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> autore_s:"LODI LUIGI"
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Comincerò poiché la bontà nella vita mi piace quanto , e forse più , la nudità bella nell ' arte comincerò dal ringraziare il Chiarini , il Nencioni ed anche il Panzacchi , che con me sono stati tanto buoni . Quattro settimane fa , colla serena sfacciataggine d ' una scolaro irrequieto , buttavo giù dalle colonne di questa Domenica una manata di punti interrogativi tutti peccaminosamente impertinenti , li buttavo via per l ' Italia , implorando una risposta , che sarebbe stata una lezione per me , e che vale assai meglio per molti ingegni che affaticano nelle prime prove dell ' arte . La mia superbia era grande , lo confesserò : confidavo che la risposta e la lezione mi anzi ci sarebbero venute dal Chiarini , il quale , per ufficio da lungo tempo esercitato , ha , purtroppo , dovuto piegar l ' animo e fortificar la pazienza nell ' insegnare ai ragazzi . Invece oltre ogni misura d ' onesta superbia anche il Nencioni ed il Panzacchi hanno voluto mostrare che le mie domande non erano del tutto inutili , hanno voluto , con affetto paziente , discutere le mie impertinenze , e , aggiungendo bontà a bontà , i due primi hanno scritto parole cortesi per me , mentre l ' autore del Piccolo romanziere , con non meno gradita cortesia ha tentato di nascondere alla gente il nome di così grande e impudente peccatore . Il quale si proverà ora a ribattere , ritornando a commettere il suo peccato , non per amore di sudiceria o per orgoglio maniaco ; ma per il culto , coraggioso , e un po ' anche doveroso , che ha serbato sempre alle sue idee , unica proprietà e consolazione più alta ed assidua della propria giovinezza . Al peccatore pare che la serena confessione e la costanza del peccato siano la risposta più degna alla bontà di cui tre uomini illustri lo hanno onorato . Almeno , potranno dire : costui non è vigliacco ; ha delle opinioni e le proclama in faccia a tutti , le difende anche contro noi . E compiuto il dovere , veniamo alla discussione . Quattro settimane fa , dunque , io chiedeva : « Quale e com ' è la poesia porca ? » Avevo sentito il Chiarini invocare contro di lei l ' opera vigile e ammanettatrice della Questura , ed io , che nel Codice non aveva trovato nessun articolo , nella collezione degli Atti ufficiali nessuna istruzione sull ' argomento , del ministro per l ' interno ai suoi agenti , mi andava ripetendo : « Assolutamente bisogna sapere quando un autore ha il dovere di consegnarsi spontaneamente al procuratore del Re ; quando il lettore , da cittadino onesto , deve presentare formale querela e richiamare sopra un libro e sopra un foglio l ' attenzione , disgraziatamente distratta , delle autorità » . V ' è una letteratura chiamiamola così oscena , e di lei so benissimo l ' essenza e le forme : c ' è una legge severa che la definisce con assai precisione e manda i suoi dilettanti alla Corte d ' assise , che sono puniti con lodevole sollecitudine . Ma quest ' arte porca , che i magistrati lasciano tranquillamente correre per la Penisola , che i legislatori non hanno posta tra i reati , di cui si è sempre parlato , in mille modi per mille diversi interessi , da tutti , ma che non si è mai giunti a precisare in qual guisa sia fatta , di che materia consista , quest ' arte laida e perversa per cui il traduttore di Heine si commuove e si sdegna , quale è , e com ' è conformata ? La mia domanda voleva una risposta sollecita e piena , se non altro per ragioni di pubblica utilità . Ma i tre valenti scrittori non rispondono alla mia interrogazione limitata e precisa : essi mi rivolgono per contro dei ragionamenti vari e ricchi di erudizione , di sentimento , di critica , di morale ; ma alla definizione esatta non arrivano ; ma alla conclusione sola che a me pareva necessaria si ricusano . Tuttavia , per la gravità dell ' argomento , industriamoci alla meglio : cerchiamo , dalle molte descrizioni che i miei ammonitori fanno della gran colpevole , i caratteri suoi sostanziali , quelli che realmente costituiscono il suo reato . Il Panzacchi dice : La poesia della libidine corrompe l ' arte . La verecondia e la nudità non sono che parte accidentale della questione . Il Chiarini e il Nencioni invece l ' accusano unicamente per ragioni di verecondia e di nudità . Il primo scrive : L ' arte invereconda toglie ai giovanetti la gagliardìa che debbono consacrare alla patria . Il secondo sentenzia : L ' arte nuda corrompe la religione della donna . Andiamo avanti , se non ci riesce ancora di capir molto : cerchiamo nelle dissertazioni dei tre critici qualche più chiaro contrassegno . Donde è nata e da chi è stata commessa quest ' arte che tante cose offende e tante persone ? Il Panzacchi risponde : È un ' invenzione nuovissima : è incominciata , verso la metà del secolo , in Francia . No , ribatte il Chiarini , è antica : infatti debbo riconoscere che Orazio , Heine e Byron la differenza di tempo e di luogo non è breve da poco , fuggevolmente , ne fecero . Ma il Nencioni entra di mezzo ed afferma : I veramente grandi poeti non sono mai pornografici ; come non lo sono mai i grandi romanzieri . Byron non lo è mai , nemmeno nel Don Giovanni . Continuiamo pure nelle nostre ricerche : se ci pare di trovare un po ' di confusione , d ' indeterminatezza e di contraddizione al principio , alla fine troveremo la chiarezza , la precisione e l ' ordine ; la verità è una sola , e vanno ripetendo da un pezzo si fa strada sempre . Il Nencioni nega che gli artisti amino ora la nudità e che il pubblico la guardi con compiacenza : l ' arte sensualistica , assicura , volge irreparabilmente al suo termine fra l ' abbandono e il disgusto di tutti . Però trova che il D ' Annunzio scrive ancora de ' bei versi , concepisce tuttavia delle immagini forti e dilicate , ha soffio e movimento lirico . Il Panzacchi di riscontro giudica che la lirica della libidine egli non parla del romanzo e neppure della pittura è oggi « in pieno rigoglio e mostra per tutto i suoi fiori lussureggianti al sole , e dà al capo della gente con gli acuti profumi di cui impregna per largo tratto l ' atmosfera . » Il Chiarini , da ultimo e pel conto suo , nega risolutamente alle poesie del D ' Annunzio ogni merito letterario . Finiamo , dopo ciò , le indagini , i ravvicinamenti , i confronti : tanto non verremmo a capo di sentirci una buona volta definire che cosa è e dove fiorisce l ' arte porca . Uno alla nostra curiosità risponde che essa è soltanto un malanno per l ' estetica ; un secondo , invece , che è unicamente un pericolo alla gagliardìa della gioventù maschia ; un terzo , che è singolarmente ed essenzialmente un oltraggio alla religione della donna . Da una parte si scrive che è nata una cinquantina d ' anni fa ; dall ' altra , che viveva ancora , benché più debolmente , quando sfolgorava la maestà di Roma , da poco divenuta imperiale . Vi è chi assicura che il Byron non fu mai pornografico , e chi lo ammette ; chi trova delle cose buone nell ' Intermezzo di rime , e chi non ve ne riconosce una sola . Né basta : il Nencioni sentenzia che l ' arte della voluttà precipita , il Panzacchi che è in pieno rigoglio : oh come debbo ritrovare io , e con me il pubblico e gli autori , la definizione che sarebbe utile ed urgente di avere ? Dalle ricerche e dai riscontri che sono andato facendo , un costrutto , però , intanto ho raccolto , ed è questo : che la poesia invereconda è infinitamente più potente , per gli effetti che produce , dell ' altra , la sua opposta . La Marsigliese , l ' inno del Mercantini sono certamente liriche vereconde ; ebbene , io so di parecchi non molti volontari nel Tirolo , che colla camicia rossa sulle spalle , con Giuseppe Garibaldi presente e l ' inno del Mercantini sulle labbra , non sapevano vincere la paura , e scappavano ; so di moltissimi , migliaia e migliaia di francesi , che a Sedan , a Metz , a Parigi , cantavano il glorioso ritornello della Marsigliese , e deponevano le armi . Basta , invece , qualche sonetto , un centinaio o due di martelliani o di decasillabi i quali si discute ancora se sieno belli o no , se vi sia o no chi li legga , bastano essi perché la estetica della nazione sia corrotta , la gagliardìa dei maschi sia tolta , la religione della donna sia profanata . Evidentemente , secondo i precetti della eloquenza antica , quella di Demostene e di Cicerone , l ' arte porca avrebbe ragione dell ' arte pulita . Ma a me non preme di provare molta abilità di polemica ai miei lettori : preme invece di risolvere una questione che