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CUORE ( DE_AMICIS EDMONDO , 1886 )
Narrativa ,
ÿþQuesto libro è particolarmente dedicato ai ragazzi delle scuole elementari , i quali sono tra i nove e i tredici anni , e si potrebbe intitolare : Storia d ' un anno scolastico , scritta da un alunno di terza d ' una scuola municipale d ' Italia . - Dicendo scritta da un alunno di terza , non voglio dire che l ' abbia scritta propriamente lui , tal qual è stampata . Egli notava man mano in un quaderno , come sapeva , quello che aveva visto , sentito , pensato , nella scuola e fuori ; e suo padre , in fin d ' anno , scrisse queste pagine su quelle note , studiandosi di non alterare il pensiero , e di conservare , quanto fosse possibile , le parole del figliuolo . Il quale poi , quattro anni dopo , essendo già nel Ginnasio , rilesse il manoscritto e v ' aggiunse qualcosa di suo , valendosi della memoria ancor fresca delle persone e delle cose . Ora leggete questo libro , ragazzi : io spero che ne sarete contenti e che vi farà del bene . OTTOBRE Il primo giorno di scuola 17 , lunedì Oggi primo giorno di scuola . Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna ! Mia madre mi condusse questa mattina alla Sezione Baretti a farmi inscrivere per la terza elementare : io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia . Tutte le strade brulicavano di ragazzi ; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini , cartelle e quaderni , e davanti alla scuola s ' accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta . Vicino alla porta , mi sentii toccare una spalla : era il mio maestro della seconda , sempre allegro , coi suoi capelli rossi arruffati , che mi disse : - Dunque , Enrico , siamo separati per sempre ? - Io lo sapevo bene ; eppure mi fecero pena quelle parole . Entrammo a stento . Signore , signori , donne del popolo , operai , ufficiali , nonne , serve , tutti coi ragazzi per una mano e i libretti di promozione nell ' altra , empivan la stanza d ' entrata e le scale , facendo un ronzio che pareva d ' entrare in un teatro . Lo rividi con piacere quel grande camerone a terreno , con le porte delle sette classi , dove passai per tre anni quasi tutti i giorni . C ' era folla , le maestre andavano e venivano . La mia maestra della prima superiore mi salutò di sulla porta della classe e mi disse : - Enrico , tu vai al piano di sopra , quest ' anno ; non ti vedrò nemmen più passare ! - e mi guardò con tristezza . Il Direttore aveva intorno delle donne tutte affannate perché non c ' era più posto per i loro figliuoli , e mi parve ch ' egli avesse la barba un poco più bianca che l ' anno passato . Trovai dei ragazzi cresciuti , ingrassati . Al pian terreno , dove s ' eran già fatte le ripartizioni , c ' erano dei bambini delle prime inferiori che non volevano entrare nella classe e s ' impuntavano come somarelli , bisognava che li tirassero dentro a forza ; e alcuni scappavano dai banchi ; altri , al veder andar via i parenti , si mettevano a piangere , e questi dovevan tornare indietro a consolarli o a ripigliarseli , e le maestre si disperavano . Il mio piccolo fratello fu messo nella classe della maestra Delcati ; io dal maestro Perboni , su al primo piano . Alle dieci eravamo tutti in classe : cinquantaquattro : appena quindici o sedici dei miei compagni della seconda , fra i quali Derossi , quello che ha sempre il primo premio . Mi parve così piccola e triste la scuola pensando ai boschi , alle montagne dove passai l ' estate ! Anche ripensavo al mio maestro di seconda , così buono , che rideva sempre con noi , e piccolo , che pareva un nostro compagno , e mi rincresceva di non vederlo più là , coi suoi capelli rossi arruffati . Il nostro maestro è alto , senza barba coi capelli grigi e lunghi , e ha una ruga diritta sulla fronte ; ha la voce grossa , e ci guarda tutti fisso , l ' un dopo l ' altro , come per leggerci dentro ; e non ride mai . Io dicevo tra me : - Ecco il primo giorno . Ancora nove mesi . Quanti lavori , quanti esami mensili , quante fatiche ! - Avevo proprio bisogno di trovar mia madre all ' uscita e corsi a baciarle la mano . Essa mi disse : - Coraggio Enrico ! Studieremo insieme . - E tornai a casa contento . Ma non ho più il mio maestro , con quel sorriso buono e allegro , e non mi par più bella come prima la scuola . Il nostro maestro 18 , martedì Anche il mio nuovo maestro mi piace , dopo questa mattina . Durante l ' entrata , mentre egli era già seduto al suo posto , s ' affacciava di tanto in tanto alla porta della classe qualcuno dei suoi scolari dell ' anno scorso , per salutarlo ; s ' affacciavano , passando , e lo salutavano : - Buongiorno , signor maestro . - Buon giorno , signor Perboni ; - alcuni entravano , gli toccavan la mano e scappavano . Si vedeva che gli volevan bene e che avrebbero voluto tornare con lui . Egli rispondeva : - Buon giorno , - stringeva le mani che gli porgevano ; ma non guardava nessuno , ad ogni saluto rimaneva serio , con la sua ruga diritta sulla fronte , voltato verso la finestra , e guardava il tetto della casa di faccia , e invece di rallegrarsi di quei saluti , pareva che ne soffrisse . Poi guardava noi , l ' uno dopo l ' altro , attento . Dettando , discese a passeggiare in mezzo ai banchi , e visto un ragazzo che aveva il viso tutto rosso di bollicine , smise di dettare , gli prese il viso fra le mani e lo guardò ; poi gli domandò che cos ' aveva e gli posò una mano sulla fronte per sentir s ' era calda . In quel mentre , un ragazzo dietro di lui si rizzò sul banco e si mise a fare la marionetta . Egli si voltò tutt ' a un tratto ; il ragazzo risedette d ' un colpo , e restò lì , col capo basso , ad aspettare il castigo . Il maestro gli pose una mano sul capo e gli disse : - Non lo far più . - Nient ' altro . Tornò al tavolino e finì di dettare . Finito di dettare , ci guardò un momento in silenzio ; poi disse adagio adagio , con la sua voce grossa , ma buona : - Sentite . Abbiamo un anno da passare insieme . Vediamo di passarlo bene . Studiate e siate buoni . Io non ho famiglia . La mia famiglia siete voi . Avevo ancora mia madre l ' anno scorso : mi è morta . Son rimasto solo . Non ho più che voi al mondo , non ho più altro affetto , altro pensiero che voi . Voi dovete essere i miei figliuoli . Io vi voglio bene , bisogna che vogliate bene a me . Non voglio aver da punire nessuno . Mostratemi che siete ragazzi di cuore ; la nostra scuola sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza . Non vi domando una promessa a parole ; son certo che , nel vostro cuore , m ' avete già detto di sì . E vi ringrazio . - In quel punto entrò il bidello a dare il finis . Uscimmo tutti dai banchi zitti zitti . Il ragazzo che s ' era rizzato sul banco s ' accostò al maestro , e gli disse con voce tremante : - Signor maestro , mi perdoni . - Il maestro lo baciò in fronte e gli disse : - Va ' , figliuol mio . Una disgrazia 21 , venerdì L ' anno è cominciato con una disgrazia . Andando alla scuola , questa mattina , io ripetevo a mio padre quelle parole del maestro , quando vedemmo la strada piena di gente , che si serrava davanti alla porta della Sezione . Mio padre disse subito : - Una disgrazia ! L ' anno comincia male ! - Entrammo a gran fatica . Il grande camerone era affollato di parenti e di ragazzi , che i maestri non riuscivano a tirar nelle classi , e tutti eran rivolti verso la stanza del Direttore , e s ' udiva dire : - Povero ragazzo ! Povero Robetti ! - Al disopra delle teste , in fondo alla stanza piena di gente , si vedeva l ' elmetto d ' una guardia civica e la testa calva del Direttore : poi entrò un signore col cappello alto , e tutti dissero : - È il medico . - Mio padre domandò a un maestro : - Cos ' è stato ? - Gli è passata la ruota sul piede , - rispose . - Gli ha rotto il piede , - disse un altro . Era un ragazzo della seconda , che venendo a scuola per via Dora Grossa e vedendo un bimbo della prima inferiore , sfuggito a sua madre , cadere in mezzo alla strada , a pochi passi da un omnibus che gli veniva addosso , era accorso arditamente , l ' aveva afferrato e messo in salvo ; ma non essendo stato lesto a ritirare il piede , la ruota dell ' omnibus gli era passata su . È figliuolo d ' un capitano d ' artiglieria . Mentre ci raccontavano questo , una signora entrò nel camerone come una pazza , rompendo la folla : era la madre di Robetti , che avevan mandato a chiamare ; un ' altra signora le corse incontro , e le gettò le braccia al collo , singhiozzando : era la madre del bambino salvato . Tutt ' e due si slanciarono nella stanza , e s ' udì un grido disperato : - Oh Giulio mio ! Bambino mio ! - In quel momento si fermò una carrozza davanti alla porta , e poco dopo comparve il Direttore col ragazzo in braccio , che appoggiava il capo sulla sua spalla , col viso bianco e gli occhi chiusi . Tutti stettero zitti : si sentivano i singhiozzi della madre . Il Direttore si arrestò un momento , pallido , e sollevò un poco il ragazzo con tutt ' e due le braccia per mostrarlo alla gente . E allora maestri , maestre , parenti , ragazzi , mormorarono tutti insieme : - Bravo , Robetti ! - Bravo , povero bambino ! - e gli mandavano dei baci ; le maestre e i ragazzi che gli erano intorno , gli baciaron le mani e le braccia . Egli aperse gli occhi , e disse : - La mia cartella ! - La madre del piccino salvato gliela mostrò piangendo e gli disse : - Te la porto io , caro angiolo , te la porto io . - E intanto sorreggeva la madre del ferito , che si copriva il viso con le mani . Uscirono , adagiarono il ragazzo nella carrozza , la carrozza partì . E allora rientrammo tutti nella scuola , in silenzio . Il ragazzo calabrese 22 , sabato Ieri sera , mentre il maestro ci dava notizie del povero Robetti , che dovrà camminare con le stampelle , entrò il Direttore con un nuovo iscritto , un ragazzo di viso molto bruno , coi capelli neri , con gli occhi grandi e neri , con le sopracciglia folte e raggiunte sulla fronte , tutto vestito di scuro , con una cintura di marocchino nero intorno alla vita . Il Direttore , dopo aver parlato nell ' orecchio al maestro , se ne uscì , lasciandogli accanto il ragazzo , che guardava noi con quegli occhioni neri , come spaurito . Allora il maestro gli prese una mano , e disse alla classe : - Voi dovete essere contenti . Oggi entra nella scuola un piccolo italiano nato a Reggio di Calabria , a più di cinquecento miglia di qua . Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano . Egli è nato in una terra gloriosa , che diede all ' Italia degli uomini illustri , e le dà dei forti lavoratori e dei bravi soldati ; in una delle più belle terre della nostra patria , dove son grandi foreste e grandi montagne , abitate da un popolo pieno d ' ingegno , di coraggio . Vogliategli bene , in maniera che non s ' accorga di esser lontano dalla città dove è nato ; fategli vedere che un ragazzo italiano , in qualunque scuola italiana metta il piede , ci trova dei fratelli . Detto questo s ' alzò e segnò sulla carta murale d ' Italia il punto dov ' è Reggio di Calabria . Poi chiamò forte : - Ernesto Derossi ! - quello che ha sempre il primo premio . Derossi s ' alzò . - Vieni qua , - disse il maestro . Derossi uscì dal banco e s ' andò a mettere accanto al tavolino , in faccia al calabrese . - Come primo della scuola , - gli disse il maestro , - dà l ' abbraccio del benvenuto , in nome di tutta la classe , al nuovo compagno ; l ' abbraccio dei figliuoli del Piemonte al figliuolo della Calabria . - Derossi abbracciò il calabrese , dicendo con la sua voce chiara : - Benvenuto ! - e questi baciò lui sulle due guancie , con impeto . Tutti batterono le mani . - Silenzio ! - gridò il maestro , - non si batton le mani in iscuola ! - Ma si vedeva che era contento . Anche il calabrese era contento . Il maestro gli assegnò il posto e lo accompagnò al banco . Poi disse ancora : - Ricordatevi bene di quello che vi dico . Perché questo fatto potesse accadere , che un ragazzo calabrese fosse come in casa sua a Torino e che un ragazzo di Torino fosse come a casa propria a Reggio di Calabria , il nostro paese lottò per cinquant ' anni e trentamila italiani morirono . Voi dovete rispettarvi , amarvi tutti fra voi ; ma chi di voi offendesse questo compagno perché non è nato nella nostra provincia , si renderebbe indegno di alzare mai più gli occhi da terra quando passa una bandiera tricolore . - Appena il calabrese fu seduto al posto , i suoi vicini gli regalarono delle penne e una stampa , e un altro ragazzo , dall ' ultimo banco , gli mandò un francobollo di Svezia . I miei compagni 25 , martedì Il ragazzo che mandò il francobollo al calabrese è quello che mi piace più di tutti , si chiama Garrone , è il più grande della classe ha quasi quattordici anni , la testa grossa , le spalle larghe ; è buono , si vede quando sorride ; ma pare che pensi sempre , come un uomo . Ora ne conosco già molti dei miei compagni . Un altro mi piace pure , che ha nome Coretti , e porta una maglia color cioccolata e un berretto di pelo di gatto : sempre allegro , figliuolo d ' un rivenditore di legna , che è stato soldato nella guerra del 66 , nel quadrato del principe Umberto , e dicono che ha tre medaglie . C ' è il piccolo Nelli , un povero gobbino , gracile e col viso smunto . C ' è uno molto ben vestito , che si leva sempre i peluzzi dai panni , e si chiama Votini . Nel banco davanti al mio c ' è un ragazzo che chiamano il muratorino , perché suo padre è muratore ; una faccia tonda come una mela con un naso a pallottola : egli ha un ' abilità particolare , sa fare il muso di lepre , e tutti gli fanno fare il muso di lepre , e ridono ; porta un piccolo cappello a cencio che tiene appallottolato in tasca come un fazzoletto . Accanto al muratorino c ' è Garoffi , un coso lungo e magro col naso a becco di civetta e gli occhi molto piccoli , che traffica sempre con pennini , immagini e scatole di fiammiferi , e si scrive la lezione sulle unghie , per leggerla di nascosto . C ' è poi un signorino , Carlo Nobis , che sembra molto superbo , ed è in mezzo a due ragazzi che mi son simpatici : il figliuolo d ' un fabbro ferraio , insaccato in una giacchetta che gli arriva al ginocchio , pallido che par malato e ha sempre l ' aria spaventata e non ride mai ; e uno coi capelli rossi , che ha un braccio morto , e lo porta appeso al collo : suo padre è andato in America e sua madre va attorno a vendere erbaggi . È anche un tipo curioso il mio vicino di sinistra , - Stardi , - piccolo e tozzo , senza collo , un grugnone che non parla con nessuno , e pare che capisca poco , ma sta attento al maestro senza batter palpebra , con la fronte corrugata e coi denti stretti : e se lo interrogano quando il maestro parla , la prima e la seconda volta non risponde , la terza volta tira un calcio . E ha daccanto una faccia tosta e trista , uno che si chiama Franti , che fu già espulso da un ' altra Sezione . Ci sono anche due fratelli , vestiti eguali , che si somigliano a pennello , e portano tutti e due un cappello alla calabrese , con una penna di fagiano . Ma il più bello di tutti , quello che ha più ingegno , che sarà il primo di sicuro anche quest ' anno , è Derossi ; e il maestro , che l ' ha già capito lo interroga sempre . Io però voglio bene a Precossi , il figliuolo del fabbro ferraio , quello della giacchetta lunga , che pare un malatino ; dicono che suo padre lo batte ; è molto timido , e ogni volta che interroga o tocca qualcuno dice : - Scusami , - e guarda con gli occhi buoni e tristi . Ma Garrone è il più grande e il più buono . Un tratto generoso 26 , mercoledì E si diede a conoscere appunto questa mattina , Garrone . Quando entrai nella scuola , - un poco tardi , ché m ' avea fermato la maestra di prima superiore per domandarmi a che ora poteva venir a casa a trovarci , - il maestro non c ' era ancora , e tre o quattro ragazzi tormentavano il povero Crossi , quello coi capelli rossi , che ha un braccio morto , e sua madre vende erbaggi . Lo stuzzicavano colle righe , gli buttavano in faccia delle scorze di castagne , e gli davan dello storpio e del mostro , contraffacendolo , col suo braccio al collo . Ed egli tutto solo in fondo al banco , smorto , stava a sentire , guardando ora l ' uno ora l ' altro con gli occhi supplichevoli , perché lo lasciassero stare . Ma gli altri sempre più lo sbeffavano , ed egli cominciò a tremare e a farsi rosso dalla rabbia . A un tratto Franti , quella brutta faccia , salì sur un banco , e facendo mostra di portar due cesti sulle braccia , scimmiottò la mamma di Crossi , quando veniva a aspettare il figliuolo alla porta , perché ora è malata . Molti si misero a ridere forte . Allora Crossi perse la testa e afferrato un calamaio glie lo scaraventò al capo di tutta forza , ma Franti fece civetta , e il calamaio andò a colpire nel petto il maestro che entrava . Tutti scapparono al posto , e fecero silenzio , impauriti . Il maestro , pallido , salì al tavolino , e con voce alterata domandò : - Chi è stato ? Nessuno rispose . Il maestro gridò un ' altra volta , alzando ancora la voce : - Chi è ? Allora Garrone , mosso a pietà del povero Crossi , si alzò di scatto , e disse risolutamente : - Son io . Il maestro lo guardò , guardò gli scolari stupiti ; poi disse con voce tranquilla : - Non sei tu . E dopo un momento : - Il colpevole non sarà punito . S ' alzi ! Il Crossi s ' alzò , e disse piangendo : - Mi picchiavano e m ' insultavano , io ho perso la testa , ho tirato ... - Siedi , - disse il maestro . - S ' alzino quelli che lo han provocato . Quattro s ' alzarono col capo chino . - Voi , - disse il maestro , - avete insultato un compagno che non vi provocava , schernito un disgraziato , percosso un debole che non si può difendere . Avete commesso una delle azioni più basse , più vergognose di cui si possa macchiare una creatura umana . Vigliacchi ! Detto questo , scese tra i banchi , mise una mano sotto il mento a Garrone , che stava col viso basso , e fattogli alzare il viso , lo fissò negli occhi , e gli disse : - Tu sei un ' anima nobile . Garrone , colto il momento , mormorò non so che parole nell ' orecchio al maestro , e questi , voltatosi verso i quattro colpevoli , disse bruscamente : - Vi perdono . La mia maestra di prima superiore 27 , giovedì La mia maestra ha mantenuto la promessa , è venuta oggi a casa , nel momento che stavo per uscire con mia madre , per portar biancheria a una donna povera , raccomandata dalla Gazzetta . Era un anno che non l ' avevamo più vista in casa nostra . Tutti le abbiamo fatto festa . È sempre quella , piccola , col suo velo verde intorno al cappello , vestita alla buona e pettinata male , ché non ha tempo di rilisciarsi ; ma un poco più scolorita che l ' anno passato , con qualche capello bianco , e tosse sempre . Mia madre glie l ' ha detto : - E la salute , cara maestra ? Lei non si riguarda abbastanza ! - Eh , non importa , - ha risposto , col suo sorriso allegro insieme e malinconico . - Lei parla troppo forte , - ha soggiunto mia madre , - si affanna troppo coi suoi ragazzi . - È vero ; si sente sempre la sua voce , mi ricordo di quando andavo a scuola da lei : parla sempre , parla perché i ragazzi non si distraggano , e non sta un momento seduta . N ' ero ben sicuro che sarebbe venuta , perché non si scorda mai dei suoi scolari ; ne rammenta i nomi per anni ; i giorni d ' esame mensile , corre a domandar al Direttore che punti hanno avuto ; li aspetta all ' uscita , e si fa mostrar le composizioni per vedere se hanno fatto progressi ; e molti vengono ancora a trovarla dal Ginnasio , che han già i calzoni lunghi e l ' orologio . Quest ' oggi tornava tutta affannata dalla Pinacoteca , dove aveva condotto i suoi ragazzi come gli anni passati , che ogni giovedì li conduceva tutti a un museo , e spiegava ogni cosa . Povera maestra , è ancora dimagrita . Ma è sempre viva , s ' accalora sempre quando parla della sua scuola . Ha voluto rivedere il letto dove mi vide molto malato due anni fa , e che ora è di mio fratello , lo ha guardato un pezzo e non poteva parlare . Ha dovuto scappar presto per andar a visitare un ragazzo della sua classe , figliuolo d ' un sellaio , malato di rosolia ; e aveva per di più un pacco di pagine da correggere , tutta la serata da lavorare , e doveva ancor dare una lezione privata d ' aritmetica a una bottegaia , prima di notte . - Ebbene , Enrico , - m ' ha detto , andandosene , - vuoi ancora bene alla tua maestra ora che risolvi i problemi difficili e fai le composizioni lunghe ? - M ' ha baciato , m ' ha ancora detto d ' in fondo alla scala : - Non mi scordare , sai , Enrico ! - O mia buona maestra , mai , mai non ti scorderò . Anche quando sarò grande , mi ricorderò ancora di te e andrò a trovarti fra i tuoi ragazzi ; e ogni volta che passerò vicino a una scuola e sentirò la voce d ' una maestra , mi parrà di sentir la tua voce , e ripenserò ai due anni che passai nella scuola tua , dove imparai tante cose , dove ti vidi tante volte malata e stanca , ma sempre premurosa , sempre indulgente disperata quando uno pigliava un mal vezzo delle dita a scrivere , tremante quando gli ispettori c ' interrogavano , felice quando facevamo buona figura , buona sempre e amorosa come una madre . Mai , mai non mi scorderò di te , maestra mia . In una soffitta 28 , venerdì Ieri sera con mia madre e con mia sorella Silvia andammo a portar la biancheria alla donna povera raccomandata dal giornale : io portai il pacco , Silvia aveva il giornale , con le iniziali del nome e l ' indirizzo . Salimmo fin sotto il tetto d ' una casa alta , in un corridoio lungo , dov ' erano molti usci . Mi madre picchiò all ' ultimo : ci aperse una donna ancora giovane , bionda e macilenta , che subito mi parve d ' aver già visto altre volte , con quel medesimo fazzoletto turchino che aveva in capo . - Siete voi quella del giornale , così e così ? - domandò mia madre . - Sì , signora , son io . - Ebbene , v ' abbiamo portato un poco di biancheria . - E quella a ringraziare e a benedire , che non finiva più . Io intanto vidi in un angolo della stanza nuda e scura un ragazzo inginocchiato davanti a una seggiola , con la schiena volta verso di noi , che parea che scrivesse : e proprio scriveva , con la carta sopra la seggiola , e aveva il calamaio sul pavimento . Come faceva a scrivere così al buio ? Mentre dicevo questo tra me , ecco a un tratto che riconosco i capelli rossi e la giacchetta di frustagno di Crossi , il figliuolo dell ' erbivendolo , quello del braccio morto . Io lo dissi piano a mia madre , mentre la donna riponeva la roba . - Zitto ! - rispose mia madre , - può esser che si vergogni a vederti , che fai la carità alla sua mamma , non lo chiamare - . Ma in quel momento Crossi si voltò , io rimasi imbarazzato , egli sorrise , e allora mia madre mi diede una spinta perché corressi a abbracciarlo . Io l ' abbracciai , egli s ' alzò e mi prese per mano . - Eccomi qui , - diceva in quel mentre sua madre alla mia , - sola con questo ragazzo , il marito in America da sei anni , ed io per giunta malata , che non posso più andare in giro con la verdura a guadagnare quei pochi soldi . Non ci è rimasto nemmeno un tavolino per il mio povero Luigino , da farci il lavoro . Quando ci avevo il banco giù nel portone , almeno poteva scrivere sul banco ; ora me l ' han levato . Nemmeno un poco di lume da studiare senza rovinarsi gli occhi . È grazia se lo posso mandar a scuola , ché il municipio gli dà i libri e i quaderni . Povero Luigino , che studierebbe tanto volentieri ! Povera donna che sono ! - Mia madre le diede tutto quello che aveva nella borsa , baciò il ragazzo , e quasi piangeva , quando uscimmo . E aveva ben ragione di dirmi : - Guarda quel povero ragazzo , com ' è costretto a lavorare , tu che hai tutti i tuoi comodi , e pure ti par duro lo studio ! Ah ! Enrico mio , c ' è più merito nel suo lavoro d ' un giorno che nel tuo lavoro d ' un anno . A quelli lì dovrebbero dare i primi premi ! La scuola 28 , venerdì Sì , caro Enrico , lo studio ti è duro , come ti dice tua madre , non ti vedo ancora andare alla scuola con quell ' animo risoluto e con quel viso ridente , ch ' io vorrei . Tu fai ancora il restìo . Ma senti : pensa un po ' che misera , spregevole cosa sarebbe la tua giornata se tu non andassi a scuola ! A mani giunte , a capo a una settimana , domanderesti di ritornarci , roso dalla noia e dalla vergogna , stomacato dei tuoi trastulli e della tua esistenza . Tutti , tutti studiano ora , Enrico mio . Pensa agli operai che vanno a scuola la sera dopo aver faticato tutta la giornata , alle donne , alle ragazze del popolo che vanno a scuola la domenica , dopo aver lavorato tutta la settimana , ai soldati che metton mano ai libri e ai quaderni quando tornano spossati dagli esercizi , pensa ai ragazzi muti e ciechi , che pure studiano , e fino ai prigionieri , che anch ' essi imparano a leggere e a scrivere . Pensa , la mattina quando esci ; che in quello stesso momento , nella tua stessa città , altri trentamila ragazzi vanno come te a chiudersi per tre ore in una stanza a studiare . Ma che ! Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell ' ora vanno a scuola in tutti i paesi , vedili con l ' immaginazione , che vanno , vanno , per i vicoli dei villaggi quieti , per le strade delle città rumorose , lungo le rive dei mari e dei laghi , dove sotto un sole ardente , dove tra le nebbie , in barca nei paesi intersecati da canali , a cavallo per le grandi pianure , in slitta sopra le nevi , per valli e per colline , a traverso a boschi e a torrenti , su per sentier solitari delle montagne , soli , a coppie , a gruppi , a lunghe file , tutti coi libri sotto il braccio , vestiti in mille modi , parlanti in mille lingue , dalle ultime scuole della Russia quasi perdute fra i ghiacci alle ultime scuole dell ' Arabia ombreggiate dalle palme , milioni e milioni , tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose , immagina questo vastissimo formicolìo di ragazzi di cento popoli , questo movimento immenso di cui fai parte , e pensa : - Se questo movimento cessasse , l ' umanità ricadrebbe nella barbarie , questo movimento è il progresso , la speranza , la gloria del mondo . - Coraggio dunque , piccolo soldato dell ' immenso esercito . I tuoi libri son le tue armi , la tua classe è la tua squadra , il campo di battaglia è la terra intera , e la vittoria è la civiltà umana . Non essere un soldato codardo , Enrico mio . TUO PADRE Il piccolo patriotta padovano Racconto mensile 29 , sabato Non sarò un soldato codardo , no ; ma ci andrei molto più volentieri alla scuola , se il maestro ci facesse ogni giorno un racconto come quello di questa mattina . Ogni mese , disse , ce ne farà uno , ce lo darà scritto , e sarà sempre il racconto d ' un atto bello e vero , compiuto da un ragazzo . Il piccolo patriotta padovano s ' intitola questo . Ecco il fatto . Un piroscafo francese partì da Barcellona , città della Spagna , per Genova , e c ' erano a bordo francesi , italiani , spagnuoli , svizzeri . C ' era , fra gli altri , un ragazzo di undici anni , mal vestito , solo , che se ne stava sempre in disparte , come un animale selvatico , guardando tutti con l ' occhio torvo . E aveva ben ragione di guardare tutti con l ' occhio torvo . Due anni prima , suo padre e sua madre , contadini nei dintorni di Padova , l ' avevano venduto al capo d ' una compagnia di saltimbanchi ; il quale , dopo avergli insegnato a fare i giochi a furia di pugni , di calci e di digiuni , se l ' era portato a traverso alla Francia e alla Spagna , picchiandolo sempre e non sfamandolo mai . Arrivato a Barcellona , non potendo più reggere alle percosse e alla fame , ridotto in uno stato da far pietà , era fuggito dal suo aguzzino , e corso a chieder protezione al Console d ' Italia , il quale , impietosito , l ' aveva imbarcato su quel piroscafo , dandogli una lettera per il Questore di Genova , che doveva rimandarlo ai suoi parenti ; ai parenti che l ' avevan venduto come una bestia . Il povero ragazzo era lacero e malaticcio . Gli avevan dato una cabina nella seconda classe . Tutti lo guardavano ; qualcuno lo interrogava : ma egli non rispondeva , e pareva che odiasse e disprezzasse tutti , tanto l ' avevano inasprito e intristito le privazioni e le busse . Tre viaggiatori , non di meno , a forza d ' insistere con le domande , riuscirono a fargli snodare la lingua , e in poche parole rozze , miste di veneto , di spagnuolo e di francese , egli raccontò la sua storia . Non erano italiani quei tre viaggiatori ; ma capirono , e un poco per compassione , un poco perché eccitati dal vino , gli diedero dei soldi , celiando e stuzzicandolo perché raccontasse altre cose ; ed essendo entrate nella sala , in quel momento , alcune signore , tutti e tre per farsi vedere , gli diedero ancora del denaro , gridando : - Piglia questo ! - Piglia quest ' altro ! - e facendo sonar le monete sulla tavola . Il ragazzo intascò ogni cosa , ringraziando a mezza voce , col suo fare burbero , ma con uno sguardo per la prima volta sorridente e affettuoso . Poi s ' arrampicò nella sua cabina , tirò la tenda , e stette queto , pensando ai fatti suoi . Con quei danari poteva assaggiare qualche buon boccone a bordo , dopo due anni che stentava il pane ; poteva comprarsi una giacchetta , appena sbarcato a Genova , dopo due anni che andava vestito di cenci ; e poteva anche , portandoli a casa , farsi accogliere da suo padre e da sua madre un poco più umanamente che non l ' avrebbero accolto se fosse arrivato con le tasche vuote . Erano una piccola fortuna per lui quei denari . E a questo egli pensava , racconsolato , dietro la tenda della sua cabina , mentre i tre viaggiatori discorrevano , seduti alla tavola da pranzo , in mezzo alla sala della seconda classe . Bevevano e discorrevano dei loro viaggi e dei paesi che avevan veduti , e di discorso in discorso , vennero a ragionare dell ' Italia . Cominciò uno a lagnarsi degli alberghi , un altro delle strade ferrate , e poi tutti insieme , infervorandosi , presero a dir male d ' ogni cosa . Uno avrebbe preferito di viaggiare in Lapponia ; un altro diceva di non aver trovato in Italia che truffatori e briganti ; il terzo , che gl ' impiegati italiani non sanno leggere . - Un popolo ignorante , - ripete il primo . - Sudicio , - aggiunse il secondo . - La ... - esclamò il terzo ; e voleva dir ladro , ma non poté finir la parola : una tempesta di soldi e di mezze lire si rovesciò sulle loro teste e sulle loro spalle , e saltellò sul tavolo e sull ' impiantito con un fracasso d ' inferno . Tutti e tre s ' alzarono furiosi , guardando all ' in su , e ricevettero ancora una manata di soldi in faccia . - Ripigliatevi i vostri soldi , - disse con disprezzo il ragazzo , affacciato fuor della tenda della cuccetta ; - io non accetto l ' elemosina da chi insulta il mio paese . NOVEMBRE Lo spazzacamino 1 , martedì Ieri sera andai alla Sezione femminile , accanto alla nostra , per dare il racconto del ragazzo padovano alla maestra di Silvia , che lo voleva leggere . Settecento ragazze ci sono ! Quando arrivai cominciavano a uscire , tutte allegre per le vacanze d ' Ognissanti e dei morti ; ed ecco una bella cosa che vidi . Di fronte alla porta della scuola , dall ' altra parte della via , stava con un braccio appoggiato al muro e colla fronte contro il braccio , uno spazzacamino , molto piccolo , tutto nero in viso , col suo sacco e il suo raschiatoio , e piangeva dirottamente , singhiozzando . Due o tre ragazze della seconda gli s ' avvicinarono e gli dissero : - Che hai che piangi a quella maniera ? - Ma egli non rispose , e continuava a piangere . - Ma di ' che cos ' hai , perché piangi ? - gli ripeterono le ragazze . E allora egli levò il viso dal braccio , - un viso di bambino , - e disse piangendo che era stato in varie case a spazzare , dove s ' era guadagnato trenta soldi , e li aveva persi , gli erano scappati per la sdrucitura d ' una tasca , - e faceva veder la sdrucitura , - e non osava più tornare a casa senza i soldi . - Il padrone mi bastona , - disse singhiozzando , e riabbandonò il capo sul braccio , come un disperato . Le bambine stettero a guardarlo , tutte serie . Intanto s ' erano avvicinate altre ragazze grandi e piccole , povere e signorine , con le loro cartelle sotto il braccio , e una grande , che aveva una penna azzurra sul cappello , cavò di tasca due soldi , e disse : - Io non ho che due soldi : facciamo la colletta . - Anch ' io ho due soldi , - disse un ' altra vestita di rosso ; - ne troveremo ben trenta fra tutte . - E allora cominciarono a chiamarsi : - Amalia ! - Luigia ! - Annina ! - Un soldo . - Chi ha dei soldi ? - Qua i soldi ! - Parecchie avevan dei soldi per comprarsi fiori o quaderni , e li portarono , alcune più piccole diedero dei centesimi ; quella della penna azzurra raccoglieva tutto , e contava a voce alta : - Otto , dieci , quindici ! - Ma ci voleva altro . Allora comparve una più grande di tutte , che pareva quasi una maestrina , e diede mezza lira , e tutte a farle festa . Mancavano ancora cinque soldi . - Ora vengono quelle della quarta che ne hanno , - disse una . Quelle della quarta vennero e i soldi fioccarono . Tutte s ' affollavano . Ed era bello a vedere quel povero spazzacamino in mezzo a tutte quelle vestine di tanti colori , a tutto quel rigirìo di penne , di nastrini , di riccioli . I trenta soldi c ' erano già , e ne venivano ancora , e le più piccine che non avevan denaro , si facevan largo tra le grandi porgendo i loro mazzetti di fiori , tanto per dar qualche cosa . Tutt ' a un tratto arrivò la portinaia gridando : - La signora Direttrice ! - Le ragazze scapparono da tutte le parti come uno stormo di passeri . E allora si vide il piccolo spazzacamino , solo in mezzo alla via , che s ' asciugava gli occhi , tutto contento , con le mani piene di denari , e aveva nell ' abbottonatura della giacchetta , nelle tasche , nel cappello tanti mazzetti di fiori , e c ' erano anche dei fiori per terra , ai suoi piedi . Il giorno dei morti 2 , mercoledì Questo giorno è consacrato alla commemorazione dei morti . Sai , Enrico , a quali morti dovreste tutti dedicare un pensiero in questo giorno , voi altri ragazzi ? A quelli che morirono per voi , per i ragazzi , per i bambini . Quanti ne morirono , e quanti ne muoiono di continuo ! Pensasti mai a quanti padri si logoraron la vita al lavoro , a quante madri discesero nella fossa innanzi tempo , consumate dalle privazioni a cui si condannarono per sostentare i loro figliuoli ? Sai quanti uomini si piantarono un coltello nel cuore per la disperazione di vedere i propri ragazzi nella miseria , e quante donne s ' annegarono o moriron di dolore o impazzirono per aver perduto un bambino ? Pensa a tutti quei morti , in questo giorno , Enrico . Pensa alle tante maestre che son morte giovani , intisichite dalle fatiche della scuola , per amore dei bambini , da cui non ebbero cuore di separarsi , pensa ai medici che morirono di malattie attaccaticcie , sfidate coraggiosamente per curar dei fanciulli ; pensa a tutti coloro che nei naufragi , negli incendi , nelle carestie , in un momento di supremo pericolo , cedettero all ' infanzia l ' ultimo tozzo di pane , l ' ultima tavola di salvamento , l ' ultima fune per scampare alle fiamme , e spirarono contenti del loro sacrificio , che serbava in vita un piccolo innocente . Sono innumerevoli , Enrico , questi morti ; ogni cimitero ne racchiude centinaia di queste sante creature , che se potessero levarsi un momento dalla fossa griderebbero il nome d ' un fanciullo , al quale sacrificarono i piaceri della gioventù , la pace della vecchiaia , gli affetti , l ' intelligenza , la vita : spose di vent ' anni , uomini nel fior delle forze , vecchie ottuagenarie , giovinetti , - martiri eroici e oscuri dell ' infanzia , - così grandi e così gentili , che non fa tanti fiori la terra , quanti ne dovremmo dare ai loro sepolcri . Tanto siete amati , o fanciulli ! Pensa oggi a quei morti con gratitudine , e sarai più buono e più affettuoso con tutti quelli che ti voglion bene e che fatican per te , caro figliuol mio fortunato , che nel giorno dei morti non hai ancora da piangere nessuno ! TUA MADRE Il mio amico Garrone 4 , venerdì Non furon che due giorni di vacanza e mi parve di star tanto tempo senza rivedere Garrone . Quanto più lo conosco , tanto più gli voglio bene , e così segue a tutti gli altri , fuorché ai prepotenti , che con lui non se la dicono , perché egli non lascia far prepotenze . Ogni volta che uno grande alza la mano su di uno piccolo , il piccolo grida : - Garrone ! - e il grande non picchia più . Suo padre è macchinista della strada ferrata ; egli cominciò tardi le scuole perché fu malato due anni . È il più alto e il più forte della classe , alza un banco con una mano , mangia sempre , è buono . Qualunque cosa gli domandino , matita , gomma , carta , temperino , impresta o dà tutto ; e non parla e non ride in iscuola : se ne sta sempre immobile nel banco troppo stretto per lui , con la schiena arrotondata e il testone dentro le spalle ; e quando lo guardo , mi fa un sorriso con gli occhi socchiusi come per dirmi : - Ebbene , Enrico , siamo amici ? - Ma fa ridere , grande e grosso com ' è , che ha giacchetta , calzoni , maniche , tutto troppo stretto e troppo corto , un cappello che non gli sta in capo , il capo rapato , le scarpe grosse , e una cravatta sempre attorcigliata come una corda . Caro Garrone , basta guardarlo in viso una volta per prendergli affetto . Tutti i più piccoli gli vorrebbero essere vicini di banco . Sa bene l ' aritmetica . Porta i libri a castellina , legati con una cigna di cuoio rosso . Ha un coltello col manico di madreperla che trovò l ' anno passato in piazza d ' armi , e un giorno si tagliò un dito fino all ' osso , ma nessuno in iscuola se n ' avvide , e a casa non rifiatò per non spaventare i parenti . Qualunque cosa si lascia dire per celia e mai non se n ' ha per male ; ma guai se gli dicono : - Non è vero , - quando afferma una cosa : getta fuoco dagli occhi allora , e martella pugni da spaccare il banco . Sabato mattina diede un soldo a uno della prima superiore , che piangeva in mezzo alla strada , perché gli avevan preso il suo , e non poteva più comprare il quaderno . Ora sono tre giorni che sta lavorando attorno a una lettera di otto pagine con ornati a penna nei margini per l ' onomastico di sua madre , che spesso viene a prenderlo , ed è alta e grossa come lui , e simpatica . Il maestro lo guarda sempre , e ogni volta che gli passa accanto gli batte la mano sul collo come a un buon torello tranquillo . Io gli voglio bene . Son contento quando stringo nella mia la sua grossa mano , che par la mano d ' un uomo . Sono così certo che rischierebbe la vita per salvare un compagno , che si farebbe anche ammazzare per difenderlo , si vede così chiaro nei suoi occhi ; e benché paia sempre che brontoli con quel vocione , è una voce che viene da un cor gentile , si sente . Il carbonaio e il signore 7 , lunedì Non l ' avrebbe mai detta Garrone , sicuramente , quella parola che disse ieri mattina Carlo Nobis a Betti . Carlo Nobis è superbo perché suo padre è un gran signore : un signore alto , con tutta la barba nera , molto serio , che viene quasi ogni giorno ad accompagnare il figliuolo . Ieri mattina Nobis si bisticciò con Betti , uno dei più piccoli , figliuolo d ' un carbonaio , e non sapendo più che rispondergli , perché aveva torto , gli disse forte : - Tuo padre è uno straccione . - Betti arrossì fino ai capelli , e non disse nulla , ma gli vennero le lacrime agli occhi , e tornato a casa ripeté la parola a suo padre ; ed ecco il carbonaio , un piccolo uomo tutto nero , che compare alla lezione del dopopranzo col ragazzo per mano , a fare le lagnanze al maestro . Mentre faceva le sue lagnanze al maestro , e tutti tacevano , il padre di Nobis , che levava il mantello al figliuolo , come al solito , sulla soglia dell ' uscio , udendo pronunciare il suo nome , entrò , e domandò spiegazione . - È quest ' operaio , - rispose il maestro , - che è venuto a lagnarsi perché il suo figliuolo Carlo disse al suo ragazzo : Tuo padre è uno straccione . Il padre di Nobis corrugò la fronte e arrossì leggermente . Poi domandò al figliuolo : - Hai detto quella parola ? Il figliuolo , - ritto in mezzo alla scuola , col capo basso , davanti al piccolo Betti , - non rispose . Allora il padre lo prese per un braccio e lo spinse più avanti in faccia a Betti , che quasi si toccavano , e gli disse : - Domandagli scusa . Il carbonaio volle interporsi , dicendo : - No , no . - Ma il signore non gli badò , e ripeté al figliuolo : - Domandagli scusa . Ripeti le mie parole . Io ti domando scusa della parola ingiuriosa , insensata , ignobile che dissi contro tuo padre , al quale il mio ... si tiene onorato di stringere la mano . Il carbonaio fece un gesto risoluto , come a dire : Non voglio . Il signore non gli diè retta , e il suo figliuolo disse lentamente , con un fil di voce , senza alzar gli occhi da terra : - Io ti domando scusa ... della parola ingiuriosa ... insensata ... ignobile , che dissi contro tuo padre , al quale il mio ... si tiene onorato di stringer la mano . Allora il signore porse la mano al carbonaio , il quale gliela strinse con forza , e poi subito con una spinta gettò il suo ragazzo fra le braccia di Carlo Nobis . - Mi faccia il favore di metterli vicini , - disse il signore al maestro . - Il maestro mise Betti nel banco di Nobis . Quando furono al posto , il padre di Nobis fece un saluto ed uscì . Il carbonaio rimase qualche momento sopra pensiero , guardando i due ragazzi vicini ; poi s ' avvicinò al banco , e fissò Nobis , con espressione d ' affetto e di rammarico , come se volesse dirgli qualcosa ; ma non disse nulla ; allungò la mano per fargli una carezza , ma neppure osò , e gli strisciò soltanto la fronte con le sue grosse dita . Poi s ' avviò all ' uscio , e voltatosi ancora una volta a guardarlo , sparì . - Ricordatevi bene di quel che avete visto , ragazzi , - disse il maestro , - questa è la più bella lezione dell ' anno . La maestra di mio fratello 10 , giovedì Il figliuolo del carbonaio fu scolaro della maestra Delcati che è venuta oggi a trovar mio fratello malaticcio , e ci ha fatto ridere a raccontarci che la mamma di quel ragazzo , due anni fa , le portò a casa una grande grembialata di carbone , per ringraziarla , che aveva dato la medaglia al figliuolo ; e s ' ostinava , povera donna , non voleva riportarsi il carbone a casa , e piangeva quasi , quando dovette tornarsene col grembiale pieno . Anche d ' un ' altra buona donna , ci ha detto , che le portò un mazzetto di fiori molto pesante , e c ' era dentro un gruzzoletto di soldi . Ci siamo molto divertiti a sentirla , e così mio fratello trangugiò la medicina , che prima non voleva . Quanta pazienza debbono avere con quei ragazzi della prima inferiore , tutti sdentati come vecchietti , che non pronunziano l ' erre e l ' esse , e uno tosse , l ' altro fila sangue dal naso , chi perde gli zoccoli sotto il banco , e chi bela perché s ' è punto con la penna , e chi piange perché ha comprato un quaderno numero due invece di numero uno . Cinquanta in una classe , che non san nulla , con quei manini di burro , e dover insegnare a scrivere a tutti ! Essi portano in tasca dei pezzi di regolizia , dei bottoni , dei turaccioli di boccetta , del mattone tritato , ogni specie di cose minuscole , e bisogna che la maestra li frughi ; ma nascondon gli oggetti fin nelle scarpe . E non stanno attenti : un moscone che entra per la finestra , mette tutti sottosopra , e l ' estate portano in iscuola dell ' erba e dei maggiolini , che volano in giro o cascano nei calamai e poi rigano i quaderni d ' inchiostro . La maestra deve far la mamma con loro , aiutarli a vestirsi , fasciare le dita punte , raccattare i berretti che cascano , badare che non si scambino i cappotti , se no poi gnaulano e strillano . Povere maestre ! E ancora vengono le mamme a lagnarsi : come va , signorina , che il mio bambino ha perso la penna ? com ' è che il mio non impara niente ? perché non dà la menzione al mio , che sa tanto ? perché non fa levar quel chiodo dal banco che ha stracciato i calzoni al mio Piero ? Qualche volta s ' arrabbia coi ragazzi la maestra di mio fratello , e quando non ne può più , si morde un dito , per non lasciar andare una pacca ; perde la pazienza , ma poi si pente , e carezza il bimbo che ha sgridato ; scaccia un monello di scuola , ma si ribeve le lacrime , e va in collera coi parenti che fan digiunare i bimbi per castigo . È giovane e grande la maestra Delcati , e vestita bene , bruna e irrequieta , che fa tutto a scatto di molla , e per un nulla si commove , e allora parla con grande tenerezza . - Ma almeno i bimbi le si affezionano ? - le ha detto mia madre . - Molti sì , - ha risposto , - ma poi , finito l ' anno , la maggior parte non ci guardan più . Quando sono coi maestri , si vergognano quasi d ' essere stati da noi , da una maestra . Dopo due anni di cure , dopo che s ' è amato tanto un bambino , ci fa tristezza separarci da lui , ma si dice : - Oh di quello lì son sicura ; quello lì mi vorrà bene . - Ma passano le vacanze , si rientra alla scuola , gli corriamo incontro : - O bambino , bambino mio ! - E lui volta il capo da un ' altra parte . - Qui la maestra s ' è interrotta . - Ma tu non farai così piccino ? - ha detto poi , alzandosi con gli occhi umidi , e baciando mio fratello , - tu non la volterai la testa dall ' altra parte , non è vero ? non la rinnegherai la tua povera amica . Mia madre 10 , giovedì In presenza della maestra di tuo fratello tu mancasti di rispetto a tua madre ! Che questo non avvenga mai più , Enrico , mai più ! La tua parola irriverente m ' è entrata nel cuore come una punta d ' acciaio . Io pensai a tua madre quando , anni sono , stette chinata tutta una notte sul tuo piccolo letto , a misurare il tuo respiro , piangendo sangue dall ' angoscia e battendo i denti dal terrore , ché credeva di perderti , ed io temevo che smarrisse la ragione ; e a quel pensiero provai un senso di ribrezzo per te . Tu , offender tua madre ! tua madre che darebbe un anno di felicità per risparmiarti un ' ora di dolore , che mendicherebbe per te , che si farebbe uccidere per salvarti la vita ! Senti , Enrico . Fissati bene in mente questo pensiero . Immagina pure che ti siano destinati nella vita molti giorni terribili ; il più terribile di tutti sarà il giorno in cui perderai tua madre . Mille volte , Enrico , quando già sarai uomo , forte , provato a tutte le lotte , tu la invocherai , oppresso da un desiderio immenso di risentire un momento la sua voce e di rivedere le sue braccia aperte per gettarviti singhiozzando , come un povero fanciullo senza protezione e senza conforto . Come ti ricorderai allora d ' ogni amarezza che le avrai cagionato , e con che rimorsi le sconterai tutte , infelice ! Non sperar serenità nella tua vita , se avrai contristato tua madre . Tu sarai pentito , le domanderai perdono , venererai la sua memoria ; - inutilmente , - la coscienza non ti darà pace , quella immagine dolce e buona avrà sempre per te un ' espressione di tristezza e di rimprovero che ti metterà l ' anima alla tortura . O Enrico , bada : questo è il più sacro degli affetti umani , disgraziato chi lo calpesta . L ' assassino che rispetta sua madre ha ancora qualcosa di onesto e di gentile nel cuore , il più glorioso degli uomini , che l ' addolori e l ' offenda , non è che una vile creatura . Che non t ' esca mai più dalla bocca una dura parola per colei che ti diede la vita . E se una ancora te ne sfuggisse , non sia il timore di tuo padre , sia l ' impulso dell ' anima che ti getti ai suoi piedi , a supplicarla che col bacio del perdono ti cancelli dalla fronte il marchio dell ' ingratitudine . Io t ' amo , figliuol mio , tu sei la speranza più cara della mia vita ; ma vorrei piuttosto vederti morto che ingrato a tua madre . Va ' , e per un po ' di tempo non portarmi più la tua carezza ; non te la potrei ricambiare col cuore . TUO PADRE Il mio compagno Coretti 13 , domenica Mio padre mi perdonò ; ma io rimasi un poco triste , e allora mia madre mi mandò col figliuolo grande del portinaio a fare una passeggiata sul corso . A metà circa del corso , passando vicino a un carro fermo davanti a una bottega , mi sento chiamare per nome , mi volto : era Coretti , il mio compagno di scuola , con la sua maglia color cioccolata e il suo berretto di pelo di gatto tutto sudato e allegro , che aveva un gran carico di legna sulle spalle . Un uomo ritto sul carro gli porgeva una bracciata di legna per volta , egli le pigliava e le portava nella bottega di suo padre , dove in fretta e in furia le accatastava . - Che fai , Coretti ? - gli domandai . - Non vedi ? - rispose , tendendo le braccia per pigliare il carico , - ripasso la lezione . Io risi . Ma egli parlava sul serio , e presa la bracciata di legna , cominciò a dire correndo : - Chiamansi accidenti del verbo ... le sue variazioni secondo il numero ... secondo il numero e la persona ... E poi , buttando giù la legna e accatastandola : - secondo il tempo ... secondo il tempo a cui si riferisce l ' azione ... E tornando verso il carro a prendere un ' altra bracciata : - secondo il modo in cui l ' azione è enunciata . Era la nostra lezione di grammatica per il giorno dopo . - Che vuoi , - mi disse , - metto il tempo a profitto . Mio padre è andato via col garzone per una faccenda . Mia madre è malata . Tocca a me a scaricare . Intanto ripasso la grammatica . È una lezione difficile oggi . Non riesco a pestarmela nella testa . Mio padre ha detto che sarà qui alle sette per darvi i soldi , - disse poi all ' uomo del carro . Il carro partì . - Vieni un momento in bottega , - mi disse Coretti . Entrai : era uno stanzone pieno di cataste di legna e di fascine , con una stadera da una parte . - Oggi è giorno di sgobbo , te lo accerto io , - ripigliò Coretti ; - debbo fare il lavoro a pezzi e a bocconi . Stavo scrivendo le proposizioni , è venuta gente a comprare . Mi son rimesso a scrivere , eccoti il carro . Questa mattina ho già fatto due corse al mercato delle legna in piazza Venezia . Non mi sento più le gambe e ho le mani gonfie . Starei fresco se avessi il lavoro di disegno ! - E intanto dava un colpo di scopa alle foglie secche e ai fuscelli che coprivano l ' ammattonato . - Ma dove lo fai il lavoro , Coretti ? - gli domandai . - Non qui di certo , - riprese ; - vieni a vedere ; - e mi condusse in uno stanzino dietro la bottega , che serve da cucina e da stanza da mangiare , con un tavolo in un canto , dove ci aveva i libri e i quaderni , e il lavoro incominciato . - Giusto appunto , disse , - ho lasciato la seconda risposta per aria : col cuoio si fanno le calzature , le cinghie ... Ora ci aggiungo le valigie . - E presa la penna , si mise a scrivere con la sua bella calligrafia . - C ' è nessuno ? - s ' udì gridare in quel momento dalla bottega . Era una donna che veniva a comprar fascinotti . - Eccomi , - rispose Coretti ; e saltò di là , pesò i fascinotti , prese i soldi , corse in un angolo a segnar la vendita in uno scartafaccio e ritornò al suo lavoro , dicendo : - Vediamo un po ' se mi riesce di finire il periodo . - E scrisse : le borse da viaggio , gli zaini per i soldati . - Ah il mio povero caffè che scappa via ! - gridò all ' improvviso e corse al fornello a levare la caffettiera dal fuoco . - È il caffè per la mamma , - disse ; - bisognò bene che imparassi a farlo . Aspetta un po ' che glie lo portiamo ; così ti vedrà , le farà piacere . Son sette giorni che è a letto ... Accidenti del verbo ! Mi scotto sempre le dita con questa caffettiera . Che cosa ho da aggiungere dopo gli zaini per i soldati ? Ci vuole qualche altra cosa e non la trovo . Vieni dalla mamma . Aperse un uscio , entrammo in un ' altra camera piccola : c ' era la mamma di Coretti in un letto grande , con un fazzoletto bianco intorno al capo . - Ecco il caffè , mamma , - disse Coretti porgendo la tazza ; - questo è un mio compagno di scuola . - Ah ! bravo il signorino , - mi disse la donna ; - viene a far visita ai malati , non è vero ? Intanto Coretti accomodava i guanciali dietro alle spalle di sua madre , raggiustava le coperte del letto , riattizzava il fuoco , cacciava il gatto dal cassettone . - Vi occorre altro , mamma ? - domandò poi , ripigliando la tazza . - Li avete presi i due cucchiaini di siroppo ? Quando non ce ne sarà più darò una scappata dallo speziale . Le legna sono scaricate . Alle quattro metterò la carne al fuoco , come avete detto , e quando passerà la donna del burro le darò quegli otto soldi . Tutto andrà bene , non vi date pensiero . - Grazie , figliuolo , - rispose la donna ; - povero figliuolo , va ' ! Egli pensa a tutto . Volle che pigliassi un pezzo di zucchero , e poi Coretti mi mostrò un quadretto , il ritratto in fotografia di suo padre , vestito da soldato , con la medaglia al valore , che guadagnò nel '66 , nel quadrato del principe Umberto ; lo stesso viso del figliuolo , con quegli occhi vivi e quel sorriso così allegro . Tornammo nella cucina . - Ho trovato la cosa , - disse Coretti , e aggiunse sul quaderno : si fanno anche i finimenti dei cavalli . - Il resto lo farò stasera , starò levato fino a più tardi . Felice te che hai tutto il tempo per studiare e puoi ancora andare a passeggio ! E sempre gaio e lesto , rientrato in bottega , cominciò a mettere dei pezzi di legno sul cavalletto e a segarli per mezzo , e diceva : - Questa è ginnastica ! Altro che la spinta delle braccia avanti . Voglio che mio padre trovi tutte queste legna segate quando torna a casa : sarà contento . Il male è che dopo aver segato faccio dei t e degli l , che paion serpenti , come dice il maestro . Che ci ho da fare ? Gli dirò che ho dovuto menar le braccia . Quello che importa è che la mamma guarisca presto , questo sì . Oggi sta meglio , grazie al cielo . La grammatica la studierò domattina al canto del gallo . Oh ! ecco la carretta coi ceppi ! Al lavoro . Una carretta carica di ceppi si fermò davanti alla bottega . Coretti corse fuori a parlar con l ' uomo poi tornò . - Ora non posso più tenerti compagnia , - mi disse ; - a rivederci domani . Hai fatto bene a venirmi a trovare . Buona passeggiata ! Felice te . E strettami la mano , corse a pigliar il primo ceppo , e ricominciò a trottare fra il carro e la bottega , col viso fresco come una rosa sotto al suo berretto di pel di gatto , e vispo che metteva allegrezza a vederlo Felice te ! egli mi disse . Ah no , Coretti , no : sei tu il più felice , tu perché studi e lavori di più , perché sei più utile a tuo padre e a tua madre , perché sei più buono , cento volte più buono e più bravo di me , caro compagno mio . Il Direttore 18 , venerdì Coretti era contento questa mattina perché è venuto ad assistere al lavoro d ' esame mensile il suo maestro di seconda , Coatti , un omone con una grande capigliatura crespa , una gran barba nera , due grandi occhi scuri , e una voce da bombarda ; il quale minaccia sempre i ragazzi di farli a pezzi e di portarli per il collo in Questura , e fa ogni specie di facce spaventevoli ; ma non castiga mai nessuno , anzi sorride sempre dentro la barba , senza farsi scorgere . Otto sono , con Coatti , i maestri , compreso un supplente piccolo e senza barba , che pare un giovinetto . C ' è un maestro di quarta , zoppo , imbacuccato in una grande cravatta di lana , sempre tutto pieno di dolori , e si prese quei dolori quando era maestro rurale , in una scuola umida dove i muri gocciolavano . Un altro maestro di quarta è vecchio e tutto bianco ed è stato maestro dei ciechi . Ce n ' è uno ben vestito , con gli occhiali , e due baffetti biondi , che chiamavano l ' avvocatino , perché facendo il maestro studiò da avvocato e prese la laurea , e fece anche un libro per insegnare a scriver le lettere . Invece quello che c ' insegna la ginnastica è un tipo di soldato , è stato con Garibaldi , e ha sul collo la cicatrice d ' una ferita di sciabola toccata alla battaglia di Milazzo . Poi c ' è il Direttore , alto , calvo con gli occhiali d ' oro , con la barba grigia che gli vien sul petto , tutto vestito di nero e sempre abbottonato fin sotto il mento ; così buono coi ragazzi , che quando entrano tutti tremanti in Direzione , chiamati per un rimprovero , non li sgrida , ma li piglia per le mani , e dice tante ragioni , che non dovevan far così , e che bisogna che si pentano , e che promettano d ' esser buoni , e parla con tanta buona maniera e con una voce così dolce che tutti escono con gli occhi rossi , più confusi che se li avesse puniti . Povero Direttore , egli è sempre il primo al suo posto , la mattina , a aspettare gli scolari e a dar retta ai parenti , e quando i maestri son già avviati verso casa , gira ancora intorno alla scuola a vedere che i ragazzi non si caccino sotto le carrozze , o non si trattengan per le strade a far querciola , o a empir gli zaini di sabbia o di sassi ; e ogni volta che appare a una cantonata , così alto e nero , stormi di ragazzi scappano da tutte le parti , piantando lì il giuoco dei pennini e delle biglie , ed egli li minaccia con l ' indice da lontano , con la sua aria amorevole e triste . Nessuno l ' ha più visto ridere , dice mia madre , dopo che gli è morto il figliuolo ch ' era volontario nell ' esercito ; ed egli ha sempre il suo ritratto davanti agli occhi , sul tavolino della Direzione . E se ne voleva andare dopo quella disgrazia ; aveva già fatto la sua domanda di riposo al Municipio , e la teneva sempre sul tavolino , aspettando di giorno in giorno a mandarla , perché gli rincresceva di lasciare i fanciulli . Ma l ' altro giorno pareva deciso , e mio padre ch ' era con lui nella Direzione , gli diceva : - Che peccato che se ne vada , signor Direttore ! - quando entrò un uomo a fare iscrivere un ragazzo , che passava da un ' altra sezione alla nostra perché aveva cambiato di casa . A veder quel ragazzo il Direttore fece un atto di meraviglia , - lo guardò un pezzo , guardò il ritratto che tien sul tavolino e tornò a guardare il ragazzo , tirandoselo fra le ginocchia e facendogli alzare il viso . Quel ragazzo somigliava tutto al suo figliuolo morto . Il Direttore disse : - Va bene ; - fece l ' iscrizione , congedò padre e figlio , e restò pensieroso . - Che peccato che se ne vada ! - ripeté mio padre . E allora il Direttore prese la sua domanda di riposo , la fece in due pezzi e disse : - Rimango . I soldati 22 , martedì Il suo figliuolo era volontario nell ' esercito quando morì : per questo il Direttore va sempre sul corso a veder passare i soldati , quando usciamo dalla scuola . Ieri passava un reggimento di fanteria , e cinquanta ragazzi si misero a saltellare intorno alla banda musicale , cantando e battendo il tempo colle righe sugli zaini e sulle cartelle . Noi stavamo in un gruppo , sul marciapiede a guardare : Garrone , strizzato nei suoi vestiti troppo stretti , che addentava un gran pezzo di pane ; Votini , quello ben vestito , che si leva sempre i peluzzi dai panni ; Precossi , il figliuolo del fabbro , con la giacchetta di suo padre , e il calabrese , e il muratorino , e Crossi con la sua testa rossa , e Franti con la sua faccia tosta , e anche Robetti , il figliuolo del capitano d ' artiglieria , quello che salvò un bambino dall ' omnibus , e che ora cammina con le stampelle . Franti fece una risata in faccia a un soldato che zoppicava . Ma subito si sentì la mano d ' un uomo sulla spalla : si voltò : era il Direttore . - Bada , - gli disse il Direttore ; - schernire un soldato quand ' è nelle file , che non può né vendicarsi né rispondere , è come insultare un uomo legato : è una viltà . - Franti scomparve . I soldati passavano a quattro a quattro , sudati e coperti di polvere , e i fucili scintillavano al sole . Il Direttore disse : - Voi dovete voler bene ai soldati , ragazzi . Sono i nostri difensori , quelli che andrebbero a farsi uccidere per noi , se domani un esercito straniero minacciasse il nostro paese . Sono ragazzi anch ' essi , hanno pochi anni più di voi ; e anch ' essi vanno a scuola ; e ci sono poveri e signori , fra loro , come fra voi , e vengono da tutte le parti d ' Italia . Vedete , si posson quasi riconoscere al viso : passano dei Siciliani , dei Sardi , dei Napoletani , dei Lombardi . Questo poi è un reggimento vecchio , di quelli che hanno combattuto nel 1848 . I soldati non son più quelli , ma la bandiera è sempre la stessa . Quanti erano già morti per il nostro paese intorno a quella bandiera venti anni prima che voi nasceste ! - Eccola qui , - disse Garrone . E infatti si vedeva poco lontano la bandiera , che veniva innanzi , al di sopra delle teste dei soldati . - Fate una cosa , figliuoli , - disse il Direttore , - fate il vostro saluto di scolari , con la mano alla fronte , quando passano i tre colori . - La bandiera , portata da un ufficiale , ci passò davanti , tutta lacera e stinta , con le medaglie appese all ' asta . Noi mettemmo la mano alla fronte , tutt ' insieme . L ' ufficiale ci guardò , sorridendo , e ci restituì il saluto con la mano . - Bravi , ragazzi , - disse uno dietro di noi . Ci voltammo a guardare : era un vecchio che aveva all ' occhiello del vestito il nastrino azzurro della campagna di Crimea : un ufficiale pensionato . - Bravi , - disse , - avete fatto una cosa bella . - Intanto la banda del reggimento svoltava in fondo al corso , circondata da una turba di ragazzi , e cento grida allegre accompagnavan gli squilli delle trombe come un canto di guerra . - Bravi , - ripeté il vecchio ufficiale , guardandoci ; - chi rispetta la bandiera da piccolo la saprà difender da grande . Il protettore di Nelli 23 , mercoledì Anche Nelli , ieri , guardava i soldati , povero gobbino , ma con un ' aria così , come se pensasse : - Io non potrò esser mai un soldato ! - Egli è buono , studia ; ma è così magrino e smorto , e respira a fatica . Porta sempre un lungo grembiale di tela nera lucida . Sua madre è una signora piccola a bionda , vestita di nero , e vien sempre a prenderlo al finis , perché non esca nella confusione , con gli altri ; e lo accarezza . I primi giorni , perché ha quella disgrazia d ' esser gobbo , molti ragazzi lo beffavano e gli picchiavan sulla schiena con gli zaini ; ma egli non si rivoltava mai , e non diceva mai nulla a sua madre , per non darle quel dolore di sapere che suo figlio era lo zimbello dei compagni ; lo schernivano , ed egli piangeva e taceva , appoggiando la fronte sul banco . Ma una mattina saltò su Garrone e disse : - Il primo che tocca Nelli gli do uno scapaccione che gli faccio far tre giravolte ! - Franti non gli badò , lo scapaccione partì , l ' amico fece le tre giravolte , e dopo d ' allora nessuno toccò più Nelli . Il maestro gli mise Garrone vicino , nello stesso banco . Si sono fatti amici . Nelli s ' è affezionato molto a Garrone . Appena entra nella scuola , cerca subito se c ' è Garrone . Non va mai via senza dire : - Addio , Garrone . - E così fa Garrone con lui . Quando Nelli lascia cascar la penna o un libro sotto il banco , subito , perché non faccia fatica a chinarsi , Garrone si china e gli porge il libro o la penna ; e poi l ' aiuta a rimetter la roba nello zaino , e a infilarsi il cappotto . Per questo Nelli gli vuol bene , e lo guarda sempre , e quando il maestro lo loda è contento , come se lodasse lui . Ora bisogna che Nelli , finalmente , abbia detto tutto a sua madre , e degli scherni dei primi giorni e di quello che gli facevan patire , e poi del compagno che lo difese e che gli ha posto affetto , perché , ecco quello che accadde questa mattina . Il maestro mi mandò a portare al Direttore il programma della lezione , mezz ' ora prima del finis , ed io ero nell ' ufficio quando entrò una signora bionda e vestita di nero , la mamma di Nelli , la quale disse : - Signor Direttore , c ' è nella classe del mio figliuolo un ragazzo che si chiama Garrone ? - C ' è , - rispose il Direttore . - Vuol aver la bontà di farlo venire un momento qui , che gli ho da dire una parola ? - Il Direttore chiamò il bidello e lo mandò in iscuola , e dopo un minuto ecco lì Garrone sull ' uscio con la sua testa grossa e rapata , tutto stupito . Appena lo vide , la signora gli corse incontro , gli gettò le mani sulle spalle e gli diede tanti baci sulla testa dicendo : - Sei tu , Garrone , l ' amico del mio figliuolo , il protettore del mio povero bambino , sei tu , caro , bravo ragazzo , sei tu ! - Poi frugò in furia nelle tasche e nella borsa , e non trovando nulla , si staccò dal collo una catenella con una crocina , e la mise al collo di Garrone , sotto la cravatta , e gli disse : - Prendila , portala per mia memoria , caro ragazzo , per memoria della mamma di Nelli , che ti ringrazia e ti benedice . Il primo della classe 25 , venerdì Garrone s ' attira l ' affetto di tutti ; Derossi , l ' ammirazione . Ha preso la prima medaglia , sarà sempre il primo anche quest ' anno , nessuno può competer con lui , tutti riconoscono la sua superiorità in tutte le materie . È il primo in aritmetica , in grammatica , in composizione , in disegno , capisce ogni cosa al volo , ha una memoria meravigliosa , riesce in tutto senza sforzo , pare che lo studio sia un gioco per lui ... Il maestro gli disse ieri : - Hai avuto dei grandi doni da Dio , non hai altro da fare che non sciuparli . - E per di più è grande , bello , con una gran corona di riccioli biondi , lesto che salta un banco appoggiandovi una mano su ; e sa già tirare di scherma . Ha dodici anni , è figliuolo d ' un negoziante , va sempre vestito di turchino con dei bottoni dorati , sempre vivo , allegro , grazioso con tutti , e aiuta quanti può all ' esame , e nessuno ha mai osato fargli uno sgarbo o dirgli una brutta parola . Nobis e Franti soltanto lo guardano per traverso e Votini schizza invidia dagli occhi ; ma egli non se n ' accorge neppure . Tutti gli sorridono e lo pigliano per una mano o per un braccio quando va attorno a raccogliere i lavori , con quella sua maniera graziosa . Egli regala dei giornali illustrati , dei disegni , tutto quello che a casa regalano a lui , ha fatto per il calabrese una piccola carta geografica delle Calabrie ; e dà tutto ridendo , senza badarci , come un gran signore , senza predilezioni per alcuno . È impossibile non invidiarlo , non sentirsi da meno di lui in ogni cosa . Ah ! io pure , come Votini , l ' invidio . E provo un ' amarezza , quasi un certo dispetto contro di lui , qualche volta , quando stento a fare il lavoro a casa , e penso che a quell ' ora egli l ' ha già fatto , benissimo e senza fatica . Ma poi , quando torno alla scuola , a vederlo così bello , ridente , trionfante , a sentir come risponde alle interrogazioni del maestro franco e sicuro , e com ' è cortese e come tutti gli voglion bene , allora ogni amarezza , ogni dispetto mi va via dal cuore , e mi vergogno d ' aver provato quei sentimenti . Vorrei essergli sempre vicino allora ; vorrei poter fare tutte le scuole con lui ; la sua presenza , la sua voce mi mette coraggio , voglia di lavorare , allegrezza , piacere . Il maestro gli ha dato da copiare il racconto mensile che leggerà domani : La piccola vedetta lombarda ; egli lo copiava questa mattina , ed era commosso da quel fatto eroico , tutto acceso nel viso , cogli occhi umidi e con la bocca tremante ; e io lo guardavo , com ' era bello e nobile ! Con che piacere gli avrei detto sul viso , francamente : - Derossi , tu vali in tutto più di me ! Tu sei un uomo a confronto mio ! Io ti rispetto e ti ammiro ! La piccola vedetta lombarda Racconto mensile 26 , sabato Nel 1859 , durante la guerra per la liberazione della Lombardia , pochi giorni dopo la battaglia di Solferino e San Martino , vinta dai Francesi e dagli Italiani contro gli Austriaci , in una bella mattinata del mese di giugno , un piccolo drappello di cavalleggieri di Saluzzo andava di lento passo , per un sentiero solitario , verso il nemico , esplorando attentamente la campagna . Guidavano il drappello un ufficiale e un sergente , e tutti guardavano lontano , davanti a sé , con occhio fisso , muti , preparati a veder da un momento all ' altro biancheggiare fra gli alberi le divise degli avamposti nemici . Arrivarono così a una casetta rustica , circondata di frassini , davanti alla quale se ne stava tutto solo un ragazzo d ' una dozzina d ' anni , che scortecciava un piccolo ramo con un coltello , per farsene un bastoncino ; da una finestra della casa spenzolava una larga bandiera tricolore ; dentro non c ' era nessuno : i contadini , messa fuori la bandiera , erano scappati , per paura degli Austriaci . Appena visti i cavalleggieri , il ragazzo buttò via il bastone e si levò il berretto . Era un bel ragazzo , di viso ardito , con gli occhi grandi e celesti , coi capelli biondi e lunghi ; era in maniche di camicia , e mostrava il petto nudo . - Che fai qui ? - gli domandò l ' ufficiale , fermando il cavallo . - Perché non sei fuggito con la tua famiglia ? - Io non ho famiglia , - rispose il ragazzo . - Sono un trovatello . Lavoro un po ' per tutti . Son rimasto qui per veder la guerra . - Hai visto passare degli Austriaci ? - No , da tre giorni . L ' ufficiale stette un poco pensando ; poi saltò giù da cavallo , e lasciati i soldati lì , rivolti verso il nemico , entrò nella casa e salì sul tetto ... La casa era bassa ; dal tetto non si vedeva che un piccolo tratto di campagna . - Bisogna salir sugli alberi , - disse l ' ufficiale , e discese . Proprio davanti all ' aia si drizzava un frassino altissimo e sottile , che dondolava la vetta nell ' azzurro . L ' ufficiale rimase un po ' sopra pensiero , guardando ora l ' albero ora i soldati ; poi tutt ' a un tratto domandò al ragazzo : - Hai buona vista , tu , monello ? - Io ? - rispose il ragazzo . - Io vedo un passerotto lontano un miglio . - Saresti buono a salire in cima a quell ' albero ? - In cima a quell ' albero ? io ? In mezzo minuto ci salgo . - E sapresti dirmi quello che vedi di lassù , se c ' è soldati austriaci da quella parte , nuvoli di polvere , fucili che luccicano , cavalli ? - Sicuro che saprei . - Che cosa vuoi per farmi questo servizio ? - Che cosa voglio ? - disse il ragazzo sorridendo . - Niente . Bella cosa ! E poi ... se fosse per i tedeschi , a nessun patto ; ma per i nostri ! Io sono lombardo . - Bene . Va su dunque . - Un momento , che mi levi le scarpe . Si levò le scarpe , si strinse la cinghia dei calzoni , buttò nell ' erba il berretto e abbracciò il tronco del frassino - Ma bada ... - esclamò l ' ufficiale , facendo l ' atto di trattenerlo , come preso da un timore improvviso . Il ragazzo si voltò a guardarlo , coi suoi begli occhi celesti , in atto interrogativo . - Niente , - disse l ' ufficiale ; - va su . Il ragazzo andò su , come un gatto . - Guardate davanti a voi , - gridò l ' ufficiale ai soldati . In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell ' albero , avviticchiato al fusto , con le gambe fra le foglie , ma col busto scoperto , e il sole gli batteva sul capo biondo , che pareva d ' oro . L ' ufficiale lo vedeva appena , tanto era piccino lassù . - Guarda dritto e lontano , - gridò l ' ufficiale . Il ragazzo , per veder meglio , staccò la mano destra dall ' albero e se la mise alla fronte . - Che cosa vedi ? - domandò l ' ufficiale . Il ragazzo chinò il viso verso di lui , e facendosi portavoce della mano , rispose : - Due uomini a cavallo , sulla strada bianca . - A che distanza di qui ? - Mezzo miglio . - Movono ? - Son fermi . - Che altro vedi ? - domandò l ' ufficiale , dopo un momento di silenzio . - Guarda a destra . Il ragazzo guardò a destra . Poi disse : - Vicino al cimitero , tra gli alberi , c ' è qualche cosa che luccica . Paiono baionette . - Vedi gente ? - No . Saran nascosti nel grano . In quel momento un fischio di palla acutissimo passò alto per l ' aria e andò a morire lontano dietro alla casa . - Scendi , ragazzo ! - gridò l ' ufficiale . - T ' han visto . Non voglio altro . Vien giù . - Io non ho paura , - rispose il ragazzo . - Scendi ... - ripeté l ' ufficiale , - che altro vedi , a sinistra ? - A sinistra ? - Sì , a sinistra Il ragazzo sporse il capo a sinistra ; in quel punto un altro fischio più acuto e più basso del primo tagliò l ' aria . Il ragazzo si riscosse tutto . - Accidenti ! - esclamò . - L ' hanno proprio con me ! - La palla gli era passata poco lontano . - Scendi ! - gridò l ' ufficiale , imperioso e irritato . - Scendo subito , - rispose il ragazzo . - Ma l ' albero mi ripara , non dubiti . A sinistra , vuole sapere ? - A sinistra , - rispose l ' ufficiale ; - ma scendi . - A sinistra , - gridò il ragazzo , sporgendo il busto da quella parte , - dove c ' è una cappella , mi par di veder ... Un terzo fischio rabbioso passò in alto , e quasi ad un punto si vide il ragazzo venir giù , trattenendosi per un tratto al fusto ed ai rami , e poi precipitando a capo fitto colle braccia aperte . - Maledizione ! - gridò l ' ufficiale , accorrendo . Il ragazzo batté la schiena per terra e restò disteso con le braccia larghe , supino ; un rigagnolo di sangue gli sgorgava dal petto , a sinistra . Il sergente e due soldati saltaron giù da cavallo ; l ' ufficiale si chinò e gli aprì la camicia : la palla gli era entrata nel polmone sinistro . - È morto ! - esclamò l ' ufficiale . - No , vive ! - rispose il sergente . - Ah ! povero ragazzo ! bravo ragazzo ! - gridò l ' ufficiale ; - coraggio ! coraggio ! - Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita , il ragazzo stralunò gli occhi e abbandonò il capo : era morto . L ' ufficiale impallidì , e lo guardò fisso per un momento ; poi lo adagiò col capo sull ' erba ; s ' alzò , e stette a guardarlo ; anche il sergente e i due soldati , immobili , lo guardavano : gli altri stavan rivolti verso il nemico . - Povero ragazzo ! - ripeté tristemente l ' ufficiale . - Povero e bravo ragazzo ! Poi s ' avvicinò alla casa , levò dalla finestra la bandiera tricolore , e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto , lasciandogli il viso scoperto . Il sergente raccolse a fianco del morto le scarpe , il berretto , il bastoncino e il coltello . Stettero ancora un momento silenziosi ; poi l ' ufficiale si rivolse al sergente e gli disse : - Lo manderemo a pigliare dall ' ambulanza ; è morto da soldato : lo seppelliranno i soldati . - Detto questo mandò un bacio al morto con un atto della mano , e gridò : - A cavallo . - Tutti balzarono in sella , il drappello si riunì e riprese il suo cammino . E poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra . Al tramontar del sole , tutta la linea degli avamposti italiani s ' avanzava verso il nemico , e per lo stesso cammino percorso la mattina dal drappello di cavalleria , procedeva su due file un grosso battaglione di bersaglieri , il quale , pochi giorni innanzi , aveva valorosamente rigato di sangue il colle di San Martino . La notizia della morte del ragazzo era già corsa fra quei soldati prima che lasciassero gli accampamenti . Il sentiero , fiancheggiato da un rigagnolo , passava a pochi passi di distanza dalla casa . Quando i primi ufficiali del battaglione videro il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore , lo salutarono con la sciabola ; e uno di essi si chinò sopra la sponda del rigagnolo , ch ' era tutta fiorita , strappò due fiori e glieli gettò . Allora tutti i bersaglieri , via via che passavano , strapparono dei fiori e li gettarono al morto . In pochi minuti il ragazzo fu coperto di fiori , e ufficiali e soldati gli mandavan tutti un saluto passando : - Bravo , piccolo lombardo ! - Addio , ragazzo ! - A te , biondino ! - Evviva ! - Gloria ! - Addio ! - Un ufficiale gli gettò la sua medaglia al valore , un altro andò a baciargli la fronte . E i fiori continuavano a piovergli sui piedi nudi , sul petto insanguinato , sul capo biondo . Ed egli se ne dormiva là nell ' erba , ravvolto nella sua bandiera , col viso bianco e quasi sorridente , povero ragazzo , come se sentisse quei saluti , e fosse contento d ' aver dato la vita per la sua Lombardia . I poveri 29 , martedì Dare la vita per il proprio paese , come il ragazzo lombardo , è una grande virtù , ma tu non trascurare le virtù piccole , figliuolo . Questa mattina , camminando davanti a me quando tornavamo dalla scuola , passasti accanto a una povera , che teneva fra le ginocchia un bambino stentito e smorto , e che ti domandò l ' elemosina . Tu la guardasti e non le desti nulla , e pure ci avevi dei soldi in tasca . Senti , figliuolo . Non abituarti a passare indifferente davanti alla miseria che tende la mano , e tanto meno davanti a una madre che chiede un soldo per il suo bambino . Pensa che forse quel bambino aveva fame ! pensa allo strazio di quella povera donna . Te lo immagini il singhiozzo disperato di tua madre , quando un giorno ti dovesse dire . - Enrico , oggi non posso darti nemmen del pane ? - Quand ' io do un soldo a un mendico , ed egli mi dice . - Dio conservi la salute a lei e alle sue creature ! - tu non puoi comprendere la dolcezza che mi danno al cuore quelle parole , la gratitudine che sento per quel povero . Mi par davvero che quel buon augurio debba conservarsi in buona salute per molto tempo , e ritorno a casa contento . e penso : Oh ! quel povero m ' ha reso assai più di quanto gli ho dato ! Ebbene , fa ch ' io senta qualche volta quel buon augurio provocato , meritato da te , togli tratto tratto un soldo dalla tua piccola borsa per lasciarlo cadere nella mano d ' un vecchio senza sostegno , d ' una madre senza pane , d ' un bimbo senza madre . I poveri amano l ' elemosina dei ragazzi perché non li umilia , e perché i ragazzi , che han bisogno di tutti , somigliano a loro . vedi che ce n ' è sempre intorno alle scuole , dei poveri . L ' elemosina d ' un uomo è un atto di carità , ma quella d ' un fanciullo è insieme un atto di carità e una carezza , capisci ? È come se dalla sua mano cadessero insieme un soldo e un fiore . Pensa che a te non manca nulla , ma che a loro manca tutto ; che mentre tu vuoi esser felice , a loro basta di non morire . Pensa che è un orrore che in mezzo a tanti palazzi , per le vie dove passan carrozze e bambini vestiti di velluto , ci siano delle donne , dei bimbi che non hanno da mangiare . Non aver da mangiare , Dio mio ! Dei ragazzi come te , buoni come te , intelligenti come te , che in mezzo a una grande città non han da mangiare , come belve perdute in un deserto ! Oh mai più , Enrico , non passare mai più davanti a una madre che méndica senza metterle un soldo nella mano ! TUA MADRE DICEMBRE Il trafficante 1 , giovedì Mio padre vuole che ogni giorno di vacanza io mi faccia venire a casa uno de ' miei compagni , o che vada a trovarlo , per farmi a poco a poco amico di tutti . Domenica andrò a passeggiare con Votini , quello ben vestito , che si liscia sempre , e che ha tanta invidia di Derossi . Oggi intanto è venuto a casa Garoffi , quello lungo e magro , col naso a becco di civetta e gli occhi piccoli e furbi , che par che frughino per tutto . È figliuolo d ' un droghiere . È un bell ' originale . Egli conta sempre i soldi che ha in tasca , conta sulle dita lesto lesto , e fa qualunque moltiplicazione senza tavola pitagorica . E rammucchia , ha già un libretto della Cassa scolastica di risparmio . Sfido , non spende mai un soldo , e se gli casca un centesimo sotto i banchi , è capace di cercarlo per una settimana . Fa come le gazze , dice Derossi . Tutto quello che trova , penne logore , francobolli usati , spilli , colaticci di candele , tutto raccatta . Son già più di due anni che raccoglie francobolli , e n ' ha già delle centinaia d ' ogni paese , in un grande album , che venderà poi al libraio , quando sarà tutto pieno . Intanto il libraio gli dà i quaderni gratis perché egli conduce molti ragazzi alla sua bottega . In iscuola traffica sempre , fa ogni giorno vendite d ' oggetti , lotterie , baratti ; poi si pente del baratto e rivuole la sua roba ; compra per due e smercia per quattro ; gioca ai pennini e non perde mai ; rivende giornali vecchi al tabaccaio , e ha un quadernino dove nota i suoi affari , tutto pieno di somme e di sottrazioni . Alla scuola non studia che l ' aritmetica , e se desidera la medaglia non è che per aver l ' entrata gratis al teatro delle marionette . A me piace , mi diverte . Abbiamo giocato a fare il mercato , coi pesi e le bilancie : egli sa il prezzo giusto di tutte le cose , conosce i pesi e fa dei bei cartocci spedito , come i bottegai . Dice che appena finite le scuole metterà su un negozio , un commercio nuovo , che ha inventato lui . È stato tutto contento ché gli ho dato dei francobolli esteri , e m ' ha detto appuntino quando si rivende ciascuno per le collezioni . Mio padre , fingendo di legger la gazzetta , lo stava a sentire , e si divertiva . Egli ha sempre le tasche gonfie delle sue piccole mercanzie , che ricopre con un lungo mantello nero , e par continuamente sopra pensiero e affaccendato , come un negoziante . Ma quello che gli sta più a cuore è la sua collezione di francobolli : questa è il suo tesoro , e ne parla sempre , come se dovesse cavarne una fortuna . I compagni gli danno dell ' avaraccio , dell ' usuraio . Io non so . Gli voglio bene , m ' insegna molte cose , mi sembra un uomo . Coretti , il figliuolo del rivenditore di legna , dice ch ' egli non darebbe i suoi francobolli neanche per salvar la vita a sua madre . Mio padre non lo crede . - Aspetta ancora a giudicarlo , - m ' ha detto ; - egli ha quella passione ; ma ha cuore . Vanità 5 , lunedì Ieri andai a far la passeggiata per il viale di Rivoli con Votini e suo padre . Passando per via Dora Grossa , vedemmo Stardi , quello che tira calci ai disturbatori , fermo impalato davanti a una vetrina di librario , cogli occhi fissi sopra una carta geografica ; e chi sa da quanto tempo era là , perché egli studia anche per la strada : ci rese a mala pena il saluto , quel rusticone . Votini era vestito bene , anche troppo : aveva gli stivali di marocchino trapunti di rosso , un vestito con ricami e nappine di seta , un cappello di castoro bianco e l ' orologio . E si pavoneggiava . Ma la sua vanità doveva capitar male questa volta . Dopo aver corso un bel pezzo su per il viale , lasciandoci molto addietro suo padre , che andava adagio , ci fermammo a un sedile di pietra , accanto a un ragazzo vestito modestamente , che pareva stanco , e pensava , col capo basso . Un uomo , che doveva essere suo padre , andava e veniva sotto gli alberi , leggendo la gazzetta . Ci sedemmo . Votini si mise tra me e il ragazzo . E subito si ricordò d ' essere vestito bene , e volle farsi ammirare e invidiare dal suo vicino . Alzò un piede e mi disse : - Hai visto i miei stivali da ufficiale ? - Lo disse per farli guardar da quell ' altro . Ma quegli non gli badò . Allora abbassò il piede , e mi mostrò le sue nappine di seta , e mi disse , guardando di sott ' occhio il ragazzo , che quelle nappine di seta non gli piacevano , e che le volea far cambiare in bottoni d ' argento . Ma il ragazzo non guardò neppure le nappine . Votini allora si mise a far girare sulla punta dell ' indice il suo bellissimo cappello di castoro bianco . Ma il ragazzo , pareva che lo facesse per punto , non degnò d ' uno sguardo nemmeno il cappello . Votini , che si cominciava a stizzire , tirò fuori l ' orologio l ' aperse , mi fece veder le rote . Ma quegli non voltò la testa . - È d ' argento dorato ? - gli domandai . - No , - rispose , - è d ' oro . - Ma non sarà tutto d ' oro , - dissi , - ci sarà anche dell ' argento . - Ma no ! - egli ribatté ; - e per costringere il ragazzo a guardare gli mise l ' orologio davanti al viso e gli disse : - Di ' tu , guarda , non è vero che è tutto d ' oro ? Il ragazzo rispose secco : - Non lo so . - Oh ! oh ! - esclamò Votini , pien di rabbia , - che superbia ! Mentre diceva questo , sopraggiunse suo padre , che sentì : guardò un momento fisso quel ragazzo , poi disse bruscamente al figliuolo : - Taci ; - e chinatosi al suo orecchio soggiunse : - È cieco . Votini balzò in piedi , con un fremito , e guardò il ragazzo nel viso . Aveva le pupille vitree , senza espressione , senza sguardo . Votini rimase avvilito , senza parola , con gli occhi a terra . Poi balbettò : - Mi rincresce ... non lo sapevo . Ma il cieco , che aveva capito tutto , disse con un sorriso buono e malinconico : - Oh ! non fa nulla . Ebbene , è vano ; ma non ha mica cattivo cuore Votini . Per tutta la passeggiata non rise più . La prima nevicata 10 , sabato Addio passeggiate a Rivoli . Ecco la bella amica dei ragazzi ! Ecco la prima neve ! Fin da ieri sera vien giù a fiocchi fitti e larghi come fiori di gelsomino . Era un piacere questa mattina alla scuola vederla venire contro le vetrate e ammontarsi sui davanzali ; anche il maestro guardava e si fregava le mani , e tutti eran contenti pensando a fare alle palle , e al ghiaccio che verrà dopo , e al focolino di casa . Non c ' era che Stardi che non ci badasse , tutto assorto nella lezione , coi pugni stretti alle tempie . Che bellezza , che festa fu all ' uscita ! tutti a scavallar per la strada , gridando e sbracciando , e a pigliar manate di neve e a zampettarci dentro come cagnolini nell ' acqua . I parenti che aspettavan fuori avevano gli ombrelli bianchi , la guardia civica aveva l ' elmetto bianco , tutti i nostri zaini in pochi momenti furon bianchi . Tutti parevan fuor di sé dall ' allegrezza , perfino Precossi , il figliuolo del fabbro , quello pallidino che non ride mai , e Robetti , quello che salvò il bimbo dall ' omnibus , poverino , che saltellava con le sue stampelle . Il calabrese , che non aveva mai toccato neve , se ne fece una pallottola e si mise a mangiarla come una pesca ; Crossi , il figliuolo dell ' erbivendola , se n ' empì lo zaino ; e il muratorino ci fece scoppiar da ridere , quando mio padre lo invitò a venir domani a casa nostra : egli aveva la bocca piena di neve , e non osando né sputarla né mandarla giù , stava lì ingozzato a guardarci , e non rispondeva . Anche le maestre uscivan dalla scuola di corsa , ridendo ; anche la mia maestra di prima superiore , poveretta , correva a traverso al nevischio , riparandosi il viso col suo velo verde , e tossiva . E intanto centinaia di ragazze della sezione vicina passavano strillando e galoppando su quel tappeto candido , e i maestri e i bidelli e la guardia gridavano : - A casa ! A casa ! - ingoiando fiocchi di neve e imbiancandosi i baffi e la barba . Ma anch ' essi ridevano di quella baldoria di scolari che festeggiavan l ' inverno ... - Voi festeggiate l ' inverno ... Ma ci son dei ragazzi che non hanno né panni , né scarpe , né fuoco . Ce ne son migliaia i quali scendono ai villaggi , con un lungo cammino , portando nelle mani sanguinanti dai geloni un pezzo di legno per riscaldare la scuola . Ci sono centinaia di scuole quasi sepolte fra la neve , nude e tetre come spelonche , dove i ragazzi soffocano dal fumo o battono i denti dal freddo , guardando con terrore i fiocchi bianchi che scendono senza fine , che s ' ammucchiano senza posa sulle loro capanne lontane , minacciate dalle valanghe . Voi festeggiate l ' inverno , ragazzi . Pensate alle migliaia di creature a cui l ' inverno porta la miseria e la morte . TUO PADRE Il muratorino 11 , domenica Il « muratorino » è venuto oggi , in cacciatora , tutto vestito di roba smessa di suo padre , ancora bianca di calcina e di gesso . Mio padre lo desiderava anche più di me che venisse . Come ci fece piacere ! Appena entrato , si levò il cappello a cencio ch ' era tutto bagnato di neve e se lo ficcò in un taschino ; poi venne innanzi , con quella sua andatura trascurata d ' operaio stanco , rivolgendo qua e là il visetto tondo come una mela , col suo naso a pallottola ; e quando fu nella sala da desinare , data un ' occhiata in giro ai mobili , e fissati gli occhi sur un quadretto che rappresenta Rigoletto , un buffone gobbo , fece il « muso di lepre » . È impossibile trattenersi dal ridere a vedergli fare il muso di lepre . Ci mettemmo a giocare coi legnetti : egli ha un ' abilità straordinaria a far torri e ponti , che par che stian su per miracolo , e ci lavora tutto serio , con la pazienza di un uomo . Fra una torre e l ' altra , mi disse della sua famiglia : stanno in una soffitta , suo padre va alle scuole serali a imparar a leggere , sua madre è biellese . E gli debbono voler bene , si capisce , perché è vestito così da povero figliuolo , ma ben riparato dal freddo , coi panni ben rammendati , con la cravatta annodata bene dalla mano di sua madre . Suo padre , mi disse , è un pezzo d ' uomo , un gigante , che stenta a passar per le porte ; ma buono , e chiama sempre il figliuolo « muso di lepre » ; il figliuolo , invece , è piccolino . Alle quattro si fece merenda insieme con pane e zebibbo , seduti sul sofà , e quando ci alzammo , non so perché , mio padre non volle che ripulissi la spalliera che il muratorino aveva macchiata di bianco con la sua giacchetta : mi trattenne la mano e ripulì poi lui , di nascosto . Giocando , il muratorino perdette un bottone della cacciatora , e mia madre glie l ' attaccò , ed egli si fece rosso e stette a vederla cucire tutto meravigliato e confuso , trattenendo il respiro . Poi gli diedi a vedere degli album di caricature ed egli , senz ' avvedersene , imitava le smorfie di quelle facce , così bene , che anche mio padre rideva . Era tanto contento quando andò via , che dimenticò di rimettersi in capo il berretto a cencio , e arrivato sul pianerottolo , per mostrarmi la sua gratitudine mi fece ancora una volta il muso di lepre . Egli si chiama Antonio Rabucco , e ha otto anni e otto mesi ... - Lo sai , figliuolo , perché non volli che ripulissi il sofà ? Perché ripulirlo , mentre il tuo compagno vedeva , era quasi un fargli rimprovero d ' averlo insudiciato . E questo non stava bene , prima perché non l ' aveva fatto apposta , e poi perché l ' aveva fatto coi panni di suo padre , il quale se li è ingessati lavorando ; e quello che si fa lavorando non è sudiciume : è polvere , è calce , è vernice , è tutto quello che vuoi , ma non sudiciume . Il lavoro non insudicia . Non dir mai d ' un operaio che vien dal lavoro : - È sporco . - Devi dire : - Ha sui panni i segni , le tracce del suo lavoro . Ricordatene . E vogli bene al muratorino , prima perché è tuo compagno , poi perché è figliuolo d ' un operaio . TUO PADRE Una palla di neve 16 , venerdì E sempre nevica , nevica . Seguì un brutto caso , questa mattina , con la neve , all ' uscir dalla scuola . Un branco di ragazzi , appena sboccati sul Corso , si misero a tirar palle , con quella neve acquosa , che fa le palle sode e pesanti come pietre . Molta gente passava sul marciapiedi . Un signore gridò : - Smettete , monelli ! - e proprio in quel punto si udì un grido acuto dall ' altra parte della strada , e si vide un vecchio che aveva perduto il cappello e barcollava , coprendosi il viso con le mani , e accanto a lui un ragazzo che gridava : - Aiuto ! Aiuto ! - Subito accorse gente da ogni parte . Era stato colpito da una palla in un occhio . Tutti i ragazzi si sbandarono fuggendo come saette . Io stavo davanti alla bottega del libraio , dov ' era entrato mio padre , e vidi arrivar di corsa parecchi miei compagni che si mescolarono fra gli altri vicini a me , e finsero di guardar le vetrine : c ' era Garrone , con la sua solita pagnotta in tasca , Coretti , il muratorino , e Garoffi , quello dei francobolli . Intanto s ' era fatta folla intorno al vecchio , e una guardia ed altri correvano qua e là minacciando e domandando : - Chi è ? chi è stato ? Sei tu ? Dite chi è stato ! - e guardavan le mani ai ragazzi , se le avevan bagnate di neve . Garoffi era accanto a me : m ' accorsi che tremava tutto , e che avea il viso bianco come un morto . - Chi è ? Chi è stato ? - continuava a gridare la gente . - Allora intesi Garrone che disse piano a Garoffi : - Su , vatti a presentare ; sarebbe una vigliaccheria lasciar agguantare qualcun altro . - Ma io non l ' ho fatto apposta ! - rispose Garoffi , tremando come una foglia . - Non importa fa il tuo dovere , - ripeté Garrone . - Ma io non ho coraggio ! - Fatti coraggio , t ' accompagno io . - E la guardia e gli altri gridavan sempre più forte : - Chi è ? Chi è stato ? Un occhiale in un occhio gli han fatto entrare ! L ' hanno accecato ! Briganti ! - Io credetti che Garoffi cascasse in terra . - Vieni , - gli disse risolutamente Garrone , - io ti difendo , - e afferratolo per un braccio lo spinse avanti , sostenendolo , come un malato . La gente vide e capì subito , e parecchi accorsero coi pugni alzati . Ma Garrone si fece in mezzo , gridando : - Vi mettete in dieci uomini contro un ragazzo ? - Allora quelli ristettero , e una guardia civica pigliò Garoffi per mano e lo condusse , aprendo la folla , a una bottega di pastaio , dove avevano ricoverato il ferito . Vedendolo , riconobbi subito il vecchio impiegato , che sta al quarto piano di casa nostra , col suo nipotino . Era adagiato sur una seggiola , con un fazzoletto sugli occhi . - Non l ' ho fatto apposta ! - diceva singhiozzando Garoffi , mezzo morto dalla paura , - non l ' ho fatto apposta ! - Due o tre persone lo spinsero violentemente nella bottega , gridando : - La fronte a terra ! Domanda perdono ! - e lo gettarono a terra . Ma subito due braccia vigorose lo rimisero in piedi e una voce risoluta disse : - No , signori ! - Era il nostro Direttore , che avea visto tutto . - Poiché ha avuto il coraggio di presentarsi , - soggiunse - nessuno ha il diritto di avvilirlo . Tutti stettero zitti . - Domanda perdono , - disse il Direttore a Garoffi . Garoffi , scoppiando in pianto , abbracciò le ginocchia del vecchio , e questi , cercata con la mano la testa di lui , gli carezzò i capelli . Allora tutti dissero : - Va ' , ragazzo , va ' , torna a casa ! - E mio padre mi tirò fuori della folla e mi disse strada facendo : - Enrico , in un caso simile , avresti il coraggio di fare il tuo dovere , di andar a confessare la tua colpa ? - Io gli risposi di sì . Ed egli : - Dammi la tua parola di ragazzo di cuore e d ' onore che lo faresti . - Ti do la mia parola , padre mio ! Le maestre 17 , sabato Garoffi stava tutto pauroso , quest ' oggi , ad aspettare una grande risciacquata del maestro ; ma il maestro non è comparso , e poiché mancava anche il supplente , è venuta a far scuola la signora Cromi , la più attempata delle maestre , che ha due figliuoli grandi e ha insegnato a leggere e a scrivere a parecchie signore che ora vengono ad accompagnare i loro ragazzi alla Sezione Baretti . Era triste , oggi , perché ha un figliuolo malato . Appena che la videro , cominciarono a fare il chiasso . Ma essa con voce lenta e tranquilla disse : - Rispettate i miei capelli bianchi : io non sono soltanto una maestra , sono una madre ; - e allora nessuno osò più di parlare , neanche quella faccia di bronzo di Franti , che si contentò di farle le beffe di nascosto . Nella classe della Cromi fu mandata la Delcati , maestra di mio fratello , e al posto della Delcati , quella che chiamano « la monachina » , perché è sempre vestita di scuro , con un grembiale nero , e ha un viso piccolo e bianco , i capelli sempre lisci gli occhi chiari chiari , e una voce sottile , che par sempre che mormori preghiere . E non si capisce , dice mia madre : è così mite e timida , con quel filo di voce sempre eguale , che appena si sente , e non grida , non s ' adira mai : eppure tiene i ragazzi quieti che non si sentono , i più monelli chinano il capo solo che li ammonisca col dito , pare una chiesa la sua scuola , e per questo anche chiamano lei la monachina . Ma ce n ' è un ' altra che mi piace pure : la maestrina della prima inferiore numero 3 , quella giovane col viso color di rosa , che ha due belle pozzette nelle guancie , e porta una gran penna rossa sul cappellino e una crocetta di vetro giallo appesa al collo . È sempre allegra , tien la classe allegra , sorride sempre , grida sempre con la sua voce argentina che par che canti , picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo le mani per impor silenzio ; poi quando escono , corre come una bambina dietro all ' uno e all ' altro , per rimetterli in fila ; e a questo tira su il bavero , a quell ' altro abbottona il cappotto perché non infreddino , li segue fin nella strada perché non s ' accapiglino , supplica i parenti che non li castighino a casa , porta delle pastiglie a quei che han la tosse , impresta il suo manicotto a quelli che han freddo ; ed è tormentata continuamente dai più piccoli che le fanno carezze e le chiedon dei baci tirandola pel velo e per la mantiglia ; ma essa li lascia fare e li bacia tutti , ridendo , e ogni giorno ritorna a casa arruffata e sgolata , tutta ansante e tutta contenta , con le sue belle pozzette e la sua penna rossa . È anche maestra di disegno delle ragazze , e mantiene col proprio lavoro sua madre e suo fratello . In casa del ferito 18 , domenica È con la maestra dalla penna rossa il nipotino del vecchio impiegato che fu colpito all ' occhio dalla palla di neve di Garoffi : lo abbiamo visto oggi , in casa di suo zio , che lo tiene come un figliuolo . Io avevo terminato di scrivere il racconto mensile per la settimana ventura , Il piccolo scrivano fiorentino , che il maestro mi diede a copiare ; e mio padre mi ha detto : - Andiamo su al quarto piano , a veder come sta dell ' occhio quel signore . - Siamo entrati in una camera quasi buia , dov ' era il vecchio a letto , seduto , con molti cuscini dietro le spalle ; accanto al capezzale sedeva sua moglie , e c ' era in un canto il nipotino che si baloccava . Il vecchio aveva l ' occhio bendato . È stato molto contento di veder mio padre , ci ha fatto sedere e ha detto che stava meglio , che l ' occhio non era perduto , non solo , ma che a capo di pochi giorni sarebbe guarito . - Fu una disgrazia , - ha soggiunto ; - mi duole dello spavento che deve aver avuto quel povero ragazzo . - Poi ci ha parlato del medico , che doveva venir a quell ' ora , a curarlo . Proprio in quel punto , suona il campanello . - È il medico , - dice la signora . La porta s ' apre ... E chi vedo ? Garoffi col suo mantello lungo , ritto sulla soglia , col capo chino , che non aveva coraggio di entrare . - Chi è ? - domanda il malato . - È il ragazzo che tirò la palla , - dice mio padre . - E il vecchio allora : - O povero ragazzo ! vieni avanti ; sei venuto a domandar notizie del ferito , non è vero ? Ma va meglio , sta tranquillo , va meglio , son quasi guarito . Vieni qua . - Garoffi , confuso che non ci vedeva più , s ' è avvicinato al letto , forzandosi per non piangere , e il vecchio l ' ha carezzato , ma egli non poteva parlare . - Grazie , ha detto il vecchio , - va pure a dire a tuo padre e a tua madre che tutto va bene , che non si dian più pensiero . - Ma Garoffi non si moveva , pareva che avesse qualcosa da dire , ma non osava . - Che mi hai da dire ? che cosa vuoi dire ? - Io ... nulla . - Ebbene , addio , a rivederci , ragazzo ; vattene pure col cuore in pace . Garoffi è andato fino alla porta , ma là s ' è fermato , e s ' è volto indietro verso il nipotino , che lo seguitava , e lo guardava curiosamente . Tutt ' a un tratto , cavato di sotto al mantello un oggetto , lo mette in mano al ragazzo , dicendogli in fretta : - È per te , - e via come un lampo . Il ragazzo porta l ' oggetto allo zio ; vedono che c ' è scritto su : Ti regalo questo ; guardan dentro , e fanno un ' esclamazione di stupore . Era l ' album famoso , con la sua collezione di francobolli , che il povero Garoffi aveva portato , la collezione di cui parlava sempre , su cui aveva fondato tante speranze , e che gli era costata tante fatiche ; era il suo tesoro , povero ragazzo , era metà del suo sangue , che in cambio del perdono egli regalava ! Il piccolo scrivano fiorentino Racconto mensile Faceva la quarta elementare . Era un grazioso fiorentino di dodici anni , nero di capelli e bianco di viso , figliuolo maggiore d ' un impiegato delle strade ferrate , il quale , avendo molta famiglia e poco stipendio , viveva nelle strettezze . Suo padre lo amava ed era assai buono e indulgente con lui : indulgente in tutto fuorché in quello che toccava la scuola : in questo pretendeva molto e si mostrava severo perché il figliuolo doveva mettersi in grado di ottener presto un impiego per aiutar la famiglia ; e per valer presto qualche cosa gli bisognava faticar molto in poco tempo . E benché il ragazzo studiasse , il padre lo esortava sempre a studiare . Era già avanzato negli anni , il padre , e il troppo lavoro l ' aveva anche invecchiato prima del tempo . Non di meno , per provvedere ai bisogni della famiglia , oltre al molto lavoro che gl ' imponeva il suo impiego , pigliava ancora qua e là dei lavori straordinari di copista , e passava una buona parte della notte a tavolino . Da ultimo aveva preso da una Casa editrice , che pubblicava giornali e libri a dispense , l ' incarico di scriver sulle fasce il nome e l ' indirizzo degli abbonati e guadagnava tre lire per ogni cinquecento di quelle strisciole di carta , scritte in caratteri grandi e regolari . Ma questo lavoro lo stancava , ed egli se ne lagnava spesso con la famiglia , a desinare . - I miei occhi se ne vanno , - diceva , - questo lavoro di notte mi finisce . - Il figliuolo gli disse un giorno : - Babbo , fammi lavorare in vece tua ; tu sai che scrivo come te , tale e quale . - Ma il padre gli rispose : - No figliuolo ; tu devi studiare ; la tua scuola è una cosa molto più importante delle mie fasce ; avrei rimorsi di rubarti un ' ora ; ti ringrazio , ma non voglio , e non parlarmene più . Il figliuolo sapeva che con suo padre , in quelle cose , era inutile insistere , e non insistette . Ma ecco che cosa fece . Egli sapeva che a mezzanotte in punto suo padre smetteva di scrivere , e usciva dal suo stanzino da lavoro per andare nella camera da letto . Qualche volta l ' aveva sentito : scoccati i dodici colpi al pendolo , aveva sentito immediatamente il rumore della seggiola smossa e il passo lento di suo padre . Una notte aspettò ch ' egli fosse a letto , si vestì piano piano , andò a tentoni nello stanzino , riaccese il lume a petrolio , sedette alla scrivania , dov ' era un mucchio di fasce bianche e l ' elenco degli indirizzi , e cominciò a scrivere , rifacendo appuntino la scrittura di suo padre . E scriveva di buona voglia , contento , con un po ' di paura , e le fasce s ' ammontavano , e tratto tratto egli smetteva la penna per fregarsi le mani , e poi ricominciava con più alacrità , tendendo l ' orecchio , e sorrideva . Centosessanta ne scrisse : una lira ! Allora si fermò , rimise la penna dove l ' aveva presa , spense il lume , e tornò a letto , in punta di piedi . Quel giorno , a mezzodì , il padre sedette a tavola di buon umore . Non s ' era accorto di nulla . Faceva quel lavoro meccanicamente , misurandolo a ore e pensando ad altro , e non contava le fasce scritte che il giorno dopo . Sedette a tavola di buonumore , e battendo una mano sulla spalla al figliuolo : - Eh , Giulio , - disse , - è ancora un buon lavoratore tuo padre , che tu credessi ! In due ore ho fatto un buon terzo di lavoro più del solito , ieri sera . La mano è ancora lesta , e gli occhi fanno ancora il loro dovere . - E Giulio , contento , muto , diceva tra sé : « Povero babbo , oltre al guadagno , io gli dò ancora questa soddisfazione , di credersi ringiovanito . Ebbene , coraggio » . Incoraggiato dalla buona riuscita , la notte appresso , battute le dodici , su un ' altra volta , e al lavoro . E così fece per varie notti . E suo padre non s ' accorgeva di nulla . Solo una volta , a cena , uscì in quest ' esclamazione : - È strano , quanto petrolio va in questa casa da un po ' di tempo ! Giulio ebbe una scossa ; ma il discorso si fermò lì . E il lavoro notturno andò innanzi . Senonché , a rompersi così il sonno ogni notte , Giulio non riposava abbastanza , la mattina si levava stanco , e la sera , facendo il lavoro di scuola , stentava a tener gli occhi aperti . Una sera , - per la prima volta in vita sua , - s ' addormentò sul quaderno . - Animo ! animo ! - gli gridò suo padre , battendo le mani , - al lavoro ! - Egli si riscosse e si rimise al lavoro . Ma la sera dopo , e i giorni seguenti , fu la cosa medesima , e peggio : sonnecchiava sui libri , si levava più tardi del solito , studiava la lezione alla stracca , pareva svogliato dello studio . Suo padre cominciò a osservarlo , poi a impensierirsi , e in fine a fargli dei rimproveri . Non glie ne aveva mai dovuto fare ! - Giulio , - gli disse una mattina , - tu mi ciurli nel manico , tu non sei più quel d ' una volta . Non mi va questo . Bada , tutte le speranze della famiglia riposano su di te . Io son malcontento , capisci ! - A questo rimprovero , il primo veramente severo ch ' ei ricevesse , il ragazzo si turbò . E « sì , - disse tra sé , - è vero ; così non si può continuare ; bisogna che l ' inganno finisca » . Ma la sera di quello stesso giorno , a desinare , suo padre uscì a dire con molta allegrezza : - Sapete che in questo mese ho guadagnato trentadue lire di più che nel mese scorso , a far fasce ! - e dicendo questo , tirò di sotto alla tavola un cartoccio di dolci , che aveva comprati per festeggiare coi suoi figliuoli il guadagno straordinario , e che tutti accolsero battendo le mani . E allora Giulio riprese animo , e disse in cuor suo : « No , povero babbo , io non cesserò d ' ingannarti ; io farò degli sforzi più grandi per studiar lungo il giorno ; ma continuerò a lavorare di notte per te e per tutti gli altri » . E il padre soggiunse : - Trentadue lire di più ! Son contento ... Ma è quello là , - e indicò Giulio , - che mi dà dei dispiaceri . - E Giulio ricevé il rimprovero in silenzio , ricacciando dentro due lagrime che volevano uscire ; ma sentendo ad un tempo nel cuore una grande dolcezza . E seguitò a lavorare di forza . Ma la fatica accumulandosi alla fatica , gli riusciva sempre più difficile di resistervi . La cosa durava da due mesi . Il padre continuava a rimbrottare il figliuolo e a guardarlo con occhio sempre più corrucciato . Un giorno andò a chiedere informazioni al maestro , e il maestro gli chiese : - Sì , fa , fa , perché ha intelligenza . Ma non ha più la voglia di prima . Sonnecchia , sbadiglia , è distratto . Fa delle composizioni corte , buttate giù in fretta , in cattivo carattere . Oh ! potrebbe far molto , ma molto di più . - Quella sera il padre prese il ragazzo in disparte e gli disse parole più gravi di quante ei ne avesse mai intese . - Giulio , tu vedi ch ' io lavoro , ch ' io mi logoro la vita per la famiglia . Tu non mi assecondi . Tu non hai cuore per me , né per i tuoi fratelli , né per tua madre ! - Ah no ! non lo dire , babbo ! - gridò il figliuolo scoppiando in pianto , e aprì la bocca per confessare ogni cosa . Ma suo padre l ' interruppe , dicendo : - Tu conosci le condizioni della famiglia ; sai se c ' è bisogno di buon volere e di sacrifici da parte di tutti . Io stesso , vedi , dovrei raddoppiare il mio lavoro . Io contavo questo mese sopra una gratificazione di cento lire alle strade ferrate , e ho saputo stamani che non avrò nulla ! - A quella notizia , Giulio ricacciò dentro subito la confessione che gli stava per fuggire dall ' anima , e ripeté risolutamente a sé stesso : « No , babbo , io non ti dirò nulla ; io custodirò il segreto per poter lavorare per te ; del dolore di cui ti son cagione , ti compenso altrimenti ; per la scuola studierò sempre abbastanza da esser promosso ; quello che importa è di aiutarti a guadagnar la vita , e di alleggerirti la fatica che t ' uccide » . E tirò avanti , e furono altri due mesi di lavoro di notte e di spossatezza di giorno , di sforzi disperati del figliuolo e di rimproveri amari del padre . Ma il peggio era che questi s ' andava via via raffreddando col ragazzo , non gli parlava più che di rado , come se fosse un figliuolo intristito , da cui non restasse più nulla a sperare , e sfuggiva quasi d ' incontrare il suo sguardo . E Giulio se n ' avvedeva , e ne soffriva , e quando suo padre voltava le spalle , gli mandava un bacio furtivamente , sporgendo il viso , con un sentimento di tenerezza pietosa e triste ; e tra per il dolore e per la fatica , dimagrava e scoloriva , e sempre più era costretto a trasandare i suoi studi . E capiva bene che avrebbe dovuto finirla un giorno , e ogni sera si diceva : - Questa notte non mi leverò più ; - ma allo scoccare delle dodici , nel momento in cui avrebbe dovuto riaffermare vigorosamente il suo proposito , provava un rimorso , gli pareva , rimanendo a letto , di mancare a un dovere , di rubare una lira a suo padre e alla sua famiglia . E si levava , pensando che una qualche notte suo padre si sarebbe svegliato e l ' avrebbe sorpreso , o che pure si sarebbe accorto dell ' inganno per caso , contando le fasce due volte ; e allora tutto sarebbe finito naturalmente , senza un atto della sua volontà , ch ' egli non si sentiva il coraggio di compiere . E così continuava . Ma una sera , a desinare , il padre pronunciò una parola che fu decisiva per lui . Sua madre lo guardò , e parendole di vederlo più malandato e più smorto del solito , gli disse : - Giulio , tu sei malato . - E poi , voltandosi al padre , ansiosamente : - Giulio è malato . Guarda com ' è pallido ! Giulio mio , cosa ti senti ? - Il padre gli diede uno sguardo di sfuggita , e disse : - È la cattiva coscienza che fa la cattiva salute . Egli non era così quando era uno scolaro studioso e un figliuolo di cuore . - Ma egli sta male ! - esclamò la mamma . - Non me ne importa più ! - rispose il padre . Quella parola fu una coltellata al cuore per il povero ragazzo . Ah ! non glie ne importava più . Suo padre che tremava , una volta , solamente a sentirlo tossire ! Non l ' amava più dunque , non c ' era più dubbio ora , egli era morto nel cuore di suo padre ... « Ah ! no , padre mio , - disse tra sé il ragazzo , col cuore stretto dall ' angoscia , - ora è finita davvero , io senza il tuo affetto non posso vivere , lo rivoglio intero , ti dirò tutto , non t ' ingannerò più , studierò come prima ; nasca quel che nasca , purché tu torni a volermi bene , povero padre mio ! Oh questa volta son ben sicuro della mia risoluzione ! » Ciò non di meno , quella notte si levò ancora , per forza d ' abitudine , più che per altro ; e quando fu levato , volle andare a salutare , a riveder per qualche minuto , nella quiete della notte , per l ' ultima volta , quello stanzino dove aveva tanto lavorato segretamente , col cuore pieno di soddisfazione e di tenerezza . E quando si ritrovò al tavolino , col lume acceso , e vide quelle fasce bianche , su cui non avrebbe scritto mai più quei nomi di città e di persone che oramai sapeva a memoria , fu preso da una grande tristezza , e con un atto impetuoso ripigliò la penna , per ricominciare il lavoro consueto . Ma nello stender la mano urtò un libro , e il libro cadde . Il sangue gli diede un tuffo . Se suo padre si svegliava ! Certo non l ' avrebbe sorpreso a commettere una cattiva azione , egli stesso aveva ben deciso di dirgli tutto ; eppure ... il sentir quel passo avvicinarsi , nell ' oscurità ; - l ' esser sorpreso a quell ' ora , in quel silenzio ; - sua madre che si sarebbe svegliata e spaventata , - e il pensar per la prima volta che suo padre avrebbe forse provato un ' umiliazione in faccia sua , scoprendo ogni cosa ... tutto questo lo atterriva , quasi . - Egli tese l ' orecchio , col respiro sospeso ... Non sentì rumore . Origliò alla serratura dell ' uscio che aveva alle spalle : nulla . Tutta la casa dormiva . Suo padre non aveva inteso . Si tranquillò . E ricominciò a scrivere . E le fasce s ' ammontavano sulle fasce . Egli sentì il passo cadenzato delle guardie civiche giù nella strada deserta ; poi un rumore di carrozza che cessò tutt ' a un tratto ; poi , dopo un pezzo , lo strepito d ' una fila di carri che passavano lentamente ; poi un silenzio profondo , rotto a quando a quando dal latrato lontano d ' un cane . E scriveva , scriveva . E intanto suo padre era dietro di lui : egli s ' era levato udendo cadere il libro , ed era rimasto aspettando il buon punto ; lo strepito dei carri aveva coperto il fruscio dei suoi passi e il cigolio leggiero delle imposte dell ' uscio ; ed era là , - con la sua testa bianca sopra la testina nera di Giulio , - e aveva visto correr la penna sulle fasce , - e in un momento aveva tutto indovinato , tutto ricordato , tutto compreso , e un pentimento disperato , una tenerezza immensa , gli aveva invaso l ' anima , e lo teneva inchiodato , soffocato là , dietro al suo bimbo . All ' improvviso , Giulio diè un grido acuto , - due braccia convulse gli avevan serrata la testa . - O babbo ! babbo , perdonami ! perdonami ! - gridò , riconoscendo suo padre al pianto . - Tu , perdonami ! - rispose il padre , singhiozzando e coprendogli la fronte di baci , - ho capito tutto , so tutto , son io , son io che ti domando perdono , santa creatura mia , vieni , vieni con me ! - E lo sospinse , o piuttosto se lo portò al letto di sua madre , svegliata , e glielo gettò tra le braccia e le disse : - Bacia quest ' angiolo di figliuolo che da tre mesi non dorme e lavora per me , e io gli contristo il cuore , a lui che ci guadagna il pane ! - La madre se lo strinse e se lo tenne sul petto , senza poter raccoglier la voce ; poi disse : - A dormire , subito , bambino mio , va ' a dormire , a riposare ! Portalo a letto ! - Il padre lo pigliò fra le braccia , lo portò nella sua camera , lo mise a letto , sempre ansando e carezzandolo , e gli accomodò i cuscini e le coperte . - Grazie , babbo , - andava ripetendo il figliuolo , - grazie ; ma va ' a letto tu ora ; io sono contento ; va ' a letto , babbo . - Ma suo padre voleva vederlo addormentato , sedette accanto al letto , gli prese la mano e gli disse : - Dormi , dormi figliuol mio ! - E Giulio , spossato , s ' addormentò finalmente , e dormì molte ore , godendo per la prima volta , dopo vari mesi , d ' un sonno tranquillo , rallegrato da sogni ridenti ; e quando aprì gli occhi , che splendeva già il sole da un pezzo , sentì prima , e poi si vide accosto al petto , appoggiata sulla sponda del letticciolo , la testa bianca del padre , che aveva passata la notte così , e dormiva ancora , con la fronte contro il suo cuore . La volontà 28 , mercoledì C ' è Stardi , nella mia classe , che avrebbe la forza di fare quello che fece il piccolo fiorentino . Questa mattina ci furono due avvenimenti alla scuola : Garoffi , matto dalla contentezza , perché gli han restituito il suo album , con l ' aggiunta di tre francobolli della repubblica di Guatemala , ch ' egli cercava da tre mesi ; e Stardi che ebbe la seconda medaglia . Stardi , primo della classe dopo Derossi ! Tutti ne rimasero meravigliati . Chi l ' avrebbe mai detto , in ottobre , quando suo padre lo condusse a scuola rinfagottato in quel cappottone verde , e disse al maestro , in faccia a tutti : - Ci abbia molta pazienza perché è molto duro di comprendonio ! - Tutti gli davan della testa di legno da principio . Ma egli disse : - O schiatto , o riesco , - e si mise per morto a studiare , di giorno , di notte , a casa , in iscuola , a passeggio , coi denti stretti e coi pugni chiusi , paziente come un bove , ostinato come un mulo , e così , a furia di pestare , non curando le canzonature e tirando calci ai disturbatori , è passato innanzi agli altri , quel testone . Non capiva un ' acca di aritmetica , empiva di spropositi la composizione , non riesciva a tener a mente un periodo , e ora risolve i problemi , scrive corretto e canta la lezione come un artista . E s ' indovina la sua volontà di ferro a veder com ' è fatto , così tozzo , col capo quadro e senza collo , con le mani corte e grosse e con quella voce rozza . Egli studia perfin nei brani di giornale e negli avvisi dei teatri , e ogni volta che ha dieci soldi si compera un libro : s ' è già messo insieme una piccola biblioteca , e in un momento di buon umore si lasciò scappar di bocca che mi condurrà a casa a vederla . Non parla a nessuno , non gioca con nessuno , è sempre lì al banco coi pugni alle tempie , fermo come un masso , a sentire il maestro . Quanto deve aver faticato , povero Stardi ! Il maestro glielo disse questa mattina , benché fosse impaziente e di malumore , quando diede le medaglie : - Bravo Stardi ; chi la dura la vince . - Ma egli non parve affatto inorgoglito , non sorrise , e appena tornato al banco con la sua medaglia , ripiantò i due pugni alle tempie e stette più immobile e più attento di prima . Ma il più bello fu all ' uscita , che c ' era a aspettarlo suo padre , - un flebotomo , - grosso e tozzo come lui , con un faccione e un vocione . Egli non se l ' aspettava quella medaglia , e non ci voleva credere , bisognò che il maestro lo assicurasse , e allora si mise a ridere di gusto , e diede una manata sulla nuca al figliuolo , dicendo forte : - Ma bravo , ma bene , caro zuccone mio , va ' ! - e lo guardava stupito , sorridendo . E tutti i ragazzi intorno sorridevano , eccettuato Stardi . Egli ruminava già nella cappadoccia la lezione di domani mattina . Gratitudine 31 , sabato Il tuo compagno Stardi non si lamenta mai del suo maestro , ne son certo . - Il maestro era di malumore , era impaziente ; - tu lo dici in tono di risentimento . Pensa un po ' quante volte fai degli atti d ' impazienza tu , e con chi ? con tuo padre e con tua madre , coi quali la tua impazienza è un delitto . Ha ben ragione il tuo maestro di essere qualche volta impaziente ! Pensa che da tanti anni fatica per i ragazzi ; e che se n ' ebbe molti affettuosi e gentili , ne trovò pure moltissimi ingrati , i quali abusarono della sua bontà , e disconobbero le sue fatiche ; e che pur troppo , fra tutti , gli date più amarezze che soddisfazioni . Pensa che il più santo uomo della terra , messo al suo posto , si lascerebbe vincere qualche volta dall ' ira . E poi , se sapessi quante volte il maestro va a far lezione malato , solo perché non ha un male grave abbastanza da farsi dispensar dalla scuola , ed è impaziente perché soffre , e gli è un grande dolore il vedere che voi altri non ve n ' accorgete o ne abusate ! Rispetta , ama il tuo maestro , figliuolo . Amalo perché tuo padre lo ama e lo rispetta ; perché egli consacra la vita al bene di tanti ragazzi che lo dimenticheranno , amalo perché ti apre e t ' illumina l ' intelligenza e ti educa l ' animo ; perché un giorno , quando sarai uomo , e non saremo più al mondo né io né lui , la sua immagine ti si presenterà spesso alla mente accanto alla mia , e allora , vedi , certe espressioni di dolore e di stanchezza del suo buon viso di galantuomo , alle quali ora non badi , te le ricorderai , e ti faranno pena , anche dopo trent ' anni ; e ti vergognerai , proverai tristezza di non avergli voluto bene , d ' esserti portato male con lui . Ama il tuo maestro , perché appartiene a quella grande famiglia di cinquantamila insegnanti elementari , sparsi per tutta Italia , i quali sono come i padri intellettuali dei milioni di ragazzi che crescon con te , i lavoratori mal riconosciuti e mal ricompensati , che preparano al nostro paese un popolo migliore del presente . Io non son contento dell ' affetto che hai per me , se non ne hai pure per tutti coloro che ti fanno del bene , e fra questi il tuo maestro è il primo , dopo i tuoi parenti . Amalo come ameresti un mio fratello , amalo quando ti accarezza e quando ti rimprovera , quando è giusto e quando ti par che sia ingiusto , amalo quando è allegro e affabile , e amalo anche di più quando lo vedi triste . Amalo sempre . E pronuncia sempre con riverenza questo nome - maestro - che dopo quello di padre , è il più nobile , il più dolce nome che possa dare un uomo a un altro uomo . TUO PADRE GENNAIO Il maestro supplente 4 , mercoledì Aveva ragione mio padre : il maestro era di malumore perché non stava bene , e da tre giorni , infatti , viene in sua vece il supplente , quello piccolo e senza barba , che pare un giovinetto . Una brutta cosa accadde questa mattina . Già il primo e il secondo giorno avevan fatto chiasso nella scuola , perché il supplente ha una gran pazienza , e non fa che dire : - State zitti , state zitti , vi prego . - Ma questa mattina si passò la misura . Si faceva un ronzìo che non si sentivan più le sue parole , ed egli ammoniva , pregava : ma era fiato sprecato . Due volte il Direttore s ' affacciò all ' uscio e guardò . Ma via lui , il sussurro cresceva , come in un mercato . Avevano un bel voltarsi Garrone e Derossi a far dei cenni ai compagni che stessero buoni , che era una vergogna . Nessuno ci badava . Non c ' era che Stardi che stesse quieto , coi gomiti sul banco e i pugni alle tempie , pensando forse alla sua famosa libreria , e Garoffi , quello del naso a uncino e dei francobolli , che era tutto occupato a far l ' elenco dei sottoscrittori a due centesimi per la lotteria d ' un calamaio da tasca . Gli altri cicalavano e ridevano , sonavano con punte di pennini piantate nei banchi e si tiravano dei biascicotti di carta con gli elastici delle calze . Il supplente afferrava per un braccio ora l ' uno ora l ' altro , e li scrollava , e ne mise uno contro il muro : tempo perso . Non sapeva più a che santo votarsi , pregava : - Ma perché fate in codesto modo ? volete farmi rimproverare per forza ? - Poi batteva il pugno sul tavolino , e gridava con voce di rabbia e di pianto : - Silenzio ! Silenzio ! Silenzio ! - Faceva pena a sentirlo . Ma il rumore cresceva sempre . Franti gli tirò una frecciuola di carta , alcuni facevan la voce del gatto , altri si scappellottavano ; era un sottosopra da non descriversi ; quando improvvisamente entrò il bidello e disse : - Signor maestro , il Direttore la chiama . - Il maestro s ' alzò e uscì in fretta , facendo un atto disperato . Allora il baccano ricominciò più forte . Ma tutt ' a un tratto Garrone saltò su col viso stravolto e coi pugni stretti , e gridò con la voce strozzata dall ' ira : - Finitela . Siete bestie . Abusate perché è buono . Se vi pestasse le ossa stareste mogi come cani . Siete un branco di vigliacchi . Il primo che gli fa ancora uno scherno lo aspetto fuori e gli rompo i denti , lo giuro , anche sotto gli occhi di suo padre ! - Tutti tacquero . Ah ! Com ' era bello a vedere , Garrone , con gli occhi che mandavan fiamme ! Un leoncello furioso , pareva . Guardò uno per uno i più arditi , e tutti chinaron la testa . Quando il supplente rientrò , con gli occhi rossi , non si sentiva più un alito . - Egli rimase stupito . Ma poi , vedendo Garrone ancora tutto acceso e fremente , capì , e gli disse con l ' accento d ' un grande affetto , come avrebbe detto a un fratello : - Ti ringrazio , Garrone . La libreria di Stardi Sono andato da Stardi , che sta di casa in faccia alla scuola , e ho provato invidia davvero a veder la sua libreria . Non è mica ricco , non può comprar molti libri ; ma egli conserva con gran cura i suoi libri di scuola , e quelli che gli regalano i parenti , e tutti i soldi che gli danno , li mette da parte e li spende dal libraio : in questo modo s ' è già messo insieme una piccola biblioteca , e quando suo padre s ' è accorto che aveva quella passione , gli ha comperato un bello scaffale di noce con la tendina verde , e gli ha fatto legare quasi tutti i volumi coi colori che piacevano a lui . Così ora egli tira un cordoncino , la tenda verde scorre via e si vedono tre file di libri d ' ogni colore , tutti in ordine , lucidi , coi titoli dorati sulle coste ; dei libri di racconti , di viaggi e di poesie ; e anche illustrati . Ed egli sa combinar bene i colori , mette i volumi bianchi accanto ai rossi , i gialli accanto ai neri , gli azzurri accanto ai bianchi , in maniera che si vedan di lontano e facciano bella figura ; e si diverte poi a variare le combinazioni . S ' è fatto il suo catalogo . È come un bibliotecario . Sempre sta attorno ai suoi libri , a spolverarli , a sfogliarli , a esaminare le legature ; bisogna vedere con che cura gli apre , con quelle sue mani corte e grosse , soffiando tra le pagine : paiono ancora tutti nuovi . Io che ho sciupato tutti i miei ! Per lui , ad ogni nuovo libro che compera , è una festa a lisciarlo , a metterlo al posto e a riprenderlo per guardarlo per tutti i versi e a covarselo come un tesoro . Non m ' ha fatto veder altro in un ' ora . Aveva male agli occhi dal gran leggere . A un certo momento passò nella stanza suo padre , che è grosso e tozzo come lui , con un testone come il suo , e gli diede due o tre manate sulla nuca , dicendomi con quel vocione : - Che ne dici , eh , di questa testaccia di bronzo ? E una testaccia che riuscirà a qualcosa , te lo assicuro io ! - E Stardi socchiudeva gli occhi sotto quelle ruvide carezze come un grosso cane da caccia . Io non so ; non osavo scherzare con lui ; non mi pareva vero che avesse solamente un anno più di me , e quando mi disse - A rivederci - sull ' uscio , con quella faccia che par sempre imbronciata , poco mancò che gli rispondessi : - La riverisco - come a un uomo . Io lo dissi poi a mio padre , a casa : - Non capisco , Stardi non ha ingegno , non ha belle maniere , è una figura quasi buffa ; eppure mi mette soggezione . - E mio padre rispose : - È perché ha carattere . - Ed io soggiunsi : - In un ' ora che son stato con lui non ha pronunciato cinquanta parole , non m ' ha mostrato un giocattolo , non ha riso una volta ; eppure ci son stato volentieri . - E mio padre rispose : - È perché lo stimi . Il figliuolo del fabbro ferraio Sì , ma anche Precossi io stimo , ed è troppo poco il dire che lo stimo . Precossi , il figliuolo del fabbro ferraio , quello piccolo , smorto , che ha gli occhi buoni e tristi , e un ' aria di spaventato così timido , che dice a tutti : scusami ; sempre malaticcio , e che pure studia tanto . Suo padre rientra in casa ubriaco d ' acquavite , e lo batte senza un perché al mondo , gli butta in aria i libri e i quaderni con un rovescione ; ed egli viene a scuola coi lividi sul viso , qualche volta col viso tutto gonfio e gli occhi infiammati dal gran piangere . Ma mai , mai che gli si possa far dire che suo padre l ' ha battuto . - È tuo padre che t ' ha battuto ! - gli dicono i compagni . Ed egli grida subito : - Non è vero ! Non è vero ! - per non far disonore a suo padre . - Questo foglio non l ' hai bruciato tu , - gli dice il maestro , mostrandogli il lavoro mezzo bruciato . - Sì , - risponde lui , con la voce tremante ; - son io che l ' ho lasciato cadere sul fuoco . - Eppure noi lo sappiamo bene che è suo padre briaco che ha rovesciato tavolo e lume con una pedata , mentr ' egli faceva il suo lavoro . Egli sta in una soffitta della nostra casa , dall ' altra scala , la portinaia racconta tutto a mia madre ; mia sorella Silvia lo sentì gridare dal terrazzo un giorno che suo padre gli fece far la scala a capitomboli perché gli aveva chiesto dei soldi da comperare la Grammatica . Suo padre beve , non lavora , e la famiglia patisce la fame . Quante volte il povero Precossi viene a scuola digiuno , e rosicchia di nascosto un panino che gli dà Garrone , o una mela che gli porta la maestrina della penna rossa , che fu sua maestra di prima inferiore ! Ma mai ch ' egli dica : - Ho fame , mio padre non mi dà da mangiare . - Suo padre vien qualche volta a prenderlo , quando passa per caso davanti alla scuola , pallido , malfermo sulle gambe , con la faccia torva , coi capelli sugli occhi e il berretto per traverso ; e il povero ragazzo trema tutto quando lo vede nella strada ; ma tanto gli corre incontro sorridendo , e suo padre par che non lo veda e pensi ad altro . Povero Precossi ! Egli si ricuce i quaderni stracciati , si fa imprestare i libri per studiare la lezione , si riattacca i brindelli della camicia con degli spilli , ed è una pietà a vederlo far la ginnastica con quelli scarponi che ci sguazza dentro , con quei calzoni che strascicano , e quel giacchettone troppo lungo , con le maniche rimboccate sino ai gomiti . E studia , s ' impegna ; sarebbe uno dei primi se potesse lavorare a casa tranquillo . Questa mattina è venuto alla scuola col segno d ' un ' unghiata sopra una gota , e tutti a dirgli : - È stato tuo padre , non lo puoi negare sta volta , è tuo padre che t ' ha fatto quello . Dillo al Direttore , che lo faccia chiamare in questura . - Ma egli s ' alzò tutto rosso con la voce che tremava dallo sdegno : - Non è vero ! Non è vero ! Mio padre non mi batte mai ! - Ma poi , durante la lezione , gli cascavan le lacrime sul banco , e quando qualcuno lo guardava , si sforzava di sorridere , per non parere . Povero Precossi ! Domani verranno a casa mia Derossi , Coretti e Nelli ; lo voglio dire anche a lui , che venga . E voglio fargli far merenda con me , regalargli dei libri , metter sossopra la casa per divertirlo e empirgli le tasche di frutte , per vederlo una volta contento , povero Precossi , che è tanto buono e ha tanto coraggio ! Una bella visita 12 , giovedì Ecco uno dei giovedì più belli dell ' anno , per me . Alle due in punto vennero a casa Derossi e Coretti , con Nelli , il gobbino ; Precossi , suo padre non lo lasciò venire . Derossi e Coretti ridevano ancora ché avevano incontrato per strada Crossi , il figliuolo dell ' erbivendola , - quello del braccio morto e dei capelli rossi , - che portava a vendere un grossissimo cavolo , e col soldo del cavolo doveva poi andar a comperare una penna ; ed era tutto contento perché suo padre ha scritto dall ' America che lo aspettassero di giorno in giorno . Oh le belle due ore che abbiamo passate insieme ! Sono i due più allegri della classe Derossi e Coretti ; mio padre ne rimase innamorato . Coretti aveva la sua maglia color cioccolata e il suo berretto di pel di gatto . È un diavolo , che sempre vorrebbe fare , rimestare , sfaccendare . Aveva già portato sulle spalle una mezza carrata di legna , la mattina presto ; eppure galoppò per tutta la casa , osservando tutto e parlando sempre , arzillo e lesto come uno scoiattolo , e passando in cucina domandò alla cuoca quanto ci fanno pagare le legna il miriagramma , ché suo padre le dà a quarantacinque centesimi . Sempre parla di suo padre , di quando fu soldato nel 49° reggimento , alla battaglia di Custoza , dove si trovò nel quadrato del principe Umberto ; ed è così gentile di maniere ! Non importa che sia nato e cresciuto fra le legna : egli l ' ha nel sangue , nel cuore la gentilezza , come dice mio padre . E Derossi ci divertì molto : egli sa la geografia come un maestro : chiudeva gli occhi e diceva : - Ecco , io vedo tutta l ' Italia , gli Appennini che s ' allungano sino al Mar Jonio , i fiumi che corrono di qua e di là , le città bianche , i golfi , i seni azzurri , le isole verdi ; - e diceva i nomi giusti , per ordine , rapidissimamente , come se leggesse sulla carta ; e a vederlo così con quella testa alta , tutta riccioli biondi , con gli occhi chiusi , tutto vestito di turchino coi bottoni dorati , diritto e bello come una statua , tutti stavamo in ammirazione . In un ' ora egli aveva imparato a mente quasi tre pagine che deve recitare dopo domani , per l ' anniversario dei funerali di re Vittorio . E anche Nelli lo guardava con meraviglia e con affetto , stropicciando la falda del suo grembialone di tela nero , e sorridendo con quegli occhi chiari e melanconici . Mi fece un grande piacere quella visita , mi lasciò qualche cosa , come delle scintille , nella mente e nel cuore . E anche mi piacque , quando se n ' andarono , vedere il povero Nelli in mezzo agli altri due , grandi e forti , che lo portavano a casa a braccetto , facendolo ridere come non l ' ho visto ridere mai . Rientrando nella stanza da mangiare , m ' accorsi che non c ' era più il quadro che rappresenta Rigoletto , il buffone gobbo . L ' aveva levato mio padre perché Nelli non lo vedesse . I funerali di Vittorio Emanuele 17 , martedì Quest ' oggi alle due , appena entrato nella scuola , il maestro chiamò Derossi , il quale s ' andò a mettere accanto al tavolino , in faccia a noi , e cominciò a dire col suo accento vibrato , alzando via via la voce limpida e colorandosi in viso : - Quattro anni sono , in questo giorno , a quest ' ora , giungeva davanti al Pantheon , a Roma , il carro funebre che portava il cadavere di Vittorio Emanuele II , primo re d ' Italia , morto dopo ventinove anni di regno , durante i quali la grande patria italiana , spezzata in sette Stati e oppressa da stranieri e da tiranni , era risorta in uno Stato solo , indipendente e libero , dopo un regno di ventinove anni , ch ' egli aveva fatto illustre e benefico col valore , con la lealtà , con l ' ardimento nei pericoli , con la saggezza nei trionfi , con la costanza nelle sventure . Giungeva il carro funebre , carico di corone , dopo aver percorso Roma sotto una pioggia di fiori , tra il silenzio di una immensa moltitudine addolorata , accorsa da ogni parte d ' Italia , preceduto da una legione di generali e da una folla di ministri e di principi , seguito da un corteo di mutilati , da una selva di bandiere , dagli inviati di trecento città , da tutto ciò che rappresenta la potenza e la gloria d ' un popolo , giungeva dinanzi al tempio augusto dove l ' aspettava la tomba . In questo momento dodici corazzieri levavano il feretro dal carro . In questo momento l ' Italia dava l ' ultimo addio al suo re morto , al suo vecchio re , che l ' aveva tanto amata , l ' ultimo addio al suo soldato , al padre suo , ai ventinove anni più fortunati e più benedetti della sua storia . Fu un momento grande e solenne . Lo sguardo , l ' anima di tutti trepidava tra il feretro e le bandiere abbrunate degli ottanta reggimenti dell ' esercito d ' Italia , portate da ottanta ufficiali , schierati sul suo passaggio ; poiché l ' Italia era là , in quegli ottanta segnacoli , che ricordavano le migliaia di morti , i torrenti di sangue , le nostre più sacre glorie , i nostri più santi sacrifici , i nostri più tremendi dolori . Il feretro , portato dai corazzieri , passò , e allora si chinarono tutte insieme in atto di saluto , le bandiere dei nuovi reggimenti , le vecchie bandiere lacere di Goito , di Pastrengo , di Santa Lucia , di Novara , di Crimea , di Palestro , di San Martino , di Castelfidardo , ottanta veli neri caddero , cento medaglie urtarono contro la cassa , e quello strepito sonoro e confuso , che rimescolò il sangue di tutti , fu come il suono di mille voci umane che dicessero tutte insieme : - Addio , buon re , prode re , leale re ! Tu vivrai nel cuore del tuo popolo finché splenderà il sole sopra l ' Italia . - Dopo di che le bandiere si rialzarono alteramente verso il cielo , e re Vittorio entrò nella gloria immortale della tomba . Franti , cacciato dalla scuola 21 , sabato Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re , e Franti rise . Io detesto costui . È malvagio . Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliuolo , egli ne gode ; quando uno piange , egli ride . Trema davanti a Garrone , e picchia il muratorino perché è piccolo ; tormenta Crossi perché ha il braccio morto ; schernisce Precossi , che tutti rispettano ; burla perfino Robetti , quello della seconda , che cammina con le stampelle per aver salvato un bambino . Provoca tutti i più deboli di lui , e quando fa a pugni , s ' inferocisce e tira a far male . Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa , in quegli occhi torbidi , che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata . Non teme nulla , ride in faccia al maestro , ruba quando può , nega con una faccia invetriata , è sempre in lite con qualcheduno , si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini , si strappa i bottoni dalla giacchetta , e ne strappa agli altri , e li gioca , e ha cartella , quaderni , libro , tutto sgualcito , stracciato , sporco , la riga dentellata , la penna mangiata , le unghie rose , i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse . Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch ' egli le dà , e che suo padre lo cacciò di casa tre volte ; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo . Egli odia la scuola , odia i compagni odia il maestro . Il maestro finge qualche volta di non vedere le sue birbonate , ed egli fa peggio . Provò a pigliarlo con le buone , ed egli se ne fece beffe . Gli disse delle parole terribili , ed egli si coprì il viso con le mani , come se piangesse , e rideva . Fu sospeso dalla scuola per tre giorni , e tornò più tristo e più insolente di prima . Derossi gli disse un giorno : - Ma finiscila , vedi che il maestro ci soffre troppo , - ed egli lo minacciò di piantargli un chiodo nel ventre . Ma questa mattina , finalmente , si fece scacciare come un cane . Mentre il maestro dava a Garrone la brutta copia del Tamburino sardo , il racconto mensile di gennaio , da trascrivere , egli gittò sul pavimento un petardo che scoppiò facendo rintronar la scuola come una fucilata . Tutta la classe ebbe un riscossone . Il maestro balzò in piedi e gridò : - Franti ! fuori di scuola ! - Egli rispose : - Non son io ! - Ma rideva . Il maestro ripeté : - Va ' fuori ! - Non mi muovo , - rispose . Allora il maestro perdette i lumi , gli si lanciò addosso , lo afferrò per le braccia , lo strappò dal banco . Egli si dibatteva , digrignava i denti ; si fece trascinar fuori di viva forza . Il maestro lo portò quasi di peso dal Direttore , e poi tornò in classe solo e sedette al tavolino , pigliandosi il capo fra le mani , affannato , con un ' espressione così stanca e afflitta , che faceva male a vederlo . - Dopo trent ' anni che faccio scuola ! - esclamò tristamente , crollando il capo . Nessuno fiatava . Le mani gli tremavano dall ' ira , e la ruga diritta che ha in mezzo alla fronte , era così profonda , che pareva una ferita . Povero maestro ! Tutti ne pativano . Derossi s ' alzò e disse : - Signor maestro , non si affligga . Noi le vogliamo bene . - E allora egli si rasserenò un poco e disse : - Riprendiamo la lezione , ragazzi . Il tamburino sardo Racconto mensile Nella prima giornata della battaglia di Custoza , il 24 luglio del 1848 , una sessantina di soldati d ' un reggimento di fanteria del nostro esercito , mandati sopra un ' altura a occupare una casa solitaria , si trovarono improvvisamente assaliti da due compagnie di soldati austriaci , che tempestandoli di fucilate da varie parti , appena diedero loro il tempo di rifugiarsi nella casa e di sbarrare precipitosamente le porte , dopo aver lasciato alcuni morti e feriti pei campi . Sbarrate le porte , i nostri accorsero a furia alle finestre del pian terreno e del primo piano , e cominciarono a fare un fuoco fitto sopra gli assalitori , i quali , avvicinandosi a grado a grado , disposti in forma di semicerchio , rispondevano vigorosamente . Ai sessanta soldati italiani comandavano due ufficiali subalterni e un capitano , un vecchio alto , secco e austero , coi capelli e i baffi bianchi ; e c ' era con essi un tamburino sardo , un ragazzo di poco più di quattordici anni , che ne dimostrava dodici scarsi , piccolo , di viso bruno olivastro , con due occhietti neri e profondi , che scintillavano . Il capitano , da una stanza del primo piano , dirigeva la difesa , lanciando dei comandi che parean colpi di pistola , e non si vedeva sulla sua faccia ferrea nessun segno di commozione . Il tamburino , un po ' pallido , ma saldo sulle gambe , salito sopra un tavolino , allungava il collo , trattenendosi alla parete , per guardar fuori dalle finestre ; e vedeva a traverso al fumo , pei campi , le divise bianche degli Austriaci , che venivano avanti lentamente . La casa era posta sulla sommità d ' una china ripida , e non aveva dalla parte della china che un solo finestrino alto , rispondente in una stanza a tetto ; perciò gli Austriaci non minacciavan la casa da quella parte , e la china era sgombra : il fuoco non batteva che la facciata e i due fianchi . Ma era un fuoco d ' inferno , una grandine di palle di piombo che di fuori screpolava i muri e sbriciolava i tegoli , e dentro fracassava soffitti , mobili , imposte , battenti , buttando per aria schegge di legno e nuvoli di calcinacci e frantumi di stoviglie e di vetri , sibilando , rimbalzando , schiantando ogni cosa con un fragore da fendere il cranio . Di tratto in tratto uno dei soldati che tiravan dalle finestre stramazzava indietro sul pavimento ed era trascinato in disparte . Alcuni barcollavano di stanza in stanza , premendosi le mani sopra le ferite . Nella cucina c ' era già un morto , con la fronte spaccata . Il semicerchio dei nemici si stringeva . A un certo punto fu visto il capitano , fino allora impassibile , fare un segno d ' inquietudine , e uscir a grandi passi dalla stanza , seguito da un sergente . Dopo tre minuti ritornò di corsa il sergente e chiamò il tamburino , facendogli cenno che lo seguisse . Il ragazzo lo seguì correndo su per una scala di legno ed entrò con lui in una soffitta nuda , dove vide il capitano , che scriveva con una matita sopra un foglio , appoggiandosi al finestrino , e ai suoi piedi , sul pavimento , c ' era una corda da pozzo . Il capitano ripiegò il foglio e disse bruscamente , fissando negli occhi al ragazzo le sue pupille grigie e fredde , davanti a cui tutti i soldati tremavano : - Tamburino ! Il tamburino si mise la mano alla visiera . Il capitano disse : - Tu hai del fegato Gli occhi del ragazzo lampeggiarono . - Sì , signor capitano , - rispose . - Guarda laggiù , - disse il capitano , spingendolo al finestrino , - nel piano , vicino alle case di Villafranca , dove c ' è un luccichìo di baionette . Là ci sono i nostri , immobili . Tu prendi questo biglietto , t ' afferri alla corda , scendi dal finestrino , divori la china , pigli pei campi , arrivi fra i nostri , e dai il biglietto al primo ufficiale che vedi . Butta via il cinturino e lo zaino . Il tamburino si levò il cinturino e lo zaino , e si mise il biglietto nella tasca del petto ; il sergente gettò la corda e ne tenne afferrato con due mani l ' uno dei capi ; il capitano aiutò il ragazzo a passare per il finestrino , con la schiena rivolta verso la campagna . - Bada , - gli disse , - la salvezza del distaccamento è nel tuo coraggio e nelle tue gambe . - Si fidi di me , signor capitano - rispose il tamburino , spenzolandosi fuori . - Cùrvati nella discesa , - disse ancora il capitano , afferrando la corda insieme al sergente - Non dubiti . - Dio t ' aiuti . In pochi momenti il tamburino fu a terra ; il sergente tirò su la corda e disparve ; il capitano s ' affacciò impetuosamente al finestrino , e vide il ragazzo che volava giù per la china . Sperava già che fosse riuscito a fuggire inosservato quando cinque o sei piccoli nuvoli di polvere che si sollevarono da terra davanti e dietro al ragazzo , l ' avvertirono che era stato visto dagli Austriaci , i quali gli tiravano addosso dalla sommità dell ' altura : quei piccoli nuvoli eran terra buttata in aria dalle palle . Ma il tamburino continuava a correre a rompicollo . A un tratto , stramazzò . - Ucciso ! - ruggì il capitano , addentandosi il pugno . Ma non aveva anche detto la parola , che vide il tamburino rialzarsi . - Ah ! una caduta soltanto ! - disse tra sé , e respirò . Il tamburino , infatti , riprese a correre di tutta forza ; ma zoppicava . - Un torcipiede , - pensò il capitano . Qualche nuvoletto di polvere si levò ancora qua e là intorno al ragazzo , ma sempre più lontano . Egli era in salvo . Il capitano mise un ' esclamazione di trionfo . Ma seguitò ad accompagnarlo con gli occhi , trepidando , perché era un affar di minuti : se non arrivava laggiù il più presto possibile col biglietto che chiedeva immediato soccorso , o tutti i suoi soldati cadevano uccisi , o egli doveva arrendersi e darsi prigioniero con loro . Il ragazzo correva rapido un tratto , poi rallentava il passo zoppicando , poi ripigliava la corsa , ma sempre più affaticato , e ogni tanto incespicava , si soffermava . - Lo ha forse colto una palla di striscio , pensò il capitano , e notava tutti i suoi movimenti , fremendo , e lo eccitava , gli parlava , come se quegli avesse potuto sentirlo ; misurava senza posa , con l ' occhio ardente , lo spazio interposto fra il ragazzo fuggente e quel luccichìo d ' armi che vedeva laggiù nella pianura in mezzo ai campi di frumento dorati dal sole . E intanto sentiva i sibili e il fracasso delle palle nelle stanze di sotto , le grida imperiose e rabbiose degli ufficiali e dei sergenti , i lamenti acuti dei feriti , il rovinìo dei mobili e dei calcinacci . - Su ! Coraggio ! - gridava , seguitando con lo sguardo il tamburino lontano , - avanti ! corri ! Si ferma , maledetto ! Ah ! riprende la corsa . - Un ufficiale venne a dirgli ansando che i nemici , senza interrompere il fuoco , sventolavano un panno bianco per intimare la resa . - Non si risponda ! - egli gridò , senza staccar lo sguardo dal ragazzo , che già era nel piano , ma che più non correva , e parea che si trascinasse stentatamente . - Ma va ' ! ma corri ! - diceva il capitano stringendo i denti e i pugni ; - ammazzati , muori , scellerato , ma va ' ! - Poi gettò un ' orribile imprecazione . - Ah ! l ' infame poltrone , s ' è seduto ! - Il ragazzo , infatti , di cui fino allora egli aveva visto sporgere il capo al disopra d ' un campo di frumento , era scomparso , come se fosse caduto . Ma dopo un momento , la sua testa venne fuori daccapo ; infine si perdette dietro alle siepi , e il capitano non lo vide più . Allora discese impetuosamente ; le palle tempestavano ; le stanze erano ingombre di feriti , alcuni dei quali giravano su sé stessi come briachi , aggrappandosi ai mobili ; le pareti e il pavimento erano chiazzati di sangue ; dei cadaveri giacevano a traverso alle porte ; il luogotenente aveva il braccio destro spezzato da una palla ; il fumo e il polverio avvolgevano ogni cosa . - Coraggio ! Arrivan soccorsi ! Ancora un po ' di coraggio ! - Gli Austriaci s ' erano avvicinati ancora ; si vedevano giù tra il fumo i loro visi stravolti , si sentiva tra lo strepito delle fucilate le loro grida selvagge , che insultavano , intimavan la resa , minacciavan l ' eccidio . Qualche soldato , impaurito , si ritraeva dalle finestre ; i sergenti lo ricacciavano avanti . Ma il fuoco della difesa infiacchiva , lo scoraggiamento appariva su tutti i visi , non era più possibile protrarre la resistenza . A un dato momento , i colpi degli Austriaci rallentarono , e una voce tonante gridò prima in tedesco , poi in italiano : - Arrendetevi ! - No ! - urlò il capitano da una finestra . E il fuoco ricominciò più fitto e più rabbioso dalle due parti . Altri soldati caddero . Già più d ' una finestra era senza difensori . Il momento fatale era imminente . Il capitano gridava con voce smozzicata fra i denti : - Non vengono ! Non vengono ! - e correva intorno furioso , torcendo la sciabola con la mano convulsa , risoluto a morire . Quando un sergente , scendendo dalla soffitta , gettò un grido altissimo : - Arrivano ! - Arrivano ! - ripeté con un grido di gioia il capitano . - A quel grido tutti , sani , feriti , sergenti , ufficiali si slanciarono alle finestre , e la resistenza inferocì un ' altra volta . Di lì a pochi momenti , si notò come un ' incertezza e un principio di disordine fra i nemici . Subito , in furia , il capitano radunò un drappello nella stanza a terreno , per far impeto fuori , con le baionette inastate . - Poi rivolò di sopra . Era appena arrivato , che sentirono uno scalpitìo precipitoso , accompagnato da un urrà formidabile , e videro dalle finestre venir innanzi tra il fumo i cappelli a due punte dei carabinieri italiani , uno squadrone lanciato ventre a terra , e un balenìo fulmineo di lame mulinate per aria , calate sui capi , sulle spalle , sui dorsi ; - allora il drappello irruppe a baionette basse fuor della porta ; - i nemici vacillarono , si scompigliarono , diedero di volta , il terreno rimase sgombro , la casa fu libera , e poco dopo due battaglioni di fanteria italiana e due cannoni occupavan l ' altura . Il capitano , coi soldati che gli rimanevano , si ricongiunse al suo reggimento , combatté ancora , e fu leggermente ferito alla mano sinistra da una palla rimbalzante , nell ' ultimo assalto alla baionetta . La giornata finì con la vittoria dei nostri . Ma il giorno dopo , essendosi ricominciato a combattere , gli italiani furono oppressi , malgrado la valorosa resistenza , dal numero soverchiante degli Austriaci , e la mattina del ventisei dovettero prender tristamente la via della ritirata , verso il Mincio . Il capitano , benché ferito , fece il cammino a piedi coi suoi soldati , stanchi e silenziosi , e arrivato sul cader del giorno a Goito , sul Mincio , cercò subito del suo luogotenente , che era stato raccolto col braccio spezzato dalla nostra Ambulanza , e doveva esser giunto là prima di lui . Gli fu indicata una chiesa , dov ' era stato installato affrettatamente un ospedale da campo . Egli v ' andò . La chiesa era piena di feriti , adagiati su due file di letti e di materassi distesi sul pavimento ; due medici e vari inservienti andavano e venivano , affannati ; e s ' udivan delle grida soffocate e dei gemiti . Appena entrato , il capitano si fermò , e girò lo sguardo all ' intorno , in cerca del suo ufficiale . In quel punto si sentì chiamare da una voce fioca , vicinissima : - Signor capitano ! Si voltò : era il tamburino Era disteso sopra un letto a cavalletti , - coperto fino al petto da una rozza tenda da finestra , a quadretti rossi e bianchi , - con le braccia fuori ; pallido e smagrito , ma sempre coi suoi occhi scintillanti , come due gemme nere . - Sei qui , tu ? - gli domandò il capitano , stupito ma brusco . - Bravo . Hai fatto il tuo dovere . - Ho fatto il mio possibile , - rispose il tamburino . - Sei stato ferito , - disse il capitano , cercando con gli occhi il suo ufficiale nei letti vicini . - Che vuole ! - disse il ragazzo , a cui dava coraggio a parlare la compiacenza altiera d ' esser per la prima volta ferito , senza di che non avrebbe osato d ' aprir bocca in faccia a quel capitano ; - ho avuto un bel correre gobbo , m ' han visto subito . Arrivavo venti minuti prima se non mi coglievano . Per fortuna che ho trovato subito un capitano di Stato Maggiore da consegnargli il biglietto . Ma è stato un brutto discendere dopo quella carezza ! Morivo dalla sete , temevo di non arrivare più , piangevo dalla rabbia a pensare che ad ogni minuto di ritardo se n ' andava uno all ' altro mondo , lassù . Basta , ho fatto quello che ho potuto . Son contento . Ma guardi lei , con licenza , signor capitano , che perde sangue . Infatti dalla palma mal fasciata del capitano colava giù per le dita qualche goccia di sangue . - Vuol che le dia una stretta io alla fascia , signor capitano ? Porga un momento . Il capitano porse la mano sinistra , e allungò la destra per aiutare il ragazzo a sciogliere il nodo e a rifarlo ; ma il ragazzo , sollevatosi appena dal cuscino , impallidì , e dovette riappoggiare la testa . - Basta , basta , - disse il capitano , guardandolo , e ritirando la mano fasciata , che quegli volea ritenere : - bada ai fatti tuoi , invece di pensare agli altri , ché anche le cose leggiere , a trascurarle , possono farsi gravi . Il tamburino scosse il capo . - Ma tu , - gli disse il capitano , guardandolo attentamente , - devi aver perso molto sangue , tu , per esser debole a quel modo . - Perso molto sangue ? - rispose il ragazzo , con un sorriso . - Altro che sangue . Guardi . E tirò via d ' un colpo la coperta . Il capitano diè un passo indietro , inorridito . Il ragazzo non aveva più che una gamba : la gamba sinistra gli era stata amputata al di sopra del ginocchio : il troncone era fasciato di panni insanguinati . In quel momento passò un medico militare , piccolo e grasso , in maniche di camicia . - Ah ! signor capitano , disse rapidamente , accennandogli il tamburino , - ecco un caso disgraziato ; una gamba che si sarebbe salvata con niente s ' egli non l ' avesse forzata in quella pazza maniera ; un ' infiammazione maledetta ; bisognò tagliar lì per lì . Oh , ma ... un bravo ragazzo , gliel ' assicuro io ; non ha dato una lacrima , non un grido ! Ero superbo che fosse un ragazzo italiano , mentre l ' operavo , in parola d ' onore . Quello è di buona razza , perdio ! E se n ' andò di corsa . Il capitano corrugò le grandi sopracciglia bianche , e guardò fisso il tamburino , ristendendogli addosso la coperta ; poi , lentamente , quasi non avvedendosene , e fissandolo sempre , alzò la mano al capo e si levò il cheppì . - Signor capitano ! - esclamò il ragazzo meravigliato . - Cosa fa , signor capitano ? Per me ! E allora quel rozzo soldato che non aveva mai detto una parola mite ad un suo inferiore , rispose con una voce indicibilmente affettuosa e dolce : - Io non sono che un capitano ; tu sei un eroe . Poi si gettò con le braccia aperte sul tamburino , e lo baciò tre volte sul cuore . L ' amor di patria 24 , martedì Poiché il racconto del Tamburino t ' ha scosso il cuore ti doveva esser facile , questa mattina , far bene il componimento d ' esame : - Perché amate l ' Italia . Perché amo l ' Italia ? Non ti si son presentate subito cento risposte ? Io amo l ' Italia perché mia madre è italiana , perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano perché è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera , perché la città dove son nato , la lingua che parlo , i libri che m ' educano , perché mio fratello , mia sorella , i miei compagni , e il grande popolo in mezzo a cui vivo , e la bella natura che mi circonda , e tutto ciò che vedo , che amo , che studio , che ammiro , è italiano . Oh tu non puoi ancora sentirlo intero quest ' affetto . Lo sentirai quando sarai un uomo , quando ritornando da un viaggio lungo , dopo una lunga assenza , e affacciandoti una mattina al parapetto del bastimento , vedrai all ' orizzonte le grandi montagne azzurre del tuo paese ; lo sentirai allora nell ' onda impetuosa di tenerezza che t ' empirà gli occhi di lagrime e ti strapperà un grido dal cuore . Lo sentirai in qualche grande città lontana , nell ' impulso dell ' anima che ti spingerà fra la folla sconosciuta verso un operaio sconosciuto dal quale avrai inteso passandogli accanto , una parola della tua lingua . Lo sentirai nello sdegno doloroso e superbo che ti getterà il sangue alla fronte , quando udrai ingiuriare il tuo paese dalla bocca d ' uno straniero . Lo sentirai più violento e più altero il giorno in cui la minaccia d ' un popolo nemico solleverà una tempesta di fuoco sulla tua patria , e vedrai fremere armi d ' ogni parte , i giovani accorrere a legioni , i padri baciare i figli , dicendo : - Coraggio ! - e le madri dire addio ai giovinetti , gridando : - Vincete ! - Lo sentirai come una gioia divina se avrai la fortuna di veder rientrare nella tua città i reggimenti diradati , stanchi , cenciosi , terribili , con lo splendore della vittoria negli occhi e le bandiere lacerate dalle palle , seguiti da un convoglio sterminato di valorosi che leveranno in alto le teste bendate e i moncherini , in mezzo a una folla pazza che li coprirà di fiori , di benedizioni e di baci . Tu comprenderai allora l ' amor di patria , sentirai la patria allora , Enrico . Ella è una così grande e sacra cosa , che se un giorno io vedessi te tornar salvo da una battaglia combattuta per essa , salvo te , che sei la carne e l ' anima mia , e sapessi che hai conservato la vita perché ti sei nascosto alla morte , io tuo padre , che t ' accolgo con un grido di gioia quando torni dalla scuola , io t ' accoglierei con un singhiozzo d ' angoscia , e non potrei amarti mai più , e morirei con quel pugnale nel cuore . TUO PADRE Invidia 25 , mercoledì Anche il componimento sulla patria chi l ' ha fatto meglio di tutti è Derossi . E Votini che si teneva sicuro della prima medaglia ! Io gli vorrei bene a Votini , benché sia un po ' vanesio e si rilisci troppo ; ma mi fa dispetto , ora che gli son vicino di banco , veder com ' è invidioso di Derossi . E vorrebbe gareggiare con lui , studia ; ma non ce ne può , in nessuna maniera , ché l ' altro lo rivende dieci volte in tutte le materie ; e Votini si morde le dita . Anche Carlo Nobis lo invidia ; ma ha tanta superbia in corpo che , appunto per superbia , non si fa scorgere . Votini invece si tradisce , si lamenta dei punti a casa sua , e dice che il maestro fa delle ingiustizie ; e quando Derossi risponde alle interrogazioni così pronto e bene , come fa sempre , egli si rannuvola , china la testa , finge di non sentire , o si sforza di ridere , ma ride verde . E siccome tutti lo sanno , così quando il maestro loda Derossi tutti si voltano a guardar Votini , che mastica veleno , e il muratorino gli fa il muso di lepre . Stamani , per esempio , l ' ha fatta bigia . Il maestro entra nella scuola e annunzia il risultato dell ' esame : - Derossi , dieci decimi e la prima medaglia . - Votini fece un grande starnuto . Il maestro lo guardò : ci voleva poco a capire . - Votini , - gli disse , - non vi lasciate entrare in corpo il serpe dell ' invidia : è un serpe che rode il cervello e corrompe il cuore . - Tutti lo guardarono , fuorché Derossi ; Votini volle rispondere , non poté ; restò come impietrato , col viso bianco . Poi , mentre il maestro faceva lezione , si mise a scrivere a grossi caratteri sopra un foglietto : - Io non sono invidioso di quelli che guadagnano la prima medaglia con le protezioni e le ingiustizie . - Era un biglietto che voleva mandare a Derossi . Ma intanto vedevo che i vicini di Derossi macchinavano fra loro , parlandosi all ' orecchio , e uno ritagliava col temperino una gran medaglia di carta , su cui avevan disegnato un serpe nero . E Votini pure se ne accorse . Il maestro uscì per pochi minuti . Subito i vicini di Derossi s ' alzarono per uscir dal banco e venire a presentar solennemente la medaglia di carta a Votini . Tutta la classe si preparava a una scenata . Votini tremava già tutto . Derossi gridò : - Datela a me ! - Sì , meglio , - quelli risposero , - sei tu che gliela devi portare . Derossi pigliò la medaglia e la fece in tanti pezzetti . In quel punto il maestro rientrò , e riprese la lezione . Io tenni d ' occhio Votini ; - era diventato rosso di bragia ; - prese il foglietto adagio adagio , come se facesse per distrazione , lo appallottolò di nascosto , se lo mise in bocca , lo masticò per un poco , e poi lo sputò sotto il banco ... Nell ' uscir dalla scuola passando davanti a Derossi , Votini ch ' era un po ' confuso , lasciò cascar la carta asciugante . Derossi , gentile , la raccattò e gliela mise nello zaino e l ' aiutò ad agganciare la cinghia . Votini non osò alzare la fronte . La madre di Franti 28 , sabato Ma Votini è incorreggibile . Ieri , alla lezione di religione , in presenza del Direttore , il maestro domandò a Derossi se sapeva a mente quelle due strofette del libro di lettura : Dovunque il guardo io giro , immenso Iddio ti vedo . - Derossi rispose di no , e Votini subito : - Io le so ! - con un sorriso come per fare una picca a Derossi . Ma fu piccato lui , invece , che non poté recitare la poesia , perché entrò tutt ' a un tratto nella scuola la madre di Franti , affannata , coi capelli grigi arruffati , tutta fradicia di neve , spingendo avanti il figliuolo che è stato sospeso dalla scuola per otto giorni . Che triste scena ci toccò di vedere ! La povera donna si gettò quasi in ginocchio davanti al Direttore giungendo le mani , e supplicando : - Oh signor Direttore , mi faccia la grazia , riammetta il ragazzo alla scuola ! Son tre giorni che è a casa , l ' ho tenuto nascosto , ma Dio ne guardi se suo padre scopre la cosa , lo ammazza ; abbia pietà , che non so più come fare ! mi raccomando con tutta l ' anima mia ! - Il Direttore cercò di condurla fuori ; ma essa resistette , sempre pregando e piangendo . - Oh ! se sapesse le pene che m ' ha dato questo figliuolo avrebbe compassione ! Mi faccia la grazia ! Io spero che cambierà . Io già non vivrò più un pezzo , signor Direttore , ho la morte qui , ma vorrei vederlo cambiato prima di morire perché ... - e diede in uno scoppio di pianto , - è il mio figliuolo , gli voglio bene , morirei disperata ; me lo riprenda ancora una volta , signor Direttore , perché non segua una disgrazia in famiglia , lo faccia per pietà d ' una povera donna ! - E si coperse il viso con le mani singhiozzando . Franti teneva il viso basso , impassibile . Il Direttore lo guardò , stette un po ' pensando , poi disse : - Franti , va ' al tuo posto . - Allora la donna levò le mani dal viso , tutta racconsolata , e cominciò a dir grazie , grazie , senza lasciar parlare il Direttore , e s ' avviò verso l ' uscio , asciugandosi gli occhi , e dicendo affollatamente : - Figliuol mio , mi raccomando . Abbiano pazienza tutti . Grazie , signor Direttore , che ha fatto un ' opera di carità . Buono , sai figliuolo . Buon giorno , ragazzi . Grazie , a rivederlo , signor maestro . E scusino tanto , una povera mamma . - E data ancora di sull ' uscio un ' occhiata supplichevole a suo figlio , se n ' andò , raccogliendo lo scialle che strascicava , pallida , incurvata , con la testa tremante , e la sentimmo ancor tossire giù per le scale . Il Direttore guardò fisso Franti , in mezzo al silenzio della classe , e gli disse con un accento da far tremare : - Franti , tu uccidi tua madre ! - Tutti si voltarono a guardar Franti . E quell ' infame sorrise . Speranza 29 , domenica Bello Enrico lo slancio con cui ti sei gettato sul cuore di tua madre tornando dalla scuola di religione . Si , t ' ha detto delle cose grandi e consolanti il maestro . Dio che ci ha gettati l ' uno nelle braccia dell ' altro , non ci separerà per sempre ; quando io morirò , quando tuo padre morrà , non ce le diremo quelle tremende e disperate parole : - mamma , babbo , Enrico , non ti vedrò mai più ! - Noi ci rivedremo in un ' altra vita , dove chi ha molto sofferto in questa sarà compensato , dove chi ha molto amato sulla terra ritroverà le anime che ha amate , in un mondo senza colpe , senza pianto e senza morte . Ma dobbiamo rendercene degni , tutti , di quell ' altra vita . Senti , figliuolo : ogni tua azione buona , ogni tuo moto d ' affetto per coloro che ti amano , ogni tuo atto cortese per i tuoi compagni , ogni tuo pensiero gentile è come uno slancio in alto verso quel mondo . E anche ti solleva verso quel mondo ogni disgrazia , ogni dolore , perché ogni dolore è l ' espiazione d ' una colpa , ogni lacrima cancella una macchia . Proponiti oggi giorno di essere più buono e più amoroso che il giorno innanzi . Di ' ogni mattina : oggi voglio far qualche cosa di cui la coscienza mi lodi e mio padre sia contento ; qualche cosa che mi faccia voler bene da questo o da quel compagno , dal maestro , da mio fratello , o da altri . E domanda a Dio che ti dia la forza di mettere in atto il tuo proposito . Signore , io voglio essere buono , nobile , coraggioso gentile , sincero , aiutatemi , fate che ogni sera , quando mia madre mi dà l ' ultimo saluto , io possa dirle . Tu baci questa sera un fanciullo più onesto e più degno di quello che baciasti ieri . Abbi sempre nel tuo pensiero quell ' altro Enrico sovrumano e felice , che tu potrai essere dopo questa vita . E prega . Tu non puoi immaginare che dolcezza provi , quanto si senta migliore una madre quando vede il suo fanciullo con le mani giunte . Quando io vedo te che preghi mi pare impossibile che non ci sia nessuno che ti guardi e ti ascolti . Io credo allora più fermamente che c ' è una bontà suprema e una pietà infinita , io t ' amo di più , lavoro con più ardore , soffro con più forza , perdono con tutta l ' anima e penso alla morte serenamente . Oh Dio grande e buono ! Risentir dopo morte la voce di mia madre , ritrovare i miei bambini , rivedere il mio Enrico , il mio Enrico benedetto e immortale , e stringerlo in un abbraccio che non si scioglierà mai più , mai più in eterno ! Oh prega , preghiamo , amiamoci , siamo buoni , portiamo quella celeste speranza nell ' anima , adorato fanciullo mio . TUA MADRE FEBBRAIO Una medaglia ben data 4 , sabato Questa mattina venne a dar le medaglie il Sovrintendente scolastico , un signore con la barba bianca , vestito di nero . Entrò col Direttore , poco prima del finis , e sedette accanto al maestro . Interrogò parecchi , poi diede la prima medaglia a Derossi , e prima di dar la seconda , stette qualche momento a sentire il maestro e il Direttore , che gli parlavano a voce bassa . Tutti domandavano : - A chi darà la seconda ? - Il Sovrintendente disse a voce alta : - La seconda medaglia l ' ha meritata questa settimana l ' alunno Pietro Precossi : meritata per i lavori di casa , per le lezioni , per la calligrafia , per la condotta , per tutto . - Tutti si voltarono a guardar Precossi , si vedeva che ci avevan tutti piacere . Precossi s ' alzò , confuso che non sapeva più dove fosse . - Vieni qua , - disse il Sovrintendente . Precossi saltò giù dal banco e andò accanto al tavolino del maestro . Il sovrintendente guardò con attenzione quel visino color di cera , quel piccolo corpo insaccato in quei panni rimboccati e disadatti , quegli occhi buoni e tristi , che sfuggivano i suoi , ma che lasciavano indovinare una storia di patimenti , poi gli disse con voce piena di affetto , attaccandogli la medaglia alla spalla : - Precossi , ti dò la medaglia . Nessuno è più degno di te di portarla . Non la dò soltanto alla tua intelligenza e al tuo buon volere , la dò al tuo cuore , la dò al tuo coraggio , al tuo carattere di bravo e buon figliuolo . Non è vero , - soggiunse , voltandosi verso la classe , - che egli la merita anche per questo ? - Sì , sì , - risposero tutti a una voce . Precossi fece un movimento del collo come per inghiottire qualche cosa , e girò sui banchi uno sguardo dolcissimo , che esprimeva una gratitudine immensa . - Va ' , dunque , gli disse il Sovrintendente , - caro ragazzo ! E Dio ti protegga ! - Era l ' ora d ' uscire . La nostra classe uscì avanti le altre . Appena siamo fuori dell ' uscio ... chi vediamo lì nel camerone , proprio sull ' entrata ? Il padre di Precossi , il fabbro ferraio , pallido , come al solito , col viso torvo , coi capelli negli occhi , col berretto per traverso , malfermo sulle gambe . Il maestro lo vide subito e parlò nell ' orecchio al Sovrintendente ; questi cercò Precossi in fretta e , presolo per mano , lo condusse da suo padre . Il ragazzo tremava . Anche il maestro e il Direttore s ' avvicinarono , molti ragazzi si fecero intorno . - Lei è il padre di questo ragazzo , è vero ? - domandò il Sovrintendente al fabbro , con fare allegro , come se fossero amici . E senz ' aspettar la risposta : - Mi rallegro con lei . Guardi : egli ha guadagnato la seconda medaglia , sopra cinquantaquattro compagni ; l ' ha meritata nella composizione , nell ' aritmetica , in tutto . È un ragazzo pieno d ' intelligenza e di buona volontà , che farà molto cammino : un bravo ragazzo , che ha l ' affezione e la stima di tutti ; lei ne può andar superbo , gliel ' assicuro . - Il fabbro , che era stato a sentire con la bocca aperta , guardò fisso il Sovrintendente e il Direttore , e poi fissò il suo figliuolo , che gli stava davanti , con gli occhi bassi , tremando ; e come se ricordasse e capisse allora per la prima volta tutto quello che aveva fatto soffrire a quel povero piccino , e tutta la bontà , tutta la costanza eroica con cui egli aveva sofferto , mostrò a un tratto nel viso una certa meraviglia stupida , poi un dolore accigliato , infine una tenerezza violenta e triste , e con un rapido gesto afferrò il ragazzo per il capo e se lo strinse sul petto . Noi gli passammo tutti davanti ; io l ' invitai a venir a casa giovedì , con Garrone e Crossi ; altri lo salutarono ; chi gli faceva una carezza , chi gli toccava la medaglia , tutti gli dissero qualche cosa . E il padre guardava stupito , tenendosi sempre serrato al petto il capo del figliuolo , che singhiozzava . Buoni propositi 5 , domenica M ' ha destato un rimorso quella medaglia data a Precossi . Io che non ne ho ancora guadagnata una ! Io da un po ' di tempo non studio , e sono scontento di me , e il maestro , mio padre e mia madre sono scontenti . Non provo più neppure il piacere di prima a divertirmi , quando lavoravo di voglia , e poi saltavo su dal tavolino e correvo ai miei giochi pieno d ' allegrezza , come se non avessi più giocato da un mese . Neanche a tavola coi miei non mi siedo più con la contentezza d ' una volta . Sempre ho come un ' ombra nell ' animo , una voce dentro che mi dice continuamente : - non va , non va . - Vedo la sera passar per la piazza tanti ragazzi che tornan dal lavoro , in mezzo a gruppi d ' operai tutti stanchi ma allegri , che allungano il passo , impazienti di arrivar a casa a mangiare , e parlano forte , ridendo , e battendosi sulle spalle le mani nere di carbone o bianche di calce , e penso che hanno lavorato dallo spuntar dell ' alba fino a quell ' ora ; e con quelli tanti altri anche più piccoli , che tutto il giorno son stati sulle cime dei tetti , davanti alle fornaci , in mezzo alle macchine , e dentro all ' acqua , e sotto terra , non mangiando che un po ' di pane ; e provo quasi vergogna , io che in tutto quel tempo non ho fatto che scarabocchiare di mala voglia quattro paginuccie . Ah sono scontento , scontento ! Io vedo bene che mio padre è di malumore , e vorrebbe dirmelo , ma gli rincresce , e aspetta ancora ; caro padre mio , che lavori tanto ! Tutto è tuo , tutto quello che mi vedo intorno in casa , tutto quello che tocco , tutto quello che mi veste e che mi ciba , tutto quello che mi ammaestra e mi diverte , tutto è frutto del tuo lavoro , ed io non lavoro , tutto t ' è costato pensieri , privazioni , dispiaceri , fatiche , e io non fatico ! Ah no , è troppo ingiusto e mi fa troppa pena . Io voglio cominciare da oggi , voglio mettermi a studiare , come Stardi , coi pugni serrati e coi denti stretti , mettermici con tutte le forze della mia volontà e del mio cuore ; voglio vincere il sonno la sera , saltar giù presto la mattina , martellarmi il cervello senza riposo , sferzare la pigrizia senza pietà , faticare , soffrire anche , ammalarmi ; ma finire una volta di trascinare questa vitaccia fiacca e svogliata che avvilisce me e rattrista gli altri . Animo , al lavoro ! Al lavoro con tutta l ' anima e con tutti i nervi ! Al lavoro che mi renderà il riposo dolce , i giochi piacevoli , il desinare allegro ; al lavoro che mi ridarà il buon sorriso del mio maestro e il bacio benedetto di mio padre . Il vaporino 10 , venerdì Precossi venne a casa ieri , con Garrone . Io credo che se fossero stati due figliuoli di principi non sarebbero stati accolti con più festa . Garrone era la prima volta che veniva , perché è un po ' orso , e poi si vergogna di lasciarsi vedere , che è così grande e fa ancora la terza . Andammo tutti ad aprir la porta , quando suonarono . Crossi non venne perché gli è finalmente arrivato il padre dall ' America , dopo sei anni . Mia madre baciò subito Precossi mio padre le presentò Garrone , dicendo : - Ecco qui ; questo non è solamente un buon ragazzo ; questo è un galantuomo e un gentiluomo . - Ed egli abbassò la sua grossa testa rapata , sorridendo di nascosto con me . Precossi aveva la sua medaglia , ed era contento perché suo padre s ' è rimesso a lavorare , e son cinque giorni che non beve più , lo vuol sempre nell ' officina a tenergli compagnia , e pare un altro . Ci mettemmo a giocare , io tirai fuori tutte le cose mie ; Precossi rimase incantato davanti al treno della strada ferrata , con la macchina che va da sé , a darle la corda ; non n ' aveva visto mai ; divorava con gli occhi quei vagoncini rossi e gialli . Io gli diedi la chiavetta perché giocasse , egli s ' inginocchiò a giocare , e non levò più la testa . Non l ' avevo mai visto contento così . Sempre diceva : - Scusami , scusami , - a ogni proposito , facendoci in là con le mani , perché non fermassimo la macchina , e poi pigliava e rimetteva i vagoncini con mille riguardi , come se fossero di vetro , aveva paura di appannarli col fiato , e li ripuliva , guardandoli di sotto e di sopra , e sorridendo da sé . Noi , tutti in piedi , lo guardavamo ; guardavamo quel collo sottile , quelle povere orecchine che un giorno io avevo visto sanguinare , quel giacchettone con le maniche rimboccate , da cui uscivano due braccini di malato , che s ' erano alzati tante volte per difendere il viso dalle percosse ... Oh ! in quel momento io gli avrei gettato ai piedi tutti i miei giocattoli e tutti i miei libri , mi sarei strappato di bocca l ' ultimo pezzo di pane per darlo a lui , mi sarei spogliato per vestirlo , mi sarei buttato in ginocchio per baciargli le mani - Almeno il treno glielo voglio dare , - pensai ; ma bisognava chiedere il permesso a mio padre . In quel momento mi sentii mettere un pezzetto di carta in una mano ; guardai : era scritto da mio padre col lapis ; diceva : - A Precossi piace il tuo treno . Egli non ha giocattoli . Non ti suggerisce nulla il tuo cuore ? - Subito io afferrai a due mani la macchina e i vagoni e gli misi ogni cosa sulle braccia dicendogli : - Prendilo , è tuo . - Egli mi guardò , non capiva . - È tuo , - dissi , - te lo regalo . - Allora egli guardò mio padre e mia madre , ancora più stupito , e mi domandò : - Ma perché ? - Mio padre gli disse : - Te lo regala Enrico perché è tuo amico , perché ti vuol bene ... per festeggiare la tua medaglia . - Precossi domandò timidamente : - Debbo portarlo via ... a casa ? - Ma sicuro ! - rispondemmo tutti . Era già sull ' uscio , e non osava ancora andarsene . Era felice ! Domandava scusa , con la bocca che tremava e rideva . Garrone lo aiutò a rinvoltare il treno nel fazzoletto , e chinandosi , fece crocchiare i grissini che gli empivan le tasche . - Un giorno , - mi disse Precossi , - verrai all ' officina a veder mio padre a lavorare . Ti darò dei chiodi . - Mia madre mise un mazzettino nell ' occhiello della giacchetta a Garrone perché lo portasse alla mamma in nome suo . Garrone le disse col suo vocione : - Grazie , - senza alzare il mento dal petto . Ma gli splendeva tutta negli occhi l ' anima nobile e buona . Superbia 11 , sabato E dire che Carlo Nobis si pulisce la manica con affettazione quando Precossi lo tocca , passando ! Costui è la superbia incarnata perché suo padre è un riccone . Ma anche il padre di Derossi è ricco ! Egli vorrebbe avere un banco per sé solo , ha paura che tutti lo insudicino , guarda tutti dall ' alto al basso , ha sempre un sorriso sprezzante sulle labbra : guai a urtargli un piede quando s ' esce in fila a due a due ! Per un nulla butta in viso una parola ingiuriosa o minaccia di far venire alla scuola suo padre . E sì che suo padre gli ha dato la sua brava polpetta quando trattò da straccione il figliuolo del carbonaio ! Io non ho mai visto una muffa compagna ! Nessuno gli parla , nessuno gli dice addio quando s ' esce , non c ' è un cane che gli suggerisce quando non sa la lezione . E lui non può patir nessuno , e finge di disprezzar sopra tutti Derossi , perché è il primo , e Garrone perché tutti gli voglion bene . Ma Derossi non lo guarda neppure quant ' è lungo , e Garrone , quando gli riportarono che Nobis sparlava di lui , rispose : - Ha una superbia così stupida che non merita nemmeno i miei scapaccioni . - Coretti pure , un giorno ch ' egli sorrideva con disprezzo del suo berretto di pel di gatto , gli disse : - Va ' un poco da Derossi a imparare a far il signore ! - Ieri si lamentò col maestro perché il calabrese gli toccò una gamba col piede . Il maestro domandò al calabrese : - L ' hai fatto apposta ? - No , signore , - rispose franco . E il maestro : - Siete troppo permaloso , Nobis . - E Nobis , con quella sua aria : - Lo dirò a mio padre . - Allora il maestro andò in collera : - Vostro padre vi darà torto , come fece altre volte . E poi non c ' è che il maestro , in iscuola , che giudichi e punisca . - Poi soggiunse con dolcezza : - Andiamo , Nobis , cambiate modi , siate buono e cortese coi vostri compagni . Vedete , ci sono dei figliuoli d ' operai e di signori , dei ricchi e dei poveri , e tutti si voglion bene , si trattan da fratelli , come sono . Perché non fate anche voi come gli altri ? Vi costerebbe così poco farvi benvolere da tutti , e sareste tanto più contento voi pure ! ... Ebbene , non avete nulla da rispondermi ? - Nobis , ch ' era stato a sentire col suo solito sorriso sprezzante , rispose freddamente : - No , signore . - Sedete , - gli disse il maestro . - Vi compiango . Siete un ragazzo senza cuore . - Tutto pareva finito così ; ma il muratorino , che è nel primo banco , voltò la sua faccia tonda verso Nobis , che è nell ' ultimo , e gli fece un muso di lepre così bello e così buffo , che tutta la classe diede in una sonora risata . Il maestro lo sgridò ; ma fu costretto a mettersi una mano sulla bocca per nascondere il riso . E Nobis pure fece un riso ; ma di quello che non si cuoce . I feriti del lavoro 13 , lunedì Nobis può fare il paio con Franti : non si commossero né l ' uno né l ' altro , questa mattina , davanti allo spettacolo terribile che ci passò sotto gli occhi . Uscito dalla scuola , stavo con mio padre a guardar certi birbaccioni della seconda , che si buttavan ginocchioni per terra a strofinare il ghiaccio con le mantelline e con le berrette , per far gli sdruccioloni più lesti , quando vedemmo venir d ' in fondo alla strada una folla di gente , a passo affrettato , tutti seri e come spaventati , che parlavano a voce bassa . Nel mezzo c ' erano tre guardie municipali , dietro alle guardie , due uomini che portavano una barella . I ragazzi accorsero da ogni parte . La folla s ' avanzava verso di noi . Sulla barella c ' era disteso un uomo , bianco come un cadavere , con la testa ripiegata sopra una spalla , coi capelli arruffati e insanguinati , che perdeva sangue dalla bocca e dalle orecchie ; e accanto alla barella camminava una donna con un bimbo in braccio che pareva pazza e gridava di tratto in tratto : - È morto ! È morto ! È morto ! - Dietro alla donna veniva un ragazzo , che aveva la cartella sotto il braccio , e singhiozzava . - Cos ' è stato ? - domandò mio padre . Un vicino rispose che era un muratore , caduto da un quarto piano , mentre lavorava . I portatori della barella si soffermarono un momento . Molti torsero il viso inorriditi . Vidi la maestrina della penna rossa che sorreggeva la mia maestra di prima superiore quasi svenuta . Nello stesso tempo mi sentii urtare nel gomito : era il muratorino , pallido , che tremava da capo a piedi . Egli pensava a suo padre , certo . Anch ' io ci pensai . Io sto con l ' animo in pace , almeno , quando sono a scuola , io so che mio padre è a casa , seduto a tavolino , lontano da ogni pericolo ; ma quanti miei compagni pensano che i loro padri lavorano sopra un ponte altissimo o vicino alle ruote d ' una macchina , e che un gesto , un passo falso può costar loro la vita ! Sono come tanti figliuoli di soldati , che abbiano i loro padri in battaglia . Il muratorino guardava , guardava , e tremava sempre più forte , e mio padre se n ' accorse e gli disse : - Vattene a casa , ragazzo , va subito da tuo padre , che lo troverai sano e tranquillo ; va ' ! - Il muratorino se n ' andò voltandosi indietro a ogni passo . E intanto la folla si rimise in moto , e la donna gridava , da straziar l ' anima : - È morto ! È morto ! È morto ! - No , no , non è morto , - le dicevan da tutte la parti . Ma essa non ci badava e si strappava i capelli . Quando sentii una voce sdegnata che disse : - Tu ridi ! - e vidi nello stesso tempo un uomo barbuto che guardava in faccia Franti , il quale sorrideva ancora . Allora l ' uomo gli cacciò in terra il berretto con un ceffone , dicendo : - Scopriti il capo , malnato , quando passa un ferito del lavoro ! - La folla era già passata tutta , e si vedeva in mezzo alla strada una lunga striscia di sangue . Il prigioniero 17 , venerdì Ah ! questo è certamente il caso più strano di tutto l ' anno ! Mio padre mi condusse ieri mattina nei dintorni di Moncalieri , a vedere una villa da prendere a pigione per l ' estate prossima , perché quest ' anno non andiamo più a Chieri ; e si trovò che chi aveva le chiavi era un maestro , il quale fa da segretario al padrone . Egli ci fece vedere la casa , e poi ci condusse nella sua camera , dove ci diede da bere . C ' era sul tavolino , in mezzo ai bicchieri , un calamaio di legno , di forma conica , scolpito in una maniera singolare . Vedendo che mio padre lo guardava , il maestro gli disse : - Quel calamaio lì mi è prezioso : se sapesse , signore , la storia di quel calamaio ! - E la raccontò : Anni sono , egli era maestro a Torino , e andò per tutto un inverno a far lezione ai prigionieri , nelle Carceri giudiziarie . Faceva lezione nella chiesa delle carceri , che è un edificio rotondo , e tutt ' intorno , nel muri alti e nudi , ci son tanti finestrini quadrati , chiusi da due sbarre di ferro incrociate , a ciascuno dei quali corrisponde di dentro una piccolissima cella . Egli faceva lezione passeggiando per la chiesa fredda e buia , e i suoi scolari stavano affacciati a quelle buche , coi quaderni contro le inferriate , non mostrando altro che i visi nell ' ombra , dei visi sparuti e accigliati , delle barbe arruffate e grigie , degli occhi fissi d ' omicidi e di ladri . Ce n ' era uno , fra gli altri , al numero 78 , che stava più attento di tutti , e studiava molto , e guardava il maestro con gli occhi pieni di rispetto e di gratitudine . Era un giovane con la barba nera , più disgraziato che malvagio , un ebanista , il quale , in un impeto di collera , aveva scagliato una pialla contro il suo padrone , che da un pezzo lo perseguitava , e l ' aveva ferito mortalmente al capo ; e per questo era stato condannato a vari anni di reclusione . In tre mesi egli aveva imparato a leggere e a scrivere , e leggeva continuamente , e quanto più imparava , tanto più pareva che diventasse buono e che fosse pentito del suo delitto . Un giorno , sul finire della lezione , egli fece cenno al maestro che s ' avvicinasse al finestrino , e gli annunziò , con tristezza , che la mattina dopo sarebbe partito da Torino , per andare a scontare la sua pena nelle carceri di Venezia ; e dettogli addio , lo pregò con voce umile e commossa che si lasciasse toccare la mano . Il maestro ritirò la mano : era bagnata di lacrime . Dopo d ' allora non lo vide più . Passarono sei anni . - « Io pensavo a tutt ' altro che a quel disgraziato , - disse il maestro , - quando ieri l ' altro mattina mi vedo capitare a casa uno sconosciuto , con una gran barba nera , già un po ' brizzolata , vestito malamente ; il quale mi dice : - È lei signore , il maestro tale dei tali ? - Chi siete ? - gli domando io - Sono il carcerato del numero 78 , - mi riponde ; - m ' ha insegnato lei a leggere e a scrivere , sei anni fa : se si rammenta , all ' ultima lezione m ' ha dato la mano : ora ho scontato la mia pena e son qui ... a pregarla che mi faccia la grazia d ' accettare un mio ricordo , una cosuccia che ho lavorato in prigione . La vuol accettare per mia memoria , signor maestro ? - Io rimasi lì , senza parola . Egli credette che non volessi accettare , e mi guardò , come per dire : - Sei anni di patimenti non sono dunque bastati a purgarmi le mani ! - ma con espressione così viva di dolore mi guardò , che tesi subito la mano e presi l ' oggetto . Eccolo qui . » Guardammo attentamente il calamaio : pareva stato lavorato con la punta d ' un chiodo , con lunghissima pazienza ; c ' era su scolpita una penna a traverso a un quaderno , e scritto intorno : « Al mio maestro . - Ricordo del numero 78 - Sei anni » - E sotto , in piccoli caratteri : - « Studio e speranza ... » . Il maestro non disse altro ; ce n ' andammo . Ma per tutto il tragitto da Moncalieri a Torino , io non potei più levarmi dal capo quel prigionero affacciato al finestrino , quell ' addio al maestro , quel povero calamaio lavorato in carcere , che diceva tante cose , e lo sognai la notte , e ci pensavo ancora questa mattina ... quanto lontano dall ' immaginare la sorpresa che m ' aspettava alla scuola ! Entrato appena nel mio nuovo banco , accanto a Derossi , e scritto il problema d ' aritmetica dell ' esame mensile , raccontai al mio compagno tutta la storia del prigioniero e del calamaio e come il calamaio era fatto , con la penna a traverso al quaderno , e quell ' iscrizione intorno : - Sei anni ! - Derossi scattò a quelle parole , e cominciò a guardare ora me ora Crossi , il figliuolo dell ' erbivendola , che era nel banco davanti , con la schiena rivolta a noi , tutto assorto nel suo problema . - Zitto ! - disse poi , a bassa voce , pigliandomi per un braccio . - Non sai ? Crossi mi disse avant ' ieri d ' aver visto di sfuggita un calamaio di legno tra le mani di suo padre ritornato dall ' America : un calamaio conico , lavorato a mano , con un quaderno e una penna : - è quello ; - sei anni ! - egli diceva che suo padre era in America : - era invece in prigione ; - Crossi era piccolo al tempo del delitto , non si ricorda , sua madre lo ingannò , egli non sa nulla ; non ci sfugga una sillaba di questo ! - Io rimasi senza parola , con gli occhi fissi su Crossi . E allora Derossi risolvette il problema e lo passò sotto il banco a Crossi ; gli diede un foglio di carta ; gli levò di mano L ' Infermiere di Tata , il racconto mensile , che il maestro gli aveva dato a ricopiare , per ricopiarlo lui in sua vece ; gli regalò dei pennini , gli accarezzò la spalla , mi fece promettere sul mio onore che non avrei detto nulla a nessuno ; e quando uscimmo dalla scuola mi disse in fretta : - Ieri suo padre è venuto a prenderlo , ci sarà anche questa mattina : fa come faccio io . Uscimmo nella strada , il padre di Crossi era là , un po ' in disparte : un uomo con la barba nera , già un po ' brizzolata , vestito malamente , con un viso scolorito e pensieroso . Derossi strinse la mano a Crossi ; in modo da farsi vedere , e gli disse forte : - A riverderci , Crossi , - e gli passò la mano sotto mento , io feci lo stesso . Ma facendo quello , Derossi diventò color di porpora , io pure ; e il padre di Crossi ci guardò attentamente , con uno sguardo benevolo ; ma in cui traluceva un ' espressione d ' inquietudine e di sospetto , che ci mise freddo nel cuore . L ' infermiere di Tata Racconto mensile La mattina d ' un giorno piovoso di marzo , un ragazzo vestito da campagnuolo , tutto inzuppato d ' acqua e infangato , con un involto di panni sotto il braccio , si presentava al portinaio dell ' Ospedale maggiore di Napoli e domandava di suo padre , presentando una lettera . Aveva un bel viso ovale d ' un bruno pallido , gli occhi pensierosi e due grosse labbra semiaperte , che lasciavan vedere i denti bianchissimi . Veniva da un villaggio dei dintorni di Napoli . Suo padre , partito di casa l ' anno addietro per andare a cercar lavoro in Francia , era tornato in Italia e sbarcato pochi dì prima a Napoli , dove , ammalatosi improvvisamente , aveva appena fatto in tempo a scrivere un rigo alla famiglia per annunziarle il suo arrivo e dirle che entrava all ' ospedale . Sua moglie , desolata di quella notizia , non potendo moversi di casa perché aveva una bimba inferma e un ' altra al seno , aveva mandato a Napoli il figliuolo maggiore , con qualche soldo , ad assistere suo padre , il suo Tata , come là si dice ; il ragazzo aveva fatto dieci miglia di cammino . Il portinaio , data un ' occhiata alla lettera , chiamò un infermiere e gli disse che conducesse il ragazzo dal padre . - Che padre ? - domandò l ' infermiere . Il ragazzo , tremante per il timore d ' una trista notizia , disse il nome . L ' infermiere non si rammentava quel nome . - Un vecchio operaio venuto di fuori ? - domandò . - Operaio sì , - rispose il ragazzo , sempre più ansioso ; non tanto vecchio . Venuto di fuori , sì . - Entrato all ' ospedale quando ? - domandò l ' infermiere . Il ragazzo diede uno sguardo alla lettera . - Cinque giorni fa , credo . L ' infermiere stette un po ' pensando ; poi , come ricordandosi a un tratto : - Ah ! - disse , - il quarto camerone , il letto in fondo . - È malato molto ? Come sta ? - domandò affannosamente il ragazzo . L ' infermiere lo guardò , senza rispondere . Poi disse : - Vieni con me . Salirono due branche di scale , andarono in fondo a un largo corridoio e si trovarono in faccia alla porta aperta d ' un camerone , dove s ' allungavano due file di letti . - Vieni , - ripeté l ' infermiere , entrando . Il ragazzo si fece animo e lo seguitò , gettando sguardi paurosi a destra e a sinistra , sui visi bianchi e smunti dei malati , alcuni dei quali avevan gli occhi chiusi , e parevano morti , altri guardavan per aria con gli occhi grandi e fissi , come spaventati . Parecchi gemevano , come bambini . Il camerone era oscuro , l ' aria impregnata d ' un odore acuto di medicinali . Due suore di carità andavano attorno con delle boccette in mano . Arrivato in fondo al camerone , l ' infermiere si fermò al capezzale d ' un letto , aperse le tendine e disse : - Ecco tuo padre . Il ragazzo diede in uno scoppio di pianto , e lasciato cadere l ' involto , abbandonò la testa sulla spalla del malato , afferrandogli con una mano il braccio che teneva disteso immobile sopra la coperta . Il malato non si scosse . Il ragazzo si rialzò e guardò il padre , e ruppe in pianto un ' altra volta . Allora il malato gli rivolse uno sguardo lungo e parve che lo riconoscesse . Ma le sue labbra non si muovevano . Povero Tata , quanto era mutato ! Il figliuolo non l ' avrebbe mai riconosciuto . Gli s ' erano imbiancati i capelli , gli era cresciuta la barba , aveva il viso gonfio , d ' un color rosso carico , con la pelle tesa e luccicante , gli occhi rimpiccioliti , le labbra ingrossate , la fisionomia tutta alterata : non aveva più di suo che la fronte e l ' arco delle sopracciglia . Respirava con affanno . - Tata , tata mio ! - disse il ragazzo . - Son io , non mi riconoscete ? Sono Cicillo , il vostro Cicillo , venuto dal paese , che m ' ha mandato la mamma . Guardatemi bene , non mi riconoscete ? Ditemi una parola . Ma il malato , dopo averlo guardato attentamente , chiuse gli occhi . - Tata ! Tata ! che avete ? Sono il vostro figliuolo , Cicillo vostro . Il malato non si mosse più , e continuò a respirare affannosamente . Allora , piangendo , il ragazzo prese una seggiola , sedette e stette aspettando , senza levar gli occhi dal viso di suo padre . - Un medico passerà bene a far la visita , - pensava . - Egli mi dirà qualche cosa . - E s ' immerse ne ' suoi pensieri tristi , ricordando tante cose del suo buon padre , il giorno della partenza , quando gli aveva dato l ' ultimo addio sul bastimento , le speranze che aveva fondato la famiglia su quel suo viaggio , la desolazione di sua madre all ' arrivo della lettera ; e pensò alla morte , vide suo padre morto , sua madre vestita di nero , la famiglia nella miseria . E stette molto tempo così . Quando una mano leggiera gli toccò una spalla , ed ei si riscosse : era una monaca . - Che cos ' ha mio padre ? - le domandò subito . - È tuo padre ? - disse la suora , dolcemente . - Sì , è mio padre , son venuto . Che cos ' ha ? - Coraggio , ragazzo , - rispose la suora ; - ora verrà il medico . - E s ' allontanò , senza dir altro . Dopo mezz ' ora , sentì il tocco d ' una campanella , e vide entrare in fondo al camerone il medico , accompagnato da un assistente ; la suora e un infermiere li seguivano . Cominciaron la visita , fermandosi a ogni letto . Quell ' aspettazione pareva eterna al ragazzo , e ad ogni passo del medico gli cresceva l ' affanno . Finalmente arrivò al letto vicino . Il medico era un vecchio alto e curvo , col viso grave . Prima ch ' egli si staccasse dal letto vicino , il ragazzo si levò in piedi , e quando gli s ' avvicinò , si mise a piangere . Il medico lo guardò . - È il figliuolo del malato - disse la suora ; - è arrivato questa mattina dal suo paese . Il medico gli posò una mano sulla spalla , poi si chinò sul malato , gli tastò il polso , gli toccò la fronte , e fece qualche domanda alla suora , la quale rispose : - nulla di nuovo . Rimase un po ' pensieroso , poi disse : - Continuate come prima . Allora il ragazzo si fece coraggio e domandò con voce di pianto : - Che cos ' ha mio padre ? - Fatti animo , figliuolo , - rispose il medico , rimettendogli una mano sulla spalla . - Ha una risipola facciale . È grave , ma c ' è ancora speranza . Assistilo . La tua presenza gli può far del bene . - Ma non mi riconosce ! - esclamò il ragazzo in tuono desolato . - Ti riconoscerà ... domani , forse . Speriamo bene , fatti coraggio . Il ragazzo avrebbe voluto domandar altro ; ma non osò . Il medico passò oltre . E allora egli cominciò la sua vita d ' infermiere . Non potendo far altro accomodava le coperte al malato , gli toccava ogni tanto la mano , gli cacciava i moscerini , si chinava su di lui ad ogni gemito , e quando la suora portava da bere , le levava di mano il bicchiere o il cucchiaio , e lo porgeva in sua vece . Il malato lo guardava qualche volta ; ma non dava segno di riconoscerlo . Senonché il suo sguardo si arrestava sempre più a lungo sopra di lui , specialmente quando si metteva agli occhi il fazzoletto . E così passò il primo giorno . La notte il ragazzo dormì sopra due seggiole , in un angolo del camerone , e la mattina riprese il suo ufficio pietoso . Quel giorno parve che gli occhi del malato rivelassero un principio di coscienza . Alla voce carezzevole del ragazzo pareva che un ' espressione vaga di gratitudine gli brillasse un momento nelle pupille , e una volta mosse un poco le labbra come se volesse dir qualche cosa . Dopo ogni breve assopimento , riaprendo gli occhi , sembrava che cercasse il suo piccolo infermiere . Il medico , ripassato due volte , notò un poco di miglioramento . Verso sera , avvicinandogli il bicchiere alle labbra , il ragazzo credette di veder guizzare sulle sue labbra gonfie un leggerissimo sorriso . E allora cominciò a riconfortarsi , a sperare . E con la speranza d ' essere inteso , almeno confusamente , gli parlava , gli parlava a lungo , della mamma , delle sorelle piccole , del ritorno a casa , e lo esortava a farsi animo , con parole calde e amorose . E benché dubitasse sovente di non esser capito , pure parlava , perché gli pareva che , anche non comprendendo , il malato ascoltasse con un certo piacere la sua voce , quell ' intonazione insolita di affetto e di tristezza . E in quella maniera passò il secondo giorno , e il terzo , e il quarto , in una vicenda di miglioramenti leggieri e di peggioramenti improvvisi ; e il ragazzo era così tutto assorto nelle sue cure , che appena sbocconcellava due volte al giorno un po ' di pane e un po ' di formaggio , che gli portava la suora , e non vedeva quasi quel che seguiva intorno a lui , i malati moribondi , l ' accorrere improvviso delle suore di notte , i pianti e gli atti di desolazione dei visitatori che uscivano senza speranza , tutte quelle scene dolorose e lugubri della vita d ' un ospedale , che in qualunque altra occasione l ' avrebbero sbalordito e atterrito . Le ore , i giorni passavano , ed egli era sempre là col suo Tata , attento , premuroso , palpitante ad ogni suo sospiro e ad ogni suo sguardo , agitato senza riposo tra una speranza che gli allargava l ' anima e uno sconforto che gli agghiacciava il cuore . Il quinto giorno , improvvisamente , il malato peggiorò . Il medico , interrogato , scrollò il capo , come per dire che era finita , e il ragazzo s ' abbandonò sulla seggiola , rompendo in singhiozzi . Eppure una cosa lo consolava . Malgrado che peggiorasse , a lui sembrava che il malato andasse riacquistando lentamente un poco d ' intelligenza . Egli guardava il ragazzo sempre più fissamente e con un ' espressione crescente di dolcezza , non voleva più prender bevanda o medicina che da lui , e sempre più spesso faceva quel movimento forzato delle labbra , come se volesse pronunciare una parola ; e lo faceva così spiccato qualche volta , che il figliuolo gli afferrava il braccio con violenza , sollevato da una speranza improvvisa , e gli diceva con accento quasi di gioia : - Coraggio , coraggio , Tata , guarirai , ce n ' andremo , torneremo a casa con la mamma , ancora un po ' di coraggio ! Erano le quattro della sera , e allora appunto il ragazzo s ' era abbandonato a uno di quegli impeti di tenerezza e di speranza , quando di là dalla porta più vicina del camerone udì un rumore di passi , e poi una voce forte , due sole parole : - Arrivederci , suora ! - che lo fecero balzare in piedi , con un grido strozzato nella gola . Nello stesso momento entrò nel camerone un uomo , con un grosso involto alla mano , seguito da una suora . Il ragazzo gettò un grido acuto e rimase inchiodato al suo posto . L ' uomo si voltò , lo guardò un momento , gittò un grido anch ' egli : - Cicillo ! - e si slanciò verso di lui . Il ragazzo cadde fra le braccia di suo padre , soffocato . Le suore , gl ' infermieri , l ' assistente accorsero , e rimasero lì , pieni di stupore . Il ragazzo non poteva raccogliere la voce . - Oh Cicillo mio ! - esclamò il padre , dopo aver fissato uno sguardo attento sul malato , baciando e ribaciando il ragazzo . - Cicillo , figliuol mio , come va questo ? T ' hanno condotto al letto d ' un altro . E io che mi disperavo di non vederti , dopo che mamma scrisse : l ' ho mandato . Povero Cicillo ! Da quanti giorni sei qui ? Com ' è andato questo imbroglio ? Io me la son cavata con poco . Sto bene in gamba , sai ! E la mamma ? E Concettella ? E ' u nennillo , come vanno ? Io me n ' esco dall ' ospedale . Andiamo dunque . O signore Iddio ! Chi l ' avrebbe mai detto ! Il ragazzo stentò a spiccicar quattro parole per dar notizie della famiglia . - Oh come sono contento ! - balbettò . - Come sono contento ! Che brutti giorni ho passati ! E non rifiniva di baciar suo padre . Ma non si muoveva . - Vieni dunque - gli disse il padre . - Arriveremo ancora a casa stasera . Andiamo . - E lo tirò a sé . Il ragazzo si voltò a guardare il suo malato . - Ma ... vieni o non vieni ? - gli domandò il padre , stupito . Il ragazzo diede ancora uno sguardo al malato , il quale , in quel momento , aperse gli occhi e lo guardò fissamente . Allora gli sgorgò dall ' anima un torrente di parole . - No , Tata , aspetta ... ecco ... non posso . C ' è quel vecchio . Da cinque giorni son qui . Mi guarda sempre . Credevo che fossi tu . Gli volevo bene . Mi guarda , io gli do da bere , mi vuol sempre accanto , ora sta molto male , abbi pazienza , non ho coraggio , non so , mi fa troppo pena , tornerò a casa domani , lasciami star qui un altro po ' , non va mica bene che lo lasci , vedi in che maniera mi guarda , io non so chi sia , ma mi vuole , morirebbe solo , lasciami star qui , caro Tata ! - Bravo , piccerello ! - gridò l ' assistente . Il padre rimase perplesso , guardando il ragazzo ; poi guardò il malato . - Chi è ? - domandò . - Un contadino come voi - rispose l ' assistente , - venuto di fuori , entrato all ' ospedale lo stesso giorno che c ' entraste voi . Lo portaron qui ch ' era fuor di senso , e non poté dir nulla . Forse ha una famiglia lontana , dei figliuoli . Crederà che sia un dei suoi , il vostro . Il malato guardava sempre il ragazzo . Il padre disse a Cicillo : - Resta . - Non ha più da restar che per poco , - mormorò l ' assistente . - Resta - , ripeté il padre . - Tu hai cuore . Io vado subito a casa a levar di pena la mamma . Ecco uno scudo pei tuoi bisogni . Addio , bravo figliuolo mio . A rivederci . Lo abbracciò , lo guardò fisso , lo ribaciò in fronte , e partì . Il ragazzo tornò accanto al letto , e l ' infermo parve racconsolato . E Cicillo ricominciò a far l ' infermiere , non piangendo più , ma con la stessa premura , con la stessa pazienza di prima ; ricominciò a dargli da bere , ad accomodargli le coperte , a carezzargli la mano , a parlargli dolcemente , per fargli coraggio . Lo assistette tutto quel giorno , lo assistette tutta la notte , gli restò ancora accanto il giorno seguente . Ma il malato s ' andava sempre aggravando ; il suo viso diventava color violaceo , il suo respiro ingrossava , gli cresceva l ' agitazione , gli sfuggivan dalla bocca delle grida inarticolate , l ' enfiagione si faceva mostruosa . Alla visita della sera , il medico disse che non avrebbe passata la notte . E allora Cicillo raddoppiò le sue cure e non lo perdette più d ' occhio un minuto . E il malato lo guardava , lo guardava , e muoveva ancora le labbra , tratto tratto , con un grande sforzo , come se volesse dir qualche cosa , e un ' espressione di dolcezza straordinaria passava a quando a quando nei suoi occhi , che sempre più si rimpiccolivano e s ' andavano velando . E quella notte il ragazzo lo vegliò fin che vide biancheggiare alle finestre il primo barlume di giorno , e comparire la suora . La suora s ' avvicinò al letto , diede un ' occhiata al malato e andò via a rapidi passi . Pochi momenti dopo ricomparve col medico assistente e con un infermiere , che portava una lanterna . - È all ' ultimo momento , - disse il medico . Il ragazzo afferrò la mano del malato . Questi aprì gli occhi , lo fissò , e li richiuse . In quel punto parve al ragazzo di sentirsi stringere la mano . - M ' ha stretta la mano ! - esclamò . Il medico rimase un momento chino sul malato , poi s ' alzò . La suora staccò un crocifisso dalla parte . - E morto ! - gridò il ragazzo . - Va ' , figliuolo , - disse il medico . - La tua santa opera è compiuta . Va ' e abbi fortuna , che la meriti . Dio ti proteggerà . Addio . La suora che s ' era allontanata un momento , tornò con un mazzettino di viole , tolte da un bicchiere sulla finestra , e lo porse al ragazzo , dicendo : - Non ho altro da darti . Tieni questo per memoria dell ' ospedale . - Grazie , - rispose il ragazzo , - pigliando il mazzetto con una mano e asciugandosi gli occhi con l ' altra ; - ma ho tanta strada da fare a piedi ... lo sciuperei . - E sciolto il mazzolino sparpagliò le viole sul letto , dicendo : - Le lascio per ricordo al mio povero morto . Grazie , sorella . Grazie , signor dottore . - Poi , rivolgendosi al morto : - Addio ... - E mentre cercava un nome da dargli , gli rivenne dal cuore alle labbra il dolce nome che gli aveva dato per cinque giorni : - Addio , povero Tata ! Detto questo , si mise sotto il braccio il suo involtino di panni , e a lenti passi , rotto dalla stanchezza , se n ' andò . L ' alba spuntava . L ' officina 18 , sabato Precossi venne ieri sera a rammentarmi che andassi a vedere la sua officina , che è sotto nella strada , e questa mattina , uscendo con mio padre , mi ci feci condurre un momento . Mentre noi ci avvicinavamo all ' officina , ne usciva di corsa Garoffi , con un pacco in mano , facendo svolazzare il suo gran mantello , che copre le mercanzie . Ah ! ora lo so dove va a raspare la limatura di ferro , che vende per dei giornali vecchi , quel trafficone di Garoffi ! Affacciandoci alla porta , vedemmo Precossi , seduto sur una torricella di mattoni , che studiava la lezione , col libro sulle ginocchia . S ' alzò subito e ci fece entrare : era uno stanzone pien di polvere di carbone , colle pareti tutte irte di martelli , di tanaglie , di spranghe , di ferracci d ' ogni forma , e in un angolo ardeva il fuoco d ' un fornello , in cui soffiava un mantice , tirato da un ragazzo . Precossi padre era vicino all ' incudine , e un garzone teneva una spranga di ferro nel fuoco . - Ah ! eccolo qui , - disse il fabbro appena ci vide , levandosi la berretta , - il bravo ragazzo che regala i treni delle strade ferrate ! È venuto a vedere un po ' lavorare , non è vero ? Eccolo servito sul momento . - E dicendo questo sorrideva , non aveva più quella faccia torva , quegli occhi biechi dell ' altre volte . Il garzone gli porse una lunga spranga di ferro arroventata da un capo , e il fabbro l ' appoggiò sull ' incudine . Faceva una di quelle spranghe a voluta per le ringhiere a gabbia dei terrazzini . Alzò un grosso martello e cominciò a picchiare , spingendo la parte rovente ora di qua ora di là tra una punta dell ' incudine e il mezzo , e rigirandola in vari modi , ed era una meraviglia a vedere come sotto ai colpi rapidi e precisi del martello il ferro s ' incurvava , s ' attorceva , pigliava via via la forma graziosa della foglia arricciata d ' un fiore , come un cannello di pasta , ch ' egli avesse modellato con le mani . E intanto il suo figliuolo ci guardava , con una cert ' aria altera , come per dire : - Vedete come lavora mio padre ! - Ha visto come si fa , il signorino ? - mi domandò il fabbro , quand ' ebbe finito , mettendomi davanti la spranga , che pareva il pastorale d ' un vescovo . Poi la mise in disparte e ne ficcò un ' altra nel fuoco . - Ben fatto davvero , - gli disse mio padre . E soggiunse : - Dunque ... si lavora , eh ? La buona voglia è tornata . - È tornata , sì - rispose l ' operaio , asciugandosi il sudore , e arrossendo un poco . - E sa chi me l ' ha fatta tornare ? - Mio padre finse di non capire . - Quel bravo ragazzo , - disse il fabbro , accennando il figliuolo col dito , - quel bravo figliuolo là , che studiava e faceva onore a suo padre mentre suo padre ... faceva baldoria e lo trattava come una bestia . Quando ho visto quella medaglia ... Ah ! il piccinetto mio , alto come un soldo di cacio , vieni un po ' qua che ti guardi bene nel muso ! - Il ragazzo corse subito , il fabbro lo prese e lo mise diritto sull ' incudine , tenendolo sotto le ascelle , e gli disse : - Pulite un poco il frontespizio a questo bestione di babbo . - E allora Precossi coprì di baci il viso nero di suo padre fin che fu anche lui tutto nero . - Così va bene , - disse il fabbro , e lo rimise in terra . - Così va bene davvero , Precossi ! - esclamò mio padre , contento . E detto a rivederci al fabbro e al figliuolo , mi condusse fuori . Mentre uscivo , Precossino mi disse : - Scusami , - e mi cacciò in tasca un pacchetto di chiodi ; io l ' invitai a venir a vedere il carnevale da casa mia . - Tu gli hai regalato il tuo treno di strada ferrata , - mi disse mio padre per la strada ; - ma se fosse stato d ' oro e pieno di perle , sarebbe stato ancora un piccolo regalo per quel santo figliuolo che ha rifatto il cuore a suo padre . Il piccolo pagliaccio 20 , lunedì Tutta la città è in ribollimento per il carnevale , che è sul finire , in ogni piazza si rizzan baracche di saltimbanchi e giostre , e noi abbiamo sotto le finestre un circo di tela , dove dà spettacolo una piccola compagnia veneziana , con cinque cavalli . Il circo è nel mezzo della piazza , e in un angolo ci son tre carrozzoni grandi , dove i saltimbanchi dormono e si travestono ; tre casette con le ruote , coi loro finestrini e un caminetto ciascuna , che fuma sempre ; e tra finestrino e finestrino sono stese delle fasce da bambini . C ' è una donna che allatta un putto , fa da mangiare e balla sulla corda . Povera gente ! Si dice saltimbanco come un ' ingiuria ; eppure si guadagnano il pane onestamente , divertendo tutti ; e come faticano ! Tutto il giorno corrono tra il circo e i carrozzoni , in maglia , con questi freddi ; mangian due bocconi a scappa e fuggi , in piedi , tra una rappresentazione e l ' altra , e a volte , quando hanno già il circo affollato , si leva un vento che strappa le tele e spegne i lumi , e addio spettacolo ! debbon rendere i denari e lavorar tutta la sera a rimetter su la baracca . Ci hanno due ragazzi che lavorano ; e mio padre riconobbe il più piccolo mentre attraversava la piazza : è il figliuolo del padrone lo stesso che vedemmo fare i giochi a cavallo l ' anno passato , in un circo di piazza Vittorio Emanuele . È cresciuto , avrà otto anni , è un bel ragazzo , un bel visetto rotondo e bruno di monello , con tanti riccioli neri che gli scappan fuori dal cappello a cono . È vestito da pagliaccio , ficcato dentro a una specie di saccone con le maniche , bianco ricamato di nero , e ha le scarpette di tela . È un diavoletto . Piace a tutti . Fa di tutto . Lo vediamo ravvolto in uno scialle , la mattina presto , che porta il latte alla sua casetta di legno ; poi va a prendere i cavalli alla rimessa di via Bertola ; tiene in braccio il bimbo piccolo ; trasporta cerchi cavalletti , sbarre , corde ; pulisce i carrozzoni , accende il fuoco , e nei momenti di riposo è sempre appiccicato a sua madre . Mio padre lo guarda sempre dalla finestra , e non fa che parlar di lui e dei suoi , che han l ' aria di buona gente , e di voler bene ai figliuoli . Una sera ci siamo andati , al circo ; faceva freddo , non c ' era quasi nessuno ; ma tanto il pagliaccino si dava un gran moto per tener allegra quella po ' di gente : faceva dei salti mortali , s ' attaccava alla coda dei cavalli , camminava con le gambe per aria , tutto solo , e cantava , sempre sorridente , col suo visetto bello e bruno ; e suo padre che aveva un vestito rosso e i calzoni bianchi , con gli stivali alti e la frusta in mano , lo guardava ; ma era triste . Mio padre n ' ebbe compassione , e ne parlò il dì dopo col pittore Delis , che venne a trovarci . Quella povera gente s ' ammazza a lavorare e fa così cattivi affari ! Quel ragazzino gli piaceva tanto ! Che cosa si poteva fare per loro ? Il pittore ebbe un ' idea . - Scrivi un bell ' articolo sulla Gazzetta , - gli disse , - tu che sai scrivere : tu racconti i miracoli del piccolo pagliaccio e io faccio il suo ritratto ; la Gazzetta la leggon tutti , e almeno per una volta accorrerà gente . - E così fecero . Mio padre scrisse un articolo , bello e pieno di scherzi , che diceva tutto quello che noi vediamo dalla finestra , e metteva voglia di conoscere e di carezzare il piccolo artista ; e il pittore schizzò un ritrattino somigliante e grazioso , che fu pubblicato sabato sera . Ed ecco , alla rappresentazione di domenica , una gran folla che accorre al circo . Era annunziato : Rappresentazione a beneficio del pagliaccino ; del pagliaccino , com ' era chiamato nella Gazzetta . Mio padre mi condusse nei primi posti . Accanto all ' entrata avevano affisso la Gazzetta . Il circo era stipato ; molti spettatori avevano la Gazzetta in mano , e la mostravano al pagliaccino , che rideva e correva or dall ' uno or dall ' altro , tutto felice . Anche il padrone era contento . Figurarsi ! Nessun giornale gli aveva mai fatto tanto onore , e la cassetta dei soldi era piena . Mi padre sedette accanto a me . Tra gli spettatori trovammo delle persone di conoscenza . C ' era vicino all ' entrata dei cavalli , in piedi , il maestro di Ginnastica , quello che è stato con Garibaldi ; e in faccia a noi , nei secondi posti , il muratorino , col suo visetto tondo , seduto accanto a quel gigante di suo padre ... e appena mi vide , mi fece il muso di lepre . Un po ' più in là vidi Garoffi , che contava gli spettatori , calcolando sulle dita quanto potesse aver incassato la Compagnia . C ' era anche nelle seggiole dei primi posti , poco lontano da noi , il povero Robetti , quello che salvò il bimbo dall ' omnibus , con le sue stampelle fra le ginocchia , stretto al fianco di suo padre , capitano d ' artiglieria , che gli teneva una mano sulla spalla . La rappresentazione cominciò . Il pagliaccino fece meraviglie sul cavallo , sul trapezio e sulla corda , e ogni volta che saltava giù , tutti gli battevan le mani e molti gli tiravano i riccioli . Poi fecero gli esercizi vari altri , funamboli , giocolieri e cavallerizzi , vestiti di cenci e scintillanti d ' argento . Ma quando non c ' era il ragazzo , pareva che la gente si seccasse . A un certo punto vidi il maestro di ginnastica , fermo all ' entrata dei cavalli , che parlò nell ' orecchio del padrone del circo , e questi subito girò lo sguardo sugli spettatori , come se cercasse qualcuno . Il suo sguardo si fermò su di noi . Mio padre se ne accorse , capì che il maestro aveva detto ch ' era lui l ' autor dell ' articolo , e per non esser ringraziato se ne scappò via , dicendomi : - Resta , Enrico ; io t ' aspetto fuori . - Il pagliaccino , dopo aver scambiato qualche parola col suo babbo , fece ancora un esercizio : ritto sul cavallo che galoppava , si travestì quattro volte , da pellegrino , da marinaio , da soldato , da acrobata , e ogni volta che mi passava vicino , mi guardava . Poi , quando scese , cominciò a fare il giro del circo col cappello da pagliaccio tra le mani , e tutti ci gettavan dentro soldi e confetti . Io tenni pronti due soldi ; ma quando fu in faccia a me , invece di porgere il cappello , lo tirò indietro , mi guardò e passò avanti . Rimasi mortificato . Perché m ' aveva fatto quello sgarbo ? La rappresentazione terminò , il padrone ringraziò il pubblico , e tutta la gente s ' alzò , affollandosi verso l ' uscita . Io ero confuso tra la folla , e stavo già per uscire , quando mi sentii toccare una mano . Mi voltai : era il pagliaccino , col suo bel visetto bruno e i suoi riccioli neri , che mi sorrideva : aveva le mani piene di confetti . Allora capii . - Voresistu - mi disse - agradir sti confeti del pagiazzeto ? - Io accennai di sì , e ne presi tre o quattro . - Alora , - soggiunse - ciapa anca un baso . - Dammene due - , risposi , e gli porsi il viso . Egli si pulì con la manica la faccia infarinata , mi pose un braccio intorno al collo , e mi stampò due baci sulle guance , dicendomi : - Tò , e portighene uno a to pare . L ' ultimo giorno di carnevale 21 , martedì Che triste scena vedemmo oggi al corso delle maschere ! Finì bene ; ma poteva seguire una grande disgrazia . In piazza San Carlo , tutta decorata di festoni gialli , rossi e bianchi , s ' accalcava una grande moltitudine ; giravan maschere d ' ogni colore ; passavano carri dorati e imbandierati , della forma di padiglioni di teatrini e di barche , pieni d ' arlecchini e di guerrieri , di cuochi , di marinai e di pastorelle ; era una confusione da non saper dove guardare ; un frastuono di trombette , di corni e di piatti turchi che lacerava le orecchie ; e le maschere dei carri trincavano e cantavano , apostrofando la gente a piedi e la gente alle finestre , che rispondevano a squarciagola , e si tiravano a furia arancie e confetti ; e al di sopra delle carrozze e della calca , fin dove arrivava l ' occhio , si vedevano sventolar bandierine , scintillar caschi , tremolare pennacchi , agitarsi testoni di cartapesta , gigantesche cuffie , tube enormi , armi stravaganti , tamburelli , crotali , berrettini rossi e bottiglie : parevan tutti pazzi . Quando la nostra carrozza entrò nella piazza , andava dinanzi a noi un carro magnifico , tirato da quattro cavalli coperti di gualdrappe ricamate d ' oro , e tutto inghirlandato di rose finte , sul quale c ' erano quattordici o quindici signori , mascherati da gentiluomini della corte di Francia , tutti luccicanti di seta , col parruccone bianco , un cappello piumato sotto il braccio e lo spadino , e un arruffio di nastri e di trine sul petto : bellissimi . Cantavano tutti insieme una canzonetta francese , e gettavan dolci alla gente , e la gente batteva le mani e gridava . Quando a un tratto , sulla nostra sinistra , vedemmo un uomo sollevare sopra le teste della folla una bambina di cinque o sei anni , una poverella che piangeva disperatamente , agitando le braccia , come presa dalle convulsioni . L ' uomo si fece largo verso il carro dei signori , uno di questi si chinò , e quell ' altro disse forte : - Prenda questa bimba , ha perduto sua madre nella folla , la tenga in braccio ; la madre non può essere lontana , e la vedrà , non c ' è altra maniera . - Il signore prese la bimba in braccio ; tutti gli altri cessarono di cantare , la bimba urlava e si dibatteva , il signore si tolse la maschera ; il carro continuò a andare lentamente . In quel mentre , come ci fu detto poi , all ' estremità opposta della piazza , una povera donna mezzo impazzita rompeva la calca a gomitate e a spintoni , urlando : - Maria ! Maria ! Maria ! Ho perduto la mia figliuola ! Me l ' hanno rubata ! Mi hanno soffocato la mia bambina ! - E da un quarto d ' ora smaniava , si disperava a quel modo , andando un po ' di qua e un po ' di là , oppressa dalla folla , che stentava ad aprirle il passo . Il signore del carro , intanto , si teneva la bimba stretta contro i nastri e le trine del petto , girando lo sguardo per la piazza , e cercando di quietare la povera creatura , che si copriva il viso con le mani , non sapendo dove fosse , e singhiozzava da schiantarsi il cuore . Il signore era commosso , si vedeva che quelle grida gli andavano all ' anima ; tutti gli altri offrivano alla bimba arancie e confetti ; ma quella respingeva tutto , sempre più spaventata e convulsa . - Cercate la madre ! gridava il signore alla folla , - cercate la madre ! - E tutti si voltavano a destra e a sinistra ; ma la madre non si trovava . Finalmente , a pochi passi dall ' imboccatura di via Roma , si vide una donna slanciarsi verso il carro ... Ah ! mai più la dimenticherò ! Non pareva più una creatura umana , aveva i capelli sciolti , la faccia sformata , le vesti lacere , si slanciò avanti mettendo un rantolo che non si capì se fosse di gioia , d ' angoscia o di rabbia , e avventò le mani come due artigli per afferrar la figliuola . Il carro si fermò . - Eccola qui - , disse il signore , porgendo la bimba , dopo averla baciata , e la mise tra le braccia di sua madre , che se la strinse al seno come una furia ... Ma una delle due manine restò un minuto secondo tra le mani del signore , e questi strappatosi dalla destra un anello d ' oro con un grosso diamante , e infilatolo con un rapido movimento in un dito della piccina : - Prendi , - le disse , - sarà la tua dote di sposa . - La madre restò lì come incantata , la folla proruppe in applausi , il signore si rimise la maschera , i suoi compagni ripresero il canto , e il carro ripartì lentamente in mezzo a una tempesta di battimani e d ' evviva . I ragazzi ciechi 23 , giovedì Il maestro è molto malato e mandarono in vece sua quello della quarta , che è stato maestro nell ' Istituto dei ciechi ; il più vecchio di tutti , così bianco che par che abbia in capo una parrucca di cotone , e parla in un certo modo , come se cantasse una canzone malinconica ; ma bene , e sa molto . Appena entrato nella scuola , vedendo un ragazzo con un occhio bendato , s ' avvicinò al banco e gli domandò che cos ' aveva . - Bada agli occhi , ragazzo , - gli disse . - E allora Derossi gli domandò : - È vero , signor maestro , che è stato maestro dei ciechi ? - Sì , per vari anni , - rispose . E Derossi disse a mezza voce : - Ci dica qualche cosa . Il maestro s ' andò a sedere a tavolino . Coretti disse forte : - L ' istituto dei ciechi è in via Nizza . - Voi dite ciechi , ciechi , - disse il maestro , - così , come direste malati e poveri o che so io . Ma capite bene il significato di quella parola ? Pensateci un poco . Ciechi ! Non veder nulla , mai ! Non distinguere il giorno dalla notte , non veder né il cielo né il sole né i propri parenti , nulla di tutto quello che s ' ha intorno e che si tocca ; essere immersi in una oscurità perpetua , e come sepolti nelle viscere della terra ! Provate un poco a chiudere gli occhi e a pensare di dover rimanere per sempre così : subito vi prende un affanno , un terrore , vi pare che vi sarebbe impossibile di resistere , che vi mettereste a gridare , che impazzireste o morireste . Eppure ... poveri ragazzi , quando s ' entra per la prima volta nell ' Istituto dei ciechi , durante la ricreazione , a sentirli suonar violini e flauti da tutte le parti , e parlar forte e ridere , salendo e scendendo le scale a passi lesti , e girando liberamente per i corridoi e pei dormitori , non si direbbe mai che son quegli sventurati che sono . Bisogna osservarli bene . C ' è dei giovani di sedici o diciott ' anni , robusti e allegri , che portano la cecità con una certa disinvoltura , con una certa baldanza quasi ; ma si capisce dall ' espressione risentita e fiera dei visi , che debbono aver sofferto tremendamente prima di rassegnarsi a quella sventura . Ce n ' è altri , dei visi pallidi e dolci , in cui si vede una grande rassegnazione ; ma triste , e si capisce che qualche volta , in segreto , debbono piangere ancora . Ah ! figliuoli miei . Pensate che alcuni di essi hanno perduto la vista in pochi giorni , che altri l ' han perduta dopo anni di martirio , e molte operazioni chirurgiche terribili , e che molti son nati così , nati in una notte che non ebbe mai alba per loro , entrati nel mondo come in una tomba immensa , e che non sanno come sia fatto il volto umano ! Immaginate quanto debbono aver sofferto e quanto debbono soffrire quando pensano così , confusamente , alla differenza tremenda che passa fra loro e quelli che ci vedono , e domandano a sé medesimi : - Perché questa differenza se non abbiamo alcuna colpa ? - Io che son stato vari anni fra loro , quando mi ricordo quella classe , tutti quegli occhi suggellati per sempre , tutte quelle pupille senza sguardo e senza vita , e poi guardo voi altri ... mi pare impossibile che non siate tutti felici . Pensate : ci sono circa ventisei mila ciechi in Italia ! Ventisei mila persone che non vedono luce , capite ; un esercito che c ' impiegherebbe quattro ore a sfilare sotto le nostre finestre ! Il maestro tacque ; non si sentiva un alito nella scuola . Derossi domandò se era vero che i ciechi hanno il tatto più fino di noi . Il maestro disse : - È vero . Tutti gli altri sensi si raffinano in loro , appunto perché , dovendo supplire fra tutti a quello della vista , sono più e meglio esercitati di quello che non siano da chi ci vede . La mattina , nei dormitori , l ' uno domanda all ' altro : - C ' è il sole ? - e chi è più lesto a vestirsi scappa subito nel cortile ad agitar le mani per aria , per sentire se c ' è il tepore del sole , e corre a dar la buona notizia : - C ' è il sole ! - Dalla voce d ' una persona si fanno un ' idea della statura ; noi giudichiamo l ' animo d ' un uomo dall ' occhio , essi dalla voce ; ricordano le intonazioni e gli accenti per anni . S ' accorgono se in una stanza c ' è più d ' una persona , anche se una sola parla , e le altre restano immobili . Al tatto s ' accorgono se un cucchiaio è poco o molto pulito . Le bimbe distinguono la lana tinta da quella di color naturale . Passando a due a due per le strade , riconoscono quasi tutte le botteghe all ' odore , anche quelle in cui noi non sentiamo odori . Tirano la trottola , e a sentire il ronzìo che fa girando , vanno diritti a pigliarla senza sbagliare . Fanno correre il cerchio , giocano ai birilli , saltano con la funicella , fabbricano casette coi sassi , colgono le viole come se le vedessero , fanno stuoie e canestrini intrecciando paglia di vari colori , speditamente e bene ; tanto hanno il tatto esercitato ! Il tatto è la loro vista , è uno dei più grandi piaceri per loro quello di toccare , di stringere , d ' indovinare la forma delle cose tastandole . È commovente vederli , quando li conducono al museo industriale , dove li lascian toccare quello che vogliono , veder con che festa si gettano sui corpi geometrici , sui modellini di case , sugli strumenti , con che gioia palpano , stropicciano , rivoltano fra le mani tutte le cose , per vedere come son fatte . Essi dicono vedere ! Garoffi interruppe il maestro per domandargli se era vero che i ragazzi ciechi imparano a far di conto meglio degli altri . Il maestro rispose : - È vero . Imparano a far di conto e a leggere . Hanno dei libri fatti apposta , coi caratteri rilevati ; ci passano le dita sopra , riconoscon le lettere , e dicon le parole ; leggono corrente . E bisogna vedere , poveretti , come arrossiscono quando commettono uno sbaglio . E scrivono pure , senza inchiostro . Scrivono sur una carta spessa e dura con un punteruolo di metallo che fa tanti punticini incavati e aggrappati secondo un alfabeto speciale ; i quali punticini riescono in rilievo sul rovescio della carta per modo che voltando il foglio e strisciando le dita su quei rilievi , essi possono leggere quello che hanno scritto , ed anche la scrittura d ' altri , e così fanno delle composizioni , e si scrivono delle lettere fra loro . Nella stessa maniera scrivono i numeri e fanno i calcoli . E calcolano a mente con una facilità incredibile , non essendo divagati dalla vista delle cose , come siamo noi . E se vedeste come sono appassionati per sentir leggere , come stanno attenti , come ricordano tutto , come discutono fra loro , anche i piccoli , di cose di storia e di lingua , seduti quattro o cinque sulla stessa panca , senza voltarsi l ' un verso l ' altro , e conversando il primo col terzo , il secondo col quarto , ad alta voce e tutti insieme , senza perdere una sola parola , da tanto che han l ' orecchio acuto e pronto ! E danno più importanza di voi altri agli esami , ve lo assicuro , e s ' affezionano di più ai loro maestri . Riconoscono il maestro al passo e all ' odore ; s ' accorgono se è di buono o cattivo umore , se sta bene o male , nient ' altro che dal suono d ' una sua parola ; vogliono che il maestro li tocchi , quando gli incoraggia e li loda , e gli palpan le mani e le braccia per esprimergli la loro gratitudine . E si voglion bene anche fra loro , sono buoni compagni . Nel tempo della ricreazione sono quasi sempre insieme quei soliti . Nella sezione delle ragazze , per esempio , formano tanti gruppi , secondo lo strumento che suonano , le violiniste , le pianiste , le suonatrici di flauto , e non si scompagnano mai . Quando hanno posto affetto a uno , è difficile che se ne stacchino . Trovano un gran conforto nell ' amicizia . Si giudicano rettamente , fra loro . Hanno un concetto chiaro e profondo del bene e del male . Nessuno s ' esalta come loro al racconto d ' un ' azione generosa o d ' un fatto grande . Votini domandò se suonano bene . - Amano la musica ardentemente , - rispose il maestro . - È la loro gioia , è la loro vita la musica . Dei ciechi bambini , appena entrati nell ' Istituto , son capaci di star tre ore immobili in piedi a sentir sonare . Imparano facilmente , suonano con passione . Quando il maestro dice a uno che non ha disposizione alla musica , quegli ne prova un grande dolore , ma si mette a studiare disperatamente . Ah ! se udiste la musica là dentro se li vedeste quando suonano colla fronte alta col sorriso sulle labbra , accesi nel viso , tremanti dalla commozione , estatici quasi ad ascoltar quell ' armonia che rispandono nell ' oscurità infinita che li circonda , come sentireste che è una consolazione divina la musica ! E giubilano , brillano di felicità quando un maestro dice loro : - Tu diventerai un artista . - Per essi il primo nella musica , quello che riesce meglio di tutti al pianoforte o al violino , è come un re ; lo amano , lo venerano . Se nasce un litigio fra due di loro , vanno da lui ; se due amici si guastano , è lui che li riconcilia . I più piccini , a cui egli insegna a sonare , lo tengono come un padre . Prima d ' andare a dormire , vanno tutti a dargli la buona notte . E parlano continuamente di musica . Sono già a letto , la sera tardi , quasi tutti stanchi dallo studio e dal lavoro , e mezzo insonniti ; e ancora discorrono a bassa voce di opere , di maestri , di strumenti , d ' orchestre . Ed è un castigo così grande per essi l ' esser privati della lettura o della lezione di musica , ne soffrono tanto dolore , che non s ' ha quasi mai il coraggio di castigarli in quel modo . Quello che la luce è per i nostri occhi , la musica è per il loro cuore . Derossi domandò se non si poteva andarli a vedere . - Si può , - rispose il maestro ; - ma voi , ragazzi , non ci dovete andare per ora . Ci andrete più tardi , quando sarete in grado di capire tutta la grandezza di quella sventura , e di sentire tutta la pietà che essa merita . È uno spettacolo triste , figliuoli . Voi vedete là qualche volta dei ragazzi seduti di contro a una finestra spalancata , a godere l ' aria fresca , col viso immobile , che par che guardino la grande pianura verde e le belle montagne azzurre che vedete voi ... ; e a pensare che non vedon nulla , che non vedranno mai nulla di tutta quella immensa bellezza , vi si stringe l ' anima come se fossero diventati ciechi in quel punto . E ancora i ciechi nati , che non avendo mai visto il mondo , non rimpiangono nulla , perché hanno l ' immagine d ' alcuna cosa , fanno meno compassione . Ma c ' è dei ragazzi ciechi da pochi mesi , che si ricordano ancora di tutto , che comprendono bene tutto quello che han perduto , e questi hanno di più il dolore di sentirsi oscurare nella mente , un poco ogni giorno , le immagini più care , di sentirsi come morire nella memoria le persone più amate . Uno di questi ragazzi mi diceva un giorno con una tristezza inesprimibile : - Vorrei ancora aver la vista d ' una volta , appena un momento , per rivedere il viso della mamma , che non lo ricordo più - E quando la mamma va a trovarli , le mettono le mani sul viso , la toccano bene dalla fronte al mento e alle orecchie , per sentir com ' è fatta , e quasi non si persuadono di non poterla vedere , e la chiamano per nome molte volte come per pregarla che si lasci , che si faccia vedere una volta . Quanti escono di là piangendo , anche uomini di cuor duro ! E quando s ' esce , ci pare un ' eccezione la nostra , un privilegio quasi non meritato di veder la gente , le case , il cielo . Oh ! non c ' è nessuno di voi , ne son certo , che uscendo di là non sarebbe disposto a privarsi d ' un po ' della propria vista per darne un barlume almeno a tutti quei poveri fanciulli , per i quali il sole non ha luce e la madre non ha viso ! Il maestro malato 25 , sabato Ieri sera , uscendo dalla scuola , andai a visitare il mio maestro malato . Dal troppo lavorare s ' è ammalato . Cinque ore di lezione al giorno , poi un ' ora di ginnastica , poi altre due ore di scuola serale , che vuol dire dormir poco , mangiare di scappata e sfiatarsi dalla mattina alla sera : s ' è rovinata la salute . Così dice mia madre . Mia madre m ' aspettò sotto il portone , io salii solo , e incontrai per le scale il maestro della barbaccia nera , - Coatti , - quello che spaventa tutti e non punisce nessuno , egli mi guardò con gli occhi larghi e fece la voce del leone , per celia , ma senza ridere . Io ridevo ancora tirando il campanello , al quarto piano ; ma rimasi male subito , quando la serva mi fece entrare in una povera camera , mezz ' oscura , dove era coricato il mio maestro . Era in un piccolo letto di ferro , aveva la barba lunga . Si mise una mano alla fronte , per vederci meglio , ed esclamò con la sua voce affettuosa : - Oh Enrico ! - Io m ' avvicinai al letto , egli mi pose una mano sulla spalla , e disse : - Bravo , figliuolo . Hai fatto bene a venir a trovare il tuo povero maestro . Son ridotto a mal partito , come vedi , caro il mio Enrico . E come va la scuola ? come vanno i compagni ? Tutto bene , eh ? anche senza di me . Ne fate di meno benissimo , è vero ? del vostro vecchio maestro . - Io volevo dir di no ; egli m ' interruppe : - Via , via , lo so che non mi volete male . - E mise un sospiro . Io guardavo certe fotografie attaccate alla parete . - Vedi ? - egli mi disse . - Son tutti ragazzi che m ' han dato i loro ritratti , da più di vent ' anni in qua . Dei buoni ragazzi , son le mie memorie quelle . Quando morirò , l ' ultima occhiata la darò lì , a tutti quei monelli , fra cui ho passata la vita . Mi darai il ritratto tu pure , non è vero , quando avrai finito le elementari ? Poi prese un ' arancia sul tavolino da notte e me la mise in mano . - Non ho altro da darti , - disse , - è un regalo da malato . - Io lo guardavo e avevo il cuor triste , non so perché . - Bada eh ... - riprese a dire - io spero di cavarmela ; ma se non guarissi più ... vedi di fortificarti nell ' aritmetica , che è il tuo debole ; fa ' uno sforzo ! non si tratta che d ' un primo sforzo perché , alle volte , non è mancanza di attitudine , è un preconcetto , è come chi dicesse una fissazione . - Ma intanto respirava forte , si vedeva che soffriva . - Ho una febbraccia , - sospirò , - son mezz ' andato . Mi raccomando , dunque . Battere sull ' aritmetica , sui problemi . Non riesce alla prima ? Si riposa un po ' e poi si ritenta . Non riesce ancora ? Un altro po ' di riposo e poi daccapo . E avanti , ma tranquillamente , senza affannarsi , senza montarsi la testa . Va ' . Saluta la mamma . E non rifar più le scale , ci rivedremo alla scuola . E se non ci rivedremo , ricordati qualche volta del tuo maestro di terza , che t ' ha voluto bene . - A quelle parole mi venne da piangere . - China la testa , - egli mi disse . Io chinai la testa sul cappezzale ; egli mi baciò sui capelli . Poi mi disse : - Va ' , - e voltò il viso verso il muro . E io volai giù per le scale perché avevo bisogno d ' abbracciar mia madre . La strada 25 , sabato Io t ' osservavo dalla finestra , questa sera , quando tornavi da casa del maestro , tu hai urtato una donna . Bada meglio a come cammini per la strada . Anche lì ci sono dei doveri . Se misuri i tuoi passi e i tuoi gesti in una casa privata , perché non dovresti far lo stesso nella strada , che è la casa di tutti ? Ricordati , Enrico . Tutte le volte che incontri un vecchio cadente , un povero , un donna con un bimbo in braccio , uno storpio con le stampelle , un uomo curvo sotto un carico , una famiglia vestita a lutto , cedile il passo con rispetto : noi dobbiamo rispettare la vecchiaia , la miseria , l ' amor materno , l ' infermità , la fatica , la morte . Ogni volta che vedi una persona a cui arriva addosso una carrozza , tiralo via , se è un fanciullo , avvertilo , se è un uomo ; domanda sempre che cos ' ha al bambino che piange , raccogli il bastone al vecchio che l ' ha lasciato cadere . Se due fanciulli rissano , dividili , se son due uomini allontànati , non assistere allo spettacolo della violenza brutale , che offende e indurisce il cuore . E quando passa un uomo legato fra due guardie , non aggiungere la tua alla curiosità crudele della folla : egli può essere un innocente . Cessa di parlar col tuo compagno e di sorridere quando incontri una lettiga d ' ospedale , che porta forse un moribondo , o un convoglio mortuario , ché ne potrebbe uscir uno domani di casa tua . Guarda con riverenza tutti quei ragazzi degli istituti che passano a due a due : i cechi , i muti , i rachitici , gli orfani , i fanciulli abbandonati : pensa che è la sventura e la carità umana che passa . Fingi sempre di non vedere chi ha una deformità ripugnante o ridicola . Spegni sempre ogni fiammifero acceso che tu trovi sui tuoi passi , che potrebbe costar la vita a qualcuno . Rispondi sempre con gentilezza al passeggiero che ti domanda la via . Non guardar nessuno ridendo , non correre senza bisogno , non gridare . Rispetta la strada . L ' educazione d ' un popolo si giudica innanzi tutto dal contegno ch ' egli tien per la strada . Dove troverai la villania per le strade , troverai la villania nelle case . E studiale , le strade , studia la città dove vivi ; se domani tu ne fossi sbalestrato lontano , saresti lieto d ' averla presente bene alla memoria , di poterla ripercorrere tutta col pensiero , - la tua città , la tua piccola patria , - quella che è stata per tanti anni il tuo mondo , - dove hai fatto i primi passi al fianco di tua madre , provato le prime commozioni , aperto la mente alle prime idee , trovato i primi amici . Essa è stata una madre per te : t ' ha istruito , dilettato , protetto . Studiala nelle sue strade e nella sua gente , - ed amala , - e quando la senti ingiuriare , difendila . TUO PADRE MARZO Le scuole serali 2 , giovedì Mio padre mi condusse ieri a vedere le scuole serali della nostra sezione Baretti , che eran già tutte illuminate , e gli operai cominciavano ad entrare . Arrivando , trovammo il Direttore e i maestri in gran collera perché poco prima era stato rotto da una sassata il vetro d ' una finestra : il bidello , saltato fuori , aveva acciuffato un ragazzo che passava ; ma allora s ' era presentato Stardi , che sta di casa in faccia alla scuola , e aveva detto : - Non è costui , ho visto coi miei occhi : è Franti che ha tirato , e m ' ha detto : - Guai se tu parli ! - ma io non ho paura . E il Direttore disse che Franti sarà scacciato per sempre . Intanto badava agli operai che entravano a due a tre insieme , e n ' eran già entrati più di duecento . Non avevo mai visto come è bella una scuola serale ! C ' eran dei ragazzi da dodici anni in su , e degli uomini con la barba , che tornavano dal lavoro , portando libri e quaderni ; c ' eran dei falegnami , dei fochisti con la faccia nera , dei muratori con le mani bianche di calcina , dei garzoni fornai coi capelli infarinati e si sentiva odor di vernice , di coiami , di pece , d ' olio , odori di tutti i mestieri . Entrò anche una squadra d ' operai d ' artiglieria vestiti da soldati , condotti da un caporale . S ' infilavano tutti lesti nei banchi , levavan l ' assicella di sotto , dove noi mettiamo i piedi , e subito chinavan la testa sul lavoro . Alcuni andavan dai maestri a chieder spiegazioni coi quaderni aperti . Vidi quel maestro giovane e ben vestito - « l ' avvocatino » - che aveva tre o quattro operai intorno al tavolino , e faceva delle correzioni con la penna ; e anche quello zoppo , il quale rideva con un tintore che gli aveva portato un quaderno tutto conciato di tintura rossa e turchina . C ' era pure il mio maestro , guarito , che domani tornerà alla scuola . Le porte delle classi erano aperte . Rimasi meravigliato , quando cominciarono le lezioni , a vedere come tutti stavano attenti , con gli occhi fissi . Eppure la più parte , diceva il Direttore , per non arrivar troppo tardi , non eran nemmeno passati a casa a mangiare un boccone di cena , e avevano fame . I piccoli , però , dopo mezz ' ora di scuola cascavan dal sonno , qualcuno anche s ' addormentava col capo sul banco ; e il maestro lo svegliava , stuzzicandogli un orecchio con la penna . Ma i grandi no , stavano svegli , con la bocca aperta , a sentir la lezione , senza batter palpebra ; e mi faceva specie veder nei nostri banchi tutti quei barboni . Salimmo anche al piano di sopra , e io corsi alla porta della mia classe , e vidi al mio posto un uomo con due grandi baffi e una mano fasciata , che forse s ' era fatto male attorno a una macchina ; eppure s ' ingegnava di scrivere , adagio adagio . Ma quel che mi piacque di più fu di vedere al posto del muratorino , proprio nello stesso banco e nello stesso cantuccio , suo padre , quel muratore grande come un gigante , che se ne stava là stretto aggomitolato , col mento sui pugni e gli occhi sul libro , attento che non rifiatava . E non fu mica un caso , è lui proprio che la prima sera che venne alla scuola disse al Direttore : - Signor Direttore , mi faccia il piacere di mettermi al posto del mio muso di lepre ; - perché sempre chiama il suo figliuolo a quel modo ... Mio padre mi trattenne là fino alla fine , e vedemmo nella strada molte donne coi bambini in collo che aspettavano i mariti , e all ' uscita facevano il cambio : gli operai pigliavano in braccio i bambini , le donne si facevan dare i libri e i quaderni , e andavano a casa così . La strada fu per qualche momento piena di gente e di rumore . Poi tutto tacque e non vedemmo più che la figura lunga e stanca del Direttore che s ' allontanava . La lotta 5 , domenica Era da aspettarsela : Franti , cacciato dal Direttore volle vendicarsi , e aspettò Stardi a una cantonata , dopo l ' uscita della scuola , quand ' egli passa con sua sorella , che va a prendere ogni giorno a un istituto di via Dora Grossa . Mia sorella Silvia , uscendo dalla sua sezione , vide tutto e tornò a casa piena di spavento . Ecco quello che accadde . Franti , col suo berretto di tela cerata schiacciato sur un orecchio , corse in punta di piedi dietro di Stardi , e per provocarlo , diede una strappata alla treccia di sua sorella , una strappata così forte che quasi la gittò in terra riversa . La ragazzina mise un grido , suo fratello si voltò . Franti , che è molto più alto e più forte di Stardi pensava : - O non rifiaterà , o gli darò le croste . - Ma Stardi non stette a pensare , e così piccolo e tozzo com ' è , si lanciò d ' un salto su quel grandiglione , e cominciò a mescergli fior di pugni . Non ce ne poteva però , e ne toccava più di quel che ne desse . Nella strada non c ' eran che ragazze , nessuno poteva separarli . Franti lo buttò in terra ; ma quegli su subito , e addosso daccapo , e Franti picchia come sur un uscio : in un momento gli strappò mezz ' orecchia , gli ammaccò un occhio , gli fece uscir sangue dal naso . Ma Stardi duro ; ruggiva : - M ' ammazzerai , ma te la fò pagare . - E Franti giù , calci e ceffoni , e Stardi sotto , a capate e a pedate . Una donna gridò dalla finestra : - Bravo il piccolo ! - Altre dicevano : - È un ragazzo che difende sua sorella . - Coraggio ! Dagliele sode . - E gridavano a Franti : - Prepotente , vigliaccone . - Ma Franti pure s ' era inferocito , fece gambetta , Stardi cadde , ed egli addosso : - Arrenditi ! - No ! - Arrenditi ! - No ! - e d ' un guizzo Stardi si rimise in piedi , avvinghiò Franti alla vita e con uno sforzo furioso lo stramazzò sul selciato e gli cascò con un ginocchio sul petto . - Ah ! l ' infame che ha il coltello ! - gridò un uomo accorrendo per disarmare Franti . Ma già Stardi , fuori di sé , gli aveva afferrato il braccio con due mani e dato al pugno un tal morso , che il coltello gli era cascato , e la mano gli sanguinava . Altri intanto erano accorsi , li divisero , li rialzarono ; Franti se la dette a gambe , malconcio ; e Stardi rimase là , graffiato in viso , con l ' occhio pesto , - ma vincitore , - accanto alla sorella che piangeva , mentre alcune ragazze raccoglievano i libri e i quaderni sparpagliati per la strada . - Bravo il piccolo , - dicevano intorno , - che ha difeso sua sorella ! - Ma Stardi , che si dava più pensiero del suo zaino che della sua vittoria , si mise subito a esaminare uno per uno i libri e i quaderni , se non c ' era nulla di mancante o di guasto , li ripulì con la manica , guardò il pennino , rimise a posto ogni cosa , e poi , tranquillo e serio come sempre , disse a sua sorella : - Andiamo presto , che ci ho un problema di quattro operazioni . I parenti dei ragazzi Lunedì , 6 Questa mattina c ' era il grosso Stardi padre a aspettare il figliuolo , per paura che incontrasse Franti un ' altra volta , ma Franti dicono che non verrà più perché lo metteranno all ' Ergastolo . C ' eran molti parenti questa mattina . C ' era fra gli altri il rivenditore di legna , il padre di Coretti , tutto il ritratto del suo figliuolo , svelto , allegro , coi suoi baffetti aguzzi e un nastrino di due colori all ' occhiello della giacchetta . Io li conosco già quasi tutti i parenti dei ragazzi , a vederli sempre lì . C ' è una nonna curva , con la cuffia bianca , che piova o nevichi o tempesti , viene quattro volte al giorno a accompagnare e a prendere un suo nipotino di prima superiore , e gli leva il cappotto , glie lo infila , gli accomoda la cravatta , lo spolvera , lo riliscia , gli guarda i quaderni : si capisce che non ha altro pensiero , che non vede nulla di più bello al mondo . Anche viene spesso il capitano d ' artiglieria , padre di Robetti , quello delle stampelle , che salvò un bimbo dall ' omnibus ; e siccome tutti i compagni del suo figliuolo , passandogli davanti , gli fanno una carezza , egli a tutti rende la carezza o il saluto , non c ' è caso che ne scordi uno , su tutti si china , e quanto più son poveri e vestiti male , e più pare contento , e li ringrazia . Alle volte , pure , si vedono delle cose tristi : un signore che non veniva più da un mese perché gli era morto un figliuolo , e mandava a prender l ' altro dalla fantesca , tornando ieri per la prima volta , e rivedendo la classe , i compagni del suo piccino morto , andò in un canto e ruppe in singhiozzi con tutt ' e due le mani sul viso , e il Direttore lo pigliò per un braccio e lo condusse nel suo ufficio . Ci son dei padri e delle madri che conoscono per nome tutti i compagni dei loro figliuoli . Ci son delle ragazze della scuola vicina , degli scolari del ginnasio che vengono a aspettare i fratelli . C ' è un signore vecchio , che era colonnello , e che quando un ragazzo lascia cascare un quaderno o una penna in mezzo alla strada , glie la raccoglie . Si vedono anche delle signore ben vestite che discorrono delle cose della scuola con le altre , che hanno il fazzoletto in capo e la cesta al braccio , e dicono : - Ah ! è stato terribile questa volta il problema ! - C ' era una lezione di grammatica che non finiva più questa mattina ! - E quando c ' è un malato in una classe , tutte lo sanno ; quando un malato sta meglio , tutte si rallegrano . E appunto questa mattina c ' erano otto o dieci , signore e operai , che stavano attorno alla madre di Crossi , l ' erbivendola , a domandarle notizie d ' un povero bimbo della classe di mio fratello , che sta di casa nel suo cortile , ed è in pericolo di vita . Pare che li faccia tutti eguali e tutti amici la scuola . Il numero 78 8 , mercoledì Vidi una scena commovente ieri sera . Eran vari giorni che l ' erbivendola , ogni volta che passava accanto a Derossi , lo guardava , lo guardava con una espressione di grande affetto ; perché Derossi , dopo che ha fatto quella scoperta del calamaio e del prigioniero numero 78 , ha preso a benvolere il suo figliuolo Crossi , quello dei capelli rossi e del braccio morto , e l ' aiuta a fare il lavoro in iscuola , gli suggerisce le risposte , gli dà carta pennini , lapis : insomma , gli fa come a un fratello , quasi per compensarlo di quella disgrazia di suo padre , che gli è toccata , e ch ' egli non sa . Eran vari giorni che l ' erbivendola guardava Derossi , e pareva gli volesse lasciar gli occhi addosso , perché è una buona donna , che vive tutta per il suo ragazzo ; e Derossi che glie l ' aiuta e gli fa far bella figura , Derossi che è un signore e il primo della scuola , le pare un re , un santo a lei . Lo guardava sempre e pareva che volesse dirgli qualcosa , e si vergognasse . Ma ieri mattina , finalmente , si fece coraggio e lo fermò davanti a un portone e gli disse : - Scusi tanto lei , signorino , che è così buono , che vuol tanto bene al mio figlio , mi faccia la grazia d ' accettare questo piccolo ricordo d ' una povera mamma ; - e tirò fuori dalla cesta degli erbaggi una scatoletta di cartoncino bianco e dorato . Derossi arrossì tutto , e rifiutò , dicendo risolutamente : - La dia al suo figliuolo ; io non accetto nulla . - La donna rimase mortificata e domandò scusa , balbettando : - Non pensavo mica d ' offenderlo ... non sono che caramelle . - Ma Derossi ridisse di no , scrollando il capo . - E allora , timidamente , essa levò dalla cesta un mazzetto di ravanelli , e disse : - Accetti almeno questi che son freschi , da portarli alla sua mamma . - Derossi sorrise , e rispose : - No , grazie , non voglio nulla ; farò sempre quello che posso per Crossi , ma non posso accettar nulla ; grazie lo stesso . - Ma non è mica offeso ? - domandò la donna , ansiosamente . Derossi le disse no , no , sorridendo , e se ne andò , mentre essa esclamava tutta contenta : - Oh che buon ragazzo ! Non ho mai visto un bravo e bel ragazzo così ! - E pareva finita . Ma eccoti la sera alle quattro , che invece della mamma di Crossi , s ' avvicina il padre , con quel viso smorto e malinconico . Fermò Derossi , e dal modo come lo guardò capii subito ch ' egli sospettava che Derossi conoscesse il suo segreto ; lo guardò fisso e gli disse con voce triste e affettuosa : - Lei vuol bene al mio figliuolo ... Perché gli vuole così bene ? - Derossi si fece color di fuoco nel viso . Egli avrebbe voluto rispondere : - Gli voglio bene perché è stato disgraziato ; perché anche voi , suo padre , siete stato più disgraziato che colpevole , e avete espiato nobilmente il vostro delitto , e siete un uomo di cuore . - Ma gli mancò l ' animo di dirlo perché , in fondo , egli provava ancora timore , e quasi ribrezzo davanti a quell ' uomo che aveva sparso il sangue d ' un altro , ed era stato sei anni in prigione . Ma quegli indovinò tutto , e abbassando la voce , disse nell ' orecchio a Derossi , quasi tremando : - Vuoi bene al figliuolo ; ma non vuoi mica male ... non disprezzi mica il padre , non è vero ? - Ah no ! no ! Tutto al contrario ! - esclamò Derossi Con uno slancio dell ' anima . E allora l ' uomo fece un atto impetuoso come per mettergli un braccio intorno al collo ; ma non osò , e invece gli prese con due dita uno dei riccioli biondi , lo allungò e lo lasciò andare ; poi si mise la mano sulla bocca e si baciò la palma guardando Derossi con gli occhi umidi , come per dirgli che quel bacio era per lui . Poi prese il figliuolo per mano e se n ' andò a passi lesti . Un piccolo morto 13 , lunedì Il bimbo che sta nel cortile dell ' erbivendola , quello della prima superiore , compagno di mio fratello , è morto . La maestra Delcati venne sabato sera , tutta afflitta , a dar la notizia al maestro ; e subito Garrone e Coretti si offersero di aiutare a portar la cassa . Era un bravo ragazzino , aveva guadagnato la medaglia la settimana scorsa ; voleva bene a mio fratello , e gli aveva regalato un salvadanaio rotto , mia madre lo carezzava sempre , quando lo incontrava . Portava un berretto con due strisce di panno rosso . Suo padre è facchino alla strada ferrata . Ieri sera , domenica , alle quattro e mezzo siano andati a casa sua , per far l ' accompagnamento alla chiesa . Stanno al pian terreno . Nel cortile c ' eran già molti ragazzi della prima superiore , con le loro madri , e con le candele ; cinque o sei maestre , alcuni vicini . La maestra della penna rossa e la Delcati erano entrate dietro , e le vedevamo da una finestra aperta , che piangevano : si sentiva la mamma del bimbo che singhiozzava forte . Due signore , madri di due compagni di scuola del morto , avevano portato due ghirlande di fiori . Alle cinque in punto ci mettemmo in cammino . Andava innanzi un ragazzo che portava la croce , poi un prete , poi la cassa , una cassa piccola piccola , povero bimbo ! coperta d ' un panno nero , e c ' erano strette intorno le ghirlande di fiori delle due signore . Al panno nero , da una parte , ci avevano attaccato la medaglia , e tre menzioni onorevoli , che il ragazzino s ' era guadagnate lungo l ' anno . Portavan la cassa Garrone , Coretti e due ragazzi del cortile . Dietro la cassa veniva prima la Delcati , che piangeva come se il morticino fosse suo ; dietro di lei le altre maestre ; e dietro alle maestre , i ragazzi , alcuni fra i quali molto piccoli , che avevan dei mazzetti di viole in una mano , e guardavano il feretro , stupiti , dando l ' altra mano alle madri , che portavan le candele per loro . Sentii uno che diceva : - E adesso non verrà più alla scuola ? - Quando la cassa uscì dal cortile , si sentì un grido disperato dalla finestra : era la mamma del bimbo , ma subito la fecero rientrar nelle stanze . Arrivati nella strada , incontrammo i ragazzi d ' un collegio , che passavano in doppia fila , e visto il feretro con la medaglia e le maestre , si levaron tutti il berretto . Povero piccino , egli se n ' andò a dormire per sempre con la sua medaglia . Non lo vedremo mai più il suo berrettino rosso . Stava bene ; in quattro giorni morì . L ' ultimo si sforzò ancora di levarsi per fare il suo lavorino di nomenclatura , e volle tener la sua medaglia sul letto , per paura che glie la pigliassero . Nessuno te la piglierà più , povero ragazzo ! Addio , addio . Ci ricorderemo sempre di te alla Sezione Baretti . Dormi in pace , bambino . La vigilia del 14 marzo Oggi è stata una giornata più allegra di ieri . Tredici marzo ! Vigilia della distribuzione dei premi al teatro Vittorio Emanuele , la festa grande e bella di tutti gli anni . Ma questa volta non sono più presi a caso i ragazzi che debbono andar sul palcoscenico a presentar gli attestati dei premi ai signori che li distribuiscono . Il Direttore venne questa mattina al finis , e disse : - Ragazzi , una bella notizia . - Poi chiamò : - Coraci ! - il calabrese . Il calabrese s ' alzò . - Vuoi essere di quelli che portano gli attestati dei premi alle Autorità , domani al teatro ? - Il calabrese rispose di sì . - Sta bene , - disse il Direttore ; - così ci sarà anche un rappresentante della Calabria . E sarà una bella cosa . Il municipio , quest ' anno , ha voluto che i dieci o dodici ragazzi che porgono i premi siano ragazzi di tutte le parti d ' Italia , presi nelle varie sezioni delle scuole pubbliche . Abbiamo venti sezioni con cinque succursali : settemila alunni : in un numero così grande non si stentò a trovare un ragazzo per ciascuna regione italiana . Si trovarono nella sezione Torquato Tasso due rappresentanti delle isole : un sardo e un siciliano , la scuola Boncompagni diede un piccolo fiorentino , figliuolo d ' uno scultore in legno ; c ' era un romano , nativo di Roma , nella sezione Tommaseo , veneti , lombardi , romagnoli se ne trovarono parecchi ; un napoletano ce lo dà la sezione Monviso , figliuolo d ' un ufficiale ; noi diamo un genovese e un calabrese , te , Coraci . Col piemontese , saranno dodici . È bello , non vi pare ? Saranno i vostri fratelli di tutte le parti d ' Italia che vi daranno i premi . Badate : compariranno sul palcoscenico tutti e dodici insieme . Accoglieteli con un grande applauso . Sono ragazzi ; ma rappresentano il paese come se fossero uomini : una piccola bandiera tricolore è simbolo dell ' Italia altrettanto che una grande bandiera , non è vero ? Applauditeli calorosamente , dunque . Fate vedere che anche i vostri piccoli cuori s ' accendono , che anche le vostre anime di dieci anni s ' esaltano dinanzi alla santa immagine della patria . - Ciò detto , se n ' andò , e il maestro disse sorridendo : - Dunque , Coraci , tu sei il deputato della Calabria . - E allora tutti batterono le mani , ridendo , e quando fummo nella strada , circondarono Coraci , lo presero per le gambe , lo levaron su , e cominciarono a portarlo in trionfo , gridando : - Viva il deputato della Calabria ! - così , per chiasso , s ' intende , ma non mica per ischerno , tutt ' altro , anzi per fargli festa , di cuore , ché è un ragazzo che piace a tutti ; ed egli sorrideva . E lo portaron così fino alla cantonata dove s ' imbatterono in un signore con la barba nera , che si mise a ridere . Il calabrese disse : - È mio padre . - E allora i ragazzi gli misero il figliuolo tra le braccia e scapparono da tutte le parti . La distribuzione dei premi 14 , marzo Verso le due il teatro grandissimo era affollato ; platea , galleria , palchetti , palcoscenico , tutto pieno gremito , migliaia di visi , ragazzi , signore , maestri , operai , donne del popolo , bambini era un agitarsi di teste e di mani , un tremolio di penne , di nastri e di riccioli , un mormorio fitto e festoso , che metteva allegrezza . Il teatro era tutto addobbato a festoni di panno rosso , bianco e verde . Nella platea avevan fatto due scalette : una a destra , per la quale i premiati dovevan salire sul palcoscenico ; l ' altra a sinistra , per cui dovevan discendere , dopo aver ricevuto il premio . Sul davanti del palco c ' era una fila di seggioloni rossi , e dalla spalliera di quel di mezzo pendevano due coroncine d ' alloro ; in fondo al palco , un trofeo di bandiere ; da una parte un tavolino verde , con su tutti gli attestati di premio legati coi nastrini tricolori . La banda musicale stava in platea , sotto il palco ; i maestri e le maestre riempivano tutta una metà della prima galleria , che era stata riservata a loro ; i banchi e le corsie della platea erano stipati di centinaia di ragazzi , che dovevan cantare , e avevan la musica scritta tra le mani . In fondo e tutto intorno si vedevano andare e venire maestri e maestre che mettevano in fila i premiati , e c ' era pieno di parenti che davan loro l ' ultima ravviata ai capelli e l ' ultimo tocco alle cravattine . Appena entrato coi miei nel palchetto , vidi in un palchetto di fronte la maestrina della penna rossa , che rideva , con le sue belle pozzette nelle guancie , e con lei la maestra di mio fratello , e la « monachina » tutta vestita di nero , e la mia buona maestra di prima superiore ; ma così pallida , poveretta e tossiva così forte , che si sentiva da una parte all ' altra del teatro . In platea trovai subito quel caro faccione di Garrone e il piccolo capo biondo di Nelli , che stava stretto contro la sua spalla . Un po ' più in là vidi Garoffi , col suo naso a becco di civetta , che si dava un gran moto per raccogliere gli elenchi stampati dei premiandi , e n ' aveva già un grosso fascio , per farne qualche suo traffico ... che sapremo domani . Vicino alla porta c ' era il venditor di legna con sua moglie , vestiti a festa , insieme al loro ragazzo , che ha un terzo premio di seconda : rimasi stupito a non vedergli più il berretto di pel di gatto e la maglia color cioccolata : questa volta era vestito come un signorino . In una galleria vidi per un momento Votini , con un gran colletto di trina ; poi disparve . C ' era in un palchetto del proscenio , pieno di gente , il capitano d ' artiglieria , il padre di Robetti , quello delle stampelle , che salvò un bambino dall ' omnibus . Allo scoccar delle due la banda sonò , e salirono nello stesso tempo per la scaletta di destra il sindaco , il prefetto , l ' assessore , il provveditore , e molti altri signori , tutti vestiti di nero , che s ' andarono a sedere sui seggioloni rossi , sul davanti del palcoscenico . La banda cessò di suonare . S ' avanzò il Direttore delle scuole di canto con una bacchetta in mano . A un suo cenno , tutti i ragazzi della platea s ' alzarono in piedi ; a un altro cenno , cominciarono a cantare . Erano settecento che cantavano una canzone bellissima , settecento voci di ragazzi che cantano insieme , com ' è bello ! Tutti ascoltavano , immobili : era un canto dolce , limpido , lento , che pareva un canto di chiesa . Quando tacquero , tutti applaudirono : poi tutti zitti . La distribuzione dei premi stava per cominciare . Già s ' era fatto innanzi sul palco il mio piccolo maestro di seconda , col suo capo rosso e i suoi occhi vispi , che doveva leggere i nomi dei premiati . S ' aspettava che entrassero i dodici ragazzi per porgere gli attestati . I giornali l ' avevan già detto che sarebbero stati ragazzi di tutte le provincie d ' Italia . Tutti lo sapevano e li aspettavano , guardando curiosamente dalla parte donde dovevano entrare , anche il sindaco , e gli altri signori , e il teatro intero taceva ... Tutt ' a un tratto arrivarono di corsa fin sul proscenio , e rimasero schierati lì , tutti e dodici , sorridenti . Tutto il teatro , tremila persone , saltaron su , d ' un colpo , prorompendo in un applauso che parve uno scoppio di tuono . I ragazzi restarono un momento come sconcertati . - Ecco l ' Italia ! - disse una voce sul palco . Riconobbi subito Coraci , il calabrese , vestito di nero , come sempre . Un signore del municipio , ch ' era con noi , e li conosceva tutti , li indicava a mia madre : - Quel piccolo biondo è il rappresentante di Venezia . Il romano è quello alto e ricciuto . - Ce n ' eran due o tre vestiti da signori ; gli altri eran figliuoli d ' operai , ma tutti messi bene e puliti . Il fiorentino , ch ' era il più piccolo , aveva una sciarpa azzurra intorno alla vita . Passarono tutti davanti al sindaco , che li baciò in fronte uno per uno , mentre un signore accanto a lui gli diceva piano e sorridendo i nomi delle città : - Firenze , Napoli , Bologna , Palermo ... - e a ognuno che passava , tutto il teatro batteva le mani . Poi corsero tutti al tavolino verde a pigliar gli attestati , il maestro cominciò a leggere l ' elenco , dicendo le sezioni , le classi e i nomi , e i premiandi principiarono a salire e a sfilare . Erano appena saliti i primi , quando si sentì di dietro alle scene una musica leggiera leggiera di violini , che non cessò più per tutta la durata dello sfilamento , un ' aria gentile e sempre eguale , che pareva un mormorìo di molte voci sommesse , le voci di tutte le madri e di tutti i maestri e le maestre , che tutti insieme dessero dei consigli e pregassero e facessero dei rimproveri amorevoli . E intanto i premiati passavano l ' un dopo l ' altro davanti a quei signori seduti , che porgevano gli attestati , e a ciascuno dicevano una parola o facevano una carezza . Dalla platea e dalle gallerie i ragazzi applaudivano ogni volta che passava uno molto piccolo , o uno che dai vestiti paresse povero , e anche quelli che avevano delle gran capigliature ricciolute o eran vestiti di rosso o di bianco . Ne passavano di quelli di prima superiore che arrivati là , si confondevano e non sapevano più dove voltarsi , e tutto il teatro rideva . Ne passò uno alto tre palmi , con un gran nodo di nastro rosa sulla schiena , che a mala pena camminava , e incespicò nel tappeto , cadde , il Prefetto lo rimise in piedi , e tutti risero e batteron le mani . Un altro ruzzolò giù per la scaletta , ridiscendendo in platea ; si sentiron delle grida ; ma non s ' era fatto male . Ne passaron d ' ogni sorta , dei visi di birichini , dei visi di spaventati , di quelli rossi in viso come ciliegie , dei piccini buffi , che ridevano in faccia a tutti quanti , e appena ridiscesi in platea erano acchiappati dai babbi e dalle mamme che se li portavano via . Quando venne la volta della nostra sezione , allora sì che mi divertii ! Passarono molti che conoscevo . Passò Coretti , vestito di nuovo da capo a piedi , col suo bel sorriso allegro , che mostrava tutti i denti bianchi : eppure chi sa quanti miriagrammi di legna aveva già portati la mattina ! Il sindaco , nel dargli l ' attestato , gli domandò che cos ' era un segno rosso che aveva sulla fronte , e intanto gli teneva una mano sopra una spalla : io cercai in platea suo padre e sua madre , e vidi che ridevano , coprendosi la bocca con una mano . Poi passò Derossi , tutto vestito di turchino , coi bottoni luccicanti , con tutti quei riccioli d ' oro , svelto , disinvolto , con la fronte alta , così bello , così simpatico , che gli avrei mandato un bacio , e tutti quei signori gli vollero parlare e stringer le mani . Poi il maestro gridò : - Giulio Robetti ! - e si vide venire innanzi il figliuolo del capitano d ' artiglieria , con le stampelle . Centinaia di ragazzi sapevano il fatto , la voce si sparse in un attimo scoppiò una salva d ' applausi e di grida che fece tremare il teatro , gli uomini s ' alzarono in piedi , le signore si misero a sventolare i fazzoletti , e il povero ragazzo si fermò in mezzo al palcoscenico , sbalordito e tremante ... Il Sindaco lo tirò a sé , gli diede il premio e un bacio , e staccata dalla spalliera del seggiolone la coroncina d ' alloro che v ' era appesa , glie la infilò nella traversina d ' una stampella ... Poi lo accompagnò fino al palchetto del proscenio , dov ' era il capitano suo padre , e questi lo sollevò di peso e lo mise dentro , in mezzo a un gridìo di bravo e d ' evviva . E intanto continuava quella musica leggiera e gentile di violini , e i ragazzi seguitavano a passare : quelli della Sezione della Consolata , quasi tutti figli di mercatini ; quelli della Sezione di Vanchiglia , figliuoli d ' operai ; quelli della Sezione Boncompagni , di cui molti son figliuoli di contadini ; quelli della scuola Raineri , che fu l ' ultima . Appena finito , i settecento ragazzi della platea cantarono un ' altra canzone bellissima , poi parlò il Sindaco , e dopo di lui l ' assessore , che terminò il suo discorso dicendo ai ragazzi : - ... Ma non uscite di qui senza mandare un saluto a quelli che faticano tanto per voi , che hanno consacrato a voi tutte le forze della loro intelligenza e del loro cuore , che vivono e muoiono per voi . Eccoli là ! - E segnò la galleria dei maestri . E allora dalle gallerie , dai palchi , dalla platea tutti i ragazzi s ' alzarono e tesero le braccia gridando verso le maestre e i maestri , i quali risposero agitando le mani , i cappelli , i fazzoletti , tutti ritti in piedi e commossi . Dopo di che la banda sonò ancora una volta e il pubblico mandò un ultimo saluto fragoroso ai dodici ragazzi di tutte le provincie d ' Italia , che si presentarono al proscenio schierati , con le mani intrecciate , sotto una pioggia di mazzetti di fiori . Litigio 20 , lunedì Eppure , no , non fu per invidia ch ' egli abbia avuto il premio ed io no , che mi bisticciai con Coretti questa mattina . Non fu per invidia . Ma ebbi torto . Il maestro l ' aveva messo accanto a me , io scrivevo sul mio quaderno di calligrafia : egli mi urtò col gomito e mi fece fare uno sgorbio e macchiare anche il racconto mensile , Sangue romagnolo , che dovevo copiare per il « muratorino » che è malato . Io m ' arrabbiai e gli dissi una parolaccia . Egli mi rispose sorridendo : - Non l ' ho fatto apposta . - Avrei dovuto credergli perché lo conosco ; ma mi spiacque che sorridesse , e pensai : - Oh ! adesso che ha avuto il premio , sarà montato in superbia ! - e poco dopo , per vendicarmi , gli diedi un urtone che gli fece sciupare la pagina . Allora , tutto rosso dalla rabbia : - Tu sì che l ' hai fatto apposta ! - mi disse , e alzò la mano , - il maestro vide , - la ritirò . Ma soggiunse : - T ' aspetto fuori ! - Io rimasi male , la rabbia mi sbollì , mi pentii . No , Coretti non poteva averlo fatto apposta . È buono , pensai . Mi ricordai di quando l ' avevo visto in casa sua , come lavorava , come assisteva sua madre malata , e poi che festa gli avevo fatto in casa mia , e come era piaciuto a mio padre . Quanto avrei dato per non avergli detto quella parola , per non avergli fatto quella villania ! E pensavo al consiglio che m ' avrebbe dato mio padre . - Hai torto ? - Sì . - E allora domandagli scusa . - Ma questo io non osavo di farlo , avevo vergogna d ' umiliarmi . Lo guardavo di sott ' occhio , vedevo la sua maglia scucita alla spalla , forse perché aveva portato troppe legna , e sentivo che gli volevo bene , e mi dicevo : - Coraggio ! - ma la parola - scusami - mi restava nella gola . Egli mi guardava di traverso , di tanto in tanto , e mi pareva più addolorato che arrabbiato . Ma allora anch ' io lo guardavo bieco , per mostrargli che non avevo paura . Egli mi ripeté : - Ci rivedremo fuori ! - Ed io : - Ci rivedremo fuori ! - Ma pensavo a quello che mio padre m ' aveva detto una volta : - Se hai torto difenditi ; ma non battere ! - Ed io dicevo tra me : - mi difenderò , ma non batterò . - Ma ero scontento , triste , non sentivo più il maestro . Infine , arrivò il momento d ' uscire . Quando fui solo nella strada , vidi ch ' egli mi seguitava . Mi fermai , e lo aspettai con la riga in mano . Egli s ' avvicinò , io alzai la riga . - No , Enrico , - disse egli , col suo buon sorriso , facendo in là la riga con la mano , - torniamo amici come prima . - Io rimasi stupito un momento , e poi sentii come una mano che mi desse uno spintone nelle spalle , e mi trovai tra le sue braccia . Egli mi baciò e disse : - Mai più baruffe tra di noi , non è vero ? - Mai più ! mai più ! - risposi . E ci separammo , contenti . Ma quando arrivai a casa e raccontai tutto a mio padre , credendo di fargli piacere , egli si rabbruscò e disse : - Dovevi esser tu il primo a tendergli la mano , poiché avevi torto . - Poi soggiunse : - Non dovevi alzar la riga sopra un compagno migliore di te , sopra il figliuolo d ' un soldato ! - E strappatami la riga di mano , la fece in due pezzi e la sbatté nel muro . Mia sorella 24 , venerdì Perché , Enrico , dopo che nostro padre t ' aveva già rimproverato d ' esserti portato male con Coretti , hai fatto ancora quello sgarbo a me ? Tu non immagini la pena che n ' ho provata . Non sai che quand ' eri bambino ti stavo per ore e ore accanto alla culla , invece di divertirmi con le mie compagne , e che quand ' eri malato scendevo da letto ogni notte per sentire se ti bruciava la fronte ? Non lo sai , tu che offendi tua sorella , che se una sventura tremenda ci colpisse , ti farei da madre io , e ti vorrei bene come a un figliuolo ? Non sai che quando nostro padre e nostra madre non ai saranno più , sarò io la tua migliore amica , la sola con cui potrai parlare dei nostri morti e della tua infanzia , e che se ci fosse bisogno lavorerei per te , Enrico , per guadagnarti il pane e farti studiare , e che ti amerò sempre quando sarai grande , che ti seguirò col mio pensiero quando andrai lontano , sempre , perché siamo cresciuti insieme e abbiamo lo stesso sangue ? O Enrico , stanne pur sicuro , quando sarai un uomo , se t ' accadrà una disgrazia , se sarai solo , sta pur sicuro che mi cercherai , che verrai da me a dirmi : - Silvia , sorella , lasciami stare con te , parliamo di quando eravamo felici , ti ricordi ? parliamo di nostra madre , della nostra casa , di quei bei giorni tanto lontani . - O Enrico , tu troverai sempre tua sorella con le braccia aperte . Sì , caro Enrico , e perdonami anche il rimprovero che ti faccio ora . Io non mi ricorderò di alcun torto tuo , e se anche tu mi dessi altri dispiaceri , che m ' importa ? Tu sarai sempre mio fratello lo stesso , io non mi ricorderò mai d ' altro che d ' averti tenuto in braccio bambino , d ' aver amato padre e madre con te , d ' averti visto crescere , d ' essere stata per tanti anni la tua più fida compagna . Ma tu scrivimi una buona parola sopra questo stesso quaderno e io ripasserò a leggerla prima di sera . Intanto , per mostrarti che non sono in collera con te , vedendo che eri stanco , ho copiato per te il racconto mensile Sangue romagnolo , che tu dovevi copiare per il muratorino malato : cercalo nel cassetto di sinistra del tuo tavolino . L ' ho scritto tutto questa notte mentre dormivi . Scrivimi una buona parola , Enrico , te ne prego . TUA SORELLA SILVIA Non sono degno di baciarti le mani . ENRICO Sangue romagnolo Racconto mensile Quella sera la casa di Ferruccio era più quieta del solito . Il padre , che teneva una piccola bottega di merciaiolo , era andato a Forlì a far delle compere , e sua moglie l ' aveva accompagnato con Luigina , una bimba , per portarla da un medico , che doveva operarle un occhio malato ; e non dovevano ritornare che la mattina dopo . Mancava poco alla mezzanotte . La donna che veniva a far dei servizi di giorno se n ' era andata sull ' imbrunire . In casa non rimaneva che la nonna , paralitica delle gambe , e Ferruccio , un ragazzo di tredici anni . Era una casetta col solo piano terreno , posta sullo stradone , a un tiro di fucile da un villaggio , poco lontano da Forlì , città di Romagna ; e non aveva accanto che una casa disabitata , rovinata due mesi innanzi da un incendio , sulla quale si vedeva ancora l ' insegna d ' un ' osteria . Dietro la casetta c ' era un piccolo orto circondato da una siepe , sul quale dava una porticina rustica ; la porta della bottega , che serviva anche da porta di casa , s ' apriva sullo stradone . Tutt ' intorno si stendeva la campagna solitaria , vasti campi lavorati , piantati di gelsi . Mancava poco alla mezzanotte , pioveva , tirava vento . Ferruccio e la nonna , ancora levati , stavano nella stanza da mangiare , tra la quale e l ' orto c ' era uno stanzino ingombro di mobili vecchi . Ferruccio non era rientrato in casa che alle undici , dopo una scappata di molte ore , e la nonna l ' aveva aspettato a occhi aperti , piena d ' ansietà , inchiodata sopra un largo seggiolone a bracciuoli , sul quale soleva passar tutta la giornata , e spesso anche l ' intera notte , poiché un ' oppressione di respiro non la lasciava star coricata . Pioveva e il vento sbatteva la pioggia contro le vetrate : la notte era oscurissima . Ferruccio era rientrato stanco , infangato , con la giacchetta lacera , e col livido d ' una sassata sulla fronte ; aveva fatto la sassaiola coi compagni , eran venuti alle mani , secondo il solito ; e per giunta aveva giocato e perduto tutti i suoi soldi , e lasciato il berretto in un fosso . Benché la cucina non fosse rischiarata che da una piccola lucerna a olio , posta sull ' angolo d ' un tavolo , accanto al seggiolone , pure la povera nonna aveva visto subito in che stato miserando si trovava il nipote , e in parte aveva indovinato , in parte gli aveva fatto confessare le sue scapestrerie . Essa amava con tutta l ' anima quel ragazzo . Quando seppe ogni cosa , si mise a piangere . - Ah ! no , - disse poi , dopo un lungo silenzio ; - tu non hai cuore per la tua povera nonna . Non hai cuore a profittare in codesto modo dell ' assenza di tuo padre e di tua madre per darmi dei dolori . Tutto il giorno m ' hai lasciata sola ! Non hai avuto un po ' di compassione . Bada , Ferruccio ! Tu ti metti per una cattiva strada che ti condurrà a una triste fine . Ne ho visti degli altri cominciar come te e andar a finir male . Si comincia a scappar di casa , a attaccar lite cogli altri ragazzi , a perdere i soldi ; poi , a poco a poco , dalle sassate si passa alle coltellate , dal gioco agli altri vizi , e dai vizi ... al furto . Ferruccio stava a ascoltare , ritto a tre passi di distanza , appoggiato a una dispensa , col mento sul petto , con le sopracciglia aggrottate , ancora tutto caldo dell ' ira della rissa . Aveva una ciocca di bei capelli castagni a traverso alla fronte e gli occhi azzurri immobili . - Dal gioco al furto , - ripeté la nonna , continuando a piangere . - Pensaci , Ferruccio . Pensa a quel malanno qui del paese , a quel Vito Mozzoni , che ora è in città a fare il vagabondo ; che a ventiquattr ' anni è stato due volte in prigione , e ha fatto morir di crepacuore quella povera donna di sua madre , che io conoscevo , e suo padre è fuggito in Svizzera per disperazione . Pensa a quel tristo soggetto , che tuo padre si vergogna di rendergli il saluto , sempre in giro con dei scellerati peggio di lui , fino al giorno che cascherà in galera . Ebbene , io l ' ho conosciuto ragazzo , ha cominciato come te . Pensa che ridurrai tuo padre e tua madre a far la stessa fine dei suoi . Ferruccio taceva . Egli non era mica tristo di cuore , tutt ' altro ; la sua scapestrataggine derivava piuttosto da sovrabbondanza di vita e d ' audacia che da mal animo ; e suo padre l ' aveva avvezzato male appunto per questo , che ritenendolo capace , in fondo , dei sentimenti più belli , ed anche , messo a una prova , d ' un ' azione forte e generosa gli lasciava la briglia sul collo e aspettava che mettesse giudizio da sé . Buono era , piuttosto che tristo ; ma caparbio , e difficile molto , anche quando aveva il cuore stretto dal pentimento , a lasciarsi sfuggire dalla bocca quelle buone parole che ci fanno perdonare : - Sì , ho torto , non lo farò più , te lo prometto , perdonami . - Aveva l ' anima piena di tenerezza alle volte ; ma l ' orgoglio non la lasciava uscire . - Ah Ferruccio ! - continuò la nonna , vedendolo così muto . - Non una parola di pentimento mi dici ! Tu vedi in che stato mi trovo ridotta , che mi potrebbero sotterrare . Non dovresti aver cuore di farmi soffrire , di far piangere la mamma della tua mamma , così vecchia , vicina al suo ultimo giorno ; la tua povera nonna , che t ' ha sempre voluto tanto bene ; che ti cullava per notti e notti intere quand ' eri bimbo di pochi mesi , e che non mangiava per baloccarti , tu non lo sai ! Io dicevo sempre : - Questo sarà la mia consolazione ! - E ora tu mi fai morire ! Io darei volentieri questo po ' di vita che mi resta , per vederti tornar buono , obbediente come a quei giorni ... quando ti conducevo al Santuario , ti ricordi , Ferruccio ? che mi empivi le tasche di sassolini e d ' erbe , e io ti riportavo a casa in braccio , addormentato ? Allora volevi bene alla tua povera nonna . E ora che sono paralitica e che avrei bisogno della tua affezione come dell ' aria per respirare , perché non ho più altro al mondo , povera donna mezza morta che sono , Dio mio ! ... Ferruccio stava per lanciarsi verso la nonna , vinto dalla commozione , quando gli parve di sentire un rumor leggiero , uno scricchiolìo nello stanzino accanto , quello che dava sull ' orto . Ma non capì se fossero le imposte scosse dal vento , o altro . Tese l ' orecchio . La pioggia scrosciava . Il rumore si ripeté . La nonna lo sentì pure . - Cos ' è ? - domandò la nonna dopo un momento , turbata . - La pioggia , - mormorò il ragazzo . - Dunque , Ferruccio , - disse la vecchia , asciugandosi gli occhi , - me lo prometti che sarai buono , che non farai mai più piangere la tua povera nonna ... Un nuovo rumor leggiero la interruppe . - Ma non mi pare la pioggia ! - esclamò , impallidendo - ... va ' a vedere ! Ma soggiunse subito : - No , resta qui ! - e afferrò Ferruccio per la mano . Rimasero tutti e due col respiro sospeso . Non sentivan che il rumore dell ' acqua . Poi tutti e due ebbero un brivido . All ' uno e all ' altra era parso di sentire uno stropiccìo di piedi nello stanzino . - Chi c ' è ? - domandò il ragazzo , raccogliendo il fiato a fatica . Nessuno rispose . - Chi c ' è ? - ridomandò Ferruccio , agghiacciato dalla paura . Ma aveva appena pronunciato quelle parole , che tutt ' e due gettarono un grido di terrore . Due uomini erano balzati nella stanza ; l ' uno afferrò il ragazzo e gli cacciò una mano sulla bocca ; l ' altro strinse la vecchia alla gola ; il primo disse : - Zitto , se non vuoi morire ! - il secondo : - Taci ! - e levò un coltello . L ' uno e l ' altro avevano una pezzuola scura sul viso , con due buchi davanti agli occhi . Per un momento non si sentì altro che il respiro affannoso di tutti e quattro e lo scrosciar della pioggia ; la vecchia metteva dei rantoli fitti , e aveva gli occhi fuor del capo . Quello che teneva il ragazzo , gli disse nell ' orecchio : - Dove tiene i danari tuo padre ? Il ragazzo rispose con un fil di voce , battendo i denti : - Di là ... nell ' armadio . - Vieni con me , - disse l ' uomo . E lo trascinò nello stanzino , tenendolo stretto alla gola . Là c ' era una lanterna cieca , sul pavimento . - Dov ' è l ' armadio ? - domandò . Il ragazzo , soffocato , accennò l ' armadio . Allora , per esser sicuro del ragazzo , l ' uomo lo gittò in ginocchio , davanti all ' armadio , e serrandogli forte il collo fra le proprie gambe , in modo da poterlo strozzare se urlava , e tenendo il coltello fra i denti e la lanterna da una mano , cavò di tasca con l ' altra un ferro acuminato , lo ficcò nella serratura , frugò , ruppe , spalancò i battenti , rimescolò in furia ogni cosa , s ' empì le tasche , richiuse , tornò ad aprire , rifrugò : poi riafferrò il ragazzo alla strozza , e lo risospinse di là , dove l ' altro teneva ancora agguantata la vecchia , convulsa , col capo arrovesciato e la bocca aperta . Costui domandò a bassa voce : - Trovato ? Il compagno rispose : - Trovato . E soggiunse : - Guarda all ' uscio . Quello che teneva la vecchia corse alla porta dell ' orto a vedere se c ' era nessuno , e disse dallo stanzino , con una voce che parve un fischio : - Vieni . Quello che era rimasto , e che teneva ancora Ferruccio mostrò il coltello al ragazzo e alla vecchia che riapriva gli occhi , e disse : - Non una voce , o torno indietro e vi sgozzo ! E li fisso un momento tutti e due . In quel punto si sentì lontano , per lo stradone , un canto di molte voci . Il ladro voltò rapidamente il capo verso l ' uscio , e in quel moto violento gli cadde la pezzuola dal viso . La vecchia gettò un urlo : - Mozzoni ! - Maledetta ! - ruggì il ladro , riconosciuto . - Devi morire ! E si avventò a coltello alzato contro la vecchia , che svenne sull ' atto . L ' assassino menò il colpo . Ma con un movimento rapidissimo , gettando un grido disperato , Ferruccio s ' era lanciato sulla nonna , e l ' aveva coperta col proprio corpo . L ' assassino fuggì urtando il tavolo e rovesciando il lume , che si spense . Il ragazzo scivolò lentamente di sopra alla nonna , e cadde in ginocchio , e rimase in quell ' atteggiamento , con le braccia intorno alla vita di lei e il capo sul suo seno . Qualche momento passò ; era buio fitto ; il canto dei contadini s ' andava allontanando per la campagna . La vecchia rinvenne . - Ferruccio ! - chiamò con voce appena intelligibile , battendo i denti . - Nonna , - rispose il ragazzo . La vecchia fece uno sforzo per parlare ; ma il terrore le paralizzava la lingua . Stette un pezzo in silenzio , tremando violentemente . Poi riuscì a domandare : - Non ci son più ? - No . - Non m ' hanno uccisa , - mormorò la vecchia con voce soffocata . - No ... siete salva , - disse Ferruccio , con voce fioca . - Siete salva , cara nonna . Hanno portato via dei denari . Ma il babbo ... aveva preso quasi tutto con sé . La nonna mise un respiro . - Nonna , - disse Ferruccio , sempre in ginocchio , stringendola alla vita , - cara nonna ... mi volete bene , non è vero ? - Oh Ferruccio ! povero figliuol mio ! - rispose quella , mettendogli le mani sul capo , - che spavento devi aver avuto ! Oh Signore Iddio misericordioso ! Accendi un po ' di lume ... No , restiamo al buio , ho ancora paura . - Nonna , - riprese il ragazzo , - io v ' ho sempre dato dei dispiaceri ... - No , Ferruccio , non dir queste cose ; io non ci penso più , ho scordato tutto , ti voglio tanto bene ! - V ' ho sempre dato dei dispiaceri , - continuò Ferruccio , a stento , con la voce tremola ; - ma ... vi ho sempre voluto bene . Mi perdonate ? ... Perdonatemi , nonna - Sì , figliuolo , ti perdono , ti perdono con tutto il cuore . Pensa un po ' se non ti perdono . Levati d ' in ginocchio , bambino mio . Non ti sgriderò mai più . Sei buono , sei tanto buono ! Accendiamo il lume . Facciamoci un po ' di coraggio . Alzati , Ferruccio . - Grazie , nonna , - disse il ragazzo , con la voce sempre più debole . - Ora ... sono contento . Vi ricorderete di me , nonna ... non è vero ? vi ricorderete sempre di me ... del vostro Ferruccio . - Ferruccio mio ! - esclamò la nonna , stupita e inquieta , mettendogli le mani sulle spalle e chinando il capo , come per guardarlo nel viso . - Ricordatevi di me , - mormorò ancora il ragazzo con una voce che pareva un soffio . - Date un bacio a mia madre ... a mio padre ... a Luigina ... Addio , nonna ... - In nome del cielo , cos ' hai ! - gridò la vecchia palpando affannosamente il capo del ragazzo che le si era abbandonato sulle ginocchia ; e poi con quanta voce avea in gola disperatamente : - Ferruccio ! Ferruccio ! Ferruccio ! Bambino mio ! Amor mio ! Angeli del paradiso , aiutatemi ! Ma Ferruccio non rispose più . Il piccolo eroe , il salvatore della madre di sua madre , colpito d ' una coltellata nel dorso , aveva reso la bella e ardita anima a Dio . Il muratorino moribondo 18 , martedì Il povero muratorino è malato grave ; il maestro ci disse d ' andarlo a vedere , e combinammo d ' andarci insieme Garrone , Derossi ed io . Stardi pure sarebbe venuto , ma siccome il maestro ci diede per lavoro la descrizione del Monumento a Cavour , egli ci disse che doveva andar a vedere il monumento , per far la descrizione più esatta . Così per prova invitammo anche quel gonfionaccio di Nobis , che ci rispose : - No , - senz ' altro . Votini pure si scusò , forse per paura di macchiarsi il vestito di calcina . Ci andammo all ' uscita delle quattro . Pioveva a catinelle . Per la strada Garrone si fermò e disse con la bocca piena di pane : - Cosa si compera ? - e faceva sonare due soldi nella tasca . Mettemmo due soldi ciascuno e comperammo tre arancie grosse . Salimmo alla soffitta . Davanti all ' uscio Derossi si levò la medaglia e se la mise in tasca : gli domandai perché : - Non so , rispose , - per non aver l ' aria ... mi par più delicato entrare senza medaglia . - Picchiammo , ci aperse il padre , quell ' omone che pare un gigante : aveva la faccia stravolta che pareva spaventato . - Chi siete ? - domandò . - Garrone rispose : - Siamo compagni di scuola d ' Antonio , che gli portiamo tre arancie . - Ah ! povero Tonino , - esclamò il muratore scotendo il capo , - ho paura che non le mangerà più le vostre arancie ! - e si asciugò gli occhi col rovescio della mano . Ci fece andar avanti : entrammo in una camera a tetto , dove vedemmo il « muratorino » che dormiva in un piccolo letto di ferro : sua madre stava abbandonata sul letto col viso nelle mani , e si voltò appena a guardarci : da una parte pendevan dei pennelli , un piccone e un crivello da calcina ; sui piedi del malato era distesa la giacchetta del muratore , bianca di gesso . Il povero ragazzo era smagrito , bianco bianco , col naso affilato , e respirava corto . O caro Tonino , tanto buono e allegro , piccolo compagno mio , come mi fece pena , quanto avrei dato per rivedergli fare il muso di lepre , povero muratorino ! Garrone gli mise un ' arancia sul cuscino , accanto al viso : l ' odore lo svegliò , la pigliò subito , ma poi la lasciò andare , e guardò fisso Garrone . - Son io , - disse questi , - Garrone : mi conosci ? - Egli fece un sorriso che si vide appena , e levò a stento dal letto la sua mano corta e la porse a Garrone , che la prese fra le sue e vi appoggiò sopra la guancia dicendo : - Coraggio , coraggio , muratorino ; tu guarirai presto e tornerai alla scuola e il maestro ti metterà vicino a me , sei contento ? - Ma il muratorino non rispose . La madre scoppiò in singhiozzi : - Oh il mio povero Tonino ! il mio povero Tonino ! Così bravo e buono , e Dio che ce lo vuol prendere ! - Chétati ! - le gridò il muratore , disperato , - chetati per amor di Dio , o perdo la testa ! - Poi disse a noi affannosamente : - Andate , andate , ragazzi ; grazie ; andate ; che volete far qui ? Grazie ; andatevene a casa . - Il ragazzo aveva richiuso gli occhi e pareva morto . - Ha bisogno di qualche servizio ? - domandò Garrone . - No , buon figliuolo , grazie , rispose il muratore ; - andatevene a casa . - E così dicendo ci spinse sul pianerottolo e richiuse l ' uscio . Ma non eravamo a metà delle scale , che lo sentimmo gridare : - Garrone ! Garrone ! - Risalimmo in fretta tutti e tre . - Garrone ! - gridò il muratore col viso mutato , - t ' ha chiamato per nome , due giorni che non parlava , t ' ha chiamato due volte , vuole te , vieni subito . Ah santo Iddio , se fosse un buon segno ! - A rivederci , - disse Garrone a noi , - io rimango , - e si lanciò in casa col padre . Derossi aveva gli occhi pieni di lacrime . Io gli dissi : - Piangi per il muratorino ? Egli ha parlato , guarirà . - Lo credo , - rispose Derossi ; - ma non pensavo a lui ... Pensavo com ' è buono , che anima bella è Garrone ! Il conte Cavour 29 , mercoledì È la descrizione del monumento al conte Cavour che tu devi fare . Puoi farla . Ma chi sia stato il conte Cavour non lo puoi capire per ora . Per ora sappi questo soltanto . egli fu per molti anni il primo ministro del Piemonte , è lui che mandò l ' esercito piemontese in Crimea a rialzare con la vittoria della Cernaia la nostra gloria militare caduta con la sconfitta di Novara ; è lui che fece calare dalle Alpi centocinquantamila Francesi a cacciar gli Austriaci dalla Lombardia , è lui che governò l ' Italia nel periodo più solenne della nostra rivoluzione , che diede in quegli anni il più potente impulso alla santa impresa dell ' unificazione della patria , lui con l ' ingegno luminoso , con la costanza invincibile , con l ' operosità più che umana . Molti generali passarono ore terribili sul campo di battaglia ; ma egli ne passò di più terribili nel suo gabinetto quando l ' enorme opera sua poteva rovinare di momento in momento come un fragile edifizio a un crollo di terremoto , ore , notti di lotta e d ' angoscia passò , da uscirne con la ragione stravolta o con la morte nel cuore . E fu questo gigantesco e tempestoso lavoro che gli accorciò di vent ' anni la vita . Eppure , divorato dalla febbre che lo doveva gettar nella fossa , egli lottava ancora disperatamente con la malattia , per far qualche cosa per il suo paese . - È strano , diceva con dolore dal suo letto di morte , - non so più leggere , non posso più leggere . - Mentre gli cavavan sangue e la febbre aumentava , pensava alla sua patria , diceva imperiosamente : - Guaritemi , la mia mente s ' oscura , ho bisogno di tutte le mie facoltà per trattare dei gravi affari . - Quando era già ridotto agli estremi , e tutta la città s ' agitava , e il Re stava al suo capezzale , egli diceva con affanno . - Ho molte cose da dirvi , Sire , molte cose da farvi vedere ; ma son malato , non posso , non posso ; - e si desolava . E sempre il suo pensiero febbrile rivolava allo Stato , alle nuove provincie italiane che s ' erano unite a noi ; alle tante cose che rimanevan da farsi . Quando lo prese il delirio . - Educate l ' infanzia , - esclamava fra gli aneliti , - educate l ' infanzia e la gioventù ... governate con la libertà . - Il delirio cresceva , la morte gli era sopra , ed egli invocava con parole ardenti il generale Garibaldi , col quale aveva avuto dei dissensi , e Venezia e Roma che non erano ancor libere , aveva delle vaste visioni dell ' avvenire d ' Italia e d ' Europa , sognava un ' invasione straniera , domandava dove fossero i corpi dell ' esercito e i generali , trepidava ancora per noi , per il suo popolo . Il suo grande dolore , capisci , non era di sentirsi mancare la vita , era di vedersi sfuggire la patria , che aveva ancora bisogno di lui , e per la quale aveva logorato in pochi anni le forze smisurate del suo miracoloso organismo . Morì col grido della battaglia nella gola , e la sua morte fu grande come la sua vita . Ora pensa un poco , Enrico , che cosa è il nostro lavoro , che pure ci pesa tanto , che cosa sono i nostri dolori , la nostra morte stessa , a confronto delle fatiche , degli affanni formidabili , delle agonie tremende di quegli uomini ; a cui pesa un mondo sul cuore ! Pensa a questo , figliuolo , quando passi davanti a quell ' immagine di marmo , e dille : - Gloria ! - in cuor tuo . TUO PADRE APRILE Primavera 1 , sabato Primo d ' aprile ! Tre soli mesi ancora . Questa è stata una delle più belle mattinate dell ' anno . Io ero contento , nella scuola , perché Coretti m ' aveva detto d ' andar dopo domani a veder arrivare il Re , insieme con suo padre che lo conosce ; e perché mia madre m ' avea promesso di condurmi lo stesso giorno a visitar l ' Asilo infantile di Corso Valdocco . Anche ero contento perché il « muratorino » sta meglio , e perché ieri sera , passando , il maestro disse a mio padre : - Va bene , va bene . - E poi era una bella mattinata di primavera . Dalle finestre della scuola si vedeva il cielo azzurro , gli alberi del giardino tutti coperti di germogli , e le finestre delle case spalancate , colle cassette e i vasi già verdeggianti . Il maestro non rideva , perché non ride mai , ma era di buon umore , tanto che non gli appariva quasi più quella ruga diritta in mezzo alla fronte ; e spiegava un problema sulla lavagna , celiando . E si vedeva che provava piacere a respirar l ' aria del giardino che veniva per le finestre aperte , piena d ' un buon odor fresco di terra e di foglie , che faceva pensare alle passeggiate in campagna . Mentre egli spiegava , si sentiva in una strada vicina un fabbro ferraio che batteva sull ' incudine , e nella casa di faccia una donna che cantava per addormentare il bambino : lontano , nella caserma della Cernaia , suonavano le trombe . Tutti parevano contenti , persino Stardi . A un certo momento il fabbro si mise a picchiar più forte , la donna a cantar più alto . Il maestro s ' interruppe e prestò l ' orecchio . Poi disse lentamente guardando per la finestra : - Il cielo che sorride , una madre che canta , un galantuomo che lavora , dei ragazzi che studiano ... ecco delle cose belle . - Quando uscimmo dalla classe , vedemmo che anche tutti gli altri erano allegri ; tutti camminavano in fila pestando i piedi forte e canticchiando , come alla vigilia d ' una vacanza di quattro giorni ; le maestre scherzavano ; quella della penna rossa saltellava dietro i suoi bimbi come una scolaretta ; i parenti dei ragazzi discorrevano fra loro ridendo , e la madre di Crossi , l ' erbaiola , ci aveva nelle ceste tanti mazzi di violette , che empivano di profumo tutto il camerone . Io non sentii mai tanta contentezza come questa mattina a veder mia madre che mi aspettava nella strada . E glielo dissi andandole incontro : - Sono contento : cos ' è mai che mi fa così contento questa mattina ? - E mia madre mi rispose sorridendo che era la bella stagione e la buona coscienza . Re Umberto 3 , lunedì Alle dieci in punto mio padre vide dalla finestra Coretti , il rivenditore di legna , e il figliuolo , che m ' aspettavano sulla piazza , e mi disse : - Eccoli , Enrico ; va ' a vedere il tuo re . Io andai giù lesto come un razzo . Padre e figliuolo erano anche più vispi del solito e non mi parve mai che si somigliassero tanto l ' uno all ' altro come questa mattina : il padre aveva alla giacchetta la medaglia al valore in mezzo alle due commemorative , e i baffetti arricciati e aguzzi come due spilli . Ci mettemmo subito in cammino verso la stazione della strada ferrata , dove il re doveva arrivare alle dieci e mezzo . Coretti padre fumava la pipa e si fregava le mani . - Sapete , - diceva - che non l ' ho più visto dalla guerra del sessantasei ? La bagatella di quindici anni e sei mesi . Prima tre anni in Francia , poi a Mondovì ; e qui che l ' avrei potuto vedere , non s ' è mai dato il maledetto caso che mi trovassi in città quando egli veniva . Quando si dice le combinazioni . Egli chiamava il re : - Umberto - come un camerata . - Umberto comandava la 16a divisione , Umberto aveva ventidue anni e tanti giorni , Umberto montava a cavallo così e così . - Quindici anni ! - diceva forte , allungando il passo . - Ho proprio desiderio di rivederlo . L ' ho lasciato principe , lo rivedo re . E anch ' io ho cambiato : son passato da soldato a rivenditor di legna . - E rideva . Il figliuolo gli domandò : - Se vi vedesse , vi riconoscerebbe ? Egli si mise a ridere . - Tu sei matto , - rispose . - Ci vorrebbe altro . Lui , Umberto , era uno solo ; noi eravamo come le mosche . E poi sì che ci stette a guardare uno per uno . Sboccammo sul corso Vittorio Emanuele ; c ' era molta gente che s ' avviava alla stazione . Passava una compagnia d ' Alpini , con le trombe . Passarono due carabinieri a cavallo , di galoppo . Era un sereno che smagliava . - Sì ! - esclamò Coretti padre , animandosi ; - mi fa proprio piacere di rivederlo , il mio generale di divisione . Ah ! come sono invecchiato presto ! Mi pare l ' altro giorno che avevo lo zaino sulle spalle e il fucile tra le mani in mezzo a quel tramestio , la mattina del 24 giugno , quando s ' era per venire ai ferri . Umberto andava e veniva coi suoi ufficiali , mentre tonava il cannone , lontano ; e tutti lo guardavano e dicevano : - Purché non ci sia una palla anche per lui ! - Ero a mille miglia dal pensare che di lì a poco me gli sarei trovato tanto vicino , davanti alle lance degli ulani austriaci ; ma proprio a quattro passi l ' un dall ' altro , figliuoli . Era una bella giornata , il cielo come uno specchio , ma un caldo ! Vediamo se si può entrare . Eravamo arrivati alla stazione ; c ' era una gran folla , carrozze , guardie , carabinieri , società con bandiere . La banda d ' un reggimento suonava . Coretti padre tentò di entrare sotto il porticato ; ma gli fu impedito . Allora pensò di cacciarsi in prima fila nella folla che facea ala all ' uscita , e aprendosi il passo coi gomiti , riuscì a spingere innanzi anche noi . Ma la folla , ondeggiando , ci sbalzava un po ' di qua e un po ' di là . Il venditor di legna adocchiava il primo pilastro del porticato , dove le guardie non lasciavano stare nessuno . - Venite con me , - disse a un tratto , e tirandoci per le mani , attraversò in due salti lo spazio vuoto e s ' andò a piantar là , con le spalle al muro . Accorse subito un brigadiere di Polizia e gli disse : - Qui non si può stare . - Son del quarto battaglione del '49 , - rispose Coretti , toccandosi la medaglia . Il brigadiere lo guardò e disse : - Restate . - Ma se lo dico io ! - esclamò Coretti trionfante ; - è una parola magica quel quarto del quarantanove ! Non ho diritto di vederlo un po ' a mio comodo il mio generale , io che son stato nel quadrato ! Se l ' ho visto da vicino allora , mi par giusto di vederlo da vicino adesso . E dico generale ! È stato mio comandante di battaglione , per una buona mezz ' ora , perché in quei momenti lo comandava lui il battaglione , mentre c ' era in mezzo , e non il maggiore Ubrich , sagrestia ! Intanto si vedeva nel salone dell ' arrivo e fuori un gran rimescolio di signori e d ' ufficiali , e davanti alla porta si schieravano le carrozze , coi servitori vestiti di rosso . Coretti domandò a suo padre se il principe Umberto aveva la sciabola in mano quand ' era nel quadrato . - Avrà ben avuto la sciabola in mano , - rispose , - per parare una lanciata , che poteva toccare a lui come a un altro . Ah ! i demoni scatenati ! Ci vennero addosso come l ' ira di Dio , ci vennero . Giravano tra i gruppi , i quadrati , i cannoni , che parevan mulinati da un uragano , sfondando ogni cosa . Era una confusione di cavalleggeri d ' Alessandria , di lancieri di Foggia , di fanteria , di ulani , di bersaglieri , un inferno che non se ne capiva più niente . Io intesi gridare : - Altezza ! Altezza ! - vidi venir le lancie calate , scaricammo i fucili , un nuvolo di polvere nascose tutto ... Poi la polvere si diradò ... La terra era coperta di cavalli e di ulani feriti e morti . Io mi voltai indietro , e vidi in mezzo a noi Umberto , a cavallo , che guardava intorno , tranquillo , con l ' aria di domandare : - C ' è nessuno graffiato dei miei ragazzi ? - E noi gli gridammo : - Evviva ! - sulla faccia , come matti . Sacro Dio che momento ! ... Ecco il treno che arriva . La banda suonò , gli ufficiali accorsero , la folla s ' alzò in punta di piedi . - Eh , non esce mica subito , - disse una guardia ; - ora gli fanno un discorso . Coretti padre non stava più nella pelle . - Ah ! quando ci penso , - disse , - io lo vedo sempre là . Sta bene tra i colerosi e i terremoti e che so altro : anche là è stato bravo ; ma io l ' ho sempre in mente come l ' ho visto allora , in mezzo a noi , con quella faccia tranquilla . E son sicuro che se ne ricorda anche lui del quarto del '49 , anche adesso che è re , e che gli farebbe piacere di averci una volta a tavola tutti insieme , quelli che s ' è visto intorno in quei momenti . Adesso ci ha generali e signoroni e galloni ; allora non ci aveva che dei poveri soldati . Se ci potessi un po ' barattare quattro parole , a quattr ' occhi ! Il nostro generale di ventidue anni , il nostro principe , che era affidato alle nostre baionette ... Quindici anni che non lo vedo ... Il nostro Umberto , va ' . Ah ! questa musica mi rimescola il sangue , parola d ' onore . Uno scoppio di grida l ' interruppe , migliaia di cappelli s ' alzarono in aria , quattro signori vestiti di nero salirono nella prima carrozza - È lui ! - gridò Coretti , e rimase come incantato . Poi disse piano : - Madonna mia , come s ' è fatto grigio ! - Tutti e tre ci scoprimmo il capo : la carrozza veniva innanzi lentamente , in mezzo alla folla che gridava e agitava i cappelli . Io guardai Coretti padre . Mi parve un altro : pareva diventato più alto , serio , un po ' pallido , ritto appiccicato contro il pilastro . La carrozza arrivò davanti a noi , a un passo dal pilastro . - Evviva ! - gridarono molte voci . - Evviva ! - gridò Coretti , dopo gli altri . Il re lo guardò in viso e arrestò un momento lo sguardo sulle tre medaglie . Allora Coretti perdé la testa e urlò : - Quarto battaglione del quarantanove ! Il re , che s ' era già voltato da un ' altra parte , si rivoltò verso di noi , e fissando Coretti negli occhi , stese la mano fuor della carrozza . Coretti fece un salto avanti e gliela strinse . La carrozza passò , la folla irruppe e ci divise , perdemmo di vista Coretti padre . Ma fu un momento . Subito lo ritrovammo , ansante , con gli occhi umidi , che chiamava per nome il figliuolo , tenendo la mano in alto . Il figliuolo si slanciò verso di lui , ed egli gridò : - Qua , piccino , che ho ancora calda la mano ! - e gli passò la mano intorno al viso , dicendo : - Questa è una carezza del re . E rimase lì come trasognato , con gli occhi fissi sulla carrozza lontana , sorridendo , con la pipa tra le mani , in mezzo a un gruppo di curiosi che lo guardavano . - È uno del quadrato del '49 , - dicevano . - È un soldato che conosce il re . - È il re che l ' ha riconosciuto . - È lui che gli ha teso la mano . - Ha dato una supplica al re , - disse uno più forte . - No , - rispose Coretti , voltandosi bruscamente ; - non gli ho dato nessuna supplica , io . Un ' altra cosa gli darei , se me la domandasse ... Tutti lo guardarono . Ed egli disse semplicemente : - Il mio sangue . L ' asilo infantile 4 , martedì Mia madre , come m ' aveva promesso , mi condusse ieri dopo colazione all ' asilo infantile di Corso Valdocco , per raccomandare alla direttrice una sorella piccola di Precossi . Io non avevo mai visto un asilo . Quanto mi divertirono ! Duecento c ' erano tra bimbi e bimbe , così piccoli , che i nostri della prima inferiore sono uomini appetto a quelli . Arrivammo appunto che entravano in fila nel refettorio , dove erano due tavole lunghissime con tante buche rotonde , e in ogni buca una scodella nera , piena di riso e fagioli , e un cucchiaio di stagno accanto . Entrando alcuni piantavano un melo , e restavan lì sul pavimento , fin che accorrevan le maestre a tirarli su . Molti si fermavano davanti a una scodella , credendo che fosse quello il loro posto , e ingollavano subito una cucchiaiata , quando arrivava una maestra e diceva : - Avanti ! - e quelli avanti tre o quattro passi e giù un ' altra cucchiaiata , e avanti ancora , fin che arrivavano al proprio posto , dopo aver beccato a scrocco una mezza minestrina . Finalmente , a furia di spingere , di gridare : - Sbrigatevi ! Sbrigatevi ! - li misero in ordine tutti , e cominciarono la preghiera . Ma tutti quelli delle file di dentro , i quali per pregare dovevan voltar la schiena alla scodella , torcevano il capo indietro per tenerla d ' occhio , che nessuno ci pescasse , e poi pregavano così , con le mani giunte e con gli occhi al cielo , ma col cuore alla pappa . Poi si misero a mangiare . Ah che ameno spettacolo ! Uno mangiava con due cucchiai , l ' altro s ' ingozzava con le mani , molti levavano i fagioli un per uno e se li ficcavano in tasca ; altri invece li rinvoltavano stretti nel grembiulino e ci picchiavan su , per far la pasta . Ce n ' erano anche che non mangiavano per veder volar le mosche , e alcuni tossivano e spandevano una pioggia di riso tutto intorno . Un pollaio , pareva . Ma era grazioso . Facevano una bella figura le due file delle bambine , tutte coi capelli legati sul cocuzzolo con tanti nastrini rossi , verdi , azzurri . Una maestra domandò a una fila di otto bambine : - Dove nasce il riso ? Tutte otto spalancaron la bocca piena di minestra , e risposero tutte insieme cantando : - Na - sce nel - l ' ac - qua , - Poi la maestra comandò : - Le mani in alto ! - E allora fu bello vedere scattar su tutti quei braccini , che mesi fa erano ancor nelle fascie , e agitarsi tutte quelle mani piccole , che parevan tante farfalle bianche e rosate . Poi andarono alla ricreazione ; ma prima presero tutti i loro panierini con dentro la colazione , che erano appesi ai muri . Uscirono nel giardino e si sparpagliarono , tirando fuori le loro provvigioni : pane , prune cotte , un pezzettino di formaggio , un ovo sodo , delle mele piccole , una pugnata di ceci lessi , un ' ala di pollo . In un momento tutto il giardino fu coperto di bricioline come se ci avessero sparso del becchime per uno stormo d ' uccelli . Mangiavano in tutte le più strane maniere , come i conigli , i topi , i gatti , rosicchiando , leccando , succhiando . C ' era un bimbo che si teneva appuntato un grissino sul petto e lo andava ungendo con una nespola , come se lustrasse una sciabola . Delle bambine spiaccicavano nel pugno delle formaggiole molli , che colavano fra le dita , come latte , e filavan giù dentro alle maniche ; ed esse non se n ' accorgevano mica . Correvano e s ' inseguivano con le mele e i panini attaccati ai denti , come i cani . Ne vidi tre che scavavano con un fuscello dentro a un ovo sodo credendo di scoprirvi dei tesori , e lo spandean mezzo per terra , e poi lo raccoglievano briciolo per briciolo , con grande pazienza , come se fossero perle . E a quelli che avevan qualcosa di straordinario , c ' erano intorno otto o dieci col capo chino a guardar nel paniere , come avrebber guardato la luna nel pozzo . Ci saranno stati venti intorno a un batuffoletto alto così , che aveva in mano un cartoccino di zucchero , tutti a fargli cerimonie per aver il permesso d ' intingere il pane , e lui a certi lo dava , ed ad altri , pregato bene , non imprestava che il dito da succhiare . Intanto mia madre era venuta nel giardino e accarezzava ora l ' uno ora l ' altro . Molti le andavano intorno , anzi addosso , a chiederle un bacio col viso in su , come se guardassero a un terzo piano , aprendo e chiudendo la bocca , come per domandare la cioccia . Uno le offerse uno spicchio d ' arancia morsicchiato , un altro una crostina di pane , una bimba le diede una foglia ; un ' altra bimba le mostrò con grande serietà la punta dell ' indice dove , a guardar bene , si vedeva un gonfiettino microscopico , che s ' era fatto il giorno prima toccando la fiammella della candela . Le mettevan sotto gli occhi , come grandi meraviglie , degl ' insetti piccolissimi , che non so come facessero a vederli e a raccoglierli , dei mezzi tappi di sughero , dei bottoncini di camicia , dei fiorellini strappati dai vasi . Un bambino con la testa fasciata , che voleva esser sentito a ogni costo , le tartagliò non so che storia d ' un capitombolo , che non se ne capì una parola ; - un altro volle che mia madre si chinasse , e le disse nell ' orecchio : - Mio padre fa le spazzole . - E in quel frattempo accadevano qua e là mille disgrazie , che facevano accorrere le maestre : bambine che piangevano perché non potevano disfare un nodo del fazzoletto , altre che si disputavano a unghiate e a strilli due semi di mela , un bimbo che era caduto bocconi sopra un panchettino rovesciato , e singhiozzava su quella rovina , senza potersi rialzare . Prima d ' andar via , mia madre ne prese in braccio tre o quattro , e allora accorsero da tutte le parti per farsi pigliare , coi visi tinti di torlo d ' ovo e di sugo d ' arancia , e chi a afferrarle le mani , chi a prenderle un dito per veder l ' anello , l ' uno a tirarle la catenella dell ' orologio , l ' altro a volerla acchiappare per le trecce . - Badi , - dicevano le maestre , - che le sciupan tutto il vestito . - Ma a mia madre non importava nulla del vestito , e continuò a baciarli , e quelli sempre più a serrarlesi addosso , i primi con le braccia tese come se volessero arrampicarsi , i lontani cercando di farsi innanzi tra la calca , e tutti gridando : - Addio ! Addio ! Addio ! - infine le riuscì di scappar dal giardino . E allora corsero tutti a mettere il viso tra i ferri della cancellata , per vederla passare , e a cacciar le braccia fuori per salutarla , offrendo ancora tozzi di pane , bocconcini di nespola e croste di formaggio , e gridando tutti insieme : - Addio ! Addio ! Addio ! Ritorna domani ! Vieni un ' altra volta ! - Mia madre , scappando , fece ancora scorrere una mano su quelle cento manine tese , come sopra una ghirlanda di rose vive , e finalmente riuscì in salvo sulla strada , tutta coperta di briciole e di macchie , sgualcita e scarmigliata , con una mano piena di fiori e gli occhi gonfi di lacrime , contenta , come se fosse uscita da una festa . E si sentiva ancora il vocìo di dentro , come un gran pispigliare d ' uccelli , che dicevano : - Addio ! Addio ! Vieni un ' altra volta , madama ! Alla ginnastica 5 , mercoledì Il tempo continuando bellissimo , ci hanno fatto passare dalla ginnastica del camerone a quella degli attrezzi , in giardino . Garrone era ieri nell ' ufficio del Direttore quando venne la madre di Nelli , quella signora bionda e vestita di nero , per far dispensare il figliuolo dai nuovi esercizi . Ogni parola le costava uno sforzo , e parlava tenendo una mano sul capo del suo ragazzo . - Egli non può ... - disse al Direttore . Ma Nelli si mostrò così addolorato di essere escluso dagli attrezzi , d ' aver quella umiliazione di più ... - Vedrai , mamma , - diceva , - che farò come gli altri . - Sua madre lo guardava , in silenzio , con un ' aria di pietà e di affetto . Poi osservò con esitazione : - Temo dei suoi compagni . - Voleva dire : - Temo che lo burlino . - Ma Nelli rispose : - Non mi fa nulla ... e poi c ' è Garrone . Mi basta che ci sia lui che non rida . - E allora lo lasciaron venire . Il maestro , quello della ferita al collo , che è stato con Garibaldi , ci condusse subito alle sbarre verticali , che sono alte molto , e bisognava arrampicarsi fino in cima , e mettersi ritti sull ' asse trasversale . Derossi e Coretti andaron su come due bertucce ; anche il piccolo Precossi salì svelto , benché impacciato da quel giacchettone che gli dà alle ginocchia , e per farlo ridere , mentre saliva tutti gli ripeteano il suo intercalare : - Scusami , scusami ! - Stardi sbuffava , diventava rosso come un tacchino , stringeva i denti che pareva un cane arrabbiato ; ma anche a costo di scoppiare sarebbe arrivato in cima , e ci arrivò infatti ; e Nobis pure , e quando fu lassù prese un ' impostatura da imperatore , ma Votini sdrucciolò due volte , nonostante il suo bel vestito nuovo a righette azzurre , fatto apposta per la ginnastica . Per salir più facile s ' eran tutti impiastrati le mani di pece greca , colofonia , come la chiamano ; e si sa che è quel trafficone di Garoffi che la provvede a tutti , in polvere , vendendola un soldo al cartoccio e guadagnandoci un tanto . Poi toccò a Garrone , che salì masticando pane , come se niente fosse , e credo che sarebbe stato capace di portar su un di noi sulle spalle , da tanto ch ' è tarchiato e forte , quel toretto . Dopo Garrone , ecco Nelli . Appena lo videro attaccarsi alla sbarra con quelle mani lunghe e sottili molti cominciarono a ridere e a canzonare ; ma Garrone incrociò le sue grosse braccia sul petto , e saettò intorno un ' occhiata così espressiva , fece intender così chiaro che avrebbe allungato subito quattro briscole anche in presenza del maestro , che tutti smisero di ridere sul momento . Nelli cominciò a arrampicarsi stentava , poverino , faceva il viso pavonazzo , respirava forte , gli colava il sudore dalla fronte . Il maestro disse : - Vieni giù . - Ma egli no , si sforzava , s ' ostinava : io m ' aspettavo da un momento all ' altro di vederlo ruzzolar giù mezzo morto . Povero Nelli ! Pensavo se fossi stato come lui e m ' avesse visto mia madre , come n ' avrebbe sofferto , povera mia madre , e pensando a questo , gli volevo così bene a Nelli , avrei dato non so che perché riuscisse a salire , per poterlo sospinger io per di sotto , senz ' esser veduto . Intanto Garrone , Derossi , Coretti dicevano : - Su , su , Nelli , forza , ancora un tratto , coraggio ! - E Nelli fece ancora uno sforzo violento , mettendo un gemito , e si trovò a due palmi dall ' asse . - Bravo ! - gridarono gli altri . - Coraggio ! Ancora una spinta ! - Ed ecco Nelli afferrato all ' asse . Tutti batteron le mani . - Bravo ! - disse il maestro , - ma ora basta ; scendi pure . - Ma Nelli volle salir fino in cima come gli altri , e dopo un po ' di stento riuscì a mettere i gomiti sull ' asse , poi le ginocchia , poi i piedi : infine si levò ritto , e ansando e sorridendo , ci guardò . Noi tornammo a batter le mani , e allora egli guardò nella strada . Io mi voltai da quella parte , e a traverso alle piante che copron la cancellata del giardino , vidi sua madre che passeggiava sul marciapiede , senz ' osar di guardare . Nelli discese e tutti gli fecero festa : era eccitato , roseo , gli splendevan gli occhi , non pareva più quello . Poi , all ' uscita , quando sua madre gli venne incontro e gli domandò un po ' inquieta , abbracciandolo : - Ebbene , povero figliuolo , com ' è andata ? com ' è andata ? - tutti i compagni risposero insieme : - Ha fatto bene ! - È salito come noi . - È forte , sa . - È lesto . - Fa tale e quale come gli altri . - Bisognò vederla , allora , la gioia di quella signora ! Ci volle ringraziare e non poté , strinse la mano a tre o quattro , fece una carezza a Garrone , si portò via il figliuolo , e li vedemmo per un pezzo camminare in fretta , discorrendo e gestendo fra loro , tutti e due contenti , come non li avea mai visti nessuno . Il maestro di mio padre 11 , martedì Che bella gita feci ieri con mio padre ! Ecco come . Ieri l ' altro , a desinare , leggendo il giornale , mio padre uscì tutt ' a un tratto in una esclamazione di meraviglia . Poi disse : - E io che lo credevo morto da vent ' anni ! Sapete che è ancora vivo il mio primo maestro elementare , Vincenzo Crosetti , che ha ottantaquattro anni ? Vedo qui che il Ministero gli ha dato la medaglia di benemerenza per sessant ' anni d ' insegnamento . Ses - san - t ' an - ni , capite ? E non son che due anni che ha smesso di far scuola . Povero Crosetti ! Sta a un ' ora di strada ferrata di qui , a Condove , nel paese della nostra antica giardiniera della villa di Chieri . - E soggiunse : - Enrico , noi andremo a vederlo . - E per tutta la sera non parlò più che di lui . Il nome del suo maestro elementare gli richiamava alla memoria mille cose di quand ' era ragazzo , dei suoi primi compagni , della sua mamma morta . - Crosetti ! - esclamava . - Aveva quarant ' anni quando ero con lui . Mi pare ancor di vederlo . Un ometto già un po ' curvo , cogli occhi chiari , col viso sempre sbarbato . Severo , ma di buone maniere , che ci voleva bene come un padre e non ce ne perdonava una . Era venuto su da contadino , a furia di studio e di privazioni . Un galantuomo . Mia madre gli era affezionata e mio padre lo trattava come un amico . Com ' è andato a finire a Condove , da Torino ? Non mi riconoscerà più , certamente . Non importa , io riconoscerò lui . Quarantaquattro anni son passati . Quarantaquattro anni , Enrico , andremo a vederlo domani . E ieri mattina alle nove eravamo alla stazione della strada ferrata di Susa . Io avrei voluto che venisse anche Garrone ; ma egli non poté perché ha la mamma malata . Era una bella giornata di primavera . Il treno correva fra i prati verdi e le siepi in fiore , e si sentiva un ' aria odorosa . Mio padre era contento , e ogni tanto mi metteva un braccio intorno al collo , e mi parlava come a un amico , guardando la campagna . - Povero Crosetti ! - diceva . - È lui il primo uomo che mi volle bene e che mi fece del bene dopo mio padre . Non li ho mai più dimenticati certi suoi buoni consigli , e anche certi rimproveri secchi , che mi facevan tornare a casa con la gola stretta . Aveva certe mani grosse e corte . Lo vedo ancora quando entrava nella scuola , che metteva la canna in un canto e appendeva il mantello all ' attaccapanni , sempre con quello stesso gesto . E tutti i giorni il medesimo umore , sempre coscienzioso , pieno di buon volere e attento , come se ogni giorno facesse scuola per la prima volta . Lo ricordo come lo sentissi adesso quando mi gridava : - Bottini , eh , Bottini ! L ' indice e il medio su quella penna ! - Sarà molto cambiato , dopo quarantaquattro anni . Appena arrivati a Condove , andammo a cercare la nostra antica giardiniera di Chieri , che ha una botteguccia , in un vicolo . La trovammo coi suoi ragazzi , ci fece molta festa , ci diede notizie di suo marito , che deve tornare dalla Grecia , dov ' è a lavorare da tre anni , e della sua prima figliuola , che è nell ' Istituto dei sordomuti a Torino . Poi c ' insegnò la strada per andar dal maestro , che è conosciuto da tutti . Uscimmo dal paese , e pigliammo per una viottola in salita , fiancheggiata di siepi fiorite . Mio padre non parlava più , pareva tutto assorto nei suoi ricordi , e ogni tanto sorrideva e poi scoteva la testa . All ' improvviso si fermò , e disse : - Eccolo . Scommetto che è lui . Veniva giù verso di noi , per la viottola , un vecchio piccolo , con la barba bianca , con un cappello largo , appoggiandosi a un bastone : strascicava i piedi e gli tremavan le mani . - È lui , - ripeté mio padre , affrettando il passo . Quando gli fummo vicini , ci fermammo . Il vecchio pure si fermò , e guardò mio padre . Aveva il viso ancora fresco , e gli occhi chiari e vivi . - È lei - domandò mio padre , levandosi il cappello , - il maestro Vincenzo Crosetti ? Il vecchio pure si levò il cappello e rispose : - Son io , - con una voce un po ' tremola , ma piena . - Ebbene , - disse mio padre , pigliandogli una mano , - permetta a un suo antico scolaro di stringerle la mano e di domandarle come sta . Io son venuto da Torino per vederla . Il vecchio lo guardò stupito . Poi disse : - Mi fa troppo onore ... non so ... Quando , mio scolaro ? mi scusi . Il suo nome , per piacere . Mio padre disse il suo nome , Alberto Bottini , e l ' anno che era stato a scuola da lui , e dove ; e soggiunse : - Lei non si ricorderà di me , è naturale . Ma io riconosco lei così bene ! Il maestro chinò il capo e guardò in terra , pensando , e mormorò due o tre volte il nome di mio padre ; il quale , intanto , lo guardava con gli occhi fissi e sorridenti . A un tratto il vecchio alzò il viso , con gli occhi spalancati , e disse lentamente : - Alberto Bottini ? il figliuolo dell ' ingegnere Bottini ? quello che stava in piazza della Consolata ? - Quello , - rispose mio padre , tendendo le mani . - Allora ... - disse il vecchio , - mi permetta , caro signore , mi permetta , - e fattosi innanzi , abbracciò mio padre : la sua testa bianca gli arrivava appena alla spalla . Mio padre appoggiò la guancia sulla sua fronte . - Abbiate la bontà di venir con me , - disse il maestro . E senza parlare , si voltò e riprese il cammino verso casa sua . In pochi minuti arrivammo a un ' aia , davanti a una piccola casa con due usci , intorno a uno dei quali c ' era un po ' di muro imbiancato . Il maestro aperse il secondo , e ci fece entrare in una stanza . Eran quattro pareti bianche : in un canto un letto a cavalletti con una coperta a quadretti bianchi e turchini , in un altro un tavolino con una piccola libreria ; quattro seggiole e una vecchia carta geografica inchiodata a una parete : si sentiva un buon odore di mele . Sedemmo tutti e tre . Mio padre e il maestro si guardarono per qualche momento , in silenzio . - Bottini ! - esclamò poi il maestro , fissando gli occhi sul pavimento a mattoni , dove il sole faceva uno scacchiere . - Oh ! mi ricordo bene . La sua signora madre era una così buona signora ! Lei , il primo anno , è stato per un pezzo nel primo banco a sinistra , vicino alla finestra . Guardi un po ' se mi ricordo . Vedo ancora la sua testa ricciuta . - Poi stette un po ' pensando . - Era un ragazzo vivo , eh ? molto . Il secondo anno è stato malato di crup . Mi ricordo quando lo riportarono alla scuola , dimagrato , ravvolto in uno scialle . Son passati quarant ' anni , non è vero ? È stato buono tanto a ricordarsi del suo povero maestro . E ne vennero degli altri , sa , gli anni addietro , a trovarmi qui , dei miei antichi scolari : un colonnello , dei sacerdoti , vari signori . - Domandò a mio padre qual ' era la sua professione . Poi disse : - Mi rallegro , mi rallegro di cuore . La ringrazio . Ora poi era un pezzo che non vedevo più nessuno . E ho ben paura che lei sia l ' ultimo , caro signore . - Che dice mai ! - esclamò mio padre . - Lei sta bene , è ancora vegeto . Non deve dir questo . - Eh no , - rispose il maestro , - vede questo tremito ? - e mostrò le mani . - Questo è un cattivo segno . Mi prese tre anni fa , quando facevo ancora scuola . Da principio non ci badai ; credevo che sarebbe passato . Ma invece restò , e andò crescendo . Venne un giorno che non potei più scrivere . Ah ! quel giorno , quella prima volta che feci uno sgorbio sul quaderno d ' un mio scolaro , fu un colpo al cuore per me , caro signore . Tirai bene ancora avanti per un po ' di tempo ; ma poi non potei più . Dopo sessant ' anni d ' insegnamento dovetti dare un addio alla scuola , agli scolari , al lavoro . E fu dura , sa , fu dura . L ' ultima volta che feci lezione mi accompagnarono tutti a casa , mi fecero festa ; ma io ero triste , capivo che la mia vita era finita . Già l ' anno prima avevo perso mia moglie e il mio figliuolo unico . Non restai che con due nipoti contadini . Ora vivo di qualche centinaio di lire di pensione . Non faccio più nulla ; le giornate mi par che non finiscano mai . La mia sola occupazione , vede , è di sfogliare i miei vecchi libri di scuola , delle raccolte di giornali scolastici , qualche libro che mi hanno regalato . Ecco lì , - disse accennando la piccola libreria ; - lì ci sono i miei ricordi , tutto il mio passato ... Non mi resta altro al mondo . Poi in tono improvvisamente allegro : - Io le voglio fare una sorpresa , caro signor Bottini . S ' alzò , e avvicinatosi al tavolino , aperse un cassetto lungo che conteneva molti piccoli pacchi tutti legati con un cordoncino , e su ciascuno c ' era scritta una data di quattro cifre . Dopo aver cercato un poco . ne aperse uno , sfogliò molte carte , tirò fuori un foglio ingiallito e lo porse a mio padre . Era un suo lavoro di scuola di quarant ' anni fa ! C ' era scritto in testa : Alberto Bottini . Dettato . 3 Aprile 1838 . Mio padre riconobbe subito la sua grossa scrittura di ragazzo , e si mise a leggere , sorridendo . Ma a un tratto gli si inumidirono gli occhi . Io m ' alzai , domandandogli che cos ' aveva . Egli mi passò un braccio intorno alla vita e stringendomi al suo fianco mi disse : - Guarda questo foglio . Vedi ? Queste sono le correzioni della mia povera madre . Essa mi rinforzava sempre gli elle e i ti . E le ultime righe son tutte sue . Aveva imparato a imitare i miei caratteri , e quando io ero stanco e avevo sonno , terminava il lavoro per me . Santa madre mia ! E baciò la pagina . - Ecco , - disse il maestro , mostrando gli altri pacchi , - le mie memorie . Ogni anno io ho messo da parte un lavoro di ciascuno dei miei scolari , e son tutti qui ordinati e numerati . Alle volte li sfoglio , così , e leggo una riga qua e una là , e mi tornano in mente mille cose , mi par di rivivere nel tempo andato . Quanti ne son passati , caro signore ! Io chiudo gli occhi , e vedo visi dietro visi , classi dietro classi , centinaia e centinaia di ragazzi , che chi sa quanti sono già morti . Di molti mi ricordo bene . Mi ricordo bene dei più buoni e dei più cattivi , di quelli che m ' han dato molte soddisfazioni e di quelli che m ' han fatto passare dei momenti tristi ; perché ci ho avuto anche dei serpenti , si sa , in un così gran numero ! Ma oramai , lei capisce è come se fossi già nel mondo di là , e voglio bene a tutti egualmente . Si rimise a sedere e prese una delle mie mani fra le sue . - E di me , - domandò mio padre sorridendo , - non si ricorda nessuna monelleria ? - Di lei , signore ? - rispose il vecchio , sorridendo pure . - No , per il momento . Ma questo non vuol mica dire che non me n ' abbia fatte . Lei però aveva giudizio , era serio per l ' età sua . Mi ricordo la grande affezione che le aveva la sua signora madre ... Ma è stato ben buono , ben gentile a venirmi a trovare ! Come ha potuto lasciare le sue occupazioni per venire da un povero vecchio maestro ? - Senta , signor Crosetti , - rispose mio padre , vivamente . - Io mi ricordo la prima volta che la mia povera madre m ' accompagnò alla sua scuola . Era la prima volta che doveva separarsi da me per due ore , e lasciarmi fuori di casa , in altre mani che quelle di mio padre ; nelle mani d ' una persona sconosciuta , insomma . Per quella buona creatura la mia entrata nella scuola era come l ' entrata nel mondo , la prima di una lunga serie di separazioni necessarie e dolorose : era la società che le strappava per la prima volta il figliuolo , per non renderglielo mai più tutto intero . Era commossa , ed io pure . Mi raccomandò a lei con la voce che le tremava , e poi , andandosene , mi salutò ancora per lo spiraglio dell ' uscio , con gli occhi pieni di lacrime . E proprio in quel punto lei fece un atto con una mano , mettendosi l ' altra sul petto come per dirle : « Signora , si fidi di me . » Ebbene , quel suo atto , quel suo sguardo , da cui mi accorsi che lei aveva capito tutti i sentimenti , tutti i pensieri di mia madre , quello sguardo che voleva dire : « Coraggio ! » quell ' atto che era un ' onesta promessa di protezione , d ' affetto , d ' indulgenza , io non l ' ho mai scordato m ' è rimasto scolpito nel cuore per sempre ; ed è quel ricordo che m ' ha fatto partir da Torino . Ed eccomi qui , dopo quarantaquattro anni , a dirle : Grazie , caro maestro . Il maestro non rispose : mi accarezzava i capelli con la mano , e la sua mano tremava , tremava , mi saltava dai capelli sulla fronte , dalla fronte sulla spalla . Intanto mio padre guardava quei muri nudi , quel povero letto , un pezzo di pane e un ' ampollina d ' olio ch ' eran sulla finestra , e pareva che volesse dire : - Povero maestro , dopo sessant ' anni di lavoro , è questo tutto il tuo premio ? Ma il buon vecchio era contento e ricominciò a parlare con vivacità della nostra famiglia , di altri maestri di quegli anni , e dei compagni di scuola di mio padre ; il quale di alcuni si ricordava e di altri no , e l ' uno dava all ' altro delle notizie di questo e di quello ; quando mio padre ruppe la conversazione per pregare il maestro di scendere in paese a far colazione con noi . Egli rispose con espansione : - La ringrazio , la ringrazio ; - ma pareva incerto . Mio padre gli prese tutt ' e due le mani e lo ripregò . - Ma come farò a mangiare , - disse il maestro - con queste povere mani che ballano in questa maniera ? È una penitenza anche per gli altri ! - Noi l ' aiuteremo , maestro - disse mio padre . E allora accettò , tentennando il capo e sorridendo . - Una bella giornata questa , - disse chiudendo l ' uscio di fuori , - una bella giornata , caro signor Bottini ! Le accerto che me ne ricorderò fin che avrò vita . Mio padre diede il braccio al maestro , questi prese per mano me , e discendemmo per la viottola . Incontrammo due ragazzine scalze che conducevan le vacche , e un ragazzo che passò correndo , con un gran carico di paglia sulle spalle . Il maestro ci disse che eran due scolare e uno scolaro di seconda , che la mattina menavan le bestie a pasturare e lavoravan nei campi a piedi nudi , e la sera si mettevano le scarpe e andavano a scuola . Era quasi mezzogiorno . Non incontrammo nessun altro . In pochi minuti arrivammo all ' albergo , ci sedemmo a una gran tavola , mettendo in mezzo il maestro , e cominciammo subito a far colazione . L ' albergo era silenzioso come un convento . Il maestro era molto allegro , e la commozione gli accresceva il tremito ; non poteva quasi mangiare . Ma mio padre gli tagliava la carne , gli rompeva il pane , gli metteva il sale nel tondo . Per bere bisognava che tenesse il bicchiere con due mani , e ancora gli batteva nei denti . Ma discorreva fitto , con calore , dei libri di lettura di quando era giovane , degli orari d ' allora , degli elogi che gli avevan fatto i superiori , dei regolamenti di quest ' ultimi anni , sempre con quel viso sereno , un poco più rosso di prima , e con una voce gaia , e il riso quasi d ' un giovane . E mio padre lo guardava , lo guardava , con la stessa espressione con cui lo sorprendo qualche volta a guardar me , in casa , quando pensa e sorride da sé , col viso inclinato da una parte . Il maestro si lasciò andar del vino sul petto ; mio padre s ' alzò e lo ripulì col tovagliolo . - Ma no , signore , non permetto ! - egli disse , e rideva . Diceva delle parole in latino . E in fine alzò il bicchiere , che gli ballava in mano , e disse serio serio : - Alla sua salute , dunque , caro signor ingegnere , ai suoi figliuoli , alla memoria della sua buona madre ! - Alla vostra , mio buon maestro ! - rispose mio padre , stringendogli la mano . E in fondo alla stanza c ' era l ' albergatore ed altri , che guardavano , e sorridevano in una maniera , come se fossero contenti di quella festa che si faceva al maestro del loro paese . Alle due passate uscimmo e il maestro ci volle accompagnare alla stazione . Mio padre gli diede di nuovo il braccio ed egli mi riprese per la mano : io gli portai il bastone . La gente si soffermava a guardare , perché tutti lo conoscevano , alcuni lo salutavano . A un certo punto della strada sentimmo da una finestra molte voci di ragazzi , che leggevano insieme , compitando . Il vecchio si fermò e parve che si rattristasse . - Ecco , caro signor Bottini , - disse , - quello che mi fa pena . È sentir la voce dei ragazzi nella scuola , e non esserci più , pensare che c ' è un altro . L ' ho sentita per sessant ' anni questa musica , e ci avevo fatto il cuore ... Ora son senza famiglia . Non ho più figliuoli . - No , maestro , - gli disse mio padre , ripigliando il cammino , - lei ce n ' ha ancora molti figliuoli , sparsi per il mondo , che si ricordano di lei , come io me ne son sempre ricordato . - No , no , - rispose il maestro , con tristezza , - non ho più scuola , non ho più figliuoli . E senza figliuoli non vivrò più un pezzo . Ha da sonar presto la mia ora . - Non lo dica , maestro , non lo pensi , - disse mio padre . - In ogni modo , lei ha fatto tanto bene ! Ha impiegato la vita così nobilmente ! Il vecchio maestro inclinò un momento la testa bianca sopra la spalla di mio padre , e mi diede una stretta alla mano . Eravamo entrati nella stazione . Il treno stava per partire . - Addio , maestro ! - disse mio padre , baciandolo sulle due guancie . - Addio , grazie , addio , - rispose il maestro , prendendo con le sue mani tremanti una mano di mio padre , e stringendosela sul cuore . Poi lo baciai io , e gli sentii il viso bagnato . Mio padre mi spinse nel vagone , e al momento di salire levò rapidamente il rozzo bastone di mano al maestro , e gli mise invece la sua bella canna col pomo d ' argento e le sue iniziali , dicendogli : - La conservi per mia memoria . Il vecchio tentò di renderla e di riprender la sua ; ma mio padre era già dentro , e aveva richiuso lo sportello . - Addio , mio buon maestro ! - Addio , figliuolo , - rispose il maestro , mentre il treno si moveva , - e Dio la benedica per la consolazione che ha portato a un povero vecchio . - A rivederci ! - gridò mio padre , con voce commossa . Ma il maestro crollò il capo come per dire : - Non ci rivedremo più . - Sì , sì , - ripeté mio padre , - a rivederci . E quegli rispose alzando la mano tremola al cielo : - Lassù . E disparve al nostro sguardo così , con la mano in alto . Convalescenza 20 , giovedì Chi m ' avrebbe detto quando tornavo così allegro da quella bella gita con mio padre che per dieci giorni non avrei più visto né campagna né cielo ! Son stato molto malato , in pericolo di vita . Ho sentito mia madre singhiozzare , ho visto mio padre pallido pallido , che mi guardava fisso , e mia sorella Silvia e mio fratello che discorrevano a bassa voce , e il medico , con gli occhiali , che era ogni momento lì , e mi diceva delle cose che non capivo . Proprio , son stato a un punto dal dare un addio a tutti . Ah povera mia madre ! Son passati almeno tre o quattro giorni di cui non mi ricordo quasi nulla , come se avessi fatto un sogno imbrogliato e oscuro . Mi sembra d ' aver visto accanto al mio letto la mia buona maestra di prima superiore che si sforzava di soffocar la tosse col fazzoletto , per non disturbarmi ; ricordo così in confuso il mio maestro che si chinò a baciarmi e mi punse un poco il viso con la barba ; e ho visto passare come in una nebbia la testa rossa di Crossi , i riccioli biondi di Derossi , il calabrese vestito di nero , e Garrone che mi portò un mandarino con le foglie e scappò subito perché sua madre stava male . Poi mi destai come da un sonno lunghissimo , e capii che stavo meglio vedendo mio padre e mia madre che sorridevano , e sentendo Silvia che canterellava . Oh che triste sogno è stato ! Poi ho cominciato a migliorare ogni giorno . È venuto il « muratorino » che m ' ha rifatto ridere per la prima volta col suo muso lepre ; e come lo fa bene ora che gli s ' è allungato un po ' il viso per la malattia , poveretto ! È venuto Coretti , è venuto Garoffi a regalarmi due biglietti della sua nuova lotteria per « un temperino a cinque sorprese » che comprò da un rigattiere di via Bertola . Ieri poi , mentre dormivo , è venuto Precossi , e ha messo la guancia sopra la mia mano , senza svegliarmi , e come veniva dall ' officina di suo padre col viso impolverato di carbone , mi lasciò l ' impronta nera sulla manica , che mi ha fatto un gran piacere a vederla , quando mi sono svegliato . Come son diventati verdi gli alberi in questi pochi giorni ! E che invidia mi fanno i ragazzi che vedo correre alla scuola coi loro libri , quando mio padre mi porta alla finestra ! Ma fra poco ci tornerò io pure . Sono tanto impaziente di rivedere tutti quei ragazzi , il mio banco , il giardino , quelle strade ; di sapere tutto quello che è accaduto in questo tempo ; di rimettermi ai miei libri e ai miei quaderni , che mi pare un anno che non li vedo più ! Povera mia madre , com ' è dimagrata e impallidita . Povero padre mio , come ha l ' aria stanca . E i miei buoni compagni , che son venuti a trovarmi e camminavano in punta di piedi e mi baciavano in fronte ! Mi fa tristezza ora a pensare che un giorno ci separeremo . Con Derossi , con qualche altro , continueremo a far gli studi insieme , forse ; ma tutti gli altri ? Una volta finita la quarta , addio ; non ci vedremo più ; non li vedrò più accanto al mio letto quando sarò malato ; Garrone , Precossi , Coretti , tanti bravi ragazzi , tanti buoni e cari compagni , mai più ! Gli amici operai 20 , giovedì Perché , Enrico , mai più ? Questo dipenderà da te . Finita la quarta , tu andrai al Ginnasio ed essi faranno gli operai , ma rimarrete nella stessa città , forse per molti anni . E perché , allora , non v ' avrete più a rivedere ? Quando tu sarai all ' Università o al Liceo , li andrai a cercare nelle loro botteghe o nelle loro officine , e ti sarà un grande piacere il ritrovare i tuoi compagni d ' infanzia , - uomini , - al lavoro . Vorrei vedere che tu non andassi a cercar Coretti e Precossi ; dovunque fossero . Tu ci andrai , e passerai delle ore in loro compagnia , e vedrai , studiando la vita e il mondo , quante cose potrai imparare da loro , che nessun altri ti saprà insegnare , e sulle loro arti e sulla loro società e sul tuo paese . E bada che se non conserverai queste amicizie , sarà ben difficile che tu ne acquisti altre simili in avvenire , delle amicizie , voglio dire , fuori della classe a cui appartieni ; e così vivrai in una classe sola , e l ' uomo che pratica una sola classe sociale , è come lo studioso che non legge altro che un libro . Proponiti quindi fin d ' ora di conservarti quei buoni amici anche dopo che sarete divisi ; e coltivali fin d ' ora di preferenza , appunto perché son figliuoli d ' operai . Vedi : gli uomini delle classi superiori sono gli ufficiali , e gli operai sono i soldati del lavoro , ma così nella società come nell ' esercito , non solo il soldato non è men nobile dell ' ufficiale , perché la nobiltà sta nel lavoro e non nel guadagno , nel valore e non nel grado , ma se c ' è una superiorità di merito è dalla parte del soldato , dell ' operaio , i quali ricavan dall ' opera propria minor profitto . Ama dunque , rispetta sopra tutti , fra i tuoi compagni , i figliuoli dei soldati del lavoro ; onora in essi le fatiche e i sacrifici dei loro parenti ; disprezza le differenze di fortuna e di classe , sulle quali i vili soltanto regolano i sentimenti e la cortesia ; pensa che uscì quasi tutto dalle vene dei lavoratori delle officine e dei campi il sangue benedetto che ci ha redento la patria , ama Garrone , ama Precossi , ama Coretti , ama il tuo « muratorino » che nei loro petti di piccoli operai chiudono dei cuori di principi , e giura a te medesimo che nessun cangiamento di fortuna potrà mai strappare queste sante amicizie infantili dall ' anima tua . Giura che se fra quarant ' anni ; passando in una stazione di strada ferrata , riconoscerai nei panni d ' un macchinista il tuo vecchio Garrone col viso nero ... ah , non m ' occorre che tu lo giuri : son sicuro che salterai sulla macchina e che gli getterai le braccia al collo , fossi anche Senatore del Regno . TUO PADRE La madre di Garrone 29 , sabato Tornato alla scuola , subito una triste notizia . Da vari giorni Garrone non veniva più perché sua madre era malata grave . Sabato sera è morta . Ieri mattina , appena entrato nella scuola , il maestro ci disse : - Al povero Garrone è toccata la più grande disgrazia che possa colpire un fanciullo . Gli è morta la madre . Domani egli ritornerà in classe . Vi prego fin d ' ora , ragazzi : rispettate il terribile dolore che gli strazia l ' anima . Quando entrerà , salutatelo con affetto , e seri : nessuno scherzi , nessuno rida con lui , mi raccomando . - E questa mattina , un po ' più tardi degli altri , entrò il povero Garrone . Mi sentii un colpo al cuore a vederlo . Era smorto in viso , aveva gli occhi rossi , e si reggeva male sulle gambe : pareva che fosse stato un mese malato : quasi non si riconosceva più : era vestito tutto di nero : faceva compassione . Nessuno fiatò ; tutti lo guardarono . Appena entrato , al primo riveder quella scuola , dove sua madre era venuta a prenderlo quasi ogni giorno , quel banco sul quale s ' era tante volte chinata i giorni d ' esame a fargli l ' ultima raccomandazione , e dove egli aveva tante volte pensato a lei , impaziente d ' uscire per correrle incontro , diede in uno scoppio di pianto disperato . Il maestro lo tirò vicino a sé , se lo strinse al petto e gli disse : - Piangi , piangi pure , povero ragazzo ; ma fatti coraggio . Tua madre non è più qua , ma ti vede , t ' ama ancora , vive ancora accanto a te , e un giorno tu la rivedrai , perché sei un ' anima buona e onesta come lei . Fatti coraggio . - Detto questo , l ' accompagnò al banco , vicino a me . Io non osavo di guardarlo . Egli tirò fuori i suoi quaderni e i suoi libri che non aveva aperti da molti giorni ; e aprendo il libro di lettura dove c ' è una vignetta che rappresenta una madre col figliuolo per mano , scoppiò in pianto un ' altra volta , e chinò la testa sul banco . Il maestro ci fece segno di lasciarlo stare così , e cominciò la lezione . Io avrei voluto dirgli qualche cosa , ma non sapevo . Gli misi una mano sul braccio e gli dissi all ' orecchio : - Non piangere , Garrone . - Egli non rispose , e senz ' alzar la testa dal banco , mise la sua mano nella mia e ve la tenne un pezzo . All ' uscita nessuno gli parlò tutti gli girarono intorno , con rispetto , e in silenzio . Io vidi mia madre che m ' aspettava e corsi ad abbracciarla , ma essa mi respinse , e guardava Garrone . Subito non capii perché , ma poi m ' accorsi che Garrone , solo in disparte , guardava me ; e mi guardava con uno sguardo d ' inesprimibile tristezza , che voleva dire : - Tu abbracci tua madre , e io non l ' abbraccerò più ! Tu hai ancora tua madre , e la mia è morta ! - E allora capii perché mia madre m ' aveva respinto e uscii senza darle la mano . Giuseppe Mazzini 29 , sabato Anche questa mattina Garrone venne alla scuola pallido e con gli occhi gonfi di pianto ; e diede appena un ' occhiata ai piccoli regali che gli avevamo messi sul banco per consolarlo . Ma il maestro aveva portato una pagina d ' un libro , da leggergli , per fargli animo . Prima ci avvertì che andassimo tutti domani al tocco al Municipio a veder dare la medaglia del valor civile a un ragazzo che ha salvato un bambino dal Po , e che lunedì egli ci avrebbe dettato la descrizione della festa , in luogo del racconto mensile . Poi , rivoltosi a Garrone , che stava col capo basso , gli disse : - Garrone , fa uno sforzo , e scrivi anche tu quello che io detto . - Tutti pigliammo la penna . Il maestro dettò . « Giuseppe Mazzini , nato a Genova nel 1805 , morto a Pisa nel 1872 , grande anima di patriotta , grande ingegno di scrittore , ispiratore ed apostolo primo della rivoluzione italiana ; il quale per amore della patria visse quarant ' anni povero , esule , perseguitato , ramingo , eroicamente immobile nei suoi principii e nei suoi propositi ; Giuseppe Mazzini che adorava sua madre , e che aveva attinto da lei quanto nella sua anima fortissima e gentile v ' era di più alto e di più puro , così scriveva a un suo fedele amico , per consolarlo della più grande delle sventure . Son presso a poco le sue parole : " Amico , tu non vedrai mai più tua madre su questa terra . Questa è la tremenda verità . Io non mi reco a vederti , perché il tuo è uno di quei dolori solenni e santi che bisogna soffrire e vincere da sé soli . Comprendi ciò che voglio dire con queste parole : - Bisogna vincere il dolore ? - Vincere quello che il dolore ha di meno santo , di meno purificatore ; quello che , invece di migliorare l ' anima , la indebolisce e l ' abbassa . Ma l ' altra parte del dolore , la parte nobile , quella che ingrandisce e innalza l ' anima , quella deve rimanere con te , non lasciarti più mai . Quaggiù nulla si sostituisce a una buona madre . Nei dolori , nelle consolazioni che la vita può darti ancora , tu non la dimenticherai mai più . Ma tu devi ricordarla , amarla , rattristarti della sua morte in un modo degno di lei . O amico , ascoltami . La morte non esiste , non è nulla . Non si può nemmeno comprendere . La vita è vita , e segue la legge della vita : il progresso . Tu avevi ieri una madre in terra : oggi hai un angelo altrove . Tutto ciò che è bene sopravvive , cresciuto di potenza , alla vita terrena . Quindi anche l ' amore di tua madre . Essa t ' ama ora più che mai . E tu sei responsabile delle tue azioni a Lei più di prima . Dipende da te , dalle opere tue d ' incontrarla , di rivederla in un ' altra esistenza . Tu devi dunque , per amore e riverenza a tua madre , diventar migliore e darle gioia di te . Tu dovrai d ' ora innanzi , ad ogni atto tuo , dire a te stesso : - Lo approverebbe mia madre ? - La sua trasformazione ha messo per te nel mondo un angelo custode al quale devi riferire ogni cosa tua . Sii forte e buono ; resisti al dolore disperato e volgare ; abbi la tranquillità dei grandi patimenti nelle grandi anime : è ciò che essa vuole . » - Garrone ! - soggiunse il maestro : - sii forte e tranquillo , è ciò che essa vuole . Intendi ? Garrone accennò di sì col capo , e intanto gli cadevan delle lacrime grosse e fitte sulle mani , sul quaderno , sul banco . Valor civile Racconto mensile Al tocco eravamo col maestro davanti al Palazzo di città per veder dare la medaglia del valor civile al ragazzo che salvò il suo compagno dal Po . Sul terrazzo della facciata sventolava una grande bandiera tricolore . Entrammo nel cortile del Palazzo . Era già pieno di gente . Si vedeva in fondo un tavolo col tappeto rosso , e delle carte sopra , e dietro una fila di seggioloni dorati per il Sindaco e per la Giunta : c ' erano gli uscieri del Municipio con la sottoveste azzurra e le calze bianche . A destra del cortile stava schierato un drappello di guardie civiche , che avevano molte medaglie , e accanto a loro un drappello di guardie daziarie ; dall ' altra parte i pompieri , in divisa festiva , e molti soldati senz ' ordine , venuti là per vedere : soldati di cavalleria , bersaglieri , artiglieri . Poi tutt ' intorno dei signori , dei popolani , alcuni ufficiali , e donne e ragazzi , che si accalcavano . Noi ci stringemmo in un angolo dov ' erano già affollati molti alunni d ' altre sezioni , coi loro maestri , e c ' era vicino a noi un gruppo di ragazzi del popolo , tra i dieci e i diciott ' anni , che ridevano e parlavan forte , e si capiva ch ' erano tutti di Borgo Po , compagni o conoscenti di quello che doveva aver la medaglia . Su , a tutte le finestre , c ' erano affacciati degli impiegati del Municipio ; la loggia della biblioteca pure era piena di gente , che si premeva contro la balaustrata ; e in quella del lato opposto , che è sopra il portone d ' entrata , stavano pigiate un gran numero di ragazze delle scuole pubbliche , e molte ragazze militari , coi loro bei veli celesti . Pareva un teatro . Tutti discorrevano allegri , guardando a ogni tratto dalla parte del tavolo rosso , se comparisse nessuno . La banda musicale suonava piano in fondo al portico . Sui muri alti batteva il sole . Era bello . All ' improvviso tutti si misero a batter le mani dal cortile , dalle logge , dalle finestre . Io m ' alzai in punta di piedi per vedere . La folla che stava dietro al tavolo rosso s ' era aperta , ed eran venuti avanti un uomo e una donna . L ' uomo teneva per mano un ragazzo . Era quello che aveva salvato il compagno . L ' uomo era suo padre , un muratore , vestito a festa . La donna , - sua madre , - piccola e bionda , aveva una veste nera . Il ragazzo , anche biondo e piccolo , aveva una giacchetta grigia . A veder tutta quella gente e a sentir quello strepito d ' applausi , rimasero lì tutti e tre , che non osavano più né guardare né muoversi . Un usciere municipale li spinse accanto al tavolo , a destra . Tutti stettero zitti un momento , e poi un ' altra volta scoppiarono gli applausi da tutte le parti . Il ragazzo guardò su alle finestre e poi alla loggia delle Figlie dei militari ; teneva il cappello fra le mani , sembrava che non capisse bene dove fosse . Mi parve che somigliasse un poco a Coretti , nel viso ; ma più rosso . Suo padre e sua madre tenevan gli occhi fissi sul tavolo . Intanto tutti i ragazzi di borgo Po , che eran vicini a noi , si sporgevano avanti , facevano dei gesti verso il loro compagno per farsi vedere , chiamandolo a voce bassa : - Pin ! Pin ! Pinot ! - A furia di chiamarlo si fecero sentire . Il ragazzo li guardò , e nascose il sorriso dietro il cappello . A un dato punto tutte le guardie si misero sull ' attenti . Entrò il Sindaco , accompagnato da molti signori . Il Sindaco , tutto bianco , con una gran sciarpa tricolore , si mise al tavolino , in piedi ; tutti gli altri dietro e dai lati . La banda cessò di suonare , il Sindaco fece un cenno , tutti tacquero . Cominciò a parlare . Le prime parole non le intesi bene ; ma capii che raccontava il fatto del ragazzo . Poi la sua voce s ' alzò , e si sparse così chiara e sonora per tutto il cortile , che non perdetti più una parola . - ... Quando vide dalla sponda il compagno che si dibatteva nel fiume , già preso dal terrore della morte , egli si strappò i panni di dosso e accorse senza titubare un momento . Gli gridarono : - T ' anneghi ! , - non rispose ; lo afferrarono , si svincolò ; lo chiamaron per nome , era già nell ' acqua . Il fiume era gonfio , il rischio terribile , anche per un uomo . Ma egli si slanciò contro la morte con tutta la forza del suo piccolo corpo e del suo grande cuore ; raggiunse e afferrò in tempo il disgraziato , che già era sott ' acqua , e lo tirò a galla ; lottò furiosamente con l ' onda che li volea travolgere , col compagno che tentava d ' avvinghiarlo ; e più volte sparì sotto e rivenne fuori con uno sforzo disperato ; ostinato , invitto nel suo santo proposito , non come un ragazzo che voglia salvare un altro ragazzo , ma come un uomo , come un padre che lotti per salvare un figliuolo , che è la sua speranza e la sua vita . Infine , Dio non permise che una così generosa prodezza fosse inutile . Il nuotatore fanciullo strappò la vittima al fiume gigante , e la recò a terra , e le diè ancora , con altri , i primi conforti ; dopo di che se ne tornò a casa solo e tranquillo , a raccontare ingenuamente l ' atto suo . Signori ! Bello , venerabile è l ' eroismo nell ' uomo . Ma nel fanciullo , in cui nessuna mira d ' ambizione o d ' altro interesse è ancor possibile ; nel fanciullo che tanto deve aver più d ' ardimento quanto ha meno di forza ; nel fanciullo a cui nulla domandiamo , che a nulla è tenuto , che ci pare già tanto nobile e amabile , non quando compia , ma solo quando comprenda e riconosca il sacrificio altrui ; l ' eroismo nel fanciullo è divino . Non dirò altro , signori . Non voglio ornar di lodi superflue una così semplice grandezza . Eccolo qui davanti a voi il salvatore valoroso e gentile . Soldati , salutatelo come un fratello ; madri , beneditelo come un figliuolo ; fanciulli , ricordatevi il suo nome , stampatevi nella mente il suo viso , ch ' egli non si cancelli mai più dalla vostra memoria e dal vostro cuore . Avvicinati , ragazzo . In nome del Re d ' Italia , io ti do la medaglia al valor civile . Un evviva altissimo , lanciato insieme da molte voci , fece echeggiare il palazzo . Il Sindaco prese sul tavolo la medaglia e l ' attaccò al petto del ragazzo . Poi lo abbracciò e lo baciò . La madre si mise una mano sugli occhi , il padre teneva il mento sul petto . Il Sindaco strinse la mano a tutti e due , e preso il decreto della decorazione , legato con un nastro , lo porse alla donna . Poi si rivolse al ragazzo e disse : - Che il ricordo di questo giorno così glorioso per te , così felice per tuo padre e per tua madre , ti mantenga per tutta la vita sulla via della virtù e dell ' onore . Addio ! Il Sindaco uscì , la banda sonò e tutto parea finito , quando il drappello dei pompieri s ' aperse , e un ragazzo di otto o nove anni , spinto innanzi da una donna che subito si nascose , si slanciò verso il decorato e gli cascò fra le braccia . Un altro scoppio d ' evviva e d ' applausi fece rintronare il cortile ; tutti avevan capito alla prima : quello era il ragazzo stato salvato dal Po , che veniva a ringraziare il suo salvatore . Dopo averlo baciato , gli si attaccò a un braccio per accompagnarlo fuori . Essi due primi , e il padre e la madre dietro , s ' avviarono verso l ' uscita , passando a stento fra la gente che faceva ala al loro passaggio , guardie , ragazzi , soldati , donne , alla rinfusa . Tutti si spingevano avanti e s ' alzavano in punta di piedi per vedere il ragazzo . Quelli che eran sul passaggio gli toccavan la mano . Quando passò davanti ai ragazzi delle scuole , tutti agitarono i berretti per aria . Quelli di borgo Po fecero un grande schiamazzo , tirandolo per le braccia e per la giacchetta , e gridando : - Pin , viva Pin ! Bravo Pinot ! - Io lo vidi passar proprio vicino . Era tutto acceso nel viso , contento : la medaglia aveva il nastro bianco , rosso e verde . Sua madre piangeva e rideva ; suo padre si torceva un baffo con una mano , che gli tremava forte , come se avesse la febbre . E su dalle finestre e dalle logge seguitavano a sporgersi fuori e ad applaudire . Tutt ' a un tratto , quando furono per entrar sotto il portico , venne giù dalla loggia delle Figlie dei militari una vera pioggia di pensieri , di mazzettini di viole e di margherite , che caddero sulla testa del ragazzo , del padre , della madre , e si sparsero in terra . Molti si misero a raccoglierli in fretta e li porgevano alla madre . E la banda in fondo al cortile sonava piano piano un ' aria bellissima , che pareva il canto di tante voci argentine che s ' allontanassero lente giù per le rive d ' un fiume . MAGGIO I bambini rachitici 5 , venerdì Oggi ho fatto vacanza perché non stavo bene , e mia madre m ' ha condotto con sé all ' istituto dei ragazzi rachitici , dov ' è andata a raccomandare una bimba del portinaio ; ma non mi ha lasciato entrar nella scuola ... Non hai capito perché , Enrico , non ti lasciai entrare ? Per non mettere davanti a quei disgraziati , lì nel mezzo della scuola , quasi come in mostra , un ragazzo sano e robusto : troppe occasioni hanno già di trovarsi a dei paragoni dolorosi . Che triste cosa ! Mi venne su il pianto dal cuore a entrar là dentro . Erano una sessantina , tra bambini e bambine ... Povere ossa torturate ! Povere mani , poveri piedini rattrappiti e scontorti ! Poveri corpicini contraffatti ! Subito osservai molti visi graziosi ; degli occhi pieni d ' intelligenza e di affetto : c ' era un visetto di bimba , col naso affilato e il mento aguzzo , che pareva una vecchietta , ma aveva un sorriso d ' una soavità celeste . Alcuni , visti davanti , son belli , e paion senza difetti , ma si voltano ... e vi danno una stretta all ' anima . C ' era il medico , che li visitava . Li metteva ritti sui banchi , e alzava i vestitini per toccare i ventri enfiati e le giunture grosse , ma non si vergognavano punto , povere creature ; si vedeva ch ' eran bambini assuefatti a essere svestiti , esaminati , rivoltati per tutti i versi . E pensare che ora son nel periodo migliore della loro malattia , ché quasi non soffron più . Ma chi può dire quello che soffrirono durante il primo deformarsi del corpo , quando col crescere della loro infermità , vedevano diminuire l ' affetto intorno a sé , poveri bambini , lasciati soli per ore ed ore nell ' angolo d ' una stanza o d ' un cortile , mal nutriti , e a volte anche scherniti , o tormentati per mesi da bendaggi e da apparecchi ortopedici inutili ! Ora però , grazie alle cure , alla buona alimentazione e alla ginnastica , molti migliorano . La maestra fece fare la ginnastica . Era una pietà , a certi comandi , vederli distender sotto i banchi tutte quelle gambe fasciate , strette fra le stecche , nocchierute , sformate , delle gambe che si sarebbero coperte di baci ! Parecchi non potevano alzarsi dal banco , e rimanevan lì , col capo ripiegato sul braccio , accarezzando le stampelle con la mano ; altri , facendo la spinta delle braccia , si sentivan mancare il respiro , e ricascavano a sedere , pallidi , ma sorridevano , per dissimulare l ' affanno . Ah ! Enrico , voi altri che non pregiate la salute , e vi sembra così poca cosa lo star bene ! Io pensavo ai bei ragazzi forti e fiorenti , che le madri portano in giro come in trionfo , superbe della loro bellezza , e mi sarei prese tutte quelle povere teste , me le sarei strette tutte sul cuore , disperatamente , avrei detto , se fossi stata sola : non mi movo più di qui ; voglio consacrare la vita a voi , servirvi , farvi da madre a tutti fino al mio ultimo giorno ... E intanto cantavano , cantavano con certe vocine esili , dolci , tristi , che andavano all ' anima , e la maestra avendoli lodati , si mostraron contenti ; e mentre passava tra i banchi , le baciavano le mani e le braccia , perché senton tanta gratitudine per chi li benefica , e sono molto affettuosi . E anche hanno ingegno , quegli angioletti ; e studiano , mi disse la maestra . Una maestra giovane e gentile , che ha sul viso pieno di bontà una certa espressione di mestizia , come un riflesso delle sventure che essa accarezza e consola . Cara ragazza ! Fra tutte le creature umane che si guadagnan la vita col lavoro , non ce n ' è una che se la guadagni più santamente di te , figliuola mia . TUA MADRE Sacrificio . 9 , martedì Mia madre è buona , e mia sorella Silvia è come lei , ha lo stesso cuore grande e gentile . Io stavo copiando ieri sera una parte del racconto mensile Dagli Appennini alle Ande , che il maestro ci ha dato a copiare un poco a tutti , tanto è lungo ; quando Silvia entrò in punta di piedi e mi disse in fretta e piano : - Vieni con me dalla mamma . Li ho sentiti stamani che discorrevano : al babbo è andato male un affare , era addolorato , la mamma gli faceva coraggio ; siamo nelle strettezze , capisci ? non ci sono più denari . Il babbo diceva che bisognerà fare dei sacrifici per rimettersi . Ora bisogna che ne facciamo anche noi dei sacrifici , non è vero ? Sei pronto ? Bene , parlo alla mamma , e tu accenna di sì e promettile sul tuo onore che farai tutto quello che dirò io . Detto questo , mi prese per mano , e mi condusse da nostra madre , che stava cucendo , tutta pensierosa ; io sedetti da una parte del sofà , Silvia sedette dall ' altra , e subito disse : - Senti , mamma , ho da parlarti . Abbiamo da parlarti tutti e due . - La mamma ci guardò meravigliata . E Silvia cominciò : - Il babbo è senza denari , è vero ? - Che dici ? - rispose la mamma arrossendo , - Non è vero ! Che ne sai tu ? Chi te l ' ha detto ? - Lo so , disse Silvia , risoluta . - Ebbene , senti , mamma ; dobbiamo fare dei sacrifici anche noi . Tu m ' avevi promesso un ventaglio per la fin di maggio , e Enrico aspettava la sua scatola di colori ; non vogliamo più nulla ; non vogliamo che si sprechino i soldi ; saremo contenti lo stesso , hai capito ? - La mamma tentò di parlare , ma Silvia disse : - No , sarà così . Abbiamo deciso . E fin che il babbo non avrà dei denari , non vogliamo più né frutta né altre cose ; ci basterà la minestra , e la mattina a colazione mangeremo del pane ; così si spenderà meno a tavola , ché già spendiamo troppo , e noi ti promettiamo che ci vedrai sempre contenti ad un modo . Non è vero , Enrico ? - Io risposi di sì . - Sempre contenti ad un modo , - ripeté Silvia , chiudendo la bocca alla mamma con una mano ; - e se c ' è altri sacrifici da fare , o nel vestire , o in altro , noi li faremo volentieri , e vendiamo anche i nostri regali : io do tutte le mie cose , ti servo io di cameriera , non daremo più nulla a fare fuor di casa , lavorerò con te tutto il giorno , farò tutto quello che vorrai , sono disposta a tutto ! A tutto ! - esclamò gettando le braccia al collo a mia madre ; - pur che il babbo e la mamma non abbian più dispiaceri , pur ch ' io torni a vedervi tutti e due tranquilli , di buon umore come prima , in mezzo alla vostra Silvia e al vostro Enrico , che vi vogliono tanto bene , che darebbero la loro vita per voi ! - Ah ! io non vidi mai mia madre così contenta come a sentir quelle parole ; non ci baciò mai in fronte a quel modo , piangendo e ridendo , senza poter parlare . E poi assicurò Silvia che aveva capito male , che non eravamo mica ridotti come essa credeva , per fortuna , e cento volte ci disse grazie , e fu allegra tutta la sera , fin che rientrò mio padre , a cui disse tutto . Egli non aperse bocca , povero padre mio ! Ma questa mattina sedendo a tavola ... provai insieme un gran piacere e una gran tristezza : io trovai sotto il tovagliolo la mia scatola , e Silvia ci trovò il suo ventaglio . L ' incendio 11 , giovedì Questa mattina io avevo finito di copiare la mia parte del racconto Dagli Appennini alle Ande , e stavo cercando un tema per la composizione libera che ci diede da fare il maestro , quando udii un vocìo insolito per le scale , e poco dopo entrarono in casa due pompieri , i quali domandarono a mio padre il permesso di visitar le stufe e i camini , perché bruciava un fumaiolo sui tetti , e non si capiva di chi fosse . Mio padre disse : - Facciano pure , - e benché non avessimo fuoco acceso da nessuna parte , essi cominciarono a girar per le stanze e a metter l ' orecchio alle pareti , per sentire se rumoreggiasse il foco dentro alle gole che vanno su agli altri piani della casa . E mio padre mi disse , mentre giravan per le stanze : - Enrico , ecco un tema per la tua composizione : i pompieri . Provati un po ' a scrivere quello che ti racconto . Io li vidi all ' opera due anni fa , una sera che uscivo dal teatro Balbo , a notte avanzata . Entrando in via Roma , vidi una luce insolita , e un ' onda di gente che accorreva : una casa era in fuoco : lingue di fiamma e nuvoli di fumo rompevan dalle finestre e dal tetto ; uomini e donne apparivano ai davanzali e sparivano , gettando grida disperate , c ' era gran tumulto davanti al portone ; la folla gridava : - Brucian vivi ! Soccorso ! I pompieri ! - Arrivò in quel punto una carrozza , ne saltaron fuori quattro pompieri , i primi che s ' eran trovati al Municipio , e si slanciarono dentro alla casa . Erano appena entrati , che si vide una cosa orrenda : una donna s ' affacciò urlando a una finestra del terzo piano , s ' afferrò alla ringhiera , la scavalcò , e rimase afferrata così , quasi sospesa nel vuoto , con la schiena in fuori , curva sotto il fumo e le fiamme che fuggendo dalla stanza le lambivan quasi la testa . La folla gettò un grido di raccapriccio . I pompieri , arrestati per isbaglio al secondo piano dagli inquilini atterriti , avevan già sfondato un muro e s ' eran precipitati in una camera ; quando cento grida li avvertirono : - Al terzo piano ! Al terzo piano ! - Volarono al terzo piano . Qui era un rovinio d ' inferno , travi di tetto che crollavano , corridoi pieni di fiamme , un fumo che soffocava . Per arrivare alle stanze dov ' eran gl ' inquilini rinchiusi , non restava altra via che passar pel tetto . Si lanciaron subito su , e un minuto dopo si vide come un fantasma nero saltar sui coppi , tra il fumo . Era il caporale , arrivato il primo . Ma per andare dalla parte del tetto che corrispondeva al quartierino chiuso dal fuoco , gli bisognava passare sopra un ristrettissimo spazio compreso tra un abbaino e la grondaia ; tutto il resto fiammeggiava , e quel piccolo tratto era coperto di neve e di ghiaccio , e non c ' era dove aggrapparsi . - È impossibile che passi ! - gridava la folla di sotto . Il caporale s ' avanzò sull ' orlo del tetto : - tutti rabbrividirono , e stettero a guardar col respiro sospeso : - passò : - un immenso evviva salì al cielo . Il caporale riprese la corsa , e arrivato al punto minacciato , cominciò a spezzare furiosamente a colpi d ' accetta coppi , travi , correntini , per aprirsi una buca da scender dentro . Intanto la donna era sempre sospesa fuor della finestra , il fuoco le infuriava sul capo , un minuto ancora , e sarebbe precipitata nella via . La buca fu aperta : si vide il caporale levarsi la tracolla e calarsi giù ; gli altri pompieri , sopraggiunti , lo seguirono . Nello stesso momento un ' altissima scala Porta , arrivata allora , s ' appoggiò al cornicione della casa , davanti alle finestre da cui uscivano fiamme e urli da pazzi . Ma si credeva che fosse tardi . - Nessuno si salva più , - gridavano . - I pompieri bruciano . - È finita . - Son morti . - All ' improvviso si vide apparire alla finestra della ringhiera la figura nera del caporale , illuminata di sopra in giù dalle fiamme , - la donna gli si avvinghiò al collo ; - egli l ' afferrò alla vita con tutt ' e due le braccia , la tirò su , la depose dentro alla stanza . La folla mise un grido di mille voci , che coprì il fracasso dell ' incendio . Ma e gli altri ? e discendere ? La scala , appoggiata al tetto davanti a un ' altra finestra , distava dal davanzale un buon tratto . Come avrebbero potuto attaccarvisi ? Mentre questo si diceva , uno dei pompieri si fece fuori della finestra , mise il piede destro sul davanzale e il sinistro sulla scala , e così ritto per aria , abbracciati ad uno ad uno gli inquilini , che gli altri gli porgevan di dentro , li porse a un compagno , ch ' era salito su dalla via , e che , attaccatili bene ai pioli , li fece scendere , l ' un dopo l ' altro , aiutati da altri pompieri di sotto . Passò prima la donna della ringhiera , poi una bimba , un ' altra donna , un vecchio . Tutti eran salvi . Dopo il vecchio , scesero i pompieri rimasti dentro ; ultimo a scendere fu il caporale , che era stato il primo ad accorrere . La folla li accolse tutti con uno scoppio d ' applausi ; ma quando comparve l ' ultimo , l ' avanguardia dei salvatori , quello che aveva affrontato innanzi agli altri l ' abisso , quello che sarebbe morto , se uno avesse dovuto morire , la folla lo salutò come un trionfatore , gridando e stendendo le braccia con uno slancio affettuoso d ' ammirazione e di gratitudine , e in pochi momenti il suo nome oscuro - Giuseppe Robbino - suonò su mille bocche ... Hai capito ? Quello è coraggio , il coraggio del cuore , che non ragiona , che non vacilla , che va diritto cieco fulmineo dove sente il grido di chi muore . Io ti condurrò un giorno agli esercizi dei pompieri , e ti farò vedere il caporale Robbino ; perché saresti molto contento di conoscerlo , non è vero ? Risposi di sì . - Eccolo qua , - disse mio padre . Io mi voltai di scatto . I due pompieri , terminata la visita , attraversavan la stanza per uscire . Mio padre m ' accennò il più piccolo , che aveva i galloni , e mi disse : - Stringi la mano al caporale Robbino . Il caporale si fermò e mi porse la mano , sorridendo : io gliela strinsi ; egli mi fece un saluto ed uscì . - E ricordatene bene , - disse mio padre , - perché delle migliaia di mani che stringerai nella vita , non ce ne saranno forse dieci che valgono la sua . Dagli Appennini alle Ande Racconto mensile Molti anni fa un ragazzo genovese di tredici anni , figliuolo d ' un operaio , andò da Genova in America , da solo , per cercare sua madre . Sua madre era andata due anni prima a Buenos Aires , città capitale della Repubblica Argentina , per mettersi al servizio di qualche casa ricca , e guadagnar così in poco tempo tanto da rialzare la famiglia , la quale , per effetto di varie disgrazie , era caduta nella povertà e nei debiti . Non sono poche le donne coraggiose che fanno un così lungo viaggio per quello scopo , e che grazie alle grandi paghe che trova laggiù la gente di servizio , ritornano in patria a capo di pochi anni con qualche migliaio di lire . La povera madre aveva pianto lacrime di sangue al separarsi dai suoi figliuoli , l ' uno di diciott ' anni e l ' altro di undici ; ma era partita con coraggio , e piena di speranza . Il viaggio era stato felice : arrivata appena a Buenos Aires , aveva trovato subito , per mezzo d ' un bottegaio genovese , cugino di suo marito , stabilito là da molto tempo , una buona famiglia argentina , che la pagava molto e la trattava bene . E per un po ' di tempo aveva mantenuto coi suoi una corrispondenza regolare . Com ' era stato convenuto fra loro , il marito dirigeva le lettere al cugino , che le recapitava alla donna , e questa rimetteva le risposte a lui , che le spediva a Genova , aggiungendovi qualche riga di suo . Guadagnando ottanta lire al mese e non spendendo nulla per sé , mandava a casa ogni tre mesi una bella somma , con la quale il marito , che era galantuomo , andava pagando via via i debiti più urgenti , e riguadagnando così la sua buona reputazione . E intanto lavorava ed era contento dei fatti suoi , anche per la speranza che la moglie sarebbe ritornata fra non molto tempo , perché la casa pareva vuota senza di lei , e il figliuolo minore in special modo , che amava moltissimo sua madre , si rattristava , non si poteva rassegnare alla sua lontananza . Ma trascorso un anno dalla partenza , dopo una lettera breve nella quale essa diceva di star poco bene di salute , non ne ricevettero più . Scrissero due volte al cugino ; il cugino non rispose . Scrissero alla famiglia argentina , dove la donna era a servire ; ma non essendo forse arrivata la lettera perché avean storpiato il nome sull ' indirizzo , non ebbero risposta . Temendo d ' una disgrazia , scrissero al Consolato italiano di Buenos Aires , che facesse fare delle ricerche ; e dopo tre mesi fu risposto loro dal Console che , nonostante l ' avviso fatto pubblicare dai giornali , nessuno s ' era presentato , neppure a dare notizie . E non poteva accadere altrimenti , oltre che per altre ragioni , anche per questa : Che con l ' idea di salvare il decoro dei suoi , ché le pareva di macchiarlo a far la serva , la buona donna non aveva dato alla famiglia argentina il suo vero nome . Altri mesi passarono , nessuna notizia . Padre e figliuolo erano costernati ; il più piccolo , oppresso da una tristezza che non poteva vincere . Che fare ? A chi ricorrere ? La prima idea del padre era stata di partire , d ' andare a cercare sua moglie in America . Ma e il lavoro ? Chi avrebbe mantenuto i suoi figliuoli ? E neppure avrebbe potuto partire il figliuol maggiore , che cominciava appunto allora a guadagnar qualche cosa , ed era necessario alla famiglia . E in questo affanno vivevano , ripetendo ogni giorno gli stessi discorsi dolorosi , o guardandosi l ' un l ' altro , in silenzio . Quando una sera Marco , il più piccolo , uscì a dire risolutamente : - Ci vado io in America a cercar mia madre . - Il padre crollò il capo , con tristezza , e non rispose . Era un pensiero affettuoso , ma una cosa impossibile . A tredici anni , solo , fare un viaggio in America , che ci voleva un mese per andarci ! Ma il ragazzi insistette , pazientemente . Insistette quel giorno , il giorno dopo , tutti i giorni con una grande pacatezza , ragionando col buon senso d ' un uomo . - Altri ci sono andati , - diceva - e più piccoli di me . Una volta che son sul bastimento , arrivo là come un altro . Arrivato là , non ho che a cercare la bottega del cugino . Ci sono tanti italiani , qualcheduno m ' insegnerà la strada . Trovato il cugino , e trovata mia madre , se non trovo lui vado dal Console , cercherò la famiglia argentina . Qualunque cosa accada , laggiù c ' è del lavoro per tutti ; troverò del lavoro anch ' io , almeno per guadagnar tanto da ritornare a casa . - E così , a poco a poco , riuscì quasi a persuadere suo padre . Suo padre lo stimava , sapeva che aveva giudizio e coraggio , che era assuefatto alle privazioni e ai sacrifici , e che tutte queste buone qualità avrebbero preso doppia forza nel suo cuore per quel santo scopo di trovar sua madre , ch ' egli adorava . Si aggiunse pure che un Comandante di piroscafo , amico d ' un suo conoscente , avendo inteso parlar della cosa , s ' impegnò di fargli aver gratis un biglietto di terza classe per l ' Argentina . E allora , dopo un altro po ' di esitazione , il padre acconsentì , il viaggio fu deciso . Gli empirono una sacca di panni , gli misero in tasca qualche scudo , gli diedero l ' indirizzo del cugino , e una bella sera del mese di aprile lo imbarcarono . - Figliuolo , Marco mio , - gli disse il padre dandogli l ' ultimo bacio , con le lacrime agli occhi , sopra la scala del piroscafo che stava per partire : - fatti coraggio . Parti per un santo fine e Dio t ' aiuterà . Povero Marco ! Egli aveva il cuor forte e preparato alle più dure prove per quel viaggio ; ma quando vide sparire all ' orizzonte la sua bella Genova , e si trovò in alto mare , su quel grande piroscafo affollato di contadini emigranti , solo , non conosciuto da alcuno , con quella piccola sacca che racchiudeva tutta la sua fortuna , un improvviso scoraggiamento lo assalì . Per due giorni stette accucciato come un cane a prua , non mangiando quasi , oppresso da un gran bisogno di piangere . Ogni sorta di tristi pensieri gli passava per la mente , e il più triste , il più terribile era il più ostinato a tornare : il pensiero che sua madre fosse morta . Nei suoi sogni rotti e pensosi egli vedeva sempre la faccia d ' uno sconosciuto che lo guardava in aria di compassione e poi gli diceva all ' orecchio : - Tua madre è morta . - E allora si svegliava soffocando un grido . Nondimeno , passato lo stretto di Gibilterra , alla prima vista dell ' Oceano Atlantico , riprese un poco d ' animo e di speranza . Ma fu un breve sollievo . Quell ' immenso mare sempre eguale , il calore crescente , la tristezza di tutta quella povera gente che lo circondava , il sentimento della propria solitudine tornarono a buttarlo giù . I giorni , che si succedevano vuoti e monotoni , gli si confondevano nella memoria , come accade ai malati . Gli parve d ' esser in mare da un anno . E ogni mattina , svegliandosi , provava un nuovo stupore di esser là solo , in mezzo a quell ' immensità d ' acqua , in viaggio per l ' America . I bei pesci volanti che venivano ogni tanto a cascare sul bastimento , quei meravigliosi tramonti dei tropici , con quelle enormi nuvole color di bragia e di sangue , e quelle fosforescenze notturne che fanno parer l ' Oceano tutto acceso come un mare di lava , non gli facevan l ' effetto di cose reali , ma di prodigi veduti in sogno . Ebbe delle giornate di cattivo tempo , durante le quali restò chiuso continuamente nel dormitorio , dove tutto ballava e rovinava , in mezzo a un coro spaventevole di lamenti e d ' imprecazioni ; e credette che fosse giunta la sua ultima ora . Ebbe altre giornate di mare quieto e giallastro , di caldura insopportabile , di noia infinita ; ore interminabili e sinistre , durante le quali i passeggeri spossati , distesi immobili sulle tavole , parevan tutti morti . E il viaggio non finiva mai : mare e cielo , cielo e mare , oggi come ieri , domani come oggi , - ancora , - sempre , eternamente . Ed egli per lunghe ore stava appoggiato al parapetto a guardar quel mare senza fine , sbalordito , pensando vagamente a sua madre , fin che gli occhi gli si chiudevano e il capo gli cascava dal sonno ; e allora rivedeva quella faccia sconosciuta che lo guardava in aria di pietà , e gli ripeteva all ' orecchio : - Tua madre è morta ! - e a quella voce si risvegliava in sussulto , per ricominciare a sognare a occhi aperti e a guardar l ' orizzonte immutato . Ventisette giorni durò il viaggio ! Ma gli ultimi furono i migliori . Il tempo era bello e l ' aria fresca . Egli aveva fatto conoscenza con un buon vecchio lombardo , che andava in America a trovare il figliuolo , coltivatore di terra vicino alla città di Rosario ; gli aveva detto tutto di casa sua , e il vecchio gli ripeteva ogni tanto , battendogli una mano sulla nuca : - Coraggio , bagai , tu troverai tua madre sana e contenta . - Quella compagnia lo riconfortava , i suoi presentimenti s ' erano fatti di tristi lieti . Seduto a prua , accanto al vecchio contadino che fumava la pipa , sotto un bel cielo stellato , in mezzo a gruppi d ' emigranti che cantavano , egli si rappresentava cento volte al pensiero il suo arrivo a Buenos Aires , si vedeva in quella certa strada , trovava la bottega , si lanciava incontro al cugino : - Come sta mia madre ? Dov ' è ? Andiamo subito ! - Andiamo subito ; - correvano insieme , salivano una scala , s ' apriva una porta ... E qui il suo soliloquio muto s ' arrestava , la sua immaginazione si perdeva in un sentimento d ' inesprimibile tenerezza , che gli faceva tirar fuori di nascosto una piccola medaglia che portava al collo , e mormorare , baciandola , le sue orazioni . Il ventisettesimo giorno dopo quello della partenza , arrivarono . Era una bella aurora rossa di maggio quando il piroscafo gittava l ' àncora nell ' immenso fiume della Plata , sopra una riva del quale si stende la vasta città di Buenos Aires , capitale della Repubblica Argentina . Quel tempo splendido gli parve di buon augurio . Era fuor di sé dalla gioia e dall ' impazienza . Sua madre era a poche miglia di distanza da lui ! Tra poche ore l ' avrebbe veduta ! Ed egli si trovava in America , nel nuovo mondo , e aveva avuto l ' ardimento di venirci so ] o ! Tutto quel lunghissimo viaggio gli pareva allora che fosse passato in un nulla . Gli pareva d ' aver volato , sognando , e di essersi svegliato in quel punto . Ed era così felice , che quasi non si stupì né si afflisse , quando si frugò nelle tasche , e non ci trovò più uno dei due gruzzoli in cui aveva diviso il suo piccolo tesoro , per esser più sicuro di non perdere tutto . Gliel ' avevan rubato , non gli restavan più che poche lire ; ma che gli importava , ora ch ' era vicino a sua madre . Con la sua sacca alla mano scese insieme a molti altri italiani in un vaporino che li portò fino a poca distanza dalla riva , calò dal vaporino in una barca che portava il nome di Andrea Doria , fu sbarcato al molo , salutò il suo vecchio amico lombardo , e s ' avviò a lunghi passi verso la città . Arrivato all ' imboccatura della prima via fermò un uomo che passava e lo pregò di indicargli da che parte dovesse prendere per andar in via de los Artes . Aveva fermato per l ' appunto un operaio italiano . Questi lo guardò con curiosità e gli domandò se sapeva leggere . Il ragazzo accennò di sì . - Ebbene , - gli disse l ' operaio , indicandogli la via da cui egli usciva ; - va su sempre diritto , leggendo i nomi delle vie a tutte le cantonate ; finirai con trovare la tua . - Il ragazzo lo ringraziò e infilò la via che gli s ' apriva davanti . Era una via diritta e sterminata , ma stretta ; fiancheggiata da case basse e bianche , che pareva tanti villini ; piena di gente , di carrozze , di grandi carri , che facevano uno strepito assordante ; e qua e là spenzolavano enormi bandiere di vari colori , con su scritto a grossi caratteri l ' annunzio di partenze di piroscafi per città sconosciute . A ogni tratto di cammino , voltandosi a destra e a sinistra , egli vedeva due altre vie che fuggivano diritte a perdita d ' occhio , fiancheggiate pure da case basse e bianche , e piene di gente e di carri , e tagliate in fondo dalla linea diritta della sconfinata pianura americana , simile all ' orizzonte del mare . La città gli pareva infinita ; gli pareva che si potesse camminar per giornate e per settimane vedendo sempre di qua e di là altre vie come quelle , e che tutta l ' America ne dovesse esser coperta . Guardava attentamente i nomi delle vie : dei nomi strani che stentava a leggere . A ogni nuova via , si sentiva battere il cuore , pensando che fosse la sua . Guardava tutte le donne con l ' idea di incontrare sua madre . Ne vide una davanti a sé , che gli diede una scossa al sangue : la raggiunse , la guardò : era una negra . E andava , andava , affrettando il passo . Arrivò a un crocicchio , lesse , e restò come inchiodato sul marciapiede Era la vita delle Arti . Svoltò , vide il numero 117 dovette fermarsi per riprender respiro . E disse tra sé : - O madre mia ! madre mia ! È proprio vero che ti vedrò a momenti ! - Corse innanzi , arrivò a una piccola bottega di merciaio . Era quella . S ' affacciò . Vide una donna coi capelli grigi e gli occhiali . - Che volete , ragazzo ? - gli domandò quella , in spagnuolo . - Non è questa , - disse , stentando a metter fuori la voce , - la bottega di Francesco Merelli ? - Francesco Merelli è morto , - rispose la donna in italiano . Il ragazzo ebbe l ' impressione d ' una percossa nel petto . - Quando morto ? - Eh , da un pezzo , - rispose la donna ; - da mesi . Fece cattivi affari , scappò . Dicono che sia andato a Bahia Blanca , molto lontano di qui . E morì appena arrivato . La bottega è mia . Il ragazzo impallidì . Poi disse rapidamente : - Merelli conosceva mia madre , mia madre era qua a servire dal signor Mequinez . Egli solo poteva dirmi dov ' era . Io sono venuto in America a cercar mia madre . Merelli le mandava le lettere . Io ho bisogno di trovar mia madre . - Povero figliuolo , - rispose la donna , - io non so . Posso domandare al ragazzo del cortile . Egli conosceva il giovane che faceva commissioni per Merelli . Può darsi che sappia dir qualche cosa . Andò in fondo alla bottega e chiamò il ragazzo , che venne subito . - Dimmi un poco , - gli domandò la bottegaia ; - ti ricordi che il giovane di Merelli andasse qualche volta a portar delle lettere a una donna di servizio , in casa di figli del paese ? - Dal signor Mequinez , - rispose il ragazzo , sì signora , qualche volta . In fondo a via delle Arti . - Ah , signora , grazie ! - gridò Marco . - Mi dica il numero ... non lo sa ? Mi faccia accompagnare , - accompagnami tu subito , ragazzo ; - io ho ancora dei soldi . E disse questo con tanto calore , che senz ' aspettar la preghiera della donna , il ragazzo rispose : - andiamo ; - e uscì pel primo a passi lesti . Quasi correndo , senza dire una parola , andarono fino in fondo alla via lunghissima , infilarono l ' andito d ' entrata d ' una piccola casa bianca , e si fermarono davanti a un bel cancello di ferro , da cui si vedeva un cortiletto , pieno di vasi di fiori . Marco diede una strappata al campanello . Comparve una signorina . - Qui sta la famiglia Mequinez , non è vero ? - domandò ansiosamente il ragazzo . - Ci stava , - rispose la signorina , pronunziando l ' italiano alla spagnuola . - Ora ci stiamo noi , Zeballos . - E dove sono andati i Mequinez ? - domandò Marco , col batticuore . - Sono andati a Cordova . - Cordova ! - esclamò Marco . - Dov ' è Cordova ? E la persona di servizio che avevano ? la donna , mia madre ! La donna di servizio era mia madre ! Hanno condotto via anche mia madre ? La signorina lo guardò e disse : - Non so . Lo saprà forse mio padre , che li ha conosciuti quando partirono . Aspettate un momento . Scappò e tornò poco dopo con suo padre , un signore alto , con la barba grigia . Questi guardò fisso un momento quel tipo simpatico di piccolo marinaio genovese , coi capelli biondi e il naso aquilino , e gli domandò in cattivo italiano : - Tua madre è genovese ? Marco rispose di sì . - Ebbene la donna di servizio genovese è andata con loro , lo so di certo . - Dove sono andati ? - A Cordova , una città . Il ragazzo mise un sospiro ; poi disse con rassegnazione : - Allora ... andrò a Cordova . - Ah pobre Niño ! - esclamò il signore , guardandolo in aria di pietà . - Povero ragazzo ! È a centinaia di miglia di qua , Cordova . Marco diventò pallido come un morto , e s ' appoggiò con una mano alla cancellata . - Vediamo , vediamo , - disse allora il signore , mosso a compassione , aprendo la porta , - vieni dentro un momento , vediamo un po ' se si può far qualche cosa . - Sedette , gli diè da sedere , gli fece raccontar la sua storia , lo stette a sentire molto attento , rimase un pezzo pensieroso ; poi gli disse risolutamente : - Tu non hai denari , non è vero ? - Ho ancora ... poco , - rispose Marco . Il signore pensò altri cinque minuti , poi si mise a un tavolino , scrisse una lettera , la chiuse , e porgendola al ragazzo , gli disse : - Senti , italianito . Va ' con questa lettera alla Boca . È una piccola città mezza genovese , a due ore di strada di qua . Tutti ti sapranno indicare il cammino . Va ' là e cerca di questo signore , a cui è diretta la lettera , e che è conosciuto da tutti . Portagli questa lettera . Egli ti farà partire domani per la città di Rosario , e ti raccomanderà a qualcuno lassù , che penserà a farti proseguire il viaggio fino a Cordova , dove troverai la famiglia Mequinez e tua madre . Intanto , piglia questo . - E gli mise in mano qualche lira . - Va ' , e fatti coraggio ; qui hai da per tutto dei compaesani , non rimarrai abbandonato . Adios . Il ragazzo gli disse : - Grazie , - senza trovar altre parole , uscì con la sua sacca , e congedatosi dalla sua piccola guida , si mise lentamente in cammino verso la Boca , pieno di tristezza e di stupore , a traverso alla grande città rumorosa . Tutto quello che gli accadde da quel momento fino alla sera del giorno appresso gli rimase poi nella memoria confuso ed incerto come una fantasticheria di febbricitante , tanto egli era stanco , sconturbato , avvilito . E il giorno appresso , all ' imbrunire , dopo aver dormito la notte in una stanzuccia d ' una casa della Boca , accanto a un facchino del porto , - dopo aver passata quasi tutta la giornata , seduto sopra un mucchio di travi , e come trasognato , in faccia a migliaia di bastimenti , di barconi e di vaporini , - si trovava a poppa d ' una grossa barca a vela , carica di frutte , che partiva per la città di Rosario , condotta da tre robusti genovesi abbronzati dal sole ; la voce dei quali , e il dialetto amato che parlavano gli rimise un po ' di conforto nel cuore . Partirono , e il viaggio durò tre giorni e quattro notti , e fu uno stupore continuo per il piccolo viaggiatore . Tre giorni e quattro notti su per quel meraviglioso fiume Paranà , rispetto al quale il nostro grande Po non è che un rigagnolo , e la lunghezza dell ' Italia , quadruplicata , non raggiunge quella del suo corso . Il barcone andava lentamente a ritroso di quella massa d ' acqua smisurata . Passava in mezzo a lunghe isole , già nidi di serpenti e di tigri , coperte d ' aranci e di salici , simili a boschi galleggianti ; e ora infilava stretti canali , da cui pareva che non potesse più uscire ; ora sboccava in vaste distese d ' acque , dell ' aspetto di grandi laghi tranquilli ; poi daccapo fra le isole , per i canali intricati d ' un arcipelago , in mezzo a mucchi enormi di vegetazione . Regnava un silenzio profondo . Per lunghi tratti , le rive e le acque solitarie e vastissime davan l ' immagine d ' un fiume sconosciuto , in cui quella povera vela fosse la prima al mondo ad avventurarsi . Quanto più s ' avanzavano , e tanto più quel mostruoso fiume lo sgomentava . Egli immaginava che sua madre si trovasse alle sorgenti , e che la navigazione dovesse durare degli anni . Due volte al giorno mangiava un po ' di pane e di carne salata coi barcaioli , i quali , vedendolo triste , non gli rivolgevan mai la parola . La notte dormiva sopra coperta , e si svegliava ogni tanto , bruscamente , stupito della luce limpidissima della luna che imbiancava le acque immense e le rive lontane ; e allora il cuore gli si serrava . - Cordova ! - Egli ripeteva quel nome : - Cordova ! - come il nome d ' una di quelle città misteriose , delle quali aveva inteso parlare nelle favole . Ma poi pensava : - Mia madre è passata di qui , ha visto queste isole , quelle rive , - e allora non gli parevan più tanto strani e solitari quei luoghi in cui lo sguardo di sua madre s ' era posato ... La notte , uno dei barcaiuoli cantava . Quella voce gli rammentava le canzoni di sua madre , quando l ' addormentava bambino . L ' ultima notte , all ' udir quel canto , singhiozzò . Il barcaiuolo s ' interruppe . Poi gli gridò : - Animo , animo , figioeu ! Che diavolo ! Un genovese che piange perché è lontano da casa ! I genovesi girano il mondo gloriosi e trionfanti ! - E a quelle parole egli si riscosse , sentì la voce del sangue genovese , e rialzò la fronte con alterezza , battendo il pugno sul timone . - Ebbene , si - disse tra sé , - dovessi anch ' io girare tutto il mondo , viaggiare ancora per anni e anni , e fare delle centinaia di miglia a piedi , io andrò avanti , fin che troverò mia madre . Dovessi arrivare moribondo , e cascar morto ai suoi piedi ! Pur che io la riveda una volta ! Coraggio ! - E con quest ' animo arrivò allo spuntar d ' un mattino rosato e freddo di fronte alla città di Rosario , posta sulla riva alta del Paranà , dove si specchiavan nelle acque le antenne imbandierate di cento bastimenti d ' ogni paese . Poco dopo sbarcato , salì alla città , con la sua sacca alla mano , a cercare un signore argentino per cui il suo protettore della Boca gli aveva rimesso un biglietto di visita con qualche parola di raccomandazione . Entrando in Rosario gli parve d ' entrare in una città già conosciuta . Erano quelle vie interminabili , diritte , fiancheggiate di case basse e bianche , attraversate in tutte le direzioni , al disopra dei tetti , da grandi fasci di fili telegrafici e telefonici , che parevano enormi ragnateli ; e un gran trepestio di gente , di cavalli , di carri . La testa gli si confondeva : credette quasi di rientrare a Buenos Aires , e di dover cercare un ' altra volta il cugino . Andò attorno per quasi un ' ora , svoltando e risvoltando , e sembrandogli sempre di tornar nella medesima via ; e a furia di domandare , trovò la casa del suo nuovo protettore . Tirò il campanello . S ' affacciò alla porta un grosso uomo biondo , arcigno , che aveva l ' aria d ' un fattore , e che gli domandò sgarbatamente , con pronunzia straniera : - Che vuoi ? Il ragazzo disse il nome del padrone . - Il padrone , - rispose il fattore , - è partito ieri sera per Buenos Aires con tutta la sua famiglia . Il ragazzo restò senza parola . Poi balbettò : - Ma io ... non ho nessuno qui ! Sono solo ! - E porse il biglietto . Il fattore lo prese , lo lesse e disse burberamente : - Non so che farci . Glielo darò fra un mese , quando ritornerà . - Ma io , io son solo ! io ho bisogno ! - esclamò il ragazzo , con voce di preghiera . - Eh ! andiamo , - disse l ' altro ; - non ce n ' è ancora abbastanza della gramigna del tuo paese a Rosario ! Vattene un po ' a mendicare in Italia . - E gli chiuse il cancello sulla faccia . Il ragazzo restò là come impietrato . Poi riprese lentamente la sua sacca , ed uscì , col cuore angosciato , con la mente in tumulto , assalito a un tratto da mille pensieri affannosi . Che fare ? dove andare ? Da Rosario a Cordova c ' era una giornata di strada ferrata . Egli non aveva più che poche lire . Levato quello che gli occorreva di spendere quel giorno , non gli sarebbe rimasto quasi nulla . Dove trovare i denari per