StampaPeriodica ,
I
Un
vaso
è
posto
davanti
a
me
sulla
tavola
.
Se
io
voglio
toccarlo
bisogna
che
la
mia
mano
compia
un
movimento
,
percorra
la
distanza
interposta
,
lo
spazio
esistente
fra
essa
e
il
vaso
.
II
Siamo
abituati
a
considerare
questo
spazio
come
qualcosa
di
essenzialmente
differente
dalla
mano
e
dal
vaso
.
Ad
ammettere
,
nel
caso
nostro
,
tre
cose
:
la
mano
,
lo
spazio
ed
il
vaso
.
III
È
impossibile
tuttavia
stabilire
la
linea
di
contorno
di
queste
tre
cose
.
Effettivamente
una
tale
linea
non
esiste
,
giacché
essa
pure
dovrebbe
avere
le
sue
due
linee
di
confine
,
le
quali
a
loro
volta
dovrebbero
confinare
con
altre
linee
,
e
così
all
'
infinito
.
Una
linea
che
potesse
separare
effettivamente
una
cosa
da
un
'
altra
dovrebbe
essere
una
linea
di
vuoto
;
ma
il
vuoto
è
ancora
dello
spazio
o
non
esiste
.
IV
La
mano
,
lo
spazio
e
il
vuoto
,
non
sono
dunque
effettivamente
separati
l
'
uno
dall
'
altro
.
Formano
dunque
un
tutto
continuo
.
V
Ora
,
più
là
del
vaso
c
'
è
ancora
dello
spazio
,
poi
un
libro
,
poi
altro
spazio
,
poi
una
spalliera
di
seggiola
,
e
altro
spazio
,
e
altri
oggetti
,
tutti
gli
oggetti
della
mia
camera
,
eppoi
le
mura
,
e
oltre
le
mura
il
fuori
,
i
campi
,
i
paesi
,
le
città
,
il
mondo
,
l
'
universo
.
Tutte
queste
cose
(
ed
io
fra
esse
)
,
non
sono
separate
effettivamente
fra
loro
.
L
'
intero
universo
dunque
è
un
tutto
unico
senza
soluzione
di
continuità
.
VI
Universo
.
Organismo
compatto
,
indivisibile
i
cui
membri
son
complementari
gli
uni
degli
altri
,
presenti
gli
uni
agli
altri
.
VII
Tuttavia
la
mano
non
è
lo
spazio
e
lo
spazio
non
è
il
vaso
.
C
'
è
una
distanza
fra
l
'
una
e
l
'
altro
e
per
superarla
occorre
un
intervallo
di
tempo
.
VIII
Considero
la
differenza
esistente
fra
le
diverse
parti
del
tutto
non
come
una
differenza
della
materia
ma
come
una
differenza
di
stati
della
coscienza
che
li
percepisce
in
un
atto
unico
e
istantaneo
.
È
vero
:
il
mondo
non
è
un
aggregato
molecolare
,
ma
un
flusso
d
'
energia
con
ritmi
vari
dal
granito
al
pensiero
.
IX
Come
ogni
nota
è
presente
(
temporalmente
e
spazialmente
)
in
tutta
una
melodia
,
così
ogni
cosa
è
di
necessità
connaturata
all
'
altra
nell
'
universo
.
La
conoscenza
(
esperienza
)
è
paragonabile
allo
svolgersi
della
melodia
.
È
una
formazione
di
stati
della
sensibilità
con
elementi
sempre
presenti
e
contemporanei
.
X
Viene
così
abolita
l
'
effettività
del
tempo
e
dello
spazio
.
XI
I
luoghi
dove
non
sono
stato
ancora
,
il
mio
avvenire
che
non
conosco
ancora
non
sono
cose
separate
da
me
effettivamente
.
Sono
collegato
agli
uni
-
come
a
tutte
le
parti
dell
'
universo
-
dalla
continuità
illimitabile
della
materia
vivente
,
formo
un
tutto
con
essi
;
sono
collegato
all
'
altro
-
come
a
tutta
la
storia
dell
'
universo
-
dalla
continuità
ininterrompibile
della
vita
della
materia
.
XII
Sono
consostanziale
a
tutte
le
parti
,
confluente
al
passato
e
al
futuro
.
XIII
Vedere
quei
paesi
,
apprendere
quell
'
avvenire
,
non
vuol
già
dire
entrare
in
contatto
con
luoghi
e
fatti
a
me
estranei
,
sibbene
esperimentare
,
prender
coscienza
di
stati
del
mio
essere
.
