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> autore_s:"PRATOLINI VASCO"
IL VOI È ITALIANO PER LA PELLE ( PRATOLINI VASCO , 1939 )
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Caro Gravelli Aspettate soltanto un ' adesione da me . E poi , che vale ? C ' è tanto zelo in giro per dimostrare un fatto dimostratissimo : che il voi è italiano per la pelle ! il punto della determinante culturale l ' ha tatto Giorgio Pasquali sul " Corriere , " e da buon maestro ci ha precisato le fonti dalle quali ci sentivamo oscuramente dissetati nella nostra persuasione . Che è un fatto morale , di costume , e sociale , poi letterario : è così autentico , e positivo , esprimere i personaggi col voi , ed anche questo l ' ha detto molto bene il Malaparte su "Prospettive." Ma forse il voi è ancora troppo , e soprattutto , letterario . Il tu è veramente originale , d ' una freschezza , d ' una intimità e di un rispetto inconfondibili . Arriveremo al tu e al Tu , e l ' inflessione della voce ora segreta , ora cordiale , ora sprezzante , ora religiosa darà di volta in volta il senso dell ' amore , dell ' amicizia , dell ' odio e della gerarchia ( umana e divina ) . È un motivo rivoluzionario , perciò , prima di tutto , un ordine educativo .
PREPARAZIONE E CONSEGNA DI GUERRA ( PRATOLINI VASCO , 1934 )
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Mussolini comandò di vivere pericolosamente . Non interessa la parafrasi nittiana ; è importante riscontrare come , oggi , gl ' italiani abbiano elevato il comandamento a " costume " di vita essendosi portati , come massa , nel vaticinio d ' Oriani ; e prossimo , in quanto popolo , al padre Mazzini . ( Avere riportato il proletariato italiano dalla fata morgana dei marxisti bolscevici all ' operosità fruttuosa del corporativismo , al riconoscimento del valore d ' una guerra da lui voluta e vinta in grandezza , all ' esistenza della famiglia come cellula dello Stato , dell ' orgoglio di sentirsi e sapersi italiano e solo in forza di ciò universale , è stata l ' opera prefissa , la mèta raggiunta non il miracolo come è in uso di dire dei primi dieci anni di governo fascista ; ed è già storia . Il popolo , rimasto sano alla radice , partecipò alla rinascita nelle squadre d ' azione , poi con l ' aderenza totalitaria al verbo fatto carne . ) Dicevo di vivere pericolosamente , ma parlando degl ' italiani corre l ' obbligo per gli altri , non per noi d ' una distinzione che precede un possibile equivoco intenzionato , quindi distinzione fra " vita pericolosa " a un fine ideale e l ' incoscienza del pericolo , fra l ' uomo d ' azione e il maniaco , fra lo schermitore e il prestidigiatore ; fra l ' industriale corporativista e il capitalista speculatore , fra la Flàt e la Ford ; in definitiva fra il latino - italiano e l ' inglese - americano . Come dire : fra la civiltà e il progresso . Vivere , nel caso nostro , cercando il pericolo in rapporto all ' avvenire imperiale apportatore di respiro economico ... L ' Italia fascista è la dimostrazione di come possa sortire da una umanità temprata a questo clima eroico una civiltà da impero ( e senza reminiscenze spartane ) . Cioè , l ' adeguarsi di un popolo alla castigatezza del regime di vita contrapposto e identità al vivere pericolosamente , affiancato nel suo intento dalle organizzazioni sindacali e assistenziali : sangue della Nazione nelle vene del proletariato ; per la certezza di un " suo " domani . Questa la massa : operai e rurali , forza leva della rivoluzione che continua ( rappresentanti " la razza nel suo significato più profondo e immutabile " ha detto l ' altro ieri il Duce ai contadini ) , mentre le generazioni giovani vengono addestrate coll ' armi per l ' armi nelle parentesi degli arnesi del mestiere . E l ' esempio di un Capo fatto a imagine e somiglianza , più ancora : fatto della stessa " materia " del suo popolo . Un popolo entrato in quest ' ordine d ' idee era maturo per una guerra , massime per una guerra coloniale che significa l ' avvio dell ' impero ; pronto cioè a percorrere un ' altra tappa del suo cammino rivoluzionario . Ed è pronto a sostenere " l ' assedio economico che la storia bollerà come un crimine assurdo " ; forte nell ' adempimento del suo " dovere " e conscio del suo " sacrificio " che , ha detto il Duce , nell ' odierna consegna sarà il solo " privilegio " del quale potrà