava
una
,
Garrone
gli
si
parava
davanti
.
Andammo
su
fino
a
Santa
Margherita
,
e
poi
giù
per
le
chine
a
salti
,
a
rotoloni
,
a
scortica
...
mele
.
Precossi
,
inciampando
in
un
cespuglio
,
si
fece
uno
strappo
al
camiciotto
,
e
restò
lì
vergognoso
col
suo
brindello
ciondoloni
;
ma
Garoffi
che
ha
sempre
degli
spilli
nella
giacchetta
,
glielo
appuntò
che
non
si
vedeva
,
mentre
quegli
badava
a
dirgli
:
-
Scusami
,
scusami
;
-
e
poi
ricominciò
a
correre
.
Garoffi
non
perdeva
il
suo
tempo
,
per
via
:
coglieva
delle
erbe
da
insalata
,
delle
lumache
,
e
ogni
pietra
che
luccicasse
un
po
'
,
se
la
metteva
in
tasca
,
pensando
che
ci
fosse
dentro
dell
'
oro
o
dell
'
argento
.
E
avanti
a
correre
,
a
ruzzolare
,
a
rampicarsi
,
all
'
ombra
e
al
sole
,
su
e
giù
per
tutti
i
rialti
e
le
scorciatoie
,
fin
che
arrivammo
scalmanati
e
sfiatati
sulla
cima
d
'
una
collina
,
dove
ci
sedemmo
a
far
merenda
,
sull
'
erba
.
Si
vedeva
una
pianura
immensa
,
e
tutte
le
Alpi
azzurre
con
le
cime
bianche
.
Morivamo
tutti
di
fame
,
il
pane
pareva
che
fondesse
.
Coretti
padre
ci
porgeva
le
porzioni
di
salsicciotto
su
delle
foglie
di
zucca
.
E
allora
cominciammo
a
parlare
tutti
insieme
,
dei
maestri
,
dei
compagni
che
non
avevan
potuto
venire
,
e
degli
esami
.
Precossi
si
vergognava
un
poco
a
mangiare
e
Garrone
gli
ficcava
in
bocca
il
meglio
della
sua
parte
,
di
viva
forza
.
Coretti
era
seduto
accanto
a
suo
padre
,
con
le
gambe
incrociate
:
parevan
piuttosto
due
fratelli
,
che
padre
e
figlio
,
a
vederli
così
vicini
,
tutti
e
due
rossi
e
sorridenti
,
con
quei
denti
bianchi
.
Il
padre
trincava
con
gusto
,
vuotava
anche
le
barchette
e
i
bicchieri
che
noi
lasciavamo
ammezzati
,
e
diceva
:
-
A
voi
altri
che
studiate
,
il
vino
vi
fa
male
;
sono
i
rivenditori
di
legna
che
n
'
han
bisogno
!
-
Poi
pigliava
e
scoteva
per
il
naso
il
figliuolo
,
dicendoci
:
-
Ragazzi
,
vogliate
bene
a
questo
qui
,
che
è
un
fior
di
galantuomo
,
son
io
che
ve
lo
dico
!
-
E
tutti
ridevano
,
fuorché
Garrone
.
Ed
egli
seguitava
,
trincando
:
-
Peccato
,
eh
!
Ora
siete
tutti
insieme
,
da
bravi
camerati
;
e
fra
qualche
anno
,
chi
sa
,
Enrico
e
Derossi
saranno
avvocati
e
professori
,
o
che
so
io
,
e
voi
altri
quattro
in
bottega
o
a
un
mestiere
,
o
chi
sa
diavolo
dove
.
E
allora
buona
notte
,
camerati
.
-
Che
!
-
rispose
Derossi
,
-
per
me
,
Garrone
sarà
sempre
Garrone
,
Precossi
sarà
sempre
Precossi
,
e
gli
altri
lo
stesso
,
diventassi
imperatore
delle
Russie
;
dove
saranno
loro
,
andrò
io
.
-
Benedetto
!
-
esclamò
Coretti
padre
,
alzando
la
fiaschetta
;
-
così
si
parla
,
sagrestia
!
Toccate
qua
!
Viva
i
bravi
compagni
,
e
viva
anche
la
scuola
,
che
vi
fa
una
sola
famiglia
,
quelli
che
ne
hanno
e
quelli
che
non
ne
hanno
!
Noi
toccammo
tutti
la
sua
fiaschetta
con
le
barchette
e
i
bicchieri
,
e
bevemmo
l
'
ultima
volta
.
E
lui
:
-
Viva
il
quadrato
del
'49
!
gridò
,
levandosi
in
piedi
,
e
cacciando
giù
l
'
ultimo
sorso
;
-
e
se
avrete
da
far
dei
quadrati
anche
voi
,
badate
di
tener
duro
come
noi
altri
,
ragazzi
!
-
Era
già
tardi
:
scendemmo
correndo
e
cantando
,
e
camminando
per
lunghi
tratti
tutti
a
braccetto
,
e
arrivammo
sul
Po
che
imbruniva
,
e
volavano
migliaia
di
lucciole
.
E
non
ci
separammo
che
in
piazza
dello
Statuto
,
dopo
aver
combinato
di
trovarci
tutti
insieme
domenica
per
andare
al
Vittorio
Emanuele
,
a
veder
la
distribuzione
dei
premi
agli
alunni
delle
scuole
serali
.
Che
bella
giornata
!
Come
sarei
rientrato
in
casa
contento
se
non
avessi
incontrato
la
mia
povera
maestra
!
La
incontrai
che
scendeva
le
scale
di
casa
nostra
,
quasi
al
buio
,
e
appena
mi
riconobbe
mi
prese
per
tutt
'
e
due
le
mani
e
mi
disse
all
'
orecchio
:
-
Addio
,
Enrico
,
ricordati
di
me
!
-
M
'
accorsi
che
piangeva
.
Salii
,
e
lo
dissi
a
mia
madre
:
-
Ho
incontrato
la
mia
maestra
.
Andava
a
mettersi
a
letto
,
-
rispose
mia
madre
,
che
avea
gli
occhi
rossi
.
E
poi
soggiunse
con
grande
tristezza
,
guardandomi
fisso
:
-
La
tua
povera
maestra
...
sta
molto
male
.
La
distribuzione
dei
premi
agli
operai
25
,
domenica
Come
avevano
convenuto
,
andammo
tutti
insieme
al
Teatro
Vittorio
Emanuele
,
a
veder
la
distribuzione
dei
premi
agli
operai
.
Il
teatro
era
addobbato
come
il
14
marzo
,
e
affollato
,
ma
quasi
tutto
di
famiglie
d
'
operai
,
e
la
platea
occupata
dagli
allievi
e
dalle
allieve
della
scuola
di
canto
corale
;
i
quali
cantarono
un
inno
ai
soldati
morti
in
Crimea
,
così
bello
,
che
quando
fu
finito
tutti
s
'
alzarono
battendo
le
mani
e
gridando
,
e
lo
dovettero
cantare
da
capo
.
E
subito
dopo
cominciarono
a
sfilare
i
premiati
davanti
al
sindaco
,
al
prefetto
e
a
molti
altri
,
che
davano
libri
libretti
della
cassa
di
risparmio
,
diplomi
e
medaglie
.
In
un
canto
della
platea
vidi
il
muratorino
,
seduto
accanto
a
sua
madre
,
e
da
un
'
altra
parte
c
'
era
il
Direttore
,
e
dietro
di
lui
la
testa
rossa
del
mio
maestro
di
seconda
.
Sfilarono
pei
primi
gli
alunni
delle
scuole
serali
di
disegno
,
orefici
,
scalpellini
,
litografi
,
e
anche
dei
falegnami
e
dei
muratori
;
poi
quelli
della
scuola
di
commercio
;
poi
quelli
del
Liceo
musicale
,
fra
cui
parecchie
ragazze
,
delle
operaie
,
tutte
vestite
in
gala
,
che
furono
salutate
con
un
grande
applauso
,
e
ridevano
.
Infine
vennero
gli
alunni
delle
scuole
serali
elementari
,
e
allora
cominciò
a
esser
bello
a
vedere
.
Di
tutte
le
età
ne
passavano
,
di
tutti
i
mestieri
,
e
vestiti
in
tutti
i
modi
;
uomini
coi
capelli
grigi
,
ragazzi
degli
opifici
,
operai
con
grandi
barbe
nere
.
I
piccoli
eran
disinvolti
,
gli
uomini
un
po
'
imbarazzati
;
la
gente
batteva
le
mani
ai
più
vecchi
e
ai
più
giovani
.
Ma
nessuno
rideva
tra
gli
spettatori
,
come
facevano
alla
nostra
festa
:
si
vedevano
tutti
i
visi
attenti
e
seri
.
Molti
dei
premiati
avevan
la
moglie
e
i
figliuoli
in
platea
,
e
c
'
eran
dei
bambini
che
quando
vedevan
passare
il
padre
sul
palco
scenico
,
lo
chiamavan
per
nome
ad
alta
voce
e
lo
segnavan
con
la
mano
,
ridendo
forte
.
Passarono
dei
contadini
,
dei
facchini
:
questi
erano
della
scuola
Buoncompagni
.
Della
scuola
della
Cittadella
,
passò
un
lustrascarpe
,
che
mio
padre
conosce
,
e
il
Prefetto
gli
diede
un
diploma
.
Dopo
di
lui
vedo
venire
un
uomo
grande
come
un
gigante
,
che
mi
pareva
d
'
aver
già
veduto
altre
volte
...
Era
il
padre
del
muratorino
,
che
prendeva
il
secondo
premio
!
Mi
ricordai
di
quando
l
'
avevo
visto
nella
soffitta
,
al
letto
del
figliuolo
malato
,
e
cercai
subito
il
figliuolo
in
platea
:
povero
muratorino
!
Egli
guardava
sua
padre
cogli
occhi
luccicanti
,
e
per
nasconder
la
commozione
,
faceva
il
muso
di
lepre
.
In
quel
momento
sentii
uno
scoppio
d
'
applausi
,
guardai
sul
palco
:
c
'
era
un
piccolo
spazzacamino
,
col
viso
lavato
,
ma
coi
suoi
panni
da
lavoro
,
e
il
Sindaco
gli
parlava
tenendolo
per
una
mano
.
Dopo
lo
spazzacamino
venne
un
cuoco
.
Poi
passò
a
prender
la
medaglia
uno
spazzino
municipale
,
della
scuola
Raineri
.
Io
mi
sentivo
non
so
che
cosa
nel
cuore
,
come
un
grande
affetto
e
un
grande
rispetto
,
a
pensare
quanto
eran
costati
quei
premi
a
tutti
quei
lavoratori
,
padri
di
famiglia
,
pieni
di
pensieri
,
quante
fatiche
aggiunte
alle
loro
fatiche
,
quante
ore
tolte
al
sonno
,
di
cui
hanno
tanto
bisogno
,
e
anche
quanti
sforzi
dell
'
intelligenza
non
abituata
allo
studio
e
delle
mani
grosse
,
intozzite
dal
lavoro
!
Passò
un
ragazzo
d
'
officina
,
a
cui
si
vedeva
che
suo
padre
aveva
imprestata
la
giacchetta
per
quell
'
occasione
,
e
gli
spenzolavan
le
maniche
,
tanto
che
se
le
dovette
rimboccare
lì
sul
palco
per
poter
prendere
il
suo
premio
;
e
molti
risero
;
ma
il
riso
fu
subito
soffocato
dai
battimani
.
Dopo
venne
un
vecchio
con
la
testa
calva
e
la
barba
bianca
.
Passarono
dei
soldati
d
'
artiglieria
,
di
quelli
che
venivano
alla
scuola
serale
nella
nostra
Sezione
;
poi
delle
guardie
daziarie
,
delle
guardie
municipali
,
di
quelle
che
fan
la
guardia
alle
nostre
scuole
.
Infine
gli
allievi
della
scuola
serale
cantarono
ancora
l
'
inno
ai
morti
in
Crimea
,
ma
con
tanto
slancio
,
questa
volta
,
con
una
forza
d
'
affetto
che
veniva
così
schietta
dal
cuore
,
che
la
gente
non
applaudì
quasi
più
,
e
usciron
tutti
commossi
,
lentamente
e
senza
far
chiasso
.
In
pochi
momenti
tutta
la
via
fu
affollata
.
Davanti
alla
porta
del
Teatro
c
'
era
lo
spazzacamino
,
col
suo
libro
di
premio
legato
in
rosso
,
e
tutt
'
intorno
dei
signori
che
gli
parlavano
.
Molti
si
salutavano
da
una
parte
all
'
altra
della
strada
,
operai
,
ragazzi
,
guardie
,
maestri
.
Il
mio
maestro
di
seconda
uscì
in
mezzo
a
due
soldati
d
'
artiglieria
.
E
si
vedevano
delle
mogli
d
'
operai
coi
bambini
in
braccio
,
i
quali
tenevano
nelle
manine
il
diploma
del
padre
,
e
lo
mostravano
alla
gente
,
superbi
.
La
mia
maestra
morta
Martedì
,
27
Mentre
noi
eravamo
al
Teatro
Vittorio
Emanuele
,
la
mia
povera
maestra
moriva
.
È
morta
alle
due
,
sette
giorni
dopo
ch
'
era
stata
a
trovar
mia
madre
.
Il
Direttore
venne
ieri
mattina
a
darcene
l
'
annunzio
nella
scuola
.
E
disse
:
-
Quelli
di
voi
che
furono
suoi
alunni
,
sanno
quanto
era
buona
,
come
voleva
bene
ai
ragazzi
:
era
una
madre
,
per
loro
.
Ora
non
c
'
è
più
.
Una
malattia
terribile
la
consumava
da
molto
tempo
.
Se
non
avesse
avuto
da
lavorare
per
guadagnarsi
il
pane
,
avrebbe
potuto
curarsi
,
e
forse
guarire
;
si
sarebbe
almeno
prolungata
la
vita
di
qualche
mese
,
se
avesse
preso
un
congedo
.
Ma
essa
volle
stare
fra
i
suoi
ragazzi
fino
all
'
ultimo
giorno
.
La
sera
di
sabato
,
17
,
s
'
accomiatò
da
loro
,
con
la
certezza
di
non
rivederli
più
,
diede
ancora
dei
buoni
consigli
,
li
baciò
tutti
,
e
se
n
'
andò
singhiozzando
.
Ora
nessuno
la
rivedrà
mai
più
.
Ricordatevi
di
lei
,
figliuoli
.
-
Il
piccolo
Precossi
,
che
era
stato
suo
scolaro
nella
prima
superiore
,
chinò
la
testa
sul
banco
e
si
mise
a
piangere
.
Ieri
sera
,
dopo
la
scuola
,
andammo
tutti
insieme
alla
casa
della
morta
,
per
accompagnarla
alla
chiesa
.
C
'
era
già
nella
strada
un
carro
mortuario
con
due
cavalli
,
e
molta
gente
che
aspettava
,
parlando
a
bassa
voce
.
C
'
era
il
Direttore
,
tutti
i
maestri
e
le
maestre
della
nostra
scuola
,
e
anche
d
'
altre
sezioni
,
dove
essa
aveva
insegnato
anni
addietro
;
c
'
erano
quasi
tutti
i
bambini
della
sua
classe
,
condotti
per
mano
dalle
madri
,
che
portavan
le
torcie
;
e
moltissimi
d
'
altre
classi
,
e
una
cinquantina
d
'
alunne
della
sezione
Baretti
,
chi
con
corone
in
mano
,
chi
con
mazzetti
di
rose
.
Molti
mazzi
di
fiori
li
avevan
già
messi
sul
carro
,
al
quale
era
appesa
una
corona
grande
di
gaggìe
con
su
scritto
in
caratteri
neri
:
-
Alla
loro
maestra
le
antiche
alunne
di
quarta
.
E
sotto
la
corona
grande
,
ce
n
'
era
appesa
una
piccola
,
che
avevan
portata
i
suoi
bambini
.
Si
vedevano
tra
la
folla
molte
donne
di
servizio
,
mandate
dalle
padrone
,
con
le
candele
,
e
anche
due
servitori
in
livrea
,
con
una
torcia
accesa
;
e
un
signore
ricco
,
padre
d
'
uno
scolaro
della
maestra
,
aveva
fatto
venire
la
sua
carrozza
,
foderata
di
seta
azzurra
.
Tutti
s
'
accalcavano
davanti
alla
porta
.
C
'
eran
parecchie
ragazze
che
s
'
asciugavan
le
lacrime
.
Aspettammo
un
pezzo
,
in
silenzio
.
Finalmente
portaron
giù
la
cassa
.
Quando
videro
infilar
la
cassa
dentro
al
carro
,
alcuni
bambini
si
misero
a
pianger
forte
,
e
uno
cominciò
a
gridare
,
come
se
capisse
soltanto
allora
che
la
sua
maestra
era
morta
,
e
gli
prese
un
singhiozzo
così
convulso
,
che
dovettero
portarlo
via
.
La
processione
si
mise
in
ordine
lentamente
,
e
si
mosse
.
Andavan
prime
le
figlie
del
Ritiro
della
Concezione
,
vestite
di
verde
;
poi
le
figlie
di
Maria
,
tutte
bianche
,
con
un
nastro
azzurro
poi
i
preti
;
e
dietro
al
carro
i
maestri
e
le
maestre
,
gli
scolaretti
della
la
superiore
,
e
tutti
gli
altri
,
e
in
fine
la
folla
.
La
gente
s
'
affacciava
alle
finestre
e
sugli
usci
,
e
a
vedere
tutti
quei
ragazzi
e
la
corona
,
dicevano
:
-
È
una
maestra
.
-
Anche
delle
signore
che
accompagnavano
i
più
piccoli
,
ce
n
'
erano
alcune
che
piangevano
.
Arrivati
che
furono
alla
chiesa
,
levaron
la
cassa
dal
carro
e
la
portarono
in
mezzo
alla
navata
,
davanti
all
'
altar
maggiore
:
le
maestre
ci
misero
su
le
corone
,
i
bambini
la
copersero
di
fiori
,
e
la
gente
tutt
'
intorno
,
con
le
candele
accese
,
cominciò
a
cantare
le
preghiere
,
nella
chiesa
grande
e
oscura
.
Poi
,
tutt
'
a
un
tratto
quando
il
prete
disse
l
'
ultimo
Amen
,
le
candele
si
spensero
e
tutti
uscirono
in
fretta
e
la
maestra
rimase
sola
.
Povera
maestra
,
tanto
buona
con
me
,
che
aveva
tanta
pazienza
,
che
aveva
faticato
per
tanti
anni
!
Essa
ha
lasciato
i
suoi
pochi
libri
ai
suoi
scolari
,
a
uno
un
calamaio
,
a
un
altro
un
quadernetto
,
tutto
quello
che
possedeva
;
e
due
giorni
prima
di
morire
disse
al
Direttore
che
non
ci
lasciasse
andare
i
più
piccoli
al
suo
accompagnamento
,
perché
non
voleva
che
piangessero
.
Ha
fatto
del
bene
,
ha
sofferto
,
è
morta
.
Povera
maestra
,
rimasta
sola
nella
chiesa
oscura
!
Addio
!
Addio
per
sempre
,
mia
buona
amica
,
dolce
e
triste
ricordo
della
mia
infanzia
!
Grazie
28
,
mercoledì
Ha
voluto
finire
il
suo
anno
di
scuola
la
mia
povera
maestra
:
se
n
'
è
andata
tre
soli
giorni
prima
che
terminassero
le
lezioni
.
Dopo
domani
andremo
ancora
una
volta
in
classe
a
sentir
leggere
l
'
ultimo
racconto
mensile
:
Naufragio
,
e
poi
...
finito
.
Sabato
,
primo
di
luglio
,
gli
esami
.
Un
altro
anno
dunque
,
il
quarto
,
è
passato
!
E
se
non
fosse
morta
la
mia
maestra
,
sarebbe
passato
bene
.
-
Io
ripenso
a
quello
che
sapevo
l
'
ottobre
scorso
,
e
mi
par
di
sapere
assai
di
più
:
ci
ho
tante
cose
nuove
nella
mente
;
riesco
a
dire
e
a
scrivere
meglio
d
'
allora
quello
che
penso
;
potrei
anche
fare
di
conto
per
molti
grandi
che
non
sanno
,
e
aiutarli
nei
loro
affari
:
e
capisco
molto
di
più
,
capisco
quasi
tutto
quello
che
leggo
.
Sono
contento
...
Ma
quanti
m
'
hanno
spinto
e
aiutato
a
imparare
,
chi
in
un
modo
chi
in
un
altro
,
a
casa
,
alla
scuola
,
per
la
strada
,
da
per
tutto
dove
sono
andato
e
dove
ho
visto
qualche
cosa
!
Ed
io
ringrazio
tutti
ora
.
Ringrazio
te
per
il
primo
,
mio
buon
maestro
,
che
sei
stato
così
indulgente
e
affettuoso
con
me
,
e
per
cui
fu
una
fatica
ogni
cognizione
nuova
di
cui
ora
mi
rallegro
e
mi
vanto
.
Ringrazio
te
,
Derossi
,
mio
ammirabile
compagno
,
che
con
le
tue
spiegazioni
pronte
e
gentili
m
'
hai
fatto
capire
tante
volte
delle
cose
difficili
e
superare
degli
intoppi
agli
esami
;
e
te
pure
Stardi
,
bravo
e
forte
,
che
m
'
hai
mostrato
come
una
volontà
di
ferro
riesca
a
tutto
,
e
te
,
Garrone
,
buono
e
generoso
,
che
fai
generosi
e
buoni
tutti
quelli
che
ti
conoscono
e
anche
voi
Precossi
e
Coretti
,
che
m
'
avete
sempre
dato
l
'
esempio
del
coraggio
nei
pentimenti
e
della
serenità
nel
lavoro
;
dico
grazie
a
voi
,
dico
grazie
a
tutti
gli
altri
.
Ma
sopra
tutti
ringrazio
te
,
padre
mio
,
te
mio
primo
maestro
,
mio
primo
amico
,
che
m
'
hai
dato
tanti
buoni
consigli
e
insegnato
tante
cose
,
mentre
lavoravi
per
me
,
nascondendomi
sempre
le
tue
tristezze
,
e
cercando
in
tutte
le
maniere
di
rendermi
lo
studio
facile
e
la
vita
bella
;
e
te
,
dolce
madre
mia
,
angelo
custode
amato
e
benedetto
,
che
hai
goduto
di
tutte
le
mie
gioie
e
sofferto
di
tutte
le
mie
amarezze
,
che
hai
studiato
,
faticato
,
pianto
con
me
,
carezzandomi
con
una
mano
la
fronte
e
coll
'
altra
indicandomi
il
cielo
.
Io
m
'
inginocchio
davanti
a
voi
,
come
quando
ero
bambino
,
e
vi
ringrazio
,
vi
ringrazio
con
tutta
la
tenerezza
che
mi
avete
messo
nell
'
anima
in
dodici
anni
di
sacrificio
e
d
'
amore
.
Naufragio
Ultimo
racconto
mensile
Parecchi
anni
or
sono
,
una
mattina
del
mese
di
dicembre
,
salpava
dal
porto
di
Liverpool
un
grande
bastimento
a
vapore
,
che
portava
a
bordo
più
di
duecento
persone
,
fra
le
quali
settanta
uomini
d
'
equipaggio
.
Il
capitano
e
quasi
tutti
i
marinai
erano
inglesi
.
Fra
i
passeggeri
si
trovavano
vari
italiani
:
tre
signore
,
un
prete
,
una
compagnia
di
suonatori
.
Il
bastimento
doveva
andare
all
'
isola
di
Malta
.
Il
tempo
era
oscuro
.
In
mezzo
ai
viaggiatori
della
terza
classe
,
a
prua
,
c
'
era
un
ragazzo
italiano
d
'
una
dozzina
d
'
anni
,
piccolo
per
l
'
età
sua
,
ma
robusto
;
un
bel
viso
ardimentoso
e
severo
di
siciliano
.
Se
ne
stava
solo
vicino
all
'
albero
di
trinchetto
,
seduto
sopra
un
mucchio
di
corde
,
accanto
a
una
valigia
logora
,
che
conteneva
la
sua
roba
,
e
su
cui
teneva
una
mano
.
Aveva
il
viso
bruno
e
i
capelli
neri
e
ondulati
che
gli
scendevan
quasi
sulle
spalle
.
Era
vestito
meschinamente
,
con
una
coperta
lacera
sopra
le
spalle
e
una
vecchia
borsa
di
cuoio
a
tracolla
.
Guardava
intorno
a
sé
,
pensieroso
,
i
passeggieri
,
il
bastimento
,
i
marinai
che
passavan
correndo
,
e
il
mare
inquieto
.
Avea
l
'
aspetto
d
'
un
ragazzo
uscito
di
fresco
da
una
grande
disgrazia
di
famiglia
:
il
viso
d
'
un
fanciullo
,
l
'
espressione
d
'
un
uomo
.
Poco
dopo
la
partenza
,
uno
dei
marinai
del
bastimento
,
un
italiano
,
coi
capelli
grigi
,
comparve
a
prua
conducendo
per
mano
una
ragazzina
,
e
fermatosi
davanti
al
piccolo
siciliano
,
gli
disse
:
-
Eccoti
una
compagna
di
viaggio
,
Mario
.
Poi
se
n
'
andò
.
La
ragazza
sedette
sul
mucchio
di
corde
,
accanto
al
ragazzo
.
Si
guardarono
.
-
Dove
vai
?
-
le
domandò
il
siciliano
.
La
ragazza
rispose
:
-
A
Malta
,
per
Napoli
.
Poi
soggiunse
:
-
Vado
a
ritrovar
mio
padre
e
mia
madre
,
che
m
'
aspettano
.
Io
mi
chiamo
Giulietta
Faggiani
.
Il
ragazzo
non
disse
nulla
.
Dopo
alcuni
minuti
tirò
fuori
dalla
borsa
del
pane
e
delle
frutte
secche
;
la
ragazza
aveva
dei
biscotti
;
mangiarono
-
Allegri
!
-
gridò
il
marinaio
italiano
passando
rapidamente
.
-
Ora
si
comincia
un
balletto
!
Il
vento
andava
crescendo
,
il
bastimento
rullava
fortemente
.
Ma
i
due
ragazzi
,
che
non
pativano
il
mal
di
mare
,
non
ci
badavano
.
La
ragazzina
sorrideva
.
Aveva
presso
a
poco
l
'
età
del
suo
compagno
,
ma
era
assai
più
alta
:
bruna
di
viso
,
sottile
,
un
po
'
patita
,
e
vestita
più
che
modestamente
.
Aveva
i
capelli
tagliati
corti
e
ricciuti
,
un
fazzoletto
rosso
intorno
al
capo
e
due
cerchiolini
d
'
argento
alle
orecchie
.
Mangiando
,
si
raccontarono
i
fatti
loro
.
Il
ragazzo
non
aveva
più
né
padre
né
madre
.
Il
padre
,
operaio
,
gli
era
morto
a
Liverpool
pochi
dì
prima
,
lasciandolo
solo
,
e
il
console
italiano
aveva
rimandato
lui
al
suo
paese
,
a
Palermo
,
dove
gli
restavan
dei
parenti
lontani
.
La
ragazzina
era
stata
condotta
a
Londra
,
l
'
anno
avanti
,
da
una
zia
vedova
,
che
l
'
amava
molto
,
e
a
cui
i
suoi
parenti
,
-
poveri
,
-
l
'
avevan
concessa
per
qualche
tempo
,
fidando
nella
promessa
d
'
un
'
eredità
;
ma
pochi
mesi
dopo
la
zia
era
morta
schiacciata
da
un
omnibus
,
senza
lasciare
un
centesimo
;
e
allora
anch
'
essa
era
ricorsa
al
Console
,
che
l
'
aveva
imbarcata
per
l
'
Italia
.
Tutti
e
due
erano
stati
raccomandati
al
marinaio
italiano
.
-
Così
,
-
concluse
la
bambina
,
-
mio
padre
e
mia
madre
credevano
che
ritornassi
ricca
,
e
invece
ritorno
povera
.
Ma
tanto
mi
voglion
bene
lo
stesso
.
E
i
miei
fratelli
pure
.
Quattro
ne
ho
,
tutti
piccoli
.
Io
son
la
prima
di
casa
.
Li
vesto
.
Faranno
molta
festa
a
vedermi
.
Entrerò
in
punta
di
piedi
...
Il
mare
è
brutto
.
Poi
domandò
al
ragazzo
:
-
E
tu
vai
a
stare
coi
tuoi
parenti
?
-
Sì
...
se
mi
vorranno
,
-
rispose
.
-
Non
ti
vogliono
bene
?
-
Non
lo
so
.
-
Io
compisco
tredici
anni
a
Natale
,
-
disse
la
ragazza
.
Dopo
cominciarono
a
discorrere
del
mare
e
della
gente
che
avevano
intorno
.
Per
tutta
la
giornata
stettero
vicini
,
barattando
tratto
tratto
qualche
parola
.
I
passeggieri
,
li
credevano
fratello
e
sorella
.
La
bambina
faceva
la
calza
,
il
ragazzo
pensava
,
il
mare
andava
sempre
ingrossando
.
La
sera
,
al
momento
di
separarsi
per
andar
a
dormire
,
la
bambina
disse
a
Mario
:
-
Dormi
bene
.
-
Nessuno
dormirà
bene
,
poveri
figliuoli
-
esclamò
il
marinaio
italiano
passando
di
corsa
,
chiamando
il
capitano
.
Il
ragazzo
stava
per
rispondere
alla
sua
amica
:
-
Buona
notte
,
-
quando
uno
spruzzo
d
'
acqua
inaspettato
lo
investì
con
violenza
e
lo
sbatté
contro
un
sedile
.
-
Mamma
mia
,
che
fa
sangue
!
-
gridò
la
ragazza
gettandosi
sopra
di
lui
.
I
passeggieri
che
scappavano
sotto
,
non
ci
badarono
.
La
bimba
s
'
inginocchiò
accanto
a
Mario
,
ch
'
era
rimasto
sbalordito
dal
colpo
,
gli
pulì
la
fronte
che
sanguinava
,
e
levatosi
il
fazzoletto
rosso
dai
capelli
glie
lo
girò
intorno
al
capo
,
poi
si
strinse
il
capo
sul
petto
per
annodare
le
cocche
,
e
così
si
fece
una
macchia
di
sangue
sul
vestito
giallo
,
sopra
la
cintura
.
Mario
si
riscosse
,
si
rialzò
.
-
Ti
senti
meglio
?
-
domandò
la
ragazza
.
-
Non
ho
più
nulla
,
-
rispose
.
-
Dormi
bene
,
disse
Giulietta
.
-
Buona
notte
-
rispose
Mario
.
-
E
discesero
per
due
scalette
vicine
nei
loro
dormitori
.
Il
marinaio
aveva
predetto
giusto
.
Non
erano
ancora
addormentati
,
che
si
scatenò
una
tempesta
spaventosa
.
Fu
come
un
assalto
improvviso
di
cavalloni
furiosi
che
in
pochi
momenti
spezzarono
un
albero
,
e
portaron
via
come
foglie
tre
delle
barche
sospese
alle
gru
e
quattro
bovi
ch
'
erano
a
prua
.
Nell
'
interno
del
bastimento
nacque
una
confusione
e
uno
spavento
,
un
rovinìo
,
un
frastuono
di
grida
,
di
pianti
e
di
preghiere
,
da
far
rizzare
i
capelli
.
La
tempesta
andò
crescendo
di
furia
tutta
la
notte
.
Allo
spuntar
del
giorno
crebbe
ancora
.
Le
onde
formidabili
,
flagellando
il
piroscafo
per
traverso
,
irrompevano
sopra
coperta
,
e
sfracellavano
,
spazzavano
,
travolgevano
nel
mare
ogni
cosa
.
La
piattaforma
che
copriva
la
macchina
fu
sfondata
,
e
l
'
acqua
precipitò
dentro
con
un
fracasso
terribile
,
i
fuochi
si
spensero
,
i
macchinisti
fuggirono
;
grossi
rigagnoli
impetuosi
penetrarono
da
ogni
parte
.
Una
voce
tonante
gridò
:
-
Alle
pompe
!
-
Era
la
voce
del
capitano
.
I
marinai
si
slanciarono
alle
pompe
.
Ma
un
colpo
di
mare
subitaneo
,
percotendo
il
bastimento
per
di
dietro
,
sfasciò
parapetti
e
portelli
,
e
cacciò
dentro
un
torrente
.
Tutti
i
passeggieri
,
più
morti
che
vivi
,
s
'
erano
rifugiati
nella
sala
grande
.
A
un
certo
punto
comparve
il
capitano
.
-
Capitano
!
Capitano
!
-
gridarono
tutti
insieme
.
-
Che
si
fa
?
Come
stiamo
?
C
'
è
speranza
?
Ci
salvi
!
Il
capitano
aspettò
che
tutti
tacessero
,
e
disse
freddamente
:
-
Rassegniamoci
.
Una
sola
donna
gettò
un
grido
:
-
Pietà
!
-
Nessun
altro
poté
metter
fuori
la
voce
.
Il
terrore
li
aveva
agghiacciati
tutti
.
Molto
tempo
passò
così
,
in
un
silenzio
di
sepolcro
.
Tutti
si
guardavano
,
coi
visi
bianchi
.
Il
mare
infuriava
sempre
,
orrendo
.
Il
bastimento
rullava
pesantemente
.
A
un
dato
momento
il
capitano
tentò
di
lanciare
in
mare
una
barca
di
salvamento
:
cinque
marinai
v
'
entrarono
,
la
barca
calò
;
ma
l
'
onda
la
travolse
,
e
due
dei
marinai
s
'
annegarono
,
fra
i
quali
l
'
italiano
:
gli
altri
a
stento
riuscirono
a
riafferrarsi
alle
corde
e
a
risalire
.
Dopo
questo
i
marinai
medesimi
perdettero
ogni
coraggio
.
Due
ore
dopo
,
il
bastimento
era
già
immerso
nell
'
acqua
fino
all
'
altezza
dei
parasartie
.
Uno
spettacolo
tremendo
si
presentava
intanto
sopra
coperta
.
Le
madri
si
stringevano
disperatamente
al
seno
i
figliuoli
,
gli
amici
si
abbracciavano
e
si
dicevano
addio
:
alcuni
scendevan
sotto
nelle
cabine
,
per
morire
senza
vedere
il
mare
.
Un
viaggiatore
si
tirò
un
colpo
di
pistola
al
capo
,
e
stramazzò
bocconi
sulla
scala
del
dormitorio
,
dove
spirò
.
Molti
s
'
avvinghiavano
freneticamente
gli
uni
agli
altri
,
delle
donne
si
scontorcevano
in
convulsioni
orrende
.
Parecchi
stavano
inginocchiati
intorno
al
prete
.
S
'
udiva
un
coro
di
singhiozzi
,
di
lamenti
infantili
,
di
voci
acute
e
strane
,
e
si
vedevan
qua
e
là
delle
persone
immobili
come
statue
,
istupidite
,
con
gli
occhi
dilatati
e
senza
sguardo
,
delle
facce
di
cadaveri
e
di
pazzi
.
I
due
ragazzi
,
Mario
e
Giulietta
,
avviticchiati
a
un
albero
del
bastimento
,
guardavano
il
mare
con
gli
occhi
fissi
,
come
insensati
.
Il
mare
s
'
era
quetato
un
poco
;
ma
il
bastimento
continuava
a
affondare
,
lentamente
.
Non
rimanevan
più
che
pochi
minuti
.
-
La
scialuppa
a
mare
!
-
gridò
il
capitano
.
Una
scialuppa
,
l
'
ultima
che
restava
,
fu
gettata
all
'
acqua
,
e
quattordici
marinai
,
con
tre
passeggieri
,
vi
scesero
.
Il
capitano
rimase
a
bordo
.
-
Discenda
con
noi
!
-
gridarono
di
sotto
.
-
Io
debbo
morire
al
mio
posto
,
-
rispose
il
capitano
.
-
Incontreremo
un
bastimento
,
-
gli
gridarono
i
marinai
,
-
ci
salveremo
.
Discenda
.
Lei
è
perduto
.
-
Io
rimango
.
-
C
'
è
ancora
un
posto
!
-
gridarono
allora
i
marinai
,
rivolgendosi
agli
altri
passeggieri
.
-
Una
donna
!
Una
donna
s
'
avanzò
,
sorretta
dal
capitano
;
ma
vista
la
distanza
a
cui
si
trovava
la
scialuppa
,
non
si
sentì
il
coraggio
di
spiccare
il
salto
,
e
ricadde
sopra
coperta
.
Le
altre
donne
eran
quasi
tutte
già
svenute
e
come
moribonde
.
-
Un
ragazzo
!
-
gridarono
i
marinai
.
A
quel
grido
,
il
ragazzo
siciliano
e
la
sua
compagna
,
ch
'
eran
rimasti
fino
allora
come
pietrificati
da
uno
stupore
sovrumano
,
ridestati
improvvisamente
dal
violento
istinto
della
vita
,
si
staccarono
a
un
punto
solo
dall
'
albero
e
si
slanciarono
all
'
orlo
del
bastimento
,
urlando
a
una
voce
:
-
A
me
!
-
e
cercando
di
cacciarsi
indietro
a
vicenda
,
come
due
belve
furiose
.
-
Il
più
piccolo
!
-
gridarono
i
marinai
.
-
La
barca
è
sopraccarica
!
Il
più
piccolo
!
All
'
udir
quella
parola
,
la
ragazza
,
come
fulminata
,
lasciò
cascare
le
braccia
,
e
rimase
immobile
,
guardando
Mario
con
gli
occhi
morti
.
Mario
guardò
lei
un
momento
,
-
le
vide
la
macchia
di
sangue
sul
petto
,
-
si
ricordò
,
-
il
lampo
di
un
'
idea
divina
gli
passò
sul
viso
.
-
Il
più
piccolo
!
-
gridarono
in
coro
i
marinai
,
con
imperiosa
impazienza
.
-
Noi
partiamo
!
E
allora
Mario
,
con
una
voce
che
non
parea
più
la
sua
,
gridò
:
-
Lei
è
più
leggiera
.
A
te
,
Giulietta
!
Tu
hai
padre
e
madre
!
Io
son
solo
!
Ti
do
il
mio
posto
!
Va
giù
!
-
Gettala
in
mare
!
-
gridarono
i
marinai
.
Mario
afferrò
Giulietta
alla
vita
e
la
gettò
in
mare
.
La
ragazza
mise
un
grido
e
fece
un
tonfo
;
un
marinaio
l
'
afferrò
per
un
braccio
e
la
tirò
su
nella
barca
.
Il
ragazzo
rimase
ritto
sull
'
orlo
del
bastimento
,
con
la
fronte
alta
,
coi
capelli
al
vento
,
immobile
,
tranquillo
,
sublime
.
La
barca
si
mosse
,
e
fece
appena
in
tempo
a
scampare
dal
movimento
vorticoso
delle
acque
prodotto
dal
bastimento
che
andava
sotto
,
e
che
minacciò
di
travolgerla
.
Allora
la
ragazza
,
rimasta
fino
a
quel
momento
quasi
fuori
di
senso
,
alzò
gli
occhi
verso
il
fanciullo
e
diede
in
uno
scroscio
di
pianto
.
-
Addio
,
Mario
!
-
gli
gridò
fra
i
singhiozzi
,
con
le
braccia
tese
verso
di
lui
.
-
Addio
!
Addio
!
Addio
!
-
Addio
!
-
rispose
il
ragazzo
,
levando
la
mano
in
alto
.
La
barca
s
'
allontanava
velocemente
sopra
il
mare
agitato
,
sotto
il
cielo
tetro
.
Nessuno
gridava
più
sul
bastimento
.
L
'
acqua
lambiva
già
gli
orli
della
coperta
.
A
un
tratto
il
ragazzo
cadde
in
ginocchio
con
le
mani
giunte
e
cogli
occhi
al
cielo
.
La
ragazza
si
coperse
il
viso
.
Quando
rialzò
il
capo
,
girò
uno
sguardo
sul
mare
:
il
bastimento
non
c
'
era
più
.
LUGLIO
L
'
ultima
pagina
di
mia
madre
1
,
sabato
L
'
anno
è
finito
dunque
,
Enrico
,
ed
è
bello
che
ti
rimanga
come
ricordo
dell
'
ultimo
giorno
l
'
immagine
del
fanciullo
sublime
,
che
diede
la
vita
per
la
sua
amica
.
Ora
tu
stai
per
separarti
dai
tuoi
maestri
e
dai
tuoi
compagni
;
e
io
debbo
darti
una
notizia
triste
.
La
separazione
non
durerà
soltanto
tre
mesi
,
ma
sempre
.
Tuo
padre
,
per
ragioni
della
sua
professione
,
deve
andar
via
da
Torino
,
e
noi
tutti
con
lui
.
Ce
n
'
andremo
il
prossimo
autunno
.
Dovrai
entrare
in
una
scuola
nuova
.
Questo
ti
rincresce
,
non
è
vero
?
perché
son
certa
che
tu
l
'
ami
la
tua
vecchia
scuola
,
dove
per
quattro
anni
;
due
volte
al
giorno
,
hai
provato
la
gioia
d
'
aver
lavorato
,
dove
hai
visto
per
tanto
tempo
,
a
quelle
date
ore
,
gli
stessi
ragazzi
;
gli
stessi
maestri
,
gli
stessi
parenti
,
e
tuo
padre
o
tua
madre
che
t
'
aspettavano
sorridendo
,
la
tua
vecchia
scuola
,
dove
ti
s
'
è
aperto
l
'
ingegno
,
dove
hai
trovato
tanti
buoni
compagni
,
dove
ogni
parola
che
hai
inteso
dire
aveva
per
iscopo
il
tuo
bene
,
e
non
hai
provato
un
dispiacere
che
non
ti
sia
stato
utile
!
Porta
dunque
quest
'
affetto
con
te
,
e
dà
un
addio
dal
cuore
a
tutti
quei
ragazzi
.
Alcuni
avranno
delle
disgrazie
,
perderanno
presto
il
padre
e
la
madre
;
altri
moriranno
giovani
;
altri
forse
verseranno
nobilmente
il
loro
sangue
nelle
battaglie
,
molti
saranno
bravi
e
onesti
operai
,
padri
di
famiglie
operose
e
oneste
come
loro
,
e
chi
sa
che
non
ce
ne
sia
qualcuno
pure
,
che
renderà
dei
grandi
servigi
al
suo
paese
e
farà
il
suo
nome
glorioso
.
Separati
dunque
da
loro
affettuosamente
:
lasciaci
un
poco
dell
'
anima
tua
in
quella
grande
famiglia
,
nella
quale
sei
entrato
bambino
,
e
da
cui
esci
giovinetto
,
e
che
tuo
padre
e
tua
madre
amano
tanto
perché
tu
ci
fosti
tanto
amato
.
La
scuola
è
una
madre
,
Enrico
mio
:
essa
ti
levò
dalle
mie
braccia
che
parlavi
appena
,
e
ora
mi
ti
rende
grande
,
forte
,
buono
,
studioso
:
sia
benedetta
,
e
tu
non
dimenticarla
mai
più
,
figliuolo
.
Oh
!
è
impossibile
che
tu
la
dimentichi
.
Ti
farai
uomo
,
girerai
il
mondo
,
vedrai
delle
città
immense
e
dei
monumenti
maravigliosi
;
e
ti
scorderai
anche
di
molti
fra
questi
;
ma
quel
modesto
edifizio
bianco
,
con
quelle
persiane
chiuse
,
e
quel
piccolo
giardino
,
dove
sbocciò
il
primo
fiore
della
tua
intelligenza
,
tu
lo
vedrai
fino
all
'
ultimo
giorno
della
tua
vita
come
io
vedrò
la
casa
in
cui
sentii
la
tua
voce
per
la
prima
volta
.
TUA
MADRE
Gli
esami
4
,
martedì
Eccoci
finalmente
agli
esami
.
Per
le
vie
intorno
alla
scuola
non
si
sente
parlar
d
'
altro
,
da
ragazzi
,
da
padri
,
da
madri
,
perfino
dalle
governanti
:
esami
,
punti
,
tema
,
media
,
rimandato
,
promosso
tutti
dicono
le
stesse
parole
.
Ieri
mattina
ci
fu
la
composizione
,
questa
mattina
l
'
aritmetica
.
Era
commovente
veder
tutti
i
parenti
che
conducevano
i
ragazzi
alla
scuola
,
dando
gli
ultimi
consigli
per
la
strada
,
e
molte
madri
che
accompagnavano
i
figliuoli
fin
nei
banchi
,
per
guardare
se
c
'
era
inchiostro
nel
calamaio
e
per
provare
la
penna
,
e
si
voltavano
ancora
di
sull
'
uscio
a
dire
:
-
Coraggio
!
Attenzione
!
Mi
raccomando
!
-
Il
nostro
maestro
assistente
era
Coatti
,
quello
con
la
barbaccia
nera
,
che
fa
la
voce
del
leone
,
e
non
castiga
mai
nessuno
.
C
'
erano
dei
ragazzi
bianchi
dalla
paura
.
Quando
il
maestro
dissuggellò
la
lettera
del
Municipio
,
e
tirò
fuori
il
problema
,
non
si
sentiva
un
respiro
.
Dettò
il
problema
forte
,
guardandoci
ora
l
'
uno
ora
l
'
altro
con
certi
occhi
terribili
;
ma
si
capiva
che
se
avesse
potuto
dettare
anche
la
soluzione
,
per
farci
promovere
tutti
,
ci
avrebbe
avuto
un
grande
piacere
.
Dopo
un
'
ora
di
lavoro
,
molti
cominciavano
a
affannarsi
perché
il
problema
era
difficile
.
Uno
piangeva
.
Crossi
si
dava
dei
pugni
nel
capo
.
E
non
ci
hanno
mica
colpa
molti
,
di
non
sapere
,
poveri
ragazzi
,
che
non
hanno
avuto
molto
tempo
da
studiare
,
e
son
stati
trascurati
dai
parenti
.
Ma
c
'
era
la
provvidenza
.
Bisognava
vedere
Derossi
che
moto
si
dava
per
aiutarli
,
come
s
'
ingegnava
per
far
passare
una
cifra
e
per
suggerire
un
'
operazione
,
senza
farsi
scorgere
,
premuroso
per
tutti
,
che
pareva
lui
il
nostro
maestro
.
Anche
Garrone
,
che
è
forte
in
aritmetica
,
aiutava
chi
poteva
,
e
aiutò
perfin
Nobis
,
che
trovandosi
negli
imbrogli
,
era
tutto
gentile
.
Stardi
stette
per
più
d
'
un
'
ora
immobile
,
con
gli
occhi
sul
problema
e
coi
pugni
alle
tempie
,
e
poi
fece
tutto
in
cinque
minuti
.
Il
maestro
girava
tra
i
banchi
dicendo
:
-
Calma
!
Calma
!
Vi
raccomando
la
calma
!
-
E
quando
vedeva
qualcuno
scoraggiato
,
per
farlo
ridere
,
e
mettergli
animo
spalancava
la
bocca
come
per
divorarlo
,
imitando
il
leone
.
Verso
le
undici
,
guardando
giù
a
traverso
alle
persiane
,
vidi
molti
parenti
che
andavano
e
venivano
per
la
strada
,
impazienti
;
c
'
era
il
padre
di
Precossi
,
col
suo
camiciotto
turchino
,
scappato
allora
dall
'
officina
,
ancora
tutto
nero
nel
viso
.
C
'
era
la
madre
di
Crossi
,
l
'
erbaiola
;
la
madre
di
Nelli
,
vestita
di
nero
,
che
non
poteva
star
ferma
.
Poco
prima
di
mezzogiorno
arrivò
mio
padre
e
alzò
gli
occhi
alla
mia
finestra
:
caro
padre
mio
!
A
mezzo
giorno
tutti
avevamo
finito
.
E
fu
uno
spettacolo
all
'
uscita
.
Tutti
incontro
ai
ragazzi
a
domandare
,
a
sfogliare
i
quaderni
,
a
confrontare
coi
lavori
dei
compagni
.
-
Quante
operazioni
?
-
Cos
'
è
il
totale
?
-
E
la
sottrazione
?
-
E
la
risposta
?
-
E
la
virgola
dei
decimali
?
-
Tutti
i
maestri
andavano
qua
e
là
,
chiamati
da
cento
parti
.
Mio
padre
mi
levò
di
mano
subito
la
brutta
copia
,
guardò
e
disse
:
-
Va
bene
.
-
Accanto
a
noi
c
'
era
il
fabbro
Precossi
che
guardava
pure
il
lavoro
del
suo
figliuolo
,
un
po
'
inquieto
,
e
non
si
raccapezzava
.
Si
rivolse
a
mio
padre
:
-
Mi
vorrebbe
favorire
il
totale
?
Mio
padre
lesse
la
cifra
.
Quegli
guardò
:
combinava
.
-
Bravo
,
piccino
!
-
esclamò
,
tutto
contento
;
e
mio
padre
e
lui
si
guardarono
un
momento
,
con
un
buon
sorriso
,
come
due
amici
;
mio
padre
gli
tese
la
mano
,
egli
la
strinse
.
E
si
separarono
dicendo
:
-
Al
verbale
.
-
Al
verbale
.
-
Fatti
pochi
passi
,
udimmo
una
voce
in
falsetto
che
ci
fece
voltare
il
capo
:
era
il
fabbro
ferraio
che
cantava
.
L
'
ultimo
esame
7
,
venerdì
Questa
mattina
ci
diedero
gli
esami
verbali
.
Alle
otto
eravamo
tutti
in
classe
,
e
alle
otto
e
un
quarto
cominciarono
a
chiamarci
quattro
alla
volta
nel
camerone
,
dove
c
'
era
un
gran
tavolo
coperto
d
'
un
tappeto
verde
,
e
intorno
il
Direttore
e
quattro
maestri
,
fra
i
quali
il
nostro
.
Io
fui
uno
dei
primi
chiamati
.
Povero
maestro
!
Come
m
'
accorsi
che
ci
vuol
bene
davvero
,
questa
mattina
.
Mentre
c
'
interrogavano
gli
altri
,
egli
non
aveva
occhi
che
per
noi
;
Si
turbava
quando
eravamo
incerti
a
rispondere
,
si
rasserenava
quando
davamo
una
bella
risposta
,
sentiva
tutto
,
e
ci
faceva
mille
cenni
con
le
mani
e
col
capo
per
dire
:
-
bene
,
-
no
,
-
sta
attento
,
-
più
adagio
,
-
coraggio
.
-
Ci
avrebbe
suggerito
ogni
cosa
se
avesse
potuto
parlare
.
Se
al
posto
suo
ci
fossero
stati
l
'
un
dopo
l
'
altro
i
padri
di
tutti
gli
alunni
,
non
avrebbero
fatto
di
più
.
Gli
avrei
gridato
:
-
Grazie
!
-
dieci
volte
,
in
faccia
a
tutti
.
E
quando
gli
altri
maestri
mi
dissero
:
-
Sta
bene
;
va
pure
,
-
gli
scintillarono
gli
occhi
dalla
contentezza
.
Io
tornai
subito
in
classe
ad
aspettare
mio
padre
.
C
'
erano
ancora
quasi
tutti
.
Mi
sedetti
accanto
a
Garrone
.
Non
ero
allegro
,
punto
.
Pensavo
che
era
l
'
ultima
volta
che
stavamo
un
'
ora
vicini
!
Non
glielo
avevo
ancor
detto
a
Garrone
che
non
avrei
più
fatta
la
quarta
con
lui
,
che
dovevo
andar
via
da
Torino
con
mio
padre
:
egli
non
sapeva
nulla
.
E
se
ne
stava
lì
piegato
in
due
,
con
la
sua
grossa
testa
china
sul
banco
,
a
fare
degli
ornati
intorno
a
una
fotografia
di
suo
padre
,
vestito
da
macchinista
,
che
è
un
uomo
grande
e
grosso
,
con
un
collo
di
toro
,
e
ha
un
'
aria
seria
e
onesta
,
come
lui
.
E
mentre
stava
così
curvo
,
con
la
camicia
un
poco
aperta
davanti
,
io
gli
vedevo
sul
petto
nudo
e
robusto
la
crocina
d
'
oro
che
gli
regalò
la
madre
di
Nelli
,
quando
seppe
che
proteggeva
il
suo
figliuolo
.
Ma
bisognava
pure
che
glielo
dicessi
una
volta
che
dovevo
andar
via
.
Glielo
dissi
:
-
Garrone
,
quest
'
autunno
mio
padre
andrà
via
da
Torino
,
per
sempre
.
-
Egli
mi
domandò
se
andavo
via
anch
'
io
;
gli
risposi
di
sì
.
-
Non
farai
più
la
quarta
con
noi
?
-
mi
disse
.
Risposi
di
no
.
E
allora
egli
stette
un
po
'
senza
parlare
,
continuando
il
suo
disegno
.
Poi
domandò
senz
'
alzare
il
capo
:
-
Ti
ricorderai
poi
dei
tuoi
compagni
di
terza
?
-
Sì
,
-
gli
dissi
,
-
di
tutti
;
ma
di
te
...
più
che
di
tutti
.
Chi
si
può
scordare
di
te
?
-
Egli
mi
guardò
fisso
e
serio
con
uno
sguardo
che
diceva
mille
cose
;
e
non
disse
nulla
,
solo
mi
porse
la
mano
sinistra
,
fingendo
di
continuare
a
disegnare
con
l
'
altra
,
ed
io
la
strinsi
tra
le
mie
,
quella
mano
forte
e
leale
.
In
quel
momento
entrò
in
fretta
il
maestro
col
viso
rosso
,
e
disse
a
bassa
voce
e
presto
,
con
la
voce
allegra
:
-
Bravi
,
finora
va
tutto
bene
,
tirino
avanti
così
quelli
che
restano
;
bravi
,
ragazzi
!
Coraggio
!
Sono
molto
contento
.
-
E
per
mostrarci
la
sua
contentezza
ed
esilararci
,
uscendo
in
fretta
,
fece
mostra
d
'
inciampare
e
di
trattenersi
al
muro
per
non
cadere
:
lui
,
che
non
l
'
avevamo
mai
visto
ridere
!
La
cosa
parve
così
strana
,
che
invece
di
ridere
,
tutti
rimasero
stupiti
;
tutti
sorrisero
,
nessuno
rise
.
Ebbene
,
non
so
,
mi
fece
pena
e
tenerezza
insieme
quell
'
atto
di
allegrezza
da
fanciullo
.
Era
tutto
il
suo
premio
quel
momento
d
'
allegrezza
,
era
il
compenso
di
nove
mesi
di
bontà
,
di
pazienza
ed
anche
di
dispiaceri
!
Per
quello
aveva
faticato
tanto
tempo
,
ed
era
venuto
tante
volte
a
far
lezione
malato
,
povero
maestro
!
Quello
,
e
non
altro
,
egli
domandava
a
noi
in
ricambio
di
tanto
affetto
e
di
tante
cure
!
E
ora
mi
pare
che
lo
rivedrò
sempre
così
in
quell
'
atto
,
quando
mi
ricorderò
di
lui
,
per
molti
anni
;
e
se
quando
sarò
un
uomo
,
egli
vivrà
ancora
,
e
c
'
incontreremo
,
glielo
dirò
,
di
quell
'
atto
che
mi
toccò
il
cuore
;
e
gli
darò
un
bacio
sulla
testa
.
Addio
10
,
lunedì
Al
tocco
ci
ritrovammo
tutti
per
l
'
ultima
volta
alla
scuola
a
sentire
i
risultati
degli
esami
e
a
pigliare
i
libretti
di
promozione
.
La
strada
era
affollata
di
parenti
,
che
avevano
invaso
anche
il
camerone
,
e
molti
erano
entrati
nelle
classi
,
pigiandosi
fino
accanto
al
tavolino
del
maestro
:
nella
nostra
riempivano
tutto
lo
spazio
fra
il
muro
e
i
primi
banchi
.
C
'
era
il
padre
di
Garrone
,
la
madre
di
Derossi
,
il
fabbro
Precossi
,
Coretti
,
la
signora
Nelli
,
l
'
erbaiola
,
il
padre
del
muratorino
,
il
padre
di
Stardi
,
molti
altri
che
non
avevo
mai
visti
;
e
si
sentiva
da
tutte
le
parti
un
bisbiglio
,
un
brulichìo
,
che
pareva
d
'
essere
in
una
piazza
.
Entrò
il
maestro
:
si
fece
un
grande
silenzio
.
Aveva
in
mano
l
'
elenco
,
e
cominciò
a
leggere
subito
.
-
Abatucci
,
promosso
,
sessanta
settantesimi
,
Archini
,
promosso
,
cinquantacinque
settantesimi
.
Il
muratorino
promosso
,
Crossi
promosso
.
Poi
lesse
forte
:
-
Derossi
Ernesto
promosso
,
settanta
settantesimi
,
e
il
primo
premio
.
-
Tutti
i
parenti
ch
'
eran
lì
,
che
lo
conoscevan
tutti
,
dissero
:
-
Bravo
,
bravo
,
Derossi
!
-
ed
egli
diede
una
scrollata
ai
suoi
riccioli
biondi
,
col
suo
sorriso
disinvolto
e
bello
,
guardando
sua
madre
,
che
gli
fece
un
saluto
con
la
mano
.
Garoffi
,
Garrone
,
il
calabrese
,
promossi
.
Poi
tre
o
quattro
di
seguito
rimandati
,
e
uno
si
mise
a
piangere
perché
suo
padre
ch
'
era
sull
'
uscio
,
gli
fece
un
gesto
di
minaccia
.
Ma
il
maestro
disse
al
padre
:
-
No
,
signore
,
mi
scusi
;
non
è
sempre
colpa
,
è
sfortuna
molte
volte
.
E
questo
è
il
caso
.
-
Poi
lesse
:
-
Nelli
,
promosso
,
sessantadue
settantesimi
.
-
Sua
madre
gli
mandò
un
bacio
col
ventaglio
.
Stardi
promosso
con
sessantasette
settantesimi
;
ma
a
sentire
quel
bel
voto
,
egli
non
sorrise
neppure
,
e
non
staccò
i
pugni
dalle
tempie
.
L
'
ultimo
fu
Votini
,
che
era
venuto
tutto
ben
vestito
e
pettinato
:
promosso
.
Letto
l
'
ultimo
,
il
maestro
si
alzò
e
disse
:
-
Ragazzi
,
questa
è
l
'
ultima
volta
che
ci
troviamo
riuniti
.
Siamo
stati
insieme
un
anno
,
e
ora
ci
lasciamo
buoni
amici
,
non
è
vero
?
Mi
rincresce
di
separarmi
da
voi
,
cari
figliuoli
.
-
S
'
interruppe
;
poi
ripigliò
:
-
Se
qualche
volta
m
'
è
scappata
la
pazienza
,
se
qualche
volta
,
senza
volerlo
,
sono
stato
ingiusto
,
troppo
severo
,
scusatemi
.
-
No
,
no
,
-
dissero
i
parenti
e
molti
scolari
,
-
no
,
signor
maestro
,
mai
.
-
Scusatemi
,
-
ripeté
il
maestro
,
-
e
vogliatemi
bene
.
L
'
anno
venturo
non
sarete
più
con
me
,
ma
vi
rivedrò
,
e
rimarrete
sempre
nel
mio
cuore
.
A
rivederci
,
ragazzi
!
-
Detto
questo
,
venne
avanti
in
mezzo
a
noi
,
e
tutti
gli
tesero
le
mani
,
rizzandosi
sui
banchi
,
lo
presero
per
le
braccia
e
per
le
falde
del
vestito
;
molti
lo
baciarono
,
cinquanta
voci
insieme
dissero
:
-
A
rivederlo
,
maestro
!
-
Grazie
,
signor
maestro
!
-
Stia
bene
!
-
Si
ricordi
di
noi
!
-
Quando
uscì
,
pareva
oppresso
dalla
commozione
.
Uscimmo
tutti
,
alla
rinfusa
.
Da
tutte
le
altre
classi
uscivan
pure
.
Era
un
rimescolamento
,
un
gran
chiasso
di
ragazzi
e
di
parenti
che
dicevano
addio
ai
maestri
e
alle
maestre
e
si
salutavan
fra
loro
.
La
maestra
della
penna
rossa
aveva
quattro
o
cinque
bambini
addosso
e
una
ventina
attorno
,
che
le
legavano
il
fiato
;
e
alla
«
monachina
»
avevan
mezzo
strappato
il
cappello
,
e
ficcato
una
dozzina
di
mazzetti
tra
i
bottoni
del
vestito
nero
e
nelle
tasche
.
Molti
facevano
festa
a
Robetti
che
proprio
quel
giorno
aveva
smesso
per
la
prima
volta
le
stampelle
.
Si
sentiva
dire
da
tutte
le
parti
.
-
Al
nuovo
anno
!
-
Ai
venti
d
'
ottobre
!
-
A
rivederci
ai
Santi
!
-
Noi
pure
ci
salutammo
.
Ah
!
come
si
dimenticavano
tutti
i
dissapori
in
quel
momento
!
Votini
,
che
era
sempre
stato
così
geloso
di
Derossi
,
fu
il
primo
a
gettarglisi
incontro
con
le
braccia
aperte
.
Io
salutai
il
muratorino
e
lo
baciai
proprio
nel
momento
che
mi
faceva
il
suo
ultimo
muso
di
lepre
,
caro
ragazzo
!
Salutai
Precossi
,
salutai
Garoffi
,
che
mi
annunziò
la
vincita
alla
sua
ultima
lotteria
e
mi
diede
un
piccolo
calcafogli
di
maiolica
,
rotto
da
un
canto
,
dissi
addio
a
tutti
gli
altri
.
Fu
bello
vedere
il
povero
Nelli
,
come
s
'
avviticchiò
a
Garrone
,
che
non
lo
potevan
più
staccare
.
Tutti
s
'
affollarono
intorno
a
Garrone
,
e
addio
Garrone
,
addio
,
a
rivederci
,
e
lì
a
toccarlo
,
a
stringerlo
,
a
fargli
festa
,
a
quel
bravo
,
santo
ragazzo
;
e
c
'
era
suo
padre
tutto
meravigliato
,
che
guardava
e
sorrideva
.
Garrone
fu
l
'
ultimo
che
abbracciai
,
nella
strada
,
e
soffocai
un
singhiozzo
contro
il
suo
petto
:
egli
mi
baciò
sulla
fronte
.
Poi
corsi
da
mio
padre
e
da
mia
madre
.
Mio
padre
mi
domandò
:
-
Hai
salutati
tutti
i
tuoi
compagni
?
-
Dissi
di
sì
.
-
Se
c
'
è
qualcuno
a
cui
tu
abbia
fatto
un
torto
,
vagli
a
dire
che
ti
perdoni
e
che
lo
dimentichi
.
C
'
è
nessuno
?
-
Nessuno
,
-
risposi
.
-
E
allora
addio
!
-
disse
mio
padre
,
con
la
voce
commossa
,
dando
un
ultimo
sguardo
alla
scuola
.
E
mia
madre
ripeté
:
-
addio
!
-
E
io
non
potei
dir
nulla
.
Saggistica ,
AI
MIEI
CARI
AMICI
DI
PERA
ENRICO
SANTORO
GIOVANNI
ROSSASCO
E
FAUSTO
ALBERI
Amigos
,
es
este
mi
último
libro
de
viaje
;
desde
adelante
no
escucharé
mas
que
las
inspiraciones
del
corazón
.
Luis
de
Guevara
,
Viaje
en
Egypto
.
L
'
ARRIVO
L
'
emozione
che
provai
entrando
in
Costantinopoli
mi
fece
quasi
dimenticare
tutto
quello
che
vidi
in
dieci
giorni
di
navigazione
dallo
stretto
di
Messina
all
'
imboccatura
del
Bosforo
.
Il
mar
Jonio
azzurro
e
immobile
come
un
lago
,
i
monti
lontani
della
Morea
tinti
di
rosa
dai
primi
raggi
del
sole
,
l
'
Arcipelago
dorato
dal
tramonto
,
le
rovine
d
'
Atene
,
il
golfo
di
Salonicco
,
Lemno
,
Tenedo
,
i
Dardanelli
,
e
molti
personaggi
e
casi
che
mi
divertirono
durante
il
viaggio
,
si
sbiadirono
per
modo
nella
mente
,
dopo
visto
il
Corno
d
'
oro
,
che
se
ora
li
volessi
descrivere
,
dovrei
lavorare
più
d
'
immaginazione
che
di
memoria
.
Perché
la
prima
pagina
del
mio
libro
m
'
esca
viva
e
calda
dall
'
anima
,
debbo
cominciare
dall
'
ultima
notte
del
viaggio
,
in
mezzo
al
mare
di
Marmara
,
nel
punto
che
il
capitano
del
bastimento
s
'
avvicinò
a
me
e
al
mio
amico
Yunk
,
e
mettendoci
le
mani
sulle
spalle
,
disse
col
suo
schietto
accento
palermitano
:
-
Signori
!
Domattina
all
'
alba
vedremo
i
primi
minareti
di
Stambul
.
Ah
!
ella
sorride
,
mio
buon
lettore
,
pieno
di
quattrini
e
di
noia
;
ella
che
,
anni
sono
,
quando
le
saltò
il
ticchio
d
'
andare
a
Costantinopoli
,
in
ventiquattr
'
ore
rifornì
la
borsa
e
fece
le
valigie
,
e
partì
tranquillamente
come
per
una
gita
in
campagna
,
incerto
fino
all
'
ultimo
momento
se
non
fosse
meglio
prendere
invece
la
via
di
Baden
-
Baden
!
Se
il
capitano
del
bastimento
ha
detto
anche
a
lei
:
-
Domani
mattina
vedremo
Stambul
-
lei
avrà
risposto
flemmaticamente
:
-
Ne
ho
piacere
.
-
Ma
bisogna
aver
covato
quel
desiderio
per
dieci
anni
,
aver
passato
molte
sere
d
'
inverno
guardando
melanconicamente
la
carta
d
'
Oriente
,
essersi
rinfocolata
l
'
immaginazione
colla
lettura
di
cento
volumi
,
aver
girato
mezza
l
'
Europa
soltanto
per
consolarsi
di
non
poter
vedere
quell
'
altra
mezza
,
essere
stati
inchiodati
un
anno
a
tavolino
con
quell
'
unico
scopo
,
aver
fatto
mille
piccoli
sacrifizi
,
e
conti
su
conti
,
e
castelli
su
castelli
,
e
battagliole
in
casa
;
bisogna
infine
aver
passato
nove
notti
insonni
sul
mare
,
con
quell
'
immagine
immensa
e
luminosa
davanti
agli
occhi
,
felici
tanto
da
provar
quasi
un
sentimento
di
rimorso
pensando
alle
persone
care
che
si
sono
lasciate
a
casa
;
e
allora
si
capisce
che
cosa
voglion
dire
quelle
parole
:
-
Domani
all
'
alba
vedremo
i
primi
minareti
di
Stambul
;
-
e
invece
di
rispondere
flemmaticamente
:
-
ne
ho
piacere
-
si
picchia
un
pugno
formidabile
sul
parapetto
del
bastimento
.
Un
gran
piacere
per
me
e
per
il
mio
amico
era
la
profonda
certezza
che
la
nostra
immensa
aspettazione
non
sarebbe
stata
delusa
.
Su
Costantinopoli
infatti
non
ci
son
dubbi
;
anche
il
viaggiatore
più
diffidente
ci
va
sicuro
del
fatto
suo
;
nessuno
ci
ha
mai
provato
un
disinganno
.
E
non
c
'
entra
il
fascino
delle
grandi
memorie
e
la
consuetudine
dell
'
ammirazione
.
È
una
bellezza
universale
e
sovrana
,
dinanzi
alla
quale
il
poeta
e
l
'
archeologo
,
l
'
ambasciatore
e
il
negoziante
,
la
principessa
e
il
marinaio
,
il
figlio
del
settentrione
e
il
figlio
del
mezzogiorno
,
tutti
hanno
messo
un
grido
di
maraviglia
.
È
il
più
bel
luogo
della
terra
a
giudizio
di
tutta
la
terra
.
Gli
scrittori
di
viaggi
,
arrivati
là
,
perdono
il
capo
.
Il
Perthusier
balbetta
,
il
Tournefort
dice
che
la
lingua
umana
è
impotente
,
il
Pouqueville
crede
d
'
esser
rapito
in
un
altro
mondo
,
il
La
Croix
è
innebriato
,
il
visconte
di
Marcellus
rimane
estatico
,
il
Lamartine
ringrazia
Iddio
,
il
Gautier
dubita
della
realtà
di
quello
che
vede
;
e
tutti
accumulano
immagini
sopra
immagini
,
fanno
scintillare
lo
stile
e
si
tormentano
invano
per
trovare
un
'
espressione
che
non
riesca
miseramente
al
disotto
del
proprio
pensiero
.
Il
solo
Chateaubriand
descrive
la
sua
entrata
in
Costantinopoli
con
un
'
apparenza
di
tranquillità
d
'
animo
che
reca
stupore
;
ma
non
tralascia
di
dire
che
è
il
più
bello
spettacolo
dell
'
universo
;
e
se
la
celebre
Lady
Montague
,
pronunziando
la
stessa
sentenza
,
ci
premette
un
forse
,
è
da
credersi
che
l
'
abbia
fatto
per
lasciare
tacitamente
il
primo
posto
alla
propria
bellezza
,
della
quale
si
dava
molto
pensiero
.
C
'
è
persino
un
freddo
tedesco
il
quale
dice
che
le
più
belle
illusioni
della
gioventù
e
i
sogni
stessi
del
primo
amore
sono
pallide
immagini
in
confronto
del
senso
di
dolcezza
che
invade
l
'
anima
alla
vista
di
quei
luoghi
fatati
;
e
un
dotto
francese
afferma
che
la
prima
impressione
che
fa
Costantinopoli
è
lo
spavento
.
Immagini
chi
legge
il
ribollimento
che
dovevano
produrre
tutte
queste
parole
di
foco
,
cento
volte
ripetute
,
nel
cervello
d
'
un
bravo
pittore
di
ventiquattr
'
anni
,
e
in
quello
d
'
un
cattivo
poeta
di
vent
'
otto
!
Ma
nemmeno
queste
lodi
illustri
di
Costantinopoli
ci
bastavano
,
e
cercavamo
le
testimonianze
dei
marinai
.
E
anch
'
essi
,
povera
gente
rozza
,
per
dare
un
'
idea
di
quella
bellezza
,
sentivano
il
bisogno
d
'
esprimersi
con
qualche
similitudine
o
parola
straordinaria
,
e
la
cercavano
volgendo
gli
occhi
qua
e
là
e
stropicciando
le
dita
,
e
facevano
dei
tentativi
di
descrizione
con
quel
suono
di
voce
che
par
che
venga
di
lontano
e
quei
gesti
larghi
e
lenti
con
cui
la
gente
del
popolo
esprime
la
meraviglia
quando
non
le
bastano
le
parole
.
-
Entrare
con
una
bella
mattinata
in
Costantinopoli
-
,
ci
disse
il
capo
dei
timonieri
-
,
credete
a
me
,
signori
:
è
un
bel
momento
nella
vita
d
'
un
uomo
.
Anche
il
tempo
ci
sorrideva
;
era
una
notte
serena
e
tepida
;
il
mare
accarezzava
con
un
mormorìo
leggerissimo
i
fianchi
del
bastimento
;
gli
alberi
e
i
più
minuti
cordami
si
disegnavano
netti
ed
immobili
sul
cielo
coperto
di
stelle
;
non
pareva
nemmeno
che
si
navigasse
.
A
prora
v
'
era
una
folla
di
turchi
sdraiati
che
fumavano
beatamente
il
loro
narghilè
col
viso
rivolto
alla
luna
,
la
quale
faceva
un
contorno
d
'
argento
ai
loro
turbanti
bianchi
;
a
poppa
un
visibilio
di
gente
d
'
ogni
paese
,
fra
cui
una
compagnia
famelica
di
commedianti
greci
che
s
'
erano
imbarcati
al
Pireo
.
Vedo
ancora
,
in
mezzo
a
una
nidiata
di
bambine
russe
che
vanno
a
Odessa
colla
madre
,
il
visetto
della
piccola
Olga
,
tutta
meravigliata
ch
'
io
non
capisca
la
sua
lingua
e
indispettita
d
'
avermi
fatto
tre
volte
la
medesima
domanda
senza
ottenere
una
risposta
intelligibile
.
Ho
da
una
parte
un
grosso
e
sucido
prete
greco
,
col
cappello
a
staio
rovesciato
,
che
cerca
col
canocchiale
l
'
arcipelago
di
Marmara
;
dall
'
altra
un
ministro
evangelico
inglese
,
rigido
e
freddo
come
una
statua
,
che
in
tre
giorni
non
ha
ancora
detto
una
parola
nè
guardato
in
faccia
anima
viva
;
davanti
,
due
belle
signorine
ateniesi
colla
berrettina
rossa
e
le
treccie
giù
per
le
spalle
,
che
appena
uno
le
guarda
,
si
voltano
tutte
due
insieme
verso
il
mare
per
farsi
vedere
di
profilo
;
un
po
'
più
in
là
un
negoziante
armeno
che
fa
scorrere
tra
le
dita
le
pallottoline
del
rosario
orientale
,
un
gruppo
d
'
ebrei
vestiti
del
costume
antico
,
degli
albanesi
colle
sottanine
bianche
,
un
'
istitutrice
francese
che
fa
la
malinconica
,
qualcuno
di
quei
soliti
viaggiatori
di
nessuna
tinta
,
che
non
si
capisce
di
che
paese
siano
nè
che
mestiere
facciano
;
e
in
mezzo
a
questa
gente
,
una
piccola
famiglia
turca
composta
d
'
un
babbo
in
fez
,
d
'
una
mamma
velata
e
di
due
bambine
coi
calzoncini
,
tutti
e
quattro
accovacciati
sotto
una
tenda
,
a
traverso
un
mucchio
di
materasse
e
di
cuscinetti
variopinti
,
in
mezzo
a
una
corona
di
carabattole
d
'
ogni
forma
e
d
'
ogni
colore
.
Come
si
sentiva
la
vicinanza
di
Costantinopoli
!
C
'
era
una
vivacità
insolita
.
Quasi
tutti
i
visi
che
s
'
intravvedevano
al
lume
delle
lanterne
,
erano
visi
allegri
.
Le
bambine
russe
saltellavano
intorno
alla
madre
gridando
l
'
antico
nome
russo
di
Stambul
:
-
Zavegorod
!
Zavegorod
!
-
Passando
accanto
ai
crocchi
,
si
udivano
qua
e
là
i
nomi
di
Galata
,
di
Pera
,
di
Scutari
,
di
Bujukderé
,
di
Terapia
,
che
luccicavano
alla
mia
fantasia
come
le
prime
scintille
d
'
un
grande
foco
d
'
artifizio
sul
punto
d
'
accendersi
.
Anche
i
marinai
erano
contenti
d
'
avvicinarsi
a
quel
luogo
dove
,
com
'
essi
dicevano
,
si
dimenticano
almeno
per
un
'
ora
tutte
le
noie
della
vita
.
Persino
a
prora
,
in
mezzo
a
quel
biancume
di
turbanti
,
c
'
era
un
movimento
straordinario
:
anche
quei
mussulmani
pigri
e
impassibili
vedevano
già
cogli
occhi
della
immaginazione
ondulare
all
'
orizzonte
i
fantastici
contorni
di
Ummelunià
,
la
madre
del
mondo
,
"
la
città
"
,
come
dice
il
Corano
,
"
di
cui
un
lato
guarda
la
terra
e
due
guardano
il
mare
.
"
Pareva
che
il
bastimento
,
anche
senza
la
forza
motrice
del
vapore
,
avrebbe
dovuto
andare
innanzi
da
sè
,
spinto
dall
'
impeto
dei
desiderii
e
delle
impazienze
che
fremevano
sulle
sue
tavole
.
Di
tratto
in
tratto
mi
appoggiavo
al
parapetto
per
guardare
in
mare
,
e
mi
pareva
che
cento
voci
confuse
mi
parlassero
col
mormorìo
delle
acque
.
Erano
tutte
le
persone
che
mi
amano
,
che
dicevano
:
Va
,
va
,
figliuolo
,
fratello
,
amico
,
va
;
va
a
goderti
la
tua
Costantinopoli
;
te
la
sei
guadagnata
,
sii
felice
,
e
Dio
t
'
accompagni
.
Soltanto
verso
la
mezzanotte
i
viaggiatori
cominciarono
a
scendere
sotto
coperta
.
Il
mio
amico
ed
io
scendemmo
gli
ultimi
e
a
passo
di
formica
,
perché
ci
ripugnava
d
'
andare
a
chiudere
fra
quattro
pareti
un
'
allegrezza
a
cui
pareva
angusto
il
circuito
della
Propontide
.
Quando
fummo
a
metà
della
scaletta
sentimmo
la
voce
del
capitano
che
c
'
invitava
a
salire
la
mattina
seguente
sul
ponte
riserbato
al
comando
.
-
Siano
su
prima
del
levar
del
sole
,
-
gridò
affacciandosi
alla
botola
-
;
faccio
buttare
in
mare
chi
ritarda
.
Una
minaccia
più
superflua
non
è
mai
stata
fatta
dopo
che
mondo
è
mondo
.
Io
non
chiusi
occhio
.
Credo
che
il
giovane
Maometto
II
,
in
quella
famosa
notte
di
Adrianopoli
,
in
cui
disfece
il
letto
a
furia
di
voltarsi
e
di
rivoltarsi
,
agitato
dalla
visione
della
città
di
Costantino
,
non
abbia
fatto
tanti
rivoltoloni
quanti
ne
feci
io
nella
mia
cuccetta
in
quelle
quattr
'
ore
d
'
aspettazione
.
Per
dominare
i
miei
nervi
,
provai
a
contare
fino
a
mille
,
a
tener
l
'
occhio
fisso
sulle
ghirlande
bianche
che
l
'
acqua
rotta
dal
bastimento
sollevava
intorno
all
'
occhio
del
mio
camerino
,
a
canterellare
delle
ariette
cadenzate
sul
rumore
monotono
della
macchina
a
vapore
;
ma
era
inutile
.
Avevo
la
febbre
,
mi
sentivo
mancare
il
respiro
e
la
notte
mi
pareva
eterna
.
Appena
vidi
un
barlume
di
giorno
,
saltai
giù
;
Yunk
era
già
in
piedi
;
ci
vestimmo
in
furia
,
e
salimmo
in
tre
salti
sopra
coperta
.
Maledizione
!
C
'
era
la
nebbia
.
Una
nebbia
fitta
copriva
l
'
orizzonte
da
tutte
le
parti
;
pareva
imminente
la
pioggia
;
il
grande
spettacolo
dell
'
entrata
in
Costantinopoli
era
perduto
;
il
nostro
più
ardente
desiderio
,
deluso
;
il
viaggio
in
una
parola
,
sciupato
!
Io
rimasi
annichilito
.
In
quel
punto
comparve
il
capitano
col
suo
solito
sorrisetto
sulle
labbra
.
Non
ci
fu
bisogno
di
parlare
;
appena
ci
vide
,
capì
,
e
battendoci
una
mano
sulla
spalla
,
disse
in
tuono
di
consolazione
:
-
Niente
,
niente
.
Non
si
sgomentino
,
signori
.
Benedicano
anzi
questa
nebbia
.
In
grazia
della
nebbia
loro
faranno
la
più
bella
entrata
in
Costantinopoli
che
abbiano
mai
potuto
desiderare
.
Fra
due
ore
avremo
un
sereno
meraviglioso
.
Riposino
sulla
mia
parola
.
Mi
sentii
tornare
la
vita
.
Salimmo
sul
ponte
del
Comando
.
A
prora
tutti
i
turchi
erano
già
seduti
a
gambe
incrociate
sui
loro
tappeti
,
col
viso
rivolto
verso
Costantinopoli
.
In
pochi
minuti
tutti
gli
altri
viaggiatori
usciron
fuori
,
armati
di
canocchiali
d
'
ogni
forma
,
e
si
appoggiarono
,
stesi
in
una
lunga
fila
,
al
parapetto
di
sinistra
,
come
alla
balaustrata
d
'
una
galleria
di
teatro
.
Tirava
un
'
arietta
fresca
;
nessuno
parlava
.
Tutti
gli
occhi
e
tutti
i
canocchiali
si
rivolsero
a
poco
a
poco
verso
la
riva
settentrionale
del
mare
di
Marmara
.
Ma
non
si
vedeva
ancor
nulla
.
La
nebbia
però
non
formava
che
una
fascia
biancastra
all
'
orizzonte
,
sopra
la
quale
splendeva
il
cielo
sereno
e
dorato
.
Diritto
dinanzi
a
noi
,
nella
direzione
della
prora
,
appariva
confusamente
il
piccolo
arcipelago
delle
nove
Isole
dei
Principi
,
le
Demonesi
degli
antichi
,
luogo
di
piaceri
della
Corte
al
tempo
del
Basso
Impero
,
ed
ora
luogo
di
ritrovo
e
di
festa
degli
abitanti
di
Costantinopoli
.
Le
due
rive
del
mar
di
Marmara
erano
ancora
completamente
nascoste
.
Soltanto
dopo
un
'
ora
che
s
'
era
sul
ponte
si
vide
...
Ma
è
impossibile
intender
bene
la
descrizione
dell
'
entrata
in
Costantinopoli
,
se
non
si
ha
chiara
nella
mente
la
configurazione
della
città
.
Supponga
il
lettore
d
'
aver
davanti
a
sè
l
'
imboccatura
del
Bosforo
,
il
braccio
di
mare
che
separa
l
'
Asia
dall
'
Europa
e
congiunge
il
mar
di
Marmara
col
mar
Nero
.
Stando
così
s
'
ha
la
riva
asiatica
a
destra
e
la
riva
europea
a
sinistra
;
di
qui
l
'
antica
Tracia
,
di
là
l
'
antica
Anatolia
.
Andando
innanzi
,
infilando
cioè
il
braccio
di
mare
,
si
trova
a
sinistra
,
appena
oltrepassata
l
'
imboccatura
,
un
golfo
,
una
rada
strettissima
,
la
quale
forma
col
Bosforo
un
angolo
quasi
retto
,
e
si
sprofonda
per
parecchie
miglia
nella
terra
europea
,
incurvandosi
a
modo
di
un
corno
di
bue
;
donde
il
nome
di
Corno
d
'
oro
,
ossia
corno
dell
'
abbondanza
,
perché
v
'
affluivano
,
quand
'
era
porto
di
Bisanzio
,
le
ricchezze
di
tre
continenti
.
Nell
'
angolo
di
terra
europea
,
che
da
una
parte
è
bagnato
dal
mar
di
Marmara
e
dall
'
altra
dal
Corno
d
'
oro
,
dov
'
era
l
'
antica
Bisanzio
,
s
'
innalza
,
sopra
sette
colline
,
Stambul
,
la
città
turca
.
Nell
'
altro
angolo
,
bagnato
dal
Corno
d
'
oro
e
dal
Bosforo
,
s
'
innalzano
Galata
e
Pera
,
le
città
franche
.
In
faccia
all
'
apertura
del
Corno
d
'
oro
,
sopra
le
colline
della
riva
asiatica
,
sorge
la
città
di
Scutari
.
Quella
dunque
,
che
si
chiama
Costantinopoli
,
è
formata
da
tre
grandi
città
divise
dal
mare
,
ma
poste
l
'
una
in
faccia
all
'
altra
,
e
la
terza
in
faccia
alle
due
prime
,
e
tanto
vicine
tra
loro
,
che
da
ciascuna
delle
tre
rive
si
vedono
distintamente
gli
edifizii
delle
altre
due
,
presso
a
poco
come
da
una
parte
all
'
altra
della
Senna
e
del
Tamigi
nei
punti
dove
sono
più
larghi
a
Parigi
e
a
Londra
.
La
punta
del
triangolo
su
cui
s
'
innalza
Stambul
,
ritorta
verso
il
Corno
d
'
oro
,
è
quel
famoso
Capo
del
Serraglio
,
il
quale
nasconde
fino
all
'
ultimo
momento
,
agli
occhi
di
chi
viene
dal
mar
di
Marmara
,
la
vista
delle
due
rive
del
Corno
,
ossia
la
parte
più
grande
e
più
bella
di
Costantinopoli
.
Fu
il
Capitano
del
bastimento
,
che
col
suo
occhio
di
marinaio
scoperse
per
il
primo
il
primo
barlume
di
Stambul
.
Le
due
signore
ateniesi
,
la
famiglia
russa
,
il
ministro
inglese
,
Yunk
,
io
ed
altri
,
che
andavamo
tutti
a
Costantinopoli
per
la
prima
volta
,
stavamo
intorno
a
lui
stretti
in
un
gruppo
,
silenziosi
,
stancandoci
gli
occhi
inutilmente
sopra
la
nebbia
,
quand
'
egli
stese
il
braccio
a
sinistra
,
verso
la
riva
europea
,
e
gridò
:
-
Signori
,
ecco
il
primo
spiraglio
.
Era
un
punto
bianco
,
la
sommità
d
'
un
minareto
altissimo
,
di
cui
la
parte
di
sotto
rimaneva
ancora
nascosta
.
Tutti
vi
appuntarono
su
i
canocchiali
e
si
misero
a
frugare
cogli
occhi
in
quel
piccolo
squarcio
della
nebbia
come
per
farlo
più
largo
.
Il
bastimento
filava
rapidamente
.
Dopo
pochi
minuti
si
vide
accanto
al
minareto
una
macchia
incerta
,
poi
due
,
poi
tre
,
poi
molte
che
a
poco
a
poco
prendevano
il
contorno
di
case
,
e
la
fila
s
'
allungava
,
s
'
allungava
.
Dinanzi
a
noi
e
sulla
nostra
destra
,
tutto
era
ancora
coperto
dalla
nebbia
.
Quella
che
s
'
andava
scoprendo
allora
,
era
la
parte
di
Stambul
che
s
'
allunga
,
formando
un
arco
di
circa
quattro
miglia
italiane
,
sulla
riva
settentrionale
del
mar
di
Marmara
,
fra
il
Capo
del
Serraglio
e
il
Castello
delle
Sette
Torri
.
Ma
tutta
la
collina
del
Serraglio
era
ancora
velata
.
Dietro
le
case
spuntavano
l
'
un
dopo
l
'
altro
i
minareti
,
altissimi
e
bianchi
,
e
le
loro
sommità
,
illuminate
dal
sole
,
erano
color
di
rosa
.
Sotto
le
case
cominciavano
a
scoprirsi
le
vecchie
mura
merlate
,
di
color
fosco
,
rafforzate
,
a
distanze
eguali
,
da
grosse
torri
,
che
formano
intorno
a
tutta
la
città
una
cintura
non
interrotta
,
contro
la
quale
si
rompono
le
onde
del
mare
.
In
poco
tempo
rimase
scoperto
un
tratto
di
città
lungo
due
miglia
;
ma
,
dico
il
vero
,
lo
spettacolo
non
corrispondeva
alla
mia
aspettazione
.
Eravamo
nel
punto
in
cui
il
Lamartine
domandò
a
sè
stesso
:
-
È
questa
Costantinopoli
?
-
e
gridò
:
-
Che
delusione
!
-
Le
colline
erano
ancora
nascoste
,
non
si
vedeva
che
la
riva
,
le
case
formavano
una
sola
fila
lunghissima
,
la
città
pareva
tutta
piana
.
-
Capitano
!
-
esclamai
anch
'
io
-
;
è
questa
Costantinopoli
?
-
Il
capitano
m
'
afferrò
per
un
braccio
,
e
accennando
colla
mano
dinanzi
a
sè
:
-
Uomo
di
poca
fede
!
-
gridò
-
;
guardi
lassù
.
-
Guardai
!
e
mi
fuggì
un
'
esclamazione
di
stupore
.
Un
'
ombra
enorme
,
una
mole
altissima
e
leggiera
,
ancora
coperta
da
un
velo
vaporoso
,
si
sollevava
al
cielo
dalla
sommità
d
'
un
'
altura
,
e
rotondeggiava
gloriosamente
nell
'
aria
,
in
mezzo
a
quattro
minareti
smisurati
e
snelli
,
di
cui
le
punte
inargentate
scintillavano
ai
primi
raggi
del
sole
.
-
Santa
Sofia
!
-
gridò
un
marinaio
;
e
una
delle
due
signore
ateniesi
disse
a
bassa
voce
:
-
Hagia
Sofia
!
(
La
santa
sapienza
)
.
I
turchi
a
prora
s
'
alzarono
in
piedi
.
Ma
già
dinanzi
e
accanto
alla
grande
basilica
,
si
sbozzavano
a
traverso
la
nebbia
altre
cupole
enormi
,
e
minareti
fitti
e
confusi
come
una
foresta
di
gigantesche
palme
senza
rami
-
La
moschea
del
Sultano
Ahmed
!
-
gridava
il
capitano
,
accennando
-
;
la
moschea
di
Bajazet
,
la
moschea
d
'
Osman
,
la
moschea
di
Laleli
,
la
moschea
di
Solimano
.
Ma
nessuno
lo
sentiva
più
.
Il
velo
si
squarciava
rapidamente
,
e
da
ogni
parte
balzavan
fuori
moschee
,
torri
,
mucchi
di
verzura
,
case
su
case
;
e
più
andavamo
innanzi
,
più
la
città
s
'
alzava
e
mostrava
più
distinti
i
suoi
grandi
contorni
rotti
,
capricciosi
,
bianchi
,
verdi
,
rosati
,
scintillanti
;
e
la
collina
del
serraglio
disegnava
già
intera
la
sua
forma
gentile
sopra
il
fondo
grigio
della
nebbia
lontana
.
Quattro
miglia
di
città
,
tutta
la
parte
di
Stambul
che
guarda
il
mare
di
Marmara
,
si
stendeva
dinanzi
a
noi
,
e
le
sue
mura
fosche
e
le
sue
case
di
mille
colori
si
riflettevano
nell
'
acqua
terse
e
nitide
come
in
uno
specchio
.
A
un
tratto
il
bastimento
si
fermò
.
Tutti
s
'
affollarono
intorno
al
capitano
domandando
perchè
.
Egli
ci
spiegò
che
per
andare
innanzi
bisognava
aspettare
che
svanisse
la
nebbia
.
La
nebbia
infatti
nascondeva
ancora
l
'
imboccatura
del
Bosforo
come
una
fitta
cortina
.
Ma
dopo
meno
d
'
un
minuto
,
si
poté
proseguire
,
andando
però
cautissimamente
.
Ci
avvicinavamo
alla
collina
dell
'
antico
serraglio
.
Qui
la
curiosità
mia
e
di
tutti
diventò
febbrile
.
-
Si
volti
in
là
-
,
mi
disse
il
capitano
-
e
aspetti
a
guardare
quando
tutta
la
collina
ci
sia
davanti
.
Mi
voltai
e
fissai
gli
occhi
sopra
uno
sgabello
che
mi
pareva
che
ballasse
.
-
Eccoci
!
-
esclamò
il
Capitano
dopo
qualche
momento
.
Mi
voltai
.
Il
bastimento
s
'
era
fermato
.
Eravamo
in
faccia
alla
collina
,
vicinissimi
.
È
una
grande
collina
tutta
vestita
di
cipressi
,
di
terebinti
,
d
'
abeti
e
di
platani
giganteschi
,
che
spingono
i
rami
fuori
delle
mura
merlate
fino
a
far
ombra
sul
mare
;
e
in
mezzo
a
questo
mucchio
di
verzura
s
'
alzano
disordinatamente
,
separati
e
a
gruppi
,
come
sparsi
a
caso
,
cime
di
chioschi
,
padiglioncini
coronati
di
gallerie
,
cupolette
inargentate
,
piccoli
edifizii
di
forme
gentili
e
strane
,
colle
finestre
ingraticolate
e
le
porte
a
rabeschi
;
tutto
bianco
,
piccino
,
mezzo
nascosto
,
che
lascia
indovinare
un
labirinto
di
giardini
,
di
corridoi
,
di
cortili
,
di
recessi
;
un
'
intera
città
chiusa
in
un
bosco
;
separata
dal
mondo
,
piena
di
mistero
e
di
tristezza
.
In
quel
momento
vi
batteva
su
il
sole
,
ma
la
ricopriva
ancora
un
velo
leggerissimo
.
Non
vi
si
vedeva
nessuno
,
non
vi
si
sentiva
il
più
leggiero
rumore
.
Tutti
i
viaggiatori
stavano
là
cogli
occhi
fissi
su
quel
colle
coronato
dalle
memorie
di
quattro
secoli
di
gloria
,
di
piaceri
,
d
'
amori
,
di
congiure
e
di
sangue
;
reggia
,
cittadella
e
tomba
della
grande
monarchia
ottomana
;
e
nessuno
parlava
,
nessuno
si
moveva
.
Quando
a
un
tratto
il
secondo
del
bastimento
gridò
:
-
Signori
,
si
vede
Scutari
!
Ci
voltammo
tutti
verso
la
riva
asiatica
.
Scutari
,
la
Città
d
'
oro
,
era
là
sparsa
a
perdita
d
'
occhi
sulle
sommità
e
per
i
fianchi
delle
sue
grandi
colline
,
velata
dai
vapori
luminosi
del
mattino
,
ridente
,
fresca
come
una
città
sorta
allora
al
tocco
d
'
una
verga
fatata
.
Chi
può
descrivere
quello
spettacolo
?
Il
linguaggio
con
cui
descriviamo
le
città
nostre
non
serve
a
dare
una
idea
di
quella
immensa
varietà
di
colori
e
di
prospetti
,
di
quella
meravigliosa
confusione
di
città
e
di
paesaggio
,
di
gaio
e
d
'
austero
,
d
'
europeo
,
d
'
orientale
,
di
bizzarro
,
di
gentile
,
di
grande
!
S
'
immagini
una
città
composta
di
diecimila
villette
gialle
e
purpuree
,
e
di
diecimila
giardini
lussureggianti
di
verde
,
in
mezzo
a
cui
s
'
alzano
cento
moschee
candide
come
la
neve
;
di
sopra
,
una
foresta
di
cipressi
enormi
:
il
più
grande
cimitero
dell
'
Oriente
;
alle
estremità
,
smisurate
caserme
bianche
,
gruppi
di
case
e
di
cipressi
,
villaggetti
raccolti
sui
poggi
,
dietro
ai
quali
ne
spuntano
altri
mezzo
nascosti
fra
la
verzura
;
e
per
tutto
cime
di
minareti
e
sommità
di
cupole
biancheggianti
fino
a
mezzo
il
dorso
d
'
una
montagna
che
chiude
come
una
gran
cortina
l
'
orizzonte
;
una
grande
città
sparpagliata
in
un
immenso
giardino
,
sopra
una
riva
qui
rotta
da
burroni
a
picco
,
vestiti
di
sicomori
,
là
digradante
in
piani
verdi
,
aperta
in
piccoli
seni
pieni
d
'
ombra
e
di
fiori
;
e
lo
specchio
azzurro
del
Bosforo
che
riflette
tutta
questa
bellezza
.
Mentre
stavo
guardando
Scutari
,
il
mio
amico
mi
toccò
col
gomito
per
annunziarmi
che
aveva
scoperto
un
'
altra
città
.
E
vidi
infatti
,
voltandomi
verso
il
mar
di
Marmara
,
sulla
stessa
riva
asiatica
,
al
di
là
di
Scutari
,
una
lunghissima
fila
di
case
,
di
moschee
e
di
giardini
dinanzi
a
cui
era
passato
il
bastimento
,
e
che
fino
allora
eran
rimasti
nascosti
dalla
nebbia
.
Col
canocchiale
si
discernevano
benissimo
i
caffè
,
i
bazar
,
le
case
all
'
europea
,
gli
scali
,
i
muri
di
cinta
degli
orti
,
le
barchette
sparse
lungo
la
riva
.
Era
Kadi
-
Kioi
,
il
villaggio
dei
giudici
,
posto
sulle
rovine
dell
'
antica
Calcedonia
,
già
rivale
di
Bisanzio
;
quella
Calcedonia
fondata
seicento
ottantacinque
anni
prima
di
Cristo
dai
Megaresi
,
ai
quali
fu
dato
dall
'
oracolo
di
Delfo
il
soprannome
di
ciechi
per
avere
scelto
quel
sito
invece
della
riva
opposta
dove
sorge
Stambul
.
-
E
tre
città
-
ci
disse
il
Capitano
-
;
le
contino
sulle
dita
perché
a
momenti
ne
salteranno
fuori
delle
altre
.
Il
bastimento
era
sempre
immobile
fra
Scutari
e
la
collina
del
Serraglio
.
La
nebbia
nascondeva
affatto
il
Bosforo
da
Scutari
in
là
,
e
tutta
Galata
e
tutta
Pera
che
stavano
dinanzi
a
noi
.
Ci
passavano
accanto
dei
barconi
,
dei
vaporini
,
dei
caicchi
,
dei
piccoli
legni
a
vela
;
ma
nessuno
li
guardava
.
Tutti
gli
occhi
erano
fissi
sulla
cortina
grigia
che
copriva
la
città
franca
.
Io
fremevo
d
'
impazienza
e
di
piacere
.
Ancora
pochi
momenti
,
e
lo
spettacolo
meraviglioso
,
che
strappa
un
grido
dall
'
anima
!
Appena
potevo
tener
fermo
agli
occhi
il
canocchiale
,
tanto
mi
tremava
la
mano
.
Il
capitano
mi
guardava
,
pover
'
uomo
,
e
godeva
della
mia
emozione
,
e
fregandosi
le
mani
esclamava
:
-
Ci
siamo
!
ci
siamo
!
Finalmente
incominciarono
ad
apparire
dietro
al
velo
prima
delle
macchie
bianchiccie
,
poi
il
contorno
vago
d
'
una
grande
altura
,
poi
uno
sparso
e
vivissimo
luccichio
di
vetrate
percosse
dal
sole
,
e
infine
Galata
e
Pera
in
piena
luce
,
un
monte
,
una
miriade
di
casette
di
tutti
i
colori
,
le
une
sulle
altre
;
una
città
altissima
coronata
di
minareti
,
di
cupole
e
di
cipressi
;
sulla
sommità
i
palazzi
monumentali
delle
Ambasciate
,
e
la
gran
torre
di
Galata
;
ai
piedi
il
vasto
arsenale
di
Tophanè
e
una
foresta
di
bastimenti
;
e
diradando
sempre
la
nebbia
,
la
città
s
'
allungava
rapidamente
dalla
parte
del
Bosforo
,
e
balzavano
fuori
borghi
dietro
borghi
,
distesi
dall
'
alto
dei
colli
fino
al
mare
,
vasti
,
fitti
,
picchiettati
di
bianco
dalle
moschee
;
file
di
bastimenti
,
piccoli
porti
,
palazzi
a
fior
d
'
acqua
,
padiglioni
,
giardini
,
chioschi
,
boschetti
;
e
confusi
nella
nebbia
lontana
,
altri
borghi
di
cui
si
vedevano
soltanto
le
sommità
dorate
dal
sole
;
uno
sbarbaglio
di
colori
,
un
rigoglio
di
verde
,
una
fuga
di
vedute
,
una
grandezza
,
una
delizia
,
una
grazia
da
far
prorompere
in
esclamazioni
insensate
.
Sul
bastimento
tutti
erano
a
bocca
aperta
:
viaggiatori
,
marinai
,
turchi
,
europei
,
bambini
.
Non
si
sentiva
uno
zitto
.
Non
si
sapeva
più
da
che
parte
guardare
.
Avevamo
da
una
parte
Scutari
e
Kadi
-
Kioi
;
dall
'
altra
la
collina
del
Serraglio
;
in
faccia
Galata
,
Pera
,
il
Bosforo
.
Per
vedere
ogni
cosa
,
bisognava
girare
sopra
sè
stessi
;
e
giravano
,
lanciando
da
tutte
le
parti
degli
sguardi
fiammeggianti
,
e
ridendo
e
gesticolando
senza
parlare
,
con
un
piacere
che
ci
soffocava
.
Che
bei
momenti
,
Dio
eterno
!
Eppure
il
più
grande
e
il
più
bello
rimaneva
da
vedere
.
Noi
eravamo
ancora
immobili
al
di
qua
della
punta
del
Serraglio
;
senza
oltrepassare
la
quale
non
si
può
vedere
il
Corno
d
'
oro
,
e
la
più
meravigliosa
veduta
di
Costantinopoli
è
sul
Corno
d
'
oro
.
-
Signori
,
stiano
attenti
-
esclamò
il
capitano
prima
di
dar
l
'
ordine
d
'
andare
avanti
;
-
ora
viene
il
momento
critico
.
In
tre
minuti
siamo
in
faccia
a
Costantinopoli
!
Provai
un
senso
di
freddo
.
Si
aspettò
qualche
altro
momento
.
Ah
!
come
mi
saltava
il
cuore
!
Con
che
febbre
nell
'
anima
aspettavo
quella
benedetta
parola
:
-
Avanti
!
-
Avanti
!
-
gridò
il
capitano
.
Il
bastimento
si
mosse
.
Andiamo
!
Re
,
principi
,
Cresi
,
potenti
e
fortunati
della
terra
,
in
quel
momento
io
ebbi
compassione
di
voi
;
il
mio
posto
sul
bastimento
valeva
tutti
i
vostri
tesori
,
e
non
avrei
venduto
un
mio
sguardo
per
un
impero
.
Un
minuto
-
un
altro
minuto
-
si
passa
la
punta
del
Serraglio
-
intravvedo
un
enorme
spazio
pieno
di
luce
e
un
'
immensità
di
cose
e
di
colori
-
la
punta
è
passata
...
Ecco
Costantinopoli
!
Costantinopoli
sterminata
,
superba
,
sublime
!
Gloria
alla
creazione
ed
all
'
uomo
!
Io
non
avevo
sognato
questa
bellezza
!
Ed
ora
descrivi
,
miserabile
!
profana
colla
tua
parola
questa
visione
divina
!
Chi
osa
descrivere
Costantinopoli
?
Chateaubriand
,
Lamartine
,
Gautier
,
che
cosa
avete
balbettato
?
Eppure
le
immagini
e
le
parole
s
'
affollano
alla
mente
e
fuggono
dalla
penna
.
Vedo
,
parlo
,
scrivo
,
tutto
ad
un
tempo
,
senza
speranza
,
ma
con
una
voluttà
che
m
'
innebria
.
Vediamo
dunque
.
Il
Corno
d
'
oro
,
diritto
dinanzi
a
noi
,
come
un
largo
fiume
;
e
sulle
due
rive
,
due
catene
d
'
alture
su
cui
s
'
innalzano
e
s
'
allungano
due
catene
parallele
di
città
,
che
abbracciano
otto
miglia
di
colli
,
di
vallette
,
di
seni
,
di
promontorii
;
cento
anfiteatri
di
monumenti
e
di
giardini
;
una
doppia
immensa
gradinata
di
case
,
di
moschee
,
di
bazar
,
di
serragli
,
di
bagni
,
di
chioschi
,
svariati
di
colori
infiniti
;
in
mezzo
ai
quali
migliaia
di
minareti
dalla
punta
lucente
s
'
alzano
al
cielo
come
smisurate
colonne
d
'
avorio
;
e
sporgono
boschi
di
cipressi
che
discendono
in
striscie
cupe
dalle
alture
al
mare
,
inghirlandando
sobborghi
e
forti
;
e
una
possente
vegetazione
sparsa
si
rizza
e
ribocca
da
ogni
parte
,
impennacchia
le
cime
,
serpeggia
fra
i
tetti
e
si
curva
sulle
sponde
.
A
destra
,
Galata
con
dinanzi
una
selva
di
antenne
e
di
bandiere
;
sopra
Galata
,
Pera
che
disegna
sul
cielo
i
possenti
contorni
dei
suoi
palazzi
europei
;
dinanzi
,
un
ponte
che
unisce
le
due
rive
,
corso
da
due
opposte
folle
variopinte
;
a
sinistra
,
Stambul
,
distesa
sulle
sue
larghe
colline
,
ognuna
delle
quali
sorregge
una
moschea
gigantesca
dalla
cupola
di
piombo
e
dalle
guglie
d
'
oro
:
Santa
Sofia
,
bianca
e
rosata
;
Sultano
Ahmed
,
fiancheggiata
da
sei
minareti
;
Solimano
il
Grande
,
coronata
di
dieci
cupole
;
Sultana
Validè
,
che
si
specchia
nelle
acque
;
sulla
quarta
collina
,
la
moschea
di
Maometto
II
;
sulla
quinta
,
la
moschea
di
Selim
;
sulla
sesta
,
il
serraglio
di
Tekyr
;
e
al
disopra
di
tutte
le
altezze
,
la
torre
bianca
del
Seraschiere
che
domina
le
rive
dei
due
continenti
dai
Dardanelli
al
mar
Nero
.