XIV
Vivere
,
significa
prender
coscienza
del
tutto
che
ci
è
connaturato
.
XV
Giacché
tutto
,
ripeto
,
è
presente
e
contemporaneo
a
tutto
.
Tutto
agisce
su
tutto
.
I
luoghi
ignorati
fanno
parte
del
mio
essere
come
quelli
che
non
ignoro
;
e
il
mio
avvenire
agisce
in
me
come
il
passato
.
Un
'
azione
che
compio
oggi
non
è
soltanto
il
prodotto
di
tutto
il
mio
passato
,
ma
anche
la
preparazione
del
mio
avvenire
.
Non
meno
un
effetto
di
quel
che
è
stata
che
una
causa
(
potrei
anche
dire
effetto
)
di
quel
che
sarà
la
mia
vita
.
Quello
che
dovrà
essere
la
mia
vita
comanda
già
quello
che
è
adesso
.
Aver
coscienza
di
quello
che
siamo
e
che
conosciamo
equivale
ad
essere
in
potenza
presenti
e
contemporanei
a
tutto
.
XVI
Si
può
concepire
così
l
'
intuizione
e
la
divinazione
e
si
possono
definire
:
cambiamenti
prepotenti
ed
eccezionali
di
stati
della
sensibilità
-
coscienza
.
Un
organismo
privilegiato
,
un
centro
di
vita
strapotente
può
in
un
certo
momento
e
in
date
circostanze
attirare
e
concentrare
in
sé
le
sue
parti
lontane
,
le
onde
periferiche
della
sua
energia
e
concretarle
,
e
conoscerle
.
XVII
È
così
che
un
artista
può
vivere
e
concretizzare
in
un
'
opera
la
vita
di
un
altro
essere
,
delle
cose
,
dei
luoghi
che
non
ha
visitati
.
Un
profeta
vedere
e
rivelare
gli
avvenimenti
futuri
-
futuri
per
le
sensibilità
meno
acute
della
sua
.
XVIII
Amo
questo
universo
,
unico
,
compatto
,
musicale
,
completo
,
formato
,
dove
tutto
è
,
dove
ogni
cosa
è
necessariamente
,
indissolubilmente
conglobata
a
ogni
altra
,
e
il
cui
sviluppo
è
la
coscienza
.
XIX
La
mia
coscienza
è
un
globo
di
luce
che
saetta
i
suoi
raggi
tutt
'
intorno
secondo
la
forza
che
le
è
propria
,
sulle
cose
di
questo
mondo
,
oltre
la
luna
,
il
sole
e
le
stelle
,
per
la
notte
cosmica
che
non
è
un
limite
ma
una
difficoltà
.
XX
Per
questa
coscienza
in
isviluppo
tutto
è
virtualmente
in
me
.
Io
sono
il
punto
di
confluenza
della
storia
e
del
mondo
.
Io
sono
con
l
'
eternità
e
con
l
'
infinito
.
StampaPeriodica ,
A
un
tratto
il
veterinario
sbucò
di
dietro
lo
stecconato
dell
'
orto
,
attraversò
l
'
aia
avvampata
di
sole
e
si
diresse
verso
la
stalla
.
Era
seguito
da
un
carabiniere
,
dal
garzone
del
macellaio
armato
di
una
sega
e
di
diversi
coltelli
,
e
dalla
guardia
comunale
,
vestita
di
bigio
,
col
berrettino
filettato
di
verde
e
due
bottiglie
,
una
per
mano
,
dalle
quali
esalava
un
puzzo
d
'
acido
fenico
e
di
petrolio
che
si
diffondeva
per
l
'
aria
,
di
qua
e
di
là
.
Dietro
a
loro
si
accalcava
in
tumulto
la
marmaglia
dei
ragazzi
moccolosi
e
scalzi
,
strillando
,
bezzicandosi
.
Di
sulle
porte
delle
case
vicine
,
le
donne
colla
pezzola
sugli
occhi
per
via
del
sole
e
la
treccia
in
mano
,
guardavano
senza
muoversi
.
Alcune
ragazze
invece
che
lavoravano
sedute
in
crocchio
all
'
ombra
del
pagliaio
,
si
rizzarono
in
furia
buttando
la
treccia
sulla
seggiola
e
corsero
a
vedere
.