riguarda l ' arte e parrà strano la educazione civile del mio paese . Confesserò dunque che , se una propria definizione manca in tutti e tre gli articoli che i tre illustri avversari della nudità hanno scritto , in quelli però del Chiarini e del Nencioni qualche più sicuro contrassegno , qualche più chiara indicazione c ' è . Entrambi , d ' accordo , dicono : Il D ' Annunzio nell ' Intermezzo di rime uscito ora ha scritto delle porcherie . Ma però quando , subito di poi , vengono a dire dove e come il D ' Annunzio le ha scritte , tornano a non andare più insieme e , per poco , non si voltano le spalle . Il Chiarini , infatti , porta come documento della sua accusa venti o venticinque martelliani del Peccato di maggio ; il Nencioni addita , senza attentarsi a riprodurla , un ' ottava e un terzo della Venere d ' acqua dolce . Per tutto questo , mio povero e roseo Gabriele , sei stato svergognato in tutte le contrade d ' Italia ; per questo si è minacciata la pace dolce , legittima , consacrata dai costumi e dalle leggi , che ora godi ; per questo sul tuo capo ricciuto e candido si è invocata l ' eloquenza dei Pubblici Ministeri e la correzione del carcere cellulare ! Forse vi è stato eccesso di severità . Se non che , io non ho a fare il paladino né a Gabriele D ' Annunzio né a ' suoi ultimi versi , che fra l ' altre cose mi paiono dei men belli fra quanti egli ha pubblicati da quattro anni in poi ; io mi affatico e come vedete non mi diverto alla sudata ricerca di quella essenza così importante alla poesia , alla pubblica moralità e alla personale sicurezza dei poeti . Il Chiarini ed il Nencioni hanno disegnati due punti precisi di lirica infame ; vediamo pertanto che cosa contengono e come son fatti . Per ordine , cominciamo dal Peccato di maggio . L ' autore immagina due giovani innamorati , belli , forti , che passeggiano per un bosco . È il plenilunio reo di calendimaggio … il sole trionfale discende , mentre dalla terra fresca , verde , s ' alza , nella placidezza odorosa dei campi , l ' inno della primavera . E tutto uno sbocciamento intorno : la grande risurrezione dell ' anno . In lui scoppiano più ardenti , più acuti , gli ardori del senso : lei , fra tanta esuberanza di vita , ha la rivelazione di sé : è soprafatta da un desiderio nuovo , da un tormento infinito di carne inappagata e intatta che scotta ... Ma sentite i versi : Io sono tanto stanca ella disse , piegando ne la persona ... Oh come si scoperse la gola tra l ' onda de le chiome e le iridi si persero , fiori ne ‘ l latte , in fondo a ‘ l cerchio de le pàlpebre ! Oh come il sen rotondo sgorgò fuor de la tunica ! Io mi sentii su li occhi scendere un denso velo ; e le caddi ai ginocchi e con avide mani su pe ‘ l suo torso ascesi , e tremar come un ' arpa viva il suo torso intesi . Atterrita a quei subiti vibramenti d ' ignote fibre , ella con aneliti , gemiti , con immote le pupille e la bocca dilatata , pendeva su me . Ne le sue giovini carni il peccato d ' Eva squillava a gran martello , come sopra sonore lamine di metallo : È l ' ora de l ' amore ! O voi tutti , vecchi e giovani , che custodite con religione d ' amore e di gratitudine , come la più gagliarda e gelosa lirica della vostra esistenza , il ricordo dell ' ora felice in cui una giovinetta , inconscia , vinta dal prorompere della sua vigorìa insoddisfatta , del suo affetto , dell ' istinto umano superiore e benefico , si è abbandonata a voi stanca , oppressa , come non fu mai bella ; voi tutti che credete quell ' abbandono , quella dedizione ineffabile , buona , fatale , una gioia squillante dell ' anima vostra , badate al Chiarini che vi ammonisce : quel ricordo , quella lirica , quella gioia meno dimenticabili della vostra esistenza sono tante porcherie . Perché se il descriver tutto ciò in versi , il che vuol dire immaginarlo soltanto , è disonesto , a commetterlo in verità , in una notte stellata o sotto un sole di fuoco , deve essere assai ancora più turpe , più scellerato , più porco . E avete inteso ; perché si conservi robusta e cresca alla patria la gioventù che la deve onorare e difendere , queste cose non si hanno a scrivere , e molto meno quindi a fare . Oh , Origene ! Passiamo al secondo corpo di reato : un ' ottava più un quarto e cinque sillabe . Il D ' Annunzio omai a ricopiare dei versi mi stanco racconta un bacio dato nel modo proprio del bacio vero . C ' è una statua greca , ammirata in una pubblica galleria , di su le più pubbliche incisioni , in cui la rappresentazione è non meno esatta ed ha sincerità forse maggiore . Ma se un bacio non è dato in fronte , come nei romanzi di cavalleria gli eroi belli ed ingenui baciavano le vergini inconscie , e , purtroppo , clorotiche , se non è dato sulla mano , come ai monsignori , è una sconcezza e offende la religione delle donne . Dopo ciò , sentite ancora un galantuomo , o voi che mi leggete ? Io per me scampo alle rimembranze , alle curiosità , alla discussione , come gli eruditi alle questioni grosse : con una citazione . Eccola qua , ed è di autore non mai sospettato quale corruttore né dalla Corte del Re né dalla Curia Romana : Michele de Montaigne . Egli ha detto , molti anni fa : « Qu ' a fait l ' action génitale aux homme , si naturelle , si nécessaire et si juste , pour n ' en oser parler sans vergogne , et pour l ' exclure des propos sérieux et réglés ? » Che ha fatto , domando anch ' io , dacché , dopo questi molti anni che sono passati , le pretensioni d ' un certo pudore e le proibizioni di certa critica rimangono identiche ? Ci sono stati , ci sono e ci saranno dei pittori che hanno dipinto il tradimento di Giuda il più abbietto dei tradimenti leggendari ; degli storici che hanno narrate e debitamente documentate le turpitudini di Tiberio , le pazzie di Nerone , le ferocie di Caligola ; dei tragici che hanno messo sulla scena la passione ripugnante di Mirra ; degli epici che han raccontato come un padre mangiasse i suoi figli ; dei romanzieri che hanno descritto come una madre vendesse la figlia al maggior offerente ; dei lirici che hanno dedicate le loro strofe al disertore , alla spia , al più furibondo assassino : tutte le brutture , le colpe , le anormalità dell ' individuo si son raccontate , documentate , analizzate , conservate nei quadri , nelle statue , negli archivi , nelle storie , nei romanzi , nei poemi , di generazione in generazione , di secolo in secolo ; ora le prodezze di Troppmann , di Pietro Ceneri , del Cardinali , si illustrano di vignette realiste sui giornali più ricchi ed eleganti : nessuno ha mai protestato , non si è mai indignato contro Tacito o contro Dante , contro Victor Hugo o contro i gerenti dell ' Illustrazione , del Gil Blas o del Figaro ; non ha mai invocato l ' opera vindice della Questura . È permesso dunque istruire i giovanetti in quanto l ' uomo ha commesso di più sanguinoso , di più pazzo , di più stomachevole , di più codardo , durante tutta la storia dell ' umanità ; non è permesso accennare come la vita della umanità si consòli nell ' affetto , si conservi nella moltiplicazione . Documentare le sozzurre di papa Borgia è , per esempio , nobile ufficio di storico civile ; rendere omaggio di memoria all ' amore che è sano , forte , necessario è azione di iniquo e si deve scontare colla galera . È logica questa ? Se non che , osservate : la logica comune non presta ubbidiente il suo aiuto alla causa , in questo modo definita , della moralità . La nudità ampia e serena , dice il Nencioni , non offende il pudore ; ma è poi offeso dal racconto d ' un bacio ; e il Chiarini , per mostrarsi meno scrupoloso ancora , racconta come egli voleva lasciare al puttin di marmo , che è nella poesia del Carducci per il processo Fadda , anche quella cosellina che l ' autore vi aveva messa ed il Martini vi tolse . Ma perché , mio buon signore , gli voleva lasciare quella cosellina , se poi gli era proibito il peccato reo di calendimaggio ? Oh , per me sto col Martini : dati questi precetti di morale , egli fu più giusto e pio tagliando via subito . Nell ' infanzia il pericolo di morte è meno sicuro . Comunque , osserverò che un grande progresso s ' è fatto . Senza ricordare più lontani esempi ; non sono dieci anni che il poeta porco era il povero Praga , già morto , poveretto , di romanticheria e di tisi ; più tardi il porco divenne il Carducci , benché nota egli , ripetendo l ' aggettivo , benché abbia scritto l ' Ideale e le Primavere elleniche ; poi capitò al Verga , al Capuana , un po ' anche al Martini ricordate : « Il peggio passo è quel dell ' uscio » e molto , moltissimo , ad Olindo Guerrini . Ma