Di
là
dalla
sesta
collina
di
Stambul
e
di
là
da
Galata
non
si
vedono
più
che
profili
vaghi
,
punte
di
città
e
di
sobborghi
,
scorci
di
porti
,
di
flotte
e
di
boschi
,
quasi
svaniti
in
una
atmosfera
azzurrina
,
che
non
paiono
più
cose
reali
,
ma
inganni
dell
'
aria
e
della
luce
.
Come
afferrare
i
particolari
di
questo
quadro
prodigioso
?
Lo
sguardo
si
fissa
per
qualche
momento
sulle
rive
vicine
,
sopra
una
casetta
turca
o
sopra
un
minareto
dorato
;
ma
subito
si
rilancia
in
quella
profondità
luminosa
e
spazia
a
caso
fra
quelle
due
fughe
di
città
fantastiche
,
seguito
a
stento
dalla
mente
sbalordita
.
Una
maestà
infinitamente
serena
è
diffusa
su
tutta
quella
bellezza
:
un
non
so
che
di
giovanile
e
d
'
amoroso
,
che
risveglia
mille
rimembranze
di
racconti
di
fate
e
di
sogni
primaverili
;
un
che
d
'
aereo
,
d
'
arcano
e
di
grande
,
che
rapisce
la
fantasia
fuori
del
vero
.
Il
cielo
,
sfumato
a
finissime
tinte
opaline
ed
argentee
,
contorna
con
una
nettezza
meravigliosa
tutte
le
cose
;
il
mare
,
color
di
zaffiro
,
tutto
picchiettato
di
gavitelli
porporini
,
fa
tremolare
i
lunghi
riflessi
bianchi
dei
minareti
;
le
cupole
scintillano
;
tutta
quella
immensa
vegetazione
s
'
agita
e
freme
all
'
aria
della
mattina
;
nuvoli
di
colombi
svolazzano
intorno
alle
moschee
;
migliaia
di
caicchi
dipinti
e
dorati
guizzano
sulle
acque
;
il
venticello
del
Mar
Nero
porta
i
profumi
di
dieci
miglia
di
giardini
;
e
quando
inebriati
da
questo
paradiso
,
e
già
dimentichi
d
'
ogni
altra
cosa
,
ci
si
volta
indietro
,
si
vede
con
un
sentimento
nuovo
di
meraviglia
la
riva
dell
'
Asia
che
chiude
il
panorama
colla
bellezza
pomposa
di
Scutari
e
colle
cime
nevose
dell
'
Olimpo
di
Bitinia
;
il
mar
di
Marmara
sparso
d
'
isolette
e
biancheggiante
di
vele
;
e
il
Bosforo
coperto
di
navi
,
che
serpeggia
fra
due
file
interminabili
di
chioschi
,
di
palazzi
e
di
ville
,
e
si
perde
misteriosamente
in
mezzo
alle
più
ridenti
colline
dell
'
Oriente
.
Ah
sì
!
Questo
è
il
più
bello
spettacolo
della
terra
;
chi
lo
nega
è
ingrato
a
Dio
e
ingiuria
la
creazione
;
una
più
grande
bellezza
soverchierebbe
i
sensi
dell
'
uomo
!
Passata
la
prima
emozione
,
guardai
i
viaggiatori
:
tutte
le
faccie
erano
mutate
.
Le
due
signore
ateniesi
avevano
gli
occhi
inumiditi
;
la
signora
russa
,
nel
momento
solenne
,
s
'
era
stretta
sul
cuore
la
piccola
Olga
;
persino
il
freddo
prete
inglese
faceva
sentire
per
la
prima
volta
la
sua
voce
,
esclamando
di
tratto
in
tratto
:
-
wonderful
!
wonderful
!
-
(
stupendo
stupendo
!
)
.
Il
bastimento
s
'
era
fermato
poco
lontano
dal
ponte
;
in
pochi
minuti
vi
si
radunò
intorno
un
visibilio
di
barchette
e
irruppe
sopra
coperta
una
folla
di
facchini
turchi
,
greci
,
armeni
ed
ebrei
,
che
bestemmiando
un
italiano
dell
'
altro
mondo
,
s
'
impadronirono
delle
nostre
robe
e
delle
nostre
persone
.
Dopo
un
tentativo
inutile
di
resistenza
,
diedi
un
abbraccio
al
capitano
,
un
bacio
a
Olga
,
un
addio
a
tutti
e
scesi
col
mio
amico
in
un
caicco
a
quattro
remi
,
che
ci
condusse
alla
dogana
,
di
dove
ci
arrampicammo
per
un
labirinto
di
stradicciuole
fino
all
'
albergo
di
Bisanzio
,
sulla
sommità
della
collina
di
Pera
.
CINQUE
ORE
DOPO
La
visione
di
stamattina
è
svanita
.
Quella
Costantinopoli
tutta
luce
e
tutta
bellezza
è
una
città
mostruosa
,
sparpagliata
per
un
saliscendi
infinito
di
colline
e
di
valli
;
è
un
labirinto
di
formicai
umani
,
di
cimiteri
,
di
rovine
,
di
solitudini
;
una
confusione
non
mai
veduta
di
civiltà
e
di
barbarie
,
che
presenta
un
'
immagine
di
tutte
le
città
della
terra
e
raccoglie
in
sè
tutti
gli
aspetti
della
vita
umana
.
Non
ha
veramente
di
una
grande
città
che
lo
scheletro
,
che
è
la
piccola
parte
in
muratura
;
il
resto
è
un
enorme
agglomeramento
di
baracche
,
uno
sterminato
accampamento
asiatico
,
in
cui
brulica
una
popolazione
che
non
fu
mai
numerata
,
di
gente
d
'
ogni
razza
e
d
'
ogni
religione
.
È
una
grande
città
in
trasformazione
,
composta
di
città
vecchie
che
si
sfasciano
,
di
città
nuove
sorte
ieri
,
d
'
altre
città
che
stanno
sorgendo
.
Tutto
v
'
è
sossopra
;
da
ogni
parte
si
vedono
le
traccie
d
'
un
gigantesco
lavoro
:
monti
traforati
,
colli
sfiancati
,
borghi
rasi
al
suolo
,
grandi
strade
disegnate
;
un
immenso
sparpagliamento
di
macerie
e
d
'
avanzi
d
'
incendi
sopra
un
terreno
perpetuamente
tormentato
dalla
mano
dell
'
uomo
.
È
un
disordine
,
una
confusione
d
'
aspetti
disparati
,
un
succedersi
continuo
di
vedute
imprevedibili
e
strane
,
che
dà
il
capogiro
.
Andate
in
fondo
a
una
strada
signorile
,
è
chiusa
da
un
burrone
;
uscite
dal
teatro
,
vi
trovate
in
mezzo
alle
tombe
;
giungete
sulla
sommità
d
'
una
collina
,
vi
vedete
un
bosco
sotto
i
piedi
,
e
un
'
altra
città
sulla
collina
in
faccia
;
il
borgo
che
avete
attraversato
poc
'
anzi
,
lo
vedete
,
voltandovi
improvvisamente
,
in
fondo
a
una
valle
profonda
,
mezzo
nascosto
dagli
alberi
;
svoltate
intorno
a
una
casa
,
ecco
un
porto
;
scendete
per
una
strada
,
addio
città
!
siete
in
una
gola
deserta
,
da
cui
non
si
vede
altro
che
cielo
;
le
città
spuntano
,
si
nascondono
,
balzan
fuori
continuamente
sul
vostro
capo
,
ai
vostri
piedi
,
alle
vostre
spalle
,
vicine
e
lontane
,
al
sole
,
nell
'
ombra
,
fra
i
boschi
,
sul
mare
;
fate
un
passo
avanti
,
vedete
un
panorama
immenso
;
fate
un
passo
indietro
,
non
vedete
più
nulla
;
alzate
il
capo
,
mille
punte
di
minareti
;
scendete
d
'
un
palmo
,
spariscon
tutti
e
mille
.
Le
strade
,
infinitamente
reticolate
,
serpeggiano
fra
i
poggi
,
corrono
su
terrapieni
,
rasentano
precipizi
,
passano
sotto
gli
acquedotti
,
si
rompono
in
vicoli
,
discendono
in
gradinate
,
in
mezzo
ai
cespugli
,
alle
roccie
,
alle
rovine
,
alle
sabbie
.
Di
tratto
in
tratto
,
la
gran
città
piglia
come
un
respiro
nella
solitudine
della
campagna
,
e
poi
ricomincia
più
fitta
,
più
colorita
,
più
allegra
;
qui
pianeggia
,
là
s
'
arrampica
,
più
in
là
precipita
,
si
disperde
e
poi
si
riaffolla
;
in
un
luogo
fuma
e
strepita
,
in
un
altro
dorme
;
in
una
parte
rosseggia
tutta
,
in
un
'
altra
parte
è
tutta
bianca
,
in
una
terza
vi
domina
il
color
d
'
oro
,
una
quarta
presenta
l
'
aspetto
d
'
un
monte
di
fiori
.
La
città
elegante
,
il
villaggio
,
la
campagna
,
il
giardino
,
il
porto
,
il
deserto
,
il
mercato
,
la
necropoli
,
si
alternano
senza
fine
innalzandosi
l
'
uno
sull
'
altro
,
a
scaglioni
,
in
modo
che
da
certe
alture
si
abbracciano
con
uno
sguardo
solo
,
sopra
una
sola
china
,
tutte
le
varietà
d
'
una
provincia
.
Un
'
infinità
di
contorni
bizzarri
si
disegna
da
ogni
parte
sul
cielo
e
sulle
acque
,
così
fitti
,
così
pazzamente
spezzettati
e
dentellati
dalla
meravigliosa
varietà
delle
architetture
,
che
si
confondono
agli
occhi
come
se
tremolassero
e
s
'
intricassero
gli
uni
cogli
altri
.
In
mezzo
alle
casette
turche
si
alza
il
palazzo
europeo
;
dietro
il
minareto
,
il
campanile
;
sopra
la
terrazza
,
la
cupola
;
dietro
la
cupola
,
il
muro
merlato
;
i
tetti
alla
chinese
dei
chioschi
sopra
i
frontoni
dei
teatri
,
i
balconi
ingraticolati
degli
arem
di
rimpetto
ai
finestroni
a
vetrate
,
le
finestrine
moresche
in
faccia
ai
terrazzi
a
balaustri
,
le
nicchie
delle
madonne
sotto
gli
archetti
arabi
,
i
sepolcri
nei
cortili
,
le
torri
fra
i
tugurii
;
le
moschee
,
le
sinagoghe
,
le
chiese
greche
,
le
cattoliche
,
le
armene
,
le
une
sulle
altre
,
come
se
facessero
a
soverchiarsi
,
e
in
tutti
i
vani
,
cipressi
,
pini
a
ombrello
,
fichi
e
platani
che
stendono
i
rami
sopra
i
tetti
.
Una
indescrivibile
architettura
di
ripiego
asseconda
gli
infiniti
capricci
del
terreno
con
un
tritume
di
case
tagliate
a
spicchi
,
in
forma
di
torri
triangolari
,
di
piramidi
diritte
e
rovesciate
,
circondate
di
ponti
,
di
puntelli
e
di
fossi
,
ammucchiate
alla
rinfusa
,
come
massi
franati
da
una
montagna
.
A
ogni
cento
passi
tutto
muta
.
Qui
siete
in
una
strada
d
'
un
sobborgo
di
Marsiglia
;
svoltate
:
è
un
villaggio
asiatico
;
tornate
a
svoltare
:
è
un
quartiere
greco
;
svoltate
ancora
:
è
un
sobborgo
di
Trebisonda
.
Alla
lingua
,
ai
visi
,
all
'
aspetto
delle
case
riconoscete
di
aver
cangiato
di
stato
;
sono
spicchi
di
Francia
,
striscie
d
'
Italia
,
screziature
d
'
Inghilterra
,
innesti
di
Russia
.
Sulla
immensa
faccia
della
città
si
vede
rappresentata
ad
architetture
e
a
colori
la
grande
lotta
che
si
combatte
fra
la
famiglia
cristiana
che
riconquista
e
la
famiglia
islamitica
che
difende
colle
ultime
sue
forze
la
terra
sacra
.
Stambul
,
una
volta
tutta
turca
,
è
assalita
da
ogni
parte
da
quartieri
cristiani
,
che
la
rodono
lentamente
lungo
la
sponda
del
Corno
d
'
oro
e
del
Mar
di
Marmara
;
dall
'
altra
parte
la
conquista
procede
in
furia
:
le
chiese
,
i
palazzi
,
gli
ospedali
,
i
giardini
pubblici
,
gli
opifici
,
le
scuole
squarciano
i
quartieri
musulmani
,
soverchiano
i
cimiteri
,
si
avanzano
di
collina
in
collina
,
e
già
disegnano
vagamente
sul
terreno
sconvolto
la
forma
d
'
una
grande
città
che
un
giorno
coprirà
la
riva
europea
del
Bosforo
come
quella
d
'
ora
copre
le
rive
del
Corno
d
'
oro
.
Ma
da
queste
osservazioni
generali
distraggono
ad
ogni
passo
mille
cose
nuove
:
in
una
via
il
convento
dei
dervis
,
in
un
'
altra
la
caserma
di
stile
moresco
,
il
caffè
turco
,
il
bazar
,
la
fontana
,
l
'
acquedotto
.
In
un
quarto
d
'
ora
bisogna
cangiar
dieci
volte
d
'
andatura
:
scendere
,
arrampicarsi
,
saltellar
giù
per
una
china
,
salire
per
una
scalinata
di
macigni
,
affondar
nella
mota
e
scansar
mille
ostacoli
,
aprendosi
la
via
ora
tra
la
folla
,
ora
tra
gli
arbusti
,
ora
tra
i
cenci
appesi
,
ora
turandosi
il
naso
,
ora
aspirando
ondate
d
'
aria
odorosa
.
Dalla
gran
luce
d
'
un
sito
aperto
,
donde
si
vede
il
Bosforo
,
l
'
Asia
e
un
cielo
infinito
,
si
cala
con
pochi
passi
nell
'
oscurità
triste
d
'
una
rete
di
vicoli
fiancheggiati
da
case
cadenti
ed
irti
di
sassi
come
letti
di
ruscelli
;
da
un
verde
fresco
e
ombroso
,
in
un
polverio
soffocante
,
saettato
dal
sole
;
da
crocicchi
pieni
di
rumore
e
di
colori
,
in
recessi
sepolcrali
,
dove
non
è
mai
sonata
una
voce
umana
;
dal
divino
Oriente
dei
nostri
sogni
,
in
un
altro
Oriente
lugubre
,
immondo
,
decrepito
che
supera
ogni
più
nera
immaginazione
.
Dopo
un
giro
di
poche
ore
non
si
sa
più
dove
s
'
abbia
la
testa
.
A
chi
ci
domandasse
improvvisamente
che
cos
'
è
Costantinopoli
,
non
si
saprebbe
rispondere
che
mettendosi
una
mano
sulla
fronte
per
quetare
la
tempesta
dei
pensieri
.
Costantinopoli
è
una
Babilonia
,
un
mondo
,
un
caos
.
È
bella
?
Prodigiosa
.
È
brutta
?
Orrenda
.
Vi
piace
?
Ubbriaca
.
Ci
stareste
?
Chi
lo
sa
!
Chi
può
dire
che
starebbe
in
un
altro
astro
?
Si
ritorna
a
casa
pieni
d
'
entusiasmo
e
di
disinganni
,
rapiti
,
stomacati
,
abbarbagliati
,
storditi
,
con
un
disordine
nella
mente
che
somiglia
al
principio
d
'
una
congestione
cerebrale
,
e
che
si
queta
poi
a
poco
a
poco
in
una
prostrazione
profonda
e
in
un
tedio
mortale
.
Si
son
vissuti
parecchi
anni
in
fretta
,
e
ci
si
sente
invecchiati
.
E
la
popolazione
di
questa
città
mostruosa
?
IL
PONTE
Per
vedere
la
popolazione
di
Costantinopoli
bisogna
andare
sul
ponte
galleggiante
,
lungo
circa
un
quarto
di
miglio
,
che
si
stende
dalla
punta
più
avanzata
di
Galata
fino
alla
riva
opposta
del
Corno
d
'
oro
,
in
faccia
alla
grande
moschea
della
sultana
Validè
.
L
'
una
e
l
'
altra
riva
sono
terra
europea
;
ma
si
può
dire
che
il
ponte
unisce
l
'
Europa
all
'
Asia
,
perché
in
Stambul
non
v
'
è
d
'
europeo
che
la
terra
,
ed
hanno
colore
e
carattere
asiatico
anche
i
pochi
sobborghi
cristiani
che
le
fanno
corona
.
Il
Corno
d
'
Oro
,
che
ha
l
'
aspetto
d
'
un
fiume
,
separa
,
come
un
oceano
,
due
mondi
.
Le
notizie
degli
avvenimenti
d
'
Europa
,
che
circolano
per
Galata
e
per
Pera
,
vive
,
chiare
,
minute
,
commentate
,
non
giungono
all
'
altra
riva
che
monche
e
confuse
come
un
eco
lontano
;
la
fama
degli
uomini
e
delle
cose
più
grandi
dell
'
Occidente
,
s
'
arresta
dinanzi
a
quella
poc
'
acqua
,
come
dinanzi
a
un
baluardo
insuperabile
;
e
su
quel
ponte
dove
passano
centomila
persone
al
giorno
,
non
passa
ogni
dieci
anni
un
'
idea
.
Stando
là
,
si
vede
sfilare
in
un
'
ora
tutta
Costantinopoli
.
Sono
due
correnti
umane
inesauribili
,
che
s
'
incontrano
e
si
confondono
senza
posa
dal
levar
del
sole
al
tramonto
,
presentando
uno
spettacolo
del
quale
non
sono
certamente
che
una
pallida
immagine
i
mercati
delle
Indie
,
le
fiere
di
Niinj
-
Norgorod
e
le
feste
di
Pekino
.
Per
veder
qualche
cosa
bisogna
fissarsi
un
piccolo
tratto
del
ponte
e
non
guardare
che
lì
;
se
si
vaga
cogli
occhi
,
la
vista
s
'
abbarbaglia
e
la
testa
si
confonde
.
La
folla
passa
a
grandi
ondate
,
ognuna
delle
quali
offre
mille
colori
,
ed
ogni
gruppo
di
persone
rappresenta
un
gruppo
di
popoli
.
S
'
immagini
pure
qualunque
più
stravagante
accozzo
di
tipi
,
di
costumi
e
di
classi
sociali
;
non
si
giungerà
mai
ad
avere
un
'
idea
della
favolosa
confusione
che
si
vede
là
nello
spazio
di
venti
passi
e
nel
giro
di
dieci
minuti
.
Dietro
una
frotta
di
facchini
turchi
,
che
passano
correndo
,
curvi
sotto
pesi
enormi
,
s
'
avanza
una
portantina
intarsiata
di
madreperla
e
d
'
avorio
,
a
cui
fa
capolino
una
signora
armena
;
e
ai
due
lati
un
beduino
ravvolto
in
un
mantello
bianco
e
un
vecchio
turco
col
turbante
di
mussolina
e
il
caffettano
color
celeste
,
accanto
al
quale
cavalca
un
giovane
greco
seguito
dal
suo
dracomanno
colla
zuavina
ricamata
,
e
un
dervis
col
gran
cappello
conico
e
la
tonaca
di
pelo
di
cammello
,
che
si
scansa
per
lasciar
passare
la
carrozza
d
'
un
ambasciatore
europeo
,
preceduta
da
un
battistrada
gallonato
.
Tutto
questo
non
si
vede
,
s
'
intravvede
.
Prima
che
vi
siate
voltati
indietro
,
vi
trovate
in
mezzo
a
una
brigata
di
Persiani
col
berrettone
piramidale
d
'
astrakan
,
passati
i
quali
vi
vedete
dinanzi
un
ebreo
insaccato
in
un
lungo
vestito
giallo
aperto
sui
fianchi
;
una
zingara
scapigliata
,
che
porta
un
bambino
in
un
sacco
appeso
alla
schiena
;
un
prete
cattolico
,
con
bastone
e
breviario
;
mentre
in
mezzo
a
una
folla
confusa
di
greci
,
di
turchi
e
d
'
armeni
,
s
'
avanza
gridando
:
-
Largo
!
-
un
grosso
eunuco
a
cavallo
che
precede
una
carrozza
turca
,
dipinta
a
fiori
e
ad
uccelli
,
con
dentro
le
donne
d
'
un
arem
,
vestite
di
violetto
e
di
verde
,
e
ravvolte
in
grandi
veli
bianchi
;
e
dietro
,
una
suora
di
carità
d
'
uno
spedale
di
Pera
,
seguita
da
uno
schiavo
africano
che
porta
una
scimmia
,
e
da
un
raccontatore
di
storie
in
abito
di
negromante
.
E
,
cosa
naturale
,
ma
che
par
strana
al
nuovo
venuto
,
tutta
questa
gente
così
diversa
s
'
incontra
e
passa
oltre
senza
guardarsi
,
come
la
folla
di
Londra
;
nessuno
si
ferma
;
tutti
vanno
a
passo
affrettato
,
e
su
cento
visi
,
non
se
ne
vede
uno
che
sorrida
.
L
'
albanese
colle
sottanine
bianche
e
i
pistoloni
alla
cintura
,
passa
accanto
al
tartaro
vestito
di
pelle
di
montone
;
il
turco
a
cavallo
a
un
asino
bardato
con
gran
pompa
,
guizza
fra
due
file
di
cammelli
;
dietro
all
'
aiutante
di
campo
dodicenne
d
'
un
principino
imperiale
,
piantato
sopra
un
corsiero
arabo
,
barcolla
un
carro
carico
delle
masserizie
bizzarre
d
'
una
casa
turca
;
la
mussulmana
a
piedi
,
la
schiava
velata
,
la
greca
colla
berrettina
rossa
e
le
treccie
giù
per
le
spalle
,
la
maltese
incapucciata
nella
faldetta
nera
,
l
'
ebrea
vestita
dell
'
antichissimo
costume
della
Giudea
,
la
negra
ravvolta
in
uno
scialle
variopinto
del
Cairo
,
l
'
armena
di
Trebisonda
tutta
nera
e
velata
come
un
'
apparizione
funebre
,
si
trovano
qualche
volta
in
una
sola
fila
,
come
se
vi
si
fossero
messe
apposta
,
per
prender
risalto
l
'
una
dall
'
altra
.
È
un
musaico
cangiante
di
razze
e
di
religioni
che
si
compone
e
si
scompone
continuamente
con
una
rapidità
che
si
può
appena
seguire
collo
sguardo
.
È
bello
tener
gli
occhi
fissi
sul
tavolato
del
ponte
,
non
guardando
altro
che
i
piedi
:
passano
tutte
le
calzature
della
terra
,
da
quella
d
'
Adamo
agli
stivaletti
all
'
ultima
moda
di
Parigi
:
babbuccie
gialle
di
turchi
,
rosse
di
armeni
,
turchine
di
greci
,
nere
d
'
israeliti
;
sandali
,
stivaloni
del
Turkestan
,
ghette
albanesi
,
scarpette
scollate
,
gambass
di
mille
colori
dei
cavallari
dell
'
Asia
minore
,
pantofole
ricamate
d
'
oro
,
alpargatas
alla
spagnuola
,
calzature
di
raso
,
di
corda
,
di
cenci
,
di
legno
,
fitte
in
maniera
che
mentre
se
ne
guarda
una
,
se
ne
intravvedono
cento
.
A
non
badarci
bene
,
c
'
è
da
essere
rovesciati
a
ogni
passo
.
Ora
è
un
portatore
d
'
acqua
con
un
otre
colossale
sul
dorso
,
ora
una
signora
russa
a
cavallo
,
ora
un
drappello
di
soldati
imperiali
,
vestiti
alla
zuava
,
che
par
che
vadano
all
'
assalto
,
ora
una
squadra
di
facchini
armeni
che
passano
reggendo
sulle
spalle
,
a
due
a
due
,
delle
lunghissime
sbarre
,
a
cui
sono
sospese
delle
balle
smisurate
di
mercanzia
;
ora
delle
frotte
di
turchi
che
si
lanciano
a
destra
e
a
sinistra
del
ponte
per
imbarcarsi
sui
piroscafi
.
È
uno
scalpiccio
,
un
fruscio
,
un
sonare
di
voci
esotiche
,
di
note
gutturali
,
d
'
aspirazioni
,
d
'
interjezioni
incomprensibili
,
in
mezzo
a
cui
le
poche
parole
francesi
o
italiane
che
arrivano
agli
orecchi
di
tratto
in
tratto
,
fanno
l
'
effetto
di
punti
luminosi
in
una
tenebra
fitta
.
Le
figure
che
dan
più
nell
'
occhio
in
quella
folla
,
sono
i
Circassi
,
che
vanno
per
lo
più
a
tre
,
a
cinque
insieme
,
a
passo
lento
;
pezzi
d
'
uomini
barbuti
,
dalla
faccia
terribile
,
che
portano
un
grosso
berrettone
di
pelo
alla
foggia
dell
'
antica
guardia
napoleonica
,
un
lungo
caffettano
nero
,
un
pugnale
alla
cintura
e
un
cartucciere
d
'
argento
sul
petto
;
vere
figure
di
briganti
,
ognuno
dei
quali
pare
che
sia
venuto
a
Costantinopoli
per
vendere
una
figliuola
o
una
sorella
,
e
debba
avere
le
mani
intrise
di
sangue
russo
.
Poi
i
siriani
col
loro
vestito
in
forma
di
dalmatica
bizantina
e
il
capo
ravvolto
in
un
fazzoletto
rigato
d
'
oro
;
i
bulgari
,
vestiti
d
'
un
saio
grossolano
,
con
un
berretto
incoronato
di
pelliccia
;
i
giorgiani
con
un
caschetto
di
cuoio
verniciato
e
la
tunica
stretta
alla
vita
da
un
cerchio
metallico
;
i
greci
dell
'
arcipelago
coperti
da
capo
a
piedi
di
ricami
,
di
nappine
e
di
bottoncini
luccicanti
.
La
folla
di
tanto
in
tanto
radeggia
un
poco
;
ma
subito
s
'
avanzano
altre
frotte
serrate
,
ondate
di
papaline
rosse
e
di
turbanti
bianchi
,
in
mezzo
ai
quali
spuntano
cappelli
cilindrici
,
ombrelle
e
pettinature
piramidali
di
signore
europee
,
che
par
che
galleggino
portate
via
da
quel
torrente
musulmano
.
C
'
è
da
stupire
soltanto
a
notare
la
varietà
della
gente
di
religione
.
Qui
luccica
il
cucuzzolo
d
'
un
padre
cappuccino
,
là
torreggia
il
turbante
alla
giannizzera
d
'
un
ulema
,
più
in
là
ondeggia
il
velo
nero
d
'
un
prete
armeno
.
Passano
degli
iman
colla
tunica
bianca
,
delle
monache
stimmatine
,
dei
cappellani
dell
'
esercito
turco
,
vestiti
di
verde
,
colla
sciabola
al
fianco
,
dei
frati
domenicani
,
dei
pellegrini
reduci
dalla
Mecca
con
un
talismano
appeso
al
collo
,
dei
gesuiti
,
dei
dervis
,
-
e
questo
è
strano
davvero
-
dei
dervis
che
nelle
moschee
si
straziano
le
carni
in
espiazione
dei
peccati
,
e
passando
il
ponte
si
riparano
dal
sole
coll
'
ombrellino
.
A
starci
bene
attenti
,
seguono
in
quella
confusione
mille
piccoli
accidenti
amenissimi
.
È
un
eunuco
che
mostra
il
bianco
dell
'
occhio
a
un
zerbinotto
cristiano
,
il
quale
ha
guardato
troppo
curiosamente
dentro
alla
carrozza
della
sua
padrona
;
è
una
cocotte
francese
,
vestita
coll
'
ultimo
figurino
,
che
pedina
il
figliuolo
d
'
un
pascià
ingioiellato
e
inguantato
;
è
una
signora
di
Stambul
che
finge
di
aggiustarsi
il
velo
per
sbirciar
lo
strascico
d
'
una
signora
di
Pera
;
è
un
sergente
di
cavalleria
in
uniforme
di
gala
,
che
si
ferma
nel
bel
mezzo
del
ponte
,
si
stringe
il
naso
con
due
dita
e
slancia
nello
spazio
un
guai
a
chi
tocca
,
da
mettere
i
brividi
;
è
un
ciurmadore
che
,
preso
un
soldo
da
un
povero
diavolo
,
gli
fa
sul
viso
un
gesto
cabalistico
,
che
lo
deve
guarire
del
mal
d
'
occhi
;
è
una
famiglia
di
viaggiatori
grandi
e
piccini
,
arrivata
quel
giorno
stesso
,
che
s
'
è
smarrita
in
mezzo
a
una
turba
di
canaglia
asiatica
,
e
la
madre
cerca
i
bimbi
che
strillano
,
e
gli
uomini
si
fanno
largo
a
spintoni
.
I
cammelli
,
i
cavalli
,
le
portantine
,
le
carrozze
,
i
buoi
,
le
carrette
,
le
botti
rotolate
,
gli
asini
sanguinolenti
,
i
cani
spelacchiati
,
formano
delle
lunghe
file
,
che
dividono
per
mezzo
la
folla
.
Qualche
volta
passa
un
grosso
pascià
di
tre
code
,
sdraiato
in
una
carrozza
splendida
,
seguito
a
piedi
dal
suo
portapipa
,
dalla
sua
guardia
e
da
un
nero
,
e
allora
tutti
i
turchi
salutano
toccandosi
la
fronte
e
il
petto
,
e
le
mendicanti
musulmane
,
orribili
megere
,
col
volto
imbaccucato
e
il
seno
nudo
,
si
slanciano
agli
sportelli
chiedendo
l
'
elemosina
.
Gli
eunuchi
fuor
di
servizio
,
passano
a
due
,
a
tre
,
a
cinque
insieme
,
colla
sigaretta
in
bocca
;
e
si
riconoscono
alla
molle
corpulenza
,
alle
lunghe
braccia
,
ai
grandi
abiti
neri
.
Le
belle
bambine
turche
,
vestite
da
maschietti
,
con
calzoncini
verdi
e
panciottini
rosati
o
gialli
,
corrono
e
saltellano
con
un
'
agilità
felina
,
facendosi
largo
colle
piccole
mani
tinte
di
color
di
porpora
.
I
lustrascarpe
colla
cassetta
dorata
,
i
barbieri
ambulanti
colla
seggiola
e
la
catinella
in
mano
,
i
venditori
d
'
acqua
e
di
dolci
,
fendono
la
calca
in
tutte
le
direzioni
,
urlando
in
greco
ed
in
turco
.
A
ogni
passo
si
vede
luccicare
una
divisa
militare
:
uffiziali
in
fez
e
calzoni
scarlatti
,
col
petto
costellato
di
decorazioni
;
palafrenieri
del
serraglio
,
che
paiono
generali
d
'
armata
;
gendarmi
con
un
arsenale
alla
cintura
;
zeibek
,
o
soldati
liberi
,
con
quegli
enormi
calzoni
a
borsa
deretana
,
che
danno
loro
il
profilo
della
venere
ottentotta
;
guardie
imperiali
,
con
un
lungo
pennacchio
bianco
sul
casco
e
il
petto
coperto
di
galloni
;
guardie
di
città
che
girano
colle
manette
fra
le
mani
;
guardie
di
città
a
Costantinopoli
!
È
come
chi
dicesse
:
gente
incaricata
di
tener
a
segno
l
'
oceano
Atlantico
.
È
bizzarro
il
contrasto
di
tutto
quell
'
oro
e
di
tutti
quei
cenci
,
della
gente
sovraccarica
di
roba
,
che
paion
bazar
ambulanti
,
e
della
gente
quasi
nuda
.
Il
solo
spettacolo
della
nudità
è
una
meraviglia
.
Si
vedono
tutte
le
sfumature
della
pelle
umana
,
dal
bianco
latteo
dell
'
Albania
al
nero
corvino
dell
'
Africa
centrale
e
al
nero
azzurrognolo
del
Darfur
;
dei
petti
che
,
a
picchiarli
,
par
che
debbano
risonare
come
vasi
di
bronzo
,
o
sgretolarsi
come
forme
di
terra
secca
;
schiene
oleose
,
petrose
,
lignee
,
irsute
come
dorsi
di
cinghiale
;
braccia
rabescate
di
rosso
e
di
blù
,
con
disegni
di
rami
e
di
fiori
,
e
iscrizioni
del
Corano
e
immagini
grossolane
di
battelli
,
e
di
cuori
attraversati
da
freccie
.
Ma
in
una
prima
passeggiata
,
per
il
ponte
,
non
c
'
è
nè
tempo
nè
modo
d
'
osservare
tutti
questi
particolari
.
Mentre
guardate
i
rabeschi
d
'
un
braccio
,
il
vostro
cicerone
vi
avverte
che
è
passato
un
serbo
,
un
montenegrino
,
un
valacco
,
un
cosacco
dell
'
Ukrania
,
un
cosacco
del
Don
,
un
egiziano
,
un
tunisino
,
un
principe
d
'
Imerezia
.
C
'
è
appena
tempo
a
tener
d
'
occhio
le
nazioni
.
Pare
che
Costantinopoli
sia
sempre
quella
che
fu
:
la
capitale
di
tre
continenti
e
la
regina
di
venti
vicereami
.
Ma
nemmeno
quest
'
idea
risponde
alla
grandezza
di
quello
spettacolo
,
e
si
fantastica
un
incrociamento
d
'
emigrazioni
,
prodotto
da
qualche
enorme
cataclisma
che
abbia
sconvolto
l
'
antico
continente
.
Un
occhio
esperto
discerne
ancora
in
quel
mare
magno
i
volti
e
i
costumi
della
Caramania
e
dell
'
Anatolia
,
quei
di
Cipro
e
di
Candia
,
quei
di
Damasco
e
di
Gerusalemme
,
il
druso
,
il
curdo
,
il
maronita
,
il
talemano
,
il
pumacco
,
il
croato
,
ed
altre
innumerevoli
varietà
dell
'
innumerevole
confederazione
d
'
anarchie
che
si
stende
dal
Nilo
al
Danubio
e
dall
'
Eufrate
all
'
Adriatico
.
Chi
cerca
il
bello
e
chi
cerca
l
'
orrido
,
trovano
qui
egualmente
superati
i
loro
più
audaci
desiderii
:
Raffaello
rimarrebbe
estatico
e
il
Rembrandt
si
caccierebbe
le
mani
nei
capelli
.
La
più
pura
bellezza
della
Grecia
e
delle
razze
caucasee
,
è
mescolata
coi
nasi
camusi
e
colle
teste
schiacciate
;
vi
passano
accanto
figure
di
regine
e
faccie
di
furie
;
visi
imbellettati
e
visi
sformati
dai
morbi
e
dalle
ferite
,
piedoni
colossali
e
piedini
circassi
lunghi
come
la
mano
,
facchini
giganteschi
,
enormi
pinguedini
di
turchi
,
e
neri
stecchiti
come
scheletri
,
larve
d
'
uomini
che
mettono
pietà
e
raccapriccio
;
tutti
gli
aspetti
più
strani
in
cui
si
possano
presentare
al
mondo
la
vita
ascetica
,
l
'
abuso
della
voluttà
,
le
fatiche
estreme
,
l
'
opulenza
che
impera
e
la
miseria
che
muore
.
E
nondimeno
la
varietà
di
vestimenti
è
senza
confronto
più
meravigliosa
della
varietà
delle
persone
.
Chi
sente
i
colori
,
ci
ha
da
ammattire
.
Non
ci
son
due
persone
vestite
eguali
.
Sono
scialli
attorcigliati
intorno
al
capo
,
bendature
di
selvaggi
,
corone
di
cenci
,
camicie
e
sottovesti
rigate
e
quadrettate
come
il
vestito
d
'
arlecchino
,
cinture
irte
di
coltellacci
che
salgono
dai
fianchi
alle
ascelle
,
calzoni
alla
mammalucca
,
mezze
mutande
,
gonnellini
,
toghe
,
lenzuoli
che
strascicano
,
abiti
ornati
d
'
ermellino
,
panciotti
che
sembrano
corazze
d
'
oro
,
maniche
a
gozzo
e
a
sgonfietti
,
vestiti
monacali
e
spudorati
,
uomini
abbigliati
da
donna
,
donne
che
sembran
uomini
,
pezzenti
che
sembran
principi
,
un
'
eleganza
di
stracci
,
una
follìa
di
colori
,
una
profusione
di
frangie
,
di
gale
,
di
frappe
,
di
svolazzi
,
d
'
ornamenti
teatrali
e
bambineschi
,
che
dà
l
'
immagine
d
'
un
veglione
dentro
a
un
immenso
manicomio
,
in
cui
abbiano
vuotate
le
loro
casse
tutti
i
rigattieri
dell
'
universo
.
Sopra
il
mormorìo
sordo
,
che
esce
da
questa
moltitudine
,
si
sentono
gli
strilli
acuti
dei
ragazzi
greci
,
carichi
di
giornali
d
'
ogni
lingua
;
le
grida
stentoree
dei
facchini
,
le
risa
sgangherate
delle
donne
turche
,
le
voci
infantili
degli
eunuchi
,
i
trilli
in
falsetto
dei
ciechi
che
cantano
versetti
del
Corano
,
il
rumor
cupo
del
ponte
che
ondeggia
,
i
fischi
e
le
campanelle
di
cento
piroscafi
,
di
cui
il
vento
abbatte
tratto
tratto
il
fumo
denso
sopra
la
folla
,
in
modo
che
per
qualche
minuto
non
si
vede
più
nulla
.
Questa
mascherata
di
popoli
scende
nei
vaporini
che
partono
ogni
momento
per
Scutari
,
per
il
villaggio
del
Bosforo
e
per
i
sobborghi
del
Corno
d
'
oro
;
si
spande
per
Stambul
,
nei
bazar
,
nelle
moschee
,
nei
borghi
di
Fanar
e
di
Balata
,
fino
ai
quartieri
più
lontani
del
mar
di
Marmara
;
irrompe
sulla
riva
franca
,
a
destra
verso
i
palazzi
del
Sultano
,
a
sinistra
verso
gli
alti
quartieri
di
Pera
,
di
dove
poi
ricasca
sul
ponte
per
le
innumerevoli
stradicciuole
che
serpeggiano
lungo
i
fianchi
delle
colline
;
e
allaccia
così
l
'
Asia
e
l
'
Europa
,
dieci
città
e
cento
sobborghi
,
in
una
rete
di
faccende
,
d
'
intrighi
e
di
misteri
,
dinanzi
a
cui
l
'
immaginazione
si
sgomenta
.
Pare
che
questo
spettacolo
debba
mettere
allegrezza
.
E
non
è
vero
.
Passata
la
prima
meraviglia
,
i
colori
festosi
si
sbiadiscono
:
non
è
più
una
grande
processione
carnevalesca
che
ci
passa
dinanzi
;
è
l
'
umanità
intera
che
sfila
con
tutte
le
sue
miserie
,
con
tutte
le
sue
follìe
,
coll
'
infinita
discordia
delle
sue
credenze
e
delle
sue
leggi
;
è
un
pellegrinaggio
di
popoli
decaduti
e
di
razze
avvilite
;
una
immensità
di
sventure
da
soccorrere
,
di
vergogne
da
lavare
,
di
catene
da
rompere
;
un
cumulo
di
tremendi
problemi
scritti
a
caratteri
di
sangue
,
e
che
non
si
scioglieranno
che
con
torrenti
di
sangue
;
e
questo
immenso
disordine
rattrista
.
E
poi
il
senso
della
curiosità
è
prima
rintuzzato
che
soddisfatto
da
questa
sterminata
varietà
di
cose
strane
.
Che
misteriosi
rivolgimenti
accadono
nell
'
anima
umana
!
Non
era
passato
un
quarto
d
'
ora
dal
mio
arrivo
sul
ponte
,
che
stavo
appoggiato
alle
spallette
,
rabescando
sbadatamente
un
pezzo
di
trave
colla
matita
,
e
dicendo
a
me
stesso
,
tra
uno
sbadiglio
e
l
'
altro
,
che
c
'
è
qualchecosa
di
vero
in
quella
famosa
sentenza
della
Stael
,
che
il
viaggiare
è
il
più
triste
dei
piaceri
.
STAMBUL
Per
riaversi
da
questo
sbalordimento
,
non
c
'
è
che
infilare
una
delle
mille
stradicciuole
che
serpeggiano
su
per
i
fianchi
delle
colline
di
Stambul
.
Qui
regna
una
pace
profonda
,
e
si
può
contemplare
tranquillamente
in
tutti
i
suoi
aspetti
quell
'
Oriente
misterioso
e
geloso
,
che
sull
'
altra
riva
del
Corno
d
'
oro
non
si
vede
che
a
tratti
fuggitivi
in
mezzo
alla
confusione
rumorosa
della
vita
europea
.
Qui
tutto
è
schiettamente
orientale
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
di
cammino
non
si
vede
più
nessuno
e
non
si
sente
più
alcun
rumore
.
Di
qua
e
di
là
son
tutte
casette
di
legno
,
dipinte
di
mille
colori
,
nelle
quali
il
primo
piano
sporge
sopra
il
piano
terreno
,
e
il
secondo
sul
primo
;
e
le
finestre
hanno
dinanzi
una
specie
di
tribune
,
invetriate
da
ogni
parte
,
e
chiuse
da
grate
di
legno
a
piccolissimi
fori
,
che
paiono
altrettante
casette
appese
alle
case
principali
,
e
danno
alle
strade
un
aspetto
singolarissimo
di
tristezza
e
di
mistero
.
In
alcuni
luoghi
le
strade
sono
così
strette
,
che
le
parti
sporgenti
delle
case
opposte
quasi
si
toccano
,
e
così
si
cammina
per
lunghi
tratti
all
'
ombra
di
quelle
gabbie
umane
,
proprio
sotto
i
piedi
delle
donne
turche
che
vi
passano
una
gran
parte
della
giornata
,
non
vedendo
che
una
striscia
sottilissima
di
cielo
.
Le
porte
son
tutte
chiuse
;
le
finestre
del
pian
terreno
,
ingraticolate
;
tutto
spira
diffidenza
e
gelosia
;
par
di
attraversare
una
città
di
monasteri
.
Tratto
tratto
sentite
uno
scoppio
di
risa
,
e
alzando
il
capo
,
vedete
per
qualche
spiraglio
un
nodo
di
treccie
o
un
occhietto
scintillante
che
subito
sparisce
.
In
alcuni
punti
sorprendete
una
conversazione
vivace
e
sommessa
da
una
parte
all
'
altra
della
strada
;
ma
cessa
improvvisamente
al
rumore
del
vostro
passo
.
Passando
,
scompigliate
per
un
momento
chi
sa
che
rete
di
pettegolezzi
e
d
'
intrighi
.
Non
vedete
nessuno
e
mille
occhi
vi
vedono
;
siete
soli
,
e
vi
sentite
come
in
mezzo
a
una
folla
;
vorreste
passare
inosservati
,
aleggerite
il
passo
,
camminate
composti
,
misurate
lo
sguardo
.
Una
porta
che
s
'
apra
o
una
finestra
che
si
chiuda
,
vi
riscuote
bruscamente
come
un
grande
rumore
.
Pare
che
queste
strade
debbano
riuscire
uggiose
.
Ma
è
tutt
'
altro
.
Una
macchia
verde
in
fondo
da
cui
esce
un
minareto
bianco
;
un
turco
vestito
di
rosso
che
scende
verso
di
voi
;
una
serva
nera
ferma
dinanzi
a
una
porta
,
un
tappeto
persiano
appeso
a
una
finestra
,
bastano
a
formare
un
quadretto
così
pieno
di
vita
e
d
'
armonia
,
che
stareste
un
'
ora
a
contemplarlo
.
Della
poca
gente
che
vi
passa
accanto
,
nessuno
vi
guarda
.
Soltanto
qualche
volta
sentite
gridare
alle
vostre
spalle
:
-
Giaur
!
(
Infedele
)
;
-
e
voltandovi
,
vedete
sparire
dietro
un
'
imposta
la
testa
d
'
un
ragazzo
.
Altre
volte
s
'
apre
la
porticina
d
'
una
di
quelle
casette
:
vi
soffermate
aspettando
l
'
apparizione
della
bella
d
'
un
arem
,
e
n
'
esce
invece
una
signora
europea
,
con
cappellotto
e
strascico
,
che
mormora
un
adieu
o
un
au
revoir
,
e
s
'
allontana
rapidamente
,
lasciandovi
colla
bocca
aperta
.
In
un
'
altra
strada
,
tutta
turca
e
tutta
silenziosa
,
sentite
a
un
tratto
uno
squillo
di
corno
e
uno
scalpitio
di
cavalli
:
vi
voltate
,
che
cos
'
è
?
Appena
credete
ai
vostri
occhi
.
È
un
grande
omnibus
,
che
viene
innanzi
su
due
rotaie
che
non
avevate
vedute
,
pieno
di
turchi
e
di
franchi
,
col
suo
usciere
in
uniforme
e
coi
suoi
cartelli
delle
tariffe
,
come
un
tramway
di
Vienna
o
di
Parigi
.
La
stonatura
che
fa
quest
'
apparizione
in
una
di
queste
strade
,
non
si
può
esprimere
con
parole
:
vi
pare
una
burla
o
uno
sbaglio
,
e
vi
vien
da
ridere
,
e
guardate
quel
veicolo
stupiti
come
se
non
ne
aveste
mai
visti
.
Passato
l
'
omnibus
,
par
che
sia
passata
l
'
immagine
viva
dell
'
Europa
,
e
vi
ritrovate
in
Asia
come
al
cangiar
di
scena
in
un
teatro
.
Da
queste
strade
solitarie
riuscite
in
piazzette
aperte
,
quasi
interamente
ombreggiate
da
un
platano
gigantesco
.
Da
una
parte
c
'
è
una
fontana
,
dove
bevono
dei
cammelli
;
dall
'
altra
un
caffè
,
con
una
fila
di
materasse
distese
dinanzi
alla
porta
,
e
qualche
turco
sdraiato
,
che
fuma
;
e
accanto
alla
porta
un
gran
fico
,
abbracciato
da
una
vite
,
i
cui
pampini
spenzolano
fino
a
terra
,
lasciando
vedere
tra
foglia
e
foglia
l
'
azzurro
lontano
del
mar
di
Marmara
,
e
qualche
veletta
bianca
.
Una
luce
bianchissima
e
un
silenzio
mortale
danno
a
tutti
questi
luoghi
un
carattere
così
tra
solenne
e
melanconico
,
che
li
rende
indimenticabili
,
anche
a
vederli
una
volta
sola
.
Si
va
innanzi
,
innanzi
,
quasi
attirati
da
quella
quiete
arcana
,
che
entra
a
poco
a
poco
nell
'
anima
come
una
leggera
sonnolenza
,
e
dopo
breve
tempo
si
perde
ogni
sentimento
della
distanza
e
dell
'
ora
.
Si
trovano
dei
vasti
spazi
colle
traccie
d
'
un
grande
incendio
recente
;
chine
dove
non
sono
che
poche
case
sparpagliate
,
fra
le
quali
cresce
l
'
erba
,
e
serpeggiano
dei
sentieri
da
capre
;
punti
elevati
,
da
cui
si
abbracciano
collo
sguardo
strade
,
vicoletti
,
giardini
,
centinaia
di
case
,
e
non
si
vede
da
nessuna
parte
nè
una
creatura
umana
,
nè
un
nuvolo
di
fumo
,
nè
una
porta
aperta
,
nè
il
menomo
indizio
d
'
abitazione
e
di
vita
;
tanto
che
si
potrebbe
credere
d
'
essere
soli
in
quell
'
immensa
città
,
e
a
pensarci
un
momento
,
s
'
è
quasi
presi
dalla
paura
.
Ma
scendete
la
china
,
arrivate
in
fondo
a
una
di
quelle
stradette
:
tutto
è
cangiato
.
Siete
in
una
delle
grandi
vie
di
Stambul
,
fiancheggiata
da
monumenti
,
dove
non
bastano
più
gli
occhi
all
'
ammirazione
.
Camminate
in
mezzo
alle
moschee
,
ai
chioschi
,
ai
minareti
,
alle
gallerie
arcate
,
alle
fontane
di
marmo
e
di
lapislazzuli
,
ai
mausolei
dei
sultani
splendenti
di
rabeschi
e
d
'
iscrizioni
d
'
oro
,
ai
muri
coperti
di
musaici
,
sotto
le
tettoie
di
cedro
intarsiato
,
all
'
ombra
d
'
una
vegetazione
pomposa
che
supera
i
muri
di
cinta
e
i
cancelli
dorati
dei
giardini
,
e
riempie
la
via
di
profumi
.
Per
queste
vie
s
'
incontrano
a
ogni
passo
carrozze
di
pascià
,
ufficiali
,
impiegati
,
aiutanti
di
campo
,
eunuchi
di
grandi
case
,
una
processione
di
servitori
e
di
parassiti
,
che
vanno
e
vengono
fra
i
ministeri
.
Qui
si
riconosce
la
metropoli
del
grande
impero
,
e
s
'
ammira
in
tutta
la
sua
magnificenza
.
È
per
tutto
una
bianchezza
,
una
grazia
d
'
architetture
,
un
gorgoglio
d
'
acque
,
una
freschezza
d
'
ombre
,
che
accarezza
i
sensi
come
una
musica
sommessa
,
e
riempie
la
mente
d
'
immagini
ridenti
.
Per
queste
vie
s
'
arriva
alle
grandi
piazze
dove
s
'
innalzano
le
moschee
imperiali
,
e
dinanzi
a
queste
moli
si
rimane
sgomenti
.
Ognuna
di
esse
forma
come
il
nodo
d
'
una
piccola
città
di
collegi
,
di
spedali
,
di
scuole
,
di
biblioteche
,
di
magazzini
,
di
bagni
,
che
quasi
non
si
avvertono
,
schiacciati
come
sono
dalla
cupola
enorme
a
cui
fanno
corona
.
L
'
architettura
,
che
s
'
immaginava
semplicissima
,
presenta
invece
una
varietà
di
particolari
,
che
tira
gli
sguardi
da
mille
parti
.
Sono
cupolette
rivestite
di
piombo
,
tetti
di
forme
bizzarre
che
s
'
alzano
l
'
uno
sull
'
altro
,
gallerie
aeree
,
grandi
portici
,
finestre
a
colonnine
,
archi
a
festoni
,
minareti
accannellati
,
cinti
di
terrazzini
lavorati
a
giorno
,
con
capitelli
a
stalattiti
;
porte
e
fontane
monumentali
,
che
sembrano
rivestite
di
trina
;
muri
picchiettati
d
'
oro
e
di
mille
colori
;
tutto
ricamato
,
cesellato
,
leggero
,
ardito
,
ombreggiato
da
quercie
,
da
cipressi
e
da
salici
,
da
cui
escono
nuvoli
d
'
uccelli
che
vagano
a
lenti
giri
intorno
alle
cupole
e
riempiono
d
'
armonia
tutti
i
recessi
dell
'
immenso
edifizio
.
Qui
si
comincia
a
provar
qualchecosa
che
è
più
profondo
e
più
forte
del
sentimento
della
bellezza
.
Quei
monumenti
che
sono
come
una
colossale
affermazione
marmorea
d
'
un
ordine
d
'
idee
e
di
sentimenti
diverso
da
quello
in
cui
siamo
nati
e
cresciuti
,
che
sono
quasi
l
'
ossatura
d
'
una
razza
e
d
'
una
fede
ostile
,
che
ci
raccontano
con
un
linguaggio
muto
di
linee
superbe
e
di
altezze
temerarie
le
glorie
d
'
un
Dio
che
non
è
nostro
e
d
'
un
popolo
che
ha
fatto
tremare
i
nostri
padri
,
incutono
un
rispetto
misto
di
diffidenza
e
di
timore
,
che
sulle
prime
vince
la
curiosità
,
e
ce
ne
trattiene
lontani
.
Si
vedono
,
dentro
ai
cortili
ombrosi
,
turchi
che
fanno
le
abluzioni
alle
fontane
,
pezzenti
accovacciati
ai
piedi
dei
pilastri
,
donne
velate
che
passeggiano
lentamente
sotto
le
arcate
;
tutto
quieto
,
e
come
adombrato
d
'
una
tinta
di
mestizia
e
di
voluttà
,
che
non
si
capisce
bene
d
'
onde
derivi
,
e
su
cui
la
mente
si
ferma
e
lavora
come
sopra
un
enimma
.
Galata
,
Pera
,
quanto
sono
lontane
!
Voi
vi
sentite
soli
in
un
altro
mondo
e
in
un
altro
tempo
,
nella
Stambul
di
Solimano
il
Grande
e
di
Baiazet
secondo
,
e
provate
un
vivo
sentimento
di
stupore
quando
,
usciti
da
quella
piazza
,
e
perduto
d
'
occhio
quel
monumento
smisurato
della
potenza
degli
Osmanli
,
vi
ritrovate
in
mezzo
alla
Costantinopoli
di
legno
,
meschina
,
cadente
,
piena
di
sudiciume
e
di
miseria
.
Via
via
che
andate
innanzi
le
case
si
scoloriscono
,
i
pergolati
si
sfasciano
,
le
vasche
delle
fontane
si
coprono
di
muschio
;
trovate
delle
moschee
nane
,
coi
muri
screpolati
e
i
minareti
di
legno
,
circondate
di
rovi
e
d
'
ortiche
;
dei
mausolei
in
rovina
,
delle
scale
infrante
,
dei
passaggi
coperti
ingombri
di
macerie
,
dei
quartieri
decrepiti
d
'
una
tristezza
infinita
,
dove
non
si
sente
altro
rumore
che
il
frullo
dell
'
ali
degli
sparvieri
e
delle
cicogne
,
o
la
voce
gutturale
d
'
un
muezzin
solitario
,
che
grida
la
parola
di
Dio
dall
'
alto
d
'
un
minareto
nascosto
.
Nessuna
città
rappresenta
meglio
di
Stambul
la
natura
e
la
filosofia
del
suo
popolo
.
Tutto
ciò
che
v
'
è
di
grande
e
di
bello
è
di
Dio
o
del
sultano
,
immagine
di
Dio
sulla
terra
;
tutto
il
rimanente
è
passeggiero
e
porta
l
'
impronta
d
'
una
profonda
trascuranza
delle
cose
mondane
.
La
tribù
dei
pastori
è
diventata
nazione
;
ma
il
suo
amore
istintivo
della
natura
campestre
,
della
contemplazione
e
dell
'
ozio
,
ha
conservato
alla
metropoli
l
'
aspetto
dell
'
accampamento
.
Stambul
non
è
una
città
,
non
lavora
,
non
pensa
,
non
crea
;
la
civiltà
sfonda
le
sue
porte
e
assalta
le
sue
vie
;
essa
sonnecchia
e
fantastica
all
'
ombra
delle
moschee
,
e
lascia
fare
.
È
una
città
slegata
,
dispersa
,
deforme
,
che
rappresenta
piuttosto
,
la
sosta
d
'
una
razza
pellegrinante
,
che
la
potenza
d
'
uno
Stato
immobile
;
un
immenso
abbozzo
di
metropoli
;
un
grande
spettacolo
piuttosto
che
una
grande
città
.
E
non
se
ne
può
avere
una
giusta
immagine
,
se
non
si
percorre
intera
.
Bisogna
partire
dalla
prima
collina
,
quella
che
forma
la
punta
del
triangolo
,
ed
è
bagnata
dal
mar
di
Marmora
.
Qui
è
per
così
dire
la
testa
di
Stambul
;
un
quartiere
monumentale
,
pieno
di
memorie
,
di
maestà
e
di
luce
.
Qui
l
'
antico
serraglio
,
dove
sorgeva
prima
Bisanzio
colla
sua
acropoli
e
il
tempio
di
Giove
,
e
poi
il
palazzo
dell
'
imperatrice
Placidia
e
le
terme
d
'
Arcadio
;
qui
la
moschea
di
Santa
Sofia
e
la
moschea
d
'
Ahmed
,
e
l
'
At
-
meidan
che
occupa
lo
spazio
dell
'
Ippodromo
antico
,
dove
in
mezzo
a
un
Olimpo
di
bronzo
e
di
marmo
,
tra
le
grida
d
'
una
folla
vestita
di
seta
e
di
porpora
,
volavano
le
quadrighe
d
'
oro
al
cospetto
degl
'
imperatori
sfolgoranti
di
perle
.
Da
questa
collina
si
scende
in
una
valle
poco
profonda
,
dove
si
stendono
le
mura
occidentali
del
serraglio
,
che
segnano
il
confine
della
Bisanzio
antica
,
e
s
'
alza
la
Sublime
Porta
,
per
la
quale
s
'
entra
nel
palazzo
del
gran
vizir
e
nel
Ministero
degli
esteri
:
quartiere
austero
e
silenzioso
,
in
cui
sembra
raccolta
tutta
la
tristezza
delle
sorti
dell
'
impero
.
Da
questa
valle
si
sale
sulla
seconda
collina
,
dove
sorge
la
moschea
marmorea
di
Nuri
-
Osmanié
,
luce
d
'
Osmano
,
e
la
colonna
bruciata
di
Costantino
,
che
sosteneva
un
Apollo
di
bronzo
colla
testa
del
grande
Imperatore
,
ed
era
nel
bel
mezzo
dell
'
antico
foro
,
circondato
di
portici
,
d
'
archi
di
trionfo
e
di
statue
.
Al
di
là
di
questa
collina
si
apre
la
valle
dei
bazar
,
che
dalla
moschea
di
Bajazet
va
fino
a
quella
della
sultana
Validè
,
ed
abbraccia
un
labirinto
immenso
di
strade
coperte
,
piene
di
gente
e
di
rumore
,
da
cui
s
'
esce
colla
vista
annebbiata
e
colle
orecchie
stordite
.
Sulla
terza
collina
,
che
domina
ad
un
tempo
il
mar
di
Marmara
e
il
Corno
d
'
oro
,
giganteggia
la
moschea
di
Solimano
,
rivale
di
Santa
Sofia
,
gioia
e
splendore
di
Stambul
,
come
dicono
i
poeti
turchi
,
e
la
torre
meravigliosa
del
Ministero
della
guerra
,
il
quale
s
'
alza
sulle
rovine
degli
antichi
palazzi
dei
Costantini
,
abitati
un
tempo
da
Maometto
il
conquistatore
,
poi
convertiti
in
serraglio
delle
vecchie
sultane
.
Fra
la
terza
e
la
quarta
altura
si
stende
come
un
ponte
aereo
l
'
enorme
acquedotto
dell
'
imperatore
Valente
,
formato
da
due
ordini
d
'
archi
leggerissimi
,
vestiti
di
verzura
,
che
spenzola
a
ghirlande
sopra
la
valle
popolata
di
case
.
Si
passa
sotto
l
'
acquedotto
,
si
sale
sulla
quarta
collina
.
Qui
,
sulle
rovine
della
chiesa
famosa
dei
Santi
Apostoli
,
fondata
dall
'
imperatrice
Elena
e
rifabbricata
da
Teodora
,
s
'
eleva
la
moschea
di
Maometto
II
,
circondata
di
scuole
,
d
'
ospedali
e
d
'
alberghi
da
carovane
;
accanto
alla
moschea
,
il
bazar
degli
schiavi
,
i
bagni
di
Maometto
e
la
colonna
granitica
di
Marciano
,
che
porta
ancora
il
suo
cippo
di
marmo
ornato
delle
aquile
imperiali
;
e
vicino
alla
colonna
il
luogo
dove
era
la
piazza
dell
'
Et
-
Meidan
,
in
cui
fu
consumata
la
strage
famosa
dei
Giannizzeri
.
S
'
attraversa
un
'
altra
valle
,
coperta
da
un
'
altra
città
,
e
si
sale
alla
quinta
collina
,
sulla
quale
è
posta
la
moschea
di
Selim
,
presso
all
'
antica
cisterna
di
San
Pietro
,
convertita
in
giardino
.
Sotto
,
lungo
il
Corno
d
'
oro
,
si
stende
il
Fanar
,
quartiere
greco
,
sede
del
patriarca
,
in
cui
s
'
è
rifugiata
l
'
antica
Bisanzio
,
coi
discendenti
dei
Paleologhi
e
dei
Comneni
,
e
dove
seguirono
le
orrende
carnificine
del
1821
.
Si
scende
in
una
quinta
valle
,
si
sale
sopra
la
sesta
collina
.
Qui
s
'
è
già
sul
terreno
che
occupavano
le
otto
coorti
dei
quarantamila
Goti
di
Costantino
,
fuori
della
cerchia
delle
prime
mura
,
le
quali
non
abbracciavano
che
la
quarta
collina
;
e
appunto
nello
spazio
occupato
dalla
coorte
settima
,
che
ha
lasciato
al
luogo
il
nome
di
Hebdomon
.
Sulla
sesta
collina
,
rimangono
le
mura
del
palazzo
di
Costantino
Porfirogenete
,
dove
si
coronavano
gl
'
imperatori
,
chiamato
ora
dai
turchi
Tekir
-
Serai
,
palazzo
dei
principi
.
Ai
piedi
della
collina
,
Balata
,
il
ghetto
di
Costantinopoli
,
quartiere
immondo
,
che
s
'
allunga
sulla
riva
del
Corno
fino
alle
mura
della
città
,
e
al
di
qua
di
Balata
,
il
sobborgo
antico
delle
Blacherne
,
una
volta
ornato
di
palazzi
dai
tetti
dorati
,
soggiorno
prediletto
degl
'
imperatori
,
famoso
per
la
gran
chiesa
dell
'
imperatrice
Pulcheria
e
per
il
santuario
delle
reliquie
;
ora
pieno
di
rovine
e
tristezza
.
Alle
Blacherne
cominciano
le
mura
merlate
che
dal
Corno
d
'
oro
corrono
fino
al
mar
di
Marmara
,
abbracciando
la
settima
collina
,
dov
'
era
il
foro
boario
,
e
c
'
è
ancora
il
piedestallo
della
colonna
d
'
Arcadio
:
la
collina
più
orientale
e
più
grande
di
Stambul
,
fra
la
quale
e
le
altre
sei
scorre
il
piccolo
fiume
Lykus
,
che
entra
nella
città
presso
la
porta
di
Carisio
e
si
va
a
gettar
nel
mare
vicino
all
'
antico
porto
di
Teodosio
.
Dalle
mura
delle
Blacherne
,
si
vede
ancora
il
sobborgo
d
'
Ortaksiler
,
che
scende
dolcemente
verso
la
rada
,
incoronato
di
giardini
;
al
di
là
d
'
Ortaksiler
il
sobborgo
d
'
Eyub
,
terra
santa
degli
Osmanli
,
colla
sua
moschea
gentile
,
e
il
suo
vasto
cimitero
ombreggiato
da
un
bosco
di
cipressi
e
biancheggiante
di
mausolei
e
di
tombe
;
dietro
Eyub
,
l
'
altopiano
dell
'
antico
campo
militare
,
dove
le
legioni
levavan
sugli
scudi
i
nuovi
imperatori
;
e
di
là
dall
'
altopiano
,
altri
villaggi
i
cui
vivi
colori
ridono
vagamente
in
mezzo
al
verde
dei
boschetti
bagnati
dalle
ultime
acque
del
Corno
d
'
oro
.
Ecco
Stambul
.
È
divina
.
Ma
il
cuore
si
sgomenta
a
pensare
che
questo
sterminato
villaggio
asiatico
si
stende
sulle
rovine
di
quella
seconda
Roma
,
di
quell
'
immenso
museo
di
tesori
rapiti
all
'
Italia
,
alla
Grecia
,
all
'
Egitto
,
all
'
Asia
minore
,
di
cui
il
solo
ricordo
abbaglia
la
mente
come
un
sogno
divino
.
Dove
sono
i
grandi
portici
che
attraversavano
la
città
dal
mare
alle
mura
,
le
cupole
dorate
,
i
colossi
equestri
che
s
'
innalzavano
sui
pilastri
titanici
dinanzi
agli
anfiteatri
e
alle
terme
,
le
sfingi
di
bronzo
sedute
sui
piedestalli
di
porfido
,
i
templi
e
i
palazzi
che
innalzavano
i
frontoni
di
granito
in
mezzo
a
un
popolo
aereo
di
numi
di
marmo
e
d
'
imperatori
d
'
argento
?
Tutto
è
sparito
o
trasformato
.
Le
statue
equestri
di
bronzo
son
state
fuse
in
cannoni
;
le
rivestiture
di
rame
degli
obelischi
,
ridotte
in
monete
;
i
sarcofagi
delle
imperatrici
,
cangiati
in
fontane
;
la
chiesa
di
Santa
Irene
è
un
arsenale
,
la
cisterna
di
Costantino
un
'
officina
,
il
piedestallo
della
colonna
d
'
Arcadio
una
bottega
di
maniscalco
,
l
'
Ippodromo
un
mercato
di
cavalli
;
l
'
edera
e
le
macerie
coprono
le
fondamenta
delle
reggie
,
sul
suolo
degli
anfiteatri
cresce
l
'
erba
dei
cimiteri
,
e
poche
iscrizioni
calcinate
dagli
incendi
o
mutilate
dalle
scimitarre
degl
'
invasori
rammentano
che
su
quei
colli
vi
fu
la
metropoli
meravigliosa
dell
'
impero
d
'
Oriente
.
Su
questa
immane
rovina
siede
Stambul
,
come
un
'
odalisca
sopra
un
sepolcro
,
aspettando
la
sua
ora
.
ALL
'
ALBERGO
Ed
ora
i
lettori
vengano
con
me
all
'
albergo
a
prendere
un
po
'
di
respiro
.
Una
gran
parte
di
quello
che
ho
descritto
fin
qui
,
il
mio
amico
ed
io
lo
vedemmo
il
giorno
stesso
dell
'
arrivo
:
immagini
chi
legge
come
dovessimo
aver
la
testa
ritornando
all
'
albergo
sul
far
della
notte
.
Per
strada
non
si
disse
una
parola
,
e
appena
entrati
nella
camera
,
ci
lasciammo
cadere
sul
sofà
guardandoci
in
viso
e
domandandoci
tutt
'
e
due
insieme
:
-
Che
te
ne
pare
?
-
Che
cosa
ne
dici
?
-
E
pensare
ch
'
io
son
venuto
qui
per
dipingere
!
-
Ed
io
per
scrivere
!
E
ci
ridemmo
sul
viso
in
atto
di
fraterno
compatimento
.
Quella
sera
,
in
fatti
,
ed
anche
per
varii
giorni
dopo
,
sua
maestà
Abdul
-
Aziz
m
'
avrebbe
potuto
offrire
in
premio
una
provincia
dell
'
Asia
Minore
,
che
non
sarei
riuscito
a
metter
insieme
dieci
righe
intorno
alla
capitale
dei
suoi
Stati
,
tanto
è
vero
che
per
descrivere
le
grandi
cose
bisogna
farsi
di
lontano
,
e
per
ricordarsene
bene
,
averle
un
po
'
dimenticate
.
E
poi
come
avrei
potuto
scrivere
in
una
camera
da
cui
si
vedeva
il
Bosforo
,
Scutari
e
la
cima
dell
'
Olimpo
?
L
'
albergo
stesso
era
uno
spettacolo
.
A
tutte
le
ore
del
giorno
,
per
le
scale
e
pei
corridoi
,
andava
e
veniva
gente
d
'
ogni
paese
.
Alla
tavola
rotonda
sedevano
ogni
giorno
venti
nazioni
.
Desinando
,
non
mi
potevo
levar
dalla
testa
d
'
essere
un
delegato
del
governo
italiano
,
e
di
dover
prendere
la
parola
alle
frutta
su
qualche
grande
questione
internazionale
.
C
'
erano
visi
rosei
di
lady
,
teste
scapigliate
d
'
artisti
,
grinte
d
'
avventurieri
da
batterci
moneta
sopra
,
testine
di
vergini
bizantine
a
cui
non
mancava
che
il
nimbo
d
'
oro
,
faccie
bizzarre
e
sinistre
;
e
ogni
giorno
cangiavano
.
Alle
frutta
,
quando
tutti
parlavano
,
pareva
d
'
essere
nella
torre
di
Babele
.
Vi
conobbi
fin
dal
primo
giorno
parecchi
russi
infatuati
di
Costantinopoli
.
Ogni
sera
ci
ritrovavamo
là
,
di
ritorno
dai
punti
estremi
della
città
,
e
ognuno
aveva
un
viaggio
da
raccontare
.
Chi
era
salito
in
cima
alla
torre
del
Seraschiere
,
chi
aveva
visitato
i
cimiteri
di
Eyub
,
chi
veniva
da
Scutari
,
chi
aveva
fatto
una
corsa
sul
Bosforo
;
la
conversazione
era
tutta
ordita
di
descrizioni
piene
di
colori
e
di
luce
;
e
quando
mancava
la
parola
,
i
vini
dolci
e
profumati
dell
'
Arcipelago
facevano
da
suggeritori
.
C
'
erano
pure
alcuni
miei
concittadini
,
bellimbusti
danarosi
,
che
mi
fecero
divorar
molta
stizza
,
perché
dalla
minestra
alle
frutta
non
facevano
che
dire
ira
d
'
Iddio
di
Costantinopoli
:
e
che
non
c
'
eran
marciapiedi
,
e
che
i
teatri
erano
oscuri
,
e
che
non
si
sapeva
come
passar
la
sera
.
Erano
venuti
a
Costantinopoli
per
passar
la
sera
.
Uno
di
costoro
aveva
fatto
il
viaggio
sul
Danubio
.
Gli
domandai
se
gli
era
piaciuto
il
gran
fiume
.
Mi
rispose
che
in
nessuna
parte
del
mondo
si
cucinava
lo
storione
come
sui
piroscafi
della
reale
e
imperiale
Compagnia
austriaca
.
Un
altro
era
un
tipo
amenissimo
di
viaggiatore
amoroso
;
uno
di
coloro
che
viaggiano
per
sedurre
,
col
taccuino
delle
conquiste
.
Era
un
contino
lungo
e
biondo
,
largamente
dotato
dell
'
ottavo
dono
dello
Spirito
Santo
,
che
quando
il
discorso
cadeva
sulle
donne
turche
,
chinava
la
testa
con
un
sorriso
misterioso
,
e
non
pigliava
parte
alla
conversazione
se
non
con
mezze
parole
troncate
sempre
artificialmente
da
una
sorsata
di
vino
.
Arrivava
tutti
i
giorni
a
desinare
un
po
'
più
tardi
degli
altri
,
tutto
ansante
,
coll
'
aria
d
'
averla
fatta
al
Sultano
un
quarto
d
'
ora
prima
,
e
tra
un
piatto
e
l
'
altro
faceva
passare
di
tasca
in
tasca
,
con
molta
cautela
,
dei
bigliettini
piegati
,
che
dovevano
parere
lettere
d
'
odalische
,
ed
erano
sicurissimamente
note
d
'
albergo
.
Ma
i
soggetti
che
s
'
inciampano
in
questi
alberghi
di
città
cosmopolite
!
Bisogna
esserci
stati
per
crederci
.
V
'
era
un
giovane
ungherese
,
sulla
trentina
,
alto
,
nervoso
,
con
due
occhi
diabolici
e
una
parlantina
febbrile
,
il
quale
,
dopo
aver
fatto
il
segretario
d
'
un
ricco
signore
a
Parigi
,
era
andato
ad
arruolarsi
fra
gli
zuavi
francesi
in
Algeria
,
era
stato
ferito
e
preso
prigioniero
dagli
Arabi
,
poi
scappato
nel
Marocco
,
poi
ritornato
in
Europa
e
corso
all
'
Aja
a
chiedere
il
grado
d
'
ufficiale
per
andare
a
combattere
contro
gli
Accinesi
;
respinto
all
'
Aja
,
aveva
deciso
d
'
arrolarsi
nell
'
esercito
turco
;
ma
passando
a
Vienna
per
venire
a
Costantinopoli
,
s
'
era
preso
una
palla
di
pistola
nel
collo
,
in
un
duello
per
una
donna
,
e
faceva
vedere
la
cicatrice
;
respinto
anche
a
Costantinopoli
,
-
cos
'
ho
da
fare
?
-
diceva
-
je
suis
enfant
de
l
'
aventure
;
bisogna
bene
ch
'
io
mi
batta
;
ho
già
trovato
chi
mi
conduce
alle
Indie
,
-
e
mostrava
il
biglietto
d
'
imbarco
-
;
mi
farò
soldato
inglese
;
nell
'
interno
c
'
è
sempre
qualcosa
da
fare
;
io
non
cerco
che
di
battermi
;
che
cosa
m
'
importa
di
morire
?
Tanto
ho
un
polmone
rovinato
.
-
Un
altro
bell
'
originale
era
un
francese
,
la
cui
vita
pareva
non
fosse
altro
che
una
perpetua
guerra
colla
posta
:
aveva
una
quistione
pendente
con
la
posta
austriaca
,
colla
francese
,
coll
'
inglese
;
mandava
articoli
di
protesta
alla
Neue
Freie
Presse
;
lanciava
impertinenze
telegrafiche
a
tutte
le
stazioni
postali
del
continente
,
aveva
ogni
giorno
un
diverbio
a
qualche
finestrino
di
posta
,
non
riceveva
una
lettera
a
tempo
,
non
ne
scriveva
una
che
arrivasse
dov
'
era
mandata
,
e
raccontava
a
tavola
tutte
le
sue
disgrazie
e
tutte
le
sue
baruffe
,
concludendo
sempre
coll
'
assicurarci
che
la
Posta
gli
avrebbe
accorciata
la
vita
.
Mi
ricordo
pure
d
'
una
signora
greca
,
un
viso
di
spiritata
,
vestita
bizzarramente
,
e
sempre
sola
,
che
ogni
sera
si
alzava
da
tavola
a
metà
del
desinare
,
e
se
n
'
andava
dopo
aver
fatto
sul
piatto
un
segno
cabalistico
di
cui
nessuno
riuscì
mai
a
capire
il
significato
.
Non
ho
più
dimenticata
nemmeno
una
coppia
valacca
,
un
bel
giovane
sui
venticinque
anni
e
una
giovanetta
sul
primo
sboccio
,
comparsi
una
sera
sola
,
che
erano
indubitatamente
due
fuggiaschi
;
lui
rapitore
,
lei
complice
;
perché
bastava
fissarli
un
momento
per
farli
arrossire
,
e
ogni
volta
che
s
'
apriva
la
porta
,
scattavano
come
due
molle
.
Di
chi
altri
mi
ricordo
?
di
cento
altri
,
se
ci
pensassi
.
Era
una
lanterna
magica
.
Ci
divertivamo
,
il
mio
amico
ed
io
,
i
giorni
dell
'
arrivo
d
'
un
piroscafo
,
a
veder
entrare
la
gente
per
la
porta
di
strada
:
tutti
stanchi
,
sbalorditi
,
qualcuno
ancora
commosso
dallo
spettacolo
della
prima
entrata
;
faccie
che
dicevano
:
-
Che
mondo
è
questo
?
Dove
siamo
venuti
a
cascare
?
-
Un
giorno
entrò
un
giovinetto
,
arrivato
allora
,
che
pareva
matto
dalla
contentezza
di
essere
finalmente
a
Costantinopoli
,
sogno
della
sua
infanzia
,
e
stringeva
con
tutt
'
e
due
le
mani
la
mano
di
suo
padre
;
e
suo
padre
gli
diceva
con
voce
commossa
:
-
Je
suis
heureux
de
te
voir
heureux
,
mon
cher
enfant
.
-
Poi
passavamo
le
ore
calde
alla
finestra
a
guardare
la
Torre
della
fanciulla
,
che
s
'
alza
,
bianca
come
la
neve
,
sopra
uno
scoglio
solitario
del
Bosforo
,
in
faccia
a
Scutari
;
e
mentre
fantasticavamo
sulla
leggenda
del
principe
di
Persia
che
va
a
succhiare
il
veleno
dal
braccio
della
bella
sultana
,
morsicata
dall
'
aspide
,
da
una
finestra
della
casa
in
faccia
,
ogni
giorno
alla
stess
'
ora
,
un
ragazzo
di
cinque
anni
ci
faceva
le
corna
.
Tutto
era
curioso
in
quell
'
albergo
.
Fra
le
altre
cose
,
dinanzi
alla
porta
,
trovavamo
ogni
sera
uno
o
due
soggetti
di
faccia
equivoca
,
che
dovevano
essere
provveditori
di
modelle
per
i
pittori
,
e
che
pigliando
tutti
per
pittori
,
a
tutti
domandavano
a
bassa
voce
:
-
Una
turca
?
una
greca
?
un
'
armena
?
un
'
ebrea
?
una
nera
?
COSTANTINOPOLI
Ma
torniamo
a
Costantinopoli
,
e
spaziamovi
come
gli
uccelli
nel
cielo
.
Qui
ci
si
può
levare
tutti
i
capricci
.
Si
può
accendere
il
sigaro
in
Europa
e
andare
a
buttar
la
cenere
in
Asia
.
La
mattina
,
levandoci
,
possiamo
domandarci
:
-
Che
parte
del
mondo
vedrò
quest
'
oggi
?
-
Si
può
scegliere
fra
due
continenti
e
due
mari
.
S
'
ha
a
nostra
disposizione
dei
cavalli
sellati
in
ogni
piazzetta
,
delle
barchette
a
vela
in
ogni
seno
,
dei
piroscafi
a
cento
scali
;
il
caicco
che
guizza
,
la
talika
che
vola
,
e
un
esercito
di
ciceroni
che
parlano
tutte
le
lingue
d
'
Europa
.
Volete
sentir
la
commedia
italiana
?
veder
ballare
i
dervis
?
sentir
le
buffonate
di
Caragheuz
,
il
pulcinella
turco
?
udire
le
canzonette
licenziose
dei
teatrini
di
Parigi
?
assistere
alle
rappresentazioni
ginnastiche
degli
zingari
?
farvi
raccontare
una
leggenda
araba
da
un
rapsodo
?
andare
al
teatro
greco
?
sentir
predicare
un
iman
?
veder
passare
il
Sultano
?
Chiedete
e
domandate
.
Tutte
le
nazioni
sono
al
vostro
servizio
:
l
'
armeno
per
farvi
la
barba
,
l
'
ebreo
per
lustrarvi
le
scarpe
,
il
turco
per
condurvi
in
barca
,
il
nero
per
strofinarvi
nel
bagno
,
il
greco
per
porgervi
il
caffè
,
e
tutti
quanti
per
truffarvi
.
Per
dissetarvi
,
passeggiando
,
trovate
dei
gelati
fatti
colla
neve
dell
'
Olimpo
;
se
siete
golosi
,
potete
bere
dell
'
acqua
del
Nilo
,
come
il
Sultano
;
se
siete
deboli
di
stomaco
,
acqua
dell
'
Eufrate
;
se
siete
nervosi
,
acqua
del
Danubio
.
Potete
desinare
come
l
'
arabo
nel
deserto
o
come
l
'
epulone
alla
Maison
dorée
.
Per
far
la
siesta
,
avete
i
cimiteri
;
per
stordirvi
,
il
ponte
della
Sultana
Validè
;
per
sognare
,
il
Bosforo
;
per
passar
la
domenica
,
l
'
Arcipelago
dei
Principi
;
per
veder
l
'
Asia
Minore
,
il
monte
di
Bulgurlù
;
per
vedere
il
Corno
d
'
Oro
,
la
torre
di
Galata
;
per
veder
ogni
cosa
,
la
torre
del
Seraschiere
.
Ma
è
una
città
ancora
più
strana
che
bella
.
Le
cose
che
non
si
presentarono
mai
insieme
alla
nostra
mente
,
là
si
presentano
insieme
al
nostro
sguardo
.
Da
Scutari
parte
la
carovana
per
la
Mecca
e
parte
il
treno
diretto
per
Brussa
,
l
'
antica
metropoli
;
fra
le
mura
misteriose
del
vecchio
serraglio
,
passa
la
strada
ferrata
che
va
a
Sofia
;
i
soldati
turchi
scortano
il
prete
cattolico
che
porta
il
Santo
Sacramento
;
il
popolo
fa
festa
nei
cimiteri
;
la
vita
,
la
morte
,
i
piaceri
,
tutto
s
'
allaccia
e
si
confonde
.
V
'
è
il
movimento
di
Londra
e
la
letargia
dell
'
ozio
orientale
,
un
'
immensa
vita
pubblica
e
un
impenetrabile
mistero
nella
vita
privata
;
un
governo
assoluto
e
una
libertà
senza
confini
.
Per
i
primi
giorni
non
si
raccapezza
nulla
;
pare
che
d
'
ora
in
ora
o
debba
cessare
quel
disordine
o
seguire
una
rivoluzione
;
ogni
sera
,
tornando
a
casa
,
ci
sembra
di
tornare
da
un
viaggio
;
ogni
mattina
uno
si
domanda
:
-
Ma
è
proprio
qui
vicina
Stambul
?
-
Non
si
sa
dove
andare
a
battere
il
capo
,
un
'
impressione
cancella
l
'
altra
,
i
desiderii
s
'
affollano
,
il
tempo
fugge
;
si
vorrebbe
restar
là
tutta
la
vita
,
si
vorrebbe
partire
il
giorno
dopo
.
E
quando
poi
s
'
ha
da
descriverlo
questo
caos
?
A
momenti
vi
vien
la
tentazione
di
fare
un
fascio
di
tutti
i
libri
e
di
tutti
i
fogli
che
ho
sul
tavolino
,
e
di
buttare
ogni
cosa
dalla
finestra
.
GALATA
Il
mio
amico
ed
io
non
mettemmo
testa
a
partito
che
il
quarto
giorno
dopo
l
'
arrivo
.
Eravamo
sul
ponte
,
di
buon
mattino
,
ancora
incerti
di
quello
che
avremmo
fatto
nella
giornata
,
quando
Yunk
mi
propose
di
fare
una
prima
grande
passeggiata
,
con
una
meta
determinata
,
coll
'
animo
tranquillo
,
per
osservare
e
studiare
.
-
Percorriamo
,
-
mi
disse
,
-
tutta
la
riva
settentrionale
del
Corno
d
'
Oro
,
anche
a
costo
di
camminare
fino
a
notte
.
Faremo
colezione
in
una
taverna
turca
,
faremo
la
siesta
all
'
ombra
d
'
un
platano
e
ritorneremo
in
caicco
.
-
Accettai
la
proposta
;
ci
provvedemmo
di
sigari
e
di
spiccioli
,
e
data
un
'
occhiata
alla
carta
della
città
,
ci
avviammo
verso
Galata
.
Il
lettore
che
vuol
conoscer
bene
Costantinopoli
faccia
il
sacrifizio
d
'
accompagnarci
.
Arriviamo
a
Galata
.
Di
qui
deve
cominciare
la
nostra
escursione
.
Galata
è
posta
sopra
una
collina
che
forma
promontorio
tra
il
Corno
d
'
Oro
ed
il
Bosforo
,
dov
'
era
il
grande
cimitero
dei
Bizantini
antichi
.
È
la
city
di
Costantinopoli
.
Son
quasi
tutte
vie
strette
e
tortuose
,
fiancheggiate
da
taverne
,
da
botteghe
di
pasticcieri
,
di
barbieri
e
di
macellai
,
da
caffè
greci
ed
armeni
,
da
ufficii
di
negozianti
,
da
officine
,
da
baracche
;
tutto
fosco
,
umido
,
fangoso
,
viscoso
,
come
nei
bassi
quartieri
di
Londra
.
Una
folla
fitta
e
affaccendata
va
e
viene
per
le
vie
,
aprendosi
continuamente
per
dar
passo
ai
facchini
,
alle
carrozze
,
agli
asini
,
agli
omnibus
.
Quasi
tutto
il
commercio
di
Costantinopoli
passa
per
questo
borgo
.
Qui
la
Borsa
,
la
Dogana
,
gli
uffici
del
Lloyd
austriaco
,
quelli
delle
Messaggerie
francesi
;
chiese
,
conventi
,
ospedali
,
magazzeni
.
Una
strada
ferrata
sotterranea
unisce
Galata
a
Pera
.
Se
non
si
vedessero
per
le
strade
dei
turbanti
e
dei
fez
,
non
parrebbe
d
'
essere
in
Oriente
.
Da
tutte
le
parti
si
sente
parlar
francese
,
italiano
e
genovese
.
Qui
i
Genovesi
sono
quasi
in
casa
propria
,
e
si
danno
ancora
un
po
'
d
'
aria
di
padroni
,
come
quando
chiudevano
il
porto
a
loro
piacimento
,
e
rispondevano
col
cannone
alle
minaccie
degl
'
Imperatori
.
Ma
della
loro
potenza
non
rimangono
più
altri
monumenti
che
alcune
vecchie
case
sostenute
da
grossi
pilastri
e
da
arcate
pesanti
,
e
l
'
antico
edifizio
dove
risiedeva
il
Podestà
.
La
Galata
antica
è
quasi
interamente
sparita
.
Migliaia
di
casupole
sono
state
rase
al
suolo
per
far
luogo
a
due
lunghe
strade
:
una
delle
quali
rimonta
la
collina
verso
Pera
,
e
l
'
altra
corre
parallela
alla
riva
del
mare
da
un
'
estremità
all
'
altra
di
Galata
.
Per
questa
c
'
innoltrammo
il
mio
amico
ed
io
,
rifugiandoci
ogni
momento
nelle
botteghe
per
lasciar
passare
dei
grandi
omnibus
,
preceduti
da
turchi
scamiciati
che
sgombravano
la
strada
a
colpi
di
verga
.
A
ogni
passo
ci
suonava
nell
'
orecchio
un
grido
.
Il
facchino
turco
urlava
:
-
Sacun
ha
!
-
(
Largo
!
)
;
il
saccà
armeno
,
portatore
d
'
acqua
:
-
Varme
su
!
-
l
'
acquaiolo
greco
:
-
Crio
nero
!
-
l
'
asinaio
turco
:
-
Burada
!
-
il
venditore
di
dolci
:
-
Scerbet
!
-
il
venditore
di
giornali
:
-
Neologos
!
-
il
carrozziere
franco
:
Guarda
!
Guarda
!
Dopo
dieci
minuti
di
cammino
,
eravamo
assordati
.
A
un
certo
punto
,
con
nostra
meraviglia
,
ci
accorgemmo
che
la
strada
non
era
più
lastricata
,
e
pareva
che
il
lastrico
fosse
stato
levato
di
fresco
.
Ci
fermammo
a
guardare
,
cercando
d
'
indovinar
la
cagione
.
Un
bottegaio
italiano
ci
levò
la
curiosità
.
Quella
strada
conduce
ai
palazzi
del
Sultano
.
[
Torre
di
Galata
]
Pochi
mesi
prima
passando
di
là
il
corteo
imperiale
,
il
cavallo
di
sua
maestà
Abdul
-
Aziz
era
scivolato
e
caduto
,
e
il
buon
Sultano
,
irritato
,
aveva
ordinato
che
fosse
tolto
immediatamente
il
lastrico
dal
luogo
della
caduta
fino
al
suo
palazzo
.
In
questo
punto
memorabile
fissammo
il
termine
orientale
del
nostro
pellegrinaggio
,
e
voltate
le
spalle
al
Bosforo
,
ci
dirigemmo
,
per
una
serie
di
vicoli
tetri
e
sudici
,
verso
la
torre
di
Galata
.
La
città
di
Galata
ha
la
forma
d
'
un
ventaglio
spiegato
,
e
la
torre
,
posta
sul
culmine
della
collina
,
rappresenta
il
suo
perno
.
È
una
torre
rotonda
,
altissima
,
di
color
fosco
,
che
termina
in
una
punta
conica
,
formata
da
un
tetto
di
rame
,
sotto
il
quale
ricorre
un
giro
di
larghe
finestre
vetrate
,
una
specie
di
terrazza
coperta
e
trasparente
,
dove
giorno
e
notte
vigila
una
guardia
per
segnalare
il
primo
indizio
d
'
incendio
che
apparisca
nell
'
immensa
città
.
Fino
a
questa
torre
giungeva
la
Galata
dei
Genovesi
,
e
la
torre
s
'
innalza
appunto
sulla
linea
delle
mura
che
separavano
Galata
da
Pera
;
mura
di
cui
non
rimane
più
traccia
.
E
neanche
la
torre
non
è
più
l
'
antica
torre
di
Cristo
,
eretta
in
onore
dei
Genovesi
caduti
combattendo
;
poichè
la
rifabbricò
il
sultano
Mahmut
II
,
ed
era
già
stata
prima
restaurata
da
Selim
III
;
ma
è
pur
sempre
un
monumento
incoronato
della
gloria
di
Genova
,
e
un
Italiano
non
può
contemplarlo
,
senza
pensare
con
un
sentimento
d
'
alterezza
a
quel
pugno
di
mercanti
,
di
marinai
e
di
soldati
,
orgogliosamente
audaci
ed
eroicamente
cocciuti
,
che
vi
tennero
su
inalberata
per
secoli
la
bandiera
della
madre
repubblica
,
trattando
da
pari
a
pari
cogl
'
Imperatori
d
'
Oriente
.
Appena
oltrepassata
la
torre
,
ci
trovammo
in
un
cimitero
musulmano
.
[
Cimitero
di
Galata
]
Era
quello
che
si
chiama
il
cimitero
di
Galata
:
un
grande
bosco
di
cipressi
,
che
dalla
sommità
della
collina
di
Pera
scende
ripidamente
fino
al
Corno
d
'
Oro
,
ombreggiando
una
miriade
di
colonnette
di
pietra
o
di
marmo
,
inclinate
in
tutte
le
direzioni
,
e
sparse
in
disordine
giù
per
la
china
.
Alcune
di
queste
colonnette
son
terminate
in
forma
di
turbante
rotondo
,
e
serbano
traccie
di
colori
e
d
'
iscrizioni
;
altre
son
terminate
in
punta
;
molte
rovesciate
;
alcune
monche
,
col
turbante
portato
via
di
netto
,
e
si
crede
che
sian
quelle
dei
giannizzeri
,
che
il
Sultano
Mahmut
volle
sfregiare
anche
dopo
la
morte
.
La
maggior
parte
delle
fosse
sono
indicate
da
un
rialzamento
di
terra
in
forma
di
prisma
,
e
da
due
sassi
confitti
alle
due
estremità
,
sui
quali
,
giusta
la
superstizione
musulmana
,
devono
sedere
i
due
angeli
Nekir
e
Munkir
per
giudicare
l
'
anima
del
defunto
.
Qua
e
là
si
vedono
dei
piccoli
terrapieni
circondati
da
un
muricciolo
o
da
una
ringhiera
,
in
mezzo
ai
quali
s
'
alza
una
colonnetta
sormontata
da
un
grosso
turbante
,
e
intorno
altre
colonnette
minori
:
è
un
pascià
o
un
gran
signore
,
sepolto
in
mezzo
alle
sue
donne
e
ai
suoi
figliuoli
.
Dei
piccoli
sentieri
serpeggiano
e
s
'
incrociano
in
mille
punti
da
un
'
estremità
all
'
altra
del
bosco
;
qualche
turco
fuma
la
pipa
seduto
all
'
ombra
;
alcuni
ragazzi
corrono
e
saltellano
in
mezzo
ai
sepolcri
;
qualche
vacca
pascola
;
centinaia
di
tortore
grugano
fra
i
rami
dei
cipressi
;
passano
gruppi
di
donne
velate
;
e
fra
cipresso
e
cipresso
,
luccica
giù
in
fondo
l
'
azzurro
del
Corno
d
'
Oro
rigato
di
bianco
dai
minareti
di
Stambul
.
[
Pera
]
Usciamo
dal
cimitero
,
ripassiamo
ai
piedi
della
torre
di
Galata
e
infiliamo
la
strada
principale
di
Pera
.
Pera
è
alta
cento
metri
sopra
il
mare
,
è
ariosa
ed
allegra
,
e
guarda
il
Corno
d
'
Oro
ed
il
Bosforo
.
È
la
Westend
della
colonia
europea
;
la
città
dell
'
eleganza
e
dei
piaceri
.
La
strada
che
percorriamo
è
fiancheggiata
da
alberghi
inglesi
e
francesi
,
da
caffè
signorili
,
da
botteghe
luccicanti
,
da
teatri
,
da
Consolati
,
da
club
,
da
palazzi
d
'
ambasciatori
;
tra
i
quali
giganteggia
il
palazzo
di
pietra
dell
'
ambasciata
russa
,
che
domina
come
una
fortezza
Pera
Galata
e
il
sobborgo
di
Funduclù
,
posto
sulla
riva
del
Bosforo
.
Qui
brulica
una
folla
affatto
diversa
da
quella
di
Galata
.
Sono
quasi
tutti
cappelli
a
staio
e
cappelletti
piumati
o
infiorati
di
signore
.
Sono
zerbinotti
greci
,
italiani
e
francesi
,
negozianti
d
'
alto
bordo
,
impiegati
delle
legazioni
,
ufficiali
di
navi
straniere
,
carrozze
d
'
ambasciatori
,
e
figurine
equivoche
d
'
ogni
nazione
.
I
turchi
si
fermano
ad
ammirare
le
teste
di
cera
delle
botteghe
dei
barbieri
,
le
turche
si
piantano
colla
bocca
aperta
davanti
alle
vetrine
delle
modiste
;
l
'
europeo
parla
ad
alta
voce
,
sghignazza
e
scherza
in
mezzo
alla
strada
;
il
musulmano
,
si
sente
in
casa
d
'
altri
,
e
passa
colla
testa
meno
alta
che
a
Stambul
.
Tutt
'
a
un
tratto
il
mio
amico
mi
fece
voltare
indietro
perché
guardassi
Stambul
:
da
quel
punto
,
infatti
,
si
vedeva
lontano
,
dietro
un
velo
azzurrino
,
la
collina
del
Serraglio
,
Santa
Sofia
e
i
minareti
del
Sultano
Ahmed
;
un
altro
mondo
da
quello
in
cui
eravamo
;
e
poi
mi
disse
:
-
Guarda
qui
,
adesso
.
-
Abbassai
gli
occhi
e
lessi
in
una
vetrina
:
-
La
dame
aux
camelias
,
Madame
Bovary
,
Mademoiselle
Giraud
ma
femme
.
E
anche
a
me
quel
rapido
passaggio
fece
un
senso
vivissimo
,
e
dovetti
star
là
un
momento
a
pensarci
sopra
.
Un
'
altra
volta
fermai
io
il
mio
compagno
e
fu
per
mostrargli
un
caffè
meraviglioso
:
un
lungo
e
largo
corridoio
oscuro
,
in
fondo
al
quale
,
per
una
grande
finestra
spalancata
,
si
vedeva
a
una
lontananza
che
pareva
immensa
,
Scutari
illuminata
dal
sole
.
Andiamo
innanzi
per
la
gran
strada
di
Pera
,
e
siamo
quasi
arrivati
in
fondo
,
quando
sentiamo
gridare
da
una
voce
tonante
:
-
T
'
amo
,
Adele
!
t
'
amo
più
della
vita
!
T
'
amo
quanto
si
può
amare
sulla
terra
!
-
Ci
guardiamo
in
faccia
trasecolati
.
Di
dove
viene
quella
voce
?
Voltandoci
,
vediamo
per
le
fessure
d
'
un
assito
un
giardino
pieno
di
sedili
,
un
palco
scenico
e
dei
commedianti
che
fanno
le
prove
.
Una
signora
turca
,
poco
lontano
da
noi
,
guarda
anch
'
essa
per
le
fessure
,
e
ride
dai
precordi
.
Un
vecchio
turco
che
passa
scrolla
la
testa
in
segno
di
compassione
.
All
'
improvviso
la
turca
getta
un
grido
e
fugge
;
altre
donne
là
intorno
mettono
uno
strillo
e
voltan
le
spalle
.
Che
è
accaduto
?
È
un
turco
,
un
uomo
sulla
cinquantina
,
conosciuto
da
tutta
Costantinopoli
,
il
quale
passeggia
per
le
vie
nello
stato
in
cui
voleva
ridurre
tutti
i
musulmani
il
famoso
monaco
Turk
sotto
il
regno
di
Maometto
IV
:
ignudo
dalla
testa
ai
piedi
.
Il
disgraziato
saltella
sui
ciottoli
urlando
e
sghignazzando
,
e
un
branco
di
monelli
lo
insegue
facendo
un
baccano
d
'
inferno
.
-
È
da
sperarsi
che
lo
arresteranno
,
-
dico
al
portinaio
del
teatro
.
-
Nemmen
per
sogno
,
-
mi
risponde
;
-
son
mesi
che
gira
per
la
città
liberamente
.
-
Intanto
vedo
giù
per
la
via
di
Pera
gente
che
vien
fuori
dalle
botteghe
,
donne
che
scappano
,
ragazze
che
si
coprono
il
viso
,
porte
che
si
chiudono
,
teste
che
si
ritirano
dalle
finestre
.
E
questo
segue
tutti
i
giorni
e
nessuno
se
ne
dà
pensiero
!
Uscendo
dalla
via
di
Pera
,
ci
troviamo
dinanzi
a
un
altro
cimitero
musulmano
,
ombreggiato
da
un
boschetto
di
cipressi
e
chiuso
tutt
'
intorno
da
un
alto
muro
.
Se
non
ce
l
'
avessero
detto
poi
,
non
avremmo
mai
indovinato
il
perché
di
quel
muro
,
che
fu
innalzato
di
fresco
:
ed
è
che
il
bosco
sacro
al
riposo
dei
morti
era
diventato
un
nido
d
'
amori
soldateschi
!
Andando
oltre
,
infatti
,
trovammo
l
'
immensa
caserma
d
'
artiglieria
innalzata
da
Scialil
-
Pascià
:
un
solido
edificio
di
forma
rettangolare
,
dello
stile
moresco
del
rinascimento
turco
,
con
una
porta
fiancheggiata
da
colonne
leggere
e
sormontata
dalla
mezzaluna
e
dalla
stella
d
'
oro
di
Mahmut
,
con
gallerie
sporgenti
e
finestrine
ornate
di
stemmi
e
di
arabeschi
.
Dinanzi
alla
caserma
passa
la
strada
di
Dgiedessy
che
è
un
prolungamento
di
quella
di
Pera
,
di
là
dalla
strada
si
stende
una
vasta
piazza
d
'
armi
,
e
di
là
dalla
piazza
d
'
armi
altri
borghi
.
Qui
,
dove
nei
giorni
feriali
regna
ordinariamente
un
profondo
silenzio
,
la
sera
della
domenica
passa
un
torrente
di
gente
e
una
processione
di
carrozze
,
tutta
la
società
elegante
di
Pera
,
che
va
a
spandersi
nei
giardini
nelle
birrerie
e
nei
caffè
di
là
dalla
Caserma
.
In
uno
di
questi
caffè
si
fece
la
nostra
prima
sosta
;
nel
caffè
della
Bella
vista
,
luogo
di
ritrovo
del
fiore
della
società
perota
,
e
degno
veramente
del
suo
nome
;
perché
dal
suo
vasto
giardino
,
che
sporge
come
una
terrazza
sulla
sommità
dell
'
altura
,
si
vede
sotto
il
grande
sobborgo
musulmano
di
Funduclù
,
il
Bosforo
coperto
di
bastimenti
,
la
riva
asiatica
sparsa
di
giardini
e
di
villaggi
,
Scutari
colle
sue
bianche
moschee
,
una
bellezza
di
verde
,
d
'
azzurro
,
e
di
luce
,
che
sembra
un
sogno
.
Ci
levammo
di
là
con
rammarico
,
e
ci
parve
a
tutt
'
e
due
d
'
esser
pitocchi
a
buttar
sul
vassoio
otto
miserabili
soldi
per
due
tazze
di
caffè
,
dopo
aver
goduto
quella
visione
di
paradiso
terrestre
.
[
Gran
Campo
dei
Morti
]
Uscendo
dalla
Bella
vista
ci
trovammo
in
mezzo
al
Gran
Campo
dei
morti
dove
è
sepolta
in
cimiteri
distinti
gente
di
tutti
i
culti
,
eccettuato
l
'
ebraico
.
È
un
bosco
fitto
di
cipressi
,
d
'
acacie
e
di
sicomori
,
nel
quale
biancheggiano
migliaia
di
pietre
sepolcrali
,
che
da
lontano
paiono
le
rovine
d
'
un
immenso
edifizio
.
Tra
albero
e
albero
si
vede
il
Bosforo
e
la
riva
asiatica
.
Fra
le
tombe
serpeggiano
dei
larghi
viali
in
cui
passeggiano
dei
greci
e
degli
armeni
.
Su
alcune
pietre
stanno
seduti
dei
turchi
colle
gambe
incrociate
,
guardando
il
Bosforo
.
V
'
è
un
'
ombra
,
un
fresco
e
una
pace
che
,
al
primo
entrarvi
,
si
prova
una
sensazione
deliziosa
,
come
entrando
d
'
estate
in
una
grande
cattedrale
semioscura
.
Ci
arrestammo
nel
cimitero
armeno
.
Le
pietre
sepolcrali
son
tutte
grandi
e
piane
,
coperte
d
'
iscrizioni
nel
carattere
regolare
ed
elegante
della
lingua
armena
,
e
su
quasi
tutte
è
scolpita
un
'
immagine
che
rappresenta
il
mestiere
o
la
professione
del
morto
.
Sono
martelli
,
seghe
,
penne
,
scrigni
,
collane
;
il
banchiere
è
rappresentato
da
una
bilancia
,
il
prete
da
una
mitra
,
il
barbiere
da
una
catinella
,
il
chirurgo
da
una
lancetta
.
Sopra
una
pietra
vedemmo
una
testa
spiccata
dal
busto
,
e
il
busto
grondante
di
sangue
:
era
il
sepolcro
d
'
un
assassinato
o
d
'
un
giustiziato
.
Un
armeno
vi
dormiva
accanto
,
sdraiato
sull
'
erba
,
colla
faccia
in
aria
.
Entrammo
nel
cimitero
musulmano
.
Anche
qui
una
infinità
di
colonnette
a
file
e
a
gruppi
disordinati
;
alcune
colla
testa
dipinta
e
dorata
;
quelle
delle
donne
terminate
da
un
gruppo
d
'
ornamenti
in
rilievo
che
rappresentano
dei
fiori
;
molte
circondate
d
'
arbusti
e
di
pianticelle
fiorite
.
Mentre
stavamo
osservando
una
di
queste
colonne
,
due
turchi
che
tenevano
per
mano
un
bambino
,
ci
passarono
accanto
,
andarono
innanzi
altri
cinquanta
passi
,
si
fermarono
dinanzi
a
un
tumulo
,
vi
sedettero
sopra
,
e
aperto
un
involto
che
portavano
sotto
il
braccio
,
si
misero
a
mangiare
.
Io
stetti
ad
osservarli
.
Quand
'
ebbero
finito
,
il
più
avanzato
in
età
raccolse
qualchecosa
in
un
foglio
di
carta
,
-
mi
parve
un
pesce
e
del
pane
,
-
e
con
un
atto
rispettoso
,
mise
il
piccolo
pacco
in
un
buco
accanto
al
sepolcro
.
Dopo
questo
accesero
tutti
e
due
la
pipa
e
fumarono
tranquillamente
:
il
bambino
s
'
alzò
e
si
mise
a
scorrazzare
per
il
cimitero
.
Quel
pesce
e
quel
pane
,
ci
fu
spiegato
poi
,
erano
la
parte
di
cibo
che
i
turchi
lasciavano
in
segno
d
'
affetto
al
loro
parente
,
sepolto
probabilmente
da
poco
;
e
quel
buco
era
l
'
apertura
che
si
lascia
nella
terra
vicino
al
capo
di
tutti
i
sepolti
musulmani
,
perché
possano
udire
i
lamenti
e
i
pianti
dei
loro
cari
e
ricevere
qualche
goccia
d
'
acqua
di
rosa
o
sentir
il
profumo
di
qualche
fiore
.
Finita
la
loro
fumatina
funebre
,
i
due
turchi
pietosi
si
alzarono
,
e
ripreso
per
mano
il
bambino
,
disparvero
in
mezzo
ai
cipressi
.
[
Pancaldi
]
Usciamo
dal
cimitero
,
ci
troviamo
in
un
altro
quartiere
cristiano
,
Pancaldi
,
attraversato
da
strade
spaziose
,
fiancheggiate
da
edifizi
nuovi
;
circondato
di
villette
,
di
giardini
,
di
ospedali
e
di
grandi
caserme
;
il
sobborgo
di
Costantinopoli
più
lontano
dal
mare
;
visitato
il
quale
,
torniamo
indietro
per
ridiscendere
verso
il
Corno
d
'
Oro
.
