Narrativa ,
I
Nel
millenovecento
,
Remigio
Selmi
aveva
venti
anni
;
ed
era
aiuto
applicato
alla
stazione
di
Campiglia
.
Da
parecchio
tempo
stava
in
discordia
con
il
padre
e
non
sapeva
che
al
suo
piede
bucato
da
una
bulletta
delle
scarpe
era
ormai
venuta
anche
la
cancrena
.
Invece
credeva
che
stesse
meglio
;
senza
sospettare
che
,
se
non
gliene
facevano
sapere
niente
,
volevano
tenerlo
lontano
da
casa
più
che
fosse
possibile
.
Ma
una
sera
ricevette
una
cartolina
dal
chirurgo
che
lo
curava
;
nella
quale
era
scritto
che
la
malattia
non
dava
più
da
sperare
.
La
fece
leggere
al
capostazione
;
ed
ebbe
il
permesso
di
partire
subito
,
con
il
diretto
che
era
per
passare
.
Arrivò
alla
Casuccia
la
notte
:
tre
miglia
da
Siena
,
fuor
di
Porta
Romana
;
e
,
trovato
l
'
uscio
aperto
,
entrò
nella
camera
del
padre
senza
che
prima
nessuno
lo
vedesse
.
Giacomo
era
desto
e
appoggiato
a
quattro
guanciali
;
mentre
due
delle
assalariate
,
Gegia
e
Dinda
,
gli
sostenevano
le
braccia
lungo
la
coperta
,
attente
a
mettergliele
in
un
altro
modo
quando
non
poteva
stare
più
nella
stessa
positura
.
Sopra
il
canterano
,
una
lucernina
di
ottone
;
con
tutti
e
quattro
i
beccucci
accesi
.
Remigio
salì
in
ginocchio
sul
letto
.
Ma
Giacomo
,
che
aveva
la
testa
ciondoloni
sul
petto
e
gli
occhi
chiusi
,
non
se
ne
accorse
né
meno
.
Allora
,
gli
chiese
:
"
Non
mi
riconosci
?
"
Dinda
disse
sottovoce
:
"
Lo
lasci
stare
,
padroncino
!
Soffre
troppo
e
non
le
può
rispondere
.
"
"
Mi
risponderà
,
spero
.
"
"
Ha
fatto
male
ad
entrare
senza
avvertire
.
"
Ma
Remigio
non
badò
a
quel
rimprovero
;
e
disse
,
sebbene
sapesse
che
non
gli
credevano
:
"
Vorrei
che
mi
riconoscesse
.
"
Giacomo
alzò
,
a
poco
a
poco
,
faticosamente
,
il
volto
;
e
guardò
il
figlio
ma
non
se
ne
fece
caso
:
le
sue
labbra
si
erano
affloscite
e
screpolate
,
deformando
la
bocca
;
gli
occhi
non
erano
più
neri
;
ma
,
con
le
sclerotiche
gialle
e
segose
,
le
pupille
parevano
vizze
.
Le
mani
,
che
le
due
donne
avevano
lasciato
,
appoggiate
dalla
parte
del
dorso
e
aperte
,
cercavano
di
chiudersi
senza
riuscirci
.
Remigio
,
perché
non
lo
brontolasse
di
essergli
andato
così
vicino
,
gli
chiese
un
'
altra
volta
,
pur
non
avendone
più
voglia
,
per
quell
'
indifferenza
che
,
a
rivederlo
,
gli
era
tornata
:
"
Non
mi
riconosci
?
"
Il
malato
,
come
se
avesse
voluto
fargli
capire
che
non
gliene
importava
nulla
,
rispose
:
"
Non
ti
devo
riconoscere
?
Non
sei
Remigio
?
"
E
ricominciò
subito
a
gridare
.
Allora
,
le
due
donne
lo
voltarono
di
fianco
,
strascinandolo
in
proda
.
"
Quanto
soffro
!
Così
non
posso
stare
!
Alzate
le
coperte
!
"
In
quel
mentre
entrò
Luigia
,
la
sua
seconda
moglie
:
prima
,
si
era
fermata
ad
ascoltare
il
figliastro
;
e
,
senza
salutarlo
,
ficcò
le
mani
sotto
le
lenzuola
per
tenerle
alzate
.
"
Mettetemi
le
gambe
fuori
del
letto
!
"
"
Ti
farà
freddo
.
"
"
Non
importa
:
obbeditemi
.
"
Allora
,
Gegia
e
Dinda
gli
cavarono
le
gambe
fuori
del
letto
,
con
i
due
piedi
gonfi
e
fasciati
che
avevano
un
esasperante
e
triste
odore
d
'
iodoformio
.
Quell
'
odore
toccò
l
'
animo
di
Remigio
.
Luigia
esclamò
:
"
Poveretto
!
Tu
,
Remigio
,
non
hai
visto
le
sue
gambe
sfasciate
!
"
Gegia
fece
un
gesto
di
orrore
;
Dinda
si
asciugò
gli
occhi
.
Allora
,
Remigio
appoggiò
la
testa
ai
ferri
del
letto
e
stette
zitto
;
mentre
quel
che
facevano
dinanzi
a
lui
gli
pareva
di
vederlo
da
tanto
tempo
.
Giacomo
era
abbastanza
ricco
.
Nato
da
un
fattore
,
che
gli
aveva
lasciato
circa
ventimila
lire
,
era
riuscito
a
triplicarle
.
Mortagli
la
moglie
,
madre
di
Remigio
,
prese
con
sé
una
ragazza
di
campagna
facendola
passare
per
serva
.
Poi
,
per
mettere
in
pace
i
pettegolezzi
,
sposò
Luigia
,
che
allora
era
una
zitella
piuttosto
matura
:
doveva
ereditare
un
poderetto
ed
era
stata
la
sarta
della
prima
moglie
.
Prese
anche
,
perché
gli
avrebbe
fatto
comodo
,
la
figlia
d
'
una
sua
nipote
:
aveva
,
allora
,
dodici
anni
e
si
chiamava
Ilda
.
La
sera
stessa
del
matrimonio
,
Luigia
si
raccomandò
a
Remigio
di
volerle
bene
e
di
dirle
tutta
la
verità
delle
chiacchiere
che
si
facevano
;
e
il
figliastro
le
confermò
i
sospetti
su
Giulia
.
Ella
pianse
e
si
fece
promettere
da
Giacomo
che
l
'
avrebbe
mandata
via
;
ma
,
invece
,
dopo
pochi
mesi
,
Giulia
prese
sempre
di
più
il
sopravvento
;
e
Giacomo
si
divise
di
letto
dalla
moglie
.
Ma
come
poteva
piacergli
quella
ragazza
?
Magra
e
gialla
,
quasi
rifinita
;
con
i
denti
guasti
e
lunghi
;
un
'
aria
stupida
e
gli
occhi
del
colore
delle
frutta
marce
.
E
,
a
venti
anni
,
già
vecchia
e
logorata
.
Erano
più
di
sette
anni
che
Remigio
la
sopportava
;
ma
,
sempre
di
più
,
la
sua
avversione
cresceva
;
e
,
d
'
altra
parte
,
l
'
odio
di
Giulia
faceva
altrettanto
;
perciò
quasi
tutti
i
giorni
,
Giacomo
e
Remigio
questionavano
.
Alla
fine
,
il
figlio
dovette
andarsene
;
e
,
dopo
aver
patita
anche
la
fame
,
era
riescito
ad
avere
quel
piccolo
impiego
.
Tali
cose
,
con
la
sonnolenza
e
la
stanchezza
,
gli
ritornavano
a
memoria
,
rapidamente
;
mentre
pareva
che
il
moribondo
non
lo
vedesse
né
meno
.
Allora
,
si
scostò
dal
letto
;
e
si
mise
a
sedere
nell
'
ombra
che
faceva
una
scatola
vuota
accanto
alla
lucernina
.
Una
grande
tristezza
lo
invase
,
sentendo
confusamente
quanta
ambiguità
gli
era
attorno
;
e
come
,
tra
qualche
giorno
soltanto
,
egli
si
sarebbe
trovato
a
contrasti
violenti
e
insoliti
.
Infatti
,
Giacomo
aveva
promesso
a
Giulia
di
lasciarle
tutta
la
parte
del
patrimonio
che
la
legge
avrebbe
consentito
di
togliere
al
figlio
.
La
ragazza
,
quand
'
egli
senza
rimedio
peggiorò
della
gamba
,
portò
via
,
aiutata
dalla
zia
,
quanto
le
fu
possibile
:
lenzuola
che
non
erano
state
adoprate
mai
,
strumenti
agricoli
,
il
letto
dove
avrebbe
dovuto
dormire
Remigio
,
le
posate
,
i
gioielli
della
prima
moglie
,
i
vestiti
;
e
vendé
perfino
tre
botti
piene
.
Luigia
,
che
s
'
avvedeva
soltanto
in
parte
di
queste
cose
senza
avere
mai
il
coraggio
di
verificare
i
suoi
sospetti
,
anche
per
paura
del
testamento
,
seguitava
a
non
dirne
parola
,
obbedendo
anzi
a
Giulia
;
specie
quando
il
suo
dolore
sincero
le
fece
perdere
la
testa
.
Remigio
,
sentendosi
straziare
,
e
vergognandosi
di
non
saper
far
niente
,
si
alzò
;
riuscendo
abbastanza
ad
essere
calmo
,
perché
voleva
comportarsi
come
se
tra
lui
e
suo
padre
non
fosse
accaduto
mai
niente
.
E
,
non
avendo
incontrato
Giulia
,
ne
provò
quasi
piacere
;
quantunque
indovinasse
che
ella
stessa
non
aveva
voluto
farsi
vedere
.
Egli
aveva
gli
occhi
di
un
castagno
chiarissimo
e
limpido
,
che
non
somigliava
a
nessun
altro
,
quasi
sbiadito
;
qualche
volta
,
pareva
che
tremassero
e
si
accendessero
come
quelli
dei
conigli
.
I
baffi
,
meno
biondi
dei
capelli
,
d
'
un
colore
bruciato
,
erano
attaccati
con
le
punte
alle
guance
;
il
mento
un
poco
tondo
e
forato
nel
mezzo
.
Il
suo
viso
,
quasi
sempre
rassegnato
,
era
ora
doventato
febbrile
.
Non
stava
più
a
capo
basso
,
e
gli
sussultavano
i
muscoli
della
mandibola
.
Si
riavvicinò
al
capezzale
,
e
disse
al
padre
:
"
Tornerò
domattina
.
"
Gegia
rispose
,
in
modo
molto
significativo
,
a
cui
egli
non
fece
caso
:
"
Lo
assistiamo
noi
.
"
Giacomo
,
guardatolo
appena
,
gli
disse
,
come
se
non
ce
lo
volesse
:
"
Addio
!
"
Remigio
,
allora
,
rientrò
in
città
,
e
dormì
ad
un
albergo
.
Perché
il
padre
,
prima
di
morire
,
non
voleva
riconciliarsi
?
Si
domandò
se
avrebbe
dovuto
farglielo
dire
da
Luigia
;
ma
non
osò
,
per
timidezza
e
per
paura
che
il
padre
,
invece
d
'
avere
questo
sentimento
,
gli
rispondesse
magari
qualche
parola
che
gli
sarebbe
restata
sempre
a
mente
.
Il
giorno
dopo
,
le
donne
chiamarono
il
prete
:
un
giovane
muscoloso
,
bruciato
dal
sole
,
con
gli
occhiali
turchini
e
la
tonaca
troppo
stretta
per
il
suo
grasso
.
E
,
siccome
il
malato
,
quantunque
lo
conoscesse
e
fosse
religioso
,
non
voleva
farlo
passare
,
Remigio
si
provò
a
persuaderlo
.
Ma
,
fino
alla
sera
,
non
volle
confessarsi
.
Gli
sembrava
di
allontanare
la
morte
,
se
non
desse
retta
a
nessuno
;
e
voleva
morire
senza
lasciarsi
vincere
.
Così
,
fino
all
'
ultimo
,
non
aveva
voluto
chiamare
il
medico
;
e
,
ora
,
lo
curavano
per
forza
,
troppo
tardi
;
contro
la
sua
volontà
.
La
cancrena
gli
si
spargeva
nel
sangue
,
ma
si
ostinava
a
ritenersi
più
forte
di
essa
;
con
una
fiducia
,
quasi
superstiziosa
,
soltanto
in
se
medesimo
.
E
troppo
sdegno
aveva
sentito
contro
Remigio
;
perché
,
proprio
in
punto
di
morte
,
si
disponesse
a
mostrarglisi
grato
d
'
essere
tornato
appositamente
alla
Casuccia
!
Del
resto
il
suo
cervello
si
alterava
con
il
male
,
e
il
suo
discernimento
si
faceva
indeterminabile
.
Intanto
venne
il
chirurgo
Umberto
Bianconi
;
uno
dei
più
reputati
a
Siena
,
ma
non
valeva
gran
che
:
aveva
fatto
carriera
presto
,
perché
suo
padre
insegnava
all
'
università
.
Piccolo
e
magro
,
una
barbetta
castagna
,
brutta
,
quasi
cappuccinesca
,
con
gli
occhi
neri
,
dov
'
era
un
sorriso
di
astuzia
,
da
scimmia
,
un
poco
miopi
,
mai
fermi
,
quand
'
egli
parlava
si
baloccava
a
lisciare
con
l
'
unghia
d
'
un
pollice
quella
dell
'
altro
;
e
non
guardando
mai
in
viso
,
ma
sempre
intorno
.
Maligno
e
maldicente
,
anche
senza
ragione
,
a
motivo
della
sua
falsa
gentilezza
,
s
'
era
fatto
nome
di
buono
e
di
modesto
;
e
faceva
pagare
tali
conti
che
gli
procuravano
un
rispetto
sempre
maggiore
.
Quando
c
'
era
un
moribondo
abbastanza
ricco
,
magari
come
Giacomo
,
non
aveva
nessuno
scrupolo
a
raddoppiare
le
visite
;
ordinando
rimedi
che
non
servivano
a
niente
.
Sapeva
che
il
disgraziato
doveva
morire
;
ma
egli
mostrava
di
sperare
sempre
,
proponendo
cure
costosissime
,
chiamando
a
consulto
altri
medici
con
i
quali
fingeva
le
più
coscienziose
preoccupazioni
.
Aveva
avvertito
Remigio
perché
a
Siena
quasi
tutti
sapevano
quale
pasticcio
era
in
casa
di
Giacomo
;
e
non
voleva
trovarsi
a
qualche
responsabilità
.
E
perché
,
dovendosi
far
pagare
il
conto
da
lui
,
voleva
renderglisi
simpatico
.
Si
tolse
il
pastrano
turchino
,
con
il
bavero
di
velluto
,
mettendo
dentro
una
delle
tasche
i
guanti
di
pelle
,
foderati
di
lana
,
prima
di
consegnarlo
a
Dinda
;
che
l
'
attaccò
.
Dietro
di
lui
,
entrò
Giulia
;
e
,
siccome
s
'
era
sfogata
tutta
la
notte
e
la
mattina
con
la
zia
contro
Remigio
,
studiando
come
doveva
fare
,
riescì
a
comportarsi
come
se
Remigio
non
ci
fosse
stato
.
Messasi
un
grembiule
bianco
,
da
infermiera
,
aprì
subito
,
con
una
chiavettina
che
teneva
in
tasca
,
la
cassetta
degli
strumenti
chirurgici
;
poi
,
mentre
il
Bianconi
tastava
il
polso
al
malato
,
vuotò
un
fiasco
di
lisoformio
dentro
una
catinella
.
Si
fermò
un
poco
,
con
le
mani
su
i
fianchi
,
perché
Giacomo
la
cercava
con
gli
occhi
fino
da
quando
era
entrata
;
poi
,
mise
in
fila
,
sopra
un
tavolincino
,
i
rotoletti
delle
fasce
accanto
alla
garza
e
alla
bacinella
.
Luigia
cominciò
a
sfasciare
i
piedi
tenuti
fermi
da
Gegia
e
da
Dinda
.
Poi
,
il
Bianconi
sollevò
,
con
una
pinzetta
,
l
'
ultima
strisciolina
attaccata
alla
pelle
.
Le
dita
s
'
erano
gonfiate
fino
a
scoppiare
,
aprendosi
;
mentre
il
rimanente
delle
gambe
erano
magrissime
,
senza
più
carne
.
Il
Bianconi
si
voltò
a
dietro
,
e
disse
a
Remigio
:
"
Venga
a
vedere
.
Qui
,
ho
tagliato
;
cercando
d
'
impedire
che
il
male
si
propagasse
.
Ma
l
'
infezione
era
già
troppo
dentro
.
"
Poi
medicò
e
rifasciò
;
aiutato
sempre
da
Giulia
.
Remigio
,
accompagnandolo
fino
al
cancello
della
strada
,
gli
chiese
:
"
Quanto
potrà
vivere
?
"
Il
chirurgo
,
guardando
un
cipresso
per
non
far
vedere
il
sorriso
che
gli
era
spuntato
su
le
labbra
,
rispose
:
"
Fino
a
domattina
,
forse
.
"
Quando
il
giovane
rientrò
nella
camera
,
le
due
assalariate
e
Luigia
mettevano
il
malato
in
un
'
altra
positura
.
Giulia
,
rinchiusi
i
ferri
dentro
la
cassetta
e
giunta
a
metà
della
stanza
accanto
,
disse
a
Dinda
che
veniva
dalla
cucina
con
un
recipiente
d
'
acqua
calda
:
"
Io
voglio
che
il
padrone
parli
in
faccia
a
due
testimoni
.
Se
muore
senza
che
sia
qui
il
notaio
?
"
Fatta
questa
domanda
,
ch
'
era
piuttosto
una
riflessione
,
tornò
lesta
in
camera
e
vociò
con
un
'
aria
risoluta
e
indispettita
;
senza
né
meno
avvicinarsi
al
letto
:
"
Vuol
chiamare
due
persone
,
perché
non
mi
sia
negato
quel
che
mi
si
spetta
?
"
Giacomo
,
dopo
un
urlo
che
fece
capire
quanto
fosse
atroce
il
suo
spasimo
,
le
rispose
:
"
Io
farò
testamento
.
Chiama
il
notaio
per
stasera
.
Il
Pollastri
:
lo
sai
.
"
Allora
,
ella
,
data
prima
un
'
occhiata
arrogante
alle
tre
donne
,
gli
sorrise
;
poi
uscì
.
Ma
il
Pollastri
era
a
fare
un
altro
testamento
;
parecchie
miglia
distante
dalla
città
;
e
fino
al
giorno
dopo
,
forse
,
non
sarebbe
tornato
:
Giulia
l
'
attese
invano
,
fino
a
buio
,
seduta
sopra
una
seggiola
,
morsicandosi
le
labbra
.
La
mattina
dopo
,
Giacomo
era
già
in
agonia
;
e
quando
tentava
di
dire
qualche
parola
,
nessuno
lo
intendeva
.
Da
tutte
e
due
le
finestre
aperte
,
l
'
aria
odorosa
della
primavera
entrava
nella
camera
.
Le
anatre
schiamazzavano
,
sguazzando
nel
fango
del
fontone
;
e
le
galline
,
che
nessuno
s
'
era
ricordato
di
governare
,
crocchiolavano
forte
.
Un
lungo
suono
di
campane
scivolava
per
il
cielo
;
da
Siena
alta
,
giù
verso
la
Val
d
'
Arbia
.
Un
mucchio
enorme
di
nuvolette
rosee
si
radunò
sopra
i
pioppi
della
Tressa
,
come
richiamato
da
quel
suono
.
Passavano
i
barrocci
e
le
diligenze
.
Giacomo
aveva
gli
occhi
chiusi
,
con
le
palpebre
quasi
trasparenti
e
violacee
;
dalla
bocca
mezzo
aperta
,
respirava
affannando
e
interrompendosi
quando
il
rantolo
gli
chiudeva
la
gola
.
Le
narici
doventavano
sottili
e
ceree
.
Allora
,
gli
dettero
un
tubo
di
ossigeno
.
Remigio
sorreggeva
il
cannello
di
gomma
;
da
cui
il
gasse
esciva
con
un
sibilo
sottile
;
e
il
morente
protendeva
le
labbra
,
si
scoteva
e
inghiottiva
.
Una
volta
sola
,
aprì
la
bocca
:
la
lingua
e
il
palato
erano
chiazzati
di
rosso
scuro
.
Luigia
disse
:
"
Ha
arsione
.
Guarda
che
asciuttore
!
"
Gli
accostarono
alla
bocca
un
bicchiere
,
credendo
che
potesse
bevere
;
ma
gli
rovesciarono
l
'
acqua
giù
per
la
barba
e
la
camicia
.
Remigio
avvolse
a
un
fuscello
un
poco
di
cotone
idrofilo
bagnato
e
glielo
mise
su
la
lingua
.
Il
morente
lo
strinse
;
come
per
succhiarlo
.
Poi
il
respiro
doventò
più
grave
e
più
rado
,
le
mani
gli
si
gonfiarono
;
si
scosse
,
lamentandosi
.
Mentre
le
donne
piangevano
,
guardandosi
l
'
una
con
l
'
altra
,
entrò
Giulia
;
ma
,
fermatasi
su
la
soglia
e
capito
che
non
c
'
era
più
tempo
,
escì
come
il
vento
.
Remigio
,
andato
dagli
assalariati
,
che
non
conosceva
né
meno
,
a
dire
che
smettessero
di
caricare
un
carro
di
letame
,
perché
non
facessero
chiasso
,
tornò
in
punta
di
piedi
.
Ilda
lo
guardò
fisso
,
con
le
lagrime
che
le
scappavano
dalle
palpebre
bionde
come
l
'
oro
.
Allora
,
chinata
la
faccia
,
si
avviò
verso
la
camera
;
ma
Giulia
,
che
non
se
lo
aspettava
,
attraversò
accanto
:
non
era
più
vestita
da
casa
;
e
dal
cappello
le
dondolavano
un
mazzetto
di
rosine
tutte
volte
in
giù
.
Remigio
,
presala
per
un
braccio
,
la
fece
camminare
all
'
indietro
fino
alle
scale
;
e
ve
la
spinse
.
Poi
,
tremando
tutto
,
ma
dominandosi
,
con
le
mani
entro
le
tasche
della
giubba
,
andò
nella
camera
.
Un
cero
,
cadendo
,
s
'
era
rotto
.
E
siccome
non
poteva
più
stare
infilato
nel
ferro
del
candeliere
di
legno
,
lo
legò
con
uno
spago
alla
spalliera
del
letto
.
Il
cadavere
era
doventato
,
come
improvvisamente
,
d
'
un
giallo
spaventevole
;
e
gli
sparsero
sopra
,
dopo
avergli
messo
un
vestito
,
che
Giacomo
non
aveva
mai
voluto
rinnovare
,
pochi
fiori
di
campo
,
portati
da
Dinda
,
la
moglie
di
Picciòlo
.
II
Remigio
,
svegliandosi
,
sentì
ch
'
era
sudato
.
Un
senso
di
scontento
,
quasi
di
rimpianto
,
gli
invadeva
l
'
anima
;
e
,
ricordandosi
,
come
un
peso
improvviso
,
che
suo
padre
era
stato
sotterrato
la
sera
innanzi
,
richiuse
gli
occhi
;
credendo
di
poter
dormire
ancora
.
Ma
,
sbadigliato
due
o
tre
volte
,
andò
ad
aprire
la
finestra
.
Lontano
,
dalla
Montagnola
,
bubbolava
;
e
le
nuvolette
primaverili
attraversavano
il
cielo
come
se
sobbalzassero
.
Il
ciliegio
,
dinanzi
alla
finestra
,
aveva
messo
le
foglie
;
e
i
tralci
delle
viti
,
le
gemme
.
I
grani
,
d
'
un
pallore
quasi
doloroso
,
luccicavano
;
perché
la
notte
era
piovuto
.
Tutte
queste
cose
le
aveva
viste
anche
i
giorni
innanzi
;
ma
,
quella
mattina
,
capì
che
gli
sarebbero
piaciute
per
la
prima
volta
;
e
che
doveva
amarle
,
perché
non
c
'
era
altro
per
lui
.
Vestitosi
in
fretta
,
scese
le
scale
;
evitando
di
parlare
con
quelli
di
casa
;
e
si
trovò
con
Berto
.
Il
saluto
dell
'
assalariato
gli
destò
simpatia
per
tutti
gli
altri
;
e
,
perché
si
sentiva
arrossire
d
'
essere
ormai
il
padrone
,
non
gli
rispose
.
L
'
assalariato
,
credendo
che
fosse
per
superbia
,
gli
voltò
le
spalle
;
e
se
n
'
andò
nel
campo
,
fischiettando
.
Quando
fu
in
fondo
allo
stradone
,
tra
i
due
filari
delle
viti
più
belle
di
tutte
le
altre
,
si
fermò
;
e
,
guardando
Remigio
sorrise
di
scherno
;
poi
,
prese
lungo
una
fossacciola
.
Berto
era
curioso
di
conoscere
come
Remigio
si
sarebbe
comportato
e
avrebbe
fatto
;
sapendo
che
non
s
'
intendeva
di
agricoltura
;
e
che
,
secondo
le
voci
di
tutti
,
purtroppo
vere
,
si
trovava
senza
denaro
e
con
parecchi
debiti
del
padre
.
Intanto
,
Berto
e
gli
altri
due
assalariati
avevano
capito
che
potevano
non
obbedirgli
;
perché
egli
,
dovendosi
rimettere
ai
loro
pareri
,
a
meno
che
non
avesse
preso
un
fattore
,
non
avrebbe
potuto
né
meno
rimproverarli
.
Così
,
le
prime
volte
che
egli
aprì
bocca
per
arrischiare
qualche
osservazione
,
gli
risposero
,
ridendogli
in
viso
,
che
sarebbe
stato
impossibile
fare
differente
da
come
avevano
fatto
.
Stando
su
l
'
aia
,
dove
mancava
poco
che
non
sdrucciolasse
per
via
della
pàtina
di
fango
e
dell
'
erba
spuntata
tra
mattone
e
mattone
,
vide
Tordo
uscire
dalla
stalla
;
e
gli
disse
:
"
Bisogna
dare
subito
lo
zolfo
alle
viti
.
"
"
Ma
che
le
pare
!
È
presto
.
Ci
vorranno
altri
quindici
giorni
;
e
poi
,
è
bene
aspettare
che
il
tempo
si
rimetta
.
Del
resto
,
io
faccio
come
lei
vuole
;
ma
senta
pure
anche
gli
altri
,
e
vedrà
che
le
dico
bene
.
"
"
Dove
sei
stato
ora
?
"
"
Dove
sono
stato
?
A
governare
i
bovi
.
O
non
lo
capisce
da
sé
?
"
"
Non
avevi
ancora
finito
?
"
Tordo
non
gli
rispose
più
;
ma
chiamò
la
moglie
;
e
le
chiese
se
gli
aveva
fatto
abbrustolire
il
pane
.
Gegia
,
che
aveva
ascoltato
le
parole
di
Remigio
,
rispose
da
dentro
casa
:
"
Che
ti
affatichi
tanto
tempo
nella
stalla
?
Diranno
che
perdi
tempo
.
Facevi
meglio
a
venir
prima
a
mangiare
.
"
"
Stai
zitta
!
"
Remigio
,
che
lo
aveva
seguito
con
lo
sguardo
,
arrossì
un
'
altra
volta
e
non
ebbe
il
coraggio
di
dire
altro
;
anzi
,
pensò
che
era
bene
aspettare
qualche
giorno
sperando
che
avrebbe
potuto
scegliere
uno
degli
assalariati
per
fidarsene
.
E
tornò
in
casa
.
In
cucina
,
c
'
erano
,
a
prendere
il
caffè
,
Ilda
e
la
matrigna
;
e
quando
entrò
,
abbassarono
gli
occhi
entro
la
tazza
.
La
matrigna
disse
a
Ilda
,
picchiandole
il
cucchiaino
sopra
una
spalla
:
"
Spicciati
;
c
'
è
da
fare
.
"
Egli
allora
sentì
il
bisogno
di
dire
qualche
cosa
,
che
facesse
piacere
a
loro
;
preso
da
un
desiderio
di
tranquillità
.
Ilda
,
asciugandosi
le
mani
,
perché
aveva
già
lavata
la
sua
tazza
,
gli
sorrise
e
andò
via
.
Luigia
gli
disse
:
"
Quando
credi
di
sistemare
bene
tra
noi
?
"
Egli
alzò
la
voce
,
ma
sempre
con
dolcezza
:
"
A
pena
che
sarà
possibile
,
ho
detto
.
"
"
Ma
quando
?
Mi
pare
che
tu
non
ci
pensi
.
"
"
Ho
dato
l
'
incarico
,
ieri
sera
,
al
notaio
Pollastri
di
parlare
con
il
suo
avvocato
;
che
io
non
so
né
meno
chi
è
!
"
Luigia
non
rispose
.
Allora
,
Remigio
la
rimproverò
:
"
Perché
vuol
tenermelo
nascosto
?
Le
cose
si
faranno
sempre
più
lunghe
.
"
La
matrigna
,
debole
e
sospettosa
,
gli
dette
un
'
occhiata
;
che
gli
fece
capire
come
ne
sapeva
più
di
lui
e
chi
sa
con
quali
precauzioni
si
faceva
aiutare
anche
dai
parenti
.
Egli
,
che
voleva
comportarsi
lealmente
con
lei
,
e
riteneva
inutile
ricorrere
agli
avvocati
e
ai
notai
,
provò
una
delusione
cattiva
.
Infatti
,
gli
dispiaceva
a
essere
trattato
con
una
diffidenza
maliziosa
;
della
quale
non
c
'
era
bisogno
.
A
quale
scopo
,
poi
?
Non
era
disposto
ad
accomodarsi
nel
miglior
modo
possibile
con
lei
;
tenendola
in
casa
,
anche
se
la
legge
gli
consentisse
di
mandarla
via
?
E
,
quantunque
fosse
abituato
a
non
essere
né
amato
né
rispettato
,
gli
rincresceva
,
proprio
ora
quando
avrebbe
voluto
non
provare
nessun
odio
,
a
non
sentirsi
sicuro
in
mezzo
agli
altri
.
Riflettendo
a
queste
cose
,
guardò
le
mani
della
matrigna
;
e
,
senza
alzare
gli
occhi
al
suo
viso
,
e
senza
più
parlare
,
se
n
'
andò
.
Attraversando
il
salotto
,
rivide
il
ghiro
imbalsamato
,
quel
ghiro
che
suo
padre
aveva
tenuto
due
anni
dentro
una
gabbia
;
rivide
anche
gli
uccelli
.
Uno
specchio
antico
,
screpolato
,
in
una
cornice
la
cui
indoratura
s
'
era
scrostata
e
rotta
,
li
rifletteva
,
ed
egli
,
allora
,
si
mise
a
guardarli
nello
specchio
.
Girò
gli
occhi
per
tutta
la
stanza
:
era
rimasta
quasi
nuova
,
e
si
ricordò
bene
di
quando
il
pittore
l
'
aveva
rifatta
;
gli
parve
perfino
di
riavere
nel
naso
l
'
odore
della
calce
spenta
dentro
i
secchi
di
latta
.
Quelle
righe
rosse
,
che
in
tutti
e
quattro
gli
angoli
s
'
intrecciavano
con
svolazzi
ripiegati
,
e
d
'
un
altro
colore
,
gli
parvero
come
staccate
da
tutta
la
parete
e
animate
d
'
una
vita
propria
.
In
camera
,
i
cassetti
erano
ancora
chiusi
con
le
chiavi
che
egli
non
aveva
;
e
non
sapeva
né
meno
quel
che
contenessero
.
Il
letto
stava
di
traverso
alla
stanza
;
i
campanelli
elettrici
pendevano
con
i
fili
attorcigliati
.
Aprì
l
'
uscio
della
stanza
accanto
,
dove
era
morto
Giacomo
;
e
stette
un
poco
a
respirare
l
'
odore
rimastovi
:
il
letto
alto
era
stato
rifatto
,
e
sopra
non
vi
restava
nessun
segno
del
cadavere
.
Il
sole
,
entrando
dalla
finestra
aperta
,
gli
fece
venire
un
brivido
che
lo
scosse
nel
cuore
.
Il
pavimento
,
ancora
umido
di
aceto
aromatico
e
di
acido
fenico
,
pareva
che
non
potesse
più
prosciugarsi
.
Qualche
ragnatela
s
'
era
stesa
fra
i
travicelli
;
e
il
tralcio
di
una
rosa
rampichina
veniva
sul
davanzale
della
finestra
.
A
un
tratto
,
l
'
altro
uscio
della
stanza
si
aprì
;
e
Luigia
,
in
punta
di
piedi
,
senza
lasciare
il
croccino
,
sporse
la
testa
e
le
spalle
;
ma
,
veduto
il
figliastro
,
tornò
indietro
e
richiuse
.
Perché
,
invece
,
non
era
entrata
?
III
All
'
ora
del
pranzo
,
Luigia
mandò
Ilda
a
chiamarlo
.
Mangiarono
la
minestra
quasi
senza
parlarsi
;
evitando
d
'
irritarsi
subito
.
Anzi
,
Remigio
fu
sinceramente
pieno
di
garbo
.
Ma
la
matrigna
sospirava
,
e
s
'
occupava
più
d
'
Ilda
che
di
lui
.
Dopo
il
lesso
,
egli
chiese
:
"
Non
c
'
è
altro
?
"
Ella
rispose
:
"
Quanti
denari
ti
ritrovi
?
Se
tu
vuoi
,
c
'
è
rimasto
,
d
'
una
settimana
fa
,
un
pezzetto
di
parmigiano
:
l
'
avevo
messo
da
parte
io
.
"
"
Me
lo
dia
.
"
Ella
fece
scostare
Ilda
dalla
tavola
,
mandandole
in
dietro
la
sedia
;
e
,
senza
alzarsi
da
sedere
,
aprì
il
cassetto
;
poi
,
siccome
il
suo
braccio
non
arrivava
a
frugarci
,
disse
:
"
Guardaci
da
te
!
"
Il
formaggio
,
una
fettuccia
dura
accanto
alla
crosta
nera
,
era
doventato
verde
e
asciutto
,
come
quello
che
si
mette
nelle
trappole
dei
topi
;
ma
egli
lo
mangiò
lo
stesso
.
Luigia
,
guardatolo
un
poco
,
gli
chiese
:
"
Perché
non
andiamo
insieme
dal
notaio
Pollastri
?
"
"
Lasci
che
prima
venga
a
fare
l
'inventario."
"
Io
ho
fretta
soltanto
allo
scopo
di
fare
le
cose
bene
in
regola
;
e
in
modo
che
fra
me
e
te
non
ci
sia
mai
niente
da
ridire
.
"
Egli
s
'
impazientì
:
"
Ho
capito
!
Ho
capito
!
Ed
io
voglio
fare
lo
stesso
.
"
Ma
ella
cominciò
a
lagrimare
,
guardandolo
fisso
;
con
gli
occhi
spalancati
.
Egli
abbassò
la
testa
,
per
dire
:
"
Mi
pare
impossibile
che
della
mia
povera
mamma
non
ci
sia
rimasto
né
meno
un
anello
!
E
pure
mi
pare
che
mio
padre
non
avesse
dato
niente
a
lei
,
di
quelle
cose
!
"
"
No
;
non
voleva
né
meno
che
toccassi
il
cassetto
.
Mi
regalò
una
catena
d
'
oro
quando
ci
sposammo
;
ma
la
comprò
proprio
allora
,
a
posta
;
e
,
poi
,
non
ho
avuto
altro
.
"
"
E
dove
è
sparita
,
dunque
,
la
roba
?
Vuol
dire
che
è
stata
rubata
.
"
"
Chi
vuoi
che
te
l
'
abbia
rubata
?
È
impossibile
.
"
"
Giulia
,
forse
.
"
Ma
la
matrigna
alzò
la
voce
;
e
gli
disse
:
"
Io
non
ne
so
niente
:
bada
di
non
comprometterti
.
"
"
Allora
,
che
cosa
ne
pensa
?
Crede
che
l
'
abbia
venduta
lui
?
"
"
Ah
,
no
,
di
certo
!
Tuo
padre
non
l
'
ha
venduta
.
"
Remigio
perdeva
sempre
di
più
la
pazienza
,
e
batté
i
pugni
sul
dorso
della
sedia
.
Ella
gli
disse
:
"
Non
c
'
è
bisogno
che
tu
t
'
inquieti
.
Quando
fai
così
,
non
ci
si
parla
più
con
te
.
"
"
E
con
lei
ci
si
parla
,
forse
?
Mi
pare
,
scusi
se
glielo
dico
,
che
non
capisca
niente
!
"
"
Ah
,
già
,
io
non
ho
capito
mai
niente
!
"
Egli
sbuffò
e
si
mise
a
camminare
su
e
giù
per
la
stanza
,
deciso
a
offenderla
di
più
;
ma
ella
,
fatto
il
nodo
al
suo
tovagliolo
,
escì
.
La
cugina
,
voltandogli
sempre
le
spalle
,
lavava
i
piatti
;
e
,
intanto
,
stava
ad
ascoltare
.
Che
poteva
ricavare
dai
discorsi
di
una
donna
a
quel
modo
?
IV
Giulia
,
la
notte
innanzi
che
Giacomo
morisse
,
buttatasi
vestita
sul
letto
,
non
aveva
dormito
.
Tendeva
l
'
orecchio
ad
ogni
rumore
della
strada
e
ad
ogni
tramestio
della
casa
;
ma
la
rabbia
la
sfiniva
sempre
di
più
,
e
la
mattina
non
aveva
forza
di
reggersi
in
piedi
.
Allora
,
rinfrescatosi
il
viso
con
l
'
acqua
,
andò
ad
assicurarsi
da
sé
che
il
moribondo
ormai
non
avrebbe
potuto
più
dire
niente
al
notaio
;
anche
se
fosse
venuto
prima
dell
'
alba
.
Tornò
nella
sua
camera
,
si
racconciò
alla
meglio
il
vestito
che
sul
letto
le
si
era
spiegazzato
;
e
pensò
di
correre
subito
a
farsi
consigliare
da
qualcuno
.
Scacciata
da
Remigio
,
andò
in
casa
della
zia
;
e
,
con
lei
,
dall
'
avvocato
Renzo
Boschini
;
che
ambedue
conoscevano
da
prima
,
per
un
'
altra
faccenda
.
E
scelsero
bene
;
perché
il
Boschini
non
sentiva
scrupoli
;
o
,
per
lo
meno
,
li
sapeva
quietare
.
Quando
gli
riesciva
,
si
faceva
pagare
prima
;
e
poi
i
clienti
dovevano
rimettere
la
causa
nelle
mani
di
un
altro
,
perché
era
difficile
che
egli
non
si
adoprasse
ad
imbrogliarla
anche
di
più
;
accordandosi
magari
con
i
suoi
avversari
di
tribunale
.
Dagli
altri
avvocati
non
solo
era
tollerato
,
ma
scusato
;
perché
a
vincere
una
causa
sostenuta
da
lui
non
ci
voleva
gran
talento
;
quando
avessero
pensato
d
'
offrirgli
,
senza
averne
l
'
aria
,
una
parte
dei
loro
guadagni
.
Tutto
consisteva
nel
farlo
con
decenza
e
con
dignità
;
o
con
qualche
pretesto
raffinato
,
che
era
un
capolavoro
di
malizia
e
di
cultura
legale
.
E
,
poi
,
ridevano
di
lui
e
di
come
si
lasciava
adoprare
.
Le
due
donne
lo
trovarono
,
per
l
'
appunto
,
nella
stanza
d
'
ingresso
dello
studio
;
mentre
accendeva
una
sigaretta
alla
pipa
del
suo
scrivano
;
un
vecchio
sudicio
che
portava
il
mantello
anche
d
'
estate
,
con
i
baffi
sempre
sporchi
di
saliva
e
di
tabacco
.
Il
Boschini
le
guardò
,
come
soleva
,
alzando
la
fronte
;
dove
stavano
appiccicati
due
riccioli
neri
:
pareva
che
i
suoi
occhi
sgusciassero
dietro
gli
occhiali
.
Fosca
,
la
zia
di
Giulia
,
una
donna
che
aveva
partorito
dieci
figliuoli
,
gongosi
o
tisici
,
soffriva
di
male
al
cuore
;
e
,
avendo
salito
in
fretta
le
scale
,
per
tener
dietro
alla
nipote
,
si
reggeva
una
mano
su
la
bocca
,
perché
si
sentiva
scoppiare
;
e
avrebbe
voluto
appoggiarsi
a
una
sedia
.
Ma
sedie
,
all
'
infuori
di
quella
dove
stava
il
vecchio
scrivano
,
non
ce
ne
erano
.
Da
un
rettangolo
sul
muro
,
meno
polveroso
e
meno
sudicio
,
si
capiva
che
ci
doveva
essere
stato
,
qualche
volta
,
un
canapè
.
Giulia
aveva
da
vero
un
poco
di
febbre
,
e
le
era
venuta
una
bolla
sotto
il
labbro
.
L
'
avvocato
Boschini
fece
passare
le
due
donne
in
un
'
altra
stanza
;
e
,
informatosi
con
poche
parole
,
all
'
incirca
,
di
quel
che
si
trattava
,
disse
,
disfacendo
tra
le
dita
la
sigaretta
insalivata
:
"
Se
non
c
'
è
testamento
in
suo
favore
,
è
impossibile
ottenere
niente
;
a
meno
che
"
proseguì
,
invogliato
di
fare
una
causa
come
non
gli
capitava
più
da
qualche
tempo
"
ella
non
porti
qui
due
testimoni
che
possano
dire
,
per
esempio
,
che
il
signor
Giacomo
Selmi
,
prima
di
morire
,
un
dato
giorno
,
ha
dichiarato
in
faccia
a
loro
di
essere
debitore
verso
di
lei
di
una
certa
somma
prestata
,
e
che
ha
obbligato
a
pagarla
il
suo
erede
...
come
si
chiama
?
"
"
Remigio
!
"
Egli
si
rivolgeva
sempre
a
Giulia
,
e
mai
a
Fosca
;
che
,
del
resto
,
s
'
era
distratta
pensando
:
"
Anche
gli
avvocati
,
con
noi
poveri
,
si
comportano
come
tutti
gli
altri
.
Questo
non
ci
dà
né
meno
da
sedere
!
"
.
Ma
il
Boschini
,
dopo
aver
suggerito
questo
mezzo
,
deliziandosi
a
vedere
se
l
'
avrebbe
preso
subito
,
continuò
:
"
Ci
sono
o
no
questi
due
testimoni
?
Ci
pensi
bene
,
perché
bisogna
portare
cose
concrete
e
non
chiacchiere
.
Altrimenti
,
lei
mi
farebbe
compromettere
per
una
causa
non
giusta
del
tutto
;
che
io
mi
rifiuterei
di
fare
.
Perché
,
sopra
ogni
cosa
,
devono
stare
la
verità
e
la
giustizia
.
"
E
con
le
mani
pareva
che
volesse
collocare
la
verità
e
la
giustizia
sopra
qualche
piedistallo
.
"
Che
forse
io
faccio
l
'
avvocato
per
quel
pezzo
di
pane
che
me
ne
può
venire
?
"
Giulia
,
quasi
inebriata
del
suggerimento
,
sorrise
:
"
I
due
testimoni
ci
sono
.
"
Ella
rispose
così
,
pur
sentendo
,
quasi
immediatamente
,
che
non
avrebbe
più
potuto
tornare
a
dietro
;
ma
l
'
avvocato
non
le
dette
tempo
a
pentirsene
;
e
le
chiese
:
"
Si
ricorda
come
si
chiamano
o
me
lo
vuol
dire
domani
a
mente
più
riposata
?
"
"
Domani
,
domani
!
"
"
Bene
!
Si
vede
che
lei
non
farà
questa
causa
per
avidità
.
E
...
quanti
sono
stati
i
denari
prestati
da
lei
al
signor
Selmi
?
Badi
che
la
somma
sia
verosimile
,
perché
se
anche
gli
avesse
prestato
,
poniamo
il
caso
,
ventimila
lire
,
il
giudice
,
per
quanto
fosse
vero
,
potrebbe
sospettare
.
Bisogna
che
questa
somma
sia
molto
più
piccola
.
Se
ne
ricorda
?
Egli
voleva
far
le
cose
con
una
certa
saggezza
e
non
esagerare
troppo
.
Giulia
si
trovava
impacciata
;
ma
credette
che
,
a
non
rispondere
subito
,
l
'
avvocato
avrebbe
voluto
forse
non
prendere
più
la
causa
.
Poi
,
a
passare
da
bugiarda
in
quel
momento
,
non
ci
sarebbe
stato
più
rimedio
.
Soltanto
un
'
altra
bugia
la
toglieva
d
'
imbarazzo
.
E
,
perciò
,
disse
:
"
Siccome
non
tengo
conto
di
cento
lire
più
o
cento
lire
meno
,
sono
nel
giusto
se
mi
faccio
restituire
tremila
lire
.
"
"
Bene
.
È
una
somma
conveniente
.
Ed
altri
crediti
non
potrebbe
vantarli
?
Per
esempio
,
le
ha
pagato
sempre
il
salario
?
Mi
sembra
che
,
se
ella
gli
ha
dovuto
prestare
tremila
lire
,
il
signor
Selmi
non
avrà
sempre
potuto
essere
puntuale
a
pagare
lei
!
"
Ella
,
rifletté
un
poco
e
disse
:
"
Mi
promise
trenta
lire
al
mese
,
e
non
ho
mai
riscosso
niente
.
"
"
Quanto
tempo
è
?
"
Giulia
rifletté
più
a
lungo
;
e
rispose
:
"
Sei
anni
.
"
"
Non
potremo
chiederne
che
cinque
.
La
legge
non
ne
consente
di
più
.
E
cinque
anni
,
se
non
sbaglio
,
importano
mille
e
ottocento
lire
,
che
con
le
altre
arrivano
a
quattromila
e
ottocento
.
Ossia
,
possiamo
dire
,
cinquemila
.
E
siccome
è
probabile
che
dobbiamo
venire
a
una
transazione
,
perché
bisogna
prepararsi
anche
al
peggio
,
è
prudente
,
direi
,
chiederne
ottomila
!
"
Quando
le
due
donne
uscirono
dallo
studio
,
tremavano
dalla
gioia
.
Anche
l
'
avvocato
si
sentiva
meglio
,
più
allegro
,
quasi
faceto
e
soddisfatto
;
intelligente
.
Del
resto
,
dovutosi
pochi
mesi
prima
separare
dalla
moglie
infedele
,
e
presa
in
casa
una
giovane
di
cui
era
innamoratissimo
,
provava
simpatia
anche
per
Giulia
;
e
a
lui
non
importava
molto
accertarsi
se
Giulia
mentisse
interamente
o
a
mezzo
:
durante
la
causa
,
se
avesse
avuto
ragione
Remigio
,
la
verità
sarebbe
venuta
a
galla
da
sé
.
E
questa
,
scusando
la
coscienza
con
il
trovarsi
messa
su
dall
'
avvocato
,
che
sapeva
meglio
di
lei
quel
che
doveva
essere
deciso
,
non
esitò
più
.
Pigliare
con
le
buone
Remigio
era
impossibile
;
e
,
se
non
andava
fino
in
fondo
,
avrebbe
avuto
il
danno
e
le
beffe
.
Bisognava
che
gli
rendesse
pane
per
focaccia
!
E
tra
Fosca
e
Giulia
,
i
due
testimoni
furono
pescati
il
giorno
stesso
:
il
primo
un
tipografo
,
amico
di
Fosca
;
che
,
per
l
'
appunto
,
tanto
per
fare
una
passeggiata
in
campagna
,
era
stato
a
trovare
per
conto
di
lei
il
Selmi
;
e
ci
si
era
trattenuto
a
tenergli
compagnia
.
L
'
altro
,
Chiocciolino
,
un
sensale
,
mezzo
epilettico
,
che
aveva
questionato
a
morte
con
Giacomo
per
una
bazzecola
;
pretendendo
,
come
ripicco
,
di
avanzare
il
pagamento
di
due
maiali
.
Era
anche
riuscito
,
durante
la
malattia
,
a
ficcarsi
in
camera
a
minacciarlo
;
e
l
'
avevano
dovuto
riportare
fino
in
fondo
alle
scale
.
Il
tipografo
Corradino
Crestai
,
soprannominato
Ciambella
,
era
alto
quasi
due
metri
,
magro
e
sempre
giallo
,
con
due
occhi
che
sembravano
di
piombo
;
con
le
dita
delle
mani
così
affilate
che
si
vedeva
la
forma
degli
ossi
.
Si
prestò
a
far
da
testimonio
,
perché
gli
pareva
ingiusto
che
Giulia
restasse
senza
né
meno
un
soldo
dopo
aver
avuto
buona
ragione
a
sperare
di
essere
l
'
erede
di
quasi
tutto
.
Il
sensale
era
pieno
d
'
un
odio
cieco
:
dopo
averne
inventate
di
tutte
,
anche
sul
conto
della
moglie
di
Giacomo
,
tanto
per
vendicarsi
,
ora
gli
capitava
proprio
l
'
occasione
di
beffare
Giacomo
morto
;
quasi
avesse
potuto
obbligarlo
a
sborsare
di
tasca
quelle
ottomila
lire
.
E
,
intanto
,
anch
'
egli
fece
causa
a
Remigio
,
per
essere
pagato
dei
due
maiali
,
ormai
famosi
tra
i
mercanti
di
Siena
:
dugento
lire
sole
,
del
resto
!
Ma
,
a
quel
tempo
,
non
erano
poche
.
Il
Selmi
era
morto
senza
lasciare
amici
.
Il
suo
carattere
aspro
e
cupo
gli
aveva
dato
fama
di
cattivo
;
ed
egli
,
sapendolo
,
s
'
era
allontanato
sempre
di
più
anche
dagli
amici
.
Quasi
tutti
i
mercanti
e
i
contadini
,
che
s
'
informavano
della
malattia
,
perché
era
molto
conosciuto
,
accolsero
la
notizia
della
morte
quasi
con
soddisfazione
;
come
se
l
'
avesse
meritata
.
E
tutti
rivolsero
il
malanimo
e
la
curiosità
contro
Remigio
;
trovando
così
il
modo
di
vendicarsi
con
lui
del
padre
.
C
'
era
una
certa
voglia
di
sapere
quali
persone
egli
avrebbe
avvicinato
,
quali
amici
avrebbe
scelto
;
e
se
lascerebbe
l
'
impiego
per
fare
l
'
agricoltore
.
V
Parecchi
conti
,
più
o
meno
veri
ed
esatti
,
giunsero
in
una
settimana
alla
Casuccia
:
il
fabbro
avanzava
tre
annate
,
il
carraio
due
,
il
droghiere
aveva
da
riscuotere
ottocento
lire
,
il
farmacista
settecento
,
il
dottor
Bianconi
novecento
;
altri
medici
,
chiamati
a
consulto
,
cento
;
poi
,
c
'
era
da
pagare
la
cera
del
trasporto
funebre
,
la
cassa
,
il
prete
,
il
marmista
per
la
pietra
sepolcrale
:
in
tutto
tremila
lire
,
da
aggiungersi
alle
ottocento
dei
diritti
di
successione
.
Anche
Remigio
andò
da
un
avvocato
;
perché
gli
pareva
che
il
Pollastri
avesse
un
modo
di
fare
tutt
'
altro
che
fidato
.
Al
ginnasio
,
aveva
conosciuto
uno
studente
del
terzo
anno
di
liceo
;
e
poi
s
'
erano
rivisti
per
la
strada
.
Questo
suo
amico
,
al
quale
egli
non
aveva
più
parlato
da
anni
,
era
l
'
avvocato
Mino
Neretti
.
Remigio
sperava
di
spendere
meno
che
da
un
altro
,
e
di
essere
consigliato
bene
.
Tuttavia
,
la
prima
volta
che
gli
riparlò
,
tremava
e
non
riesciva
a
spiegarsi
;
arrossendo
e
arrabbiandosi
.
Il
Neretti
lo
guardò
,
ridendo
e
battendogli
una
mano
sopra
una
spalla
:
bastò
questo
perché
Remigio
sentisse
per
lui
un
'
amicizia
capace
di
tutto
.
Allora
l
'
avvocato
,
accorgendosene
con
piacere
,
lo
fece
passare
dentro
la
sua
stanza
;
e
,
dettogli
che
si
mettesse
a
sedere
,
picchiettando
con
la
costola
di
un
piccolo
codice
rosso
sopra
la
scrivania
tutta
seminata
di
fogli
e
di
libri
aperti
,
lasciati
l
'
uno
addosso
all
'
altro
,
lo
rimproverò
:
"
Dovevi
venire
subito
da
me
,
e
non
andare
dal
notaio
;
e
,
poi
,
dal
notaio
Pollastri
!
Quello
è
un
imbroglione
che
ti
mangerà
ogni
cosa
.
"
Remigio
,
spaventato
,
sentì
come
addentarsi
fino
al
cuore
.
"
Se
tu
vuoi
che
io
mi
occupi
delle
tue
faccende
,
prima
liberati
dal
Pollastri
;
e
lascia
parlare
me
alla
tua
matrigna
.
Se
credi
,
le
scrivo
subito
una
lettera
;
per
invitarla
a
venire
qui
.
Vi
accomodo
io
!
Ma
,
piuttosto
,
c
'
è
un
'
altra
cosa
molto
più
grave
...
Tu
,
forse
,
ancora
non
la
sai
;
ma
è
bene
che
t
'avverta."
Il
Neretti
smise
di
picchiettare
con
il
codice
;
e
,
riponendolo
nel
punto
più
sgombro
della
scrivania
,
proseguì
:
"
Giulia
,
quella
ragazza
che
teneva
in
casa
tuo
padre
,
ti
fa
causa
.
"
Il
giovane
,
impallidendo
,
si
alzò
di
scatto
:
"
Mi
fa
causa
?
"
E
tentò
sorridere
,
per
essergli
simpatico
e
per
mostrarsi
fiducioso
di
lui
:
"
Come
può
farmela
?
"
Il
Neretti
,
burlandosi
dei
modi
di
Remigio
,
vedendolo
così
esaltato
e
nello
stesso
tempo
smarrito
,
aggiunse
con
un
dispiacere
sincero
,
perché
era
buono
:
"
Dice
che
avanza
da
te
ottomila
lire
.
"
Remigio
rimase
così
sottosopra
,
che
non
capì
più
niente
.
L
'
avvocato
,
lasciando
prima
che
quell
'
emozione
diminuisse
,
lo
richiamò
in
sé
minacciandolo
;
anche
con
lo
scopo
di
conoscere
,
per
sua
curiosità
,
se
aveva
ragione
o
torto
:
"
Le
deve
avere
,
sì
o
no
?
"
"
Se
le
dovesse
avere
,
gliele
darei
.
E
come
l
'
hai
saputo
?
"
Il
Neretti
batté
il
pugno
su
la
scrivania
,
come
se
non
gl
'
importasse
né
meno
di
sfondarla
:
"
Di
questo
non
te
ne
devi
occupare
.
"
Ma
,
per
attenuare
l
'
effetto
che
gli
vedeva
anche
nel
viso
,
aggiunse
:
"
Ho
visto
la
domanda
per
ottenere
il
gratuito
patrocinio
,
che
fa
il
suo
avvocato
,
il
Boschini
.
"
"
E
allora
?
"
"
Allora
,
aspetteremo
;
e
noi
ci
opporremo
.
Vedremo
le
ragioni
che
portano
!
Sei
sicuro
che
tuo
padre
non
ha
fatto
testamento
?
"
Il
giovane
si
mise
una
mano
sul
cuore
palpitante
;
e
disse
,
provando
un
certo
piacere
:
"
Ormai
,
ne
sono
sicuro
!
Il
Pollastri
me
lo
avrebbe
detto
.
"
L
'
avvocato
,
appoggiandosi
alla
poltrona
,
di
traverso
,
e
arricciandosi
i
baffetti
,
stette
un
poco
a
pensare
;
poi
,
disse
:
"
Non
capisco
perché
anche
un
sensale
ti
faccia
causa
per
dugento
lire
.
"
"
A
me
?
"
Il
Neretti
,
arrabbiandosi
,
gridò
:
"
A
me
,
forse
?
Non
sei
tu
Remigio
Selmi
,
erede
del
fu
Giacomo
?
"
E
fece
una
sghignazzata
.
Remigio
,
mortificato
rispose
:
"
Sì
,
sono
io
.
"
L
'
avvocato
,
allora
,
sorrise
:
ingenuo
fino
a
quel
punto
non
lo
avrebbe
creduto
mai
.
Ma
si
propose
di
aiutarlo
il
meglio
che
fosse
possibile
.
"
L
'
avvocato
di
questo
sensale
è
lo
Sforzi
.
"
"
E
come
faccio
io
a
trovare
questi
denari
?
T
'
ho
detto
,
appena
entrato
,
che
mi
sono
arrivate
tremila
lire
di
conti
da
pagare
...
E
,
poi
,
ci
sarà
la
successione
!
"
"
Eh
,
non
ti
spaventare
!
Oggi
parlo
io
con
il
direttore
del
Banco
di
Roma
;
e
ti
faccio
dare
quel
che
ti
occorre
.
Fai
una
cambiale
...
Per
esempio
,
se
ti
ci
vogliono
tremila
lire
,
tu
devi
fare
,
invece
,
una
cambiale
di
tremilasettecento
;
così
,
fra
tre
mesi
,
alla
prima
scadenza
,
hai
già
il
denaro
per
scontarne
il
quinto
;
aggiungendovi
,
di
tasca
tua
,
una
sciocchezza
;
quaranta
lire
,
mi
pare
,
più
lo
sconto
...
Hai
fatto
mai
le
cambiali
?
"
"No."
"
Allora
te
lo
insegnerò
io
.
Il
mio
giovane
di
studio
ti
ci
metterà
la
firma
,
che
ci
vuole
per
la
banca
.
"
E
,
poi
,
dopo
averlo
guardato
,
aggiunse
:
"
Si
vede
che
ancora
non
hai
mai
vissuto
.
Bada
però
,
che
con
le
cambiali
ci
vuole
giudizio
!
E
io
mi
presto
a
fartele
fare
soltanto
a
patto
che
tu
badi
ai
tuoi
interessi
e
che
tu
non
sciatti
il
denaro
.
Ora
,
vattene
;
e
torna
domani
;
e
bada
di
tenermi
informato
di
ogni
cosa
,
e
di
non
fare
niente
senza
il
mio
consiglio
,
perché
cercheranno
d
'imbrogliarti."
Gli
dette
la
mano
,
e
lo
sospinse
verso
la
porta
foderata
di
lana
verde
.
Il
Neretti
si
sedé
,
mangiucchiandosi
l
'
unghia
d
'
un
pollice
:
Remigio
gli
aveva
fatto
ricordare
tante
cose
del
passato
;
e
,
sentendosi
troppo
distratto
,
invece
di
studiare
un
processo
che
aveva
alle
mani
,
si
mise
alla
finestra
a
fumare
.
Aveva
trentadue
anni
:
piuttosto
magro
,
con
un
ciuffetto
nero
e
due
anelli
d
'
oro
alle
dita
.
Quando
rifletteva
,
teneva
la
bocca
chiusa
e
mandava
a
ogni
momento
il
fiato
giù
per
il
naso
,
strizzando
gli
occhi
rotondi
;
come
se
fossero
stati
troppo
grossi
per
le
loro
palpebre
.
Remigio
si
credette
sicuro
,
persuaso
e
contento
d
'
essere
stato
accolto
confidenzialmente
dal
Neretti
;
quantunque
ora
fosse
avvocato
,
ed
egli
avesse
soltanto
la
licenza
ginnasiale
.
Ma
quando
,
la
sera
,
tornò
alla
Casuccia
,
dopo
aver
girato
senza
scopo
tutto
il
pomeriggio
,
provò
una
delusione
forte
;
e
si
chiese
perché
era
stato
così
espansivo
e
aveva
dato
importanza
a
cose
che
ora
gli
parevano
insignificanti
.
Alla
matrigna
non
disse
nulla
dei
due
processi
,
volendo
prima
aspettare
d
'
essersi
messo
d
'
accordo
con
lei
;
perché
gli
venne
il
timore
che
avrebbe
fatto
come
Giulia
.
Invece
,
Luigia
sapeva
già
ogni
cosa
;
perché
glielo
avevano
detto
Giulia
e
il
sensale
,
aizzandola
contro
il
figliastro
,
mettendole
tanta
diffidenza
da
farla
quasi
decidere
a
ricorrere
al
tribunale
.
E
,
credendo
che
ancora
non
sapesse
niente
,
stette
zitta
;
temendo
,
ch
'
egli
,
preso
dalla
collera
e
comprendendo
quali
difficoltà
stava
per
incontrare
,
non
si
mostrasse
meno
buono
verso
di
lei
e
meno
disposto
a
cedere
con
larghezza
quando
doveva
essere
stabilita
la
quota
del
suo
usufrutto
.
L
'
aia
della
Casuccia
era
già
buia
;
tra
la
casa
,
la
capanna
e
la
parata
.
Egli
si
sentì
salutare
da
Berto
e
da
Tordo
,
che
stavano
seduti
insieme
sul
primo
scalone
della
loro
casa
.
Moscino
,
che
era
figliolo
di
Picciòlo
e
fratello
di
Lorenzo
,
cantava
tra
i
cipressi
;
e
,
tutto
a
un
tratto
,
attraversò
l
'
aia
saltando
:
aveva
quindici
anni
;
magrolino
,
con
la
pelle
annerita
dal
sole
.
Finché
non
era
proprio
inverno
,
portava
soltanto
un
paio
di
calzoni
,
che
gli
arrivavano
ai
ginocchi
;
la
camicia
sempre
rimboccata
,
perché
mancavano
le
maniche
.
Ma
la
domenica
si
metteva
un
vestito
nero
,
cucitogli
dalla
mamma
;
e
,
al
collo
,
una
sciarpa
rossa
a
fiocco
.
Con
il
sigaro
in
bocca
,
andava
a
sentire
la
musica
militare
in
città
;
e
,
la
sera
,
cercava
di
tornare
in
compagnia
di
qualche
ragazza
;
per
darsi
l
'
aria
d
'
essere
un
giovanotto
.
Remigio
,
che
s
'
era
fatto
prestare
la
mattina
due
lire
dalla
matrigna
,
per
le
sigarette
,
si
chiuse
in
camera
e
si
mise
a
fumare
.
Qualche
lume
,
a
Siena
,
s
'
accese
;
e
,
siccome
non
si
distinguevano
bene
le
case
,
perché
c
'
era
un
poco
di
caligine
,
pareva
che
quei
lumi
stessero
per
aria
,
sospesi
;
e
,
quando
Moscino
si
rimise
a
cantare
,
gli
parve
che
tutto
fosse
stupido
e
insulso
come
quel
canto
.
VI
Il
Pollastri
,
uno
dei
più
vecchi
notai
di
Siena
,
era
molto
rispettato
e
tenuto
in
conto
.
Bassotto
,
con
il
buzzo
a
pera
,
e
sempre
con
il
bastone
e
con
il
bocchino
per
fumare
il
sigaro
,
aveva
una
carnagione
scura
;
i
baffi
biondicci
,
con
le
punte
come
due
spaghi
untuosi
e
sottili
;
gli
occhi
chiari
che
doventavano
subito
fissi
e
cattivi
;
una
voce
che
lunsingava
;
un
sorridere
serio
e
pacato
che
faceva
esclamare
:
"
Dev
'
essere
onesto
!
"
Siccome
la
cenere
del
sigaro
gli
andava
sempre
addosso
,
molte
volte
seguitava
a
parlare
ripulendosi
il
vestito
con
tutte
e
due
le
mani
;
e
poi
,
specie
quando
voleva
ascoltare
,
le
teneva
stese
sopra
lo
scrittoio
e
i
pollici
appuntellati
sotto
.
Remigio
era
andato
da
lui
come
da
un
padre
,
contento
di
confidarcisi
;
Luigia
aveva
cercato
,
anche
per
mezzo
di
un
avvocato
,
di
capire
ch
'
egli
non
sarebbe
stato
parziale
a
favore
del
figliastro
.
E
il
Pollastri
,
accontentando
ugualmente
Luigia
e
Remigio
,
trovava
sempre
qualche
motivo
per
cui
era
necessario
che
tornassero
da
lui
.
E
così
le
loro
chiacchiere
,
attraverso
una
imbriacatura
legale
,
doventavano
pretese
eccessive
o
addirittura
impossibili
,
in
contrasto
tra
sé
e
irreconciliabili
;
proponendo
egli
,
ora
all
'
uno
ora
all
'
altro
,
accomodamenti
che
non
potevano
soddisfare
nessuno
dei
due
.
Con
quel
suo
sorriso
,
che
gli
faceva
raggrinzare
tutta
la
faccia
,
diceva
a
Remigio
:
"
Sì
,
lei
ha
ragione
;
ma
,
d
'
altra
parte
,
dovrebbe
essere
più
generoso
,
meno
tirato
intendo
dire
,
più
buono
verso
la
matrigna
.
"
"
Ma
io
voglio
darle
soltanto
quel
che
le
si
spetta
.
Non
le
pare
giusto
?
"
"
Soltanto
quel
che
le
spetta
?
Ma
se
le
fa
vedere
che
lei
è
disposto
a
più
,
la
matrigna
,
in
compenso
,
sarà
più
affezionata
...
"
"
Non
m
'
importa
!
"
Il
Pollastri
rideva
,
come
se
avesse
detto
una
cosa
da
far
ridere
,
e
rispondeva
:
"
Ah
,
non
gliene
importa
!
"
Remigio
,
che
credeva
di
avere
risposto
da
furbo
,
come
se
avesse
da
farsi
scusare
di
una
bricconata
,
lo
guardava
ridendo
;
sotto
quegli
enormi
scaffali
d
'
incartamenti
,
a
volumi
,
tutti
con
la
costola
nera
,
con
un
cartellino
numerato
.
Più
su
della
poltrona
,
la
cui
stoffa
era
stinta
e
strappata
,
un
crocefisso
d
'
avorio
,
d
'
un
avorio
scivolevole
;
e
sopra
la
scrivania
,
ricoperta
d
'
incerato
nero
,
righelli
e
penne
,
bene
in
ordine
,
accanto
a
un
enorme
calamaio
di
vetro
.
Remigio
ripigliava
:
"
Che
forse
la
mia
matrigna
è
disposta
verso
di
me
a
farsi
dare
meno
di
quello
che
per
legge
io
non
potrei
negarle
?
"
"
No
:
tutt
'
altro
!
"
Il
notaio
si
divertiva
a
sentire
quelle
ragioni
,
di
cui
non
c
'
era
nessun
bisogno
.
E
Remigio
rincalzava
:
"
E
allora
?
"
"
Faccia
come
crede
.
Viene
qui
lei
stessa
a
raccomandarsi
,
perché
io
dica
così
!
"
"
Non
le
dia
retta
!
Le
dica
che
avrà
il
giusto
,
e
che
io
non
ho
punto
l
'
intenzione
di
darle
meno
.
"
"
Caro
Remigio
,
ci
ho
perso
la
pazienza
:
gliel
'
ho
ripetuto
già
trenta
volte
.
"
E
prendendo
un
'
aria
di
protezione
e
di
degnazione
paterna
,
quasi
avesse
dovuto
rimproverarlo
,
continuava
:
"
Io
le
voglio
bene
;
ma
voglio
essere
di
coscienza
tranquilla
.
E
,
quindi
,
io
non
mi
presterei
a
favorire
eccessivamente
lei
a
danno
della
vedova
.
Allora
,
Remigio
si
raccomandava
:
"
"
Vede
che
sono
venuto
subito
da
lei
,
senza
che
mi
ci
abbia
consigliato
nessuno
,
appunto
perché
lei
accomodi
,
secondo
la
legge
,
questa
faccenda
:
né
a
favore
mio
né
a
quello
della
mia
matrigna
.
Ma
,
nel
caso
che
la
matrigna
fosse
contro
di
me
con
pretese
sciocche
e
cattive
,
io
voglio
essere
certo
che
lei
penserà
a
tenerla
a
posto
.
"
Ma
,
sì
,
stia
tranquillo
!
"
E
aveva
sempre
voglia
di
ridere
.
Poi
,
gli
disse
,
un
giorno
:
"
Del
resto
,
finché
non
sono
venuto
a
fare
l
'
inventario
,
valutando
tutto
il
patrimonio
,
è
impossibile
stabilire
qualche
cosa
di
serio
.
"
"
È
quel
che
penso
anch
'io."
"
Stia
tranquillo
,
le
ripeto
.
Prima
di
venire
a
parlare
di
somme
,
c
'
è
tempo
ancora
.
Che
importa
se
la
vedova
ha
fretta
?
Non
sa
,
forse
,
che
ci
sono
stati
casi
,
tra
matrigna
e
figliastro
,
che
hanno
leticato
per
i
tribunali
anche
due
o
tre
anni
?
"
Remigio
,
incuriosito
come
dinanzi
a
un
agguato
,
che
quasi
lo
lusingava
,
chiese
:
"
Avrebbe
fretta
,
dunque
,
la
mia
matrigna
?
"
"
Piuttosto
!
"
"
E
quando
verrà
a
fare
l
'
inventario
?
"
"
Per
una
settimana
,
ormai
,
non
posso
.
"
"
Non
può
?
"
"
Ho
tanto
,
tanto
da
fare
,
mio
caro
!
Tanto
!
"
"
E
mi
farà
spendere
molto
?
"
"
No
,
no
:
faremo
tutte
le
cose
alla
buona
!
"
"
Ma
non
può
dirmelo
,
all
'
incirca
?
"
"
Non
saprei
...
ancora
non
siamo
né
meno
al
principio
di
quel
che
c
'
è
da
fare
.
"
E
,
magari
due
ore
dopo
,
diceva
a
Luigia
:
"
È
un
ragazzo
che
non
mi
vuol
dare
ascolto
!
Sarà
difficile
intendersi
!
Badiamo
bene
!
Se
seguita
così
,
io
lascio
a
mezzo
ogni
cosa
e
non
me
ne
occupo
più
.
"
Luigia
lo
supplicava
piangendo
:
"
Per
carità
,
la
sbrighi
lei
questa
brutta
matassa
!
Giacché
Remigio
ha
avuto
l
'
idea
buona
di
rivolgersi
a
lei
,
badi
se
le
riesce
di
farmi
dare
almeno
quel
che
mi
spetta
per
legge
;
altrimenti
dovrei
mettermi
nelle
mani
di
un
avvocato
e
ricorrere
al
tribunale
:
sarebbe
vergogna
,
per
tutti
quelli
che
lo
risapessero
.
"
Il
Pollastri
,
stando
zitto
e
stropicciandosi
le
mani
,
guardava
la
finestra
come
se
cercasse
il
mezzo
di
escire
dall
'
imbroglio
.
Poi
,
prendeva
di
tasca
la
scatola
dei
fiammiferi
;
e
,
dopo
aver
soffiato
dentro
il
bocchino
,
abbassandosi
sul
cestello
della
cartaccia
,
accendeva
un
mezzo
sigaro
.
Luigia
ricominciava
a
piagnucolare
:
"
Mi
consigli
lei
!
"
"
Mia
cara
,
io
faccio
di
tutto
;
ma
se
non
mi
riesce
non
è
colpa
mia
.
Badiamo
bene
!
Anzi
io
la
metto
subito
in
guardia
;
perché
,
quando
ho
fatto
il
mio
possibile
,
non
voglio
che
s
'
incolpi
me
.
"
"
Ma
questo
non
lo
pensi
né
meno
!
"
"
Ecco
,
allora
,
ci
siamo
intesi
:
domani
,
quando
egli
tornerà
,
io
farò
l
'
ultimo
tentativo
.
"
Luigia
,
che
avrebbe
voluto
trattenersi
ancora
,
si
alzava
e
usciva
;
facendo
,
però
,
tre
passi
per
ogni
mattone
.
Il
Pollastri
,
rimasto
solo
,
prendeva
un
foglio
di
carta
,
in
cima
al
quale
era
il
suo
nome
fatto
con
un
timbro
di
gomma
a
inchiostro
violetto
;
e
scriveva
con
quella
calligrafia
grossa
e
aggrovigliata
,
tra
le
finche
diritte
e
perpendicolari
:
"
Altra
mansione
per
colloquio
con
la
vedova
,
durato
un
'
ora
,
lire
venti
"
.
Faceva
la
somma
,
con
il
lapis
,
sopra
un
pezzetto
di
carta
,
di
tutte
le
mansioni
;
poi
,
spargeva
il
polverino
rosso
su
lo
scritto
;
lo
rimetteva
nel
cassetto
,
si
dava
una
sfregatina
alle
mani
,
una
scossa
al
vestito
ceneroso
;
e
passava
subito
ad
altro
.
Ma
al
suo
scritturale
,
che
chiamava
quando
non
c
'
erano
più
i
clienti
,
per
fargli
ricopiare
gli
atti
notarili
in
carta
bollata
,
disse
una
volta
:
"
Per
un
'
eredità
di
dieci
lire
,
non
vogliono
mettersi
d
'
accordo
.
Peggio
per
loro
!
Se
la
mangeranno
e
basta
;
ma
non
devono
credere
di
sacrificare
me
,
non
pagandomi
il
conto
!
"
Lo
scritturale
,
che
da
un
pezzo
aveva
voglia
di
parlare
della
successione
di
Remigio
,
rispose
:
"
Del
resto
,
la
Casuccia
è
un
possesso
che
mi
piacerebbe
;
farebbe
proprio
per
me
.
Comprerei
un
ciuchino
...
"
Il
Pollastri
lo
guardò
in
faccia
,
e
si
mise
a
ridere
:
erano
amici
da
tanti
anni
e
si
aiutavano
;
perché
Roberto
Lenzi
,
pur
facendogli
da
scritturale
,
aveva
un
patrimonietto
al
Monte
dei
Paschi
.
"
Perché
mi
guarda
?
Il
notaio
rispose
:
"
"
È
un
'
idea
che
mi
piace
;
e
io
le
prometto
di
aiutarla
.
"
"
Dice
da
vero
?
"
Il
notaio
si
alzò
,
e
gli
dette
la
mano
.
Lo
scritturale
,
a
cui
l
'
impazienza
di
dire
tutto
in
una
volta
faceva
perfino
sbagliare
una
parola
per
un
'
altra
,
disse
asciugandosi
il
sudore
freddo
su
la
fronte
:
"
Ecco
come
vorrei
entrarci
io
.
So
che
Remigio
non
ha
avuto
,
povero
ragazzo
,
né
meno
un
soldo
in
contanti
;
anzi
,
ci
sarà
subito
un
passivo
di
circa
diecimila
lire
,
perché
gli
faranno
anche
una
causa
...
credo
una
certa
Giulia
,
che
conviveva
con
il
signor
Giacomo
...
"
Il
notaio
assentì
,
abbassando
la
testa
.
"
Deve
proporgli
di
farsi
prestare
il
danaro
da
qualcuno
,
ossia
da
me
...
si
fa
una
ipoteca
!
...
E
quando
egli
non
potrà
andare
più
avanti
,
comprerò
ogni
cosa
io
.
Così
,
non
si
mette
in
balìa
delle
banche
!
...
È
meglio
che
s
'
ipotechi
con
me
;
non
ne
conviene
?
Gli
dice
che
con
me
si
fa
una
cosa
alla
buona
...
magari
penso
io
alle
spese
che
ci
vogliono
per
far
registrare
l
'
ipoteca
;
così
lui
acconsentirà
meglio
.
Che
m
'
importerebbe
di
dover
sopportare
io
tutte
le
spese
,
che
dovrebbero
essere
a
metà
?
Si
mette
,
nel
contratto
,
che
egli
si
obbliga
di
rendermele
dentro
un
certo
tempo
...
"
Il
Lenzi
voleva
dire
tutto
questo
ridendo
,
ma
non
gli
riesciva
;
tanto
era
preso
dall
'
emozione
.
Aveva
scoppi
di
riso
,
che
gli
troncavano
le
parole
;
e
quando
tacque
,
gli
batteva
il
cuore
come
se
soffocasse
:
era
grasso
e
biondo
,
con
il
viso
che
pareva
gonfio
di
sangue
,
con
una
bocca
che
gli
si
storceva
anche
a
respirare
,
con
una
pappagorgia
come
un
secondo
mento
.
Il
Pollastri
lo
guardò
un
'
altra
volta
;
e
il
Lenzi
,
avvicinandoglisi
come
per
leggere
dentro
i
suoi
occhi
,
disse
tutto
allegro
:
"
Siamo
d
'
accordo
!
"
E
come
se
avessero
pensato
la
stessa
cosa
,
aggiunse
:
"
Lei
mi
dirà
la
ricompensa
,
perché
gli
affari
sono
fuori
dell
'
amicizia
;
e
lei
avrebbe
tutte
le
ragioni
di
rifiutarsi
a
questo
accordo
;
che
,
del
resto
,
sarà
un
bene
per
quel
cretino
;
perché
,
o
prima
o
dopo
,
dovrà
vendere
la
Casuccia
.
E
,
se
non
la
prendo
io
,
chi
sa
in
quali
mani
cattive
va
a
cadere
!
Invece
,
merita
che
la
prenda
una
persona
come
me
.
Non
è
vero
,
forse
?
"
E
ambedue
si
guardarono
fisso
,
con
gli
occhi
egualmente
scintillanti
;
che
li
abbarbagliavano
a
vicenda
.
Poi
,
il
notaio
sospirò
:
"
Tra
noi
,
non
c
'
è
bisogno
di
discorrere
troppo
:
ci
s
'
intende
alla
prima
,
e
non
manchiamo
di
parola
.
"
Piegò
un
foglio
di
carta
bollata
;
e
disse
,
sempre
con
la
stessa
voce
:
"
Qui
copierà
quel
contratto
,
che
dev
'
essere
firmato
domattina
.
Si
ricorda
quale
?
"
Il
Lenzi
lo
trovò
e
glielo
mostrò
.
E
il
Pollastri
,
non
avendo
nient
'
altro
da
fare
,
andò
a
prendere
il
bastone
,
in
un
cantuccio
della
stanza
;
si
mise
il
cappello
,
senza
guastare
la
scrinatura
a
taglio
;
ed
escì
canticchiando
un
motivo
del
Verdi
.
Il
giorno
dopo
,
a
Remigio
si
mostrò
più
premuroso
del
solito
;
e
il
giovane
,
credendo
che
dipendesse
dall
'
averlo
ormai
convinto
a
far
tutto
con
sollecitudine
,
non
stava
in
sé
dalla
contentezza
e
dalla
fiducia
.
Già
,
gli
aveva
fatto
un
buon
effetto
che
il
Lenzi
,
per
salutarlo
,
si
fosse
addirittura
alzato
da
sedere
.
La
voce
gli
tremava
,
e
si
aspettava
che
il
notaio
gli
comunicasse
l
'
accordo
ottenuto
con
la
matrigna
:
non
voleva
né
meno
sedersi
,
per
ascoltare
subito
in
piedi
.
Il
Pollastri
,
cercando
di
assecondarlo
a
sorrisi
,
per
non
dargli
di
colpo
una
delusione
che
lo
avrebbe
mal
disposto
,
gli
disse
:
"
Tutto
va
proprio
bene
,
secondo
i
nostri
sforzi
.
Io
ho
anche
trovato
un
mio
amico
,
un
amico
intimo
,
che
a
lei
soltanto
presterà
quel
che
ci
vuole
per
le
prime
spese
;
di
cui
non
si
può
fare
a
meno
.
"
Remigio
era
così
contento
che
,
a
queste
parole
,
non
capì
di
quel
che
si
trattava
;
e
rispose
,
distrattamente
,
per
sapere
presto
quel
che
sperava
:
"
Grazie
,
grazie
di
tutto
!
"
Il
Pollastri
chiamò
lo
scritturale
;
e
questi
,
mettendosi
dalla
parte
della
finestra
,
dichiarò
:
"
Io
sono
a
loro
disposizione
.
"
Il
Pollastri
chiese
a
Remigio
:
"
Quanto
crede
che
le
occorra
?
"
"
Ma
!
Io
non
saprei
.
"
"
Il
signor
Lenzi
ha
pochi
denari
;
ma
,
forse
,
basteranno
.
Se
crede
,
domani
stesso
,
lei
può
fargli
una
ricevuta
provvisoria
,
e
in
seguito
si
prepareranno
gli
atti
.
"
Remigio
,
a
cui
svaniva
quella
specie
di
ebrezza
che
lo
teneva
come
rapito
in
un
sogno
,
li
guardò
ambedue
;
e
,
allora
,
rimase
un
poco
perplesso
.
Tuttavia
,
volendo
scusarsi
di
non
accettare
immediatamente
la
proposta
,
di
cui
non
riesciva
ad
afferrare
ciò
che
per
lui
era
indeterminatezza
,
rispose
:
"
Ancora
non
saprei
decidere
.
Loro
lo
sanno
,
meglio
di
me
,
che
per
ora
non
conosco
né
meno
quanto
mio
padre
m
'
ha
lasciato
e
quanti
debiti
ci
sono
.
"
"
Mio
caro
,
male
!
A
quando
aspetta
?
Quando
siamo
nella
sua
condizione
,
bisogna
rendersi
subito
conto
di
quel
che
c
'
è
da
fare
:
tra
le
illusioni
non
c
'
è
mai
da
scegliere
.
"
"
E
se
non
avessi
bisogno
di
farmi
prestare
niente
?
"
Quelli
risero
;
e
lo
scritturale
disse
:
"
Io
non
ci
voglio
mettere
bocca
più
:
quando
saranno
d
'
accordo
,
mi
chiameranno
.
Sono
sempre
pronto
a
fare
quel
che
posso
;
ma
di
più
no
.
Più
buono
di
così
non
potrei
essere
.
"
Ed
escì
,
strizzando
un
occhio
al
Pollastri
,
che
,
da
solo
,
vide
prendere
una
brutta
piega
al
tentativo
.
Allora
,
finse
di
adirarsi
,
mostrandosi
indispettito
che
un
suo
consiglio
non
venisse
accolto
senz
'
altro
.
E
si
mise
a
sfogliare
certe
carte
,
che
aveva
davanti
.
Remigio
,
tanto
imbarazzato
che
si
vergognava
,
disse
:
"
Ne
parleremo
quest
'
altra
volta
!
Intanto
,
mi
dica
quel
che
ha
combinato
con
la
mia
matrigna
.
"
Il
Pollastri
,
che
aveva
preso
in
mano
una
penna
della
mezza
dozzina
che
ne
aveva
su
la
scrivania
,
scosse
la
testa
e
rispose
:
"
Io
non
so
più
che
dirle
,
da
quando
capisco
che
lei
non
confida
più
in
me
.
"
"
Mi
dia
prima
la
risposta
della
matrigna
!
"
"
Non
ho
da
darle
niente
.
"
Il
giovane
,
mortificato
,
si
passò
una
mano
su
la
fronte
;
e
,
poi
,
disse
più
affabile
che
poteva
:
"
Mi
spieghi
,
almeno
,
come
il
signor
Lenzi
mi
darebbe
i
denari
:
capisco
bene
la
sua
buona
intenzione
!
Non
lo
nego
.
"
"
Vorrebbe
che
il
mio
amico
le
prestasse
i
denari
senza
una
garanzia
?
"
"
Questo
no
di
certo
.
"
"
È
la
prima
volta
che
egli
si
arrischia
a
entrare
in
un
simile
ginepraio
.
E
lo
fa
anche
perché
era
amicissimo
del
signor
Giacomo
.
Penserò
io
a
tutto
.
Si
figuri
che
egli
è
disposto
ad
accettare
un
'
ipoteca
per
venti
anni
al
sei
per
cento
.
Lei
ha
tempo
venti
anni
,
venti
anni
dico
,
alla
completa
restituzione
.
Ma
non
solo
:
se
non
potrà
pagare
le
rate
e
anzi
avrà
bisogno
di
altro
denaro
,
glielo
presterà
alle
stesse
condizioni
della
prima
volta
.
"
Ormai
,
Remigio
era
quasi
convinto
;
e
il
Pollastri
,
accortosene
,
proseguì
:
"
Vuole
oggi
stesso
un
acconto
?
Se
non
ce
l
'
ha
lui
nel
portafogli
,
quel
che
manca
lo
presterò
io
stesso
al
Lenzi
.
Vede
come
si
fa
tra
amici
,
mio
caro
?
"
E
,
sbottonatosi
la
tasca
di
dentro
della
giubba
,
posò
su
la
scrivania
un
portafogli
di
seta
rossa
ricamata
a
oro
;
l
'
aprì
e
fece
vedere
alcuni
biglietti
da
cento
lire
:
"
Noi
non
si
chiacchiera
per
niente
!
"
Remigio
,
ammirandolo
,
senza
poter
staccare
gli
occhi
da
quei
biglietti
,
rispose
:
"
Lo
so
.
"
E
,
sentendosi
come
gonfiare
il
cuore
,
aggiunse
:
"
Io
non
ne
ho
né
meno
da
cinque
lire
!
"
"
Ma
li
prenda
lei
,
dunque
!
Lo
capisco
che
si
trova
imbarazzato
!
Faccia
conto
che
siano
suoi
.
"
Ci
mancò
poco
che
non
allungasse
la
mano
;
tuttavia
la
timidezza
lo
ritenne
;
e
,
sentendosi
troppo
confuso
per
decidersi
,
si
alzò
da
sedere
.
Allora
,
anche
il
Pollastri
si
alzò
;
e
gli
disse
,
accarezzandolo
sotto
il
mento
:
"
Rivenga
domani
,
e
troverà
tutto
pronto
.
Le
dirò
io
quanto
deve
farsi
dare
.
Rifletta
,
mio
caro
,
che
per
un
'
ipoteca
a
una
banca
ci
vogliono
troppe
spese
,
e
perciò
non
ne
varrebbe
la
pena
.
Ma
non
solo
le
spese
:
non
si
sa
,
anche
,
quante
garanzie
!
E
,
poi
,
almeno
cinque
o
sei
mesi
d
'
attesa
,
supposto
e
concesso
che
una
banca
,
per
esempio
il
Monte
dei
Paschi
,
sia
disposta
a
fare
l
'operazione."
Remigio
tornò
alla
Casuccia
,
mettendoci
almeno
tre
volte
più
del
solito
.
Quasi
gli
girava
la
testa
,
la
gente
gli
dava
il
senso
di
un
'
oppressione
pesante
;
e
sentiva
il
bisogno
di
stare
zitto
.
Ma
,
la
sera
,
prima
di
cenare
,
mentre
Ilda
diceva
che
in
casa
non
c
'
era
più
petrolio
,
parlò
con
Luigia
.
E
,
cominciando
ad
intendersi
,
ambedue
capirono
abbastanza
che
il
Pollastri
,
invece
di
metterli
d
'
accordo
,
procurava
di
accrescere
e
di
motivare
la
loro
reciproca
diffidenza
.
Remigio
esclamò
:
"
Ed
io
che
mi
fidavo
di
lui
,
perché
da
tanti
anni
conosceva
mio
padre
!
"
La
matrigna
,
che
fu
l
'
ultima
a
convincersi
,
fu
però
la
più
risoluta
;
e
gli
giurò
di
far
tutto
nel
modo
più
chiaro
possibile
.
Intanto
,
però
,
pur
promettendosi
di
non
farsi
più
mettere
su
l
'
uno
contro
l
'
altro
,
decisero
d
'
incaricare
lo
stesso
il
Pollastri
dell
'
inventario
;
temendo
che
egli
,
se
non
gli
avessero
fatto
fare
né
meno
quello
,
avrebbe
mandato
un
conto
da
milionarî
.
Del
resto
,
tutto
quel
denaro
che
si
sentiva
mettere
a
sua
disposizione
,
a
Remigio
faceva
piacere
.
Giacomo
lo
aveva
tenuto
sempre
come
un
poveraccio
,
e
lo
stipendio
dell
'
impiego
non
gli
era
bastato
né
meno
a
pagare
tutta
la
retta
alla
padrona
di
casa
.
Quel
denaro
,
più
sognato
che
posseduto
,
ma
che
poteva
procurarsi
,
non
importa
a
quali
conseguenze
,
lo
incoraggiava
.
VII
Remigio
,
il
più
delle
volte
,
si
sentiva
sperso
;
e
gli
faceva
caso
di
poter
scendere
nell
'
aia
e
andare
dove
volesse
.
Il
cancello
della
strada
era
tutto
fuor
di
posto
,
con
i
gangheri
strappati
e
arrugginiti
;
schiantato
,
con
la
vernice
che
veniva
via
a
pezzi
.
Il
settembre
dell
'
anno
avanti
ci
avevano
legacciato
i
pruni
e
le
marruche
,
perché
non
passassero
a
rubare
l
'
uva
;
e
le
siepi
ora
avevano
i
getti
nuovi
.
Da
una
parte
dell
'
aia
c
'
era
la
capanna
:
un
fabbricato
piuttosto
basso
,
tarchiato
,
con
il
tetto
spiovente
da
due
parti
,
fin
quasi
a
terra
;
con
l
'
uscio
sciupato
da
lunghe
spaccature
:
con
un
trogolo
di
legno
appoggiato
al
muro
;
con
due
finestre
che
invece
degli
sportelli
eran
tappate
da
mannelle
di
paglia
.
La
parata
era
dall
'
altra
parte
dell
'
aia
;
piuttosto
grande
,
fatta
di
mattoni
doventati
d
'
un
rosso
quasi
nero
;
e
,
tra
i
mattoni
,
ciuffi
di
capperi
.
Attaccate
alla
parata
,
dinanzi
alla
capanna
,
la
casa
degli
assalariati
e
quella
padronale
,
con
tre
porte
:
alcuni
correggiati
,
tra
porta
e
porta
,
messi
ad
uncini
di
ferro
;
e
,
sotto
le
finestre
,
cinque
scale
di
legno
,
da
piante
,
infilate
a
due
pioli
.
Di
fianco
alla
casa
,
s
'
andava
nel
campo
e
nelle
stalle
;
più
basse
e
dietro
.
Vicino
alle
stalle
,
un
fontone
;
dove
lavavano
i
panni
,
abbeveravano
i
bovi
e
mandavano
il
branco
delle
anatre
:
intorno
al
fontone
,
cinque
salci
e
un
orto
rinchiuso
con
stocchi
secchi
di
granturco
.
Da
lì
,
una
fila
di
cipressi
a
doppio
;
che
salivano
su
un
poggetto
;
dal
quale
si
poteva
vedere
tutto
il
podere
fino
al
confine
della
Tressa
.
In
antico
,
la
Casuccia
era
stata
un
piccolo
ospedale
per
i
pellegrini
;
e
una
mezza
Madonna
di
terracotta
era
rimasta
in
una
parete
della
stalla
.
Quand
'
era
piovuto
molto
,
dall
'
aia
si
sentiva
scrosciare
la
Tressa
;
e
i
piani
si
allagavano
;
i
pioppi
umidi
e
la
creta
lavorata
luccicavano
.
Di
Siena
,
dietro
quattro
o
cinque
poggi
sempre
più
alti
,
quasi
a
chiocciola
,
si
vedevano
soltanto
le
mura
;
tra
la
Porta
Romana
e
la
Porta
Tufi
.
Dalle
mura
in
giù
,
i
prati
e
i
grani
scendevano
tagliati
da
poche
strade
;
riunendosi
a
spicchi
,
verso
qualche
podere
;
con
le
case
sui
cocuzzoli
dei
poggetti
,
accerchiate
dai
cipressi
.
Si
sentiva
il
treno
della
Val
d
'
Arbia
;
quando
,
secondo
i
contadini
,
era
segno
di
piovere
.
I
primi
giorni
,
Remigio
evitava
d
'
incontrarsi
con
i
sottoposti
;
non
sapeva
né
meno
riconoscerli
l
'
uno
dall
'
altro
e
,
per
timidezza
,
voleva
sorvegliarli
quasi
di
nascosto
.
Una
mattina
,
fece
il
giro
di
tutto
il
podere
,
solo
;
camminando
sempre
sul
margine
dei
confini
.
Vide
i
prati
,
ma
non
sapeva
di
che
seme
fossero
;
vide
la
biada
e
il
grano
,
i
filari
delle
viti
e
gli
olivi
:
per
non
piangere
,
tornò
subito
a
casa
;
commovendosi
quando
Gegia
,
che
era
a
cogliersi
l
'
insalata
,
lo
salutò
.
Non
sapeva
che
fare
;
si
sentiva
solo
troppo
e
senza
denari
;
e
Luigia
aveva
cominciato
a
dire
che
non
mandava
più
Ilda
nelle
botteghe
senza
pagare
.
Per
non
vederla
in
quel
momento
,
entrò
nella
stalla
;
rificcando
,
con
un
pezzo
di
pietra
,
i
chiodi
della
serratura
;
usciti
fuori
.
Nella
stalla
,
c
'
era
soltanto
un
paio
di
vacche
;
che
,
allora
,
non
potevano
costare
più
di
novecento
lire
;
magre
e
vecchie
:
una
anche
zoppa
,
perché
il
sensale
incaricato
da
Giacomo
di
comprarle
lo
aveva
messo
in
mezzo
.
La
stalla
era
piuttosto
grande
e
lunga
,
ma
buia
e
piena
di
ragnatele
,
quasi
senza
punta
paglia
;
e
le
due
bestie
ruminavano
in
un
cantuccio
della
mangiatoia
mezza
franata
.
Mentre
egli
le
guardava
,
Picciòlo
,
il
marito
di
Dinda
,
entrato
senza
che
egli
l
'
avesse
sentito
,
gli
mise
una
mano
su
la
spalla
e
gli
disse
:
"
Padroncino
,
se
vuol
guadagnare
,
bisogna
mettere
qui
altre
bestie
;
e
giovani
ci
vogliono
.
Due
o
tre
vitelli
!
E
,
se
vuol
dare
retta
a
me
,
tenga
anche
una
mucca
.
"
"
Quanto
costano
i
vitelli
?
"
"
Se
si
prendono
a
pena
divezzati
,
dugento
lire
l
'
uno
;
per
meno
,
è
impossibile
.
"
Remigio
abbassò
la
spalla
,
perché
l
'
assalariato
togliesse
la
mano
;
pensando
:
"
A
mio
padre
,
non
avrebbe
fatto
così
"
.
Poi
,
non
sapendo
né
meno
quel
che
rispondere
,
si
mosse
per
escire
.
Ma
Picciòlo
,
toltosi
il
cappello
sfondato
e
battutoselo
su
le
ginocchia
gli
disse
:
"
Mi
permetta
che
io
le
faccia
contezza
di
una
cosa
.
"
Il
vecchio
rideva
,
ma
si
capiva
che
parlava
sul
serio
e
dopo
averci
pensato
a
lungo
:
la
punta
del
naso
gli
andava
quasi
a
toccare
quella
del
mento
;
con
una
testa
rasa
e
sparsa
di
crosticine
.
"Dite."
"
Suo
padre
,
Dio
lo
riposi
in
pace
,
erano
due
mesate
che
non
ci
pagava
:
non
dico
per
me
e
per
la
mia
famiglia
,
perché
,
grazie
a
Dio
,
posso
aspettare
ancora
;
se
lei
non
è
in
comodo
;
ma
io
credo
che
Berto
e
Tordo
abbiano
da
riscuotere
qualche
mesata
.
"
"
Io
non
lo
sapevo
!
"
"
Faccia
come
crede
il
meglio
.
Io
e
la
mia
famiglia
siamo
stati
fissati
per
settanta
lire
al
mese
.
"
E
Picciòlo
,
capito
che
Remigio
si
turbava
,
tacque
;
togliendogli
da
dosso
alcune
pagliuzze
che
gli
ci
si
erano
attaccate
rasentando
il
muro
della
stalla
.
Remigio
andò
subito
a
trovare
la
matrigna
;
che
ricuciva
una
sua
sottana
dopo
averla
rovesciata
:
"
Perché
non
m
'
ha
detto
lei
che
gli
uomini
devono
riscuotere
parecchi
mesi
arretrati
?
"
"
Chi
ne
sapeva
niente
?
E
,
poi
,
sta
a
te
ad
occupartene
.
Se
tu
me
l
'
avessi
domandato
prima
,
t
'
avrei
detto
subito
che
io
non
lo
so
;
e
,
allora
,
avresti
già
provveduto
.
"
"
Ma
i
denari
dove
sono
?
Lei
sa
bene
che
io
non
ho
un
soldo
.
"
"
Se
li
avessi
,
te
li
darei
io
.
"
"
Lo
so
che
lei
non
ce
li
ha
.
Bisognerà
,
dunque
,
che
li
prenda
a
una
banca
.
"
Soltanto
allora
la
matrigna
smise
di
cucire
,
guardandolo
a
bocca
aperta
;
e
,
poi
,
gli
gridò
:
"
Chi
te
l
'
ha
messa
cotesta
idea
nel
capo
?
"
"
Mi
dica
,
altrimenti
,
come
posso
fare
?
O
vendere
ogni
cosa
...
"
"
Vendere
no
,
a
costo
di
qualunque
sacrificio
.
La
Casuccia
è
nostra
.
E
chi
vende
non
è
più
suo
.
"
"
E
allora
bisogna
che
io
faccia
una
cambiale
.
"
Ella
riabbassò
la
testa
e
disse
sottovoce
:
"
Fai
come
vuoi
:
io
non
ti
ci
dico
niente
.
Ti
dico
,
però
,
che
te
ne
pentirai
.
"
Egli
si
mise
a
battere
con
le
dita
su
i
vetri
,
così
forte
che
avrebbe
voluto
romperli
:
stringeva
i
denti
e
si
sentiva
come
irrigidire
.
Luigia
non
riesciva
più
a
cucire
,
le
tremavano
le
mani
e
le
lacrime
le
venivano
alle
ciglia
.
Remigio
,
voltatosi
a
lei
,
le
disse
:
"
E
forse
,
non
sa
che
dovrò
dare
a
Giulia
ottomila
lire
?
"
La
matrigna
,
per
non
essere
costretta
a
rispondergli
che
lo
sapeva
,
lo
incoraggiò
:
"
Vedrai
che
non
le
avrà
!
Almeno
,
io
non
so
perché
dovrebbe
averle
.
"
"
Ma
lei
ci
ha
più
parlato
con
quella
ragazza
?
Se
avesse
un
poco
d
'
orgoglio
,
mi
pare
,
non
ci
dovrebbe
parlare
.
"
"
Mi
salutò
l
'
altro
giorno
,
e
vidi
che
aveva
intenzione
di
fermarmi
;
ma
io
finsi
d
'
aver
fretta
e
tirai
di
lungo
.
"
"
Se
è
vero
,
fece
bene
!
"
Luigia
era
alta
e
magra
,
con
un
musettino
a
topo
e
le
palpebre
che
sembravano
appassite
e
vizze
;
il
labbro
di
sotto
sporgeva
da
quello
di
sopra
come
quando
si
vuol
fare
un
vezzo
:
il
mento
era
piccolo
;
ma
,
quand
'
ella
sorrideva
,
ci
appariva
una
tacchettina
,
come
una
rottura
,
nel
mezzo
.
I
capelli
,
già
brizzolati
,
le
pendevano
con
due
ciocche
fin
quasi
alle
gote
.
Quando
aveva
pianto
,
le
restava
per
un
pezzo
il
naso
rosso
;
e
pareva
che
il
labbro
di
sotto
ammoscisse
;
e
il
mento
tremolava
.
Ella
,
sentendosidire
così
,
lo
guardò
con
il
desiderio
di
volergli
bene
;
ma
non
si
sentì
sicura
di
essere
corrisposta
;
e
ambedue
,
senza
più
parlarsi
,
tornarono
dai
loro
avvocati
.
VIII
Il
sensale
Pietro
Carletti
,
detto
Chiocciolino
,
era
andato
dall
'
avvocato
Giulio
Sforzi
.
Questi
era
molto
giovane
:
bassotto
e
quasi
tozzo
,
con
il
viso
sempre
in
congestione
.
Saltellava
e
gesticolava
anche
camminando
;
e
,
per
andare
al
tribunale
,
si
teneva
nel
mezzo
della
strada
;
gonfiando
le
guance
.
Si
credeva
d
'
avere
un
grande
ingegno
;
perché
,
al
liceo
,
aveva
riempito
un
quaderno
di
poesie
;
e
lo
raccontava
anche
ai
colleghi
,
alzandosi
sui
tacchi
;
perché
gli
dessero
più
importanza
.
Accettò
sghignazzando
la
causa
propostagli
da
Chiocciolino
,
perché
si
trattava
di
dare
addosso
a
un
borghesuccio
;
che
aveva
ereditato
un
patrimonio
senza
nessuna
ragione
.
Invidiava
anche
le
piccole
fortune
,
pigliandoci
bizze
che
lo
facevano
rabbuffare
;
e
,
allora
,
avrebbe
voluto
che
gli
articoli
del
codice
doventassero
come
le
sue
unghie
sporche
.
Quando
Remigio
tornò
dal
Neretti
,
un
uomo
lo
fermò
alle
prime
case
di
Siena
;
sorridendogli
come
se
fosse
una
sua
vecchia
conoscenza
;
e
gli
disse
:
"
Ho
avuto
incarico
di
parlarle
da
un
signore
molto
ricco
,
ma
ricco
da
vero
,
che
era
in
buoni
rapporti
con
suo
padre
.
"
"
E
chi
è
questo
signore
?
"
"
Non
posso
fare
il
suo
nome
,
per
ora
.
Ma
lo
saprà
quando
sarà
tempo
.
"
"
E
che
vuole
?
"
L
'
uomo
,
un
sensale
di
vino
e
di
grano
,
soprannominato
Bùbbolo
,
lo
fece
stare
con
le
spalle
al
muro
di
una
casa
,
andandogli
quasi
addosso
:
"
Perché
non
vende
la
Casuccia
?
Che
ce
ne
ricava
lei
?
"
Remigio
,
a
questa
proposta
,
fece
l
'
atto
di
volerlo
ascoltare
.
"
Dia
retta
a
me
,
la
venda
subito
.
Ora
che
non
ci
sono
altri
compratori
la
venderebbe
bene
.
Quando
saranno
in
parecchi
,
gliela
butteranno
giù
di
prezzo
.
E
questo
signore
,
invece
,
è
disposto
a
pagargliela
anche
qualche
mille
lire
in
più
.
"
"
Grazie
di
avermelo
detto
,
ma
ancora
non
sono
deciso
;
anzi
,
forse
,
non
venderò
.
"
Allora
Bùbbolo
mutò
maniere
;
e
,
alzando
la
voce
,
mentre
gli
mandava
il
suo
alito
di
zozza
su
per
il
naso
,
gli
disse
:
"
Non
vuol
darmi
retta
?
Crede
che
io
sia
un
imbroglione
?
"
Remigio
si
mosse
da
quella
specie
di
strettoio
tra
lui
e
il
muro
,
e
fece
un
passo
per
andarsene
.
Il
sensale
lo
afferrò
per
la
giubba
,
di
dietro
;
e
,
fattolo
voltare
,
aggiunse
:
"
Ai
galantuomini
non
si
risponde
così
.
Si
vede
che
lei
ha
ancora
da
imparare
molte
cose
.
"
Remigio
si
sentì
tanto
umiliato
che
non
ebbe
la
forza
di
rispondere
;
ma
,
perché
quegli
non
insistesse
di
più
,
lo
salutò
meglio
che
poté
.
Bùbbolo
,
però
,
non
smise
di
guardarlo
.
Rimase
dov
'
era
,
finché
Remigio
non
disparve
giù
per
la
via
Ricasoli
;
poi
,
si
ficcò
una
cicca
in
bocca
e
decise
di
trovare
da
vero
qualche
signore
per
invogliarlo
a
comprare
la
Casuccia
.
La
mattina
,
quantunque
finisse
aprile
,
faceva
piuttosto
freddo
;
la
via
Ricasoli
,
taciturna
e
quasi
deserta
,
era
soleggiata
,
da
una
parte
sola
,
fino
alla
piazzetta
Piccolomini
;
e
Remigio
dovette
soffermarsi
perché
un
trasporto
funebre
attraversava
la
strada
.
Tutti
erano
a
vedere
,
dagli
usci
delle
case
e
delle
botteghe
,
oltre
che
dalle
finestre
;
e
parecchi
curiosi
s
'
erano
assiepati
lungo
le
case
.
Il
droghiere
che
aveva
mandato
il
conto
s
'
avvicinò
a
Remigio
senza
né
meno
salutarlo
:
"
Mi
dispiace
,
signor
Selmi
,
perché
suo
padre
da
tanti
anni
si
serviva
da
me
;
ma
è
assolutamente
necessario
che
mi
paghi
.
"
Il
droghiere
,
come
tutti
quelli
delle
altre
botteghe
,
aveva
smesso
di
servire
,
piantando
il
banco
;
e
,
d
'
accordo
con
i
clienti
,
non
voleva
perdere
il
trasporto
funebre
.
Le
serve
,
alle
finestre
,
si
affacciavano
con
i
cenci
da
spolverare
in
mano
,
un
vetturino
aveva
fermato
la
carrozza
,
alzandosi
ritto
per
vedere
meglio
di
tutti
.
Remigio
rassicurò
il
droghiere
,
giurandogli
che
avrebbe
fatto
di
tutto
;
e
allora
quegli
,
mentre
passava
la
croce
,
e
tutti
si
toglievano
il
cappello
,
doventò
fin
quasi
troppo
gentile
:
"
Spero
che
anche
lei
verrà
da
me
!
Non
mi
farà
torti
!
Sa
chi
è
morto
?
Quel
calzolaio
che
stava
vicino
alla
chiesa
del
Carmine
...
non
ha
capito
?
Quello
che
andava
sempre
vestito
di
chiaro
,
aveva
due
cani
...
"
Ma
,
visto
che
Remigio
non
capiva
,
gli
disse
:
"
Ci
ho
sempre
il
burro
fresco
e
tutto
quel
che
vuole
.
"
Il
giovane
,
giacché
s
'
era
fatto
più
largo
,
continuò
la
strada
;
aspettandosi
di
essere
fermato
da
qualche
altro
.
E
,
passando
dinanzi
al
caffè
Greco
,
il
punto
centrale
della
città
,
affrettò
il
passo
,
voltando
,
per
andare
in
Piazza
dell
'
Indipendenza
;
dove
l
'
avvocato
Neretti
aveva
lo
studio
.
In
Piazza
dell
'
Indipendenza
c
'
erano
soltanto
tre
carrozze
ferme
;
più
ferme
del
monumento
all
'
Italia
;
ed
egli
,
salendo
le
scale
dello
studio
,
sentiva
piegarsi
le
gambe
.
L
'
avvocato
non
c
'
era
;
ma
lo
scritturale
,
Giangio
,
gli
disse
:
"
Per
quell
'
operazione
al
Banco
di
Roma
ci
devo
pensare
io
.
Questa
è
la
cambiale
e
questo
il
borderò
.
"
Remigio
si
sentiva
scosso
da
un
fremito
che
ancora
non
aveva
mai
conosciuto
;
e
lo
abbatteva
come
se
durasse
una
fatica
enorme
.
Con
il
viso
pallido
,
sorrise
:
"
Io
non
so
come
si
fa
.
"
Giangio
glielo
spiegò
,
ma
Remigio
non
riescì
a
capire
.
Allora
gli
dettò
quel
che
doveva
scrivere
,
indicandogli
dove
;
poi
,
vi
pigiò
sopra
il
torchietto
della
carta
sugante
:
"
È
fatto
;
non
se
ne
preoccupi
.
Penso
io
a
portare
ogni
cosa
al
Banco
,
perché
le
cambiali
nuove
devono
essere
presentate
oggi
.
E
,
domani
,
dopo
mezzogiorno
,
lei
può
passare
da
sé
a
prendere
il
denaro
.
Se
crede
,
prima
venga
qui
da
me
;
e
ce
lo
porterò
io
.
Sono
tremilasettecento
lire
,
meno
quello
dello
sconto
.
Ah
,
l
'
avvocato
,
ieri
,
se
ne
prese
subito
cura
,
e
,
per
mezzo
suo
,
il
direttore
del
Banco
ha
subito
acconsentito
!
Anche
se
avesse
voluto
chiedere
tre
volte
di
più
,
ci
sarebbe
stato
modo
.
Non
c
'
è
pericoli
!
Quando
ha
parlato
l
'
avvocato
,
i
denari
vengono
in
mano
!
È
come
andare
a
pigliare
il
pane
!
"
Giangio
,
che
aveva
da
portare
certi
fogli
al
tribunale
,
lo
salutò
;
ripetendogli
che
era
pronto
ad
accompagnarlo
al
Banco
.
Remigio
,
a
pena
in
strada
,
credette
che
fosse
per
venirgli
una
vertigine
;
e
dovette
soffermarsi
proprio
mentre
avrebbe
voluto
passare
in
mezzo
alla
gente
senza
che
lo
vedesse
nessuno
.
La
sua
fierezza
violenta
,
ora
,
era
esasperata
;
ed
egli
avrebbe
voluto
,
così
come
si
sputa
,
mettere
al
posto
ogni
cosa
:
i
debiti
riescivano
a
strappargli
la
carne
dentro
;
gliela
distruggevano
.
Tornò
subito
a
casa
,
come
se
avesse
dovuto
fuggire
;
per
rifugiarsi
.
A
tavola
,
dopo
aver
mangiato
in
silenzio
,
fece
ridere
Ilda
;
ma
Luigia
lo
sgridò
;
e
,
sparecchiando
,
gli
fece
capire
che
avrebbe
avuto
voglia
di
sfogarsi
attaccando
il
discorso
su
gli
interessi
della
Casuccia
.
IX
Qualche
volta
Remigio
si
sentiva
impazzire
e
qualche
volta
provava
un
benessere
immenso
,
che
lo
rianimava
;
come
quando
,
in
mezzo
all
'
aia
,
il
vento
gli
batteva
sulla
faccia
.
Queste
disuguaglianze
erano
come
il
respiro
affannato
della
sua
giovinezza
;
della
quale
non
s
'
avvedeva
né
meno
.
Aveva
voglia
di
mettere
a
posto
tutti
i
debiti
e
di
guadagnare
;
e
,
immaginandosi
di
poterlo
fare
in
pochissimo
tempo
,
cominciò
ad
alzarsi
la
mattina
prima
degli
assalariati
.
Li
attendeva
nel
campo
,
stava
a
vederli
lavorare
mezze
giornate
intere
,
non
rientrava
in
casa
finché
non
erano
andati
a
cena
.
Ma
non
sapeva
dirigerli
;
anzi
,
senza
farlo
capire
,
egli
sperava
d
'
imparare
per
l
'
anno
dopo
,
lasciando
intanto
che
mandassero
avanti
le
faccende
come
volevano
;
limitandosi
a
darne
il
consenso
o
a
comandarne
una
piuttosto
che
un
'
altra
;
in
parte
indovinando
,
in
parte
ricordandosi
di
quel
che
aveva
imparato
da
suo
padre
;
e
giacché
Picciòlo
e
Tordo
gli
dicevano
sempre
:
"
Se
fossi
padrone
io
farei
così
questa
tal
cosa
o
tale
altra
"
,
egli
sceglieva
il
consiglio
che
gli
pareva
migliore
e
lo
dava
come
un
ordine
suo
,
che
dovesse
essere
rispettato
.
"
Berto
non
lo
consigliava
mai
;
e
Giacomo
,
un
mese
prima
di
morire
,
l
'
aveva
licenziato
perché
era
quasi
impossibile
parlargli
senza
che
facesse
la
grinta
;
e
perché
rubava
ogni
cosa
.
Remigio
,
illudendosi
che
doventasse
abbastanza
rispettoso
e
sopportabile
,
lo
trattò
anche
meglio
degli
altri
;
mostrandogli
che
non
teneva
conto
dei
dissensi
avuti
con
il
padre
.
Ma
Berto
se
ne
approfittò
subito
,
per
far
di
più
il
proprio
comodo
;
facendo
capire
che
non
gliene
importava
niente
.
Anche
la
sua
moglie
,
Cecchina
,
era
la
donna
più
maldicente
che
ci
fosse
fuor
di
Porta
Romana
:
magra
e
con
due
occhi
neri
come
quelli
dei
ramarri
,
portava
via
le
prime
pesche
,
i
primi
carciofi
,
la
prima
uva
;
nascondendo
tutto
in
una
tasca
fatta
dalla
parte
di
sotto
del
grembiale
.
Berto
era
tarchiato
e
grosso
;
con
la
testa
rotonda
;
la
fronte
stretta
come
la
lama
di
un
coltello
;
gli
occhi
porcini
e
lustri
.
Siccome
non
aveva
potuto
sfogare
il
suo
risentimento
contro
Giacomo
ammalato
,
cercava
la
prima
occasione
per
rifarsela
con
Remigio
;
sicuro
di
non
trovare
la
stessa
resistenza
.
Quando
Remigio
stava
in
modo
da
voltargli
le
spalle
,
egli
lo
guardava
affascinandosi
con
l
'
idea
di
leticare
battendolo
su
la
nuca
;
quand
'
era
voltato
a
lui
,
invece
,
sfuggiva
i
suoi
occhi
,
non
rispondendo
mai
come
il
giovane
avrebbe
avuto
piacere
,
provocandolo
o
con
il
silenzio
sospettoso
o
fingendo
di
capire
a
rovescio
;
per
essere
ripreso
e
rimproverato
.
Remigio
ci
pativa
,
e
se
con
dolcezza
gli
spiegava
quel
che
aveva
voluto
dire
,
l
'
assalariato
mostrava
di
non
esserne
contento
;
e
,
qualche
volta
,
addirittura
,
disapprovava
bestemmiando
.
E
vedendo
che
Remigio
ne
restava
confuso
e
mortificato
,
diceva
:
"
Ora
non
venga
a
rifarsela
con
me
;
non
mi
dica
niente
,
perché
io
non
intendo
d
'
essere
rimproverato
da
nessuno
.
"
"
Ma
l
'
ultima
parola
voglio
dirla
io
,
perché
sono
il
padrone
.
"
"
Come
sarebbe
a
dire
?
Non
c
'
è
bisogno
d
'
insistere
tanto
a
lungo
,
mi
pare
.
Ma
,
del
resto
,
io
non
costo
niente
;
e
quindi
può
trattarmi
come
crede
.
"
"
E
chi
t
'
ha
trattato
male
?
"
"
Io
non
lo
so
:
non
sta
a
me
farglielo
rilevare
.
"
"
Dimmi
di
quel
che
ti
sei
offeso
.
"
"
Oh
,
io
non
ciabo
più
!
Faccia
in
un
altro
modo
,
però
;
se
vuole
stare
d
'
accordo
con
me
,
e
se
vuole
che
io
non
me
ne
vada
.
"
Remigio
trovava
in
quest
'
ultima
uscita
una
specie
di
dignità
,
che
poteva
forse
dipendere
da
animo
onesto
;
sebbene
rude
e
irritabile
.
E
,
allora
,
per
provargli
che
non
se
la
prendeva
a
male
,
cambiava
discorso
.
Ma
non
dimenticò
mai
più
la
delusione
provata
quando
,
proprio
il
giorno
della
prima
cambiale
,
si
sentì
dire
da
Berto
:
"
Non
li
vuol
pagare
lei
i
suoi
sottoposti
?
Dobbiamo
lavorare
per
passare
il
tempo
?
"
Gli
venne
da
piangere
,
e
rispose
con
violenza
:
"
Domani
avrete
tutto
,
anche
quello
che
avanzate
da
mio
padre
.
"
"
Domani
?
Facciamoli
ora
i
conti
!
È
tanto
che
io
sto
zitto
!
"
"
Domani
,
ti
ripeto
.
"
Allora
Berto
,
con
un
'
astuzia
ironica
e
ghignando
,
gli
disse
:
"
Speriamo
che
possa
pagare
da
vero
!
"
Queste
parole
,
che
parevano
indovinare
ogni
cosa
,
abbatterono
completamente
il
giovane
;
che
non
seppe
più
rispondere
.
E
,
il
rimanente
del
giorno
,
per
prudenza
,
non
andò
nel
campo
.
Meglio
,
meglio
venderla
la
Casuccia
!
E
perché
non
tornare
a
Campiglia
?
Ma
,
poi
,
pensò
:
"
Se
Berto
è
cattivo
,
devo
forse
fargli
il
piacere
di
non
essere
più
il
padrone
?
Ormai
,
avrò
i
denari
.
Però
ha
ragione
di
avermeli
chiesti
;
anche
se
m
'
ha
detto
a
quel
modo
"
.
Ed
escì
di
casa
,
andando
in
su
e
giù
per
l
'aia."
Dinda
,
seduta
a
far
la
calza
,
aveva
sentito
tutto
;
e
gli
disse
:
"
Perché
ci
s
'
inquieta
così
?
Lo
paghi
,
e
si
faccia
rispettare
.
"
"
Domani
lo
pagherò
!
"
Ma
Dinda
,
per
non
compromettersi
con
Berto
,
non
gli
disse
più
niente
;
tanto
più
che
,
a
quel
modo
,
gli
aveva
già
chiesto
,
senza
parere
,
la
mesata
anche
per
sé
.
Remigio
s
'
appoggiò
con
i
gomiti
al
cancello
della
strada
.
Tornavano
a
casa
,
verso
Colle
di
Malamerenda
e
l
'
Isola
,
le
ragazze
che
andavano
tutti
i
giorni
a
Siena
a
portare
le
bombole
del
latte
e
ad
imparare
a
far
la
sarta
.
I
mandorli
e
i
peschi
,
sparsi
su
per
le
colline
,
erano
quasi
invisibili
nell
'
ombra
della
sera
:
sebbene
,
sopra
il
sole
tramontato
,
restasse
una
luce
limpida
a
rischiarare
quasi
la
metà
del
cielo
.
Un
branco
di
avvinazzati
passò
,
cantando
.
Dietro
un
barroccio
,
un
gregge
di
pecore
empì
tutta
la
strada
;
e
il
cane
si
fermò
a
fiutare
lo
spigolo
della
capanna
sciupato
dai
mozzi
delle
ruote
.
Solo
!
Era
solo
!
A
quell
'
ora
,
a
Campiglia
,
s
'
accendevano
le
lampadine
elettriche
;
egli
faceva
le
somme
e
gli
apparecchi
elettrici
giravano
ticchiettando
.
Il
cuore
gli
batté
come
quando
,
da
ragazzo
,
s
'
era
innamorato
.
X
Al
Banco
di
Roma
,
dove
si
fece
portare
da
Giangio
,
gli
tremavano
le
mani
prendendo
il
denaro
;
poi
,
si
sentì
contento
.
E
,
tornato
alla
Casuccia
,
fece
i
conti
;
e
pagò
tutti
gli
assalariati
.
Il
giorno
dopo
,
pagò
anche
il
carraio
,
il
fabbro
e
il
droghiere
;
e
disse
al
Pollastri
,
dopo
aver
combinato
quando
doveva
esser
fatto
l
'
inventario
,
che
non
aveva
bisogno
di
pigliare
a
prestito
i
denari
del
suo
amico
.
Incaricò
il
Neretti
di
chiamare
allo
studio
la
matrigna
;
e
s
'
ordinò
un
vestito
nero
.
Quello
che
aveva
addosso
lo
portava
già
da
due
anni
,
e
anche
le
scarpe
cominciavano
a
sfondarsi
.
Egli
aveva
un
aspetto
triste
e
affaticato
;
e
,
quasi
da
una
settimana
,
non
s
'
era
fatto
la
barba
;
allo
specchietto
legato
su
la
finestra
di
camera
.
Era
scontento
che
tutti
gli
parlassero
dell
'
eredità
e
se
ne
occupassero
con
un
interesse
tanto
vivo
,
con
una
confidenzialità
che
lo
stupiva
.
L
'
opinione
che
avevano
di
lui
gli
metteva
nell
'
animo
un
senso
di
stanchezza
taciturna
,
una
voglia
desolata
di
andarsene
;
e
,
si
ritrovava
,
in
vece
,
sempre
a
faccia
con
gli
stessi
discorsi
e
le
stesse
persone
,
come
in
un
ozio
logorante
e
ambiguo
.
Chi
lo
credeva
troppo
povero
e
chi
troppo
ricco
:
qualche
persona
,
che
aveva
conosciuto
Giacomo
,
lo
domandava
addirittura
a
lui
,
riportandogli
anche
i
pettegolezzi
che
gli
altri
ci
facevano
.
Molti
volevano
sapere
anche
quanto
suo
padre
aveva
lasciato
a
Giulia
,
e
doveva
convincerli
che
era
morto
senza
far
testamento
.
Ma
si
sentiva
rispondere
:
"
Tutti
credono
che
abbia
fatto
testamento
!
Per
tutta
Siena
si
dice
che
anche
quella
ragazza
è
stata
erede
!
Lo
sanno
anche
i
mattoni
delle
case
!
Lei
vuol
fare
il
furbo
,
e
non
vuol
dir
niente
a
nessuno
.
"
"
Ma
no
!
Io
dico
la
verità
.
Chi
dovrebbe
saperlo
meglio
di
me
?
"
Una
volta
,
dovette
fin
quasi
leticare
.
Almeno
,
alla
Casuccia
,
poteva
stare
lunghe
ore
in
silenzio
!
La
curiosità
degli
altri
gli
ripugnava
,
come
se
gli
mettessero
nell
'
anima
un
cencio
sporco
.
E
,
credendo
di
poterla
combattere
,
non
avvicinava
quasi
nessuno
.
Aveva
in
mente
di
non
togliere
subito
anche
gli
altri
debiti
,
per
vendere
prima
le
vacche
;
e
,
secondo
il
consiglio
di
Picciòlo
,
comprare
almeno
due
vitelli
appena
che
ci
fosse
stata
la
fiera
.
Con
il
guadagno
che
ne
avrebbe
fatto
,
contava
di
viverci
qualche
mese
;
finché
non
avesse
venduto
i
fieni
e
poi
il
grano
.
La
raccolta
del
vino
era
troppo
piccola
,
e
appena
bastava
per
lui
e
per
la
matrigna
;
ma
,
come
aveva
fatto
suo
padre
,
così
egli
sperava
altrettanto
,
e
forse
meglio
.
Anche
i
maiali
perché
non
c
'
erano
?
Ma
,
a
settembre
,
fatto
fare
il
castro
,
o
dietro
casa
o
al
muro
della
capanna
,
ne
avrebbe
presi
un
branco
.
Quel
trogolo
di
legno
era
piuttosto
da
galline
e
da
bruciare
!
I
pagliai
bisognava
farli
più
distanti
,
perché
aveva
paura
dei
fulmini
;
e
magari
qualche
birbaccione
poteva
bruciarli
.
C
'
era
anche
da
assicurarsi
,
anzi
,
contro
l
'
incendio
!
Alla
capanna
,
troppo
umida
,
bisognava
rifare
l
'
impiantito
!
E
,
poi
,
attraverso
quelle
finestrucce
,
tappate
soltanto
con
la
paglia
,
pioveva
lo
stesso
come
fuori
!
La
parata
stava
per
cadere
.
E
quanto
era
sudicia
!
Dentro
,
il
concio
e
un
mucchio
di
attrezzi
vecchi
,
da
buttarsi
via
;
ma
,
a
venderne
il
ferro
,
c
'
era
da
mettere
in
tasca
,
sì
e
no
,
tre
lire
!
La
stagione
era
buona
,
e
non
era
piovuto
su
le
semente
né
troppo
né
poco
.
Egli
,
vedendo
dalla
finestra
della
sua
camera
la
più
bella
pendice
della
Casuccia
,
fin
giù
dove
faceva
da
argine
,
con
una
svoltata
rotonda
,
alla
Tressa
,
sognò
di
cavarsi
presto
e
bene
da
tutti
gli
impicci
.
XI
Quando
la
mattina
dopo
si
alzò
ed
aprì
la
finestra
,
il
ciliegio
non
aveva
più
ciliege
:
"
Perché
le
hanno
colte
senza
il
mio
ordine
,
e
perché
non
li
ho
sentiti
?
O
le
hanno
rubate
?
"
.
Non
si
mise
né
meno
la
giubba
,
e
scese
giù
.
Tordo
,
che
andava
a
cavar
le
patate
,
con
la
zappa
in
spalla
,
lo
salutò
proprio
mentre
era
per
attraversare
l
'aia."
"
Chi
ha
colto
le
ciliege
?
"
Tordo
,
com
'
era
il
suo
modo
,
strinse
le
spalle
;
e
gli
rispose
,
ridendo
:
"
Io
non
lo
so
.
"
"
Come
non
lo
sai
?
E
perché
ridi
?
"
Tordo
arrossì
:
"
Io
non
lo
so
,
le
ripeto
.
Ho
visto
anch
'
io
,
stamani
,
che
non
c
'
erano
,
e
l
'
ho
detto
con
la
mia
Gegia
;
ma
,
poi
,
non
saprei
di
più
.
"
Allora
,
Remigio
chiamò
Picciòlo
;
che
escì
dalla
stalla
,
con
le
mani
sporche
di
concio
.
"
Sai
niente
tu
delle
ciliege
?
"
"
Di
quali
?
"
"
Come
di
quali
?
C
'
è
un
ciliegio
solo
!
"
"
E
che
devo
sapere
?
"
"
Non
ci
sono
più
.
"
"
Non
ci
sono
più
?
Dice
per
burla
?
"
E
andò
a
vedere
da
sé
la
pianta
.
Tornò
,
quasi
di
corsa
,
tirandosi
i
capelli
:
"
Brutti
vigliacchi
!
Questa
l
'
hanno
fatta
i
ladri
!
E
Dinda
aspettava
che
fossero
più
mature
,
per
portarle
a
vendere
!
Non
siamo
sicuri
né
meno
sotto
le
finestre
?
E
nessuno
di
noi
s
'
è
svegliato
?
Vorrei
sapere
se
l
'
hanno
portate
via
nel
primo
sonno
o
stamani
prima
del
sole
!
"
Berto
,
che
veniva
dal
campo
e
aveva
fatto
il
colpo
,
finse
di
non
aver
sentito
niente
;
e
,
con
il
capo
basso
,
torvo
,
attraversò
l
'
aia
tra
Remigio
e
i
due
assalariati
.
Remigio
lo
guardò
e
gli
chiese
:
"
E
tu
hai
visto
che
non
ci
sono
più
le
ciliege
?
"
"
Io
?
Ci
vorrà
poco
a
vederlo
!
Perdindirindina
,
le
rame
ci
vengono
in
casa
!
"
E
se
n
'
andò
;
ma
riescì
subito
dall
'
uscio
,
dicendo
:
"
Speriamo
che
non
sospetti
di
me
!
"
Remigio
tacque
.
Allora
,
egli
guardò
in
viso
anche
Moscino
e
Lorenzo
,
che
erano
sopraggiunti
;
e
seguitò
:
"
Almeno
io
non
voglio
né
meno
che
lei
sospetti
di
me
o
della
mia
moglie
;
perché
,
allora
,
le
cose
tra
me
e
lei
non
andrebbero
troppo
bene
.
"
"
Io
non
posso
sospettare
di
nessuno
,
perché
,
se
sospettassi
d
'
uno
di
voi
,
lo
manderei
via
.
"
Picciòlo
,
impaurito
,
chiese
:
"
Dunque
,
pensa
di
noi
?
"
Ma
Lorenzo
gli
disse
:
"
Voi
state
al
vostro
posto
!
Noi
non
siamo
ladri
,
e
non
abbiamo
bisogno
di
difenderci
.
"
"
Io
"
disse
Moscino
"
ne
mangiai
una
piccia
domenica
;
perché
m
'
era
volata
la
ciarpa
sull
'
albero
mentre
mi
vestivo
con
la
finestra
aperta
,
e
tirava
vento
.
E
dovetti
andare
a
riprenderla
,
per
mettermela
.
"
"
Io
ci
rimango
di
stucco
!
"
disse
Tordo
,
stringendo
un
'
altra
volta
le
spalle
;
con
quel
collo
che
pareva
d
'
un
uccelletto
spennato
.
"
Di
questo
passo
"
riprese
Berto
"
verranno
a
portarci
via
anche
il
piumaccio
delle
coltri
:
già
,
alla
Casuccia
non
è
stato
sicuro
mai
niente
.
Se
ci
fosse
un
cane
da
guardia
...
E
,
poi
,
lo
devo
dire
?
Mi
pare
impossibile
che
sia
stato
qualcuno
a
rubare
le
ciliege
.
Qui
dev
'
essere
stato
inventato
un
tranello
,
per
imbrogliare
uno
di
noi
!
È
proprio
vero
che
lei
se
ne
sia
accorto
soltanto
stamani
come
noi
?
"
"
E
che
pensi
?
Che
io
le
abbia
fatte
cogliere
e
vendere
?
"
"
Già
...
non
dico
proprio
questo
...
ma
qualcosa
di
simile
!
"
"
Se
tu
pensi
così
,
sei
un
mascalzone
e
basta
!
"
Questa
parola
Remigio
non
l
'
aveva
mai
detta
a
nessuno
.
Berto
guardò
gli
altri
,
come
per
rendersi
conto
del
loro
animo
;
e
rispose
secco
:
"
Se
non
porta
rispetto
,
lo
faccio
stare
al
posto
io
.
I
tribunali
ci
sono
per
tutti
!
"
Remigio
era
così
irato
,
che
gli
pareva
di
non
poter
più
respirare
;
e
,
con
la
voce
strozzata
,
gridò
:
"
Vattene
!