Le
ciantelle
e
le
voci
riempiron
l
'
aia
di
un
brusio
disordinato
.
Il
veterinario
,
senza
neanche
voltarsi
,
spinse
l
'
uscio
rosso
della
stalla
che
era
rabbattuto
ed
entrò
.
Il
Faluca
che
l
'
aveva
scorto
dal
campo
dove
zappettava
,
arrivò
pure
di
corsa
,
in
zucca
,
scamiciato
,
sudato
dal
gran
caldo
,
traversò
la
calca
dei
bambini
e
delle
ragazze
e
messosi
alla
coda
della
brigata
infilò
anche
lui
nella
stalla
chiudendosi
l
'
uscio
dietro
.
La
stalla
bassa
e
umida
,
era
immersa
in
una
oscurità
quasi
completa
;
la
poca
luce
verdognola
che
scendeva
da
un
finestrino
,
attraverso
i
pampani
di
un
tralcio
avviticchiato
all
'
inferriata
,
non
lasciava
scorgere
altro
che
un
manzo
bianco
,
ritto
accanto
al
muro
,
con
la
testa
rivolta
sospettosamente
verso
la
porta
;
ma
non
passò
un
minuto
che
anche
la
massa
enorme
del
bue
morto
apparve
distinta
ai
piedi
del
vivo
.
Giaceva
arrovesciato
sulla
schiena
con
le
quattro
gambe
in
aria
,
il
corpo
gonfio
e
duro
,
il
muso
volto
per
parte
e
la
lingua
paonazza
che
penzolava
fuori
dei
denti
.
Di
fra
il
corno
e
l
'
orecchio
incartapecorito
si
vedeva
l
'
occhio
bianchiccio
,
velato
che
conservava
ancora
come
un
'
espressione
di
terrore
.
La
moglie
del
contadino
,
che
nessuno
aveva
ancor
vista
,
ritta
nel
buio
vicino
al
falcione
,
guardava
la
bestia
e
piangeva
silenziosamente
.
Un
ragazzo
di
una
tredicina
d
'
anni
le
si
stringeva
addosso
.
e
anche
lui
fissava
il
cadavere
del
manzo
;
ma
il
suo
viso
era
duro
e
pareva
che
non
pensasse
a
nulla
.
-
Dunque
,
sor
Negri
,
-
domandò
il
capoccia
,
rompendo
per
il
primo
il
silenzio
-
lei
la
crede
?
...
-
Credo
?
-
rispose
il
veterinario
,
voltandosi
quasi
offeso
alla
domanda
inattesa
-
non
credo
,
ne
son
certo
!
Era
un
omino
macilento
e
dispettoso
,
vestito
di
lustrino
nero
,
calvo
e
con
degli
occhietti
e
un
naso
rosso
da
ubriacone
.
La
sua
risposta
fece
restar
male
il
contadino
.
-
Bah
!
-
fece
questi
,
incredulo
,
e
abbassò
la
testa
,
rapata
.
-
Che
bah
!
e
non
bah
!
-
ribatté
l
'
altro
-
v
'
ho
detto
che
è
carbonchio
,
malattia
contagiosa
e
che
bisogna
sotterrarlo
;
cosa
vorreste
?
farlo
mangiare
alla
gente
?
La
donna
,
come
se
non
avesse
aspettato
che
questa
sentenza
,
scoppiò
in
singhiozzi
ed
uscì
dalla
stalla
.
Il
carabiniere
,
la
guardia
e
il
garzone
del
macellaio
si
guardavan
fra
loro
come
per
domandarsi
l
'
un
l
'
altro
cosa
bisognasse
fare
.
-
Avanti
!
-
disse
allora
il
veterinario
rivolto
verso
il
giovane
beccaio
-
levagli
la
pelle
e
sparalo
.
Non
hai
mica
dei
graffi
nelle
mani
eh
?
-
domandò
poi
-
bada
che
è
pericoloso
.
Ma
il
giovanotto
non
l
'
ascoltò
nemmeno
.
Pareva
che
nessuno
credesse
-
alla
malattia
della
quale
il
veterinario
voleva
far
credere
fosse
morto
il
bove
.
I
tre
uomini
,
aiutati
dal
capoccia
e
dal
ragazzo
,
presero
la
bestia
per
la
coda
e
la
trascinarono
nel
mezzo
della
stalla
.