Ma
nell
'
ultima
strada
del
sobborgo
,
assistiamo
a
uno
spettacolo
nuovo
e
solenne
:
il
passaggio
d
'
un
convoglio
funebre
greco
.
Una
folla
silenziosa
si
schiera
dalle
due
parti
della
strada
:
viene
innanzi
un
gruppo
di
preti
greci
,
colle
toghe
ricamate
;
l
'
archimandrita
con
una
corona
sul
capo
e
un
lungo
abito
luccicante
d
'
oro
;
dei
giovani
ecclesiastici
vestiti
di
colori
vivi
;
uno
stuolo
di
parenti
e
d
'
amici
coi
loro
vestimenti
più
ricchi
,
e
in
mezzo
a
loro
una
bara
inghirlandata
di
fiori
,
sulla
quale
è
distesa
una
giovanetta
di
quindici
anni
,
vestita
di
raso
e
tutta
splendente
di
gioielli
,
col
viso
scoperto
,
-
un
piccolo
viso
bianco
come
la
neve
,
colla
bocca
leggermente
contratta
in
una
espressione
di
spasimo
,
-
e
due
bellissime
treccie
nere
distese
sulle
spalle
e
sul
seno
.
La
bara
passa
,
la
folla
si
chiude
,
il
convoglio
s
'
allontana
,
e
noi
rimaniamo
soli
e
pensierosi
in
una
strada
deserta
.
[
San
Dimitri
]
Scendiamo
dalla
collina
di
Pancaldi
,
attraversiamo
il
letto
asciutto
d
'
un
torrentello
,
saliamo
su
per
un
altro
colle
,
ci
troviamo
in
un
altro
sobborgo
:
San
Dimitri
.
Qui
la
popolazione
è
quasi
tutta
greca
.
Si
vedono
da
ogni
parte
occhi
neri
e
nasi
aquilini
e
affilati
;
vecchi
d
'
aspetto
patriarcale
;
giovani
svelti
e
arditi
;
donnine
colle
trecce
sulle
spalle
;
ragazzi
dai
visetti
astuti
che
sgallettano
in
mezzo
alla
via
fra
le
galline
e
i
maiali
,
riempiendo
l
'
aria
di
grida
argentine
e
di
parole
armoniose
.
Ci
avvicinammo
a
un
gruppo
di
quei
ragazzi
che
si
baloccavano
coi
sassi
,
chiacchierando
tutti
ad
una
voce
.
Uno
di
essi
,
sugli
otto
anni
,
il
più
indiavolato
di
tutti
,
che
ogni
momento
buttava
in
aria
il
suo
piccolo
fez
gridando
:
-
Zito
!
Zito
!
-
(
Viva
!
Viva
!
)
-
si
voltò
improvvisamente
verso
un
altro
monello
seduto
dinanzi
a
una
porta
e
gridò
:
-
Checchino
!
Buttami
la
palla
!
-
Io
lo
afferrai
per
il
braccio
con
un
movimento
da
zingaro
rapitore
di
fanciulli
e
gli
dissi
:
-
Tu
sei
italiano
!
-
No
signore
,
-
rispose
,
-
sono
di
Costantinopoli
.
-
E
chi
t
'
ha
insegnato
a
parlare
italiano
?
-
domandai
.
-
Oh
bella
!
-
rispose
,
-
la
mamma
.
-
E
dov
'
è
la
mamma
?
In
quel
punto
mi
s
'
avvicinò
una
donna
con
un
bimbo
in
collo
,
tutta
sorridente
,
e
mi
disse
ch
'
era
pisana
,
moglie
d
'
uno
scalpellino
livornese
,
che
si
trovava
a
Costantinopoli
da
ott
'
anni
,
e
che
quel
ragazzo
era
suo
figlio
.
Se
quella
buona
donna
avesse
avuto
un
bel
viso
di
matrona
,
una
corona
turrita
sulla
testa
e
un
manto
sulle
spalle
,
non
avrebbe
rappresentato
più
vivamente
l
'
Italia
ai
miei
occhi
e
al
mio
cuore
.
-
Come
vi
ritrovate
qui
?
-
le
domandai
;
-
che
ne
dite
di
Costantinopoli
?
-
Che
n
'
ho
da
dire
?
-
rispose
sorridendo
ingenuamente
.
-
L
'
è
una
città
che
...
a
dirle
il
vero
,
mi
ci
par
sempre
l
'
ultimo
giorno
di
carnovale
.
-
E
qui
,
dando
la
stura
alla
sua
parlantina
toscana
,
ci
fece
sapere
che
pe
'
musulmani
il
loro
Gesù
è
Maometto
,
che
un
turco
può
sposare
quattro
donne
,
che
la
lingua
turca
è
bravo
chi
ne
intende
una
parola
,
e
altre
novità
dello
stesso
conio
;
ma
che
dette
in
quella
lingua
,
in
mezzo
a
quel
quartiere
greco
,
ci
riuscirono
più
care
di
qualunque
notizia
più
peregrina
,
tanto
che
prima
di
andarcene
lasciammo
un
piccolo
ricordo
d
'
argento
nella
manina
del
monello
,
e
andandocene
esclamammo
tutti
e
due
insieme
:
-
Ah
!
una
boccata
d
'
Italia
,
di
tanto
in
tanto
,
come
fa
bene
!
[
Tataola
]
Attraversammo
una
seconda
volta
la
piccola
valle
,
e
ci
trovammo
in
un
altro
quartiere
greco
,
Tataola
,
dove
lo
stomaco
suonando
a
soccorso
,
cogliemmo
l
'
occasione
per
visitare
l
'
interno
d
'
una
di
quelle
taverne
innumerevoli
di
Costantinopoli
,
che
hanno
un
aspetto
singolarissimo
,
e
son
tutte
fatte
ad
un
modo
.
È
uno
stanzone
grandissimo
,
di
cui
si
potrebbe
fare
un
teatro
,
non
rischiarato
per
lo
più
che
dalla
porta
di
strada
,
e
ricorso
tutt
'
intorno
da
un
alta
galleria
di
legno
a
balaustri
.
Da
una
parte
v
'
è
un
enorme
fornello
dove
un
brigante
in
maniche
di
camicia
frigge
dei
pesci
,
fa
girare
degli
arrosti
,
rimesta
degl
'
intingoli
,
e
s
'
adopera
in
altri
modi
ad
accorciare
la
vita
umana
;
dall
'
altra
un
banco
dove
un
'
altra
faccia
minacciosa
distribuisce
vino
bianco
e
vino
nero
in
bicchieri
a
manico
;
in
mezzo
e
sul
davanti
,
seggiole
nane
senza
spalliera
e
tavolette
poco
più
alte
delle
seggiole
che
rammentano
i
bischetti
dei
calzolai
.
Entrammo
un
po
'
vergognosi
perché
v
'
era
un
gruppo
di
greci
e
d
'
armeni
di
bassa
lega
,
e
temevamo
che
ci
guardassero
con
curiosità
canzonatoria
;
ma
nessuno
invece
ci
degnò
d
'
un
'
occhiata
.
Gli
abitanti
di
Costantinopoli
sono
,
io
credo
,
la
gente
meno
curiosa
di
questo
mondo
;
bisogna
almeno
essere
Sultani
o
passeggiar
nudi
per
le
strade
come
il
pazzo
di
Pera
,
perché
qualcuno
s
'
accorga
che
siete
al
mondo
.
Ci
sedemmo
in
un
angolo
e
stemmo
ad
aspettare
.
Ma
nessuno
veniva
.
Allora
capimmo
che
nelle
taverne
costantinopolitane
c
'
è
l
'
uso
di
servirsi
da
sè
.
Andammo
prima
al
fornello
a
farci
dare
un
arrosto
,
Dio
sa
di
che
quadrupede
,
poi
al
banco
a
prendere
un
bicchier
di
vino
resinoso
di
Tenedo
,
e
portato
ogni
cosa
sopra
la
tavola
che
ci
arrivava
al
ginocchio
,
mostrandoci
l
'
un
l
'
altro
il
bianco
degli
occhi
,
si
consumò
il
sacrificio
.
Pagammo
con
rassegnazione
,
e
usciti
in
silenzio
per
paura
che
ci
uscisse
dalla
bocca
un
raglio
o
un
latrato
,
ripigliammo
il
nostro
viaggio
verso
il
Corno
d
'
Oro
.
[
Kassim
-
pascià
]
Dopo
dieci
minuti
di
cammino
,
ci
trovammo
daccapo
in
piena
Turchia
,
nel
grande
sobborgo
musulmano
di
Kassim
-
pascià
,
in
una
vera
città
popolata
di
moschee
e
di
conventi
di
dervis
,
piena
d
'
orti
e
di
giardini
,
che
occupa
una
collina
e
una
valle
,
e
si
distende
fino
al
Corno
d
'
Oro
,
abbracciando
tutta
l
'
antica
baia
di
Mandracchio
,
dal
cimitero
di
Galata
fino
al
promontorio
che
prospetta
il
sobborgo
di
Balata
sull
'
altra
riva
.
Dall
'
alto
di
Kassim
-
pascià
si
gode
uno
spettacolo
incantevole
.
Si
vede
sotto
,
sulla
riva
,
l
'
immenso
arsenale
Ters
-
Kané
:
un
labirinto
di
bacini
,
d
'
opifici
,
di
piazze
,
di
magazzini
e
di
caserme
,
che
si
stende
per
la
lunghezza
d
'
un
miglio
lungo
tutta
la
parte
del
Corno
d
'
Oro
che
serve
di
Porto
di
guerra
;
il
palazzo
del
Ministro
della
Marina
,
elegante
e
leggero
,
che
par
che
galleggi
sull
'
acqua
,
e
disegna
le
sue
forme
bianche
sul
verde
cupo
del
cimitero
di
Galata
;
il
porto
percorso
da
vaporini
e
caicchi
pieni
di
gente
,
che
guizzano
in
mezzo
alle
corazzate
immobili
e
alle
vecchie
fregate
della
Guerra
di
Crimea
;
e
sulla
sponda
opposta
,
Stambul
,
l
'
acquedotto
di
Valente
che
slancia
i
suoi
archi
altissimi
nell
'
azzurro
del
cielo
,
le
grandi
moschee
di
Maometto
e
di
Solimano
,
e
una
miriade
di
case
e
di
minareti
.
Per
godere
meglio
questo
spettacolo
ci
sedemmo
dinanzi
a
un
caffè
turco
,
e
sorbimmo
la
quarta
o
la
quinta
delle
dodici
tazze
che
,
volere
o
non
volere
,
stando
a
Costantinopoli
,
bisogna
tracannare
ogni
giorno
.
Era
un
caffè
meschino
,
ma
come
tutti
i
caffè
turchi
,
originalissimo
:
non
molto
diverso
,
forse
,
dai
primissimi
caffè
dei
tempi
di
Solimano
il
Grande
,
o
da
quelli
in
cui
irrompeva
colla
scimitarra
nel
pugno
il
quarto
Amurat
,
quando
faceva
la
ronda
notturna
per
castigar
di
sua
mano
gli
spacciatori
del
liquore
proibito
.
Di
quanti
editti
imperiali
,
di
quante
dispute
di
teologi
e
lotte
sanguinose
è
stato
cagione
questo
"
nemico
del
sonno
e
della
fecondità
,
"
come
lo
chiamavano
gli
ulema
austeri
;
questo
"
genio
dei
sogni
e
sorgente
dell
'
immaginazione
"
,
come
lo
chiamavano
gli
ulema
di
manica
larga
,
ch
'
è
ora
,
dopo
l
'
amore
e
il
tabacco
,
il
conforto
più
dolce
d
'
ogni
più
povero
Osmano
!
Ora
si
beve
il
caffè
sulla
cima
della
torre
di
Galata
e
della
torre
del
Seraschiere
,
il
caffè
in
tutti
i
vaporini
,
il
caffè
nei
cimiteri
,
nelle
botteghe
dei
barbieri
,
nei
bagni
,
nei
bazar
.
In
qualunque
parte
di
Costantinopoli
uno
si
trovi
non
ha
che
a
gridare
,
senza
voltarsi
:
-
Caffè
-
gì
!
(
Caffettiere
!
)
e
dopo
tre
minuti
gli
fuma
dinanzi
una
tazza
.
[
Il
Caffè
]
Il
nostro
caffè
era
una
stanza
tutta
bianca
,
rivestita
di
legno
fino
all
'
altezza
d
'
un
uomo
,
con
un
divano
bassissimo
lungo
le
quattro
pareti
.
In
un
angolo
c
'
era
un
fornello
su
cui
un
turco
dal
naso
forcuto
stava
facendo
il
caffè
in
piccole
caffettiere
di
rame
,
che
vuotava
man
mano
in
piccolissime
tazze
,
mettendovi
egli
stesso
lo
zucchero
;
poichè
da
per
tutto
,
a
Costantinopoli
,
si
fa
il
caffè
apposta
per
ogni
avventore
,
e
gli
si
porta
bell
'
inzuccherato
,
con
un
bicchiere
d
'
acqua
che
i
Turchi
bevono
sempre
prima
di
avvicinare
la
tazza
alle
labbra
.
Ad
una
parete
era
appeso
un
piccolo
specchio
,
e
accanto
allo
specchio
una
specie
di
rastrelliera
piena
di
rasoi
a
manico
fisso
;
poichè
la
maggior
parte
dei
caffè
turchi
sono
ad
un
tempo
botteghe
di
barbieri
,
e
non
di
rado
il
caffettiere
è
anche
cavadenti
e
salassatore
,
e
macella
le
sue
vittime
nella
stanza
medesima
dove
gli
altri
avventori
pigliano
il
caffè
.
Alla
parete
opposta
era
appesa
un
'
altra
rastrelliera
piena
di
narghilè
di
cristallo
coi
lunghi
tubi
flessibili
,
attorcigliati
come
serpenti
,
e
di
cibuk
di
terra
cotta
colle
cannette
di
legno
di
ciliegio
.
Cinque
turchi
pensierosi
stavano
seduti
sul
divano
,
fumando
il
narghilè
;
altri
tre
erano
dinanzi
alla
porta
,
accoccolati
sopra
bassissime
seggiole
di
paglia
senza
spalliera
,
l
'
uno
accanto
all
'
altro
,
colle
spalle
appoggiate
al
muro
e
colla
pipa
alle
labbra
;
un
giovane
della
bottega
radeva
il
capo
,
davanti
allo
specchio
,
a
un
grosso
dervis
insaccato
in
una
tonaca
di
pelo
di
cammello
.
Nessuno
ci
guardò
quando
sedemmo
,
nessuno
parlava
,
e
fuorchè
il
caffettiere
e
il
suo
giovane
,
nessuno
faceva
il
menomo
movimento
.
Non
si
sentiva
altro
rumore
che
il
gorgoglio
dell
'
acqua
dei
narghilè
,
che
somiglia
alla
voce
dei
gatti
quando
fanno
le
fusa
.
Tutti
guardavano
diritto
dinanzi
a
sè
,
cogli
occhi
fissi
,
e
con
un
viso
che
non
esprimeva
assolutamente
nulla
.
Pareva
un
piccolo
museo
di
statue
di
cera
.
Quante
di
queste
scene
mi
son
rimaste
impresse
nella
memoria
!
Una
casa
di
legno
,
un
turco
seduto
,
una
bellissima
veduta
lontana
,
una
gran
luce
e
un
gran
silenzio
:
ecco
la
Turchia
.
Ogni
volta
che
questo
nome
mi
passa
per
la
mente
,
ci
passano
nello
stesse
punto
quelle
immagini
,
come
un
mulino
a
vento
e
un
canale
all
'
udir
nominare
Olanda
.
[
Pialì
-
Pascià
]
Di
là
,
fiancheggiando
un
grande
cimitero
mussulmano
,
che
dall
'
alto
della
collina
di
Kassim
-
pascià
scende
fino
a
Ters
-
Kanè
,
rimontammo
verso
settentrione
,
scendemmo
nella
valletta
di
Pialì
-
Pascià
,
piccolo
sobborgo
mezzo
nascosto
in
mezzo
alla
verzura
dei
giardini
e
degli
orti
;
e
ci
fermammo
dinanzi
alla
moschea
che
gli
dà
il
nome
.
È
una
moschea
bianca
,
sormontata
da
sei
cupole
graziose
,
con
un
cortile
circondato
d
'
archi
e
di
colonnine
gentili
,
un
minareto
leggerissimo
e
una
corona
di
cipressi
giganteschi
.
In
quel
momento
tutte
le
casette
circostanti
erano
chiuse
,
le
strade
deserte
,
il
cortile
stesso
della
moschea
,
solitario
;
la
luce
e
l
'
uggia
del
mezzogiorno
avvolgevano
ogni
cosa
;
e
non
si
sentiva
che
il
ronzìo
dei
tafani
.
Guardammo
l
'
orologio
:
mancavano
tre
minuti
alle
dodici
:
una
delle
cinque
ore
canoniche
dei
musulmani
,
in
cui
i
muezzin
s
'
affacciano
al
terrazzo
dei
minareti
per
gridare
ai
quattro
punti
dell
'
orizzonte
le
formole
sacramentali
dell
'
Islam
.
Sapevamo
bene
che
non
c
'
è
minareto
in
tutta
Costantinopoli
sul
quale
,
a
quell
'
ora
fissa
,
non
comparisca
,
puntuale
come
l
'
automa
d
'
un
orologio
,
l
'
annunziatore
del
profeta
.
Eppure
ci
pareva
strano
che
anche
in
quella
estremità
della
città
immensa
,
su
quella
moschea
solitaria
,
a
quell
'
ora
,
in
quel
silenzio
profondo
,
dovesse
comparire
quella
figura
e
suonare
quella
voce
.
Tenni
l
'
orologio
in
mano
,
e
guardando
attentamente
la
lancetta
dei
minuti
e
la
porticina
del
terrazzo
del
minareto
,
alta
quasi
come
un
terzo
piano
d
'
una
casa
ordinaria
,
stetti
aspettando
con
viva
curiosità
.
La
lancetta
toccò
il
sessantesimo
trattino
nero
,
e
nessuno
comparve
.
-
Non
viene
!
-
dissi
.
-
[
Pialì
-
Pascià
]
Eccolo
!
-
rispose
Yunk
.
Era
comparso
.
Il
parapetto
del
terrazzo
lo
nascondeva
tutto
,
fuorchè
il
viso
,
di
cui
,
per
la
lontananza
,
non
si
distingueva
la
fisonomia
.
Stette
per
qualche
secondo
immobile
;
poi
si
tappò
le
orecchie
colle
dita
,
e
alzando
il
volto
al
cielo
,
gridò
con
una
voce
lenta
,
tremula
e
acutissima
,
con
un
accento
solenne
e
lamentevole
,
le
sacre
parole
,
che
risuonano
,
nello
stesso
punto
su
tutti
i
minareti
dell
'
Affrica
,
dell
'
Asia
e
dell
'
Europa
:
-
Dio
è
grande
!
Non
v
'
è
che
un
Dio
!
Maometto
è
il
profeta
di
Dio
!
Venite
alla
preghiera
!
Venite
alla
salute
!
Dio
è
grande
!
Dio
è
un
solo
!
Venite
alla
preghiera
!
-
Poi
fece
un
mezzo
giro
sul
terrazzo
e
ripetè
le
stesse
parole
rivolto
a
settentrione
;
poi
a
levante
,
poi
a
occidente
,
e
poi
disparve
.
In
quel
punto
ci
arrivarono
all
'
orecchio
fioche
fioche
le
ultime
note
d
'
un
'
altra
voce
lontana
,
che
pareva
il
grido
d
'
uno
che
chiedesse
soccorso
,
e
poi
tutto
tacque
,
e
rimanemmo
anche
noi
per
qualche
minuto
silenziosi
,
con
un
sentimento
vago
di
tristezza
come
se
quelle
due
voci
avessero
consigliato
la
preghiera
soltanto
a
noi
,
e
sparendo
quel
fantasma
,
fossimo
rimasti
soli
nella
valle
come
due
abbandonati
da
Dio
.
Nessun
suono
di
campana
mi
ha
mai
toccato
il
cuore
così
intimamente
;
e
soltanto
quel
giorno
compresi
il
perché
Maometto
,
per
chiamare
i
fedeli
alla
preghiera
,
abbia
preferito
all
'
antica
tromba
israelitica
e
all
'
antica
tabella
cristiana
,
il
grido
dell
'
uomo
.
E
su
quella
scelta
fu
lungo
tempo
incerto
;
onde
poco
mancò
che
tutto
l
'
Oriente
non
pigliasse
un
aspetto
assai
diverso
da
quello
che
ha
ora
;
poichè
s
'
era
scelta
la
tabella
,
che
poi
si
cangiò
in
campana
,
si
sarebbe
certo
trasformato
il
minareto
,
e
uno
dei
tratti
più
originali
e
più
graziosi
della
città
e
del
paesaggio
orientale
sarebbe
andato
perduto
.
[
Ok
-
Meidan
]
Risalendo
da
Pialì
-
Pascià
sulla
collina
,
verso
occidente
,
ci
trovammo
in
un
vastissimo
spazio
di
terreno
brullo
,
da
cui
si
vedeva
tutto
il
Corno
d
'
Oro
e
tutta
Stambul
,
dal
borgo
d
'
Eyub
alla
collina
del
serraglio
;
quattro
miglia
di
giardini
e
di
moschee
,
una
grandezza
e
una
leggiadria
,
da
contemplarsi
in
ginocchio
come
una
apparizione
celeste
.
Era
l
'
Ok
-
meïdan
,
la
piazza
delle
freccie
,
dove
andavano
i
Sultani
a
tirar
dell
'
arco
secondo
l
'
uso
dei
re
Persiani
.
Vi
sono
ancora
sparse
,
a
distanze
ineguali
,
alcune
colonnine
di
marmo
,
segnate
d
'
iscrizioni
,
che
indicano
i
punti
dove
caddero
le
freccie
imperiali
.
V
'
è
ancora
il
chiosco
elegante
,
con
una
tribuna
,
da
cui
i
sultani
tendevano
l
'
arco
.
A
destra
,
nei
campi
,
si
stendeva
una
lunga
fila
di
pascià
e
di
bey
,
punti
viventi
d
'
ammirazione
,
coi
quali
il
padiscià
rendeva
omaggio
alla
propria
destrezza
;
a
sinistra
,
dodici
paggi
della
famiglia
imperiale
,
che
correvano
a
raccogliere
gli
strali
e
a
segnare
il
punto
della
caduta
;
intorno
,
dietro
gli
alberi
e
i
cespugli
,
qualche
turco
temerario
venuto
per
contemplare
di
nascosto
le
sembianze
sublimi
del
Gran
Signore
;
e
sulla
tribuna
campeggiava
nell
'
atteggiamento
d
'
un
atleta
superbo
,
Mahmut
,
il
più
vigoroso
arciere
dell
'
impero
,
di
cui
l
'
occhio
scintillante
faceva
curvar
la
fronte
agli
spettatori
,
e
la
barba
famosa
,
nera
come
il
corvo
del
Monte
Tauro
,
spiccava
di
lontano
sul
grande
mantello
candido
,
spruzzato
del
sangue
dei
Giannizzeri
.
Ora
tutto
è
cangiato
e
diventato
prosaico
:
il
Sultano
tira
colla
rivoltella
nei
cortili
del
suo
palazzo
e
sull
'
Ok
-
meïdan
s
'
esercita
al
bersaglio
la
fanteria
.
Da
una
parte
v
'
è
un
convento
di
dervis
,
dall
'
altra
un
caffè
solitario
;
e
tutta
la
campagna
è
desolata
e
malinconica
come
una
steppa
.
[
Piri
-
Pascià
]
Scendendo
dall
'
Ok
-
meïdan
verso
il
Corno
d
'
Oro
,
ci
trovammo
in
un
altro
piccolo
sobborgo
musulmano
,
chiamato
Piri
-
Pascià
,
forse
da
quel
famoso
gran
vizir
del
primo
Selim
,
che
educò
Solimano
il
Grande
.
Piri
-
Pascià
prospetta
il
sobborgo
israelitico
di
Balata
,
posto
sull
'
altra
riva
del
Corno
.
Non
v
'
incontrammo
che
qualche
cane
e
qualche
vecchia
turca
mendicante
.
Ma
questa
solitudine
ci
permise
di
considerare
a
nostro
bell
'
agio
la
struttura
del
borgo
.
È
una
cosa
singolare
.
In
quel
borgo
,
come
in
qualunque
altra
parte
di
Costantinopoli
uno
s
'
addentri
,
dopo
averla
vista
o
dal
mare
o
dalle
alture
vicine
,
si
prova
la
medesima
impressione
che
a
guardare
un
bello
spettacolo
coreografico
dal
palco
scenico
dopo
averlo
visto
dalla
platea
;
ci
si
meraviglia
che
quell
'
insieme
di
cose
brutte
e
meschine
possa
produrre
una
così
bella
illusione
.
Non
v
'
è
nessuna
città
al
mondo
,
io
credo
,
nella
quale
la
bellezza
sia
così
pura
apparenza
come
a
Costantinopoli
.
Veduta
da
Balata
,
Piri
-
Pascià
è
una
cittadina
gentile
,
tutta
colori
ridenti
,
inghirlandata
di
verzura
,
che
si
specchia
nelle
acque
del
Corno
d
'
Oro
come
una
ninfa
,
e
desta
mille
immagini
d
'
amore
e
di
delizia
.
Entrateci
,
tutto
svanisce
.
Non
sono
che
casupole
rozze
,
tinte
di
coloracci
da
baracche
di
fiera
;
cortiletti
angusti
e
sucidi
,
che
paiono
ricettacoli
di
streghe
;
gruppi
di
fichi
e
di
cipressi
polverosi
,
giardini
ingombri
di
calcinacci
,
vicoli
deserti
,
miseria
,
immondizie
,
tristezza
.
Ma
scendete
una
china
,
saltate
in
un
caicco
,
e
dopo
cinque
remate
,
rivedete
la
cittadina
fantastica
,
in
tutta
la
pompa
della
sua
bellezza
e
della
sua
grazia
.
[
Hasskioi
]
Andando
innanzi
,
sempre
lungo
la
riva
del
Corno
d
'
Oro
,
scendiamo
in
un
altro
sobborgo
,
vasto
,
popoloso
,
d
'
aspetto
strano
,
dove
,
fin
dai
primi
passi
,
ci
accorgiamo
di
non
essere
più
in
mezzo
ai
musulmani
.
Da
ogni
parte
si
vedono
bambini
coperti
di
gore
e
di
scaglie
che
si
ravvoltolano
per
terra
;
vecchie
sformate
e
cenciose
che
lavorano
colle
mani
scheletrite
sugli
usci
delle
case
ingombre
di
ciarpame
e
ferravecchi
;
uomini
ravvolti
in
lunghi
vestiti
sudici
,
con
un
fazzoletto
in
brandelli
attorcigliato
intorno
alla
testa
,
che
passano
lungo
i
muri
in
aspetto
furtivo
;
visi
macilenti
alle
finestre
;
cenci
appesi
fra
casa
e
casa
;
strame
e
belletta
in
ogni
parte
.
È
Hasskioi
,
il
sobborgo
israelitico
,
il
ghetto
della
riva
settentrionale
del
Corno
d
'
Oro
,
che
fa
fronte
a
quello
dell
'
altra
riva
,
al
quale
lo
congiungeva
durante
la
guerra
di
Crimea
un
ponte
di
legno
di
cui
non
rimane
più
traccia
.
Di
qui
comincia
un
'
altra
lunga
catena
di
arsenali
,
di
scuole
militari
,
di
caserme
e
di
piazze
d
'
armi
,
che
si
stende
fin
quasi
in
fondo
al
Corno
d
'
oro
.
Ma
di
questo
non
vedemmo
nulla
perché
ormai
non
ce
lo
consentivano
nè
le
gambe
,
nè
la
testa
.
Già
tutte
le
cose
vedute
ci
si
confondevano
nella
mente
;
ci
pareva
di
essere
in
viaggio
da
una
settimana
;
pensavamo
a
Pera
lontanissima
con
un
leggiero
sentimento
di
nostalgia
,
e
saremmo
tornati
indietro
,
se
non
ci
avesse
trattenuto
il
proposito
fatto
solennemente
sul
vecchio
ponte
,
e
se
Yunk
non
m
'
avesse
rianimato
,
secondo
il
suo
solito
,
intonando
la
gran
marcia
dell
'
Aida
.
[
Halidgi
-
Oghli
]
Avanti
dunque
.
Attraversiamo
un
altro
cimitero
musulmano
,
saliamo
sopra
un
'
altra
collina
,
entriamo
in
un
altro
sobborgo
,
nel
sobborgo
di
Halidgi
-
Oghli
,
abitato
da
una
popolazione
mista
;
una
piccola
città
dove
ad
ogni
svolto
di
vicolo
,
si
trova
una
nuova
razza
e
una
nuova
religione
.
Si
sale
,
si
scende
,
si
rampica
,
si
passa
in
mezzo
alle
tombe
,
alle
moschee
,
alle
chiese
,
alle
sinagoghe
;
si
gira
intorno
a
cimiteri
e
a
giardini
;
s
'
incontrano
delle
belle
armene
di
forme
matronali
e
delle
turche
leggiere
che
sbirciano
a
traverso
il
velo
;
si
sente
parlar
greco
,
armeno
e
spagnuolo
,
-
lo
spagnuolo
degli
ebrei
-
;
e
si
cammina
,
si
cammina
.
Si
dovrà
pure
arrivare
in
fondo
a
questa
Costantinopoli
!
-
diciamo
fra
noi
.
-
Tutto
ha
un
confine
su
questa
terra
!
Già
le
case
di
Halidgi
-
Oghli
diradano
,
cominciano
a
verdeggiare
li
orti
,
non
c
'
è
più
che
un
gruppo
di
abituri
,
vi
passiamo
in
mezzo
,
siamo
finalmente
arrivati
...
[
Sudludgé
]
Ahimè
!
non
siamo
arrivati
che
a
un
altro
sobborgo
.
È
il
sobborgo
cristiano
di
Sudludgé
,
che
s
'
innalza
sopra
una
collina
,
circondato
di
orti
e
di
cimiteri
;
sulla
collina
ai
piedi
della
quale
metteva
capo
il
solo
ponte
che
unisse
anticamente
le
due
rive
del
Corno
d
'
oro
.
Ma
questo
sobborgo
,
come
Dio
vuole
,
è
l
'
ultimo
,
e
la
nostra
escursione
è
finita
.
Usciamo
di
fra
le
case
per
cercare
un
luogo
di
riposo
;
saliamo
su
per
una
altura
ripida
e
nuda
che
s
'
alza
alle
spalle
di
Sudludgé
,
e
ci
troviamo
dinanzi
al
più
grande
cimitero
israelitico
di
Costantinopoli
:
un
vasto
piano
coperto
d
'
una
miriade
di
pietre
abbattute
,
le
quali
presentano
l
'
aspetto
sinistro
d
'
una
città
rovinata
dal
terremoto
,
senza
un
albero
,
senza
un
fiore
,
senza
un
filo
d
'
erba
,
senza
una
traccia
di
sentiero
:
una
solitudine
desolata
che
stringe
il
cuore
,
come
lo
spettacolo
d
'
una
grande
sventura
.
Sediamo
sopra
una
tomba
,
rivolti
verso
il
Corno
d
'
oro
,
ed
ammiriamo
,
riposando
,
il
panorama
immenso
e
gentile
che
ci
si
stende
dintorno
.
Si
vede
,
sotto
,
Sudludgé
,
Halidgi
-
Oghli
,
Hasskioj
,
Piri
-
Pascià
,
una
fuga
di
sobborghi
chiusi
fra
l
'
azzurro
del
mare
e
il
verde
dei
cimiteri
e
dei
giardini
;
a
sinistra
l
'
Okmeïdan
solitario
,
e
i
cento
minareti
di
Kassim
-
Pascià
;
più
lontano
,
Stambul
,
sterminata
e
confusa
;
di
là
da
Stambul
,
le
somme
linee
delle
montagne
dell
'
Asia
,
quasi
svanite
nel
cielo
;
dinanzi
,
proprio
in
faccia
a
Sudludgé
,
dall
'
altra
parte
del
Corno
d
'
oro
,
il
borgo
misterioso
d
'
Eyub
,
di
cui
si
distinguono
uno
per
uno
i
ricchi
mausolei
,
le
moschee
di
marmo
,
le
chine
ombrose
sparse
di
tombe
,
i
viali
solitari
,
e
i
recessi
pieni
di
tristezza
di
grazia
;
e
a
destra
d
'
Eyub
altri
villaggi
che
si
guardan
nell
'
acqua
,
e
poi
l
'
ultima
svolta
del
Corno
d
'
oro
,
che
si
perde
fra
due
alte
rive
rivestite
d
'
alberi
e
di
fiori
.
Spaziando
collo
sguardo
su
quel
panorama
,
stanchi
,
quasi
in
uno
stato
di
dormiveglia
,
senz
'
accorgercene
,
mettiamo
in
musica
quella
bellezza
,
canterellando
non
so
che
cosa
;
ci
domandiamo
chi
sarà
il
morto
su
cui
siamo
seduti
;
frughiamo
con
un
fuscello
dentro
un
formicaio
;
parliamo
di
mille
sciocchezze
;
ci
diciamo
di
tratto
in
tratto
:
-
Ma
siamo
proprio
a
Costantinopoli
?
-
;
poi
pensiamo
che
la
vita
è
breve
e
che
tutto
è
vanità
;
e
poi
ci
piglian
dei
fremiti
d
'
allegrezza
;
ma
in
fondo
sentiamo
che
nessuna
bellezza
della
terra
dà
una
gioia
veramente
intera
,
se
contemplandola
,
non
si
sente
nella
propria
mano
la
manina
della
donna
che
si
ama
.
[
In
caicco
]
Verso
il
tramonto
scendiamo
al
Corno
d
'
oro
,
entriamo
in
un
caicco
a
quattro
remi
,
e
non
abbiamo
ancora
pronunziato
la
parola
:
-
Galata
!
-
che
la
barchetta
gentile
è
già
lontana
dalla
riva
.
E
il
caicco
è
veramente
la
barchetta
più
gentile
che
abbia
mai
solcato
le
acque
.
È
più
lungo
della
gondola
,
ma
più
stretto
e
più
sottile
;
è
scolpito
,
dipinto
e
dorato
;
non
ha
nè
timone
,
nè
sedili
;
vi
si
siede
sopra
in
cuscino
o
un
tappeto
,
in
modo
che
non
riman
fuori
che
la
testa
e
le
spalle
;
è
terminato
alle
due
estremità
in
maniera
da
poter
andare
nelle
due
direzioni
;
si
squilibra
al
menomo
movimento
,
si
spicca
dalla
riva
come
una
freccia
dall
'
arco
,
par
che
voli
a
fior
d
'
acqua
come
una
rondine
,
passa
da
per
tutto
,
scivola
e
fugge
specchiando
nell
'
onde
i
suoi
mille
colori
come
un
delfino
inseguito
.
I
nostri
rematori
erano
due
bei
giovani
turchi
col
fez
rosso
,
con
una
camicia
cilestrina
,
con
un
paio
di
grandi
calzoni
bianchissimi
,
colle
braccia
e
colle
gambe
nude
;
due
atleti
ventenni
,
color
di
bronzo
,
puliti
,
allegri
e
baldanzosi
,
che
ad
ogni
remata
mandavano
innanzi
la
barca
di
tutta
la
sua
lunghezza
;
altri
caicchi
ci
passavano
accanto
di
volo
,
che
appena
si
vedevano
;
ci
passavano
vicino
degli
stormi
d
'
anitre
,
ci
roteavano
sul
capo
degli
uccelli
,
ci
rasentavano
delle
grandi
barche
coperte
,
piene
di
turche
velate
,
e
le
alghe
di
tratto
in
tratto
ci
nascondevano
ogni
cosa
.
Vista
d
'
in
fondo
al
Corno
d
'
Oro
,
a
quell
'
ora
,
la
città
presentava
un
aspetto
nuovissimo
.
Non
si
vedeva
la
riva
asiatica
,
a
cagione
della
curvatura
della
rada
;
la
collina
del
Serraglio
chiudeva
il
Corno
d
'
oro
come
un
lunghissimo
lago
;
le
colline
delle
due
rive
sembravano
ingigantite
;
e
,
Stambul
,
lontana
lontana
,
sfumata
con
una
gradazione
dolcissima
di
tinte
cineree
e
azzurrine
,
enorme
e
leggera
come
una
città
fatata
,
pareva
che
galleggiasse
sul
mare
e
si
perdesse
nel
cielo
.
Il
caicco
volava
,
le
due
rive
fuggivano
,
i
seni
succedevano
ai
seni
,
i
boschetti
ai
boschetti
,
i
sobborghi
ai
sobborghi
;
e
via
via
che
s
'
andava
innanzi
,
tutto
ci
s
'
allargava
e
ci
s
'
innalzava
dintorno
,
i
colori
della
città
illanguidivano
,
l
'
orizzonte
s
'
infocava
,
le
acque
mandavano
dei
riflessi
d
'
oro
e
di
porpora
,
e
un
profondo
stupore
ci
entrava
a
poco
a
poco
nell
'
anima
,
misto
a
una
dolcezza
indefinibile
,
che
ci
faceva
sorridere
e
non
ci
lasciava
parlare
.
Quando
il
caicco
si
fermò
allo
scalo
di
Galata
,
uno
dei
barcaioli
ci
dovette
gridare
negli
orecchi
:
Monsù
!
Arrivar
!
-
e
ci
destammo
come
da
un
sogno
.
IL
GRAN
BAZAR
Dopo
aver
visto
di
volo
tutta
Costantinopoli
,
percorrendo
le
due
rive
del
Corno
d
'
oro
,
è
tempo
di
entrare
nel
cuore
di
Stambul
,
d
'
andar
a
vedere
quella
fiera
universale
e
perpetua
,
quella
città
nascosta
,
oscura
,
piena
di
meraviglie
,
tesori
e
di
memorie
,
che
si
distende
fra
la
collina
di
Nuri
-
Osmanié
e
quella
del
Seraschiere
,
e
si
chiama
il
Grande
Bazar
.
Partiamo
dalla
piazza
della
moschea
Sultana
-
Validè
.
Qui
forse
si
vorrebbe
fermare
più
d
'
un
lettore
goloso
per
dare
un
'
occhiata
al
Balik
-
Bazar
,
mercato
dei
pesci
,
famoso
fin
dai
tempi
di
quel
vecchio
Andronico
Paleologo
,
il
quale
,
com
'
è
noto
,
dal
solo
prodotto
della
pesca
lungo
le
mura
della
città
ricavava
di
che
far
fronte
alle
spese
culinarie
di
tutta
la
sua
corte
.
La
pesca
,
infatti
,
è
ancora
abbondantissima
a
Costantinopoli
,
e
il
Balik
-
Bazar
,
nei
suoi
bei
giorni
,
potrebbe
offrire
all
'
autore
del
Ventre
de
Paris
il
soggetto
d
'
una
descrizione
pomposa
e
appetitosa
come
le
grandi
mense
dei
vecchi
quadri
olandesi
.
I
venditori
son
quasi
tutti
turchi
,
e
stanno
schierati
intorno
alla
piazza
,
coi
pesci
ammucchiati
sopra
stuoie
distese
in
terra
,
o
sopra
lunghe
tavole
,
intorno
a
cui
si
disputano
lo
spazio
una
folla
di
compratori
e
un
esercito
di
cani
.
Là
si
ritrovano
le
triglie
squisite
del
Bosforo
,
quattro
volte
più
grosse
di
quelle
dei
nostri
mari
;
le
ostriche
dell
'
isola
di
Marmara
,
che
i
Greci
e
gli
Armeni
soli
sanno
cuocere
a
punto
sulla
brace
;
le
palamite
e
i
tonni
che
son
salati
quasi
esclusivamente
dagli
Ebrei
;
le
alici
che
i
Turchi
impararono
a
salare
dai
Marsigliesi
;
le
sardelle
di
cui
Costantinopoli
provvede
l
'
Arcipelago
;
gli
ulufer
,
i
pesci
più
saporiti
del
Bosforo
,
che
si
pigliano
al
lume
della
luna
;
gli
scombri
del
Mar
Nero
,
che
fanno
sette
invasioni
successive
nelle
acque
della
città
,
levando
uno
strepito
che
si
sente
dalle
ville
delle
due
rive
;
isdaurid
colossali
,
pesci
spada
enormi
,
rombi
,
o
come
li
chiamano
i
Turchi
,
Kalkan
-
baluk
,
pesci
scudo
,
e
altri
mille
pesci
minori
,
che
guizzano
fra
i
due
mari
,
inseguiti
dai
delfini
e
dai
falianos
,
e
cacciati
da
innumerevoli
alcioni
,
a
cui
strappano
la
preda
dal
becco
i
piombini
.
Cuochi
di
pascià
,
vecchi
buongustai
musulmani
,
schiave
e
giovani
di
taverna
,
s
'
avvicinano
alle
tavole
,
guardano
i
pesci
in
atto
meditabondo
,
contrattano
a
monosillabi
,
e
se
ne
vanno
colla
loro
compra
appesa
a
uno
spago
,
tutti
gravi
e
taciturni
,
come
se
portassero
la
testa
d
'
un
nemico
;
a
mezzogiorno
la
piazza
è
sgombra
,
e
i
rivenditori
son
già
sparsi
per
i
caffè
vicini
,
dove
stanno
fino
al
cader
del
sole
,
sognando
ad
occhi
aperti
,
colle
spalle
al
muro
,
e
il
bocchino
del
narghilè
tra
le
labbra
.
Per
andare
al
Gran
Bazar
,
s
'
infila
una
strada
che
sbocca
nel
mercato
dei
pesci
,
tanto
stretta
che
le
sporgenze
delle
case
opposte
quasi
si
toccano
,
e
si
va
innanzi
per
un
buon
tratto
in
mezzo
a
due
file
di
botteghe
basse
ed
oscure
,
dove
si
vende
il
tabacco
"
la
quarta
colonna
della
tenda
della
voluttà
"
dopo
il
caffè
,
l
'
oppio
ed
il
vino
,
o
"
il
quarto
sofà
dei
godimenti
"
,
anch
'
esso
,
come
il
caffè
,
fulminato
un
tempo
da
editti
di
sultani
e
da
sentenze
di
muftì
,
e
cagione
di
torbidi
e
di
supplizi
,
che
lo
resero
più
saporito
.
Tutta
la
strada
è
occupata
dai
tabaccai
.
Il
tabacco
è
messo
in
mostra
sopra
assicciuole
,
a
piramidi
e
a
mucchi
rotondi
,
ognuno
sormontato
da
un
limone
.
Sono
piramidi
di
latakié
d
'
Antiochia
,
di
tabacco
del
Serraglio
biondo
e
sottilissimo
che
par
seta
della
più
fina
,
di
tabacco
da
sigarette
e
da
cibuk
,
di
tutte
le
gradazioni
di
sapore
e
di
forza
,
da
quel
che
fuma
il
facchino
gigantesco
di
Galata
a
quello
che
concilia
il
sonno
alle
odalische
annoiate
nei
chioschi
dei
giardini
imperiali
.
Il
tombeki
,
tabacco
fortissimo
,
che
darebbe
al
capo
anche
a
un
vecchio
fumatore
,
se
il
fumo
non
giungesse
alla
bocca
purificato
dall
'
acqua
del
narghilè
,
è
chiuso
in
boccie
di
vetro
come
un
medicinale
.
I
tabaccai
son
quasi
tutti
greci
od
armeni
cerimoniosi
,
che
affettano
un
certo
fare
signorile
;
gli
avventori
tengono
crocchio
;
vi
si
fermano
degli
impiegati
del
ministero
degli
esteri
e
del
Seraschierato
;
alle
volte
vi
dà
una
capatina
qualche
pezzo
grosso
;
vi
si
spolitica
,
si
va
a
raccogliervi
la
notizia
e
a
raccontarvi
il
fattarello
;
è
un
piccolo
bazar
appartato
e
aristocratico
,
che
invita
al
riposo
,
e
fa
sentire
,
anche
a
passarvi
soltanto
,
la
voluttà
della
chiacchera
e
del
fumo
.
Andando
innanzi
,
si
passa
sotto
una
vecchia
porta
ad
arco
,
inghirlandata
di
pampini
,
e
si
riesce
in
faccia
ad
un
vasto
edifizio
di
pietra
,
attraversato
da
una
lunga
strada
diritta
e
coperta
,
fiancheggiata
da
botteghe
oscure
,
e
ingombra
di
gente
,
di
casse
,
di
sacchi
,
di
mucchi
di
mercanzie
.
Entrando
,
si
sente
un
odore
d
'
aromi
acutissimo
,
che
quasi
ributta
indietro
.
È
il
bazar
egiziano
dove
sono
raccolte
tutte
le
derrate
dell
'
India
,
della
Siria
,
dell
'
Egitto
e
dell
'
Arrabia
,
che
ridotte
poi
in
essenze
,
in
pastiglie
,
in
polveri
,
in
unguenti
,
vanno
a
colorar
visetti
e
manine
d
'
odalische
,
a
profumar
stanze
e
bagni
e
bocche
e
barbe
e
pietanze
,
a
rinvigorire
Pascià
sfibrati
,
ad
assopire
spose
infelici
,
a
istupidire
fumatori
,
a
spander
sogni
,
ebbrezza
ed
obblìo
nella
città
sterminata
.
Fatti
pochi
passi
in
questo
bazar
,
si
comincia
a
sentir
la
testa
pesante
,
e
si
fugge
;
ma
la
sensazione
di
quell
'
aria
calda
e
grave
,
e
di
quei
profumi
inebbrianti
,
ci
accompagna
ancora
per
un
buon
tratto
all
'
aria
libera
,
e
rimane
poi
viva
nella
memoria
come
una
delle
più
intime
e
più
significanti
impressioni
dell
'
Oriente
.
Uscendo
dal
bazar
egiziano
,
si
passa
in
mezzo
a
officine
rumorose
di
calderai
,
a
taverne
turche
,
che
riempiono
la
strada
di
puzzi
nauseabondi
,
a
mille
botteguccie
e
nicchiette
e
buchi
oscuri
,
dove
si
fabbrica
e
si
vende
una
minutaglia
infinita
d
'
oggetti
senza
nome
,
e
si
arriva
finalmente
al
Grande
Bazar
.
Ma
assai
prima
d
'
arrivarci
,
s
'
è
assaliti
e
bisogna
difendersi
.
A
cento
passi
dalla
gran
porta
d
'
entrata
,
sono
appostati
,
come
bravi
,
i
sensali
dei
mercanti
,
e
i
sensali
dei
sensali
,
che
alla
prima
occhiata
v
'
hanno
riconosciuto
per
forestiero
,
hanno
capito
che
andate
al
bazar
per
la
prima
volta
,
e
indovinato
presso
a
poco
di
che
paese
siete
,
tanto
che
assai
di
rado
sbagliano
lingua
nel
dirigervi
la
parola
.
S
'
avvicinano
col
fez
in
mano
e
col
sorriso
sulle
labbra
e
v
'
offrono
i
loro
servizi
.
Allora
segue
quasi
sempre
un
dialogo
come
questo
.
-
Non
compro
nulla
-
rispondete
.
-
Che
importa
,
signore
?
Io
non
voglio
che
farle
vedere
il
bazar
.
-
Non
voglio
vedere
il
bazar
.
-
Ma
io
l
'
accompagno
gratis
.
-
Non
voglio
essere
accompagnato
gratis
.
-
Ebbene
,
non
l
'
accompagnerò
che
fino
in
fondo
alla
strada
,
per
darle
qualche
informazione
che
le
sarà
utile
un
altro
giorno
,
quando
verrà
per
comprare
.
-
Ma
se
non
voglio
neppur
sentir
discorrere
di
comprare
!
-
Parleremo
d
'
altro
,
signore
.
È
a
Costantinopoli
da
molto
tempo
?
È
soddisfatto
del
suo
albergo
?
Ha
ottenuto
il
permesso
di
visitare
le
moschee
?
-
Ma
se
vi
dico
che
non
voglio
parlare
,
che
voglio
esser
solo
!
-
Ebbene
,
la
lascierò
solo
;
la
seguiterò
alla
distanza
di
dieci
passi
.
-
Ma
perché
mi
volete
seguitare
?
-
Per
impedire
che
la
truffino
nelle
botteghe
.
-
Ma
se
non
entro
nelle
botteghe
!
-
Allora
...
per
impedire
che
le
diano
noia
per
la
strada
.
Insomma
,
o
bisogna
rimetterci
il
fiato
,
o
lasciarsi
accompagnare
.
Il
grande
bazar
non
ha
nulla
all
'
esterno
che
attiri
l
'
occhio
e
faccia
indovinare
il
di
dentro
.
È
un
immenso
edifizio
di
pietra
,
di
stile
bizantino
,
di
forma
irregolare
,
circondato
d
'
alte
mura
grigie
,
e
sormontato
da
centinaia
di
cupolette
rivestite
di
piombo
e
traforate
,
che
danno
luce
all
'
interno
:
l
'
entrata
principale
è
una
porta
arcata
,
senza
carattere
architettonico
;
dai
vicoli
intorno
non
si
sente
nessun
rumore
;
a
quattro
passi
dalla
porta
si
può
credere
ancora
che
dietro
quei
muri
di
fortezza
non
ci
sia
altro
che
solitudine
e
silenzio
.
Ma
appena
entrati
,
si
rimane
sbalorditi
.
Non
si
è
dentro
a
un
edifizio
,
ma
in
un
labirinto
di
strade
coperte
da
volte
arcate
e
fiancheggiate
da
pilastri
scolpiti
e
da
colonne
;
in
una
vera
città
,
colle
sue
moschee
,
colle
sue
fontane
,
coi
suoi
crocicchi
,
colle
sue
piazzette
,
rischiarata
da
una
luce
vaga
come
quella
d
'
una
foresta
fitta
in
cui
non
penetri
un
raggio
di
sole
;
e
percorsa
da
una
folla
immensa
.
Ogni
strada
è
un
bazar
,
e
quasi
tutte
metton
capo
in
una
strada
principale
,
coperta
da
una
volta
ad
archi
di
pietre
bianche
e
nere
,
e
decorata
d
'
arabeschi
,
come
una
navata
di
moschea
.
In
queste
strade
semioscure
,
in
mezzo
alla
folla
ondeggiante
,
passano
carrozze
,
cammelli
e
cavalieri
,
che
fanno
uno
strepito
assordante
.
In
ogni
parte
si
è
apostrofati
a
parole
e
a
cenni
.
Il
mercante
greco
chiama
ad
alta
voce
e
gesticola
in
atto
quasi
imperioso
;
l
'
armeno
,
altrettanto
furbo
,
ma
d
'
apparenza
più
modesta
sollecita
con
maniere
ossequiose
;
l
'
ebreo
susurra
le
sue
offerte
nell
'
orecchio
;
il
turco
silenzioso
,
accosciato
sopra
un
cuscino
sulla
soglia
della
bottega
,
non
invita
che
cogli
occhi
e
si
rimette
al
destino
.
Dieci
voci
insieme
vi
chiamano
:
Monsieur
!
Captan
!
Caballero
!
Signore
!
Eccellenza
!
Kyrie
!
Milord
!
-
Ad
ogni
svolta
,
per
le
porte
laterali
,
si
vedono
fughe
d
'
arcate
e
di
pilastri
,
lunghi
corridoi
,
scorci
di
stradette
,
prospetti
lontani
e
confusi
di
bazar
,
e
per
tutto
botteghe
,
merci
appese
ai
muri
e
alle
volte
,
mercanti
affaccendati
,
facchini
carichi
,
gruppi
di
donne
velate
,
un
fermarsi
e
un
disfarsi
continuo
di
crocchi
rumorosi
,
un
rimescolìo
di
gente
e
di
cose
,
da
dare
il
capogiro
.
La
confusione
,
però
,
non
è
che
apparente
.
Questo
immenso
bazar
è
ordinato
come
una
caserma
,
e
bastano
poche
ore
per
mettersi
in
grado
di
trovarci
qualunque
cosa
vi
si
cerchi
,
senza
bisogno
di
guida
.
Ogni
genere
di
mercanzia
ha
il
suo
piccolo
quartiere
,
la
sua
stradetta
,
il
suo
corridoio
,
la
sua
piazzuola
.
Sono
cento
piccoli
bazar
che
mettono
l
'
uno
nell
'
altro
,
come
le
sale
di
un
vastissimo
appartamento
;
ed
ogni
bazar
è
nello
stesso
tempo
un
museo
,
un
passeggio
,
un
mercato
e
un
teatro
,
nel
quale
si
può
veder
tutto
senza
comprar
nulla
,
prendere
il
caffè
,
godere
il
fresco
,
chiacchierare
in
dieci
lingue
e
fare
agli
occhi
colle
più
belle
donnine
dell
'
Oriente
.
Si
può
prendere
un
bazar
a
caso
e
passarci
una
mezza
giornata
senz
'
accorgersene
:
per
esempio
il
bazar
delle
stoffe
e
dei
vestiti
.
È
un
emporio
di
bellezze
e
di
ricchezze
da
perderci
gli
occhi
,
il
cervello
e
la
borsa
;
e
bisogna
star
in
guardia
,
perché
il
menomo
capriccio
può
aver
per
conseguenza
di
farci
chiedere
soccorso
a
casa
per
telegrafo
.
Si
passeggia
in
mezzo
a
mucchi
e
a
torri
di
broccati
di
Bagdad
,
di
tappeti
di
Caramania
,
di
sete
di
Brussa
,
di
tele
dell
'
Indostan
,
di
mussoline
del
Bengala
,
di
scialli
di
Madras
,
di
casimir
dell
'
India
e
della
Persia
,
di
tessuti
variopinti
del
Cairo
,
di
cuscini
rabescati
d
'
oro
,
di
veli
di
seta
rigati
d
'
argento
,
di
sciarpe
di
tocca
a
righe
azzurre
e
incarnate
,
leggiere
e
trasparenti
che
paiono
vaporose
,
di
stoffe
d
'
ogni
forma
e
d
'
ogni
disegno
,
in
cui
il
chermisino
,
il
blu
,
il
verde
,
il
giallo
,
i
colori
più
ribelli
alle
combinazioni
simpatiche
,
si
avvicinano
e
s
'
intrecciano
con
un
ardimento
e
un
'
armonia
da
far
rimanere
a
bocca
aperta
;
di
tappeti
da
tavola
d
'
ogni
grandezza
,
a
fondo
rosso
o
bianco
,
ricamati
d
'
arabeschi
,
di
fiori
,
di
versetti
del
Corano
,
di
cifre
imperiali
,
che
si
starebbe
un
giorno
a
contemplarli
come
le
pareti
dell
'
Alhambra
.
Qui
si
possono
ammirare
ad
una
ad
una
tutte
le
parti
del
vestiario
turco
signorile
,
come
nelle
alcove
d
'
un
arem
,
dalle
cappe
verdi
,
ranciate
e
color
di
giacinto
,
che
coprono
ogni
cosa
,
fino
alle
camicie
di
seta
,
ai
fazzoletti
ricamati
d
'
oro
e
alle
cinture
di
raso
a
cui
non
può
giungere
altro
sguardo
d
'
uomo
che
quel
del
signore
e
dell
'
eunuco
.
Qui
i
caffettani
di
velluto
rosso
,
contornati
d
'
ermellino
e
coperti
di
stelle
;
i
bustini
di
raso
giallo
,
i
calzoncini
di
seta
color
di
rosa
,
le
sottovesti
di
damasco
bianco
tempestate
di
fiori
d
'
oro
,
i
veli
di
sposa
scintillanti
di
pagliuole
d
'
argento
,
i
casacchini
di
terzopelo
verde
,
orlati
di
piumino
di
cigno
;
le
vesti
greche
,
armene
e
circasse
,
di
mille
tagli
capricciosi
,
sovraccariche
d
'
ornamenti
,
dure
e
splendenti
come
corazze
;
e
in
mezzo
a
tutti
questi
tesori
,
le
stoffe
prosaiche
di
Francia
e
d
'
Inghilterra
,
dai
colori
sinistri
,
che
ci
fanno
la
figura
della
nota
d
'
un
sarto
in
mezzo
alle
pagine
d
'
un
poema
.
Nessuno
che
ami
una
donna
,
può
passare
in
quel
bazar
senza
considerare
come
una
grande
sventura
di
non
essere
millionario
,
e
senza
sentirsi
per
un
momento
divampare
nell
'
anima
il
furore
del
saccheggio
.
Per
liberarsi
da
queste
idee
,
non
c
'
è
che
a
svoltare
nel
bazar
delle
pipe
.
Qui
l
'
immaginazione
è
ricondotta
a
desiderii
più
tranquilli
.
Sono
fasci
di
cibuk
di
gelsomino
,
di
ciliegio
,
d
'
acero
e
di
rosaio
;
bocchini
d
'
ambra
gialla
del
mar
Baltico
,
levigati
e
luccicanti
come
il
cristallo
,
d
'
innumerevoli
gradazioni
di
colore
e
di
trasparenza
,
ornati
di
rubini
e
di
diamanti
;
pipe
di
Cesarea
,
colla
cannetta
fasciata
di
fili
d
'
oro
e
di
seta
;
borse
da
tabacco
del
Libano
,
a
losanghe
di
varii
colori
,
rabescati
di
ricami
splendenti
;
narghilè
di
cristallo
di
Boemia
,
d
'
acciaio
e
d
'
argento
,
di
belle
forme
antiche
,
damaschinati
,
niellati
,
tempestati
di
pietre
preziose
,
con
tubi
di
marocchino
scintillanti
di
dorature
e
d
'
anelli
,
fasciati
nella
bambagia
,
e
perpetuamente
custoditi
da
due
occhi
fissi
,
che
all
'
avvicinarsi
d
'
ogni
curioso
si
dilatano
come
occhi
di
civetta
,
e
fanno
morir
sulle
labbra
la
richiesta
del
prezzo
a
chiunque
non
sia
almeno
vizir
o
pascià
e
non
abbia
dissanguato
per
qualche
anno
una
provincia
dell
'
Asia
Minore
.
Qui
non
viene
a
comprare
che
il
messo
della
Sultana
che
vuol
dare
un
pegno
di
gratitudine
al
gran
vizir
arrendevole
,
o
l
'
alto
dignitario
di
Corte
che
,
prendendo
possesso
della
nuova
carica
,
è
costretto
,
per
suo
decoro
,
a
spendere
cinquanta
mila
lire
in
una
rastrelliera
di
pipe
;
o
l
'
ambasciatore
del
Sultano
che
vuol
portare
al
Monarca
europeo
un
ricordo
splendido
di
Stambul
.
Il
turco
modesto
dà
uno
sguardo
malinconico
e
passa
oltre
,
parafrasando
,
per
consolarsi
,
la
sentenza
del
Profeta
:
-
il
fuoco
dell
'
inferno
tuonerà
come
il
muggito
del
cammello
nel
ventre
di
colui
che
fuma
in
una
pipa
d
'
oro
o
d
'
argento
.
Di
qui
si
ricasca
fra
le
tentazioni
entrando
nel
bazar
dei
profumieri
,
che
è
uno
dei
più
schiettamente
orientali
e
dei
più
cari
al
Profeta
,
il
quale
diceva
:
-
Donne
,
bambini
e
profumi
-
,
per
dire
i
suoi
tre
più
dolci
piaceri
.
Qui
si
trovano
le
famose
pastiglie
del
Serraglio
che
profumano
i
baci
,
le
cassule
di
gomma
odorosa
che
staccano
dal
mastico
le
forti
fanciulle
di
Chio
,
per
mandarla
a
rafforzar
le
gengive
delle
molli
musulmane
;
le
essenze
squisite
di
bergamotto
e
di
gelsomino
,
e
quelle
potentissime
di
rosa
,
chiuse
in
astucci
di
velluto
ricamato
d
'
oro
,
d
'
un
prezzo
da
far
rizzare
i
capelli
;
qui
il
collirio
per
le
sopracciglia
,
l
'
antimonio
per
gli
occhi
,
l
'
henné
per
le
unghie
,
i
saponi
che
ammorbidiscono
la
cute
delle
belle
siriane
,
le
pillole
che
fanno
cadere
i
peli
dal
volto
delle
maschie
circasse
,
le
acque
di
cedro
e
d
'
arancio
,
i
sacchetti
di
muschio
,
l
'
olio
di
sandalo
,
l
'
ambra
grigia
,
l
'
aloè
per
profumare
le
chicchere
e
le
pipe
,
una
miriade
di
polveri
,
d
'
acque
e
di
pomate
,
distinte
con
nomi
fantastici
e
destinate
ad
usi
indicibili
,
che
rappresentano
ciascuna
un
capriccio
amoroso
,
un
proposito
di
seduzione
,
un
raffinamento
di
voluttà
,
e
spandono
tutte
insieme
una
fragranza
acuta
e
sensuale
,
che
fa
veder
come
in
sogno
dei
grandi
occhi
languidi
e
delle
manine
carezzevoli
,
e
sentire
un
suono
sommesso
di
respiri
e
di
baci
.
Tutte
queste
fantasie
svaniscono
entrando
nel
bazar
dei
gioiellieri
,
che
è
una
stradetta
oscura
e
deserta
,
fiancheggiata
da
botteguccie
d
'
aspetto
meschino
,
in
cui
nessuno
direbbe
mai
che
sian
nascosti
,
come
ci
sono
,
dei
tesori
favolosi
.
Le
gioie
sono
chiuse
in
cofani
di
legno
di
quercia
,
cerchiati
e
corazzati
di
ferro
,
e
posti
sul
davanti
delle
botteghe
,
sotto
gli
occhi
dei
mercanti
:
vecchi
turchi
o
vecchi
ebrei
,
dalle
lunghe
barbe
e
dallo
sguardo
acuto
,
che
par
che
penetri
nelle
tasche
e
trapassi
i
portamonete
.
Qualcuno
sta
ritto
dinanzi
alla
sua
tana
,
e
quando
gli
passate
accanto
,
prima
vi
ficca
gli
occhi
negli
occhi
,
poi
con
un
rapido
movimento
vi
mette
sotto
il
viso
un
diamante
di
Golconda
o
uno
zaffiro
d
'
Ormus
o
un
rubino
di
Giamscid
,
che
al
menomo
vostro
cenno
negativo
,
ritira
colla
medesima
rapidità
con
cui
l
'
ha
porto
.
Altri
girano
a
passi
lenti
,
vi
fermano
in
mezzo
alla
strada
e
,
dopo
aver
rivolto
intorno
uno
sguardo
sospettoso
,
tirano
fuor
del
seno
un
cencio
sucido
,
e
lo
spiegano
,
e
vi
fanno
vedere
un
bel
topazio
del
Brasile
o
una
bella
turchina
di
Macedonia
,
guardandovi
coll
'
occhio
di
demoni
tentatori
.
Altri
non
fanno
che
darvi
un
'
occhiata
scrutatrice
,
e
non
giudicandovi
una
faccia
da
pietre
preziose
,
non
si
degnano
di
offrirvi
nulla
.
Nessuno
poi
fa
l
'
atto
d
'
aprire
il
cofanetto
,
se
anche
aveste
la
faccia
d
'
un
santo
o
l
'
aria
d
'
un
Creso
.
Le
collane
d
'
opale
,
i
fiori
e
le
stelle
di
smeraldo
,
le
mezzelune
e
i
diademi
contornati
di
perle
d
'
Ofir
,
i
mucchietti
abbarbaglianti
di
acque
-
di
-
mare
,
di
crisoberilli
,
d
'
avventurine
,
di
agate
,
di
granate
,
di
lapislazzuli
,
rimangono
inesorabilmente
nascosti
agli
occhi
dei
curiosi
senza
quattrini
,
e
specialmente
a
quelli
d
'
uno
scrittore
italiano
.
Tutt
'
al
più
egli
può
arrischiarsi
a
domandare
il
prezzo
di
qualche
tespí
,
o
coroncina
d
'
ambra
,
di
sandalo
o
di
corallo
,
da
far
scorrere
tra
le
dita
,
come
i
turchi
,
per
ingannare
il
tempo
negli
intervalli
dei
suoi
lavori
forzati
.
Per
divertirsi
bisogna
entrare
nelle
botteghe
dei
franchi
,
mercanti
di
stoffe
,
dove
c
'
è
merce
per
tutte
le
borse
.
Appena
entrati
,
si
ha
intorno
un
cerchio
di
gente
che
non
si
capisce
di
dove
sia
sbucata
.
Non
è
mai
possibile
l
'
aver
che
fare
con
un
solo
.
Tra
il
mercante
,
i
soci
del
mercante
,
i
sensali
,
i
manutengoli
e
i
tirapiedi
,
son
sempre
una
mezza
dozzina
.
Se
non
v
'
accoppa
uno
,
v
'
impicca
l
'
altro
:
non
c
'
è
modo
di
scansare
una
brutta
fine
.
E
non
si
può
dire
con
che
arte
,
con
che
pazienza
,
con
che
ostinazione
,
con
che
diabolici
raggiri
fanno
comprare
quello
che
vogliono
.
Domandano
d
'
ogni
cosa
un
subisso
:
offrite
il
terzo
:
lasciano
cader
le
braccia
in
segno
di
profondo
scoraggiamento
,
o
si
battono
la
fronte
in
atto
disperato
,
e
non
rispondono
;
oppure
si
espandono
in
un
torrente
di
parole
appassionate
per
toccarvi
il
cuore
.
Siete
un
uomo
crudele
,
volete
costringerli
a
chiuder
bottega
,
volete
ridurli
alla
miseria
,
non
avete
compassione
dei
loro
figliuoli
,
non
capiscono
che
cosa
possano
avervi
fatto
di
male
per
trattarli
in
quella
maniera
.
Mentre
vi
dicono
il
prezzo
d
'
un
oggetto
,
un
sensale
d
'
una
bottega
vicina
vi
susurra
nell
'
orecchio
:
-
Non
comprate
,
vi
truffano
.
-
Voi
credete
che
sia
sincero
,
e
invece
è
d
'
accordo
col
mercante
;
vi
dice
che
vi
truffano
collo
scialle
,
per
guadagnare
la
vostra
fiducia
,
e
farvi
rompere
il
collo
un
minuto
dopo
,
consigliandovi
di
comprare
il
tappeto
.
Mentre
esaminate
la
stoffa
,
essi
si
parlano
a
gesti
,
a
occhiate
,
a
colpi
di
gomito
,
a
mezze
parole
.
Se
sapete
il
greco
,
parlano
turco
;
se
sapete
il
turco
,
parlano
armeno
;
se
sapete
l
'
armeno
,
parlano
spagnuolo
;
ma
in
qualche
modo
s
'
intendono
e
ve
l
'
accoccano
.
Se
poi
tenete
duro
,
v
'
insaponano
;
vi
dicono
che
parlate
bene
la
loro
lingua
,
che
avete
un
fare
da
gentiluomo
e
che
non
dimenticheranno
mai
più
la
vostra
bella
figura
;
vi
discorrono
del
vostro
paese
,
nel
quale
sono
stati
molto
tempo
,
perché
sono
stati
da
per
tutto
;
vi
fanno
il
caffè
,
vi
offrono
d
'
accompagnarvi
alla
dogana
quando
partirete
,
per
impedire
che
vi
facciano
dei
soprusi
,
ossia
per
truffar
voi
,
la
dogana
e
i
vostri
compagni
di
viaggio
,
se
ne
avete
;
mettono
sottosopra
tutta
la
bottega
,
e
non
vi
fanno
punto
il
viso
arcigno
se
ve
n
'
andate
senza
comprare
:
se
non
è
quel
giorno
,
sarà
un
altro
;
al
bazar
ci
dovete
tornare
,
i
loro
cani
da
caccia
vi
riconosceranno
;
se
non
cadrete
nelle
loro
mani
,
cadrete
in
quelle
d
'
un
loro
socio
;
se
non
vi
peleranno
come
mercanti
,
vi
scorticheranno
come
sensali
;
se
non
vi
aggiusteranno
in
bottega
,
vi
serviranno
la
messa
alla
dogana
;
il
colpo
non
può
fallire
.
A
che
popolo
appartengono
costoro
?
Non
si
capisce
.
A
furia
di
parlar
lingue
diverse
,
han
perduto
il
loro
accento
primitivo
;
a
forza
di
far
la
commedia
,
hanno
alterati
i
tratti
fisionomici
della
loro
razza
;
son
di
che
paese
si
vuole
,
fanno
il
mestiere
che
si
desidera
,
sono
interpreti
,
guide
,
mercanti
,
usurai
;
e
sopra
ogni
cosa
,
artisti
insuperabili
nell
'
arte
di
scroccare
l
'
universo
.
I
mercanti
musulmani
offrono
un
campo
d
'
osservazioni
affatto
diverso
.
Fra
loro
si
ritrovano
ancora
quei
vecchi
turchi
,
ormai
rari
per
le
vie
di
Costantinopoli
,
che
sono
come
la
personificazione
del
tempo
dei
Maometti
e
dei
Bajazet
,
i
resti
viventi
del
vecchio
edifizio
ottomano
,
ch
'
ebbe
il
primo
crollo
dalle
riforme
di
Mahmut
,
e
che
di
giorno
in
giorno
,
pietra
per
pietra
,
rovina
e
si
trasforma
.
Bisogna
venire
nel
gran
bazar
e
ficcare
lo
sguardo
in
fondo
alle
botteguccie
più
oscure
delle
stradette
più
appartate
,
per
ritrovare
i
vecchi
turbanti
enormi
dei
tempi
di
Solimano
,
dalla
forma
di
cupole
di
moschee
;
le
faccie
impassibili
,
gli
occhi
di
vetro
,
i
nasi
adunchi
,
le
lunghe
barbe
bianche
,
gli
antichi
caffettani
aranciati
e
purpurei
,
i
grandi
calzoni
a
mille
pieghe
stretti
intorno
alla
vita
dalle
sciarpe
smisurate
,
gli
atteggiamenti
alteri
e
tristi
dell
'
antico
popolo
dominatore
,
i
visi
istupiditi
dall
'
oppio
o
illuminati
dal
sentimento
d
'
una
fede
ardente
.
Essi
son
là
in
fondo
alle
loro
nicchie
,
colle
braccia
e
colle
gambe
incrociate
,
immobili
e
gravi
come
idoli
,
e
aspettano
,
senz
'
aprir
bocca
,
i
compratori
predestinati
.
Se
le
cose
vanno
bene
,
mormorano
:
-
Mach
Allà
!
-
Sia
lodato
Iddio
!
-
;
se
vanno
male
:
-
Olsun
!
-
Così
sia
-
,
e
chinano
la
testa
rassegnati
.
Alcuni
leggono
il
Corano
,
altri
fanno
scorrere
fra
le
dita
le
pallettine
del
tespì
,
mormorando
sbadatamente
i
cento
epiteti
d
'
Allà
;
altri
che
han
fatto
buoni
affari
,
bevono
il
loro
narghilè
,
per
dirla
coll
'
espressione
turca
,
girando
intorno
lentamente
uno
sguardo
voluttuoso
e
pieno
di
sonno
;
altri
stanno
curvi
,
cogli
occhi
socchiusi
e
colla
fronte
corrugata
come
occupati
da
un
profondo
pensiero
.
A
che
cosa
pensano
?
Forse
ai
loro
figliuoli
morti
sotto
le
mura
di
Sebastopoli
o
alle
loro
carovane
disperse
o
alle
loro
voluttà
perdute
o
ai
giardini
eterni
,
promessi
dal
Profeta
,
dove
all
'
ombra
delle
palme
e
dei
granati
,
sposeranno
le
vergini
dagli
occhi
neri
,
che
nè
uomo
nè
genio
non
ha
mai
profanate
.
Tutti
hanno
qualchecosa
di
bizzarro
,
tutti
sono
pittoreschi
;
ogni
bottega
è
la
cornice
d
'
un
quadro
pieno
di
colori
e
di
pensiero
,
che
fa
balenare
alla
mente
la
storia
intera
d
'
una
vita
avventurosa
e
fantastica
.
Quest
'
uomo
secco
e
abbronzato
,
dai
lineamenti
arditi
,
è
un
arabo
che
ha
guidato
egli
stesso
dal
fondo
della
sua
patria
lontana
i
suoi
cammelli
carichi
di
gemme
e
d
'
alabastro
,
e
s
'
è
sentito
più
volte
fischiare
agli
orecchi
le
palle
dei
ladroni
del
deserto
.
Quest
'
altro
dal
turbante
giallo
e
dall
'
aspetto
signorile
,
ha
attraversato
a
cavallo
le
solitudini
della
Siria
,
portando
le
sete
di
Tiro
e
di
Sidone
.
Questo
nero
col
capo
ravvolto
in
un
vecchio
scialle
di
Persia
,
colla
fronte
rigata
di
cicatrici
che
gli
fecero
i
negromanti
per
salvarlo
dalla
morte
,
che
tiene
il
viso
alto
,
come
se
guardasse
ancora
le
teste
dei
colossi
di
Tebe
e
le
cime
delle
Piramidi
,
è
venuto
dalla
Nubia
.
Questo
bel
moro
dalla
faccia
pallida
e
dagli
occhi
neri
,
ravvolto
in
una
cappa
bianchissima
,
ha
portato
i
suoi
caic
e
i
suoi
tappeti
dalle
ultime
falde
occidentali
della
catena
dell
'
Atlante
.
Questo
turco
dal
turbante
verde
e
dal
volto
estenuato
ha
fatto
quest
'
anno
stesso
il
grande
pellegrinaggio
,
ha
visto
parenti
ed
amici
morir
di
sete
in
mezzo
alle
pianure
interminabili
dell
'
Asia
Minore
,
è
arrivato
alla
Mecca
in
fin
di
vita
,
ha
fatto
sette
volte
strascinandosi
il
giro
della
Kaaba
,
ed
è
caduto
in
deliquio
coprendo
di
baci
furiosi
la
Pietra
nera
.
Questo
colosso
dal
viso
bianco
,
dalle
sopracciglia
arcate
,
dagli
occhi
fulminei
,
che
par
più
un
guerriero
che
un
mercante
,
e
spira
da
tutta
la
persona
l
'
ambizione
e
l
'
orgoglio
,
ha
portato
le
sue
pelliccie
dalle
regioni
settentrionali
del
Caucaso
,
dove
,
nei
suoi
begli
anni
,
fece
cader
la
testa
dalle
spalle
a
più
d
'
un
Cosacco
.
E
questo
povero
mercante
di
lane
,
dal
viso
schiacciato
e
dagli
occhi
piccoli
e
obliqui
,
tarchiato
e
rude
come
un
atleta
,
non
è
gran
tempo
che
disse
le
sue
preghiere
all
'
ombra
dell
'
immensa
cupola
che
protegge
il
sepolcro
di
Timur
:
egli
è
partito
da
Samarkanda
,
ha
valicato
i
deserti
della
grande
Bukaria
,
è
passato
in
mezzo
alle
orde
dei
turcomanni
,
ha
attraversato
il
Mar
Morto
,
è
sfuggito
alle
palle
dei
Circassi
,
ha
ringraziato
Allà
nelle
moschee
di
Trebisonda
,
ed
è
venuto
a
cercar
fortuna
a
Stambul
,
di
dove
ritornerà
,
vecchio
,
in
fondo
alla
sua
Tartaria
,
che
gli
sta
sempre
nel
cuore
.
Uno
dei
bazar
più
splendidi
è
il
bazar
delle
calzature
,
ed
è
forse
anche
quello
che
mette
più
grilli
nel
capo
.
Sono
due
file
di
botteghe
smaglianti
che
danno
alla
strada
l
'
aspetto
d
'
una
sala
di
reggia
,
o
d
'
uno
di
quei
giardini
delle
leggende
arabe
in
cui
gli
alberi
hanno
le
foglie
d
'
oro
e
fiori
di
perle
.
C
'
è
da
calzare
tutti
i
piedini
di
tutte
le
corti
dell
'
Asia
e
dell
'
Europa
.
Le
pareti
son
coperte
di
pantofole
di
velluto
,
di
pelle
,
di
broccato
,
di
raso
,
dei
colori
più
petulanti
e
delle
forme
più
capricciose
,
ornate
di
filigrana
,
contornate
di
lustrini
,
abbellite
di
nappine
di
seta
e
di
piuma
di
cigno
,
stelleggiate
e
infiorate
d
'
argento
e
d
'
oro
,
coperte
d
'
arabeschi
intricati
che
non
lasciano
più
vedere
il
tessuto
,
e
lampeggianti
di
zaffiri
e
di
smeraldi
.
Ce
n
'
è
per
le
spose
dei
barcaiuoli
e
per
le
belle
del
Sultano
,
da
cinque
e
da
mille
lire
il
paio
;
ci
sono
le
scarpette
di
marocchino
che
premeranno
i
ciottoli
di
Pera
,
le
babbuccie
che
striscieranno
sui
tappeti
degli
arem
,
gli
zoccoletti
che
faranno
risonare
i
marmi
dei
bagni
imperiali
,
le
pianelline
di
raso
bianco
su
cui
s
'
inchioderanno
le
labbra
ardenti
dei
Pascià
,
e
forse
qualche
paio
di
pantofole
imperlate
che
aspetteranno
ogni
mattina
lo
svegliarsi
d
'
una
bella
Georgiana
accanto
al
letto
del
Gran
Signore
.
Ma
che
piedi
possono
entrare
in
quelle
babbuccie
?
Ve
ne
sono
che
paion
tagliate
ai
piedi
delle
urì
e
delle
fate
;
lunghe
come
una
foglia
di
giglio
,
larghe
come
una
foglia
di
rosa
,
d
'
una
piccolezza
da
far
disperare
tutta
l
'
Andalusia
,
d
'
una
grazia
da
farsi
sognare
;
non
babbuccie
,
ma
gioielli
da
tenersi
sul
tavolino
;
scatolini
da
metterci
dei
dolci
o
dei
bigliettini
amorosi
;
da
non
poter
immaginare
che
ci
sia
un
piedino
che
v
'
entri
,
senza
desiderare
di
rivoltarselo
un
mese
fra
le
mani
affollandolo
di
domande
e
di
vezzi
.
Questo
bazar
è
uno
dei
più
frequentati
dagli
stranieri
.
Vi
si
vedono
spesso
dei
giovani
europei
,
che
hanno
in
un
pezzetto
di
carta
la
misura
d
'
un
piedino
italiano
o
francese
,
di
cui
forse
sono
alteri
,
e
che
fanno
un
atto
di
stupore
o
di
dispetto
,
riconoscendo
che
passa
di
molto
la
lunghezza
d
'
una
certa
babbuccina
su
cui
han
posto
gli
occhi
;
ed
altri
che
,
domandato
il
prezzo
,
e
sentita
una
schiopettata
,
scappano
senza
ribatter
parola
.
Qui
pure
spesseggiano
le
signore
mussulmane
,
le
hanum
dai
grandi
veli
bianchi
,
e
occorre
sovente
di
cogliere
passando
qualche
frammento
dei
loro
lunghi
dialoghi
coi
venditori
,
qualche
parola
armoniosa
della
loro
bella
lingua
,
pronunziata
da
una
voce
chiara
e
dolce
che
accarezza
l
'
orecchio
come
il
suono
d
'
una
mandòla
.
-
Buni
catscia
verersin
?
-
Quanto
vale
questo
?
-
Pahalli
dir
.
-
È
troppo
caro
.
-
Ziadè
veremèm
.
-
Non
pagherò
di
più
.
E
poi
una
risata
fanciullesca
e
sonora
,
che
mette
voglia
di
pigliarle
un
pizzico
di
guancia
e
darle
una
presa
di
monella
.
Il
bazar
più
ricco
e
più
pittoresco
è
quello
delle
armi
.
Non
è
un
bazar
,
è
un
museo
,
riboccante
di
tesori
,
pieno
di
memorie
e
d
'
immagini
che
trasportano
il
pensiero
nelle
regioni
della
storia
e
della
leggenda
,
e
destano
un
sentimento
indescrivibile
di
meraviglia
e
di
sgomento
.
Tutte
le
armi
più
strane
,
più
spaventose
e
più
feroci
che
sono
state
brandite
dalla
Mecca
al
Danubio
in
difesa
dell
'
Islam
,
sono
là
schierate
e
forbite
,
come
se
ce
l
'
avessero
appese
poco
prima
le
mani
dei
soldati
fanatici
di
Maometto
e
di
Selim
;
e
par
di
veder
scintillare
fra
le
loro
lame
gli
occhi
iniettati
di
sangue
di
quei
sultani
formidabili
,
di
quei
giannizzeri
forsennati
,
di
quegli
spahì
,
di
quegli
azab
,
di
quei
silidar
senza
pietà
e
senza
paura
che
seminarono
l
'
Asia
Minore
e
l
'
Europa
di
teste
recise
e
di
corpi
dilaniati
.
Là
si
ritrovano
le
scimitarre
famose
che
tagliavano
le
penne
in
aria
e
spiccavan
le
orecchie
agli
ambasciatori
insolenti
;
i
cangiari
pesanti
che
d
'
un
colpo
fendevano
il
cranio
e
scoprivano
il
cuore
;
le
mazze
d
'
armi
che
stritolavano
i
caschi
serbi
e
ungheresi
;
gli
yatagan
dal
manico
intarsiato
d
'
avorio
e
tempestato
d
'
amatiste
e
di
rubini
,
che
serbano
ancora
segnato
a
intagli
nella
lama
il
numero
delle
teste
troncate
;
i
pugnali
dai
foderi
d
'
argento
,
di
velluto
e
di
raso
,
coi
manichi
di
agata
e
d
'
avorio
,
ornati
di
granate
,
di
corallo
e
di
turchine
,
istoriati
di
versetti
del
Corano
in
lettere
d
'
oro
,
colle
lame
incurvate
e
ritorte
che
par
che
cerchino
un
cuore
.
Chi
sa
che
in
questa
armeria
confusa
e
terribile
non
ci
sia
la
scimitarra
d
'
Orcano
,
o
la
sciabola
di
legno
con
cui
il
braccio
poderoso
d
'
Abd
-
el
-
Murad
,
il
dervis
guerriero
,
spiccava
d
'
un
colpo
le
teste
;
o
il
famoso
jatagan
col
quale
il
Sultano
Musa
spaccò
Hassan
dalla
spalla
al
cuore
;
o
la
sciabola
enorme
del
gigantesco
bulgaro
che
appoggiò
la
prima
scala
alle
mura
di
Costantinopoli
;
o
la
mazza
con
cui
Maometto
II
freddò
il
soldato
rapace
sotto
le
vôlte
di
Santa
Sofia
;
o
la
gran
sciabola
damascata
di
Scanderberg
che
fendette
in
due
Firuz
-
Pascià
sotto
le
mura
di
Stetigrad
?
I
più
formidabili
fendenti
e
le
più
orrende
morti
della
storia
ottomana
s
'
affacciano
alla
mente
,
e
par
che
proprio
su
quelle
lame
debba
esser
rappreso
quel
sangue
,
e
che
i
vecchi
turchi
rintanati
in
quelle
botteghe
,
abbiano
raccolto
armi
e
cadaveri
sul
terreno
della
strage
,
e
custodiscano
ancora
gli
scheletri
sfracellati
in
qualche
angolo
oscuro
.
In
mezzo
alle
armi
si
vedono
pure
le
grandi
selle
di
velluto
scarlatto
e
celeste
,
ricamate
a
stelle
e
a
mezzelune
d
'
oro
e
di
perle
,
i
frontali
impennacchiati
,
i
morsi
d
'
argento
niellato
e
le
gualdrappe
splendide
come
manti
reali
:
bardature
da
cavalli
delle
Mille
e
una
notte
,
fatte
per
l
'
entrata
trionfale
d
'
un
re
dei
genii
in
una
città
dorata
del
mondo
dei
sogni
.
Al
di
sopra
di
questi
tesori
,
sono
sospesi
alle
pareti
vecchi
moschetti
a
ruota
e
a
miccia
,
grosse
pistole
albanesi
,
lunghissimi
fucili
arabi
lavorati
come
gioielli
,
scudi
antichi
di
scorza
di
tartaruga
e
di
pelle
d
'
ippopotamo
,
maglie
circasse
,
scudi
cosacchi
,
celate
mongoliche
,
archi
turcassi
,
coltellacci
da
carnefici
,
lamaccie
di
forme
sinistre
,
ognuna
delle
quali
pare
la
rivelazione
d
'
un
delitto
,
e
fa
pensare
agli
spasimi
di
un
'
agonia
.
In
mezzo
a
quest
'
apparato
minaccioso
e
magnifico
,
siedono
a
gambe
incrociate
i
mercanti
più
schiettamente
turchi
del
Grande
Bazar
,
la
più
parte
vecchi
,
d
'
aspetto
tetro
,
smunti
come
anacoreti
e
superbi
come
Sultani
,
figure
d
'
altri
secoli
,
vestiti
alla
foggia
delle
prime
egire
,
che
sembrano
risuscitati
dal
sepolcro
per
richiamare
i
nipoti
imbastarditi
alla
austerità
dell
'
antica
razza
.
Un
altro
bazar
da
vedersi
è
quello
degli
abiti
vecchi
.
Qui
il
Rembrant
ci
avrebbe
preso
domicilio
e
il
Goya
speso
la
sua
ultima
peceta
.
Chi
non
ha
mai
visto
una
bottega
di
rigattiere
orientale
non
può
immaginare
che
stravaganza
di
stracci
,
che
pompa
di
colori
,
che
ironia
di
contrasti
,
che
spettacolo
ad
un
tempo
carnevalesco
,
lugubre
e
schifoso
,
presenti
questo
bazar
,
questa
cloaca
di
cenci
,
in
cui
tutti
i
rifiuti
degli
arem
,
delle
caserme
,
della
corte
,
dei
teatri
,
vengono
ad
aspettare
che
il
capriccio
d
'
un
pittore
o
il
bisogno
d
'
un
pezzente
li
riporti
alla
luce
del
sole
.
Da
lunghe
pertiche
confitte
nei
muri
,
pendono
vecchie
uniformi
turche
,
giubbe
a
coda
di
rondine
,
dolman
di
gran
signori
,
tuniche
di
dervis
,
cappe
di
beduini
,
tutte
untume
,
brindelli
e
buchi
,
che
paiono
state
crivellate
a
colpi
di
pugnale
e
rammentano
le
spoglie
sinistre
degli
assassinati
che
si
vedono
sulle
tavole
delle
Corte
d
'
Assisie
.
In
mezzo
a
questi
cenci
luccica
ancora
qua
e
là
qualche
rabesco
d
'
oro
;
spenzolano
vecchie
cinture
di
seta
,
turbanti
sciolti
,
ricchi
scialli
lacerati
,
bustini
di
velluto
a
cui
pare
che
la
mano
furiosa
d
'
un
ladro
abbia
strappato
insieme
il
pelo
e
le
perle
,
calzoncini
e
veli
che
sono
forse
appartenuti
a
qualche
bella
infedele
,
la
quale
dorme
cucita
in
un
sacco
in
fondo
alle
acque
del
Bosforo
,
ed
altre
vesti
ed
ornamenti
di
donna
,
di
mille
colori
gentili
,
imprigionati
fra
i
grossi
caffettani
circassi
,
dai
cartuccieri
irruginiti
,
fra
le
lunghe
toghe
nere
degli
ebrei
,
fra
le
rozze
casacche
e
i
pesanti
mantelli
,
che
hanno
nascosto
chi
sa
quante
volte
il
fucile
del
bandito
o
lo
stile
del
sicario
.
Verso
sera
,
alla
luce
misteriosa
che
scende
dai
fori
della
volta
,
tutti
quei
vestiti
appesi
prendono
una
vaga
apparenza
di
corpi
d
'
impiccati
;
e
quando
in
fondo
a
una
bottega
si
vedono
scintillare
gli
occhi
astuti
d
'
un
vecchio
ebreo
,
che
si
gratta
la
fronte
con
una
mano
adunca
,
si
direbbe
che
è
quella
la
mano
che
ha
stretto
i
lacci
,
e
si
dà
uno
sguardo
alla
porta
del
bazar
,
per
paura
che
sia
chiusa
.
Non
basterebbe
una
giornata
di
giri
e
di
rigiri
se
si
volessero
veder
tutte
le
stradette
di
questa
strana
città
.
V
'
è
il
bazar
dei
fez
,
dove
si
trovano
fez
di
tutti
i
paesi
,
da
quelli
del
Marocco
a
quelli
di
Vienna
,
ornati
d
'
iscrizioni
del
Corano
che
preservano
dagli
spiriti
maligni
;
i
fez
che
le
belle
greche
di
Smirne
portano
sulla
sommità
della
testa
,
sopra
il
nodo
delle
treccie
nere
scintillanti
di
monete
;
le
berrettine
rosse
delle
turche
;
fez
da
soldati
,
da
generali
,
di
sultani
,
da
zerbinotti
,
di
tutte
le
sfumature
di
rosso
e
di
tutte
le
forme
,
da
quelli
primitivi
dei
tempi
d
'
Orcano
fino
al
gran
fez
elegante
del
Sultano
Mahmut
,
emblema
delle
riforme
e
abbominazione
dei
vecchi
mussulmani
.
V
'
è
il
bazar
delle
pelliccie
dove
si
trova
la
sacra
pelle
di
volpe
nera
,
che
una
volta
poteva
portare
il
solo
Sultano
o
il
gran
vizir
;
la
martora
con
cui
si
foderavano
i
caffettani
di
gala
;
l
'
orso
bianco
,
l
'
orso
nero
,
la
volpe
azzurra
,
l
'
astrakan
,
l
'
ermellino
,
lo
zibellino
,
in
cui
altre
volte
i
sultani
profusero
tesori
favolosi
.
È
pure
da
vedersi
il
bazar
dei
coltellinai
,
non
fosse
che
per
pigliare
in
mano
una
di
quelle
enormi
forbici
turche
,
colle
lame
bronzate
e
dorate
,
adorne
di
disegni
fantastici
d
'
uccelli
e
di
fiori
,
che
s
'
incrociano
ferocemente
lasciando
in
mezzo
un
vano
in
cui
potrebbe
entrare
la
testa
d
'
un
critico
maligno
.
V
'
è
ancora
il
bazar
dei
filatori
d
'
oro
,
quello
dei
ricamatori
,
quello
dei
chincaglieri
,
quello
dei
sarti
,
quello
dei
vasellami
,
tutti
diversi
l
'
un
dall
'
altro
di
forma
e
di
gradazione
di
luce
;
ma
tutti
eguali
in
questo
:
che
non
vi
si
vede
nè
vendere
,
nè
lavorare
una
donna
.
Tutt
'
al
più
può
accadere
che
qualche
greca
seduta
per
un
momento
davanti
a
una
sartoria
vi
offra
timidamente
un
fazzoletto
finito
allora
di
ricamare
.
La
gelosia
orientale
interdice
la
bottega
al
bel
sesso
come
una
scuola
di
civetteria
e
un
nascondiglio
d
'
intrighi
.
Ma
ci
sono
ancora
altre
parti
del
gran
bazar
in
cui
uno
straniero
non
può
avventurarsi
se
non
lo
accompagna
un
mercante
o
un
sensale
;
e
sono
le
parti
interne
dei
piccoli
quartieri
in
cui
è
divisa
questa
città
singolare
,
il
di
dentro
dei
piccoli
isolati
intorno
a
cui
girano
le
stradette
percorse
dalla
folla
.
Se
nelle
stradette
c
'
è
pericolo
di
smarrirsi
,
là
dentro
è
impossibile
non
perdersi
.
Da
corridoi
poco
più
larghi
d
'
un
uomo
,
in
cui
bisogna
chinarsi
per
non
urtar
nella
volta
,
si
riesce
in
cortiletti
grandi
come
celle
,
ingombri
di
casse
e
di
balle
,
e
appena
rischiarati
da
un
barlume
;
si
scende
a
tentoni
per
scalette
di
legno
,
si
ripassa
per
altri
cortili
rischiarati
da
lanterne
,
si
ridiscende
sotto
terra
,
si
risale
alla
luce
del
giorno
,
si
cammina
a
capo
basso
per
lunghi
anditi
serpeggianti
,
sotto
volte
umide
,
in
mezzo
a
muri
neri
e
ad
assiti
muscosi
,
che
conducono
a
porticine
segrete
,
dalle
quali
si
ritorna
inaspettatamente
nel
luogo
di
dove
s
'
è
partiti
;
e
da
per
tutto
ombre
che
vanno
e
che
vengono
,
spettri
immobili
negli
angoli
,
gente
che
rimesta
mercanzie
o
che
conta
denari
;
lumicini
che
appaiono
e
dispaiono
,
voci
e
passi
frettolosi
che
risuonano
non
si
sa
dove
;
e
incontri
inaspettati
di
ostacoli
neri
che
non
si
capisce
che
cosa
siano
,
e
giuochi
di
luce
non
mai
veduti
,
e
contatti
sospetti
,
e
odori
strani
,
che
par
di
girare
per
i
meandri
d
'
una
caverna
di
fattucchieri
,
e
non
si
vede
l
'
ora
d
'
esserne
fuori
.
Per
solito
i
sensali
fanno
passare
in
questi
luoghi
gli
stranieri
per
condurli
a
quelle
botteghe
,
per
lo
più
appartate
,
nelle
quali
si
vende
un
po
'
di
tutto
:
specie
di
Gran
-
bazar
in
miniatura
,
botteghe
da
rigattieri
signorili
,
curiosissime
a
vedersi
,
ma
molto
pericolose
,
perché
contengono
tante
e
così
strane
e
così
rare
cose
da
far
vuotare
la
borsa
anche
all
'
avarizia
incarnata
.
Questi
mercanti
d
'
un
po
'
d
'
ogni
cosa
,
furbacchioni
matricolati
,
si
sottintende
,
e
poliglotti
come
i
loro
fratelli
di
banda
,
usano
nel
tentare
la
gente
un
certo
procedimento
drammatico
che
diverte
assai
,
e
che
di
rado
fallisce
allo
scopo
dell
'
attore
.
Le
loro
botteghe
son
quasi
tutte
stanzuccie
oscure
piene
di
casse
e
d
'
armadi
,
dove
bisogna
accendere
il
lume
e
c
'
è
appena
posto
da
rigirarsi
.
Dopo
avervi
fatto
vedere
qualche
vecchio
stipetto
intarsiato
d
'
avorio
e
di
madreperla
,
qualche
porcellana
chinese
,
qualche
vaso
del
Giappone
,
il
mercante
vi
dice
che
ha
qualche
cosa
di
speciale
per
voi
,
tira
fuori
un
cassetto
e
vi
rovescia
sulla
tavola
un
mucchio
di
ninnoli
:
un
ventaglio
di
penne
di
pavone
,
per
esempio
,
un
braccialetto
di
vecchie
monete
turche
,
un
cuscinetto
di
pelo
di
cammello
colla
cifra
del
Sultano
ricamata
in
oro
,
uno
specchietto
persiano
dipinto
d
'
una
scena
del
libro
di
paradiso
,
una
spatola
di
tartaruga
con
cui
i
turchi
mangiano
la
composta
di
ciliegie
,
un
vecchio
gran
cordone
dell
'
ordine
dell
'
Osmaniè
.
Non
c
'
è
nulla
che
vi
piaccia
?
Rovescia
un
altro
cassetto
e
questo
è
proprio
un
cassetto
che
aspettava
voi
solo
.
È
una
zanna
rotta
d
'
elefante
,
un
braccialetto
di
Trebisonda
che
pare
una
treccia
di
capelli
d
'
argento
,
un
idoletto
giapponese
,
un
pettine
di
sandalo
della
Mecca
,
un
gran
cucchiaio
turco
lavorato
a
rabeschi
e
a
trafori
,
un
antico
narghilè
d
'
argento
dorato
e
istoriato
,
delle
pietruzze
dei
musaici
di
Santa
Sofia
,
una
penna
d
'
airone
che
ha
ornato
il
turbante
di
Selim
III
,
il
mercante
ve
lo
assicura
da
uomo
d
'
onore
.
Non
trovate
nulla
di
vostro
genio
?
E
lui
rovescia
un
altro
cassetto
,
da
cui
casca
un
ovo
di
struzzo
del
Sennahar
,
un
calamaio
persiano
,
un
anello
damaschinato
,
un
arco
di
Mingrelia
col
suo
turcasso
di
pelle
d
'
alce
,
un
caschetto
circasso
a
due
punte
,
un
tespì
di
diaspro
,
una
profumiera
d
'
oro
smaltato
,
un
talismano
turco
,
un
coltello
da
cammelliere
,
una
boccettina
d
'
atar
-
gull
.
Non
c
'
è
nulla
che
vi
tenti
,
per
Dio
?
Non
avete
regali
da
fare
?
Non
pensate
ai
vostri
parenti
?
Non
avete
cuore
per
i
vostri
amici
?
Ma
forse
voi
avete
la
passione
delle
stoffe
e
dei
tappeti
,
e
anche
in
questo
egli
può
servirvi
da
amico
.
-
Ecco
un
mantello
rigato
del
Kurdistan
,
milord
;
ecco
una
pelle
di
leone
,
ecco
un
tappeto
d
'
Aleppo
coi
chiodini
d
'
acciaio
,
ecco
un
tappeto
di
Casa
-
blanca
spesso
tre
dita
che
dura
per
quattro
generazioni
,
guarentito
;
ecco
,
eccellenza
,
i
vecchi
cuscini
,
le
vecchie
cinture
di
broccato
e
i
vecchi
copripiedi
di
seta
,
un
po
'
sbiaditi
e
un
po
'
tarlati
,
ma
ricamati
come
ora
non
si
ricamano
più
,
nemmeno
a
pagarli
un
tesoro
.
A
lei
,
caballero
,
ch
'
è
venuto
qui
condotto
da
un
amico
,
a
lei
dò
questa
vecchia
cintura
per
cinque
napoleoni
,
e
mi
rassegno
a
mangiar
pane
e
aglio
per
una
settimana
.
-
Se
nemmeno
da
questo
vi
lasciate
tentare
,
vi
dirà
nell
'
orecchio
che
può
vendervi
la
corda
con
cui
i
terribili
muti
del
Serraglio
hanno
strangolato
Nassuh
Pascià
,
il
gran
vizir
di
Maometto
III
;
e
se
voi
gli
ridete
sul
viso
dicendogli
che
non
la
bevete
,
la
lascia
cascare
da
uomo
di
spirito
,
e
fa
l
'
ultimo
tentativo
buttandovi
davanti
una
coda
da
cavallo
di
quelle
che
si
portavano
davanti
e
dietro
ai
pascià
;
una
marmitta
di
Giannizzero
portata
via
da
suo
padre
,
ancora
spruzzata
di
sangue
,
il
giorno
stesso
della
strage
famosa
;
un
pezzo
di
bandiera
di
Crimea
,
colla
mezzaluna
e
le
stelline
d
'
argento
;
un
vaso
da
lavarsi
le
mani
,
tempestato
di
agate
;
un
bracierino
di
rame
cesellato
;
un
collare
di
dromedario
colle
conchiglie
e
le
campanelle
,
un
frustino
da
eunuco
di
cuoio
d
'
ippopotamo
,
un
corano
legato
in
oro
,
una
sciarpa
del
Korassan
,
un
paio
di
babbuccie
da
Cadina
,
un
candelliere
fatto
con
un
artiglio
d
'
aquila
,
tanto
che
infine
la
fantasia
s
'
accende
,
i
capricci
saltellano
,
e
vi
assale
una
matta
voglia
di
buttar
là
portamonete
,
orologio
,
pastrano
,
e
gridare
:
-
Caricatemi
!
-
;
e
bisogna
proprio
esser
figliuoli
assestati
o
padri
di
giudizio
per
resistere
alla
tentazione
.
Quanti
artisti
sono
usciti
di
là
scannati
come
Giobbe
e
quanti
ricconi
ci
hanno
bucato
il
patrimonio
!
Ma
prima
che
il
gran
bazar
si
chiuda
bisogna
ancora
fare
un
giro
per
vedere
il
suo
aspetto
dell
'
ultima
ora
.
Il
movimento
della
folla
si
fa
più
affrettato
,
i
mercanti
chiamano
con
gesti
più
imperiosi
,
greci
ed
armeni
corrono
gridando
per
le
strade
con
uno
scialle
o
un
tappeto
sul
braccio
,
si
formano
dei
gruppi
,
si
contratta
alla
spiccia
,
i
gruppi
si
sciolgono
e
si
rifanno
più
lontano
;
i
cavalli
,
le
carrozze
,
le
bestie
da
soma
passano
in
lunghe
file
diretti
verso
l
'
uscita
.
In
quell
'
ora
tutti
i
bottegai
con
cui
avete
litigato
senza
cadere
d
'
accordo
,
vi
vaneggiano
intorno
,
in
quella
mezza
oscurità
,
come
pipistrelli
;
li
vedete
far
capolino
dietro
le
colonne
,
li
incontrate
alle
svolte
,
vi
attraversano
la
strada
e
vi
passano
sui
piedi
guardando
in
aria
,
per
rammentarvi
colla
loro
presenza
quel
tal
tessuto
,
quel
certo
gingillo
,
e
farvene
rinascere
il
desiderio
.
Alle
volte
ne
avete
un
drappello
alle
spalle
:
se
vi
fermate
,
si
fermano
,
se
scantonate
,
scantonano
,
se
vi
voltate
indietro
incontrate
dieci
occhioni
dilatati
e
fissi
che
vi
mangian
vivo
.
Ma
già
la
luce
manca
,
la
folla
si
dirada
.
Sotto
le
lunghe
volte
arcate
risuona
la
voce
di
qualche
mezzuin
invisibile
che
annunzia
il
tramonto
da
un
minareto
di
legno
;
qualche
turco
stende
il
tappeto
dinanzi
alla
bottega
e
mormora
la
preghiera
della
sera
;
altri
fanno
le
abluzioni
alle
fontane
.
Già
i
vecchi
centenarii
del
bazar
delle
armi
hanno
chiuso
le
grandi
porte
di
ferro
;
i
piccoli
bazar
sono
deserti
,
i
corridoi
si
perdono
nelle
tenebre
,
le
imboccature
delle
strade
paiono
aperture
di
caverne
,
i
cammelli
vi
giungono
addosso
all
'
impensata
,
la
voce
dei
venditori
d
'
acqua
muore
sotto
le
arcate
lontane
,
le
turche
affrettano
il
passo
,
gli
eunuchi
aguzzano
gli
occhi
,
gli
stranieri
scappano
,
le
imposte
si
chiudono
,
la
giornata
è
finita
.
*
*
*
Ed
ora
io
mi
sento
domandare
da
ogni
parte
:
-
E
Santa
Sofia
?
E
l
'
antico
Serraglio
?
E
i
palazzi
del
Sultano
?
E
il
castello
delle
Sette
torri
?
E
Abdul
-
Aziz
?
E
il
Bosforo
?
Descriverò
tutto
e
con
tutta
l
'
anima
;
ma
prima
ho
ancora
bisogno
di
spaziare
un
po
'
liberamente
per
Costantinopoli
,
cambiando
d
'
argomento
a
ogni
pagina
,
come
là
cangiavo
di
pensieri
a
ogni
passo
.
*
*
*
[
La
luce
]
E
prima
d
'
ogni
cosa
,
la
luce
!
Uno
dei
miei
piaceri
più
vivi
,
a
Costantinopoli
,
era
di
veder
levare
e
tramontare
il
sole
,
stando
sul
ponte
della
Sultana
Validè
.
All
'
alba
,
in
autunno
,
il
Corno
d
'
oro
è
quasi
sempre
coperto
da
una
nebbia
leggiera
,
dietro
alla
quale
si
vede
la
città
confusamente
,
come
a
traverso
que
'
veli
bianchi
che
si
calano
sul
palco
scenico
per
nascondere
gli
apparecchi
d
'
una
scena
spettacolosa
.
Scutari
è
tutta
coperta
:
non
si
vedono
che
i
contorni
scuri
ed
incerti
delle
sue
colline
.
Il
ponte
e
le
rive
sono
deserte
,
Costantinopoli
dorme
:
la
solitudine
e
il
silenzio
rendono
lo
spettacolo
più
solenne
.
Il
cielo
comincia
a
dorarsi
dietro
le
colline
di
Scutari
.
Su
quella
striscia
luminosa
si
disegnano
ad
una
ad
una
,
precise
e
nerissime
,
le
punte
dei
cipressi
del
vastissimo
cimitero
,
come
un
esercito
di
giganti
schierati
sopra
le
alture
;
e
da
un
capo
all
'
altro
del
Corno
d
'
oro
corre
un
lucicchio
leggerissimo
che
è
come
il
primo
fremito
della
grande
città
che
risente
la
vita
.