allora s ' invocava la morale , la rettorica e l ' orror della carne . Il Praga aveva dedicato delle strofe a una cortigiana morta di tifo ; il Carducci , a parte Satana e Dio , aveva dei gusti barbari di stile , così che in un epodo solenne diceva che il tradimento e la vigliaccheria a un certo punto della storia d ' Italia s ' accoppiavano pubblicamente in piazza in presenza del popolo ; immagine del tutto contraria alla dignità dello stile lirico e al buon galateo : il Verga avea narrato , benché coperto di tutti i veli in cui si avvolge ora Tersicore dea al cospetto del pubblico , la passione d ' un giovane d ' ingegno per una ballerina , di quelle che si possono , con gloria dell ' onestà , tirare in carrozza a forza di schiena , ma non si debbono amare ; il Capuana era reo della Giacinta e della Fosca ; il Guerrini dei Postuma , dove per tutto trionfa l ' amore sensualistico . Insomma : quale scrittore durante questo secolo non è stato un poco porco ? Anche al Manzoni rimproverano la Monaca di Monza . Ma allora si difendevano delle cose grandi e vecchie : la morale buona che non può consentire che una femmina perduta sia amata , la rettorica buona che non ammette trivialità , il candore delle modiste , delle cameriere , delle signorine uscite di collegio , che alla vista d ' un puttin di marmo che mostrasse qualcosellina al sole si sarebbe d ' un tratto offuscato e perduto ; allora si era severi , ma logici : Victor Hugo , che aveva fatto rispondere in quel modo Cambronne , era un porco quanto Musset che aveva raccontato l ' amore in tutti i modi . Ora abbiamo una morale , una verecondia , un candore a prezzi ridotti , con diminuzione , almeno , d ' un tanto per cento . La nudità non entra nella questione scrive il Panzacchi . E che importa la nudità al Nencioni ? il sonetto del D ' Annunzio , per esempio , che io citai quattro settimane fa ... Il Chiarini poi è anche più di manica larga : egli racconta che nel Museo di Napoli vide il gruppo del satiro e della capra e non gridò subito : porco ! all ' autore , che certo non avrebbe sentito . Si possono adesso dire tutte le cose che erano vietate dieci , cinque anni fa , e tornare a scrivere l ' Eva o i Postuma magari ! senza che nessuno strilli : in faccia a San Pietro si potrebbe mettere una bella femmina ignuda , si potrebbe anche in un angolo di Montecitorio simbolo dell ' ignoranza serena mettere un puttino di marmo purché fosse assolutamente piccino e non si trattasse che di qualcosellina : il livello della moralità , insomma , si è abbassato , anzi è dato indietro , molto indietro . Ed in pochi anni ! Fra qualche tempo , un altro decennio al più , ci accorgeremo che in qualche luogo è sprofondato ritirandosi : per fermo non è più visibile . E sulla fossa per dove sarà scomparsa quella miseria di pudore accademico , l ' arte e la civile educazione della patria esulteranno , perché quel giorno tutti noi , finalmente , saremo più sereni , più schietti , più nobilmente innamorati della bellezza e della vigorìa umana . Perché , signori miei , il Boccaccio era un porco ? E le donne e gli uomini della Repubblica fiorentina poco dopo appunto gli ordinamenti di giustizia erano tutti porci ? Perché , signori , l ' Ariosto era un maiale , e come lui il duca e il cardinale d ' Este , ogni gentiluomo , ogni dama che capitasse alla Corte di Ferrara ? Credete voi il fiorentino abbia raccontata l ' astuzia di Peronella o l ' incantagione fatta alla coda della cavalla , che il ferrarese abbia rimate le maliarde seduzioni d ' Alcina o le varie avventure di Giocondo , proprio per bassa compiacenza della volgarità sudicia o per vendere qualche copia di più del Decamerone o dell ' Orlando furioso ? E notate bene : le novelle di Dioneo erano narrate in una buona società del Trecento , quella buona società borghese della grande Repubblica che edificò tante chiese , ributtò l ' imperatore tedesco più durabilmente che non avessero fatto i Comuni lombardi segnatari della pace di Costanza , ed infine instaurò la nuova storia d ' Italia . Le dame sentivano Dioneo fare i suoi racconti nudi , e non iscappavano via . Il canto d ' Alcina e quello di Giocondo erano letti da messer Ludovico Ariosto , che dovette mantener fama di galantuomo se fu mandato a nettare dai ladri una provincia ; erano letti in presenza del Duca , del Cardinale , delle dame , dei gentiluomini più cospicui di Ferrara , degli artisti più illustri della nazione . Il Cardinale , col suo grasso ghigno di prete , disse una volgarità famosa al poeta , ma chi uscì mai fuori a gridare : « Duca , fate arrestare costui ? » Così pertanto , signori , rinasceva e cresceva di bellezza , di ricchezza , di giocondità l ' arte e la storia d ' Italia , quando noi , come diceva quello a Gino , noi eravamo grandi e al di là del mare e delle Alpi non eran nati : così , con un sorriso luminoso , sereno , sicuro , il popolo nostro benedetto di felicità , di produzione , di pensiero , toglieva al medio evo l ' Europa . Che grande giocondità d ' opere e di vita in quei due secoli gloriosi della Rinascenza ! Nulla era vietato , nulla conteso , nulla celato ; nessuna paura , nessuna falsità era imposta , solo l ' amore della beltà e dell ' ingegno regnava . Il mondo sentiva come la gioia sonante della nuova vita che si riedificava . Ma a metà del Cinquecento questa espansione solenne di letizia finisce , e l ' arte e la fortuna della patria rovinano : è venuto giù da Trento un pauroso suono di preghiere barbare e di minacce : uno sgomento di persecuzione di morte passa sopra la Penisola , sul cattolicesimo : escono dai monti del Tirolo la censura , l ' Inquisizione , la morale rigida e falsa , il Seicento , il Seicento tetro , abbrunato , piangente , che sopprime gloria e vita italiana . Alle statue greche si pongon le camicie di piombo ; sul Decamerone si cala la falce purificatrice d ' un frate fanatico ed ignorante ; l ' Orlando è squartato , messo all ' indice il Machiavelli , e frà Paolo Sarpi messo in premio al pugnale di tutti gli assassini . La bellezza è peccato , la forza è peccato , la ribellione a tutte le servitù è peccato : ogni umana virtù è peccato . Quando la civiltà riprende assai tardi il suo cammino e il suo lavoro , quando la filosofia e la poesia annunziano la rivoluzione , Diderot , Voltaire , Beaumarchais , Mirabeau scrivono delle novelle , dei poemi , dei madrigali , delle commedie scelleratamente glorificatrici della carne . Perché glorificare la carne significa innalzare l ' uomo , nel sentimento della sua forza , alla sincerità della sua vita , alla giocondità operosa della sua mente . L ' uomo ritorni libero , superiore alle minacce , agli sgomenti , alla falsità che l ' educazione cattolica per tre secoli gli ha depositato nel sangue ; senta che essendo amante e diventando padre , non compie atto vergognoso , ma adempie alla più nobile delle sue attività . L ' arte , quando era , narrava tutta sinceramente la vita del paese ; ci dava la Commedia e il Canzoniere insieme al Decamerone ; insieme il Mosè e la Trasfigurazione , insieme l ' Orlando e la Mandragora . Ora noi siamo beneducati ; viviamo nell ' osservanza del galateo che un monsignore dettò e degli abati ricorressero ; i critici dicono : oibò ! alla carne , ai fiori , alle immagini ardite della lirica che ci rimane tuttavia ; chiamano le guardie se un poeta immagina nuda una fanciulla stupendamente bella , e la fa baciare da un maschio innamorato più giù della fronte ; gridano maledizione agli scultori che mettono qualche cosa al sole di quello che anche i puttini di marmo debbono avere ; e se un romanziere narra l ' amore come lo fantastichiamo , lo vogliamo , lo facciamo tutti , quando ci riesce , i critici ringhiano : la religione della donna è vituperata , la gagliardìa dei giovani corrotta . Pertanto la nostra arte è falsa , come la nostra vita : dovunque trionfa il trasformismo morale e politico personificato in Sua Eccellenza Agostino Depretis . Ebbene ; io preferisco l ' arte che fu messa all ' indice , che fu maledetta , squartata , decimata : io preferisco l ' arte che raccontava tutto , che tutto ciò che era umano credeva onesto e bello , ed era forte e gioconda . Così propriamente ; io preferisco i letterati , la borghesia , le Corti del Cinquecento a quelle d ' ora : mi dànno torto il Panzacchi , il Chiarini , il Nencioni ? A qualcheduno , forse , interesserà di saperlo . Per me tanto fa , anche se non mi dànno ragione : sto nella mia opinione e non mi credo un porco . Vorrei scrivere , come Zola , l ' Assommoir , e combattere , come Byron , per la libertà .