E
voialtri
dovreste
dirmi
chi
è
stato
.
"
Ma
Berto
entrò
in
casa
con
un
mezzo
sorriso
,
e
gli
altri
se
ne
andarono
senza
fiatare
.
Remigio
si
sentiva
la
testa
sconvolta
,
camminando
in
su
e
giù
per
l
'
aia
.
Gli
pareva
perfino
impossibile
che
Berto
avesse
osato
di
pensare
così
.
E
perché
?
Si
fermò
,
dinanzi
all
'
uscio
dell
'
assalariato
;
e
,
allora
,
si
accorse
che
Cecchina
sogguardava
da
una
fessura
.
Anche
spiarlo
a
quel
modo
?
Non
poteva
stare
sull
'
aia
quanto
voleva
?
Ma
arrossì
;
e
,
per
non
entrare
in
casa
,
andò
nel
campo
dove
erano
state
seminate
le
patate
.
Tordo
ne
aveva
già
messe
insieme
una
balletta
;
e
Remigio
gli
chiese
:
"
Le
altre
dove
sono
?
"
"
Io
è
la
prima
mattina
che
ci
vengo
.
E
queste
le
prenderei
per
me
,
perché
con
suo
padre
avevamo
fatto
i
patti
che
ce
ne
toccasse
una
balletta
per
ognuno
di
noi
.
"
Ma
per
me
non
ci
rimane
niente
?
"
"
Io
so
che
abbiamo
fatto
sempre
così
:
certo
,
bisognava
averne
seminate
di
più
.
"
"
E
perché
,
invece
,
così
poche
?
"
"
Io
non
lo
so
.
Quando
si
zapparono
le
buche
,
suo
padre
era
già
malato
;
e
la
signora
Luigia
non
seppe
dirci
niente
.
Remigio
domandò
a
Picciòlo
e
a
Lorenzo
se
era
vero
,
e
si
propose
di
cambiare
i
patti
per
l
'
annata
dopo
.
La
mattina
era
serena
e
azzurra
.
Sui
prati
,
che
cominciavano
a
fiorire
,
passavano
gli
uccelli
quasi
sempre
lungo
la
Tressa
;
e
una
brancata
,
almeno
di
una
quarantina
,
si
posò
sopra
un
salcio
;
empiendolo
.
Le
anatre
uscirono
dall
'
acqua
del
fontone
,
dentro
il
quale
s
'
erano
capovolte
e
rovesciate
le
fronde
più
lunghe
degli
altri
salici
già
con
le
foglie
verdi
.
Le
diligenze
di
Murlo
e
di
Buonconvento
arrivavano
cariche
di
gente
e
di
fagotti
;
e
quelli
dentro
guardavano
tutti
insieme
nella
strada
.
Nell
'
aria
c
'
era
la
giovinezza
;
e
Remigio
sentiva
attaccarsi
ad
essa
.
Dopo
poco
,
dimenticò
del
tutto
ch
'
aveva
questionato
;
ma
,
senza
volere
,
dava
occhiate
di
rammarico
a
quel
ciliegio
che
il
giorno
avanti
era
tanto
bello
.
Le
galline
si
rincorrevano
tra
l
'
aia
e
la
capanna
,
entrando
e
riescendo
di
continuo
;
perché
qualcuna
trovava
sempre
tra
i
mattoni
un
bacherozzolo
.
Le
anatre
,
accovacciate
,
ora
guardavano
l
'
acqua
.
Egli
si
dimenticò
anche
della
matrigna
e
di
Dinda
:
gli
pareva
d
'
essere
solo
e
di
amare
.
La
Casuccia
doventata
così
fertile
che
nell
'
aia
non
entravano
più
i
prodotti
del
podere
.
Vendeva
il
fieno
a
carrate
;
faceva
fare
una
mezza
dozzina
di
pagliai
,
tutti
in
fila
,
in
modo
che
dalla
strada
fossero
visti
;
le
viti
doventavano
grosse
il
doppio
,
con
certi
grappoli
che
gli
ricordavano
quanto
da
ragazzo
gli
eran
piaciuti
quelli
della
Terra
Promessa
e
come
aveva
avuto
voglia
di
piangere
perché
Mosè
era
morto
prima
di
arrivarci
;
il
grano
faceva
certe
spighe
che
si
sentivano
pesare
tenendone
anche
una
sola
in
mano
.
Berto
,
Tordo
e
Picciòlo
doventavano
buoni
e
così
alacri
,
che
anche
da
vecchi
li
teneva
sempre
con
sé
.
Egli
sposava
una
donna
abbastanza
ricca
,
piuttosto
bella
,
senza
tante
ambizioni
;
ma
avrebbero
comprato
un
calesse
e
un
cavallo
,
e
la
domenica
sarebbero
andati
dentro
Siena
;
a
sentir
suonare
la
musica
.
Allora
,
cominciò
a
buttare
dietro
l
'
aia
certi
pezzacci
di
mattoni
e
di
calcinacci
vecchi
,
pensando
di
farla
poi
spazzare
da
Ilda
.
Pensò
anche
di
comprare
un
ciòtolo
di
vernice
,
perché
gli
usci
ne
avevano
bisogno
.
Quando
smise
,
era
sudato
.
Mentre
stava
per
avvertire
Ilda
,
un
giovanotto
,
senza
aprire
il
cancello
,
lo
chiamò
:
"
Signor
Selmi
!
"
Egli
si
raddrizzò
un
poco
,
vergognoso
di
avere
le
mani
sudicie
;
e
andò
verso
la
strada
.
Il
giovanotto
,
che
aveva
l
'
aria
di
uno
zerbino
a
passeggio
,
gli
disse
:
"
Ho
da
consegnarle
questa
citazione
.
"
"
A
me
?
"
Quegli
cavò
il
sigaro
che
teneva
in
bocca
fino
alla
metà
,
prese
un
lapis
copiativo
dal
taschino
della
giubba
,
bagnò
con
la
saliva
il
foglio
di
carta
bollata
che
teneva
in
mano
;
e
disse
:
"
Allora
,
scrivo
nella
citazione
:
"
È
stata
consegnata
nelle
mani
del
signor
Remigio
Selmi
stesso
"
.
Appoggiò
il
foglio
di
carta
bollata
al
muro
della
capanna
,
dove
era
più
liscio
;
scrisse
,
si
toccò
il
cappello
;
e
tornò
via
.
Remigio
,
lette
le
prime
righe
,
vide
che
si
trattava
della
causa
di
Giulia
.
Qualche
cosa
,
che
assomigliava
all
'
indignazione
,
gli
faceva
tremare
le
labbra
;
sentì
impallidirsi
,
e
salì
in
casa
.
Lo
disse
alla
matrigna
che
gli
rispose
rossa
in
viso
:
"
Ora
lei
si
vuol
vendicare
,
perché
tu
la
mandasti
via
a
quel
modo
.
"
E
,
presa
una
lastra
dal
fornello
,
ricominciò
a
stirare
le
sue
calze
,
che
erano
sparse
di
rammendi
fatti
con
un
filo
grosso
come
lo
spago
.
"
Non
avevo
ragione
?
Perché
doveva
restare
ancora
in
casa
?
"
"
Io
non
dico
che
tu
non
abbia
ragione
,
ma
...
"
S
'
accorse
che
era
per
dire
troppo
;
e
,
notato
il
dispiacere
del
figliastro
,
si
chetò
e
cominciò
a
piangere
.
Poi
,
chiese
:
"
Quando
viene
il
notaio
a
fare
l
'
inventario
?
"
"
Io
non
lo
so
.
"
"
Domandaglielo
,
se
vai
a
Siena
.
"
"
Ma
,
stamani
,
volevo
andare
dal
mio
avvocato
per
questa
cosa
qui
.
"
"
O
non
puoi
andare
dall
'
uno
e
dall
'
altro
?
Io
ho
da
mettere
al
posto
anche
la
biancheria
.
C
'
è
da
stirarla
tutta
;
eccola
lì
.
"
"
Si
faccia
aiutare
da
Ilda
.
"
"
Ma
che
vuoi
sia
buona
?
Non
lo
vedi
che
a
pena
sa
fare
la
calza
?
"
"
Le
insegni
.
"
"
Ma
tu
pensa
a
quello
che
ti
riguarda
:
a
queste
faccende
di
casa
,
so
da
me
come
fare
.
"
Egli
ripiegò
la
citazione
e
se
la
mise
in
tasca
:
si
sentiva
troppo
stanco
,
per
andare
subito
dall
'
avvocato
.
E
tornò
su
l
'
aia
;
con
la
voglia
di
piangere
.
XII
Il
pranzo
fu
triste
:
anzi
,
Remigio
non
avrebbe
voluto
né
meno
mangiare
.
Quella
minestra
e
quel
lesso
,
che
avrebbe
pagato
a
fin
di
settimana
con
i
denari
della
cambiale
,
non
gli
andava
giù
.
Per
non
parlarsi
di
cose
che
li
avrebbero
inquietati
,
tanto
egli
che
Luigia
tacquero
sempre
e
affettarono
d
'
avere
fretta
.
Il
venerdì
di
quella
settimana
il
Pollastri
con
il
suo
scritturale
andò
alla
Casuccia
;
per
fare
l
'
inventario
.
Remigio
e
Luigia
lo
seguivano
,
indicando
gli
oggetti
,
da
una
stanza
all
'
altra
;
suggerendosi
tra
sé
,
sottovoce
,
prima
,
come
dovevano
dirgli
.
Il
Pollastri
era
di
una
gentilezza
ironica
,
mentre
il
Lenzi
guardava
tutta
quella
roba
con
l
'
aria
di
aver
perso
il
modo
di
doventarne
il
padrone
.
A
mezzogiorno
,
finirono
.
Mangiarono
,
raccontando
parecchie
barzellette
;
senza
vincere
,
però
,
una
specie
di
pesantezza
che
pesava
sopra
a
loro
.
Luigia
aveva
tirato
il
collo
a
una
gallina
,
a
quella
più
grassa
;
che
Ilda
aveva
preso
la
sera
avanti
quando
s
'
era
appollaiata
.
Dopo
aver
fumato
,
il
notaio
si
fece
accompagnare
nel
campo
;
dette
ordine
che
uno
degli
assalariati
contasse
le
viti
,
un
altro
gli
ulivi
,
un
altro
i
frutti
e
i
pioppi
.
Ciascuno
degli
assalariati
si
tagliò
una
stecca
di
legno
,
nella
quale
faceva
con
il
coltello
una
tacca
tutte
le
volte
che
contando
era
arrivato
a
cento
.
Picciòlo
,
invece
,
si
metteva
tanti
sassolini
in
tasca
.
La
sera
,
presto
,
l
'
inventario
era
fatto
.
Il
Lenzi
disse
:
"
Come
ho
mangiato
bene
,
oggi
!
Peccato
che
non
duri
almeno
una
settimana
!
Beato
lei
,
signor
Remigio
,
che
è
padrone
di
tutta
questa
grazia
di
Dio
!
"
Anche
il
Pollastri
era
rallegrato
dal
pranzo
;
e
si
scordava
perfino
di
essere
insolente
.
Quando
tornarono
a
Siena
,
pareva
che
avessero
fatto
tutti
e
due
una
scampagnata
.
Un
lunedì
mattina
,
cominciarono
a
falciare
i
fieni
.
Già
,
lungo
la
proda
della
strada
,
ne
rubavano
quanto
era
possibile
:
i
barrocciai
,
quando
erano
arrivati
dietro
un
poggetto
che
li
nascondeva
dalla
casa
fermavano
le
bestie
;
e
,
lesti
lesti
,
ne
facevano
più
fastelli
che
potevano
.
Certe
donne
,
che
poi
lo
vendevano
in
città
ai
vetturini
,
quando
era
l
'
ora
del
caldo
,
e
nei
campi
non
c
'
era
quasi
nessun
contadino
,
pigliavano
lungo
i
fossi
;
tagliando
i
greppi
.
Nessuno
,
anche
a
poca
distanza
,
le
avrebbe
potute
sorprendere
;
perché
,
quando
sentivano
avvicinarsi
qualcuno
,
lasciavano
la
falce
e
andavano
ad
acquattarsi
nelle
buche
dei
fossi
.
La
sera
tornavano
a
legare
i
fastelli
;
e
,
di
notte
,
li
portavano
via
su
le
spalle
,
fino
alla
strada
;
dove
qualche
uomo
li
caricava
tutti
insieme
sopra
un
carretto
a
mano
.
I
prati
di
Remigio
erano
trifoglio
e
lupinella
.
Il
trifoglio
aveva
i
fiori
a
pallottoline
rosse
e
la
lupinella
a
grappoli
più
rosei
.
Dove
la
terra
era
più
buona
,
il
trifoglio
era
più
verde
,
quasi
turchino
;
e
c
'
erano
ciuffi
di
pallottole
che
parevano
serrate
l
'
una
con
l
'
altra
.
Tutti
gli
assalariati
falciavano
,
meno
Moscino
;
perché
c
'
era
caso
che
gli
venisse
voglia
di
ruzzare
con
la
falce
e
si
tagliasse
magari
una
gamba
.
Ma
egli
non
la
intendeva
;
perché
Remigio
passava
quasi
due
litri
di
vino
a
testa
.
Doveva
bevere
l
'
acqua
!
S
'
accapigliò
con
suo
fratello
Lorenzo
;
e
poi
pianse
.
Dinda
,
per
levarlo
di
torno
,
prese
una
frusta
e
lo
mandò
,
facendolo
camminare
dinanzi
a
lei
,
fino
all
'
orto
;
dove
c
'
era
da
annaffiare
i
cavoli
e
l
'
insalata
.
"
Brava
Dinda
!
"
disse
,
dalla
finestra
,
Luigia
.
E
Ilda
si
mise
a
ridere
.
Picciòlo
,
debole
com
'
era
,
tutte
le
volte
che
metteva
un
piede
dentro
una
fossetta
,
andava
in
terra
;
ma
lavorava
più
di
tutti
;
quantunque
il
sudore
gli
infradiciasse
la
camicia
come
se
avesse
preso
la
pioggia
.
Falciando
,
teneva
la
testa
bassa
e
sorrideva
.
Lorenzo
stava
accanto
a
lui
e
badava
di
non
restare
a
dietro
.
Poi
,
veniva
Tordo
;
che
cercava
di
fare
più
lentamente
;
tanto
più
che
Berto
,
di
quando
in
quando
,
si
fermava
con
le
mani
su
i
fianchi
.
Allora
anche
gli
altri
,
per
non
fare
la
fila
storta
,
dovevano
fermarsi
;
e
soltanto
Picciòlo
era
il
primo
a
rimettersi
a
lavorare
.
Berto
diceva
:
"
A
me
non
va
!
Accidenti
al
fieno
e
a
chi
lo
mangia
!
Almeno
,
il
grano
non
è
per
le
bestie
!
"
Egli
,
per
durare
meno
fatica
,
non
mandava
la
falce
rasente
la
terra
;
e
,
dove
non
era
piano
,
ci
lasciava
almeno
un
quattro
dita
di
fieno
.
Picciòlo
,
guardando
quelle
strisce
più
alte
,
che
davano
nell
'
occhio
anche
di
lontano
,
borbottava
;
ma
il
suo
figliolo
non
voleva
che
ci
mettesse
bocca
e
gli
diceva
che
stesse
zitto
perché
era
cosa
che
non
lo
riguardava
.
Il
vecchio
rispondeva
:
"
Ma
io
lo
dico
per
mio
scrupolo
di
coscienza
!
Non
è
grazia
di
Dio
anche
il
fieno
?
E
,
poi
,
questa
lupinella
è
così
tenera
che
a
frullanarla
non
ci
si
ammazza
come
quando
si
trova
il
seccume
.
Basta
avere
un
poco
di
pratichezza
!
"
"
Se
il
padrone
sta
zitto
,
perché
volete
chiacchierare
voi
?
"
"
Perché
non
se
ne
intende
!
"
Ma
anche
Remigio
s
'
accorse
che
Berto
tirava
via
;
e
glielo
disse
.
Il
contadino
lo
guardò
come
se
avesse
voluto
tirargli
un
mozzo
di
terra
,
e
gli
rispose
:
"
Lei
ha
da
dire
soltanto
di
me
!
"
Allora
Remigio
stette
zitto
,
ma
era
così
scontento
che
gli
si
leggeva
anche
nel
viso
.
Quando
Gegia
portò
giù
i
fiaschi
del
vino
,
egli
avrebbe
voluto
sentir
dire
che
era
buono
;
ma
bevvero
senza
dirgli
niente
.
E
anche
questo
non
se
l
'
aspettava
.
Anzi
,
siccome
Berto
,
dopo
aver
bevuto
una
sorsata
a
garganella
,
senza
accostare
le
labbra
al
fiasco
,
doventò
anche
più
di
cattivo
umore
,
temette
che
né
meno
gli
altri
fossero
contenti
.
"
E
pure
,
pensò
,
l
'
acqua
non
ce
l
'
ho
messa
,
come
voleva
Luigia
e
come
faceva
mio
padre
,
e
il
vino
non
ha
nessun
vizio
!
"
Arrossì
;
e
se
ne
tornò
via
;
perché
non
ebbe
il
coraggio
di
stare
lì
ancora
.
In
una
settimana
,
il
fieno
fu
tutto
falciato
;
e
,
allora
,
con
le
forche
andavano
a
rivoltarlo
,
prima
di
fare
i
mucchi
;
perché
si
seccasse
bene
di
sotto
e
il
sole
entrasse
anche
dentro
.
La
Tressa
,
splendevole
tutto
il
giorno
,
era
restata
con
i
suoi
pioppi
magri
e
storti
,
fogliuti
soltanto
in
cima
.
La
caldura
aveva
bruciato
ogni
cosa
,
e
anche
il
grano
pigliava
un
colore
bianco
che
doventava
sempre
più
giallo
;
e
anche
di
notte
si
vedeva
bene
.
Il
terreno
era
così
arroventito
che
senza
gli
zoccoli
bruciava
i
piedi
;
e
le
passere
,
che
varcavano
le
vallate
da
poggio
a
poggio
,
pareva
che
cadessero
giù
a
strapiombo
.
Ma
,
prima
che
gli
assalariati
portassero
il
fieno
in
capanna
,
il
tempo
si
guastò
.
Poco
dopo
mezzogiorno
,
e
in
quel
silenzio
della
campagna
s
'
era
sentito
soltanto
le
campane
della
chiesa
di
Colle
,
il
sole
cominciò
a
essere
meno
limpido
.
Non
c
'
erano
nuvole
ancora
;
ma
,
proprio
nel
mezzo
del
cielo
,
il
turchino
cominciò
a
doventare
sempre
più
smorto
;
finché
,
all
'
improvviso
,
vi
nacque
una
nuvola
grigia
che
si
faceva
sempre
più
scura
.
Poi
,
altre
nuvole
,
dello
stesso
colore
e
più
bianche
,
si
accostarono
insieme
.
Pareva
che
dovessero
pigliare
fuoco
,
perché
all
'
intorno
scintillavano
tutte
e
nel
mezzo
si
facevano
quasi
nere
.
Quando
tutte
furono
chiuse
l
'
una
con
l
'
altra
,
un
lampo
abbarbagliò
gli
occhi
e
fece
luccicare
le
ruote
del
carro
,
gli
aratri
e
tutti
gli
strumenti
di
ferro
su
l
'
aia
.
La
luce
era
livida
;
e
a
pena
ci
si
vedeva
.
Allora
,
i
tuoni
cominciarono
;
come
se
avessero
dovuto
schiantare
anche
le
case
.
E
le
prime
gocciole
,
quasi
bollenti
,
si
sentirono
picchiettare
su
le
tegole
e
su
i
mattoni
.
Dopo
un
poco
,
l
'
acqua
venne
giù
sempre
più
grossa
;
e
il
temporale
durò
quasi
tre
ore
.
La
Tressa
dette
di
fuori
,
allagando
tutte
le
parti
più
basse
dei
poderi
.
Perfino
su
i
poggi
,
il
fieno
era
stato
sparpagliato
e
interrato
.
Era
impossibile
riporlo
,
perché
nella
creta
ci
s
'
entrava
con
tutti
i
piedi
.
Il
giorno
dopo
ripiovve
,
benché
si
fosse
levato
un
vento
che
faceva
travolgere
la
fila
dei
pioppi
;
un
vento
che
buttava
giù
le
frutta
come
se
crollasse
le
piante
.
Quando
l
'
aria
cominciò
a
rasciugarsi
,
il
fieno
dei
piani
era
marcio
e
non
aveva
più
colore
.
Scelsero
quello
più
schietto
,
perché
a
mescolarlo
sarebbe
andato
a
male
tutto
quanto
;
e
avrebbe
preso
di
muffa
.
Le
vacche
,
benché
fossero
allombate
bene
,
ne
portavano
poco
per
volta
;
perché
dovevano
tirare
le
carrate
giù
dai
fondi
.
Picciòlo
si
batteva
le
mani
su
la
fronte
e
si
disperava
;
ma
gli
altri
non
dicevano
niente
.
Anzi
,
Berto
,
mentre
Picciòlo
era
giù
bocconi
ad
annodare
una
fune
sopra
il
carro
,
fece
l
'
atto
di
ficcargli
la
forca
nella
schiena
.
E
Tordo
si
mise
a
ridere
.
Anche
i
grani
avevano
sofferto
.
Si
vedevano
tutti
arruffati
e
le
spighe
ripiegate
con
il
capo
in
giù
,
come
uncini
.
E
c
'
erano
spiazzate
,
dove
i
fili
erano
restati
stesi
nel
fango
.
"
Se
continua
a
piovere
,
"
disse
Picciòlo
a
Remigio
,
"
quest
'
anno
le
spighe
germogliano
nel
campo
.
Vorrei
essere
cieco
,
per
non
vedere
uno
strazio
simile
!
"
Ma
il
sole
era
tornato
,
e
i
pioppi
parevano
più
belli
e
più
verdi
.
Avevano
sentito
quella
rinfrescata
e
ne
godevano
.
Lungo
qualche
filare
,
erano
nati
i
girasoli
;
grandi
e
gialli
;
che
tentennavano
un
poco
quando
passava
il
vento
.
Tra
i
grani
,
dove
era
più
umido
,
era
nato
il
ciano
con
i
fiori
azzurri
;
le
campanelle
bianche
,
venate
di
rosso
chiaro
,
che
s
'
attorcigliavano
fin
su
alle
spighe
;
e
la
borrana
con
le
stelline
celesti
.
I
ragni
avevano
teso
tanti
fili
che
,
quando
brillavano
,
parevano
un
'
altra
messe
.
Remigio
passava
molte
ore
su
l
'
aia
,
senza
fare
niente
;
ma
preoccupato
del
fieno
andato
a
male
.
Apriva
l
'
uscio
della
capanna
e
sentiva
sempre
lo
stesso
odore
cattivo
;
si
scoraggiava
e
non
riusciva
a
pensare
ad
altre
cose
.
Picciòlo
lo
trovò
,
verso
sera
,
su
l
'
aia
.
Il
vecchio
,
ch
'
era
stato
a
rincalzare
i
fagioli
,
puntò
la
zappa
su
i
mattoni
,
s
'
appoggiò
alla
cima
del
manico
con
tutte
e
due
le
braccia
;
e
gli
disse
:
"
Che
fa
qui
,
padroncino
?
Non
va
ancora
a
cena
?
"
"
No
:
è
presto
.
"
"
Oggi
è
stato
un
caldo
da
arrabbiare
come
cani
.
"
"
L
'
ho
sentito
anch
'io."
"
Bisognerebbe
che
facesse
rompere
subito
la
terra
dov
'
è
stato
falciato
:
il
sole
la
incoce
e
secca
l
'
erbaccia
che
c
'
è
rimasta
.
"
"
Lo
dirò
domani
a
Berto
.
"
"
Ma
non
gli
dica
che
gliel
'
ho
suggerito
io
.
"
Il
giovane
lo
guardò
,
e
rispose
:
"
State
tranquillo
.
"
Egli
sentiva
un
'
inquietudine
vaga
e
piena
d
'
amarezza
.
Il
sole
era
andato
giù
da
una
mezz
'
ora
,
ma
ci
si
vedeva
bene
lo
stesso
;
benché
nelle
lontananze
si
fosse
levata
una
nebbiolina
azzurrognola
,
che
s
'
infittiva
sempre
di
più
.
Lungo
la
strada
di
Siena
,
s
'
accendevano
i
lumi
dentro
le
case
;
e
c
'
erano
due
o
tre
stelle
che
sembravano
venute
troppo
presto
.
La
Torre
doventava
rossa
come
il
fuoco
;
e
sembrava
che
tutti
quei
cocuzzoli
tondi
si
radunassero
attorno
alla
Casuccia
.
Picciòlo
gli
disse
:
"
Non
pensa
a
pigliare
moglie
?
"
"
Ci
ho
pensato
una
volta
.
"
"
Sarebbe
quel
che
ci
vuole
.
"
Il
giovane
sorrise
;
ma
l
'
assalariato
gli
prese
una
mano
e
gli
disse
:
"
Io
le
voglio
bene
.
"
Remigio
sorrise
un
'
altra
volta
.
"
Non
ha
piacere
che
glielo
dica
?
"
"
Sì
;
ma
è
troppo
presto
prima
che
io
prenda
moglie
da
vero
.
Prima
"
ed
esitò
a
continuare
,
"
prima
bisogna
che
metta
al
posto
tutto
.
Poi
,
c
'
è
la
matrigna
e
Ilda
.
"
Dinda
si
avvicinò
:
"
Che
gli
dici
al
padroncino
?
"
"
Gli
dicevo
che
prenda
moglie
.
"
Dinda
lo
guardò
ridendo
;
poi
disse
al
marito
:
"
Farà
quel
che
vuole
.
"
"
Diamine
!
Non
pretendo
mica
che
dia
retta
a
me
!
"
"
Scommetto
che
a
Campiglia
l
'
aveva
trovata
!
"
"
Non
ci
pensavo
né
meno
.
"
Il
vecchio
alzò
la
voce
:
"
A
Siena
non
ce
ne
sono
adatte
per
lui
?
"
Dinda
scosse
la
testa
e
disse
al
marito
:
"
Quando
vedi
che
torna
Moscino
,
vieni
a
mangiare
;
perché
è
già
pronto
tutto
.
"
E
se
ne
andò
.
Remigio
voleva
parlare
a
Picciòlo
di
tante
cose
;
ma
non
riesciva
a
confidarsi
.
Aveva
sofferto
troppo
,
perché
non
sentisse
che
era
inutile
;
e
gli
venne
una
grande
volontà
di
far
vedere
che
anche
lui
sapeva
mandare
avanti
la
Casuccia
.
Il
vecchio
capovolse
la
zappa
e
cominciò
a
pulirla
con
le
dita
.
Poi
,
gli
disse
:
"
Se
fosse
vivo
ancora
suo
padre
e
vedesse
come
le
viti
crescono
belle
!
Ma
!
A
questo
mondo
non
deve
star
bene
nessuno
!
"
E
se
ne
andò
,
brontolando
.
Allora
,
Remigio
si
sentì
pieno
d
'
ombra
come
la
campagna
.
Guardò
il
podere
,
giù
lungo
la
Tressa
;
e
dov
'
era
già
buio
.
E
gli
parve
che
la
morte
fosse
lì
;
che
poteva
venire
fino
a
lui
,
come
il
vento
che
faceva
cigolare
i
cipressi
.
Istintivamente
,
si
trasse
a
dietro
.
XIII
Giulia
aveva
un
vestito
nuovo
;
era
più
disinvolta
come
se
fosse
doventata
una
signorina
;
e
tutti
le
parlavano
volentieri
,
e
con
un
certo
riguardo
;
perché
,
come
dicevano
ridendo
,
aveva
trovato
il
modo
di
mettere
giudizio
a
Remigio
.
Ella
alzava
le
spalle
,
si
animava
;
e
il
viso
le
si
coloriva
.
Volendo
far
vedere
che
poteva
entrare
lo
stesso
alla
Casuccia
quando
ne
aveva
voglia
,
andò
a
trovare
Berto
per
fargli
visita
.
Cecchina
era
sola
in
casa
e
chiamò
subito
il
marito
dall
'
aia
che
venisse
su
.
Berto
le
strinse
la
mano
con
tutte
e
due
le
sue
,
dopo
che
se
l
'
ebbe
lavate
perché
erano
terrose
;
ridendo
,
tutto
contento
,
e
facendola
mettere
a
sedere
.
Poi
le
chiese
,
battendo
le
nocche
su
la
tavola
:
"
Come
va
con
l
'
erede
?
"
La
giovane
fece
con
la
bocca
un
atto
di
disprezzo
,
e
poi
rispose
:
"
Mi
ha
mandato
via
di
casa
,
e
avrei
dovuto
,
se
le
cose
andavano
per
il
giusto
,
mandare
via
io
lui
.
Ma
non
gli
farà
prò
la
roba
che
non
doveva
essere
sua
.
Se
Dio
c
'
è
,
spero
di
trovare
chi
m
'aiuta."
Cecchina
,
incuriosita
,
le
domandò
:
"
Quando
si
farà
il
processo
?
"
"
Tra
una
settimana
o
due
,
credo
.
"
"
Ha
trovato
un
bravo
avvocato
?
"
"
Non
c
'
è
male
.
"
Berto
l
'
ascoltava
,
con
la
testa
appoggiata
a
una
mano
.
Chiuse
l
'
uscio
con
una
pedata
,
perché
non
udisse
nessuno
e
poi
disse
:
"
Avrà
da
regolare
i
conti
anche
con
me
.
"
"
Badate
di
non
farvi
mettere
i
piedi
sul
collo
,
perché
quello
lì
vorrebbe
comandare
come
faceva
suo
padre
.
"
"
Non
sarà
a
tempo
,
se
le
braccia
non
mi
fallano
.
"
La
moglie
gli
chiese
,
rimproverandolo
per
celia
:
"
E
che
gli
vorresti
fare
tu
?
"
"
Io
?
"
E
si
alzò
da
sedere
,
andando
su
e
giù
per
la
cucina
;
tenendosi
stretta
la
testa
con
tutte
e
due
le
mani
.
"
Non
è
possibile
che
io
mi
adatti
ad
essere
il
suo
sottoposto
!
Né
meno
se
morissi
di
fame
.
"
E
la
moglie
,
sorridendo
a
Giulia
perché
la
vedeva
rallegrarsi
,
disse
:
"
Eh
,
né
meno
io
lo
posso
vedere
!
Quando
mi
s
'
avvicina
per
dirmi
qualche
cosa
,
magari
non
per
comandarmi
ma
per
salutarmi
,
sento
un
non
so
che
nel
cuore
come
se
me
lo
azzannassero
.
Per
non
essere
sgarbata
,
devo
fare
uno
sforzo
.
Ma
,
il
più
delle
volte
,
non
ci
riesco
.
"
"
Tu
sei
una
donna
,
e
di
te
non
ha
timore
.
"
"
Anche
le
donne
sanno
fare
qualche
cosa
!
Domandalo
qui
alla
signorina
Giulia
.
"
"
Ma
io
farò
da
me
!
"
Giulia
,
allora
,
benché
il
piacere
che
parlassero
così
di
Remigio
fosse
forte
,
cambiò
discorso
;
perché
non
voleva
che
Berto
dicesse
apertamente
con
le
parole
quel
che
aveva
sperato
di
capire
.
E
,
poi
,
era
invidiosa
che
un
altro
potesse
fargli
del
male
come
soltanto
voleva
farglielo
lei
!
Non
voleva
che
Berto
ci
riescisse
meglio
!
Ma
,
già
,
quelli
erano
contadini
,
e
lei
invece
aveva
una
raffinatezza
che
non
poteva
superarla
nessuno
!
Le
pareva
d
'
essere
nata
a
posta
per
far
del
male
a
lui
!
Era
proprio
quella
come
ci
voleva
!
Poi
,
chiese
:
"
Picciòlo
e
Tordo
che
fanno
?
"
"
Picciòlo
"
rispose
Berto
"
vorrebbe
quasi
quasi
che
le
cose
gli
andassero
bene
,
ma
c
'
è
Tordo
dalla
mia
!
Non
proprio
che
la
senta
come
me
;
ma
,
insomma
,
son
sicuro
che
al
momento
opportuno
chiude
un
occhio
e
poi
anche
l
'
altro
.
"
Il
fieno
quanto
è
stato
?
"
"
Veramente
,
non
sarebbe
andata
male
;
ma
gliel
'
hanno
sciupato
le
acquate
che
sono
venute
.
Ci
ricaverà
la
metà
di
quel
che
poteva
costare
.
"
Giulia
sorrise
:
era
contenta
;
ma
queste
notizie
,
tra
buone
e
cattive
,
non
le
bastavano
.
Possibile
che
non
venisse
giù
una
grandinata
grossa
come
le
noci
;
sopra
le
viti
?
Allora
Berto
e
Giulia
si
guardarono
ne
gli
occhi
.
Cecchina
chiese
:
"
Vuol
gradire
un
bicchiere
di
vino
?
È
fresco
fresco
:
l
'
ho
preso
dianzi
in
cantina
,
non
sarà
né
meno
un
quarto
d
'ora."
"
Grazie
:
mi
farebbe
male
,
perché
sono
digiuna
.
"
"
Vuole
un
pezzo
di
pane
?
L
'
ho
cavato
dal
forno
ieri
.
Non
è
più
caldo
,
ma
si
mangia
volentieri
lo
stesso
.
"
Aprì
la
madia
e
le
fece
vedere
uno
di
quei
pani
grossi
e
pesi
;
che
mangiano
i
contadini
.
"
Tenga
anche
il
coltello
:
se
lo
tagli
da
sé
.
E
non
faccia
complimenti
.
"
Giulia
staccò
con
le
mani
un
cantuccio
,
dov
'
era
più
saporito
;
e
si
mise
a
masticare
.
Berto
empì
un
bicchiere
di
vino
a
lei
e
uno
per
sé
.
"
Alla
moglie
non
glielo
date
?
"
"
Lei
lo
beve
quando
va
in
cantina
!
"
Risero
;
ma
si
chetarono
tutti
e
tre
insieme
,
perché
Remigio
chiamava
Picciòlo
.
Poi
,
non
udendolo
più
,
ricominciarono
a
parlare
sottovoce
.
Ma
Giulia
,
finito
il
cantuccio
e
bevuto
un
sorso
di
vino
,
si
alzò
per
andarsene
.
Voleva
raccontare
a
Berto
e
a
Cecchina
come
aveva
combinato
il
processo
con
quei
due
testimoni
;
ma
per
prudenza
stette
zitta
.
Poi
,
ancora
,
non
si
sentiva
certa
che
al
tribunale
non
nascessero
difficoltà
.
E
,
prima
di
buio
,
voleva
parlare
con
il
dottore
Bianconi
;
per
fargli
fare
da
testimone
anche
a
lui
.
Attraversò
l
'
aia
,
badando
di
non
cadere
perché
c
'
erano
sparsi
i
torsoli
delle
spighe
del
granoturco
;
e
disse
a
Cecchina
:
"
Non
venite
voi
!
Non
fatevi
vedere
che
siete
d
'
accordo
con
me
.
Io
vi
ringrazio
.
"
La
contadina
,
allora
,
si
fermò
e
le
rispose
:
"
La
saluto
a
presto
.
"
Giulia
trovò
il
dottore
che
stava
per
escire
.
Si
mise
a
piangere
,
e
si
raccomandò
che
l
'
aiutasse
.
Il
Bianconi
l
'
ascoltò
arricciolandosi
la
barbetta
;
poi
,
accese
un
sigaro
e
disse
:
"
Io
da
testimonio
non
posso
fare
.
Ma
parlerò
al
presidente
del
tribunale
che
è
mio
cugino
.
"
Giulia
,
che
s
'
aspettava
,
invece
,
dovesse
dire
di
sì
,
non
poté
nascondere
la
delusione
stizzosa
che
la
rodeva
;
tanto
più
credendo
si
trattasse
di
una
scappatoia
.
Il
Bianconi
la
rassicurò
subito
:
"
Se
io
parlo
al
presidente
del
tribunale
che
,
come
ho
detto
,
è
mio
cugino
...
"
Ma
ella
lo
interruppe
;
perché
non
poteva
tenersi
;
e
già
,
avendo
capito
,
la
gioia
la
faceva
tremare
tutta
.
"
Gli
dica
...
"
"
Lo
so
da
me
quel
che
devo
dirgli
.
Lei
stia
più
tranquilla
d
'
animo
;
perché
altrimenti
ammalerà
.
Si
è
molto
sciupata
da
quando
la
vedevo
ad
assistere
il
povero
Giacomo
.
"
"
Mi
son
ridotta
che
,
se
mi
guardo
allo
specchio
,
faccio
paura
a
me
stessa
.
Vorrei
sapere
chi
fu
ad
avvertire
quel
mascalzone
che
suo
padre
moriva
.
Bastava
che
arrivasse
un
giorno
dopo
,
e
forse
io
non
avrei
bisogno
di
logorarmi
la
salute
per
avere
quello
che
è
di
mio
diritto
.
"
E
arrossì
pensando
che
il
Bianconi
sapeva
perché
il
signor
Giacomo
voleva
farla
erede
.
Ma
il
Bianconi
si
voltò
da
un
'
altra
parte
;
e
disse
:
"
Fui
io
che
avvertii
Remigio
.
"
La
ragazza
scattò
,
impallidendo
:
"
Lei
?
"
"
Era
mio
dovere
:
certe
cose
non
si
possono
rimproverare
.
"
"
Ma
non
vede
quali
sono
state
le
conseguenze
per
me
?
"
"
Ci
rimedieremo
.
"
"
Ma
come
?
"
Ed
ella
fece
per
andarsene
,
quasi
fosse
ormai
rovinata
.
Il
dottore
le
disse
:
"
Resti
qui
.
"
La
ragazza
tornò
a
dietro
come
per
obbedirlo
;
ma
ormai
non
voleva
raccomandarglisi
più
:
aveva
un
'
aria
così
compunta
e
affranta
che
faceva
compassione
.
Il
Bianconi
le
domandò
:
"
Crede
che
io
sia
dalla
parte
di
Remigio
?
"
A
lei
palpitava
il
cuore
,
e
non
disse
né
sì
né
no
.
Allora
,
il
chirurgo
proseguì
:
"
Per
me
,
un
figliolo
che
va
via
di
casa
,
qualunque
possano
essere
stati
i
pretesti
,
dev
'
essere
castigato
.
Il
suo
dovere
era
di
restare
in
famiglia
e
di
obbedire
al
padre
;
perché
se
ne
sarebbe
trovato
bene
.
E
non
aveva
nessun
diritto
contro
la
volontà
del
padre
.
Io
,
a
quest
'
età
,
se
mio
padre
,
che
non
si
può
né
meno
alzare
dalla
poltrona
,
mi
desse
uno
schiaffo
,
lo
prenderei
e
zitto
.
E
non
gli
ho
mai
mancato
di
rispetto
.
Quello
,
invece
,
lo
so
che
contegno
aveva
!
"
La
ragazza
assentiva
,
con
la
testa
;
ma
trepidava
ancora
.
"
Non
solo
era
prepotente
,
ma
,
quando
tornava
a
casa
,
il
povero
signor
Giacomo
non
avrebbe
potuto
dirgli
né
meno
:
"
Accostami
cotesta
sedia
!
"
E
i
denari
che
gli
ha
sciupato
!
Era
sempre
con
donnacce
o
con
amici
anche
peggio
di
lui
.
Se
il
signor
Giacomo
non
avesse
avuto
lei
in
casa
,
avrebbe
dovuto
morire
come
un
disperato
.
Perché
,
ormai
si
può
dire
,
la
signora
Luigia
non
avrebbe
avuto
testa
da
pensare
a
qualche
cosa
.
"
La
ragazza
era
già
accesa
d
'
orgoglio
;
e
il
viso
,
con
gli
occhi
dolci
,
pareva
che
le
lustrasse
"
Dunque
,
ripeto
,
lei
era
in
quella
casa
come
una
vera
figliuola
.
E
Remigio
,
se
avesse
giudizio
,
dovrebbe
essergliene
grato
.
Ma
quello
lì
ha
il
cervello
sotto
i
gomiti
!
E
finirà
male
.
Sono
contento
se
lei
riescirà
a
dargli
una
buona
lezione
;
perché
certe
indoli
non
si
piegano
altro
che
quando
cominciano
a
soffrire
.
Ora
,
lui
,
si
crederebbe
di
fare
il
padrone
della
Casuccia
;
ma
non
stimo
che
ne
sia
capace
!
"
La
ragazza
gli
sorrideva
,
con
un
'
aria
di
bontà
sincera
e
riconoscente
.
Non
poteva
né
meno
articolare
una
parola
;
ma
continuava
ad
accennare
con
la
testa
che
diceva
bene
.
"
Vorrei
vederlo
come
farà
a
comandare
i
contadini
,
lui
che
non
stava
mai
in
casa
e
né
meno
sapeva
quel
che
il
padre
facesse
!
"
Ella
,
quasi
senza
voce
,
gli
disse
:
"
Sa
che
m
'
ha
mandato
via
come
fossi
una
cagna
?
"
"
È
un
pazzo
!
Ma
anche
cattivo
.
Non
ha
coscienza
di
quel
che
fa
.
Basta
sentire
come
parla
.
Sembra
sempre
nelle
nuvole
.
"
Giulia
rise
.
"
Lasci
fare
a
me
:
io
informerò
il
presidente
del
tribunale
di
quel
che
si
tratta
.
E
se
lei
ha
i
testimoni
come
mi
ha
detto
,
vedrà
che
le
cose
andranno
bene
.
Il
presidente
è
imparzialissimo
;
e
perciò
può
stare
sicura
.
"
"
Io
non
so
come
dirle
grazie
!
"
"
Povera
figliuola
!
Non
ce
ne
sarebbe
nessuna
ragione
.
Piuttosto
,
le
consiglio
di
fare
una
cura
ricostituente
e
di
mangiare
bene
!
"
"
Eh
,
appena
mi
ci
scappa
minestra
e
lesso
!
"
"
Che
fa
ora
?
"
"
Sto
in
casa
con
la
zia
.
"
"
Ho
capito
.
"
"
Comanda
niente
,
signor
dottore
?
Vuole
che
mi
faccia
rivedere
?
"
"
Domani
telefonerò
al
tribunale
.
Anzi
,
andrò
io
stesso
.
"
"
Grazie
!
Grazie
!
"
Il
Bianconi
,
restato
solo
,
si
convinse
sempre
più
che
la
Cappuccini
dovesse
essere
aiutata
da
lui
;
giacché
Remigio
era
stato
un
discolo
;
e
,
ora
,
per
quanto
avesse
diritto
all
'
eredità
,
non
voleva
riconoscere
quel
che
gli
altri
avevano
fatto
per
suo
padre
.
Perché
,
poi
,
non
voleva
darle
niente
,
se
c
'
erano
quei
due
testimoni
?
E
non
si
sapeva
,
da
tutti
,
che
l
'
erede
doveva
essere
la
ragazza
?
Sarebbe
stata
una
riconoscenza
forse
eccessiva
e
a
danno
del
figliuolo
,
salvo
la
legittima
;
ma
la
legge
non
può
badare
alle
cose
,
impacciandosi
di
quel
che
non
la
riguarda
.
Questo
era
,
dunque
,
proprio
un
caso
del
quale
doveva
occuparsi
lui
stesso
.
C
'
entrava
anche
l
'
amor
proprio
di
far
vedere
alla
Cappuccini
,
e
agli
altri
,
che
egli
poteva
fare
un
favore
ogni
qualvolta
avesse
voluto
.
E
siccome
metteva
da
parte
parecchi
denari
e
voleva
comprare
un
podere
,
per
farcisi
una
villa
,
notò
che
Remigio
lo
possedeva
senza
esserselo
guadagnato
e
senza
doverlo
pagare
a
nessuno
.
XIV
Una
mattina
,
per
non
piangere
,
Remigio
escì
di
casa
;
e
,
per
due
o
tre
ore
,
sfaticò
facendo
di
tutto
.
Accatastò
la
legna
,
ripulì
certi
stanzini
dove
stavano
i
soffietti
da
zolfo
,
gli
stai
,
i
sacchi
e
gli
annaffiatoi
;
poi
andò
in
cantina
,
a
raschiare
la
muffa
alle
botti
,
a
cambiare
i
sugheri
vecchi
,
a
sdiragnare
le
travi
;
sciacquò
i
fiaschi
,
accomodò
l
'
imbottitoia
,
buttò
fuori
dell
'
uscio
le
cose
inservibili
:
granatini
consumati
,
tappi
rotti
,
cenci
,
bottiglie
incrinate
,
stoppacci
.
Salì
in
casa
e
lo
disse
alla
matrigna
;
che
,
senza
alzare
la
testa
da
dove
dava
i
punti
con
l
'
ago
,
storcendo
prima
la
bocca
,
rispose
tanto
per
mostrarsi
buona
:
"
Hai
fatto
bene
!
"
Però
dalla
voce
si
sentiva
che
pensava
altro
.
"
Allora
me
lo
dica
lei
quel
che
avrei
dovuto
fare
!
"
Ella
arrossì
,
infilò
l
'
ago
e
poi
ridendo
come
si
meravigliasse
,
chiese
:
"
Oh
,
io
te
lo
devo
dire
!
"
Pensava
al
marito
,
e
ora
invece
le
cose
andavano
come
Dio
voleva
.
"
Me
lo
dica
lei
!
"
Arrossì
sempre
di
più
;
e
,
alla
fine
,
le
vennero
gli
occhi
rossi
.
"
Ma
che
le
ho
detto
?
Non
l
'
ho
mica
offesa
!
"
Allora
,
si
mise
a
piangere
:
"
Così
non
si
va
!
Così
non
si
va
!
Io
a
stendere
la
mano
per
un
boccon
di
pane
non
mi
ci
voglio
trovare
.
Inventa
qualche
rimedio
!
"
Egli
,
allora
,
disse
a
Ilda
:
"
Va
'
via
,
tu
!
"
E
poi
si
avvicinò
alla
matrigna
,
per
parlare
più
sottovoce
;
perché
non
udisse
nessuno
:
"
È
colpa
mia
?
"
"
Non
dico
questo
;
ma
,
sai
,
per
mandare
avanti
un
podere
,
bisogna
intendersene
!
"
"
Mi
aiuti
lei
!
"
"
Io
a
tu
per
tu
con
i
contadini
non
mi
ci
metto
.
"
"
Allora
,
mi
dica
come
devo
fare
io
.
"
"
Io
sono
una
donna
,
e
invece
tuo
padre
si
faceva
rispettare
e
li
teneva
a
dovere
.
"
Egli
fece
per
andarsene
;
ma
Luigia
esclamò
:
"
Quell
'
imbroglione
del
mio
avvocato
aveva
detto
che
faceva
ogni
cosa
in
due
settimane
al
massimo
,
invece
ho
paura
che
sia
peggio
del
Pollastri
!
Forse
,
avremmo
fatto
meglio
a
tenere
lui
,
e
a
non
cambiare
!
"
"
Ma
se
lei
stessa
ha
convenuto
che
ci
metteva
in
mezzo
per
farci
leticare
!
"
"
Sì
;
questo
è
vero
.
Ma
mi
pare
che
siamo
capitati
di
male
in
peggio
.
"
"
È
colpa
mia
anche
questa
?
"
La
matrigna
lo
guardò
con
gli
occhi
gonfi
e
luccicanti
di
lagrime
.
"
È
inutile
che
lei
pianga
,
mi
pare
.
"
"
È
inutile
!
È
inutile
!
È
proprio
vero
!
"
E
piangeva
di
più
.
"
Io
non
so
perché
pianga
così
!
"
"
Lo
so
io
!
"
"
Me
lo
dica
,
allora
!
"
"
Se
si
potesse
dire
quel
che
si
dice
soltanto
con
il
cuore
!
E
il
fieno
,
almeno
,
è
stato
rimesso
in
capanna
asciutto
bene
?
"
Ella
sapeva
tutto
,
ma
fece
per
assicurarsi
se
egli
le
diceva
la
verità
.
"
Qualche
poco
s
'
è
guastato
!
"
"
Lo
vedi
che
ho
ragione
io
?
"
"
Ma
di
che
?
"
"
Le
cose
non
vanno
!
Madonna
benedetta
!
Qui
ci
si
trova
alla
rovina
in
meno
di
un
anno
.
"
Egli
,
allora
,
tremò
;
ma
rispose
:
"
Vedrà
che
non
è
vero
!
"
Anche
lui
si
sentiva
prendere
,
come
quando
s
'
era
destato
,
da
una
grande
tristezza
;
ma
era
troppo
giovane
per
non
avere
una
certa
fede
;
sia
pure
indefinibile
.
Non
ricordava
né
meno
quant
'
era
che
non
riesciva
più
a
fare
una
risata
schietta
!
Tutta
la
sua
vita
sembrava
chiusa
dentro
un
sacco
,
da
cui
non
c
'
era
modo
di
metter
fuori
la
testa
.
La
giornata
era
chiara
;
e
pareva
che
ci
fosse
,
perfino
tra
i
muri
della
capanna
e
della
casa
,
una
specie
di
allegrezza
sicura
;
che
lo
faceva
anche
più
triste
.
Né
meno
tra
lui
e
la
Casuccia
potevano
intendersi
!
Ogni
cosa
gli
stava
contro
;
e
quel
cielo
così
azzurro
pareva
che
gli
dicesse
di
andarsene
e
di
rinunciare
ai
suoi
propositi
.
La
matrigna
gli
chiese
:
"
Perché
non
vai
nel
campo
a
vedere
quel
che
fanno
?
Tra
poco
,
ci
sarà
da
segare
il
grano
.
"
"
Ci
andrò
dopo
mangiato
:
ora
,
sono
stanco
.
"
"
Richiama
Ilda
,
perché
deve
apparecchiare
.
"
Egli
escì
e
la
chiamò
.
Mentre
attraversava
l
'
aia
,
vide
Giangio
che
,
asciugandosi
il
sudore
,
entrava
dal
cancello
spalancato
.
"
Signor
Remigio
!
"
Gli
andò
incontro
e
dandogli
la
mano
gli
chiese
:
"
Perché
è
venuto
a
trovarmi
?
"
"
Domattina
,
ha
detto
l
'
avvocato
,
bisogna
che
venga
al
tribunale
perché
il
giudice
vuol
fare
il
suo
interrogatorio
.
"
"
A
che
ora
?
"
"
Alle
nove
:
si
faccia
trovare
al
portone
.
Salirà
insieme
con
l
'avvocato."
Giangio
sorrise
e
tornò
via
.
Remigio
lo
disse
alla
matrigna
;
che
stette
zitta
,
perché
non
aveva
nessuna
stima
del
Neretti
:
"
È
ancora
un
ragazzo
"
ella
diceva
"
e
non
ha
giudizio
né
meno
per
sé
"
.
Anche
Dinda
,
con
la
quale
ella
se
la
diceva
come
se
fossero
state
amiche
,
era
dello
stesso
parere
.
E
perciò
,
quando
la
sera
le
portò
una
grembiulata
di
fagioli
,
ne
parlarono
male
.
La
mattina
dopo
,
Remigio
si
fece
trovare
al
portone
del
tribunale
;
in
Via
del
Casato
.
Dopo
una
mezz
'
ora
giunse
il
Neretti
,
con
una
cartella
di
cuoio
nero
sotto
il
braccio
:
salì
le
scale
lesto
lesto
,
e
non
gli
disse
né
meno
niente
.
Remigio
,
per
non
restare
solo
,
perché
non
avrebbe
saputo
dove
entrare
,
cercava
di
andargli
dietro
.
Il
gabinetto
del
giudice
,
incaricato
dal
presidente
,
era
piccolo
e
rettangolare
.
Alle
pareti
più
lunghe
,
tutte
a
scialbo
,
due
vecchie
pitture
,
forse
del
settecento
;
lasciate
lì
dai
tempi
del
vicariato
.
In
attesa
di
esser
chiamato
,
Remigio
andò
a
sedersi
in
una
lunga
pancaccia
di
legno
.
Un
poco
più
in
là
,
c
'
era
Giulia
;
che
impallidì
voltando
la
testa
verso
la
finestra
e
tentando
di
sorridere
.
Teneva
i
guanti
in
mano
;
e
parlava
fitto
fitto
,
sottovoce
,
con
i
suoi
testimoni
;
che
non
toglievano
gli
occhi
da
Remigio
come
fosse
un
gran
colpevole
.
Egli
,
tutto
sconvolto
,
si
sentiva
girare
la
testa
.
Era
la
prima
volta
che
entrava
in
un
tribunale
e
cercava
di
capire
come
facevano
un
altro
processo
.
Pensava
anche
a
quel
che
voleva
rispondere
.
Ma
non
era
più
sicuro
d
'
aver
ragione
,
e
sentiva
che
lì
avrebbe
dovuto
contenersi
in
altro
modo
;
e
non
come
quando
era
con
la
matrigna
o
pensava
dentro
di
sé
.
Un
usciere
si
mise
a
scrutarlo
;
con
una
diffidenza
ironica
,
che
lo
fece
intimidire
di
vergogna
.
Gli
aumentò
la
sfiducia
;
e
avrebbe
voluto
essere
in
fondo
alla
Casuccia
,
a
guardare
la
Tressa
;
che
scorreva
placida
senza
gorgogli
,
dove
c
'
era
l
'
erba
più
folta
.
Stette
così
con
la
testa
appoggiata
al
petto
,
senz
'
ascoltare
più
,
quantunque
sentisse
come
un
ronzio
confuso
e
continuo
che
lo
bucava
come
se
fosse
fatto
di
spilli
.
Non
gli
importò
più
nulla
che
i
testimoni
di
Giulia
,
forse
,
lo
guardassero
;
e
,
dentro
di
sé
,
cercava
di
trovare
le
parole
che
avrebbe
dovuto
dire
.
Allora
,
un
'
altra
volta
,
gli
parve
impossibile
che
dessero
ragione
a
Giulia
invece
che
a
lui
.
E
,
come
non
gli
era
mai
avvenuto
quando
ci
pensava
,
ora
anche
lei
gli
pareva
buona
e
che
tutto
finisse
subito
.
Gli
pareva
perfino
strano
che
non
si
fossero
più
parlato
!
Ma
gli
veniva
in
mente
quando
l
'
aveva
mandata
via
di
casa
,
quando
il
padre
era
ancora
là
sopra
il
letto
,
e
allora
alzò
gli
occhi
per
guardarla
.
Ma
ella
era
voltata
sempre
da
un
'
altra
parte
;
ed
egli
le
guardò
minutamente
il
cappello
e
il
vestito
;
aspettando
che
anch
'
ella
guardasse
lui
,
forse
per
riconciliarsi
e
darsi
la
mano
.
La
ragazza
,
però
,
gli
teneva
a
posta
le
spalle
in
quel
modo
.
Ed
egli
,
per
la
prima
volta
,
si
sentì
disposto
a
farsi
trattare
da
pari
a
pari
.
Però
,
gli
dispiacque
;
e
si
sforzò
di
pensare
più
attentamente
a
quel
che
avrebbe
dovuto
dire
per
vincere
la
causa
.
I
due
testimoni
risero
;
ed
egli
si
sentiva
così
pieno
di
vergogna
che
quella
risata
gli
fece
battere
il
cuore
con
una
violenza
scomposta
.
Non
avrebbe
voluto
né
meno
ascoltare
quel
che
diceva
Giulia
!
Voleva
far
capire
a
tutti
che
avrebbe
voluto
trovarsi
altrove
:
questo
era
il
suo
solo
desiderio
.
La
ragazza
si
sforzava
di
essere
calma
;
ma
doventava
sempre
più
pallida
.
Parlava
più
in
fretta
e
la
sua
voce
pareva
che
recidesse
.
Tuttavia
nessuno
avrebbe
indovinato
che
avesse
qualche
rancore
.
Ma
lui
solo
sapeva
quel
che
volevano
dire
quel
viso
e
quegli
occhi
pesti
!
Ella
era
ammagrita
e
le
spalle
le
si
erano
incurvate
;
ai
polsi
le
si
vedevano
gli
ossi
.
Il
testimonio
Corradino
Crestai
,
quello
soprannominato
Ciambella
,
aveva
raccontato
che
era
amico
del
defunto
signor
Selmi
e
che
perciò
una
volta
gli
aveva
confidato
come
la
signorina
Giulia
Cappuccini
dovesse
riscuotere
da
lui
ottomila
lire
.
Egli
,
anzi
,
sperava
di
guarire
per
poterla
pagare
.
Anche
l
'
altro
testimonio
,
il
sensale
Pietro
Carletti
,
detto
Chiocciolino
,
disse
presso
a
poco
lo
stesso
;
e
aggiunse
che
dal
canto
suo
aveva
dovuto
fare
causa
all
'
erede
per
riscuotere
dugento
lire
a
saldo
di
due
porci
venduti
al
defunto
.
"
Anzi
,
aggiunse
,
puntando
il
dito
su
i
fogli
che
erano
dinanzi
al
giudice
,
la
mia
causa
si
deve
trovare
tra
questi
documenti
bollati
"
.
E
questa
scappata
lo
fece
guardare
benevolmente
dal
giudice
.
Chiocciolino
era
piuttosto
alto
e
quasi
distinto
;
sebbene
avesse
la
pelle
del
viso
e
delle
mani
sempre
rossa
e
coperta
di
lunghi
peli
biondi
che
luccicavano
.
Aveva
già
i
capelli
e
i
baffi
bianchi
;
e
tra
quelli
del
suo
mestiere
passava
da
persona
istruita
.
Faceva
,
infatti
,
i
conti
del
bestiame
a
mente
;
senza
ricorrere
al
prontuario
stampato
che
adopravano
gli
altri
.
Portava
sempre
un
bastone
di
legno
sbucciato
,
bianco
,
con
gli
spunzoni
;
e
intagliato
a
becco
d
'
oca
.
Parlava
strizzando
gli
occhi
.
Quando
Remigio
fu
interrogato
,
tremava
anche
con
le
gambe
.
Negò
che
la
ragazza
dovesse
avere
il
denaro
;
e
disse
che
quei
testimoni
non
potevano
saperne
niente
.
Allora
il
giudice
,
lisciandosi
i
baffi
,
lo
avvertì
che
non
poteva
parlare
a
quel
modo
dei
testimoni
senza
mostrarne
le
prove
.
Era
proprio
vero
,
come
gli
aveva
detto
il
presidente
del
tribunale
,
che
si
trattava
di
un
giovinastro
sviato
e
malevolo
.
Remigio
andò
fuori
di
sé
e
faceva
ridere
,
poi
s
'
impappinò
;
e
parve
che
prima
avesse
detto
una
cosa
e
dopo
la
volesse
cambiare
.
S
'
avvide
che
nessuno
cercava
di
capire
come
le
cose
erano
andate
;
e
nessuno
sospettava
che
la
Cappuccini
pretendesse
quello
a
cui
non
aveva
diritto
.
Perché
non
si
accorgevano
che
quei
due
testimoni
mentivano
?
Perché
,
pensava
il
giovane
,
non
badavano
alle
persone
ma
alla
legalità
delle
loro
parole
.
La
causa
non
era
altro
che
una
astuzia
continua
e
insolvibile
,
condotta
secondo
certe
regole
stabilite
dal
codice
;
una
astuzia
sempre
più
spostata
dalla
verità
,
che
egli
sentiva
soltanto
nella
sua
coscienza
e
nella
sua
buona
fede
.
Il
giudice
fece
notare
l
'
incertezza
di
Remigio
al
Neretti
;
che
,
vista
la
sua
cattiva
figura
,
trovò
modo
di
rimandare
la
causa
.
L
'
avvocato
di
Giulia
,
Renzo
Boschini
,
voleva
opporsi
e
adduceva
che
ella
si
trovava
in
stretta
miseria
e
che
già
aveva
dato
prova
di
avere
ragione
.
Ma
,
poi
,
capito
che
il
Neretti
desiderava
di
tirare
in
lungo
le
cose
,
non
perché
in
seguito
potesse
trovare
qualche
altro
argomento
decisivo
,
disse
che
accondiscendeva
tanto
per
far
vedere
com
'
egli
si
sentiva
sicuro
di
vincere
.
Tutti
quei
ripicchi
non
interessavano
Remigio
,
che
non
aveva
detto
niente
di
quel
che
avrebbe
dovuto
dire
.
L
'
avvocato
,
vedendolo
smarrito
e
distratto
,
lo
spinse
per
una
spalla
;
facendolo
alzare
.
Il
giovane
era
sempre
più
sbalordito
e
inciampava
giù
per
le
scale
.
Quando
fu
in
strada
,
dove
c
'
era
il
sole
e
si
respirava
meglio
,
chiese
all
'
avvocato
:
"
Come
m
'
andrà
?
"
"
Male
!
"
"
Perché
?
"
"
Ce
li
hai
tu
i
testimoni
a
favore
tuo
?
"
"No."
"
E
,
allora
,
come
vuoi
fare
una
causa
se
non
hai
i
testimoni
?
"
Gli
dette
la
mano
e
lo
lasciò
.
XV
Quando
giunse
alla
Casuccia
,
con
le
gambe
indolenzite
,
come
non
gli
era
mai
capitato
,
le
tre
assalariate
stavano
per
infornare
il
pane
:
Ilda
si
divertiva
a
guardarle
,
anche
per
imparare
.
A
ogni
fascina
secca
,
che
buttavano
dentro
con
la
forca
,
le
fiamme
s
'
attaccavano
alla
vòlta
del
forno
,
gonfiando
e
traboccando
con
le
punte
fuori
;
infilandosi
perfino
su
nella
cappa
nera
di
fumo
.
Le
fascine
crepitavano
;
e
le
vampate
delle
fiamme
facevano
scostare
tutte
e
tre
le
donne
,
che
avevano
il
viso
affocato
e
gli
occhi
rossi
di
sangue
.
Ma
quando
il
forno
fu
caldo
,
e
chiuso
con
lo
sportello
di
ferro
,
ebbero
a
leticare
.
Siccome
tutte
e
tre
avevano
il
pane
che
trapassava
di
lievito
,
ognuna
voleva
essere
la
prima
a
infornarlo
.
Dinda
e
Cecchina
erano
le
più
irate
.
Gegia
saliva
due
o
tre
scalini
di
casa
,
per
andare
a
prendere
la
tavola
con
le
picce
della
pasta
coperta
dentro
i
cenci
di
lana
;
poi
ridiscendeva
,
invece
,
per
dire
anche
lei
la
sua
.
Dinda
piangeva
come
se
l
'
avessero
picchiata
,
e
Cecchina
teneva
in
mano
la
pala
del
forno
.
Dinda
le
gridò
:
"
Se
mi
toccate
,
guai
a
voi
!
"
"
Io
ho
poca
pazienza
.
"
"
E
io
meno
!
"
"
O
vediamo
,
allora
,
chi
avrà
ragione
!
"
Gegia
si
metteva
in
mezzo
,
andava
al
viso
dell
'
una
e
poi
dell
'
altra
:
"
E
io
non
ho
diritto
d
'
infornare
come
voi
due
?
"
Ma
non
le
badavano
,
seguitando
a
leticare
tra
sé
.
Remigio
dimenticò
subito
il
processo
,
e
si
fece
raccontare
chi
era
stata
la
prima
a
scaldare
il
forno
.
"
Tutte
e
tre
siamo
state
!
"
"
Non
è
vero
!
Le
prime
fascine
l
'
ho
portate
su
io
dal
campo
.
"
"
Ma
le
ho
ficcate
io
dentro
il
forno
!
"
"
Se
non
le
avessi
portate
,
però
,
non
ce
le
ficcavi
!
"
"
Vi
venga
un
accidente
a
voi
e
a
chi
v
'
ha
dato
da
lavorare
alla
Casuccia
.
"
Siccome
Gegia
stava
zitta
,
quasi
sgomenta
,
Remigio
le
disse
che
infornasse
prima
lei
.
La
donna
in
un
batter
d
'
occhio
,
portò
giù
la
tavola
della
pasta
;
la
sciolse
e
mise
il
primo
pane
sopra
la
pala
.
Ma
siccome
le
tremavano
le
mani
e
voleva
fare
troppo
lesta
,
un
pezzo
di
pasta
le
andò
in
terra
.
Anche
lei
,
allora
,
cominciò
a
piangere
.
Ci
mancò
poco
,
poi
,
che
si
scordasse
di
fare
il
segno
di
riconoscimento
sopra
il
pane
:
lei
ci
faceva
una
fitta
con
due
dita
,
Dinda
ci
pigiava
un
bicchiere
e
Cecchina
ci
lasciava
un
birignoccolo
arrotolato
con
le
mani
.
Remigio
domandò
alle
altre
due
donne
:
"
Vi
siete
messe
d
'
accordo
?
"
Dinda
rispose
:
"
Io
faccio
come
vuole
lei
.
"
"
Piuttosto
che
leticare
,
mettetevi
d
'
accordo
;
mi
pare
!
"
"
È
quel
che
dico
anch
'io."
Ma
Cecchina
salì
in
casa
e
sbatacchiò
l
'
uscio
dietro
.
Allora
,
dopo
Gegia
,
infornò
Dinda
.
Cecchina
avrebbe
voluto
essere
la
seconda
,
ma
quando
riaprì
l
'
uscio
,
l
'
altra
aveva
già
cominciato
.
La
sera
,
perciò
,
raccontò
tutto
al
marito
;
che
,
a
ogni
costo
,
voleva
andare
a
trovare
Remigio
per
rifarla
con
lui
.
"
Sarai
a
tempo
!
Ora
ti
darebbero
torto
.
"
"
Non
me
ne
importa
:
meglio
prima
che
dopo
.
Gl
'
insegnerò
io
a
metter
bocca
nelle
faccende
che
non
lo
riguardano
.
Che
gl
'
importava
a
lui
?
"
E
,
benché
la
donna
lo
tenesse
,
aprì
l
'
uscio
;
ed
escì
.
Ma
,
a
mezze
scale
,
incontrò
Tordo
;
che
aveva
su
le
spalle
un
corbello
di
pomodori
:
li
portava
di
nascosto
,
per
farci
la
conserva
;
ed
erano
quelli
del
padrone
.
Berto
finse
di
non
vedere
,
ma
andò
nell
'
aia
per
farsi
passare
la
rabbia
;
dicendo
a
voce
alta
:
"
Quello
ha
più
giudizio
di
me
.
Ma
,
domani
,
ci
penserò
anch
'io."
Si
girò
per
sputare
,
e
vide
Picciòlo
con
un
altro
corbello
carico
;
che
,
lesto
lesto
,
a
piedi
scalzi
,
entrava
in
casa
.
Berto
,
allora
,
si
mise
a
ridere
:
"
Io
sono
il
più
furioso
,
e
gli
altri
intanto
pensano
alla
pancia
.
Così
bisogna
fare
!
"
Andò
nell
'
orto
;
e
,
a
tastoni
,
si
empì
un
paniere
di
fagioli
;
ma
la
rabbia
non
gli
passava
.
Invece
,
gli
era
venuta
la
voglia
di
fare
la
pelle
a
Remigio
.
Dentro
di
sé
lo
aveva
sempre
sentito
,
anche
da
giovane
,
che
prima
o
dopo
,
un
tiro
di
quel
genere
,
a
qualcuno
lo
doveva
fare
.
Non
si
sbagliava
,
no
!
Non
poteva
dormire
;
e
la
moglie
,
che
aveva
sonno
,
gli
domandava
al
buio
:
"
Che
hai
?
Domattina
ti
devi
levare
presto
,
perché
cominciate
a
segare
il
grano
!
"
Egli
,
allora
,
inventò
:
"
Mi
deve
aver
punto
qualche
insetto
su
le
spalle
.
"
"
Ti
ci
duole
?
"
Ma
egli
non
rispose
più
,
e
seguitò
a
rivoltarsi
tutta
la
notte
;
senza
chiudere
un
occhio
.
Era
impaziente
che
spuntasse
il
giorno
;
e
,
quando
il
primo
chiarore
fece
lustrare
lo
specchio
del
canterano
,
saltò
dal
letto
e
escì
fuori
.
Benché
fosse
oria
,
si
sentiva
che
la
giornata
doveva
venire
afosa
.
Rapidamente
,
le
nebbie
della
Tressa
sparirono
;
e
i
contorni
di
tutti
i
cocuzzoli
apparvero
con
una
durezza
limpida
.
Nella
strada
passavano
i
barrocciai
,
dormendo
accovacciati
tra
la
roba
;
e
avevano
ancora
le
lanterne
accese
.
I
galli
cantavano
da
tutti
i
poderi
;
e
nel
pollaio
della
Casuccia
le
galline
razzolavano
e
crocchiolavano
.
Dopo
poco
,
scesero
anche
gli
altri
;
con
le
falci
e
le
pietre
rotatoie
in
mano
.
Picciòlo
disse
:
"
Il
padrone
dorme
ancora
.
S
'
ha
a
destare
?
"
Tordo
rispose
:
"
Non
perdiamo
tempo
:
andiamo
!
"
Era
già
la
metà
di
giugno
,
e
il
grano
si
seccava
anche
troppo
.
Qualche
altro
podere
aveva
già
mietuto
.
La
guazza
si
asciugava
;
e
il
sole
,
ormai
,
era
per
nascere
giù
dai
monti
bassi
.
"
Facciamoci
dal
fontone
"
disse
Berto
.
Tutti
andarono
da
quella
parte
.
Moscino
era
la
prima
volta
che
segava
il
grano
,
e
faceva
l
'
impaziente
.
Tordo
gli
disse
:
"
Attento
alle
dita
!
"
"
Gliel
'
ho
detto
anch
'
io
!
"
rispose
Lorenzo
.
"
Io
mi
faccio
il
segno
del
cristiano
;
perché
questa
è
grazia
di
Dio
!
"
disse
Picciòlo
.
E
si
segnò
,
mentre
gli
altri
aspettavano
che
cominciasse
.
I
contadini
,
ora
,
per
non
perdere
troppo
tempo
,
mangiavano
nel
campo
.
La
mattina
,
le
ore
affaticavano
meno
;
ma
verso
il
mezzogiorno
,
pareva
impossibile
che
quegli
uomini
potessero
resistere
sotto
il
sole
.
Moscino
,
per
fare
il
bravo
,
camminava
a
piedi
nudi
sopra
gli
spunzoni
del
grano
segato
.
Negli
altri
poderi
accanto
,
le
ragazze
lavoravano
quanto
gli
uomini
.
Una
sposa
giovane
,
incinta
,
con
le
guance
accese
e
sudate
si
sollevava
di
quando
in
quando
,
per
guardare
il
grano
ancora
ritto
.
Ella
rificcava
sotto
il
mento
i
nodi
della
pezzuola
,
che
le
ricopriva
tutta
la
fronte
;
mentre
le
trecce
dei
capelli
,
senza
forcelle
,
si
allentavano
sopra
la
nuca
.
Una
brocca
d
'
acqua
era
nascosta
all
'
ombra
,
sotto
i
pampini
d
'
una
vite
;
con
due
fiaschi
di
vino
chiaro
ed
agro
.
La
sferza
del
sole
era
insopportabile
;
gli
occhi
s
'
infiammavano
,
la
bocca
e
la
gola
doventavano
asciutte
.
Allora
,
qualcuno
lasciava
la
falce
e
s
'
incamminava
alla
vite
,
metteva
la
bocca
al
fiasco
e
beveva
parecchie
sorsate
.
Ma
s
'
indugiava
per
riposarsi
,
guardando
gli
altri
.
Le
donne
gli
sorridevano
in
silenzio
,
ed
egli
ritornava
alla
sua
opera
,
a
testa
bassa
e
le
mani
penzoloni
.
Le
falci
tutte
insieme
luccicavano
tra
gli
steli
del
grano
;
con
un
rumore
simile
a
uno
strappo
rapido
.
Urtavano
,
talvolta
,
sopra
un
sasso
,
con
un
suono
languido
e
smorzato
.
S
'
insinuavano
curve
tra
le
spighe
;
e
le
spighe
sbattevano
sopra
i
volti
;
qualche
stelo
s
'
insanguinava
dopo
aver
fatto
un
taglio
o
una
scorticatura
.
Allora
,
il
contadino
,
senza
schiudere
il
pugno
pieno
di
mèsse
,
si
guardava
un
istante
;
poi
la
falce
s
'
affondava
ancora
,
lucida
e
affilata
.
Dietro
gli
uomini
,
gl
'
insetti
disturbati
saltellavano
insieme
da
tutte
le
parti
,
verdi
,
neri
o
grigi
;
mentre
certi
ragni
dalle
zampe
lunghissime
ed
esili
percorrevano
i
solchi
,
sparendo
nell
'
ombra
di
una
fenditura
e
ricomparendo
subito
in
cima
a
qualche
zolla
.
Le
lucertole
scappavano
sempre
innanzi
;
qualche
ramarro
osava
indugiare
,
ma
,
poi
,
spariva
anche
più
rapido
.
Di
rado
era
possibile
che
qualche
vipera
fosse
tagliata
a
pezzi
;
ma
i
rospi
,
enormi
e
nerastri
,
che
restavano
come
intontiti
,
erano
infilati
e
squarciati
con
la
punta
delle
falci
;
poi
un
contadino
,
con
un
calcio
,
li
lanciava
dall
'
altra
parte
del
filare
.
Qualche
cova
di
ragno
s
'
apriva
;
e
allora
gli
innumerevoli
ragnolini
si
spandevano
in
tutti
i
sensi
.
Si
trovavano
nidi
abbandonati
,
con
gli
uccelli
senza
penne
,
vespai
vuoti
.
I
bruchi
si
rivoltavano
sottosopra
,
rimanevano
un
poco
immobili
e
poi
cercavano
di
andarsene
.
Qualche
padrone
aveva
fatto
benedire
i
campi
perché
le
passere
non
mangiassero
il
grano
.
Ma
c
'
era
chi
diceva
esser
meglio
mettere
in
mezzo
alle
prese
un
cencio
in
cima
a
un
palo
!
I
branchi
delle
passere
,
qua
e
là
,
si
alzavano
verso
l
'
azzurro
d
'
un
colore
dolce
.
Qualche
campana
suonava
,
e
si
spegneva
a
un
tratto
così
com
'
era
cominciata
.
Si
udiva
tutto
il
brusìo
degli
insetti
.
Stando
vicino
ai
mietitori
si
sentiva
raccontare
da
qualcuno
che
il
suo
bambino
non
poteva
mangiare
più
e
che
era
necessario
far
contraddire
il
male
da
quella
tale
donnetta
che
si
chiamava
Sunta
del
Borgo
.
La
quale
sapeva
anche
rimettere
bene
al
posto
le
ossa
fratturate
,
mandava
via
il
dolore
delle
distorsioni
,
con
un
unguento
di
erbe
e
di
midollo
d
'
agnello
,
guariva
il
malocchio
mettendo
due
gocce
d
'
olio
in
una
scodella
d
'
acqua
tenuta
sopra
la
testa
del
malato
,
scongiurava
ogni
sorta
di
male
costringendolo
a
tornare
indietro
,
medicava
le
risipole
e
faceva
spendere
poco
.
Ella
si
valeva
anche
di
una
secrezione
gialla
,
che
certi
insetti
accumulano
dentro
le
loro
pallottole
di
terra
,
infilate
ai
fuscelli
delle
siepi
;
faceva
mangiare
il
cuore
delle
rondini
,
perché
il
senno
fosse
maggiore
;
aveva
veduto
una
folla
di
streghe
che
facevano
la
bucata
giù
nella
Tressa
.
E
sapeva
curare
per
mezzo
dei
rosarii
,
indicando
il
numero
degli
ave
e
dei
paternostri
.
C
'
era
un
'
altra
donna
che
girava
,
da
parecchi
anni
,
dall
'
un
paese
all
'
altro
,
senza
che
nessuno
sapesse
chi
fosse
.
Andava
a
capo
chino
come
una
suora
,
e
portava
sempre
la
testa
avvolta
da
una
pezzuola
grossa
,
di
lana
;
con
le
mani
gonfie
sopra
il
ventre
.
Aveva
il
volto
grasso
,
ma
pallido
e
con
due
rughe
che
tagliavano
di
netto
gli
angoli
della
bocca
affondata
sotto
il
naso
adunco
.
Il
suo
mento
ovale
era
quasi
senza
rilievo
;
i
suoi
occhi
grandi
e
neri
facevano
un
'
impressione
strana
di
misticismo
e
di
cattiveria
.
Ma
tutti
le
davano
l
'
elemosina
,
perché
temevano
qualche
maleficio
.
Le
donne
che
l
'
avevano
vista
,
restavano
pensose
a
lungo
;
finché
non
fosse
rientrata
nella
strada
e
sparita
dietro
qualche
svolta
.
Ma
ella
camminava
piano
,
con
certe
scarpe
enormi
che
pareva
dovessero
pesare
un
quintale
l
'
una
.
Perché
,
di
quando
in
quando
,
si
volgeva
e
si
fermava
a
guardare
le
case
?
Che
cosa
voleva
?
Le
donne
dicevano
:
"
Sarò
contenta
soltanto
quando
non
la
vedrò
più
.
"
"
Non
si
sa
quando
viene
,
mentre
può
anche
trovarci
con
i
nostri
figlioli
in
collo
.
"
E
se
qualcuna
allattava
,
si
conturbava
e
guardava
in
volto
la
sua
creatura
,
chiedendo
:
"
Che
hai
,
che
hai
?
Ti
do
il
latte
.
Povera
anima
mia
!
"
La
mietitura
della
Casuccia
durò
nove
giorni
,
e
ormai
era
per
entrare
luglio
.
Picciòlo
era
più
bravo
di
tutti
ad
accatastare
i
covoni
e
in
cima
ci
faceva
una
croce
con
tre
o
quattro
fili
di
grano
attorcigliati
insieme
.
Poi
,
i
covoni
furono
portati
su
l
'
aia
dove
alzarono
una
gran
mucchia
,
aspettando
che
cominciasse
a
passare
per
i
poderi
la
macchina
tribbiatrice
.
XVI
Quando
Remigio
tornò
dal
suo
avvocato
,
fu
accolto
in
un
modo
che
non
si
aspettava
.
Egli
aveva
bisogno
,
molto
più
di
prima
,
di
trovare
qualche
cosa
che
rispondesse
al
suo
sentimento
e
alla
sua
fede
;
e
,
invece
,
sentì
di
essere
addirittura
uno
sciocco
.
Egli
ci
si
arrabbiava
,
e
il
Neretti
gli
disse
:
"
Bada
di
non
fare
il
caparbio
.
Credi
di
avere
ragione
,
e
finché
non
ti
sei
convinto
che
non
è
vero
,
non
metterai
giudizio
.
Almeno
,
hai
guardato
bene
se
tra
i
registri
che
tuo
padre
doveva
certamente
tenere
,
c
'
è
segnato
nessun
pagamento
fatto
alla
Cappuccini
?
"
"
Non
ho
trovato
niente
.
"
E
arrossì
.
"
Non
ci
credo
.
"
"
Ma
è
vero
,
ti
dico
!
"
Infatti
,
all
'
infuori
di
qualche
ricevuta
insignificante
,
di
parecchi
anni
prima
,
tutta
bucata
con
gli
spilli
per
tenerla
insieme
con
la
pianta
catastale
del
podere
,
in
un
rotoletto
legato
con
lo
spago
,
Remigio
non
aveva
visto
altro
.
L
'
avvocato
si
mise
a
leggere
certi
fogli
di
carta
bollata
di
un
altro
processo
.
Remigio
,
tacendo
e
vergognandosi
,
aspettava
che
rialzasse
la
testa
.
Alla
fine
,
il
Neretti
si
grattò
il
ciuffo
come
se
fosse
infastidito
e
gli
disse
:
"
Insomma
,
le
cose
andranno
per
le
lunghe
.
Questo
è
quanto
ti
posso
fare
io
.
"
"
Tre
mesi
?
"
"
Tre
mesi
?
Se
tu
hai
denari
da
spendere
,
anche
tre
anni
.
"
Egli
rideva
,
guardandolo
da
capo
ai
piedi
così
impacciato
.
Ma
,
temendo
che
Remigio
allora
non
pensasse
,
per
il
meglio
,
di
accordarsi
da
sé
con
la
Cappuccini
,
disse
facendosi
serio
:
"
Tu
non
parlare
mai
con
nessuno
.
Qualunque
persona
venga
da
te
per
questa
faccenda
,
mandala
da
me
.
Perché
a
te
fanno
quel
che
vogliono
.
Io
ti
ho
già
capito
da
un
pezzo
.
Son
tutti
più
furbi
di
te
.
Tu
sei
un
imbecille
.
"
E
rise
dello
stupore
che
appariva
nel
viso
di
Remigio
;
che
non
avrebbe
osato
rispondergli
male
.
Poi
disse
:
"
Ora
,
vattene
:
ho
da
fare
per
cose
molto
più
importanti
della
tua
,
che
mi
fanno
guadagnare
bene
.
"
Era
vero
!
Egli
non
avrebbe
avuto
da
dargli
né
meno
cento
lire
,
e
il
Neretti
pensava
a
quanto
era
necessario
per
la
carta
bollata
e
per
gli
atti
al
tribunale
.
La
carta
bollata
,
ormai
,
doveva
essere
già
parecchia
!
Chi
sa
quante
volte
Giangio
aveva
segnato
le
spese
,
con
quelle
sue
lettere
tremolanti
e
grosse
!
Il
Neretti
,
vedendo
che
Remigio
se
ne
andava
malvolentieri
,
gli
disse
:
"
Mio
caro
!
Io
ti
consiglio
per
il
tuo
bene
!
Poi
,
del
resto
,
tu
sei
padrone
di
fare
quello
che
vuoi
.
"
"
Ma
,
appunto
,
io
voglio
farmi
consigliare
da
te
.
"
"
Da
me
?
E
che
ti
devo
dire
?
Credi
da
vero
che
la
Cappuccini
non
debba
avere
quei
denari
?
E
,
allora
,
si
tira
per
le
lunghe
;
può
darsi
che
,
alla
fine
,
si
stanchi
.
Ma
,
con
il
gratuito
patrocinio
,
lei
non
ci
rimetterà
mai
niente
.
Ormai
,
a
dietro
non
si
torna
.
Lascia
fare
a
me
:
vedrai
che
,
tra
quattro
o
cinque
mesi
,
siamo
sempre
allo
stesso
punto
.
Ora
,
vattene
!
T
'
ho
già
fatto
capire
che
mi
dai
noia
.
"
Quando
devo
tornare
?
"
"
Quando
vuoi
:
tanto
io
che
Giangio
siamo
sempre
qui
a
tua
disposizione
.
"
"
Ora
verrà
anche
la
querela
di
quel
sensale
che
chiamano
,
mi
pare
,
Chiocciolino
.
"
"
Lasciala
venire
!
Portamela
subito
.
"
Remigio
gli
strinse
la
mano
,
sorridendo
egli
stesso
del
proprio
imbarazzo
.
Quando
fu
fuori
,
gli
restò
a
mente
soltanto
che
il
Neretti
gli
aveva
detto
imbecille
;
e
doventava
rosso
come
se
quella
parola
gli
bruciasse
anche
il
viso
.
In
fondo
alla
Costarella
,
Chiocciolino
,
che
parlava
a
una
fruttaiola
grassa
e
con
le
braccine
di
bambola
come
il
volto
,
gli
andò
dietro
mettendogli
una
mano
su
la
spalla
.
Remigio
s
'
era
accorto
che
gli
voleva
parlare
,
ma
ora
non
poté
fare
a
meno
di
voltarsi
benché
non
gli
dicesse
niente
.
Allora
Chiocciolino
si
mise
il
bastone
nella
sinistra
,
lo
prese
sotto
il
braccio
e
gli
disse
:
"
L
'
accompagno
un
poco
,
se
va
giù
alla
Casuccia
.
Dianzi
,
l
'
ho
visto
entrare
dall
'
avvocato
Neretti
.
"
Remigio
si
tirava
in
disparte
,
ma
l
'
altro
lo
teneva
forte
sorridendo
a
vedere
quella
sua
ritrosìa
.
E
gli
disse
:
"
Non
si
vergogna
mica
a
venire
con
me
?
È
arrabbiato
perché
ho
fatto
da
testimonio
al
processo
?
"
"
A
me
non
importa
niente
.
"
"
Non
ci
credo
:
non
mi
pare
.
Ma
,
appunto
,
io
volevo
parlare
della
mia
faccenda
che
si
potrebbe
accomodare
così
tra
noi
,
alla
buona
.
"
"
Ma
perché
voi
avete
fatto
da
testimonio
?
"
"
È
venuta
a
trovarmi
quella
disgraziata
(
come
si
chiama
?
)
Giulia
;
e
io
siccome
sapevo
tutto
da
suo
padre
...
Non
ho
fatto
bene
?
La
verità
c
'
è
anche
per
quelli
che
sono
nati
poveri
.
E
poi
,
quelle
ottomila
lire
sono
soltanto
un
bocconcino
,
della
sua
Casuccia
.
"
"
Ma
io
sono
convinto
che
mio
padre
non
doveva
darle
niente
.
Voi
sapete
perché
io
non
stavo
in
casa
con
lui
?
"
"
Me
l
'
hanno
detto
a
un
dipresso
:
ma
queste
son
cose
che
io
non
voglio
sapere
perché
non
mi
riguardano
.
"
"
La
Cappuccini
m
'
ha
fatto
causa
perché
sperava
che
mio
padre
le
lasciasse
una
parte
del
patrimonio
.
Era
la
sua
amante
.
"
"
Non
si
lasci
scappar
di
bocca
nessuna
offesa
,
perché
potrebbe
darsi
che
Giulia
le
desse
querela
anche
per
quello
che
dice
di
lei
.
"
"
L
'
ho
detto
soltanto
a
voi
,
ora
!
"
Chiocciolino
si
fermò
nel
mezzo
della
strada
:
"
E
se
venisse
a
risaperlo
?
"
Remigio
ebbe
paura
,
e
gli
rispose
:
"
Ma
voi
non
andrete
a
dirlo
a
lei
!
"
"
Dunque
,
facciamo
le
cose
in
buona
amicizia
!
Lo
vede
che
,
se
io
volessi
,
potrei
farle
male
anche
dell
'
altro
?
"
"
Andate
a
parlare
con
il
Neretti
:
se
lui
accetta
,
qualunque
cosa
dica
,
io
ne
sono
contento
.
"
"
Se
devo
andare
dal
suo
avvocato
,
vado
piuttosto
dal
mio
!
"
E
lo
lasciò
.
Ma
rifece
la
strada
,
lo
riprese
sotto
il
braccio
e
gli
disse
:
"
O
lei
voglia
o
no
,
io
e
lei
è
destinato
che
diventiamo
amici
.
"
Remigio
non
capiva
;
e
,
ricordandosi
ch
'
egli
era
mezzo
epilettico
,
avrebbe
voluto
fare
a
meno
di
quella
conversazione
.
Inoltre
,
non
poteva
perdonargli
d
'
aver
fatto
da
testimonio
;
e
,
per
quanto
non
sapesse
spiegarsi
com
'
egli
potesse
aver
saputo
da
suo
padre
certe
cose
degli
interessi
,
non
poteva
rassegnarsi
a
credere
che
il
sensale
dicesse
la
verità
.
Inoltre
,
Remigio
,
timido
e
inesperto
,
non
si
credeva
in
diritto
d
'
indagare
,
con
qualche
mezzo
,
quanto
fosse
sincero
;
e
aveva
anche
paura
di
dire
qualche
cosa
che
poteva
magari
comprometterlo
.
Allora
taceva
,
tutto
mortificato
.
A
quelle
parole
,
aveva
guardato
,
sorpreso
,
il
sensale
.
Ma
questi
,
quasi
pigliando
gusto
a
parlare
,
seguitò
:
"
Il
mio
scopo
di
fare
amicizia
con
lei
è
questo
:
con
suo
padre
,
gli
ultimi
mesi
della
sua
vita
,
siamo
stati
un
poco
freddi
e
forse
lui
mi
odiava
.
E
anch
'
io
l
'
ho
odiato
.
Ora
sarebbe
bene
che
io
e
lei
,
invece
,
fossimo
amici
,
con
lo
scopo
di
mettere
un
pietrone
su
le
cose
passate
;
perché
avrei
piacere
di
non
odiarlo
più
da
morto
.
"
Chiocciolino
era
capace
di
fare
questi
cambiamenti
,
come
sarebbe
stato
capace
,
dopo
qualche
settimana
o
meno
,
di
tornare
da
capo
a
volergli
male
.
Remigio
sentiva
che
non
poteva
fidarsi
,
ma
non
volle
più
essere
sgarbato
;
e
gli
disse
,
benché
con
rincrescimento
:
"
Io
non
ho
niente
contro
di
voi
.
"
"
Ma
"
riprese
arrossendo
Chiocciolino
,
dopo
avercapito
che
ormai
Remigio
era
sempre
meno
ostinato
"
bisogna
che
lei
mi
paghi
quei
due
maiali
.
Se
non
può
,
mi
faccia
una
cambiale
.
Io
sono
disposto
ad
accettarla
:
vede
che
non
sono
esigente
.
Se
,
poi
,
mi
costringe
a
far
la
causa
,
come
vuole
a
tutti
i
costi
l
'
avvocato
Sforzi
,
io
,
allora
,
non
so
più
quel
che
dirle
per
il
suo
bene
.
Ne
trovi
un
altro
,
che
le
parli
con
più
amicizia
di
me
!
Chiocciolino
lo
sanno
tutti
chi
è
.
Meno
qualche
scatto
,
quando
mi
piglia
caldo
alla
testa
,
e
allora
il
responsabile
non
sono
io
,
ho
sempre
saputo
farmi
rispettare
da
tutti
.
E
lo
strinse
,
sbottonandogli
la
giubba
e
dicendogli
con
un
sorriso
:
"
Se
ce
l
'
ha
,
nel
portafogli
,
me
le
dia
subito
queste
dugento
lire
!
Me
ne
dia
,
per
ora
,
cento
sole
!
Io
le
farò
una
ricevuta
d
'
acconto
.
E
,
allora
,
sono
contento
anche
se
a
darmi
il
rimanente
aspetta
una
settimana
di
più
:
quando
avrà
venduto
il
fieno
.
"
Remigio
distaccò
le
mani
dalla
giubba
e
gli
disse
:
"
Mi
dispiace
,
ma
non
ce
le
ho
.
"
"
Vengo
a
prenderle
fino
alla
Casuccia
.
Non
vorrei
impolverarmi
le
scarpe
per
così
poco
,
ma
lo
fo
per
gentilezza
;
perché
lei
non
debba
venirmi
a
cercare
.
"
"
Non
ce
l
'
ho
né
meno
a
casa
.
"
"
Come
!
Non
ha
a
casa
dugento
lire
?
Ha
già
finito
quelle
che
prese
con
la
cambiale
al
Banco
di
Roma
?
"
"
Chi
ve
l
'
ha
detto
della
cambiale
?
"
"
Non
mi
ricordo
chi
me
lo
disse
.
"
"
Lo
sanno
anche
altre
persone
?
"
"
Diamine
!
Che
male
c
'
è
?
I
debiti
e
le
cambiali
fanno
presto
,
come
dice
il
proverbio
,
ad
avere
le
ali
.
"
E
si
mise
a
ridere
,
ma
a
Remigio
dispiaceva
parecchio
;
e
non
voleva
ammettere
che
gli
altri
,
quella
cerchia
di
mercanti
e
di
sensali
,
potesse
subito
essere
informata
del
suo
portafoglio
.
"
Senta
:
sia
allegro
!
Diamine
!
Perché
se
la
prende
?
Lei
è
giovane
,
e
con
un
poco
di
giudizio
può
darsi
che
non
sia
costretto
a
vendere
la
Casuccia
anche
se
dovesse
metterci
sopra
una
ipoteca
;
lei
,
in
vecchiaia
,
la
toglierà
.
Fossi
io
giovane
come
lei
!
Vorrei
far
doventare
la
Casuccia
più
bella
d
'
un
giardino
!
Lei
,
se
avesse
i
soldi
,
dovrebbe
mettere
altri
filari
di
viti
giù
per
la
poggiata
che
si
parte
dalla
strada
:
empirla
tutta
,
a
fosse
,
per
quanto
è
lunga
.
E
,
poi
,
comprare
bestiame
:
vitelli
,
pecore
,
maiali
.
Di
tutte
le
specie
.
Io
ci
farei
soldi
a
palate
.
Ma
lei
,
se
non
saprà
fare
,
manderà
in
malora
tutto
.
E
non
dia
retta
agli
assalariati
.
Quella
è
gente
che
non
ha
voglia
di
lavorare
e
son
contenti
di
riscuotere
il
salario
alla
fine
del
mese
.
E
poi
,
ha
calcolato
quanto
le
rubano
?
"
"
Mi
rubano
?
"
"
Dia
retta
a
me
.
Quando
lei
non
li
vede
,
crede
che
stiano
con
le
mani
alla
cintola
?
Io
scommetto
che
le
prime
frutta
se
le
son
mangiate
loro
;
scommetto
che
gli
ortaggi
ne
hanno
più
loro
che
lei
.
E
badi
anche
al
fieno
che
ha
riposto
in
capanna
;
perché
,
a
farne
sparire
qualche
carro
,
ci
vuol
poco
.
"
"
Ma
ci
guarda
anche
la
mia
matrigna
!
"
"
Quella
?
Quella
non
capisce
niente
.
Era
meglio
se
suo
padre
avesse
sposato
la
Cappuccini
o
un
'
altra
qualunque
.
Io
la
conosco
meglio
di
lei
.
E
anche
il
podere
lo
conosco
meglio
di
lei
.
Perché
,
scommetto
,
lei
non
sa
né
meno
quanti
pioppi
sono
suoi
di
quelli
lungo
la
proda
della
Tressa
.
"
"
Ancora
non
li
ho
contati
.
"
"
Lei
non
sa
che
qualità
di
vitigni
sono
nella
sua
vigna
.
Ma
io
lo
so
.
Lei
non
sa
né
meno
quanto
fieno
è
nella
sua
capanna
.
Ma
io
sì
.
Si
provi
a
dirmi
quante
sacca
di
grano
lei
avrà
?
"
Remigio
dovette
confessare
che
non
lo
sapeva
.
"
Allora
glielo
dico
io
.
Lei
avrà
da
cinquanta
a
cinquantacinque
sacca
.
Né
più
né
meno
.
Ci
scommetto
la
testa
,
che
la
metterò
dentro
la
tribbiatrice
;
se
non
do
nel
giusto
.
Mi
chiami
alla
Casuccia
,
quando
tribbierà
.
Io
,
vede
,
mi
appassionerei
al
suo
podere
come
se
me
ne
venisse
qualche
guadagno
o
fosse
mio
.
E
non
m
'
importa
niente
che
suo
padre
non
m
'
abbia
voluto
dare
quelle
maledette
dugento
lire
;
che
ci
sputerei
sopra
,
costringendomi
a
chiederle
a
lei
.
"
"
Ma
se
è
vero
che
non
ve
l
'
ha
date
...
"
"
Ho
capito
!
Lei
vuol
ridere
alle
mie
spalle
.
Ma
perché
mi
ha
fatto
chiacchierare
fino
ad
ora
con
lei
?
Io
sono
abituato
a
trattare
con
le
persone
ragionevoli
.
Ho
anche
fatto
una
sudata
,
come
una
bestia
,
a
venir
fuori
di
Porta
con
lei
,
a
questo
caldo
!
E
si
asciugò
tutta
la
testa
,
poi
sotto
il
mento
.
"
Io
ve
l
'
ho
detto
dinanzi
:
per
qualunque
cosa
,
andate
dal
mio
avvocato
.
"
"
Allora
,
mi
permetta
che
io
ci
vada
a
nome
suo
.
E
mi
faccia
pagare
da
lui
.
"
"
No
,
no
!
Se
vi
paga
lui
,
perché
crede
di
pagarvi
,
sì
;
ma
,
a
nome
mio
,
no
.
"
"
Gli
dirò
che
ho
parlato
con
lei
.
"
"
Non
gli
dovete
dire
niente
!
"
"
Questo
non
me
lo
può
negare
,
né
proibire
.
"
Intanto
,
erano
giunti
alla
Casuccia
.
Seduto
sul
murello
dell
'
aia
c
'
era
Bùbbolo
che
appena
vide
Remigio
si
alzò
.
Ma
,
poi
,
visto
anche
Chiocciolino
,
voltò
le
spalle
e
finse
di
guardare
giù
nel
campo
.
Chiocciolino
,
ora
,
aveva
alzato
la
voce
sempre
di
più
e
dava
bastonate
alla
siepe
.
Ma
,
giunto
al
cancello
,
si
fermò
e
disse
:
"
Badi
che
io
son
fatto
come
i
coltelli
:
se
mi
prendono
per
il
manico
,
mi
adoprano
come
vogliono
;
ma
,
se
mi
prendono
per
il
taglio
,
faccio
fare
sangue
.
"
Anche
Remigio
era
fuori
di
sé
dall
'
ira
,
e
gli
rispose
:
"
Come
vi
piace
di
più
!
"
Ed
entrò
nel
cancello
.
Chiocciolino
stette
a
vederlo
andare
fino
ai
cipressi
;
poi
,
con
la
punta
del
bastone
,
tracciò
una
croce
sulla
polvere
della
strada
,
giurando
:
"
Vorrei
prima
crepare
che
dargliela
vinta
.
Non
mi
scordo
di
essere
Chiocciolino
!
"
XVII
Bùbbolo
era
ancora
giovane
,
poco
meno
di
Remigio
;
e
tanto
grasso
che
appena
teneva
gli
occhi
aperti
.
Aveva
la
sinistra
paralizzata
,
con
le
dita
attaccate
insieme
e
senza
unghie
.
Ma
con
quel
braccio
,
tutto
insensibile
,
poteva
picchiare
come
se
fosse
stato
un
bastone
.
Il
viso
pareva
di
donna
,
perché
la
barba
non
gli
veniva
.
Aveva
una
botteguccia
a
mezze
scale
del
vicolo
di
San
Paolo
,
sotto
la
volta
dell
'
arco
,
da
dove
si
scende
in
Piazza
del
Campo
.
Accanto
ci
stavano
anche
un
sellaio
e
un
uccellaio
.
Il
sellaio
,
perché
in
bottega
mancava
sempre
la
luce
,
lavorava
su
uno
scalone
;
cavalcioni
alla
tavola
a
morsa
e
la
lesina
in
bocca
o
in
mano
;
mentre
l
'
uccellaio
teneva
attaccata
fuori
di
bottega
una
gran
gabbia
che
potesse
essere
vista
senza
scendere
il
vicolo
.
Bùbbolo
,
là
dentro
,
possedeva
un
canapè
sfondato
,
con
una
buca
in
mezzo
,
dove
dormiva
;
e
un
tavolino
dove
lasciava
i
campioni
dei
grani
e
delle
altre
semenze
,
accanto
a
quelli
degli
olii
e
dei
vini
.
In
bottega
,
simile
ad
una
spelonca
,
non
ci
stava
quasi
mai
;
ma
,
in
cima
alle
scale
,
s
'
appoggiava
a
uno
dei
colonnini
di
pietra
che
sono
lì
nel
mezzo
,
e
parlava
dei
suoi
affari
.
Appena
fu
sicuro
che
Chiocciolino
se
n
'
era
andato
,
salutò
Remigio
;
con
l
'
aria
di
fargli
notare
,
per
offenderlo
,
quant
'
era
educato
e
come
sapeva
contenersi
.
E
gli
disse
:
"
Ho
saputo
che
vende
la
Casuccia
.
"
"
Non
è
vero
:
ve
l
'
ho
detto
anche
l
'
altra
volta
.
Perché
volete
insistere
?
"
"
Perché
mi
vuol
dire
di
no
?
"
Allora
Luigia
,
che
stava
,
anche
lei
,
ad
aspettare
dalla
finestra
,
infastidita
che
il
sensale
non
se
ne
fosse
andato
quando
gli
aveva
detto
che
il
figliastro
non
c
'
era
,
scese
e
gli
domandò
:
"
Perché
tutti
sanno
che
tu
vendi
la
Casuccia
e
a
me
non
lo
dici
?
"
"
Non
è
vero
.
"
"
Perché
,
allora
,
Bùbbolo
è
venuto
qui
apposta
per
parlartene
?
A
me
,
che
ti
faccio
da
mamma
e
vivo
con
te
,
non
dici
niente
!
Le
cose
devo
saperle
dagli
altri
!
Ma
io
domani
vado
dal
mio
avvocato
,
e
mi
faccio
dire
se
tu
puoi
vendere
senza
il
mio
consenso
.
Almeno
la
parte
mia
,
tu
non
la
puoi
toccare
.
"
Remigio
,
benché
si
trovasse
in
uno
stato
d
'
animo
quasi
doloroso
,
si
mise
a
ridere
.
"
Non
ridere
,
invece
!
Queste
sono
cose
serie
.
"
"
Ma
io
rido
di
quel
che
sento
dire
tanto
da
lei
che
da
lui
!
Sono
stufo
di
sentirmi
rimproverare
sempre
per
niente
!
"
"
Non
t
'
arrabbiare
!
Se
non
è
vero
,
tanto
meglio
.
Dentro
la
tua
coscienza
,
sai
da
te
se
dici
la
verità
o
la
bugia
.
Gli
pulì
un
gomito
della
giubba
sporco
di
terra
,
e
tornò
in
casa
.
"
Allora
,
Bùbbolo
disse
:
"
Ecco
,
ora
che
siamo
soli
,
mi
dica
in
confidenza
se
è
vero
o
no
.
"
Nei
suoi
occhi
celesti
c
'
era
la
gioia
e
il
piacere
d
'
imbarazzare
Remigio
;
che
non
poteva
fare
a
meno
di
rispondergli
:
"
Non
è
vero
!
Non
è
vero
!
"
Bùbbolo
si
mise
a
sghignazzare
,
allargando
i
bracci
:
quello
paralizzato
faceva
quasi
ribrezzo
.
"
E
,
allora
,
perché
per
tutta
Siena
lo
dicono
?
Sono
venuti
a
riferirmelo
anche
in
bottega
!
Ha
visto
:
io
non
mi
muovo
mai
da
quel
colonnino
delle
scale
,
e
quanti
si
occupano
di
vendite
poderali
sanno
che
è
messa
in
compra
la
Casuccia
.
Del
resto
,
io
non
voglio
insistere
.
L
'
altra
volta
,
quando
lo
fermai
,
mi
rispose
male
;
ma
,
questa
volta
,
non
ho
da
lamentarmi
.
Mi
scusi
,
anzi
!
Se
non
ha
bisogno
di
me
,
io
vado
!
"
"
Grazie
:
non
ho
bisogno
di
niente
.
"
Bùbbolo
era
già
arrivato
al
cancello
,
ma
si
fermò
e
gli
fece
cenno
con
la
mano
di
andare
dov
'
era
lui
:
"
Se
non
sono
troppo
curioso
e
indelicato
,
mi
dice
perché
Chiocciolino
è
venuto
fin
qui
con
lei
?
"
E
un
'
altra
volta
i
suoi
occhi
celesti
brillarono
di
gioia
e
di
piacere
.
"
Mi
domandava
...
di
un
'
altra
cosa
.
"
"
Ho
capito
!
No
,
no
:
non
la
voglio
sapere
.
Le
chiedeva
quelle
dugento
lire
,
che
dice
d
'
avanzare
per
i
maiali
.
"
Remigio
,
allora
,
rise
.
Ma
Bùbbolo
gli
disse
serio
:
"
Badi
,
sa
:
glieli
dia
;
perché
quello
è
capace
di
tutto
.
"
"
Io
credo
che
non
le
debba
avere
.
"
"
Ah
,
non
è
cosa
che
mi
riguarda
!
Ma
glieli
dia
:
è
meglio
.
"
E
se
n
'
andò
,
togliendosi
due
volte
il
cappello
.
Alla
Coroncina
,
vide
Chiocciolino
;
che
stava
lì
ad
aspettarlo
.
Era
di
malumore
;
con
il
cappello
sopra
gli
occhi
e
le
mani
in
tasca
;
il
bastone
appoggiato
al
muro
.
Allora
,
Bùbbolo
salutò
per
primo
.
Chiocciolino
gli
rispose
:
"
Aspettami
:
vengo
con
te
.
Stavo
qui
per
vedere
se
passava
un
carro
di
fieno
:
ne
volevo
comprare
uno
anche
io
.
"
Strada
facendo
,
siccome
si
sapevano
risoluti
a
non
confidarsi
di
quel
che
avevano
parlato
con
Remigio
,
cercarono
di
darsi
a
intendere
ch
'
erano
amici
;
ma
nessuno
dei
due
volle
cedere
e
si
lasciò
impaniare
.
Remigio
era
salito
subito
in
casa
;
e
la
matrigna
gli
disse
,
mostrandogli
una
busta
chiusa
:
"
L
'
hanno
portata
,
dianzi
,
per
te
.
"
"
Non
sa
chi
la
manda
?
"
"
Non
lo
so
.
Credo
il
Pollastri
.
"
C
'
era
il
conto
per
le
due
copie
dell
'
inventario
e
per
l
'
opera
prestata
il
giorno
prima
:
in
tutto
trecento
lire
.
La
matrigna
allungava
il
viso
,
storcendo
la
bocca
.
Remigio
,
con
le
mani
tremanti
,
ripiegò
il
conto
;
e
lo
mise
in
tasca
.
Voleva
andare
a
cambiarsi
la
giubba
;
ma
,
dall
'
aia
,
lo
chiamò
Berto
.
"
Che
vuoi
?
"
"
Venga
giù
un
momento
,
se
non
ha
da
fare
.
"
Remigio
scese
di
malavoglia
;
il
contadino
gli
disse
:
"
Badi
che
lei
,
prima
di
mandarmi
via
,
mi
deve
dare
almeno
due
mesi
di
tempo
:
un
mese
non
mi
basta
.
"
"
E
chi
ti
vuole
mandare
via
?
"
"
So
,
di
sicuro
,
che
lei
vende
la
Casuccia
!
"
"
Non
è
vero
.
"
"
Mi
convince
poco
.
Perché
io
a
quel
che
dice
la
gente
non
do
ascolto
;
ma
quando
vedo
che
le
riportano
giuste
...
Ora
,
è
troppo
tempo
che
sento
dire
di
questa
faccenda
,
e
ho
voluto
stare
zitto
per
vedere
come
andava
a
finire
.
Ma
,
quando
girano
attorno
casa
persone
come
Bùbbolo
e
qualche
altro
,
c
'
è
poco
da
sbagliare
!
"
Non
ce
li
ho
chiamati
io
!
"
Il
contadino
lo
guardò
,
per
fargli
capire
che
non
gli
portava
nessun
rispetto
;
poi
,
disse
,
maliziosamente
:
"
Meglio
così
.
"
Remigio
tornò
in
casa
così
afflitto
che
non
aveva
animo
né
meno
di
parlare
alla
matrigna
;
benché
sentisse
il
bisogno
di
raccontarle
ogni
cosa
.
Stette
un
bel
pezzo
zitto
zitto
,
senza
decidersi
ad
entrare
in
nessuna
stanza
,
sul
pianerottolo
delle
scale
;
finché
salì
Ilda
portando
un
fiasco
d
'
acqua
,
più
buona
di
quella
del
pozzo
,
presa
alla
sorgente
dell
'
orto
,
dove
andava
tutti
i
giorni
anche
perché
era
più
fresca
.
Ilda
,
vedendolo
a
quel
modo
,
non
lo
salutò
;
e
si
mise
a
raccontare
a
Luigia
quel
che
aveva
sentito
dire
nell
'
orto
dalle
contadine
:
"
C
'
erano
tutte
e
tre
le
donne
insieme
:
anzi
,
mi
sono
meravigliata
perché
insieme
non
ce
l
'
avevo
viste
mai
.
Specie
dopo
la
leticata
per
il
forno
!
Allora
io
...
"
"
Parla
in
modo
che
ti
si
capisca
.
"
Ilda
rise
,
e
alzò
la
voce
:
"
Non
glielo
volevo
dire
!
Perché
lei
se
la
prende
troppo
!
Io
,
allora
,
mi
son
nascosta
dietro
quel
noce
che
c
'
è
,
facendo
finta
che
mi
dovessi
rimettere
su
una
calza
.
"
"
Ma
perché
ridi
?
"
"
Mi
fa
ridere
lei
!
"
"
Quanto
sei
sciocca
!
Tira
avanti
quel
che
dicevi
.
"
"
E
ho
sentito
tutto
.
"
"
Che
hai
sentito
?
"
Luigia
era
incuriosita
,
e
si
compiaceva
che
Ilda
riescisse
,
quasi
tutti
i
giorni
,
ad
ascoltare
qualche
pettegolezzo
:
credeva
che
fosse
utile
per
gli
interessi
.
Perciò
,
la
guardò
con
affetto
.
"
Dinda
diceva
:
l
'
ho
saputo
anch
'
io
:
tra
un
paio
di
giorni
,
ci
sarà
un
altro
padrone
.
Allora
,
Cecchina
ha
risposto
:
poco
male
!
Io
non
piangerò
di
certo
,
e
il
mio
marito
né
meno
.
Gegia
ha
detto
:
saranno
pochi
da
vero
quelli
che
ne
proveranno
pena
!
Ma
Dinda
ha
risposto
:
non
si
sa
mai
se
a
cambiare
sarà
meglio
o
peggio
!
Sono
state
un
poco
zitte
,
e
poi
Cecchina
ha
ricominciato
:
piuttosto
,
bisogna
stare
attenti
che
ci
paghi
il
salario
!
Perché
,
a
quel
che
sento
dire
io
,
le
cose
vanno
di
molto
male
.
Dinda
ha
sospirato
;
e
Gegia
ha
detto
:
questo
lo
sapevo
anche
io
.
Anzi
,
riguardo
al
podere
,
m
'
hanno
spergiurato
che
è
stato
già
venduto
.
"
Remigio
si
mise
ad
ascoltare
,
dimenticando
il
sentimento
penoso
che
gli
aveva
lasciato
Berto
.
Ma
Ilda
,
mettendo
l
'
acqua
dal
fiasco
in
una
caraffa
,
perché
badava
più
alle
parole
che
a
quel
che
faceva
,
urtò
con
il
gomito
un
bicchiere
in
proda
alla
madia
e
lo
fece
spezzare
.
Restò
,
arrossendo
,
con
il
sorriso
a
mezzo
;
e
,
con
un
braccio
,
si
parò
credendo
che
Luigia
la
volesse
scapaccionare
.
Ma
Luigia
dava
troppa
importanza
alle
chiacchiere
delle
contadine
;
e
stava
soprapensiero
.
Quando
vide
quel
che
s
'
era
rotto
,
restò
a
bocca
aperta
e
disse
alla
bambina
:
"
Questa
volta
non
ti
faccio
niente
,
perché
sei
stata
brava
ad
ascoltare
quelle
donnacchere
.
Piglia
la
granata
e
spazza
subito
i
pezzetti
di
vetro
!
Guarda
che
non
ti
taglino
le
mani
.
"
Poi
disse
,
come
tra
sé
,
a
voce
alta
:
"
Bisogna
metterci
riparo
!
"
Allora
,
Remigio
entrò
;
e
disse
:
"
Anche
Berto
,
dianzi
,
m
'
ha
chiamato
a
posta
.
"
Ma
Luigia
non
s
'
accorse
del
dispiacere
ch
'
egli
ne
aveva
sentito
;
e
,
invece
,
continuò
a
sfogarsi
come
per
conto
proprio
.
Egli
chiese
alla
bambina
:
"
Hai
sentito
altro
?
"
Ma
Ilda
,
quando
non
parlava
a
Luigia
,
non
sapeva
dire
quasi
niente
.
E
,
perciò
,
la
matrigna
gli
rispose
:
"
Se
avesse
sentito
altro
,
lo
avrebbe
detto
a
me
.
"
Poi
,
disse
alla
bambina
:
"
Butta
i
pezzetti
del
bicchiere
alla
spazzatura
e
vai
a
fare
le
tue
faccende
.
"
Ilda
dette
un
'
occhiata
a
Remigio
e
obbedì
;
allora
,
la
matrigna
disse
:
"
Qui
,
si
vive
nella
menzogna
;
e
a
me
non
piace
!
"
Egli
scattò
:
"
Ma
chi
gliel
'
ha
messe
in
testa
queste
cose
?
"
"
Non
gridare
!
Tu
gridi
con
me
,
perché
sono
una
donna
,
e
invece
dovresti
cercare
di
essere
più
premuroso
.
Quando
dovresti
farti
intendere
,
magari
con
Berto
,
allora
ti
fai
rigirare
come
vogliono
.
"
"
Perché
,
dunque
,
non
mi
crede
?
"
"
Il
perché
lo
sai
tu
.
"
"
Io
?
"
"
Se
tu
vuoi
andare
d
'
accordo
con
me
,
ora
che
l
'
avvocato
è
per
mettere
a
posto
i
nostri
interessi
tra
noi
,
devi
essere
leale
.
Se
no
,
è
meglio
che
io
muoia
.
"
Allora
,
egli
,
perché
smettesse
,
le
chiese
:
"
Quando
devo
venire
dal
suo
avvocato
?
"
"
Io
non
lo
so
.
Prima
bisogna
vedere
l
'
inventario
.
E
,
poi
,
dall
'
inventario
,
si
cava
la
quarta
parte
dell
'
usufrutto
;
che
,
per
legge
,
mi
spetta
.
"
Ella
,
dalla
mattina
alla
sera
,
pensava
a
questa
cosa
;
e
con
il
pretesto
di
comprarsi
o
una
sottana
o
qualche
nastro
a
Siena
,
andava
sempre
dal
suo
avvocato
.
Così
,
sapeva
esattamente
tutto
;
e
ne
parlava
come
se
avesse
preso
le
misure
a
una
stoffa
per
tagliarne
con
le
forbici
il
pezzo
già
scelto
.
L
'
atto
legale
,
che
stava
preparando
l
'
avvocato
,
le
piaceva
molto
e
l
'
appagava
.
Abituata
sempre
ad
obbedire
e
poi
trattata
peggio
d
'
una
serva
dal
marito
,
ora
anche
lei
aveva
un
avvocato
che
pensava
ai
suoi
interessi
;
ed
era
impazientissima
che
l
'
atto
fosse
completato
.
Pregava
sempre
:
"
Signore
!
Quanto
ci
vuole
!
"
Perciò
disse
al
figliastro
:
"
Tu
,
piuttosto
,
spicciati
a
pagare
il
notaio
,
perché
dia
la
copia
dell
'
inventario
all
'
avvocato
.
Se
no
,
il
tempo
passa
!
"
"
Lo
pagherò
.
"
"
Ma
i
denari
ce
li
hai
?
Dimmelo
;
perché
bisogna
,
per
questa
cosa
,
che
tu
li
trovi
in
tutti
i
modi
.
Questa
è
una
cosa
che
va
innanzi
a
tutte
le
altre
,
perché
se
tra
me
e
te
non
si
stabiliscono
,
subito
,
le
nostre
ragioni
in
un
modo
chiaro
...
io
,
senti
,
allora
,
faccio
in
un
altro
modo
.
Vedi
che
gli
altri
,
che
non
ti
sono
affezionati
come
me
,
ti
hanno
fatto
causa
subito
.
"
"
Lo
pagherò
con
i
denari
che
mi
sono
restati
della
cambiale
.
"
La
matrigna
doventò
pallida
;
e
disse
,
quasi
senza
voce
:
"
Se
non
ce
ne
hai
altri
!
"
"
Mi
debbono
bastare
per
pagare
i
diritti
di
successione
,
le
tasse
e
gli
assalariati
ogni
mese
.
Più
,
ci
sono
le
spese
di
casa
.
"
"
Sicché
,
hai
fatto
la
cambiale
?
"
"
Glielo
avevo
detto
.
"
"
Lo
so
che
me
l
'
avevi
detto
.
Ma
credevo
che
tu
avessi
rimediato
.
"
Egli
,
allora
,
per
non
doverle
parlare
ancora
,
escì
;
quasi
piangendo
.
Ma
,
fuori
,
c
'
era
un
bel
sole
;
e
si
sentì
subito
meglio
.
Nel
cielo
,
che
pareva
più
alto
del
solito
,
le
nuvole
passavano
silenziose
.
Un
uccello
nero
svolazzava
sopra
la
casa
;
senza
avvicinarcisi
mai
.
Un
calabrone
,
con
le
ali
di
un
nero
luccicante
e
turchino
,
cadde
nell
'
acqua
;
facendo
lo
stesso
rumore
d
'
una
pietruzza
;
una
delle
anatre
accorse
nuotando
e
lo
inghiottì
;
poi
,
scosse
il
becco
goccioloso
.
Egli
pensò
,
come
se
sognasse
:
"
Sono
giovane
!
"
XVIII
Ormai
,
Berto
era
deciso
e
gli
pareva
di
doventare
un
altro
;
proprio
quello
che
s
'
era
tante
volte
immaginato
:
sentiva
che
andava
in
contro
a
un
pericolo
ed
era
contento
di
avvicinarcisi
sempre
più
.
S
'
era
fatto
tetro
;
e
certe
sue
risate
,
quando
non
c
'
era
nessuna
ragione
di
ridere
,
non
piacevano
agli
altri
.
Anzi
,
Picciòlo
,
lo
sbirciava
male
.
Quando
parlava
,
diceva
sempre
qualche
cosa
che
non
aveva
troppa
relazione
con
il
discorso
,
come
se
non
volesse
dire
quel
che
pensava
.
Si
chiese
se
avrebbe
fatto
bene
a
confessarsi
;
ma
gli
parve
che
allora
non
sarebbe
stato
più
libero
di
sé
stesso
.
Siccome
,
nel
campo
,
lo
trovavano
sempre
a
reggersi
la
testa
,
con
i
gomiti
su
le
ginocchia
,
Tordo
gli
chiese
:
"
Vi
viene
male
?
"
"
Non
lo
so
né
meno
io
.
"
E
invitò
Tordo
a
sederglisi
accanto
:
a
Tordo
gli
voleva
bene
,
e
gli
fece
piacere
a
parlarci
insieme
.
Poi
,
disse
:
"
L
'
uomo
non
è
mai
contento
!
"
"
Specie
quando
siamo
poveri
.
"
"
Da
qui
in
avanti
,
non
vorrei
essere
né
meno
un
signore
.
L
'
uomo
è
sempre
stato
male
,
per
quello
che
capisco
io
,
fino
da
Adamo
.
"
E
tirò
un
sassolino
in
mezzo
al
campo
;
dove
era
restato
a
ingiallire
un
poco
di
granturchetto
rado
rado
.
Tordo
sospirò
,
e
Berto
disse
:
"
Quando
sarò
morto
,
chi
si
ricorderà
di
me
?
Non
ho
né
meno
un
figliolo
.
"
"
Sarebbe
stato
lo
stesso
"
rispose
Tordo
.
"
Ormai
,
mi
posso
dire
vecchio
;
e
non
so
quel
che
sia
il
mondo
.
Da
ragazzo
,
fino
ai
vent
'
anni
,
sono
stato
con
tutta
la
famiglia
alla
Rosa
.
Poi
,
presi
moglie
e
andai
a
stare
un
miglio
più
in
là
;
al
podere
del
Pillo
.
Quando
mi
mandarono
via
,
perché
non
andavo
d
'
accordo
con
il
fattore
giovane
,
venni
a
stare
qui
alla
Casuccia
.
In
tutto
,
ho
cambiato
,
dunque
,
tre
poderi
.
Qualche
viso
nuovo
,
l
'
ho
visto
soltanto
alle
fiere
;
quando
c
'
era
il
bestiame
da
vendere
.
Quando
presi
moglie
,
andai
alla
festa
della
Madonna
;
che
facevano
a
Buonconvento
.
E
basta
.
"
Si
dette
un
pugno
sopra
il
ginocchio
;
poi
si
mise
il
cappello
all
'
incontrario
.
Tordo
si
cercava
uno
stecco
,
che
gli
era
entrato
dentro
una
scarpa
.
"
Mi
ricordo
di
avere
sentito
dire
,
dal
nonno
,
che
una
volta
facevano
grandi
feste
da
per
tutto
;
e
,
ora
,
invece
,
è
silenzio
da
per
tutto
.
E
non
si
sente
dire
più
niente
.
Qualche
volta
,
vorrei
entrare
sotto
terra
;
giù
in
fondo
,
più
sotto
dei
lombrichi
.
"
E
chiuse
gli
occhi
.
Tordo
non
era
del
suo
parere
,
ma
non
s
'
arrischiava
a
dirglielo
;
anche
per
amicizia
.
"
Vorrei
sapere
perché
sono
venuto
al
mondo
e
che
cosa
ci
ho
fatto
!
Non
era
lo
stesso
anche
se
non
nascevo
?
"
Lorenzo
,
che
arava
,
passò
vicino
a
loro
;
per
finire
il
solco
.
Si
sentiva
la
terra
aprirsi
e
respirare
le
vacche
:
qualche
volta
,
lo
scricchiolìo
dell
'
aratro
.
Lorenzo
era
allegro
;
e
gridò
:
"
Ohé
,
fate
i
signori
costì
all
'
ombra
del
fico
?
Ora
vengo
anch
'
io
.
Questa
creta
fa
rompere
il
giogo
alle
vacche
!
"
E
siccome
non
gli
risposero
,
egli
voltò
;
cominciando
un
altro
solco
e
cantando
:
Quando
pigli
marito
,
bella
Gegia
,
Quando
la
stoppa
diverrà
bambagia
?
Quando
l
'
olivo
farà
la
ciliegia
?
La
creta
,
sotto
,
era
più
scura
perché
più
fresca
;
e
le
zolle
rovesciate
,
dove
erano
state
tagliate
dal
ferro
del
vomere
,
lustravano
.
Berto
si
mise
il
cappello
nero
su
gli
occhi
,
e
disse
:
"
Non
posso
sentire
né
meno
uno
che
parla
.
E
quello
lì
ha
voglia
di
cantare
!
"
Si
alzò
,
tirandosi
su
i
calzoni
,
che
gli
escivano
sempre
dalla
cintola
di
cuoio
;
stette
un
minuto
pensoso
;
e
se
n
'
andò
,
senza
salutare
Tordo
,
fino
al
fontone
.
Ebbe
anche
piacere
che
le
anatre
,
vedendolo
,
scappassero
.
Prese
una
zappa
,
perché
aveva
da
sotterrare
le
lattughe
per
farle
imbiancare
.
Ma
l
'
attraventò
lontano
;
all
'
uscio
della
capanna
:
si
sentiva
una
gran
forza
,
e
stringeva
i
denti
insieme
come
se
vi
si
piegassero
.
La
sua
forza
doveva
servirgli
a
ben
altro
!
Benché
il
Monte
Amiata
fosse
pulito
quanto
il
cielo
,
con
una
nuvoletta
in
cima
come
ci
fosse
rimasta
attaccata
e
non
potesse
venir
via
,
dalla
parte
del
Chianti
tonò
.
C
'
erano
,
là
,
nuvole
nere
come
si
facesse
notte
;
e
le
saette
sembravano
lunghe
righe
di
fuoco
che
si
spezzavano
.
Poi
i
toni
rimbombarono
vicini
;
ma
da
Siena
in
giù
,
per
tutta
la
Val
d
'
Arbia
,
c
'
era
sole
;
e
le
case
dei
poderi
biancheggiavano
.
I
pioppi
della
Tressa
tentennavano
più
forte
,
e
le
loro
foglie
restavano
rovesciate
.
La
polvere
volava
alta
,
con
le
pagliuzze
e
le
festuche
;
e
anche
dalla
parte
del
Monte
Amiata
le
nebbie
si
affoltarono
.
Ogni
cosa
cambiò
di
colore
,
con
una
rapidità
istantanea
;
quasi
piacevole
.
Le
ombre
a
un
tratto
affievolivano
e
a
un
tratto
rinforzavano
;
i
prati
ora
erano
più
scuri
e
ora
più
chiari
;
qualche
volta
con
una
tenerezza
improvvisa
ed
esaltata
,
qualche
volta
con
un
lividore
che
pareva
dovesse
doventare
nero
.
Berto
alzò
gli
occhi
verso
il
temporale
,
e
si
sentì
pieno
di
cattiveria
.
Gli
venne
in
mente
d
'
andare
a
trovare
Giulia
;
e
colse
,
dalla
pianta
che
gli
era
più
vicina
,
tutte
le
albicocche
che
poté
arrivare
da
terra
;
mettendosele
in
tasca
per
portarle
a
lei
.
Evitò
di
parlare
a
Picciòlo
e
a
Moscino
che
,
come
quasi
sempre
,
erano
a
lavorare
insieme
.
"
Pareva
,
raccontò
Picciòlo
alla
moglie
,
che
qualcuno
gli
avesse
fatto
un
torto
!
"
.
E
a
Moscino
disse
:
"
O
che
avrà
quell
'
uomo
?
"
E
Moscino
rispose
:
"
Peggio
per
lui
,
se
non
parla
!
"
Berto
prese
l
'
ombrello
,
ma
il
temporale
girò
da
un
'
altra
parte
;
e
restarono
,
sopra
Siena
,
certi
nuvoloni
bianchi
come
il
latte
.
Giulia
era
con
Fosca
:
e
lo
videro
dalla
finestra
.
Giulia
disse
,
andando
ad
aprirgli
:
"
Mi
deve
portare
qualche
notizia
nuova
!
"
Ma
pareva
,
invece
,
che
Berto
aspettasse
qualche
cosa
da
loro
:
le
guardava
sorridendo
e
con
gli
occhi
allegri
.
Giulia
,
allora
,
disse
:
"
Il
processo
mi
va
bene
!
"
"
Si
vede
anche
dalla
sua
faccia
;
perché
ora
sta
meglio
.
"
"
Oh
,
prima
che
io
mi
rimetta
!
E
,
poi
,
non
m
'
importa
!
"
Fosca
aggiunse
:
"
Bisognerebbe
che
guarissi
del
mio
cuore
!
"
Giulia
la
guardò
e
disse
:
"
Povera
zia
!
Se
non
avessi
avuto
lei
!
"
Ad
un
tratto
,
un
mucchio
di
cenci
che
era
in
mezzo
al
letto
cominciò
a
muoversi
e
ad
aprirsi
:
una
bambina
,
piangendo
,
alzò
la
testa
e
guardò
fisso
chi
c
'
era
nella
stanza
.
Fosca
corse
al
letto
,
e
cavò
di
tra
i
cenci
la
sua
figliuola
più
piccola
:
aveva
le
mani
e
i
piedi
fasciati
,
con
la
tubercolosi
alle
ossa
;
un
visuccio
come
la
cera
strutta
,
gli
occhi
neri
,
d
'
una
lucentezza
che
pareva
aumentare
sempre
.
"
Povera
Jolanda
!
Non
dormi
più
?
Vuoi
andare
dal
tuo
fratello
,
che
ti
terrà
?
"
Allora
,
s
'
aprì
una
porta
;
ed
entrò
un
giovanotto
,
sporco
,
magro
,
con
due
grossi
occhiali
cerchiati
di
ferro
:
stava
nell
'
altra
stanza
a
leggere
un
romanzo
,
con
il
tavolino
al
davanzale
della
finestra
.
Il
suo
collo
,
addirittura
livido
e
deforme
,
sembrava
una
gonfiezza
di
muscoli
flosci
e
noccioluti
.
Anche
le
tempie
erano
incavate
come
le
guance
,
e
la
testa
rasata
era
sparsa
di
cicatrici
bianche
;
per
tutti
i
versi
.
Tossì
e
disse
:
"
Dammela
:
le
insegno
a
leggere
.
"
La
prese
,
e
richiuse
l
'
uscio
.
Fosca
s
'
era
fatta
anche
gobba
,
benché
fosse
abbastanza
giovane
.
Ai
polsi
ci
aveva
due
soprossi
,
che
non
riesciva
a
nascondere
né
meno
tirando
giù
le
maniche
fino
a
strapparle
.
Nella
stanza
c
'
erano
un
canterano
con
il
marmo
di
due
pezzi
;
e
,
sopra
,
un
vassoio
di
frutta
finte
,
di
gesso
colorato
.
Berto
le
accennò
con
un
dito
,
e
disse
:
"
Paiono
vere
!
"
"
Quando
le
comprai
,
sì
!
Ora
,
sono
sciupate
dalla
polvere
.
"
"
Guardi
un
po
'
queste
qui
se
le
piacciono
più
di
quelle
!
"
E
cavò
di
tasca
una
manciata
di
albicocche
;
mettendole
sopra
il
tavolino
.
Poi
,
mentre
le
due
donne
lo
guardavano
sorridendo
,
seguitò
a
cavare
le
altre
,
ad
una
per
volta
;
e
quelle
più
grosse
non
gli
potevano
escire
.
Alla
fine
,
batté
e
scioccolò
le
mani
insieme
;
e
disse
:
"
Non
ce
n
'
ho
più
!
"
"
Oh
,
ma
sono
anche
troppe
!
Perché
avete
voluto
portarle
?
"
"
Ho
più
piacere
che
le
mangi
lei
che
il
padrone
della
pianta
.
"
Il
giovanotto
riaprì
l
'
uscio
,
ne
prese
quante
potevano
entrargli
nella
mano
;
e
tornò
nella
sua
stanza
.
Allora
,
anche
Giulia
ne
prese
una
e
l
'
addentò
:
"
Sono
proprio
mature
,
in
punto
!
"
"
Avrei
fatto
intenzione
di
portarle
anche
un
panieretto
di
pomodori
.