Poi
dietro
ai
cipressi
della
riva
asiatica
,
spunta
un
occhio
di
foco
,
e
subito
le
sommità
bianche
dei
quattro
minareti
di
Santa
Sofia
si
colorano
di
rosa
.
In
pochi
momenti
,
di
collina
in
collina
,
di
moschea
in
moschea
,
fino
in
fondo
al
Corno
d
'
oro
,
tutti
i
minareti
,
l
'
un
dopo
l
'
altro
,
arrossiscono
,
tutte
le
cupole
,
una
dopo
l
'
altra
,
s
'
inargentano
,
il
rossore
discende
di
terrazzo
in
terrazzo
,
il
lucicchio
s
'
allarga
,
il
gran
velo
cade
,
e
tutta
Stambul
appare
,
rosata
e
risplendente
sulle
alture
,
azzurrina
e
violacea
lungo
le
rive
,
tersa
e
fresca
,
che
pare
uscita
dalle
acque
.
A
misura
che
il
sole
s
'
alza
,
la
delicatezza
delle
prime
tinte
svanisce
in
un
immenso
chiarore
,
e
tutto
rimane
come
velato
dalla
bianchezza
della
luce
fin
verso
sera
.
Allora
lo
spettacolo
divino
ricomincia
.
L
'
aria
è
limpida
tanto
che
da
Galata
si
vedono
nettamente
uno
per
uno
gli
alberi
lontanissimi
dell
'
ultima
punta
di
Kadi
-
Kioi
.
Tutto
l
'
immenso
profilo
di
Stambul
si
stacca
dal
cielo
con
una
nitidezza
di
linee
e
un
vigore
di
colori
,
che
si
potrebbero
contare
,
punta
per
punta
,
tutti
i
minareti
,
tutte
le
guglie
,
tutti
i
cipressi
che
coronano
le
alture
dal
capo
del
Serraglio
al
cimitero
d
'
Eyub
.
Il
Corno
d
'
oro
e
il
Bosforo
pigliano
un
meraviglioso
colore
oltramarino
:
il
cielo
,
color
d
'
amatista
a
oriente
,
s
'
infuoca
dietro
Stambul
,
tingendo
l
'
orizzonte
d
'
infiniti
lumeggiamenti
di
rosa
e
di
carbonchio
che
fanno
pensare
al
primo
giorno
della
creazione
;
Stambul
s
'
oscura
,
Galata
s
'
indora
,
e
Scutari
,
percossa
dal
sole
cadente
,
tutta
scintillante
di
vetri
,
pare
una
città
in
preda
alle
fiamme
.
È
questo
il
più
bel
momento
per
contemplare
Costantinopoli
.
È
una
rapida
successione
di
tinte
soavissime
,
d
'
oro
pallido
,
di
rosa
e
di
lilla
,
che
tremolano
e
fuggono
su
per
i
fianchi
dei
colli
e
sulle
acque
,
dando
e
togliendo
ora
all
'
una
ora
all
'
altra
parte
della
città
il
primato
della
bellezza
e
rivelando
mille
piccole
grazie
pudiche
di
paesaggio
che
non
osavano
mostrarsi
alla
gran
luce
.
Si
vedono
dei
grandi
sobborghi
malinconici
,
perduti
nell
'
ombra
delle
valli
;
delle
piccole
città
purpuree
,
che
ridono
sulle
alture
;
villaggi
e
città
che
languono
,
come
se
mancasse
loro
la
vita
;
altre
che
muoiono
tutt
'
a
un
tratto
come
incendi
soffocati
;
altre
che
,
credute
già
morte
,
risuscitano
improvvisamente
,
tutte
in
foco
,
e
tripudiano
ancora
per
qualche
momento
sotto
l
'
ultimo
raggio
del
sole
.
Poi
non
rimangono
più
che
due
cime
risplendenti
sulla
riva
dell
'
Asia
:
la
sommità
del
monte
Bulgurlù
e
la
punta
del
capo
che
guarda
l
'
entrata
della
Propontide
;
son
prima
due
corone
d
'
oro
,
poi
due
berrettine
di
porpora
,
poi
due
rubini
;
poi
tutta
Costantinopoli
è
nell
'
ombra
,
e
dieci
mila
voci
annunziano
il
tramonto
dall
'
alto
di
dieci
mila
minareti
.
*
*
*
[
Gli
uccelli
]
Costantinopoli
ha
una
gaiezza
e
una
grazia
sua
propria
,
che
le
viene
da
un
'
infinità
d
'
uccelli
d
'
ogni
specie
,
per
i
quali
i
Turchi
nutrono
un
vivo
sentimento
di
simpatia
e
di
rispetto
.
Moschee
,
boschi
,
vecchie
mura
,
giardini
,
palazzi
,
tutto
canta
,
tutto
gruga
,
tutto
chiocchiola
,
tutto
pigola
;
per
tutto
si
sente
frullo
d
'
ali
,
per
tutto
c
'
è
vita
e
armonia
.
I
passeri
entrano
arditamente
nelle
case
e
beccano
nella
mano
dei
bimbi
e
delle
donne
;
le
rondini
fanno
il
nido
sulle
porte
dei
caffè
e
sotto
le
vôlte
dei
bazar
;
i
piccioni
,
a
sciami
innumerevoli
,
mantenuti
con
làsciti
di
Sultani
e
di
privati
,
formano
delle
ghirlande
bianche
e
nere
lungo
i
cornicioni
delle
cupole
e
intorno
ai
terrazzi
dei
minareti
;
i
gabbiani
volteggiano
festosamente
intorno
ai
caicchi
,
migliaia
di
tortorelle
amoreggiano
fra
cipressi
dei
cimiteri
;
intorno
al
castello
delle
Sette
torri
crocitano
i
corvi
e
rotano
gli
avvoltoi
;
gli
alcioni
vanno
e
vengono
in
lunghe
file
fra
il
mar
Nero
e
il
mar
di
Marmara
;
e
le
cicogne
gloterano
sulle
cupolette
dei
mausolei
solitari
.
Per
il
Turco
ognuno
di
questi
uccelli
ha
un
senso
gentile
o
una
virtù
benigna
:
le
tortore
proteggono
gli
amori
,
le
rondini
scongiurano
gl
'
incendi
dalle
case
dove
appendono
il
nido
,
le
cicogne
fanno
ogni
inverno
un
pellegrinaggio
alla
Mecca
,
gli
alcioni
portano
in
paradiso
le
anime
dei
fedeli
.
Così
egli
li
protegge
e
li
alimenta
per
gratitudine
e
per
religione
,
ed
essi
gli
fanno
festa
intorno
alla
casa
,
sul
mare
e
tra
i
sepolcri
.
In
ogni
parte
di
Stambul
si
è
sorvolati
,
circuiti
,
rasentati
dai
loro
stormi
sonori
,
che
spandono
per
la
città
l
'
allegrezza
della
campagna
e
rinfrescano
continuamente
nell
'
anima
il
sentimento
della
natura
.
*
*
*
[
Le
memorie
]
In
nessun
'
altra
città
d
'
Europa
i
luoghi
e
i
monumenti
leggendarii
o
storici
muovono
così
vivamente
la
fantasia
come
a
Stambul
,
poichè
in
nessun
'
altra
città
essi
ricordano
avvenimenti
così
recenti
ad
un
tempo
e
così
fantastici
.
Altrove
,
per
ritrovar
la
poesia
delle
memorie
,
bisogna
tornar
indietro
col
pensiero
di
parecchi
secoli
;
a
Stambul
,
basta
retrocedere
di
pochi
anni
.
La
leggenda
,
o
ciò
che
ha
natura
ed
efficacia
di
leggenda
,
è
di
ieri
.
Sono
pochi
anni
che
nella
piazza
dell
'
At
-
meidan
fu
consumata
l
'
ecatombe
favolosa
dei
Giannizzeri
;
pochi
anni
che
il
mar
di
Marmara
rigettò
sulla
riva
dei
giardini
imperiali
i
venti
sacchi
che
racchiudevano
le
belle
di
Mustafà
;
che
nel
castello
delle
Sette
torri
fu
scannata
la
famiglia
di
Brancovano
;
che
due
capigì
-
basci
trattenevano
per
le
braccia
gli
ambasciatori
europei
al
cospetto
del
Gran
Signore
,
del
quale
non
appariva
che
mezzo
il
viso
,
rischiarato
da
una
luce
misteriosa
;
e
che
fra
le
mura
dell
'
antico
serraglio
cessò
quella
vita
così
stranamente
intrecciata
d
'
amori
,
d
'
orrori
e
di
follie
,
che
ci
pare
già
tanto
lontana
.
Girando
per
Stambul
con
questi
pensieri
,
si
prova
quasi
un
sentimento
di
stupore
al
veder
la
città
così
quieta
,
così
ridente
di
vegetazione
e
di
colori
.
Ah
perfida
!
-
si
direbbe
,
-
che
cos
'
hai
fatto
di
que
'
monti
di
teste
e
di
quei
laghi
di
sangue
?
Possibile
che
tutto
sia
già
così
ben
nascosto
,
spazzato
,
lavato
,
che
non
se
ne
ritrovi
più
traccia
?
Sul
Bosforo
,
in
faccia
alla
torre
di
Leandro
che
sorge
dalle
acque
come
un
monumento
d
'
amore
,
sotto
le
mura
dei
giardini
del
Serraglio
,
si
vede
ancora
il
piano
inclinato
per
cui
si
facevano
rotolare
nel
mare
le
odalische
infedeli
;
in
mezzo
all
'
At
-
meidan
la
colonna
serpentina
porta
ancora
la
traccia
della
sciabolata
famosa
di
Maometto
il
Conquistatore
;
sul
ponte
di
Mahmut
si
segna
ancora
il
luogo
dove
il
sultano
focoso
freddò
con
un
fendente
il
dervis
temerario
che
gli
scagliò
in
volto
l
'
anatema
;
nella
cisterna
dell
'
antica
chiesa
di
Balukli
,
guizzano
ancora
i
pesci
miracolosi
che
vaticinarono
la
caduta
della
città
dei
Paleologhi
;
sotto
gli
alberi
delle
Acque
dolci
d
'
Asia
si
accennano
ancora
i
recessi
dove
una
Sultana
dissoluta
imponeva
ai
favoriti
d
'
un
istante
un
amore
che
finiva
colla
morte
.
Ogni
porta
,
ogni
torre
,
ogni
moschea
,
ogni
piazza
,
rammenta
un
prodigio
,
una
strage
,
un
amore
,
un
mistero
,
una
prodezza
di
Padiscià
o
un
capriccio
di
Sultana
;
tutto
ha
la
sua
leggenda
,
e
quasi
per
tutto
gli
oggetti
vicini
,
le
vedute
lontane
,
l
'
odore
dell
'
aria
e
il
silenzio
,
concorrono
a
portar
l
'
immaginazione
dello
straniero
,
che
s
'
immerge
in
quei
ricordi
,
fuori
del
suo
secolo
e
della
città
dell
'
oggi
e
di
sè
stesso
;
tanto
che
accade
sovente
,
a
Stambul
,
di
riscotersi
improvvisamente
alla
strana
idea
di
dover
tornare
all
'
albergo
.
Come
?
-
si
pensa
,
-
c
'
è
un
albergo
?
*
*
*
[
Le
rassomiglianze
]
Nei
primi
giorni
,
fresco
com
'
ero
di
letture
orientali
,
vedevo
da
ogni
parte
i
personaggi
famosi
delle
storie
e
delle
leggende
,
e
le
figure
che
me
li
rammentavano
,
somigliavano
qualche
volta
così
fedelmente
a
quelle
che
m
'
ero
foggiate
coll
'
immaginazione
,
ch
'
ero
costretto
a
fermarmi
per
contemplarle
.
Quante
volte
ho
afferrato
per
un
braccio
il
mio
amico
,
e
accennandogli
una
persona
che
passava
,
gli
dissi
:
-
Ma
è
lui
,
cospetto
!
non
lo
riconosci
?
-
Nella
piazzetta
della
Sultana
-
Validè
ho
visto
molte
volte
il
turco
gigante
che
dalle
mura
di
Nicea
rovesciava
i
macigni
sulle
teste
dei
soldati
del
Buglione
;
ho
visto
dinanzi
a
una
moschea
Umm
Dgiemil
,
la
vecchia
megera
della
Mecca
,
che
spargeva
i
rovi
e
le
ortiche
dinanzi
alla
casa
di
Maometto
;
ho
trovato
nei
bazar
dei
librai
,
con
un
volume
sotto
il
braccio
,
Digiemal
-
eddin
,
il
gran
dotto
di
Brussa
,
che
sapeva
a
memoria
tutto
il
dizionario
arabo
;
son
passato
accanto
ad
Aiscié
,
la
sposa
prediletta
del
Profeta
,
che
mi
fissò
in
volto
i
suoi
occhi
lucenti
e
umidi
come
la
stella
nel
pozzo
;
ho
riconosciuto
nell
'
At
-
meidan
la
bellezza
famosa
della
povera
greca
uccisa
ai
piedi
della
colonna
serpentina
da
una
palla
dei
cannoni
d
'
Orban
;
mi
son
trovato
faccia
a
faccia
,
allo
svolto
d
'
una
stradetta
del
Fanar
,
con
Kara
-
Abderrahman
,
il
più
bel
giovane
turco
dei
tempi
d
'
Orkano
;
ho
riconosciuto
Coswa
,
la
cammella
di
Maometto
;
ho
ritrovato
Karabulut
,
il
cavallo
nero
di
Selim
;
ho
visto
il
povero
poeta
Fighani
condannato
a
girare
per
Stambul
legato
a
un
asino
,
per
aver
ferito
con
un
distico
insolente
il
gran
vizir
d
'
Ibrahim
;
ho
trovato
in
un
caffè
Solimano
il
grosso
,
l
'
ammiraglio
mostruoso
,
che
quattro
schiavi
robusti
riuscivano
appena
a
sollevar
dal
divano
;
Alì
,
il
gran
vizir
,
che
non
trovò
in
tutta
l
'
Arabia
un
cavallo
che
lo
reggesse
;
Mahmut
Pascià
,
l
'
ercole
feroce
che
strozzò
il
figlio
di
Solimano
;
e
lo
stupido
Ahmet
II
che
ripeteva
continuamente
:
Kosc
!
Kosc
!
-
va
bene
,
va
bene
-
accovacciato
dinanzi
alla
porta
del
bazar
dei
copisti
,
vicino
alla
piazza
di
Bajazet
.
Tutti
i
personaggi
delle
Mille
e
una
notte
,
gli
Aladini
,
le
Zobeidi
,
i
Sindbad
,
le
Gulnare
,
i
vecchi
mercanti
ebrei
possessori
di
tappeti
fatati
e
di
lampade
meravigliose
,
mi
sfilarono
dinanzi
,
come
una
processione
di
fantasmi
.
*
*
*
[
Il
vestire
]
Questo
è
veramente
il
periodo
di
tempo
migliore
per
veder
la
popolazione
musulmana
di
Costantinopoli
,
perché
nel
secolo
scorso
era
troppo
uniforme
e
sarà
probabilmente
troppo
uniforme
nel
secolo
venturo
.
Ora
si
coglie
quel
popolo
nell
'
atto
della
sua
trasformazione
,
e
perciò
presenta
una
varietà
meravigliosa
.
Il
progresso
dei
riformatori
,
la
resistenza
dei
vecchi
turchi
,
e
le
incertezze
e
le
transazioni
della
grande
massa
che
ondeggia
fra
quei
due
estremi
,
tutte
le
fasi
,
insomma
,
della
lotta
fra
la
nuova
e
la
vecchia
Turchia
,
sono
fedelmente
rappresentate
dalla
varietà
dei
vestimenti
.
Il
vecchio
turco
inflessibile
porta
ancora
il
turbante
,
il
caffettano
e
le
scarpe
tradizionali
di
marocchino
giallo
;
e
i
più
ostinati
fra
i
vecchi
un
turbante
più
voluminoso
.
Il
turco
riformato
porta
un
lungo
soprabito
nero
abbottonato
fin
sotto
il
mento
e
i
calzoni
scuri
colle
staffe
,
non
conservando
altro
di
turco
che
il
fez
.
Fra
questi
,
però
,
i
giovani
più
arditi
hanno
già
buttato
via
il
lungo
soprabito
nero
,
portano
panciotti
aperti
,
calzoni
chiari
,
cravattine
eleganti
,
gingilli
,
mazza
e
fiori
all
'
occhiello
.
Fra
quelli
e
questi
,
fra
chi
porta
caffettano
e
chi
porta
soprabito
,
v
'
è
un
abisso
;
non
v
'
è
più
altro
di
comune
che
il
nome
;
sono
due
popoli
affatto
diversi
.
Il
turco
del
turbante
crede
ancora
fermamente
al
ponte
Sirath
,
che
passa
sopra
all
'
inferno
,
più
sottile
d
'
un
capello
e
più
affilato
d
'
una
scimitarra
;
fa
le
sue
abluzioni
alle
ore
debite
,
e
si
rincasa
al
calar
del
sole
.
Il
turco
del
soprabito
si
ride
del
Profeta
,
si
fa
fotografare
,
parla
francese
e
passa
la
sera
al
teatro
.
Fra
l
'
uno
e
l
'
altro
vi
son
poi
i
titubanti
,
dei
quali
alcuni
hanno
ancora
il
turbante
,
ma
piccolissimo
,
in
modo
che
potranno
inaugurare
il
fez
senza
scandalo
;
altri
portano
ancora
il
caffettano
,
ma
hanno
già
inaugurato
il
fez
;
altri
vestono
ancora
all
'
antica
,
ma
non
han
più
nè
cintura
nè
babbuccie
,
nè
colori
vistosi
;
e
a
poco
a
poco
butteranno
via
tutto
il
resto
.
Le
donne
soltanto
conservano
tutte
l
'
antico
velo
e
il
mantello
che
nasconde
le
forme
;
ma
il
velo
è
diventato
trasparente
e
lascia
intravvedere
un
cappelletto
piumato
,
e
il
mantello
copre
spesso
una
veste
tagliata
sul
figurino
di
Parigi
.
Ogni
anno
cadono
migliaia
di
caffettani
e
sorgono
migliaia
di
soprabiti
;
ogni
giorno
muore
un
vecchio
turco
e
nasce
un
turco
riformato
.
Il
giornale
succede
al
tespì
,
il
sigaro
al
cibuk
,
il
vino
all
'
acqua
concia
,
la
carrozza
all
'
arabà
,
la
grammatica
francese
alla
grammatica
araba
,
il
pianoforte
al
timbur
,
la
casa
di
pietra
alla
casa
di
legno
.
Tutto
si
altera
,
tutto
si
trasforma
.
Forse
tra
meno
d
'
un
secolo
bisognerà
andar
a
cercare
i
resti
della
vecchia
Turchia
in
fondo
alle
più
lontane
provincie
dell
'
Asia
Minore
,
come
si
va
a
cercare
quelli
della
vecchia
Spagna
nei
villaggi
più
remoti
dell
'
Andalusia
.
*
*
*
[
Costantinopoli
futura
]
Questo
pensiero
m
'
assaliva
sovente
,
contemplando
Costantinopoli
dal
ponte
della
Sultana
-
Validè
.
Che
cosa
sarà
questa
città
fra
uno
o
due
secoli
,
anche
se
i
Turchi
non
siano
cacciati
d
'
Europa
?
Ahimè
!
Il
grande
olocausto
della
bellezza
alla
civiltà
sarà
già
consumato
.
Io
la
vedo
quella
Costantinopoli
futura
,
quella
Londra
dell
'
Oriente
che
innalzerà
la
sua
maestà
minacciosa
e
triste
sulle
rovine
della
più
ridente
città
della
terra
.
I
colli
saranno
spianati
,
i
boschetti
rasi
al
suolo
,
le
casette
multicolori
atterrate
;
l
'
orizzonte
sarà
tagliato
da
ogni
parte
dalle
lunghe
linee
rigide
dei
palazzi
,
delle
case
operaie
e
degli
opifici
,
in
mezzo
a
cui
si
drizzerà
una
miriade
di
camini
altissimi
d
'
officine
,
e
di
tetti
piramidali
di
campanili
;
lunghe
strade
diritte
e
uniformi
divideranno
Stambul
in
diecimila
parallelepipedi
enormi
;
i
fili
del
telegrafo
s
'
incrocieranno
come
un
'
immensa
tela
di
ragno
sopra
i
tetti
della
città
rumorosa
;
sul
ponte
della
Sultana
-
Validè
non
si
vedrà
più
che
un
torrente
nero
di
cappelli
cilindrici
e
di
berrette
;
la
collina
misteriosa
del
Serraglio
sarà
un
giardino
zoologico
,
il
Castello
delle
Sette
torri
un
penitenziario
,
l
'
Ebdomon
un
museo
di
storia
naturale
;
tutto
sarà
solido
,
geometrico
,
utile
,
grigio
,
uggioso
,
e
una
immensa
nuvola
oscura
velerà
perpetuamente
il
bel
cielo
della
Tracia
,
a
cui
non
s
'
alzeranno
più
nè
preghiere
ardenti
nè
occhi
innamorati
nè
canti
di
poeti
.
Quando
quest
'
immagine
mi
si
presentava
,
sentivo
proprio
una
stretta
al
cuore
;
ma
poi
mi
consolavo
pensando
:
-
Chi
sa
che
qualche
sposa
italiana
del
secolo
ventunesimo
,
venendo
qui
a
fare
il
suo
viaggio
di
nozze
,
non
esclami
qualche
volta
:
-
Peccato
!
Peccato
che
Costantinopoli
non
sia
più
come
la
descrive
quel
vecchio
libro
tarlato
dell
'
ottocento
che
ritrovai
per
caso
in
fondo
all
'
armadio
della
nonna
!
*
*
*
[
I
cani
]
E
allora
sarà
anche
sparita
da
Costantinopoli
una
delle
sue
curiosità
più
curiose
,
che
sono
i
cani
.
Qui
proprio
voglio
lasciar
correre
un
po
'
la
penna
perché
l
'
argomento
lo
merita
.
Costantinopoli
è
un
immenso
canile
:
tutti
l
'
osservano
appena
arrivati
.
I
cani
costituiscono
una
seconda
popolazione
della
città
,
meno
numerosa
,
ma
non
meno
strana
della
prima
.
Tutti
sanno
quanto
i
Turchi
li
amino
e
li
proteggano
.
Non
ho
potuto
sapere
se
lo
facciano
per
il
sentimento
di
carità
che
raccomanda
il
Corano
anche
verso
le
bestie
;
o
perché
li
credano
,
come
certi
uccelli
,
apportatori
di
fortuna
,
o
perché
li
amava
il
Profeta
,
o
perché
ne
parlano
le
loro
sacre
storie
,
o
perchè
,
come
altri
pretende
,
Maometto
il
Conquistatore
si
conduceva
dietro
un
folto
stato
maggiore
canino
che
entrò
trionfante
con
lui
per
la
breccia
di
porta
San
Romano
.
Il
fatto
è
che
li
hanno
a
cuore
,
che
molti
Turchi
lasciano
per
testamento
delle
somme
cospicue
per
la
loro
alimentazione
,
e
che
quando
il
sultano
Abdul
-
Mejid
li
fece
portar
tutti
nell
'
isola
di
Marmara
,
il
popolo
ne
mormorò
,
e
quando
ritornarono
,
li
ricevette
a
festa
,
e
il
Governo
,
per
non
provocar
malumori
,
li
lasciò
in
pace
per
sempre
.
Però
,
siccome
il
cane
,
secondo
il
Corano
,
è
un
animale
immondo
,
e
ogni
turco
,
ospitandolo
,
crederebbe
di
contaminare
la
casa
,
così
nessuno
degli
innumerevoli
cani
di
Costantinopoli
ha
padrone
.
Formano
tutti
insieme
una
grande
repubblica
di
vagabondi
liberissimi
,
senza
collare
,
senza
nome
,
senza
uffici
,
senza
casa
,
senza
leggi
.
Fanno
tutto
nella
strada
;
vi
si
scavano
delle
piccole
tane
,
vi
dormono
,
vi
mangiano
,
vi
nascono
,
vi
allattano
i
piccini
,
e
vi
muoiono
;
e
nessuno
,
almeno
a
Stambul
,
li
disturba
menomamente
dalle
loro
occupazioni
e
dai
loro
riposi
.
Essi
sono
i
padroni
della
via
.
Nelle
nostre
città
è
il
cane
che
si
scansa
per
lasciar
passare
i
cavalli
e
la
gente
.
Là
è
la
gente
,
sono
i
cavalli
,
i
cammelli
,
gli
asini
che
fanno
anche
un
lungo
giro
per
non
pestare
i
cani
.
Nei
luoghi
più
frequentati
di
Stambul
,
quattro
o
cinque
cani
raggomitolati
e
addormentati
proprio
nel
bel
mezzo
della
strada
,
si
fanno
girare
intorno
per
una
mezza
giornata
tutta
la
popolazione
d
'
un
quartiere
.
E
lo
stesso
accade
a
Pera
e
a
Galata
,
benchè
qui
siano
lasciati
in
pace
non
già
per
rispetto
,
ma
perché
sono
tanti
,
che
a
volerseli
cacciare
di
fra
i
piedi
,
bisognerebbe
non
far
altro
che
tirar
calci
e
legnate
dal
momento
che
s
'
esce
di
casa
al
momento
che
si
ritorna
.
A
mala
pena
si
scomodano
quando
,
nelle
strade
piane
,
si
vedono
venire
addosso
una
carrozza
a
tiro
a
quattro
,
che
va
come
il
vento
,
e
non
ha
più
tempo
di
deviare
.
Allora
si
alzano
,
ma
non
prima
dell
'
ultimo
momento
,
quando
hanno
le
zampe
dei
cavalli
a
un
filo
dalla
testa
,
e
trasportano
stentatamente
la
loro
pigrizia
quattro
dita
più
lontano
:
lo
strettissimo
necessario
per
salvare
la
vita
.
La
pigrizia
è
il
tratto
distintivo
dei
cani
di
Costantinopoli
.
Si
accucciano
in
mezzo
alle
strade
,
cinque
,
sei
,
dieci
in
fila
od
in
cerchio
,
arrotondati
in
maniera
che
non
paion
più
bestie
,
ma
mucchi
di
sterco
,
e
lì
dormono
delle
giornate
intere
,
fra
un
viavai
e
uno
strepito
assordante
,
e
non
c
'
è
nè
acqua
,
nè
sole
,
nè
freddo
che
li
riscuota
.
Quando
nevica
,
rimangon
sotto
la
neve
;
quando
piove
,
restano
immersi
nella
mota
fin
sopra
la
testa
,
tanto
che
poi
,
alzandosi
,
paiono
cani
sbozzati
nella
creta
,
e
non
ci
si
vede
più
nè
occhi
,
nè
orecchie
,
nè
muso
.
A
Pera
e
a
Galata
,
però
,
son
meno
indolenti
che
a
Stambul
,
perché
ci
trovano
meno
facilmente
da
mangiare
.
A
Stambul
sono
in
pensione
,
a
Pera
e
a
Galata
mangiano
alla
carta
.
Sono
le
scope
viventi
delle
strade
.
Quello
che
rifiutano
i
maiali
,
per
loro
è
ghiottoneria
.
Fuor
che
i
sassi
mangiano
tutto
,
e
appena
hanno
tanto
in
corpo
da
non
morire
,
tornano
a
raggomitolarsi
in
terra
e
ridormono
fin
che
non
li
sveglia
la
fame
.
Dormono
quasi
sempre
nello
stesso
luogo
.
La
popolazione
canina
di
Costantinopoli
è
divisa
per
quartieri
come
la
popolazione
umana
.
Ogni
quartiere
,
ogni
strada
è
abitata
,
o
piuttosto
posseduta
da
un
certo
numero
di
cani
,
parenti
ed
amici
,
che
non
se
ne
allontanano
mai
,
e
non
vi
lasciano
penetrare
stranieri
.
Esercitano
una
specie
di
servizio
di
polizia
.
Hanno
i
loro
corpi
di
guardia
,
i
loro
posti
avanzati
,
le
loro
sentinelle
fanno
la
ronda
e
le
esplorazioni
.
Guai
se
un
cane
d
'
un
altro
quartiere
,
spinto
dalla
fame
,
s
'
arrischia
nei
possedimenti
dei
suoi
vicini
!
Una
frotta
di
cagnacci
insatanassati
gli
piomba
addosso
,
e
se
lo
coglie
,
lo
finisce
;
se
non
può
coglierlo
,
lo
insegue
rabbiosamente
fino
ai
confini
del
quartiere
.
Sino
ai
confini
,
non
più
in
là
;
il
paese
nemico
è
quasi
sempre
rispettato
e
temuto
.
Non
si
può
dare
un
'
idea
delle
battaglie
,
dei
sottosopra
che
seguono
per
un
osso
,
per
una
bella
,
o
per
una
violazione
di
territorio
.
Ogni
momento
si
vede
una
frotta
di
cani
stringersi
furiosamente
in
un
gruppo
intricato
e
confuso
,
e
sparire
in
un
nuvolo
di
polvere
,
e
lì
urli
e
latrati
e
guaiti
da
lacerare
le
orecchie
ad
un
sordo
;
poi
la
frotta
si
sparpaglia
,
e
a
traverso
il
polverìo
diradato
si
vedono
distese
sul
terreno
le
vittime
della
mischia
.
Amori
,
gelosie
,
duelli
,
sangue
,
gambe
rotte
e
orecchie
lacerate
,
son
l
'
affare
d
'
ogni
momento
.
Alle
volte
se
ne
radunan
tanti
e
fanno
tali
baldorie
davanti
a
una
bottega
,
che
il
bottegaio
e
i
garzoni
son
costretti
ad
armarsi
di
stanghe
e
di
seggiole
e
a
fare
una
sortita
militare
in
tutte
le
regole
per
sgombrare
la
strada
;
e
allora
si
sentono
risonar
teste
e
schiene
e
pancie
,
e
ululati
che
fanno
venir
giù
l
'
aria
.
A
Pera
e
a
Galata
in
specie
,
quelle
povere
bestie
sono
tanto
malmenate
,
tanto
abituate
a
toccare
una
percossa
ogni
volta
che
vedono
un
bastone
,
che
al
solo
sentir
battere
sul
ciottolato
un
ombrello
o
una
mazzina
,
o
scappano
o
si
preparano
a
scappare
;
ed
anche
quando
sembra
che
dormano
,
tengono
quasi
sempre
un
occhio
socchiuso
,
un
puntino
impercettibile
di
pupilla
,
con
cui
seguono
attentissimamente
,
anche
per
un
quarto
d
'
ora
filato
,
e
a
qualunque
distanza
,
tutti
i
più
leggieri
movimenti
di
qualsiasi
oggetto
che
abbia
apparenza
d
'
un
bastone
.
E
son
così
poco
assuefatti
a
trattamenti
umani
,
che
basta
,
passando
,
accarezzarne
uno
,
che
dieci
altri
accorrono
saltellando
,
mugolando
,
dimenando
la
coda
,
e
accompagnano
il
protettore
generoso
fino
in
fondo
alla
strada
,
cogli
occhi
luccicanti
di
gioia
e
di
gratitudine
.
La
condizione
d
'
un
cane
a
Pera
e
a
Galata
è
peggiore
,
ed
è
tutto
dire
,
di
quella
d
'
un
ragno
in
Olanda
,
che
è
l
'
essere
più
perseguitato
di
tutto
il
regno
animale
.
Non
si
può
,
vedendoli
,
non
credere
che
ci
sia
anche
per
loro
un
compenso
dopo
morte
.
Anch
'
essi
,
come
ogni
altra
cosa
a
Costantinopoli
,
mi
destavano
una
reminiscenza
storica
;
ma
era
un
'
amara
ironia
;
erano
i
cani
delle
caccie
famose
di
Baiazet
,
che
correvano
per
le
foreste
imperiali
dell
'
Olimpo
colle
gualdrappine
di
porpora
e
coi
collari
imperlati
.
Quale
diversità
di
condizione
sociale
!
La
loro
sorte
infelice
dipende
anche
in
parte
dalla
loro
bruttezza
.
Sono
quasi
tutti
cani
della
razza
dei
mastini
o
dei
can
lupi
,
e
ritraggono
un
po
'
del
lupo
e
della
volpe
;
o
piuttosto
non
ritraggono
di
nulla
;
sono
orribili
prodotti
d
'
incrociamenti
fortuiti
,
screziati
di
colori
bizzarri
,
della
grandezza
dei
così
detti
cani
da
macellaio
,
e
magri
che
se
ne
possono
contar
le
costole
a
venti
passi
.
La
maggior
parte
poi
,
oltre
alla
magrezza
,
son
ridotti
dalle
risse
in
uno
stato
che
,
se
non
si
vedessero
camminare
,
si
piglierebbero
per
carcami
di
cani
macellati
.
Se
ne
vedono
colla
coda
mozza
,
colle
orecchie
monche
,
col
dorso
spelato
,
col
collo
scorticato
,
orbi
d
'
un
occhio
,
zoppi
di
due
gambe
,
coperti
di
guidaleschi
e
divorati
dalle
mosche
;
ridotti
agli
ultimi
termini
a
cui
si
può
ridurre
un
cane
vivente
;
veri
avanzi
della
fame
,
della
guerra
e
della
vaga
venere
.
La
coda
,
si
può
dire
che
è
un
membro
di
lusso
:
è
raro
il
cane
di
Costantinopoli
che
la
serbi
intera
per
più
di
due
mesi
di
vita
pubblica
.
Povere
bestie
!
metterebbero
pietà
in
un
cuore
di
sasso
;
eppure
si
vedono
qualche
volta
potati
e
rosicchiati
in
un
modo
così
strano
,
si
vedono
camminare
con
certi
dondolamenti
così
svenevoli
,
con
certi
barcollii
così
grotteschi
,
che
non
si
possono
trattenere
le
risa
.
E
non
son
nè
la
fame
nè
la
guerra
nè
le
legnate
il
loro
peggiore
flagello
:
è
un
uso
crudele
invalso
da
qualche
tempo
a
Galata
e
a
Pera
.
Sovente
,
di
notte
,
i
pacifici
peroti
sono
svegliati
nei
loro
letti
da
un
baccano
indiavolato
;
e
affacciandosi
alle
finestre
,
vedon
giù
nella
strada
una
ridda
spaventevole
di
cani
che
spiccano
salti
altissimi
,
e
fanno
rivoltoloni
furiosi
e
battono
capate
tremende
nei
muri
;
e
la
mattina
all
'
alba
la
strada
è
coperta
di
cadaveri
.
È
il
dottorino
o
lo
speziale
del
quartiere
,
che
avendo
l
'
abitudine
di
studiare
la
notte
,
e
non
volendo
esser
disturbati
dalla
canea
,
si
sono
procurati
una
settimana
di
silenzio
con
una
distribuzione
di
polpette
.
Queste
ed
altre
cagioni
fanno
sì
che
il
numero
dei
cani
diminuisca
continuamente
a
Pera
e
a
Galata
;
ma
a
che
pro
?
Intanto
a
Stambul
crescono
e
si
moltiplicano
,
sin
che
non
trovando
più
alimento
nella
città
turca
,
migrano
a
poco
a
poco
all
'
altra
riva
,
e
riempiono
nella
famiglia
sterminata
tutti
i
vuoti
che
v
'
han
fatto
le
battaglie
,
la
carestia
e
il
veleno
.
*
*
*
[
Gli
eunuchi
]
Ma
vi
sono
altri
esseri
,
a
Costantinopoli
,
che
fanno
più
compassione
dei
cani
,
e
son
gli
eunuchi
,
i
quali
,
come
s
'
introdussero
fra
i
turchi
malgrado
i
precetti
formali
del
Corano
che
condannano
questa
infame
degradazione
della
natura
,
sussistono
ancora
,
malgrado
la
legge
recente
che
ne
proibisce
il
traffico
,
poichè
è
più
forte
della
legge
la
scellerata
avidità
dell
'
oro
che
fa
commettere
il
delitto
,
e
l
'
egoismo
spietato
che
se
ne
vale
.
Questi
disgraziati
s
'
incontrano
ad
ogni
passo
nelle
strade
,
come
s
'
incontrano
,
ad
ogni
passo
nella
storia
.
In
fondo
a
ogni
quadro
della
storia
turca
,
campeggia
una
di
queste
figure
sinistre
,
colle
fila
d
'
una
congiura
nel
pugno
;
coperto
d
'
oro
o
intriso
di
sangue
,
vittima
,
o
favorito
,
o
carnefice
,
palesemente
od
occultamente
formidabile
,
ritto
come
uno
spettro
all
'
ombra
del
trono
,
o
affacciato
allo
spiraglio
d
'
una
porta
misteriosa
.
Così
per
Costantinopoli
,
in
mezzo
alla
folla
affaccendata
dei
bazar
,
tra
la
moltitudine
allegra
delle
Acque
dolci
,
fra
le
colonne
delle
moschee
,
accanto
alle
carrozze
,
nei
piroscafi
,
nei
caicchi
,
in
tutte
le
feste
,
in
tutte
le
folle
,
si
vede
questa
larva
d
'
uomo
,
questa
figura
dolorosa
,
che
fa
colla
sua
persona
una
macchia
lugubre
su
tutti
gli
aspetti
ridenti
della
vita
orientale
.
Scemata
l
'
onnipotenza
della
corte
,
è
scemata
la
loro
importanza
politica
,
come
rilassandosi
la
gelosia
orientale
,
è
diminuita
la
loro
importanza
nelle
case
private
;
i
vantaggi
del
loro
stato
son
quindi
molto
scaduti
;
essi
non
trovano
più
che
assai
difficilmente
nella
ricchezza
e
nella
dominazione
un
compenso
alla
loro
sventura
;
non
si
trovano
più
i
Ghaznefer
Agà
che
consentono
alla
mutilazione
per
diventar
capi
degli
eunuchi
bianchi
;
tutti
sono
ora
certamente
vittime
,
e
vittime
senza
conforti
;
comprati
o
rubati
bambini
,
in
Abissinia
od
in
Siria
,
uno
su
tre
sopravvissuti
al
coltello
infame
,
e
rivenduti
in
onta
alla
legge
,
con
una
ipocrisia
di
segretezza
,
più
odiosa
d
'
un
aperto
mercato
.
Non
c
'
è
bisogno
di
farseli
indicare
,
si
riconoscono
all
'
aspetto
.
Son
quasi
tutti
d
'
alta
statura
,
grassi
,
flosci
,
col
viso
imberbe
e
avvizzito
,
corti
di
busto
,
lunghissimi
di
gambe
e
di
braccia
.
Portano
il
fez
,
un
lungo
soprabito
scuro
,
i
calzoni
all
'
europea
e
uno
staffile
di
cuoio
d
'
ippopotamo
,
che
è
l
'
insegna
del
loro
ufficio
.
Camminano
a
lunghi
passi
,
mollemente
,
come
grandi
bambini
.
Accompagnano
le
signore
a
piedi
o
a
cavallo
,
davanti
e
dietro
le
carrozze
,
quando
uno
,
quando
due
insieme
,
e
rivolgono
sempre
intorno
un
occhio
vigilante
,
che
al
menomo
sguardo
o
atto
irriverente
di
chi
passa
,
piglia
un
'
espressione
di
rabbia
ferina
che
mette
paura
e
ribrezzo
.
Fuor
di
questi
casi
,
il
loro
viso
o
non
dice
assolutamente
nulla
,
o
non
esprime
che
un
tedio
infinito
d
'
ogni
cosa
.
Non
mi
ricordo
d
'
averne
visto
ridere
alcuno
.
Ce
ne
sono
dei
giovanissimi
,
che
par
che
abbiano
cinquant
'
anni
;
dei
vecchi
,
che
sembrano
adolescenti
invecchiati
in
un
giorno
;
dei
molto
pingui
,
tondi
,
molli
,
lucidi
,
che
sembrano
enfiati
o
ingrassati
apposta
come
bestie
suine
;
tutti
vestiti
di
panni
fini
,
puliti
e
profumati
come
damerini
vanitosi
.
Ci
sono
degli
uomini
senza
cuore
che
passando
accanto
a
quei
disgraziati
li
guardano
e
ridono
.
Costoro
credono
forse
che
,
essendo
così
come
sono
fin
dall
'
infanzia
,
non
comprendano
la
loro
sventura
.
Si
sa
invece
che
la
comprendono
e
che
la
sentono
;
ma
se
anche
non
si
sapesse
,
come
si
potrebbe
dubitarne
?
Non
appartenere
ad
alcun
sesso
,
non
essere
che
una
mostra
d
'
uomo
;
vivere
in
mezzo
agli
uomini
e
vedersene
separati
da
un
abisso
;
sentir
fremere
la
vita
intorno
a
sè
,
come
un
mare
,
e
dovervi
rimanere
in
mezzo
,
immobili
e
solitarii
come
uno
scoglio
;
sentire
tutti
i
propri
pensieri
e
tutti
i
sentimenti
strozzati
da
un
cerchio
di
ferro
che
nessuna
virtù
umana
potrà
mai
spezzare
;
aver
perpetuamente
dinanzi
un
'
immagine
di
felicità
,
a
cui
tutto
tende
,
intorno
a
cui
tutto
gira
,
di
cui
tutto
si
colora
e
s
'
illumina
,
e
sentirsene
smisuratamente
lontani
,
nell
'
oscurità
,
in
un
vuoto
immenso
e
freddo
,
come
creature
maledette
da
Dio
;
essere
anzi
i
custodi
di
quella
felicità
,
la
barriera
che
l
'
uomo
geloso
mette
fra
i
suoi
piaceri
ed
il
mondo
,
il
puntello
con
cui
assicura
la
sua
porta
,
il
cencio
con
cui
copre
il
suo
tesoro
;
e
dover
vivere
tra
i
profumi
,
in
mezzo
alle
seduzioni
,
alla
gioventù
,
alla
bellezza
,
ai
tripudi
,
colla
vergogna
sulla
fronte
,
colla
rabbia
nell
'
anima
,
disprezzati
,
scherniti
,
senza
nome
,
senza
famiglia
,
senza
madre
,
senza
un
ricordo
affettuoso
,
segregati
dall
'
umanità
e
dalla
natura
,
ah
!
dev
'
essere
un
tormento
che
la
mente
umana
non
può
comprendere
,
come
quello
di
vivere
con
un
pugnale
confitto
nel
cuore
.
E
questa
infamia
si
sopporta
ancora
,
questi
sventurati
passeggiano
per
le
vie
di
una
città
d
'
Europa
,
vivono
in
mezzo
agli
uomini
,
e
non
urlano
,
non
mordono
,
non
uccidono
,
non
sputano
in
viso
all
'
umanità
codarda
che
li
guarda
senza
arrossire
e
senza
piangere
,
e
fa
delle
associazioni
internazionali
per
la
protezione
dei
gatti
e
dei
cani
!
La
loro
vita
non
è
che
un
supplizio
continuo
.
Quando
le
donne
non
li
trovano
arrendevoli
ai
loro
intrighi
,
li
odiano
come
carcerieri
e
come
spie
,
e
li
torturano
con
una
civetteria
crudele
,
sino
a
farli
diventar
furiosi
o
insensati
,
come
il
povero
eunuco
nero
delle
Lettere
persiane
quando
metteva
nel
bagno
la
sua
signora
.
Tutto
è
sarcasmo
per
loro
:
portano
dei
nomi
di
profumi
e
di
fiori
,
per
allusione
alle
donne
di
cui
sono
custodi
:
sono
possessori
di
giacinti
,
guardiani
di
gigli
,
custodi
di
rose
e
di
viole
.
E
qualche
volta
amano
,
gli
sciagurati
!
perché
in
loro
delle
passioni
sono
spenti
gli
effetti
,
non
le
cause
;
e
son
gelosi
,
e
si
rodono
e
piangono
lagrime
di
sangue
;
e
qualche
volta
,
quando
uno
sguardo
procace
si
fissa
in
volto
alla
loro
donna
,
e
s
'
accorgono
che
è
corrisposto
,
perdon
la
ragione
e
percuotono
.
Al
tempo
della
guerra
di
Crimea
un
eunuco
diede
una
frustata
in
viso
ad
un
ufficiale
francese
,
e
questi
gli
spaccò
il
cranio
con
una
sciabolata
.
Chi
può
dire
che
cosa
soffrano
,
come
li
desoli
la
bellezza
,
come
li
strazii
un
vezzo
,
come
li
trafigga
un
sorriso
,
e
quante
volte
mentre
al
loro
orecchio
arriva
il
suono
d
'
un
bacio
,
la
loro
mano
afferra
il
manico
del
pugnale
!
Non
è
meraviglia
che
nel
vuoto
immenso
del
loro
cuore
non
attecchiscano
per
lo
più
che
le
passioni
fredde
dell
'
odio
,
della
vendetta
e
dell
'
ambizione
;
che
crescano
acri
,
mordaci
,
pettegoli
,
pusillanimi
,
feroci
;
che
siano
o
bestialmente
devoti
o
astutissimamente
traditori
,
e
che
quando
sono
potenti
,
cerchino
di
vendicarsi
sull
'
uomo
dell
'
affronto
che
fu
fatto
in
loro
alla
natura
.
Ma
per
quanto
siano
intristiti
,
sentono
sempre
nel
cuore
il
bisogno
prepotente
della
donna
,
e
poichè
non
possono
averla
amante
,
la
cercano
amica
;
si
ammogliano
;
sposano
delle
donne
incinte
,
come
Sunbullù
,
il
grand
'
eunuco
di
Ibraim
I
,
per
avere
un
bambino
da
amare
;
si
fanno
un
arem
di
vergini
,
come
il
grand
'
eunuco
di
Ahmed
II
,
per
avere
almeno
lo
spettacolo
della
bellezza
e
della
grazia
,
l
'
amplesso
affettuoso
,
un
'
illusione
d
'
amore
;
adottano
una
figliuola
per
aver
un
seno
di
donna
su
cui
chinare
la
testa
quando
son
vecchi
,
per
non
morire
senza
sapere
che
cos
'
è
una
carezza
,
per
sentire
nei
loro
ultimi
anni
una
voce
amorosa
dopo
aver
sentito
per
tutta
la
vita
il
riso
dell
'
ironia
e
del
disprezzo
;
e
non
son
rari
quelli
che
,
arricchiti
alla
corte
o
nelle
grandi
case
,
dove
esercitano
insieme
l
'
ufficio
di
capi
degli
eunuchi
e
d
'
intendenti
,
si
comprano
,
vecchi
,
una
bella
villetta
sul
Bosforo
,
e
là
cercano
di
dimenticare
,
di
sopire
il
sentimento
della
propria
sventura
nell
'
allegrezza
delle
feste
e
dei
conviti
.
Fra
le
molte
cose
che
mi
furon
dette
di
questi
infelici
,
una
mi
è
rimasta
viva
più
di
tutte
nella
memoria
;
ed
è
un
giovane
medico
di
Pera
che
me
l
'
ha
raccontata
.
Confutando
gli
argomenti
di
chi
crede
che
gli
eunuchi
non
soffrano
:
-
Una
sera
,
-
mi
disse
,
-
uscivo
dalla
casa
d
'
un
ricco
musulmano
,
dov
'
ero
andato
a
visitare
per
la
terza
volta
una
delle
sue
quattro
mogli
malata
di
cuore
.
All
'
uscire
come
all
'
entrare
m
'
aveva
accompagnato
un
eunuco
gridando
le
solite
parole
:
-
donne
,
ritiratevi
!
-
per
avvertir
signore
e
schiave
che
un
uomo
era
nell
'
arem
,
e
che
non
dovevano
lasciarsi
vedere
.
Quando
fui
nel
cortile
,
l
'
eunuco
mi
lasciò
,
ed
io
mi
diressi
solo
verso
la
porta
.
Nel
punto
che
stavo
per
aprire
,
mi
sentii
toccare
il
braccio
,
e
voltandomi
,
mi
vidi
dinanzi
,
così
tra
il
chiaro
e
lo
scuro
,
un
altro
eunuco
,
un
giovanetto
di
diciotto
o
vent
'
anni
,
di
aspetto
simpatico
,
che
mi
guardava
fisso
con
gli
occhi
umidi
di
lagrime
.
Gli
domandai
che
cosa
voleva
.
Titubò
un
momento
a
rispondere
,
poi
m
'
afferrò
una
mano
con
tutt
'
e
due
le
mani
,
e
stringendomela
convulsivamente
mi
disse
con
una
voce
tremante
,
in
cui
si
sentiva
un
dolore
disperato
:
-
Dottore
!
Tu
che
sai
un
rimedio
per
tutti
i
mali
,
non
ne
sapresti
uno
per
il
mio
?
-
Io
non
so
dire
quello
che
produssero
in
me
queste
semplici
parole
;
volli
rispondere
,
mi
mancò
la
voce
,
e
non
sapendo
nè
che
fare
nè
che
dire
,
apersi
bruscamente
la
porta
e
fuggii
.
Ma
per
tutta
quella
sera
e
per
molti
giorni
dopo
,
mi
parve
di
vedere
quel
giovane
e
di
sentir
quelle
parole
,
e
più
d
'
una
volta
dovetti
far
forza
a
me
stesso
per
non
piangere
di
pietà
.
-
O
filantropi
,
pubblicisti
,
ministri
,
ambasciatori
,
e
voi
,
signori
deputati
al
Parlamento
di
Stambul
e
senatori
della
mezzaluna
,
levate
un
grido
,
in
nome
di
Dio
,
perché
questa
sanguinosa
ignominia
,
questa
orrenda
macchia
dell
'
onore
umano
,
non
sia
più
nel
ventesimo
secolo
che
una
memoria
dolorosa
come
le
carneficine
della
Bulgaria
.
*
*
*
[
L
'
esercito
]
Benchè
sapessi
,
prima
d
'
arrivare
a
Costantinopoli
,
che
non
ci
avrei
più
ritrovato
traccia
dello
splendido
esercito
dei
bei
tempi
antichi
,
pure
,
appena
arrivato
,
cercai
con
vivissima
curiosità
i
soldati
,
mia
perpetua
simpatia
.
Ma
,
pur
troppo
,
trovai
la
realtà
peggiore
dell
'
aspettazione
.
In
luogo
delle
antiche
vestimenta
ampie
,
pittoresche
e
guerriere
,
trovai
le
divise
nere
e
attillate
,
i
calzoni
rossi
,
le
giacchettine
scarse
,
i
galloni
da
usciere
,
i
cinturini
da
collegiale
,
e
su
tutte
le
teste
,
da
quella
del
Sultano
a
quella
del
soldato
,
quel
deplorabile
fez
,
che
oltre
ad
esser
meschino
e
puerile
,
in
specie
sul
cocuzzolo
dei
musulmani
corpulenti
,
è
cagione
d
'
infinite
oftalmie
ed
emicranie
.
L
'
esercito
turco
non
ha
più
la
bellezza
d
'
un
esercito
turco
,
non
ha
ancora
la
bellezza
d
'
un
esercito
europeo
;
i
soldati
mi
parvero
tristi
,
svogliati
e
sudici
;
saranno
valorosi
,
ma
non
son
simpatici
.
E
quanto
alla
loro
educazione
,
mi
basta
questo
:
che
ho
visto
sergenti
e
ufficiali
soffiarsi
il
naso
colle
dita
in
mezzo
alla
strada
;
che
ho
visto
un
soldato
di
guardia
al
ponte
,
dove
è
proibito
di
fumare
,
strappar
il
sigaro
di
bocca
a
un
viceconsole
;
e
che
nella
moschea
dei
dervis
giranti
di
via
di
Pera
,
un
altro
soldato
,
me
presente
,
per
far
capire
a
tre
signori
europei
che
bisognava
levarsi
il
cappello
,
li
scappellò
tutti
e
tre
con
una
manata
.
E
ho
saputo
che
,
ad
alzar
la
voce
in
simili
casi
,
il
meno
che
possa
capitare
è
d
'
essere
abbracciati
come
un
sacco
di
cenci
e
portati
di
peso
nel
corpo
di
guardia
.
Per
la
qual
cosa
,
in
tutto
il
tempo
che
rimasi
a
Costantinopoli
,
ho
sempre
dimostrato
un
profondo
rispetto
ai
soldati
.
E
d
'
altra
parte
,
cessai
di
meravigliarmi
delle
loro
maniere
,
dopo
aver
visto
coi
miei
occhi
che
cosa
è
quella
gente
prima
di
vestir
l
'
uniforme
.
Vidi
un
giorno
passare
per
una
strada
di
Scutari
un
centinaio
di
reclute
che
venivano
probabilmente
dall
'
interno
dell
'
Asia
Minore
.
Mi
fecero
compassione
e
ribrezzo
.
Mi
parve
di
vedere
quegli
spaventosi
banditi
d
'
Hassan
il
pazzo
,
che
attraversarono
Costantinopoli
sulla
fine
del
sedicesimo
secolo
,
per
andar
a
morire
sotto
la
mitraglia
austriaca
nella
pianura
di
Pest
.
Vedo
ancora
quelle
faccie
sinistre
,
quelle
lunghe
ciocche
di
capelli
,
quei
corpi
seminudi
e
arabescati
,
quegli
ornamenti
selvaggi
,
e
sento
il
tanfo
di
serraglio
di
belve
che
lasciarono
nella
via
.
Quando
giunsero
le
prime
notizie
delle
stragi
di
Bulgaria
,
pensai
subito
a
loro
.
-
Debbono
essere
i
miei
amici
di
Scutari
,
-
dissi
in
cuor
mio
.
Essi
però
sono
l
'
unica
immagine
pittoresca
che
mi
sia
rimasta
de
'
soldati
musulmani
.
Belli
eserciti
di
Bajazet
,
di
Solimano
e
di
Maometto
,
chi
vi
potesse
rivedere
per
un
minuto
,
dall
'
alto
delle
mura
di
Stambul
,
schierati
sulla
pianura
di
Daud
-
Pascià
!
Ogni
volta
che
passavo
dinanzi
alla
porta
trionfale
d
'
Adrianopoli
,
quei
belli
eserciti
mi
si
affacciavano
alla
mente
come
una
visione
luminosa
,
e
mi
soffermavo
a
contemplare
la
porta
,
come
se
di
momento
in
momento
dovesse
apparire
il
pascià
quartier
mastro
,
araldo
delle
schiere
imperiali
.
Il
pascià
quartier
mastro
,
in
fatti
,
camminava
alla
testa
dell
'
esercito
,
con
due
code
di
cavallo
,
insegna
della
sua
dignità
.
Dietro
a
lui
,
si
vedeva
di
lontano
un
vivissimo
luccichìo
.
Erano
ottomila
cucchiai
di
rame
confitti
nei
turbanti
di
ottomila
giannizzeri
,
in
mezzo
ai
quali
ondeggiavano
le
penne
d
'
airone
e
scintillavano
le
armature
dei
colonnelli
,
seguiti
da
uno
sciame
di
servi
carichi
di
armi
e
di
vivande
.
Dietro
ai
giannizzeri
veniva
un
piccolo
esercito
di
volontarii
e
di
paggi
,
colle
vesti
di
seta
,
colle
maglie
di
ferro
,
coi
caschi
luccicanti
,
accompagnati
da
una
banda
di
musici
;
dietro
ai
paggi
,
i
cannonieri
,
coi
cannoni
uniti
da
catene
di
ferro
;
e
poi
un
altro
piccolo
esercito
di
agà
,
di
paggi
,
di
ciambellani
,
di
soldati
feudatarii
,
piantati
sopra
cavalli
corazzati
e
impennacchiati
.
E
questa
non
era
che
l
'
avanguardia
.
Sopra
le
schiere
serrate
sventolavano
stendardi
di
mille
colori
,
ondeggiavano
code
di
cavallo
,
s
'
urtavano
lancie
,
spade
,
archi
,
turcassi
,
archibugi
,
in
mezzo
ai
quali
si
vedevano
appena
le
faccie
annerite
dal
sole
delle
guerre
di
Candia
e
di
Persia
;
e
i
suoni
scordati
dei
tamburi
,
dei
flauti
,
delle
trombe
e
delle
timballe
,
la
voce
dei
cantanti
che
accompagnavano
i
giannizzeri
,
il
tintinnio
delle
armature
,
lo
strepito
delle
catene
,
le
grida
di
:
Allà
,
si
confondevano
in
un
frastuono
festoso
e
terribile
,
che
dal
campo
di
Daud
-
Pascià
si
spandeva
fino
all
'
altra
riva
del
Corno
d
'
oro
.
Oh
!
pittori
e
poeti
che
avete
studiato
amorosamente
quel
bel
mondo
orientale
,
svanito
per
sempre
,
aiutatemi
a
far
uscir
intero
dalle
vecchie
mura
di
Stambul
l
'
esercito
favoloso
di
Maometto
III
.
L
'
avanguardia
è
passata
:
un
altro
sfolgorìo
s
'
avanza
.
È
il
Sultano
?
No
,
il
Nume
non
è
forse
ancora
uscito
dal
tempio
.
Non
è
che
il
corteo
del
vizir
favorito
.
Sono
quaranta
agà
vestiti
di
zibellino
,
su
quaranta
cavalli
dalle
gualdrappe
di
velluto
e
dalle
redini
d
'
argento
,
a
cui
tien
dietro
una
folla
di
paggi
e
di
palafrenieri
pomposi
,
che
conducono
a
mano
altri
quaranta
corsieri
,
bardati
d
'
oro
,
carichi
di
scudi
,
di
mazze
e
di
scimitarre
.
Viene
innanzi
un
altro
corteo
.
Non
è
ancora
il
Sultano
.
Sono
i
membri
della
Cancelleria
di
Stato
,
i
grandi
dignitari
del
Serraglio
,
il
gran
tesoriere
,
accompagnati
da
una
banda
di
suonatori
e
da
uno
sciame
di
volontarii
coi
berretti
purpurei
ornati
d
'
ale
d
'
uccelli
,
vestiti
di
pelliccie
,
di
taffettà
incarnato
,
di
pelli
di
leopardo
,
di
kolpak
ungheresi
,
e
armati
di
lunghe
lancie
fasciate
di
seta
e
inghirlandate
di
fiori
.
Un
'
altra
onda
di
cavalli
sfolgoranti
esce
dalla
porta
d
'
Adrianopoli
.
Non
è
ancora
il
Sultano
.
È
il
corteo
del
gran
vizir
.
Vien
prima
una
folla
d
'
archibugieri
a
cavallo
,
di
furieri
e
d
'
agà
benemeriti
del
gran
Signore
,
e
poi
altri
quaranta
agà
del
gran
vizir
in
mezzo
a
una
foresta
di
mille
e
duecento
lancie
di
bambù
impugnate
da
mille
e
duecento
paggi
,
e
altri
quaranta
paggi
del
gran
vizir
vestiti
di
color
ranciato
e
armati
d
'
archi
e
di
turcassi
ricamati
d
'
oro
,
e
altri
duecento
giovanetti
divisi
in
sei
schiere
di
sei
colori
,
in
mezzo
ai
quali
cavalcano
governatori
e
parenti
del
primo
ministro
,
seguiti
da
una
turba
di
palafrenieri
,
d
'
armigeri
,
d
'
impiegati
,
di
servi
,
di
paggi
,
d
'
agà
dalle
vesti
dorate
e
di
vessilliferi
dalle
bandiere
di
seta
;
e
ultimo
il
Kiaya
,
ministro
dell
'
interno
,
in
mezzo
a
dodici
sciaù
,
esecutori
di
giustizia
,
seguiti
dalla
banda
del
gran
vizir
.
Un
'
altra
folla
sbocca
fuori
dalle
mura
.
Non
è
ancora
il
Sultano
.
È
una
folla
di
sciaù
,
di
furieri
,
d
'
impiegati
,
vestiti
di
assise
splendide
,
che
fanno
corteo
ai
giureconsulti
,
ai
mollà
,
ai
muderrì
,
a
cui
tien
dietro
il
gran
cacciatore
per
le
caccie
al
falcone
,
all
'
avoltoio
,
allo
sparviero
ed
al
nibbio
,
seguito
da
una
fila
di
cavalieri
che
portano
in
sella
i
gatti
pardi
ammaestrati
alla
caccia
,
e
da
una
processione
di
falconieri
,
di
scudieri
,
di
squartatori
,
di
guardiani
di
furetti
,
di
drappelli
di
trombettieri
e
di
mute
di
cani
ingualdrappati
e
ingioiellati
.
Un
'
altra
folla
compare
.
Gli
spettatori
accalcati
si
prostrano
:
è
il
Sultano
!
Non
è
ancora
il
Sultano
;
non
è
la
testa
,
ma
il
cuore
dell
'
esercito
;
il
focolare
del
coraggio
e
dell
'
ira
sacra
,
l
'
arca
santa
,
il
carroccio
dei
musulmani
,
intorno
a
cui
s
'
alzeranno
mucchi
di
cadaveri
e
scorreranno
torrenti
di
sangue
,
la
bandiera
verde
del
Profeta
,
l
'
insegna
delle
insegne
,
tolta
alla
moschea
del
Sultano
Ahmed
,
che
sventola
in
mezzo
a
una
turba
feroce
di
dervis
coperti
di
pelli
d
'
orso
e
di
leone
,
in
mezzo
a
una
corona
di
sceicchi
predicatori
dall
'
aspetto
ispirato
,
ravvolti
in
mantelli
di
pelo
di
cammello
;
fra
due
schiere
d
'
emiri
,
discendenti
di
Maometto
,
coronati
di
turbanti
verdi
,
che
levano
tutti
insieme
un
clamore
minaccioso
e
sinistro
di
evviva
,
di
ruggiti
,
di
preghiere
,
di
canti
.
Esce
un
'
altra
ondata
d
'
uomini
e
di
cavalli
.
Non
è
ancora
il
Sultano
.
È
uno
stuolo
di
sciaù
che
brandiscono
i
loro
bastoni
inargentati
per
far
largo
al
giudice
di
Costantinopoli
e
al
gran
giudice
d
'
Asia
e
d
'
Europa
,
i
cui
turbanti
enormi
torreggiano
al
disopra
della
folla
;
sono
il
vizir
favorito
e
il
vizir
caimacan
,
coi
turbanti
stelleggiati
d
'
argento
e
gallonati
d
'
oro
;
sono
tutti
i
vizir
del
divano
,
dinanzi
ai
quali
ondeggiano
le
code
di
cavallo
tinte
di
henné
,
appese
in
cima
a
lancie
rosse
ed
azzurre
;
e
infine
i
giudici
dell
'
esercito
e
un
codazzo
sterminato
di
servi
vestiti
di
pelli
di
leopardo
e
armati
di
stocco
,
e
paggi
e
armigeri
e
vivandieri
.
Un
altro
barbaglio
di
colori
e
di
splendori
annunzia
un
altro
corteo
:
è
il
Sultano
finalmente
!
Non
è
ancora
il
Sultano
.
È
il
gran
vizir
,
vestito
d
'
un
caffettano
purpureo
foderato
di
zibellino
;
montato
sopra
un
cavallo
coperto
d
'
acciaio
e
d
'
oro
,
seguito
da
uno
sciame
di
servi
in
abito
di
velluto
rosso
,
attorniato
da
una
folla
di
alti
dignitari
e
di
luogotenenti
generali
dei
giannizzeri
,
fra
i
quali
biancheggia
il
muftì
,
come
un
cigno
in
mezzo
a
uno
stormo
di
pavoni
;
e
dietro
a
costoro
,
fra
due
schiere
di
lancieri
dai
giustacuori
dorati
,
fra
due
file
d
'
arcieri
dai
pennacchi
a
mezzaluna
,
i
palafrenieri
sfarzosi
del
serraglio
che
conducono
per
mano
una
frotta
di
cavalli
arabi
,
turcomanni
,
persiani
,
caramaniani
,
dalle
selle
di
velluto
,
dalle
nappine
di
canutiglia
,
dalle
redini
dorate
,
dalle
staffe
damaschinate
,
carichi
di
scudi
e
d
'
armi
scintillanti
di
rubini
e
di
smeraldi
;
e
infine
due
cammelli
consacrati
,
uno
dei
quali
porta
il
Corano
e
l
'
altro
una
reliquia
della
Kaaba
.
Passato
il
corteo
del
gran
vizir
,
scoppia
una
musica
fragorosa
di
trombe
e
di
tamburi
,
gli
spettatori
fuggono
,
il
cannone
tuona
,
uno
stuolo
di
battistrada
irrompe
fuor
della
porta
mulinando
le
scimitarre
,
ed
ecco
in
mezzo
a
una
selva
fitta
di
lancie
,
di
pennacchi
e
di
spade
,
tra
uno
sfolgorio
abbagliante
di
caschi
d
'
oro
e
d
'
argento
,
sotto
un
nuvolo
di
stendardi
di
raso
,
ecco
il
Sultano
dei
Sultani
,
il
re
dei
re
,
il
distributore
delle
corone
ai
principi
del
mondo
,
l
'
ombra
di
Dio
sulla
terra
,
l
'
imperatore
e
signore
sovrano
del
mar
bianco
e
del
mar
nero
,
della
Rumelia
e
dell
'
Anatolia
,
della
provincia
di
Sulkadr
,
del
Diarbekir
,
del
Kurdistan
,
dell
'
Aderbigian
,
dell
'
Agiem
,
dello
Sciam
,
di
Haleb
,
d
'
Egitto
,
della
Mecca
,
di
Medina
,
di
Gerusalemme
,
di
tutte
le
contrade
dell
'
Arabia
e
dell
'
Yemen
e
di
tutte
le
altre
provincie
conquistate
dai
suoi
gloriosi
predecessori
ed
augusti
antenati
o
sottomesse
alla
sua
gloriosa
maestà
dalla
sua
spada
fiammeggiante
e
trionfatrice
.
Il
corteo
solenne
e
tremendo
passa
lentamente
,
aprendo
a
quando
a
quando
un
piccolo
spiraglio
;
e
allora
s
'
intravvedono
i
tre
pennacchi
imperlati
del
turbante
del
Dio
,
il
viso
pallido
e
grave
e
il
petto
lampeggiante
di
diamanti
;
poi
il
cerchio
si
richiude
,
la
cavalcata
s
'
allontana
,
le
scimitarre
minacciose
s
'
abbassano
,
gli
spettatori
atterriti
rialzano
la
fronte
,
la
visione
è
svanita
.
Al
corteo
imperiale
tien
dietro
una
folla
d
'
ufficiali
di
corte
,
di
cui
uno
porta
sul
capo
lo
sgabello
del
Sultano
,
un
altro
la
sciabola
,
un
altro
il
turbante
,
un
altro
il
mantello
,
un
quinto
la
caffettiera
d
'
argento
,
un
sesto
la
caffettiera
d
'
oro
;
passano
altre
schiere
di
paggi
;
passa
il
drappello
degli
eunuchi
bianchi
,
passano
trecento
ciambellani
a
cavallo
,
vestiti
di
caffettani
candidi
;
passano
le
cento
carrozze
dell
'
arem
dalle
ruote
inargentate
,
tratte
da
buoi
inghirlandati
di
fiori
o
da
cavalli
bardati
di
velluto
,
e
fiancheggiate
da
una
legione
d
'
eunuchi
neri
;
passano
trecento
schiere
di
mule
che
portano
i
bagagli
e
il
tesoro
della
corte
,
passano
mille
cammelli
carichi
di
acqua
,
passano
mille
dromedarii
carichi
di
viveri
;
passa
un
esercito
di
minatori
,
d
'
armaioli
e
d
'
operai
di
Stambul
,
accompagnati
da
bande
di
buffoni
e
di
giocolieri
;
e
in
fine
passa
il
grosso
dell
'
esercito
combattente
:
le
orte
dei
giannizzeri
,
i
silidar
gialli
,
gli
azab
porporini
,
gli
spahí
dalle
insegne
rosse
,
i
cavalieri
stranieri
dagli
stendardi
bianchi
,
i
cannoni
che
vomitano
blocchi
di
marmo
e
di
piombo
,
le
milizie
feudatarie
dei
tre
continenti
,
i
volontarii
selvaggi
delle
estreme
provincie
dell
'
impero
;
nuvoli
di
bandiere
,
selve
di
pennacchi
,
torrenti
di
turbanti
,
valanghe
di
ferro
,
che
vanno
a
rovesciarsi
sull
'
Europa
come
una
maledizione
di
Dio
,
lasciando
dietro
di
sè
un
deserto
sparso
di
macerie
fumanti
e
di
piramidi
di
teschi
.
*
*
*
[
L
'
ozio
]
Benchè
in
qualche
ora
del
giorno
Costantinopoli
paia
molto
operosa
,
in
realtà
è
forse
la
città
più
pigra
dell
'
Europa
.
Per
questo
,
turchi
e
franchi
si
possono
dare
la
mano
.
Si
levano
tutti
il
più
tardi
possibile
.
Anche
d
'
estate
,
all
'
ora
in
cui
le
nostre
città
son
già
in
movimento
da
un
capo
all
'
altro
,
Costantinopoli
dorme
ancora
.
Prima
che
il
sole
sia
alto
,
è
difficile
trovare
una
bottega
aperta
e
poter
bere
una
tazza
di
caffè
.
Alberghi
,
uffici
,
bazar
,
banche
,
tutto
russa
allegramente
,
e
non
si
scuoterebbe
nemmeno
col
cannone
.
S
'
aggiungano
le
feste
:
il
venerdì
dei
turchi
,
il
sabato
degli
ebrei
,
la
domenica
dei
cristiani
,
i
santi
innumerevoli
del
calendarii
greci
ed
armeni
,
osservati
scrupolosamente
;
tutte
feste
che
,
sebbene
siano
parziali
,
costringono
all
'
ozio
anche
una
parte
della
popolazione
che
v
'
è
straniera
;
e
s
'
avrà
un
'
idea
del
lavoro
che
può
fare
Costantinopoli
nel
giro
di
sette
giorni
.
Vi
sono
degli
uffici
che
non
stanno
aperti
più
di
ventiquattr
'
ore
per
settimana
.
Ogni
giorno
v
'
è
uno
dei
cinque
popoli
della
grande
città
che
va
a
zonzo
per
le
strade
,
in
abito
festivo
,
senz
'
altro
pensiero
che
d
'
ammazzare
il
tempo
.
In
quest
'
arte
i
turchi
sono
maestri
.
Son
capaci
di
far
durare
per
una
mezza
giornata
una
tazza
di
caffè
da
due
soldi
e
di
star
cinque
ore
immobili
a
'
piedi
d
'
un
cipresso
d
'
un
cimitero
.
Il
loro
ozio
è
veramente
l
'
ozio
assoluto
,
fratello
della
morte
come
il
sonno
,
un
riposo
profondo
di
tutte
le
facoltà
,
una
sospensione
di
tutte
le
cure
,
un
modo
di
esistenza
affatto
sconosciuto
agli
europei
.
Non
vogliono
nemmeno
aver
il
pensiero
di
passeggiare
.
A
Stambul
non
ci
sono
passeggi
fatti
espressamente
,
e
se
ci
fossero
,
il
turco
non
ci
andrebbe
,
perché
l
'
andare
apposta
in
un
luogo
determinato
per
far
del
movimento
,
gli
parrebbe
una
specie
di
lavoro
.
Egli
entra
nel
primo
cimitero
o
infila
la
prima
strada
che
gli
si
presenta
,
e
va
senza
proposito
dove
lo
portan
le
gambe
,
dove
lo
conducono
i
serpeggiamenti
del
sentiero
,
dove
lo
trascina
la
folla
.
Raramente
egli
va
in
un
luogo
per
vedere
il
luogo
.
Vi
sono
dei
turchi
di
Stambul
che
non
sono
mai
andati
più
in
là
di
Kassim
-
pascià
,
dei
signori
musulmani
che
non
si
sono
mai
spinti
oltre
le
isole
dei
Principi
dove
hanno
un
amico
,
e
oltre
il
Bosforo
dove
hanno
una
villa
.
Per
loro
il
colmo
della
beatitudine
consiste
nell
'
inerzia
della
mente
e
del
corpo
.
Perciò
lasciano
ai
cristiani
irrequieti
le
grandi
industrie
che
richiedono
cure
,
passi
e
viaggi
;
e
si
ristringono
al
commercio
minuto
,
che
si
può
esercitar
da
seduti
,
e
quasi
più
cogli
occhi
che
col
pensiero
.
Il
lavoro
che
fra
noi
è
quello
che
signoreggia
e
regola
tutte
le
altre
occupazioni
della
vita
,
là
è
subordinato
,
come
un
'
occupazione
secondaria
,
a
tutti
i
comodi
e
a
tutti
i
piaceri
.
Qui
,
il
riposo
non
è
che
un
'
interruzione
del
lavoro
;
là
il
lavoro
non
è
che
una
sospensione
del
riposo
.
Prima
bisogna
a
qualunque
costo
dormicchiare
,
sognare
,
fumare
,
quelle
tante
ore
;
e
poi
,
nei
ritagli
di
tempo
,
far
qualche
cosa
per
procacciarsi
la
vita
.
Il
tempo
,
per
i
turchi
,
significa
tutt
'
altra
cosa
da
quel
che
significa
per
noi
.
La
moneta
giorno
,
mese
,
anno
,
per
loro
non
ha
che
la
centesima
parte
del
valore
che
ha
in
Europa
.
Il
minor
tempo
che
domandi
un
impiegato
d
'
un
ministero
turco
per
dare
una
qualunque
risposta
intorno
al
più
semplice
affare
,
è
un
paio
di
settimane
.
La
premura
di
finire
una
cosa
per
il
piacere
di
finirla
,
non
sanno
che
cosa
sia
.
Dai
facchini
all
'
infuori
,
non
si
vede
mai
per
le
vie
di
Stambul
un
turco
affaccendato
che
affretti
il
passo
.
Tutti
camminano
colla
stessa
cadenza
,
come
se
misurassero
tutti
l
'
andatura
al
suono
d
'
uno
stesso
tamburo
.
Per
noi
la
vita
è
un
torrente
che
precipita
;
per
loro
è
un
'
acqua
che
dorme
.
*
*
*
[
La
notte
]
Costantinopoli
è
di
giorno
la
città
più
splendida
e
di
notte
la
città
più
tenebrosa
d
'
Europa
.
Pochi
fanali
,
a
gran
distanza
l
'
un
dall
'
altro
,
rompono
appena
l
'
oscurità
nelle
vie
principali
;
le
altre
son
buie
come
spelonche
,
e
non
vi
è
chi
ci
s
'
arrischii
senza
un
lume
alla
mano
.
Perciò
,
col
cader
della
notte
,
la
città
si
fa
deserta
;
non
si
vedono
più
che
guardie
notturne
,
frotte
di
cani
,
peccatrici
furtive
,
qualche
brigata
di
giovanotti
che
sbuca
dalle
birrerie
sotterranee
,
e
lanterne
misteriose
che
appariscono
e
spariscono
,
come
fuochi
fatui
,
qua
e
là
per
i
vicoli
e
pei
cimiteri
.
Allora
bisogna
contemplare
Stambul
dai
luoghi
alti
di
Pera
e
di
Galata
.
Le
innumerevoli
finestrine
illuminate
,
i
fanali
dei
bastimenti
,
i
riflessi
del
Corno
d
'
oro
e
le
stelle
,
formano
sopra
un
orizzonte
di
quattro
miglia
un
immenso
tremolìo
di
punti
di
foco
,
in
cui
si
confondono
il
porto
,
la
città
ed
il
cielo
,
e
par
tutto
firmamento
.
E
quando
il
cielo
è
nuvoloso
e
in
un
piccolo
spazio
sereno
splende
la
luna
,
si
vedono
sopra
Stambul
tutta
scura
,
sopra
le
macchie
nerissime
dei
boschi
e
dei
giardini
,
biancheggiare
le
moschee
imperiali
,
come
una
fila
di
enormi
tombe
di
marmo
,
e
la
città
presenta
l
'
immagine
della
necropoli
d
'
un
popolo
di
giganti
.
Ma
è
anche
più
bella
e
più
solenne
nelle
notti
senza
stelle
e
senza
luna
,
nell
'
ora
in
cui
tutti
i
lumi
son
spenti
.
Allora
non
si
vede
che
un
'
immensa
macchia
nera
dal
Capo
del
Serraglio
al
sobborgo
d
'
Eyub
,
un
profilo
smisurato
in
cui
le
colline
sembran
montagne
,
e
le
punte
infinite
che
le
coronano
,
pigliano
apparenze
fantastiche
di
foreste
,
di
eserciti
,
di
rovine
,
di
castelli
,
di
roccie
,
che
fanno
vagare
la
mente
nelle
regioni
dei
sogni
.
In
queste
notti
oscure
,
è
bello
il
contemplare
Stambul
da
un
'
alta
terrazza
e
abbandonarsi
alla
propria
fantasia
:
penetrar
col
pensiero
in
quella
grande
città
tenebrosa
,
scoperchiare
quella
miriade
di
arem
rischiarati
da
una
luce
languente
,
veder
le
belle
favorite
che
tripudiano
,
le
abbandonate
che
piangono
,
gli
eunuchi
frementi
che
tendono
l
'
orecchio
alle
porticine
;
seguire
gli
amanti
notturni
per
i
labirinti
dei
vicoli
montuosi
;
girare
per
le
gallerie
silenziose
del
gran
bazar
,
passeggiare
per
i
vasti
cimiteri
deserti
,
smarrirsi
in
mezzo
alle
innumerevoli
colonne
delle
grandi
cisterne
sotterranee
;
raffigurarsi
d
'
esser
rimasti
chiusi
nella
gigantesca
moschea
di
Solimano
e
di
far
risonare
le
navate
oscure
di
grida
di
spavento
e
d
'
orrore
strappandosi
i
capelli
e
invocando
la
misericordia
di
Dio
;
e
poi
tutt
'
a
un
tratto
esclamare
:
-
Che
baie
!
Sono
sulla
terrazza
del
mio
amico
Santoro
,
e
nella
sala
di
sotto
m
'
aspetta
una
cena
da
sibarita
in
compagnia
dei
più
amabili
capi
ameni
di
Pera
.
*
*
*
[
La
vita
a
Costantinopoli
]
In
casa
del
mio
buon
amico
Santoro
si
radunavano
ogni
sera
molti
italiani
:
avvocati
,
artisti
,
medici
,
negozianti
,
coi
quali
passai
delle
ore
carissime
.
Quella
era
una
conversazione
!
Se
fossi
stato
stenografo
,
avrei
potuto
cavarne
ogni
sera
un
libro
amenissimo
.
Il
medico
che
aveva
visitato
un
arem
,
il
pittore
ch
'
era
stato
sul
Bosforo
a
fare
il
ritratto
a
un
pascià
,
l
'
avvocato
che
aveva
difeso
una
causa
dinanzi
a
un
tribunale
,
il
caposcarico
che
aveva
stretto
il
nodo
d
'
un
amoretto
internazionale
,
raccontavano
le
loro
avventure
,
ed
ogni
racconto
era
un
bozzetto
graziosissimo
di
costumi
orientali
.
Ogni
momento
se
ne
sentiva
una
nuova
.
Arrivava
uno
:
-
Sapete
quello
che
è
seguito
stamani
?
Il
Sultano
ha
tirato
un
calamaio
sulla
testa
al
ministro
delle
finanze
.
-
Arrivava
un
altro
:
-
Avete
inteso
la
notizia
?
Il
governo
,
dopo
tre
mesi
,
ha
finalmente
pagato
gli
stipendi
agli
impiegati
,
e
Galata
è
inondata
da
un
torrente
di
monete
di
rame
.
-
Arrivava
un
terzo
,
e
raccontava
che
un
turco
presidente
di
tribunale
,
irritato
delle
cattive
ragioni
colle
quali
un
cattivo
avvocato
francese
difendeva
una
causa
sballata
,
gli
aveva
fatto
questo
bel
complimento
in
presenza
di
tutto
l
'
uditorio
:
-
Caro
avvocato
,
è
inutile
che
tu
ti
affanni
tanto
per
far
parer
buona
la
tua
causa
;
la
...
-
e
aveva
pronunziato
in
tutte
lettere
la
parola
di
Cambronne
-
per
quanto
la
si
volti
e
la
si
rivolti
,
è
sempre
...
-
e
aveva
pronunziato
un
'
altra
volta
quella
parola
.
La
conversazione
,
naturalmente
,
spaziava
in
un
campo
geografico
affatto
nuovo
per
me
.
Colla
stessa
frequenza
con
cui
si
parla
fra
noi
di
persone
e
di
cose
di
Parigi
,
di
Vienna
,
di
Ginevra
,
là
si
parlava
di
persone
e
di
cose
di
Tiflis
,
di
Trebisonda
,
di
Teheran
,
di
Damasco
,
dove
uno
aveva
un
amico
,
un
altro
c
'
era
stato
,
un
terzo
ci
voleva
andare
;
io
mi
sentivo
nel
centro
d
'
un
altro
mondo
,
e
tutt
'
intorno
mi
si
aprivano
nuovi
orizzonti
.
E
qualche
volta
pensavo
con
rammarico
al
giorno
in
cui
avrei
dovuto
rientrare
nel
cerchio
angusto
della
mia
vita
ordinaria
.
Come
potrò
più
adattarmi
-
dicevo
tra
me
-
a
quei
soliti
discorsi
e
a
quei
soliti
casi
?
E
questo
è
un
sentimento
che
provano
tutti
gli
Europei
di
Costantinopoli
.
A
chi
ha
vissuto
quella
vita
,
ogni
altra
pare
che
debba
riuscire
scolorita
e
uniforme
.
È
una
vita
più
leggiera
,
più
facile
,
più
giovanile
di
quella
d
'
ogni
altra
città
d
'
Europa
.
Quel
viver
là
come
accampati
in
un
paese
straniero
,
in
mezzo
a
un
succedersi
continuo
d
'
avvenimenti
strani
e
imprevedibili
,
finisce
coll
'
infondere
un
certo
sentimento
della
instabilità
e
della
futilità
delle
cose
mondane
,
che
somiglia
molto
alla
fede
fatalistica
dei
musulmani
,
e
dà
una
certa
serenità
spensierata
d
'
avventurieri
.
L
'
indole
di
quel
popolo
che
vive
,
come
disse
un
poeta
,
in
una
specie
di
famigliarità
intima
colla
morte
,
considerando
la
vita
come
un
pellegrinaggio
,
durante
il
quale
nè
c
'
è
tempo
nè
mette
conto
di
prefiggersi
dei
grandi
scopi
da
conseguire
con
lunghe
fatiche
,
si
attacca
a
poco
a
poco
anche
all
'
europeo
,
e
lo
riduce
a
vivere
un
po
'
alla
giornata
,
senza
frugar
troppo
dentro
sè
stesso
,
e
facendo
nel
mondo
,
per
quanto
gli
è
possibile
,
la
parte
semplice
e
riposata
di
spettatore
.
L
'
aver
che
fare
con
popoli
tanto
diversi
,
e
il
dover
pensare
e
parlare
un
po
'
a
modo
di
tutti
,
dà
allo
spirito
una
certa
leggerezza
che
lo
fa
come
sorvolare
a
molti
sentimenti
ed
idee
,
a
cui
noi
,
nei
nostri
paesi
,
vorremmo
che
si
conformasse
il
mondo
,
e
per
ottenerlo
,
e
del
non
poterlo
ottenere
,
ci
affanniamo
.
Oltrechè
la
presenza
del
popolo
musulmano
,
oggetto
continuo
di
curiosità
e
di
osservazione
,
è
uno
spettacolo
di
tutti
i
giorni
,
che
rallegra
e
svia
la
mente
da
molti
pensieri
e
da
molte
cure
.
E
a
questo
giova
anche
la
forma
della
città
assai
più
che
non
potrebbero
fare
le
città
nostre
,
nelle
quali
lo
sguardo
e
il
pensiero
è
quasi
sempre
come
imprigionato
in
una
strada
o
in
un
circuito
angusto
;
mentre
là
,
ad
ogni
tratto
,
occhio
e
mente
trovano
una
scappatoia
per
la
quale
si
slanciano
a
immense
lontananze
ridenti
.
E
c
'
è
infine
una
illimitata
libertà
di
vita
,
concessa
dalla
grandissima
varietà
dei
costumi
:
là
tutto
si
può
fare
,
nulla
stupisce
;
la
notizia
della
cosa
più
strana
muore
appena
uscita
in
quell
'
immensa
anarchia
morale
;
gli
europei
vivono
là
come
in
una
confederazione
di
repubbliche
;
vi
si
gode
la
libertà
che
si
godrebbe
in
qualunque
città
europea
nel
momento
d
'
un
grande
trambusto
;
è
come
un
veglione
interminabile
o
un
perpetuo
martedì
grasso
.
Per
questo
,
più
che
per
la
bellezza
,
Costantinopoli
è
una
città
,
che
non
si
può
abitare
un
certo
tempo
,
senza
ricordarla
poi
con
un
sentimento
quasi
di
nostalgia
;
per
questo
gli
europei
l
'
amano
ardentemente
e
vi
mettono
radici
profonde
;
ed
è
giusto
in
questo
senso
il
chiamarla
come
i
turchi
"
la
fata
dai
mille
amanti
"
o
dire
col
loro
proverbio
che
chi
ha
bevuto
dell
'
acqua
di
Top
-
hané
,
-
non
c
'
è
più
rimedio
,
-
è
innamorato
per
la
vita
.
*
*
*
[
Gl
'
Italiani
]
La
colonia
italiana
è
una
delle
più
numerose
di
Costantinopoli
;
ma
non
delle
più
prospere
.
Ha
pochi
ricchi
,
molti
miserabili
,
specialmente
operai
dell
'
Italia
meridionale
che
non
trovan
lavoro
,
ed
è
la
colonia
più
meschinamente
rappresentata
dalla
stampa
periodica
,
quando
pure
è
rappresentata
,
perché
i
suoi
giornali
non
fanno
che
nascere
e
morire
.
Quando
c
'
ero
io
,
s
'
aspettava
l
'
apparizione
del
Levantino
,
ed
era
uscito
intanto
un
numero
di
saggio
,
che
annunziava
i
titoli
accademici
e
i
meriti
speciali
del
direttore
:
settantasette
in
tutto
,
senza
contare
la
modestia
.
Bisogna
passeggiare
la
mattina
della
domenica
in
via
di
Pera
,
quando
le
famiglie
italiane
vanno
alla
messa
.
Si
sentono
parlare
tutti
i
dialetti
d
'
Italia
.
Io
mi
ci
godevo
;
ma
non
sempre
.
Qualche
volta
sentivo
quasi
pietà
al
vedere
tanti
miei
concittadini
senza
patria
,
molti
dei
quali
dovevano
esser
stati
sbalestrati
là
chi
sa
da
che
avvenimenti
dolorosi
o
strani
;
al
veder
quei
vecchi
,
che
forse
non
avrebbero
mai
più
riveduta
l
'
Italia
;
quei
bambini
,
a
cui
quel
nome
non
doveva
risvegliare
che
un
'
immagine
confusa
d
'
un
paese
caro
e
lontano
;
quelle
ragazze
di
cui
molte
dovevano
forse
sposare
uomini
d
'
un
'
altra
nazione
,
e
fondar
famiglie
in
cui
non
sarebbe
rimasto
altro
d
'
italiano
che
il
nome
e
le
memorie
della
madre
.
Vedevo
delle
belle
genovesine
che
parevano
discese
allora
dai
giardini
dell
'
Acquasola
,
dei
bei
visetti
napoletani
,
delle
testine
capricciose
che
mi
pareva
d
'
aver
incontrate
cento
volte
sotto
i
portici
di
Po
o
sotto
la
Galleria
di
Milano
.
Avrei
voluto
legarle
tutte
a
due
a
due
con
un
nastrino
color
di
rosa
,
metterle
in
un
bastimento
e
ricondurle
in
Italia
filando
quindici
nodi
all
'
ora
.
Come
curiosità
,
avrei
anche
voluto
portare
in
Italia
un
saggio
della
lingua
italiana
che
si
parla
a
Pera
dagl
'
italiani
nati
nella
colonia
;
e
specialmente
da
quelli
della
terza
o
della
quarta
generazione
.
Un
accademico
della
Crusca
che
li
sentisse
,
si
metterebbe
a
letto
colla
terzana
.
La
lingua
che
formerebbero
mescolando
il
loro
italiano
un
usciere
piemontese
,
un
fiaccheraio
lombardo
e
un
facchino
romagnolo
,
credo
che
sarebbe
meno
sciagurata
di
quella
che
si
parla
in
riva
al
Corno
d
'
oro
.
È
un
italiano
già
bastardo
,
screziato
d
'
altre
quattro
o
cinque
lingue
alla
loro
volta
imbastardite
.
E
il
curioso
è
che
,
in
mezzo
agl
'
infiniti
barbarismi
,
si
senton
dire
di
tratto
in
tratto
,
da
coloro
che
hanno
qualche
coltura
,
delle
frasi
scelte
e
delle
parole
illustri
,
come
dei
puote
,
degli
imperocchè
,
degli
a
ogni
piè
sospinto
,
degli
havvi
,
dei
puossi
;
ricordi
di
letture
d
'
Antologia
,
colle
quali
molti
di
quei
nostri
buoni
compatrioti
cercano
,
nei
ritagli
di
tempo
,
di
rifarsi
la
bocca
al
toscano
parlar
celeste
.
Ma
appetto
agli
altri
,
costoro
posson
pretendere
,
come
diceva
il
Cesari
,
alla
fama
di
buoni
dicitori
.
Ce
n
'
è
di
quelli
che
non
si
capiscono
quasi
più
.
Un
giorno
fui
accompagnato
non
so
dove
da
un
giovanetto
italiano
di
sedici
o
diciassette
anni
,
amico
d
'
un
mio
amico
,
nato
a
Pera
.
Per
strada
,
attaccai
discorso
.
Mi
parve
che
non
volesse
parlare
.
Rispondeva
a
mezza
voce
,
a
parole
tronche
,
abbassando
la
testa
,
e
facendo
il
viso
rosso
:
si
vedeva
che
pativa
.
-
Via
che
cos
'
ha
?
-
gli
domandai
.
-
Ho
-
rispose
sospirando
-
che
parlo
tanto
male
!
-
Continuando
a
discorrere
,
in
fatti
,
m
'
accorsi
che
balbettava
un
italiano
bizzarro
,
pieno
di
parole
contraffatte
e
incomprensibili
,
molto
somigliante
a
quella
così
detta
lingua
franca
,
la
quale
,
come
disse
un
bell
'
umore
francese
,
consiste
in
un
certo
numero
di
vocaboli
e
di
modi
italiani
,
spagnuoli
,
francesi
,
greci
,
che
si
buttano
fuori
l
'
un
dopo
l
'
altro
rapidissimamente
,
finchè
se
ne
imbrocca
uno
che
sia
capito
dalla
persona
che
ascolta
.
Questo
lavoro
,
però
,
occorre
raramente
di
farlo
a
Pera
e
a
Galata
,
dove
un
po
'
d
'
italiano
lo
capiscono
e
lo
parlano
quasi
tutti
,
compresi
i
turchi
.
Ma
è
lingua
,
se
si
può
chiamar
lingua
,
quasi
esclusivamente
parlata
,
se
si
può
dir
parlata
.
La
lingua
più
comunemente
usata
scrivendo
è
la
francese
.
Letteratura
italiana
non
ce
n
'
è
.
Mi
ricordo
soltanto
d
'
aver
trovato
un
giorno
,
in
un
caffè
di
Galata
affollato
di
negozianti
,
in
fondo
a
un
giornaletto
commerciale
scritto
metà
in
francese
e
metà
in
italiano
,
sotto
le
notizie
della
Borsa
,
otto
versetti
malinconici
,
che
parlavano
di
zeffiri
,
di
stelle
e
di
sospiri
.
Oh
povero
poeta
!
Mi
parve
di
veder
lui
,
in
persona
,
sepolto
sotto
un
mucchio
di
mercanzie
,
che
esalasse
con
quei
versi
il
suo
ultimo
fiato
.
*
*
*
[
I
teatri
]
A
Costantinopoli
,
chi
è
molto
forte
di
stomaco
,
può
passar
la
sera
al
teatro
,
e
può
scegliere
tra
una
canaglia
di
teatruccoli
d
'
ogni
specie
,
molti
dei
quali
sono
insieme
giardini
e
birrerie
,
e
in
qualcuno
si
ritrova
sempre
la
commedia
italiana
,
o
piuttosto
una
muta
di
attori
italiani
,
i
quali
fanno
spesso
desiderare
di
veder
convertita
la
platea
in
un
vasto
mercato
di
frutte
verdi
.
I
turchi
,
però
,
frequentano
di
preferenza
i
teatri
in
cui
certe
francesi
imbellettate
,
scollacciate
e
sfrontate
,
cantano
delle
canzonette
coll
'
accompagnamento
d
'
un
'
orchestra
da
galera
.
Uno
di
questi
teatri
era
allora
l
'
Alhambra
,
posto
nella
gran
via
di
Pera
:
un
lungo
stanzone
,
sempre
affollato
,
e
tutto
rosso
di
fez
dal
palco
scenico
alla
porta
.
Che
cosa
fossero
quelle
canzonette
e
con
che
razza
di
gesti
quelle
intrepide
signore
s
'
ingegnassero
di
farne
capire
ai
turchi
i
significati
riposti
,
non
si
può
nè
immaginare
nè
credere
.
Solo
chi
è
stato
al
teatro
los
Capellanes
di
Madrid
,
può
dire
d
'
aver
sentito
e
visto
qualchecosa
di
simile
.
Agli
scherzi
più
procaci
,
ai
gesti
più
impudenti
,
tutti
quei
turconi
,
seduti
in
lunghe
file
,
prorompevano
in
grasse
risa
;
e
cadendo
allora
dalle
loro
faccie
la
maschera
della
dignità
abituale
,
vi
appariva
tutto
il
fondo
della
loro
natura
e
tutti
i
segreti
della
loro
vita
grossolanamente
sensuale
.
Eppure
non
v
'
è
nulla
che
il
turco
nasconda
abitualmente
così
bene
come
la
sensualità
della
sua
natura
e
della
sua
vita
.
Per
le
strade
,
l
'
uomo
non
s
'
accompagna
mai
alla
donna
;
raramente
la
guarda
;
più
raramente
ne
parla
;
ritiene
quasi
come
un
'
offesa
che
gli
si
domandi
notizia
delle
sue
mogli
;
a
giudicar
dalle
apparenze
,
si
direbbe
che
quel
popolo
è
il
più
casto
e
il
più
austero
della
terra
.
Ma
sono
mere
apparenze
.
Quello
stesso
turco
che
arrossisce
fino
alle
orecchie
se
gli
si
domanda
come
sta
la
sua
sposa
,
manda
i
suoi
bimbi
e
le
sue
bimbe
a
sentire
le
turpissime
oscenità
di
Caragheus
,
che
corrompe
la
loro
fantasia
prima
che
si
sian
svegliati
i
loro
sensi
;
ed
egli
stesso
dimentica
sovente
le
dolcezze
dell
'
arem
per
le
voluttà
nefande
di
cui
diede
il
primo
esempio
famoso
Baiazet
la
folgore
,
e
non
l
'
ultimo
,
probabilmente
,
Mahmut
il
riformatore
.
E
quando
non
ci
fosse
altro
,
basterebbe
quel
Caragheus
a
dare
nello
stesso
tempo
un
'
immagine
e
una
prova
della
profonda
corruzione
che
si
nasconde
sotto
il
velo
dell
'
austerità
musulmana
.
È
una
figurina
grottesca
che
rappresenta
la
caricatura
del
turco
del
mezzo
ceto
,
una
specie
d
'
ombra
chinese
,
che
muove
le
braccia
,
le
gambe
e
la
testa
dietro
un
velo
trasparente
,
e
fa
quasi
sempre
da
protagonista
in
certe
commediole
strampalatamente
buffonesche
,
di
cui
il
soggetto
è
per
lo
più
un
intrigo
amoroso
.
Egli
è
un
quissimile
,
ma
depravato
,
di
Pulcinella
:
sciocco
,
furbo
e
cinico
,
lussurioso
come
un
satiro
,
sboccato
come
una
baldracca
,
e
fa
ridere
,
anzi
urlare
d
'
entusiasmo
l
'
uditorio
con
ogni
sorta
di
lazzi
,
di
bisticci
e
di
gesticolamenti
stravaganti
,
che
sono
o
nascondono
ordinariamente
un
'
oscenità
.
E
di
che
natura
siano
queste
oscenità
,
è
facile
immaginarlo
quando
si
sappia
che
se
Caragheus
nello
spirito
somiglia
a
Pulcinella
,
nel
corpo
somiglia
a
Priapo
;
della
quale
somiglianza
,
prima
che
la
censura
restringesse
d
'
alquanto
la
sua
libertà
sconfinata
,
egli
dava
tratto
tratto
la
prova
visibile
alla
platea
,
e
spesso
tutta
la
commedia
girava
sopra
questo
nobilissimo
perno
.
*
*
*
[
La
cucina
]
Volendo
fare
un
po
'
di
studio
anche
della
cucina
turca
,
mi
feci
condurre
dai
miei
buoni
amici
di
Pera
in
una
trattoria
ad
hoc
,
dove
si
trova
qualunque
piatto
orientale
,
dalle
più
squisite
ghiottornie
del
Serraglio
fino
alla
carne
di
cammello
acconciata
all
'
araba
e
alla
carne
di
cavallo
condita
alla
turcomanna
.
L
'
amico
Santoro
ordinò
un
desinare
rigorosamente
turco
dall
'
antipasto
alle
frutta
,
ed
io
,
incoraggiandomi
col
pensiero
dei
molti
uomini
egregi
morti
per
la
scienza
,
mandai
giù
un
po
'
di
tutto
senza
emettere
un
grido
.
Ci
furono
serviti
più
d
'
una
ventina
di
piatti
.
I
Turchi
,
come
gli
altri
popoli
orientali
,
sono
un
po
'
in
questo
come
i
ragazzi
:
al
satollarsi
di
poche
cose
,
preferiscono
il
beccare
un
tantino
di
moltissime
;
pastori
d
'
ieri
l
'
altro
,
poichè
son
diventati
cittadini
,
pare
che
disdegnino
la
semplicità
del
mangiare
come
una
pitoccheria
da
villani
.
Non
potrei
rendere
un
conto
esatto
di
tutte
le
pietanze
poichè
di
molte
non
m
'
è
rimasta
che
una
vaga
reminiscenza
sinistra
.
Ricordo
il
Rebab
,
che
è
composto
di
piccolissimi
pezzetti
di
montone
arrostiti
a
fuoco
vivo
,
conditi
con
molto
pepe
e
molto
garofano
,
e
serviti
su
due
biscotti
molli
e
grassi
:
piatto
indicabile
per
i
reati
leggieri
.
Risento
ancora
qualche
volta
il
sapore
del
pilav
,
composto
di
riso
e
di
montone
,
ch
'
è
il
sine
qua
non
di
tutti
i
desinari
,
e
per
così
dire
il
piatto
sacramentale
dei
turchi
,
come
i
maccheroni
per
i
napoletani
,
il
cuscussù
per
gli
arabi
e
il
puchero
per
gli
Spagnuoli
.
Ricordo
,
ed
è
la
sola
cosa
che
ricordi
con
desiderio
,
il
Rosh
'
ab
,
che
si
beve
col
cucchiaio
in
fin
di
tavola
:
fatto
d
'
uva
secca
,
di
pomi
,
di
prune
,
di
ciliegie
e
d
'
altre
frutta
,
cotte
nell
'
acqua
con
molto
zucchero
,
e
aggraziate
con
essenza
di
muschio
o
con
acqua
di
rosa
e
di
cedro
.
C
'
erano
poi
molti
altri
piattini
di
carne
d
'
agnello
e
di
montone
,
ridotta
in
bricioli
e
bollita
tanto
che
non
aveva
quasi
più
sapore
;
dei
pesci
natanti
nell
'
olio
,
delle
pallottoline
di
riso
ravvolte
in
foglie
di
vite
,
della
zucca
giulebbata
,
delle
insalatine
impastate
,
delle
composte
,
delle
conserve
,
degl
'
intingoli
conditi
con
ogni
sorta
di
erbe
aromatiche
,
da
poterne
notar
uno
in
coda
ad
ogni
articolo
del
codice
penale
,
per
i
delinquenti
recidivi
.
Infine
un
gran
piatto
di
dolci
,
capolavoro
di
qualche
pasticciere
arabo
,
fra
cui
v
'
era
un
piccolo
piroscafo
,
un
leoncino
chimerico
e
una
casettina
di
zucchero
colle
sue
finestrine
ingraticolate
.
Tutto
sommato
,
mi
parve
d
'
essermi
vuotata
in
corpo
una
farmacia
portatile
,
e
d
'
aver
veduto
uno
di
quei
desinaretti
che
preparano
per
spasso
i
ragazzi
,
coprendo
una
tavola
di
piattini
pieni
di
mattone
trito
,
d
'
erba
pesta
e
di
frutti
spiaccicati
,
che
facciano
un
bel
vedere
di
lontano
.
Tutti
quei
piatti
vengon
serviti
rapidamente
a
quattro
o
cinque
alla
volta
,
e
i
turchi
vi
pescano
colle
dita
,
non
essendo
in
uso
fra
loro
altro
che
il
coltello
e
il
cucchiaio
;
e
serve
per
tutti
una
sola
coppa
,
nella
quale
un
servitore
versa
continuamente
acqua
concia
.
Così
non
facevano
però
i
turchi
che
desinavano
vicino
a
noi
nella
trattoria
.
Eran
turchi
amanti
dei
proprii
comodi
,
tanto
è
vero
che
tenevano
le
babbuccie
sulla
tavola
;
avevano
ciascuno
il
loro
piatto
,
si
servivano
bravamente
della
forchetta
,
e
trincavano
liquore
a
tutto
spiano
,
in
barba
a
Maometto
.
Osservai
di
più
che
non
baciarono
il
pane
,
da
buoni
musulmani
,
prima
di
cominciare
a
mangiare
,
e
che
non
si
peritavano
a
slanciare
tratto
tratto
un
'
occhiata
concupiscente
alle
nostre
bottiglie
,
quantunque
,
giusta
le
sentenze
dei
muftì
,
sia
peccato
anche
il
fissar
gli
occhi
sopra
una
bottiglia
di
vino
.
Del
resto
questo
"
padre
delle
abbominazioni
"
,
del
quale
basta
una
goccia
a
far
cadere
sul
capo
del
musulmano
"
gli
anatemi
di
tutti
gli
angioli
del
cielo
e
della
terra
"
va
di
giorno
in
giorno
guadagnando
devoti
fra
i
turchi
,
e
ormai
si
può
dire
che
è
un
resto
di
rispetto
umano
quello
che
li
trattiene
dal
rendergli
un
pubblico
omaggio
;
e
io
credo
che
se
un
giorno
scendesse
tutt
'
a
un
tratto
sopra
Costantinopoli
una
tenebra
fitta
,
e
dopo
un
'
ora
tornasse
a
splendere
il
sole
improvvisamente
,
si
sorprenderebbero
cinquantamila
turchi
colla
bottiglia
alla
bocca
.
E
anche
in
questo
,
come
in
molti
altri
traviamenti
degli
Osmanli
,
furono
la
pietra
dello
scandalo
i
Sultani
;
ed
è
curioso
che
sia
appunto
la
dinastia
regnante
sopra
un
popolo
per
il
quale
è
un
'
offesa
a
Dio
il
bever
vino
,
quella
che
forse
,
fra
tutte
le
dinastie
d
'
Europa
,
ha
dato
da
registrare
alla
storia
un
maggior
numero
d
'
ubbriaconi
:
tanto
è
parso
dolce
il
frutto
proibito
anche
alle
ombre
di
Dio
sulla
terra
.
Fu
,
si
dice
,
Baiazet
I
quello
che
iniziò
la
serie
interminabile
delle
cotte
imperiali
,
e
come
nel
peccato
originale
,
fu
anche
in
questo
prima
colpevole
la
donna
:
la
moglie
dello
stesso
Baiazet
,
figlia
del
re
dei
Serbi
,
che
offerse
al
marito
il
primo
bicchiere
di
Tokai
.
Poi
Baiazet
II
s
'
ubbriacò
di
vin
di
Cipro
e
di
vin
di
Schiraz
.
Poi
quel
medesimo
Solimano
I
,
che
fece
bruciare
nel
porto
di
Costantinopoli
tutti
i
bastimenti
carichi
di
vino
e
versar
piombo
liquefatto
in
bocca
ai
bevitori
,
morì
brillo
per
mano
d
'
un
arciere
.
Poi
venne
Selim
II
,
soprannominato
il
messth
,
l
'
ubbriaco
,
il
quale
pigliava
delle
bertucce
che
duravan
tre
giorni
,
e
durante
il
suo
regno
trincarono
pubblicamente
uomini
di
legge
e
uomini
di
religione
.