essere fiero . La preparazione è completata . La consegna consiste nell ' aderire spiritualmente e fisicamente sempre di più a " questa epoca nella quale bisogna sentire l ' orgoglio di vivere e di combattere , " " nell ' epoca in cui un popolo misura al metro delle forze ostili la sua capacità di resistenza e di vittoria . " Il popolo italiano è preparato a mantenere la consegna ! Eternità della rappresaglia Parlare ( agire ) in nome di un popolo significa averne l ' identità nel cuore e nel cervello : Mazzini è l ' esempio più recente ed eterno . Ma per la costruzione di un ideale che implica la conquista d ' impero , il cuore non sorpassa mai il cervello , come nel costume di vita il godimento , sia pure estetico , non deve fiaccarne l ' umanità . ( Su questo piano la massa collabora colla massima fede . ) Per non aver voluto riconoscere l ' unità di tale azione fra il Capo e il popolo italiano o , peggio , per non aver calcolato la potenza , fisica e ideale , che ne consegue , l ' egoismo - idealista dell ' Inghilterra , l ' idealismo egoistico della Russia e le nazioni - tender alle locomotive degli interessi ginevrini , hanno applicato le sanzioni contro l ' Italia che per la prima volta , dopo il separatismo millenario , si trova unita negli spiriti e forte nelle armi agli ordini di un Duce rivoluzionario . Serrando i denti e le cinghie , sfogliando dell ' oro e costruendo fucili , il popolo italiano , universale e paesano , sopportatore e mistico , ribelle vendicativo reggerà all ' assedio economico ; il Capo l ' ha chiamato proletario e proletario non è un aggettivo più o meno simpatico , ma gerarchia della giustizia sociale . L ' affronto va scontato : o soddisfazione , senza vuotezze diplomatiche , o rappresaglia economica eterna ; eternità che può avere un termine conquistata l ' Etiopia ed iniziata la revisione degli imperi .
L'ITALIA PROLETARIA NELL'IMPERO ( PRATOLINI VASCO , 1935 )
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Anche in quelle zone del popolo lavoratore che una volta sembrava meno facile agli entusiasmi , la coscienza dell ' impero operava inavvertitamente , col passo lento e certo della storia , al contatto intimo e fisico dell ' opera di restaurazione civile a cui si è dedicato Mussolini nei primi tredici anni di governo , quando anche una parte di noi giovani , col prudore nelle mani e l ' anima fino a un certo punto rinvoltata nell ' igienico polverone dei libri di storia romana e delle poesie carducciane , parlava solo di universalità , d ' impero spirituale e ci si rifaceva a Dante e a Machiavelli quasi timorosi d ' imporre al mondo la forza delle nostre armi e delle nostre braccia . Quei giovani che vedevano nella guerra oltre al carattere etico e civilizzatore la possibilità di una fantastica cazzottatura in grande stile da struggersi dalla gioia , parlando d ' impero spirituale non si dibattevano in erotismi di cattolica umanità o di suprema saggezza ma vedevano ed era dato loro constatare che rimanevano da abbattere dei muri sociali interni di vecchie mentalità contro i quali la Rivoluzione in marcia per il suo impero , avrebbe quasi rallentato il passo . ( Per noi , per me l ' antiborghesismo non era una posa ma una radicata convinzione , una fede smentita dai fatti che ci è potuta costare rinunzie , e umiliazione se i piccoli uomini potessero impressionarci . Ma il nostro metro misurava troppo in altezza e forse , in tali concetti , noi , popolo del popolo , si tradiva il popolo o i libri e i ricorsi storici avevano succhiato il midollo della nostra materia popolana . ) Mussolini ha inciso la sua volontà sui lavoratori , ha loro parlato da " paro a paro " ; ha poggiato le sue promesse su altre promesse mantenute ; è entrato fin dentro le carni , giù al cuore della gente " meno abbiente " che racchiude ancora , intatta , la verginità dei súbiti entusiasmi e degli eterni amori e l ' ha conquistata : ha preparato gli uomini alla guerra e all ' impero , ha preso le donne , anche tutte le madri che sono le ultime a capire e le prime a difendere , per divino egoismo , l ' utilità del sacrificio . Il popolo , con una fede e con una méta ( " che è una tappa non un arrivo " ) , ha combattuto ed ha vinto , ma , quel che preme , sembra avere capito che moriva ed operava per l ' Italia e anche per il suo miglioramento umano - sociale e spirituale ...