Il
Negri
che
si
sentiva
affogare
dall
'
odor
grave
del
concio
ribollito
e
del
fiato
della
bestia
e
degli
uomini
,
accese
un
mezzo
sigaro
e
messe
la
testa
fuori
dell
'
uscio
.
Intanto
il
beccaio
affilò
il
coltello
e
cominciò
a
sgozzare
l
'
animale
.
Il
sangue
di
già
rappreso
non
sgorgò
per
la
ferita
;
ma
quando
la
testa
fu
recisa
un
rivoletto
rosso
cominciò
a
colare
dalla
gola
lacerata
,
andando
a
sparire
fra
il
letame
.
Il
ragazzo
prese
la
testa
per
le
corna
ed
andò
a
posarla
in
un
cantuccio
:
-
Tieni
anche
queste
-
disse
il
macellaio
;
e
porse
al
ragazzo
anche
le
quattro
zampe
,
che
aveva
già
tagliato
ai
garretti
una
dopo
l
'
altra
,
d
'
un
sol
colpo
,
perché
le
mettesse
accanto
alla
testa
.
Poi
si
mise
a
sventrare
il
bue
per
levargli
la
pelle
,
che
buttò
nella
greppia
,
dopo
averla
legata
con
la
coda
come
con
un
canapo
.
La
carcassa
della
bestiaccia
,
decapitata
,
mutila
,
sanguinolenta
cominciava
davvero
a
far
ribrezzo
e
pietà
,
con
quei
cinque
uomini
che
le
si
accanivano
sopra
.
Tenendola
ciascuno
per
un
dei
tronconi
delle
gambe
,
costoro
impedivano
che
rotolasse
,
mentre
il
garzon
del
beccaio
andava
immergendo
il
suo
coltellaccio
nell
'
interiora
,
sgranandola
come
una
zucca
matura
.
Quand
'
ebbe
finito
anche
questa
operazione
e
che
il
buzzo
si
sganasciò
oscenamente
lasciando
sgorgare
le
budella
e
lo
sterco
sulle
lastre
dell
'
impiantito
,
si
fece
dar
la
sega
e
squartò
il
cadavere
in
grossi
pezzi
.
Il
veterinario
,
che
di
tanto
in
tanto
era
andato
voltandosi
di
sull
'
uscio
,
appena
vide
che
il
lavoro
era
finito
,
rientrò
nella
stalla
e
disse
al
beccaio
di
sbranare
in
più
posti
i
quarti
;
poi
comandò
alla
guardia
di
versar
nelle
ferite
e
su
tutta
la
carne
l
'
acido
fenico
della
boccia
.
L
'
odor
pestifero
del
disinfettante
riempì
la
stalla
obbligando
gli
uomini
a
tapparsi
il
naso
con
le
dita
.
-
Ora
-
ordinò
ancora
il
veterinario
-
buttatelo
sur
un
carretto
e
via
.
E
lei
-
aggiunse
rivolgendosi
al
carabiniere
-
badi
bene
che
sia
sotterrato
tutto
,
tutto
capisce
?
Ne
è
responsabile
.
Voi
poi
-
concluse
,
parlando
questa
volta
alla
guardia
comunale
,
-
non
dimenticate
d
'
annaffiarlo
col
petrolio
dell
'
altra
boccia
-
Mi
raccomando
.
E
senza
salutar
nessuno
si
allontanò
.
Il
ragazzo
del
contadino
a
un
cenno
del
padre
sparì
anche
lui
e
dopo
pochi
minuti
ritornò
conducendo
per
la
briglia
un
ciuco
attaccato
a
un
barroccino
.
Le
cosce
,
le
spalle
,
la
testa
e
le
zampe
del
bue
furon
caricate
e
il
lugubre
corteggio
si
mise
in
cammino
.
Intanto
la
folla
rimasta
fuori
era
andata
ingrossando
.
Oltre
le
donne
e
i
ragazzi
,
alcuni
braccianti
e
contadini
del
vicinato
,
giovani
e
vecchi
,
eran
venuti
,
attratti
dalla
curiosità
,
e
guardavano
quelli
enormi
brandelli
di
carne
sanguinosa
,
fatta
anche
più
rossa
dalle
tinte
accese
del
sole
di
già
basso
,
con
una
specie
di
avidità
e
di
rimpianto
.
Di
qua
e
di
là
qualche
voce
saliva
anche
a
esprimere
questi
sentimenti
e
le
donne
stesse
,
invece
d
'
inorridire
,
lanciavano
sul
barroccino
degli
sguardi
cupidi
,
delle
parole
di
scherno
sul
carabiniere
e
la
guardia
che
andavano
a
far
da
becchini
.