pagarsi il viaggio ? Poteva lavorare . Ma come , a chi domandar lavoro ? Chieder l ' elemosina ! Ah ! no , essere respinto , insultato , umiliato come poc ' anzi , no , mai , mai più , piuttosto morire ! - E a quell ' idea , e al riveder davanti a sé la lunghissima via che si perdeva lontano nella pianura sconfinata , si sentì fuggire un ' altra volta il coraggio , gettò la sacca sul marciapiede , vi sedette su con le spalle al muro , e chinò il viso tra le mani , senza pianto , in un atteggiamento desolato . La gente l ' urtava coi piedi passando ; i carri empivan la via di rumore ; alcuni ragazzi si fermarono a guardarlo . Egli rimase un pezzo così . Quando fu scosso da una voce che gli disse tra in italiano e in lombardo : - Che cos ' hai , ragazzetto ? Alzò il viso a quelle parole , e subito balzò in piedi gettando un ' esclamazione di meraviglia : - Voi qui ! Era il vecchio contadino lombardo , col quale aveva fatto amicizia nel viaggio . La meraviglia del contadino non fu minore della sua . Ma il ragazzo non gli lasciò il tempo d ' interrogarlo , e gli raccontò rapidamente i casi suoi . - Ora son senza soldi , ecco ; bisogna che lavori ; trovatemi voi del lavoro da poter mettere insieme qualche lira ; io faccio qualunque cosa ; porto roba , spazzo le strade , posso far commissioni , anche lavorare in campagna ; mi contento di campare di pan nero ; ma che possa partir presto , che possa trovare una volta mia madre , fatemi questa carità , del lavoro , trovatemi voi del lavoro , per amor di Dio , che non ne posso più ! - Diamine , diamine , - disse il contadino , guardandosi attorno e grattandosi il mento . - Che storia è questa ! ... Lavorare ... è presto detto . Vediamo un po ' . Che non ci sia mezzo di trovar trenta lire fra tanti patriotti ? Il ragazzo lo guardava , confortato da un raggio di speranza . - Vieni con me , - gli disse il contadino . - Dove ? - domandò il ragazzo , ripigliando la sacca . - Vieni con me . Il contadino si mosse , Marco lo seguì , fecero un lungo tratto di strada insieme , senza parlare . Il contadino si fermò alla porta d ' un ' osteria che aveva per insegna una stella e scritto sotto : - La estrella de Italia ; - mise il viso dentro e voltandosi verso il ragazzo disse allegramente : - Arriviamo in buon punto . - Entrarono in uno stanzone , dov ' eran varie tavole , e molti uomini seduti , che bevevano , parlando forte . Il vecchio lombardo s ' avvicinò alla prima tavola , e dal modo come salutò i sei avventori che ci stavano intorno , si capiva ch ' era stato in loro compagnia fino a poco innanzi . Erano rossi in viso e facevan sonare bicchieri , vociando e ridendo . - Camerati , - disse senz ' altro il lombardo , restando in piedi , e presentando Marco ; - c ' è qui un povero ragazzo nostro patriotta , che è venuto solo da Genova a Buenos Aires a cercare sua madre . A Buenos Aires gli dissero : - Qui non c ' è , è a Cordova . - Viene in barca a Rosario , tre dì e tre notti , con due righe di raccomandazione ; presenta la carta : gli fanno una figuraccia . Non ha la croce d ' un centesimo . È qui solo come un disperato . È un bagai pieno di cuore . Vediamo un poco . Non ha da trovar tanto da pagare il biglietto per andare a Cordova a trovar sua madre ? L ' abbiamo da lasciar qui come un cane ? - Mai al mondo , perdio ! - Mai non sarà detto questo ! - gridarono tutti insieme , battendo il pugno sul tavolo . - Un patriotta nostro ! - Vieni qua , piccolino . - Ci siamo noi , gli emigranti ! - Guarda che bel monello . - Fuori dei quattrini , camerati . - Bravo ! Venuto solo ! Hai del fegato ! - Bevi un sorso , patriotta . - Ti manderemo da tua madre , non pensare . - E uno gli dava un pizzicotto alla guancia , un altro gli batteva la mano sulla spalla , un terzo lo liberava dalla sacca ; altri emigranti s ' alzarono dalle tavole vicine e s ' avvicinarono ; la storia del ragazzo fece il giro dell ' osteria ; accorsero dalla stanza accanto tre avventori argentini ; e in meno di dieci minuti il contadino lombardo che porgeva il cappello , ci ebbe dentro quarantadue lire . - Hai Visto , - disse allora , voltandosi verso il ragazzo , - come si fa presto in America ? - Bevi - gli gridò un altro , porgendogli un bicchiere di vino : - Alla salute di tua madre ! - Tutti alzarono i bicchieri . - E Marco ripeté : - Alla salute di mia ... - Ma un singhiozzo di gioia gli chiuse la gola , e rimesso il bicchiere sulla tavola , si gettò al collo del suo vecchio . La mattina seguente , allo spuntare del giorno , egli era già partito per Cordova , ardito e ridente , pieno di presentimenti felici . Ma non c ' è allegrezza che regga a lungo davanti a certi aspetti sinistri della natura . Il tempo era chiuso e grigio ; il treno , presso che vuoto , correva a traverso a un ' immensa pianura priva d ' ogni segno d ' abitazione . Egli si trovava solo in un vagone lunghissimo , che somigliava a quelli dei treni per i feriti . Guardava a destra , guardava a sinistra , e non vedeva che una solitudine senza fine , sparsa di piccoli alberi deformi , dai tronchi e dai rami scontorti , in atteggiamenti non mai veduti , quasi d ' ira e d ' angoscia ; una vegetazione scura , rada e triste , che dava alla pianura l ' apparenza d ' uno sterminato cimitero . Sonnecchiava mezz ' ora , tornava a guardare : era sempre lo stesso spettacolo . Le stazioni della strada ferrata eran solitarie , come case di eremiti ; e quando il treno si fermava , non si sentiva una voce ; gli pareva di trovarsi solo in un treno , perduto , abbandonato in mezzo a un deserto . Gli sembrava che ogni stazione dovesse essere l ' ultima , e che s ' entrasse dopo quella nelle terre misteriose e spaurevoli dei selvaggi . Una brezza gelata gli mordeva il viso . Imbarcandolo a Genova sul finir d ' aprile , i suoi non avevan pensato che in America egli avrebbe trovato l ' inverno , e l ' avevan vestito da estate . Dopo alcune ore , incominciò a soffrire il freddo , e col freddo , la stanchezza dei giorni passati , pieni di commozioni violente , e delle notti insonni e travagliate . Si addormentò , dormì lungo tempo , si svegliò intirizzito ; si sentiva male . E allora gli prese un vago terrore di cader malato e di morir per viaggio , e d ' esser buttato là in mezzo a quella pianura desolata , dove il suo cadavere sarebbe stato dilaniato dai cani e dagli uccelli di rapina , come certi corpi di cavalli e di vacche che vedeva tratto tratto accanto alla strada , e da cui torceva lo sguardo con ribrezzo . In quel malessere inquieto , in mezzo a quel silenzio tetro della natura , la sua immaginazione s ' eccitava e volgeva al nero . Era poi ben sicuro di trovarla , a Cordova , sua madre ? E se non ci fosse stata ? Se quel signore di via delle Arti avesse sbagliato ? E se fosse morta ? In questi pensieri si riaddormentò , sognò d ' essere a Cordova di notte , e di sentirsi gridare da tutte le porte e da tutte le finestre : - Non c ' è ! Non c ' è ! Non c ' è ! - si risvegliò di sobbalzo , atterrito , e vide in fondo al vagone tre uomini barbuti , ravvolti in scialli di vari colori , che lo guardavano , parlando basso tra di loro ; e gli balenò il sospetto che fossero assassini e lo volessero uccidere , per rubargli la sacca . Al freddo , al malessere gli s ' aggiunse la paura ; la fantasia già turbata gli si stravolse ; - i tre uomini lo fissavano sempre , - uno di essi mosse verso di lui ; - allora egli smarrì la ragione , e correndogli incontro con le braccia aperte , gridò : - Non ho nulla . Sono un povero ragazzo . Vengo dall ' Italia vo a cercar mia madre , son solo ; non mi fate del male ! - Quelli capirono subito , n ' ebbero pietà , lo carezzarono e lo racquetarono , dicendogli molte parole che non intendeva ; e vedendo che batteva i denti dal freddo , gli misero addosso uno dei loro scialli , e lo fecero risedere perché dormisse . E si riaddormentò , che imbruniva . Quando lo svegliarono , era a Cordova . Ah ! che buon respiro tirò , e con che impeto si cacciò fuori del vagone ! Domandò a un impiegato della stazione dove stesse di casa l ' ingegner Mequinez : quegli disse il nome d ' una chiesa : - la casa era accanto alla chiesa ; - il ragazzo scappò via . Era notte . Entrò in città . E gli parve d ' entrare in Rosario un ' altra volta , al veder quelle strade diritte , fiancheggiate di piccole case bianche , e tagliate da altre strade diritte e lunghissime . Ma c ' era poca gente , e al chiarore dei rari lampioni incontrava delle facce strane , d ' un colore sconosciuto , tra nerastro e verdognolo , e alzando il viso a quando a quando , vedeva delle chiese d ' architettura bizzarra che si disegnavano enormi e nere sul firmamento . La città era oscura e silenziosa ; ma dopo aver attraversato quell ' immenso deserto , gli pareva allegra . Interrogò un prete , trovò presto la chiesa e la casa , tirò il campanello con una mano tremante , e si premette l ' altra sul petto per comprimere i battiti del cuore , che gli saltava alla gola . Una vecchia venne ad aprire , con un lume in mano . Il ragazzo non poté parlar subito . - Chi cerchi ? - domandò quella , in spagnuolo . - L ' ingegnere Mequinez , - disse Marco . La vecchia fece l ' atto d ' incrociar le braccia sul seno , e rispose dondolando il capo . - Anche tu , dunque , l ' hai con l ' ingegnere Mequinez ! E mi pare che sarebbe tempo di finirla . Son tre mesi oramai , che ci seccano . Non basta che l ' abbiano detto i giornali . Bisognerà farlo stampare sulle cantonate che il signor Mequinez è andato a stare a Tucuman ! Il ragazzo fece un gesto di disperazione . Poi diede in uno scoppio di rabbia . - È una maledizione dunque ! Io dovrò morire per la strada senza trovare mia madre ! Io divento matto , m ' ammazzo ! Dio mio ! Come si chiama quel paese ? Dov ' è ? A che distanza è ? - Eh , povero ragazzo , - rispose la vecchia , impietosita , - una bagattella ! Saranno quattrocento o cinquecento miglia , a metter poco . Il ragazzo si coprì il viso con le mani ; poi domandò con un singhiozzo : - E ora ... come faccio ? - Che vuoi che ti dica , povero figliuolo , - rispose la donna ; - io non so . Ma subito le balenò un ' idea e soggiunse in fretta : - Senti , ora che ci penso . Fa una cosa . Svolta a destra per la via , troverai alla terza parte un cortile ; c ' è un capataz , un commerciante , che parte domattina per Tucuman con le sue carretas e i suoi bovi ; va a vedere se ti vuol prendere , offrendogli i tuoi servizi ; ti darà forse un posto sur un carro ; va ' subito . Il ragazzo afferrò la sacca , ringraziò scappando , e dopo due minuti si trovò in un vasto cortile rischiarato da lanterne , dove vari uomini lavoravano a caricar sacchi di frumento sopra certi carri enormi , simili a case mobili di saltimbanchi , col tetto rotondo e le ruote altissime ; ed un uomo alto e baffuto , ravvolto in una specie di mantello a quadretti bianchi e neri , con due grandi stivali , dirigeva il lavoro . Il ragazzo s ' avvicinò a questo , e gli fece timidamente la sua domanda , dicendo che veniva dall ' Italia e che andava a cercare sua madre . Il capataz , che vuol dir capo ( il capo conduttore di quel convoglio di carri ) , gli diede un ' occhiata da capo a piedi , e rispose seccamente : - Non ci ho posto . - Io ho quindici lire , - rispose il ragazzo , supplichevole , - do le mie quindici lire . Per viaggio lavorerò . Andrò a pigliar l ' acqua e la biada per le bestie , farò tutti i servizi . Un poco di pane mi basta . Mi faccia un po ' di posto , signore ! Il capataz tornò a guardarlo , e rispose con miglior garbo : - Non c ' è posto ... e poi ... noi non andiamo a Tucuman , andiamo a un ' altra città , Santiago dell ' Estero . A un certo punto ti dovremmo lasciare , e avresti ancora un gran tratto da far a piedi . - Ah ! io ne farei il doppio ! - esclamò Marco ; - io camminerò , non ci pensi ; arriverò in ogni maniera , mi faccia un po ' di posto , signore , per carità , per carità non mi lasci qui solo ! - Bada che è un viaggio di venti giorni ! - Non importa . - È un viaggio duro ! - Sopporterò tutto - Dovrai viaggiar solo ! - Non ho paura di nulla . Purché ritrovi mia madre . Abbia compassione ! Il capataz gli accostò al viso una lanterna e lo guardò . Poi disse : - Sta bene . Il ragazzo gli baciò la mano . - Stanotte dormirai in un carro , - soggiunse il capataz , lasciandolo ; - domattina alle quattro ti sveglierò . Buenas noches . La mattina alle quattro , al lume delle stelle , la lunga fila dei carri Si mise in movimento con grande strepitio : ciascun carro tirato da sei bovi , seguiti tutti da un gran numero di animali di ricambio . Il ragazzo , svegliato e messo dentro a un dei carri , sui sacchi , si raddormentò subito , profondamente . Quando si svegliò , il convoglio era fermo in un luogo solitario , sotto il sole , e tutti gli uomini - i peones - stavan seduti in cerchio intorno a un quarto di vitello , che arrostiva all ' aria aperta , infilato in una specie di spadone piantato in terra , accanto a un gran foco agitato dal vento . Mangiarono tutti insieme , dormirono e poi ripartirono ; e così il viaggio continuò , regolato come una marcia di soldati . Ogni mattina si mettevano in cammino alle cinque , si fermavano alle nove , ripartivano alle cinque della sera , tornavano a fermarsi alle dieci . I peones andavano a cavallo e stimolavano i buoi con lunghe canne . Il ragazzo accendeva il fuoco per l ' arrosto , dava da mangiare alle bestie , ripuliva le lanterne , portava l ' acqua da bere . Il paese gli passava davanti come una visione indistinta : vasti boschi di piccoli alberi bruni ; villaggi di poche case sparse , con le facciate rosse e merlate ; vastissimi spazi , forse antichi letti di grandi laghi salati , biancheggianti di sale fin dove arrivava la vista ; e da ogni parte e sempre , pianura , solitudine , silenzio . Rarissimamente incontravano due o tre viaggiatori a cavallo , seguiti da un branco di cavalli sciolti , che passavano di galoppo , come un turbine . I giorni eran tutti eguali , come sul mare ; uggiosi e interminabili . Ma il tempo era bello . Senonché i peones , come se il ragazzo fosse stato il loro servitore obbligato , diventavano di giorno in giorno più esigenti : alcuni lo trattavano brutalmente , con minacce ; tutti si facevan servire senza riguardi ; gli facevan portare carichi enormi di foraggi ; lo mandavan a pigliar acqua a grandi distanze ; ed egli , rotto dalla fatica , non poteva neanche dormire la notte , scosso continuamente dai sobbalzi violenti del carro e dallo scricchiolìo assordante delle ruote e delle sale di legno . E per giunta , essendosi levato il vento , una terra fina , rossiccia e grassa , che avvolgeva ogni cosa , penetrava nel carro , gli entrava sotto i panni , gli empiva gli occhi e la bocca , gli toglieva la vista e il respiro , continua , opprimente , insopportabile . Sfinito dalle fatiche e dall ' insonnia , ridotto lacero e sudicio , rimbrottato e malmenato dalla mattina alla sera , il povero ragazzo s ' avviliva ogni giorno di più , e si sarebbe perduto d ' animo affatto se il capataz non gli avesse rivolto di tratto in tratto qualche buona parola . Spesso , in un cantuccio del carro , non veduto , piangeva col viso contro la sua sacca , la quale non conteneva più che dei cenci . Ogni mattina si levava più debole e più scoraggiato , e guardando la campagna , vedendo sempre quella pianura sconfinata e implacabile , come un oceano di terra , diceva tra sé : - Oh ! fino a questa sera non arrivo , fino a questa sera non arrivo ! Quest ' oggi muoio per la strada ! - E le fatiche crescevano , i mali trattamenti raddoppiavano . Una mattina , perché aveva tardato a portar l ' acqua , in assenza del capataz , uno degli uomini lo percosse . E allora cominciarono a farlo per vezzo , quando gli davano un ordine , a misurargli uno scapaccione , dicendo : - Insacca questo , vagabondo ! - Porta questo a tua madre ! - Il cuore gli scoppiava ; ammalò ; - stette tre giorni nel carro , con una coperta addosso , battendo la febbre , e non vedendo nessuno , fuori che il capataz , che veniva a dargli da bere e a toccargli il polso . E allora Si credette perduto , e invocava disperatamente sua madre , chiamandola cento volte per nome : - Oh mia madre ! madre mia ! Aiutami ! Vienmi incontro che muoio ! Oh povera madre mia , che non ti vedrò mai più ! Povera madre mia , che mi troverai morto per la strada ! - E giungeva le mani sul petto e pregava . Poi miglioro , grazie alle cure del capataz , e guarì ; ma con la guarigione sopraggiunse il giorno più terribile del suo viaggio , il giorno in cui doveva rimaner solo . Da più di due settimane erano in cammino . Quando arrivarono al punto dove dalla strada di Tucuman si stacca quella che va a Santiago dell ' Estero , il capataz gli annunciò che dovevano separarsi . Gli diede qualche indicazione intorno al cammino , gli legò la sacca sulle spalle in modo che non gli desse noia a camminare , e tagliando corto , come se temesse di commuoversi , lo salutò . Il ragazzo fece appena in tempo a baciargli un braccio . Anche gli altri uomini , che lo avevano maltrattato così duramente , parve che provassero un po ' di pietà a vederlo rimaner così solo , e gli fecero un cenno d ' addio , allontanandosi . Ed egli restituì il saluto con la mano , stette a guardar il convoglio fin che si perdette nel polverìo rosso della campagna , e poi si mise in cammino , tristamente . Una cosa , per altro , lo riconfortò un poco , fin da principio . Dopo tanti giorni di viaggio a traverso a quella pianura sterminata e sempre eguale egli vedeva davanti a sé una catena di montagne altissime , azzurre , con le cime bianche , che gli rammentavano le Alpi , e gli davan come un senso di ravvicinamento al suo paese . Erano le Ande , la spina dorsale del continente Americano , la catena immensa che si stende dalla Terra del fuoco fino al mare glaciale del polo artico per cento e dieci gradi di latitudine . Ed anche lo confortava il sentire che l ' aria si veniva facendo sempre più calda ; e questo avveniva perché , risalendo verso settentrione , egli si andava avvicinando alle regioni tropicali . A grandi distanze trovava dei piccoli gruppi di case , con una botteguccia ; e comprava qualche cosa da mangiare . Incontrava degli uomini a cavallo ; vedeva ogni tanto delle donne e dei ragazzi seduti in terra , immobili e gravi , delle faccie nuove affatto per lui , color di terra , con gli occhi obbliqui , con l ' ossa delle guance sporgenti ; i quali lo guardavano fisso , e lo accompagnavano con lo sguardo , girando il capo lentamente , come automi . Erano Indiani . Il primo giorno camminò fin che gli ressero le forze , e dormì sotto un albero . Il secondo giorno camminò assai meno , e con minor animo . Aveva le scarpe rotte , i piedi spellati , lo stomaco indebolito dalla cattiva nutrizione . Verso sera s ' incominciava a impaurire . Aveva inteso dire in Italia che in quei paesi c ' eran dei serpenti : credeva di sentirli strisciare , s ' arrestava , pigliava la corsa , gli correvan dei brividi nelle ossa . A volte lo prendeva una grande compassione di sé , e piangeva in silenzio , camminando . Poi pensava : - Oh quanto soffrirebbe mia madre se sapesse che ho tanta paura ! - e questo pensiero gli ridava coraggio . Poi , per distrarsi dalla paura , pensava a tante cose di lei , si richiamava alla mente le sue parole di quand ' era partita da Genova , e l ' atto con cui soleva accomodargli le coperte sotto il mento , quando era a letto , e quando era bambino , che alle volte se lo pigliava fra le braccia , dicendogli : - Sta ' un po ' qui con me , - e stava così molto tempo , col capo appoggiato sul suo , pensando , pensando . E le diceva tra sé : - Ti rivedrò un giorno , cara madre ? Arriverò alla fine del mio viaggio , madre mia ? - E camminava , camminava , in mezzo ad alberi sconosciuti , a vaste piantagioni di canne da zucchero , a praterie senza fine , sempre con quelle grandi montagne azzurre davanti , che tagliavano il cielo sereno coi loro altissimi coni . Quattro giorni - cinque - una settimana passò . Le forze gli andavan rapidamente scemando , i piedi gli sanguinavano . Finalmente , una sera al cader del sole , gli dissero : - Tucuman è a cinque miglia di qui . - Egli gittò un grido di gioia , e affrettò il passo , come se avesse riacquistato in un punto tutto il vigore perduto . Ma fu una breve illusione . Le forze lo abbandonarono a un tratto , e cadde sull ' orlo d ' un fosso , sfinito . Ma il cuore gli batteva dalla contentezza . Il cielo , fitto di stelle splendidissime , non gli era mai parso così bello . Egli le contemplava , adagiato sull ' erba per dormire , e pensava che forse nello stesso tempo anche sua madre le guardava . E diceva : - O madre mia , dove sei ? che cosa fai in questo momento ? Pensi al tuo figliuolo ? Pensi al tuo Marco , che ti è tanto vicino ? Povero Marco , s ' egli avesse potuto vedere in quale stato si trovava sua madre in quel punto , avrebbe fatto uno sforzo sovrumano per camminare ancora , e arrivar da lei qualche ora prima . Era malata , a letto , in una camera a terreno d ' una casetta signorile , dove abitava tutta la famiglia Mequinez ; la quale le aveva posto molto affetto e le faceva grande assistenza . La povera donna era già malaticcia quando l ' ingegnere Mequinez aveva dovuto partire improvvisamente da Buenos Aires , e non s ' era punto rimessa colla buon ' aria di Cordova . Ma poi , il non aver più ricevuto risposta alle sue lettere né dal marito né dal cugino , il presentimento sempre vivo di qualche grande disgrazia , l ' ansietà continua in cui era vissuta , incerta tra il partire e il restare , aspettando ogni giorno una notizia funesta , l ' avevano fatta peggiorare fuor di modo . Da ultimo , le s ' era manifestata una malattia gravissima : un ' ernia intestinale strozzata . Da quindici giorni non s ' alzava da letto . Era necessaria un ' operazione chirurgica per salvarle la vita . E in quel momento appunto , mentre il suo Marco la invocava , stavano accanto al suo letto il padrone e la padrona di casa , a ragionarla con molta dolcezza perché si lasciasse operare , ed essa persisteva nel rifiuto , piangendo . Un bravo medico di Tucuman era già venuto la settimana prima , inutilmente . - No , cari signori - essa diceva , - non mette conto ; non ho più forza di resistere ; morirei sotto i ferri del chirurgo . È meglio che mi lascino morir così . Non ci tengo più alla vita oramai . Tutto è finito per me . È meglio che muoia prima di sapere cos ' è accaduto alla mia famiglia . - E i padroni a dirle di no , che si facesse coraggio , che alle ultime lettere mandate a Genova direttamente avrebbe ricevuto risposta , che si lasciasse operare , che lo facesse per i suoi figliuoli . Ma quel pensiero dei suoi figliuoli non faceva che aggravare di maggior ansia lo scoraggiamento profondo che la prostrava da lungo tempo . A quelle parole scoppiava in un pianto . - Oh , i miei figliuoli ! i miei figliuoli ! - esclamava , giungendo le mani ; - forse non ci sono più ! È meglio che muoia anch ' io . Li ringrazio , buoni signori , li ringrazio di cuore . Ma è meglio che muoia . Tanto non guarirei neanche con l ' operazione , ne sono sicura . Grazie di tante cure , buoni signori . È inutile che dopo domani torni il medico . Voglio morire . È destino ch ' io muoia qui . Ho deciso . - E quelli ancora a consolarla , a ripeterle : - No , non dite questo ; - e a pigliarla per le mani e a pregarla . Ma essa allora chiudeva gli occhi , sfinita , e cadeva in un assopimento , che pareva morta . E i padroni restavano lì un po ' di tempo , alla luce fioca d ' un lumicino , a guardare con grande pietà quella madre ammirabile , che per salvare la sua famiglia era venuta a morire a sei mila miglia dalla sua patria , a morire dopo aver tanto penato , povera donna , così onesta , così buona , così sventurata . Il giorno dopo , di buon mattino , con la sua sacca sulle spalle , curvo e zoppicante , ma pieno d ' animo , Marco entrava nella città di Tucuman , una delle più giovani e delle più floride città della Repubblica Argentina . Gli parve di rivedere Cordova , Rosario , Buenos Aires : erano quelle stesse vie diritte e lunghissime , e quelle case basse e bianche ; ma da ogni parte una vegetazione nuova e magnifica , un ' aria profumata , una luce meravigliosa , un cielo limpido e profondo , come egli non l ' aveva mai visto , neppure in Italia . Andando innanzi per le vie , riprovò l ' agitazione febbrile che lo aveva preso a Buenos Aires ; guardava le finestre e le porte di tutte le case ; guardava tutte le donne che passavano , con una speranza affannosa di incontrar sua madre ; avrebbe voluto interrogar tutti , e non osava fermar nessuno . Tutti di sugli usci , si voltavano a guardar quel povero ragazzo stracciato e polveroso , che mostrava di venir di tanto lontano . Ed egli cercava fra la gente un viso che gl ' ispirasse fiducia , per rivolgergli quella tremenda domanda , quando gli caddero gli occhi sopra un insegna di bottega , su cui era scritto un nome italiano . C ' era dentro un uomo con gli occhiali e due donne . Egli s ' avvicinò lentamente alla porta , e fatto un animo risoluto , domandò : - Mi saprebbe dire , signore , dove sta la famiglia Mequinez ? - Dell ' ingeniero Mequinez ? - domandò il bottegaio alla sua volta . - Dell ' ingegnere Mequinez , - rispose il ragazzo , con un fil di voce . - La famiglia Mequinez , - disse il bottegaio , - non è a Tucuman . Un grido di disperato dolore , come d ' una persona pugnalata , fece eco a quelle parole . Il bottegaio e le donne s ' alzarono , alcuni vicini accorsero . - Che c ' è ? che hai , ragazzo ? - disse il bottegaio , tirandolo nella bottega e facendolo sedere ; - non c ' è da disperarsi , che diavolo ! I Mequinez non sono qui , ma poco lontano , a poche ore da Tucuman ! - Dove ? dove ? - gridò Marco , saltando su come un resuscitato . - A una quindicina di miglia di qua , - continuò l ' uomo , - in riva al Saladillo , in un luogo dove stanno costruendo una grande fabbrica da zucchero , un gruppo di case , c ' è la casa del signor Mequinez , tutti lo sanno , ci arriverai in poche ore . - Ci son stato io un mese fa , - disse un giovane che era accorso al grido . Marco lo guardò con gli occhi grandi e gli domandò precipitosamente , impallidendo : - Avete visto la donna di servizio del signor Mequinez , l ' italiana ? - La jenovesa ? L ' ho vista . Marco ruppe in un singhiozzo convulso , tra di riso e di pianto . Poi con un impeto di risoluzione violenta : - Dove si passa , presto , la strada , parto subito , insegnatemi la strada ! - Ma c ' è una giornata di marcia , - gli dissero tutti insieme , - sei stanco , devi riposare , partirai domattina . - Impossibile ! Impossibile ! - rispose il ragazzo . - Ditemi dove si passa , non aspetto più un momento , parto subito , dovessi morire per via ! Vistolo irremovibile , non s ' opposero più . - Dio t ' accompagni , - gli dissero . - Bada alla via per la foresta . - Buon viaggio , italianito . - Un uomo l ' accompagnò fuori di città , gli indicò il cammino , gli diede qualche consiglio e stette a vederlo partire . In capo a pochi minuti , il ragazzo scomparve , zoppicando , con la sua sacca sulle spalle , dietro agli alberi folti che fiancheggiavan la strada . Quella notte fu tremenda per la povera inferma . Essa aveva dei dolori atroci che le strappavan degli urli da rompersi le vene , e le davan dei momenti di delirio . Le donne che l ' assistevano , perdevan la testa . La padrona accorreva di tratto in tratto , sgomentata . Tutti cominciarono a temere che , se anche si fosse decisa a lasciarsi operare , il medico che doveva venire la mattina dopo , sarebbe arrivato troppo tardi . Nei momenti che non delirava , però , si capiva che il suo più terribile strazio non erano i dolori del corpo , ma il pensiero della famiglia lontana . Smorta , disfatta , col viso mutato , si cacciava le mani nei capelli con un atto di disperazione che passava l ' anima , e gridava : - Dio mio ! Dio mio ! Morire tanto lontana , morire senza rivederli ! I miei poveri figliuoli , che rimangono senza madre , le mie creature , il povero sangue mio ! Il mio Marco , che è ancora così piccolo , alto così , tanto buono e affettuoso ! Voi non sapete che ragazzo era ! Signora , se sapesse ! Non me lo potevo staccare dal collo quando son partita , singhiozzava da far compassione , singhiozzava ; pareva che lo sapesse che non avrebbe mai più rivisto sua madre , povero Marco , povero bambino mio ! Credevo che mi scoppiasse il cuore ! Ah se fossi morta allora , morta mentre mi diceva addio ! morta fulminata fossi ! Senza madre , povero bambino , lui che m ' amava tanto , che aveva tanto bisogno di me , senza madre , nella miseria , dovrà andare accattando , lui , Marco , Marco mio , che tenderà la mano , affamato ! Oh ! Dio eterno ! No ! Non voglio morire ! Il medico ! Chiamatelo subito ! Venga , mi tagli , mi squarci il seno , mi faccia impazzire , ma mi salvi la vita ! Voglio guarire , voglio vivere , partire , fuggire , domani , subito ! Il medico ! Aiuto ! Aiuto ! - E le donne le afferavan le mani , la palpavano , pregando , la facevano tornare in sé a poco a poco , e le parlavan di Dio e di speranza . E allora essa ricadeva in un abbattimento mortale , piangeva , con le mani nei capelli grigi , gemeva come una bambina , mettendo un lamento prolungato , e mormorando di tratto in tratto : - Oh la mia Genova ! La mia casa ! Tutto quel mare ! ... Oh Marco mio , il mio povero Marco ! Dove sarà ora , la povera creatura mia ! Era mezzanotte ; e il suo povero Marco , dopo aver passato molte ore sulla sponda d ' un fosso , stremato di forze , camminava allora attraverso a una foresta vastissima di alberi giganteschi , mostri della vegetazione , dai fusti smisurati , simili a pilastri di cattedrali , che intrecciavano a un ' altezza meravigliosa le loro enormi chiome inargentate dalla luna . Vagamente , in quella mezza oscurità , egli vedeva miriadi di tronchi di tutte le forme , ritti , inclinati , scontorti , incrociati in atteggiamenti strani di minaccia e di lotta ; alcuni rovesciati a terra , come torri cadute tutte d ' un pezzo , e coperti d ' una vegetazione fitta e confusa , che pareva una folla furente che se li disputasse a palmo a palmo ; altri raccolti in grandi gruppi , verticali e serrati come fasci di lancie titaniche , di cui la punta toccasse le nubi ; una grandezza superba , un disordine prodigioso di forme colossali , lo spettacolo più maestosamente terribile che gli avesse mai offerto la natura vegetale . A momenti lo prendeva un grande stupore . Ma subito l ' anima sua si rilanciava verso sua madre . Ed era sfinito , coi piedi che facevan sangue , solo in mezzo a quella formidabile foresta , dove non vedeva che a lunghi intervalli delle piccole abitazioni umane , che ai piedi di quegli alberi parevan nidi di formiche , e qualche bufalo addormentato lungo la via ; era sfinito , ma non sentiva la stanchezza ; era solo , e non aveva paura . La grandezza della foresta ingrandiva l ' anima sua ; la vicinanza di sua madre gli dava la forza e la baldanza d ' un uomo ; la ricordanza dell ' oceano , degli sgomenti , dei dolori sofferti e vinti , delle fatiche durate , della ferrea costanza spiegata , gli facea , alzare la fronte ; tutto il suo forte e nobile sangue genovese gli rifluiva al cuore in un ' onda ardente d ' alterezza e d ' audacia . E una cosa nuova seguiva in lui : che mentre fino allora aveva portata nella mente un ' immagine della madre oscurata e sbiadita un poco da quei due anni di lontananza , in quei momenti quell ' immagine gli si chiariva ; egli rivedeva il suo viso intero e netto come da lungo tempo non l ' aveva visto più ; lo rivedeva vicino , illuminato , parlante ; rivedeva i movimenti più sfuggevoli dei suoi occhi e delle sue labbra , tutti i suoi atteggiamenti , tutti i suoi gesti , tutte le ombre dei suoi pensieri ; e sospinto da quei ricordi incalzanti , affrettava il passo ; e un nuovo affetto , una tenerezza indicibile gli cresceva , gli cresceva nel cuore , facendogli correre giù pel viso delle lacrime dolci e quiete ; e andando avanti nelle tenebre , le parlava , le diceva le parole che le avrebbe mormorate all ' orecchio tra poco : - Son qui , madre mia , eccomi qui , non ti lascerò mai più ; torneremo a casa insieme , e io ti starò sempre accanto sul bastimento , stretto a te , e nessuno mi staccherà mai più da te , nessuno , mai più , fin che avrai vita ! - E non s ' accorgeva intanto che sulle cime degli alberi giganteschi andava morendo la luce argentina della luna nella bianchezza delicata dell ' alba . Alle otto di quella mattina il medico di Tucuman , - un giovane argentino - era già al letto della malata , in compagnia d ' un assistente , a tentare per l ' ultima volta di persuaderla a lasciarsi operare ; e con lui ripetevano le più calde istanze l ' ingegnere Mequinez e la sua signora . Ma tutto era inutile . La donna , sentendosi esausta di forze , non aveva più fede nell ' operazione ; essa era certissima o di morire sull ' atto o di non sopravvivere che poche ore , dopo d ' aver sofferto invano dei dolori più atroci di quelli che la dovevano uccidere naturalmente . Il medico badava a ridirle : - Ma l ' operazione è sicura , ma la vostra salvezza è certa , purché ci mettiate un po ' di coraggio ! Ed è egualmente certa la vostra morte se vi rifiutate ! - Eran parole buttate via . - No , - essa rispondeva , con la voce fioca , - ho ancora coraggio per morire ; ma non ne ho più per soffrire inutilmente . Grazie , signor dottore . È destinato così . Mi lasci morir tranquilla . - Il medico , scoraggiato , desistette . Nessuno parlò più . Allora la donna voltò il viso verso la padrona , e le fece con voce di moribonda le sue ultime preghiere . - Cara , buona signora , - disse a gran fatica , singhiozzando , - lei manderà quei pochi denari e le mie povere robe alla mia famiglia ... per mezzo del signor Console . Io spero che sian tutti vivi . Il cuore mi predice bene in questi ultimi momenti . Mi farà la grazia di scrivere ... che ho sempre pensato a loro , che ho sempre lavorato per loro ... per i miei figliuoli ... e che il mio solo dolore fu di non rivederli più ... ma che son morta con coraggio ... rassegnata ... benedicendoli ; e che raccomando a mio marito ... e al mio figliuolo maggiore ... il più piccolo , il mio povero Marco ... che l ' ho avuto in cuore fino all ' ultimo momento ... - Ed esaltandosi tutt ' a un tratto , gridò giungendo le mani : - Il mio Marco ! Il mio bambino ! La vita mia ! ... - Ma girando gli occhi pieni di pianto , vide che la padrona non c ' era più : eran venuti a chiamarla furtivamente . Cercò il padrone : era sparito . Non restavan più che le due infermiere e l ' assistente . Si sentiva nella stanza vicina un rumore affrettato di passi , un mormorio di voci rapide e sommesse , e d ' esclamazioni rattenute . La malata fissò sull ' uscio gli occhi velati , aspettando . Dopo alcuni minuti vide comparire il medico , con un viso insolito ; poi la padrona e il padrone , anch ' essi col viso alterato . Tutti e tre la guardarono con un ' espressione singolare , e si scambiarono alcune parole a bassa voce . Le parve che il medico dicesse alla signora : - Meglio subito . - La malata non capiva . - Josefa , - le disse la padrona con la voce tremante . - Ho una buona notizia da darvi . Preparate il cuore a una buona notizia . La donna la guardò attentamente . - Una notizia , - continuò la signora , sempre più agitata , - che vi darà una grande gioia . La malata dilatò gli occhi . - Preparatevi , - proseguì la padrona , - a vedere una persona ... a cui volete molto bene . La donna alzò il capo con un scatto vigoroso , e cominciò a guardare rapidamente ora la signora ora l ' uscio , con gli occhi sfolgoranti . - Una persona , - soggiunse la signora , impallidendo , - arrivata or ora ... inaspettatamente . - Chi è ? - gridò la donna con una voce strozzata e strana , come di persona spaventata . Un istante dopo gittò un grido altissimo , balzando a sedere sul letto , e rimase immobile , con gli occhi spalancati e con le mani alle tempie , come davanti a un ' apparizione sovrumana . Marco , lacero e polveroso , era là ritto sulla soglia , trattenuto per un braccio dal dottore . La donna urlò tre volte : - Dio ! Dio ! Dio mio ! Marco si slanciò avanti , essa protese le braccia scarne , e serrandolo al seno con la forza d ' una tigre , scoppiò in un riso violento , rotto da profondi singhiozzi senza lagrime , che la fecero ricader soffocata sul cuscino . Ma si riprese subito e gridò pazza di gioia , tempestandogli il capo di baci : - Come sei qui ? Perché ? Sei tu ? Come sei cresciuto ! Chi t ' ha condotto ? Sei solo ? Non sei malato ? Sei tu , Marco ! Non è un sogno ! Dio mio ! Parlami ! - Poi cambiando tono improvvisamente : - No ! Taci ! Aspetta ! - E voltandosi verso il medico , a precipizio : - Presto , subito , dottore . Voglio guarire . Son pronta . Non perda un momento . Conducete via Marco che non senta . Marco mio , non è nulla . Mi racconterai . Ancora un bacio . Va . Eccomi qui , dottore . Marco fu portato via . I padroni e le donne uscirono in fretta ; rimasero il chirurgo e l ' assistente , che chiusero la porta . Il signor Mequinez tentò di tirar Marco in una stanza lontana ; ma fu impossibile ; egli parea inchiodato al pavimento . - Cosa c ' è ? - domandò . - Cos ' ha mia madre ? Cosa le fanno ? E allora il Mequinez , piano , tentando sempre di condurlo via : - Ecco . Senti . Ora ti dirò . Tua madre è malata , bisogna farle una piccola operazione , ti spiegherò tutto , vieni con me . - No , - rispose il ragazzo , impuntandosi , - voglio star qui . Mi spieghi qui . L ' ingegnere ammontava parole su parole , tirandolo : il ragazzo cominciava a spaventarsi e a tremare . A un tratto un grido acutissimo , come il grido d ' un ferito a morte , risonò in tutta la casa . Il ragazzo rispose con un altro grido disperato : - Mia madre è morta ! Il medico comparve sull ' uscio e disse : - Tua madre è salva . Il ragazzo lo guardò un momento e poi si gettò ai suoi piedi singhiozzando : - Grazie dottore ! Ma il dottore lo rialzò d ' un gesto , dicendo : - Levati ! ... Sei tu , eroico fanciullo , che hai salvato tua madre . Estate 24 , mercoledì Marco il genovese è il penultimo piccolo eroe di cui facciamo conoscenza quest ' anno : non ne resta che uno per il mese di giugno . Non ci son più che due esami mensili , ventisei giorni di lezione , sei giovedì e cinque domeniche . Si sente già l ' aria della fine dell ' anno . Gli alberi del giardino , fronzuti e fioriti , fanno una bell ' ombra sugli attrezzi della ginnastica . Gli scolari son già vestiti da estate . È bello ora veder l ' uscita delle classi , com ' è tutto diverso dai mesi scorsi . Le capigliature che toccavan le spalle sono andate giù : tutte le teste sono rapate ; si vedono gambe nude e colli nudi ; cappellini di paglia d ' ogni forma , con dei nastri che scendon fin sulle schiene ; camicie e cravattine di tutti i colori ; tutti i più piccoli con qualche cosa addosso di rosso o d ' azzurro , una mostra , un orlo , una nappina , un cencino di color vivo appiccicato pur che sia dalla mamma , perché faccia figura , anche i più poveri , e molti vengono alla scuola senza cappello , come scappati di casa . Alcuni portano il vestito bianco della ginnastica . C ' è un ragazzo della maestra Delcati che è tutto rosso da capo a piedi , come un gambero cotto . Parecchi sono vestiti da marinai . Ma il più bello è il muratorino che ha messo su un cappellone di paglia , che gli dà l ' aria d ' una mezza candela col paralume ; ed è un ridere a vedergli fare il muso di lepre là sotto . Coretti anche ha smesso il suo berretto di pel di gatto e porta un vecchio berretto di seta grigia da viaggiatore . Votini ha una specie di vestimento alla scozzese , tutto attillato ; Crossi mostra il petto nudo ; Precossi sguazza dentro a un camiciotto turchino da fabbro ferraio . E Garoffi ? Ora che ha dovuto lasciare il mantellone , che nascondeva il suo commercio , gli rimangono scoperte bene tutte le tasche gonfie d ' ogni sorta di carabattole da rigattiere , e gli spuntan fuori le liste delle lotterie . Ora tutti lascian vedere quello che portano : dei ventagli fatti con mezza gazzetta , dei bocciuoli di canna , delle freccie da tirare agli uccelli , dell ' erba , dei maggiolini che sbucano fuor delle tasche e vanno su pian piano per le giacchette . Molti di quei piccoli portano dei mazzetti di fiori alle maestre . Anche le maestre son tutte vestite da estate , di colori allegri ; fuorché la « monachina » che è sempre nera , e la maestrina della penna rossa ha sempre la sua penna rossa , e un nodo di nastri rosa al collo , tutti sgualciti dalle zampette dei suoi scolari , che la fanno sempre ridere e correre . È la stagione delle ciliegie , delle farfalle , delle musiche sui viali e delle passeggiate in campagna ; molti di quarta scappano già a bagnarsi nel Po ; tutti hanno già il cuore alle vacanze ; ogni giorno si esce dalla scuola più impazienti e contenti del giorno innanzi . Soltanto mi fa pena di veder Garrone col lutto , e la mia povera maestra di prima che è sempre più smunta e più bianca e tosse sempre più forte . Cammina curva ora , e mi fa un saluto così triste ! Poesia 26 , venerdì Tu cominci a comprendere la poesia della scuola , Enrico ; ma la scuola , per ora , non la vedi che di dentro : ti parrà molto più bella e più poetica fra trent ' anni , quando ci verrai a accompagnare i tuoi figliuoli , e la vedrai di fuori , come io la vedo . Aspettando l ' uscita , io giro per le strade silenziose , intorno all ' edifizio , e porgo l ' orecchio alle finestre del pian terreno , chiuse dalle persiane . Da una finestra sento la voce d ' una maestra che dice - Ah ! quel taglio di t ! Non va , figliuol mio . Che ne direbbe tuo padre ? ... - Alla finestra vicina è la grossa voce d ' un maestro che detta lentamente . - Comperò cinquanta metri di stoffa ... a lire quattro e cinquanta il metro ... li rivendette ... - Più in là è la maestrina della penna rossa che legge ad alta voce : - Allora Pietro Micca con la miccia accesa ... - Dalla classe vicina esce come un cinguettio di cento uccelli , che vuol dir che il maestro è andato fuori un momento . Vo innanzi , e alla svoltata del canto sento uno scolaro che piange , e la voce della maestra che lo rimprovera o lo consola . Da altre finestre vengono fuori dei versi , dei nomi d ' uomini grandi e buoni , dei frammenti di sentenze che consiglian la virtù , l ' amor di patria , il coraggio . Poi seguono dei momenti di silenzio , in cui si direbbe che l ' edifizio è vuoto , e non par possibile che ci sian dentro settecento ragazzi , poi si senton degli scoppi rumorosi d ' ilarità , provocati dallo scherzo d ' un maestro di buon umore ... E la gente che passa si sofferma a ascoltare , e tutti rivolgono uno sguardo di simpatia a quell ' edificio gentile , che racchiude tanta giovinezza e tante speranze . Poi si ode un improvviso strepito sordo , un batter di libri e di cartelle , uno stropiccio di piedi , un ronzìo che si propaga di classe in classe e dal basso all ' alto , come al diffondersi improvviso d ' una buona notizia : è il bidello che gira ad annunziare il finis . E a quel rumore una folla di donne , d ' uomini , di ragazze e di giovanetti , si stringono di qua e di là dalla porta , a aspettare i figliuoli , i fratelli , i nipotino , mentre dagli usci delle classi schizzan fuori come zampillando nel camerone i ragazzi piccoli , a pigliar cappottini e cappelli , facendone un arruffìo sul pavimento , e ballettando tutt ' in giro , fin che il bidello li ricaccia dentro a uno a uno . E finalmente escono , in lunghe file , battendo i piedi . E allora da tutti i parenti comincia la pioggia delle domande : - Hai saputo la lezione ? Quanto t ' ha dato del lavoro ? Che cos ' avete per domani ? Quand ' è l ' esame mensile ? - E anche le povere madri che non sanno leggere , aprono i quaderni , guardano i problemi , domandano i punti : - Solamente otto ? - Dieci con lode ? - Nove di lezione ? - E s ' inquietano e si rallegrano e interrogano i maestri e parlan di programmi e d ' esami . Com ' è bello tutto questo , com ' è grande , e che immensa promessa è pel mondo ! TUO PADRE La sordomuta 28 , domenica Non potevo finirlo meglio che con la visita di questa mattina il mese di maggio . Udiamo una scampanellata , corriamo tutti . Sento mio padre che dice in tuono di meraviglia : - Voi qui , Giorgio ? - Era Giorgio , il nostro giardiniere di Chieri , che ora ha la famiglia a Condove , arrivato allora allora da Genova , dov ' era sbarcato il giorno avanti , di ritorno dalla Grecia , dopo tre anni che lavorava alle strade ferrate . Aveva un grosso fagotto fra le braccia . È un po ' invecchiato , ma sempre rosso in viso e gioviale . Mio padre voleva che entrasse ; ma egli disse di no , e domandò subito , facendo il viso serio : - Come va la mia famiglia ? Come sta Gigia ? - Bene fino a pochi giorni fa , - rispose mia madre . Giorgio tirò un gran sospiro : - Oh ! Sia lodato Iddio ! Non avevo il coraggio di presentarmi ai Sordomuti senz ' aver notizie da lei . Io lascio qui il fagotto e scappo a pigliarla . Tre anni che non la vedo la mia povera figliuola ! Tre anni che non vedo nessuno dei miei ! Mio padre mi disse : - Accompagnalo . - Ancora una parola , mi scusi , - disse il giardiniere sul pianerottolo . Ma mio padre l ' interruppe : - E gli affari ? - Bene , - rispose , - grazie a Dio . Qualche soldo l ' ho portato . Ma volevo domandare . Come va l ' istruzione della mutina , dica un po ' . Io l ' ho lasciata che era come un povero animaletto , povera creatura . Io ci credo poco , già , a questi collegi . Ha imparato a fare i segni ? Mia moglie mi scriveva bene : - Impara a parlare , fa progressi . - Ma , dicevo io , che cosa vale che impari a parlare lei se io i segni non li so fare ? Come faremo a intenderci , povera piccina ? Quello è buono per capirsi fra loro , un disgraziato con l ' altro . Come va , dunque ? Come va ? Mio padre sorrise , e rispose : - Non vi dico nulla ; vedrete voi ; andate , andate ; non le rubate un minuto di più . Uscimmo ; l ' istituto è vicino . Strada facendo , a grandi passi , il giardiniere mi parlava , rattristandosi . - Ah ! la mia povera Gigia ! Nascere con quella disgrazia ! Dire che non mi son mai sentito chiamar padre da lei , che lei non s ' è mai sentita chiamar figliuola da me , che mai non ha detto né inteso una parola al mondo ! E grazia che s ' è trovato un signore caritatevole che ha fatto le spese dell ' istituto . Ma tanto ... prima degli otto anni non c ' è potuta andare . Son tre anni che non è in casa . Va per gli undici , adesso . È cresciuta , mi dica un po ' , è cresciuta ? È di buon umore ? - Ora vedrete , ora vedrete , - gli risposi affrettando il passo . - Ma dov ' è quest ' istituto ? - domandò . - Mia moglie ce l ' accompagnò ch ' ero già partito . Mi pare che debba essere da queste parti . Eravamo appunto arrivati . Entrammo subito nel parlatorio . Ci venne incontro un custode . - Sono il padre di Gigia Voggi , disse il giardiniere ; - la mia figliuola subito subito . - Sono in ricreazione , - rispose il custode , - vado a avvertir la maestra . - E scappò . Il giardiniere non poteva più né parlare , né star fermo ; guardava i quadri alle pareti , senza veder nulla . La porta s ' aperse : entrò una maestra , vestita di nero , con una ragazza per mano . Padre e figliuola si guardarono un momento e poi si slanciarono l ' uno nelle braccia dell ' altro , mettendo un grido . La ragazza era vestita di rigatino bianco e rossiccio , con un grembiale grigio . È più alta di me . Piangeva e teneva suo padre stretto al collo con tutt ' e due le braccia . Suo padre si svincolò , e si mise a guardarla da capo a piedi , coi lucciconi agli occhi , ansando come se avesse fatto una gran corsa ; e sclamò : - Ah ! com ' è cresciuta ! come s ' è fatta bella ! Oh la mia cara , la mia povera Gigia ! La mia povera mutina ! È lei , signora , la maestra ? Le dica un po ' che mi faccia pure i suoi segni , che qualche cosa capirò , e poi imparerò a poco a poco . Le dica che mi faccia capire qualche cosa , coi gesti . La maestra sorrise e disse a bassa voce alla ragazza : - Chi è quest ' uomo che t ' è venuto a trovare ? E la ragazza , con una voce grossa , strana , stuonata come quella d ' un selvaggio che parlasse per la prima volta la nostra lingua , ma pronunciando chiaro , e sorridendo , rispose : - È mi - o pa - dre . Il giardiniere diede un passo indietro e gridò come un matto : - Parla ! Ma è possibile ! Ma è possibile ! Parla ? Ma tu parli , bambina mia , parli ? dimmi un poco : parli ? - E di nuovo l ' abbracciò e la baciò sulla fronte tre volte . - Ma non è coi gesti che parlano , signora maestra , non è con le dita , così ? Ma cosa è questo ? - No , signor Voggi , - rispose la maestra , - non è coi gesti . Quello era il metodo antico . Qui s ' insegna col metodo nuovo , col metodo orale . Come non lo sapevate ? - Ma io non sapevo niente ! - rispose il giardiniere , trasecolato . - Tre anni che son fuori ! O me l ' avranno scritto e non l ' ho capito . Sono una testa di legno , io . O figliuola mia , tu mi capisci , dunque ? Senti la mia voce ? Rispondi un poco : mi senti ? Senti quello che ti dico ? - Ma no , buon uomo , - disse la maestra , - la voce non la sente , perché è sorda . Essa capisce dai movimenti della vostra bocca quali sono le parole che voi dite ; ecco la cosa ; ma non sente le vostre parole e neppure quello che essa dice a voi ; le pronuncia perché le abbiamo insegnato , lettera per lettera , come deve atteggiar le labbra e muover la lingua , e che sforzo deve far col petto e con la gola , per metter fuori la voce . Il giardiniere non capì , e stette a bocca aperta . Non ci credeva ancora . - Dimmi , Gigia , - domandò alla figliuola , parlandole all ' orecchio , - sei contenta che tuo padre sia ritornato ? - E rialzato il viso , stette a aspettar la risposta . La ragazza lo guardò , pensierosa , e non disse nulla . Il padre rimase turbato . La maestra rise . Poi disse : - Buon uomo , non vi risponde perché non ha visto i movimenti delle vostre labbra : le avete parlato all ' orecchio ! Ripetete la domanda tenendo bene il vostro viso davanti al suo . Il padre , guardandola bene in faccia , ripeté : - Sei contenta che tuo padre sia ritornato ? che non se ne vada più via ? La ragazza , che gli aveva guardato attenta le labbra , cercando anche di vedergli dentro alla bocca , rispose francamente : - Sì , so - no contenta , che sei tor - na - to , che non vai via ... mai più . Il padre l ' abbracciò impetuosamente , e poi in fretta e in furia , per accertarsi meglio , la affollò di domande . - Come si chiama la mamma ? - An - tonia . - Come si chiama la tua sorella piccola ? - A - de - laide . - Come si chiama questo collegio ? - Dei sor - do - muti . - Quanto fa due volte dieci ? - Venti . Mentre credevamo che ridesse di gioia , tutt ' a un tratto si mise a piangere . Ma era gioia anche quella . - Animo , - gli disse la maestra , - avete motivo di rallegrarvi , non di piangere . Vedete che fate piangere anche la vostra figliuola . Siete contento , dunque ? Il giardiniere afferrò la mano alla maestra e gliela baciò due o tre volte dicendo : - Grazie , grazie , cento volte grazie , mille volte grazie , cara signora maestra ! E mi perdoni che non le so dir altro ! - Ma non solo parla , - gli disse la maestra ; - la vostra figliuola sa scrivere . Sa far di conto . Conosce il nome di tutti gli oggetti usuali . Sa un poco di storia e di geografia . Ora è nella classe normale . Quando avrà fatte le altre due classi , saprà molto , molto di più . Uscirà di qui che sarà in grado di prendere una professione . Ci abbiamo già dei sordomuti che stanno nelle botteghe a servir gli avventori , e fanno i loro affari come gli altri . Il giardiniere rimase stupito daccapo . Pareva che gli si confondessero le idee un ' altra volta . Guardò la figliuola e si grattò la fronte . Il suo viso domandava ancora una spiegazione . Allora la maestra si voltò al custode e gli disse : - Chiamatemi una bimba della classe preparatoria . Il custode tornò poco dopo con una sordomuta di otto o nove anni , entrata da pochi giorni nell ' istituto . - Questa , - disse la maestra , - è una di quelle a cui insegniamo i primi elementi . Ecco come si fa . Voglio farle dire e . State attento . - La maestra aperse la bocca , come si apre per pronunciare la vocale e , e accennò alla bimba che aprisse la bocca nella stessa maniera . La bimba obbedì . Allora la maestra le fece cenno che mettesse fuori la voce . Quella mise fuori la voce , ma invece di e , pronunziò o . - No , - disse la maestra , - non è questo . - E pigliate le due mani della bimba , se ne mise una aperta sulla gola e l ' altra sul petto , e ripeté : - e . - La bimba , sentito con le mani il movimento della gola e del petto della maestra , riaperse la bocca come prima , e pronunziò benissimo : - e . - Nello stesso modo la maestra le fece dire c e d , sempre tenendosi le due piccole mani sul petto e sulla gola . - Avete capito ora ? - domandò . Il padre aveva capito ; ma pareva più meravigliato di quando non capiva . - E insegnano a parlare in quella maniera ? - domandò , dopo un minuto di riflessione , guardando la maestra . - Hanno la pazienza d ' insegnare a parlare a quella maniera , a poco a poco , a tutti quanti ? a uno a uno ? ... per anni e anni ? ... Ma loro sono santi , sono ! Ma loro sono angeli del paradiso ! Ma non c ' è al mondo una ricompensa , per loro ! Che cosa ho da dire ? ... Ah ! mi lascino un poco con la mia figliuola , ora . Me la lascino cinque minuti per me solo . E tiratala a sedere in disparte cominciò a interrogarla , e quella a rispondere , ed egli rideva con gli occhi lustri , battendosi i pugni sulle ginocchia , e pigliava la figliuola con le mani , guardandola , fuor di sé dalla contentezza a sentirla , come se fosse una voce che venisse dal cielo ; poi domandò alla maestra : - Il signor Direttore , sarebbe permesso di ringraziarlo ? - Il Direttore non c ' è , - rispose la maestra . - Ma c ' è un ' altra persona che dovreste ringraziare . Qui ogni ragazza piccola è data in cura a una compagna più grande , che le fa da sorella , da madre . La vostra è affidata a una sordomuta di diciassette anni , figliuola d ' un fornaio , che è buona e le vuol bene molto : da due anni va a aiutarla a vestirsi ogni mattina , la pettina , le insegna a cucire , le accomoda la roba , le tien buona compagnia . Luigia , come si chiama la tua mamma dell ' istituto ? La ragazza sorrise e rispose : - Cate - rina Gior - dano . - Poi disse a suo padre : - Mol - to , mol - to buona . Il custode , uscito a un cenno della maestra , ritornò quasi subito con una sordomuta bionda , robusta di viso allegro , vestita anch ' essa di rigatino rossiccio col grembiale grigio ; la quale si arrestò sull ' uscio e arrossì ; poi chinò la testa , ridendo . Aveva il corpo d ' una donna , e pareva una bambina . La figliuola di Giorgio le corse subito incontro , la prese per un braccio come una bimba e la tirò davanti a suo padre , dicendo con la sua grossa voce : - Ca - te - rina Gior - dano . - Ah ! la brava ragazza ! - esclamò il padre , e allungò la mano per carezzarla , ma la tirò indietro , e ripeté : - Ah ! la buona ragazza , che Dio la benedica , che le dia tutte le fortune , tutte le consolazioni , che la faccia sempre felice lei e tutti i suoi , una buona ragazza così , povera la mia Gigia , è un onesto operaio , un povero padre di famiglia che glielo augura di tutto cuore ! La ragazza grande accarezzava la piccola , sempre tenendo il viso basso e sorridendo ; e il giardiniere continuava a guardarla , come una madonna . - Oggi vi potete pigliar con voi la vostra figliuola , - disse la maestra . - Se me la piglio ! - rispose il giardiniere . - Me la conduco a Condove e la riporto domani mattina . Si figuri un po ' se non me la piglio ! - La figliuola scappò a vestirsi . - Dopo tre anni che non la vedo ! - riprese il giardiniere . - Ora che parla ! A Condove subito me la porto . Ma prima voglio far un giro per Torino con la mia mutina a braccetto , che tutti la vedano , e condurla dalle mie quattro conoscenze , che la sentano ! Ah ! la bella giornata ! Questa si chiama una consolazione . ! Qua il braccio a tuo padre , Gigia mia ! - La ragazza , ch ' era tornata con una mantellina e una cuffietta , gli diede il braccio . - E grazie a tutti ! - disse il padre di sull ' uscio . - Grazie a tutti con tutta l ' anima mia ! Tornerò ancora una volta a ringraziar tutti ! Rimase un momento sopra pensiero , poi si staccò bruscamente dalla ragazza , tornò indietro frugandosi con una mano nella sottoveste , e gridò come un furioso : - Ebbene , sono un povero diavolo , ma ecco qui , lascio venti lire per l ' istituto , un marengo d ' oro bell ' e nuovo . E dando un gran colpo sul tavolino , vi lasciò il marengo . - No , no , brav ' uomo , - disse la maestra commossa . - Ripigliatevi il vostro denaro . Io non lo posso accettare . Ripigliatevelo . Non tocca a me . Verrete quando ci sarà il Direttore . Ma non accetterà nemmeno lui , statene sicuro . Avete faticato troppo per guadagnarveli , pover ' uomo . Vi saremo tutti grati lo stesso . - No , io lo lascio , - rispose il giardiniere , intestato ; - e poi ... si vedrà . Ma la maestra gli rimise la moneta in tasca senza lasciargli il tempo di respingerla . E allora egli si rassegnò , crollando il capo ; e poi , rapidamente , mandato un bacio con la mano alla maestra e alla ragazza grande , e ripreso il braccio della sua figliuola , si slanciò con lei fuor della porta dicendo : - Vieni , vieni , figliuola mia , povera mutina mia , mio tesoro ! E la figliuola esclamò con la sua voce grossa : - Oh - che - bel - sole ! GIUGNO Garibaldi 3 , sabato . Domani è la festa nazionale Oggi è un lutto nazionale . Ieri sera è morto Garibaldi . Sai chi era ? È quello che affrancò dieci milioni d ' Italiani dalla tirannia dei Borboni . È morto a settantacinque anni . Era nato a Nizza , figliuolo d ' un capitano di bastimento . A otto anni salvò la vita a una donna , a tredici , tirò a salvamento una barca piena di compagni che naufragavano , a ventisette , trasse dall ' acque di Marsiglia un giovanetto che s ' annegava , a quarant ' uno scampò un bastimento dall ' incendio sull ' Oceano . Egli combatté dieci anni in America per la libertà d ' un popolo straniero , combatté in tre guerre contro gli Austriaci per la liberazione della Lombardia e del Trentino difese Roma dai Francesi nel 1849 , liberò Palermo e Napoli nel 1860 , ricombatté per Roma nel '67 , lottò nel 1870 contro i Tedeschi in difesa della Francia . Egli aveva la fiamma dell ' eroismo e il genio della guerra . Combatté in quaranta combattimenti e ne vinse trentasette . Quando non combatté , lavorò per vivere o si chiuse in un ' isola solitaria a coltivare la terra . Egli fu maestro marinaio , operaio , negoziante , soldato , generale , dittatore . Era grande , semplice e buono . Odiava tutti gli oppressori ; amava tutti i popoli ; proteggeva tutti i deboli ; non aveva altra aspirazione che il bene , rifiutava gli onori ; disprezzava la morte , adorava l ' Italia . Quando gettava un grido di guerra , legioni di valorosi accorrevano a lui da ogni parte . signori lasciavano i palazzi ; operai le officine , giovanetti le scuole per andar a combattere al sole della sua gloria . In guerra portava una camicia rossa . Era forte , biondo , bello . Sui campi di battaglia era un fulmine , negli affetti un fanciullo , nei dolori un santo . Mille Italiani son morti per la patria , felici morendo di vederlo passar di lontano vittorioso migliaia si sarebbero fatti uccidere per lui ; milioni lo benedissero e lo benediranno . È morto . Il mondo intero lo piange . Tu non lo comprendi per ora . Ma leggerai le sue gesta , udrai parlar di lui continuamente nella vita ; e via via che crescerai , la sua immagine crescerà pure davanti a te ; quando sarai un uomo , lo vedrai gigante , e quando non sarai più al mondo tu , quando non vivranno più i figli dei tuoi figli , e quelli che saran nati da loro , ancora le generazioni vedranno in alto la sua testa luminosa di rendentore di popoli coronata dai nomi delle sue vittorie come da un cerchio di stelle , e ad ogni italiano risplenderà la fronte e l ' anima pronunziando il suo nome . TUO PADRE L ' esercito 11 , domenica . Festa nazionale . Ritardata di sette giorni per la morte di Garibaldi Siamo andati in piazza Castello a veder la rassegna dei soldati , che sfilarono davanti al Comandante del Corpo d ' esercito , in mezzo a due grandi ali di popolo . Via via che sfilavano , al suono delle fanfare e delle bande , mio padre mi accennava i Corpi e le glorie delle bandiere . Primi gli allievi dell ' Accademia , quelli che saranno ufficiali del Genio e dell ' Artiglieria , circa trecento , vestiti di nero , passarono , con una eleganza ardita e sciolta di soldati e di studenti . Dopo di loro sfilò la fanteria : la brigata Aosta che combatté a Goito e a San Martino , e la brigata Bergamo che combatté a Castelfidardo , quattro reggimenti , compagnie dietro compagnie , migliaia di nappine rosse , che parevan tante doppie ghirlande lunghissime di fiori color di sangue , tese e scosse pei due capi , e portate a traverso alla folla . Dopo la fanteria s ' avanzarono i soldati del Genio , gli operai della guerra , coi pennacchi di crini neri e i galloni cremisini ; e mentre questi sfilavano , si vedevano venire innanzi dietro di loro centinaia di lunghe penne diritte , che sorpassavano le teste degli spettatori : erano gli alpini , i difensori delle porte d ' Italia , tutti alti , rosei e forti , coi capelli alla calabrese e le mostre di un bel verde vivo , color dell ' erba delle loro montagne . Sfilavano ancor gli alpini , che corse un fremito nella folla , e i bersaglieri , l ' antico dodicesimo battaglione , i primi che entrarono in Roma per la breccia di Porta Pia , bruni , lesti , vivi , coi pennacchi sventolanti , passarono come un ' ondata d ' un torrente nero , facendo echeggiare la piazza di squilli acuti di tromba che sembravan grida d ' allegrezza . Ma la loro fanfara fu coperta da uno strepito rotto e cupo che annunziò l ' artiglieria di campagna ; e allora passarono superbamente , seduti sugli alti cassoni , tirati da trecento coppie di cavalli impetuosi i bei soldati dai cordoni gialli e i lunghi cannoni di bronzo e d ' acciaio , scintillanti sugli affusti leggieri , che saltavano e risonavano , e ne tremava la terra . E poi venne su lenta , grave , bella nella sua apparenza faticosa e rude , coi suoi grandi soldati , coi suoi muli potenti , l ' artiglieria di montagna , che porta lo sgomento e la morte fin dove sale il piede dell ' uomo . E infine passò di galoppo , con gli elmi al sole con le lancie erette , con le bandiere al vento , sfavillando d ' argento e d ' oro , empiendo l ' aria di tintinni e di nitriti , il bel reggimento Genova cavalleria , che turbinò su dieci campi di battaglia , da Santa Lucia a Villafranca . - Come è bello ! - io esclamai . Ma mio padre mi fece quasi un rimprovero di quella parola , e mi disse : - Non considerare l ' esercito come un bello spettacolo . Tutti questi giovani pieni di forza e di speranze possono da un giorno all ' altro esser chiamati a difendere il nostro paese , e in poche ore cader sfracellati tutti dalle palle e dalla mitraglia . Ogni volta che senti gridare in una festa : Viva l ' esercito , viva l ' Italia , raffigurati , di là dai reggimenti che passano , una campagna coperta di cadaveri e allagata di sangue , e allora l ' evviva all ' esercito t ' escirà più dal profondo del cuore , e l ' immagine dell ' Italia t ' apparirà più severa e più grande . Italia 14 , martedì Salutala così la patria , nei giorni delle sue feste : - Italia , patria mia , nobile e cara terra , dove mio padre e mia madre nacquero e saranno sepolti , dove io spero di vivere e di morire , dove i miei figli cresceranno e morranno ; bella Italia , grande e gloriosa da molti secoli ; unita e libera da pochi anni ; che spargesti tanta luce d ' intelletti divini sul mondo , e per cui tanti valorosi moriron sui campi e tanti eroi sui patiboli ; madre augusta di trecento città e di trenta milioni di figli , io , fanciullo , che ancora non ti comprendo e non ti conosco intera , io ti venero e t ' amo con tutta l ' anima mia , e sono altero d ' esser nato da te , e di chiamarmi figliuol tuo . Amo i tuoi mari splendidi e le tue Alpi sublimi , amo i tuoi monumenti solenni e le tue memorie immortali ; amo la tua gloria e la tua bellezza ; t ' amo e ti venero tutta come quella parte diletta di te , dove per la prima volta vidi il sole e intesi il tuo nome . V ' amo tutte di un solo affetto e con pari gratitudine , Torino valorosa , Genova superba , dotta Bologna , Venezia incantevole , Milano possente ; v ' amo con egual reverenza di figlio , Firenze gentile e Palermo terribile . Napoli immensa e bella , Roma meravigliosa ed eterna . T ' amo , patria sacra ! E ti giuro che amerò tutti i figli tuoi come fratelli ; che onorerò sempre in cuor mio i tuoi grandi vivi e i tuoi grandi morti ; che sarò un cittadino operoso ed onesto , inteso costantemente a nobilitarmi , per rendermi degno di te , per giovare con le mie minime forze a far sì che spariscano un giorno dalla tua faccia la miseria , l ' ignoranza , l ' ingiustizia , il delitto , e che tu possa vivere ed espanderti tranquilla nella maestà del tuo diritto e della tua forza . Giuro che ti servirò , come mi sarà concesso , con l ' ingegno , col braccio , col cuore , umilmente e arditamente ; e che se verrà giorno in cui dovrò dare per te il mio sangue e la mia vita , darò il mio sangue e morrò , gridando al cielo il tuo santo nome e mandando l ' ultimo mio bacio alla tua bandiera benedetta . TUO PADRE 32 gradi Venerdì , 16 In cinque giorni che passarono dalla festa nazionale il caldo è cresciuto di tre gradi . Ora siamo in piena estate , tutti cominciano a essere stanchi , hanno tutti perduto i bei colori rosati della primavera ; i colli e le gambe s ' assottigliano , le teste ciondolano e gli occhi si chiudono . Il povero Nelli , che patisce molto il caldo e ha fatto un viso di cera , s ' addormenta qualche volta profondamente , col capo sul quaderno ; ma Garrone sta sempre attento a mettergli davanti un libro aperto e ritto perché il maestro non lo veda . Crossi appoggia la sua zucca rossa sul banco in un certo modo , che par distaccata dal busto e messa lì . Nobis si lamenta che ci siamo troppi e che gli guastiamo l ' aria . Ah ! che forza bisogna farsi ora per istudiare ! Io guardo dalle finestre di casa quei begli alberi che fanno un ' ombra così scura , dove andrei a correre tanto volentieri , e mi vien tristezza e rabbia di dovermi andar a chiudere tra i banchi . Ma poi mi fo animo a veder la mia buona madre che mi guarda sempre , quando esco dalla scuola per veder se son pallido ; e mi dice a ogni pagina di lavoro : - Ti senti ancora ? - e ogni mattina alle sei , svegliandomi per la lezione : - Coraggio ! Non ci son più che tanti giorni : poi sarai libero e riposerai , andrai all ' ombra dei viali . - Sì , essa ha ben ragione a rammentarmi i ragazzi che lavoran nei campi sotto la sferza del sole , o tra le ghiaie bianche dei fiumi , che accecano e scottano , e quelli delle fabbriche di vetro , che stanno tutto il giorno immobili , col viso chinato sopra una fiamma di gas ; e si levan tutti più presto di noi , e non hanno vacanze . Coraggio , dunque ! E anche in questo è il primo di tutti Derossi , che non soffre né caldo né sonno , vivo sempre , allegro coi suoi riccioli biondi , com ' era d ' inverno , e studia senza fatica , e tien desti tutti intorno a sé , come se rinfrescasse l ' aria con la sua voce . E ci sono due altri pure , sempre svegli e attenti : quel cocciuto di Stardi , che si punge il muso per non addormentarsi , e quanto più è stanco e fa caldo , e tanto più stringe i denti e spalanca gli occhi , che par che si voglia mangiare il maestro ; e quel trafficone di Garoffi tutto affaccendato a fabbricare ventagli di carta rossa ornati con figurine di scatole di fiammiferi , che vende a due centesimi l ' uno . Ma il più bravo è Coretti ; povero Coretti che si leva alle cinque per aiutare suo padre a portar legna ! Alle undici , nella scuola , non può più tenere gli occhi aperti , e gli casca il capo sul petto . E nondimeno si riscuote , si dà delle manate nella nuca , domanda il permesso d ' uscire per lavarsi il viso , si fa scrollare e pizzicottare dai vicini . Ma tanto questa mattina non poté reggere e s ' addormentò d ' un sonno di piombo . Il maestro lo chiamò forte : - Coretti ! - Egli non sentì . Il maestro , irritato , ripeté : - Coretti ! - Allora il figliuolo del carbonaio che gli sta accanto di casa , s ' alzò e disse : - Ha lavorato dalle cinque alle sette a portar fascine . - Il maestro lo lasciò dormire , e continuò a far lezione per una mezz ' ora . Poi andò al banco da Coretti e piano piano , soffiandogli nel viso , lo svegliò . A vedersi davanti il maestro , si fece indietro impaurito . Ma il maestro gli prese il capo fra le mani e gli disse baciandolo sui capelli : - Non ti rimprovero , figliuol mio . Non è mica il sonno della pigrizia il tuo ; è il sonno della fatica . Mio padre Sabato , 17 Non certo il tuo compagno Coretti , né Garrone , risponderebbero mai al loro padre come tu hai risposto al tuo questa sera . Enrico ! Come è possibile ? Tu mi devi giurare che questo non accadrà mai più , fin ch ' io viva . Ogni volta che a un rimprovero di tuo padre ti correrà una cattiva risposta alle labbra , pensa a quel giorno , che verrà immancabilmente , quando egli ti chiamerà al suo letto per dirti - Enrico , io ti lascio . - O figliuol mio , quando sentirai la sua voce per l ' ultima volta , e anche molto tempo dopo , quando piangerai solo nella sua stanza abbandonata , in mezzo a quei libri ch ' egli non aprirà mai più , allora , ricordandoti d ' avergli mancato qualche volta di rispetto , ti domanderai tu pure : - Com ' è possibile ? - Allora capirai che egli è sempre stato il tuo migliore amico , che quando era costretto a punirti , ne soffriva più di te , e che non t ' ha mai fatto piangere che per farti del bene ; e allora ti pentirai , e bacierai piangendo quel tavolino su cui ha tanto lavorato , su cui s ' è logorata la vita per i suoi figliuoli . Ora non capisci : egli ti nasconde tutto di sé fuorché la sua bontà e il suo amore . Tu non lo sai che qualche volta egli è così affranto dalla fatica che crede di non aver più che pochi giorni da vivere , e che in quei momenti non parla che di te , non ha altro affanno in cuore che quello di lasciarti povero e senza protezione ! E quante volte , pensando a questo , entra nella tua camera mentre dormi ; e sta là col lume in mano a guardarti , e poi fa uno sforzo , e stanco e triste com ' è , torna al lavoro ! E neppure sai che spesso egli ti cerca e sta con te , perché ha un ' amarezza nel cuore , dei dispiaceri che a tutti gli uomini toccano nel mondo , e cerca te come un amico , per confortarsi e dimenticare , e ha bisogno di rifugiarsi nel tuo affetto , per ritrovare la serenità e il coraggio . Pensa dunque che dolore dev ' esser per lui quando invece di trovar affetto in te , trova freddezza e irriverenza ! Non macchiarti mai più di questa orribile ingratitudine ! Pensa che se anche fossi buono come un santo , non potresti mai compensarlo abbastanza di quello che ha fatto e fa continuamente per te . E pensa anche : sulla vita non si può contare : una disgrazia ti potrebbe toglier tuo padre mentre sei ancora ragazzo , fra due anni , fra tre mesi ; domani . Ah ! povero Enrico mio , come vedresti cambiar tutto intorno a te , allora , come ti parrebbe vuota , desolata la casa , con la tua povera madre vestita di nero ! Va ' , figliuolo ; va ' da tuo padre : egli è nella sua stanza che lavora : va ' in punta di piedi , che non ti senta entrare , va ' a metter la fronte sulle sue ginocchia e a dirgli che ti perdoni e ti benedica . TUA MADRE In campagna 19 , lunedì Il mio buon padre mi perdonò , anche questa volta , e mi lasciò andare alla scampagnata che si era combinata mercoledì col padre di Coretti , il rivenditor di legna . Ne avevamo tutti bisogno d ' una boccata d ' aria di collina . Fu una festa . Ci trovammo ieri alle due in piazza dello Statuto , Derossi , Garrone , Garoffi , Precossi , padre e figlio Coretti , ed io , con le nostre provviste di frutte , di salsicciotti e d ' ova sode : avevamo anche delle barchette di cuoio e dei bicchieri di latta : Garrone portava una zucca con dentro del vino bianco ; Coretti , la fiaschetta da soldato di suo padre , piena di vino nero ; e il piccolo Precossi , col suo camiciotto di fabbro ferraio , teneva sotto il braccio una pagnotta di due chilogrammi . S ' andò in omnibus fino alla Gran Madre di Dio , e poi su , alla lesta , per i colli . C ' era un verde , un ' ombra , un fresco ! Andavamo rivoltoloni nell ' erba , mettevamo il viso nei rigagnoli , saltavamo a traverso alle siepi . Coretti padre ci seguitava di lontano , con la giacchetta sulle spalle , fumando con la sua pipa di gesso , e di tanto in tanto ci minacciava con la mano , che non ci facessimo delle buche nei calzoni . Precossi zufolava , non l ' avevo mai sentito zufolare . Coretti figlio faceva di tutto , strada facendo ; sa far di tutto , quell ' ometto lì , col suo coltelluccio a cricco , lungo un dito : delle rotine da mulino , delle forchette , degli schizzatoi ; e voleva portar la roba degli altri , era carico che grondava sudore ; ma sempre svelto come un capriolo . Derossi si fermava ogni momento a dirci i nomi delle piante e degli insetti : io non so come faccia a saper tante cose . E Garrone mangiava del pane , in silenzio ; ma non ci attacca mica più quei morsi allegri d ' una volta , povero Garrone , dopo che ha perduto sua madre . È sempre lui , però , buono come il pane : quando uno di noi pigliava la rincorsa per saltare un fosso , egli correva dall ' altra parte e tendergli le mani ; e perché Precossi aveva paura delle vacche , ché da piccolo è stato cozzato , ogni volta che ne passava una , Garrone gli si parava davanti . Andammo su fino a Santa Margherita , e poi giù per le chine a salti , a rotoloni , a scortica ... mele . Precossi , inciampando in un cespuglio , si fece uno strappo al camiciotto , e restò lì vergognoso col suo brindello ciondoloni ; ma Garoffi che ha sempre degli spilli nella giacchetta , glielo appuntò che non si vedeva , mentre quegli badava a dirgli : - Scusami , scusami ; - e poi ricominciò a correre . Garoffi non perdeva il suo tempo , per via : coglieva delle erbe da insalata , delle lumache , e ogni pietra che luccicasse un po ' , se la metteva in tasca , pensando che ci fosse dentro dell ' oro o dell ' argento . E avanti a correre , a ruzzolare , a rampicarsi , all ' ombra e al sole , su e giù per tutti i rialti e le scorciatoie , fin che arrivammo scalmanati e sfiatati sulla cima d ' una collina , dove ci sedemmo a far merenda , sull ' erba . Si vedeva una pianura immensa , e tutte le Alpi azzurre con le cime bianche . Morivamo tutti di fame , il pane pareva che fondesse . Coretti padre ci porgeva le porzioni di salsicciotto su delle foglie di zucca . E allora cominciammo a parlare tutti insieme , dei maestri , dei compagni che non avevan potuto venire , e degli esami . Precossi si vergognava un poco a mangiare e Garrone gli ficcava in bocca il meglio della sua parte , di viva forza . Coretti era seduto accanto a suo padre , con le gambe incrociate : parevan piuttosto due fratelli , che padre e figlio , a vederli così vicini , tutti e due rossi e sorridenti , con quei denti bianchi . Il padre trincava con gusto , vuotava anche le barchette e i bicchieri che noi lasciavamo ammezzati , e diceva : - A voi altri che studiate , il vino vi fa male ; sono i rivenditori di legna che n ' han bisogno ! - Poi pigliava e scoteva per il naso il figliuolo , dicendoci : - Ragazzi , vogliate bene a questo qui , che è un fior di galantuomo , son io che ve lo dico ! - E tutti ridevano , fuorché Garrone . Ed egli seguitava , trincando : - Peccato , eh ! Ora siete tutti insieme , da bravi camerati ; e fra qualche anno , chi sa , Enrico e Derossi saranno avvocati e professori , o che so io , e voi altri quattro in bottega o a un mestiere , o chi sa diavolo dove . E allora buona notte , camerati . - Che ! - rispose Derossi , - per me , Garrone sarà sempre Garrone , Precossi sarà sempre Precossi , e gli altri lo stesso , diventassi imperatore delle Russie ; dove saranno loro , andrò io . - Benedetto ! - esclamò Coretti padre , alzando la fiaschetta ; - così si parla , sagrestia ! Toccate qua ! Viva i bravi compagni , e viva anche la scuola , che vi fa una sola famiglia , quelli che ne hanno e quelli che non ne hanno ! Noi toccammo tutti la sua fiaschetta con le barchette e i bicchieri , e bevemmo l ' ultima volta . E lui : - Viva il quadrato del '49 ! gridò , levandosi in piedi , e cacciando giù l ' ultimo sorso ; - e se avrete da far dei quadrati anche voi , badate di tener duro come noi altri , ragazzi ! - Era già tardi : scendemmo correndo e cantando , e camminando per lunghi tratti tutti a braccetto , e arrivammo sul Po che imbruniva , e volavano migliaia di lucciole . E non ci separammo che in piazza dello Statuto , dopo aver combinato di trovarci tutti insieme domenica per andare al Vittorio Emanuele , a veder la distribuzione dei premi agli alunni delle scuole serali . Che bella giornata ! Come sarei rientrato in casa contento se non avessi incontrato la mia povera maestra ! La incontrai che scendeva le scale di casa nostra , quasi al buio , e appena mi riconobbe mi prese per tutt ' e due le mani e mi disse all ' orecchio : - Addio , Enrico , ricordati di me ! - M ' accorsi che piangeva . Salii , e lo dissi a mia madre : - Ho incontrato la mia maestra . Andava a mettersi a letto , - rispose mia madre , che avea gli occhi rossi . E poi soggiunse con grande tristezza , guardandomi fisso : - La tua povera maestra ... sta molto male . La distribuzione dei premi agli operai 25 , domenica Come avevano convenuto , andammo tutti insieme al Teatro Vittorio Emanuele , a veder la distribuzione dei premi agli operai . Il teatro era addobbato come il 14 marzo , e affollato , ma quasi tutto di famiglie d ' operai , e la platea occupata dagli allievi e dalle allieve della scuola di canto corale ; i quali cantarono un inno ai soldati morti in Crimea , così bello , che quando fu finito tutti s ' alzarono battendo le mani e gridando , e lo dovettero cantare da capo . E subito dopo cominciarono a sfilare i premiati davanti al sindaco , al prefetto e a molti altri , che davano libri libretti della cassa di risparmio , diplomi e medaglie . In un canto della platea vidi il muratorino , seduto accanto a sua madre , e da un ' altra parte c ' era il Direttore , e dietro di lui la testa rossa del mio maestro di seconda . Sfilarono pei primi gli alunni delle scuole serali di disegno , orefici , scalpellini , litografi , e anche dei falegnami e dei muratori ; poi quelli della scuola di commercio ; poi quelli del Liceo musicale , fra cui parecchie ragazze , delle operaie , tutte vestite in gala , che furono salutate con un grande applauso , e ridevano . Infine vennero gli alunni delle scuole serali elementari , e allora cominciò a esser bello a vedere . Di tutte le età ne passavano , di tutti i mestieri , e vestiti in tutti i modi ; uomini coi capelli grigi , ragazzi degli opifici , operai con grandi barbe nere . I piccoli eran disinvolti , gli uomini un po ' imbarazzati ; la gente batteva le mani ai più vecchi e ai più giovani . Ma nessuno rideva tra gli spettatori , come facevano alla nostra festa : si vedevano tutti i visi attenti e seri . Molti dei premiati avevan la moglie e i figliuoli in platea , e c ' eran dei bambini che quando vedevan passare il padre sul palco scenico , lo chiamavan per nome ad alta voce e lo segnavan con la mano , ridendo forte . Passarono dei contadini , dei facchini : questi erano della scuola Buoncompagni . Della scuola della Cittadella , passò un lustrascarpe , che mio padre conosce , e il Prefetto gli diede un diploma . Dopo di lui vedo venire un uomo grande come un gigante , che mi pareva d ' aver già veduto altre volte ... Era il padre del muratorino , che prendeva il secondo premio ! Mi ricordai di quando l ' avevo visto nella soffitta , al letto del figliuolo malato , e cercai subito il figliuolo in platea : povero muratorino ! Egli guardava sua padre cogli occhi luccicanti , e per nasconder la commozione , faceva il muso di lepre . In quel momento sentii uno scoppio d ' applausi , guardai sul palco : c ' era un piccolo spazzacamino , col viso lavato , ma coi suoi panni da lavoro , e il Sindaco gli parlava tenendolo per una mano . Dopo lo spazzacamino venne un cuoco . Poi passò a prender la medaglia uno spazzino municipale , della scuola Raineri . Io mi sentivo non so che cosa nel cuore , come un grande affetto e un grande rispetto , a pensare quanto eran costati quei premi a tutti quei lavoratori , padri di famiglia , pieni di pensieri , quante fatiche aggiunte alle loro fatiche , quante ore tolte al sonno , di cui hanno tanto bisogno , e anche quanti sforzi dell ' intelligenza non abituata allo studio e delle mani grosse , intozzite dal lavoro ! Passò un ragazzo d ' officina , a cui si vedeva che suo padre aveva imprestata la giacchetta per quell ' occasione , e gli spenzolavan le maniche , tanto che se le dovette rimboccare lì sul palco per poter prendere il suo premio ; e molti risero ; ma il riso fu subito soffocato dai battimani . Dopo venne un vecchio con la testa calva e la barba bianca . Passarono dei soldati d ' artiglieria , di quelli che venivano alla scuola serale nella nostra Sezione ; poi delle guardie daziarie , delle guardie municipali , di quelle che fan la guardia alle nostre scuole . Infine gli allievi della scuola serale cantarono ancora l ' inno ai morti in Crimea , ma con tanto slancio , questa volta , con una forza d ' affetto che veniva così schietta dal cuore , che la gente non applaudì quasi più , e usciron tutti commossi , lentamente e senza far chiasso . In pochi momenti tutta la via fu affollata . Davanti alla porta del Teatro c ' era lo spazzacamino , col suo libro di premio legato in rosso , e tutt ' intorno dei signori che gli parlavano . Molti si salutavano da una parte all ' altra della strada , operai , ragazzi , guardie , maestri . Il mio maestro di seconda uscì in mezzo a due soldati d ' artiglieria . E si vedevano delle mogli d ' operai coi bambini in braccio , i quali tenevano nelle manine il diploma del padre , e lo mostravano alla gente , superbi . La mia maestra morta Martedì , 27 Mentre noi eravamo al Teatro Vittorio Emanuele , la mia povera maestra moriva . È morta alle due , sette giorni dopo ch ' era stata a trovar mia madre . Il Direttore venne ieri mattina a darcene l ' annunzio nella scuola . E disse : - Quelli di voi che furono suoi alunni , sanno quanto era buona , come voleva bene ai ragazzi : era una madre , per loro . Ora non c ' è più . Una malattia terribile la consumava da molto tempo . Se non avesse avuto da lavorare per guadagnarsi il pane , avrebbe potuto curarsi , e forse guarire ; si sarebbe almeno prolungata la vita di qualche mese , se avesse preso un congedo . Ma essa volle stare fra i suoi ragazzi fino all ' ultimo giorno . La sera di sabato , 17 , s ' accomiatò da loro , con la certezza di non rivederli più , diede ancora dei buoni consigli , li baciò tutti , e se n ' andò singhiozzando . Ora nessuno la rivedrà mai più . Ricordatevi di lei , figliuoli . - Il piccolo Precossi , che era stato suo scolaro nella prima superiore , chinò la testa sul banco e si mise a piangere . Ieri sera , dopo la scuola , andammo tutti insieme alla casa della morta , per accompagnarla alla chiesa . C ' era già nella strada un carro mortuario con due cavalli , e molta gente che aspettava , parlando a bassa voce . C ' era il Direttore , tutti i maestri e le maestre della nostra scuola , e anche d ' altre sezioni , dove essa aveva insegnato anni addietro ; c ' erano quasi tutti i bambini della sua classe , condotti per mano dalle madri , che portavan le torcie ; e moltissimi d ' altre classi , e una cinquantina d ' alunne della sezione Baretti , chi con corone in mano , chi con mazzetti di rose . Molti mazzi di fiori li avevan già messi sul carro , al quale era appesa una corona grande di gaggìe con su scritto in caratteri neri : - Alla loro maestra le antiche alunne di quarta . E sotto la corona grande , ce n ' era appesa una piccola , che avevan portata i suoi bambini . Si vedevano tra la folla molte donne di servizio , mandate dalle padrone , con le candele , e anche due servitori in livrea , con una torcia accesa ; e un signore ricco , padre d ' uno scolaro della maestra , aveva fatto venire la sua carrozza , foderata di seta azzurra . Tutti s ' accalcavano davanti alla porta . C ' eran parecchie ragazze che s ' asciugavan le lacrime . Aspettammo un pezzo , in silenzio . Finalmente portaron giù la cassa . Quando videro infilar la cassa dentro al carro , alcuni bambini si misero a pianger forte , e uno cominciò a gridare , come se capisse soltanto allora che la sua maestra era morta , e gli prese un singhiozzo così convulso , che dovettero portarlo via . La processione si mise in ordine lentamente , e si mosse . Andavan prime le figlie del Ritiro della Concezione , vestite di verde ; poi le figlie di Maria , tutte bianche , con un nastro azzurro poi i preti ; e dietro al carro i maestri e le maestre , gli scolaretti della la superiore , e tutti gli altri , e in fine la folla . La gente s ' affacciava alle finestre e sugli usci , e a vedere tutti quei ragazzi e la corona , dicevano : - È una maestra . - Anche delle signore che accompagnavano i più piccoli , ce n ' erano alcune che piangevano . Arrivati che furono alla chiesa , levaron la cassa dal carro e la portarono in mezzo alla navata , davanti all ' altar maggiore : le maestre ci misero su le corone , i bambini la copersero di fiori , e la gente tutt ' intorno , con le candele accese , cominciò a cantare le preghiere , nella chiesa grande e oscura . Poi , tutt ' a un tratto quando il prete disse l ' ultimo Amen , le candele si spensero e tutti uscirono in fretta e la maestra rimase sola . Povera maestra , tanto buona con me , che aveva tanta pazienza , che aveva faticato per tanti anni ! Essa ha lasciato i suoi pochi libri ai suoi scolari , a uno un calamaio , a un altro un quadernetto , tutto quello che possedeva ; e due giorni prima di morire disse al Direttore che non ci lasciasse andare i più piccoli al suo accompagnamento , perché non voleva che piangessero . Ha fatto del bene , ha sofferto , è morta . Povera maestra , rimasta sola nella chiesa oscura ! Addio ! Addio per sempre , mia buona amica , dolce e triste ricordo della mia infanzia ! Grazie 28 , mercoledì Ha voluto finire il suo anno di scuola la mia povera maestra : se n ' è andata tre soli giorni prima che terminassero le lezioni . Dopo domani andremo ancora una volta in classe a sentir leggere l ' ultimo racconto mensile : Naufragio , e poi ... finito . Sabato , primo di luglio , gli esami . Un altro anno dunque , il quarto , è passato ! E se non fosse morta la mia maestra , sarebbe passato bene . - Io ripenso a quello che sapevo l ' ottobre scorso , e mi par di sapere assai di più : ci ho tante cose nuove nella mente ; riesco a dire e a scrivere meglio d ' allora quello che penso ; potrei anche fare di conto per molti grandi che non sanno , e aiutarli nei loro affari : e capisco molto di più , capisco quasi tutto quello che leggo . Sono contento ... Ma quanti m ' hanno spinto e aiutato a imparare , chi in un modo chi in un altro , a casa , alla scuola , per la strada , da per tutto dove sono andato e dove ho visto qualche cosa ! Ed io ringrazio tutti ora . Ringrazio te per il primo , mio buon maestro , che sei stato così indulgente e affettuoso con me , e per cui fu una fatica ogni cognizione nuova di cui ora mi rallegro e mi vanto . Ringrazio te , Derossi , mio ammirabile compagno , che con le tue spiegazioni pronte e gentili m ' hai fatto capire tante volte delle cose difficili e superare degli intoppi agli esami ; e te pure Stardi , bravo e forte , che m ' hai mostrato come una volontà di ferro riesca a tutto , e te , Garrone , buono e generoso , che fai generosi e buoni tutti quelli che ti conoscono e anche voi Precossi e Coretti , che m ' avete sempre dato l ' esempio del coraggio nei pentimenti e della serenità nel lavoro ; dico grazie a voi , dico grazie a tutti gli altri . Ma sopra tutti ringrazio te , padre mio , te mio primo maestro , mio primo amico , che m ' hai dato tanti buoni consigli e insegnato tante cose , mentre lavoravi per me , nascondendomi sempre le tue tristezze , e cercando in tutte le maniere di rendermi lo studio facile e la vita bella ; e te , dolce madre mia , angelo custode amato e benedetto , che hai goduto di tutte le mie gioie e sofferto di tutte le mie amarezze , che hai studiato , faticato , pianto con me , carezzandomi con una mano la fronte e coll ' altra indicandomi il cielo . Io m ' inginocchio davanti a voi , come quando ero bambino , e vi ringrazio , vi ringrazio con tutta la tenerezza che mi avete messo nell ' anima in dodici anni di sacrificio e d ' amore . Naufragio Ultimo racconto mensile Parecchi anni or sono , una mattina del mese di dicembre , salpava dal porto di Liverpool un grande bastimento a vapore , che portava a bordo più di duecento persone , fra le quali settanta uomini d ' equipaggio . Il capitano e quasi tutti i marinai erano inglesi . Fra i passeggeri si trovavano vari italiani : tre signore , un prete , una compagnia di suonatori . Il bastimento doveva andare all ' isola di Malta . Il tempo era oscuro . In mezzo ai viaggiatori della terza classe , a prua , c ' era un ragazzo italiano d ' una dozzina d ' anni , piccolo per l ' età sua , ma robusto ; un bel viso ardimentoso e severo di siciliano . Se ne stava solo vicino all ' albero di trinchetto , seduto sopra un mucchio di corde , accanto a una valigia logora , che conteneva la sua roba , e su cui teneva una mano . Aveva il viso bruno e i capelli neri e ondulati che gli scendevan quasi sulle spalle . Era vestito meschinamente , con una coperta lacera sopra le spalle e una vecchia borsa di cuoio a tracolla . Guardava intorno a sé , pensieroso , i passeggieri , il bastimento , i marinai che passavan correndo , e il mare inquieto . Avea l ' aspetto d ' un ragazzo uscito di fresco da una grande disgrazia di famiglia : il viso d ' un fanciullo , l ' espressione d ' un uomo . Poco dopo la partenza , uno dei marinai del bastimento , un italiano , coi capelli grigi , comparve a prua conducendo per mano una ragazzina , e fermatosi davanti al piccolo siciliano , gli disse : - Eccoti una compagna di viaggio , Mario . Poi se n ' andò . La ragazza sedette sul mucchio di corde , accanto al ragazzo . Si guardarono . - Dove vai ? - le domandò il siciliano . La ragazza rispose : - A Malta , per Napoli . Poi soggiunse : - Vado a ritrovar mio padre e mia madre , che m ' aspettano . Io mi chiamo Giulietta Faggiani . Il ragazzo non disse nulla . Dopo alcuni minuti tirò fuori dalla borsa del pane e delle frutte secche ; la ragazza aveva dei biscotti ; mangiarono - Allegri ! - gridò il marinaio italiano passando rapidamente . - Ora si comincia un balletto ! Il vento andava crescendo , il bastimento rullava fortemente . Ma i due ragazzi , che non pativano il mal di mare , non ci badavano . La ragazzina sorrideva . Aveva presso a poco l ' età del suo compagno , ma era assai più alta : bruna di viso , sottile , un po ' patita , e vestita più che modestamente . Aveva i capelli tagliati corti e ricciuti , un fazzoletto rosso intorno al capo e due cerchiolini d ' argento alle orecchie . Mangiando , si raccontarono i fatti loro . Il ragazzo non aveva più né padre né madre . Il padre , operaio , gli era morto a Liverpool pochi dì prima , lasciandolo solo , e il console italiano aveva rimandato lui al suo paese , a Palermo , dove gli restavan dei parenti lontani . La ragazzina era stata condotta a Londra , l ' anno avanti , da una zia vedova , che l ' amava molto , e a cui i suoi parenti , - poveri , - l ' avevan concessa per qualche tempo , fidando nella promessa d ' un ' eredità ; ma pochi mesi dopo la zia era morta schiacciata da un omnibus , senza lasciare un centesimo ; e allora anch ' essa era ricorsa al Console , che l ' aveva imbarcata per l ' Italia . Tutti e due erano stati raccomandati al marinaio italiano . - Così , - concluse la bambina , - mio padre e mia madre credevano che ritornassi ricca , e invece ritorno povera . Ma tanto mi voglion bene lo stesso . E i miei fratelli pure . Quattro ne ho , tutti piccoli . Io son la prima di casa . Li vesto . Faranno molta festa a vedermi . Entrerò in punta di piedi ... Il mare è brutto . Poi domandò al ragazzo : - E tu vai a stare coi tuoi parenti ? - Sì ... se mi vorranno , - rispose . - Non ti vogliono bene ? - Non lo so . - Io compisco tredici anni a Natale , - disse la ragazza . Dopo cominciarono a discorrere del mare e della gente che avevano intorno . Per tutta la giornata stettero vicini , barattando tratto tratto qualche parola . I passeggieri , li credevano fratello e sorella . La bambina faceva la calza , il ragazzo pensava , il mare andava sempre ingrossando . La sera , al momento di separarsi per andar a dormire , la bambina disse a Mario : - Dormi bene . - Nessuno dormirà bene , poveri figliuoli - esclamò il marinaio italiano passando di corsa , chiamando il capitano . Il ragazzo stava per rispondere alla sua amica : - Buona notte , - quando uno spruzzo d ' acqua inaspettato lo investì con violenza e lo sbatté contro un sedile . - Mamma mia , che fa sangue ! - gridò la ragazza gettandosi sopra di lui . I passeggieri che scappavano sotto , non ci badarono . La bimba s ' inginocchiò accanto a Mario , ch ' era rimasto sbalordito dal colpo , gli pulì la fronte che sanguinava , e levatosi il fazzoletto rosso dai capelli glie lo girò intorno al capo , poi si strinse il capo sul petto per annodare le cocche , e così si fece una macchia di sangue sul vestito giallo , sopra la cintura . Mario si riscosse , si rialzò . - Ti senti meglio ? - domandò la ragazza . - Non ho più nulla , - rispose . - Dormi bene , disse Giulietta . - Buona notte - rispose Mario . - E discesero per due scalette vicine nei loro dormitori . Il marinaio aveva predetto giusto . Non erano ancora addormentati , che si scatenò una tempesta spaventosa . Fu come un assalto improvviso di cavalloni furiosi che in pochi momenti spezzarono un albero , e portaron via come foglie tre delle barche sospese alle gru e quattro bovi ch ' erano a prua . Nell ' interno del bastimento nacque una confusione e uno spavento , un rovinìo , un frastuono di grida , di pianti e di preghiere , da far rizzare i capelli . La tempesta andò crescendo di furia tutta la notte . Allo spuntar del giorno crebbe ancora . Le onde formidabili , flagellando il piroscafo per traverso , irrompevano sopra coperta , e sfracellavano , spazzavano , travolgevano nel mare ogni cosa . La piattaforma che copriva la macchina fu sfondata , e l ' acqua precipitò dentro con un fracasso terribile , i fuochi si spensero , i macchinisti fuggirono ; grossi rigagnoli impetuosi penetrarono da ogni parte . Una voce tonante gridò : - Alle pompe ! - Era la voce del capitano . I marinai si slanciarono alle pompe . Ma un colpo di mare subitaneo , percotendo il bastimento per di dietro , sfasciò parapetti e portelli , e cacciò dentro un torrente . Tutti i passeggieri , più morti che vivi , s ' erano rifugiati nella sala grande . A un certo punto comparve il capitano . - Capitano ! Capitano ! - gridarono tutti insieme . - Che si fa ? Come stiamo ? C ' è speranza ? Ci salvi ! Il capitano aspettò che tutti tacessero , e disse freddamente : - Rassegniamoci . Una sola donna gettò un grido : - Pietà ! - Nessun altro poté metter fuori la voce . Il terrore li aveva agghiacciati tutti . Molto tempo passò così , in un silenzio di sepolcro . Tutti si guardavano , coi visi bianchi . Il mare infuriava sempre , orrendo . Il bastimento rullava pesantemente . A un dato momento il capitano tentò di lanciare in mare una barca di salvamento : cinque marinai v ' entrarono , la barca calò ; ma l ' onda la travolse , e due dei marinai s ' annegarono , fra i quali l ' italiano : gli altri a stento riuscirono a riafferrarsi alle corde e a risalire . Dopo questo i marinai medesimi perdettero ogni coraggio . Due ore dopo , il bastimento era già immerso nell ' acqua fino all ' altezza dei parasartie . Uno spettacolo tremendo si presentava intanto sopra coperta . Le madri si stringevano disperatamente al seno i figliuoli , gli amici si abbracciavano e si dicevano addio : alcuni scendevan sotto nelle cabine , per morire senza vedere il mare . Un viaggiatore si tirò un colpo di pistola al capo , e stramazzò bocconi sulla scala del dormitorio , dove spirò . Molti s ' avvinghiavano freneticamente gli uni agli altri , delle donne si scontorcevano in convulsioni orrende . Parecchi stavano inginocchiati intorno al prete . S ' udiva un coro di singhiozzi , di lamenti infantili , di voci acute e strane , e si vedevan qua e là delle persone immobili come statue , istupidite , con gli occhi dilatati e senza sguardo , delle facce di cadaveri e di pazzi . I due ragazzi , Mario e Giulietta , avviticchiati a un albero del bastimento , guardavano il mare con gli occhi fissi , come insensati . Il mare s ' era quetato un poco ; ma il bastimento continuava a affondare , lentamente . Non rimanevan più che pochi minuti . - La scialuppa a mare ! - gridò il capitano . Una scialuppa , l ' ultima che restava , fu gettata all ' acqua , e quattordici marinai , con tre passeggieri , vi scesero . Il capitano rimase a bordo . - Discenda con noi ! - gridarono di sotto . - Io debbo morire al mio posto , - rispose il capitano . - Incontreremo un bastimento , - gli gridarono i marinai , - ci salveremo . Discenda . Lei è perduto . - Io rimango . - C ' è ancora un posto ! - gridarono allora i marinai , rivolgendosi agli altri passeggieri . - Una donna ! Una donna s ' avanzò , sorretta dal capitano ; ma vista la distanza a cui si trovava la scialuppa , non si sentì il coraggio di spiccare il salto , e ricadde sopra coperta . Le altre donne eran quasi tutte già svenute e come moribonde . - Un ragazzo ! - gridarono i marinai . A quel grido , il ragazzo siciliano e la sua compagna , ch ' eran rimasti fino allora come pietrificati da uno stupore sovrumano , ridestati improvvisamente dal violento istinto della vita , si staccarono a un punto solo dall ' albero e si slanciarono all ' orlo del bastimento , urlando a una voce : - A me ! - e cercando di cacciarsi indietro a vicenda , come due belve furiose . - Il più piccolo ! - gridarono i marinai . - La barca è sopraccarica ! Il più piccolo ! All ' udir quella parola , la ragazza , come fulminata , lasciò cascare le braccia , e rimase immobile , guardando Mario con gli occhi morti . Mario guardò lei un momento , - le vide la macchia di sangue sul petto , - si ricordò , - il lampo di un ' idea divina gli passò sul viso . - Il più piccolo ! - gridarono in coro i marinai , con imperiosa impazienza . - Noi partiamo ! E allora Mario , con una voce che non parea più la sua , gridò : - Lei è più leggiera . A te , Giulietta ! Tu hai padre e madre ! Io son solo ! Ti do il mio posto ! Va giù ! - Gettala in mare ! - gridarono i marinai . Mario afferrò Giulietta alla vita e la gettò in mare . La ragazza mise un grido e fece un tonfo ; un marinaio l ' afferrò per un braccio e la tirò su nella barca . Il ragazzo rimase ritto sull ' orlo del bastimento , con la fronte alta , coi capelli al vento , immobile , tranquillo , sublime . La barca si mosse , e fece appena in tempo a scampare dal movimento vorticoso delle acque prodotto dal bastimento che andava sotto , e che minacciò di travolgerla . Allora la ragazza , rimasta fino a quel momento quasi fuori di senso , alzò gli occhi verso il fanciullo e diede in uno scroscio di pianto . - Addio , Mario ! - gli gridò fra i singhiozzi , con le braccia tese verso di lui . - Addio ! Addio ! Addio ! - Addio ! - rispose il ragazzo , levando la mano in alto . La barca s ' allontanava velocemente sopra il mare agitato , sotto il cielo tetro . Nessuno gridava più sul bastimento . L ' acqua lambiva già gli orli della coperta . A un tratto il ragazzo cadde in ginocchio con le mani giunte e cogli occhi al cielo . La ragazza si coperse il viso . Quando rialzò il capo , girò uno sguardo sul mare : il bastimento non c ' era più . LUGLIO L ' ultima pagina di mia madre 1 , sabato L ' anno è finito dunque , Enrico , ed è bello che ti rimanga come ricordo dell ' ultimo giorno l ' immagine del fanciullo sublime , che diede la vita per la sua amica . Ora tu stai per separarti dai tuoi maestri e dai tuoi compagni ; e io debbo darti una notizia triste . La separazione non durerà soltanto tre mesi , ma sempre . Tuo padre , per ragioni della sua professione , deve andar via da Torino , e noi tutti con lui . Ce n ' andremo il prossimo autunno . Dovrai entrare in una scuola nuova . Questo ti rincresce , non è vero ? perché son certa che tu l ' ami la tua vecchia scuola , dove per quattro anni ; due volte al giorno , hai provato la gioia d ' aver lavorato , dove hai visto per tanto tempo , a quelle date ore , gli stessi ragazzi ; gli stessi maestri , gli stessi parenti , e tuo padre o tua madre che t ' aspettavano sorridendo , la tua vecchia scuola , dove ti s ' è aperto l ' ingegno , dove hai trovato tanti buoni compagni , dove ogni parola che hai inteso dire aveva per iscopo il tuo bene , e non hai provato un dispiacere che non ti sia stato utile ! Porta dunque quest ' affetto con te , e dà un addio dal cuore a tutti quei ragazzi . Alcuni avranno delle disgrazie , perderanno presto il padre e la madre ; altri moriranno giovani ; altri forse verseranno nobilmente il loro sangue nelle battaglie , molti saranno bravi e onesti operai , padri di famiglie operose e oneste come loro , e chi sa che non ce ne sia qualcuno pure , che renderà dei grandi servigi al suo paese e farà il suo nome glorioso . Separati dunque da loro affettuosamente : lasciaci un poco dell ' anima tua in quella grande famiglia , nella quale sei entrato bambino , e da cui esci giovinetto , e che tuo padre e tua madre amano tanto perché tu ci fosti tanto amato . La scuola è una madre , Enrico mio : essa ti levò dalle mie braccia che parlavi appena , e ora mi ti rende grande , forte , buono , studioso : sia benedetta , e tu non dimenticarla mai più , figliuolo . Oh ! è impossibile che tu la dimentichi . Ti farai uomo , girerai il mondo , vedrai delle città immense e dei monumenti maravigliosi ; e ti scorderai anche di molti fra questi ; ma quel modesto edifizio bianco , con quelle persiane chiuse , e quel piccolo giardino , dove sbocciò il primo fiore della tua intelligenza , tu lo vedrai fino all ' ultimo giorno della tua vita come io vedrò la casa in cui sentii la tua voce per la prima volta . TUA MADRE Gli esami 4 , martedì Eccoci finalmente agli esami . Per le vie intorno alla scuola non si sente parlar d ' altro , da ragazzi , da padri , da madri , perfino dalle governanti : esami , punti , tema , media , rimandato , promosso tutti dicono le stesse parole . Ieri mattina ci fu la composizione , questa mattina l ' aritmetica . Era commovente veder tutti i parenti che conducevano i ragazzi alla scuola , dando gli ultimi consigli per la strada , e molte madri che accompagnavano i figliuoli fin nei banchi , per guardare se c ' era inchiostro nel calamaio e per provare la penna , e si voltavano ancora di sull ' uscio a dire : - Coraggio ! Attenzione ! Mi raccomando ! - Il nostro maestro assistente era Coatti , quello con la barbaccia nera , che fa la voce del leone , e non castiga mai nessuno . C ' erano dei ragazzi bianchi dalla paura . Quando il maestro dissuggellò la lettera del Municipio , e tirò fuori il problema , non si sentiva un respiro . Dettò il problema forte , guardandoci ora l ' uno ora l ' altro con certi occhi terribili ; ma si capiva che se avesse potuto dettare anche la soluzione , per farci promovere tutti , ci avrebbe avuto un grande piacere . Dopo un ' ora di lavoro , molti cominciavano a affannarsi perché il problema era difficile . Uno piangeva . Crossi si dava dei pugni nel capo . E non ci hanno mica colpa molti , di non sapere , poveri ragazzi , che non hanno avuto molto tempo da studiare , e son stati trascurati dai parenti . Ma c ' era la provvidenza . Bisognava vedere Derossi che moto si dava per aiutarli , come s ' ingegnava per far passare una cifra e per suggerire un ' operazione , senza farsi scorgere , premuroso per tutti , che pareva lui il nostro maestro . Anche Garrone , che è forte in aritmetica , aiutava chi poteva , e aiutò perfin Nobis , che trovandosi negli imbrogli , era tutto gentile . Stardi stette per più d ' un ' ora immobile , con gli occhi sul problema e coi pugni alle tempie , e poi fece tutto in cinque minuti . Il maestro girava tra i banchi dicendo : - Calma ! Calma ! Vi raccomando la calma ! - E quando vedeva qualcuno scoraggiato , per farlo ridere , e mettergli animo spalancava la bocca come per divorarlo , imitando il leone . Verso le undici , guardando giù a traverso alle persiane , vidi molti parenti che andavano e venivano per la strada , impazienti ; c ' era il padre di Precossi , col suo camiciotto turchino , scappato allora dall ' officina , ancora tutto nero nel viso . C ' era la madre di Crossi , l ' erbaiola ; la madre di Nelli , vestita di nero , che non poteva star ferma . Poco prima di mezzogiorno arrivò mio padre e alzò gli occhi alla mia finestra : caro padre mio ! A mezzo giorno tutti avevamo finito . E fu uno spettacolo all ' uscita . Tutti incontro ai ragazzi a domandare , a sfogliare i quaderni , a confrontare coi lavori dei compagni . - Quante operazioni ? - Cos ' è il totale ? - E la sottrazione ? - E la risposta ? - E la virgola dei decimali ? - Tutti i maestri andavano qua e là , chiamati da cento parti . Mio padre mi levò di mano subito la brutta copia , guardò e disse : - Va bene . - Accanto a noi c ' era il fabbro Precossi che guardava pure il lavoro del suo figliuolo , un po ' inquieto , e non si raccapezzava . Si rivolse a mio padre : - Mi vorrebbe favorire il totale ? Mio padre lesse la cifra . Quegli guardò : combinava . - Bravo , piccino ! - esclamò , tutto contento ; e mio padre e lui si guardarono un momento , con un buon sorriso , come due amici ; mio padre gli tese la mano , egli la strinse . E si separarono dicendo : - Al verbale . - Al verbale . - Fatti pochi passi , udimmo una voce in falsetto che ci fece voltare il capo : era il fabbro ferraio che cantava . L ' ultimo esame 7 , venerdì Questa mattina ci diedero gli esami verbali . Alle otto eravamo tutti in classe , e alle otto e un quarto cominciarono a chiamarci quattro alla volta nel camerone , dove c ' era un gran tavolo coperto d ' un tappeto verde , e intorno il Direttore e quattro maestri , fra i quali il nostro . Io fui uno dei primi chiamati . Povero maestro ! Come m ' accorsi che ci vuol bene davvero , questa mattina . Mentre c ' interrogavano gli altri , egli non aveva occhi che per noi ; Si turbava quando eravamo incerti a rispondere , si rasserenava quando davamo una bella risposta , sentiva tutto , e ci faceva mille cenni con le mani e col capo per dire : - bene , - no , - sta attento , - più adagio , - coraggio . - Ci avrebbe suggerito ogni cosa se avesse potuto parlare . Se al posto suo ci fossero stati l ' un dopo l ' altro i padri di tutti gli alunni , non avrebbero fatto di più . Gli avrei gridato : - Grazie ! - dieci volte , in faccia a tutti . E quando gli altri maestri mi dissero : - Sta bene ; va pure , - gli scintillarono gli occhi dalla contentezza . Io tornai subito in classe ad aspettare mio padre . C ' erano ancora quasi tutti . Mi sedetti accanto a Garrone . Non ero allegro , punto . Pensavo che era l ' ultima volta che stavamo un ' ora vicini ! Non glielo avevo ancor detto a Garrone che non avrei più fatta la quarta con lui , che dovevo andar via da Torino con mio padre : egli non sapeva nulla . E se ne stava lì piegato in due , con la sua grossa testa china sul banco , a fare degli ornati intorno a una fotografia di suo padre , vestito da macchinista , che è un uomo grande e grosso , con un collo di toro , e ha un ' aria seria e onesta , come lui . E mentre stava così curvo , con la camicia un poco aperta davanti , io gli vedevo sul petto nudo e robusto la crocina d ' oro che gli regalò la madre di Nelli , quando seppe che proteggeva il suo figliuolo . Ma bisognava pure che glielo dicessi una volta che dovevo andar via . Glielo dissi : - Garrone , quest ' autunno mio padre andrà via da Torino , per sempre . - Egli mi domandò se andavo via anch ' io ; gli risposi di sì . - Non farai più la quarta con noi ? - mi disse . Risposi di no . E allora egli stette un po ' senza parlare , continuando il suo disegno . Poi domandò senz ' alzare il capo : - Ti ricorderai poi dei tuoi compagni di terza ? - Sì , - gli dissi , - di tutti ; ma di te ... più che di tutti . Chi si può scordare di te ? - Egli mi guardò fisso e serio con uno sguardo che diceva mille cose ; e non disse nulla , solo mi porse la mano sinistra , fingendo di continuare a disegnare con l ' altra , ed io la strinsi tra le mie , quella mano forte e leale . In quel momento entrò in fretta il maestro col viso rosso , e disse a bassa voce e presto , con la voce allegra : - Bravi , finora va tutto bene , tirino avanti così quelli che restano ; bravi , ragazzi ! Coraggio ! Sono molto contento . - E per mostrarci la sua contentezza ed esilararci , uscendo in fretta , fece mostra d ' inciampare e di trattenersi al muro per non cadere : lui , che non l ' avevamo mai visto ridere ! La cosa parve così strana , che invece di ridere , tutti rimasero stupiti ; tutti sorrisero , nessuno rise . Ebbene , non so , mi fece pena e tenerezza insieme quell ' atto di allegrezza da fanciullo . Era tutto il suo premio quel momento d ' allegrezza , era il compenso di nove mesi di bontà , di pazienza ed anche di dispiaceri ! Per quello aveva faticato tanto tempo , ed era venuto tante volte a far lezione malato , povero maestro ! Quello , e non altro , egli domandava a noi in ricambio di tanto affetto e di tante cure ! E ora mi pare che lo rivedrò sempre così in quell ' atto , quando mi ricorderò di lui , per molti anni ; e se quando sarò un uomo , egli vivrà ancora , e c ' incontreremo , glielo dirò , di quell ' atto che mi toccò il cuore ; e gli darò un bacio sulla testa . Addio 10 , lunedì Al tocco ci ritrovammo tutti per l ' ultima volta alla scuola a sentire i risultati degli esami e a pigliare i libretti di promozione . La strada era affollata di parenti , che avevano invaso anche il camerone , e molti erano entrati nelle classi , pigiandosi fino accanto al tavolino del maestro : nella nostra riempivano tutto lo spazio fra il muro e i primi banchi . C ' era il padre di Garrone , la madre di Derossi , il fabbro Precossi , Coretti , la signora Nelli , l ' erbaiola , il padre del muratorino , il padre di Stardi , molti altri che non avevo mai visti ; e si sentiva da tutte le parti un bisbiglio , un brulichìo , che pareva d ' essere in una piazza . Entrò il maestro : si fece un grande silenzio . Aveva in mano l ' elenco , e cominciò a leggere subito . - Abatucci , promosso , sessanta settantesimi , Archini , promosso , cinquantacinque settantesimi . Il muratorino promosso , Crossi promosso . Poi lesse forte : - Derossi Ernesto promosso , settanta settantesimi , e il primo premio . - Tutti i parenti ch ' eran lì , che lo conoscevan tutti , dissero : - Bravo , bravo , Derossi ! - ed egli diede una scrollata ai suoi riccioli biondi , col suo sorriso disinvolto e bello , guardando sua madre , che gli fece un saluto con la mano . Garoffi , Garrone , il calabrese , promossi . Poi tre o quattro di seguito rimandati , e uno si mise a piangere perché suo padre ch ' era sull ' uscio , gli fece un gesto di minaccia . Ma il maestro disse al padre : - No , signore , mi scusi ; non è sempre colpa , è sfortuna molte volte . E questo è il caso . - Poi lesse : - Nelli , promosso , sessantadue settantesimi . - Sua madre gli mandò un bacio col ventaglio . Stardi promosso con sessantasette settantesimi ; ma a sentire quel bel voto , egli non sorrise neppure , e non staccò i pugni dalle tempie . L ' ultimo fu Votini , che era venuto tutto ben vestito e pettinato : promosso . Letto l ' ultimo , il maestro si alzò e disse : - Ragazzi , questa è l ' ultima volta che ci troviamo riuniti . Siamo stati insieme un anno , e ora ci lasciamo buoni amici , non è vero ? Mi rincresce di separarmi da voi , cari figliuoli . - S ' interruppe ; poi ripigliò : - Se qualche volta m ' è scappata la pazienza , se qualche volta , senza volerlo , sono stato ingiusto , troppo severo , scusatemi . - No , no , - dissero i parenti e molti scolari , - no , signor maestro , mai . - Scusatemi , - ripeté il maestro , - e vogliatemi bene . L ' anno venturo non sarete più con me , ma vi rivedrò , e rimarrete sempre nel mio cuore . A rivederci , ragazzi ! - Detto questo , venne avanti in mezzo a noi , e tutti gli tesero le mani , rizzandosi sui banchi , lo presero per le braccia e per le falde del vestito ; molti lo baciarono , cinquanta voci insieme dissero : - A rivederlo , maestro ! - Grazie , signor maestro ! - Stia bene ! - Si ricordi di noi ! - Quando uscì , pareva oppresso dalla commozione . Uscimmo tutti , alla rinfusa . Da tutte le altre classi uscivan pure . Era un rimescolamento , un gran chiasso di ragazzi e di parenti che dicevano addio ai maestri e alle maestre e si salutavan fra loro . La maestra della penna rossa aveva quattro o cinque bambini addosso e una ventina attorno , che le legavano il fiato ; e alla « monachina » avevan mezzo strappato il cappello , e ficcato una dozzina di mazzetti tra i bottoni del vestito nero e nelle tasche . Molti facevano festa a Robetti che proprio quel giorno aveva smesso per la prima volta le stampelle . Si sentiva dire da tutte le parti . - Al nuovo anno ! - Ai venti d ' ottobre ! - A rivederci ai Santi ! - Noi pure ci salutammo . Ah ! come si dimenticavano tutti i dissapori in quel momento ! Votini , che era sempre stato così geloso di Derossi , fu il primo a gettarglisi incontro con le braccia aperte . Io salutai il muratorino e lo baciai proprio nel momento che mi faceva il suo ultimo muso di lepre , caro ragazzo ! Salutai Precossi , salutai Garoffi , che mi annunziò la vincita alla sua ultima lotteria e mi diede un piccolo calcafogli di maiolica , rotto da un canto , dissi addio a tutti gli altri . Fu bello vedere il povero Nelli , come s ' avviticchiò a Garrone , che non lo potevan più staccare . Tutti s ' affollarono intorno a Garrone , e addio Garrone , addio , a rivederci , e lì a toccarlo , a stringerlo , a fargli festa , a quel bravo , santo ragazzo ; e c ' era suo padre tutto meravigliato , che guardava e sorrideva . Garrone fu l ' ultimo che abbracciai , nella strada , e soffocai un singhiozzo contro il suo petto : egli mi baciò sulla fronte . Poi corsi da mio padre e da mia madre . Mio padre mi domandò : - Hai salutati tutti i tuoi compagni ? - Dissi di sì . - Se c ' è qualcuno a cui tu abbia fatto un torto , vagli a dire che ti perdoni e che lo dimentichi . C ' è nessuno ? - Nessuno , - risposi . - E allora addio ! - disse mio padre , con la voce commossa , dando un ultimo sguardo alla scuola . E mia madre ripeté : - addio ! - E io non potei dir nulla .
COSTANTINOPOLI ( DE_AMICIS EDMONDO , 1878 )
Saggistica ,