CIVILTÀ IN CRISI? ( PRATOLINI VASCO , 1938 )
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I Un senso insormontabile di disagio , supposto in partenza come politico , e poi nobilitato dai conflitti ideologici , ha investito il campo della cultura che è apparsa ad un certo momento impossibilitata a tener dietro ai furori popolari dei quali , con l ' illuminismo , si era eletta mandante . Colpa quindi del suo imbastardimento plebeo , a giudicarla da un punto di vista reazionario secondo il quale l ' essere scesa nella piazza una prima volta la comprometteva per sempre nel fluire della storia di cui si è poi sentita sfuggire il controllo . E massimamente questo , in Italia , aveva considerato l ' idealismo che il compromesso avallava trovando così la sua formula . Cotesto disagio essa cultura va adesso protestando , per bocca dei suoi responsabili , contro le teorie fecondate dalla sua stessa dialettica ; e nella protesta si serve di una serpentina d ' idee , prive di originalità , allo scopo di ristabilire l ' equilibrio necessario alla propria esistenza . È sorto così un concetto di crisi che si vuole attribuire genericamente alla civiltà e che al postutto si identifica con una " particolare " civiltà che pretende , oggi , di essere difesa dal profitto che la politica ha saputo ricavare dai suoi suggerimenti dottrinari . ( Sempre qualora sia possibile scendere a considerare polemicamente una civiltà che non sia " quella " civiltà ) . La cultura è scoperta per conservazione in questa sua perplessità " sociale " ; costretta alle conclusioni temporali , non sa fare altro che rimettere in mano alle forze giovani la sua eredità filosofica , ponendo come ultimo atto di forza la clausola di una risoluzione ortodossa . Troppo comodo protestare sino all ' agonia un errore , e fidare sui giovani per una difesa di fronte alla storia ; e meschini quei giovani che accettano queste consegne poliziesche contro il tempo che avrà comunque , fatalmente , ragione di loro . Ma intanto , nel particolare , accettiamo , noi giovani , da Huizinga , questa conclusione che non ci rende affatto vanitosi tanto poco sentiamo di partecipare agl ' interessi che la muovono : " essa ( la gioventù ) si manifesta aperta , generosa , spontanea , pronta ai godimenti , ma anche alle privazioni , rapida nelle decisioni , ardita e di gran cuore " ; e riconosciamo , da una fonte come altre responsabile , che " né debole , né pigra , né indifferente " l ' ha fatta " il rallentamento dei legami , la confusione delle idee , lo svagamento dalla meditazione , la dissipazione dell ' energia " tra cui crebbe ; e rifiutiamo per il suo gesto impreciso il compito generico " di tornare a dominare il mondo , così com ' esso vuol essere dominato , di non lasciarlo perire nell ' orgoglio o nella follia , di ripenetrarlo nello spirito " . E leghiamo il vaticinio del sapiente olandese alle premesse di questo suo recente ragionamento sulle cause di una percepita violenta Crisi della civiltà ( secondo il quale , dopo il segnale d ' allarme dello Spengler ( 7 ) , ne sarebbe derivata coscienza di partecipazione in tutti gli strati sociali , familiarizzati ormai col pensiero della possibilità di un tramonto dell ' odierna civiltà , mentre prima sarebbero stati ancora involti in un ' indiscussa fede nel progresso ) e rileviamone , per colmo d ' ironia , il rallentamento dei legami , la confusione delle idee , lo svagamento della meditazione , la dissipazione dell ' energia di cui ci fornisce implicito documento . " Un ottimismo immutabile rispetto alle sorti della civiltà attualmente non si riscontra più se non in quelli che , per mancanza di cognizioni , non possono capire che cosa le manchi , e quindi sono intaccati essi stessi dal suo processo regressivo , oppure in quelli che nella propria dottrina sociale e politica stimano di possedere già la civiltà futura e di poterla fin da ora diffondere in mezzo alla povera umanità . Fra un pessimismo convinto e la certezza di una prossima panacea stanno tutti quelli che scorgono i gravi mali e gli acciacchi del tempo , non sanno come vi si possa rimediare od ovviare , ma intanto lavorano e sperano , cercano di capire e sono disposti a sopportare " . Bel gesto di sopportevole rinuncia se non lo infirmasse , nelle conclusioni , un angelismo , guarda caso , " attivo " della panacea filosofica ( 8 ) . " Dal disinteresse e dalla giustizia , però il mondo attuale