UN BUON ROMANZO ( LODI LUIGI , 1883 )
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Alcune settimane fa in questo giornale scrissi alcune righe benevole e cortesi di annunzio d ' un nuovo romanzo : La colpa di Bianca . Le scrissi perché il lavoro mi pareva degno di un po ' di lode spontanea e sincera , perché tra pagina e pagina credei d ' indovinare che l ' autore fosse un giovane , e un giovane che sarebbe andato col tempo molto avanti a parecchie delle nostre celebrità vecchie . Quando vidi composto quell ' articoletto breve e mal riuscito , mi sentii lieto come se avessi compiuta un ' opera buona ; poi il giorno dopo , naturalmente , non ci pensava più . Cercava fatti atroci e aneddoti ignorati per la cronaca varia di un giornale quotidiano , quando il gerente , che a quel giornale esercita ancora l ' ufficio di usciere , mi avvisò come chiedesse di me lo scrittore della Colpa di Bianca , il signor Chelli . Lo feci entrare nel salotto , solenne e molto noto in Italia , della redazione , un salotto a giallo svanito sotto gli sgorbi della matita e le ingiurie del tempo , coi divani ricoperti di tela bigia e in quel momento le tendine , molto fitte , abbassate . In quella oscurità tetra , il signor Chelli mi apparve più grande e severo , nell ' altezza quadrata della persona , colla barba folta , nera , tutto vestito di scuro . Non aveva nessuna posa : non diede a vedere un istante solo di essere persuaso che in presenza mia doveva mostrarsi con l ' amabilità strana e sgarbata di un tale che si crede un grande scrittore , e che è di tutti i sonettisti , bozzettisti , corrispondenti , rivistai , di tutti , infine , i miserabili che ci vengono intorno . Mi ringraziò coll ' effusione schietta , luminosa nella faccia ampia e pallida , di uno il quale sente che nell ' applaudire l ' opera sua non gli avete che resa giustizia , ma il quale vi è tuttavia riconoscente , perché il vostro applauso , qualunque esso sia , gli ha fatto bene , e perché poi non è facile sempre ottener giustizia in questo mondo . Mai una sola volta il signor Chelli , in quei venti minuti che stemmo insieme , cercò di fare effetto con un ' osservazione profonda , con un bel periodo o con una freddura lucidata a nuovo : rimase sempre quale era entrato , sereno , tranquillo , quasi fiero della sua goffaggine di uomo che lavora tutto il giorno , modesto pur nella sua coscienza sicura di poter scrivere qualche cos ' altro di più buono e più vero ancora . Gli chiesi : Che cosa fa lei , quando non fa dei romanzi ? L ' impiegato alla Regìa dei tabacchi : un ufficio molto faticoso . Ma non potrebbe fare appendici ed articoli ad un giornale ? C ' è un mio vecchio scrupolo che me lo vieta . Sono un impiegato del Governo e non mi sento così libero da scrivere in giornali , che , una volta o l ' altra , si possono trovare contro il Governo . È una sciocchezza , lo capisco , ma non saprei fare in modo diverso . E questa ricca miseria della lingua scritta , aulica e fredda , non mi consente di serbare al dialogo la sua spontaneità disprezzatrice dell ' aggettivo , e , purtroppo , anche della grammatica . Ma così accade a noi quando vogliam trascrivere un bel discorso che abbiamo sentito , c ' imbrogliamo nelle frasi e precipitiamo nelle eleganze dei pezzi scelti per antologia . Accompagnando alla porta un po ' di complimenti s ' aveva pur da fare il signor Chelli , andava pensando : È diverso dagli altri , più schietto , più forte , più solo : forse il suo libro sarà originale . Originale forse no , in tutto : ma il romanzo da lui pubblicato ora : L ' eredità Ferramonti , è molto diverso dagli altri che si stampano in Italia . Il libro , questa volta , e per caso forse molto fortunato e raro , è proprio riuscito come l ' autore : un po ' rude , un po ' disordinato e impacciato nella forma , non ancora , artisticamente , compiuto , ma più schietto , più forte degli altri . La maggior parte , anzi quasi tutti i nostri scrittori che seguitano a intitolarsi giovani , realisti e naturalisti , non fanno , in realtà , il romanzo moderno e della vita nostra , ma la novella elegante , leggermente scollacciata e tormentosamente inverniciata , cesellata e miniata della romanticheria francese degli anni gloriosi . I meglio arditi non arrivano neppure a Droz nella rappresentazione esatta della famiglia di borghesia ricca : essi rimangono ancora fissati nel loro ambiente convenzionale , indefinito , campato non si sa come , dove ci sono donne nevrotiche che fanno l ' amore diciamo così , pulitamente spasimando fra i denti arrotati strofe del Leopardi ed emistichi del De Musset ; dove i capisezioni e gli altri impiegati del Ministero parlano , come i personaggi di Paolo Ferrari , a sentenze profonde e pompierate antiche ; dove , disposte con ordine e preparate con nota sagacia , ci sono le scene delicate e le scene d ' effetto , il primo bacio e l ' adulterio ; dove tutte le donne sono divinamente , voluttuosamente belle , e tutti gli alberi odorano , e le stelle ammiccano , e i mobili scricchiolano , dove tutti , insomma , gli esseri e le cose più rispettabili e più taciturne mettono una parola per allungare la descrizione ; la descrizione , la più grossa noia cioè del romanzo naturalista francese che , passando in Italia , nella pretenziosità tarda dello stile , è diventata più scelleratamente insopportabile . Ma lo scrittore , in questi romanzi uscenti fra noi , colle sue vanità di periodi tondi , d ' aggettivi personanti , si mette sempre sulle spalle del narratore e gli calca giù il capo . A ogni pagina di questo romanzo - esperimento , vi trovate l ' ometto - autore fra i piedi , diritto innanzi a voi , coll ' indice alzato verso il cielo della sua gloria , che vi ammonisce strillando : State a sentire che descrizione ; ma ponete mente alla delicatezza del dialogo ; ma ammirate che eloquenza di lirico ! Il che infine significa questo : il romanzo adolescente nostro è composto con un processo puramente meccanico di molte parti diverse fra loro , preparate da lungo tempo , con istento , disorganiche e rettoriche , senza il senso coraggioso ed arduo della realtà nelle sue trivialità fredde , nella sua monotonia pallida , nelle ignoranze , negli agoismi , negli abbandoni rassegnati , nelle virtù inconscie , generose ed inutili . Concludendo : il romanzo fra noi non è ancora un quadro luminoso e potente ; è sempre il quadretto di genere leccato , sbiadente , consuetudinario . Il Chelli , com ' è lui nella selvatichezza piena di visioni di chi vive solo , non ha uno di questi vizi , diremo , di buona società , di queste volgarità che paiono eleganze . Egli rimane tutto serio , gagliardo , senza distrarsi mai , senza prolungarsi a sfogare le sue ambizioni ; per molto tempo senza disgustarsi della aridità cui si è condannato , senza entusiasmarsi di sé , e lasciarsi trascinare dalla lascivia degli effetti studiati ; rimane sempre nel suo soggetto duro , triste , senza benedizione di gentilezza che pure , da qualche anno , dal 70 in poi , dacché sono entrati i buzzarri a lavorare , a volere , a perseverare , acquista , per l ' incessante disfacimento d ' ogni giorno , come una solennità tragica : la borghesia romana . Non si può immaginare nelle altre città d ' Italia , a Milano , a Torino , a Genova dove arditamente domina e muta , a Napoli dove aumenta colla vigoria più della parola che dell ' ingegno , a Firenze dove par tiepida ancora del gran sole antico , quando tutto il popolo era cavaliere , e nasconde nella cortesia molle del linguaggio fiorito la scurità astuta dei propositi , non s ' immagina dalle altre parti della Penisola come sia stata e , in parte , rimanga ancora questa borghesia di Roma , che ha formato fino al 70 una gran clientela campante sopra i propri patroni , stanca e tuttavia grassa , corrotta inenarrabilmente nell ' intimità sua e tuttavia simulante e dissimulante perfettamente , con meravigliosa arte chiericale , ogni virtù ed ogni eccesso . Il Chelli ne ha dipinta una faccia , la frazione bottegaia , in questa Eredità Ferramonti , con precisione di particolari , con felicità d ' intuito e una serenità , una serenità superiore , inalterata , di espositore sano e tranquillo , che non lusinga il pubblico , non vuol trascinarlo e convincerlo , ma fargli toccare la verità . È il primo romanzo italiano dell ' ultima maniera , in cui l ' amore non sia tutto il fondamento , anzi in cui l ' amore non è se non un episodio senza importanza , che l ' autore non mette in gran luce , e davanti al quale lascia vedere una gran fretta di disimpacciarsene e tirar di lungo . E così doveva essere : perché a questa gente di bottega , abituata da ragazzi a raspare i soldi dagli angoli oscuri