Invano
Maometto
III
tuona
contro
"
l
'
abbominazione
suggerita
dal
demonio
"
;
invano
Ahmed
I
fa
distruggere
tutte
le
taverne
e
sfondare
tutti
i
tini
di
Stambul
;
invano
Murad
IV
gira
per
la
città
accompagnato
dal
carnefice
,
e
fa
cader
la
testa
di
chi
ha
il
fiato
vinoso
.
Egli
stesso
,
l
'
ipocrita
feroce
,
barcolla
per
le
sale
del
serraglio
come
un
bettolante
plebeo
;
e
dopo
di
lui
la
bottiglia
,
piccolo
e
festoso
folletto
nero
,
irrompe
nei
serragli
,
si
caccia
nelle
botteghe
dei
bazar
,
si
nasconde
sotto
il
capezzale
dei
soldati
,
ficca
la
sua
testa
inargentata
o
purpurea
sotto
il
divano
delle
belle
,
e
violata
la
soglia
delle
moschee
,
spruzza
le
sue
spume
sacrileghe
sulle
pagine
ingiallite
del
Corano
.
*
*
*
[
Maometto
]
A
proposito
di
religione
,
io
non
potevo
,
passeggiando
per
Costantinopoli
,
levarmi
dalla
testa
questo
pensiero
:
se
non
si
sentisse
la
voce
dei
muezzin
,
come
s
'
accorgerebbe
un
cristiano
che
la
religione
di
questo
popolo
non
è
la
sua
?
L
'
architettura
bizantina
delle
moschee
può
farle
parere
chiese
cristiane
;
del
rito
islamitico
non
si
vede
alcun
segno
esteriore
;
i
soldati
turchi
scortano
il
viatico
;
un
cristiano
ignorante
potrebbe
vivere
un
anno
a
Costantinopoli
senz
'
accorgersi
che
sulla
maggior
parte
della
popolazione
regna
Maometto
invece
di
Cristo
.
E
questo
pensiero
mi
riconduceva
sempre
a
quello
delle
piccole
differenze
sostanziali
,
del
filo
d
'
erba
,
come
dicevano
gli
abissini
cristiani
ai
primi
seguaci
di
Maometto
,
che
divide
le
due
religioni
;
e
alla
piccola
causa
per
la
quale
avvenne
che
l
'
Arabia
si
convertisse
all
'
islamismo
,
invece
che
al
cristianesimo
,
o
se
non
al
cristianesimo
a
una
religione
così
strettamente
affine
ad
esso
,
che
,
o
confondendosi
con
esso
posteriormente
od
anche
rimanendo
tal
quale
,
avrebbe
mutate
affatto
le
sorti
del
mondo
orientale
.
E
quella
piccola
causa
fu
la
natura
voluttuosa
d
'
un
bel
giovane
arabo
,
alto
,
bianco
,
dagli
occhi
neri
,
dalla
voce
grave
,
dall
'
anima
ardente
,
il
quale
,
non
avendo
la
forza
di
dominare
i
propri
sensi
,
invece
di
recidere
alle
radici
il
vizio
dominante
del
suo
popolo
,
si
contentò
di
potarlo
;
invece
di
proclamare
l
'
unità
coniugale
come
proclamò
l
'
unità
di
Dio
,
non
fece
che
stringere
in
un
cerchio
più
angusto
,
consacrato
dalla
religione
,
la
dissolutezza
e
l
'
egoismo
dell
'
uomo
.
Certo
ch
'
egli
avrebbe
avuto
a
vincere
una
resistenza
più
forte
;
ma
non
può
parere
impossibile
che
la
vincesse
,
chi
atterrò
,
per
fondare
il
culto
d
'
un
Dio
unico
fra
un
popolo
idolatra
,
un
edifizio
enorme
di
tradizioni
,
di
superstizioni
,
di
privilegi
,
d
'
interessi
d
'
ogni
natura
,
strettissimamente
intrecciati
da
secoli
,
e
chi
fece
accettare
fra
i
dogmi
della
sua
religione
,
per
cui
morirono
poi
milioni
di
credenti
,
un
paradiso
,
il
cui
primo
annunzio
destò
in
tutto
il
suo
popolo
un
sentimento
d
'
indignazione
e
di
scherno
.
Ma
il
bel
giovane
arabo
patteggiò
coi
suoi
sensi
e
mezza
la
terra
mutò
faccia
,
poichè
fu
veramente
la
poligamia
il
vizio
capitale
della
sua
legislazione
,
e
la
cagione
prima
della
decadenza
di
tutti
i
popoli
che
abbracciarono
la
sua
fede
.
Senza
questa
degradazione
dell
'
un
sesso
a
favore
dell
'
altro
,
senza
la
sanzione
di
questa
enorme
ingiustizia
,
che
turba
tutto
quanto
l
'
ordine
dei
doveri
umani
,
che
corrompe
la
ricchezza
,
che
opprime
la
povertà
,
che
fomenta
l
'
ignavia
,
che
snerva
la
famiglia
,
che
generando
la
confusione
dei
diritti
di
nascita
nelle
dinastie
regnanti
,
sconvolge
le
reggie
e
gli
Stati
,
che
s
'
oppone
,
infine
,
come
una
barriera
insuperabile
all
'
unione
della
società
musulmana
colle
società
d
'
altra
fede
che
popolano
l
'
oriente
;
se
,
per
tornare
alla
prima
cagione
,
il
bel
giovane
arabo
avesse
avuto
la
disgrazia
di
nascere
un
po
'
meno
robusto
o
la
forza
di
vivere
un
po
'
più
casto
,
chi
sa
!
forse
ci
sarebbe
ora
un
Oriente
ordinato
e
civile
,
e
sarebbe
più
innanzi
d
'
un
secolo
la
civiltà
universale
.
*
*
*
[
Il
Ramazan
]
Trovandomi
a
Costantinopoli
nel
mese
di
Ramazan
,
che
è
il
nono
mese
dell
'
anno
turco
,
nel
quale
cade
la
quaresima
musulmana
,
vidi
ogni
sera
una
scena
comica
che
merita
d
'
essere
descritta
.
Durante
tutta
la
quaresima
è
proibito
ai
turchi
di
mangiare
,
di
bere
e
di
fumare
dal
levar
del
sole
al
tramonto
.
Quasi
tutti
gozzovigliano
poi
tutta
la
notte
;
ma
fin
che
c
'
è
il
sole
,
rispettano
quasi
tutti
il
precetto
religioso
,
e
nessuno
ardisce
di
trasgredirlo
pubblicamente
.
Una
mattina
il
mio
amico
ed
io
andammo
a
visitare
un
nostro
conoscente
,
aiutante
di
campo
del
Sultano
,
un
giovane
ufficiale
spregiudicato
,
e
lo
trovammo
in
una
stanza
a
terreno
del
palazzo
imperiale
,
con
una
tazza
di
caffè
fra
le
mani
.
Come
mai
-
gli
domandò
Yunk
-
osate
prendere
il
caffè
dopo
il
levar
del
sole
?
-
L
'
ufficiale
scrollò
le
spalle
e
rispose
che
se
ne
rideva
del
Ramazan
e
del
digiuno
;
ma
proprio
in
quel
punto
s
'
aperse
improvvisamente
una
porta
,
ed
egli
fece
un
movimento
così
rapido
per
nasconder
la
tazza
,
che
se
la
versò
mezza
sui
piedi
.
Si
capisce
da
questo
che
rigorosa
astinenza
debbano
serbare
tutti
coloro
che
stanno
tutto
il
giorno
sotto
gli
occhi
della
gente
:
i
barcaiuoli
per
esempio
.
Per
godersela
,
bisogna
andarli
a
vedere
dal
ponte
della
Sultana
Validè
,
qualche
minuto
prima
che
si
nasconda
il
sole
.
Tra
quei
che
stan
fermi
e
quei
che
vogano
,
tra
vicini
e
lontani
,
se
ne
vede
intorno
a
un
migliaio
.
Sono
tutti
digiuni
dall
'
alba
,
arrabbiano
dalla
fame
,
han
già
la
loro
cenetta
pronta
nel
caicco
,
girano
continuamente
gli
occhi
dal
sole
alla
cena
e
dalla
cena
al
sole
,
s
'
agitano
e
sbuffano
come
le
fiere
d
'
un
serraglio
nel
momento
della
distribuzione
delle
carni
.
Il
nascondersi
del
sole
è
annunziato
da
un
colpo
di
cannone
.
Non
c
'
è
caso
che
prima
di
quel
momento
sospirato
nessuno
si
metta
in
bocca
nè
un
briciolo
di
pane
nè
una
goccia
d
'
acqua
.
Qualche
volta
,
in
un
angolo
del
Corno
d
'
oro
,
abbiamo
stimolato
a
mangiare
i
barcaiuoli
che
ci
conducevano
;
ma
ci
hanno
sempre
risposto
:
-
Jok
!
Jok
!
Jok
!
-
No
,
no
,
no
-
,
accennando
il
sole
con
un
atto
timoroso
.
Quando
il
sole
è
nascosto
per
più
della
metà
dietro
i
monti
,
cominciano
a
prendere
in
mano
i
loro
pani
,
e
a
palparli
e
a
fiutarli
voluttuosamente
.
Quando
non
si
vede
più
che
un
sottile
arco
luminoso
,
allora
tutti
quei
che
son
fermi
e
tutti
quei
che
remano
,
quelli
che
attraversano
il
Corno
d
'
oro
,
quelli
che
guizzano
sul
Bosforo
,
quelli
che
vogano
nel
Mar
di
Marmara
,
quelli
che
riposano
nei
seni
più
solitarii
della
riva
asiatica
,
tutti
si
voltano
verso
occidente
,
e
stanno
immobili
collo
sguardo
nel
sole
,
colla
bocca
aperta
,
col
pane
in
aria
,
colla
gioia
negli
occhi
.
Quando
non
si
vede
più
che
un
punto
di
foco
,
già
i
mille
pani
toccano
le
mille
bocche
.
Finalmente
il
punto
di
foco
si
spegne
,
il
cannone
tuona
,
e
nello
stesso
momento
trentaduemila
denti
staccano
dai
mille
pani
mille
enormi
bocconi
;
ma
che
dico
mille
!
in
tutte
le
case
,
in
tutti
i
caffè
,
in
tutte
le
taverne
,
accade
nel
medesimo
punto
la
medesima
cosa
;
e
per
qualche
minuto
,
la
città
turca
non
è
più
che
un
mostro
di
centomila
bocche
che
tracanna
e
divora
.
*
*
*
[
Costantinopoli
antica
]
Ma
che
cosa
doveva
essere
quella
città
nei
bei
tempi
della
gloria
ottomana
!
Io
non
potevo
levarmi
dalla
testa
questo
pensiero
.
Allora
,
dal
Bosforo
tutto
bianco
di
vele
,
non
s
'
alzava
un
nuvolo
di
fumo
nero
a
macchiar
l
'
azzurro
del
cielo
e
delle
acque
.
Nel
porto
e
nei
seni
del
Mar
di
Marmara
,
fra
le
vecchie
navi
da
guerra
,
dalle
alte
poppe
scolpite
,
dalle
mezzelune
d
'
argento
,
dagli
stendardi
di
porpora
,
dai
fanali
d
'
oro
,
galleggiavano
carcasse
fracassate
e
insanguinate
di
galere
genovesi
,
veneziane
e
spagnuole
.
Sul
Corno
d
'
oro
non
v
'
erano
ponti
:
da
una
sponda
all
'
altra
guizzava
perpetuamente
una
miriade
di
barchette
pompose
,
in
mezzo
alle
quali
spiccavano
di
lontano
le
lancie
bianchissime
del
serraglio
,
coperte
di
baldacchini
scarlatti
dalle
frangie
dorate
,
e
condotte
da
rematori
vestiti
di
seta
.
Scutari
era
ancora
un
villaggio
;
di
là
da
Galata
non
si
vedevano
che
case
sparpagliate
per
la
campagna
;
nessun
grande
palazzo
alzava
ancora
la
testa
sopra
la
collina
di
Pera
;
l
'
aspetto
della
città
era
meno
grandioso
che
non
è
ora
;
ma
era
più
schiettamente
orientale
.
La
legge
che
prescriveva
i
colori
essendo
ancora
in
vigore
,
dai
colori
delle
case
si
riconosceva
la
religione
degli
abitanti
:
Stambul
era
tutta
gialla
e
rossa
,
fuorchè
gli
edifizi
pubblici
e
sacri
ch
'
erano
bianchi
come
la
neve
;
i
quartieri
armeni
erano
cinerini
chiari
,
i
quartieri
greci
cinerini
carichi
,
i
quartieri
ebrei
pavonazzi
.
Era
universale
,
come
in
Olanda
,
la
passione
dei
fiori
,
e
i
giardini
parevan
grandi
mazzi
di
giacinti
,
di
tulipani
e
di
rose
.
La
vegetazione
rigogliosa
delle
colline
non
essendo
ancora
atterrata
dai
nuovi
sobborghi
,
Costantinopoli
presentava
l
'
immagine
d
'
una
città
nascosta
in
una
foresta
.
Dentro
non
c
'
eran
che
viuzze
;
ma
le
abbelliva
una
folla
meravigliosamente
pittoresca
.
Non
si
vedevano
che
turbanti
enormi
,
che
davano
alla
popolazione
mascolina
un
'
apparenza
colossale
e
magnifica
.
Tutte
le
donne
,
fuor
che
la
madre
del
sultano
,
essendo
rigorosamente
velate
,
e
in
modo
da
non
lasciar
vedere
che
gli
occhi
,
formavano
una
popolazione
a
parte
,
anonima
ed
enimmatica
,
che
spandeva
per
tutta
la
città
un
'
aura
di
mistero
gentile
.
Una
legge
severa
determinando
il
vestiario
di
tutti
,
si
distinguevano
dalle
forme
dei
turbanti
e
dai
colori
dei
caffettani
i
ceti
,
i
gradi
,
gli
uffici
,
le
età
,
come
se
Costantinopoli
fosse
un
'
immensa
corte
.
Il
cavallo
essendo
ancora
quasi
"
il
solo
cocchio
dell
'
uomo
"
,
giravano
per
le
vie
migliaia
di
cavalieri
,
e
le
lunghe
file
dei
cammelli
e
dei
dromedarii
dell
'
esercito
che
attraversavano
la
città
in
tutte
le
direzioni
le
davano
l
'
aspetto
selvaggio
e
grandioso
d
'
un
'
antica
metropoli
asiatica
.
Le
arabà
dorate
,
tratte
dai
buoi
,
s
'
incrociavano
colle
carrozze
rivestite
di
panno
verde
degli
ulemi
,
con
quelle
rivestite
di
panno
rosso
dei
Kadì
-
aschieri
,
colle
talike
leggerissime
dalle
tendine
di
raso
,
colle
bussole
ornate
di
pitture
fantastiche
.
Schiavi
di
tutti
i
paesi
,
dalla
Polonia
all
'
Etiopia
,
passavano
a
frotte
,
facendo
risuonare
le
loro
catene
ribadite
sui
campi
di
battaglia
.
Sui
crocicchi
,
nelle
piazze
,
nei
cortili
delle
moschee
,
si
vedevano
gruppi
di
soldati
vestiti
di
cenci
gloriosi
,
che
mostravano
le
braccia
monche
e
le
cicatrici
ancor
fresche
delle
ferite
toccate
a
Vienna
,
a
Belgrado
,
a
Rodi
,
a
Damasco
.
Centinaia
di
rapsodi
dalla
voce
tonante
e
dal
gesto
ispirato
raccontavano
,
in
mezzo
a
crocchi
di
musulmani
superbi
,
le
gesta
degli
eserciti
che
combattevano
a
tre
mesi
di
marcia
da
Stambul
.
I
pascià
,
i
bey
,
gli
agà
,
i
musselim
,
un
'
infinità
di
dignitari
e
di
gran
signori
,
vestiti
con
uno
sfarzo
teatrale
,
accompagnati
da
frotte
di
servi
,
fendevano
la
folla
che
si
curvava
al
loro
passaggio
come
una
messe
sotto
il
soffio
del
vento
;
passavano
,
con
un
corteo
da
principi
,
ambasciatori
di
tutti
gli
Stati
d
'
Europa
,
venuti
a
chieder
pace
o
alleanza
;
sfilavano
carovane
cariche
di
doni
di
re
affricani
ed
asiatici
;
sciami
di
silidar
e
di
spahì
fastosi
e
insolenti
,
trascinavano
per
le
vie
i
sciaboloni
macchiati
del
sangue
di
venti
popoli
,
e
i
bei
paggi
greci
ed
ungheresi
del
serraglio
,
vestiti
come
piccoli
re
,
passeggiavano
alteramente
fra
la
moltitudine
ossequiosa
,
che
rispettava
in
loro
i
capricci
snaturati
del
suo
Signore
.
Qua
e
là
,
dinanzi
alle
porte
,
si
vedeva
un
trofeo
di
bastoni
nodosi
:
era
un
corpo
di
guardia
di
Giannizzeri
,
che
allora
esercitavano
la
polizia
nell
'
interno
della
città
.
S
'
incontravano
degli
ebrei
che
portavano
nel
Bosforo
il
corpo
dei
giustiziati
;
si
trovava
ogni
mattina
nel
Balik
-
bazar
qualche
cadavere
disteso
in
terra
,
con
la
testa
sotto
l
'
ascella
destra
,
la
sentenza
sul
petto
e
una
pietra
sulla
sentenza
;
si
vedevano
per
le
vie
nobili
impiccati
al
primo
gancio
o
alla
prima
trave
che
avevan
trovata
i
carnefici
frettolosi
;
s
'
inciampava
di
notte
in
qualche
disgraziato
buttato
in
mezzo
alla
strada
da
una
stanza
di
tortura
dove
gli
avevano
spezzato
i
piedi
e
le
mani
con
una
mazza
;
si
vedevano
sotto
il
sole
di
mezzogiorno
dei
mercanti
colti
in
frode
inchiodati
per
un
orecchio
all
'
uscio
della
loro
bottega
.
E
non
c
'
essendo
ancora
la
legge
che
restrinse
poi
la
libertà
sconfinata
delle
sepolture
,
si
vedevano
scavar
fosse
e
sotterrar
morti
,
ad
ogni
ora
del
giorno
,
nei
giardini
,
nei
vicoli
,
nelle
piazze
,
dinanzi
alle
porte
delle
case
.
Si
sentivano
nei
cortili
gli
urli
dei
montoni
e
degli
agnelli
scannati
in
olocausto
ad
Allà
per
le
nascite
e
per
le
circoncisioni
.
A
quando
a
quando
passava
di
galoppo
un
drappello
d
'
eunuchi
gridando
e
minacciando
,
le
vie
si
facevano
deserte
,
le
porte
si
chiudevano
,
le
finestre
si
coprivano
,
un
intiero
quartiere
pareva
morto
:
e
allora
passavano
in
una
fila
di
carrozze
luccicanti
le
belle
del
Gran
Signore
,
che
empievano
l
'
aria
di
profumi
e
di
risa
.
Qualche
volta
un
personaggio
della
corte
,
attraversando
una
strada
affollata
,
impallidiva
improvvisamente
alla
vista
di
sei
popolani
di
meschina
apparenza
che
entravano
in
una
bottega
:
quei
sei
popolani
erano
il
sultano
,
quattro
ufficiali
e
un
carnefice
,
che
giravano
di
bottega
in
bottega
per
verificare
i
pesi
e
le
misure
.
In
tutto
quanto
il
corpo
enorme
di
Costantinopoli
ribolliva
una
vita
pletorica
e
febbrile
.
Il
tesoro
riboccava
di
gemme
,
gli
arsenali
,
d
'
armi
,
le
caserme
,
di
soldati
,
i
caravanserai
,
di
viaggiatori
;
il
mercato
di
schiavi
era
un
formicaio
di
belle
,
di
mercantesse
e
di
gran
signori
;
i
dotti
s
'
affollavano
nei
grandi
archivii
delle
moschee
;
i
vizir
dalla
lunga
lena
preparavano
alle
generazioni
future
gli
annali
sterminati
dell
'
impero
;
i
poeti
,
pensionati
dal
serraglio
,
si
raccoglievano
nei
bagni
a
cantare
le
guerre
e
gli
amori
imperiali
;
turbe
d
'
operai
bulgari
ed
armeni
lavoravano
ad
innalzar
moschee
con
blocchi
di
granito
d
'
Egitto
e
di
marmo
di
Paros
,
mentre
per
mare
arrivavano
le
colonne
dei
tempii
dell
'
Arcipelago
e
per
terra
le
spoglie
delle
chiese
di
Pest
e
di
Ofen
;
nel
porto
si
allestivano
le
flotte
di
trecento
vele
che
dovevano
portare
il
terrore
su
tutte
le
rive
del
Mediterraneo
;
fra
Stambul
e
Adrianopoli
si
spandevano
cavalcate
di
settemila
falconieri
e
di
settemila
guardacaccia
,
e
negl
'
intervalli
delle
rivolte
soldatesche
,
delle
guerre
lontane
,
degli
incendi
che
riducevano
in
cenere
ventimila
case
in
una
notte
,
si
celebravano
feste
di
trenta
giorni
dinanzi
ai
plenipotenziarii
di
tutti
gli
stati
dell
'
Affrica
,
dell
'
Asia
e
dell
'
Europa
.
Allora
l
'
entusiasmo
musulmano
diventava
follia
.
Al
cospetto
del
Sultano
e
della
corte
,
in
mezzo
a
quelle
smisurate
palme
di
nozze
,
cariche
d
'
uccelli
,
di
frutti
e
di
specchi
,
per
dar
passo
alle
quali
si
atterravano
le
case
e
le
mura
;
in
mezzo
a
file
di
leoni
e
di
sirene
di
zucchero
,
portati
da
cavalli
ingualdrappati
di
damasco
argentato
;
in
mezzo
a
monti
di
doni
reali
recati
da
tutte
le
parti
dell
'
Impero
e
da
tutte
le
corti
del
mondo
,
si
alternavano
le
finte
battaglie
dei
giannizzeri
,
i
balli
furiosi
dei
dervis
,
le
mischie
sanguinose
dei
prigionieri
cristiani
,
i
banchetti
popolari
di
diecimila
piatti
di
cuscussù
;
nell
'
Ippodromo
danzavano
gli
elefanti
e
le
giraffe
;
si
sguinzagliavano
tra
la
folla
gli
orsi
e
le
volpi
coi
razzi
alla
coda
;
alle
pantomime
allegoriche
succedevano
le
danze
lascive
,
le
mascherate
grottesche
,
le
processioni
fantastiche
,
le
corse
,
i
carri
simbolici
,
i
giochi
,
le
commedie
,
le
ridde
;
la
festa
degenerava
a
poco
a
poco
,
col
calar
della
notte
,
in
un
tumulto
forsennato
,
e
cinquecento
moschee
scintillanti
di
lumi
formavano
sopra
la
città
un
'
immensa
aureola
di
foco
che
annunziava
ai
pastori
delle
montagne
dell
'
Asia
e
ai
naviganti
della
Propontide
,
le
orgie
della
nuova
Babilonia
.
Così
era
Stambul
,
la
sultana
formidabile
,
voluttuosa
e
sfrenata
;
appetto
alla
quale
la
città
d
'
oggi
non
è
più
che
una
vecchia
regina
malata
d
'
ipocondria
.
*
*
*
[
Gli
Armeni
]
Occupato
quasi
sempre
dei
turchi
,
non
ebbi
il
tempo
,
come
ognuno
può
capire
,
di
studiare
molto
le
tre
nazioni
,
armena
,
greca
ed
ebrea
,
che
formano
la
popolazione
dei
rajà
;
studio
,
d
'
altra
parte
,
assai
lungo
,
poichè
se
ognuno
di
quei
popoli
ha
conservato
dal
più
al
meno
la
natura
propria
,
la
vita
esteriore
di
tutti
e
tre
ha
preso
come
una
velatura
di
colore
musulmano
,
la
quale
va
ora
perdendosi
alla
sua
volta
sotto
la
tinta
della
civiltà
europea
:
onde
presentano
tutti
e
tre
la
difficoltà
d
'
osservazione
che
presenterebbe
un
quadro
mobile
e
cangiante
.
Gli
armeni
,
in
special
modo
,
"
cristiani
di
spirito
e
di
fede
,
e
musulmani
asiatici
di
nascita
e
di
carne
"
,
non
sono
soltanto
difficili
a
studiare
intimamente
,
ma
anche
a
distinguere
a
occhio
dai
turchi
,
poichè
quella
parte
di
loro
che
non
ha
ancora
preso
il
vestiario
europeo
,
è
vestita
alla
turca
,
salvo
piccolissime
differenze
;
e
non
usa
quasi
più
affatto
l
'
antico
berrettone
di
feltro
,
che
era
,
con
certi
colori
speciali
,
il
segno
distintivo
della
nazione
.
E
non
differiscono
molto
dai
turchi
anche
nell
'
aspetto
.
Sono
per
lo
più
alti
di
statura
,
robusti
,
corpulenti
,
di
carnagione
chiara
,
d
'
andatura
e
di
modi
gravi
,
e
mostrano
nel
viso
le
due
qualità
proprie
della
loro
natura
:
lo
spirito
aperto
,
alacre
,
industrioso
,
pertinace
,
per
cui
sono
meravigliosamente
atti
al
commercio
,
e
quella
placidità
,
che
altri
vuol
chiamare
pieghevolezza
servile
,
con
cui
riuscirono
a
farsi
un
covo
per
tutto
,
dall
'
Ungheria
alla
China
,
e
a
rendersi
accetti
particolarmente
ai
turchi
,
dei
quali
si
cattivarono
la
fiducia
,
sudditi
docili
e
amici
ossequenti
.
Non
hanno
nè
fuori
nè
dentro
nulla
di
bellicoso
e
d
'
eroico
.
Tali
,
forse
,
non
erano
anticamente
nella
regione
asiatica
da
cui
vennero
,
e
si
dice
infatti
che
siano
tuttora
assai
diversi
i
loro
fratelli
che
l
'
abitano
;
ma
quei
che
furon
trapiantati
di
qua
dal
Bosforo
,
sono
veramente
un
popolo
mansueto
e
prudente
,
modesto
nella
vita
,
non
inteso
ad
altro
che
ai
suoi
traffici
,
e
più
sinceramente
religioso
,
si
dice
,
d
'
ogni
altro
popolo
di
Costantinopoli
.
I
turchi
li
chiamano
i
cammelli
dell
'
impero
e
i
franchi
dicono
che
ogni
armeno
nasce
calcolatore
;
questi
due
motti
sono
in
gran
parte
giustificati
dal
fatto
,
poichè
in
grazia
appunto
della
loro
forza
fisica
e
della
loro
intelligenza
agile
ed
acuta
,
oltre
a
un
buon
numero
d
'
architetti
,
d
'
ingegneri
,
di
medici
,
d
'
artefici
ingegnosi
e
pazienti
,
essi
forniscono
a
Costantinopoli
la
maggior
parte
dei
facchini
e
dei
banchieri
:
facchini
che
portan
pesi
e
banchieri
che
ammassano
tesori
favolosi
.
A
primo
aspetto
,
però
,
nessuno
s
'
accorgerebbe
che
v
'
è
un
popolo
armeno
a
Costantinopoli
,
tanto
la
pianta
ha
preso
,
come
suol
dirsi
,
il
colore
del
concio
.
Le
donne
stesse
,
per
cagione
delle
quali
la
casa
armena
è
chiusa
allo
straniero
quasi
altrettanto
severamente
che
la
musulmana
,
vestono
alla
turca
,
e
non
c
'
è
che
un
occhio
molto
esperto
che
le
possa
riconoscere
in
mezzo
alle
loro
concittadine
maomettane
.
Sono
anch
'
esse
per
lo
più
bianche
e
grassotte
,
ed
hanno
la
linea
aquilina
del
profilo
orientale
,
grandi
occhi
e
lunghe
ciglia
;
molte
d
'
alta
statura
e
di
forme
matronali
,
che
coronate
d
'
un
turbante
,
parrebbero
bellissimi
sceicchi
;
e
quasi
tutte
d
'
aspetto
signorile
e
modesto
ad
un
tempo
,
in
cui
se
qualche
cosa
manca
,
è
la
luce
dell
'
anima
che
brilla
sul
volto
della
donna
greca
.
*
*
*
[
I
Greci
]
Quanto
è
difficile
riconoscere
a
occhio
l
'
armeno
,
altrettanto
è
facile
riconoscere
il
greco
,
anche
non
badando
al
vestire
;
tanto
egli
è
diverso
di
natura
e
d
'
aspetto
dagli
altri
sudditi
dell
'
Impero
,
e
principalmente
dal
turco
.
Per
rendersi
ragione
di
questa
diversità
,
o
piuttosto
di
questo
contrasto
,
basta
osservare
un
turco
ed
un
greco
,
che
si
trovino
seduti
l
'
uno
accanto
all
'
altro
in
un
caffè
o
in
un
piroscafo
.
Hanno
un
bell
'
essere
press
'
a
poco
della
stessa
età
e
dello
stesso
ceto
,
e
vestiti
tutt
'
e
due
all
'
europea
,
ed
anche
somiglianti
di
viso
;
non
è
possibile
sbagliare
.
Il
turco
è
immobile
,
e
tutti
i
suoi
lineamenti
riposano
in
una
specie
di
quiete
senza
pensiero
,
che
somiglia
a
quella
d
'
un
animale
satollo
;
o
se
il
suo
viso
rivela
un
pensiero
,
pare
che
debba
essere
un
pensiero
immobile
come
il
suo
corpo
.
Non
guarda
nessuno
,
non
dà
segno
d
'
accorgersi
d
'
esser
guardato
;
il
suo
atteggiamento
mostra
una
profonda
noncuranza
di
tutti
coloro
e
di
tutto
quello
che
ha
intorno
;
il
suo
viso
esprime
qualcosa
della
tristezza
rassegnata
d
'
uno
schiavo
e
dell
'
orgoglio
freddo
d
'
un
despota
;
un
che
di
duro
,
di
chiuso
,
di
cocciuto
,
da
far
disperare
alla
prima
chi
si
proponesse
di
persuaderlo
di
qualche
cosa
o
di
rimoverlo
di
una
risoluzione
.
Ha
,
insomma
,
l
'
aspetto
d
'
uno
di
quegli
uomini
tutti
d
'
un
pezzo
,
coi
quali
pare
che
non
si
possa
vivere
altrimenti
che
obbedendoli
o
comandandoli
;
e
che
per
quanto
tempo
ci
si
viva
insieme
,
non
si
debba
mai
poterci
prendere
una
famigliarità
intera
.
Il
greco
invece
è
mobilissimo
,
e
rivela
con
mille
sfuggevoli
guizzi
dello
sguardo
e
delle
labbra
tutto
quello
che
gli
passa
nell
'
anima
;
scuote
la
testa
con
movimenti
di
cavallo
indomito
;
il
suo
volto
esprime
un
'
alterezza
giovanile
,
e
qualche
volta
quasi
fanciullesca
;
se
si
vede
guardato
,
s
'
atteggia
;
se
non
è
guardato
,
si
mette
in
mostra
;
par
sempre
che
desideri
o
che
fantastichi
qualche
cosa
;
spira
da
tutta
la
persona
l
'
accorgimento
e
l
'
ambizione
;
e
inspira
simpatia
,
anche
se
ha
la
faccia
d
'
un
cattivo
soggetto
,
e
gli
si
darebbe
la
mano
anche
quando
non
si
vorrebbe
affidargli
la
borsa
.
Basta
veder
vicini
questi
due
uomini
,
per
capire
che
l
'
uno
deve
parere
all
'
altro
un
barbaro
,
un
orgoglioso
,
un
prepotente
,
un
brutale
;
che
questi
deve
giudicar
quello
un
uomo
leggiero
,
falso
,
maligno
,
turbolento
;
e
che
debbono
disprezzarsi
e
detestarsi
reciprocamente
con
tutte
le
forze
dell
'
anima
;
e
non
trovar
la
via
di
vivere
d
'
accordo
.
La
stessa
differenza
si
osserva
tra
le
donne
greche
e
le
altre
donne
levantine
.
In
mezzo
alle
turche
e
alle
armene
belle
e
floride
,
ma
che
toccan
quasi
più
i
sensi
di
quello
che
parlino
all
'
anima
,
si
riconoscono
alla
prima
,
con
un
sentimento
di
grata
meraviglia
,
i
visi
eleganti
e
puri
delle
greche
,
illuminati
da
due
occhi
pieni
di
pensiero
,
dei
quali
ogni
sguardo
fa
venir
sulle
labbra
il
verso
d
'
un
ode
;
e
i
bei
corpi
maestosi
insieme
e
leggeri
,
che
ispirano
il
desiderio
di
stringerli
fra
le
braccia
,
piuttosto
per
metterli
sopra
un
piedestallo
,
che
per
portarli
nell
'
arem
.
Se
ne
vedono
di
quelle
che
portano
ancora
i
capelli
cadenti
,
all
'
antica
,
in
lunghe
ciocche
ondulate
,
e
una
grossa
treccia
ravvolta
intorno
alla
testa
in
forma
di
diadema
;
così
belle
,
così
nobili
,
così
classiche
,
che
si
piglierebbero
per
statue
di
Prassitele
e
di
Lisippo
,
o
per
giovanette
immortali
ritrovate
dopo
venti
secoli
in
qualche
valle
ignorata
della
Laconia
o
in
qualche
isoletta
dimenticata
dell
'
Egeo
.
Sono
però
rarissime
queste
bellezze
sovrane
anche
tra
le
greche
,
e
oramai
non
se
ne
trova
più
esempio
che
fra
la
vecchia
aristocrazia
dell
'
impero
,
nel
quartiere
silenzioso
e
triste
del
Fanar
,
dove
s
'
è
rifugiata
l
'
anima
dell
'
antica
Bisanzio
.
Là
si
vede
ancora
qualche
volta
una
di
quelle
donne
superbe
affacciata
a
un
balcone
a
balaustri
,
o
all
'
inferriata
d
'
una
finestra
altissima
,
cogli
occhi
fissi
nella
strada
solitaria
,
nell
'
atteggiamento
d
'
una
regina
prigioniera
;
e
quando
il
servidorame
dei
discendenti
dei
Paleologhi
e
dei
Comneni
,
non
sta
oziando
dinanzi
alle
porte
,
si
può
,
contemplandola
di
nascosto
,
credere
per
un
momento
di
veder
per
lo
squarcio
d
'
una
nuvola
il
viso
d
'
una
dea
dell
'
Olimpo
.
*
*
*
[
Gli
Ebrei
]
Riguardo
alle
ebree
,
posso
affermare
,
dopo
esser
stato
nel
Marocco
,
che
quelle
di
Costantinopoli
non
hanno
che
fare
con
quelle
della
costa
settentrionale
dell
'
Affrica
,
nelle
quali
i
dotti
osservatori
credono
di
vedere
ancora
in
tutta
la
sua
purezza
il
primo
tipo
orientale
della
bellezza
ebraica
.
Colla
speranza
di
trovare
questa
bellezza
,
mi
armai
di
coraggio
,
e
feci
molti
giri
per
il
vasto
ghetto
di
Balata
,
che
s
'
allunga
,
come
un
serpente
immondo
,
sulla
riva
del
Corno
d
'
oro
.
Mi
spinsi
fin
nei
vicoli
più
miserabili
,
in
mezzo
a
casupole
"
grommate
di
muffa
"
come
le
ripe
della
bolgia
dantesca
,
per
crocicchi
dove
non
ripasserei
più
che
sui
trampoli
e
colle
narici
turate
;
guardando
per
le
finestre
tappezzate
di
cenci
nauseabondi
,
nelle
stanze
nere
e
viscose
;
soffermandomi
dinanzi
alle
porte
dei
cortili
umidi
da
cui
usciva
un
tanfo
da
mozzare
il
fiato
,
facendomi
largo
in
mezzo
a
gruppi
di
ragazzi
scrofolosi
e
tignosi
,
toccando
col
gomito
dei
vecchi
orrendi
,
che
parevano
morti
di
peste
risuscitati
;
scansando
a
ogni
passo
cani
coperti
di
piaghe
e
laghi
di
mota
nera
e
panni
schifosi
appesi
a
corde
bisunte
,
e
mucchi
di
putridumi
da
far
cadere
in
deliquio
;
ma
il
mio
coraggio
non
fu
ricompensato
.
Fra
le
molte
donne
che
incontrai
imbacuccate
nel
loro
calpak
nazionale
,
che
sembra
un
turbante
allungato
e
copre
i
capelli
e
le
orecchie
,
vidi
bensì
qualche
viso
in
cui
riconobbi
quella
regolarità
delicata
di
lineamenti
e
quell
'
aria
soave
di
rassegnazione
,
che
si
considera
come
il
tratto
distintivo
delle
ebree
di
Costantinopoli
;
vidi
qualche
vago
profilo
di
Rebecca
e
di
Rachele
,
dagli
occhi
a
mandorla
,
pieni
di
dolcezza
e
di
grazia
;
e
qualche
figura
elegante
,
ritta
in
un
atteggiamento
raffaellesco
sulla
soglia
d
'
una
porta
,
con
una
mano
sottile
appoggiata
sul
capo
ricciuto
d
'
un
bimbo
.
Ma
nella
maggior
parte
non
vidi
che
i
segni
della
degradazione
della
razza
.
Che
differenza
tra
quelle
figure
stentite
,
e
gli
occhi
di
fuoco
,
i
colori
pomposi
e
le
forme
opulente
che
ammirai
un
anno
dopo
nei
mellà
di
Tangeri
e
di
Fez
!
Ed
è
lo
stesso
degli
uomini
,
spersoniti
,
giallognoli
,
molli
,
di
cui
tutta
la
vitalità
pare
che
si
sia
raccolta
negli
occhi
scintillanti
d
'
astuzia
e
di
cupidigia
,
che
essi
girano
continuamente
intorno
a
sè
stessi
,
come
se
da
tutte
le
parti
sentissero
saltellare
delle
monete
.
Ed
ora
m
'
aspetto
che
i
miei
buoni
critici
israeliti
,
che
già
mi
diedero
sulle
dita
a
proposito
dei
loro
correligionarii
del
Marocco
,
ricantino
la
stessa
canzone
,
scrivendo
a
colpa
dei
turchi
oppressori
la
decadenza
e
l
'
avvilimento
degli
ebrei
di
Costantinopoli
.
Ma
badino
che
nelle
medesime
condizioni
politiche
e
civili
degli
ebrei
si
trovarono
tutti
gli
altri
sudditi
non
musulmani
della
Porta
;
e
che
se
anche
questo
non
fosse
,
sarebbe
assai
difficile
il
provare
che
la
vergognosa
immondizia
,
la
precocità
dei
matrimonii
e
l
'
astensione
da
tutti
i
mestieri
faticosi
,
considerate
come
cause
efficacissime
di
quella
decadenza
,
siano
una
conseguenza
logica
della
mancanza
di
libertà
e
d
'
indipendenza
.
E
se
mi
vorranno
dire
invece
,
che
non
l
'
oppressione
politica
dei
turchi
,
ma
le
piccole
persecuzioni
e
il
disprezzo
di
tutti
,
sono
stati
la
cagione
di
quell
'
avvilimento
,
domandino
prima
a
sè
stessi
se
per
caso
non
fosse
vero
il
contrario
;
se
la
prima
cagione
non
sia
piuttosto
da
ricercarsi
nei
loro
costumi
e
nella
loro
vita
;
e
se
invece
di
nasconder
la
piaga
,
non
sarebbe
utile
che
essi
medesimi
la
toccassero
col
ferro
rovente
.
*
*
*
[
Il
bagno
]
Dopo
aver
fatto
un
giro
per
Balata
,
non
è
delle
peggio
,
come
si
dice
a
Firenze
,
l
'
andare
a
fare
un
bagno
turco
.
Le
case
dei
bagni
si
riconoscono
di
fuori
:
sono
edifizi
senza
finestre
,
della
forma
di
piccole
moschee
,
sormontati
da
una
cupola
e
da
alti
camini
conici
,
che
fumano
perpetuamente
.
Ma
prima
d
'
entrare
,
bisogna
pensarci
due
volte
,
e
domandarsi
quid
valeant
humeri
,
perché
non
tutti
possono
resistere
all
'
aspro
governo
che
si
fa
d
'
un
uomo
fra
quelle
mura
salutari
.
Io
confesso
che
dopo
quello
che
ne
avevo
inteso
dire
,
c
'
entrai
con
un
po
'
di
trepidazione
;
e
i
lettori
vedranno
che
ero
da
compatire
.
Ripensandoci
,
mi
sento
uscire
dalle
tempie
due
goccioline
di
sudore
che
aspettano
ch
'
io
sia
nel
vivo
della
descrizione
per
filarmi
giù
per
le
guancie
.
Ecco
dunque
quello
che
fu
fatto
della
mia
povera
persona
.
Entro
timidamente
e
mi
trovo
in
una
gran
sala
che
mi
lascia
un
momento
incerto
,
se
sia
un
teatro
o
un
ospedale
.
Nel
mezzo
zampilla
una
fontana
,
coronata
di
fiori
;
e
lungo
le
pareti
gira
una
galleria
di
legno
,
dove
dormono
profondamente
o
fumano
sonnecchiando
alcuni
turchi
sdraiati
su
materasse
e
ravvolti
dalla
testa
ai
piedi
in
pannolini
bianchissimi
.
Mentre
guardo
intorno
in
cerca
del
bagnaiuolo
,
due
tarchiati
mulatti
seminudi
,
sbucati
non
so
di
dove
,
mi
si
rizzano
dinanzi
come
due
spettri
,
e
mi
domandano
tutti
e
due
insieme
con
voce
cavernosa
:
Hammamun
?
(
bagno
?
)
-
Evvet
(
sì
)
rispondo
con
un
filo
di
voce
.
Mi
accennano
di
seguirli
e
mi
rimorchiano
su
per
una
scaletta
di
legno
in
una
stanza
piena
di
stuoie
e
di
cuscini
,
dove
mi
fanno
capire
che
mi
debbo
spogliare
.
Mi
stringono
una
stoffa
azzurra
e
bianca
intorno
alle
reni
,
mi
raspano
la
testa
con
un
pezzo
di
mussolina
,
mi
fanno
infilare
due
zoccoli
colossali
,
mi
pigliano
sotto
le
braccia
come
un
ubbriaco
e
mi
conducono
,
o
piuttosto
mi
traducono
in
un
'
altra
sala
calda
e
semi
-
oscura
,
dove
mi
distendono
sopra
un
tappeto
e
stanno
ad
aspettare
colle
mani
sui
fianchi
che
mi
si
ammorbidisca
la
pelle
.
Tutti
questi
apparecchi
,
che
somigliano
molto
a
quelli
d
'
un
supplizio
,
mi
mettono
addosso
una
inquietudine
,
la
quale
si
cangia
in
un
sentimento
anche
meno
onorevole
,
quando
i
due
aguzzini
mi
toccano
la
fronte
,
si
scambiano
uno
sguardo
che
significa
:
-
può
resistere
-
e
par
che
vogliano
dire
:
-
alla
ruota
-
e
ripigliandomi
per
le
braccia
mi
accompagnano
in
una
terza
sala
.
Qui
provo
una
sensazione
stranissima
.
Mi
par
d
'
essere
in
un
tempio
sottomarino
.
Vedo
vagamente
,
a
traverso
un
velo
bianco
di
vapori
,
delle
alte
pareti
marmoree
,
delle
colonne
,
degli
archi
,
la
vôlta
d
'
una
cupola
finestrata
,
da
cui
scendono
dei
raggi
di
luce
rossa
,
azzurra
e
verde
,
dei
fantasmi
bianchi
che
vanno
e
vengono
rasente
le
pareti
,
e
nel
mezzo
della
sala
,
uomini
seminudi
distesi
sul
pavimento
come
cadaveri
,
sui
quali
altri
uomini
seminudi
stanno
chinati
nell
'
atteggiamento
di
medici
che
facciano
un
'
autopsia
.
La
temperatura
della
sala
è
tale
che
,
appena
entrato
,
mi
sento
tutto
in
sudore
,
e
mi
pare
che
non
potrò
più
uscir
di
là
che
sotto
la
forme
d
'
un
fiumicello
,
come
l
'
amante
d
'
Aretusa
.
I
due
mulatti
trasportano
il
mio
corpo
in
mezzo
alla
sala
e
lo
adagiano
sopra
una
specie
di
tavola
anatomica
,
che
è
una
grande
lastra
di
marmo
bianco
,
rilevata
dal
pavimento
,
sotto
la
quale
ardono
le
stufe
.
La
lastra
scotta
ed
io
vedo
le
stelle
;
ma
oramai
ci
sono
e
bisogna
striderci
.
I
due
mulatti
cominciano
la
vivisezione
,
canterellando
una
canzonetta
funebre
.
Mi
pizzicano
le
braccia
e
le
gambe
,
mi
premono
i
muscoli
,
mi
fanno
scricchiolare
le
articolazioni
,
mi
fregano
,
mi
strizzano
,
mi
stropicciano
;
mi
fanno
voltar
bocconi
,
e
ricominciano
;
mi
rimettono
supino
,
e
tornan
da
capo
;
mi
stirano
e
mi
schiacciano
come
un
fantoccio
di
pasta
,
a
cui
vogliano
dare
una
forma
che
hanno
in
mente
,
e
non
ci
riescano
,
e
ci
s
'
arrabbino
;
poi
pigliano
un
po
'
di
respiro
;
poi
di
nuovo
pizzicotti
e
strizzatine
e
schiacciature
da
farmi
temere
che
sia
quello
il
mio
ultimo
quarto
d
'
ora
.
Finalmente
,
quando
tutto
il
mio
corpo
schizza
acqua
come
una
spugna
spremuta
,
quando
mi
vedono
circolare
il
sangue
sotto
la
pelle
,
quando
s
'
accorgono
che
proprio
non
ci
posso
più
reggere
,
tiran
su
i
miei
resti
da
quel
letto
di
tortura
,
e
li
portano
in
un
angolo
,
dinanzi
a
una
piccola
nicchia
,
dove
sono
due
cannelle
di
rame
,
che
gettano
acqua
calda
e
acqua
fresca
in
una
vaschetta
di
marmo
.
Ma
,
ahimè
!
qui
comincia
un
altro
martirio
.
E
veramente
la
cosa
piglia
un
certo
andare
,
che
,
senza
celia
,
io
mi
domando
se
non
è
il
caso
di
appoggiare
un
cappiotto
a
destra
e
uno
scopaccione
a
sinistra
,
e
di
battermela
come
mi
trovo
.
Uno
dei
due
tormentatori
si
mette
un
guanto
di
pelo
di
cammello
e
comincia
a
fregarmi
la
schiena
,
il
petto
,
le
braccia
e
le
gambe
,
colla
grazia
con
cui
striglierebbe
un
cavallo
,
e
la
strigliatura
si
prolunga
per
la
bellezza
di
cinque
minuti
.
Finita
la
strigliatura
,
mi
rovesciano
addosso
un
torrente
d
'
acqua
tepida
,
e
ripigliano
fiato
.
E
lo
ripiglio
anch
'
io
,
ringraziando
il
cielo
che
sia
finita
.
Ma
non
è
finita
!
Il
mulatto
feroce
si
leva
il
guanto
e
ricomincia
l
'
operazione
colla
mano
nuda
,
ed
io
m
'
indispettisco
e
gli
fo
cenno
di
smettere
,
e
lui
,
mostrandomi
la
mano
,
mi
prova
,
con
mia
grande
meraviglia
,
che
deve
fregare
ancora
.
Finito
di
fregare
,
un
altro
rovescio
d
'
acqua
,
e
poi
un
'
altra
operazione
.
Prendono
tutti
e
due
uno
strofinaccio
di
stoppa
imbevuto
di
sapone
di
Candia
,
e
m
'
insaponano
dalla
testa
ai
piedi
.
Finita
l
'
insaponata
,
un
altro
diluvio
d
'
acqua
profumata
,
e
poi
da
capo
lo
strofinamento
colla
stoppa
.
Ma
questa
volta
,
come
dio
vuole
,
la
stoppa
è
asciutta
e
strofinano
per
asciugare
.
Asciugato
che
sono
,
mi
rifasciano
la
testa
,
mi
rimettono
il
grembiale
,
mi
ravvolgono
in
un
lenzuolo
,
mi
riconducono
nella
seconda
sala
,
e
dopo
una
sosta
di
qualche
minuto
,
mi
fanno
rientrar
nella
prima
.
Qui
trovo
una
materassa
tepida
sulla
quale
mi
distendo
mollemente
e
i
due
esecutori
di
giustizia
mi
danno
gli
ultimi
pizzicotti
per
rendere
uguale
in
tutte
le
membra
la
circolazione
del
sangue
.
Ciò
fatto
,
mi
mettono
un
cuscino
ricamato
sotto
la
testa
,
una
coperta
bianca
addosso
,
una
pipa
in
bocca
,
una
limonata
accanto
,
e
mi
lascian
lì
fresco
,
leggiero
,
odoroso
,
colla
mente
serena
,
col
cuore
contento
,
con
un
senso
così
puro
e
così
giovanile
della
vita
,
che
mi
par
d
'
esser
nato
allora
,
come
Venere
,
dalla
spuma
del
mare
,
e
di
sentirmi
frullare
sopra
la
testa
le
ali
degli
amorini
.
*
*
*
[
La
Torre
del
Seraschiere
]
Sentendosi
così
puri
e
disposti
a
riveder
le
stelle
non
c
'
è
di
meglio
che
arrampicarsi
sopra
la
testa
di
quel
titano
di
pietra
che
si
chiama
la
torre
del
Seraschiere
.
Io
credo
che
Satana
,
se
volesse
tentare
un
'
altra
volta
qualcuno
coll
'
offerta
del
regno
della
terra
,
sarebbe
sicuro
del
fatto
suo
,
trasportando
la
sua
vittima
su
quella
cima
.
La
torre
,
fabbricata
sotto
il
regno
di
Mahmud
II
,
è
piantata
sulla
collina
più
alta
di
Stambul
,
nel
mezzo
del
cortile
vastissimo
del
ministero
della
guerra
,
nel
punto
che
i
turchi
chiamano
l
'
ombelico
della
città
.
È
costrutta
in
gran
parte
con
marmo
bianco
di
Marmara
,
sul
piano
d
'
un
poligono
regolare
di
sedici
lati
,
e
si
slancia
in
alto
,
ardita
e
svelta
come
una
colonna
,
sorpassando
d
'
un
buon
tratto
i
minareti
giganteschi
della
vicina
moschea
di
Solimano
.
Si
va
su
per
una
scala
a
chiocciola
,
rischiarata
da
poche
finestre
quadrate
,
per
le
quali
s
'
intravvede
,
passando
,
ora
Galata
,
ora
Stambul
,
ora
i
sobborghi
del
Corno
d
'
oro
;
e
non
s
'
è
ancora
a
mezza
altezza
,
che
già
,
lanciando
uno
sguardo
fuori
,
pare
di
essere
nella
regione
delle
nuvole
.
Qualche
volta
salendo
,
si
sente
un
leggero
rumore
sul
proprio
capo
,
e
quasi
nello
stesso
punto
si
vede
passare
e
sparire
una
larva
,
che
sembra
una
cosa
che
precipita
piuttosto
che
un
uomo
che
discende
;
ed
è
uno
dei
guardiani
che
stanno
giorno
e
notte
alla
vedetta
sulla
sommità
della
torre
,
il
quale
ha
visto
probabilmente
in
qualche
punto
lontano
dell
'
orizzonte
un
nuvolo
di
fumo
sospetto
,
e
ne
porta
avviso
al
Seraschierato
.
La
scala
ha
circa
duecento
scalini
,
e
conduce
a
una
specie
di
terrazza
rotonda
,
coperta
di
sopra
e
vetrata
tutt
'
intorno
,
nella
quale
gira
perpetuamente
un
guardiano
,
che
serve
il
caffè
ai
visitatori
.
Al
primo
entrare
in
quella
gabbia
trasparente
,
che
par
sospesa
tra
il
cielo
e
la
terra
,
al
vedere
tutt
'
intorno
quell
'
immenso
vuoto
azzurro
,
al
sentire
il
vento
che
strepita
e
fa
sonare
i
vetri
e
scricchiolare
gli
assiti
,
s
'
è
quasi
presi
dalle
vertigini
e
tentati
di
rinunziare
al
panorama
.
Ma
alla
vista
della
scaletta
appoggiata
al
finestrino
del
tetto
,
il
coraggio
ritorna
,
si
sale
col
cuore
palpitante
,
e
si
getta
un
grido
di
meraviglia
.
È
un
momento
sublime
.
Si
rimane
come
sfolgorati
.
Tutta
Costantinopoli
è
là
e
s
'
abbraccia
tutta
con
un
giro
dello
sguardo
;
tutte
le
colline
e
tutte
le
valli
di
Stambul
,
dal
castello
delle
Sette
Torri
ai
cimiteri
d
'
Eyub
;
tutta
Galata
e
tutta
Pera
,
come
se
lo
sguardo
vi
cadesse
a
fil
di
piombo
;
tutta
Scutari
,
come
se
fosse
lì
sotto
;
tre
file
di
città
,
di
boschi
,
di
flotte
,
che
fuggono
a
perdita
d
'
occhi
lungo
tre
rive
incantevoli
,
e
altre
striscie
interminabili
di
villaggi
e
di
giardini
che
si
perdono
serpeggiando
nell
'
interno
delle
terre
;
tutto
il
Corno
d
'
oro
,
immobile
,
cristallino
e
picchiettato
d
'
innumerevoli
caicchi
,
che
sembrano
moscerini
natanti
;
tutto
il
Bosforo
,
che
par
chiuso
qua
e
là
dalle
colline
più
avanzate
delle
due
rive
,
e
presenta
l
'
immagine
d
'
una
successione
di
laghi
,
e
ogni
lago
par
circondato
da
una
città
,
e
ogni
città
è
inghirladata
di
giardini
;
di
là
dal
Bosforo
,
il
mar
Nero
azzurrino
che
si
confonde
col
cielo
;
dalla
parte
opposta
,
il
mar
di
Marmara
,
il
golfo
di
Nicomedia
,
le
isole
dei
Principi
,
la
riva
europea
e
la
riva
asiatica
biancheggianti
di
villaggi
;
di
là
dal
mar
di
Marmara
,
lo
stretto
dei
Dardanelli
,
che
luccica
come
un
sottile
nastro
d
'
argento
;
oltre
i
Dardanelli
un
vago
bagliore
bianco
,
ch
'
è
il
mare
Egeo
e
una
curva
oscura
che
è
la
riva
della
Troade
;
di
là
da
Scutari
,
la
Bitinia
e
l
'
Olimpo
;
di
là
da
Stambul
,
le
solitudini
ondulate
e
giallognole
della
Tracia
;
due
golfi
,
due
stretti
,
due
continenti
,
tre
mari
,
venti
città
,
una
miriade
di
cupole
inargentate
e
di
guglie
d
'
oro
,
una
gloria
di
colori
e
di
luce
,
da
far
dubitare
se
quella
sia
una
veduta
del
nostro
pianeta
o
di
un
altro
astro
più
favorito
da
Dio
.
*
*
*
[
Costantinopoli
]
E
sulla
torre
del
Seraschiere
,
come
su
quella
di
Galata
,
come
sul
vecchio
ponte
,
come
a
Scutari
,
io
mi
domandai
cento
volte
:
-
Ma
in
che
maniera
hai
potuto
innamorarti
dell
'
Olanda
?
-
E
non
solo
quel
paese
,
ma
Parigi
,
ma
Madrid
,
ma
Siviglia
,
mi
parevano
città
oscure
e
malinconiche
,
in
cui
non
avrei
più
potuto
vivere
un
mese
.
Poi
ripensavo
alle
mie
povere
descrizioni
e
mi
dicevo
con
rammarico
:
-
Ah
!
disgraziato
!
Quante
volte
hai
sciupato
le
parole
bello
,
splendido
,
immenso
!
Ed
ora
che
cosa
dirai
di
questo
spettacolo
?
-
Ma
già
mi
pareva
che
da
Costantinopoli
non
avrei
cavato
una
pagina
.
E
il
mio
amico
Rossasco
mi
diceva
:
-
Ma
perché
non
ti
ci
provi
?
-
Ed
io
gli
rispondevo
:
-
Ma
se
non
ho
nulla
da
dire
!
-
E
alle
volte
,
chi
lo
crederebbe
?
quello
spettacolo
,
per
qualche
minuto
secondo
,
a
certe
ore
,
a
una
certa
luce
,
mi
pareva
meschino
,
ed
esclamavo
quasi
con
sgomento
:
-
O
dov
'
è
la
mia
Costantinopoli
?
-
Altre
volte
mi
pigliava
un
sentimento
di
tristezza
pensando
che
mentre
io
ero
là
dinanzi
a
quella
immensità
e
a
quella
bellezza
,
mia
madre
era
in
una
piccola
stanza
,
da
cui
non
si
vedeva
che
un
cortile
uggioso
e
una
piccola
striscia
di
cielo
;
e
mi
pareva
una
colpa
mia
,
e
avrei
dato
un
occhio
per
aver
la
mia
buona
vecchia
a
bracetto
e
condurla
a
Santa
Sofia
.
La
giornata
però
correva
quasi
sempre
allegra
e
leggera
come
un
'
ora
d
'
ebbrezza
.
E
le
rare
volte
che
faceva
capolino
l
'
umor
nero
,
il
mio
amico
ed
io
avevamo
un
mezzo
sicuro
di
liberarcene
.
Scendevamo
a
Galata
in
due
caicchi
a
due
remi
,
i
più
variopinti
e
i
più
dorati
dello
scalo
,
e
gridavamo
:
-
Eyub
!
-
ed
eravamo
già
in
mezzo
al
Corno
d
'
oro
.
I
nostri
rematori
si
chiamavano
Mahmut
,
Baiazet
,
Ibraim
,
Murat
,
avevano
vent
'
anni
per
uno
e
due
braccia
di
ferro
,
e
vogavano
a
gara
incitandosi
con
grida
e
ridendo
come
bambini
;
il
cielo
era
sereno
e
il
mare
trasparente
;
noi
rovesciavamo
il
capo
indietro
per
bere
a
sorsate
più
lunghe
l
'
aria
piena
di
profumi
,
e
lasciavamo
spenzolare
una
mano
nell
'
acqua
;
i
due
caicchi
volavano
,
di
qua
e
di
là
ci
fuggivano
allo
sguardo
i
chioschi
,
i
palazzi
,
i
giardini
,
le
moschee
;
ci
pareva
d
'
esser
portati
dal
vento
a
traverso
un
mondo
fatato
,
sentivamo
un
piacere
inesprimibile
d
'
esser
giovani
e
d
'
essere
a
Stambul
,
Yunk
cantava
,
io
recitavo
delle
ballate
orientali
di
Vittor
Hugo
,
e
vedevo
ora
a
destra
,
ora
a
sinistra
,
ora
vicino
,
ora
lontano
,
balenare
per
aria
un
viso
amoroso
,
coronato
di
capelli
bianchi
e
illuminato
da
un
sorriso
dolcissimo
,
che
diceva
:
-
Sii
felice
,
figliuolo
!
Io
ti
benedico
e
ti
seguo
.
SANTA
SOFIA
Ed
ora
,
se
anche
un
povero
scrittore
di
viaggi
può
invocare
una
musa
,
io
la
invoco
a
mani
giunte
perché
la
mia
mente
si
smarrisce
"
in
faccia
al
nobile
subbietto
"
e
le
grandi
linee
della
basilica
bizantina
mi
tremano
dinanzi
come
un
'
immagine
riflessa
da
un
'
acqua
agitata
.
La
musa
m
'
ispiri
,
Santa
Sofia
m
'
illumini
e
l
'
imperatore
Giustiniano
mi
perdoni
.
Una
bella
mattina
d
'
ottobre
,
accompagnati
da
un
cavas
turco
del
Consolato
d
'
Italia
e
da
un
dracomanno
greco
,
andammo
finalmente
a
visitare
il
"
paradiso
terrestre
,
il
secondo
firmamento
,
il
carro
dei
cherubini
,
il
trono
della
gloria
di
Dio
,
la
meraviglia
della
terra
,
il
maggior
tempio
del
mondo
dopo
San
Pietro
"
.
La
quale
ultima
sentenza
,
-
lo
sappiano
i
miei
amici
di
Burgos
,
di
Colonia
,
di
Milano
,
di
Firenze
,
-
non
è
mia
,
e
non
oserei
farla
mia
;
ma
l
'
ho
citata
,
colle
altre
,
perché
è
una
delle
molte
espressioni
consacrate
dall
'
entusiasmo
dei
Greci
,
che
il
nostro
dracomanno
ci
andava
ripetendo
per
via
.
E
avevamo
scelto
pensatamente
,
insieme
a
un
vecchio
cavas
turco
,
un
vecchio
dracomanno
greco
,
colla
speranza
,
che
non
fu
delusa
,
di
sentire
nelle
loro
spiegazioni
e
nelle
loro
leggende
cozzare
le
due
religioni
,
le
due
storie
,
i
due
popoli
;
e
che
l
'
uno
ci
avrebbe
esaltato
la
chiesa
l
'
altro
magnificato
la
moschea
,
in
modo
da
farci
vedere
Santa
Sofia
come
dev
'
esser
veduta
:
con
un
occhio
di
cristiano
e
un
occhio
di
turco
.
La
mia
aspettazione
era
grande
e
la
curiosità
vivissima
;
eppure
,
strada
facendo
,
pensavo
come
penso
ancora
,
che
non
c
'
è
monumento
famoso
,
e
sia
pure
degno
della
sua
fama
,
dal
quale
venga
all
'
anima
una
commozione
così
vivamente
e
schiettamente
piacevole
com
'
è
quella
che
si
prova
nell
'
andarlo
a
vedere
.
Se
dovessi
rivivere
un
'
ora
di
tutti
i
giorni
in
cui
vidi
qualche
grande
cosa
,
sceglierei
quella
che
passò
fra
il
momento
in
cui
dissi
:
-
Andiamo
-
;
e
il
momento
in
cui
intesi
dire
:
-
Siamo
giunti
.
Le
più
belle
ore
dei
viaggi
son
quelle
.
Andando
,
par
di
sentirsi
ingrandir
l
'
anima
come
per
contenere
il
sentimento
di
ammirazione
che
vi
sorgerà
tra
poco
;
si
rammentano
i
desiderii
della
prima
giovinezza
,
che
parevan
sogni
;
si
rivede
un
vecchio
professore
di
geografia
che
,
dopo
aver
segnato
Costantinopoli
sulla
carta
d
'
Europa
,
traccia
per
aria
,
con
una
presa
di
tabacco
tra
le
dita
,
le
linee
della
grande
basilica
;
si
vede
quella
stanza
,
quel
caminetto
,
dinanzi
al
quale
,
nel
prossimo
inverno
,
si
descriverà
il
monumento
in
mezzo
a
un
cerchio
di
visi
meravigliati
ed
immobili
;
si
sente
sonar
quel
nome
di
Santa
Sofia
nella
testa
,
nel
cuore
,
nelle
orecchie
,
come
il
nome
d
'
un
essere
vivo
che
ci
aspetti
e
ci
chiami
per
rivelarci
qualche
grande
segreto
;
si
vedono
apparire
sul
nostro
capo
archi
e
pilastri
prodigiosi
d
'
edifizii
che
si
perdono
nel
cielo
;
e
quando
si
è
a
pochi
passi
dalla
meta
,
si
prova
ancora
un
piacere
inesprimibile
a
soffermarsi
per
guardare
un
ciottolo
,
per
veder
fuggire
una
lucertola
,
per
raccontare
una
barzelletta
,
per
perdere
un
po
'
di
tempo
,
per
ritardare
di
qualche
minuto
quel
momento
che
s
'
è
desiderato
per
vent
'
anni
e
che
si
ricorderà
per
tutta
la
vita
.
Per
modo
che
rimane
assai
poca
cosa
di
questi
celebrati
piaceri
dell
'
ammirazione
,
se
si
toglie
il
sentimento
che
li
precede
e
quello
che
li
segue
.
È
quasi
sempre
un
'
illusione
,
seguita
da
un
leggiero
disinganno
,
dal
quale
noi
,
ostinati
,
facciamo
pullulare
altre
illusioni
.
La
moschea
di
Santa
Sofia
è
posta
in
faccia
all
'
entrata
principale
dell
'
antico
Serraglio
.
Arrivando
,
però
,
nella
piazza
che
si
stende
dinanzi
al
Serraglio
,
la
prima
cosa
che
attira
gli
occhi
,
non
è
la
moschea
,
ma
la
fontana
famosa
del
Sultano
Ahmed
III
.
È
uno
dei
più
originali
e
più
ricchi
monumenti
dell
'
arte
turca
.
Ma
più
che
un
monumento
,
è
un
vezzo
di
marmo
,
che
un
galante
sultano
mise
in
fronte
alla
sua
Stambul
in
un
momento
d
'
amore
.
Io
credo
che
non
lo
possa
descriver
bene
che
una
donna
.
La
mia
penna
non
è
abbastanza
fina
per
ritrarne
l
'
immagine
.
A
prima
vista
,
non
si
direbbe
una
fontana
.
Ha
la
forma
d
'
un
tempietto
quadrato
,
ed
è
coperto
da
un
tetto
alla
chinese
,
che
spinge
le
sue
falde
ondulate
molto
al
di
fuori
dei
muri
,
e
gli
dà
una
vaga
apparenza
di
pagoda
.
Ai
quattro
angoli
vi
sono
quattro
torricciuole
rotonde
,
munite
di
finestrine
ingraticolate
,
o
piuttosto
quattro
chioschetti
di
forma
gentilissima
,
ai
quali
corrispondono
,
sopra
il
tetto
,
altrettante
cupolette
svelte
,
sormontate
ciascuna
da
una
guglia
graziosa
;
le
quali
fanno
corona
a
una
cupoletta
più
grande
,
posta
nel
mezzo
.
In
ciascuno
dei
quattro
muri
ci
sono
due
nicchie
eleganti
;
fra
le
nicchie
un
arco
a
sesto
acuto
;
sotto
l
'
arco
,
una
cannella
che
versa
l
'
acqua
in
una
piccola
vasca
.
Intorno
all
'
edifizio
gira
una
iscrizione
che
dice
:
-
Questa
fontana
ti
parla
della
sua
età
nei
seguenti
versi
del
sultano
Ahmed
:
volgi
la
chiave
di
questa
sorgente
pura
e
tranquilla
e
invoca
il
nome
di
Dio
;
bevi
di
quest
'
acqua
inesauribile
e
limpida
e
prega
per
il
Sultano
.
-
Il
piccolo
edifizio
è
tutto
di
marmo
bianco
,
che
appena
apparisce
sotto
gl
'
infiniti
ornamenti
che
coprono
i
muri
;
sono
archetti
,
nicchiette
,
colonnine
,
rosoni
,
poligoni
,
nastri
,
ricami
di
marmo
,
dorature
su
fondo
azzurro
,
frangie
intorno
alle
cupole
,
intarsiature
sotto
il
tetto
,
musaici
di
cento
colori
,
arabeschi
di
mille
forme
,
che
par
che
s
'
intrichino
a
fissarvi
lo
sguardo
,
ed
irritano
quasi
il
senso
dell
'
ammirazione
.
Non
c
'
è
lo
spazio
d
'
una
mano
che
non
sia
scolpito
,
miniato
,
tormentato
.
È
un
prodigio
di
grazia
,
di
ricchezza
e
di
pazienza
,
da
tenersi
sotto
una
campana
di
cristallo
;
una
cosa
che
pare
non
sia
fatta
soltanto
per
gli
occhi
,
ma
che
debba
avere
un
sapore
,
e
se
ne
vorrebbe
succhiare
una
scheggia
;
uno
scrigno
,
che
si
vorrebbe
aprire
,
per
vedere
che
cosa
c
'
è
dentro
:
se
una
dea
bambina
o
una
perla
enorme
o
un
anello
fatato
.
Il
tempo
n
'
ha
in
parte
sbiadito
le
dorature
,
confusi
i
colori
e
anneriti
i
marmi
.
Che
cosa
doveva
essere
questo
gioiello
colossale
quando
fu
scoperto
la
prima
volta
,
tutto
nuovo
e
sfolgorante
,
agli
occhi
del
Salomone
del
Bosforo
,
cento
e
sessant
'
anni
or
sono
?
Ma
così
vecchio
e
nero
come
si
ritrova
,
tiene
ancora
il
primato
su
tutte
le
piccole
meraviglie
di
Costantinopoli
;
ed
oltre
a
ciò
,
è
un
monumento
così
schiettamente
turco
,
che
visto
una
volta
,
si
fissa
per
sempre
nella
memoria
in
mezzo
a
quel
certo
numero
d
'
immagini
,
che
balenano
poi
tutte
insieme
alla
mente
ogni
volta
che
ci
suoni
all
'
orecchio
il
nome
di
Stambul
,
e
formano
come
il
fondo
del
quadro
orientale
,
su
cui
si
moverà
perpetuamente
il
nostro
pensiero
.
Dalla
fontana
si
vede
la
moschea
di
Santa
Sofia
,
che
chiude
un
lato
della
piazza
.
L
'
aspetto
esterno
non
ha
nulla
di
notevole
.
La
sola
cosa
che
arresti
lo
sguardo
sono
i
quattro
altissimi
minareti
bianchi
,
che
sorgono
ai
quattro
angoli
dell
'
edifizio
su
piedestalli
grandi
come
case
.
La
cupola
famosa
sembra
piccina
.
Non
pare
che
possa
essere
quella
medesima
cupola
che
si
vede
rotondeggiare
nell
'
azzurro
,
come
la
testa
d
'
un
titano
,
da
Pera
,
dal
Bosforo
,
dal
mar
di
Marmara
e
dalle
colline
dell
'
Asia
.
È
una
cupola
schiacciata
,
fiancheggiata
da
due
mezze
cupole
,
rivestita
di
piombo
,
coronata
di
finestre
,
che
s
'
appoggia
su
quattro
muri
dipinti
a
larghe
striscie
bianche
e
rosate
,
sostenuti
alla
loro
volta
da
enormi
contrafforti
,
intorno
ai
quali
sorgono
confusamente
molti
piccoli
edifizii
d
'
aspetto
meschino
,
-
bagni
,
scuole
,
mausolei
,
ospizi
,
cucine
pei
poveri
.
-
che
nascondono
l
'
antica
forma
architettonica
della
basilica
.
Non
si
vede
che
una
mole
pesante
,
irregolare
,
di
color
scialbo
,
nuda
come
una
fortezza
,
e
non
tanto
grande
all
'
apparenza
,
da
far
supporre
a
chi
non
lo
sappia
che
vi
sia
dentro
il
vano
immenso
della
navata
di
Santa
Sofia
.
Della
basilica
antica
non
apparisce
propriamente
che
la
cupola
,
la
quale
pure
ha
perduto
lo
splendore
argentino
che
si
vedeva
,
a
detta
dei
Greci
,
dalla
sommità
dell
'
Olimpo
.
Tutto
il
rimanente
è
musulmano
.
Un
minareto
fu
innalzato
da
Maometto
il
Conquistatore
,
un
altro
da
Selim
II
,
gli
altri
due
dal
terzo
Amurat
.
Dello
stesso
Amurat
sono
i
contrafforti
innalzati
sulla
fine
del
sedicesimo
secolo
per
sostenere
i
muri
stati
scossi
da
un
terremoto
,
e
la
smisurata
mezzaluna
di
bronzo
,
piantata
sulla
sommità
della
cupola
,
di
cui
la
sola
doratura
costò
cinquantamila
ducati
.
L
'
antico
atrio
è
sparito
;
il
battisterio
convertito
in
mausoleo
di
Mustafà
e
d
'
Ibraim
I
quasi
tutti
gli
altri
piccoli
edifizii
annessi
alla
chiesa
greca
,
o
distrutti
,
o
nascosti
da
nuovi
muri
,
o
trasformati
in
maniera
che
non
si
riconoscono
.
Da
tutte
le
parti
la
moschea
stringe
,
opprime
e
maschera
la
chiesa
,
che
non
ha
più
libero
che
il
capo
,
sul
quale
però
vigilano
,
come
quattro
sentinelle
gigantesche
i
quattro
minareti
imperiali
.
Dalla
parte
d
'
Oriente
v
'
è
una
porta
ornata
di
sei
colonne
di
porfido
e
di
marmo
;
a
mezzogiorno
un
'
altra
porta
per
cui
s
'
entra
in
un
cortile
,
circondato
d
'
edifìci
bassi
e
disuguali
,
in
mezzo
al
quale
zampilla
una
fontana
per
le
abluzioni
,
coperta
da
un
tempietto
arcato
,
sostenuto
da
otto
colonnine
.
A
guardarla
di
fuori
,
non
si
distinguerebbe
Santa
Sofia
dalle
altre
grandi
moschee
di
Stambul
,
se
non
perché
è
meno
bianca
e
meno
leggiera
;
e
molto
meno
passerebbe
pel
capo
che
sia
quello
"
il
maggior
tempio
del
mondo
dopo
San
Pietro
"
.
Le
nostre
guide
ci
condussero
,
per
una
stradicciuola
che
fiancheggia
il
lato
settentrionale
dell
'
edifizio
,
a
una
porta
di
bronzo
che
girò
lentamente
sui
cardini
,
ed
entrammo
nel
vestibolo
.
Questo
vestibolo
,
che
è
una
lunghissima
ed
altissima
sala
,
rivestita
di
marmo
e
ancora
luccicante
qua
e
là
degli
antichi
mosaici
,
dà
accesso
alla
navata
dal
lato
orientale
per
nove
porte
,
e
dal
lato
opposto
metteva
anticamente
,
per
altre
cinque
porte
,
in
un
altro
vestibolo
,
che
per
altre
tredici
porte
comunicava
coll
'
atrio
.
Appena
oltrepassata
la
soglia
,
mostrammo
il
nostro
firmano
d
'
entrata
a
un
sacrestano
in
turbante
,
infilammo
le
pantofole
,
e
a
un
cenno
delle
guide
,
ci
avvicinammo
,
trepidando
,
alla
porta
di
mezzo
del
lato
orientale
,
che
ci
aspettava
spalancata
.
Messo
appena
il
piede
nella
navata
,
rimanemmo
tutti
e
due
come
inchiodati
.
Il
primo
effetto
,
veramente
,
è
grande
e
nuovo
.
Si
abbraccia
con
uno
sguardo
un
vuoto
enorme
,
un
'
architettura
ardita
di
mezze
cupole
che
paion
sospese
nell
'
aria
,
di
pilastri
smisurati
,
di
archi
giganteschi
,
di
colonne
colossali
,
di
gallerie
,
di
tribune
,
di
portici
,
su
cui
scende
da
mille
grandi
finestre
un
torrente
di
luce
;
un
non
so
che
di
teatrale
e
di
principesco
,
più
che
di
sacro
;
una
ostentazione
di
grandezza
e
di
forza
,
un
'
aria
d
'
eleganza
mondana
,
una
confusione
di
classico
,
di
barbaro
,
di
capriccioso
,
di
presuntuoso
,
di
magnifico
;
una
grande
armonia
,
in
cui
,
alle
note
tonanti
e
formidabili
dei
pilastri
e
degli
archi
ciclopici
,
che
rammentano
le
cattedrali
nordiche
,
si
mescono
gentili
e
sommesse
cantilene
orientali
,
musiche
clamorose
dei
conviti
di
Giustiniano
e
d
'
Eraclio
,
echi
di
canti
pagani
,
voci
fioche
d
'
un
popolo
effeminato
e
stanco
,
e
grida
lontane
di
Vandali
,
d
'
Avari
e
di
Goti
;
una
grande
maestà
sfregiata
,
una
nudità
sinistra
,
una
pace
profonda
;
un
'
idea
della
basilica
di
San
Pietro
raccorciata
e
intonacata
,
e
della
basilica
di
San
Marco
ingigantita
e
deserta
;
un
misto
non
mai
veduto
di
tempio
,
di
chiesa
e
di
moschea
,
d
'
aspetti
severi
e
d
'
ornamenti
puerili
,
di
cose
antiche
e
di
cose
nove
,
e
di
colori
disparati
,
e
d
'
accessorii
sconosciuti
e
bizzarri
;
uno
spettacolo
,
insomma
,
che
desta
un
sentimento
di
stupore
insieme
e
di
rammarico
,
e
fa
stare
per
qualche
tempo
coll
'
animo
incerto
,
come
cercando
una
parola
che
esprima
ed
affermi
il
proprio
pensiero
.
L
'
edifizio
è
fabbricato
sopra
un
rettangolo
quasi
equilatero
,
nel
mezzo
del
quale
s
'
innalza
la
cupola
maggiore
,
sorretta
da
quattro
grandi
archi
,
i
quali
posano
su
quattro
pilastri
altissimi
,
che
sono
come
l
'
ossatura
di
tutta
la
basilica
.
Ai
due
archi
che
si
presentano
in
faccia
a
chi
entra
,
si
appoggiano
due
grandi
semicupole
,
le
quali
coprono
tutta
la
navata
,
e
ciascuna
d
'
esse
s
'
apre
in
altre
due
semicupole
minori
,
che
formano
come
quattro
tempietti
rotondi
nel
grande
tempio
.
Fra
i
due
tempietti
della
parte
opposta
all
'
entrata
,
s
'
apre
l
'
abside
,
pure
coperta
da
una
vôlta
a
quarto
di
sfera
.
Sono
dunque
sette
mezze
cupole
che
fanno
corona
alla
cupola
maggiore
,
due
sotto
questa
,
e
cinque
sotto
quelle
due
,
senza
punto
d
'
appoggio
apparente
,
in
modo
che
presentano
tutte
insieme
un
aspetto
di
leggerezza
meravigliosa
,
e
sembrano
davvero
,
come
disse
un
poeta
greco
,
appese
per
sette
fili
alla
volta
del
cielo
.
Tutte
queste
cupole
sono
rischiarate
da
grandi
finestre
arcate
e
simmetriche
.
Fra
i
quattro
pilastri
enormi
che
formano
un
quadrato
nel
mezzo
della
basilica
,
s
'
alzano
,
a
destra
e
a
sinistra
di
chi
entra
,
otto
meravigliose
colonne
di
breccia
verde
,
su
cui
s
'
incurvano
degli
archi
graziosi
scolpiti
a
fogliami
,
che
formano
un
porticato
elegantissimo
ai
due
lati
della
navata
,
e
sorreggono
a
una
grande
altezza
due
vaste
gallerie
,
le
quali
presentano
due
altri
ordini
di
colonne
e
d
'
archi
scolpiti
.
Una
terza
galleria
,
che
comunica
colle
due
prime
,
corre
lungo
tutto
il
lato
dell
'
entrata
,
e
s
'
apre
sulla
navata
con
tre
grandi
archi
,
sostenuti
da
colonne
gemelle
.
Altre
gallerie
minori
,
sostenute
da
colonne
di
porfido
,
tramezzano
i
quattro
tempietti
posti
alle
estremità
della
navata
,
e
sorreggono
altre
colonne
,
sulle
quali
s
'
appoggiano
delle
tribune
.
Questa
è
la
basilica
.
La
moschea
è
come
sparpagliata
nel
suo
seno
e
appiccicata
alle
sue
mura
.
Il
Mirab
,
-
la
nicchia
che
indica
la
direzione
della
Mecca
,
-
è
scavato
in
un
pilastro
dell
'
abside
.
Alla
sua
destra
,
in
alto
,
è
appeso
uno
dei
quattro
tappeti
,
su
cui
Maometto
faceva
le
sue
preghiere
.
Sull
'
angolo
dell
'
abside
più
vicino
al
Mirab
,
in
cima
a
una
scaletta
ripidissima
,
fiancheggiata
da
due
balaustrate
di
marmo
scolpite
con
una
delicatezza
magistrale
,
sotto
un
bizzarro
tetto
conico
,
in
mezzo
a
due
bandiere
trionfali
di
Maometto
II
,
sporge
il
pulpito
dove
sale
il
Ratib
a
leggere
il
Corano
,
con
una
scimitarra
sguainata
nel
pugno
,
per
significare
che
Santa
Sofia
è
moschea
conquistata
.
In
faccia
al
pulpito
v
'
è
la
tribuna
del
Sultano
,
coperta
da
una
graticola
dorata
.
Altri
pulpiti
,
o
specie
di
terrazze
,
munite
di
balaustrate
scolpite
a
giorno
,
e
sorrette
da
colonnine
di
marmo
e
da
archi
arabescati
,
si
stendono
qua
e
là
lungo
i
muri
o
s
'
avanzano
verso
il
mezzo
della
navata
.
A
destra
e
a
sinistra
dell
'
entrata
,
ci
sono
due
enormi
urne
d
'
alabastro
,
rinvenute
fra
le
rovine
di
Pergamo
,
e
fatte
trasportare
a
Costantinopoli
da
Amurat
III
.
Dai
pilastri
,
a
una
grande
altezza
,
pendono
dei
dischi
verdi
smisurati
,
con
iscrizioni
del
Corano
a
caratteri
d
'
oro
.
Di
sotto
sono
attaccate
ai
muri
delle
grandi
cartelle
di
porfido
,
che
portano
scritti
i
nomi
d
'
Allà
,
di
Maometto
e
dei
quattro
primi
Califfi
.
Negli
angoli
formati
dai
quattro
archi
che
sostengono
la
cupola
si
vedono
ancora
le
ali
gigantesche
di
quattro
cherubini
di
musaico
,
ai
quali
è
stato
coperto
il
viso
con
un
rosone
dorato
.
Dalle
volte
delle
cupole
pendono
innumerevoli
cordoni
di
seta
,
che
misurano
quasi
tutta
l
'
altezza
della
basilica
,
e
sostengono
ova
di
struzzo
,
lampade
di
bronzo
cesellato
e
globi
di
cristallo
.
Qua
e
là
si
vedono
dei
leggii
di
legno
a
ìccase
,
intarsiati
di
madreperla
e
di
rame
,
con
su
dei
Corani
manoscritti
.
Il
pavimento
è
coperto
di
tappeti
e
di
stuoie
.
I
muri
son
nudi
,
biancastri
,
giallognoli
,
grigi
oscuri
,
ornati
ancora
in
qualche
punto
di
musaici
scoloriti
.
L
'
aspetto
generale
,
triste
.
La
prima
meraviglia
della
moschea
è
la
grande
cupola
.
Guardandola
dal
mezzo
della
navata
,
par
davvero
di
vedere
,
come
dice
la
Stael
della
cupola
di
San
Pietro
,
un
abisso
sospeso
sul
nostro
capo
.
È
altissima
,
ha
una
circonferenza
enorme
e
la
sua
profondità
non
è
che
un
sesto
del
suo
diametro
;
il
che
la
fa
apparire
anche
più
grande
.
Alla
sua
base
gira
un
terrazzino
;
sopra
il
terrazzino
una
corona
di
quaranta
finestre
ad
arco
.
Sulla
sommità
c
'
è
scritta
la
sentenza
che
pronunciò
Maometto
II
arrestando
il
suo
cavallo
dinanzi
all
'
altar
maggiore
della
basilica
,
il
giorno
della
presa
di
Costantinopoli
:
-
Allà
è
la
luce
del
cielo
e
della
terra
-
;
e
alcune
delle
lettere
,
bianche
su
fondo
oscuro
,
hanno
la
lunghezza
di
nove
metri
.
Come
tutti
sanno
,
questo
prodigio
aereo
non
si
sarebbe
potuto
compiere
coi
materiali
ordinarii
;
le
volte
furon
costrutte
con
pietra
pomice
che
galleggia
sull
'
acqua
e
con
mattoni
dell
'
isola
di
Rodi
,
cinque
dei
quali
pesano
appena
quanto
un
mattone
comune
.
In
ogni
mattone
era
iscritta
la
sentenza
di
Davide
:
-
Deus
in
medio
eius
non
commovebitur
.
Adiuvabit
eam
Deus
vultu
suo
.
-
Ogni
dodici
giri
di
mattoni
,
si
muravano
nella
volta
delle
reliquie
di
santi
.
Mentre
gli
operai
lavoravano
,
i
sacerdoti
cantavano
;
Giustiniano
,
vestito
d
'
una
tunica
di
lino
,
assisteva
;
una
folla
immensa
ammirava
.
E
non
c
'
è
da
stupire
quando
si
pensi
che
la
costruzione
di
questo
"
secondo
firmamento
"
ancora
meraviglioso
ai
giorni
nostri
,
era
un
ardimento
senza
esempio
nel
sesto
secolo
.
Il
volgo
credeva
che
stesse
su
per
incanto
,
e
i
turchi
,
per
molto
tempo
dopo
la
conquista
,
dovettero
,
pregando
nella
moschea
di
Santa
Sofia
,
far
forza
a
sè
stessi
per
volgere
lo
sguardo
ad
Oriente
invece
d
'
innalzarlo
a
quel
"
cielo
di
pietra
"
.
La
cupola
,
infatti
,
copre
circa
la
metà
della
navata
in
modo
che
signoreggia
e
rischiara
tutto
l
'
edifizio
e
da
tutte
le
parti
se
ne
vede
un
segmento
;
e
vai
vai
si
finisce
sempre
per
trovarvisi
sotto
,
e
tornare
per
la
centesima
volta
a
farci
rotear
dentro
il
proprio
sguardo
e
i
propri
pensieri
,
con
un
brivido
di
piacere
acuto
,
che
somiglia
alla
sensazione
del
volo
.
Vista
la
navata
e
la
cupola
,
non
s
'
è
che
cominciato
a
veder
Santa
Sofia
.
Chi
appena
ha
un
'
ombra
di
curiosità
storica
,
per
esempio
,
può
dedicare
un
'
ora
all
'
esame
delle
colonne
.
Qui
ci
sono
le
spoglie
di
tutti
i
templi
del
mondo
.
Le
colonne
di
breccia
verde
che
sostengono
le
due
grandi
gallerie
,
furon
regalate
a
Giustiniano
dai
magistrati
d
'
Efeso
,
e
appartenevano
al
tempio
di
Diana
,
messo
in
fiamme
da
Erostrato
.
Le
otto
colonne
di
porfido
che
s
'
alzano
a
due
a
due
fra
i
pilastri
,
appartenevano
al
tempio
del
Sole
innalzato
da
Aureliano
a
Balbek
.
Altre
colonne
sono
del
tempio
di
Giove
di
Cizico
,
del
tempio
d
'
Helios
di
Palmira
,
dei
templi
di
Tebe
,
d
'
Atene
,
di
Roma
,
della
Troade
,
delle
Cicladi
,
d
'
Alessandria
;
e
presentano
una
varietà
infinita
di
grandezze
e
di
colori
.
Tra
le
colonne
,
le
balaustrate
,
i
piedestalli
,
e
le
lastre
che
rimangono
dell
'
antico
rivestimento
dei
muri
,
si
vedon
marmi
di
tutte
le
cave
dell
'
Arcipelago
,
dell
'
Asia
Minore
,
dell
'
Affrica
e
della
Gallia
.
Il
marmo
del
Bosforo
,
bianco
,
picchiettato
di
nero
,
fa
contrapposto
al
celtico
nero
venato
di
bianco
;
il
marmo
verde
di
Laconia
si
riflette
nel
marmo
azzurro
di
Libia
;
il
porfido
punteggiato
d
'
Egitto
,
il
granito
stellato
di
Tessaglia
,
il
cario
del
monte
Iassi
strisciato
di
bianco
e
di
rosso
,
il
caristio
pallido
screziato
di
ferro
,
mescolano
i
loro
colori
alla
porpora
del
marmo
frigio
,
alla
rosa
del
marmo
di
Synada
,
all
'
oro
del
marmo
di
Mauritania
,
alla
neve
del
marmo
di
Paros
.
A
questa
varietà
di
colori
,
s
'
aggiunge
la
varietà
indescrivibile
delle
forme
dei
fregi
,
dei
cornicioni
,
dei
rosoni
,
dei
balaustri
,
dei
capitelli
d
'
un
bizzarro
stile
corinzio
,
in
cui
s
'
intrecciano
animali
,
fogliami
,
croci
,
chimere
,
e
di
altri
che
non
appartengono
a
nessun
ordine
,
fantastici
di
disegno
e
disuguali
di
grandezza
,
accoppiati
a
casaccio
;
e
dei
fusti
di
colonne
e
dei
piedestalli
ornati
di
sculture
capricciose
,
logorati
dai
secoli
e
scheggiati
dalle
scimitarre
;
che
presentano
tutt
'
insieme
un
aspetto
bizzarro
di
magnificenza
disordinata
e
barbaresca
,
e
sono
il
vilipendio
del
buon
gusto
,
e
non
se
ne
può
staccare
lo
sguardo
.
Stando
nella
navata
,
però
,
non
si
può
comprendere
tutta
la
vastità
della
moschea
.
La
navata
,
infatti
,
non
ne
è
che
una
piccola
parte
.
I
due
porticati
che
sorreggono
le
gallerie
laterali
sono
per
sè
soli
due
grandi
edifizii
,
di
cui
si
potrebbero
fare
due
tempii
.
Ciascuno
d
'
essi
è
diviso
in
tre
parti
,
separate
da
archi
altissimi
.
Qui
pure
colonne
,
architravi
,
pilastri
,
volte
,
tutto
è
enorme
.
Passeggiando
sotto
quelle
arcate
,
s
'
intravvede
appena
,
per
gl
'
interstizii
delle
colonne
del
tempio
d
'
Efeso
,
la
grande
navata
,
e
par
quasi
di
essere
in
un
'
altra
basilica
.
Lo
stesso
effetto
si
prova
dalle
gallerie
a
cui
si
va
per
una
scala
a
spirale
d
'
inclinazione
leggerissima
,
o
piuttosto
per
una
strada
in
salita
,
poichè
non
ci
sono
gradini
,
e
potrebbe
salirvi
comodamente
un
uomo
a
cavallo
.
Le
gallerie
erano
il
"
gineceo
"
ossia
la
parte
della
chiesa
riserbata
alle
donne
;
i
penitenti
stavano
nel
vestibolo
,
il
comune
dei
fedeli
nella
navata
.
Ciascuna
galleria
potrebbe
contenere
la
popolazione
d
'
un
sobborgo
di
Costantinopoli
.
Non
par
più
di
essere
in
una
chiesa
;
par
di
passeggiare
per
la
loggia
d
'
un
teatro
titanico
,
dove
debba
scoppiare
da
un
momento
all
'
altro
un
canto
di
centomila
voci
.
Per
veder
la
moschea
bisogna
affacciarsi
alla
balaustrata
e
allora
tutta
la
grandezza
appare
.
Gli
archi
,
le
volte
,
i
pilastri
,
tutto
è
ingigantito
.
I
dischi
verdi
,
che
parevano
da
misurarsi
colle
braccia
,
coprirebbero
una
casa
.
Le
finestre
sono
portoni
di
palazzi
;
le
ali
dei
cherubini
sono
vele
di
bastimento
;
le
tribune
son
piazze
;
la
cupola
dà
il
capogiro
.
Abbassando
lo
sguardo
si
prova
un
'
altra
meraviglia
.
Non
si
credeva
d
'
essere
saliti
tant
'
alto
.
Il
piano
della
navata
è
giù
in
fondo
a
un
abisso
,
e
i
pulpiti
,
le
urne
di
Pergamo
,
le
stuoie
,
le
lampade
,
sembrano
straordinariamente
rimpicciolite
.
Di
là
si
vede
meglio
che
di
sotto
una
particolarità
curiosa
della
moschea
di
Santa
Sofia
,
ed
è
che
la
navata
non
avendo
la
direzione
precisa
della
Mecca
,
a
cui
i
musulmani
debbono
rivolgersi
pregando
,
tutte
le
stuoie
e
tutti
i
tappeti
sono
disposti
obliquamente
alle
linee
dell
'
edifizio
,
e
offendono
gli
occhi
come
un
madornale
errore
di
prospettiva
.
Di
lassù
si
abbraccia
bene
collo
sguardo
e
col
pensiero
tutta
la
vita
della
moschea
.
Si
vedono
dei
turchi
inginocchiati
sulle
stuoie
colla
fronte
a
terra
;
altri
ritti
come
statue
colle
mani
dinanzi
al
viso
,
come
se
interrogassero
le
rughe
delle
palme
;
alcuni
seduti
a
gambe
incrociate
ai
piedi
d
'
un
pilastro
,
come
se
riposassero
all
'
ombra
d
'
un
albero
;
qualche
donna
velata
,
in
ginocchio
in
un
angolo
solitario
;
dei
vecchi
seduti
dinanzi
ai
leggii
,
che
leggono
il
Corano
;
un
iman
che
fa
recitare
dei
versetti
sacri
a
un
gruppo
di
ragazzi
;
e
qua
e
là
,
sotto
le
arcate
lontane
e
per
le
gallerie
,
iman
,
ratib
,
muezzin
,
servitori
della
moschea
,
in
abiti
strani
,
che
vanno
e
vengono
tacitamente
come
se
non
toccassero
il
pavimento
.
La
melodia
vaga
formata
dalle
voci
sommesse
e
monotone
di
chi
legge
e
di
chi
prega
,
quelle
mille
lampade
bizzarre
,
quella
luce
chiara
ed
eguale
,
quell
'
abside
deserta
,
quelle
vaste
gallerie
silenziose
,
quella
immensità
,
quelle
memorie
,
quella
pace
lasciano
nell
'
animo
un
'
impressione
di
grandezza
e
di
mistero
,
che
nè
la
parola
può
esprimere
nè
il
tempo
può
cancellare
.
Ma
in
fondo
,
come
già
dissi
,
è
un
'
impression
triste
,
e
non
diede
nel
falso
il
grande
poeta
che
paragonò
la
moschea
di
Santa
Sofia
a
un
"
colossale
sepolcro
"
,
perché
da
tutte
le
parti
vi
si
vedono
le
traccie
d
'
una
devastazione
orrenda
,
e
si
prova
maggior
rammarico
pensando
a
ciò
che
fu
,
di
quello
che
si
goda
nell
'
ammirazione
di
ciò
che
è
ancora
.
Quietato
il
sentimento
della
prima
meraviglia
,
il
pensiero
si
slancia
irresistibilmente
nel
passato
.
E
oggi
ancora
,
dopo
tre
anni
,
non
mi
si
affaccia
mai
alla
mente
la
grande
moschea
,
ch
'
io
non
mi
sforzi
di
rappresentarmi
invece
la
chiesa
.
Atterro
i
pulpiti
musulmani
,
levo
le
lampade
e
le
urne
,
stacco
i
dischi
,
e
le
cartelle
di
porfido
,
riapro
le
porte
e
le
finestre
murate
,
raschio
l
'
intonaco
che
copre
le
pareti
e
le
vôlte
,
ed
ecco
la
basilica
intera
e
novissima
,
come
tredici
secoli
or
sono
,
quando
Giustiniano
esclamò
:
-
Gloria
a
Dio
che
m
'
ha
giudicato
degno
di
compiere
quest
'
opera
!
Salomone
,
io
t
'
ho
vinto
!
-
Da
qualunque
parte
si
giri
lo
sguardo
,
tutto
luccica
,
scintilla
e
lampeggia
come
nelle
reggie
fatate
delle
leggende
.
Le
grandi
pareti
,
rivestite
di
marmi
preziosi
,
mandano
dei
riflessi
d
'
oro
,
di
avorio
,
d
'
acciaio
,
di
corallo
,
di
madreperla
;
le
innumerevoli
macchiette
dei
marmi
,
offrono
l
'
aspetto
di
corone
e
di
ghirlande
di
fiori
;
gli
infiniti
mosaici
di
cristallo
danno
ai
muri
,
su
cui
batte
un
raggio
di
sole
,
l
'
apparenza
di
muri
d
'
argento
tempestati
di
diamanti
.
I
capitelli
,
i
cornicioni
,
le
porte
,
i
fregi
degli
archi
sono
di
bronzo
dorato
.
Le
vôlte
dei
porticati
e
delle
gallerie
,
dipinte
a
fuoco
,
offrono
immagini
colossali
d
'
angeli
e
di
santi
in
campo
d
'
oro
.
Dinanzi
ai
pilastri
,
nelle
cappelle
,
accanto
alle
porte
,
in
mezzo
alle
colonne
,
si
drizzano
statue
di
marmo
e
di
bronzo
,
candelabri
enormi
d
'
oro
massiccio
,
vangeli
giganteschi
appoggiati
sopra
leggii
risplendenti
come
sedie
reali
,
alte
croci
d
'
avorio
,
vasi
scintillanti
di
perle
.
In
fondo
alla
navata
non
si
vede
che
un
bagliore
confuso
come
di
molte
cose
che
ardano
.
È
la
balaustrata
del
coro
,
di
bronzo
dorato
;
è
il
pulpito
,
incrostato
di
quarantamila
libbre
d
'
argento
,
che
costò
il
tributo
d
'
un
anno
dell
'
Egitto
;
sono
le
sedie
dei
sette
preti
,
il
trono
del
patriarca
,
il
trono
dell
'
imperatore
,
dorati
,
scolpiti
,
intarsiati
,
imperlati
,
su
cui
,
quando
scende
diritta
la
luce
,
non
si
può
fissare
lo
sguardo
.
Al
di
là
di
questi
splendori
,
nell
'
abside
,
si
vede
uno
sfolgorio
più
vivo
.
È
l
'
altare
,
di
cui
la
mensa
,
sostenuta
da
quattro
colonne
d
'
oro
,
è
fatta
d
'
una
fusione
d
'
argento
,
d
'
oro
,
di
stagno
e
di
perle
,
e
il
ciborio
formato
da
quattro
colonne
d
'
argento
puro
,
sulle
quali
s
'
innalza
una
cupola
d
'
oro
massiccio
,
sormontata
da
un
globo
e
da
una
croce
d
'
oro
del
peso
di
ducento
sessanta
libbre
.
Di
là
dall
'
altare
,
s
'
alza
una
figura
gigantesca
della
divina
Sapienza
che
tocca
il
pavimento
coi
piedi
e
la
vôlta
dell
'
abside
col
capo
.
Su
tutti
questi
tesori
splendono
in
alto
le
sette
mezzecupole
coperte
di
mosaici
di
cristallo
e
d
'
oro
,
e
la
grande
cupola
,
su
cui
s
'
allungano
le
immagini
smisurate
degli
apostoli
,
degli
evangelisti
,
della
Vergine
e
della
Croce
,
tutta
dorata
,
colorita
e
scintillante
,
come
una
vôlta
di
gioielli
e
di
fiori
.
E
cupole
e
colonne
e
statue
e
candelabri
si
specchiano
sull
'
immenso
pavimento
di
marmo
proconnesio
ondulato
,
che
visto
dalle
quattro
porte
principali
,
presenta
l
'
immagine
di
quattro
fiumi
maestosi
,
increspati
dal
vento
.
Così
era
l
'
interno
della
basilica
.
Ma
bisogna
rappresentarsi
ancora
il
grande
atrio
,
circondato
di
colonne
e
di
muri
rivestiti
di
mosaico
,
e
ornato
di
fontane
di
marmo
e
di
statuette
equestri
;
la
torre
da
cui
trentadue
campane
facevano
sentire
i
loro
rintocchi
formidabili
alle
sette
colline
;
le
cento
porte
di
bronzo
decorate
di
bassorilievi
e
d
'
iscrizioni
d
'
argento
;
le
sale
dei
sinodi
,
le
stanze
dell
'
Imperatore
,
le
prigioni
dei
sacerdoti
,
il
battisterio
,
le
vaste
sacristie
riboccanti
di
tesori
,
e
un
labirinto
di
vestiboli
,
di
triclinii
,
di
corridoi
,
di
scale
nascoste
che
giravano
nei
fianchi
dell
'
edifizio
e
conducevano
alle
tribune
o
gli
oratorii
segreti
.
Ora
si
può
immaginare
che
spettacolo
offerisse
una
tale
basilica
nelle
grandi
solennità
di
nozze
imperiali
,
di
concilii
,
d
'
incoronazioni
;
quando
dal
palazzo
enorme
dei
Cesari
,
per
una
strada
fiancheggiata
da
mille
colonne
,
sparsa
di
mirto
e
di
fiori
,
profumata
d
'
incenso
e
di
mirra
,
fra
le
case
ornate
di
vasi
preziosi
e
di
parati
di
seta
,
fra
due
schiere
d
'
azzurri
e
di
verdi
,
fra
i
canti
dei
poeti
e
i
clamori
degli
araldi
che
gridavano
evviva
in
tutte
le
lingue
dell
'
impero
,
veniva
innanzi
l
'
Imperatore
,
colla
tiara
sormontata
da
una
croce
,
imperlato
come
un
idolo
,
seduto
sopra
un
carro
d
'
oro
dalle
tende
di
porpora
,
tirato
da
due
mule
bianche
,
e
circondato
da
un
corteo
di
monarca
persiano
;
e
gli
andava
incontro
il
clero
pomposo
nell
'
atrio
della
basilica
;
e
tutta
quella
turba
di
cortigiani
,
di
scudieri
,
di
logoteti
,
di
protospatari
,
di
drongarii
,
di
conestabili
,
di
generali
eunuchi
,
di
governatori
ladri
,
di
magistrati
venduti
,
di
patrizie
spudorate
,
di
senatori
codardi
,
di
schiavi
,
di
buffoni
,
di
casisti
,
di
mercenarii
d
'
ogni
paese
,
tutta
quella
canaglia
fastosa
,
tutto
quel
putridume
dorato
irrompeva
per
ventisette
porte
nella
navata
illuminata
da
sei
mila
candelabri
;
e
si
vedeva
lungo
la
balaustrata
del
coro
,
sotto
i
portici
e
nelle
tribune
un
via
vai
,
un
rimescolìo
concitato
di
teste
chiomate
e
di
cappe
purpuree
,
uno
sfolgorìo
di
berretti
gemmati
,
di
collane
d
'
oro
,
di
corazze
d
'
argento
,
un
ricambiarsi
di
atti
cerimoniosi
,
un
incrociarsi
d
'
inchini
e
di
sorrisi
,
uno
strascicare
affettato
di
zimarre
di
seta
e
di
spade
di
gala
;
e
un
molle
profumo
riempiva
l
'
aria
;
e
una
immensa
folla
vigliacca
faceva
risonare
le
vôlte
di
grida
di
gioia
e
d
'
applausi
profani
.
Dopo
aver
fatto
in
silenzio
parecchi
giri
per
la
moschea
,
lasciammo
parlare
le
nostre
guide
,
che
cominciarono
col
farci
vedere
le
cappelle
poste
sotto
le
gallerie
e
spogliate
d
'
ogni
cosa
,
come
ogni
altra
parte
della
basilica
.
Alcune
servono
di
tesorerie
,
come
l
'
opistodomo
del
Partenone
,
nelle
quali
i
turchi
che
partono
per
un
lungo
viaggio
o
che
temono
i
ladri
,
depositano
i
loro
denari
e
i
loro
oggetti
preziosi
,
e
ce
li
lasciano
anche
per
anni
sotto
la
guardia
di
Dio
;
altre
,
chiuse
da
un
muro
,
son
convertite
in
infermerie
,
in
cui
aspetta
la
guarigione
o
la
morte
qualche
malato
incurabile
o
qualche
idiota
,
che
fanno
tratto
tratto
risonare
la
moschea
di
grida
lamentevoli
o
di
risate
infantili
.
Di
qui
ci
ricondussero
in
mezzo
alla
navata
,
e
cominciò
il
dracomanno
greco
a
raccontar
le
maraviglie
della
basilica
.
Il
disegno
fu
tracciato
,
è
vero
,
dagli
architetti
Antemio
di
Tralles
e
da
Isidoro
di
Mileto
;
ma
è
un
angelo
che
ne
ha
ispirato
loro
il
primo
concetto
.
È
un
angelo
pure
che
ha
suggerito
a
Giustiniano
di
far
aprire
tre
finestre
nell
'
abside
,
che
rappresentassero
le
tre
persone
della
Trinità
.
Così
le
cento
e
sette
colonne
della
chiesa
rappresentano
le
cento
e
sette
colonne
che
sostengono
la
casa
della
Sapienza
.
Per
radunare
i
materiali
necessarii
alla
costruzione
dell
'
edifizio
,
furono
impiegati
sette
anni
.
Cento
capi
mastri
sopraintendevano
al
lavoro
,
e
diecimila
operai
lavoravano
nello
stesso
tempo
,
cinque
mila
da
una
parte
e
cinque
mila
dall
'
altra
.
I
muri
non
erano
ancora
alti
da
terra
che
pochi
palmi
,
e
già
s
'
era
speso
per
più
di
quattro
cento
cinquanta
quintali
d
'
oro
.