Li
gradirebbe
?
"
"
Non
li
voglio
,
perché
dovete
portarli
a
mano
voi
.
"
Berto
,
con
una
decisione
risoluta
e
gioconda
,
disse
:
"
Domenica
mattina
,
li
porto
.
"
La
zia
,
che
non
seppe
dire
di
no
,
rispose
:
"
Ci
faremo
la
conserva
.
"
Giulia
arrossì
,
e
non
si
sapeva
spiegare
perché
Berto
fosse
andato
a
trovarla
con
quel
regalo
.
Credette
che
volesse
parlarle
a
solo
;
e
fece
cenno
alla
zia
d
'
andarsene
.
Ma
,
né
meno
ora
egli
parlava
.
Ad
un
tratto
,
però
,
gli
orli
dei
suoi
occhi
si
arrossarono
;
e
si
alzò
in
piedi
:
"
Meno
una
vita
troppo
brutta
,
da
un
pezzo
in
qua
.
"
Fece
due
o
tre
fiatate
grosse
,
e
si
asciugò
gli
occhi
.
"
Ditemi
quel
che
mi
volete
dire
!
"
"
Ora
,
parlando
con
lei
,
m
'
è
andato
via
tutto
il
cattivo
!
"
Allora
ella
,
contenta
,
chiese
,
per
garbatezza
:
"
Vi
è
accaduto
qualche
cosa
di
grave
?
"
Egli
scosse
la
testa
.
"
E
con
quel
galantuomo
?
"
Egli
impallidì
,
rispondendo
con
una
voce
che
faceva
capire
che
ora
erano
entrati
nel
discorso
che
gli
piaceva
:
"
Siamo
alle
solite
.
"
Ella
,
accortasi
di
come
si
rodeva
,
non
volendosi
compromettere
con
lui
,
desiderò
che
se
n
'
andasse
.
Ma
il
contadino
,
facendosi
bianco
come
un
cencio
,
anche
su
la
fronte
,
si
mise
un
dito
alle
labbra
e
disse
:
"
Chi
camperà
,
vedrà
.
"
Giulia
finse
di
non
capire
,
e
cambiò
discorso
;
raccontando
tutti
i
particolari
favorevoli
del
processo
.
Quando
Berto
tornò
a
casa
,
era
buio
.
Già
,
dentro
Siena
,
avevano
acceso
i
lampioni
;
e
quando
giunse
a
Porta
Romana
,
si
vedeva
il
Monte
Amiata
come
rizzato
lì
per
chiudere
l
'
orizzonte
.
Egli
entrò
nell
'
osteria
della
Coroncina
,
e
bevve
mezzo
litro
,
senza
mettersi
a
sedere
.
Qualcuno
lo
salutò
,
ma
aveva
la
smania
di
trovarsi
alla
Casuccia
;
perché
gli
venne
in
mente
che
gli
avessero
fatti
chi
sa
quali
torti
durante
la
sua
assenza
e
che
gli
dovessero
capitare
questioni
feroci
.
Di
rado
,
stava
tranquillo
!
Non
era
più
sicuro
della
propria
volontà
;
e
si
sentì
,
un
'
altra
volta
,
sul
punto
di
piangere
come
in
casa
di
Giulia
.
Ma
,
ormai
,
alla
Casuccia
mancava
un
mezzo
miglio
,
piuttosto
meno
che
più
.
Su
l
'
aia
,
non
incontrò
nessuno
;
e
,
allora
,
dette
un
'
occhiata
alle
stelle
;
come
se
conoscessero
i
suoi
pensieri
.
Poi
,
mangiò
per
due
:
senza
riescire
a
saziarsi
.
XIX
Il
primo
lunedì
del
mese
,
a
Siena
,
fanno
la
fiera
del
bestiame
;
fuor
di
Porta
Camollia
.
Sino
dalla
sera
avanti
,
Picciòlo
non
lasciava
più
Remigio
,
dicendogli
:
"
Dia
retta
a
me
,
almeno
una
volta
.
Mi
mandi
a
comprare
un
vitello
.
Non
si
spaventi
della
spesa
:
basta
un
vitelluccio
.
"
Remigio
,
alla
fine
,
acconsentì
.
Il
contadino
gli
prese
tutte
e
due
le
mani
,
e
ci
mancò
poco
non
gliele
baciasse
.
Il
lunedì
mattina
,
si
vestì
come
per
andare
a
una
festa
;
insugnò
le
scarpe
nuove
si
cambiò
la
camicia
.
Con
sé
portò
Moscino
.
Pareva
un
altro
:
la
contentezza
lo
ubriacava
:
e
camminava
a
testa
alta
;
anzi
,
all
'
indietro
,
perché
su
non
gli
ci
voleva
stare
.
Moscino
si
mise
perfino
la
ciarpa
,
portando
in
punta
a
una
spalla
la
giubba
;
e
dondolando
le
braccia
.
Quando
arrivarono
fuori
di
Porta
Camollia
,
dopo
aver
dovuto
attraversare
tutta
la
città
,
la
fiera
era
cominciata
da
parecchio
tempo
.
Il
prato
a
sterro
,
dinanzi
alle
prime
case
del
Borgo
,
era
pieno
fino
in
fondo
:
i
bovi
e
i
vitelli
pigliavano
tutto
il
mezzo
;
i
cavalli
e
gli
asini
erano
legati
alla
fila
degli
alberi
,
da
una
parte
;
i
maiali
grufolavano
lungo
il
muro
del
Tiro
a
Segno
.
I
contadini
e
i
mercanti
entravano
tra
i
mucchi
dei
bovi
;
mentre
altri
,
a
capannelli
,
dove
c
'
era
più
posto
vuoto
,
stavano
fermi
;
discutendo
e
contrattando
per
ore
e
ore
di
seguito
.
Per
lo
più
,
ai
carri
erano
legate
quattro
o
cinque
paia
di
bovi
;
oppure
un
branco
di
vitelli
,
con
la
testa
e
la
fronte
coperte
di
fronzoli
rossi
.
I
vitelli
si
bicciavano
e
si
pestavano
,
perché
non
sapevano
moversi
o
perché
,
volendo
divincolarsi
e
sciogliersi
,
davano
a
dietro
mugliando
.
Allora
,
chi
li
aveva
in
consegna
,
tirava
la
funicella
e
li
legava
più
a
corto
.
Fin
quasi
mezzogiorno
,
i
bovi
continuarono
ad
arrivare
.
Pareva
che
non
potessero
trovare
più
posto
;
ma
,
invece
,
si
aprivano
una
specie
di
viottolo
che
,
a
un
certo
punto
,
si
riempiva
e
restava
chiuso
.
Ed
ecco
che
,
lì
accanto
,
altre
bestie
seguitavano
a
passare
,
affrettandosi
.
Altre
,
vendute
,
erano
portate
via
,
e
dovevano
fare
giri
lunghissimi
;
e
,
qualche
volta
,
non
potevano
andare
avanti
trovandosi
serrate
da
ogni
parte
.
Una
voce
,
risoluta
,
diceva
:
"
Pigliate
di
qua
!
"
Ma
un
'
altra
gridava
:
"
Dovete
tornare
a
dietro
!
Di
qui
non
si
passa
!
"
La
prima
voce
gridava
più
forte
:
"
Pigliate
di
qua
:
date
retta
a
me
!
"
Altre
voci
,
allora
,
gridavano
,
tutte
insieme
,
bestemmie
e
insolenze
;
e
nessuno
intendeva
più
niente
.
Ma
chi
menava
le
bestie
si
faceva
largo
come
poteva
;
finché
non
era
fuori
della
fiera
;
e
,
a
non
sentirsi
più
pigiato
,
respirava
a
bocca
larga
.
Cani
randagi
,
per
lo
più
bastardi
,
spersi
dai
contadini
,
andavano
in
cerca
del
padrone
,
avvicinandosi
sempre
con
sospetto
;
pronti
a
voltare
la
testa
e
a
scappare
,
a
una
accoglienza
cattiva
.
Quando
trovavano
un
seccarello
di
pane
,
lo
mangiavano
;
dimenando
la
coda
ritta
,
senza
piegare
le
gambe
di
dietro
e
con
il
muso
giù
.
C
'
erano
bovi
montigiani
,
di
pelame
candido
e
liscio
,
con
gli
occhi
turchini
e
pelosi
;
le
corna
piccole
;
alti
e
lunghi
.
C
'
erano
quelli
maremmani
,
di
pelame
scuro
e
anche
tutto
nero
;
con
le
corna
grosse
e
grandi
.
Parecchi
avevano
un
campano
attaccato
al
collo
;
con
una
fibbia
di
cuoio
.
Tutta
la
fiera
faceva
un
ronzìo
sempre
eguale
,
che
opprimeva
,
un
ronzìo
fitto
come
la
polvere
sospesa
nell
'
aria
,
come
fosse
immobile
.
La
fila
degli
alberi
era
piena
di
cicale
,
che
non
si
stancavano
mai
.
Qualche
volta
,
uno
scoppio
di
voce
,
oppure
una
parola
sola
,
chiara
e
distinta
,
seguita
dal
silenzio
o
da
uno
schiamazzo
incomprensibile
.
Ora
si
sentivano
i
campani
in
mezzo
al
prato
,
come
rinchiusi
dentro
il
fittume
degli
uomini
e
delle
bestie
,
con
suoni
soffocati
e
strascicati
;
a
un
certo
punto
,
invece
,
un
campano
più
forte
che
continuava
per
un
pezzo
,
come
se
facesse
chetare
tutti
gli
altri
;
o
parecchi
campani
sparsi
per
la
fiera
,
e
ora
se
ne
sentiva
uno
e
ora
un
altro
,
sempre
eguali
e
riconoscibili
.
Su
la
stesa
delle
groppe
si
levavano
le
corna
.
Le
mosche
coprivano
il
collo
e
le
giogaia
dei
bovi
,
mettendosi
fitte
fitte
attorno
all
'
orlo
degli
occhi
;
attaccandosi
,
ostinate
,
con
le
ali
lustre
e
iridescenti
.
Quando
una
volava
via
,
restava
una
goccia
di
sangue
,
come
una
punta
d
'
un
ago
,
sul
pelo
.
Per
qualche
secondo
,
a
una
ventata
placida
,
il
brusìo
doventava
fruscìo
più
forte
e
più
distinto
;
mescolato
ai
muggiti
.
Qualche
volta
,
quando
un
compratore
si
portava
via
un
maiale
dal
branco
,
legandolo
per
una
delle
zampe
di
dietro
,
le
strida
si
sentivano
per
tutta
la
fiera
;
e
in
quel
punto
si
alzava
un
polverone
che
accecava
.
Tutte
quelle
corna
e
quelle
groppe
,
brulicavano
.
Su
i
carri
le
donne
tenevano
le
funicelle
delle
bestie
avvoltolate
ai
polsi
,
con
le
fruste
in
mano
,
sotto
grandi
ombrelle
d
'
incerato
verde
.
Poi
,
quando
i
loro
uomini
tornavano
d
'
aver
visto
la
fiera
e
d
'
aver
parlato
con
i
conoscenti
,
si
mettevano
a
mangiare
.
All
'
entrata
del
prato
,
alcune
baracche
vendevano
coltelli
,
falci
,
pietre
rotatoie
,
forbici
da
potare
,
barili
nuovi
.
Un
uomo
,
ventruto
,
si
scalmanava
,
battendo
la
mano
aperta
su
le
stoffe
che
egli
teneva
con
il
pugno
dell
'
altra
mano
,
sopra
alla
testa
.
Un
cantastorie
,
aiutato
dalla
moglie
,
stonava
e
storceva
la
bocca
per
far
ridere
;
accompagnandosi
con
un
'
enorme
chitarra
unta
.
Era
magro
e
grigio
;
e
,
corrugando
la
fronte
,
faceva
andare
avanti
e
indietro
il
cappello
a
staio
.
La
donna
,
più
piccola
di
lui
,
rossa
in
viso
,
aveva
i
capelli
d
'
un
biondo
bianchiccio
,
tenuti
fermi
con
una
sola
forcella
di
ottone
che
faceva
gola
a
tutte
le
contadine
.
Quando
doveva
alzare
la
voce
,
per
non
fare
stecca
,
spingeva
in
avanti
il
buzzo
e
piegava
un
ginocchio
.
Ed
ambedue
,
cantando
,
guardavano
con
gli
occhi
fissi
di
là
dalla
gente
,
come
fuori
di
sé
e
assorti
.
Le
ragazze
,
tenendosi
i
gomiti
su
le
spalle
l
'
una
dell
'
altra
,
con
tutto
il
peso
del
loro
corpo
,
ascoltavano
ridacchiando
,
pigiate
in
mezzo
ai
giovanotti
;
senza
impermalirsi
di
certe
parole
che
andavano
a
dirle
loro
dentro
gli
orecchi
.
Quando
una
aveva
indolenzite
le
spalle
dal
braccio
di
un
'
altra
,
le
smoveva
perché
le
cambiasse
di
posto
.
Erano
vestite
a
festa
,
e
ci
stavano
così
volentieri
che
quelli
della
loro
famiglia
dovevano
tirarle
via
per
le
braccia
.
Lì
accanto
,
un
giovane
,
con
i
baffi
biondi
e
le
basette
lunghe
,
vendeva
le
aringhe
di
un
barilotto
da
dove
le
prendeva
con
la
punta
di
uno
stecco
.
Da
Siena
venivano
le
frotte
dei
contadini
che
erano
stati
a
mangiare
nelle
bettole
,
urtandosi
,
gridando
o
burlando
qualcuno
che
aveva
bevuto
troppo
e
barcollava
.
Alcuni
s
'
erano
fatti
accompagnare
,
per
la
prima
volta
,
a
trovare
le
ragazze
;
in
un
vicolo
immondo
come
un
moscaio
.
A
quelli
che
stavano
chi
sa
perché
immobili
,
guardando
sempre
la
stessa
cosa
,
magari
una
ruota
o
la
punta
di
una
coda
,
il
sole
faceva
storcere
il
viso
e
aprire
la
bocca
.
Erano
persone
che
stavano
lì
;
insieme
,
accanto
,
da
ore
e
ore
,
e
non
s
'
erano
mai
detto
né
meno
una
parola
;
guardando
soltanto
quando
uno
di
loro
gridava
a
un
bove
che
stesse
fermo
o
smettesse
di
grattarsi
.
Il
sudore
rigava
giù
il
viso
acceso
come
se
bruciasse
.
I
mercanti
più
conosciuti
giravano
dove
c
'
erano
le
paia
più
belle
,
portando
i
bastoni
agganciati
a
una
spalla
o
al
collo
.
Picciòlo
si
trovò
un
poco
perso
;
ma
sapeva
che
un
suo
conoscente
doveva
aver
portato
un
branco
di
vitelli
;
e
,
perciò
,
senza
perdersi
d
'
animo
,
cercò
subito
di
lui
.
Moscino
lo
seguiva
,
inciampando
tra
le
sue
gambe
,
sbattendo
la
testa
nella
sua
schiena
;
perché
non
sapeva
dove
andava
e
camminava
voltandosi
a
guardare
attorno
.
Finalmente
,
proprio
nel
mezzo
della
fiera
,
dove
il
bestiame
era
così
fitto
che
per
moversi
bisognava
prima
far
scansare
le
bestie
,
lo
trovò
.
Gli
dette
la
mano
;
e
si
mise
a
gridargli
:
"
Mi
devi
vendere
un
vitello
da
farmici
onore
.
"
Il
venditore
gli
disse
:
"
Qui
ce
ne
sono
trenta
,
tutti
miei
;
scegli
.
"
Ma
Picciòlo
gridava
ancora
senza
vedere
niente
;
gridava
che
se
non
gliene
dava
uno
proprio
da
amico
non
gli
avrebbe
parlato
più
.
Quello
,
mezzo
assordito
,
lo
allontanò
;
prima
con
le
braccia
e
poi
puntandogli
il
bastone
sul
petto
.
E
gli
disse
:
"
Scegli
,
t
'
ho
detto
.
Per
ora
,
i
migliori
non
li
ho
condotti
.
Vuoi
una
bastonata
sul
capo
?
"
Ma
Picciòlo
non
l
'
udiva
.
Allora
quegli
lo
prese
per
la
camicia
e
lo
portò
davanti
a
un
vitello
dei
più
piccoli
.
"
Eccolo
!
Lo
vedi
?
Questo
devi
comprare
!
È
inutile
che
tu
perda
tempo
a
guardarne
altri
.
"
"
E
quanto
costa
?
"
"
Mi
darai
venticinque
napoleoni
.
"
Picciòlo
si
picchiò
la
testa
,
e
restò
senza
fiatare
.
"
E
quanto
vuoi
darmi
?
"
"
Lasciamelo
prima
vedere
.
"
"
Fai
il
comodo
tuo
.
"
Picciòlo
lo
guardò
in
bocca
,
aprendogliela
con
le
mani
.
"
Di
bocca
,
mi
piace
.
"
Poi
gli
tastò
la
testa
dove
aveva
due
bitorzoli
teneri
e
caldi
più
della
carne
,
che
sarebbero
doventati
le
corna
.
E
chiese
:
"
Ha
nessun
difetto
?
"
"
Nessuno
:
te
lo
garantisco
.
"
"
Fammi
vedere
come
cammina
.
"
Il
venditore
sciolse
il
vitello
,
e
gli
fece
fare
qualche
passo
.
"
Mi
pare
che
la
gamba
destra
di
dietro
la
mandi
un
poco
in
fuori
.
"
Il
venditore
fece
un
grido
:
"
Che
hai
detto
?
Questa
bestia
è
fatta
con
il
compasso
e
con
il
pennello
.
In
tutta
la
fiera
,
non
ce
n
'
ha
uno
eguale
.
Fossero
tutti
gli
altri
vitelli
come
lui
!
"
Picciòlo
restò
soprapensiero
,
e
poi
disse
:
"
Quanto
hai
detto
che
vuoi
?
"
"
Te
lo
devo
ripetere
?
"
"
Sì
,
perché
non
me
lo
ricordo
.
"
"
Venticinque
napoleoni
.
"
"
Fossi
pazzo
!
Ah
!
Non
se
ne
fa
di
nulla
!
Arrivederci
!
"
E
se
ne
andò
;
ma
,
per
quanto
girasse
,
non
ne
trovava
un
altro
.
Allora
,
finse
di
ripassare
di
lì
per
caso
,
come
se
volesse
tirare
di
lungo
;
mettendosi
,
dalla
parte
del
venditore
,
il
cappello
su
l
'
occhio
.
Ma
quello
lo
fermò
,
poggiandogli
il
bastone
sul
collo
:
"
Dove
vai
?
"
"
Voglio
andare
a
casa
.
"
"
E
il
vitello
non
ce
lo
porti
?
"
"
No
,
no
!
"
"
Piglialo
per
ventitré
napoleoni
,
e
falla
finita
.
Che
Sant
'
Antonio
gli
tenga
gli
occhi
addosso
.
Se
lo
merita
,
povera
bestia
!
"
Te
ne
do
venti
.
"
Allora
si
misero
a
gridare
:
"
Ho
detto
ventitrè
.
"
"
E
io
venti
.
"
Stettero
zitti
,
guardandosi
negli
occhi
,
ansando
;
e
,
poi
,
ricominciarono
:
"
Dammene
ventidue
.
Per
meno
,
non
te
lo
do
anche
se
mi
dovesse
morire
.
"
"
Te
ne
do
venti
.
"
"
Ne
voglio
ventidue
.
Piglia
il
vitello
.
"
Lo
sciolse
,
e
mise
la
fune
nelle
mani
di
Picciòlo
.
"
Portalo
via
.
"
E
dette
una
bastonata
al
vitello
;
che
fece
un
salto
,
portandosi
dietro
Picciòlo
.
"
Facciamo
ventuno
.
"
Il
venditore
si
mise
a
bestemmiare
;
ma
siccome
Picciòlo
stava
lì
fermo
,
gridò
:
"
Piglialo
per
ventuno
.
Sono
centocinque
lire
.
"
"
Il
mio
padrone
te
lo
pagherà
,
com
'
è
d
'
uso
,
tra
dieci
giorni
;
se
il
vitello
non
ha
nessuna
malattia
.
"
"
Sta
bene
!
"
E
si
dettero
la
mano
.
Era
un
vitello
slattato
da
pochi
giorni
,
macilento
e
debole
;
uno
di
quei
vitelli
che
portano
di
Maremma
,
a
branchi
;
e
debbono
fare
trenta
o
quaranta
miglia
di
strada
;
per
lo
più
,
di
notte
.
Aveva
le
unghie
nere
e
ancora
tenere
;
e
un
muso
troppo
piccolo
,
di
bestia
che
ha
patito
.
Arrivò
alla
Casuccia
tutto
sudato
,
con
il
pelo
che
gli
s
'
arricciava
su
i
fianchi
.
Picciòlo
lo
aveva
tirato
con
una
cavezza
al
collo
,
perché
a
mettergli
la
nasiera
sarebbe
stato
presto
;
e
Moscino
gli
aveva
rotto
più
di
una
frusta
nelle
gambe
perché
camminasse
.
Tordo
disse
:
"
Avete
comprato
un
capretto
?
"
E
fece
una
risata
.
Allora
,
Berto
scese
subito
di
casa
e
si
mise
a
girare
attorno
al
vitello
,
per
compassionarlo
.
"
O
come
fate
a
farlo
mangiare
?
Questo
muore
da
qui
a
una
settimana
!
"
Picciòlo
era
addolorato
e
si
raccomandava
che
stessero
zitti
;
Moscino
li
avrebbe
presi
a
sassate
,
benché
fosse
mortificato
più
del
padre
.
"
Vedrete
che
,
quando
ha
succhiato
qualche
paiolata
di
semola
calda
,
non
si
riconosce
più
.
Ora
è
stanco
!
Certo
,
se
gli
dessi
l
'
erba
,
gli
farebbe
sciogliere
il
corpo
!
Ma
ci
penserò
io
!
L
'
ho
comprato
io
,
e
l
'
assisterò
io
,
se
il
Signore
e
sant
'
Antonio
benedetto
sono
contenti
che
il
padrone
ci
possa
guadagnare
quando
sarà
cresciuto
.
"
"
Ma
questo
non
cresce
!
Non
vedete
che
pelame
brutto
ha
?
Pare
scabbioso
.
"
"
È
la
fame
che
ha
patito
.
Che
doveva
mangiare
i
sassi
?
"
"
Lo
vedremo
!
"
Il
vitello
faceva
qualche
sgambetto
,
ma
poi
restava
anche
più
mogio
;
e
i
suoi
occhi
lacrimavano
come
se
non
fosse
stato
sano
.
Tentava
di
leccarsi
i
fianchi
,
e
Picciòlo
gli
disse
:
"
Vieni
con
me
nella
stalla
:
ti
riposerai
e
poi
mangerai
.
"
Il
vitello
puntò
i
piedi
dinanzi
;
e
,
per
portarlo
nella
stalla
,
Picciòlo
dovette
avvolgersi
la
fune
alle
braccia
e
tirare
con
tutta
la
sua
forza
;
ma
,
se
Moscino
non
lo
avesse
spinto
di
dietro
,
con
una
spalla
,
non
si
sarebbe
mosso
.
Tordo
e
Berto
stavano
lì
a
sghignazzare
.
Picciòlo
diceva
:
"
Ci
vuol
pazienza
come
con
i
ragazzi
.
Vedrete
che
tra
un
mese
non
riderete
!
"
Ma
Lorenzo
s
'
ebbe
a
male
di
quegli
scherzi
;
e
a
suo
padre
disse
:
"
Voi
siete
fatto
apposta
per
far
divertire
la
gente
!
Ma
se
ci
fossi
stato
io
,
si
chetavano
tutti
!
A
me
,
invece
,
questo
modo
di
fare
m
'
è
venuto
a
noia
!
"
"
Io
sono
vecchio
,
e
se
ne
approfittano
!
"
"
Un
'
altra
volta
,
mandate
a
chiamare
subito
me
.
"
"
E
ti
vorresti
compromettere
per
niente
?
"
"
State
zitto
!
Se
no
,
mi
fate
arrabbiare
sul
serio
anche
voi
!
"
Picciòlo
,
intanto
,
aveva
già
fatto
fare
da
Dinda
un
beverone
caldo
,
con
la
semola
;
portò
il
paiolo
giù
nella
stalla
e
lo
mise
sotto
il
muso
del
vitello
.
Ma
il
vitello
ci
si
avvicinava
e
poi
faceva
uno
scatto
indietro
.
Picciòlo
si
disperava
,
quasi
piangeva
.
Poi
,
posò
il
paiolo
su
la
paglia
e
si
mise
a
grattare
con
le
unghie
tra
le
corna
del
vitello
,
per
fargli
il
solletico
;
poi
,
gli
accarezzò
il
collo
e
si
mise
a
fischiettargli
.
Ma
la
bestia
non
capiva
e
si
tirava
a
dietro
.
"
Sant
'
Antonio
benedetto
!
Se
tu
non
mangi
,
mi
spacco
la
testa
alla
mangiatoia
.
"
Anche
Dinda
andò
nella
stalla
;
s
'
annodò
il
fazzoletto
sotto
il
mento
,
perché
non
le
scivolasse
,
abbracciò
al
collo
il
vitello
e
lo
trascinò
verso
il
paiolo
.
Disse
il
contadino
:
"
Tutto
sta
che
l
'
assaggi
!
"
"
È
quello
che
penso
anch
'
io
.
Tu
alza
il
paiolo
.
"
Allora
,
Dinda
gli
ci
ficcò
il
muso
.
Il
vitello
,
da
prima
,
cercò
di
sfuggire
;
ma
,
poi
,
fece
una
sorsatina
.
"
Oh
,
se
Dio
vuole
,
comincia
a
dare
retta
!
"
"
Bevi
,
bevi
,
grullino
!
"
E
il
vitello
bevve
quasi
metà
del
beverone
.
Ma
pareva
che
volesse
ruzzare
e
faceva
schioccolare
la
lingua
.
"
Tra
una
mezz
'
ora
,
si
scalda
un
'
altra
volta
l
'
acqua
;
e
vedrai
che
allora
la
finisce
.
Tu
,
intanto
,
vai
a
tagliare
un
poco
di
granturchetto
,
di
quello
più
tenero
;
ma
le
cime
soltanto
.
"
"
Lo
so
da
me
.
"
Dinda
prese
il
falcino
e
andò
.
Allora
Picciòlo
si
guardò
attorno
,
per
assicurarsi
che
era
solo
;
prese
la
testa
del
vitello
e
gli
baciò
gli
occhi
:
"
Devi
mangiare
,
e
non
farmi
ammalare
di
passione
!
"
XX
Il
tipografo
Corradino
Crestai
,
detto
Ciambella
,
non
aveva
pensato
a
sposare
Giulia
altro
che
dopo
la
morte
del
Selmi
;
benché
l
'
avesse
conosciuta
parecchio
tempo
prima
,
in
casa
di
Fosca
.
Non
ne
era
né
meno
innamorato
;
ma
,
tra
le
ottomila
lire
che
gli
avrebbero
fatto
comodo
,
e
l
'
amicizia
che
s
'
era
raffermata
per
la
circostanza
del
processo
,
egli
credeva
di
doversene
innamorare
.
Lavorava
in
una
piccola
e
vecchia
tipografia
,
dove
c
'
era
una
macchina
sola
;
che
un
uomo
robusto
mandava
,
facendo
girare
una
gran
ruota
.
Qualche
giorno
prima
dell
'
udienza
,
Fosca
gli
aveva
detto
:
"
Perché
non
viene
tutte
le
sere
a
casa
nostra
?
Egli
rispose
:
"
"
Ho
paura
di
dare
noia
.
Così
,
dopo
mangiato
,
me
ne
vado
subito
a
letto
.
Ma
,
da
stasera
,
verrò
.
"
Giulia
lo
fece
mettere
a
sedere
e
gli
domandò
se
ora
si
sentiva
bene
;
perché
,
una
volta
,
gli
capitava
di
svenire
durante
la
giornata
.
Egli
rispose
,
tutto
contento
:
"
Mi
sembra
di
ringiovanire
.
"
Ma
,
poi
,
all
'
infuori
di
quelle
ottomila
lire
,
non
trovarono
altro
da
parlare
.
Egli
ci
faceva
anche
più
assegnamento
di
lei
,
e
le
assicurò
che
le
avrebbe
avute
certamente
.
"
Stia
tranquilla
,
se
glielo
dico
io
!
Non
mi
sono
mai
sbagliato
.
Ho
sempre
capito
come
vanno
a
finire
le
cose
.
Quel
pazzo
,
se
avesse
giudizio
,
dovrebbe
venire
magari
da
me
e
dirmi
:
senta
,
Ciambella
:
io
con
la
Cappuccini
non
ci
voglio
parlare
,
perché
ormai
m
'
è
entrato
questo
capriccio
nella
testa
;
vengo
,
perciò
,
da
lei
;
e
la
incarico
di
darle
quel
denaro
che
Giulia
m
'
ha
chiesto
.
Io
lo
accoglierei
come
se
fossimo
amici
,
prenderei
il
denaro
;
e
tutto
sarebbe
finito
.
"
Giulia
disse
,
battendosi
le
nocche
sul
capo
:
"
Crede
che
lui
sarebbe
capace
di
fare
così
?
"
"
Perché
,
ormai
,
non
sa
che
pesci
prendere
.
"
"
E
perciò
m
'
ha
costretta
ad
andare
per
i
tribunali
!
"
E
si
tirò
su
le
maniche
.
"
Bel
galantuomo
,
a
costringere
una
ragazza
a
far
queste
cose
!
"
"
È
una
vergogna
!
"
"
Ma
glielo
vorrei
far
capire
io
.
Gli
direi
:
Ho
quarant
'
anni
e
non
ho
mai
avuto
da
leticare
con
nessuno
,
ma
so
come
ci
si
deve
contenere
con
gli
altri
!
Lei
,
invece
,
non
sa
né
meno
quando
i
polli
vanno
a
letto
!
Giulia
si
mise
a
ridere
:
"
È
vero
!
È
vero
!
Dice
bene
!
Fa
proprio
il
suo
ritratto
!
"
Ma
ella
,
per
stare
alla
verità
,
non
trovava
il
suo
fidanzato
molto
faceto
,
e
rideva
più
per
convenienza
che
per
altro
.
Ciambella
,
invece
,
credeva
di
dare
nel
segno
;
molto
lontano
dal
pensare
che
Giulia
non
avesse
bisogno
di
essere
consigliata
da
lui
.
La
stanza
era
così
bassa
che
con
la
punta
delle
dita
si
potevano
toccare
i
travicelli
;
era
intonacata
di
giallo
,
con
attorno
una
fascia
di
fiori
rossi
che
parevano
tante
creste
di
galletto
.
Dalla
trave
di
mezzo
,
pendeva
un
lume
a
petrolio
.
Fosca
,
che
non
stava
quasi
mai
nella
stanza
,
perché
aveva
da
medicare
la
bambina
più
piccola
,
per
non
farsi
vedere
dal
tipografo
,
s
'
era
chiusa
in
cucina
.
Ciambella
fumava
,
mandando
il
fumo
su
per
aria
,
piano
piano
,
e
poi
restava
con
la
testa
un
poco
rovesciata
indietro
,
piegando
in
giù
la
punta
degli
occhi
per
guardare
Giulia
;
che
accavallava
una
gamba
sopra
un
'
altra
o
la
rimetteva
in
terra
.
Egli
non
aveva
mai
passato
un
'
ora
con
una
contentezza
simile
;
e
disse
:
"
Domani
ho
da
fare
parecchio
;
ma
in
certe
giornate
la
fatica
non
si
sente
più
.
"
Giulia
sospirò
e
arrossì
;
poi
,
disse
:
"
Mi
ha
detto
la
zia
che
lei
avrebbe
pensato
a
me
...
"
E
si
fece
sempre
più
rossa
,
proseguendo
:
"
Ma
non
è
possibile
.
Non
perché
io
abbia
un
altro
impegno
...
"
Ciambella
scosse
la
cenere
del
sigaro
;
e
rispose
:
"
E
,
allora
,
c
'
intenderemo
,
invece
.
Non
c
'
è
fretta
.
Ne
parleremo
un
'
altra
volta
.
Domenica
,
magari
,
andiamo
a
fare
due
passi
in
campagna
;
e
ne
parleremo
allora
.
"
"
Come
vuole
!
"
Egli
ripeté
:
"
Non
c
'
è
nessuna
fretta
.
"
Poi
sorrise
,
e
aggiunse
:
"
Quando
si
sa
che
tanto
lei
che
io
siamo
d
'
accordo
!
Non
ci
sarebbe
né
meno
bisogno
di
dire
niente
!
"
La
ragazza
,
allora
,
si
alzò
e
chiamò
Fosca
perché
egli
salutasse
anche
lei
.
Quando
le
due
donne
furono
restate
sole
,
la
zia
chiese
:
"
Che
ti
diceva
?
"
Giulia
fece
una
risata
stizzosa
:
"Niente."
"
Ma
...
ti
piace
?
"
"
In
seguito
,
forse
,
mi
piacerà
di
più
.
Ma
,
tanto
,
della
bellezza
a
me
non
importa
niente
.
Né
meno
io
,
del
resto
,
sono
bella
.
Alla
sua
età
,
sarò
peggio
di
lui
.
A
me
basta
che
mi
voglia
bene
.
"
"
Quello
è
l
'
uomo
per
te
.
"
"
Forse
!
"
Ma
ella
aveva
tutt
'
altri
sentimenti
che
quelli
di
una
fidanzata
:
desiderava
di
vincere
la
causa
e
non
altro
.
La
domenica
,
andarono
all
'
osteria
del
Giuggiolo
,
fuor
di
Porta
San
Marco
.
Fosca
aveva
portato
soltanto
Jolanda
,
per
non
essere
in
troppi
.
Tirava
vento
,
e
c
'
era
un
polverone
che
si
alzava
sopra
le
colline
,
imbiancandole
e
attaccandosi
alle
siepi
della
strada
.
Giulia
si
pigiava
il
fazzoletto
su
la
faccia
,
Ciambella
si
voltava
a
dietro
finché
non
era
passata
la
polvere
,
tenendosi
il
cappello
perché
non
glielo
portasse
via
il
vento
;
e
Fosca
tappava
gli
occhi
alla
bambina
.
Poi
,
tutti
e
tre
tossivano
;
riaprendo
gli
occhi
appena
passato
quel
fastidio
.
La
strada
,
dalla
Porta
,
scende
sempre
di
più
,
benché
volti
continuamente
tra
i
campi
di
tre
colline
.
Se
ne
vede
un
pezzo
giù
nella
vallata
dove
c
'
è
un
ponte
;
e
poi
risale
verso
la
Costalpino
.
Di
là
dalle
tre
colline
s
'
allontana
una
gran
pianura
;
e
si
rialza
,
a
poco
a
poco
,
fino
a
una
montagnetta
lunga
e
turchina
;
dietro
la
quale
levano
la
testa
i
monti
della
Maremma
:
a
file
sempre
meno
colorite
.
La
pianura
,
nell
'
ombra
,
era
violacea
;
e
,
dove
batteva
il
sole
,
pareva
gialla
.
L
'
osteria
del
Giuggiolo
si
trova
a
mezza
scesa
,
tra
certe
case
di
contadini
costruite
lì
a
strapiombo
e
rinforzate
con
sproni
di
mattoni
che
le
fasciano
da
tutte
le
parti
.
Alle
finestre
,
c
'
erano
i
geranii
e
i
garofani
;
e
,
sotto
,
un
piazzaletto
,
un
poco
più
alto
della
strada
,
con
due
acacie
dinanzi
alla
porta
;
e
,
all
'
ombra
dei
loro
rami
,
due
tavolini
di
legno
,
imporriti
,
che
avevano
un
odore
come
quello
dei
funghi
.
Giulia
e
Ciambella
,
senza
volere
,
si
trovavano
sempre
a
fianco
;
qualche
passo
innanzi
alla
zia
;
ma
,
allora
,
non
si
parlavano
e
si
fermavano
ad
aspettarla
.
Sorridevano
dell
'
aria
che
avevano
e
dei
pensieri
che
si
sentivano
,
come
due
giovinetti
che
fanno
la
prima
volta
all
'
amore
.
Il
Crestai
,
rasato
,
aveva
una
ciarpa
quasi
nuova
:
il
solino
,
è
vero
,
sfilacciato
;
ma
uno
migliore
,
nel
canterano
,
non
ce
l
'
aveva
e
s
'
era
scordato
di
comprarlo
.
Giulia
s
'
era
messa
una
rosa
,
e
portava
i
guanti
di
filo
bianco
.
Quando
si
posero
a
sedere
,
facendosi
portare
il
pane
e
il
salame
sopra
un
foglio
di
carta
,
con
un
litro
di
vino
,
il
tipografo
parlava
ancora
più
a
Fosca
che
alla
ragazza
.
C
'
era
un
grande
odore
di
sambuchi
,
che
veniva
dalla
siepe
della
strada
;
e
i
loro
fiori
si
sbriciolavano
nella
polvere
.
Le
api
ronzavano
.
Fosca
chiese
:
"
Non
vi
date
del
tu
?
O
che
aspettate
?
"
Il
tipografo
rispose
:
"
Veramente
,
è
tutta
la
strada
che
ci
penso
!
"
Giulia
disse
:
"
Se
dobbiamo
cominciare
da
ora
,
io
sono
contenta
!
Benché
,
in
principio
,
sbaglieremo
.
"
Ciambella
disse
:
"
Allora
facciamo
un
brindisi
!
"
E
bevvero
tutti
e
tre
,
guardandosi
e
ridendo
perché
il
vino
alle
donne
andava
a
traverso
.
Una
cieca
,
che
una
bambina
trascinava
per
il
vestito
,
si
avvicinò
e
chiese
l
'
elemosina
.
Il
tipografo
,
che
non
aveva
mai
dato
niente
a
nessuno
,
le
dette
tre
soldi
:
un
soldo
per
conto
di
ciascuno
.
Tutti
e
tre
sentivano
il
desiderio
di
vivere
in
campagna
.
Giulia
si
ricordò
della
Casuccia
,
allungò
il
viso
come
se
avesse
potuto
vederla
;
e
gli
occhi
le
si
arrossarono
;
ma
nessuno
se
ne
accorse
.
Guardavano
tutto
e
la
gente
che
passava
;
tenendo
immobile
la
persona
e
girando
la
testa
.
Giulia
disse
perfino
:
"
Li
avessi
io
,
alla
finestra
mia
,
quei
geranii
e
quei
garofani
!
"
Il
tipografo
sentiva
che
ella
parlava
meglio
di
lui
;
e
,
per
non
fare
brutta
figura
,
avrebbe
voluto
raccontare
qualche
cosa
della
sua
giovinezza
.
Ma
gli
pareva
che
non
ci
fosse
nulla
di
adatto
e
di
bello
per
lei
.
E
non
era
lo
stesso
come
quando
stava
insieme
con
gli
amici
!
Sentiva
il
bisogno
di
stringerle
una
mano
;
e
,
quando
un
uomo
con
la
chitarra
si
mise
a
cantare
nel
mezzo
della
strada
,
ci
mancò
poco
che
non
si
alzasse
a
cantare
come
lui
;
mentre
il
desiderio
sensuale
della
vita
gli
faceva
lustrare
gli
occhi
e
la
pelle
floscia
della
faccia
.
Come
aveva
fatto
bene
a
testimoniare
nel
processo
!
Allora
,
disse
:
"
Sono
poche
!
"
Le
due
donne
capirono
che
egli
parlava
delle
ottomila
lire
di
Remigio
;
e
Giulia
ebbe
,
per
la
prima
volta
,
un
pensiero
che
somigliava
all
'
amore
;
per
la
prima
volta
,
i
loro
occhi
si
compresero
fino
in
fondo
.
Quando
tornarono
verso
casa
,
il
vento
era
smesso
;
e
i
cipressi
stavano
fermi
.
Né
meno
ora
si
presero
a
braccetto
.
Ella
era
molto
stanca
;
e
,
quando
arrivò
in
cima
alla
salita
,
dovette
fermarsi
.
Fosca
si
mise
a
sedere
sopra
un
greppo
.
Intanto
s
'
era
fatto
oscuro
,
e
le
montagne
della
Maremma
non
si
vedevano
più
;
mescolate
con
la
nebbia
cinerea
del
cielo
.
Monistero
s
'
era
fatto
di
un
rosso
più
cupo
.
Il
Crestai
pareva
davvero
ringiovanito
,
e
pensava
di
sposarsi
molto
presto
;
appena
ch
'
ella
avesse
vinto
la
causa
.
Dal
giorno
dopo
,
cominciò
a
darsi
d
'
attorno
anche
lui
;
accompagnando
Giulia
quando
andava
dall
'
avvocato
.
Tutte
le
volte
che
si
vedevano
,
non
parlavano
d
'
altro
;
sicuri
di
farsi
piacere
.
E
credevano
che
tutti
i
loro
conoscenti
facessero
lo
stesso
.
Fosca
,
una
volta
,
domandò
:
"
Non
vi
siete
né
meno
baciati
?
"
"
Chi
ci
pensa
mai
?
Ho
altro
per
il
capo
.
Saremo
a
tempo
.
"
E
la
sera
disse
al
tipografo
:
"
Sai
che
la
zia
si
è
messa
a
ridere
perché
non
ci
siamo
baciati
?
Lei
non
sa
che
prima
noi
vogliamo
pensare
ai
denari
.
"
Il
tipografo
restò
un
poco
vergognoso
,
quasi
contrariato
;
e
rispose
,
per
galanteria
:
"
Ho
io
la
colpa
!
"
Quando
restarono
un
momento
soli
,
disse
,
impacciato
di
non
trovare
un
modo
migliore
per
giungere
al
suo
scopo
:
"
Non
voglio
più
che
tua
zia
dica
così
!
Forse
,
ha
ragione
!
"
La
prese
per
la
vita
e
la
baciò
;
ma
ella
tenne
la
bocca
chiusa
,
e
gli
disse
che
non
voleva
.
Il
giorno
dopo
,
andò
a
trovarlo
in
tipografia
.
Era
bianca
come
un
cencio
lavato
e
le
tremavano
le
mani
.
Non
riesciva
a
tenere
né
meno
i
guanti
in
mano
:
ora
gliene
cadeva
uno
e
ora
un
altro
.
Il
Crestai
,
attento
,
glieli
raccattava
;
e
nel
chinarsi
i
suoi
orecchi
doventavano
rossi
.
Ella
gli
raccontò
che
l
'
avvocato
di
Remigio
aveva
fatto
rinviare
la
causa
a
due
mesi
;
per
una
di
quelle
solite
astuzie
di
procedura
,
che
non
mancano
mai
.
Ella
non
se
ne
dava
pace
;
ed
egli
incrociò
le
braccia
insieme
,
s
'
appoggiò
alla
macchina
;
e
,
a
testa
giù
,
rifletté
quel
che
poteva
significare
questo
rinvio
.
Poi
,
disse
:
"
Non
mi
piace
affatto
!
Sei
sicura
che
il
tuo
avvocato
non
si
è
messo
dalla
parte
di
Remigio
?
Io
gli
direi
:
o
lei
mi
fa
vincere
la
causa
presto
o
io
ne
trovo
un
altro
!
Se
lui
mi
rispondesse
:
abbia
pazienza
!
io
gli
direi
:
ne
ho
avuta
anche
troppa
!
"
"
Ma
l
'
avvocato
non
ha
nessuna
colpa
.
"
"
E
,
allora
,
come
si
spiega
che
non
sia
riescito
come
ti
aveva
promesso
?
Anzi
,
lo
aveva
promesso
anche
a
me
.
Mi
aveva
detto
:
stia
sicuro
,
Ciambella
!
"
"
Me
l
'
ha
spiegato
,
ma
io
non
ci
ho
capito
quasi
niente
.
"
"
Ci
andremo
insieme
,
stasera
.
"
"
Io
mi
sento
più
male
del
solito
.
Quando
me
l
'
ha
detto
,
mi
son
sentita
girare
la
testa
e
se
non
mi
tenevo
alla
maniglia
della
porta
,
sarei
andata
in
terra
quanto
son
lunga
.
"
Ti
voglio
accompagnare
a
casa
io
,
perché
potresti
cadere
per
la
strada
!
"
"
Non
posso
né
meno
respirare
.
"
"
Si
vede
.
Mettiti
qui
a
sedere
,
prima
.
Quando
ti
sentirai
meglio
,
andremo
.
Vuoi
un
bicchiere
d
'
acqua
?
"
"
Se
ce
l
'
hai
qui
in
bottega
,
senza
che
tu
vada
a
cercarla
!
"
"
Mando
il
ragazzo
:
tu
non
te
ne
preoccupare
.
"
Ella
appoggiò
la
testa
alla
sedia
e
disse
:
"
Il
mondo
è
troppo
cattivo
!
Si
vive
troppo
male
!
Soffrire
tutti
i
giorni
e
poi
perché
?
Almeno
,
ne
valesse
la
pena
!
Come
mi
sento
male
!
Ora
sto
anche
peggio
!
Non
credevo
che
mi
venisse
uno
strappo
di
nervi
così
forte
!
Come
mi
ha
preso
anche
tutta
la
testa
!
Pare
che
mi
ci
ficchino
i
chiodi
!
"
"
Tra
poco
tornerà
il
ragazzo
con
l
'
acqua
:
ti
farà
bene
.
"
Ella
gli
sorrise
:
"Spero."
Ma
il
ragazzo
,
benché
fosse
andato
vicino
,
non
tornava
ancora
:
forse
,
s
'
era
messo
a
ruzzare
con
qualcuno
.
Allora
,
Ciambella
andò
su
la
porta
della
bottega
;
per
vedere
dov
'
era
.
Il
ragazzo
camminava
piano
,
per
non
versare
l
'
acqua
.
Gli
gridò
:
"
Spicciati
!
Non
sai
né
meno
portare
un
bicchiere
pieno
?
"
Poi
glielo
tolse
di
mano
,
e
fece
bevere
la
ragazza
.
"
Aspettiamo
un
altro
minuto
:
vedrai
che
ti
passerà
e
ripiglierai
colore
.
"
"
Mi
butterò
sul
letto
,
così
mi
riposerò
;
sono
tanto
stanca
e
con
le
gambe
stroncate
!
"
Ciambella
,
intanto
,
si
era
cambiato
il
vestito
.
L
'
aiutò
ad
alzarsi
;
e
,
prendendola
sotto
il
braccio
,
l
'
accompagnò
a
casa
.
Ella
disse
:
"
Mi
pare
impossibile
che
Dio
non
pensi
a
gastigare
chi
m
'
ha
ridotta
così
:
in
due
mesi
sono
calata
di
venti
chili
!
"
"
Stai
sicura
:
chi
fa
del
male
lo
riavrà
.
Il
mondo
è
un
peso
:
quel
che
è
fatto
è
reso
.
"
"
Ho
paura
,
però
,
di
ammalarmi
prima
!
"
"
E
io
non
ci
sono
?
Andrei
da
lui
,
gli
prenderei
il
collo
per
dirgli
:
l
'
hai
avuta
vinta
tu
,
ma
non
la
godrai
.
"
Se
fossi
sicura
che
,
dopo
aspettare
così
,
non
sarò
sfortunata
,
mi
accorerei
meno
!
Ma
non
mi
riesce
.
Se
avessi
indovinato
che
ci
voleva
tutto
questo
tempo
,
avrei
avuto
la
dignità
di
non
chiedere
niente
!
È
una
pena
.
Lo
so
soltanto
io
.
Ma
Ciambella
,
sorreggendola
su
per
le
scale
,
le
disse
tra
due
baci
:
"
Tu
non
sei
più
sola
!
"
XXI
Il
vitellino
tossiva
:
lo
sentirono
tutti
gli
assalariati
dal
letto
;
mentre
si
faceva
giorno
e
si
destavano
.
Picciòlo
si
disperava
,
e
Lorenzo
gli
domandò
,
arrabbiato
,
se
s
'
era
fatto
la
croce
per
le
sue
costole
.
Dovevano
chiamare
il
veterinario
?
Eppure
la
bestiola
era
meno
abbattuta
del
giorno
avanti
,
e
dimenava
la
coda
;
benché
non
riescisse
a
tirarsela
su
per
la
groppa
come
pareva
che
volesse
fare
.
Berto
lo
disse
a
Remigio
;
quasi
rimproverandolo
,
perché
da
sé
non
se
n
'
accorgeva
.
Allora
,
anche
Remigio
andò
giù
nella
stalla
;
per
sentire
come
tossiva
.
Picciòlo
gli
disse
:
"
Scommetto
che
non
è
niente
:
gli
dev
'
essere
restato
un
pezzetto
di
foglia
attraverso
la
gola
.
"
Il
vitellino
aveva
mangiato
poco
del
granturchetto
tagliato
da
Dinda
:
l
'
aveva
sbavato
e
basta
.
Eppure
aveva
fame
,
perché
leccava
anche
la
fune
!
Disse
Lorenzo
:
"
Proviamo
a
dargli
soltanto
la
semola
!
"
Remigio
non
se
n
'
intendeva
e
non
sapeva
che
dire
:
e
ascoltava
tutti
,
approvando
sempre
l
'
ultima
cosa
udita
.
Berto
dette
una
spallucciata
a
Tordo
,
accennandoglielo
;
per
deriderlo
.
Poi
,
escì
dicendo
:
"
Oggi
,
voglio
ridere
!
"
A
momenti
,
il
vitello
doventava
allegro
;
e
i
suoi
occhi
turchinicci
parevano
scucirsi
di
tra
il
filo
bianco
delle
sopracciglia
lunghe
.
Gli
avevano
fatto
un
giaciglio
di
paglia
pulita
,
molto
alto
,
perché
potesse
arrivare
con
il
muso
alla
mangiatoia
.
Ma
,
il
più
delle
volte
,
si
buttava
steso
;
e
,
per
farlo
rialzare
,
Picciòlo
lo
doveva
tirare
su
pigliandolo
quasi
tra
le
braccia
.
Quando
Remigio
escì
dalla
stalla
,
trovò
Berto
che
gli
fece
cenno
di
volergli
parlare
di
nascosto
.
Gli
disse
,
dietro
il
muro
della
parata
:
"
Sono
più
di
cento
lire
buttate
via
!
L
'
ha
voluto
comprare
lui
,
e
non
ci
capisce
niente
!
L
'
ha
fatto
per
superbia
,
perché
poteva
farsi
consigliare
da
me
.
Perché
ieri
mattina
non
m
'
ha
detto
che
andassi
con
lui
alla
fiera
?
Ma
,
se
fossi
il
padrone
io
,
farei
in
un
altro
modo
!
"
"
Credi
che
quel
vitello
non
possa
campare
?
"
"
Questo
non
lo
so
:
non
pretendo
mica
d
'
essere
indovino
o
Sant
'
Antonio
!
Ma
,
certo
,
non
ci
troverà
quel
guadagno
che
ci
sarebbe
dovuto
essere
!
Remigio
,
convinto
da
Berto
,
tornò
nella
stalla
,
e
disse
a
Picciòlo
:
"
Un
'
altra
volta
,
alla
fiera
tu
solo
non
ci
andrai
.
"
"
E
perché
mi
dice
così
,
padrone
?
"
"
Non
vedi
quel
che
hai
comprato
?
"
"
Lei
mi
aveva
detto
di
spendere
poco
.
E
io
ho
creduto
di
fare
il
mio
dovere
.
Ma
io
voglio
restare
responsabile
di
quel
che
ho
fatto
.
E
se
la
bestia
non
figurerà
come
m
'
aspetto
,
lei
non
mi
pagherà
il
salario
.
È
contento
?
Ma
non
mi
deve
umiliare
con
codeste
parole
.
"
Non
posso
dirti
quel
che
penso
?
"
"
Lei
è
venuto
nella
stalla
come
se
mi
si
volesse
avventare
addosso
!
"
"
Non
è
vero
!
"
"
Un
altro
,
voglio
dire
Berto
,
avrebbe
preso
la
forca
;
e
,
scusi
la
mia
verità
,
avrebbe
fatto
qualche
brutto
sproposito
;
piuttosto
che
farsi
dire
quel
che
mi
ha
detto
lei
.
È
vergogna
,
e
non
me
lo
merito
;
perché
un
altro
che
le
voglia
bene
come
me
non
lo
trova
.
"
Remigio
,
incapace
di
dire
altro
,
balbettò
:
"
Ma
tu
vuoi
proibirmi
di
comandare
.
"
Picciòlo
si
strinse
la
testa
tra
le
mani
,
come
il
latte
accagliato
per
fare
il
cacio
;
e
disse
:
"
È
meglio
che
io
non
le
risponda
.
Dica
quel
che
vuole
.
"
Prese
la
sua
zappa
e
andò
nell
'
orto
;
dove
c
'
era
da
fare
le
fossette
alle
piante
dei
fagioli
incannucciati
;
perché
,
ora
che
li
annaffiavano
,
bisognava
che
l
'
acqua
andasse
a
tutte
le
barbe
.
Ci
trovò
Berto
,
che
gli
disse
:
"
Ho
sentito
come
vi
ha
trattato
.
"
Picciòlo
non
voleva
rispondergli
,
sospettando
che
l
'
avesse
messo
su
lui
.
Ma
,
alla
fine
,
rispose
:
"
Mi
sta
bene
,
perché
faccio
più
di
quello
che
dovrei
.
"
Berto
,
non
riuscendo
a
tirarlo
dalla
sua
,
lo
minacciò
:
"
Coteste
parole
mi
garbano
poco
.
Volete
alludere
a
me
?
"
Ma
Picciòlo
fu
prudente
:
"
Io
non
alludo
a
nessuno
.
"
"
Voi
credete
di
essere
un
santo
.
E
noi
non
lavoriamo
quanto
voi
?
"
Picciòlo
,
sempre
più
controvoglia
,
rispose
:
"
Lasciatemi
in
pace
,
Berto
!
"
I
due
assalariati
,
benché
fossero
vicini
,
non
si
vedevano
;
perché
i
fagioli
erano
alti
e
folti
.
Finite
le
fossette
,
Picciòlo
prese
il
cesto
di
latta
verniciata
e
cominciò
ad
annaffiare
l
'
orto
.
I
fontini
si
votavano
;
e
,
dentro
la
mota
e
le
alghe
,
restavano
le
rane
che
invece
di
saltar
via
ci
si
ficcavano
.
Moscino
le
chiappava
;
per
mangiarle
.
Si
stendeva
in
terra
,
all
'
orlo
dei
fontini
;
e
,
affondando
le
braccia
fino
al
gomito
,
non
ce
ne
lasciava
né
meno
una
.
A
casa
,
tagliava
loro
la
testa
;
e
Dinda
le
spellava
.
Quella
sera
,
Picciòlo
era
di
malumore
:
per
solito
,
allora
,
si
lamentava
che
gli
dolevano
i
fianchi
;
e
non
voleva
mangiare
.
Lorenzo
gli
chiese
:
"
Vi
hanno
fatto
qualche
cosa
?
Perché
voi
non
dite
mai
niente
a
quelli
della
vostra
famiglia
?
"
Picciòlo
sarebbe
stato
zitto
perché
il
figliolo
aveva
ragione
;
ma
rispose
:
"
Niente
!
Niente
!
"
"
A
me
non
la
date
a
bere
.
Fatevelo
dire
voi
,
mamma
,
quel
che
ha
.
"
Dinda
lo
sapeva
e
ci
aveva
pianto
,
andando
a
sfogarsi
con
Luigia
,
che
le
aveva
promesso
di
riprendere
Remigio
;
ma
non
voleva
che
Lorenzo
leticasse
.
E
Lorenzo
,
comprendendo
il
suo
animo
,
si
lasciò
pigliare
dall
'
ira
:
"
Allora
,
se
vi
hanno
magari
legnato
,
hanno
fatto
bene
!
"
"
Si
dice
così
al
babbo
?
"
Picciòlo
si
rincantucciava
,
e
il
suo
viso
si
faceva
anche
più
desolato
.
Andò
a
letto
subito
,
come
se
si
sentisse
male
.
Luigia
disse
a
Remigio
:
"
Perché
hai
trattato
male
Picciòlo
?
"
"
Perché
se
lo
meritava
.
"
"
Bisogna
che
tu
sia
giusto
con
tutti
.
E
bada
di
non
farti
mettere
su
da
nessuno
.
"
"
Berto
,
ed
ha
fatto
bene
,
mi
ha
detto
che
quel
vitello
è
mezzo
malazzato
.
"
"
Non
gli
devi
dare
retta
.
"
"
E
da
me
non
lo
vedo
?
"
"
A
me
pare
un
vitello
discreto
,
e
vedrai
che
ci
guadagneremo
.
"
"
Lei
fa
per
proteggere
Picciòlo
;
perché
quando
ha
preso
una
simpatia
,
è
sempre
disposta
a
dare
ragione
.
"
"
Io
faccio
per
la
verità
.
"
"
Ma
sarebbe
meglio
che
anche
lei
guardasse
ai
nostri
interessi
.
"
"
Ci
guardo
più
che
tu
non
creda
.
Io
,
il
vitello
sono
andata
a
vederlo
quando
tu
eri
nel
campo
;
dopo
che
t
'
ho
sentito
bisticciare
con
Picciòlo
.
Remigio
,
però
,
ora
,
come
gli
avveniva
tutte
le
volte
che
s
'
era
arrabbiato
con
qualcuno
,
aveva
voglia
di
scherzare
;
e
sorrise
a
Ilda
;
che
,
quando
Luigia
brontolava
,
faceva
sempre
la
sorniona
.
E
siccome
aveva
una
grossa
treccia
di
capelli
biondi
,
che
le
arrivava
ai
fianchi
,
untandole
il
grembiule
su
le
spalle
,
gliela
tirò
forte
.
Ma
Luigia
non
stette
zitta
,
come
le
altre
volte
:
dette
un
ceffone
a
Ilda
,
che
doventò
di
bragia
;
e
disse
a
Remigio
:
"
Non
la
devi
avvezzare
male
questa
bambina
!
E
io
non
voglio
che
tu
rida
di
me
!
Ho
tutt
'
altro
nel
cuore
.
"
Egli
,
però
,
continuò
a
ridere
;
e
cercò
di
fare
ridere
anche
Ilda
.
Allora
,
la
matrigna
gli
disse
:
"
Senti
:
tu
hai
capito
come
sono
fatta
io
!
Sono
più
buona
del
pane
;
e
da
me
ci
puoi
ricavare
quel
che
vuoi
;
ma
rispetto
lo
voglio
.
E
da
te
più
che
da
tutti
gli
altri
!
Abbastanza
,
sono
stata
sempre
sacrificata
!
Quanto
avrei
fatto
meglio
a
starmene
a
casa
mia
!
Avrei
guadagnato
facendo
la
sarta
,
e
non
mi
sarei
trovata
mai
male
!
"
"
Mi
sembra
,
però
,
che
di
me
non
possa
dire
niente
!
"
"
Si
starà
a
vedere
!
Non
dipende
dalla
tua
volontà
:
dipende
da
come
andranno
le
cose
.
E
tu
non
puoi
essere
capace
a
mandare
avanti
la
Casuccia
,
come
faceva
tuo
padre
.
"
Mi
dice
sempre
lo
stesso
!
"
"
Se
non
vuoi
sentire
,
bisogna
che
prima
si
mutino
.
"
"
Dipende
da
me
?
Io
faccio
quel
che
posso
.
"
Berto
,
scalzo
,
scendeva
nell
'
aia
e
si
metteva
ad
ascoltare
,
sotto
la
finestra
;
fingendo
di
prendere
il
fresco
.
Così
,
tutto
quel
che
si
dicevano
Luigia
e
Remigio
,
i
contadini
lo
risapevano
subito
;
e
capivano
meglio
di
loro
che
il
podere
andava
a
rotoli
.
Tordo
non
si
licenziava
perché
non
avrebbe
potuto
trovare
dove
lavorare
poco
a
quel
modo
;
Picciòlo
e
Dinda
avevano
deliberato
di
rimanere
fino
a
quando
sarebbe
stato
possibile
;
e
Berto
voleva
attendere
un
altro
anno
:
lì
,
ormai
,
quasi
tutti
i
lavori
più
faticosi
erano
finiti
e
per
l
'
invernata
aveva
messo
in
serbo
molte
legna
da
bruciare
.
Dunque
,
non
gli
conveniva
la
fretta
.
Remigio
sentiva
la
sfiducia
;
ma
non
sapeva
bene
di
che
si
trattava
.
Gli
dicevano
:
"
Per
il
podere
,
bisognerebbe
spendere
di
più
!
"
E
avevano
l
'
aria
di
dirgli
anche
:
"
Lo
sappiamo
che
i
denari
non
ci
sono
!
"
.
Dopo
questi
discorsi
,
egli
ricordava
certe
giornate
;
quando
,
guardando
il
turchino
,
gli
era
parso
di
vedervi
l
'
immutabilità
della
sua
tristezza
.
Ma
,
mentre
allora
gli
restava
come
un
compenso
dentro
la
coscienza
,
ormai
trovavasi
di
fronte
alle
cose
,
come
una
inimicizia
.
Anche
il
suo
podere
era
un
nemico
;
e
sentiva
che
perfino
le
viti
e
il
grano
si
farebbero
amare
soltanto
se
egli
impedisse
a
qualunque
altro
di
doventarne
il
proprietario
.
La
casa
stessa
gli
era
ostile
:
bastava
guardare
gli
spigoli
delle
cantonate
.
Se
non
aveva
l
'
animo
di
distruggerla
e
di
ricostruirla
,
anche
la
casa
non
ce
lo
voleva
.
Da
tutto
,
la
dolcezza
era
sparita
.
L
'
avvocato
gli
aveva
detto
che
era
riescito
a
rimandare
di
due
mesi
la
causa
;
e
Remigio
sperava
che
finisse
senza
che
Giulia
vincesse
.
Ma
,
intanto
,
s
'
aggiungeva
anche
la
querela
di
Chiocciolino
;
e
capiva
che
quattro
assalariati
,
con
un
ragazzo
,
non
potevano
fare
in
tempo
tutte
le
faccende
.
C
'
erano
restate
le
viti
da
sarchiare
:
una
vergogna
grossa
;
e
le
viti
pativano
,
piene
di
succhioni
più
lunghi
dei
tralci
,
con
i
filari
empiti
di
erbacce
.
Tutti
le
vedevano
,
e
pareva
che
non
avessero
padrone
!
La
terra
,
restata
soda
,
vi
nascevano
le
canapicchie
e
gli
stoppioni
.
Lorenzo
l
'
aveva
arata
soltanto
dov
'
era
meno
faticosa
,
perché
le
vacche
sarebbero
crepate
dalla
fatica
;
anche
se
non
avessero
avuto
poche
settimane
alla
figliatura
.
Ci
sarebbe
voluto
un
paio
di
bovi
,
di
quelli
grossi
!
Giacomo
li
comprava
sempre
,
tutte
le
primavere
;
quando
non
mancava
da
governarli
a
piacere
con
l
'
erbaio
,
senza
manomettere
il
fieno
;
e
li
rivendeva
quando
l
'
erba
nei
campi
cominciava
a
finire
.
Allora
,
le
vacche
potevano
riposarsi
;
e
figliavano
bene
!
Tutti
gli
anni
,
due
vitelli
!
Le
mandava
al
pascolo
,
giù
tra
i
pioppi
,
dove
l
'
umidità
della
Tressa
faceva
crescere
l
'
erba
più
alta
;
e
mangiavano
quanto
volevano
.
Tornavano
su
gonfie
!
Quest
'
anno
,
invece
,
erano
magre
e
sciupate
.
Stronfiavano
anche
a
tirare
il
carro
;
e
Lorenzo
aveva
avuto
paura
che
abortissero
.
Giacomo
teneva
almeno
anche
quattro
maiali
,
per
ingrassarli
;
e
,
nell
'
inverno
,
tre
li
vendeva
e
uno
lo
faceva
scannare
per
casa
.
Il
podere
era
arato
,
e
la
terra
pulita
;
ora
,
invece
,
cominciavano
da
per
tutto
le
gramigne
;
e
mancava
il
tempo
di
potare
l
'
uliveta
.
Anche
i
solchi
acquaioli
,
che
tutti
gli
anni
bisognava
ripulire
,
restavano
interrati
;
e
non
servivano
più
a
niente
.
Così
,
quando
pioveva
,
l
'
acqua
andava
giù
a
scatafascio
;
guastando
le
semine
.
Poi
,
bisognava
fare
altri
lavori
,
per
la
casa
:
il
pozzo
non
reggeva
più
l
'
acqua
;
due
travi
della
stalla
dovevano
essere
rinforzate
;
e
,
prima
che
venisse
l
'
inverno
,
era
necessario
trovare
da
dove
la
pioggia
passava
in
cantina
;
perché
tra
le
botti
l
'
acqua
ci
faceva
la
melma
e
ci
nasceva
l
'
erba
;
lunga
lunga
e
gialla
.
Anche
le
finestre
avevano
bisogno
d
'
essere
riverniciate
;
e
il
muro
dell
'
aia
era
stato
spaccato
spingendoci
il
carro
carico
,
senza
sapere
da
chi
.
XXII
La
notte
,
il
fontone
pareva
uno
specchio
disteso
sotto
la
luna
.
Attorno
,
le
crete
rilucevano
;
anche
perché
rendevano
la
luce
assorbita
durante
il
giorno
.
La
luna
era
là
,
e
sapeva
da
sé
la
sua
strada
;
la
luna
forte
e
bella
.
La
Tressa
scrosciava
e
i
pioppi
avevano
messo
la
voce
.
Non
c
'
era
alito
di
vento
che
non
si
sentisse
subito
.
Remigio
andò
ad
accarezzare
l
'
aratro
vecchio
e
scheggiato
;
ma
sempre
buono
:
il
vomere
,
con
la
punta
liscia
e
pulita
,
luccicava
;
quasi
gli
rispondesse
a
quel
modo
.
Picciòlo
,
dopo
il
bisticcio
per
il
vitello
che
ripigliava
vigore
,
non
gli
parlava
più
volentieri
come
prima
;
e
perciò
,
benché
anche
lui
fosse
fuori
di
casa
,
non
gli
si
avvicinò
.
Remigio
avrebbe
voluto
chiamarlo
;
ma
stette
zitto
,
per
non
dargli
troppa
confidenza
e
per
paura
che
gli
rinfacciasse
quelle
parole
dette
in
un
impeto
d
'
ira
:
voleva
imparare
a
contenersi
con
gli
assalariati
,
perché
sentissero
da
sé
che
era
buono
.
Quando
andò
a
dormire
,
la
luna
era
già
bassa
e
così
vicina
a
un
poggetto
come
se
fosse
per
entrarvi
dentro
.
Egli
guardò
i
soffitti
di
tela
intonacata
;
che
,
raggrizzandosi
,
si
sfondavano
e
gonfiavano
.
Anche
i
muri
erano
sporchi
;
e
veniva
via
la
calce
a
strusciarci
appena
la
punta
di
un
dito
.
Un
'
ora
dopo
la
mezzanotte
,
fu
destato
da
un
bagliore
quasi
rosso
;
che
si
faceva
sempre
più
vivo
,
illuminando
distintamente
tutto
ciò
che
era
dentro
la
camera
.
Da
prima
Remigio
non
capì
che
fosse
,
e
si
alzò
a
sedere
sul
letto
.
Poi
,
incuriosito
e
impaurito
,
andò
alla
finestra
:
la
mucchia
del
grano
era
un
'
immensa
fiamma
;
con
una
punta
alta
che
il
vento
moveva
a
pena
.
Mandava
tanta
luce
attorno
che
anche
tutta
la
pendice
del
podere
era
illuminata
.
Svegliò
la
matrigna
;
e
,
battendo
i
piedi
sul
pavimento
,
gli
assalariati
.
Escì
per
il
primo
;
e
gli
pareva
strano
che
la
mucchia
bruciasse
;
tanto
,
qualche
ora
innanzi
,
l
'
aveva
guardata
con
un
sentimento
di
calma
.
Le
manne
del
grano
,
accese
,
si
spandevano
in
terra
;
finendo
di
consumarsi
.
La
mucchia
era
sempre
una
fiamma
sola
,
quasi
silenziosa
;
mentre
,
dentro
,
si
sentivano
scrocchiolare
i
chicchi
del
grano
;
come
se
il
fuoco
li
masticasse
.
Quando
una
manna
era
per
spegnersi
,
restavano
tanti
lunghi
fili
di
bracia
;
che
,
a
poco
a
poco
,
doventava
cenere
.
Dopo
qualche
minuto
,
anche
gli
assalariati
erano
su
l
'
aia
,
mezzo
svestiti
,
guardandosi
nel
viso
.
Nessuno
parlava
.
Si
sentivano
le
donne
,
dalle
finestre
,
raccomandarsi
,
quasi
sottovoce
,
a
Dio
e
alla
Madonna
.
Poi
,
Luigia
gridò
:
"
Pigliate
l
'
acqua
dal
pozzo
e
buttatela
sopra
!
"
Tordo
rispose
:
"
È
inutile
.
Piuttosto
,
guardiamo
che
il
fuoco
non
si
attacchi
alla
capanna
.
"
Lorenzo
,
che
aveva
fatto
il
soldato
,
e
s
'
era
ritrovato
ad
altri
incendi
,
disse
:
"
Leviamo
tutto
quel
che
c
'
è
che
possa
bruciare
.
"
Tirarono
via
l
'
aratro
,
scansarono
il
carro
;
e
spazzarono
i
fuscelli
e
le
foglie
secche
su
l
'
aia
.
Disse
Picciòlo
:
"
Che
non
entri
qualche
favilla
in
capanna
!
Basterebbe
una
favilla
sola
.
"
"
L
'
uscio
è
chiuso
;
ma
la
finestra
aperta
.
"
"
Bisogna
chiudere
anche
quella
.
"
"
Bisognerebbe
entrare
dentro
!
"
"
Appoggiamoci
,
con
la
scala
,
una
tavola
di
fuori
:
è
lo
stesso
.
"
Trovarono
una
tavola
e
ve
la
puntellarono
;
ma
le
faville
potevano
entrare
anche
di
tra
le
tegole
del
tetto
.
"
Se
si
provasse
a
buttare
un
poco
d
'
acqua
attorno
?
"
"
Meglio
farebbe
la
terra
!
L
'
acqua
si
può
avere
soltanto
un
secchio
per
volta
.
"
Remigio
non
apriva
bocca
:
Luigia
scese
e
gli
mise
un
braccio
attorno
al
collo
.
Egli
,
a
poco
a
poco
,
le
fece
togliere
il
braccio
e
andò
dove
c
'
era
un
poco
d
'
ombra
:
accanto
alla
parata
.
La
mucchia
,
intanto
,
aveva
cambiato
di
forma
;
s
'
era
arrembata
da
una
parte
,
sbasandosi
:
crollava
giù
a
tratti
e
a
scosse
;
che
facevano
dare
un
lungo
guizzo
a
tutta
la
fiamma
.
Alla
fine
non
restò
che
un
monte
di
bracia
,
che
si
riaccendeva
e
si
rispegneva
a
seconda
del
vento
.
Allora
,
si
fece
buio
;
nell
'
aia
,
le
persone
parevano
nere
;
e
si
vedevano
soltanto
quando
attraversavano
davanti
.
In
casa
,
Gegia
e
Dinda
avevano
acceso
il
lume
ad
olio
alla
Madonna
;
e
pregavano
.
Anche
Cecchina
,
per
non
parere
che
non
gliene
importasse
niente
,
s
'
inginocchiò
dietro
a
loro
.
Gli
uomini
,
benché
la
notte
fosse
umida
,
sudavano
:
s
'
erano
seduti
tutti
sul
carro
e
su
l
'
aratro
;
e
aspettavano
ad
andare
in
casa
,
benché
non
ci
fosse
niente
da
fare
.
Moscino
quasi
si
addormentava
,
appoggiato
al
fratello
.
Picciòlo
disse
:
"
Questa
è
stata
una
disgrazia
che
il
nostro
padrone
non
meritava
.
"
Tordo
,
che
aveva
voglia
di
chiacchierare
per
mostrarsi
intelligente
,
rispose
:
"
La
mucchia
non
avrà
mica
preso
fuoco
da
sé
!
"
Berto
,
con
un
ghigno
cattivo
,
approvò
:
"
Lo
dico
anch
'
io
!
"
Picciòlo
,
a
cui
non
importava
del
loro
parere
,
riprese
:
"
O
dispetto
o
disgrazia
,
sono
un
migliaio
di
lire
perdute
.
"
Ma
gli
assalariati
desideravano
di
non
parlare
,
e
Picciòlo
disse
a
Luigia
che
singhiozzava
:
"
Padrona
,
bisogna
rimettersi
alla
volontà
di
Dio
.
"
Ella
gli
chiese
:
"
Sarà
restato
punto
grano
nel
mezzo
della
mucchia
?
"
Berto
fu
pronto
a
rispondere
:
"
È
impossibile
:
se
non
abbrustolito
,
s
'
è
cotto
di
certo
.
Domattina
,
vedremo
.
Remigio
si
mosse
dalla
parata
e
disse
:
"
"
Andate
in
casa
.
"
Picciòlo
rispose
:
"
Io
,
ormai
,
non
prendo
più
sonno
!
"
Remigio
gli
disse
,
con
dolcezza
:
"
Non
importa
:
andate
a
riposarvi
.
"
"
E
lei
non
va
?
"
"
Andrò
anch
'io."
Luigia
gli
disse
:
"
Non
chiudo
la
porta
.
"
Perché
lo
lasciassero
in
pace
,
le
promise
:
"
Ora
vengo
.
"
Ma
restò
su
l
'
aia
.
Dove
non
erano
arrivate
le
vampate
calde
della
fiamma
,
tutto
restava
fradicio
di
guazza
.
Non
ci
si
vedeva
più
;
con
un
'
ombra
così
fitta
,
come
se
non
esistesse
più
niente
.
Egli
non
sapeva
che
fare
;
e
gli
pareva
che
l
'
incendio
della
mucchia
fosse
già
di
un
tempo
lontano
.
Quando
ricominciò
a
poter
pensare
,
si
faceva
giorno
;
e
,
benché
nelle
vallate
fosse
nebbia
,
un
chiarore
umido
e
fresco
si
allargava
sempre
di
più
sopra
i
campi
.
Il
cielo
impallidiva
e
pareva
che
l
'
aria
lo
lavasse
;
e
le
caligini
,
che
prima
erano
grigie
,
doventavano
leggere
e
bianche
.
Allora
,
apparve
la
prima
luce
dell
'
alba
;
e
tutte
le
cose
ripresero
colore
:
da
prima
sbiadite
,
ma
poi
con
luccichii
che
abbagliavano
.
Su
l
'
aia
egli
vide
il
monte
della
cenere
e
della
paglia
nera
.
Perché
non
era
fuggito
?
Perché
non
fuggiva
prima
di
rivedere
qualcuno
?
Ma
,
chi
sa
da
dove
,
un
gallo
cantò
:
allora
,
sentì
che
cominciava
un
'
altra
giornata
:
ne
sentì
,
chiaramente
,
lo
stacco
e
la
differenza
.
Il
gallo
cantò
un
'
altra
volta
;
e
Remigio
quasi
ebbe
paura
di
non
essere
più
in
tempo
a
ricominciare
la
vita
con
tutti
gli
altri
uomini
.
Verso
la
mezzanotte
,
Chiocciolino
era
passato
davanti
alla
Casuccia
;
con
un
branco
di
vitelli
,
che
portava
di
Maremma
per
conto
di
un
mercante
.
Briaco
e
mezzo
stordito
dal
vino
,
vide
la
mucchia
del
grano
;
e
l
'
ombra
sua
fino
nella
strada
:
allora
,
pensò
di
darle
fuoco
.
Lasciò
andare
avanti
i
vitelli
;
che
,
scalpicciando
,
alzavano
una
strisciata
di
polvere
splendente
in
mezzo
alla
luce
della
luna
.
Nell
'
aia
cavò
la
scatola
dei
fiammiferi
,
e
ne
accese
uno
;
ma
lo
spense
,
soffiandoci
.
Stette
lì
almeno
un
quarto
d
'
ora
;
poi
accese
un
altro
fiammifero
e
lo
mise
tra
le
manne
:
la
paglia
s
'
accese
subito
.
Egli
saltò
nella
strada
,
e
cominciò
a
picchiare
bastonate
ai
vitelli
;
perché
andassero
al
trotto
.
Quando
fu
vicino
a
Siena
,
si
volse
a
dietro
;
e
vide
giù
,
nelle
incertezze
dei
campi
,
il
fuoco
.
A
giorno
fatto
,
Luigia
disse
a
Remigio
che
avvertisse
i
carabinieri
.
La
sera
,
andò
alla
Casuccia
un
brigadiere
;
che
né
meno
scese
da
cavallo
;
e
,
lisciandosi
i
baffi
,
chiese
quanto
tempo
la
mucchia
aveva
messo
a
bruciare
.
Poi
,
non
sapendo
quel
che
dire
,
mise
a
galoppo
il
cavallo
:
la
serata
limpida
lo
invogliava
a
correre
.
XXIII
Remigio
avrebbe
voluto
far
dimenticare
anche
agli
altri
l
'
incendio
della
mucchia
;
e
,
quando
gliene
parlavano
,
diceva
che
non
ci
pensava
.
Ma
si
sentiva
scoraggiare
sempre
di
più
;
e
restava
abbattuto
perfino
troppo
.
I
denari
consumati
erano
ormai
parecchi
;
e
,
tutti
i
giorni
,
per
la
spesa
di
casa
ne
bisognavano
.
Aveva
dovuto
pagare
due
altri
mesi
agli
assalariati
;
e
,
in
tutto
,
non
erano
bastate
mille
lire
.
In
modo
che
,
pagando
anche
il
vitello
,
gli
restavano
soltanto
seicento
lire
;
troppo
poche
per
i
diritti
di
successione
e
i
bimestri
delle
tasse
.
Tra
meno
di
un
mese
,
il
primo
d
'
agosto
,
c
'
era
la
prima
scadenza
della
cambiale
,
e
,
perciò
,
non
poteva
toccare
niente
delle
settecento
lire
serbate
a
posta
.
Ma
quando
dovette
andare
dal
Pollastri
,
che
non
volle
alleggerire
il
conto
né
meno
di
un
centesimo
,
restò
con
trecento
lire
soltanto
.
Cominciò
ad
avere
paura
;
e
,
quando
la
macchina
tribbiatrice
,
trainata
da
due
paia
di
bovi
,
passò
davanti
alla
Casuccia
senza
fermarsi
,
gli
parve
di
perdere
il
cuore
.
Prima
veniva
la
macchina
verniciata
di
verde
,
con
il
fornello
spento
e
il
tubo
ripiegato
indietro
;
poi
,
la
tribbiatrice
,
rossa
e
con
le
figure
dei
Santi
appiccicate
sopra
le
bocchette
del
grano
:
lasciava
i
solchi
nella
strada
;
i
ferri
e
le
tavole
rimbalzavano
alle
scosse
,
facendo
un
fracasso
che
si
sentiva
a
distanza
.
Il
macchinista
e
il
fuochista
camminavano
dietro
;
quasi
lasciandosi
tirare
,
con
una
mano
attaccata
a
certi
pezzi
di
catena
.
Remigio
,
perché
non
lo
salutassero
,
entrò
sotto
la
parata
;
e
il
giorno
dopo
andò
a
farsi
consigliare
dal
Neretti
.
Quasi
tutti
,
tra
quelli
che
per
solito
stanno
fermi
alla
Croce
del
Travaglio
a
parlare
di
mercature
e
di
poderi
,
sapevano
della
mucchia
bruciata
;
e
gli
domandarono
se
avesse
scoperto
perché
aveva
preso
fuoco
,
ben
lontani
dal
supporre
che
per
Remigio
era
una
molestia
umiliante
.
Infatti
,
per
ognuno
di
loro
,
sarebbe
stato
tutto
il
contrario
.
Trovò
l
'
avvocato
a
ridere
con
Giangio
,
guardando
una
caricatura
.
Si
provò
a
ridere
anche
lui
,
ma
non
gli
riescì
;
e
,
allora
,
il
Neretti
lo
guardò
,
chiedendogli
:
"
Ti
è
accaduto
qualche
altra
cosa
?
Scommetto
che
ti
hanno
fatto
un
'
altra
causa
.
Dimmi
subito
la
verità
.
"
"
No
;
ti
devo
confidare
...
"
Il
Neretti
ghignò
,
ma
bonariamente
:
"
Che
mi
devi
confidare
?
"
Remigio
gli
fece
capire
che
voleva
essere
solo
con
lui
;
e
il
Neretti
acconsentì
:
"
Vieni
di
qua
,
nello
studio
.
"
Entrarono
,
e
il
Neretti
gli
disse
immediatamente
:
"
Ho
capito
:
hai
bisogno
di
denari
.
Ti
si
vede
da
sé
.
"
Remigio
era
stupito
,
e
gli
sorrise
di
gratitudine
.
L
'
avvocato
proseguì
:
"
Io
,
i
miei
clienti
,
l
'
indovino
con
un
'
occhiata
.
E
come
hai
fatto
a
finire
quelli
della
cambiale
?
"
"
Li
ho
dovuti
spendere
.
"
"
Hai
fatto
male
.
Ma
bisogna
rimediare
.
Quanto
ti
occorre
?
"
"
Non
saprei
né
meno
io
.
"
L
'
avvocato
fece
una
risata
,
e
gli
chiese
:
"
Te
lo
devo
dire
io
,
insomma
?
"
Remigio
,
doventato
sempre
più
incerto
,
balbettò
:
"
La
mucchia
del
grano
s
'
è
bruciata
...
Non
te
l
'
avevo
detto
ancora
.
"
"
Se
ti
eri
già
assicurato
,
non
le
davano
fuoco
!
Ma
,
ormai
,
è
troppo
tardi
.
Quanto
ti
ci
vuole
?
"
"
Credo
un
migliaio
di
lire
.
"
L
'
avvocato
si
mise
a
rosicchiarsi
l
'
unghia
d
'
un
pollice
,
pensando
a
come
procurargliele
.
Remigio
gli
chiese
:
"
Sono
troppe
?
"
"
Non
so
se
al
Banco
di
Roma
te
le
vorranno
dare
,
senza
che
io
ne
parli
al
direttore
;
come
feci
l
'
altra
volta
.
Ma
se
non
te
le
danno
lì
,
non
importa
.
C
'
è
il
Monte
dei
Paschi
,
la
Banca
Popolare
...
oppure
si
trovano
da
qualche
mio
amico
.
Vuoi
provare
al
Monte
dei
Paschi
?
"
"
Come
mi
consigli
tu
.
"
"
Ora
mando
Giangio
a
comprare
una
cambiale
.
Ma
sei
sicuro
che
ti
bastano
mille
lire
?
Fino
a
quando
ti
potranno
durare
?
"
Remigio
non
aveva
più
fiato
,
e
tutto
quel
che
doveva
dire
lo
spossava
.
"
Io
non
lo
so
.
"
"
Non
capisci
niente
.
Prendine
subito
duemila
.
Se
no
,
tra
un
mese
,
dovrai
riprenderne
un
'
altra
volta
.
Ma
bisogna
che
ti
venga
giudizio
e
che
tu
metta
al
posto
i
tuoi
affari
.
Con
la
matrigna
vai
d
'
accordo
?
"
"
Abbastanza
.
Ora
devo
firmare
al
suo
avvocato
,
il
Ceccherini
,
il
contratto
dell
'
usufrutto
che
le
spetta
.
"
"
Perché
non
l
'
hai
fatta
venire
da
me
?
Avreste
speso
meno
tutti
e
due
.
E
tu
credi
che
l
'
avvocato
Ceccherini
la
faccia
contentare
soltanto
di
un
contratto
?
Vedrai
,
io
lo
so
,
che
consiglia
la
tua
matrigna
di
fare
un
'
ipoteca
su
la
Casuccia
;
per
essere
più
garantita
.
"
Remigio
non
avrebbe
voluto
credere
al
Neretti
;
il
quale
,
preoccupandosi
da
vero
di
come
vedeva
andare
le
cose
,
aggiunse
:
"
Vedrai
che
tutto
andrà
come
ti
dico
io
.
Se
,
poi
,
dovrai
dare
le
ottomila
lire
alla
Cappuccini
,
dove
le
troverai
?
Dovrai
fare
un
'
altra
ipoteca
,
purché
la
tua
matrigna
acconsenta
.
"
Remigio
non
sapeva
che
dire
:
si
sentiva
completamente
stupido
.
L
'
avvocato
chiamò
Giangio
:
"
Vada
a
comprare
una
cambiale
di
duemila
lire
;
lei
ci
farà
la
firma
come
su
quella
del
Banco
di
Roma
,
da
accettante
;
e
,
poi
,
la
porti
,
a
nome
mio
,
al
Monte
dei
Paschi
.
"
Giangio
si
mise
il
cappello
ed
escì
.
Questa
volta
,
Remigio
era
impaziente
di
mettere
la
firma
,
di
giratario
,
dietro
la
cambiale
:
e
ne
provò
un
piacere
che
non
sapeva
spiegarsi
.
Quando
tornò
a
casa
,
chiese
subito
alla
matrigna
:
"
Perché
non
m
'
ha
detto
che
vuole
garantirsi
con
un
'
ipoteca
?
"
La
matrigna
si
stizzì
d
'
essere
stata
scoperta
prima
della
sua
intenzione
:
"
Non
lo
sapevo
né
meno
io
:
è
stato
il
mio
avvocato
.
E
,
io
,
ormai
,
mi
fido
di
lui
;
e
,
quel
che
fa
,
sta
tutto
bene
.
Chi
te
l
'
ha
detto
?
"
"
L
'
avvocato
Neretti
.
"
"
E
a
lui
che
gliene
importa
,
razza
di
un
cane
?
Ti
ha
sconsigliato
?
Bada
che
io
,
senza
l
'
ipoteca
,
non
intendo
di
fare
le
cose
in
buono
accordo
.
Io
ti
voglio
essere
di
aiuto
e
non
di
peso
;
perciò
,
non
ti
opporre
all
'ipoteca."
"
Mi
pare
,
però
,
che
non
aveva
nessun
motivo
per
sospettare
di
me
!
"
"
Io
non
sospetto
di
te
;
anzi
,
mi
fido
e
ti
voglio
bene
.
Ma
mi
piace
che
i
nostri
interessi
siano
regolati
una
volta
per
sempre
.
E
,
allora
,
non
ci
sarà
bisogno
di
tornarci
sopra
.
Chi
mi
dice
,
per
esempio
,
che
a
te
,
prendendo
moglie
,
non
venga
l
'
idea
di
mandarmi
via
di
casa
?
Non
si
sa
mai
quel
che
può
succedere
!
Perché
anche
la
nostra
volontà
dipende
dalle
circostanze
.
Oggi
siamo
amici
e
domani
nemici
;
magari
anche
contro
i
nostri
sentimenti
.
Ed
ella
,
per
quanto
Remigio
le
dicesse
che
acconsentiva
,
non
ebbe
più
pace
finché
l
'
ipoteca
non
fu
trattata
e
convenuta
in
presenza
dell
'
avvocato
Ceccherini
;
dopo
né
meno
una
settimana
.
Remigio
aveva
preso
le
duemila
lire
con
la
seconda
cambiale
;
e
con
i
denari
nel
portafogli
si
rianimava
;
credendo
perfino
,
che
a
forza
di
pazienza
,
sarebbe
riescito
a
togliere
tutti
i
debiti
.
Amava
sempre
di
più
il
podere
,
e
passava
lunghe
ore
solo
senza
fare
niente
.
Il
giorno
che
doveva
andare
dall
'
avvocato
Ceccherini
per
l
'
ipoteca
della
matrigna
,
era
stato
giù
fino
alla
Tressa
;
attraversando
una
pendice
di
stoppia
,
tutta
piena
di
certi
fiori
bianchi
che
spandevano
nell
'
aria
un
odore
amaro
,
quasi
repugnante
.
Le
galline
raspavano
nei
fossetti
della
strada
,
ed
egli
udiva
un
cinguettìo
,
che
pareva
lontanissimo
,
nel
silenzio
dei
campi
.
Sopra
una
poggiata
,
c
'
era
una
fila
di
bovi
.
Il
cielo
luccicava
come
una
falce
arrotata
,
e
Dinda
sciacquava
i
cenci
al
fontone
dell
'
orto
.
Passò
accanto
alle
vacche
,
che
ruminavano
ferme
:
avevano
gli
occhi
umidi
,
e
la
pancia
della
gravidanza
faceva
loro
due
buche
al
posto
dei
fianchi
.
Tese
un
braccio
,
per
toccarne
una
;
ma
la
vacca
dette
una
scrollata
e
se
ne
andò
.
Gli
pareva
di
potersi
nascondere
in
mezzo
al
podere
;
e
di
non
farsi
mai
più
guardare
da
nessuno
.
Quando
fu
l
'
ora
di
andare
a
Siena
,
trovò
la
matrigna
già
pronta
che
lo
aspettava
.
Per
la
strada
,
non
si
parlarono
quasi
mai
.
Ella
si
sventagliava
;
a
capo
basso
;
e
soltanto
quando
ebbe
paura
di
una
scrofa
che
scappava
grugnendo
,
lo
prese
sotto
il
braccio
.
Poi
,
lo
rilasciò
:
prima
,
voleva
essere
sicura
di
lui
.
Anche
in
presenza
dell
'
avvocato
stette
zitta
,
sempre
seduta
in
un
cantuccio
;
avendo
già
tutto
combinato
il
giorno
avanti
.
Ma
non
le
sfuggiva
niente
di
quel
che
l
'
avvocato
faceva
;
guardandolo
riempire
le
pagine
con
quella
sua
calligrafia
a
lische
;
imbronciata
,
come
la
volessero
mettere
in
mezzo
.
Quand
'
ebbe
finito
,
gli
chiese
:
"
S
'
è
dimenticato
di
niente
?
Badi
di
far
le
cose
con
coscienza
!
"
Il
Ceccherini
la
guardò
ridendo
,
quantunque
dietro
il
collo
gli
ci
fosse
venuto
un
frignolo
che
gli
dava
fastidio
quando
gli
si
sdrusciava
il
solino
per
alzare
la
testa
;
si
divertiva
che
fosse
così
sfidata
e
che
le
battesse
sempre
il
cuore
.
Il
Ceccherini
,
gobbo
soltanto
dinanzi
,
aveva
gli
occhi
furbeschi
,
il
naso
all
'
ingiù
,
a
civetta
;
e
i
capelli
bianchi
.
Portava
una
giubba
a
coda
di
rondine
,
vecchia
e
unta
;
e
tossiva
sempre
.
Le
disse
,
con
la
sua
voce
in
falsetto
:
"
Che
Dio
la
benedica
!
Ma
crede
che
io
la
voglia
mettere
in
mezzo
?
"
"
Né
meno
io
"
disse
Remigio
.
"
Di
lei
"
rispose
l
'
avvocato
"
può
magari
non
fidarsi
;
perché
,
in
questo
caso
,
si
tratta
di
fare
un
contratto
e
lei
ne
è
parte
interessata
.
"
Remigio
se
n
'
ebbe
a
male
:
"
Ma
lei
non
può
dire
così
di
me
!
"
L
'
avvocato
s
'
inquietò
:
"
Perché
devo
fare
un
'
eccezione
per
lei
?
Io
sono
qui
a
tutelare
la
mia
cliente
.
Il
suo
avvocato
non
è
il
Neretti
?
"
La
matrigna
disse
:
"
Non
lo
interrompere
.
Lascialo
fare
.
"
Poi
,
si
fece
rileggere
il
contratto
a
voce
alta
;
sebbene
lo
sapesse
quasi
a
memoria
.
L
'
avvocato
,
alla
fine
d
'
ogni
periodo
,
la
guardava
come
per
dirle
:
non
sente
che
c
'
è
tutto
?
E
non
essendoci
nulla
da
cambiare
,
furono
trovati
due
testimoni
:
un
monco
e
uno
storpio
,
che
facevano
quel
mestiere
per
una
lira
.
Quando
Remigio
e
la
matrigna
escirono
,
ebbero
una
mezz
'
ora
di
sentimenti
e
di
propositi
affettuosi
.
Remigio
s
'
inteneriva
a
sentirla
parlare
;
ed
ella
,
quasi
commossa
,
ringraziandolo
,
gli
disse
:
"
Ora
che
hai
fatto
il
tuo
dovere
,
puoi
contare
su
di
me
quanto
tu
vuoi
.
"
Remigio
rispose
:
"
Vedrà
che
andremo
sempre
d
'accordo."
Per
approfittare
subito
di
quelle
buone
intenzioni
,
lo
pregò
:
"
Accompagnami
fino
alla
Casuccia
.
"
"
Io
mi
fermerei
a
San
Lazzaro
,
perché
vorrei
vendere
un
poco
di
quel
fieno
che
è
in
capanna
.
"
"
Dai
retta
a
me
:
non
lo
vendere
ancora
.
Perché
,
poi
,
te
lo
pagheranno
di
più
.
"
"
Ma
se
va
a
male
?
"
"
Già
!
Non
mi
ricordavo
che
gli
è
piovuto
addosso
!
Fai
quel
che
credi
meglio
,
allora
.
"
"
È
bene
ch
'
io
lo
venda
,
se
trovo
il
compratore
.
"
"
Per
un
altro
anno
,
se
darai
retta
a
me
,
farai
più
prato
.
E
anche
più
grano
.
Pensa
,
Dio
benedetto
,
che
non
solo
non
ce
n
'
è
restato
per
mangiare
,
ma
né
meno
per
il
seme
.
"
Remigio
avrebbe
desiderato
parlare
d
'
altro
,
e
disse
:
"
Non
bisogna
scoraggiarsi
!
"
Quando
furono
al
podere
di
San
Lazzaro
,
Remigio
si
fermò
:
"
Lei
si
avvii
;
io
tra
un
'
ora
sarò
a
casa
.
E
ceneremo
.
"
"
Se
tu
avessi
in
tasca
da
darmi
qualche
lira
,
comprerei
il
tonno
alla
Coroncina
;
dove
,
ora
,
ce
l
'
hanno
buono
.
"
Egli
le
dette
cinque
lire
,
e
le
suggerì
che
comprasse
anche
il
salame
.
Augusto
Centini
,
padrone
di
San
Lazzaro
,
stava
su
l
'
uscio
di
casa
,
in
maniche
di
camicia
,
a
prendere
il
fresco
,
tra
la
moglie
e
la
cognata
.
Erano
tutti
e
tre
grassi
e
tondi
;
con
i
capelli
color
di
stoppa
e
gli
occhi
ceruli
,
quasi
bianchi
.
Remigio
salutò
e
chiese
al
Centini
:
"
Vorrebbe
comprare
qualche
quintale
del
mio
fieno
?
"
Il
Centini
,
prima
di
rispondere
,
lo
costrinse
ad
avvicinarsi
:
"
Venga
qua
,
si
metta
a
sedere
con
noi
.
"
Remigio
dovette
accettare
.
Quando
fu
seduto
,
disse
alla
moglie
e
alla
cognata
:
"
Questo
giovane
è
il
proprietario
della
Casuccia
:
il
figliolo
del
povero
signor
Selmi
.
"
Le
due
donne
lo
guardarono
,
sbadigliando
e
accennando
con
la
testa
che
avevano
capito
.
Il
Centini
riprese
:
"
Ora
,
lei
,
mi
dica
la
verità
:
vuol
vendere
a
me
quel
fieno
che
le
andò
a
male
:
così
mi
è
stato
detto
.
Anzi
,
mi
pare
di
averlo
visto
da
me
quand
'
era
da
raccogliere
di
sul
campo
.
"
Remigio
mozzò
tutte
quelle
circospezioni
,
che
a
lui
non
parevano
simpatiche
:
"
È
quello
:
non
ce
n
'
ho
altro
.
"
Il
Centini
non
tenne
conto
della
sincerità
risoluta
,
quasi
indispettita
;
e
pensò
soltanto
che
non
era
un
affare
dei
migliori
.
Poi
,
si
risolvette
:
"
E
quanto
ne
vuole
?
"
Già
nella
voce
di
Remigio
si
sentiva
la
paura
di
non
essere
capace
a
nulla
.
"
Me
lo
paghi
al
prezzo
che
c
'
è
quest
'
anno
!
"
"
Senta
:
il
fieno
buono
,
ma
proprio
quello
di
lusso
,
quest
'
anno
si
compra
a
dodici
lire
.
Quello
un
poco
al
di
sotto
,
a
dieci
e
anche
a
nove
lire
.
"
E
strinse
con
tutte
le
dita
della
destra
prima
il
pollice
e
poi
l
'
indice
della
sinistra
;
per
significare
che
all
'
infuori
di
quei
due
prezzi
,
non
c
'
era
altro
.
Le
due
donne
ascoltavano
,
approvando
ogni
parola
.
Remigio
si
vergognò
,
e
si
sentì
così
da
poco
dinanzi
a
loro
che
si
pentì
d
'
esserci
andato
.
Il
Centini
,
dopo
aver
guardato
le
donne
,
a
una
per
volta
,
e
dopo
aver
preso
da
una
tasca
,
fattasi
fare
apposta
,
una
pipa
grossa
come
un
pugno
,
legata
con
un
cordoncino
a
due
colori
,
continuò
:
"
Come
vede
,
quel
fieno
lì
verrà
a
costare
la
metà
,
sì
e
no
,
di
quello
buono
!
Se
me
lo
vuol
dare
,
io
le
do
cinque
lire
.
Guardi
;
questo
è
il
portafogli
,
e
dentro
ci
sono
i
denari
.
"
Prese
il
portafogli
e
ci
ficcò
le
dita
come
quando
cavava
il
trinciato
per
la
pipa
.
"
Perché
io
pago
subito
:
i
debiti
non
li
voglio
.
Se
io
avessi
uno
che
avanzasse
da
me
,
gli
tirerei
una
fucilata
dalla
finestra
.
Il
fieno
si
pesa
.
Si
fa
il
conto
e
lei
riscuote
.
Perché
a
chiedere
i
denari
da
me
io
non
ce
lo
faccio
venire
!
"
Remigio
non
sapeva
quel
che
decidere
;
e
sebbene
capisse
che
di
più
non
avrebbe
potuto
venderlo
,
rispose
:
"
Spero
di
venderlo
meglio
.
"
"
E
lei
provi
!
Lei
ha
diritto
di
provare
quanto
vuole
.
Se
non
trova
di
meglio
,
torni
da
me
.
Quando
mi
vuole
,
tutti
i
giorni
lei
mi
trova
qui
a
sedere
.
E
se
non
sono
qui
a
sedere
,
vuol
dire
che
dormo
o
mangio
.
Ma
lei
può
fare
un
fischio
;
e
io
,
oppure
una
di
queste
mie
donne
,
s
'
affaccerà
.
Quelle
,
sorridenti
,
accennavano
con
il
capo
;
facendosi
fresco
con
due
ventagli
eguali
,
larghi
un
mezzo
metro
,
di
tela
rossa
,
e
le
stecche
di
legno
.
Il
Centini
s
'
asciugò
il
sudore
con
un
fazzoletto
che
non
gli
entrava
né
meno
in
tasca
;
ed
egli
,
anche
per
averlo
meglio
a
portata
di
mano
,
lo
metteva
in
punta
a
un
ginocchio
.
Poi
,
chiese
:
"
Non
per
sapere
i
suoi
fatti
,
ma
il
podere
come
va
ora
?
Va
sempre
male
?
"
Remigio
si
stupì
che
gli
volesse
parlare
con
tanta
calma
,
di
cose
che
lo
martoriavano
;
e
rispose
:
"
Ora
,
sono
più
contento
.
"
Il
Centini
dette
un
'
occhiata
alle
due
donne
;
e
seguitò
:
"
Mi
dicevano
,
invece
,
che
lei
non
ci
guadagna
niente
!
"
"
Non
è
vero
!
"
"
Se
non
è
vero
,
mi
fa
piacere
.
"
Si
grattò
la
mosca
colore
di
stoppa
,
appena
visibile
sotto
il
labbro
;
e
gli
chiese
:
"
Quanto
è
all
'
anno
la
sua
entrata
?
"
Una
delle
due
donne
disse
:
"
Qui
,
noi
abbiamo
guadagnato
,
nelle
annate
migliori
,
anche
diecimila
lire
.
"
L
'
altra
disse
:
"
È
vero
!
È
vero
!
"
Ma
Remigio
non
rispose
:
si
alzò
per
non
ritenersi
da
meno
della
loro
serva
venuta
su
l
'
uscio
,
tranquilla
e
nutrita
bene
,
a
domandare
se
la
gallina
già
spennata
doveva
essere
cotta
in
padella
o
allo
spiedo
.
XXIV
Eppure
,
la
sera
stessa
,
alla
Casuccia
,
Remigio
si
sentiva
contento
,
e
si
mise
a
scherzare
con
Moscino
.
Anche
Lorenzo
raccontò
una
barzelletta
che
fece
ridere
;
ma
Berto
stava
ad
ascoltare
come
se
avesse
creduto
che
ridessero
di
lui
;
e
,
quando
passò
il
gatto
di
Tordo
,
gli
attraventò
il
cappello
.
Remigio
disse
:
"
Povera
bestia
!
"
"
Se
fosse
mio
,
a
quest
'
ora
,
gli
avrei
tirato
una
fucilata
:
i
gatti
non
li
posso
patire
.
"
Disse
Picciòlo
:
"
Anche
loro
hanno
diritto
a
vivere
,
perché
sono
stati
creati
come
noi
.
Mi
ricordo
di
un
contadino
che
li
faceva
morire
tutti
quanti
gliene
nascevano
,
strizzandoli
tra
l
'
uscio
e
il
muro
;
ma
non
finì
bene
!
Già
,
ho
sempre
sentito
dire
,
da
tutti
i
vecchi
,
che
ad
ammazzare
i
gatti
ci
si
porta
disgrazia
.
E
quel
che
dicono
i
vecchi
è
vero
!
"
Berto
si
ritenne
già
provocato
,
e
rispose
:
"
Io
,
per
ora
,
sono
più
giovane
che
vecchio
;
e
,
perciò
,
non
ho
nessuna
paura
ad
ammazzare
anche
un
uomo
!
"
E
saltò
a
sedere
sul
pozzo
,
incrociando
le
braccia
.
Picciòlo
,
allora
,
disse
ai
suoi
figlioli
:
"
Perché
non
cavate
il
vitello
?
Un
poco
d
'
aria
libera
gli
farà
bene
.
È
stato
,
fin
ad
ora
,
sempre
nella
stalla
.
"
Benché
lo
reggessero
in
due
,
il
vitellino
entrò
nell
'
aia
a
lanci
;
e
sarebbe
scappato
dal
cancello
,
se
Tordo
non
l
'
avesse
chiuso
prima
.
Picciòlo
,
vedendolo
gagliardo
a
quel
modo
in
faccia
agli
altri
assalariati
,
pareva
briaco
dalla
contentezza
;
e
cercava
di
abbracciarlo
e
di
accarezzarlo
.
Ma
il
vitellino
gli
dava
certi
urtoni
che
lo
facevano
sempre
barellare
;
e
,
quando
non
trovò
dove
appoggiarsi
con
un
braccio
,
ruzzolò
a
gambe
ritte
.
Si
misero
a
ridere
tutti
;
anche
Lorenzo
che
lasciò
la
fune
.
Il
vitellino
,
allora
,
saltò
una
siepe
,
rasente
la
parata
,
e
si
dette
a
scorazzare
per
il
podere
.
Si
fermava
ai
filari
delle
viti
;
fiutava
i
pampini
come
se
avesse
voluto
farne
una
boccata
;
ma
,
dopo
aver
finto
di
fermarsi
,
ricominciava
a
scappare
,
troncando
e
pesticciando
i
saggineti
lasciati
per
seme
.
Gli
occhi
gli
scintillavano
;
e
rizzava
la
coda
,
allungata
e
ravversata
.
Picciòlo
si
raccomandava
gridando
:
"
Pigliatelo
,
perché
c
'
è
caso
che
si
spezzi
una
gamba
!
Allora
,
bisognerebbe
mandarlo
al
macellaio
.
La
colpa
è
mia
,
perché
l
'
ho
detto
io
di
cavarlo
dalla
stalla
!
"
I
suoi
figliuoli
,
aiutati
da
Tordo
,
correndo
fino
alla
Tressa
,
tutti
sudati
,
riescirono
a
metterselo
in
mezzo
e
a
ripigliargli
la
fune
.
Berto
non
s
'
era
mosso
;
e
disse
,
scotendo
la
testa
:
"
Vecchio
rimbambito
!
Sono
sciocchezze
che
fanno
rabbia
!
"
Remigio
,
che
trovava
nelle
parole
di
Berto
quasi
sempre
un
suggerimento
utile
,
ebbe
l
'
idea
di
rimproverare
Picciòlo
:
"
Perché
vi
siete
fatto
buttare
in
terra
?
"
"
Se
chi
è
più
forte
di
me
non
stesse
soltanto
a
guardare
,
il
vitellino
non
scappava
!
"
Berto
gli
dette
un
'
occhiataccia
di
traverso
e
sputò
,
pulendosi
poi
la
bocca
e
i
baffi
a
una
manica
.
E
Remigio
disse
a
Moscino
,
che
riportava
la
bestia
:
"
Mettilo
nella
stalla
.
"
Il
vitellino
,
scontento
di
non
stare
più
fuori
,
guardava
sempre
a
dietro
;
mugliando
.
I
contadini
si
lavarono
le
mani
al
secchio
del
pozzo
,
e
andarono
a
cena
.
Tirava
un
vento
caldo
e
pesante
,
che
levava
il
respiro
;
e
pareva
che
dovesse
far
cambiare
di
colore
al
turchino
del
cielo
.
E
sotto
quell
'
aria
gli
olivi
piegavano
giù
i
rami
fino
ai
solchi
.
Le
nuvole
,
nella
parte
più
bassa
della
valle
,
verso
Buonconvento
,
dove
non
c
'
erano
monti
e
l
'
orizzonte
pareva
scavato
nell
'
argilla
,
gonfiavano
;
e
lampeggiava
fitto
.
Tra
i
granturchetti
,
ingialliti
e
bruciati
dall
'
arsura
,
sembrava
che
la
Tressa
dovesse
asciugarsi
prima
di
buio
;
e
i
pascoli
bruciare
.
Le
tegole
vecchie
della
capanna
e
della
parata
schiantavano
.
Tutta
l
'
argilla
,
calda
e
abbagliata
,
ribolliva
;
e
,
forse
,
il
ciliegio
sarebbe
morto
prima
d
'
arrivare
ad
un
altr
'
anno
.
Qualche
pioppo
s
'
era
seccato
.
Un
cipressetto
giovane
,
legato
con
il
filo
di
ferro
a
un
sostegno
perché
il
vento
non
lo
storcesse
,
cigolava
.
Ma
non
si
sentiva
né
meno
un
uccello
;
e
Remigio
guardava
Siena
;
le
cui
vie
,
di
lontano
a
quel
modo
,
somigliavano
a
screpolature
di
case
.
In
tutto
il
cielo
c
'
erano
soltanto
quattro
stelle
.
Remigio
,
ripensando
a
quel
che
gli
aveva
detto
il
padrone
di
San
Lazzaro
,
stava
per
rientrare
in
capanna
a
rivedere
il
fieno
;
ma
Ilda
lo
chiamò
per
fargli
sapere
che
nella
botte
a
mano
non
c
'
era
più
vino
.
"
Ha
detto
la
zia
Luigia
:
che
si
beve
stasera
?
"
"
Bisognerà
mettere
la
cannella
all
'
altra
botte
.
"
"
Ci
pensa
lei
?
"
"
Sì
:
ora
chiamerò
Picciòlo
,
ad
aiutarmi
.
"
Egli
scese
in
cantina
con
l
'
assalariato
;
che
,
per
non
farlo
attendere
,
smise
di
mangiare
.
Sfilarono
la
cannella
dalla
botte
vuota
,
la
rifasciarono
di
stoppa
;
e
la
infilarono
a
una
piena
.
Ilda
dette
la
candela
a
Picciòlo
;
e
attinse
un
fiasco
.
Ma
l
'
assalariato
,
mentre
Ilda
esciva
di
cantina
,
gli
disse
:
"
Perché
lei
si
lascia
mettere
su
a
quel
modo
da
Berto
?
Mi
scusi
,
ma
non
sta
bene
da
vero
.
A
me
non
importa
:
glielo
dico
perché
il
padrone
dev
'
essere
lei
.
"
"
Che
mi
ha
detto
di
male
?
"
"
Lo
lascio
considerare
a
lei
.
Ormai
,
lei
ha
un
'
età
che
capisce
le
cose
da
sé
.
"
Remigio
,
per
scusarsi
,
disse
:
"
È
meglio
che
io
non
lo
ascolti
più
.
"
"
È
troppo
buono
.
"
Remigio
sentiva
una
contentezza
insolita
a
parlare
con
lui
;
e
gli
chiese
:
"
Perché
?
"
"
Se
ne
accorgerà
in
seguito
.
A
me
quell
'
uomo
non
mi
garba
.
"
"
Ha
detto
qualche
altra
cosa
,
quando
io
non
c
'
ero
?
"
"
Io
non
l
'
ascolto
né
meno
.
Ci
badi
da
sé
.
Il
mio
dovere
d
'
avvertirlo
l
'
ho
fatto
.
"
"
Ha
capito
,
forse
,
che
lo
voglio
mandare
via
.
"
"
Se
non
lo
manda
via
,
andrà
da
sé
.
"
"
Ne
sei
sicuro
?
"
"
Ci
metterei
la
mano
sul
fuoco
.
"
"
Non
me
ne
importa
.
"
"
Ma
,
allora
,
finché
sta
qui
con
lei
deve
tenere
il
suo
posto
.
"
"
Vedrai
che
da
qui
in
avanti
ci
penserò
io
.
"
"
Faccia
come
crede
.
Vuole
altro
?
"
"
No
;
grazie
.
"
Picciòlo
gli
dette
la
buona
notte
e
tornò
a
cenare
.
Ma
il
vino
di
quella
botte
era
andato
a
male
,
e
aveva
preso
la
mercorella
.
Luigia
,
che
ne
aveva
voluto
assaggiare
un
sorso
prima
di
mettersi
a
tavola
,
lo
risputò
:
"
Benedetto
Dio
!
Pare
ranno
!
Io
preferisco
l
'acqua."
Remigio
si
rassegnò
subito
:
"
Beveremo
l
'acqua."
Alla
matrigna
crebbe
il
malumore
:
"
Per
una
sera
,
non
me
ne
importa
;
ma
io
sono
abituata
a
bevere
il
vino
.
E
,
poi
,
non
sai
che
l
'
acqua
del
pozzo
non
è
buona
?
Non
sai
che
su
i
tetti
ci
vengono
i
piccioni
dei
contadini
confinanti
?
Io
non
voglio
prendere
il
tifo
.
Un
bicchiere
di
vino
fa
sempre
bene
.
"
"
E
,
allora
,
vuole
che
lo
compriamo
alla
Coroncina
?
"
"
Io
non
dico
che
tu
lo
debba
comprare
,
ma
bisogna
pigliarci
rimedio
.
Oppure
,
intanto
,
comprane
un
barile
di
quello
più
basso
.
Basta
che
si
possa
bevere
.
Che
peccato
!
Quanto
tiene
la
botte
?
"
"
Venti
barili
,
almeno
;
credo
!
"
"
Tuo
padre
avrebbe
saputo
farlo
ridoventare
buono
;
ma
io
non
so
come
faceva
.
Bisogna
andare
dal
farmacista
:
ci
mandava
sempre
Giulia
!
"
"
Domani
,
ci
vada
lei
che
lo
conosce
.
"
"
Io
?
Io
mi
occupo
delle
faccende
di
casa
.
Ti
pare
che
io
voglia
andare
dal
farmacista
per
il
vino
!
"
Remigio
,
stizzito
,
la
rimbeccò
:
"
Stia
zitta
:
ci
andrò
io
.
"
"
Oh
,
io
sto
zitta
!
Se
dovessi
lamentarmi
tutte
le
volte
che
ce
ne
è
la
ragione
!
"
Remigio
si
provò
a
mandar
giù
qualche
bicchiere
del
vino
;
ma
era
impossibile
;
e
Luigia
non
smetteva
più
di
far
boccacce
,
storcendo
il
viso
tutte
le
volte
che
doveva
bevere
l
'
acqua
.
"
Le
cose
così
non
vanno
bene
!
Era
meglio
se
il
Signore
aveva
tolto
di
vita
me
!
Che
ci
faccio
nel
mondo
io
?
La
minchiona
.
"
E
rimproverò
Ilda
;
perché
,
sorridendo
,
aveva
detto
a
Remigio
che
le
pareva
buono
.
Era
addirittura
inviperita
:
"
Tu
sei
una
bambina
,
e
devi
tenere
il
tuo
posto
.
Ricordati
che
la
tua
mamma
ti
ha
affidato
a
me
,
perché
tu
m
'
obbedisca
come
a
lei
.
"
Ilda
fece
una
spallucciata
,
e
rispose
:
"
Beverò
l
'
acqua
anch
'
io
.
O
se
,
invece
,
andassi
da
Picciòlo
a
farmi
dare
un
poco
del
suo
vinello
?
"
"
Peggio
!
È
tutto
pieno
di
moscerini
!
E
,
poi
,
dobbiamo
andare
a
chiedere
l
'
elemosina
dai
nostri
sottoposti
?
No
,
da
vero
!
Fino
a
questo
punto
,
non
mi
ci
voglio
ridurre
,
io
!
"
"
E
,
allora
,
stia
zitta
!
"
le
rispose
la
bambina
.
Remigio
mangiò
;
e
,
poi
,
uscì
perché
non
aveva
sonno
.
Tordo
gli
disse
:
"
Lo
sente
come
piange
una
delle
vacche
?
È
per
figliare
.
"
Anche
Remigio
andò
nella
stalla
.
Picciòlo
e
Lorenzo
,
reggendo
un
lume
ciascuno
,
guardavano
la
vacca
;
che
,
stesa
a
giacere
,
teneva
la
testa
alta
e
mugliava
.
L
'
altra
vacca
seguitava
a
mangiare
;
e
si
sentiva
il
suo
mastichìo
molle
.
Picciòlo
gli
disse
:
"
Ha
fatto
bene
a
venire
anche
lei
.
"
"
Figlierà
stasera
?
"
"
Ci
deve
aver
poco
.
"
Lorenzo
,
preso
dall
'
importanza
della
cosa
,
disse
:
"
Io
scommetto
che
figlia
subito
.
"
Infatti
,
la
vacca
prese
un
'
altra
giacitura
;
come
per
stare
più
comoda
;
e
,
dopo
poco
,
cominciò
a
fare
gli
sforzi
con
tutto
il
corpo
che
cambiava
continuamente
di
forma
;
e
,
di
fuori
,
si
vedevano
i
rivoltoloni
che
faceva
il
vitello
.
Tordo
disse
:
"
Mi
pare
che
il
vitellino
dentro
si
muova
troppo
.
Deve
farla
patire
parecchio
.
"
Picciòlo
la
guardò
e
aggiunse
:
"
Speriamo
che
Sant
'
Antonio
l
'aiuti."
Mentre
parlavano
a
quel
modo
,
cominciò
a
venire
fuori
una
zampa
.
Lorenzo
disse
:
"
Bisogna
tirare
noi
il
vitello
,
perché
questa
vacca
non
avrebbe
forza
a
farlo
escire
da
sé
.
"
"
Prendiamo
un
cencio
,
per
avvolgerlo
alle
mani
.
Altrimenti
,
sguisciano
e
non
si
può
fare
niente
.
"
Trovarono
una
mezza
balla
,
e
ne
fecero
due
pezzi
:
uno
lo
prese
Lorenzo
e
uno
Tordo
.
La
vacca
,
come
se
avesse
capito
,
si
sforzava
sempre
di
più
;
e
la
zampa
si
allungò
.
Allora
,
Tordo
l
'
afferrò
;
tirandola
forte
tutte
le
volte
che
la
madre
faceva
lo
sforzo
.
Picciòlo
gli
disse
:
"
Attento
di
andare
a
tempo
con
lei
.
Quando
riposa
,
state
fermo
anche
voi
.
"
Poi
,
apparve
anche
l
'
altra
zampa
;
allora
Lorenzo
l
'
afferrò
come
Tordo
.
Dopo
un
minuto
,
il
vitellino
nacque
.
La
vacca
,
che
era
stata
slegata
,
cominciò
a
leccarlo
.
Ma
il
vitello
teneva
gli
occhi
chiusi
,
aveva
il
muso
quasi
bianco
;
e
non
dava
segni
di
vita
.
Le
sue
gambe
parevano
quattro
pezzi
di
legno
bistorti
;
ed
era
così
magro
come
schiacciato
.
"
È
possibile
che
sia
morto
mentre
nasceva
?
"
Tordo
rispose
:
"
Un
momento
fa
,
era
vivo
di
certo
!
"
Lorenzo
disse
:
"
Badate
che
questa
vacca
,
ora
che
ci
penso
,
ha
figliato
almeno
un
mese
prima
del
tempo
.
"
"
È
stata
troppo
strapazzata
!
"
Remigio
non
aveva
mai
visto
figliare
;
e
gli
dispiaceva
per
la
vacca
,
che
credendo
il
figliolo
fosse
vivo
seguitava
a
leccarlo
e
pareva
che
lo
volesse
alzare
in
piedi
.
L
'
altra
vacca
aveva
smesso
di
mangiare
e
guardava
.
Anche
il
vitellino
comprato
,
dal
suo
posto
,
allungava
il
collo
e
non
stava
più
fermo
.
Remigio
disse
:
"
Sfortunato
come
me
non
c
'
è
nessuno
!
"
Lorenzo
gli
rispose
,
come
a
una
litania
:
"
Pare
un
destino
.
"
Tordo
disse
:
"
Speriamo
che
l
'
altra
vacca
,
che
pare
più
rigogliosa
,
ne
faccia
uno
vivo
.
"
Picciòlo
,
per
vederci
meglio
,
staccò
uno
dei
lumi
;
e
s
'
inginocchiò
su
la
paglia
.
Tordo
guardava
stando
corpugioni
,
con
le
mani
su
le
gambe
:
Lorenzo
teneva
una
mano
allo
spigolo
della
mangiatoia
,
e
Remigio
guardava
la
vacca
che
gli
faceva
compassione
.
Se
non
si
fosse
vergognato
degli
assalariati
,
avrebbe
voluto
piangere
insieme
con
lei
;
e
disse
:
"
Vorrei
sapere
perché
tutto
mi
va
male
.
"
Picciòlo
gli
rispose
:
"
Non
se
la
prenda
troppo
.
Andrà
bene
la
figliatura
di
quest
'
altra
!
"
Tordo
stava
zitto
,
perché
anche
a
lui
dispiaceva
.
Allora
,
Lorenzo
disse
:
"
Bisognerà
sotterrarlo
ad
un
olivo
!
Lo
porteremo
via
domattina
.
"
"
Lo
vorresti
lasciare
tutta
la
notte
qui
?
"
"
Se
lo
portate
fuori
ora
,
c
'
è
caso
che
qualcuno
di
questi
cani
randagi
lo
sciupi
e
lo
mangi
.
"
"
Ficchiamolo
,
allora
,
dentro
una
cesta
ricoperta
con
una
tavola
e
una
pietra
sopra
:
così
,
potrà
stare
tutta
la
notte
magari
nella
parata
.
Remigio
era
restato
sconvolto
,
e
si
sentiva
tremare
tutto
.
I
muggiti
della
vacca
gli
facevano
venire
da
piangere
;
e
non
poteva
più
guardarle
gli
occhi
tanto
afflitti
che
parevano
più
scuri
e
più
fondi
.
Allora
,
salì
in
casa
;
per
dire
alla
matrigna
quel
che
era
avvenuto
.
Luigia
impallidì
,
ed
esclamò
:
"
Abbiamo
la
maledizione
sopra
di
noi
!
"
Poi
,
picchiò
Ilda
,
perché
era
andata
nella
stalla
a
vedere
.
Non
l
'
aveva
mai
picchiata
a
quel
modo
!
Remigio
scese
un
'
altra
volta
nell
'
aia
,
mentre
gli
assalariati
accomodavano
la
cesta
tra
il
muro
e
una
ruota
del
carro
;
perché
i
cani
non
la
potessero
smuovere
.
C
'
era
anche
Berto
,
che
disse
a
voce
alta
;
perché
fosse
sentito
:
"
Io
credo
che
queste
cose
non
avvengano
senza
che
Dio
non
le
desideri
.
"
Remigio
quasi
gli
s
'
avventò
,
gridando
:
"
Perché
dici
così
?
"
"
Perché
questo
è
il
mio
parere
.
"
La
questione
fu
inevitabile
:
"
Bada
che
io
,
fino
ad
ora
,
ti
ho
sempre
sopportato
.
"
Anche
Berto
perse
il
lume
degli
occhi
;
e
gli
rispose
,
gridando
più
forte
di
lui
:
"
E
io
ho
sempre
sopportato
lei
.
"
"
Che
ho
fatto
io
a
te
?
Se
il
vitello
fosse
stato
tuo
,
avresti
avuto
piacere
di
sentirti
dire
quel
che
tu
hai
detto
a
me
?
"
Ma
Berto
buttò
via
una
fune
del
carro
che
aveva
raccattato
di
terra
,
per
fare
posto
alla
cesta
;
e
salì
di
corsa
in
casa
.
Remigio
e
gli
altri
pensarono
che
sarebbe
risceso
con
una
falce
o
con
un
pennato
;
e
Picciòlo
spinse
Remigio
perché
se
n
'
andasse
.
Lorenzo
disse
:
"
Quando
vien
la
sera
,
il
malvagio
si
dispera
!
"
Erano
addolorati
,
e
non
volevano
che
Berto
facesse
qualche
pazzia
.
Ma
la
moglie
lo
aveva
agguantato
per
le
braccia
e
gli
fece
cadere
l
'
accetta
.
Egli
gridava
:
"
Lasciami
fare
!
Non
mi
tenere
.
"
Alla
fine
,
sentendo
gli
altri
assalariati
su
per
le
scale
,
le
disse
quasi
sottovoce
:
"
Sarà
per
un
'
altra
volta
.
Non
la
scampa
.
"
Remigio
,
chiusosi
in
camera
,
si
guardò
lungamente
allo
specchio
;
con
la
faccia
scomposta
;
e
disse
a
voce
alta
:
"
Perché
mi
odia
a
quel
modo
?
"
Spogliandosi
,
preso
da
un
malessere
sempre
più
vivo
,
pensò
alla
vacca
ed
al
vitello
morto
;
e
si
sentì
confortare
.
XXV
La
mattina
dopo
egli
non
si
sentiva
disposto
a
riparlare
per
il
primo
a
Berto
;
non
aveva
dormito
ed
era
debole
e
stanco
.
Meglio
che
passassero
alcuni
giorni
:
intanto
,
voleva
vedere
come
si
sarebbe
comportato
!
Ma
Berto
si
voltava
sempre
da
un
'
altra
parte
,
e
Cecchina
lo
salutava
da
adirata
.
Allora
,
ebbe
il
bisogno
che
qualcuno
gli
volesse
bene
,
qualcuno
che
si
degnasse
di
rincorare
la
sua
coscienza
.
Andò
a
una
specie
di
nascondiglio
,
che
s
'
era
trovato
su
la
greppa
della
Tressa
:
come
dentro
un
letto
di
erba
;
dove
con
il
corpo
aveva
fatto
ormai
una
buca
.
Sopra
l
'
acqua
limpida
,
un
velo
di
sudicio
si
spezzava
;
trascinato
via
dalla
corrente
:
un
velo
biancastro
,
che
bucavano
e
tagliavano
certi
insetti
galleggiando
con
la
punta
delle
zampe
alte
.
In
mezzo
a
un
prato
,
dall
'
altra
parte
della
Tressa
,
c
'
era
steso
in
terra
il
tronco
di
un
melo
,
nero
e
marcio
;
che
però
aveva
messo
alcune
foglie
stente
e
di
un
verde
patito
.
Mentre
larghe
prese
di
granturco
luccicavano
su
per
il
poggio
;
e
le
ombre
delle
nuvole
,
rapide
come
se
avessero
fretta
,
passavano
sopra
l
'
erba
e
sopra
le
groppe
di
una
mandria
di
bovi
;
salendovi
come
se
le
saltassero
.
La
rugiada
bagnava
ancora
le
piante
.
I
ciuffi
dell
'
erba
,
specie
del
setolino
,
erano
gremiti
d
'
insetti
.
Su
le
cime
dei
pioppi
,
facendole
tentennare
,
le
passere
andavano
via
e
tornavano
,
a
brancate
fitte
.
Una
fattoria
era
tutta
chiusa
e
segregata
dai
suoi
cipressi
.
Egli
stava
per
assopirsi
,
quando
Ilda
,
salita
sopra
un
poggetto
,
parandosi
il
sole
con
le
mani
,
lo
chiamò
.
Alzandosi
,
le
rispose
:
"
Che
vuoi
?
"
"
Hanno
portato
una
lettera
.
"
Gliela
mandava
l
'
avvocato
Mino
Neretti
,
per
dirgli
che
andasse
subito
a
Siena
;
per
la
causa
della
Cappuccini
.
La
matrigna
,
rosa
dalla
curiosità
,
gli
domandò
:
"
È
del
tuo
avvocato
?
Ho
visto
,
dietro
la
busta
,
il
suo
nome
a
stampa
.
"
"
Sì
;
è
sua
.
"
Ma
questa
risposta
non
l
'
appagava
:
temette
che
lo
avesse
mandato
a
chiamare
per
l
'
ipoteca
.
E
,
quasi
per
mortificarlo
di
non
dire
tutto
da
sé
,
girandogli
attorno
,
gli
domandò
anche
:
"
Perché
devi
andare
a
Siena
così
di
fretta
?
"
"
C
'
è
un
'
udienza
al
tribunale
,
credo
.
"
Ella
finse
di
meravigliarsi
,
per
farselo
dire
un
'
altra
volta
:
"
Di
già
?
"
"
Anche
io
me
n
'
ero
scordato
!
"
Si
sentì
subito
sollevata
;
e
,
senza
volere
,
mostrò
la
sua
contentezza
.
Egli
le
disse
:
"
Che
Giulia
riesca
a
farsi
dare
ottomila
lire
,
oltre
tutte
le
spese
del
processo
,
non
gliene
importa
?
"
Luigia
arrossì
.
"
Me
ne
importa
,
perché
dovrai
cavarle
,
in
un
modo
o
in
un
altro
,
dalla
Casuccia
.
"
Quand
'
egli
ebbe
fatto
un
poco
di
strada
,
camminando
lesto
per
non
giungere
tardi
,
lo
arrivò
Bùbbolo
in
calesse
.
Guidando
con
una
mano
sola
,
mise
di
passo
il
cavallo
;
e
gli
chiese
:
"
Perché
non
sale
con
me
?
C
'
è
posto
anche
per
lei
!
Si
metta
qui
!
Guardi
:
qui
ci
sta
bene
!
Se
non
accetta
,
mi
offenderebbe
!
"
Remigio
diceva
di
no
;
ma
Bùbbolo
cominciò
perfino
a
bestemmiare
:
"
Santa
Madonna
,
né
meno
a
dirle
di
venire
in
calesse
,
lei
mi
risponde
come
dovrebbe
!
Non
le
faccio
sporcare
le
scarpe
,
e
non
si
stanca
!
Venga
su
!
Madonna
dei
sette
dolori
!
Non
mi
faccia
stizzire
di
mattinata
!
Non
vede
che
ho
tenuto
il
cavallo
a
posta
,
benché
io
abbia
fretta
?
"
Allora
,
Remigio
salì
sul
calesse
.
"
Oh
,
ora
,
ha
avuto
giudizio
!
Lo
vuol
comprare
lei
questo
cavallino
?
Glielo
do
per
pochi
fogli
da
cento
,
con
il
calesse
e
tutto
!
Badi
come
è
bravo
!
"
Lo
toccò
con
la
punta
della
sferza
,
e
il
cavallo
,
sbruffando
e
dimenando
la
coda
mozza
,
si
mise
a
trottare
;
benché
ci
fosse
molta
salita
.
Vicini
alla
Porta
Romana
,
Bùbbolo
disse
:
"
Vuol
vedere
come
fa
anche
questo
pezzo
di
erta
?
Vai
,
Lillino
!
"
Il
cavallo
mise
giù
la
testa
ai
ginocchi
e
obbedì
.
Era
baio
e
lucente
,
con
le
cosce
tonde
e
corte
;
e
siccome
cambiava
il
pelo
,
fece
impelare
tutto
il
vestito
di
Remigio
e
di
Bùbbolo
;
che
disse
:
"
Ora
,
quando
arriviamo
alla
stalla
,
le
do
io
una
spazzola
;
e
si
pulisce
.
Stia
tranquillo
,
così
lei
può
andare
dove
vuole
.
Dove
deve
andare
?
Ha
piacere
che
ce
lo
accompagni
io
?
Per
me
,
è
lo
stesso
:
invece
di
voltare
il
cavallo
alla
stalla
,
andiamo
dove
mi
dice
lei
.
O
Chiocciolino
l
'
ha
più
visto
?
È
buono
sa
!
Creda
a
me
!