AI MIEI CARI AMICI DI PERA ENRICO SANTORO GIOVANNI ROSSASCO E FAUSTO ALBERI Amigos , es este mi último libro de viaje ; desde adelante no escucharé mas que las inspiraciones del corazón . Luis de Guevara , Viaje en Egypto . L ' ARRIVO L ' emozione che provai entrando in Costantinopoli mi fece quasi dimenticare tutto quello che vidi in dieci giorni di navigazione dallo stretto di Messina all ' imboccatura del Bosforo . Il mar Jonio azzurro e immobile come un lago , i monti lontani della Morea tinti di rosa dai primi raggi del sole , l ' Arcipelago dorato dal tramonto , le rovine d ' Atene , il golfo di Salonicco , Lemno , Tenedo , i Dardanelli , e molti personaggi e casi che mi divertirono durante il viaggio , si sbiadirono per modo nella mente , dopo visto il Corno d ' oro , che se ora li volessi descrivere , dovrei lavorare più d ' immaginazione che di memoria . Perché la prima pagina del mio libro m ' esca viva e calda dall ' anima , debbo cominciare dall ' ultima notte del viaggio , in mezzo al mare di Marmara , nel punto che il capitano del bastimento s ' avvicinò a me e al mio amico Yunk , e mettendoci le mani sulle spalle , disse col suo schietto accento palermitano : - Signori ! Domattina all ' alba vedremo i primi minareti di Stambul . Ah ! ella sorride , mio buon lettore , pieno di quattrini e di noia ; ella che , anni sono , quando le saltò il ticchio d ' andare a Costantinopoli , in ventiquattr ' ore rifornì la borsa e fece le valigie , e partì tranquillamente come per una gita in campagna , incerto fino all ' ultimo momento se non fosse meglio prendere invece la via di Baden - Baden ! Se il capitano del bastimento ha detto anche a lei : - Domani mattina vedremo Stambul - lei avrà risposto flemmaticamente : - Ne ho piacere . - Ma bisogna aver covato quel desiderio per dieci anni , aver passato molte sere d ' inverno guardando melanconicamente la carta d ' Oriente , essersi rinfocolata l ' immaginazione colla lettura di cento volumi , aver girato mezza l ' Europa soltanto per consolarsi di non poter vedere quell ' altra mezza , essere stati inchiodati un anno a tavolino con quell ' unico scopo , aver fatto mille piccoli sacrifizi , e conti su conti , e castelli su castelli , e battagliole in casa ; bisogna infine aver passato nove notti insonni sul mare , con quell ' immagine immensa e luminosa davanti agli occhi , felici tanto da provar quasi un sentimento di rimorso pensando alle persone care che si sono lasciate a casa ; e allora si capisce che cosa voglion dire quelle parole : - Domani all ' alba vedremo i primi minareti di Stambul ; - e invece di rispondere flemmaticamente : - ne ho piacere - si picchia un pugno formidabile sul parapetto del bastimento . Un gran piacere per me e per il mio amico era la profonda certezza che la nostra immensa aspettazione non sarebbe stata delusa . Su Costantinopoli infatti non ci son dubbi ; anche il viaggiatore più diffidente ci va sicuro del fatto suo ; nessuno ci ha mai provato un disinganno . E non c ' entra il fascino delle grandi memorie e la consuetudine dell ' ammirazione . È una bellezza universale e sovrana , dinanzi alla quale il poeta e l ' archeologo , l ' ambasciatore e il negoziante , la principessa e il marinaio , il figlio del settentrione e il figlio del mezzogiorno , tutti hanno messo un grido di maraviglia . È il più bel luogo della terra a giudizio di tutta la terra . Gli scrittori di viaggi , arrivati là , perdono il capo . Il Perthusier balbetta , il Tournefort dice che la lingua umana è impotente , il Pouqueville crede d ' esser rapito in un altro mondo , il La Croix è innebriato , il visconte di Marcellus rimane estatico , il Lamartine ringrazia Iddio , il Gautier dubita della realtà di quello che vede ; e tutti accumulano immagini sopra immagini , fanno scintillare lo stile e si tormentano invano per trovare un ' espressione che non riesca miseramente al disotto del proprio pensiero . Il solo Chateaubriand descrive la sua entrata in Costantinopoli con un ' apparenza di tranquillità d ' animo che reca stupore ; ma non tralascia di dire che è il più bello spettacolo dell ' universo ; e se la celebre Lady Montague , pronunziando la stessa sentenza , ci premette un forse , è da credersi che l ' abbia fatto per lasciare tacitamente il primo posto alla propria bellezza , della quale si dava molto pensiero . C ' è persino un freddo tedesco il quale dice che le più belle illusioni della gioventù e i sogni stessi del primo amore sono pallide immagini in confronto del senso di dolcezza che invade l ' anima alla vista di quei luoghi fatati ; e un dotto francese afferma che la prima impressione che fa Costantinopoli è lo spavento . Immagini chi legge il ribollimento che dovevano produrre tutte queste parole di foco , cento volte ripetute , nel cervello d ' un bravo pittore di ventiquattr ' anni , e in quello d ' un cattivo poeta di vent ' otto ! Ma nemmeno queste lodi illustri di Costantinopoli ci bastavano , e cercavamo le testimonianze dei marinai . E anch ' essi , povera gente rozza , per dare un ' idea di quella bellezza , sentivano il bisogno d ' esprimersi con qualche similitudine o parola straordinaria , e la cercavano volgendo gli occhi qua e là e stropicciando le dita , e facevano dei tentativi di descrizione con quel suono di voce che par che venga di lontano e quei gesti larghi e lenti con cui la gente del popolo esprime la meraviglia quando non le bastano le parole . - Entrare con una bella mattinata in Costantinopoli - , ci disse il capo dei timonieri - , credete a me , signori : è un bel momento nella vita d ' un uomo . Anche il tempo ci sorrideva ; era una notte serena e tepida ; il mare accarezzava con un mormorìo leggerissimo i fianchi del bastimento ; gli alberi e i più minuti cordami si disegnavano netti ed immobili sul cielo coperto di stelle ; non pareva nemmeno che si navigasse . A prora v ' era una folla di turchi sdraiati che fumavano beatamente il loro narghilè col viso rivolto alla luna , la quale faceva un contorno d ' argento ai loro turbanti bianchi ; a poppa un visibilio di gente d ' ogni paese , fra cui una compagnia famelica di commedianti greci che s ' erano imbarcati al Pireo . Vedo ancora , in mezzo a una nidiata di bambine russe che vanno a Odessa colla madre , il visetto della piccola Olga , tutta meravigliata ch ' io non capisca la sua lingua e indispettita d ' avermi fatto tre volte la medesima domanda senza ottenere una risposta intelligibile . Ho da una parte un grosso e sucido prete greco , col cappello a staio rovesciato , che cerca col canocchiale l ' arcipelago di Marmara ; dall ' altra un ministro evangelico inglese , rigido e freddo come una statua , che in tre giorni non ha ancora detto una parola nè guardato in faccia anima viva ; davanti , due belle signorine ateniesi colla berrettina rossa e le treccie giù per le spalle , che appena uno le guarda , si voltano tutte due insieme verso il mare per farsi vedere di profilo ; un po ' più in là un negoziante armeno che fa scorrere tra le dita le pallottoline del rosario orientale , un gruppo d ' ebrei vestiti del costume antico , degli albanesi colle sottanine bianche , un ' istitutrice francese che fa la malinconica , qualcuno di quei soliti viaggiatori di nessuna tinta , che non si capisce di che paese siano nè che mestiere facciano ; e in mezzo a questa gente , una piccola famiglia turca composta d ' un babbo in fez , d ' una mamma velata e di due bambine coi calzoncini , tutti e quattro accovacciati sotto una tenda , a traverso un mucchio di materasse e di cuscinetti variopinti , in mezzo a una corona di carabattole d ' ogni forma e d ' ogni colore . Come si sentiva la vicinanza di Costantinopoli ! C ' era una vivacità insolita . Quasi tutti i visi che s ' intravvedevano al lume delle lanterne , erano visi allegri . Le bambine russe saltellavano intorno alla madre gridando l ' antico nome russo di Stambul : - Zavegorod ! Zavegorod ! - Passando accanto ai crocchi , si udivano qua e là i nomi di Galata , di Pera , di Scutari , di Bujukderé , di Terapia , che luccicavano alla mia fantasia come le prime scintille d ' un grande foco d ' artifizio sul punto d ' accendersi . Anche i marinai erano contenti d ' avvicinarsi a quel luogo dove , com ' essi dicevano , si dimenticano almeno per un ' ora tutte le noie della vita . Persino a prora , in mezzo a quel biancume di turbanti , c ' era un movimento straordinario : anche quei mussulmani pigri e impassibili vedevano già cogli occhi della immaginazione ondulare all ' orizzonte i fantastici contorni di Ummelunià , la madre del mondo , " la città " , come dice il Corano , " di cui un lato guarda la terra e due guardano il mare . " Pareva che il bastimento , anche senza la forza motrice del vapore , avrebbe dovuto andare innanzi da sè , spinto dall ' impeto dei desiderii e delle impazienze che fremevano sulle sue tavole . Di tratto in tratto mi appoggiavo al parapetto per guardare in mare , e mi pareva che cento voci confuse mi parlassero col mormorìo delle acque . Erano tutte le persone che mi amano , che dicevano : Va , va , figliuolo , fratello , amico , va ; va a goderti la tua Costantinopoli ; te la sei guadagnata , sii felice , e Dio t ' accompagni . Soltanto verso la mezzanotte i viaggiatori cominciarono a scendere sotto coperta . Il mio amico ed io scendemmo gli ultimi e a passo di formica , perché ci ripugnava d ' andare a chiudere fra quattro pareti un ' allegrezza a cui pareva angusto il circuito della Propontide . Quando fummo a metà della scaletta sentimmo la voce del capitano che c ' invitava a salire la mattina seguente sul ponte riserbato al comando . - Siano su prima del levar del sole , - gridò affacciandosi alla botola - ; faccio buttare in mare chi ritarda . Una minaccia più superflua non è mai stata fatta dopo che mondo è mondo . Io non chiusi occhio . Credo che il giovane Maometto II , in quella famosa notte di Adrianopoli , in cui disfece il letto a furia di voltarsi e di rivoltarsi , agitato dalla visione della città di Costantino , non abbia fatto tanti rivoltoloni quanti ne feci io nella mia cuccetta in quelle quattr ' ore d ' aspettazione . Per dominare i miei nervi , provai a contare fino a mille , a tener l ' occhio fisso sulle ghirlande bianche che l ' acqua rotta dal bastimento sollevava intorno all ' occhio del mio camerino , a canterellare delle ariette cadenzate sul rumore monotono della macchina a vapore ; ma era inutile . Avevo la febbre , mi sentivo mancare il respiro e la notte mi pareva eterna . Appena vidi un barlume di giorno , saltai giù ; Yunk era già in piedi ; ci vestimmo in furia , e salimmo in tre salti sopra coperta . Maledizione ! C ' era la nebbia . Una nebbia fitta copriva l ' orizzonte da tutte le parti ; pareva imminente la pioggia ; il grande spettacolo dell ' entrata in Costantinopoli era perduto ; il nostro più ardente desiderio , deluso ; il viaggio in una parola , sciupato ! Io rimasi annichilito . In quel punto comparve il capitano col suo solito sorrisetto sulle labbra . Non ci fu bisogno di parlare ; appena ci vide , capì , e battendoci una mano sulla spalla , disse in tuono di consolazione : - Niente , niente . Non si sgomentino , signori . Benedicano anzi questa nebbia . In grazia della nebbia loro faranno la più bella entrata in Costantinopoli che abbiano mai potuto desiderare . Fra due ore avremo un sereno meraviglioso . Riposino sulla mia parola . Mi sentii tornare la vita . Salimmo sul ponte del Comando . A prora tutti i turchi erano già seduti a gambe incrociate sui loro tappeti , col viso rivolto verso Costantinopoli . In pochi minuti tutti gli altri viaggiatori usciron fuori , armati di canocchiali d ' ogni forma , e si appoggiarono , stesi in una lunga fila , al parapetto di sinistra , come alla balaustrata d ' una galleria di teatro . Tirava un ' arietta fresca ; nessuno parlava . Tutti gli occhi e tutti i canocchiali si rivolsero a poco a poco verso la riva settentrionale del mare di Marmara . Ma non si vedeva ancor nulla . La nebbia però non formava che una fascia biancastra all ' orizzonte , sopra la quale splendeva il cielo sereno e dorato . Diritto dinanzi a noi , nella direzione della prora , appariva confusamente il piccolo arcipelago delle nove Isole dei Principi , le Demonesi degli antichi , luogo di piaceri della Corte al tempo del Basso Impero , ed ora luogo di ritrovo e di festa degli abitanti di Costantinopoli . Le due rive del mar di Marmara erano ancora completamente nascoste . Soltanto dopo un ' ora che s ' era sul ponte si vide ... Ma è impossibile intender bene la descrizione dell ' entrata in Costantinopoli , se non si ha chiara nella mente la configurazione della città . Supponga il lettore d ' aver davanti a sè l ' imboccatura del Bosforo , il braccio di mare che separa l ' Asia dall ' Europa e congiunge il mar di Marmara col mar Nero . Stando così s ' ha la riva asiatica a destra e la riva europea a sinistra ; di qui l ' antica Tracia , di là l ' antica Anatolia . Andando innanzi , infilando cioè il braccio di mare , si trova a sinistra , appena oltrepassata l ' imboccatura , un golfo , una rada strettissima , la quale forma col Bosforo un angolo quasi retto , e si sprofonda per parecchie miglia nella terra europea , incurvandosi a modo di un corno di bue ; donde il nome di Corno d ' oro , ossia corno dell ' abbondanza , perché v ' affluivano , quand ' era porto di Bisanzio , le ricchezze di tre continenti . Nell ' angolo di terra europea , che da una parte è bagnato dal mar di Marmara e dall ' altra dal Corno d ' oro , dov ' era l ' antica Bisanzio , s ' innalza , sopra sette colline , Stambul , la città turca . Nell ' altro angolo , bagnato dal Corno d ' oro e dal Bosforo , s ' innalzano Galata e Pera , le città franche . In faccia all ' apertura del Corno d ' oro , sopra le colline della riva asiatica , sorge la città di Scutari . Quella dunque , che si chiama Costantinopoli , è formata da tre grandi città divise dal mare , ma poste l ' una in faccia all ' altra , e la terza in faccia alle due prime , e tanto vicine tra loro , che da ciascuna delle tre rive si vedono distintamente gli edifizii delle altre due , presso a poco come da una parte all ' altra della Senna e del Tamigi nei punti dove sono più larghi a Parigi e a Londra . La punta del triangolo su cui s ' innalza Stambul , ritorta verso il Corno d ' oro , è quel famoso Capo del Serraglio , il quale nasconde fino all ' ultimo momento , agli occhi di chi viene dal mar di Marmara , la vista delle due rive del Corno , ossia la parte più grande e più bella di Costantinopoli . Fu il Capitano del bastimento , che col suo occhio di marinaio scoperse per il primo il primo barlume di Stambul . Le due signore ateniesi , la famiglia russa , il ministro inglese , Yunk , io ed altri , che andavamo tutti a Costantinopoli per la prima volta , stavamo intorno a lui stretti in un gruppo , silenziosi , stancandoci gli occhi inutilmente sopra la nebbia , quand ' egli stese il braccio a sinistra , verso la riva europea , e gridò : - Signori , ecco il primo spiraglio . Era un punto bianco , la sommità d ' un minareto altissimo , di cui la parte di sotto rimaneva ancora nascosta . Tutti vi appuntarono su i canocchiali e si misero a frugare cogli occhi in quel piccolo squarcio della nebbia come per farlo più largo . Il bastimento filava rapidamente . Dopo pochi minuti si vide accanto al minareto una macchia incerta , poi due , poi tre , poi molte che a poco a poco prendevano il contorno di case , e la fila s ' allungava , s ' allungava . Dinanzi a noi e sulla nostra destra , tutto era ancora coperto dalla nebbia . Quella che s ' andava scoprendo allora , era la parte di Stambul che s ' allunga , formando un arco di circa quattro miglia italiane , sulla riva settentrionale del mar di Marmara , fra il Capo del Serraglio e il Castello delle Sette Torri . Ma tutta la collina del Serraglio era ancora velata . Dietro le case spuntavano l ' un dopo l ' altro i minareti , altissimi e bianchi , e le loro sommità , illuminate dal sole , erano color di rosa . Sotto le case cominciavano a scoprirsi le vecchie mura merlate , di color fosco , rafforzate , a distanze eguali , da grosse torri , che formano intorno a tutta la città una cintura non interrotta , contro la quale si rompono le onde del mare . In poco tempo rimase scoperto un tratto di città lungo due miglia ; ma , dico il vero , lo spettacolo non corrispondeva alla mia aspettazione . Eravamo nel punto in cui il Lamartine domandò a sè stesso : - È questa Costantinopoli ? - e gridò : - Che delusione ! - Le colline erano ancora nascoste , non si vedeva che la riva , le case formavano una sola fila lunghissima , la città pareva tutta piana . - Capitano ! - esclamai anch ' io - ; è questa Costantinopoli ? - Il capitano m ' afferrò per un braccio , e accennando colla mano dinanzi a sè : - Uomo di poca fede ! - gridò - ; guardi lassù . - Guardai ! e mi fuggì un ' esclamazione di stupore . Un ' ombra enorme , una mole altissima e leggiera , ancora coperta da un velo vaporoso , si sollevava al cielo dalla sommità d ' un ' altura , e rotondeggiava gloriosamente nell ' aria , in mezzo a quattro minareti smisurati e snelli , di cui le punte inargentate scintillavano ai primi raggi del sole . - Santa Sofia ! - gridò un marinaio ; e una delle due signore ateniesi disse a bassa voce : - Hagia Sofia ! ( La santa sapienza ) . I turchi a prora s ' alzarono in piedi . Ma già dinanzi e accanto alla grande basilica , si sbozzavano a traverso la nebbia altre cupole enormi , e minareti fitti e confusi come una foresta di gigantesche palme senza rami - La moschea del Sultano Ahmed ! - gridava il capitano , accennando - ; la moschea di Bajazet , la moschea d ' Osman , la moschea di Laleli , la moschea di Solimano . Ma nessuno lo sentiva più . Il velo si squarciava rapidamente , e da ogni parte balzavan fuori moschee , torri , mucchi di verzura , case su case ; e più andavamo innanzi , più la città s ' alzava e mostrava più distinti i suoi grandi contorni rotti , capricciosi , bianchi , verdi , rosati , scintillanti ; e la collina del serraglio disegnava già intera la sua forma gentile sopra il fondo grigio della nebbia lontana . Quattro miglia di città , tutta la parte di Stambul che guarda il mare di Marmara , si stendeva dinanzi a noi , e le sue mura fosche e le sue case di mille colori si riflettevano nell ' acqua terse e nitide come in uno specchio . A un tratto il bastimento si fermò . Tutti s ' affollarono intorno al capitano domandando perchè . Egli ci spiegò che per andare innanzi bisognava aspettare che svanisse la nebbia . La nebbia infatti nascondeva ancora l ' imboccatura del Bosforo come una fitta cortina . Ma dopo meno d ' un minuto , si poté proseguire , andando però cautissimamente . Ci avvicinavamo alla collina dell ' antico serraglio . Qui la curiosità mia e di tutti diventò febbrile . - Si volti in là - , mi disse il capitano - e aspetti a guardare quando tutta la collina ci sia davanti . Mi voltai e fissai gli occhi sopra uno sgabello che mi pareva che ballasse . - Eccoci ! - esclamò il Capitano dopo qualche momento . Mi voltai . Il bastimento s ' era fermato . Eravamo in faccia alla collina , vicinissimi . È una grande collina tutta vestita di cipressi , di terebinti , d ' abeti e di platani giganteschi , che spingono i rami fuori delle mura merlate fino a far ombra sul mare ; e in mezzo a questo mucchio di verzura s ' alzano disordinatamente , separati e a gruppi , come sparsi a caso , cime di chioschi , padiglioncini coronati di gallerie , cupolette inargentate , piccoli edifizii di forme gentili e strane , colle finestre ingraticolate e le porte a rabeschi ; tutto bianco , piccino , mezzo nascosto , che lascia indovinare un labirinto di giardini , di corridoi , di cortili , di recessi ; un ' intera città chiusa in un bosco ; separata dal mondo , piena di mistero e di tristezza . In quel momento vi batteva su il sole , ma la ricopriva ancora un velo leggerissimo . Non vi si vedeva nessuno , non vi si sentiva il più leggiero rumore . Tutti i viaggiatori stavano là cogli occhi fissi su quel colle coronato dalle memorie di quattro secoli di gloria , di piaceri , d ' amori , di congiure e di sangue ; reggia , cittadella e tomba della grande monarchia ottomana ; e nessuno parlava , nessuno si moveva . Quando a un tratto il secondo del bastimento gridò : - Signori , si vede Scutari ! Ci voltammo tutti verso la riva asiatica . Scutari , la Città d ' oro , era là sparsa a perdita d ' occhi sulle sommità e per i fianchi delle sue grandi colline , velata dai vapori luminosi del mattino , ridente , fresca come una città sorta allora al tocco d ' una verga fatata . Chi può descrivere quello spettacolo ? Il linguaggio con cui descriviamo le città nostre non serve a dare una idea di quella immensa varietà di colori e di prospetti , di quella meravigliosa confusione di città e di paesaggio , di gaio e d ' austero , d ' europeo , d ' orientale , di bizzarro , di gentile , di grande ! S ' immagini una città composta di diecimila villette gialle e purpuree , e di diecimila giardini lussureggianti di verde , in mezzo a cui s ' alzano cento moschee candide come la neve ; di sopra , una foresta di cipressi enormi : il più grande cimitero dell ' Oriente ; alle estremità , smisurate caserme bianche , gruppi di case e di cipressi , villaggetti raccolti sui poggi , dietro ai quali ne spuntano altri mezzo nascosti fra la verzura ; e per tutto cime di minareti e sommità di cupole biancheggianti fino a mezzo il dorso d ' una montagna che chiude come una gran cortina l ' orizzonte ; una grande città sparpagliata in un immenso giardino , sopra una riva qui rotta da burroni a picco , vestiti di sicomori , là digradante in piani verdi , aperta in piccoli seni pieni d ' ombra e di fiori ; e lo specchio azzurro del Bosforo che riflette tutta questa bellezza . Mentre stavo guardando Scutari , il mio amico mi toccò col gomito per annunziarmi che aveva scoperto un ' altra città . E vidi infatti , voltandomi verso il mar di Marmara , sulla stessa riva asiatica , al di là di Scutari , una lunghissima fila di case , di moschee e di giardini dinanzi a cui era passato il bastimento , e che fino allora eran rimasti nascosti dalla nebbia . Col canocchiale si discernevano benissimo i caffè , i bazar , le case all ' europea , gli scali , i muri di cinta degli orti , le barchette sparse lungo la riva . Era Kadi - Kioi , il villaggio dei giudici , posto sulle rovine dell ' antica Calcedonia , già rivale di Bisanzio ; quella Calcedonia fondata seicento ottantacinque anni prima di Cristo dai Megaresi , ai quali fu dato dall ' oracolo di Delfo il soprannome di ciechi per avere scelto quel sito invece della riva opposta dove sorge Stambul . - E tre città - ci disse il Capitano - ; le contino sulle dita perché a momenti ne salteranno fuori delle altre . Il bastimento era sempre immobile fra Scutari e la collina del Serraglio . La nebbia nascondeva affatto il Bosforo da Scutari in là , e tutta Galata e tutta Pera che stavano dinanzi a noi . Ci passavano accanto dei barconi , dei vaporini , dei caicchi , dei piccoli legni a vela ; ma nessuno li guardava . Tutti gli occhi erano fissi sulla cortina grigia che copriva la città franca . Io fremevo d ' impazienza e di piacere . Ancora pochi momenti , e lo spettacolo meraviglioso , che strappa un grido dall ' anima ! Appena potevo tener fermo agli occhi il canocchiale , tanto mi tremava la mano . Il capitano mi guardava , pover ' uomo , e godeva della mia emozione , e fregandosi le mani esclamava : - Ci siamo ! ci siamo ! Finalmente incominciarono ad apparire dietro al velo prima delle macchie bianchiccie , poi il contorno vago d ' una grande altura , poi uno sparso e vivissimo luccichio di vetrate percosse dal sole , e infine Galata e Pera in piena luce , un monte , una miriade di casette di tutti i colori , le une sulle altre ; una città altissima coronata di minareti , di cupole e di cipressi ; sulla sommità i palazzi monumentali delle Ambasciate , e la gran torre di Galata ; ai piedi il vasto arsenale di Tophanè e una foresta di bastimenti ; e diradando sempre la nebbia , la città s ' allungava rapidamente dalla parte del Bosforo , e balzavano fuori borghi dietro borghi , distesi dall ' alto dei colli fino al mare , vasti , fitti , picchiettati di bianco dalle moschee ; file di bastimenti , piccoli porti , palazzi a fior d ' acqua , padiglioni , giardini , chioschi , boschetti ; e confusi nella nebbia lontana , altri borghi di cui si vedevano soltanto le sommità dorate dal sole ; uno sbarbaglio di colori , un rigoglio di verde , una fuga di vedute , una grandezza , una delizia , una grazia da far prorompere in esclamazioni insensate . Sul bastimento tutti erano a bocca aperta : viaggiatori , marinai , turchi , europei , bambini . Non si sentiva uno zitto . Non si sapeva più da che parte guardare . Avevamo da una parte Scutari e Kadi - Kioi ; dall ' altra la collina del Serraglio ; in faccia Galata , Pera , il Bosforo . Per vedere ogni cosa , bisognava girare sopra sè stessi ; e giravano , lanciando da tutte le parti degli sguardi fiammeggianti , e ridendo e gesticolando senza parlare , con un piacere che ci soffocava . Che bei momenti , Dio eterno ! Eppure il più grande e il più bello rimaneva da vedere . Noi eravamo ancora immobili al di qua della punta del Serraglio ; senza oltrepassare la quale non si può vedere il Corno d ' oro , e la più meravigliosa veduta di Costantinopoli è sul Corno d ' oro . - Signori , stiano attenti - esclamò il capitano prima di dar l ' ordine d ' andare avanti ; - ora viene il momento critico . In tre minuti siamo in faccia a Costantinopoli ! Provai un senso di freddo . Si aspettò qualche altro momento . Ah ! come mi saltava il cuore ! Con che febbre nell ' anima aspettavo quella benedetta parola : - Avanti ! - Avanti ! - gridò il capitano . Il bastimento si mosse . Andiamo ! Re , principi , Cresi , potenti e fortunati della terra , in quel momento io ebbi compassione di voi ; il mio posto sul bastimento valeva tutti i vostri tesori , e non avrei venduto un mio sguardo per un impero . Un minuto - un altro minuto - si passa la punta del Serraglio - intravvedo un enorme spazio pieno di luce e un ' immensità di cose e di colori - la punta è passata ... Ecco Costantinopoli ! Costantinopoli sterminata , superba , sublime ! Gloria alla creazione ed all ' uomo ! Io non avevo sognato questa bellezza ! Ed ora descrivi , miserabile ! profana colla tua parola questa visione divina ! Chi osa descrivere Costantinopoli ? Chateaubriand , Lamartine , Gautier , che cosa avete balbettato ? Eppure le immagini e le parole s ' affollano alla mente e fuggono dalla penna . Vedo , parlo , scrivo , tutto ad un tempo , senza speranza , ma con una voluttà che m ' innebria . Vediamo dunque . Il Corno d ' oro , diritto dinanzi a noi , come un largo fiume ; e sulle due rive , due catene d ' alture su cui s ' innalzano e s ' allungano due catene parallele di città , che abbracciano otto miglia di colli , di vallette , di seni , di promontorii ; cento anfiteatri di monumenti e di giardini ; una doppia immensa gradinata di case , di moschee , di bazar , di serragli , di bagni , di chioschi , svariati di colori infiniti ; in mezzo ai quali migliaia di minareti dalla punta lucente s ' alzano al cielo come smisurate colonne d ' avorio ; e sporgono boschi di cipressi che discendono in striscie cupe dalle alture al mare , inghirlandando sobborghi e forti ; e una possente vegetazione sparsa si rizza e ribocca da ogni parte , impennacchia le cime , serpeggia fra i tetti e si curva sulle sponde . A destra , Galata con dinanzi una selva di antenne e di bandiere ; sopra Galata , Pera che disegna sul cielo i possenti contorni dei suoi palazzi europei ; dinanzi , un ponte che unisce le due rive , corso da due opposte folle variopinte ; a sinistra , Stambul , distesa sulle sue larghe colline , ognuna delle quali sorregge una moschea gigantesca dalla cupola di piombo e dalle guglie d ' oro : Santa Sofia , bianca e rosata ; Sultano Ahmed , fiancheggiata da sei minareti ; Solimano il Grande , coronata di dieci cupole ; Sultana Validè , che si specchia nelle acque ; sulla quarta collina , la moschea di Maometto II ; sulla quinta , la moschea di Selim ; sulla sesta , il serraglio di Tekyr ; e al disopra di tutte le altezze , la torre bianca del Seraschiere che domina le rive dei due continenti dai Dardanelli al mar Nero . Di là dalla sesta collina di Stambul e di là da Galata non si vedono più che profili vaghi , punte di città e di sobborghi , scorci di porti , di flotte e di boschi , quasi svaniti in una atmosfera azzurrina , che non paiono più cose reali , ma inganni dell ' aria e della luce . Come afferrare i particolari di questo quadro prodigioso ? Lo sguardo si fissa per qualche momento sulle rive vicine , sopra una casetta turca o sopra un minareto dorato ; ma subito si rilancia in quella profondità luminosa e spazia a caso fra quelle due fughe di città fantastiche , seguito a stento dalla mente sbalordita . Una maestà infinitamente serena è diffusa su tutta quella bellezza : un non so che di giovanile e d ' amoroso , che risveglia mille rimembranze di racconti di fate e di sogni primaverili ; un che d ' aereo , d ' arcano e di grande , che rapisce la fantasia fuori del vero . Il cielo , sfumato a finissime tinte opaline ed argentee , contorna con una nettezza meravigliosa tutte le cose ; il mare , color di zaffiro , tutto picchiettato di gavitelli porporini , fa tremolare i lunghi riflessi bianchi dei minareti ; le cupole scintillano ; tutta quella immensa vegetazione s ' agita e freme all ' aria della mattina ; nuvoli di colombi svolazzano intorno alle moschee ; migliaia di caicchi dipinti e dorati guizzano sulle acque ; il venticello del Mar Nero porta i profumi di dieci miglia di giardini ; e quando inebriati da questo paradiso , e già dimentichi d ' ogni altra cosa , ci si volta indietro , si vede con un sentimento nuovo di meraviglia la riva dell ' Asia che chiude il panorama colla bellezza pomposa di Scutari e colle cime nevose dell ' Olimpo di Bitinia ; il mar di Marmara sparso d ' isolette e biancheggiante di vele ; e il Bosforo coperto di navi , che serpeggia fra due file interminabili di chioschi , di palazzi e di ville , e si perde misteriosamente in mezzo alle più ridenti colline dell ' Oriente . Ah sì ! Questo è il più bello spettacolo della terra ; chi lo nega è ingrato a Dio e ingiuria la creazione ; una più grande bellezza soverchierebbe i sensi dell ' uomo ! Passata la prima emozione , guardai i viaggiatori : tutte le faccie erano mutate . Le due signore ateniesi avevano gli occhi inumiditi ; la signora russa , nel momento solenne , s ' era stretta sul cuore la piccola Olga ; persino il freddo prete inglese faceva sentire per la prima volta la sua voce , esclamando di tratto in tratto : - wonderful ! wonderful ! - ( stupendo stupendo ! ) . Il bastimento s ' era fermato poco lontano dal ponte ; in pochi minuti vi si radunò intorno un visibilio di barchette e irruppe sopra coperta una folla di facchini turchi , greci , armeni ed ebrei , che bestemmiando un italiano dell ' altro mondo , s ' impadronirono delle nostre robe e delle nostre persone . Dopo un tentativo inutile di resistenza , diedi un abbraccio al capitano , un bacio a Olga , un addio a tutti e scesi col mio amico in un caicco a quattro remi , che ci condusse alla dogana , di dove ci arrampicammo per un labirinto di stradicciuole fino all ' albergo di Bisanzio , sulla sommità della collina di Pera . CINQUE ORE DOPO La visione di stamattina è svanita . Quella Costantinopoli tutta luce e tutta bellezza è una città mostruosa , sparpagliata per un saliscendi infinito di colline e di valli ; è un labirinto di formicai umani , di cimiteri , di rovine , di solitudini ; una confusione non mai veduta di civiltà e di barbarie , che presenta un ' immagine di tutte le città della terra e raccoglie in sè tutti gli aspetti della vita umana . Non ha veramente di una grande città che lo scheletro , che è la piccola parte in muratura ; il resto è un enorme agglomeramento di baracche , uno sterminato accampamento asiatico , in cui brulica una popolazione che non fu mai numerata , di gente d ' ogni razza e d ' ogni religione . È una grande città in trasformazione , composta di città vecchie che si sfasciano , di città nuove sorte ieri , d ' altre città che stanno sorgendo . Tutto v ' è sossopra ; da ogni parte si vedono le traccie d ' un gigantesco lavoro : monti traforati , colli sfiancati , borghi rasi al suolo , grandi strade disegnate ; un immenso sparpagliamento di macerie e d ' avanzi d ' incendi sopra un terreno perpetuamente tormentato dalla mano dell ' uomo . È un disordine , una confusione d ' aspetti disparati , un succedersi continuo di vedute imprevedibili e strane , che dà il capogiro . Andate in fondo a una strada signorile , è chiusa da un burrone ; uscite dal teatro , vi trovate in mezzo alle tombe ; giungete sulla sommità d ' una collina , vi vedete un bosco sotto i piedi , e un ' altra città sulla collina in faccia ; il borgo che avete attraversato poc ' anzi , lo vedete , voltandovi improvvisamente , in fondo a una valle profonda , mezzo nascosto dagli alberi ; svoltate intorno a una casa , ecco un porto ; scendete per una strada , addio città ! siete in una gola deserta , da cui non si vede altro che cielo ; le città spuntano , si nascondono , balzan fuori continuamente sul vostro capo , ai vostri piedi , alle vostre spalle , vicine e lontane , al sole , nell ' ombra , fra i boschi , sul mare ; fate un passo avanti , vedete un panorama immenso ; fate un passo indietro , non vedete più nulla ; alzate il capo , mille punte di minareti ; scendete d ' un palmo , spariscon tutti e mille . Le strade , infinitamente reticolate , serpeggiano fra i poggi , corrono su terrapieni , rasentano precipizi , passano sotto gli acquedotti , si rompono in vicoli , discendono in gradinate , in mezzo ai cespugli , alle roccie , alle rovine , alle sabbie . Di tratto in tratto , la gran città piglia come un respiro nella solitudine della campagna , e poi ricomincia più fitta , più colorita , più allegra ; qui pianeggia , là s ' arrampica , più in là precipita , si disperde e poi si riaffolla ; in un luogo fuma e strepita , in un altro dorme ; in una parte rosseggia tutta , in un ' altra parte è tutta bianca , in una terza vi domina il color d ' oro , una quarta presenta l ' aspetto d ' un monte di fiori . La città elegante , il villaggio , la campagna , il giardino , il porto , il deserto , il mercato , la necropoli , si alternano senza fine innalzandosi l ' uno sull ' altro , a scaglioni , in modo che da certe alture si abbracciano con uno sguardo solo , sopra una sola china , tutte le varietà d ' una provincia . Un ' infinità di contorni bizzarri si disegna da ogni parte sul cielo e sulle acque , così fitti , così pazzamente spezzettati e dentellati dalla meravigliosa varietà delle architetture , che si confondono agli occhi come se tremolassero e s ' intricassero gli uni cogli altri . In mezzo alle casette turche si alza il palazzo europeo ; dietro il minareto , il campanile ; sopra la terrazza , la cupola ; dietro la cupola , il muro merlato ; i tetti alla chinese dei chioschi sopra i frontoni dei teatri , i balconi ingraticolati degli arem di rimpetto ai finestroni a vetrate , le finestrine moresche in faccia ai terrazzi a balaustri , le nicchie delle madonne sotto gli archetti arabi , i sepolcri nei cortili , le torri fra i tugurii ; le moschee , le sinagoghe , le chiese greche , le cattoliche , le armene , le une sulle altre , come se facessero a soverchiarsi , e in tutti i vani , cipressi , pini a ombrello , fichi e platani che stendono i rami sopra i tetti . Una indescrivibile architettura di ripiego asseconda gli infiniti capricci del terreno con un tritume di case tagliate a spicchi , in forma di torri triangolari , di piramidi diritte e rovesciate , circondate di ponti , di puntelli e di fossi , ammucchiate alla rinfusa , come massi franati da una montagna . A ogni cento passi tutto muta . Qui siete in una strada d ' un sobborgo di Marsiglia ; svoltate : è un villaggio asiatico ; tornate a svoltare : è un quartiere greco ; svoltate ancora : è un sobborgo di Trebisonda . Alla lingua , ai visi , all ' aspetto delle case riconoscete di aver cangiato di stato ; sono spicchi di Francia , striscie d ' Italia , screziature d ' Inghilterra , innesti di Russia . Sulla immensa faccia della città si vede rappresentata ad architetture e a colori la grande lotta che si combatte fra la famiglia cristiana che riconquista e la famiglia islamitica che difende colle ultime sue forze la terra sacra . Stambul , una volta tutta turca , è assalita da ogni parte da quartieri cristiani , che la rodono lentamente lungo la sponda del Corno d ' oro e del Mar di Marmara ; dall ' altra parte la conquista procede in furia : le chiese , i palazzi , gli ospedali , i giardini pubblici , gli opifici , le scuole squarciano i quartieri musulmani , soverchiano i cimiteri , si avanzano di collina in collina , e già disegnano vagamente sul terreno sconvolto la forma d ' una grande città che un giorno coprirà la riva europea del Bosforo come quella d ' ora copre le rive del Corno d ' oro . Ma da queste osservazioni generali distraggono ad ogni passo mille cose nuove : in una via il convento dei dervis , in un ' altra la caserma di stile moresco , il caffè turco , il bazar , la fontana , l ' acquedotto . In un quarto d ' ora bisogna cangiar dieci volte d ' andatura : scendere , arrampicarsi , saltellar giù per una china , salire per una scalinata di macigni , affondar nella mota e scansar mille ostacoli , aprendosi la via ora tra la folla , ora tra gli arbusti , ora tra i cenci appesi , ora turandosi il naso , ora aspirando ondate d ' aria odorosa . Dalla gran luce d ' un sito aperto , donde si vede il Bosforo , l ' Asia e un cielo infinito , si cala con pochi passi nell ' oscurità triste d ' una rete di vicoli fiancheggiati da case cadenti ed irti di sassi come letti di ruscelli ; da un verde fresco e ombroso , in un polverio soffocante , saettato dal sole ; da crocicchi pieni di rumore e di colori , in recessi sepolcrali , dove non è mai sonata una voce umana ; dal divino Oriente dei nostri sogni , in un altro Oriente lugubre , immondo , decrepito che supera ogni più nera immaginazione . Dopo un giro di poche ore non si sa più dove s ' abbia la testa . A chi ci domandasse improvvisamente che cos ' è Costantinopoli , non si saprebbe rispondere che mettendosi una mano sulla fronte per quetare la tempesta dei pensieri . Costantinopoli è una Babilonia , un mondo , un caos . È bella ? Prodigiosa . È brutta ? Orrenda . Vi piace ? Ubbriaca . Ci stareste ? Chi lo sa ! Chi può dire che starebbe in un altro astro ? Si ritorna a casa pieni d ' entusiasmo e di disinganni , rapiti , stomacati , abbarbagliati , storditi , con un disordine nella mente che somiglia al principio d ' una congestione cerebrale , e che si queta poi a poco a poco in una prostrazione profonda e in un tedio mortale . Si son vissuti parecchi anni in fretta , e ci si sente invecchiati . E la popolazione di questa città mostruosa ? IL PONTE Per vedere la popolazione di Costantinopoli bisogna andare sul ponte galleggiante , lungo circa un quarto di miglio , che si stende dalla punta più avanzata di Galata fino alla riva opposta del Corno d ' oro , in faccia alla grande moschea della sultana Validè . L ' una e l ' altra riva sono terra europea ; ma si può dire che il ponte unisce l ' Europa all ' Asia , perché in Stambul non v ' è d ' europeo che la terra , ed hanno colore e carattere asiatico anche i pochi sobborghi cristiani che le fanno corona . Il Corno d ' Oro , che ha l ' aspetto d ' un fiume , separa , come un oceano , due mondi . Le notizie degli avvenimenti d ' Europa , che circolano per Galata e per Pera , vive , chiare , minute , commentate , non giungono all ' altra riva che monche e confuse come un eco lontano ; la fama degli uomini e delle cose più grandi dell ' Occidente , s ' arresta dinanzi a quella poc ' acqua , come dinanzi a un baluardo insuperabile ; e su quel ponte dove passano centomila persone al giorno , non passa ogni dieci anni un ' idea . Stando là , si vede sfilare in un ' ora tutta Costantinopoli . Sono due correnti umane inesauribili , che s ' incontrano e si confondono senza posa dal levar del sole al tramonto , presentando uno spettacolo del quale non sono certamente che una pallida immagine i mercati delle Indie , le fiere di Niinj - Norgorod e le feste di Pekino . Per veder qualche cosa bisogna fissarsi un piccolo tratto del ponte e non guardare che lì ; se si vaga cogli occhi , la vista s ' abbarbaglia e la testa si confonde . La folla passa a grandi ondate , ognuna delle quali offre mille colori , ed ogni gruppo di persone rappresenta un gruppo di popoli . S ' immagini pure qualunque più stravagante accozzo di tipi , di costumi e di classi sociali ; non si giungerà mai ad avere un ' idea della favolosa confusione che si vede là nello spazio di venti passi e nel giro di dieci minuti . Dietro una frotta di facchini turchi , che passano correndo , curvi sotto pesi enormi , s ' avanza una portantina intarsiata di madreperla e d ' avorio , a cui fa capolino una signora armena ; e ai due lati un beduino ravvolto in un mantello bianco e un vecchio turco col turbante di mussolina e il caffettano color celeste , accanto al quale cavalca un giovane greco seguito dal suo dracomanno colla zuavina ricamata , e un dervis col gran cappello conico e la tonaca di pelo di cammello , che si scansa per lasciar passare la carrozza d ' un ambasciatore europeo , preceduta da un battistrada gallonato . Tutto questo non si vede , s ' intravvede . Prima che vi siate voltati indietro , vi trovate in mezzo a una brigata di Persiani col berrettone piramidale d ' astrakan , passati i quali vi vedete dinanzi un ebreo insaccato in un lungo vestito giallo aperto sui fianchi ; una zingara scapigliata , che porta un bambino in un sacco appeso alla schiena ; un prete cattolico , con bastone e breviario ; mentre in mezzo a una folla confusa di greci , di turchi e d ' armeni , s ' avanza gridando : - Largo ! - un grosso eunuco a cavallo che precede una carrozza turca , dipinta a fiori e ad uccelli , con dentro le donne d ' un arem , vestite di violetto e di verde , e ravvolte in grandi veli bianchi ; e dietro , una suora di carità d ' uno spedale di Pera , seguita da uno schiavo africano che porta una scimmia , e da un raccontatore di storie in abito di negromante . E , cosa naturale , ma che par strana al nuovo venuto , tutta questa gente così diversa s ' incontra e passa oltre senza guardarsi , come la folla di Londra ; nessuno si ferma ; tutti vanno a passo affrettato , e su cento visi , non se ne vede uno che sorrida . L ' albanese colle sottanine bianche e i pistoloni alla cintura , passa accanto al tartaro vestito di pelle di montone ; il turco a cavallo a un asino bardato con gran pompa , guizza fra due file di cammelli ; dietro all ' aiutante di campo dodicenne d ' un principino imperiale , piantato sopra un corsiero arabo , barcolla un carro carico delle masserizie bizzarre d ' una casa turca ; la mussulmana a piedi , la schiava velata , la greca colla berrettina rossa e le treccie giù per le spalle , la maltese incapucciata nella faldetta nera , l ' ebrea vestita dell ' antichissimo costume della Giudea , la negra ravvolta in uno scialle variopinto del Cairo , l ' armena di Trebisonda tutta nera e velata come un ' apparizione funebre , si trovano qualche volta in una sola fila , come se vi si fossero messe apposta , per prender risalto l ' una dall ' altra . È un musaico cangiante di razze e di religioni che si compone e si scompone continuamente con una rapidità che si può appena seguire collo sguardo . È bello tener gli occhi fissi sul tavolato del ponte , non guardando altro che i piedi : passano tutte le calzature della terra , da quella d ' Adamo agli stivaletti all ' ultima moda di Parigi : babbuccie gialle di turchi , rosse di armeni , turchine di greci , nere d ' israeliti ; sandali , stivaloni del Turkestan , ghette albanesi , scarpette scollate , gambass di mille colori dei cavallari dell ' Asia minore , pantofole ricamate d ' oro , alpargatas alla spagnuola , calzature di raso , di corda , di cenci , di legno , fitte in maniera che mentre se ne guarda una , se ne intravvedono cento . A non badarci bene , c ' è da essere rovesciati a ogni passo . Ora è un portatore d ' acqua con un otre colossale sul dorso , ora una signora russa a cavallo , ora un drappello di soldati imperiali , vestiti alla zuava , che par che vadano all ' assalto , ora una squadra di facchini armeni che passano reggendo sulle spalle , a due a due , delle lunghissime sbarre , a cui sono sospese delle balle smisurate di mercanzia ; ora delle frotte di turchi che si lanciano a destra e a sinistra del ponte per imbarcarsi sui piroscafi . È uno scalpiccio , un fruscio , un sonare di voci esotiche , di note gutturali , d ' aspirazioni , d ' interjezioni incomprensibili , in mezzo a cui le poche parole francesi o italiane che arrivano agli orecchi di tratto in tratto , fanno l ' effetto di punti luminosi in una tenebra fitta . Le figure che dan più nell ' occhio in quella folla , sono i Circassi , che vanno per lo più a tre , a cinque insieme , a passo lento ; pezzi d ' uomini barbuti , dalla faccia terribile , che portano un grosso berrettone di pelo alla foggia dell ' antica guardia napoleonica , un lungo caffettano nero , un pugnale alla cintura e un cartucciere d ' argento sul petto ; vere figure di briganti , ognuno dei quali pare che sia venuto a Costantinopoli per vendere una figliuola o una sorella , e debba avere le mani intrise di sangue russo . Poi i siriani col loro vestito in forma di dalmatica bizantina e il capo ravvolto in un fazzoletto rigato d ' oro ; i bulgari , vestiti d ' un saio grossolano , con un berretto incoronato di pelliccia ; i giorgiani con un caschetto di cuoio verniciato e la tunica stretta alla vita da un cerchio metallico ; i greci dell ' arcipelago coperti da capo a piedi di ricami , di nappine e di bottoncini luccicanti . La folla di tanto in tanto radeggia un poco ; ma subito s ' avanzano altre frotte serrate , ondate di papaline rosse e di turbanti bianchi , in mezzo ai quali spuntano cappelli cilindrici , ombrelle e pettinature piramidali di signore europee , che par che galleggino portate via da quel torrente musulmano . C ' è da stupire soltanto a notare la varietà della gente di religione . Qui luccica il cucuzzolo d ' un padre cappuccino , là torreggia il turbante alla giannizzera d ' un ulema , più in là ondeggia il velo nero d ' un prete armeno . Passano degli iman colla tunica bianca , delle monache stimmatine , dei cappellani dell ' esercito turco , vestiti di verde , colla sciabola al fianco , dei frati domenicani , dei pellegrini reduci dalla Mecca con un talismano appeso al collo , dei gesuiti , dei dervis , - e questo è strano davvero - dei dervis che nelle moschee si straziano le carni in espiazione dei peccati , e passando il ponte si riparano dal sole coll ' ombrellino . A starci bene attenti , seguono in quella confusione mille piccoli accidenti amenissimi . È un eunuco che mostra il bianco dell ' occhio a un zerbinotto cristiano , il quale ha guardato troppo curiosamente dentro alla carrozza della sua padrona ; è una cocotte francese , vestita coll ' ultimo figurino , che pedina il figliuolo d ' un pascià ingioiellato e inguantato ; è una signora di Stambul che finge di aggiustarsi il velo per sbirciar lo strascico d ' una signora di Pera ; è un sergente di cavalleria in uniforme di gala , che si ferma nel bel mezzo del ponte , si stringe il naso con due dita e slancia nello spazio un guai a chi tocca , da mettere i brividi ; è un ciurmadore che , preso un soldo da un povero diavolo , gli fa sul viso un gesto cabalistico , che lo deve guarire del mal d ' occhi ; è una famiglia di viaggiatori grandi e piccini , arrivata quel giorno stesso , che s ' è smarrita in mezzo a una turba di canaglia asiatica , e la madre cerca i bimbi che strillano , e gli uomini si fanno largo a spintoni . I cammelli , i cavalli , le portantine , le carrozze , i buoi , le carrette , le botti rotolate , gli asini sanguinolenti , i cani spelacchiati , formano delle lunghe file , che dividono per mezzo la folla . Qualche volta passa un grosso pascià di tre code , sdraiato in una carrozza splendida , seguito a piedi dal suo portapipa , dalla sua guardia e da un nero , e allora tutti i turchi salutano toccandosi la fronte e il petto , e le mendicanti musulmane , orribili megere , col volto imbaccucato e il seno nudo , si slanciano agli sportelli chiedendo l ' elemosina . Gli eunuchi fuor di servizio , passano a due , a tre , a cinque insieme , colla sigaretta in bocca ; e si riconoscono alla molle corpulenza , alle lunghe braccia , ai grandi abiti neri . Le belle bambine turche , vestite da maschietti , con calzoncini verdi e panciottini rosati o gialli , corrono e saltellano con un ' agilità felina , facendosi largo colle piccole mani tinte di color di porpora . I lustrascarpe colla cassetta dorata , i barbieri ambulanti colla seggiola e la catinella in mano , i venditori d ' acqua e di dolci , fendono la calca in tutte le direzioni , urlando in greco ed in turco . A ogni passo si vede luccicare una divisa militare : uffiziali in fez e calzoni scarlatti , col petto costellato di decorazioni ; palafrenieri del serraglio , che paiono generali d ' armata ; gendarmi con un arsenale alla cintura ; zeibek , o soldati liberi , con quegli enormi calzoni a borsa deretana , che danno loro il profilo della venere ottentotta ; guardie imperiali , con un lungo pennacchio bianco sul casco e il petto coperto di galloni ; guardie di città che girano colle manette fra le mani ; guardie di città a Costantinopoli ! È come chi dicesse : gente incaricata di tener a segno l ' oceano Atlantico . È bizzarro il contrasto di tutto quell ' oro e di tutti quei cenci , della gente sovraccarica di roba , che paion bazar ambulanti , e della gente quasi nuda . Il solo spettacolo della nudità è una meraviglia . Si vedono tutte le sfumature della pelle umana , dal bianco latteo dell ' Albania al nero corvino dell ' Africa centrale e al nero azzurrognolo del Darfur ; dei petti che , a picchiarli , par che debbano risonare come vasi di bronzo , o sgretolarsi come forme di terra secca ; schiene oleose , petrose , lignee , irsute come dorsi di cinghiale ; braccia rabescate di rosso e di blù , con disegni di rami e di fiori , e iscrizioni del Corano e immagini grossolane di battelli , e di cuori attraversati da freccie . Ma in una prima passeggiata , per il ponte , non c ' è nè tempo nè modo d ' osservare tutti questi particolari . Mentre guardate i rabeschi d ' un braccio , il vostro cicerone vi avverte che è passato un serbo , un montenegrino , un valacco , un cosacco dell ' Ukrania , un cosacco del Don , un egiziano , un tunisino , un principe d ' Imerezia . C ' è appena tempo a tener d ' occhio le nazioni . Pare che Costantinopoli sia sempre quella che fu : la capitale di tre continenti e la regina di venti vicereami . Ma nemmeno quest ' idea risponde alla grandezza di quello spettacolo , e si fantastica un incrociamento d ' emigrazioni , prodotto da qualche enorme cataclisma che abbia sconvolto l ' antico continente . Un occhio esperto discerne ancora in quel mare magno i volti e i costumi della Caramania e dell ' Anatolia , quei di Cipro e di Candia , quei di Damasco e di Gerusalemme , il druso , il curdo , il maronita , il talemano , il pumacco , il croato , ed altre innumerevoli varietà dell ' innumerevole confederazione d ' anarchie che si stende dal Nilo al Danubio e dall ' Eufrate all ' Adriatico . Chi cerca il bello e chi cerca l ' orrido , trovano qui egualmente superati i loro più audaci desiderii : Raffaello rimarrebbe estatico e il Rembrandt si caccierebbe le mani nei capelli . La più pura bellezza della Grecia e delle razze caucasee , è mescolata coi nasi camusi e colle teste schiacciate ; vi passano accanto figure di regine e faccie di furie ; visi imbellettati e visi sformati dai morbi e dalle ferite , piedoni colossali e piedini circassi lunghi come la mano , facchini giganteschi , enormi pinguedini di turchi , e neri stecchiti come scheletri , larve d ' uomini che mettono pietà e raccapriccio ; tutti gli aspetti più strani in cui si possano presentare al mondo la vita ascetica , l ' abuso della voluttà , le fatiche estreme , l ' opulenza che impera e la miseria che muore . E nondimeno la varietà di vestimenti è senza confronto più meravigliosa della varietà delle persone . Chi sente i colori , ci ha da ammattire . Non ci son due persone vestite eguali . Sono scialli attorcigliati intorno al capo , bendature di selvaggi , corone di cenci , camicie e sottovesti rigate e quadrettate come il vestito d ' arlecchino , cinture irte di coltellacci che salgono dai fianchi alle ascelle , calzoni alla mammalucca , mezze mutande , gonnellini , toghe , lenzuoli che strascicano , abiti ornati d ' ermellino , panciotti che sembrano corazze d ' oro , maniche a gozzo e a sgonfietti , vestiti monacali e spudorati , uomini abbigliati da donna , donne che sembran uomini , pezzenti che sembran principi , un ' eleganza di stracci , una follìa di colori , una profusione di frangie , di gale , di frappe , di svolazzi , d ' ornamenti teatrali e bambineschi , che dà l ' immagine d ' un veglione dentro a un immenso manicomio , in cui abbiano vuotate le loro casse tutti i rigattieri dell ' universo . Sopra il mormorìo sordo , che esce da questa moltitudine , si sentono gli strilli acuti dei ragazzi greci , carichi di giornali d ' ogni lingua ; le grida stentoree dei facchini , le risa sgangherate delle donne turche , le voci infantili degli eunuchi , i trilli in falsetto dei ciechi che cantano versetti del Corano , il rumor cupo del ponte che ondeggia , i fischi e le campanelle di cento piroscafi , di cui il vento abbatte tratto tratto il fumo denso sopra la folla , in modo che per qualche minuto non si vede più nulla . Questa mascherata di popoli scende nei vaporini che partono ogni momento per Scutari , per il villaggio del Bosforo e per i sobborghi del Corno d ' oro ; si spande per Stambul , nei bazar , nelle moschee , nei borghi di Fanar e di Balata , fino ai quartieri più lontani del mar di Marmara ; irrompe sulla riva franca , a destra verso i palazzi del Sultano , a sinistra verso gli alti quartieri di Pera , di dove poi ricasca sul ponte per le innumerevoli stradicciuole che serpeggiano lungo i fianchi delle colline ; e allaccia così l ' Asia e l ' Europa , dieci città e cento sobborghi , in una rete di faccende , d ' intrighi e di misteri , dinanzi a cui l ' immaginazione si sgomenta . Pare che questo spettacolo debba mettere allegrezza . E non è vero . Passata la prima meraviglia , i colori festosi si sbiadiscono : non è più una grande processione carnevalesca che ci passa dinanzi ; è l ' umanità intera che sfila con tutte le sue miserie , con tutte le sue follìe , coll ' infinita discordia delle sue credenze e delle sue leggi ; è un pellegrinaggio di popoli decaduti e di razze avvilite ; una immensità di sventure da soccorrere , di vergogne da lavare , di catene da rompere ; un cumulo di tremendi problemi scritti a caratteri di sangue , e che non si scioglieranno che con torrenti di sangue ; e questo immenso disordine rattrista . E poi il senso della curiosità è prima rintuzzato che soddisfatto da questa sterminata varietà di cose strane . Che misteriosi rivolgimenti accadono nell ' anima umana ! Non era passato un quarto d ' ora dal mio arrivo sul ponte , che stavo appoggiato alle spallette , rabescando sbadatamente un pezzo di trave colla matita , e dicendo a me stesso , tra uno sbadiglio e l ' altro , che c ' è qualchecosa di vero in quella famosa sentenza della Stael , che il viaggiare è il più triste dei piaceri . STAMBUL Per riaversi da questo sbalordimento , non c ' è che infilare una delle mille stradicciuole che serpeggiano su per i fianchi delle colline di Stambul . Qui regna una pace profonda , e si può contemplare tranquillamente in tutti i suoi aspetti quell ' Oriente misterioso e geloso , che sull ' altra riva del Corno d ' oro non si vede che a tratti fuggitivi in mezzo alla confusione rumorosa della vita europea . Qui tutto è schiettamente orientale . Dopo un quarto d ' ora di cammino non si vede più nessuno e non si sente più alcun rumore . Di qua e di là son tutte casette di legno , dipinte di mille colori , nelle quali il primo piano sporge sopra il piano terreno , e il secondo sul primo ; e le finestre hanno dinanzi una specie di tribune , invetriate da ogni parte , e chiuse da grate di legno a piccolissimi fori , che paiono altrettante casette appese alle case principali , e danno alle strade un aspetto singolarissimo di tristezza e di mistero . In alcuni luoghi le strade sono così strette , che le parti sporgenti delle case opposte quasi si toccano , e così si cammina per lunghi tratti all ' ombra di quelle gabbie umane , proprio sotto i piedi delle donne turche che vi passano una gran parte della giornata , non vedendo che una striscia sottilissima di cielo . Le porte son tutte chiuse ; le finestre del pian terreno , ingraticolate ; tutto spira diffidenza e gelosia ; par di attraversare una città di monasteri . Tratto tratto sentite uno scoppio di risa , e alzando il capo , vedete per qualche spiraglio un nodo di treccie o un occhietto scintillante che subito sparisce . In alcuni punti sorprendete una conversazione vivace e sommessa da una parte all ' altra della strada ; ma cessa improvvisamente al rumore del vostro passo . Passando , scompigliate per un momento chi sa che rete di pettegolezzi e d ' intrighi . Non vedete nessuno e mille occhi vi vedono ; siete soli , e vi sentite come in mezzo a una folla ; vorreste passare inosservati , aleggerite il passo , camminate composti , misurate lo sguardo . Una porta che s ' apra o una finestra che si chiuda , vi riscuote bruscamente come un grande rumore . Pare che queste strade debbano riuscire uggiose . Ma è tutt ' altro . Una macchia verde in fondo da cui esce un minareto bianco ; un turco vestito di rosso che scende verso di voi ; una serva nera ferma dinanzi a una porta , un tappeto persiano appeso a una finestra , bastano a formare un quadretto così pieno di vita e d ' armonia , che stareste un ' ora a contemplarlo . Della poca gente che vi passa accanto , nessuno vi guarda . Soltanto qualche volta sentite gridare alle vostre spalle : - Giaur ! ( Infedele ) ; - e voltandovi , vedete sparire dietro un ' imposta la testa d ' un ragazzo . Altre volte s ' apre la porticina d ' una di quelle casette : vi soffermate aspettando l ' apparizione della bella d ' un arem , e n ' esce invece una signora europea , con cappellotto e strascico , che mormora un adieu o un au revoir , e s ' allontana rapidamente , lasciandovi colla bocca aperta . In un ' altra strada , tutta turca e tutta silenziosa , sentite a un tratto uno squillo di corno e uno scalpitio di cavalli : vi voltate , che cos ' è ? Appena credete ai vostri occhi . È un grande omnibus , che viene innanzi su due rotaie che non avevate vedute , pieno di turchi e di franchi , col suo usciere in uniforme e coi suoi cartelli delle tariffe , come un tramway di Vienna o di Parigi . La stonatura che fa quest ' apparizione in una di queste strade , non si può esprimere con parole : vi pare una burla o uno sbaglio , e vi vien da ridere , e guardate quel veicolo stupiti come se non ne aveste mai visti . Passato l ' omnibus , par che sia passata l ' immagine viva dell ' Europa , e vi ritrovate in Asia come al cangiar di scena in un teatro . Da queste strade solitarie riuscite in piazzette aperte , quasi interamente ombreggiate da un platano gigantesco . Da una parte c ' è una fontana , dove bevono dei cammelli ; dall ' altra un caffè , con una fila di materasse distese dinanzi alla porta , e qualche turco sdraiato , che fuma ; e accanto alla porta un gran fico , abbracciato da una vite , i cui pampini spenzolano fino a terra , lasciando vedere tra foglia e foglia l ' azzurro lontano del mar di Marmara , e qualche veletta bianca . Una luce bianchissima e un silenzio mortale danno a tutti questi luoghi un carattere così tra solenne e melanconico , che li rende indimenticabili , anche a vederli una volta sola . Si va innanzi , innanzi , quasi attirati da quella quiete arcana , che entra a poco a poco nell ' anima come una leggera sonnolenza , e dopo breve tempo si perde ogni sentimento della distanza e dell ' ora . Si trovano dei vasti spazi colle traccie d ' un grande incendio recente ; chine dove non sono che poche case sparpagliate , fra le quali cresce l ' erba , e serpeggiano dei sentieri da capre ; punti elevati , da cui si abbracciano collo sguardo strade , vicoletti , giardini , centinaia di case , e non si vede da nessuna parte nè una creatura umana , nè un nuvolo di fumo , nè una porta aperta , nè il menomo indizio d ' abitazione e di vita ; tanto che si potrebbe credere d ' essere soli in quell ' immensa città , e a pensarci un momento , s ' è quasi presi dalla paura . Ma scendete la china , arrivate in fondo a una di quelle stradette : tutto è cangiato . Siete in una delle grandi vie di Stambul , fiancheggiata da monumenti , dove non bastano più gli occhi all ' ammirazione . Camminate in mezzo alle moschee , ai chioschi , ai minareti , alle gallerie arcate , alle fontane di marmo e di lapislazzuli , ai mausolei dei sultani splendenti di rabeschi e d ' iscrizioni d ' oro , ai muri coperti di musaici , sotto le tettoie di cedro intarsiato , all ' ombra d ' una vegetazione pomposa che supera i muri di cinta e i cancelli dorati dei giardini , e riempie la via di profumi . Per queste vie s ' incontrano a ogni passo carrozze di pascià , ufficiali , impiegati , aiutanti di campo , eunuchi di grandi case , una processione di servitori e di parassiti , che vanno e vengono fra i ministeri . Qui si riconosce la metropoli del grande impero , e s ' ammira in tutta la sua magnificenza . È per tutto una bianchezza , una grazia d ' architetture , un gorgoglio d ' acque , una freschezza d ' ombre , che accarezza i sensi come una musica sommessa , e riempie la mente d ' immagini ridenti . Per queste vie s ' arriva alle grandi piazze dove s ' innalzano le moschee imperiali , e dinanzi a queste moli si rimane sgomenti . Ognuna di esse forma come il nodo d ' una piccola città di collegi , di spedali , di scuole , di biblioteche , di magazzini , di bagni , che quasi non si avvertono , schiacciati come sono dalla cupola enorme a cui fanno corona . L ' architettura , che s ' immaginava semplicissima , presenta invece una varietà di particolari , che tira gli sguardi da mille parti . Sono cupolette rivestite di piombo , tetti di forme bizzarre che s ' alzano l ' uno sull ' altro , gallerie aeree , grandi portici , finestre a colonnine , archi a festoni , minareti accannellati , cinti di terrazzini lavorati a giorno , con capitelli a stalattiti ; porte e fontane monumentali , che sembrano rivestite di trina ; muri picchiettati d ' oro e di mille colori ; tutto ricamato , cesellato , leggero , ardito , ombreggiato da quercie , da cipressi e da salici , da cui escono nuvoli d ' uccelli che vagano a lenti giri intorno alle cupole e riempiono d ' armonia tutti i recessi dell ' immenso edifizio . Qui si comincia a provar qualchecosa che è più profondo e più forte del sentimento della bellezza . Quei monumenti che sono come una colossale affermazione marmorea d ' un ordine d ' idee e di sentimenti diverso da quello in cui siamo nati e cresciuti , che sono quasi l ' ossatura d ' una razza e d ' una fede ostile , che ci raccontano con un linguaggio muto di linee superbe e di altezze temerarie le glorie d ' un Dio che non è nostro e d ' un popolo che ha fatto tremare i nostri padri , incutono un rispetto misto di diffidenza e di timore , che sulle prime vince la curiosità , e ce ne trattiene lontani . Si vedono , dentro ai cortili ombrosi , turchi che fanno le abluzioni alle fontane , pezzenti accovacciati ai piedi dei pilastri , donne velate che passeggiano lentamente sotto le arcate ; tutto quieto , e come adombrato d ' una tinta di mestizia e di voluttà , che non si capisce bene d ' onde derivi , e su cui la mente si ferma e lavora come sopra un enimma . Galata , Pera , quanto sono lontane ! Voi vi sentite soli in un altro mondo e in un altro tempo , nella Stambul di Solimano il Grande e di Baiazet secondo , e provate un vivo sentimento di stupore quando , usciti da quella piazza , e perduto d ' occhio quel monumento smisurato della potenza degli Osmanli , vi ritrovate in mezzo alla Costantinopoli di legno , meschina , cadente , piena di sudiciume e di miseria . Via via che andate innanzi le case si scoloriscono , i pergolati si sfasciano , le vasche delle fontane si coprono di muschio ; trovate delle moschee nane , coi muri screpolati e i minareti di legno , circondate di rovi e d ' ortiche ; dei mausolei in rovina , delle scale infrante , dei passaggi coperti ingombri di macerie , dei quartieri decrepiti d ' una tristezza infinita , dove non si sente altro rumore che il frullo dell ' ali degli sparvieri e delle cicogne , o la voce gutturale d ' un muezzin solitario , che grida la parola di Dio dall ' alto d ' un minareto nascosto . Nessuna città rappresenta meglio di Stambul la natura e la filosofia del suo popolo . Tutto ciò che v ' è di grande e di bello è di Dio o del sultano , immagine di Dio sulla terra ; tutto il rimanente è passeggiero e porta l ' impronta d ' una profonda trascuranza delle cose mondane . La tribù dei pastori è diventata nazione ; ma il suo amore istintivo della natura campestre , della contemplazione e dell ' ozio , ha conservato alla metropoli l ' aspetto dell ' accampamento . Stambul non è una città , non lavora , non pensa , non crea ; la civiltà sfonda le sue porte e assalta le sue vie ; essa sonnecchia e fantastica all ' ombra delle moschee , e lascia fare . È una città slegata , dispersa , deforme , che rappresenta piuttosto , la sosta d ' una razza pellegrinante , che la potenza d ' uno Stato immobile ; un immenso abbozzo di metropoli ; un grande spettacolo piuttosto che una grande città . E non se ne può avere una giusta immagine , se non si percorre intera . Bisogna partire dalla prima collina , quella che forma la punta del triangolo , ed è bagnata dal mar di Marmora . Qui è per così dire la testa di Stambul ; un quartiere monumentale , pieno di memorie , di maestà e di luce . Qui l ' antico serraglio , dove sorgeva prima Bisanzio colla sua acropoli e il tempio di Giove , e poi il palazzo dell ' imperatrice Placidia e le terme d ' Arcadio ; qui la moschea di Santa Sofia e la moschea d ' Ahmed , e l ' At - meidan che occupa lo spazio dell ' Ippodromo antico , dove in mezzo a un Olimpo di bronzo e di marmo , tra le grida d ' una folla vestita di seta e di porpora , volavano le quadrighe d ' oro al cospetto degl ' imperatori sfolgoranti di perle . Da questa collina si scende in una valle poco profonda , dove si stendono le mura occidentali del serraglio , che segnano il confine della Bisanzio antica , e s ' alza la Sublime Porta , per la quale s ' entra nel palazzo del gran vizir e nel Ministero degli esteri : quartiere austero e silenzioso , in cui sembra raccolta tutta la tristezza delle sorti dell ' impero . Da questa valle si sale sulla seconda collina , dove sorge la moschea marmorea di Nuri - Osmanié , luce d ' Osmano , e la colonna bruciata di Costantino , che sosteneva un Apollo di bronzo colla testa del grande Imperatore , ed era nel bel mezzo dell ' antico foro , circondato di portici , d ' archi di trionfo e di statue . Al di là di questa collina si apre la valle dei bazar , che dalla moschea di Bajazet va fino a quella della sultana Validè , ed abbraccia un labirinto immenso di strade coperte , piene di gente e di rumore , da cui s ' esce colla vista annebbiata e colle orecchie stordite . Sulla terza collina , che domina ad un tempo il mar di Marmara e il Corno d ' oro , giganteggia la moschea di Solimano , rivale di Santa Sofia , gioia e splendore di Stambul , come dicono i poeti turchi , e la torre meravigliosa del Ministero della guerra , il quale s ' alza sulle rovine degli antichi palazzi dei Costantini , abitati un tempo da Maometto il conquistatore , poi convertiti in serraglio delle vecchie sultane . Fra la terza e la quarta altura si stende come un ponte aereo l ' enorme acquedotto dell ' imperatore Valente , formato da due ordini d ' archi leggerissimi , vestiti di verzura , che spenzola a ghirlande sopra la valle popolata di case . Si passa sotto l ' acquedotto , si sale sulla quarta collina . Qui , sulle rovine della chiesa famosa dei Santi Apostoli , fondata dall ' imperatrice Elena e rifabbricata da Teodora , s ' eleva la moschea di Maometto II , circondata di scuole , d ' ospedali e d ' alberghi da carovane ; accanto alla moschea , il bazar degli schiavi , i bagni di Maometto e la colonna granitica di Marciano , che porta ancora il suo cippo di marmo ornato delle aquile imperiali ; e vicino alla colonna il luogo dove era la piazza dell ' Et - Meidan , in cui fu consumata la strage famosa dei Giannizzeri . S ' attraversa un ' altra valle , coperta da un ' altra città , e si sale alla quinta collina , sulla quale è posta la moschea di Selim , presso all ' antica cisterna di San Pietro , convertita in giardino . Sotto , lungo il Corno d ' oro , si stende il Fanar , quartiere greco , sede del patriarca , in cui s ' è rifugiata l ' antica Bisanzio , coi discendenti dei Paleologhi e dei Comneni , e dove seguirono le orrende carnificine del 1821 . Si scende in una quinta valle , si sale sopra la sesta collina . Qui s ' è già sul terreno che occupavano le otto coorti dei quarantamila Goti di Costantino , fuori della cerchia delle prime mura , le quali non abbracciavano che la quarta collina ; e appunto nello spazio occupato dalla coorte settima , che ha lasciato al luogo il nome di Hebdomon . Sulla sesta collina , rimangono le mura del palazzo di Costantino Porfirogenete , dove si coronavano gl ' imperatori , chiamato ora dai turchi Tekir - Serai , palazzo dei principi . Ai piedi della collina , Balata , il ghetto di Costantinopoli , quartiere immondo , che s ' allunga sulla riva del Corno fino alle mura della città , e al di qua di Balata , il sobborgo antico delle Blacherne , una volta ornato di palazzi dai tetti dorati , soggiorno prediletto degl ' imperatori , famoso per la gran chiesa dell ' imperatrice Pulcheria e per il santuario delle reliquie ; ora pieno di rovine e tristezza . Alle Blacherne cominciano le mura merlate che dal Corno d ' oro corrono fino al mar di Marmara , abbracciando la settima collina , dov ' era il foro boario , e c ' è ancora il piedestallo della colonna d ' Arcadio : la collina più orientale e più grande di Stambul , fra la quale e le altre sei scorre il piccolo fiume Lykus , che entra nella città presso la porta di Carisio e si va a gettar nel mare vicino all ' antico porto di Teodosio . Dalle mura delle Blacherne , si vede ancora il sobborgo d ' Ortaksiler , che scende dolcemente verso la rada , incoronato di giardini ; al di là d ' Ortaksiler il sobborgo d ' Eyub , terra santa degli Osmanli , colla sua moschea gentile , e il suo vasto cimitero ombreggiato da un bosco di cipressi e biancheggiante di mausolei e di tombe ; dietro Eyub , l ' altopiano dell ' antico campo militare , dove le legioni levavan sugli scudi i nuovi imperatori ; e di là dall ' altopiano , altri villaggi i cui vivi colori ridono vagamente in mezzo al verde dei boschetti bagnati dalle ultime acque del Corno d ' oro . Ecco Stambul . È divina . Ma il cuore si sgomenta a pensare che questo sterminato villaggio asiatico si stende sulle rovine di quella seconda Roma , di quell ' immenso museo di tesori rapiti all ' Italia , alla Grecia , all ' Egitto , all ' Asia minore , di cui il solo ricordo abbaglia la mente come un sogno divino . Dove sono i grandi portici che attraversavano la città dal mare alle mura , le cupole dorate , i colossi equestri che s ' innalzavano sui pilastri titanici dinanzi agli anfiteatri e alle terme , le sfingi di bronzo sedute sui piedestalli di porfido , i templi e i palazzi che innalzavano i frontoni di granito in mezzo a un popolo aereo di numi di marmo e d ' imperatori d ' argento ? Tutto è sparito o trasformato . Le statue equestri di bronzo son state fuse in cannoni ; le rivestiture di rame degli obelischi , ridotte in monete ; i sarcofagi delle imperatrici , cangiati in fontane ; la chiesa di Santa Irene è un arsenale , la cisterna di Costantino un ' officina , il piedestallo della colonna d ' Arcadio una bottega di maniscalco , l ' Ippodromo un mercato di cavalli ; l ' edera e le macerie coprono le fondamenta delle reggie , sul suolo degli anfiteatri cresce l ' erba dei cimiteri , e poche iscrizioni calcinate dagli incendi o mutilate dalle scimitarre degl ' invasori rammentano che su quei colli vi fu la metropoli meravigliosa dell ' impero d ' Oriente . Su questa immane rovina siede Stambul , come un ' odalisca sopra un sepolcro , aspettando la sua ora . ALL ' ALBERGO Ed ora i lettori vengano con me all ' albergo a prendere un po ' di respiro . Una gran parte di quello che ho descritto fin qui , il mio amico ed io lo vedemmo il giorno stesso dell ' arrivo : immagini chi legge come dovessimo aver la testa ritornando all ' albergo sul far della notte . Per strada non si disse una parola , e appena entrati nella camera , ci lasciammo cadere sul sofà guardandoci in viso e domandandoci tutt ' e due insieme : - Che te ne pare ? - Che cosa ne dici ? - E pensare ch ' io son venuto qui per dipingere ! - Ed io per scrivere ! E ci ridemmo sul viso in atto di fraterno compatimento . Quella sera , in fatti , ed anche per varii giorni dopo , sua maestà Abdul - Aziz m ' avrebbe potuto offrire in premio una provincia dell ' Asia Minore , che non sarei riuscito a metter insieme dieci righe intorno alla capitale dei suoi Stati , tanto è vero che per descrivere le grandi cose bisogna farsi di lontano , e per ricordarsene bene , averle un po ' dimenticate . E poi come avrei potuto scrivere in una camera da cui si vedeva il Bosforo , Scutari e la cima dell ' Olimpo ? L ' albergo stesso era uno spettacolo . A tutte le ore del giorno , per le scale e pei corridoi , andava e veniva gente d ' ogni paese . Alla tavola rotonda sedevano ogni giorno venti nazioni . Desinando , non mi potevo levar dalla testa d ' essere un delegato del governo italiano , e di dover prendere la parola alle frutta su qualche grande questione internazionale . C ' erano visi rosei di lady , teste scapigliate d ' artisti , grinte d ' avventurieri da batterci moneta sopra , testine di vergini bizantine a cui non mancava che il nimbo d ' oro , faccie bizzarre e sinistre ; e ogni giorno cangiavano . Alle frutta , quando tutti parlavano , pareva d ' essere nella torre di Babele . Vi conobbi fin dal primo giorno parecchi russi infatuati di Costantinopoli . Ogni sera ci ritrovavamo là , di ritorno dai punti estremi della città , e ognuno aveva un viaggio da raccontare . Chi era salito in cima alla torre del Seraschiere , chi aveva visitato i cimiteri di Eyub , chi veniva da Scutari , chi aveva fatto una corsa sul Bosforo ; la conversazione era tutta ordita di descrizioni piene di colori e di luce ; e quando mancava la parola , i vini dolci e profumati dell ' Arcipelago facevano da suggeritori . C ' erano pure alcuni miei concittadini , bellimbusti danarosi , che mi fecero divorar molta stizza , perché dalla minestra alle frutta non facevano che dire ira d ' Iddio di Costantinopoli : e che non c ' eran marciapiedi , e che i teatri erano oscuri , e che non si sapeva come passar la sera . Erano venuti a Costantinopoli per passar la sera . Uno di costoro aveva fatto il viaggio sul Danubio . Gli domandai se gli era piaciuto il gran fiume . Mi rispose che in nessuna parte del mondo si cucinava lo storione come sui piroscafi della reale e imperiale Compagnia austriaca . Un altro era un tipo amenissimo di viaggiatore amoroso ; uno di coloro che viaggiano per sedurre , col taccuino delle conquiste . Era un contino lungo e biondo , largamente dotato dell ' ottavo dono dello Spirito Santo , che quando il discorso cadeva sulle donne turche , chinava la testa con un sorriso misterioso , e non pigliava parte alla conversazione se non con mezze parole troncate sempre artificialmente da una sorsata di vino . Arrivava tutti i giorni a desinare un po ' più tardi degli altri , tutto ansante , coll ' aria d ' averla fatta al Sultano un quarto d ' ora prima , e tra un piatto e l ' altro faceva passare di tasca in tasca , con molta cautela , dei bigliettini piegati , che dovevano parere lettere d ' odalische , ed erano sicurissimamente note d ' albergo . Ma i soggetti che s ' inciampano in questi alberghi di città cosmopolite ! Bisogna esserci stati per crederci . V ' era un giovane ungherese , sulla trentina , alto , nervoso , con due occhi diabolici e una parlantina febbrile , il quale , dopo aver fatto il segretario d ' un ricco signore a Parigi , era andato ad arruolarsi fra gli zuavi francesi in Algeria , era stato ferito e preso prigioniero dagli Arabi , poi scappato nel Marocco , poi ritornato in Europa e corso all ' Aja a chiedere il grado d ' ufficiale per andare a combattere contro gli Accinesi ; respinto all ' Aja , aveva deciso d ' arrolarsi nell ' esercito turco ; ma passando a Vienna per venire a Costantinopoli , s ' era preso una palla di pistola nel collo , in un duello per una donna , e faceva vedere la cicatrice ; respinto anche a Costantinopoli , - cos ' ho da fare ? - diceva - je suis enfant de l ' aventure ; bisogna bene ch ' io mi batta ; ho già trovato chi mi conduce alle Indie , - e mostrava il biglietto d ' imbarco - ; mi farò soldato inglese ; nell ' interno c ' è sempre qualcosa da fare ; io non cerco che di battermi ; che cosa m ' importa di morire ? Tanto ho un polmone rovinato . - Un altro bell ' originale era un francese , la cui vita pareva non fosse altro che una perpetua guerra colla posta : aveva una quistione pendente con la posta austriaca , colla francese , coll ' inglese ; mandava articoli di protesta alla Neue Freie Presse ; lanciava impertinenze telegrafiche a tutte le stazioni postali del continente , aveva ogni giorno un diverbio a qualche finestrino di posta , non riceveva una lettera a tempo , non ne scriveva una che arrivasse dov ' era mandata , e raccontava a tavola tutte le sue disgrazie e tutte le sue baruffe , concludendo sempre coll ' assicurarci che la Posta gli avrebbe accorciata la vita . Mi ricordo pure d ' una signora greca , un viso di spiritata , vestita bizzarramente , e sempre sola , che ogni sera si alzava da tavola a metà del desinare , e se n ' andava dopo aver fatto sul piatto un segno cabalistico di cui nessuno riuscì mai a capire il significato . Non ho più dimenticata nemmeno una coppia valacca , un bel giovane sui venticinque anni e una giovanetta sul primo sboccio , comparsi una sera sola , che erano indubitatamente due fuggiaschi ; lui rapitore , lei complice ; perché bastava fissarli un momento per farli arrossire , e ogni volta che s ' apriva la porta , scattavano come due molle . Di chi altri mi ricordo ? di cento altri , se ci pensassi . Era una lanterna magica . Ci divertivamo , il mio amico ed io , i giorni dell ' arrivo d ' un piroscafo , a veder entrare la gente per la porta di strada : tutti stanchi , sbalorditi , qualcuno ancora commosso dallo spettacolo della prima entrata ; faccie che dicevano : - Che mondo è questo ? Dove siamo venuti a cascare ? - Un giorno entrò un giovinetto , arrivato allora , che pareva matto dalla contentezza di essere finalmente a Costantinopoli , sogno della sua infanzia , e stringeva con tutt ' e due le mani la mano di suo padre ; e suo padre gli diceva con voce commossa : - Je suis heureux de te voir heureux , mon cher enfant . - Poi passavamo le ore calde alla finestra a guardare la Torre della fanciulla , che s ' alza , bianca come la neve , sopra uno scoglio solitario del Bosforo , in faccia a Scutari ; e mentre fantasticavamo sulla leggenda del principe di Persia che va a succhiare il veleno dal braccio della bella sultana , morsicata dall ' aspide , da una finestra della casa in faccia , ogni giorno alla stess ' ora , un ragazzo di cinque anni ci faceva le corna . Tutto era curioso in quell ' albergo . Fra le altre cose , dinanzi alla porta , trovavamo ogni sera uno o due soggetti di faccia equivoca , che dovevano essere provveditori di modelle per i pittori , e che pigliando tutti per pittori , a tutti domandavano a bassa voce : - Una turca ? una greca ? un ' armena ? un ' ebrea ? una nera ? COSTANTINOPOLI Ma torniamo a Costantinopoli , e spaziamovi come gli uccelli nel cielo . Qui ci si può levare tutti i capricci . Si può accendere il sigaro in Europa e andare a buttar la cenere in Asia . La mattina , levandoci , possiamo domandarci : - Che parte del mondo vedrò quest ' oggi ? - Si può scegliere fra due continenti e due mari . S ' ha a nostra disposizione dei cavalli sellati in ogni piazzetta , delle barchette a vela in ogni seno , dei piroscafi a cento scali ; il caicco che guizza , la talika che vola , e un esercito di ciceroni che parlano tutte le lingue d ' Europa . Volete sentir la commedia italiana ? veder ballare i dervis ? sentir le buffonate di Caragheuz , il pulcinella turco ? udire le canzonette licenziose dei teatrini di Parigi ? assistere alle rappresentazioni ginnastiche degli zingari ? farvi raccontare una leggenda araba da un rapsodo ? andare al teatro greco ? sentir predicare un iman ? veder passare il Sultano ? Chiedete e domandate . Tutte le nazioni sono al vostro servizio : l ' armeno per farvi la barba , l ' ebreo per lustrarvi le scarpe , il turco per condurvi in barca , il nero per strofinarvi nel bagno , il greco per porgervi il caffè , e tutti quanti per truffarvi . Per dissetarvi , passeggiando , trovate dei gelati fatti colla neve dell ' Olimpo ; se siete golosi , potete bere dell ' acqua del Nilo , come il Sultano ; se siete deboli di stomaco , acqua dell ' Eufrate ; se siete nervosi , acqua del Danubio . Potete desinare come l ' arabo nel deserto o come l ' epulone alla Maison dorée . Per far la siesta , avete i cimiteri ; per stordirvi , il ponte della Sultana Validè ; per sognare , il Bosforo ; per passar la domenica , l ' Arcipelago dei Principi ; per veder l ' Asia Minore , il monte di Bulgurlù ; per vedere il Corno d ' Oro , la torre di Galata ; per veder ogni cosa , la torre del Seraschiere . Ma è una città ancora più strana che bella . Le cose che non si presentarono mai insieme alla nostra mente , là si presentano insieme al nostro sguardo . Da Scutari parte la carovana per la Mecca e parte il treno diretto per Brussa , l ' antica metropoli ; fra le mura misteriose del vecchio serraglio , passa la strada ferrata che va a Sofia ; i soldati turchi scortano il prete cattolico che porta il Santo Sacramento ; il popolo fa festa nei cimiteri ; la vita , la morte , i piaceri , tutto s ' allaccia e si confonde . V ' è il movimento di Londra e la letargia dell ' ozio orientale , un ' immensa vita pubblica e un impenetrabile mistero nella vita privata ; un governo assoluto e una libertà senza confini . Per i primi giorni non si raccapezza nulla ; pare che d ' ora in ora o debba cessare quel disordine o seguire una rivoluzione ; ogni sera , tornando a casa , ci sembra di tornare da un viaggio ; ogni mattina uno si domanda : - Ma è proprio qui vicina Stambul ? - Non si sa dove andare a battere il capo , un ' impressione cancella l ' altra , i desiderii s ' affollano , il tempo fugge ; si vorrebbe restar là tutta la vita , si vorrebbe partire il giorno dopo . E quando poi s ' ha da descriverlo questo caos ? A momenti vi vien la tentazione di fare un fascio di tutti i libri e di tutti i fogli che ho sul tavolino , e di buttare ogni cosa dalla finestra . GALATA Il mio amico ed io non mettemmo testa a partito che il quarto giorno dopo l ' arrivo . Eravamo sul ponte , di buon mattino , ancora incerti di quello che avremmo fatto nella giornata , quando Yunk mi propose di fare una prima grande passeggiata , con una meta determinata , coll ' animo tranquillo , per osservare e studiare . - Percorriamo , - mi disse , - tutta la riva settentrionale del Corno d ' Oro , anche a costo di camminare fino a notte . Faremo colezione in una taverna turca , faremo la siesta all ' ombra d ' un platano e ritorneremo in caicco . - Accettai la proposta ; ci provvedemmo di sigari e di spiccioli , e data un ' occhiata alla carta della città , ci avviammo verso Galata . Il lettore che vuol conoscer bene Costantinopoli faccia il sacrifizio d ' accompagnarci . Arriviamo a Galata . Di qui deve cominciare la nostra escursione . Galata è posta sopra una collina che forma promontorio tra il Corno d ' Oro ed il Bosforo , dov ' era il grande cimitero dei Bizantini antichi . È la city di Costantinopoli . Son quasi tutte vie strette e tortuose , fiancheggiate da taverne , da botteghe di pasticcieri , di barbieri e di macellai , da caffè greci ed armeni , da ufficii di negozianti , da officine , da baracche ; tutto fosco , umido , fangoso , viscoso , come nei bassi quartieri di Londra . Una folla fitta e affaccendata va e viene per le vie , aprendosi continuamente per dar passo ai facchini , alle carrozze , agli asini , agli omnibus . Quasi tutto il commercio di Costantinopoli passa per questo borgo . Qui la Borsa , la Dogana , gli uffici del Lloyd austriaco , quelli delle Messaggerie francesi ; chiese , conventi , ospedali , magazzeni . Una strada ferrata sotterranea unisce Galata a Pera . Se non si vedessero per le strade dei turbanti e dei fez , non parrebbe d ' essere in Oriente . Da tutte le parti si sente parlar francese , italiano e genovese . Qui i Genovesi sono quasi in casa propria , e si danno ancora un po ' d ' aria di padroni , come quando chiudevano il porto a loro piacimento , e rispondevano col cannone alle minaccie degl ' Imperatori . Ma della loro potenza non rimangono più altri monumenti che alcune vecchie case sostenute da grossi pilastri e da arcate pesanti , e l ' antico edifizio dove risiedeva il Podestà . La Galata antica è quasi interamente sparita . Migliaia di casupole sono state rase al suolo per far luogo a due lunghe strade : una delle quali rimonta la collina verso Pera , e l ' altra corre parallela alla riva del mare da un ' estremità all ' altra di Galata . Per questa c ' innoltrammo il mio amico ed io , rifugiandoci ogni momento nelle botteghe per lasciar passare dei grandi omnibus , preceduti da turchi scamiciati che sgombravano la strada a colpi di verga . A ogni passo ci suonava nell ' orecchio un grido . Il facchino turco urlava : - Sacun ha ! - ( Largo ! ) ; il saccà armeno , portatore d ' acqua : - Varme su ! - l ' acquaiolo greco : - Crio nero ! - l ' asinaio turco : - Burada ! - il venditore di dolci : - Scerbet ! - il venditore di giornali : - Neologos ! - il carrozziere franco : Guarda ! Guarda ! Dopo dieci minuti di cammino , eravamo assordati . A un certo punto , con nostra meraviglia , ci accorgemmo che la strada non era più lastricata , e pareva che il lastrico fosse stato levato di fresco . Ci fermammo a guardare , cercando d ' indovinar la cagione . Un bottegaio italiano ci levò la curiosità . Quella strada conduce ai palazzi del Sultano . [ Torre di Galata ] Pochi mesi prima passando di là il corteo imperiale , il cavallo di sua maestà Abdul - Aziz era scivolato e caduto , e il buon Sultano , irritato , aveva ordinato che fosse tolto immediatamente il lastrico dal luogo della caduta fino al suo palazzo . In questo punto memorabile fissammo il termine orientale del nostro pellegrinaggio , e voltate le spalle al Bosforo , ci dirigemmo , per una serie di vicoli tetri e sudici , verso la torre di Galata . La città di Galata ha la forma d ' un ventaglio spiegato , e la torre , posta sul culmine della collina , rappresenta il suo perno . È una torre rotonda , altissima , di color fosco , che termina in una punta conica , formata da un tetto di rame , sotto il quale ricorre un giro di larghe finestre vetrate , una specie di terrazza coperta e trasparente , dove giorno e notte vigila una guardia per segnalare il primo indizio d ' incendio che apparisca nell ' immensa città . Fino a questa torre giungeva la Galata dei Genovesi , e la torre s ' innalza appunto sulla linea delle mura che separavano Galata da Pera ; mura di cui non rimane più traccia . E neanche la torre non è più l ' antica torre di Cristo , eretta in onore dei Genovesi caduti combattendo ; poichè la rifabbricò il sultano Mahmut II , ed era già stata prima restaurata da Selim III ; ma è pur sempre un monumento incoronato della gloria di Genova , e un Italiano non può contemplarlo , senza pensare con un sentimento d ' alterezza a quel pugno di mercanti , di marinai e di soldati , orgogliosamente audaci ed eroicamente cocciuti , che vi tennero su inalberata per secoli la bandiera della madre repubblica , trattando da pari a pari cogl ' Imperatori d ' Oriente . Appena oltrepassata la torre , ci trovammo in un cimitero musulmano . [ Cimitero di Galata ] Era quello che si chiama il cimitero di Galata : un grande bosco di cipressi , che dalla sommità della collina di Pera scende ripidamente fino al Corno d ' Oro , ombreggiando una miriade di colonnette di pietra o di marmo , inclinate in tutte le direzioni , e sparse in disordine giù per la china . Alcune di queste colonnette son terminate in forma di turbante rotondo , e serbano traccie di colori e d ' iscrizioni ; altre son terminate in punta ; molte rovesciate ; alcune monche , col turbante portato via di netto , e si crede che sian quelle dei giannizzeri , che il Sultano Mahmut volle sfregiare anche dopo la morte . La maggior parte delle fosse sono indicate da un rialzamento di terra in forma di prisma , e da due sassi confitti alle due estremità , sui quali , giusta la superstizione musulmana , devono sedere i due angeli Nekir e Munkir per giudicare l ' anima del defunto . Qua e là si vedono dei piccoli terrapieni circondati da un muricciolo o da una ringhiera , in mezzo ai quali s ' alza una colonnetta sormontata da un grosso turbante , e intorno altre colonnette minori : è un pascià o un gran signore , sepolto in mezzo alle sue donne e ai suoi figliuoli . Dei piccoli sentieri serpeggiano e s ' incrociano in mille punti da un ' estremità all ' altra del bosco ; qualche turco fuma la pipa seduto all ' ombra ; alcuni ragazzi corrono e saltellano in mezzo ai sepolcri ; qualche vacca pascola ; centinaia di tortore grugano fra i rami dei cipressi ; passano gruppi di donne velate ; e fra cipresso e cipresso , luccica giù in fondo l ' azzurro del Corno d ' Oro rigato di bianco dai minareti di Stambul . [ Pera ] Usciamo dal cimitero , ripassiamo ai piedi della torre di Galata e infiliamo la strada principale di Pera . Pera è alta cento metri sopra il mare , è ariosa ed allegra , e guarda il Corno d ' Oro ed il Bosforo . È la Westend della colonia europea ; la città dell ' eleganza e dei piaceri . La strada che percorriamo è fiancheggiata da alberghi inglesi e francesi , da caffè signorili , da botteghe luccicanti , da teatri , da Consolati , da club , da palazzi d ' ambasciatori ; tra i quali giganteggia il palazzo di pietra dell ' ambasciata russa , che domina come una fortezza Pera Galata e il sobborgo di Funduclù , posto sulla riva del Bosforo . Qui brulica una folla affatto diversa da quella di Galata . Sono quasi tutti cappelli a staio e cappelletti piumati o infiorati di signore . Sono zerbinotti greci , italiani e francesi , negozianti d ' alto bordo , impiegati delle legazioni , ufficiali di navi straniere , carrozze d ' ambasciatori , e figurine equivoche d ' ogni nazione . I turchi si fermano ad ammirare le teste di cera delle botteghe dei barbieri , le turche si piantano colla bocca aperta davanti alle vetrine delle modiste ; l ' europeo parla ad alta voce , sghignazza e scherza in mezzo alla strada ; il musulmano , si sente in casa d ' altri , e passa colla testa meno alta che a Stambul . Tutt ' a un tratto il mio amico mi fece voltare indietro perché guardassi Stambul : da quel punto , infatti , si vedeva lontano , dietro un velo azzurrino , la collina del Serraglio , Santa Sofia e i minareti del Sultano Ahmed ; un altro mondo da quello in cui eravamo ; e poi mi disse : - Guarda qui , adesso . - Abbassai gli occhi e lessi in una vetrina : - La dame aux camelias , Madame Bovary , Mademoiselle Giraud ma femme . E anche a me quel rapido passaggio fece un senso vivissimo , e dovetti star là un momento a pensarci sopra . Un ' altra volta fermai io il mio compagno e fu per mostrargli un caffè meraviglioso : un lungo e largo corridoio oscuro , in fondo al quale , per una grande finestra spalancata , si vedeva a una lontananza che pareva immensa , Scutari illuminata dal sole . Andiamo innanzi per la gran strada di Pera , e siamo quasi arrivati in fondo , quando sentiamo gridare da una voce tonante : - T ' amo , Adele ! t ' amo più della vita ! T ' amo quanto si può amare sulla terra ! - Ci guardiamo in faccia trasecolati . Di dove viene quella voce ? Voltandoci , vediamo per le fessure d ' un assito un giardino pieno di sedili , un palco scenico e dei commedianti che fanno le prove . Una signora turca , poco lontano da noi , guarda anch ' essa per le fessure , e ride dai precordi . Un vecchio turco che passa scrolla la testa in segno di compassione . All ' improvviso la turca getta un grido e fugge ; altre donne là intorno mettono uno strillo e voltan le spalle . Che è accaduto ? È un turco , un uomo sulla cinquantina , conosciuto da tutta Costantinopoli , il quale passeggia per le vie nello stato in cui voleva ridurre tutti i musulmani il famoso monaco Turk sotto il regno di Maometto IV : ignudo dalla testa ai piedi . Il disgraziato saltella sui ciottoli urlando e sghignazzando , e un branco di monelli lo insegue facendo un baccano d ' inferno . - È da sperarsi che lo arresteranno , - dico al portinaio del teatro . - Nemmen per sogno , - mi risponde ; - son mesi che gira per la città liberamente . - Intanto vedo giù per la via di Pera gente che vien fuori dalle botteghe , donne che scappano , ragazze che si coprono il viso , porte che si chiudono , teste che si ritirano dalle finestre . E questo segue tutti i giorni e nessuno se ne dà pensiero ! Uscendo dalla via di Pera , ci troviamo dinanzi a un altro cimitero musulmano , ombreggiato da un boschetto di cipressi e chiuso tutt ' intorno da un alto muro . Se non ce l ' avessero detto poi , non avremmo mai indovinato il perché di quel muro , che fu innalzato di fresco : ed è che il bosco sacro al riposo dei morti era diventato un nido d ' amori soldateschi ! Andando oltre , infatti , trovammo l ' immensa caserma d ' artiglieria innalzata da Scialil - Pascià : un solido edificio di forma rettangolare , dello stile moresco del rinascimento turco , con una porta fiancheggiata da colonne leggere e sormontata dalla mezzaluna e dalla stella d ' oro di Mahmut , con gallerie sporgenti e finestrine ornate di stemmi e di arabeschi . Dinanzi alla caserma passa la strada di Dgiedessy che è un prolungamento di quella di Pera , di là dalla strada si stende una vasta piazza d ' armi , e di là dalla piazza d ' armi altri borghi . Qui , dove nei giorni feriali regna ordinariamente un profondo silenzio , la sera della domenica passa un torrente di gente e una processione di carrozze , tutta la società elegante di Pera , che va a spandersi nei giardini nelle birrerie e nei caffè di là dalla Caserma . In uno di questi caffè si fece la nostra prima sosta ; nel caffè della Bella vista , luogo di ritrovo del fiore della società perota , e degno veramente del suo nome ; perché dal suo vasto giardino , che sporge come una terrazza sulla sommità dell ' altura , si vede sotto il grande sobborgo musulmano di Funduclù , il Bosforo coperto di bastimenti , la riva asiatica sparsa di giardini e di villaggi , Scutari colle sue bianche moschee , una bellezza di verde , d ' azzurro , e di luce , che sembra un sogno . Ci levammo di là con rammarico , e ci parve a tutt ' e due d ' esser pitocchi a buttar sul vassoio otto miserabili soldi per due tazze di caffè , dopo aver goduto quella visione di paradiso terrestre . [ Gran Campo dei Morti ] Uscendo dalla Bella vista ci trovammo in mezzo al Gran Campo dei morti dove è sepolta in cimiteri distinti gente di tutti i culti , eccettuato l ' ebraico . È un bosco fitto di cipressi , d ' acacie e di sicomori , nel quale biancheggiano migliaia di pietre sepolcrali , che da lontano paiono le rovine d ' un immenso edifizio . Tra albero e albero si vede il Bosforo e la riva asiatica . Fra le tombe serpeggiano dei larghi viali in cui passeggiano dei greci e degli armeni . Su alcune pietre stanno seduti dei turchi colle gambe incrociate , guardando il Bosforo . V ' è un ' ombra , un fresco e una pace che , al primo entrarvi , si prova una sensazione deliziosa , come entrando d ' estate in una grande cattedrale semioscura . Ci arrestammo nel cimitero armeno . Le pietre sepolcrali son tutte grandi e piane , coperte d ' iscrizioni nel carattere regolare ed elegante della lingua armena , e su quasi tutte è scolpita un ' immagine che rappresenta il mestiere o la professione del morto . Sono martelli , seghe , penne , scrigni , collane ; il banchiere è rappresentato da una bilancia , il prete da una mitra , il barbiere da una catinella , il chirurgo da una lancetta . Sopra una pietra vedemmo una testa spiccata dal busto , e il busto grondante di sangue : era il sepolcro d ' un assassinato o d ' un giustiziato . Un armeno vi dormiva accanto , sdraiato sull ' erba , colla faccia in aria . Entrammo nel cimitero musulmano . Anche qui una infinità di colonnette a file e a gruppi disordinati ; alcune colla testa dipinta e dorata ; quelle delle donne terminate da un gruppo d ' ornamenti in rilievo che rappresentano dei fiori ; molte circondate d ' arbusti e di pianticelle fiorite . Mentre stavamo osservando una di queste colonne , due turchi che tenevano per mano un bambino , ci passarono accanto , andarono innanzi altri cinquanta passi , si fermarono dinanzi a un tumulo , vi sedettero sopra , e aperto un involto che portavano sotto il braccio , si misero a mangiare . Io stetti ad osservarli . Quand ' ebbero finito , il più avanzato in età raccolse qualchecosa in un foglio di carta , - mi parve un pesce e del pane , - e con un atto rispettoso , mise il piccolo pacco in un buco accanto al sepolcro . Dopo questo accesero tutti e due la pipa e fumarono tranquillamente : il bambino s ' alzò e si mise a scorrazzare per il cimitero . Quel pesce e quel pane , ci fu spiegato poi , erano la parte di cibo che i turchi lasciavano in segno d ' affetto al loro parente , sepolto probabilmente da poco ; e quel buco era l ' apertura che si lascia nella terra vicino al capo di tutti i sepolti musulmani , perché possano udire i lamenti e i pianti dei loro cari e ricevere qualche goccia d ' acqua di rosa o sentir il profumo di qualche fiore . Finita la loro fumatina funebre , i due turchi pietosi si alzarono , e ripreso per mano il bambino , disparvero in mezzo ai cipressi . [ Pancaldi ] Usciamo dal cimitero , ci troviamo in un altro quartiere cristiano , Pancaldi , attraversato da strade spaziose , fiancheggiate da edifizi nuovi ; circondato di villette , di giardini , di ospedali e di grandi caserme ; il sobborgo di Costantinopoli più lontano dal mare ; visitato il quale , torniamo indietro per ridiscendere verso il Corno d ' Oro . Ma nell ' ultima strada del sobborgo , assistiamo a uno spettacolo nuovo e solenne : il passaggio d ' un convoglio funebre greco . Una folla silenziosa si schiera dalle due parti della strada : viene innanzi un gruppo di preti greci , colle toghe ricamate ; l ' archimandrita con una corona sul capo e un lungo abito luccicante d ' oro ; dei giovani ecclesiastici vestiti di colori vivi ; uno stuolo di parenti e d ' amici coi loro vestimenti più ricchi , e in mezzo a loro una bara inghirlandata di fiori , sulla quale è distesa una giovanetta di quindici anni , vestita di raso e tutta splendente di gioielli , col viso scoperto , - un piccolo viso bianco come la neve , colla bocca leggermente contratta in una espressione di spasimo , - e due bellissime treccie nere distese sulle spalle e sul seno . La bara passa , la folla si chiude , il convoglio s ' allontana , e noi rimaniamo soli e pensierosi in una strada deserta . [ San Dimitri ] Scendiamo dalla collina di Pancaldi , attraversiamo il letto asciutto d ' un torrentello , saliamo su per un altro colle , ci troviamo in un altro sobborgo : San Dimitri . Qui la popolazione è quasi tutta greca . Si vedono da ogni parte occhi neri e nasi aquilini e affilati ; vecchi d ' aspetto patriarcale ; giovani svelti e arditi ; donnine colle trecce sulle spalle ; ragazzi dai visetti astuti che sgallettano in mezzo alla via fra le galline e i maiali , riempiendo l ' aria di grida argentine e di parole armoniose . Ci avvicinammo a un gruppo di quei ragazzi che si baloccavano coi sassi , chiacchierando tutti ad una voce . Uno di essi , sugli otto anni , il più indiavolato di tutti , che ogni momento buttava in aria il suo piccolo fez gridando : - Zito ! Zito ! - ( Viva ! Viva ! ) - si voltò improvvisamente verso un altro monello seduto dinanzi a una porta e gridò : - Checchino ! Buttami la palla ! - Io lo afferrai per il braccio con un movimento da zingaro rapitore di fanciulli e gli dissi : - Tu sei italiano ! - No signore , - rispose , - sono di Costantinopoli . - E chi t ' ha insegnato a parlare italiano ? - domandai . - Oh bella ! - rispose , - la mamma . - E dov ' è la mamma ? In quel punto mi s ' avvicinò una donna con un bimbo in collo , tutta sorridente , e mi disse ch ' era pisana , moglie d ' uno scalpellino livornese , che si trovava a Costantinopoli da ott ' anni , e che quel ragazzo era suo figlio . Se quella buona donna avesse avuto un bel viso di matrona , una corona turrita sulla testa e un manto sulle spalle , non avrebbe rappresentato più vivamente l ' Italia ai miei occhi e al mio cuore . - Come vi ritrovate qui ? - le domandai ; - che ne dite di Costantinopoli ? - Che n ' ho da dire ? - rispose sorridendo ingenuamente . - L ' è una città che ... a dirle il vero , mi ci par sempre l ' ultimo giorno di carnovale . - E qui , dando la stura alla sua parlantina toscana , ci fece sapere che pe ' musulmani il loro Gesù è Maometto , che un turco può sposare quattro donne , che la lingua turca è bravo chi ne intende una parola , e altre novità dello stesso conio ; ma che dette in quella lingua , in mezzo a quel quartiere greco , ci riuscirono più care di qualunque notizia più peregrina , tanto che prima di andarcene lasciammo un piccolo ricordo d ' argento nella manina del monello , e andandocene esclamammo tutti e due insieme : - Ah ! una boccata d ' Italia , di tanto in tanto , come fa bene ! [ Tataola ] Attraversammo una seconda volta la piccola valle , e ci trovammo in un altro quartiere greco , Tataola , dove lo stomaco suonando a soccorso , cogliemmo l ' occasione per visitare l ' interno d ' una di quelle taverne innumerevoli di Costantinopoli , che hanno un aspetto singolarissimo , e son tutte fatte ad un modo . È uno stanzone grandissimo , di cui si potrebbe fare un teatro , non rischiarato per lo più che dalla porta di strada , e ricorso tutt ' intorno da un alta galleria di legno a balaustri . Da una parte v ' è un enorme fornello dove un brigante in maniche di camicia frigge dei pesci , fa girare degli arrosti , rimesta degl ' intingoli , e s ' adopera in altri modi ad accorciare la vita umana ; dall ' altra un banco dove un ' altra faccia minacciosa distribuisce vino bianco e vino nero in bicchieri a manico ; in mezzo e sul davanti , seggiole nane senza spalliera e tavolette poco più alte delle seggiole che rammentano i bischetti dei calzolai . Entrammo un po ' vergognosi perché v ' era un gruppo di greci e d ' armeni di bassa lega , e temevamo che ci guardassero con curiosità canzonatoria ; ma nessuno invece ci degnò d ' un ' occhiata . Gli abitanti di Costantinopoli sono , io credo , la gente meno curiosa di questo mondo ; bisogna almeno essere Sultani o passeggiar nudi per le strade come il pazzo di Pera , perché qualcuno s ' accorga che siete al mondo . Ci sedemmo in un angolo e stemmo ad aspettare . Ma nessuno veniva . Allora capimmo che nelle taverne costantinopolitane c ' è l ' uso di servirsi da sè . Andammo prima al fornello a farci dare un arrosto , Dio sa di che quadrupede , poi al banco a prendere un bicchier di vino resinoso di Tenedo , e portato ogni cosa sopra la tavola che ci arrivava al ginocchio , mostrandoci l ' un l ' altro il bianco degli occhi , si consumò il sacrificio . Pagammo con rassegnazione , e usciti in silenzio per paura che ci uscisse dalla bocca un raglio o un latrato , ripigliammo il nostro viaggio verso il Corno d ' Oro . [ Kassim - pascià ] Dopo dieci minuti di cammino , ci trovammo daccapo in piena Turchia , nel grande sobborgo musulmano di Kassim - pascià , in una vera città popolata di moschee e di conventi di dervis , piena d ' orti e di giardini , che occupa una collina e una valle , e si distende fino al Corno d ' Oro , abbracciando tutta l ' antica baia di Mandracchio , dal cimitero di Galata fino al promontorio che prospetta il sobborgo di Balata sull ' altra riva . Dall ' alto di Kassim - pascià si gode uno spettacolo incantevole . Si vede sotto , sulla riva , l ' immenso arsenale Ters - Kané : un labirinto di bacini , d ' opifici , di piazze , di magazzini e di caserme , che si stende per la lunghezza d ' un miglio lungo tutta la parte del Corno d ' Oro che serve di Porto di guerra ; il palazzo del Ministro della Marina , elegante e leggero , che par che galleggi sull ' acqua , e disegna le sue forme bianche sul verde cupo del cimitero di Galata ; il porto percorso da vaporini e caicchi pieni di gente , che guizzano in mezzo alle corazzate immobili e alle vecchie fregate della Guerra di Crimea ; e sulla sponda opposta , Stambul , l ' acquedotto di Valente che slancia i suoi archi altissimi nell ' azzurro del cielo , le grandi moschee di Maometto e di Solimano , e una miriade di case e di minareti . Per godere meglio questo spettacolo ci sedemmo dinanzi a un caffè turco , e sorbimmo la quarta o la quinta delle dodici tazze che , volere o non volere , stando a Costantinopoli , bisogna tracannare ogni giorno . Era un caffè meschino , ma come tutti i caffè turchi , originalissimo : non molto diverso , forse , dai primissimi caffè dei tempi di Solimano il Grande , o da quelli in cui irrompeva colla scimitarra nel pugno il quarto Amurat , quando faceva la ronda notturna per castigar di sua mano gli spacciatori del liquore proibito . Di quanti editti imperiali , di quante dispute di teologi e lotte sanguinose è stato cagione questo " nemico del sonno e della fecondità , " come lo chiamavano gli ulema austeri ; questo " genio dei sogni e sorgente dell ' immaginazione " , come lo chiamavano gli ulema di manica larga , ch ' è ora , dopo l ' amore e il tabacco , il conforto più dolce d ' ogni più povero Osmano ! Ora si beve il caffè sulla cima della torre di Galata e della torre del Seraschiere , il caffè in tutti i vaporini , il caffè nei cimiteri , nelle botteghe dei barbieri , nei bagni , nei bazar . In qualunque parte di Costantinopoli uno si trovi non ha che a gridare , senza voltarsi : - Caffè - gì ! ( Caffettiere ! ) e dopo tre minuti gli fuma dinanzi una tazza . [ Il Caffè ] Il nostro caffè era una stanza tutta bianca , rivestita di legno fino all ' altezza d ' un uomo , con un divano bassissimo lungo le quattro pareti . In un angolo c ' era un fornello su cui un turco dal naso forcuto stava facendo il caffè in piccole caffettiere di rame , che vuotava man mano in piccolissime tazze , mettendovi egli stesso lo zucchero ; poichè da per tutto , a Costantinopoli , si fa il caffè apposta per ogni avventore , e gli si porta bell ' inzuccherato , con un bicchiere d ' acqua che i Turchi bevono sempre prima di avvicinare la tazza alle labbra . Ad una parete era appeso un piccolo specchio , e accanto allo specchio una specie di rastrelliera piena di rasoi a manico fisso ; poichè la maggior parte dei caffè turchi sono ad un tempo botteghe di barbieri , e non di rado il caffettiere è anche cavadenti e salassatore , e macella le sue vittime nella stanza medesima dove gli altri avventori pigliano il caffè . Alla parete opposta era appesa un ' altra rastrelliera piena di narghilè di cristallo coi lunghi tubi flessibili , attorcigliati come serpenti , e di cibuk di terra cotta colle cannette di legno di ciliegio . Cinque turchi pensierosi stavano seduti sul divano , fumando il narghilè ; altri tre erano dinanzi alla porta , accoccolati sopra bassissime seggiole di paglia senza spalliera , l ' uno accanto all ' altro , colle spalle appoggiate al muro e colla pipa alle labbra ; un giovane della bottega radeva il capo , davanti allo specchio , a un grosso dervis insaccato in una tonaca di pelo di cammello . Nessuno ci guardò quando sedemmo , nessuno parlava , e fuorchè il caffettiere e il suo giovane , nessuno faceva il menomo movimento . Non si sentiva altro rumore che il gorgoglio dell ' acqua dei narghilè , che somiglia alla voce dei gatti quando fanno le fusa . Tutti guardavano diritto dinanzi a sè , cogli occhi fissi , e con un viso che non esprimeva assolutamente nulla . Pareva un piccolo museo di statue di cera . Quante di queste scene mi son rimaste impresse nella memoria ! Una casa di legno , un turco seduto , una bellissima veduta lontana , una gran luce e un gran silenzio : ecco la Turchia . Ogni volta che questo nome mi passa per la mente , ci passano nello stesse punto quelle immagini , come un mulino a vento e un canale all ' udir nominare Olanda . [ Pialì - Pascià ] Di là , fiancheggiando un grande cimitero mussulmano , che dall ' alto della collina di Kassim - pascià scende fino a Ters - Kanè , rimontammo verso settentrione , scendemmo nella valletta di Pialì - Pascià , piccolo sobborgo mezzo nascosto in mezzo alla verzura dei giardini e degli orti ; e ci fermammo dinanzi alla moschea che gli dà il nome . È una moschea bianca , sormontata da sei cupole graziose , con un cortile circondato d ' archi e di colonnine gentili , un minareto leggerissimo e una corona di cipressi giganteschi . In quel momento tutte le casette circostanti erano chiuse , le strade deserte , il cortile stesso della moschea , solitario ; la luce e l ' uggia del mezzogiorno avvolgevano ogni cosa ; e non si sentiva che il ronzìo dei tafani . Guardammo l ' orologio : mancavano tre minuti alle dodici : una delle cinque ore canoniche dei musulmani , in cui i muezzin s ' affacciano al terrazzo dei minareti per gridare ai quattro punti dell ' orizzonte le formole sacramentali dell ' Islam . Sapevamo bene che non c ' è minareto in tutta Costantinopoli sul quale , a quell ' ora fissa , non comparisca , puntuale come l ' automa d ' un orologio , l ' annunziatore del profeta . Eppure ci pareva strano che anche in quella estremità della città immensa , su quella moschea solitaria , a quell ' ora , in quel silenzio profondo , dovesse comparire quella figura e suonare quella voce . Tenni l ' orologio in mano , e guardando attentamente la lancetta dei minuti e la porticina del terrazzo del minareto , alta quasi come un terzo piano d ' una casa ordinaria , stetti aspettando con viva curiosità . La lancetta toccò il sessantesimo trattino nero , e nessuno comparve . - Non viene ! - dissi . - [ Pialì - Pascià ] Eccolo ! - rispose Yunk . Era comparso . Il parapetto del terrazzo lo nascondeva tutto , fuorchè il viso , di cui , per la lontananza , non si distingueva la fisonomia . Stette per qualche secondo immobile ; poi si tappò le orecchie colle dita , e alzando il volto al cielo , gridò con una voce lenta , tremula e acutissima , con un accento solenne e lamentevole , le sacre parole , che risuonano , nello stesso punto su tutti i minareti dell ' Affrica , dell ' Asia e dell ' Europa : - Dio è grande ! Non v ' è che un Dio ! Maometto è il profeta di Dio ! Venite alla preghiera ! Venite alla salute ! Dio è grande ! Dio è un solo ! Venite alla preghiera ! - Poi fece un mezzo giro sul terrazzo e ripetè le stesse parole rivolto a settentrione ; poi a levante , poi a occidente , e poi disparve . In quel punto ci arrivarono all ' orecchio fioche fioche le ultime note d ' un ' altra voce lontana , che pareva il grido d ' uno che chiedesse soccorso , e poi tutto tacque , e rimanemmo anche noi per qualche minuto silenziosi , con un sentimento vago di tristezza come se quelle due voci avessero consigliato la preghiera soltanto a noi , e sparendo quel fantasma , fossimo rimasti soli nella valle come due abbandonati da Dio . Nessun suono di campana mi ha mai toccato il cuore così intimamente ; e soltanto quel giorno compresi il perché Maometto , per chiamare i fedeli alla preghiera , abbia preferito all ' antica tromba israelitica e all ' antica tabella cristiana , il grido dell ' uomo . E su quella scelta fu lungo tempo incerto ; onde poco mancò che tutto l ' Oriente non pigliasse un aspetto assai diverso da quello che ha ora ; poichè s ' era scelta la tabella , che poi si cangiò in campana , si sarebbe certo trasformato il minareto , e uno dei tratti più originali e più graziosi della città e del paesaggio orientale sarebbe andato perduto . [ Ok - Meidan ] Risalendo da Pialì - Pascià sulla collina , verso occidente , ci trovammo in un vastissimo spazio di terreno brullo , da cui si vedeva tutto il Corno d ' Oro e tutta Stambul , dal borgo d ' Eyub alla collina del serraglio ; quattro miglia di giardini e di moschee , una grandezza e una leggiadria , da contemplarsi in ginocchio come una apparizione celeste . Era l ' Ok - meïdan , la piazza delle freccie , dove andavano i Sultani a tirar dell ' arco secondo l ' uso dei re Persiani . Vi sono ancora sparse , a distanze ineguali , alcune colonnine di marmo , segnate d ' iscrizioni , che indicano i punti dove caddero le freccie imperiali . V ' è ancora il chiosco elegante , con una tribuna , da cui i sultani tendevano l ' arco . A destra , nei campi , si stendeva una lunga fila di pascià e di bey , punti viventi d ' ammirazione , coi quali il padiscià rendeva omaggio alla propria destrezza ; a sinistra , dodici paggi della famiglia imperiale , che correvano a raccogliere gli strali e a segnare il punto della caduta ; intorno , dietro gli alberi e i cespugli , qualche turco temerario venuto per contemplare di nascosto le sembianze sublimi del Gran Signore ; e sulla tribuna campeggiava nell ' atteggiamento d ' un atleta superbo , Mahmut , il più vigoroso arciere dell ' impero , di cui l ' occhio scintillante faceva curvar la fronte agli spettatori , e la barba famosa , nera come il corvo del Monte Tauro , spiccava di lontano sul grande mantello candido , spruzzato del sangue dei Giannizzeri . Ora tutto è cangiato e diventato prosaico : il Sultano tira colla rivoltella nei cortili del suo palazzo e sull ' Ok - meïdan s ' esercita al bersaglio la fanteria . Da una parte v ' è un convento di dervis , dall ' altra un caffè solitario ; e tutta la campagna è desolata e malinconica come una steppa . [ Piri - Pascià ] Scendendo dall ' Ok - meïdan verso il Corno d ' Oro , ci trovammo in un altro piccolo sobborgo musulmano , chiamato Piri - Pascià , forse da quel famoso gran vizir del primo Selim , che educò Solimano il Grande . Piri - Pascià prospetta il sobborgo israelitico di Balata , posto sull ' altra riva del Corno . Non v ' incontrammo che qualche cane e qualche vecchia turca mendicante . Ma questa solitudine ci permise di considerare a nostro bell ' agio la struttura del borgo . È una cosa singolare . In quel borgo , come in qualunque altra parte di Costantinopoli uno s ' addentri , dopo averla vista o dal mare o dalle alture vicine , si prova la medesima impressione che a guardare un bello spettacolo coreografico dal palco scenico dopo averlo visto dalla platea ; ci si meraviglia che quell ' insieme di cose brutte e meschine possa produrre una così bella illusione . Non v ' è nessuna città al mondo , io credo , nella quale la bellezza sia così pura apparenza come a Costantinopoli . Veduta da Balata , Piri - Pascià è una cittadina gentile , tutta colori ridenti , inghirlandata di verzura , che si specchia nelle acque del Corno d ' Oro come una ninfa , e desta mille immagini d ' amore e di delizia . Entrateci , tutto svanisce . Non sono che casupole rozze , tinte di coloracci da baracche di fiera ; cortiletti angusti e sucidi , che paiono ricettacoli di streghe ; gruppi di fichi e di cipressi polverosi , giardini ingombri di calcinacci , vicoli deserti , miseria , immondizie , tristezza . Ma scendete una china , saltate in un caicco , e dopo cinque remate , rivedete la cittadina fantastica , in tutta la pompa della sua bellezza e della sua grazia . [ Hasskioi ] Andando innanzi , sempre lungo la riva del Corno d ' Oro , scendiamo in un altro sobborgo , vasto , popoloso , d ' aspetto strano , dove , fin dai primi passi , ci accorgiamo di non essere più in mezzo ai musulmani . Da ogni parte si vedono bambini coperti di gore e di scaglie che si ravvoltolano per terra ; vecchie sformate e cenciose che lavorano colle mani scheletrite sugli usci delle case ingombre di ciarpame e ferravecchi ; uomini ravvolti in lunghi vestiti sudici , con un fazzoletto in brandelli attorcigliato intorno alla testa , che passano lungo i muri in aspetto furtivo ; visi macilenti alle finestre ; cenci appesi fra casa e casa ; strame e belletta in ogni parte . È Hasskioi , il sobborgo israelitico , il ghetto della riva settentrionale del Corno d ' Oro , che fa fronte a quello dell ' altra riva , al quale lo congiungeva durante la guerra di Crimea un ponte di legno di cui non rimane più traccia . Di qui comincia un ' altra lunga catena di arsenali , di scuole militari , di caserme e di piazze d ' armi , che si stende fin quasi in fondo al Corno d ' oro . Ma di questo non vedemmo nulla perché ormai non ce lo consentivano nè le gambe , nè la testa . Già tutte le cose vedute ci si confondevano nella mente ; ci pareva di essere in viaggio da una settimana ; pensavamo a Pera lontanissima con un leggiero sentimento di nostalgia , e saremmo tornati indietro , se non ci avesse trattenuto il proposito fatto solennemente sul vecchio ponte , e se Yunk non m ' avesse rianimato , secondo il suo solito , intonando la gran marcia dell ' Aida . [ Halidgi - Oghli ] Avanti dunque . Attraversiamo un altro cimitero musulmano , saliamo sopra un ' altra collina , entriamo in un altro sobborgo , nel sobborgo di Halidgi - Oghli , abitato da una popolazione mista ; una piccola città dove ad ogni svolto di vicolo , si trova una nuova razza e una nuova religione . Si sale , si scende , si rampica , si passa in mezzo alle tombe , alle moschee , alle chiese , alle sinagoghe ; si gira intorno a cimiteri e a giardini ; s ' incontrano delle belle armene di forme matronali e delle turche leggiere che sbirciano a traverso il velo ; si sente parlar greco , armeno e spagnuolo , - lo spagnuolo degli ebrei - ; e si cammina , si cammina . Si dovrà pure arrivare in fondo a questa Costantinopoli ! - diciamo fra noi . - Tutto ha un confine su questa terra ! Già le case di Halidgi - Oghli diradano , cominciano a verdeggiare li orti , non c ' è più che un gruppo di abituri , vi passiamo in mezzo , siamo finalmente arrivati ... [ Sudludgé ] Ahimè ! non siamo arrivati che a un altro sobborgo . È il sobborgo cristiano di Sudludgé , che s ' innalza sopra una collina , circondato di orti e di cimiteri ; sulla collina ai piedi della quale metteva capo il solo ponte che unisse anticamente le due rive del Corno d ' oro . Ma questo sobborgo , come Dio vuole , è l ' ultimo , e la nostra escursione è finita . Usciamo di fra le case per cercare un luogo di riposo ; saliamo su per una altura ripida e nuda che s ' alza alle spalle di Sudludgé , e ci troviamo dinanzi al più grande cimitero israelitico di Costantinopoli : un vasto piano coperto d ' una miriade di pietre abbattute , le quali presentano l ' aspetto sinistro d ' una città rovinata dal terremoto , senza un albero , senza un fiore , senza un filo d ' erba , senza una traccia di sentiero : una solitudine desolata che stringe il cuore , come lo spettacolo d ' una grande sventura . Sediamo sopra una tomba , rivolti verso il Corno d ' oro , ed ammiriamo , riposando , il panorama immenso e gentile che ci si stende dintorno . Si vede , sotto , Sudludgé , Halidgi - Oghli , Hasskioj , Piri - Pascià , una fuga di sobborghi chiusi fra l ' azzurro del mare e il verde dei cimiteri e dei giardini ; a sinistra l ' Okmeïdan solitario , e i cento minareti di Kassim - Pascià ; più lontano , Stambul , sterminata e confusa ; di là da Stambul , le somme linee delle montagne dell ' Asia , quasi svanite nel cielo ; dinanzi , proprio in faccia a Sudludgé , dall ' altra parte del Corno d ' oro , il borgo misterioso d ' Eyub , di cui si distinguono uno per uno i ricchi mausolei , le moschee di marmo , le chine ombrose sparse di tombe , i viali solitari , e i recessi pieni di tristezza di grazia ; e a destra d ' Eyub altri villaggi che si guardan nell ' acqua , e poi l ' ultima svolta del Corno d ' oro , che si perde fra due alte rive rivestite d ' alberi e di fiori . Spaziando collo sguardo su quel panorama , stanchi , quasi in uno stato di dormiveglia , senz ' accorgercene , mettiamo in musica quella bellezza , canterellando non so che cosa ; ci domandiamo chi sarà il morto su cui siamo seduti ; frughiamo con un fuscello dentro un formicaio ; parliamo di mille sciocchezze ; ci diciamo di tratto in tratto : - Ma siamo proprio a Costantinopoli ? - ; poi pensiamo che la vita è breve e che tutto è vanità ; e poi ci piglian dei fremiti d ' allegrezza ; ma in fondo sentiamo che nessuna bellezza della terra dà una gioia veramente intera , se contemplandola , non si sente nella propria mano la manina della donna che si ama . [ In caicco ] Verso il tramonto scendiamo al Corno d ' oro , entriamo in un caicco a quattro remi , e non abbiamo ancora pronunziato la parola : - Galata ! - che la barchetta gentile è già lontana dalla riva . E il caicco è veramente la barchetta più gentile che abbia mai solcato le acque . È più lungo della gondola , ma più stretto e più sottile ; è scolpito , dipinto e dorato ; non ha nè timone , nè sedili ; vi si siede sopra in cuscino o un tappeto , in modo che non riman fuori che la testa e le spalle ; è terminato alle due estremità in maniera da poter andare nelle due direzioni ; si squilibra al menomo movimento , si spicca dalla riva come una freccia dall ' arco , par che voli a fior d ' acqua come una rondine , passa da per tutto , scivola e fugge specchiando nell ' onde i suoi mille colori come un delfino inseguito . I nostri rematori erano due bei giovani turchi col fez rosso , con una camicia cilestrina , con un paio di grandi calzoni bianchissimi , colle braccia e colle gambe nude ; due atleti ventenni , color di bronzo , puliti , allegri e baldanzosi , che ad ogni remata mandavano innanzi la barca di tutta la sua lunghezza ; altri caicchi ci passavano accanto di volo , che appena si vedevano ; ci passavano vicino degli stormi d ' anitre , ci roteavano sul capo degli uccelli , ci rasentavano delle grandi barche coperte , piene di turche velate , e le alghe di tratto in tratto ci nascondevano ogni cosa . Vista d ' in fondo al Corno d ' Oro , a quell ' ora , la città presentava un aspetto nuovissimo . Non si vedeva la riva asiatica , a cagione della curvatura della rada ; la collina del Serraglio chiudeva il Corno d ' oro come un lunghissimo lago ; le colline delle due rive sembravano ingigantite ; e , Stambul , lontana lontana , sfumata con una gradazione dolcissima di tinte cineree e azzurrine , enorme e leggera come una città fatata , pareva che galleggiasse sul mare e si perdesse nel cielo . Il caicco volava , le due rive fuggivano , i seni succedevano ai seni , i boschetti ai boschetti , i sobborghi ai sobborghi ; e via via che s ' andava innanzi , tutto ci s ' allargava e ci s ' innalzava dintorno , i colori della città illanguidivano , l ' orizzonte s ' infocava , le acque mandavano dei riflessi d ' oro e di porpora , e un profondo stupore ci entrava a poco a poco nell ' anima , misto a una dolcezza indefinibile , che ci faceva sorridere e non ci lasciava parlare . Quando il caicco si fermò allo scalo di Galata , uno dei barcaioli ci dovette gridare negli orecchi : Monsù ! Arrivar ! - e ci destammo come da un sogno . IL GRAN BAZAR Dopo aver visto di volo tutta Costantinopoli , percorrendo le due rive del Corno d ' oro , è tempo di entrare nel cuore di Stambul , d ' andar a vedere quella fiera universale e perpetua , quella città nascosta , oscura , piena di meraviglie , tesori e di memorie , che si distende fra la collina di Nuri - Osmanié e quella del Seraschiere , e si chiama il Grande Bazar . Partiamo dalla piazza della moschea Sultana - Validè . Qui forse si vorrebbe fermare più d ' un lettore goloso per dare un ' occhiata al Balik - Bazar , mercato dei pesci , famoso fin dai tempi di quel vecchio Andronico Paleologo , il quale , com ' è noto , dal solo prodotto della pesca lungo le mura della città ricavava di che far fronte alle spese culinarie di tutta la sua corte . La pesca , infatti , è ancora abbondantissima a Costantinopoli , e il Balik - Bazar , nei suoi bei giorni , potrebbe offrire all ' autore del Ventre de Paris il soggetto d ' una descrizione pomposa e appetitosa come le grandi mense dei vecchi quadri olandesi . I venditori son quasi tutti turchi , e stanno schierati intorno alla piazza , coi pesci ammucchiati sopra stuoie distese in terra , o sopra lunghe tavole , intorno a cui si disputano lo spazio una folla di compratori e un esercito di cani . Là si ritrovano le triglie squisite del Bosforo , quattro volte più grosse di quelle dei nostri mari ; le ostriche dell ' isola di Marmara , che i Greci e gli Armeni soli sanno cuocere a punto sulla brace ; le palamite e i tonni che son salati quasi esclusivamente dagli Ebrei ; le alici che i Turchi impararono a salare dai Marsigliesi ; le sardelle di cui Costantinopoli provvede l ' Arcipelago ; gli ulufer , i pesci più saporiti del Bosforo , che si pigliano al lume della luna ; gli scombri del Mar Nero , che fanno sette invasioni successive nelle acque della città , levando uno strepito che si sente dalle ville delle due rive ; isdaurid colossali , pesci spada enormi , rombi , o come li chiamano i Turchi , Kalkan - baluk , pesci scudo , e altri mille pesci minori , che guizzano fra i due mari , inseguiti dai delfini e dai falianos , e cacciati da innumerevoli alcioni , a cui strappano la preda dal becco i piombini . Cuochi di pascià , vecchi buongustai musulmani , schiave e giovani di taverna , s ' avvicinano alle tavole , guardano i pesci in atto meditabondo , contrattano a monosillabi , e se ne vanno colla loro compra appesa a uno spago , tutti gravi e taciturni , come se portassero la testa d ' un nemico ; a mezzogiorno la piazza è sgombra , e i rivenditori son già sparsi per i caffè vicini , dove stanno fino al cader del sole , sognando ad occhi aperti , colle spalle al muro , e il bocchino del narghilè tra le labbra . Per andare al Gran Bazar , s ' infila una strada che sbocca nel mercato dei pesci , tanto stretta che le sporgenze delle case opposte quasi si toccano , e si va innanzi per un buon tratto in mezzo a due file di botteghe basse ed oscure , dove si vende il tabacco " la quarta colonna della tenda della voluttà " dopo il caffè , l ' oppio ed il vino , o " il quarto sofà dei godimenti " , anch ' esso , come il caffè , fulminato un tempo da editti di sultani e da sentenze di muftì , e cagione di torbidi e di supplizi , che lo resero più saporito . Tutta la strada è occupata dai tabaccai . Il tabacco è messo in mostra sopra assicciuole , a piramidi e a mucchi rotondi , ognuno sormontato da un limone . Sono piramidi di latakié d ' Antiochia , di tabacco del Serraglio biondo e sottilissimo che par seta della più fina , di tabacco da sigarette e da cibuk , di tutte le gradazioni di sapore e di forza , da quel che fuma il facchino gigantesco di Galata a quello che concilia il sonno alle odalische annoiate nei chioschi dei giardini imperiali . Il tombeki , tabacco fortissimo , che darebbe al capo anche a un vecchio fumatore , se il fumo non giungesse alla bocca purificato dall ' acqua del narghilè , è chiuso in boccie di vetro come un medicinale . I tabaccai son quasi tutti greci od armeni cerimoniosi , che affettano un certo fare signorile ; gli avventori tengono crocchio ; vi si fermano degli impiegati del ministero degli esteri e del Seraschierato ; alle volte vi dà una capatina qualche pezzo grosso ; vi si spolitica , si va a raccogliervi la notizia e a raccontarvi il fattarello ; è un piccolo bazar appartato e aristocratico , che invita al riposo , e fa sentire , anche a passarvi soltanto , la voluttà della chiacchera e del fumo . Andando innanzi , si passa sotto una vecchia porta ad arco , inghirlandata di pampini , e si riesce in faccia ad un vasto edifizio di pietra , attraversato da una lunga strada diritta e coperta , fiancheggiata da botteghe oscure , e ingombra di gente , di casse , di sacchi , di mucchi di mercanzie . Entrando , si sente un odore d ' aromi acutissimo , che quasi ributta indietro . È il bazar egiziano dove sono raccolte tutte le derrate dell ' India , della Siria , dell ' Egitto e dell ' Arrabia , che ridotte poi in essenze , in pastiglie , in polveri , in unguenti , vanno a colorar visetti e manine d ' odalische , a profumar stanze e bagni e bocche e barbe e pietanze , a rinvigorire Pascià sfibrati , ad assopire spose infelici , a istupidire fumatori , a spander sogni , ebbrezza ed obblìo nella città sterminata . Fatti pochi passi in questo bazar , si comincia a sentir la testa pesante , e si fugge ; ma la sensazione di quell ' aria calda e grave , e di quei profumi inebbrianti , ci accompagna ancora per un buon tratto all ' aria libera , e rimane poi viva nella memoria come una delle più intime e più significanti impressioni dell ' Oriente . Uscendo dal bazar egiziano , si passa in mezzo a officine rumorose di calderai , a taverne turche , che riempiono la strada di puzzi nauseabondi , a mille botteguccie e nicchiette e buchi oscuri , dove si fabbrica e si vende una minutaglia infinita d ' oggetti senza nome , e si arriva finalmente al Grande Bazar . Ma assai prima d ' arrivarci , s ' è assaliti e bisogna difendersi . A cento passi dalla gran porta d ' entrata , sono appostati , come bravi , i sensali dei mercanti , e i sensali dei sensali , che alla prima occhiata v ' hanno riconosciuto per forestiero , hanno capito che andate al bazar per la prima volta , e indovinato presso a poco di che paese siete , tanto che assai di rado sbagliano lingua nel dirigervi la parola . S ' avvicinano col fez in mano e col sorriso sulle labbra e v ' offrono i loro servizi . Allora segue quasi sempre un dialogo come questo . - Non compro nulla - rispondete . - Che importa , signore ? Io non voglio che farle vedere il bazar . - Non voglio vedere il bazar . - Ma io l ' accompagno gratis . - Non voglio essere accompagnato gratis . - Ebbene , non l ' accompagnerò che fino in fondo alla strada , per darle qualche informazione che le sarà utile un altro giorno , quando verrà per comprare . - Ma se non voglio neppur sentir discorrere di comprare ! - Parleremo d ' altro , signore . È a Costantinopoli da molto tempo ? È soddisfatto del suo albergo ? Ha ottenuto il permesso di visitare le moschee ? - Ma se vi dico che non voglio parlare , che voglio esser solo ! - Ebbene , la lascierò solo ; la seguiterò alla distanza di dieci passi . - Ma perché mi volete seguitare ? - Per impedire che la truffino nelle botteghe . - Ma se non entro nelle botteghe ! - Allora ... per impedire che le diano noia per la strada . Insomma , o bisogna rimetterci il fiato , o lasciarsi accompagnare . Il grande bazar non ha nulla all ' esterno che attiri l ' occhio e faccia indovinare il di dentro . È un immenso edifizio di pietra , di stile bizantino , di forma irregolare , circondato d ' alte mura grigie , e sormontato da centinaia di cupolette rivestite di piombo e traforate , che danno luce all ' interno : l ' entrata principale è una porta arcata , senza carattere architettonico ; dai vicoli intorno non si sente nessun rumore ; a quattro passi dalla porta si può credere ancora che dietro quei muri di fortezza non ci sia altro che solitudine e silenzio . Ma appena entrati , si rimane sbalorditi . Non si è dentro a un edifizio , ma in un labirinto di strade coperte da volte arcate e fiancheggiate da pilastri scolpiti e da colonne ; in una vera città , colle sue moschee , colle sue fontane , coi suoi crocicchi , colle sue piazzette , rischiarata da una luce vaga come quella d ' una foresta fitta in cui non penetri un raggio di sole ; e percorsa da una folla immensa . Ogni strada è un bazar , e quasi tutte metton capo in una strada principale , coperta da una volta ad archi di pietre bianche e nere , e decorata d ' arabeschi , come una navata di moschea . In queste strade semioscure , in mezzo alla folla ondeggiante , passano carrozze , cammelli e cavalieri , che fanno uno strepito assordante . In ogni parte si è apostrofati a parole e a cenni . Il mercante greco chiama ad alta voce e gesticola in atto quasi imperioso ; l ' armeno , altrettanto furbo , ma d ' apparenza più modesta sollecita con maniere ossequiose ; l ' ebreo susurra le sue offerte nell ' orecchio ; il turco silenzioso , accosciato sopra un cuscino sulla soglia della bottega , non invita che cogli occhi e si rimette al destino . Dieci voci insieme vi chiamano : Monsieur ! Captan ! Caballero ! Signore ! Eccellenza ! Kyrie ! Milord ! - Ad ogni svolta , per le porte laterali , si vedono fughe d ' arcate e di pilastri , lunghi corridoi , scorci di stradette , prospetti lontani e confusi di bazar , e per tutto botteghe , merci appese ai muri e alle volte , mercanti affaccendati , facchini carichi , gruppi di donne velate , un fermarsi e un disfarsi continuo di crocchi rumorosi , un rimescolìo di gente e di cose , da dare il capogiro . La confusione , però , non è che apparente . Questo immenso bazar è ordinato come una caserma , e bastano poche ore per mettersi in grado di trovarci qualunque cosa vi si cerchi , senza bisogno di guida . Ogni genere di mercanzia ha il suo piccolo quartiere , la sua stradetta , il suo corridoio , la sua piazzuola . Sono cento piccoli bazar che mettono l ' uno nell ' altro , come le sale di un vastissimo appartamento ; ed ogni bazar è nello stesso tempo un museo , un passeggio , un mercato e un teatro , nel quale si può veder tutto senza comprar nulla , prendere il caffè , godere il fresco , chiacchierare in dieci lingue e fare agli occhi colle più belle donnine dell ' Oriente . Si può prendere un bazar a caso e passarci una mezza giornata senz ' accorgersene : per esempio il bazar delle stoffe e dei vestiti . È un emporio di bellezze e di ricchezze da perderci gli occhi , il cervello e la borsa ; e bisogna star in guardia , perché il menomo capriccio può aver per conseguenza di farci chiedere soccorso a casa per telegrafo . Si passeggia in mezzo a mucchi e a torri di broccati di Bagdad , di tappeti di Caramania , di sete di Brussa , di tele dell ' Indostan , di mussoline del Bengala , di scialli di Madras , di casimir dell ' India e della Persia , di tessuti variopinti del Cairo , di cuscini rabescati d ' oro , di veli di seta rigati d ' argento , di sciarpe di tocca a righe azzurre e incarnate , leggiere e trasparenti che paiono vaporose , di stoffe d ' ogni forma e d ' ogni disegno , in cui il chermisino , il blu , il verde , il giallo , i colori più ribelli alle combinazioni simpatiche , si avvicinano e s ' intrecciano con un ardimento e un ' armonia da far rimanere a bocca aperta ; di tappeti da tavola d ' ogni grandezza , a fondo rosso o bianco , ricamati d ' arabeschi , di fiori , di versetti del Corano , di cifre imperiali , che si starebbe un giorno a contemplarli come le pareti dell ' Alhambra . Qui si possono ammirare ad una ad una tutte le parti del vestiario turco signorile , come nelle alcove d ' un arem , dalle cappe verdi , ranciate e color di giacinto , che coprono ogni cosa , fino alle camicie di seta , ai fazzoletti ricamati d ' oro e alle cinture di raso a cui non può giungere altro sguardo d ' uomo che quel del signore e dell ' eunuco . Qui i caffettani di velluto rosso , contornati d ' ermellino e coperti di stelle ; i bustini di raso giallo , i calzoncini di seta color di rosa , le sottovesti di damasco bianco tempestate di fiori d ' oro , i veli di sposa scintillanti di pagliuole d ' argento , i casacchini di terzopelo verde , orlati di piumino di cigno ; le vesti greche , armene e circasse , di mille tagli capricciosi , sovraccariche d ' ornamenti , dure e splendenti come corazze ; e in mezzo a tutti questi tesori , le stoffe prosaiche di Francia e d ' Inghilterra , dai colori sinistri , che ci fanno la figura della nota d ' un sarto in mezzo alle pagine d ' un poema . Nessuno che ami una donna , può passare in quel bazar senza considerare come una grande sventura di non essere millionario , e senza sentirsi per un momento divampare nell ' anima il furore del saccheggio . Per liberarsi da queste idee , non c ' è che a svoltare nel bazar delle pipe . Qui l ' immaginazione è ricondotta a desiderii più tranquilli . Sono fasci di cibuk di gelsomino , di ciliegio , d ' acero e di rosaio ; bocchini d ' ambra gialla del mar Baltico , levigati e luccicanti come il cristallo , d ' innumerevoli gradazioni di colore e di trasparenza , ornati di rubini e di diamanti ; pipe di Cesarea , colla cannetta fasciata di fili d ' oro e di seta ; borse da tabacco del Libano , a losanghe di varii colori , rabescati di ricami splendenti ; narghilè di cristallo di Boemia , d ' acciaio e d ' argento , di belle forme antiche , damaschinati , niellati , tempestati di pietre preziose , con tubi di marocchino scintillanti di dorature e d ' anelli , fasciati nella bambagia , e perpetuamente custoditi da due occhi fissi , che all ' avvicinarsi d ' ogni curioso si dilatano come occhi di civetta , e fanno morir sulle labbra la richiesta del prezzo a chiunque non sia almeno vizir o pascià e non abbia dissanguato per qualche anno una provincia dell ' Asia Minore . Qui non viene a comprare che il messo della Sultana che vuol dare un pegno di gratitudine al gran vizir arrendevole , o l ' alto dignitario di Corte che , prendendo possesso della nuova carica , è costretto , per suo decoro , a spendere cinquanta mila lire in una rastrelliera di pipe ; o l ' ambasciatore del Sultano che vuol portare al Monarca europeo un ricordo splendido di Stambul . Il turco modesto dà uno sguardo malinconico e passa oltre , parafrasando , per consolarsi , la sentenza del Profeta : - il fuoco dell ' inferno tuonerà come il muggito del cammello nel ventre di colui che fuma in una pipa d ' oro o d ' argento . Di qui si ricasca fra le tentazioni entrando nel bazar dei profumieri , che è uno dei più schiettamente orientali e dei più cari al Profeta , il quale diceva : - Donne , bambini e profumi - , per dire i suoi tre più dolci piaceri . Qui si trovano le famose pastiglie del Serraglio che profumano i baci , le cassule di gomma odorosa che staccano dal mastico le forti fanciulle di Chio , per mandarla a rafforzar le gengive delle molli musulmane ; le essenze squisite di bergamotto e di gelsomino , e quelle potentissime di rosa , chiuse in astucci di velluto ricamato d ' oro , d ' un prezzo da far rizzare i capelli ; qui il collirio per le sopracciglia , l ' antimonio per gli occhi , l ' henné per le unghie , i saponi che ammorbidiscono la cute delle belle siriane , le pillole che fanno cadere i peli dal volto delle maschie circasse , le acque di cedro e d ' arancio , i sacchetti di muschio , l ' olio di sandalo , l ' ambra grigia , l ' aloè per profumare le chicchere e le pipe , una miriade di polveri , d ' acque e di pomate , distinte con nomi fantastici e destinate ad usi indicibili , che rappresentano ciascuna un capriccio amoroso , un proposito di seduzione , un raffinamento di voluttà , e spandono tutte insieme una fragranza acuta e sensuale , che fa veder come in sogno dei grandi occhi languidi e delle manine carezzevoli , e sentire un suono sommesso di respiri e di baci . Tutte queste fantasie svaniscono entrando nel bazar dei gioiellieri , che è una stradetta oscura e deserta , fiancheggiata da botteguccie d ' aspetto meschino , in cui nessuno direbbe mai che sian nascosti , come ci sono , dei tesori favolosi . Le gioie sono chiuse in cofani di legno di quercia , cerchiati e corazzati di ferro , e posti sul davanti delle botteghe , sotto gli occhi dei mercanti : vecchi turchi o vecchi ebrei , dalle lunghe barbe e dallo sguardo acuto , che par che penetri nelle tasche e trapassi i portamonete . Qualcuno sta ritto dinanzi alla sua tana , e quando gli passate accanto , prima vi ficca gli occhi negli occhi , poi con un rapido movimento vi mette sotto il viso un diamante di Golconda o uno zaffiro d ' Ormus o un rubino di Giamscid , che al menomo vostro cenno negativo , ritira colla medesima rapidità con cui l ' ha porto . Altri girano a passi lenti , vi fermano in mezzo alla strada e , dopo aver rivolto intorno uno sguardo sospettoso , tirano fuor del seno un cencio sucido , e lo spiegano , e vi fanno vedere un bel topazio del Brasile o una bella turchina di Macedonia , guardandovi coll ' occhio di demoni tentatori . Altri non fanno che darvi un ' occhiata scrutatrice , e non giudicandovi una faccia da pietre preziose , non si degnano di offrirvi nulla . Nessuno poi fa l ' atto d ' aprire il cofanetto , se anche aveste la faccia d ' un santo o l ' aria d ' un Creso . Le collane d ' opale , i fiori e le stelle di smeraldo , le mezzelune e i diademi contornati di perle d ' Ofir , i mucchietti abbarbaglianti di acque - di - mare , di crisoberilli , d ' avventurine , di agate , di granate , di lapislazzuli , rimangono inesorabilmente nascosti agli occhi dei curiosi senza quattrini , e specialmente a quelli d ' uno scrittore italiano . Tutt ' al più egli può arrischiarsi a domandare il prezzo di qualche tespí , o coroncina d ' ambra , di sandalo o di corallo , da far scorrere tra le dita , come i turchi , per ingannare il tempo negli intervalli dei suoi lavori forzati . Per divertirsi bisogna entrare nelle botteghe dei franchi , mercanti di stoffe , dove c ' è merce per tutte le borse . Appena entrati , si ha intorno un cerchio di gente che non si capisce di dove sia sbucata . Non è mai possibile l ' aver che fare con un solo . Tra il mercante , i soci del mercante , i sensali , i manutengoli e i tirapiedi , son sempre una mezza dozzina . Se non v ' accoppa uno , v ' impicca l ' altro : non c ' è modo di scansare una brutta fine . E non si può dire con che arte , con che pazienza , con che ostinazione , con che diabolici raggiri fanno comprare quello che vogliono . Domandano d ' ogni cosa un subisso : offrite il terzo : lasciano cader le braccia in segno di profondo scoraggiamento , o si battono la fronte in atto disperato , e non rispondono ; oppure si espandono in un torrente di parole appassionate per toccarvi il cuore . Siete un uomo crudele , volete costringerli a chiuder bottega , volete ridurli alla miseria , non avete compassione dei loro figliuoli , non capiscono che cosa possano avervi fatto di male per trattarli in quella maniera . Mentre vi dicono il prezzo d ' un oggetto , un sensale d ' una bottega vicina vi susurra nell ' orecchio : - Non comprate , vi truffano . - Voi credete che sia sincero , e invece è d ' accordo col mercante ; vi dice che vi truffano collo scialle , per guadagnare la vostra fiducia , e farvi rompere il collo un minuto dopo , consigliandovi di comprare il tappeto . Mentre esaminate la stoffa , essi si parlano a gesti , a occhiate , a colpi di gomito , a mezze parole . Se sapete il greco , parlano turco ; se sapete il turco , parlano armeno ; se sapete l ' armeno , parlano spagnuolo ; ma in qualche modo s ' intendono e ve l ' accoccano . Se poi tenete duro , v ' insaponano ; vi dicono che parlate bene la loro lingua , che avete un fare da gentiluomo e che non dimenticheranno mai più la vostra bella figura ; vi discorrono del vostro paese , nel quale sono stati molto tempo , perché sono stati da per tutto ; vi fanno il caffè , vi offrono d ' accompagnarvi alla dogana quando partirete , per impedire che vi facciano dei soprusi , ossia per truffar voi , la dogana e i vostri compagni di viaggio , se ne avete ; mettono sottosopra tutta la bottega , e non vi fanno punto il viso arcigno se ve n ' andate senza comprare : se non è quel giorno , sarà un altro ; al bazar ci dovete tornare , i loro cani da caccia vi riconosceranno ; se non cadrete nelle loro mani , cadrete in quelle d ' un loro socio ; se non vi peleranno come mercanti , vi scorticheranno come sensali ; se non vi aggiusteranno in bottega , vi serviranno la messa alla dogana ; il colpo non può fallire . A che popolo appartengono costoro ? Non si capisce . A furia di parlar lingue diverse , han perduto il loro accento primitivo ; a forza di far la commedia , hanno alterati i tratti fisionomici della loro razza ; son di che paese si vuole , fanno il mestiere che si desidera , sono interpreti , guide , mercanti , usurai ; e sopra ogni cosa , artisti insuperabili nell ' arte di scroccare l ' universo . I mercanti musulmani offrono un campo d ' osservazioni affatto diverso . Fra loro si ritrovano ancora quei vecchi turchi , ormai rari per le vie di Costantinopoli , che sono come la personificazione del tempo dei Maometti e dei Bajazet , i resti viventi del vecchio edifizio ottomano , ch ' ebbe il primo crollo dalle riforme di Mahmut , e che di giorno in giorno , pietra per pietra , rovina e si trasforma . Bisogna venire nel gran bazar e ficcare lo sguardo in fondo alle botteguccie più oscure delle stradette più appartate , per ritrovare i vecchi turbanti enormi dei tempi di Solimano , dalla forma di cupole di moschee ; le faccie impassibili , gli occhi di vetro , i nasi adunchi , le lunghe barbe bianche , gli antichi caffettani aranciati e purpurei , i grandi calzoni a mille pieghe stretti intorno alla vita dalle sciarpe smisurate , gli atteggiamenti alteri e tristi dell ' antico popolo dominatore , i visi istupiditi dall ' oppio o illuminati dal sentimento d ' una fede ardente . Essi son là in fondo alle loro nicchie , colle braccia e colle gambe incrociate , immobili e gravi come idoli , e aspettano , senz ' aprir bocca , i compratori predestinati . Se le cose vanno bene , mormorano : - Mach Allà ! - Sia lodato Iddio ! - ; se vanno male : - Olsun ! - Così sia - , e chinano la testa rassegnati . Alcuni leggono il Corano , altri fanno scorrere fra le dita le pallettine del tespì , mormorando sbadatamente i cento epiteti d ' Allà ; altri che han fatto buoni affari , bevono il loro narghilè , per dirla coll ' espressione turca , girando intorno lentamente uno sguardo voluttuoso e pieno di sonno ; altri stanno curvi , cogli occhi socchiusi e colla fronte corrugata come occupati da un profondo pensiero . A che cosa pensano ? Forse ai loro figliuoli morti sotto le mura di Sebastopoli o alle loro carovane disperse o alle loro voluttà perdute o ai giardini eterni , promessi dal Profeta , dove all ' ombra delle palme e dei granati , sposeranno le vergini dagli occhi neri , che nè uomo nè genio non ha mai profanate . Tutti hanno qualchecosa di bizzarro , tutti sono pittoreschi ; ogni bottega è la cornice d ' un quadro pieno di colori e di pensiero , che fa balenare alla mente la storia intera d ' una vita avventurosa e fantastica . Quest ' uomo secco e abbronzato , dai lineamenti arditi , è un arabo che ha guidato egli stesso dal fondo della sua patria lontana i suoi cammelli carichi di gemme e d ' alabastro , e s ' è sentito più volte fischiare agli orecchi le palle dei ladroni del deserto . Quest ' altro dal turbante giallo e dall ' aspetto signorile , ha attraversato a cavallo le solitudini della Siria , portando le sete di Tiro e di Sidone . Questo nero col capo ravvolto in un vecchio scialle di Persia , colla fronte rigata di cicatrici che gli fecero i negromanti per salvarlo dalla morte , che tiene il viso alto , come se guardasse ancora le teste dei colossi di Tebe e le cime delle Piramidi , è venuto dalla Nubia . Questo bel moro dalla faccia pallida e dagli occhi neri , ravvolto in una cappa bianchissima , ha portato i suoi caic e i suoi tappeti dalle ultime falde occidentali della catena dell ' Atlante . Questo turco dal turbante verde e dal volto estenuato ha fatto quest ' anno stesso il grande pellegrinaggio , ha visto parenti ed amici morir di sete in mezzo alle pianure interminabili dell ' Asia Minore , è arrivato alla Mecca in fin di vita , ha fatto sette volte strascinandosi il giro della Kaaba , ed è caduto in deliquio coprendo di baci furiosi la Pietra nera . Questo colosso dal viso bianco , dalle sopracciglia arcate , dagli occhi fulminei , che par più un guerriero che un mercante , e spira da tutta la persona l ' ambizione e l ' orgoglio , ha portato le sue pelliccie dalle regioni settentrionali del Caucaso , dove , nei suoi begli anni , fece cader la testa dalle spalle a più d ' un Cosacco . E questo povero mercante di lane , dal viso schiacciato e dagli occhi piccoli e obliqui , tarchiato e rude come un atleta , non è gran tempo che disse le sue preghiere all ' ombra dell ' immensa cupola che protegge il sepolcro di Timur : egli è partito da Samarkanda , ha valicato i deserti della grande Bukaria , è passato in mezzo alle orde dei turcomanni , ha attraversato il Mar Morto , è sfuggito alle palle dei Circassi , ha ringraziato Allà nelle moschee di Trebisonda , ed è venuto a cercar fortuna a Stambul , di dove ritornerà , vecchio , in fondo alla sua Tartaria , che gli sta sempre nel cuore . Uno dei bazar più splendidi è il bazar delle calzature , ed è forse anche quello che mette più grilli nel capo . Sono due file di botteghe smaglianti che danno alla strada l ' aspetto d ' una sala di reggia , o d ' uno di quei giardini delle leggende arabe in cui gli alberi hanno le foglie d ' oro e fiori di perle . C ' è da calzare tutti i piedini di tutte le corti dell ' Asia e dell ' Europa . Le pareti son coperte di pantofole di velluto , di pelle , di broccato , di raso , dei colori più petulanti e delle forme più capricciose , ornate di filigrana , contornate di lustrini , abbellite di nappine di seta e di piuma di cigno , stelleggiate e infiorate d ' argento e d ' oro , coperte d ' arabeschi intricati che non lasciano più vedere il tessuto , e lampeggianti di zaffiri e di smeraldi . Ce n ' è per le spose dei barcaiuoli e per le belle del Sultano , da cinque e da mille lire il paio ; ci sono le scarpette di marocchino che premeranno i ciottoli di Pera , le babbuccie che striscieranno sui tappeti degli arem , gli zoccoletti che faranno risonare i marmi dei bagni imperiali , le pianelline di raso bianco su cui s ' inchioderanno le labbra ardenti dei Pascià , e forse qualche paio di pantofole imperlate che aspetteranno ogni mattina lo svegliarsi d ' una bella Georgiana accanto al letto del Gran Signore . Ma che piedi possono entrare in quelle babbuccie ? Ve ne sono che paion tagliate ai piedi delle urì e delle fate ; lunghe come una foglia di giglio , larghe come una foglia di rosa , d ' una piccolezza da far disperare tutta l ' Andalusia , d ' una grazia da farsi sognare ; non babbuccie , ma gioielli da tenersi sul tavolino ; scatolini da metterci dei dolci o dei bigliettini amorosi ; da non poter immaginare che ci sia un piedino che v ' entri , senza desiderare di rivoltarselo un mese fra le mani affollandolo di domande e di vezzi . Questo bazar è uno dei più frequentati dagli stranieri . Vi si vedono spesso dei giovani europei , che hanno in un pezzetto di carta la misura d ' un piedino italiano o francese , di cui forse sono alteri , e che fanno un atto di stupore o di dispetto , riconoscendo che passa di molto la lunghezza d ' una certa babbuccina su cui han posto gli occhi ; ed altri che , domandato il prezzo , e sentita una schiopettata , scappano senza ribatter parola . Qui pure spesseggiano le signore mussulmane , le hanum dai grandi veli bianchi , e occorre sovente di cogliere passando qualche frammento dei loro lunghi dialoghi coi venditori , qualche parola armoniosa della loro bella lingua , pronunziata da una voce chiara e dolce che accarezza l ' orecchio come il suono d ' una mandòla . - Buni catscia verersin ? - Quanto vale questo ? - Pahalli dir . - È troppo caro . - Ziadè veremèm . - Non pagherò di più . E poi una risata fanciullesca e sonora , che mette voglia di pigliarle un pizzico di guancia e darle una presa di monella . Il bazar più ricco e più pittoresco è quello delle armi . Non è un bazar , è un museo , riboccante di tesori , pieno di memorie e d ' immagini che trasportano il pensiero nelle regioni della storia e della leggenda , e destano un sentimento indescrivibile di meraviglia e di sgomento . Tutte le armi più strane , più spaventose e più feroci che sono state brandite dalla Mecca al Danubio in difesa dell ' Islam , sono là schierate e forbite , come se ce l ' avessero appese poco prima le mani dei soldati fanatici di Maometto e di Selim ; e par di veder scintillare fra le loro lame gli occhi iniettati di sangue di quei sultani formidabili , di quei giannizzeri forsennati , di quegli spahì , di quegli azab , di quei silidar senza pietà e senza paura che seminarono l ' Asia Minore e l ' Europa di teste recise e di corpi dilaniati . Là si ritrovano le scimitarre famose che tagliavano le penne in aria e spiccavan le orecchie agli ambasciatori insolenti ; i cangiari pesanti che d ' un colpo fendevano il cranio e scoprivano il cuore ; le mazze d ' armi che stritolavano i caschi serbi e ungheresi ; gli yatagan dal manico intarsiato d ' avorio e tempestato d ' amatiste e di rubini , che serbano ancora segnato a intagli nella lama il numero delle teste troncate ; i pugnali dai foderi d ' argento , di velluto e di raso , coi manichi di agata e d ' avorio , ornati di granate , di corallo e di turchine , istoriati di versetti del Corano in lettere d ' oro , colle lame incurvate e ritorte che par che cerchino un cuore . Chi sa che in questa armeria confusa e terribile non ci sia la scimitarra d ' Orcano , o la sciabola di legno con cui il braccio poderoso d ' Abd - el - Murad , il dervis guerriero , spiccava d ' un colpo le teste ; o il famoso jatagan col quale il Sultano Musa spaccò Hassan dalla spalla al cuore ; o la sciabola enorme del gigantesco bulgaro che appoggiò la prima scala alle mura di Costantinopoli ; o la mazza con cui Maometto II freddò il soldato rapace sotto le vôlte di Santa Sofia ; o la gran sciabola damascata di Scanderberg che fendette in due Firuz - Pascià sotto le mura di Stetigrad ? I più formidabili fendenti e le più orrende morti della storia ottomana s ' affacciano alla mente , e par che proprio su quelle lame debba esser rappreso quel sangue , e che i vecchi turchi rintanati in quelle botteghe , abbiano raccolto armi e cadaveri sul terreno della strage , e custodiscano ancora gli scheletri sfracellati in qualche angolo oscuro . In mezzo alle armi si vedono pure le grandi selle di velluto scarlatto e celeste , ricamate a stelle e a mezzelune d ' oro e di perle , i frontali impennacchiati , i morsi d ' argento niellato e le gualdrappe splendide come manti reali : bardature da cavalli delle Mille e una notte , fatte per l ' entrata trionfale d ' un re dei genii in una città dorata del mondo dei sogni . Al di sopra di questi tesori , sono sospesi alle pareti vecchi moschetti a ruota e a miccia , grosse pistole albanesi , lunghissimi fucili arabi lavorati come gioielli , scudi antichi di scorza di tartaruga e di pelle d ' ippopotamo , maglie circasse , scudi cosacchi , celate mongoliche , archi turcassi , coltellacci da carnefici , lamaccie di forme sinistre , ognuna delle quali pare la rivelazione d ' un delitto , e fa pensare agli spasimi di un ' agonia . In mezzo a quest ' apparato minaccioso e magnifico , siedono a gambe incrociate i mercanti più schiettamente turchi del Grande Bazar , la più parte vecchi , d ' aspetto tetro , smunti come anacoreti e superbi come Sultani , figure d ' altri secoli , vestiti alla foggia delle prime egire , che sembrano risuscitati dal sepolcro per richiamare i nipoti imbastarditi alla austerità dell ' antica razza . Un altro bazar da vedersi è quello degli abiti vecchi . Qui il Rembrant ci avrebbe preso domicilio e il Goya speso la sua ultima peceta . Chi non ha mai visto una bottega di rigattiere orientale non può immaginare che stravaganza di stracci , che pompa di colori , che ironia di contrasti , che spettacolo ad un tempo carnevalesco , lugubre e schifoso , presenti questo bazar , questa cloaca di cenci , in cui tutti i rifiuti degli arem , delle caserme , della corte , dei teatri , vengono ad aspettare che il capriccio d ' un pittore o il bisogno d ' un pezzente li riporti alla luce del sole . Da lunghe pertiche confitte nei muri , pendono vecchie uniformi turche , giubbe a coda di rondine , dolman di gran signori , tuniche di dervis , cappe di beduini , tutte untume , brindelli e buchi , che paiono state crivellate a colpi di pugnale e rammentano le spoglie sinistre degli assassinati che si vedono sulle tavole delle Corte d ' Assisie . In mezzo a questi cenci luccica ancora qua e là qualche rabesco d ' oro ; spenzolano vecchie cinture di seta , turbanti sciolti , ricchi scialli lacerati , bustini di velluto a cui pare che la mano furiosa d ' un ladro abbia strappato insieme il pelo e le perle , calzoncini e veli che sono forse appartenuti a qualche bella infedele , la quale dorme cucita in un sacco in fondo alle acque del Bosforo , ed altre vesti ed ornamenti di donna , di mille colori gentili , imprigionati fra i grossi caffettani circassi , dai cartuccieri irruginiti , fra le lunghe toghe nere degli ebrei , fra le rozze casacche e i pesanti mantelli , che hanno nascosto chi sa quante volte il fucile del bandito o lo stile del sicario . Verso sera , alla luce misteriosa che scende dai fori della volta , tutti quei vestiti appesi prendono una vaga apparenza di corpi d ' impiccati ; e quando in fondo a una bottega si vedono scintillare gli occhi astuti d ' un vecchio ebreo , che si gratta la fronte con una mano adunca , si direbbe che è quella la mano che ha stretto i lacci , e si dà uno sguardo alla porta del bazar , per paura che sia chiusa . Non basterebbe una giornata di giri e di rigiri se si volessero veder tutte le stradette di questa strana città . V ' è il bazar dei fez , dove si trovano fez di tutti i paesi , da quelli del Marocco a quelli di Vienna , ornati d ' iscrizioni del Corano che preservano dagli spiriti maligni ; i fez che le belle greche di Smirne portano sulla sommità della testa , sopra il nodo delle treccie nere scintillanti di monete ; le berrettine rosse delle turche ; fez da soldati , da generali , di sultani , da zerbinotti , di tutte le sfumature di rosso e di tutte le forme , da quelli primitivi dei tempi d ' Orcano fino al gran fez elegante del Sultano Mahmut , emblema delle riforme e abbominazione dei vecchi mussulmani . V ' è il bazar delle pelliccie dove si trova la sacra pelle di volpe nera , che una volta poteva portare il solo Sultano o il gran vizir ; la martora con cui si foderavano i caffettani di gala ; l ' orso bianco , l ' orso nero , la volpe azzurra , l ' astrakan , l ' ermellino , lo zibellino , in cui altre volte i sultani profusero tesori favolosi . È pure da vedersi il bazar dei coltellinai , non fosse che per pigliare in mano una di quelle enormi forbici turche , colle lame bronzate e dorate , adorne di disegni fantastici d ' uccelli e di fiori , che s ' incrociano ferocemente lasciando in mezzo un vano in cui potrebbe entrare la testa d ' un critico maligno . V ' è ancora il bazar dei filatori d ' oro , quello dei ricamatori , quello dei chincaglieri , quello dei sarti , quello dei vasellami , tutti diversi l ' un dall ' altro di forma e di gradazione di luce ; ma tutti eguali in questo : che non vi si vede nè vendere , nè lavorare una donna . Tutt ' al più può accadere che qualche greca seduta per un momento davanti a una sartoria vi offra timidamente un fazzoletto finito allora di ricamare . La gelosia orientale interdice la bottega al bel sesso come una scuola di civetteria e un nascondiglio d ' intrighi . Ma ci sono ancora altre parti del gran bazar in cui uno straniero non può avventurarsi se non lo accompagna un mercante o un sensale ; e sono le parti interne dei piccoli quartieri in cui è divisa questa città singolare , il di dentro dei piccoli isolati intorno a cui girano le stradette percorse dalla folla . Se nelle stradette c ' è pericolo di smarrirsi , là dentro è impossibile non perdersi . Da corridoi poco più larghi d ' un uomo , in cui bisogna chinarsi per non urtar nella volta , si riesce in cortiletti grandi come celle , ingombri di casse e di balle , e appena rischiarati da un barlume ; si scende a tentoni per scalette di legno , si ripassa per altri cortili rischiarati da lanterne , si ridiscende sotto terra , si risale alla luce del giorno , si cammina a capo basso per lunghi anditi serpeggianti , sotto volte umide , in mezzo a muri neri e ad assiti muscosi , che conducono a porticine segrete , dalle quali si ritorna inaspettatamente nel luogo di dove s ' è partiti ; e da per tutto ombre che vanno e che vengono , spettri immobili negli angoli , gente che rimesta mercanzie o che conta denari ; lumicini che appaiono e dispaiono , voci e passi frettolosi che risuonano non si sa dove ; e incontri inaspettati di ostacoli neri che non si capisce che cosa siano , e giuochi di luce non mai veduti , e contatti sospetti , e odori strani , che par di girare per i meandri d ' una caverna di fattucchieri , e non si vede l ' ora d ' esserne fuori . Per solito i sensali fanno passare in questi luoghi gli stranieri per condurli a quelle botteghe , per lo più appartate , nelle quali si vende un po ' di tutto : specie di Gran - bazar in miniatura , botteghe da rigattieri signorili , curiosissime a vedersi , ma molto pericolose , perché contengono tante e così strane e così rare cose da far vuotare la borsa anche all ' avarizia incarnata . Questi mercanti d ' un po ' d ' ogni cosa , furbacchioni matricolati , si sottintende , e poliglotti come i loro fratelli di banda , usano nel tentare la gente un certo procedimento drammatico che diverte assai , e che di rado fallisce allo scopo dell ' attore . Le loro botteghe son quasi tutte stanzuccie oscure piene di casse e d ' armadi , dove bisogna accendere il lume e c ' è appena posto da rigirarsi . Dopo avervi fatto vedere qualche vecchio stipetto intarsiato d ' avorio e di madreperla , qualche porcellana chinese , qualche vaso del Giappone , il mercante vi dice che ha qualche cosa di speciale per voi , tira fuori un cassetto e vi rovescia sulla tavola un mucchio di ninnoli : un ventaglio di penne di pavone , per esempio , un braccialetto di vecchie monete turche , un cuscinetto di pelo di cammello colla cifra del Sultano ricamata in oro , uno specchietto persiano dipinto d ' una scena del libro di paradiso , una spatola di tartaruga con cui i turchi mangiano la composta di ciliegie , un vecchio gran cordone dell ' ordine dell ' Osmaniè . Non c ' è nulla che vi piaccia ? Rovescia un altro cassetto e questo è proprio un cassetto che aspettava voi solo . È una zanna rotta d ' elefante , un braccialetto di Trebisonda che pare una treccia di capelli d ' argento , un idoletto giapponese , un pettine di sandalo della Mecca , un gran cucchiaio turco lavorato a rabeschi e a trafori , un antico narghilè d ' argento dorato e istoriato , delle pietruzze dei musaici di Santa Sofia , una penna d ' airone che ha ornato il turbante di Selim III , il mercante ve lo assicura da uomo d ' onore . Non trovate nulla di vostro genio ? E lui rovescia un altro cassetto , da cui casca un ovo di struzzo del Sennahar , un calamaio persiano , un anello damaschinato , un arco di Mingrelia col suo turcasso di pelle d ' alce , un caschetto circasso a due punte , un tespì di diaspro , una profumiera d ' oro smaltato , un talismano turco , un coltello da cammelliere , una boccettina d ' atar - gull . Non c ' è nulla che vi tenti , per Dio ? Non avete regali da fare ? Non pensate ai vostri parenti ? Non avete cuore per i vostri amici ? Ma forse voi avete la passione delle stoffe e dei tappeti , e anche in questo egli può servirvi da amico . - Ecco un mantello rigato del Kurdistan , milord ; ecco una pelle di leone , ecco un tappeto d ' Aleppo coi chiodini d ' acciaio , ecco un tappeto di Casa - blanca spesso tre dita che dura per quattro generazioni , guarentito ; ecco , eccellenza , i vecchi cuscini , le vecchie cinture di broccato e i vecchi copripiedi di seta , un po ' sbiaditi e un po ' tarlati , ma ricamati come ora non si ricamano più , nemmeno a pagarli un tesoro . A lei , caballero , ch ' è venuto qui condotto da un amico , a lei dò questa vecchia cintura per cinque napoleoni , e mi rassegno a mangiar pane e aglio per una settimana . - Se nemmeno da questo vi lasciate tentare , vi dirà nell ' orecchio che può vendervi la corda con cui i terribili muti del Serraglio hanno strangolato Nassuh Pascià , il gran vizir di Maometto III ; e se voi gli ridete sul viso dicendogli che non la bevete , la lascia cascare da uomo di spirito , e fa l ' ultimo tentativo buttandovi davanti una coda da cavallo di quelle che si portavano davanti e dietro ai pascià ; una marmitta di Giannizzero portata via da suo padre , ancora spruzzata di sangue , il giorno stesso della strage famosa ; un pezzo di bandiera di Crimea , colla mezzaluna e le stelline d ' argento ; un vaso da lavarsi le mani , tempestato di agate ; un bracierino di rame cesellato ; un collare di dromedario colle conchiglie e le campanelle , un frustino da eunuco di cuoio d ' ippopotamo , un corano legato in oro , una sciarpa del Korassan , un paio di babbuccie da Cadina , un candelliere fatto con un artiglio d ' aquila , tanto che infine la fantasia s ' accende , i capricci saltellano , e vi assale una matta voglia di buttar là portamonete , orologio , pastrano , e gridare : - Caricatemi ! - ; e bisogna proprio esser figliuoli assestati o padri di giudizio per resistere alla tentazione . Quanti artisti sono usciti di là scannati come Giobbe e quanti ricconi ci hanno bucato il patrimonio ! Ma prima che il gran bazar si chiuda bisogna ancora fare un giro per vedere il suo aspetto dell ' ultima ora . Il movimento della folla si fa più affrettato , i mercanti chiamano con gesti più imperiosi , greci ed armeni corrono gridando per le strade con uno scialle o un tappeto sul braccio , si formano dei gruppi , si contratta alla spiccia , i gruppi si sciolgono e si rifanno più lontano ; i cavalli , le carrozze , le bestie da soma passano in lunghe file diretti verso l ' uscita . In quell ' ora tutti i bottegai con cui avete litigato senza cadere d ' accordo , vi vaneggiano intorno , in quella mezza oscurità , come pipistrelli ; li vedete far capolino dietro le colonne , li incontrate alle svolte , vi attraversano la strada e vi passano sui piedi guardando in aria , per rammentarvi colla loro presenza quel tal tessuto , quel certo gingillo , e farvene rinascere il desiderio . Alle volte ne avete un drappello alle spalle : se vi fermate , si fermano , se scantonate , scantonano , se vi voltate indietro incontrate dieci occhioni dilatati e fissi che vi mangian vivo . Ma già la luce manca , la folla si dirada . Sotto le lunghe volte arcate risuona la voce di qualche mezzuin invisibile che annunzia il tramonto da un minareto di legno ; qualche turco stende il tappeto dinanzi alla bottega e mormora la preghiera della sera ; altri fanno le abluzioni alle fontane . Già i vecchi centenarii del bazar delle armi hanno chiuso le grandi porte di ferro ; i piccoli bazar sono deserti , i corridoi si perdono nelle tenebre , le imboccature delle strade paiono aperture di caverne , i cammelli vi giungono addosso all ' impensata , la voce dei venditori d ' acqua muore sotto le arcate lontane , le turche affrettano il passo , gli eunuchi aguzzano gli occhi , gli stranieri scappano , le imposte si chiudono , la giornata è finita . * * * Ed ora io mi sento domandare da ogni parte : - E Santa Sofia ? E l ' antico Serraglio ? E i palazzi del Sultano ? E il castello delle Sette torri ? E Abdul - Aziz ? E il Bosforo ? Descriverò tutto e con tutta l ' anima ; ma prima ho ancora bisogno di spaziare un po ' liberamente per Costantinopoli , cambiando d ' argomento a ogni pagina , come là cangiavo di pensieri a ogni passo . * * * [ La luce ] E prima d ' ogni cosa , la luce ! Uno dei miei piaceri più vivi , a Costantinopoli , era di veder levare e tramontare il sole , stando sul ponte della Sultana Validè . All ' alba , in autunno , il Corno d ' oro è quasi sempre coperto da una nebbia leggiera , dietro alla quale si vede la città confusamente , come a traverso que ' veli bianchi che si calano sul palco scenico per nascondere gli apparecchi d ' una scena spettacolosa . Scutari è tutta coperta : non si vedono che i contorni scuri ed incerti delle sue colline . Il ponte e le rive sono deserte , Costantinopoli dorme : la solitudine e il silenzio rendono lo spettacolo più solenne . Il cielo comincia a dorarsi dietro le colline di Scutari . Su quella striscia luminosa si disegnano ad una ad una , precise e nerissime , le punte dei cipressi del vastissimo cimitero , come un esercito di giganti schierati sopra le alture ; e da un capo all ' altro del Corno d ' oro corre un lucicchio leggerissimo che è come il primo fremito della grande città che risente la vita . Poi dietro ai cipressi della riva asiatica , spunta un occhio di foco , e subito le sommità bianche dei quattro minareti di Santa Sofia si colorano di rosa . In pochi momenti , di collina in collina , di moschea in moschea , fino in fondo al Corno d ' oro , tutti i minareti , l ' un dopo l ' altro , arrossiscono , tutte le cupole , una dopo l ' altra , s ' inargentano , il rossore discende di terrazzo in terrazzo , il lucicchio s ' allarga , il gran velo cade , e tutta Stambul appare , rosata e risplendente sulle alture , azzurrina e violacea lungo le rive , tersa e fresca , che pare uscita dalle acque . A misura che il sole s ' alza , la delicatezza delle prime tinte svanisce in un immenso chiarore , e tutto rimane come velato dalla bianchezza della luce fin verso sera . Allora lo spettacolo divino ricomincia . L ' aria è limpida tanto che da Galata si vedono nettamente uno per uno gli alberi lontanissimi dell ' ultima punta di Kadi - Kioi . Tutto l ' immenso profilo di Stambul si stacca dal cielo con una nitidezza di linee e un vigore di colori , che si potrebbero contare , punta per punta , tutti i minareti , tutte le guglie , tutti i cipressi che coronano le alture dal capo del Serraglio al cimitero d ' Eyub . Il Corno d ' oro e il Bosforo pigliano un meraviglioso colore oltramarino : il cielo , color d ' amatista a oriente , s ' infuoca dietro Stambul , tingendo l ' orizzonte d ' infiniti lumeggiamenti di rosa e di carbonchio che fanno pensare al primo giorno della creazione ; Stambul s ' oscura , Galata s ' indora , e Scutari , percossa dal sole cadente , tutta scintillante di vetri , pare una città in preda alle fiamme . È questo il più bel momento per contemplare Costantinopoli . È una rapida successione di tinte soavissime , d ' oro pallido , di rosa e di lilla , che tremolano e fuggono su per i fianchi dei colli e sulle acque , dando e togliendo ora all ' una ora all ' altra parte della città il primato della bellezza e rivelando mille piccole grazie pudiche di paesaggio che non osavano mostrarsi alla gran luce . Si vedono dei grandi sobborghi malinconici , perduti nell ' ombra delle valli ; delle piccole città purpuree , che ridono sulle alture ; villaggi e città che languono , come se mancasse loro la vita ; altre che muoiono tutt ' a un tratto come incendi soffocati ; altre che , credute già morte , risuscitano improvvisamente , tutte in foco , e tripudiano ancora per qualche momento sotto l ' ultimo raggio del sole . Poi non rimangono più che due cime risplendenti sulla riva dell ' Asia : la sommità del monte Bulgurlù e la punta del capo che guarda l ' entrata della Propontide ; son prima due corone d ' oro , poi due berrettine di porpora , poi due rubini ; poi tutta Costantinopoli è nell ' ombra , e dieci mila voci annunziano il tramonto dall ' alto di dieci mila minareti . * * * [ Gli uccelli ] Costantinopoli ha una gaiezza e una grazia sua propria , che le viene da un ' infinità d ' uccelli d ' ogni specie , per i quali i Turchi nutrono un vivo sentimento di simpatia e di rispetto . Moschee , boschi , vecchie mura , giardini , palazzi , tutto canta , tutto gruga , tutto chiocchiola , tutto pigola ; per tutto si sente frullo d ' ali , per tutto c ' è vita e armonia . I passeri entrano arditamente nelle case e beccano nella mano dei bimbi e delle donne ; le rondini fanno il nido sulle porte dei caffè e sotto le vôlte dei bazar ; i piccioni , a sciami innumerevoli , mantenuti con làsciti di Sultani e di privati , formano delle ghirlande bianche e nere lungo i cornicioni delle cupole e intorno ai terrazzi dei minareti ; i gabbiani volteggiano festosamente intorno ai caicchi , migliaia di tortorelle amoreggiano fra cipressi dei cimiteri ; intorno al castello delle Sette torri crocitano i corvi e rotano gli avvoltoi ; gli alcioni vanno e vengono in lunghe file fra il mar Nero e il mar di Marmara ; e le cicogne gloterano sulle cupolette dei mausolei solitari . Per il Turco ognuno di questi uccelli ha un senso gentile o una virtù benigna : le tortore proteggono gli amori , le rondini scongiurano gl ' incendi dalle case dove appendono il nido , le cicogne fanno ogni inverno un pellegrinaggio alla Mecca , gli alcioni portano in paradiso le anime dei fedeli . Così egli li protegge e li alimenta per gratitudine e per religione , ed essi gli fanno festa intorno alla casa , sul mare e tra i sepolcri . In ogni parte di Stambul si è sorvolati , circuiti , rasentati dai loro stormi sonori , che spandono per la città l ' allegrezza della campagna e rinfrescano continuamente nell ' anima il sentimento della natura . * * * [ Le memorie ] In nessun ' altra città d ' Europa i luoghi e i monumenti leggendarii o storici muovono così vivamente la fantasia come a Stambul , poichè in nessun ' altra città essi ricordano avvenimenti così recenti ad un tempo e così fantastici . Altrove , per ritrovar la poesia delle memorie , bisogna tornar indietro col pensiero di parecchi secoli ; a Stambul , basta retrocedere di pochi anni . La leggenda , o ciò che ha natura ed efficacia di leggenda , è di ieri . Sono pochi anni che nella piazza dell ' At - meidan fu consumata l ' ecatombe favolosa dei Giannizzeri ; pochi anni che il mar di Marmara rigettò sulla riva dei giardini imperiali i venti sacchi che racchiudevano le belle di Mustafà ; che nel castello delle Sette torri fu scannata la famiglia di Brancovano ; che due capigì - basci trattenevano per le braccia gli ambasciatori europei al cospetto del Gran Signore , del quale non appariva che mezzo il viso , rischiarato da una luce misteriosa ; e che fra le mura dell ' antico serraglio cessò quella vita così stranamente intrecciata d ' amori , d ' orrori e di follie , che ci pare già tanto lontana . Girando per Stambul con questi pensieri , si prova quasi un sentimento di stupore al veder la città così quieta , così ridente di vegetazione e di colori . Ah perfida ! - si direbbe , - che cos ' hai fatto di que ' monti di teste e di quei laghi di sangue ? Possibile che tutto sia già così ben nascosto , spazzato , lavato , che non se ne ritrovi più traccia ? Sul Bosforo , in faccia alla torre di Leandro che sorge dalle acque come un monumento d ' amore , sotto le mura dei giardini del Serraglio , si vede ancora il piano inclinato per cui si facevano rotolare nel mare le odalische infedeli ; in mezzo all ' At - meidan la colonna serpentina porta ancora la traccia della sciabolata famosa di Maometto il Conquistatore ; sul ponte di Mahmut si segna ancora il luogo dove il sultano focoso freddò con un fendente il dervis temerario che gli scagliò in volto l ' anatema ; nella cisterna dell ' antica chiesa di Balukli , guizzano ancora i pesci miracolosi che vaticinarono la caduta della città dei Paleologhi ; sotto gli alberi delle Acque dolci d ' Asia si accennano ancora i recessi dove una Sultana dissoluta imponeva ai favoriti d ' un istante un amore che finiva colla morte . Ogni porta , ogni torre , ogni moschea , ogni piazza , rammenta un prodigio , una strage , un amore , un mistero , una prodezza di Padiscià o un capriccio di Sultana ; tutto ha la sua leggenda , e quasi per tutto gli oggetti vicini , le vedute lontane , l ' odore dell ' aria e il silenzio , concorrono a portar l ' immaginazione dello straniero , che s ' immerge in quei ricordi , fuori del suo secolo e della città dell ' oggi e di sè stesso ; tanto che accade sovente , a Stambul , di riscotersi improvvisamente alla strana idea di dover tornare all ' albergo . Come ? - si pensa , - c ' è un albergo ? * * * [ Le rassomiglianze ] Nei primi giorni , fresco com ' ero di letture orientali , vedevo da ogni parte i personaggi famosi delle storie e delle leggende , e le figure che me li rammentavano , somigliavano qualche volta così fedelmente a quelle che m ' ero foggiate coll ' immaginazione , ch ' ero costretto a fermarmi per contemplarle . Quante volte ho afferrato per un braccio il mio amico , e accennandogli una persona che passava , gli dissi : - Ma è lui , cospetto ! non lo riconosci ? - Nella piazzetta della Sultana - Validè ho visto molte volte il turco gigante che dalle mura di Nicea rovesciava i macigni sulle teste dei soldati del Buglione ; ho visto dinanzi a una moschea Umm Dgiemil , la vecchia megera della Mecca , che spargeva i rovi e le ortiche dinanzi alla casa di Maometto ; ho trovato nei bazar dei librai , con un volume sotto il braccio , Digiemal - eddin , il gran dotto di Brussa , che sapeva a memoria tutto il dizionario arabo ; son passato accanto ad Aiscié , la sposa prediletta del Profeta , che mi fissò in volto i suoi occhi lucenti e umidi come la stella nel pozzo ; ho riconosciuto nell ' At - meidan la bellezza famosa della povera greca uccisa ai piedi della colonna serpentina da una palla dei cannoni d ' Orban ; mi son trovato faccia a faccia , allo svolto d ' una stradetta del Fanar , con Kara - Abderrahman , il più bel giovane turco dei tempi d ' Orkano ; ho riconosciuto Coswa , la cammella di Maometto ; ho ritrovato Karabulut , il cavallo nero di Selim ; ho visto il povero poeta Fighani condannato a girare per Stambul legato a un asino , per aver ferito con un distico insolente il gran vizir d ' Ibrahim ; ho trovato in un caffè Solimano il grosso , l ' ammiraglio mostruoso , che quattro schiavi robusti riuscivano appena a sollevar dal divano ; Alì , il gran vizir , che non trovò in tutta l ' Arabia un cavallo che lo reggesse ; Mahmut Pascià , l ' ercole feroce che strozzò il figlio di Solimano ; e lo stupido Ahmet II che ripeteva continuamente : Kosc ! Kosc ! - va bene , va bene - accovacciato dinanzi alla porta del bazar dei copisti , vicino alla piazza di Bajazet . Tutti i personaggi delle Mille e una notte , gli Aladini , le Zobeidi , i Sindbad , le Gulnare , i vecchi mercanti ebrei possessori di tappeti fatati e di lampade meravigliose , mi sfilarono dinanzi , come una processione di fantasmi . * * * [ Il vestire ] Questo è veramente il periodo di tempo migliore per veder la popolazione musulmana di Costantinopoli , perché nel secolo scorso era troppo uniforme e sarà probabilmente troppo uniforme nel secolo venturo . Ora si coglie quel popolo nell ' atto della sua trasformazione , e perciò presenta una varietà meravigliosa . Il progresso dei riformatori , la resistenza dei vecchi turchi , e le incertezze e le transazioni della grande massa che ondeggia fra quei due estremi , tutte le fasi , insomma , della lotta fra la nuova e la vecchia Turchia , sono fedelmente rappresentate dalla varietà dei vestimenti . Il vecchio turco inflessibile porta ancora il turbante , il caffettano e le scarpe tradizionali di marocchino giallo ; e i più ostinati fra i vecchi un turbante più voluminoso . Il turco riformato porta un lungo soprabito nero abbottonato fin sotto il mento e i calzoni scuri colle staffe , non conservando altro di turco che il fez . Fra questi , però , i giovani più arditi hanno già buttato via il lungo soprabito nero , portano panciotti aperti , calzoni chiari , cravattine eleganti , gingilli , mazza e fiori all ' occhiello . Fra quelli e questi , fra chi porta caffettano e chi porta soprabito , v ' è un abisso ; non v ' è più altro di comune che il nome ; sono due popoli affatto diversi . Il turco del turbante crede ancora fermamente al ponte Sirath , che passa sopra all ' inferno , più sottile d ' un capello e più affilato d ' una scimitarra ; fa le sue abluzioni alle ore debite , e si rincasa al calar del sole . Il turco del soprabito si ride del Profeta , si fa fotografare , parla francese e passa la sera al teatro . Fra l ' uno e l ' altro vi son poi i titubanti , dei quali alcuni hanno ancora il turbante , ma piccolissimo , in modo che potranno inaugurare il fez senza scandalo ; altri portano ancora il caffettano , ma hanno già inaugurato il fez ; altri vestono ancora all ' antica , ma non han più nè cintura nè babbuccie , nè colori vistosi ; e a poco a poco butteranno via tutto il resto . Le donne soltanto conservano tutte l ' antico velo e il mantello che nasconde le forme ; ma il velo è diventato trasparente e lascia intravvedere un cappelletto piumato , e il mantello copre spesso una veste tagliata sul figurino di Parigi . Ogni anno cadono migliaia di caffettani e sorgono migliaia di soprabiti ; ogni giorno muore un vecchio turco e nasce un turco riformato . Il giornale succede al tespì , il sigaro al cibuk , il vino all ' acqua concia , la carrozza all ' arabà , la grammatica francese alla grammatica araba , il pianoforte al timbur , la casa di pietra alla casa di legno . Tutto si altera , tutto si trasforma . Forse tra meno d ' un secolo bisognerà andar a cercare i resti della vecchia Turchia in fondo alle più lontane provincie dell ' Asia Minore , come si va a cercare quelli della vecchia Spagna nei villaggi più remoti dell ' Andalusia . * * * [ Costantinopoli futura ] Questo pensiero m ' assaliva sovente , contemplando Costantinopoli dal ponte della Sultana - Validè . Che cosa sarà questa città fra uno o due secoli , anche se i Turchi non siano cacciati d ' Europa ? Ahimè ! Il grande olocausto della bellezza alla civiltà sarà già consumato . Io la vedo quella Costantinopoli futura , quella Londra dell ' Oriente che innalzerà la sua maestà minacciosa e triste sulle rovine della più ridente città della terra . I colli saranno spianati , i boschetti rasi al suolo , le casette multicolori atterrate ; l ' orizzonte sarà tagliato da ogni parte dalle lunghe linee rigide dei palazzi , delle case operaie e degli opifici , in mezzo a cui si drizzerà una miriade di camini altissimi d ' officine , e di tetti piramidali di campanili ; lunghe strade diritte e uniformi divideranno Stambul in diecimila parallelepipedi enormi ; i fili del telegrafo s ' incrocieranno come un ' immensa tela di ragno sopra i tetti della città rumorosa ; sul ponte della Sultana - Validè non si vedrà più che un torrente nero di cappelli cilindrici e di berrette ; la collina misteriosa del Serraglio sarà un giardino zoologico , il Castello delle Sette torri un penitenziario , l ' Ebdomon un museo di storia naturale ; tutto sarà solido , geometrico , utile , grigio , uggioso , e una immensa nuvola oscura velerà perpetuamente il bel cielo della Tracia , a cui non s ' alzeranno più nè preghiere ardenti nè occhi innamorati nè canti di poeti . Quando quest ' immagine mi si presentava , sentivo proprio una stretta al cuore ; ma poi mi consolavo pensando : - Chi sa che qualche sposa italiana del secolo ventunesimo , venendo qui a fare il suo viaggio di nozze , non esclami qualche volta : - Peccato ! Peccato che Costantinopoli non sia più come la descrive quel vecchio libro tarlato dell ' ottocento che ritrovai per caso in fondo all ' armadio della nonna ! * * * [ I cani ] E allora sarà anche sparita da Costantinopoli una delle sue curiosità più curiose , che sono i cani . Qui proprio voglio lasciar correre un po ' la penna perché l ' argomento lo merita . Costantinopoli è un immenso canile : tutti l ' osservano appena arrivati . I cani costituiscono una seconda popolazione della città , meno numerosa , ma non meno strana della prima . Tutti sanno quanto i Turchi li amino e li proteggano . Non ho potuto sapere se lo facciano per il sentimento di carità che raccomanda il Corano anche verso le bestie ; o perché li credano , come certi uccelli , apportatori di fortuna , o perché li amava il Profeta , o perché ne parlano le loro sacre storie , o perchè , come altri pretende , Maometto il Conquistatore si conduceva dietro un folto stato maggiore canino che entrò trionfante con lui per la breccia di porta San Romano . Il fatto è che li hanno a cuore , che molti Turchi lasciano per testamento delle somme cospicue per la loro alimentazione , e che quando il sultano Abdul - Mejid li fece portar tutti nell ' isola di Marmara , il popolo ne mormorò , e quando ritornarono , li ricevette a festa , e il Governo , per non provocar malumori , li lasciò in pace per sempre . Però , siccome il cane , secondo il Corano , è un animale immondo , e ogni turco , ospitandolo , crederebbe di contaminare la casa , così nessuno degli innumerevoli cani di Costantinopoli ha padrone . Formano tutti insieme una grande repubblica di vagabondi liberissimi , senza collare , senza nome , senza uffici , senza casa , senza leggi . Fanno tutto nella strada ; vi si scavano delle piccole tane , vi dormono , vi mangiano , vi nascono , vi allattano i piccini , e vi muoiono ; e nessuno , almeno a Stambul , li disturba menomamente dalle loro occupazioni e dai loro riposi . Essi sono i padroni della via . Nelle nostre città è il cane che si scansa per lasciar passare i cavalli e la gente . Là è la gente , sono i cavalli , i cammelli , gli asini che fanno anche un lungo giro per non pestare i cani . Nei luoghi più frequentati di Stambul , quattro o cinque cani raggomitolati e addormentati proprio nel bel mezzo della strada , si fanno girare intorno per una mezza giornata tutta la popolazione d ' un quartiere . E lo stesso accade a Pera e a Galata , benchè qui siano lasciati in pace non già per rispetto , ma perché sono tanti , che a volerseli cacciare di fra i piedi , bisognerebbe non far altro che tirar calci e legnate dal momento che s ' esce di casa al momento che si ritorna . A mala pena si scomodano quando , nelle strade piane , si vedono venire addosso una carrozza a tiro a quattro , che va come il vento , e non ha più tempo di deviare . Allora si alzano , ma non prima dell ' ultimo momento , quando hanno le zampe dei cavalli a un filo dalla testa , e trasportano stentatamente la loro pigrizia quattro dita più lontano : lo strettissimo necessario per salvare la vita . La pigrizia è il tratto distintivo dei cani di Costantinopoli . Si accucciano in mezzo alle strade , cinque , sei , dieci in fila od in cerchio , arrotondati in maniera che non paion più bestie , ma mucchi di sterco , e lì dormono delle giornate intere , fra un viavai e uno strepito assordante , e non c ' è nè acqua , nè sole , nè freddo che li riscuota . Quando nevica , rimangon sotto la neve ; quando piove , restano immersi nella mota fin sopra la testa , tanto che poi , alzandosi , paiono cani sbozzati nella creta , e non ci si vede più nè occhi , nè orecchie , nè muso . A Pera e a Galata , però , son meno indolenti che a Stambul , perché ci trovano meno facilmente da mangiare . A Stambul sono in pensione , a Pera e a Galata mangiano alla carta . Sono le scope viventi delle strade . Quello che rifiutano i maiali , per loro è ghiottoneria . Fuor che i sassi mangiano tutto , e appena hanno tanto in corpo da non morire , tornano a raggomitolarsi in terra e ridormono fin che non li sveglia la fame . Dormono quasi sempre nello stesso luogo . La popolazione canina di Costantinopoli è divisa per quartieri come la popolazione umana . Ogni quartiere , ogni strada è abitata , o piuttosto posseduta da un certo numero di cani , parenti ed amici , che non se ne allontanano mai , e non vi lasciano penetrare stranieri . Esercitano una specie di servizio di polizia . Hanno i loro corpi di guardia , i loro posti avanzati , le loro sentinelle fanno la ronda e le esplorazioni . Guai se un cane d ' un altro quartiere , spinto dalla fame , s ' arrischia nei possedimenti dei suoi vicini ! Una frotta di cagnacci insatanassati gli piomba addosso , e se lo coglie , lo finisce ; se non può coglierlo , lo insegue rabbiosamente fino ai confini del quartiere . Sino ai confini , non più in là ; il paese nemico è quasi sempre rispettato e temuto . Non si può dare un ' idea delle battaglie , dei sottosopra che seguono per un osso , per una bella , o per una violazione di territorio . Ogni momento si vede una frotta di cani stringersi furiosamente in un gruppo intricato e confuso , e sparire in un nuvolo di polvere , e lì urli e latrati e guaiti da lacerare le orecchie ad un sordo ; poi la frotta si sparpaglia , e a traverso il polverìo diradato si vedono distese sul terreno le vittime della mischia . Amori , gelosie , duelli , sangue , gambe rotte e orecchie lacerate , son l ' affare d ' ogni momento . Alle volte se ne radunan tanti e fanno tali baldorie davanti a una bottega , che il bottegaio e i garzoni son costretti ad armarsi di stanghe e di seggiole e a fare una sortita militare in tutte le regole per sgombrare la strada ; e allora si sentono risonar teste e schiene e pancie , e ululati che fanno venir giù l ' aria . A Pera e a Galata in specie , quelle povere bestie sono tanto malmenate , tanto abituate a toccare una percossa ogni volta che vedono un bastone , che al solo sentir battere sul ciottolato un ombrello o una mazzina , o scappano o si preparano a scappare ; ed anche quando sembra che dormano , tengono quasi sempre un occhio socchiuso , un puntino impercettibile di pupilla , con cui seguono attentissimamente , anche per un quarto d ' ora filato , e a qualunque distanza , tutti i più leggieri movimenti di qualsiasi oggetto che abbia apparenza d ' un bastone . E son così poco assuefatti a trattamenti umani , che basta , passando , accarezzarne uno , che dieci altri accorrono saltellando , mugolando , dimenando la coda , e accompagnano il protettore generoso fino in fondo alla strada , cogli occhi luccicanti di gioia e di gratitudine . La condizione d ' un cane a Pera e a Galata è peggiore , ed è tutto dire , di quella d ' un ragno in Olanda , che è l ' essere più perseguitato di tutto il regno animale . Non si può , vedendoli , non credere che ci sia anche per loro un compenso dopo morte . Anch ' essi , come ogni altra cosa a Costantinopoli , mi destavano una reminiscenza storica ; ma era un ' amara ironia ; erano i cani delle caccie famose di Baiazet , che correvano per le foreste imperiali dell ' Olimpo colle gualdrappine di porpora e coi collari imperlati . Quale diversità di condizione sociale ! La loro sorte infelice dipende anche in parte dalla loro bruttezza . Sono quasi tutti cani della razza dei mastini o dei can lupi , e ritraggono un po ' del lupo e della volpe ; o piuttosto non ritraggono di nulla ; sono orribili prodotti d ' incrociamenti fortuiti , screziati di colori bizzarri , della grandezza dei così detti cani da macellaio , e magri che se ne possono contar le costole a venti passi . La maggior parte poi , oltre alla magrezza , son ridotti dalle risse in uno stato che , se non si vedessero camminare , si piglierebbero per carcami di cani macellati . Se ne vedono colla coda mozza , colle orecchie monche , col dorso spelato , col collo scorticato , orbi d ' un occhio , zoppi di due gambe , coperti di guidaleschi e divorati dalle mosche ; ridotti agli ultimi termini a cui si può ridurre un cane vivente ; veri avanzi della fame , della guerra e della vaga venere . La coda , si può dire che è un membro di lusso : è raro il cane di Costantinopoli che la serbi intera per più di due mesi di vita pubblica . Povere bestie ! metterebbero pietà in un cuore di sasso ; eppure si vedono qualche volta potati e rosicchiati in un modo così strano , si vedono camminare con certi dondolamenti così svenevoli , con certi barcollii così grotteschi , che non si possono trattenere le risa . E non son nè la fame nè la guerra nè le legnate il loro peggiore flagello : è un uso crudele invalso da qualche tempo a Galata e a Pera . Sovente , di notte , i pacifici peroti sono svegliati nei loro letti da un baccano indiavolato ; e affacciandosi alle finestre , vedon giù nella strada una ridda spaventevole di cani che spiccano salti altissimi , e fanno rivoltoloni furiosi e battono capate tremende nei muri ; e la mattina all ' alba la strada è coperta di cadaveri . È il dottorino o lo speziale del quartiere , che avendo l ' abitudine di studiare la notte , e non volendo esser disturbati dalla canea , si sono procurati una settimana di silenzio con una distribuzione di polpette . Queste ed altre cagioni fanno sì che il numero dei cani diminuisca continuamente a Pera e a Galata ; ma a che pro ? Intanto a Stambul crescono e si moltiplicano , sin che non trovando più alimento nella città turca , migrano a poco a poco all ' altra riva , e riempiono nella famiglia sterminata tutti i vuoti che v ' han fatto le battaglie , la carestia e il veleno . * * * [ Gli eunuchi ] Ma vi sono altri esseri , a Costantinopoli , che fanno più compassione dei cani , e son gli eunuchi , i quali , come s ' introdussero fra i turchi malgrado i precetti formali del Corano che condannano questa infame degradazione della natura , sussistono ancora , malgrado la legge recente che ne proibisce il traffico , poichè è più forte della legge la scellerata avidità dell ' oro che fa commettere il delitto , e l ' egoismo spietato che se ne vale . Questi disgraziati s ' incontrano ad ogni passo nelle strade , come s ' incontrano , ad ogni passo nella storia . In fondo a ogni quadro della storia turca , campeggia una di queste figure sinistre , colle fila d ' una congiura nel pugno ; coperto d ' oro o intriso di sangue , vittima , o favorito , o carnefice , palesemente od occultamente formidabile , ritto come uno spettro all ' ombra del trono , o affacciato allo spiraglio d ' una porta misteriosa . Così per Costantinopoli , in mezzo alla folla affaccendata dei bazar , tra la moltitudine allegra delle Acque dolci , fra le colonne delle moschee , accanto alle carrozze , nei piroscafi , nei caicchi , in tutte le feste , in tutte le folle , si vede questa larva d ' uomo , questa figura dolorosa , che fa colla sua persona una macchia lugubre su tutti gli aspetti ridenti della vita orientale . Scemata l ' onnipotenza della corte , è scemata la loro importanza politica , come rilassandosi la gelosia orientale , è diminuita la loro importanza nelle case private ; i vantaggi del loro stato son quindi molto scaduti ; essi non trovano più che assai difficilmente nella ricchezza e nella dominazione un compenso alla loro sventura ; non si trovano più i Ghaznefer Agà che consentono alla mutilazione per diventar capi degli eunuchi bianchi ; tutti sono ora certamente vittime , e vittime senza conforti ; comprati o rubati bambini , in Abissinia od in Siria , uno su tre sopravvissuti al coltello infame , e rivenduti in onta alla legge , con una ipocrisia di segretezza , più odiosa d ' un aperto mercato . Non c ' è bisogno di farseli indicare , si riconoscono all ' aspetto . Son quasi tutti d ' alta statura , grassi , flosci , col viso imberbe e avvizzito , corti di busto , lunghissimi di gambe e di braccia . Portano il fez , un lungo soprabito scuro , i calzoni all ' europea e uno staffile di cuoio d ' ippopotamo , che è l ' insegna del loro ufficio . Camminano a lunghi passi , mollemente , come grandi bambini . Accompagnano le signore a piedi o a cavallo , davanti e dietro le carrozze , quando uno , quando due insieme , e rivolgono sempre intorno un occhio vigilante , che al menomo sguardo o atto irriverente di chi passa , piglia un ' espressione di rabbia ferina che mette paura e ribrezzo . Fuor di questi casi , il loro viso o non dice assolutamente nulla , o non esprime che un tedio infinito d ' ogni cosa . Non mi ricordo d ' averne visto ridere alcuno . Ce ne sono dei giovanissimi , che par che abbiano cinquant ' anni ; dei vecchi , che sembrano adolescenti invecchiati in un giorno ; dei molto pingui , tondi , molli , lucidi , che sembrano enfiati o ingrassati apposta come bestie suine ; tutti vestiti di panni fini , puliti e profumati come damerini vanitosi . Ci sono degli uomini senza cuore che passando accanto a quei disgraziati li guardano e ridono . Costoro credono forse che , essendo così come sono fin dall ' infanzia , non comprendano la loro sventura . Si sa invece che la comprendono e che la sentono ; ma se anche non si sapesse , come si potrebbe dubitarne ? Non appartenere ad alcun sesso , non essere che una mostra d ' uomo ; vivere in mezzo agli uomini e vedersene separati da un abisso ; sentir fremere la vita intorno a sè , come un mare , e dovervi rimanere in mezzo , immobili e solitarii come uno scoglio ; sentire tutti i propri pensieri e tutti i sentimenti strozzati da un cerchio di ferro che nessuna virtù umana potrà mai spezzare ; aver perpetuamente dinanzi un ' immagine di felicità , a cui tutto tende , intorno a cui tutto gira , di cui tutto si colora e s ' illumina , e sentirsene smisuratamente lontani , nell ' oscurità , in un vuoto immenso e freddo , come creature maledette da Dio ; essere anzi i custodi di quella felicità , la barriera che l ' uomo geloso mette fra i suoi piaceri ed il mondo , il puntello con cui assicura la sua porta , il cencio con cui copre il suo tesoro ; e dover vivere tra i profumi , in mezzo alle seduzioni , alla gioventù , alla bellezza , ai tripudi , colla vergogna sulla fronte , colla rabbia nell ' anima , disprezzati , scherniti , senza nome , senza famiglia , senza madre , senza un ricordo affettuoso , segregati dall ' umanità e dalla natura , ah ! dev ' essere un tormento che la mente umana non può comprendere , come quello di vivere con un pugnale confitto nel cuore . E questa infamia si sopporta ancora , questi sventurati passeggiano per le vie di una città d ' Europa , vivono in mezzo agli uomini , e non urlano , non mordono , non uccidono , non sputano in viso all ' umanità codarda che li guarda senza arrossire e senza piangere , e fa delle associazioni internazionali per la protezione dei gatti e dei cani ! La loro vita non è che un supplizio continuo . Quando le donne non li trovano arrendevoli ai loro intrighi , li odiano come carcerieri e come spie , e li torturano con una civetteria crudele , sino a farli diventar furiosi o insensati , come il povero eunuco nero delle Lettere persiane quando metteva nel bagno la sua signora . Tutto è sarcasmo per loro : portano dei nomi di profumi e di fiori , per allusione alle donne di cui sono custodi : sono possessori di giacinti , guardiani di gigli , custodi di rose e di viole . E qualche volta amano , gli sciagurati ! perché in loro delle passioni sono spenti gli effetti , non le cause ; e son gelosi , e si rodono e piangono lagrime di sangue ; e qualche volta , quando uno sguardo procace si fissa in volto alla loro donna , e s ' accorgono che è corrisposto , perdon la ragione e percuotono . Al tempo della guerra di Crimea un eunuco diede una frustata in viso ad un ufficiale francese , e questi gli spaccò il cranio con una sciabolata . Chi può dire che cosa soffrano , come li desoli la bellezza , come li strazii un vezzo , come li trafigga un sorriso , e quante volte mentre al loro orecchio arriva il suono d ' un bacio , la loro mano afferra il manico del pugnale ! Non è meraviglia che nel vuoto immenso del loro cuore non attecchiscano per lo più che le passioni fredde dell ' odio , della vendetta e dell ' ambizione ; che crescano acri , mordaci , pettegoli , pusillanimi , feroci ; che siano o bestialmente devoti o astutissimamente traditori , e che quando sono potenti , cerchino di vendicarsi sull ' uomo dell ' affronto che fu fatto in loro alla natura . Ma per quanto siano intristiti , sentono sempre nel cuore il bisogno prepotente della donna , e poichè non possono averla amante , la cercano amica ; si ammogliano ; sposano delle donne incinte , come Sunbullù , il grand ' eunuco di Ibraim I , per avere un bambino da amare ; si fanno un arem di vergini , come il grand ' eunuco di Ahmed II , per avere almeno lo spettacolo della bellezza e della grazia , l ' amplesso affettuoso , un ' illusione d ' amore ; adottano una figliuola per aver un seno di donna su cui chinare la testa quando son vecchi , per non morire senza sapere che cos ' è una carezza , per sentire nei loro ultimi anni una voce amorosa dopo aver sentito per tutta la vita il riso dell ' ironia e del disprezzo ; e non son rari quelli che , arricchiti alla corte o nelle grandi case , dove esercitano insieme l ' ufficio di capi degli eunuchi e d ' intendenti , si comprano , vecchi , una bella villetta sul Bosforo , e là cercano di dimenticare , di sopire il sentimento della propria sventura nell ' allegrezza delle feste e dei conviti . Fra le molte cose che mi furon dette di questi infelici , una mi è rimasta viva più di tutte nella memoria ; ed è un giovane medico di Pera che me l ' ha raccontata . Confutando gli argomenti di chi crede che gli eunuchi non soffrano : - Una sera , - mi disse , - uscivo dalla casa d ' un ricco musulmano , dov ' ero andato a visitare per la terza volta una delle sue quattro mogli malata di cuore . All ' uscire come all ' entrare m ' aveva accompagnato un eunuco gridando le solite parole : - donne , ritiratevi ! - per avvertir signore e schiave che un uomo era nell ' arem , e che non dovevano lasciarsi vedere . Quando fui nel cortile , l ' eunuco mi lasciò , ed io mi diressi solo verso la porta . Nel punto che stavo per aprire , mi sentii toccare il braccio , e voltandomi , mi vidi dinanzi , così tra il chiaro e lo scuro , un altro eunuco , un giovanetto di diciotto o vent ' anni , di aspetto simpatico , che mi guardava fisso con gli occhi umidi di lagrime . Gli domandai che cosa voleva . Titubò un momento a rispondere , poi m ' afferrò una mano con tutt ' e due le mani , e stringendomela convulsivamente mi disse con una voce tremante , in cui si sentiva un dolore disperato : - Dottore ! Tu che sai un rimedio per tutti i mali , non ne sapresti uno per il mio ? - Io non so dire quello che produssero in me queste semplici parole ; volli rispondere , mi mancò la voce , e non sapendo nè che fare nè che dire , apersi bruscamente la porta e fuggii . Ma per tutta quella sera e per molti giorni dopo , mi parve di vedere quel giovane e di sentir quelle parole , e più d ' una volta dovetti far forza a me stesso per non piangere di pietà . - O filantropi , pubblicisti , ministri , ambasciatori , e voi , signori deputati al Parlamento di Stambul e senatori della mezzaluna , levate un grido , in nome di Dio , perché questa sanguinosa ignominia , questa orrenda macchia dell ' onore umano , non sia più nel ventesimo secolo che una memoria dolorosa come le carneficine della Bulgaria . * * * [ L ' esercito ] Benchè sapessi , prima d ' arrivare a Costantinopoli , che non ci avrei più ritrovato traccia dello splendido esercito dei bei tempi antichi , pure , appena arrivato , cercai con vivissima curiosità i soldati , mia perpetua simpatia . Ma , pur troppo , trovai la realtà peggiore dell ' aspettazione . In luogo delle antiche vestimenta ampie , pittoresche e guerriere , trovai le divise nere e attillate , i calzoni rossi , le giacchettine scarse , i galloni da usciere , i cinturini da collegiale , e su tutte le teste , da quella del Sultano a quella del soldato , quel deplorabile fez , che oltre ad esser meschino e puerile , in specie sul cocuzzolo dei musulmani corpulenti , è cagione d ' infinite oftalmie ed emicranie . L ' esercito turco non ha più la bellezza d ' un esercito turco , non ha ancora la bellezza d ' un esercito europeo ; i soldati mi parvero tristi , svogliati e sudici ; saranno valorosi , ma non son simpatici . E quanto alla loro educazione , mi basta questo : che ho visto sergenti e ufficiali soffiarsi il naso colle dita in mezzo alla strada ; che ho visto un soldato di guardia al ponte , dove è proibito di fumare , strappar il sigaro di bocca a un viceconsole ; e che nella moschea dei dervis giranti di via di Pera , un altro soldato , me presente , per far capire a tre signori europei che bisognava levarsi il cappello , li scappellò tutti e tre con una manata . E ho saputo che , ad alzar la voce in simili casi , il meno che possa capitare è d ' essere abbracciati come un sacco di cenci e portati di peso nel corpo di guardia . Per la qual cosa , in tutto il tempo che rimasi a Costantinopoli , ho sempre dimostrato un profondo rispetto ai soldati . E d ' altra parte , cessai di meravigliarmi delle loro maniere , dopo aver visto coi miei occhi che cosa è quella gente prima di vestir l ' uniforme . Vidi un giorno passare per una strada di Scutari un centinaio di reclute che venivano probabilmente dall ' interno dell ' Asia Minore . Mi fecero compassione e ribrezzo . Mi parve di vedere quegli spaventosi banditi d ' Hassan il pazzo , che attraversarono Costantinopoli sulla fine del sedicesimo secolo , per andar a morire sotto la mitraglia austriaca nella pianura di Pest . Vedo ancora quelle faccie sinistre , quelle lunghe ciocche di capelli , quei corpi seminudi e arabescati , quegli ornamenti selvaggi , e sento il tanfo di serraglio di belve che lasciarono nella via . Quando giunsero le prime notizie delle stragi di Bulgaria , pensai subito a loro . - Debbono essere i miei amici di Scutari , - dissi in cuor mio . Essi però sono l ' unica immagine pittoresca che mi sia rimasta de ' soldati musulmani . Belli eserciti di Bajazet , di Solimano e di Maometto , chi vi potesse rivedere per un minuto , dall ' alto delle mura di Stambul , schierati sulla pianura di Daud - Pascià ! Ogni volta che passavo dinanzi alla porta trionfale d ' Adrianopoli , quei belli eserciti mi si affacciavano alla mente come una visione luminosa , e mi soffermavo a contemplare la porta , come se di momento in momento dovesse apparire il pascià quartier mastro , araldo delle schiere imperiali . Il pascià quartier mastro , in fatti , camminava alla testa dell ' esercito , con due code di cavallo , insegna della sua dignità . Dietro a lui , si vedeva di lontano un vivissimo luccichìo . Erano ottomila cucchiai di rame confitti nei turbanti di ottomila giannizzeri , in mezzo ai quali ondeggiavano le penne d ' airone e scintillavano le armature dei colonnelli , seguiti da uno sciame di servi carichi di armi e di vivande . Dietro ai giannizzeri veniva un piccolo esercito di volontarii e di paggi , colle vesti di seta , colle maglie di ferro , coi caschi luccicanti , accompagnati da una banda di musici ; dietro ai paggi , i cannonieri , coi cannoni uniti da catene di ferro ; e poi un altro piccolo esercito di agà , di paggi , di ciambellani , di soldati feudatarii , piantati sopra cavalli corazzati e impennacchiati . E questa non era che l ' avanguardia . Sopra le schiere serrate sventolavano stendardi di mille colori , ondeggiavano code di cavallo , s ' urtavano lancie , spade , archi , turcassi , archibugi , in mezzo ai quali si vedevano appena le faccie annerite dal sole delle guerre di Candia e di Persia ; e i suoni scordati dei tamburi , dei flauti , delle trombe e delle timballe , la voce dei cantanti che accompagnavano i giannizzeri , il tintinnio delle armature , lo strepito delle catene , le grida di : Allà , si confondevano in un frastuono festoso e terribile , che dal campo di Daud - Pascià si spandeva fino all ' altra riva del Corno d ' oro . Oh ! pittori e poeti che avete studiato amorosamente quel bel mondo orientale , svanito per sempre , aiutatemi a far uscir intero dalle vecchie mura di Stambul l ' esercito favoloso di Maometto III . L ' avanguardia è passata : un altro sfolgorìo s ' avanza . È il Sultano ? No , il Nume non è forse ancora uscito dal tempio . Non è che il corteo del vizir favorito . Sono quaranta agà vestiti di zibellino , su quaranta cavalli dalle gualdrappe di velluto e dalle redini d ' argento , a cui tien dietro una folla di paggi e di palafrenieri pomposi , che conducono a mano altri quaranta corsieri , bardati d ' oro , carichi di scudi , di mazze e di scimitarre . Viene innanzi un altro corteo . Non è ancora il Sultano . Sono i membri della Cancelleria di Stato , i grandi dignitari del Serraglio , il gran tesoriere , accompagnati da una banda di suonatori e da uno sciame di volontarii coi berretti purpurei ornati d ' ale d ' uccelli , vestiti di pelliccie , di taffettà incarnato , di pelli di leopardo , di kolpak ungheresi , e armati di lunghe lancie fasciate di seta e inghirlandate di fiori . Un ' altra onda di cavalli sfolgoranti esce dalla porta d ' Adrianopoli . Non è ancora il Sultano . È il corteo del gran vizir . Vien prima una folla d ' archibugieri a cavallo , di furieri e d ' agà benemeriti del gran Signore , e poi altri quaranta agà del gran vizir in mezzo a una foresta di mille e duecento lancie di bambù impugnate da mille e duecento paggi , e altri quaranta paggi del gran vizir vestiti di color ranciato e armati d ' archi e di turcassi ricamati d ' oro , e altri duecento giovanetti divisi in sei schiere di sei colori , in mezzo ai quali cavalcano governatori e parenti del primo ministro , seguiti da una turba di palafrenieri , d ' armigeri , d ' impiegati , di servi , di paggi , d ' agà dalle vesti dorate e di vessilliferi dalle bandiere di seta ; e ultimo il Kiaya , ministro dell ' interno , in mezzo a dodici sciaù , esecutori di giustizia , seguiti dalla banda del gran vizir . Un ' altra folla sbocca fuori dalle mura . Non è ancora il Sultano . È una folla di sciaù , di furieri , d ' impiegati , vestiti di assise splendide , che fanno corteo ai giureconsulti , ai mollà , ai muderrì , a cui tien dietro il gran cacciatore per le caccie al falcone , all ' avoltoio , allo sparviero ed al nibbio , seguito da una fila di cavalieri che portano in sella i gatti pardi ammaestrati alla caccia , e da una processione di falconieri , di scudieri , di squartatori , di guardiani di furetti , di drappelli di trombettieri e di mute di cani ingualdrappati e ingioiellati . Un ' altra folla compare . Gli spettatori accalcati si prostrano : è il Sultano ! Non è ancora il Sultano ; non è la testa , ma il cuore dell ' esercito ; il focolare del coraggio e dell ' ira sacra , l ' arca santa , il carroccio dei musulmani , intorno a cui s ' alzeranno mucchi di cadaveri e scorreranno torrenti di sangue , la bandiera verde del Profeta , l ' insegna delle insegne , tolta alla moschea del Sultano Ahmed , che sventola in mezzo a una turba feroce di dervis coperti di pelli d ' orso e di leone , in mezzo a una corona di sceicchi predicatori dall ' aspetto ispirato , ravvolti in mantelli di pelo di cammello ; fra due schiere d ' emiri , discendenti di Maometto , coronati di turbanti verdi , che levano tutti insieme un clamore minaccioso e sinistro di evviva , di ruggiti , di preghiere , di canti . Esce un ' altra ondata d ' uomini e di cavalli . Non è ancora il Sultano . È uno stuolo di sciaù che brandiscono i loro bastoni inargentati per far largo al giudice di Costantinopoli e al gran giudice d ' Asia e d ' Europa , i cui turbanti enormi torreggiano al disopra della folla ; sono il vizir favorito e il vizir caimacan , coi turbanti stelleggiati d ' argento e gallonati d ' oro ; sono tutti i vizir del divano , dinanzi ai quali ondeggiano le code di cavallo tinte di henné , appese in cima a lancie rosse ed azzurre ; e infine i giudici dell ' esercito e un codazzo sterminato di servi vestiti di pelli di leopardo e armati di stocco , e paggi e armigeri e vivandieri . Un altro barbaglio di colori e di splendori annunzia un altro corteo : è il Sultano finalmente ! Non è ancora il Sultano . È il gran vizir , vestito d ' un caffettano purpureo foderato di zibellino ; montato sopra un cavallo coperto d ' acciaio e d ' oro , seguito da uno sciame di servi in abito di velluto rosso , attorniato da una folla di alti dignitari e di luogotenenti generali dei giannizzeri , fra i quali biancheggia il muftì , come un cigno in mezzo a uno stormo di pavoni ; e dietro a costoro , fra due schiere di lancieri dai giustacuori dorati , fra due file d ' arcieri dai pennacchi a mezzaluna , i palafrenieri sfarzosi del serraglio che conducono per mano una frotta di cavalli arabi , turcomanni , persiani , caramaniani , dalle selle di velluto , dalle nappine di canutiglia , dalle redini dorate , dalle staffe damaschinate , carichi di scudi e d ' armi scintillanti di rubini e di smeraldi ; e infine due cammelli consacrati , uno dei quali porta il Corano e l ' altro una reliquia della Kaaba . Passato il corteo del gran vizir , scoppia una musica fragorosa di trombe e di tamburi , gli spettatori fuggono , il cannone tuona , uno stuolo di battistrada irrompe fuor della porta mulinando le scimitarre , ed ecco in mezzo a una selva fitta di lancie , di pennacchi e di spade , tra uno sfolgorio abbagliante di caschi d ' oro e d ' argento , sotto un nuvolo di stendardi di raso , ecco il Sultano dei Sultani , il re dei re , il distributore delle corone ai principi del mondo , l ' ombra di Dio sulla terra , l ' imperatore e signore sovrano del mar bianco e del mar nero , della Rumelia e dell ' Anatolia , della provincia di Sulkadr , del Diarbekir , del Kurdistan , dell ' Aderbigian , dell ' Agiem , dello Sciam , di Haleb , d ' Egitto , della Mecca , di Medina , di Gerusalemme , di tutte le contrade dell ' Arabia e dell ' Yemen e di tutte le altre provincie conquistate dai suoi gloriosi predecessori ed augusti antenati o sottomesse alla sua gloriosa maestà dalla sua spada fiammeggiante e trionfatrice . Il corteo solenne e tremendo passa lentamente , aprendo a quando a quando un piccolo spiraglio ; e allora s ' intravvedono i tre pennacchi imperlati del turbante del Dio , il viso pallido e grave e il petto lampeggiante di diamanti ; poi il cerchio si richiude , la cavalcata s ' allontana , le scimitarre minacciose s ' abbassano , gli spettatori atterriti rialzano la fronte , la visione è svanita . Al corteo imperiale tien dietro una folla d ' ufficiali di corte , di cui uno porta sul capo lo sgabello del Sultano , un altro la sciabola , un altro il turbante , un altro il mantello , un quinto la caffettiera d ' argento , un sesto la caffettiera d ' oro ; passano altre schiere di paggi ; passa il drappello degli eunuchi bianchi , passano trecento ciambellani a cavallo , vestiti di caffettani candidi ; passano le cento carrozze dell ' arem dalle ruote inargentate , tratte da buoi inghirlandati di fiori o da cavalli bardati di velluto , e fiancheggiate da una legione d ' eunuchi neri ; passano trecento schiere di mule che portano i bagagli e il tesoro della corte , passano mille cammelli carichi di acqua , passano mille dromedarii carichi di viveri ; passa un esercito di minatori , d ' armaioli e d ' operai di Stambul , accompagnati da bande di buffoni e di giocolieri ; e in fine passa il grosso dell ' esercito combattente : le orte dei giannizzeri , i silidar gialli , gli azab porporini , gli spahí dalle insegne rosse , i cavalieri stranieri dagli stendardi bianchi , i cannoni che vomitano blocchi di marmo e di piombo , le milizie feudatarie dei tre continenti , i volontarii selvaggi delle estreme provincie dell ' impero ; nuvoli di bandiere , selve di pennacchi , torrenti di turbanti , valanghe di ferro , che vanno a rovesciarsi sull ' Europa come una maledizione di Dio , lasciando dietro di sè un deserto sparso di macerie fumanti e di piramidi di teschi . * * * [ L ' ozio ] Benchè in qualche ora del giorno Costantinopoli paia molto operosa , in realtà è forse la città più pigra dell ' Europa . Per questo , turchi e franchi si possono dare la mano . Si levano tutti il più tardi possibile . Anche d ' estate , all ' ora in cui le nostre città son già in movimento da un capo all ' altro , Costantinopoli dorme ancora . Prima che il sole sia alto , è difficile trovare una bottega aperta e poter bere una tazza di caffè . Alberghi , uffici , bazar , banche , tutto russa allegramente , e non si scuoterebbe nemmeno col cannone . S ' aggiungano le feste : il venerdì dei turchi , il sabato degli ebrei , la domenica dei cristiani , i santi innumerevoli del calendarii greci ed armeni , osservati scrupolosamente ; tutte feste che , sebbene siano parziali , costringono all ' ozio anche una parte della popolazione che v ' è straniera ; e s ' avrà un ' idea del lavoro che può fare Costantinopoli nel giro di sette giorni . Vi sono degli uffici che non stanno aperti più di ventiquattr ' ore per settimana . Ogni giorno v ' è uno dei cinque popoli della grande città che va a zonzo per le strade , in abito festivo , senz ' altro pensiero che d ' ammazzare il tempo . In quest ' arte i turchi sono maestri . Son capaci di far durare per una mezza giornata una tazza di caffè da due soldi e di star cinque ore immobili a ' piedi d ' un cipresso d ' un cimitero . Il loro ozio è veramente l ' ozio assoluto , fratello della morte come il sonno , un riposo profondo di tutte le facoltà , una sospensione di tutte le cure , un modo di esistenza affatto sconosciuto agli europei . Non vogliono nemmeno aver il pensiero di passeggiare . A Stambul non ci sono passeggi fatti espressamente , e se ci fossero , il turco non ci andrebbe , perché l ' andare apposta in un luogo determinato per far del movimento , gli parrebbe una specie di lavoro . Egli entra nel primo cimitero o infila la prima strada che gli si presenta , e va senza proposito dove lo portan le gambe , dove lo conducono i serpeggiamenti del sentiero , dove lo trascina la folla . Raramente egli va in un luogo per vedere il luogo . Vi sono dei turchi di Stambul che non sono mai andati più in là di Kassim - pascià , dei signori musulmani che non si sono mai spinti oltre le isole dei Principi dove hanno un amico , e oltre il Bosforo dove hanno una villa . Per loro il colmo della beatitudine consiste nell ' inerzia della mente e del corpo . Perciò lasciano ai cristiani irrequieti le grandi industrie che richiedono cure , passi e viaggi ; e si ristringono al commercio minuto , che si può esercitar da seduti , e quasi più cogli occhi che col pensiero . Il lavoro che fra noi è quello che signoreggia e regola tutte le altre occupazioni della vita , là è subordinato , come un ' occupazione secondaria , a tutti i comodi e a tutti i piaceri . Qui , il riposo non è che un ' interruzione del lavoro ; là il lavoro non è che una sospensione del riposo . Prima bisogna a qualunque costo dormicchiare , sognare , fumare , quelle tante ore ; e poi , nei ritagli di tempo , far qualche cosa per procacciarsi la vita . Il tempo , per i turchi , significa tutt ' altra cosa da quel che significa per noi . La moneta giorno , mese , anno , per loro non ha che la centesima parte del valore che ha in Europa . Il minor tempo che domandi un impiegato d ' un ministero turco per dare una qualunque risposta intorno al più semplice affare , è un paio di settimane . La premura di finire una cosa per il piacere di finirla , non sanno che cosa sia . Dai facchini all ' infuori , non si vede mai per le vie di Stambul un turco affaccendato che affretti il passo . Tutti camminano colla stessa cadenza , come se misurassero tutti l ' andatura al suono d ' uno stesso tamburo . Per noi la vita è un torrente che precipita ; per loro è un ' acqua che dorme . * * * [ La notte ] Costantinopoli è di giorno la città più splendida e di notte la città più tenebrosa d ' Europa . Pochi fanali , a gran distanza l ' un dall ' altro , rompono appena l ' oscurità nelle vie principali ; le altre son buie come spelonche , e non vi è chi ci s ' arrischii senza un lume alla mano . Perciò , col cader della notte , la città si fa deserta ; non si vedono più che guardie notturne , frotte di cani , peccatrici furtive , qualche brigata di giovanotti che sbuca dalle birrerie sotterranee , e lanterne misteriose che appariscono e spariscono , come fuochi fatui , qua e là per i vicoli e pei cimiteri . Allora bisogna contemplare Stambul dai luoghi alti di Pera e di Galata . Le innumerevoli finestrine illuminate , i fanali dei bastimenti , i riflessi del Corno d ' oro e le stelle , formano sopra un orizzonte di quattro miglia un immenso tremolìo di punti di foco , in cui si confondono il porto , la città ed il cielo , e par tutto firmamento . E quando il cielo è nuvoloso e in un piccolo spazio sereno splende la luna , si vedono sopra Stambul tutta scura , sopra le macchie nerissime dei boschi e dei giardini , biancheggiare le moschee imperiali , come una fila di enormi tombe di marmo , e la città presenta l ' immagine della necropoli d ' un popolo di giganti . Ma è anche più bella e più solenne nelle notti senza stelle e senza luna , nell ' ora in cui tutti i lumi son spenti . Allora non si vede che un ' immensa macchia nera dal Capo del Serraglio al sobborgo d ' Eyub , un profilo smisurato in cui le colline sembran montagne , e le punte infinite che le coronano , pigliano apparenze fantastiche di foreste , di eserciti , di rovine , di castelli , di roccie , che fanno vagare la mente nelle regioni dei sogni . In queste notti oscure , è bello il contemplare Stambul da un ' alta terrazza e abbandonarsi alla propria fantasia : penetrar col pensiero in quella grande città tenebrosa , scoperchiare quella miriade di arem rischiarati da una luce languente , veder le belle favorite che tripudiano , le abbandonate che piangono , gli eunuchi frementi che tendono l ' orecchio alle porticine ; seguire gli amanti notturni per i labirinti dei vicoli montuosi ; girare per le gallerie silenziose del gran bazar , passeggiare per i vasti cimiteri deserti , smarrirsi in mezzo alle innumerevoli colonne delle grandi cisterne sotterranee ; raffigurarsi d ' esser rimasti chiusi nella gigantesca moschea di Solimano e di far risonare le navate oscure di grida di spavento e d ' orrore strappandosi i capelli e invocando la misericordia di Dio ; e poi tutt ' a un tratto esclamare : - Che baie ! Sono sulla terrazza del mio amico Santoro , e nella sala di sotto m ' aspetta una cena da sibarita in compagnia dei più amabili capi ameni di Pera . * * * [ La vita a Costantinopoli ] In casa del mio buon amico Santoro si radunavano ogni sera molti italiani : avvocati , artisti , medici , negozianti , coi quali passai delle ore carissime . Quella era una conversazione ! Se fossi stato stenografo , avrei potuto cavarne ogni sera un libro amenissimo . Il medico che aveva visitato un arem , il pittore ch ' era stato sul Bosforo a fare il ritratto a un pascià , l ' avvocato che aveva difeso una causa dinanzi a un tribunale , il caposcarico che aveva stretto il nodo d ' un amoretto internazionale , raccontavano le loro avventure , ed ogni racconto era un bozzetto graziosissimo di costumi orientali . Ogni momento se ne sentiva una nuova . Arrivava uno : - Sapete quello che è seguito stamani ? Il Sultano ha tirato un calamaio sulla testa al ministro delle finanze . - Arrivava un altro : - Avete inteso la notizia ? Il governo , dopo tre mesi , ha finalmente pagato gli stipendi agli impiegati , e Galata è inondata da un torrente di monete di rame . - Arrivava un terzo , e raccontava che un turco presidente di tribunale , irritato delle cattive ragioni colle quali un cattivo avvocato francese difendeva una causa sballata , gli aveva fatto questo bel complimento in presenza di tutto l ' uditorio : - Caro avvocato , è inutile che tu ti affanni tanto per far parer buona la tua causa ; la ... - e aveva pronunziato in tutte lettere la parola di Cambronne - per quanto la si volti e la si rivolti , è sempre ... - e aveva pronunziato un ' altra volta quella parola . La conversazione , naturalmente , spaziava in un campo geografico affatto nuovo per me . Colla stessa frequenza con cui si parla fra noi di persone e di cose di Parigi , di Vienna , di Ginevra , là si parlava di persone e di cose di Tiflis , di Trebisonda , di Teheran , di Damasco , dove uno aveva un amico , un altro c ' era stato , un terzo ci voleva andare ; io mi sentivo nel centro d ' un altro mondo , e tutt ' intorno mi si aprivano nuovi orizzonti . E qualche volta pensavo con rammarico al giorno in cui avrei dovuto rientrare nel cerchio angusto della mia vita ordinaria . Come potrò più adattarmi - dicevo tra me - a quei soliti discorsi e a quei soliti casi ? E questo è un sentimento che provano tutti gli Europei di Costantinopoli . A chi ha vissuto quella vita , ogni altra pare che debba riuscire scolorita e uniforme . È una vita più leggiera , più facile , più giovanile di quella d ' ogni altra città d ' Europa . Quel viver là come accampati in un paese straniero , in mezzo a un succedersi continuo d ' avvenimenti strani e imprevedibili , finisce coll ' infondere un certo sentimento della instabilità e della futilità delle cose mondane , che somiglia molto alla fede fatalistica dei musulmani , e dà una certa serenità spensierata d ' avventurieri . L ' indole di quel popolo che vive , come disse un poeta , in una specie di famigliarità intima colla morte , considerando la vita come un pellegrinaggio , durante il quale nè c ' è tempo nè mette conto di prefiggersi dei grandi scopi da conseguire con lunghe fatiche , si attacca a poco a poco anche all ' europeo , e lo riduce a vivere un po ' alla giornata , senza frugar troppo dentro sè stesso , e facendo nel mondo , per quanto gli è possibile , la parte semplice e riposata di spettatore . L ' aver che fare con popoli tanto diversi , e il dover pensare e parlare un po ' a modo di tutti , dà allo spirito una certa leggerezza che lo fa come sorvolare a molti sentimenti ed idee , a cui noi , nei nostri paesi , vorremmo che si conformasse il mondo , e per ottenerlo , e del non poterlo ottenere , ci affanniamo . Oltrechè la presenza del popolo musulmano , oggetto continuo di curiosità e di osservazione , è uno spettacolo di tutti i giorni , che rallegra e svia la mente da molti pensieri e da molte cure . E a questo giova anche la forma della città assai più che non potrebbero fare le città nostre , nelle quali lo sguardo e il pensiero è quasi sempre come imprigionato in una strada o in un circuito angusto ; mentre là , ad ogni tratto , occhio e mente trovano una scappatoia per la quale si slanciano a immense lontananze ridenti . E c ' è infine una illimitata libertà di vita , concessa dalla grandissima varietà dei costumi : là tutto si può fare , nulla stupisce ; la notizia della cosa più strana muore appena uscita in quell ' immensa anarchia morale ; gli europei vivono là come in una confederazione di repubbliche ; vi si gode la libertà che si godrebbe in qualunque città europea nel momento d ' un grande trambusto ; è come un veglione interminabile o un perpetuo martedì grasso . Per questo , più che per la bellezza , Costantinopoli è una città , che non si può abitare un certo tempo , senza ricordarla poi con un sentimento quasi di nostalgia ; per questo gli europei l ' amano ardentemente e vi mettono radici profonde ; ed è giusto in questo senso il chiamarla come i turchi " la fata dai mille amanti " o dire col loro proverbio che chi ha bevuto dell ' acqua di Top - hané , - non c ' è più rimedio , - è innamorato per la vita . * * * [ Gl ' Italiani ] La colonia italiana è una delle più numerose di Costantinopoli ; ma non delle più prospere . Ha pochi ricchi , molti miserabili , specialmente operai dell ' Italia meridionale che non trovan lavoro , ed è la colonia più meschinamente rappresentata dalla stampa periodica , quando pure è rappresentata , perché i suoi giornali non fanno che nascere e morire . Quando c ' ero io , s ' aspettava l ' apparizione del Levantino , ed era uscito intanto un numero di saggio , che annunziava i titoli accademici e i meriti speciali del direttore : settantasette in tutto , senza contare la modestia . Bisogna passeggiare la mattina della domenica in via di Pera , quando le famiglie italiane vanno alla messa . Si sentono parlare tutti i dialetti d ' Italia . Io mi ci godevo ; ma non sempre . Qualche volta sentivo quasi pietà al vedere tanti miei concittadini senza patria , molti dei quali dovevano esser stati sbalestrati là chi sa da che avvenimenti dolorosi o strani ; al veder quei vecchi , che forse non avrebbero mai più riveduta l ' Italia ; quei bambini , a cui quel nome non doveva risvegliare che un ' immagine confusa d ' un paese caro e lontano ; quelle ragazze di cui molte dovevano forse sposare uomini d ' un ' altra nazione , e fondar famiglie in cui non sarebbe rimasto altro d ' italiano che il nome e le memorie della madre . Vedevo delle belle genovesine che parevano discese allora dai giardini dell ' Acquasola , dei bei visetti napoletani , delle testine capricciose che mi pareva d ' aver incontrate cento volte sotto i portici di Po o sotto la Galleria di Milano . Avrei voluto legarle tutte a due a due con un nastrino color di rosa , metterle in un bastimento e ricondurle in Italia filando quindici nodi all ' ora . Come curiosità , avrei anche voluto portare in Italia un saggio della lingua italiana che si parla a Pera dagl ' italiani nati nella colonia ; e specialmente da quelli della terza o della quarta generazione . Un accademico della Crusca che li sentisse , si metterebbe a letto colla terzana . La lingua che formerebbero mescolando il loro italiano un usciere piemontese , un fiaccheraio lombardo e un facchino romagnolo , credo che sarebbe meno sciagurata di quella che si parla in riva al Corno d ' oro . È un italiano già bastardo , screziato d ' altre quattro o cinque lingue alla loro volta imbastardite . E il curioso è che , in mezzo agl ' infiniti barbarismi , si senton dire di tratto in tratto , da coloro che hanno qualche coltura , delle frasi scelte e delle parole illustri , come dei puote , degli imperocchè , degli a ogni piè sospinto , degli havvi , dei puossi ; ricordi di letture d ' Antologia , colle quali molti di quei nostri buoni compatrioti cercano , nei ritagli di tempo , di rifarsi la bocca al toscano parlar celeste . Ma appetto agli altri , costoro posson pretendere , come diceva il Cesari , alla fama di buoni dicitori . Ce n ' è di quelli che non si capiscono quasi più . Un giorno fui accompagnato non so dove da un giovanetto italiano di sedici o diciassette anni , amico d ' un mio amico , nato a Pera . Per strada , attaccai discorso . Mi parve che non volesse parlare . Rispondeva a mezza voce , a parole tronche , abbassando la testa , e facendo il viso rosso : si vedeva che pativa . - Via che cos ' ha ? - gli domandai . - Ho - rispose sospirando - che parlo tanto male ! - Continuando a discorrere , in fatti , m ' accorsi che balbettava un italiano bizzarro , pieno di parole contraffatte e incomprensibili , molto somigliante a quella così detta lingua franca , la quale , come disse un bell ' umore francese , consiste in un certo numero di vocaboli e di modi italiani , spagnuoli , francesi , greci , che si buttano fuori l ' un dopo l ' altro rapidissimamente , finchè se ne imbrocca uno che sia capito dalla persona che ascolta . Questo lavoro , però , occorre raramente di farlo a Pera e a Galata , dove un po ' d ' italiano lo capiscono e lo parlano quasi tutti , compresi i turchi . Ma è lingua , se si può chiamar lingua , quasi esclusivamente parlata , se si può dir parlata . La lingua più comunemente usata scrivendo è la francese . Letteratura italiana non ce n ' è . Mi ricordo soltanto d ' aver trovato un giorno , in un caffè di Galata affollato di negozianti , in fondo a un giornaletto commerciale scritto metà in francese e metà in italiano , sotto le notizie della Borsa , otto versetti malinconici , che parlavano di zeffiri , di stelle e di sospiri . Oh povero poeta ! Mi parve di veder lui , in persona , sepolto sotto un mucchio di mercanzie , che esalasse con quei versi il suo ultimo fiato . * * * [ I teatri ] A Costantinopoli , chi è molto forte di stomaco , può passar la sera al teatro , e può scegliere tra una canaglia di teatruccoli d ' ogni specie , molti dei quali sono insieme giardini e birrerie , e in qualcuno si ritrova sempre la commedia italiana , o piuttosto una muta di attori italiani , i quali fanno spesso desiderare di veder convertita la platea in un vasto mercato di frutte verdi . I turchi , però , frequentano di preferenza i teatri in cui certe francesi imbellettate , scollacciate e sfrontate , cantano delle canzonette coll ' accompagnamento d ' un ' orchestra da galera . Uno di questi teatri era allora l ' Alhambra , posto nella gran via di Pera : un lungo stanzone , sempre affollato , e tutto rosso di fez dal palco scenico alla porta . Che cosa fossero quelle canzonette e con che razza di gesti quelle intrepide signore s ' ingegnassero di farne capire ai turchi i significati riposti , non si può nè immaginare nè credere . Solo chi è stato al teatro los Capellanes di Madrid , può dire d ' aver sentito e visto qualchecosa di simile . Agli scherzi più procaci , ai gesti più impudenti , tutti quei turconi , seduti in lunghe file , prorompevano in grasse risa ; e cadendo allora dalle loro faccie la maschera della dignità abituale , vi appariva tutto il fondo della loro natura e tutti i segreti della loro vita grossolanamente sensuale . Eppure non v ' è nulla che il turco nasconda abitualmente così bene come la sensualità della sua natura e della sua vita . Per le strade , l ' uomo non s ' accompagna mai alla donna ; raramente la guarda ; più raramente ne parla ; ritiene quasi come un ' offesa che gli si domandi notizia delle sue mogli ; a giudicar dalle apparenze , si direbbe che quel popolo è il più casto e il più austero della terra . Ma sono mere apparenze . Quello stesso turco che arrossisce fino alle orecchie se gli si domanda come sta la sua sposa , manda i suoi bimbi e le sue bimbe a sentire le turpissime oscenità di Caragheus , che corrompe la loro fantasia prima che si sian svegliati i loro sensi ; ed egli stesso dimentica sovente le dolcezze dell ' arem per le voluttà nefande di cui diede il primo esempio famoso Baiazet la folgore , e non l ' ultimo , probabilmente , Mahmut il riformatore . E quando non ci fosse altro , basterebbe quel Caragheus a dare nello stesso tempo un ' immagine e una prova della profonda corruzione che si nasconde sotto il velo dell ' austerità musulmana . È una figurina grottesca che rappresenta la caricatura del turco del mezzo ceto , una specie d ' ombra chinese , che muove le braccia , le gambe e la testa dietro un velo trasparente , e fa quasi sempre da protagonista in certe commediole strampalatamente buffonesche , di cui il soggetto è per lo più un intrigo amoroso . Egli è un quissimile , ma depravato , di Pulcinella : sciocco , furbo e cinico , lussurioso come un satiro , sboccato come una baldracca , e fa ridere , anzi urlare d ' entusiasmo l ' uditorio con ogni sorta di lazzi , di bisticci e di gesticolamenti stravaganti , che sono o nascondono ordinariamente un ' oscenità . E di che natura siano queste oscenità , è facile immaginarlo quando si sappia che se Caragheus nello spirito somiglia a Pulcinella , nel corpo somiglia a Priapo ; della quale somiglianza , prima che la censura restringesse d ' alquanto la sua libertà sconfinata , egli dava tratto tratto la prova visibile alla platea , e spesso tutta la commedia girava sopra questo nobilissimo perno . * * * [ La cucina ] Volendo fare un po ' di studio anche della cucina turca , mi feci condurre dai miei buoni amici di Pera in una trattoria ad hoc , dove si trova qualunque piatto orientale , dalle più squisite ghiottornie del Serraglio fino alla carne di cammello acconciata all ' araba e alla carne di cavallo condita alla turcomanna . L ' amico Santoro ordinò un desinare rigorosamente turco dall ' antipasto alle frutta , ed io , incoraggiandomi col pensiero dei molti uomini egregi morti per la scienza , mandai giù un po ' di tutto senza emettere un grido . Ci furono serviti più d ' una ventina di piatti . I Turchi , come gli altri popoli orientali , sono un po ' in questo come i ragazzi : al satollarsi di poche cose , preferiscono il beccare un tantino di moltissime ; pastori d ' ieri l ' altro , poichè son diventati cittadini , pare che disdegnino la semplicità del mangiare come una pitoccheria da villani . Non potrei rendere un conto esatto di tutte le pietanze poichè di molte non m ' è rimasta che una vaga reminiscenza sinistra . Ricordo il Rebab , che è composto di piccolissimi pezzetti di montone arrostiti a fuoco vivo , conditi con molto pepe e molto garofano , e serviti su due biscotti molli e grassi : piatto indicabile per i reati leggieri . Risento ancora qualche volta il sapore del pilav , composto di riso e di montone , ch ' è il sine qua non di tutti i desinari , e per così dire il piatto sacramentale dei turchi , come i maccheroni per i napoletani , il cuscussù per gli arabi e il puchero per gli Spagnuoli . Ricordo , ed è la sola cosa che ricordi con desiderio , il Rosh ' ab , che si beve col cucchiaio in fin di tavola : fatto d ' uva secca , di pomi , di prune , di ciliegie e d ' altre frutta , cotte nell ' acqua con molto zucchero , e aggraziate con essenza di muschio o con acqua di rosa e di cedro . C ' erano poi molti altri piattini di carne d ' agnello e di montone , ridotta in bricioli e bollita tanto che non aveva quasi più sapore ; dei pesci natanti nell ' olio , delle pallottoline di riso ravvolte in foglie di vite , della zucca giulebbata , delle insalatine impastate , delle composte , delle conserve , degl ' intingoli conditi con ogni sorta di erbe aromatiche , da poterne notar uno in coda ad ogni articolo del codice penale , per i delinquenti recidivi . Infine un gran piatto di dolci , capolavoro di qualche pasticciere arabo , fra cui v ' era un piccolo piroscafo , un leoncino chimerico e una casettina di zucchero colle sue finestrine ingraticolate . Tutto sommato , mi parve d ' essermi vuotata in corpo una farmacia portatile , e d ' aver veduto uno di quei desinaretti che preparano per spasso i ragazzi , coprendo una tavola di piattini pieni di mattone trito , d ' erba pesta e di frutti spiaccicati , che facciano un bel vedere di lontano . Tutti quei piatti vengon serviti rapidamente a quattro o cinque alla volta , e i turchi vi pescano colle dita , non essendo in uso fra loro altro che il coltello e il cucchiaio ; e serve per tutti una sola coppa , nella quale un servitore versa continuamente acqua concia . Così non facevano però i turchi che desinavano vicino a noi nella trattoria . Eran turchi amanti dei proprii comodi , tanto è vero che tenevano le babbuccie sulla tavola ; avevano ciascuno il loro piatto , si servivano bravamente della forchetta , e trincavano liquore a tutto spiano , in barba a Maometto . Osservai di più che non baciarono il pane , da buoni musulmani , prima di cominciare a mangiare , e che non si peritavano a slanciare tratto tratto un ' occhiata concupiscente alle nostre bottiglie , quantunque , giusta le sentenze dei muftì , sia peccato anche il fissar gli occhi sopra una bottiglia di vino . Del resto questo " padre delle abbominazioni " , del quale basta una goccia a far cadere sul capo del musulmano " gli anatemi di tutti gli angioli del cielo e della terra " va di giorno in giorno guadagnando devoti fra i turchi , e ormai si può dire che è un resto di rispetto umano quello che li trattiene dal rendergli un pubblico omaggio ; e io credo che se un giorno scendesse tutt ' a un tratto sopra Costantinopoli una tenebra fitta , e dopo un ' ora tornasse a splendere il sole improvvisamente , si sorprenderebbero cinquantamila turchi colla bottiglia alla bocca . E anche in questo , come in molti altri traviamenti degli Osmanli , furono la pietra dello scandalo i Sultani ; ed è curioso che sia appunto la dinastia regnante sopra un popolo per il quale è un ' offesa a Dio il bever vino , quella che forse , fra tutte le dinastie d ' Europa , ha dato da registrare alla storia un maggior numero d ' ubbriaconi : tanto è parso dolce il frutto proibito anche alle ombre di Dio sulla terra . Fu , si dice , Baiazet I quello che iniziò la serie interminabile delle cotte imperiali , e come nel peccato originale , fu anche in questo prima colpevole la donna : la moglie dello stesso Baiazet , figlia del re dei Serbi , che offerse al marito il primo bicchiere di Tokai . Poi Baiazet II s ' ubbriacò di vin di Cipro e di vin di Schiraz . Poi quel medesimo Solimano I , che fece bruciare nel porto di Costantinopoli tutti i bastimenti carichi di vino e versar piombo liquefatto in bocca ai bevitori , morì brillo per mano d ' un arciere . Poi venne Selim II , soprannominato il messth , l ' ubbriaco , il quale pigliava delle bertucce che duravan tre giorni , e durante il suo regno trincarono pubblicamente uomini di legge e uomini di religione . Invano Maometto III tuona contro " l ' abbominazione suggerita dal demonio " ; invano Ahmed I fa distruggere tutte le taverne e sfondare tutti i tini di Stambul ; invano Murad IV gira per la città accompagnato dal carnefice , e fa cader la testa di chi ha il fiato vinoso . Egli stesso , l ' ipocrita feroce , barcolla per le sale del serraglio come un bettolante plebeo ; e dopo di lui la bottiglia , piccolo e festoso folletto nero , irrompe nei serragli , si caccia nelle botteghe dei bazar , si nasconde sotto il capezzale dei soldati , ficca la sua testa inargentata o purpurea sotto il divano delle belle , e violata la soglia delle moschee , spruzza le sue spume sacrileghe sulle pagine ingiallite del Corano . * * * [ Maometto ] A proposito di religione , io non potevo , passeggiando per Costantinopoli , levarmi dalla testa questo pensiero : se non si sentisse la voce dei muezzin , come s ' accorgerebbe un cristiano che la religione di questo popolo non è la sua ? L ' architettura bizantina delle moschee può farle parere chiese cristiane ; del rito islamitico non si vede alcun segno esteriore ; i soldati turchi scortano il viatico ; un cristiano ignorante potrebbe vivere un anno a Costantinopoli senz ' accorgersi che sulla maggior parte della popolazione regna Maometto invece di Cristo . E questo pensiero mi riconduceva sempre a quello delle piccole differenze sostanziali , del filo d ' erba , come dicevano gli abissini cristiani ai primi seguaci di Maometto , che divide le due religioni ; e alla piccola causa per la quale avvenne che l ' Arabia si convertisse all ' islamismo , invece che al cristianesimo , o se non al cristianesimo a una religione così strettamente affine ad esso , che , o confondendosi con esso posteriormente od anche rimanendo tal quale , avrebbe mutate affatto le sorti del mondo orientale . E quella piccola causa fu la natura voluttuosa d ' un bel giovane arabo , alto , bianco , dagli occhi neri , dalla voce grave , dall ' anima ardente , il quale , non avendo la forza di dominare i propri sensi , invece di recidere alle radici il vizio dominante del suo popolo , si contentò di potarlo ; invece di proclamare l ' unità coniugale come proclamò l ' unità di Dio , non fece che stringere in un cerchio più angusto , consacrato dalla religione , la dissolutezza e l ' egoismo dell ' uomo . Certo ch ' egli avrebbe avuto a vincere una resistenza più forte ; ma non può parere impossibile che la vincesse , chi atterrò , per fondare il culto d ' un Dio unico fra un popolo idolatra , un edifizio enorme di tradizioni , di superstizioni , di privilegi , d ' interessi d ' ogni natura , strettissimamente intrecciati da secoli , e chi fece accettare fra i dogmi della sua religione , per cui morirono poi milioni di credenti , un paradiso , il cui primo annunzio destò in tutto il suo popolo un sentimento d ' indignazione e di scherno . Ma il bel giovane arabo patteggiò coi suoi sensi e mezza la terra mutò faccia , poichè fu veramente la poligamia il vizio capitale della sua legislazione , e la cagione prima della decadenza di tutti i popoli che abbracciarono la sua fede . Senza questa degradazione dell ' un sesso a favore dell ' altro , senza la sanzione di questa enorme ingiustizia , che turba tutto quanto l ' ordine dei doveri umani , che corrompe la ricchezza , che opprime la povertà , che fomenta l ' ignavia , che snerva la famiglia , che generando la confusione dei diritti di nascita nelle dinastie regnanti , sconvolge le reggie e gli Stati , che s ' oppone , infine , come una barriera insuperabile all ' unione della società musulmana colle società d ' altra fede che popolano l ' oriente ; se , per tornare alla prima cagione , il bel giovane arabo avesse avuto la disgrazia di nascere un po ' meno robusto o la forza di vivere un po ' più casto , chi sa ! forse ci sarebbe ora un Oriente ordinato e civile , e sarebbe più innanzi d ' un secolo la civiltà universale . * * * [ Il Ramazan ] Trovandomi a Costantinopoli nel mese di Ramazan , che è il nono mese dell ' anno turco , nel quale cade la quaresima musulmana , vidi ogni sera una scena comica che merita d ' essere descritta . Durante tutta la quaresima è proibito ai turchi di mangiare , di bere e di fumare dal levar del sole al tramonto . Quasi tutti gozzovigliano poi tutta la notte ; ma fin che c ' è il sole , rispettano quasi tutti il precetto religioso , e nessuno ardisce di trasgredirlo pubblicamente . Una mattina il mio amico ed io andammo a visitare un nostro conoscente , aiutante di campo del Sultano , un giovane ufficiale spregiudicato , e lo trovammo in una stanza a terreno del palazzo imperiale , con una tazza di caffè fra le mani . Come mai - gli domandò Yunk - osate prendere il caffè dopo il levar del sole ? - L ' ufficiale scrollò le spalle e rispose che se ne rideva del Ramazan e del digiuno ; ma proprio in quel punto s ' aperse improvvisamente una porta , ed egli fece un movimento così rapido per nasconder la tazza , che se la versò mezza sui piedi . Si capisce da questo che rigorosa astinenza debbano serbare tutti coloro che stanno tutto il giorno sotto gli occhi della gente : i barcaiuoli per esempio . Per godersela , bisogna andarli a vedere dal ponte della Sultana Validè , qualche minuto prima che si nasconda il sole . Tra quei che stan fermi e quei che vogano , tra vicini e lontani , se ne vede intorno a un migliaio . Sono tutti digiuni dall ' alba , arrabbiano dalla fame , han già la loro cenetta pronta nel caicco , girano continuamente gli occhi dal sole alla cena e dalla cena al sole , s ' agitano e sbuffano come le fiere d ' un serraglio nel momento della distribuzione delle carni . Il nascondersi del sole è annunziato da un colpo di cannone . Non c ' è caso che prima di quel momento sospirato nessuno si metta in bocca nè un briciolo di pane nè una goccia d ' acqua . Qualche volta , in un angolo del Corno d ' oro , abbiamo stimolato a mangiare i barcaiuoli che ci conducevano ; ma ci hanno sempre risposto : - Jok ! Jok ! Jok ! - No , no , no - , accennando il sole con un atto timoroso . Quando il sole è nascosto per più della metà dietro i monti , cominciano a prendere in mano i loro pani , e a palparli e a fiutarli voluttuosamente . Quando non si vede più che un sottile arco luminoso , allora tutti quei che son fermi e tutti quei che remano , quelli che attraversano il Corno d ' oro , quelli che guizzano sul Bosforo , quelli che vogano nel Mar di Marmara , quelli che riposano nei seni più solitarii della riva asiatica , tutti si voltano verso occidente , e stanno immobili collo sguardo nel sole , colla bocca aperta , col pane in aria , colla gioia negli occhi . Quando non si vede più che un punto di foco , già i mille pani toccano le mille bocche . Finalmente il punto di foco si spegne , il cannone tuona , e nello stesso momento trentaduemila denti staccano dai mille pani mille enormi bocconi ; ma che dico mille ! in tutte le case , in tutti i caffè , in tutte le taverne , accade nel medesimo punto la medesima cosa ; e per qualche minuto , la città turca non è più che un mostro di centomila bocche che tracanna e divora . * * * [ Costantinopoli antica ] Ma che cosa doveva essere quella città nei bei tempi della gloria ottomana ! Io non potevo levarmi dalla testa questo pensiero . Allora , dal Bosforo tutto bianco di vele , non s ' alzava un nuvolo di fumo nero a macchiar l ' azzurro del cielo e delle acque . Nel porto e nei seni del Mar di Marmara , fra le vecchie navi da guerra , dalle alte poppe scolpite , dalle mezzelune d ' argento , dagli stendardi di porpora , dai fanali d ' oro , galleggiavano carcasse fracassate e insanguinate di galere genovesi , veneziane e spagnuole . Sul Corno d ' oro non v ' erano ponti : da una sponda all ' altra guizzava perpetuamente una miriade di barchette pompose , in mezzo alle quali spiccavano di lontano le lancie bianchissime del serraglio , coperte di baldacchini scarlatti dalle frangie dorate , e condotte da rematori vestiti di seta . Scutari era ancora un villaggio ; di là da Galata non si vedevano che case sparpagliate per la campagna ; nessun grande palazzo alzava ancora la testa sopra la collina di Pera ; l ' aspetto della città era meno grandioso che non è ora ; ma era più schiettamente orientale . La legge che prescriveva i colori essendo ancora in vigore , dai colori delle case si riconosceva la religione degli abitanti : Stambul era tutta gialla e rossa , fuorchè gli edifizi pubblici e sacri ch ' erano bianchi come la neve ; i quartieri armeni erano cinerini chiari , i quartieri greci cinerini carichi , i quartieri ebrei pavonazzi . Era universale , come in Olanda , la passione dei fiori , e i giardini parevan grandi mazzi di giacinti , di tulipani e di rose . La vegetazione rigogliosa delle colline non essendo ancora atterrata dai nuovi sobborghi , Costantinopoli presentava l ' immagine d ' una città nascosta in una foresta . Dentro non c ' eran che viuzze ; ma le abbelliva una folla meravigliosamente pittoresca . Non si vedevano che turbanti enormi , che davano alla popolazione mascolina un ' apparenza colossale e magnifica . Tutte le donne , fuor che la madre del sultano , essendo rigorosamente velate , e in modo da non lasciar vedere che gli occhi , formavano una popolazione a parte , anonima ed enimmatica , che spandeva per tutta la città un ' aura di mistero gentile . Una legge severa determinando il vestiario di tutti , si distinguevano dalle forme dei turbanti e dai colori dei caffettani i ceti , i gradi , gli uffici , le età , come se Costantinopoli fosse un ' immensa corte . Il cavallo essendo ancora quasi " il solo cocchio dell ' uomo " , giravano per le vie migliaia di cavalieri , e le lunghe file dei cammelli e dei dromedarii dell ' esercito che attraversavano la città in tutte le direzioni le davano l ' aspetto selvaggio e grandioso d ' un ' antica metropoli asiatica . Le arabà dorate , tratte dai buoi , s ' incrociavano colle carrozze rivestite di panno verde degli ulemi , con quelle rivestite di panno rosso dei Kadì - aschieri , colle talike leggerissime dalle tendine di raso , colle bussole ornate di pitture fantastiche . Schiavi di tutti i paesi , dalla Polonia all ' Etiopia , passavano a frotte , facendo risuonare le loro catene ribadite sui campi di battaglia . Sui crocicchi , nelle piazze , nei cortili delle moschee , si vedevano gruppi di soldati vestiti di cenci gloriosi , che mostravano le braccia monche e le cicatrici ancor fresche delle ferite toccate a Vienna , a Belgrado , a Rodi , a Damasco . Centinaia di rapsodi dalla voce tonante e dal gesto ispirato raccontavano , in mezzo a crocchi di musulmani superbi , le gesta degli eserciti che combattevano a tre mesi di marcia da Stambul . I pascià , i bey , gli agà , i musselim , un ' infinità di dignitari e di gran signori , vestiti con uno sfarzo teatrale , accompagnati da frotte di servi , fendevano la folla che si curvava al loro passaggio come una messe sotto il soffio del vento ; passavano , con un corteo da principi , ambasciatori di tutti gli Stati d ' Europa , venuti a chieder pace o alleanza ; sfilavano carovane cariche di doni di re affricani ed asiatici ; sciami di silidar e di spahì fastosi e insolenti , trascinavano per le vie i sciaboloni macchiati del sangue di venti popoli , e i bei paggi greci ed ungheresi del serraglio , vestiti come piccoli re , passeggiavano alteramente fra la moltitudine ossequiosa , che rispettava in loro i capricci snaturati del suo Signore . Qua e là , dinanzi alle porte , si vedeva un trofeo di bastoni nodosi : era un corpo di guardia di Giannizzeri , che allora esercitavano la polizia nell ' interno della città . S ' incontravano degli ebrei che portavano nel Bosforo il corpo dei giustiziati ; si trovava ogni mattina nel Balik - bazar qualche cadavere disteso in terra , con la testa sotto l ' ascella destra , la sentenza sul petto e una pietra sulla sentenza ; si vedevano per le vie nobili impiccati al primo gancio o alla prima trave che avevan trovata i carnefici frettolosi ; s ' inciampava di notte in qualche disgraziato buttato in mezzo alla strada da una stanza di tortura dove gli avevano spezzato i piedi e le mani con una mazza ; si vedevano sotto il sole di mezzogiorno dei mercanti colti in frode inchiodati per un orecchio all ' uscio della loro bottega . E non c ' essendo ancora la legge che restrinse poi la libertà sconfinata delle sepolture , si vedevano scavar fosse e sotterrar morti , ad ogni ora del giorno , nei giardini , nei vicoli , nelle piazze , dinanzi alle porte delle case . Si sentivano nei cortili gli urli dei montoni e degli agnelli scannati in olocausto ad Allà per le nascite e per le circoncisioni . A quando a quando passava di galoppo un drappello d ' eunuchi gridando e minacciando , le vie si facevano deserte , le porte si chiudevano , le finestre si coprivano , un intiero quartiere pareva morto : e allora passavano in una fila di carrozze luccicanti le belle del Gran Signore , che empievano l ' aria di profumi e di risa . Qualche volta un personaggio della corte , attraversando una strada affollata , impallidiva improvvisamente alla vista di sei popolani di meschina apparenza che entravano in una bottega : quei sei popolani erano il sultano , quattro ufficiali e un carnefice , che giravano di bottega in bottega per verificare i pesi e le misure . In tutto quanto il corpo enorme di Costantinopoli ribolliva una vita pletorica e febbrile . Il tesoro riboccava di gemme , gli arsenali , d ' armi , le caserme , di soldati , i caravanserai , di viaggiatori ; il mercato di schiavi era un formicaio di belle , di mercantesse e di gran signori ; i dotti s ' affollavano nei grandi archivii delle moschee ; i vizir dalla lunga lena preparavano alle generazioni future gli annali sterminati dell ' impero ; i poeti , pensionati dal serraglio , si raccoglievano nei bagni a cantare le guerre e gli amori imperiali ; turbe d ' operai bulgari ed armeni lavoravano ad innalzar moschee con blocchi di granito d ' Egitto e di marmo di Paros , mentre per mare arrivavano le colonne dei tempii dell ' Arcipelago e per terra le spoglie delle chiese di Pest e di Ofen ; nel porto si allestivano le flotte di trecento vele che dovevano portare il terrore su tutte le rive del Mediterraneo ; fra Stambul e Adrianopoli si spandevano cavalcate di settemila falconieri e di settemila guardacaccia , e negl ' intervalli delle rivolte soldatesche , delle guerre lontane , degli incendi che riducevano in cenere ventimila case in una notte , si celebravano feste di trenta giorni dinanzi ai plenipotenziarii di tutti gli stati dell ' Affrica , dell ' Asia e dell ' Europa . Allora l ' entusiasmo musulmano diventava follia . Al cospetto del Sultano e della corte , in mezzo a quelle smisurate palme di nozze , cariche d ' uccelli , di frutti e di specchi , per dar passo alle quali si atterravano le case e le mura ; in mezzo a file di leoni e di sirene di zucchero , portati da cavalli ingualdrappati di damasco argentato ; in mezzo a monti di doni reali recati da tutte le parti dell ' Impero e da tutte le corti del mondo , si alternavano le finte battaglie dei giannizzeri , i balli furiosi dei dervis , le mischie sanguinose dei prigionieri cristiani , i banchetti popolari di diecimila piatti di cuscussù ; nell ' Ippodromo danzavano gli elefanti e le giraffe ; si sguinzagliavano tra la folla gli orsi e le volpi coi razzi alla coda ; alle pantomime allegoriche succedevano le danze lascive , le mascherate grottesche , le processioni fantastiche , le corse , i carri simbolici , i giochi , le commedie , le ridde ; la festa degenerava a poco a poco , col calar della notte , in un tumulto forsennato , e cinquecento moschee scintillanti di lumi formavano sopra la città un ' immensa aureola di foco che annunziava ai pastori delle montagne dell ' Asia e ai naviganti della Propontide , le orgie della nuova Babilonia . Così era Stambul , la sultana formidabile , voluttuosa e sfrenata ; appetto alla quale la città d ' oggi non è più che una vecchia regina malata d ' ipocondria . * * * [ Gli Armeni ] Occupato quasi sempre dei turchi , non ebbi il tempo , come ognuno può capire , di studiare molto le tre nazioni , armena , greca ed ebrea , che formano la popolazione dei rajà ; studio , d ' altra parte , assai lungo , poichè se ognuno di quei popoli ha conservato dal più al meno la natura propria , la vita esteriore di tutti e tre ha preso come una velatura di colore musulmano , la quale va ora perdendosi alla sua volta sotto la tinta della civiltà europea : onde presentano tutti e tre la difficoltà d ' osservazione che presenterebbe un quadro mobile e cangiante . Gli armeni , in special modo , " cristiani di spirito e di fede , e musulmani asiatici di nascita e di carne " , non sono soltanto difficili a studiare intimamente , ma anche a distinguere a occhio dai turchi , poichè quella parte di loro che non ha ancora preso il vestiario europeo , è vestita alla turca , salvo piccolissime differenze ; e non usa quasi più affatto l ' antico berrettone di feltro , che era , con certi colori speciali , il segno distintivo della nazione . E non differiscono molto dai turchi anche nell ' aspetto . Sono per lo più alti di statura , robusti , corpulenti , di carnagione chiara , d ' andatura e di modi gravi , e mostrano nel viso le due qualità proprie della loro natura : lo spirito aperto , alacre , industrioso , pertinace , per cui sono meravigliosamente atti al commercio , e quella placidità , che altri vuol chiamare pieghevolezza servile , con cui riuscirono a farsi un covo per tutto , dall ' Ungheria alla China , e a rendersi accetti particolarmente ai turchi , dei quali si cattivarono la fiducia , sudditi docili e amici ossequenti . Non hanno nè fuori nè dentro nulla di bellicoso e d ' eroico . Tali , forse , non erano anticamente nella regione asiatica da cui vennero , e si dice infatti che siano tuttora assai diversi i loro fratelli che l ' abitano ; ma quei che furon trapiantati di qua dal Bosforo , sono veramente un popolo mansueto e prudente , modesto nella vita , non inteso ad altro che ai suoi traffici , e più sinceramente religioso , si dice , d ' ogni altro popolo di Costantinopoli . I turchi li chiamano i cammelli dell ' impero e i franchi dicono che ogni armeno nasce calcolatore ; questi due motti sono in gran parte giustificati dal fatto , poichè in grazia appunto della loro forza fisica e della loro intelligenza agile ed acuta , oltre a un buon numero d ' architetti , d ' ingegneri , di medici , d ' artefici ingegnosi e pazienti , essi forniscono a Costantinopoli la maggior parte dei facchini e dei banchieri : facchini che portan pesi e banchieri che ammassano tesori favolosi . A primo aspetto , però , nessuno s ' accorgerebbe che v ' è un popolo armeno a Costantinopoli , tanto la pianta ha preso , come suol dirsi , il colore del concio . Le donne stesse , per cagione delle quali la casa armena è chiusa allo straniero quasi altrettanto severamente che la musulmana , vestono alla turca , e non c ' è che un occhio molto esperto che le possa riconoscere in mezzo alle loro concittadine maomettane . Sono anch ' esse per lo più bianche e grassotte , ed hanno la linea aquilina del profilo orientale , grandi occhi e lunghe ciglia ; molte d ' alta statura e di forme matronali , che coronate d ' un turbante , parrebbero bellissimi sceicchi ; e quasi tutte d ' aspetto signorile e modesto ad un tempo , in cui se qualche cosa manca , è la luce dell ' anima che brilla sul volto della donna greca . * * * [ I Greci ] Quanto è difficile riconoscere a occhio l ' armeno , altrettanto è facile riconoscere il greco , anche non badando al vestire ; tanto egli è diverso di natura e d ' aspetto dagli altri sudditi dell ' Impero , e principalmente dal turco . Per rendersi ragione di questa diversità , o piuttosto di questo contrasto , basta osservare un turco ed un greco , che si trovino seduti l ' uno accanto all ' altro in un caffè o in un piroscafo . Hanno un bell ' essere press ' a poco della stessa età e dello stesso ceto , e vestiti tutt ' e due all ' europea , ed anche somiglianti di viso ; non è possibile sbagliare . Il turco è immobile , e tutti i suoi lineamenti riposano in una specie di quiete senza pensiero , che somiglia a quella d ' un animale satollo ; o se il suo viso rivela un pensiero , pare che debba essere un pensiero immobile come il suo corpo . Non guarda nessuno , non dà segno d ' accorgersi d ' esser guardato ; il suo atteggiamento mostra una profonda noncuranza di tutti coloro e di tutto quello che ha intorno ; il suo viso esprime qualcosa della tristezza rassegnata d ' uno schiavo e dell ' orgoglio freddo d ' un despota ; un che di duro , di chiuso , di cocciuto , da far disperare alla prima chi si proponesse di persuaderlo di qualche cosa o di rimoverlo di una risoluzione . Ha , insomma , l ' aspetto d ' uno di quegli uomini tutti d ' un pezzo , coi quali pare che non si possa vivere altrimenti che obbedendoli o comandandoli ; e che per quanto tempo ci si viva insieme , non si debba mai poterci prendere una famigliarità intera . Il greco invece è mobilissimo , e rivela con mille sfuggevoli guizzi dello sguardo e delle labbra tutto quello che gli passa nell ' anima ; scuote la testa con movimenti di cavallo indomito ; il suo volto esprime un ' alterezza giovanile , e qualche volta quasi fanciullesca ; se si vede guardato , s ' atteggia ; se non è guardato , si mette in mostra ; par sempre che desideri o che fantastichi qualche cosa ; spira da tutta la persona l ' accorgimento e l ' ambizione ; e inspira simpatia , anche se ha la faccia d ' un cattivo soggetto , e gli si darebbe la mano anche quando non si vorrebbe affidargli la borsa . Basta veder vicini questi due uomini , per capire che l ' uno deve parere all ' altro un barbaro , un orgoglioso , un prepotente , un brutale ; che questi deve giudicar quello un uomo leggiero , falso , maligno , turbolento ; e che debbono disprezzarsi e detestarsi reciprocamente con tutte le forze dell ' anima ; e non trovar la via di vivere d ' accordo . La stessa differenza si osserva tra le donne greche e le altre donne levantine . In mezzo alle turche e alle armene belle e floride , ma che toccan quasi più i sensi di quello che parlino all ' anima , si riconoscono alla prima , con un sentimento di grata meraviglia , i visi eleganti e puri delle greche , illuminati da due occhi pieni di pensiero , dei quali ogni sguardo fa venir sulle labbra il verso d ' un ode ; e i bei corpi maestosi insieme e leggeri , che ispirano il desiderio di stringerli fra le braccia , piuttosto per metterli sopra un piedestallo , che per portarli nell ' arem . Se ne vedono di quelle che portano ancora i capelli cadenti , all ' antica , in lunghe ciocche ondulate , e una grossa treccia ravvolta intorno alla testa in forma di diadema ; così belle , così nobili , così classiche , che si piglierebbero per statue di Prassitele e di Lisippo , o per giovanette immortali ritrovate dopo venti secoli in qualche valle ignorata della Laconia o in qualche isoletta dimenticata dell ' Egeo . Sono però rarissime queste bellezze sovrane anche tra le greche , e oramai non se ne trova più esempio che fra la vecchia aristocrazia dell ' impero , nel quartiere silenzioso e triste del Fanar , dove s ' è rifugiata l ' anima dell ' antica Bisanzio . Là si vede ancora qualche volta una di quelle donne superbe affacciata a un balcone a balaustri , o all ' inferriata d ' una finestra altissima , cogli occhi fissi nella strada solitaria , nell ' atteggiamento d ' una regina prigioniera ; e quando il servidorame dei discendenti dei Paleologhi e dei Comneni , non sta oziando dinanzi alle porte , si può , contemplandola di nascosto , credere per un momento di veder per lo squarcio d ' una nuvola il viso d ' una dea dell ' Olimpo . * * * [ Gli Ebrei ] Riguardo alle ebree , posso affermare , dopo esser stato nel Marocco , che quelle di Costantinopoli non hanno che fare con quelle della costa settentrionale dell ' Affrica , nelle quali i dotti osservatori credono di vedere ancora in tutta la sua purezza il primo tipo orientale della bellezza ebraica . Colla speranza di trovare questa bellezza , mi armai di coraggio , e feci molti giri per il vasto ghetto di Balata , che s ' allunga , come un serpente immondo , sulla riva del Corno d ' oro . Mi spinsi fin nei vicoli più miserabili , in mezzo a casupole " grommate di muffa " come le ripe della bolgia dantesca , per crocicchi dove non ripasserei più che sui trampoli e colle narici turate ; guardando per le finestre tappezzate di cenci nauseabondi , nelle stanze nere e viscose ; soffermandomi dinanzi alle porte dei cortili umidi da cui usciva un tanfo da mozzare il fiato , facendomi largo in mezzo a gruppi di ragazzi scrofolosi e tignosi , toccando col gomito dei vecchi orrendi , che parevano morti di peste risuscitati ; scansando a ogni passo cani coperti di piaghe e laghi di mota nera e panni schifosi appesi a corde bisunte , e mucchi di putridumi da far cadere in deliquio ; ma il mio coraggio non fu ricompensato . Fra le molte donne che incontrai imbacuccate nel loro calpak nazionale , che sembra un turbante allungato e copre i capelli e le orecchie , vidi bensì qualche viso in cui riconobbi quella regolarità delicata di lineamenti e quell ' aria soave di rassegnazione , che si considera come il tratto distintivo delle ebree di Costantinopoli ; vidi qualche vago profilo di Rebecca e di Rachele , dagli occhi a mandorla , pieni di dolcezza e di grazia ; e qualche figura elegante , ritta in un atteggiamento raffaellesco sulla soglia d ' una porta , con una mano sottile appoggiata sul capo ricciuto d ' un bimbo . Ma nella maggior parte non vidi che i segni della degradazione della razza . Che differenza tra quelle figure stentite , e gli occhi di fuoco , i colori pomposi e le forme opulente che ammirai un anno dopo nei mellà di Tangeri e di Fez ! Ed è lo stesso degli uomini , spersoniti , giallognoli , molli , di cui tutta la vitalità pare che si sia raccolta negli occhi scintillanti d ' astuzia e di cupidigia , che essi girano continuamente intorno a sè stessi , come se da tutte le parti sentissero saltellare delle monete . Ed ora m ' aspetto che i miei buoni critici israeliti , che già mi diedero sulle dita a proposito dei loro correligionarii del Marocco , ricantino la stessa canzone , scrivendo a colpa dei turchi oppressori la decadenza e l ' avvilimento degli ebrei di Costantinopoli . Ma badino che nelle medesime condizioni politiche e civili degli ebrei si trovarono tutti gli altri sudditi non musulmani della Porta ; e che se anche questo non fosse , sarebbe assai difficile il provare che la vergognosa immondizia , la precocità dei matrimonii e l ' astensione da tutti i mestieri faticosi , considerate come cause efficacissime di quella decadenza , siano una conseguenza logica della mancanza di libertà e d ' indipendenza . E se mi vorranno dire invece , che non l ' oppressione politica dei turchi , ma le piccole persecuzioni e il disprezzo di tutti , sono stati la cagione di quell ' avvilimento , domandino prima a sè stessi se per caso non fosse vero il contrario ; se la prima cagione non sia piuttosto da ricercarsi nei loro costumi e nella loro vita ; e se invece di nasconder la piaga , non sarebbe utile che essi medesimi la toccassero col ferro rovente . * * * [ Il bagno ] Dopo aver fatto un giro per Balata , non è delle peggio , come si dice a Firenze , l ' andare a fare un bagno turco . Le case dei bagni si riconoscono di fuori : sono edifizi senza finestre , della forma di piccole moschee , sormontati da una cupola e da alti camini conici , che fumano perpetuamente . Ma prima d ' entrare , bisogna pensarci due volte , e domandarsi quid valeant humeri , perché non tutti possono resistere all ' aspro governo che si fa d ' un uomo fra quelle mura salutari . Io confesso che dopo quello che ne avevo inteso dire , c ' entrai con un po ' di trepidazione ; e i lettori vedranno che ero da compatire . Ripensandoci , mi sento uscire dalle tempie due goccioline di sudore che aspettano ch ' io sia nel vivo della descrizione per filarmi giù per le guancie . Ecco dunque quello che fu fatto della mia povera persona . Entro timidamente e mi trovo in una gran sala che mi lascia un momento incerto , se sia un teatro o un ospedale . Nel mezzo zampilla una fontana , coronata di fiori ; e lungo le pareti gira una galleria di legno , dove dormono profondamente o fumano sonnecchiando alcuni turchi sdraiati su materasse e ravvolti dalla testa ai piedi in pannolini bianchissimi . Mentre guardo intorno in cerca del bagnaiuolo , due tarchiati mulatti seminudi , sbucati non so di dove , mi si rizzano dinanzi come due spettri , e mi domandano tutti e due insieme con voce cavernosa : Hammamun ? ( bagno ? ) - Evvet ( sì ) rispondo con un filo di voce . Mi accennano di seguirli e mi rimorchiano su per una scaletta di legno in una stanza piena di stuoie e di cuscini , dove mi fanno capire che mi debbo spogliare . Mi stringono una stoffa azzurra e bianca intorno alle reni , mi raspano la testa con un pezzo di mussolina , mi fanno infilare due zoccoli colossali , mi pigliano sotto le braccia come un ubbriaco e mi conducono , o piuttosto mi traducono in un ' altra sala calda e semi - oscura , dove mi distendono sopra un tappeto e stanno ad aspettare colle mani sui fianchi che mi si ammorbidisca la