sembra più lontano di quanto sia stato per molti secoli , o almeno di quanto abbia preteso di esserlo . Adesso si respinge da molti la richiesta di una giustizia e di un benessere internazionale perfino come principio teorico . La dottrina dello stato - potenza privo d ' ogni freno anticipa l ' assoluzione al vincitore . Il mondo è insanabilmente minacciato dalla furia della guerra annientatrice , che porta nel suo seno un nuovo e più tristo imbarbarimento . Pubbliche forze si adoperano intanto perché l ' immane disastro venga stornato , e agiscono nel senso della concordia e della ponderatezza . Ma , le forze di un intelligente internazionalismo alla lunga non sono sufficienti , se lo spirito pubblico non muta . Così come la restaurazione dell ' ordine e il benessere ( 9 ) non significano ancora di per sé una purificazione della civiltà , non possiamo aspettarla neppure dalla prevenzione in sé della guerra per mezzo della politica internazionale . Una nuova civiltà può nascere solo da un ' umanità purificata " . Purificata , è detto più avanti e più indietro , nelle condizioni fondamentali della cultura . " Se vogliamo conservare la cultura dobbiamo continuare a creare cultura " . - " Cultura ... è l ' ideale di una comunità " . - " La cultura deve avere un indirizzo metafisico : altrimenti non esiste " ( 10 ) . - " Non è affatto paradossale affermare che una civiltà , con un progresso realissimo ed innegabile , potrebbe arrivare alla sua rovina " . - " La somma di tutta la scienza non è ancora diventata civiltà " . - " L ' istruzione rende sotto - istruiti " . - " Viene proclamato intuizione , ciò che , in realtà , non è altro che una scelta intenzionale per ragione affettiva " . - " La pretesa di superiorità in grazia di una pretesa purezza di razza ha sempre avuto fascino per taluni , perché corrisponde a un certo spirito romantico , non inceppato dal bisogno di critica e animato dal desiderio di autoelevazione " . ( " Una nuova civiltà può nascere solo da una umanità purificata " , e non siamo tanto ingenui da non avere capito la tentazione cattolica che tuttavia non elide il dilemma , soprattutto quando ci viene detto che " la tragicità dell ' esistenza terrena , l ' essere la civitas dei mescolata e intrecciata alla civitas terrena per tutto il tempo che il mondo ha da durare ha fatto della storia della cristianità , cioè dei popoli che professano la fede di Cristo , tutt ' altro che una marcia trionfale del cristianesimo " ) . - " Un sano organismo statale è caratterizzato dall ' ordine e dalla disciplina . Capovolgendo : l ' ordine e la disciplina rivelano un sano organismo statale . Come se a fare il sonno del giusto bastasse un sonno tranquillo " . - " Se ciascuno non fosse personalmente convinto di dover resistere a un vizio capitale detto incontinenza , la società sarebbe inesorabilmente in balia di una degenerazione sessuale che la condurrebbe alla distruzione " . E ancora : " Nel mondo attuale il senso di essere tutti insieme responsabili di tutto è indubbiamente molto aumentato , contemporaneamente , e in rapporto con esso , è enormemente cresciuto il pericolo di azioni di massa del tutto irresponsabili " . - " Ad ogni modo , ove si voglia affermare questa polarità , bisognerà assolutamente svuotare i concetti di massa e di élite di qualsiasi contenuto sociale , e considerarli solo in quanto espressioni di atteggiamenti spirituali " . - " Quando il mito scaccia il logos e ne prende il posto , allora siamo alla soglia della barbarie " . Al tempo . Attenzione a questa cultura ufficiale , ordinata , storicistica che ha fin troppo degenerato nell ' onore reso all ' impagabile aforisma crociano su la " bella conversazione europea " . Fissiamola nel momento stesso in cui essa riconosce che " nessuna grande trasformazione nei rapporti umani si avvera mai nella forma che gli uomini nell ' età immediatamente precedente si sono immaginata " . Rendiamola viva ancora , con la sua presenza nella storia , ed imputiamola di tutti i falsi liberalisti che ridussero alla tentazione piccolo borghese quelle masse incontenibili negli interessi economici creati dalla sua meccanica ostruzionistica ; e scendiamo a confutarla proprio laddove essa scantona alla resa dei conti tra la crisi spirituale e le condizioni economiche , entrambe da essa generate e costrette , e lascia apparire logico che una dottrina la quale stima più l ' essere che il sapere debba