È
un
poco
imbroglione
"
e
,
qui
,
confuse
la
voce
dentro
una
risata
di
gola
"
come
bisogna
essere
noi
sensali
;
ma
le
garantisco
che
ha
un
cuore
d
'
oro
.
E
lei
se
lo
dovrebbe
tenere
amico
.
Io
a
lui
gli
voglio
bene
come
a
un
fratello
.
"
Remigio
,
vinto
il
primo
senso
d
'
importunità
,
divenne
di
buon
umore
;
e
andò
a
trovare
l
'
avvocato
con
la
faccia
quasi
ridente
.
L
'
avvocato
,
che
era
arrabbiato
,
gli
disse
,
con
violenza
:
"
Il
presidente
del
tribunale
t
'
ha
condannato
a
pagare
tutte
le
ottomila
lire
alla
Cappuccini
e
le
spese
del
processo
.
"
"
Non
c
'
era
un
'
altra
udienza
,
stamani
?
"
"
Chi
te
l
'
ha
detto
?
"
"
M
'
era
parso
che
fosse
scritto
nella
tua
lettera
.
"
"
Non
sai
né
meno
leggere
.
Lo
sapevo
che
non
capisci
niente
.
E
te
lo
avevo
detto
che
avresti
perduto
la
causa
.
Ti
sta
bene
!
Così
,
imparerai
a
vivere
.
"
Ma
tu
la
prendi
con
me
!
"
L
'
avvocato
lo
guardò
con
scherno
,
e
allungò
il
passo
;
per
lasciarlo
.
Remigio
gli
andò
dietro
e
gli
chiese
,
quasi
raccomandandosi
,
perché
gli
parlasse
con
meno
collera
:
"
Come
faccio
a
dare
ottomila
lire
alla
Cappuccini
?
"
L
'
avvocato
gli
rispose
:
"
Vieni
al
mio
studio
,
tra
una
mezz
'ora."
"
Lo
sai
da
te
che
io
non
ho
denaro
.
"
Il
Neretti
si
fece
affabile
;
e
gli
disse
,
sorridendo
:
"
Se
tutti
i
clienti
fossero
come
te
,
mi
metterebbe
un
bel
tornaconto
!
"
Remigio
,
credendo
di
rammentargli
una
ragione
bastante
,
gli
disse
:
"
Ma
io
ti
sono
amico
!
"
Il
Neretti
gli
dette
la
mano
,
e
lo
accontentò
:
"
Torna
tra
una
mezz
'
ora
allo
studio
.
Ci
penseremo
insieme
.
"
Remigio
si
sentiva
portare
via
la
testa
,
e
camminava
senza
sapere
dove
andasse
.
Gli
pareva
di
fare
un
chilometro
ad
ogni
passo
;
e
,
quando
gli
veniva
all
'
orecchio
qualche
parola
di
gente
sconosciuta
,
si
sarebbe
fermato
,
come
per
istinto
,
a
raccontare
tutto
.
Questa
volta
,
non
poteva
sperare
di
nulla
;
e
si
abbandonava
completamente
al
suo
sentimento
.
Perché
non
era
scappato
la
notte
che
la
mucchia
bruciava
?
Perché
era
tornato
a
Siena
,
se
suo
padre
voleva
morire
senza
farglielo
sapere
?
Perché
doveva
doventare
il
padrone
della
Casuccia
quasi
di
sotterfugio
?
Egli
aveva
paura
di
una
cosa
ignota
,
più
consistente
del
suo
animo
.
Ma
,
benché
non
avesse
più
pensato
a
Dio
da
tanti
anni
,
non
poteva
credere
che
Dio
volesse
annientarlo
a
quel
modo
.
Che
cosa
aveva
fatto
di
male
?
Perché
non
poteva
esistere
anche
la
sua
volontà
?
Ricordò
,
allora
,
la
sorgente
dell
'
orto
,
sottile
come
un
filo
,
quando
da
ragazzo
si
divertiva
a
chiuderla
con
un
poco
di
argilla
:
bastava
che
vi
pigiasse
sopra
il
pollice
.
Pensò
anche
a
tutta
la
gente
che
conosceva
ed
era
morta
senza
che
gliene
fosse
importato
nulla
.
Anch
'
egli
,
ora
,
poteva
morire
,
e
nessuno
lo
avrebbe
rimpianto
.
Dopo
qualche
anno
,
nessuno
se
ne
sarebbe
più
ricordato
.
Mentre
la
Casuccia
,
a
ogni
primavera
,
ridoventava
verde
e
fresca
;
e
i
pioppi
della
Tressa
si
innalzavano
sempre
di
più
.
Ora
,
sentiva
la
sua
miseria
!
L
'
avvocato
,
vedendolo
così
avvilito
,
gli
disse
con
una
chiarezza
che
poteva
rianimarlo
:
"
Se
tu
vuoi
dar
retta
a
me
,
dovresti
fare
subito
un
'
ipoteca
con
il
Credito
Fondiario
del
Monte
dei
Paschi
.
Tu
hai
già
due
cambiali
da
scontare
,
e
sono
sicuro
che
non
avrai
il
denaro
per
tutte
le
scadenze
.
Guarda
quanto
è
tutto
insieme
il
denaro
che
devi
dare
,
e
fai
un
debito
solo
.
È
meglio
.
Così
,
ogni
sei
mesi
,
potrai
pagare
le
rate
;
che
non
sono
molto
grosse
.
In
tutto
,
mi
pare
che
tu
abbia
una
passività
di
quasi
quattordicimila
lire
.
Devi
calcolare
,
poi
,
le
dugento
lire
per
il
sensale
e
altre
spese
che
ti
possano
capitare
prima
che
il
podere
cominci
a
fruttarti
.
Si
arriva
,
direi
,
a
quindicimila
lire
.
Bisogna
,
però
,
che
la
tua
matrigna
acconsenta
a
cedere
il
suo
diritto
di
prima
ipotecaria
al
Credito
Fondiario
.
Questa
è
la
condizione
indispensabile
.
Credi
che
la
tua
matrigna
acconsentirà
?
"
"
Io
non
lo
so
.
"
"
Glielo
domanderai
più
presto
che
è
possibile
.
Se
vuoi
che
la
convinca
io
,
mandala
da
me
.
Ma
bada
che
anche
il
mio
conto
cresce
.
Ora
,
vai
a
casa
e
non
perdere
tempo
.
"
Senza
volere
,
il
Neretti
sorrideva
della
sua
aria
sbigottita
;
ma
egli
stesso
non
sapeva
come
consigliarlo
meglio
e
vedeva
che
sarebbe
stato
costretto
a
fargli
vendere
,
o
prima
o
dopo
,
la
Casuccia
.
La
sorte
anche
di
tanti
altri
,
che
gli
erano
capitati
!
Remigio
raccontò
tutto
alla
matrigna
;
che
rispose
con
il
garbo
di
un
'
istrice
:
"
Io
,
così
alla
sprovvista
,
non
so
quel
che
pensare
.
Domani
,
se
tu
sei
proprio
deciso
,
andrò
dal
mio
avvocato
;
e
sentirò
quel
che
mi
dice
.
"
Egli
le
chiese
quasi
con
terrore
,
per
rimproverarla
:
"
E
se
l
'
avvocato
le
dicesse
di
no
,
che
dovrei
fare
io
?
Dove
trovo
i
denari
?
"
"
Io
agirò
anche
secondo
la
mia
coscienza
.
Tu
credi
che
io
non
pensi
a
quel
che
è
necessario
,
ma
non
è
vero
.
Ilda
,
tu
non
devi
ascoltare
.
Pulisci
l
'
insalata
e
voltati
di
là
!
"
Remigio
disse
:
"
Non
voglio
né
meno
io
.
La
mandi
fuori
dell
'
uscio
:
alla
conca
.
"
Ilda
prese
i
cesti
dell
'
insalata
,
li
mise
nello
zinale
;
ed
escì
.
"
Non
vorrei
che
ci
fossero
né
meno
i
muri
!
"
"
Ora
siamo
soli
,
e
possiamo
parlare
quanto
vuoi
!
Ma
,
quel
che
vorrei
dirti
,
che
sento
dentro
di
me
,
lo
sa
soltanto
il
Signore
!
"
Remigio
taceva
.
Allora
Luigia
gli
disse
:
"
E
se
io
acconsento
anche
a
farti
fare
questa
ipoteca
,
me
ne
sarai
riconoscente
?
"
Remigio
gridò
:
"
Perché
me
lo
domanda
?
"
"
Non
t
'
arrabbiare
.
Ormai
sono
presa
anch
'
io
con
il
laccio
al
collo
e
devo
fare
quel
che
vuole
il
destino
.
Te
l
'
ho
domandato
,
perché
avevo
bisogno
di
sentirtelo
dire
anche
con
la
tua
voce
.
"
"
Basta
!
Io
non
voglio
commovermi
.
Lei
lo
sa
da
sé
.
Vado
nel
campo
,
perché
ho
bisogno
di
distrarmi
.
"
"
Perché
non
resti
qui
con
me
?
Pensi
soltanto
a
distrarti
per
te
?
Credi
che
io
non
stia
altrettanto
male
?
Non
mi
lasciare
sola
!
"
"
È
meglio
che
io
vada
a
vedere
quel
che
fanno
gli
assalariati
.
"
La
matrigna
fece
il
viso
da
piangere
.
Remigio
le
prese
una
mano
e
gliela
strinse
;
dicendo
:
"
Non
capisce
che
se
io
l
'
ho
subito
tenuta
in
casa
con
me
vuol
dire
che
intendo
di
volerle
bene
?
"
Un
singhiozzo
quasi
la
fece
sbalzare
:
"
Pensa
che
faresti
un
'
azione
,
che
io
non
mi
merito
!
"
Egli
rispose
,
chinando
la
testa
:
"
Ha
sempre
paura
!
"
E
andò
nel
campo
;
quasi
allegro
.
Parlò
con
tenerezza
agli
assalariati
;
e
credette
di
aver
fatto
pentire
Berto
,
perché
non
rispondeva
né
meno
una
parola
.
Nell
'
aria
era
come
un
incendio
;
le
galline
,
accovacciate
sotto
la
parata
,
crocchiolavano
di
rado
;
quasi
non
avessero
più
voce
.
Sembrava
che
dovessero
doventare
incapaci
a
moversi
di
lì
;
come
il
muro
dell
'
aia
;
come
le
pietre
.
Egli
si
lasciava
prendere
dal
desiderio
di
sentirsi
buono
,
e
sognava
che
i
pioppi
della
Tressa
lo
sapessero
.
La
mattina
dopo
,
era
domenica
;
e
mentre
la
gente
passava
per
andare
alla
messa
stava
appoggiato
a
un
pilastro
del
cancello
.
I
contadini
pigliavano
anche
attraverso
i
campi
,
per
i
viottoli
;
e
alcuni
dovevano
guadare
la
Tressa
.
La
chiesa
di
Colle
,
in
cima
a
un
poggetto
aguzzo
,
tra
quattro
cipressi
alti
,
con
le
fronde
soltanto
in
punta
,
come
pennacchi
rotondi
,
suonava
.
La
campagna
dinanzi
alla
Casuccia
era
coltivata
;
ma
senza
case
.
Soltanto
un
poderuccio
;
che
pareva
ficcato
dentro
un
cocuzzolo
di
creta
.
Punte
di
cipressi
,
in
fila
,
si
vedevano
dietro
un
lungo
poggio
.
La
terra
lavorata
era
violacea
e
grigia
:
nel
grembo
della
valle
,
fino
alla
Tressa
,
quasi
verde
.
Poi
,
salendo
e
allontanandosi
,
si
inazzurrava
sempre
di
più
;
a
strisce
;
e
il
cielo
era
di
una
tinta
più
sbiadita
.
Cecchina
,
per
timore
di
fare
tardi
,
escì
frettolosa
dalla
Casuccia
;
ma
Gegia
la
rincorse
;
prendendola
a
braccetto
per
scherzo
:
"
Non
mi
volete
con
voi
?
Ho
la
gamba
buona
anch
'
io
!
"
Portavano
tutte
e
due
il
cappello
di
paglia
con
i
nastri
di
seta
bianca
,
larghi
,
scendenti
sul
vestito
nero
,
più
giù
dei
fianchi
;
e
chiacchierarono
,
ridendosi
,
fino
alla
chiesa
.
Le
ragazze
si
tenevano
per
mano
,
a
quattro
o
cinque
per
volta
;
e
i
giovanotti
le
facevano
sghignazzare
;
ma
,
poi
,
quand
'
era
troppo
,
camminavano
più
piano
perché
quelli
passassero
avanti
e
le
lasciassero
stare
.
Dinda
portò
con
sé
Moscino
;
Lorenzo
e
Tordo
erano
andati
a
Siena
.
Berto
arrivò
,
secondo
il
solito
,
fino
alla
chiesa
;
ma
senza
entrare
.
Picciòlo
,
che
prima
aveva
voluto
portare
la
semola
al
vitellino
,
fece
tardi
;
e
si
abbottonava
le
maniche
della
camicia
camminando
.
Poi
,
infilandosi
la
giubba
,
disse
a
Remigio
:
"
E
lei
perché
non
viene
mai
?
"
Remigio
si
sentì
prendere
da
un
sentimento
,
al
quale
non
aveva
mai
voluto
dare
retta
;
e
desiderò
di
credere
.
Avrebbe
voluto
rispondere
:
"
aspettami
"
;
ma
,
invece
,
sorrise
impacciato
,
e
basta
.
Picciòlo
,
vedendo
la
sua
indecisione
,
gli
disse
un
'
altra
volta
:
"
Venga
con
me
!
"
"
Ormai
,
no
.
"
"
Crede
che
non
le
farebbe
bene
venire
alla
messa
?
Dopo
,
ci
si
sente
meglio
.
Via
!
Non
si
lasci
prendere
dalla
svogliatezza
!
Non
crede
in
Dio
?
"
"
Non
vengo
!
"
Picciòlo
,
credendo
che
si
fosse
avuto
a
male
della
insistenza
,
gli
disse
parlando
lentamente
;
per
dare
risalto
alle
parole
:
"
Mi
perdoni
se
mi
son
permesso
di
consigliarla
così
!
Ma
dal
tetto
in
su
nessuno
sa
quanto
ci
è
.
"
"
Anzi
,
avete
fatto
bene
.
"
E
gli
porse
la
mano
.
Picciòlo
s
'
era
dimenticato
di
mettersi
dritto
il
cappello
;
e
camminava
mezzo
sciancato
;
dondolando
le
braccia
avanti
e
indietro
.
A
forza
di
vangare
,
un
ginocchio
cominciava
a
volergli
rimanere
piegato
;
e
anche
le
mani
gli
si
erano
storte
.
Altri
vecchi
,
che
passavano
per
andare
alla
messa
,
s
'
erano
conciati
anche
peggio
,
sempre
di
più
;
con
la
testa
in
avanti
,
per
lo
stare
curvi
a
zappare
.
Le
donne
,
invece
,
pareva
che
si
scorciassero
;
con
le
mani
e
i
fianchi
deformi
.
Avevano
la
faccia
del
colore
delle
mele
cotte
,
e
parecchie
con
una
gamba
più
corta
e
una
più
lunga
.
Passarono
anche
la
moglie
e
la
cognata
del
padrone
di
San
Lazzaro
,
che
dal
grasso
potevano
a
pena
muoversi
;
con
un
ombrellino
di
fuori
bianco
e
di
sotto
verde
;
e
la
serva
,
dietro
,
a
due
passi
di
distanza
,
con
le
mani
sul
ventre
.
Escirono
dal
cancello
anche
Luigia
e
Ilda
.
L
'
azzurro
brillava
;
i
poggi
e
i
cocuzzoli
di
argilla
,
un
poco
glauchi
e
un
poco
cinerei
,
abbaglianti
,
s
'
ammucchiavano
sempre
più
alti
e
più
chiusi
,
verso
Siena
;
tutta
rossa
;
fatta
con
i
mattoni
di
quell
'
argilla
cotta
.
XXVI
Giulia
era
stata
due
giorni
a
letto
,
e
il
Crestai
quando
non
era
in
tipografia
non
si
muoveva
mai
dalla
sua
camera
.
Soltanto
allora
cominciavano
ad
amarsi
da
vero
;
e
sapevano
indovinare
i
loro
pensieri
.
La
sera
,
sentivano
cantare
da
dentro
le
osterie
;
e
pareva
che
tutte
quelle
casupole
di
Via
dei
Pispini
,
con
i
muri
sottili
,
tremassero
alle
voci
di
briachi
;
come
se
anch
'
esse
avessero
bevuto
con
tutti
i
loro
pigionali
.
A
pena
ella
poté
stare
in
piedi
,
andò
con
lui
dall
'
avvocato
Boschini
,
e
riescirono
a
farsi
promettere
che
si
sarebbe
occupato
della
causa
con
più
impegno
.
"
Anche
perché
"
egli
disse
"
il
mio
conto
lo
dovrà
pagare
il
Selmi
;
e
da
lui
mi
farò
pagare
molto
meglio
!
Si
crede
di
essere
un
signore
,
ma
io
gli
farò
provare
le
prime
durezze
della
vita
.
Non
è
giusto
che
egli
si
goda
quello
che
non
doveva
essere
suo
!
Avrebbe
dovuto
darle
le
ottomila
lire
senza
che
ce
lo
costringessimo
noi
;
ma
si
pentirà
di
averla
fatta
aspettare
!
Le
farò
avere
anche
tutti
i
frutti
,
fin
dalla
morte
del
signor
Giacomo
.
Ed
è
giusto
!
"
Egli
,
perciò
,
fermò
il
Neretti
in
strada
,
e
gli
disse
:
"
Mi
meraviglio
che
tu
non
abbia
capito
che
qui
si
tratta
di
un
dovere
,
quasi
morale
,
del
tuo
cliente
!
"
Il
Neretti
gli
rispose
,
sorpreso
di
sentirgli
fare
quei
discorsi
:
"
Mi
pare
che
tu
sia
già
più
che
a
mezzo
del
tuo
intento
!
Io
voglio
,
però
,
che
la
causa
continui
perché
avete
chiesto
troppo
.
"
"
I
testimoni
,
mio
caro
,
hanno
detto
le
cose
come
stanno
.
"
Il
Neretti
si
mise
a
ridere
:
"
Bisognerebbe
vedere
se
i
tuoi
testimoni
...
"
Ma
il
Boschini
non
ne
volle
parlare
e
gli
rispose
:
"
Noi
non
possiamo
discutere
dei
testimoni
;
dal
momento
che
il
Selmi
non
ha
potuto
dimostrare
niente
in
contrario
.
Io
volevo
dirti
che
tu
lasciassi
,
ormai
,
dare
la
sentenza
;
anche
per
risparmiargli
altre
spese
;
perché
tu
sai
come
me
che
non
può
essere
dubbio
l
'
esito
della
causa
.
"
"
Come
tu
difendi
la
Cappuccini
,
io
difendo
il
Selmi
!
"
"
Verrò
a
trovarti
,
per
riparlarne
.
"
E
si
salutarono
.
Quando
il
tribunale
ebbe
condannato
Remigio
,
Giulia
lo
seppe
subito
;
perché
il
Crestai
andava
tutti
i
giorni
ad
informarsi
dall
'
avvocato
.
Salì
in
casa
di
lei
,
a
due
scalini
per
volta
.
Giulia
fu
presa
da
una
gioia
convulsa
,
e
non
sapeva
fare
altro
che
stringergli
con
le
unghie
le
braccia
.
Si
riebbe
,
subito
,
di
salute
;
e
pareva
perfino
più
giovane
.
Ma
l
'
odio
di
Berto
s
'
era
fatto
sempre
più
forte
;
e
,
quando
vedeva
Remigio
nel
campo
,
gli
veniva
voglia
di
avventarglisi
.
Il
lunedì
mattina
,
Remigio
gli
disse
di
prendere
l
'
accetta
e
di
andare
con
lui
a
buttare
giù
una
cascia
,
con
la
quale
voleva
rifare
il
timone
del
carro
.
Berto
aveva
il
cuore
grosso
e
gli
tremava
:
il
respiro
pareva
che
glielo
spezzasse
.
Cecchina
gli
disse
:
"
Non
andare
tu
:
digli
che
vada
con
Tordo
.
"
"
Ci
vado
io
,
invece
!
"
La
donna
non
osò
guardarlo
in
faccia
,
e
non
gli
disse
altro
.
Si
mise
a
sedere
,
perché
le
girava
la
testa
;
e
non
poteva
stare
sola
.
Remigio
aspettava
Berto
in
mezzo
all
'
aia
;
e
,
quando
lo
vide
,
gli
disse
:
"
Possiamo
andare
.
"
Si
guardava
attorno
,
come
se
qualcuno
dovesse
venire
a
chiamarlo
;
e
gli
venne
in
mente
di
dire
a
Luigia
che
egli
andava
giù
con
Berto
alla
proda
del
confine
.
Perciò
si
soffermò
;
ma
cambiò
subito
pensiero
.
Camminava
avanti
all
'
assalariato
,
e
voleva
voltarsi
per
sorridergli
;
ma
non
poteva
,
ed
aveva
paura
.
In
certi
momenti
,
non
l
'
udiva
né
meno
,
benché
gli
si
avvicinasse
sempre
di
più
.
Quando
furono
alla
proda
,
pensò
:
"
Quest
'
altre
cascie
,
tra
due
anni
,
saranno
cresciute
!
"
Vide
un
pero
giovane
,
che
ancora
non
aveva
il
pedano
forte
,
e
pensò
:
"
Farà
presto
le
pere
,
e
sono
di
qualità
buona
!
"
.
Berto
guardava
il
ferro
dell
'
accetta
e
lo
lisciava
con
una
mano
:
il
ferro
,
arrotato
da
poco
,
luccicava
.
Intanto
,
non
c
'
erano
più
le
zolle
dell
'
aratura
,
e
su
la
proda
i
piedi
ci
spianavano
bene
.
Remigio
seguitava
a
camminare
avanti
.
Allora
,
infuriatosi
,
Berto
gli
dette
l
'
accetta
su
la
nuca
.
Qualche
ora
dopo
,
venne
una
grandinata
.
I
pampini
e
l
'
uva
acerba
si
sparpagliarono
su
la
terra
;
insieme
con
le
rame
dei
frutti
schiantati
.
Luigia
,
piangendo
abbracciata
ad
Ilda
,
mandò
Picciòlo
e
Lorenzo
a
coprire
Remigio
con
l
'
incerato
del
carro
.
Narrativa ,
a
Luigi
Pirandello
CAPITOLO
I
Giulio
chiamò
il
fratello
:
-
Niccolò
!
Déstati
!
Quegli
fece
una
specie
di
grugnito
,
bestemmiò
,
si
tirò
più
giù
la
tesa
del
cappello
;
e
richiuse
gli
occhi
.
Stava
accoccolato
su
una
sedia
,
con
le
mani
in
tasca
dei
calzoni
e
la
testa
appoggiata
a
uno
scaffale
della
libreria
;
vicino
a
una
cassapanca
antica
,
che
tenevano
lì
in
mostra
per
i
forestieri
;
tutta
ingombra
di
vasi
,
di
piatti
e
di
pitture
.
-
Ohé
!
Non
ti
vergogni
a
dormire
!
È
tutta
la
mattina
!
Fai
rabbia
!
Niccolò
,
allora
,
si
sdrusciò
forte
le
labbra
e
aprì
gli
occhi
,
guardando
il
fratello
.
-
Ma
che
vuoi
?
Io
,
fino
all
'
ora
di
mangiare
,
dormo
!
-
Volevo
dirti
che
io
devo
andare
alla
banca
!
Stamani
,
c
'
è
un
rinnovo
.
Niccolò
fece
una
sbuffata
e
rispose
:
-
Vai
!
C
'
era
bisogno
di
destarmi
?
-
Alla
bottega
chi
ci
bada
?
-
A
quest
'
ora
,
non
viene
nessun
imbecille
a
comprare
i
libri
!
Vai
!
Ci
bado
io
!
Niccolò
,
mentre
il
fratello
cercava
il
tubino
,
si
alzò
,
giunse
fino
alla
porta
,
come
se
avesse
voluto
mettersi
a
correre
,
prendendo
lo
slancio
;
e
tornò
a
dietro
,
rincantucciandosi
a
sedere
.
Era
alto
e
grasso
;
con
la
barbetta
brizzolata
,
le
labbra
grandi
e
gli
occhi
bigi
.
Allora
,
perché
Giulio
andava
da
sé
alla
banca
,
invece
di
mandarci
lui
o
l
'
altro
fratello
,
lo
guardò
e
chiese
con
premura
studiata
:
-
Enrico
dov
'
è
?
Dobbiamo
sempre
fare
tutto
noi
anche
per
lui
?
-
Sarà
a
spasso
,
a
quest
'
ora
!
Dove
vuoi
che
sia
?
Lo
sai
che
a
quest
'
ora
ha
sempre
bisogno
di
fare
una
passeggiata
.
-
E
rimproveravi
me
perché
me
ne
sto
qui
a
dormire
?
Giulio
voleva
sorridere
;
ma
si
mise
le
lenti
,
guardò
la
firma
su
la
cambiale
e
disse
:
-
Bada
anche
tu
se
ti
pare
venuta
bene
!
Niccolò
alzò
le
spalle
e
non
rispose
.
Giulio
disse
,
con
una
specie
di
ammirazione
sempre
meno
involontaria
:
-
M
'
è
venuta
proprio
bene
!
Il
fratello
abbassò
la
testa
e
fece
un
'
altra
sbuffata
;
poi
si
mise
a
battere
lesto
lesto
la
punta
d
'
un
piede
;
e
,
allora
,
tremava
tutta
la
cassapanca
con
quel
che
c
'
era
sopra
.
-
Smetti
:
farai
rompere
tutto
!
-
Non
sarebbe
meglio
?
Giulio
,
grattandosi
vicino
alla
bocca
,
quasi
sorpreso
,
lo
guardò
:
-
Con
te
non
ci
si
capisce
niente
!
Ormai
,
mio
caro
,
anche
se
volessimo
smettere
,
sarebbe
tardi
.
Piuttosto
,
speriamo
che
troveremo
i
denari
per
pagare
le
cambiali
!
-
E
se
alla
banca
scoprono
prima
che
tu
...
che
noi
facciamo
le
firme
false
?
Giulio
era
il
più
melanconico
dei
tre
fratelli
Gambi
,
ma
anche
il
più
forte
e
quello
che
sperava
perciò
di
guadagnare
tanto
con
la
libreria
,
da
non
correre
più
nessun
pericolo
.
Era
stato
lui
a
proporre
quell
'
espediente
;
ed
era
lui
che
aveva
imparato
ad
imitare
le
firme
.
Ma
quando
il
fratello
gli
diceva
a
quel
modo
,
si
perdeva
d
'
animo
e
andava
alla
banca
soltanto
perché
era
indispensabile
a
guadagnare
tempo
.
È
vero
anche
,
però
,
che
era
doventata
un
'
abitudine
;
che
lo
preoccupava
piuttosto
per
la
puntualità
che
ci
voleva
.
Perfino
lusingato
che
ormai
da
tre
anni
la
cosa
andasse
bene
:
avevano
preso
più
di
cinquantamila
lire
senza
destare
nessun
sospetto
,
e
il
cavaliere
Orazio
Nicchioli
,
che
aveva
fatto
da
vero
il
favore
di
firmare
qualche
cambiale
,
non
indovinava
ancora
niente
.
Seguitava
sempre
ad
essere
il
loro
amico
,
e
ad
andare
alla
libreria
tutte
le
sere
;
a
fare
la
chiacchierata
.
Giulio
era
anche
più
alto
di
Niccolò
;
ma
senza
barba
e
più
giovane
,
sebbene
i
suoi
capelli
fossero
tutti
bianchi
.
I
baffetti
erano
ancora
biondi
;
il
viso
roseo
;
e
gli
occhi
celesti
facevano
pensare
a
qualche
pietra
di
quel
colore
.
Il
più
intelligente
e
il
solo
che
avesse
voglia
di
lavorare
,
stando
dentro
la
libreria
dalla
mattina
alla
sera
.
Niccolò
,
invece
,
faceva
anche
l
'
antiquario
;
e
stava
quasi
sempre
fuori
di
Siena
,
a
cercare
alle
fattorie
antiche
e
nei
paesi
qualche
cosa
da
comprare
.
Enrico
faceva
il
legatore
,
a
una
piccola
bottega
vicino
alla
libreria
.
Era
basso
,
con
i
baffi
più
scuri
;
sgarbato
e
prepotente
.
Soltanto
Niccolò
aveva
moglie
;
ma
vivevano
tutti
insieme
con
due
giovinette
orfane
,
loro
nipoti
.
Il
loro
padre
era
stato
fortunato
,
e
anch
'
essi
da
prima
stavano
bene
;
poi
,
a
poco
a
poco
,
la
libreria
aveva
sempre
fruttato
meno
.
Giulio
si
mise
il
tubino
,
dopo
averlo
spolverato
con
il
gomito
;
stette
un
poco
incerto
a
esaminare
la
cambiale
aperta
su
lo
scrittoio
;
si
grattò
vicino
alla
bocca
,
la
prese
e
se
la
mise
in
tasca
.
Niccolò
lo
guardava
,
imprecando
e
bestemmiando
.
-
È
inutile
bestemmiare
.
-
Che
devo
dire
,
allora
?
-
Niente
.
Rassegnarsi
.
-
Ma
io
in
galera
non
ci
voglio
andare
!
Aveva
la
voce
forte
e
robusta
,
e
quando
gridava
a
quel
modo
non
si
sapeva
se
faceva
sul
serio
o
per
canzonatura
.
Allora
anche
a
Giulio
era
impossibile
sentirsi
afflitto
e
umiliato
.
E
rispose
,
con
la
sua
pacatezza
di
uomo
educato
:
-
Ci
metteranno
me
in
galera
!
Sei
contento
?
Ma
Niccolò
gridò
:
-
Torna
presto
,
perché
io
qui
dentro
non
voglio
che
mi
ci
venga
un
accidente
!
Giulio
,
tenendo
la
mano
in
tasca
dov
'
era
la
cambiale
,
perché
aveva
paura
che
potesse
escirgli
fuori
,
andò
alla
banca
;
cercando
di
camminare
a
testa
alta
e
di
farsi
vedere
senza
preoccupazioni
;
sicuro
di
quel
che
faceva
.
Niccolò
restò
su
la
sua
sedia
;
e
si
mise
a
biascicare
un
sigaro
,
sputando
i
pezzetti
sotto
lo
scrittoio
;
allungando
le
gambe
fin
nel
mezzo
della
bottega
.
Quando
entrò
un
signore
,
che
conosceva
perché
una
volta
erano
andati
a
caccia
insieme
,
Niccolò
non
si
mosse
né
meno
.
Quegli
chiese
:
-
Come
sta
?
-
Io
,
bene
.
E
lei
?
-
Un
poco
di
raffreddore
.
Niccolò
sorrise
,
dicendogli
con
una
serietà
finta
di
cui
nessuno
alla
prima
si
accorgeva
:
-
Si
abbia
riguardo
!
Il
signor
Riccardo
Valentini
,
allora
,
guardò
qualche
libro
,
e
Niccolò
richiuse
gli
occhi
come
se
non
ci
fosse
stato
né
meno
.
Tutti
quelli
che
lo
conoscevano
,
non
si
rivolgevano
mai
a
lui
per
comprare
;
ma
a
Giulio
,
magari
aspettando
che
tornasse
,
se
non
c
'
era
.
Il
Valentini
gli
disse
:
-
Bella
vita
,
sempre
a
sedere
!
-
Lo
so
!
Me
la
invidia
anche
lei
?
-
Io
?
No
,
da
vero
.
Anzi
,
ci
ho
piacere
.
-
E
io
campo
da
signore
per
dispetto
a
quelli
che
mi
vorrebbero
vedere
a
mendicare
.
Non
faccio
bene
?
Devono
tutti
mangiarsi
il
fegato
dalla
rabbia
!
Il
signor
Valentini
fece
una
risata
.
-
Oggi
,
a
pranzo
,
tordi
e
quaglie
.
E
mi
son
fatto
mandare
da
una
delle
migliori
tenute
del
Chianti
un
vino
che
,
se
lo
bevesse
lei
,
resterebbe
stupito
.
Dio
!
Come
mi
voglio
godere
!
Per
me
,
nella
vita
,
non
c
'
è
altro
!
Sono
nato
un
signore
,
io
;
più
di
lei
!
-
Più
di
me
?
Ah
,
lo
credo
!
Lei
non
ha
quelle
preoccupazioni
di
cui
io
non
posso
fare
a
meno
.
Anche
stamani
son
dovuto
venire
a
Siena
,
perché
il
fattore
mi
s
'
è
ammalato
.
Come
si
fa
a
rimandare
al
giorno
dopo
gli
affari
,
con
una
tenuta
di
trenta
poderi
come
io
ho
su
le
mie
spalle
!
Senza
mentovare
,
poi
,
anche
le
mercature
.
Niccolò
si
sollazzava
a
quelle
confidenze
;
e
,
fregatesi
le
mani
,
disse
:
-
Vino
e
ponci
!
Ma
i
ponci
li
faccio
da
me
.
Mezzo
litro
di
rumme
per
volta
!
Ah
,
io
sto
bene
!
Nella
sua
voce
c
'
era
una
gioia
rabbiosa
e
violenta
.
Ed
egli
,
ridendo
a
quel
modo
,
restava
simpatico
a
tutti
.
-
Ora
,
quando
torna
Giulio
,
che
è
andato
a
un
appuntamento
con
una
bella
signora
,
si
chiude
questa
paretaia
;
e
si
va
a
mangiare
.
Che
mangiata
!
Vorrei
avere
due
ventri
!
Uno
non
mi
basta
!
Ho
fatto
comprare
,
dalla
nostra
serva
,
un
chilo
di
parmigiano
e
certe
pere
che
passano
una
libbra
l
'
una
!
Scommetto
che
le
viene
voglia
di
desinare
con
me
!
Il
signor
Valentini
rise
e
gli
batté
una
mano
su
la
spalla
.
Poi
,
chiese
:
-
Che
Madonna
è
quella
,
lì
nel
mezzo
alla
cassapanca
?
Quella
lì
ritta
?
Niccolò
doventò
serio
.
-
Non
me
lo
vuol
dire
?
-
Anzi
!
A
lei
dirò
la
verità
:
è
una
Madonna
che
ho
trovato
in
casa
d
'
un
contadino
.
Non
me
la
volevano
vendere
a
nessun
costo
.
L
'
ho
pagata
cento
lire
sole
!
Si
alzò
,
e
con
la
voce
che
doventava
acuta
,
ripeté
gongolando
:
-
Cento
lire
!
Cento
lire
!
Me
l
'
ha
regalata
!
Ci
voleva
un
idiota
come
quello
!
-
E
lei
quante
ce
ne
prenderà
?
La
voce
di
Niccolò
si
fece
tonante
:
-
Io
?
Poi
,
con
sprezzo
:
-
Ieri
,
un
inglese
mi
dava
quattromila
lire
,
quattromila
lire
!
-
E
non
l
'
ha
data
?
La
voce
parve
calmarsi
,
farsi
esatta
:
-
Ce
ne
prenderò
seimila
.
E
siccome
s
'
era
rimesso
a
sedere
,
si
alzò
di
scatto
,
battendo
i
piedi
e
ricominciando
a
gridare
:
-
Cento
lire
!
Quell
'
idiota
!
Ci
voleva
un
idiota
come
lui
,
per
darmela
!
E
finse
di
ridere
tanto
,
come
fosse
sul
punto
di
soffocare
.
Giulio
,
con
il
cappello
su
gli
occhi
,
come
senza
avvedersene
si
metteva
sempre
tornando
dalla
banca
,
entrò
serio
:
-
Di
che
ti
esalti
?
Niccolò
smise
istantaneamente
;
e
s
'
avventò
alla
porta
,
come
se
fuggisse
perché
non
valeva
la
pena
di
rispondergli
.
CAPITOLO
II
Fuori
camminava
a
testa
ritta
,
nel
mezzo
della
strada
,
facendo
il
grande
;
rispondeva
a
pena
se
lo
salutavano
,
tirava
via
come
se
sprezzasse
tutti
;
lesto
,
come
se
non
avesse
tempo
da
perdere
.
Giunse
,
per
la
Via
Cavour
,
fin
dov
'
era
una
fruttaiola
;
e
,
allora
,
guardò
le
ceste
in
mostra
;
ma
senza
fermarsi
,
girando
un
poco
il
collo
come
se
avesse
da
accomodarsi
il
solino
.
L
'
odore
delle
frutta
gli
fece
allargare
e
stringere
le
narici
,
e
gli
si
piegarono
le
ginocchia
;
ma
seguitò
a
camminare
:
benché
senza
raccapezzarsi
più
dove
andasse
,
e
a
ogni
pochi
passi
urtando
qualcuno
;
poi
tornò
a
dietro
,
pensando
alle
frutta
vedute
,
che
se
le
immaginava
più
buone
e
più
saporite
di
quante
ne
aveva
mangiate
durante
tutta
la
sua
vita
.
Quasi
gli
venivano
le
lagrime
,
perché
si
trovava
senza
denaro
in
tasca
.
Ma
decise
di
supplicare
il
fratello
,
perché
glie
le
comprasse
.
In
bottega
non
c
'
era
più
il
signor
Valentini
;
ed
egli
disse
a
Giulio
:
-
Che
voleva
quel
vagabondo
?
Quando
viene
in
bottega
,
un
'
altra
volta
,
lo
prendo
a
calci
nei
ginocchi
.
-
Che
t
'
ha
fatto
di
male
?
-
gli
chiese
Giulio
,
ridendo
.
-
Toh
!
C
'
è
bisogno
che
mi
faccia
qualche
cosa
di
male
?
Non
lo
posso
né
vedere
né
sopportare
:
ecco
quel
che
m
'
ha
fatto
!
-
Tu
non
puoi
vedere
nessuno
.
Sei
mezzo
matto
!
Già
,
non
saresti
della
nostra
razza
!
Allora
,
Niccolò
gli
strinse
un
braccio
e
gli
disse
,
dopo
aver
fatto
scricchiare
i
denti
,
come
un
ragazzo
che
non
può
più
contenersi
:
-
Giulio
,
Giulio
mio
!
Ho
visto
certe
mele
e
certe
pere
che
...
se
le
potessi
assaggiare
,
darei
dieci
anni
!
Me
ne
sono
invaghito
.
Giulio
,
divertendosi
della
sua
ghiottoneria
,
gli
chiese
:
-
Erano
belle
da
vero
?
-
Meravigliose
!
Con
una
buccia
grassa
,
che
dev
'
essere
come
il
burro
!
Io
oggi
non
mangio
,
se
non
mi
levo
anche
la
voglia
di
quelle
!
-
Ci
manderemo
Enrico
,
quando
viene
!
-
Sì
,
sì
!
Piglia
tutto
quel
che
abbiamo
incassato
stamani
;
e
mandacelo
.
Fa
'
invogliare
anche
lui
.
-
Non
ci
vorrà
di
molto
!
Enrico
entrò
sbattendo
l
'
uscio
,
per
chiuderlo
;
perché
quando
una
volta
potevano
tenere
un
commesso
,
se
lo
faceva
sempre
chiudere
e
aprire
.
Guardò
tutta
la
bottega
;
per
vedere
se
c
'
era
qualcuno
;
sospettoso
e
pronto
a
qualche
villania
.
Giulio
gli
chiese
:
-
Dove
sei
stato
?
-
Sei
mio
padre
,
perché
io
te
lo
debba
dire
?
Te
lo
domando
mai
io
a
te
?
Niccolò
disse
:
-
Hai
ragione
!
-
Tu
stai
zitto
!
-
gli
rispose
Enrico
,
con
la
sua
voce
nasale
e
strascicata
-
Hai
sempre
voglia
di
ruzzare
.
Ho
visto
escire
il
Valentini
:
che
ci
viene
a
fare
in
bottega
,
se
non
compra
mai
un
libro
?
Già
,
non
sa
né
meno
leggere
!
Perché
non
sta
a
casa
sua
?
L
'
impiantito
,
quando
è
consumato
,
bisogna
rifarlo
fare
con
i
nostri
denari
!
Se
stesse
a
casa
,
il
fattore
non
terrebbe
compagnia
alla
sua
moglie
!
-
È
vero
?
Chi
te
l
'
ha
detto
?
Che
soddisfazione
mi
dài
!
-
Lo
so
.
Quando
dico
una
cosa
io
,
mi
chiedete
sempre
da
chi
l
'
ho
saputa
!
Ma
,
se
non
ci
credete
,
per
me
è
lo
stesso
.
Giulio
aprì
il
cassetto
dello
scrittoio
,
prese
con
la
punta
delle
dita
dieci
lire
e
gliele
porse
:
-
Vai
da
Cicia
,
e
compra
due
chili
tra
mele
e
pere
.
-
Io
ci
devo
andare
?
O
voi
non
siete
capaci
?
Niccolò
non
gli
parlava
più
e
non
lo
guardava
né
meno
,
come
se
lo
avesse
irritato
.
Giulio
gli
disse
:
-
È
lui
che
ti
vuol
mandare
.
-
Ma
io
,
se
devo
andarci
,
compro
anche
un
pezzo
di
gorgonzola
dal
nostro
pizzicagnolo
.
-
Fa
'
quel
che
vuoi
.
Enrico
s
'
avviò
verso
l
'
uscio
;
e
Niccolò
,
allora
,
disse
:
-
Purché
tu
ti
spicci
;
invece
di
star
qui
tra
i
piedi
!
E
,
quando
fu
escito
,
seguitò
:
-
Non
ha
voglia
di
fare
niente
.
Ma
tutti
e
due
doventarono
silenziosi
.
Soltanto
dopo
una
mezz
'
ora
,
Giulio
,
che
s
'
era
seduto
allo
scrittoio
battendo
a
colpi
regolari
le
lenti
su
la
carta
sugante
,
disse
:
-
Con
la
cambiale
d
'
oggi
,
sono
cinquemila
lire
di
più
.
-
A
me
lo
dici
?
-
A
chi
devo
dirlo
?
-
Non
me
ne
importa
.
Io
non
voglio
né
meno
sentirne
parlare
.
-
Hai
paura
di
guastarti
il
sangue
?
-
Giulio
!
Smettila
!
Tu
sai
quel
che
ho
nel
cuore
.
È
una
spina
grossa
come
il
mio
pollice
.
-
Lo
so
:
sarà
eguale
alla
mia
.
Allora
,
Niccolò
divenne
affettuoso
;
la
sua
voce
quasi
supplichevole
e
dolce
;
e
sarebbe
stato
capace
di
fargli
anche
le
moine
:
-
Se
non
ci
si
volesse
bene
tra
noi
,
vorrei
doventare
una
bestia
...
un
rospo
!
Giulio
lo
guardò
con
tenerezza
;
ma
il
fratello
gli
disse
:
-
Non
mi
guardare
!
-
Quelle
bambine
hanno
bisogno
di
vestiti
da
inverno
.
-
Glieli
farai
comprare
.
Subito
!
Per
loro
,
faccio
anche
a
meno
delle
scarpe
!
Di
tutto
!
Mi
lascio
morire
di
fame
!
Quando
aveva
di
questi
propositi
,
che
gli
duravano
poco
,
si
drizzava
con
tutta
la
persona
;
mandando
in
fuora
il
petto
;
camminando
in
su
e
in
giù
per
la
bottega
,
che
allora
per
lui
pareva
troppo
stretta
.
Egli
era
soddisfatto
di
se
stesso
e
dava
occhiate
di
orgoglio
affettuoso
;
ansando
come
se
avesse
dovuto
difendere
precipitosamente
le
due
nipoti
.
Pareva
che
non
potesse
star
fermo
mai
più
.
-
Per
noi
,
quelle
bambine
devono
esser
sacre
.
Non
è
vero
?
-
L
'
ho
sempre
detto
anch
'
io
.
-
Ma
Enrico
...
ti
pare
che
Enrico
sia
del
nostro
sentimento
?
-
Diamine
!
Ma
Niccolò
cambiò
subito
discorso
:
-
O
quando
torna
con
le
frutta
?
-
Sono
dieci
minuti
soli
che
è
andato
via
!
E
Giulio
sbirciò
il
suo
orologio
.
-
Io
vado
a
casa
,
e
vi
aspetto
là
tutti
e
due
.
Vieni
presto
!
Ma
Giulio
,
restato
solo
,
si
mise
a
preparare
alcune
fatture
da
riscuotere
.
Mentre
scriveva
,
entrò
,
come
faceva
tutte
le
mattine
,
venendo
dall
'
Archivio
di
Stato
,
un
giovane
francese
,
critico
d
'
arte
,
stabilitosi
a
Siena
per
studiare
certi
pittori
del
quattrocento
.
Era
vestito
sempre
bene
;
con
i
baffi
biondi
e
un
bastone
con
il
pomo
d
'
avorio
cerchiato
d
'
oro
.
Aveva
gli
occhi
turchini
,
e
i
baffi
parevano
un
peso
sul
sorriso
.
-
Buon
giorno
,
signor
Nisard
.
-
Buon
giorno
.
-
Che
mi
dice
di
nuovo
?
-
Ho
trovato
una
cosa
molto
importante
su
Matteo
di
Giovanni
.
Una
cosa
straordinaria
!
Una
scoperta
che
farà
effetto
!
Sono
molto
contento
!
Giulio
domandò
:
-
Si
può
sapere
?
-
Mi
servirà
per
il
libro
che
sto
preparando
!
-
Allora
non
voglio
essere
indiscreto
:
non
voglio
che
me
la
dica
.
Il
libraio
aveva
una
specie
di
ammirazione
per
tutto
ciò
che
facevano
gli
altri
;
e
aveva
piacere
se
glie
lo
dicevano
.
Era
perciò
un
buon
amico
,
uno
di
quelli
da
confidenze
.
Gli
pareva
che
gli
altri
,
non
compromessi
come
lui
e
i
suoi
fratelli
,
appartenessero
a
un
mondo
che
per
lui
esisteva
soltanto
prima
delle
firme
false
.
Ora
si
sentiva
,
sempre
di
più
,
costretto
a
subire
anche
le
conseguenze
morali
della
sua
colpa
.
Non
avrebbe
ardito
né
meno
di
chiedere
a
un
altro
che
gli
si
mostrasse
pronto
a
stimarlo
.
Anzi
,
non
voleva
.
Si
schermiva
,
doventava
timido
;
faceva
in
modo
che
gli
altri
non
gli
dessero
mai
nulla
dei
loro
sentimenti
;
perché
non
voleva
ingannarli
.
Giudicatosi
da
sé
,
accettava
soltanto
la
consapevolezza
dei
fratelli
.
Perciò
il
suo
sorriso
restava
sempre
impacciato
e
riservato
;
e
quelle
erano
le
occasioni
della
sua
tristezza
.
Niccolò
non
voleva
amicizie
e
lo
rimproverava
tutte
le
volte
che
era
stato
affabile
con
qualcuno
.
Gli
diceva
:
-
Tu
sai
che
tra
noi
e
gli
altri
c
'
è
una
cosa
,
che
nessuno
ci
perdonerà
.
Anche
noi
,
perciò
,
con
gli
altri
non
dobbiamo
avere
tenerezze
.
Giulio
ascoltava
il
Nisard
,
con
le
mani
nelle
tasche
della
giubba
,
senza
alzare
gli
occhi
,
come
un
povero
riesce
ad
essere
più
contento
se
sta
insieme
qualche
mezz
'
ora
con
un
ricco
.
Non
avrebbe
voluto
né
meno
che
il
Nisard
gli
desse
la
mano
!
Quel
giorno
il
Nisard
,
pensando
che
a
Siena
spendevano
pochi
denari
per
comprare
i
libri
,
gli
chiese
per
dirne
male
con
lui
:
-
Va
bene
la
bottega
?
Giulio
scosse
la
testa
;
e
,
poi
,
disse
:
-
Non
so
come
facciamo
a
andare
avanti
!
E
,
allora
,
il
piacere
sentito
ascoltando
il
Nisard
,
lo
fece
soffrire
.
Gli
pareva
una
grande
ingiustizia
e
una
privazione
acuta
che
egli
non
potesse
come
lui
lavorare
,
senza
imbarazzi
,
a
qualche
cosa
.
Gli
venivano
in
mente
parecchi
progetti
,
e
vi
rinunciava
a
pena
li
aveva
pensati
;
sebbene
,
qualche
volta
,
gliene
restasse
il
ricordo
nel
suo
amor
proprio
.
Il
Nisard
gli
disse
:
-
Per
fortuna
ella
ha
guadagnato
in
altri
tempi
,
e
ora
ha
i
denari
per
vivere
!
Giulio
restò
un
poco
perplesso
,
e
poi
rispose
:
-
Già
:
è
una
fortuna
da
vero
!
Ma
io
non
me
ne
voglio
preoccupare
!
Sarà
quel
che
Dio
vorrà
.
Il
Nisard
,
credendo
che
esagerasse
per
spilorceria
e
per
grettezza
,
si
mise
a
ridere
.
Giulio
socchiuse
gli
occhi
,
e
seguitò
:
-
Lei
non
mi
crede
.
-
Ma
,
signor
Giulio
,
vuol
darmi
ad
intendere
...
-
Io
non
dico
mai
bugie
;
cioè
,
non
vorrei
mai
dirle
!
E
restò
soprapensiero
.
Il
Nisard
lo
guardava
in
viso
,
come
se
avesse
capito
lo
scherzo
;
e
gli
domandò
:
-
Crede
che
io
vada
a
raccontarlo
all
'
agente
delle
tasse
,
perché
gliele
cresca
?
In
quel
mentre
,
aprì
la
porta
Enrico
,
senza
richiuderla
;
tenendo
con
ambedue
le
braccia
tutte
le
frutta
comprate
.
Egli
disse
,
allegro
:
-
Ora
,
ci
manca
il
gorgonzola
!
Non
inventerete
che
io
penso
prima
a
me
e
poi
a
voi
!
Dite
sempre
che
io
sono
un
egoista
!
Il
Nisard
si
divertiva
a
vedere
come
Giulio
era
restato
male
e
imbarazzato
.
Ma
Giulio
esclamò
:
-
Le
pere
son
belle
da
vero
!
Enrico
chiese
:
-
Posso
andare
a
casa
?
C
'
è
altro
da
comprare
?
Il
fratello
gli
accennò
la
porta
,
e
quegli
uscì
.
Enrico
,
quando
aveva
comprato
qualche
cosa
,
non
salutava
né
meno
:
doventava
più
arrogante
e
rispondeva
male
.
Allora
,
Giulio
disse
:
-
La
tavola
bene
apparecchiata
è
una
nostra
debolezza
.
Siamo
tutti
eguali
:
anche
la
mia
cognata
,
Modesta
,
l
'
abbiamo
avvezzata
male
.
Egli
ora
era
impaziente
di
essere
a
casa
;
perché
non
lo
avrebbero
aspettato
;
e
sapeva
che
i
primi
sceglievano
sempre
i
bocconi
più
buoni
.
Se
non
ci
fosse
stato
il
Nisard
,
avrebbe
chiuso
subito
la
bottega
;
quantunque
un
signore
gli
avesse
detto
che
sarebbe
passato
a
comprare
alcuni
libri
.
Egli
,
pentito
,
soffriva
anche
di
essersi
impegnato
ad
aspettarlo
;
e
,
perciò
,
si
dolse
:
-
Non
capisco
come
si
possano
buttar
via
i
denari
per
comprare
la
carta
stampata
!
Io
sto
qui
dentro
,
sacrificato
tutto
il
giorno
;
non
vedo
mai
di
che
colore
è
il
cielo
;
m
'
è
venuto
a
noia
perfino
a
toccarli
,
i
libri
!
Bella
cosa
sarebbe
mandarli
tutti
al
macero
!
-
Ma
lei
è
così
intelligente
,
e
parla
sul
serio
a
questo
modo
?
-
Sono
stato
intelligente
.
Ora
,
è
finita
.
Ho
quarant
'
anni
,
e
mi
sembra
di
averne
ottanta
o
cento
.
Lei
non
mi
crede
né
meno
ora
!
Il
Nisard
allargò
le
braccia
;
e
,
sorridendo
,
disse
che
si
rassegnava
a
credergli
.
Ma
Giulio
cercava
di
ricordarsi
se
avevano
comprato
il
parmigiano
da
grattare
su
i
maccheroni
;
e
,
dentro
di
sé
,
diceva
:
"
Chi
sa
come
resta
male
Niccolò
quando
sente
che
non
è
di
quello
come
piace
a
noi
!
"
.
E
gli
pareva
di
vedere
il
fratello
che
se
la
prendeva
con
la
moglie
;
senza
smettere
più
,
per
tutto
il
pranzo
.
Era
capace
di
alzarsi
da
tavola
,
quando
aveva
finito
di
mangiare
,
e
di
escire
senza
voler
parlare
più
alla
moglie
fino
al
giorno
dopo
;
mentre
le
nipoti
,
Chiarina
e
Lola
,
ci
ridevano
;
ed
Enrico
diceva
che
era
una
sconvenienza
da
pazzo
.
Queste
cose
deliziavano
Giulio
;
che
si
fermò
nel
mezzo
di
bottega
,
con
il
viso
ubriaco
di
godimento
.
Ad
un
tratto
,
si
sentirono
suoni
di
parecchie
campane
insieme
.
Era
mezzogiorno
.
Giulio
,
per
esserne
più
sicuro
,
escì
nella
strada
;
ascoltando
.
L
'
orologio
municipale
batteva
le
ore
,
con
una
cadenza
placida
;
e
anche
San
Cristoforo
,
la
chiesa
più
vicina
alla
libreria
,
in
Piazza
Tolomei
,
si
dette
a
suonare
.
La
gente
era
meno
rada
,
e
cominciavano
a
passare
gli
impiegati
.
Allora
,
egli
disse
,
con
dolcezza
:
-
Posso
chiudere
!
Il
Nisard
,
che
doveva
andare
alla
villa
presa
in
affitto
fuor
di
Porta
Camollia
,
lo
salutò
frettolosamente
.
Dopo
cinque
minuti
,
l
'
orologio
replicò
le
ore
;
e
a
Giulio
parve
che
rispondessero
proprio
a
lui
,
e
fossero
saporite
e
allegre
come
una
leccornia
.
CAPITOLO
III
Dopo
mangiato
,
Niccolò
era
sempre
disposto
all
'
allegria
,
ma
così
volubilmente
che
ingiuriava
chiunque
gli
diceva
una
parola
più
di
quelle
che
volesse
ascoltare
.
Giulio
,
invece
,
durante
tutto
il
chilo
,
faceva
ripetizione
alle
nipoti
;
ed
Enrico
andava
a
dormire
per
un
paio
d
'
ore
.
Niccolò
disse
:
-
Non
mi
parlate
,
perché
vado
in
bestia
!
Mi
fate
rodere
dalla
rabbia
!
Mi
sentivo
così
allegro
,
invece
!
Lasciatemi
:
sto
bene
solo
,
a
parlare
con
me
stesso
.
Io
solo
m
'
intendo
!
Poi
escì
camminando
lentamente
e
strenfiando
;
quasi
sudando
,
benché
fosse
d
'
ottobre
.
Gli
era
venuta
la
gotta
,
come
agli
altri
fratelli
;
e
,
da
quanto
aveva
impippiato
,
moveva
a
pena
le
gambe
.
Per
la
strada
,
fingeva
di
fare
il
viso
da
ridere
;
e
se
qualcuno
,
allora
,
si
preparava
a
fargli
altrettanto
,
egli
lesto
si
scansava
e
mostravasi
arcigno
;
quasi
offeso
.
Tornato
dalla
passeggiata
alla
Lizza
,
che
gli
bastava
per
fumare
tutto
il
sigaro
,
trovò
in
bottega
un
suo
amico
,
Vittorio
Corsali
,
che
era
agente
d
'
una
compagnia
d
'
assicurazioni
.
-
Oh
,
oggi
,
non
voglio
discorrere
troppo
!
Mi
fa
fatica
!
-
Non
so
come
faccio
a
darti
fastidio
se
non
ho
aperto
bocca
da
quando
sei
venuto
!
-
Non
importa
!
A
me
le
persone
danno
fastidio
anche
se
stanno
zitte
!
-
Ma
io
,
come
dicevo
a
tuo
fratello
Giulio
,
ero
venuto
per
proporti
un
buon
affare
!
-
Non
ho
voglia
di
affari
!
Parlane
con
lui
.
Ma
quando
non
ci
sono
io
,
perché
oggi
non
posso
sopportare
né
meno
una
mosca
che
vola
.
E
si
mise
a
ridere
,
come
per
fare
una
bravata
da
smargiasso
.
Era
un
riso
violento
,
sensuale
e
acre
.
Il
Corsali
disse
a
Giulio
:
-
Aspetterò
che
gli
passi
!
Niccolò
,
allora
,
fu
preso
dal
furore
:
-
E
io
ti
dico
che
non
devi
parlarmi
!
Hai
capito
?
Io
ti
prendo
per
il
collo
,
e
ti
metto
fuori
di
bottega
!
Egli
respirava
forte
,
mordendosi
le
mani
.
Il
Corsali
,
che
era
per
aversene
a
male
,
quantunque
Giulio
gli
facesse
cenno
che
non
lo
prendesse
sul
serio
,
allungò
un
passo
verso
la
porta
,
per
andarsene
.
Niccolò
gli
fece
,
a
pena
voltato
,
una
risata
così
spontanea
e
gioconda
,
che
quegli
restò
stupefatto
.
-
Non
ti
eri
accorto
che
celiavo
?
-
Non
è
questo
il
modo
di
trattare
gli
amici
.
Ma
Niccolò
non
voleva
sentirselo
dire
;
e
ridoventò
minaccioso
e
provocante
.
Vittorio
Corsali
era
magro
,
senza
capelli
e
i
baffi
bianchi
.
Quando
parlava
,
gli
si
vedevano
i
denti
;
e
tutta
la
testa
pareva
,
all
'
incirca
,
un
cranio
di
volpe
.
Giulio
domandò
al
fratello
:
-
Quando
è
che
ti
senti
disposto
ad
ascoltarlo
?
Ci
farai
il
piacere
di
dircelo
.
-
Tutte
le
volte
che
vuoi
,
meno
che
oggi
.
-
Ma
domani
io
vado
con
il
calesse
a
Radicondoli
,
per
affari
della
mia
compagnia
d
'
assicurazioni
.
E
là
,
dal
piovano
,
ho
visto
un
crocifisso
d
'
argento
...
Niccolò
,
che
cominciava
ad
ascoltare
,
si
volse
con
veemenza
:
-
Lo
vende
?
-
È
quello
che
volevo
dirti
!
Niccolò
pareva
adirato
e
come
se
avesse
da
leticare
:
-
Sei
sicuro
che
mi
piacerà
?
-
Io
credo
.
-
Tu
non
capisci
niente
:
non
mi
fido
.
-
Lo
so
che
tu
mi
ritieni
uno
sciocco
!
Giulio
chiese
:
-
Quanto
pretende
?
È
avaro
?
-
Ci
vogliono
,
a
quel
che
ho
capito
,
due
fogli
da
cento
.
Niccolò
fremeva
:
-
Digli
al
prete
che
se
lo
ficchi
in
gola
!
Non
fa
per
me
.
Io
compro
da
quelli
che
non
sanno
vendere
.
Se
capita
nella
libreria
,
lo
prendo
a
pedate
.
Diglielo
!
Dio
ne
guardi
,
se
mi
viene
a
cercare
!
E
spalancò
la
bocca
,
come
se
avesse
voluto
morderlo
.
Poi
,
sorridendo
,
si
racchetò
.
Si
mise
disteso
su
la
sedia
,
guardando
ora
il
fratello
e
ora
l
'
amico
,
con
gli
occhi
luccicanti
di
godimento
;
stimolandoli
a
ridere
.
Aveva
in
tutto
il
viso
una
ilarità
così
piacevole
,
che
anche
gli
altri
la
sentirono
subito
.
Ma
quando
Niccolò
li
vide
così
cambiarsi
,
disse
con
rammarico
afflitto
e
brusco
:
-
Non
mi
parlate
!
Poi
,
come
se
il
Corsali
non
ci
fosse
,
si
mise
a
parlare
con
il
fratello
:
-
Hai
mandato
quelle
fatture
?
-
Devo
metterle
dentro
le
buste
.
-
O
che
aspetti
?
-
In
giornata
ci
penserò
.
-
Hai
segnato
bene
tutto
?
-
Ho
ricopiato
dal
libro
.
-
Con
le
date
?
-
Con
le
date
.
-
Vorrei
sapere
perché
non
pagano
!
-
I
signori
vogliono
fare
il
loro
comodo
.
Niccolò
picchiò
con
l
'
anello
del
mignolo
su
la
cassapanca
;
poi
,
disse
,
sbadigliando
:
-
Mi
duole
la
testa
:
m
'
ha
fatto
male
quell
'
intingolo
troppo
impepato
.
-
Sei
tu
che
lo
vuoi
così
!
-
Stasera
,
c
'
è
il
pollo
?
-
Credo
.
-
Se
no
,
vado
a
mangiare
a
qualche
trattoria
.
-
Ci
puoi
andare
:
nessuno
te
lo
proibisce
.
Non
è
la
prima
volta
.
-
E
tu
che
mangi
,
Vittorio
?
-
Io
?
Io
mangio
quel
che
trovo
:
minestra
magari
come
la
broscia
,
lesso
,
e
poi
,
se
c
'
è
,
un
cirindello
di
cacio
quanto
basterebbe
per
metterlo
nella
trappola
a
un
topo
.
Niccolò
fece
una
risata
,
e
disse
:
-
Io
vorrei
trovarmi
la
tacchina
;
per
domani
.
Ci
credi
che
il
lesso
io
non
lo
potrei
né
meno
mettere
in
bocca
per
biascicarlo
?
Egli
era
gaio
e
festoso
;
e
si
mise
a
raccontare
una
delle
sue
barzellette
.
Ne
sapeva
sempre
nuove
;
e
allora
rideva
anche
con
lo
stomaco
,
sussultando
:
-
Questa
è
bella
da
vero
!
Trovatene
un
altro
che
le
scovi
come
me
!
Anche
Giulio
rideva
,
ma
a
gola
chiusa
.
Niccolò
seguitò
:
-
Dio
,
come
rido
!
Mi
vengono
perfino
le
lacrime
agli
occhi
!
Mi
fa
perfino
male
!
Stanotte
,
la
mia
moglie
s
'
è
destata
e
m
'
ha
detto
:
o
che
hai
da
ridere
?
Perché
mi
ricordavo
sognando
di
quella
che
dissi
l
'
altro
giorno
.
Ripetila
anche
a
lui
,
Giulio
!
Le
mie
facezie
bisognerebbe
stamparle
.
Ma
divenne
serio
,
perché
Enrico
entrava
in
bottega
.
Era
ancora
assonnato
e
intontito
;
camminava
tutto
dinoccolato
e
cozzò
nel
banco
dov
'
era
lo
scaffale
dei
libri
.
-
Oh
,
non
ci
vedo
!
Ho
dormito
male
:
c
'
era
,
sotto
le
finestre
,
il
marmista
che
faceva
un
chiasso
,
con
certi
tonfi
!
Quando
si
sa
che
c
'
è
uno
a
dormire
,
dovrebbero
avere
più
riguardo
!
Pareva
che
facesse
a
posta
!
Vorrei
sapere
che
bisogno
avesse
di
sbatacchiare
!
-
Gli
sarà
arrivato
il
marmo
!
-
Eh
,
ma
si
tratta
di
educazione
!
Non
ci
sta
mica
lui
solo
nella
casa
!
Che
m
'
importa
del
suo
marmo
?
Sarebbe
lo
stesso
che
importasse
a
me
delle
sue
corna
!
La
moglie
glie
le
fa
tutti
i
giorni
.
Lo
dicono
!
-
E
a
lui
che
importava
se
tu
volevi
dormire
?
-
Che
discorsi
mi
fate
?
Dei
due
,
domandiamolo
a
chi
volete
,
la
ragione
l
'
ho
io
.
Io
ci
scommetto
quel
che
volete
:
qualunque
gentiluomo
darebbe
ragione
a
me
.
Perché
,
se
io
dormo
,
lui
può
lavorare
lo
stesso
;
mentre
io
mi
son
dovuto
destare
.
Quando
sono
sceso
,
volevo
leticarci
.
Ma
,
un
'
altra
volta
,
non
starò
zitto
.
Sono
troppo
buono
!
E
tu
perché
ti
sei
succhiata
tutta
la
bottiglia
del
cognacche
?
Niccolò
rispose
:
-
Compratene
una
per
te
.
-
Certo
!
Da
qui
in
avanti
,
farò
così
!
Anche
se
tra
fratelli
ci
si
tratta
a
questo
modo
!
Io
credevo
di
trovarcene
almeno
un
bicchierino
!
-
E
hai
bevuto
l
'
acqua
?
-
L
'
acqua
?
Vorrei
mi
schizzassero
via
gli
occhi
,
se
io
ne
ho
messo
mai
in
bocca
una
gocciola
.
Con
quella
mi
ci
netto
il
codrione
.
Egli
,
quando
s
'
arrabbiava
,
aveva
la
voce
di
cattivo
;
e
seguitò
:
-
Me
lo
dite
per
offendermi
;
ma
io
so
tenervi
al
posto
!
Perché
mi
avete
domandato
se
ho
bevuto
l
'
acqua
?
O
che
tra
fratelli
non
ci
si
deve
portare
rispetto
?
Non
è
vero
,
Vittorio
?
Se
me
lo
ripetono
un
'
altra
volta
,
questiono
per
da
vero
.
Perché
io
sono
permaloso
.
E
,
poi
,
per
le
cose
giuste
!
Niccolò
gli
chiese
:
-
Perché
non
vai
nella
tua
legatoria
?
-
Io
faccio
il
mio
comodo
.
Ne
ho
diritto
quanto
te
.
I
libri
non
si
rilegano
mica
con
la
mia
pelle
!
Se
avete
voglia
di
questionare
,
io
sono
sempre
pronto
;
anche
se
siete
in
due
contro
di
me
.
Giulio
lo
guardò
meravigliato
e
rispose
:
-
Mi
sembra
che
noi
ti
lasciamo
spifferare
tutto
quel
che
vuoi
.
-
Per
forza
!
Ho
ragione
!
-
Io
non
ti
dico
di
no
.
-
E
,
allora
,
perché
volete
insistere
?
-
Ti
dico
che
io
non
ho
nessuna
voglia
di
alzare
la
voce
.
-
Tu
,
no
;
ma
Niccolò
,
sì
.
Allora
,
Niccolò
disse
a
Giulio
:
-
Consiglialo
che
se
ne
vada
!
E
prese
in
mano
un
vaso
antico
.
-
E
tu
,
per
rompermi
la
testa
,
sciuperesti
codesto
vaso
?
Io
adopro
le
mani
!
Fagli
posare
il
vaso
!
Non
mica
perché
io
abbia
paura
,
ma
perché
la
roba
di
bottega
la
deve
tenere
di
conto
!
È
d
'
una
terraglia
che
si
scheggia
a
guardarla
.
E
,
poi
,
badate
com
'
ha
ammaccato
con
i
piedi
la
cassapanca
!
Sei
un
lezzone
e
uno
sciupone
.
Vittorio
,
che
aveva
voglia
di
ridere
,
disse
:
-
Fatemi
il
piacere
di
smettere
,
tutti
e
due
.
È
vergogna
,
tra
fratelli
.
O
non
vi
volete
bene
?
Enrico
rispose
:
-
Lui
no
:
mi
farebbe
a
pezzetti
se
potesse
!
Giulio
disse
:
-
Non
è
vero
!
-
Tu
lo
scusi
sempre
,
ma
è
così
.
Fagli
posare
il
vaso
.
Non
vuol
dare
mica
retta
!
Non
lo
vuoi
posare
?
Me
ne
vado
io
!
Accidenti
a
quando
sono
venuto
!
Dette
un
'
occhiata
stizzosa
anche
allo
scaffale
dei
libri
,
ed
escì
.
Allora
,
Niccolò
disse
:
-
Bisogna
metterci
riparo
!
Deve
smettere
!
-
Ma
sei
anche
tu
che
non
lo
sai
prendere
!
-
Io
vorrei
che
morisse
.
Il
Corsali
chiese
:
-
E
perché
?
-
Il
perché
lo
so
io
!
Non
mi
fate
parlare
!
Se
fossimo
io
e
Giulio
soli
,
le
cose
non
ci
andrebbero
come
ci
vanno
!
È
tanto
tempo
che
desidero
d
'
essere
io
e
Giulio
soltanto
!
-
Ma
ormai
,
c
'
è
anche
lui
;
ed
è
bene
che
ci
resti
fino
a
quando
...
Il
Corsali
non
capì
a
che
alludesse
;
ma
Niccolò
gli
tagliò
lo
stesso
le
parole
,
tremando
tutto
:
-
Zitto
!
Giulio
capì
che
poteva
commettere
un
'
imprudenza
.
E
il
Corsali
,
accortosene
,
disse
perché
fossero
tranquilli
:
-
I
fatti
vostri
non
li
voglio
conoscere
.
Io
vengo
qui
da
amico
;
e
potete
essere
sicuri
che
non
sono
né
un
pettegolo
né
un
maligno
.
Giulio
,
allora
,
si
riprese
:
-
È
Niccolò
che
fa
immaginare
non
si
sa
che
;
con
le
sue
gaglioffate
.
Niccolò
,
picchiando
le
ginocchia
insieme
,
esclamò
:
-
Zitto
,
ti
dico
!
-
Che
cosa
ho
detto
?
-
Zitto
,
zitto
!
E
si
turò
la
bocca
con
una
mano
.
Il
Corsali
s
'
era
incuriosito
,
ma
ormai
capì
che
di
più
non
avrebbero
sciorinato
.
-
Se
avete
paura
di
me
,
io
vi
lascio
.
Niccolò
gli
gridò
:
-
No
:
voglio
che
tu
resti
!
Giulio
arrossiva
come
una
giovinetta
imbarazzata
.
Il
Corsali
disse
:
-
Pochi
minuti
fa
,
eravate
così
allegri
!
Niccolò
gli
gridò
più
forte
:
-
Io
allegro
?
Questa
è
la
più
grande
calunnia
che
mi
si
possa
inventare
!
Io
non
rido
mai
!
Mai
,
hai
capito
?
-
Perché
non
te
ne
ricordi
!
-
Basta
!
Basta
!
Basta
!
Se
lo
dico
io
che
non
rido
!
Giulio
fece
cenno
al
Corsali
che
se
ne
andasse
.
E
,
quando
se
ne
fu
andato
,
Niccolò
si
mise
a
singhiozzare
.
-
E
,
ora
,
perché
piangi
?
-
Non
ne
posso
più
!
Allora
anche
Giulio
,
che
lo
guardava
,
in
piedi
,
da
dietro
la
scrivania
,
sentì
gli
occhi
empirsi
di
lacrime
bollenti
;
che
lo
accecavano
.
E
non
ebbero
il
coraggio
di
guardarsi
ancora
.
CAPITOLO
IV
Il
cavaliere
Orazio
Nicchioli
,
assessore
comunale
e
capo
di
parecchie
congregazioni
di
carità
,
era
sicuro
di
trovare
sempre
la
stessa
accoglienza
deferente
.
Entrava
con
un
'
aria
di
bonarietà
affettuosa
,
procurando
di
non
far
sentire
che
egli
si
considerava
il
padrone
della
libreria
;
e
voleva
bene
da
vero
a
tutti
e
tre
i
fratelli
.
Aveva
una
bocca
da
bambino
,
e
l
'
arricciava
sempre
.
Guardava
,
abbassando
la
testa
,
da
sopra
le
lenti
.
Il
giorno
dopo
che
i
due
fratelli
avevano
pianto
,
domandò
sottovoce
a
Giulio
perché
non
sentisse
Niccolò
:
-
Come
vanno
le
cose
?
Giulio
arrossì
,
e
gli
rispose
:
-
Non
cambiano
.
-
Ma
...
niente
di
peggio
?
-
No
,
no
!
Niccolò
aspettava
che
gli
rivolgesse
per
primo
la
parola
,
e
con
lui
era
quasi
umile
.
Gli
chiese
:
-
A
me
non
parla
?
-
Perché
dovrei
fare
una
differenza
tra
lei
e
Giulio
?
Lei
se
ne
sta
sempre
rincantucciato
in
codesta
sedia
!
Povero
signor
Niccolò
!
-
Qui
ci
sto
meglio
che
in
tutti
gli
altri
posti
.
Quasi
involontariamente
,
gli
venne
da
scherzare
anche
con
lui
;
ma
sorrise
e
basta
.
Giulio
,
invece
,
si
sentiva
un
poco
sconvolto
;
e
doveva
stare
attento
di
non
perdere
la
testa
.
Sarebbe
andato
via
volentieri
,
per
fare
a
meno
di
parlargli
;
come
quando
trovava
il
pretesto
magari
d
'
andare
a
comprarsi
un
francobollo
,
ed
esciva
trattenendosi
fuori
più
che
poteva
.
O
come
Enrico
che
fingeva
d
'
avere
un
sacco
di
faccende
,
svignandosela
subito
;
sebbene
Niccolò
non
gliela
perdonasse
.
Ma
il
Nicchioli
doventava
,
qualche
volta
,
così
affettuoso
che
essi
non
sapevano
più
che
contegno
tenere
.
E
Niccolò
disse
:
-
Giulio
,
dàgli
una
sedia
!
-
La
prendo
da
me
.
-
Non
ci
mancherebbe
altro
!
Piuttosto
,
le
do
la
mia
.
Ma
nondimeno
non
si
alzò
;
seguitando
a
dire
:
-
Siccome
lei
ci
fa
sempre
il
piacere
di
venirci
a
trovare
,
sia
tanto
buono
di
trattenersi
quanto
vuole
.
Il
cavaliere
,
allora
,
s
'
intenerì
;
ed
essi
,
avvedendosene
,
cercarono
di
dirgli
cose
gradite
:
-
Come
sta
sua
moglie
?
-
Sta
bene
:
grazie
.
-
E
il
bambino
?
-
Ingrassa
sempre
più
.
-
Che
bel
bambino
!
Il
cavaliere
n
'
era
tanto
orgoglioso
che
non
trovava
né
meno
più
le
parole
per
lodarlo
a
modo
suo
:
-
È
...
veramente
...
un
prodigio
!
Bello
...
forte
...
Come
devo
dire
?
...
Robusto
...
ben
fatto
...
i
piedini
...
le
manine
...
Intelligente
!
...
Capisce
più
di
noi
!
...
Basta
fargli
...
psi
...
psi
...
si
volta
subito
...
E
ha
quattordici
mesi
precisi
...
L
'
ha
compiuti
tre
giorni
fa
...
È
la
mia
consolazione
!
...
Niccolò
cominciava
ad
aver
voglia
di
ridere
,
ma
fece
finta
di
starnutire
.
Il
cavaliere
disse
a
Giulio
:
-
Venga
con
me
:
facciamo
una
passeggiata
insieme
.
Così
,
ne
parliamo
un
poco
!
Giulio
,
non
potendo
rifiutare
,
si
mise
il
tubino
e
rispose
:
-
Vengo
subito
!
-
Io
parlo
volentieri
soltanto
di
lui
.
Per
me
,
al
mondo
non
c
'
è
altro
.
Niccolò
gli
faceva
cenno
di
sì
con
la
testa
.
Andarono
fino
a
Porta
Camollia
e
poi
in
Pescaia
,
per
rientrare
in
città
da
Fontebranda
.
La
strada
di
Pescaia
cala
girando
sotto
una
poggiaia
dirupata
e
sterposa
,
sempre
più
alta
;
e
Siena
si
ritira
e
si
nasconde
sempre
di
più
dietro
ad
essa
.
La
campagna
,
a
destra
,
divalla
dentro
un
collineto
lunghissimo
e
avvignato
.
Al
Madonnino
Scapato
,
si
scopre
soltanto
San
Domenico
;
massiccio
e
rosso
,
su
un
rialzo
che
sporge
.
Il
cielo
era
tinto
di
una
nebbiolina
rosea
;
e
il
Monistero
,
su
un
'
altura
più
ritta
e
più
lontana
,
pareva
dello
stesso
rosso
,
con
due
cipressi
accanto
;
scuricci
e
acuminati
.
Un
torrente
affossato
,
strosciando
giù
per
le
gorate
,
veniva
dalla
sua
collina
fino
alla
strada
,
tra
un
arruffio
tremolante
di
pioppi
storti
e
arrembati
;
impolloniti
.
Accanto
ai
pioppi
,
c
'
era
l
'
erba
di
un
verde
così
forte
e
fresco
che
il
Nicchioli
smise
di
parlare
del
suo
bambino
,
per
dire
a
Giulio
:
-
Questi
campi
li
baratterei
volentieri
con
i
miei
di
Monteriggioni
.
Ma
si
riprese
subito
,
e
non
dette
tempo
al
libraio
di
rispondere
.
Egli
aveva
raccontato
,
benché
non
fosse
la
prima
volta
,
quanti
medici
avevano
assistito
la
sua
moglie
partoriente
;
tutto
quel
che
era
accaduto
,
con
i
pericoli
ed
i
rimedii
.
Poi
,
quante
balie
aveva
dovuto
provare
,
prima
di
azzeccarne
una
che
avesse
latte
sufficiente
.
Ora
,
era
giunto
all
'
infiammazione
delle
gengive
per
i
denti
che
cominciavano
a
spuntare
.
Cavò
di
tasca
un
libretto
foderato
di
cartone
bianco
,
con
i
margini
dorati
;
e
disse
:
-
Vede
:
io
,
per
non
dimenticare
niente
,
segno
tutto
qui
.
Il
bambino
non
piange
mai
...
né
meno
la
notte
...
ma
quando
lo
sentimmo
piangere
...
mia
moglie
,
sensibile
e
nervosa
com
'
è
...
si
allarmò
subito
...
perché
a
nessuno
dei
due
era
venuto
in
mente
che
poteva
trattarsi
dei
denti
...
mandammo
,
immediatamente
,
le
dico
immediatamente
,
a
chiamare
il
medico
di
casa
...
che
,
per
dire
la
verità
,
a
suo
onore
...
venne
subito
...
in
carrozza
...
È
uno
dei
pochi
medici
scrupolosi
,
dei
quali
ci
si
possa
fidare
...
Io
non
ne
chiamerei
mai
un
altro
...
Badi
,
m
'
ero
scordato
di
dirle
...
che
il
bambino
aveva
la
febbre
...
In
casa
avevamo
già
perso
la
testa
...
chi
correva
di
qua
...
chi
di
là
...
Era
venuta
anche
la
mia
suocera
,
che
voleva
mettere
le
mignatte
...
Ma
io
non
volli
...
sebbene
sia
un
rimedio
che
non
mi
dispiaccia
...
Mia
moglie
piangeva
...
Le
lascio
immaginare
tutto
il
rimanente
!
...
E
siccome
egli
temeva
che
Giulio
si
distraesse
,
lo
costringeva
sempre
a
guardarlo
negli
occhi
come
faceva
lui
.
Quando
tornarono
alla
libreria
,
Giulio
non
ne
poteva
più
.
E
il
cavaliere
disse
a
Niccolò
:
-
Abbiamo
fatto
una
magnifica
passeggiata
.
Lo
domandi
a
suo
fratello
.
-
Lo
credo
;
se
me
lo
dice
lei
!
-
Ma
ne
faremo
,
presto
,
un
'
altra
!
E
verrà
lei
con
me
,
Niccolò
!
-
Io
a
piedi
non
posso
camminare
.
-
E
perché
?
Se
cammino
perfino
io
!
Giulio
disse
:
-
Noi
abbiamo
tutti
e
tre
la
gotta
,
come
lei
sa
!
-
È
una
cosa
che
fa
vergogna
.
Mi
permettano
di
dirlo
francamente
...
Ah
,
se
l
'
avessi
io
...
-
Che
cosa
farebbe
?
Ma
il
cavaliere
non
seppe
quel
che
rispondere
;
e
restò
male
,
a
pensarci
.
Dopo
cinque
minuti
,
riprese
:
-
Se
l
'
avessi
io
...
vorrei
guarire
!
Ah
,
non
potrei
sopportarla
!
E
fissò
in
viso
i
due
fratelli
;
che
si
affrettarono
a
farsi
vedere
convinti
.
Ma
Giulio
aveva
paura
che
il
Nicchioli
volesse
farli
parlare
parecchio
per
conoscere
meglio
il
loro
animo
.
E
,
siccome
si
riteneva
più
colpevole
degli
altri
,
gli
pareva
che
il
Nicchioli
già
sospettasse
.
E
tutte
le
volte
che
egli
entrava
in
bottega
,
si
sentiva
già
perso
e
chiudeva
gli
occhi
.
Anche
Niccolò
aveva
paura
,
ma
cercava
di
pensare
ad
altro
;
perché
lo
pigliava
una
specie
d
'
immobilità
.
E
,
allora
,
sbagliava
anche
a
rispondere
;
come
se
fosse
stato
sordo
e
non
capisse
.
Gli
saliva
il
sangue
alla
testa
;
e
,
se
il
cavaliere
si
tratteneva
molto
,
stava
male
tutta
la
giornata
.
Giulio
,
a
lungo
andare
,
aveva
perso
la
salute
;
e
dimagrava
;
benché
,
ormai
,
il
suo
carattere
non
potesse
più
cambiarsi
.
Una
volta
era
stato
di
modi
distinti
,
quasi
signorili
;
ed
ora
si
rassegnava
male
a
portare
sempre
lo
stesso
vestito
blu
;
lustro
e
magagnato
.
Il
Nicchioli
li
ammonì
:
-
È
inutile
che
ve
lo
ridica
,
mi
pare
:
se
il
denaro
dei
vostri
incassi
fosse
poco
,
me
lo
dovete
avvertire
.
Badate
che
io
,
in
contraccambio
del
favore
che
vi
ho
fatto
,
non
esigo
da
voi
altra
sincerità
...
Voi
capite
che
anch
'
io
...
benché
possa
essere
...
fino
a
un
certo
punto
...
un
signore
...
devo
sapere
come
...
si
trova
il
mio
denaro
.
Niccolò
andò
a
cambiare
di
posto
a
una
fila
di
libri
;
spolverandoli
con
un
gomito
.
Ma
anche
Giulio
stette
zitto
.
Il
cavaliere
si
meravigliò
un
poco
;
e
,
credendo
d
'
averli
offesi
,
seguitò
:
-
Badiamo
che
io
...
vi
parlo
così
..
perché
vi
sono
amico
...
ve
ne
do
la
prova
...
Non
mi
crediate
cattivo
o
...
pentito
della
firma
messa
...
Vi
ho
detto
che
...
a
farmi
restituire
ciò
che
è
mio
...
non
ho
nessuna
fretta
...
Io
so
che
voi
siete
buoni
e
leali
...
come
me
...
Mi
vergognerei
a
sospettare
...
Non
mi
sbalùgina
né
meno
per
la
mente
!
Giulio
lo
avrebbe
supplicato
di
smettere
;
e
Niccolò
ficcava
all
'
incontrario
i
libri
nello
scaffale
,
che
era
anche
troppo
corto
.
Passava
tutto
il
reggimento
,
e
si
sentivano
soltanto
i
passi
cadenzati
.
Involontariamente
,
tutti
e
tre
si
voltarono
ai
vetri
della
porta
;
sempre
con
lo
stesso
stato
d
'
animo
,
che
si
faceva
anzi
più
intenso
.
All
'
improvviso
,
la
banda
attaccò
,
con
tutti
gli
strumenti
,
una
marcia
.
I
vetri
tremarono
;
e
tutti
e
tre
si
riscossero
.
Essi
ascoltavano
;
e
i
loro
sentimenti
parevano
aumentare
,
benché
in
contrasto
con
la
musica
sgargiante
;
come
stupefatti
.
Quando
si
fu
allontanata
,
essi
si
sentirono
un
'
altra
volta
insieme
,
allo
stesso
punto
,
con
l
'
animo
sospeso
.
Il
Nicchioli
aspettò
un
poco
,
e
poi
riprese
:
-
Vedete
come
siete
voi
?
...
Io
sono
differente
...
non
per
vantarmene
...
Niccolò
disse
con
la
sua
voce
robusta
,
che
faceva
subito
credere
:
-
Se
lei
vuole
,
noi
restituiremo
il
suo
denaro
dentro
due
mesi
!
Al
Nicchioli
questa
risposta
dispiacque
,
perché
credette
di
avere
irritato
il
loro
amor
proprio
.
-
Lei
prende
le
cose
sempre
per
il
peggio
!
Giulio
,
con
una
dolcezza
che
gli
repugnava
,
disse
:
-
Il
cavaliere
non
intendeva
dire
questo
!
Con
te
non
si
può
mai
parlare
!
Lo
scusi
,
perché
né
meno
lui
sa
quello
che
si
dica
!
Doventa
irresponsabile
.
Il
Nicchioli
fu
soddisfatto
,
e
disse
:
-
Nessuno
...
più
di
me
...
conosce
la
vostra
onestà
...
nessuno
,
più
di
me
...
vi
stima
.
E
non
vi
basta
!
...
Ci
conosciamo
fino
da
ragazzi
...
e
sarei
pronto
a
restare
per
voi
senza
pane
...
se
non
avessi
famiglia
!
Io
vi
chiedo
soltanto
di
trattarmi
...
da
amico
...
perché
non
credo
che
possiate
lamentarvi
di
me
.
Niccolò
riescì
a
ridere
e
gli
disse
:
-
Lo
sa
come
io
sono
lunatico
!
Ma
il
cavaliere
non
s
'
era
ancora
sfogato
,
e
Giulio
dovette
ascoltarlo
per
quasi
una
mezz
'
ora
.
Quando
se
ne
andò
,
Giulio
disse
:
-
Oh
,
finalmente
respiriamo
!
Niccolò
propose
:
-
E
se
gli
dicessimo
della
cambiale
falsa
?
Io
scommetto
che
la
pagherebbe
!
È
così
benefico
!
Non
hai
sentito
come
parla
?
-
E
che
importa
se
parla
in
quel
modo
?
Non
bisogna
approfittarne
;
e
,
forse
,
né
meno
credergli
.
-
Tu
non
vuoi
mai
tentare
!
-
Perché
sono
sicuro
di
quello
che
succederebbe
!
-
Giulino
,
dai
retta
a
me
!
Ti
dico
che
pagherebbe
la
cambiale
!
Dammi
retta
,
almeno
una
volta
!
-
Vuoi
assumerti
tu
la
responsabilità
di
dirglielo
?
-
Io
?
Io
,
finché
non
se
ne
accorge
,
non
gli
dico
niente
.
Enrico
,
zoppicando
per
la
gotta
,
aprì
l
'
uscio
.
-
Son
venuto
a
prendere
una
ventina
di
lire
per
il
pesce
!
M
'
hanno
detto
che
al
mercato
c
'
è
una
palomba
bianca
come
il
sale
,
e
una
cesta
d
'
anguille
ancora
vive
!
-
Allora
,
hai
fatto
bene
a
tornare
!
Ma
,
un
'
altra
volta
,
se
ci
lasci
soli
quand
'
entra
il
cavaliere
,
ti
giuro
che
a
casa
non
ti
ci
voglio
più
.
Ma
siccome
Giulio
rideva
,
Enrico
capì
che
non
c
'
era
pericolo
di
leticare
.
E
disse
:
-
Che
vi
ha
detto
?
Non
capisco
perché
tutti
i
giorni
si
zeppi
qui
,
come
se
la
nostra
libreria
fosse
il
suo
confessionale
!
È
un
'
indecenza
.
Quando
la
gente
può
stare
tutto
il
giorno
senza
fare
nulla
,
cerca
di
passare
le
ore
con
le
chiacchiere
!
Io
,
ora
,
se
mi
date
i
soldi
,
vado
a
comprare
il
pesce
.
Ci
vado
da
me
,
perché
lo
voglio
scegliere
.
Suderò
come
un
ciuco
,
a
portarlo
fin
su
a
casa
.
-
Fallo
portare
dal
pesciaiolo
!
-
No
,
no
:
non
mi
fido
.
Ti
ricordi
quando
ci
barattò
le
triglie
che
puzzavano
,
e
io
le
avevo
scelte
,
a
una
a
una
,
fresche
?
Non
c
'
è
da
fidarsi
!
Datemi
i
denari
;
se
no
,
c
'
è
caso
che
lo
compri
qualche
trattore
o
qualche
signore
.
Giulio
cavò
dal
portafogli
venti
lire
.
Ed
Enrico
,
prendendole
come
se
fosse
riescito
a
truffarle
,
disse
:
-
Il
cavaliere
parla
sempre
di
quel
bambino
,
che
crede
suo
!
Più
imbecille
di
lui
,
non
c
'
è
nessuno
.
E
tutti
e
tre
fecero
una
risata
.
CAPITOLO
V
Modesta
era
una
paciona
che
viveva
soltanto
per
la
famiglia
:
non
sapeva
fare
altro
e
non
capiva
di
più
.
Energica
e
robusta
,
passava
le
giornate
in
casa
;
e
lavorava
più
lei
che
la
donna
di
servizio
.
Per
farsi
portare
qualche
ora
a
spasso
,
le
sue
nipoti
dovevano
tentare
tutti
gli
espedienti
.
Alta
quanto
Niccolò
,
non
era
meno
massiccia
e
meno
grassa
.
Il
marito
e
i
cognati
le
empivano
la
casa
di
provviste
da
mangiare
;
ed
ella
doveva
soltanto
preoccuparsi
di
cucinarle
.
Ma
aveva
subodorato
che
le
nascondevano
qualche
cosa
;
e
non
era
più
tranquilla
e
contenta
come
una
volta
.
Mentre
Niccolò
finiva
di
asciugarsi
il
viso
e
le
mani
,
ella
gli
chiese
:
-
Perché
ti
lamenti
sempre
che
la
libreria
non
guadagna
,
e
in
vece
facciamo
i
signori
;
come
se
i
denari
ci
fossero
a
palate
?
Niccolò
temette
di
lei
,
ma
rispose
con
disinvoltura
:
-
Tu
stai
al
tuo
posto
.
Queste
domande
,
la
mia
moglie
non
le
deve
fare
.
Ella
voleva
tenergli
testa
,
ma
le
venne
da
ridere
.
Egli
,
allora
,
seguitò
con
il
suo
solito
brio
:
-
Le
donne
devono
pensare
alla
calza
!
Ella
si
perse
di
franchezza
;
ma
non
volle
stare
più
zitta
.
-
Sono
sicura
che
non
mi
dici
la
verità
.
Niccolò
rise
più
forte
.
-
Troppe
volte
ti
ho
visto
preoccupato
,
e
troppe
volte
hai
detto
che
noi
ci
possiamo
trovare
nella
miseria
!
-
Non
farmi
andare
in
collera
di
mattinata
!
Mi
ero
alzato
così
di
buonumore
,
e
tu
me
lo
vuoi
guastare
.
-
Non
fare
il
buffo
!
-
E
tu
le
bizze
.
-
Non
faccio
bizze
:
sono
stizzita
da
vero
.
-
Come
ti
devo
ragionare
io
?
Ti
devo
guarire
io
?
T
'
ho
detto
di
lasciarmi
vestire
in
pace
.
Te
lo
chiedo
per
favore
.
Ella
,
allora
,
andò
in
cucina
;
a
preparargli
la
cioccolata
.
Egli
s
'
affrettò
a
mettersi
la
giubba
,
prima
che
tornasse
.
Modesta
non
si
sarebbe
arrischiata
ad
insistere
,
ma
la
sua
ansia
le
dette
forza
.
E
,
portatagli
la
cioccolata
in
camera
,
senza
farlo
andare
in
salotto
,
per
esser
soli
,
gli
disse
ancora
:
-
Io
andrò
,
oggi
,
dal
cavaliere
Nicchioli
.
-
Vai
da
chi
ti
pare
!
Niccolò
era
ancora
disposto
ad
essere
mite
,
credendo
che
la
moglie
la
facesse
finita
.
Ma
non
si
sarebbe
sentito
sicuro
,
se
non
avesse
pensato
ai
fratelli
.
Egli
aveva
il
viso
afflitto
;
e
,
pure
di
potersene
andare
,
non
gli
importava
che
la
cioccolata
gli
bruciasse
la
lingua
.
-
Tu
,
nonostante
il
bene
che
ti
voglio
e
gli
anni
del
nostro
matrimonio
,
tenti
di
nascondermi
quello
che
fai
capire
anche
a
guardarti
.
Bada
che
non
è
una
celia
!
-
Mi
minacci
?
Ora
non
potrai
dire
più
d
'
essere
una
buona
moglie
come
credevo
.
E
come
ti
vantavi
.
Ella
restò
senza
fiato
,
ma
senza
sentirsi
avvilita
.
Il
marito
non
le
poteva
mentire
,
ed
ella
era
stata
una
sciocca
.
Ma
,
nondimeno
,
il
suo
istinto
non
la
persuadeva
.
Come
quando
aveva
creduto
di
sognare
un
terno
sicuro
,
e
tornava
a
rigiocare
i
numeri
;
con
quel
suo
fanatismo
testardo
e
assurdo
.
Ella
,
allora
,
aspettando
che
Enrico
entrasse
in
salotto
a
bevere
il
caffè
,
mentre
gli
preparava
le
fette
imburrate
,
decise
di
parlarne
con
lui
.
Con
Giulio
non
ancora
,
perché
lo
avrebbe
ridetto
al
marito
.
Enrico
era
con
lei
sornione
,
e
qualche
volta
cupo
.
Le
parlava
a
distanza
,
sempre
da
sgarbato
.
Vedendolo
entrare
più
burbero
del
solito
,
temette
che
le
rispondesse
troppo
male
.
Ma
gli
chiese
:
-
Come
vanno
gli
interessi
della
libreria
?
-
Non
c
'
è
il
tuo
marito
?
Perché
non
lo
domandi
a
lui
?
Perché
lo
domandi
a
me
?
Questo
latte
non
è
più
buono
,
come
prima
!
-
Niccolò
non
ha
voluto
dirmi
niente
!
-
E
,
perciò
,
ti
rivolgi
a
me
?
-
Ma
lo
saprò
lo
stesso
.
-
Le
donne
riescono
a
tutto
.
-
Non
mi
sarà
difficile
,
allora
!
-
Senti
:
lasciami
far
colazione
in
pace
!
Piuttosto
,
hai
messo
poco
burro
su
le
fette
!
Bisognerà
che
ce
lo
stenda
da
me
.
Meno
che
io
voglio
parlare
con
te
,
e
più
tu
mi
vieni
attorno
.
Ella
non
sapeva
se
s
'
ingannava
o
se
aveva
ragione
di
sospettare
.
Egli
la
guardava
con
disprezzo
,
accigliato
e
con
una
serietà
ostile
;
come
se
l
'
avesse
odiata
.
Qualche
volta
egli
le
era
restato
antipatico
,
ma
s
'
era
subito
rimproverata
;
come
di
una
sconvenienza
.
Non
poteva
prendersela
con
un
cognato
!
Pensò
,
allora
,
di
supplicarlo
;
ma
a
pena
egli
se
ne
accorse
,
le
disse
:
-
Ti
prego
di
smettere
e
di
andartene
!
Ella
obbedì
,
pentita
d
'
aver
creduto
ch
'
egli
l
'
avrebbe
ascoltata
.
Enrico
,
invece
di
fare
la
passeggiata
di
tutte
le
mattine
,
andò
difilato
a
bottega
e
disse
a
Niccolò
:
-
Mi
pare
che
la
tua
moglie
metta
su
presunzione
!
-
Che
t
'
ha
detto
?
-
Suppongo
che
prima
abbia
chiesto
a
te
quel
che
chiedeva
a
me
.
Niccolò
,
per
non
passare
da
debole
dinanzi
al
fratello
,
rispose
:
-
Con
me
,
se
n
'
è
guardata
bene
.
-
Mi
credi
un
idiota
?
Mettiamoci
,
invece
,
d
'
accordo
.
E
,
quando
viene
Giulio
,
domandiamolo
anche
a
lui
.
-
Veramente
,
non
credo
che
possiamo
rimproverarla
.
-
Ed
io
ti
dico
di
sì
.
Non
fare
il
sentimentale
.
-
Oggi
,
le
parleremo
tutti
e
tre
insieme
.
Perché
non
dovete
supporre
che
io
mi
sia
lasciato
scappare
né
meno
un
ette
!
-
Ti
saresti
fatto
pigliare
proprio
alla
tagliola
.
-
Non
c
'
è
pericolo
!
Sono
abbastanza
furbo
,
benché
lei
sia
una
donna
.
-
Appunto
perché
è
una
donna
ci
vuole
doppio
giudizio
.
E
bisogna
metterla
subito
al
posto
.
-
Io
non
le
permetto
né
meno
di
fiatare
!
-
Pare
di
sì
:
altrimenti
,
non
avrebbe
osato
,
mentre
facevo
colazione
,
di
mettersi
lì
ad
affrontarmi
.
Io
non
me
l
'
aspettavo
.
-
Stai
tranquillo
che
non
sa
niente
.
Piuttosto
,
la
strozzo
.
-
Io
le
ho
portato
sempre
rispetto
,
da
buon
cognato
,
ma
ora
glie
lo
farei
scontare
.
-
Con
la
mia
moglie
ci
penso
da
me
.
Basto
io
!
Giulio
,
quando
gli
raccontarono
tutto
,
disse
:
-
Siamo
rovinati
!
Non
c
'
è
più
scampo
!
Le
donne
son
più
astute
del
diavolo
.
Chi
avrebbe
immaginato
che
quella
sciocca
...
Scommetto
che
ha
sentito
qualche
nostro
discorso
.
Ierisera
parlammo
sottovoce
,
al
buio
.
Può
darsi
che
sia
stata
ad
ascoltare
.
Ma
Niccolò
disse
:
-
Oggi
,
prima
di
metterci
a
tavola
,
la
facciamo
pentire
.
-
Senza
tanti
riguardi
!
Giulio
propose
:
-
È
meglio
con
le
buone
!
Enrico
ribatté
:
-
Allora
,
io
non
me
ne
occupo
.
Farete
da
voi
.
Giulio
chiese
,
come
se
riflettesse
da
sé
,
a
voce
alta
:
-
È
meglio
con
le
buone
o
con
le
cattive
?
Enrico
rispose
:
-
Io
ho
sempre
sentito
dire
...
Ma
Niccolò
gridò
:
-
Ci
penso
io
!
Basta
!
Voi
starete
lì
soltanto
;
e
,
se
ce
ne
sarà
bisogno
,
mi
aiuterete
.
Enrico
scosse
la
testa
,
ed
escì
.
Ma
Giulio
era
anche
spiacente
di
obbligare
la
cognata
a
non
immischiarsi
nelle
faccende
degli
interessi
.
-
O
chi
glie
lo
avrà
messo
in
mente
?
Mi
pare
impossibile
che
nessuno
l
'
abbia
messa
su
.
Sempre
così
quieta
come
una
pecora
!
Non
c
'
è
stato
mai
una
mezza
questione
!
-
Sono
ubbie
del
suo
cervello
.
Ti
garantisco
che
non
sa
niente
!
-
Lo
spero
.
A
mezzogiorno
,
Niccolò
,
la
fece
chiamare
in
salotto
;
e
mandò
le
nipoti
in
cucina
,
chiuse
insieme
con
la
donna
di
servizio
.
E
le
disse
:
-
Siamo
tutti
e
tre
sorpresi
dei
discorsi
che
hai
cominciato
stamani
.
Diteglielo
anche
voi
:
non
è
così
?
Modesta
si
sentì
addirittura
incapace
di
difendersi
.
Era
il
suo
istinto
che
le
dava
ragione
,
ma
avrebbe
voluto
piuttosto
essere
rovinata
da
vero
che
trovarsi
lì
a
quel
modo
.
Non
s
'
aspettava
né
meno
che
il
marito
le
avrebbe
fatto
sopportare
quella
parte
!
Se
fosse
stata
sola
con
lui
,
si
sarebbe
buttata
in
ginocchio
;
e
invece
si
sentiva
venire
meno
,
come
se
le
si
piegassero
le
gambe
,
ed
ella
non
avesse
più
forza
di
tenersi
ritta
.
Era
sbigottita
;
e
,
nello
stesso
tempo
,
meravigliata
.
Ben
lontana
da
indovinare
che
Giulio
le
avrebbe
chiesto
perdono
,
e
che
Enrico
sarebbe
stato
pronto
,
più
degli
altri
,
per
viltà
,
a
dirle
tutto
.
Niccolò
sentiva
per
lei
un
affetto
che
durante
qualche
attimo
rasentava
l
'
adorazione
.
Ella
li
credeva
indignati
,
e
pieni
d
'
ira
.
E
se
,
invece
,
avesse
detto
una
mezza
parola
,
tutti
e
tre
non
avrebbero
più
osato
di
apparirle
dinanzi
.
Ma
ella
,
a
pena
si
fu
un
poco
rimessa
,
bisbigliò
:
-
Non
dovete
badare
a
me
!
Enrico
rispose
:
-
Non
voglio
sapere
altro
:
mi
basta
.
Niccolò
aggiunse
:
-
Un
'
altra
volta
sarai
più
prudente
.
Giulio
non
le
disse
nulla
,
perché
si
vergognava
.
Allora
,
ella
,
piena
di
gioia
quasi
delirante
,
andò
in
cucina
a
dire
alle
nipoti
che
potevano
portare
la
minestra
.
Durante
il
pranzo
,
incitava
gli
altri
a
ridere
e
a
essere
allegri
;
sentendo
una
felicità
non
provata
mai
.
Le
pareva
perfino
troppa
;
e
di
essersi
ubriacata
,
benché
non
avesse
bevuto
più
del
solito
.
Niccolò
l
'
approvava
,
e
burlava
Giulio
quando
stava
serio
.
Egli
presentiva
che
presto
non
avrebbero
più
riso
;
e
,
allora
,
con
la
sua
ilarità
avrebbe
voluto
insultare
tutti
.
Se
l
'
avessero
sentito
sghignazzare
il
cassiere
e
il
direttore
della
banca
,
sarebbe
stato
disposto
a
dare
da
vero
dieci
anni
della
sua
vita
.
Erano
risate
sorde
,
ma
spumose
;
risate
piene
di
impazienza
;
che
,
ad
ascoltarle
bene
,
parevano
brividi
;
lente
e
comode
,
larghe
e
insolenti
.
Egli
rideva
anche
con
la
voce
;
i
suoi
occhi
luccicavano
,
destando
la
malcreanza
di
Enrico
,
e
la
timidità
corrotta
di
Giulio
.
Ma
,
a
un
certo
punto
,
pareva
che
dovessero
ridere
anche
i
piatti
;
battendo
su
la
tavola
.
Tutto
doventava
ridicolo
e
piacevole
.
Giulio
disse
:
-
Ora
,
è
troppo
!
Chiarina
e
Lola
gridarono
:
-
No
,
no
!
Non
dovete
smettere
!
Soltanto
Enrico
riescì
a
farli
tornare
in
sé
,
dicendo
:
-
Questa
baldoria
non
mi
piace
!
Quantunque
Niccolò
gli
rispondesse
pronto
con
una
sguaiataggine
tutt
'
altro
che
pulita
,
risero
meno
,
tra
i
denti
.
Enrico
disse
ancora
:
-
Che
tu
sei
il
più
sboccato
,
lo
sapevo
.
Ma
le
sudicerie
le
devi
serbare
per
la
bottega
.
In
presenza
delle
bambine
,
no
.
Metti
il
grifo
dentro
ai
piatti
e
taci
.
-
Se
non
vuoi
ascoltare
...
Giulio
disse
:
-
Non
prendiamo
le
inezie
troppo
sul
serio
!
Cionchiamoci
sopra
un
bicchiere
di
vino
;
e
vi
passerà
la
voglia
di
fare
un
bisticcio
.
È
meglio
divertirsi
che
altercare
!
Niccolò
faceva
il
pentito
,
con
un
'
aria
che
rimetteva
la
voglia
di
ridere
.
Le
due
nipoti
lo
guardavano
con
una
ammirazione
ingenua
;
quasi
rapite
.
Modesta
si
alzò
,
andò
dietro
alla
sua
sedia
;
e
,
prendendogli
la
testa
,
lo
baciò
.
Egli
si
strofinò
con
il
tovagliolo
dov
'
era
stato
baciato
;
e
,
allontanandola
con
una
spinta
,
disse
:
-
Queste
confidenze
non
le
devi
prendere
.
O
che
non
puoi
ritenerti
?
CAPITOLO
VI
Chiarina
e
Lola
,
crescendo
,
si
volevano
sempre
più
bene
.
Tutte
e
due
bruttine
,
nàchere
e
tracagnotte
,
troppo
grasse
;
e
si
assomigliavano
.
Chiarina
la
maggiore
.
Vestivano
alla
buona
,
cucendo
da
sé
;
e
di
grazioso
non
avevano
niente
.
Si
parlavano
sempre
sottovoce
,
anche
se
erano
sole
;
perché
credevano
che
avessero
da
dirsi
cose
troppo
insulse
;
da
nascondere
.
Quando
la
zia
le
sorprendeva
a
parlarsi
,
facevano
una
risatina
;
e
,
con
gli
occhi
,
si
raccomandavano
di
non
confessare
.
Ma
nascondevano
soltanto
il
loro
pudore
e
la
loro
innocenza
.
E
si
promettevano
sempre
di
non
parlarsi
più
a
quel
modo
;
quantunque
,
specie
certi
giorni
,
la
loro
amicizia
avesse
bisogno
di
sottrarsi
a
chiunque
.
Erano
contente
di
pensare
a
cose
eguali
;
e
avevano
fatto
proponimento
,
giurando
,
di
essere
sempre
così
;
non
desiderando
un
'
altra
fortuna
migliore
.
A
tutte
e
due
piacevano
le
passeggiate
in
campagna
.
E
la
zia
,
sebbene
non
più
di
due
volte
la
settimana
,
le
portava
fuori
di
città
,
per
una
strada
solitaria
e
quieta
.
Dovevano
passare
davanti
alla
loro
Scuola
Normale
;
e
allora
davano
un
'
occhiata
dentro
la
porta
;
per
vedere
se
ci
fosse
la
direttrice
a
salutare
qualcuna
del
convitto
,
che
i
parenti
erano
andati
a
prendere
.
Dando
quell
'
occhiata
,
sghignazzavano
e
camminavano
più
leste
;
arrivando
a
Porta
Tufi
quando
la
zia
stava
ancora
a
metà
della
scesa
.
Si
voltavano
,
tenendosi
a
braccetto
,
per
guardare
il
muraglione
,
a
mattoni
,
del
giardino
della
scuola
;
in
cima
al
quale
s
'
attacca
una
pianta
d
'
edera
;
sbrandellandosi
.
Di
fronte
,
un
muro
più
basso
fatica
a
reggere
un
campo
;
che
quasi
strabocca
.
Sopra
l
'
arco
della
Porta
,
di
fuori
,
una
meridiana
vecchia
e
stinta
;
senza
il
ferro
.
Un
arco
più
alto
,
fatto
di
pietre
grigie
;
chiuso
quando
riadattarono
l
'
entrata
.
Da
ambedue
le
parti
,
congiunte
alla
Porta
,
cominciano
due
muraglie
;
d
'
un
rosso
scuro
,
con
qualche
chiazza
giallastra
;
e
,
dietro
a
quelle
,
viti
e
olivi
.
Non
c
'
era
mai
nessun
rumore
;
ed
elle
facevano
un
passo
più
nel
mezzo
della
strada
quando
all
'
improvviso
sentivano
il
fruscìo
di
una
scala
messa
da
qualche
contadino
tra
i
rami
di
un
fico
.
Una
delle
muraglie
,
dopo
un
cancello
di
legno
,
coperto
sotto
un
piccolo
tetto
a
doppio
pendìo
,
termina
a
un
caseggiato
d
'
un
rosso
cupo
,
con
le
finestre
anguste
,
fino
al
Cimitero
della
Misericordia
.
Ma
le
due
giovinette
,
dopo
averlo
domandato
alla
zia
,
prendevano
sempre
la
Strada
del
Mandorlo
.
E
allora
,
tra
gli
olivi
,
dietro
un
muricciolo
basso
,
sul
quale
ci
si
può
anche
mettere
seduti
,
si
ricomincia
a
vedere
Siena
.
Quando
Chiarina
e
Lola
si
soffermarono
lì
,
ad
aspettare
la
zia
,
il
cielo
era
tutto
cinereo
,
ma
chiaro
;
e
il
sole
faceva
doventare
abbarbagliante
la
nebbia
dove
restava
ficcato
.
La
campagna
,
sotto
il
Monte
Amiata
,
sempre
più
sbiadita
e
uniforme
.
I
contorni
dei
poggi
si
attenuavano
,
quasi
sparendo
.
Anche
i
cipressi
si
velavano
;
meno
che
quelli
vicini
.
Le
mura
della
cinta
cascano
dentro
la
terra
gialla
,
tra
l
'
erba
delle
grosse
greppaie
.
E
Siena
strapiomba
su
un
rialzo
alto
,
separata
dalla
sua
cinta
che
in
quel
punto
è
quasi
dritta
;
mentre
,
verso
la
Porta
San
Marco
,
stramba
a
saliscendi
.
Dalle
case
della
città
esce
fuori
soltanto
il
campanile
del
Carmine
;
a
punta
.
Seguitando
la
china
,
sentivano
i
loro
passi
risonare
;
perché
la
strada
si
fa
più
stretta
tra
i
suoi
muri
sempre
più
alti
.
La
poggiaia
fuori
di
Porta
Romana
s
'
appiana
,
aprendosi
con
le
sue
campagne
sparse
da
per
tutto
.
Più
in
là
,
ma
come
della
stessa
altezza
,
i
poggi
azzurri
,
dopo
una
striscia
violacea
;
con
le
file
nere
dei
cipressi
.
Giunsero
,
quasi
senza
più
parlare
,
ad
una
villa
con
la
facciata
scolorita
dall
'
umidità
;
con
una
finestra
finta
e
le
persiane
verdi
;
con
rappezzature
fatte
a
calce
,
come
patacche
bianche
.
Incontrarono
un
portalettere
sciancato
;
con
la
pipa
in
bocca
;
volta
in
giù
;
con
la
borsa
logora
a
tracolla
ed
una
fazzolettata
di
chiocciole
in
mano
.
Chiarina
e
Lola
fecero
le
boccacce
.
Poi
,
incontrarono
due
preti
:
uno
basso
,
tarpagno
;
e
un
altro
secco
come
un
nocciolo
d
'
oliva
.
E
alle
due
sorelle
venne
da
ridere
.
Poi
,
giunsero
ad
un
'
altra
casa
,
tenuta
su
,
perché
non
franasse
,
con
certi
rinforzi
di
mattoni
,
a
pendìo
,
che
arrivavano
al
tetto
.
Aveva
la
facciata
gialleggiante
di
licheni
.
Ora
,
i
muri
della
strada
erano
tutti
storti
e
piegati
;
sbilenchi
;
con
rigonfiature
che
si
spaccano
come
se
fossero
per
sfiancarsi
.
Elle
si
misero
a
canticchiare
;
ma
,
stonando
e
non
andando
a
tempo
,
dovevano
sempre
rifarsi
da
capo
.
Non
pensavano
a
niente
;
e
la
zia
disse
loro
:
-
Non
camminate
troppo
,
perché
sudate
.
Lola
chiese
:
-
Non
arriviamo
fino
alla
cappella
?
-
È
troppo
lontana
;
poi
,
per
tornare
a
dietro
,
è
salita
.
-
Non
t
'
impaurire
.
Ti
porteremo
noi
.
Modesta
ripensava
al
contrasto
del
giorno
avanti
,
con
il
marito
e
i
cognati
.
Era
stato
uno
sbaglio
di
lei
che
avrebbe
potuto
finire
in
litigio
.
E
benché
se
ne
sentisse
ancora
pentita
,
era
più
serena
e
sicura
.
Dunque
,
il
suo
istinto
,
questa
volta
,
l
'
aveva
ingannata
.
Ma
le
due
sorelle
volevano
fare
la
passeggiata
più
lunga
,
perché
avevano
da
dirle
un
gran
segreto
;
volevano
anche
esserci
preparate
e
vederla
disposta
bene
.
Veramente
,
a
parlare
,
toccava
a
Chiarina
;
perché
il
segreto
riguardava
lei
;
ma
non
ne
erano
ben
certe
.
In
due
,
si
sarebbero
fatte
coraggio
meglio
.
Chiarina
pregò
Lola
:
-
Diglielo
tu
.
Appunto
perché
si
tratta
di
me
,
mi
parrebbe
d
'
essere
troppo
temeraria
.
-
E
,
se
per
caso
,
mi
dovessi
fidanzare
io
,
che
faresti
tu
?
-
Lo
sai
:
glielo
direi
io
.
Mi
ci
viene
da
piangere
.
-
Aspetta
a
quando
torneremo
a
casa
.
-
A
forza
d
'
aspettare
,
non
glielo
diremo
mai
.
Guarda
che
more
grosse
e
mature
.
-
Bisognerebbe
fare
un
salto
,
per
arrivarle
.
-
C
'
è
da
bucarsi
le
mani
.
Erano
in
fondo
alla
Strada
del
Mandorlo
,
alla
cappella
.
Dirimpetto
a
loro
,
su
un
siepone
pieno
di
roghi
,
c
'
è
una
ventina
di
cipressi
;
tutti
diseguali
anche
d
'
altezza
.
La
cappella
pare
un
casotto
;
con
due
scalini
corti
,
di
pietra
,
e
con
un
'
inferriata
arrugginita
sopra
una
finestrucola
nella
porta
.
Due
statuette
,
come
due
fantocci
di
pietra
scortecciata
,
una
di
San
Bernardino
e
una
di
Santa
Caterina
,
in
proda
al
tetto
di
tegole
smosse
.
-
Ce
la
diranno
mai
la
messa
?
-
C
'
entrerebbe
soltanto
il
prete
.
-
Sicuro
!
Scommetto
che
a
sentire
la
messa
restano
di
fuori
;
qui
dove
siamo
noi
.
Più
in
là
,
dove
sboccava
un
'
altra
strada
,
c
'
è
una
croce
di
legno
;
con
un
gallo
colorato
in
cima
;
in
mezzo
a
due
cipressi
.
Due
donne
,
accoccolate
sul
ceppo
della
croce
,
si
spartivano
una
grembialata
d
'
uva
.
Quand
'
erano
più
piccole
,
Chiarina
e
Lola
dicevano
sempre
qualche
avemaria
.
Anche
ora
,
si
sentivano
preoccupate
e
confuse
,
quasi
sperse
;
come
se
la
croce
proibisse
loro
di
star
sole
senza
la
zia
.
-
Non
sarebbe
meglio
che
tu
non
ti
fidanzassi
?
Chiarina
voltò
le
spalle
alla
croce
e
si
discostò
:
-
Perché
me
lo
dici
qui
?
-
È
peccato
qui
?
-
Mi
pare
.
-
Andiamo
via
subito
,
allora
!
Ma
Chiarina
stava
tra
la
paura
della
croce
e
il
suo
desiderio
;
e
disse
:
-
La
zia
vorrà
riposarsi
!
-
E
tu
non
esagerare
,
dunque
!
Se
si
riposerà
,
glielo
dirò
subito
.
Oggi
o
mai
più
!
-
Bada
che
,
se
le
dispiace
,
la
colpa
è
tua
!
-
Va
bene
:
la
prenderò
io
.
Modesta
giunse
,
trenfiando
.
Lola
le
disse
,
prendendola
a
braccetto
:
-
Zia
,
Chiarina
ha
da
confessarti
una
cosa
!
-
C
'
è
bisogno
che
tu
porti
l
'
ambasciata
?
-
Da
sé
non
te
lo
può
dire
.
-
Fate
sempre
le
giuccarelle
,
come
se
tu
non
avessi
ormai
quindici
anni
e
lei
diciassette
!
Chiarina
,
allora
,
andò
di
corsa
a
dare
un
pugno
a
Lola
.
-
Ohi
!
M
'
hai
fatto
male
!
-
E
tu
perché
non
sei
stata
zitta
?
-
Ma
mi
hai
fatto
male
troppo
!
-
E
io
voglio
sapere
quel
che
avete
tra
voi
!
Vi
fate
sempre
le
moine
!
-
Te
lo
dirà
Chiarina
da
sé
!
Io
non
voglio
né
meno
ascoltare
.
Ma
Chiarina
,
dopo
aver
dato
il
pugno
alla
sorella
,
piangeva
;
sebbene
quelle
due
donne
la
guardassero
.
-
Io
-
disse
Modesta
ricordandosi
un
'
altra
volta
del
giorno
avanti
-
non
voglio
arrabbiarmi
per
voi
!
Vi
fa
vergogna
!
Ormai
,
siete
grandi
e
grosse
,
da
marito
!
Lola
chiese
,
ridendo
:
-
Da
marito
?
Modesta
,
allora
,
cercò
di
riflettere
se
aveva
detto
una
cosa
fuori
posto
.
Ma
Lola
seguitò
,
doventando
però
così
seria
e
nervosa
che
si
sentiva
tirare
tutti
i
tendini
fino
alla
punta
dei
piedi
:
-
Chiarina
ti
voleva
dire
questo
!
La
sorella
smise
di
piangere
,
e
la
picchiò
su
le
spalle
e
su
la
testa
;
quanto
poteva
.
Modesta
glie
la
tolse
di
sotto
e
le
chiese
:
-
È
vero
,
sì
o
no
?
Lola
,
per
vendicarsi
,
rispose
per
la
sorella
;
lagrimando
:
-
È
vero
!
È
vero
!
Ma
Chiarina
,
allora
,
non
sapendo
come
meglio
nascondersi
,
l
'
abbracciò
stretta
stretta
;
con
tutta
la
sua
amorevolezza
,
che
la
faceva
tremare
.
Lola
,
pentita
d
'
essersi
vendicata
a
quel
modo
,
la
schiacciava
a
sé
,
con
il
desiderio
di
non
lasciarla
più
.
Modesta
,
benché
quelle
due
donne
,
incuriosite
,
ridessero
,
prese
le
nipoti
insieme
;
e
le
baciò
.
E
Lola
raccontò
come
un
giovanotto
,
impiegato
al
Demanio
,
era
riescito
a
far
sapere
a
Chiarina
,
dopo
averla
fatta
innamorare
,
quanto
già
era
lui
,
che
avrebbe
domandato
in
casa
di
fidanzarsi
.
Tornarono
a
dietro
,
fuori
di
sé
dalla
contentezza
.
Modesta
aveva
dovuto
promettere
a
Chiarina
di
non
dire
niente
,
ancora
,
a
nessuno
degli
zii
.
Ma
ella
,
la
sera
stessa
,
lo
fece
sapere
a
Giulio
;
che
,
grattandosi
vicino
alla
bocca
,
rispose
:
-
Bisognerà
informarsi
bene
chi
è
lui
.
Modesta
gli
chiese
:
-
Devo
dirlo
anche
a
Niccolò
?
-
Io
direi
d
'
aspettare
.
Perché
Niccolò
la
piglierebbe
in
burletta
e
chi
sa
come
darebbe
la
baia
a
Chiarina
.
E
Chiarina
non
voleva
mettersi
né
meno
a
tavola
;
se
non
l
'
avesse
persuasa
la
sorella
.
Si
vergognava
;
e
s
'
impensieriva
senza
saper
perché
,
vedendo
lo
zio
Giulio
più
serio
del
solito
.
La
sorella
,
dopo
,
le
chiese
:
-
Mi
accompagni
al
pianoforte
?
-
No
,
no
!
Non
mi
riesce
!
-
Dio
mio
!
Ma
è
possibile
che
tu
faccia
così
?
-
Ho
un
'
irrequietezza
che
mi
noia
.
Avrei
bisogno
di
distrarmi
.
-
Perciò
vieni
con
me
al
pianoforte
!
-
Mi
farebbe
peggio
!
Lola
le
suggerì
:
-
Chiudi
gli
occhi
.
-
Non
mi
riesce
più
.
-
Te
li
chiudo
io
,
con
le
mani
.
Ti
passa
?
Ma
Chiarina
voleva
esser
più
forte
del
suo
sentimento
;
e
le
disse
:
-
Non
è
facile
,
anche
per
me
,
capire
quel
che
ho
.
-
Andremo
a
letto
prima
.
-
No
:
voglio
stare
al
buio
,
con
la
finestra
aperta
.
Voglio
provare
così
!
Dalla
finestra
della
loro
camera
,
si
vedeva
la
campagna
,
tra
Porta
Ovile
e
Porta
Pispini
.
Ma
era
già
troppo
buio
,
e
la
campagna
doventava
di
un
colore
cinerognolo
tutto
eguale
.
Soltanto
dove
cominciava
,
il
cielo
rimaneva
come
un
lungo
taglio
più
chiaro
;
che
,
però
,
affievoliva
.
Il
vento
frusciava
nei
giardini
e
negli
orti
,
a
piè
delle
case
;
dentro
la
cinta
delle
mura
di
Siena
.
Si
sentiva
chiudere
qualche
persiana
,
sbattendo
;
e
c
'
era
un
piccolo
eco
affilato
e
rauco
,
che
ripeteva
pazientemente
in
fondo
agli
orti
quel
rumore
;
come
se
andasse
ad
appiattarsi
laggiù
;
dove
gli
archi
della
fonte
di
Follonica
s
'
interrano
fino
a
mezzo
;
impiastricciati
di
muschi
,
che
si
sfanno
con
il
tartaro
dell
'
acquiccia
.
L
'
erta
delle
case
,
silenziosa
,
morta
,
non
sentiva
le
foglie
di
un
gran
tiglio
,
sotto
la
finestra
della
camera
,
staccarsi
l
'
una
dopo
l
'
altra
;
senza
che
potessero
smettere
più
.
Lola
era
in
salotto
,
a
studiare
un
libro
di
scuola
;
e
Chiarina
si
voltò
per
guardare
fisso
il
Cristo
d
'
ebano
e
d
'
avorio
,
quello
della
prima
comunione
,
su
la
parete
del
letto
.
CAPITOLO
VII
Giulio
diede
subito
importanza
a
quel
che
gli
aveva
detto
la
cognata
.
Ma
da
solo
non
riesciva
a
vedere
come
avrebbe
fatto
a
fingere
che
la
ragazza
avesse
almeno
una
dote
piccola
.
Era
curioso
di
conoscere
il
giovine
;
e
aspettava
,
da
un
giorno
all
'
altro
,
che
capitasse
in
bottega
;
perché
,
certamente
,
avrebbe
dovuto
prima
parlare
a
lui
.
Ma
,
poi
,
non
volle
preoccuparsene
troppo
;
perché
,
convinto
che
tutto
ormai
gli
dovesse
essere
contrario
,
si
racchiocciolava
e
non
desiderava
più
che
la
sua
sfortuna
mutasse
;
e
aveva
perduto
ogni
senso
di
volontà
.
Però
,
fu
di
parere
di
dirlo
ai
fratelli
:
Enrico
rispose
che
non
ci
credeva
e
che
si
trattava
molto
probabilmente
d
'
una
fisima
da
donnicciole
,
e
Niccolò
garantì
che
non
valeva
la
pena
né
meno
di
occuparsene
.
Allora
,
Giulio
volle
impegnarsi
da
solo
a
fare
per
Chiarina
quel
che
avrebbe
potuto
.
Tutto
il
suo
sentimento
d
'
uomo
gli
dava
un
piacere
d
'
energia
,
che
si
trovava
d
'
accordo
con
la
sua
coscienza
.
E
credette
,
così
,
di
rendersi
meno
abbandonato
a
se
stesso
.
Non
aveva
fatto
mai
niente
che
avesse
un
intento
morale
,
ed
ora
gliene
capitava
l
'
occasione
!
Volle
riprovarsi
a
discorrerne
più
a
lungo
con
Niccolò
,
e
gli
disse
:
-
Tu
che
sei
tanto
affezionato
,
e
non
lo
metto
in
dubbio
,
a
quelle
due
bambine
,
perché
ti
rifiuti
ora
di
prendere
sul
serio
la
possibilità
che
una
abbia
trovato
da
sistemarsi
bene
?
-
Giulio
,
lo
sai
!
Io
di
queste
bazzecole
non
me
ne
intendo
punto
!
-
O
perché
?
-
Perché
io
,
da
qui
in
avanti
,
più
che
ci
s
'
avvicina
all
'
abisso
,
voglio
mangiare
e
bere
soltanto
!
-
Mi
pare
che
l
'
una
cosa
non
escluda
l
'
altra
!
-
Ma
che
dovrei
fare
?
-
Siccome
è
un
impiegato
al
Demanio
,
tu
che
conosci
il
direttore
,
dovresti
informartene
.
Niccolò
si
mise
a
ridere
:
-
Ti
pare
che
io
sia
proprio
adatto
?
Poi
disse
con
violenza
,
alzandosi
in
piedi
e
battendosi
una
mano
aperta
sul
ventre
:
-
Se
è
uno
che
cerca
la
dote
,
ha
sbagliato
!
La
dote
non
c
'
è
e
non
la
piglia
.
Si
trovi
un
'
altra
fidanzata
!
Poi
,
con
una
voce
,
che
gli
sbatteva
insieme
con
le
sue
risate
brusche
e
quasi
minacciose
,
seguitò
gridando
:
-
Ti
pare
che
la
sposi
senza
una
dote
?
Ah
,
io
non
ci
credo
!
Sarebbe
un
bell
'
imbecille
!
Sono
il
primo
a
dirglielo
!
Avete
voluto
mandare
a
scuola
anche
lei
,
e
invece
doveva
entrare
a
farsi
monaca
!
L
'
ho
sempre
detto
!
Non
mi
sento
mica
un
gonzo
!
-
Ormai
,
è
inutile
avere
codeste
idee
.
-
E
,
allora
,
fate
quel
che
volete
.
Io
resto
del
mio
parere
.
E
rise
,
sempre
più
aspramente
.
Mentre
rideva
,
entrò
un
giovine
vestito
abbastanza
bene
;
con
i
baffi
rossi
e
le
lenti
.
Niccolò
gli
chiese
,
con
un
risolino
beffardo
:
-
Vuol
qualche
libro
?
-
Volevo
parlare
a
uno
di
loro
.
Non
so
a
chi
.
-
Parli
al
mio
fratello
!
E
,
abbottonatasi
la
giubba
,
scappò
.
Giulio
escì
da
dietro
la
scrivania
,
e
il
giovine
si
presentò
:
-
Sono
il
ragioniere
Bruno
Pallini
,
impiegato
da
un
anno
al
Demanio
di
Siena
.
Giulio
,
inchinandosi
,
gli
rispose
:
-
Mi
dica
pure
quello
che
vuole
.
Il
giovine
stette
un
momento
zitto
.
-
Sa
...
è
la
prima
volta
ch
'
io
parlo
con
lei
!
Mi
scusi
!
Io
desidererei
l
'
onore
di
fidanzarmi
con
la
signorina
Chiarina
.
Aveva
gli
occhi
luccicanti
,
e
gli
tremavano
anche
le
lenti
.
Aspettava
ansioso
che
il
libraio
aprisse
bocca
.
-
Non
c
'
è
nulla
in
contrario
,
se
la
mia
nipote
acconsente
:
purché
lei
sia
disposto
anche
se
le
condizioni
...
attuali
...
della
ragazza
sono
piuttosto
modeste
.
Il
giovine
,
esaltato
,
disse
senza
riflettere
:
-
Ah
,
non
le
voglio
né
meno
sapere
!
-
Allora
...
la
cosa
può
essere
fattibile
!
Oggi
ne
parlerò
alla
sua
zia
e
a
lei
.
-
Quando
vuole
che
torni
?
-
A
comodo
suo
.
Stasera
,
domattina
...
Meglio
domattina
.
Il
giovine
avrebbe
voluto
stare
con
lui
più
a
lungo
,
ma
siccome
non
trovava
niente
da
dire
,
sorrise
tutto
imbarazzato
e
timido
,
gli
tese
la
mano
;
e
se
ne
andò
.
Giulio
restò
fermo
,
allo
stesso
posto
;
facendo
girare
le
lenti
fra
le
dita
.
Poi
,
disse
:
-
E
ora
?
Ma
entrò
Costanzo
Nisard
tutto
azzimato
e
gioioso
;
con
un
crisantemo
che
pareva
d
'
oro
;
tenendolo
insieme
con
un
manoscritto
arrotolato
.
-
Disturbo
,
forse
?
-
Anzi
,
mi
fa
piacere
.
C
'
è
stato
,
mezzo
minuto
fa
,
un
signore
a
chiedere
la
mano
d
'
una
mia
nipote
;
di
Chiarina
.
Il
Nisard
,
a
cui
piaceva
fare
i
complimenti
,
esclamò
:
-
Mi
duole
di
essere
arrivato
troppo
tardi
!
Lo
avrei
conosciuto
volentieri
.
-
Pare
serio
.
Dev
'
essere
meridionale
;
come
quasi
tutti
gli
impiegati
che
mandano
qua
.
-
È
ricco
?
-
Io
non
gliel
'
ho
chiesto
.
Ma
il
Nisard
aveva
parlato
abbastanza
di
quell
'
argomento
,
e
disse
:
-
Ero
venuto
per
sapere
se
lei
ha
un
fascicolo
del
Burlington
Magazine
,
dov
'
è
uno
studio
sul
Sassetta
del
Berenson
.
Mi
scusi
se
io
cerco
quel
che
interessa
me
.