pelle . Tutti questi apparecchi , che somigliano molto a quelli d ' un supplizio , mi mettono addosso una inquietudine , la quale si cangia in un sentimento anche meno onorevole , quando i due aguzzini mi toccano la fronte , si scambiano uno sguardo che significa : - può resistere - e par che vogliano dire : - alla ruota - e ripigliandomi per le braccia mi accompagnano in una terza sala . Qui provo una sensazione stranissima . Mi par d ' essere in un tempio sottomarino . Vedo vagamente , a traverso un velo bianco di vapori , delle alte pareti marmoree , delle colonne , degli archi , la vôlta d ' una cupola finestrata , da cui scendono dei raggi di luce rossa , azzurra e verde , dei fantasmi bianchi che vanno e vengono rasente le pareti , e nel mezzo della sala , uomini seminudi distesi sul pavimento come cadaveri , sui quali altri uomini seminudi stanno chinati nell ' atteggiamento di medici che facciano un ' autopsia . La temperatura della sala è tale che , appena entrato , mi sento tutto in sudore , e mi pare che non potrò più uscir di là che sotto la forme d ' un fiumicello , come l ' amante d ' Aretusa . I due mulatti trasportano il mio corpo in mezzo alla sala e lo adagiano sopra una specie di tavola anatomica , che è una grande lastra di marmo bianco , rilevata dal pavimento , sotto la quale ardono le stufe . La lastra scotta ed io vedo le stelle ; ma oramai ci sono e bisogna striderci . I due mulatti cominciano la vivisezione , canterellando una canzonetta funebre . Mi pizzicano le braccia e le gambe , mi premono i muscoli , mi fanno scricchiolare le articolazioni , mi fregano , mi strizzano , mi stropicciano ; mi fanno voltar bocconi , e ricominciano ; mi rimettono supino , e tornan da capo ; mi stirano e mi schiacciano come un fantoccio di pasta , a cui vogliano dare una forma che hanno in mente , e non ci riescano , e ci s ' arrabbino ; poi pigliano un po ' di respiro ; poi di nuovo pizzicotti e strizzatine e schiacciature da farmi temere che sia quello il mio ultimo quarto d ' ora . Finalmente , quando tutto il mio corpo schizza acqua come una spugna spremuta , quando mi vedono circolare il sangue sotto la pelle , quando s ' accorgono che proprio non ci posso più reggere , tiran su i miei resti da quel letto di tortura , e li portano in un angolo , dinanzi a una piccola nicchia , dove sono due cannelle di rame , che gettano acqua calda e acqua fresca in una vaschetta di marmo . Ma , ahimè ! qui comincia un altro martirio . E veramente la cosa piglia un certo andare , che , senza celia , io mi domando se non è il caso di appoggiare un cappiotto a destra e uno scopaccione a sinistra , e di battermela come mi trovo . Uno dei due tormentatori si mette un guanto di pelo di cammello e comincia a fregarmi la schiena , il petto , le braccia e le gambe , colla grazia con cui striglierebbe un cavallo , e la strigliatura si prolunga per la bellezza di cinque minuti . Finita la strigliatura , mi rovesciano addosso un torrente d ' acqua tepida , e ripigliano fiato . E lo ripiglio anch ' io , ringraziando il cielo che sia finita . Ma non è finita ! Il mulatto feroce si leva il guanto e ricomincia l ' operazione colla mano nuda , ed io m ' indispettisco e gli fo cenno di smettere , e lui , mostrandomi la mano , mi prova , con mia grande meraviglia , che deve fregare ancora . Finito di fregare , un altro rovescio d ' acqua , e poi un ' altra operazione . Prendono tutti e due uno strofinaccio di stoppa imbevuto di sapone di Candia , e m ' insaponano dalla testa ai piedi . Finita l ' insaponata , un altro diluvio d ' acqua profumata , e poi da capo lo strofinamento colla stoppa . Ma questa volta , come dio vuole , la stoppa è asciutta e strofinano per asciugare . Asciugato che sono , mi rifasciano la testa , mi rimettono il grembiale , mi ravvolgono in un lenzuolo , mi riconducono nella seconda sala , e dopo una sosta di qualche minuto , mi fanno rientrar nella prima . Qui trovo una materassa tepida sulla quale mi distendo mollemente e i due esecutori di giustizia mi danno gli ultimi pizzicotti per rendere uguale in tutte le membra la circolazione del sangue . Ciò fatto , mi mettono un cuscino ricamato sotto la testa , una coperta bianca addosso , una pipa in bocca , una limonata accanto , e mi lascian lì fresco , leggiero , odoroso , colla mente serena , col cuore contento , con un senso così puro e così giovanile della vita , che mi par d ' esser nato allora , come Venere , dalla spuma del mare , e di sentirmi frullare sopra la testa le ali degli amorini . * * * [ La Torre del Seraschiere ] Sentendosi così puri e disposti a riveder le stelle non c ' è di meglio che arrampicarsi sopra la testa di quel titano di pietra che si chiama la torre del Seraschiere . Io credo che Satana , se volesse tentare un ' altra volta qualcuno coll ' offerta del regno della terra , sarebbe sicuro del fatto suo , trasportando la sua vittima su quella cima . La torre , fabbricata sotto il regno di Mahmud II , è piantata sulla collina più alta di Stambul , nel mezzo del cortile vastissimo del ministero della guerra , nel punto che i turchi chiamano l ' ombelico della città . È costrutta in gran parte con marmo bianco di Marmara , sul piano d ' un poligono regolare di sedici lati , e si slancia in alto , ardita e svelta come una colonna , sorpassando d ' un buon tratto i minareti giganteschi della vicina moschea di Solimano . Si va su per una scala a chiocciola , rischiarata da poche finestre quadrate , per le quali s ' intravvede , passando , ora Galata , ora Stambul , ora i sobborghi del Corno d ' oro ; e non s ' è ancora a mezza altezza , che già , lanciando uno sguardo fuori , pare di essere nella regione delle nuvole . Qualche volta salendo , si sente un leggero rumore sul proprio capo , e quasi nello stesso punto si vede passare e sparire una larva , che sembra una cosa che precipita piuttosto che un uomo che discende ; ed è uno dei guardiani che stanno giorno e notte alla vedetta sulla sommità della torre , il quale ha visto probabilmente in qualche punto lontano dell ' orizzonte un nuvolo di fumo sospetto , e ne porta avviso al Seraschierato . La scala ha circa duecento scalini , e conduce a una specie di terrazza rotonda , coperta di sopra e vetrata tutt ' intorno , nella quale gira perpetuamente un guardiano , che serve il caffè ai visitatori . Al primo entrare in quella gabbia trasparente , che par sospesa tra il cielo e la terra , al vedere tutt ' intorno quell ' immenso vuoto azzurro , al sentire il vento che strepita e fa sonare i vetri e scricchiolare gli assiti , s ' è quasi presi dalle vertigini e tentati di rinunziare al panorama . Ma alla vista della scaletta appoggiata al finestrino del tetto , il coraggio ritorna , si sale col cuore palpitante , e si getta un grido di meraviglia . È un momento sublime . Si rimane come sfolgorati . Tutta Costantinopoli è là e s ' abbraccia tutta con un giro dello sguardo ; tutte le colline e tutte le valli di Stambul , dal castello delle Sette Torri ai cimiteri d ' Eyub ; tutta Galata e tutta Pera , come se lo sguardo vi cadesse a fil di piombo ; tutta Scutari , come se fosse lì sotto ; tre file di città , di boschi , di flotte , che fuggono a perdita d ' occhi lungo tre rive incantevoli , e altre striscie interminabili di villaggi e di giardini che si perdono serpeggiando nell ' interno delle terre ; tutto il Corno d ' oro , immobile , cristallino e picchiettato d ' innumerevoli caicchi , che sembrano moscerini natanti ; tutto il Bosforo , che par chiuso qua e là dalle colline più avanzate delle due rive , e presenta l ' immagine d ' una successione di laghi , e ogni lago par circondato da una città , e ogni città è inghirladata di giardini ; di là dal Bosforo , il mar Nero azzurrino che si confonde col cielo ; dalla parte opposta , il mar di Marmara , il golfo di Nicomedia , le isole dei Principi , la riva europea e la riva asiatica biancheggianti di villaggi ; di là dal mar di Marmara , lo stretto dei Dardanelli , che luccica come un sottile nastro d ' argento ; oltre i Dardanelli un vago bagliore bianco , ch ' è il mare Egeo e una curva oscura che è la riva della Troade ; di là da Scutari , la Bitinia e l ' Olimpo ; di là da Stambul , le solitudini ondulate e giallognole della Tracia ; due golfi , due stretti , due continenti , tre mari , venti città , una miriade di cupole inargentate e di guglie d ' oro , una gloria di colori e di luce , da far dubitare se quella sia una veduta del nostro pianeta o di un altro astro più favorito da Dio . * * * [ Costantinopoli ] E sulla torre del Seraschiere , come su quella di Galata , come sul vecchio ponte , come a Scutari , io mi domandai cento volte : - Ma in che maniera hai potuto innamorarti dell ' Olanda ? - E non solo quel paese , ma Parigi , ma Madrid , ma Siviglia , mi parevano città oscure e malinconiche , in cui non avrei più potuto vivere un mese . Poi ripensavo alle mie povere descrizioni e mi dicevo con rammarico : - Ah ! disgraziato ! Quante volte hai sciupato le parole bello , splendido , immenso ! Ed ora che cosa dirai di questo spettacolo ? - Ma già mi pareva che da Costantinopoli non avrei cavato una pagina . E il mio amico Rossasco mi diceva : - Ma perché non ti ci provi ? - Ed io gli rispondevo : - Ma se non ho nulla da dire ! - E alle volte , chi lo crederebbe ? quello spettacolo , per qualche minuto secondo , a certe ore , a una certa luce , mi pareva meschino , ed esclamavo quasi con sgomento : - O dov ' è la mia Costantinopoli ? - Altre volte mi pigliava un sentimento di tristezza pensando che mentre io ero là dinanzi a quella immensità e a quella bellezza , mia madre era in una piccola stanza , da cui non si vedeva che un cortile uggioso e una piccola striscia di cielo ; e mi pareva una colpa mia , e avrei dato un occhio per aver la mia buona vecchia a bracetto e condurla a Santa Sofia . La giornata però correva quasi sempre allegra e leggera come un ' ora d ' ebbrezza . E le rare volte che faceva capolino l ' umor nero , il mio amico ed io avevamo un mezzo sicuro di liberarcene . Scendevamo a Galata in due caicchi a due remi , i più variopinti e i più dorati dello scalo , e gridavamo : - Eyub ! - ed eravamo già in mezzo al Corno d ' oro . I nostri rematori si chiamavano Mahmut , Baiazet , Ibraim , Murat , avevano vent ' anni per uno e due braccia di ferro , e vogavano a gara incitandosi con grida e ridendo come bambini ; il cielo era sereno e il mare trasparente ; noi rovesciavamo il capo indietro per bere a sorsate più lunghe l ' aria piena di profumi , e lasciavamo spenzolare una mano nell ' acqua ; i due caicchi volavano , di qua e di là ci fuggivano allo sguardo i chioschi , i palazzi , i giardini , le moschee ; ci pareva d ' esser portati dal vento a traverso un mondo fatato , sentivamo un piacere inesprimibile d ' esser giovani e d ' essere a Stambul , Yunk cantava , io recitavo delle ballate orientali di Vittor Hugo , e vedevo ora a destra , ora a sinistra , ora vicino , ora lontano , balenare per aria un viso amoroso , coronato di capelli bianchi e illuminato da un sorriso dolcissimo , che diceva : - Sii felice , figliuolo ! Io ti benedico e ti seguo . SANTA SOFIA Ed ora , se anche un povero scrittore di viaggi può invocare una musa , io la invoco a mani giunte perché la mia mente si smarrisce " in faccia al nobile subbietto " e le grandi linee della basilica bizantina mi tremano dinanzi come un ' immagine riflessa da un ' acqua agitata . La musa m ' ispiri , Santa Sofia m ' illumini e l ' imperatore Giustiniano mi perdoni . Una bella mattina d ' ottobre , accompagnati da un cavas turco del Consolato d ' Italia e da un dracomanno greco , andammo finalmente a visitare il " paradiso terrestre , il secondo firmamento , il carro dei cherubini , il trono della gloria di Dio , la meraviglia della terra , il maggior tempio del mondo dopo San Pietro " . La quale ultima sentenza , - lo sappiano i miei amici di Burgos , di Colonia , di Milano , di Firenze , - non è mia , e non oserei farla mia ; ma l ' ho citata , colle altre , perché è una delle molte espressioni consacrate dall ' entusiasmo dei Greci , che il nostro dracomanno ci andava ripetendo per via . E avevamo scelto pensatamente , insieme a un vecchio cavas turco , un vecchio dracomanno greco , colla speranza , che non fu delusa , di sentire nelle loro spiegazioni e nelle loro leggende cozzare le due religioni , le due storie , i due popoli ; e che l ' uno ci avrebbe esaltato la chiesa l ' altro magnificato la moschea , in modo da farci vedere Santa Sofia come dev ' esser veduta : con un occhio di cristiano e un occhio di turco . La mia aspettazione era grande e la curiosità vivissima ; eppure , strada facendo , pensavo come penso ancora , che non c ' è monumento famoso , e sia pure degno della sua fama , dal quale venga all ' anima una commozione così vivamente e schiettamente piacevole com ' è quella che si prova nell ' andarlo a vedere . Se dovessi rivivere un ' ora di tutti i giorni in cui vidi qualche grande cosa , sceglierei quella che passò fra il momento in cui dissi : - Andiamo - ; e il momento in cui intesi dire : - Siamo giunti . Le più belle ore dei viaggi son quelle . Andando , par di sentirsi ingrandir l ' anima come per contenere il sentimento di ammirazione che vi sorgerà tra poco ; si rammentano i desiderii della prima giovinezza , che parevan sogni ; si rivede un vecchio professore di geografia che , dopo aver segnato Costantinopoli sulla carta d ' Europa , traccia per aria , con una presa di tabacco tra le dita , le linee della grande basilica ; si vede quella stanza , quel caminetto , dinanzi al quale , nel prossimo inverno , si descriverà il monumento in mezzo a un cerchio di visi meravigliati ed immobili ; si sente sonar quel nome di Santa Sofia nella testa , nel cuore , nelle orecchie , come il nome d ' un essere vivo che ci aspetti e ci chiami per rivelarci qualche grande segreto ; si vedono apparire sul nostro capo archi e pilastri prodigiosi d ' edifizii che si perdono nel cielo ; e quando si è a pochi passi dalla meta , si prova ancora un piacere inesprimibile a soffermarsi per guardare un ciottolo , per veder fuggire una lucertola , per raccontare una barzelletta , per perdere un po ' di tempo , per ritardare di qualche minuto quel momento che s ' è desiderato per vent ' anni e che si ricorderà per tutta la vita . Per modo che rimane assai poca cosa di questi celebrati piaceri dell ' ammirazione , se si toglie il sentimento che li precede e quello che li segue . È quasi sempre un ' illusione , seguita da un leggiero disinganno , dal quale noi , ostinati , facciamo pullulare altre illusioni . La moschea di Santa Sofia è posta in faccia all ' entrata principale dell ' antico Serraglio . Arrivando , però , nella piazza che si stende dinanzi al Serraglio , la prima cosa che attira gli occhi , non è la moschea , ma la fontana famosa del Sultano Ahmed III . È uno dei più originali e più ricchi monumenti dell ' arte turca . Ma più che un monumento , è un vezzo di marmo , che un galante sultano mise in fronte alla sua Stambul in un momento d ' amore . Io credo che non lo possa descriver bene che una donna . La mia penna non è abbastanza fina per ritrarne l ' immagine . A prima vista , non si direbbe una fontana . Ha la forma d ' un tempietto quadrato , ed è coperto da un tetto alla chinese , che spinge le sue falde ondulate molto al di fuori dei muri , e gli dà una vaga apparenza di pagoda . Ai quattro angoli vi sono quattro torricciuole rotonde , munite di finestrine ingraticolate , o piuttosto quattro chioschetti di forma gentilissima , ai quali corrispondono , sopra il tetto , altrettante cupolette svelte , sormontate ciascuna da una guglia graziosa ; le quali fanno corona a una cupoletta più grande , posta nel mezzo . In ciascuno dei quattro muri ci sono due nicchie eleganti ; fra le nicchie un arco a sesto acuto ; sotto l ' arco , una cannella che versa l ' acqua in una piccola vasca . Intorno all ' edifizio gira una iscrizione che dice : - Questa fontana ti parla della sua età nei seguenti versi del sultano Ahmed : volgi la chiave di questa sorgente pura e tranquilla e invoca il nome di Dio ; bevi di quest ' acqua inesauribile e limpida e prega per il Sultano . - Il piccolo edifizio è tutto di marmo bianco , che appena apparisce sotto gl ' infiniti ornamenti che coprono i muri ; sono archetti , nicchiette , colonnine , rosoni , poligoni , nastri , ricami di marmo , dorature su fondo azzurro , frangie intorno alle cupole , intarsiature sotto il tetto , musaici di cento colori , arabeschi di mille forme , che par che s ' intrichino a fissarvi lo sguardo , ed irritano quasi il senso dell ' ammirazione . Non c ' è lo spazio d ' una mano che non sia scolpito , miniato , tormentato . È un prodigio di grazia , di ricchezza e di pazienza , da tenersi sotto una campana di cristallo ; una cosa che pare non sia fatta soltanto per gli occhi , ma che debba avere un sapore , e se ne vorrebbe succhiare una scheggia ; uno scrigno , che si vorrebbe aprire , per vedere che cosa c ' è dentro : se una dea bambina o una perla enorme o un anello fatato . Il tempo n ' ha in parte sbiadito le dorature , confusi i colori e anneriti i marmi . Che cosa doveva essere questo gioiello colossale quando fu scoperto la prima volta , tutto nuovo e sfolgorante , agli occhi del Salomone del Bosforo , cento e sessant ' anni or sono ? Ma così vecchio e nero come si ritrova , tiene ancora il primato su tutte le piccole meraviglie di Costantinopoli ; ed oltre a ciò , è un monumento così schiettamente turco , che visto una volta , si fissa per sempre nella memoria in mezzo a quel certo numero d ' immagini , che balenano poi tutte insieme alla mente ogni volta che ci suoni all ' orecchio il nome di Stambul , e formano come il fondo del quadro orientale , su cui si moverà perpetuamente il nostro pensiero . Dalla fontana si vede la moschea di Santa Sofia , che chiude un lato della piazza . L ' aspetto esterno non ha nulla di notevole . La sola cosa che arresti lo sguardo sono i quattro altissimi minareti bianchi , che sorgono ai quattro angoli dell ' edifizio su piedestalli grandi come case . La cupola famosa sembra piccina . Non pare che possa essere quella medesima cupola che si vede rotondeggiare nell ' azzurro , come la testa d ' un titano , da Pera , dal Bosforo , dal mar di Marmara e dalle colline dell ' Asia . È una cupola schiacciata , fiancheggiata da due mezze cupole , rivestita di piombo , coronata di finestre , che s ' appoggia su quattro muri dipinti a larghe striscie bianche e rosate , sostenuti alla loro volta da enormi contrafforti , intorno ai quali sorgono confusamente molti piccoli edifizii d ' aspetto meschino , - bagni , scuole , mausolei , ospizi , cucine pei poveri . - che nascondono l ' antica forma architettonica della basilica . Non si vede che una mole pesante , irregolare , di color scialbo , nuda come una fortezza , e non tanto grande all ' apparenza , da far supporre a chi non lo sappia che vi sia dentro il vano immenso della navata di Santa Sofia . Della basilica antica non apparisce propriamente che la cupola , la quale pure ha perduto lo splendore argentino che si vedeva , a detta dei Greci , dalla sommità dell ' Olimpo . Tutto il rimanente è musulmano . Un minareto fu innalzato da Maometto il Conquistatore , un altro da Selim II , gli altri due dal terzo Amurat . Dello stesso Amurat sono i contrafforti innalzati sulla fine del sedicesimo secolo per sostenere i muri stati scossi da un terremoto , e la smisurata mezzaluna di bronzo , piantata sulla sommità della cupola , di cui la sola doratura costò cinquantamila ducati . L ' antico atrio è sparito ; il battisterio convertito in mausoleo di Mustafà e d ' Ibraim I quasi tutti gli altri piccoli edifizii annessi alla chiesa greca , o distrutti , o nascosti da nuovi muri , o trasformati in maniera che non si riconoscono . Da tutte le parti la moschea stringe , opprime e maschera la chiesa , che non ha più libero che il capo , sul quale però vigilano , come quattro sentinelle gigantesche i quattro minareti imperiali . Dalla parte d ' Oriente v ' è una porta ornata di sei colonne di porfido e di marmo ; a mezzogiorno un ' altra porta per cui s ' entra in un cortile , circondato d ' edifìci bassi e disuguali , in mezzo al quale zampilla una fontana per le abluzioni , coperta da un tempietto arcato , sostenuto da otto colonnine . A guardarla di fuori , non si distinguerebbe Santa Sofia dalle altre grandi moschee di Stambul , se non perché è meno bianca e meno leggiera ; e molto meno passerebbe pel capo che sia quello " il maggior tempio del mondo dopo San Pietro " . Le nostre guide ci condussero , per una stradicciuola che fiancheggia il lato settentrionale dell ' edifizio , a una porta di bronzo che girò lentamente sui cardini , ed entrammo nel vestibolo . Questo vestibolo , che è una lunghissima ed altissima sala , rivestita di marmo e ancora luccicante qua e là degli antichi mosaici , dà accesso alla navata dal lato orientale per nove porte , e dal lato opposto metteva anticamente , per altre cinque porte , in un altro vestibolo , che per altre tredici porte comunicava coll ' atrio . Appena oltrepassata la soglia , mostrammo il nostro firmano d ' entrata a un sacrestano in turbante , infilammo le pantofole , e a un cenno delle guide , ci avvicinammo , trepidando , alla porta di mezzo del lato orientale , che ci aspettava spalancata . Messo appena il piede nella navata , rimanemmo tutti e due come inchiodati . Il primo effetto , veramente , è grande e nuovo . Si abbraccia con uno sguardo un vuoto enorme , un ' architettura ardita di mezze cupole che paion sospese nell ' aria , di pilastri smisurati , di archi giganteschi , di colonne colossali , di gallerie , di tribune , di portici , su cui scende da mille grandi finestre un torrente di luce ; un non so che di teatrale e di principesco , più che di sacro ; una ostentazione di grandezza e di forza , un ' aria d ' eleganza mondana , una confusione di classico , di barbaro , di capriccioso , di presuntuoso , di magnifico ; una grande armonia , in cui , alle note tonanti e formidabili dei pilastri e degli archi ciclopici , che rammentano le cattedrali nordiche , si mescono gentili e sommesse cantilene orientali , musiche clamorose dei conviti di Giustiniano e d ' Eraclio , echi di canti pagani , voci fioche d ' un popolo effeminato e stanco , e grida lontane di Vandali , d ' Avari e di Goti ; una grande maestà sfregiata , una nudità sinistra , una pace profonda ; un ' idea della basilica di San Pietro raccorciata e intonacata , e della basilica di San Marco ingigantita e deserta ; un misto non mai veduto di tempio , di chiesa e di moschea , d ' aspetti severi e d ' ornamenti puerili , di cose antiche e di cose nove , e di colori disparati , e d ' accessorii sconosciuti e bizzarri ; uno spettacolo , insomma , che desta un sentimento di stupore insieme e di rammarico , e fa stare per qualche tempo coll ' animo incerto , come cercando una parola che esprima ed affermi il proprio pensiero . L ' edifizio è fabbricato sopra un rettangolo quasi equilatero , nel mezzo del quale s ' innalza la cupola maggiore , sorretta da quattro grandi archi , i quali posano su quattro pilastri altissimi , che sono come l ' ossatura di tutta la basilica . Ai due archi che si presentano in faccia a chi entra , si appoggiano due grandi semicupole , le quali coprono tutta la navata , e ciascuna d ' esse s ' apre in altre due semicupole minori , che formano come quattro tempietti rotondi nel grande tempio . Fra i due tempietti della parte opposta all ' entrata , s ' apre l ' abside , pure coperta da una vôlta a quarto di sfera . Sono dunque sette mezze cupole che fanno corona alla cupola maggiore , due sotto questa , e cinque sotto quelle due , senza punto d ' appoggio apparente , in modo che presentano tutte insieme un aspetto di leggerezza meravigliosa , e sembrano davvero , come disse un poeta greco , appese per sette fili alla volta del cielo . Tutte queste cupole sono rischiarate da grandi finestre arcate e simmetriche . Fra i quattro pilastri enormi che formano un quadrato nel mezzo della basilica , s ' alzano , a destra e a sinistra di chi entra , otto meravigliose colonne di breccia verde , su cui s ' incurvano degli archi graziosi scolpiti a fogliami , che formano un porticato elegantissimo ai due lati della navata , e sorreggono a una grande altezza due vaste gallerie , le quali presentano due altri ordini di colonne e d ' archi scolpiti . Una terza galleria , che comunica colle due prime , corre lungo tutto il lato dell ' entrata , e s ' apre sulla navata con tre grandi archi , sostenuti da colonne gemelle . Altre gallerie minori , sostenute da colonne di porfido , tramezzano i quattro tempietti posti alle estremità della navata , e sorreggono altre colonne , sulle quali s ' appoggiano delle tribune . Questa è la basilica . La moschea è come sparpagliata nel suo seno e appiccicata alle sue mura . Il Mirab , - la nicchia che indica la direzione della Mecca , - è scavato in un pilastro dell ' abside . Alla sua destra , in alto , è appeso uno dei quattro tappeti , su cui Maometto faceva le sue preghiere . Sull ' angolo dell ' abside più vicino al Mirab , in cima a una scaletta ripidissima , fiancheggiata da due balaustrate di marmo scolpite con una delicatezza magistrale , sotto un bizzarro tetto conico , in mezzo a due bandiere trionfali di Maometto II , sporge il pulpito dove sale il Ratib a leggere il Corano , con una scimitarra sguainata nel pugno , per significare che Santa Sofia è moschea conquistata . In faccia al pulpito v ' è la tribuna del Sultano , coperta da una graticola dorata . Altri pulpiti , o specie di terrazze , munite di balaustrate scolpite a giorno , e sorrette da colonnine di marmo e da archi arabescati , si stendono qua e là lungo i muri o s ' avanzano verso il mezzo della navata . A destra e a sinistra dell ' entrata , ci sono due enormi urne d ' alabastro , rinvenute fra le rovine di Pergamo , e fatte trasportare a Costantinopoli da Amurat III . Dai pilastri , a una grande altezza , pendono dei dischi verdi smisurati , con iscrizioni del Corano a caratteri d ' oro . Di sotto sono attaccate ai muri delle grandi cartelle di porfido , che portano scritti i nomi d ' Allà , di Maometto e dei quattro primi Califfi . Negli angoli formati dai quattro archi che sostengono la cupola si vedono ancora le ali gigantesche di quattro cherubini di musaico , ai quali è stato coperto il viso con un rosone dorato . Dalle volte delle cupole pendono innumerevoli cordoni di seta , che misurano quasi tutta l ' altezza della basilica , e sostengono ova di struzzo , lampade di bronzo cesellato e globi di cristallo . Qua e là si vedono dei leggii di legno a ìccase , intarsiati di madreperla e di rame , con su dei Corani manoscritti . Il pavimento è coperto di tappeti e di stuoie . I muri son nudi , biancastri , giallognoli , grigi oscuri , ornati ancora in qualche punto di musaici scoloriti . L ' aspetto generale , triste . La prima meraviglia della moschea è la grande cupola . Guardandola dal mezzo della navata , par davvero di vedere , come dice la Stael della cupola di San Pietro , un abisso sospeso sul nostro capo . È altissima , ha una circonferenza enorme e la sua profondità non è che un sesto del suo diametro ; il che la fa apparire anche più grande . Alla sua base gira un terrazzino ; sopra il terrazzino una corona di quaranta finestre ad arco . Sulla sommità c ' è scritta la sentenza che pronunciò Maometto II arrestando il suo cavallo dinanzi all ' altar maggiore della basilica , il giorno della presa di Costantinopoli : - Allà è la luce del cielo e della terra - ; e alcune delle lettere , bianche su fondo oscuro , hanno la lunghezza di nove metri . Come tutti sanno , questo prodigio aereo non si sarebbe potuto compiere coi materiali ordinarii ; le volte furon costrutte con pietra pomice che galleggia sull ' acqua e con mattoni dell ' isola di Rodi , cinque dei quali pesano appena quanto un mattone comune . In ogni mattone era iscritta la sentenza di Davide : - Deus in medio eius non commovebitur . Adiuvabit eam Deus vultu suo . - Ogni dodici giri di mattoni , si muravano nella volta delle reliquie di santi . Mentre gli operai lavoravano , i sacerdoti cantavano ; Giustiniano , vestito d ' una tunica di lino , assisteva ; una folla immensa ammirava . E non c ' è da stupire quando si pensi che la costruzione di questo " secondo firmamento " ancora meraviglioso ai giorni nostri , era un ardimento senza esempio nel sesto secolo . Il volgo credeva che stesse su per incanto , e i turchi , per molto tempo dopo la conquista , dovettero , pregando nella moschea di Santa Sofia , far forza a sè stessi per volgere lo sguardo ad Oriente invece d ' innalzarlo a quel " cielo di pietra " . La cupola , infatti , copre circa la metà della navata in modo che signoreggia e rischiara tutto l ' edifizio e da tutte le parti se ne vede un segmento ; e vai vai si finisce sempre per trovarvisi sotto , e tornare per la centesima volta a farci rotear dentro il proprio sguardo e i propri pensieri , con un brivido di piacere acuto , che somiglia alla sensazione del volo . Vista la navata e la cupola , non s ' è che cominciato a veder Santa Sofia . Chi appena ha un ' ombra di curiosità storica , per esempio , può dedicare un ' ora all ' esame delle colonne . Qui ci sono le spoglie di tutti i templi del mondo . Le colonne di breccia verde che sostengono le due grandi gallerie , furon regalate a Giustiniano dai magistrati d ' Efeso , e appartenevano al tempio di Diana , messo in fiamme da Erostrato . Le otto colonne di porfido che s ' alzano a due a due fra i pilastri , appartenevano al tempio del Sole innalzato da Aureliano a Balbek . Altre colonne sono del tempio di Giove di Cizico , del tempio d ' Helios di Palmira , dei templi di Tebe , d ' Atene , di Roma , della Troade , delle Cicladi , d ' Alessandria ; e presentano una varietà infinita di grandezze e di colori . Tra le colonne , le balaustrate , i piedestalli , e le lastre che rimangono dell ' antico rivestimento dei muri , si vedon marmi di tutte le cave dell ' Arcipelago , dell ' Asia Minore , dell ' Affrica e della Gallia . Il marmo del Bosforo , bianco , picchiettato di nero , fa contrapposto al celtico nero venato di bianco ; il marmo verde di Laconia si riflette nel marmo azzurro di Libia ; il porfido punteggiato d ' Egitto , il granito stellato di Tessaglia , il cario del monte Iassi strisciato di bianco e di rosso , il caristio pallido screziato di ferro , mescolano i loro colori alla porpora del marmo frigio , alla rosa del marmo di Synada , all ' oro del marmo di Mauritania , alla neve del marmo di Paros . A questa varietà di colori , s ' aggiunge la varietà indescrivibile delle forme dei fregi , dei cornicioni , dei rosoni , dei balaustri , dei capitelli d ' un bizzarro stile corinzio , in cui s ' intrecciano animali , fogliami , croci , chimere , e di altri che non appartengono a nessun ordine , fantastici di disegno e disuguali di grandezza , accoppiati a casaccio ; e dei fusti di colonne e dei piedestalli ornati di sculture capricciose , logorati dai secoli e scheggiati dalle scimitarre ; che presentano tutt ' insieme un aspetto bizzarro di magnificenza disordinata e barbaresca , e sono il vilipendio del buon gusto , e non se ne può staccare lo sguardo . Stando nella navata , però , non si può comprendere tutta la vastità della moschea . La navata , infatti , non ne è che una piccola parte . I due porticati che sorreggono le gallerie laterali sono per sè soli due grandi edifizii , di cui si potrebbero fare due tempii . Ciascuno d ' essi è diviso in tre parti , separate da archi altissimi . Qui pure colonne , architravi , pilastri , volte , tutto è enorme . Passeggiando sotto quelle arcate , s ' intravvede appena , per gl ' interstizii delle colonne del tempio d ' Efeso , la grande navata , e par quasi di essere in un ' altra basilica . Lo stesso effetto si prova dalle gallerie a cui si va per una scala a spirale d ' inclinazione leggerissima , o piuttosto per una strada in salita , poichè non ci sono gradini , e potrebbe salirvi comodamente un uomo a cavallo . Le gallerie erano il " gineceo " ossia la parte della chiesa riserbata alle donne ; i penitenti stavano nel vestibolo , il comune dei fedeli nella navata . Ciascuna galleria potrebbe contenere la popolazione d ' un sobborgo di Costantinopoli . Non par più di essere in una chiesa ; par di passeggiare per la loggia d ' un teatro titanico , dove debba scoppiare da un momento all ' altro un canto di centomila voci . Per veder la moschea bisogna affacciarsi alla balaustrata e allora tutta la grandezza appare . Gli archi , le volte , i pilastri , tutto è ingigantito . I dischi verdi , che parevano da misurarsi colle braccia , coprirebbero una casa . Le finestre sono portoni di palazzi ; le ali dei cherubini sono vele di bastimento ; le tribune son piazze ; la cupola dà il capogiro . Abbassando lo sguardo si prova un ' altra meraviglia . Non si credeva d ' essere saliti tant ' alto . Il piano della navata è giù in fondo a un abisso , e i pulpiti , le urne di Pergamo , le stuoie , le lampade , sembrano straordinariamente rimpicciolite . Di là si vede meglio che di sotto una particolarità curiosa della moschea di Santa Sofia , ed è che la navata non avendo la direzione precisa della Mecca , a cui i musulmani debbono rivolgersi pregando , tutte le stuoie e tutti i tappeti sono disposti obliquamente alle linee dell ' edifizio , e offendono gli occhi come un madornale errore di prospettiva . Di lassù si abbraccia bene collo sguardo e col pensiero tutta la vita della moschea . Si vedono dei turchi inginocchiati sulle stuoie colla fronte a terra ; altri ritti come statue colle mani dinanzi al viso , come se interrogassero le rughe delle palme ; alcuni seduti a gambe incrociate ai piedi d ' un pilastro , come se riposassero all ' ombra d ' un albero ; qualche donna velata , in ginocchio in un angolo solitario ; dei vecchi seduti dinanzi ai leggii , che leggono il Corano ; un iman che fa recitare dei versetti sacri a un gruppo di ragazzi ; e qua e là , sotto le arcate lontane e per le gallerie , iman , ratib , muezzin , servitori della moschea , in abiti strani , che vanno e vengono tacitamente come se non toccassero il pavimento . La melodia vaga formata dalle voci sommesse e monotone di chi legge e di chi prega , quelle mille lampade bizzarre , quella luce chiara ed eguale , quell ' abside deserta , quelle vaste gallerie silenziose , quella immensità , quelle memorie , quella pace lasciano nell ' animo un ' impressione di grandezza e di mistero , che nè la parola può esprimere nè il tempo può cancellare . Ma in fondo , come già dissi , è un ' impression triste , e non diede nel falso il grande poeta che paragonò la moschea di Santa Sofia a un " colossale sepolcro " , perché da tutte le parti vi si vedono le traccie d ' una devastazione orrenda , e si prova maggior rammarico pensando a ciò che fu , di quello che si goda nell ' ammirazione di ciò che è ancora . Quietato il sentimento della prima meraviglia , il pensiero si slancia irresistibilmente nel passato . E oggi ancora , dopo tre anni , non mi si affaccia mai alla mente la grande moschea , ch ' io non mi sforzi di rappresentarmi invece la chiesa . Atterro i pulpiti musulmani , levo le lampade e le urne , stacco i dischi , e le cartelle di porfido , riapro le porte e le finestre murate , raschio l ' intonaco che copre le pareti e le vôlte , ed ecco la basilica intera e novissima , come tredici secoli or sono , quando Giustiniano esclamò : - Gloria a Dio che m ' ha giudicato degno di compiere quest ' opera ! Salomone , io t ' ho vinto ! - Da qualunque parte si giri lo sguardo , tutto luccica , scintilla e lampeggia come nelle reggie fatate delle leggende . Le grandi pareti , rivestite di marmi preziosi , mandano dei riflessi d ' oro , di avorio , d ' acciaio , di corallo , di madreperla ; le innumerevoli macchiette dei marmi , offrono l ' aspetto di corone e di ghirlande di fiori ; gli infiniti mosaici di cristallo danno ai muri , su cui batte un raggio di sole , l ' apparenza di muri d ' argento tempestati di diamanti . I capitelli , i cornicioni , le porte , i fregi degli archi sono di bronzo dorato . Le vôlte dei porticati e delle gallerie , dipinte a fuoco , offrono immagini colossali d ' angeli e di santi in campo d ' oro . Dinanzi ai pilastri , nelle cappelle , accanto alle porte , in mezzo alle colonne , si drizzano statue di marmo e di bronzo , candelabri enormi d ' oro massiccio , vangeli giganteschi appoggiati sopra leggii risplendenti come sedie reali , alte croci d ' avorio , vasi scintillanti di perle . In fondo alla navata non si vede che un bagliore confuso come di molte cose che ardano . È la balaustrata del coro , di bronzo dorato ; è il pulpito , incrostato di quarantamila libbre d ' argento , che costò il tributo d ' un anno dell ' Egitto ; sono le sedie dei sette preti , il trono del patriarca , il trono dell ' imperatore , dorati , scolpiti , intarsiati , imperlati , su cui , quando scende diritta la luce , non si può fissare lo sguardo . Al di là di questi splendori , nell ' abside , si vede uno sfolgorio più vivo . È l ' altare , di cui la mensa , sostenuta da quattro colonne d ' oro , è fatta d ' una fusione d ' argento , d ' oro , di stagno e di perle , e il ciborio formato da quattro colonne d ' argento puro , sulle quali s ' innalza una cupola d ' oro massiccio , sormontata da un globo e da una croce d ' oro del peso di ducento sessanta libbre . Di là dall ' altare , s ' alza una figura gigantesca della divina Sapienza che tocca il pavimento coi piedi e la vôlta dell ' abside col capo . Su tutti questi tesori splendono in alto le sette mezzecupole coperte di mosaici di cristallo e d ' oro , e la grande cupola , su cui s ' allungano le immagini smisurate degli apostoli , degli evangelisti , della Vergine e della Croce , tutta dorata , colorita e scintillante , come una vôlta di gioielli e di fiori . E cupole e colonne e statue e candelabri si specchiano sull ' immenso pavimento di marmo proconnesio ondulato , che visto dalle quattro porte principali , presenta l ' immagine di quattro fiumi maestosi , increspati dal vento . Così era l ' interno della basilica . Ma bisogna rappresentarsi ancora il grande atrio , circondato di colonne e di muri rivestiti di mosaico , e ornato di fontane di marmo e di statuette equestri ; la torre da cui trentadue campane facevano sentire i loro rintocchi formidabili alle sette colline ; le cento porte di bronzo decorate di bassorilievi e d ' iscrizioni d ' argento ; le sale dei sinodi , le stanze dell ' Imperatore , le prigioni dei sacerdoti , il battisterio , le vaste sacristie riboccanti di tesori , e un labirinto di vestiboli , di triclinii , di corridoi , di scale nascoste che giravano nei fianchi dell ' edifizio e conducevano alle tribune o gli oratorii segreti . Ora si può immaginare che spettacolo offerisse una tale basilica nelle grandi solennità di nozze imperiali , di concilii , d ' incoronazioni ; quando dal palazzo enorme dei Cesari , per una strada fiancheggiata da mille colonne , sparsa di mirto e di fiori , profumata d ' incenso e di mirra , fra le case ornate di vasi preziosi e di parati di seta , fra due schiere d ' azzurri e di verdi , fra i canti dei poeti e i clamori degli araldi che gridavano evviva in tutte le lingue dell ' impero , veniva innanzi l ' Imperatore , colla tiara sormontata da una croce , imperlato come un idolo , seduto sopra un carro d ' oro dalle tende di porpora , tirato da due mule bianche , e circondato da un corteo di monarca persiano ; e gli andava incontro il clero pomposo nell ' atrio della basilica ; e tutta quella turba di cortigiani , di scudieri , di logoteti , di protospatari , di drongarii , di conestabili , di generali eunuchi , di governatori ladri , di magistrati venduti , di patrizie spudorate , di senatori codardi , di schiavi , di buffoni , di casisti , di mercenarii d ' ogni paese , tutta quella canaglia fastosa , tutto quel putridume dorato irrompeva per ventisette porte nella navata illuminata da sei mila candelabri ; e si vedeva lungo la balaustrata del coro , sotto i portici e nelle tribune un via vai , un rimescolìo concitato di teste chiomate e di cappe purpuree , uno sfolgorìo di berretti gemmati , di collane d ' oro , di corazze d ' argento , un ricambiarsi di atti cerimoniosi , un incrociarsi d ' inchini e di sorrisi , uno strascicare affettato di zimarre di seta e di spade di gala ; e un molle profumo riempiva l ' aria ; e una immensa folla vigliacca faceva risonare le vôlte di grida di gioia e d ' applausi profani . Dopo aver fatto in silenzio parecchi giri per la moschea , lasciammo parlare le nostre guide , che cominciarono col farci vedere le cappelle poste sotto le gallerie e spogliate d ' ogni cosa , come ogni altra parte della basilica . Alcune servono di tesorerie , come l ' opistodomo del Partenone , nelle quali i turchi che partono per un lungo viaggio o che temono i ladri , depositano i loro denari e i loro oggetti preziosi , e ce li lasciano anche per anni sotto la guardia di Dio ; altre , chiuse da un muro , son convertite in infermerie , in cui aspetta la guarigione o la morte qualche malato incurabile o qualche idiota , che fanno tratto tratto risonare la moschea di grida lamentevoli o di risate infantili . Di qui ci ricondussero in mezzo alla navata , e cominciò il dracomanno greco a raccontar le maraviglie della basilica . Il disegno fu tracciato , è vero , dagli architetti Antemio di Tralles e da Isidoro di Mileto ; ma è un angelo che ne ha ispirato loro il primo concetto . È un angelo pure che ha suggerito a Giustiniano di far aprire tre finestre nell ' abside , che rappresentassero le tre persone della Trinità . Così le cento e sette colonne della chiesa rappresentano le cento e sette colonne che sostengono la casa della Sapienza . Per radunare i materiali necessarii alla costruzione dell ' edifizio , furono impiegati sette anni . Cento capi mastri sopraintendevano al lavoro , e diecimila operai lavoravano nello stesso tempo , cinque mila da una parte e cinque mila dall ' altra . I muri non erano ancora alti da terra che pochi palmi , e già s ' era speso per più di quattro cento cinquanta quintali d ' oro . La spesa totale per il solo edifizio ammontò a venticinque milioni di lire . La chiesa fu consacrata dal Patriarca cinque anni , undici mesi e dieci giorni dopo che n ' era stata messa la prima pietra , e Giustiniano ordinò in quell ' occasione dei sacrifizi , delle feste , delle distribuzioni di danaro e di viveri , che durarono due settimane . Qui prese la parola il cavas turco , e fu per accennarci il pilastro su cui il sultano Maometto II , entrando vincitore in Santa Sofia , lasciò l ' impronta sanguinosa della mano destra come per suggellare la sua conquista . Poi ci mostrò , vicino al Mirab , la così detta finestra fredda , dalla quale spira continuamente un ' aria freschissima , che ispirò le più belle prediche ai più grandi dottori dell ' Islamismo . Ci fece vedere , a un ' altra finestra , la famosa pietra risplendente , che è una lastra di marmo diafano , la quale risplende come un pezzo di cristallo quando vi batte il raggio del sole . A sinistra di chi entra per la porta dal lato settentrionale , ci fece toccare la colonna che suda : una colonna rivestita di bronzo , della quale si vede il marmo sempre umido per una piccola screpolatura del rivestimento . E infine ci indicò un blocco di marmo cavo , portato da Betlemme , nel quale si dice che fu messo , appena nato , Sidi Yssa " il figlio di Maria , l ' apostolo di Dio , lo spirito che da lui procede , e che merita onore in questo mondo e nell ' altro " . Ma mi parve che nè il turco nè il greco ci credessero molto . Prese ancora una volta la parola il dracomanno , passando dinanzi a una porta murata delle gallerie , per raccontare la leggenda celebre del vescovo , e questa volta parlò con un accento di persuasione , che se non era schietto , era ben simulato . Nel momento che i turchi irruppero nella chiesa di Santa Sofia , un vescovo greco stava dicendo la messa all ' altar maggiore . Alla vista degl ' invasori abbandonò l ' altare , salì sulla galleria e , inseguito dai soldati , scomparve per quella piccola porta , che rimase istantaneamente chiusa da un muro di pietra . I soldati si misero a percuotere il muro furiosamente ; ma non riuscirono che a lasciarvi le traccie delle loro armi ; furono chiamati dei muratori ; ma dopo aver lavorato un giorno intero coi picconi e le stanghe , dovettero rinunziare all ' impresa ; ci si provarono in seguito tutti i muratori di Costantinopoli , e tutti caddero inutilmente spossati dinanzi al muro miracoloso . Ma quel muro si aprirà ; s ' aprirà il giorno in cui la basilica profanata sarà restituita al culto di Cristo , e allora ne uscirà il vescovo greco , vestito dei suoi abiti pontificali , col calice in mano , col volto radiante , e risaliti i gradini dell ' altare , ripiglierà la messa nel punto a cui l ' aveva lasciata ; e quel giorno splenderà l ' aurora di nuovi secoli per la città di Costantino . Al momento d ' uscire , il sacrestano turco , che ci aveva seguiti sino allora ciondolando e sbadigliando , ci diede una manata di pezzetti di mosaico che aveva staccati poco prima da un muro , e il dracomanno , fermandoci sulla porta , incominciò il racconto , che gli tagliammo in bocca , della profanazione di Santa Sofia . Ma non vorrei che altri lo tagliasse in bocca a me ora che la descrizione della basilica mi ha ravvivato nella mente i particolari di quella scena . Appena sparsa la notizia , verso le sette della mattina , che i turchi avevano superate le mura , una folla immensa s ' era rifugiata in Santa Sofia . Erano intorno a centomila persone : soldati fuggiaschi , monaci , sacerdoti , senatori , migliaia di vergini fuggite dai monasteri , famiglie patrizie coi loro tesori , grandi dignitari dello Stato e principi del sangue imperiale , che correvano per le gallerie e per la navata , e si pigiavano per tutti i recessi dell ' edifizio , alla rinfusa con la feccia del volgo , cogli schiavi , coi malfattori vomitati dalle carceri e dalle galere , e tutta la basilica risonava di grida di terrore come un teatro affollato al divampare d ' un incendio . Quando la navata , tutte le gallerie e tutti i vestiboli furon pieni stipati , si sbarrarono e si asserragliarono le porte , e al frastuono dei primi momenti succedette una quiete spaventosa . Molti credevano ancora che i vincitori non avrebbero osato profanare la chiesa di Santa Sofia ; altri aspettavano con una stupida sicurezza l ' apparizione dell ' Angelo , annunziato dai profeti , il quale avrebbe sterminato l ' esercito musulmano prima che le avanguardie arrivassero alla colonna di Costantino ; altri , saliti sul terrazzo interno della grande cupola , spiavano dalle finestre l ' avanzarsi del pericolo , e ne davano notizia coi cenni ai centomila volti smorti che guardavano in su dalle gallerie e dalla navata . Di lassù si vedeva un ' immensa nuvola bianca che copriva le mura dalle Blacherne fino alla Porta dorata ; e di qua dalle mura , quattro striscie lampeggianti , che s ' avanzavano fra le case come quattro torrenti di lava , allargandosi e rumoreggiando , in mezzo al fumo e alle fiamme . Erano le quattro colonne assalitrici dell ' esercito turco , che cacciavano dinanzi a sè gli avanzi disordinati dell ' esercito greco , e convergevano , saccheggiando e incendiando , verso Santa Sofia , l ' Ippodromo e il palazzo imperiale . Quando le avanguardie delle colonne arrivarono sulla seconda collina , gli squilli delle trombe risonarono improvvisamente nella chiesa , e la moltitudine atterrita cadde in ginocchio . Ma anche in quei momenti , molti confidavano ancora nell ' apparizione dell ' Angelo ed altri speravano che un sentimento di rispetto e di terrore avrebbe arrestato gl ' invasori dinanzi alla maestà di quell ' enorme edificio consacrato a Dio . Ma anche quest ' ultima illusione non tardò a dileguarsi . Gli squilli delle trombe s ' avvicinarono , un rumore confuso di armi e di grida , irrompendo dalle mille finestre , riempì la basilica , e un minuto dopo rimbombarono i primi colpi delle ascie ottomane sulle porte di bronzo dei vestiboli . Allora quella immensa folla sentì il freddo della morte , e tutti si raccomandarono a Dio . Le porte sfracellate o sgangherate rovinarono , e un ' orda selvaggia di giannizzeri , di spahì , di timmarioti , di dervis , di sciaù , lordi di polvere e di sangue , trasfigurati dal furore della battaglia , della rapina e dello stupro , apparve sulle soglie . Al primo aspetto della grande navata sfolgorante di tesori , gettarono un grido altissimo di meraviglia e di gioia ; poi irruppero dentro come un torrente furioso . Una parte si precipitò sulle vergini , sulle dame , sui patrizii , schiavi preziosi , che , istupiditi dal terrore , porsero spontaneamente le braccia alle corde e alle catene ; gli altri piombarono sulle ricchezze della chiesa . I tabernacoli furono predati , le statue stramazzate , i crocifissi d ' avorio frantumati ; i musaici , creduti gemme , disfatti a colpi di scimitarra , caddero in pioggie scintillanti nei caffettani e nelle cappe aperte ; le perle dei vasi , scastonate dalle punte dei pugnali , saltellarono sul pavimento inseguite come cose vive , e disputate a morsi e a sciabolate ; l ' altar maggiore andò disperso in mille rottami d ' oro e d ' argento ; le seggiole , i troni , il pulpito , la balaustrata del coro scomparvero come stritolati da una valanga di pietra . E intanto continuavano a irrompere nella chiesa , a ondate sanguinose , le orde asiatiche ; e in breve non si vide più che un turbinìo vertiginoso di predoni briachi , camuffati di tiare e di abiti sacerdotali , che agitavano nell ' aria calici e ostensorii , trascinando file di schiavi legati colle cinture dorate dei pontefici , in mezzo ai cammelli e ai cavalli carichi di bottino , scalpitanti sul pavimento ingombro di scheggie di statue , di vangeli lacerati e di reliquie di santi ; un ' orgia forsennata e sacrilega , accompagnata da un frastuono orrendo di urli di trionfo , di minaccie , di nitriti , di risa , di grida di fanciulle e di squilli di trombe ; fin che tutto tacque improvvisamente , e sulla soglia della porta maggiore apparve a cavallo Maometto II , circondato da una folla di principi , di vizir e di generali , superbo e impassibile come l ' immagine vivente della vendetta di Dio , e rizzandosi sulle staffe , lanciò con voce tonante nella basilica devastata la prima formula della nuova religione : - Allà è la luce del cielo e della terra ! DOLMA BAGCÉ Ogni venerdì il Sultano va a far le sue preghiere in una moschea di Costantinopoli . Noi lo vedemmo un giorno che andò alla moschea d ' Abdul - Megid , posta sulla riva europea del Bosforo , vicino al palazzo imperiale di Dolma Bagcé . Per andare a Dolma Bagcé , da Galata , si passa per il quartiere popoloso di Top - hané , fra una grande fonderia di cannoni e un vasto arsenale ; si percorre tutto il sobborgo musulmano di Funduclù , che occupa il luogo dell ' antico Aïanteion , e si riesce in una piazza spaziosa , aperta verso il mare , di là dalla quale , lungo la riva del Bosforo , s ' innalza il palazzo famoso dove risiedono i Sultani . È la più grande mole di marmo che riflettano le acque dello stretto dalla collina del Serraglio alle bocche del Mar Nero , e non si abbraccia tutta con uno sguardo che passandovi davanti in caicco . La facciata , che si stende per la lunghezza di circa un mezzo miglio italiano , è rivolta verso l ' Asia , e si vede biancheggiare a una grande distanza fra l ' azzurro del mare e il verde cupo delle colline della riva . Non è propriamente un palazzo perché non c ' è un unico concetto architettonico ; le varie parti sono slegate e vi si mescolano in una confusione non mai veduta lo stile arabo , il greco , il gotico , il turco , il romano , quello del nascimento ; e colla maestà dei palazzi reali d ' Europa , la grazia quasi femminea delle moresche di Siviglia e di Granata . Piuttosto che il " palazzo " si potrebbe chiamare " la città imperiale " come quella dell ' Imperatore della China ; e più che per la vastità , per la forma , pare che debba essere abitato , non da un solo monarca , ma da dieci re fratelli od amici , che vi passino il tempo fra gli ozi e i piaceri . Dalla parte del Bosforo presenta una serie di facciate di teatri o di templi , sulle quali v ' è una profusione indescrivibile d ' ornamenti , buttati via , come dice un poeta turco , dalle mani d ' un pazzo ; che rammentano quelle favolose pagode indiane , su cui l ' occhio si stanca al primo sguardo , e sembrano l ' immagine degli infiniti capricci amorosi e fastosi dei principi sfrenati che vivono tra quelle mura . Sono file di colonne doriche e ioniche , leggiere come aste di lancia ; finestre inquadrate in cornici a festoni e in colonnine accannellate ; archi pieni di fogliami e di fiori che s ' incurvano su porte coperte di ricami ; terrazze gentili coi parapetti scolpiti a giorno ; trofei , rosoni , viticci ; ghirlande che s ' annodano e s ' intrecciano , vezzi di marmo che s ' affollano sui cornicioni , lungo le finestre , intorno a tutti i rilievi ; una rete d ' arabeschi che si stende dalle porte ai frontoni , una fioritura , uno sfarzo e una finezza di fregi e di gale architettoniche , che danno ad ognuno dei piccoli palazzi di cui è composto il grande edifizio multiforme , l ' apparenza d ' un prodigioso lavoro di cesellatura . Pare che non debba essere un tranquillo architetto armeno quello che n ' ebbe il primo concetto ; ma un sultano innamorato il quale l ' abbia visto in sogno , dormendo tra le braccia della più ambiziosa delle sue amanti . Dinanzi si stende una fila di pilastri monumentali di marmo bianco , uniti da cancellate dorate , che rappresentano un intreccio delicatissimo di rami e di fiori , e che viste di lontano sembrano cortine di trina , che il vento debba portar via . Lunghe gradinate marmoree discendono dalle porte alla sponda e si nascondono nel mare . Tutto è bianco , fresco , nitido come se il palazzo fosse fatto d ' ieri . L ' occhio d ' un artista ci potrà vedere mille errori d ' armonia e di gusto ; ma l ' insieme di quella mole smisurata e ricchissima , il primo aspetto di quella schiera di reggie bianche come la neve , niellate come gioielli , coronate da quel verde , riflesse da quelle acque , lascia un ' impressione di potenza , di mistero e d ' amore , che fa quasi dimenticare la collina dell ' antico Serraglio . Quelli che ebbero la fortuna di penetrare fra quelle mura , dicono che il di dentro corrisponde alla facciata : che son lunghe sfilate di sale dipinte a fresco di soggetti fantastici e di colori ridenti , con porte di cedro e d ' acagiù scolpite e ornate d ' oro , che s ' aprono su interminabili corridoi rischiarati da una luce dolcissima , dai quali si va in altre sale colorate di foco da cupolette di cristallo porporino , e in stanze da bagno che sembrano scavate in un solo blocco di marmo di Paros ; e di qui su terrazze aeree , che pendono sopra giardini misteriosi e sopra boschetti di cipressi e di rose , dai quali , per lunghe fughe di portici moreschi , si vede l ' azzurro del mare ; e finestre , terrazze , loggie , chioschetti , tutto ribocca di fiori , per tutto c ' è acqua che schizza e ricasca in piogge vaporose sulla verzura e sui marmi , e da ogni parte s ' aprono vedute divine sul Bosforo , di cui l ' aria viva spande in tutti i recessi della reggia enorme un delizioso fresco marino . Dalla parte di Funduclù v ' è una porta monumentale , sopraccarica d ' ornamenti ; il Sultano doveva uscire da quella porta e attraversare la piazza . Non c ' è altro re sulla terra che abbia una così bella piazza per fare una uscita solenne dalla sua reggia . Stando ai piedi della collina , si vede da un lato la porta del palazzo , che sembra un arco di trionfo d ' una regina ; dall ' altro la moschea graziosa di Abdul - Megid , fiancheggiata da due minareti gentili , in faccia , il Bosforo ; di là , le colline dell ' Asia , verdissime , picchiettate d ' infiniti colori dai chioschi , dai palazzi , dalle moschee , dalle ville , che presentano l ' aspetto d ' una grande città parata a festa ; più lontano , la maestà ridente di Scutari , colla sua corona funebre di cipressi ; e fra le due rive , un incrociarsi continuo di legni a vela , di navi da guerra imbandierate , di vaporini affollati che paiono colmi di fiori , di bastimenti asiatici di forme antiche e bizzarre , di lancie del Serraglio , di barchette signorili , di stormi d ' uccelli che radono le acque : una bellezza piena d ' allegria e di vita , dinanzi alla quale lo straniero che aspetta l ' uscita del corteo imperiale , non può che immaginare un Sultano bello come un angelo e sereno come un fanciullo . Mezz ' ora prima , v ' erano già nella piazza due schiere di soldati vestiti alla zuava , che dovevano far ala al passaggio del Sultano , e un migliaio di curiosi . Non c ' è nulla di più strano della raccolta di gente che si vede per il solito in quell ' occasione . C ' erano ferme qua e là parecchie splendide carrozze chiuse , con dentro delle turche " dell ' alta signoria " guardate da giganteschi eunuchi a cavallo , immobili accanto gli sportelli ; alcune signore inglesi in carrozze da nolo scoperte ; varii crocchi di viaggiatori col cannocchiale a tracolla , fra i quali vidi il contino conquistatore dell ' albergo di Bisanzio , venuto forse , il crudele ! per fulminare d ' uno sguardo di trionfo il suo rivale potente e infelice . Tra la folla giravano parecchie figure cappellute , con un album sotto il braccio , che mi parvero disegnatori venuti per schizzare furtivamente le sembianze imperiali . Vicino alla banda musicale c ' era una bellissima signora francese , vestita un po ' stranamente , d ' aspetto e di atteggiamenti arditi , che stava dinanzi a tutti , che doveva essere un ' avventuriera cosmopolitica venuta là per dar nell ' occhio al Gran Signore , poichè le si leggeva sul viso " la trepida gioia d ' un gran disegno " . C ' erano di quei vecchi turchi , sudditi fanatici e sospettosi , che non mancano mai al passaggio del loro Sultano , perché vogliono proprio assicurarsi coi loro occhi che è vivo e sano per la gloria e la prosperità dell ' universo ; e il Sultano esce appunto ogni venerdì per dare al suo buon popolo una prova della propria esistenza , potendo accadere , come accadde più volte , che la sua morte naturale o violenta sia tenuta segreta da una congiura di corte . C ' erano dei mendicanti , dei bellimbusti musulmani , degli eunuchi sfaccendati , dei dervis . Fra questi notai un vecchio alto e sparuto , dagli occhi terribili , immobile , che guardava verso la porta del palazzo con un ' espressione sinistra ; e pensai che aspettasse il Sultano per piantarglisi davanti e gridargli in faccia come il dervis delle Orientali al Pascià Alì di Tepeleni : - Tu non sei che un cane e un maledetto ! - Ma di questi ardimenti sublimi non si dà più esempio dopo la sciabolata famosa di Mahmud . C ' erano poi varii gruppi di donnine turche , in disparte , che parevano gruppi di maschere , e quella solita accozzaglia di comparse da palco scenico che è la folla di Costantinopoli . Tutte le teste si profilavano sull ' azzurro del Bosforo , e probabilmente tutte le bocche dicevano le stesse parole . Si cominciava a parlare appunto in quei giorni delle stravaganze d ' Abdul Aziz . Già da un pezzo si parlava della sua insaziabile avidità di denaro . Il popolo diceva : - Mamhud avido di sangue , Abdul - Megid di donne , Abdul - Aziz d ' oro . - Tutte le speranze che s ' erano fondate su di lui , principe imperiale , quando , ammazzando un bue con un pugno , diceva : - Così ammazzerò la barbarie , - erano già svanite d ' un pezzo . Le tendenze a una vita semplice e severa , di cui aveva dato prova nei primi anni del suo regno , amando , come si diceva , una donna sola , e ristringendo inesorabilmente le spese enormi del Serraglio , non erano più che una memoria . Forse erano anche anni ed anni che aveva smesso affatto quegli studi di legislazione , d ' arte militare e di letteratura europea , di cui s ' era fatto tanto scalpore , come se in essi riposassero tutte le speranze della rigenerazione dell ' Impero . Da molto tempo non pensava più che a sè stesso . Ogni momento correva la voce di qualche sua escandescenza contro il ministro delle finanze che non voleva o non poteva dargli tutto il denaro ch ' egli avrebbe voluto . Alla prima obbiezione scaraventava addosso alla malcapitata Eccellenza il primo oggetto che gli cadeva nelle mani , recitando per filo e per segno , con quanta voce aveva in gola , la formola antica del giuramento imperiale : per il Dio creatore del cielo e della terra , per il profeta Maometto , per le sette varianti del Corano , per i centoventiquattromila profeti di Dio , per l ' anima di mio nonno e per l ' anima di mio padre , per i miei figli e per la mia spada , portami del danaro o faccio piantare la tua testa sulla punta del più alto minareto di Stambul . E per un verso o per un altro veniva a capo di quel che voleva , e il danaro estorto in quella maniera , ora lo ammucchiava e se lo covava gelosamente come un avaro volgare , ora lo profondeva a piene mani in capricci puerili . Oggi era il capriccio dei leoni , domani delle tigri , e mandava incettatori nelle Indie e nell ' Affrica ; poi per un mese filato cinquecento pappagalli facevano risonare i giardini imperiali della stessa parola ; poi gli pigliava il furore delle carrozze e dei pianoforti che voleva far sonare sorretti dalla schiena di quattro schiavi ; poi la mania dei combattimenti dei galli , a cui assisteva con entusiasmo , e appendeva di sua mano una medaglia al collo dei vincitori , e cacciava in esilio , di là dal Bosforo , i vinti ; poi la passione del gioco , dei chioschi , dei quadri ; la corte pareva tornata ai tempi del primo Ibraim ; ma il povero principe non trovava pace , non faceva che passare da una noja mortale a un ' inquietudine tormentosa ; era torbido e triste ; pareva che presentisse la fine infelice che lo aspettava . A volte si ficcava nel capo di dover morire avvelenato , e per un pezzo , diffidando di tutti , non mangiava più che ova sode ; altre volte , preso dal terrore degl ' incendi , faceva togliere dalle sue stanze tutti gli oggetti di legno , persino le cornici degli specchi . In quel tempo appunto si diceva che , per paura del fuoco , leggesse di notte al lume d ' una candela piantata in un secchio d ' acqua . E malgrado queste follie , di cui si diceva che fosse la prima cagione una cagione che non c ' è bisogno di dire , egli conservava tutta la forza imperiosa della volontà antica , e sapeva farsi obbedire e faceva tremare i più arditi . La sola persona che potesse sull ' animo suo era sua madre , donna d ' indole altera e vana , che nei primi anni del suo regno faceva coprire di tappeti di broccato le strade dove passava suo figlio per andare alla moschea , e il giorno dopo regalava tutti quei tappeti agli schiavi che li andavano a levare . Però , anche nel disordine della sua vita affannosa , fra l ' uno e l ' altro dei suoi grandi capricci , Abdul Aziz aveva pure dei capricci piccolissimi , come quello di volere sopra una data porta un dipinto a fresco di natura morta , con quei certi frutti e quei certi fiori , combinati in quella data maniera , e prescriveva accuratamente ogni cosa al pittore , e stava là lungo tempo a contare le pennellate , come se non avesse altro pensiero al mondo . Di tutte queste bizzarrie , frangiate chi sa come dalle mille bocche del Serraglio , tutta la città parlava , e forse fin d ' allora s ' andavano raccogliendo le prime fila della congiura che lo rovesciò dal trono due anni dopo . La sua caduta , come dicono i Musulmani , era già scritta , e con essa la sentenza che fu poi pronunziata sopra di lui e sopra il suo regno . La quale non è molto diversa da quella che si potrebbe dare su quasi tutti i Sultani degli ultimi tempi . Principi imperiali , spinti verso la civiltà europea da un ' educazione superficiale , ma varia e libera , e dal fervore della giovinezza desiderosa di novità e di gloria , vagheggiano , prima di salire sul trono , grandi disegni di riforme e di rinnovamenti , e fanno il proposito fermo e sincero di dedicare a quel fine tutta la loro vita , che dovrà essere una vita austera di lavoro e di lotta . Ma dopo qualche anno di regno e di lotte inutili , circondati da mille oracoli , inceppati da tradizioni e da consuetudini avversati dagli uomini e dalle cose , spaventati dalla grandezza non prima misurata dell ' impresa , se ne sdanno sfiduciati , per domandare ai piaceri quello che non possono avere dalla gloria , e perdono a poco a poco , in una vita tutta sensuale , perfino la memoria dei primi propositi e la coscienza del loro avvilimento . Così accade che al sorgere d ' ogni nuovo Sultano si faccia sempre , e non senza fondamento , un pronostico felice a cui segue sempre un disinganno . Abdul - Aziz non si fece aspettare . All ' ora fissata , s ' udì uno squillo di tromba , la banda intonò una marcia di guerra , i soldati presentarono le armi , un drappello di lancieri uscì improvvisamente dalla porta del palazzo , e si vide apparire il Sultano a cavallo , che venne innanzi lentamente , seguito dal suo corteo . Mi passò dinanzi a pochi passi , ed ebbi tutto il tempo di considerarlo attentamente . La mia immaginazione fu stranamente delusa . Il re dei re , il sultano scialacquatore , violento , capriccioso , imperioso , - che era allora sui quarantaquattr ' anni , - aveva l ' aspetto di una buonissima pasta di turco , che si trovasse a fare il sultano senza saperlo . Era un uomo tarchiato e grasso , un bel faccione con due grandi occhi sereni e una barba intera e corta , già un po ' brizzolata di bianco ; aveva una fisonomia aperta e mansueta , un atteggiamento naturalissimo , quasi trascurato ; e uno sguardo quieto e lento in cui non appariva la minima preoccupazione dei mille sguardi che gli erano addosso . Montava un cavallo grigio bardato d ' oro , di bellissime forme , tenuto per le briglie da due palafrenieri sfolgoranti . Il corteo lo seguiva a grande distanza , e da questo solo si poteva capire che era il Sultano . Il suo vestimento era modestissimo . Aveva un semplice fez , un lungo soprabito di color scuro abbottonato fin sotto il mento , un paio di calzoni chiari e gli stivali di marocchino . Veniva innanzi lentissimamente , guardando intorno con un ' espressione tra benevola e stanca , come se volesse dire agli spettatori : - Ah ! se sapeste come mi secco ! - I musulmani s ' inchinavano profondamente ; molti europei si levavano il cappello : egli non restituì il saluto a nessuno . Passando dinanzi a noi , diede uno sguardo a un ufficiale d ' alta statura che lo salutava colla sciabola , un altro sguardo al Bosforo , e poi uno sguardo più lungo a due giovani signore inglesi che lo guardavano da una carrozza , e che si fecero rosse come due fragole . Osservai che aveva la mano bianca e ben fatta , ed era appunto la mano destra , colla quale , due anni dopo , si aperse le vene nel bagno . Dietro di lui passò uno stuolo di pascià , di cortigiani , di pezzi grossi , a cavallo ; quasi tutti omaccioni con gran barbe nere , vestiti senza pompa , silenziosi , gravi , cupi , come se accompagnassero un convoglio funebre ; dopo , un drappello di palafrenieri che conducevano a mano dei cavalli superbi ; poi uno stuolo d ' ufficiali a piedi col petto coperto di cordoni d ' oro ; passati i quali , i soldati abbassarono le armi , la folla si sparpagliò per la piazza , ed io rimasi là immobile , cogli occhi fissi sulla cima del monte Bulgurlù , pensando alla singolarissima condizione in cui si trova un sultano di Stambul . È un monarca maomettano , pensavo , e ha la reggia ai piedi di una città cristiana , Pera , che gli torreggia sul capo . È sovrano assoluto d ' uno dei più vasti imperi del mondo , e ci sono nella sua metropoli , poco lontano da lui , dentro ai grandi palazzi che sovrastano al suo Serraglio , quattro o cinque stranieri cerimoniosi che la fanno da padroni in casa sua , e che trattando con lui , nascondono sotto un linguaggio reverente una minaccia perpetua che lo fa tremare . Ha nelle mani un potere smisurato , gli averi e la vita di milioni di sudditi , il mezzo di soddisfare i suoi più pazzi desiderii , e non può cambiare la forma della sua copertura di capo . È circondato da un esercito di cortigiani e di guardie , che bacerebbero l ' orma dei suoi piedi , e trema continuamente per la propria vita e per quella dei suoi figliuoli . Possiede mille donne fra le più belle donne della terra , ed egli solo , tra tutti i musulmani del suo impero , non può dare la mano di sposo a una donna libera , non può aver che figli di schiave , ed è chiamato egli stesso : - Figlio di schiava , - da quello stesso popolo che lo chiama " ombra di Dio " . Il suo nome suona riverito e terribile dagli ultimi confini della Tartaria agli ultimi confini del Maghreb , e nella sua stessa metropoli v ' è un popolo innumerevole , e sempre crescente , su cui non ha ombra di potere e che si ride di lui , della sua forza e della sua fede . Su tutta la faccia del suo immenso impero , fra le tribù più miserabili delle provincie più lontane , nelle moschee e nei conventi più solitarii delle terre più selvaggie , si prega ardentemente per la sua vita e per la sua gloria ; ed egli non può fare un passo nei suoi stati , senza trovarsi in mezzo a nemici che lo esecrano e che invocano sul suo capo la vendetta di Dio . Per tutta la parte del mondo che si stende dinanzi alla sua reggia , egli è uno dei più augusti e più formidabili monarchi dell ' universo ; per quella che gli si stende alle spalle , è il più debole , il più pusillo , il più miserevole uomo che porti una corona sul capo . Una corrente enorme d ' idee , di volontà , di forze contrarie alla natura e alle tradizioni della sua potenza , lo avvolge , lo soverchia , trasforma sotto di lui , intorno a lui , suo malgrado , senza che se n ' avveda , consuetudini , leggi , usi , credenze , uomini , ogni cosa . Ed egli è là , tra l ' Europa e l ' Asia , nel suo smisurato palazzo bagnato dal mare , come in una nave pronta a far vela , in mezzo a una confusione infinita d ' idee e di cose , circondato d ' un fasto favoloso e d ' una miseria immensa , già non più nè due nè uno , non più vero musulmano , non ancora vero europeo , regnante sopra un popolo già in parte mutato , barbaro di sangue , civile d ' aspetto , bifronte come Giano , servito come un nume , sorvegliato come uno schiavo , adorato , insidiato , accecato , e intanto ogni giorno che passa spegne un raggio della sua aureola e stacca una pietra dal suo piedestallo . A me pare che se fossi in lui , stanco di quella condizione così singolare nel mondo , sazio di piaceri , stomacato d ' adulazioni , affranco dai sospetti , indignato di quella sovranità malsicura ed oziosa sopra quel disordine senza nome , qualche volta , nell ' ora in cui l ' enorme Serraglio è immerso nel sonno , mi butterei a nuoto nel Bosforo come un galeotto fuggitivo , e andrei a passar la notte in una taverna di Galata in mezzo a una brigata di marinai , con un bicchiere di birra in mano e una pipa di gesso fra i denti , urlando la marsigliese . Dopo una mezz ' ora , il Sultano ripassò rapidamente in carrozza chiusa , seguito da un drappello d ' ufficiali a piedi , e lo spettacolo fu finito . Di tutto , quello che mi fece un senso più vivo , furono quegli ufficiali in grande uniforme , che correvano saltellando , come una frotta di lacchè , dietro la carrozza imperiale . Non vidi mai una prostituzione simile della divisa militare . Questo spettacolo del passaggio del Sultano , è ora , come si vede , una cosa assai meschina . I sultani d ' altri tempi uscivano in gran pompa , preceduti e seguiti da un nuvolo di cavalieri , di schiavi , di guardie dei giardini , d ' eunuchi , di ciambellani , che visti di lontano , presentavano l ' aspetto , come dicevano i cronisti entusiastici , " d ' una vasta aiuola di tulipani . " I sultani d ' oggi invece par che rifuggano dalle pompe come da un ' ostentazione teatrale della grandezza perduta . Io mi domando sovente che cosa direbbe uno di quei primi monarchi se , risorgendo per un momento dal suo sepolcro di Brussa o dal suo turbè di Stambul , vedesse passare uno di questi suoi nepoti del secolo diciannovesimo , insaccato in un soprabito nero , senza turbante , senza spada , senza gemme , in mezzo a una folla di stranieri insolenti . Io credo che arrossirebbe di rabbia e di vergogna , e che in segno di supremo disprezzo gli farebbe , come Solimano I ad Hassan , tagliare la barba a colpi di scimitarra , che è la più crudele ingiuria che si passa fare a un osmano . E veramente , fra i sultani d ' ora e quei primi , i cui nomi risonarono in Europa tra il secolo XII e il XVI come scoppi di folgore , corre la stessa differenza che tra l ' impero ottomano dei nostri giorni e quello dei primi secoli . Quelli raccoglievano davvero in sè la gioventù , la bellezza e il vigore della loro razza ; e non erano soltanto un ' immagine vivente del proprio popolo , una bella insegna , una perla preziosa della spada dell ' islamismo ; ma ne costituivano per sè soli una vera forza , e tale , che non c ' è chi possa disconoscere nelle loro qualità personali una delle cagioni più efficaci del meraviglioso incremento della potenza ottomana . Il più bel periodo è quello della prima giovinezza della dinastia che abbraccia centonovantatrè anni da Osmano a Maometto II . Quella fu davvero una catena di principi fortissimi , e fatta una sola eccezione , e tenuto conto dei tempi e delle condizioni della razza , austeri e saggi e amati dai propri sudditi ; spesso feroci , ma di rado ingiusti , e sovente anche generosi e benefici verso i nemici ; e tutti poi quali si capisce che dovessero essere dei principi di quella gente , belli e tremendi d ' aspetto , leoni veri , come le loro madri li chiamavano " di cui il ruggito faceva tremare la terra . " Gli Abdul - Megid , gli Abdul - Aziz , i Murad , gli Hamid non sono che larve di padiscià in confronto di quei giovani formidabili , figli di madri di quindici e di padri di diciott ' anni , nati dal fiore del sangue tartaro e dal fiore della bellezza greca , persiana , caucasea . A quattordici anni comandavano eserciti e governavano provincie , e ricevevano in premio dalle proprie madri delle schiave belle ed ardenti come loro . A sedici anni erano già padri , a settanta lo diventavano ancora . Ma l ' amore non infiacchiva in loro la tempra gagliardissima dell ' animo e delle membra . L ' animo era di ferro , dicevano i poeti , e il corpo era d ' acciaio . Avevano tutti certi tratti comuni , che si perdettero poi nei loro nepoti degeneri : la fronte alta , le sopracciglia arcate e riunite come quelle dei persiani , gli occhi azzurrini dei figli delle steppe , il naso che si curvava sulla bocca purpurea " come il becco d ' un pappagallo sopra una ciliegia " e foltissime barbe nere , per le quali i poeti del serraglio si stillavano a cercar paragoni gentili o terribili . Avevano " lo sguardo dell ' aquila di monte Tauro e la forza del re del deserto ; colli di toro , larghissime spalle , petti sporgenti che poteva contenere tutta l ' ira guerriera dei loro popoli " , braccia lunghissime , articolazioni colossali , gambe corte ed arcate , che facevano nitrir di dolore i più vigorosi cavalli turcomanni , e grandi mani irsute che palleggiavano come canne le mazze e gli archi enormi dei loro soldati di bronzo . E portavano dei soprannomi degni di loro : il lottatore , il campione , la folgore , lo stritolatore d ' ossa , lo spargitore di sangue . La guerra era dopo Allà il primo dei loro pensieri , e la morte era l ' ultimo . Non avevano il genio dei grandi capitani , ma erano dotati tutti di quella prontezza di risoluzione che quasi sempre vi supplisce , e di quella feroce ostinatezza che consegue non di rado i medesimi effetti . Trasvolavano , come furie alate , pei campi di battaglia , mostrando di lontano le lunghe penne d ' airone confitte nei turbanti candidi , e gli ampi caffettani tessuti d ' oro e di porpora , e i loro urli selvaggi ricacciavano innanzi le schiere macellate dalla mitraglia serba e tedesca , quando non bastavano più i nerbi di bue di mille sciaù furibondi . Lanciavano i loro cavalli a nuoto nei fiumi mulinando al disopra delle acque le scimitarre stillanti di sangue ; afferravano per la strozza e stramazzavano di sella , passando , i pascià infingardi o vigliacchi ; balzavano giù da cavallo , nelle rotte , e piantavano i loro pugnali scintillanti di rubini nel dorso dei soldati fuggiaschi ; e feriti a morte , salivano , comprimendo la ferita , sopra un rialto del campo , per mostrare ai loro giannizzeri il volto smorto ma ancora minacciane e imperioso , finchè cadevano ruggendo di rabbia ma non di dolore . Quale doveva essere il sentimento di quelle loro giovanette circasse o persiane appena uscite dalla puerizia , quando per la prima volta , la sera d ' un giorno di battaglia , sotto una tenda purpurea , al lume velato d ' una lampada , si vedevano comparire davanti uno di quei sultani spaventosi e superbi , inebbriati dalla vittoria e dal sangue ? Ma allora essi diventavano dolci e amorosi , e stringendo quelle mani infantili nelle loro gigantesche mani ancora convulse dalla stretta della spada , cercavano mille immagini dai fiori dei loro giardini , dalle perle dei loro pugnali , dai più belli uccelli dei loro boschi , dai più bei colori delle aurore dell ' Anatolia e della Mesopotamia per lodare la bellezza delle loro schiave tremanti , fin che esse prendevano animo , e rispondevano nel loro linguaggio appassionato e fantastico : - Corona del mio capo ! Gloria della mia vita ! Mio dolce e tremendo Signore ! Che il tuo volto sia sempre bianco e splendido nei due mondi dell ' Asia e dell ' Europa ! Che la vittoria ti segua da per tutto dove ti porterà il tuo cavallo ! Che la tua ombra si stenda sopra tutta la terra ! Io vorrei essere una rosa per olezzare sulla cima del tuo turbante , o una farfalla per battere le ali sulla tua fronte ! - E poi , colla voce velata , raccontavano a quei grandi amanti appagati , che s ' assopivano sul loro seno , le loro storie fanciullesche di palazzi di smeraldo e di montagne d ' oro , mentre intorno alla tenda , per la campagna insanguinata ed oscura , l ' esercito feroce dormiva . Ma essi lasciavano ogni mollezza sulla soglia dell ' arem , e uscivano da quegli amori più fieri e più ardenti . Erano dolci nell ' arem , feroci sul campo , umili nella moschea , superbi sul trono . Di qui parlavano un linguaggio pieno d ' iperboli sfolgoranti e di minacce fulminee , ed ogni loro sentenza era una sentenza irrevocabile che bandiva una guerra , o innalzava un uomo all ' apice della fortuna , o faceva rotolare una testa ai piedi del trono , o scatenava un uragano di ferro o di foco sopra una provincia ribelle . Così turbinando dalla Persia al Danubio e dall ' Arabia alla Macedonia , fra le battaglie , i trionfi , le caccie , gli amori , passavano dal fiore degli anni a una virilità più bollente e più audace della giovinezza , e poi a una vecchiaia della quale non s ' accorgeva nè il seno delle loro belle nè il dorso dei loro cavalli nè l ' elsa della loro spada . E non solo nella vecchiaia , anche nell ' età verde avveniva qualche volta che , oppressi dal sentimento della loro mostruosa potenza , sgomentati tutt ' a un tratto , nel furore delle vittorie e dei trionfi , dalla coscienza d ' una responsabilità più che umana , e presi da una specie di terrore nella solitudine della propria altezza , si volgevano con tutta l ' anima a Dio , e passavano i giorni e le notti nei recessi oscuri dei loro giardini a comporre poesie religiose , o andavano a meditare il Corano sulle rive del mare o a ballare le ridde frenetiche dei dervis o a macerarsi coi digiuni e coi cilicii nella caverna d ' un vecchio eremita . E come nella vita , così nella morte si presentarono quasi tutti ai loro popoli in una figura o venerabile o tremenda , sia che morissero colla serenità dei santi come il capo della dinastia , o carichi d ' anni di gloria e di tristezza come Orkano , o del pugnale d ' un traditore come Murad I , o nella disperazione dell ' esilio come Baiazet , o conversando placidamente fra una corona di dotti e di poeti come il primo Maometto , o del dolore d ' una sconfitta come il secondo Murad ; e si può dir con sicurezza che i loro fantasmi minacciosi sono quanto rimarrà di più grande e di più poetico sugli orizzonti color di sangue della storia ottomana . LE TURCHE È una grande sorpresa per chi arriva a Costantinopoli , dopo aver inteso parlar tanto della schiavitù delle donne turche , il veder donne da tutte le parti e a tutte le ore del giorno , come in una qualunque città europea . Pare che appunto in quel giorno a tutte quelle rondini prigioniere sia stato dato il volo per la prima volta e che sia cominciata un ' èra nuova di libertà per il bel sesso musulmano . La prima impressione è curiosissima . Lo straniero si domanda , al vedere tutte le donne con quei veli bianchi e quelle lunghe cappe di colori ciarlataneschi , se son maschere o monache o pazze ; e siccome non se ne vede una sola accompagnata da un uomo , pare che non debbano essere di nessuno , che siano tutte vedove o ragazze , o che appartengano tutte a un qualche grande ritiro di " malmaritate " . Nei primi giorni non ci si può persuadere che tutti quei turchi e tutte quelle turche che s ' incontrano e si toccano senza guardarsi e senza accompagnarsi mai , possano avere tra loro qualcosa di comune . E ogni momento s ' è costretti a fermarsi per osservare quelle strane figure e per meditare su quello stranissimo uso . Son queste dunque , si dice , son proprio queste quelle " avvincitrici di cuori " , quelle " fonti di piacere " , quelle " piccole foglie di rosa " e " uve primaticcie " e " rugiade del mattino " e " aurore " e " vivificatrici " e " lune splendenti " di cui mille poeti ci hanno empita la testa ? Queste le hanum e le odalische misteriose , che a vent ' anni , leggendo le ballate di Victor Hugo all ' ombra d ' un giardino , abbiamo sognate tante volte , come creature d ' un altro mondo , di cui un solo amplesso avrebbe consunto tutte le forze della nostra giovinezza ? Queste le belle infelici , nascoste dalle grate , vigilate dagli eunuchi , separate dal mondo , che passano sulla terra , come larve , gettando un grido di voluttà e un grido di dolore ? Vediamo che cosa c ' è ancora di vero in tutta questa poesia . - Prima di tutto , il viso della donna turca non è più un mistero , e perciò una gran parte della poesia che la circondava è svanita . Quel velo geloso che , secondo il Corano , doveva essere " un segno della sua virtù e un freno ai discorsi del mondo " , non è più che un ' apparenza . Tutti sanno come è fatto il jasmac . Sono due grandi veli bianchi , di cui uno , stretto intorno al capo come una benda , copre la fronte fino alle sopracciglia , s ' annoda dietro , nei capelli , al di sopra della nuca , e ricade sulla schiena , in due lembi , fino alla cintura ; l ' altro copre tutta la parte inferiore del viso , e va ad annodarsi col primo , in modo che par tutto un velo solo . Ma questi due veli , che dovrebbero essere di mussolina e stretti in maniera da non lasciar vedere che gli occhi e la sommità delle guancia , sono invece di tulle radissimo , e allentati tanto , che lasciano vedere non solo il viso , ma gli orecchi , il collo , le treccie , e spesso anche i cappellini all ' europea , ornati di penne e di fiori , che portano le signore " riformate " . E perciò accade appunto il contrario di quello che si vedeva una volta , quando alle donne attempate era lecito di andare col viso un po ' più scoperto , e alle giovani era imposto di coprirsi più rigorosamente . Ora son le giovani , e specialmente le belle , quelle che si mostrano meglio , e son le vecchie che per ingannare il mondo portano il velo fitto e serrato . Quindi un ' infinità di bei misteri e di belle sorprese , raccontate dai romanzieri e dai poeti , non sono più possibili ; ed è una fiaba , fra le altre , quella che lo sposo veda per la prima volta il viso della sua sposa nella notte nuziale . Ma fuorchè il viso , tutto è ancora nascosto ; non si può intravvedere nè il seno , nè la vita , nè il braccio , nè il fianco ; il feregé nasconde rigorosamente ogni cosa . È una specie di tonaca , guernita d ' una pellegrina , di maniche lunghissime , larga , senza garbo , cadente come un mantellaccio dalle spalle ai piedi , di panno l ' inverno , di seta l ' estate , e tutta d ' un colore , quasi sempre vivissimo : ora rosso vivo , ora ranciato , ora verde ; e l ' uno o l ' altro predomina d ' anno in anno , rimanendo inalterata la forma . Ma benchè insaccate in quel modo , tanta è l ' arte con cui sanno aggiustarsi il jasmac , che le belle paiono bellissime , e le brutte graziose . Non si può dire che cosa fanno con quei due veli , con che grazia se li dispongono a corona e a turbante , con che ampiezza e con che nobiltà di pieghe li ravvolgono e li sovrappongono , con che leggerezza e con che elegante trascuranza li allentano e li lasciano cadere , come li fanno servire nello stesso tempo a mostrare , a nascondere , a promettere , a proporre degli indovinelli e a rivelare inaspettatamente delle piccole meraviglie . Alcune pare che abbiano intorno al capo una nuvola bianca e diafana , che debba svanire ad un soffio ; altre sembrano inghirlandate di gigli e di gelsomini ; tutte paiono di pelle bianchissima , e prendono da quei veli delle sfumature nivee e un ' apparenza di morbidezza e di freschezza che innamora . È un ' acconciatura ad un tempo austera e ridente , che ha qualche cosa di sacerdotale e di virgineo ; sotto la quale pare che non debbano nascere che pensieri gentili e capricci innocenti .... Ma vi nasce un po ' d ' ogni cosa . - È difficile definire la bellezza della donna turca . Posso dire che quando ci penso vedo un viso bianchissimo , due occhi neri , una bocca purpurea e un ' espressione di dolcezza . Quasi tutte però son dipinte . S ' imbiancano il viso con pasta di mandorle e di gelsomino , s ' ingrandiscono le sopracciglia con inchiostro di china , si tingono le palpebre , s ' infarinano il collo , si fanno un cerchio nero intorno agli occhi , si mettono dei nei sulle guance . Ma fanno questo con garbo ; non come le belle di Fez , che si danno delle pennellate da imbianchini . La maggior parte hanno un bel contorno ovale , un nasino un po ' arcato , le labbra grossette , il mento rotondo , colla fossetta ; molte hanno le fossette anche nelle guance ; un bel collo lunghetto e flessibile ; e mani piccine , quasi sempre coperte , peccato , dalle maniche della cappa . Quasi tutte poi sono grassotte e moltissime di statura più che mezzana : rarissime le acciughe e i crostini dei nostri paesi . Se hanno un difetto comune , è quello di camminar curve e un po ' scomposte , con una certa cascaggine di bambolone cresciute tutt ' a un tratto ; il che deriva , si dice , da una mollezza di membra , di cui è cagione l ' abuso del bagno , ed anche un po ' dalla calzatura disadatta . Si vedono , infatti , delle donnine elegantissime , che debbono avere un piedino di nulla , calzate di babbuccie da uomo o di stivaletti lunghi , larghi e aggrinziti , che una pezzente europea sdegnerebbe . Ma anche in quella brutta andatura hanno un certo garbo fanciullesco che , quando ci si è fatto l ' occhio , non dispiace . Non si vede nessuna di quelle figure impettite , di quelle mostre da modista , così frequenti nelle città europee , che vanno a passetti di marionetta , e che par che saltellino sopra uno scacchiere . Non hanno ancora perduto la pesantezza e la trascuranza naturale dell ' andatura orientale , e se la perdessero , riuscirebbero forse più maestose , ma meno simpatiche . Si vedono delle figure bellissime e di bellezza infinitamente svariata , poichè c ' entra col sangue turco , il sangue circasso , l ' arabo , il persiano . Ci sono delle matrone di trent ' anni , di forme opulente , che il feregé non basta a nascondere , altissime , con grandi occhi scuri , colle labbra tumide , colle narici dilatate , - pezzi di hanum da far tremare cento schiave con uno sguardo , - vedendo le quali , par davvero una ridicola e temeraria spacconata quella dei signori turchi che pretendono d ' esser quattro volte mariti . Ce n ' è dell ' altre , piccolette e paffutelle , che han tutto rotondo - volto , occhi , naso , bocca - ed un ' aria così queta , così benevola , così bambina , un ' apparenza di rassegnazione così docile al loro destino , di non essere che un trastullo e una ricreazione , che passandogli accanto , vi verrebbe voglia di mettergli in bocca una caramella . Ci son poi anche le figurine svelte , sposine di sedici anni , ardite e vivacissime , cogli occhi pieni di capricci e d ' astuzie , che fanno pensare con un sentimento di pietà al povero effendi che le ha da tenere in freno e al disgraziato eunuco che le deve tener d ' occhio . E la città si presta mirabilmente a inquadrare , per dir così , la loro bellezza e il loro vestiario . Bisogna vedere una di quelle figurine col velo bianco e col feregé purpureo , seduta in un caicco , in mezzo all ' azzurro del Bosforo ; o adagiata sull ' erba , in mezzo al verde bruno d ' un cimitero ; o anche meglio , vederla venir giù per una stradetta ripida e solitaria di Stambul , chiusa in fondo da un grande platano , quando tira vento , e i veli e il feregé svolazzano , e scoprono collo , piedino e calzina ; e v ' assicuro che in quel momento , se fosse sempre in vigore l ' indulgente decreto di Solimano il Magnifico , che multa d ' un aspro ogni bacio dato alla moglie e alla figliola altrui , allungherebbe un calcio all ' avarizia anche Arpagone . E non c ' è caso che quando tira vento , la donna turca s ' affanni a tener basso il feregé , perché il pudore delle musulmane non va più in giù delle ginocchia , e s ' arresta qualche volta assai prima . - Una cosa che stupisce , sulle prime , è la loro maniera di guardare e di ridere , che scuserebbe qualunque giudizio più temerario . Accade spessissimo che un giovane europeo , guardando fisso una donna turca , anche di alto bordo , sia ricambiato con uno sguardo sorridente o con un sorriso aperto . Non è raro nemmeno che una bella hanum in carrozza , faccia , di nascosto all ' eunuco , un saluto grazioso colla mano a un giovanotto franco a cui si sia accorta di piacere . Qualche volta , in un cimitero o in una strada appartata , una turca capricciosa s ' arrischia perfino a gettare un fiore passando , o a lasciarlo cadere in terra coll ' intenzione manifesta che sia raccolto dal giaurro elegante che le vien dietro . Per questo un viaggiatore fatuo può prendere dei grandi abbagli , e ci sono infatti degli europei scimuniti , che , essendo stati un mese a Costantinopoli , credono in buona fede d ' aver rubata la pace a un centinaio di sventurate . C ' è senza dubbio , in quegli atti , un ' espressione ingenua di simpatia ; ma c ' entra in parte assai maggiore uno spirito di ribellione , che tutte le turche hanno in cuore , nato dall ' uggia della soggezione in cui sono tenute , e al quale danno sfogo , come e quando possono , in piccole monellerie , non fosse che per far dispetto , in segreto , ai loro padroni . Fanno in quel modo più per fanciullaggine che per civetteria . E la loro civetteria è d ' un genere singolarissimo , che somiglia molto ai primi esperimenti delle ragazzine quando cominciano ad accorgersi d ' esser guardate . È un gran ridere , un guardare in su colla bocca aperta in atto di stupore , un fingere d ' aver male al capo o a una gamba , certi atti di dispetto il feregé che le imbarazza , certi scatti da scolarette , che sembran fatti più per far ridere che per sedurre . Mai un atteggiamento da salotto o da fotografia . Quella po ' d ' arte che mostrano è proprio un ' arte rudimentale . Si vede , come direbbe il Tommaseo , che non hanno molti veli da gettar via ; che non sono abituate ai lunghi amoreggiamenti , ad " essere circuite alla muta " come le donne geroglifiche del Giusti ; e che quando hanno una simpatia , invece di star lì tanto a sospirare e a girar gli occhi , direbbero addirittura , se potessero esprimere il loro sentimento : - Cristiano , tu mi piaci . - Non potendolo dire colla voce , glie lo dicono francamente , mostrando due belle file di perle luccicanti , ossia ridendogli sul viso . Sono belle tartare ingentilite . - E son libere : è una verità che lo straniero tocca con mano appena arrivato . È una esagerazione il dire come Lady Montague che son più libere delle europee ; ma chiunque è stato a Costantinopoli non può a meno di ridere quando sente parlare della loro " schiavitù " . Le signore , quando vogliono uscire , ordinano agli eunuchi di preparar la carrozza , escono senza chiedere il permesso a nessuno , e tornano a casa quando vogliono , purchè sia prima di notte . Una volta non potevano uscire senz ' essere accompagnate da un eunuco , o da una schiava , o da un ' amica , e le più ardite , se non volevano altri , dovevano almeno condur con sè un figlioletto , che fosse come un titolo al rispetto della gente . Se qualcheduna si faceva veder sola in un luogo appartato , era facilissimo che una guardia di città o un qualunque vecchio turco rigorista la fermasse e le domandasse : - Dove vai ? D ' onde vieni ? Perché non hai nessuno con te ? Così rispetti il tuo effendi ? Torna a casa ! - Ma ora escon sole a centinaia , e se ne vedono a tutte le ore per le vie dei sobborghi musulmani e della città franca . Vanno a far visita alle amiche da un capo all ' altro di Stambul , vanno a passar delle mezze giornate nelle case di bagni , fanno delle gite in barchetta , il giovedì alle Acque dolci d ' Europa , la domenica alle acque d ' Asia , il venerdì al cimitero di Scutari , gli altri giorni alle isole dei Principi , a Terapia , a Bujukderé , a Kalender , a far merenda colle loro schiave , in brigatelle di otto o dieci ; vanno a pregare alle tombe dei Padiscià e delle Sultane , a vedere i conventi dei dervis , a visitare le mostre pubbliche dei corredi nuziali , e non c ' è effigie d ' uomo , non che le accompagni o le segua , ma che , se anche son sole , ardisca di far loro un ' osservazione . Vedere un turco in una via di Costantinopoli , non dico a braccetto , ma al fianco , ma fermo per un momento a discorrere con una " velata " , quando anche portassero scritto in fronte che son marito e moglie , parrebbe a tutti la più strana delle stranezze , o per meglio dire un ' impudenza inaudita , come nelle nostre vie un uomo e una donna che si facessero ad alta voce delle dichiarazioni d ' amore . Da questo lato le donne turche sono veramente più libere che le europee , e non si può dire questa libertà quanto la godano , e con che matto desiderio corrano allo strepito , alla folla , alla luce , all ' aria aperta , esse che in casa non vedono che un uomo solo , ed hanno finestre e giardini claustrali . Escono e scorazzano per la città coll ' allegrezza di prigioniere liberate . C ' è da divertirsi a pedinarne una a caso , alla lontana , per vedere come sanno sminuzzarsi e raffinarsi i piaceri del vagabondaggio . Vanno nella moschea più vicina a dire una preghiera e si fermano a cicalare un quarto d ' ora con un ' amica sotto le arcate del cortile ; poi al bazar a dare una capatina in dieci botteghe , e a farne metter sottosopra un paio , per comprare una bagattella ; poi pigliano il tramway , scendono al mercato dei pesci , passano il ponte , si fermano a contemplare tutte le treccie e tutte le parrucche dei parrucchieri di via di Pera , entrano in un cimitero e mangiano un dolce sopra una tomba , ritornano in città , ridiscendono al Corno d ' oro scantonando cento volte e guardando colla coda dell ' occhio ogni cosa - vetrine , stampe , annunzi , signore che passano , carrozze , insegne , porte di teatri - comprano un mazzo di fiori , bevono una limonata da un acquaiolo , fanno l ' elemosina a un povero , ripassano il Corno d ' oro in caicco , ricominciano a far dei nastri per Stambul ; poi pigliano il tramway un ' altra volta , e arrivate sulla porta di casa , son capaci di tornare indietro , per fare ancora un giro di cento passi intorno a un gruppo di casette ; tale e quale come i ragazzi che escon soli la prima volta , e che in quell ' oretta di libertà ci vogliono far entrare un po ' di tutto . Un povero effendi corpulento che volesse tener dietro a sua moglie per scoprire se ha qualche ripesco , rimarrebbe sgambato a mezza strada . - Per vedere il bel sesso musulmano , bisogna andare un giorno di gran festa alle Acque dolci d ' Europa , in fondo al Corno d ' oro , o a quelle d ' Asia , vicino al villaggio di Anaduli - Hissar ; che sono due grandi giardini pubblici , coperti da boschetti foltissimi , attraversati da due piccoli fiumi , e sparsi di caffè e di fontane . Là sopra un vasto piano erboso , all ' ombra dei noci , dei terebinti , dei platani , dei sicomori , che formano una successione di padiglioni verdi , per cui non passa un raggio di sole , si vedono migliaia di turche sedute a gruppi e a circoli , circondate di schiave , d ' eunuchi , di bambini , che merendano e folleggiano per una mezza giornata , in mezzo a un via vai di gente infinito . Appena giunti si rimane come trasognati . Par di vedere una festa del paradiso islamitico . Quella miriade di veli bianchissimi e di feregé scarlatti , gialli , verdi e cinerei , quegli innumerevoli gruppi di schiave vestite di mille colori , quel formicolìo di bimbi in costume di mascherine , i grandi tappeti di Smirne distesi in terra , i vasellami argentati e dorati che passano di mano in mano , i caffettieri musulmani , in abito di gala , che corrono in giro portando frutti e gelati , gli zingari che danzano , i pastori bulgari che suonano , i cavalli bardati d ' oro e di seta che scalpitano legati agli alberi , i pascià , i bey , i giovani signori che galoppano lungo la riva del fiume , il movimento della folla lontana che sembra il tremolìo d ' un campo di camelie e di rose , i caicchi variopinti e le carrozze splendide che arrivano continuamente a versare in quel mare di colori altri colori , e il suono confuso dei canti , dei flauti , delle zampogne , delle nacchere , delle grida infantili , in mezzo a quella bellezza di verde e d ' ombra , svariata qua e là da piccole vedute luminose di paesaggi lontani ; presentano uno spettacolo così festoso e così nuovo che al primo vederlo vien voglia di batter le mani e di gridare : - Bravissimi ! - come a scena di teatro . - Ed anche là , malgrado la confusione , è rarissimo il cogliere sul fatto un turco e una turca che amoreggino cogli occhi o si scambino dei sorrisi e dei gesti d ' intelligenza . Là non esiste la galanteria coram populo come nei nostri paesi ; non ci sono nè le sentinelle melanconiche , che vanno e vengono sotto le finestre , nè le retroguardie affannose che camminano per tre ore sulle orme delle loro belle . L ' amore si fa tutto in casa . Se qualche volta , in una strada solitaria , si sorprende un giovane turco che guarda in su a una finestrina ingraticolata dietro la quale scintilla un occhietto nero o spunta una manina bianca , si può esser quasi certi che è un fidanzato . Ai fidanzati soli si permette il servizio di ronda e di scorta e tutte le altre fanciullaggini dell ' amore ufficiale , come quella di parlarsi di lontano con un fiore , con un nastro , o per mezzo del colore d ' un vestito o di una ciarpa . E in questo le turche sono maestre . Hanno migliaia di oggetti , tra fiori , frutti , erbe , penne , pietre , ciascuno dei quali possiede un significato convenuto , che è un epiteto o un verbo od anche una proposizione intera , in modo che possono mettere insieme una lettera con un mazzetto e dir mille cose con una scatolina o una borsa piena di oggettini svariatissimi , che paiono riuniti a caso ; e siccome il significato d ' ogni oggetto è per lo più espresso in un verso , così ogni amante è in grado di comporre una poesia amorosa od anche un poemetto polimetrico in cinque minuti . Un chiodetto di garofano , una striscia di carta , una fettina di pera , un pezzetto di sapone , un fiammifero , un po ' di fil d ' oro e un grano di cannella e di pepe , vogliono dire : - È molto tempo che t ' amo - , che ardo - , che languisco - , che muoio d ' amore per te . - Dammi un po ' di speranza - non mi respingere - rispondimi una parola . - E oltre all ' amore , c ' è modo di dir mille cose : si possono far dei rimproveri , dar consigli , avvertimenti , notizie ; ed è una grande occupazione delle giovanette , al tempo dei primi palpiti , quella d ' imparare questo frasario simbolico , e di comporne delle lunghe lettere dirette a dei bei sultani ventenni , veduti in sogno . E fanno lo stesso per il linguaggio dei gesti , alcuni dei quali sono graziosissimi ; quello che fa l ' uomo , per esempio , fingendo di lacerarsi il petto con un pugnale , che significa : - Sono lacerato dalle furie dell ' amore - ; a cui la donna risponde lasciando cader le braccia lungo i fianchi , in modo che s ' apra un poco dinanzi il feregé , che vuol dire : - Io t ' apro le mie braccia . - Ma non c ' è forse un Europeo che abbia mai visto far queste cose ; le quali , d ' altra parte , sono oramai piuttosto tradizioni che usi ; e non s ' imparano dai Turchi , i quali arrossirebbero di parlarne , ma da qualche ingenua hanum , che le confida a qualche amica cristiana . - Per questo mezzo pure si conosce il modo di vestire della donna turca fra le pareti dell ' arem , quel bel costume capriccioso e pomposo , di cui tutti hanno un ' idea , e che dà a ogni donna la dignità d ' una principessa e la grazia d ' una bambina . Noi non lo vedremo mai , eccetto che la moda lo porti nei nostri paesi , perchè , se anche un giorno cadrà il feregé , le turche saranno allora vestite all ' europea anche di sotto . Che rodimento per i pittori e che peccato per tutti ! Bisogna raffigurarsi una bella turca " svelta come un cipresso " e colorita " di tutte le sfumature dei petali della rosa " con una berrettina di velluto rosso o di stoffa argentata , un po ' inclinata a destra ; colle treccie nere giù per le spalle ; con una veste di damasco bianco ricamata d ' oro , colle maniche a gozzi e un lunghissimo strascico , aperta dinanzi in modo da lasciar vedere due grandi calzoni di seta rosea , che cascano con mille pieghe su due scarpettine ritorte in su alla chinese ; con una cintura di raso verde intorno alla vita ; con diamanti nelle collane , negli spilloni , nei braccialetti , nei fermagli , nelle treccie , nella nappina del berretto , sulle babbuccie , sul collo della camicia , sulla cintura , intorno alla fronte ; lampeggiante da capo a piedi come una madonna delle cattedrali spagnuole , e adagiata , in un atteggiamento infantile , sopra un largo divano , in mezzo a una corona di belle schiave circasse , arabe e persiane , ravvolte , come statue antiche , in grandi vesti cadenti ; - o immaginare una sposa " bianca come la cima dell ' Olimpo " , vestita di raso cilestrino e tutta coperta da un grande velo intessuto d ' oro , seduta sopra un ' ottomana imperlata , dinanzi alla quale lo sposo , inginocchiato sopra un tappeto di Teheran , fa la sua ultima preghiera prima di scoprire il suo tesoro ; - o rappresentarsi una favorita innamorata , che aspetta il suo signore nella stanza più segreta dell ' arem , non più vestita che della zuavina e dei calzoncini , che mettono in rilievo tutte le grazie del suo corpo flessibile , e le danno l ' aspetto d ' un bel paggio snello e elegante ; e bisogna convenire che quei brutti turchi " riformati " colla testa pelata e il soprabito nero , hanno assai più di quello che meritano . Questo vestiario di casa , però , va soggetto ai capricci della moda . Le donne , non avendo altro da fare , passano il tempo a cercare nuove acconciature ; si coprono di gale e di fronzoli , si mettono penne e nastri nei capelli , bende intorno al capo , pelliccie intorno al collo e alle braccia ; prendono qualcosa ad imprestito da tutti i vestimenti orientali ; mescolano la moda europea colla moda turca ; si mettono delle parrucche , si tingono i capelli di nero , di biondo , di rosso , si sbizzarriscono in mille modi e gareggiano fra di loro come le più sfrenate ambiziose delle grandi città europee . Se un giorno di festa , alle Acque dolci , si potessero far sparire con un colpo di bacchetta magica tutti i feregé e tutti i veli , si vedrebbero probabilmente delle turche vestite da regine asiatiche , altre da crestaine francesi , altre da gran signore in abbigliamento da ballo , altre da mercantesse in pompa magna , da vivandiere , da cavallerizze , da greche , da zingarelle : tante varietà di vestiario quante se ne vedono nel sesso mascolino sul ponte della Sultana Validè . - Gli appartamenti dove stanno queste belle e ricche maomettane corrispondono in qualche modo al loro vestiario seducente e bizzarro . Le stanze riserbate alle donne sono per lo più in bei siti , da cui si godono vedute meravigliose sulla campagna o sul mare o sopra una gran parte di Costantinopoli . Sotto , c ' è un giardinetto chiuso da alti muri , rivestiti d ' edera e di gelsomini ; sopra , una terrazza ; dalla parte della strada , dei camerini sporgenti e vetrati , come i miradores delle case spagnuole . L ' interno è delizioso . Sono quasi tutte piccole sale : i palchetti coperti di stuoie chinesi o di tappeti , i soffitti dipinti di frutti e di fiori , larghi divani lungo le pareti , una fontanella di marmo nel mezzo , vasi di fiori alle finestre , e quella luce vaga e soavissima , che è tutta propria della casa orientale , una luce di bosco , che so io ? di claustro , di luogo sacro e gentile , che impone di camminare sulla punta dei piedi , di parlar con un filo di voce , di non dire che parole umili e dolci , di non discorrere che d ' amore o di Dio . Questa luce languida , i profumi del giardino , il mormorio dell ' acqua , le schiave che passano come ombre , il silenzio profondo che regna in tutta la casa , le montagne dell ' Asia di cui si vede l ' azzurro a traverso i fori delle grate e i rami del caprifoglio che fanno tenda alle finestre , destano nelle europee , che entrano fra quelle mura per la prima volta , un sentimento inesprimibile di dolcezza e di malinconia . La decorazione della maggior parte di questi arem è semplice e quasi severa ; ma ve ne sono pure degli splendidissimi , colle pareti coperte di raso bianco rabescato d ' oro , coi soffitti di cedro , colle grate dorate , con suppellettili preziose . Dalle suppellettili s ' indovina la vita . Non si vedono che poltrone , ottomane grandi e piccine , piccoli tappeti , sgabelli , panchettini , cuscini di tutte le forme e materasse coperte di scialli e di broccati ; un mobilio tutto mollezza e delicature , che dice in mille modi : - Siedi , allungati , ama , addormentati , sogna . - Ci si trovano qua e là degli specchietti a mano e dei larghi ventagli di penne di struzzo ; dalle pareti pendono dei cibuk cesellati ; ci son gabbie d ' uccelli alle finestre , profumiere in mezzo alle stanze , orologi a musica sui tavolini , balocchi e gingilli d ' ogni maniera , che accusano i mille capricci puerili d ' una donnina sfaccendata che si secca . E non c ' è soltanto il lusso delle cose apparenti . Ci son case in cui tutto il servizio da tavola è d ' argento dorato , d ' oro massiccio i vasi delle acque odorose , le serviette di raso frangiate d ' oro , e brillanti e pietre preziose nelle posate , nelle tazze da caffè , nelle anfore , nelle pipe , nelle tappezzerie , nei ventagli ; come ci son altre case , e in molto maggior numero , si capisce , in cui nulla o quasi nulla è mutato dall ' antica tenda o capanna tartara , di cui tutta la masserizia sta sul dorso di un mulo , dove tutto è pronto per un nuovo pellegrinaggio a traverso l ' Asia ; case verginalmente maomettane ed austere , nelle quali , quando sia giunta l ' ora della partenza , non suonerà che la voce pacata del padrone , che dirà : - Olsun ! - Così sia ! - - La casa turca è divisa , come tutti sanno , in due parti : l ' arem e il selamlik . Il selamlik è la parte riserbata all ' uomo . Qui egli ci lavora , ci desina , ci riceve gli amici , ci fa la siesta , e ci dorme la notte quando amore " non gli detta dentro " . La donna non ci penetra mai . E come nel selamlik è padrone l ' uomo , nell ' arem è padrona la donna . Essa ne ha l ' amministrazione ed il governo e ci fa quello che vuole fuorchè ricevervi degli uomini . Quando non le garbi di ricevere suo marito , può anche fargli dire cortesemente che torni un ' altra volta . Una sola porta e un piccolo corridoio divide per lo più il selamlik dall ' arem ; eppure sono come due case lontanissime l ' una dall ' altra . Gli uomini vanno a visitar l ' effendi e le donne vanno a trovar la hanum senza incontrarsi e senza sentirsi , e il più delle volte son gente sconosciuti gli uni agli altri . Le persone di servizio sono separate , e separate quasi sempre le cucine . Ciascuno si diverte e scialaqua per conto suo . Raramente il marito desina colla moglie , in ispecie quando ne ha più d ' una . Non hanno nulla di comune fuorchè il divano su cui s ' avvicinano . L ' uomo non entra quasi mai nell ' arem come marito , ossia come compagno e come educatore dei figliuoli ; non v ' entra che come amante . Entrandovi , lascia sulla soglia , se può , tutti i pensieri che potrebbero turbare il piacere ch ' egli va a cercarvi ; tutta quella parte di sè stesso , che non ha che fare col suo desiderio di quel momento . Egli va là per dimenticare le cure o i dolori della giornata , o piuttosto per assopirne in sè il sentimento ; non per domandar lume a una mente serena e conforto a un cuore gentile . Nè la sua donna , sarebbe atta a quell ' ufficio . Egli non si cura nemmeno di presentarsele circondato di quella qualsiasi gloria d ' ingegno o di sapere o di potenza , che potrebbe renderlo più amabile . A che pro ? Egli è il dio del tempio e l ' adorazione gli è dovuta ; non ha bisogno di farsi valere ; la preferenza ch ' egli dà alla donna che ricerca basta a far sì ch ' essa gli dia con un sentimento di gratitudine che sembra amore l ' amplesso desiderato da lui . " Donna " per lui significa " piacere " . Quel nome porta il suo pensiero diritto a quel senso ; è anzi quasi il nome stesso del senso ; e per questo gli pare impudico il pronunziarlo , e non lo pronuncia mai ; e se ha da dire : - M ' è nata una femmina - dice : - M ' è nata una velata , una nascosta , una straniera . - Così non ci può essere un ' intimità vera fra loro , perché v ' è sempre tra l ' uno e l ' altro come il velo del senso , il quale nasconde quegli infiniti segretissimi recessi dell ' anima , che non si vedono se non a traverso la limpidezza d ' una famigliarità lunga e tranquilla . Oltrechè la donna , sempre preparata alla visita , abbigliata e atteggiata quasi per quel momento , intesa sempre a vincere una rivale o a conservare una predominanza che è continuamente in pericolo , dev ' essere sempre un po ' cortigiana , far forza a sè stessa perché tutto sorrida intorno al suo signore , anche quando il suo cuore è triste , mostrargli sempre la maschera ridente d ' una donna fortunata e felice , perché egli non se ne uggisca e se ne sdia . Perciò il marito la conosce di rado come sposa , come non ha e non può averla conosciuta figliuola , sorella , amica ; come non la conosce madre . Ed essa lascia così isterilire a poco a poco in sè medesima le qualità nobili che non può rivelare o che non le sono pregiate ; s ' abitua a non curare se non quello che le si cerca , e soffoca spesso risolutamente la voce del suo cuore e del suo spirito , per trovare in una certa sonnolenza di vita animalesca , se non la felicità , la pace . Ha , è vero , il conforto dei figliuoli , e il marito li cerca e li abbraccia dinanzi a lei ; ma è un conforto amareggiato dal pensiero che forse , un ' ora prima , egli ha baciato i figliuoli d ' un ' altra , che bacierà forse un ' ora dopo quelli d ' una terza , e che bacierà quelli d ' una quarta tra qualche anno . L ' amore d ' amante , l ' affetto di padre , l ' amicizia , la confidenza , tutto è diviso e suddiviso , ed ha il suo orario , i suoi riguardi , le sue misure , le sue cerimonie ; quindi tutto è freddo e insufficiente . E poi v ' è sempre in fondo qualcosa di sprezzante e di mortalmente ingiurioso per la donna nell ' amore del marito che le tiene ai fianchi un eunuco . Egli le dice in sostanza : - Io t ' amo , tu sei " la mia gioia e la mia gloria " , tu sei " la perla della mia casa " ; ma sono sicuro che se questo mostro che ti sorveglia fosse un uomo , tu ti prostituiresti al tuo servitore . - Variano però grandemente le condizioni della vita coniugale secondo i mezzi pecuniarii del marito , anche non tenuto conto di questo , che chi non ha mezzi di mantenere più d ' una donna è costretto ad avere una moglie sola . Il ricco signore vive separato di casa e di spirito dalla moglie , perché può tenere un appartamento od anche una casa per lei sola , e perchè , volendo ricevere amici , clienti , adulatori , senza che le sue donne sian viste o disturbate , è costretto ad avere una casa separata . Il turco di mezzo ceto , per ragioni d ' economia , sta più vicino a sua moglie , la vede più sovente e vive con essa in maggiore famigliarità . Il turco povero , in fine , che è costretto a vivere nel minor spazio e colla minor spesa possibile , mangia , dorme , passa tutte le sue ore libere colla moglie e coi figliuoli . La ricchezza divide , la povertà unisce . Nella casa del povero non c ' è differenza reale tra la vita della famiglia cristiana e quella della famiglia turca . La donna , che non può avere una schiava , lavora , e il lavoro rialza la sua dignità e la sua autorevolezza . Non è raro che essa vada a tirar fuori il marito ozioso dal caffè o dalla taverna , e che lo spinga a casa a colpi di pantofola . Si trattano da pari a pari , passano la sera l ' uno accanto all ' altro davanti alla porta di casa ; nei quartieri più appartati , vanno sovente insieme a far le spese per la famiglia ; e occorre molte volte di vedere , in un cimitero solitario , il marito e la moglie che fanno merenda vicino al cippo d ' un parente , coi loro bambini intorno , come una famigliuola d ' operai dei nostri paesi . Ed è uno spettacolo più commovente appunto perché è più singolare . E non si può , vedendolo , non sentire che c ' è qualcosa di necessario e d ' universalmente ed eternamente bello in quel nodo d ' anime e di corpi , in quel gruppo unico d ' affetti ; che non c ' è posto per altri ; che una nota di più in quell ' armonia la guasta o la distrugge ; che s ' ha un bel dire e un bel fare , ma che la forza prima , l ' elemento necessario , la pietra angolare d ' una società ordinata e giusta è là ; - che ogni altra combinazione d ' affetti e d ' interessi è fuori della natura ; - che quella sola è una famiglia , e l ' altra un armento ; - che quella sola è una casa , e l ' altra un lupanare . - E v ' è chi dice che le donne orientali sono soddisfatte della poligamia e che non ne comprendono neppure l ' ingiustizia . Per creder questo bisogna non conoscere , non dico l ' Oriente , ma nemmeno l ' anima umana . Se questo fosse vero , non seguirebbe quello che segue : cioè che non v ' è quasi ragazza turca la quale , accettando la mano d ' un uomo , non gli metta per condizione di non sposarne un ' altra , lei viva ; non ci sarebbero tante spose che ritornano alla loro famiglia quando il marito manca a quella promessa ; e non ci sarebbe un proverbio turco che dice : - casa di quattro donne , barca nella burrasca . - Anche se è adorata da suo marito , la donna orientale non può che maledire la poligamia , per cui vive sempre con quella spada di Damocle sul capo , di avere di giorno in giorno una rivale , non nascosta o lontana e sempre colpevole , com ' è necessariamente quella di una moglie europea ; ma installata accanto a lei , in casa sua , col suo titolo , coi suoi stessi diritti ; di vedere fors ' anche una delle sue schiave , prescelta a odalisca , alzare tutt ' a un tratto la fronte dinanzi a lei , e trattarla da eguale , e mettere al mondo dei figliuoli che hanno gli stessi diritti dei suoi . È impossibile che il suo cuore non senta l ' ingiustizia di quella legge . Quando il marito amato da lei , le conduce in casa un ' altra donna , essa avrà un bel pensare che , facendo questo , l ' uomo non fa che valersi d ' un diritto che gli dà il codice del Profeta . In fondo all ' anima sua sentirà che v ' è una legge più antica e più sacra che condanna quell ' atto come un tradimento e una prepotenza , sentirà che quell ' uomo non è più suo , che il nodo è sciolto , che la sua vita è spezzata , ch ' essa ha il diritto di ribellarsi e di maledire . E se anche non ama suo marito , ha mille ragioni di detestare quella legge : l ' interesse leso dei suoi figliuoli , il suo amor proprio ferito , la necessità in cui è posta , o di vivere abbandonata o di non essere più cercata dall ' uomo che per compassione o per un desiderio senz ' amore . Si dirà che la donna turca sa che queste cose accadono pure alla donna europea : è vero ; ma sa pure che la donna europea non è costretta dalla legge civile e religiosa a rispettare e a chiamar sorella colei che le avvelena la vita , e che ha almeno la consolazione di esser considerata come una vittima , e che ha mille modi di consolarsi e di vendicarsi senza che il marito le possa dire , come può dire il poligamo a una delle sue mogli infedeli : - Io ho il diritto di amare cento donne , e tu hai il dovere di non amar che me solo . - È vero che la donna turca ha molte guarentigie dalla legge e molti privilegi per consuetudine . È generalmente rispettata con una certa forma di gentilezza cavalleresca . Nessun uomo oserebbe alzar la mano sopra una donna in mezzo alla via . Nessun soldato , anche nel tafferuglio d ' una sedizione , s ' arrischierebbe a maltrattare la più insolente delle popolane . Il marito tratta la moglie con una certa deferenza cerimoniosa . La madre è oggetto d ' un culto particolare . Non c ' è uomo che osi far lavorare la donna per campare sul suo lavoro . È lo sposo che assegna una dote alla sposa ; essa non porta alla casa maritale che il suo corredo e qualche schiava . In caso di ripudio o di divorzio , il marito è obbligato a dare alla moglie tanto che basti per vivere senza disagio ; e quest ' obbligo lo trattiene da usar con lei dei cattivi trattamenti , che le diano il diritto d ' ottenere la separazione . La facilità del divorzio rimedia in parte alle tristi conseguenze dei matrimonii , fatti quasi sempre alla cieca per effetto della costituzione speciale della società turca , nella quale i due sessi vivono divisi . Alla donna , per ottenere il divorzio , basta poca cosa : che il marito l ' abbia maltrattata una volta , che l ' abbia offesa parlando con altri , che l ' abbia trascurata per un certo tempo . Quando essa ha da lagnarsi di suo marito , non ha che da presentare le sue lagnanze per scritto al tribunale ; può , quando occorra , presentarsi in persona a un vizir , al gran vizir stesso , da cui è quasi sempre ricevuta e ascoltata senza ritardo e benignamente . Se non può andar d ' accordo colle altre mogli , il marito è tenuto a darle una casa separata ; e se anche va d ' accordo , ha diritto a un appartamento per sè sola . L ' uomo non può nè sposare nè far sue odalische le schiave che la moglie ha portato con sè dalla casa paterna . Una donna stata sedotta e abbandonata , può farsi sposare dal suo seduttore , se questi non ha già quattro mogli ; e se ne ha quattro , farsi pigliare in casa come odalisca , e il padre deve riconoscere il figliuolo ; il perché fra i turchi non ci son bastardi . Rarissimi i celibi , rarissime le vecchie ragazze ; assai meno frequenti che non si creda i matrimonii forzati , perché la legge punisce i padri che se ne rendono colpevoli . Lo Stato dà una pensione alle vedove senza parenti e senza mezzi , e provvede alle orfane ; molte bambine rimaste in mezzo alla strada , sono pure raccolte da signore ricche , che le educano e le maritano ; è raro che una donna sia lasciata nella miseria . Tutto questo è vero ed è buono ; ma non toglie che i Turchi ci facciano ridere quando vogliono confrontare con vantaggio la condizione sociale della loro donna a quella della nostra , e affermare la loro società immune dalla corruzione di cui accusano la società europea . Che valgono alla donna le forme del rispetto , se la sua condizione di moglie suppletoria è per sè stessa umiliante ? Che le vale la facilità di divorziare e di rimaritarsi , se qualunque altro uomo la sposi , ha il diritto di metterla nelle condizioni medesime , per le quali s ' è separata dal primo marito ? Che gran cosa che l ' uomo abbia l ' obbligo di riconoscere il figlio illegittimo se non ha i mezzi di mantenerlo , e se può averne legittimamente cinquanta , ai quali , se non il nome , tocca di bastardi la miseria o l ' abbandono ? Ci dicono che non commettono infanticidii ; ma li aborti voluti , per i quali hanno delle case apposite , chi li conta ? Ci dicono che non hanno prostituzione . Ma come ! E che altro mestiere è quello delle mille concubine caucasee , comprate e rivendute cento volte ? Dicono : non c ' è almeno quella pubblica . Che baie ! Murad III non avrebbe ordinato di mandare di là dal Bosforo tutte le donne di mala vita , e si sa che ne fu fatta una grande retata . Vorrebbero poi farci credere che è più facile ad uomo aver la fedeltà di quattro donne che di una sola ? E darci ad intendere che il turco che ha quattro mogli , non commette più peccati fuori di casa e fuori della propria religione ? E ci parleranno di moralità gli uomini più devoti alla nefanda voluptas che sian sulla terra ? - Da tutto questo è facile argomentare che cosa siano le donne turche . Non sono la maggior parte che " femmine piacevoli " . Le più non sanno che leggere e scrivere , e nè leggono nè scrivono ; e sono creature miracolose quelle che hanno una superficialissima coltura . Già ai turchi , secondo i quali le donne " hanno i capelli lunghi e l ' intelligenza corta " , non garba ch ' esse coltivino la mente perché non conviene che siano in nulla eguali o superiori a loro . Così , non ricavando istruzione dai libri , e non potendo riceverne dalla conversazione cogli uomini , rimangono in una crassa ignoranza . Dalla separazione dei due sessi nasce che all ' uno manca qualche cosa di gentile e all ' altro qualche cosa di alto : gli uomini diventano rozzi , le donne diventano comari . E non praticando della società altro che un piccolo cerchio donnesco , ritengono quasi tutte fino alla vecchiezza qualche cosa di puerile nelle idee e nelle maniere : una curiosità matta di mille cose , uno stupirsi di tutto , un fare un gran caso d ' ogni inezia , una maldicenza piccina , un ' abitudine di sdegni e di dispettucci da educande , un ridere sguaiato a tutti i propositi , e un divertirsi per ore a giochi bambineschi , come inseguirsi di stanza in stanza e strapparsi di bocca i confetti . È vero che hanno per contrapposto , per dirla alla rovescia dei francesi , la buona qualità nel difetto ; ed è che sono nature schiette e trasparenti , dentro alle quali si legge alla prima ; che sono quello che paiono , persone vere , come diceva la signora di Sevigné , non maschere , nè caricature , nè scimmie ; donne aperte e tutte d ' un pezzo anche nella tristizia ; e se è vero che basta che una di esse giuri e spergiuri una cosa perché nessuno ci creda , vuol dire appunto che non hanno arte abbastanza per riuscire nell ' inganno . E non è una piccola lode il dire anche che non ci sono fra loro nè dottoresse pesanti , nè maestruccole che non ciancino altro che di lingua e di stile , nè creature vaporose che vivano fuori della vita . Ma è anche vero che in quella vita angusta , priva di alte ricreazioni dello spirito , nella quale rimane perpetuamente insoddisfatto il desiderio istintivo della gioventù e della bellezza , di essere ammirate e lodate , l ' animo loro s ' inasprisce ; e che , non avendo il freno dell ' educazione , corrono a qualunque eccesso , quando una brutta passione le muove . E l ' ozio fomenta in loro mille capricci insensati , in cui s ' ostinano con furore , e li vogliono appagati a qualunque prezzo . Oltrechè , in quell ' aria sensuale dell ' arem , in quella compagnia di donne inferiori a loro di nascita e d ' educazione , lontane dall ' uomo che servirebbe loro di freno , s ' assuefanno a una crudità indicibile di linguaggio , non conoscono le sfumature dell ' espressione , dicono le cose senza velo , amano la parola che fa arrossire , lo scherzo inverecondo , l ' equivoco plebeo ; diventano sboccatamente mordaci ed insolenti ; tanto che all ' europeo che intende il turco , occorre qualche volta di sentire dalla bocca d ' una hanum d ' aspetto signorile , stizzita contro un bottegaio indiscreto o sgarbato , delle impertinenze che non isfuggono tra noi se non alle donne della specie peggiore . E questa loro acrimonia va crescendo col crescere delle loro relazioni colle donne europee o della loro conoscenza dei nostri costumi , che alimentano in esse lo spirito di ribellione ; e quando sono amate , si vendicano con una tirannide capricciosa sui loro mariti della tirannide sociale a cui sono soggette . Molti hanno dipinte le donne turche tutte dolci , mansuete , peritose . Ma ci sono anche fra loro le anime ardite e feroci . Anche là , nelle sommosse popolari , si vedono le donne in prima linea ; si armano , s ' assembrano , arrestano le carrozze dei vizir invisi , li coprono di contumelie , li pigliano a sassate e resistono alla forza . Sono dolci e mansuete , come tutte le donne , quando nessuna passione le rode o le accende . Trattano amorevolmente le schiave , se non ne sono gelose ; dimostrano tenerezza pei figliuoli , benchè non sappiano o non si curino d ' educarli ; contraggono fra di loro , specialmente quelle divise dai mariti o afflitte dallo stesso dolore , delle amicizie tenerissime , piene d ' entusiasmo giovanile , e si dimostrano l ' affetto reciproco vestendosi degli stessi colori , profumandosi colle medesime essenze , e facendosi dei nei della stessa forma . E qui potrei aggiungere quello che scrisse più d ' una viaggiatrice europea , " che ci sono fra loro tutti i vizii di Babilonia " ; ma mi ripugna , in una cosa così grave , l ' affermare sulla fede altrui . - Quale è la loro indole , tali sono le loro maniere . Somigliano la maggior parte a quelle ragazze di buona famiglia , ma cresciute in campagna , le quali , nell ' età in cui non sono più bambine e non sono ancora donne , commettono in società mille piacevolissime sconvenienze , per cui ogni momento si fanno far gli occhiacci dalla mamma . Bisogna sentirne parlare da una signora europea , che abbia visitato un arem . È una cosa comicissima . La hanum , per esempio , che nei primi minuti sarà stata seduta sopra il sofà nello stesso atteggiamento composto della sua visitatrice , tutt ' a un tratto incrocicchierà le dita sopra la testa , o tirerà un lungo sbadiglio , o si piglierà un ginocchio tra le mani . Abituate alla libertà , per non dire alla licenza , dell ' arem , agli atteggiamenti cascanti dell ' ozio e della noia , e ammollite come sono dai lunghi bagni , si stancano subito d ' una qualunque compostezza forzata . Si coricano sul divano , si voltano e si rivoltano continuamente attorcigliando e districando in mille modi il loro lunghissimo strascico , si raggomitolano , si pigliano i piedini in mano , si mettono un cuscino sulle ginocchia e i gomiti sul cuscino , s ' allungano , si storcono , si stirano , fanno la gobbina come i gatti , rotolano dal divano sulla materassa , dalla materassa sul tappeto , dal tappeto sul marmo del pavimento , e s ' addormentano dove il sonno le coglie come i bambini . Una viaggiatrice francese ha detto che hanno qualcosa del mollusco . Son quasi sempre in un atteggiamento da poterle prendere fra le braccia come una cosa rotonda . La loro posizione meno rilassata è quella di star sedute a gambe incrociate . E dicono che derivi appunto dallo star sedute quasi sempre in questa maniera , fin dall ' infanzia , il difetto che hanno quasi tutte delle gambe un po ' arcate . Ma con che garbo si siedono ! Si vede nei cimiteri e nei giardini . Cascano a piombo e rimangono sedute in terra , senza puntar le mani , immobili come statue , e si drizzano poi in piedi , senz ' appoggiarsi , d ' un sol tratto , come se scattassero . Ma è forse questo il loro solo movimento vivace . La grazia della donna turca è tutta nel riposo ; - nell ' arte di mettere in evidenza le belle curve con atteggiamenti stanchi d ' addormentata , col capo arrovesciato indietro , coi capelli sciolti , colle braccia penzoloni , - l ' arte che strappa l ' oro e i gioielli al marito , e