Sembrava
che
ogni
stomaco
palpitasse
di
bramosia
per
quella
carne
infetta
.
Uomini
,
donne
e
ragazzi
parevano
una
turba
affamata
o
una
muta
di
cani
mugolanti
dietro
al
pasto
.
L
'
uno
eccitava
l
'
altro
con
parole
piene
d
'
ingordigia
.
-
Che
bistecche
eh
?
che
umidi
!
-
E
che
minestre
!
-
Bravo
e
il
petrolio
?
e
il
carbonchio
!
-
obiettava
qualche
schizzinoso
timidamente
.
-
Ma
che
carbonchio
!
c
'
è
da
dar
regola
al
Negri
.
Per
lui
,
quando
gli
ha
bevuto
,
tutte
le
malattie
son
carbonchio
.
N
'
avessi
uno
stufatino
tutti
i
giorni
!
-
Peccato
-
E
il
povero
Faluca
che
ha
il
male
,
il
malanno
e
l
'
uscio
addosso
!
Se
fossi
stato
io
ne
'
suoi
piedi
non
me
lo
levavan
di
sotto
,
te
lo
dice
Parretto
!
S
'
aveva
a
far
baldoria
.
E
tutti
rimpiangevano
tanta
grazia
di
Dio
buttata
a
ingrassar
gli
ulivi
.
Qualcuno
si
staccò
dal
gruppo
e
s
'
accompagnò
al
Faluca
che
camminava
rabbuiato
con
un
forcone
sulla
spalla
dietro
al
figliuolo
.
Il
carabiniere
e
la
guardia
andavano
in
silenzio
sotto
le
rame
dei
loppi
,
su
per
la
collina
ombrosa
in
cima
alla
quale
una
buca
scavata
a
piè
d
'
un
fico
aspettava
fin
dalla
mattina
la
carne
del
bue
morto
.
Verso
mezzanotte
,
la
casa
del
Faluca
era
piena
di
gente
.
Il
Moro
,
il
Ricciolo
,
il
Rosso
,
Italo
di
Parretto
,
Gioia
,
Sciamagna
,
tutti
quelli
insomma
che
avevano
assistito
al
seppellimento
del
bue
eran
venuti
sull
'
annottare
e
tutti
insieme
,
con
marre
e
pale
sulle
spalle
,
erano
tornati
di
nascosto
sulla
collina
.
Un
'
ora
dopo
eran
ridiscesi
con
le
carniere
gonfie
;
e
adesso
aspettavano
chiacchierando
in
cucina
,
chi
a
cavalcioni
sulla
panca
,
accanto
alla
tavola
apperecchiata
,
chi
seduto
in
bilico
sulla
seggiola
con
le
spalle
alla
madia
,
vicino
alla
finestra
per
fuggire
il
calore
che
spargeva
nella
stanza
un
fuoco
infernale
scoppiettante
sotto
una
gran
caldaia
che
avvolgeva
tutta
delle
sue
fiamme
veementi
.
Di
donne
non
c
'
era
che
la
moglie
del
Faluca
,
la
quale
,
smesso
di
singhiozzare
,
correva
qua
e
là
per
la
cucina
splendente
,
si
arrabattava
intorno
a
delle
larghe
bistecche
che
arrostivano
su
dei
treppiedi
in
un
canto
del
focolare
,
schiumava
la
caldaia
bollente
,
condiva
questa
o
quella
pentola
,
nettava
insalata
e
radici
.
Il
ragazzo
come
inebriato
dal
profumo
che
montava
dagli
intingoli
e
dal
brodo
,
si
dava
da
fare
anche
lui
,
con
le
gote
in
fiamme
e
gli
occhi
lustri
;
risciacquava
i
bicchieri
,
levava
l
'
olio
ai
fiaschi
,
grattava
il
cacio
per
i
maccheroni
.
In
quanto
al
capoccia
non
pareva
più
lo
stesso
uomo
aggrondato
della
sera
.
Era
seduto
,
quasi
sdraiato
,
col
gomito
appoggiato
allo
spigolo
della
tavola
e
la
testa
sulla
manaccia
aperta
,
con
la
pipa
in
bocca
,
e
si
rallegrava
con
gli
amici
del
bel
tiro
fatto
al
sor
Negri
.