-
Ora
,
guarderemo
se
lo
troviamo
!
-
Non
ho
nessuna
fretta
.
Ma
comparve
Niccolò
,
ghignando
;
e
s
'
accomodò
a
sedere
senza
dire
niente
.
-
Era
lui
quello
che
ci
domanda
di
Chiarina
-
gli
disse
Giulio
.
-
Lo
sapevo
.
E
perciò
me
la
son
battuta
.
Allora
il
Nisard
gli
chiese
scherzando
,
con
la
sua
voce
crepitante
come
fatta
di
aghi
,
con
un
sorriso
che
sgrigliolava
liscio
e
pulito
come
le
sue
scarpe
sempre
nuove
e
sempre
lucide
:
-
E
lei
è
contento
?
Niccolò
lo
ragguardò
in
viso
,
ridendo
;
e
ora
,
il
suo
riso
era
tranquillo
,
ma
dileggiante
lo
stesso
.
Si
calcò
il
cappello
fin
sugli
occhi
,
in
modo
che
le
sopracciglia
toccarono
la
tesa
,
e
gli
rispose
:
-
Le
pare
che
io
pensi
agli
sposalizii
?
Il
Nisard
,
con
una
voce
che
pareva
donnesca
,
si
raccomandò
che
non
si
prendesse
gioco
anche
della
nipote
.
E
restò
con
il
sorriso
sospeso
,
aspettando
a
ricominciarlo
quando
il
libraio
gli
avesse
risposto
.
Allora
rise
come
se
gli
facessero
il
solletico
;
rannicchiandosi
con
le
spalle
;
e
torcendosi
le
mani
.
-
Ma
via
!
È
troppo
grossa
!
Soltanto
lei
dice
cose
simili
!
Giulio
,
con
il
suo
sorriso
che
si
sottometteva
,
un
sorriso
che
si
mutava
subito
nella
voce
,
gli
disse
:
-
Non
c
'
è
da
far
caso
più
di
niente
con
lui
!
Ma
Niccolò
,
con
un
ridere
agro
,
che
scherniva
:
-
Io
non
me
ne
intendo
!
Poi
,
chinò
la
testa
,
e
dopo
un
poco
ronfava
.
Il
Nisard
sfogliò
,
sul
banco
,
il
fascicolo
del
Magazine
;
batté
la
punta
del
bastone
su
le
ginocchia
di
Niccolò
,
per
salutarlo
.
Ma
Niccolò
finse
di
non
destarsi
.
Quando
sentì
ch
'
era
escito
,
fece
uno
sbadiglio
lungo
come
una
ragliata
,
a
più
riprese
,
e
disse
:
-
Non
so
perché
i
quadri
debbano
stare
nei
musei
,
e
invece
non
li
dànno
a
me
,
per
venderli
!
Caro
Giulio
,
senza
un
quadro
di
autore
vero
,
saremo
sempre
miserabili
.
Giulio
,
pensieroso
,
rispose
:
-
Lo
so
!
Ma
bada
se
ti
riesce
a
staccarne
almeno
qualcuno
da
dove
li
tengono
chiusi
a
chiave
.
-
Ecco
qui
!
Siamo
costretti
a
fare
l
'
industria
delle
antichità
false
!
Come
le
trecche
!
Rise
con
un
suono
,
che
pareva
quello
di
un
trombone
;
e
,
spalancando
la
bocca
con
un
altro
sbadiglio
,
continuò
:
-
Una
volta
,
almeno
,
si
poteva
cercare
per
la
campagna
!
Ora
il
governo
ha
fatto
inventariare
tutto
senza
pensare
al
nostro
mestiere
!
Ci
ha
rovinato
tutti
!
Poi
,
con
una
voce
più
naturale
:
-
Dimmi
almeno
quel
che
t
'
ha
detto
!
-
Chi
?
-
Quel
signore
,
che
è
venuto
a
posta
per
Chiarina
!
-
Ah
,
m
'
era
passato
di
mente
!
Niccolò
parve
preso
dall
'
impazienza
:
-
Che
t
'
ha
detto
?
Ma
ambedue
si
volsero
verso
la
porta
,
sentendo
toccare
la
maniglia
:
era
il
cavaliere
Nicchioli
.
Allora
,
Niccolò
richiuse
lesto
gli
occhi
.
Il
cavaliere
disse
tutto
festoso
:
-
Ho
incontrato
il
Nisard
,
e
m
'
ha
detto
che
la
vostra
Chiarina
è
per
fidanzarsi
.
Me
ne
congratulo
,
quantunque
...
al
mio
bambino
sia
venuta
una
tossetta
...
piuttosto
cattiva
.
Giulio
sorrise
:
-
Sono
certo
che
domani
tutta
Siena
saprà
che
è
venuto
un
giovine
a
domandarmi
il
consenso
di
...
-
Oh
,
lo
sapranno
tutti
!
Si
figuri
:
ho
parlato
con
due
miei
amici
,
che
sapevano
perché
ho
dovuto
cambiare
la
donna
di
servizio
...
che
non
si
prestava
...
amorevolmente
...
con
il
mio
bambino
.
-
È
una
cosa
meravigliosa
.
-
Siena
è
fatta
così
;
e
nessuno
ci
cambierà
;
se
Dio
vuole
!
Anch
'
io
,
del
resto
,
non
vivrei
volentieri
a
Siena
se
non
fosse
possibile
conoscere
quel
che
si
desidera
degli
altri
.
Perché
non
mi
piacciono
le
grandi
città
?
Principalmente
,
perché
io
non
potrei
stare
senza
conoscere
gli
altri
come
me
stesso
.
È
una
curiosità
,
che
abbiamo
nel
sangue
.
E
nessuno
ce
la
leva
.
Anzi
,
io
,
le
persone
che
non
sono
di
qui
,
non
ce
le
vorrei
né
meno
!
Che
ci
fanno
?
Stiamo
bene
tra
noi
;
essendo
tutti
eguali
e
dello
stesso
seme
.
Dorme
davvero
Niccolò
?
La
voce
del
cavaliere
pareva
malata
,
un
poco
saponosa
,
d
'
una
timidità
floscia
.
Il
libraio
gli
rispose
:
-
Credo
.
Non
fa
altro
!
-
Mi
dica
che
giovine
è
.
-
Ancora
non
ho
avuto
tempo
di
chiederlo
a
nessuno
.
-
O
che
aspetta
?
Vuole
che
me
ne
incarichi
io
?
Lo
faccio
con
vero
piacere
.
Mi
dia
il
nome
.
Scrisse
il
nome
,
e
riescì
dicendo
:
-
Tra
un
'
ora
...
lei
saprà
con
precisione
quanti
anni
ha
,
di
che
famiglia
è
nato
,
e
se
è
un
partito
da
farsi
.
Si
fidi
di
me
.
Giulio
,
allora
,
chiese
al
fratello
:
-
Ti
sei
addormentato
da
vero
?
Niccolò
se
ne
vantò
:
-
Sognavo
perfino
!
Dentro
la
libreria
c
'
era
poca
luce
e
dovevano
accendere
presto
il
gasse
.
Nella
strada
,
vedevano
passare
sempre
le
stesse
persone
;
e
qualcuna
si
fermava
a
guardare
la
vetrina
.
Allora
,
Niccolò
,
che
occhiava
dal
suo
cantuccio
,
cominciò
a
dire
:
-
Quello
è
il
pazzo
che
dovette
fuggire
da
Siena
,
quando
scoprirono
che
aveva
rubato
al
cugino
l
'
eredità
;
che
non
doveva
toccare
a
lui
...
Una
di
quelle
due
signore
,
la
più
brutta
,
è
la
moglie
di
un
tale
che
s
'
è
fatto
pagare
i
debiti
dal
suocero
...
Ecco
la
contessa
,
che
al
servizio
non
vuol
tenere
donne
...
Oh
,
ecco
la
marchesa
tradita
dal
marito
con
la
governante
dei
figlioli
...
Lo
sai
chi
è
quel
prete
?
È
un
canonico
del
Duomo
:
si
dice
che
abbia
per
amante
la
zia
di
quel
signore
che
l
'
altro
giorno
comprò
tutti
quei
libri
di
chimica
...
quella
è
l
'
amante
del
barone
che
va
sempre
con
l
'
automobile
...
stai
attento
:
tra
poco
passa
anche
lui
...
Eccolo
!
Che
ti
dicevo
,
Giulio
?
Lo
vedi
che
è
vero
?
...
E
batté
le
mani
dalla
compiacenza
:
-
Scommetto
che
sono
esciti
,
a
quest
'
ora
,
per
vedersi
!
...
Oh
,
ecco
la
governante
che
tradisce
la
marchesa
!
È
giovine
!
Si
vede
che
dev
'
essere
l
'
amante
di
lui
!
Basta
guardarla
in
faccia
!
Stai
sicuro
che
non
ci
si
sbaglia
!
Lo
vedi
che
io
so
tutto
?
E
hai
visto
come
soffre
la
marchesa
?
...
Bada
quella
signorina
che
si
tinge
sempre
!
...
M
'
hanno
detto
che
la
mantiene
quel
conte
tanto
ricco
,
che
ha
le
tenute
a
Poggibonsi
.
Io
ci
credo
!
Se
no
,
chi
glieli
comprerebbe
i
vestiti
a
quel
modo
?
E
suo
padre
è
contento
.
Anche
questo
so
.
Chi
me
l
'
ha
detto
,
la
conosce
fin
da
bambina
...
Come
fa
schifo
quella
signora
vecchia
!
Non
la
posso
né
meno
guardare
.
Come
biascica
!
Non
ha
più
né
meno
un
dente
!
...
Almeno
la
baronessa
,
che
va
sempre
a
spasso
con
gli
ufficiali
,
se
li
è
messi
finti
.
È
andata
da
un
dottore
americano
,
che
sta
a
Firenze
.
Ha
speso
una
somma
favolosa
!
Ma
si
turbò
,
dicendo
:
-
Ecco
questo
screanzato
.
Era
Enrico
che
zoppicava
anche
più
del
solito
.
Niccolò
gli
chiese
:
-
Che
vuoi
?
-
Quel
che
mi
pare
.
Giulio
lo
difese
:
-
Ha
ragione
.
-
Mi
ha
detto
il
Nisard
che
è
venuto
quel
giovine
,
per
il
fidanzamento
.
-
Lo
sai
anche
tu
?
-
Se
non
lo
so
io
?
Non
è
anche
mia
nipote
?
Dimmi
,
piuttosto
,
le
tue
impressioni
.
-
Né
buone
né
cattive
.
-
Parla
bene
?
Era
disinvolto
?
-
È
un
gingillino
,
di
pelo
rosso
,
mogio
,
un
poco
anemico
!
Ma
decente
.
-
Io
non
capisco
perché
sia
capitato
proprio
lui
!
Speriamo
che
sia
una
buona
fortuna
.
Per
l
'
appunto
è
il
primo
e
l
'
unico
.
Non
c
'
è
né
meno
da
scegliere
,
così
!
-
E
chi
è
che
può
imbroccare
se
si
deve
dirgli
di
no
o
di
sì
?
-
Se
sono
innamorati
,
io
direi
di
non
rimandarlo
via
!
E
,
tu
,
Niccolò
,
l
'
hai
visto
?
Niccolò
non
gli
rispose
,
e
si
mise
a
togliere
la
polvere
di
sopra
alla
cassapanca
.
Allora
,
Enrico
disse
:
-
Io
,
invece
di
prendere
moglie
,
mi
metterei
un
pietrone
al
collo
e
m
'
affogherei
.
-
Ma
tutti
non
sono
come
te
!
-
Perché
non
hanno
la
mia
furbizia
!
E
con
la
voce
,
che
gli
cambiava
tono
,
quando
voleva
preparare
gli
altri
a
udire
qualche
scappata
,
proseguì
:
-
Bel
piacere
a
prender
moglie
!
Allora
,
anche
di
me
direbbero
che
ho
le
corna
!
E
rise
,
stridendo
come
un
topo
e
spruzzolando
lontano
la
saliva
.
CAPITOLO
VIII
Enrico
era
stato
uno
di
quei
ragazzi
impertinenti
e
sfacciati
,
dei
quali
si
dice
che
non
se
ne
ricaverà
mai
nulla
.
Ma
i
fratelli
,
minacciando
che
lo
avrebbero
mandato
fuori
di
casa
,
riescirono
a
mettergli
un
poco
di
giudizio
.
Egli
,
però
,
doventava
sempre
più
intrattabile
.
In
casa
ci
s
'
era
trovato
bene
,
specie
dopo
il
matrimonio
di
Niccolò
;
e
così
cercava
di
andare
d
'
accordo
più
ch
'
era
possibile
.
Egli
,
qualche
volta
,
aveva
tentato
di
comandare
e
d
'
imporsi
agli
altri
;
ma
,
essendo
meno
intelligente
,
specie
di
Giulio
,
aveva
dovuto
sempre
sottomettersi
.
Dentro
di
sé
,
è
vero
,
glie
ne
era
rimasta
la
presunzione
;
e
non
avrebbe
mai
voluto
essere
né
disapprovato
e
né
biasimato
.
Ma
egli
aveva
la
convinzione
che
i
fratelli
parlassero
male
di
lui
anche
con
gli
altri
;
e
,
perciò
,
si
vantava
d
'
essere
sempre
diffidente
.
Ora
che
s
'
avvicinava
la
scadenza
di
un
'
altra
cambiale
,
piuttosto
grossa
,
anch
'
egli
sapeva
com
'
era
difficile
trovare
il
denaro
per
scontarla
,
o
almeno
,
com
'
erano
soliti
,
per
scemarla
d
'
un
quinto
.
Egli
disse
:
-
Giulio
,
tu
che
hai
fatto
sempre
bene
e
con
prudenza
,
bisogna
che
anche
questa
volta
suggerisca
il
mezzo
di
toglierci
d
'
imbarazzo
!
È
proprio
indispensabile
!
Egli
sapeva
che
non
aveva
niente
da
proporgli
,
e
fingeva
di
aver
fiducia
in
lui
.
-
Questa
volta
bisognerà
raccomandarsi
a
Dio
!
-
Che
c
'
entra
Dio
?
Bada
di
non
scherzare
.
Egli
,
indispettito
,
piantò
il
fratello
nell
'
intrigo
;
pensando
con
disprezzo
che
non
sarebbe
stato
capace
ad
escirne
.
E
incontrato
Niccolò
nella
strada
,
gli
disse
:
-
Lo
sapevo
che
quel
menno
lì
avrebbe
compromesso
anche
noi
!
Niccolò
,
allora
,
difese
il
fratello
,
e
rispose
:
-
È
meglio
che
tu
non
me
ne
parli
!
Enrico
borbottò
le
sue
solite
ingiurie
,
e
andò
in
una
bettola
a
giocare
a
briscola
.
Egli
giocava
anche
dopo
cena
,
fino
alla
mezzanotte
.
E
disse
ai
suoi
amici
:
-
È
una
bella
sfortuna
avere
un
micco
di
fratello
,
che
non
capisce
niente
.
Gli
amici
non
badavano
se
aveva
ragione
o
torto
;
ed
egli
poteva
dirne
quante
voleva
.
Perciò
,
quasi
tutte
le
volte
che
aveva
messo
la
sua
carta
,
domandava
a
qualcuno
,
senza
che
nessuno
gli
rispondesse
mai
:
-
Che
gli
faresti
se
tu
avessi
un
fratello
come
il
mio
?
Non
sarebbe
meglio
nascere
soli
?
Non
dovrei
trovare
il
modo
,
magari
per
mezzo
di
tribunale
,
di
farmi
rispettare
?
Alla
fine
di
parecchie
partite
,
toccava
a
lui
scozzare
le
carte
.
Ma
egli
tenne
il
mazzo
chiuso
in
mano
;
e
disse
:
-
Voi
credete
ch
'
io
faccia
una
bella
vita
.
Non
è
mica
vero
!
Vi
giuro
,
sul
mio
onore
,
che
io
non
ho
mai
un
giorno
di
bene
.
Ma
come
dovrei
fare
a
separarmi
dai
fratelli
?
Ormai
da
tanti
anni
stiamo
insieme
,
e
sono
già
troppo
anziano
.
Ma
Dio
mi
scortichi
se
nessuno
di
voi
ci
resisterebbe
.
Non
ci
credete
?
Ci
resisto
io
,
perché
li
lascio
fare
come
vogliono
,
e
sono
remissivo
;
anzi
,
dolce
.
Fanno
di
me
come
se
fossi
un
ragazzo
!
È
sempre
stato
il
mio
torto
.
Egli
aveva
un
'
aria
sincera
e
afflitta
come
quando
si
lamentava
dei
tormenti
della
gotta
.
-
Vedete
:
io
vengo
qui
a
giocare
e
a
sorsellare
un
gocciolo
di
vino
,
perché
ho
bisogno
di
distrarmi
!
Non
ho
altra
consolazione
.
Dalla
mattina
alla
sera
,
non
ho
altro
svago
.
Mi
si
può
rimproverare
,
dunque
?
E
pare
,
secondo
loro
,
che
io
sia
un
essere
spregevole
;
uno
che
non
è
buono
a
niente
.
Come
se
fossi
incastronito
.
Ma
io
l
'
ho
specie
con
Giulio
,
che
è
responsabile
di
tutti
i
nostri
affari
.
Non
dovrebbe
essermi
riconoscente
se
io
,
di
mia
volontà
,
mi
son
tirato
in
disparte
?
Ma
gli
amici
non
volevano
ascoltarlo
,
e
gli
gridavano
che
desse
le
carte
.
-
No
,
oggi
,
non
gioco
più
;
perché
sono
troppo
stordito
.
Posò
le
carte
,
e
andò
a
dire
le
stesse
cose
al
padrone
della
bettola
;
che
,
per
fargli
piacere
,
gli
dette
ragione
.
Egli
,
allora
,
aggiunse
:
-
Tutti
sanno
che
io
,
per
esempio
,
ai
teatri
non
mi
ci
reco
;
perché
non
mi
ci
diverto
;
anche
alla
banda
,
la
domenica
,
mi
annoierei
.
Faccio
qualche
passeggiata
,
sempre
solo
;
e
non
cerco
mai
di
nessuno
.
-
Ma
con
la
cognata
va
d
'
accordo
?
-
Perché
è
merito
mio
.
Io
non
le
rivolgo
mai
la
parola
,
altro
che
quando
siamo
a
tavola
;
per
convenienza
.
E
,
così
,
evito
qualunque
diverbio
.
E
pure
non
me
ne
dolgo
!
Io
,
anzi
,
non
dico
mai
male
di
lei
;
e
mi
rimetto
sempre
a
quel
che
fanno
gli
altri
!
E
,
pure
,
trovano
da
ridire
anche
sul
mio
carattere
e
sul
mio
contegno
,
che
meglio
non
potrebbe
essere
.
-
Ma
Niccolò
è
tanto
allegro
!
Lo
giudico
anche
simpatico
!
-
Quando
pare
a
lui
!
Ma
non
mica
con
me
!
Le
giuro
che
non
mi
può
vedere
!
Giulio
,
poi
,
è
un
testardo
e
basta
.
Non
dice
mai
niente
di
quello
che
fa
,
e
pretende
che
io
ne
sia
contento
.
Se
non
ci
fosse
lui
in
mezzo
,
forse
con
Niccolò
mi
potrei
affiatare
.
Ci
sono
io
che
penso
a
tutto
.
La
spesa
la
faccio
io
,
per
il
mangiare
dò
l
'
ordine
io
...
Io
,
lo
so
,
ho
finito
con
il
sacrificarmi
e
con
il
doventare
ingiusto
anche
verso
me
stesso
!
È
la
mia
disgrazia
.
Avrei
dovuto
prendere
moglie
,
e
stare
per
conto
mio
.
Vedrà
che
,
un
giorno
,
dovranno
chiudere
la
libreria
e
anche
la
legatoria
.
Anzi
,
bisogna
che
vada
a
farmi
vedere
;
se
no
,
montano
in
bestia
tutti
e
due
.
Ma
il
padrone
della
bettola
stava
,
ora
,
attento
a
tre
che
bestemmiavano
per
un
litro
di
vino
;
perché
s
'
erano
scordati
di
portarglielo
,
e
non
lo
salutò
né
meno
;
quantunque
si
fosse
affissato
di
gusto
ad
ascoltare
quel
grumolo
di
bestemmie
.
Enrico
non
entrò
in
bottega
e
si
appoggiò
,
invece
,
al
muro
;
vicino
alla
porta
.
Era
deciso
a
dire
le
sue
ragioni
;
quantunque
,
pensandoci
meglio
,
dentro
di
sé
non
ne
trovasse
né
meno
una
.
In
fondo
,
riconosceva
che
aveva
forse
torto
,
e
che
non
doveva
lagnarsi
di
niente
.
E
,
scontento
di
sentirsi
solo
,
entrò
in
bottega
;
dove
doveva
esserci
il
Nisard
e
anche
il
Corsali
.
Egli
sapeva
che
quei
due
erano
piuttosto
amici
dei
suoi
fratelli
;
ma
gli
era
venuto
voglia
di
farseli
amici
anche
lui
.
E
,
siccome
c
'
erano
appunto
tutti
e
due
,
cercò
di
dire
subito
qualche
cosa
che
attirasse
la
loro
attenzione
.
Quand
'
egli
voleva
mostrarsi
affabile
,
dava
ragione
a
qualunque
cosa
che
uno
dicesse
;
e
,
sentendo
che
il
Nisard
sosteneva
che
il
Pinturicchio
gli
piaceva
meno
del
Perugino
,
egli
disse
:
-
Io
sono
del
suo
parere
!
Bravo
!
Ci
voleva
proprio
un
forestiero
a
dire
la
verità
.
Ma
Niccolò
,
per
deriderlo
,
gli
gridò
:
-
Tu
di
che
t
'
intendi
?
-
Io
me
ne
intendo
quanto
te
e
più
di
te
.
Niccolò
dette
in
una
di
quelle
sue
risate
,
che
non
si
dimenticavano
più
per
un
giorno
intero
;
e
facevano
divertire
anche
a
ripensarci
dopo
un
pezzo
.
Anche
il
Nisard
rise
,
come
un
flauto
stonato
.
Giulio
gli
disse
:
-
Che
ti
salta
in
testa
?
Enrico
lo
guardò
con
risentimento
e
gli
rispose
:
-
Lo
vedremo
chi
di
noi
due
ha
più
cervello
!
Per
cosa
molto
più
seria
di
questa
.
Ché
questa
è
una
buffonata
e
basta
!
Io
ti
voglio
vedere
alla
prova
,
da
qui
a
qualche
giorno
!
Non
c
'
è
mica
molto
!
Del
resto
,
il
Nisard
è
più
competente
di
voi
,
e
io
ho
approvato
lui
.
Giulio
doventò
pallido
e
si
sentì
pieno
di
dolore
.
-
Io
me
ne
lavo
le
mani
di
tutto
:
te
lo
fischio
davanti
a
testimoni
.
Io
e
tu
sappiamo
a
quel
che
voglio
alludere
.
Il
Corsali
disse
:
-
Ho
capito
!
È
una
delle
vostre
bazzecole
di
famiglia
!
E
,
per
così
poco
,
siete
vicini
a
leticare
?
-
Tu
stai
zitto
,
perché
non
sai
quel
che
snàcchero
.
Ma
chi
mi
deve
intendere
,
non
è
sordo
!
A
buon
intenditor
,
poche
parole
.
Giulio
era
anche
convulso
e
non
riesciva
a
rimpiattare
niente
.
Il
suo
dolore
gli
faceva
girare
la
testa
;
e
non
sentiva
più
quel
che
dicevano
;
benché
alzassero
tutti
la
voce
.
Niccolò
stringeva
i
pugni
nelle
tasche
della
giubba
,
per
nascondere
la
sua
ira
.
Il
Corsali
disse
:
-
Ho
capito
!
C
'
è
qualche
cosa
di
grosso
,
che
vorrebbe
trapelare
da
sé
.
Ma
,
allora
,
aspettate
di
essere
soli
.
Il
Nisard
,
vedendo
Giulio
così
pallido
che
le
chiazze
rosse
delle
guance
gli
eran
doventate
livide
,
si
fece
serio
pur
senza
capire
di
che
si
trattava
.
Egli
,
appoggiato
alla
scrivania
,
chinò
la
testa
,
aspettando
che
tornasse
la
giovialità
di
prima
.
Il
Corsali
,
credendo
di
far
bene
,
disse
:
-
Ormai
nella
vostra
bottega
non
ci
si
viene
più
volentieri
!
Rizzate
sempre
qualche
chiassata
che
disturba
.
Dite
quel
che
avete
e
non
vi
adirate
l
'
uno
con
l
'
altro
.
Il
Nisard
non
se
ne
andava
per
non
essere
maleducato
con
Giulio
.
Egli
sentiva
che
aveva
ragione
lui
;
ed
era
irritato
d
'
Enrico
;
ma
non
se
ne
fece
accorgere
.
Enrico
ricominciò
,
volgendosi
a
Giulio
:
-
Perché
non
dici
chiaramente
qual
è
la
ragione
della
mia
arrabbiatura
?
Se
lo
dici
,
a
me
ormai
non
importa
più
nulla
.
-
Vuoi
dare
a
me
la
colpa
di
tutto
?
Enrico
non
s
'
arrischiò
a
rispondere
.
Ma
Giulio
proseguì
:
-
La
prendo
io
!
Tu
che
ne
pensi
,
Niccolò
?
Voglio
conoscere
anche
il
tuo
sentimento
.
Niccolò
si
storse
tutto
;
e
,
raccattando
il
sigaro
acceso
che
gli
era
caduto
di
bocca
,
disse
al
fratello
:
-
Io
vorrei
soffrire
come
te
.
Mi
pare
giusto
!
Ma
tutti
non
si
può
soffrire
.
Uno
,
soffrendo
,
piange
;
e
io
,
invece
,
rido
.
Allora
Giulio
,
avendo
bisogno
di
una
parola
buona
,
chiese
:
-
E
di
lui
che
ne
pensi
?
-
Stasera
non
gli
parrà
vero
di
parlarti
come
deve
!
Ma
Enrico
rimbeccò
:
-
Sbagliate
tutti
e
due
.
Niccolò
disse
al
Nisard
:
-
Mi
faccia
la
cortesia
lei
:
lo
porti
fuori
di
bottega
!
Il
Nisard
si
accostò
ad
Enrico
,
tirandolo
per
una
spalla
:
-
Venga
con
me
.
Enrico
,
quasi
lusingato
che
il
Nisard
si
intromettesse
,
si
fece
portare
fuori
.
Da
principio
,
voleva
stare
zitto
;
ma
,
poi
,
disse
:
-
Lo
vede
come
mi
trattano
?
Se
non
c
'
era
lei
mi
sbattevano
la
porta
in
faccia
.
Il
Nisard
non
gradiva
ascoltare
quelle
confidenze
,
e
non
gli
rispondeva
.
Allora
Enrico
,
sentendosi
troppo
sotto
a
lui
,
gli
disse
,
con
uno
sgarbo
che
non
riescì
a
velare
:
-
Non
s
'
incomodi
per
me
.
Io
vado
nella
bettola
,
dove
sono
stato
dianzi
.
Là
ci
sono
i
miei
amici
.
Il
Nisard
voleva
sgridarlo
,
ma
torse
la
bocca
e
lasciò
che
facesse
il
suo
comodo
.
Poi
,
affrettandosi
,
tornò
nella
libreria
.
Il
Corsali
diceva
cose
sciocche
e
senza
senso
;
credendo
fosse
suo
dovere
a
mettere
bocca
.
Né
Giulio
né
Niccolò
lo
ascoltavano
:
Niccolò
guardava
per
tutti
i
versi
la
cassapanca
e
la
roba
che
c
'
era
sopra
,
come
se
mancasse
qualche
cosa
.
Giulio
cercava
d
'
inghiottire
la
sua
amarezza
;
che
gli
pareva
inverosimile
.
Il
Nisard
disse
con
sdegno
affettuoso
:
-
È
andato
a
giocare
.
Soltanto
il
Corsali
gli
rispose
:
-
Quello
è
il
suo
posto
!
Allora
il
Nisard
dette
la
mano
ai
due
fratelli
,
si
tolse
il
cappello
al
sensale
;
e
se
la
svignò
.
I
tre
rimasti
non
si
parlarono
più
,
per
parecchio
tempo
;
alla
fine
si
salutarono
e
basta
.
Enrico
tornò
al
tavolino
dove
i
suoi
amici
giocavano
ancora
.
Ma
,
essendo
incominciata
la
partita
,
egli
dovette
sedersi
in
disparte
.
Pensava
ai
fratelli
,
e
gli
pareva
di
avere
agito
bene
.
Ora
,
finalmente
,
s
'
era
fatto
intendere
!
Gli
pareva
di
essere
stato
bravo
come
a
giocare
a
briscola
!
E
loro
non
conoscevano
né
meno
le
carte
!
Loro
non
avevano
il
coraggio
di
venire
a
giocare
,
come
lui
!
Egli
non
voleva
avere
più
nessun
affetto
per
Niccolò
,
comportandosi
come
se
Giulio
non
esistesse
né
meno
!
Stette
così
fino
a
buio
,
su
uno
sgabello
;
con
una
gamba
accavalciata
sopra
l
'
altra
;
avvinazzandosi
.
Ma
quando
fu
in
casa
,
benché
avesse
giurato
che
non
ce
lo
avrebbero
più
visto
,
domandò
premuroso
a
Modesta
:
-
Sono
venuti
i
fratelli
?
-
Stanno
già
a
tavola
.
-
Ora
vengo
subito
anch
'
io
.
Ed
,
entrato
dov
'
erano
a
mangiare
,
si
scusò
d
'
aver
fatto
più
tardi
del
solito
.
CAPITOLO
IX
Pareva
che
Giulio
escisse
da
una
malattia
lunga
.
Emaciato
,
con
la
pelle
del
viso
più
floscia
,
si
capiva
che
era
molto
abbattuto
d
'
animo
.
Il
Nisard
tornò
subito
il
giorno
dopo
a
trovarli
,
ma
s
'
avvide
che
non
avevano
voglia
di
burlare
.
Egli
disse
:
-
Ma
!
Non
bisogna
mai
stare
male
più
di
quanto
è
necessario
!
Niccolò
,
che
sonnecchiava
,
aprì
gli
occhi
e
li
richiuse
smovendo
la
lingua
come
se
l
'
avesse
allappata
.
Sapeva
qualche
cosa
il
Nisard
,
forse
?
A
lui
,
in
quel
momento
,
non
glie
ne
importava
.
Giulio
pensò
che
doveva
subito
investigare
,
ma
bastò
ch
'
egli
guardasse
il
Nisard
per
rassicurarsi
.
Allora
,
sfilò
un
libro
dallo
scaffale
che
gli
era
dietro
,
lo
aprì
a
una
pagina
che
conosceva
e
gli
fece
leggere
,
tenendo
l
'
indice
sotto
le
parole
e
scorrendolo
:
Fili
,
sic
dicas
in
omni
re
:
Domine
,
si
tibi
placitum
fuerit
,
fiat
hoc
ita
.
Rimise
subito
il
libro
al
posto
,
e
chiese
:
-
Non
ha
ragione
chi
ha
scritto
così
?
Il
francese
voleva
contraddirlo
,
ma
restò
colpito
che
il
libraio
gli
avesse
fatto
leggere
l
'
Imitazione
di
Cristo
.
Non
era
delicato
né
opportuno
farne
una
discussione
da
passatempo
.
Però
,
egli
aveva
intuito
che
le
cose
della
libreria
dovessero
andare
di
molto
male
e
che
ne
dovessero
apparire
presto
le
conseguenze
.
E
se
non
gliene
dicevano
niente
,
vuol
dire
che
diffidavano
anche
di
lui
.
Egli
si
disse
,
vergognandosi
di
questa
diffidenza
:
"
Ma
!
Soltanto
tra
sé
sanno
quel
che
accade
!
"
E
,
perché
quel
giorno
aveva
voglia
di
sentirsi
lieto
,
non
si
trattenne
come
il
solito
.
Niccolò
si
alzò
di
scatto
dalla
sedia
,
stirandosi
e
mettendo
il
petto
in
fuori
.
Egli
pensava
a
cose
addirittura
infantili
per
aiutare
il
fratello
;
ch
'
era
costretto
a
pregarlo
che
lo
lasciasse
fare
.
Quando
si
fu
stirato
,
tanto
che
gli
parve
di
essere
molto
più
alto
di
quel
che
era
,
disse
:
-
Vendiamo
la
libreria
al
primo
che
capita
,
e
noi
faremo
un
altro
mestiere
!
Io
vado
a
Milano
,
a
Torino
,
a
Roma
;
e
trovo
il
compratore
.
Lo
porto
qua
con
me
;
e
il
rimedio
è
preso
!
E
picchiò
forte
le
mani
insieme
;
poi
,
fece
una
giravolta
;
che
lasciò
i
segni
del
tacco
sul
pavimento
.
-
Oh
,
ma
non
bisogna
perdere
tempo
!
Giulio
scosse
la
testa
;
con
le
mani
nelle
tasche
dei
calzoni
e
gli
occhi
fissi
su
gli
sgorbi
della
cartasuga
.
I
suoi
occhi
doventavano
luminosi
e
trasparenti
;
e
avevano
una
tristezza
,
che
avrebbe
fatto
pietà
a
chiunque
.
Dopo
un
poco
,
Niccolò
trasse
fuori
un
'
altra
proposta
;
anche
più
seriamente
:
-
Facciamoci
firmare
una
cambiale
dal
signor
Riccardo
Valentini
.
-
La
firmerà
la
prima
volta
,
ma
la
seconda
no
.
E
,
poi
,
se
non
ci
fossero
quelle
false
e
quelle
vere
del
Nicchioli
!
-
Già
!
Non
ci
avevo
pensato
!
Il
meglio
è
dirlo
al
cavaliere
,
dunque
!
-
Potremo
andare
qualche
altro
mese
,
ma
poi
?
-
Bisogna
resistere
fino
all
'
ultimo
.
-
Abbiamo
fatto
già
tutto
il
possibile
.
-
Seguiteremo
.
Giulio
aprì
il
cassetto
della
scrivania
,
come
se
avesse
potuto
trovarci
qualche
cosa
che
gli
fosse
utile
.
Toccò
tutti
i
mucchi
delle
carte
che
c
'
erano
,
e
con
le
unghie
volle
levare
uno
spillo
restato
dentro
una
commettitura
del
legno
.
Poi
,
si
mise
a
bucarsi
la
punta
delle
dita
.
-
Vogliamo
dire
tutte
le
cose
,
come
stanno
,
al
direttore
della
banca
?
Ci
vado
io
.
E
gli
chiedo
che
ci
lasci
tempo
di
riparare
alla
nostra
uscita
.
-
Io
mi
strabilio
come
non
ti
rendi
conto
che
tu
farnetichi
.
-
Vado
a
rubare
,
piuttosto
!
Ma
in
prigione
per
le
cambiali
false
,
no
.
M
'
ammazzo
!
Il
malessere
di
Giulio
si
eccitava
anche
di
più
;
e
finì
che
egli
ebbe
più
compassione
per
il
fratello
che
per
se
stesso
.
Di
Enrico
pensò
che
era
un
cretino
.
Niccolò
gridava
sempre
di
più
:
-
Come
!
Due
uomini
non
siamo
capaci
a
slegarci
da
quest
'
impicci
!
Faremo
ridere
tutta
Siena
!
Chi
sa
quanta
gente
ci
avrà
piacere
.
Ma
io
me
ne
strafotto
!
Basta
che
non
mi
vengano
sotto
il
viso
!
Sarà
una
festa
per
parecchi
il
nostro
fallimento
.
-
Zitto
!
Non
dire
questa
parola
.
Niccolò
si
volse
attorno
impaurito
,
e
chiese
:
-
Non
siamo
soli
?
E
,
data
una
stratta
alla
sedia
,
la
fece
rompere
.
Allora
,
come
un
matto
,
escì
di
bottega
.
Giulio
rimise
insieme
i
pezzi
della
sedia
,
legandoli
con
lo
spago
.
Niccolò
andò
a
casa
,
quasi
correndo
.
Giù
per
la
scesa
di
Via
del
Re
ci
mancò
poco
che
non
sdrucciolasse
.
Come
se
fosse
ammattito
da
vero
,
tremando
tutto
,
baciò
le
nipoti
e
disse
alla
moglie
:
-
Modesta
,
non
ti
affaticare
troppo
per
il
mangiare
!
Non
voglio
!
Anche
tu
hai
ragione
di
riposarti
,
qualche
volta
.
Dacci
pane
,
acqua
e
qualche
cipolla
cruda
.
Io
non
voglio
altro
!
Modesta
si
spaventò
e
si
volse
a
guardare
le
nipoti
.
-
Che
hai
?
La
febbre
!
Quando
t
'
è
venuta
?
Egli
entrava
da
una
stanza
a
un
'
altra
,
e
riesciva
subito
.
Non
capivano
quel
che
volesse
.
Egli
chiese
,
sempre
senza
fermarsi
:
-
Chiarina
,
è
venuto
già
il
tuo
fidanzato
?
La
ragazza
gli
rispose
,
ridendo
:
-
Viene
questa
sera
.
Lo
zio
le
fece
una
carezza
sotto
il
mento
e
girò
gli
occhi
su
attorno
al
soffitto
.
-
Niccolò
,
che
hai
?
Mi
fai
battere
il
cuore
.
Io
mando
a
chiamare
il
medico
.
-
Il
medico
?
Non
ce
n
'
è
bisogno
.
Sono
venuto
a
farvi
una
visita
e
a
cercare
il
mio
cappello
sodo
,
che
mi
pareva
d
'
averlo
attaccato
in
questa
stanza
.
Ma
non
s
'
era
ancora
fermato
;
e
la
moglie
gli
domandò
:
-
E
,
ora
,
dove
te
ne
vai
?
Ella
e
le
nipoti
gli
andavano
dietro
,
di
stanza
in
stanza
.
-
Voi
,
piuttosto
,
che
volete
da
me
?
O
se
io
volessi
vivere
solo
da
qui
in
avanti
?
Toh
,
non
mi
piace
più
avere
moglie
e
stare
con
tutti
voi
.
Siamo
troppi
!
Modesta
,
allora
,
credette
che
burlasse
;
e
gli
disse
,
facetamente
,
sebbene
non
del
tutto
rassicurata
:
-
Se
mi
vuoi
lasciare
,
io
ne
sono
più
contenta
di
te
.
Egli
rise
a
singhiozzi
,
come
sforzandocisi
.
E
,
rendendosi
conto
del
suo
stato
d
'
animo
,
all
'
improvviso
,
lo
continuò
finché
non
fu
all
'
uscio
:
l
'
aprì
,
mandò
indietro
la
moglie
e
saltò
giù
per
le
scale
.
Egli
si
chiedeva
perché
gli
fosse
venuto
quell
'
estro
poco
serio
,
mentre
in
bottega
aveva
lasciato
Giulio
solo
.
Gli
chiese
,
rientrando
:
-
Che
hai
fatto
mentre
non
c
'
ero
?
Giulio
gli
sorrise
:
-
T
'
ho
accomodato
la
sedia
e
mi
son
messo
a
segnare
sul
registro
quel
pacco
di
libri
arrivato
stamani
.
-
Che
roba
è
?
-
Romanzi
,
novelle
...
-
Pappa
sciapa
per
chi
non
ha
niente
da
pensare
.
Al
macero
!
E
,
messosi
a
ciancicarsi
le
unghie
,
disse
:
-
Io
prenderei
quelli
che
scrivono
i
libri
e
con
una
frusta
li
farei
ballare
a
suon
di
lividure
.
-
Codesti
son
ghiribizzi
!
-
O
alla
cambiale
non
ci
pensi
più
?
Giulio
,
che
se
n
'
era
un
poco
dimenticato
,
gli
disse
:
-
Lasciami
respirare
!
-
Ho
capito
:
ci
penso
più
io
di
te
.
-
Perché
?
Che
hai
fatto
?
Hai
trovato
i
denari
?
-
È
inutile
che
tu
mi
faccia
l
'
ironico
.
E
sperò
che
Giulio
avesse
già
rimediato
,
parendogli
più
tranquillo
.
Perciò
,
lo
guardò
,
aspettando
che
tenesse
a
bocca
dolce
anche
lui
.
Ma
Giulio
gli
disse
,
accorato
:
-
Questa
volta
scivoliamo
senza
poterci
aggrappare
a
niente
!
Tu
,
ancora
,
non
ci
vuoi
credere
!
-
Fino
ad
ora
,
la
fortuna
ci
ha
sempre
assistito
!
-
Ed
ora
ci
ha
lasciato
.
-
Vuol
dire
che
subiremo
insieme
la
stessa
sorte
:
io
non
sono
come
Enrico
.
-
Pensavo
,
invece
,
se
qualcuno
di
voi
si
potesse
salvare
.
-
A
quale
scopo
?
-
È
vero
:
se
tocca
a
me
,
anche
voi
dovete
fare
lo
stesso
.
Ma
Niccolò
non
avrebbe
potuto
resistere
di
più
alla
monotonia
di
questa
tristezza
sconsolata
.
Egli
cominciò
a
muoversi
e
poi
a
dimenarsi
su
la
sedia
;
come
quando
,
d
'
estate
,
per
chiappare
una
mosca
picchiava
e
sbatacchiava
le
mani
da
per
tutto
.
Giulio
se
ne
accorse
e
gli
disse
:
-
Vai
a
fare
una
bella
scorpacciata
d
'
aria
!
Non
è
mica
necessario
che
tu
stia
qui
perché
ci
sto
io
!
Ma
il
suo
dolore
,
che
doveva
sopportare
da
solo
,
si
fece
più
vivo
;
con
un
'
acutezza
felina
.
Niccolò
rispose
:
-
Ti
garantisco
che
non
perderò
mai
il
mio
appetito
.
Se
,
stasera
,
avessimo
una
mezza
dozzina
di
beccacce
arrosto
,
io
pulirei
anche
gli
ossi
.
La
soddisfazione
di
farmi
stare
male
non
l
'
avrà
mai
nessuno
.
Alla
bottega
sarei
il
primo
io
a
darle
fuoco
!
Perché
te
la
vuoi
prendere
,
Giulio
?
-
C
'
è
bisogno
che
tu
mi
metta
coraggio
?
Io
non
mi
sono
mai
sentito
galantuomo
e
leale
come
ora
!
Mi
sembra
di
non
avere
più
nulla
da
chiedere
;
né
agli
uomini
né
a
Dio
.
La
mia
volontà
consiste
appunto
nel
rendermi
conto
del
mio
tracollo
.
È
una
specie
di
orgoglio
alla
rovescia
;
ma
sempre
orgoglio
.
Ho
fatto
di
tutto
non
per
essere
un
signore
,
perché
non
sarebbe
stato
possibile
,
ma
per
mantenerci
quel
che
avevamo
avuto
da
nostro
padre
.
Se
non
m
'
è
riescito
,
non
è
colpa
mia
.
Nondimeno
,
mi
prendo
lo
stesso
la
colpa
;
e
voglio
morire
con
più
coscienza
di
quella
che
avevo
due
o
tre
anni
fa
.
Era
destinato
ch
'
io
dovessi
finire
male
,
e
non
me
ne
lamento
.
Qualcuno
potrà
dire
che
s
'
era
sbagliato
ad
avermi
stima
;
e
io
gli
rispondo
che
ora
faccio
a
meno
di
qualunque
stima
.
Sono
io
,
proprio
io
,
che
gli
toglierei
qualunque
illusione
.
Nessuno
può
pretendere
da
me
che
io
non
sia
come
Dio
mi
ha
messo
al
mondo
.
Non
ho
mai
recato
,
volontariamente
,
male
a
nessuno
.
Ho
fatto
le
firme
false
,
solo
perché
la
mia
firma
vera
non
avrebbe
contato
nulla
.
Niccolò
,
per
approvare
,
fece
una
specie
di
grugnito
;
e
disse
un
'
imprecazione
con
una
parola
oscena
.
Ma
Giulio
si
sentiva
come
morire
,
desiderando
lo
stesso
di
sacrificarsi
senza
chiedere
un
limite
.
-
Nessuno
,
se
sapesse
ch
'
io
sono
un
falsario
,
mi
darebbe
la
mano
.
Non
me
ne
importa
più
!
Gli
mancava
anche
il
respiro
,
e
dovette
riposarsi
.
Niccolò
gli
disse
:
-
Io
solo
,
che
t
'
ho
sentito
parlare
così
,
e
ti
sono
fratello
,
posso
apprezzarti
.
Ma
anche
di
me
non
te
ne
deve
importare
!
Sono
io
che
seguo
te
,
se
non
vuoi
che
io
sparisca
alla
chetichella
.
Ora
,
stiamo
zitti
perché
entra
il
verro
!
Enrico
,
con
la
sua
collottola
dura
di
lardo
e
di
cotenna
,
entrò
anche
più
fosco
e
imbiecato
degli
altri
giorni
.
Giulio
,
senza
nessun
rancore
e
senza
nessuna
animosità
,
gli
chiese
:
-
Che
vuoi
?
Egli
,
prima
,
biascicò
senza
rispondere
;
poi
,
disse
:
-
Domani
è
domenica
:
vogliamo
mangiare
una
spiedonata
di
tordi
?
Li
ho
visti
da
Cicia
,
legati
a
mazzi
.
Mi
son
parsi
grassi
abbastanza
.
Niccolò
,
allora
,
bofonchiò
:
-
Io
domani
non
mangio
con
voi
!
-
E
perché
?
Dove
vai
?
Niccolò
,
con
un
tono
da
gradassata
,
insolente
,
rispose
:
-
A
Firenze
.
È
tanto
tempo
che
non
assaggio
più
i
fagioli
cotti
in
forno
;
come
li
fanno
i
fiorentini
.
Questi
di
Siena
non
sono
buoni
.
Giulio
rispose
,
ad
ambedue
,
con
una
voce
pacata
;
che
commoveva
:
-
Domani
tu
mangerai
i
fagioli
a
Firenze
,
e
tu
comprerai
i
tordi
da
Cicia
.
Vi
manca
altro
?
CAPITOLO
X
La
domenica
,
Giulio
e
il
cavaliere
Nicchioli
fecero
un
'
altra
passeggiata
.
Niccolò
era
andato
a
Firenze
;
e
perché
non
lo
dissuadessero
,
aveva
evitato
di
parlare
a
solo
con
i
fratelli
.
Quando
prendeva
di
queste
decisioni
,
doventava
intrattabile
;
rifiutando
di
darne
qualunque
giustificazione
.
Non
riescivano
né
meno
a
trovarlo
.
Il
cavaliere
chiese
a
Giulio
:
-
Vogliamo
andare
da
Ovile
a
Pispini
?
Il
libraio
era
distratto
,
e
rispose
:
-
Dove
vuole
lei
.
Per
me
,
è
lo
stesso
.
Nell
'
aria
c
'
era
una
dolcezza
pungente
;
e
le
campagne
parevano
gli
avanzi
della
primavera
.
Quasi
tutti
i
contadini
avevano
vendemmiato
;
e
perciò
i
cancelli
su
le
strade
erano
aperti
;
ma
portavano
ancora
le
spine
.
Siena
è
come
tante
strisce
dritte
di
tetti
e
di
facciate
,
della
stessa
altezza
;
che
si
alzano
invece
all
'
improvviso
dove
le
case
vengono
più
in
fuori
,
pigliando
un
poco
di
poggetto
.
Ma
San
Francesco
e
Provenzano
,
con
spicchi
di
case
in
mezzo
,
da
un
'
altra
parte
della
città
,
taglierebbero
quelle
strisce
quasi
ad
angolo
retto
se
in
quel
punto
la
pendenza
non
fosse
più
ripida
.
E
le
mura
della
cinta
,
trattenute
dalle
loro
torrette
smozzicate
e
vuote
,
lasciano
un
gran
spazio
libero
;
venendo
fin
giù
alla
strada
;
come
una
corda
allentata
.
Poi
,
la
strada
gira
troppo
sotto
la
cinta
;
e
Siena
non
si
vede
più
.
Ma
dopo
un
poco
ritorna
;
con
le
case
ammucchiate
alla
ridossa
.
E
la
Torre
del
Mangia
pare
che
si
spenzoli
,
su
alta
nel
cielo
,
dalle
mura
.
Il
cavaliere
disse
:
-
Si
volti
a
vedere
com
'
è
bella
la
nostra
Siena
!
Ma
Giulio
non
aveva
voglia
di
guardare
.
Aspettando
l
'
ora
dell
'
appuntamento
s
'
era
sempre
più
persuaso
che
a
chiedere
al
Nicchioli
un
'
altra
firma
si
sarebbe
compromesso
;
o
,
per
lo
meno
,
gli
avrebbe
suggerito
un
sospetto
troppo
forte
.
E
,
poi
,
si
sentiva
con
lui
di
una
timidità
molle
.
L
'
averlo
ingannato
gli
metteva
nell
'
animo
il
desiderio
di
compensarlo
con
una
devozione
intima
e
profonda
.
Ma
,
standoci
insieme
,
fu
tentato
;
e
gli
parve
possibile
che
il
cavaliere
avrebbe
annuito
a
firmare
un
'
altra
volta
.
Era
,
del
resto
,
il
mezzo
di
salvarsi
soltanto
per
altre
poche
settimane
e
basta
!
Ma
quando
sentì
che
gli
parlava
con
quella
sua
tenerezza
vanitosa
e
saccente
,
gli
disse
:
-
Domani
avrei
bisogno
da
lei
di
una
gentilezza
che
m
'
ha
fatto
un
'
altra
volta
.
-
Se
posso
,
volentieri
!
Giulio
ebbe
un
gran
rivoltolone
dentro
,
e
continuò
come
se
fosse
fatale
non
potersi
trattenere
più
:
-
Ci
fanno
comodo
altri
denari
...
Il
cavaliere
impallidì
,
e
chiese
:
-
Quanti
?
-
Un
diecimila
lire
!
-
E
perché
?
-
Siamo
restati
al
secco
.
Il
cavaliere
trasecolava
e
allibiva
;
e
Giulio
si
accorse
che
,
parlando
,
aveva
dato
il
tracollo
a
tutto
.
Ma
gli
pareva
già
da
un
tempo
incalcolabile
e
che
fosse
possibile
rimediare
.
Stava
per
dire
che
non
era
vero
,
quando
s
'
accorse
che
il
cavaliere
non
aveva
più
nessuna
stima
di
lui
.
Allora
si
raccomandò
come
un
ragazzo
,
cercando
di
fargli
credere
che
si
trattasse
quasi
di
un
capriccio
,
di
una
necessità
non
indispensabile
;
quasi
di
un
lusso
.
Gli
premeva
che
il
Nicchioli
non
sospettasse
,
e
sorrise
.
Ma
il
cavaliere
,
addirittura
di
un
altro
umore
,
non
dette
retta
a
quel
sorriso
.
Che
gli
era
avvenuto
?
Non
alzava
più
gli
occhi
e
non
aveva
più
voglia
di
parlare
.
Questo
cambiamento
sembrava
pieno
di
conseguenze
cattive
.
Camminava
più
lesto
,
come
se
non
potesse
stare
più
con
lui
.
Era
adirato
?
Era
finita
la
loro
amicizia
?
O
sarebbe
andato
a
informarsi
alla
banca
?
Ma
non
indovinò
nulla
,
benché
il
cavaliere
,
lasciandolo
,
gli
desse
la
mano
in
un
modo
come
per
rimproverarlo
.
In
casa
,
Giulio
trovò
Enrico
che
insegnava
a
giocare
a
dama
alle
nipoti
;
mentre
stava
su
una
poltrona
con
un
piede
dentro
un
senapismo
caldo
,
perché
durante
la
notte
aveva
avuto
un
altro
attacco
di
gotta
.
Modesta
vicino
alla
finestra
,
cuciva
.
Egli
entrò
in
camera
,
e
ci
si
chiuse
.
Sentì
che
per
lui
vivere
era
doventata
una
cosa
del
tutto
involontaria
.
Non
gli
importava
più
di
niente
,
e
le
voci
di
quelli
che
parlavano
nella
stanza
accanto
gli
sembrava
che
si
fermassero
a
una
specie
d
'
ostacolo
;
che
le
lasciava
passare
oltre
.
Egli
,
a
un
certo
momento
,
si
voltò
perfino
per
vedere
se
quell
'
ostacolo
era
visibile
!
Non
riesciva
né
meno
ad
essere
triste
e
a
preoccuparsi
:
una
chiarezza
fatale
ed
inalterata
gli
faceva
conoscere
,
con
un
gran
guazzabuglio
di
ricordi
e
di
pensieri
,
ch
'
egli
non
avrebbe
potuto
cambiare
nulla
.
Sentiva
dissolversi
ogni
cosa
e
non
riusciva
più
a
prendere
una
decisione
.
Anzi
,
gli
pareva
proibito
per
sempre
che
egli
potesse
trovare
una
ragione
qualunque
di
quel
silenzio
cosciente
.
Se
uno
avesse
parlato
di
cose
allegre
,
gli
avrebbe
fatto
piacere
;
e
gli
sarebbe
parso
naturale
.
Pensava
volentieri
che
Niccolò
era
andato
a
Firenze
per
divertirsi
;
ed
egli
stesso
non
credeva
più
che
il
giorno
dopo
c
'
era
la
scadenza
d
'
una
cambiale
.
S
'
allontanava
agevolmente
dalla
realtà
;
e
gli
pareva
che
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
riavvicinarcisi
.
S
'
accorse
che
non
parlavano
più
;
ed
Enrico
,
sporgendo
la
testa
dall
'
uscio
,
dopo
un
bel
pezzo
,
gli
chiese
:
-
Sei
stato
con
il
cavaliere
?
-
Sì
:
quasi
due
ore
.
C
'
è
qualche
motivo
perché
tu
me
lo
domandi
?
-
Volevo
sapere
quel
che
ne
pensi
,
e
se
gli
hai
detto
niente
.
Non
te
ne
fidare
:
è
doppio
come
le
cipolle
.
-
Ma
ti
pare
che
io
volessi
entrare
con
lui
in
certi
gineprai
?
Egli
aveva
tutt
'
altro
per
la
testa
.
Non
sarebbe
stato
né
meno
educazione
!
-
Allora
,
hai
agito
bene
.
-
Sono
venuto
al
mondo
stamattina
?
-
Lo
so
.
Ma
te
l
'
ho
chiesto
tanto
per
potermi
regolare
nel
caso
che
lo
incontrassi
io
.
-
Tu
farai
sempre
conto
di
cadere
dalle
nuvole
,
qualunque
cosa
ti
domandi
.
-
Siamo
d
'
accordo
.
O
perché
te
ne
stai
costì
solo
?
Vieni
di
qua
anche
tu
.
Le
bambine
escono
con
Modesta
.
Giulio
rispose
come
se
il
fratello
cercasse
di
fargli
commettere
qualche
errore
:
-
Perché
devo
muovermi
di
qui
?
Ci
sto
così
bene
!
-
Allora
,
se
credi
,
fai
il
tuo
comodo
.
E
,
ritirata
la
testa
,
chiuse
l
'
uscio
.
Ma
,
istantaneamente
,
Giulio
si
sentì
invadere
come
da
un
delirio
senza
scampo
.
Chi
lo
avrebbe
trattenuto
perché
non
andasse
in
mezzo
alla
cognata
e
alle
nipoti
gridando
?
Come
avrebbe
potuto
fare
a
non
buttarsi
a
capofitto
contro
il
muro
?
Chi
lo
poteva
tenere
,
nella
strada
,
che
non
corresse
per
tutta
Siena
?
Bisognava
,
dunque
,
che
egli
si
preparasse
a
commettere
chi
sa
quale
stravaganza
,
che
avrebbe
fatto
effetto
a
tutti
.
"
Ecco
,
egli
pensava
,
come
un
uomo
può
cambiarsi
!
È
lo
stesso
di
una
malattia
,
che
viene
quando
non
ci
si
pensa
né
meno
!
"
Ma
egli
restava
a
sedere
;
e
nessuno
,
vedendolo
,
avrebbe
potuto
sospettare
di
niente
.
Gli
seccò
che
le
nipoti
andassero
a
salutarlo
e
a
baciarlo
.
Pensava
:
"
C
'
è
bisogno
di
queste
smancerie
?
"
E
non
si
rendeva
conto
che
esse
avevano
fatto
sempre
così
.
Poi
,
pensava
:
"
Tutta
la
nostra
regola
di
vivere
dev
'
essere
intesa
in
un
altro
modo
.
Altrimenti
,
vuol
dire
che
io
,
in
quarant
'
anni
che
ho
,
non
sono
mai
riescito
ad
imbastire
attorno
a
me
una
cosa
che
mi
possa
fare
veramente
piacere
e
che
risponda
ai
miei
sentimenti
.
Perché
gli
altri
mi
credono
eguale
a
loro
?
Perché
gliel
'
ho
fatto
credere
io
.
E
perché
se
io
dicessi
a
loro
quel
che
penso
,
è
certo
che
ne
proverebbero
dispiacere
e
non
vorrebbero
?
Vuol
dire
che
io
li
ho
tanto
abituati
a
me
stesso
e
ad
essere
così
,
che
io
ho
perduto
ormai
qualunque
diritto
a
ricredermi
.
Ho
fatto
bene
o
male
?
E
non
potrebbe
essere
un
bene
anche
per
loro
se
io
riescissi
a
far
conoscere
quel
che
penso
?
Io
ho
continuato
a
vivere
adattandomi
sempre
,
e
costringendo
me
stesso
a
una
certa
regolarità
,
che
mi
sembrava
giusta
ed
opportuna
.
Ora
m
'
accorgo
che
posso
esser
vissuto
soltanto
provvisoriamente
,
finché
un
giorno
dovesse
sopravvenire
un
fatto
decisivo
,
come
quello
della
cambiale
,
che
farà
doventare
debole
ciò
che
prima
mi
sembrava
sicuramente
forte
e
scelto
bene
.
E
se
io
non
volessi
più
obbedire
a
tutto
ciò
che
fa
parte
anche
di
me
stesso
,
mi
troverei
obbligato
a
non
stare
più
in
questa
casa
e
forse
ad
andarmene
chi
sa
dove
.
L
'
impazienza
del
mio
stato
d
'
animo
deliberativo
dipende
soltanto
da
me
;
finché
io
non
l
'
ho
manifestato
a
nessuno
.
Ma
,
siccome
per
eseguire
la
mia
volontà
,
dovrei
necessariamente
,
in
un
modo
o
in
un
altro
,
farla
conoscere
a
loro
,
io
non
sarei
più
libero
come
mi
credo
;
ed
io
,
perciò
,
mi
sono
illuso
da
vero
di
godere
e
di
soffrire
soltanto
per
un
effetto
della
mia
coscienza
.
La
paura
che
io
ho
di
sbagliare
a
prendere
qualche
decisione
,
l
'
impossibilità
anzi
di
prenderla
,
è
la
causa
della
mia
indifferenza
.
Non
vale
,
dunque
,
la
pena
ch
'
io
soffra
;
perché
non
soffro
soltanto
per
me
ma
anche
per
gli
altri
.
Io
vivo
così
perché
essi
vivono
insieme
con
me
.
"
Allora
gli
pareva
possibile
cedere
e
trasmettere
la
sua
sofferenza
a
qualcuno
di
loro
;
ed
egli
ritrarsi
verso
qualche
punto
,
dal
quale
avrebbe
potuto
soltanto
assistere
.
Non
vide
più
perché
egli
avesse
dovuto
continuare
a
vivere
,
e
il
desiderio
della
morte
gli
parve
preferibile
e
necessario
.
"
Essi
mi
fanno
morire
,
senza
ch
'
io
abbia
il
diritto
di
rifiutarmi
.
Anzi
non
mi
preparo
né
meno
a
rifiutarmi
.
E
perché
?
"
Ma
il
perché
non
lo
trovava
;
e
,
a
forza
di
pensarci
,
gli
vennero
in
mente
altre
cose
,
che
con
quella
domanda
non
avevano
più
nessun
legame
.
Almeno
,
quand
'
era
giovine
,
non
gli
era
mai
capitato
di
perdersi
in
queste
possibilità
negative
,
che
ora
filtravano
anche
nel
suo
passato
più
remoto
;
in
quel
passato
che
credeva
invulnerabile
.
Invece
non
esisteva
nessuna
resistenza
;
e
un
giorno
di
disperazione
si
trovava
subito
a
contatto
con
la
sua
giovinezza
;
che
,
con
una
rapidità
da
far
paura
,
era
doventata
soltanto
una
verità
del
suo
sentimento
.
Escì
di
camera
con
un
viso
che
Enrico
gli
domandò
se
si
sentisse
male
.
-
Io
?
Perché
?
Non
sono
mai
stato
come
oggi
!
Niccolò
a
Firenze
s
'
era
divertito
a
girare
tutto
il
giorno
;
senza
parlare
a
nessuno
.
Egli
s
'
incoraggiava
con
energia
ad
essere
senza
preoccupazioni
;
e
camminava
a
testa
alta
,
tronfio
e
rimpettito
,
come
un
signore
che
avesse
a
fare
visite
da
insuperbire
;
e
,
solleticando
il
suo
amor
proprio
,
fossero
dicevoli
soltanto
alle
sue
ricchezze
.
La
giornata
gli
parve
troppo
breve
;
e
soltanto
in
treno
,
mentre
si
riavvicinava
a
Siena
,
ebbe
qualche
dubbio
se
avesse
dovuto
stare
insieme
con
Giulio
.
Ma
si
portò
almeno
un
centinaio
di
ragioni
,
l
'
una
migliore
dell
'
altra
;
che
lo
approvarono
.
"
Avrei
poco
giudizio
se
io
me
la
prendessi
prima
del
tempo
!
Per
oggi
,
è
bene
ch
'
io
abbia
fatto
così
.
"
Quando
il
treno
arrivò
,
era
vicino
a
buio
;
e
Niccolò
non
si
sentì
nessuna
fretta
di
andare
a
casa
.
Lasciò
passarsi
avanti
tutti
gli
altri
scesi
alla
stazione
;
seguiti
dai
facchini
con
le
valigie
in
spalla
;
ed
egli
guardava
Siena
come
se
la
vedesse
per
la
prima
volta
.
Era
tentato
,
perfino
,
di
domandare
quale
strada
dovesse
prendere
!
Si
fermò
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
,
a
guardare
la
basilica
di
San
Francesco
;
già
scura
d
'
ombra
.
Dirimpetto
,
né
meno
a
mezzo
chilometro
,
il
pendio
d
'
una
collina
era
invece
ancora
chiaro
;
e
,
tra
essa
e
la
basilica
,
la
vallata
che
s
'
allarga
in
pianura
,
non
smettendo
fino
ai
monti
lontani
,
era
azzurrognola
e
placida
;
con
anche
certi
colori
di
grigio
quasi
bianco
.
Un
cipresso
,
da
sopra
una
sporgenza
che
non
si
vede
,
pareva
sospeso
sopra
alla
pianura
.
Sotto
San
Francesco
,
le
case
d
'
Ovile
;
sospinte
e
sdrucciolate
giù
per
lunghi
scarichi
.
Niccolò
si
volse
intorno
,
per
vedere
se
nessuno
lo
notava
.
Desiderava
che
lo
giudicassero
pieno
di
boria
e
d
'
alterigia
;
e
,
andando
a
casa
,
si
soffermò
a
tutte
le
botteghe
dove
erano
ghiottonerie
e
robe
da
mangiare
.
A
casa
disse
giubilando
,
per
vantarsi
:
-
Come
sono
stato
bene
!
Una
giornata
incantevole
!
E
,
poi
,
fingendo
una
magnanimità
compunta
:
-
Scommetto
che
voi
vi
siete
annoiati
!
CAPITOLO
XI
Il
Nicchioli
non
aveva
sospettato
;
ma
gli
era
parso
che
il
libraio
volesse
troppo
approfittarsi
di
lui
;
e
,
perciò
,
s
'
era
imbroncito
.
Dopo
,
però
,
s
'
avvide
ch
'
egli
avrebbe
potuto
essere
più
fermo
senza
alterarsi
.
E
aveva
in
mente
di
spiegarlo
al
Gambi
;
disposto
magari
,
in
seguito
,
e
dopo
aver
visto
le
cose
con
chiarezza
,
a
non
rifiutare
il
suo
aiuto
;
quando
non
ci
fossero
stati
veri
pericoli
.
Non
poteva
darsi
pace
,
anzi
,
d
'
essere
stato
costretto
a
un
diniego
così
reciso
e
anche
umiliante
.
Ma
la
sua
stessa
albagia
buonacciona
non
gli
permetteva
né
meno
di
temere
che
Giulio
avesse
fatto
qualche
imbroglio
.
Egli
,
intanto
,
per
evitare
di
chiedergli
troppo
presto
scusa
e
anche
di
accondiscendere
,
pensò
che
non
doveva
tornare
almeno
per
un
poco
di
tempo
alla
libreria
;
e
,
il
lunedì
,
sebbene
non
ce
ne
avesse
bisogno
,
andò
alle
sue
tenute
di
Monteriggioni
:
così
,
se
lo
avessero
cercato
,
non
lo
avrebbero
trovato
in
casa
.
Bisogna
essere
buoni
,
ma
fino
a
un
certo
punto
!
Il
lunedì
mattina
,
tutti
e
tre
i
fratelli
si
trovarono
nella
libreria
.
Enrico
bofonchiava
abbacchiato
ed
immusonito
;
con
gli
occhi
gonfi
e
pesti
.
Cavò
l
'
orologio
dal
taschino
,
e
disse
:
-
Oh
,
a
presentare
la
cambiale
,
c
'
è
ormai
due
ore
sole
!
Niccolò
,
che
stava
a
capo
riverso
su
la
sua
sedia
,
sbattendo
i
denti
insieme
,
gli
fece
una
sghignazzata
rabbiosa
e
gridò
:
-
Tu
stattene
cheto
!
Giulio
si
raccomandò
che
non
si
mettessero
a
imbastire
un
litigio
,
perché
gli
avrebbero
fatto
perdere
di
più
la
testa
.
Egli
era
sempre
mite
;
e
restava
assorto
a
almanaccare
la
via
di
scampo
più
prudente
.
Si
teneva
il
mento
con
una
mano
,
e
non
alzava
mai
gli
occhi
.
Le
mani
gli
s
'
erano
affilate
e
parevano
fatte
soltanto
di
tendini
.
Niccolò
non
voleva
essere
distornato
dal
guardarlo
,
aspettando
;
e
preparandogli
un
risolino
.
Ma
Giulio
disse
,
con
una
dolcezza
rassegnata
:
-
Farò
un
'
altra
firma
falsa
.
I
due
fratelli
,
che
s
'
aspettavano
di
meglio
,
restarono
zitti
;
quasi
contrariati
.
Giulio
sentì
che
avevano
ragione
,
e
non
aggiunse
altre
parole
.
Allora
,
Enrico
disse
,
con
una
certa
vivacità
che
credeva
approvata
da
Niccolò
:
-
Se
non
trovi
un
santo
più
fidato
!
-
Non
abbiamo
fatto
così
le
altre
volte
?
-
Ma
...
sarebbe
tempo
di
smettere
.
Niccolò
si
drizzò
e
disse
a
Giulio
,
andando
alla
scrivania
:
-
Dammi
quel
che
ci
vuole
per
comprare
la
cambiale
:
ci
vado
io
.
Enrico
disse
:
-
Aspetta
!
Riflettiamo
,
prima
!
Allora
,
Giulio
rimise
i
soldi
nella
ciotola
di
legno
;
pigiandoci
la
punta
delle
dita
sopra
.
Niccolò
sembrava
abbonito
,
quasi
contento
;
come
se
,
anzi
,
avesse
la
bramosia
di
comprare
la
cambiale
.
Egli
ci
teneva
a
farsi
vedere
il
più
sveglio
,
quasi
il
più
sagace
;
ma
siccome
gli
altri
restavano
ancora
indecisi
,
egli
spazientito
si
ributtò
su
la
sedia
,
spingendola
a
dietro
con
tutto
il
corpo
e
puntando
i
piedi
in
terra
.
Badò
se
ci
aveva
un
mezzo
sigaro
,
e
poi
si
mise
a
cacciarsi
le
dita
nel
naso
.
Giulio
teneva
gli
occhi
bassi
,
benché
fosse
voltato
dalla
parte
di
Enrico
;
e
sentiva
le
ciglia
chiudersi
da
sé
,
su
gli
occhi
.
Enrico
disse
:
-
O
quel
mascalzone
del
Nicchioli
non
potrebbe
cavarci
d
'
impiccio
?
Giulio
accennò
di
no
,
con
la
testa
.
-
Ma
bisognerebbe
almeno
che
tu
provassi
!
Giulio
si
fece
di
porpora
,
e
disse
:
-
Glie
ne
parlai
ieri
.
Niccolò
,
allora
,
smosse
un
'
altra
volta
la
sedia
;
che
scricchiolò
come
se
si
sfondasse
.
E
gridò
:
-
Le
bugie
né
meno
tu
me
le
devi
dire
.
-
Che
male
ho
fatto
?
Niccolò
riprendeva
gagliardia
,
quasi
baldanza
.
Andò
fino
alla
porta
,
tornò
a
dietro
;
poi
fece
lo
stesso
altre
due
volte
.
Enrico
gli
disse
:
-
Smetti
.
Non
senti
come
sventoli
?
Egli
,
allora
,
si
piantò
a
sedere
;
e
gridò
:
-
Di
qui
non
mi
alzo
!
Mentre
Giulio
stava
per
dire
a
Enrico
che
intanto
poteva
decidersi
lui
a
comprare
la
cambiale
da
qualche
tabaccaio
,
purché
non
andasse
troppo
lontano
,
entrò
il
Corsali
;
che
aveva
voglia
di
raccontare
un
pettegolezzo
su
certi
suoi
pigionali
;
uno
di
quei
pettegolezzi
che
li
mettevano
di
buon
umore
.
Niccolò
lo
aggredì
:
-
Che
vuoi
?
Non
è
giornata
,
oggi
!
-
Che
ti
è
accaduto
?
Io
non
ne
so
mica
niente
!
-
Vattene
.
-
Oh
,
ma
potresti
usare
modi
più
garbati
!
Niccolò
ringhiò
,
battendo
forte
i
piedi
.
Giulio
gli
fece
capire
,
con
un
cenno
della
testa
,
che
non
potevano
dargli
retta
.
Allora
,
il
Corsali
s
'
arrischiò
:
-
Se
io
posso
esservi
utile
...
Enrico
disse
,
come
se
si
rivolgesse
ai
fratelli
:
-
Non
se
ne
vuole
mica
andare
!
Entra
,
qua
dentro
,
franco
,
quasi
con
brio
...
e
pretende
che
lo
si
tratti
da
persona
educata
!
La
colpa
è
vostra
,
perché
è
sempre
venuto
a
trovare
voi
!
Io
non
l
'
avrei
fatto
passare
né
meno
una
volta
!
Il
Corsali
,
adirato
,
gli
chiese
:
-
E
tu
che
hai
da
guaire
contro
di
me
?
Finché
vi
ho
fatto
comodo
...
Niccolò
rispose
:
-
A
me
non
fa
comodo
nessuno
.
Altro
che
i
signori
.
E
oggi
né
meno
quelli
!
Vattene
,
e
basta
!
-
Mi
meraviglio
di
Giulio
!
Ma
anche
Giulio
sbuffò
;
e
il
Corsali
escì
,
minacciandoli
.
Erano
tutti
e
tre
fuori
di
sé
dalla
collera
;
ed
erano
i
soli
momenti
che
si
volevano
veramente
bene
.
Giulio
,
sicuro
che
nessuno
avrebbe
contraddetto
,
disse
ad
Enrico
:
-
Vai
a
prenderla
!
Restati
soli
,
Giulio
e
Niccolò
sentivano
l
'
uno
per
l
'
altro
una
tenerezza
che
pareva
una
cosa
sola
con
la
loro
collera
.
Anche
Giulio
,
ora
,
era
più
spigliato
;
e
,
quando
venne
la
cambiale
,
la
stese
subito
su
la
scrivania
.
Scelse
una
penna
che
faceva
bene
,
e
la
provò
con
l
'
unghia
del
pollice
;
ma
,
siccome
gli
tremavano
un
poco
le
mani
,
disse
:
-
Prima
è
meglio
ch
'
io
mi
calmi
!
Gli
altri
due
fratelli
,
appoggiati
agli
scaffali
,
gli
stavano
attorno
.
Giulio
accese
una
sigaretta
;
e
,
fumatala
mezza
,
disse
:
-
Ora
sono
in
ordine
!
Si
strinse
forte
le
mani
insieme
,
poi
un
dito
per
volta
della
destra
;
tuffò
la
penna
,
guardò
che
non
fosse
inchiostrata
troppo
;
e
,
tenendo
ferma
la
cambiale
con
la
sinistra
,
cominciò
la
firma
.
In
quel
momento
si
entusiasmava
;
e
,
benché
si
sentisse
sempre
rimescolare
e
come
un
'
interruzione
nella
sua
coscienza
,
non
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
finire
la
firma
;
quasi
protetto
e
scusato
dalla
certezza
della
sua
bravura
.
Egli
esaminò
la
firma
,
da
tutte
le
parti
;
e
la
mostrò
ai
fratelli
;
che
la
trovarono
perfetta
,
confrontandola
con
una
vera
del
Nicchioli
.
Ma
,
fatta
la
firma
,
bisognava
portare
la
cambiale
.
E
la
titubanza
cominciava
qui
.
Per
portarla
,
doveva
ragionare
presso
a
poco
così
:
"
Ormai
è
fatta
,
e
sarei
ridicolo
che
me
ne
pentissi
e
me
ne
vergognassi
.
Se
è
fatta
,
vuol
dire
ch
'
io
devo
prendere
la
cambiale
e
portarla
alla
banca
.
A
che
cosa
servirebbe
,
se
no
?
Sono
doventato
un
ragazzo
che
non
sa
quello
che
deve
lambiccare
?
"
Ma
quella
mattina
non
ebbe
tempo
per
queste
riflessioni
,
e
né
meno
per
altre
più
brevi
;
perché
tanto
Niccolò
che
Enrico
gli
intimarono
:
-
Non
bisogna
perdere
più
tempo
!
C
'
è
mezz
'
ora
soltanto
!
Alzati
da
sedere
!
Egli
prese
la
cambiale
ed
obbedì
.
Ma
,
per
la
strada
,
sentiva
di
perdere
quella
specie
di
sicurezza
;
e
camminava
sempre
più
a
rilento
.
Avrebbe
potuto
tornare
a
dietro
o
strappare
la
cambiale
?
Egli
ci
pensò
,
un
attimo
solo
e
come
a
una
cosa
impossibile
.
C
'
erano
dinanzi
a
lui
tante
vie
,
ma
egli
doveva
prendere
quella
della
banca
.
Quando
fu
su
per
le
scale
,
pulite
ed
eleganti
,
riconobbe
l
'
odore
che
veniva
sempre
da
quegli
uffici
.
Molta
gente
scendeva
e
saliva
;
egli
ne
conosceva
parecchi
e
s
'
affrettava
a
salutarli
.
Giunto
allo
sportello
dove
accettavano
gli
sconti
,
dovette
attendere
perché
c
'
erano
almeno
una
dozzina
di
persone
.
Ma
non
gli
venne
mai
in
mente
di
andarsene
;
anzi
,
ostentava
di
avere
fretta
;
e
consegnò
la
cambiale
all
'
impiegato
,
con
un
sorriso
convenzionale
;
da
commerciante
conosciuto
e
accreditato
.
Poi
chiese
,
scherzando
:
-
Va
bene
?
L
'
impiegato
,
con
un
moto
della
testa
,
rispose
:
-
Benissimo
!
E
buttò
la
cambiale
,
insieme
con
le
altre
,
in
una
cestina
di
vimini
.
Giulio
,
scendendo
con
più
allegrezza
,
pensava
:
"
Anche
questa
volta
il
colpo
è
fatto
!
"
Ma
s
'
accorgeva
che
la
sua
allegria
era
impacciata
e
malsicura
:
pareva
che
egli
non
avesse
forza
.
Si
sentiva
,
ora
,
come
un
convalescente
;
che
comincia
a
riconoscere
le
proprie
sensazioni
e
le
trova
troppo
vecchie
e
usate
.
E
vuole
averle
più
intense
.
Ma
non
tardò
molto
a
confessarsi
ripreso
in
mezzo
al
disordine
delle
sue
preoccupazioni
.
In
bottega
c
'
era
il
Nisard
,
che
parlava
con
quella
voce
che
viene
quando
ci
si
trova
tra
persone
in
lutto
.
Egli
non
capiva
che
cosa
avessero
;
ma
voleva
rendersi
gradevole
e
non
far
pesare
quella
specie
di
giocondità
corretta
,
quasi
precisa
e
convenuta
,
che
era
della
sua
indole
;
pur
senza
essere
costretto
a
lasciarla
per
gli
altri
.
Giulio
,
con
un
cenno
,
fece
capire
ai
fratelli
che
la
cambiale
era
stata
presa
;
e
si
mise
alla
scrivania
,
un
poco
impacciato
e
incuriosito
di
quel
che
parlavano
.
Soffiò
meticolosamente
la
polvere
su
la
scrivania
;
quasi
toccandola
con
le
guance
,
per
piegare
la
testa
e
sogguardare
da
vicino
e
contro
luce
.
Il
Nisard
gli
piaceva
,
anche
perché
gli
parlava
di
pittura
antica
;
e
con
lui
poteva
mostrare
la
sua
erudizione
di
bibliofilo
;
sempre
con
un
'
ironia
astuta
e
bonaria
.
Possedeva
parecchi
libri
rari
;
e
,
facendoli
vedere
con
una
compiacenza
particolare
,
li
sfogliava
come
se
li
accarezzasse
.
S
'
intendeva
bene
di
stampe
vecchie
e
le
riconosceva
subito
;
sorridendo
come
una
zitellona
,
con
il
labbro
di
sotto
che
gli
pendeva
.
Il
Nisard
capì
,
con
un
'
occhiata
,
che
anche
Giulio
era
molto
differente
agli
altri
giorni
;
e
perché
fossero
costretti
ad
ammirare
la
sua
amabilità
,
sfoggiò
,
prima
di
andarsene
,
qualche
parola
come
egli
solo
sapeva
scegliere
in
certe
circostanze
.
Come
fu
escito
,
Giulio
disse
:
-
Domani
sapremo
se
la
cambiale
sarà
accettata
dalla
banca
!
Niccolò
rispose
:
-
Ne
sono
arcisicuro
!
Ma
Enrico
non
era
del
suo
parere
e
scuoteva
la
testa
.
Poi
s
'
impennò
:
-
Se
io
fossi
certo
che
la
respingono
,
anderei
ad
ammazzarli
uno
per
volta
!
Ladri
!
Che
ci
rimettono
,
loro
,
a
farci
questo
piacere
?
Vorrei
che
si
trovassero
con
l
'
acqua
alla
gola
come
noi
!
Niccolò
seguitò
,
per
un
pezzo
,
a
sostenere
che
aveva
torto
.
-
Ah
,
ah
,
ah
!
Tu
non
ne
infili
né
meno
una
!
Anzi
sono
sicuro
,
appunto
perché
tu
dici
di
no
,
che
la
cambiale
sarà
presa
!
Andrà
a
vele
gonfie
!
Mi
par
di
vederla
,
quando
la
prenderanno
in
mano
quelli
che
devono
decidere
!
Perdio
!
Siamo
galantuomini
,
per
ora
!
Anche
Giulio
allora
si
rifece
animo
;
e
disse
cose
strampalate
:
-
Ci
penserò
tutto
il
giorno
;
così
,
la
cambiale
doventerà
viva
come
se
nel
suo
posto
ci
fossi
io
e
potrà
parlare
da
sé
!
Enrico
chiese
:
-
O
,
allora
,
perché
dianzi
ci
siamo
tanto
rannuvolati
?
Se
viene
il
Corsali
,
quando
io
non
ci
sono
,
ditegli
a
nome
mio
che
non
lo
volevo
offendere
sul
serio
!
Giulio
gli
chiese
:
-
E
dove
hai
da
andare
?
-
Vado
a
giocare
due
o
tre
briscole
;
perché
non
ne
posso
fare
a
meno
!
Mi
parrebbe
di
non
essere
più
io
!
Niccolò
era
così
nervosamente
allegro
che
cominciò
a
canticchiare
sguaiataggini
.
Giulio
lo
ascoltava
;
ma
ad
un
tratto
,
senza
osare
di
dirlo
a
lui
,
sentì
come
un
fendente
dal
capo
ai
piedi
.
Per
salvarsi
,
nascose
il
viso
tra
le
mani
.
CAPITOLO
XII
Alla
banca
,
un
amico
del
Nicchioli
si
stupì
che
egli
avesse
firmato
per
i
Gambi
un
'
altra
cambiale
;
e
pensò
di
dirglielo
.
Il
Nicchioli
non
voleva
crederci
,
e
restò
così
sconvolto
ed
atterrito
delle
conseguenze
che
né
meno
la
moglie
riescì
a
calmarlo
.
Si
spense
in
lui
ogni
stima
per
gli
altri
;
e
se
si
fosse
ritrovato
,
da
un
giorno
a
un
altro
,
senza
più
niente
,
non
avrebbe
potuto
accasciarsi
di
più
.
La
moglie
gli
diceva
che
,
dopo
tutto
,
sessanta
o
settanta
mila
lire
perdute
,
se
dal
fallimento
non
ci
fosse
stato
da
prendere
né
meno
una
lira
,
erano
per
lui
soltanto
un
anno
e
forse
meno
di
rendita
.
Egli
le
dava
ragione
,
le
baciava
le
mani
mentre
ella
lo
accarezzava
;
ma
,
dopo
un
poco
,
ricominciava
a
smaniare
più
di
prima
;
senza
sapere
se
andava
la
sera
stessa
a
trovare
i
Gambi
o
se
aspettava
il
giorno
dopo
;
quando
si
fosse
rimesso
e
fosse
tornato
in
sé
.
La
moglie
non
lo
fece
escire
;
ed
egli
la
notte
non
poté
mai
addormentarsi
.
Verso
la
mattina
,
pianse
per
più
di
un
'
ora
,
zitto
zitto
;
e
poté
assopirsi
anche
perché
era
sfinito
.
Si
alzò
con
il
proposito
di
andare
alla
libreria
,
a
farsi
vedere
sdegnato
e
a
trattar
male
i
Gambi
;
ma
,
per
la
strada
,
la
sua
furia
diminuiva
;
ed
era
così
debole
che
sudava
.
Egli
non
ebbe
animo
d
'
entrare
solo
;
e
andò
a
prendere
,
in
casa
,
il
Corsali
;
che
credeva
piuttosto
di
sognare
.
Intanto
,
i
Gambi
sapevano
che
la
cambiale
era
stata
non
solo
respinta
,
ma
anche
denunciata
.
Pareva
che
già
lo
sapesse
anche
tutta
Siena
;
perché
molti
ne
parlavano
a
voce
alta
,
fermandosi
davanti
alla
libreria
;
dicendo
che
si
trattava
di
quasi
novantamila
lire
;
e
qualcuno
assicurava
centomila
.
Enrico
era
andato
a
quella
bettola
,
a
combinare
una
partita
a
carte
per
la
sera
;
e
un
suo
conoscente
gli
aveva
riso
su
la
faccia
.
Egli
,
sgattaiolando
,
corse
ad
avvertire
i
fratelli
;
facendo
loro
vedere
con
che
aria
la
gente
si
fermava
davanti
alla
libreria
.
Non
c
'
era
più
niente
da
sperare
!
Giulio
cadde
in
deliquio
;
e
Niccolò
,
stringendo
la
sua
testa
tra
le
mani
,
lo
baciava
e
lo
chiamava
per
nome
.
Enrico
,
per
non
trovarsi
a
qualche
umiliazione
brutta
,
andò
a
turarsi
in
casa
.
E
,
per
essere
il
primo
,
disse
tutto
a
Modesta
;
che
cominciò
a
disperarsi
strillando
,
insieme
con
le
nipoti
.
Quando
Giulio
si
riebbe
,
non
pianse
;
ma
aveva
gli
occhi
di
chi
ha
sparso
sempre
lagrime
.
Niccolò
non
stava
fermo
,
andava
per
tutti
i
cantucci
della
libreria
;
fremendo
,
bestemmiando
e
insultando
chiunque
gli
veniva
alla
mente
.
La
sua
voce
sembrava
un
legno
grosso
che
si
stronca
;
ma
c
'
era
sempre
una
specie
di
risata
,
che
la
rendeva
più
tagliente
e
sanguigna
.
Quando
apparve
il
Nicchioli
seguito
dal
Corsali
,
che
avrebbe
voluto
non
essere
lì
,
per
paura
che
poi
i
Gambi
si
sarebbero
rifatti
sfogandosi
contro
di
lui
,
Niccolò
si
fermò
di
botto
,
sbiancando
come
se
dovesse
venirgli
male
;
e
Giulio
cadde
un
'
altra
volta
in
deliquio
.
Il
Nicchioli
disse
a
Niccolò
,
senz
'
essere
sicuro
che
egli
l
'
ascoltasse
:
-
Avrei
diritto
di
dirvi
quel
che
penso
e
tutto
quel
che
volessi
,
ma
ho
compassione
di
voi
!
Niccolò
fece
un
gesto
,
come
per
trattenerlo
e
per
accennargli
Giulio
abbandonato
addosso
alla
scrivania
;
ma
il
Nicchioli
non
volle
sentire
niente
,
e
rispose
:
-
Non
ce
n
'
è
bisogno
.
Mi
aspettavo
più
coscienza
!
Il
Corsali
,
che
si
teneva
a
una
certa
distanza
,
gli
aprì
la
porta
;
e
,
prima
di
escire
anche
lui
,
disse
:
-
Più
tardi
tornerò
!
Allora
a
Niccolò
venne
da
ridere
;
ma
a
vedere
il
fratello
come
un
morto
s
'
infuriava
;
e
lo
sollevò
di
peso
,
accomodandolo
su
la
sedia
.
Egli
pensava
:
"
Ci
dovrebbe
essere
Modesta
!
Io
non
lo
so
assistere
!
"
Giulio
,
aprendo
gli
occhi
,
disse
:
-
Che
m
'
è
accaduto
?
Mi
son
sentito
girare
la
testa
.
Guarda
che
le
mie
lenti
non
si
siano
rotte
.
Niccolò
glie
le
dette
,
e
gli
disse
:
-
Bisogna
che
tu
sia
più
forte
!
Giulio
,
tentando
di
sorridere
,
chiese
:
-
Il
Nicchioli
se
n
'
è
andato
subito
?
-
Quasi
.
-
Che
ti
ha
detto
?
Volevo
parlargli
io
!
-
Non
ha
detto
niente
!
Se
non
fosse
un
imbecille
,
dovrebbe
pagare
la
cambiale
;
e
anche
lui
eviterebbe
quel
che
cerca
facendoci
fallire
!
Giulio
disse
:
-
Mi
pare
di
sentirmi
male
.
Ma
Niccolò
vide
alcune
persone
ferme
dinanzi
alla
bottega
;
allora
,
andò
dietro
i
vetri
e
fece
una
risata
:
le
persone
,
sorprese
e
vergognose
s
'
allontanarono
.
-
Credono
che
io
gliela
dia
vinta
!
Altro
che
fallimenti
ci
vogliono
!
Niccolò
non
si
leva
di
cappello
a
nessuno
!
Senti
,
Giulio
,
non
ti
affliggere
come
fai
.
Non
ti
posso
sopportare
.
Guarda
il
contegno
che
tengo
io
!
Guarda
:
non
mi
tremano
né
meno
le
mani
!
E
tese
il
braccio
;
ma
la
mano
gli
tremava
così
forte
che
la
ritirò
subito
.
-
Che
gente
!
Pare
che
i
soldi
li
abbiamo
presi
a
loro
!
Che
gliene
importa
?
Non
si
sapesse
,
che
sono
tutti
peggio
di
noi
!
Poi
,
credendo
di
avere
già
influito
sul
fratello
,
disse
:
-
Per
me
,
sono
contento
se
mi
resta
questa
cassapanca
.
Me
la
faccio
mettere
in
camera
,
e
me
la
guarderò
quanto
voglio
.
Ma
Giulio
si
sentiva
trafitto
,
e
non
avrebbe
voluto
parlare
più
.
Egli
,
nello
stesso
tempo
,
provava
una
grande
dolcezza
,
quasi
una
grande
contentezza
,
che
gli
faceva
desiderare
sofferenze
più
acute
.
Gli
pareva
d
'
essere
doventato
,
invece
,
insensibile
;
e
questo
lo
deludeva
.
Non
c
'
era
altro
,
dunque
,
da
inventare
acciocché
egli
fosse
costretto
a
patire
quanto
aveva
sognato
?
Perché
,
dunque
,
viveva
?
Non
era
incompatibile
che
vivesse
se
i
suoi
occhi
vedevano
gli
stessi
scaffali
e
suo
fratello
?
Non
era
immorale
se
egli
,
forse
tra
pochi
minuti
,
doveva
parlare
,
come
una
volta
,
a
Modesta
e
alle
nipoti
?
A
quale
fine
sarebbe
stato
così
differente
a
Enrico
e
anche
a
Niccolò
?
Sapeva
da
sé
quello
che
ormai
era
:
nessuno
glie
lo
avrebbe
potuto
dire
con
più
asprezza
.
Ecco
perché
le
angosce
degli
altri
giorni
oggi
non
tornavano
!
Ecco
perché
sentiva
una
specie
di
serenità
incerta
e
nebulosa
;
ma
quasi
soave
;
come
se
i
suoi
pensieri
si
purificassero
da
sé
,
a
contatto
di
una
misericordia
.
Disse
a
Niccolò
:
-
Io
invidio
quelli
che
possono
credere
.
Niccolò
,
con
un
'
alterezza
violenta
,
chiese
:
-
A
che
?
-
A
Dio
.
Niccolò
non
voleva
sentirne
parlare
,
e
s
'
impazientì
di
più
.
-
Giulio
,
oggi
tu
hai
perso
la
testa
!
Non
ti
giudicavo
così
.
Fammi
sentire
il
polso
se
hai
la
febbre
!
Allora
,
Giulio
disse
:
-
Ho
detto
...
una
cosa
qualunque
.
Piuttosto
,
ora
dovremo
andare
a
casa
;
e
non
potremo
più
nascondere
niente
.
-
Ah
,
certo
!
È
bene
che
anche
Modesta
faccia
buon
viso
alla
sventura
.
Subito
ci
si
deve
avvezzare
!
Ci
penso
io
!
Guai
a
lei
se
piange
!
Non
ci
dormirei
né
meno
insieme
.
Perdio
!
Le
turo
la
bocca
con
le
mani
.
Ci
hai
il
vino
in
casa
?
Ma
anche
egli
,
benché
il
suo
istinto
fosse
sempre
forte
,
si
sentiva
esasperare
;
e
gli
mancava
sempre
di
più
l
'
animo
.
Ed
aveva
paura
di
doversi
pentire
.
Nondimeno
,
per
ora
,
sembrava
capace
di
qualunque
resistenza
e
anche
di
qualunque
eccesso
.
Egli
,
infatti
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
,
e
il
sigaro
in
bocca
,
benché
non
avesse
voluto
accenderlo
,
si
mise
al
vetro
della
porta
,
fissando
in
viso
tutti
quelli
che
si
voltavano
;
non
smettendo
se
essi
non
erano
i
primi
.
Poi
,
disse
quasi
allegro
,
benché
con
una
certa
punta
d
'
agrezza
:
-
Giulio
,
fatti
vedere
anche
tu
.
-
Ma
perché
dài
importanza
a
queste
nànnole
?
Vieni
più
in
dentro
,
e
lasciali
stare
quanti
sono
.
Ora
chiudiamo
,
e
andiamo
a
casa
.
Poi
,
sentiremo
quel
che
ci
dovrà
capitare
.
Verranno
a
mettere
i
sigilli
alla
porta
e
poi
...
-
E
poi
?
-
Se
io
sarò
vivo
,
vedrò
.
-
E
io
lo
stesso
.
Escirono
insieme
,
come
non
facevano
da
anni
;
e
insieme
non
ci
sapevano
camminare
.
Giulio
affettava
di
essere
indifferente
e
anche
di
non
dare
importanza
alla
faccenda
;
mentre
Niccolò
guardava
tutti
con
un
'
aria
arrogante
e
sguaiata
.
In
Via
del
Re
,
a
un
certo
punto
,
Giulio
disse
:
-
Senti
come
puzzano
queste
stalle
!
Di
qui
non
ci
si
dovrebbe
mai
passare
!
Scesi
dal
Vicolo
di
San
Vigilio
,
si
trovarono
al
Palazzo
Piccolomini
:
uno
dei
suoi
spigoli
pareva
rasente
alla
Torre
;
come
se
fosse
stata
staccata
da
esso
con
un
taglio
.
E
il
Palazzo
,
di
pietra
,
con
le
finestre
inferriate
,
fa
sempre
un
'
impressione
,
ch
'
è
addolcita
dalle
Logge
,
benché
deserte
e
polverose
,
chiuse
dalla
vecchia
cancellata
.
Niccolò
,
alzando
gli
occhi
,
che
ridoventarono
furbi
e
maliziosi
,
alle
finestre
,
disse
:
-
Se
mi
lasciassero
entrare
dove
sono
le
pergamene
!
Altro
che
cambiale
!
Ma
quando
si
trattò
di
girare
la
chiave
nella
serratura
di
casa
,
egli
non
ebbe
più
voglia
di
scherzare
;
e
il
viso
gli
doventò
scuro
.
Giulio
,
prima
d
'
aprire
,
si
raccomandò
che
lasciasse
fare
a
lui
;
senza
montare
in
furie
,
anche
se
Modesta
avesse
voluto
dire
qualche
cosa
;
perché
,
del
resto
,
aveva
diritto
a
non
stare
zitta
.
E
,
sebbene
poco
rassicurato
,
aprì
.
Allora
,
come
se
fosse
stata
lì
ad
attenderli
,
Modesta
si
avventò
al
collo
del
marito
e
non
lo
voleva
più
lasciare
;
singhiozzando
e
torcendosi
tutta
,
quasi
da
cadere
insieme
con
lui
.
Niccolò
,
a
cui
non
piaceva
quella
passione
insensata
e
si
asciugava
il
viso
che
la
donna
gli
bagnava
con
le
lacrime
,
disse
a
Giulio
:
-
Levamela
tu
di
dosso
!
Prendila
!
Io
non
vorrei
farle
male
a
staccarla
;
da
quanto
mi
stringe
!
Ma
in
quel
punto
le
due
nipoti
afferrarono
Giulio
,
e
con
il
loro
peso
lo
fecero
perfino
traballare
.
Giulio
,
però
,
si
commosse
;
e
avrebbe
desiderato
che
non
lo
lasciassero
più
.
Ma
disse
loro
che
andassero
a
prendere
la
zia
e
la
portassero
in
salotto
.
Egli
non
s
'
aspettava
che
sapessero
già
tutto
;
e
non
gli
veniva
in
mente
che
poteva
essere
stato
Enrico
.
Niccolò
gli
disse
:
-
Hai
visto
che
sentimento
ha
quella
donna
?
Non
ha
detto
né
meno
una
parola
cattiva
!
-
Vai
da
lei
!
Niccolò
andò
in
salotto
e
si
mise
a
sedere
accanto
alla
moglie
;
ma
,
a
vederlo
,
faceva
ridere
,
tanto
ci
stava
goffamente
e
malvolentieri
.
Egli
non
le
diceva
nulla
;
e
quando
ella
,
per
affetto
,
voleva
fissarlo
negli
occhi
,
egli
a
poco
a
poco
li
girava
altrove
e
fingeva
di
fare
così
per
distrarsi
quanto
fosse
possibile
.
-
Perché
non
mi
avete
detto
la
verità
prima
?
Vedi
ch
'
io
ero
stata
indovina
?
Non
meritavo
,
allora
,
che
tu
fossi
stato
schietto
?
Egli
storceva
la
bocca
e
chiudeva
gli
occhi
.
-
Forse
avrei
potuto
consigliarti
.
Allora
,
Niccolò
si
scosse
e
fece
l
'
atto
di
alzarsi
;
ma
si
rilasciò
su
la
sedia
.
-
Certamente
,
non
avrei
permesso
che
spendessimo
tanto
!
Egli
,
risolutamente
,
si
alzò
.
E
le
disse
,
con
una
specie
di
autorità
canzonatoria
:
-
Ne
parleremo
domani
.
Giulio
,
nella
sua
camera
,
si
sentiva
assai
più
triste
che
nella
libreria
;
e
gli
sarebbe
stato
impossibile
rimanerci
a
lungo
.
Mangiò
un
pezzo
di
pane
intinto
nel
vino
,
e
andò
a
serrarsi
dentro
la
libreria
;
a
stracciare
carte
e
a
preparare
i
bilanci
dei
registri
.
Lavorava
in
fretta
e
con
una
facilità
che
non
aveva
sempre
avuta
.
Lavorava
come
se
avesse
potuto
riparare
a
qualche
cosa
;
e
si
sentiva
calmo
;
ma
con
una
di
quelle
calme
che
pesano
come
il
piombo
e
se
ne
ha
paura
;
perché
si
sa
che
esse
ci
costringeranno
a
qualche
tristizia
inaudita
.
La
sera
non
mangiò
niente
,
e
barcollando
si
gettò
subito
sul
letto
.
Dormì
con
un
senso
di
dolcezza
che
lo
affascinava
.
Poi
,
rimpianse
di
essersi
destato
:
in
certi
casi
non
si
lascerebbe
mai
il
sonno
.
Niccolò
tentò
di
parlare
con
Enrico
,
ma
gli
fu
impossibile
.
Uno
diceva
una
cosa
e
uno
un
'
altra
;
e
nessun
dei
due
pareva
disposto
a
capire
quel
che
dicevano
.
Enrico
sembrava
addirittura
idiota
,
quasi
inconsapevole
della
cambiale
.
Pareva
che
soltanto
a
stento
ammettesse
che
era
vero
;
e
,
alla
fine
,
disse
che
anche
a
parlarne
non
ne
ricavavano
nessuna
utilità
.
Egli
non
aveva
né
meno
aperto
la
legatoria
;
e
i
due
o
tre
operai
,
saputo
del
perché
,
se
n
'
erano
andati
.
Niccolò
avrebbe
voluto
stare
con
Giulio
;
ma
questi
gli
aveva
detto
di
no
.
Allora
,
pensò
di
trovare
il
Nisard
;
ma
non
riuscì
ad
incontrarlo
.
Non
poteva
stare
senza
discorrere
;
e
,
tornato
a
casa
,
si
mise
a
fare
il
chiasso
con
le
nipoti
;
mentre
Modesta
,
distesa
su
una
greppina
,
teneva
gli
orecchi
turati
con
le
mani
.
Ogni
tanto
,
Enrico
si
affacciava
alla
stanza
;
e
tornava
via
senza
dire
niente
.
Egli
stava
con
i
gomiti
appuntellati
al
davanzale
della
finestra
,
sbadigliando
.
A
tavola
,
disse
:
-
Il
peggio
sarà
che
non
potremo
mangiare
come
abbiamo
fatto
fino
ad
ora
!
Il
resto
,
poi
,
non
conta
niente
.
CAPITOLO
XIII
La
mattina
,
Giulio
si
disse
:
"
No
;
non
mi
lascerò
illudere
.
Ho
capito
,
ormai
,
che
le
cose
bisogna
guardarle
in
un
modo
come
ancora
non
sapevo
!
Se
io
accettassi
di
vivere
,
giacché
non
mi
sento
per
ora
nessun
male
che
mi
possa
togliere
la
vita
,
sarebbe
lo
stesso
io
trovassi
gusto
a
farmi
martoriare
.
Ma
questo
non
può
essere
,
per
quanto
io
soffra
molto
meno
.
Non
può
essere
mi
manchi
la
forza
di
fare
a
me
quello
che
non
farei
agli
altri
.
Forse
,
sbaglierò
;
ma
è
necessario
io
faccia
la
prova
della
morte
.
Stanotte
,
mi
pareva
già
di
non
avere
più
a
che
fare
con
la
mia
solita
vita
,
alla
quale
ho
creduto
fino
ad
ora
;
e
non
rimpiangevo
niente
.
Non
avevo
mai
sognato
così
bene
!
"
Ma
la
calma
della
sera
innanzi
s
'
era
già
rivelata
per
una
enfiagione
di
cose
malaticce
.
Ed
egli
continuò
a
pensare
,
con
piacere
:
"
Qualcuno
crederà
che
io
mi
uccida
buttandomi
dalla
finestra
;
un
altro
che
io
vada
ad
annegarmi
.
No
:
così
non
mi
ucciderò
.
"
Ed
escì
di
casa
.
La
mattina
era
umida
e
fresca
.
Si
fermò
a
vedere
una
sciancata
;
che
,
aiutandosi
con
il
bastone
e
appoggiandosi
anche
con
una
mano
alla
sporgenza
della
balaustrata
,
cercava
di
salire
le
scale
della
Chiesa
di
San
Martino
.
Egli
non
aveva
mai
visto
un
'
altra
ostinazione
così
vogliosa
e
nello
stesso
tempo
un
'
altra
impazienza
forse
così
piena
di
gioia
.
Egli
sentiva
che
quella
donnàcchera
poteva
significare
una
cosa
,
che
cercò
in
vano
.
E
la
sua
disperazione
crebbe
.
Il
giorno
dopo
,
la
legge
avrebbe
fatto
mettere
i
sigilli
alla
libreria
;
ed
egli
aveva
dinanzi
a
sé
soltanto
poche
ore
,
per
prendere
qualche
risoluzione
che
potesse
essere
definitiva
.
Svoltando
per
una
strada
,
s
'
imbatté
con
il
Nisard
;
che
gli
andò
incontro
mentre
il
suo
viso
doventava
rapidamente
compunto
.
Egli
disse
:
-
Ma
che
disgrazia
!
Come
mi
dispiace
!
Giulio
lo
guardò
con
il
viso
scomposto
,
quasi
irriconoscibile
per
i
sentimenti
che
ora
gli
si
vedevano
.
Poi
aggiunse
:
-
Una
cosa
inevitabile
!
Vuole
accompagnarmi
un
poco
?
Ero
diretto
alla
libreria
;
ma
se
lei
non
si
vergogna
a
venire
con
me
,
specie
per
la
gente
,
andremo
un
poco
insieme
.
Il
Nisard
troncò
subito
la
sua
titubanza
e
tornò
a
dietro
con
lui
.
Presero
,
come
se
l
'
uno
volesse
far
piacere
all
'
altro
,
per
Via
delle
Terme
,
dove
potevano
incontrare
meno
conoscenti
.
Le
case
alte
e
strette
insieme
dànno
un
senso
d
'
angustia
monotona
;
con
i
vicoli
di
Fontebranda
come
tanti
baratri
che
lasciano
vedere
,
lontana
,
una
collina
verde
e
intramezzata
di
cipressi
neri
.
In
Piazza
di
San
Domenico
si
fermarono
;
sicuri
che
lì
non
li
avrebbe
uditi
nessuno
.
C
'
è
un
giardinetto
mezzo
devastato
con
un
abete
in
mezzo
;
su
cui
s
'
arrampicavano
un
branco
di
monelli
.
La
Chiesa
è
d
'
un
rosso
tutto
eguale
;
con
le
finestre
tappate
a
mattoni
e
la
torre
crettata
da
cima
a
fondo
.
Dentro
uno
spiazzo
,
tra
due
mura
sporgenti
accanto
alla
torre
,
su
per
un
arco
chiuso
che
arriva
fino
al
tetto
,
una
striscia
d
'
erba
sempre
più
larga
in
basso
;
che
va
a
unirsi
con
quella
del
prato
.
A
Giulio
pareva
di
respirare
con
una
boccata
sola
tutta
l
'
aria
della
piazza
;
ed
era
come
un
ragazzo
che
si
trova
dinanzi
a
cose
che
non
può
capire
,
ma
vi
si
attacca
lo
stesso
.
Sentiva
che
poteva
parlare
con
quanta
sincerità
voleva
;
una
sincerità
immensa
.
Egli
,
nondimeno
,
voleva
evitare
che
il
Nisard
lo
mettesse
al
punto
di
parlare
di
se
stesso
;
e
insisteva
perché
mai
cadesse
il
discorso
anche
su
le
cambiali
false
.
Il
Nisard
si
meravigliava
di
questa
noncuranza
tranquilla
;
attribuendola
,
a
torto
,
a
poca
scrupolosità
;
quasi
a
un
cinismo
che
gli
pareva
spaventevole
,
e
che
egli
non
osava
discutere
.
Perciò
,
senza
volere
,
assecondava
il
desiderio
del
libraio
;
e
,
visto
che
presso
a
poco
poteva
parlargli
come
tutte
le
altre
volte
,
lo
portò
a
guardare
Siena
;
dal
muricciolo
della
Fortezza
.
Gli
disse
:
-
Venga
a
vedere
come
,
a
quest
'
ora
,
i
colori
sono
più
belli
che
la
sera
.
Io
me
ne
sono
convinto
venendo
qui
la
mattina
e
il
giorno
.
Viene
subito
alla
vista
un
gran
rigonfio
di
case
;
e
,
dentro
,
la
Cattedrale
.
In
Fontebranda
,
le
case
invece
si
biforcano
,
lasciando
in
mezzo
uno
spazio
vuoto
.
Stanno
come
attaccate
e
schiacciate
sotto
la
Cattedrale
;
a
strapiombo
su
gli
orti
e
su
la
campagna
.
Poi
si
abbassano
sempre
di
più
fino
a
sparire
,
sotto
una
balza
;
e
allora
si
vedono
soltanto
i
loro
tetti
.
Quelle
più
grosse
reggono
le
altre
;
e
non
è
possibile
capire
dove
siano
le
vie
;
perché
le
case
paiono
separate
l
'
una
dall
'
altra
da
spacchi
e
da
tagli
quasi
bizzarri
,
alla
rinfusa
;
a
crocicchi
rasenti
,
contrari
,
di
tutte
le
lunghezze
e
di
tutte
le
specie
.
E
i
tetti
,
in
quelle
picce
e
in
quegli
arrembamenti
,
in
quelle
spezzettature
di
ogni
forma
,
sono
sempre
più
rari
di
mano
in
mano
che
le
case
si
spargono
per
le
chine
.
La
campagna
era
d
'
un
'
ampiezza
,
che
non
finiva
mai
;
e
Siena
,
in
quel
silenzio
,
quasi
taciturno
ma
soave
,
sembrava
tutta
raccolta
in
se
stessa
e
inaccostabile
.
Mentre
le
cime
più
lontane
,
fino
alle
Cornate
di
Gerfalco
,
si
sbandavano
e
riempivano
l
'
orizzonte
sperduto
.
Giulio
guardò
con
avidità
:
non
mai
,
come
allora
,
aveva
amato
la
sua
Siena
;
e
ne
fu
orgoglioso
.
Il
Nisard
gli
spiava
nel
viso
l
'
effetto
,
e
lo
riportò
via
subito
perché
gli
sembrava
che
fosse
troppo
forte
.
Giulio
disse
:
-
Ci
sarei
stato
per
sempre
!
-
Lei
è
senese
,
e
scommetto
che
qui
non
c
'
era
mai
venuto
.
-
È
vero
:
soltanto
da
ragazzo
,
ma
allora
non
capivo
.
-
Ci
tornerà
,
ora
,
da
sé
?
-
Chi
lo
sa
?
Oggi
siamo
vivi
e
domani
già
morti
!
E
,
poi
,
io
!
Mi
ricordo
di
quand
'
ero
giovine
.
Bastava
che
restassi
una
mezz
'
ora
solo
e
non
avessi
niente
da
fare
,
perché
mi
venisse
una
specie
di
sospetto
che
mi
faceva
paura
.
Io
non
ero
né
meno
sicuro
di
vivere
.
Il
sospetto
che
avevo
non
glie
lo
so
spiegare
;
ma
cercherò
di
farglielo
capire
.
Lei
sognando
,
qualche
volta
,
ha
certamente
avuto
nello
stesso
istante
una
sensazione
vaga
,
non
si
sa
se
con
piacere
o
con
dolore
,
che
le
impediva
di
credere
al
suo
sogno
;
e
avrebbe
voluto
che
fosse
stata
la
realtà
,
invece
.
Ma
quella
sensazione
staccava
il
suo
sogno
,
lo
teneva
discosto
,
senza
riescire
però
a
fare
di
lei
stesso
e
del
sogno
una
cosa
sola
.
Ebbene
la
realtà
-
la
chiamano
realtà
-
che
m
'
era
intorno
,
mi
faceva
lo
stesso
effetto
.
Io
non
sapevo
se
quel
che
vedevo
era
un
sogno
più
vasto
,
continuo
,
a
cui
mi
ero
abituato
;
e
del
quale
soltanto
poche
volte
avevo
coscienza
.
Per
farla
capire
meglio
,
imagini
che
il
presente
stesso
era
per
me
il
senso
d
'
una
realtà
convenzionale
.
Ma
al
Nisard
questo
parlare
non
piaceva
;
e
,
arricciando
il
naso
,
si
discostò
dal
libraio
senza
dirgli
niente
.
Quegli
seguitò
:
-
Io
,
questi
pochi
minuti
che
sono
stato
con
lei
in
Fortezza
,
ho
capito
come
vivevo
per
tanti
anni
di
seguito
.
E
non
vorrei
ricominciare
da
capo
.
Pare
che
la
nostra
memoria
sparisca
e
poi
si
faccia
anche
più
viva
di
quel
che
non
ci
aspettiamo
noi
.
Il
Nisard
storceva
la
bocca
;
e
,
ridacchiando
,
disse
:
-
Capisco
!
Capisco
!
Ma
egli
avrebbe
voluto
dirgli
:
"
Ero
venuto
con
lei
per
la
curiosità
che
ho
di
sapere
tutta
la
storia
delle
cambiali
;
e
invece
lei
mi
fa
di
queste
divagazioni
fuori
di
luogo
;
che
sembrano
sciocchezze
d
'
una
mente
alterata
!
"
E
,
per
non
trovarsi
più
a
disagio
,
disse
che
doveva
lasciarlo
,
per
tornare
a
San
Domenico
;
a
vedere
una
tavola
di
Matteo
di
Giovanni
,
ch
'
egli
studiava
.
Andò
in
chiesa
ridendo
e
proponendosi
di
raccontare
tutto
,
perché
ridesse
anche
qualche
altro
.
E
,
dicendosi
troppo
credulo
e
troppo
debole
ad
aver
pensato
ch
'
egli
doveva
consolare
un
pazzo
di
quel
genere
,
entrò
nella
cappella
,
dov
'
era
attaccata
quella
tavola
;
e
lo
dimenticò
subito
.
Ma
Giulio
era
restato
come
ebbro
;
e
aveva
una
specie
di
gaudio
amaro
.
Dentro
di
lui
sentiva
moversi
come
una
quantità
di
cose
parassite
e
malvagie
;
che
volevano
prendere
il
sopravvento
.
I
suoi
stati
di
coscienza
si
erano
solidificati
l
'
uno
vicino
all
'
altro
,
ma
irriducibilmente
;
ed
egli
tentava
in
vano
di
metterli
d
'
accordo
e
di
spiegarli
con
un
solo
mezzo
.
Non
si
sentiva
più
libero
e
comprendeva
che
la
coscienza
quotidiana
si
era
inspirata
non
ai
suoi
sentimenti
,
sempre
mobili
,
ma
a
certe
invariabilità
;
alle
quali
,
forse
,
quei
sentimenti
si
erano
sempre
attaccati
.
Ora
,
anche
il
desiderio
di
morire
era
invariabile
.
Non
gli
parve
necessario
rivedere
quelli
della
sua
famiglia
;
perché
credeva
che
dovesse
restare
più
solo
che
fosse
possibile
;
come
un
dovere
.
Egli
,
in
quel
momento
,
non
poteva
avere
più
nessun
affetto
per
loro
;
e
,
quando
fu
alla
libreria
,
ne
aprì
la
porta
come
se
andasse
a
conoscere
la
realtà
del
suo
sentimento
.
Nella
libreria
,
con
gli
sportelli
chiusi
,
c
'
era
buio
ed
egli
accese
il
gasse
.
Il
rumore
del
gasse
,
prendendo
fuoco
,
lo
fece
tremare
di
spavento
.
Girò
gli
occhi
attorno
,
e
gli
venne
voglia
di
avventarsi
a
quelle
pareti
.
Loro
lo
avevano
fatto
mentire
e
poi
perdere
;
loro
le
più
forti
.
Ad
un
tratto
,
sentì
bussare
:
Niccolò
,
lo
chiamava
.
Doveva
rispondere
?
Non
allora
.
Egli
era
troppo
da
più
di
lui
,
perché
gli
permettesse
di
chiamarlo
ancora
.
Lasciò
che
egli
smettesse
di
battere
le
nocche
;
e
,
dal
cassetto
della
scrivania
,
prese
una
corda
forte
,
con
la
quale
era
stato
legato
un
pacco
di
libri
.
Egli
,
allora
,
non
credette
più
che
si
sarebbe
ammazzato
!
Perciò
salì
sopra
uno
sgabello
e
provò
,
ficcandoci
il
manico
del
martello
dentro
,
se
un
gancio
alla
trave
veniva
via
.
Era
proprio
sicuro
che
non
si
sarebbe
ammazzato
!
Ci
legò
la
fune
,
a
nodo
scorsoio
.
Poi
,
ridiscese
dallo
sgabello
e
si
mise
a
guardarla
da
tutte
le
parti
;
sentendo
la
voglia
di
sorridere
.
La
guardava
scherzando
;
ma
pensò
di
toglierla
perché
aveva
paura
che
le
avrebbe
dato
retta
,
mettendoci
il
collo
dentro
.
Egli
delirando
le
parlava
,
perché
non
lo
tentasse
.
Ma
non
osava
più
toccarla
.
Egli
disse
:
"
La
lascerò
qui
per
sempre
.
Perché
si
veda
a
che
punto
mi
sono
ridotto
.
"
Era
ormai
come
un
pazzo
;
e
appuntellò
la
porta
per
paura
che
venisse
un
branco
di
gente
a
buttarla
giù
.
Non
dovevano
tardare
molto
.
Li
sentiva
venire
,
da
tutte
le
parti
.
Non
c
'
era
più
modo
di
resistere
:
i
puntelli
saltavano
via
.
Su
la
cassapanca
,
tutti
quegli
oggetti
falsamente
antichi
gli
dissero
:
"
Tu
sei
eguale
a
noi
!
È
inutile
che
tu
cerchi
d
'
evitarci
!
"
Egli
rispose
a
voce
alta
:
"
Aspettate
,
faccio
una
firma
.
"
E
vide
la
sua
firma
falsa
saltellare
sul
pavimento
.
Si
chinò
per
chiapparla
;
entrò
con
la
testa
sotto
gli
scaffali
:
la
firma
c
'
era
,
ma
egli
non
la
vedeva
più
.
"
Guardate
:
in
mano
non
ce
l
'
ho
!
"
Allora
,
spense
la
luce
.
E
,
al
buio
,
senza
rendersi
conto
che
si
ammazzava
,
mise
la
testa
dentro
il
laccio
.
Sentendosi
stringere
,
avrebbe
voluto
gridare
;
ma
non
gli
riescì
.
CAPITOLO
XIV
Il
pretore
fece
staccare
il
cadavere
e
portarlo
all
'
Istituto
Anatomico
.
Ma
,
dopo
due
giorni
,
fu
dato
il
permesso
di
seppellirlo
nel
cimitero
del
Laterino
.
Enrico
e
Niccolò
lo
accompagnarono
,
dietro
la
lettiga
d
'
incerato
verde
;
ma
erano
sospettosi
di
tutti
e
desideravano
di
fare
presto
,
come
se
temessero
di
essere
arrestati
insieme
con
il
morto
.
C
'
era
soltanto
il
becchino
che
li
aiutò
a
collocare
il
cadavere
dentro
la
cassa
.
Pochi
minuti
dopo
,
venne
il
cappellano
del
cimitero
;
che
,
messa
la
stola
,
benedì
con
l
'
aspersorio
un
altro
morto
.
Era
un
vecchio
prete
atticciato
,
con
il
viso
adusto
e
le
scarpe
imbullettate
;
da
contadino
.
I
due
fratelli
stavano
a
capo
scoperto
e
badavano
di
non
mettere
i
piedi
sopra
certi
fiori
già
putridi
,
caduti
da
qualche
ghirlanda
:
anch
'
essi
avevano
macchiato
il
pavimento
della
piccola
cappella
.
Il
prete
,
arrossendo
e
accennando
con
il
mento
la
bara
del
Gambi
,
chiese
:
-
Come
si
è
ammazzato
?
Niccolò
era
pieno
d
'
ira
.
Ma
Enrico
rispose
:
-
Con
un
nodo
scorsoio
.
Il
prete
,
allora
,
li
salutò
;
andandosene
come
se
avesse
avuto
furia
,
con
l
'
ombrello
e
il
cappello
in
mano
.
Egli
andava
e
veniva
tra
la
sua
casa
e
il
cimitero
;
e
non
aveva
mai
tempo
da
perdere
.
Era
un
cielo
grigio
;
quasi
giallognolo
;
con
una
umidità
che
bagnava
tutto
.
Anche
la
cancellata
del
cimitero
sgocciolava
giù
per
le
spranghe
di
ferro
;
le
lapidi
si
lavavano
e
la
cima
dei
cipressi
restava
nascosta
nella
nebbia
;
e
,
benché
fossero
ormai
le
dieci
,
sembrava
sempre
l
'
alba
.
Siena
,
con
un
velo
addosso
che
la
faceva
assomigliare
ad
una
superficie
tutta
piana
e
unita
,
cominciava
a
schiarirsi
allora
;
lasciando
distinguere
e
riconoscere
le
case
e
i
loro
aggruppamenti
;
poi
anche
i
loro
colori
;
tutti
un
poco
ceruli
però
.
Finché
restò
su
l
'
orizzonte
un
vapore
bianco
e
luccicante
.
Niccolò
disse
:
-
Io
non
mi
reggo
più
in
piedi
.
-
A
me
dolgono
le
ginocchia
:
è
la
mia
gotta
reumatica
.
Ma
,
ormai
,
bisogna
aspettare
.
Il
becchino
chiamò
due
compagni
;
e
misero
il
morto
in
una
fossa
.
Poi
,
cominciarono
subito
a
buttarci
la
terra
con
le
pale
.
I
due
fratelli
piangevano
,
tappandosi
gli
occhi
.
Sentivano
che
lì
dentro
lasciavano
e
perdevano
quel
che
essi
non
avevano
;
ed
erano
veramente
commossi
.
Giulio
s
'
era
preso
la
responsabilità
di
tutto
,
e
li
aveva
salvati
.
Ma
,
all
'
escita
del
cimitero
,
Niccolò
chiese
al
fratello
:
-
Tu
passi
per
la
strada
più
corta
per
andare
a
casa
?
-
O
che
vuoi
ch
'
io
faccia
?
-
Io
,
invece
,
giro
da
San
Marco
.
-
Perché
?
Andiamo
insieme
!
Ma
Niccolò
,
pigliando
rasente
uno
dei
muri
della
strada
,
affrettò
il
passo
e
lo
lasciò
a
dietro
.
Andò
a
comprare
un
sigaro
,
dove
era
sicuro
non
sapevano
che
tornava
dal
cimitero
e
s
'
affrettò
a
trovare
il
Corsali
.
E
in
meno
di
due
ore
si
misero
d
'
accordo
:
anche
lui
avrebbe
fatto
l
'
agente
d
'
assicurazione
;
perché
appunto
bisognava
trovare
uno
che
conoscesse
bene
i
paesi
del
circondario
e
fosse
disposto
ad
andarci
.
Soltanto
Modesta
aveva
da
parte
qualche
centinaio
di
lire
;
e
,
a
tavola
,
Niccolò
disse
al
fratello
:
-
Io
mi
son
già
sistemato
da
me
;
e
voglio
pensare
alla
moglie
e
alle
bambine
.
Anche
tu
,
se
credi
,
arrangiati
!
-
Dammi
almeno
tempo
!
-
No
,
no
!
Stasera
non
verrai
né
meno
a
dormire
;
perché
non
ti
ci
voglio
:
non
c
'
è
posto
.
Io
e
la
mia
moglie
prendiamo
una
casa
più
piccola
;
e
tu
farai
portare
via
la
tua
roba
.
Si
trattava
di
un
estro
forse
meditato
in
quei
due
giorni
,
e
poi
venuto
fuori
lì
per
lì
.
E
sarebbe
stato
inutile
fargli
capire
ch
'
era
troppo
repentino
.
Modesta
,
non
per
cattiveria
,
trovò
giusto
quel
che
disse
il
marito
;
ed
Enrico
tentò
invano
di
cavare
qualche
cosa
da
lei
;
perché
,
Niccolò
,
che
stava
alle
vedette
,
le
proibì
di
rispondergli
e
a
lui
ripeté
che
doveva
fare
come
gli
aveva
detto
.
-
Non
ci
doveva
essere
né
meno
il
bisogno
che
te
lo
suggerissi
io
!
Enrico
,
senza
nessuna
idea
in
capo
,
gli
disse
:
-
Prestami
,
almeno
,
un
poco
di
denaro
che
mi
basti
per
trovarmi
una
camera
!
Niccolò
non
gli
voleva
dare
niente
;
ma
Modesta
escì
dalla
stanza
dove
egli
le
aveva
detto
che
si
chiudesse
;
e
,
allungando
un
braccio
,
gli
porse
cento
lire
.
Enrico
le
strinse
e
se
ne
andò
;
barellando
come
un
ubriaco
.
Al
processo
,
come
se
si
fossero
messi
d
'
accordo
prima
,
incolparono
Giulio
compiangendolo
;
ed
essi
furono
assolti
.
Ma
non
restava
loro
più
nulla
;
ed
il
cavaliere
Nicchioli
ricavò
a
pena
la
metà
della
cambiale
firmata
da
vero
.
Enrico
non
voleva
darsi
a
niente
;
e
le
cento
lire
,
che
s
'
era
tenute
in
tasca
invece
di
pagare
la
retta
della
camera
,
gli
bastarono
poco
più
d
'
una
settimana
.
Egli
non
poteva
fare
a
meno
delle
sue
abitudini
,
e
andava
sempre
anche
a
quella
bettola
.
Là
si
doleva
,
e
attribuiva
a
Niccolò
la
sua
miseria
.
La
gotta
lo
perseguitava
e
s
'
era
ridotto
molto
male
.
Alla
fine
,
si
dette
a
fermare
tutti
i
clienti
più
ricchi
della
libreria
,
chiedendo
qualche
lira
.
Essi
,
dopo
le
prime
volte
,
fingevano
di
non
vederlo
e
si
scansavano
;
e
,
se
erano
in
più
d
'
uno
,
gli
facevano
capire
che
non
potevano
dargli
retta
,
prima
che
s
'
avvicinasse
.
Ma
Enrico
era
capace
d
'
aspettare
e
di
seguirli
,
finché
,
sopraggiungendoli
,
quando
credeva
il
momento
opportuno
,
li
costringeva
almeno
ad
ascoltarlo
.
Diceva
,
quasi
sempre
:
-
Niccolò
non
s
'
è
vergognato
a
mandarmi
via
e
m
'
ha
tolto
tutto
quello
che
avevo
.
Lo
divorerei
vivo
con
il
mio
odio
.
A
tal
carne
,
tal
coltello
!
Io
non
posso
mettermi
a
lavorare
perché
sono
impedito
dalla
gotta
.
Se
non
ci
credono
,
guardino
che
nodi
noccioluti
m
'
è
venuto
alle
dita
!
Faccio
pietà
!
Ora
ho
anche
l
'
uremia
nervosa
e
intestinale
.
Bisogna
che
m
'
aiutino
.
Ma
Niccolò
,
sempre
più
libero
dopo
il
processo
,
cominciava
a
trovarsi
discretamente
.
Gli
amici
,
che
gli
restavano
ancora
quasi
in
ogni
paese
,
dove
l
'
avevano
conosciuto
quando
faceva
l
'
antiquario
,
non
era
difficile
che
lo
invitassero
a
mangiare
;
ed
egli
,
allora
,
si
compensava
delle
strettezze
in
famiglia
.
Era
tornato
di
buon
umore
,
benché
fosse
invecchiato
a
fretta
.
Egli
diceva
,
picchiandosi
il
petto
:
-
Io
ho
fortuna
!
E
,
a
testa
ritta
,
si
faceva
vedere
ancora
ben
portante
e
sciolto
:
qualche
volta
,
si
metteva
a
camminare
lesto
a
posta
;
con
gli
occhi
più
sgargi
di
prima
.
In
casa
,
erano
stati
afflitti
in
un
'
angustia
repentina
;
e
pareva
che
non
potessero
dimenticare
più
i
tempi
di
una
volta
.
Chiarina
non
aveva
perso
il
fidanzato
;
ma
s
'
era
fatta
anche
più
dimessa
;
e
con
Lola
non
rideva
quasi
più
.
Modesta
portava
sempre
,
per
voto
,
le
candele
alla
Madonna
del
Duomo
;
e
tra
le
nipoti
pregava
lunghe
ore
,
sotto
le
fiammelle
delle
lampade
d
'
argento
,
con
gli
occhi
intenti
all
'
altare
,
in
mezzo
alle
pareti
coperte
dai
cuori
di
tutte
le
dimensioni
e
dai
gioielli
.
La
Madonna
,
dietro
il
vetro
lustro
e
luccicante
,
si
scorgeva
a
pena
;
ma
l
'
ambascia
infervorava
sempre
di
più
quella
disgraziata
;
che
,
senza
la
fede
,
non
si
sarebbe
sentita
più
né
meno
un
essere
umano
.
Niccolò
non
avrebbe
voluto
che
andasse
sempre
in
chiesa
,
ma
non
si
arrischiava
a
rimproverarla
.
Soltanto
,
continuava
a
fare
il
proprio
comodo
;
con
quella
sua
giocondità
irascibile
e
beffarda
,
che
gli
traluceva
anche
dagli
occhi
.
Non
aveva
altra
soddisfazione
che
di
farsi
invitare
a
pranzo
;
e
,
poi
,
tornato
a
Siena
,
di
raccontarlo
a
Modesta
;
che
,
a
biasciare
il
pane
,
le
pareva
meno
saporito
.
Ma
ringraziava
Dio
che
Niccolò
s
'
ingegnasse
a
quel
modo
;
e
anche
lei
,
qualche
volta
,
si
rinfrancava
a
vederlo
sempre
eguale
.
Nondimeno
egli
,
verso
la
fine
dell
'
anno
,
a
pena
due
mesi
dopo
il
suicidio
di
Giulio
,
cominciò
ad
avere
certi
dolori
alla
testa
che
lo
lasciavano
sbigottito
.
Contro
di
essi
,
non
poteva
fare
niente
,
e
gli
andava
via
la
voglia
di
celiare
.
Poi
,
gli
venne
anche
l
'
insonnia
;
e
il
giorno
dopo
non
si
sentiva
mai
capace
di
prendere
il
treno
.
Restava
a
letto
finché
,
per
non
avere
rimorsi
,
zoppicando
,
esciva
a
rimettere
in
pari
gli
affari
della
Compagnia
di
Assicurazione
.
L
'
insonnia
gli
lasciava
il
senso
di
vivere
troppo
,
quasi
il
doppio
.
E
,
lì
a
letto
,
lo
assalivano
mille
tristezze
,
che
lo
abbattevano
.
-
Modesta
,
che
pensi
quando
io
non
rido
più
?
È
vero
che
,
allora
,
la
casa
pare
morta
?
Quando
rido
,
io
la
scuoto
tutta
e
anche
voi
state
meglio
.
Peccato
ch
'
io
non
portassi
a
casa
la
mia
cassapanca
,
che
avevo
nella
libreria
!
Qui
a
letto
,
non
ci
ho
niente
da
guardare
.
L
'
avrei
messa
a
una
di
queste
pareti
;
e
avrebbe
abbellito
la
stanza
.
Poi
si
voltava
verso
la
finestra
,
e
diceva
:
-
Gli
occhi
mi
s
'
annebbiano
:
non
so
perché
.
Ma
se
Modesta
gli
si
metteva
attorno
,
magari
per
portargli
un
guanciale
di
più
,
egli
non
voleva
a
nessun
costo
.
Poi
,
se
Modesta
cominciava
a
lagrimare
,
egli
le
rifaceva
il
verso
;
e
voleva
che
le
nipoti
,
sentendolo
attraverso
l
'
uscio
aperto
,
ridessero
.
-
Mi
dovete
obbedire
!
Volete
farmi
crepare
di
lagrime
!
Vuol
dire
che
non
mi
sapete
voler
bene
!
Quando
ridevano
,
egli
alzava
la
testa
e
chiedeva
:
-
Chi
ve
l
'
ha
dato
il
permesso
?
E
,
crucciato
,
stava
ore
ed
ore
senza
parlare
.
Egli
sperava
di
guarire
e
voleva
,
a
primavera
,
andare
ai
bagni
caldi
;
ma
peggiorò
sempre
di
più
.
Oltre
all
'
insonnia
,
che
gli
faceva
spavento
soltanto
a
ricordarsene
,
gli
vennero
i
delirii
.