La
spesa
totale
per
il
solo
edifizio
ammontò
a
venticinque
milioni
di
lire
.
La
chiesa
fu
consacrata
dal
Patriarca
cinque
anni
,
undici
mesi
e
dieci
giorni
dopo
che
n
'
era
stata
messa
la
prima
pietra
,
e
Giustiniano
ordinò
in
quell
'
occasione
dei
sacrifizi
,
delle
feste
,
delle
distribuzioni
di
danaro
e
di
viveri
,
che
durarono
due
settimane
.
Qui
prese
la
parola
il
cavas
turco
,
e
fu
per
accennarci
il
pilastro
su
cui
il
sultano
Maometto
II
,
entrando
vincitore
in
Santa
Sofia
,
lasciò
l
'
impronta
sanguinosa
della
mano
destra
come
per
suggellare
la
sua
conquista
.
Poi
ci
mostrò
,
vicino
al
Mirab
,
la
così
detta
finestra
fredda
,
dalla
quale
spira
continuamente
un
'
aria
freschissima
,
che
ispirò
le
più
belle
prediche
ai
più
grandi
dottori
dell
'
Islamismo
.
Ci
fece
vedere
,
a
un
'
altra
finestra
,
la
famosa
pietra
risplendente
,
che
è
una
lastra
di
marmo
diafano
,
la
quale
risplende
come
un
pezzo
di
cristallo
quando
vi
batte
il
raggio
del
sole
.
A
sinistra
di
chi
entra
per
la
porta
dal
lato
settentrionale
,
ci
fece
toccare
la
colonna
che
suda
:
una
colonna
rivestita
di
bronzo
,
della
quale
si
vede
il
marmo
sempre
umido
per
una
piccola
screpolatura
del
rivestimento
.
E
infine
ci
indicò
un
blocco
di
marmo
cavo
,
portato
da
Betlemme
,
nel
quale
si
dice
che
fu
messo
,
appena
nato
,
Sidi
Yssa
"
il
figlio
di
Maria
,
l
'
apostolo
di
Dio
,
lo
spirito
che
da
lui
procede
,
e
che
merita
onore
in
questo
mondo
e
nell
'
altro
"
.
Ma
mi
parve
che
nè
il
turco
nè
il
greco
ci
credessero
molto
.
Prese
ancora
una
volta
la
parola
il
dracomanno
,
passando
dinanzi
a
una
porta
murata
delle
gallerie
,
per
raccontare
la
leggenda
celebre
del
vescovo
,
e
questa
volta
parlò
con
un
accento
di
persuasione
,
che
se
non
era
schietto
,
era
ben
simulato
.
Nel
momento
che
i
turchi
irruppero
nella
chiesa
di
Santa
Sofia
,
un
vescovo
greco
stava
dicendo
la
messa
all
'
altar
maggiore
.
Alla
vista
degl
'
invasori
abbandonò
l
'
altare
,
salì
sulla
galleria
e
,
inseguito
dai
soldati
,
scomparve
per
quella
piccola
porta
,
che
rimase
istantaneamente
chiusa
da
un
muro
di
pietra
.
I
soldati
si
misero
a
percuotere
il
muro
furiosamente
;
ma
non
riuscirono
che
a
lasciarvi
le
traccie
delle
loro
armi
;
furono
chiamati
dei
muratori
;
ma
dopo
aver
lavorato
un
giorno
intero
coi
picconi
e
le
stanghe
,
dovettero
rinunziare
all
'
impresa
;
ci
si
provarono
in
seguito
tutti
i
muratori
di
Costantinopoli
,
e
tutti
caddero
inutilmente
spossati
dinanzi
al
muro
miracoloso
.
Ma
quel
muro
si
aprirà
;
s
'
aprirà
il
giorno
in
cui
la
basilica
profanata
sarà
restituita
al
culto
di
Cristo
,
e
allora
ne
uscirà
il
vescovo
greco
,
vestito
dei
suoi
abiti
pontificali
,
col
calice
in
mano
,
col
volto
radiante
,
e
risaliti
i
gradini
dell
'
altare
,
ripiglierà
la
messa
nel
punto
a
cui
l
'
aveva
lasciata
;
e
quel
giorno
splenderà
l
'
aurora
di
nuovi
secoli
per
la
città
di
Costantino
.
Al
momento
d
'
uscire
,
il
sacrestano
turco
,
che
ci
aveva
seguiti
sino
allora
ciondolando
e
sbadigliando
,
ci
diede
una
manata
di
pezzetti
di
mosaico
che
aveva
staccati
poco
prima
da
un
muro
,
e
il
dracomanno
,
fermandoci
sulla
porta
,
incominciò
il
racconto
,
che
gli
tagliammo
in
bocca
,
della
profanazione
di
Santa
Sofia
.
Ma
non
vorrei
che
altri
lo
tagliasse
in
bocca
a
me
ora
che
la
descrizione
della
basilica
mi
ha
ravvivato
nella
mente
i
particolari
di
quella
scena
.
Appena
sparsa
la
notizia
,
verso
le
sette
della
mattina
,
che
i
turchi
avevano
superate
le
mura
,
una
folla
immensa
s
'
era
rifugiata
in
Santa
Sofia
.
Erano
intorno
a
centomila
persone
:
soldati
fuggiaschi
,
monaci
,
sacerdoti
,
senatori
,
migliaia
di
vergini
fuggite
dai
monasteri
,
famiglie
patrizie
coi
loro
tesori
,
grandi
dignitari
dello
Stato
e
principi
del
sangue
imperiale
,
che
correvano
per
le
gallerie
e
per
la
navata
,
e
si
pigiavano
per
tutti
i
recessi
dell
'
edifizio
,
alla
rinfusa
con
la
feccia
del
volgo
,
cogli
schiavi
,
coi
malfattori
vomitati
dalle
carceri
e
dalle
galere
,
e
tutta
la
basilica
risonava
di
grida
di
terrore
come
un
teatro
affollato
al
divampare
d
'
un
incendio
.
Quando
la
navata
,
tutte
le
gallerie
e
tutti
i
vestiboli
furon
pieni
stipati
,
si
sbarrarono
e
si
asserragliarono
le
porte
,
e
al
frastuono
dei
primi
momenti
succedette
una
quiete
spaventosa
.
Molti
credevano
ancora
che
i
vincitori
non
avrebbero
osato
profanare
la
chiesa
di
Santa
Sofia
;
altri
aspettavano
con
una
stupida
sicurezza
l
'
apparizione
dell
'
Angelo
,
annunziato
dai
profeti
,
il
quale
avrebbe
sterminato
l
'
esercito
musulmano
prima
che
le
avanguardie
arrivassero
alla
colonna
di
Costantino
;
altri
,
saliti
sul
terrazzo
interno
della
grande
cupola
,
spiavano
dalle
finestre
l
'
avanzarsi
del
pericolo
,
e
ne
davano
notizia
coi
cenni
ai
centomila
volti
smorti
che
guardavano
in
su
dalle
gallerie
e
dalla
navata
.
Di
lassù
si
vedeva
un
'
immensa
nuvola
bianca
che
copriva
le
mura
dalle
Blacherne
fino
alla
Porta
dorata
;
e
di
qua
dalle
mura
,
quattro
striscie
lampeggianti
,
che
s
'
avanzavano
fra
le
case
come
quattro
torrenti
di
lava
,
allargandosi
e
rumoreggiando
,
in
mezzo
al
fumo
e
alle
fiamme
.
Erano
le
quattro
colonne
assalitrici
dell
'
esercito
turco
,
che
cacciavano
dinanzi
a
sè
gli
avanzi
disordinati
dell
'
esercito
greco
,
e
convergevano
,
saccheggiando
e
incendiando
,
verso
Santa
Sofia
,
l
'
Ippodromo
e
il
palazzo
imperiale
.
Quando
le
avanguardie
delle
colonne
arrivarono
sulla
seconda
collina
,
gli
squilli
delle
trombe
risonarono
improvvisamente
nella
chiesa
,
e
la
moltitudine
atterrita
cadde
in
ginocchio
.
Ma
anche
in
quei
momenti
,
molti
confidavano
ancora
nell
'
apparizione
dell
'
Angelo
ed
altri
speravano
che
un
sentimento
di
rispetto
e
di
terrore
avrebbe
arrestato
gl
'
invasori
dinanzi
alla
maestà
di
quell
'
enorme
edificio
consacrato
a
Dio
.
Ma
anche
quest
'
ultima
illusione
non
tardò
a
dileguarsi
.
Gli
squilli
delle
trombe
s
'
avvicinarono
,
un
rumore
confuso
di
armi
e
di
grida
,
irrompendo
dalle
mille
finestre
,
riempì
la
basilica
,
e
un
minuto
dopo
rimbombarono
i
primi
colpi
delle
ascie
ottomane
sulle
porte
di
bronzo
dei
vestiboli
.
Allora
quella
immensa
folla
sentì
il
freddo
della
morte
,
e
tutti
si
raccomandarono
a
Dio
.
Le
porte
sfracellate
o
sgangherate
rovinarono
,
e
un
'
orda
selvaggia
di
giannizzeri
,
di
spahì
,
di
timmarioti
,
di
dervis
,
di
sciaù
,
lordi
di
polvere
e
di
sangue
,
trasfigurati
dal
furore
della
battaglia
,
della
rapina
e
dello
stupro
,
apparve
sulle
soglie
.
Al
primo
aspetto
della
grande
navata
sfolgorante
di
tesori
,
gettarono
un
grido
altissimo
di
meraviglia
e
di
gioia
;
poi
irruppero
dentro
come
un
torrente
furioso
.
Una
parte
si
precipitò
sulle
vergini
,
sulle
dame
,
sui
patrizii
,
schiavi
preziosi
,
che
,
istupiditi
dal
terrore
,
porsero
spontaneamente
le
braccia
alle
corde
e
alle
catene
;
gli
altri
piombarono
sulle
ricchezze
della
chiesa
.
I
tabernacoli
furono
predati
,
le
statue
stramazzate
,
i
crocifissi
d
'
avorio
frantumati
;
i
musaici
,
creduti
gemme
,
disfatti
a
colpi
di
scimitarra
,
caddero
in
pioggie
scintillanti
nei
caffettani
e
nelle
cappe
aperte
;
le
perle
dei
vasi
,
scastonate
dalle
punte
dei
pugnali
,
saltellarono
sul
pavimento
inseguite
come
cose
vive
,
e
disputate
a
morsi
e
a
sciabolate
;
l
'
altar
maggiore
andò
disperso
in
mille
rottami
d
'
oro
e
d
'
argento
;
le
seggiole
,
i
troni
,
il
pulpito
,
la
balaustrata
del
coro
scomparvero
come
stritolati
da
una
valanga
di
pietra
.
E
intanto
continuavano
a
irrompere
nella
chiesa
,
a
ondate
sanguinose
,
le
orde
asiatiche
;
e
in
breve
non
si
vide
più
che
un
turbinìo
vertiginoso
di
predoni
briachi
,
camuffati
di
tiare
e
di
abiti
sacerdotali
,
che
agitavano
nell
'
aria
calici
e
ostensorii
,
trascinando
file
di
schiavi
legati
colle
cinture
dorate
dei
pontefici
,
in
mezzo
ai
cammelli
e
ai
cavalli
carichi
di
bottino
,
scalpitanti
sul
pavimento
ingombro
di
scheggie
di
statue
,
di
vangeli
lacerati
e
di
reliquie
di
santi
;
un
'
orgia
forsennata
e
sacrilega
,
accompagnata
da
un
frastuono
orrendo
di
urli
di
trionfo
,
di
minaccie
,
di
nitriti
,
di
risa
,
di
grida
di
fanciulle
e
di
squilli
di
trombe
;
fin
che
tutto
tacque
improvvisamente
,
e
sulla
soglia
della
porta
maggiore
apparve
a
cavallo
Maometto
II
,
circondato
da
una
folla
di
principi
,
di
vizir
e
di
generali
,
superbo
e
impassibile
come
l
'
immagine
vivente
della
vendetta
di
Dio
,
e
rizzandosi
sulle
staffe
,
lanciò
con
voce
tonante
nella
basilica
devastata
la
prima
formula
della
nuova
religione
:
-
Allà
è
la
luce
del
cielo
e
della
terra
!
DOLMA
BAGCÉ
Ogni
venerdì
il
Sultano
va
a
far
le
sue
preghiere
in
una
moschea
di
Costantinopoli
.
Noi
lo
vedemmo
un
giorno
che
andò
alla
moschea
d
'
Abdul
-
Megid
,
posta
sulla
riva
europea
del
Bosforo
,
vicino
al
palazzo
imperiale
di
Dolma
Bagcé
.
Per
andare
a
Dolma
Bagcé
,
da
Galata
,
si
passa
per
il
quartiere
popoloso
di
Top
-
hané
,
fra
una
grande
fonderia
di
cannoni
e
un
vasto
arsenale
;
si
percorre
tutto
il
sobborgo
musulmano
di
Funduclù
,
che
occupa
il
luogo
dell
'
antico
Aïanteion
,
e
si
riesce
in
una
piazza
spaziosa
,
aperta
verso
il
mare
,
di
là
dalla
quale
,
lungo
la
riva
del
Bosforo
,
s
'
innalza
il
palazzo
famoso
dove
risiedono
i
Sultani
.
È
la
più
grande
mole
di
marmo
che
riflettano
le
acque
dello
stretto
dalla
collina
del
Serraglio
alle
bocche
del
Mar
Nero
,
e
non
si
abbraccia
tutta
con
uno
sguardo
che
passandovi
davanti
in
caicco
.
La
facciata
,
che
si
stende
per
la
lunghezza
di
circa
un
mezzo
miglio
italiano
,
è
rivolta
verso
l
'
Asia
,
e
si
vede
biancheggiare
a
una
grande
distanza
fra
l
'
azzurro
del
mare
e
il
verde
cupo
delle
colline
della
riva
.
Non
è
propriamente
un
palazzo
perché
non
c
'
è
un
unico
concetto
architettonico
;
le
varie
parti
sono
slegate
e
vi
si
mescolano
in
una
confusione
non
mai
veduta
lo
stile
arabo
,
il
greco
,
il
gotico
,
il
turco
,
il
romano
,
quello
del
nascimento
;
e
colla
maestà
dei
palazzi
reali
d
'
Europa
,
la
grazia
quasi
femminea
delle
moresche
di
Siviglia
e
di
Granata
.
Piuttosto
che
il
"
palazzo
"
si
potrebbe
chiamare
"
la
città
imperiale
"
come
quella
dell
'
Imperatore
della
China
;
e
più
che
per
la
vastità
,
per
la
forma
,
pare
che
debba
essere
abitato
,
non
da
un
solo
monarca
,
ma
da
dieci
re
fratelli
od
amici
,
che
vi
passino
il
tempo
fra
gli
ozi
e
i
piaceri
.
Dalla
parte
del
Bosforo
presenta
una
serie
di
facciate
di
teatri
o
di
templi
,
sulle
quali
v
'
è
una
profusione
indescrivibile
d
'
ornamenti
,
buttati
via
,
come
dice
un
poeta
turco
,
dalle
mani
d
'
un
pazzo
;
che
rammentano
quelle
favolose
pagode
indiane
,
su
cui
l
'
occhio
si
stanca
al
primo
sguardo
,
e
sembrano
l
'
immagine
degli
infiniti
capricci
amorosi
e
fastosi
dei
principi
sfrenati
che
vivono
tra
quelle
mura
.
Sono
file
di
colonne
doriche
e
ioniche
,
leggiere
come
aste
di
lancia
;
finestre
inquadrate
in
cornici
a
festoni
e
in
colonnine
accannellate
;
archi
pieni
di
fogliami
e
di
fiori
che
s
'
incurvano
su
porte
coperte
di
ricami
;
terrazze
gentili
coi
parapetti
scolpiti
a
giorno
;
trofei
,
rosoni
,
viticci
;
ghirlande
che
s
'
annodano
e
s
'
intrecciano
,
vezzi
di
marmo
che
s
'
affollano
sui
cornicioni
,
lungo
le
finestre
,
intorno
a
tutti
i
rilievi
;
una
rete
d
'
arabeschi
che
si
stende
dalle
porte
ai
frontoni
,
una
fioritura
,
uno
sfarzo
e
una
finezza
di
fregi
e
di
gale
architettoniche
,
che
danno
ad
ognuno
dei
piccoli
palazzi
di
cui
è
composto
il
grande
edifizio
multiforme
,
l
'
apparenza
d
'
un
prodigioso
lavoro
di
cesellatura
.
Pare
che
non
debba
essere
un
tranquillo
architetto
armeno
quello
che
n
'
ebbe
il
primo
concetto
;
ma
un
sultano
innamorato
il
quale
l
'
abbia
visto
in
sogno
,
dormendo
tra
le
braccia
della
più
ambiziosa
delle
sue
amanti
.
Dinanzi
si
stende
una
fila
di
pilastri
monumentali
di
marmo
bianco
,
uniti
da
cancellate
dorate
,
che
rappresentano
un
intreccio
delicatissimo
di
rami
e
di
fiori
,
e
che
viste
di
lontano
sembrano
cortine
di
trina
,
che
il
vento
debba
portar
via
.
Lunghe
gradinate
marmoree
discendono
dalle
porte
alla
sponda
e
si
nascondono
nel
mare
.
Tutto
è
bianco
,
fresco
,
nitido
come
se
il
palazzo
fosse
fatto
d
'
ieri
.
L
'
occhio
d
'
un
artista
ci
potrà
vedere
mille
errori
d
'
armonia
e
di
gusto
;
ma
l
'
insieme
di
quella
mole
smisurata
e
ricchissima
,
il
primo
aspetto
di
quella
schiera
di
reggie
bianche
come
la
neve
,
niellate
come
gioielli
,
coronate
da
quel
verde
,
riflesse
da
quelle
acque
,
lascia
un
'
impressione
di
potenza
,
di
mistero
e
d
'
amore
,
che
fa
quasi
dimenticare
la
collina
dell
'
antico
Serraglio
.
Quelli
che
ebbero
la
fortuna
di
penetrare
fra
quelle
mura
,
dicono
che
il
di
dentro
corrisponde
alla
facciata
:
che
son
lunghe
sfilate
di
sale
dipinte
a
fresco
di
soggetti
fantastici
e
di
colori
ridenti
,
con
porte
di
cedro
e
d
'
acagiù
scolpite
e
ornate
d
'
oro
,
che
s
'
aprono
su
interminabili
corridoi
rischiarati
da
una
luce
dolcissima
,
dai
quali
si
va
in
altre
sale
colorate
di
foco
da
cupolette
di
cristallo
porporino
,
e
in
stanze
da
bagno
che
sembrano
scavate
in
un
solo
blocco
di
marmo
di
Paros
;
e
di
qui
su
terrazze
aeree
,
che
pendono
sopra
giardini
misteriosi
e
sopra
boschetti
di
cipressi
e
di
rose
,
dai
quali
,
per
lunghe
fughe
di
portici
moreschi
,
si
vede
l
'
azzurro
del
mare
;
e
finestre
,
terrazze
,
loggie
,
chioschetti
,
tutto
ribocca
di
fiori
,
per
tutto
c
'
è
acqua
che
schizza
e
ricasca
in
piogge
vaporose
sulla
verzura
e
sui
marmi
,
e
da
ogni
parte
s
'
aprono
vedute
divine
sul
Bosforo
,
di
cui
l
'
aria
viva
spande
in
tutti
i
recessi
della
reggia
enorme
un
delizioso
fresco
marino
.
Dalla
parte
di
Funduclù
v
'
è
una
porta
monumentale
,
sopraccarica
d
'
ornamenti
;
il
Sultano
doveva
uscire
da
quella
porta
e
attraversare
la
piazza
.
Non
c
'
è
altro
re
sulla
terra
che
abbia
una
così
bella
piazza
per
fare
una
uscita
solenne
dalla
sua
reggia
.
Stando
ai
piedi
della
collina
,
si
vede
da
un
lato
la
porta
del
palazzo
,
che
sembra
un
arco
di
trionfo
d
'
una
regina
;
dall
'
altro
la
moschea
graziosa
di
Abdul
-
Megid
,
fiancheggiata
da
due
minareti
gentili
,
in
faccia
,
il
Bosforo
;
di
là
,
le
colline
dell
'
Asia
,
verdissime
,
picchiettate
d
'
infiniti
colori
dai
chioschi
,
dai
palazzi
,
dalle
moschee
,
dalle
ville
,
che
presentano
l
'
aspetto
d
'
una
grande
città
parata
a
festa
;
più
lontano
,
la
maestà
ridente
di
Scutari
,
colla
sua
corona
funebre
di
cipressi
;
e
fra
le
due
rive
,
un
incrociarsi
continuo
di
legni
a
vela
,
di
navi
da
guerra
imbandierate
,
di
vaporini
affollati
che
paiono
colmi
di
fiori
,
di
bastimenti
asiatici
di
forme
antiche
e
bizzarre
,
di
lancie
del
Serraglio
,
di
barchette
signorili
,
di
stormi
d
'
uccelli
che
radono
le
acque
:
una
bellezza
piena
d
'
allegria
e
di
vita
,
dinanzi
alla
quale
lo
straniero
che
aspetta
l
'
uscita
del
corteo
imperiale
,
non
può
che
immaginare
un
Sultano
bello
come
un
angelo
e
sereno
come
un
fanciullo
.
Mezz
'
ora
prima
,
v
'
erano
già
nella
piazza
due
schiere
di
soldati
vestiti
alla
zuava
,
che
dovevano
far
ala
al
passaggio
del
Sultano
,
e
un
migliaio
di
curiosi
.
Non
c
'
è
nulla
di
più
strano
della
raccolta
di
gente
che
si
vede
per
il
solito
in
quell
'
occasione
.
C
'
erano
ferme
qua
e
là
parecchie
splendide
carrozze
chiuse
,
con
dentro
delle
turche
"
dell
'
alta
signoria
"
guardate
da
giganteschi
eunuchi
a
cavallo
,
immobili
accanto
gli
sportelli
;
alcune
signore
inglesi
in
carrozze
da
nolo
scoperte
;
varii
crocchi
di
viaggiatori
col
cannocchiale
a
tracolla
,
fra
i
quali
vidi
il
contino
conquistatore
dell
'
albergo
di
Bisanzio
,
venuto
forse
,
il
crudele
!
per
fulminare
d
'
uno
sguardo
di
trionfo
il
suo
rivale
potente
e
infelice
.
Tra
la
folla
giravano
parecchie
figure
cappellute
,
con
un
album
sotto
il
braccio
,
che
mi
parvero
disegnatori
venuti
per
schizzare
furtivamente
le
sembianze
imperiali
.
Vicino
alla
banda
musicale
c
'
era
una
bellissima
signora
francese
,
vestita
un
po
'
stranamente
,
d
'
aspetto
e
di
atteggiamenti
arditi
,
che
stava
dinanzi
a
tutti
,
che
doveva
essere
un
'
avventuriera
cosmopolitica
venuta
là
per
dar
nell
'
occhio
al
Gran
Signore
,
poichè
le
si
leggeva
sul
viso
"
la
trepida
gioia
d
'
un
gran
disegno
"
.
C
'
erano
di
quei
vecchi
turchi
,
sudditi
fanatici
e
sospettosi
,
che
non
mancano
mai
al
passaggio
del
loro
Sultano
,
perché
vogliono
proprio
assicurarsi
coi
loro
occhi
che
è
vivo
e
sano
per
la
gloria
e
la
prosperità
dell
'
universo
;
e
il
Sultano
esce
appunto
ogni
venerdì
per
dare
al
suo
buon
popolo
una
prova
della
propria
esistenza
,
potendo
accadere
,
come
accadde
più
volte
,
che
la
sua
morte
naturale
o
violenta
sia
tenuta
segreta
da
una
congiura
di
corte
.
C
'
erano
dei
mendicanti
,
dei
bellimbusti
musulmani
,
degli
eunuchi
sfaccendati
,
dei
dervis
.
Fra
questi
notai
un
vecchio
alto
e
sparuto
,
dagli
occhi
terribili
,
immobile
,
che
guardava
verso
la
porta
del
palazzo
con
un
'
espressione
sinistra
;
e
pensai
che
aspettasse
il
Sultano
per
piantarglisi
davanti
e
gridargli
in
faccia
come
il
dervis
delle
Orientali
al
Pascià
Alì
di
Tepeleni
:
-
Tu
non
sei
che
un
cane
e
un
maledetto
!
-
Ma
di
questi
ardimenti
sublimi
non
si
dà
più
esempio
dopo
la
sciabolata
famosa
di
Mahmud
.
C
'
erano
poi
varii
gruppi
di
donnine
turche
,
in
disparte
,
che
parevano
gruppi
di
maschere
,
e
quella
solita
accozzaglia
di
comparse
da
palco
scenico
che
è
la
folla
di
Costantinopoli
.
Tutte
le
teste
si
profilavano
sull
'
azzurro
del
Bosforo
,
e
probabilmente
tutte
le
bocche
dicevano
le
stesse
parole
.
Si
cominciava
a
parlare
appunto
in
quei
giorni
delle
stravaganze
d
'
Abdul
Aziz
.
Già
da
un
pezzo
si
parlava
della
sua
insaziabile
avidità
di
denaro
.
Il
popolo
diceva
:
-
Mamhud
avido
di
sangue
,
Abdul
-
Megid
di
donne
,
Abdul
-
Aziz
d
'
oro
.
-
Tutte
le
speranze
che
s
'
erano
fondate
su
di
lui
,
principe
imperiale
,
quando
,
ammazzando
un
bue
con
un
pugno
,
diceva
:
-
Così
ammazzerò
la
barbarie
,
-
erano
già
svanite
d
'
un
pezzo
.
Le
tendenze
a
una
vita
semplice
e
severa
,
di
cui
aveva
dato
prova
nei
primi
anni
del
suo
regno
,
amando
,
come
si
diceva
,
una
donna
sola
,
e
ristringendo
inesorabilmente
le
spese
enormi
del
Serraglio
,
non
erano
più
che
una
memoria
.
Forse
erano
anche
anni
ed
anni
che
aveva
smesso
affatto
quegli
studi
di
legislazione
,
d
'
arte
militare
e
di
letteratura
europea
,
di
cui
s
'
era
fatto
tanto
scalpore
,
come
se
in
essi
riposassero
tutte
le
speranze
della
rigenerazione
dell
'
Impero
.
Da
molto
tempo
non
pensava
più
che
a
sè
stesso
.
Ogni
momento
correva
la
voce
di
qualche
sua
escandescenza
contro
il
ministro
delle
finanze
che
non
voleva
o
non
poteva
dargli
tutto
il
denaro
ch
'
egli
avrebbe
voluto
.
Alla
prima
obbiezione
scaraventava
addosso
alla
malcapitata
Eccellenza
il
primo
oggetto
che
gli
cadeva
nelle
mani
,
recitando
per
filo
e
per
segno
,
con
quanta
voce
aveva
in
gola
,
la
formola
antica
del
giuramento
imperiale
:
per
il
Dio
creatore
del
cielo
e
della
terra
,
per
il
profeta
Maometto
,
per
le
sette
varianti
del
Corano
,
per
i
centoventiquattromila
profeti
di
Dio
,
per
l
'
anima
di
mio
nonno
e
per
l
'
anima
di
mio
padre
,
per
i
miei
figli
e
per
la
mia
spada
,
portami
del
danaro
o
faccio
piantare
la
tua
testa
sulla
punta
del
più
alto
minareto
di
Stambul
.
E
per
un
verso
o
per
un
altro
veniva
a
capo
di
quel
che
voleva
,
e
il
danaro
estorto
in
quella
maniera
,
ora
lo
ammucchiava
e
se
lo
covava
gelosamente
come
un
avaro
volgare
,
ora
lo
profondeva
a
piene
mani
in
capricci
puerili
.
Oggi
era
il
capriccio
dei
leoni
,
domani
delle
tigri
,
e
mandava
incettatori
nelle
Indie
e
nell
'
Affrica
;
poi
per
un
mese
filato
cinquecento
pappagalli
facevano
risonare
i
giardini
imperiali
della
stessa
parola
;
poi
gli
pigliava
il
furore
delle
carrozze
e
dei
pianoforti
che
voleva
far
sonare
sorretti
dalla
schiena
di
quattro
schiavi
;
poi
la
mania
dei
combattimenti
dei
galli
,
a
cui
assisteva
con
entusiasmo
,
e
appendeva
di
sua
mano
una
medaglia
al
collo
dei
vincitori
,
e
cacciava
in
esilio
,
di
là
dal
Bosforo
,
i
vinti
;
poi
la
passione
del
gioco
,
dei
chioschi
,
dei
quadri
;
la
corte
pareva
tornata
ai
tempi
del
primo
Ibraim
;
ma
il
povero
principe
non
trovava
pace
,
non
faceva
che
passare
da
una
noja
mortale
a
un
'
inquietudine
tormentosa
;
era
torbido
e
triste
;
pareva
che
presentisse
la
fine
infelice
che
lo
aspettava
.
A
volte
si
ficcava
nel
capo
di
dover
morire
avvelenato
,
e
per
un
pezzo
,
diffidando
di
tutti
,
non
mangiava
più
che
ova
sode
;
altre
volte
,
preso
dal
terrore
degl
'
incendi
,
faceva
togliere
dalle
sue
stanze
tutti
gli
oggetti
di
legno
,
persino
le
cornici
degli
specchi
.
In
quel
tempo
appunto
si
diceva
che
,
per
paura
del
fuoco
,
leggesse
di
notte
al
lume
d
'
una
candela
piantata
in
un
secchio
d
'
acqua
.
E
malgrado
queste
follie
,
di
cui
si
diceva
che
fosse
la
prima
cagione
una
cagione
che
non
c
'
è
bisogno
di
dire
,
egli
conservava
tutta
la
forza
imperiosa
della
volontà
antica
,
e
sapeva
farsi
obbedire
e
faceva
tremare
i
più
arditi
.
La
sola
persona
che
potesse
sull
'
animo
suo
era
sua
madre
,
donna
d
'
indole
altera
e
vana
,
che
nei
primi
anni
del
suo
regno
faceva
coprire
di
tappeti
di
broccato
le
strade
dove
passava
suo
figlio
per
andare
alla
moschea
,
e
il
giorno
dopo
regalava
tutti
quei
tappeti
agli
schiavi
che
li
andavano
a
levare
.
Però
,
anche
nel
disordine
della
sua
vita
affannosa
,
fra
l
'
uno
e
l
'
altro
dei
suoi
grandi
capricci
,
Abdul
Aziz
aveva
pure
dei
capricci
piccolissimi
,
come
quello
di
volere
sopra
una
data
porta
un
dipinto
a
fresco
di
natura
morta
,
con
quei
certi
frutti
e
quei
certi
fiori
,
combinati
in
quella
data
maniera
,
e
prescriveva
accuratamente
ogni
cosa
al
pittore
,
e
stava
là
lungo
tempo
a
contare
le
pennellate
,
come
se
non
avesse
altro
pensiero
al
mondo
.
Di
tutte
queste
bizzarrie
,
frangiate
chi
sa
come
dalle
mille
bocche
del
Serraglio
,
tutta
la
città
parlava
,
e
forse
fin
d
'
allora
s
'
andavano
raccogliendo
le
prime
fila
della
congiura
che
lo
rovesciò
dal
trono
due
anni
dopo
.
La
sua
caduta
,
come
dicono
i
Musulmani
,
era
già
scritta
,
e
con
essa
la
sentenza
che
fu
poi
pronunziata
sopra
di
lui
e
sopra
il
suo
regno
.
La
quale
non
è
molto
diversa
da
quella
che
si
potrebbe
dare
su
quasi
tutti
i
Sultani
degli
ultimi
tempi
.
Principi
imperiali
,
spinti
verso
la
civiltà
europea
da
un
'
educazione
superficiale
,
ma
varia
e
libera
,
e
dal
fervore
della
giovinezza
desiderosa
di
novità
e
di
gloria
,
vagheggiano
,
prima
di
salire
sul
trono
,
grandi
disegni
di
riforme
e
di
rinnovamenti
,
e
fanno
il
proposito
fermo
e
sincero
di
dedicare
a
quel
fine
tutta
la
loro
vita
,
che
dovrà
essere
una
vita
austera
di
lavoro
e
di
lotta
.
Ma
dopo
qualche
anno
di
regno
e
di
lotte
inutili
,
circondati
da
mille
oracoli
,
inceppati
da
tradizioni
e
da
consuetudini
avversati
dagli
uomini
e
dalle
cose
,
spaventati
dalla
grandezza
non
prima
misurata
dell
'
impresa
,
se
ne
sdanno
sfiduciati
,
per
domandare
ai
piaceri
quello
che
non
possono
avere
dalla
gloria
,
e
perdono
a
poco
a
poco
,
in
una
vita
tutta
sensuale
,
perfino
la
memoria
dei
primi
propositi
e
la
coscienza
del
loro
avvilimento
.
Così
accade
che
al
sorgere
d
'
ogni
nuovo
Sultano
si
faccia
sempre
,
e
non
senza
fondamento
,
un
pronostico
felice
a
cui
segue
sempre
un
disinganno
.
Abdul
-
Aziz
non
si
fece
aspettare
.
All
'
ora
fissata
,
s
'
udì
uno
squillo
di
tromba
,
la
banda
intonò
una
marcia
di
guerra
,
i
soldati
presentarono
le
armi
,
un
drappello
di
lancieri
uscì
improvvisamente
dalla
porta
del
palazzo
,
e
si
vide
apparire
il
Sultano
a
cavallo
,
che
venne
innanzi
lentamente
,
seguito
dal
suo
corteo
.
Mi
passò
dinanzi
a
pochi
passi
,
ed
ebbi
tutto
il
tempo
di
considerarlo
attentamente
.
La
mia
immaginazione
fu
stranamente
delusa
.
Il
re
dei
re
,
il
sultano
scialacquatore
,
violento
,
capriccioso
,
imperioso
,
-
che
era
allora
sui
quarantaquattr
'
anni
,
-
aveva
l
'
aspetto
di
una
buonissima
pasta
di
turco
,
che
si
trovasse
a
fare
il
sultano
senza
saperlo
.
Era
un
uomo
tarchiato
e
grasso
,
un
bel
faccione
con
due
grandi
occhi
sereni
e
una
barba
intera
e
corta
,
già
un
po
'
brizzolata
di
bianco
;
aveva
una
fisonomia
aperta
e
mansueta
,
un
atteggiamento
naturalissimo
,
quasi
trascurato
;
e
uno
sguardo
quieto
e
lento
in
cui
non
appariva
la
minima
preoccupazione
dei
mille
sguardi
che
gli
erano
addosso
.
Montava
un
cavallo
grigio
bardato
d
'
oro
,
di
bellissime
forme
,
tenuto
per
le
briglie
da
due
palafrenieri
sfolgoranti
.
Il
corteo
lo
seguiva
a
grande
distanza
,
e
da
questo
solo
si
poteva
capire
che
era
il
Sultano
.
Il
suo
vestimento
era
modestissimo
.
Aveva
un
semplice
fez
,
un
lungo
soprabito
di
color
scuro
abbottonato
fin
sotto
il
mento
,
un
paio
di
calzoni
chiari
e
gli
stivali
di
marocchino
.
Veniva
innanzi
lentissimamente
,
guardando
intorno
con
un
'
espressione
tra
benevola
e
stanca
,
come
se
volesse
dire
agli
spettatori
:
-
Ah
!
se
sapeste
come
mi
secco
!
-
I
musulmani
s
'
inchinavano
profondamente
;
molti
europei
si
levavano
il
cappello
:
egli
non
restituì
il
saluto
a
nessuno
.
Passando
dinanzi
a
noi
,
diede
uno
sguardo
a
un
ufficiale
d
'
alta
statura
che
lo
salutava
colla
sciabola
,
un
altro
sguardo
al
Bosforo
,
e
poi
uno
sguardo
più
lungo
a
due
giovani
signore
inglesi
che
lo
guardavano
da
una
carrozza
,
e
che
si
fecero
rosse
come
due
fragole
.
Osservai
che
aveva
la
mano
bianca
e
ben
fatta
,
ed
era
appunto
la
mano
destra
,
colla
quale
,
due
anni
dopo
,
si
aperse
le
vene
nel
bagno
.
Dietro
di
lui
passò
uno
stuolo
di
pascià
,
di
cortigiani
,
di
pezzi
grossi
,
a
cavallo
;
quasi
tutti
omaccioni
con
gran
barbe
nere
,
vestiti
senza
pompa
,
silenziosi
,
gravi
,
cupi
,
come
se
accompagnassero
un
convoglio
funebre
;
dopo
,
un
drappello
di
palafrenieri
che
conducevano
a
mano
dei
cavalli
superbi
;
poi
uno
stuolo
d
'
ufficiali
a
piedi
col
petto
coperto
di
cordoni
d
'
oro
;
passati
i
quali
,
i
soldati
abbassarono
le
armi
,
la
folla
si
sparpagliò
per
la
piazza
,
ed
io
rimasi
là
immobile
,
cogli
occhi
fissi
sulla
cima
del
monte
Bulgurlù
,
pensando
alla
singolarissima
condizione
in
cui
si
trova
un
sultano
di
Stambul
.
È
un
monarca
maomettano
,
pensavo
,
e
ha
la
reggia
ai
piedi
di
una
città
cristiana
,
Pera
,
che
gli
torreggia
sul
capo
.
È
sovrano
assoluto
d
'
uno
dei
più
vasti
imperi
del
mondo
,
e
ci
sono
nella
sua
metropoli
,
poco
lontano
da
lui
,
dentro
ai
grandi
palazzi
che
sovrastano
al
suo
Serraglio
,
quattro
o
cinque
stranieri
cerimoniosi
che
la
fanno
da
padroni
in
casa
sua
,
e
che
trattando
con
lui
,
nascondono
sotto
un
linguaggio
reverente
una
minaccia
perpetua
che
lo
fa
tremare
.
Ha
nelle
mani
un
potere
smisurato
,
gli
averi
e
la
vita
di
milioni
di
sudditi
,
il
mezzo
di
soddisfare
i
suoi
più
pazzi
desiderii
,
e
non
può
cambiare
la
forma
della
sua
copertura
di
capo
.
È
circondato
da
un
esercito
di
cortigiani
e
di
guardie
,
che
bacerebbero
l
'
orma
dei
suoi
piedi
,
e
trema
continuamente
per
la
propria
vita
e
per
quella
dei
suoi
figliuoli
.
Possiede
mille
donne
fra
le
più
belle
donne
della
terra
,
ed
egli
solo
,
tra
tutti
i
musulmani
del
suo
impero
,
non
può
dare
la
mano
di
sposo
a
una
donna
libera
,
non
può
aver
che
figli
di
schiave
,
ed
è
chiamato
egli
stesso
:
-
Figlio
di
schiava
,
-
da
quello
stesso
popolo
che
lo
chiama
"
ombra
di
Dio
"
.
Il
suo
nome
suona
riverito
e
terribile
dagli
ultimi
confini
della
Tartaria
agli
ultimi
confini
del
Maghreb
,
e
nella
sua
stessa
metropoli
v
'
è
un
popolo
innumerevole
,
e
sempre
crescente
,
su
cui
non
ha
ombra
di
potere
e
che
si
ride
di
lui
,
della
sua
forza
e
della
sua
fede
.
Su
tutta
la
faccia
del
suo
immenso
impero
,
fra
le
tribù
più
miserabili
delle
provincie
più
lontane
,
nelle
moschee
e
nei
conventi
più
solitarii
delle
terre
più
selvaggie
,
si
prega
ardentemente
per
la
sua
vita
e
per
la
sua
gloria
;
ed
egli
non
può
fare
un
passo
nei
suoi
stati
,
senza
trovarsi
in
mezzo
a
nemici
che
lo
esecrano
e
che
invocano
sul
suo
capo
la
vendetta
di
Dio
.
Per
tutta
la
parte
del
mondo
che
si
stende
dinanzi
alla
sua
reggia
,
egli
è
uno
dei
più
augusti
e
più
formidabili
monarchi
dell
'
universo
;
per
quella
che
gli
si
stende
alle
spalle
,
è
il
più
debole
,
il
più
pusillo
,
il
più
miserevole
uomo
che
porti
una
corona
sul
capo
.
Una
corrente
enorme
d
'
idee
,
di
volontà
,
di
forze
contrarie
alla
natura
e
alle
tradizioni
della
sua
potenza
,
lo
avvolge
,
lo
soverchia
,
trasforma
sotto
di
lui
,
intorno
a
lui
,
suo
malgrado
,
senza
che
se
n
'
avveda
,
consuetudini
,
leggi
,
usi
,
credenze
,
uomini
,
ogni
cosa
.
Ed
egli
è
là
,
tra
l
'
Europa
e
l
'
Asia
,
nel
suo
smisurato
palazzo
bagnato
dal
mare
,
come
in
una
nave
pronta
a
far
vela
,
in
mezzo
a
una
confusione
infinita
d
'
idee
e
di
cose
,
circondato
d
'
un
fasto
favoloso
e
d
'
una
miseria
immensa
,
già
non
più
nè
due
nè
uno
,
non
più
vero
musulmano
,
non
ancora
vero
europeo
,
regnante
sopra
un
popolo
già
in
parte
mutato
,
barbaro
di
sangue
,
civile
d
'
aspetto
,
bifronte
come
Giano
,
servito
come
un
nume
,
sorvegliato
come
uno
schiavo
,
adorato
,
insidiato
,
accecato
,
e
intanto
ogni
giorno
che
passa
spegne
un
raggio
della
sua
aureola
e
stacca
una
pietra
dal
suo
piedestallo
.
A
me
pare
che
se
fossi
in
lui
,
stanco
di
quella
condizione
così
singolare
nel
mondo
,
sazio
di
piaceri
,
stomacato
d
'
adulazioni
,
affranco
dai
sospetti
,
indignato
di
quella
sovranità
malsicura
ed
oziosa
sopra
quel
disordine
senza
nome
,
qualche
volta
,
nell
'
ora
in
cui
l
'
enorme
Serraglio
è
immerso
nel
sonno
,
mi
butterei
a
nuoto
nel
Bosforo
come
un
galeotto
fuggitivo
,
e
andrei
a
passar
la
notte
in
una
taverna
di
Galata
in
mezzo
a
una
brigata
di
marinai
,
con
un
bicchiere
di
birra
in
mano
e
una
pipa
di
gesso
fra
i
denti
,
urlando
la
marsigliese
.
Dopo
una
mezz
'
ora
,
il
Sultano
ripassò
rapidamente
in
carrozza
chiusa
,
seguito
da
un
drappello
d
'
ufficiali
a
piedi
,
e
lo
spettacolo
fu
finito
.
Di
tutto
,
quello
che
mi
fece
un
senso
più
vivo
,
furono
quegli
ufficiali
in
grande
uniforme
,
che
correvano
saltellando
,
come
una
frotta
di
lacchè
,
dietro
la
carrozza
imperiale
.
Non
vidi
mai
una
prostituzione
simile
della
divisa
militare
.
Questo
spettacolo
del
passaggio
del
Sultano
,
è
ora
,
come
si
vede
,
una
cosa
assai
meschina
.
I
sultani
d
'
altri
tempi
uscivano
in
gran
pompa
,
preceduti
e
seguiti
da
un
nuvolo
di
cavalieri
,
di
schiavi
,
di
guardie
dei
giardini
,
d
'
eunuchi
,
di
ciambellani
,
che
visti
di
lontano
,
presentavano
l
'
aspetto
,
come
dicevano
i
cronisti
entusiastici
,
"
d
'
una
vasta
aiuola
di
tulipani
.
"
I
sultani
d
'
oggi
invece
par
che
rifuggano
dalle
pompe
come
da
un
'
ostentazione
teatrale
della
grandezza
perduta
.
Io
mi
domando
sovente
che
cosa
direbbe
uno
di
quei
primi
monarchi
se
,
risorgendo
per
un
momento
dal
suo
sepolcro
di
Brussa
o
dal
suo
turbè
di
Stambul
,
vedesse
passare
uno
di
questi
suoi
nepoti
del
secolo
diciannovesimo
,
insaccato
in
un
soprabito
nero
,
senza
turbante
,
senza
spada
,
senza
gemme
,
in
mezzo
a
una
folla
di
stranieri
insolenti
.
Io
credo
che
arrossirebbe
di
rabbia
e
di
vergogna
,
e
che
in
segno
di
supremo
disprezzo
gli
farebbe
,
come
Solimano
I
ad
Hassan
,
tagliare
la
barba
a
colpi
di
scimitarra
,
che
è
la
più
crudele
ingiuria
che
si
passa
fare
a
un
osmano
.
E
veramente
,
fra
i
sultani
d
'
ora
e
quei
primi
,
i
cui
nomi
risonarono
in
Europa
tra
il
secolo
XII
e
il
XVI
come
scoppi
di
folgore
,
corre
la
stessa
differenza
che
tra
l
'
impero
ottomano
dei
nostri
giorni
e
quello
dei
primi
secoli
.
Quelli
raccoglievano
davvero
in
sè
la
gioventù
,
la
bellezza
e
il
vigore
della
loro
razza
;
e
non
erano
soltanto
un
'
immagine
vivente
del
proprio
popolo
,
una
bella
insegna
,
una
perla
preziosa
della
spada
dell
'
islamismo
;
ma
ne
costituivano
per
sè
soli
una
vera
forza
,
e
tale
,
che
non
c
'
è
chi
possa
disconoscere
nelle
loro
qualità
personali
una
delle
cagioni
più
efficaci
del
meraviglioso
incremento
della
potenza
ottomana
.
Il
più
bel
periodo
è
quello
della
prima
giovinezza
della
dinastia
che
abbraccia
centonovantatrè
anni
da
Osmano
a
Maometto
II
.
Quella
fu
davvero
una
catena
di
principi
fortissimi
,
e
fatta
una
sola
eccezione
,
e
tenuto
conto
dei
tempi
e
delle
condizioni
della
razza
,
austeri
e
saggi
e
amati
dai
propri
sudditi
;
spesso
feroci
,
ma
di
rado
ingiusti
,
e
sovente
anche
generosi
e
benefici
verso
i
nemici
;
e
tutti
poi
quali
si
capisce
che
dovessero
essere
dei
principi
di
quella
gente
,
belli
e
tremendi
d
'
aspetto
,
leoni
veri
,
come
le
loro
madri
li
chiamavano
"
di
cui
il
ruggito
faceva
tremare
la
terra
.
"
Gli
Abdul
-
Megid
,
gli
Abdul
-
Aziz
,
i
Murad
,
gli
Hamid
non
sono
che
larve
di
padiscià
in
confronto
di
quei
giovani
formidabili
,
figli
di
madri
di
quindici
e
di
padri
di
diciott
'
anni
,
nati
dal
fiore
del
sangue
tartaro
e
dal
fiore
della
bellezza
greca
,
persiana
,
caucasea
.
A
quattordici
anni
comandavano
eserciti
e
governavano
provincie
,
e
ricevevano
in
premio
dalle
proprie
madri
delle
schiave
belle
ed
ardenti
come
loro
.
A
sedici
anni
erano
già
padri
,
a
settanta
lo
diventavano
ancora
.
Ma
l
'
amore
non
infiacchiva
in
loro
la
tempra
gagliardissima
dell
'
animo
e
delle
membra
.
L
'
animo
era
di
ferro
,
dicevano
i
poeti
,
e
il
corpo
era
d
'
acciaio
.
Avevano
tutti
certi
tratti
comuni
,
che
si
perdettero
poi
nei
loro
nepoti
degeneri
:
la
fronte
alta
,
le
sopracciglia
arcate
e
riunite
come
quelle
dei
persiani
,
gli
occhi
azzurrini
dei
figli
delle
steppe
,
il
naso
che
si
curvava
sulla
bocca
purpurea
"
come
il
becco
d
'
un
pappagallo
sopra
una
ciliegia
"
e
foltissime
barbe
nere
,
per
le
quali
i
poeti
del
serraglio
si
stillavano
a
cercar
paragoni
gentili
o
terribili
.
Avevano
"
lo
sguardo
dell
'
aquila
di
monte
Tauro
e
la
forza
del
re
del
deserto
;
colli
di
toro
,
larghissime
spalle
,
petti
sporgenti
che
poteva
contenere
tutta
l
'
ira
guerriera
dei
loro
popoli
"
,
braccia
lunghissime
,
articolazioni
colossali
,
gambe
corte
ed
arcate
,
che
facevano
nitrir
di
dolore
i
più
vigorosi
cavalli
turcomanni
,
e
grandi
mani
irsute
che
palleggiavano
come
canne
le
mazze
e
gli
archi
enormi
dei
loro
soldati
di
bronzo
.
E
portavano
dei
soprannomi
degni
di
loro
:
il
lottatore
,
il
campione
,
la
folgore
,
lo
stritolatore
d
'
ossa
,
lo
spargitore
di
sangue
.
La
guerra
era
dopo
Allà
il
primo
dei
loro
pensieri
,
e
la
morte
era
l
'
ultimo
.
Non
avevano
il
genio
dei
grandi
capitani
,
ma
erano
dotati
tutti
di
quella
prontezza
di
risoluzione
che
quasi
sempre
vi
supplisce
,
e
di
quella
feroce
ostinatezza
che
consegue
non
di
rado
i
medesimi
effetti
.
Trasvolavano
,
come
furie
alate
,
pei
campi
di
battaglia
,
mostrando
di
lontano
le
lunghe
penne
d
'
airone
confitte
nei
turbanti
candidi
,
e
gli
ampi
caffettani
tessuti
d
'
oro
e
di
porpora
,
e
i
loro
urli
selvaggi
ricacciavano
innanzi
le
schiere
macellate
dalla
mitraglia
serba
e
tedesca
,
quando
non
bastavano
più
i
nerbi
di
bue
di
mille
sciaù
furibondi
.
Lanciavano
i
loro
cavalli
a
nuoto
nei
fiumi
mulinando
al
disopra
delle
acque
le
scimitarre
stillanti
di
sangue
;
afferravano
per
la
strozza
e
stramazzavano
di
sella
,
passando
,
i
pascià
infingardi
o
vigliacchi
;
balzavano
giù
da
cavallo
,
nelle
rotte
,
e
piantavano
i
loro
pugnali
scintillanti
di
rubini
nel
dorso
dei
soldati
fuggiaschi
;
e
feriti
a
morte
,
salivano
,
comprimendo
la
ferita
,
sopra
un
rialto
del
campo
,
per
mostrare
ai
loro
giannizzeri
il
volto
smorto
ma
ancora
minacciane
e
imperioso
,
finchè
cadevano
ruggendo
di
rabbia
ma
non
di
dolore
.
Quale
doveva
essere
il
sentimento
di
quelle
loro
giovanette
circasse
o
persiane
appena
uscite
dalla
puerizia
,
quando
per
la
prima
volta
,
la
sera
d
'
un
giorno
di
battaglia
,
sotto
una
tenda
purpurea
,
al
lume
velato
d
'
una
lampada
,
si
vedevano
comparire
davanti
uno
di
quei
sultani
spaventosi
e
superbi
,
inebbriati
dalla
vittoria
e
dal
sangue
?
Ma
allora
essi
diventavano
dolci
e
amorosi
,
e
stringendo
quelle
mani
infantili
nelle
loro
gigantesche
mani
ancora
convulse
dalla
stretta
della
spada
,
cercavano
mille
immagini
dai
fiori
dei
loro
giardini
,
dalle
perle
dei
loro
pugnali
,
dai
più
belli
uccelli
dei
loro
boschi
,
dai
più
bei
colori
delle
aurore
dell
'
Anatolia
e
della
Mesopotamia
per
lodare
la
bellezza
delle
loro
schiave
tremanti
,
fin
che
esse
prendevano
animo
,
e
rispondevano
nel
loro
linguaggio
appassionato
e
fantastico
:
-
Corona
del
mio
capo
!
Gloria
della
mia
vita
!
Mio
dolce
e
tremendo
Signore
!
Che
il
tuo
volto
sia
sempre
bianco
e
splendido
nei
due
mondi
dell
'
Asia
e
dell
'
Europa
!
Che
la
vittoria
ti
segua
da
per
tutto
dove
ti
porterà
il
tuo
cavallo
!
Che
la
tua
ombra
si
stenda
sopra
tutta
la
terra
!
Io
vorrei
essere
una
rosa
per
olezzare
sulla
cima
del
tuo
turbante
,
o
una
farfalla
per
battere
le
ali
sulla
tua
fronte
!
-
E
poi
,
colla
voce
velata
,
raccontavano
a
quei
grandi
amanti
appagati
,
che
s
'
assopivano
sul
loro
seno
,
le
loro
storie
fanciullesche
di
palazzi
di
smeraldo
e
di
montagne
d
'
oro
,
mentre
intorno
alla
tenda
,
per
la
campagna
insanguinata
ed
oscura
,
l
'
esercito
feroce
dormiva
.
Ma
essi
lasciavano
ogni
mollezza
sulla
soglia
dell
'
arem
,
e
uscivano
da
quegli
amori
più
fieri
e
più
ardenti
.
Erano
dolci
nell
'
arem
,
feroci
sul
campo
,
umili
nella
moschea
,
superbi
sul
trono
.
Di
qui
parlavano
un
linguaggio
pieno
d
'
iperboli
sfolgoranti
e
di
minacce
fulminee
,
ed
ogni
loro
sentenza
era
una
sentenza
irrevocabile
che
bandiva
una
guerra
,
o
innalzava
un
uomo
all
'
apice
della
fortuna
,
o
faceva
rotolare
una
testa
ai
piedi
del
trono
,
o
scatenava
un
uragano
di
ferro
o
di
foco
sopra
una
provincia
ribelle
.
Così
turbinando
dalla
Persia
al
Danubio
e
dall
'
Arabia
alla
Macedonia
,
fra
le
battaglie
,
i
trionfi
,
le
caccie
,
gli
amori
,
passavano
dal
fiore
degli
anni
a
una
virilità
più
bollente
e
più
audace
della
giovinezza
,
e
poi
a
una
vecchiaia
della
quale
non
s
'
accorgeva
nè
il
seno
delle
loro
belle
nè
il
dorso
dei
loro
cavalli
nè
l
'
elsa
della
loro
spada
.
E
non
solo
nella
vecchiaia
,
anche
nell
'
età
verde
avveniva
qualche
volta
che
,
oppressi
dal
sentimento
della
loro
mostruosa
potenza
,
sgomentati
tutt
'
a
un
tratto
,
nel
furore
delle
vittorie
e
dei
trionfi
,
dalla
coscienza
d
'
una
responsabilità
più
che
umana
,
e
presi
da
una
specie
di
terrore
nella
solitudine
della
propria
altezza
,
si
volgevano
con
tutta
l
'
anima
a
Dio
,
e
passavano
i
giorni
e
le
notti
nei
recessi
oscuri
dei
loro
giardini
a
comporre
poesie
religiose
,
o
andavano
a
meditare
il
Corano
sulle
rive
del
mare
o
a
ballare
le
ridde
frenetiche
dei
dervis
o
a
macerarsi
coi
digiuni
e
coi
cilicii
nella
caverna
d
'
un
vecchio
eremita
.
E
come
nella
vita
,
così
nella
morte
si
presentarono
quasi
tutti
ai
loro
popoli
in
una
figura
o
venerabile
o
tremenda
,
sia
che
morissero
colla
serenità
dei
santi
come
il
capo
della
dinastia
,
o
carichi
d
'
anni
di
gloria
e
di
tristezza
come
Orkano
,
o
del
pugnale
d
'
un
traditore
come
Murad
I
,
o
nella
disperazione
dell
'
esilio
come
Baiazet
,
o
conversando
placidamente
fra
una
corona
di
dotti
e
di
poeti
come
il
primo
Maometto
,
o
del
dolore
d
'
una
sconfitta
come
il
secondo
Murad
;
e
si
può
dir
con
sicurezza
che
i
loro
fantasmi
minacciosi
sono
quanto
rimarrà
di
più
grande
e
di
più
poetico
sugli
orizzonti
color
di
sangue
della
storia
ottomana
.
LE
TURCHE
È
una
grande
sorpresa
per
chi
arriva
a
Costantinopoli
,
dopo
aver
inteso
parlar
tanto
della
schiavitù
delle
donne
turche
,
il
veder
donne
da
tutte
le
parti
e
a
tutte
le
ore
del
giorno
,
come
in
una
qualunque
città
europea
.
Pare
che
appunto
in
quel
giorno
a
tutte
quelle
rondini
prigioniere
sia
stato
dato
il
volo
per
la
prima
volta
e
che
sia
cominciata
un
'
èra
nuova
di
libertà
per
il
bel
sesso
musulmano
.
La
prima
impressione
è
curiosissima
.
Lo
straniero
si
domanda
,
al
vedere
tutte
le
donne
con
quei
veli
bianchi
e
quelle
lunghe
cappe
di
colori
ciarlataneschi
,
se
son
maschere
o
monache
o
pazze
;
e
siccome
non
se
ne
vede
una
sola
accompagnata
da
un
uomo
,
pare
che
non
debbano
essere
di
nessuno
,
che
siano
tutte
vedove
o
ragazze
,
o
che
appartengano
tutte
a
un
qualche
grande
ritiro
di
"
malmaritate
"
.
Nei
primi
giorni
non
ci
si
può
persuadere
che
tutti
quei
turchi
e
tutte
quelle
turche
che
s
'
incontrano
e
si
toccano
senza
guardarsi
e
senza
accompagnarsi
mai
,
possano
avere
tra
loro
qualcosa
di
comune
.
E
ogni
momento
s
'
è
costretti
a
fermarsi
per
osservare
quelle
strane
figure
e
per
meditare
su
quello
stranissimo
uso
.
Son
queste
dunque
,
si
dice
,
son
proprio
queste
quelle
"
avvincitrici
di
cuori
"
,
quelle
"
fonti
di
piacere
"
,
quelle
"
piccole
foglie
di
rosa
"
e
"
uve
primaticcie
"
e
"
rugiade
del
mattino
"
e
"
aurore
"
e
"
vivificatrici
"
e
"
lune
splendenti
"
di
cui
mille
poeti
ci
hanno
empita
la
testa
?
Queste
le
hanum
e
le
odalische
misteriose
,
che
a
vent
'
anni
,
leggendo
le
ballate
di
Victor
Hugo
all
'
ombra
d
'
un
giardino
,
abbiamo
sognate
tante
volte
,
come
creature
d
'
un
altro
mondo
,
di
cui
un
solo
amplesso
avrebbe
consunto
tutte
le
forze
della
nostra
giovinezza
?
Queste
le
belle
infelici
,
nascoste
dalle
grate
,
vigilate
dagli
eunuchi
,
separate
dal
mondo
,
che
passano
sulla
terra
,
come
larve
,
gettando
un
grido
di
voluttà
e
un
grido
di
dolore
?
Vediamo
che
cosa
c
'
è
ancora
di
vero
in
tutta
questa
poesia
.
-
Prima
di
tutto
,
il
viso
della
donna
turca
non
è
più
un
mistero
,
e
perciò
una
gran
parte
della
poesia
che
la
circondava
è
svanita
.
Quel
velo
geloso
che
,
secondo
il
Corano
,
doveva
essere
"
un
segno
della
sua
virtù
e
un
freno
ai
discorsi
del
mondo
"
,
non
è
più
che
un
'
apparenza
.
Tutti
sanno
come
è
fatto
il
jasmac
.
Sono
due
grandi
veli
bianchi
,
di
cui
uno
,
stretto
intorno
al
capo
come
una
benda
,
copre
la
fronte
fino
alle
sopracciglia
,
s
'
annoda
dietro
,
nei
capelli
,
al
di
sopra
della
nuca
,
e
ricade
sulla
schiena
,
in
due
lembi
,
fino
alla
cintura
;
l
'
altro
copre
tutta
la
parte
inferiore
del
viso
,
e
va
ad
annodarsi
col
primo
,
in
modo
che
par
tutto
un
velo
solo
.
Ma
questi
due
veli
,
che
dovrebbero
essere
di
mussolina
e
stretti
in
maniera
da
non
lasciar
vedere
che
gli
occhi
e
la
sommità
delle
guancia
,
sono
invece
di
tulle
radissimo
,
e
allentati
tanto
,
che
lasciano
vedere
non
solo
il
viso
,
ma
gli
orecchi
,
il
collo
,
le
treccie
,
e
spesso
anche
i
cappellini
all
'
europea
,
ornati
di
penne
e
di
fiori
,
che
portano
le
signore
"
riformate
"
.
E
perciò
accade
appunto
il
contrario
di
quello
che
si
vedeva
una
volta
,
quando
alle
donne
attempate
era
lecito
di
andare
col
viso
un
po
'
più
scoperto
,
e
alle
giovani
era
imposto
di
coprirsi
più
rigorosamente
.
Ora
son
le
giovani
,
e
specialmente
le
belle
,
quelle
che
si
mostrano
meglio
,
e
son
le
vecchie
che
per
ingannare
il
mondo
portano
il
velo
fitto
e
serrato
.
Quindi
un
'
infinità
di
bei
misteri
e
di
belle
sorprese
,
raccontate
dai
romanzieri
e
dai
poeti
,
non
sono
più
possibili
;
ed
è
una
fiaba
,
fra
le
altre
,
quella
che
lo
sposo
veda
per
la
prima
volta
il
viso
della
sua
sposa
nella
notte
nuziale
.
Ma
fuorchè
il
viso
,
tutto
è
ancora
nascosto
;
non
si
può
intravvedere
nè
il
seno
,
nè
la
vita
,
nè
il
braccio
,
nè
il
fianco
;
il
feregé
nasconde
rigorosamente
ogni
cosa
.
È
una
specie
di
tonaca
,
guernita
d
'
una
pellegrina
,
di
maniche
lunghissime
,
larga
,
senza
garbo
,
cadente
come
un
mantellaccio
dalle
spalle
ai
piedi
,
di
panno
l
'
inverno
,
di
seta
l
'
estate
,
e
tutta
d
'
un
colore
,
quasi
sempre
vivissimo
:
ora
rosso
vivo
,
ora
ranciato
,
ora
verde
;
e
l
'
uno
o
l
'
altro
predomina
d
'
anno
in
anno
,
rimanendo
inalterata
la
forma
.
Ma
benchè
insaccate
in
quel
modo
,
tanta
è
l
'
arte
con
cui
sanno
aggiustarsi
il
jasmac
,
che
le
belle
paiono
bellissime
,
e
le
brutte
graziose
.
Non
si
può
dire
che
cosa
fanno
con
quei
due
veli
,
con
che
grazia
se
li
dispongono
a
corona
e
a
turbante
,
con
che
ampiezza
e
con
che
nobiltà
di
pieghe
li
ravvolgono
e
li
sovrappongono
,
con
che
leggerezza
e
con
che
elegante
trascuranza
li
allentano
e
li
lasciano
cadere
,
come
li
fanno
servire
nello
stesso
tempo
a
mostrare
,
a
nascondere
,
a
promettere
,
a
proporre
degli
indovinelli
e
a
rivelare
inaspettatamente
delle
piccole
meraviglie
.
Alcune
pare
che
abbiano
intorno
al
capo
una
nuvola
bianca
e
diafana
,
che
debba
svanire
ad
un
soffio
;
altre
sembrano
inghirlandate
di
gigli
e
di
gelsomini
;
tutte
paiono
di
pelle
bianchissima
,
e
prendono
da
quei
veli
delle
sfumature
nivee
e
un
'
apparenza
di
morbidezza
e
di
freschezza
che
innamora
.
È
un
'
acconciatura
ad
un
tempo
austera
e
ridente
,
che
ha
qualche
cosa
di
sacerdotale
e
di
virgineo
;
sotto
la
quale
pare
che
non
debbano
nascere
che
pensieri
gentili
e
capricci
innocenti
....
Ma
vi
nasce
un
po
'
d
'
ogni
cosa
.
-
È
difficile
definire
la
bellezza
della
donna
turca
.
Posso
dire
che
quando
ci
penso
vedo
un
viso
bianchissimo
,
due
occhi
neri
,
una
bocca
purpurea
e
un
'
espressione
di
dolcezza
.
Quasi
tutte
però
son
dipinte
.
S
'
imbiancano
il
viso
con
pasta
di
mandorle
e
di
gelsomino
,
s
'
ingrandiscono
le
sopracciglia
con
inchiostro
di
china
,
si
tingono
le
palpebre
,
s
'
infarinano
il
collo
,
si
fanno
un
cerchio
nero
intorno
agli
occhi
,
si
mettono
dei
nei
sulle
guance
.
Ma
fanno
questo
con
garbo
;
non
come
le
belle
di
Fez
,
che
si
danno
delle
pennellate
da
imbianchini
.
La
maggior
parte
hanno
un
bel
contorno
ovale
,
un
nasino
un
po
'
arcato
,
le
labbra
grossette
,
il
mento
rotondo
,
colla
fossetta
;
molte
hanno
le
fossette
anche
nelle
guance
;
un
bel
collo
lunghetto
e
flessibile
;
e
mani
piccine
,
quasi
sempre
coperte
,
peccato
,
dalle
maniche
della
cappa
.
Quasi
tutte
poi
sono
grassotte
e
moltissime
di
statura
più
che
mezzana
:
rarissime
le
acciughe
e
i
crostini
dei
nostri
paesi
.
Se
hanno
un
difetto
comune
,
è
quello
di
camminar
curve
e
un
po
'
scomposte
,
con
una
certa
cascaggine
di
bambolone
cresciute
tutt
'
a
un
tratto
;
il
che
deriva
,
si
dice
,
da
una
mollezza
di
membra
,
di
cui
è
cagione
l
'
abuso
del
bagno
,
ed
anche
un
po
'
dalla
calzatura
disadatta
.
Si
vedono
,
infatti
,
delle
donnine
elegantissime
,
che
debbono
avere
un
piedino
di
nulla
,
calzate
di
babbuccie
da
uomo
o
di
stivaletti
lunghi
,
larghi
e
aggrinziti
,
che
una
pezzente
europea
sdegnerebbe
.
Ma
anche
in
quella
brutta
andatura
hanno
un
certo
garbo
fanciullesco
che
,
quando
ci
si
è
fatto
l
'
occhio
,
non
dispiace
.
Non
si
vede
nessuna
di
quelle
figure
impettite
,
di
quelle
mostre
da
modista
,
così
frequenti
nelle
città
europee
,
che
vanno
a
passetti
di
marionetta
,
e
che
par
che
saltellino
sopra
uno
scacchiere
.
Non
hanno
ancora
perduto
la
pesantezza
e
la
trascuranza
naturale
dell
'
andatura
orientale
,
e
se
la
perdessero
,
riuscirebbero
forse
più
maestose
,
ma
meno
simpatiche
.
Si
vedono
delle
figure
bellissime
e
di
bellezza
infinitamente
svariata
,
poichè
c
'
entra
col
sangue
turco
,
il
sangue
circasso
,
l
'
arabo
,
il
persiano
.
Ci
sono
delle
matrone
di
trent
'
anni
,
di
forme
opulente
,
che
il
feregé
non
basta
a
nascondere
,
altissime
,
con
grandi
occhi
scuri
,
colle
labbra
tumide
,
colle
narici
dilatate
,
-
pezzi
di
hanum
da
far
tremare
cento
schiave
con
uno
sguardo
,
-
vedendo
le
quali
,
par
davvero
una
ridicola
e
temeraria
spacconata
quella
dei
signori
turchi
che
pretendono
d
'
esser
quattro
volte
mariti
.
Ce
n
'
è
dell
'
altre
,
piccolette
e
paffutelle
,
che
han
tutto
rotondo
-
volto
,
occhi
,
naso
,
bocca
-
ed
un
'
aria
così
queta
,
così
benevola
,
così
bambina
,
un
'
apparenza
di
rassegnazione
così
docile
al
loro
destino
,
di
non
essere
che
un
trastullo
e
una
ricreazione
,
che
passandogli
accanto
,
vi
verrebbe
voglia
di
mettergli
in
bocca
una
caramella
.
Ci
son
poi
anche
le
figurine
svelte
,
sposine
di
sedici
anni
,
ardite
e
vivacissime
,
cogli
occhi
pieni
di
capricci
e
d
'
astuzie
,
che
fanno
pensare
con
un
sentimento
di
pietà
al
povero
effendi
che
le
ha
da
tenere
in
freno
e
al
disgraziato
eunuco
che
le
deve
tener
d
'
occhio
.
E
la
città
si
presta
mirabilmente
a
inquadrare
,
per
dir
così
,
la
loro
bellezza
e
il
loro
vestiario
.
Bisogna
vedere
una
di
quelle
figurine
col
velo
bianco
e
col
feregé
purpureo
,
seduta
in
un
caicco
,
in
mezzo
all
'
azzurro
del
Bosforo
;
o
adagiata
sull
'
erba
,
in
mezzo
al
verde
bruno
d
'
un
cimitero
;
o
anche
meglio
,
vederla
venir
giù
per
una
stradetta
ripida
e
solitaria
di
Stambul
,
chiusa
in
fondo
da
un
grande
platano
,
quando
tira
vento
,
e
i
veli
e
il
feregé
svolazzano
,
e
scoprono
collo
,
piedino
e
calzina
;
e
v
'
assicuro
che
in
quel
momento
,
se
fosse
sempre
in
vigore
l
'
indulgente
decreto
di
Solimano
il
Magnifico
,
che
multa
d
'
un
aspro
ogni
bacio
dato
alla
moglie
e
alla
figliola
altrui
,
allungherebbe
un
calcio
all
'
avarizia
anche
Arpagone
.
E
non
c
'
è
caso
che
quando
tira
vento
,
la
donna
turca
s
'
affanni
a
tener
basso
il
feregé
,
perché
il
pudore
delle
musulmane
non
va
più
in
giù
delle
ginocchia
,
e
s
'
arresta
qualche
volta
assai
prima
.
-
Una
cosa
che
stupisce
,
sulle
prime
,
è
la
loro
maniera
di
guardare
e
di
ridere
,
che
scuserebbe
qualunque
giudizio
più
temerario
.
Accade
spessissimo
che
un
giovane
europeo
,
guardando
fisso
una
donna
turca
,
anche
di
alto
bordo
,
sia
ricambiato
con
uno
sguardo
sorridente
o
con
un
sorriso
aperto
.
Non
è
raro
nemmeno
che
una
bella
hanum
in
carrozza
,
faccia
,
di
nascosto
all
'
eunuco
,
un
saluto
grazioso
colla
mano
a
un
giovanotto
franco
a
cui
si
sia
accorta
di
piacere
.
Qualche
volta
,
in
un
cimitero
o
in
una
strada
appartata
,
una
turca
capricciosa
s
'
arrischia
perfino
a
gettare
un
fiore
passando
,
o
a
lasciarlo
cadere
in
terra
coll
'
intenzione
manifesta
che
sia
raccolto
dal
giaurro
elegante
che
le
vien
dietro
.
Per
questo
un
viaggiatore
fatuo
può
prendere
dei
grandi
abbagli
,
e
ci
sono
infatti
degli
europei
scimuniti
,
che
,
essendo
stati
un
mese
a
Costantinopoli
,
credono
in
buona
fede
d
'
aver
rubata
la
pace
a
un
centinaio
di
sventurate
.
C
'
è
senza
dubbio
,
in
quegli
atti
,
un
'
espressione
ingenua
di
simpatia
;
ma
c
'
entra
in
parte
assai
maggiore
uno
spirito
di
ribellione
,
che
tutte
le
turche
hanno
in
cuore
,
nato
dall
'
uggia
della
soggezione
in
cui
sono
tenute
,
e
al
quale
danno
sfogo
,
come
e
quando
possono
,
in
piccole
monellerie
,
non
fosse
che
per
far
dispetto
,
in
segreto
,
ai
loro
padroni
.
Fanno
in
quel
modo
più
per
fanciullaggine
che
per
civetteria
.
E
la
loro
civetteria
è
d
'
un
genere
singolarissimo
,
che
somiglia
molto
ai
primi
esperimenti
delle
ragazzine
quando
cominciano
ad
accorgersi
d
'
esser
guardate
.
È
un
gran
ridere
,
un
guardare
in
su
colla
bocca
aperta
in
atto
di
stupore
,
un
fingere
d
'
aver
male
al
capo
o
a
una
gamba
,
certi
atti
di
dispetto
il
feregé
che
le
imbarazza
,
certi
scatti
da
scolarette
,
che
sembran
fatti
più
per
far
ridere
che
per
sedurre
.
Mai
un
atteggiamento
da
salotto
o
da
fotografia
.
Quella
po
'
d
'
arte
che
mostrano
è
proprio
un
'
arte
rudimentale
.
Si
vede
,
come
direbbe
il
Tommaseo
,
che
non
hanno
molti
veli
da
gettar
via
;
che
non
sono
abituate
ai
lunghi
amoreggiamenti
,
ad
"
essere
circuite
alla
muta
"
come
le
donne
geroglifiche
del
Giusti
;
e
che
quando
hanno
una
simpatia
,
invece
di
star
lì
tanto
a
sospirare
e
a
girar
gli
occhi
,
direbbero
addirittura
,
se
potessero
esprimere
il
loro
sentimento
:
-
Cristiano
,
tu
mi
piaci
.
-
Non
potendolo
dire
colla
voce
,
glie
lo
dicono
francamente
,
mostrando
due
belle
file
di
perle
luccicanti
,
ossia
ridendogli
sul
viso
.
Sono
belle
tartare
ingentilite
.
-
E
son
libere
:
è
una
verità
che
lo
straniero
tocca
con
mano
appena
arrivato
.
È
una
esagerazione
il
dire
come
Lady
Montague
che
son
più
libere
delle
europee
;
ma
chiunque
è
stato
a
Costantinopoli
non
può
a
meno
di
ridere
quando
sente
parlare
della
loro
"
schiavitù
"
.
Le
signore
,
quando
vogliono
uscire
,
ordinano
agli
eunuchi
di
preparar
la
carrozza
,
escono
senza
chiedere
il
permesso
a
nessuno
,
e
tornano
a
casa
quando
vogliono
,
purchè
sia
prima
di
notte
.
Una
volta
non
potevano
uscire
senz
'
essere
accompagnate
da
un
eunuco
,
o
da
una
schiava
,
o
da
un
'
amica
,
e
le
più
ardite
,
se
non
volevano
altri
,
dovevano
almeno
condur
con
sè
un
figlioletto
,
che
fosse
come
un
titolo
al
rispetto
della
gente
.
Se
qualcheduna
si
faceva
veder
sola
in
un
luogo
appartato
,
era
facilissimo
che
una
guardia
di
città
o
un
qualunque
vecchio
turco
rigorista
la
fermasse
e
le
domandasse
:
-
Dove
vai
?
D
'
onde
vieni
?
Perché
non
hai
nessuno
con
te
?
Così
rispetti
il
tuo
effendi
?
Torna
a
casa
!
-
Ma
ora
escon
sole
a
centinaia
,
e
se
ne
vedono
a
tutte
le
ore
per
le
vie
dei
sobborghi
musulmani
e
della
città
franca
.
Vanno
a
far
visita
alle
amiche
da
un
capo
all
'
altro
di
Stambul
,
vanno
a
passar
delle
mezze
giornate
nelle
case
di
bagni
,
fanno
delle
gite
in
barchetta
,
il
giovedì
alle
Acque
dolci
d
'
Europa
,
la
domenica
alle
acque
d
'
Asia
,
il
venerdì
al
cimitero
di
Scutari
,
gli
altri
giorni
alle
isole
dei
Principi
,
a
Terapia
,
a
Bujukderé
,
a
Kalender
,
a
far
merenda
colle
loro
schiave
,
in
brigatelle
di
otto
o
dieci
;
vanno
a
pregare
alle
tombe
dei
Padiscià
e
delle
Sultane
,
a
vedere
i
conventi
dei
dervis
,
a
visitare
le
mostre
pubbliche
dei
corredi
nuziali
,
e
non
c
'
è
effigie
d
'
uomo
,
non
che
le
accompagni
o
le
segua
,
ma
che
,
se
anche
son
sole
,
ardisca
di
far
loro
un
'
osservazione
.
Vedere
un
turco
in
una
via
di
Costantinopoli
,
non
dico
a
braccetto
,
ma
al
fianco
,
ma
fermo
per
un
momento
a
discorrere
con
una
"
velata
"
,
quando
anche
portassero
scritto
in
fronte
che
son
marito
e
moglie
,
parrebbe
a
tutti
la
più
strana
delle
stranezze
,
o
per
meglio
dire
un
'
impudenza
inaudita
,
come
nelle
nostre
vie
un
uomo
e
una
donna
che
si
facessero
ad
alta
voce
delle
dichiarazioni
d
'
amore
.
Da
questo
lato
le
donne
turche
sono
veramente
più
libere
che
le
europee
,
e
non
si
può
dire
questa
libertà
quanto
la
godano
,
e
con
che
matto
desiderio
corrano
allo
strepito
,
alla
folla
,
alla
luce
,
all
'
aria
aperta
,
esse
che
in
casa
non
vedono
che
un
uomo
solo
,
ed
hanno
finestre
e
giardini
claustrali
.
Escono
e
scorazzano
per
la
città
coll
'
allegrezza
di
prigioniere
liberate
.
C
'
è
da
divertirsi
a
pedinarne
una
a
caso
,
alla
lontana
,
per
vedere
come
sanno
sminuzzarsi
e
raffinarsi
i
piaceri
del
vagabondaggio
.
Vanno
nella
moschea
più
vicina
a
dire
una
preghiera
e
si
fermano
a
cicalare
un
quarto
d
'
ora
con
un
'
amica
sotto
le
arcate
del
cortile
;
poi
al
bazar
a
dare
una
capatina
in
dieci
botteghe
,
e
a
farne
metter
sottosopra
un
paio
,
per
comprare
una
bagattella
;
poi
pigliano
il
tramway
,
scendono
al
mercato
dei
pesci
,
passano
il
ponte
,
si
fermano
a
contemplare
tutte
le
treccie
e
tutte
le
parrucche
dei
parrucchieri
di
via
di
Pera
,
entrano
in
un
cimitero
e
mangiano
un
dolce
sopra
una
tomba
,
ritornano
in
città
,
ridiscendono
al
Corno
d
'
oro
scantonando
cento
volte
e
guardando
colla
coda
dell
'
occhio
ogni
cosa
-
vetrine
,
stampe
,
annunzi
,
signore
che
passano
,
carrozze
,
insegne
,
porte
di
teatri
-
comprano
un
mazzo
di
fiori
,
bevono
una
limonata
da
un
acquaiolo
,
fanno
l
'
elemosina
a
un
povero
,
ripassano
il
Corno
d
'
oro
in
caicco
,
ricominciano
a
far
dei
nastri
per
Stambul
;
poi
pigliano
il
tramway
un
'
altra
volta
,
e
arrivate
sulla
porta
di
casa
,
son
capaci
di
tornare
indietro
,
per
fare
ancora
un
giro
di
cento
passi
intorno
a
un
gruppo
di
casette
;
tale
e
quale
come
i
ragazzi
che
escon
soli
la
prima
volta
,
e
che
in
quell
'
oretta
di
libertà
ci
vogliono
far
entrare
un
po
'
di
tutto
.
Un
povero
effendi
corpulento
che
volesse
tener
dietro
a
sua
moglie
per
scoprire
se
ha
qualche
ripesco
,
rimarrebbe
sgambato
a
mezza
strada
.
-
Per
vedere
il
bel
sesso
musulmano
,
bisogna
andare
un
giorno
di
gran
festa
alle
Acque
dolci
d
'
Europa
,
in
fondo
al
Corno
d
'
oro
,
o
a
quelle
d
'
Asia
,
vicino
al
villaggio
di
Anaduli
-
Hissar
;
che
sono
due
grandi
giardini
pubblici
,
coperti
da
boschetti
foltissimi
,
attraversati
da
due
piccoli
fiumi
,
e
sparsi
di
caffè
e
di
fontane
.
Là
sopra
un
vasto
piano
erboso
,
all
'
ombra
dei
noci
,
dei
terebinti
,
dei
platani
,
dei
sicomori
,
che
formano
una
successione
di
padiglioni
verdi
,
per
cui
non
passa
un
raggio
di
sole
,
si
vedono
migliaia
di
turche
sedute
a
gruppi
e
a
circoli
,
circondate
di
schiave
,
d
'
eunuchi
,
di
bambini
,
che
merendano
e
folleggiano
per
una
mezza
giornata
,
in
mezzo
a
un
via
vai
di
gente
infinito
.
Appena
giunti
si
rimane
come
trasognati
.
Par
di
vedere
una
festa
del
paradiso
islamitico
.
Quella
miriade
di
veli
bianchissimi
e
di
feregé
scarlatti
,
gialli
,
verdi
e
cinerei
,
quegli
innumerevoli
gruppi
di
schiave
vestite
di
mille
colori
,
quel
formicolìo
di
bimbi
in
costume
di
mascherine
,
i
grandi
tappeti
di
Smirne
distesi
in
terra
,
i
vasellami
argentati
e
dorati
che
passano
di
mano
in
mano
,
i
caffettieri
musulmani
,
in
abito
di
gala
,
che
corrono
in
giro
portando
frutti
e
gelati
,
gli
zingari
che
danzano
,
i
pastori
bulgari
che
suonano
,
i
cavalli
bardati
d
'
oro
e
di
seta
che
scalpitano
legati
agli
alberi
,
i
pascià
,
i
bey
,
i
giovani
signori
che
galoppano
lungo
la
riva
del
fiume
,
il
movimento
della
folla
lontana
che
sembra
il
tremolìo
d
'
un
campo
di
camelie
e
di
rose
,
i
caicchi
variopinti
e
le
carrozze
splendide
che
arrivano
continuamente
a
versare
in
quel
mare
di
colori
altri
colori
,
e
il
suono
confuso
dei
canti
,
dei
flauti
,
delle
zampogne
,
delle
nacchere
,
delle
grida
infantili
,
in
mezzo
a
quella
bellezza
di
verde
e
d
'
ombra
,
svariata
qua
e
là
da
piccole
vedute
luminose
di
paesaggi
lontani
;
presentano
uno
spettacolo
così
festoso
e
così
nuovo
che
al
primo
vederlo
vien
voglia
di
batter
le
mani
e
di
gridare
:
-
Bravissimi
!
-
come
a
scena
di
teatro
.
-
Ed
anche
là
,
malgrado
la
confusione
,
è
rarissimo
il
cogliere
sul
fatto
un
turco
e
una
turca
che
amoreggino
cogli
occhi
o
si
scambino
dei
sorrisi
e
dei
gesti
d
'
intelligenza
.
Là
non
esiste
la
galanteria
coram
populo
come
nei
nostri
paesi
;
non
ci
sono
nè
le
sentinelle
melanconiche
,
che
vanno
e
vengono
sotto
le
finestre
,
nè
le
retroguardie
affannose
che
camminano
per
tre
ore
sulle
orme
delle
loro
belle
.
L
'
amore
si
fa
tutto
in
casa
.
Se
qualche
volta
,
in
una
strada
solitaria
,
si
sorprende
un
giovane
turco
che
guarda
in
su
a
una
finestrina
ingraticolata
dietro
la
quale
scintilla
un
occhietto
nero
o
spunta
una
manina
bianca
,
si
può
esser
quasi
certi
che
è
un
fidanzato
.
Ai
fidanzati
soli
si
permette
il
servizio
di
ronda
e
di
scorta
e
tutte
le
altre
fanciullaggini
dell
'
amore
ufficiale
,
come
quella
di
parlarsi
di
lontano
con
un
fiore
,
con
un
nastro
,
o
per
mezzo
del
colore
d
'
un
vestito
o
di
una
ciarpa
.
E
in
questo
le
turche
sono
maestre
.
Hanno
migliaia
di
oggetti
,
tra
fiori
,
frutti
,
erbe
,
penne
,
pietre
,
ciascuno
dei
quali
possiede
un
significato
convenuto
,
che
è
un
epiteto
o
un
verbo
od
anche
una
proposizione
intera
,
in
modo
che
possono
mettere
insieme
una
lettera
con
un
mazzetto
e
dir
mille
cose
con
una
scatolina
o
una
borsa
piena
di
oggettini
svariatissimi
,
che
paiono
riuniti
a
caso
;
e
siccome
il
significato
d
'
ogni
oggetto
è
per
lo
più
espresso
in
un
verso
,
così
ogni
amante
è
in
grado
di
comporre
una
poesia
amorosa
od
anche
un
poemetto
polimetrico
in
cinque
minuti
.
Un
chiodetto
di
garofano
,
una
striscia
di
carta
,
una
fettina
di
pera
,
un
pezzetto
di
sapone
,
un
fiammifero
,
un
po
'
di
fil
d
'
oro
e
un
grano
di
cannella
e
di
pepe
,
vogliono
dire
:
-
È
molto
tempo
che
t
'
amo
-
,
che
ardo
-
,
che
languisco
-
,
che
muoio
d
'
amore
per
te
.
-
Dammi
un
po
'
di
speranza
-
non
mi
respingere
-
rispondimi
una
parola
.
-
E
oltre
all
'
amore
,
c
'
è
modo
di
dir
mille
cose
:
si
possono
far
dei
rimproveri
,
dar
consigli
,
avvertimenti
,
notizie
;
ed
è
una
grande
occupazione
delle
giovanette
,
al
tempo
dei
primi
palpiti
,
quella
d
'
imparare
questo
frasario
simbolico
,
e
di
comporne
delle
lunghe
lettere
dirette
a
dei
bei
sultani
ventenni
,
veduti
in
sogno
.
E
fanno
lo
stesso
per
il
linguaggio
dei
gesti
,
alcuni
dei
quali
sono
graziosissimi
;
quello
che
fa
l
'
uomo
,
per
esempio
,
fingendo
di
lacerarsi
il
petto
con
un
pugnale
,
che
significa
:
-
Sono
lacerato
dalle
furie
dell
'
amore
-
;
a
cui
la
donna
risponde
lasciando
cader
le
braccia
lungo
i
fianchi
,
in
modo
che
s
'
apra
un
poco
dinanzi
il
feregé
,
che
vuol
dire
:
-
Io
t
'
apro
le
mie
braccia
.
-
Ma
non
c
'
è
forse
un
Europeo
che
abbia
mai
visto
far
queste
cose
;
le
quali
,
d
'
altra
parte
,
sono
oramai
piuttosto
tradizioni
che
usi
;
e
non
s
'
imparano
dai
Turchi
,
i
quali
arrossirebbero
di
parlarne
,
ma
da
qualche
ingenua
hanum
,
che
le
confida
a
qualche
amica
cristiana
.
-
Per
questo
mezzo
pure
si
conosce
il
modo
di
vestire
della
donna
turca
fra
le
pareti
dell
'
arem
,
quel
bel
costume
capriccioso
e
pomposo
,
di
cui
tutti
hanno
un
'
idea
,
e
che
dà
a
ogni
donna
la
dignità
d
'
una
principessa
e
la
grazia
d
'
una
bambina
.
Noi
non
lo
vedremo
mai
,
eccetto
che
la
moda
lo
porti
nei
nostri
paesi
,
perchè
,
se
anche
un
giorno
cadrà
il
feregé
,
le
turche
saranno
allora
vestite
all
'
europea
anche
di
sotto
.
Che
rodimento
per
i
pittori
e
che
peccato
per
tutti
!
Bisogna
raffigurarsi
una
bella
turca
"
svelta
come
un
cipresso
"
e
colorita
"
di
tutte
le
sfumature
dei
petali
della
rosa
"
con
una
berrettina
di
velluto
rosso
o
di
stoffa
argentata
,
un
po
'
inclinata
a
destra
;
colle
treccie
nere
giù
per
le
spalle
;
con
una
veste
di
damasco
bianco
ricamata
d
'
oro
,
colle
maniche
a
gozzi
e
un
lunghissimo
strascico
,
aperta
dinanzi
in
modo
da
lasciar
vedere
due
grandi
calzoni
di
seta
rosea
,
che
cascano
con
mille
pieghe
su
due
scarpettine
ritorte
in
su
alla
chinese
;
con
una
cintura
di
raso
verde
intorno
alla
vita
;
con
diamanti
nelle
collane
,
negli
spilloni
,
nei
braccialetti
,
nei
fermagli
,
nelle
treccie
,
nella
nappina
del
berretto
,
sulle
babbuccie
,
sul
collo
della
camicia
,
sulla
cintura
,
intorno
alla
fronte
;
lampeggiante
da
capo
a
piedi
come
una
madonna
delle
cattedrali
spagnuole
,
e
adagiata
,
in
un
atteggiamento
infantile
,
sopra
un
largo
divano
,
in
mezzo
a
una
corona
di
belle
schiave
circasse
,
arabe
e
persiane
,
ravvolte
,
come
statue
antiche
,
in
grandi
vesti
cadenti
;
-
o
immaginare
una
sposa
"
bianca
come
la
cima
dell
'
Olimpo
"
,
vestita
di
raso
cilestrino
e
tutta
coperta
da
un
grande
velo
intessuto
d
'
oro
,
seduta
sopra
un
'
ottomana
imperlata
,
dinanzi
alla
quale
lo
sposo
,
inginocchiato
sopra
un
tappeto
di
Teheran
,
fa
la
sua
ultima
preghiera
prima
di
scoprire
il
suo
tesoro
;
-
o
rappresentarsi
una
favorita
innamorata
,
che
aspetta
il
suo
signore
nella
stanza
più
segreta
dell
'
arem
,
non
più
vestita
che
della
zuavina
e
dei
calzoncini
,
che
mettono
in
rilievo
tutte
le
grazie
del
suo
corpo
flessibile
,
e
le
danno
l
'
aspetto
d
'
un
bel
paggio
snello
e
elegante
;
e
bisogna
convenire
che
quei
brutti
turchi
"
riformati
"
colla
testa
pelata
e
il
soprabito
nero
,
hanno
assai
più
di
quello
che
meritano
.
Questo
vestiario
di
casa
,
però
,
va
soggetto
ai
capricci
della
moda
.
Le
donne
,
non
avendo
altro
da
fare
,
passano
il
tempo
a
cercare
nuove
acconciature
;
si
coprono
di
gale
e
di
fronzoli
,
si
mettono
penne
e
nastri
nei
capelli
,
bende
intorno
al
capo
,
pelliccie
intorno
al
collo
e
alle
braccia
;
prendono
qualcosa
ad
imprestito
da
tutti
i
vestimenti
orientali
;
mescolano
la
moda
europea
colla
moda
turca
;
si
mettono
delle
parrucche
,
si
tingono
i
capelli
di
nero
,
di
biondo
,
di
rosso
,
si
sbizzarriscono
in
mille
modi
e
gareggiano
fra
di
loro
come
le
più
sfrenate
ambiziose
delle
grandi
città
europee
.
Se
un
giorno
di
festa
,
alle
Acque
dolci
,
si
potessero
far
sparire
con
un
colpo
di
bacchetta
magica
tutti
i
feregé
e
tutti
i
veli
,
si
vedrebbero
probabilmente
delle
turche
vestite
da
regine
asiatiche
,
altre
da
crestaine
francesi
,
altre
da
gran
signore
in
abbigliamento
da
ballo
,
altre
da
mercantesse
in
pompa
magna
,
da
vivandiere
,
da
cavallerizze
,
da
greche
,
da
zingarelle
:
tante
varietà
di
vestiario
quante
se
ne
vedono
nel
sesso
mascolino
sul
ponte
della
Sultana
Validè
.
-
Gli
appartamenti
dove
stanno
queste
belle
e
ricche
maomettane
corrispondono
in
qualche
modo
al
loro
vestiario
seducente
e
bizzarro
.
Le
stanze
riserbate
alle
donne
sono
per
lo
più
in
bei
siti
,
da
cui
si
godono
vedute
meravigliose
sulla
campagna
o
sul
mare
o
sopra
una
gran
parte
di
Costantinopoli
.
Sotto
,
c
'
è
un
giardinetto
chiuso
da
alti
muri
,
rivestiti
d
'
edera
e
di
gelsomini
;
sopra
,
una
terrazza
;
dalla
parte
della
strada
,
dei
camerini
sporgenti
e
vetrati
,
come
i
miradores
delle
case
spagnuole
.
L
'
interno
è
delizioso
.
Sono
quasi
tutte
piccole
sale
:
i
palchetti
coperti
di
stuoie
chinesi
o
di
tappeti
,
i
soffitti
dipinti
di
frutti
e
di
fiori
,
larghi
divani
lungo
le
pareti
,
una
fontanella
di
marmo
nel
mezzo
,
vasi
di
fiori
alle
finestre
,
e
quella
luce
vaga
e
soavissima
,
che
è
tutta
propria
della
casa
orientale
,
una
luce
di
bosco
,
che
so
io
?
di
claustro
,
di
luogo
sacro
e
gentile
,
che
impone
di
camminare
sulla
punta
dei
piedi
,
di
parlar
con
un
filo
di
voce
,
di
non
dire
che
parole
umili
e
dolci
,
di
non
discorrere
che
d
'
amore
o
di
Dio
.
Questa
luce
languida
,
i
profumi
del
giardino
,
il
mormorio
dell
'
acqua
,
le
schiave
che
passano
come
ombre
,
il
silenzio
profondo
che
regna
in
tutta
la
casa
,
le
montagne
dell
'
Asia
di
cui
si
vede
l
'
azzurro
a
traverso
i
fori
delle
grate
e
i
rami
del
caprifoglio
che
fanno
tenda
alle
finestre
,
destano
nelle
europee
,
che
entrano
fra
quelle
mura
per
la
prima
volta
,
un
sentimento
inesprimibile
di
dolcezza
e
di
malinconia
.
La
decorazione
della
maggior
parte
di
questi
arem
è
semplice
e
quasi
severa
;
ma
ve
ne
sono
pure
degli
splendidissimi
,
colle
pareti
coperte
di
raso
bianco
rabescato
d
'
oro
,
coi
soffitti
di
cedro
,
colle
grate
dorate
,
con
suppellettili
preziose
.
Dalle
suppellettili
s
'
indovina
la
vita
.
Non
si
vedono
che
poltrone
,
ottomane
grandi
e
piccine
,
piccoli
tappeti
,
sgabelli
,
panchettini
,
cuscini
di
tutte
le
forme
e
materasse
coperte
di
scialli
e
di
broccati
;
un
mobilio
tutto
mollezza
e
delicature
,
che
dice
in
mille
modi
:
-
Siedi
,
allungati
,
ama
,
addormentati
,
sogna
.
-
Ci
si
trovano
qua
e
là
degli
specchietti
a
mano
e
dei
larghi
ventagli
di
penne
di
struzzo
;
dalle
pareti
pendono
dei
cibuk
cesellati
;
ci
son
gabbie
d
'
uccelli
alle
finestre
,
profumiere
in
mezzo
alle
stanze
,
orologi
a
musica
sui
tavolini
,
balocchi
e
gingilli
d
'
ogni
maniera
,
che
accusano
i
mille
capricci
puerili
d
'
una
donnina
sfaccendata
che
si
secca
.
E
non
c
'
è
soltanto
il
lusso
delle
cose
apparenti
.
Ci
son
case
in
cui
tutto
il
servizio
da
tavola
è
d
'
argento
dorato
,
d
'
oro
massiccio
i
vasi
delle
acque
odorose
,
le
serviette
di
raso
frangiate
d
'
oro
,
e
brillanti
e
pietre
preziose
nelle
posate
,
nelle
tazze
da
caffè
,
nelle
anfore
,
nelle
pipe
,
nelle
tappezzerie
,
nei
ventagli
;
come
ci
son
altre
case
,
e
in
molto
maggior
numero
,
si
capisce
,
in
cui
nulla
o
quasi
nulla
è
mutato
dall
'
antica
tenda
o
capanna
tartara
,
di
cui
tutta
la
masserizia
sta
sul
dorso
di
un
mulo
,
dove
tutto
è
pronto
per
un
nuovo
pellegrinaggio
a
traverso
l
'
Asia
;
case
verginalmente
maomettane
ed
austere
,
nelle
quali
,
quando
sia
giunta
l
'
ora
della
partenza
,
non
suonerà
che
la
voce
pacata
del
padrone
,
che
dirà
:
-
Olsun
!
-
Così
sia
!
-
-
La
casa
turca
è
divisa
,
come
tutti
sanno
,
in
due
parti
:
l
'
arem
e
il
selamlik
.
Il
selamlik
è
la
parte
riserbata
all
'
uomo
.
Qui
egli
ci
lavora
,
ci
desina
,
ci
riceve
gli
amici
,
ci
fa
la
siesta
,
e
ci
dorme
la
notte
quando
amore
"
non
gli
detta
dentro
"
.
La
donna
non
ci
penetra
mai
.
E
come
nel
selamlik
è
padrone
l
'
uomo
,
nell
'
arem
è
padrona
la
donna
.
Essa
ne
ha
l
'
amministrazione
ed
il
governo
e
ci
fa
quello
che
vuole
fuorchè
ricevervi
degli
uomini
.
Quando
non
le
garbi
di
ricevere
suo
marito
,
può
anche
fargli
dire
cortesemente
che
torni
un
'
altra
volta
.
Una
sola
porta
e
un
piccolo
corridoio
divide
per
lo
più
il
selamlik
dall
'
arem
;
eppure
sono
come
due
case
lontanissime
l
'
una
dall
'
altra
.
Gli
uomini
vanno
a
visitar
l
'
effendi
e
le
donne
vanno
a
trovar
la
hanum
senza
incontrarsi
e
senza
sentirsi
,
e
il
più
delle
volte
son
gente
sconosciuti
gli
uni
agli
altri
.
Le
persone
di
servizio
sono
separate
,
e
separate
quasi
sempre
le
cucine
.
Ciascuno
si
diverte
e
scialaqua
per
conto
suo
.
Raramente
il
marito
desina
colla
moglie
,
in
ispecie
quando
ne
ha
più
d
'
una
.
Non
hanno
nulla
di
comune
fuorchè
il
divano
su
cui
s
'
avvicinano
.
L
'
uomo
non
entra
quasi
mai
nell
'
arem
come
marito
,
ossia
come
compagno
e
come
educatore
dei
figliuoli
;
non
v
'
entra
che
come
amante
.
Entrandovi
,
lascia
sulla
soglia
,
se
può
,
tutti
i
pensieri
che
potrebbero
turbare
il
piacere
ch
'
egli
va
a
cercarvi
;
tutta
quella
parte
di
sè
stesso
,
che
non
ha
che
fare
col
suo
desiderio
di
quel
momento
.
Egli
va
là
per
dimenticare
le
cure
o
i
dolori
della
giornata
,
o
piuttosto
per
assopirne
in
sè
il
sentimento
;
non
per
domandar
lume
a
una
mente
serena
e
conforto
a
un
cuore
gentile
.
Nè
la
sua
donna
,
sarebbe
atta
a
quell
'
ufficio
.
Egli
non
si
cura
nemmeno
di
presentarsele
circondato
di
quella
qualsiasi
gloria
d
'
ingegno
o
di
sapere
o
di
potenza
,
che
potrebbe
renderlo
più
amabile
.
A
che
pro
?
Egli
è
il
dio
del
tempio
e
l
'
adorazione
gli
è
dovuta
;
non
ha
bisogno
di
farsi
valere
;
la
preferenza
ch
'
egli
dà
alla
donna
che
ricerca
basta
a
far
sì
ch
'
essa
gli
dia
con
un
sentimento
di
gratitudine
che
sembra
amore
l
'
amplesso
desiderato
da
lui
.
"
Donna
"
per
lui
significa
"
piacere
"
.
Quel
nome
porta
il
suo
pensiero
diritto
a
quel
senso
;
è
anzi
quasi
il
nome
stesso
del
senso
;
e
per
questo
gli
pare
impudico
il
pronunziarlo
,
e
non
lo
pronuncia
mai
;
e
se
ha
da
dire
:
-
M
'
è
nata
una
femmina
-
dice
:
-
M
'
è
nata
una
velata
,
una
nascosta
,
una
straniera
.
-
Così
non
ci
può
essere
un
'
intimità
vera
fra
loro
,
perché
v
'
è
sempre
tra
l
'
uno
e
l
'
altro
come
il
velo
del
senso
,
il
quale
nasconde
quegli
infiniti
segretissimi
recessi
dell
'
anima
,
che
non
si
vedono
se
non
a
traverso
la
limpidezza
d
'
una
famigliarità
lunga
e
tranquilla
.
Oltrechè
la
donna
,
sempre
preparata
alla
visita
,
abbigliata
e
atteggiata
quasi
per
quel
momento
,
intesa
sempre
a
vincere
una
rivale
o
a
conservare
una
predominanza
che
è
continuamente
in
pericolo
,
dev
'
essere
sempre
un
po
'
cortigiana
,
far
forza
a
sè
stessa
perché
tutto
sorrida
intorno
al
suo
signore
,
anche
quando
il
suo
cuore
è
triste
,
mostrargli
sempre
la
maschera
ridente
d
'
una
donna
fortunata
e
felice
,
perché
egli
non
se
ne
uggisca
e
se
ne
sdia
.
Perciò
il
marito
la
conosce
di
rado
come
sposa
,
come
non
ha
e
non
può
averla
conosciuta
figliuola
,
sorella
,
amica
;
come
non
la
conosce
madre
.
Ed
essa
lascia
così
isterilire
a
poco
a
poco
in
sè
medesima
le
qualità
nobili
che
non
può
rivelare
o
che
non
le
sono
pregiate
;
s
'
abitua
a
non
curare
se
non
quello
che
le
si
cerca
,
e
soffoca
spesso
risolutamente
la
voce
del
suo
cuore
e
del
suo
spirito
,
per
trovare
in
una
certa
sonnolenza
di
vita
animalesca
,
se
non
la
felicità
,
la
pace
.
Ha
,
è
vero
,
il
conforto
dei
figliuoli
,
e
il
marito
li
cerca
e
li
abbraccia
dinanzi
a
lei
;
ma
è
un
conforto
amareggiato
dal
pensiero
che
forse
,
un
'
ora
prima
,
egli
ha
baciato
i
figliuoli
d
'
un
'
altra
,
che
bacierà
forse
un
'
ora
dopo
quelli
d
'
una
terza
,
e
che
bacierà
quelli
d
'
una
quarta
tra
qualche
anno
.
L
'
amore
d
'
amante
,
l
'
affetto
di
padre
,
l
'
amicizia
,
la
confidenza
,
tutto
è
diviso
e
suddiviso
,
ed
ha
il
suo
orario
,
i
suoi
riguardi
,
le
sue
misure
,
le
sue
cerimonie
;
quindi
tutto
è
freddo
e
insufficiente
.
E
poi
v
'
è
sempre
in
fondo
qualcosa
di
sprezzante
e
di
mortalmente
ingiurioso
per
la
donna
nell
'
amore
del
marito
che
le
tiene
ai
fianchi
un
eunuco
.
Egli
le
dice
in
sostanza
:
-
Io
t
'
amo
,
tu
sei
"
la
mia
gioia
e
la
mia
gloria
"
,
tu
sei
"
la
perla
della
mia
casa
"
;
ma
sono
sicuro
che
se
questo
mostro
che
ti
sorveglia
fosse
un
uomo
,
tu
ti
prostituiresti
al
tuo
servitore
.
-
Variano
però
grandemente
le
condizioni
della
vita
coniugale
secondo
i
mezzi
pecuniarii
del
marito
,
anche
non
tenuto
conto
di
questo
,
che
chi
non
ha
mezzi
di
mantenere
più
d
'
una
donna
è
costretto
ad
avere
una
moglie
sola
.
Il
ricco
signore
vive
separato
di
casa
e
di
spirito
dalla
moglie
,
perché
può
tenere
un
appartamento
od
anche
una
casa
per
lei
sola
,
e
perchè
,
volendo
ricevere
amici
,
clienti
,
adulatori
,
senza
che
le
sue
donne
sian
viste
o
disturbate
,
è
costretto
ad
avere
una
casa
separata
.
Il
turco
di
mezzo
ceto
,
per
ragioni
d
'
economia
,
sta
più
vicino
a
sua
moglie
,
la
vede
più
sovente
e
vive
con
essa
in
maggiore
famigliarità
.
Il
turco
povero
,
in
fine
,
che
è
costretto
a
vivere
nel
minor
spazio
e
colla
minor
spesa
possibile
,
mangia
,
dorme
,
passa
tutte
le
sue
ore
libere
colla
moglie
e
coi
figliuoli
.
La
ricchezza
divide
,
la
povertà
unisce
.
Nella
casa
del
povero
non
c
'
è
differenza
reale
tra
la
vita
della
famiglia
cristiana
e
quella
della
famiglia
turca
.
La
donna
,
che
non
può
avere
una
schiava
,
lavora
,
e
il
lavoro
rialza
la
sua
dignità
e
la
sua
autorevolezza
.