del magazzino e nelle saccocce rattoppate della nonna , cresciuta colla sola ambizione e il solo ideale del guadagno , a questa gente il gran dramma della vita è l ' acquisto d ' un capitale , il modo di lasciare il negozio o di poterne acquistare uno più vasto , più bello , più vasto e più bello di tutti gli altri . Ora il romanzo del Chelli si svolge interamente sopra questa base : ottenere in qualsiasi guisa i danari del padre Ferramonti , un vecchio dell ' Arte bianca divenuto quasi milionario da cascherino per aver avuti pochi scrupoli di commerciante e di marito , e che finisce , a settant ' anni , solo , maledetto e insidiato da tutti i suoi figli che egli aveva buttati nella via , poveri . L ' ambiente e l ' azione sono stati , pertanto , abilmente trovati dall ' autore . I personaggi che sono così logicamente posati sul vero , senza che l ' autore debba descriverli colle analisi lunghe ed odiose , colle parlate magniloquenti e tediose , sono lucidi , trasparenti , assolutamente organici ed umani . La moglie di Pippo Ferramonti , Irene figlia di negozianti in ferrarecce , è una figura di borghese , e segnatamente di borghese romana , che ha lo splendore resistente d ' un quadro del Murillo : è una perfezione di egoismo bottegaio nella candidezza sorridente d ' una beltà bionda . L ' autore , in due righe di ritratto , con una commozione pel soggetto che non ha più di poi , la chiama un fiore di modestia angelica , una bellezza di signorina . Ed è lei che riempie tutto il dramma , perché è la sola che abbia la potenza muscolare della sua avidità ; a poco a poco riunisce tutti i fratelli Ferramonti nella soggezione di lei , poi , a un tratto , presa di desiderio inaspettato , si butta nella braccia del cognato e consuma , in casa , l ' adulterio più abbietto . Ma ancora non si abbandona intera : fa delle restrizioni morali , comprime le eccitazioni della sua carne , misura con l ' avarizia feroce della sua razza anche le felicità concesse al suo amante : quando alla fine si dedica interamente al vecchio Ferramonti e lo possiede e crede di avere in mano i denaro tutti per sé , allora ha come un sussulto di trionfo , sente di aver compita come la propria liberazione e non ne vuoi più sapere d ' adulterio , d ' abbracciamenti , d ' amore , tutte cose sciocche per lei . Questa figura di donna così poco simpatica e sentimentale , ma così profondamente vera , è rappresentata dal Chelli con una parsimonia classica di colori , senza mai curarsi se sia idealmente bella o no , senza alcuna debolezza di ornamentazione , colla rapidità logica della narrazione , nella realtà misera dell ' ambiente . Ma questa secchezza , questo disprezzo dell ' accademia , questa tensione del Chelli , troppo spesso lasciano intravedere l ' angustia che tormenta lo scrittore : nella forma più assoluta gli manca il maneggio dello stile . Quando a quando una felice e calda intuizione d ' artista passa attraverso l ' aridità stecchita del racconto , ma non riesce a colorirsi nella frase , a distendersi nel periodo , rimane incompiuta , confusa , qualche volta anche del tutto mutata dall ' incapacità dello scrittore . Il quale , a metà del libro , ha sentito egli stesso la freddezza dell ' opera sua , tratta in una tinta smorta e monotona , ed ha voluto portarvi come uno spirito di vita nuova , rialzando il tono in cui parlano i personaggi : così ha semplicemente prodotta una dissonanza , l ' unica che sia nel volume e la più dispiacevole . Ma , fatta larga parte alla poca preparazione del Chelli in fatto di lingua , io credo che la colpa del poco sangue , della vita scarsa che si agita nella famiglia Ferramonti , non sia sua . Egli è che il romanzo sperimentale , così grave , così metodico , così esattamente emanante dalla commedia a tesi e dal dramma sociale , scompare , sfinito dopo pochi anni di vita , come quei bambini che consumano tutta la loro vigorìa nascente in una morbosa precocità intellettuale e muoiono anemici ed ebeti . Dal Jach siamo scesi all ' Evangeliste , dal Ventre de Paris siamo precipitati al Bonheur des dames , e il Nencioni lieto , poveretto , per la moralità ha cantato che si vendono meno copie della Nanà che l ' anno scorso . Benissimo : torniamo a leggere Balzac , Manzoni , Dumas , Dickens e perché no ? a quando a quando anche Paul de Kock .
QUELLO CHE SI È FATTO ( LODI LUIGI , 1883 )
StampaPeriodica ,
Nelle consuetudini commerciali dell ' età nostra , alle quali vanno sempre più consentendo la letteratura e l ' arte , sembrerà quasi naturale che un giornale letterario faccia , ora , il bilancio dell ' annata , metta in chiaro , cioè , su due file di contro , il passivo e l ' attivo che n ' avanza . Né ove si potesse fare con brevità e sicurezza aritmetica di buoni commercianti letterari una tale operazione sarebbe inutile a sgradita . Ma metter giù le partite , fare le somme , e quindi paragonarle fra loro , non è facile quest ' anno e non sarebbe giovevole . Giacché la gente si diverte , per una stranezza dell ' avidità umana , a leggere anche i bilanci degli altri quando sono pieni di grosse cifre , rotonde e magnifiche ; a addizionare le miserie altrui si annoia come della propria . Vi sono dei popoli che non hanno storia , dice l ' antico avvertimento , ed è tuttavia vero ; ma siate certi che , se non l ' hanno , è perché non se la sono meritata , facendosela prima da sé , in azione . Anch ' essi hanno vissuto , si sono accresciuti e poi sono disparsi , ma che è rimasto nel lavoro del mondo della loro esistenza ? Hanno avuto un ' epoca solenne di attività , di cultura , di forza ? Dei grandi capitani , dei grandi artisti , dei grandi pensatori , nati da essi , che possano nutrire ancora la gratitudine , l ' ammirazione e l ' invidia di chi è venuto dopo ? Ora , voltandosi indietro per quest ' anno , non ci viene alla mente che un indice lungo e monotono di libri mediocri , senza originalità audace , senza propositi e forme nuove ; senza , infine , alcuni di quei saggi o di quelle promesse che formano nella produzione letteraria di un paese come un largo periodo storico , che sono uno di quegli avvenimenti solenni intorno ai quali molti altri , e per assai tempo , si legano e si svolgono . A questo estremo dell ' anno ci pare d ' uscire come da una pianura ben coltivata , ben seminata , ben alberata ; l ' impressione di quella uguaglianza geometrica ci sfugge a mano a mano che ce ne allontaniamo , e non ci rimane più nel pensiero nulla di quei campi perfettamente regolari , di quegli alberi stupendamente acconciati , di quelle case quadre , a tinte grige , con tutte le finestre verdi . Non ci rimane , tutt ' al più , nel pensiero e dentro di noi , che un sentimento di stanchezza e di noia . Cercando dunque fra i giorni di questi dodici mesi che sono ormai compiuti , ci pare che l ' attivo maggiore del 1883 sia una somma negativa , ci pare infine che l ' importanza maggiore di quest ' anno stia nel lavoro di critica e di demolizione che durante esso fu compiuto . Vi ricordate ? C ' era una letteratura facile , volgare , d ' improvvisatori , che , per poco , non è parsa durevole monumento fra noi . C ' erano i romanzieri di moda , verbosamente sgrammaticati , lividamente sentimentali , volgarmente luridi , c ' erano i poeti flaccidi , viventi per il discredito della prosodia , chitarronisti e galeotti plebei ; c ' erano i giornali che si erano proposti , e lo confessavano , l ' incremento della patria ignoranza , gli articolisti che si acquistavano il nome di critici e il favor delle dame , con qualche citazione dal francese , parecchie freddure e un gran lusso di romanticismo bolso ; c ' era una grande falsità , una volgarità insoffribile , una povertà impudente e gloriosa ; ebbene , tutto questo è ormai scomparso interamente . Quei romanzieri , quei poeti , quegli articolisti non trovano più editori , si sono rassegnati e non dànno più nulla a stampare , e , in ogni modo , non v ' ha più nessuno che si degni di guardarli . Il Giusti non potrebbe ripetere ancora son intenzioni ironiche i suoi versi : Il regno letterario È tutta una morìa ! Avrebbe paura d ' insultare troppi cadaveri ! E ciò che più consola ancora , è che questa condanna del pubblico si è meglio dimostrata là proprio dove il suo giudizio si esercita più direttamente : nel teatro . Non sono quattro anni da quando il Martini , per aver osato di scrivere che una commedia di Paolo Ferrari non gli piaceva , si destò contro come una sollevazione di popolo indignato : adesso , a Napoli , è tutto un teatro che fischia una commedia di Paolo Ferrari . Il Marenco fu , per un poco , il poeta drammatico favorito delle platee italiane : in quest ' anno egli ha dato a provare sulla scena tre