Dapprima
,
non
ci
fecero
caso
;
credendo
che
sognasse
troppo
forte
;
ma
poi
,
si
destavano
e
lo
ascoltavano
con
terrore
.
Egli
diceva
cose
lubriche
o
insensate
.
Gli
pareva
sempre
che
lo
avessero
chiuso
nella
libreria
e
non
volessero
lasciarlo
più
.
E
lo
costringevano
a
dondolare
Giulio
penzoloni
.
Anche
gli
pareva
che
lo
facessero
camminare
nudo
,
con
le
mani
e
con
i
piedi
.
Alla
fine
faceva
una
risata
che
non
finiva
più
;
una
risata
bavosa
,
che
gli
bagnava
il
pizzo
.
I
delirii
doventarono
più
intensi
in
poche
settimane
.
Quando
andavano
via
,
gli
restava
il
dolore
alla
testa
;
che
era
quasi
peggio
.
Ma
,
durante
il
giorno
,
esciva
come
prima
;
e
non
voleva
nessuno
con
sé
.
Andava
per
strade
solitarie
;
e
se
lo
incontravano
i
ragazzi
che
tornavano
di
scuola
,
gli
facevano
la
chiucchiurlaia
.
Egli
non
se
la
prendeva
;
anzi
,
se
ne
vantava
;
e
alla
moglie
gliene
parlava
come
se
fosse
andato
ad
una
festa
.
Allora
ella
temeva
che
fosse
per
perdere
la
ragione
;
e
voleva
farlo
visitare
.
Bastava
ch
'
ella
dicesse
così
,
perché
ritornasse
in
sé
,
strafinefatto
;
e
riprendesse
subito
il
suo
solito
aspetto
.
Si
capiva
,
però
,
ch
'
era
uno
sforzo
;
perché
,
dopo
poco
,
mentre
anche
la
pelle
gli
si
faceva
floscia
e
pallida
,
il
viso
doventava
paralizzato
,
solido
,
privo
di
qualsiasi
intelligenza
.
Una
notte
,
gli
venne
un
delirio
così
violento
che
rotolò
dal
letto
.
A
sedere
in
terra
,
tra
le
sedie
rovesciate
,
egli
incominciò
a
gridare
;
come
non
aveva
fatto
mai
.
La
sua
voce
,
a
stratte
,
si
faceva
sempre
più
acuta
e
più
forte
;
con
una
rapidità
che
metteva
raccapriccio
.
Talvolta
,
invece
,
era
cupa
e
bassa
,
quasi
piatta
;
talvolta
,
scivolava
con
una
ilarità
acuminata
;
una
voce
senza
più
parole
e
senza
senso
;
ma
con
dolcezze
tenere
;
intonata
.
Non
riesciva
,
ormai
,
più
a
calmarsi
;
e
per
quanto
,
durante
qualche
intervallo
,
egli
si
ricordasse
di
quando
stava
bene
e
invocasse
di
guarire
,
subito
dopo
la
sua
bocca
restava
spalancata
e
torta
.
Ed
egli
si
sbatteva
giù
in
terra
,
fuori
di
sé
.
Questo
delirio
,
che
fece
ammalare
Modesta
e
sconvolse
i
nervi
alle
bambine
,
durò
quasi
tre
ore
;
senza
attenuarsi
mai
.
Finché
la
voce
venne
sempre
di
più
a
mancargli
.
Allora
,
gli
cominciò
il
rantolo
,
che
pareva
una
risata
repressa
;
gorgogliante
nel
sangue
diacciato
dall
'
apoplessia
reumatica
.
CAPITOLO
XV
Enrico
,
come
della
cambiale
,
seppe
alla
bettola
che
Niccolò
era
morto
prima
dell
'
alba
.
Era
,
ormai
,
stralinco
;
con
le
mani
e
le
gambe
gonfie
;
con
la
bocca
livida
;
da
cui
non
esciva
più
nessuna
parola
che
non
facesse
sentire
una
cattiveria
quasi
repugnante
.
Stava
seduto
,
con
un
bicchiere
di
vino
davanti
.
Si
grattò
i
capelli
sul
collo
,
pieni
di
lendini
,
e
disse
:
-
Comincio
a
credere
che
ci
sia
Dio
!
È
morto
prima
di
me
,
razza
di
un
cane
!
Ha
fatto
di
tutto
per
straziarmi
;
ma
,
questa
volta
,
è
partito
prima
lui
!
Ohè
!
Avete
sentito
quel
che
m
'
è
stato
detto
?
È
morto
quel
farabutto
di
mio
fratello
!
Ora
voglio
vedere
stesa
la
sua
moglie
,
quel
pezzaccio
di
carnaccia
e
di
grasso
!
E
io
non
seguo
quello
scimunito
di
Giulio
che
,
appeso
al
soffitto
,
scalciava
per
dare
la
benedizione
con
i
piedi
!
I
suoi
amici
,
da
un
bugigattolo
buio
e
puzzolente
,
risero
;
e
risposero
,
rifacendogli
la
voce
un
poco
strascicata
:
-
Quando
morirai
tu
,
si
piglia
tutti
la
sbornia
!
Quel
giorno
,
il
nostro
oste
non
ci
metterà
l
'
acqua
.
Credi
di
averci
molto
da
campare
?
-
Che
m
'
importa
a
me
?
Se
fossi
un
signore
come
prima
!
-
Un
signore
non
sei
stato
mai
.
-
Del
resto
,
una
volta
,
mi
portavate
tutti
rispetto
.
Allora
,
uno
gli
andò
a
versare
una
bottiglia
d
'
acqua
dentro
il
collo
,
mentre
non
se
l
'
aspettava
;
perché
sollevava
con
una
mano
la
tendina
rossa
della
porta
e
teneva
gli
occhi
ai
vetri
.
Sbalzò
dallo
sgabello
,
scuotendosi
:
-
O
non
lo
sapete
che
mi
potete
far
morire
da
vero
,
con
la
gotta
come
ho
io
?
E
non
sono
mica
guarito
dell
'
uremia
nervosa
e
viscerale
!
-
Che
ce
ne
importa
a
noi
?
Dici
sempre
la
stessa
tiritera
!
-
Io
dico
quel
che
ho
,
e
non
invento
niente
!
Ma
,
visto
ch
'
era
inutile
arrabbiarsi
o
protestare
,
anche
perché
non
ci
avrebbe
ricavato
nulla
,
si
ributtò
a
sedere
;
e
,
voltando
le
spalle
a
quelli
,
si
mise
a
discorrere
con
l
'
oste
che
stava
con
una
mano
appoggiata
allo
spigolo
dell
'
uscio
e
la
fronte
sopra
.
-
Stamani
il
conte
,
quello
che
ha
più
corna
che
quattrini
,
non
s
'
è
vergognato
di
mettermi
in
mano
mezza
lira
sola
!
Gli
ho
tenuto
dietro
per
tutta
Siena
,
e
gli
ho
detto
che
non
avevo
né
meno
da
mangiare
!
Se
fossi
un
signore
io
,
vorrei
insegnare
a
quanti
sono
.
Mi
voglio
mettere
a
vendere
le
corna
dei
signori
,
per
arricchire
anch
'
io
.
L
'
oste
gli
rispose
:
-
Sarebbe
il
mestiere
più
adatto
per
te
!
Prima
l
'
oste
gli
dava
del
lei
,
poi
aveva
fatto
come
tutti
gli
altri
;
ed
Enrico
aveva
detto
:
-
Sì
,
sì
;
a
farmi
dare
del
tu
mi
piace
.
Enrico
,
allora
,
gli
fece
una
lunga
spiegazione
:
-
Il
carretto
,
come
fanno
tanti
che
vanno
a
prendere
le
valige
alla
stazione
,
io
non
lo
tirerò
mai
;
perché
non
l
'
ho
mai
tirato
.
Mi
dovrei
mettere
a
fare
il
fabbro
?
E
la
forza
dove
l
'
ho
?
È
inutile
:
quando
si
nasce
con
l
'
animo
di
signore
,
non
si
perde
mai
.
Ci
vuole
altro
!
-
E
a
dormire
dove
vai
?
-
In
una
panchina
della
Lizza
,
sotto
agli
abeti
.
Ma
comincio
a
starci
male
,
perché
è
freddo
.
Con
la
malattia
che
ho
,
reumatismo
e
gotta
,
mi
scricchiolano
le
ossa
e
mi
vengono
certe
nevralgie
che
mi
fanno
perdere
i
sensi
.
Mi
dolgono
tutte
le
ossa
,
e
mi
chiappa
un
malessere
indefinibile
che
non
mi
lascia
addormentare
.
Non
posso
stare
in
nessun
modo
;
e
,
anche
se
avessi
una
coperta
,
non
potrei
adoprarla
,
perché
addosso
non
sopporterei
nulla
.
Basta
anche
toccarmi
con
un
dito
,
per
farmi
saltare
dallo
spasimo
.
Perciò
,
scendo
giù
dalla
panchina
e
mi
metto
a
passeggiare
;
anche
perché
il
freddo
mi
faccia
meno
male
e
non
mi
sbatta
i
denti
.
Passeggio
fin
quasi
a
giorno
;
e
,
allora
,
potrei
quasi
addormentarmi
;
ma
ci
sono
i
giardinieri
che
mi
destano
;
e
così
non
riposo
mai
.
-
Ma
non
hai
trovato
né
meno
un
buco
,
una
spelonca
,
che
so
io
?
dove
ficcarti
,
per
essere
più
riparato
?
O
quando
piove
?
-
Ho
dormito
,
per
quasi
una
settimana
,
in
quelle
grotte
che
sono
giù
per
la
strada
di
Pescaia
.
Ma
ci
venivano
a
fare
all
'
amore
;
e
,
poi
,
la
notte
,
due
o
tre
giovinastri
,
vagabondi
,
che
la
insozzavano
da
non
respirarci
più
dal
puzzo
.
La
mattina
,
a
digiuno
,
mi
sentivo
quasi
svenire
.
Alla
Lizza
,
invece
,
sarebbe
un
luogo
più
sicuro
e
più
pulito
!
Però
,
vorrei
sapere
perché
ti
diverti
a
sentirmi
squadernare
queste
delizie
!
-
Hai
sempre
la
stessa
boria
:
non
c
'
è
verso
di
fartela
passare
.
Ora
,
vattene
!
Bada
se
raccapezzi
qualche
altro
soldo
!
Vattene
:
se
no
,
il
passeggio
dei
signori
finisce
.
Enrico
si
alzò
e
chiese
a
quelli
dentro
il
bugigattolo
:
-
Volete
niente
da
me
?
Quelli
non
risposero
.
Allora
,
egli
ci
si
avvicinò
.
-
Vi
ho
chiesto
se
volete
niente
da
me
.
Uno
gli
disse
:
-
Tieni
:
piglia
questa
cicca
.
Se
tu
ne
avessi
parecchie
,
potresti
levarti
la
fame
!
Enrico
se
la
mise
in
bocca
,
per
biascicarla
.
Il
suo
vestito
non
ne
poteva
più
e
mancavano
tutti
i
bottoni
.
Non
sapendo
come
arzigogolare
il
tempo
,
andò
al
cimitero
.
Ma
il
guardiano
non
lo
voleva
far
passare
;
credendo
che
volesse
portarsi
via
qualche
cosa
.
Allora
egli
,
risentito
,
con
i
suoi
denti
ancora
intatti
e
bianchi
,
come
quelli
di
un
lupo
,
che
gli
si
vedevano
quand
'
era
arrabbiato
e
gli
s
'
arricciava
la
bocca
,
gli
disse
:
-
Non
mi
riconosci
?
Pochi
mesi
fa
son
venuto
a
sotterrare
quel
mio
fratello
che
si
suicidò
.
Oggi
vengo
a
veder
sotterrare
quell
'
altro
fratello
,
che
allora
era
con
me
.
-
Come
si
chiama
?
-
Niccolò
Gambi
.
-
È
sotterrato
.
L
'
hanno
portato
giù
stamani
.
-
Dove
l
'
hanno
messo
?
-
Nel
quadrilatero
più
vecchio
,
che
ora
per
ordine
del
municipio
si
ributta
all
'
aria
.
Quasi
in
fondo
.
La
fossa
si
riconosce
,
perché
è
la
più
fresca
.
-
Ho
capito
:
vado
!
Ma
il
guardiano
,
non
rassicurato
del
tutto
,
gli
disse
:
-
Aspettami
un
momento
:
ti
ci
porto
io
.
Devo
venire
da
quella
parte
per
preparare
un
'
altra
fossa
.
Cominciava
a
pioviscolare
,
ed
era
un
'
acqua
così
diaccia
che
faceva
venire
i
brividi
.
Tutto
il
vecchio
cimitero
era
stato
scavato
.
Avevano
addossato
le
lapidi
al
muro
di
cinta
;
e
le
croci
erano
tutte
una
catasta
accanto
a
un
cippo
.
I
cipressi
odoravano
;
come
se
la
pioggia
facesse
escire
i
loro
succhi
.
E
gli
uccelli
saltellavano
sul
muro
di
cinta
.
Il
guardiano
,
per
avvertire
ch
'
era
venuto
,
fischiò
al
becchino
;
e
disse
a
Enrico
:
-
La
fossa
è
quella
.
-
Sei
proprio
sicuro
?
-
Per
una
settimana
almeno
,
me
ne
ricordo
di
tutte
e
sono
sicuro
di
non
sbagliare
.
Ora
che
cosa
fai
?
-
Ho
voluto
vedere
qual
è
per
tornarci
con
più
agio
.
Gironzolò
un
poco
attorno
alla
fossa
,
fin
quasi
a
metterci
un
piede
sopra
;
poi
,
tornò
via
.
Il
guardiano
gli
tenne
gli
occhi
dietro
finché
non
ebbe
ripassato
la
cancellata
.
Enrico
,
allora
,
si
ricordò
di
come
il
fratello
l
'
aveva
lasciato
proprio
in
quel
punto
;
e
sentì
stringersi
i
pugni
:
non
gli
pareva
che
già
fosse
morto
!
Ma
non
si
decideva
ad
entrare
in
città
.
Quella
Porta
è
più
stretta
delle
altre
;
e
ci
passano
soltanto
per
andare
al
cimitero
.
Egli
s
'
era
soffermato
,
ma
siccome
la
guardia
daziaria
,
dall
'
apertura
del
suo
casotto
di
legno
,
lo
spiava
per
capire
quel
che
voleva
fare
,
entrò
.
Alzando
gli
occhi
a
sinistra
,
vide
l
'
Ospizio
de
'
Vecchi
Impotenti
:
ce
n
'
era
uno
,
vestito
di
nero
,
con
una
suora
ritta
accanto
;
e
stava
seduto
sul
muraglione
alto
,
con
il
dorso
verso
la
strada
.
Allora
pensò
che
anch
'
egli
,
con
la
raccomandazione
di
qualche
signore
,
avrebbe
potuto
farsi
prendere
con
gli
altri
lì
dentro
.
Strascicava
una
gamba
;
e
,
per
quel
giorno
,
non
aveva
trovato
ancora
né
meno
da
spilluzzicare
.
Il
vecchio
stava
lassù
,
tranquillo
sotto
una
pergola
;
riparato
dal
vento
e
dall
'
acqua
.
Egli
,
invece
,
si
sentiva
male
e
non
ne
poteva
più
.
Ma
a
Modesta
,
che
ora
campicchiava
con
le
trine
e
i
ricami
,
pareva
di
far
male
a
lasciarlo
finire
in
quel
modo
;
senza
mai
dirgli
almeno
una
parola
.
Perciò
andava
quasi
ad
appostarlo
dove
indovinava
ch
'
egli
potesse
passare
.
E
siccome
egli
tirava
di
lungo
,
facendo
finta
di
non
averla
guardata
,
ella
aspettava
un
poco
,
tutta
dritta
;
poi
lo
raggiungeva
.
Gli
metteva
nella
mano
,
ch
'
egli
non
apriva
subito
,
qualche
lira
;
e
seguitando
a
camminargli
di
fianco
,
perché
egli
non
si
voltava
né
meno
allora
,
gli
diceva
:
-
Perché
,
almeno
,
non
ti
converti
a
Dio
?
Anche
il
povero
Niccolò
è
morto
senza
potersi
confessare
;
e
Giulio
s
'
è
ucciso
.
Forse
,
stanno
male
tutti
e
due
;
ora
.
Bisogna
pensare
alle
loro
anime
.
Enrico
faceva
il
viso
cattivo
;
e
si
raggomitolava
tutto
;
perch
'
ella
non
lo
vedesse
.
La
donna
proseguiva
:
-
Vai
a
farti
aiutare
dai
canonici
del
Duomo
.
Fermali
quando
escono
dal
coro
,
la
mattina
.
Tu
non
hai
da
compicciare
niente
in
tutta
la
giornata
!
Ella
voleva
che
chiedesse
l
'
elemosina
ai
canonici
,
perché
a
poco
a
poco
gli
venisse
l
'
idea
di
entrare
in
chiesa
.
Ma
Enrico
ai
preti
non
voleva
ricorrere
;
e
le
rispondeva
con
la
voce
velata
:
-
Ora
basta
!
Vattene
!
Modesta
,
prima
di
lasciarlo
,
gli
chiedeva
:
-
Hai
bisogno
che
ti
lavi
qualche
fazzoletto
,
almeno
?
Vieni
in
casa
nostra
,
a
farti
ricucire
i
calzoni
:
li
hai
troppo
rotti
.
Ma
egli
tirava
di
lungo
;
ed
ella
tornava
a
casa
con
la
stessa
tristezza
,
sebbene
un
poco
sdebitata
di
coscienza
.
Enrico
non
le
dava
ascolto
,
perché
non
voleva
che
le
bambine
,
vedendolo
,
si
vergognassero
di
lui
.
Quando
le
scorgeva
di
lontano
,
spariva
;
magari
entrando
dentro
un
uscio
,
finché
non
fossero
passate
.
E
,
se
era
dentro
la
bettola
,
diceva
agli
amici
:
-
Quelle
sono
due
angeli
.
Ho
riguardo
soltanto
dei
loro
occhi
innocenti
,
che
non
mi
vedano
così
.
Aveva
imparato
tutti
i
luoghi
più
deserti
e
più
sporchi
di
Siena
.
Soltanto
a
quelli
ci
si
avvicinava
sicuro
;
come
quando
andava
a
riposarsi
in
Via
del
Sole
,
sotto
le
case
di
Salicotto
,
e
doveva
stare
attento
che
i
cenci
tesi
alle
finestre
,
legati
alle
forcelle
di
legno
e
i
fili
di
ferro
,
non
gli
sgocciolassero
addosso
.
E
,
poi
,
c
'
era
caso
che
lo
colpissero
su
la
testa
con
qualche
scarpa
vecchia
,
attraventata
giù
,
o
magari
con
le
bucce
di
pomodoro
quando
le
donne
ripulivano
le
pentole
e
i
piatti
.
Buttavano
via
anche
pezzi
di
vestiti
logori
;
e
i
suoi
occhi
ci
si
fermavano
sopra
per
ore
intere
.
Alla
fine
,
dopo
avere
atteso
per
un
altro
mese
,
i
primi
di
febbraio
lo
presero
all
'
Ospizio
di
Mendicità
.
Egli
avrebbe
voluto
rifiutare
,
perché
si
vergognava
;
ma
dovette
cedere
.
Era
sempre
meglio
di
quando
moriva
di
fame
in
qualche
immondezzaio
,
e
qualche
cane
randagio
,
con
le
costole
sottili
che
tremolavano
,
andava
a
raspare
nei
mucchi
della
spazzatura
e
delle
putrilagini
;
e
trovava
un
osso
;
ed
egli
,
allora
,
guardava
il
cane
che
mangiava
,
e
gli
veniva
la
saliva
alla
bocca
.
Lo
misero
in
un
camerone
,
dove
c
'
era
un
centinaio
di
letti
e
nessuno
vuoto
.
Quando
lo
fecero
lavare
e
gli
dettero
un
vestito
come
avevano
tutti
gli
altri
,
rossiccio
e
grosso
,
con
un
berretto
filettato
di
turchino
,
si
sentì
avvilire
.
I
primi
giorni
,
non
poteva
fare
a
meno
di
guardare
fisso
quel
che
gli
altri
mangiavano
;
e
a
lui
pareva
che
la
sua
parte
non
bastasse
.
Siccome
era
dei
meno
vecchi
,
lo
mandarono
nell
'
orto
a
raccattare
le
potature
restate
sotto
gli
olivi
.
Poi
,
con
due
compagni
,
a
portarle
in
un
piazzale
;
dove
erano
le
serre
dei
limoni
.
Egli
pensava
sempre
alle
nipoti
;
e
avrebbe
voluto
che
le
domeniche
fossero
andate
a
trovarlo
.
Ma
esse
non
andavano
ancora
;
perché
non
sapevano
il
suo
desiderio
;
e
passavano
tutte
le
sere
dinanzi
all
'
Ospizio
di
Mendicità
.
Una
mattina
,
mentre
raccattava
le
potature
,
disse
a
quelli
con
lui
:
-
Se
io
muoio
presto
,
vi
prego
di
dire
alle
mie
due
nipoti
,
che
verranno
a
vedermi
,
che
io
m
'
ero
messo
a
lavorare
.
Gli
altri
alzarono
gli
occhi
da
terra
;
e
lo
guardarono
,
senza
rispondergli
.
Allora
,
egli
si
spiegò
:
-
Anch
'
io
ho
un
briciolo
di
coscienza
.
E
soltanto
quelle
bambine
capiscono
che
è
vero
.
I
più
vecchi
si
misero
ad
ascoltarlo
;
e
,
per
ascoltarlo
,
non
lavoravano
.
Qualcuno
cercò
di
sorridere
e
non
ci
riescì
:
smosse
le
labbra
,
come
se
ciancicasse
.
Egli
proseguì
:
-
Sono
mesi
e
mesi
che
non
mi
parlano
più
.
Ed
egli
pensava
,
senza
osare
di
dirlo
:
"
Mi
porterebbero
una
boccina
di
vino
"
.
Ma
egli
aveva
patito
troppo
;
e
,
una
notte
,
preso
da
una
nuova
crisi
di
gotta
,
che
gli
aveva
ormai
infettato
tutto
il
sangue
,
morì
senza
né
meno
accorgersene
.
La
mattina
era
freddo
come
il
marmo
del
refettorio
.
Lola
e
Chiarina
gli
misero
due
mazzetti
di
fiori
sul
letto
,
uno
a
destra
e
uno
a
sinistra
.
C
'
era
una
sola
candela
;
che
,
essendo
di
sego
,
si
piegava
per
il
calore
della
sua
fiamma
rossa
come
se
avesse
nello
stoppino
un
poco
di
sangue
morticcio
.
Esse
pregavano
inginocchiate
,
con
le
mani
congiunte
vicino
ai
mazzetti
di
fiori
;
e
,
in
mezzo
a
loro
,
il
morto
doventava
sempre
più
buono
.
Il
giorno
dopo
,
spaccarono
il
salvadanaio
di
coccio
e
fecero
comprare
da
Modesta
tre
croci
eguali
;
per
metterle
al
Laterino
.
Narrativa ,
CAMPAGNA
ROMANA
Caro
Cavacchioli
,
tu
mi
chiedi
qualche
spunto
autobiografico
.
Ti
ringrazio
sinceramente
,
ma
non
abbocco
.
Tutto
al
più
,
posso
raccontare
a
te
e
a
pochi
lettori
come
ho
passato
a
Roma
la
scorsa
estate
.
Torno
,
ormai
,
molto
di
rado
in
Toscana
,
e
sempre
per
pochi
giorni
.
Perciò
,
insieme
con
qualche
amico
,
quando
non
piglio
la
bicicletta
,
cerco
di
respirare
all
'
aria
aperta
e
non
mi
lascio
mai
alloppiare
dalla
vita
cittadina
.
Questa
estate
,
andavamo
a
Maccarese
:
tra
Roma
e
Civitavecchia
.
Bisognava
alzarsi
dal
letto
prima
di
giorno
;
e
alla
stazione
di
Termini
,
mentre
compravamo
il
biglietto
,
vedevamo
,
alla
luce
ancora
incerta
,
stormi
di
ragazze
che
invece
sceglievano
Ladispoli
o
Santa
Marinella
.
Sartine
,
dattilografe
,
impiegate
,
passavano
a
coppie
o
a
branchetti
,
di
rado
accompagnate
dai
parenti
,
portando
in
mano
l
'
asciugatoio
e
la
biancheria
per
il
bagno
.
Ce
ne
erano
di
anemiche
,
ma
anche
di
quelle
bellocce
o
belle
addirittura
.
E
noi
le
seguivamo
con
gli
occhi
e
con
una
voglia
matta
d
'
attaccare
discorso
e
portarne
due
o
tre
con
noi
,
di
quelle
più
piacevoli
e
benevole
.
Orio
Vergani
,
allora
,
faceva
sempre
la
proposta
di
distribuire
,
per
la
volta
prossima
,
parecchi
foglietti
dove
fosse
stampato
,
a
modo
di
pubblicità
,
che
i
bagni
di
Maccarese
erano
preferibili
anche
per
la
salute
a
quelli
di
qualunque
altra
spiaggia
.
E
,
intanto
,
da
bel
giovane
che
è
,
si
ficcava
in
mezzo
alle
ragazze
per
capire
se
ce
ne
fossero
disposte
a
farsi
tenere
compagnia
.
Ma
,
saliti
in
treno
,
non
ci
si
pensava
più
;
ed
era
meglio
.
A
scendere
alla
stazione
di
Maccarese
eravamo
noi
soli
,
salvo
qualche
buttero
;
e
,
dopo
aver
bevuto
un
bicchierino
di
acquavite
,
che
ci
levava
gli
ultimi
rimasugli
del
sonno
,
ci
mettevamo
in
cammino
.
L
'
aria
era
grossa
da
tagliarsi
con
il
coltello
,
e
la
strada
lunga
.
Ma
noi
prendevamo
attraverso
i
campi
,
per
una
scorciatoia
che
si
vedeva
dalla
stazione
fino
a
una
macchia
dove
s
'
interna
;
perché
l
'
erba
non
fa
in
tempo
a
rinascervi
,
e
la
terra
si
spacca
in
un
modo
che
a
non
stare
attenti
c
'
entrano
i
tacchi
dentro
.
Le
interminabili
file
degli
olmi
,
più
neri
che
verdi
,
s
'
incrociano
da
ogni
parte
;
chiudendo
in
mezzo
le
paludi
,
dentro
le
quali
i
giunchi
selvatici
sono
così
fitti
da
non
potercisi
muovere
.
Finalmente
,
quando
la
stanchezza
e
il
sudore
cominciavano
a
dar
noia
e
a
scoraggiare
,
tra
i
ginepri
enormi
,
si
sentiva
il
tuono
largo
,
quasi
sinistro
,
del
mare
.
Riprendevamo
forza
;
e
,
barcollando
su
la
rena
troppo
asciutta
,
che
faceva
inciampare
e
affondare
fino
ai
polpacci
delle
gambe
,
andavamo
avanti
.
Alla
fine
si
vedeva
il
mare
:
una
riga
turchina
e
immobile
che
sembrava
più
alta
di
noi
.
L
'
aria
si
faceva
respirabile
;
e
ci
guardavamo
lietamente
.
Facendo
a
chi
arrivava
prima
,
andavamo
sotto
una
specie
di
capanna
tutta
aperta
,
costruita
con
quattro
sostegni
di
legno
sorreggenti
una
copertura
di
frasche
secche
.
Io
mi
spogliavo
subito
,
e
mi
piaceva
sentire
quel
brivido
ghiaccio
su
tutta
la
persona
.
Michele
Abramich
apriva
i
cartocci
delle
provviste
e
cavava
fuori
,
da
un
tascapane
militare
,
un
uovo
sodo
per
ciascuno
.
Io
facevo
con
le
mani
una
buca
nella
sabbia
e
vi
mettevo
dentro
,
fino
alla
bocca
,
i
fiaschi
del
«
Chianti
»
.
L
'
Abramich
mi
guardava
ridendo
,
pronto
,
però
,
a
sgridarmi
se
non
facevo
le
cose
per
bene
;
e
l
'
ultima
manciatina
di
terra
che
ricopriva
il
«
Chianti
»
al
fresco
,
la
dava
sempre
lui
;
perché
nessuno
lo
avrebbe
contentato
.
Senza
Michele
Abramich
,
direttore
del
Museo
di
Aquileia
,
non
sono
mai
andato
a
Maccarese
.
Con
noi
,
oltre
allo
scultore
Ercole
Drei
e
a
Orio
Vergani
,
che
è
forse
il
più
intelligente
fra
i
suoi
coetanei
di
vent
'
anni
,
è
venuto
una
volta
Stefano
Pirandello
.
Il
Drei
si
fidava
un
poco
troppo
dei
suoi
nervi
romagnoli
e
la
sera
sghignazzava
meno
della
mattina
.
Il
Vergani
non
voleva
rinunciare
né
meno
la
notte
innanzi
ai
caffè
e
alle
amanti
;
e
il
sole
gli
faceva
girare
subito
la
testa
.
Qualche
volta
,
è
venuto
a
caccia
Alessandro
Salvini
;
che
per
quel
giorno
non
si
ricordava
di
essere
attore
cinematografico
e
drammatico
.
Ma
torniamo
in
carreggiata
!
La
spiaggia
,
completamente
deserta
,
cominciava
già
ad
essere
calda
;
e
le
onde
scintillavano
.
Io
,
completamente
nudo
,
facevo
una
corsa
di
un
mezzo
chilometro
,
e
poi
tornavo
addietro
;
e
dicevano
che
assomigliavo
a
un
fauno
piuttosto
grasso
.
L
'
Abramich
aveva
già
messo
insieme
un
mucchietto
di
fuscelli
e
di
legni
e
li
accendeva
in
modo
che
il
fumo
,
portato
dal
vento
sotto
il
riparo
di
frasche
,
ci
assicurava
di
più
che
nessuna
zanzara
ci
avrebbe
punto
regalandoci
la
malaria
.
Ad
una
certa
ora
il
sole
faceva
biancheggiare
,
quasi
splendere
addirittura
,
il
caseggiato
nuovo
di
Ladispoli
;
e
le
nebbie
uscivano
di
fra
gli
olmi
e
la
grande
pineta
solitaria
,
lunga
fra
i
cinque
e
i
sette
chilometri
.
Reso
sempre
di
più
impaziente
da
quella
meravigliosa
solitudine
,
entravo
nell
'
acqua
.
L
'
Abramich
aspettava
,
scrupolosamente
,
che
fossero
le
undici
.
Dopo
il
bagno
facevamo
,
per
lo
più
affiancati
insieme
,
un
'
altra
corsa
;
che
bastava
ad
asciugarci
;
e
,
poi
,
ci
sdraiavamo
in
terra
,
per
mangiare
.
E
siccome
l
'
appetito
era
sempre
pronto
,
bisognava
mandare
giù
i
bocconi
senza
masticare
troppo
,
perché
si
faceva
a
chi
era
più
lesto
.
Prima
veniva
il
prosciutto
crudo
,
poi
quello
cotto
;
poi
le
olive
.
In
un
batter
d
'
occhio
,
spariva
tutto
.
E
non
era
difficile
che
le
cinque
dita
aperte
d
'
uno
dovessero
contendere
con
quelle
d
'
un
altro
l
'
ultima
fetta
o
l
'
ultima
oliva
.
Qualche
volta
,
cucinavamo
da
noi
il
prosciutto
;
facendolo
bollire
dentro
un
catinaccio
scrostato
,
che
l
'
Abramich
aveva
preso
dentro
una
capanna
di
certi
pescatori
.
Intanto
,
rapidamente
,
il
vino
calava
.
L
'
Abramich
apriva
le
scatole
delle
acciughe
in
salsa
piccante
;
ed
io
,
ghiotto
di
quella
broda
oliosa
,
quand
'
erano
nuotate
,
me
le
scolavo
in
bocca
o
vi
inzuppavo
un
pezzo
di
pane
dentro
;
che
a
ricavarlo
dovevo
anche
bestemmiare
.
Non
bisognava
muoversi
senza
precauzione
,
perché
il
vento
copriva
subito
di
sabbia
ogni
cosa
;
e
,
allora
,
si
sentiva
scricchiolare
sotto
i
denti
.
Alle
frutta
,
l
'
appetito
cominciava
a
calmarsi
;
ma
mi
ricordo
come
,
in
mancanza
d
'
altro
,
succiavamo
lungamente
anche
i
noccioli
rossi
delle
pesche
o
finivamo
con
l
'
inghiottire
le
bucce
delle
mele
e
delle
pere
.
Allora
,
ricorrevamo
alla
distribuzione
delle
sigarette
.
Ma
,
già
,
la
stanchezza
,
e
il
caldo
ci
facevano
venir
sonno
;
ed
era
un
godimento
solenne
quello
di
chiudere
a
poco
a
poco
gli
occhi
e
di
chinare
la
testa
grave
e
avvinata
.
Ma
a
trovare
una
buona
posizione
non
era
facile
,
senza
indolenzirsi
o
i
fianchi
o
le
braccia
;
e
,
poi
,
a
mettersi
bocconi
,
come
sarebbe
stato
più
comodo
,
non
si
poteva
respirare
perché
entrava
la
sabbia
in
bocca
e
dentro
le
ciglia
.
Alla
fine
il
sonno
metteva
da
sé
le
cose
in
pace
,
e
dormivamo
anche
tre
ore
di
seguito
.
Guai
a
quello
che
si
destava
ultimo
,
perché
si
sentiva
giungere
un
calcio
su
le
chiappe
!
Qualche
volta
,
aprendo
sì
e
no
gli
occhi
,
vedevamo
i
branchi
delle
bufale
o
dei
bovi
passare
rasente
a
noi
,
soffermandosi
a
fiutare
e
a
curiosare
.
Le
bufale
,
con
gli
occhi
neri
e
acuti
,
avevano
un
'
insistenza
che
non
ci
piaceva
affatto
;
ma
il
sonno
e
il
vino
non
ci
consentivano
di
alzarci
da
terra
;
e
,
perciò
,
non
abbiamo
mai
avuto
paura
.
Anche
le
vipere
non
mancano
,
anzi
quelle
di
Maccarese
sono
famose
;
per
dire
la
verità
,
non
sono
mai
venute
dove
eravamo
noi
.
Con
gli
occhi
sempre
intontiti
,
guardavo
il
mare
più
turchino
e
più
bello
,
e
vedevo
stuoli
di
alcioni
alzarsi
a
volo
come
se
fossero
stati
scossi
dalle
onde
sempre
uguali
e
disuguali
.
Sopra
le
macchie
volavano
,
invece
,
corvi
e
falchi
.
Alla
foce
dell
'
Arrone
,
dove
al
tempo
degli
Etruschi
,
tanto
per
fare
un
poco
di
storia
,
era
la
città
di
Fregenae
,
e
dove
l
'
aria
e
le
fiamme
del
calore
ora
brulicavano
insieme
,
si
vedeva
un
polverio
enorme
:
guardando
meglio
si
capiva
che
vi
andavano
a
bere
le
bufale
e
i
bovi
.
Prima
che
il
sole
tramontasse
,
facevamo
un
altro
bagno
;
e
,
se
il
mare
era
molto
mosso
,
stavamo
a
prendere
i
colpi
delle
onde
su
le
spalle
e
su
la
nuca
:
tenendoci
a
catena
,
per
non
essere
travolti
.
Tuttavia
Ercole
Drei
,
un
giorno
,
corse
lo
stesso
il
pericolo
di
affogare
.
Verso
sera
,
quando
un
'
umidità
calda
e
pesante
cominciava
a
venire
da
tutte
le
parti
,
e
la
spiaggia
non
brillava
più
,
ci
rivestivamo
e
tornavamo
verso
la
stazione
.
E
siccome
era
già
l
'
ora
di
cena
,
entravamo
dentro
una
«
dispensa
»
;
dietro
il
castello
barocco
di
San
Giorgio
.
L
'
Arrone
,
che
viene
dal
lago
di
Bracciano
,
sembrava
bianco
da
quanti
moscerini
vi
stavano
sopra
.
Se
passava
qualche
bufala
,
anche
sopra
essa
s
'
aggirava
una
nuvola
di
moscerini
;
e
gli
eucalipti
odoravano
lungo
la
strada
,
dove
si
inciampava
a
motivo
della
polvere
alta
e
ammucchiata
dalle
ruote
dei
carri
.
A
quel
tempo
,
a
Porto
San
Giorgio
,
c
'
erano
parecchi
prigionieri
tedeschi
e
austriaci
;
e
quelli
presi
dalla
malaria
,
gialli
e
spolpati
,
li
vedevamo
seduti
sull
'
argine
dell
'
Arrone
con
le
spalle
a
qualche
eucalipto
.
Una
volta
capitò
loro
anche
il
vaiuolo
;
e
bruciavano
i
pagliericci
dei
morti
,
abbandonandoli
alla
corrente
;
che
,
a
poco
a
poco
,
li
portava
fino
al
mare
,
già
mezzi
inceneriti
e
distrutti
.
La
«
dispensa
»
era
uno
stanzone
con
il
soffitto
a
volta
;
e
ci
stava
un
oste
con
la
moglie
;
tutti
e
due
con
la
malaria
.
Al
nostro
arrivo
,
benché
non
fosse
prudenza
perché
si
attiravano
le
zanzare
,
accendeva
una
candela
di
sego
e
l
'
infilava
dentro
il
collo
d
'
una
bottiglia
.
Dopo
un
'
ora
di
attesa
,
quasi
al
buio
,
le
paste
nel
sugo
erano
pronte
;
nere
di
pepe
.
E
ne
trangugiavamo
sempre
due
piatti
per
ciascuno
:
non
c
'
era
di
meglio
e
bisognava
adattarsi
.
Il
vino
,
grosso
e
pesante
,
metteva
il
fuoco
nel
sangue
.
E
,
benché
rimpiangessimo
di
non
avere
più
il
«
Chianti
»
,
si
buttava
giù
a
litri
.
Alle
altre
tavole
dello
stanzone
stavano
i
lavoranti
della
tenuta
,
i
pastori
e
i
butteri
.
E
sempre
arrivava
qualcuno
con
la
febbre
addosso
,
presa
durante
la
giornata
;
il
quale
andava
a
sedersi
un
poco
in
disparte
,
verso
la
porta
.
La
poca
luce
non
ci
permetteva
di
scorgere
bene
i
visi
;
e
tra
le
gambe
venivano
almeno
cinque
o
sei
cani
randagi
che
non
erano
mai
gli
stessi
.
L
'
oste
era
sgarbato
e
svogliato
;
e
,
per
farlo
rispondere
,
bisognava
ripetergli
la
domanda
più
d
'
una
volta
.
Pareva
che
gli
mancasse
un
pezzo
di
testa
dietro
;
e
la
fronte
,
a
forza
di
stringersi
,
era
riuscita
ad
essere
piccola
quanto
una
noce
.
La
moglie
,
magra
e
cerea
,
legnosa
,
non
aveva
fiato
di
reggersi
in
piedi
;
e
,
quando
era
stata
costretta
ad
aiutare
lui
,
si
risedeva
subito
;
muovendo
gli
occhi
attorno
ai
piedi
,
come
fanno
quelli
che
non
ne
possono
più
dalla
stanchezza
.
Tanto
lui
che
lei
non
ci
guardavano
mai
;
anzi
,
non
guardavano
nulla
;
e
parlavano
solo
quando
non
potevano
farne
a
meno
.
Soltanto
l
'
oste
,
di
quando
in
quando
,
con
qualche
conoscente
,
malediceva
Maccarese
;
e
gli
rispondeva
un
sospiro
della
moglie
.
I
pastori
erano
più
loquaci
,
e
avevano
sempre
da
raccontare
quante
pecore
erano
morte
durante
la
giornata
;
con
la
pancia
scoppiata
per
aver
bevuto
l
'
acqua
cattiva
.
I
butteri
,
entrando
,
appoggiavano
dietro
la
porta
le
aste
,
con
le
quali
,
a
cavallo
,
picchiano
gli
armenti
quando
si
sbandano
:
avevano
gli
stivali
fin
sopra
i
ginocchi
e
compravano
,
avendo
più
denari
da
spendere
,
il
cacio
a
libbre
.
I
lavoranti
,
stavano
a
tavola
con
il
capo
giù
,
il
collo
irrigidito
,
i
gomiti
stesi
e
le
mani
allacciate
insieme
.
Si
mettevano
fermi
a
quel
modo
specialmente
dopo
aver
mangiato
,
e
non
aprivano
mai
bocca
altro
che
per
dolersi
della
fatica
e
del
disagio
.
Ogni
tanto
,
il
grido
di
qualche
civetta
,
sopra
un
eucalipto
,
faceva
volgere
la
testa
verso
la
porta
.
Restava
l
'
ultimo
tratto
di
strada
fino
alla
stazione
,
ed
era
già
buio
.
La
luna
,
sottile
e
larga
,
esciva
di
tra
gli
olmi
nebbiosi
;
e
rischiarava
abbastanza
,
e
io
provavo
non
poco
dispiacere
a
dover
salire
in
treno
;
perché
non
m
'
importava
più
nulla
di
Roma
,
e
m
'
aveva
fatto
bene
quella
giornata
senza
né
meno
ricordarmi
della
letteratura
e
dei
libri
.
Michele
Abramich
si
volgeva
verso
la
luna
;
e
,
scotendo
con
una
mano
i
soldi
di
rame
dentro
una
tasca
,
con
l
'
altra
le
mostrava
un
piccolo
Priapo
di
bronzo
,
che
aveva
trovato
in
certi
scavi
:
era
un
rito
pagano
.
Poi
la
guardava
tutto
soddisfatto
e
beato
;
e
,
a
quel
chiarore
,
gli
vedevo
brillare
gli
occhi
nella
faccia
rosolata
dal
sole
.
Mi
diceva
,
tutto
esaltato
:
-
Fa
'
così
anche
tu
!
Ma
io
camminavo
di
malavoglia
;
e
dentro
di
me
studiavo
invano
come
avrei
potuto
fare
per
non
tornare
a
Roma
.
Le
file
degli
olmi
erano
più
nere
della
notte
,
e
la
pianura
impiccioliva
.
Qualche
bosco
incendiato
,
sopra
una
collina
bassa
bassa
,
scintillava
con
una
giocondità
cattiva
.
Pareva
che
la
luna
mi
dicesse
:
«
Perché
non
torni
lungo
il
mare
?
Ti
tengo
compagnia
io
»
.
E
,
tra
un
passo
e
l
'
altro
,
rimpiangevo
di
sapere
che
il
giorno
dopo
qualcuno
mi
avrebbe
ricordato
la
mia
triste
ambizione
.
Come
,
lungo
il
mare
,
tutto
m
'
era
parso
inutile
e
fastidioso
!
Come
m
'
avevano
fatto
pietà
e
schifo
gli
scrittori
,
i
giornali
e
i
libri
!
Giunto
a
casa
,
non
potevo
pigliare
sonno
.
In
un
incubo
bollente
rivedevo
le
bufale
,
le
vipere
,
i
ramarri
;
e
mi
pareva
di
volare
,
come
un
uccellaccio
,
incontro
a
qualche
montagna
innalzate
dal
mio
pensiero
.
Ma
andavamo
anche
sul
Monte
Soratte
.
Scesi
dal
tranvai
,
alla
stazione
di
Sant
'
Oreste
,
prendevamo
su
per
una
oliveta
scura
e
immobile
;
addossata
sotto
il
macigno
crudo
tagliente
.
Prima
,
bisogna
arrivare
al
paese
di
Sant
'
Oreste
;
le
cui
case
hanno
lo
stesso
colore
della
pietra
dove
stanno
a
picco
;
su
una
vallata
che
si
stende
a
perdita
d
'
occhio
.
Per
entrare
in
paese
bisogna
varcarne
la
porta
;
ma
c
'
è
una
tabella
di
legno
dov
'
è
scritto
:
È
vietata
l
'
introduzione
e
la
circolazione
degli
animali
suini
nell
'
interno
del
paese
.
Perciò
,
noi
ci
guardavamo
sbigottiti
e
restavamo
di
fuori
.
Ci
si
ficcava
,
invece
,
dentro
la
trattoria
;
che
è
di
fianco
.
Le
pareti
hanno
un
colore
turchiniccio
;
e
,
in
fondo
,
dietro
il
bancone
padronale
,
c
'
è
il
busto
in
gesso
di
Vittorio
Emanuele
II
,
tra
due
grandi
corna
di
bue
e
sopra
una
mensola
verde
sovraccarica
di
bottiglie
e
di
scatole
da
conserva
.
L
'
ostessa
prima
non
risponde
;
poi
borbotta
sottovoce
,
scappando
;
poi
intende
a
traverso
;
e
,
alla
fine
,
data
un
'
occhiata
che
vorrebbe
divorarci
vivi
,
si
decide
a
cavare
la
voce
.
E
,
allora
,
si
capisce
che
è
una
burbera
molto
buona
e
tranquilla
.
Fatto
uno
spuntino
e
prese
le
provviste
,
cominciavamo
l
'
ascensione
del
Soratte
.
Dura
un
'
ora
o
poco
più
;
ma
noi
la
facevamo
anche
in
meno
;
non
badando
a
qualche
sdrucciolone
e
a
qualche
ginocchiata
.
L
'
aria
si
fa
più
leggera
quasi
ad
ogni
passo
;
e
la
vallata
del
Tevere
,
dalla
parte
opposta
a
quella
donde
siamo
saliti
fino
al
paese
,
comincia
a
spiegarsi
senza
usura
dinanzi
a
una
meravigliosa
vista
di
montagne
;
e
sono
tante
che
per
avvedersi
di
tutte
,
senza
saltarne
nessuna
,
bisogna
guardarle
a
una
per
volta
.
Ma
più
che
si
guardano
e
più
se
ne
scoprono
;
e
ognuna
sembra
desiderosa
di
essere
la
più
bella
.
Il
cielo
e
l
'
aria
vi
stanno
sopra
come
se
avessero
paura
di
toccarle
;
e
solo
il
vento
s
'
arrischia
,
almeno
a
sentirselo
passare
rasente
gli
orecchi
,
a
andare
fino
là
senza
perdere
la
strada
.
Il
Soratte
,
durante
l
'
estate
,
è
tutto
fiorito
.
Le
eriche
rosse
escono
dai
buchi
della
selce
;
e
,
qualche
volta
,
ci
sono
anche
certe
campanule
pallide
che
s
'
attorcigliano
come
ghirlandette
.
Testucchi
e
lecci
nani
,
a
cespugli
,
crescono
sul
fianco
del
monte
,
dalla
parte
del
Tevere
,
e
il
loro
colore
s
'
incupa
di
mano
in
mano
che
scende
giù
nella
vallata
,
insieme
con
il
mentastro
e
la
nepitella
.
L
'
ombra
del
monte
è
così
grande
che
il
sole
si
stende
soltanto
di
là
dal
fiume
,
che
,
di
lassù
,
pare
fermo
.
Mentre
,
dalla
parte
di
Roma
e
del
mare
,
la
vallata
se
è
un
poco
nebbiosa
,
abbarbaglia
e
luccica
in
tanti
seni
di
tutte
le
dimensioni
.
Il
silenzio
fa
udire
quel
che
si
pensa
.
L
'
ultima
volta
che
salii
,
le
cavalle
avevano
figliato
;
e
pascolavano
sul
dorso
acuminato
del
monte
.
Mi
ricordo
anche
d
'
aver
sentito
ragliare
un
asino
giù
in
fondo
alla
vallata
,
e
quel
raglio
mi
sembrò
dolcissimo
e
perfino
musicale
;
perché
la
distanza
gli
toglieva
il
troppo
e
lo
sgradevole
.
Sul
Soratte
,
una
volta
c
'
erano
quattro
conventi
;
uno
per
ogni
punta
:
San
Silvestro
,
Santa
Maria
delle
Grazie
,
Sant
'
Antonio
,
Santa
Lucia
.
Ora
,
intero
c
'
è
rimasto
soltanto
quello
di
Santa
Maria
delle
Grazie
;
e
i
ruderi
di
quello
di
San
Silvestro
.
Il
viottolo
mena
ad
essi
.
A
metà
della
salita
,
in
mezzo
a
una
boscaglia
di
lecci
,
c
'
è
una
cappellina
;
e
dentro
,
lungo
le
pareti
laterali
,
due
sedili
:
una
croce
fatta
con
il
carbone
dove
dovrebbe
essere
un
'
immagine
.
Seguitando
,
si
vede
la
cinta
del
convento
di
Santa
Maria
;
fatta
di
sassi
a
secco
,
sotto
una
greppaia
rossa
di
rosolacci
,
che
non
stanno
mai
fermi
.
E
sotto
la
cinta
,
una
pergola
di
viti
;
che
fa
ombra
a
una
striscia
larga
e
sbilenca
di
grano
.
Il
convento
è
disabitato
da
parecchi
anni
;
ma
c
'
è
andato
a
stare
Fra
'
Camillo
Coppini
,
nato
a
Grassina
,
nei
dintorni
di
Firenze
.
Non
è
difficile
che
venga
a
spalancare
la
porta
senza
scarpe
e
senza
calze
,
con
la
tonaca
nera
tirata
su
alla
cintola
;
e
una
falce
in
mano
,
con
la
quale
era
a
mietere
il
fieno
quando
abbiamo
tirato
la
campanella
.
Dopo
le
prime
parole
,
egli
dichiara
subito
di
essere
un
uomo
«
storico
»
;
cioè
un
uomo
che
appartiene
,
ormai
,
alla
storia
.
E
,
per
convincere
,
butta
in
terra
la
falce
,
si
ficca
le
mani
in
seno
e
tira
fuori
il
libro
che
sta
componendo
.
Il
titolo
del
libro
,
scritto
da
lui
stesso
con
una
penna
spuntata
e
con
l
'
inchiostro
di
more
mature
,
ha
questo
titolo
:
«
Il
trionfo
dell
'
Umanità
naturale
e
la
distruzione
della
Fisumana
;
dove
si
trova
il
proscioglimento
della
vera
filosofia
con
la
vera
difesa
della
Vita
;
ovverosia
il
Tesoro
secondo
l
'
epoca
e
il
tempo
»
.
E
,
per
accertare
che
si
tratta
d
'
una
cosa
seria
e
immortale
,
avverte
che
l
'
hanno
letto
Dante
Alighieri
e
cinque
o
sei
altre
persone
che
s
'
accostano
a
quel
calibro
.
Ma
non
basta
.
Sempre
dal
seno
,
cava
altri
suoi
libri
di
minore
importanza
,
che
sono
come
i
commentari
di
quello
;
e
allora
si
capisce
perché
la
tonaca
,
impataccata
e
sporca
,
gli
stia
gonfia
sopra
la
cintola
come
se
fosse
pregno
.
Il
suo
viso
scarno
,
dove
sono
soltanto
le
pieghe
della
pelle
,
si
fa
più
attento
e
si
illumina
;
gli
occhi
,
neri
e
dolci
,
pigliano
un
fanatismo
vigile
e
impaziente
.
Uno
di
noi
gli
chiede
:
-
Che
cosa
vuol
dire
Fisumana
?
Ed
egli
spiega
,
con
energica
enfasi
:
-
La
Fisumana
è
la
cattiveria
degli
uomini
,
e
io
ho
trovato
il
modo
di
renderla
innocua
.
Intanto
,
si
entra
in
un
praticello
erboso
;
in
mezzo
al
quale
c
'
è
soltanto
un
gelso
.
Fra
'
Camillo
ci
segue
e
ci
studia
;
per
capire
che
gente
siamo
.
Passatagli
la
diffidenza
,
la
sua
voce
si
fa
più
amichevole
;
e
si
capisce
che
ha
una
gran
voglia
di
confidarsi
.
Ma
noi
,
invece
,
secondo
il
solito
,
abbiamo
fame
,
e
glielo
diciamo
.
Egli
non
se
lo
fa
ripetere
due
volte
:
entra
,
quasi
di
corsa
,
dentro
il
convento
;
per
pigliare
un
tavolino
e
le
sedie
.
Poi
,
rispettosamente
ma
dignitosamente
,
domanda
:
-
Vogliono
bere
un
bicchiere
d
'
acqua
fresca
?
Dopo
due
o
tre
volte
che
siamo
stati
sul
Soratte
,
è
doventato
nostro
amico
;
e
io
voglio
ricordare
una
visita
più
lunga
delle
solite
.
Tralascio
l
'
arrivo
e
salto
al
desinare
.
Fra
'
Camillo
,
mentre
stiamo
per
finire
le
ultime
briciole
del
tonno
,
frugando
tra
le
pieghe
della
carta
unta
,
ci
propone
un
piatto
d
'
insalata
.
Si
leva
da
sedere
e
va
all
'
orticello
.
Per
entrare
,
deve
togliere
prima
,
ad
una
per
volta
,
un
mucchio
di
pietre
addossate
al
cancellino
sfasciato
.
Tra
due
sassi
piatti
e
incavati
,
dove
dovrebbero
essere
gli
arpioni
,
prende
un
falcetto
e
comincia
a
tagliare
erba
e
insalata
insieme
.
Quando
gli
pare
che
basti
,
ci
grida
:
-
Ora
vado
a
sciacquare
quel
che
ho
preso
.
È
inutile
protestare
che
l
'
erba
non
ci
piace
:
egli
ci
garantisce
che
è
buona
quanto
l
'
insalata
.
E
,
per
convincerci
,
se
ne
mette
in
bocca
una
pianta
.
Ma
l
'
olio
puzza
come
quello
delle
macchine
.
Quando
glielo
diciamo
,
resta
sorpreso
e
scontento
del
nostro
gusto
,
con
la
bocca
piena
e
l
'
erba
mezza
dentro
e
mezza
giù
per
il
mento
.
Noi
non
possiamo
andare
avanti
,
e
Fra
'
Camillo
Coppini
,
mortificato
,
finisce
da
solo
ogni
cosa
.
Povero
e
onesto
,
campa
con
quel
che
gli
frutta
l
'
orticello
e
la
fetta
di
terra
;
che
coltiva
da
sé
.
Intanto
,
vengono
due
ragazzi
che
pasturano
le
capre
fuori
della
cinta
.
Uno
tiene
per
le
gambe
un
falchetto
,
che
non
ha
messo
ancora
le
penne
.
Pare
involtato
in
una
lanugine
grigia
,
e
apre
il
becco
spenzolando
la
lingua
.
Gli
occhi
aperti
sbattono
,
ma
senza
chiudersi
;
e
torce
il
collo
,
come
può
,
per
guardare
verso
noi
.
Il
pastore
lo
butta
sopra
un
muricciolo
,
e
propone
al
compagno
di
ammazzarlo
lapidandolo
;
per
fare
la
scommessa
a
chi
tira
più
dritto
.
Io
dico
che
non
voglio
;
e
Michele
Abramich
,
gongolando
di
speranza
che
gli
accende
di
più
il
viso
sempre
infiammato
e
gli
brilla
negli
occhi
azzurri
,
domanda
loro
se
possono
procurargli
almeno
un
litro
di
latte
o
una
ricotta
di
qualche
chilo
.
I
due
ragazzi
spariscono
subito
a
mungere
le
capre
.
Allora
,
Fra
'
Camillo
piglia
il
falco
e
lo
mette
dentro
un
secchio
,
dicendo
che
ce
lo
friggerà
a
cena
.
Ma
noi
vogliamo
che
egli
faccia
un
discorso
;
e
ci
contenta
subito
.
Batte
le
mani
insieme
e
salta
sopra
un
sedile
di
pietra
,
all
'
ombra
di
un
leccio
.
Tossendo
,
si
spurga
;
poi
,
tende
un
braccio
.
La
nostra
attenzione
silenziosa
lo
anima
;
e
sorride
,
già
sicuro
che
lo
dovremo
acclamare
.
Comincia
:
«
Io
,
Fra
'
Camillo
Coppini
,
povero
fraticello
eremita
,
ho
scritto
il
gran
libro
della
Fisumana
;
ed
ora
dirò
due
parole
alla
buona
così
come
mi
vengono
»
.
Fissa
gli
occhi
da
una
parte
,
accanto
a
sé
;
fa
schioccare
le
dita
,
e
il
suo
viso
pare
tormentato
.
Ma
,
con
uno
scatto
fiero
,
quasi
maestoso
,
erge
la
testa
;
e
continua
:
«
Il
Paradiso
di
Satana
,
il
Purgatorio
di
Lucifero
,
e
il
Limbo
degli
uomini
temperati
,
com
'
io
nel
mio
pensiero
li
ho
visti
più
di
una
volta
...
»
.
Ma
la
parola
gli
manca
,
per
ora
;
ed
egli
ci
fa
comprendere
,
con
un
largo
gesto
esecratorio
della
mano
,
quel
che
vorrebbe
dire
.
Fa
una
lunga
risata
,
perché
ha
bisogno
di
tenere
i
nervi
al
posto
,
ma
l
'
occhio
gli
si
rischiara
,
le
righe
della
faccia
si
appianano
,
tutto
il
viso
ha
un
'
aria
ascetica
,
le
parole
vengono
con
una
facondia
irruente
ed
efficace
.
Ad
un
certo
punto
,
grida
:
«
La
spianata
delle
tombe
,
dei
re
,
dei
regni
,
delle
montagne
e
di
tutti
i
vigliacchi
che
sono
su
la
terra
,
dovrà
assicurare
all
'
umanità
il
trionfo
dei
buoni
e
degli
onesti
.
Il
mio
Libro
è
il
centro
aeroso
dell
'
Universo
;
e
io
,
frate
Camillo
Coppini
,
nutrirò
la
coscienza
di
tutti
.
Ciò
che
si
vede
su
la
pianura
della
terra
deve
divenire
,
un
giorno
,
cenere
e
polvere
.
Meno
che
cinque
cose
,
o
bene
sei
,
sono
eterne
:
la
luce
del
giorno
e
la
notte
;
i
venti
,
le
acque
e
la
terra
;
il
Padrone
del
macchinario
del
movimento
di
questo
mondo
,
ossia
Dio
!
»
La
sua
parola
fantastica
,
chiara
e
impetuosa
,
ormai
ha
preso
la
rincorsa
,
e
ci
trincia
sentenze
e
ammonimenti
.
Dopo
averlo
applaudito
,
lo
portiamo
di
peso
sopra
le
spalle
.
Fra
'
Camillo
ride
a
bocca
aperta
e
ringrazia
;
e
sappiamo
dai
suoi
occhi
che
ci
è
riconoscente
di
averlo
capito
e
di
prenderlo
sul
serio
.
Intanto
la
metà
della
giornata
è
trascorsa
,
e
il
Tevere
è
sempre
raggomitolato
nel
suo
letto
di
terre
incolte
.
Per
parecchi
chilometri
lustra
a
pezzi
,
secondo
i
suoi
giri
;
e
una
nebbiolina
,
trasparente
più
d
'
un
velo
che
sia
per
sparire
,
lo
segue
fin
dove
i
nostri
occhi
non
vedono
più
.
Questa
nebbiolina
è
anche
ai
piedi
delle
montagne
,
e
sembra
che
riesca
a
dissolverle
;
perché
si
giurerebbe
che
non
sono
soffici
e
molli
;
più
delle
ombre
turchine
che
le
nuvole
lasciano
cadere
giù
nella
vallata
.
Ma
,
quando
il
sole
è
per
discendere
,
le
montagne
fanno
biancheggiare
per
qualche
mezz
'
ora
i
loro
paesetti
;
e
poi
,
con
lo
sbiadirsi
della
sera
li
rinascondono
dentro
se
stesse
.
Allora
,
il
lago
di
Bracciano
sembra
uno
specchio
caliginoso
,
l
'
Appennino
Umbro
indossa
un
celeste
più
tranquillo
e
il
Gran
Sasso
si
schiara
.
Non
so
perché
,
Fra
'
Camillo
ci
parla
a
modo
suo
della
«
sventura
»
del
Calvario
;
mentre
ci
rechiamo
dalla
punta
di
Santa
Maria
a
quella
di
San
Silvestro
;
per
un
sentiero
non
sempre
piano
;
e
il
vento
ci
butta
quasi
in
terra
.
Sotto
a
noi
,
tra
le
sporgenze
acuminate
dei
macigni
,
s
'
intravede
il
gran
precipizio
del
baratro
;
e
fa
l
'
effetto
di
essere
tirati
giù
a
battere
la
testa
.
Ma
,
mentre
si
sta
lì
a
fare
queste
considerazioni
,
un
falco
,
con
le
ali
aperte
,
viene
a
oscillare
lentissimamente
nell
'
aria
;
e
poi
si
ferma
.
Guardando
meglio
nelle
lontananze
,
ne
vediamo
parecchi
altri
;
tutti
sospesi
a
quel
modo
.
Intanto
,
siamo
entrati
nella
Chiesa
di
San
Silvestro
;
che
è
monumento
nazionale
.
Squarciata
dai
fulmini
e
dai
temporali
,
ogni
anno
perde
qualche
pezzo
di
muro
;
che
si
sbriciola
su
la
roccia
.
Una
volta
,
i
pastori
ci
si
rifugiavano
con
le
pecore
e
ci
accendevano
il
fuoco
;
ma
Fra
'
Camillo
Coppini
,
ora
,
la
tiene
pulita
e
chiusa
a
chiave
.
Scendiamo
a
vedere
e
a
tastare
con
le
nocche
il
sasso
dove
dormiva
San
Silvestro
;
incastrato
dentro
una
grotta
buia
,
sotto
l
'
altare
.
Dove
è
stato
tolto
l
'
intonaco
,
le
pareti
sono
coperte
da
affreschi
del
Trecento
,
e
la
cripta
conserva
ancora
alcuni
bassorilievi
romanici
e
dell
'
antico
tempio
di
Apollo
;
sopra
il
quale
fu
eretta
la
chiesa
cristiana
.
Da
quella
cima
,
l
'
orizzonte
è
anche
più
vasto
;
e
si
vede
perfino
il
Monte
Amiata
,
al
confine
del
territorio
senese
.
Stiamo
lassù
fino
a
buio
fatto
,
dopo
che
il
sole
s
'
è
lasciato
pigliare
dentro
una
ragnaia
di
nuvole
.
Per
cena
,
riesciamo
ad
evitare
che
Fra
'
Camillo
tiri
il
collo
al
falchetto
;
ma
mentre
mangiamo
nel
refettorio
,
perché
fuori
è
troppo
freddo
,
sentiamo
l
'
uccello
lamentarsi
con
una
specie
di
fischio
intasato
e
sbattere
le
ali
dentro
il
secchio
.
Il
refettorio
è
tutto
polveroso
,
con
quattro
tavolinacci
rozzi
e
tarlati
.
Stiamo
vicino
a
una
finestrucola
inferriata
,
che
dà
a
picco
su
la
valle
.
Un
pipistrello
si
attacca
all
'
architrave
e
si
dondola
.
Dovremmo
mandare
giù
,
ma
non
ci
riesce
,
una
frittata
.
Fra
'
Camillo
ci
ha
messo
troppo
sale
;
e
,
volendola
fare
con
le
cipolle
,
ci
ha
tagliato
anche
i
gambi
,
che
sono
restati
crudi
.
Inoltre
,
non
avendo
più
vino
,
ci
propone
di
mettere
nell
'
acqua
un
poco
di
aceto
;
come
fa
sempre
lui
.
Il
buio
accresce
la
paura
che
la
giornata
non
finisca
allegramente
;
e
né
meno
a
cantare
con
quanto
fiato
abbiamo
in
corpo
ci
riesce
a
ridere
senza
essere
troppo
nervosi
.
Il
romito
,
sempre
attento
,
se
ne
avvede
;
e
reca
due
candele
accese
.
Allora
,
facciamo
un
ultimo
tentativo
di
baldoria
;
ma
il
nostro
amico
resta
inquieto
lo
stesso
;
e
noi
ci
convinciamo
che
è
meglio
andare
a
dormire
.
Intanto
,
veniamo
a
sapere
che
egli
è
stato
una
volta
frate
laico
e
andava
alla
cerca
,
ed
ora
veste
a
quel
modo
per
amore
all
'
abitudine
.
Ci
accompagna
in
una
stanzucola
,
dove
non
c
'
è
se
non
uno
strato
di
paglia
;
che
puzza
di
topi
e
di
muffa
;
e
qualche
tarpone
nero
,
infatti
,
s
'
è
visto
correre
su
per
le
scale
.
Ma
,
prima
che
ci
stendiamo
,
apre
una
finestruccia
,
e
ci
indica
Roma
:
un
bagliore
lontano
e
basta
.
Preso
sonno
,
senza
spegnere
le
candele
infilzate
in
un
ferro
a
punta
,
ci
viene
a
destare
,
per
sbaglio
,
un
'
ora
prima
.
Sono
soltanto
le
tre
e
mezzo
;
ma
esciamo
lo
stesso
,
per
avviarci
giù
alla
stazione
.
La
nebbia
è
fittissima
e
scura
;
e
lampeggia
proprio
all
'
altezza
del
convento
.
Per
non
rifare
la
stessa
strada
,
Fra
'
Camillo
ci
fa
prendere
una
scorciatoia
scavata
giù
per
la
china
più
ripida
del
monte
.
Non
vediamo
dove
mettere
i
piedi
e
ci
si
aiuta
con
le
mani
,
per
non
scivolare
in
dietro
.
Ma
egli
va
giù
a
salti
,
aprendo
le
braccia
e
facendo
rotolare
i
sassi
perché
si
sentano
rimbalzare
e
battere
fino
in
fondo
.
Allora
,
ci
piglia
paura
di
cadere
a
capofitto
;
e
,
prima
di
movere
il
passo
,
cerchiamo
sempre
di
afferrarci
a
qualche
sporgenza
o
a
qualche
cespuglio
.
Quando
il
frate
non
ci
aspetta
,
dopo
due
metri
non
si
scorge
più
.
I
falchi
,
di
mano
in
mano
che
scendiamo
,
spiccano
il
volo
;
e
sentiamo
ventare
le
loro
ali
.
Il
frate
,
che
pare
un
lugubre
fantoccio
nero
,
gesticola
e
grida
;
poi
,
sghignazza
del
nostro
impaccio
.
A
un
certo
punto
,
crediamo
che
si
debba
ammattire
anche
noi
;
e
la
china
non
finisce
mai
.
La
nebbia
pare
che
ci
pesi
su
le
spalle
,
e
proviamo
una
specie
di
disperazione
e
di
scoraggiamento
.
I
falchi
si
levano
da
tutte
le
parti
;
la
selce
,
urtata
dalle
scarpe
,
fa
un
rumore
secco
ed
aspro
.
Alla
fine
,
non
resta
che
da
attraversare
un
lunghissimo
prato
,
dove
c
'
è
una
vacca
soltanto
;
e
siamo
prossimi
alla
stazione
.
Fra
'
Camillo
ci
deve
salutare
,
e
si
duole
della
sua
solitudine
.
Ci
dice
:
-
Mi
troveranno
morto
,
come
un
falco
,
tramezzo
i
sassi
;
che
cade
giù
,
e
tutto
è
finito
!
Anche
quest
'
anno
conto
e
spero
di
tornare
a
Maccarese
e
al
Soratte
.
In
quanto
alla
letteratura
,
me
ne
sto
più
lontano
che
è
possibile
;
anzi
,
non
voglio
mai
che
se
ne
parli
in
mia
presenza
,
né
meno
dagli
amici
;
e
il
mio
più
forte
orgoglio
è
di
sentirmi
tutto
quanto
preso
dal
lavoro
senza
mai
insozzarmi
con
i
bacherozzoli
,
che
vengono
da
sé
a
farsi
spiaccicare
sotto
le
scarpe
.
L
'
AMORE
La
mattinata
nuvolosa
si
schiariva
,
ma
il
mare
restava
di
un
colore
pallido
.
Virginia
Secci
era
già
escita
,
e
s
'
allontanava
sempre
di
più
verso
la
punta
del
molo
fatto
di
spranghe
e
di
tavole
.
Io
la
guardavo
dalla
finestra
della
mia
casa
;
ch
'
era
a
pochi
metri
dalla
spiaggia
.
Le
barche
vicine
avevano
le
vele
gialle
e
aranciate
;
mentre
quelle
lontane
parevano
come
il
mare
o
quasi
bianche
.
I
miei
occhi
non
perdevano
di
vista
Virginia
,
perché
me
n
'
ero
innamorato
;
ed
ero
tanto
triste
,
che
non
mi
veniva
voglia
di
escire
.
Tutte
le
volte
che
la
guardavo
,
ero
triste
così
;
forse
,
perché
l
'
amavo
troppo
.
Avrei
voluto
dirle
tante
cose
buone
e
ingenue
;
anche
perché
dovevo
badarmi
da
suo
marito
.
Ma
io
l
'
amavo
a
malgrado
di
lui
,
e
non
volevo
rinunciare
al
mio
lungo
desiderio
.
Aspettai
,
perciò
,
ch
'
ella
stessa
tornasse
dalla
passeggiata
.
Intanto
,
mi
piaceva
di
pensare
a
quelle
cose
buone
e
ingenue
,
dolcissimamente
;
che
io
non
le
dicevo
mai
.
Quando
mi
passò
proprio
accanto
,
perché
io
m
'
ero
seduto
all
'
uscio
di
casa
,
ed
ella
abitava
per
lì
,
mi
riscossi
da
quella
specie
di
estasi
che
mi
pigliava
;
e
la
guardai
senza
né
meno
salutarla
.
Sentii
che
doventavo
bianco
,
e
dopo
aver
incontrato
i
suoi
occhi
,
fissai
il
mio
sguardo
su
la
rena
.
E
l
'
ascoltai
camminare
.
Se
avessi
avuto
la
voce
come
i
miei
pensieri
,
non
avrei
temuto
a
parlarle
;
ma
io
non
avevo
la
voce
di
tutti
gli
altri
giorni
,
quella
con
la
quale
parlavo
a
tutti
,
di
qualunque
cosa
.
Come
il
solito
,
dopo
averla
veduta
,
mi
chiusi
in
casa
.
Dalle
imposte
socchiuse
battevano
,
sul
muro
di
fronte
,
della
stanza
a
pianterreno
,
i
riflessi
chiari
e
luminosi
delle
onde
;
come
se
fossero
stati
specchi
mobili
e
leggieri
.
Nel
pomeriggio
,
mi
affacciai
alla
finestra
;
per
quanto
fossi
quasi
sicuro
che
non
avrei
rivisto
Virginia
;
e
provavo
un
dolore
che
mi
pareva
torvo
e
ambiguo
come
il
volto
del
suo
marito
.
Mentre
stavo
così
,
il
mare
cominciò
a
farsi
più
turchino
;
e
,
allora
,
il
cielo
era
più
pallido
di
esso
.
Sul
mare
,
c
'
erano
lunghissime
strisce
,
quasi
bianche
;
che
,
giunte
fin
quasi
alla
spiaggia
,
sparivano
.
Non
ricordavo
più
da
quanto
tempo
mi
trovassi
a
Cattolica
;
e
mi
pareva
,
quasi
,
di
essere
arrivato
in
quel
momento
.
E
,
allora
,
se
Virginia
mi
avesse
parlato
,
io
le
avrei
detto
che
l
'
amavo
.
Il
giorno
dopo
,
il
cielo
era
interamente
grigio
;
e
,
durante
le
ultime
ore
della
notte
,
aveva
piovuto
.
Il
mare
era
verdastro
verso
la
riva
;
e
violaceo
verso
l
'
orizzonte
.
E
io
non
vidi
Virginia
.
Non
so
perché
,
quasi
credevo
di
poterla
dimenticare
;
e
,
invece
,
a
sera
,
non
potei
darmi
pace
di
non
averla
veduta
.
Mi
sentivo
pronto
a
inventare
una
scusa
,
per
recarmi
alla
sua
casa
;
perché
,
se
avessi
saputo
ch
'
era
morta
,
non
avrei
sofferto
a
quel
modo
.
Ma
venne
un
temporale
;
con
uno
scirocco
fortissimo
,
che
lo
portò
sopra
Rimini
.
Molte
barche
di
pescatori
rientrarono
,
infilandosi
a
stento
in
un
fiumiciattolo
tortuoso
;
che
si
chiama
Tavollo
.
La
notte
non
potei
dormire
;
e
mi
proposi
,
non
so
se
sognando
o
pensando
da
vero
,
di
vedere
Virginia
il
giorno
dopo
;
anche
se
avessi
dovuto
cercarla
io
stesso
.
Ma
,
alzatomi
,
non
mi
sentivo
più
capace
di
mantenere
quel
proposito
;
e
restai
all
'
uscio
di
casa
,
aspettando
ch
'
ella
facesse
la
sua
passeggiata
fino
al
molo
.
E
invece
,
non
escì
.
Dopo
mezzogiorno
,
il
cielo
si
fece
chiaro
,
quasi
sereno
;
e
il
mare
prese
subitamente
un
turchino
stupendo
.
I
casotti
dei
bagnanti
facevano
tutti
una
piccola
ombra
,
oblunga
,
da
una
parte
.
A
non
vedere
Virginia
,
mi
pareva
quasi
una
cattiveria
folle
.
Ma
,
intanto
,
m
'
ero
dovuto
convincere
che
l
'
avvocato
Germano
Secci
,
suo
marito
,
veniva
a
passeggiare
sempre
più
a
lungo
attorno
alla
mia
casa
.
Se
avesse
voluto
parlarmi
,
come
da
prima
avevo
supposto
,
avrebbe
potuto
trovarne
il
modo
;
ma
certo
è
ch
'
egli
si
comportava
come
se
avesse
voluto
farsi
notare
da
me
.
E
io
,
invece
,
lo
evitavo
;
non
perché
ne
avessi
timore
,
ma
per
la
sua
aria
troppo
triste
.
Era
alto
,
pallido
e
magro
;
sempre
vestito
di
nero
;
e
i
pantaloni
gli
sventolavano
in
fondo
alle
gambe
e
alle
ginocchia
quando
tirava
anche
un
poco
di
vento
.
Aveva
un
grosso
bastone
in
mano
;
e
,
molte
volte
,
mi
faceva
l
'
effetto
che
quel
bastone
fosse
più
vivo
di
lui
.
Quest
'
uomo
metteva
nel
mio
sentimento
un
senso
di
angoscia
;
mentre
il
desiderio
di
Virginia
si
faceva
sempre
più
acuto
.
Verso
sera
il
mare
si
fece
di
un
turchino
lucente
,
con
strisce
più
scure
da
per
tutto
.
Le
vele
sembravano
d
'
oro
,
e
il
cielo
era
un
poco
roseo
in
fondo
all
'
orizzonte
.
Me
ne
ricordo
bene
,
perché
proprio
in
quell
'
ora
passò
Virginia
dinanzi
a
me
.
Me
n
'
accorsi
soltanto
quando
mi
fu
a
qualche
passo
;
e
a
pena
feci
in
tempo
ad
alzare
gli
occhi
per
vederla
in
viso
.
Mi
guardai
attorno
,
per
assicurarmi
che
non
ci
fosse
suo
marito
e
m
'
arrischiai
a
seguirla
;
perché
mi
proponevo
di
parlarle
da
vero
;
quando
fosse
più
sera
.
Ella
andò
sopra
il
molo
e
quando
fu
in
fondo
si
sedette
.
Io
feci
lo
stesso
,
ma
senza
sedermi
.
Guardavo
l
'
acqua
tra
le
spranghe
del
molo
;
con
le
mani
dietro
la
schiena
.
E
tendevo
gli
orecchi
,
senza
voltarmi
a
lei
.
Il
vento
mi
faceva
quasi
piangere
;
ma
più
forte
era
il
mio
sentimento
e
più
sentivo
che
m
'
era
impossibile
voltarmi
a
lei
;
e
mi
sentivo
attratto
a
cadere
nell
'
acqua
.
Il
fracasso
delle
onde
pareva
una
specie
di
scampanio
;
almeno
al
mio
udito
.
Intanto
cominciarono
a
escire
le
barche
per
la
pesca
.
Andavano
come
zoppicando
;
e
,
dopo
una
mezz
'
ora
,
sebbene
sembrassero
lentissime
,
erano
già
tutte
sparse
sul
mare
.
Vedendo
che
i
pescatori
,
rasentando
le
spranghe
del
molo
,
guardavano
più
in
dietro
a
me
,
capivo
che
Virginia
era
ancora
seduta
;
e
arrossivo
,
provando
una
vergogna
che
mi
faceva
male
anche
alla
testa
.
Quella
specie
di
scampanio
dentro
le
onde
spumose
,
che
increspavano
tutto
il
piano
dell
'
acqua
,
durava
ancora
;
e
lo
scricchiolio
delle
tavole
su
le
spranghe
,
qualche
volta
,
mi
pareva
come
una
voce
che
cominciasse
a
parlare
,
e
poi
si
spezzasse
subito
.
Tanto
ero
fuori
di
me
.
Che
faceva
Virginia
?
Pensava
a
me
o
forse
non
faceva
né
meno
caso
che
ci
fossi
?
Alla
fine
sentii
che
tornava
via
;
e
,
allora
,
anch
'
io
volli
fare
lo
stesso
;
ma
,
a
forza
di
stare
fermo
,
pareva
che
non
sapessi
più
camminare
,
e
inciampai
in
una
tavola
schiodata
.
Anche
la
distanza
tra
il
mare
e
la
mia
casa
mi
pareva
raddoppiata
.
In
certi
casi
,
la
solitudine
allunga
le
distanze
fino
all
'
infinito
.
Il
giorno
dopo
,
mentre
facevo
qualche
passo
dinanzi
a
casa
mia
,
fumando
una
sigaretta
,
mi
sentii
mettere
una
mano
sopra
una
spalla
.
Mi
voltai
,
e
l
'
avvocato
Secci
mi
disse
:
-
Lei
è
innamorato
di
mia
moglie
.
Mi
dispiacque
mentire
,
ma
risposi
:
-
Non
è
vero
.
-
Perché
non
dire
la
verità
?
Lei
non
è
un
uomo
come
tutti
gli
altri
e
non
le
parrà
ridicolo
come
io
le
voglio
parlare
.
Mi
ascolti
,
invece
.
Lei
non
riderà
di
me
;
ne
sono
sicuro
.
Anch
'
io
sono
innamorato
di
mia
moglie
.
L
'
amo
più
di
tutti
i
suoi
amanti
.
Ne
sono
sicuro
.
Ogni
anno
ella
mi
tradisce
con
un
nuovo
amante
.
Nessuno
,
quando
l
'
ha
guardata
,
può
fare
a
meno
di
non
innamorarsene
.
È
bella
.
Lei
sola
è
bella
.
Non
c
'
è
un
'
altra
donna
come
lei
.
Ma
quand
'
io
voglio
accarezzarla
ella
mi
dice
che
io
sono
sensuale
e
che
l
'
amo
soltanto
per
il
bisogno
ch
'
ella
sia
mia
.
Anche
i
suoi
amanti
li
rimprovera
con
le
stesse
parole
;
e
tutti
la
desiderano
soltanto
per
la
sua
bellezza
.
Sono
cinque
anni
che
io
l
'
ho
sposata
;
e
si
è
fatta
sempre
più
bella
.
Io
provavo
una
specie
di
ribrezzo
,
ma
il
Secci
seguitò
stringendomi
una
mano
:
-
Mi
sia
amico
,
e
comprenda
la
mia
amicizia
.
Non
si
disguidi
da
me
,
e
non
mi
giudichi
come
farebbe
un
uomo
qualunque
.
Lei
mi
deve
aiutare
.
Divenga
suo
amante
e
la
porti
via
con
sé
.
Non
la
lasci
mai
più
.
Io
voglio
avere
la
certezza
che
non
la
vedrò
mai
più
.
Non
la
dimenticherò
mai
,
ma
soffrirò
meno
.
La
prenda
lei
.
Allora
quest
'
uomo
,
che
prima
m
'
era
parso
perfino
tra
losco
e
stupido
,
mise
dentro
di
me
un
sentimento
inatteso
.
E
volli
rassicurarlo
che
potevo
sentirmi
suo
amico
.
Allora
,
passeggiammo
,
in
silenzio
,
lungo
il
mare
.
Il
vento
era
fortissimo
,
come
se
tonasse
.
Il
mare
fragoroso
.
Di
là
da
Rimini
,
lampeggiava
da
entro
una
nuvola
nerissima
.
Egli
mi
disse
:
-
Andiamo
in
casa
sua
,
perché
ella
escirà
;
e
non
deve
vederci
insieme
.
Entrammo
ma
ci
era
impossibile
parlare
,
e
restavamo
a
guardare
dalla
finestra
aperta
.
Io
ero
sconvolto
;
ed
egli
,
con
gli
occhi
e
con
il
volto
,
cercava
di
farmi
quietare
.
Ma
non
era
possibile
,
perché
m
'
aveva
detto
che
Virginia
sarebbe
escita
.
Il
mare
era
sempre
più
mosso
,
e
s
'
era
fatto
quasi
buio
.
I
lampi
illuminavano
,
a
tratti
,
tutto
il
mare
di
un
turchino
cupo
,
ma
tagliato
da
strisce
bianchissime
di
spuma
,
quasi
luccicanti
.
Il
Secci
mi
disse
,
tremando
:
-
Eccola
!
Io
mi
volsi
verso
Virginia
,
con
tutto
il
mio
animo
ansioso
.
Passò
rasente
la
finestra
,
alta
e
morbida
;
con
le
lunghe
gambe
e
il
petto
come
le
più
belle
statue
greche
.
Ma
pensando
che
ormai
le
avrei
dovuto
parlare
,
mi
sgomentò
il
presentimento
voluttuoso
;
e
caddi
in
ginocchio
.
Il
Secci
mi
sorresse
,
e
poi
mi
dette
un
bicchiere
di
acqua
.
UNA
SERA
PRESSO
IL
TEVERE
Avete
mai
amato
,
soltanto
a
sentirne
parlare
,
le
amanti
degli
altri
?
Io
,
sì
.
O
,
per
lo
meno
,
ho
avuto
per
queste
donne
una
simpatia
;
ch
'
era
più
dell
'
amicizia
.
Conoscendo
soltanto
le
loro
parole
e
il
loro
modo
di
amare
,
ho
avuto
il
desiderio
di
conoscerle
.
Nate
,
per
me
,
dalle
confidenze
de
'
miei
amici
,
hanno
cessato
di
esistere
sempre
troppo
presto
;
ma
più
presto
di
loro
finiscono
anche
quasi
tutte
le
cose
reali
,
che
sono
state
nostre
o
ci
hanno
interessato
.
Quelle
donne
,
invece
,
anche
se
ce
ne
ricordiamo
dopo
tanto
tempo
,
pigliano
sempre
un
senso
di
eternità
.
A
Roma
,
mangiavo
a
trattoria
ogni
giorno
con
molti
amici
;
tutti
pittori
e
scultori
.
Una
sera
,
io
e
uno
di
loro
,
Giovanni
Fossi
,
ci
prendemmo
a
braccetto
;
e
andammo
a
fumare
una
sigaretta
lungo
il
Tevere
.
Ci
trovammo
,
camminando
pian
piano
,
al
ponte
Sant
'
Angelo
,
dopo
aver
passato
per
non
so
quanti
vicoli
stretti
e
bui
;
dove
s
'
incontravano
sempre
donne
che
ci
sorridevano
non
si
sa
se
con
la
bocca
o
con
la
cicatrice
rossa
di
qualche
sfregio
lungo
le
guance
.
Era
caligine
,
e
il
primo
arco
del
ponte
Sant
'
Angelo
,
con
le
statue
,
illuminato
;
gli
altri
,
nel
buio
,
scuri
.
Di
là
dal
ponte
,
l
'
acqua
di
un
violetto
torbo
;
con
quattro
lunghi
riflessi
elettrici
,
a
punta
.
L
'
altro
parapetto
,
quello
incontro
a
noi
,
nero
.
Poi
,
il
fiume
doventava
di
un
verde
sudicio
;
e
l
'
acqua
,
scorrendo
,
si
raggrinziva
,
qua
e
là
,
alla
superficie
.
C
'
erano
ancora
i
resti
del
ponte
di
ferro
,
come
una
gabbia
ellittica
;
e
dietro
le
sbarre
si
vedevano
passare
i
tranvai
,
sul
nuovo
ponte
Vittorio
Emanuele
;
quasi
di
fianco
al
Palazzo
di
Giustizia
come
un
rettangolo
enorme
e
bianchiccio
,
illuminato
dalla
luce
elettrica
.
Alcuni
ragazzi
tiravano
sassi
contro
un
'
intavolatura
fatta
per
la
demolizione
del
ponte
di
ferro
.
Il
mio
amico
era
un
giovine
di
ventiquattro
anni
,
con
il
viso
glabro
,
di
vecchio
;
con
gli
occhi
febbricitanti
;
magrissimo
.
Il
fresco
della
sera
ci
faceva
bene
ad
ambedue
;
e
ci
piacevano
le
case
lungo
il
Tevere
;
silenziose
,
grigie
,
scure
;
con
qualche
lampadina
elettrica
su
per
le
scale
,
che
si
vedevano
dalle
finestre
aperte
.
Egli
mi
stringeva
le
braccia
;
e
la
voce
,
qualche
volta
tremolante
,
appassionata
e
secca
,
nervosa
,
mi
faceva
pensare
ai
suoi
tendini
tesi
.
Ad
un
tratto
,
senza
che
io
gli
avessi
chiesto
niente
,
mi
disse
:
-
Io
ti
dirò
perché
le
donne
non
mi
piacciono
più
.
Lo
guardai
bene
nel
viso
,
sorridendo
,
e
capii
ch
'
era
per
farmi
una
bellissima
confessione
;
un
poco
ingenua
e
sincera
.
-
T
'
ascolto
.
-
Ti
sarai
accorto
ch
'
io
molte
volte
sembro
trasognato
.
-
Sì
.
-
Devi
,
dunque
,
sapere
ch
'
io
penso
sempre
alla
stessa
cosa
.
Non
mi
riesce
non
pensarla
.
Due
mesi
fa
,
a
Lucca
,
io
mi
sono
innamorato
della
moglie
di
mio
zio
.
-
Ed
ella
ti
voleva
bene
?
-
Fu
lei
,
anzi
,
la
prima
.
-
T
'
ascolto
.
Parla
lentamente
.
-
Io
le
avevo
cominciato
un
ritratto
:
per
desiderio
del
suo
marito
...
Non
lo
chiamerò
mai
zio
.
È
lo
stesso
,
del
resto
.
Egli
non
stava
sempre
a
Lucca
,
perché
è
commesso
viaggiatore
.
Noi
due
potevamo
parlarci
a
comodo
nostro
.
Anzi
,
devi
sapere
ch
'
io
stavo
addirittura
in
casa
con
loro
.
«
Ti
dirò
soltanto
che
,
due
anni
innanzi
,
avevo
cominciato
a
capire
qualche
cosa
del
suo
sentimento
verso
di
me
.
«
Ma
io
me
ne
ripartii
senza
che
ci
fosse
stata
nessuna
parola
segreta
.
Quando
,
due
mesi
fa
,
tornai
,
allora
non
ebbi
più
riguardi
.
«
Io
,
da
principio
,
non
volevo
amarla
;
ma
non
mi
pareva
il
vero
che
cercasse
sempre
di
parlarmi
quando
eravamo
soli
.
Volevo
fare
in
modo
che
fosse
la
prima
a
dirmi
quel
che
sentiva
.
«
Intanto
,
io
le
raccontai
che
una
volta
avevo
sentito
così
il
bisogno
d
'
essere
amato
,
che
m
'
ero
messo
a
piangere
;
e
aggiunsi
che
,
se
avessi
trovato
una
donna
che
mi
amasse
altrettanto
,
sarei
stato
capace
,
per
lei
,
anche
di
uccidermi
.
In
parte
mi
pareva
vero
,
e
in
parte
esageravo
a
posta
.
La
seconda
volta
che
le
dissi
così
,
doventò
pallida
e
seria
;
e
mi
chiese
:
«
-
Non
si
può
,
dunque
,
voler
bene
a
te
?
«
E
pianse
.
Io
me
ne
andai
nella
mia
camera
.
La
sera
,
ci
rivedemmo
,
e
non
le
dissi
niente
.
Ma
,
sul
punto
di
lasciarci
per
andare
a
letto
,
mi
prese
il
viso
e
mi
baciò
.
Io
mi
sentii
venir
meno
.
Mi
baciò
,
mordendomi
il
labbro
di
sopra
;
e
non
dimenticherò
mai
più
quel
che
provai
in
quel
momento
.
Ebbi
a
pena
la
forza
di
ribaciarla
;
e
,
invece
di
andare
a
dormire
,
escimmo
nel
giardino
.
Era
un
giardino
tutto
chiuso
da
un
muro
.
«
Le
dissi
:
«
-
Credi
tu
di
volermi
bene
come
desidero
?
«
Volevo
ancora
essere
sicuro
,
e
stavo
bene
attento
a
quel
che
mi
rispondeva
.
«
Allora
,
mi
rispose
:
«
-
Tuo
zio
è
un
uomo
volgare
,
e
non
mi
ha
mai
compresa
.
Te
solo
voglio
amare
...
«
E
quella
fu
la
prima
volta
.
»
Io
risi
;
e
guardai
il
Tevere
,
che
ora
pareva
di
olio
verdastro
e
sporco
.
Ma
una
grande
dolcezza
mi
aveva
invaso
.
Anche
il
mio
amico
guardava
il
fiume
,
tacendo
.
-
E
poi
?
Egli
tacque
ancora
.
-
Raccontami
tutto
.
-
Ti
ripeto
ch
'
io
volli
assicurarmi
che
mi
voleva
bene
;
e
,
finché
non
ne
fui
sicuro
,
ero
io
che
mi
ricusavo
a
lei
.
La
mattina
,
prima
di
scendere
giù
in
salotto
dove
stava
il
marito
,
apriva
l
'
uscio
della
mia
camera
e
veniva
a
baciarmi
.
Il
Fossi
si
mise
le
mani
su
gli
occhi
.
-
Mi
pare
ancora
di
rivederla
,
quando
la
pregai
di
farsi
vedere
tutta
.
-
Era
fatta
bene
?
-
Ah
,
tu
vedessi
!
E
poi
si
mise
da
sé
in
una
posa
;
che
io
voglio
dipingere
.
Io
risi
un
'
altra
volta
.
Ma
egli
mi
guardò
serio
,
ed
io
allora
smisi
.
Pareva
che
Roma
ci
si
chiudesse
attorno
;
prima
con
gli
argini
del
fiume
,
poi
con
le
case
;
poi
con
il
cielo
.
Egli
mi
dette
un
colpo
forte
sul
braccio
,
perché
non
mi
distraessi
;
e
proseguì
:
-
Voleva
,
a
tutti
i
costi
,
fuggire
di
casa
con
me
;
era
pronta
a
portar
via
i
suoi
gioielli
.
Avevamo
già
combinato
di
andare
in
un
villaggio
delle
Alpi
;
dove
io
ero
stato
a
fare
certi
studii
.
E
dove
,
forse
,
tornerò
.
-
E
perché
non
andaste
?
-
Per
colpa
mia
.
Io
scrissi
una
lettera
anonima
a
mio
zio
,
facendogli
sapere
tutto
.
E
gli
dissi
anche
dove
avrebbe
potuto
sorprenderci
.
In
fatti
,
egli
ci
trovò
insieme
.
-
E
allora
?
Il
Fossi
stette
zitto
lungo
tempo
.
Ma
io
lo
spiavo
troppo
intensamente
;
e
,
benché
con
meno
franchezza
,
convenne
che
seguitasse
:
-
Lei
negò
tutto
;
e
se
n
'
andò
,
fingendosi
sdegnata
di
me
e
del
marito
.
-
Ma
tu
facesti
male
,
mi
pare
!
Avresti
avuto
un
altro
mezzo
per
farla
finita
.
-
Io
volli
che
mio
zio
sapesse
tutto
,
per
umiliarlo
.
Perché
non
mi
credeva
intelligente
e
non
capiva
la
mia
arte
.
-
Ma
ci
voleva
riguardo
per
la
donna
che
ti
amava
.
-
Di
lei
volli
vendicarmi
,
perché
era
riescita
a
prendermi
in
quel
modo
.
-
Non
ti
capisco
.
Allora
il
Fossi
cominciò
a
dirmi
:
-
Tu
non
puoi
farti
un
'
idea
di
quel
che
valevo
io
allora
per
me
stesso
,
e
com
'
era
necessario
che
allontanassi
ogni
donna
.
Mio
zio
,
poi
,
avrebbe
dovuto
capire
quant
'
io
valevo
più
di
lui
,
per
tutto
,
e
perciò
tenermi
lontano
da
lei
.
-
E
non
l
'
hai
più
vista
?
-
Mai
più
.
So
che
mio
zio
ha
creduto
a
lei
e
non
a
me
.
E
l
'
altra
settimana
mi
scrisse
dicendomi
ch
'
era
pronto
a
perdonarmi
anche
d
'
avere
inventato
una
cosa
simile
.
-
Dovresti
,
almeno
,
rispondere
.
-
Io
non
risponderò
affatto
.
Non
gli
scrivo
né
meno
ora
,
che
non
mi
vengono
più
i
denari
che
mia
madre
mi
manda
dall
'
America
.
Sono
certo
che
,
se
tornassi
a
casa
sua
,
sarebbe
lo
stesso
come
prima
.
-
E
con
lei
come
ti
conterresti
?
-
Se
mi
facesse
qualche
allusione
,
sarei
pronto
anche
a
prenderla
a
schiaffi
.
Perché
quel
che
importa
a
me
è
di
non
passare
da
bugiardo
.
-
Allora
,
vuol
dire
che
non
l
'
hai
amata
mai
.
Gli
dissi
così
con
una
voce
strozzata
dalla
voluttà
.
Una
voluttà
che
riescii
a
dominare
contrapponendole
l
'
odio
per
lui
.
Se
quella
donna
l
'
avessi
conosciuta
io
,
mi
sarei
fatto
sfinire
dal
suo
amore
e
dalla
sua
bocca
.
Avevo
io
,
per
lui
,
il
rimorso
che
fosse
stata
trattata
a
quel
modo
.
La
mia
anima
sensuale
mi
stordiva
.
Ma
il
mio
amico
era
convinto
del
contrario
;
e
capii
che
,
inoltre
,
per
puntiglio
,
non
mi
avrebbe
mai
dato
ragione
.
Aveva
incrociato
le
braccia
,
e
guardava
verso
la
cupola
di
San
Pietro
;
a
pena
visibile
.
Indovinando
che
voleva
essere
più
forte
di
me
,
gli
chiesi
:
-
Vuoi
che
andiamo
là
?
Ma
,
indispettito
dei
contrasti
trovati
in
me
,
rispose
quasi
disprezzandomi
:
-
Stiamo
bene
qui
.
Anzi
,
sediamoci
sul
muro
del
fiume
.
Io
,
però
,
restai
in
piedi
;
accendendo
un
'
altra
sigaretta
alla
cicca
di
quella
già
consumata
.
Stemmo
qualche
tempo
senza
parlarci
,
e
parve
che
la
nostra
amicizia
finisse
tutto
a
un
tratto
.
Io
lo
guardai
;
ed
egli
,
tutte
le
volte
che
incontrava
i
miei
occhi
,
si
rimetteva
a
guardare
il
fiume
.
Poi
,
disse
:
-
Senti
:
comincia
a
piovere
.
Passarono
due
soldati
e
un
uomo
con
l
'
ombrello
aperto
.
Pioveva
poco
;
e
uno
degli
alberi
che
sono
lungo
il
Tevere
ci
riparava
abbastanza
.
Tuttavia
,
ormai
,
mi
sentivo
solo
,
e
avrei
voluto
ch
'
egli
se
ne
andasse
.
Pensavo
di
scrivere
una
lunga
lettera
appassionata
a
quella
donna
.
Ma
prese
,
dalla
tasca
interna
della
giubba
,
un
fazzolettino
di
seta
;
e
me
lo
dette
,
dicendomi
:
-
Questo
è
un
regalo
di
lei
.
Subito
sperai
ch
'
egli
l
'
amasse
ancora
;
e
gli
chiesi
con
dolcezza
:
-
Lo
porti
sempre
?
Si
mise
a
ridere
.
E
io
chiesi
:
-
Perché
,
dunque
,
lo
porti
?
-
Questo
è
soltanto
un
ricordo
e
non
di
più
.
-
E
lo
tieni
volentieri
?
-
Se
tu
vuoi
,
io
lo
regalo
a
te
.
Odoralo
:
è
ancora
profumato
come
quando
l
'
ebbi
io
.
Lo
fissai
negli
occhi
con
ira
impaziente
e
gli
risposi
per
sgarbo
:
-
No
:
tienlo
tu
.
-
Come
vuoi
.
E
lo
rimise
in
tasca
.
Poi
,
disse
:
-
Ora
andiamo
:
dev
'
essere
tardi
.
Mi
riprese
a
braccetto
,
ma
non
avevamo
più
nulla
da
dirci
.
Pioveva
sempre
più
forte
,
e
camminavamo
in
fretta
.
Sul
marciapiede
,
i
tavolini
di
un
caffè
erano
bagnati
di
pioggia
.
I
colori
dei
manifesti
sembravano
più
vivaci
,
e
le
lampade
elettriche
perdevano
una
luce
violacea
sopra
i
ciòttoli
delle
vie
.
Quando
,
in
Piazza
Venezia
,
ci
lasciammo
,
mi
disse
:
-
Forse
,
non
vengo
più
a
mangiare
a
quella
trattoria
!
-
E
,
allora
,
quando
ci
rivediamo
?
Egli
non
rispose
;
e
salì
sopra
un
tranvai
,
mentre
correva
.
Da
allora
,
io
ho
amato
quella
donna
.
AI
BAGNI
Era
di
luglio
,
e
mi
trovavo
da
tre
giorni
a
Levanto
;
annoiatissimo
,
per
non
avervi
potuto
fare
nessuna
relazione
.
Ero
per
tornarmene
via
e
cambiare
spiaggia
,
quando
capitò
,
proprio
nello
stesso
albergo
,
il
mio
giovane
amico
Michele
Pagni
con
sua
moglie
Cesarina
.
E
siccome
egli
,
dopo
pranzo
,
dovette
andare
a
Spezia
per
certi
suoi
impegni
,
tornando
la
sera
stessa
a
Levanto
,
io
gli
promisi
che
avrei
accompagnato
sua
moglie
alla
stazione
.
Intanto
,
per
tenerle
compagnia
,
nel
salotto
dell
'
albergo
,
ci
mettemmo
a
fumare
.
Ella
stava
in
una
sedia
a
dondolo
;
io
sul
canapè
,
mezzo
steso
,
ma
con
le
gambe
in
terra
.
Cesarina
faceva
dondolare
la
sua
sedia
e
non
toglieva
mai
i
suoi
occhi
dai
miei
;
quando
aveva
finito
la
sigaretta
,
io
glie
ne
davo
un
'
altra
,
mettendogliela
in
bocca
;
e
poi
accendevo
il
fiammifero
.
Ella
,
allora
,
perché
io
non
dovessi
scomodarmi
troppo
,
si
chinava
verso
me
;
avanzandosi
in
punta
alla
sedia
tutta
piegata
in
avanti
;
e
mi
ringraziava
con
quel
suo
sorriso
così
nervoso
che
,
se
non
fosse
stata
la
moglie
di
un
amico
,
l
'
avrei
subito
baciata
.
Era
un
poco
magra
e
pallida
;
con
gli
occhi
turchini
;
e
,
sotto
,
erano
cerchiati
di
pavonazzo
.
Non
mi
ricordo
né
meno
di
quel
che
parlammo
;
ma
,
dopo
un
'
ora
,
eravamo
seduti
più
vicini
.
Mi
disse
:
-
Che
fate
qua
solo
in
questo
paese
?
-
Niente
!
Ma
ella
non
ci
credette
;
ed
io
ero
imbarazzato
a
provarle
che
era
vero
.
-
E
non
state
male
così
solo
?
-
Ma
certo
!
Se
voi
non
foste
venuta
,
io
stasera
sarei
andato
via
.
Tutto
il
suo
viso
mi
pareva
madreperlaceo
,
e
que
'
suoi
occhi
,
contro
luce
,
lustravano
.
Ella
,
forse
per
farmele
vedere
,
mise
le
mani
su
i
bracciali
della
sedia
di
vimini
:
le
sue
mani
con
le
unghie
lucide
e
rosee
.
Poi
,
mise
una
gamba
sopra
un
'
altra
;
e
ricominciò
a
dondolarsi
.
Io
,
con
il
volto
proteso
verso
di
lei
,
il
mento
appoggiato
a
una
mano
,
e
il
gomito
sopra
un
ginocchio
,
le
dissi
:
-
Stasera
,
invece
,
penserò
sempre
a
voi
.
-
A
me
da
vero
?
E
mi
prese
una
mano
.
Io
pensai
di
baciargliela
subito
;
ma
qualcuno
attraversò
l
'
andito
dinanzi
al
salotto
ch
'
era
senz
'
uscio
:
mi
parve
una
cameriera
.
Ella
si
rimise
a
dondolarsi
,
tutta
appoggiata
alla
spalliera
della
sedia
;
con
le
mani
sotto
le
gambe
.
Mi
disse
,
pallida
e
sconvolta
:
-
Domani
,
alle
undici
,
venite
a
trovarmi
.
Ora
,
usciamo
.
-
Ma
dove
andiamo
?
Perché
non
restiamo
qui
?
Ella
si
bagnò
il
labbro
di
sotto
con
quello
di
sopra
,
si
lisciò
una
gamba
;
e
rispose
:
-
No
,
esciamo
,
esciamo
!
Si
alzò
,
e
mi
parve
come
esaltata
.
Io
n
'
ero
già
innamorato
,
e
credevo
perfino
di
amarla
.
Mi
sarei
innamorato
di
qualunque
donna
.
Andammo
lungo
il
mare
,
dove
erano
i
camerini
e
i
bagnanti
;
e
Cesarina
pareva
che
si
fermasse
a
posta
vicino
ai
loro
gruppi
,
di
mano
in
mano
che
l
'
incontravamo
;
per
non
restare
a
sola
con
me
.
E
quando
al
Kursaal
si
accesero
i
lumi
e
cominciò
la
musica
,
la
spiaggia
e
il
mare
si
fecero
deserti
.
Soltanto
qualche
barca
,
che
però
non
era
di
Levanto
;
qualche
barca
che
si
muoveva
come
rasente
l
'
orizzonte
.
Tornato
il
mio
amico
,
cenammo
tutti
e
tre
insieme
;
poi
,
li
lasciai
.
La
mia
amicizia
con
Cesarina
aveva
avuto
momenti
in
cui
m
'
era
sembrata
già
di
lungo
tempo
;
in
altri
momenti
(
almeno
pareva
a
me
)
si
scopriva
tutta
la
sua
superficialità
;
e
allora
anche
la
nostra
voce
ridoventava
estranea
,
quasi
sarcastica
,
benché
sempre
molle
.
Io
ero
stato
compagno
di
scuola
di
Michele
;
ma
,
da
quando
aveva
avuto
il
posto
di
professore
di
matematica
,
non
l
'
avevo
più
visto
;
e
Cesarina
m
'
era
stata
presentata
soltanto
pochi
mesi
prima
che
io
la
incontrassi
a
Levanto
,
da
certi
parenti
di
lui
.
Quei
tre
giorni
a
Levanto
li
avevo
passati
con
un
crescente
desiderio
di
amare
qualche
donna
,
allettato
da
certe
bellissime
bagnanti
,
qualcuna
forestiera
,
che
poi
la
sera
ritrovavo
nel
giardinetto
del
paese
,
trasformato
in
birreria
.
Elle
non
portavano
calze
e
andavano
in
sandali
.
Quando
vedevo
un
uomo
e
una
donna
insieme
,
io
guardavo
la
donna
come
se
l
'
uomo
non
ci
fosse
stato
o
avessi
potuto
mandarlo
via
a
mio
comodo
.
La
mattina
dopo
mi
svegliai
pensando
subito
,
e
non
ad
altro
,
al
mio
appuntamento
.
Era
,
come
ho
detto
,
alle
undici
;
e
non
erano
né
meno
le
nove
.
Mi
vestii
e
scesi
.
Cesarina
e
Michele
avevano
la
camera
sopra
la
mia
.
Andai
,
dopo
aver
preso
un
cognac
,
non
dalla
parte
dove
la
spiaggia
è
tutta
visibile
come
una
specie
di
arco
di
rena
e
di
ghiaia
gialliccia
,
ma
dalla
parte
opposta
dove
non
ero
mai
stato
.
Percorsi
due
o
tre
vicoletti
,
dovetti
quasi
scavalcare
un
muricciolo
le
cui
pietre
però
erano
state
smosse
per
poterci
passare
meglio
.
Sempre
lungo
il
mare
,
le
cui
onde
venivano
a
biancheggiare
sul
viottolo
e
a
cozzare
in
una
distesa
di
ghiaia
molto
grossa
,
che
rotolava
in
giù
quando
l
'
onda
si
ritraeva
,
girai
uno
di
quegli
scogli
che
sporgono
verso
l
'
acqua
,
mi
soffermai
in
una
piccola
insenatura
pendente
,
poi
passai
un
altro
scoglio
,
trovai
un
'
altra
insenatura
anche
più
piccola
,
tutta
chiusa
dalle
rocce
intorno
come
una
specie
di
grotta
se
non
fosse
stata
aperta
sopra
la
testa
dove
il
macigno
della
roccia
è
a
picco
ed
altissimo
.
Non
volendo
allontanarmi
molto
,
mi
sedei
nella
quarta
insenatura
:
non
potevo
vedere
che
il
mare
;
e
nessuno
avrebbe
potuto
vedere
me
.
Alzai
la
testa
:
ma
di
lassù
non
poteva
che
rotolare
qualche
sasso
.
Sulla
ghiaia
vidi
un
piccolo
fazzoletto
;
e
soltanto
a
passarci
vicino
si
sentiva
che
era
profumato
.
Con
un
calcio
,
lo
tirai
in
mare
.
C
'
era
una
luce
immensa
:
il
mare
era
quasi
trasparente
,
calmo
,
ma
le
sue
onde
così
bianche
e
spumeggianti
che
mi
pareva
impossibile
il
turchino
potesse
cambiare
così
di
colore
.
Del
resto
,
m
'
annoiavo
:
e
su
quella
ghiaia
non
stavo
molto
bene
.
Ma
bisognava
che
facessi
l
'
ora
.
Sbadigliando
,
procurai
di
pensare
a
qualcosa
;
ma
all
'
infuori
di
Cesarina
mi
pareva
che
non
ci
fosse
altro
.
Quando
mancò
una
mezz
'
ora
soltanto
,
mi
alzai
perché
non
avevo
più
calma
:
avrei
perso
il
rimanente
del
tempo
al
caffè
.
Ma
quando
fui
per
entrare
nell
'
altra
insenatura
,
tornando
indietro
,
un
grido
mi
fermò
.
Guardai
e
la
vidi
quasi
piena
di
donne
.
Parevano
tutte
popolane
e
venute
a
bagnarsi
lì
,
per
non
spendere
niente
.
Quelle
che
s
'
erano
già
tolte
la
camicia
,
se
l
'
appoggiarono
sul
petto
;
quelle
che
erano
per
spogliarsi
,
smisero
;
un
'
altra
che
non
aveva
niente
in
mano
,
si
buttò
bocconi
.
Ce
ne
erano
di
tutte
le
età
,
e
saranno
state
almeno
otto
.
Io
tornai
a
dietro
e
impaziente
gridai
:
-
Quando
posso
passare
,
ditelo
.
Aspetto
qua
:
non
vedo
nulla
.
Sentii
ridere
;
e
,
probabilmente
,
non
mi
capirono
;
com
'
io
non
avrei
capito
il
loro
dialetto
.
Aspettai
un
quarto
,
poi
altri
dieci
minuti
.
Mi
riavvicinai
e
chiesi
:
-
Cosa
fate
costà
?
Ho
bisogno
di
passare
!
Non
mi
risposero
,
ma
alzarono
le
voci
per
parlare
tra
sé
,
tutte
insieme
.
Poi
,
riescii
a
capire
una
;
che
,
certo
,
voleva
farsi
udire
da
me
;
ma
senza
parlarmi
direttamente
:
-
Siamo
senza
costume
,
e
,
perciò
,
se
non
andate
via
di
costà
,
non
possiamo
bagnarci
.
Io
m
'
infuriai
,
e
mi
venne
l
'
idea
di
passare
lo
stesso
.
Ma
come
potevo
fare
a
suggerire
loro
questa
cosa
?
D
'
altra
parte
avevo
paura
che
qualcuno
dei
loro
uomini
avesse
poi
voluto
leticare
con
me
.
Allora
dissi
che
se
non
volevano
farsi
vedere
nude
,
siccome
io
non
potevo
restare
là
dietro
lo
scoglio
altro
tempo
,
si
rivestissero
alla
meglio
.
Io
sarei
passato
;
e
,
poi
,
si
sarebbero
bagnate
.
Prima
risero
,
poi
non
intesero
,
poi
strillarono
,
poi
dovettero
mettersi
d
'
accordo
.
Quando
,
persa
tutta
la
pazienza
,
passai
senza
chiedere
se
fossero
pronte
,
le
più
erano
ancora
con
la
camicia
tra
le
braccia
come
prima
.
Allora
,
invece
di
voltarmi
verso
il
mare
,
per
quanto
pensassi
all
'
appuntamento
con
Cesarina
,
le
guardai
tutte
.
Di
mano
in
mano
che
ne
guardavo
una
,
il
suo
sorriso
smetteva
;
e
le
altre
non
facevano
più
chiasso
.
A
tutte
le
rimanenti
insenature
,
successe
lo
stesso
;
e
io
,
dietro
le
spalle
,
sentivo
insultarmi
e
vociare
con
collera
.
Quando
riescii
ad
entrare
in
paese
,
era
già
tardi
d
'
una
mezz
'
ora
.
Salii
,
ansimante
,
tutta
la
scala
dell
'
albergo
,
bussai
alla
camera
:
nessuno
rispose
.
Accortomi
che
l
'
uscio
non
era
chiuso
,
lo
spinsi
.
La
camera
era
vuota
.
Entrai
e
vidi
che
c
'
erano
ancora
le
valigie
del
mio
amico
.
Che
dovevo
fare
?
Aspettarla
lì
?
Il
marito
era
tornato
a
Spezia
per
una
ripetizione
,
questa
volta
,
a
un
alunno
che
doveva
fare
un
esame
.
Ma
Cesarina
dove
era
?
Sarebbe
stato
bene
e
prudente
chiedere
di
lei
all
'
albergatore
?
Non
ero
nella
possibilità
di
giudicare
da
me
;
ma
per
quanto
ne
avessi
voglia
non
mi
decidevo
.
Allora
,
piano
piano
,
escii
di
camera
,
e
mi
misi
ad
aspettare
nell
'
andito
.
Gli
occhi
mi
bruciavano
,
per
aver
guardato
troppo
il
sole
;
e
sentivo
la
testa
congestionata
.
Dov
'
era
?
Dov
'
era
?
Mi
veniva
voglia
di
toccare
la
sua
vestaglia
,
che
avevo
vista
sopra
il
ferro
del
letto
.
Una
sensualità
improvvisa
,
piena
di
sole
,
mi
chiudeva
la
gola
;
mi
faceva
palpitare
come
se
mi
fossi
spaventato
.
Era
inutile
ch
'
io
escissi
per
andare
a
cercarla
lungo
la
spiaggia
!
Come
avrebbe
fatto
Cesarina
a
tornare
a
dietro
,
anche
se
l
'
avessi
trovata
?
Mi
pareva
che
fossero
di
sole
anche
le
pareti
dell
'
albergo
,
ch
'
erano
perfino
sporche
e
scalcinate
invece
.
Mi
girava
la
testa
;
mi
pareva
di
sentirmi
agitato
da
una
lunga
onda
,
sempre
la
stessa
,
che
mi
moveva
avanti
e
indietro
,
quasi
facendomi
cadere
.
E
,
in
fatti
,
mi
attenni
al
muro
.
Quelle
donne
le
rivedevo
gesticolare
,
le
riudivo
urlare
;
con
una
precisione
,
che
m
'
illudeva
.
Le
loro
risa
mi
straziavano
;
provavo
un
odio
feroce
contro
tutto
;
e
specie
,
non
so
perché
,
contro
il
mare
.
Sentivo
venirmi
la
febbre
,
non
ci
vedevo
più
.
Sarei
entrato
nella
camera
di
Cesarina
,
a
piangere
.
Stetti
lassù
,
senza
che
venisse
nessuno
,
fino
a
mezzodì
.
Poi
,
la
fame
mi
vinse
;
e
discesi
,
per
prendere
prima
un
poco
di
aria
libera
e
calmarmi
e
poi
per
mangiare
:
forse
,
Cesarina
l
'
avrei
trovata
a
tavola
.
Ma
,
del
resto
,
ella
m
'
aveva
dato
appuntamento
così
inattesamente
che
mi
pareva
reale
soltanto
il
tempo
che
si
ricollegava
,
ora
,
con
la
mia
delusione
.
Era
un
'
avventura
che
non
doveva
accadere
,
e
mai
più
!
Ma
,
quando
l
'
avrei
riveduta
,
che
cosa
ci
saremmo
detti
?
E
pure
,
ero
certo
di
rivederla
:
e
questa
certezza
mi
faceva
piacere
!
E
progettavo
già
quel
che
inventare
per
tenermi
in
corrispondenza
con
Michele
.
Quando
ero
per
escire
dall
'
albergo
,
un
cameriere
mi
chiamò
e
mi
consegnò
un
biglietto
.
Era
di
lui
e
diceva
:
«
Mia
moglie
sarebbe
restata
a
Levanto
;
ma
non
avendoti
visto
in
tutta
la
mattinata
,
e
non
sapendo
dove
tu
fossi
,
s
'
è
decisa
a
venire
a
Spezia
con
me
.
E
siccome
non
vuole
più
tornare
a
Levanto
,
verrò
io
a
salutarti
domani
»
.
Provai
lo
stesso
effetto
di
un
gran
colpo
su
la
testa
.
E
,
prima
che
tornasse
Michele
,
fuggii
con
il
treno
di
Genova
.
IL
VINO
Teofilo
Bettarini
aveva
il
viso
come
una
rammendatura
,
dove
era
a
pena
posto
per
gli
occhi
.
I
capelli
sempre
pettinati
e
lisci
;
neri
.
Beveva
per
mandar
via
la
tristezza
dei
quarant
'
anni
.
Non
andava
alle
bettole
;
ma
,
dopo
mangiato
,
si
chiudeva
nella
sua
camera
di
scapolo
scontento
;
poi
levava
l
'
olio
a
un
fiasco
di
Chianti
,
e
si
sedeva
con
dignità
dopo
averlo
posato
con
tutte
le
precauzioni
sul
tavolino
.
Quando
aveva
fiori
,
glieli
infilava
alla
rivestitura
di
stiancia
.
Lasciava
che
il
mento
gli
s
'
appoggiasse
sul
petto
,
per
il
peso
delle
lunghe
riflessioni
;
e
,
di
quando
in
quando
,
sospirava
,
alzando
gli
occhi
verso
il
lume
a
petrolio
fasciato
di
cartavelina
rossa
.
Ripensava
a
quel
che
aveva
fatto
durante
la
giornata
;
poi
sputava
due
o
tre
volte
;
ed
empiva
il
primo
bicchiere
.
Lo
beveva
tutto
d
'
una
sorsata
,
lo
riempiva
subito
,
e
ribeveva
.
Soltanto
allora
gli
pareva
che
il
vino
gli
tenesse
compagnia
.
Ma
,
per
esserne
più
sicuro
,
il
bicchiere
doveva
restare
sempre
pieno
;
avendolo
così
a
disposizione
a
pena
cominciasse
ad
accorgersi
d
'
essere
solo
.
Il
terzo
bicchiere
e
i
successivi
li
vuotava
metà
per
volta
;
con
una
specie
di
dolcezza
piuttosto
cupa
;
una
dolcezza
indefinibile
,
che
però
cominciava
a
farlo
sognare
da
vero
.
E
,
allora
,
si
prendeva
le
mani
,
se
le
stringeva
insieme
;
sentendo
il
bisogno
di
parlarsi
a
voce
alta
.
Egli
doventava
buono
;
e
si
commoveva
di
qualunque
cosa
che
gli
passasse
per
la
mente
.
Cominciava
a
ricordarsi
della
cena
:
la
padrona
di
casa
,
un
donnone
grasso
,
di
una
grassezza
quasi
bella
,
gli
aveva
domandato
se
la
minestra
era
salata
come
voleva
lui
.
E
perciò
ora
egli
ne
sentiva
tale
riconoscenza
che
avrebbe
voluto
farla
doventare
ricca
.
Era
proprio
un
suo
dovere
!
Lui
solo
doveva
far
questo
!
La
mattina
dopo
,
a
pena
desto
.
Ma
come
avrebbe
potuto
?
Non
gl
'
importava
di
trovare
il
come
;
ma
doveva
fare
così
.
Non
beveva
,
forse
,
per
lei
?
Ma
c
'
era
anche
la
donna
che
veniva
a
lavare
i
piatti
.
O
a
lei
non
ci
doveva
pensare
lo
stesso
?
Poi
l
'
amico
dell
'
ufficio
che
gli
aveva
regalato
mezzo
sigaro
.
Si
metteva
,
allora
,
a
giurare
.
Sicuro
!
E
giù
un
altro
bicchiere
!
Com
'
era
buono
il
vino
!
Avrebbe
baciato
il
fiasco
.
Già
da
parecchi
mesi
faceva
così
,
di
nascosto
.
Una
sera
,
a
mezzo
fiasco
,
non
riescì
più
a
ricordarsi
di
quel
che
aveva
pensato
prima
di
riempire
il
bicchiere
.
Egli
si
ostinava
a
volersene
ricordare
.
Quasi
si
vergognasse
,
e
gli
veniva
da
piangere
.
Gli
girava
un
poco
la
testa
.
E
si
sentiva
la
bocca
asciutta
.
Allora
si
alzò
,
e
fece
per
aprire
la
porta
;
perché
,
forse
,
parlando
alla
padrona
di
casa
,
gli
sarebbe
andata
via
quell
'
angoscia
così
malinconica
che
non
la
sopportava
più
.
Ma
tornò
a
dietro
,
e
si
mise
ritto
ad
una
parete
.
Poi
bevve
un
altro
bicchiere
;
e
cominciò
a
canticchiare
.
Gli
pareva
,
allora
,
che
tutti
nella
casa
cantassero
,
e
dall
'
appartamento
di
sotto
veniva
una
musica
che
gli
metteva
la
voglia
di
ballare
;
e
le
voci
che
ricordava
avevano
una
dolcezza
meravigliosa
.
«
Dio
,
come
sono
tutti
buoni
!
»
Ma
la
sua
tristezza
cresceva
sempre
;
con
un
sapor
di
rimorso
immenso
;
che
non
sapeva
spiegare
.
Disse
al
muro
:
«
Abbracciamoci
»
.
E
bevve
un
altro
bicchiere
.
Ma
,
ad
un
tratto
,
sentì
picchiare
all
'
uscio
.
Era
la
padrona
di
casa
,
Gegia
.
-
Può
entrare
!
Ma
quella
,
senza
aprire
,
disse
:
-
Ero
venuta
a
prendere
la
giubba
,
per
smacchiarla
.
Egli
si
mise
a
ridere
.
-
La
giubba
!
La
giubba
!
Ma
entri
,
se
la
vuole
!
Gegia
si
fece
avanti
.
Egli
s
'
inginocchiò
,
le
baciò
le
mani
:
-
Senta
:
mi
deve
dire
se
con
lei
sono
stato
cattivo
e
se
ha
da
dolersi
di
me
.
Creda
che
,
se
non
me
lo
dice
,
mi
ammazzo
subito
.
Mi
butto
dalla
finestra
.
Gegia
si
spaventò
.
Era
possibile
che
all
'
improvviso
fosse
impazzito
fino
a
quel
segno
?
-
Com
'
è
bella
,
signora
Gegia
!
-
Io
bella
?
-
Bellissima
.
Stasera
la
vedo
bene
.
Ne
sono
sicurissimo
.
Ella
si
sforzò
di
ridere
;
ma
,
siccome
egli
cominciava
ad
accarezzarla
,
se
n
'
andò
e
richiuse
lesta
lesta
la
porta
.
Allora
,
fu
preso
da
un
'
allegrezza
tale
che
cominciò
a
ballettare
;
tenendosi
le
mani
su
i
fianchi
.
In
vece
Gegia
,
preoccupata
,
andò
a
chiamare
gli
altri
pigionali
che
stavano
accanto
:
un
calzolaio
con
la
moglie
e
la
figliola
.
E
così
tutti
e
quattro
si
misero
ad
ascoltare
dietro
l
'
uscio
.
Teofilo
fischiava
:
s
'
interrompeva
soltanto
per
bere
.
Allora
,
aprirono
;
perché
smettesse
di
ubriacarsi
a
quel
modo
.
Avevano
deciso
di
metterlo
a
letto
e
di
portargli
via
il
fiasco
.
Ma
Teofilo
li
accolse
con
una
risata
,
che
fece
ridere
anche
loro
.
Poi
il
calzolaio
disse
:
-
Signor
Teofilo
!
-
Sì
:
è
vero
:
io
sono
un
signore
,
un
gran
signore
.
La
sposo
io
la
tua
figliola
.
Dammi
la
tua
figliola
.
Con
un
'
occhiata
,
decisero
,
per
il
meglio
,
di
secondare
lo
scherzo
;
e
Gegia
rispose
:
-
Sta
bene
,
come
dice
.
Palmira
,
dagli
la
mano
.
Palmira
,
una
scioccarella
che
ridendo
si
scoteva
tutta
senza
smettere
più
,
fece
un
passo
verso
di
lui
.
-
Ti
sposerò
a
pena
che
saranno
finiti
questi
fiaschi
di
vino
.
E
il
Bettarini
,
che
voleva
abbracciarla
,
giurò
che
da
quella
sera
si
riteneva
fidanzato
con
lei
.
Ma
,
restato
solo
,
si
mise
a
sedere
sul
letto
,
riflettendo
al
suo
fidanzamento
.
Come
!
Sposava
Palmira
!
E
siccome
prendeva
sul
serio
quel
che
aveva
detto
e
non
voleva
aver
moglie
a
nessun
costo
,
tentò
di
rivestirsi
;
per
mandare
tutto
a
monte
subito
.
-
Io
non
la
sposo
!
Non
la
voglio
!
Non
è
brutta
,
è
giovine
.
Ma
che
m
'
importa
?
E
come
l
'
hanno
data
subito
!
Che
buona
gente
!
Che
cuore
!
Lo
sapevo
che
non
me
l
'
avrebbero
rifiutata
!
Ma
bada
come
hanno
creduto
subito
a
uno
scherzo
qualunque
!
Parrebbe
perfino
impossibile
!
Ma
è
vero
,
capisci
,
Teofilo
!
Ti
sei
fidanzato
!
Ma
domani
fuggo
:
non
mi
faccio
più
vedere
.
Piuttosto
m
'
ammazzo
da
vero
!
Sono
venuti
in
camera
a
posta
!
Come
stavano
là
pronti
!
Signora
Gegia
!
Signora
Gegia
!
Finge
di
non
udirmi
:
anche
lei
c
'
è
d
'
accordo
.
Ma
perché
?
Piuttosto
,
bevo
un
altro
fiasco
di
vino
!
Alla
fine
,
si
addormentò
;
mezzo
svestito
.
La
mattina
dopo
si
destò
più
tardi
del
solito
.
Cominciò
a
bestemmiare
e
a
maledire
il
vino
,
quando
la
signora
Gegia
picchiò
all
'
uscio
per
dirgli
che
era
già
tardi
,
e
non
gli
fece
nessuna
parola
su
Palmira
,
come
aveva
desiderato
lui
!
Ma
la
sera
,
dopo
i
primi
bicchieri
,
ricominciò
ad
aspettare
che
Palmira
tornasse
;
e
così
,
per
una
settimana
intera
,
quando
aveva
la
sbornia
,
credeva
sempre
di
essere
fidanzato
.
Alla
fine
ci
pensò
anche
il
giorno
;
e
non
distingueva
più
se
era
sempre
l
'
effetto
dei
fiaschi
.
Perché
egli
sentiva
di
aver
promesso
;
e
non
avrebbe
voluto
mancare
di
parola
.
D
'
altra
parte
,
il
calzolaio
e
la
moglie
cominciavano
a
dirsi
che
se
il
Bettarini
avesse
fatto
sul
serio
non
sarebbe
stato
un
brutto
partito
;
e
,
per
quanto
paresse
loro
troppa
fortuna
,
si
proposero
di
fargliene
riparlare
.
E
cercarono
di
incontrarlo
il
più
possibile
:
la
moglie
del
calzolaio
,
Carolina
,
andava
con
una
scusa
a
trovare
Gegia
quando
sapeva
che
Teofilo
era
tornato
dall
'
ufficio
;
e
gli
domandava
notizie
della
salute
,
invitandolo
a
farle
visita
.
Il
Bettarini
credeva
che
Carolina
aspettasse
da
lui
una
conferma
definitiva
;
e
,
per
non
passare
da
ridicolo
,
avrebbe
pagato
non
si
sa
che
a
non
vedersela
ormai
dinanzi
tutte
le
volte
che
s
'
era
seduto
a
tavola
.
Ma
pigliar
moglie
mai
!
A
lui
bastava
di
sentirsi
fidanzato
quando
aveva
la
sbornia
.
Era
una
debolezza
,
dopo
tutto
,
innocua
;
e
non
c
'
era
bisogno
che
s
'
incattivissero
con
lui
.
Carolina
,
vedendolo
impacciato
a
quel
modo
,
prese
anche
più
speranza
;
e
si
confidò
con
Gegia
perché
l
'
aiutasse
.
Gegia
stette
tre
giorni
a
riflettere
se
si
trattava
di
una
cosa
lecita
o
no
,
perché
le
pareva
che
ad
approfittarsi
di
un
momento
d
'
incoscienza
non
fosse
una
buona
azione
.
Bisognava
,
però
,
capire
se
per
caso
il
Bettarini
ci
fosse
stato
disposto
anche
senza
sbornia
.
Perché
,
per
dire
la
verità
,
non
sapeva
spiegarsi
quella
sua
scappata
.
E
,
allora
,
durante
un
pranzo
più
lauto
dei
soliti
,
gli
chiese
:
-
E
alla
sua
Palmira
quando
glielo
dà
l
'
anello
?
Egli
arrossì
fino
alla
congestione
,
tentò
di
balbettare
qualche
risposta
:
ma
non
ci
riescì
:
abbassò
gli
occhi
e
finì
di
mangiare
il
parmigiano
senza
dire
più
niente
.
Ma
Gegia
,
tremando
dalla
paura
di
quel
turbamento
che
non
riesciva
a
capire
,
e
temendo
che
le
lasciasse
sfitta
la
camera
,
quando
gli
portò
il
caffè
gli
mise
proprio
sotto
il
naso
la
zuccheriera
colma
:
-
Se
n
'
è
avuto
a
male
?
-
Io
?
E
la
guardò
fisso
.
Poi
riprese
:
-
Io
?
Gegia
aveva
voglia
di
sorridere
,
ma
si
torse
la
bocca
perché
non
se
n
'
accorgesse
.
Ed
egli
continuò
,
con
una
voce
doventata
infantile
:
-
Io
?
E
,
poi
,
con
una
voce
che
si
spezzò
tremando
:
-
Io
?
-
Prenda
il
caffè
,
e
sia
tranquillo
.
Egli
allora
le
dette
un
'
occhiata
così
dolce
,
che
le
fece
battere
il
cuore
.
Poi
si
alzò
,
cozzando
la
sedia
,
che
cadde
:
-
Signora
Gegia
!
Lei
mi
conosce
ormai
da
parecchi
anni
.
Ho
mai
detto
una
menzogna
io
?
Mai
.
Non
per
niente
ho
tra
i
miei
colleghi
un
rispetto
che
è
superiore
ai
miei
meriti
d
'
ufficio
.
Mi
consigli
lei
,
dunque
:
se
crede
che
io
debba
sposare
Palmira
,
benché
la
mia
volontà
sia
contraria
a
qualsiasi
matrimonio
,
e
benché
per
me
meglio
si
convenga
piuttosto
una
donna
della
mia
età
...
A
questo
punto
,
Gegia
,
sperando
in
una
legittima
allusione
,
si
sentì
commovere
.
E
lo
ascoltò
di
più
.
Egli
s
'
interruppe
e
riprese
:
-
Dico
:
piuttosto
una
donna
della
mia
età
...
Ma
se
mi
sono
compromesso
,
sono
pronto
a
tutto
per
il
mio
onore
e
il
mio
decoro
.
Nessuno
potrà
dire
mai
che
Teofilo
Bettarini
ha
rifiutato
di
adempiere
un
impegno
,
sia
pure
che
non
ci
avesse
mai
pensato
.
Non
ci
crede
?
Vedo
che
lei
non
ci
crede
.
Gegia
,
non
disse
né
sì
né
no
;
ed
egli
insisté
:
-
Glielo
giuro
,
glielo
giuro
.
Porti
qua
un
crocifisso
:
sono
pronto
a
giurare
.
-
E
perché
non
ha
promesso
a
me
quella
sera
?
Egli
rimase
esterrefatto
.
Ma
Gegia
arrossì
e
si
chiuse
in
cucina
.
Ascoltando
,
la
sentì
piangere
.