Ogni
tanto
sputava
per
dare
un
'
occhiata
di
tralice
ai
preparativi
della
cena
.
-
Che
il
diavolo
se
lo
porti
lui
e
il
suo
acido
fenico
!
c
'
è
voluto
un
tino
d
'
acqua
per
mandarne
via
il
sito
.
L
'
acido
fenico
!
il
petrolio
!
...
aggiungeva
scuotendo
la
testa
-
una
bestia
che
non
se
ne
vedeva
,
sana
come
una
lasca
!
lo
so
io
per
via
di
che
l
'
è
morta
!
Qualche
animalaccio
fra
il
segato
,
ve
lo
dico
io
!
qualche
ragno
,
qualche
scorpione
.
Gliel
'
ho
detto
anche
a
lui
;
ma
sì
!
quando
gli
ha
un
po
'
di
vino
per
la
testa
!
...
Gli
altri
approvavano
in
coro
.
Ogni
tanto
qualcuno
usciva
fuori
con
una
frase
mozza
che
i
compagni
dovevano
completare
a
colpo
.
-
Cari
miei
,
gli
è
un
darci
!
secondo
come
la
gli
frulla
!
...
-
Vorrei
averli
io
i
marenghi
de
'
santantòni
che
ha
fatto
smerciar
lui
!
-
Ai
miei
tempi
-
aggiungeva
uno
un
po
'
più
anziano
degli
altri
-
ma
che
c
'
era
tutte
queste
calìe
!
...
Mi
ricordo
quando
morì
la
mucca
a
Natale
...
E
ognuno
aveva
da
raccontare
come
tanti
avessero
mangiato
e
venduto
la
carne
delle
bestie
morte
da
sé
,
senza
che
mai
fosse
successo
nulla
.
Il
Ricciolo
narrò
di
due
che
una
volta
s
'
eran
fatto
arrostire
un
vitellino
nato
morto
e
poi
l
'
avevan
mangiato
tutto
.
-
E
non
moriron
mica
-
concluse
.
-
Solamente
siccome
gli
avevan
fatto
indigestione
,
sapete
cosa
fece
il
dottore
?
li
fece
entrare
in
un
fiume
fino
alla
gola
e
non
fu
altro
.
Frattanto
la
massaia
aveva
scodellato
i
maccheroni
e
ognuno
prese
il
proprio
posto
.
Uno
dopo
l
'
altro
i
tegami
,
i
piatti
di
salse
,
le
marmitte
d
'
intingoli
,
i
vassoi
colmi
di
bistecche
passavano
dal
focolare
alla
tavola
e
andavano
vuotati
d
'
un
tratto
.
Il
vino
scintillava
nei
bicchieri
vuotati
d
'
un
tratto
e
ripieni
,
infondendo
nei
petti
un
'
allegria
fragorosa
.
Fra
il
rumore
dei
coltelli
e
delle
forchette
una
gioia
bestiale
si
propagava
per
la
vasta
cucina
affumicata
che
la
fiammata
e
i
lumi
a
mano
riempivano
di
riflessi
e
di
grandi
ombre
.
Gli
odori
della
carne
abbrustolita
e
del
vino
si
mescolavano
a
quelli
del
sudore
e
del
tabacco
,
e
gli
occhi
e
le
gote
si
accendevano
per
la
voluttà
del
bagordo
.
Ben
presto
però
anche
la
baldoria
cessò
e
come
se
tutti
gli
spiriti
vitali
fossero
scesi
negli
stomachi
un
silenzio
quasi
religioso
piombò
su
quella
ribotta
.
Assorti
tutti
nella
soddisfazione
d
'
ingollar
cibi
succolenti
,
con
le
nari
e
il
cervello
impinguati
dei
fumi
del
pasto
,
nessuno
dei
terribili
convitati
parlava
più
e
fra
l
'
acciottolio
delle
terraglie
e
il
suono
delle
posate
battute
nelle
scodelle
e
nei
denti
,
non
si
udiva
che
il
crepitar
della
fiamma
attutita
e
il
dimenar
delle
ganasce
.
Ma
dalla
finestra
aperta
per
la
quale
non
si
vedeva
né
il
cielo
né
gli
alberi
fronzuti
e
carichi
di
frutti
maturi
,
entrava
un
alito
di
vento
che
aleggiando
per
la
stanza
faceva
tremar
le
fiaccole
dei
lumi
a
olio
come
se
la
morte
vi
soffiasse
sopra
.