lavori suoi , e nessuno ha potuto avere il magro conforto d ' una seconda rappresentazione : ha raccolti in volumi gli idilli suoi che ebbero più fortuna , che gli procurarono , non è neppure un decennio , tanta gioia d ' applausi ; non c ' è stato neanche un cronista teatrale che abbia osato di esclamare : Che belle cose ! E così , gli uni dopo gli altri , i nostri scrittori di drammi , di commedie che più sono convenzionali e falsi , che più ebbero , per troppo lungo tempo , l ' ammirazione della folla . Se , pertanto , con questi intendimenti consideriamo il bilancio del 1883 , ne possiamo trarre una ragione di speranza e di consolazione : il pubblico italiano , la gran maggioranza dei leggenti italiani si è migliorata di coltura e di gusto : comincia ad avere il sentimento e l ' intuizione del vero . E , d ' altra parte , tutta questa morìa non ci pare che sia seguita senza dare qualche accenno e speranza di vita nuova . C ' è forse forse , in questo silenzio , la fermentazione oscura , sotterranea , ignota , delle sementi in inverno : c ' è forse una primavera letteraria che sta per inalzare su di noi una gloria di splendore , di freschezza , di beltà . Si avvertono gli inizi o almeno le prove , i tâtonnements , dicono i francesi . Più che nei volumi , ne troveremo facilmente le tracce nei giornali . La prosa si è fatta più solida , più forte , più agile : si è liberata così dalla riboboleria , dalla vacuità , dalla freddezza dei falsi manzoniani , come dall ' arcaica pretensiosità degli ultimi cruscheggianti . La critica è diventata anch ' essa più seria , più sicura , onesta , e alcuni giovani hanno provato di saper giudicare d ' un libro e d ' un autore senza intemperanze di scuole , con molta o almeno discreta conoscenza della nostra letteratura e di alcune fra le straniere , con maturità di coltura ed eleganza di stile . L ' arte non si divide più come qualche anno fa in realista e in idealista , ma in brutta e bella , in vera e falsa . Per arrivare a così poco , è bisognato molto cammino . Ma nel romanzo , nella novella e sino nella lirica , si sentono ancora , e più di prima , le preoccupazioni scolastiche e la preponderanza meccanica . I romanzieri e i novellieri d ' oggi , per la più parte , si propongono troppo d ' essere , affermano essi , naturalisti ; in realtà , invece che narratori , il più delle volte non sono che descrittori . E , per poter più largamente liberarsi a questa nuova furia del descrivere , si son buttati ai campi , tra i monti del mezzogiorno , ed hanno riempite di carminio e di cobalto le loro pagine . Poi , a rendere con maggiore precisione l ' ambiente , hanno cercato anche di riprodurre il linguaggio , nella povertà del periodo e sino nella frase , di quella gente , tanto che non solo i personaggi , ma l ' autore adoperano stile e parole della Sicilia o della Calabria . Ma a loro è seguìto come ai pittori di paesi . Fanno con molta precisione il cielo , le macchie , i torrenti , tutto il mondo esteriore che avvolge , che si stende sopra , che sta fermo e non sente : l ' uomo no . E poi fanno troppo , cioè nel disporre le tinte , negli accarezzamenti del pennello paiono troppo meccanici e sono monotoni . Anche la descrizione , pertanto , così sopraccarica di colori riesce fredda . E in questa freddezza generale l ' anima umana non prorompe mai in un movimento gagliardo , come raggio di sole che scalda ; quei contadini non pensano , non amano , non vogliono mai nobilmente , non sono , infine , per i nostri novellatori d ' oggi , che altrettanti pezzi di descrizione come i porci , gli asini rognosi e le galline nauseabonde . Il paese non è caldo , gli uomini non hanno passione , ai romanzi e alle novelle manca uno degli elementi più necessari d ' una vera opera d ' arte . Un esempio ci spiegherà meglio . Prima delle Novelle rusticane il Verga aveva scritto Nedda . Ma questa destò entusiasmo nel pubblico , di quelle si è detto che sono molto studiate , molto accuratamente eseguite , ma non hanno avuto un successo sicuro e compiuto . La ragione ci pare evidentemente questa : che allora l ' autore di Eva non si proponeva di svolgere un limitato sistema estetico , era libero interamente nell ' applicare le sue rare attitudini d ' artista , e il paesaggio meridiano serbava l ' intima poesia della natura , e la povera contadina , e quell ' innamorato che moriva di febbre di povertà e di lavoro facevano vibrare le più profonde delle commozioni umane ; lo stile ritraeva con felice energia lo splendore tormentoso dell ' ambiente e la disperazione rassegnata , ignara , di quelle vite ; nel bozzetto siciliano c ' era calore d ' affetto e potenza d ' arte . Nelle Novelle rusticane no , o almeno molto meno . L ' autore si è fissato a voler rimanere freddo , impassibile discovritore di quel suo mondo animale , e il divin sole d ' Italia nella parte dov ' è più bello non illumina , e non fa fermentare quasi mai se non avanzi di concime . Il lettore , in quel vuoto di passione , d ' amore , d ' intelligenza , non si scalda , si affanna , si scontenta ; gli pare , e non a torto , che gli si dia avanti un ' arte monca . Così che alcuni lavori di questi scrittori apparsi nell ' annata , e certamente ricchi di egregie qualità , come l ' Eredità Ferramonti , non hanno trovato nel pubblico un ' accoglienza festevole . Un romanzo solo ha ottenuto , come si dice , un grande successo , non solo nella critica , ma nei molti che leggono o vorrebbero leggere : Fantasia di Matilde Serao . Ma il buon successo riconferma le ragioni che siamo venuti esponendo . Giacché , il romanzo della signorina Serao è il più fortunato tradimento alla scuola cui vorrebbe conferire : l ' intenzione naturalista s ' intravvede alla prima pagina e certamente ha consigliato la scrittrice nell ' impastatura dei caratteri divisi in grassi ed in magri , in malati ed in sani , in febbricitanti ed in mangiatori . Ma poi , la natura vera dell ' artista ha sopravvanzato gli intendimenti estetici dell ' autrice : il romanzo si è svolto in un duetto d ' amore come un racconto del bel tempo antico ; lo stile , segnatamente alle due prime parti , è diventato caldo , colorito , appassionato , e la descrizione spontanea , affettuosa come in una lirica . La poesia abbiam detto subisce pur essa questi difetti del romanzo e della novella : è troppo esclusivamente meccanica . C ' è esuberanza di colori , artificio di metro , ricchezza di aggettivo ; la descrizione è ricca , la strofa piena di musica , il periodo largo e studiato ; insomma c ' è tutta la parte ornamentale , la elevazione lirica non c ' è . Anche a lei , come alla novellistica , manca l ' alta e umana passione ; non ha , tutt ' al più , che l ' istinto . Però quella turgidezza d ' epitetare , quello sforzo d ' armonia , quel grande accavallamento d ' immagini , di perifrasi e d ' iperboli , messi tutti a dipingere , a colorire e a miniare , ricordano , infine , i pittori della decadenza , del bizantinismo e del barocco . E in realtà , nella sua smania di riprodurre esattamente con lo stile l ' idea e lo stato della cosa , la nostra letteratura novelliera e poetica va incontro alla peggiore delle accademie ; al Seicento . Riassumiamo , ora , per quanto è possibile : durante l ' anno che finirà domani fra molti lavori o comuni o inferiori , sotto come a una prostrazione e a una stanchezza generali d ' autori e di pubblico , la critica negativa ha fatti grandi progressi e alcuno anche la letteratura attiva e spicciola . Ma i progressi di questa son tutti nella forma esteriore : in una cognizione a volte discreta e a volte anche fortissima della lingua . Ma non così è seguìto alla letteratura nella sua parte intima , in quello che è il contenuto , gli ideali e i propositi degli artisti . Dall ' affettazione manzoniana si va precipitando nell ' affettazione naturalista un pregiudizio scolastico importato a noi , e malamente , dalla Francia dove ormai è finito ; dalla rettorica etica siam venuti alla rettorica turgida , da quella della santità a quella dell ' animalità . A questi nostri scrittori difetta un sincero ed elevato senso della vita , un concetto uguale dell ' arte loro . Ma , forse , l'84 incomincia con annunzi consolatori ; l ' anno che sparisce ha preparato all ' altro che lo seguirà un viatico potente d ' esempi e di eccitamenti , due volumi di Giosuè Carducci . A noi sembra che essi debbano sonare come le trombe mistiche dellùa bibbia per la vallata a cui è discesa la giovane letteratura d ' oggi , risonare per la vallata , e ricondurla via , in alto , in vetta al monte donde nello splendore del cielo senza nubi si mira da ogni parte serenamente , con un senso di tenerezza e d ' amore , la vita umana .