Stette
un
poco
in
ascolto
,
e
uscì
di
casa
;
per
evitare
una
spiegazione
.
Quando
tornò
,
la
sera
,
Gegia
aveva
già
mangiato
da
sola
;
e
trovò
tutti
i
piatti
preparati
su
la
tavola
;
coperti
perché
non
si
freddassero
.
Anch
'
egli
mangiò
da
solo
;
e
poi
si
chiuse
in
camera
;
dopo
avere
atteso
in
vano
Gegia
.
Non
la
sentì
né
meno
razzolare
.
In
camera
,
tolse
l
'
olio
a
un
altro
fiasco
;
e
ricominciò
a
bere
.
Ma
non
ci
provava
più
la
stessa
dolcezza
di
una
volta
:
il
vino
non
gli
piaceva
più
.
E
perciò
,
dopo
né
meno
un
mese
,
Teofilo
sposò
Gegia
.
LA
GALLINA
DISFATTISTA
Il
signor
Demetrio
Serti
,
a
cinquant
'
anni
,
si
era
fatto
sentimentale
.
In
villeggiatura
ci
andava
perché
,
dopo
cena
,
quando
la
digestione
gli
faceva
passare
quei
deliziosi
brividi
di
freddo
su
lo
stomaco
,
era
certo
di
provare
,
stando
alla
finestra
,
certe
emozioni
indefinibili
che
gli
inumidivano
gli
occhi
;
e
allora
,
difatti
,
guardava
sopra
le
olivete
come
un
innamorato
,
e
sospirava
.
Per
l
'
appunto
,
proprio
nel
caldo
del
luglio
,
una
sera
che
aveva
invitato
gli
altri
villeggianti
e
i
contadini
per
festeggiare
con
un
ballo
su
l
'
aia
quattro
giovinotti
che
dal
Piave
erano
venuti
in
licenza
,
un
colpo
d
'
aria
gli
fece
gonfiare
una
gengiva
.
Spasimava
da
battere
la
testa
nel
muro
,
ma
impossibile
rimandare
la
festa
!
Poteva
,
anzitutto
cambiare
il
tempo
;
poi
,
alcuni
degli
altri
villeggianti
dovevano
tornare
in
città
;
e
,
infine
,
perché
le
cose
riescono
bene
quando
si
fanno
a
pena
dette
.
C
'
era
la
sua
figliuola
,
in
vacanze
,
Paolina
,
che
doveva
divertirsi
!
C
'
era
la
moglie
!
E
quei
quattro
giovinotti
non
meritavano
un
poco
di
affetto
?
Per
una
gengiva
infiammata
farsi
deridere
proprio
da
quelli
che
tornavano
dalla
guerra
?
E
la
patria
non
contava
più
d
'
una
gengiva
gonfia
?
Egli
lo
sapeva
,
perché
portava
la
cravatta
tricolore
e
nelle
dimostrazioni
non
si
risparmiava
.
Dunque
,
dopo
aver
bevuto
alcune
tazze
di
brodo
,
perché
a
masticare
non
gli
sarebbe
stato
possibile
,
si
fasciò
con
un
fazzoletto
di
seta
e
con
la
bambagia
,
si
sciacquò
la
bocca
con
il
cognacche
e
poi
biascicò
un
garofano
.
Egli
avrebbe
sonato
la
chitarra
;
e
Berto
,
uno
dei
quattro
soldati
,
l
'
organetto
.
Bisognava
che
ridessero
per
forza
!
Quando
apparve
con
lo
strumento
sotto
il
braccio
,
lo
accolsero
con
evviva
.
Ma
egli
si
mise
una
mano
sul
fazzoletto
,
dalla
parte
gonfia
,
scosse
la
testa
;
e
,
ritto
nel
mezzo
dell
'
aia
,
cominciò
ad
accordare
.
Berto
pigiò
qualche
tasto
,
ma
tutti
gli
gridarono
:
-
Tu
aspetta
!
Volevano
la
chitarra
e
l
'
eroico
signor
Demetrio
!
Le
donne
,
specie
le
serve
delle
quattro
famiglie
riunite
,
provarono
come
uno
strappo
giocondo
dentro
il
cuore
;
e
,
senza
né
meno
accorgersene
fecero
qualche
passo
ballando
.
Subito
i
giovanotti
andarono
intorno
a
loro
chiudendosele
in
mezzo
.
Le
signorine
,
guidate
da
Paolina
che
strillava
anche
per
dire
una
parola
sola
,
canticchiarono
,
un
poco
sottovoce
,
un
ballabile
.
Berto
esclamò
:
-
Codesto
sarebbe
bello
da
vero
,
ma
qui
con
l
'
organetto
non
lo
so
suonare
.
Una
di
loro
rispose
:
-
Non
importa
!
Non
importa
!
Ci
divertiremo
di
più
se
suonerete
a
modo
vostro
,
come
se
foste
in
trincea
.
Uno
dei
soldati
rispose
:
-
In
trincea
si
suonava
anche
con
il
fucile
!
Le
ragazze
restarono
un
poco
mortificate
,
ma
avevano
creduto
di
far
piacere
a
ricordare
la
guerra
.
I
giovinotti
dei
villeggianti
(
c
'
erano
fra
essi
due
studenti
e
due
impiegati
)
convennero
di
ballare
con
le
contadine
.
E
allora
le
signorine
,
contente
,
decisero
subito
di
prendersi
i
reduci
.
I
babbi
e
le
mamme
restarono
a
sedere
,
chi
su
le
sedie
,
chi
sopra
un
muricciolo
e
chi
sopra
un
mucchio
di
travi
.
Non
ci
mancava
che
cominciare
!
Il
signor
Demetrio
provò
due
accordi
,
ma
mentre
tutti
s
'
erano
presi
per
mano
,
e
aspettavano
la
prima
nota
per
moversi
,
si
sentì
fare
crac
:
s
'
era
rotta
una
corda
!
Il
signor
Demetrio
,
come
offeso
,
disse
:
-
È
l
'
umidità
:
lo
sapevo
che
sarebbe
stato
difficile
che
tutto
andasse
bene
!
-
Ed
ora
?
-
gli
chiese
la
figliola
,
mettendogli
una
mano
sopra
una
spalla
e
tenendo
un
piede
alzato
.
Alcuni
gridarono
:
-
Suoni
l
'
organino
solo
!
Berto
,
che
l
'
invidia
della
chitarra
aveva
fatto
doventare
serio
e
taciturno
,
sentì
tremarsi
tutto
dalla
gioia
:
senza
né
meno
rispondere
,
cominciò
una
polca
;
e
,
per
non
sbagliare
,
si
accompagnava
fischiettando
.
I
primi
balli
andarono
benissimo
:
i
vecchi
si
sbellicavano
dalle
risa
;
e
per
ridere
si
torcevano
,
mettendo
il
capo
quasi
tra
le
ginocchia
.
Il
signor
Demetrio
era
escito
dal
mezzo
e
s
'
era
steso
,
con
la
chitarra
accanto
,
sul
muricciolo
,
perché
la
guancia
gli
stesse
calda
.
Si
esaltava
;
e
,
mentre
gli
altri
ballavano
come
dannati
,
gridava
con
quanta
voce
aveva
in
gola
:
-
Viva
l
'
Italia
!
Ma
,
al
quinto
ballo
,
e
Berto
suonava
sempre
la
stessa
cosa
,
qualche
coppia
sparì
:
al
sesto
eran
rimasti
soltanto
una
serva
e
un
giovanotto
,
una
signorina
e
un
reduce
:
il
più
grullo
e
il
più
impacciato
.
Quelli
seduti
avevano
una
certa
sonnolenza
e
una
pesantezza
dentro
la
testa
,
che
i
ballabili
aumentavano
sempre
di
più
.
A
un
tratto
,
senza
saper
perché
,
una
delle
signore
s
'
accorse
che
mancavano
quasi
tutti
.
Si
alzò
;
e
,
andando
accanto
alla
moglie
del
signor
Demetrio
,
le
disse
,
sottovoce
,
con
un
'
aria
di
rimprovero
:
-
Signora
Caterina
,
ma
dove
sono
andati
tutti
gli
altri
?
La
signora
Caterina
arrossì
,
e
decise
di
chiederlo
al
marito
;
ma
il
signor
Demetrio
s
'
era
addormentato
,
sognando
trincee
e
battaglie
;
e
quando
,
destandosi
,
si
stropicciò
gli
occhi
e
sentì
come
una
trafitta
di
spillo
nella
gengiva
,
non
seppe
raccapezzarsi
di
niente
;
anzi
voleva
ostinarsi
a
dire
ch
'
erano
già
andati
a
letto
e
che
perciò
erano
più
furbi
di
lui
.
Ma
siccome
la
signora
insisteva
che
si
trattava
di
una
cosa
quasi
indecente
,
egli
fece
chetare
Berto
facendogli
un
cenno
con
una
mano
e
mandò
i
quattro
ballerini
rimasti
in
cerca
degli
altri
.
Prima
che
fossero
tutti
ritrovati
e
ritornati
su
l
'
aia
,
era
già
mezzanotte
:
i
più
dissero
che
erano
andati
a
chiappare
le
lucciole
.
La
mattina
dopo
,
però
,
Paolina
aveva
un
raffreddore
forte
;
e
le
altre
signorine
chi
più
e
chi
meno
,
si
sentivano
poco
bene
e
temevano
i
dolori
reumatici
.
Dicevano
:
-
Non
siamo
buone
a
niente
!
Figuriamoci
se
dovessimo
vivere
come
i
soldati
!
E
si
vergognavano
.
Ma
quella
signora
,
si
chiamava
Egidia
,
che
aveva
fatto
notare
alla
moglie
di
Demetrio
la
diminuzione
delle
coppie
,
aveva
perso
una
spilla
d
'
oro
di
quasi
seicento
lire
,
diceva
lei
.
Come
si
poteva
fare
per
ritrovarla
?
Il
signor
Demetrio
non
ci
credeva
e
scoteva
la
faccia
gonfia
:
la
signora
Caterina
supponeva
che
l
'
avesse
persa
per
strada
e
che
dicesse
così
perché
il
marito
si
arrabbiasse
meno
contro
di
lei
.
Tutti
i
contadini
,
interrogati
uno
per
volta
,
avevano
detto
di
non
aver
trovato
niente
,
le
serve
,
perfino
minacciate
,
lo
stesso
.
E
allora
?
Per
tre
giorni
non
fu
parlato
d
'
altro
,
ma
senza
resultato
.
La
signora
Egidia
,
che
aveva
perduto
da
vero
la
spilla
,
s
'
adirò
;
e
il
signor
Demetrio
ebbe
da
leticare
con
il
marito
di
lei
;
ma
Paolina
,
a
malgrado
della
questione
scoppiata
,
andava
scrupolosamente
la
mattina
e
la
sera
a
cercare
la
spilla
per
conto
suo
.
La
vedevano
curva
,
con
il
mento
su
la
gola
e
una
bacchetta
in
mano
,
girare
da
per
tutto
;
ed
ella
,
quando
incontrava
uno
dei
contadini
,
chiedeva
:
-
Né
meno
voi
?
-
Né
meno
io
,
signorina
!
Finirono
con
il
sospettare
,
chi
sa
perché
,
uno
zio
di
Berto
;
ma
lo
zio
di
Berto
,
giurando
e
bestemmiando
,
con
certe
bestemmie
che
facevano
fare
ognuna
un
passo
in
dietro
alla
signora
Caterina
,
convinse
ch
'
era
innocente
;
e
dovettero
chiedergli
scusa
.
Dei
reduci
non
sospettavano
:
anzi
,
davanti
a
loro
,
nessuno
parlava
né
meno
della
spilla
:
tutti
,
irresistibilmente
,
sentivano
del
rispetto
dinanzi
ai
soldati
:
tutti
,
dinanzi
a
loro
,
si
sentivano
piccoli
.
Ma
,
allora
,
gli
altri
contadini
cominciarono
a
dire
che
se
i
signori
non
si
fidavano
di
loro
,
avrebbero
fatto
meglio
a
non
invitarli
a
ballare
.
Nacque
,
così
,
un
malumore
sordo
in
tutti
,
che
i
villeggianti
non
erano
né
meno
più
salutati
.
Invano
il
signor
Demetrio
,
guarito
della
gengiva
,
andava
pazientemente
a
prendere
gli
uomini
per
le
maniche
della
camicia
,
e
le
donne
per
i
grembiuli
!
Alzavano
le
spalle
e
non
lo
guardavano
né
meno
in
faccia
.
Egli
diceva
disperato
:
-
Ma
se
vi
difendo
io
!
È
quella
strega
della
signora
Egidia
,
venuta
a
metter
sottosopra
anche
la
casa
nostra
!
Ora
per
colpa
sua
non
si
potrà
più
né
meno
mettere
su
una
festa
ai
vostri
figlioli
finché
sono
in
licenza
!
E
io
che
avevo
perfino
comprato
una
damigiana
di
vino
,
per
farla
bere
a
loro
una
di
queste
sere
!
E
la
mia
figliola
che
con
le
sue
amiche
voleva
imbandire
tutti
gli
alberi
attorno
all
'
aia
!
Ma
se
vedevano
il
signor
Demetrio
,
i
ragazzi
scappavano
tirandogli
i
sassi
;
la
signora
Caterina
piangeva
quasi
tutto
il
giorno
;
e
Paolina
non
s
'
arrischiava
più
ad
andare
sola
.
Era
evidente
che
tutto
quel
sacro
patriottismo
stava
passando
un
pericolo
grave
!
Dopo
quasi
due
settimane
,
una
contadina
trovò
,
sotto
un
mucchio
di
travi
,
una
gallina
morta
.
Ella
l
'
aprì
con
il
coltello
per
sapere
di
che
male
era
morta
:
dentro
,
pareva
sana
;
e
le
interiora
e
il
fegato
non
avevano
colori
sospetti
.
Quando
fu
allo
stomaco
,
vide
la
spilla
.
Era
stata
lei
,
dunque
,
la
ladra
a
far
nascere
tanti
malumori
!
Rimessasi
dalla
sorpresa
,
corse
nell
'
aia
;
e
,
gridando
di
gioia
,
chiamò
tutti
quanti
intorno
a
sé
.
E
tutti
quanti
non
staccavano
gli
occhi
da
quella
carne
spezzata
e
sanguinolente
dove
luccicava
la
capocchia
della
spilla
.
Venne
anche
la
signora
Egidia
,
che
,
convintasi
di
come
stavano
le
cose
e
dell
'
onestà
dei
suoi
amici
,
fece
il
viso
rosso
e
non
trovava
a
dire
parola
.
Ma
la
contadina
le
disse
:
-
Come
!
Per
colpa
di
questa
bestia
ingorda
,
non
vorrebbe
fare
la
pace
?
Il
signor
Demetrio
sentì
che
toccava
a
lui
;
e
,
inchinatosi
alla
signora
Egidia
,
la
invitò
a
restare
.
Allora
,
tutte
le
donne
si
baciarono
,
a
due
a
due
.
La
sera
stessa
fu
data
la
festa
ai
soldati
;
e
ognuno
volle
mangiare
almeno
un
boccone
di
quella
gallina
,
che
da
vile
disfattista
era
stata
punita
come
si
meritava
.
LA
MIA
AMICIZIA
Mi
parve
che
suonassero
il
campanello
.
Mi
alzai
ed
andai
ad
aprire
:
non
c
'
era
nessuno
.
Vidi
anche
che
il
campanello
non
era
stato
mosso
.
Ma
siccome
non
ammettevo
che
mi
fossi
sbagliato
,
stetti
un
pezzetto
ad
ascoltare
alle
scale
.
Da
quel
giorno
odiai
la
mia
casa
;
e
passavo
le
giornate
intere
a
cercarmene
un
'
altra
.
Allora
mi
venne
in
mente
che
avrei
potuto
andare
dal
mio
amico
Guglielmo
,
che
con
la
moglie
stava
verso
la
Via
Angelica
;
dietro
i
quartieri
dei
Prati
di
Castello
.
Quelle
località
mi
piacevano
,
tra
la
campagna
e
la
città
.
Quando
mi
decisi
a
provare
,
erano
i
primi
di
febbraio
;
ma
una
giornata
con
un
cielo
anche
troppo
turchino
:
mi
faceva
proprio
l
'
effetto
di
una
tinta
che
non
si
è
potuta
sciogliere
bene
perché
manca
lo
spazio
sufficiente
.
Le
case
bianche
come
il
gesso
,
alte
e
rettangolari
,
lasciate
lì
senza
compagnia
,
avevano
ombre
verdognole
sopra
le
finestre
.
Su
l
'
immenso
prato
erboso
accanto
agli
avanzi
dell
'
esposizione
per
il
cinquantenario
di
Roma
,
calcinacci
sgretolati
e
cenci
ad
asciugare
.
Quasi
in
mezzo
al
prato
,
affatto
deserto
,
un
uomo
,
steso
bocconi
,
dormiva
;
poi
,
una
fontana
di
cemento
,
sfasciata
,
vicino
a
certi
alberelli
patiti
e
secchi
.
Monte
Mario
era
un
poco
nebbioso
;
e
,
nei
suoi
colori
,
tutti
i
segni
dell
'
inverno
.
Verso
una
strada
bianca
,
un
branco
di
pecore
con
un
filo
di
luce
addosso
,
che
accendeva
i
loro
contorni
;
e
,
più
in
là
,
alta
,
la
cupola
di
San
Pietro
.
Una
tromba
suonava
stonando
,
dalle
caserme
.
Io
mi
sentivo
sempre
di
più
invogliato
,
giungendo
al
villino
.
Credetti
che
il
campanello
elettrico
suonasse
per
il
contatto
dei
miei
nervi
.
Trovai
il
mio
amico
Guglielmo
a
fumare
a
pipa
,
steso
nella
poltrona
,
con
i
piedi
sopra
una
sedia
;
al
sole
.
La
moglie
era
in
terrazza
;
e
la
sentivo
discorrere
con
non
so
chi
.
-
Mio
caro
-
gli
dissi
-
io
di
casa
solo
non
ci
sto
più
!
Egli
mi
guardò
con
i
suoi
occhi
azzurri
,
da
sopra
gli
occhiali
;
sorridendo
.
Io
continuai
:
-
Vengo
a
stare
con
te
.
-
Questo
deve
essere
uno
scherzo
imaginato
bene
.
Io
gli
misi
una
mano
su
le
ginocchia
,
e
gli
dissi
:
-
Trovo
giusto
che
tu
mi
risponda
così
;
ma
ti
voglio
convincere
che
ho
pensato
questa
cosa
sul
serio
.
Guglielmo
,
continuando
a
guardarmi
da
sopra
gli
occhiali
,
smise
di
sorridere
;
e
ficcò
la
pipa
dentro
un
recipiente
di
coccio
.
Sembrava
sbigottito
.
Io
pensai
che
non
fosse
un
buon
amico
,
al
quale
potevo
ricorrere
in
caso
di
bisogno
;
e
mi
sentii
molto
contrariato
,
quasi
offeso
.
Perciò
,
gli
dissi
con
più
forza
di
prima
:
-
Ora
si
starà
a
vedere
come
ti
dovrò
giudicare
.
Rifletti
bene
a
quello
che
mi
rispondi
;
perché
io
sono
capace
di
vendicarmi
,
e
di
trattarti
come
tu
tratti
me
.
Egli
tirò
giù
le
gambe
dalla
sedia
.
Allora
io
cominciai
a
supplicarlo
.
Sentivo
di
volergli
così
bene
che
,
se
avessi
saputo
di
fargli
piacere
,
mi
sarei
inginocchiato
.
Ma
Guglielmo
non
capiva
il
mio
sentimento
:
non
se
ne
curava
né
meno
.
Ero
proprio
afflitto
e
disperato
;
e
mi
sentivo
umiliare
sempre
più
.
Non
avevo
parole
per
fargli
intendere
tutto
il
mio
affetto
e
la
mia
amicizia
.
Egli
mi
pareva
il
più
puro
e
il
migliore
degli
uomini
,
e
non
capivo
perché
mi
rifiutasse
quel
che
gli
chiedevo
.
Che
amarezza
!
Metteva
forse
in
dubbio
la
mia
sincerità
?
Ci
voleva
molto
a
rendersi
conto
che
si
portava
male
verso
di
me
?
Ma
speravo
di
non
dovermi
piegare
a
questa
delusione
.
Egli
chiamò
la
moglie
.
Subito
io
credetti
che
la
chiamasse
per
contentarmi
:
non
era
possibile
che
anche
da
lei
avessi
soltanto
un
rifiuto
,
che
mi
faceva
tanto
male
.
Ma
Gina
mi
parve
perfino
finta
quando
disse
:
-
Signor
Giuseppe
,
non
possiamo
da
vero
!
Se
ella
m
'
avesse
detto
che
,
per
dare
loro
una
prova
della
mia
amicizia
,
mi
dovevo
far
tagliare
la
testa
,
avrei
obbedito
volentieri
.
Anzi
,
ero
dispiacente
che
da
sé
non
me
ne
parlassero
.
Era
così
naturale
!
Io
,
allora
,
cominciai
a
supplicare
anche
lei
,
ma
il
suo
viso
in
vece
si
faceva
sempre
più
risoluto
.
Mi
rispose
lui
:
-
Caro
Beppe
,
io
non
so
spiegarmi
come
ti
sia
venuta
questa
idea
!
-
Se
lo
vuoi
sapere
,
te
lo
dirò
.
Non
te
lo
volevo
dire
per
non
annoiarti
.
Egli
scambiò
un
'
occhiata
con
la
moglie
,
e
mi
disse
:
-
Non
voglio
sapere
delle
tue
cose
intime
...
-
Ma
io
per
te
non
ho
nessun
segreto
.
Non
voglio
averne
,
capisci
,
con
te
!
Perché
tu
non
puoi
mettere
in
dubbio
la
mia
amicizia
...
La
signora
Gina
disse
:
-
Anche
se
non
ci
fossero
altre
ragioni
,
mancherebbe
una
stanza
in
più
per
darla
a
lei
.
-
Lo
so
.
-
E
dunque
?
Vedi
bene
,
Beppe
,
che
tu
ci
chiedi
quel
che
non
possiamo
fare
.
Allora
,
doventai
furente
.
Non
era
quello
il
modo
di
comportarsi
con
me
.
E
io
che
avevo
sempre
creduto
alla
loro
amicizia
!
Cominciavo
ad
accorgermi
che
non
bisogna
mai
confidare
troppo
in
nessuno
.
-
Ascolta
-
gli
dissi
.
-
Se
io
sono
venuto
da
te
,
vuol
dire
che
mi
aspettavo
di
essere
accolto
in
un
altro
modo
!
Guglielmo
si
alzò
dalla
poltrona
,
scosse
la
cenere
che
gli
era
restata
tra
le
pieghe
della
giubba
;
e
mi
disse
:
-
Piuttosto
,
son
pronto
ad
aiutarti
in
tutto
quello
che
hai
bisogno
.
-
Ma
io
,
ora
,
ho
bisogno
di
questo
e
non
d
'
altro
.
-
Non
insistere
.
Se
non
ti
conoscessi
da
parecchi
anni
,
crederei
che
tu
fossi
pazzo
.
Questa
parola
mi
fece
fare
il
viso
rosso
,
e
non
seppi
più
quel
che
dire
.
Ma
se
,
prima
ch
'
egli
l
'
avesse
detta
,
io
ero
disposto
ad
andarmene
,
mi
sentii
di
più
ostinato
a
far
valere
la
mia
buona
ragione
.
E
se
,
per
caso
gli
avessi
chiesto
diecimila
lire
,
perché
non
avrebbe
voluto
darmele
?
Il
mio
sentimento
d
'
amicizia
non
ammetteva
nessuna
differenza
tra
me
e
lui
.
Tanto
più
che
,
senza
quell
'
amicizia
,
io
non
mi
credevo
più
nulla
.
Stavo
,
appunto
,
per
farglielo
capire
,
quando
m
'
accorsi
che
la
signora
Gina
aveva
sorriso
di
me
a
lui
,
credendo
che
io
non
la
vedessi
.
Io
lo
guardai
e
gli
dissi
:
-
Non
so
quel
che
tu
pensi
di
me
.
Non
lo
so
.
Egli
mi
rispose
con
stizza
:
-
Né
meno
io
!
Ebbi
la
certezza
che
dissimulava
;
e
,
perciò
,
persi
ogni
rispetto
.
La
signora
Gina
era
seccata
e
faceva
capire
bene
che
aspettava
ch
'
io
me
ne
andassi
;
perché
non
ne
poteva
più
.
Ma
io
,
ormai
,
come
affascinato
di
me
stesso
,
continuai
:
-
Lasciami
dire
tutto
quello
che
voglio
!
Guglielmo
riprese
rabbiosamente
la
pipa
,
e
mi
rispose
:
-
Ti
ascolto
.
Soffriva
:
lo
vedevo
bene
.
La
signora
Gina
mi
disse
:
-
L
'
ascolto
anch
'
io
.
-
Da
vero
?
-
Certamente
.
Allora
fui
invasato
un
'
altra
volta
,
in
un
modo
violento
,
dalla
mia
amicizia
e
avrei
voluto
trovare
le
parole
più
belle
.
-
È
inutile
ch
'
io
mi
rifaccia
da
capo
,
però
!
-
dissi
quasi
con
angoscia
.
Presi
il
mio
cappello
da
dove
l
'
avevano
messo
,
ed
escii
senza
né
meno
salutare
.
Quando
giunsi
a
casa
,
volevo
subito
troncare
ogni
amicizia
con
Guglielmo
.
E
mi
misi
a
letto
con
una
febbre
nervosa
;
con
certi
brividi
che
mi
facevano
saltare
.
Il
giorno
dopo
tornai
difilato
da
Guglielmo
;
e
gli
chiesi
:
-
Hai
ripensato
a
quel
che
mi
bisogna
?
Mi
rispose
,
quasi
adirato
:
-
No
.
Io
gli
diedi
un
pugno
sul
viso
,
e
me
ne
andai
.
Speravo
di
guarire
.
Volevo
guarire
.
E
in
vece
sono
stato
più
di
cinque
anni
al
manicomio
.
Ora
che
mi
hanno
lasciato
perché
dicono
che
sono
guarito
non
ho
più
voglia
di
vivere
.
Sento
che
forse
c
'
è
ancora
in
me
qualche
forza
di
giovanezza
;
ma
io
non
mi
arrischio
né
meno
a
lasciare
la
casa
.
È
come
se
io
fossi
stato
di
legno
e
ora
fossi
bruciato
;
e
restasse
di
me
soltanto
la
possibilità
di
concepirmi
.
La
gente
che
conoscevo
non
ha
più
nulla
a
fare
con
me
.
Non
penso
né
meno
,
e
comincio
a
gustare
sempre
di
più
la
mia
idiozia
.
Perché
l
'
idiozia
è
una
cosa
dolce
.
Scrivo
in
un
libriccino
i
sogni
che
faccio
la
notte
;
e
cerco
di
ricordarmeli
tutti
.
Sto
lunghe
ore
a
ripassarli
,
uno
alla
volta
;
con
una
pazienza
scrupolosa
;
abituandomi
a
questa
specie
d
'
esercizio
spirituale
;
all
'
infuori
del
quale
mi
sento
insoddisfatto
.
Me
ne
vengono
alcuni
bellissimi
e
lunghi
.
Non
avrei
mai
creduto
che
,
alla
fine
,
potessi
vivere
a
modo
mio
,
così
separato
dagli
uomini
e
da
tutto
il
resto
;
e
credo
alla
mia
esistenza
soltanto
quando
sogno
.
IL
MARITO
Avevano
detto
a
Mariano
che
la
moglie
lo
tradiva
.
Ma
egli
,
che
non
ci
credeva
,
non
rispondeva
né
meno
;
scotendo
la
testa
,
con
un
sorriso
di
uomo
furbo
e
sicuro
di
se
stesso
.
-
Credete
che
io
me
la
prenda
,
se
volete
scherzare
anche
su
l
'
onestà
della
mia
moglie
?
Fate
pure
,
e
dite
quel
che
volete
.
Io
non
me
la
prendo
da
vero
!
Io
agli
scherzi
ci
so
stare
!
Allora
,
una
volta
,
anche
Quaglia
si
mise
a
ridere
;
divertendosi
a
guardarlo
:
-
Credi
che
anche
io
te
lo
dica
per
scherzo
?
-
O
che
mi
prendi
per
uno
che
non
capisce
?
-
Come
credi
meglio
.
E
siccome
in
quel
mentre
la
moglie
tornava
con
due
brocche
empite
giù
alla
fonte
dell
'
orto
,
Mariano
la
prese
per
una
gamba
,
per
farla
inciampare
.
E
le
disse
:
-
Lo
senti
quel
che
dicono
di
te
,
Càtera
?
La
donna
,
per
non
cadere
,
si
fermò
.
Era
tutta
sudata
,
ma
non
poteva
asciugarsi
la
fronte
con
le
maniche
del
vestito
,
finché
non
avesse
posato
quei
due
pesi
su
l
'
acquaio
.
Sorrise
a
Quaglia
,
e
rispose
:
-
E
tu
non
ti
vergogni
a
far
dire
certe
cose
di
me
?
Il
marito
le
lasciò
la
gamba
,
ed
ella
entrò
in
casa
.
Poi
,
tornò
su
l
'
uscio
,
e
tutta
inviperita
si
volse
a
Quaglia
.
-
Che
vi
fa
di
male
il
mio
Mariano
?
Se
io
avessi
le
sue
braccia
,
vi
romperei
il
ceffo
.
Lasciatelo
stare
!
Perché
è
un
buon
uomo
,
ve
ne
volete
approfittare
tutti
.
Quaglia
sghignazzava
,
ma
ella
lo
fece
smettere
;
prendendo
la
granata
e
battendogliela
addosso
.
Mariano
la
guardava
;
tutto
orgoglioso
di
lei
,
così
risoluta
.
E
si
arrischiava
ad
approvare
.
Ora
,
a
tutti
quelli
che
conoscevano
Mariano
era
venuto
in
proposito
di
fargli
trovare
la
moglie
proprio
mentr
'
era
con
qualcuno
;
sul
fatto
,
come
dicevano
loro
.
Ma
come
potevano
?
Ella
era
furba
quanto
tutti
loro
messi
insieme
,
e
poi
le
volevano
bene
perché
non
diceva
di
no
a
nessuno
,
quando
la
sapevano
pigliare
con
le
buone
.
Per
lei
era
doventata
un
'
abitudine
;
e
a
farla
smettere
se
ne
sarebbe
avuta
a
male
.
Per
lei
era
una
cosa
come
se
le
avessero
impedito
di
far
del
bene
agli
altri
.
Era
una
specie
di
mania
,
che
la
convinceva
a
fare
il
comodo
suo
e
che
le
faceva
piacere
.
Come
poteva
smettere
se
ormai
aveva
cominciato
,
e
tutti
lo
sapevano
?
Le
sarebbe
parso
una
vergogna
;
come
se
non
avesse
avuto
più
da
dare
un
pezzo
di
pane
a
un
povero
.
Ed
ella
stessa
difendeva
il
marito
;
e
voleva
anzitutto
che
gli
altri
fossero
più
umili
con
lui
e
gli
volessero
bene
.
Ella
temeva
anche
che
,
smettendo
,
la
rifacessero
con
lui
;
e
si
vendicassero
troppo
.
Le
domeniche
lo
mandava
alla
messa
più
pulito
degli
altri
;
con
una
bella
ciarpa
che
aveva
imparato
a
stirargli
da
una
serva
d
'
una
villeggiante
.
E
quando
sapeva
ch
'
era
escito
di
casa
tutto
contento
e
magari
che
andasse
a
pigliare
una
mezza
sbornia
,
allora
ella
cercava
di
trovarsi
con
qualcuno
.
Anche
Mariano
aveva
per
lei
un
rispetto
che
avrebbe
potuto
chiamarsi
ammirazione
.
Tutto
quel
che
ella
diceva
era
giusto
,
tutto
quel
che
ella
faceva
dinotava
una
saggezza
che
egli
apprezzava
sempre
di
più
.
Figlioli
,
chi
sa
perché
,
non
ne
avevano
;
e
i
due
sposi
erano
andati
sempre
d
'
accordo
,
proprio
tutti
i
giorni
.
Mariano
era
uno
spilungone
magro
,
con
le
maniche
della
camicia
che
gli
tiravano
e
gli
facevano
male
ai
polsi
quando
erano
abbottonate
,
perché
gli
restavano
sempre
corte
.
Anche
i
pantaloni
non
gli
arrivavano
bene
fino
agli
zoccoli
.
Aveva
una
faccia
che
pareva
affondata
a
posta
da
due
fitte
dietro
la
bocca
,
in
modo
che
il
naso
appariva
anche
più
lungo
di
quel
che
non
fosse
.
Portava
i
capelli
piuttosto
lunghi
;
ed
essendo
lisci
,
gli
stavano
a
zazzera
su
gli
orecchi
e
su
le
sopracciglia
.
Le
mani
così
magre
che
facevano
pensare
al
suo
scheletro
.
Càtera
era
olivastra
,
con
gli
occhi
piccoli
e
neri
;
con
un
ciuffo
di
peli
agli
angoli
della
bocca
grassoccia
.
Una
volta
,
tutti
i
contadini
più
giovani
del
vicinato
studiarono
il
modo
perché
riescissero
a
far
trovare
da
Mariano
la
sua
Càtera
con
qualcuno
di
loro
.
Ce
lo
avrebbero
portato
magari
per
forza
!
Pronti
,
però
,
a
reggerlo
se
avesse
voluto
bastonarla
.
Decisero
che
il
più
svelto
e
il
più
malizioso
,
il
Rossino
,
andasse
con
lei
,
la
sera
,
in
mezzo
all
'
oliveta
;
e
gli
altri
sarebbero
andati
a
prendere
lui
.
Non
volevano
far
saper
niente
a
Càtera
,
pensando
che
non
si
sarebbe
prestata
alla
burla
;
ma
ella
,
che
da
certi
discorsi
e
da
certi
preparativi
aveva
capito
tutto
,
fu
contenta
lo
stesso
;
e
stette
anche
lei
d
'
accordo
con
loro
.
Si
mise
a
braccetto
del
Rossino
;
e
,
voltandosi
in
dietro
ridendo
agli
altri
,
si
nascose
con
lui
dietro
una
pianta
.
L
'
oliveta
era
deserta
;
ma
c
'
erano
tanti
grilli
che
saltavano
perfino
addosso
.
La
luna
si
levava
allora
,
come
un
pezzo
di
coccio
;
e
il
cielo
era
pieno
di
stelle
cadenti
.
Nel
silenzio
della
sera
si
udiva
qualche
barrocciaio
che
cantava
,
forse
briaco
;
poi
qualche
campana
che
smetteva
quasi
subito
come
se
si
rompesse
;
e
nient
'
altro
.
Gli
altri
andarono
a
casa
di
Mariano
,
e
lo
trovarono
che
,
benché
avesse
già
cenato
,
mangiava
una
fetta
di
lardo
con
il
pane
.
La
stringeva
così
forte
che
le
dita
ci
facevano
i
buchi
.
-
Mariano
,
sei
in
casa
?
Egli
rispose
,
con
la
bocca
piena
:
-
Lasciatemi
in
pace
!
-
Hai
paura
che
ti
leviamo
il
boccone
di
bocca
?
Esci
fuori
.
-
Non
esco
.
Ora
deve
tornare
la
mia
moglie
.
Venite
dentro
voi
.
Allora
,
entrarono
tutti
insieme
.
Erano
sette
o
otto
;
e
non
facevano
altro
che
ridere
.
Mariano
,
vedendoli
,
doventò
allegro
subito
anche
lui
.
Uno
chiese
:
-
Dov
'
è
andata
Càtera
?
-
Io
non
lo
so
.
E
che
m
'
importa
?
Essi
non
sapevano
quel
che
dire
,
benché
si
fossero
consigliati
prima
.
La
cucina
era
brutta
.
Al
muro
dell
'
acquaio
,
sopra
una
mensola
fatta
con
una
tavola
senza
piallare
,
c
'
era
una
fila
di
pignatte
;
in
ordine
di
grossezza
.
Al
muro
più
largo
,
una
madonna
a
colori
e
un
sant
'
Isidoro
dentro
una
cornice
senza
vetro
.
E
,
vicino
,
il
fucile
,
a
due
canne
,
sempre
carico
;
perché
,
nel
caso
avessero
sentito
i
ladri
dentro
il
pollaio
,
Mariano
avrebbe
tirato
.
Ma
le
cariche
a
stoppaccio
ci
stavano
da
un
anno
all
'
altro
,
con
i
cani
alzati
in
vano
;
e
il
fucile
si
arrugginiva
;
finché
a
Pasqua
non
lo
ripulivano
,
quando
il
prete
andava
a
benedire
le
case
.
Sopra
la
tavola
c
'
era
un
tegame
ormai
diaccio
e
vuoto
,
dove
Càtera
aveva
cucinato
mezzo
coniglio
.
La
gatta
,
rosicchiava
un
ossicino
.
Mariano
disse
:
-
Mettetevi
a
sedere
.
-
No
:
in
vece
,
vieni
con
noi
nella
tua
oliveta
.
-
A
fare
che
?
A
quest
'
ora
?
Non
mi
moverei
né
meno
se
pigliasse
fuoco
il
pagliaio
.
-
Vieni
con
noi
.
-
Io
credo
che
siate
briachi
fradici
.
Volete
bere
dell
'
altro
,
piuttosto
?
Non
so
dove
quella
strega
della
mia
moglie
ha
nascosto
il
vino
,
ma
piglio
la
chiave
di
cantina
,
e
si
beve
tutti
alla
botte
;
finché
ce
n
'
è
.
Allora
,
uno
disse
:
-
La
tua
moglie
è
con
il
Rossino
.
Mariano
lo
guardò
:
-
E
che
ci
fa
con
il
Rossino
?
-
Vieni
a
vedere
:
siamo
venuti
a
posta
a
prenderti
.
-
Ragazzi
,
sono
troppo
stracco
.
Ho
lavorato
tutto
il
giorno
:
non
mi
frastornate
.
Tutti
sbruffarono
dal
troppo
ridere
.
-
Vieni
sì
o
no
,
con
le
buone
?
-
Non
vengo
.
Quando
torna
mi
dirà
dove
è
stata
.
Lasciatela
in
pace
anche
lei
,
povera
donna
.
Sarà
andata
a
mangiar
due
fichi
alla
pianta
;
perché
s
'
è
alzata
da
sedere
e
aveva
sempre
fame
.
-
Ti
diciamo
dov
'
è
in
vece
.
Vieni
a
vederla
con
i
tuoi
occhi
.
-
Insomma
,
ve
ne
volete
andare
o
no
?
Lo
scherzo
dura
da
troppo
,
ed
è
sempre
lo
stesso
.
Ora
basta
.
Levatevi
di
qui
.
La
pazienza
finisce
anche
a
me
.
E
rispetto
lo
voglio
anch
'
io
.
Mariano
s
'
era
già
impermalito
;
e
,
drittosi
in
piedi
,
anche
perché
aveva
mangiato
tutto
il
companatico
,
incrociò
le
braccia
.
Cominciava
a
sdegnarsi
da
vero
:
gli
si
vedeva
dal
viso
.
I
giovani
non
sapevano
come
contenersi
,
e
non
riescivano
a
ridere
più
.
Quasi
s
'
erano
pentiti
d
'
aver
pensato
quello
scherzo
.
Ma
allora
la
presero
sul
serio
,
e
qualcuno
gli
disse
sottovoce
,
per
provocarlo
,
qualche
mala
parola
.
Ora
volevano
sul
serio
che
Mariano
andasse
con
loro
nell
'
oliveta
,
magari
a
costo
di
far
succedere
qualche
brutta
cosa
.
Allora
uno
disse
,
arrabbiato
:
-
Ecco
:
non
ce
n
'
andiamo
finché
tu
non
ci
dai
retta
.
Essi
dimenticavano
completamente
lo
scopo
,
per
il
quale
s
'
erano
riuniti
e
messi
d
'
accordo
.
Mariano
gli
rispose
:
-
Se
tu
non
mi
dici
la
verità
,
t
'
apro
la
testa
con
la
vanga
;
com
'
è
vero
Dio
!
Dovete
farla
finita
!
-
È
la
verità
.
-
Andiamo
,
dunque
.
Andiamo
!
E
dette
un
'
occhiata
al
fucile
,
il
cui
scheggiale
di
cuoio
,
per
portarlo
a
tracolla
,
si
recideva
a
forza
di
stare
in
vece
su
al
chiodo
del
muro
.
-
Il
fucile
non
lo
prendere
!
-
Piglierai
,
invece
,
un
palo
da
qualche
vite
;
se
ce
ne
sarà
bisogno
.
-
Io
piglio
quel
che
voglio
.
Oppure
affilo
la
coltella
alla
pietra
;
prima
di
venire
.
-
Non
c
'
è
tempo
:
è
meglio
che
tu
ti
spicci
.
-
Ma
mi
volete
dire
,
sì
o
no
,
perché
la
mia
moglie
dovrebbe
essere
con
il
Rossino
?
-
Lo
vedrai
da
te
.
-
Siete
un
branco
di
gentaccia
.
E
non
vorrei
che
mi
capitasse
qualche
dispiacere
,
a
darvi
retta
.
-
La
colpa
non
è
nostra
.
Egli
rispose
minaccioso
:
-
E
di
chi
è
?
-
Zitto
,
Mariano
.
Lo
presero
chi
per
una
manica
e
chi
per
il
panciotto
;
mentre
un
altro
lo
spinse
per
le
spalle
.
Ma
egli
disse
:
-
Fate
piano
,
perché
non
voglio
farmi
del
male
.
Attraversarono
l
'
aia
;
e
siccome
egli
era
scalzo
,
sentì
freddo
ai
piedi
.
Pensò
se
non
doveva
infilarsi
almeno
gli
zoccoli
;
ma
gli
altri
seguitavano
a
tirarlo
e
a
spingerlo
.
Dentro
di
sé
si
pentiva
d
'
aver
dato
retta
,
e
pensava
con
dolcezza
alla
moglie
;
sperando
che
si
trattasse
di
una
burla
,
ch
'
ella
non
venisse
né
meno
a
risapere
.
Era
certo
che
non
ci
fosse
Càtera
nell
'
oliveta
;
e
,
forse
,
ci
avevano
portato
qualche
spauracchio
vestito
da
donna
;
e
dentro
di
sé
cercava
d
'
indovinare
quel
che
avessero
inventato
,
per
volersi
divertire
.
Era
scontento
,
ma
nello
stesso
tempo
ci
provava
piacere
anche
lui
;
e
gli
pareva
già
di
fare
una
lunga
risata
tutti
insieme
.
Almeno
che
la
moglie
,
poi
,
non
lo
brontolasse
!
E
perciò
,
pur
prestandosi
volentieri
,
camminava
di
malavoglia
.
Giunti
al
cominciare
dell
'
oliveta
,
gli
altri
alzarono
la
voce
per
avvertire
Càtera
e
il
Rossino
.
E
ricominciarono
a
ridacchiare
.
Mariano
,
fingendo
di
credere
a
loro
,
ficcava
gli
occhi
da
tutte
le
parti
e
s
'
atteggiava
a
irato
,
stringendo
i
pugni
.
Pareva
che
volesse
dire
:
«
Ho
capito
bene
la
parte
che
devo
fare
?
Siete
contenti
ora
?
Che
ci
sarà
?
Uno
spauracchio
o
una
cagna
legata
?
»
Gli
altri
,
che
capivano
,
si
sollazzavano
anche
di
più
;
ed
erano
impazienti
di
giungere
al
punto
stabilito
.
Ad
un
tratto
,
uno
disse
sottovoce
:
-
Eccoli
là
:
ci
son
tutti
e
due
.
Mariano
si
spinse
innanzi
;
e
aguzzò
gli
occhi
,
protendendosi
con
tutta
la
persona
.
Sentiva
nel
cuore
non
si
sa
che
miscuglio
di
allegria
e
di
sospetto
.
E
quando
credette
di
avere
riconosciuto
la
moglie
,
che
stava
vicina
a
un
'
ombra
che
pareva
da
vero
quella
del
Rossino
,
chiamò
forte
,
fermandosi
:
-
Càtera
!
Càtera
!
Gli
altri
le
fecero
cenno
che
non
rispondesse
;
ma
il
contadino
si
volse
a
loro
con
mal
garbo
:
-
Se
è
lei
,
perché
volete
che
non
mi
risponda
?
E
chiamò
più
forte
,
mettendosi
le
mani
alla
bocca
:
-
Càtera
.
Ella
allora
,
temendo
che
lo
scherzo
finisse
male
,
gli
mosse
incontro
;
e
gli
disse
:
-
Sono
io
,
non
aver
paura
.
Egli
rispose
teneramente
,
abbracciandola
.
-
Lo
sapevo
che
eri
tu
.
E
chi
c
'
era
con
te
?
La
donna
facendogli
la
bocca
dolce
,
gli
disse
:
-
Il
Rossino
.
Non
ci
credi
?
E
,
per
convincerlo
,
chiamò
:
-
Vieni
qua
anche
tu
,
Rossino
!
Tutti
erano
stupefatti
e
scornati
;
perché
capivano
che
ormai
non
succedeva
niente
.
E
lo
volevano
pigliare
a
zollate
.
Ma
egli
,
ora
era
desolato
ed
esclamava
piangendo
:
-
Perché
,
dunque
,
quegli
impazziti
mi
hanno
fatto
venire
nel
campo
al
buio
?
Càtera
si
fece
risoluta
:
-
Io
non
lo
so
.
Lo
domando
a
te
.
Faresti
meglio
a
non
moverti
di
casa
altro
che
quando
te
lo
dico
io
.
-
Sono
giovani
,
e
non
hanno
cervello
.
E
poi
,
volgendosi
agli
amici
:
-
Io
credevo
che
mi
aveste
fatto
un
bello
scherzo
da
vero
.
Non
siete
capaci
.
Lo
dovevo
indovinare
prima
.
Ma
un
'
altra
volta
,
lo
giuro
sul
Vangelo
,
non
vi
do
retta
da
vero
.
E
,
presa
per
mano
la
moglie
,
li
lasciò
tutti
a
dietro
.
Singhiozzava
così
forte
,
anche
con
la
voce
,
che
pareva
il
guaito
di
un
cane
.
UN
PEZZO
DI
LETTERA
...
Qualche
volta
,
non
posso
fare
a
meno
delle
cose
ripugnanti
.
Mi
sento
arrossire
e
ne
provo
una
sensazione
di
rimorso
;
ma
resisto
per
essere
disgustato
quanto
è
possibile
,
fino
in
fondo
;
finché
nella
mia
anima
non
pare
quasi
un
sogno
.
Tu
mi
dirai
,
mia
amica
,
perché
scrivo
così
.
Ecco
:
ricopio
qui
una
lettera
che
ti
avevo
scritto
l
'
altro
ieri
e
che
non
osai
mandarti
.
Ma
la
leggerai
ora
...
Ho
un
appuntamento
con
quella
solita
donna
maritata
,
di
cui
t
'
ho
parlato
altre
volte
.
Erano
più
di
sei
mesi
che
non
la
vedevo
perché
quella
che
ci
tiene
di
mano
l
'
avevano
mandata
via
di
casa
,
e
non
aveva
potuto
trovarne
subito
un
'
altra
dove
fosse
possibile
trovarci
.
Ora
,
sta
in
via
del
Pignattello
,
in
un
casamento
dove
sono
almeno
quaranta
inquilini
,
tutti
poveri
;
all
'
ultimo
piano
.
Non
sapevo
se
era
meglio
salire
in
fretta
per
tentare
che
non
mi
vedesse
nessuno
;
o
se
fingere
di
esserci
stato
già
un
'
altra
volta
.
Non
ho
fatto
né
in
un
modo
né
in
un
altro
;
cioè
,
ho
salito
quasi
di
corsa
una
branca
di
scale
,
al
pianerottolo
dove
s
'
aprono
subito
due
lunghissimi
corridoi
,
pieni
di
usci
.
Mi
dimenticavo
di
dirti
che
questo
casamento
prima
era
un
vastissimo
seminario
,
e
che
mi
soffermavo
per
assicurarmi
che
non
scendeva
nessuno
.
Siccome
era
di
mattina
e
l
'
aria
non
ancora
cambiata
bene
,
ho
sentito
ogni
specie
di
odori
:
latrina
,
cavolo
bollito
,
lezzo
,
sudiciume
ed
altro
ancora
.
M
'
è
venuta
la
sputarella
.
Finalmente
ho
trovato
l
'
uscio
.
-
Marianna
!
-
Oh
!
Entri
pure
.
Marianna
lavava
,
con
uno
strofinaccio
,
una
di
quelle
lanterne
che
attaccano
sotto
il
carro
i
contadini
.
-
Richiuda
subito
l
'
uscio
.
-
Non
è
venuta
ancora
?
Ella
mi
ha
fatto
cenno
di
no
,
sorridendo
;
e
s
'
è
rimessa
al
suo
lavoro
.
-
La
pulisco
perché
è
vergogna
restituirla
così
:
me
la
prestò
un
contadino
,
perché
feci
buio
e
avevo
da
attraversare
una
trave
sopra
un
borro
.
Io
non
ho
risposto
.
Ho
guardato
com
'
è
la
cucina
.
Siccome
siamo
al
tetto
e
senza
soffitta
,
da
una
parte
,
sopra
il
focolare
,
bisogna
chinarsi
per
non
battere
la
testa
.
Ho
dato
un
'
occhiata
alla
camera
,
dall
'
uscio
aperto
,
e
ho
visto
due
enormi
letti
,
alti
quasi
due
metri
;
fatti
con
materassi
sopra
due
caprette
di
legno
.
Tre
piccioni
beccavano
il
granturco
,
sul
cassettone
,
cozzando
con
la
coda
,
per
moversi
e
girare
intorno
,
una
pettinina
unta
e
piena
di
capelli
sporchi
.
Un
pezzo
di
specchio
è
appoggiato
al
muro
.
Gli
orinali
non
sono
stati
vuotati
.
-
Quanti
dormite
di
là
?
M
'
ha
risposto
,
ridendo
:
-
In
quattro
!
Io
,
il
mio
cognato
,
il
mio
figliolo
e
...
-
E
...
-
Perché
lo
vuol
sapere
?
-
Ho
capito
.
-
E
il
mio
ganzo
.
S
'
è
asciugata
le
mani
;
e
,
battendosele
sul
ventre
,
ha
seguitato
:
-
E
un
altro
figliolo
l
'
ho
qui
dentro
.
Ho
riso
anch
'
io
.
-
Se
la
vuole
aspettare
in
camera
,
ci
vada
pure
.
Le
porto
una
sedia
.
Si
metta
a
sedere
!
Sono
entrato
in
camera
,
facendo
paura
ai
piccioni
.
Marianna
,
togliendosi
il
grembiule
bagnato
d
'
acqua
,
e
accennandomi
i
letti
,
m
'
ha
detto
:
-
Almeno
,
là
sopra
,
c
'
è
sollo
!
Io
ho
risposto
:
-
Voi
andate
in
cucina
,
e
state
alla
finestra
.
Io
mi
chiudo
di
qua
:
così
se
viene
qualcuno
da
voi
,
non
mi
vedono
.
-
Ora
!
Ora
!
C
'
è
tempo
!
Io
credo
che
si
sia
mezzo
spogliata
non
per
cambiarsi
,
ma
per
piacermi
.
Infatti
,
sbottonandosi
il
giacchetto
,
mi
guardava
fissa
e
sorridente
;
perché
io
le
dicessi
qualche
parola
.
È
così
sudicia
che
quando
s
'
è
grattata
il
collo
il
sudicio
nero
e
grasso
le
veniva
via
;
appastellandosi
tra
le
dita
.
Ha
anche
un
occhio
pieno
di
cipicchia
;
che
pare
catarro
.
Agli
angoli
della
bocca
c
'
è
qualche
cosa
biancastra
e
filaccicosa
.
Le
mancano
i
due
denti
di
mezzo
.
È
andata
in
cucina
;
e
io
,
quasi
atterrito
d
'
essere
qui
ad
aspettare
,
mi
son
messo
a
scrivere
a
te
.
Ora
,
ti
racconto
tutto
di
mano
in
mano
.
Torna
,
all
'
improvviso
,
con
un
bicchiere
che
sarebbe
impossibile
lavare
.
-
Vuol
bere
?
E
alzando
l
'
altra
mano
da
dietro
il
dorso
,
dove
la
teneva
nascosta
,
mi
fa
vedere
un
fiaschetto
.
Io
rispondo
:
-
Grazie
!
-
È
buono
sa
!
Guardi
che
bel
colore
.
E
mesce
un
vinello
torbido
,
che
odora
di
aceto
:
l
'
ho
sentito
perfino
con
tutto
il
puzzo
della
camera
;
puzzo
,
forse
,
di
piedi
non
lavati
.
Il
mio
stomaco
si
chiude
.
E
perché
scrivo
a
te
che
sei
l
'
anima
più
pura
che
io
amo
?
Io
non
lo
so
.
Me
lo
dirai
tu
.
Dalla
finestra
,
che
pare
una
gattaiola
,
vedo
soltanto
il
tetto
di
una
chiesa
,
un
tetto
vecchio
;
e
di
là
,
come
se
non
ci
fossero
altre
case
,
benché
ce
ne
siano
parecchie
invece
,
la
campagna
;
che
non
pare
lontana
.
Vedo
,
anzi
,
un
pezzo
di
campagna
piena
di
alberi
,
vicino
ad
una
strada
dove
noi
siamo
stati
insieme
.
E
vedo
anche
il
cielo
,
se
m
'
abbasso
e
guardo
in
su
.
Ma
ho
paura
che
ci
sia
gente
alle
finestre
di
faccia
.
Sento
,
giù
nella
strada
,
ruzzare
i
ragazzi
e
qualche
donna
che
chiacchiera
.
Spero
che
Angelina
non
venga
,
perché
dovrei
salire
su
uno
di
quei
due
letti
;
che
mi
fanno
lo
stesso
effetto
del
letame
ammucchiato
.
Certo
,
qui
non
torneremo
più
.
E
temevo
che
su
quel
letto
,
anche
Angelina
m
'
avesse
ripugnato
;
e
che
non
avessi
avuto
,
dopo
,
più
desiderio
di
lei
,
ma
ricordavo
com
'
ella
si
profuma
con
la
cipria
,
e
n
'
ero
eccitato
.
Si
mette
un
odore
che
si
mescola
così
bene
con
quello
della
sua
carne
che
pare
uno
solo
.
Allora
,
sul
letto
,
è
come
una
rosa
che
si
stropiccia
tra
le
mani
;
e
l
'
odore
della
carne
si
fa
sempre
più
acuto
...
Marianna
riapre
l
'
uscio
,
e
mi
chiede
:
-
S
'
annoia
?
Venga
di
qua
con
me
.
-
Ma
ci
sentono
parlare
?
-
Oh
!
Che
importa
?
In
casa
mia
non
posso
far
venire
chi
voglio
?
-
E
se
,
poi
,
vedono
salire
anche
lei
?
-
La
signora
Angelina
?
-
E
,
poi
,
sapete
che
posso
essere
riconosciuto
...
Ella
si
gratta
i
capelli
con
una
forcella
e
mi
risponde
:
-
Faccia
come
vuole
!
-
Scusate
:
bisogna
far
così
per
precauzione
,
e
non
per
altro
!
-
Dio
cristiano
,
ho
capito
!
M
'
ero
messa
a
pensare
ad
una
cosa
:
non
mi
ero
mica
avuta
a
male
di
niente
!
-
A
che
pensate
?
-
Il
fornaio
deve
avere
diciotto
lire
,
e
m
'
ha
mandato
a
far
sapere
,
per
il
mio
ragazzo
,
che
se
domani
non
lo
pago
,
non
mi
dà
più
pane
.
Accidenti
!
E
si
piglia
la
testa
tra
le
mani
.
-
Il
mio
cognato
è
troppo
vecchio
;
e
,
in
questi
giorni
,
per
di
più
,
è
piovuto
;
sicché
non
ha
potuto
lavorare
.
Fa
il
manovale
!
Il
mio
ganzo
,
anche
lui
,
bisogna
che
pensi
a
'
suoi
fatti
.
Ci
ha
un
figliolo
che
lo
vuole
ammazzare
;
perché
viene
da
me
.
-
Ora
,
prima
d
'
andarmene
,
vi
darò
qualcosa
io
.
-
Non
ho
mica
detto
così
perché
lei
mi
desse
qualcosa
!
Io
lo
fo
per
amicizia
:
è
tanto
tempo
che
conosco
la
signora
Angelina
.
-
Ma
io
vi
darò
qualcosa
lo
stesso
!
Ella
s
'
è
messa
a
spazzolarsi
le
scarpe
e
io
sono
rientrato
in
camera
.
È
passata
una
mezz
'
ora
già
:
ho
sentito
battere
l
'
orologio
della
chiesa
.
Mi
alzo
,
e
dico
a
Marianna
:
-
Scommetto
che
non
viene
.
È
già
tardi
!
-
Accidenti
anche
a
lei
!
Non
è
la
prima
volta
che
fa
così
.
Che
si
senta
male
la
sua
bambina
?
Io
richiudo
l
'
uscio
,
stringendo
,
con
impazienza
,
il
croccino
;
mi
rimetto
a
sedere
,
su
questa
seggiola
che
a
pena
sta
ritta
,
e
penso
:
«
Se
crede
di
burlarsi
di
me
,
sbaglia
!
Non
mi
vuol
più
bene
!
Non
me
n
'
ero
accorto
quando
la
incontravo
per
la
strada
?
Ma
è
l
'
ultima
volta
che
le
parlo
!
»
Tuttavia
,
nella
mia
rabbia
,
c
'
è
anche
una
esasperazione
sensuale
.
Non
posso
fare
a
meno
di
averne
desiderio
.
Angelina
entrerà
,
domanderà
sottovoce
se
ci
sono
,
poi
mi
verrà
quasi
addosso
;
io
le
bacerò
la
bocca
;
lei
si
discosterà
subito
e
mi
dirà
:
-
Quante
volte
m
'
hai
tradito
?
Io
,
in
quel
momento
,
non
me
lo
ricorderò
da
vero
,
in
buona
fede
,
e
subito
la
ribacerò
;
pregandola
,
in
un
orecchio
,
che
si
spogli
...
Ella
sorriderà
,
guardandomi
,
con
quella
sua
aria
tranquilla
ma
così
bella
e
sensuale
.
-
Mi
devo
spogliare
anch
'
oggi
?
Io
le
prenderò
i
polsi
e
le
griderò
sottovoce
:
-
Non
mi
vuoi
bene
!
Glielo
dirò
tante
volte
ch
'
ella
,
perché
io
non
glielo
dica
più
,
risponderà
senza
guardarmi
:
-
Non
è
mica
vero
!
In
vece
te
lo
voglio
.
E
,
poi
,
smettendo
di
slacciarsi
,
e
appoggiandosi
con
una
mano
a
me
:
-
Zitto
!
Chi
c
'
è
?
Non
è
mica
Marianna
sola
!
Oh
,
che
paura
!
Allora
finisco
io
di
spogliarla
.
Toltasi
la
camicia
,
ella
ha
meno
pudore
di
me
.
Quasi
tutte
le
donne
,
o
tutte
,
sono
così
.
Mi
dimenticavo
che
scrivo
per
te
!
Il
lapis
mi
ha
fatto
indolenzire
le
dita
;
e
perciò
interrompo
la
lettera
...
La
riprendo
.
Sono
così
contento
di
scrivere
a
te
!
Ormai
,
Angelina
non
verrà
di
certo
;
ma
,
ora
,
più
di
dianzi
,
l
'
aspetto
e
mi
illudo
che
debba
venire
.
Mi
pare
perfino
impossibile
che
io
sia
stato
qui
solo
tutto
questo
tempo
!
E
pure
è
proprio
così
.
Suonano
le
undici
:
è
già
un
'
ora
!
A
mezzogiorno
,
il
suo
marito
torna
a
casa
e
quindi
non
ci
sarebbe
né
meno
più
tempo
.
Che
le
sia
avvenuto
?
L
'
ha
chiusa
a
chiave
?
È
andata
ad
un
altro
appuntamento
?
Si
è
fermata
in
qualche
bottega
?
S
'
è
ammalata
la
sua
bambina
?
Chiamo
Marianna
,
perché
sono
molto
stizzito
:
-
È
un
bel
modo
!
Mi
fa
venire
quassù
,
e
lei
non
si
vede
.
-
Se
ne
sia
dimenticata
?
Questa
domanda
mi
fa
dubitare
che
Marianna
la
conosca
meglio
di
me
:
avevo
già
notato
ch
'
ella
è
molto
astuta
.
In
generale
,
io
detesto
l
'
astuzia
;
ma
quando
,
magari
quella
degli
altri
,
mi
può
essere
utile
,
mi
fa
piacere
:
è
una
specie
di
vendetta
giusta
che
difende
la
mia
fiducia
.
Tuttavia
,
rispondo
:
-
È
impossibile
!
Ella
mi
guarda
;
capisce
che
c
'
entra
il
mio
amor
proprio
;
e
,
a
capo
basso
,
dice
:
-
E
allora
?
-
Io
non
lo
so
.
Lo
sapete
voi
?
Scuotendo
la
testa
,
e
pulendosi
il
naso
con
le
unghie
,
mi
risponde
:
-
Io
né
meno
.
-
Me
ne
vado
,
dunque
!
-
Aspetti
un
altro
poco
:
se
la
incontra
per
le
scale
?
-
È
vero
:
non
potrei
risalire
,
per
via
dei
pigionali
.
Rientro
in
camera
e
mi
rimetto
a
scriverti
.
Di
quando
in
quando
,
il
puzzo
della
stanza
vince
la
mia
pazienza
,
e
io
mi
vergogno
di
star
qui
;
e
mi
vien
voglia
di
trattare
male
Marianna
.
Ma
è
inutile
:
il
desiderio
di
Angelina
è
troppo
.
Quando
richiamo
Marianna
,
bisogna
che
nasconda
il
tremito
della
voce
.
Ed
io
guardo
questa
donna
di
quarant
'
anni
,
sporca
e
puzzolente
,
quasi
provando
piacere
.
Ella
se
n
'
accorge
e
mi
sta
intorno
,
cozzandomi
qualche
volta
.
Non
vedo
i
suoi
capelli
e
il
suo
collo
,
ma
soltanto
le
calze
sdrucite
con
la
pelle
scoperta
,
e
allora
mi
viene
la
tentazione
di
alzarle
le
sottane
.
Non
so
come
mi
reggo
.
Ella
se
n
'
accorge
sempre
di
più
,
ride
,
fa
la
lasciva
;
mi
picchia
sopra
una
mano
.
Sento
che
dopo
soffrirei
,
con
una
umiliazione
terribile
:
devo
fare
uno
sforzo
per
nasconderle
la
nausea
che
mi
fa
la
sua
faccia
.
Ella
ride
e
aspetta
.
Mi
tremano
le
mani
e
non
potrei
parlarle
:
o
l
'
uccido
o
cedo
...
Mi
distraggo
;
pensando
a
te
:
fra
lei
e
me
sento
la
tua
anima
.
E
perché
questo
bestiale
obbrobrio
?
Se
lo
risapesse
Angelina
?
È
una
cosa
sozza
.
No
!
No
!
Mi
par
d
'
aver
in
bocca
il
suo
odore
disgustoso
!
Sarà
lo
stesso
che
una
cagna
.
Penso
a
te
,
continuamente
;
e
,
allora
,
mi
pare
una
cosa
ridicola
.
Penso
ad
Angelina
,
e
mi
vergogno
.
Ma
ho
atteso
troppo
e
non
so
più
quel
che
faccio
...
Dio
mio
!
Com
'
è
stato
possibile
?
Mi
par
d
'
essere
ancora
sporco
;
e
quell
'
odore
,
ancora
su
dentro
il
naso
!
Non
vedrò
mai
più
Angelina
.
E
questa
lettera
ti
parrà
pazzesca
.
Ma
se
,
in
quella
camera
,
non
avessi
pensato
a
te
,
vorrebbe
dire
che
io
non
avrei
l
'
anima
che
ho
.
Appunto
,
tutto
quel
putridume
lercio
innalzava
la
mia
anima
verso
te
;
e
di
più
sentivo
come
è
meravigliosa
e
pura
la
nostra
amicizia
.
La
mia
anima
respirava
dentro
la
tua
,
e
tutte
quelle
cose
così
indegne
le
insegnavano
quanta
gratitudine
io
ti
devo
.
Sei
convinta
,
come
me
,
ch
'
ero
tuo
anche
allora
?
...
ELIA
E
VANNINA
Elìa
amava
la
moglie
più
di
quando
se
n
'
era
innamorato
;
e
desiderava
di
amarla
sempre
di
più
.
Era
alto
e
magro
,
con
il
volto
a
fetta
,
schiacciato
dalle
parti
,
con
gli
orecchi
rossi
che
parevano
tutti
attaccati
;
sempre
imberbe
,
benché
avesse
trent
'
anni
.
La
moglie
,
Vannina
,
era
in
vece
piacente
e
delicata
;
ma
di
una
delicatezza
sensuale
.
Quando
escivano
fuori
insieme
,
egli
la
guardava
continuamente
;
mentre
ella
non
guardava
nulla
,
e
camminava
un
poco
avanti
a
lui
,
come
distratta
.
Tornati
a
casa
,
egli
le
chiedeva
:
-
Volevi
passeggiare
ancora
?
Ma
Vannina
,
senza
rispondergli
,
andava
dritta
in
camera
a
togliersi
i
guanti
e
il
cappello
.
Elìa
la
seguiva
,
e
le
si
metteva
vicino
,
aspettando
che
dicesse
qualche
cosa
.
Ma
ella
si
spogliava
,
per
infilarsi
subito
la
vestaglia
da
casa
.
Egli
l
'
aiutava
,
le
prendeva
il
volto
,
e
voleva
baciarle
la
bocca
:
-
Ti
voglio
bene
,
sai
?
Ella
lo
fissava
come
per
avventarglisi
addosso
:
-
Me
lo
devi
volere
.
Una
sera
,
mentre
egli
le
accomodava
dietro
le
spalle
il
bavero
della
vestaglia
,
ella
disse
:
-
Lasciami
,
perché
devo
riscaldare
la
cena
.
C
'
è
rimasto
d
'
oggi
un
pezzo
di
agnello
arrosto
.
Ci
aggiunterò
l
'
insalata
.
-
Vengo
in
cucina
con
te
.
Vannina
si
mise
al
focolare
senza
aprire
più
bocca
.
Ma
,
quand
'
egli
accese
una
sigaretta
,
si
voltò
e
gli
disse
,
con
quella
falsa
dolcezza
che
fa
sentire
fino
in
fondo
il
proposito
e
l
'
abitudine
d
'
imporsi
a
tutti
i
costi
:
-
Aspetta
a
fumare
.
Egli
spense
la
sigaretta
e
le
chiese
scusa
.
-
Tutte
le
sere
devo
dirti
lo
stesso
!
Perché
non
vai
a
fumare
su
la
terrazza
?
Egli
ci
andò
;
ma
,
quando
fu
per
accendere
un
'
altra
volta
la
sigaretta
,
preferì
buttarla
via
,
e
tornò
in
cucina
.
Fuori
,
nel
cielo
,
c
'
erano
le
stelle
che
bruciavano
come
i
carboni
del
fornello
;
e
,
nella
strada
buia
,
si
udiva
parlare
la
gente
che
passava
.
Poi
,
riveniva
il
silenzio
.
Elìa
,
allora
,
quando
era
sicuro
che
sotto
non
c
'
era
più
nessuno
,
sputava
;
restando
ad
ascoltare
lo
sputo
battere
sopra
il
lastrico
,
dopo
aver
rasentato
il
lampione
acceso
.
Vannina
guardava
il
marito
;
ma
smetteva
quando
egli
aveva
voltato
un
'
altra
volta
le
spalle
alla
finestra
.
Elìa
,
quella
sera
,
si
sentiva
tutto
invaso
dal
suo
sentimento
;
ed
ella
gli
disse
:
-
Bisogna
che
ti
ricucia
una
tasca
della
giubba
:
ho
visto
che
ti
s
'
è
sdrucita
.
Perché
ti
s
'
è
sciupata
?
-
Non
so
...
Forse
,
a
qualche
chiodo
?
-
Non
lo
sai
da
vero
?
-
No
:
ti
giuro
che
non
lo
so
.
-
Allora
,
vuol
dire
che
non
te
ne
sei
accorto
,
perché
certo
ti
devi
essere
accostato
troppo
a
qualche
chiodo
,
in
ufficio
.
Hai
guardato
se
nel
tuo
ufficio
c
'
è
qualche
chiodo
che
sporge
in
fuori
?
-
Domani
ci
guarderò
,
e
te
lo
dirò
.
-
Bisogna
che
tu
stia
attento
,
perché
cotesta
giubba
te
l
'
ho
ricucita
un
'
altra
volta
.
-
Un
mese
fa
,
mi
pare
.
-
Pare
anche
a
me
.
Vieni
qua
sotto
il
lume
:
guardo
meglio
se
si
è
scucita
o
se
si
è
strappata
.
Elìa
si
avvicinò
,
prendendo
in
mano
il
pinzo
della
giubba
dove
era
la
tasca
;
e
alzandolo
.
Ella
rovesciò
l
'
orlo
della
tasca
,
poi
disse
:
-
C
'
è
uno
strappo
.
Come
hai
fatto
,
Dio
mio
?
Egli
sorrise
,
ma
siccome
la
moglie
era
tutta
agitata
e
tremante
,
e
si
faceva
bianca
in
viso
,
si
pentì
d
'
essere
andato
a
casa
con
la
tasca
che
ella
doveva
ricucire
.
-
Non
so
né
meno
se
ci
ho
il
cotone
di
cotesto
colore
.
-
Lo
comprerai
domani
.
-
Ma
io
te
la
volevo
ricucire
per
domani
mattina
,
prima
che
tu
escissi
!
-
Mi
metterò
un
'
altra
giubba
!
-
E
se
ti
sciupi
anche
quella
?
Vannina
lo
guardò
con
una
tale
paura
,
ch
'
egli
si
vergognò
come
un
ragazzo
.
E
,
allora
,
si
sentì
timido
;
e
non
osò
più
né
meno
di
starle
vicino
.
Ella
stessa
,
quando
ebbe
finito
di
preparare
la
cena
,
dovette
dirgli
che
si
mettesse
a
sedere
.
Intanto
egli
,
udendo
passare
altra
gente
,
aveva
pensato
che
non
poteva
andare
alla
finestra
per
sputare
.
Dette
un
'
occhiata
alle
stelle
,
e
andò
a
sedersi
.
Perché
non
aveva
studiato
astronomia
?
La
moglie
tagliò
l
'
agnello
e
fece
le
parti
;
poi
condì
l
'
insalata
.
Ruppe
il
sale
tra
le
dita
e
lo
sparse
su
le
foglie
;
dove
l
'
olio
era
restato
a
gocciole
,
senza
mescolarsi
con
l
'
aceto
.
Si
udiva
la
fiamma
del
lume
a
petrolio
,
che
saliva
a
filo
su
per
il
tubo
.
Ad
un
tratto
,
da
qualche
finestra
,
buttavano
una
cartata
di
avanzi
;
giù
ai
gatti
,
che
la
razzolavano
.
Elìa
si
sentiva
così
contento
che
non
osava
né
meno
dirlo
.
Ma
ella
,
inghiottendo
quel
che
aveva
in
bocca
,
senza
finire
di
masticarlo
,
si
pulì
le
labbra
con
il
tovagliolo
,
e
disse
con
la
voce
afflitta
che
faceva
venire
le
lacrime
a
lui
:
-
La
cravatta
comincia
a
recidersi
.
Te
la
vedranno
anche
gli
altri
che
non
è
più
nuova
!
Egli
cercò
di
guardarsela
;
ma
se
la
tappava
,
in
vece
,
con
il
mento
sopra
.
Allora
volle
cavarla
fuori
dal
panciotto
e
sganciarla
dietro
il
colletto
.
Ella
gridò
:
-
Fermo
,
fermo
!
Hai
le
mani
unte
!
Te
la
guarderai
allo
specchio
.
-
Ma
anche
lo
specchio
non
fa
bene
,
perché
è
troppo
distante
dalla
luce
della
finestra
.
-
E
dove
vorresti
tenerlo
?
È
un
'
idea
tua
,
questa
!
Dove
vorresti
tenerlo
?
Dimmelo
.
Tu
hai
sempre
avuto
voglia
di
ravversare
la
camera
a
modo
tuo
;
tanto
per
fare
lo
scontento
.
Ma
se
levi
lo
specchio
da
dove
è
ora
,
dove
metti
il
canterano
?
Come
volti
il
nostro
letto
?
Come
si
farebbe
a
passare
di
lì
,
per
spolverare
o
per
qualunque
altro
bisogno
?
Vannina
discuteva
con
tale
sicurezza
,
ch
'
egli
s
'
imbrogliava
subito
,
come
quando
all
'
ufficio
gli
parlavano
di
qualche
cosa
troppo
difficile
.
Ma
sorrise
,
persuaso
di
aver
detto
una
sciocchezza
troppo
grossa
;
che
,
prima
di
addormentarsi
,
avrebbe
cercato
di
spiegare
.
Ma
la
moglie
non
sorrideva
.
Con
tutto
il
viso
e
il
collo
teso
verso
lui
,
gli
faceva
capire
che
aspettava
in
vano
una
risposta
ragionevole
.
Le
si
gonfiava
certa
carne
del
collo
.
Poi
,
alla
fine
,
stanca
di
quello
sforzo
,
smise
.
Elìa
,
per
togliersi
d
'
imbarazzo
,
cercò
di
farla
doventare
allegra
.
Per
solito
,
raccontava
qualche
cosa
dell
'
ufficio
,
oppure
si
metteva
a
fischiettare
qualche
romanza
dell
'
ultima
operetta
rappresentata
al
teatro
.
Gli
piaceva
molto
fischiare
a
quel
modo
;
e
la
moglie
l
'
ascoltava
con
una
serietà
che
mostrava
quanto
lo
apprezzasse
.
Anche
quella
sera
fischiò
,
e
l
'
effetto
venne
;
perché
ella
gli
disse
:
-
Ecco
una
cosa
di
cui
sei
bravo
!
Fischi
così
bene
!
-
Perché
ci
metto
tutta
la
mia
anima
.
Non
vedi
che
mi
commovo
?
-
Basta
,
però
;
perché
ti
fa
male
.
-
Fischierei
tre
ore
di
seguito
!
E
siccome
,
per
caso
,
passò
un
ragazzo
cantando
,
si
sentì
sdegnare
:
-
Lo
farei
mettere
in
prigione
.
Ma
non
senti
che
sudiceria
canta
?
Quando
fischiavo
io
,
era
musica
da
vero
!
-
Ma
tu
sei
un
uomo
serio
!
Ti
vuoi
paragonare
con
un
ragazzo
?
Esultò
che
la
moglie
lo
sapesse
così
subito
capire
;
proteggendolo
,
quasi
.
Poi
,
le
disse
:
-
Peccato
che
né
tu
né
io
sappiamo
suonare
il
pianoforte
!
Allora
,
sottovoce
,
si
misero
a
cantare
insieme
.
Alla
fine
,
egli
l
'
abbracciò
,
guardandosela
come
quando
se
n
'
era
innamorato
.
No
:
egli
,
ancora
,
in
dieci
anni
di
matrimonio
,
non
aveva
finito
di
dirle
quanto
l
'
amava
!
Se
fosse
stato
poeta
,
come
si
sentiva
nell
'
anima
e
come
qualche
suo
collega
d
'
ufficio
,
le
avrebbe
scritto
un
sonetto
,
ricopiandolo
con
bella
calligrafia
e
a
lettere
filettate
d
'
oro
.
A
ogni
onomastico
suo
,
ci
s
'
era
provato
;
ma
non
gli
era
venuto
fuori
né
meno
una
parola
.
Doveva
contentarsi
di
regalarle
un
mazzo
di
fiori
;
e
Vannina
,
per
fargli
piacere
,
finché
non
glielo
dicesse
lui
stesso
,
lo
teneva
sempre
allo
stesso
posto
nel
mezzo
del
canterano
,
anche
quando
perfino
i
gambi
s
'
erano
avvizziti
e
puzzavano
dentro
l
'
acqua
.
Egli
non
si
doleva
che
la
moglie
fosse
meno
espansiva
;
perché
,
secondo
lui
,
non
stava
bene
che
le
donne
facessero
capire
che
amano
:
dovevano
soltanto
fingere
di
lasciarsi
amare
.
Era
certo
che
una
donna
come
lei
non
l
'
aveva
nessuno
.
Era
sicuro
d
'
aver
trovato
la
migliore
e
la
più
onesta
;
e
,
quando
ne
parlava
agli
amici
,
faceva
sempre
ridere
con
le
sue
esagerazioni
.
Arrivava
perfino
ad
assicurar
questo
:
-
Mia
moglie
sarebbe
più
brava
e
più
intelligente
del
nostro
capodivisione
.
Vedreste
come
filerebbe
dritto
il
ministero
!
Egli
si
faceva
raccontare
da
lei
stessa
tutto
ciò
che
ricordava
di
quando
era
bambina
e
poi
giovinetta
;
perché
voleva
amarla
anche
prima
di
averla
conosciuta
.
Glielo
diceva
sempre
.
Ma
,
quando
ella
gli
rispondeva
,
scherzando
,
che
prima
di
sposarla
aveva
conosciuto
altre
donne
,
la
supplicava
che
tacesse
.
Diceva
:
-
Si
sa
forse
quel
che
si
fa
,
quando
non
si
capisce
niente
?
Che
colpa
ho
io
se
non
ti
conoscevo
fin
da
ragazzo
?
-
Ma
se
tu
non
mi
avessi
conosciuta
mai
?
-
Non
è
possibile
.
-
E
se
io
fossi
morta
quand
'
ero
ancora
giovane
?
-
Non
lo
dire
,
perché
tu
vedi
che
effetto
mi
fa
.
Ed
ella
,
non
per
contraddirlo
,
ma
per
bisogno
di
ragionare
logicamente
,
gli
presentava
altre
difficoltà
,
sempre
più
debolmente
,
però
:
per
non
affliggerlo
e
per
contentarlo
.
E
perché
era
superba
che
egli
l
'
amasse
a
quel
modo
.
Con
il
passare
del
tempo
,
egli
giunse
a
tal
punto
che
la
moglie
doveva
suggerirgli
qualunque
cosa
.
Senza
di
lei
,
non
pensava
né
meno
più
;
e
ne
era
tutto
soddisfatto
.
Un
cervello
,
in
fatti
,
bastava
per
tutti
e
due
.
Si
doleva
soltanto
che
anche
prima
non
avessero
fatto
così
;
ma
anche
la
moglie
pensava
sempre
di
meno
,
contentandosi
delle
sue
abitudini
,
che
anch
'
esse
,
alla
loro
volta
,
diminuivano
e
si
restringevano
.
La
vita
dei
due
sposi
si
attenuava
come
un
dipinto
che
si
scolora
.
Benché
ancora
abbastanza
giovani
,
avevano
ormai
soltanto
quegli
istinti
che
resistono
fino
al
giorno
della
morte
:
simili
alle
corde
d
'
un
istrumento
che
si
siano
allentate
.
Erano
doventati
da
vero
un
'
unica
persona
,
con
un
solo
egoismo
.
Non
vedevano
che
se
stessi
.
Tra
loro
e
il
rimanente
della
vita
,
c
'
era
una
distanza
sempre
più
vasta
.
Invecchiando
,
quell
'
egoismo
era
indispensabile
a
loro
quanto
il
respirare
;
quell
'
egoismo
fatto
delle
loro
mani
,
dei
loro
piedi
,
del
loro
stomaco
,
della
loro
bocca
.
Guardandosi
negli
occhi
,
ne
erano
affascinati
sempre
di
più
.
Elìa
le
aveva
fatto
fare
,
qualche
diecina
d
'
anni
prima
,
un
medaglione
.
Era
un
medaglione
piuttosto
piccolo
,
da
spilla
,
a
miniatura
,
incastonato
in
un
cerchio
d
'
oro
.
Era
per
lui
la
stessa
cosa
tanto
amare
la
moglie
quanto
il
medaglione
.
Egli
aveva
soltanto
lo
scrupolo
di
essere
infedele
ad
esso
o
a
lei
.
Non
altro
.
LA
STESSA
DONNA
Quando
i
due
amici
si
rividero
dopo
tre
anni
,
ebbero
quasi
vergogna
di
se
stessi
:
benché
si
fossero
scritti
sempre
,
era
come
una
riconciliazione
timida
,
che
li
molestava
.
E
Raffaello
,
per
tentare
l
'
amicizia
di
Felice
,
gli
chiese
:
-
Che
hai
fatto
in
tutto
questo
tempo
?
Felice
,
con
un
'
ostilità
involontaria
,
rispose
:
-
Lo
sai
.
E
allora
ebbero
voglia
di
rimescolare
insieme
tutti
i
loro
sentimenti
.
Il
tempo
della
lontananza
si
scorciava
sempre
di
più
,
rapidamente
.
Ma
non
si
dicevano
nulla
.
Stavano
bene
insieme
,
e
basta
.
-
Guarda
:
piove
!
Guardarono
insieme
la
pioggia
,
quasi
con
gli
stessi
occhi
;
e
,
poi
,
Felice
disse
come
per
fare
un
confronto
ironico
:
-
Ti
ricordi
di
quando
ci
ammollavamo
per
ore
intere
?
E
desiderarono
,
ambedue
,
che
piovesse
;
perché
avevano
bisogno
di
credere
che
non
si
sarebbero
separati
troppo
presto
.
Felice
era
stato
sul
punto
di
prendere
moglie
.
Raffaello
lo
sapeva
e
vi
pensava
con
un
fremito
di
curiosità
.
Ma
felice
non
voleva
parlarne
;
perché
amava
ancora
.
E
Raffaello
soffriva
in
vece
che
non
gliene
parlasse
.
Alla
fine
,
chiese
:
-
Perché
non
hai
preso
moglie
?
Felice
gli
strinse
una
mano
e
gli
disse
:
-
Un
giorno
lo
saprai
.
L
'
altro
lo
guardò
.
-
Lo
vuoi
sapere
subito
?
Non
mi
riesce
a
parlarne
con
calma
,
a
te
.
-
Ma
le
hai
voluto
bene
da
vero
?
Felice
poteva
dire
la
verità
,
ma
sentì
che
doveva
rispondere
di
no
.
Egli
doveva
parlargli
di
questa
donna
non
secondo
la
verità
,
ma
secondo
quel
che
in
quel
momento
gli
faceva
piacere
.
E
gli
pareva
,
perciò
,
d
'
essere
più
buono
con
il
suo
amico
.
-
Io
-
disse
Raffaello
-
ho
continuato
sempre
la
vita
che
anche
tu
una
volta
facevi
insieme
a
me
.
E
mentì
anche
lui
,
perché
gli
dispiaceva
raccontare
la
verità
.
Ognuno
di
loro
doveva
dissimulare
.
Ora
,
la
loro
amicizia
li
molestava
da
vero
:
era
come
una
sorpresa
della
loro
coscienza
.
Sentivano
che
,
se
fossero
stati
sempre
insieme
,
avrebbero
vissuto
in
un
altro
modo
.
Ma
il
passato
parve
loro
egualmente
dolce
e
tanto
intimo
.
La
pioggia
seguitava
,
sempre
più
forte
;
come
se
avesse
avuto
fretta
di
distruggere
tutti
i
loro
ricordi
che
formavano
i
loro
sentimenti
.
Raffaello
tentò
di
cambiare
discorso
:
-
È
bella
la
città
dove
ora
stai
?
Ma
Felice
pensava
troppo
al
suo
amore
,
e
perciò
non
rispose
.
Non
riesciva
più
a
dimenticarsene
;
e
si
alzò
,
impallidendo
.
Raffaello
disse
:
-
Anch
'
io
soffro
!
-
Come
ci
avvengono
le
stesse
cose
!
Io
capisco
che
anche
tu
hai
amato
.
-
Ma
ho
voluto
vincermi
.
-
E
perché
non
me
ne
hai
scritto
niente
?
-
Perché
tu
mi
parlavi
di
te
,
e
io
non
volevo
dirti
che
anch
'
io
ero
come
te
.
-
Proprio
come
me
?
Si
misero
a
ridere
.
Poi
Raffaello
disse
:
-
È
meglio
parlare
d
'
altro
.
-
Non
ci
riesce
.
Il
caffè
,
dov
'
erano
,
s
'
empiva
di
gente
;
che
v
'
entrava
per
ripararsi
dalla
pioggia
.
I
due
grandi
specchi
messi
alle
pareti
riflettevano
la
gente
e
i
tavolini
;
come
se
anche
essi
avessero
ripreso
a
fare
qualche
cosa
;
quello
che
dovevano
far
sempre
.
Giacché
erano
gli
specchi
di
un
caffè
,
pareva
che
avessero
l
'
incarico
di
accogliere
subito
la
gente
.
Alcuni
giovani
entrarono
nella
stanza
dei
bigliardi
,
e
si
sentirono
poco
dopo
i
colpi
dei
birilli
.
A
un
tavolino
,
coperto
con
un
piccolo
tappeto
verde
,
giocavano
a
carte
;
a
un
altro
,
sfogliavano
i
giornali
illustrati
,
fumando
.
Lungo
le
pareti
verniciate
di
bianco
,
stavano
i
divani
coperti
di
velluto
rosso
.
Nel
caffè
c
'
era
una
certa
allegria
un
poco
sommessa
.
Felice
disse
,
con
un
'
allegria
più
nervosa
:
-
Se
io
avessi
preso
moglie
,
non
sarei
più
tornato
a
Roma
.
L
'
amico
rispose
,
come
si
fosse
trattato
di
una
bravata
:
-
Sarei
venuto
io
a
trovarti
.
Felice
,
di
rimando
,
come
se
parlasse
chi
sa
di
quali
paesi
lontani
,
gli
chiese
:
-
Fino
a
Bologna
?
Allora
ci
presero
gusto
,
benché
con
sospetto
.
-
Certo
:
qualche
volta
,
avrei
avuto
modo
di
venire
.
Ma
chi
è
,
dunque
,
questa
donna
che
volevi
sposare
?
È
una
principessa
?
Ad
un
tratto
,
allora
,
sentirono
che
la
voce
si
cambiava
:
-
L
'
hai
conosciuta
anche
tu
.
L
'
amico
,
istintivamente
,
si
vendicò
:
-
Anche
tu
hai
conosciuto
la
mia
.
Risero
tutti
e
due
,
ma
con
una
certa
paura
.
Ormai
,
era
certo
che
si
sarebbero
detti
il
nome
.
Sentivano
ch
'
era
male
;
ma
Felice
non
si
tenne
:
-
Si
chiama
Ines
.
Raffaello
ebbe
una
scossa
di
rabbia
;
e
disse
sottovoce
:
-
Era
Ines
?
-
Lei
.
Raffaello
voleva
ridere
e
non
poteva
.
Continuò
,
invece
,
a
vendicarsi
quasi
balbettando
:
-
E
non
ti
ha
detto
mai
che
ne
ero
innamorato
io
,
prima
che
venisse
a
Bologna
?
Ma
Felice
era
più
mite
.
-
Mai
.
Poi
si
passò
una
mano
su
gli
occhi
,
e
disse
:
-
Ora
mi
sembra
un
'
allucinazione
.
Raffaello
taceva
,
esasperato
e
dolente
.
-
Bisognerebbe
ritrovarla
insieme
.
So
che
è
a
Roma
.
-
Andiamo
subito
a
cercarla
.
-
Ma
,
prima
,
raccontiamoci
tutto
.
Era
come
se
si
aiutassero
a
rivederla
insieme
;
era
come
se
l
'
amassero
insieme
,
senza
pensare
a
togliersela
l
'
uno
all
'
altro
.
Felice
si
sentiva
come
un
colpevole
;
e
restarono
un
pezzo
senza
potersi
parlare
e
né
meno
guardare
.
Credevano
anche
che
si
dovesse
rompere
la
loro
amicizia
;
e
ciascuno
ripensava
ad
Ines
secondo
come
gli
era
sembrata
.
Ma
nessuno
dei
due
si
figurava
che
Ines
era
andata
dall
'
uno
all
'
altro
soltanto
per
il
capriccio
di
farsi
amare
da
due
amici
così
sinceri
tra
sé
.
Ella
già
aveva
calcolato
di
non
essere
né
dell
'
uno
né
dell
'
altro
.
Ma
anch
'
ella
,
più
che
per
civetteria
,
aveva
voluto
far
questa
prova
con
una
certa
serietà
;
quasi
con
il
desiderio
di
far
piacere
a
tutti
e
due
appunto
perché
si
volevano
bene
.
Quando
aveva
capito
che
il
sentimento
era
da
vero
per
comprometterla
,
trovava
il
modo
di
allontanarsi
;
e
tutto
per
lei
restava
una
specie
di
amicizia
un
poco
sensuale
;
senza
ch
'
ella
volesse
rendersi
conto
che
i
due
giovani
s
'
erano
lasciati
prendere
da
un
sentimento
molto
più
profondo
e
di
un
'
altra
natura
.
Da
ultimo
se
n
'
era
pentita
;
e
desiderava
non
incontrarli
più
.
Era
bionda
e
magra
;
e
bella
quando
sorrideva
.
Ora
,
lì
,
in
quel
caffè
,
dove
la
gente
entrava
tutta
bagnata
di
pioggia
,
essi
silenziosamente
se
la
competevano
per
difenderla
e
per
odiarla
nello
stesso
tempo
.
Raffaello
disse
:
-
Ti
riesce
a
capire
perché
ha
fatto
così
con
tutti
e
due
?
-
Io
non
lo
so
;
ma
non
me
ne
parlare
.
Felice
si
sentiva
,
all
'
improvviso
,
pieno
di
gelosia
.
E
,
quando
doveva
convincersi
ch
'
ella
non
lo
aveva
amato
di
più
,
soffriva
.
Egli
sarebbe
andato
a
trovarla
,
ma
solo
;
per
farsi
amare
e
per
toglierla
tutta
all
'
amico
.
Ma
avrebbe
voluto
toglierla
perfino
dal
ricordo
;
e
questo
non
era
possibile
.
Anche
Raffaello
aveva
lo
stesso
diritto
;
e
perciò
si
sentiva
furioso
e
ridicolo
.
Avrebbe
desiderato
che
si
trattasse
soltanto
di
un
sogno
morboso
.
Raffaello
aveva
tutto
il
suo
amor
proprio
sottosopra
;
si
riteneva
il
più
tradito
,
e
perciò
era
quello
che
odiava
di
più
Ines
.
Quantunque
,
contro
la
sua
volontà
,
gli
piacesse
pensare
ch
'
egli
l
'
aveva
amata
prima
di
Felice
.
Guardando
la
gente
agli
altri
tavolini
;
credevano
di
essere
beffati
.
Si
fermarono
,
perciò
,
a
guardare
le
bocche
che
sorridevano
;
i
gesti
e
i
movimenti
.
Ma
Felice
chiese
:
-
Che
colpa
ne
abbiamo
tra
noi
?
Raffaello
avrebbe
voluto
rispondere
male
;
ma
sentiva
che
non
poteva
;
e
,
a
suo
malgrado
,
dovette
essere
buono
anche
lui
.
E
rispose
:
-
Nessuna
.
-
Perché
,
dunque
,
non
ci
parliamo
più
?
-
Io
credo
che
abbiamo
pensato
le
stesse
cose
.
Non
riescivano
però
ancora
a
guardarsi
negli
occhi
,
perché
erano
in
collera
;
e
bastava
che
tacessero
un
poco
perché
il
loro
risentimento
ripigliasse
il
sopravvento
.
Ambedue
si
sentivano
in
balia
della
stessa
cosa
cattiva
e
spiacevole
.
Volevano
mandarla
via
,
subito
;
e
non
era
possibile
.
-
Le
riparlerai
mai
più
?
Raffaello
fu
preso
da
una
gran
voglia
di
essere
sincero
,
che
lo
scuoteva
tutto
.
-
Mai
.
-
Né
meno
io
.
E
,
vedendosi
negli
occhi
,
capirono
che
ambedue
erano
stati
afflitti
fino
in
fondo
;
ambedue
volevano
togliersi
dall
'
anima
questa
colpa
involontaria
.
Allora
,
Raffaello
disse
:
-
Andiamo
insieme
a
casa
mia
,
e
bruciamo
tutto
ciò
che
serbiamo
di
lei
:
lettere
,
fiori
,
fotografie
,
i
libri
regalati
...
Vuoi
?
Felice
non
voleva
averla
amata
in
vano
.
Ma
acconsentì
.
Pagarono
e
escirono
;
sotto
lo
stesso
ombrello
.
Prima
,
Felice
passò
dall
'
albergo
,
dove
teneva
le
valigie
;
e
prese
tutto
ciò
che
aveva
di
Ines
.
Le
mani
gli
tremavano
,
ma
si
sforzava
di
ridere
.
In
casa
di
Raffaello
misero
tutto
insieme
;
sopra
un
tavolino
.
Felice
cercava
di
non
guardare
più
;
e
lasciava
fare
all
'
altro
.
Ma
anche
l
'
altro
non
era
più
forte
;
e
i
suoi
occhi
s
'
inumidivano
di
lacrime
.
Avrebbe
desiderato
che
fosse
stato
Felice
a
buttare
tutte
quelle
cose
dentro
il
caminetto
;
che
ardeva
come
se
aspettasse
per
fare
la
fiamma
più
grande
.
-
Pigliamo
quel
che
è
sul
tavolino
con
le
nostre
mani
insieme
.
Felice
obbedì
;
ma
,
al
contatto
delle
mani
di
Raffaello
,
discostò
le
sue
;
con
avversione
.
L
'
altro
se
ne
accorse
,
e
cercò
di
affrettare
.
Le
lettere
e
i
libri
cominciarono
a
fiammeggiare
,
dopo
aver
fatto
un
fumo
denso
che
esciva
fuori
della
stufa
.
-
Anche
le
fotografie
?
-
Anche
quelle
.
Le
videro
tra
le
fiamme
,
come
se
fossero
andate
a
rifugiarsi
tra
le
pagine
ancora
intatte
.
Poi
,
dopo
essersi
tese
al
calore
,
si
piegarono
;
divennero
irriconoscibili
;
si
bruciarono
,
quasi
senza
fiamma
.
I
libri
,
con
le
pagine
mangiate
dal
fuoco
,
s
'
appiattivano
sempre
di
più
,
aprendosi
e
incenerendosi
.
Essi
non
avevano
tolto
gli
occhi
dal
caminetto
;
sentendosi
troppo
vicini
l
'
uno
all
'
altro
.
E
quando
si
fissarono
in
viso
,
i
loro
sguardi
erano
pieni
di
odio
violento
.
Felice
,
allora
,
si
mise
il
cappello
ed
escì
;
perché
ambedue
si
vergognavano
a
non
avere
la
forza
di
uccidere
.
LA
VENDETTA
Questa
necessità
di
ucciderlo
io
l
'
ho
percepita
da
prima
come
un
'
idea
affatto
indipendente
da
me
,
una
specie
di
nucleo
distaccato
e
che
io
potevo
isolare
anche
di
più
;
sebbene
fosse
capace
di
procurarmi
un
malessere
diffusamente
intimo
.
Era
come
una
specie
di
formazione
;
a
cui
io
non
prendevo
parte
.
Una
volta
mi
son
sentito
invece
invaso
da
una
vera
vertigine
,
che
era
più
forte
della
mia
volontà
:
sono
stato
sul
punto
di
commettere
il
delitto
,
quasi
provando
il
principio
di
uno
svenimento
,
che
mi
avrebbe
dato
giusto
il
tempo
di
agire
.
Sentivo
che
le
mie
mani
erano
per
moversi
per
la
forza
di
un
fascino
;
ma
sono
stato
in
tempo
a
pregare
Dio
,
sebbene
sentissi
che
veramente
si
trattava
per
me
di
una
rinuncia
che
m
'
avrebbe
fatto
sopportare
uno
stato
morale
molto
depresso
.
Dunque
,
da
questo
sintomo
,
devo
convenire
che
veramente
io
sono
stato
capace
di
effettuare
l
'
omicidio
:
altrimenti
non
avrei
provato
quel
deprezzamento
involontario
di
me
stesso
;
nel
quale
non
entra
affatto
quel
che
si
chiama
orgoglio
o
amor
proprio
.
Ma
l
'
uomo
,
ne
concludo
,
si
trova
in
certi
casi
,
per
i
quali
non
può
fare
a
meno
di
uccidere
.
Se
non
uccide
,
deve
corrompersi
;
e
rassegnarsi
a
sentirsi
per
tutto
il
rimanente
della
vita
capace
anche
di
essere
immorale
senza
rimorso
.
Quella
volta
l
'
omicidio
mi
parve
una
naturale
conseguenza
;
ed
avendola
evitata
,
per
uno
spavento
morale
,
quasi
per
un
rimorso
preventivo
,
io
non
mi
sento
maggiormente
buono
,
ma
piuttosto
cattivo
;
anzi
,
direi
corrotto
.
L
'
omicidio
è
il
mio
dovere
morale
.
Ora
sento
il
ritorno
di
questa
forza
sotto
la
specie
di
tentazione
;
ma
però
non
sufficiente
a
farmi
agire
.
Mi
piace
,
anzi
,
la
sensazione
di
questa
voluttà
senza
annettervi
la
necessità
di
doverla
seguire
.
Ma
so
che
mi
dà
una
melanconia
che
insiste
molto
,
una
melanconia
che
diviene
anche
violenta
;
e
che
mi
strazia
,
perché
non
mi
sono
vendicato
.
Allora
mi
domando
perché
io
voglia
contenermi
.
Ho
forse
preso
a
sfruttare
quei
sentimenti
che
stanno
attorno
alla
mia
anima
?
E
se
io
compiessi
questo
omicidio
,
non
smetterei
forse
di
piangere
?
Ma
dopo
?
Che
cosa
sarebbe
della
mia
anima
,
dopo
?
Sarebbe
veramente
una
soddisfazione
,
com
'
ora
mi
pare
?
Certo
è
che
la
vendetta
,
agli
uomini
onesti
e
forti
,
è
necessaria
.
Ne
abbiamo
il
diritto
;
perché
nessuno
può
sapere
quanto
un
uomo
onesto
e
forte
ne
soffre
.
A
giornate
,
io
non
penso
ad
altro
;
senza
riescire
mai
a
distrarmi
.
Anzi
,
tutto
mi
porge
l
'
occasione
di
dirmi
:
«
Che
fai
?
Perché
non
ti
decidi
?
»
Certo
,
io
sono
straziato
troppo
.
Ma
,
a
quel
che
sembra
,
non
basta
né
meno
pensare
che
quest
'
atto
mi
riporterebbe
all
'
innocenza
dei
miei
primi
anni
.
Lo
sento
:
ne
sono
sicuro
.
Se
io
uccidessi
,
doventerei
da
vero
un
ragazzo
.
Ora
,
no
:
questa
insoddisfazione
agisce
nella
mia
anima
in
troppe
guise
,
influisce
in
tutto
quel
che
io
faccia
.
Non
c
'
è
un
mio
sentimento
che
ne
sia
immune
,
anche
quelli
che
sono
tra
i
più
delicati
e
spirituali
.
I
miei
pensieri
,
ora
,
hanno
un
'
ombra
:
quella
dell
'
insoddisfazione
.
E
,
per
contrasto
,
certe
cose
del
passato
hanno
una
serenità
innocente
;
che
mi
spinge
a
riacquistarla
.
C
'
era
in
me
,
questo
istinto
;
o
forse
è
nato
fin
da
quando
la
mia
anima
è
stata
troncata
?
Io
non
lo
so
.
Certo
,
mi
sentirei
più
uomo
rispettabile
se
avessi
già
ucciso
da
vero
.
Quegli
che
io
voglio
e
devo
ammazzare
è
forse
un
uomo
invidioso
,
cupo
,
triste
,
affezionato
soltanto
alla
propria
casa
;
e
diffidente
di
tutto
.
Questa
è
l
'
idea
che
di
lui
m
'
ero
fatto
prima
che
mi
venisse
il
desiderio
di
ammazzarlo
.
Ora
,
invece
,
non
saprei
né
meno
quel
che
ne
penso
!
Ma
è
bene
raccontare
come
stanno
le
cose
.
Da
ragazzo
mi
chiudevo
in
una
capanna
,
perché
non
mi
vedesse
più
nessuno
.
Sotto
di
me
,
il
mucchio
del
fieno
pareva
che
cadesse
come
quando
lo
taglia
la
falce
;
e
il
suo
odore
specie
quando
non
era
ancora
secco
bene
,
mi
piaceva
tanto
che
io
con
le
braccia
mi
facevo
una
buca
sempre
più
fonda
;
e
ficcavo
giù
la
faccia
per
sentirlo
tutto
,
sino
all
'
impiantito
.
Se
udivo
il
volo
di
qualche
uccello
,
allora
mettevo
gli
occhi
a
uno
spacco
tra
due
mattoni
;
da
dove
però
vedevo
soltanto
la
luce
nel
cielo
.
E
ridevo
di
gioia
.
Quest
'
uomo
,
che
io
non
voglio
né
meno
nominare
ma
che
tutti
conosceranno
quando
avrò
il
processo
,
una
volta
mi
trovò
così
in
mezzo
al
fieno
.
Egli
non
mi
disse
nulla
;
né
meno
quando
s
'
avvide
che
m
'
aveva
fatto
paura
e
che
cercavo
di
rassicurarmi
.
Eppure
egli
sapeva
chi
fossi
,
perché
stava
come
la
mia
famiglia
nella
stessa
casa
!
Avrei
voluto
sempre
parlargli
di
quel
giorno
,
ma
egli
mi
voltava
sempre
il
dorso
e
poi
si
divertiva
a
guardarmi
quando
io
ero
già
allontanato
da
lui
.
Aveva
i
capelli
riccioli
e
neri
;
gli
occhi
luccicanti
.
Quando
,
molti
anni
dopo
,
presi
moglie
,
egli
ridacchiava
tutte
le
volte
che
c
'
imbattevamo
fuori
o
per
le
scale
.
Io
mi
indignavo
e
m
'
arrabbiavo
;
ma
egli
non
ne
faceva
nessun
conto
.
Una
volta
,
io
ero
in
casa
e
credevo
che
mia
moglie
non
fosse
ancora
tornata
.
Perciò
,
l
'
aspettavo
;
seduto
sul
nostro
canapè
.
La
mia
gattina
saltò
giù
dalla
sedia
dove
stava
a
sonnecchiare
;
e
,
come
faceva
sempre
,
tremando
tutta
,
mi
s
'
arrampicò
sopra
le
spalle
e
cominciò
a
leccarmi
il
collo
.
Allora
,
non
mi
riesciva
a
farla
smettere
;
né
meno
se
cercavo
di
tirarla
giù
per
forza
,
senza
farle
male
però
.
E
se
l
'
avevo
costretta
a
scendere
,
essa
restava
ferma
dinanzi
alle
mie
ginocchia
,
a
guardarmi
con
gli
occhi
aperti
e
addirittura
verdi
:
dov
'
era
una
specie
di
voluttà
profonda
e
incosciente
.
Poi
,
alzando
il
muso
verso
di
me
,
metteva
le
unghie
su
le
ginocchia
;
e
risaliva
sopra
le
spalle
.
Impaziente
che
mia
moglie
non
tornasse
,
la
tirai
giù
con
una
stratta
;
ed
essa
andò
a
sbattere
contro
la
porta
di
cucina
.
Allora
io
,
pentito
,
perché
da
lì
continuava
a
guardarmi
,
senza
sapere
se
potesse
tornare
da
me
,
mi
alzai
per
accarezzarla
.
Chinatomi
giù
,
sentii
parlare
sommesso
in
cucina
.
Aprii
la
porta
,
e
vidi
mia
moglie
insieme
con
quell
'
uomo
che
io
ormai
aborrivo
con
un
senso
di
ripugnanza
perfino
pazzesca
.
Io
non
dissi
una
parola
e
stetti
immobile
a
fissarli
ambedue
con
lo
sguardo
,
benché
la
vista
mi
si
velasse
,
come
non
m
'
aveva
fatto
mai
.
Egli
,
dopo
qualche
minuto
di
questo
silenzio
,
si
fece
alla
porta
,
mi
scansò
con
uno
spintone
ed
escì
fuori
.
I
miei
occhi
,
allora
,
si
empirono
di
lacrime
e
mi
buttai
a
piangere
sopra
il
canapè
.
Quando
smisi
di
piangere
avevo
deciso
,
non
so
con
quanta
logica
di
riflessioni
,
che
non
avrei
parlato
mai
più
a
mia
moglie
.
E
così
feci
per
tutta
quella
giornata
.
Io
speravo
ch
'
ella
si
pentisse
e
che
venisse
almeno
a
giustificarsi
;
ma
tutto
era
come
prima
,
per
lei
.
E
nessuno
sforzo
mio
di
mostrarle
quanto
soffrivo
le
faceva
il
più
piccolo
effetto
.
Il
giorno
dopo
,
quella
mia
decisione
mi
era
insopportabile
;
e
avrei
desiderato
troncarla
io
per
primo
.
Mi
doleva
il
cuore
e
temevo
che
mi
ci
venisse
male
.
Nei
miei
occhi
era
restato
il
pianto
rasciutto
;
e
mi
bruciavano
,
dandomi
fastidio
;
e
non
li
potevo
chiudere
.
Per
un
mese
intero
,
io
e
mia
moglie
non
ci
parlammo
.
Quel
silenzio
era
terribile
.
Quando
incontravo
il
mio
nemico
,
per
evitare
che
io
lo
vedessi
sorridere
,
abbassavo
subito
la
testa
.
Perché
soltanto
a
pensare
che
avrebbe
potuto
sorridere
,
mi
sentivo
scoppiare
di
vergogna
.
Il
mio
stato
nervoso
non
era
più
come
prima
:
e
al
cuore
sentivo
certe
trafitte
,
che
mi
facevano
disperare
.
Ma
,
ormai
,
credevo
che
fosse
ridicolo
dire
qualche
cosa
a
mia
moglie
o
chiederle
perché
quell
'
uomo
fosse
stato
in
casa
con
lei
.
Già
m
'
ero
rassegnato
,
e
provavo
una
dolcezza
melanconica
che
mi
distraeva
abbastanza
.
Dalla
finestra
della
mia
stanza
,
dove
passavo
quasi
tutto
il
tempo
,
vedevo
ogni
domenica
,
giù
nella
vecchia
piazza
,
due
saltimbanchi
che
davano
sempre
gli
stessi
spettacoli
alla
gente
uscita
dalla
messa
.
Erano
un
uomo
e
una
donna
,
forse
marito
e
moglie
;
vestiti
ambedue
di
una
maglia
rossa
;
un
poco
come
il
sangue
.
Siccome
la
finestra
era
alta
e
chiusa
,
e
abbastanza
distante
,
io
non
udivo
nulla
.
Ma
i
loro
movimenti
che
facevano
ridere
gli
altri
,
aumentavano
la
mia
disperazione
.
Io
li
guardavo
con
terrore
;
come
se
avessi
visto
la
mia
pazzia
con
sempre
più
certezza
,
come
un
pericolo
senza
scampo
.
Quando
se
ne
andavano
,
mi
pareva
che
la
morte
mi
dovesse
schiacciare
da
sopra
la
testa
.
Ma
io
ero
in
grado
di
sentirmi
interamente
liberato
dalla
moglie
.
E
non
mi
capacitavo
perché
continuasse
a
stare
con
me
,
se
io
non
le
volevo
più
bene
.
Tuttavia
,
non
la
odiavo
;
e
mi
teneva
compagnia
lo
stesso
,
seguitando
a
fare
tutte
le
faccende
di
casa
come
una
volta
.
Ma
io
avevo
un
desiderio
enorme
di
mostrarle
che
con
una
altra
donna
avrei
avuto
una
vita
felice
;
e
,
benché
mi
dispiacesse
per
lei
,
le
davo
a
capire
,
più
che
non
fosse
vero
,
ch
'
io
m
'
ero
come
innamorato
d
'
una
giovane
che
veniva
a
fare
la
sarta
su
all
'
ultimo
piano
della
nostra
casa
.
Purché
non
se
n
'
accorgesse
,
il
mio
nemico
!
Alla
fine
,
dopo
qualche
mese
,
io
m
'
arrischiai
a
parlare
a
quella
giovane
;
una
sera
che
era
più
buio
del
solito
.
Ella
era
figliola
di
contadini
e
cominciava
allora
a
ingentilirsi
e
a
vestirsi
con
più
garbo
.
Per
quanto
avessi
moglie
,
ella
mi
disse
che
mi
amava
e
che
le
ero
rimasto
sempre
simpatico
,
fino
da
ragazzo
.
Perché
ella
era
della
mia
età
;
e
mi
conosceva
benché
io
non
avessi
mai
fatto
caso
a
lei
.
Io
me
ne
innamorai
da
vero
,
con
tutta
la
mia
forza
;
benché
il
legame
che
sentivo
ancora
con
la
moglie
,
che
era
stato
più
forte
,
desse
un
disgustoso
impedimento
al
mio
animo
.
Io
non
ero
capace
,
né
meno
allora
,
a
tradire
la
moglie
!
Elisa
non
aveva
mai
amato
nessuno
;
ma
,
quando
me
ne
parlava
,
mi
faceva
capire
che
aveva
un
gran
segreto
da
confidarmi
e
che
se
ne
asteneva
per
non
farmi
dispiacere
.
Alla
fine
,
dopo
avercela
costretta
,
in
un
momento
di
passione
,
con
molte
lagrime
mie
e
sue
insieme
,
mi
disse
che
da
bambina
un
uomo
era
riescito
a
sorprenderla
mentre
era
sola
:
e
aveva
voluto
baciarla
.
Poi
,
impaurendola
con
certe
minacce
,
alle
quali
ella
aveva
creduto
,
era
riescito
a
farsi
promettere
che
,
prima
di
essere
di
un
altro
,
sarebbe
stata
di
lui
.
Io
le
chiesi
:
-
E
continua
ancora
a
molestarti
?
Ella
,
con
un
gran
singhiozzo
che
pareva
dovesse
scioglierle
anche
la
veste
,
mi
rispose
in
un
modo
che
appena
la
intesi
:
-
Sempre
.
Mi
venne
un
gran
brivido
su
dalla
pianta
dei
piedi
:
e
volli
sapere
,
a
tutti
i
costi
,
chi
fosse
.
Ma
ella
,
per
paura
di
lui
,
mi
supplicò
che
non
insistessi
.
Tuttavia
,
un
'
altra
sera
,
dopo
avermi
fatto
giurare
che
non
gli
avrei
fatto
niente
di
male
,
perché
non
si
vendicasse
peggio
,
mi
disse
chi
era
.
I
miei
occhi
non
videro
più
nulla
;
e
l
'
abbracciai
stretta
perché
mi
parve
che
allora
il
mio
nemico
fosse
riescito
a
entrare
anche
dentro
il
mio
cuore
e
la
mia
carne
.
Era
sempre
quell
'
uomo
,
a
cui
io
non
avevo
fatto
niente
di
male
,
che
per
la
terza
volta
mi
faceva
piangere
;
sconvolgendomi
la
vita
!
Il
dolore
fu
più
forte
di
tutti
gli
altri
;
e
decisi
di
farmi
cattivo
e
risoluto
come
lui
.
E
io
,
un
giorno
che
avrò
pianto
troppo
,
l
'
ammazzerò
con
il
coltello
che
ho
avuto
il
coraggio
di
comprare
a
posta
.
Ho
fatto
male
a
comprare
il
coltello
,
ma
lo
ammazzerò
.
ROBERTO
E
NATALIA
Roberto
spalancò
la
finestra
;
e
una
ventata
umida
gli
batté
su
la
faccia
,
gli
entrò
sotto
le
palpebre
.
Il
solito
pensiero
,
rapido
più
della
ventata
,
gli
chiese
:
-
Sei
ben
certo
di
amare
Natalia
?
Ed
egli
si
mise
a
scriverle
.
Scriveva
in
fretta
,
perché
si
immaginava
ch
'
ella
leggesse
la
lettera
di
mano
in
mano
che
gli
venivano
le
parole
;
e
non
voleva
farla
smettere
.
Alla
fine
della
seconda
pagina
egli
non
scrisse
più
;
e
stette
ad
ascoltare
,
dentro
di
sé
,
quel
che
gli
diceva
l
'
amica
.
Stava
come
se
ascoltasse
da
vero
,
pigiando
l
'
unghia
del
pollice
sopra
la
carta
;
attento
e
immobile
in
tutto
il
resto
della
persona
.
Poi
,
disse
a
voce
alta
:
-
Se
volete
,
noi
ci
vedremo
stasera
;
e
ci
parleremo
.
Ella
gli
rispose
:
-
Perché
?
-
Voglio
portarvi
un
mazzo
di
rose
.
Egli
sentì
il
peso
del
mazzo
e
poi
gli
parve
che
Natalia
glielo
togliesse
di
mano
:
erano
proprio
le
dita
di
lei
.
Allora
il
suo
cuore
fu
più
largo
.
Ritornò
in
sé
,
lesse
quel
che
aveva
scritto
;
e
poi
riprese
la
penna
.
Sentiva
una
dolcezza
così
forte
che
aveva
paura
gli
venisse
male
.
Chiuse
la
lettera
e
la
portò
da
sé
alla
pensione
dove
stava
Natalia
.
Come
tutti
gli
innamorati
,
egli
aveva
paura
che
venisse
voglia
a
qualcuno
di
aprire
la
busta
;
ed
era
difficile
convincerlo
che
non
avrebbero
né
meno
tentato
.
Ripensava
a
quattro
giorni
innanzi
,
quando
ella
era
stata
alla
sua
villa
;
su
la
collina
del
Gianicolo
.
Le
parlava
tenendo
dentro
l
'
acqua
d
'
una
vecchia
vasca
rotonda
la
cima
del
bastone
;
e
Natalia
,
con
la
punta
di
un
guanto
,
che
s
'
era
sfilato
per
dargli
la
mano
,
toccava
lieve
lieve
le
piante
di
capelvenere
.
Roberto
le
disse
:
-
Perché
vuoi
andartene
?
-
Per
non
avere
rimorsi
.
Egli
impallidì
;
e
le
sue
guancie
si
contrassero
,
mentre
i
muscoli
si
sollevavano
lungo
la
linea
piatta
della
mandibola
.
Ma
Natalia
gli
spiegò
:
-
Sono
troppo
più
anziana
di
te
.
Tu
stesso
,
dianzi
,
hai
detto
di
avermi
visto
un
capello
bianco
.
Egli
alzò
gli
occhi
alle
sue
trecce
nere
;
e
sorrise
;
come
per
dirle
che
non
era
vero
.
Ma
non
seppe
trovare
né
meno
una
parola
adatta
.
Non
s
'
arrischiava
né
meno
a
guardarla
,
tenendo
gli
occhi
alla
cima
del
bastone
dentro
l
'
acqua
.
Ma
,
piegatosi
un
poco
verso
il
viso
di
lei
,
vide
i
suoi
occhi
arrossati
bagnarsi
di
lacrime
.
E
il
viso
colorirsi
come
quello
di
una
febbricitante
.
Tutte
le
volte
che
la
vedeva
a
quel
modo
,
era
incapace
di
consolarla
;
ed
era
costretto
quasi
a
scostarsi
da
lei
.
Anche
quella
volta
Natalia
se
n
'
avvide
e
lo
seguì
,
anzi
,
senza
rimproverarlo
.
Quand
'
egli
finalmente
trovò
quel
che
dirle
,
gli
occhi
di
lei
erano
tornati
asciutti
;
e
il
volto
era
soffuso
di
un
pallore
sereno
e
fermo
.
E
,
forse
,
non
ce
n
'
era
più
bisogno
.
Egli
ora
ricordava
ciò
;
e
,
dopo
aver
lasciata
la
lettera
,
si
sentiva
meno
colpevole
;
con
la
sicurezza
che
Natalia
sarebbe
andata
a
trovarlo
un
'
altra
volta
.
Anche
gli
alberi
della
villa
pareva
che
l
'
attendessero
come
lui
;
con
le
loro
fronde
fitte
,
che
chiudevano
tutto
.
Anche
la
fontana
era
là
;
come
una
colpevole
che
avrebbe
saputo
comportarsi
meglio
;
con
il
capelvenere
alto
,
che
tremolava
sotto
lo
spruzzo
dello
zampillo
debole
;
perché
intasato
dal
tartaro
giallo
e
rosso
.
Egli
pensò
:
«
Perché
non
debbo
riescire
ad
amarla
come
ne
ho
il
desiderio
?
»
.
E
il
bel
volto
di
Natalia
gli
apparve
nel
ricordo
come
una
risposta
.
Gli
parve
di
vederla
in
uno
dei
loro
momenti
più
buoni
e
più
tranquilli
;
quando
negli
occhi
di
lei
c
'
era
tutta
la
dolcezza
dell
'
aria
serena
;
e
dalla
sua
bocca
non
escivano
che
parole
soavi
.
Ma
quand
'
ella
andò
da
vero
,
Roberto
non
era
più
lo
stesso
.
Ad
attenderla
troppo
,
era
doventato
esigente
ed
inquieto
;
ed
ella
si
mise
a
rimproverarlo
.
Egli
le
chiese
:
-
Perché
,
dunque
,
sei
venuta
?
Subito
il
viso
di
lei
mostrò
un
dolore
quasi
disgustoso
.
Allora
Roberto
la
trasse
a
sé
;
per
baciarla
subito
,
su
gli
orecchi
e
su
la
bocca
,
perché
non
si
allargasse
di
più
quel
senso
di
allontanamento
ch
'
era
già
tra
loro
.
Ma
,
per
la
prima
volta
,
sentì
che
anche
a
baciarla
era
inutile
.
Anzi
,
peggio
;
perché
gli
parve
di
fare
una
cosa
stupida
e
senza
senso
.
Così
egli
avrebbe
potuto
mettere
le
labbra
su
qualunque
oggetto
della
stanza
dove
erano
.
Ella
era
soltanto
la
cosa
vivente
,
che
respirava
come
lui
,
in
mezzo
alle
altre
cose
inanimate
.
Ma
la
differenza
era
poca
.
Forse
,
se
si
fosse
avvicinato
al
mazzo
di
rose
fresche
su
la
scrivania
,
si
sarebbe
scosso
di
più
;
avrebbe
avuto
di
più
la
sensazione
di
fare
una
cosa
piacevole
.
Perché
doveva
amarla
?
Non
c
'
era
nessun
motivo
.
La
pettinatura
dei
capelli
gli
parve
un
artificio
quasi
antipatico
;
la
pelle
di
lei
una
cosa
meno
bella
di
tante
altre
.
Anzi
,
non
doveva
né
meno
permetterle
di
farla
avvicinare
con
le
mani
!
L
'
illusione
di
tutti
gli
esseri
gli
apparve
in
un
modo
irreparabile
e
maligno
.
Egli
non
doveva
amare
né
lei
né
un
'
altra
;
ma
doveva
soltanto
capire
in
che
consistesse
il
senso
indefinibile
di
una
bellezza
più
vasta
che
si
schiariva
sempre
di
più
nella
sua
intelligenza
.
Egli
viveva
piuttosto
in
balia
della
sua
intelligenza
e
ad
essa
soltanto
doveva
credere
.
Tutta
la
cura
di
Natalia
per
essere
più
bella
,
lo
irritò
:
le
unghie
lucidate
,
la
catena
d
'
oro
a
un
polso
,
un
nastro
che
doveva
essere
nuovo
,
il
cappello
scelto
forse
per
piacergli
di
più
.
Tutta
quella
roba
,
che
si
poteva
comprare
!
Egli
pensò
ironicamente
:
«
Forse
,
se
si
spogliasse
!
»
Ma
,
guardandola
attentamente
,
continuò
:
«
Né
meno
allora
,
perché
forse
si
lascerebbe
le
calze
o
le
vedrei
qualche
pettine
tra
i
capelli
!
E
perché
io
l
'
amo
adesso
se
qualche
anno
fa
io
non
la
conoscevo
né
meno
?
Quand
'
era
bambina
,
la
sua
esistenza
non
aveva
niente
a
che
fare
con
me
.
Che
mi
piaccia
,
non
basta
perché
io
l
'
ami
.
Io
non
amo
né
meno
me
stesso
;
ma
soltanto
le
cose
che
io
penso
,
quando
non
si
riferiscono
a
quelle
presenti
;
quando
non
so
né
meno
che
cosa
siano
e
non
saprei
nominarle
»
.
Natalia
,
accorgendosi
ch
'
egli
le
era
ostile
,
si
alzò
subito
e
andò
allo
specchio
;
come
faceva
tutte
le
volte
ch
'
era
per
andarsene
.
Egli
continuò
a
pensare
:
«
Che
si
specchi
pure
.
Non
mi
riguarda
.
Quando
mi
vedo
io
,
dov
'
ella
ora
si
guarda
,
sono
anche
più
triste
»
.
Ma
le
vide
gli
occhi
rossi
di
lacrime
come
,
tre
giorni
innanzi
,
alla
fontana
;
e
disse
a
se
stesso
:
«
È
venuta
a
piangere
!
Ora
la
devo
abbracciare
;
perché
smetta
»
.
Si
alzò
anch
'
egli
,
e
l
'
abbracciò
.
E
,
istantaneamente
,
come
per
un
miracolo
,
la
baciò
con
tutto
il
suo
sentimento
sopra
il
collo
un
poco
scoperto
;
tra
i
capelli
e
il
bavero
della
veste
.
Allora
,
di
nuovo
,
fu
deluso
:
«
Se
le
baciassi
la
veste
,
sarebbe
lo
stesso
!
»
.
Ma
Natalia
lo
aveva
preso
con
le
sue
mani
larghe
,
che
talvolta
gli
facevano
quasi
paura
;
e
allora
gli
parve
che
lì
,
accanto
a
lei
,
ci
fosse
un
senso
di
vastità
che
non
trovava
né
meno
restando
solo
e
dritto
,
per
mezze
ore
,
a
guardare
con
gli
occhi
immobili
l
'
orizzonte
dal
balcone
della
sua
villa
.
C
'
era
lì
,
accanto
a
lei
,
l
'
appagamento
di
tutti
quei
suoi
desideri
;
che
sembravano
nascere
dall
'
istinto
della
morte
.
E
disse
a
se
stesso
:
«
Ha
ragione
lei
:
io
la
devo
amare
»
.
No
:
i
suoi
anni
non
dovevano
restare
in
una
solitudine
isolata
e
arcigna
!
Non
doveva
essere
sempre
intelligente
.
Doveva
fare
come
tutti
gli
altri
.
Dipendeva
soltanto
da
lui
,
perché
Natalia
lo
amava
e
non
gli
chiedeva
niente
di
più
.
Roberto
,
ormai
,
sapeva
quel
che
doveva
dirle
per
avere
da
lei
una
risposta
piuttosto
che
un
'
altra
;
cioè
quella
risposta
che
gli
avrebbe
fatto
piacere
ed
era
conforme
al
suo
stato
d
'
animo
.
Poteva
fare
così
con
tutti
.
Nessuno
era
capace
a
distrarlo
o
a
capirlo
,
se
egli
non
avesse
voluto
.
Toccava
sempre
a
lui
ad
avere
l
'
iniziativa
di
attuare
i
suoi
desideri
.
Dagli
altri
egli
poteva
trarre
quel
che
voleva
e
bastava
.
Non
c
'
era
mai
caso
che
si
stancasse
a
fare
così
;
perché
gli
era
possibile
,
per
natura
,
di
vedere
e
di
pensare
più
di
tutti
gli
altri
.
Specie
in
certe
giornate
,
i
suoi
pensieri
erano
come
evidenti
e
visibili
;
e
lo
appagavano
.
Natalia
non
era
che
l
'
essere
scelto
tra
tutti
gli
altri
;
l
'
essere
che
gli
era
capitato
;
e
non
di
più
.
L
'
essere
a
cui
si
confidava
.
Ma
,
forse
,
avrebbe
potuto
confidarsi
non
a
lei
soltanto
;
e
,
allora
,
non
c
'
era
nessuna
ragione
che
le
fosse
fedele
perché
ella
lo
amava
.
Infatti
,
non
poteva
essere
amato
anche
da
altre
donne
?
Egli
non
viveva
soltanto
per
la
realtà
del
presente
;
ma
c
'
era
anche
un
'
altra
realtà
eguale
a
quella
:
il
mondo
non
era
limitato
da
un
giorno
qualsiasi
e
né
meno
dai
suoi
gusti
personali
.
Tanto
meno
dalle
circostanze
.
La
realtà
era
eterna
,
sempre
identica
;
ed
egli
la
preferiva
.
Quando
gli
pareva
che
Natalia
appartenesse
a
quella
specie
di
eternità
,
poteva
amarla
;
altrimenti
,
no
.
Egli
non
voleva
.
Sarebbe
stato
uno
sbaglio
.
Se
tutti
e
due
non
fossero
mai
morti
e
avessero
continuato
a
vivere
come
un
'
eccezione
,
allora
si
sarebbe
sentito
attratto
verso
di
lei
.
Perciò
,
essendo
giunto
a
queste
riflessioni
,
le
disse
:
-
Come
sei
bella
!
Natalia
ebbe
su
la
bocca
un
segno
rapido
di
angoscia
;
e
lo
guardò
.
Ed
egli
proseguì
:
-
Perché
ti
lascio
andare
via
,
se
ti
amo
così
?
Non
andartene
mai
più
.
Come
farò
senza
di
te
?
Resta
con
me
.
Non
te
n
'
andare
.
Ho
tanto
bisogno
di
stringermi
a
te
.
E
le
mise
la
faccia
tra
il
collo
e
il
petto
.
Natalia
piegò
un
poco
la
testa
,
per
tenerlo
più
chiuso
dove
s
'
era
messo
.
Roberto
sentiva
il
caldo
della
sua
pelle
,
ma
quel
caldo
era
meno
forte
del
brivido
diaccio
che
non
smetteva
mai
.
Perciò
si
strinse
di
più
a
lei
,
ed
ella
piegò
di
più
la
testa
.
Allora
,
gli
parve
che
un
poco
della
vita
di
Natalia
gli
si
comunicasse
;
e
non
pianse
.
Ma
avrebbe
voluto
dirle
:
«
Io
voglio
che
tu
sia
libera
.
Non
voglio
che
tu
sacrifichi
a
me
la
tua
giovinezza
.
Lasciami
soffrire
da
solo
.
Perché
io
so
soltanto
soffrire
»
.
Ma
ella
voltò
in
su
la
faccia
e
lo
baciò
sopra
la
bocca
;
e
poi
gli
disse
:
-
Tu
sei
come
un
ragazzo
.
Non
mi
lasciare
.
Come
sono
fredde
le
tue
mani
!
Hai
un
tremito
da
per
tutto
!
Roberto
le
rispose
:
-
Come
ti
amo
!
-
È
bene
che
tu
mi
ami
così
.
Egli
sorrise
con
amarezza
,
e
le
disse
:
-
Bisognerebbe
che
tu
non
dovessi
più
andartene
.
Bisognerebbe
che
tu
fossi
libera
come
me
.
E
tu
non
fossi
costretta
ad
andartene
.
Io
guardo
sempre
la
tua
fotografia
di
quando
eri
giovinetta
,
perché
mi
sembra
di
amarti
da
allora
;
e
che
siamo
stati
sempre
insieme
.
Invece
non
è
vero
!
Ma
come
ti
avrei
voluto
sempre
bene
!
Ora
che
credo
al
nostro
amore
,
soffro
troppo
quando
penso
che
non
sei
libera
!
-
Ti
amo
lo
stesso
!
-
Ma
anche
tra
poco
le
tue
mani
non
mi
potranno
tenere
più
.
Natalia
gli
disse
,
con
dolcezza
:
-
Non
ci
pensare
!
-
Ci
penso
sempre
,
invece
.
Ma
giungeva
l
'
ora
che
Natalia
doveva
essere
alla
pensione
;
perché
,
forse
,
il
marito
l
'
aspettava
già
.
Allora
,
egli
,
all
'
improvviso
,
capì
perché
non
potevano
amarsi
quanto
avevano
bisogno
.
Non
per
nessuna
paura
o
per
qualche
pregiudizio
;
ma
a
lui
ripugnava
amare
una
donna
sposata
ad
un
altro
.
A
Natalia
non
gliel
'
aveva
mai
detto
,
perché
gli
sarebbe
parso
di
essere
troppo
cattivo
;
ma
,
d
'
altra
parte
,
egli
non
era
capace
a
passare
sopra
a
una
cosa
simile
.
Era
proprio
il
suo
istinto
di
amare
che
glielo
vietava
.
E
non
riesciva
né
meno
a
vincere
il
disgusto
che
gli
faceva
Natalia
;
sebbene
gli
sembrasse
una
profanazione
vile
e
bassa
.
Egli
voleva
scuoterla
da
quella
ripugnanza
,
e
non
gli
riesciva
;
sentendo
che
o
prima
o
dopo
avrebbe
dovuto
separarsi
per
sempre
da
lei
.
Perché
non
gli
riesciva
ad
amarla
lo
stesso
?
Egli
avrebbe
voluto
confessarsi
a
lei
;
ma
sentiva
ch
'
ella
non
avrebbe
potuto
capire
e
si
sarebbe
offesa
.