Non
è
raro
che
essa
vada
a
tirar
fuori
il
marito
ozioso
dal
caffè
o
dalla
taverna
,
e
che
lo
spinga
a
casa
a
colpi
di
pantofola
.
Si
trattano
da
pari
a
pari
,
passano
la
sera
l
'
uno
accanto
all
'
altro
davanti
alla
porta
di
casa
;
nei
quartieri
più
appartati
,
vanno
sovente
insieme
a
far
le
spese
per
la
famiglia
;
e
occorre
molte
volte
di
vedere
,
in
un
cimitero
solitario
,
il
marito
e
la
moglie
che
fanno
merenda
vicino
al
cippo
d
'
un
parente
,
coi
loro
bambini
intorno
,
come
una
famigliuola
d
'
operai
dei
nostri
paesi
.
Ed
è
uno
spettacolo
più
commovente
appunto
perché
è
più
singolare
.
E
non
si
può
,
vedendolo
,
non
sentire
che
c
'
è
qualcosa
di
necessario
e
d
'
universalmente
ed
eternamente
bello
in
quel
nodo
d
'
anime
e
di
corpi
,
in
quel
gruppo
unico
d
'
affetti
;
che
non
c
'
è
posto
per
altri
;
che
una
nota
di
più
in
quell
'
armonia
la
guasta
o
la
distrugge
;
che
s
'
ha
un
bel
dire
e
un
bel
fare
,
ma
che
la
forza
prima
,
l
'
elemento
necessario
,
la
pietra
angolare
d
'
una
società
ordinata
e
giusta
è
là
;
-
che
ogni
altra
combinazione
d
'
affetti
e
d
'
interessi
è
fuori
della
natura
;
-
che
quella
sola
è
una
famiglia
,
e
l
'
altra
un
armento
;
-
che
quella
sola
è
una
casa
,
e
l
'
altra
un
lupanare
.
-
E
v
'
è
chi
dice
che
le
donne
orientali
sono
soddisfatte
della
poligamia
e
che
non
ne
comprendono
neppure
l
'
ingiustizia
.
Per
creder
questo
bisogna
non
conoscere
,
non
dico
l
'
Oriente
,
ma
nemmeno
l
'
anima
umana
.
Se
questo
fosse
vero
,
non
seguirebbe
quello
che
segue
:
cioè
che
non
v
'
è
quasi
ragazza
turca
la
quale
,
accettando
la
mano
d
'
un
uomo
,
non
gli
metta
per
condizione
di
non
sposarne
un
'
altra
,
lei
viva
;
non
ci
sarebbero
tante
spose
che
ritornano
alla
loro
famiglia
quando
il
marito
manca
a
quella
promessa
;
e
non
ci
sarebbe
un
proverbio
turco
che
dice
:
-
casa
di
quattro
donne
,
barca
nella
burrasca
.
-
Anche
se
è
adorata
da
suo
marito
,
la
donna
orientale
non
può
che
maledire
la
poligamia
,
per
cui
vive
sempre
con
quella
spada
di
Damocle
sul
capo
,
di
avere
di
giorno
in
giorno
una
rivale
,
non
nascosta
o
lontana
e
sempre
colpevole
,
com
'
è
necessariamente
quella
di
una
moglie
europea
;
ma
installata
accanto
a
lei
,
in
casa
sua
,
col
suo
titolo
,
coi
suoi
stessi
diritti
;
di
vedere
fors
'
anche
una
delle
sue
schiave
,
prescelta
a
odalisca
,
alzare
tutt
'
a
un
tratto
la
fronte
dinanzi
a
lei
,
e
trattarla
da
eguale
,
e
mettere
al
mondo
dei
figliuoli
che
hanno
gli
stessi
diritti
dei
suoi
.
È
impossibile
che
il
suo
cuore
non
senta
l
'
ingiustizia
di
quella
legge
.
Quando
il
marito
amato
da
lei
,
le
conduce
in
casa
un
'
altra
donna
,
essa
avrà
un
bel
pensare
che
,
facendo
questo
,
l
'
uomo
non
fa
che
valersi
d
'
un
diritto
che
gli
dà
il
codice
del
Profeta
.
In
fondo
all
'
anima
sua
sentirà
che
v
'
è
una
legge
più
antica
e
più
sacra
che
condanna
quell
'
atto
come
un
tradimento
e
una
prepotenza
,
sentirà
che
quell
'
uomo
non
è
più
suo
,
che
il
nodo
è
sciolto
,
che
la
sua
vita
è
spezzata
,
ch
'
essa
ha
il
diritto
di
ribellarsi
e
di
maledire
.
E
se
anche
non
ama
suo
marito
,
ha
mille
ragioni
di
detestare
quella
legge
:
l
'
interesse
leso
dei
suoi
figliuoli
,
il
suo
amor
proprio
ferito
,
la
necessità
in
cui
è
posta
,
o
di
vivere
abbandonata
o
di
non
essere
più
cercata
dall
'
uomo
che
per
compassione
o
per
un
desiderio
senz
'
amore
.
Si
dirà
che
la
donna
turca
sa
che
queste
cose
accadono
pure
alla
donna
europea
:
è
vero
;
ma
sa
pure
che
la
donna
europea
non
è
costretta
dalla
legge
civile
e
religiosa
a
rispettare
e
a
chiamar
sorella
colei
che
le
avvelena
la
vita
,
e
che
ha
almeno
la
consolazione
di
esser
considerata
come
una
vittima
,
e
che
ha
mille
modi
di
consolarsi
e
di
vendicarsi
senza
che
il
marito
le
possa
dire
,
come
può
dire
il
poligamo
a
una
delle
sue
mogli
infedeli
:
-
Io
ho
il
diritto
di
amare
cento
donne
,
e
tu
hai
il
dovere
di
non
amar
che
me
solo
.
-
È
vero
che
la
donna
turca
ha
molte
guarentigie
dalla
legge
e
molti
privilegi
per
consuetudine
.
È
generalmente
rispettata
con
una
certa
forma
di
gentilezza
cavalleresca
.
Nessun
uomo
oserebbe
alzar
la
mano
sopra
una
donna
in
mezzo
alla
via
.
Nessun
soldato
,
anche
nel
tafferuglio
d
'
una
sedizione
,
s
'
arrischierebbe
a
maltrattare
la
più
insolente
delle
popolane
.
Il
marito
tratta
la
moglie
con
una
certa
deferenza
cerimoniosa
.
La
madre
è
oggetto
d
'
un
culto
particolare
.
Non
c
'
è
uomo
che
osi
far
lavorare
la
donna
per
campare
sul
suo
lavoro
.
È
lo
sposo
che
assegna
una
dote
alla
sposa
;
essa
non
porta
alla
casa
maritale
che
il
suo
corredo
e
qualche
schiava
.
In
caso
di
ripudio
o
di
divorzio
,
il
marito
è
obbligato
a
dare
alla
moglie
tanto
che
basti
per
vivere
senza
disagio
;
e
quest
'
obbligo
lo
trattiene
da
usar
con
lei
dei
cattivi
trattamenti
,
che
le
diano
il
diritto
d
'
ottenere
la
separazione
.
La
facilità
del
divorzio
rimedia
in
parte
alle
tristi
conseguenze
dei
matrimonii
,
fatti
quasi
sempre
alla
cieca
per
effetto
della
costituzione
speciale
della
società
turca
,
nella
quale
i
due
sessi
vivono
divisi
.
Alla
donna
,
per
ottenere
il
divorzio
,
basta
poca
cosa
:
che
il
marito
l
'
abbia
maltrattata
una
volta
,
che
l
'
abbia
offesa
parlando
con
altri
,
che
l
'
abbia
trascurata
per
un
certo
tempo
.
Quando
essa
ha
da
lagnarsi
di
suo
marito
,
non
ha
che
da
presentare
le
sue
lagnanze
per
scritto
al
tribunale
;
può
,
quando
occorra
,
presentarsi
in
persona
a
un
vizir
,
al
gran
vizir
stesso
,
da
cui
è
quasi
sempre
ricevuta
e
ascoltata
senza
ritardo
e
benignamente
.
Se
non
può
andar
d
'
accordo
colle
altre
mogli
,
il
marito
è
tenuto
a
darle
una
casa
separata
;
e
se
anche
va
d
'
accordo
,
ha
diritto
a
un
appartamento
per
sè
sola
.
L
'
uomo
non
può
nè
sposare
nè
far
sue
odalische
le
schiave
che
la
moglie
ha
portato
con
sè
dalla
casa
paterna
.
Una
donna
stata
sedotta
e
abbandonata
,
può
farsi
sposare
dal
suo
seduttore
,
se
questi
non
ha
già
quattro
mogli
;
e
se
ne
ha
quattro
,
farsi
pigliare
in
casa
come
odalisca
,
e
il
padre
deve
riconoscere
il
figliuolo
;
il
perché
fra
i
turchi
non
ci
son
bastardi
.
Rarissimi
i
celibi
,
rarissime
le
vecchie
ragazze
;
assai
meno
frequenti
che
non
si
creda
i
matrimonii
forzati
,
perché
la
legge
punisce
i
padri
che
se
ne
rendono
colpevoli
.
Lo
Stato
dà
una
pensione
alle
vedove
senza
parenti
e
senza
mezzi
,
e
provvede
alle
orfane
;
molte
bambine
rimaste
in
mezzo
alla
strada
,
sono
pure
raccolte
da
signore
ricche
,
che
le
educano
e
le
maritano
;
è
raro
che
una
donna
sia
lasciata
nella
miseria
.
Tutto
questo
è
vero
ed
è
buono
;
ma
non
toglie
che
i
Turchi
ci
facciano
ridere
quando
vogliono
confrontare
con
vantaggio
la
condizione
sociale
della
loro
donna
a
quella
della
nostra
,
e
affermare
la
loro
società
immune
dalla
corruzione
di
cui
accusano
la
società
europea
.
Che
valgono
alla
donna
le
forme
del
rispetto
,
se
la
sua
condizione
di
moglie
suppletoria
è
per
sè
stessa
umiliante
?
Che
le
vale
la
facilità
di
divorziare
e
di
rimaritarsi
,
se
qualunque
altro
uomo
la
sposi
,
ha
il
diritto
di
metterla
nelle
condizioni
medesime
,
per
le
quali
s
'
è
separata
dal
primo
marito
?
Che
gran
cosa
che
l
'
uomo
abbia
l
'
obbligo
di
riconoscere
il
figlio
illegittimo
se
non
ha
i
mezzi
di
mantenerlo
,
e
se
può
averne
legittimamente
cinquanta
,
ai
quali
,
se
non
il
nome
,
tocca
di
bastardi
la
miseria
o
l
'
abbandono
?
Ci
dicono
che
non
commettono
infanticidii
;
ma
li
aborti
voluti
,
per
i
quali
hanno
delle
case
apposite
,
chi
li
conta
?
Ci
dicono
che
non
hanno
prostituzione
.
Ma
come
!
E
che
altro
mestiere
è
quello
delle
mille
concubine
caucasee
,
comprate
e
rivendute
cento
volte
?
Dicono
:
non
c
'
è
almeno
quella
pubblica
.
Che
baie
!
Murad
III
non
avrebbe
ordinato
di
mandare
di
là
dal
Bosforo
tutte
le
donne
di
mala
vita
,
e
si
sa
che
ne
fu
fatta
una
grande
retata
.
Vorrebbero
poi
farci
credere
che
è
più
facile
ad
uomo
aver
la
fedeltà
di
quattro
donne
che
di
una
sola
?
E
darci
ad
intendere
che
il
turco
che
ha
quattro
mogli
,
non
commette
più
peccati
fuori
di
casa
e
fuori
della
propria
religione
?
E
ci
parleranno
di
moralità
gli
uomini
più
devoti
alla
nefanda
voluptas
che
sian
sulla
terra
?
-
Da
tutto
questo
è
facile
argomentare
che
cosa
siano
le
donne
turche
.
Non
sono
la
maggior
parte
che
"
femmine
piacevoli
"
.
Le
più
non
sanno
che
leggere
e
scrivere
,
e
nè
leggono
nè
scrivono
;
e
sono
creature
miracolose
quelle
che
hanno
una
superficialissima
coltura
.
Già
ai
turchi
,
secondo
i
quali
le
donne
"
hanno
i
capelli
lunghi
e
l
'
intelligenza
corta
"
,
non
garba
ch
'
esse
coltivino
la
mente
perché
non
conviene
che
siano
in
nulla
eguali
o
superiori
a
loro
.
Così
,
non
ricavando
istruzione
dai
libri
,
e
non
potendo
riceverne
dalla
conversazione
cogli
uomini
,
rimangono
in
una
crassa
ignoranza
.
Dalla
separazione
dei
due
sessi
nasce
che
all
'
uno
manca
qualche
cosa
di
gentile
e
all
'
altro
qualche
cosa
di
alto
:
gli
uomini
diventano
rozzi
,
le
donne
diventano
comari
.
E
non
praticando
della
società
altro
che
un
piccolo
cerchio
donnesco
,
ritengono
quasi
tutte
fino
alla
vecchiezza
qualche
cosa
di
puerile
nelle
idee
e
nelle
maniere
:
una
curiosità
matta
di
mille
cose
,
uno
stupirsi
di
tutto
,
un
fare
un
gran
caso
d
'
ogni
inezia
,
una
maldicenza
piccina
,
un
'
abitudine
di
sdegni
e
di
dispettucci
da
educande
,
un
ridere
sguaiato
a
tutti
i
propositi
,
e
un
divertirsi
per
ore
a
giochi
bambineschi
,
come
inseguirsi
di
stanza
in
stanza
e
strapparsi
di
bocca
i
confetti
.
È
vero
che
hanno
per
contrapposto
,
per
dirla
alla
rovescia
dei
francesi
,
la
buona
qualità
nel
difetto
;
ed
è
che
sono
nature
schiette
e
trasparenti
,
dentro
alle
quali
si
legge
alla
prima
;
che
sono
quello
che
paiono
,
persone
vere
,
come
diceva
la
signora
di
Sevigné
,
non
maschere
,
nè
caricature
,
nè
scimmie
;
donne
aperte
e
tutte
d
'
un
pezzo
anche
nella
tristizia
;
e
se
è
vero
che
basta
che
una
di
esse
giuri
e
spergiuri
una
cosa
perché
nessuno
ci
creda
,
vuol
dire
appunto
che
non
hanno
arte
abbastanza
per
riuscire
nell
'
inganno
.
E
non
è
una
piccola
lode
il
dire
anche
che
non
ci
sono
fra
loro
nè
dottoresse
pesanti
,
nè
maestruccole
che
non
ciancino
altro
che
di
lingua
e
di
stile
,
nè
creature
vaporose
che
vivano
fuori
della
vita
.
Ma
è
anche
vero
che
in
quella
vita
angusta
,
priva
di
alte
ricreazioni
dello
spirito
,
nella
quale
rimane
perpetuamente
insoddisfatto
il
desiderio
istintivo
della
gioventù
e
della
bellezza
,
di
essere
ammirate
e
lodate
,
l
'
animo
loro
s
'
inasprisce
;
e
che
,
non
avendo
il
freno
dell
'
educazione
,
corrono
a
qualunque
eccesso
,
quando
una
brutta
passione
le
muove
.
E
l
'
ozio
fomenta
in
loro
mille
capricci
insensati
,
in
cui
s
'
ostinano
con
furore
,
e
li
vogliono
appagati
a
qualunque
prezzo
.
Oltrechè
,
in
quell
'
aria
sensuale
dell
'
arem
,
in
quella
compagnia
di
donne
inferiori
a
loro
di
nascita
e
d
'
educazione
,
lontane
dall
'
uomo
che
servirebbe
loro
di
freno
,
s
'
assuefanno
a
una
crudità
indicibile
di
linguaggio
,
non
conoscono
le
sfumature
dell
'
espressione
,
dicono
le
cose
senza
velo
,
amano
la
parola
che
fa
arrossire
,
lo
scherzo
inverecondo
,
l
'
equivoco
plebeo
;
diventano
sboccatamente
mordaci
ed
insolenti
;
tanto
che
all
'
europeo
che
intende
il
turco
,
occorre
qualche
volta
di
sentire
dalla
bocca
d
'
una
hanum
d
'
aspetto
signorile
,
stizzita
contro
un
bottegaio
indiscreto
o
sgarbato
,
delle
impertinenze
che
non
isfuggono
tra
noi
se
non
alle
donne
della
specie
peggiore
.
E
questa
loro
acrimonia
va
crescendo
col
crescere
delle
loro
relazioni
colle
donne
europee
o
della
loro
conoscenza
dei
nostri
costumi
,
che
alimentano
in
esse
lo
spirito
di
ribellione
;
e
quando
sono
amate
,
si
vendicano
con
una
tirannide
capricciosa
sui
loro
mariti
della
tirannide
sociale
a
cui
sono
soggette
.
Molti
hanno
dipinte
le
donne
turche
tutte
dolci
,
mansuete
,
peritose
.
Ma
ci
sono
anche
fra
loro
le
anime
ardite
e
feroci
.
Anche
là
,
nelle
sommosse
popolari
,
si
vedono
le
donne
in
prima
linea
;
si
armano
,
s
'
assembrano
,
arrestano
le
carrozze
dei
vizir
invisi
,
li
coprono
di
contumelie
,
li
pigliano
a
sassate
e
resistono
alla
forza
.
Sono
dolci
e
mansuete
,
come
tutte
le
donne
,
quando
nessuna
passione
le
rode
o
le
accende
.
Trattano
amorevolmente
le
schiave
,
se
non
ne
sono
gelose
;
dimostrano
tenerezza
pei
figliuoli
,
benchè
non
sappiano
o
non
si
curino
d
'
educarli
;
contraggono
fra
di
loro
,
specialmente
quelle
divise
dai
mariti
o
afflitte
dallo
stesso
dolore
,
delle
amicizie
tenerissime
,
piene
d
'
entusiasmo
giovanile
,
e
si
dimostrano
l
'
affetto
reciproco
vestendosi
degli
stessi
colori
,
profumandosi
colle
medesime
essenze
,
e
facendosi
dei
nei
della
stessa
forma
.
E
qui
potrei
aggiungere
quello
che
scrisse
più
d
'
una
viaggiatrice
europea
,
"
che
ci
sono
fra
loro
tutti
i
vizii
di
Babilonia
"
;
ma
mi
ripugna
,
in
una
cosa
così
grave
,
l
'
affermare
sulla
fede
altrui
.
-
Quale
è
la
loro
indole
,
tali
sono
le
loro
maniere
.
Somigliano
la
maggior
parte
a
quelle
ragazze
di
buona
famiglia
,
ma
cresciute
in
campagna
,
le
quali
,
nell
'
età
in
cui
non
sono
più
bambine
e
non
sono
ancora
donne
,
commettono
in
società
mille
piacevolissime
sconvenienze
,
per
cui
ogni
momento
si
fanno
far
gli
occhiacci
dalla
mamma
.
Bisogna
sentirne
parlare
da
una
signora
europea
,
che
abbia
visitato
un
arem
.
È
una
cosa
comicissima
.
La
hanum
,
per
esempio
,
che
nei
primi
minuti
sarà
stata
seduta
sopra
il
sofà
nello
stesso
atteggiamento
composto
della
sua
visitatrice
,
tutt
'
a
un
tratto
incrocicchierà
le
dita
sopra
la
testa
,
o
tirerà
un
lungo
sbadiglio
,
o
si
piglierà
un
ginocchio
tra
le
mani
.
Abituate
alla
libertà
,
per
non
dire
alla
licenza
,
dell
'
arem
,
agli
atteggiamenti
cascanti
dell
'
ozio
e
della
noia
,
e
ammollite
come
sono
dai
lunghi
bagni
,
si
stancano
subito
d
'
una
qualunque
compostezza
forzata
.
Si
coricano
sul
divano
,
si
voltano
e
si
rivoltano
continuamente
attorcigliando
e
districando
in
mille
modi
il
loro
lunghissimo
strascico
,
si
raggomitolano
,
si
pigliano
i
piedini
in
mano
,
si
mettono
un
cuscino
sulle
ginocchia
e
i
gomiti
sul
cuscino
,
s
'
allungano
,
si
storcono
,
si
stirano
,
fanno
la
gobbina
come
i
gatti
,
rotolano
dal
divano
sulla
materassa
,
dalla
materassa
sul
tappeto
,
dal
tappeto
sul
marmo
del
pavimento
,
e
s
'
addormentano
dove
il
sonno
le
coglie
come
i
bambini
.
Una
viaggiatrice
francese
ha
detto
che
hanno
qualcosa
del
mollusco
.
Son
quasi
sempre
in
un
atteggiamento
da
poterle
prendere
fra
le
braccia
come
una
cosa
rotonda
.
La
loro
posizione
meno
rilassata
è
quella
di
star
sedute
a
gambe
incrociate
.
E
dicono
che
derivi
appunto
dallo
star
sedute
quasi
sempre
in
questa
maniera
,
fin
dall
'
infanzia
,
il
difetto
che
hanno
quasi
tutte
delle
gambe
un
po
'
arcate
.
Ma
con
che
garbo
si
siedono
!
Si
vede
nei
cimiteri
e
nei
giardini
.
Cascano
a
piombo
e
rimangono
sedute
in
terra
,
senza
puntar
le
mani
,
immobili
come
statue
,
e
si
drizzano
poi
in
piedi
,
senz
'
appoggiarsi
,
d
'
un
sol
tratto
,
come
se
scattassero
.
Ma
è
forse
questo
il
loro
solo
movimento
vivace
.
La
grazia
della
donna
turca
è
tutta
nel
riposo
;
-
nell
'
arte
di
mettere
in
evidenza
le
belle
curve
con
atteggiamenti
stanchi
d
'
addormentata
,
col
capo
arrovesciato
indietro
,
coi
capelli
sciolti
,
colle
braccia
penzoloni
,
-
l
'
arte
che
strappa
l
'
oro
e
i
gioielli
al
marito
,
e
sconvolge
il
sangue
e
la
ragione
all
'
eunuco
.
-
E
lo
studio
di
quest
'
arte
non
è
l
'
ultimo
dei
mezzi
con
cui
esse
cercano
di
alleggerire
la
noia
mortale
che
pesa
sulla
maggior
parte
degli
arem
;
noia
che
deriva
non
tanto
dalla
mancanza
d
'
occupazioni
e
di
distrazioni
,
quanto
dall
'
esser
queste
tutte
d
'
un
colore
;
come
certi
libri
che
,
pure
essendo
svariati
nella
sostanza
,
seccano
per
l
'
uniformità
dello
stile
.
Per
salvarsi
dalla
noia
fanno
di
tutto
;
la
loro
giornata
non
è
spesso
che
una
lotta
continua
contro
questo
mostro
ostinato
.
Sedute
sui
cuscini
o
sui
tappeti
,
accanto
alle
loro
schiave
,
orlano
innumerevoli
fazzoletti
da
regalare
alle
amiche
,
ricamano
berretti
da
notte
o
borse
da
tabacco
pei
mariti
,
per
i
padri
,
e
per
i
fratelli
;
fanno
scorrere
cento
volte
le
pallottoline
del
tespì
;
contano
fin
al
numero
più
alto
a
cui
sanno
contare
;
seguitano
coll
'
occhio
,
per
lunghi
tratti
,
dai
finestrini
rotondi
delle
stanze
alte
,
i
bastimenti
che
passano
sul
Bosforo
o
sul
Mar
di
Marmara
,
o
si
mettono
a
fantasticare
ricchezze
,
libertà
ed
amori
accompagnando
collo
sguardo
le
spire
azzurrine
del
fumo
della
sigaretta
.
Quando
son
stanche
della
sigaretta
assaporano
nel
cibuk
i
"
biondi
capelli
del
Latachié
"
;
sazie
di
fumare
,
sorbono
una
tazzina
di
caffè
di
Siria
;
rosicchiano
frutta
e
confetti
;
si
fanno
durare
mezz
'
ora
un
gelato
;
poi
fanno
un
'
altra
fumatina
col
narghilè
profumato
d
'
acqua
di
rosa
;
poi
succhiano
un
po
'
di
mastico
per
levarsi
il
sapore
del
fumo
;
poi
prendono
la
limonata
per
levarsi
il
sapore
del
mastico
.
Si
vestono
,
si
svestono
,
si
mettono
tutte
le
robe
del
loro
cassettone
,
esperimentano
tutte
le
tinture
dei
loro
vasetti
,
si
fanno
e
si
disfanno
dei
nei
in
forma
di
stelle
e
di
mezzelune
,
e
combinano
in
tutte
le
maniere
possibili
una
dozzina
di
specchi
e
di
specchietti
per
vedersi
da
tutte
le
parti
,
finchè
si
vengono
in
uggia
.
Allora
due
schiave
di
quindici
anni
ballano
il
balletto
obbligato
colle
nacchere
e
col
tamburello
;
una
terza
ripete
per
la
centesima
volta
una
canzonetta
o
una
favola
che
sanno
tutte
a
memoria
;
o
le
due
solite
maschiotte
vestite
da
acróbata
fanno
la
solita
lotta
,
che
finisce
con
un
pattone
sul
pavimento
e
una
risata
senza
sapore
.
Qualche
volta
c
'
è
la
novità
d
'
una
brigatella
di
ballerine
egiziane
,
e
allora
è
una
piccola
festa
;
qualche
altra
volta
capita
una
zingara
,
e
allora
la
hanum
si
fa
dir
la
ventura
sulla
palma
,
o
compera
un
talismano
per
esser
sempre
giovane
,
un
decotto
per
aver
figliuoli
,
un
filtro
per
farsi
amare
.
Stanno
ore
col
viso
alle
grate
a
guardar
la
gente
e
i
cani
che
passano
,
insegnano
una
parola
nuova
a
un
pappagallo
,
scendono
in
giardino
a
fare
all
'
altalena
,
risalgono
in
casa
a
dir
le
preghiere
,
tornano
a
sdraiarsi
sul
divano
per
giocare
alle
carte
,
saltan
su
per
ricever
la
visita
d
'
una
parente
o
d
'
un
'
amica
,
e
allora
ricomincia
la
solita
sequela
di
caffè
,
di
fumatine
,
di
limonate
,
di
merenduccie
,
di
risate
stanche
e
di
sbadigli
sonori
,
fin
che
l
'
amica
se
ne
va
,
e
l
'
eunuco
,
apparendo
sulla
soglia
,
dice
a
bassa
voce
:
-
L
'
Effendi
.
-
Ah
!
finalmente
!
È
proprio
Allà
che
lo
manda
,
foss
'
anche
il
più
brutto
marito
di
Stambul
.
-
Questo
segue
negli
arem
dove
c
'
è
,
se
non
altro
,
la
pace
;
negli
altri
la
noia
è
soffocata
dal
furore
delle
passioni
,
e
vi
si
mena
una
vita
affatto
diversa
.
Regna
la
pace
nell
'
arem
in
cui
v
'
è
una
donna
sola
,
amata
da
suo
marito
,
il
quale
non
bada
alle
schiave
,
e
non
ha
intrighi
fuor
di
casa
.
C
'
è
pure
,
se
non
felicità
,
pace
,
negli
arem
dove
sono
parecchie
mogli
di
carattere
leggiero
o
freddo
,
indifferenti
per
il
marito
il
quale
non
fa
differenza
tra
loro
,
che
ricevono
ciascuna
alla
propria
volta
le
sue
preferenze
senza
amore
,
senza
gelosia
e
senza
ambizione
di
predominio
.
Queste
mogli
di
buona
pasta
cercano
di
cavare
all
'
Effendi
tutto
il
denaro
che
possono
,
stanno
nella
stessa
casa
,
vivono
d
'
accordo
,
si
chiamano
sorelle
,
si
divertono
insieme
,
e
addio
;
la
barca
è
fatta
alla
diavola
,
ma
tanto
e
tanto
va
avanti
.
C
'
è
ancora
la
pace
,
un
'
apparenza
almeno
di
pace
,
negli
arem
dove
la
moglie
posposta
a
una
nuova
venuta
,
si
rassegna
tristamente
al
suo
destino
,
e
pure
rifiutando
i
ritagli
d
'
amore
che
le
vorrebbe
dar
suo
marito
,
rimane
amica
sua
,
nella
sua
casa
,
e
cerca
un
conforto
nei
figli
,
e
vive
in
un
raccoglimento
dignitoso
.
Ma
è
un
tutt
'
altro
vivere
negli
arem
dove
ci
sono
donne
di
cuor
fiero
e
di
sangue
ardente
che
non
vogliono
sottostare
al
trionfo
d
'
una
rivale
,
che
non
possono
sopportar
l
'
onta
dell
'
abbandono
,
che
non
si
rassegnano
a
veder
posposti
i
propri
figli
a
quelli
d
'
un
'
altra
madre
.
In
questi
arem
c
'
è
l
'
inferno
.
Qui
si
piange
,
si
strepita
,
si
spezzano
porcellane
e
cristalli
,
si
fanno
morir
delle
schiave
a
colpi
di
spillo
,
si
ordiscono
delle
congiure
,
si
meditano
dei
delitti
,
e
qualche
volta
si
consumano
:
si
avvelena
,
si
stiletta
,
si
gettano
delle
bocce
di
vitriolo
nel
viso
;
qui
la
vita
non
è
che
una
trama
orribile
di
persecuzioni
,
di
odii
implacabili
,
di
guerre
sorde
e
feroci
.
L
'
uomo
che
ha
più
mogli
,
in
conclusione
,
o
ne
ama
una
sola
davvero
,
e
non
ha
la
pace
;
o
le
ama
tutte
ad
un
modo
per
aver
la
pace
,
e
non
ha
l
'
amore
.
E
nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
,
va
quasi
sempre
diritto
alla
rovina
,
poichè
se
fra
le
sue
donne
non
c
'
è
gelosia
d
'
amore
,
c
'
è
sempre
gelosia
d
'
amor
proprio
,
rivalità
d
'
ambizione
,
gara
di
splendidezze
;
ed
egli
non
può
regalare
alla
sua
prediletta
del
giorno
un
gioiello
o
una
carrozza
o
una
villetta
sul
Bosforo
,
senza
che
ne
nasca
un
sottosopra
;
il
perché
è
costretto
a
far
per
tutte
quello
che
vorrebbe
fare
per
una
,
vale
a
dire
a
comprar
la
pace
a
peso
d
'
oro
.
E
quello
che
segue
tra
le
donne
,
segue
tra
i
figliuoli
,
i
quali
o
son
figli
della
madre
negletta
,
e
odiano
;
o
son
figli
della
favorita
,
e
sono
odiati
.
Ed
è
facile
immaginare
che
educazione
possono
ricevere
nell
'
arem
,
in
quelle
case
piene
di
rancori
e
d
'
intrighi
,
in
mezzo
alle
schiave
e
agli
eunuchi
,
senza
l
'
assistenza
del
padre
,
senza
l
'
esempio
del
lavoro
,
in
quell
'
aria
bassa
e
sensuale
;
le
ragazze
in
special
modo
,
che
s
'
avvezzano
fin
dai
primi
anni
a
fondare
tutte
le
speranze
della
propria
fortuna
sopra
le
arti
d
'
una
seduzione
per
la
quale
è
troppo
alto
l
'
epiteto
di
"
amorosa
"
,
e
che
imparano
queste
arti
dalla
madre
,
e
il
rimanente
dalle
schiave
,
e
il
di
più
da
Caragheuz
.
-
Vi
sono
poi
due
altre
specie
di
arem
,
oltre
ai
pacifici
e
ai
tempestosi
:
l
'
arem
del
turco
giovane
e
spregiudicato
,
che
seconda
le
tendenze
europee
della
moglie
,
e
quello
del
turco
o
rigorista
per
sentimento
proprio
,
o
dominato
da
parenti
,
e
in
particolar
modo
da
una
vecchia
madre
,
musulmana
inflessibile
,
avversa
ad
ogni
novità
,
che
gli
fa
governar
la
casa
a
modo
suo
.
Fra
questi
due
arem
corre
una
gran
differenza
.
Il
primo
arieggia
la
casa
d
'
una
signora
europea
.
C
'
è
un
pianoforte
che
la
hanum
impara
a
sonare
da
una
maestra
cristiana
;
ci
son
dei
tavolini
da
lavoro
,
delle
seggiole
impagliate
,
un
letto
di
mogogon
,
una
scrivania
;
c
'
è
appeso
a
una
parete
un
bel
ritratto
a
matita
dell
'
Effendi
fatto
da
un
pittore
italiano
di
Pera
;
c
'
è
in
un
cantuccio
uno
scaffaletto
con
una
ventina
di
libri
,
fra
i
quali
un
piccolo
dizionario
turco
e
francese
e
l
'
ultimo
numero
della
Mode
illustrée
che
la
signora
riceve
di
seconda
mano
dalla
consolessa
di
Spagna
.
La
signora
possiede
pure
tutto
l
'
occorrente
per
dipingere
all
'
acquerello
e
dipinge
con
passione
fiori
e
frutti
.
Essa
assicura
alle
sue
amiche
che
non
ha
un
momento
di
noia
.
Tra
un
lavoro
e
l
'
altro
scrive
le
sue
memorie
.
A
una
cert
'
ora
riceve
il
maestro
di
francese
(
un
vecchio
gobbo
e
sfiatato
,
s
'
intende
)
col
quale
fa
esercizio
di
conversazione
.
Qualche
volta
viene
a
farle
il
ritratto
una
fotografa
tedesca
di
Galata
.
Quando
è
malata
,
viene
a
visitarla
un
medico
europeo
,
il
quale
può
anche
essere
un
bel
giovane
,
chè
il
marito
non
è
poi
così
bestialmente
geloso
come
certi
suoi
amici
antiquati
.
E
viene
una
volta
ogni
tanto
anche
una
modista
francese
a
misurarle
un
vestito
tagliato
proprio
sull
'
ultimo
figurino
del
giornale
della
moda
,
col
quale
la
signora
vuol
fare
una
bella
sorpresa
al
marito
la
sera
del
giovedì
,
che
è
la
sera
sacramentale
degli
sposi
musulmani
,
nella
quale
l
'
effendi
ha
una
specie
di
cambiale
galante
da
pagare
alla
sua
"
foglia
di
rosa
"
.
E
l
'
effendi
,
che
è
uomo
d
'
alto
affare
,
le
ha
promesso
di
farle
vedere
dallo
spiraglio
d
'
una
porta
il
primo
gran
ballo
che
darà
nel
prossimo
inverno
l
'
ambasciata
d
'
Inghilterra
.
La
hanum
,
insomma
,
è
una
signora
europea
di
religione
musulmana
,
e
lo
dice
con
compiacenza
alle
amiche
:
-
Io
vivo
come
una
cocona
,
-
come
una
cristiana
;
-
e
le
amiche
e
le
parenti
sue
professano
almeno
gli
stessi
principii
,
se
non
possono
condurre
la
stessa
vita
,
e
fra
lei
e
loro
si
discorre
di
mode
e
di
teatri
,
si
canzonano
le
"
superstizioni
"
,
le
"
pedanterie
"
,
le
"
bigotterie
della
vecchia
Turchia
"
e
si
finisce
ogni
discorso
col
dire
che
"
è
tempo
di
cominciare
a
vivere
in
una
maniera
più
ragionevole
"
.
Ma
nell
'
altro
arem
?
Qui
tutto
è
rigorosamente
turco
dal
vestire
della
signora
fino
alla
più
piccola
suppellettile
.
Di
libri
non
c
'
entra
che
il
Corano
,
di
giornali
non
ci
penetra
che
lo
Stambul
.
Se
la
signora
s
'
ammala
,
non
si
chiama
il
medico
,
ma
una
di
quelle
tante
dottoresse
turche
,
che
hanno
uno
specifico
miracoloso
per
tutti
i
mali
.
Se
il
padre
e
la
madre
della
signora
son
gente
infetta
dalla
tabe
europea
,
non
si
permette
loro
di
veder
la
figliuola
che
una
volta
la
settimana
.
Tutte
le
aperture
della
casa
sono
bene
ingraticolate
e
chiavistellate
,
e
d
'
europeo
non
c
'
entra
proprio
altro
che
l
'
aria
,
eccetto
il
caso
che
la
signora
abbia
avuto
la
disgrazia
d
'
imparare
un
po
'
di
francese
da
bambina
,
chè
allora
la
suocera
è
capace
di
metterle
in
mano
un
qualche
romanzaccio
della
peggio
specie
,
per
poterle
dir
poi
:
-
Lo
vedete
che
bella
società
è
quella
che
voi
volete
scimmiottare
?
che
fior
di
roba
produce
?
che
belli
esempi
vi
porge
?
-
Eppure
la
vita
delle
donne
turche
è
piena
d
'
accidenti
,
di
brighe
,
di
pettegolezzi
,
che
a
primo
aspetto
non
si
credono
possibili
in
una
società
dove
i
due
sessi
non
hanno
comunicazione
diretta
fra
loro
.
In
un
arem
,
per
esempio
,
c
'
è
la
vecchia
madre
che
vuol
levar
dal
cuore
di
suo
figlio
una
delle
mogli
per
farci
entrare
la
prediletta
da
lei
,
e
cerca
ogni
modo
di
nascondergli
i
figliuoli
di
quella
,
e
di
farne
trasandare
l
'
educazione
perché
egli
non
ci
ponga
affetto
,
e
non
li
preferisca
a
quei
dell
'
altra
.
In
un
altro
c
'
è
una
moglie
,
che
non
potendo
staccare
il
marito
dalla
sua
rivale
per
riaverne
l
'
amore
essa
sola
,
cerca
almeno
di
sfogare
il
proprio
dispetto
staccandolo
da
quella
per
un
'
altra
,
e
a
questo
scopo
cerca
per
mare
e
per
terra
una
bella
schiava
da
metter
sotto
gli
occhi
all
'
Effendi
,
perché
se
ne
incapricci
e
tradisca
con
essa
la
sua
favorita
.
Un
'
altra
moglie
,
che
fa
per
inclinazione
naturale
la
sensale
di
matrimonii
,
s
'
ingegna
di
fare
in
maniera
che
un
tale
suo
parente
veda
spesso
una
tale
ragazza
,
e
se
ne
innamori
,
e
la
sposi
,
e
la
rubi
così
al
proprio
marito
il
quale
cova
da
un
pezzo
il
proposito
di
farla
sua
.
Qui
è
un
gruppo
di
signore
che
si
quotano
a
un
tanto
ciascuna
per
regalare
,
con
qualche
secondo
fine
,
una
bella
schiava
al
gran
Visir
o
al
Sultano
;
là
sono
altre
signore
,
alto
locate
,
che
movendo
mille
fili
segreti
di
parentele
potenti
,
vengono
a
capo
di
quello
che
vogliono
,
e
fanno
cader
nemici
da
alte
cariche
,
e
salirvi
amici
,
e
divorziar
l
'
uno
,
e
partire
un
altro
per
una
provincia
lontana
.
E
benchè
ci
sia
meno
commercio
sociale
che
nelle
nostre
città
,
non
si
sanno
meno
che
fra
noi
i
fatti
degli
altri
.
La
fama
d
'
una
donna
spiritosa
,
o
d
'
una
gran
maldicente
,
o
d
'
una
gelosa
feroce
,
o
d
'
una
grulla
,
si
spande
molto
al
di
là
del
cerchio
dei
conoscenti
.
Anche
là
i
motti
arguti
e
i
bei
giochi
di
parole
,
a
cui
la
lingua
turca
si
presta
mirabilmente
,
corrono
di
bocca
in
bocca
e
fanno
dei
giri
infiniti
.
Le
nascite
,
le
circoncisioni
,
i
matrimonii
,
le
feste
,
tutti
i
più
piccoli
avvenimenti
che
seguono
nelle
colonie
europee
e
nel
Serraglio
,
sono
argomento
di
chiacchiere
interminabili
.
Avete
visto
il
nuovo
cappellino
dell
'
Ambasciatrice
di
Francia
?
Si
sa
nulla
della
bella
schiava
venuta
dalla
Georgia
,
che
la
Sultana
Validè
regalerà
al
Sultano
il
giorno
del
gran
Beiram
?
È
vero
che
la
moglie
di
Ahmed
-
Pascià
è
uscita
ieri
l
'
altro
cogli
stivaletti
all
'
europea
guerniti
di
nappine
di
seta
?
Sono
finalmente
arrivati
i
vestiarii
da
Parigi
per
la
rappresentazione
del
Bourgeois
gentilhomme
al
teatro
del
Serraglio
?
È
una
settimana
che
la
moglie
di
Mahmud
-
effendi
va
a
pregare
ogni
mattina
nella
moschea
di
Baiazet
per
ottenere
la
grazia
di
due
gemelli
.
È
seguito
uno
scandalo
in
casa
del
tal
fotografo
di
via
di
Pera
,
perché
Ahmed
-
effendi
ci
ha
trovato
il
ritratto
di
sua
moglie
.
La
signora
Aiscè
beve
vino
.
La
signora
Fatima
s
'
è
fatta
fare
dei
biglietti
di
visita
.
La
signora
Hafiten
è
stata
vista
entrare
alle
tre
e
uscire
alle
quattro
dalla
bottega
d
'
un
franco
.
La
piccola
cronaca
maligna
circola
con
una
rapidità
incredibile
fra
quelle
innumerevoli
casette
gialle
e
vermiglie
,
s
'
allaccia
con
quella
della
corte
,
si
spande
per
Scutari
,
s
'
allunga
sulle
due
rive
del
Bosforo
fino
al
mar
Nero
,
e
arriva
non
di
rado
fino
alle
grandi
città
di
provincia
,
di
dove
ritorna
ricamata
e
frangiata
a
provocar
nuove
risate
e
nuovi
pettegolezzi
nei
mille
arem
della
metropoli
.
-
Sarebbe
un
divertimento
curioso
,
se
ci
fossero
fra
i
turchi
,
come
ce
n
'
è
fra
noi
,
di
quei
gazzettini
viventi
del
bel
mondo
,
che
conoscono
tutti
e
sanno
e
propalano
tutto
;
sarebbe
un
divertimento
insieme
e
uno
studio
amenissimo
dei
costumi
di
Costantinopoli
,
l
'
andarsi
a
piantare
con
uno
di
costoro
all
'
entrata
delle
Acque
dolci
d
'
Europa
,
un
giorno
di
festa
,
e
farsi
dire
una
paroletta
a
proposito
di
tutte
le
persone
notevoli
per
un
verso
o
per
l
'
altro
che
ci
passerebbero
davanti
.
Ma
che
importa
che
non
si
sia
fatto
?
Le
cose
si
sanno
,
le
persone
si
possono
immaginare
.
Per
me
è
come
se
vedessi
e
sentissi
in
questo
momento
.
La
gente
passa
,
e
il
turco
accenna
e
ciancia
.
Quella
signora
lì
s
'
è
rotta
che
è
poco
con
suo
marito
ed
è
andata
a
stare
a
Scutari
;
Scutari
è
il
rifugio
delle
malcontente
e
delle
imbronciate
;
è
andata
a
stare
con
una
sua
amica
,
e
ci
starà
fin
che
suo
marito
,
il
quale
in
fondo
le
vuol
bene
,
le
andrà
ad
annunziare
che
s
'
è
sbarazzato
della
concubina
,
cagione
della
rottura
,
e
la
ricondurrà
a
casa
pacificata
.
Questo
effendi
che
passa
è
un
impiegato
del
Ministero
degli
esteri
,
il
quale
per
non
aver
che
fare
con
parenti
e
parenti
di
parenti
,
che
spesso
mettono
la
discordia
in
casa
,
ha
fatto
come
fanno
tanti
altri
:
ha
sposato
una
schiava
araba
,
che
prende
appunto
in
questi
giorni
le
prime
lezioni
di
lingua
turca
dalla
sorella
del
marito
.
Quest
'
altra
bella
donnina
è
una
divorziata
,
la
quale
aspetta
che
l
'
effendi
tale
abbia
ripudiata
una
delle
sue
quattro
mogli
per
andare
a
prendere
il
posto
che
le
è
stato
promesso
da
un
pezzo
.
Quell
'
altra
laggiù
è
una
signora
che
dopo
aver
fatto
divorzio
due
volte
dallo
stesso
marito
,
lo
vuol
sposare
daccapo
,
e
lui
è
d
'
accordo
;
e
per
far
questo
essa
sposa
fra
qualche
giorno
,
come
vuole
la
legge
,
un
altr
'
uomo
,
il
quale
sarà
suo
marito
per
una
notte
sola
,
e
farà
divorzio
subito
,
dopo
di
che
la
bella
capricciosa
potrà
celebrare
il
suo
terzo
matrimonio
col
primo
sposo
.
Questa
brunetta
cogli
occhi
spiritati
è
una
schiava
abissina
,
stata
regalata
da
una
gran
signora
del
Cairo
a
una
gran
signora
di
Stambul
,
la
quale
è
morta
,
e
le
ha
lasciato
il
posto
di
padrona
di
casa
.
Questo
effendi
di
cinquant
'
anni
è
già
stato
marito
di
dieci
donne
.
Questa
vecchietta
vestita
di
verde
può
vantarsi
d
'
essere
stata
moglie
legittima
di
dodici
uomini
.
Quest
'
altra
è
una
signora
che
si
fa
d
'
oro
comprando
ragazze
di
quattordici
anni
,
a
cui
fa
insegnare
la
musica
,
il
ballo
,
il
canto
,
le
belle
maniere
della
società
signorile
,
e
poi
le
rivende
col
guadagno
del
cinquecento
per
cento
.
Ecco
là
un
'
altra
bella
signora
di
cui
posso
dirvi
il
costo
esatto
:
è
una
circassa
che
fu
comprata
a
Tophané
per
cento
e
venti
lire
turche
e
rivenduta
tre
anni
dopo
per
la
bagattella
di
quattrocento
.
Questa
qui
che
s
'
aggiusta
il
velo
è
passata
per
una
trafila
singolare
:
è
stata
prima
schiava
,
poi
odalisca
,
poi
moglie
,
poi
divorziata
,
poi
moglie
daccapo
,
e
adesso
è
vedova
e
sta
brigando
per
un
nuovo
matrimonio
.
Guardate
questo
effendi
:
è
in
una
condizione
curiosa
;
ve
la
do
in
mille
a
indovinare
;
sua
moglie
è
innamorata
d
'
un
eunuco
,
e
si
dice
che
è
capace
di
dare
a
suo
marito
una
cattiva
tazza
di
caffè
,
per
andare
a
stare
in
pace
coll
'
amante
,
e
non
sarebbe
il
primo
esempio
d
'
un
amore
così
mostruosamente
spirituale
.
Quello
là
è
un
negoziante
che
per
ragioni
di
commercio
ha
sposate
quattro
donne
,
e
ne
tiene
una
a
Costantinopoli
,
una
a
Trebisonda
,
una
a
Salonico
e
la
quarta
in
Alessandria
d
'
Egitto
,
ed
ha
così
quattro
porti
amorosi
in
cui
riparare
al
termine
dei
suoi
viaggi
.
Questo
bel
pascià
di
ventiquattr
'
anni
non
era
un
mese
fa
che
un
povero
uffiziale
subalterno
della
guardia
imperiale
,
e
l
'
ha
fatto
pascià
di
sbalzo
il
Sultano
per
dargli
in
moglie
una
sua
sorella
;
ma
sconta
i
peccati
degli
altri
mariti
turchi
,
perché
con
una
Sultana
non
si
celia
,
e
si
sa
che
quella
è
"
gelosa
come
un
usignolo
"
,
e
forse
,
se
cercassimo
bene
tra
la
folla
,
troveremmo
una
schiava
che
lo
pedina
alla
lontana
per
scoprir
chi
guarda
e
chi
non
guarda
.
Guardate
questo
bel
fusto
di
donna
:
non
c
'
è
bisogno
d
'
un
occhio
fine
per
accorgersi
che
è
un
fiore
uscito
dal
Serraglio
;
è
stata
una
bella
del
Sultano
,
e
l
'
ha
sposata
mesi
sono
un
impiegato
del
Ministero
della
guerra
,
che
per
mezzo
suo
ha
ora
un
piede
nella
Corte
e
farà
in
poco
tempo
molta
strada
.
Ecco
là
una
bambina
di
cinque
anni
che
fu
fidanzata
oggi
a
un
ragazzo
di
otto
;
lo
sposino
è
stato
condotto
dai
parenti
a
farle
visita
,
l
'
ha
trovata
di
suo
genio
e
ha
fatto
subito
le
furie
perché
un
cuginetto
alto
un
metro
l
'
ha
baciata
in
presenza
sua
.
Ecco
una
vecchia
strega
che
ieri
l
'
altro
ha
fatto
scannar
due
montoni
in
ringraziamento
ad
Allà
perché
la
sbarazzò
d
'
una
nuora
che
detestava
.
Ecco
là
una
medichessa
briccona
,
a
cui
una
signora
ha
messo
nelle
mani
una
delle
sue
schiave
,
incaricandola
di
farle
andare
a
male
il
frutto
d
'
un
suo
intrighetto
coll
'
Effendi
,
poichè
se
la
schiava
mette
al
mondo
una
creatura
,
la
padrona
non
la
può
più
vendere
e
il
padrone
bisogna
che
se
la
tenga
.
Quest
'
altra
è
una
donna
dello
stesso
conio
,
a
cui
certi
effendi
danno
di
tratto
in
tratto
l
'
incarico
di
verificare
de
visu
se
una
schiava
che
vogliono
pigliarsi
in
casa
è
proprio
schietta
farina
.
Quella
là
col
viso
tutto
coperto
e
col
feregé
lilla
,
è
la
moglie
d
'
un
turco
amico
mio
;
ma
non
è
turca
,
è
cristiana
,
è
va
tutte
le
domeniche
in
chiesa
;
ma
non
ne
dite
nulla
a
nessuno
,
per
riguardo
a
lei
,
non
già
per
il
marito
,
chè
il
Corano
non
proibisce
di
sposar
le
cristiane
,
e
per
purificarsi
dall
'
abbraccio
d
'
un
infedele
basta
lavarsi
il
viso
e
le
mani
.
Ah
!
che
cos
'
abbiamo
perduto
!
È
passata
una
carrozza
del
Serraglio
;
c
'
era
dentro
la
terza
cadina
del
Sultano
:
ho
riconosciuto
il
nastro
color
di
rosa
al
collo
dell
'
intendente
:
la
terza
cadina
,
regalo
del
pascià
di
Smirne
,
che
ha
i
più
grandi
occhi
e
la
più
piccola
bocca
dell
'
impero
;
una
figura
sul
gusto
di
questa
piccola
hanum
col
nasino
arcato
,
che
ieri
offese
Gesù
e
Maometto
con
un
pittore
inglese
di
mia
conoscenza
.
La
sciagurata
!
E
pensare
che
quando
i
due
angeli
Nekir
e
Munkir
giudicheranno
l
'
anima
sua
,
essa
crederà
di
scusarsi
colla
solita
bugia
,
dicendo
che
in
quel
momento
aveva
gli
occhi
chiusi
e
non
riconobbe
l
'
infedele
!
-
Ma
dunque
ci
sono
delle
turche
infedeli
?
Se
ce
ne
sono
!
Nonostante
la
gelosia
degli
effendi
e
la
vigilanza
degli
eunuchi
,
nonostante
i
cento
colpi
di
frusta
che
il
Corano
minaccia
ai
colpevoli
,
nonostante
che
i
mariti
turchi
formino
tra
loro
una
specie
di
società
di
mutua
assicurazione
,
e
che
segua
là
tutto
l
'
opposto
di
quello
che
segue
in
altri
paesi
,
dove
par
che
tutti
cospirino
tacitamente
a
danno
della
felicità
coniugale
;
si
può
quasi
affermare
che
le
"
velate
"
di
Costantinopoli
non
commettono
meno
peccati
che
le
"
non
velate
"
di
molte
città
cristiane
.
Se
ciò
non
fosse
,
Caragheuz
non
avrebbe
così
spesso
sulla
bocca
la
parola
kerata
,
la
quale
,
tradotta
in
un
nome
storico
,
significa
Menelao
.
O
com
'
è
possibile
?
È
possibile
in
mille
maniere
.
Già
bisogna
dire
che
donne
nel
Bosforo
non
se
ne
gettano
più
,
nè
dentro
un
sacco
,
nè
senza
sacco
,
e
che
i
castighi
del
digiuno
,
del
silenzio
,
del
cilicio
,
delle
bastonate
sulle
piante
dei
piedi
,
non
son
più
che
minacce
di
qualche
kerata
bestiale
.
La
gelosia
cerca
d
'
impedire
il
tradimento
;
ma
quando
s
'
accorge
di
non
esservi
riuscita
,
non
fa
più
nè
le
furie
nè
le
vendette
d
'
una
volta
,
poichè
ora
è
assai
più
difficile
di
tener
nascoste
le
tragedie
domestiche
fra
le
mura
della
casa
,
e
nella
società
musulmana
è
entrata
,
con
molte
altre
forze
europee
,
la
forza
del
ridicolo
,
di
cui
la
gelosia
ha
paura
.
E
oltre
a
ciò
la
gelosia
turca
,
che
nella
maggior
parte
dei
casi
è
una
gelosia
fredda
,
corporale
,
d
'
amor
proprio
più
che
d
'
amore
,
è
bensì
severa
,
pesante
,
ed
anche
vendicativa
;
ma
non
può
avere
i
mille
occhi
e
l
'
attività
investigatrice
e
infaticabile
di
quella
che
vien
proprio
dal
vivo
dell
'
anima
innamorata
.
E
poi
chi
vigila
sulle
donne
separate
dal
marito
,
od
anche
non
separate
,
ma
che
stanno
in
una
casa
a
parte
,
dove
egli
non
va
tutti
i
giorni
?
Chi
le
segue
per
i
vicoli
intricati
di
Pera
e
di
Galata
e
per
i
quartieri
lontani
di
Stambul
?
Chi
impedisce
a
un
bell
'
aiutante
di
campo
del
Sultano
di
fare
quel
che
gli
vidi
far
io
,
di
passar
di
galoppo
accanto
a
una
carrozza
,
alla
svoltata
d
'
uno
stradone
,
nel
punto
in
cui
l
'
eunuco
che
è
dinanzi
gli
volge
le
spalle
e
quello
di
dietro
non
può
vederlo
perché
c
'
è
la
carrozza
frammezzo
,
e
di
gettare
passando
un
bigliettino
nello
sportello
?
E
le
sere
del
Ramazan
che
le
donne
stan
fuori
fino
a
mezzanotte
?
E
le
cocone
compiacenti
,
specie
quelle
che
stanno
sul
confine
d
'
un
sobborgo
cristiano
e
d
'
un
sobborgo
musulmano
,
che
ricevono
in
casa
un
'
amica
velata
,
senza
chiuder
la
porta
ad
un
amico
europeo
?
Le
avventure
però
non
son
più
nè
strane
nè
terribili
come
altre
volte
.
Non
ci
son
più
le
gran
dame
che
di
notte
,
dopo
soddisfatto
un
capriccio
,
precipitano
nel
Bosforo
per
un
trabocchetto
il
giovane
di
bottega
che
ha
portata
all
'
arem
la
stoffa
comprata
da
loro
la
mattina
;
come
faceva
una
Sultana
del
secolo
scorso
.
Ora
tutto
procede
prosaicamente
.
I
primi
convegni
si
danno
per
lo
più
nelle
retrobotteghe
.
Si
sa
;
ci
sono
da
per
tutto
dei
bottegai
che
fanno
bottega
d
'
ogni
cosa
.
E
non
c
'
è
da
domandare
se
le
autorità
turche
cerchino
di
impedire
questi
abusi
.
Basti
il
dire
che
delle
prescrizioni
per
il
buon
ordine
che
dà
la
Polizia
di
Costantinopoli
in
occasione
delle
grandi
feste
,
la
maggior
parte
si
riferiscono
alle
donne
,
e
sono
direttamente
rivolte
a
loro
in
forma
di
consigli
o
di
minaccie
.
È
proibito
alle
donne
,
per
esempio
,
d
'
entrare
nelle
stanze
interne
delle
botteghe
:
debbono
stare
in
modo
da
esser
viste
dalla
strada
.
È
proibito
alle
donne
di
andare
in
tramway
per
divertimento
:
ossia
debbono
scendere
al
termine
della
corsa
e
non
tornare
subito
indietro
per
la
stessa
via
.
È
proibito
alle
donne
di
far
segni
alla
gente
che
passa
,
di
fermarsi
qui
,
di
passar
per
di
là
,
di
trattenersi
più
di
quel
certo
tempo
in
quei
dati
luoghi
:
tutte
prescrizioni
che
ognuno
può
immaginare
come
vengano
poi
rispettate
e
se
sia
possibile
farle
rispettare
.
E
poi
c
'
è
quel
benedetto
velo
,
che
fu
istituito
come
una
salvaguardia
dell
'
uomo
,
e
che
ora
è
diventato
una
salvaguardia
della
donna
,
perché
se
lo
mettono
trasparente
per
far
saltare
i
capricci
,
e
fitto
per
poterli
appagare
;
dal
che
si
dice
che
nascano
molti
accidenti
bizzarri
:
di
amanti
fortunati
che
dopo
molto
tempo
non
sanno
ancora
chi
siano
le
loro
belle
;
di
donne
che
si
nascondono
sotto
il
nome
d
'
un
'
altra
per
fare
una
vendetta
;
di
corbellature
,
di
riconoscimenti
,
d
'
imbrogli
,
che
danno
luogo
a
chiacchiere
e
a
battibecchi
infiniti
.
-
Le
chiacchiere
vanno
poi
tutte
a
confondersi
e
a
ribollire
nelle
case
di
bagni
,
che
sono
i
luoghi
usuali
di
convegno
per
le
donne
turche
.
Il
bagno
è
in
certo
modo
il
loro
teatro
.
Ci
vanno
a
coppie
e
a
brigate
colle
schiave
,
portando
con
sè
cuscini
,
tappeti
,
oggetti
di
toeletta
,
ghiottonerie
,
e
qualche
volta
il
desinare
,
per
starvi
dalla
mattina
alla
sera
.
Là
,
in
quelle
sale
semioscure
,
fra
i
marmi
e
le
fontane
,
si
trovano
qualche
volta
insieme
più
di
duecento
donne
,
nude
come
ninfe
o
mal
velate
,
che
a
detta
delle
signore
europee
che
ci
furono
,
presentano
uno
spettacolo
da
far
cadere
il
pennello
di
mano
a
cento
pittori
.
Vi
si
vedono
le
hanum
bianchissime
accanto
alle
schiave
nere
come
l
'
ebano
;
le
belle
matrone
dalle
forme
poderose
che
rappresentano
l
'
ideale
della
bellezza
per
i
turchi
di
gusto
antico
;
delle
sposine
smilze
e
giovanissime
,
coi
capelli
corti
e
ricciuti
,
che
sembrano
giovinetti
;
circasse
coi
capelli
d
'
oro
che
cascano
fino
alle
ginocchia
;
turche
che
hanno
fino
a
cento
trecce
nerissime
sparse
per
il
seno
e
per
le
spalle
;
altre
coi
capelli
divisi
in
un
'
infinità
di
piccole
ciocche
disordinate
che
fanno
la
figura
d
'
una
parrucca
enorme
;
una
con
un
amuleto
al
collo
,
un
'
altra
con
uno
spicchio
d
'
aglio
legato
al
capo
per
scongiurare
il
mal
d
'
occhio
;
delle
mezze
selvagge
con
rabeschi
sopra
le
braccia
;
le
donnine
alla
moda
che
hanno
intorno
alla
vita
le
tracce
del
busto
e
intorno
al
collo
del
piede
i
segni
dello
stivaletto
;
e
qualche
volta
anche
delle
povere
schiave
che
mostrano
sulle
spalle
le
impronte
del
frustino
degli
eunuchi
.
Si
vedono
mille
gruppi
e
mille
atteggiamenti
graziosi
e
bizzarri
;
alcune
fumano
sdraiate
sui
tappeti
,
altre
si
fanno
pettinar
dalle
schiave
,
altre
ricamano
,
altre
canterellano
,
ridono
,
si
spruzzano
e
si
rincorrono
,
o
strillano
sotto
le
doccie
,
o
gozzovigliano
sedute
in
cerchio
,
o
tagliano
i
panni
al
prossimo
aggruppate
in
disparte
.
E
scoprendo
il
loro
corpo
,
scoprono
anche
,
là
più
che
altrove
,
la
loro
indole
fanciullesca
.
Si
misurano
i
piedini
,
si
giudicano
,
si
confrontano
.
Una
dice
francamente
:
-
Son
bella
;
-
un
'
altra
:
-
Son
passabile
:
-
un
'
altra
:
-
Mi
rincresce
d
'
aver
questo
difetto
-
oppure
:
-
Ma
sai
che
sei
più
bella
di
me
,
tu
?
-
E
qualcuna
dice
in
tuono
di
rimprovero
all
'
amica
:
-
Ma
guarda
dunque
la
signora
Ferideh
com
'
è
diventata
grassa
a
mangiar
gamberi
schiacciati
,
tu
che
dicevi
che
fanno
meglio
le
pallottole
di
riso
?
-
E
quando
c
'
è
una
cocona
garbata
la
circondano
e
le
fanno
mille
domande
:
-
Ma
è
vero
che
andate
ai
balli
scoperte
fin
qui
?
Il
vostro
effendi
che
cosa
ne
pensa
?
E
gli
altri
uomini
che
cosa
ne
dicono
?
E
come
vi
pigliate
per
ballare
?
In
codesto
modo
?
Ma
davvero
?
Ma
son
proprio
cose
che
bisognerebbe
vederle
per
poterci
credere
!
-
E
non
solo
nei
bagni
,
ma
per
tutto
e
in
tutte
le
occasioni
cercano
di
conoscere
signore
europee
,
e
son
felici
quando
possono
attaccar
discorso
con
esse
,
e
specialmente
quando
possono
riceverle
in
casa
.
Allora
radunano
le
amiche
,
mettono
in
vista
tutte
le
donne
di
servizio
,
fanno
un
po
'
di
festa
,
rimpinzano
la
visitatrice
di
dolci
e
di
frutti
,
e
di
rado
la
lasciano
andar
via
senza
un
regalo
.
Il
sentimento
che
le
muove
a
queste
dimostrazioni
è
più
la
curiosità
,
si
capisce
,
che
la
benevolenza
;
e
infatti
,
appena
hanno
preso
un
po
'
di
famigliarità
colla
nuova
amica
,
si
fanno
dire
mille
particolari
della
vita
europea
,
esaminano
il
suo
vestiario
parte
per
parte
dal
cappellino
agli
stivaletti
,
e
non
sono
soddisfatte
se
non
quando
l
'
hanno
condotta
al
bagno
e
hanno
visto
bene
com
'
è
fatta
una
nazarena
,
una
di
queste
donne
straordinarie
,
che
studiano
tante
cose
,
che
dipingono
,
che
scrivono
per
le
stampe
,
che
lavorano
negli
uffici
pubblici
,
che
montano
a
cavallo
,
che
salgono
sulla
cima
delle
montagne
.
Da
molto
tempo
,
però
,
non
hanno
più
di
loro
le
strane
idee
che
avevano
prima
della
riforma
;
non
credono
più
,
per
esempio
,
che
il
busto
sia
una
specie
di
corazza
messa
dai
mariti
alle
mogli
per
assicurarsi
della
loro
fedeltà
,
e
di
cui
essi
soli
abbian
la
chiave
;
nè
che
le
donne
europee
siano
di
tutti
coloro
con
cui
vanno
una
volta
a
braccetto
;
per
il
che
le
guardavano
con
diffidenza
e
ne
parlavano
con
disprezzo
,
non
invidiando
nemmeno
la
loro
coltura
,
di
cui
non
avevano
idea
o
che
non
erano
in
grado
d
'
apprezzare
.
Ora
nutrono
invece
per
esse
un
tutt
'
altro
sentimento
,
e
son
diventate
diffidenti
nel
senso
opposto
;
si
vergognano
,
cioè
,
in
faccia
a
loro
,
della
propria
ignoranza
;
temono
di
parer
rozze
o
sciocche
o
puerili
;
e
molte
non
s
'
abbandonano
più
coll
'
ingenuità
confidente
delle
prime
volte
.
Ma
le
imitano
sempre
più
nel
vestire
e
nei
modi
.
Quelle
che
studiano
una
lingua
europea
,
la
studiano
più
per
imitazione
che
per
desiderio
di
sapere
,
o
la
studiano
per
parlare
con
le
cristiane
.
Discorrendo
,
s
'
ingegnano
d
'
incastrare
nel
turco
qualche
parola
francese
;
quelle
che
non
sanno
quella
lingua
,
fingon
di
saperla
o
almeno
d
'
intenderla
;
sono
beate
di
sentirsi
chiamar
madame
;
vanno
apposta
in
certe
botteghe
di
franchi
per
essere
salutate
con
quel
titolo
;
e
Pera
,
la
gran
Pera
le
attira
,
come
il
lume
le
farfalle
;
attira
i
loro
passi
,
le
loro
fantasie
e
i
loro
quattrini
,
e
qualche
volta
anche
i
loro
peccati
.
Per
questo
son
smaniose
di
conoscer
signore
franche
,
che
sono
per
esse
come
le
rivelatrici
d
'
un
nuovo
mondo
.
Da
loro
si
fanno
descrivere
i
grandi
spettacoli
dei
teatri
d
'
occidente
,
i
balli
splendidi
,
i
bei
conviti
,
i
ricevimenti
sontuosi
delle
gran
dame
,
le
avventure
carnevalesche
e
i
grandi
viaggi
,
e
tutte
queste
immagini
luminose
turbinano
poi
tutte
insieme
nella
loro
testina
affaticata
,
fra
le
pareti
uggiose
dell
'
arem
,
all
'
ombra
dei
giardini
malinconici
;
e
come
le
donne
europee
sognano
gli
orizzonti
sereni
dell
'
Oriente
,
esse
sospirano
in
quei
momenti
,
la
vita
varia
e
febbrile
dei
nostri
paesi
,
e
darebbero
tutte
le
meraviglie
del
Bosforo
per
un
quartiere
nebbioso
di
Parigi
.
Ma
non
è
soltanto
la
vita
varia
e
febbrile
ch
'
esse
sospirano
;
è
anche
,
e
più
sovente
e
più
intimamente
desiderata
,
la
vita
domestica
,
il
piccolo
mondo
della
casa
europea
,
il
cerchio
degli
amici
devoti
,
le
mense
coronate
di
figli
,
le
belle
vecchiezze
onorate
;
quel
santuario
pieno
di
memorie
,
di
confidenze
e
di
tenerezze
,
che
può
render
bella
l
'
unione
di
due
anime
anche
senza
l
'
amore
;
al
quale
si
ritorna
anche
dopo
una
lunga
vita
d
'
aberrazioni
e
di
colpe
;
nel
quale
,
anche
fra
i
dolori
del
presente
e
le
tempeste
della
giovinezza
,
il
pensiero
si
rifugia
e
il
cuore
si
conforta
,
come
in
una
promessa
di
pace
per
gli
anni
più
tardi
,
come
nella
bellezza
d
'
un
tramonto
sereno
contemplato
dall
'
oscurità
della
valle
.
-
Ma
c
'
è
una
gran
cosa
da
dire
a
conforto
di
tutti
coloro
che
lamentano
la
sorte
della
donna
turca
,
ed
è
che
la
poligamia
decade
di
giorno
in
giorno
.
Già
è
stata
considerata
sempre
dai
turchi
medesimi
piuttosto
come
un
abuso
tollerabile
che
come
diritto
naturale
dell
'
uomo
.
Maometto
disse
:
-
È
sempre
lodevole
chi
sposa
una
donna
sola
,
-
benchè
egli
ne
abbia
sposato
parecchie
;
e
sposano
infatti
una
donna
sola
tutti
coloro
che
vogliono
dar
l
'
esempio
di
costumi
onesti
ed
austeri
.
Chi
n
'
ha
più
d
'
una
,
non
è
apertamente
disapprovato
,
ma
non
è
nemmeno
lodato
.
Sono
pochi
i
turchi
che
sostengono
la
poligamia
apertamente
,
più
rari
quelli
che
l
'
approvino
nella
loro
coscienza
.
Quasi
tutti
ne
comprendono
l
'
ingiustizia
e
le
male
conseguenze
;
molti
la
combattono
a
viso
aperto
e
con
ardore
.
Tutti
coloro
che
sono
in
una
condizione
sociale
che
impone
una
certa
rispettabilità
di
carattere
e
una
qualche
dignità
di
vita
,
non
hanno
che
una
donna
.
Ne
hanno
una
sola
gli
alti
impiegati
dei
ministeri
,
gli
ufficiali
dell
'
esercito
,
i
magistrati
,
gli
uomini
di
religione
.
Una
sola
,
per
necessità
,
tutti
i
poveri
e
quasi
tutti
gli
uomini
del
mezzo
ceto
.
Quattro
quinti
dei
turchi
di
Costantinopoli
non
sono
più
poligami
.
Molti
,
è
vero
,
non
sposano
che
una
donna
per
la
manìa
d
'
imitar
gli
europei
;
e
molti
altri
,
che
hanno
una
moglie
sola
,
si
rifanno
colle
odalische
.
Ma
quella
manìa
d
'
imitazione
ha
le
sue
prime
radici
in
un
sentimento
confuso
della
necessità
d
'
un
cangiamento
nella
società
musulmana
;
e
l
'
uso
delle
odalische
,
apertamente
biasimato
come
vizio
,
non
può
che
scemare
col
ristringersi
del
commercio
,
ancora
tollerato
,
delle
schiave
,
fin
che
si
confonderà
colla
corruzione
ordinaria
di
tutti
i
paesi
europei
.
Ne
nascerà
una
corruzione
maggiore
?
Ad
altri
la
sentenza
.
Questo
è
il
fatto
:
che
la
trasformazione
europea
della
società
turca
non
è
possibile
senza
la
redenzione
della
donna
,
che
la
redenzione
della
donna
non
si
può
compiere
senza
la
caduta
della
poligamia
,
e
che
la
poligamia
cade
.
Nessuno
forse
leverebbe
la
voce
,
se
la
sopprimesse
improvvisamente
domani
un
decreto
del
Gran
Signore
.
L
'
edifizio
è
crollato
e
non
c
'
è
più
che
da
sgombrar
le
rovine
.
La
nuova
aurora
tinge
già
di
rosa
le
terrazze
degli
arem
.
Sperate
,
o
belle
hanum
!
Le
porte
del
selamlik
saranno
spezzate
,
le
grate
cadranno
,
il
feregé
andrà
a
decorare
i
musei
del
gran
bazar
,
l
'
eunuco
non
sarà
più
che
una
reminiscenza
nera
dell
'
infanzia
,
e
voi
mostrerete
liberamente
al
mondo
le
grazie
del
vostro
viso
e
i
tesori
della
vostra
anima
;
e
allora
,
ogni
volta
che
si
nomineranno
in
Europa
le
"
perle
dell
'
Oriente
"
,
s
'
intenderà
di
nominar
voi
,
o
bianche
hanum
;
voi
,
belle
musulmane
,
colte
,
argute
e
gentili
;
non
le
inutili
perle
che
brillano
intorno
alla
vostra
fronte
in
mezzo
alle
pompe
fredde
dell
'
arem
.
Coraggio
,
dunque
!
Il
Sole
si
leva
.
Per
me
-
e
questo
lo
dico
ai
miei
amici
increduli
-
vecchio
come
sono
,
non
ho
ancora
rinunziato
alla
speranza
di
dare
il
braccio
alla
moglie
d
'
un
pascià
di
passaggio
per
Torino
,
e
di
condurla
a
passeggiare
sulle
rive
del
Po
,
recitandole
un
capitolo
dei
Promessi
Sposi
.
IANGHEN
VAR
Stavo
appunto
fantasticando
intorno
a
questa
passeggiata
,
verso
le
cinque
della
mattina
,
nella
mia
camera
dell
'
Albergo
di
Bisanzio
,
e
così
tra
il
sonno
e
la
veglia
,
vedendo
lontano
la
collina
di
Superga
,
cominciavo
a
dire
alla
mia
hanum
viaggiatrice
:
-
"
Quel
ramo
del
lago
di
Como
che
volge
a
mezzogiorno
fra
due
catene
non
interrotte
....
"
-
quando
mi
comparve
dinanzi
,
col
lume
in
mano
,
il
mio
amico
Yunk
"
bianco
vestito
"
e
mi
domandò
con
gran
meraviglia
:
-
Che
cosa
accade
questa
notte
a
Costantinopoli
?
Tesi
l
'
orecchio
e
sentii
un
rumore
sordo
e
confuso
che
veniva
dalla
strada
,
un
suono
di
passi
affrettati
per
le
scale
,
un
mormorio
,
un
fremito
,
che
pareva
di
giorno
.
Mi
affacciai
alla
finestra
e
vidi
giù
nell
'
oscurità
un
gran
correre
di
gente
verso
il
Corno
d
'
oro
.
Corsi
sul
pianerottolo
,
afferrai
un
cameriere
greco
che
scendeva
le
scale
a
precipizio
e
gli
domandai
che
cos
'
era
accaduto
.
Egli
si
svincolò
dicendo
:
-
Ianghen
var
,
per
Dio
!
Non
avete
sentito
il
grido
?
-
E
poi
soggiunse
scappando
:
-
Guardate
la
cima
della
Torre
di
Galata
.
-
Tornammo
alla
finestra
e
guardando
giù
verso
Galata
vedemmo
tutta
la
parte
superiore
della
gran
torre
illuminata
da
una
luce
purpurea
vivissima
,
e
una
gran
nuvola
nera
che
s
'
alzava
dalle
case
vicine
in
mezzo
a
un
vortice
di
scintille
e
s
'
allargava
rapidamente
sopra
il
cielo
stellato
.
Subito
il
nostro
pensiero
corse
ai
formidabili
incendii
di
Costantinopoli
,
e
specialmente
a
quello
spaventevole
di
quattr
'
anni
innanzi
;
e
il
nostro
primo
sentimento
fu
di
terrore
e
di
compassione
.
Ma
immediatamente
dopo
,
-
lo
confesso
e
me
ne
vergogno
,
-
un
altro
sentimento
egoistico
e
crudele
,
-
la
curiosità
del
pittore
e
del
descrittore
,
-
prese
il
disopra
e
,
-
confesso
anche
questo
,
-
ci
scambiammo
un
sorriso
che
il
Doré
avrebbe
potuto
cogliere
a
volo
per
stamparlo
sulla
faccia
d
'
uno
dei
suoi
demoni
danteschi
.
Chi
ci
avesse
aperto
il
petto
,
in
quel
momento
,
non
ci
avrebbe
trovato
che
un
calamaio
e
una
tavolozza
.
Ci
vestimmo
e
scendemmo
in
furia
giù
per
la
gran
strada
di
Pera
.
Ma
la
nostra
curiosità
,
per
fortuna
,
fu
delusa
.
Non
eravamo
ancora
arrivati
alla
torre
di
Galata
che
l
'
incendio
era
quasi
spento
.
Finivano
di
bruciare
due
piccole
case
;
la
gente
cominciava
a
ritirarsi
;
le
strade
erano
allagate
dall
'
acqua
delle
pompe
e
ingombre
di
mobili
e
di
materasse
,
fra
le
quali
andavano
e
venivano
,
nell
'
oscurità
grigia
del
mattino
,
uomini
e
donne
in
camicia
,
tremanti
dal
freddo
,
levando
in
cento
lingue
un
vocìo
assordante
,
nel
quale
non
si
sentiva
più
che
quel
resto
di
paura
che
dà
sapore
alla
chiacchiera
dopo
un
grave
pericolo
svanito
.
Vedendo
che
tutto
stava
per
finire
,
scendemmo
verso
il
ponte
per
consolarci
del
nostro
dispetto
scellerato
colla
levata
del
sole
.
Qui
assistemmo
a
uno
spettacolo
che
valeva
quello
d
'
un
incendio
.
Il
cielo
cominciava
appena
a
chiarirsi
dietro
le
colline
dell
'
Asia
.
Stambul
,
scossa
per
poco
al
primo
annunzio
dell
'
incendio
,
era
già
rientrata
nella
quiete
solenne
della
notte
.
Le
rive
e
il
ponte
erano
deserti
;
tutto
il
Corno
d
'
oro
dormiva
,
coperto
da
una
bruma
leggerissima
e
immerso
in
un
silenzio
profondo
.
Non
moveva
una
barca
,
non
volava
un
uccello
,
non
stormiva
un
albero
,
non
si
sentiva
un
respiro
.
Quella
interminabile
città
azzurra
,
muta
e
velata
,
pareva
dipinta
nell
'
aria
,
e
sembrava
che
,
gettando
un
grido
,
avrebbe
dovuto
svanire
.
Costantinopoli
non
ci
s
'
era
mai
mostrata
in
un
aspetto
così
aereo
e
così
misterioso
;
non
ci
aveva
mai
presentato
più
vivamente
l
'
immagine
di
quelle
città
favolose
delle
storie
orientali
,
che
il
pellegrino
vede
sorgere
improvvisamente
dinanzi
a
sè
,
e
vi
trova
,
entrando
,
un
popolo
immobile
,
pietrificato
,
negli
infiniti
atteggiamenti
di
una
vita
affaccendata
ed
allegra
,
dalla
vendetta
improvvisa
d
'
un
Re
dei
geni
.
Stavamo
là
appoggiati
alle
spallette
del
ponte
,
contemplando
quella
scena
meravigliosa
,
senza
più
pensare
all
'
incendio
,
quando
sentimmo
prima
un
vocìo
fioco
e
confuso
di
là
dal
Corno
d
'
oro
,
come
di
gente
che
chiedesse
soccorso
,
e
poi
uno
scoppio
di
grida
altissime
:
-
Allà
!
Allà
!
Allà
!
-
che
risonarono
improvvisamente
nel
vano
enorme
e
silenzioso
della
rada
,
e
nello
stesso
tempo
apparve
sulla
sponda
opposta
,
e
si
slanciò
giù
per
il
ponte
,
correndo
precipitosamente
verso
di
noi
,
una
folla
rumorosa
e
sinistra
.
-
Tulumbadgi
!
-
gridò
uno
dei
guardiani
del
ponte
.
-
(
I
pompieri
!
)
Noi
ci
tirammo
da
una
parte
.
Un
'
orda
di
selvaggi
seminudi
,
col
capo
scoperto
,
coi
petti
irsuti
,
grondanti
di
sudore
,
vecchi
,
giovani
,
neri
,
nani
e
giganti
cappelluti
e
rapati
,
faccie
d
'
assassini
e
di
ladri
,
quattro
dei
quali
portavano
sulle
spalle
una
piccola
pompa
e
pareva
una
bara
di
fanciullo
;
armati
di
lunghe
aste
uncinate
,
di
fasci
di
corde
,
d
'
ascie
,
e
di
picconi
,
-
ci
passarono
accanto
,
urlando
e
anelando
,
cogli
occhi
dilatati
,
coi
capelli
sparsi
,
coi
cenci
al
vento
,
stretti
,
impetuosi
e
biechi
,
-
e
gettandoci
in
viso
una
tanfata
d
'
odor
di
belve
,
disparvero
nella
strada
di
Galata
,
d
'
onde
ci
giunsero
le
loro
ultime
grida
fioche
di
Allà
,
e
poi
fu
di
nuovo
un
silenzio
profondo
.
L
'
impressione
che
mi
fece
quell
'
apparizione
tumultuosa
e
fulminea
in
quella
quiete
arcana
della
grande
città
addormentata
,
non
la
so
esprimere
;
-
so
che
compresi
e
vidi
in
un
momento
mille
scene
d
'
invasioni
barbariche
,
di
saccheggi
e
d
'
orrori
di
paesi
e
di
tempi
lontani
,
che
fino
allora
la
mia
immaginazione
si
era
sforzata
inutilmente
di
rappresentarsi
al
vivo
,
e
che
mi
domandai
se
quella
era
la
città
,
se
quello
era
proprio
il
ponte
,
su
cui
,
di
giorno
,
passavano
degli
ambasciatori
europei
,
delle
signore
vestite
alla
parigina
e
dei
venditori
di
giornali
francesi
.
Un
minuto
dopo
,
il
silenzio
solenne
del
Corno
d
'
oro
fu
rotto
di
nuovo
da
un
gridìo
lontano
,
e
un
'
altra
turba
scamiciata
e
selvaggia
ci
passò
dinanzi
,
come
un
turbine
,
sul
ponte
ondeggiante
e
sonante
,
levando
un
frastuono
confuso
di
urli
,
di
sbuffi
,
d
'
aneliti
,
di
risa
soffocate
e
sinistre
,
e
un
'
altra
volta
le
grida
prolungate
e
lamentevoli
di
Allà
si
perdettero
per
le
strade
di
Galata
,
seguite
da
un
silenzio
mortale
.
Poco
dopo
passò
un
'
altra
turba
,
e
poi
una
quarta
,
e
poi
altre
due
,
e
infine
passò
il
pazzo
di
Pera
,
nudo
dalla
testa
ai
piedi
,
mezzo
morto
dal
freddo
,
gettando
grida
acutissime
,
inseguito
da
un
branco
di
monelli
turchi
,
che
disparvero
con
lui
e
coi
pompieri
dietro
le
case
della
riva
franca
;
e
sulla
grande
città
,
dorata
dai
primi
raggi
dell
'
aurora
,
tornò
a
regnare
un
altissimo
silenzio
.
Di
lì
a
poco
si
levò
il
sole
,
comparvero
i
muezzin
sui
minareti
,
si
mossero
i
caicchi
,
si
svegliò
il
porto
,
cominciò
a
passar
gente
sul
ponte
e
a
spandersi
intorno
il
rumor
sordo
della
vita
cittadina
,
e
noi
ritornammo
verso
Pera
.
Ma
l
'
immagine
di
quella
grande
città
assopita
,
di
quel
cielo
albeggiante
,
di
quella
pace
solenne
,
di
quelle
orde
selvaggie
,
ci
rimase
così
profondamente
stampata
nella
mente
,
che
oggi
ancora
non
ci
rivediamo
una
volta
senza
ricordarcela
,
con
un
misto
piacevolissimo
di
stupore
e
di
paura
,
come
una
scena
veduta
nella
Stambul
d
'
altri
secoli
,
o
sognata
nell
'
ebbrezza
dell
'
hascisc
.
Così
non
vidi
lo
spettacolo
di
un
incendio
a
Costantinopoli
;
ma
se
non
lo
vidi
coi
miei
occhi
,
conobbi
tanti
testimonii
oculari
di
quello
che
distrusse
Pera
nel
1870
,
e
ne
raccolsi
notizie
così
minute
,
che
posso
dire
d
'
averlo
visto
colla
mente
,
e
descriverlo
forse
con
non
minore
evidenza
che
se
ne
fossi
stato
anch
'
io
spettatore
.
La
prima
fiamma
s
'
accese
in
una
piccola
casa
di
via
Feridié
,
in
Pera
,
il
giorno
cinque
di
giugno
,
stagione
in
cui
una
buona
parte
della
popolazione
agiata
di
Costantinopoli
villeggia
sul
Bosforo
;
al
tocco
dopo
mezzogiorno
,
ora
in
cui
quasi
tutti
gli
abitanti
della
città
,
anche
europei
,
stanno
chiusi
in
casa
a
far
la
siesta
.
Nella
casa
di
via
Feridié
non
c
'
era
che
una
vecchia
serva
;
la
famiglia
era
partita
la
mattina
per
la
campagna
.
Appena
s
'
accorse
dell
'
incendio
,
la
vecchia
si
slanciò
nella
strada
e
si
mise
a
correre
gridando
:
-
Al
fuoco
!
-
Subito
accorse
gente
dalle
case
intorno
,
con
secchie
e
con
piccole
pompe
-
,
perché
era
già
caduta
la
legge
insensata
che
proibiva
di
spegnere
gli
incendii
prima
che
arrivassero
gli
ufficiali
dei
Seraschierato
-
,
e
,
come
sempre
,
si
precipitarono
tutti
verso
la
fontana
più
vicina
per
prender
acqua
.
Le
fontane
di
Pera
,
a
cui
i
portatori
d
'
acqua
vanno
ad
attingere
,
a
certe
ore
,
per
le
famiglie
del
quartiere
,
vengono
tutte
chiuse
a
chiave
dopo
la
distribuzione
,
e
l
'
impiegato
che
le
ha
in
custodia
non
può
più
aprirle
senza
il
permesso
dell
'
autorità
.
In
quel
momento
appunto
v
'
era
accanto
alla
fontana
una
guardia
turca
della
municipalità
di
Pera
,
che
aveva
la
chiave
in
tasca
,
e
stava
là
spettatrice
impassibile
dell
'
incendio
.
La
folla
affannata
lo
circonda
e
gl
'
intima
di
aprire
.
Egli
rifiuta
dicendo
che
non
ha
l
'
ordine
.
Gli
si
stringono
addosso
,
lo
minacciano
,
lo
afferrano
:
egli
resiste
,
si
dibatte
,
grida
che
non
leveranno
la
chiave
che
dal
suo
cadavere
.
Intanto
le
fiamme
avvolgono
tutta
la
casa
e
cominciano
ad
attaccarsi
alle
case
vicine
.
La
notizia
dell
'
incendio
si
propaga
di
quartiere
in
quartiere
.
Dalla
sommità
della
torre
di
Galata
e
di
quella
del
Seraschiere
,
i
guardiani
hanno
visto
il
fumo
e
messo
fuori
le
grandi
ceste
purpuree
,
segnale
degl
'
incendii
di
giorno
.
Tutte
le
guardie
di
città
corrono
per
le
strade
battendo
i
loro
lunghi
bastoni
sul
ciottolato
e
mettendo
il
grido
sinistro
:
-
Ianghen
var
!
-
C
'
è
il
fuoco
!
-
a
cui
rispondono
con
rulli
cupi
e
precipitosi
i
mille
tamburi
delle
caserme
.
Il
cannone
di
Top
-
hané
annunzia
il
pericolo
alla
immensa
città
con
tre
colpi
che
risuonano
dal
mar
di
Marmara
al
mar
Nero
.
Il
Seraschierato
,
il
serraglio
,
le
ambasciate
,
tutta
Pera
e
tutta
Galata
sono
sottosopra
;
e
pochi
minuti
dopo
arrivano
a
spron
battuto
in
via
Feridié
il
ministro
della
guerra
,
un
nuvolo
di
ufficiali
,
un
esercito
di
pompieri
,
e
cominciano
precipitosamente
il
lavoro
.
Ma
come
accade
quasi
sempre
,
quel
primo
tentativo
riuscì
inutile
.
Le
strade
strettissime
non
concedevano
libertà
di
movimenti
;
le
pompe
non
servivano
,
l
'
acqua
era
insufficiente
e
lontana
;
i
pompieri
,
mal
disciplinati
,
come
sempre
,
e
piuttosto
intesi
a
crescere
che
a
scemare
la
confusione
,
per
pescare
nel
torbido
;
e
per
di
più
scarseggiavano
i
facchini
per
il
trasporto
delle
robe
,
essendone
andato
un
gran
numero
,
quel
giorno
,
alla
festa
nazionale
armena
che
si
celebra
a
Beicos
.
È
a
notarsi
,
inoltre
,
che
le
case
di
legno
erano
allora
in
assai
maggior
numero
che
non
siano
ora
,
e
che
anche
le
case
di
pietra
e
di
mattoni
avevano
,
come
quelle
di
legno
,
dei
tetti
sottili
,
difesi
da
radissime
tegole
,
e
perciò
facilissimi
ad
accendersi
.
E
non
v
'
era
nemmeno
il
vantaggio
che
presenta
,
in
simili
occasioni
,
la
popolazione
musulmana
,
la
quale
,
fatalista
ed
apatica
com
'
è
in
faccia
alla
sventura
,
non
si
atterrisce
gran
fatto
all
'
aspetto
d
'
un
incendio
,
e
se
non
aiuta
abbastanza
a
spegnere
,
non
intralcia
almeno
l
'
opera
degli
altri
con
la
propria
forsennatezza
.
Quella
era
popolazione
quasi
tutta
cristiana
e
perdette
immediatamente
la
testa
.
L
'
incendio
non
abbracciava
ancora
che
poche
case
,
che
già
in
tutte
le
strade
d
'
intorno
era
un
tramestìo
indescrivibile
,
un
precipitar
di
mobili
dalle
finestre
,
un
tumulto
di
pianti
e
di
grida
,
uno
sgomento
,
un
ingombro
,
contro
cui
non
potevano
nè
le
minaccie
,
nè
la
forza
,
nè
le
armi
.
Un
'
ora
era
appena
trascorsa
dall
'
apparire
delle
prime
fiamme
,
e
già
tutta
la
strada
Feridié
era
accesa
,
e
gli
ufficiali
e
i
pompieri
indietreggiavano
rapidamente
da
tutte
le
parti
,
lasciando
qua
e
là
morti
e
feriti
,
e
la
speranza
di
soffocar
l
'
incendio
sul
nascere
era
perduta
.
Per
maggior
disgrazia
tirava
quel
giorno
un
vento
fortissimo
che
abbatteva
le
fiamme
delle
case
ardenti
sopra
i
tetti
delle
case
vicine
,
in
larghe
vampe
orizzontali
,
che
parevano
tende
ondeggianti
,
in
modo
che
il
fuoco
penetrava
in
tutte
le
case
dal
tetto
,
come
rovesciatovi
sopra
da
un
vulcano
.
L
'
accensione
era
così
rapida
,
che
le
famiglie
raccolte
nelle
case
,
sicure
d
'
essere
ancora
in
tempo
a
portar
via
una
parte
dei
loro
averi
,
si
sentivano
tutt
'
a
un
tratto
crepitare
il
tetto
sul
capo
,
e
appena
riuscivano
a
metter
in
salvo
la
vita
.
Le
case
s
'
accendevano
l
'
una
dopo
l
'
altra
come
se
fossero
state
intonacate
di
pece
,
e
subito
,
dalle
innumerevoli
finestrine
prorompevano
le
fiamme
lunghe
,
diritte
,
mobilissime
,
come
serpenti
smaniosi
di
preda
,
che
si
curvavano
fino
a
lambire
la
strada
quasi
per
cercar
vittime
umane
.
L
'
incendio
non
correva
,
volava
,
e
prima
di
avvolgere
,
copriva
,
come
un
mare
di
fuoco
.
Dalla
via
Feridiè
irruppe
furiosamente
nella
via
di
Tarla
-
Bascì
,
di
qui
tornò
indietro
e
invase
come
un
torrente
la
via
di
Misc
,
poi
infiammò
come
una
foresta
secca
il
quartiere
Aga
-
Dgiami
,
poi
la
via
Sakes
-
Agatsce
,
poi
quella
di
Kalindgi
-
Kuluk
,
e
poi
di
strada
in
strada
,
coprì
di
fuoco
tutta
la
china
di
Yeni
-
Sceir
,
e
s
'
incrociò
col
turbine
di
fiamme
che
veniva
giù
strepitando
e
muggendo
per
la
gran
strada
di
Pera
.
Non
c
'
erano
soltanto
mille
incendii
da
spegnere
,
mille
nemici
sparsi
da
combattere
;
erano
come
le
insidie
e
i
colpi
di
mano
inaspettati
d
'
un
grande
esercito
,
che
pareva
fosse
guidato
astutamente
da
una
volontà
unica
,
per
cogliere
nella
rete
la
città
intera
,
e
non
lasciar
scampo
a
nessuno
.
Erano
tanti
torrenti
di
lava
che
si
riunivano
e
s
'
incrociavano
,
precipitando
e
spandendosi
in
laghi
di
fuoco
con
una
rapidità
che
preveniva
tutti
i
soccorsi
.
In
capo
a
tre
ore
metà
di
Pera
era
in
fiamme
.
Una
miriade
di
colonne
di
fumo
vermiglio
,
sulfureo
,
bianco
,
nero
,
fuggivano
rapidissimamente
rasente
i
tetti
e
s
'
allungavano
a
perdita
d
'
occhi
lungo
le
colline
,
ottenebrando
e
tingendo
di
colori
sinistri
i
vasti
sobborghi
del
Corno
d
'
oro
;
per
tutto
era
un
turbinio
furioso
di
cenere
e
di
scintille
;
e
il
vento
sbatteva
contro
le
case
ancora
intatte
dei
bassi
quartieri
una
vera
grandine
di
braci
e
di
tizzi
,
che
spazzavano
le
strade
come
scariche
di
mitraglia
.
Le
strade
dei
quartieri
accesi
non
erano
più
che
grandi
fornaci
,
sopra
alcune
delle
quali
le
fiamme
formavano
come
un
fitto
padiglione
,
e
là
precipitavano
e
saltellavano
con
un
fracasso
orrendo
i
pini
del
mar
Nero
delle
travature
dei
tetti
,
i
travicelli
sottili
dei
ciardak
,
i
balconi
vetrati
,
i
minareti
di
legno
delle
piccole
moschee
,
che
pareva
rovinassero
spezzati
da
un
terremoto
.
Per
le
strade
ancora
accessibili
,
si
vedevano
passare
,
come
spettri
,
illuminati
da
bagliori
d
'
inferno
,
lancieri
a
cavallo
,
ventre
a
terra
,
che
portavano
in
tutte
le
direzioni
gli
ordini
del
Seraschierato
;
ufficiali
del
Serraglio
,
col
capo
scoperto
e
la
divisa
abbruciacchiata
;
cavalli
sciolti
di
soldati
caduti
;
frotte
di
facchini
carichi
di
masserizie
,
sciami
di
cani
ululanti
,
turbe
di
fuggiaschi
che
inciampavano
e
stramazzavano
urlando
giù
per
le
chine
,
tra
i
feriti
,
i
cadaveri
e
le
macerie
,
e
sparivano
tra
il
fumo
e
le
fiamme
,
come
legioni
di
dannati
.
Per
un
momento
,
fu
visto
immobile
dinanzi
all
'
imboccatura
d
'
una
strada
accesa
del
quartier
Aga
-
Dgiami
,
il
Sultano
Abdul
-
Aziz
,
a
cavallo
,
circondato
dal
suo
corteo
,
pallido
come
un
cadavere
,
cogli
occhi
dilatati
e
fissi
nelle
fiamme
,
come
se
ripetesse
tra
sè
le
parole
memorabili
di
Selim
I
:
-
Ecco
il
soffio
ardente
delle
mie
vittime
!
Io
lo
sento
,
che
distruggerà
la
città
,
il
mio
serraglio
e
me
pure
!
-
E
poi
disparve
in
un
nuvolo
di
cenere
,
trascinato
dai
suoi
cortigiani
.
Tutto
l
'
esercito
di
Costantinopoli
e
tutta
l
'
innumerevole
turba
dei
pompieri
era
in
moto
,
a
frotte
,
a
lunghissime
catene
,
a
semicerchi
immensi
che
abbracciavano
interi
quartieri
,
sorvegliati
e
diretti
da
visir
,
da
ufficiali
di
corte
,
da
pascià
,
da
ulema
;
in
alcuni
punti
,
per
tagliar
la
strada
alle
fiamme
,
fervevano
battaglie
disperate
;
case
dietro
case
,
in
pochi
minuti
,
cadevano
sotto
le
scuri
;
i
tetti
formicolavano
di
gente
ardita
che
affrontava
il
fuoco
a
bruciapelo
,
e
cadevano
a
capofitto
nei
crateri
aperti
sotto
i
loro
piedi
,
e
altri
vi
succedevano
,
come
in
una
mischia
,
ostinati
,
gettando
grida
selvaggie
,
e
agitando
i
fez
abbruciacchiati
in
mezzo
al
fumo
color
di
foco
.
Ma
l
'
incendio
s
'
avanzava
vittorioso
in
mezzo
ai
mille
getti
d
'
acqua
,
sorpassando
a
grandi
salti
piazze
,
giardini
,
grandi
edifici
di
pietra
,
piccoli
cimiteri
,
e
faceva
da
tutte
le
parti
retrocedere
pompieri
,
soldati
e
cittadini
,
come
un
esercito
in
rotta
,
flagellandoli
alle
spalle
con
una
pioggia
di
carboni
roventi
.
Si
compievano
,
anche
in
quell
'
orrenda
confusione
,
dei
belli
atti
di
coraggio
e
di
umanità
.
Si
videro
in
molti
punti
,
fra
le
rovine
ardenti
delle
case
,
sventolare
i
veli
bianchi
delle
Suore
di
Carità
,
curve
sui
moribondi
;
dei
turchi
che
si
slanciarono
tra
le
fiamme
e
ricomparvero
poco
dopo
sollevando
sulle
braccia
scorticate
dei
bambini
cristiani
;
altri
musulmani
che
,
dinanzi
a
una
casa
infiammata
,
immobili
,
colle
braccia
incrociate
in
mezzo
a
una
famiglia
cristiana
in
preda
alla
disperazione
,
offrivano
freddamente
cento
lire
turche
a
chi
salvasse
un
ragazzo
europeo
rimasto
nel
fuoco
;
alcuni
che
raccoglievano
in
drappelli
,
per
le
strade
,
i
bimbi
smarriti
,
e
li
legavano
colle
bende
del
turbante
,
per
restituirli
poi
ai
parenti
;
altri
che
aprivano
le
loro
case
ai
fuggitivi
seminudi
;
più
d
'
uno
,
che
,
per
dar
un
esempio
di
coraggio
e
di
disprezzo
dei
beni
terreni
,
mentre
la
propria
casa
bruciava
,
stava
seduto
nella
via
sopra
un
tappeto
,
fumando
tranquillamente
il
narghilè
,
e
si
faceva
in
là
,
con
suprema
indifferenza
,
man
mano
che
le
fiamme
s
'
avvicinavano
.
Ma
il
coraggio
e
la
freddezza
d
'
animo
non
valevano
più
oramai
contro
quella
tempesta
di
fuoco
.
A
momenti
,
pareva
che
,
scemando
un
poco
il
vento
,
l
'
incendio
rimettesse
della
sua
furia
;
ma
subito
il
vento
ricominciava
a
soffiare
con
maggior
veemenza
,
e
le
fiamme
,
che
s
'
erano
appena
risollevate
,
tornavano
a
curvarsi
con
impeto
e
a
vibrare
come
freccie
le
loro
punte
diritte
e
implacabili
,
levando
uno
strepito
cupo
e
precipitoso
,
rotto
dagli
scoppi
improvvisi
delle
farmacie
piene
di
petrolio
,
dalle
detonazioni
del
gaz
sparso
per
le
case
,
di
cui
i
tubi
disfatti
mandavano
fuori
rigagnoli
di
piombo
fuso
;
dai
tetti
che
rovinavano
d
'
un
colpo
come
schiacciati
da
una
valanga
;
dal
crepitìo
dei
giardini
di
cipressi
che
si
contorcevano
e
s
'
infiammavano
a
un
tratto
,
sciogliendosi
in
una
pioggia
di
resina
ardente
;
dai
gruppi
di
vecchie
case
di
legno
,
che
s
'
accendevano
scoppiettando
come
fuochi
d
'
artifizio
,
e
sprigionavano
fasci
enormi
di
fiamme
bianche
in
cui
parevano
che
soffiassero
mantici
di
cento
officine
.
Era
uno
stritolamento
,
un
rovinìo
,
una
distruzione
rabbiosa
,
che
pareva
prodotta
nello
stesso
tempo
da
un
incendio
,
da
un
'
inondazione
,
da
una
convulsione
della
terra
e
dalla
rapina
d
'
un
esercito
.
Nessuno
aveva
mai
nè
visto
nè
sognato
un
simile
orrore
.
La
popolazione
pareva
impazzita
.
Per
le
strade
di
Pera
era
un
rimescolamento
vertiginoso
e
un
urlìo
forsennato
come
sul
ponte
d
'
un
bastimento
nel
momento
del
naufragio
.
In
mezzo
ai
mobili
rotolati
,
sotto
al
balenìo
delle
spade
degli
ufficiali
,
fra
gli
urti
e
le
bastonate
dei
facchini
e
dei
portatori
d
'
acqua
,
in
mezzo
ai
cavalli
dei
Pascià
e
alle
frotte
dei
pompieri
che
passavano
di
corsa
investendo
e
rovesciando
quanto
incontravano
,
famiglie
italiane
,
francesi
,
greche
,
armene
,
poveri
e
ricchi
,
donne
e
fanciulli
,
smarriti
,
smemorati
,
si
cercavano
brancolando
,
si
chiamavano
gridando
e
piangendo
,
soffocati
dal
fumo
e
accecati
dalle
scintille
;
passavano
ambasciatori
,
seguiti
da
drappelli
di
servi
,
carichi
di
carte
e
di
libri
;
frati
che
innalzavano
un
crocifisso
sopra
la
folla
;
gruppi
di
donne
turche
che
portavano
fra
le
braccia
gli
oggetti
più
preziosi
dell
'
arem
;
stuoli
di
gente
curva
sotto
spoglie
di
chiese
,
di
teatri
,
di
scuole
,
di
moschee
;
e
a
quando
a
quando
,
una
nuvola
enorme
di
fumo
caliginoso
,
spinta
giù
da
una
ventata
improvvisa
,
immergeva
tutti
nelle
tenebre
e
cresceva
lo
scompiglio
e
il
terrore
.
A
crescere
ancora
gli
orrori
di
quel
disastro
,
c
'
era
,
come
sempre
,
ma
più
quel
giorno
che
mai
,
una
miriade
di
ladri
d
'
ogni
paese
,
sbucati
da
tutti
i
covi
di
Costantinopoli
,
riuniti
a
drappelli
d
'
intesa
fra
loro
,
e
vestiti
da
facchini
,
da
signori
o
da
soldati
,
i
quali
entravano
nelle
case
e
rubavano
a
man
salva
,
e
correvano
poi
in
frotte
a
Kassim
-
Pascià
e
a
Tataola
,
a
depositarvi
il
bottino
;
e
i
soldati
li
cacciavano
,
stendendosi
in
cordoni
,
e
assalendoli
a
pattuglie
,
e
seguivano
lotte
,
dispersioni
e
inseguimenti
,
che
aggiungevano
sgomento
a
sgomento
.
I
pompieri
,
i
facchini
,
i
portatori
d
'
acqua
,
spalleggiati
dai
loro
parenti
,
stretti
in
bande
brigantesche
,
sotto
gli
occhi
delle
famiglie
desolate
di
cui
ardevano
le
case
,
interrompevano
il
lavoro
,
e
mettevano
a
prezzo
d
'
oro
la
continuazione
.
I
mobili
ammucchiati
a
traverso
le
strade
strette
,
difesi
dalle
famiglie
,
erano
presi
d
'
assalto
da
torme
di
predoni
,
colle
armi
alla
mano
,
e
poi
ridifesi
,
come
barricate
,
dall
'
assalto
di
altri
predoni
.
Turbe
di
fuggitivi
,
incontrandosi
colle
loro
robe
nei
varchi
angusti
,
si
disputavano
ferocemente
la
precedenza
del
passaggio
,
e
lasciavano
il
terreno
ingombro
di
gente
soffocata
o
ferita
.
Ma
già
dopo
le
prime
quattr
'
ore
d
'
incendio
,
la
furia
del
foco
era
tale
che
pochi
s
'
affannavano
più
per
le
proprie
robe
,
e
a
tutti
pareva
già
molto
di
metter
in
salvo
la
vita
.
Due
terzi
di
Pera
ardevano
,
e
le
fiamme
,
correndo
sempre
più
rapidamente
in
tutte
le
direzioni
,
accerchiavano
quasi
all
'
improvviso
dei
vasti
spazii
prima
che
la
gente
,
ch
'
era
dentro
,
se
ne
avvedesse
.
Centinaia
di
sventurati
,
stretti
in
folla
,
si
slanciavano
su
per
una
stradicciuola
tortuosa
per
cercare
uno
scampo
,
e
improvvisamente
,
a
una
svoltata
,
si
vedevano
venir
contro
un
uragano
di
vampe
e
di
fumo
,
che
li
ricacciava
indietro
,
forsennati
,
a
cercare
un
'
altra
uscita
.
Famiglie
intere
,
-
ed
una
,
fra
queste
,
di
ventidue
persone
,
-
erano
tutt
'
a
un
tratto
circondate
,
asfissiate
,
arse
,
carbonizzate
.
Presi
dalla
disperazione
,
si
rifugiavano
nelle
cantine
dove
rimanevano
soffocati
,
si
precipitavano
nei
pozzi
e
nelle
cisterne
,
s
'
impiccavano
agli
alberi
,
o
dopo
aver
cercato
inutilmente
un
ricovero
nei
ripostigli
più
segreti
della
casa
,
smarrita
la
ragione
,
uscivano
all
'
aperto
e
correvano
a
buttarsi
nelle
fiamme
.
Dai
luoghi
alti
di
Pera
,
si
vedevano
giù
per
le
chine
,
in
mezzo
a
cerchi
di
fuoco
,
famiglie
inginocchiate
sulle
terrazze
,
colle
braccia
tese
e
le
mani
giunte
,
che
chiedevano
al
cielo
il
soccorso
che
non
speravano
più
dalla
terra
.