comprendere tra i suoi problemi anche la fine dell ' essere , ammettendo che la massa riconosce senz ' esitare , e più convinta che mai , la vita terrena come meta di ogni aspirazione e di ogni azione ( 11 ) . A questo punto possiamo anche confessare che Huizinga ci serve da pretesto . Non ci sarebbe infatti " mezzo migliore di disabituare la gioventù dal pensare , di mantenerla infantile e probabilmente , per giunta , di annoiarla rapidamente e a fondo " , come capita troppe volte da troppo tempo ai nostri vecchi maestri . II ( 12 ) Prima di esprimerci dentro i termini della cultura , servendoci delle leve della sapienza , che un individuo può muovere più o meno bene di un altro individuo e viceversa , in una dialettica che pone , con giustizia , l ' abilità verbale e l ' apprendistato libresco a fondamento della ragione , bisognerà scontare fino in fondo la nostra educazione umanistica e riconoscerci in essa , confessando il nostro sentimento fino ai limiti estremi della passività , riducendoci minimi dinanzi alla storia . E bisognerà riconoscere agli uomini " attivi " la nostra impotenza a penetrare la loro temporale tracotanza , riportando dalla nostra vergogna la luce di una verità interiore che ci fa vivere nel compromesso di una continua esitazione coi testi . Allora anche i termini del ragionamento ci tornano puri di significato e la civiltà viene a significarsi oltre le condizioni fondamentali della cultura , nella vissuta esperienza dei rapporti sociali ( 13 ) , a tu per tu cogli uomini inibiti alla speculazione a causa del loro esaurimento quotidiano nella realtà . Onde fornire aperto il senso del discorso diremo che ci resta sufficiente ammettere che si possa concepire una discriminazione iniziale d ' interessi , economici o spirituali , fra gli individui per ritenere precluso da qualsiasi altro versante il raccordo fra i due estremi . A costo di riconoscerci come degli animali asociali , non riusciremo mai a vedere conciliate nel tempo le ragioni che andiamo via via ascoltando in noi stessi , a meno di premettere una " carità " di gesti e di pronunciamenti negli incontri della vita quotidiana . Soltanto così avvertiamo possibile l ' evasione dalla cronaca che vorrebbe legarci ai suoi interessi immediati e temporali . Soltanto concedendo alla società in estensione i privilegi fruttati dalle singole positive esperienze potremo conciliare la cultura e il nostro labile destino di letterati con la vita , in quanto in ogni applicazione è da riconoscere un mestiere il cui prodotto va appunto al di là della tecnica solo a patto di diventare umanità , e quindi acquisibile e speculabile . A questo punto consideriamo di ottenere l ' assoluzione della cultura , reintegrandola al suo grado formativo , nient ' affatto come un estremo ed ineffabile privilegio , ma come fattore preparatorio e conclusivo di una civiltà . La quale civiltà non è affatto possibile far consistere in una continua vigilanza e lotta armata contro la possibilità di una ricaduta del mondo nella barbarie , e quindi in un continuo stato di allarme contro l ' evenienza di una " crisi " , e in una unità impenetrabile alle leggi morali e sociali modernamente concepite ; laddove è purtuttavia vero che la civiltà saggia nella sua continua crisi il divenire di una società sempre più liberata dagli impacci dell ' interesse temporale . Torna di proposito concludere , in questo primo momento , riaffermando la inderogabilità di un assolutismo morale che resta alla base di una perfettibile umanità la quale , pur non ripetendosi nella storia , si ritrova tuttavia nel tempo , con una faccia diversa ed uno spirito mutato . Sarà questo un ragionamento che riprenderemo continuamente e di buon grado , a commento delle letture che andiamo facendo e che investono direttamente e indirettamente ( v . il libro di Huizinga ) il concetto di una civiltà " privilegiata " . Si intenderebbe difendere un pensiero storico facendolo nascere , come dice il Croce nella avvertenza alla Storia come pensiero e come azione " da un travaglio di passione pratica " che trascende se stesso " liberandosene nel puro giudizio del vero " e convertendo , " mercé di questo giudizio , quella passione ... in risolutezza di azione " . Questo significato a noi appare intelligibilissimo e riconoscibile nella immediata giustificazione di uno storicismo che ritrova ogni momento , nel " fatto " di cui si serve , la propria scadenza .