sconvolge il sangue e la ragione all ' eunuco . - E lo studio di quest ' arte non è l ' ultimo dei mezzi con cui esse cercano di alleggerire la noia mortale che pesa sulla maggior parte degli arem ; noia che deriva non tanto dalla mancanza d ' occupazioni e di distrazioni , quanto dall ' esser queste tutte d ' un colore ; come certi libri che , pure essendo svariati nella sostanza , seccano per l ' uniformità dello stile . Per salvarsi dalla noia fanno di tutto ; la loro giornata non è spesso che una lotta continua contro questo mostro ostinato . Sedute sui cuscini o sui tappeti , accanto alle loro schiave , orlano innumerevoli fazzoletti da regalare alle amiche , ricamano berretti da notte o borse da tabacco pei mariti , per i padri , e per i fratelli ; fanno scorrere cento volte le pallottoline del tespì ; contano fin al numero più alto a cui sanno contare ; seguitano coll ' occhio , per lunghi tratti , dai finestrini rotondi delle stanze alte , i bastimenti che passano sul Bosforo o sul Mar di Marmara , o si mettono a fantasticare ricchezze , libertà ed amori accompagnando collo sguardo le spire azzurrine del fumo della sigaretta . Quando son stanche della sigaretta assaporano nel cibuk i " biondi capelli del Latachié " ; sazie di fumare , sorbono una tazzina di caffè di Siria ; rosicchiano frutta e confetti ; si fanno durare mezz ' ora un gelato ; poi fanno un ' altra fumatina col narghilè profumato d ' acqua di rosa ; poi succhiano un po ' di mastico per levarsi il sapore del fumo ; poi prendono la limonata per levarsi il sapore del mastico . Si vestono , si svestono , si mettono tutte le robe del loro cassettone , esperimentano tutte le tinture dei loro vasetti , si fanno e si disfanno dei nei in forma di stelle e di mezzelune , e combinano in tutte le maniere possibili una dozzina di specchi e di specchietti per vedersi da tutte le parti , finchè si vengono in uggia . Allora due schiave di quindici anni ballano il balletto obbligato colle nacchere e col tamburello ; una terza ripete per la centesima volta una canzonetta o una favola che sanno tutte a memoria ; o le due solite maschiotte vestite da acróbata fanno la solita lotta , che finisce con un pattone sul pavimento e una risata senza sapore . Qualche volta c ' è la novità d ' una brigatella di ballerine egiziane , e allora è una piccola festa ; qualche altra volta capita una zingara , e allora la hanum si fa dir la ventura sulla palma , o compera un talismano per esser sempre giovane , un decotto per aver figliuoli , un filtro per farsi amare . Stanno ore col viso alle grate a guardar la gente e i cani che passano , insegnano una parola nuova a un pappagallo , scendono in giardino a fare all ' altalena , risalgono in casa a dir le preghiere , tornano a sdraiarsi sul divano per giocare alle carte , saltan su per ricever la visita d ' una parente o d ' un ' amica , e allora ricomincia la solita sequela di caffè , di fumatine , di limonate , di merenduccie , di risate stanche e di sbadigli sonori , fin che l ' amica se ne va , e l ' eunuco , apparendo sulla soglia , dice a bassa voce : - L ' Effendi . - Ah ! finalmente ! È proprio Allà che lo manda , foss ' anche il più brutto marito di Stambul . - Questo segue negli arem dove c ' è , se non altro , la pace ; negli altri la noia è soffocata dal furore delle passioni , e vi si mena una vita affatto diversa . Regna la pace nell ' arem in cui v ' è una donna sola , amata da suo marito , il quale non bada alle schiave , e non ha intrighi fuor di casa . C ' è pure , se non felicità , pace , negli arem dove sono parecchie mogli di carattere leggiero o freddo , indifferenti per il marito il quale non fa differenza tra loro , che ricevono ciascuna alla propria volta le sue preferenze senza amore , senza gelosia e senza ambizione di predominio . Queste mogli di buona pasta cercano di cavare all ' Effendi tutto il denaro che possono , stanno nella stessa casa , vivono d ' accordo , si chiamano sorelle , si divertono insieme , e addio ; la barca è fatta alla diavola , ma tanto e tanto va avanti . C ' è ancora la pace , un ' apparenza almeno di pace , negli arem dove la moglie posposta a una nuova venuta , si rassegna tristamente al suo destino , e pure rifiutando i ritagli d ' amore che le vorrebbe dar suo marito , rimane amica sua , nella sua casa , e cerca un conforto nei figli , e vive in un raccoglimento dignitoso . Ma è un tutt ' altro vivere negli arem dove ci sono donne di cuor fiero e di sangue ardente che non vogliono sottostare al trionfo d ' una rivale , che non possono sopportar l ' onta dell ' abbandono , che non si rassegnano a veder posposti i propri figli a quelli d ' un ' altra madre . In questi arem c ' è l ' inferno . Qui si piange , si strepita , si spezzano porcellane e cristalli , si fanno morir delle schiave a colpi di spillo , si ordiscono delle congiure , si meditano dei delitti , e qualche volta si consumano : si avvelena , si stiletta , si gettano delle bocce di vitriolo nel viso ; qui la vita non è che una trama orribile di persecuzioni , di odii implacabili , di guerre sorde e feroci . L ' uomo che ha più mogli , in conclusione , o ne ama una sola davvero , e non ha la pace ; o le ama tutte ad un modo per aver la pace , e non ha l ' amore . E nell ' un caso e nell ' altro , va quasi sempre diritto alla rovina , poichè se fra le sue donne non c ' è gelosia d ' amore , c ' è sempre gelosia d ' amor proprio , rivalità d ' ambizione , gara di splendidezze ; ed egli non può regalare alla sua prediletta del giorno un gioiello o una carrozza o una villetta sul Bosforo , senza che ne nasca un sottosopra ; il perché è costretto a far per tutte quello che vorrebbe fare per una , vale a dire a comprar la pace a peso d ' oro . E quello che segue tra le donne , segue tra i figliuoli , i quali o son figli della madre negletta , e odiano ; o son figli della favorita , e sono odiati . Ed è facile immaginare che educazione possono ricevere nell ' arem , in quelle case piene di rancori e d ' intrighi , in mezzo alle schiave e agli eunuchi , senza l ' assistenza del padre , senza l ' esempio del lavoro , in quell ' aria bassa e sensuale ; le ragazze in special modo , che s ' avvezzano fin dai primi anni a fondare tutte le speranze della propria fortuna sopra le arti d ' una seduzione per la quale è troppo alto l ' epiteto di " amorosa " , e che imparano queste arti dalla madre , e il rimanente dalle schiave , e il di più da Caragheuz . - Vi sono poi due altre specie di arem , oltre ai pacifici e ai tempestosi : l ' arem del turco giovane e spregiudicato , che seconda le tendenze europee della moglie , e quello del turco o rigorista per sentimento proprio , o dominato da parenti , e in particolar modo da una vecchia madre , musulmana inflessibile , avversa ad ogni novità , che gli fa governar la casa a modo suo . Fra questi due arem corre una gran differenza . Il primo arieggia la casa d ' una signora europea . C ' è un pianoforte che la hanum impara a sonare da una maestra cristiana ; ci son dei tavolini da lavoro , delle seggiole impagliate , un letto di mogogon , una scrivania ; c ' è appeso a una parete un bel ritratto a matita dell ' Effendi fatto da un pittore italiano di Pera ; c ' è in un cantuccio uno scaffaletto con una ventina di libri , fra i quali un piccolo dizionario turco e francese e l ' ultimo numero della Mode illustrée che la signora riceve di seconda mano dalla consolessa di Spagna . La signora possiede pure tutto l ' occorrente per dipingere all ' acquerello e dipinge con passione fiori e frutti . Essa assicura alle sue amiche che non ha un momento di noia . Tra un lavoro e l ' altro scrive le sue memorie . A una cert ' ora riceve il maestro di francese ( un vecchio gobbo e sfiatato , s ' intende ) col quale fa esercizio di conversazione . Qualche volta viene a farle il ritratto una fotografa tedesca di Galata . Quando è malata , viene a visitarla un medico europeo , il quale può anche essere un bel giovane , chè il marito non è poi così bestialmente geloso come certi suoi amici antiquati . E viene una volta ogni tanto anche una modista francese a misurarle un vestito tagliato proprio sull ' ultimo figurino del giornale della moda , col quale la signora vuol fare una bella sorpresa al marito la sera del giovedì , che è la sera sacramentale degli sposi musulmani , nella quale l ' effendi ha una specie di cambiale galante da pagare alla sua " foglia di rosa " . E l ' effendi , che è uomo d ' alto affare , le ha promesso di farle vedere dallo spiraglio d ' una porta il primo gran ballo che darà nel prossimo inverno l ' ambasciata d ' Inghilterra . La hanum , insomma , è una signora europea di religione musulmana , e lo dice con compiacenza alle amiche : - Io vivo come una cocona , - come una cristiana ; - e le amiche e le parenti sue professano almeno gli stessi principii , se non possono condurre la stessa vita , e fra lei e loro si discorre di mode e di teatri , si canzonano le " superstizioni " , le " pedanterie " , le " bigotterie della vecchia Turchia " e si finisce ogni discorso col dire che " è tempo di cominciare a vivere in una maniera più ragionevole " . Ma nell ' altro arem ? Qui tutto è rigorosamente turco dal vestire della signora fino alla più piccola suppellettile . Di libri non c ' entra che il Corano , di giornali non ci penetra che lo Stambul . Se la signora s ' ammala , non si chiama il medico , ma una di quelle tante dottoresse turche , che hanno uno specifico miracoloso per tutti i mali . Se il padre e la madre della signora son gente infetta dalla tabe europea , non si permette loro di veder la figliuola che una volta la settimana . Tutte le aperture della casa sono bene ingraticolate e chiavistellate , e d ' europeo non c ' entra proprio altro che l ' aria , eccetto il caso che la signora abbia avuto la disgrazia d ' imparare un po ' di francese da bambina , chè allora la suocera è capace di metterle in mano un qualche romanzaccio della peggio specie , per poterle dir poi : - Lo vedete che bella società è quella che voi volete scimmiottare ? che fior di roba produce ? che belli esempi vi porge ? - Eppure la vita delle donne turche è piena d ' accidenti , di brighe , di pettegolezzi , che a primo aspetto non si credono possibili in una società dove i due sessi non hanno comunicazione diretta fra loro . In un arem , per esempio , c ' è la vecchia madre che vuol levar dal cuore di suo figlio una delle mogli per farci entrare la prediletta da lei , e cerca ogni modo di nascondergli i figliuoli di quella , e di farne trasandare l ' educazione perché egli non ci ponga affetto , e non li preferisca a quei dell ' altra . In un altro c ' è una moglie , che non potendo staccare il marito dalla sua rivale per riaverne l ' amore essa sola , cerca almeno di sfogare il proprio dispetto staccandolo da quella per un ' altra , e a questo scopo cerca per mare e per terra una bella schiava da metter sotto gli occhi all ' Effendi , perché se ne incapricci e tradisca con essa la sua favorita . Un ' altra moglie , che fa per inclinazione naturale la sensale di matrimonii , s ' ingegna di fare in maniera che un tale suo parente veda spesso una tale ragazza , e se ne innamori , e la sposi , e la rubi così al proprio marito il quale cova da un pezzo il proposito di farla sua . Qui è un gruppo di signore che si quotano a un tanto ciascuna per regalare , con qualche secondo fine , una bella schiava al gran Visir o al Sultano ; là sono altre signore , alto locate , che movendo mille fili segreti di parentele potenti , vengono a capo di quello che vogliono , e fanno cader nemici da alte cariche , e salirvi amici , e divorziar l ' uno , e partire un altro per una provincia lontana . E benchè ci sia meno commercio sociale che nelle nostre città , non si sanno meno che fra noi i fatti degli altri . La fama d ' una donna spiritosa , o d ' una gran maldicente , o d ' una gelosa feroce , o d ' una grulla , si spande molto al di là del cerchio dei conoscenti . Anche là i motti arguti e i bei giochi di parole , a cui la lingua turca si presta mirabilmente , corrono di bocca in bocca e fanno dei giri infiniti . Le nascite , le circoncisioni , i matrimonii , le feste , tutti i più piccoli avvenimenti che seguono nelle colonie europee e nel Serraglio , sono argomento di chiacchiere interminabili . Avete visto il nuovo cappellino dell ' Ambasciatrice di Francia ? Si sa nulla della bella schiava venuta dalla Georgia , che la Sultana Validè regalerà al Sultano il giorno del gran Beiram ? È vero che la moglie di Ahmed - Pascià è uscita ieri l ' altro cogli stivaletti all ' europea guerniti di nappine di seta ? Sono finalmente arrivati i vestiarii da Parigi per la rappresentazione del Bourgeois gentilhomme al teatro del Serraglio ? È una settimana che la moglie di Mahmud - effendi va a pregare ogni mattina nella moschea di Baiazet per ottenere la grazia di due gemelli . È seguito uno scandalo in casa del tal fotografo di via di Pera , perché Ahmed - effendi ci ha trovato il ritratto di sua moglie . La signora Aiscè beve vino . La signora Fatima s ' è fatta fare dei biglietti di visita . La signora Hafiten è stata vista entrare alle tre e uscire alle quattro dalla bottega d ' un franco . La piccola cronaca maligna circola con una rapidità incredibile fra quelle innumerevoli casette gialle e vermiglie , s ' allaccia con quella della corte , si spande per Scutari , s ' allunga sulle due rive del Bosforo fino al mar Nero , e arriva non di rado fino alle grandi città di provincia , di dove ritorna ricamata e frangiata a provocar nuove risate e nuovi pettegolezzi nei mille arem della metropoli . - Sarebbe un divertimento curioso , se ci fossero fra i turchi , come ce n ' è fra noi , di quei gazzettini viventi del bel mondo , che conoscono tutti e sanno e propalano tutto ; sarebbe un divertimento insieme e uno studio amenissimo dei costumi di Costantinopoli , l ' andarsi a piantare con uno di costoro all ' entrata delle Acque dolci d ' Europa , un giorno di festa , e farsi dire una paroletta a proposito di tutte le persone notevoli per un verso o per l ' altro che ci passerebbero davanti . Ma che importa che non si sia fatto ? Le cose si sanno , le persone si possono immaginare . Per me è come se vedessi e sentissi in questo momento . La gente passa , e il turco accenna e ciancia . Quella signora lì s ' è rotta che è poco con suo marito ed è andata a stare a Scutari ; Scutari è il rifugio delle malcontente e delle imbronciate ; è andata a stare con una sua amica , e ci starà fin che suo marito , il quale in fondo le vuol bene , le andrà ad annunziare che s ' è sbarazzato della concubina , cagione della rottura , e la ricondurrà a casa pacificata . Questo effendi che passa è un impiegato del Ministero degli esteri , il quale per non aver che fare con parenti e parenti di parenti , che spesso mettono la discordia in casa , ha fatto come fanno tanti altri : ha sposato una schiava araba , che prende appunto in questi giorni le prime lezioni di lingua turca dalla sorella del marito . Quest ' altra bella donnina è una divorziata , la quale aspetta che l ' effendi tale abbia ripudiata una delle sue quattro mogli per andare a prendere il posto che le è stato promesso da un pezzo . Quell ' altra laggiù è una signora che dopo aver fatto divorzio due volte dallo stesso marito , lo vuol sposare daccapo , e lui è d ' accordo ; e per far questo essa sposa fra qualche giorno , come vuole la legge , un altr ' uomo , il quale sarà suo marito per una notte sola , e farà divorzio subito , dopo di che la bella capricciosa potrà celebrare il suo terzo matrimonio col primo sposo . Questa brunetta cogli occhi spiritati è una schiava abissina , stata regalata da una gran signora del Cairo a una gran signora di Stambul , la quale è morta , e le ha lasciato il posto di padrona di casa . Questo effendi di cinquant ' anni è già stato marito di dieci donne . Questa vecchietta vestita di verde può vantarsi d ' essere stata moglie legittima di dodici uomini . Quest ' altra è una signora che si fa d ' oro comprando ragazze di quattordici anni , a cui fa insegnare la musica , il ballo , il canto , le belle maniere della società signorile , e poi le rivende col guadagno del cinquecento per cento . Ecco là un ' altra bella signora di cui posso dirvi il costo esatto : è una circassa che fu comprata a Tophané per cento e venti lire turche e rivenduta tre anni dopo per la bagattella di quattrocento . Questa qui che s ' aggiusta il velo è passata per una trafila singolare : è stata prima schiava , poi odalisca , poi moglie , poi divorziata , poi moglie daccapo , e adesso è vedova e sta brigando per un nuovo matrimonio . Guardate questo effendi : è in una condizione curiosa ; ve la do in mille a indovinare ; sua moglie è innamorata d ' un eunuco , e si dice che è capace di dare a suo marito una cattiva tazza di caffè , per andare a stare in pace coll ' amante , e non sarebbe il primo esempio d ' un amore così mostruosamente spirituale . Quello là è un negoziante che per ragioni di commercio ha sposate quattro donne , e ne tiene una a Costantinopoli , una a Trebisonda , una a Salonico e la quarta in Alessandria d ' Egitto , ed ha così quattro porti amorosi in cui riparare al termine dei suoi viaggi . Questo bel pascià di ventiquattr ' anni non era un mese fa che un povero uffiziale subalterno della guardia imperiale , e l ' ha fatto pascià di sbalzo il Sultano per dargli in moglie una sua sorella ; ma sconta i peccati degli altri mariti turchi , perché con una Sultana non si celia , e si sa che quella è " gelosa come un usignolo " , e forse , se cercassimo bene tra la folla , troveremmo una schiava che lo pedina alla lontana per scoprir chi guarda e chi non guarda . Guardate questo bel fusto di donna : non c ' è bisogno d ' un occhio fine per accorgersi che è un fiore uscito dal Serraglio ; è stata una bella del Sultano , e l ' ha sposata mesi sono un impiegato del Ministero della guerra , che per mezzo suo ha ora un piede nella Corte e farà in poco tempo molta strada . Ecco là una bambina di cinque anni che fu fidanzata oggi a un ragazzo di otto ; lo sposino è stato condotto dai parenti a farle visita , l ' ha trovata di suo genio e ha fatto subito le furie perché un cuginetto alto un metro l ' ha baciata in presenza sua . Ecco una vecchia strega che ieri l ' altro ha fatto scannar due montoni in ringraziamento ad Allà perché la sbarazzò d ' una nuora che detestava . Ecco là una medichessa briccona , a cui una signora ha messo nelle mani una delle sue schiave , incaricandola di farle andare a male il frutto d ' un suo intrighetto coll ' Effendi , poichè se la schiava mette al mondo una creatura , la padrona non la può più vendere e il padrone bisogna che se la tenga . Quest ' altra è una donna dello stesso conio , a cui certi effendi danno di tratto in tratto l ' incarico di verificare de visu se una schiava che vogliono pigliarsi in casa è proprio schietta farina . Quella là col viso tutto coperto e col feregé lilla , è la moglie d ' un turco amico mio ; ma non è turca , è cristiana , è va tutte le domeniche in chiesa ; ma non ne dite nulla a nessuno , per riguardo a lei , non già per il marito , chè il Corano non proibisce di sposar le cristiane , e per purificarsi dall ' abbraccio d ' un infedele basta lavarsi il viso e le mani . Ah ! che cos ' abbiamo perduto ! È passata una carrozza del Serraglio ; c ' era dentro la terza cadina del Sultano : ho riconosciuto il nastro color di rosa al collo dell ' intendente : la terza cadina , regalo del pascià di Smirne , che ha i più grandi occhi e la più piccola bocca dell ' impero ; una figura sul gusto di questa piccola hanum col nasino arcato , che ieri offese Gesù e Maometto con un pittore inglese di mia conoscenza . La sciagurata ! E pensare che quando i due angeli Nekir e Munkir giudicheranno l ' anima sua , essa crederà di scusarsi colla solita bugia , dicendo che in quel momento aveva gli occhi chiusi e non riconobbe l ' infedele ! - Ma dunque ci sono delle turche infedeli ? Se ce ne sono ! Nonostante la gelosia degli effendi e la vigilanza degli eunuchi , nonostante i cento colpi di frusta che il Corano minaccia ai colpevoli , nonostante che i mariti turchi formino tra loro una specie di società di mutua assicurazione , e che segua là tutto l ' opposto di quello che segue in altri paesi , dove par che tutti cospirino tacitamente a danno della felicità coniugale ; si può quasi affermare che le " velate " di Costantinopoli non commettono meno peccati che le " non velate " di molte città cristiane . Se ciò non fosse , Caragheuz non avrebbe così spesso sulla bocca la parola kerata , la quale , tradotta in un nome storico , significa Menelao . O com ' è possibile ? È possibile in mille maniere . Già bisogna dire che donne nel Bosforo non se ne gettano più , nè dentro un sacco , nè senza sacco , e che i castighi del digiuno , del silenzio , del cilicio , delle bastonate sulle piante dei piedi , non son più che minacce di qualche kerata bestiale . La gelosia cerca d ' impedire il tradimento ; ma quando s ' accorge di non esservi riuscita , non fa più nè le furie nè le vendette d ' una volta , poichè ora è assai più difficile di tener nascoste le tragedie domestiche fra le mura della casa , e nella società musulmana è entrata , con molte altre forze europee , la forza del ridicolo , di cui la gelosia ha paura . E oltre a ciò la gelosia turca , che nella maggior parte dei casi è una gelosia fredda , corporale , d ' amor proprio più che d ' amore , è bensì severa , pesante , ed anche vendicativa ; ma non può avere i mille occhi e l ' attività investigatrice e infaticabile di quella che vien proprio dal vivo dell ' anima innamorata . E poi chi vigila sulle donne separate dal marito , od anche non separate , ma che stanno in una casa a parte , dove egli non va tutti i giorni ? Chi le segue per i vicoli intricati di Pera e di Galata e per i quartieri lontani di Stambul ? Chi impedisce a un bell ' aiutante di campo del Sultano di fare quel che gli vidi far io , di passar di galoppo accanto a una carrozza , alla svoltata d ' uno stradone , nel punto in cui l ' eunuco che è dinanzi gli volge le spalle e quello di dietro non può vederlo perché c ' è la carrozza frammezzo , e di gettare passando un bigliettino nello sportello ? E le sere del Ramazan che le donne stan fuori fino a mezzanotte ? E le cocone compiacenti , specie quelle che stanno sul confine d ' un sobborgo cristiano e d ' un sobborgo musulmano , che ricevono in casa un ' amica velata , senza chiuder la porta ad un amico europeo ? Le avventure però non son più nè strane nè terribili come altre volte . Non ci son più le gran dame che di notte , dopo soddisfatto un capriccio , precipitano nel Bosforo per un trabocchetto il giovane di bottega che ha portata all ' arem la stoffa comprata da loro la mattina ; come faceva una Sultana del secolo scorso . Ora tutto procede prosaicamente . I primi convegni si danno per lo più nelle retrobotteghe . Si sa ; ci sono da per tutto dei bottegai che fanno bottega d ' ogni cosa . E non c ' è da domandare se le autorità turche cerchino di impedire questi abusi . Basti il dire che delle prescrizioni per il buon ordine che dà la Polizia di Costantinopoli in occasione delle grandi feste , la maggior parte si riferiscono alle donne , e sono direttamente rivolte a loro in forma di consigli o di minaccie . È proibito alle donne , per esempio , d ' entrare nelle stanze interne delle botteghe : debbono stare in modo da esser viste dalla strada . È proibito alle donne di andare in tramway per divertimento : ossia debbono scendere al termine della corsa e non tornare subito indietro per la stessa via . È proibito alle donne di far segni alla gente che passa , di fermarsi qui , di passar per di là , di trattenersi più di quel certo tempo in quei dati luoghi : tutte prescrizioni che ognuno può immaginare come vengano poi rispettate e se sia possibile farle rispettare . E poi c ' è quel benedetto velo , che fu istituito come una salvaguardia dell ' uomo , e che ora è diventato una salvaguardia della donna , perché se lo mettono trasparente per far saltare i capricci , e fitto per poterli appagare ; dal che si dice che nascano molti accidenti bizzarri : di amanti fortunati che dopo molto tempo non sanno ancora chi siano le loro belle ; di donne che si nascondono sotto il nome d ' un ' altra per fare una vendetta ; di corbellature , di riconoscimenti , d ' imbrogli , che danno luogo a chiacchiere e a battibecchi infiniti . - Le chiacchiere vanno poi tutte a confondersi e a ribollire nelle case di bagni , che sono i luoghi usuali di convegno per le donne turche . Il bagno è in certo modo il loro teatro . Ci vanno a coppie e a brigate colle schiave , portando con sè cuscini , tappeti , oggetti di toeletta , ghiottonerie , e qualche volta il desinare , per starvi dalla mattina alla sera . Là , in quelle sale semioscure , fra i marmi e le fontane , si trovano qualche volta insieme più di duecento donne , nude come ninfe o mal velate , che a detta delle signore europee che ci furono , presentano uno spettacolo da far cadere il pennello di mano a cento pittori . Vi si vedono le hanum bianchissime accanto alle schiave nere come l ' ebano ; le belle matrone dalle forme poderose che rappresentano l ' ideale della bellezza per i turchi di gusto antico ; delle sposine smilze e giovanissime , coi capelli corti e ricciuti , che sembrano giovinetti ; circasse coi capelli d ' oro che cascano fino alle ginocchia ; turche che hanno fino a cento trecce nerissime sparse per il seno e per le spalle ; altre coi capelli divisi in un ' infinità di piccole ciocche disordinate che fanno la figura d ' una parrucca enorme ; una con un amuleto al collo , un ' altra con uno spicchio d ' aglio legato al capo per scongiurare il mal d ' occhio ; delle mezze selvagge con rabeschi sopra le braccia ; le donnine alla moda che hanno intorno alla vita le tracce del busto e intorno al collo del piede i segni dello stivaletto ; e qualche volta anche delle povere schiave che mostrano sulle spalle le impronte del frustino degli eunuchi . Si vedono mille gruppi e mille atteggiamenti graziosi e bizzarri ; alcune fumano sdraiate sui tappeti , altre si fanno pettinar dalle schiave , altre ricamano , altre canterellano , ridono , si spruzzano e si rincorrono , o strillano sotto le doccie , o gozzovigliano sedute in cerchio , o tagliano i panni al prossimo aggruppate in disparte . E scoprendo il loro corpo , scoprono anche , là più che altrove , la loro indole fanciullesca . Si misurano i piedini , si giudicano , si confrontano . Una dice francamente : - Son bella ; - un ' altra : - Son passabile : - un ' altra : - Mi rincresce d ' aver questo difetto - oppure : - Ma sai che sei più bella di me , tu ? - E qualcuna dice in tuono di rimprovero all ' amica : - Ma guarda dunque la signora Ferideh com ' è diventata grassa a mangiar gamberi schiacciati , tu che dicevi che fanno meglio le pallottole di riso ? - E quando c ' è una cocona garbata la circondano e le fanno mille domande : - Ma è vero che andate ai balli scoperte fin qui ? Il vostro effendi che cosa ne pensa ? E gli altri uomini che cosa ne dicono ? E come vi pigliate per ballare ? In codesto modo ? Ma davvero ? Ma son proprio cose che bisognerebbe vederle per poterci credere ! - E non solo nei bagni , ma per tutto e in tutte le occasioni cercano di conoscere signore europee , e son felici quando possono attaccar discorso con esse , e specialmente quando possono riceverle in casa . Allora radunano le amiche , mettono in vista tutte le donne di servizio , fanno un po ' di festa , rimpinzano la visitatrice di dolci e di frutti , e di rado la lasciano andar via senza un regalo . Il sentimento che le muove a queste dimostrazioni è più la curiosità , si capisce , che la benevolenza ; e infatti , appena hanno preso un po ' di famigliarità colla nuova amica , si fanno dire mille particolari della vita europea , esaminano il suo vestiario parte per parte dal cappellino agli stivaletti , e non sono soddisfatte se non quando l ' hanno condotta al bagno e hanno visto bene com ' è fatta una nazarena , una di queste donne straordinarie , che studiano tante cose , che dipingono , che scrivono per le stampe , che lavorano negli uffici pubblici , che montano a cavallo , che salgono sulla cima delle montagne . Da molto tempo , però , non hanno più di loro le strane idee che avevano prima della riforma ; non credono più , per esempio , che il busto sia una specie di corazza messa dai mariti alle mogli per assicurarsi della loro fedeltà , e di cui essi soli abbian la chiave ; nè che le donne europee siano di tutti coloro con cui vanno una volta a braccetto ; per il che le guardavano con diffidenza e ne parlavano con disprezzo , non invidiando nemmeno la loro coltura , di cui non avevano idea o che non erano in grado d ' apprezzare . Ora nutrono invece per esse un tutt ' altro sentimento , e son diventate diffidenti nel senso opposto ; si vergognano , cioè , in faccia a loro , della propria ignoranza ; temono di parer rozze o sciocche o puerili ; e molte non s ' abbandonano più coll ' ingenuità confidente delle prime volte . Ma le imitano sempre più nel vestire e nei modi . Quelle che studiano una lingua europea , la studiano più per imitazione che per desiderio di sapere , o la studiano per parlare con le cristiane . Discorrendo , s ' ingegnano d ' incastrare nel turco qualche parola francese ; quelle che non sanno quella lingua , fingon di saperla o almeno d ' intenderla ; sono beate di sentirsi chiamar madame ; vanno apposta in certe botteghe di franchi per essere salutate con quel titolo ; e Pera , la gran Pera le attira , come il lume le farfalle ; attira i loro passi , le loro fantasie e i loro quattrini , e qualche volta anche i loro peccati . Per questo son smaniose di conoscer signore franche , che sono per esse come le rivelatrici d ' un nuovo mondo . Da loro si fanno descrivere i grandi spettacoli dei teatri d ' occidente , i balli splendidi , i bei conviti , i ricevimenti sontuosi delle gran dame , le avventure carnevalesche e i grandi viaggi , e tutte queste immagini luminose turbinano poi tutte insieme nella loro testina affaticata , fra le pareti uggiose dell ' arem , all ' ombra dei giardini malinconici ; e come le donne europee sognano gli orizzonti sereni dell ' Oriente , esse sospirano in quei momenti , la vita varia e febbrile dei nostri paesi , e darebbero tutte le meraviglie del Bosforo per un quartiere nebbioso di Parigi . Ma non è soltanto la vita varia e febbrile ch ' esse sospirano ; è anche , e più sovente e più intimamente desiderata , la vita domestica , il piccolo mondo della casa europea , il cerchio degli amici devoti , le mense coronate di figli , le belle vecchiezze onorate ; quel santuario pieno di memorie , di confidenze e di tenerezze , che può render bella l ' unione di due anime anche senza l ' amore ; al quale si ritorna anche dopo una lunga vita d ' aberrazioni e di colpe ; nel quale , anche fra i dolori del presente e le tempeste della giovinezza , il pensiero si rifugia e il cuore si conforta , come in una promessa di pace per gli anni più tardi , come nella bellezza d ' un tramonto sereno contemplato dall ' oscurità della valle . - Ma c ' è una gran cosa da dire a conforto di tutti coloro che lamentano la sorte della donna turca , ed è che la poligamia decade di giorno in giorno . Già è stata considerata sempre dai turchi medesimi piuttosto come un abuso tollerabile che come diritto naturale dell ' uomo . Maometto disse : - È sempre lodevole chi sposa una donna sola , - benchè egli ne abbia sposato parecchie ; e sposano infatti una donna sola tutti coloro che vogliono dar l ' esempio di costumi onesti ed austeri . Chi n ' ha più d ' una , non è apertamente disapprovato , ma non è nemmeno lodato . Sono pochi i turchi che sostengono la poligamia apertamente , più rari quelli che l ' approvino nella loro coscienza . Quasi tutti ne comprendono l ' ingiustizia e le male conseguenze ; molti la combattono a viso aperto e con ardore . Tutti coloro che sono in una condizione sociale che impone una certa rispettabilità di carattere e una qualche dignità di vita , non hanno che una donna . Ne hanno una sola gli alti impiegati dei ministeri , gli ufficiali dell ' esercito , i magistrati , gli uomini di religione . Una sola , per necessità , tutti i poveri e quasi tutti gli uomini del mezzo ceto . Quattro quinti dei turchi di Costantinopoli non sono più poligami . Molti , è vero , non sposano che una donna per la manìa d ' imitar gli europei ; e molti altri , che hanno una moglie sola , si rifanno colle odalische . Ma quella manìa d ' imitazione ha le sue prime radici in un sentimento confuso della necessità d ' un cangiamento nella società musulmana ; e l ' uso delle odalische , apertamente biasimato come vizio , non può che scemare col ristringersi del commercio , ancora tollerato , delle schiave , fin che si confonderà colla corruzione ordinaria di tutti i paesi europei . Ne nascerà una corruzione maggiore ? Ad altri la sentenza . Questo è il fatto : che la trasformazione europea della società turca non è possibile senza la redenzione della donna , che la redenzione della donna non si può compiere senza la caduta della poligamia , e che la poligamia cade . Nessuno forse leverebbe la voce , se la sopprimesse improvvisamente domani un decreto del Gran Signore . L ' edifizio è crollato e non c ' è più che da sgombrar le rovine . La nuova aurora tinge già di rosa le terrazze degli arem . Sperate , o belle hanum ! Le porte del selamlik saranno spezzate , le grate cadranno , il feregé andrà a decorare i musei del gran bazar , l ' eunuco non sarà più che una reminiscenza nera dell ' infanzia , e voi mostrerete liberamente al mondo le grazie del vostro viso e i tesori della vostra anima ; e allora , ogni volta che si nomineranno in Europa le " perle dell ' Oriente " , s ' intenderà di nominar voi , o bianche hanum ; voi , belle musulmane , colte , argute e gentili ; non le inutili perle che brillano intorno alla vostra fronte in mezzo alle pompe fredde dell ' arem . Coraggio , dunque ! Il Sole si leva . Per me - e questo lo dico ai miei amici increduli - vecchio come sono , non ho ancora rinunziato alla speranza di dare il braccio alla moglie d ' un pascià di passaggio per Torino , e di condurla a passeggiare sulle rive del Po , recitandole un capitolo dei Promessi Sposi . IANGHEN VAR Stavo appunto fantasticando intorno a questa passeggiata , verso le cinque della mattina , nella mia camera dell ' Albergo di Bisanzio , e così tra il sonno e la veglia , vedendo lontano la collina di Superga , cominciavo a dire alla mia hanum viaggiatrice : - " Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno fra due catene non interrotte .... " - quando mi comparve dinanzi , col lume in mano , il mio amico Yunk " bianco vestito " e mi domandò con gran meraviglia : - Che cosa accade questa notte a Costantinopoli ? Tesi l ' orecchio e sentii un rumore sordo e confuso che veniva dalla strada , un suono di passi affrettati per le scale , un mormorio , un fremito , che pareva di giorno . Mi affacciai alla finestra e vidi giù nell ' oscurità un gran correre di gente verso il Corno d ' oro . Corsi sul pianerottolo , afferrai un cameriere greco che scendeva le scale a precipizio e gli domandai che cos ' era accaduto . Egli si svincolò dicendo : - Ianghen var , per Dio ! Non avete sentito il grido ? - E poi soggiunse scappando : - Guardate la cima della Torre di Galata . - Tornammo alla finestra e guardando giù verso Galata vedemmo tutta la parte superiore della gran torre illuminata da una luce purpurea vivissima , e una gran nuvola nera che s ' alzava dalle case vicine in mezzo a un vortice di scintille e s ' allargava rapidamente sopra il cielo stellato . Subito il nostro pensiero corse ai formidabili incendii di Costantinopoli , e specialmente a quello spaventevole di quattr ' anni innanzi ; e il nostro primo sentimento fu di terrore e di compassione . Ma immediatamente dopo , - lo confesso e me ne vergogno , - un altro sentimento egoistico e crudele , - la curiosità del pittore e del descrittore , - prese il disopra e , - confesso anche questo , - ci scambiammo un sorriso che il Doré avrebbe potuto cogliere a volo per stamparlo sulla faccia d ' uno dei suoi demoni danteschi . Chi ci avesse aperto il petto , in quel momento , non ci avrebbe trovato che un calamaio e una tavolozza . Ci vestimmo e scendemmo in furia giù per la gran strada di Pera . Ma la nostra curiosità , per fortuna , fu delusa . Non eravamo ancora arrivati alla torre di Galata che l ' incendio era quasi spento . Finivano di bruciare due piccole case ; la gente cominciava a ritirarsi ; le strade erano allagate dall ' acqua delle pompe e ingombre di mobili e di materasse , fra le quali andavano e venivano , nell ' oscurità grigia del mattino , uomini e donne in camicia , tremanti dal freddo , levando in cento lingue un vocìo assordante , nel quale non si sentiva più che quel resto di paura che dà sapore alla chiacchiera dopo un grave pericolo svanito . Vedendo che tutto stava per finire , scendemmo verso il ponte per consolarci del nostro dispetto scellerato colla levata del sole . Qui assistemmo a uno spettacolo che valeva quello d ' un incendio . Il cielo cominciava appena a chiarirsi dietro le colline dell ' Asia . Stambul , scossa per poco al primo annunzio dell ' incendio , era già rientrata nella quiete solenne della notte . Le rive e il ponte erano deserti ; tutto il Corno d ' oro dormiva , coperto da una bruma leggerissima e immerso in un silenzio profondo . Non moveva una barca , non volava un uccello , non stormiva un albero , non si sentiva un respiro . Quella interminabile città azzurra , muta e velata , pareva dipinta nell ' aria , e sembrava che , gettando un grido , avrebbe dovuto svanire . Costantinopoli non ci s ' era mai mostrata in un aspetto così aereo e così misterioso ; non ci aveva mai presentato più vivamente l ' immagine di quelle città favolose delle storie orientali , che il pellegrino vede sorgere improvvisamente dinanzi a sè , e vi trova , entrando , un popolo immobile , pietrificato , negli infiniti atteggiamenti di una vita affaccendata ed allegra , dalla vendetta improvvisa d ' un Re dei geni . Stavamo là appoggiati alle spallette del ponte , contemplando quella scena meravigliosa , senza più pensare all ' incendio , quando sentimmo prima un vocìo fioco e confuso di là dal Corno d ' oro , come di gente che chiedesse soccorso , e poi uno scoppio di grida altissime : - Allà ! Allà ! Allà ! - che risonarono improvvisamente nel vano enorme e silenzioso della rada , e nello stesso tempo apparve sulla sponda opposta , e si slanciò giù per il ponte , correndo precipitosamente verso di noi , una folla rumorosa e sinistra . - Tulumbadgi ! - gridò uno dei guardiani del ponte . - ( I pompieri ! ) Noi ci tirammo da una parte . Un ' orda di selvaggi seminudi , col capo scoperto , coi petti irsuti , grondanti di sudore , vecchi , giovani , neri , nani e giganti cappelluti e rapati , faccie d ' assassini e di ladri , quattro dei quali portavano sulle spalle una piccola pompa e pareva una bara di fanciullo ; armati di lunghe aste uncinate , di fasci di corde , d ' ascie , e di picconi , - ci passarono accanto , urlando e anelando , cogli occhi dilatati , coi capelli sparsi , coi cenci al vento , stretti , impetuosi e biechi , - e gettandoci in viso una tanfata d ' odor di belve , disparvero nella strada di Galata , d ' onde ci giunsero le loro ultime grida fioche di Allà , e poi fu di nuovo un silenzio profondo . L ' impressione che mi fece quell ' apparizione tumultuosa e fulminea in quella quiete arcana della grande città addormentata , non la so esprimere ; - so che compresi e vidi in un momento mille scene d ' invasioni barbariche , di saccheggi e d ' orrori di paesi e di tempi lontani , che fino allora la mia immaginazione si era sforzata inutilmente di rappresentarsi al vivo , e che mi domandai se quella era la città , se quello era proprio il ponte , su cui , di giorno , passavano degli ambasciatori europei , delle signore vestite alla parigina e dei venditori di giornali francesi . Un minuto dopo , il silenzio solenne del Corno d ' oro fu rotto di nuovo da un gridìo lontano , e un ' altra turba scamiciata e selvaggia ci passò dinanzi , come un turbine , sul ponte ondeggiante e sonante , levando un frastuono confuso di urli , di sbuffi , d ' aneliti , di risa soffocate e sinistre , e un ' altra volta le grida prolungate e lamentevoli di Allà si perdettero per le strade di Galata , seguite da un silenzio mortale . Poco dopo passò un ' altra turba , e poi una quarta , e poi altre due , e infine passò il pazzo di Pera , nudo dalla testa ai piedi , mezzo morto dal freddo , gettando grida acutissime , inseguito da un branco di monelli turchi , che disparvero con lui e coi pompieri dietro le case della riva franca ; e sulla grande città , dorata dai primi raggi dell ' aurora , tornò a regnare un altissimo silenzio . Di lì a poco si levò il sole , comparvero i muezzin sui minareti , si mossero i caicchi , si svegliò il porto , cominciò a passar gente sul ponte e a spandersi intorno il rumor sordo della vita cittadina , e noi ritornammo verso Pera . Ma l ' immagine di quella grande città assopita , di quel cielo albeggiante , di quella pace solenne , di quelle orde selvaggie , ci rimase così profondamente stampata nella mente , che oggi ancora non ci rivediamo una volta senza ricordarcela , con un misto piacevolissimo di stupore e di paura , come una scena veduta nella Stambul d ' altri secoli , o sognata nell ' ebbrezza dell ' hascisc . Così non vidi lo spettacolo di un incendio a Costantinopoli ; ma se non lo vidi coi miei occhi , conobbi tanti testimonii oculari di quello che distrusse Pera nel 1870 , e ne raccolsi notizie così minute , che posso dire d ' averlo visto colla mente , e descriverlo forse con non minore evidenza che se ne fossi stato anch ' io spettatore . La prima fiamma s ' accese in una piccola casa di via Feridié , in Pera , il giorno cinque di giugno , stagione in cui una buona parte della popolazione agiata di Costantinopoli villeggia sul Bosforo ; al tocco dopo mezzogiorno , ora in cui quasi tutti gli abitanti della città , anche europei , stanno chiusi in casa a far la siesta . Nella casa di via Feridié non c ' era che una vecchia serva ; la famiglia era partita la mattina per la campagna . Appena s ' accorse dell ' incendio , la vecchia si slanciò nella strada e si mise a correre gridando : - Al fuoco ! - Subito accorse gente dalle case intorno , con secchie e con piccole pompe - , perché era già caduta la legge insensata che proibiva di spegnere gli incendii prima che arrivassero gli ufficiali dei Seraschierato - , e , come sempre , si precipitarono tutti verso la fontana più vicina per prender acqua . Le fontane di Pera , a cui i portatori d ' acqua vanno ad attingere , a certe ore , per le famiglie del quartiere , vengono tutte chiuse a chiave dopo la distribuzione , e l ' impiegato che le ha in custodia non può più aprirle senza il permesso dell ' autorità . In quel momento appunto v ' era accanto alla fontana una guardia turca della municipalità di Pera , che aveva la chiave in tasca , e stava là spettatrice impassibile dell ' incendio . La folla affannata lo circonda e gl ' intima di aprire . Egli rifiuta dicendo che non ha l ' ordine . Gli si stringono addosso , lo minacciano , lo afferrano : egli resiste , si dibatte , grida che non leveranno la chiave che dal suo cadavere . Intanto le fiamme avvolgono tutta la casa e cominciano ad attaccarsi alle case vicine . La notizia dell ' incendio si propaga di quartiere in quartiere . Dalla sommità della torre di Galata e di quella del Seraschiere , i guardiani hanno visto il fumo e messo fuori le grandi ceste purpuree , segnale degl ' incendii di giorno . Tutte le guardie di città corrono per le strade battendo i loro lunghi bastoni sul ciottolato e mettendo il grido sinistro : - Ianghen var ! - C ' è il fuoco ! - a cui rispondono con rulli cupi e precipitosi i mille tamburi delle caserme . Il cannone di Top - hané annunzia il pericolo alla immensa città con tre colpi che risuonano dal mar di Marmara al mar Nero . Il Seraschierato , il serraglio , le ambasciate , tutta Pera e tutta Galata sono sottosopra ; e pochi minuti dopo arrivano a spron battuto in via Feridié il ministro della guerra , un nuvolo di ufficiali , un esercito di pompieri , e cominciano precipitosamente il lavoro . Ma come accade quasi sempre , quel primo tentativo riuscì inutile . Le strade strettissime non concedevano libertà di movimenti ; le pompe non servivano , l ' acqua era insufficiente e lontana ; i pompieri , mal disciplinati , come sempre , e piuttosto intesi a crescere che a scemare la confusione , per pescare nel torbido ; e per di più scarseggiavano i facchini per il trasporto delle robe , essendone andato un gran numero , quel giorno , alla festa nazionale armena che si celebra a Beicos . È a notarsi , inoltre , che le case di legno erano allora in assai maggior numero che non siano ora , e che anche le case di pietra e di mattoni avevano , come quelle di legno , dei tetti sottili , difesi da radissime tegole , e perciò facilissimi ad accendersi . E non v ' era nemmeno il vantaggio che presenta , in simili occasioni , la popolazione musulmana , la quale , fatalista ed apatica com ' è in faccia alla sventura , non si atterrisce gran fatto all ' aspetto d ' un incendio , e se non aiuta abbastanza a spegnere , non intralcia almeno l ' opera degli altri con la propria forsennatezza . Quella era popolazione quasi tutta cristiana e perdette immediatamente la testa . L ' incendio non abbracciava ancora che poche case , che già in tutte le strade d ' intorno era un tramestìo indescrivibile , un precipitar di mobili dalle finestre , un tumulto di pianti e di grida , uno sgomento , un ingombro , contro cui non potevano nè le minaccie , nè la forza , nè le armi . Un ' ora era appena trascorsa dall ' apparire delle prime fiamme , e già tutta la strada Feridié era accesa , e gli ufficiali e i pompieri indietreggiavano rapidamente da tutte le parti , lasciando qua e là morti e feriti , e la speranza di soffocar l ' incendio sul nascere era perduta . Per maggior disgrazia tirava quel giorno un vento fortissimo che abbatteva le fiamme delle case ardenti sopra i tetti delle case vicine , in larghe vampe orizzontali , che parevano tende ondeggianti , in modo che il fuoco penetrava in tutte le case dal tetto , come rovesciatovi sopra da un vulcano . L ' accensione era così rapida , che le famiglie raccolte nelle case , sicure d ' essere ancora in tempo a portar via una parte dei loro averi , si sentivano tutt ' a un tratto crepitare il tetto sul capo , e appena riuscivano a metter in salvo la vita . Le case s ' accendevano l ' una dopo l ' altra come se fossero state intonacate di pece , e subito , dalle innumerevoli finestrine prorompevano le fiamme lunghe , diritte , mobilissime , come serpenti smaniosi di preda , che si curvavano fino a lambire la strada quasi per cercar vittime umane . L ' incendio non correva , volava , e prima di avvolgere , copriva , come un mare di fuoco . Dalla via Feridiè irruppe furiosamente nella via di Tarla - Bascì , di qui tornò indietro e invase come un torrente la via di Misc , poi infiammò come una foresta secca il quartiere Aga - Dgiami , poi la via Sakes - Agatsce , poi quella di Kalindgi - Kuluk , e poi di strada in strada , coprì di fuoco tutta la china di Yeni - Sceir , e s ' incrociò col turbine di fiamme che veniva giù strepitando e muggendo per la gran strada di Pera . Non c ' erano soltanto mille incendii da spegnere , mille nemici sparsi da combattere ; erano come le insidie e i colpi di mano inaspettati d ' un grande esercito , che pareva fosse guidato astutamente da una volontà unica , per cogliere nella rete la città intera , e non lasciar scampo a nessuno . Erano tanti torrenti di lava che si riunivano e s ' incrociavano , precipitando e spandendosi in laghi di fuoco con una rapidità che preveniva tutti i soccorsi . In capo a tre ore metà di Pera era in fiamme . Una miriade di colonne di fumo vermiglio , sulfureo , bianco , nero , fuggivano rapidissimamente rasente i tetti e s ' allungavano a perdita d ' occhi lungo le colline , ottenebrando e tingendo di colori sinistri i vasti sobborghi del Corno d ' oro ; per tutto era un turbinio furioso di cenere e di scintille ; e il vento sbatteva contro le case ancora intatte dei bassi quartieri una vera grandine di braci e di tizzi , che spazzavano le strade come scariche di mitraglia . Le strade dei quartieri accesi non erano più che grandi fornaci , sopra alcune delle quali le fiamme formavano come un fitto padiglione , e là precipitavano e saltellavano con un fracasso orrendo i pini del mar Nero delle travature dei tetti , i travicelli sottili dei ciardak , i balconi vetrati , i minareti di legno delle piccole moschee , che pareva rovinassero spezzati da un terremoto . Per le strade ancora accessibili , si vedevano passare , come spettri , illuminati da bagliori d ' inferno , lancieri a cavallo , ventre a terra , che portavano in tutte le direzioni gli ordini del Seraschierato ; ufficiali del Serraglio , col capo scoperto e la divisa abbruciacchiata ; cavalli sciolti di soldati caduti ; frotte di facchini carichi di masserizie , sciami di cani ululanti , turbe di fuggiaschi che inciampavano e stramazzavano urlando giù per le chine , tra i feriti , i cadaveri e le macerie , e sparivano tra il fumo e le fiamme , come legioni di dannati . Per un momento , fu visto immobile dinanzi all ' imboccatura d ' una strada accesa del quartier Aga - Dgiami , il Sultano Abdul - Aziz , a cavallo , circondato dal suo corteo , pallido come un cadavere , cogli occhi dilatati e fissi nelle fiamme , come se ripetesse tra sè le parole memorabili di Selim I : - Ecco il soffio ardente delle mie vittime ! Io lo sento , che distruggerà la città , il mio serraglio e me pure ! - E poi disparve in un nuvolo di cenere , trascinato dai suoi cortigiani . Tutto l ' esercito di Costantinopoli e tutta l ' innumerevole turba dei pompieri era in moto , a frotte , a lunghissime catene , a semicerchi immensi che abbracciavano interi quartieri , sorvegliati e diretti da visir , da ufficiali di corte , da pascià , da ulema ; in alcuni punti , per tagliar la strada alle fiamme , fervevano battaglie disperate ; case dietro case , in pochi minuti , cadevano sotto le scuri ; i tetti formicolavano di gente ardita che affrontava il fuoco a bruciapelo , e cadevano a capofitto nei crateri aperti sotto i loro piedi , e altri vi succedevano , come in una mischia , ostinati , gettando grida selvaggie , e agitando i fez abbruciacchiati in mezzo al fumo color di foco . Ma l ' incendio s ' avanzava vittorioso in mezzo ai mille getti d ' acqua , sorpassando a grandi salti piazze , giardini , grandi edifici di pietra , piccoli cimiteri , e faceva da tutte le parti retrocedere pompieri , soldati e cittadini , come un esercito in rotta , flagellandoli alle spalle con una pioggia di carboni roventi . Si compievano , anche in quell ' orrenda confusione , dei belli atti di coraggio e di umanità . Si videro in molti punti , fra le rovine ardenti delle case , sventolare i veli bianchi delle Suore di Carità , curve sui moribondi ; dei turchi che si slanciarono tra le fiamme e ricomparvero poco dopo sollevando sulle braccia scorticate dei bambini cristiani ; altri musulmani che , dinanzi a una casa infiammata , immobili , colle braccia incrociate in mezzo a una famiglia cristiana in preda alla disperazione , offrivano freddamente cento lire turche a chi salvasse un ragazzo europeo rimasto nel fuoco ; alcuni che raccoglievano in drappelli , per le strade , i bimbi smarriti , e li legavano colle bende del turbante , per restituirli poi ai parenti ; altri che aprivano le loro case ai fuggitivi seminudi ; più d ' uno , che , per dar un esempio di coraggio e di disprezzo dei beni terreni , mentre la propria casa bruciava , stava seduto nella via sopra un tappeto , fumando tranquillamente il narghilè , e si faceva in là , con suprema indifferenza , man mano che le fiamme s ' avvicinavano . Ma il coraggio e la freddezza d ' animo non valevano più oramai contro quella tempesta di fuoco . A momenti , pareva che , scemando un poco il vento , l ' incendio rimettesse della sua furia ; ma subito il vento ricominciava a soffiare con maggior veemenza , e le fiamme , che s ' erano appena risollevate , tornavano a curvarsi con impeto e a vibrare come freccie le loro punte diritte e implacabili , levando uno strepito cupo e precipitoso , rotto dagli scoppi improvvisi delle farmacie piene di petrolio , dalle detonazioni del gaz sparso per le case , di cui i tubi disfatti mandavano fuori rigagnoli di piombo fuso ; dai tetti che rovinavano d ' un colpo come schiacciati da una valanga ; dal crepitìo dei giardini di cipressi che si contorcevano e s ' infiammavano a un tratto , sciogliendosi in una pioggia di resina ardente ; dai gruppi di vecchie case di legno , che s ' accendevano scoppiettando come fuochi d ' artifizio , e sprigionavano fasci enormi di fiamme bianche in cui parevano che soffiassero mantici di cento officine . Era uno stritolamento , un rovinìo , una distruzione rabbiosa , che pareva prodotta nello stesso tempo da un incendio , da un ' inondazione , da una convulsione della terra e dalla rapina d ' un esercito . Nessuno aveva mai nè visto nè sognato un simile orrore . La popolazione pareva impazzita . Per le strade di Pera era un rimescolamento vertiginoso e un urlìo forsennato come sul ponte d ' un bastimento nel momento del naufragio . In mezzo ai mobili rotolati , sotto al balenìo delle spade degli ufficiali , fra gli urti e le bastonate dei facchini e dei portatori d ' acqua , in mezzo ai cavalli dei Pascià e alle frotte dei pompieri che passavano di corsa investendo e rovesciando quanto incontravano , famiglie italiane , francesi , greche , armene , poveri e ricchi , donne e fanciulli , smarriti , smemorati , si cercavano brancolando , si chiamavano gridando e piangendo , soffocati dal fumo e accecati dalle scintille ; passavano ambasciatori , seguiti da drappelli di servi , carichi di carte e di libri ; frati che innalzavano un crocifisso sopra la folla ; gruppi di donne turche che portavano fra le braccia gli oggetti più preziosi dell ' arem ; stuoli di gente curva sotto spoglie di chiese , di teatri , di scuole , di moschee ; e a quando a quando , una nuvola enorme di fumo caliginoso , spinta giù da una ventata improvvisa , immergeva tutti nelle tenebre e cresceva lo scompiglio e il terrore . A crescere ancora gli orrori di quel disastro , c ' era , come sempre , ma più quel giorno che mai , una miriade di ladri d ' ogni paese , sbucati da tutti i covi di Costantinopoli , riuniti a drappelli d ' intesa fra loro , e vestiti da facchini , da signori o da soldati , i quali entravano nelle case e rubavano a man salva , e correvano poi in frotte a Kassim - Pascià e a Tataola , a depositarvi il bottino ; e i soldati li cacciavano , stendendosi in cordoni , e assalendoli a pattuglie , e seguivano lotte , dispersioni e inseguimenti , che aggiungevano sgomento a sgomento . I pompieri , i facchini , i portatori d ' acqua , spalleggiati dai loro parenti , stretti in bande brigantesche , sotto gli occhi delle famiglie desolate di cui ardevano le case , interrompevano il lavoro , e mettevano a prezzo d ' oro la continuazione . I mobili ammucchiati a traverso le strade strette , difesi dalle famiglie , erano presi d ' assalto da torme di predoni , colle armi alla mano , e poi ridifesi , come barricate , dall ' assalto di altri predoni . Turbe di fuggitivi , incontrandosi colle loro robe nei varchi angusti , si disputavano ferocemente la precedenza del passaggio , e lasciavano il terreno ingombro di gente soffocata o ferita . Ma già dopo le prime quattr ' ore d ' incendio , la furia del foco era tale che pochi s ' affannavano più per le proprie robe , e a tutti pareva già molto di metter in salvo la vita . Due terzi di Pera ardevano , e le fiamme , correndo sempre più rapidamente in tutte le direzioni , accerchiavano quasi all ' improvviso dei vasti spazii prima che la gente , ch ' era dentro , se ne avvedesse . Centinaia di sventurati , stretti in folla , si slanciavano su per una stradicciuola tortuosa per cercare uno scampo , e improvvisamente , a una svoltata , si vedevano venir contro un uragano di vampe e di fumo , che li ricacciava indietro , forsennati , a cercare un ' altra uscita . Famiglie intere , - ed una , fra queste , di ventidue persone , - erano tutt ' a un tratto circondate , asfissiate , arse , carbonizzate . Presi dalla disperazione , si rifugiavano nelle cantine dove rimanevano soffocati , si precipitavano nei pozzi e nelle cisterne , s ' impiccavano agli alberi , o dopo aver cercato inutilmente un ricovero nei ripostigli più segreti della casa , smarrita la ragione , uscivano all ' aperto e correvano a buttarsi nelle fiamme . Dai luoghi alti di Pera , si vedevano giù per le chine , in mezzo a cerchi di fuoco , famiglie inginocchiate sulle terrazze , colle braccia tese e le mani giunte , che chiedevano al cielo il soccorso che non speravano più dalla terra . Si vedevano venir giù di corsa dalle alture di Pera e sparpagliarsi per Galata , per Top - hanè , per Funduclù , per i bassi cimiteri , stormi di gente pallida e scapigliata , stravolta dal terrore , che cercava ancora dove nascondersi , come se fosse inseguita dal fuoco ; fanciulli insanguinati , donne lacere , coi capelli arsi , che stringevano fra le braccia bimbi morti o acciecati ; uomini col viso e le braccia scorticate che si scontorcevano per terra fra gli spasimi dell ' agonia ; vecchi singhiozzanti come bambini , signori ridotti alla miseria che davan del capo nei muri , giovanetti deliranti che andavano a cadere estenuati sulla riva del Corno d ' oro , famiglie che portavano cadaveri anneriti , sventurati impazziti dallo spavento che trascinavano seggiole attaccate a uno spago o si serravano sul petto delle bracciate di cocci e di cenci , prorompendo in grida lamentevoli o in risa frenetiche . E intanto , continuavano a salire dai quartieri bassi , dagli arsenali di Ters - hanè e di Top - hanè , dalle caserme , dalle moschee , dai palazzi del Sultano , e correvano come a un assalto , urlando Janghen var e Allà , su per le colline , fra il turbinìo della cenere e delle scintille , sotto una pioggia di caligine ardente , per le strade coperte di tizzoni e di rottami , battaglioni di nizam , bande di ladri , falangi di pompieri , generali , dervis , messi della Corte , famiglie che tornavano indietro a cercare i parenti perduti , predatori ed eroi , la sventura , la carità e il delitto , confusi in una turba spaventevole , che montava rumoreggiando come un mare in tempesta , colorata dai riflessi vermigli dell ' immensa fornace . E poco lontano da quell ' inferno , rideva , come sempre , la maestà serena di Stambul e la bellezza primaverile della riva asiatica , specchiata dal mar di Marmara e dal Bosforo , coperto di bastimenti immobili ; una folla immensa , che faceva nere tutte le rive , assisteva muta e impassibile allo spettacolo spaventoso ; i muezzin annunziavano con lente cantilene dai terrazzi dei minareti il tramonto del sole ; gli uccelli roteavano allegramente intorno alle moschee delle sette colline ; e i vecchi turchi , seduti all ' ombra dei platani , sopra le alture verdi di Scutari , mormoravano con voce pacata : - È sonata l ' ultima ora per la città dei Sultani . - Il giorno prescritto è venuto . - La sentenza d ' Allà si compisce . - Così sia - Così sia . L ' incendio , per fortuna , non si protrasse nella notte . Alle sette della sera s ' accendeva , per ultimo , il palazzo dell ' ambasciata d ' Inghilterra ; dopo di che il vento cessava improvvisamente , e le fiamme morivano , spontaneamente o soffocate , da tutte le parti . In sei ore due terzi di Pera erano stati distrutti dalle fondamenta , nove mila case incenerite , due mila persone morte . Dopo l ' incendio famoso del 1756 , che distrusse ottanta mila case , e spianò due terzi di Stambul , sotto il regno di Otmano III , non s ' era più visto un disastro così tremendo ; e nessun incendio , dalla presa di Costantinopoli in poi , mietè un così gran numero di vite . Il giorno seguente Pera offriva un aspetto meno spaventevole , ma non meno triste che durante l ' infuriare dell ' incendio . Dov ' era passato il fuoco , era un deserto , e apparivano le forme nude e sinistre della grande collina ; nuovi prospetti , una luce nuova , vastissimi spazi coperti di cenere in mezzo ai quali non rimanevano che le torricine affumicate dei camini , come monumenti funebri ; quartieri interi scomparsi come accampamenti di beduini portati via dall ' uragano ; strade e crocicchi di cui non rimanevan più che le traccie nere e fumanti sulla terra , fra le quali erravano migliaia di sventurati cenciosi e sparuti , che chiedevano l ' elemosina in mezzo a un via vai di soldati , di medici , di monache , di sacerdoti d ' ogni religione e d ' impiegati di tutti i gradi , che distribuivano pane e denaro , e guidavano lunghe file di carri carichi di materasse e di coperte , mandate dal governo per la gente rimasta senza casa . Il governo aveva fatto pure distribuire le tende dei soldati . Le alture di Tataola e il grande cimitero armeno erano coperti d ' accampamenti , in cui brulicava una folla immensa . Per tutto si vedevano strati e monti di masserizie su cui sedevano famiglie estenuate e istupidite . Nel vasto cimitero di Galata erano sparsi e accatastati alla rinfusa , come in un bazar messo sottosopra , lungo i sentieri e in mezzo ai sepolcri , divani , letti , cuscini , pianoforti , quadri , libri , carrozze sconquassate , cavalli feriti legati ai cipressi , portantine dorate d ' ambasciatori e gabbie di pappagalli degli arem , custoditi da una folla di servi e di facchini neri di caligine e cascanti di sonno . Una poveraglia innumerevole , immonda , non mai veduta , girava per le strade a cercar chiodi e serrature fra le macerie , scansando i soldati e i pompieri addormentati per terra , sfiniti dalle fatiche della notte ; si vedeva per tutto gente affaccendata a rizzar baracche sulle rovine delle proprie case , con tende ed assiti ; famiglie inginocchiate in mezzo ai muri affumicati di chiese senza tetto , dinanzi ad altari bruciati ; gruppi di uomini e di donne che correvano affannosamente , col capo chino , osservando viso per viso lunghe file di cadaveri carbonizzati e sformati , e lì riconoscimenti , grida disperate , scoppi di pianto , gente che stramazzava come fulminata , in mezzo a una processione di lettighe e di bare , a un polverìo denso , a un ' aria infocata , a un puzzo di carni arse , a nuvoli di scintille che si sollevavano improvvisamente sotto le vanghe e i picconi degli scavatori , e ricadevano sopra una folla fitta , lenta , silenziosa , sbalordita , accorsa da tutte le parti di Costantinopoli , sopra alla quale apparivano le faccie pallide e gravi dei Consoli e degli Ambasciatori , che arrestavano i cavalli sui crocicchi , e guardavano intorno sgomentati dall ' immensità del disastro . Eppure anche quell ' immenso disastro , come segue sempre nei paesi orientali , fu presto dimenticato . Quattro anni dopo io non ne vidi più traccia , fuorchè qualche tratto di terreno sgombro all ' estremità di Pera , dinanzi all ' altura di Tataola . Dell ' incendio si parlava già come d ' un avvenimento molto lontano . Per qualche tempo , mentre le ceneri erano ancora calde , i giornali avevano chiesto al governo dei provvedimenti : che riordinasse il corpo dei pompieri , che mutasse le pompe , che si procurasse maggior abbondanza d ' acqua , che regolasse la costruzione delle case ; ma il governo aveva fatto il sordo e gli europei avevano rimesso il cuore in pace , continuando a vivere alla turca , ossia fidando un po ' nel buon Dio e un po ' nella buona fortuna . Così , nulla o quasi nulla essendo mutato , si può andar sicuri che quello del 1870 non fu l ' ultimo dei grandi incendi dai quali " è scritto " che la città dei Sultani sia ogni tanti anni desolata . Le case di Pera sono ora quasi tutte , è vero , di muratura ; ma costrutte la maggior parte malamente , da architetti senza studii e senza esperienza , non invigilati dal Governo , e spesso anche costrutte dal primo venuto , in maniera che molte rovinano prima d ' esser terminate , e quelle che rimangono su , non possono opporre alcuna resistenza alle fiamme . L ' acqua , specialmente a Pera , è sempre scarsa e soggetta a un monopolio vergognoso ; e siccome viene in gran parte dai serbatoi del villaggio di Belgrado , costrutti dai Romani , manca affatto quando non cadono pioggie abbondanti in primavera e in autunno ; onde chi ha denari deve pagarla a peso d ' oro e i poveri bevono fango . I pompieri sono sempre piuttosto una grande banda di malfattori , che un corpo ordinato di operai ; banda composta di gente d ' ogni paese , dipendenti più di nome che di fatto dal Seraschierato , da cui non ricevono che una razione di pane ; inesperti , indisciplinati , ladri , detestati e temuti dalla popolazione quanto il fuoco che non sanno spegnere , e sospetti , non senza fondamento , di desiderare gl ' incendi , come occasione di far bottino . Le pompe non scarseggiano , è vero , e i turchi ne vanno alteri come di macchine meravigliose ; ma sono ridicole carabattole , che contengono una dozzina di litri d ' acqua , e mandano uno zampillo sottilissimo , piuttosto adatto a innaffiare giardini che a spegnere incendi . E sarebbe nondineno una gran fortuna , se rimanendo questi inconvenienti , fossero cessati gli altri , che sono molto più gravi . Non è credibile , senza dubbio , quello che molti credono ancora , che il Governo , cioè , susciti gl ' incendii per allargare le strade , chè il danno e il pericolo sarebbero troppo sproporzionati ai vantaggi ; nè accade più come per il passato , che il " partito d ' opposizione " dia fuoco a un quartiere di Costantinopoli per spaventare il Sultano , nè che l ' esercito incendii un sobborgo per ottenere un accrescimento di paga . Ma il sospetto , che gl ' incendii siano molte volte suscitati da coloro che ne possono trarre guadagno , è sempre vivo , e il fatto provò troppo spesso che non è un sospetto infondato . Per il che la popolazione vive in un ' ansietà continua . Teme dei portatori d ' acqua , dei facchini , degli architetti , dei mercanti di legna e di calce , e massimamente dei servitori , che sono la peggior genìa di Costantinopoli , legati la maggior parte con ladri , i quali sono alla loro volta ordinati in associazioni e in comitati , da cui altre compagnie occulte compran la roba rubata e facilitano con varii mezzi il delitto . E la polizia locale mostra con questa gente una fiacchezza , per non chiamarla indulgenza , la quale produce quasi gli effetti della complicità . Non fu mai condannato un incendiario . Raramente i ladri , dopo gl ' incendii , sono colti e puniti . È anche più raro che gli oggetti sequestrati dalla polizia siano restituiti ai proprietarii . Di più , essendoci a Costantinopoli del canagliume di tutti i paesi , l ' azione della giustizia è inceppata in mille modi dai trattati internazionali ; i Consolati reclamano a sè i malfattori della propria nazione ; i processi durano un secolo ; molti delinquenti scappano ; il timore del castigo non serve quasi affatto di freno agli scellerati , e il saccheggio negl ' incendii è considerato da loro quasi come un privilegio tacitamente riconosciuto dalle autorità , come era altre volte per gli eserciti il mettere a sacco le città espugnate . Per questo la parola " incendio " significa ancora per la popolazione di Costantinopoli " tutte le sventure " e il grido di Janghen var è sempre un grido tremendo , solenne , fatale , al cui suono tutta la città si rimescola fin nel più profondo delle sue viscere , come all ' annunzio d ' un castigo di Dio . E chi sa quante volte la grande metropoli dovrà ancora essere incenerita e rialzata sulle sue ceneri prima che la civiltà europea abbia piantato la sua bandiera sul palazzo imperiale di Dolma - Bagcé ! Nei tempi andati , quando scoppiava un incendio in Costantinopoli , se il Sultano si trovava in quel momento nell ' arem , gli portava l ' annunzio del pericolo un ' odalisca tutta vestita color di porpora dal turbante alle babbuccie , la quale aveva l ' ordine di presentarsi a Lui in qualunque luogo egli fosse ; fosse anche stato in braccio alla più cara delle sue favorite . Essa non aveva che da presentarsi sulla soglia : il color di fuoco dei suoi panni era l ' annunzio muto della sventura . Ebbene , chi crederebbe che fra tante immagini grandiose e terribili che mi si affacciano alla mente quando penso agl ' incendii di Costantinopoli , sia la figura di quell ' odalisca quella che scuote più vivamente tutte le mie fibre d ' artista ? Io vorrei essere pittore per dipingere quel quadro , e supplicherò tutti i pittori di dipingerlo , sin che n ' abbia trovato uno che s ' innamori dell ' argomento , e a lui sarò grato per la vita . Egli rappresenterà , in una stanza dell ' arem imperiale , tappezzata di raso e rischiarata da una luce soavissima , sopra un largo divano , accanto a una circassa bionda di quindici anni , coperta di perle , Selim I , il Sultano tremendo , che s ' è svincolato impetuosamente dalle braccia della sua cadina , e fissa i grand ' occhi atterriti sopra l ' odalisca purpurea , muta , sinistra , ritta sulla soglia come una statua , la quale , con un volto pallido che rivela la venerazione e il terrore , sembra voler dire : - Re dei Re , Allà ti chiama e il tuo popolo desolato t ' aspetta ! - e sollevando la cortina della porta , mostra di là da un terrazzo , in una grande lontananza azzurrina , la città enorme che fuma . LE MURA Il giro intorno alle antiche mura di Stambul lo volli far solo , e consiglio ad imitarmi tutti gl ' Italiani che andranno a Costantinopoli , perché lo spettacolo delle grandi rovine solitarie non lascia un ' impressione veramente profonda e durevole se non in chi è tutto inteso a riceverla , e può seguire liberamente il corso dei suoi pensieri , in silenzio . C ' era da fare una passeggiata di circa quindici miglia italiane , a piedi , sotto i raggi del sole , per strade deserte . - Forse - dissi al mio amico - a metà strada mi piglierà la tristezza della solitudine e t ' invocherò come un Santo ; ma tant ' è , voglio andar solo . - Alleggerii il portamonete per il caso che qualche ladro suburbano avesse voluto vederci dentro , gittai qualchecosa " dentro alle bramose canne " per poter dir poi a me stesso : - " taci , maledetto lupo " - ; e m ' incamminai alle otto della mattina , sotto un bel cielo lavato da una pioggerella della notte , verso il ponte della Sultana Validè . Il mio disegno era d ' uscire da Stambul per la porta del quartiere delle Blacherne , di percorrere la linea delle mura dal Corno d ' oro fino al castello delle Sette Torri , e di ritornare lungo la riva del Mar di Marmara , girando così intorno a tutto il grande triangolo della città musulmana . Passato il ponte , svoltai a destra e m ' innoltrai nel vasto quartiere chiamato Istambul - disciaré , o Stambul esterna , che è una lunga striscia di città , compresa fra le mura ed il porto , tutta casupole e magazzini d ' oli e di legna , stata distrutta più volte dagli incendii . Fra le viuzze e la riva del Corno d ' oro , lungo la quale si stende una fila di piccoli scali e di seni pieni di bastimenti e di barconi , c ' è un viavai fitto di facchini , di ciucci e di cammelli , un rimescolìo di gente strana e di cose sporche , e un urlìo incomprensibile , che fa pensare a quei porti meravigliosi del mar dell ' Indie e del mar della China dove s ' incontrano i popoli e le merci dei due emisferi . Le mura che rimangono da questo lato della città , sono alte cinque volte un uomo , merlate , fiancheggiate di cento in cento passi da piccole torri quadrangolari , e in molte parti rovinate ; ma sono il tratto meno notevole e per arte e per memorie delle mura di Stambul . Attraversai il quartiere del Fanar , passando sulla riva ingombra di fruttaioli , di pasticcieri , di venditori d ' anice e di rosolio , e di cucine esposte all ' aria aperta , in mezzo a gruppi di bei marinari greci atteggiati come le statue dei loro Numi antichi ; girai intorno al vastissimo ghetto di Balata ; percorsi il quartiere silenzioso delle Blacherne , e uscii finalmente di città per la porta chiamata Egri - Kapú , poco lontana dalla riva del Corno d ' oro . Tutto questo è presto detto ; ma è una camminata di un ' ora e mezzo , ora in salita , ora in discesa , intorno a laghi di mota , sopra ciottoli enormi , per vicoli senza fine , sotto volte oscure , a traverso a vasti spazii solitari , senz ' altra guida che la punta dei minareti della moschea di Selim . A un certo punto si cominciano a non veder più nè faccie nè abiti di franchi ; poi spariscono le casette all ' europea ; poi il ciottolato , poi le insegne delle botteghe , poi l ' indicazione delle strade , poi ogni rumor di lavoro ; e più si va innanzi , più i cani guardano torvo , più i monelli turchi fissano con l ' occhio ardito , più le donne del volgo si nascondono la faccia con cura , fin che ci si trova in piena barbarie asiatica , e la passeggiata di due ore pare che sia stata un viaggio di due giorni . Uscendo da Egri - Kapú , voltai a sinistra e vidi improvvisamente un larghissimo tratto delle mura famose che difendono Stambul dalla parte di terra . Sono passati tre anni da quel momento ; ma non posso ricordarmene senza provare un sentimento vivissimo di maraviglia . Non so in quale altro luogo dell ' Oriente si trovino così raccolte la grandezza dell ' opera umana , la maestà della potenza , la gloria dei secoli , la solennità delle memorie , la mestizia delle rovine , la bellezza della natura . È una vista che ispira insieme ammirazione , venerazione e terrore ; uno spettacolo degno d ' un canto d ' Omero . A primo aspetto , si scoprirebbe il capo e si griderebbe : - Gloria ! - come dinanzi a una schiera interminabile di giganteschi eroi mutilati . La cinta delle mura e delle torri enormi si stende fin dove arriva lo sguardo , salendo e scendendo a seconda delle alture e degli avvallamenti , dove bassissima che par che si sprofondi nella terra , dove alta che par che coroni la sommità d ' una montagna ; svariata d ' infinite forme di rovine , tinta di mille colori severi , dal calcareo fosco quasi nero al giallo caldo quasi dorato , e rivestita d ' una vegetazione rigogliosa d ' un verde cupo , che s ' arrampica su per i muri , ricasca in ghirlande dai merli e dalle feritoie , si rizza in ciuffi alteri sulla cima delle torri , s ' ammucchia in piramidi altissime , vien giù quasi a cascatelle dalle cortine , e colma brecce , spaccature e fossati , e si avanza fin sulla via . Sono tre ordini di mura che formano come una gradinata gigantesca di rovine : il muro interno , che è il più alto , fiancheggiato , a brevi distanze eguali , da grossissime torri quadrate ; quel di mezzo , rafforzato da piccole torri rotonde ; l ' esterno senza torri , bassissimo , e difeso da un fosso largo e profondo , anticamente riempito dalle acque del Corno d ' oro e del Mar di Marmara , ora coperto d ' erba e di cespugli . Tutte queste mura sono ancora , presso a poco , quali erano il giorno dopo la presa di Costantinopoli : perché sono pochissima cosa i ristauri fatti da Maometto e da Bajazet II . Vi si vedono ancora le breccie che v ' apersero i cannoni enormi d ' Orbano , le tracce dei colpi degli arieti e delle catapulte , gli squarci delle mine , e tutti gl ' indizii dei luoghi dove si diedero gli assalti più furiosi e si opposero le resistenze più disperate . Le torri rotonde delle mura di mezzo sono quasi tutte rovinate fino alle fondamenta ; le torri delle mura interne , quasi tutte ritte ; ma smerlate , scantonate , ridotte in punta alla sommità come tronchi d ' alberi enormi acuminati a colpi d ' accetta , e screpolate di cima in fondo o incavate alla base come scogli rosi dal mare . Pezzi smisurati di muratura , rotolati giù dalle cortine , ingombrano la piattaforma del muro di mezzo , quella del muro esterno ed il fosso . Piccoli sentieri serpeggiano fra le macerie e le erbaccie e si perdono nell ' ombra cupa della vegetazione alta , fra i macigni e gli scoscendimenti della terra messa a nudo dai muri precipitati . Ogni tratto di bastione compreso fra due torri è un quadro stupendo di rovine e di verde , pieno di maestà e di grandezza . Tutto è colossale , selvatico , irto , minaccioso , e improntato d ' una bellezza pomposa e triste , che impone la riverenza . Par di vedere le rovine d ' una catena sterminata di castelli feudali , o i resti d ' una di quelle muraglie prodigiose che circondavano i grandi imperi leggendarii dell ' Asia orientale . La Costantinopoli del secolo decimonono è sparita ; si è dinanzi alla città dei Costantini ; si respira l ' aria del quattrocento ; tutti i pensieri corrono al giorno dell ' immensa caduta e si rimane per un momento sbalorditi e sgomenti . La porta per cui ero uscito , chiamata dai turchi Egri - Kapú , era quella famosa porta Caligaria , per la quale fece la sua entrata trionfale Giustiniano , ed entrò poi Alessio Comneno per impadronirsi del trono . Dinanzi v ' è un cimitero musulmano . Nei primi giorni dell ' assedio era stato messo là quello smisurato cannone d ' Orbano , intorno al quale lavoravano quattrocento artiglieri e che cento buoi stentavano a smovere . La porta era difesa da Teodoro di Caristo e da Giovanni Greant , contro l ' ala sinistra dell ' esercito turco che si stendeva fino al Corno d ' oro . Da quel punto fino al Mar di Marmara non c ' è più un sobborgo nè un gruppo di case . La strada corre diritta fra le mura e la campagna . Non v ' è nulla che distragga dalla contemplazione delle rovine . Mi misi in cammino . Andai per un lungo tratto in mezzo a due cimiteri ; uno cristiano a sinistra , sotto le mura ; un altro maomettano , a destra , vastissimo e ombreggiato da una selva di cipressi . Il sole scottava ; la strada si stendeva dinanzi a me bianca e solitaria , e sollevandosi a poco a poco tagliava con una linea retta , sulla sommità dell ' altura , il cielo , limpidissimo . Da una parte le torri succedevano alle torri , dall ' altra le tombe succedevano alle tombe . Non sentivo che il rumore cadenzato del mio passo e di tratto in tratto il fruscìo di un lucertolone fra i cespugli vicini . Andai così per un lungo tratto , fin che mi trovai impensatamente davanti a una bella porta quadrata , sormontata da un grande arco a tutto sesto e fiancheggiata da due grosse torri ottagone . Era la porta d ' Adrianopoli , la Polyandria dei Greci ; quella che sostenne nel 625 , sotto Eraclio , l ' urto formidabile degli Avari , che fu difesa contro Maometto II dai fratelli Paolo e Antonino Troilo Bochiardi , e che divenne poi la porta delle uscite e dell ' entrate trionfali degli eserciti musulmani . Nè dinanzi nè intorno non c ' era anima viva . Improvvisamente uscirono di galoppo due cavalieri turchi , mi ravvolsero in un nuvolo di polvere e sparirono per la strada d ' Adrianopoli ; poi tornò a regnare un silenzio profondo . Di là , voltando le spalle alle mura , mi avanzai per la strada d ' Adrianopoli , discesi nel vallone del Lykus , salii sopra un ' altura , e mi trovai dinanzi al vastissimo piano ondulato e arido di Dahud - Pascià , dove tenne il quartier generale Maometto II , durante l ' assedio di Costantinopoli . Stetti qualche tempo là immobile , guardando intorno con una mano sugli occhi , come per cercare le traccie dell ' accampamento imperiale e rappresentarmi il grande e strano spettacolo che doveva offrire quel luogo sul finire della primavera del 1453 . Là proprio rifluiva , come al suo cuore , la vita di tutto l ' enorme esercito che stringeva nel suo formidabile amplesso la grande città moribonda . Di là partivano gli ordini fulminei che movevano le braccia di centomila operai , che facevano trascinare per terra duecento galere dalla baia di Besci - tass alla baia di Kassim - Pascià , che spingevano nelle viscere della terra eserciti di minatori armeni , che sguinzagliavano da cento parti i drappelli d ' araldi ad annunziar l ' ora degli assalti , e facevano , nel tempo che s ' impiega a contare le pallottoline d ' un tespì , tendere trecentomila archi e sguainare trecentomila scimitarre . Là i messi pallidi di Costantino s ' incontravano coi genovesi di Galata venuti a vender l ' olio per rinfrescare i cannoni d ' Orbano e colle vedette musulmane che spiavano dalla riva del Mar di Marmara se apparissero all ' orizzonte le flotte europee a portar gli ultimi soccorsi della cristianità all ' ultimo baluardo dei Costantini . Là era un formicolìo di cristiani rinnegati , d ' avventurieri asiatici , di vecchi sceicchi , di dervis macilenti , laceri e stremati dalle lunghe marcie , che andavano e venivano affannosamente intorno alle tende di quattordicimila giannizzeri , fra schiere interminabili di cavalli bardati , fra lunghissime file di alti cammelli immobili , in mezzo a catapulte e a baliste infrante , a rottami di cannoni scoppiati , a piramidi di palle enormi di granito ; incrociandosi con le processioni dei soldati polverosi che portavano a due a due , dalle mura all ' aperta campagna , cadaveri sformati e feriti urlanti , a traverso una nuvola perpetua di fumo . In mezzo all ' accampamento dei giannizzeri s ' alzavano le tende variopinte della Corte , e al di sopra di queste , il padiglione vermiglio di Maometto II . E ogni mattina , allo spuntar del giorno , egli era là , ritto dinanzi all ' apertura del suo padiglione , pallido della veglia affannosa della notte , col suo gran turbante ornato d ' un pennacchio giallo e il suo lungo caffettano color di sangue , e fissava il suo sguardo d ' aquila sull ' immensa città che gli si stendeva dinanzi , tormentando con una mano la folta barba nera e coll ' altra il manico d ' argento del suo pugnale ricurvo . Accanto a lui c ' era Orbano , l ' inventore del cannone prodigioso , che doveva pochi giorni dopo , scoppiando , slanciare le sue ossa sulla spianata dell ' Ippodromo ; l ' ammiraglio Balta - Ogli , già turbato dal presentimento della sconfitta , che fece cadere sul suo capo il bastone d ' oro del Gran Signore ; il comandante temerario dell ' Epepolin , il grande castello mobile , coronato di torri e irto di ferro , che cadde poi incenerito davanti alla porta di San Romano ; una corona di legisti e di poeti abbronzati dal sole di cento battaglie ; un corteo di pascià colle membra coperte di cicatrici e i caffettani lacerati dalle freccie ; una folla di giannizzeri giganteschi colle lame nude nel pugno e di sciaù armati di verghe di acciaio , pronti a far cadere le teste e a lacerare le carni ai ribelli e ai vigliacchi ; tutto il fiore di quella sterminata moltitudine asiatica , piena di gioventù , di ferocia e di forza , che stava per rovesciarsi , come un torrente di ferro e di fuoco , sugli avanzi decrepiti dell ' Impero bizantino ; e tutti , immobili come statue , tinti di rosa dai primi raggi dell ' aurora , guardavano all ' orizzonte le mille cupole argentee della città promessa dal Profeta , sotto le quali sonavano , in quell ' ora , le preghiere e i singhiozzi del popolo codardo . Io vedevo i visi , gli atteggiamenti , i pugnali , le pieghe delle cappe e dei caffettani , e le grandi ombre che s ' allungavano sul terreno incavato dalle ruote dei cannoni e delle torri . Ma a un tratto , lasciando cader gli occhi sopra una grossa pietra mezzo affondata nella terra , e leggendovi una rozza iscrizione , quel gran quadro disparve come una visione fantasmagorica , e vidi sparpagliarsi per la pianura brulla una moltitudine allegra di cacciatori di Vincennes , di zuavi e di fantaccini dai calzoni rossi ; sentii cantare le canzonette della Provenza e della Normandia ; vidi il maresciallo Saint - Arnaud , Canrobert , Forey , Espinasse , Pelissier ; riconobbi mille volti e mille colori vivi nella mia memoria e cari al mio cuore fin dall ' infanzia ... e rilessi con un sentimento inesprimibile di sorpresa e di piacere quella povera iscrizione . La quale diceva : - Eugène Saccard , caporal dans le 22° léger , 16 Juin 1854 . Di là ripassai per il vallone del Lykus e ritornai sulla strada che fiancheggia le mura , sempre solitaria e sempre serpeggiante fra le rovine e i cimiteri . Passai dinanzi all ' antica porta militare di Pempti , ora murata ; attraversai un ' altra volta il Lykus , che entra nella città in quel punto , e arrivai finalmente dinanzi alla porta chiamata del Cannone , dal gran cannone d ' Orbano , che v ' era appostato davanti ; la porta contro cui rivolse il suo ultimo assalto l ' esercito di Maometto . Alzando gli occhi alla sommità delle mura , vidi dietro ai merli parecchie orribili faccie nere , coi capelli scarmigliati , che mi guardavano in aria di stupore . Seppi poi che s ' era annidata là una tribù di zingari , ficcando le sue capanne nelle spaccature delle cortine e delle torri . Qui le traccie della lotta sono veramente gigantesche e superbe : le mura sventrate , crivellate , stritolate ; le torri dimezzate ed informi , le piattaforme sepolte sotto monti di ruderi , le feritoie squarciate , il terreno sconvolto , il fosso ingombro di rottami colossali , che sembrano massi di roccie franati da una montagna . La battaglia tremenda sembra stata combattuta il giorno innanzi e le rovine raccontano meglio d ' una voce umana l ' orribile eccidio di cui furono spettatrici . E fu poco meno che il medesimo dinanzi a tutte le porte , per tutta la lunghezza delle mura . La lotta cominciò allo spuntare del giorno . L ' esercito ottomano era diviso in quattro enormi colonne , e preceduto da centomila volontarii , che formavano un ' immensa avanguardia predestinata alla morte . Tutta questa carne da cannone , questa turba indisciplinata e temeraria di tartari , di caucasei , d ' arabi , di negri , guidati dai sceicchi , eccitati dai dervis , cacciati innanzi a nerbate da un esercito di sciaù , si slanciò per la prima all ' assalto , carica di terra e di fascine , formando una sola catena e cacciando un urlo solo dal Mar di Marmara al Corno d ' oro . Arrivati sulla sponda del fosso , una grandine di ferro e di pietre li arresta e li macella ; cadono a cento a cento , schiacciati dai macigni , crivellati dalle freccie , fulminati dalle palle , arsi dalle vampe delle spingarde , vecchi , fanciulli , schiavi , ladri , pastori , briganti ; altre turbe , spinte da turbe più lontane , sottentrano ; in poco tempo il fosso e le sponde sono coperte di mucchi di cadaveri , di membra palpitanti , di turbanti insanguinati , d ' archi , di scimitarre ; su cui altri torrenti d ' armati passano muggendo e vanno a frangersi e a insanguinarsi ai piedi delle cortine e delle torri , sotto un rovescio più fitto di giavellotti e di sassi , in una nuvola densa che nasconde le mura , i difensori , i morti , la strada ; fin che mille trombe ottomane fanno sentire i loro squilli selvaggi sopra il tumulto della battaglia , e la grande avanguardia dimezzata e sanguinosa retrocede confusamente da tutta la linea delle mura . Allora Maometto II sguinzaglia all ' assalto il grosso delle sue forze . Tre grandi eserciti , tre fiumane d ' uomini , condotti da cento Pascià , sorvolati da mille stendardi , s ' avanzano , s ' allargano , coprono le alture , allagano le valli , scendono levando un frastuono spaventoso di trombe , di timballi e di spade , e gettando un grido : - La Ilah illa lah ! - che rimbomba come uno scoppio di fulmine dal Corno d ' oro alle Sette Torri , spiccano la corsa e vanno a precipitarsi contro le mura come un oceano in tempesta contro una riva di roccie tagliate a picco . Allora comincia la grande battaglia , ossia cento battaglie , alle porte , alle breccie , nei fossi , sulle piattaforme , ai piedi delle cortine , da un capo all ' altro dell ' enorme baluardo secolare di Costantinopoli . Dieci mila feritoie vomitano la morte sopra duecento mila vite . Dall ' alto delle cortine e delle torri ruzzolano i macigni , le travi , le botti piene di terra , le fascine accese . Le scale , cariche d ' assalitori , rovinano ; i ponti levatoi delle torri di assedio precipitano ; le catapulte fiammeggiano . Schiere dietro schiere s ' avventano e ricadono , sfolgorate , sulle macerie , sui molti sfracellati , sui moribondi , nel sangue , nell ' acqua , sulle armi dei compagni , dentro a un fumo fitto , illuminato qua e là dalle vampe improvvise del fuoco greco , fra i sibili rabbiosi della mitraglia , fra gli scoppi delle mine , fra gli urli dei mutilati , fra i rimbombi formidabili delle diciotto batterie di Maometto , che fulminano la città dalle alture . Di tratto in tratto la battaglia si rallenta come per riprender respiro , e allora sulla larga breccia di porta San Romano , a traverso il fumo diradato , si vede per qualche momento ondeggiare il mantello di porpora di Costantino , scintillare le armature di Giustiniani e di Francesco di Toledo , e agitarsi confusamente le terribili figure dei trecento arcieri genovesi . Poi la mischia si riaccende , il fumo rinasconde le breccie , le scale si riappoggiano alle mura , e ricominciano a cader rovine su rovine e cadaveri su cadaveri alla porta d ' Adrianopoli , alla porta Dorata , alla porta di Selymbria , alla porta di Tetarté , alla porta di Pempti , alla porta di Russion , alle Blacherne , all ' Heptapyrgion ; e turbe armate dietro turbe armate , che par che escano dalla terra , seguitano a irrompere contro le mura , valicano il fosso , superano le prime cortine , cadono , risorgono , s ' arrampicano su per le macerie , strisciano sui cadaveri , sotto nuvoli di freccie , sotto tempeste di palle , sotto nembi di fuoco . Finalmente gli assalitori , diradati e sfiniti , cedono , retrocedono , si sparpagliano , e un grido altissimo di vittoria e un coro solenne di canti sacri s ' innalza dalle mura . Dall ' altura di fronte a San Romano , Maometto II , circondato da quattordicimila giannizzeri , vede , e rimane qualche tempo incerto se debba ritentare l ' assalto o rinunziare all ' impresa . Ma girato uno sguardo sui suoi formidabili soldati che lo guardano in volto fremendo d ' impazienza e d ' ira , si rizza superbamente sulle staffe e getta un ' altra volta il grido della battaglia . Allora è la vendetta di Dio che si scatena . I giannizzeri rispondono con quattordicimila grida in un grido ; le colonne si movono ; una turba di dervis si spande per il campo a rianimare i dispersi , i sciaù arrestano i fuggenti , i pascià riformano le schiere , il Sultano , brandendo la sua mazza di ferro , s ' avanza tra uno sfolgorìo di scimitarre e d ' archi , in mezzo a un mare di turbanti e di caschi ; sulla porta di San Romano torna a rovesciarsi una grandine di freccie e di palle ; Giustiniani , ferito , scompare ; gl ' italiani , scoraggiti , si scompigliano ; il gigantesco giannizzero Hassan d ' Olubad sale per il primo sui baluardi ; Costantino , combattendo in mezzo agli ultimi suoi valorosi della Morea , è precipitato dai merli , lotta ancora sotto alla porta , stramazza in mezzo ai cadaveri ... ; l ' Impero d ' Oriente è caduto . La tradizione dice che un grande albero segnava il luogo dove fu trovato il corpo di Costantino ; ma non ne vidi più traccia . Fra quei ruderi , dove corsero rigagnoli di sangue , la terra era tutta bianca di margheritine e di ombrellifere , sulle quali svolazzava un nuvolo di farfalle . Colsi un fiore per ricordo , sotto gli sguardi attoniti degli zingari , e mi rimisi in cammino . Le mura mi si stendevano sempre dinanzi a perdita d ' occhi . Nei luoghi alti nascondevano affatto la città , in modo che chi non l ' avesse saputo , non avrebbe pensato mai che dietro quelle rovine solitarie e silenziose , ci potesse essere una vasta metropoli , coronata di grandi monumenti e abitata da un grande popolo . Nei luoghi bassi , invece , apparivano dietro i merli punte inargentate di minareti , sommità di cupole , tetti di chiese greche , vette di cipressi . Qua e là , per uno squarcio delle cortine , vedevo di sfuggita , come per una porta improvvisamente aperta e chiusa , un pezzo di città : gruppi di case che parevano abbandonate , vallette deserte , orti , giardini , e più lontano , sfumati nella chiarezza bianca del mezzogiorno , i contorni fantastici di Stambul . Passai dinanzi alla porta murata di Tetartè , non indicata che da due torri vicinissime . In quel tratto le mura sono meglio conservate . Si vedono dei lunghi pezzi delle cortine di Teodosio II , quasi intatte ; delle belle torri del prefetto del Pretorio Antemio e dell ' imperatore Ciro Costantino , che portano ancora gloriosamente sul capo invulnerato la loro corona di quindici secoli , e par che sfidino un nuovo assalto . In alcuni punti , sulle piattaforme , ci sono delle capanne di contadini , che danno un risalto inaspettato , colla loro fragile piccolezza , alla salda maestà delle mura , e paion nidi d ' uccelli appesi ai fianchi dirupati d ' una montagna . E a destra sempre cimiteri , boschi di cipressi in salita e in discesa , vallette grigie di pietre sepolcrali ; qui un convento di dervis , mezzo nascosto da una corona di platani ; là un caffè solitario ; più in là una fontana ombreggiata da un salice ; e di là dai boschetti , sentieri bianchi che si perdono nella campagna alta ed arida , sotto un cielo abbagliante , in cui ruotano degli avoltoi . Dopo un altro quarto d ' ora di cammino arrivai dinanzi alla porta chiamata Yeni - Mewle - hane , da un famoso convento di dervis che c ' è davanti : una porta bassa , nella quale sono incastrate quattro colonne di marmo , e ai cui lati s ' innalzano due torri quadrate , ornate d ' un ' iscrizione di Ciro Costantino , del 447 , e d ' un ' iscrizione di Giustino II e di Sofia , nella quale l ' ortografia dei nomi imperiali è sbagliata : saggio curioso della ignoranza barbarica del V secolo . Guardai dentro la porta , sulle mura , intorno al convento , nei cimiteri : non c ' era anima nata . Riposai qualche momento appoggiato alle spallette del piccolo ponte che accavalcia il fosso delle mura , e poi ripresi la mia strada . Io darei il ricordo d ' una delle più belle vedute di Costantinopoli per poter trasfondere in chi legge soltanto un ' ombra del sentimento profondo e singolarissimo che provavo andando così solo fra quelle due catene interminabili di rovine e di sepolcri , sotto quel sole , in quella solitudine severa , in mezzo a quella immensa pace . Molte volte , nei giorni tristi della mia vita , fantasticando , desiderai di trovarmi fra una carovana di gente misteriosa e muta , che camminasse eternamente , per paesi sconosciuti , verso una meta ignorata . Ebbene , quella strada rispondeva a quel mio desiderio . Avrei voluto che non finisse mai . Ma non m ' inspirava mestizia ; mi dava invece serenità e ardimento . Quei colori vigorosi della vegetazione , quelle forme ciclopiche delle mura , quelle grandi linee del terreno simili alle onde d ' un oceano agitato , quelle solenni memorie d ' imperatori , d ' eserciti , di lotte titaniche , di popoli scomparsi , di generazioni defunte , accanto a quella città enorme , in quel silenzio mortale , rotto soltanto dal frullo possente delle ali dell ' aquile che spiccavano il volo dalla sommità delle torri , mi destavano nella mente un ribollimento di fantasie gigantesche e di desiderii smisurati , che mi raddoppiava il sentimento della vita . Avrei voluto esser più alto di due palmi e vestire l ' armatura colossale del Grand ' Elettore di Sassonia che avevo veduto nell ' Armeria di Madrid , e che il mio passo risonasse in quel silenzio come il passo misurato d ' un reggimento d ' alabardieri del medioevo . Avrei voluto aver la forza d ' un Titano per sollevare fra le braccia i ruderi immani di quelle mura superbe . Camminavo colla fronte alta , colle sopracciglia corrugate , colla mano destra serrata , apostrofando a grandi versi sciolti Costantino e Maometto , rapito in una specie d ' ebbrezza guerriera , con tutta l ' anima nel passato ; e mi sentivo tanta giovinezza nella mente e nel sangue , ed ero così beato d ' esser solo , e così geloso di quella solitudine piena di vita , che non avrei voluto incontrare nemmeno il più intimo dei miei amici . Passai dinanzi all ' antica porta militare di Trite , oggi chiusa . Le cortine e le torri sfracellate indicano che dinanzi a quel tratto di mura debbono esser stati posti alcuni dei grossi cannoni d ' Orbano . Si crede anzi che fosse là una delle tre grandi breccie che Maometto II accennò all ' esercito il giorno prima dell ' assalto , quando disse : - Voi potrete entrare in Costantinopoli a cavallo per le tre brecce che ho aperte . - Di là riuscii davanti a una porta aperta , fiancheggiata da due torri ottagone , e riconobbi dal piccolo ponte a tre archi d ' un bel color d ' oro , la porta di Selivri , da cui partiva la grande strada che conduceva alla città di Selybmria , che le diede il nome , cangiato dai Turchi in Selivri . Durante l ' assedio di Maometto , difendeva quella porta Maurizio Cattaneo , genovese . La strada conserva ancora alcune pietre del lastricato che vi fece fare Giustiniano . Dinanzi c ' è un vasto cimitero e di là dal cimitero il monastero notissimo di Baluklù . Appena entrato nel cimitero , trovai da me solo il luogo solitario dove sono sepolte le teste del famoso Alì di Tepeleni , pascià di Giannina ; dei suoi figli : Velì , governatore di Trihala , Muctar , comandante d ' Arlonia , Saalih , comandante di Lepanto ; e di suo nipote Mehemet , figlio di Velì , comandante di Delvina . Sono cinque colonnine di pietra , terminate in forma di turbante , che portano tutte la data del 1827 , e un ' iscrizione semplicissima , fatta da quel povero Solimano dervis , amico d ' infanzia d ' Alì , che comperò le teste , dopo che furono staccate dai merli del Serraglio , e le seppellì di sua mano . L ' iscrizione del cippo d ' Alì , che è posto nel mezzo , dice : - Qui giace la testa del famoso Alì - Pascià di Tepeleni , governatore del Sangiaccato di Giannina , il quale , per più di cinquant ' anni , s ' affaticò per l ' indipendenza dell ' Albania . - Il che prova che anche sui sepolcri musulmani si scrivono delle pietose menzogne . Mi arrestai qualche momento a contemplare quella poca terra che copriva quel formidabile capo , e mi venivano in mente le domande d ' Amleto al teschio di Yorik . Dove sono i tuoi Palicari , leone d ' Epiro ? Dove sono i tuoi bravi Arnauti e i tuoi palazzi irti di cannoni e il tuo bel chiosco riflesso dal lago di Giannina e i tuoi tesori sepolti nelle roccie e i begli occhi della tua Vasiliki ? E pensavo alla bellissima donna vagante per le vie di Costantinopoli , povera e desolata dai ricordi della sua felicità e della sua grandezza , quando sentii un leggero fruscio , e voltandomi , vidi un uomo lungo e stecchito , vestito d ' una gran tonaca scura , col capo scoperto , che mi guardava in aria interrogativa . Da un cenno che mi fece , capii che era un monaco greco di Baluklù , che voleva farmi vedere la fontana miracolosa , e m ' incamminai con lui verso il monastero . Mi condusse a traverso un cortile silenzioso , aperse una porticina , accese una candela , mi fece scendere con sè per una scaletta , sotto una volta umida e oscura , e fermandosi dinanzi a una specie di cisterna , sulla quale raccolse con una mano la luce della fiammella , mi accennò di guardare i pesci rossi che guizzavano nell ' acqua . Mentre guardavo , mi borbottò un discorso incomprensibile che doveva essere la favola famosa del miracolo dei pesci . Mentre i Musulmani davano l ' ultimo assalto alle mura di Costantinopoli , un monaco greco , in quel convento , friggeva dei pesci . Improvvisamente s ' affacciò alla porta della cucina un altro monaco , tutto atterrito , e gridò : - La città è presa ! - Che ! - rispose l ' altro : - lo crederò quando vedrò i miei pesci saltar fuori della padella . - E i pesci saltarono fuori sull ' atto , belli e vivi , mezzi bruni e mezzi rossi perché non erano fritti che da una parte , e furono rimessi religiosamente , come ognuno può pensare , nell ' acqua dov ' erano stati pigliati e dove guizzano ancora . Finita la sua chiacchierata , il monaco mi gettò sul viso alcune goccie dell ' acqua sacra , che gli ricascarono in mano convertite in soldi , e dopo avermi riaccompagnato alla porta , stette un pezzo a guardarmi , mentre m ' allontanavo , coi suoi piccoli occhi annoiati e sonnolenti . E sempre , da una parte , mura dietro mura e torri dietro torri , e dall ' altra cimiteri ombrosi , qualche campo verde , qualche vigneto , qualche casa chiusa , e di là , il deserto . Qualche volta , guardando le mura da un luogo basso , mi pareva di vederne l ' ultimo profilo ; ma fatta una breve salita , le vedevo di nuovo stendersi dinanzi a me senza fine , e a ogni passo saltavan fuori le torri , lontano , l ' una dietro l ' altra , a due , a tre insieme , come se accorressero sulla strada per veder chi turbava il silenzio di quella solitudine . La vegetazione , in quel tratto , è maravigliosa . Alberi frondosi si rizzano sulle torri , come sopra vasi giganteschi ; dai merli spenzolano ciuffi di fiori gialli e di fiori rossi e ghirlande d ' edera e di caprifoglio ; di sotto ci son mucchi inestricabili di corbezzoli , di lentischi , di ortiche , di pruni , in mezzo a cui sorgono dei platani e dei salici , che coprono d ' ombra il fosso e le sponde . Grandi tratti di muro sono completamente coperti dall ' edera , che trattiene come una rete i mattoni e i calcinacci staccati , e nasconde le breccie e le feritoie . Il fosso è coltivato a orticelli ; sulle sponde pascolano capre e pecore custodite da ragazzi greci , coricati all ' ombra degli alberi ; dai muri escono stormi d ' uccelli ; l ' aria è piena delle fragranze acute dell ' erbe selvatiche ; e spira non so che allegrezza primaverile sulle rovine , che paiono inghirlandate e infiorate per il passaggio trionfale d ' una Sultana . Tutt ' a un tratto mi sentii nel volto un soffio d ' aria salina , e alzando gli occhi vidi lontano , dinanzi a me , l ' azzurro del Mar di Marmara . Nello stesso punto mi parve che una voce sommessa mi mormorasse nell ' orecchio : - Il castello delle Sette Torri - e mi fermai un momento in mezzo alla strada , con un sentimento vago d ' inquietudine . Poi ripresi il cammino , passai dinanzi all ' antica porta Deleutera , oltrepassai la porta Melandesia , e mi trovai in faccia al castello . Questo edificio di malaugurio , innalzato da Maometto II sull ' antico Cyclobion dei Greci , per difendere la città nel punto in cui le mura che la proteggono dalla parte di terra si congiungono con quelle che la difendono dalla parte del Mar di Marmara , e convertito poi in prigione di Stato , appena le ulteriori conquiste dei Sultani , mettendo al sicuro Stambul dal pericolo d ' un assedio , lo ebbero reso inutile come fortezza ; non è più ora che uno scheletro di castello , custodito da pochi soldati ; una rovina maledetta , piena di memorie dolorose e orribili , che corrono in leggende sinistre per le bocche di tutti i popoli di Costantinopoli , e non veduta dai viaggiatori , per solito , che di sfuggita , dalla prora del bastimento che li porta al Corno d ' oro . I Turchi lo chiamano Jedi - Kulé , ed è per loro ciò che la Bastiglia per la Francia e la Torre di Londra per l ' Inghilterra : un monumento che ricorda i tempi più nefandi della tirannia dei Sultani . Le mura della città lo nascondono agli occhi di chi guarda dalla strada , eccetto due delle sette grandi torri che gli diedero il nome , delle quali non ce n ' è più intere che quattro . Nel muro esterno rimangono due colonne corinzie , che appartenevano all ' antica Porta dorata , per la quale fecero le loro entrate trionfali Narsete ed Eraclio , e che è la stessa , giusta una leggenda comune ai musulmani ed ai greci , per la quale passeranno i Cristiani il giorno che rientreranno vincitori nella città di Costantino . La porta d ' entrata è dentro le mura , in una piccola torre quadrata , dinanzi a cui sonnecchia una sentinella in babbuccie , la quale acconsente quasi sempre a lasciar entrare nello stesso tempo una moneta in tasca e un viaggiatore nel castello . Entrai e mi trovai solo in un grande recinto , d ' un aspetto lugubre di cimitero e di carcere , che mi fece arrestare il passo . Tutt ' intorno s ' alzano mura enormi e nere , che formano un pentagono , coronate di grosse torri quadrate e rotonde , altissime e basse , alcune diroccate , altre intere e coperte da alti tetti conici , rivestiti di piombo , e innumerevoli scale in rovina , che conducono ai merli e alle feritoie . Dentro al recinto c ' è una vegetazione alta e fitta , dominata da un gruppo di cipressi e di platani , sopra i quali spunta il minareto d ' una piccola moschea nascosta ; fra le piante più basse , i tetti d ' un gruppo di capanne , in cui dormono i soldati ; nel mezzo , la tomba d ' un vizir che fu strangolato nel castello ; qua e là i resti deformi d ' un antico ridotto ; e fra i cespugli e lungo i muri , frammenti di bassorilievi , tronchi di colonne e capitelli affondati nella terra , mezzo coperti dalle erbaccie e dall ' acqua dei pantani : un disordine bizzarro e triste , pieno di misteri e di minaccie , che mette ripugnanza a inoltrarsi . Stetti un po ' incerto guardando intorno , e poi andai innanzi , con circospezione , come per timore di mettere il piede in una pozza di sangue . Le capanne erano chiuse , la moschea chiusa ; tutto solitario e quieto , come in una rovina abbandonata . In qualche punto dei muri ci sono ancora tracce di croci greche , frammenti di monogrammi costantiniani , ali spezzate d ' aquile romane e resti di fregi dell ' antico edifizio bizantino , anneriti dal tempo . Su alcune pietre si vedono incise rozzamente delle iscrizioni greche in caratteri minuti : quasi tutte iscrizioni dei soldati di Costantino , che custodivano la fortezza , sotto il comando del fiorentino Giuliani , il giorno prima della caduta di Costantinopoli ; povera gente rassegnata a morire , che invocava Iddio perché salvasse la loro città dal saccheggio e le loro famiglie dalla schiavitù . Delle due torri poste dietro alla Porta dorata , una è quella in cui venivano chiusi gli ambasciatori degli Stati ch ' erano in guerra coi Sultani , e vi si leggono ancora sui muri parecchie iscrizioni latine , delle quali la più recente è degli ambasciatori veneti imprigionati sotto il regno d ' Ahmed III , quando scoppiò la guerra della Morea . L ' altra è la torre famosa a cui si riferiscono le più lugubri tradizioni del castello : la torre che racchiudeva un labirinto di segrete orrende , sepolcri di vivi , nelle quali i vizir e i grandi della Corte aspettavano , pregando nelle tenebre , l ' apparizione del carnefice , o impazziti dalla disperazione , lasciavano sulle pareti le traccie sanguinose delle unghie e del cranio . In uno di quei sepolcri c ' era il grande mortaio in cui si stritolavano le ossa e le carni agli ulema . A pian terreno v ' è lo stanzone rotondo , chiamato prigione di sangue , dove si decapitavano secretamente i condannati , e si buttavano le teste in un pozzo , detto il pozzo di sangue , di cui si vede ancora la bocca nel mezzo del pavimento ineguale , coperta da due lastre di pietra . Sotto c ' era la così detta caverna rocciosa , rischiarata da una lanterna appesa alla volta , dove si tagliava la pelle a striscie ai condannati alla tortura , si versava la pece infiammata nelle piaghe aperte dalle verghe e si schiacciavano colle mazze i piedi e le mani , e gli urli orrendi degli agonizzanti non arrivavano che come un lamento fioco agli orecchi dei prigionieri della torre . In un angolo del recinto si vedono ancora le traccie d ' un cortile nel quale si troncava la testa , di notte , ai condannati comuni ; e là vicino c ' era ancora , non è gran tempo , un muro di ossa umane che s ' innalzava fin quasi alla piattaforma del castello . Vicino all ' entrata c ' è la prigione di Otmano II , la prima vittima imperiale dei Giannizzeri . È la stanza dove il povero Sultano diciottenne , a cui la disperazione raddoppiava le forze , resistette furiosamente ai suoi quattro carnefici , fin che una mano spietata e codarda , esercitata a far gli eunuchi , lo afferrò " alle sorgenti della virilità " e gli strappò un altissimo grido , che fu soffocato dal capestro . In tutte le altre torri e in parte delle mura c ' era un andirivieni di corridoi tenebrosi , di scalette segrete , di porte basse , chiuse da battenti di ferro o di travi , sotto le quali curvarono la testa per l ' ultima volta pascià , principi imperiali , governatori , ciambellani , grandi ufficiali nel fiore della giovinezza e nel colmo della potenza , a cui tutto veniva tolto in un ' ora ; e il loro capo aveva già rigato di sangue le mura esterne del castello , che le loro spose li aspettavano ancora vestite a festa fra gli splendori degli arem . Passavano per quei corridoi stillanti d ' acqua e per quelle scale sepolcrali , di notte , al lume delle lanterne , soldati e carnefici dalle mani sanguinose , e messaggieri del Serraglio che venivano a portare ai condannati a morte , ancora illusi da un barlume di speranza , l ' ultimo no dei Sultani , e cadaveri cogli occhi fuor della fronte e coll ' orrendo cordone di seta alla gola , portati da sciaù affannati e stanchi dalle lunghe lotte combattute nelle tenebre contro la rabbia della disperazione . Alla estremità opposta di Stambul , sulla collina del Serraglio , v ' era il tribunale spaventoso della Corte . Qui era una macchina enorme di supplizio , coronata da sette patiboli di pietra , la quale riceveva dal mare e dalla terra , al lume della luna , le vittime vive , e non restituiva al sole che teschi e cadaveri ; e dall ' alto delle torri , in cui si moriva , le sentinelle notturne vedevano lontano i chioschi del Serraglio illuminati per le feste imperiali . Ed ora si prova un senso di piacere al veder il castello infame così deformato , come se tutte le vittime risuscitate l ' avessero roso e sgretolato colle unghie e coi denti per vendicarsi sulle mura non potendo vendicarsi sugli uomini . Il grande mostro , disarmato e decrepito , sbadiglia colle cento bocche delle sue feritoie e delle sue porte squarciate , ridotto a un vano spauracchio , e una miriade di topi , di biscie e di scorpioni giallognoli , pullulati , come vermi , dal suo corpaccio infracidito , gli brulica nel ventre vuoto e per le reni spezzate , in mezzo a una vegetazione insolente che lo inghirlanda e lo impennacchia per ludibrio . Dopo essermi affacciato a varie porte senza veder altro che una fuga precipitosa di topacci , salii per una scala erbosa sopra una delle cortine del lato occidentale . Di là si domina tutto il castello : un vasto disordine di rovine , di torri , di merli , di scale , dì piatteforme , tutto nerastro o rosso cupo , intorno a un gran mucchio di verde vivo ; e di là , altre torri e altri merli innumerevoli delle mura orientali di Stambul ; così che a socchiuder gli occhi , par di vedere una sola vastissima fortezza abbandonata , che si disegna sull ' azzurro del Mar di Marmara . A sinistra si vede una gran parte di Stambul , tagliata da parecchie lunghissime strade serpeggianti , che fuggono nella direzione dell ' antica via trionfale degl ' Imperatori Bizantini , la quale dalla Porta Dorata , passando per il foro d ' Arcadio e per il foro di Costantino , andava fino alla reggia . Era una veduta immensa e ridente , che mi faceva parer più sinistro il mucchio di rovine malaugurate che avevo ai piedi . Rimasi lungo tempo là , appoggiato a un merlo infocato dal sole , abbagliato da una luce vivissima , guardando sotto quel grande sepolcro scoperchiato con quella curiosità pensierosa e diffidente con cui si guardano i luoghi dove fu commesso di fresco un delitto . Regnava un silenzio profondo . Per i muri correvano delle grosse lucertole , giù nei fossi gracidavano i rospi , sopra le torri roteavano dei corvi , intorno al capo mi ronzava un nuvolo d ' insetti venuti su dai pantani delle rovine , e l ' aria un po ' agitata mi portava il puzzo d ' un cavallo putrefatto , disteso in fondo al fosso esterno della fortezza . Mi prese un senso di schifo e di ribrezzo ; eppure mi sentivo inchiodato là , come affascinato , immerso in una specie d ' assopimento ; e tenendo gli occhi socchiusi , quasi sognando , in quella pace morta del mezzogiorno , mi pareva d ' udire , nel ronzio monotono degl ' insetti , il tonfo dei teschi gettati nel pozzo , le grida lamentevoli dei moribondi dei sotterranei e la voce del figliuolo minore di Brancovano , che sentendosi sul collo il freddo del capestro , gridava : - Padre mio ! Padre mio ! - E siccome ero stanco e la luce m ' abbagliava , chiusi gli occhi e rimasi un momento assopito ; e subito tutte quelle orribili immagini mi si affollarono alla mente con un ' evidenza spaventosa . In quel punto fui riscosso da un grido acuto e sonoro , e vidi sotto , sul terrazzo del piccolo minareto , il muezzin della moschea del castello . Quella voce lenta , dolce , solenne , che parlava di Dio , in quel luogo , in quel momento , mi discese nel più profondo dell ' anima ! Pareva che parlasse in nome di tutti coloro che eran morti là dentro , che dicesse che i loro dolori non erano stati inutili , che le loro ultime lacrime erano state raccolte , che le loro torture avevano avuto un compenso , che essi avevano perdonato , che bisognava perdonare , che si doveva pregare e confidare in Dio , anche quando il mondo ci abbandona , e che tutto è vano sulla terra fuorchè questo sentimento infinito di amore e di pietà ... E uscii dal castello , commosso . Ripresi il mio cammino verso il mare lungo le mura esterne di Stambul . Là vicino c ' è la stazione di Adrianopoli e s ' incrociano sotto le mura parecchi tronchi di strada ferrata . Mi trovai in mezzo a lunghe file di vagoni logori e polverosi . Non c ' era nessuno . Se fossi stato un turco fanatico , nemico delle novità europee , avrei potuto incendiare l ' una dopo l ' altra quelle baracche , e andarmene tranquillamente senz ' essere molestato . Andai innanzi sull ' orlo della strada temendo di sentire da un momento all ' altro l ' olà minaccioso d ' un guardiano ; ma nessuno mi diede noia , In poco tempo arrivai all ' estremità delle mura . Credevo di poter entrare in Stambul per di là : fui deluso . Le mura del lato di terra si congiungono sulla spiaggia con quelle della parte di mare , e non c ' è effigie di porta . Allora mi avanzai su per le rovine d ' un antico molo e sedetti sopra un macigno , in mezzo all ' acqua . Di là non vedevo altro che il Mar di Marmara , i monti dell ' Asia , e le alture azzurrine , che parevano lontanissime , di Scutari . La spiaggia era deserta ; mi pareva d ' esser solo nell ' universo . Le onde venivano a rompersi ai miei piedi e mi spruzzavano il volto . Rimasi là un pezzo , pensando a mille cose , vagamente . Vedevo me , solo , uscir dalla porta Caligaria e venir giù lentamente per la strada solitaria , fra i cimiteri e le torri , e seguitavo quell ' uomo , come se fosse un altro . Poi mi diedi a cercare Yunk nella città immensa . Poi stetti a osservare le onde che venivano l ' una dopo l ' altra a distendersi mormorando sulla riva e sparivano l ' una dopo l ' altra in silenzio ; e vedevo in esse l ' immagine dei popoli e degli eserciti che eran venuti l ' un dopo l ' altro a urtarsi contro le mura di Bisanzio : le falangi di Pausania e d ' Alcibiade , le legioni di Massimo e di Severo , le torme dei Persiani , le orde degli Avari , e gli Slavi e gli Arabi e i Bulgari e i Crociati , e gli eserciti di Michele Paleologo e di Comneno e quei di Baiazet Ilderim e quelli del secondo Amurat e quelli di Maometto il conquistatore , svaniti l ' un dopo l ' altro nel silenzio infinito della morte ; e provavo la tristezza che stringeva il cuore al Leopardi la sera del dì di festa , quando sentiva morire a poco a poco il canto solitario dell ' artigiano , che gli rammentava il suono dei popoli antichi , e pensava che tutto passa come un sogno sopra la terra . Di là tornai indietro fino alla porta delle Sette Torri ed entrai dentro le mura per percorrere tutta Stambul lungo la riva del Mar di Marmara . Ero già mezzo sgambato ; ma nelle lunghe passeggiate , a un certo punto , nasce dalla stanchezza medesima una cocciutaggine animalesca che ravviva le forze . Mi vedo ancora camminare e camminare per quelle strade deserte , sotto quel sole ardente , dominato da non so che sonnolenza fantastica , nella quale mi passavan dinanzi faccie d ' amici di Torino , episodi di romanzi , vedute di altri paesi e pensieri vaghi sulla vita umana e sull ' immortalità dell ' anima ; e tutto metteva a capo alla tavola rotonda dell ' albergo di Bisanzio , scintillante di lumi e di cristalli , che vedevo lontanissima , al di là d ' una città cento volte più grande di Stambul , e già coperta dalla notte . Attraverso un sobborgo musulmano , che par disabitato , nel quale spira ancora la tristezza del castello delle Sette Torri , ed entro nel vasto quartiere di Psammatia , abitato da greci e da armeni , e anch ' esso deserto . Vado innanzi per una interminabile stradicciuola tortuosa , dalla quale vedo giù a destra , fra casa e casa , le mura merlate della città , che profilano i loro merli neri nell ' azzurro vivo del mare . Passo sotto la porta di Psammatia e mi trovo daccapo in un quartiere musulmano , tra finestre ingraticolate , porte chiuse , piccole moschee , giardini nascosti , cisterne erbose , fontane abbandonate . Attraverso lo spazio dov ' era l ' antico foro boario , vedendo sempre , giù a destra , le mura e le torri , e non incontrando che qualche cane che si ferma per vedermi passare e qualche monello turco , seduto in terra , che mi fissa in volto , pensando un ' impertinenza . Qualche finestra s ' apre e si chiude improvvisamente , e vedo di sfuggita una mano o il lembo d ' una manica di donna . Giro intorno ai vasti giardini di Vlanga che fanno corona all ' antico porto di Teodosio ; vedo dei vasti spazii colle traccie d ' un incendio recente , dei luoghi dove pare che la città finisca nella campagna , dei conventi di dervis , delle chiese greche , delle piazzette misteriose ombreggiate da un grande platano , sotto il quale sonnecchia qualche vecchio col bocchino del narghilè tra le dita . Vado innanzi , mi fermo dinanzi a un piccolo caffè per bere un bicchier d ' acqua messo in mostra sulla finestra , chiamo , picchio , nessuno risponde . Esco dal quartiere greco di Jeni - Kapú , entro in un altro quartiere musulmano , rientro un ' altra volta fra le casette greche ed armene del quartiere di porta Kum , e m ' accompagnano sempre da una parte i merli delle mura e l ' azzurro del mare , e non incontro che cani , mendicanti , monelli , e sento sonare in alto la voce dei muezzin che annunziano il tramonto . L ' aria si fa oscura ; e continuano a succedersi le casette , le moschee malinconiche , i crocicchi deserti , le imboccature dei vicoli ; e comincio a sentirmi spossato e a pensare di buttarmi sopra una materassa dinanzi al primo caffè veduto , quando , a una svoltata , mi sorge improvvisamente dinanzi la mole enorme di Santa Sofia . Oh , la cara vista ! Le forze mi tornano , i pensieri si rasserenano , affretto il passo , arrivo al porto , passo il ponte , ed ecco dinanzi alla porta illuminata del primo caffè di Galata , Yunk , Rosasco , Santoro , tutta la mia piccola Italia che mi viene incontro col volto sorridente e colle mani tese ... e tiro uno dei più lunghi e larghi respiri che abbiano mai tirato i polmoni d ' un galantuomo . L ' ANTICO SERRAGLIO Come a Granata prima d ' aver visto l ' Alhambra , così a Costantinopoli pare che tutto rimanga da vedere fin che non si è penetrati fra le mura dell ' antico Serraglio . Mille volte al giorno , da tutti i punti della città e del mare , si vede là quella collina verdissima , piena di segreti e di promesse , che attira sempre gli sguardi come una cosa nuova , che tormenta la fantasia come un enimma , che si caccia in mezzo a tutti i pensieri , a segno che si finisce per andarci prima del giorno fissato , più per liberarsi da un tormento che per cercarvi un piacere . Non c ' è infatti un altro angolo di terra in tutta Europa , di cui il solo nome risvegli nella mente una più strana confusione d ' immagini belle o terribili ; intorno al quale si sia tanto pensato e scritto e cercato d ' indovinare ; che abbia dato luogo a tante notizie vaghe e contradditorie ; che sia ancora oggetto di tante curiosità inappagabili , di tanti pregiudizii insensati , di tanti racconti meravigliosi . Ora tutti ci penetrano e molti ne escono coll ' animo freddo . Ma si può esser sicuri che , anche fra secoli , quando forse la dominazione ottomana non sarà più che una reminiscenza in Europa , e su quella bella collina s ' incroceranno le vie popolose d ' una città nuova , nessun viaggiatore vi passerà senza riveder col pensiero gli antichi chioschi imperiali , e senza pensare con invidia a noi del secolo diciannovesimo che abbiamo ancora ritrovato in quei luoghi le memorie vive e parlanti della grande reggia ottomana . Chi sa quanti archeologi cercheranno pazientemente le traccie d ' una porta o d ' un muro nei cortili dei nuovi edifizii e quanti poeti scriveranno dei versi sopra poche macerie sparse sulla riva del mare ! O forse anche , fra molti secoli , quelle mura saranno ancora gelosamente custodite , e andranno a visitarle dotti , innamorati ed artisti , e la vita favolosa che vi fu vissuta per quattrocent ' anni , si ridesterà e si spanderà in una miriade di volumi e di quadri su tutta la faccia della terra . Non è la bellezza architettonica che attira su quelle mura la curiosità universale . Il Serraglio non è un grande monumento artistico come l ' Alhambra . Il solo cortile dei leoni della reggia araba vale tutti i chioschi e tutte le torri della reggia turca . Il pregio del Serraglio è d ' essere un grande monumento storico , che commenta ed illumina quasi tutta la vita della dinastia ottomana ; che porta scritta sulle pietre dei suoi muri e sul tronco dei suoi alberi secolari tutta la cronaca più intima e più secreta dell ' impero . Non vi manca che quella degli ultimi trent ' anni e quella dei due secoli che precedettero la conquista di Costantinopoli . Da Maometto II che ne pose la fondamenta a Abdul - Megid che l ' abbandonò per andare ad abitare il palazzo di Dolma - Bagcé , ci vissero venticinque Sultani . Qui la dinastia pose il piede appena conquistata la sua metropoli europea , qui salì all ' apice della sua fortuna , qui cominciò la sua decadenza . Era insieme una reggia , una fortezza e un santuario ; v ' era il cervello dell ' impero e il cuore dell ' islamismo ; era una città nella città , una rocca augusta e magnifica , abitata da un popolo e custodita da un esercito , la quale abbracciava fra le sue mura una varietà infinita d ' edifizi , luoghi di delizie e luoghi d ' orrore , città e campagna , reggie , arsenali , scuole , uffici , moschee ; dove si alternavano le feste e le stragi , le cerimonie religiose e gli amori , le solennità diplomatiche e le follie ; dove i Sultani nascevano , erano innalzati al trono , deposti , incarcerati , strozzati ; dove s ' ordiva la trama di tutte le congiure ed echeggiava il grido di tutte le ribellioni ; dove affluiva l ' oro e il sangue più puro dell ' impero ; dove girava l ' elsa della spada immensa che balenava sul capo di cento popoli ; dove per quasi tre secoli tennero fisso lo sguardo l ' Europa inquieta , l ' Asia diffidente e l ' Affrica impaurita , come a un vulcano fumante , che minacciasse la terra . Questa reggia mostruosa è posta sulla collina più orientale di Stambul , che declina dolcemente verso il mar di Marmara , verso l ' imboccatura del Bosforo e verso il Corno d ' oro ; nello spazio occupato anticamente dall ' Acropoli di Bisanzio , da una parte della città e da un ' ala dei grandi palazzi degl ' imperatori . È la più bella collina di Costantinopoli e il promontorio più favorito dalla natura di tutta la riva europea . Vi convergono , come a un centro , due mari e due stretti ; vi mettevano capo le grandi strade militari e commerciali dell ' Europa orientale ; gli acquedotti degl ' imperatori bizantini vi conducevano torrenti d ' acqua ; le colline della Tracia lo riparano dai venti del settentrione ; il mare lo bagna da tre parti ; Galata lo prospetta dal lato del porto ; Scutari lo guarda dalla parte del Bosforo ; e le grandi montagne della Bitinia gli chiudono dinanzi colle loro cime nevose gli orizzonti dell ' Asia . È un colle solitario , posto all ' estremità della grande metropoli , quasi isolato , fortissimo e bellissimo , che sembra fatto dalla natura per servire di piedestallo a una grande monarchia e per proteggere la vita deliziosa ed arcana d ' un principe quasi Dio . Tutta la collina è circondata , ai piedi , da un alto muro merlato , fiancheggiato da grosse torri . Sulla riva del mar di Marmara e lungo il Corno d ' oro , queste mura sono le mura stesse della città ; dalla parte di terra , son mura innalzate da Maometto II , le quali separano la collina del Serraglio da quella su cui s ' innalza la Moschea di Nuri - Osmaniè , svoltano ad angolo retto vicino alla Sublime Porta , passano dinanzi a Santa Sofia , e descrivendo una grande curva in avanti , vanno a congiungersi con quelle di Stambul sulla riva del mare . Questa è la cinta esterna del Serraglio . Il Serraglio propriamente detto si stende sulla sommità , circondato alla sua volta da alti muri , che formano come un ridotto centrale della gran fortezza della collina . Ma sarebbe fatica sprecata il descrivere il Serraglio quale è ridotto al presente . La strada ferrata passa a traverso le mura esterne ; un grande incendio , nel 1865 , distrusse molti edifizi ; i giardini sono in gran parte devastati ; vi furono innalzati ospedali , caserme e scuole militari ; degli edifizi rimasti parecchi vennero cangiati di forma e di uso ; e benchè i muri principali rimangano , in modo da presentare ancora tutta intera la forma del Serraglio antico , le piccole alterazioni son tante e tali , e l ' abbandono in cui è lasciata ogni cosa da circa trent ' anni ha mutato in maniera l ' aspetto delle parti intatte , che non si potrebbe descrivere il luogo fedelmente senza che ne rimanesse delusa anche la più modesta aspettazione . Val meglio per chi scrive e per chi legge il rivedere questo Serraglio famoso qual era nei bei tempi della grandezza ottomana . Allora , chi poteva abbracciare tutta la collina con uno sguardo , o dai merli d ' una delle torri più alte , o da un minareto della moschea di Santa Sofia , godeva una veduta meravigliosa . In mezzo all ' azzurro vivo del mare , del Bosforo e del porto , dentro al grande semicerchio bianco delle vele della flotta , si vedeva la vasta macchia verde della collina , circondata di mura e di torri , coronate di cannoni e di sentinelle ; e in mezzo a questa macchia , ch ' era una selva d ' alberi enormi , fra i quali biancheggiava un labirinto di sentieri e ridevano i colori di mille aiuole fiorite , si stendeva , sull ' alto del colle , il vastissimo rettangolo degli edifizi del serraglio , diviso in tre grandi cortili , o meglio in tre piccole città fabbricate intorno a tre piazze ineguali , da cui s ' innalzava una moltitudine confusa di tetti variopinti , di terrazze colme di fiori , di cupole dorate , di minareti bianchi , di cime aeree di chioschi , d ' archi di porte monumentali , frammezzati di giardini e di boschetti , e mezzo nascosti dalle fronde . Era una piccola metropoli bianca , scintillante e disordinata , leggera come un accampamento di tende , da cui spirava non so che di voluttuoso , di pastorale e di guerriero ; in una parte piena di gente e di vita ; in un ' altra solitaria e muta come una necropoli ; dove tutta scoperta e dorata dal sole ; dove inaccessibile ad ogni sguardo umano e immersa in un ' ombra perpetua ; rallegrata da infiniti zampilli , abbellita da mille contrasti di splendori e d ' oscurità e di colori possenti e di sfumature di tinte argentee e azzurrine , riflesse dai marmi dei colonnati e dalle acque dei laghetti , e sorvolata da nuvoli di rondini e di colombi . Tale era l ' aspetto esterno della città imperiale , non vastissima all ' occhio di chi la guardava dall ' alto ; ma così divisa e suddivisa e intricata dentro , che servitori , i quali ci vivevano da cinquant ' anni , non riuscivano a racappezzarvisi , e i giannizzeri che l ' invadevano per la terza volta ci si smarrivano ancora . La porta principale era ed è sempre la Bab - Umaiùn , o porta augusta , che dà sulla piccola piazza dove s ' innalza la fontana del Sultano Ahmed , dietro alla moschea di Santa Sofia . È una grande porta di marmo bianco e nero , decorata di ricchi arabeschi , sulla quale s ' appoggia un alto edifizio , con otto finestre , coperto da un tetto sporgente ; e appartiene a quel mist