StampaPeriodica ,
Mi perdoni il lettore , ma provo il desiderio , irresistibile , di parlare d ' un caso che càpita a me , per chiedere , e , può avvenire , anche per dare uno schiarimento . Sono otto giorni che provo questo desiderio e che esso , a forza di acuirsi nella debolezza del corpo percosso da questo caldo , diventa bisogno assoluto , necessità vera . Domenica scorsa , aprendo la Domenica letteraria con la mano timida e l ' occhio vergognoso di chi sa che è per trovarsi dentro , pubblicata al sole , parte della propria vergogna , m ' imbattei in un periodo di Gabriele D ' Annunzio , che incominciava : « Ma noi espiamo la colpa di avere scritto in un ' epoca d ' infermità e vanità un libercolo di versi inverecondi . » Il pronome personale al numero plurale è una buona , ma benigna istituzione , che comprende entro di sé , oltre che molte persone , molte cose : dalla mitria lucente , tutta sfaccettata di perle milionarie , del Sommo pontefice , ai grandi e immortali principii , tutti arroventati di sgrammaticature furibonde , dello scrittore di un giornale bisettimanale : il pronome personale col numero plurale è provvidenza sempre pronta , che apre le braccia per accogliere la gloria , la vanità , l ' ignoranza , e , qualche volta , sino la rotta compagine d ' un ' associazione di malfattori . Ma , per fortuna , nel caso presente , non vi è luogo a sospetti : fra le sue larghe pieghe , quella forma prenominale altera e condiscendente , non avvolge che il capo roseo e ricciuto del buon Gabriele D ' Annunzio . È dunque ragionevole indagare : che , il libro di versi inverecondi a cui il giovinetto allude , sia quello intitolato Intermezzo di rime ? Da principio molte e gravi difficoltà si oppongono a questa conclusione . Egli afferma d ' avere scritto quel libro , o , come dice lui con tenue modestia , che la maestà pronominale dell ' epistola compensa del resto assai largamente , quel libercolo di versi in un ' epoca di infermità e di vanità . Ora , quando egli stava temprando , martellando e lumeggiando le strofe dell ' Intermezzo , io vedeva il D ' Annunzio quasi tutti i giorni , e di mattina e di sera . Alla mattina lo incontrava , per lo più , col capo chino e col piede steso sopra il ponticello di un lustrascarpe , poiché i suoi stivaletti avevano d ' uopo di una abbondante e faticosa pulitura per esser liberati dalla molta e sottil polvere raccolta in una lunga e gioconda passeggiata . E alla sera lo ammirava , con molta estetica di movimenti e molta allegra attività d ' appetito , mangiare un pranzo , non scarso , al caffé di Roma . Passeggiava , mangiava con lieta vigoria ; dunque non doveva essere infermo , quando stava componendo l ' Intermezzo . E , neppure , per quanto facile a sospettare dell ' umana natura , mi parve affetto di morbosa vanità ; discorreva con qualche trepidazione delle odi e dei sonetti che stava facendo ; si accompagnava con molti , né letterati gloriosi , né nobili discendenti dalle crociate ; sorrideva amicamente ad Angiolino , il ragazzo di Morteo , che gli dava tè e caviale , e , per disegnarsi , nelle lettere , non infrequenti , che scriveva a quell ' altro Angiolino , ch ' era il suo editore , diceva : Io . Questo per l ' autore : per il contenuto del libro , o del libercolo , si può facilmente osservare che è tutto manifatturato d ' amore , e proprio di quell ' amore che è esercizio e consolazione esclusiva delle nature forti e sane . Da principio dunque , e stando alla lettera delle affermazioni leggiadramente ornate di numeri , d ' esclamazioni e di noi , mandate dall ' autore al pubblico contro il suo editore , che si trattasse dell ' Intermezzo non parrebbe . Ma alle volte , e trattandosi di prosa naturalista , si conclude , meglio che procedendo dalle verità storiche , e dalle consuetudini logiche , tirando a indovinare , per taluni avvicinamenti di stile , di ricordi , e di rivelazioni sincrone . Però , nel caso attuale , l ' incertezza non può durare a lungo : il libercolo di versi inverecondi è propriamente l ' Intermezzo di rime . Ora il fatto personale non ha d ' uopo di essere né spiegato , né scusato : egli nasce spontaneo dagli avvenimenti e cresce e perdura con ragionevole potenza nell ' animo mio . Un anno fa , giusto , io occupai molte colonne , seccai molto me stesso e , quel che è peggio , i lettori della Domenica letteraria , per dimostrare , non che i versi di quel libercolo fossero eccellenti , ma che non erano inverecondi . Faticai a lungo , contrastando , colla risolutezza della persuasione , ad uomini dai quali sono abituato a imparare e accogliere affermazioni e giudizi con soddisfatta condiscendenza ; ma fra le non molte ricompense che mi procurò quella fatica e quell ' audacia di ribellione ci fu , e forse in cima a tutte , questa : che il D ' Annunzio me ne ringraziò con schietta e amichevole effusione . Perché , infine , e benché mirassi soltanto a difendere la libertà dell ' arte , avevo ancora difese l ' opere e le intenzioni del giovinetto scrittore , e avevo per di più procurata una buona réclame a ' suoi versi . Un anno fa , dunque , il D ' Annunzio mi ringraziava d ' aver creduto umanamente innocenti i suoi versi ; ora , che ornai nessuno pensa né alla nostra lite né alle sue strofe , esce fuori lui , raggiante nella trionfale austerità del pronome personale al numero plurale , ad esclamare : Badate , l ' Intermezzo di rime è un libro , o libercolo , inverecondo ! Ecco , pertanto , che segue a me come ad un avvocato troppo innamorato della causa che ha preso a sostenere . Egli , nel furore d ' avere scoperta una grande verità e una giustizia perseguitata e minacciata , perora per un giorno , per due , dipingendo l ' accusato come un fior di galantuomo , incapace di qualsiasi azione malvagia , calunniato da nemici , afflitto da una sorte feroce , e poi , quando egli ha terminato , tutto rosso dalla fatica del suo classico periodare e nell ' orgoglio d ' aver reso un importante servizio alla verità , il presidente dà la parola , per l ' ultima volta , all ' accusato , ed ecco che questi esclama : Signori della Corte , signori giurati , mandatemi in galera , sulla forca , perché questo signore , che ha parlato per me , ha mentito , ed io , per infermità organica , in un momento di vanità eccitata , ho ucciso , ho violato , ho rubato , o tutte queste cose ho fatto in una sola volta . Ma Gabriele D ' Annunzio non è un malfattore ; e un galantuomo che , per amore felice o no dell ' arte , ha ripetuto ch ' egli non è un porco , è in diritto di chiedergli : O perché tu adesso mi dài così crudele smentita ? La signora Serao , che è stata gentile ed eloquente espositrice del Libro delle Vergini al pubblico , ha , forse , voluto anche dire la differenza che è sopravvenuta nell ' ingegno dello scrittore da un anno in poi , e spiegare , quindi , le ragioni d ' una sostanziale varietà fra il libercolo d ' allora e l ' opera d ' adesso . Ma io , certo per difetto d ' intelligenza a penetrare entro le più ardue teoriche della estetica moderna e a farmi largo fra le aiuole fiorite , intrecciate e premurosamente assiepate , della lingua colorita che è di moda , io confesso , non ci ho capito né molto né poco . La virile scrittrice napolitana afferma che ci sono due D ' Annunzio , interamente diversi e contrari : l ' uno poeta , fino all ' Intermezzo , l ' altro prosatore , dal Libro delle vergini . Ecco , intanto , il primo di questi due Gabrieli : « In realtà , allora , egli non era che un felice contemplatore della natura . Nessun poeta ancora , come lui , aveva sentito tanto squisitamente il colore , nelle sue violenze e nelle sue delicatezze , nella ricchezza folle e nei pallori di morte ; le sue visioni erano così lucide , così nitide , così sottilmente acute , che vibravano nei versi come luce e talvolta facevano male . Chi ha sentito come lui , i forti profumi salini , i profumi lievi dei pollini profumati , gli aromi delle erbe molli di brina , l ' odore greve del pesce , l ' odore eccitante del catrame ? La fioritura dei rosolacci fra il grano , gli ondeggiamenti voluttuosi delle alghe in fondo al mare , la tenacia viscida delli strani molluschi , la grassezza cerea dei fiori acquatici , il fruscio del canneto sulle fluenti acque del fiume , il mistero dell ' amore vegetale e animale , il rampollare possente dell ' albero , lo schiudersi delle foglie , il germoglio notturno nell ' ombra ; tutto questo il suo temperamento poetico sentiva con un tremolìo vivo dei nervi alla profondità della sensazione . » Questo , dunque , il primo D ' Annunzio quale lo