Si
vedevano
venir
giù
di
corsa
dalle
alture
di
Pera
e
sparpagliarsi
per
Galata
,
per
Top
-
hanè
,
per
Funduclù
,
per
i
bassi
cimiteri
,
stormi
di
gente
pallida
e
scapigliata
,
stravolta
dal
terrore
,
che
cercava
ancora
dove
nascondersi
,
come
se
fosse
inseguita
dal
fuoco
;
fanciulli
insanguinati
,
donne
lacere
,
coi
capelli
arsi
,
che
stringevano
fra
le
braccia
bimbi
morti
o
acciecati
;
uomini
col
viso
e
le
braccia
scorticate
che
si
scontorcevano
per
terra
fra
gli
spasimi
dell
'
agonia
;
vecchi
singhiozzanti
come
bambini
,
signori
ridotti
alla
miseria
che
davan
del
capo
nei
muri
,
giovanetti
deliranti
che
andavano
a
cadere
estenuati
sulla
riva
del
Corno
d
'
oro
,
famiglie
che
portavano
cadaveri
anneriti
,
sventurati
impazziti
dallo
spavento
che
trascinavano
seggiole
attaccate
a
uno
spago
o
si
serravano
sul
petto
delle
bracciate
di
cocci
e
di
cenci
,
prorompendo
in
grida
lamentevoli
o
in
risa
frenetiche
.
E
intanto
,
continuavano
a
salire
dai
quartieri
bassi
,
dagli
arsenali
di
Ters
-
hanè
e
di
Top
-
hanè
,
dalle
caserme
,
dalle
moschee
,
dai
palazzi
del
Sultano
,
e
correvano
come
a
un
assalto
,
urlando
Janghen
var
e
Allà
,
su
per
le
colline
,
fra
il
turbinìo
della
cenere
e
delle
scintille
,
sotto
una
pioggia
di
caligine
ardente
,
per
le
strade
coperte
di
tizzoni
e
di
rottami
,
battaglioni
di
nizam
,
bande
di
ladri
,
falangi
di
pompieri
,
generali
,
dervis
,
messi
della
Corte
,
famiglie
che
tornavano
indietro
a
cercare
i
parenti
perduti
,
predatori
ed
eroi
,
la
sventura
,
la
carità
e
il
delitto
,
confusi
in
una
turba
spaventevole
,
che
montava
rumoreggiando
come
un
mare
in
tempesta
,
colorata
dai
riflessi
vermigli
dell
'
immensa
fornace
.
E
poco
lontano
da
quell
'
inferno
,
rideva
,
come
sempre
,
la
maestà
serena
di
Stambul
e
la
bellezza
primaverile
della
riva
asiatica
,
specchiata
dal
mar
di
Marmara
e
dal
Bosforo
,
coperto
di
bastimenti
immobili
;
una
folla
immensa
,
che
faceva
nere
tutte
le
rive
,
assisteva
muta
e
impassibile
allo
spettacolo
spaventoso
;
i
muezzin
annunziavano
con
lente
cantilene
dai
terrazzi
dei
minareti
il
tramonto
del
sole
;
gli
uccelli
roteavano
allegramente
intorno
alle
moschee
delle
sette
colline
;
e
i
vecchi
turchi
,
seduti
all
'
ombra
dei
platani
,
sopra
le
alture
verdi
di
Scutari
,
mormoravano
con
voce
pacata
:
-
È
sonata
l
'
ultima
ora
per
la
città
dei
Sultani
.
-
Il
giorno
prescritto
è
venuto
.
-
La
sentenza
d
'
Allà
si
compisce
.
-
Così
sia
-
Così
sia
.
L
'
incendio
,
per
fortuna
,
non
si
protrasse
nella
notte
.
Alle
sette
della
sera
s
'
accendeva
,
per
ultimo
,
il
palazzo
dell
'
ambasciata
d
'
Inghilterra
;
dopo
di
che
il
vento
cessava
improvvisamente
,
e
le
fiamme
morivano
,
spontaneamente
o
soffocate
,
da
tutte
le
parti
.
In
sei
ore
due
terzi
di
Pera
erano
stati
distrutti
dalle
fondamenta
,
nove
mila
case
incenerite
,
due
mila
persone
morte
.
Dopo
l
'
incendio
famoso
del
1756
,
che
distrusse
ottanta
mila
case
,
e
spianò
due
terzi
di
Stambul
,
sotto
il
regno
di
Otmano
III
,
non
s
'
era
più
visto
un
disastro
così
tremendo
;
e
nessun
incendio
,
dalla
presa
di
Costantinopoli
in
poi
,
mietè
un
così
gran
numero
di
vite
.
Il
giorno
seguente
Pera
offriva
un
aspetto
meno
spaventevole
,
ma
non
meno
triste
che
durante
l
'
infuriare
dell
'
incendio
.
Dov
'
era
passato
il
fuoco
,
era
un
deserto
,
e
apparivano
le
forme
nude
e
sinistre
della
grande
collina
;
nuovi
prospetti
,
una
luce
nuova
,
vastissimi
spazi
coperti
di
cenere
in
mezzo
ai
quali
non
rimanevano
che
le
torricine
affumicate
dei
camini
,
come
monumenti
funebri
;
quartieri
interi
scomparsi
come
accampamenti
di
beduini
portati
via
dall
'
uragano
;
strade
e
crocicchi
di
cui
non
rimanevan
più
che
le
traccie
nere
e
fumanti
sulla
terra
,
fra
le
quali
erravano
migliaia
di
sventurati
cenciosi
e
sparuti
,
che
chiedevano
l
'
elemosina
in
mezzo
a
un
via
vai
di
soldati
,
di
medici
,
di
monache
,
di
sacerdoti
d
'
ogni
religione
e
d
'
impiegati
di
tutti
i
gradi
,
che
distribuivano
pane
e
denaro
,
e
guidavano
lunghe
file
di
carri
carichi
di
materasse
e
di
coperte
,
mandate
dal
governo
per
la
gente
rimasta
senza
casa
.
Il
governo
aveva
fatto
pure
distribuire
le
tende
dei
soldati
.
Le
alture
di
Tataola
e
il
grande
cimitero
armeno
erano
coperti
d
'
accampamenti
,
in
cui
brulicava
una
folla
immensa
.
Per
tutto
si
vedevano
strati
e
monti
di
masserizie
su
cui
sedevano
famiglie
estenuate
e
istupidite
.
Nel
vasto
cimitero
di
Galata
erano
sparsi
e
accatastati
alla
rinfusa
,
come
in
un
bazar
messo
sottosopra
,
lungo
i
sentieri
e
in
mezzo
ai
sepolcri
,
divani
,
letti
,
cuscini
,
pianoforti
,
quadri
,
libri
,
carrozze
sconquassate
,
cavalli
feriti
legati
ai
cipressi
,
portantine
dorate
d
'
ambasciatori
e
gabbie
di
pappagalli
degli
arem
,
custoditi
da
una
folla
di
servi
e
di
facchini
neri
di
caligine
e
cascanti
di
sonno
.
Una
poveraglia
innumerevole
,
immonda
,
non
mai
veduta
,
girava
per
le
strade
a
cercar
chiodi
e
serrature
fra
le
macerie
,
scansando
i
soldati
e
i
pompieri
addormentati
per
terra
,
sfiniti
dalle
fatiche
della
notte
;
si
vedeva
per
tutto
gente
affaccendata
a
rizzar
baracche
sulle
rovine
delle
proprie
case
,
con
tende
ed
assiti
;
famiglie
inginocchiate
in
mezzo
ai
muri
affumicati
di
chiese
senza
tetto
,
dinanzi
ad
altari
bruciati
;
gruppi
di
uomini
e
di
donne
che
correvano
affannosamente
,
col
capo
chino
,
osservando
viso
per
viso
lunghe
file
di
cadaveri
carbonizzati
e
sformati
,
e
lì
riconoscimenti
,
grida
disperate
,
scoppi
di
pianto
,
gente
che
stramazzava
come
fulminata
,
in
mezzo
a
una
processione
di
lettighe
e
di
bare
,
a
un
polverìo
denso
,
a
un
'
aria
infocata
,
a
un
puzzo
di
carni
arse
,
a
nuvoli
di
scintille
che
si
sollevavano
improvvisamente
sotto
le
vanghe
e
i
picconi
degli
scavatori
,
e
ricadevano
sopra
una
folla
fitta
,
lenta
,
silenziosa
,
sbalordita
,
accorsa
da
tutte
le
parti
di
Costantinopoli
,
sopra
alla
quale
apparivano
le
faccie
pallide
e
gravi
dei
Consoli
e
degli
Ambasciatori
,
che
arrestavano
i
cavalli
sui
crocicchi
,
e
guardavano
intorno
sgomentati
dall
'
immensità
del
disastro
.
Eppure
anche
quell
'
immenso
disastro
,
come
segue
sempre
nei
paesi
orientali
,
fu
presto
dimenticato
.
Quattro
anni
dopo
io
non
ne
vidi
più
traccia
,
fuorchè
qualche
tratto
di
terreno
sgombro
all
'
estremità
di
Pera
,
dinanzi
all
'
altura
di
Tataola
.
Dell
'
incendio
si
parlava
già
come
d
'
un
avvenimento
molto
lontano
.
Per
qualche
tempo
,
mentre
le
ceneri
erano
ancora
calde
,
i
giornali
avevano
chiesto
al
governo
dei
provvedimenti
:
che
riordinasse
il
corpo
dei
pompieri
,
che
mutasse
le
pompe
,
che
si
procurasse
maggior
abbondanza
d
'
acqua
,
che
regolasse
la
costruzione
delle
case
;
ma
il
governo
aveva
fatto
il
sordo
e
gli
europei
avevano
rimesso
il
cuore
in
pace
,
continuando
a
vivere
alla
turca
,
ossia
fidando
un
po
'
nel
buon
Dio
e
un
po
'
nella
buona
fortuna
.
Così
,
nulla
o
quasi
nulla
essendo
mutato
,
si
può
andar
sicuri
che
quello
del
1870
non
fu
l
'
ultimo
dei
grandi
incendi
dai
quali
"
è
scritto
"
che
la
città
dei
Sultani
sia
ogni
tanti
anni
desolata
.
Le
case
di
Pera
sono
ora
quasi
tutte
,
è
vero
,
di
muratura
;
ma
costrutte
la
maggior
parte
malamente
,
da
architetti
senza
studii
e
senza
esperienza
,
non
invigilati
dal
Governo
,
e
spesso
anche
costrutte
dal
primo
venuto
,
in
maniera
che
molte
rovinano
prima
d
'
esser
terminate
,
e
quelle
che
rimangono
su
,
non
possono
opporre
alcuna
resistenza
alle
fiamme
.
L
'
acqua
,
specialmente
a
Pera
,
è
sempre
scarsa
e
soggetta
a
un
monopolio
vergognoso
;
e
siccome
viene
in
gran
parte
dai
serbatoi
del
villaggio
di
Belgrado
,
costrutti
dai
Romani
,
manca
affatto
quando
non
cadono
pioggie
abbondanti
in
primavera
e
in
autunno
;
onde
chi
ha
denari
deve
pagarla
a
peso
d
'
oro
e
i
poveri
bevono
fango
.
I
pompieri
sono
sempre
piuttosto
una
grande
banda
di
malfattori
,
che
un
corpo
ordinato
di
operai
;
banda
composta
di
gente
d
'
ogni
paese
,
dipendenti
più
di
nome
che
di
fatto
dal
Seraschierato
,
da
cui
non
ricevono
che
una
razione
di
pane
;
inesperti
,
indisciplinati
,
ladri
,
detestati
e
temuti
dalla
popolazione
quanto
il
fuoco
che
non
sanno
spegnere
,
e
sospetti
,
non
senza
fondamento
,
di
desiderare
gl
'
incendi
,
come
occasione
di
far
bottino
.
Le
pompe
non
scarseggiano
,
è
vero
,
e
i
turchi
ne
vanno
alteri
come
di
macchine
meravigliose
;
ma
sono
ridicole
carabattole
,
che
contengono
una
dozzina
di
litri
d
'
acqua
,
e
mandano
uno
zampillo
sottilissimo
,
piuttosto
adatto
a
innaffiare
giardini
che
a
spegnere
incendi
.
E
sarebbe
nondineno
una
gran
fortuna
,
se
rimanendo
questi
inconvenienti
,
fossero
cessati
gli
altri
,
che
sono
molto
più
gravi
.
Non
è
credibile
,
senza
dubbio
,
quello
che
molti
credono
ancora
,
che
il
Governo
,
cioè
,
susciti
gl
'
incendii
per
allargare
le
strade
,
chè
il
danno
e
il
pericolo
sarebbero
troppo
sproporzionati
ai
vantaggi
;
nè
accade
più
come
per
il
passato
,
che
il
"
partito
d
'
opposizione
"
dia
fuoco
a
un
quartiere
di
Costantinopoli
per
spaventare
il
Sultano
,
nè
che
l
'
esercito
incendii
un
sobborgo
per
ottenere
un
accrescimento
di
paga
.
Ma
il
sospetto
,
che
gl
'
incendii
siano
molte
volte
suscitati
da
coloro
che
ne
possono
trarre
guadagno
,
è
sempre
vivo
,
e
il
fatto
provò
troppo
spesso
che
non
è
un
sospetto
infondato
.
Per
il
che
la
popolazione
vive
in
un
'
ansietà
continua
.
Teme
dei
portatori
d
'
acqua
,
dei
facchini
,
degli
architetti
,
dei
mercanti
di
legna
e
di
calce
,
e
massimamente
dei
servitori
,
che
sono
la
peggior
genìa
di
Costantinopoli
,
legati
la
maggior
parte
con
ladri
,
i
quali
sono
alla
loro
volta
ordinati
in
associazioni
e
in
comitati
,
da
cui
altre
compagnie
occulte
compran
la
roba
rubata
e
facilitano
con
varii
mezzi
il
delitto
.
E
la
polizia
locale
mostra
con
questa
gente
una
fiacchezza
,
per
non
chiamarla
indulgenza
,
la
quale
produce
quasi
gli
effetti
della
complicità
.
Non
fu
mai
condannato
un
incendiario
.
Raramente
i
ladri
,
dopo
gl
'
incendii
,
sono
colti
e
puniti
.
È
anche
più
raro
che
gli
oggetti
sequestrati
dalla
polizia
siano
restituiti
ai
proprietarii
.
Di
più
,
essendoci
a
Costantinopoli
del
canagliume
di
tutti
i
paesi
,
l
'
azione
della
giustizia
è
inceppata
in
mille
modi
dai
trattati
internazionali
;
i
Consolati
reclamano
a
sè
i
malfattori
della
propria
nazione
;
i
processi
durano
un
secolo
;
molti
delinquenti
scappano
;
il
timore
del
castigo
non
serve
quasi
affatto
di
freno
agli
scellerati
,
e
il
saccheggio
negl
'
incendii
è
considerato
da
loro
quasi
come
un
privilegio
tacitamente
riconosciuto
dalle
autorità
,
come
era
altre
volte
per
gli
eserciti
il
mettere
a
sacco
le
città
espugnate
.
Per
questo
la
parola
"
incendio
"
significa
ancora
per
la
popolazione
di
Costantinopoli
"
tutte
le
sventure
"
e
il
grido
di
Janghen
var
è
sempre
un
grido
tremendo
,
solenne
,
fatale
,
al
cui
suono
tutta
la
città
si
rimescola
fin
nel
più
profondo
delle
sue
viscere
,
come
all
'
annunzio
d
'
un
castigo
di
Dio
.
E
chi
sa
quante
volte
la
grande
metropoli
dovrà
ancora
essere
incenerita
e
rialzata
sulle
sue
ceneri
prima
che
la
civiltà
europea
abbia
piantato
la
sua
bandiera
sul
palazzo
imperiale
di
Dolma
-
Bagcé
!
Nei
tempi
andati
,
quando
scoppiava
un
incendio
in
Costantinopoli
,
se
il
Sultano
si
trovava
in
quel
momento
nell
'
arem
,
gli
portava
l
'
annunzio
del
pericolo
un
'
odalisca
tutta
vestita
color
di
porpora
dal
turbante
alle
babbuccie
,
la
quale
aveva
l
'
ordine
di
presentarsi
a
Lui
in
qualunque
luogo
egli
fosse
;
fosse
anche
stato
in
braccio
alla
più
cara
delle
sue
favorite
.
Essa
non
aveva
che
da
presentarsi
sulla
soglia
:
il
color
di
fuoco
dei
suoi
panni
era
l
'
annunzio
muto
della
sventura
.
Ebbene
,
chi
crederebbe
che
fra
tante
immagini
grandiose
e
terribili
che
mi
si
affacciano
alla
mente
quando
penso
agl
'
incendii
di
Costantinopoli
,
sia
la
figura
di
quell
'
odalisca
quella
che
scuote
più
vivamente
tutte
le
mie
fibre
d
'
artista
?
Io
vorrei
essere
pittore
per
dipingere
quel
quadro
,
e
supplicherò
tutti
i
pittori
di
dipingerlo
,
sin
che
n
'
abbia
trovato
uno
che
s
'
innamori
dell
'
argomento
,
e
a
lui
sarò
grato
per
la
vita
.
Egli
rappresenterà
,
in
una
stanza
dell
'
arem
imperiale
,
tappezzata
di
raso
e
rischiarata
da
una
luce
soavissima
,
sopra
un
largo
divano
,
accanto
a
una
circassa
bionda
di
quindici
anni
,
coperta
di
perle
,
Selim
I
,
il
Sultano
tremendo
,
che
s
'
è
svincolato
impetuosamente
dalle
braccia
della
sua
cadina
,
e
fissa
i
grand
'
occhi
atterriti
sopra
l
'
odalisca
purpurea
,
muta
,
sinistra
,
ritta
sulla
soglia
come
una
statua
,
la
quale
,
con
un
volto
pallido
che
rivela
la
venerazione
e
il
terrore
,
sembra
voler
dire
:
-
Re
dei
Re
,
Allà
ti
chiama
e
il
tuo
popolo
desolato
t
'
aspetta
!
-
e
sollevando
la
cortina
della
porta
,
mostra
di
là
da
un
terrazzo
,
in
una
grande
lontananza
azzurrina
,
la
città
enorme
che
fuma
.
LE
MURA
Il
giro
intorno
alle
antiche
mura
di
Stambul
lo
volli
far
solo
,
e
consiglio
ad
imitarmi
tutti
gl
'
Italiani
che
andranno
a
Costantinopoli
,
perché
lo
spettacolo
delle
grandi
rovine
solitarie
non
lascia
un
'
impressione
veramente
profonda
e
durevole
se
non
in
chi
è
tutto
inteso
a
riceverla
,
e
può
seguire
liberamente
il
corso
dei
suoi
pensieri
,
in
silenzio
.
C
'
era
da
fare
una
passeggiata
di
circa
quindici
miglia
italiane
,
a
piedi
,
sotto
i
raggi
del
sole
,
per
strade
deserte
.
-
Forse
-
dissi
al
mio
amico
-
a
metà
strada
mi
piglierà
la
tristezza
della
solitudine
e
t
'
invocherò
come
un
Santo
;
ma
tant
'
è
,
voglio
andar
solo
.
-
Alleggerii
il
portamonete
per
il
caso
che
qualche
ladro
suburbano
avesse
voluto
vederci
dentro
,
gittai
qualchecosa
"
dentro
alle
bramose
canne
"
per
poter
dir
poi
a
me
stesso
:
-
"
taci
,
maledetto
lupo
"
-
;
e
m
'
incamminai
alle
otto
della
mattina
,
sotto
un
bel
cielo
lavato
da
una
pioggerella
della
notte
,
verso
il
ponte
della
Sultana
Validè
.
Il
mio
disegno
era
d
'
uscire
da
Stambul
per
la
porta
del
quartiere
delle
Blacherne
,
di
percorrere
la
linea
delle
mura
dal
Corno
d
'
oro
fino
al
castello
delle
Sette
Torri
,
e
di
ritornare
lungo
la
riva
del
Mar
di
Marmara
,
girando
così
intorno
a
tutto
il
grande
triangolo
della
città
musulmana
.
Passato
il
ponte
,
svoltai
a
destra
e
m
'
innoltrai
nel
vasto
quartiere
chiamato
Istambul
-
disciaré
,
o
Stambul
esterna
,
che
è
una
lunga
striscia
di
città
,
compresa
fra
le
mura
ed
il
porto
,
tutta
casupole
e
magazzini
d
'
oli
e
di
legna
,
stata
distrutta
più
volte
dagli
incendii
.
Fra
le
viuzze
e
la
riva
del
Corno
d
'
oro
,
lungo
la
quale
si
stende
una
fila
di
piccoli
scali
e
di
seni
pieni
di
bastimenti
e
di
barconi
,
c
'
è
un
viavai
fitto
di
facchini
,
di
ciucci
e
di
cammelli
,
un
rimescolìo
di
gente
strana
e
di
cose
sporche
,
e
un
urlìo
incomprensibile
,
che
fa
pensare
a
quei
porti
meravigliosi
del
mar
dell
'
Indie
e
del
mar
della
China
dove
s
'
incontrano
i
popoli
e
le
merci
dei
due
emisferi
.
Le
mura
che
rimangono
da
questo
lato
della
città
,
sono
alte
cinque
volte
un
uomo
,
merlate
,
fiancheggiate
di
cento
in
cento
passi
da
piccole
torri
quadrangolari
,
e
in
molte
parti
rovinate
;
ma
sono
il
tratto
meno
notevole
e
per
arte
e
per
memorie
delle
mura
di
Stambul
.
Attraversai
il
quartiere
del
Fanar
,
passando
sulla
riva
ingombra
di
fruttaioli
,
di
pasticcieri
,
di
venditori
d
'
anice
e
di
rosolio
,
e
di
cucine
esposte
all
'
aria
aperta
,
in
mezzo
a
gruppi
di
bei
marinari
greci
atteggiati
come
le
statue
dei
loro
Numi
antichi
;
girai
intorno
al
vastissimo
ghetto
di
Balata
;
percorsi
il
quartiere
silenzioso
delle
Blacherne
,
e
uscii
finalmente
di
città
per
la
porta
chiamata
Egri
-
Kapú
,
poco
lontana
dalla
riva
del
Corno
d
'
oro
.
Tutto
questo
è
presto
detto
;
ma
è
una
camminata
di
un
'
ora
e
mezzo
,
ora
in
salita
,
ora
in
discesa
,
intorno
a
laghi
di
mota
,
sopra
ciottoli
enormi
,
per
vicoli
senza
fine
,
sotto
volte
oscure
,
a
traverso
a
vasti
spazii
solitari
,
senz
'
altra
guida
che
la
punta
dei
minareti
della
moschea
di
Selim
.
A
un
certo
punto
si
cominciano
a
non
veder
più
nè
faccie
nè
abiti
di
franchi
;
poi
spariscono
le
casette
all
'
europea
;
poi
il
ciottolato
,
poi
le
insegne
delle
botteghe
,
poi
l
'
indicazione
delle
strade
,
poi
ogni
rumor
di
lavoro
;
e
più
si
va
innanzi
,
più
i
cani
guardano
torvo
,
più
i
monelli
turchi
fissano
con
l
'
occhio
ardito
,
più
le
donne
del
volgo
si
nascondono
la
faccia
con
cura
,
fin
che
ci
si
trova
in
piena
barbarie
asiatica
,
e
la
passeggiata
di
due
ore
pare
che
sia
stata
un
viaggio
di
due
giorni
.
Uscendo
da
Egri
-
Kapú
,
voltai
a
sinistra
e
vidi
improvvisamente
un
larghissimo
tratto
delle
mura
famose
che
difendono
Stambul
dalla
parte
di
terra
.
Sono
passati
tre
anni
da
quel
momento
;
ma
non
posso
ricordarmene
senza
provare
un
sentimento
vivissimo
di
maraviglia
.
Non
so
in
quale
altro
luogo
dell
'
Oriente
si
trovino
così
raccolte
la
grandezza
dell
'
opera
umana
,
la
maestà
della
potenza
,
la
gloria
dei
secoli
,
la
solennità
delle
memorie
,
la
mestizia
delle
rovine
,
la
bellezza
della
natura
.
È
una
vista
che
ispira
insieme
ammirazione
,
venerazione
e
terrore
;
uno
spettacolo
degno
d
'
un
canto
d
'
Omero
.
A
primo
aspetto
,
si
scoprirebbe
il
capo
e
si
griderebbe
:
-
Gloria
!
-
come
dinanzi
a
una
schiera
interminabile
di
giganteschi
eroi
mutilati
.
La
cinta
delle
mura
e
delle
torri
enormi
si
stende
fin
dove
arriva
lo
sguardo
,
salendo
e
scendendo
a
seconda
delle
alture
e
degli
avvallamenti
,
dove
bassissima
che
par
che
si
sprofondi
nella
terra
,
dove
alta
che
par
che
coroni
la
sommità
d
'
una
montagna
;
svariata
d
'
infinite
forme
di
rovine
,
tinta
di
mille
colori
severi
,
dal
calcareo
fosco
quasi
nero
al
giallo
caldo
quasi
dorato
,
e
rivestita
d
'
una
vegetazione
rigogliosa
d
'
un
verde
cupo
,
che
s
'
arrampica
su
per
i
muri
,
ricasca
in
ghirlande
dai
merli
e
dalle
feritoie
,
si
rizza
in
ciuffi
alteri
sulla
cima
delle
torri
,
s
'
ammucchia
in
piramidi
altissime
,
vien
giù
quasi
a
cascatelle
dalle
cortine
,
e
colma
brecce
,
spaccature
e
fossati
,
e
si
avanza
fin
sulla
via
.
Sono
tre
ordini
di
mura
che
formano
come
una
gradinata
gigantesca
di
rovine
:
il
muro
interno
,
che
è
il
più
alto
,
fiancheggiato
,
a
brevi
distanze
eguali
,
da
grossissime
torri
quadrate
;
quel
di
mezzo
,
rafforzato
da
piccole
torri
rotonde
;
l
'
esterno
senza
torri
,
bassissimo
,
e
difeso
da
un
fosso
largo
e
profondo
,
anticamente
riempito
dalle
acque
del
Corno
d
'
oro
e
del
Mar
di
Marmara
,
ora
coperto
d
'
erba
e
di
cespugli
.
Tutte
queste
mura
sono
ancora
,
presso
a
poco
,
quali
erano
il
giorno
dopo
la
presa
di
Costantinopoli
:
perché
sono
pochissima
cosa
i
ristauri
fatti
da
Maometto
e
da
Bajazet
II
.
Vi
si
vedono
ancora
le
breccie
che
v
'
apersero
i
cannoni
enormi
d
'
Orbano
,
le
tracce
dei
colpi
degli
arieti
e
delle
catapulte
,
gli
squarci
delle
mine
,
e
tutti
gl
'
indizii
dei
luoghi
dove
si
diedero
gli
assalti
più
furiosi
e
si
opposero
le
resistenze
più
disperate
.
Le
torri
rotonde
delle
mura
di
mezzo
sono
quasi
tutte
rovinate
fino
alle
fondamenta
;
le
torri
delle
mura
interne
,
quasi
tutte
ritte
;
ma
smerlate
,
scantonate
,
ridotte
in
punta
alla
sommità
come
tronchi
d
'
alberi
enormi
acuminati
a
colpi
d
'
accetta
,
e
screpolate
di
cima
in
fondo
o
incavate
alla
base
come
scogli
rosi
dal
mare
.
Pezzi
smisurati
di
muratura
,
rotolati
giù
dalle
cortine
,
ingombrano
la
piattaforma
del
muro
di
mezzo
,
quella
del
muro
esterno
ed
il
fosso
.
Piccoli
sentieri
serpeggiano
fra
le
macerie
e
le
erbaccie
e
si
perdono
nell
'
ombra
cupa
della
vegetazione
alta
,
fra
i
macigni
e
gli
scoscendimenti
della
terra
messa
a
nudo
dai
muri
precipitati
.
Ogni
tratto
di
bastione
compreso
fra
due
torri
è
un
quadro
stupendo
di
rovine
e
di
verde
,
pieno
di
maestà
e
di
grandezza
.
Tutto
è
colossale
,
selvatico
,
irto
,
minaccioso
,
e
improntato
d
'
una
bellezza
pomposa
e
triste
,
che
impone
la
riverenza
.
Par
di
vedere
le
rovine
d
'
una
catena
sterminata
di
castelli
feudali
,
o
i
resti
d
'
una
di
quelle
muraglie
prodigiose
che
circondavano
i
grandi
imperi
leggendarii
dell
'
Asia
orientale
.
La
Costantinopoli
del
secolo
decimonono
è
sparita
;
si
è
dinanzi
alla
città
dei
Costantini
;
si
respira
l
'
aria
del
quattrocento
;
tutti
i
pensieri
corrono
al
giorno
dell
'
immensa
caduta
e
si
rimane
per
un
momento
sbalorditi
e
sgomenti
.
La
porta
per
cui
ero
uscito
,
chiamata
dai
turchi
Egri
-
Kapú
,
era
quella
famosa
porta
Caligaria
,
per
la
quale
fece
la
sua
entrata
trionfale
Giustiniano
,
ed
entrò
poi
Alessio
Comneno
per
impadronirsi
del
trono
.
Dinanzi
v
'
è
un
cimitero
musulmano
.
Nei
primi
giorni
dell
'
assedio
era
stato
messo
là
quello
smisurato
cannone
d
'
Orbano
,
intorno
al
quale
lavoravano
quattrocento
artiglieri
e
che
cento
buoi
stentavano
a
smovere
.
La
porta
era
difesa
da
Teodoro
di
Caristo
e
da
Giovanni
Greant
,
contro
l
'
ala
sinistra
dell
'
esercito
turco
che
si
stendeva
fino
al
Corno
d
'
oro
.
Da
quel
punto
fino
al
Mar
di
Marmara
non
c
'
è
più
un
sobborgo
nè
un
gruppo
di
case
.
La
strada
corre
diritta
fra
le
mura
e
la
campagna
.
Non
v
'
è
nulla
che
distragga
dalla
contemplazione
delle
rovine
.
Mi
misi
in
cammino
.
Andai
per
un
lungo
tratto
in
mezzo
a
due
cimiteri
;
uno
cristiano
a
sinistra
,
sotto
le
mura
;
un
altro
maomettano
,
a
destra
,
vastissimo
e
ombreggiato
da
una
selva
di
cipressi
.
Il
sole
scottava
;
la
strada
si
stendeva
dinanzi
a
me
bianca
e
solitaria
,
e
sollevandosi
a
poco
a
poco
tagliava
con
una
linea
retta
,
sulla
sommità
dell
'
altura
,
il
cielo
,
limpidissimo
.
Da
una
parte
le
torri
succedevano
alle
torri
,
dall
'
altra
le
tombe
succedevano
alle
tombe
.
Non
sentivo
che
il
rumore
cadenzato
del
mio
passo
e
di
tratto
in
tratto
il
fruscìo
di
un
lucertolone
fra
i
cespugli
vicini
.
Andai
così
per
un
lungo
tratto
,
fin
che
mi
trovai
impensatamente
davanti
a
una
bella
porta
quadrata
,
sormontata
da
un
grande
arco
a
tutto
sesto
e
fiancheggiata
da
due
grosse
torri
ottagone
.
Era
la
porta
d
'
Adrianopoli
,
la
Polyandria
dei
Greci
;
quella
che
sostenne
nel
625
,
sotto
Eraclio
,
l
'
urto
formidabile
degli
Avari
,
che
fu
difesa
contro
Maometto
II
dai
fratelli
Paolo
e
Antonino
Troilo
Bochiardi
,
e
che
divenne
poi
la
porta
delle
uscite
e
dell
'
entrate
trionfali
degli
eserciti
musulmani
.
Nè
dinanzi
nè
intorno
non
c
'
era
anima
viva
.
Improvvisamente
uscirono
di
galoppo
due
cavalieri
turchi
,
mi
ravvolsero
in
un
nuvolo
di
polvere
e
sparirono
per
la
strada
d
'
Adrianopoli
;
poi
tornò
a
regnare
un
silenzio
profondo
.
Di
là
,
voltando
le
spalle
alle
mura
,
mi
avanzai
per
la
strada
d
'
Adrianopoli
,
discesi
nel
vallone
del
Lykus
,
salii
sopra
un
'
altura
,
e
mi
trovai
dinanzi
al
vastissimo
piano
ondulato
e
arido
di
Dahud
-
Pascià
,
dove
tenne
il
quartier
generale
Maometto
II
,
durante
l
'
assedio
di
Costantinopoli
.
Stetti
qualche
tempo
là
immobile
,
guardando
intorno
con
una
mano
sugli
occhi
,
come
per
cercare
le
traccie
dell
'
accampamento
imperiale
e
rappresentarmi
il
grande
e
strano
spettacolo
che
doveva
offrire
quel
luogo
sul
finire
della
primavera
del
1453
.
Là
proprio
rifluiva
,
come
al
suo
cuore
,
la
vita
di
tutto
l
'
enorme
esercito
che
stringeva
nel
suo
formidabile
amplesso
la
grande
città
moribonda
.
Di
là
partivano
gli
ordini
fulminei
che
movevano
le
braccia
di
centomila
operai
,
che
facevano
trascinare
per
terra
duecento
galere
dalla
baia
di
Besci
-
tass
alla
baia
di
Kassim
-
Pascià
,
che
spingevano
nelle
viscere
della
terra
eserciti
di
minatori
armeni
,
che
sguinzagliavano
da
cento
parti
i
drappelli
d
'
araldi
ad
annunziar
l
'
ora
degli
assalti
,
e
facevano
,
nel
tempo
che
s
'
impiega
a
contare
le
pallottoline
d
'
un
tespì
,
tendere
trecentomila
archi
e
sguainare
trecentomila
scimitarre
.
Là
i
messi
pallidi
di
Costantino
s
'
incontravano
coi
genovesi
di
Galata
venuti
a
vender
l
'
olio
per
rinfrescare
i
cannoni
d
'
Orbano
e
colle
vedette
musulmane
che
spiavano
dalla
riva
del
Mar
di
Marmara
se
apparissero
all
'
orizzonte
le
flotte
europee
a
portar
gli
ultimi
soccorsi
della
cristianità
all
'
ultimo
baluardo
dei
Costantini
.
Là
era
un
formicolìo
di
cristiani
rinnegati
,
d
'
avventurieri
asiatici
,
di
vecchi
sceicchi
,
di
dervis
macilenti
,
laceri
e
stremati
dalle
lunghe
marcie
,
che
andavano
e
venivano
affannosamente
intorno
alle
tende
di
quattordicimila
giannizzeri
,
fra
schiere
interminabili
di
cavalli
bardati
,
fra
lunghissime
file
di
alti
cammelli
immobili
,
in
mezzo
a
catapulte
e
a
baliste
infrante
,
a
rottami
di
cannoni
scoppiati
,
a
piramidi
di
palle
enormi
di
granito
;
incrociandosi
con
le
processioni
dei
soldati
polverosi
che
portavano
a
due
a
due
,
dalle
mura
all
'
aperta
campagna
,
cadaveri
sformati
e
feriti
urlanti
,
a
traverso
una
nuvola
perpetua
di
fumo
.
In
mezzo
all
'
accampamento
dei
giannizzeri
s
'
alzavano
le
tende
variopinte
della
Corte
,
e
al
di
sopra
di
queste
,
il
padiglione
vermiglio
di
Maometto
II
.
E
ogni
mattina
,
allo
spuntar
del
giorno
,
egli
era
là
,
ritto
dinanzi
all
'
apertura
del
suo
padiglione
,
pallido
della
veglia
affannosa
della
notte
,
col
suo
gran
turbante
ornato
d
'
un
pennacchio
giallo
e
il
suo
lungo
caffettano
color
di
sangue
,
e
fissava
il
suo
sguardo
d
'
aquila
sull
'
immensa
città
che
gli
si
stendeva
dinanzi
,
tormentando
con
una
mano
la
folta
barba
nera
e
coll
'
altra
il
manico
d
'
argento
del
suo
pugnale
ricurvo
.
Accanto
a
lui
c
'
era
Orbano
,
l
'
inventore
del
cannone
prodigioso
,
che
doveva
pochi
giorni
dopo
,
scoppiando
,
slanciare
le
sue
ossa
sulla
spianata
dell
'
Ippodromo
;
l
'
ammiraglio
Balta
-
Ogli
,
già
turbato
dal
presentimento
della
sconfitta
,
che
fece
cadere
sul
suo
capo
il
bastone
d
'
oro
del
Gran
Signore
;
il
comandante
temerario
dell
'
Epepolin
,
il
grande
castello
mobile
,
coronato
di
torri
e
irto
di
ferro
,
che
cadde
poi
incenerito
davanti
alla
porta
di
San
Romano
;
una
corona
di
legisti
e
di
poeti
abbronzati
dal
sole
di
cento
battaglie
;
un
corteo
di
pascià
colle
membra
coperte
di
cicatrici
e
i
caffettani
lacerati
dalle
freccie
;
una
folla
di
giannizzeri
giganteschi
colle
lame
nude
nel
pugno
e
di
sciaù
armati
di
verghe
di
acciaio
,
pronti
a
far
cadere
le
teste
e
a
lacerare
le
carni
ai
ribelli
e
ai
vigliacchi
;
tutto
il
fiore
di
quella
sterminata
moltitudine
asiatica
,
piena
di
gioventù
,
di
ferocia
e
di
forza
,
che
stava
per
rovesciarsi
,
come
un
torrente
di
ferro
e
di
fuoco
,
sugli
avanzi
decrepiti
dell
'
Impero
bizantino
;
e
tutti
,
immobili
come
statue
,
tinti
di
rosa
dai
primi
raggi
dell
'
aurora
,
guardavano
all
'
orizzonte
le
mille
cupole
argentee
della
città
promessa
dal
Profeta
,
sotto
le
quali
sonavano
,
in
quell
'
ora
,
le
preghiere
e
i
singhiozzi
del
popolo
codardo
.
Io
vedevo
i
visi
,
gli
atteggiamenti
,
i
pugnali
,
le
pieghe
delle
cappe
e
dei
caffettani
,
e
le
grandi
ombre
che
s
'
allungavano
sul
terreno
incavato
dalle
ruote
dei
cannoni
e
delle
torri
.
Ma
a
un
tratto
,
lasciando
cader
gli
occhi
sopra
una
grossa
pietra
mezzo
affondata
nella
terra
,
e
leggendovi
una
rozza
iscrizione
,
quel
gran
quadro
disparve
come
una
visione
fantasmagorica
,
e
vidi
sparpagliarsi
per
la
pianura
brulla
una
moltitudine
allegra
di
cacciatori
di
Vincennes
,
di
zuavi
e
di
fantaccini
dai
calzoni
rossi
;
sentii
cantare
le
canzonette
della
Provenza
e
della
Normandia
;
vidi
il
maresciallo
Saint
-
Arnaud
,
Canrobert
,
Forey
,
Espinasse
,
Pelissier
;
riconobbi
mille
volti
e
mille
colori
vivi
nella
mia
memoria
e
cari
al
mio
cuore
fin
dall
'
infanzia
...
e
rilessi
con
un
sentimento
inesprimibile
di
sorpresa
e
di
piacere
quella
povera
iscrizione
.
La
quale
diceva
:
-
Eugène
Saccard
,
caporal
dans
le
22°
léger
,
16
Juin
1854
.
Di
là
ripassai
per
il
vallone
del
Lykus
e
ritornai
sulla
strada
che
fiancheggia
le
mura
,
sempre
solitaria
e
sempre
serpeggiante
fra
le
rovine
e
i
cimiteri
.
Passai
dinanzi
all
'
antica
porta
militare
di
Pempti
,
ora
murata
;
attraversai
un
'
altra
volta
il
Lykus
,
che
entra
nella
città
in
quel
punto
,
e
arrivai
finalmente
dinanzi
alla
porta
chiamata
del
Cannone
,
dal
gran
cannone
d
'
Orbano
,
che
v
'
era
appostato
davanti
;
la
porta
contro
cui
rivolse
il
suo
ultimo
assalto
l
'
esercito
di
Maometto
.
Alzando
gli
occhi
alla
sommità
delle
mura
,
vidi
dietro
ai
merli
parecchie
orribili
faccie
nere
,
coi
capelli
scarmigliati
,
che
mi
guardavano
in
aria
di
stupore
.
Seppi
poi
che
s
'
era
annidata
là
una
tribù
di
zingari
,
ficcando
le
sue
capanne
nelle
spaccature
delle
cortine
e
delle
torri
.
Qui
le
traccie
della
lotta
sono
veramente
gigantesche
e
superbe
:
le
mura
sventrate
,
crivellate
,
stritolate
;
le
torri
dimezzate
ed
informi
,
le
piattaforme
sepolte
sotto
monti
di
ruderi
,
le
feritoie
squarciate
,
il
terreno
sconvolto
,
il
fosso
ingombro
di
rottami
colossali
,
che
sembrano
massi
di
roccie
franati
da
una
montagna
.
La
battaglia
tremenda
sembra
stata
combattuta
il
giorno
innanzi
e
le
rovine
raccontano
meglio
d
'
una
voce
umana
l
'
orribile
eccidio
di
cui
furono
spettatrici
.
E
fu
poco
meno
che
il
medesimo
dinanzi
a
tutte
le
porte
,
per
tutta
la
lunghezza
delle
mura
.
La
lotta
cominciò
allo
spuntare
del
giorno
.
L
'
esercito
ottomano
era
diviso
in
quattro
enormi
colonne
,
e
preceduto
da
centomila
volontarii
,
che
formavano
un
'
immensa
avanguardia
predestinata
alla
morte
.
Tutta
questa
carne
da
cannone
,
questa
turba
indisciplinata
e
temeraria
di
tartari
,
di
caucasei
,
d
'
arabi
,
di
negri
,
guidati
dai
sceicchi
,
eccitati
dai
dervis
,
cacciati
innanzi
a
nerbate
da
un
esercito
di
sciaù
,
si
slanciò
per
la
prima
all
'
assalto
,
carica
di
terra
e
di
fascine
,
formando
una
sola
catena
e
cacciando
un
urlo
solo
dal
Mar
di
Marmara
al
Corno
d
'
oro
.
Arrivati
sulla
sponda
del
fosso
,
una
grandine
di
ferro
e
di
pietre
li
arresta
e
li
macella
;
cadono
a
cento
a
cento
,
schiacciati
dai
macigni
,
crivellati
dalle
freccie
,
fulminati
dalle
palle
,
arsi
dalle
vampe
delle
spingarde
,
vecchi
,
fanciulli
,
schiavi
,
ladri
,
pastori
,
briganti
;
altre
turbe
,
spinte
da
turbe
più
lontane
,
sottentrano
;
in
poco
tempo
il
fosso
e
le
sponde
sono
coperte
di
mucchi
di
cadaveri
,
di
membra
palpitanti
,
di
turbanti
insanguinati
,
d
'
archi
,
di
scimitarre
;
su
cui
altri
torrenti
d
'
armati
passano
muggendo
e
vanno
a
frangersi
e
a
insanguinarsi
ai
piedi
delle
cortine
e
delle
torri
,
sotto
un
rovescio
più
fitto
di
giavellotti
e
di
sassi
,
in
una
nuvola
densa
che
nasconde
le
mura
,
i
difensori
,
i
morti
,
la
strada
;
fin
che
mille
trombe
ottomane
fanno
sentire
i
loro
squilli
selvaggi
sopra
il
tumulto
della
battaglia
,
e
la
grande
avanguardia
dimezzata
e
sanguinosa
retrocede
confusamente
da
tutta
la
linea
delle
mura
.
Allora
Maometto
II
sguinzaglia
all
'
assalto
il
grosso
delle
sue
forze
.
Tre
grandi
eserciti
,
tre
fiumane
d
'
uomini
,
condotti
da
cento
Pascià
,
sorvolati
da
mille
stendardi
,
s
'
avanzano
,
s
'
allargano
,
coprono
le
alture
,
allagano
le
valli
,
scendono
levando
un
frastuono
spaventoso
di
trombe
,
di
timballi
e
di
spade
,
e
gettando
un
grido
:
-
La
Ilah
illa
lah
!
-
che
rimbomba
come
uno
scoppio
di
fulmine
dal
Corno
d
'
oro
alle
Sette
Torri
,
spiccano
la
corsa
e
vanno
a
precipitarsi
contro
le
mura
come
un
oceano
in
tempesta
contro
una
riva
di
roccie
tagliate
a
picco
.
Allora
comincia
la
grande
battaglia
,
ossia
cento
battaglie
,
alle
porte
,
alle
breccie
,
nei
fossi
,
sulle
piattaforme
,
ai
piedi
delle
cortine
,
da
un
capo
all
'
altro
dell
'
enorme
baluardo
secolare
di
Costantinopoli
.
Dieci
mila
feritoie
vomitano
la
morte
sopra
duecento
mila
vite
.
Dall
'
alto
delle
cortine
e
delle
torri
ruzzolano
i
macigni
,
le
travi
,
le
botti
piene
di
terra
,
le
fascine
accese
.
Le
scale
,
cariche
d
'
assalitori
,
rovinano
;
i
ponti
levatoi
delle
torri
di
assedio
precipitano
;
le
catapulte
fiammeggiano
.
Schiere
dietro
schiere
s
'
avventano
e
ricadono
,
sfolgorate
,
sulle
macerie
,
sui
molti
sfracellati
,
sui
moribondi
,
nel
sangue
,
nell
'
acqua
,
sulle
armi
dei
compagni
,
dentro
a
un
fumo
fitto
,
illuminato
qua
e
là
dalle
vampe
improvvise
del
fuoco
greco
,
fra
i
sibili
rabbiosi
della
mitraglia
,
fra
gli
scoppi
delle
mine
,
fra
gli
urli
dei
mutilati
,
fra
i
rimbombi
formidabili
delle
diciotto
batterie
di
Maometto
,
che
fulminano
la
città
dalle
alture
.
Di
tratto
in
tratto
la
battaglia
si
rallenta
come
per
riprender
respiro
,
e
allora
sulla
larga
breccia
di
porta
San
Romano
,
a
traverso
il
fumo
diradato
,
si
vede
per
qualche
momento
ondeggiare
il
mantello
di
porpora
di
Costantino
,
scintillare
le
armature
di
Giustiniani
e
di
Francesco
di
Toledo
,
e
agitarsi
confusamente
le
terribili
figure
dei
trecento
arcieri
genovesi
.
Poi
la
mischia
si
riaccende
,
il
fumo
rinasconde
le
breccie
,
le
scale
si
riappoggiano
alle
mura
,
e
ricominciano
a
cader
rovine
su
rovine
e
cadaveri
su
cadaveri
alla
porta
d
'
Adrianopoli
,
alla
porta
Dorata
,
alla
porta
di
Selymbria
,
alla
porta
di
Tetarté
,
alla
porta
di
Pempti
,
alla
porta
di
Russion
,
alle
Blacherne
,
all
'
Heptapyrgion
;
e
turbe
armate
dietro
turbe
armate
,
che
par
che
escano
dalla
terra
,
seguitano
a
irrompere
contro
le
mura
,
valicano
il
fosso
,
superano
le
prime
cortine
,
cadono
,
risorgono
,
s
'
arrampicano
su
per
le
macerie
,
strisciano
sui
cadaveri
,
sotto
nuvoli
di
freccie
,
sotto
tempeste
di
palle
,
sotto
nembi
di
fuoco
.
Finalmente
gli
assalitori
,
diradati
e
sfiniti
,
cedono
,
retrocedono
,
si
sparpagliano
,
e
un
grido
altissimo
di
vittoria
e
un
coro
solenne
di
canti
sacri
s
'
innalza
dalle
mura
.
Dall
'
altura
di
fronte
a
San
Romano
,
Maometto
II
,
circondato
da
quattordicimila
giannizzeri
,
vede
,
e
rimane
qualche
tempo
incerto
se
debba
ritentare
l
'
assalto
o
rinunziare
all
'
impresa
.
Ma
girato
uno
sguardo
sui
suoi
formidabili
soldati
che
lo
guardano
in
volto
fremendo
d
'
impazienza
e
d
'
ira
,
si
rizza
superbamente
sulle
staffe
e
getta
un
'
altra
volta
il
grido
della
battaglia
.
Allora
è
la
vendetta
di
Dio
che
si
scatena
.
I
giannizzeri
rispondono
con
quattordicimila
grida
in
un
grido
;
le
colonne
si
movono
;
una
turba
di
dervis
si
spande
per
il
campo
a
rianimare
i
dispersi
,
i
sciaù
arrestano
i
fuggenti
,
i
pascià
riformano
le
schiere
,
il
Sultano
,
brandendo
la
sua
mazza
di
ferro
,
s
'
avanza
tra
uno
sfolgorìo
di
scimitarre
e
d
'
archi
,
in
mezzo
a
un
mare
di
turbanti
e
di
caschi
;
sulla
porta
di
San
Romano
torna
a
rovesciarsi
una
grandine
di
freccie
e
di
palle
;
Giustiniani
,
ferito
,
scompare
;
gl
'
italiani
,
scoraggiti
,
si
scompigliano
;
il
gigantesco
giannizzero
Hassan
d
'
Olubad
sale
per
il
primo
sui
baluardi
;
Costantino
,
combattendo
in
mezzo
agli
ultimi
suoi
valorosi
della
Morea
,
è
precipitato
dai
merli
,
lotta
ancora
sotto
alla
porta
,
stramazza
in
mezzo
ai
cadaveri
...
;
l
'
Impero
d
'
Oriente
è
caduto
.
La
tradizione
dice
che
un
grande
albero
segnava
il
luogo
dove
fu
trovato
il
corpo
di
Costantino
;
ma
non
ne
vidi
più
traccia
.
Fra
quei
ruderi
,
dove
corsero
rigagnoli
di
sangue
,
la
terra
era
tutta
bianca
di
margheritine
e
di
ombrellifere
,
sulle
quali
svolazzava
un
nuvolo
di
farfalle
.
Colsi
un
fiore
per
ricordo
,
sotto
gli
sguardi
attoniti
degli
zingari
,
e
mi
rimisi
in
cammino
.
Le
mura
mi
si
stendevano
sempre
dinanzi
a
perdita
d
'
occhi
.
Nei
luoghi
alti
nascondevano
affatto
la
città
,
in
modo
che
chi
non
l
'
avesse
saputo
,
non
avrebbe
pensato
mai
che
dietro
quelle
rovine
solitarie
e
silenziose
,
ci
potesse
essere
una
vasta
metropoli
,
coronata
di
grandi
monumenti
e
abitata
da
un
grande
popolo
.
Nei
luoghi
bassi
,
invece
,
apparivano
dietro
i
merli
punte
inargentate
di
minareti
,
sommità
di
cupole
,
tetti
di
chiese
greche
,
vette
di
cipressi
.
Qua
e
là
,
per
uno
squarcio
delle
cortine
,
vedevo
di
sfuggita
,
come
per
una
porta
improvvisamente
aperta
e
chiusa
,
un
pezzo
di
città
:
gruppi
di
case
che
parevano
abbandonate
,
vallette
deserte
,
orti
,
giardini
,
e
più
lontano
,
sfumati
nella
chiarezza
bianca
del
mezzogiorno
,
i
contorni
fantastici
di
Stambul
.
Passai
dinanzi
alla
porta
murata
di
Tetartè
,
non
indicata
che
da
due
torri
vicinissime
.
In
quel
tratto
le
mura
sono
meglio
conservate
.
Si
vedono
dei
lunghi
pezzi
delle
cortine
di
Teodosio
II
,
quasi
intatte
;
delle
belle
torri
del
prefetto
del
Pretorio
Antemio
e
dell
'
imperatore
Ciro
Costantino
,
che
portano
ancora
gloriosamente
sul
capo
invulnerato
la
loro
corona
di
quindici
secoli
,
e
par
che
sfidino
un
nuovo
assalto
.
In
alcuni
punti
,
sulle
piattaforme
,
ci
sono
delle
capanne
di
contadini
,
che
danno
un
risalto
inaspettato
,
colla
loro
fragile
piccolezza
,
alla
salda
maestà
delle
mura
,
e
paion
nidi
d
'
uccelli
appesi
ai
fianchi
dirupati
d
'
una
montagna
.
E
a
destra
sempre
cimiteri
,
boschi
di
cipressi
in
salita
e
in
discesa
,
vallette
grigie
di
pietre
sepolcrali
;
qui
un
convento
di
dervis
,
mezzo
nascosto
da
una
corona
di
platani
;
là
un
caffè
solitario
;
più
in
là
una
fontana
ombreggiata
da
un
salice
;
e
di
là
dai
boschetti
,
sentieri
bianchi
che
si
perdono
nella
campagna
alta
ed
arida
,
sotto
un
cielo
abbagliante
,
in
cui
ruotano
degli
avoltoi
.
Dopo
un
altro
quarto
d
'
ora
di
cammino
arrivai
dinanzi
alla
porta
chiamata
Yeni
-
Mewle
-
hane
,
da
un
famoso
convento
di
dervis
che
c
'
è
davanti
:
una
porta
bassa
,
nella
quale
sono
incastrate
quattro
colonne
di
marmo
,
e
ai
cui
lati
s
'
innalzano
due
torri
quadrate
,
ornate
d
'
un
'
iscrizione
di
Ciro
Costantino
,
del
447
,
e
d
'
un
'
iscrizione
di
Giustino
II
e
di
Sofia
,
nella
quale
l
'
ortografia
dei
nomi
imperiali
è
sbagliata
:
saggio
curioso
della
ignoranza
barbarica
del
V
secolo
.
Guardai
dentro
la
porta
,
sulle
mura
,
intorno
al
convento
,
nei
cimiteri
:
non
c
'
era
anima
nata
.
Riposai
qualche
momento
appoggiato
alle
spallette
del
piccolo
ponte
che
accavalcia
il
fosso
delle
mura
,
e
poi
ripresi
la
mia
strada
.
Io
darei
il
ricordo
d
'
una
delle
più
belle
vedute
di
Costantinopoli
per
poter
trasfondere
in
chi
legge
soltanto
un
'
ombra
del
sentimento
profondo
e
singolarissimo
che
provavo
andando
così
solo
fra
quelle
due
catene
interminabili
di
rovine
e
di
sepolcri
,
sotto
quel
sole
,
in
quella
solitudine
severa
,
in
mezzo
a
quella
immensa
pace
.
Molte
volte
,
nei
giorni
tristi
della
mia
vita
,
fantasticando
,
desiderai
di
trovarmi
fra
una
carovana
di
gente
misteriosa
e
muta
,
che
camminasse
eternamente
,
per
paesi
sconosciuti
,
verso
una
meta
ignorata
.
Ebbene
,
quella
strada
rispondeva
a
quel
mio
desiderio
.
Avrei
voluto
che
non
finisse
mai
.
Ma
non
m
'
inspirava
mestizia
;
mi
dava
invece
serenità
e
ardimento
.
Quei
colori
vigorosi
della
vegetazione
,
quelle
forme
ciclopiche
delle
mura
,
quelle
grandi
linee
del
terreno
simili
alle
onde
d
'
un
oceano
agitato
,
quelle
solenni
memorie
d
'
imperatori
,
d
'
eserciti
,
di
lotte
titaniche
,
di
popoli
scomparsi
,
di
generazioni
defunte
,
accanto
a
quella
città
enorme
,
in
quel
silenzio
mortale
,
rotto
soltanto
dal
frullo
possente
delle
ali
dell
'
aquile
che
spiccavano
il
volo
dalla
sommità
delle
torri
,
mi
destavano
nella
mente
un
ribollimento
di
fantasie
gigantesche
e
di
desiderii
smisurati
,
che
mi
raddoppiava
il
sentimento
della
vita
.
Avrei
voluto
esser
più
alto
di
due
palmi
e
vestire
l
'
armatura
colossale
del
Grand
'
Elettore
di
Sassonia
che
avevo
veduto
nell
'
Armeria
di
Madrid
,
e
che
il
mio
passo
risonasse
in
quel
silenzio
come
il
passo
misurato
d
'
un
reggimento
d
'
alabardieri
del
medioevo
.
Avrei
voluto
aver
la
forza
d
'
un
Titano
per
sollevare
fra
le
braccia
i
ruderi
immani
di
quelle
mura
superbe
.
Camminavo
colla
fronte
alta
,
colle
sopracciglia
corrugate
,
colla
mano
destra
serrata
,
apostrofando
a
grandi
versi
sciolti
Costantino
e
Maometto
,
rapito
in
una
specie
d
'
ebbrezza
guerriera
,
con
tutta
l
'
anima
nel
passato
;
e
mi
sentivo
tanta
giovinezza
nella
mente
e
nel
sangue
,
ed
ero
così
beato
d
'
esser
solo
,
e
così
geloso
di
quella
solitudine
piena
di
vita
,
che
non
avrei
voluto
incontrare
nemmeno
il
più
intimo
dei
miei
amici
.
Passai
dinanzi
all
'
antica
porta
militare
di
Trite
,
oggi
chiusa
.
Le
cortine
e
le
torri
sfracellate
indicano
che
dinanzi
a
quel
tratto
di
mura
debbono
esser
stati
posti
alcuni
dei
grossi
cannoni
d
'
Orbano
.
Si
crede
anzi
che
fosse
là
una
delle
tre
grandi
breccie
che
Maometto
II
accennò
all
'
esercito
il
giorno
prima
dell
'
assalto
,
quando
disse
:
-
Voi
potrete
entrare
in
Costantinopoli
a
cavallo
per
le
tre
brecce
che
ho
aperte
.
-
Di
là
riuscii
davanti
a
una
porta
aperta
,
fiancheggiata
da
due
torri
ottagone
,
e
riconobbi
dal
piccolo
ponte
a
tre
archi
d
'
un
bel
color
d
'
oro
,
la
porta
di
Selivri
,
da
cui
partiva
la
grande
strada
che
conduceva
alla
città
di
Selybmria
,
che
le
diede
il
nome
,
cangiato
dai
Turchi
in
Selivri
.
Durante
l
'
assedio
di
Maometto
,
difendeva
quella
porta
Maurizio
Cattaneo
,
genovese
.
La
strada
conserva
ancora
alcune
pietre
del
lastricato
che
vi
fece
fare
Giustiniano
.
Dinanzi
c
'
è
un
vasto
cimitero
e
di
là
dal
cimitero
il
monastero
notissimo
di
Baluklù
.
Appena
entrato
nel
cimitero
,
trovai
da
me
solo
il
luogo
solitario
dove
sono
sepolte
le
teste
del
famoso
Alì
di
Tepeleni
,
pascià
di
Giannina
;
dei
suoi
figli
:
Velì
,
governatore
di
Trihala
,
Muctar
,
comandante
d
'
Arlonia
,
Saalih
,
comandante
di
Lepanto
;
e
di
suo
nipote
Mehemet
,
figlio
di
Velì
,
comandante
di
Delvina
.
Sono
cinque
colonnine
di
pietra
,
terminate
in
forma
di
turbante
,
che
portano
tutte
la
data
del
1827
,
e
un
'
iscrizione
semplicissima
,
fatta
da
quel
povero
Solimano
dervis
,
amico
d
'
infanzia
d
'
Alì
,
che
comperò
le
teste
,
dopo
che
furono
staccate
dai
merli
del
Serraglio
,
e
le
seppellì
di
sua
mano
.
L
'
iscrizione
del
cippo
d
'
Alì
,
che
è
posto
nel
mezzo
,
dice
:
-
Qui
giace
la
testa
del
famoso
Alì
-
Pascià
di
Tepeleni
,
governatore
del
Sangiaccato
di
Giannina
,
il
quale
,
per
più
di
cinquant
'
anni
,
s
'
affaticò
per
l
'
indipendenza
dell
'
Albania
.
-
Il
che
prova
che
anche
sui
sepolcri
musulmani
si
scrivono
delle
pietose
menzogne
.
Mi
arrestai
qualche
momento
a
contemplare
quella
poca
terra
che
copriva
quel
formidabile
capo
,
e
mi
venivano
in
mente
le
domande
d
'
Amleto
al
teschio
di
Yorik
.
Dove
sono
i
tuoi
Palicari
,
leone
d
'
Epiro
?
Dove
sono
i
tuoi
bravi
Arnauti
e
i
tuoi
palazzi
irti
di
cannoni
e
il
tuo
bel
chiosco
riflesso
dal
lago
di
Giannina
e
i
tuoi
tesori
sepolti
nelle
roccie
e
i
begli
occhi
della
tua
Vasiliki
?
E
pensavo
alla
bellissima
donna
vagante
per
le
vie
di
Costantinopoli
,
povera
e
desolata
dai
ricordi
della
sua
felicità
e
della
sua
grandezza
,
quando
sentii
un
leggero
fruscio
,
e
voltandomi
,
vidi
un
uomo
lungo
e
stecchito
,
vestito
d
'
una
gran
tonaca
scura
,
col
capo
scoperto
,
che
mi
guardava
in
aria
interrogativa
.
Da
un
cenno
che
mi
fece
,
capii
che
era
un
monaco
greco
di
Baluklù
,
che
voleva
farmi
vedere
la
fontana
miracolosa
,
e
m
'
incamminai
con
lui
verso
il
monastero
.
Mi
condusse
a
traverso
un
cortile
silenzioso
,
aperse
una
porticina
,
accese
una
candela
,
mi
fece
scendere
con
sè
per
una
scaletta
,
sotto
una
volta
umida
e
oscura
,
e
fermandosi
dinanzi
a
una
specie
di
cisterna
,
sulla
quale
raccolse
con
una
mano
la
luce
della
fiammella
,
mi
accennò
di
guardare
i
pesci
rossi
che
guizzavano
nell
'
acqua
.
Mentre
guardavo
,
mi
borbottò
un
discorso
incomprensibile
che
doveva
essere
la
favola
famosa
del
miracolo
dei
pesci
.
Mentre
i
Musulmani
davano
l
'
ultimo
assalto
alle
mura
di
Costantinopoli
,
un
monaco
greco
,
in
quel
convento
,
friggeva
dei
pesci
.
Improvvisamente
s
'
affacciò
alla
porta
della
cucina
un
altro
monaco
,
tutto
atterrito
,
e
gridò
:
-
La
città
è
presa
!
-
Che
!
-
rispose
l
'
altro
:
-
lo
crederò
quando
vedrò
i
miei
pesci
saltar
fuori
della
padella
.
-
E
i
pesci
saltarono
fuori
sull
'
atto
,
belli
e
vivi
,
mezzi
bruni
e
mezzi
rossi
perché
non
erano
fritti
che
da
una
parte
,
e
furono
rimessi
religiosamente
,
come
ognuno
può
pensare
,
nell
'
acqua
dov
'
erano
stati
pigliati
e
dove
guizzano
ancora
.
Finita
la
sua
chiacchierata
,
il
monaco
mi
gettò
sul
viso
alcune
goccie
dell
'
acqua
sacra
,
che
gli
ricascarono
in
mano
convertite
in
soldi
,
e
dopo
avermi
riaccompagnato
alla
porta
,
stette
un
pezzo
a
guardarmi
,
mentre
m
'
allontanavo
,
coi
suoi
piccoli
occhi
annoiati
e
sonnolenti
.
E
sempre
,
da
una
parte
,
mura
dietro
mura
e
torri
dietro
torri
,
e
dall
'
altra
cimiteri
ombrosi
,
qualche
campo
verde
,
qualche
vigneto
,
qualche
casa
chiusa
,
e
di
là
,
il
deserto
.
Qualche
volta
,
guardando
le
mura
da
un
luogo
basso
,
mi
pareva
di
vederne
l
'
ultimo
profilo
;
ma
fatta
una
breve
salita
,
le
vedevo
di
nuovo
stendersi
dinanzi
a
me
senza
fine
,
e
a
ogni
passo
saltavan
fuori
le
torri
,
lontano
,
l
'
una
dietro
l
'
altra
,
a
due
,
a
tre
insieme
,
come
se
accorressero
sulla
strada
per
veder
chi
turbava
il
silenzio
di
quella
solitudine
.
La
vegetazione
,
in
quel
tratto
,
è
maravigliosa
.
Alberi
frondosi
si
rizzano
sulle
torri
,
come
sopra
vasi
giganteschi
;
dai
merli
spenzolano
ciuffi
di
fiori
gialli
e
di
fiori
rossi
e
ghirlande
d
'
edera
e
di
caprifoglio
;
di
sotto
ci
son
mucchi
inestricabili
di
corbezzoli
,
di
lentischi
,
di
ortiche
,
di
pruni
,
in
mezzo
a
cui
sorgono
dei
platani
e
dei
salici
,
che
coprono
d
'
ombra
il
fosso
e
le
sponde
.
Grandi
tratti
di
muro
sono
completamente
coperti
dall
'
edera
,
che
trattiene
come
una
rete
i
mattoni
e
i
calcinacci
staccati
,
e
nasconde
le
breccie
e
le
feritoie
.
Il
fosso
è
coltivato
a
orticelli
;
sulle
sponde
pascolano
capre
e
pecore
custodite
da
ragazzi
greci
,
coricati
all
'
ombra
degli
alberi
;
dai
muri
escono
stormi
d
'
uccelli
;
l
'
aria
è
piena
delle
fragranze
acute
dell
'
erbe
selvatiche
;
e
spira
non
so
che
allegrezza
primaverile
sulle
rovine
,
che
paiono
inghirlandate
e
infiorate
per
il
passaggio
trionfale
d
'
una
Sultana
.
Tutt
'
a
un
tratto
mi
sentii
nel
volto
un
soffio
d
'
aria
salina
,
e
alzando
gli
occhi
vidi
lontano
,
dinanzi
a
me
,
l
'
azzurro
del
Mar
di
Marmara
.
Nello
stesso
punto
mi
parve
che
una
voce
sommessa
mi
mormorasse
nell
'
orecchio
:
-
Il
castello
delle
Sette
Torri
-
e
mi
fermai
un
momento
in
mezzo
alla
strada
,
con
un
sentimento
vago
d
'
inquietudine
.
Poi
ripresi
il
cammino
,
passai
dinanzi
all
'
antica
porta
Deleutera
,
oltrepassai
la
porta
Melandesia
,
e
mi
trovai
in
faccia
al
castello
.
Questo
edificio
di
malaugurio
,
innalzato
da
Maometto
II
sull
'
antico
Cyclobion
dei
Greci
,
per
difendere
la
città
nel
punto
in
cui
le
mura
che
la
proteggono
dalla
parte
di
terra
si
congiungono
con
quelle
che
la
difendono
dalla
parte
del
Mar
di
Marmara
,
e
convertito
poi
in
prigione
di
Stato
,
appena
le
ulteriori
conquiste
dei
Sultani
,
mettendo
al
sicuro
Stambul
dal
pericolo
d
'
un
assedio
,
lo
ebbero
reso
inutile
come
fortezza
;
non
è
più
ora
che
uno
scheletro
di
castello
,
custodito
da
pochi
soldati
;
una
rovina
maledetta
,
piena
di
memorie
dolorose
e
orribili
,
che
corrono
in
leggende
sinistre
per
le
bocche
di
tutti
i
popoli
di
Costantinopoli
,
e
non
veduta
dai
viaggiatori
,
per
solito
,
che
di
sfuggita
,
dalla
prora
del
bastimento
che
li
porta
al
Corno
d
'
oro
.
I
Turchi
lo
chiamano
Jedi
-
Kulé
,
ed
è
per
loro
ciò
che
la
Bastiglia
per
la
Francia
e
la
Torre
di
Londra
per
l
'
Inghilterra
:
un
monumento
che
ricorda
i
tempi
più
nefandi
della
tirannia
dei
Sultani
.
Le
mura
della
città
lo
nascondono
agli
occhi
di
chi
guarda
dalla
strada
,
eccetto
due
delle
sette
grandi
torri
che
gli
diedero
il
nome
,
delle
quali
non
ce
n
'
è
più
intere
che
quattro
.
Nel
muro
esterno
rimangono
due
colonne
corinzie
,
che
appartenevano
all
'
antica
Porta
dorata
,
per
la
quale
fecero
le
loro
entrate
trionfali
Narsete
ed
Eraclio
,
e
che
è
la
stessa
,
giusta
una
leggenda
comune
ai
musulmani
ed
ai
greci
,
per
la
quale
passeranno
i
Cristiani
il
giorno
che
rientreranno
vincitori
nella
città
di
Costantino
.
La
porta
d
'
entrata
è
dentro
le
mura
,
in
una
piccola
torre
quadrata
,
dinanzi
a
cui
sonnecchia
una
sentinella
in
babbuccie
,
la
quale
acconsente
quasi
sempre
a
lasciar
entrare
nello
stesso
tempo
una
moneta
in
tasca
e
un
viaggiatore
nel
castello
.
Entrai
e
mi
trovai
solo
in
un
grande
recinto
,
d
'
un
aspetto
lugubre
di
cimitero
e
di
carcere
,
che
mi
fece
arrestare
il
passo
.
Tutt
'
intorno
s
'
alzano
mura
enormi
e
nere
,
che
formano
un
pentagono
,
coronate
di
grosse
torri
quadrate
e
rotonde
,
altissime
e
basse
,
alcune
diroccate
,
altre
intere
e
coperte
da
alti
tetti
conici
,
rivestiti
di
piombo
,
e
innumerevoli
scale
in
rovina
,
che
conducono
ai
merli
e
alle
feritoie
.
Dentro
al
recinto
c
'
è
una
vegetazione
alta
e
fitta
,
dominata
da
un
gruppo
di
cipressi
e
di
platani
,
sopra
i
quali
spunta
il
minareto
d
'
una
piccola
moschea
nascosta
;
fra
le
piante
più
basse
,
i
tetti
d
'
un
gruppo
di
capanne
,
in
cui
dormono
i
soldati
;
nel
mezzo
,
la
tomba
d
'
un
vizir
che
fu
strangolato
nel
castello
;
qua
e
là
i
resti
deformi
d
'
un
antico
ridotto
;
e
fra
i
cespugli
e
lungo
i
muri
,
frammenti
di
bassorilievi
,
tronchi
di
colonne
e
capitelli
affondati
nella
terra
,
mezzo
coperti
dalle
erbaccie
e
dall
'
acqua
dei
pantani
:
un
disordine
bizzarro
e
triste
,
pieno
di
misteri
e
di
minaccie
,
che
mette
ripugnanza
a
inoltrarsi
.
Stetti
un
po
'
incerto
guardando
intorno
,
e
poi
andai
innanzi
,
con
circospezione
,
come
per
timore
di
mettere
il
piede
in
una
pozza
di
sangue
.
Le
capanne
erano
chiuse
,
la
moschea
chiusa
;
tutto
solitario
e
quieto
,
come
in
una
rovina
abbandonata
.
In
qualche
punto
dei
muri
ci
sono
ancora
tracce
di
croci
greche
,
frammenti
di
monogrammi
costantiniani
,
ali
spezzate
d
'
aquile
romane
e
resti
di
fregi
dell
'
antico
edifizio
bizantino
,
anneriti
dal
tempo
.
Su
alcune
pietre
si
vedono
incise
rozzamente
delle
iscrizioni
greche
in
caratteri
minuti
:
quasi
tutte
iscrizioni
dei
soldati
di
Costantino
,
che
custodivano
la
fortezza
,
sotto
il
comando
del
fiorentino
Giuliani
,
il
giorno
prima
della
caduta
di
Costantinopoli
;
povera
gente
rassegnata
a
morire
,
che
invocava
Iddio
perché
salvasse
la
loro
città
dal
saccheggio
e
le
loro
famiglie
dalla
schiavitù
.
Delle
due
torri
poste
dietro
alla
Porta
dorata
,
una
è
quella
in
cui
venivano
chiusi
gli
ambasciatori
degli
Stati
ch
'
erano
in
guerra
coi
Sultani
,
e
vi
si
leggono
ancora
sui
muri
parecchie
iscrizioni
latine
,
delle
quali
la
più
recente
è
degli
ambasciatori
veneti
imprigionati
sotto
il
regno
d
'
Ahmed
III
,
quando
scoppiò
la
guerra
della
Morea
.
L
'
altra
è
la
torre
famosa
a
cui
si
riferiscono
le
più
lugubri
tradizioni
del
castello
:
la
torre
che
racchiudeva
un
labirinto
di
segrete
orrende
,
sepolcri
di
vivi
,
nelle
quali
i
vizir
e
i
grandi
della
Corte
aspettavano
,
pregando
nelle
tenebre
,
l
'
apparizione
del
carnefice
,
o
impazziti
dalla
disperazione
,
lasciavano
sulle
pareti
le
traccie
sanguinose
delle
unghie
e
del
cranio
.
In
uno
di
quei
sepolcri
c
'
era
il
grande
mortaio
in
cui
si
stritolavano
le
ossa
e
le
carni
agli
ulema
.
A
pian
terreno
v
'
è
lo
stanzone
rotondo
,
chiamato
prigione
di
sangue
,
dove
si
decapitavano
secretamente
i
condannati
,
e
si
buttavano
le
teste
in
un
pozzo
,
detto
il
pozzo
di
sangue
,
di
cui
si
vede
ancora
la
bocca
nel
mezzo
del
pavimento
ineguale
,
coperta
da
due
lastre
di
pietra
.
Sotto
c
'
era
la
così
detta
caverna
rocciosa
,
rischiarata
da
una
lanterna
appesa
alla
volta
,
dove
si
tagliava
la
pelle
a
striscie
ai
condannati
alla
tortura
,
si
versava
la
pece
infiammata
nelle
piaghe
aperte
dalle
verghe
e
si
schiacciavano
colle
mazze
i
piedi
e
le
mani
,
e
gli
urli
orrendi
degli
agonizzanti
non
arrivavano
che
come
un
lamento
fioco
agli
orecchi
dei
prigionieri
della
torre
.
In
un
angolo
del
recinto
si
vedono
ancora
le
traccie
d
'
un
cortile
nel
quale
si
troncava
la
testa
,
di
notte
,
ai
condannati
comuni
;
e
là
vicino
c
'
era
ancora
,
non
è
gran
tempo
,
un
muro
di
ossa
umane
che
s
'
innalzava
fin
quasi
alla
piattaforma
del
castello
.
Vicino
all
'
entrata
c
'
è
la
prigione
di
Otmano
II
,
la
prima
vittima
imperiale
dei
Giannizzeri
.
È
la
stanza
dove
il
povero
Sultano
diciottenne
,
a
cui
la
disperazione
raddoppiava
le
forze
,
resistette
furiosamente
ai
suoi
quattro
carnefici
,
fin
che
una
mano
spietata
e
codarda
,
esercitata
a
far
gli
eunuchi
,
lo
afferrò
"
alle
sorgenti
della
virilità
"
e
gli
strappò
un
altissimo
grido
,
che
fu
soffocato
dal
capestro
.
In
tutte
le
altre
torri
e
in
parte
delle
mura
c
'
era
un
andirivieni
di
corridoi
tenebrosi
,
di
scalette
segrete
,
di
porte
basse
,
chiuse
da
battenti
di
ferro
o
di
travi
,
sotto
le
quali
curvarono
la
testa
per
l
'
ultima
volta
pascià
,
principi
imperiali
,
governatori
,
ciambellani
,
grandi
ufficiali
nel
fiore
della
giovinezza
e
nel
colmo
della
potenza
,
a
cui
tutto
veniva
tolto
in
un
'
ora
;
e
il
loro
capo
aveva
già
rigato
di
sangue
le
mura
esterne
del
castello
,
che
le
loro
spose
li
aspettavano
ancora
vestite
a
festa
fra
gli
splendori
degli
arem
.
Passavano
per
quei
corridoi
stillanti
d
'
acqua
e
per
quelle
scale
sepolcrali
,
di
notte
,
al
lume
delle
lanterne
,
soldati
e
carnefici
dalle
mani
sanguinose
,
e
messaggieri
del
Serraglio
che
venivano
a
portare
ai
condannati
a
morte
,
ancora
illusi
da
un
barlume
di
speranza
,
l
'
ultimo
no
dei
Sultani
,
e
cadaveri
cogli
occhi
fuor
della
fronte
e
coll
'
orrendo
cordone
di
seta
alla
gola
,
portati
da
sciaù
affannati
e
stanchi
dalle
lunghe
lotte
combattute
nelle
tenebre
contro
la
rabbia
della
disperazione
.
Alla
estremità
opposta
di
Stambul
,
sulla
collina
del
Serraglio
,
v
'
era
il
tribunale
spaventoso
della
Corte
.
Qui
era
una
macchina
enorme
di
supplizio
,
coronata
da
sette
patiboli
di
pietra
,
la
quale
riceveva
dal
mare
e
dalla
terra
,
al
lume
della
luna
,
le
vittime
vive
,
e
non
restituiva
al
sole
che
teschi
e
cadaveri
;
e
dall
'
alto
delle
torri
,
in
cui
si
moriva
,
le
sentinelle
notturne
vedevano
lontano
i
chioschi
del
Serraglio
illuminati
per
le
feste
imperiali
.
Ed
ora
si
prova
un
senso
di
piacere
al
veder
il
castello
infame
così
deformato
,
come
se
tutte
le
vittime
risuscitate
l
'
avessero
roso
e
sgretolato
colle
unghie
e
coi
denti
per
vendicarsi
sulle
mura
non
potendo
vendicarsi
sugli
uomini
.
Il
grande
mostro
,
disarmato
e
decrepito
,
sbadiglia
colle
cento
bocche
delle
sue
feritoie
e
delle
sue
porte
squarciate
,
ridotto
a
un
vano
spauracchio
,
e
una
miriade
di
topi
,
di
biscie
e
di
scorpioni
giallognoli
,
pullulati
,
come
vermi
,
dal
suo
corpaccio
infracidito
,
gli
brulica
nel
ventre
vuoto
e
per
le
reni
spezzate
,
in
mezzo
a
una
vegetazione
insolente
che
lo
inghirlanda
e
lo
impennacchia
per
ludibrio
.
Dopo
essermi
affacciato
a
varie
porte
senza
veder
altro
che
una
fuga
precipitosa
di
topacci
,
salii
per
una
scala
erbosa
sopra
una
delle
cortine
del
lato
occidentale
.
Di
là
si
domina
tutto
il
castello
:
un
vasto
disordine
di
rovine
,
di
torri
,
di
merli
,
di
scale
,
dì
piatteforme
,
tutto
nerastro
o
rosso
cupo
,
intorno
a
un
gran
mucchio
di
verde
vivo
;
e
di
là
,
altre
torri
e
altri
merli
innumerevoli
delle
mura
orientali
di
Stambul
;
così
che
a
socchiuder
gli
occhi
,
par
di
vedere
una
sola
vastissima
fortezza
abbandonata
,
che
si
disegna
sull
'
azzurro
del
Mar
di
Marmara
.
A
sinistra
si
vede
una
gran
parte
di
Stambul
,
tagliata
da
parecchie
lunghissime
strade
serpeggianti
,
che
fuggono
nella
direzione
dell
'
antica
via
trionfale
degl
'
Imperatori
Bizantini
,
la
quale
dalla
Porta
Dorata
,
passando
per
il
foro
d
'
Arcadio
e
per
il
foro
di
Costantino
,
andava
fino
alla
reggia
.
Era
una
veduta
immensa
e
ridente
,
che
mi
faceva
parer
più
sinistro
il
mucchio
di
rovine
malaugurate
che
avevo
ai
piedi
.
Rimasi
lungo
tempo
là
,
appoggiato
a
un
merlo
infocato
dal
sole
,
abbagliato
da
una
luce
vivissima
,
guardando
sotto
quel
grande
sepolcro
scoperchiato
con
quella
curiosità
pensierosa
e
diffidente
con
cui
si
guardano
i
luoghi
dove
fu
commesso
di
fresco
un
delitto
.
Regnava
un
silenzio
profondo
.
Per
i
muri
correvano
delle
grosse
lucertole
,
giù
nei
fossi
gracidavano
i
rospi
,
sopra
le
torri
roteavano
dei
corvi
,
intorno
al
capo
mi
ronzava
un
nuvolo
d
'
insetti
venuti
su
dai
pantani
delle
rovine
,
e
l
'
aria
un
po
'
agitata
mi
portava
il
puzzo
d
'
un
cavallo
putrefatto
,
disteso
in
fondo
al
fosso
esterno
della
fortezza
.
Mi
prese
un
senso
di
schifo
e
di
ribrezzo
;
eppure
mi
sentivo
inchiodato
là
,
come
affascinato
,
immerso
in
una
specie
d
'
assopimento
;
e
tenendo
gli
occhi
socchiusi
,
quasi
sognando
,
in
quella
pace
morta
del
mezzogiorno
,
mi
pareva
d
'
udire
,
nel
ronzio
monotono
degl
'
insetti
,
il
tonfo
dei
teschi
gettati
nel
pozzo
,
le
grida
lamentevoli
dei
moribondi
dei
sotterranei
e
la
voce
del
figliuolo
minore
di
Brancovano
,
che
sentendosi
sul
collo
il
freddo
del
capestro
,
gridava
:
-
Padre
mio
!
Padre
mio
!
-
E
siccome
ero
stanco
e
la
luce
m
'
abbagliava
,
chiusi
gli
occhi
e
rimasi
un
momento
assopito
;
e
subito
tutte
quelle
orribili
immagini
mi
si
affollarono
alla
mente
con
un
'
evidenza
spaventosa
.
In
quel
punto
fui
riscosso
da
un
grido
acuto
e
sonoro
,
e
vidi
sotto
,
sul
terrazzo
del
piccolo
minareto
,
il
muezzin
della
moschea
del
castello
.
Quella
voce
lenta
,
dolce
,
solenne
,
che
parlava
di
Dio
,
in
quel
luogo
,
in
quel
momento
,
mi
discese
nel
più
profondo
dell
'
anima
!
Pareva
che
parlasse
in
nome
di
tutti
coloro
che
eran
morti
là
dentro
,
che
dicesse
che
i
loro
dolori
non
erano
stati
inutili
,
che
le
loro
ultime
lacrime
erano
state
raccolte
,
che
le
loro
torture
avevano
avuto
un
compenso
,
che
essi
avevano
perdonato
,
che
bisognava
perdonare
,
che
si
doveva
pregare
e
confidare
in
Dio
,
anche
quando
il
mondo
ci
abbandona
,
e
che
tutto
è
vano
sulla
terra
fuorchè
questo
sentimento
infinito
di
amore
e
di
pietà
...
E
uscii
dal
castello
,
commosso
.
Ripresi
il
mio
cammino
verso
il
mare
lungo
le
mura
esterne
di
Stambul
.
Là
vicino
c
'
è
la
stazione
di
Adrianopoli
e
s
'
incrociano
sotto
le
mura
parecchi
tronchi
di
strada
ferrata
.
Mi
trovai
in
mezzo
a
lunghe
file
di
vagoni
logori
e
polverosi
.
Non
c
'
era
nessuno
.
Se
fossi
stato
un
turco
fanatico
,
nemico
delle
novità
europee
,
avrei
potuto
incendiare
l
'
una
dopo
l
'
altra
quelle
baracche
,
e
andarmene
tranquillamente
senz
'
essere
molestato
.
Andai
innanzi
sull
'
orlo
della
strada
temendo
di
sentire
da
un
momento
all
'
altro
l
'
olà
minaccioso
d
'
un
guardiano
;
ma
nessuno
mi
diede
noia
,
In
poco
tempo
arrivai
all
'
estremità
delle
mura
.
Credevo
di
poter
entrare
in
Stambul
per
di
là
:
fui
deluso
.
Le
mura
del
lato
di
terra
si
congiungono
sulla
spiaggia
con
quelle
della
parte
di
mare
,
e
non
c
'
è
effigie
di
porta
.
Allora
mi
avanzai
su
per
le
rovine
d
'
un
antico
molo
e
sedetti
sopra
un
macigno
,
in
mezzo
all
'
acqua
.
Di
là
non
vedevo
altro
che
il
Mar
di
Marmara
,
i
monti
dell
'
Asia
,
e
le
alture
azzurrine
,
che
parevano
lontanissime
,
di
Scutari
.
La
spiaggia
era
deserta
;
mi
pareva
d
'
esser
solo
nell
'
universo
.
Le
onde
venivano
a
rompersi
ai
miei
piedi
e
mi
spruzzavano
il
volto
.
Rimasi
là
un
pezzo
,
pensando
a
mille
cose
,
vagamente
.
Vedevo
me
,
solo
,
uscir
dalla
porta
Caligaria
e
venir
giù
lentamente
per
la
strada
solitaria
,
fra
i
cimiteri
e
le
torri
,
e
seguitavo
quell
'
uomo
,
come
se
fosse
un
altro
.
Poi
mi
diedi
a
cercare
Yunk
nella
città
immensa
.
Poi
stetti
a
osservare
le
onde
che
venivano
l
'
una
dopo
l
'
altra
a
distendersi
mormorando
sulla
riva
e
sparivano
l
'
una
dopo
l
'
altra
in
silenzio
;
e
vedevo
in
esse
l
'
immagine
dei
popoli
e
degli
eserciti
che
eran
venuti
l
'
un
dopo
l
'
altro
a
urtarsi
contro
le
mura
di
Bisanzio
:
le
falangi
di
Pausania
e
d
'
Alcibiade
,
le
legioni
di
Massimo
e
di
Severo
,
le
torme
dei
Persiani
,
le
orde
degli
Avari
,
e
gli
Slavi
e
gli
Arabi
e
i
Bulgari
e
i
Crociati
,
e
gli
eserciti
di
Michele
Paleologo
e
di
Comneno
e
quei
di
Baiazet
Ilderim
e
quelli
del
secondo
Amurat
e
quelli
di
Maometto
il
conquistatore
,
svaniti
l
'
un
dopo
l
'
altro
nel
silenzio
infinito
della
morte
;
e
provavo
la
tristezza
che
stringeva
il
cuore
al
Leopardi
la
sera
del
dì
di
festa
,
quando
sentiva
morire
a
poco
a
poco
il
canto
solitario
dell
'
artigiano
,
che
gli
rammentava
il
suono
dei
popoli
antichi
,
e
pensava
che
tutto
passa
come
un
sogno
sopra
la
terra
.
Di
là
tornai
indietro
fino
alla
porta
delle
Sette
Torri
ed
entrai
dentro
le
mura
per
percorrere
tutta
Stambul
lungo
la
riva
del
Mar
di
Marmara
.
Ero
già
mezzo
sgambato
;
ma
nelle
lunghe
passeggiate
,
a
un
certo
punto
,
nasce
dalla
stanchezza
medesima
una
cocciutaggine
animalesca
che
ravviva
le
forze
.
Mi
vedo
ancora
camminare
e
camminare
per
quelle
strade
deserte
,
sotto
quel
sole
ardente
,
dominato
da
non
so
che
sonnolenza
fantastica
,
nella
quale
mi
passavan
dinanzi
faccie
d
'
amici
di
Torino
,
episodi
di
romanzi
,
vedute
di
altri
paesi
e
pensieri
vaghi
sulla
vita
umana
e
sull
'
immortalità
dell
'
anima
;
e
tutto
metteva
a
capo
alla
tavola
rotonda
dell
'
albergo
di
Bisanzio
,
scintillante
di
lumi
e
di
cristalli
,
che
vedevo
lontanissima
,
al
di
là
d
'
una
città
cento
volte
più
grande
di
Stambul
,
e
già
coperta
dalla
notte
.
Attraverso
un
sobborgo
musulmano
,
che
par
disabitato
,
nel
quale
spira
ancora
la
tristezza
del
castello
delle
Sette
Torri
,
ed
entro
nel
vasto
quartiere
di
Psammatia
,
abitato
da
greci
e
da
armeni
,
e
anch
'
esso
deserto
.
Vado
innanzi
per
una
interminabile
stradicciuola
tortuosa
,
dalla
quale
vedo
giù
a
destra
,
fra
casa
e
casa
,
le
mura
merlate
della
città
,
che
profilano
i
loro
merli
neri
nell
'
azzurro
vivo
del
mare
.
Passo
sotto
la
porta
di
Psammatia
e
mi
trovo
daccapo
in
un
quartiere
musulmano
,
tra
finestre
ingraticolate
,
porte
chiuse
,
piccole
moschee
,
giardini
nascosti
,
cisterne
erbose
,
fontane
abbandonate
.
Attraverso
lo
spazio
dov
'
era
l
'
antico
foro
boario
,
vedendo
sempre
,
giù
a
destra
,
le
mura
e
le
torri
,
e
non
incontrando
che
qualche
cane
che
si
ferma
per
vedermi
passare
e
qualche
monello
turco
,
seduto
in
terra
,
che
mi
fissa
in
volto
,
pensando
un
'
impertinenza
.
Qualche
finestra
s
'
apre
e
si
chiude
improvvisamente
,
e
vedo
di
sfuggita
una
mano
o
il
lembo
d
'
una
manica
di
donna
.
Giro
intorno
ai
vasti
giardini
di
Vlanga
che
fanno
corona
all
'
antico
porto
di
Teodosio
;
vedo
dei
vasti
spazii
colle
traccie
d
'
un
incendio
recente
,
dei
luoghi
dove
pare
che
la
città
finisca
nella
campagna
,
dei
conventi
di
dervis
,
delle
chiese
greche
,
delle
piazzette
misteriose
ombreggiate
da
un
grande
platano
,
sotto
il
quale
sonnecchia
qualche
vecchio
col
bocchino
del
narghilè
tra
le
dita
.
Vado
innanzi
,
mi
fermo
dinanzi
a
un
piccolo
caffè
per
bere
un
bicchier
d
'
acqua
messo
in
mostra
sulla
finestra
,
chiamo
,
picchio
,
nessuno
risponde
.
Esco
dal
quartiere
greco
di
Jeni
-
Kapú
,
entro
in
un
altro
quartiere
musulmano
,
rientro
un
'
altra
volta
fra
le
casette
greche
ed
armene
del
quartiere
di
porta
Kum
,
e
m
'
accompagnano
sempre
da
una
parte
i
merli
delle
mura
e
l
'
azzurro
del
mare
,
e
non
incontro
che
cani
,
mendicanti
,
monelli
,
e
sento
sonare
in
alto
la
voce
dei
muezzin
che
annunziano
il
tramonto
.
L
'
aria
si
fa
oscura
;
e
continuano
a
succedersi
le
casette
,
le
moschee
malinconiche
,
i
crocicchi
deserti
,
le
imboccature
dei
vicoli
;
e
comincio
a
sentirmi
spossato
e
a
pensare
di
buttarmi
sopra
una
materassa
dinanzi
al
primo
caffè
veduto
,
quando
,
a
una
svoltata
,
mi
sorge
improvvisamente
dinanzi
la
mole
enorme
di
Santa
Sofia
.
Oh
,
la
cara
vista
!
Le
forze
mi
tornano
,
i
pensieri
si
rasserenano
,
affretto
il
passo
,
arrivo
al
porto
,
passo
il
ponte
,
ed
ecco
dinanzi
alla
porta
illuminata
del
primo
caffè
di
Galata
,
Yunk
,
Rosasco
,
Santoro
,
tutta
la
mia
piccola
Italia
che
mi
viene
incontro
col
volto
sorridente
e
colle
mani
tese
...
e
tiro
uno
dei
più
lunghi
e
larghi
respiri
che
abbiano
mai
tirato
i
polmoni
d
'
un
galantuomo
.
L
'
ANTICO
SERRAGLIO
Come
a
Granata
prima
d
'
aver
visto
l
'
Alhambra
,
così
a
Costantinopoli
pare
che
tutto
rimanga
da
vedere
fin
che
non
si
è
penetrati
fra
le
mura
dell
'
antico
Serraglio
.
Mille
volte
al
giorno
,
da
tutti
i
punti
della
città
e
del
mare
,
si
vede
là
quella
collina
verdissima
,
piena
di
segreti
e
di
promesse
,
che
attira
sempre
gli
sguardi
come
una
cosa
nuova
,
che
tormenta
la
fantasia
come
un
enimma
,
che
si
caccia
in
mezzo
a
tutti
i
pensieri
,
a
segno
che
si
finisce
per
andarci
prima
del
giorno
fissato
,
più
per
liberarsi
da
un
tormento
che
per
cercarvi
un
piacere
.
Non
c
'
è
infatti
un
altro
angolo
di
terra
in
tutta
Europa
,
di
cui
il
solo
nome
risvegli
nella
mente
una
più
strana
confusione
d
'
immagini
belle
o
terribili
;
intorno
al
quale
si
sia
tanto
pensato
e
scritto
e
cercato
d
'
indovinare
;
che
abbia
dato
luogo
a
tante
notizie
vaghe
e
contradditorie
;
che
sia
ancora
oggetto
di
tante
curiosità
inappagabili
,
di
tanti
pregiudizii
insensati
,
di
tanti
racconti
meravigliosi
.
Ora
tutti
ci
penetrano
e
molti
ne
escono
coll
'
animo
freddo
.
Ma
si
può
esser
sicuri
che
,
anche
fra
secoli
,
quando
forse
la
dominazione
ottomana
non
sarà
più
che
una
reminiscenza
in
Europa
,
e
su
quella
bella
collina
s
'
incroceranno
le
vie
popolose
d
'
una
città
nuova
,
nessun
viaggiatore
vi
passerà
senza
riveder
col
pensiero
gli
antichi
chioschi
imperiali
,
e
senza
pensare
con
invidia
a
noi
del
secolo
diciannovesimo
che
abbiamo
ancora
ritrovato
in
quei
luoghi
le
memorie
vive
e
parlanti
della
grande
reggia
ottomana
.
Chi
sa
quanti
archeologi
cercheranno
pazientemente
le
traccie
d
'
una
porta
o
d
'
un
muro
nei
cortili
dei
nuovi
edifizii
e
quanti
poeti
scriveranno
dei
versi
sopra
poche
macerie
sparse
sulla
riva
del
mare
!
O
forse
anche
,
fra
molti
secoli
,
quelle
mura
saranno
ancora
gelosamente
custodite
,
e
andranno
a
visitarle
dotti
,
innamorati
ed
artisti
,
e
la
vita
favolosa
che
vi
fu
vissuta
per
quattrocent
'
anni
,
si
ridesterà
e
si
spanderà
in
una
miriade
di
volumi
e
di
quadri
su
tutta
la
faccia
della
terra
.
Non
è
la
bellezza
architettonica
che
attira
su
quelle
mura
la
curiosità
universale
.
Il
Serraglio
non
è
un
grande
monumento
artistico
come
l
'
Alhambra
.
Il
solo
cortile
dei
leoni
della
reggia
araba
vale
tutti
i
chioschi
e
tutte
le
torri
della
reggia
turca
.
Il
pregio
del
Serraglio
è
d
'
essere
un
grande
monumento
storico
,
che
commenta
ed
illumina
quasi
tutta
la
vita
della
dinastia
ottomana
;
che
porta
scritta
sulle
pietre
dei
suoi
muri
e
sul
tronco
dei
suoi
alberi
secolari
tutta
la
cronaca
più
intima
e
più
secreta
dell
'
impero
.
Non
vi
manca
che
quella
degli
ultimi
trent
'
anni
e
quella
dei
due
secoli
che
precedettero
la
conquista
di
Costantinopoli
.
Da
Maometto
II
che
ne
pose
la
fondamenta
a
Abdul
-
Megid
che
l
'
abbandonò
per
andare
ad
abitare
il
palazzo
di
Dolma
-
Bagcé
,
ci
vissero
venticinque
Sultani
.
Qui
la
dinastia
pose
il
piede
appena
conquistata
la
sua
metropoli
europea
,
qui
salì
all
'
apice
della
sua
fortuna
,
qui
cominciò
la
sua
decadenza
.
Era
insieme
una
reggia
,
una
fortezza
e
un
santuario
;
v
'
era
il
cervello
dell
'
impero
e
il
cuore
dell
'
islamismo
;
era
una
città
nella
città
,
una
rocca
augusta
e
magnifica
,
abitata
da
un
popolo
e
custodita
da
un
esercito
,
la
quale
abbracciava
fra
le
sue
mura
una
varietà
infinita
d
'
edifizi
,
luoghi
di
delizie
e
luoghi
d
'
orrore
,
città
e
campagna
,
reggie
,
arsenali
,
scuole
,
uffici
,
moschee
;
dove
si
alternavano
le
feste
e
le
stragi
,
le
cerimonie
religiose
e
gli
amori
,
le
solennità
diplomatiche
e
le
follie
;
dove
i
Sultani
nascevano
,
erano
innalzati
al
trono
,
deposti
,
incarcerati
,
strozzati
;
dove
s
'
ordiva
la
trama
di
tutte
le
congiure
ed
echeggiava
il
grido
di
tutte
le
ribellioni
;
dove
affluiva
l
'
oro
e
il
sangue
più
puro
dell
'
impero
;
dove
girava
l
'
elsa
della
spada
immensa
che
balenava
sul
capo
di
cento
popoli
;
dove
per
quasi
tre
secoli
tennero
fisso
lo
sguardo
l
'
Europa
inquieta
,
l
'
Asia
diffidente
e
l
'
Affrica
impaurita
,
come
a
un
vulcano
fumante
,
che
minacciasse
la
terra
.
Questa
reggia
mostruosa
è
posta
sulla
collina
più
orientale
di
Stambul
,
che
declina
dolcemente
verso
il
mar
di
Marmara
,
verso
l
'
imboccatura
del
Bosforo
e
verso
il
Corno
d
'
oro
;
nello
spazio
occupato
anticamente
dall
'
Acropoli
di
Bisanzio
,
da
una
parte
della
città
e
da
un
'
ala
dei
grandi
palazzi
degl
'
imperatori
.
È
la
più
bella
collina
di
Costantinopoli
e
il
promontorio
più
favorito
dalla
natura
di
tutta
la
riva
europea
.
Vi
convergono
,
come
a
un
centro
,
due
mari
e
due
stretti
;
vi
mettevano
capo
le
grandi
strade
militari
e
commerciali
dell
'
Europa
orientale
;
gli
acquedotti
degl
'
imperatori
bizantini
vi
conducevano
torrenti
d
'
acqua
;
le
colline
della
Tracia
lo
riparano
dai
venti
del
settentrione
;
il
mare
lo
bagna
da
tre
parti
;
Galata
lo
prospetta
dal
lato
del
porto
;
Scutari
lo
guarda
dalla
parte
del
Bosforo
;
e
le
grandi
montagne
della
Bitinia
gli
chiudono
dinanzi
colle
loro
cime
nevose
gli
orizzonti
dell
'
Asia
.
È
un
colle
solitario
,
posto
all
'
estremità
della
grande
metropoli
,
quasi
isolato
,
fortissimo
e
bellissimo
,
che
sembra
fatto
dalla
natura
per
servire
di
piedestallo
a
una
grande
monarchia
e
per
proteggere
la
vita
deliziosa
ed
arcana
d
'
un
principe
quasi
Dio
.
Tutta
la
collina
è
circondata
,
ai
piedi
,
da
un
alto
muro
merlato
,
fiancheggiato
da
grosse
torri
.
Sulla
riva
del
mar
di
Marmara
e
lungo
il
Corno
d
'
oro
,
queste
mura
sono
le
mura
stesse
della
città
;
dalla
parte
di
terra
,
son
mura
innalzate
da
Maometto
II
,
le
quali
separano
la
collina
del
Serraglio
da
quella
su
cui
s
'
innalza
la
Moschea
di
Nuri
-
Osmaniè
,
svoltano
ad
angolo
retto
vicino
alla
Sublime
Porta
,
passano
dinanzi
a
Santa
Sofia
,
e
descrivendo
una
grande
curva
in
avanti
,
vanno
a
congiungersi
con
quelle
di
Stambul
sulla
riva
del
mare
.
Questa
è
la
cinta
esterna
del
Serraglio
.
Il
Serraglio
propriamente
detto
si
stende
sulla
sommità
,
circondato
alla
sua
volta
da
alti
muri
,
che
formano
come
un
ridotto
centrale
della
gran
fortezza
della
collina
.
Ma
sarebbe
fatica
sprecata
il
descrivere
il
Serraglio
quale
è
ridotto
al
presente
.
La
strada
ferrata
passa
a
traverso
le
mura
esterne
;
un
grande
incendio
,
nel
1865
,
distrusse
molti
edifizi
;
i
giardini
sono
in
gran
parte
devastati
;
vi
furono
innalzati
ospedali
,
caserme
e
scuole
militari
;
degli
edifizi
rimasti
parecchi
vennero
cangiati
di
forma
e
di
uso
;
e
benchè
i
muri
principali
rimangano
,
in
modo
da
presentare
ancora
tutta
intera
la
forma
del
Serraglio
antico
,
le
piccole
alterazioni
son
tante
e
tali
,
e
l
'
abbandono
in
cui
è
lasciata
ogni
cosa
da
circa
trent
'
anni
ha
mutato
in
maniera
l
'
aspetto
delle
parti
intatte
,
che
non
si
potrebbe
descrivere
il
luogo
fedelmente
senza
che
ne
rimanesse
delusa
anche
la
più
modesta
aspettazione
.
Val
meglio
per
chi
scrive
e
per
chi
legge
il
rivedere
questo
Serraglio
famoso
qual
era
nei
bei
tempi
della
grandezza
ottomana
.
Allora
,
chi
poteva
abbracciare
tutta
la
collina
con
uno
sguardo
,
o
dai
merli
d
'
una
delle
torri
più
alte
,
o
da
un
minareto
della
moschea
di
Santa
Sofia
,
godeva
una
veduta
meravigliosa
.
In
mezzo
all
'
azzurro
vivo
del
mare
,
del
Bosforo
e
del
porto
,
dentro
al
grande
semicerchio
bianco
delle
vele
della
flotta
,
si
vedeva
la
vasta
macchia
verde
della
collina
,
circondata
di
mura
e
di
torri
,
coronate
di
cannoni
e
di
sentinelle
;
e
in
mezzo
a
questa
macchia
,
ch
'
era
una
selva
d
'
alberi
enormi
,
fra
i
quali
biancheggiava
un
labirinto
di
sentieri
e
ridevano
i
colori
di
mille
aiuole
fiorite
,
si
stendeva
,
sull
'
alto
del
colle
,
il
vastissimo
rettangolo
degli
edifizi
del
serraglio
,
diviso
in
tre
grandi
cortili
,
o
meglio
in
tre
piccole
città
fabbricate
intorno
a
tre
piazze
ineguali
,
da
cui
s
'
innalzava
una
moltitudine
confusa
di
tetti
variopinti
,
di
terrazze
colme
di
fiori
,
di
cupole
dorate
,
di
minareti
bianchi
,
di
cime
aeree
di
chioschi
,
d
'
archi
di
porte
monumentali
,
frammezzati
di
giardini
e
di
boschetti
,
e
mezzo
nascosti
dalle
fronde
.
Era
una
piccola
metropoli
bianca
,
scintillante
e
disordinata
,
leggera
come
un
accampamento
di
tende
,
da
cui
spirava
non
so
che
di
voluttuoso
,
di
pastorale
e
di
guerriero
;
in
una
parte
piena
di
gente
e
di
vita
;
in
un
'
altra
solitaria
e
muta
come
una
necropoli
;
dove
tutta
scoperta
e
dorata
dal
sole
;
dove
inaccessibile
ad
ogni
sguardo
umano
e
immersa
in
un
'
ombra
perpetua
;
rallegrata
da
infiniti
zampilli
,
abbellita
da
mille
contrasti
di
splendori
e
d
'
oscurità
e
di
colori
possenti
e
di
sfumature
di
tinte
argentee
e
azzurrine
,
riflesse
dai
marmi
dei
colonnati
e
dalle
acque
dei
laghetti
,
e
sorvolata
da
nuvoli
di
rondini
e
di
colombi
.
Tale
era
l
'
aspetto
esterno
della
città
imperiale
,
non
vastissima
all
'
occhio
di
chi
la
guardava
dall
'
alto
;
ma
così
divisa
e
suddivisa
e
intricata
dentro
,
che
servitori
,
i
quali
ci
vivevano
da
cinquant
'
anni
,
non
riuscivano
a
racappezzarvisi
,
e
i
giannizzeri
che
l
'
invadevano
per
la
terza
volta
ci
si
smarrivano
ancora
.
La
porta
principale
era
ed
è
sempre
la
Bab
-
Umaiùn
,
o
porta
augusta
,
che
dà
sulla
piccola
piazza
dove
s
'
innalza
la
fontana
del
Sultano
Ahmed
,
dietro
alla
moschea
di
Santa
Sofia
.
È
una
grande
porta
di
marmo
bianco
e
nero
,
decorata
di
ricchi
arabeschi
,
sulla
quale
s
'
appoggia
un
alto
edifizio
,
con
otto
finestre
,
coperto
da
un
tetto
sporgente
;
e
appartiene
a
quel
mist