presenta la intellettuale signora che ha scritto la Fantasia ; cerchiamo ora d ' indovinare il secondo , dalla esposizione , che ella fa in seguito , del contenuto di questo nuovo libro , intorno alla copertina del quale si è levata così fiera battaglia . Anzitutto scrive Matilde Serao il volume è pieno di un gentile sentimento mistico , tutto giovanile : una sfilata di processioni bianche nelle campagne dorate dal sole , un rifulgere di calici aurei sulla neve invernale , un canto di litanie , uno scampanio festante , una benedizione della mèsse , una preghiera ... La diversità , come ci è così presentata , appare intera in questo : che prima , quando scriveva versi , il D ' Annunzio si studiava di sentire i profumi salini , i profumi lievi , gli aromi della brina , l ' odore del pesce e del catrame , cioè era un poeta a base l ' olfato : adesso , che scrive in prosa , sta attento a veder le processioni sfilare bianche nelle campagne dorate , a rifulgere i calici aurei sulle nevi , a sentire i canti delle litanie e i suoni delle campane , vale a dire che quale prosatore è più complesso e organico , tanto da essersi formato a base di vista e di udito . Ma , per quale ragione estetica e morale i versi del D ' Annunzio d ' un anno fa erano porci , e le sue novelle d ' ora sono sante ? Se , parlando con criteri estetici soltanto , la cortese scrittrice avesse detto dell ' Intermezzo : È del buon Aleardi ; se di questo Libro delle Vergini avesse , con gli stessi criteri esclusivi , giudicato : È del cattivo Bartoli avrei provato l ' ambito piacere d ' intenderla subito e di trovarmi d ' accordo con lei . Ma lei non ha consentito il suo stile a queste volgarità della critica , e , del resto , io non ho mai voluto discutere della forma e del valore poetico del D ' Annunzio , e non mi pare , neanche , che questo valore , logicamente , si misuri nel modo seguente : La tenacia viscida delli strani molluschi , la grassezza cerea dei fiori acquatici , il fruscio del canneto sulle acque fluenti , ecc . ecc . , tutto questo il suo temperamento sentiva , con un tremolio vivo dei nervi alla profondità della sensazione . A proposito dell ' Intermezzo feci questione per la libertà dell ' arte nella scelta e nella rappresentazione degli affetti umani , non pensai neppure un momento a ' suoi nervi e al tremolio che potesse avere alla profondità della sensazione . Questa comprovazione nervosa è tutta personale della signora Serao , e non ha a vedere , almeno dal lato estetico , colla mia ricerca : Perché allora , Gabriele , fosse , come adesso egli medesimo confessa , un porco . Osserviamo invece , secondo il buon costume antico , se v ' è diversità fra il penultimo e l ' ultimo libro del giovinetto abruzzese , per quel che riguarda la scelta e il modo con cui ha rappresentato gli affetti umani . La materia del Libro delle vergini è identicamente la stessa che nell ' Intermezzo di rime : l ' amore . Si tratta sempre di uomini e di donne che desiderano , che vogliono e che si abbracciano ; sicché non resta più , dunque , che trovare i caratteri dei due scrittori , a cui ha accennato la signora Serao , nella forma diversa con cui hanno rappresentato l ' amore . Riprodurrò un passo , una descrizione soltanto giacché , anche in questo secondo volume , il D ' Annunzio procede costantemente per via di descrizioni e proprio da quella prima novella che la signorina Serao ha affermato così piena di misticismo giovanile . Eccola , tale e quale : « Poi , quando Camilla usciva , ella si agitava per tutte le stanze , moveva le sedie , morsicchiava dei fiori , beveva d ' un fiato de ' grandi bicchieri d ' acqua , si guardava nello specchio , si affacciava alla finestra , si abbatteva a traverso il letto , sfogava in mille modi l ' irrequietudine , l ' esuberanza della vitalità sessuale . Tutto il suo corpo , nel tardivo fermento della verginità , si era arricchito ed espanso ; era come una di quelle sanguigne fioriture autunnali che la pianta esplode al sentirsi da un ' ultima corrente di forza vegetativa investir le radici quasi morte nel letargo del terreno . Tutti i pori del suo corpo esalavano , irradiavano la voluttà mal contenuta ; in tutti i suoi gesti , in tutti i suoi atteggiamenti , in tutti i suoi minimi moti uno spontaneo fascino afrodisiaco , una procacità involontaria e inconscia si esplicava indipendentemente dalla presenza di un uomo . Ella era tutta sàtura di desìo : le fibrille giallognole delle sue iridi , dilatandosi , sprizzavano bagliori ; il labbro inferiore , tormentato dalle morsicchiature , sporgeva umido e più vermiglio ; pe ‘ l collo salivano le trame glauche delle vene e nei movimenti repentini talora certi gruppi di nervi guizzavano . « La sua testa non era bella , non aveva la quadratura vigorosa , lo splendore olivastro di certe razze d ' Abruzzo , quelle pure linee del naso e del mento svolgentisi grecamente nella latina ampiezza della faccia . Ma ella , inconsapevole sotto la goffaggine delle vesti grige , sotto la cascaggine delle pieghe incomposte , celava una magnificenza statuaria di torso e di gambe . « Erano i giorni primi di giugno : sorgeva l ' estate dalla primavera come da un campo di erbe un aloe . Tra il mare e il fiume tutto il paese di Pescara godeva nella ventilazione salina e nel refrigerio fluviale , come distendendo le braccia verso quei naturali confini d ' acqua amara e d ' acqua dolce . Salivano alla stanza di Giuliana allora le blandizie della temperie ; insetti lucidi urtavano ai vetri e rimbalzavano , come una grandine d ' oro . « Giuliana , se era sola , provava un bisogno di distendersi , di gettare lungi le vesti , di giacere , e di raccogliere su la pelle quella blandizia ignota che fluttuava nell ' aria . « Cominciava lentamente a spogliarsi , con una pigrizia di gesti molli , indugiando con le dita intorno alle allacciature e ai fermagli , facendo dei piccoli sforzi svogliati nel cacciar fuori le braccia dalle maniche , fermandosi a mezzo e abbandonando in dietro la testa dai capelli crespi e corti , quella sua testa di efébo . Lentamente , sotto l ' amorosa fatica , dalla informità delle vesti , come dalla scoria del tempo una statua diseppellita , il corpo ignudo si rivelava . Un mucchio di lana e di tela vile era ai piedi della pulzella così purificata , e da quel mucchio ella come da un piedistallo sorgeva nella luce coronandosi con le braccia , mentre al contatto dell ' aria una vibrazione a pena visibile le correva i contorni , il fior della pelle . In quell ' attitudine momentanea tutte le linee del torso si distendevano e salivano verso il capo ricinto ; si appianava la leggera onda del ventre non anche deturpato dalla concezione ; li archi delle coste si designavano . Poi , se un insetto entrava nella stanza , il ronzìo aliante in torno ed accennante ad attingere la nudità , il ronzìo sbigottiva Giuliana ; ed era allora un difendersi dalla puntura mal temuta , erano movimenti serpentini , scatti di muscoli sotto la cute , paurosi raggruppamenti di membra , falli dei malleoli non bene forti al gioco , balzi , guizzi , tutti quelli sviluppi improvvisi di agilità e quei raggricchiamenti di pelle provocati in una donna dal ribrezzo » . Anche la forma della rappresentazione mi sembra identica . Ci sono anche qui le stesse frasi e gli stessi atteggiamenti del periodo che l ' autore dell ' Intermezzo ha sempre prediletti : ci sono i pori che irradiano voluttà ; le fibrille gialle delle iridi ; le trame glauche delle vene ; la ventilazione salina , la vegetazione fluviale ; gli insetti lucidi , la blandizia fluttuante ; c ' è persino l ' onda del ventre : tutte insomma , le maniere onde uscivano , a furia di martellamenti sulle lamine brunite , rotondi e sonanti i versi dell ' Intermezzo . Perché , dunque , il D ' Annunzio afferma ora che quello fu un libercolo inverecondo ? E intendiamoci : a questi dubbi e a queste domande io vorrei una risposta , non per un basso compiacimento della letteratura corrotta e stupidamente lasciva , ma per affetto dell ' arte , e un più umano concetto della moralità . Perché nessuna forma , nessuna manifestazione della bellezza deve essere vietata all ' arte ; perché la più persistente e la più universale delle nostre attività , nel suo logico e spontaneo svolgimento , non deve essere immorale e proibita ; perché , infine , nel romanzo , nella lirica , come nella vita , come nel raccomandare al pubblico o all ' editore i propri libri , non ci vuol essere nessuna ipocrisia . E c ' è la ipocrisia dell ' erotismo , come quella del pudore : tutte e due egualmente incivili .