Perciò
,
quando
si
sentiva
costretto
a
tacere
proprio
con
lei
,
aveva
voglia
di
lasciarla
.
Sarebbe
bastato
che
ella
avesse
capito
com
'
egli
soffriva
per
questa
ragione
!
Ma
ella
era
inerme
contro
di
lui
;
ed
egli
le
avrebbe
fatto
soltanto
del
male
.
Come
poteva
invece
Natalia
amarlo
senza
avere
gli
stessi
disgusti
?
Forse
lo
amava
per
consolarsi
di
non
amare
il
marito
;
ma
questo
gli
pareva
una
debolezza
antipatica
;
e
non
la
scusava
.
Anzi
lo
faceva
irare
contro
di
lei
;
e
il
suo
amore
era
contraddetto
sempre
;
senza
scampo
,
senza
mai
una
possibilità
di
rendere
pura
la
donna
come
voleva
essere
puro
il
loro
legame
.
E
perché
allora
non
vi
rinunciavano
tutti
e
due
?
Non
era
un
controsenso
che
si
amassero
a
quel
modo
?
Egli
prevedeva
già
,
inesorabilmente
,
che
avrebbe
dovuto
lasciarla
,
rinunciando
alla
sola
donna
che
gli
fosse
piaciuta
a
quel
modo
.
Si
sentiva
condannato
a
lasciarla
;
e
ne
aveva
ribrezzo
.
Come
sarebbe
stato
meglio
ch
'
egli
l
'
avesse
avvicinata
come
tante
altre
donne
!
Ma
Natalia
era
per
lui
la
donna
a
cui
ci
si
lega
per
sempre
;
alla
quale
si
consegna
la
propria
esistenza
.
La
donna
che
porta
l
'
uomo
dove
ella
vuole
;
la
sola
donna
che
pare
bella
.
Che
raccapriccio
angoscioso
a
non
averla
per
sé
!
Perché
non
essere
certi
che
resterà
nella
propria
casa
per
sempre
?
Roberto
ci
s
'
era
attaccato
con
quell
'
amore
che
non
smette
mai
;
con
quell
'
amore
che
piglia
tutti
i
sentimenti
,
facendoli
buoni
e
dolci
,
perché
gli
si
obbedisce
più
che
a
noi
stessi
.
Egli
sentiva
il
bisogno
di
parlare
a
lei
;
come
quando
,
senza
la
donna
amata
,
si
vorrebbe
piuttosto
impazzire
e
smettere
di
essere
vivi
.
Eppure
la
doveva
lasciare
!
Soltanto
a
pensarci
,
gli
pareva
che
un
brivido
tagliente
dovesse
risolvere
tutto
.
Quel
brivido
avrebbe
dovuto
avere
la
forza
di
uccidere
:
forse
il
marito
,
forse
Natalia
,
forse
lui
stesso
.
Egli
soffriva
come
quando
aveva
pensato
alla
propria
morte
.
E
,
quando
se
ne
scordava
invece
,
gli
pareva
di
sorridere
di
gaudio
,
come
si
fa
nei
sogni
;
e
d
'
avere
tra
le
labbra
una
dolcezza
un
poco
umida
e
fresca
.
Pensando
così
,
egli
non
osava
guardarla
;
ed
aveva
orrore
di
se
stesso
;
quasi
disistima
.
Natalia
stava
lì
,
ed
avrebbe
dovuto
essere
sua
perché
si
amavano
;
invece
non
era
sua
,
ed
egli
,
con
l
'
angoscia
mortale
,
che
gli
pigliava
il
cuore
,
con
le
mani
incapaci
a
tenerla
,
la
doveva
tradire
;
perché
non
gli
riesciva
ad
amarla
.
Ma
con
quanta
devozione
le
voleva
bene
,
allora
!
Egli
la
temeva
perfino
.
Si
sentiva
indegno
di
lei
;
e
le
sue
carezze
gli
parevano
prese
ad
inganno
.
Le
guardava
le
belle
mani
,
larghe
e
chiare
;
e
gli
pareva
che
avessero
la
forza
di
mandare
via
quella
ripugnanza
disagevole
.
Glielo
voleva
dire
;
e
gli
veniva
da
piangere
.
Era
lì
,
accanto
a
lui
;
la
poteva
piegare
a
sé
,
e
non
bastava
.
La
voleva
nascondere
,
farla
vivere
dentro
la
villa
.
Ed
era
inorridito
che
non
fosse
sua
da
vero
,
perché
nessun
'
altra
perdita
avrebbe
potuto
colpirlo
con
maggiore
atrocia
.
E
siccome
s
'
avvicinava
la
decisione
di
non
rivederla
più
,
per
accertarsi
ch
'
era
già
tardi
,
come
per
fare
forza
a
se
stesso
,
guardò
verso
la
finestra
.
C
'
era
già
su
le
cime
degli
alberi
quel
colore
che
ha
il
sole
quando
deve
tramontare
;
e
che
scoraggia
.
Ai
piedi
del
Gianicolo
,
Roma
pareva
frantumata
.
Essi
sentirono
freddo
;
e
stettero
accanto
senza
parlarsi
.
Allora
videro
la
città
come
se
si
sbriciolasse
tutta
e
divenisse
un
'
alta
stesa
di
polvere
grigia
,
un
poco
dorata
e
luccicante
.
Poi
,
si
disfece
anche
di
più
;
e
divenne
simile
alla
cenere
leggiera
che
se
ne
va
.
I
monti
Albani
sparirono
.
Soltanto
allora
udirono
la
fontana
della
villa
.
Egli
disse
:
-
Vattene
:
fai
tardi
.
Natalia
prese
in
fretta
i
guanti
,
e
si
mise
il
cappello
.
Quando
fu
uscita
,
la
sentì
ancora
muovere
per
la
stanza
;
e
i
suoi
occhi
,
aperti
nel
buio
della
sera
,
non
la
potevano
dimenticare
.
LA
CAPANNA
Alberto
Dallati
,
benché
ormai
non
fosse
più
un
ragazzo
,
non
aveva
voglia
di
lavorare
.
Si
alzava
tardi
e
si
sedeva
al
sole
,
appoggiato
al
muro
;
fumando
sigarette
e
tirando
sassate
al
gatto
quando
attraversava
l
'
aia
.
La
casa
era
stata
fatta
su
per
una
salita
,
in
modo
che
la
fila
delle
cinque
persiane
era
sempre
meno
alta
da
terra
;
e
,
all
'
uscio
,
dalla
parte
della
strada
,
una
pietra
murata
in
piano
faceva
da
scalino
.
A
quindici
anni
egli
seguitava
a
dimagrire
e
ad
assottigliarsi
;
con
gli
occhi
chiari
e
le
ciglia
piccole
e
lucide
;
la
bocca
e
le
dita
di
bambina
;
e
i
capelli
come
il
pelame
di
un
topo
nero
.
Una
malattia
di
petto
l
'
aveva
lasciato
parecchio
gracile
;
e
seduto
al
sole
,
divertendosi
anche
a
battere
la
punta
d
'
un
bastone
sempre
su
lo
stesso
posto
,
egli
pensava
cose
cattive
;
e
gli
ci
veniva
da
sorridere
,
credendo
che
qualcuno
se
ne
accorgesse
.
Quando
c
'
era
l
'
uva
,
benché
suo
padre
fosse
anche
proprietario
del
podere
,
andava
a
mangiarla
nei
vigneti
degli
altri
;
e
le
frutta
dove
le
trovava
più
belle
.
Gli
restava
sempre
un
bisogno
vivo
di
essere
allegro
,
benché
in
tutto
il
giorno
facesse
quel
che
voleva
;
gli
restava
qualche
idea
stravagante
,
che
non
poteva
reprimere
.
E
,
allora
,
gli
pigliavano
certi
scatti
di
gatto
;
che
graffia
quand
'
uno
meno
se
l
'
aspetta
.
Dava
noia
,
da
dietro
le
persiane
,
alle
persone
che
non
conosceva
,
e
non
veniva
il
verso
di
farlo
obbedire
per
nessuna
cosa
;
specie
quando
,
in
una
fonte
vicino
a
casa
,
c
'
erano
le
rane
;
per
imparare
ad
ammazzarle
mentre
saltavano
dentro
.
D
'
inverno
,
in
vece
,
si
metteva
vicino
al
focolare
,
e
sembrava
tutto
disposto
a
quel
che
voleva
la
sua
famiglia
.
Ma
,
a
poco
a
poco
,
ricominciava
a
dire
:
-
Io
non
posso
sopportare
le
vostre
prediche
!
Se
mi
lasciate
fare
,
può
darsi
che
vi
contenti
;
e
,
se
no
,
conto
di
non
conoscervi
né
meno
.
Spartaco
,
da
padre
risoluto
,
ci
s
'
arrabbiava
,
ma
non
gli
diceva
quasi
mai
niente
.
In
vece
,
maltrattava
la
moglie
.
Allora
,
Alberto
,
dopo
essere
stato
a
sentire
,
in
disparte
,
lo
biasimava
battendosi
le
mani
sul
petto
:
-
Lei
non
ci
ha
colpa
.
Dillo
a
me
quel
che
vuoi
dire
.
Ma
il
padre
,
guardatolo
,
faceva
una
specie
di
grugnito
;
e
,
bestemmiando
contro
le
donne
e
la
famiglia
,
se
ne
andava
nel
campo
a
fumare
la
pipa
.
Alberto
diceva
:
-
È
un
imbecille
,
benché
io
sia
suo
figlio
.
E
tu
perché
non
gli
rispondi
male
?
Perché
ti
metti
a
piangere
in
vece
?
Raffaella
,
spaventata
,
allora
lo
supplicava
che
fosse
buono
e
si
cambiasse
.
Ella
ci
aveva
quasi
perso
la
salute
;
e
le
era
venuta
sul
viso
e
nella
persona
un
'
aria
dolorosa
.
Spartaco
,
soprannominato
Rampino
perché
piuttosto
piccolo
e
perché
camminava
come
se
avesse
gli
artigli
e
li
attaccasse
,
guardava
,
anche
parlando
,
dentro
la
pipa
,
e
ci
ficcava
continuamente
le
dita
;
e
credeva
di
far
del
bene
alla
moglie
,
abituandola
a
esser
forte
.
E
siccome
Alberto
dichiarava
ch
'
egli
ormai
non
aveva
più
bisogno
di
ascoltare
i
discorsi
di
nessuno
e
che
ormai
gli
s
'
addiceva
il
comodo
proprio
,
perché
non
c
'
era
niente
di
meglio
,
ella
gli
rispondeva
:
-
Perché
non
sei
buono
al
meno
tu
?
Perché
,
secondo
la
sua
testa
,
tutti
dovevano
essere
buoni
.
E
anche
parlando
dei
suoi
canarini
,
che
Alberto
e
Spartaco
volevano
ammazzare
,
buttando
al
letamaio
la
gabbia
,
diceva
:
-
Sono
tanto
buoni
!
Il
marito
l
'
assordava
con
le
sue
grida
;
come
quando
domava
i
cavalli
,
facendoli
correre
attorno
all
'
aia
;
mentre
Alberto
stava
nel
mezzo
a
tenere
ferma
la
fune
legata
al
loro
collo
.
E
questa
era
per
lui
la
sola
fatica
non
antipatica
.
Dopo
,
si
metteva
un
fazzoletto
perché
era
sudato
;
e
andava
subito
a
sedersi
dove
batteva
il
sole
.
Si
sentiva
già
uomo
fatto
,
e
pensava
a
tante
cose
ch
'
egli
desiderava
soltanto
per
sé
.
E
perciò
si
proponeva
di
rendersi
più
indipendente
,
liberandosi
dal
padre
e
dalla
madre
.
Qualche
volta
diceva
ai
contadini
:
-
Io
non
so
che
pretendono
da
me
.
Ma
egli
si
sentiva
anche
solo
;
e
una
grande
tristezza
gli
gravava
attorno
.
Il
podere
e
la
casa
erano
poco
per
lui
.
Sapeva
che
in
quelle
sei
stanze
ci
si
era
,
da
bambino
,
trascinato
con
le
mani
e
con
i
piedi
;
certe
pareti
erano
restate
sciupate
dalle
sue
unghie
.
Egli
sentiva
troppo
a
ridosso
l
'
infanzia
;
e
le
voci
dei
genitori
non
s
'
erano
ancora
cambiate
ai
suoi
orecchi
.
Ora
egli
era
già
a
un
altro
autunno
,
senza
che
avesse
fatto
niente
.
S
'
era
abbastanza
distratto
a
vedere
vendemmiare
,
da
un
podere
a
un
altro
;
aiutando
un
poco
tutti
,
anche
in
cose
di
strapazzo
.
Il
sole
ci
stava
poco
all
'
uscio
della
casa
,
e
già
c
'
erano
nell
'
aria
i
primi
freddi
.
Una
sera
,
dopo
essere
stato
tutto
il
giorno
con
le
mani
in
tasca
nel
mezzo
della
strada
,
in
su
e
in
giù
,
entrò
nella
stalla
,
e
si
mise
a
guardare
i
due
cavalli
che
rodevano
l
'
avena
.
Prese
la
frusta
e
cominciò
a
picchiarli
.
I
due
cavalli
si
misero
a
scalciare
,
cercando
di
rompere
le
cavezze
.
Raffaella
,
che
su
da
casa
aveva
sentito
tutto
quel
rumore
,
scese
;
e
vide
di
che
si
trattava
.
Cercò
subito
di
levargli
di
mano
la
frusta
;
ma
Alberto
,
per
ripicco
,
si
mise
a
dare
anche
con
più
forza
.
Raffaella
andò
a
dirlo
al
marito
;
che
,
infuriato
,
la
schiaffeggiò
perché
non
era
stata
capace
di
farlo
smettere
lei
stessa
;
e
andò
di
corsa
nella
stalla
.
Senza
che
Alberto
se
ne
accorgesse
,
prese
un
pezzo
di
legno
;
e
glielo
batté
dietro
la
testa
.
Il
ragazzo
cadde
disteso
,
insanguinando
un
mucchio
di
paglia
,
che
era
dietro
l
'
uscio
.
Spartaco
posò
il
pezzo
di
legno
e
stette
zitto
a
guardare
quel
sangue
;
mentre
i
cavalli
respiravano
forte
e
non
stavano
fermi
.
Dopo
due
giorni
di
febbre
,
con
il
pericolo
della
commozione
cerebrale
,
Alberto
scese
nell
'
aia
.
Aveva
la
testa
fasciata
;
ma
se
ne
teneva
come
quando
per
la
prima
comunione
aveva
portato
i
guanti
.
Non
parlava
al
padre
;
che
s
'
era
pentito
di
avergli
fatto
male
a
quel
modo
.
Anzi
,
cominciò
a
dire
a
tutti
che
si
voleva
vendicare
.
Guardando
la
luce
,
sentiva
che
anche
la
sua
giovinezza
era
più
larga
;
e
che
la
sua
casa
era
quasi
niente
.
Allora
egli
,
per
vendicarsi
,
cominciò
a
parlare
male
del
padre
con
tutti
i
conoscenti
di
casa
.
E
siccome
seppe
che
stava
per
vendere
una
cavalla
,
andò
dal
compratore
e
gli
disse
ch
'
era
ombrosa
e
che
aveva
il
vizio
di
tirare
i
calci
.
Facendo
così
,
egli
si
sentiva
più
eguale
alla
vita
;
gli
pareva
di
non
essere
più
il
solito
buon
ragazzo
che
si
lascia
ingannare
e
non
se
ne
avvede
.
Gli
pareva
di
conoscere
tutti
gli
altri
e
come
doveva
contenersi
.
Non
era
più
l
'
ingenuo
,
che
aveva
rispettato
tutto
e
che
non
si
era
permesso
mai
niente
.
Aveva
trovato
la
maniera
di
farsi
innanzi
da
sé
,
senza
attendere
che
passassero
gli
anni
.
Si
compiaceva
della
sua
malizia
e
di
non
avere
più
scrupoli
.
Maligno
,
anzi
,
doveva
essere
da
qui
in
avanti
.
Maligno
!
Maligno
sempre
!
Gli
pareva
di
sentire
che
i
suoi
occhi
raggiassero
,
e
che
non
ci
fossero
più
ostacoli
per
lui
.
Credeva
di
essere
doventato
forte
,
e
voleva
rifarsi
del
tempo
perduto
.
E
siccome
voleva
fare
a
meno
del
padre
ed
essere
più
forte
di
lui
,
benché
ne
avesse
anche
paura
,
si
dette
a
lavorare
;
ma
facendo
quel
che
gli
piaceva
di
più
.
E
cominciò
a
coltivare
,
a
modo
suo
,
un
pezzo
di
terreno
.
Perché
guarisse
,
e
temendo
sempre
che
tutto
fosse
la
conseguenza
di
quella
bastonata
,
non
gli
dicevano
più
niente
.
Invece
non
guariva
;
e
tutte
le
volte
che
vedeva
un
bastone
,
sbiancava
allontanandosi
lesto
lesto
.
Allora
lo
fecero
visitare
da
un
medico
,
che
non
capì
niente
;
e
rise
di
Spartaco
e
di
Raffaella
.
Ma
qualche
cosa
era
successo
da
vero
,
perché
Alberto
s
'
era
fatto
sempre
più
irritabile
,
e
non
poteva
dormire
.
Avrebbe
voluto
,
prima
d
'
andare
a
letto
,
far
capire
al
padre
tutte
le
ragioni
che
ormai
sentiva
dentro
di
sé
;
ma
,
quando
ci
si
provava
,
non
gli
poteva
parlare
;
e
invece
avrebbe
voluto
mettergli
un
braccio
al
collo
tenendolo
stretto
a
sé
.
Tuttavia
sentiva
che
qualche
cosa
di
male
e
di
amaro
era
nel
suo
destino
;
e
ne
era
contento
.
Allora
egli
faceva
su
la
tavola
,
con
la
punta
delle
dita
,
certe
macchie
d
'
inchiostro
che
gli
parevano
cipressi
;
e
gli
piacevano
perché
erano
più
neri
di
quelli
nei
campi
.
Oppure
pensava
che
una
vipera
,
entrata
sotto
il
letto
dalla
siepe
della
strada
,
gli
mordesse
un
polpastrello
della
mano
o
le
dita
dei
piedi
,
ed
egli
dovesse
morirne
in
poco
meno
di
una
mezz
'
ora
.
E
perciò
,
prima
d
'
entrare
a
letto
,
guardava
in
tutti
i
cantucci
.
Una
volta
gli
parve
di
stare
capovolto
e
di
cadere
giù
tra
le
stelle
.
Addormentandosi
pensava
al
padre
con
una
intensità
acuta
,
mettendo
sempre
di
più
una
spalla
fuori
delle
coperte
come
se
avesse
potuto
avvicinarglisi
;
sembrandogli
di
parlare
e
invece
facendo
piccoli
gridi
con
la
bocca
che
restava
chiusa
.
Una
mattina
,
arrivarono
tre
carri
di
vino
.
A
ogni
barile
che
portavano
giù
in
cantina
egli
doveva
guardare
di
quanti
litri
era
e
segnarli
sopra
un
pezzo
di
carta
,
in
colonna
,
per
fare
,
dopo
,
la
somma
.
Ma
egli
non
ci
riesciva
:
sbagliava
sempre
.
E
non
s
'
accorse
quando
suo
padre
,
che
voleva
sapere
la
somma
,
gli
saltò
addosso
per
picchiarlo
.
Rialzatosi
da
terra
sbalordito
,
ebbe
voglia
di
fuggire
.
Ma
a
pena
egli
si
moveva
,
Spartaco
con
un
grido
lo
faceva
stare
fermo
,
ritto
al
muro
della
casa
.
Allora
gli
venne
da
piangere
.
Voleva
chiudere
gli
occhi
per
non
vedere
più
niente
;
perché
non
osava
guardarsi
né
meno
attorno
.
Aveva
perfino
paura
che
avrebbe
potuto
essere
un
albero
e
non
un
uomo
;
un
albero
come
quello
rasente
alla
casa
.
Quando
,
alla
fine
,
Spartaco
si
scordò
di
lui
,
egli
poté
staccarsi
dal
muro
e
nascondersi
dentro
l
'
erba
.
Ma
il
padre
,
vistolo
,
lo
minacciò
di
picchiarlo
più
forte
.
Tuttavia
la
sua
voce
era
dolce
:
Alberto
sentiva
nella
voce
del
padre
la
stessa
dolcezza
sua
.
Spartaco
gli
prese
il
viso
e
guardò
negli
occhi
,
perché
credette
che
ci
fosse
entrata
la
terra
.
Poi
disse
:
-
Vai
a
lavarteli
alla
pompa
!
-
Ma
non
c
'
è
niente
.
-
Non
importa
.
Vieni
:
te
li
lavo
io
:
ti
farà
bene
.
Spartaco
allora
,
fece
pompare
l
'
acqua
e
gli
rinfrescò
gli
occhi
.
Poi
glieli
asciugò
con
il
fazzoletto
.
Ma
,
ormai
,
il
ragazzo
si
sentiva
triste
e
scoraggiato
;
benché
non
avesse
più
paura
di
essere
un
albero
,
e
gli
sembrasse
di
sentirsi
crescere
,
così
,
mentre
respirava
.
Gli
sembrava
,
in
un
momento
,
di
doventare
grande
;
e
perciò
un
poco
si
riebbe
.
Spartaco
gli
disse
:
-
Non
stare
così
.
Vai
a
ruzzare
.
Bastarono
queste
parole
,
perché
né
meno
lui
pensasse
più
a
quel
che
era
avvenuto
.
Ora
egli
voleva
stare
sempre
con
il
padre
;
e
perché
non
lo
mandasse
via
e
sopra
a
tutto
non
gli
dicesse
di
lavorare
,
cercava
di
aiutarlo
e
di
farsi
benvolere
.
Quando
lo
vedeva
andare
nel
campo
,
egli
aspettava
un
poco
e
poi
si
alzava
da
sedere
al
sole
e
lo
seguiva
,
tenendosi
a
una
certa
distanza
;
finché
non
poteva
fare
a
meno
d
'
essergli
vicino
se
udiva
che
comandava
o
spiegava
qualche
cosa
ai
contadini
.
Una
volta
,
non
vedendolo
riescire
subito
dalla
capanna
,
gli
venne
paura
che
si
fosse
sentito
male
là
in
mezzo
alla
paglia
.
Non
era
più
curiosità
!
Il
cuore
gli
batteva
forte
forte
,
quasi
tremando
.
Attraversò
l
'
aia
e
scostò
l
'
uscio
,
perché
entrasse
la
luce
dentro
.
Poi
restò
su
la
soglia
come
allibito
:
suo
padre
accarezzava
la
faccia
alla
donna
di
servizio
,
una
giovinetta
grassa
,
che
non
riesciva
mai
né
a
pettinarsi
né
a
legarsi
i
legacci
delle
scarpe
.
Gli
venne
voglia
di
gridare
e
di
picchiarli
tutti
e
due
.
Ma
tornò
a
dietro
e
si
rimise
a
sedere
;
senza
più
la
forza
di
alzarsi
.
Teneva
gli
occhi
,
con
la
fronte
abbassata
,
all
'
uscio
della
capanna
;
aspettando
che
suo
padre
e
Concetta
uscissero
.
Dopo
un
pezzo
,
chi
sa
quanto
,
escì
prima
Concetta
che
,
rossa
rossa
,
andò
in
casa
;
senza
né
meno
guardarlo
.
Poi
venne
fuori
Spartaco
che
,
accigliato
e
burbero
,
andò
dritto
nella
stalla
.
Alberto
aveva
paura
.
Avrebbe
voluto
rassicurarlo
che
non
aveva
pensato
niente
di
male
e
che
gli
voleva
molto
bene
;
ma
non
ebbe
animo
di
alzarsi
né
meno
allora
.
E
la
sera
,
a
cena
,
meno
che
Spartaco
era
un
poco
pallido
,
non
si
sarebbe
capito
niente
.
È
vero
che
i
giorni
dopo
fu
di
meno
parole
e
non
lo
voleva
più
dietro
a
lui
.
Glielo
faceva
capire
alzando
la
voce
mentre
parlava
con
gli
altri
;
e
Alberto
mogio
mogio
tornava
via
.
Era
sempre
smilzo
e
i
contadini
dicevano
che
era
leggero
come
il
gatto
e
che
anche
lui
sarebbe
stato
capace
di
saltare
fino
al
cornicione
delle
finestre
.
Ma
,
dopo
qualche
settimana
,
la
madre
gli
disse
che
suo
padre
aveva
stabilito
di
mandarlo
in
un
collegio
a
studiare
agricoltura
;
in
un
collegio
molto
lontano
che
egli
non
aveva
né
meno
sentito
nominare
.
Dopo
quattro
anni
sarebbe
stato
già
capace
di
amministrare
una
fattoria
.
Egli
allora
,
invece
di
rispondere
male
,
si
sentì
tutto
disposto
ad
obbedire
.
E
benché
Spartaco
avesse
diffidato
sempre
finché
non
lo
vide
in
treno
,
il
ragazzo
era
quasi
lieto
di
andarsene
.
Non
sapeva
né
meno
se
la
madre
si
fosse
accorta
di
niente
.
Quand
'
era
per
finire
il
primo
anno
di
collegio
il
direttore
gli
disse
che
doveva
partire
immediatamente
perché
suo
padre
stava
male
e
desiderava
parlargli
.
Alberto
lo
trovò
già
morto
.
Anche
Concetta
s
'
era
tutta
abbrunata
e
Raffaella
parlava
con
lei
come
se
fosse
stata
un
'
altra
figliola
.
Egli
,
mentre
sentiva
il
pianto
dentro
gli
occhi
,
aveva
un
gran
rancore
invece
;
e
pensava
come
fare
per
vendicarsi
.
La
giovinetta
era
sempre
la
stessa
.
Egli
,
invece
,
s
'
era
fatto
un
quarto
di
metro
più
alto
;
s
'
era
perfino
un
po
'
ingrassato
e
gli
spuntavano
sopra
la
bocca
i
primi
peli
vani
.
Dire
ogni
cosa
alla
madre
non
gli
piaceva
;
sopra
a
tutto
perché
ormai
si
sentiva
un
uomo
e
un
uomo
non
doveva
fare
a
quel
modo
.
Doveva
pensarci
da
solo
!
La
giovinetta
gli
si
teneva
lontana
e
sembrava
più
appenata
per
lui
che
per
la
morte
del
padrone
.
Questo
contegno
gli
piaceva
;
e
il
rancore
si
mutava
sempre
di
più
in
simpatia
.
Era
una
simpatia
un
poco
ambigua
;
ma
non
poteva
trattenerla
.
E
Concetta
,
sempre
più
sicura
di
questo
cambiamento
,
gli
parlava
con
una
voce
sempre
meno
dura
e
più
aperta
.
Allora
,
una
volta
,
avendola
vista
entrare
nella
capanna
,
proprio
come
quel
giorno
,
egli
si
assicurò
che
sua
madre
non
era
a
nessuna
finestra
;
poi
si
fece
all
'
uscio
e
lo
scostò
,
ma
più
risolutamente
.
La
giovinetta
,
vedendolo
entrare
,
si
fece
bianca
e
stette
ferma
ad
attendere
ch
'
egli
dicesse
quel
che
voleva
.
Era
bianca
e
sudava
.
Le
sue
tempie
s
'
inumidivano
come
se
la
vena
che
andava
verso
l
'
occhio
dovesse
doventare
senza
colore
e
farsi
piena
d
'
acqua
.
Concetta
aveva
una
bella
bocca
ed
era
tanto
buona
.
Che
male
gli
aveva
fatto
?
Egli
si
sentì
come
lacerare
tutto
,
con
un
piacere
rapido
:
in
collegio
,
aveva
finito
con
il
desiderarla
.
Fissandola
a
lungo
,
le
disse
:
-
Perché
fai
la
stupidaggine
di
non
dirmi
niente
,
ora
?
Ella
si
rigirò
di
scatto
,
per
andarsene
.
Ma
egli
la
prese
tra
le
braccia
e
la
baciò
.
Anche
lui
,
finalmente
l
'
aveva
baciata
!
Anche
lui
,
quando
era
stanco
e
aveva
sudato
a
domare
un
cavallo
,
si
faceva
portare
da
lei
un
bicchiere
di
vino
!
Miscellanea ,
"
Tutto
è
stato
per
me
un
passare
tra
la
vita
per
giungere
a
completare
la
mia
anima
"
.
Tozzi
Premessa
Nel
presentare
un
nuovo
volume
del
Tozzi
non
ci
dovrebbe
essere
bisogno
di
aggiungere
parola
,
se
non
,
forse
,
per
spiegarne
le
origini
,
o
le
intenzioni
di
chi
ne
curò
la
stampa
.
Notando
le
incertezze
o
inesattezze
di
alcuni
giudizi
susseguitisi
in
molti
giornali
e
riviste
,
mi
sono
accorta
della
necessità
di
dare
a
conoscere
meglio
il
Tozzi
a
coloro
che
per
giudicare
della
sua
arte
debbono
riferirsi
unicamente
ad
opere
le
quali
,
perché
appartenenti
tutte
a
periodi
di
travaglio
e
di
lotta
,
dovrebbero
considerarsi
,
piuttosto
,
in
quanto
a
valore
psicologico
,
indici
di
stato
d
'
animo
transitori
che
di
realtà
spirituale
permanente
.
Distinzione
che
non
viene
fatta
quasi
mai
;
così
,
mentre
concorde
è
il
riconoscimento
della
perfezione
di
espressione
e
di
forma
raggiunta
nell
'
arte
dal
Tozzi
,
da
pochi
è
ammesso
che
questa
eccellenza
,
anzi
che
il
frutto
di
gravi
studi
o
paziente
tirocinio
,
sia
prima
di
tutto
,
in
ogni
sua
caratteristica
-
come
lucidità
scultorea
del
pensiero
,
acutezza
d
'
analisi
,
sincerità
di
sentimento
,
ecc
.
-
rivelazione
non
dubbia
di
una
poderosa
potenza
creatrice
,
predestinata
immancabilmente
ad
affermarsi
in
opere
di
valore
spirituale
universale
,
se
all
'
autore
fosse
stato
concesso
il
tempo
,
o
data
la
possibilità
,
di
compiere
la
propria
evoluzione
interiore
e
di
fermarsi
sulle
acquistate
certezze
.
Specialmente
,
guardando
all
'
opera
pubblicata
,
non
si
pensa
abbastanza
che
del
Tozzi
si
ha
,
si
può
dire
,
un
solo
periodo
di
produzione
e
relativamente
breve
;
perché
anche
le
cose
scritte
prima
:
Con
gli
occhi
chiusi
(
1912
)
,
Ricordi
di
un
impiegato
(
1910
)
,
ecc
.
,
furono
stampate
nel
1918
e
1920
,
ed
ebbero
,
perciò
,
nell
'
ultimo
rimaneggiamento
,
più
o
meno
,
l
'
impronta
di
questo
periodo
unico
.
E
in
quali
condizioni
d
'
animo
naturali
potesse
trovarsi
allora
il
Tozzi
per
potere
essere
obbiettivo
,
basti
,
tra
il
resto
,
pensare
che
,
artista
precoce
-
come
dal
presente
volume
-
avendo
al
sogno
d
'
arte
sempre
sacrificato
e
sottoposto
tutto
se
stesso
,
non
riusciva
che
allora
,
cioè
al
suo
trentaquattresimo
anno
d
'
età
,
e
soltanto
per
raccomandazione
,
a
farsi
aprire
i
battenti
di
una
Casa
Editrice
importante
!
Per
un
autore
fecondo
come
lui
-
lavorava
di
getto
,
con
vena
prodigiosa
,
riempiendo
cartelle
dietro
cartelle
quasi
le
ricevesse
dettate
-
ma
per
cui
il
consenso
o
successo
era
condizione
base
se
non
all
'
impeto
creativo
certamente
alla
facilità
di
produrre
,
ciò
che
questo
significò
non
è
facilmente
computabile
.
Ad
aiutare
,
dunque
,
uno
studio
sul
Tozzi
più
esteso
e
fedele
intesi
che
bisognava
pubblicare
altri
documenti
;
e
,
il
più
possibile
,
diretti
,
perché
non
si
avesse
sospetto
di
parzialità
o
di
esagerazione
.
Dovevano
,
quindi
,
necessariamente
,
essere
pagine
del
Tozzi
stesso
e
anche
,
per
quanto
si
poteva
,
libere
da
preoccupazioni
d
'
arte
.
Il
mio
primo
disegno
fu
di
comporre
con
dei
frammenti
inediti
,
scelti
tra
i
più
soggettivi
,
una
specie
di
autobiografia
.
Ma
,
cominciata
la
scelta
da
le
lettere
che
sono
quelle
che
formano
la
seconda
parte
del
presente
volume
,
mi
avvidi
che
sarebbero
state
esse
sole
sufficienti
a
dimostrare
limpidamente
l
'
anima
vera
del
Tozzi
.
Però
,
non
si
potevano
pubblicare
isolate
per
più
motivi
:
anzitutto
,
non
davano
della
vita
dell
'
autore
che
un
periodo
breve
;
poi
,
non
vi
era
abbastanza
sviluppata
la
parte
narrativa
,
e
,
infine
,
potevano
non
convincere
,
perché
troppo
esclusivamente
passionali
.
Mentre
,
indecisa
,
pensavo
al
modo
migliore
,
da
scegliere
,
per
completare
il
lavoro
,
inaspettatamente
venne
in
mio
contatto
una
persona
che
aveva
conosciuto
il
Tozzi
diciannovenne
.
Erano
stati
amici
,
ma
poi
,
separati
dalle
circostanze
,
dal
1903
non
si
erano
più
incontrati
,
e
né
l
'
uno
aveva
saputo
dell
'
altro
.
Risale
a
quell
'
epoca
lontana
uno
studio
analitico
sull
'
arte
del
Tozzi
fatto
da
questa
stessa
persona
,
sulla
sola
base
di
alcune
lettere
scritte
dal
Tozzi
ad
una
ignota
:
Annalena
;
e
da
esse
date
a
quest
'
amico
appunto
per
averne
un
giudizio
.
Lettere
che
egli
copiò
senza
che
il
Tozzi
né
l
'
Annalena
lo
sapessero
mai
.
Sono
quelle
che
formano
il
primo
gruppo
del
presente
,
di
cui
non
si
hanno
più
gli
originali
perché
distrutti
dal
Tozzi
con
altre
,
poco
dopo
scritte
.
Si
deve
,
dunque
,
alla
chiaroveggenza
del
caso
,
alla
devota
e
disinteressata
ammirazione
di
un
amico
che
esse
si
siano
conservate
e
concesse
a
integrare
la
presente
raccolta
.
Sono
le
più
importanti
perché
dell
'
epoca
la
più
remota
e
perché
appunto
in
esse
l
'
autore
si
è
lungamente
indugiato
a
descriversi
per
riuscire
a
farsi
conoscere
dall
'
ignota
alla
quale
scriveva
.
Con
l
'
insieme
dei
due
gruppi
,
così
,
si
ha
l
'
evolversi
di
quasi
tutta
la
prima
giovinezza
del
Tozzi
(
quella
che
si
può
dire
,
è
la
parte
fondamentale
della
vita
d
'
ogni
uomo
)
la
meno
conosciuta
,
dov
'
è
già
,
però
,
la
rivelazione
sicura
della
sua
inconfondibile
personalità
,
se
anche
adombrata
dalle
influenze
degli
autori
preferiti
.
Personalità
,
che
,
se
porta
le
stimmate
certe
delle
passioni
e
dei
sentimenti
che
si
dovranno
sviluppare
in
corso
di
tempo
e
farlo
soffrire
tanto
,
porta
anche
scolpiti
i
caratteri
di
quella
forza
con
la
quale
trionferà
poi
sempre
d
'
ogni
contagio
:
la
bontà
semplice
e
schietta
dell
'
animo
.
Perché
,
se
è
vero
che
Egli
fu
senza
remissione
e
più
che
non
si
creda
,
esposto
a
risentire
e
soffrire
tutte
le
influenze
,
le
più
disparate
,
a
partirsi
dalle
sensuali
e
passare
per
tutte
le
deviazioni
dello
spirito
(
dalle
nichiliste
-
tra
cui
le
reazionarie
cattoliche
e
le
reazionarie
bolsceviche
-
alle
malate
di
misticismo
nordico
;
dall
'
intellettualità
pretenziosa
e
gretta
di
provincia
alle
raffinatezze
ambiziose
dei
cerebrali
intriganti
della
capitale
;
dalla
mondanità
frivola
fino
alle
compiacenti
esibizioni
spiritistiche
)
;
è
pure
anche
certo
che
si
trattò
sempre
di
aberrazioni
momentanee
,
le
quali
se
lo
turbarono
non
lo
modificarono
,
mai
,
sostanzialmente
.
Nella
scelta
dei
brani
,
oltre
lo
scopo
fondamentale
,
cercai
di
raggiungere
anche
quello
di
una
lettura
che
interessasse
per
se
stessa
:
da
qui
la
forma
a
diario
e
la
concessione
di
alcuni
particolari
non
strettamente
necessari
.
Dichiaro
che
nella
compilazione
delle
note
non
guardai
tanto
a
una
chiarificazione
immediata
quanto
all
'
occasione
che
mi
si
porgeva
per
sottolineare
sentimenti
o
fatti
d
'
importanza
biografica
.
Vinsi
la
naturale
ritrosia
a
pubblicare
pagine
intime
con
la
coscienza
di
un
dovere
da
compiere
:
quello
di
restituire
al
Tozzi
,
e
alla
sua
più
nobile
fama
,
cosa
che
gli
appartiene
.
Del
resto
considero
impossibile
sbagliare
:
di
attori
,
in
quest
'
opera
come
in
qualche
altra
del
Tozzi
,
ce
n
'
è
uno
solo
:
l
'
autore
.
Non
m
'
illudo
che
la
storia
troppo
ingenua
e
semplice
,
passi
senza
incontrare
sogghigni
:
roba
d
'
altri
tempi
,
roba
superata
!
Ma
le
generazioni
non
nascono
adulte
.
Ci
sono
dei
giovani
oggi
;
ci
saranno
domani
-
e
tra
essi
il
figlio
di
Tozzi
.
A
loro
dedico
il
libro
.
EMMA
TOZZI
Parte
prima
Da
Siena
,
a
Siena
27
novembre
1902
(
A
)
.
Veramente
non
dovrei
scriverle
,
dal
momento
che
alla
mia
prima
lettera
Ella
non
ha
né
meno
risposto
...
Ma
non
posso
ritenere
il
vivo
desiderio
che
ho
di
comunicare
così
con
una
donna
che
io
non
conosco
,
forse
trasportato
dalla
novità
stessa
di
questo
fatto
.
Le
dissi
che
avrei
desiderato
essere
uno
fra
i
suoi
corrispondenti
,
per
avere
agio
di
studiare
il
carattere
di
una
giovane
donna
.
Riconosco
di
aver
mostrato
troppo
rudemente
il
mio
scopo
facendolo
apparire
privo
di
ogni
grazia
.
Spero
di
rimediare
con
la
presente
dicendole
che
io
vorrei
conoscere
le
sue
impressioni
su
l
'
arte
senese
;
intendo
dire
su
quanto
di
artistico
esiste
in
Siena
,
specialmente
nelle
chiese
,
dove
si
trovano
veramente
tesori
di
pitture
e
di
sculture
quasi
obliati
dall
'
indifferenza
.
Io
che
ho
diritto
di
chiamarmi
un
artista
,
come
Ella
potrebbe
riconoscere
accettando
la
mia
proposta
,
ho
passato
molto
tempo
a
contemplare
tali
capolavori
,
rapito
nell
'
idea
istessa
che
l
'
artista
aveva
saputo
infondere
nel
suo
soggetto
.
Vorrei
che
Ella
mi
dicesse
-
per
esempio
-
l
'
affresco
tale
che
trovasi
nella
chiesa
tale
,
mi
piace
specialmente
perché
ha
questa
maniera
,
ecc
.
Riconosco
che
così
non
le
posso
essere
chiaro
.
Ma
in
ogni
modo
Ella
dev
'
essere
capace
di
afferrare
il
mio
concetto
e
di
apprezzarlo
.
Le
scrivo
in
un
momento
in
cui
non
potrei
fare
di
meglio
perché
(
glielo
voglio
dire
)
sono
in
un
...
caffè
dove
,
d
'
intorno
a
me
,
si
giuoca
,
si
grida
,
si
bestemmia
,
si
sputa
...
Un
mio
amico
m
'
interrompe
per
voler
sapere
quello
che
io
scrivo
,
ma
con
un
pugno
lo
ricaccio
al
suo
posto
e
continuo
a
scrivere
,
Questo
accenno
rapidissimo
le
darà
così
un
'
idea
del
mio
modo
di
fare
facendole
conoscere
un
lembo
della
mia
vita
e
in
qual
ambiente
si
svolga
.
Ma
non
mi
creda
un
triviale
!
Nella
rozzezza
degli
atti
esteriori
,
conservo
intatta
la
purità
della
mia
anima
a
cui
non
giungono
se
non
le
armonie
...
(
1
)
4
dicembre
1902
.
Non
ho
potuto
rispondere
subito
alla
sua
grata
perché
mi
trovavo
fuori
di
Siena
a
tessere
uno
dei
più
deliziosi
idillii
con
la
mia
...
Mimì
(
B
)
.
Quindi
sono
certo
di
trovare
presso
di
lei
il
perdono
e
il
desiderio
di
spendere
un
altro
soldo
per
scrivermi
un
'
altra
volta
.
Ecco
:
io
penso
che
Ella
abbia
notato
quella
mano
mentre
stava
pregando
.
Non
è
vero
?
Se
così
è
,
non
posso
lodarla
come
religiosa
né
non
ammettere
che
Ella
sia
una
brava
e
intelligente
signorina
come
se
ne
trovano
poche
.
Non
per
la
ragione
di
aver
rilevato
quel
grossolano
difetto
di
figurazione
,
che
sarebbe
ben
poca
cosa
;
ma
perché
da
quello
facilmente
si
comprende
come
i
suoi
occhi
devono
essere
animati
da
una
curiosità
nobilissima
(
2
)
.
Quel
dipinto
del
Casolani
è
uno
dei
peggiori
,
sia
pel
colorito
che
pel
disegno
.
Non
sono
stato
a
rivederlo
dopo
la
sua
lettera
per
una
ragione
semplicissima
,
che
dietro
i
vetri
delle
finestre
che
sono
lì
di
fronte
alla
chiesa
,
potrebbe
esservi
la
fronte
ridente
di
Annalena
.
Però
mi
ricordo
bene
della
chiesa
.
Anzi
le
dirò
che
se
io
fossi
un
credente
non
andrei
a
pregare
lì
dentro
.
Per
me
ci
vorrebbero
delle
chiese
più
grandi
,
capaci
di
darmi
impressione
ed
immagini
.
S
.
Quirico
(
parlo
della
chiesa
)
è
un
aborto
dell
'
arte
.
Che
potevan
far
di
più
il
Salimbeni
,
il
Casolani
e
magari
anche
il
Vanni
?
Per
me
questi
tre
artisti
e
i
minori
che
furono
della
scuola
loro
,
non
meriterebbero
di
essere
ricordati
.
Badiamo
:
a
proposito
del
Vanni
parlo
di
quello
che
ha
dipinto
a
S
.
Quirico
e
non
dell
'
altro
che
ha
lavorato
anche
in
Duomo
nella
cappella
di
S
.
Ansano
,
alla
sinistra
di
chi
entra
,
al
lato
dell
'
altar
maggiore
.
Il
Salimbeni
poi
è
il
più
incapace
di
tutti
.
Basta
vedere
i
lavori
che
ha
fatto
nella
Chiesa
di
S
.
Spirito
.
Che
roba
!
Degna
di
stare
vicina
alle
carceri
.
Il
Casolani
ha
qualche
cosa
di
buono
.
Per
esempio
,
al
Carmine
c
'
è
il
supplizio
di
S
.
Bartolommeo
,
che
,
toltane
la
troppa
aridezza
,
è
riuscito
lodevolmente
.
Questa
volta
le
scrivo
tra
una
forchettata
e
l
'
altra
di
pasta
al
sugo
e
non
ho
avuto
voglia
di
consultare
alcun
libro
o
le
mie
note
,
per
sfoggiare
il
mio
patrimonio
artistico
.
Ho
scritto
così
alla
buona
,
distendendo
in
periodi
quello
che
mi
veniva
a
mente
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
la
prego
a
riscrivermi
,
indicandole
di
visitare
la
Chiesa
del
Convento
dell
'
Osservanza
,
quasi
l
'
unica
che
accolga
bellezze
artistiche
di
diverse
scuole
.
Ci
vada
.
Non
badi
al
fango
.
Poi
me
ne
parli
.
Il
prossimo
lunedì
andrò
alla
Posta
.
Badi
:
non
mi
faccia
fare
il
viaggio
invano
.
8
dicembre
1902
.
Per
tutto
il
fascino
che
sento
per
lei
mi
perdoni
quello
che
sono
per
scrivere
!
Questa
volta
non
la
terrò
allegra
,
son
certo
.
Non
tutti
i
giorni
della
mia
vita
hanno
il
riso
della
giovinezza
e
la
gioia
di
un
cuore
soddisfatto
.
Una
volta
gli
angeli
scendevano
volentieri
dai
loro
troni
lucenti
per
consolare
gli
uomini
,
ma
ora
,
ohimè
,
la
sola
leggenda
ci
rimane
per
rimpiangerli
.
Io
devo
,
signorina
,
lavorare
più
di
lei
.
Ella
forse
nel
lavoro
trova
una
soddisfazione
,
le
sue
mani
sui
fiori
di
qualche
ricamo
,
hanno
più
fortuna
delle
mie
.
A
Lei
la
tranquillità
soffusa
nel
salottino
elegante
,
nella
luce
temperata
e
nel
tepore
:
a
me
,
Ella
lo
indovina
,
una
stanza
brutta
assai
volgare
,
per
valermi
di
un
aggettivo
di
moda
,
dove
solo
i
miei
sogni
pieni
di
fantasmi
e
di
suggestioni
come
le
visioni
pallide
di
frati
medioevali
,
danzano
intorno
vanamente
.
Se
Ella
mi
vedesse
con
la
fronte
posata
dentro
il
cavo
trepido
di
una
mano
,
guardare
dolcemente
lungo
le
righe
d
'
una
pagina
stampata
,
inseguendo
nel
volo
ardente
e
silenzioso
della
mia
anima
una
immagine
incantevole
,
oh
!
Ella
non
riderebbe
!
I
miei
segreti
,
Ella
non
li
conosce
;
ed
è
bene
.
Ho
bisogno
di
dirle
che
le
mie
lettere
sono
come
le
stoffe
orgogliose
che
coprono
l
'
ossa
d
'
un
disperato
?
Forse
Ella
non
mi
crederebbe
.
Ma
è
così
.
Sì
,
nella
corsa
ardente
della
mia
vita
,
che
pulsa
nelle
mie
vene
irrequiete
e
anelanti
,
nel
pensiero
angoscioso
che
m
'
invade
,
mi
troverebbe
or
dubbioso
,
scettico
,
magari
beffardo
.
Ma
non
lo
sono
.
Anch
'
io
ho
bisogno
più
d
'
altri
della
finzione
,
della
finzione
che
piace
,
sa
!
Ella
pensa
:
questo
...
Rodolfo
ha
bisogno
d
'
un
soldo
?
Io
le
rispondo
gridando
:
no
,
no
!
Ho
bisogno
d
'
illusioni
,
io
che
penso
con
Max
Nordau
che
l
'
illusione
è
il
migliore
dei
beni
dello
spirito
umano
.
Come
vede
,
sono
contento
di
un
paradosso
!
Ride
?
Il
fumo
del
mio
ponce
è
un
'
evanescenza
che
sale
nell
'
Invisibile
...
Le
mie
digestioni
-
molto
differenti
dalle
sue
,
o
signorina
-
sono
necessarie
-
sono
la
base
prima
del
Necessario
...
Come
vede
,
questo
misticismo
,
a
cui
pochi
credono
,
mi
domina
interamente
.
Ride
?
Io
invece
mi
faccio
più
serio
.
Conosce
il
Cyrano
?
-
Diamine
!
Allora
queste
parole
non
le
possono
essere
sfuggite
:
".............non,
merci
!
Mais
...
chanter
,
Rêver
,
rire
,
passer
,
être
seul
,
être
libre
,
Avoir
l
'
oeil
qui
regarde
bien
,
la
voix
qui
vibre
,
Mettre
,
quand
il
vous
plaît
,
son
feutre
de
travers
,
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
N
'
écrire
jamais
rien
qui
de
soi
ne
sortît
,
Et
modeste
,
d
'
ailleurs
,
se
dire
:
mon
petit
,
Sois
satisfait
des
fleures
,
des
fruits
,
même
des
feuilles
,
Si
c
'
est
dans
ton
jardin
à
toi
que
tu
les
cueilles
!
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
Déplaire
est
mon
plaisir
.
J
'
aime
qu
'
on
m
'
haïsse
"
.
Ora
,
meno
il
suo
intelletto
o
il
...
suo
naso
,
io
ho
il
cuore
di
Cyrano
!
Se
ho
scritto
le
due
lettere
in
un
caffè
e
in
una
trattoria
,
non
è
perché
io
passi
tutto
il
giorno
a
bere
caffè
o
a
mangiare
porzioni
di
pasta
asciutta
,
ma
perché
scrivendole
lì
,
mi
piaceva
di
più
.
Mi
vuole
più
sincero
?
Lo
so
,
a
volte
,
anzi
spesso
,
la
sincerità
non
piace
alle
donne
,
perché
essa
ha
la
disgrazia
di
essere
troppo
rude
;
per
Annalena
dovevo
fingermi
un
elegante
col
naso
pieno
di
aromi
e
co
'
baffi
tirati
in
su
...
Ma
che
vuole
,
io
conosco
e
gusto
altri
passatempi
!
E
poi
-
ci
creda
-
non
è
questione
di
volgarità
,
è
questione
...
d
'
appetito
.
Con
ciò
,
si
capisce
,
io
non
voglio
urtarmi
con
lei
.
Se
mi
scappa
qualche
sgarbatezza
mi
perdoni
,
ché
all
'
infuori
della
mia
Mimì
non
conosco
altre
donne
.
Ci
crede
?
Non
posso
spiegarmi
.
Lasciamo
andare
le
chiese
!
Stiamo
pure
all
'
aria
libera
,
respirando
liberamente
altre
aure
.
Per
un
momento
posso
lasciare
anche
il
diletto
dell
'
arte
religiosa
,
ché
poco
danno
me
ne
viene
.
Ma
non
ci
partiamo
dall
'
arte
.
E
dicendo
così
,
questa
volta
,
intendo
di
esprimermi
in
una
concezione
latissima
che
tutte
le
forme
dell
'
arte
comprende
.
Le
piace
notomizzare
con
me
questa
manifestazione
dell
'
intelletto
?
Posso
essere
importuno
e
insistente
quanto
lo
è
una
zanzara
,
ma
non
per
questo
cedo
alla
speranza
d
'
avere
corrispondenza
con
Lei
!
Le
pare
?
Nel
tempo
che
scrivo
una
lettera
non
sento
manco
il
freddo
della
mia
stanza
!
11
dicembre
1902
,
ore
18
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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Sì
,
io
credo
che
ella
m
'
abbia
compreso
e
che
desideri
conoscere
a
fondo
tutto
il
segreto
dell
'
anima
mia
,
con
la
voluttà
ingenua
di
una
innamorata
.
Ed
io
l
'
appagherò
con
la
fede
di
un
mistico
.
Però
,
che
mai
abbia
da
pentirmi
dell
'
orecchio
d
'
Annalena
!
Le
mie
lettere
saranno
come
i
petali
della
mia
anima
,
strappati
l
'
uno
dopo
l
'
altro
e
sparsi
in
grembo
ad
una
donna
che
lo
sconosciuto
mi
fa
somigliare
a
una
nova
Melisenda
,
non
di
Tripoli
.
E
parlerò
ancora
di
quella
Mimì
perché
Ella
,
nel
profilo
morale
,
colga
gl
'
incanti
di
una
giovine
che
non
disdegnerebbe
ad
amica
.
Ma
creda
a
tutto
quello
che
io
le
scrivo
!
La
menzogna
m
'
appare
come
il
peggiore
dei
mostri
,
che
dell
'
alito
pestifero
dell
'
umanità
vive
e
si
nutre
.
Ma
la
credo
immortale
e
invincibile
come
lo
erano
quelle
antiche
Sfingi
che
gli
Orientali
avevano
create
in
una
delle
loro
aberrazioni
fantastiche
e
che
,
pur
tuttavia
,
sovrastavano
fatalmente
a
'
destini
degli
uomini
.
Oggi
queste
Sfingi
non
sono
morte
.
Vivono
spiritualmente
nelle
nostre
abitudini
viziose
,
ne
'
nostri
pensieri
,
e
il
bagliore
de
'
loro
occhi
spaventa
i
buoni
.
Per
questo
non
amare
la
verità
?
Ah
,
no
;
mai
!
Mi
attorciglio
ad
essa
,
come
un
'
edera
che
sfida
primavere
ed
inverni
.
Con
me
,
un
'
altra
pianta
intreccerà
le
foglie
e
dall
'
alto
guarderà
eternamente
il
cielo
,
rapita
nell
'
estasi
di
tanta
bellezza
.
Ed
Ella
?
(
3
)
13
dicembre
1902
,
ore
20
.
Quando
sono
per
scriverle
non
mi
preoccupo
mai
di
ritrovare
l
'
intonazione
precedente
;
non
sono
io
che
comando
,
ma
le
mie
passioni
che
lascio
passare
come
un
pastore
assopito
guarda
l
'
acqua
che
corre
.
Così
,
a
seconda
del
diverso
umore
in
cui
mi
trovo
,
esse
sono
tristi
o
liete
,
dolci
o
amare
,
odiose
o
amorevoli
.
In
fondo
,
si
capisce
,
sono
sempre
il
medesimo
:
soltanto
il
campo
marginale
della
mia
coscienza
è
quello
che
si
muta
,
perché
esposto
direttamente
alle
impressioni
esteriori
;
ma
,
naturalmente
,
il
mio
io
non
oscilla
.
Stasera
,
per
esempio
,
sono
più
disposto
ad
esporre
un
'
analisi
psicologica
,
che
a
cercar
fiori
in
immagini
e
fantasmi
.
Ciò
dipende
dal
fatto
che
tutto
il
giorno
ho
letto
un
libro
dello
psicologo
americano
James
,
ossia
Gl
'
ideali
della
Vita
.
Mi
riuscirebbe
imperfetto
e
faticoso
cambiare
tal
modo
di
associare
le
idee
mie
...
Forse
,
nel
corso
della
lettera
,
pensando
specialmente
che
io
sto
scrivendo
ad
una
signorina
,
e
che
non
devo
sperdermi
inutilmente
in
discussioni
di
un
'
indole
disadatta
,
è
facile
che
lentamente
ritorni
a
quello
che
mi
piace
di
più
:
alla
poesia
.
Se
ciò
non
chiama
sincerità
io
non
so
quello
che
dovrò
dire
.
Perché
è
un
caso
curioso
che
a
me
,
forse
più
sincero
di
ogni
altro
(
per
carità
non
pensi
che
io
voglia
dir
male
d
'
alcuno
)
,
Ella
non
sappia
trovare
un
sentimento
completo
di
fiducia
.
O
quella
Mimì
?
Io
non
l
'
avrei
più
portata
in
campo
se
Ella
,
nella
seconda
lettera
,
mi
pare
,
non
l
'
avesse
creduta
...
È
stato
per
un
bisogno
istintivo
di
protezione
e
di
difesa
che
io
ho
speso
alcune
parole
,
per
essa
.
Del
resto
la
mia
Mimì
,
che
non
potrebbe
né
meno
immaginare
d
'
occupare
l
'
attenzione
sua
,
non
l
'
avrei
più
tolta
dal
segreto
ripostiglio
del
mio
cuore
.
E
le
dà
da
pensare
?
Perché
?
Veda
,
se
Ella
non
mi
credesse
ancora
quello
che
realmente
sono
,
sa
che
farei
?
Rinuncerei
da
me
stesso
ad
ottenere
una
corrispondenza
,
ed
invece
del
solito
pseudonimo
metterei
il
mio
nome
senza
timore
e
senza
vergogna
.
La
prego
di
non
dirmi
più
a
quel
modo
,
che
lo
faccio
da
vero
!
In
quanto
poi
ad
essere
caduto
in
varie
contraddizioni
non
mi
pare
giusto
,
anzi
sono
certo
del
contrario
,
ché
ho
la
coscienza
d
'
aver
parlato
sempre
sinceramente
.
Mi
chiede
Ella
:
perché
con
tanta
insistenza
cerca
di
mettersi
meco
in
relazione
se
ha
la
possibilità
di
espandere
in
un
altro
cuore
fidato
i
tesori
della
sua
anima
?
Questa
domanda
non
doveva
essere
fatta
.
Le
chiedo
io
:
perché
con
tanta
insistenza
cerca
di
non
mettersi
meco
in
relazione
se
ha
la
possibilità
di
espandere
in
un
cuore
fidato
i
tesori
della
sua
anima
?
Probabilmente
come
le
rispondo
io
,
ossia
...
stando
zitta
!
Ora
,
perdoni
la
troppa
confidenza
che
mi
prendo
con
queste
chiacchiere
(
o
ragionamenti
se
vuole
)
,
ma
non
ne
posso
fare
a
meno
dal
momento
che
Ella
non
mi
ha
risparmiato
.
Scommetto
che
questa
volta
mi
trova
...
di
un
altro
carattere
...
È
vero
?
Di
un
carattere
pessimo
,
un
po
'
acre
,
disadorno
.
Oh
,
non
tutti
i
giorni
sono
uguali
!
Oggi
mi
vesto
di
lana
ché
nevica
;
domani
di
tela
,
ché
splende
un
bel
sole
:
ma
le
vesti
sono
sempre
le
mie
.
Una
volta
scrivendo
a
un
mio
amico
e
parlandogli
del
mio
primo
amore
(
che
allora
da
poco
tempo
avevo
perso
e
che
era
passato
dinanzi
a
gli
occhi
abbagliati
del
mio
cuore
come
un
astro
nella
notte
profonda
della
mia
ingenuità
)
tra
le
altre
cose
io
gli
dicevo
:
"
È
tanto
dolce
il
primo
amore
!
Ignoriamo
la
donna
e
la
si
ama
per
conoscerla
.
Questa
ingenuità
da
Dafni
è
così
soave
che
non
si
dimentica
più
.
I
primi
baci
!
Il
mistero
che
si
svela
!
Sorprese
della
gioventù
sempre
rosee
!
Quando
la
si
guarda
negli
occhi
,
che
ebbrezza
!
La
mia
donna
aveva
gli
occhi
neri
;
ma
io
non
sono
stato
mai
capace
di
scrutarli
perché
m
'
abbagliavano
e
tremavo
.
Se
io
dovessi
descrivere
il
suo
viso
non
potrei
.
Ne
ho
avuta
sempre
,
una
sensazione
scompigliata
,
meravigliosa
.
Ecco
:
chiudendo
gli
occhi
la
rivedo
,
ma
non
bene
.
Riconosco
la
guancia
tanto
bianca
come
un
petalo
di
rosa
,
e
la
bocca
leggermente
rosea
,
sempre
atteggiata
ad
un
sorriso
calmo
,
incantevole
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Deliziosa
!
Deliziosa
!
Fa
che
ti
ribaci
,
che
le
mie
mani
scorrano
sui
tuoi
capelli
tanto
neri
,
pieni
di
profumi
come
fiori
selvaggi
:
pieni
di
dolcezze
ignote
.
Ma
tu
non
arrossisci
più
,
quando
mi
vedi
.
Io
ti
sono
indifferente
.
È
vero
?
Pensi
che
me
ne
dolga
?..."
Non
so
a
lei
che
impressione
hanno
fatto
queste
parole
;
a
me
,
rileggendole
prima
e
riscrivendole
,
sono
parse
non
più
vere
,
anzi
esagerate
.
Ora
devo
forse
dire
che
due
anni
fa
,
scrivendole
,
non
ero
sincero
?
La
risposta
non
è
dubbia
.
Potrei
riportare
a
mio
comodo
una
infinità
di
documenti
psicologici
,
ché
io
ho
la
buona
abitudine
di
fermare
,
ogni
giorno
,
su
la
carta
,
quello
che
è
passato
nella
mia
anima
.
E
tutti
questi
documenti
proverebbero
come
non
solo
da
un
anno
ad
un
altro
si
cambia
interiormente
,
ma
come
di
giorno
in
giorno
le
nostre
associazioni
intellettive
si
trasformino
evolvendosi
in
poco
tempo
;
e
che
quindi
il
nostro
carattere
,
pur
rimanendo
fermo
sostanzialmente
l
'
io
,
assuma
tante
forme
quante
sono
le
circostanze
esteriori
e
cause
interiori
che
entrano
in
giuoco
a
modificarlo
.
Un
'
altra
volta
,
per
esempio
,
parlare
di
queste
cose
mi
parrebbe
troppo
fatica
e
mancando
una
necessità
a
influire
su
la
decisione
della
mia
volontà
,
preferirei
o
parlare
d
'
altre
cose
o
valermi
d
'
altri
materiali
.
E
per
questo
Annalena
direbbe
che
lo
non
sono
lo
stesso
?
Adesso
le
chiedo
scusa
della
noia
che
devo
averle
procurata
.
Lo
so
,
certe
conversazioni
richiedono
uno
sforzo
particolare
d
'
attenzione
che
snerva
e
che
spiace
.
Ma
...
la
colpa
è
un
po
'
sua
!
In
ogni
modo
Le
prometto
però
che
in
seguito
terrò
tutt
'
altro
contegno
.
Specialmente
quando
avrò
anch
'
io
qualche
segretuccio
di
Lei
.
Non
è
vero
?
Dunque
...
m
'
assolva
.
17
dicembre
1902
,
ore
18
.
Giobbe
avrebbe
avuto
meno
pazienza
di
me
!
Tuttavia
non
mi
sono
adirato
della
sua
letterina
,
perché
l
'
ho
trovata
abbastanza
spiritosa
;
e
lo
spirito
mi
piace
,
specialmente
quando
in
parte
...
è
meritato
.
Perciò
le
dico
subito
quello
che
ho
creduto
o
sperato
e
credo
e
spero
di
trovare
in
Annalena
.
Ecco
:
un
giorno
Rodolfo
che
era
in
bottega
del
suo
barbiere
,
legge
...
che
c
'
è
una
signorina
senese
che
accetterebbe
corrispondenza
epistolare
(
C
)
.
Rodolfo
pensa
:
ciò
non
l
'
aspettavo
e
mi
piace
;
non
mi
perderò
sulla
scelta
dell
'
argomento
,
che
sono
felice
in
ogni
modo
quando
una
signorina
rubi
al
mio
cuore
!
E
bene
,
le
scrive
e
le
dice
:
"
vorrei
essere
uno
de
'
suoi
corrispondenti
,
per
conoscere
il
carattere
di
una
giovine
donna
"
.
Imposta
la
lettera
e
più
tardi
riflette
:
-
che
bestia
!
non
mi
risponderà
,
perché
è
impossibile
che
una
donna
risponda
a
certe
curiosità
.
Rodolfo
aspetta
due
...
tre
giorni
e
la
risposta
non
viene
.
Allora
riscrive
e
le
propone
una
discussione
su
l
'
arte
sacra
,
esistente
in
Siena
.
Peggio
che
peggio
!
Ma
non
si
perde
di
coraggio
!
propone
un
tema
più
vasto
;
una
discussione
generica
su
l
'
arte
.
Peggio
che
peggio
!
E
allora
?
Signorina
Annalena
,
a
Rodolfo
non
rimarrebbe
che
abbassare
la
coda
-
se
l
'
avesse
-
e
andarsene
.
Ma
...
no
!
In
sostanza
che
cosa
le
ha
chiesto
senza
mai
stancarsi
?
Di
confondere
i
suoi
sogni
,
di
respirare
un
po
'
di
tempo
insieme
,
di
confondere
il
rumore
dei
nostri
cuori
in
un
solo
.
Alle
conseguenze
poi
non
vi
ha
mai
pensato
.
Chi
s
'
occupa
di
certe
conseguenze
?
A
Rodolfo
l
'
onda
libera
dell
'
anima
sgorgante
senza
fine
nel
mare
delizioso
della
fantasia
;
a
Rodolfo
que
'
giuochi
di
pensiero
che
fanno
sorridere
i
più
e
che
incantano
i
poeti
,
come
i
rosignoli
i
viatori
.
Chi
s
'
occupa
del
rimanente
?
Ma
Annalena
-
ora
sono
io
che
faccio
la
domanda
-
è
da
vero
fatta
come
Rodolf
?
Se
sì
,
perché
tanti
dubbi
e
tante
riluttanze
?
Se
no
,
perché
non
troncargli
la
speranza
di
aver
trovato
quella
che
,
senza
saperlo
,
l
'
anima
di
Rodolfo
aspettava
?
Se
Rodolfio
non
avesse
trovato
tanta
opposizione
,
il
colloquio
sarebbe
già
cominciato
.
Ella
si
duole
di
non
aver
conosciute
le
sue
brame
...
La
contento
io
,
abusando
delle
confidenze
che
il
mio
protetto
Rodolfo
mi
ha
fatte
.
Egli
,
come
tutti
i
pazzi
,
ha
un
'
idea
fissa
:
la
sua
è
quella
che
un
giorno
(
tra
un
anno
,
due
...
)
avrà
potuto
comporre
(
come
egli
dice
)
un
'
operuccia
drammatica
.
Il
soggetto
della
quale
-
benché
non
ancora
ben
sviluppato
,
come
egli
lo
sente
confusamente
-
l
'
ha
già
trovato
...
Ed
ora
su
ciò
mi
permetta
di
non
fare
più
altre
parole
,
ché
se
Rodolfo
lo
sapesse
guai
a
me
!
Ma
le
dirò
,
per
darle
un
documento
abbastanza
prezioso
su
di
lui
,
che
egli
è
iscritto
nel
partito
socialista
e
che
...
non
dico
altro
,
altrimenti
lo
riconosce
subito
!
Ora
è
contenta
?
Deve
anche
comprendere
che
se
Rodolfo
non
ha
un
carattere
ben
delineato
e
fermo
dipende
prima
di
tutto
dalla
sua
età
(
19
anni
)
e
dagli
studi
che
hanno
su
di
lui
una
grande
influenza
morale
,
a
seconda
degli
autori
di
cui
studia
il
pensiero
(
D
)
.
Deve
anche
comprendere
che
Rodolfo
non
ha
una
coltura
completa
,
benché
abbia
scorazzato
assai
,
più
che
nell
'
italiano
,
nella
letteratura
francese
e
tedesca
.
Adesso
la
parola
alla
signorina
Annalena
!
Dalla
camera
n
.
22
,
dell
'
albergo
de
'
Tre
Re
.
-
21
dicembre
1902
.
Per
una
strana
necessità
mi
trovo
in
questo
albergo
da
cinque
giorni
e
non
ne
sono
uscito
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Che
ho
fatto
in
questo
tempo
?
Che
fo
?
Da
un
amico
mi
sono
fatto
prestare
le
opere
drammatiche
di
Shakespeare
e
me
le
sono
lette
una
dietro
l
'
altra
,
con
l
'
avidità
insaziabile
di
un
assetato
.
A
punto
,
quando
ho
letto
la
sua
graditissima
lettera
,
stavo
ripassando
quell
'
immortale
monologo
di
Amleto
che
comincia
con
le
parole
:
Essere
ovver
non
essere
!
Da
quello
ho
subito
ricavato
...
il
tema
per
intavolare
la
nostra
conversazione
,
scartando
concezioni
scientifiche
o
religiose
o
morali
,
e
dicendo
è
più
bello
pensare
quel
mistero
che
noi
chiamiamo
anima
,
immortale
o
mortale
?
(
4
)
Amleto
dice
:
"
Morir
-
dormire
...
e
nulla
più
;
-
del
core
La
tortura
finir
con
questo
sonno
,
E
i
mille
strazi
che
natura
fece
Eredità
di
carne
.
Unico
è
dunque
La
putredine
amor
!..."
Questo
principe
infelice
preferisce
dunque
l
'
idea
di
una
morte
pagana
?
Lasciamo
andare
il
suo
particolare
umore
e
le
cagioni
che
l
'
hanno
indotto
a
ragionare
così
-
ché
da
un
caso
speciale
non
potremmo
trarre
un
concetto
generico
-
;
ma
badiamo
a
ciò
che
egli
dice
dopo
:
"
Chi
mai
vorria
La
sfera
e
l
'
onte
sopportar
del
tempo
,
Dell
'
oppressor
gli
oltraggi
,
o
del
superbo
La
contumelia
,
di
schernito
amore
L
'
angoscie
,
il
duro
della
legge
indugio
,
E
l
'
insolenza
de
'
ministri
,
e
il
vile
Dispregio
,
onde
ogni
tristo
al
paziente
Merito
insulta
,
s
'
ei
potesse
appena
Con
la
punta
saldar
dello
stiletto
Le
sue
partite
?
"
E
poi
continua
in
altre
considerazioni
concludendo
:
"
Se
non
fosse
il
terror
di
qualche
cosa
Dopo
la
morte
?
"
Vuol
dire
che
mettendoci
nelle
condizioni
patologiche
d
'
Amleto
veniamo
a
pensare
che
la
fede
nell
'
immortalità
dell
'
anima
è
bella
,
poiché
in
essa
si
nutre
la
speranza
di
una
vita
ineffabilmente
migliore
.
E
se
non
ci
fosse
questa
credenza
?
Che
forse
alcuno
più
sopportare
vorrebbe
la
sferza
e
l
'
onta
del
tempo
,
gli
oltraggi
dell
'
oppressore
,
ed
altre
sofferenze
e
calamità
?
Io
credo
di
sì
.
Anzi
tutto
,
per
prova
di
fatto
,
ché
pochi
credenti
si
consolano
mettendosi
dinanzi
agli
occhi
della
mente
il
panorama
del
paradiso
;
ma
tutti
trovano
nell
'
effondere
,
o
nella
puerizia
o
nella
gioventù
,
gl
'
incanti
dei
propri
desiderî
,
delle
splendide
speranze
,
gli
abbagli
delle
illusioni
,
la
tenerezza
di
un
affetto
,
il
godimento
fisico
di
una
bella
giornata
o
di
una
camminata
o
di
un
altro
piacere
,
la
soddisfazione
intellettuale
,
il
cibo
delizioso
all
'
istinto
di
conservarsi
in
vita
.
Ma
ciò
non
è
propriamente
nello
svolgimento
del
tema
.
Domandando
se
è
più
bella
l
'
immortalità
o
la
mortalità
dell
'
anima
,
voglio
indagare
qual
'
è
il
sentimento
che
ci
piace
,
se
quello
che
proviene
dalla
percezione
intellettiva
d
'
un
vivere
eterno
o
se
quello
del
contrario
.
Una
volta
,
dopo
aver
sofferto
una
lunga
malattia
-
ero
ancora
in
convalescenza
-
mi
capitò
di
trovarmi
solo
in
camera
.
Non
so
perché
guardandomi
nello
specchio
i
miei
occhi
si
inumidirono
ed
io
mi
volsi
a
guardare
un
piccolo
crocifisso
d
'
avorio
che
stava
su
la
parete
della
stanza
.
M
'
era
balenato
,
senza
che
l
'
aspettassi
,
il
fantasma
della
morte
e
con
esso
avevo
sentito
empire
il
mio
spirito
di
un
terrore
indicibile
.
Per
un
momento
mi
parve
di
aspirare
quell
'
odore
sacro
di
cadavere
,
e
vidi
le
mie
mani
farsi
ceree
e
m
'
immaginai
steso
in
un
letto
di
fiori
e
la
stanza
piena
di
fiamme
di
torce
.
Sentii
anche
piangere
mia
madre
e
mio
padre
,
la
donna
di
servizio
,
una
giovinetta
che
allora
amavo
e
due
amici
.
Strana
cosa
?
Pur
morto
non
avevo
perduto
i
sensi
!
Anzi
ero
contento
di
sapere
quello
che
intorno
a
me
si
faceva
.
Ma
poi
quando
pensai
che
mi
avrebbero
chiuso
dentro
una
cassa
e
portato
al
cimitero
,
dove
tante
volte
avevo
riso
e
scherzato
,
e
che
io
perdevo
tutto
,
cominciai
a
piangere
e
dicevo
rivolto
al
Cristo
:
-
"
Perché
,
perché
son
nato
?
Fammi
vivere
"
.
E
in
quel
momento
ero
pieno
di
dolcezza
e
di
umiltà
.
Oh
,
se
avessi
sperato
in
un
'
altra
vita
!
Ma
non
lo
potevo
perché
troppo
possente
era
il
distacco
da
tutto
quello
che
i
miei
occhi
avevano
veduto
.
E
quel
tormento
interiore
durò
lungo
tempo
.
Finalmente
mi
assopii
sopra
una
poltrona
:
quando
mi
svegliai
non
conservavo
che
un
ricordo
spaventoso
,
ma
tanto
lontano
che
presto
svanì
.
Oggi
quando
la
mia
anima
si
lascia
afferrare
da
quel
fascino
doloroso
dell
'
ignoto
,
ho
le
medesime
pene
.
Sembrami
di
scendere
per
una
spirale
senza
fine
,
spinto
a
viva
forza
dal
destino
,
udendo
il
grido
affannoso
di
mille
disperati
che
,
come
me
,
spariscono
in
quella
tomba
eternamente
aperta
in
cui
il
rumore
dei
nostri
corpi
rotolanti
,
a
pena
giunge
all
'
orecchio
.
E
fino
a
quando
?
Rivedremo
un
dì
le
nostre
ossa
?
E
i
nostri
teschi
ritorneranno
a
parlare
?
Oh
,
abissi
spaventosi
!
Oh
,
infinito
maligno
!
De
Musset
gridava
:
"
Réponds
-
moi
,
toi
qui
m
'
as
falt
naître
,
Et
demain
me
feras
mourir
!
"
Ma
nessuna
voce
rispose
.
Muto
è
il
cielo
,
muto
è
il
suo
Creatore
.
Siamo
dunque
dannati
come
un
gregge
di
pecore
a
guardare
stupidamente
la
terra
?
Ah
,
perché
,
o
Mistero
,
io
posso
vederti
e
non
posso
comprenderti
?
Perché
la
mia
anima
giunge
fino
a
te
,
anzi
è
desiosa
di
sentire
il
tuo
alito
che
le
dà
i
brividi
della
più
alta
voluttà
?
Sei
tu
un
'
allucinazione
del
pensiero
che
t
'
insegue
?
La
mia
Mimì
,
un
giorno
che
m
'
ero
lasciato
prendere
da
queste
tetre
fantasticherie
,
mi
chiuse
le
labbra
con
un
bacio
;
ed
io
non
vi
pensai
più
.
Soave
bocca
!
...
Ma
Ella
,
signorina
,
aspetta
la
mia
risposta
,
non
è
vero
?
Eccola
:
per
me
,
che
non
posso
credere
ad
una
vita
spirituale
eterna
(
pur
non
ritenendola
impossibile
)
è
penoso
ma
bello
il
pensare
che
la
nostra
anima
finirà
.
Attendo
la
sua
critica
.
Badi
però
-
come
Ella
vede
-
ho
escluso
dal
mio
sentimento
ogni
influenza
religiosa
o
atea
;
quindi
non
vorrei
essere
frainteso
.
E
...
basta
!
Perdonerà
se
alcuna
volta
mi
scapperà
qualche
parola
sconveniente
o
impertinente
.
Ma
,
desiderando
di
esprimermi
con
quelle
forme
che
più
mi
sembrano
adatte
al
mio
pensiero
,
non
credo
di
recarle
alcuna
offesa
.
In
ogni
modo
fin
da
ora
le
chiedo
perdono
per
sempre
.
Accetto
i
suoi
patti
e
desidero
che
anche
per
parte
sua
siano
osservati
,
specialmente
quello
che
riflette
il
caso
che
uno
di
noi
fosse
conosciuto
dall
'
altro
.
Troverà
la
mia
lettera
inferiore
all
'
aspettativa
!
Specialmente
nella
prima
parte
...
Vero
?
Me
lo
dica
.
Ho
piacere
di
conoscere
l
'
impressione
che
le
mie
lettere
le
fanno
.
La
sua
m
'
è
piaciuta
immensamente
per
quello
spirito
sparso
con
tanto
criterio
nelle
sue
pagine
.
Io
non
sarei
capace
.
28
dicembre
1902
.
Oggi
parlo
d
'
una
cosa
che
ho
avidamente
provata
e
sempre
provo
:
il
bisogno
d
'
amare
.
Quest
'
altra
volta
:
il
bisogno
d
'
essere
amati
.
Glielo
dico
perché
si
tenga
pronta
e
perché
possa
dirmi
nella
lettera
sua
se
tale
scelta
di
tema
le
piace
,
ché
altrimenti
Ella
stessa
lo
cambia
in
un
altro
suo
.
La
mia
paura
è
sempre
quella
di
proporle
conversazioni
che
non
possano
interessarla
quanto
interessano
me
.
Perciò
ho
desiderio
che
Ella
scelga
i
temi
e
per
prima
li
tratti
:
sono
certo
che
il
suo
gusto
sarà
conforme
al
mio
.
Per
esempio
,
nel
parlare
del
bisogno
di
amare
,
occorre
entrare
in
certe
intimità
psicologiche
che
la
potrebbero
offendere
,
ma
io
da
buon
cavaliere
sacrificherò
volentieri
alcune
parti
dello
svolgimento
del
tema
al
rispetto
che
dovrei
portare
ad
Annalena
.
Cosi
spero
di
comportarmi
come
devo
.
Amen
!
Io
ho
sofferto
due
mesi
la
fame
.
Non
ero
in
Siena
(
E
)
;
amici
non
ne
avevo
,
perché
tutti
quelli
che
mi
era
dato
avvicinare
,
non
mi
piacevano
...
Quando
siamo
affamati
ed
è
inverno
non
si
può
stare
in
casa
.
Io
me
ne
uscivo
e
andavo
sempre
alla
campagna
,
tutto
beato
quando
un
po
'
di
sole
splendeva
.
Era
un
pezzo
che
non
mi
ero
fatto
tagliare
la
lanuggine
del
mento
e
i
capelli
avevo
lunghi
e
riccioli
;
portavo
un
cappello
nero
a
larga
tesa
e
un
pastrano
alla
...
Rodolfo
,
spelacchiato
e
scolorito
.
La
quotidiana
sofferenza
m
'
aveva
procurato
un
'
aria
di
sognatore
,
dolorosa
.
Alle
donne
non
potevo
piacere
!
(
5
)
E
poi
io
ero
in
una
città
piena
di
brio
e
di
eleganza
,
dove
anche
le
ragazze
povere
rubano
le
occhiate
ai
principi
.
Si
figuri
io
che
non
sono
principe
,
come
m
'
estasiavo
dinanzi
a
una
bellezza
!
Col
tormento
fisico
che
m
'
infiacchiva
ed
esagerava
le
impressioni
estetiche
,
io
non
ero
padrone
di
lasciarmi
cadere
in
un
vortice
d
'
idee
senza
desiderare
l
'
amicizia
di
una
di
quelle
donne
che
per
un
momento
mi
avevano
affascinato
e
poi
erano
scomparse
nell
'
ombra
della
loro
vita
.
A
volte
alcune
di
esse
-
erano
lavoratrici
-
mi
producevano
una
pena
indicibile
:
mi
pareva
che
la
loro
giovinezza
dovesse
cadere
nell
'
abbrutimento
dell
'
insaziabilità
carnale
,
sfatte
lentamente
nella
corruzione
,
come
fiori
nel
fondo
di
un
'
acqua
.
Altre
le
avrei
volute
odiare
,
perché
m
'
apparivano
cattive
,
vane
;
ma
i
loro
occhi
erano
troppo
dolci
perché
non
mi
dessero
tanta
voluttà
,
quanto
ne
basta
ad
innamorare
un
uomo
.
Quelle
brutte
?
Chi
guarda
una
donna
brutta
?
Mi
facevano
compassione
;
ma
tuttavia
avrei
desiderato
che
anch
'
esse
fossero
amate
,
con
meno
squisitezza
di
sentimento
,
ma
bonariamente
da
un
onesto
operaio
.
In
quei
giorni
io
respiravo
tutte
quante
le
dolcezze
femminee
;
amavo
infinitamente
e
astrattamente
la
donna
,
con
tutta
l
'
ingenua
passione
di
cui
è
capace
il
mio
cuore
.
Era
la
fame
?
io
non
lo
so
.
È
un
fatto
che
se
io
fossi
stato
costretto
a
non
vedere
più
una
donna
,
ne
sarei
morto
di
desiderio
.
Come
esplica
Ella
questa
sentimentalità
?
(
6
)
7
gennaio
1903
.
Ella
ha
perfettamente
indovinato
il
mio
carattere
:
io
sono
d
'
un
temperamento
nervosissimo
,
eccitabile
fino
all
'
eccesso
;
capace
di
piangere
(
io
che
sono
ateo
)
dentro
una
chiesa
,
di
tremare
al
suono
d
'
una
musica
,
d
'
avere
illusioni
e
allucinazioni
.
La
mia
calligrafia
,
s
'
ella
ha
qualche
cognizione
grafologica
,
le
confermerà
quanto
le
ho
detto
.
Di
qui
-
come
Ella
ha
bene
osservato
-
-
quell
'
iperbolico
fascino
femmineo
che
sorse
in
un
momento
in
cui
una
sofferenza
fisica
lungamente
prolungata
metteva
il
mio
organismo
in
uno
stato
anormale
.
Del
resto
,
anche
ora
,
la
donna
,
per
me
,
nuota
dentro
un
infinito
d
'
idealità
da
cui
malamente
posso
togliere
il
mio
spirito
.
E
pure
dalla
donna
non
ho
avuto
che
amarezze
.
lo
amo
teneramente
la
mia
Mimì
,
ella
pure
mi
ama
.
Ma
la
sua
bocca
spesso
è
bugiarda
...
Non
so
perché
.
Il
bisogno
d
'
amare
è
innato
in
me
;
bisogno
strano
,
amaro
,
infelice
.
Una
donna
non
mi
farà
mai
contento
.
Siccome
io
l
'
amo
secondo
i
suoi
meriti
e
sento
l
'
amoroso
dovere
di
ricompensarla
in
più
,
quanto
più
ella
accresce
il
suo
affetto
tanto
più
io
accresco
il
mio
,
già
superiore
,
e
quindi
avrò
sempre
quel
senso
di
dispiacere
che
proviamo
quando
si
crede
di
non
essere
amati
bastantemente
.
Questo
è
il
mio
supplizio
di
Tantalo
...
È
inutile
che
cerchi
guarire
i
miei
nervi
con
bagni
di
letture
filosofiche
,
non
sarò
mai
capace
ché
la
mia
volontà
in
ciò
è
fiacca
.
Vede
Ella
che
dubitava
della
mia
sincerità
,
io
le
apro
lealmente
il
mio
cuore
e
le
ho
proposto
anche
di
discutere
su
questo
male
che
è
comune
a
noi
uomini
e
che
affligge
me
con
più
forza
.
A
un
certo
punto
della
sua
lettera
-
dopo
il
consiglio
d
'
invecchiare
-
c
'
è
questa
domanda
:
"
Il
suo
dialogo
con
l
'
impiegato
postale
,
me
lo
ha
dato
per
saggio
delle
sue
qualità
drammatiche
?
"
.
Questa
è
stata
una
freccia
scoccata
con
molta
maestria
,
ma
non
a
proposito
,
poiché
non
feci
che
trascrivere
quello
che
realmente
mi
accadde
la
prima
volta
che
usai
del
nome
di
Bernardo
...
Ella
,
lo
so
,
sarebbe
curiosa
di
conoscere
fino
a
qual
grado
può
spingersi
la
mia
abilità
,
ma
io
le
giuro
che
terrò
sempre
velato
il
mio
sapere
e
nascosti
quei
pochi
(
o
molti
)
criteri
d
'
arte
che
posseggo
.
Per
carità
,
non
mi
giudichi
dalle
lettere
che
io
le
mando
!
Se
comincio
ad
analizzare
tutti
i
periodi
è
difficile
che
non
trovi
in
ognuno
almeno
una
dissonanza
di
rettorica
.
Questo
non
lo
faccio
per
irriverenza
a
Lei
,
ma
le
dico
che
quando
scrivo
una
lettera
non
mi
curo
punto
né
poco
di
quello
che
la
punta
metallica
va
segnando
su
la
carta
:
è
un
'
altra
abitudine
che
io
della
nuova
bohème
non
mi
curo
di
perdere
.
Rilegge
Ella
le
lettere
che
mi
manda
?
Io
no
.
Se
sapesse
nella
mia
vita
piena
di
avventure
curiose
quante
viole
potrei
cogliere
per
profumare
la
mia
prosa
!
Ora
non
lo
faccio
,
ma
lo
farò
in
seguito
,
quando
i
miei
criteri
in
proposito
saranno
più
definiti
.
Veda
,
io
sono
socialista
ma
il
mio
socialismo
non
è
conforme
a
quello
dei
miei
compagni
...
Così
in
tutte
le
cose
per
una
originalità
della
quale
alcune
volte
mi
dolgo
,
perché
agli
occhi
degli
uomini
che
mi
giudicano
non
posso
mostrare
chiaramente
quello
che
valgo
.
Insomma
,
a
diciannove
anni
che
si
può
fare
?
Io
non
so
,
o
Annalena
,
quanti
ne
abbia
Ella
;
certo
dev
'
essere
più
vecchia
di
me
.
Vero
?
Quando
mi
risponde
,
mi
parli
un
po
'
del
bisogno
d
'
amare
che
sente
lei
,
perché
io
non
voglio
fare
la
parte
di
un
libro
aperto
:
voglio
leggere
anch
'
io
.
Non
è
giusta
?
....
.
ora
non
mi
faccio
indirizzare
le
lettere
a
casa
da
alcuno
,
non
avendo
domicilio
fisso
;
ma
vagolando
ora
in
questo
albergo
,
poi
in
quella
casa
,
ora
a
Siena
,
ora
in
un
altra
città
.
Ricevette
due
cartoline
da
Firenze
?
11
gennaio
1903
.
Ella
ha
finito
per
conoscermi
...
Ma
perché
non
faccia
dipendere
la
gamma
scapigliata
dei
miei
sentimenti
dalla
sola
costituzione
del
mio
temperamento
le
dirò
brevemente
come
io
vivo
.
Vivo
da
gran
signore
:
da
un
certo
tempo
sono
fuori
di
famiglia
,
padrone
di
prendermi
tutti
quei
spassi
e
godimenti
che
la
miseria
concede
ad
un
giovane
.
Per
ora
sto
a
Siena
,
ma
da
un
giorno
all
'
altro
non
so
dove
andrò
.
Per
esempio
,
un
mio
amico
e
compagno
di
fede
e
di
abitudini
,
un
socialista
,
mi
ha
proposto
una
gita
di
propaganda
nell
'
Umbria
e
nel
Monferrato
,
nel
paradiso
e
nell
'
inferno
...
Lo
farò
?
Io
non
lo
so
.
-
Certo
,
per
ora
non
ho
altri
orizzonti
!
Il
mio
temperamento
vorrebbe
che
non
lo
esponessi
alle
emozioni
della
folla
e
ai
disagi
d
'
una
peregrinazione
,
compiuta
in
paesi
e
villaggi
dove
l
'
imprevisto
e
le
dure
necessità
materiali
a
cui
dovrei
sottoporlo
finirebbero
di
acutizzargli
quella
sensibilità
patologica
che
ora
di
tratto
in
tratto
a
lui
fa
capo
.
Quindi
,
con
assai
facilità
,
preferirò
rimanere
nell
'
ombra
,
in
compagnia
segreta
dei
miei
sogni
,
pago
se
qualche
anima
come
quella
di
Annalena
gentile
non
mi
dimenticherà
.
La
mia
Mimiì
La
donna
che
mi
ama
non
mi
piace
tanto
quanto
quella
che
scorgo
di
lontano
soffusa
dietro
il
velame
desiderato
dello
ignoto
.
Ed
ella
che
conosce
ormai
queste
fughe
di
tenui
faville
,
spente
nel
loro
diffondersi
per
uno
sforzo
di
volontà
negativa
,
potrà
comprendere
perché
a
volte
io
mi
soffermi
,
incerto
su
la
soglia
di
un
'
idea
e
poi
ripieghi
di
tutto
tediato
e
di
me
stesso
.
Sì
,
spesso
avviene
che
io
mi
contraddica
e
non
trovi
la
forza
di
una
decisione
;
e
così
mi
lascio
andare
in
labirinti
oziosi
(
F
)
e
non
invoco
mai
il
filo
d
'
una
Arianna
...
Ella
,
buona
,
mi
dice
:
"
Bisognerebbe
che
ella
s
'
esercitasse
all
'
esercizio
del
volere
"
.
Come
devo
fare
?
Senta
,
le
porto
un
esempio
recente
:
ieri
sera
verso
le
dieci
,
quando
ero
già
andato
a
letto
(
in
un
letto
patriarcale
dove
dorme
anche
quell
'
amico
di
cui
le
ho
parlato
)
non
so
come
mai
entrammo
a
parlare
di
spiritismo
,
di
superstizioni
,
di
terrore
e
di
arte
del
terrore
,
ripensando
alle
novelle
del
Poe
.
Fatto
sta
,
a
forza
di
raccontarci
vicendevolmente
certi
fenomeni
e
certe
leggende
eravamo
entrati
in
uno
stato
suggestivo
tremendo
.
Bastava
che
il
canterano
scricchiolasse
perché
il
mio
cervello
udisse
il
digrignare
maligno
d
'
uno
di
quei
spiriti
che
la
mia
fantasia
aveva
creato
...
Avevo
la
pelle
d
'
oca
!
!
Il
mio
amico
,
del
pari
,
era
invaso
dalla
paura
del
terrore
e
la
sua
voce
,
quasi
attraversata
da
un
insolito
brivido
,
mi
faceva
fremere
.
...
Nel
buio
percepivo
dei
fiocchi
fosforescenti
,
ondeggianti
,
prima
piccoli
,
poi
grandi
,
prima
stretti
,
poi
lunghi
,
della
lunghezza
meravigliosa
d
'
uno
spettro
.
Chiudevo
gli
occhi
e
allora
vedevo
dei
limoni
tagliati
,
poi
un
teschio
d
'
oro
,
poi
una
corona
di
lauro
verde
e
rossa
,
una
grande
bandiera
nerastra
,
dei
punti
turchini
,
dei
fiocchi
,
delle
donne
,
degli
occhi
,
dei
gatti
,
dei
mostri
,
una
statua
greca
,
una
girandola
vaporosa
,
una
luce
lontana
,
un
panno
,
un
orecchio
...
Ed
il
cervello
mi
doleva
sotto
la
fronte
fredda
.
Il
racconto
d
'
una
novella
del
Poe
(
Cuore
rivelatore
)
mi
aveva
stravolto
.
Poi
lentamente
mi
assopii
,
scorgendo
sempre
dinanzi
agli
occhi
delle
luci
sanguigne
.
La
notte
l
'
ho
passata
in
sogni
straordinari
,
ma
sconnessi
.
C
'
era
un
'
enorme
girandola
che
parlava
,
una
luna
che
rideva
,
un
uomo
che
mi
tirava
i
sassi
,
il
rombo
misurato
di
una
cascata
.
Stamani
,
naturalmente
,
ho
rifatto
a
mente
tutta
la
via
della
sera
e
senza
un
evidente
legame
di
continuità
,
ho
pensato
alla
mia
Mimì
,
ma
in
un
modo
cattivo
.
L
'
ho
trovata
piena
di
difetti
morali
,
bugiarda
sopratutto
.
E
l
'
idea
della
menzogna
in
quella
bocca
tante
volte
baciata
,
mi
travolgeva
in
un
dolore
muto
,
indicibile
.
Ma
stamani
avrei
dovuto
rimeditare
su
l
'
"
Agamennone
"
di
Eschilo
...
Come
potevo
farlo
?
Ho
interrotta
la
lettera
per
guardare
il
cielo
.
Un
cielo
pieno
di
splendori
metallici
su
le
colline
soffuse
di
polvere
d
'
oro
.
Ma
come
-
Ella
dirà
-
come
ha
fatto
questo
ciarlatano
a
guardare
un
cielo
pieno
di
splendori
metallici
,
se
tutto
il
giorno
è
stato
nuvolo
e
la
sera
ha
piovuto
?
È
vero
,
ma
io
l
'
ho
guardato
con
gli
occhi
della
mia
mente
,
avendomi
ricordato
un
libro
di
Zola
che
ho
visto
sopra
il
tavolino
,
la
descrizione
di
uno
splendido
tramonto
primaverile
.
Se
fossi
stato
in
una
conversazione
che
non
mi
avesse
dato
tanto
interesse
,
io
avrei
cessato
di
parlare
o
di
ascoltare
per
risentire
dentro
di
me
tutta
quanta
la
bellezza
di
quella
descrizione
o
di
un
'
altra
a
seconda
del
caso
.
E
siccome
dopo
la
domanda
che
le
avevo
rivolta
,
sono
stato
un
momento
con
l
'
attenzione
sospesa
attendendo
qualche
idea
,
mi
è
capitato
invece
di
rivedere
una
cosa
che
senza
dubbio
non
m
'
aspettavo
e
che
c
'
entrava
(
per
dirla
alla
senese
)
come
il
cavolo
a
merenda
.
Ecco
anche
perché
,
scrivendo
o
parlando
,
io
mi
perdo
e
non
tratto
profondamente
il
soggetto
preso
in
esame
.
Così
,
fuori
,
anche
se
in
compagnia
,
mi
avviene
di
cadere
in
un
buio
completo
e
allora
faccio
dei
calcoli
aritmetici
mentalmente
...
Sono
sempre
i
soliti
.
O
rileggo
per
tre
o
nove
volte
di
seguito
l
'
insegna
d
'
una
bottega
o
il
nome
di
una
strada
o
compio
qualche
atto
-
preferibilmente
con
le
dita
o
con
la
bocca
-
per
tre
o
nove
volte
,
sforzandomi
di
essere
esatto
per
paura
...
di
che
?
Non
saprei
.
È
un
fenomeno
curioso
che
un
ateo
abbia
certe
debolezze
superstiziose
,
non
è
vero
?
Se
noi
continueremo
a
stare
in
corrispondenza
,
come
ardentemente
desidero
,
ne
ascolterà
delle
curiose
.
Oh
,
come
gli
uomini
sono
pieni
di
cose
ridicole
!
Altri
si
vergognerebbero
a
fare
certe
confessioni
,
perché
-
come
dice
il
Rousseau
-
l
'
uomo
è
più
proclive
a
farsi
stimare
per
mezzi
di
violenza
che
di
sincerità
.
Ed
ora
,
Annalena
,
ora
che
tutte
le
piaghe
della
mia
anima
cominciano
ad
aprirsi
sotto
il
suo
occhio
indagatore
,
non
mi
sia
avara
del
suo
consiglio
benefico
.
Certo
,
se
Ella
vuole
,
può
farmi
del
bene
.
Quando
vuole
che
cominciamo
a
fare
un
'
escursione
artistica
per
le
nostre
chiese
?
Dobbiamo
da
prima
trattare
il
soggetto
promesso
,
ossia
del
bisogno
d
'
essere
amati
?
Come
crede
.
Scriva
presto
.
14
gennaio
1903
.
I
due
anni
che
Ella
ha
sopra
i
miei
,
le
danno
il
diritto
di
consigliarmi
come
una
buona
mammina
?
La
maggiore
età
poco
;
ma
la
saggezza
,
di
cui
mostra
avere
un
largo
senso
,
si
.
Io
gliene
sono
grato
.
Potrà
Ella
influire
tanto
su
me
,
da
migliorarmi
?
Lo
desidero
e
non
lo
spero
,
conoscendo
troppo
bene
la
natura
disgraziata
del
mio
carattere
.
S
'
immagini
di
vedermi
in
una
selva
,
solo
,
a
'
piedi
di
tronchi
smisurati
;
e
di
lontano
io
oda
avvicinarsi
il
latrato
d
'
infiniti
cani
e
io
fugga
,
e
la
paura
mi
faccia
correre
e
urlare
come
un
dannato
nella
selva
delle
arpie
;
ad
un
tratto
,
mi
sembra
che
una
voce
mi
chiami
,
una
voce
melodiosa
in
quell
'
inferno
di
suoni
bestiali
;
io
rispondo
con
un
grido
e
mi
soffermo
ansando
,
girando
gli
occhi
smarriti
...
la
voce
mi
chiama
,
io
singhiozzo
-
i
cani
sbucano
,
gli
occhi
sanguigni
-
io
caccio
un
urlo
di
terrore
e
corro
,
corro
mentre
la
voce
si
spegne
e
gli
animali
sono
alle
mie
calcagna
.
Que
'
cani
li
infuria
il
Destino
,
e
il
suo
ghigno
cattivo
è
in
ogni
persona
e
in
ogni
cosa
.
Ma
la
selva
finisce
,
i
cani
son
quieti
:
io
ho
finito
di
correre
e
di
vivere
all
'
aprirsi
della
luce
.
Muoio
così
,
senza
un
riso
di
donna
,
senza
una
carezza
di
fiore
.
Negli
ultimi
lampi
di
vita
,
ho
gli
occhi
pieni
di
fantasmi
orribili
e
l
'
orizzonte
me
ne
sembra
oscurato
.
Molti
anni
dopo
due
pastorelli
inciampano
nelle
mie
ossa
terrose
.
Uno
di
essi
dice
:
-
Questo
scheletro
è
di
un
uomo
?
Risponde
l
'
altro
:
-
Poco
me
ne
interessa
.
Ma
tu
perché
lo
guardi
e
ti
commuovi
?
-
Chi
sa
?
Queste
mani
mi
possono
aver
toccato
.
-
Sciocco
!
Vendiamo
la
sua
testa
;
guadagneremo
qualche
cosa
...
Piangi
?
-
I
suoi
occhi
mi
hanno
guardato
.
-
Ma
gli
occhi
non
ci
sono
più
.
-
Non
li
vedi
?
-
Io
non
vaneggio
.
-
Non
li
vedi
?
Avvicinati
.
-
È
vero
.
-
Ti
sembrano
umani
?
-
Oh
,
oh
,
come
guardano
.
-
Copriamoli
col
fango
.
-
Guardano
sempre
.
Mi
fanno
paura
.
-
Ora
sono
neri
,
ma
sembra
che
uno
splendore
rosso
li
attraversi
.
-
Si
fanno
più
grandi
.
-
Dio
!
-
Fuggiamo
!
-
Sotterriamoli
.
-
Sono
gli
occhi
del
diavolo
.
-
Si
,
si
,
di
lui
.
-
Dio
!
Dio
!
E
i
due
pastorelli
fuggono
.
Gli
occhi
erano
quelli
del
mio
destino
.
Che
le
pare
?
Potrò
un
giorno
divenire
com
'
Ella
mi
consiglia
?
Mai
,
mai
...
Pensando
alla
mia
vita
,
al
mio
avvenire
,
non
posso
mai
separare
il
reale
dall
'
immaginario
o
dal
fantastico
.
Ho
nel
cervello
un
vulcanetto
che
non
si
stanca
mai
e
le
sue
ceneri
e
le
sue
fiamme
si
diffondono
per
tutta
la
mia
anima
in
un
turbinìo
che
acceca
e
abbaglia
.
Del
resto
,
dato
il
mio
temperamento
,
non
potrei
esercitare
alcuna
di
quelle
professioni
in
cui
la
normalità
degli
individui
si
cristallizza
.
Se
facessi
l
'
avvocato
farei
a
pugni
con
tutti
i
presidenti
,
giurati
,
ecc
.
Se
facessi
il
professore
strozzerei
qualche
alunno
.
Il
medico
?
Non
me
ne
parli
manco
.
Quindi
se
sarò
capace
di
esplicare
la
mia
intelligenza
nell
'
arte
,
la
mia
vita
troverà
il
suo
senso
.
Altrimenti
l
'
unica
volontà
che
mi
farà
una
volta
decidere
sarà
quella
della
morte
.
Non
si
spaventi
!
Sarà
una
morte
da
vero
stoico
!
Prima
di
parlare
del
bisogno
d
'
essere
amati
voglio
fare
un
'
osservazione
circa
i
libri
che
Ella
mi
ha
suggeriti
;
poi
...
se
ci
sarà
carta
,
parlerò
del
mio
socialismo
.
Non
conosco
il
libro
di
Ippolito
Nievo
perché
non
ho
mai
avuto
i
danari
per
comprarlo
e
alcuno
dei
miei
amici
ce
l
'
ha
.
Non
sono
d
'
accordo
con
lei
di
porre
i
"
Promessi
Sposi
"
a
corona
della
letteratura
italiana
perché
in
quel
libro
,
all
'
infuori
della
prosa
scritta
bene
,
non
ci
trovo
niente
.
Ho
letto
il
principio
dei
Ricordi
,
ma
cessai
subito
perché
non
mi
davano
nessuna
impressione
di
bellezza
artistica
-
quindi
...
nel
cestino
.
Ella
ha
detto
che
il
Sogno
e
le
novelle
del
Poe
dilettano
ma
riescono
per
un
temperamento
fantastico
un
incentivo
dannoso
.
Niente
di
vero
.
Possono
dilettare
soltanto
quelle
persone
che
li
leggono
così
per
passatempo
;
senza
alcun
interesse
intellettuale
.
Ma
per
chi
ha
un
fine
artistico
,
non
è
così
.
Inoltre
,
invece
che
dannosi
,
quei
libri
sono
utilissimi
a
un
temperamento
fantastico
che
voglia
speculare
.
Le
conosce
le
novelle
del
Poe
?
Se
non
le
conosce
le
compri
,
che
avrei
piacere
di
esaminarle
insieme
.
Per
esempio
,
prendo
il
racconto
intitolato
Il
ritratto
ovale
.
Si
tratta
di
un
pittore
che
dipingendo
una
donna
,
mano
mano
che
compie
il
lavoro
sottrae
i
colori
dalla
carne
della
modella
e
li
stempera
sul
ritratto
;
poi
quando
ha
finito
vi
trasfonde
anche
l
'
anima
della
giovane
.
Pare
il
sogno
di
un
pazzo
e
forse
lo
è
.
Ma
quanta
bellezza
in
quell
'
idea
!
Che
m
'
importa
se
il
Poe
era
un
alcoolico
,
se
quel
pittore
è
un
fantasma
sorto
tra
i
fumi
del
vino
,
e
se
quella
donna
è
impossibile
?
Quando
l
'
artista
,
contemplando
il
suo
quadro
ormai
penosamente
finito
,
grida
con
voce
possente
:
"
Da
vero
che
è
la
vita
istessa
"
non
è
questa
voce
l
'
allegoria
che
glorifica
l
'
arte
nell
'
amore
?
o
l
'
amore
nell
'
arte
?
E
quando
si
rivolge
bruscamente
per
guardare
la
sua
amata
e
la
sua
amata
è
morta
,
non
è
forse
lì
scolpito
il
sacrificio
umano
a
un
ideale
?
Poe
è
sublime
.
Oh
,
sì
,
altro
che
Manzoni
col
suo
classicismo
camuffato
da
romantico
!
E
quei
racconti
mi
colpiscono
tanto
più
quando
penso
al
temperamento
diabolico
del
loro
autore
.
Che
forza
!
Quando
egli
con
lo
stomaco
pieno
di
vino
,
di
zozza
,
e
la
bocca
fetente
di
cicche
masticate
chinava
la
testa
sul
marmo
lurido
di
un
tavolino
,
dentro
una
bettolaccia
,
la
sua
anima
diveniva
meravigliosa
.
Dentro
a
quel
cranio
ributtante
c
'
era
un
sole
.
Un
sole
da
tempesta
che
apriva
le
nuvolaglie
degli
istinti
immondi
e
cacciava
a
stormi
gli
uccellacci
delle
idee
nere
dentro
il
Maelstrom
.
Edgardo
teneva
a
memoria
quello
che
in
quel
momento
vedeva
.
Erano
abissi
inarrivabili
,
tramonti
di
sangue
,
lame
di
coltello
,
profili
soavi
di
donna
.
Sì
,
il
Poe
,
dopo
il
sommo
poeta
inglese
,
è
quello
che
di
più
ha
ingrandito
la
compagna
dell
'
uomo
.
Le
donne
del
Poe
sono
tutte
straordinariamente
affascinanti
per
quel
contenuto
che
hanno
,
fin
dentro
le
ossa
,
d
'
inverosimile
.
In
quanto
allo
Zola
,
mi
limito
al
Sogno
,
riuscendomi
qui
sul
tamburo
troppo
difficile
anche
uno
sguardo
rapido
a
tutta
l
'
opera
sua
poderosa
.
Il
Sogno
è
un
libro
mistico
.
La
fanciulla
che
sogna
un
principe
a
sposo
e
tanto
oro
che
abbaglia
i
suoi
occhi
,
è
il
Desiderio
di
una
ragazza
ingenua
.
In
ogni
pagina
di
quel
libro
c
'
è
una
frase
che
vorrei
sapere
a
memoria
.
Anche
questo
,
se
non
l
'
ha
letto
,
lo
legga
.
Il
mio
socialismo
?
Io
seguo
la
teoria
rivoluzionaria
del
Ferri
;
ma
vi
sono
giunto
non
per
via
scientifica
(
come
sarebbe
meglio
)
ma
per
via
sentimentale
:
ossia
naturalmente
mi
sento
portato
alla
ribellione
aperta
,
magari
violenta
.
Nei
momenti
di
eccitazione
mi
balenano
imagini
criminose
d
'
anarchico
.
Odio
i
potenti
,
i
preti
e
i
soldati
.
È
un
odio
implacabile
che
morirà
con
me
.
Dopo
che
ho
letti
i
suoi
libri
ho
sempre
amato
idealmente
il
Ferri
,
e
quando
vi
potetti
conversare
mi
parve
un
sogno
nella
realtà
.
Del
resto
per
farsi
un
'
idea
chiara
di
quello
che
è
il
socialismo
non
basta
dirlo
così
in
una
lettera
,
Bisogna
leggere
molti
libri
e
molto
...
indigesti
.
Leggerebbe
Ella
La
teoria
materialistica
del
Marx
,
L
'
origine
della
famiglia
dell
'
Engels
,
Socialismo
e
scienza
positiva
del
Ferri
,
ecc
.
ecc
.
?
(
G
)
.
Se
vuole
gliene
posso
fare
dei
riassunti
.
Quando
riscriverà
,
cominci
Ella
a
parlare
del
bisogno
di
essere
amati
.
Io
non
ne
ho
avuto
...
la
carta
bastante
!
E
poi
mi
dica
sinceramente
una
cosa
,
che
è
questa
:
dei
tre
suoi
corrispondenti
quale
posto
occupo
io
?
Lo
dica
francamente
.
Se
occupo
l
'
ultimo
non
le
scriverò
più
perché
mi
riuscirebbe
spiacevole
non
essere
io
il
migliore
degli
altri
.
Me
lo
dica
senza
riguardi
.
Veda
,
io
non
nascondo
né
meno
le
mie
ambizioncelle
!
17
gennaio
1903
.
Ecco
quello
che
ci
vuole
ad
urtare
i
nervi
ad
una
donna
!
Ella
spende
quasi
tre
pagine
per
dirmi
...
quello
che
io
non
le
avevo
chiesto
.
Se
ora
volessi
abusare
della
mia
abilità
di
polemista
potrei
metterla
in
sacco
e
dirgliene
tante
da
farla
arrossire
,
ma
siccome
la
nostra
amicizia
non
mi
concede
il
diritto
di
tanta
confidenza
l
'
avverto
soltanto
che
un
'
altra
volta
non
le
porterò
alcun
rispetto
.
Donna
avvisata
è
...
quasi
salvata
.
Che
poi
non
ci
troveremo
d
'
accordo
nella
questione
politica
è
un
fatto
anche
da
me
preveduto
.
Il
mio
temperamento
ribelle
è
naturalmente
violento
e
la
violenza
mi
piace
quando
sia
esplicata
contro
un
ordine
sociale
o
politico
o
morale
che
è
il
resultato
di
una
umanità
degenerata
.
La
nostra
società
è
un
letamaio
:
i
ricchi
sono
i
funghi
che
essa
ha
prodotto
.
La
nostra
politica
è
una
sopraffazione
,
la
nostra
religione
(
errore
psicologico
in
principio
)
è
divenuta
un
'
ipocrisia
indecente
;
la
nostra
morale
è
stupida
.
Io
sono
socialista
perché
credo
unico
il
partito
socialista
efficace
a
combattere
e
migliorare
moralmente
ed
economicamente
;
quindi
io
faccio
della
propaganda
socialista
convinto
del
suo
contenuto
ideale
e
pratico
,
pieno
di
verità
incontrastabile
,
espressione
esatta
d
'
una
plebe
oppressa
,
sofferente
,
ma
buona
ed
ardita
.
Ma
io
non
ho
l
'
anima
socialista
;
io
sono
anarchico
e
lo
sono
divenuto
senza
volerlo
né
senza
averne
contezza
.
Non
faccio
della
propaganda
anarchica
-
ma
milito
invece
in
un
partito
sostanzialmente
differente
-
perché
gli
effetti
della
propaganda
anarchica
sono
inefficaci
e
perché
inevitabilmente
generano
esplosioni
di
forme
delinquenti
e
mattoidi
.
Ravachol
,
Pini
sono
esseri
schifosi
,
mi
ripugnano
;
ma
non
mi
impediscono
di
sentirmi
nel
fondo
dell
'
anima
l
'
aculeo
dell
'
anarchia
che
fa
sanguinare
.
Vorrei
che
l
'
idea
anarchica
fosse
posseduta
da
individui
sani
,
intelligenti
:
Ottavio
Mirbeau
è
un
anarchico
bellissimo
.
Perché
Ella
sentisse
a
un
tratto
l
'
indignazione
dolorosa
che
produce
la
sofferenza
della
miseria
che
urla
e
geme
nei
fondamenti
luridi
dei
palazzi
signorili
,
bisognerebbe
che
per
un
momento
dimenticasse
la
sua
pace
e
la
sua
tranquillità
,
il
suo
adattamento
alle
necessità
che
la
inseguono
,
ed
entrasse
con
me
nell
'
anima
di
chi
spasima
e
maledice
quotidianamente
,
di
chi
è
corrotto
nella
prostituzione
,
di
chi
gavazza
nell
'
aberrazione
turpe
della
delinquenza
.
Ma
Ella
non
vuole
sporcare
le
scarpette
di
coppale
su
tanto
fango
...
quindi
il
mondo
del
dolore
le
rimarrà
sempre
ignoto
.
Pertanto
io
le
do
una
definizione
rigorosamente
scientifica
del
socialismo
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Senza
offenderla
io
penso
che
questa
definizione
le
rimarrà
un
po
'
ostica
e
bisognevole
di
commento
.
Sono
disposto
a
farcelo
quando
Ella
me
lo
dica
.
Adesso
,
scommetto
che
dopo
aver
lette
queste
quattro
pagine
,
Ella
mi
vuole
...
un
altro
Rodolfo
;
non
è
vero
?
Mai
mi
ero
fatto
conoscere
nell
'
aspetto
politico
,
e
insolita
le
sarà
la
mia
intonazione
,
tutt
'
altro
che
serena
,
ma
aspramente
violenta
,
e
diretta
a
demolire
,
senza
scrupolo
alcuno
,
tutto
quello
che
la
gran
massa
dell
'
umanità
oggi
tiene
gelosamente
come
suo
patrimonio
morale
.
Del
resto
,
giudicando
sotto
questo
punto
di
vista
,
ella
non
ha
un
artista
né
un
sognatore
,
ma
un
politicante
che
nell
'
agone
delle
sue
lotte
è
deciso
di
battere
qualsiasi
avversario
.
È
così
.
Per
ora
le
mie
convinzioni
politiche
(
che
per
me
sono
subordinate
alle
mie
speciali
vedute
morali
)
sono
incrollabili
.
Forse
con
il
tempo
potrei
modificarmi
senza
avvedermene
,
come
m
'
è
avvenuto
di
dovermi
conoscere
anarchico
senza
averlo
mai
pensato
.
Ma
di
politica
non
parliamone
più
.
A
volte
,
scrivendole
,
mi
sono
immaginato
una
donna
dai
capelli
biondi
oscuri
,
dagli
occhi
celesti
,
dalla
fronte
pensosa
,
dal
sorriso
gentile
,
alta
,
snella
,
ma
di
un
insieme
quasi
brutto
(
7
)
.
Senza
che
Ella
mi
renda
pan
per
focaccia
le
dico
preventivamente
da
me
,
il
mio
aspetto
fisico
:
capelli
lunghi
e
anellati
,
biondi
con
chiazza
d
'
oro
;
fronte
alta
e
spaziosa
con
due
rughe
;
occhi
color
d
'
acciaio
turchiniccio
e
vivaci
,
aspetto
non
florido
,
quasi
sempre
pallido
,
bocca
da
violento
;
camminatura
da
epilettico
;
parlata
franca
,
ma
nervosa
(
a
volte
stentata
)
;
agito
le
mani
in
mimica
a
seconda
il
significato
delle
parole
(
di
bontà
,
di
irritazione
,
di
paura
)
,
guardo
in
viso
quasi
tutte
le
persone
.
E
basta
.
Oggi
le
propongo
un
tema
che
credo
essere
originale
perché
non
m
'
è
occorso
di
trovarlo
in
alcun
libro
e
perché
m
'
è
sorto
spontaneamente
senza
una
derivazione
.
Eccolo
:
se
l
'
uomo
deve
subordinare
la
sua
felicità
alla
sua
moralità
,
quando
quella
fosse
in
contrasto
con
questa
.
Per
felicità
(
tanto
per
intenderci
subito
nel
significato
dei
termini
)
intendo
un
godimento
illimitato
fisico
,
morale
,
intellettuale
,
e
per
moralità
intendo
certi
confini
stabiliti
convenzionalmente
,
al
di
fuori
dei
quali
un
uomo
perderebbe
la
sua
integrazione
di
onestà
.
Per
onestà
intendo
tutto
quello
che
è
fatto
per
utile
proprio
senza
danneggiare
altrui
,
oppure
tutto
ciò
che
si
fa
nei
giusti
limiti
dei
rapporti
amorevoli
.
Per
rapporti
amorevoli
intendo
quelli
derivati
dalla
pratica
della
massima
biblica
:
"
Non
fare
agli
altri
quello
che
non
vorresti
fatto
a
te
"
.
Premesso
ciò
,
si
tratta
di
stabilire
se
l
'
uomo
deve
avere
per
scopo
supremo
il
raggiungimento
della
propria
felicità
,
qualunque
poi
siano
le
conseguenze
naturali
dello
stato
di
questa
felicità
;
oppure
se
l
'
uomo
,
prefissosi
costantemente
di
essere
morale
,
sacrifichi
il
raggiungimento
di
quello
stato
felice
al
compimento
dei
propri
doveri
(
H
)
.
Ma
,
intendiamoci
bene
.
Non
si
tratta
di
sacrificare
il
dovere
occasionale
per
il
godimento
effimero
d
'
una
particella
di
felicità
,
ma
io
intendo
parlare
del
sistema
sociale
a
cui
gli
uomini
possono
giungere
per
via
di
processi
psicologici
dipendenti
o
da
cause
economiche
o
da
fenomeni
fisici
.
Nella
società
attuale
mi
pare
che
non
si
miri
né
al
raggiungimento
della
felicità
né
al
compimento
d
'
una
morale
.
La
nostra
società
,
essendo
organizzata
con
criterii
essenzialmente
di
egoismo
economico
perde
di
vista
il
mondo
morale
ed
anche
il
mondo
intellettuale
,
poiché
presentemente
non
conta
chi
è
ma
conta
chi
ha
.
Quindi
deriva
che
ognuno
cerca
di
accumulare
quella
maggior
copia
di
energie
economiche
perché
quasi
solamente
da
quelle
dipende
il
suo
sviluppo
e
il
suo
evolversi
morale
e
intellettuale
.
Da
ciò
ne
deriva
che
la
mia
tesi
è
un
'
ipotesi
astratta
prodotta
da
uno
stato
di
ideazione
,
prodotto
alla
sua
volta
o
da
una
impressione
estetica
o
da
un
sentimento
di
dolore
o
di
piacere
.
Ma
questo
per
noi
non
vuol
dir
nulla
.
Possiamo
stabilire
ugualmente
una
discussione
in
questo
campo
immaginario
,
sottoponendolo
alle
leggi
fondamentali
della
logica
.
E
...
tanto
per
cominciare
,
enuncio
la
mia
opinione
,
che
è
questa
:
l
'
uomo
,
siccome
dovrebbe
trovare
la
felicità
nel
compimento
del
proprio
dovere
,
deve
subordinare
all
'
ordine
morale
il
sentimento
del
proprio
egoismo
.
Quest
'
opinione
se
volessi
sostenerla
in
pubblico
farebbe
ridere
.
Alcuno
si
immaginerebbe
per
quale
processo
psicologico
io
sia
pervenuto
a
questo
paradosso
,
e
per
questo
motivo
poi
me
lo
tenessi
caro
,
quando
d
'
intorno
a
me
non
avrei
che
a
ritrovare
esempi
d
'
opinione
che
mi
smentiscono
.
Ma
...
io
me
ne
curo
poco
.
Intanto
però
,
prima
di
tenermela
per
inoppugnabile
,
la
sottopongo
alla
disamina
di
Lei
che
per
me
può
rappresentare
l
'
espressione
di
una
critica
intelligente
.
Oggi
avviene
tutto
l
'
opposto
di
quello
su
cui
ho
basato
il
mio
paradosso
,
non
c
'
è
bisogno
che
glielo
dimostri
perché
certamenle
Ella
lo
deve
sentire
e
riconoscere
più
di
me
.
Prima
di
ragionare
attorno
ai
fatti
pratici
aspetto
che
Ella
mi
dica
come
la
pensa
(
8
)
.
Ma
scusi
la
maniera
disordinata
della
presente
che
ho
scritta
in
momenti
piuttosto
...
difficili
per
me
.
Facilmente
le
annunzio
che
me
ne
anderò
da
Siena
,
per
stabilirmi
a
Firenze
.
Ancora
non
lo
posso
sapere
né
meno
io
.
In
ogni
modo
anche
di
là
(
se
vi
andrò
)
avrò
piacere
di
continuare
la
nostra
corrispondenza
.
Non
si
turbi
se
alcuna
volta
non
mi
riguardo
di
metter
fuori
pensieri
e
parole
che
la
potrebbero
urtare
nella
sua
suscettibilità
;
lo
faccio
liberamente
certo
di
trovare
in
Lei
una
buona
Annalena
,
che
comprende
tutto
il
mio
brutto
,
assai
brutto
retroscena
.
La
saluto
cordialmente
,
ringraziandola
de
'
buoni
consigli
dei
quali
forse
(
non
per
mia
colpa
)
non
potrò
mai
fare
uso
.
Il
destino
è
più
forte
di
me
e
di
Lei
.
26
gennaio
1903
.
Scriva
pure
.
La
precedente
mia
ebbe
un
ritardo
perché
la
tenni
due
o
tre
giorni
nelle
tasche
...
in
mancanza
di
francobollo
.
Miserie
della
bohème
!
29
gennaio
1903
.
Per
ciarlare
bene
di
tutte
le
cose
che
abbiamo
sfiorato
è
necessario
che
io
le
divida
con
ordine
e
ne
prenda
poi
una
per
una
...
Comincio
dal
mio
e
dal
suo
ritratto
.
Non
metto
in
dubbio
la
veridicità
della
sua
descrizione
,
ma
la
trovo
mancante
in
quella
parte
che
non
aveva
né
meno
la
mia
,
e
per
riparare
quella
lacuna
io
per
il
primo
lo
farò
adesso
.
Da
circa
due
mesi
ho
cambiate
le
mie
abitudini
.
Vado
a
letto
prima
delle
nove
e
non
mi
addormento
che
dopo
le
due
,
consumando
più
d
'
una
candela
a
leggere
opere
letterarie
straniere
.
La
mattina
mi
sveglio
alle
otto
e
leggo
fino
alle
undici
i
passi
che
più
mi
sono
piaciuti
durante
la
notte
.
Poi
mi
alzo
,
mi
lavo
,
faccio
un
po
'
di
ginnastica
e
alle
dodici
mangio
.
Alle
due
la
stanza
dove
sono
a
mangiare
è
piena
di
amici
che
sono
sempre
i
soliti
e
allora
se
l
'
albergatore
ha
acceso
il
caminetto
ci
mettiamo
a
parlare
,
cantare
,
discutere
,
lottare
lì
,
altrimenti
(
o
tempo
buono
o
tempo
cattivo
)
ce
ne
andiamo
fuori
di
qualche
Porta
,
spingendoci
dentro
i
campi
e
facendo
delle
camminate
che
durano
fino
alle
sette
della
sera
,
ora
in
cui
modestamente
ceno
.
La
mia
camera
fa
ribrezzo
.
Su
'
l
tavolino
sono
sparsi
alla
rinfusa
opuscoli
,
giornali
,
carta
da
scrivere
,
un
fazzoletto
...
poco
pulito
,
una
ciarpa
stracciata
;
in
terra
,
cicche
di
sigarette
,
carta
bruciata
ed
....
altro
;
su
'
l
canterano
c
'
è
uno
specchio
verde
...
che
non
specchia
;
e
,
infilata
nella
cornice
di
questo
,
una
cartolina
ill
:
che
è
una
caricatura
(
orrenda
)
del
maestro
Giordano
.
Sul
marmo
del
canterano
,
coperto
di
macchie
di
tutti
'
l
colori
,
stanno
sparsi
altri
giornali
,
una
spazzola
,
una
dozzina
di
colletti
,
un
bicchiere
sbocconcellato
,
una
ciarpa
di
seta
,
un
paio
di
forbici
(
che
hanno
servito
al
cuoco
dell
'
albergo
a
pulire
il
pesce
)
un
portasigarette
(
regalo
di
Mimì
)
;
su
'
l
comodino
una
bottiglia
d
'
acqua
,
un
candeliere
pieno
di
fitte
,
libri
d
'
ogni
genere
,
e
da
una
parte
,
pensato
con
un
certo
riguardo
,
un
libro
delle
poesie
di
Alfredo
De
Musset
che
è
il
mio
poeta
preferito
.
Poi
di
mio
non
c
'
è
altro
.
Oh
!
no
,
dicevo
una
bugia
!
Nel
cassettino
dello
specchio
ci
sono
due
bollette
(
sacre
per
me
)
del
Monte
Pio
;
una
è
di
un
orologio
,
l
'
altra
di
un
anello
e
di
una
medaglia
che
avevo
preso
alla
scuola
.
Ora
all
'
infuori
delle
lettere
che
ricevo
e
del
ritratto
di
Mimì
e
d
'
un
pacco
di
manoscritti
miei
,
non
c
'
è
proprio
altro
.
Dico
tutto
questo
con
grande
abbondanza
di
particolari
perché
Ella
mi
possa
conoscere
senza
sapere
chi
sono
.
Al
mio
ritratto
debbo
aggiungere
un
paio
di
baffetti
biondi
,
spuntati
precocemente
fino
dai
dodici
anni
.
La
mia
fisonomia
quindi
tradisce
la
mia
età
.
Porto
(
eternamente
)
un
cappello
e
un
cappotto
neri
;
rido
spesso
e
,
come
le
dissi
,
caccio
i
miei
occhi
in
viso
a
tutte
le
persone
che
mi
capita
di
notare
,
che
non
sono
poche
.
Una
volta
(
ai
bei
tempi
dell
'
abbondanza
)
portavo
i
capelli
pettinati
alla
Chopin
,
ma
ora
,
invece
,
li
lascio
crescere
come
vogliono
.
Un
'
altra
cosa
.
Anche
la
mia
fisonomia
è
dolce
e
la
mia
aria
ordinariamente
è
malinconica
;
e
se
anche
rido
spesso
il
mio
riso
si
spegne
in
una
naturale
e
severa
compostezza
di
linee
.
Le
dico
tutto
ciò
perché
anche
quando
mi
legge
Ella
,
possa
avere
un
'
impressione
più
definita
e
più
forte
del
mio
amico
Rodolfo
.
Per
questo
motivo
ho
cercato
d
'
avere
la
descrizione
del
suo
ritratto
.
Il
quale
(
Ella
era
sicura
del
mio
complimento
)
mi
piace
malgrado
delle
sue
reticenze
nel
dirmi
che
sa
di
non
essere
bella
.
Via
più
sincerità
!
Si
è
guardata
allo
specchio
prima
di
scrivermi
?
Del
resto
delle
bellezze
a
Siena
non
ce
ne
sono
,
o
almeno
gliele
posso
contare
su
le
dita
d
'
una
mano
...
Fra
quelle
può
essere
lei
!
Me
lo
auguro
con
tutto
il
cuore
.
Io
vorrei
ancora
che
mi
fosse
noto
il
nome
di
Annalena
...
Il
mio
,
se
ben
ripensa
ad
una
lettera
da
molto
tempo
ricevuta
,
lo
conoscerà
facilmente
insieme
con
quello
di
Mimì
.
Tanto
non
c
'
è
nulla
di
male
,
e
le
nostre
conversazioni
non
rimarranno
intaccate
!
Buone
e
belle
le
parole
che
Ella
malamente
adopra
per
annegare
in
un
triste
pessimismo
.
Già
le
donne
le
ho
trovate
tutte
così
,
ed
io
spiego
questo
sentimento
predominante
di
accasciamento
nella
inettitudine
e
nella
debolezza
organica
e
morale
della
femmina
.
Tuttavia
ho
speranza
che
Ella
cambierà
l
'
ordine
delle
sue
idee
(
I
)
,
.
.
.
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.
...
L
'
ideale
evangelico
(
a
cui
Ella
forse
voleva
alludere
per
tutti
gli
altri
)
è
fallito
appunto
perché
era
contrario
e
nemico
alla
natura
degli
uomini
.
Leone
Tolstoi
,
che
in
uno
slancio
potente
del
suo
genio
ha
ricondotto
le
nubi
opprimenti
del
misticismo
su
l
'
orizzonte
della
letteratura
,
non
sarà
ascoltato
.
Egli
è
un
socialista
inefficace
perché
,
come
dice
il
Ferri
in
un
suo
libro
,
è
rimasto
troppo
al
di
fuori
al
movimento
scientifico
contemporaneo
su
'
l
quale
ogni
dottrina
morale
è
d
'
uopo
che
si
basi
,
e
altre
religioni
poi
non
hanno
mai
pensato
alle
condizioni
degli
uomini
.
.
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.
.
.
Con
quale
gioia
mi
do
a
calpestare
quello
che
odio
!
Uccidere
un
mostro
che
è
?
Ma
sgominare
le
legioni
di
tutti
i
pregiudizi
è
qualche
cosa
di
grande
che
mi
dilata
e
mi
riscalda
l
'
anima
.
.
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.
.
.
Di
quel
problema
che
le
avevo
proposto
ne
riparleremo
in
seguito
,
quando
avremo
discusso
di
cose
che
ne
sono
l
'
orditura
.
Perdoni
se
oggi
scrivo
peggio
delle
altre
volte
.
Ho
un
'
idea
fissa
che
mi
perseguita
.
3
febbraio
1903
.
"
La
politique
,
hélas
!
Voilà
notre
misère
.
Mes
meilleurs
ennemis
me
conseillent
d
'
en
faire
...
"
e
facendone
non
posso
fare
a
meno
di
essere
violento
fino
alla
cattiveria
.
Ma
Ella
,
spirito
infinitamente
buono
,
ha
perdonato
tutto
quello
che
la
bocca
dell
'
esaltazione
mi
diceva
di
scrivere
,
ed
io
ne
sono
rimasto
colpito
fino
all
'
umiliazione
.
A
che
la
politica
?
Torniamo
ai
nostri
sogni
che
sono
belli
,
perché
noi
soli
li
conosciamo
,
ed
apriamo
con
una
gioia
avara
il
nostro
cuore
pieno
di
essi
.
Rodolfo
sente
che
la
sua
Annalena
non
può
occuparsi
di
una
idea
politica
senza
guardarla
con
gli
occhi
mansueti
e
ingenui
d
'
una
donna
che
ama
troppo
le
cose
belle
nella
modesta
considerazione
di
se
stessa
e
del
suo
piccolo
mondo
,
e
Rodolfo
non
farà
più
della
politica
con
la
sua
Annalena
.
È
contenta
così
?
Stasera
se
non
avessi
uno
strano
malessere
che
serpeggia
nelle
mie
vene
come
uno
spirito
maligno
per
le
vie
della
sua
dannazione
,
avrei
l
'
anima
aperta
alle
più
dolci
emozioni
e
ne
direi
con
quella
gioia
pura
di
vaghe
dubbiezze
,
che
è
la
linfa
deliziosa
dei
cuori
giovani
.
Ma
non
potrò
mai
sentirmi
tanto
sano
?
Chi
sono
io
?
Perché
quel
tormento
indefinito
che
proviene
dalla
presenza
di
tutte
le
cose
?
Tutto
mi
è
cagione
di
rimpianto
.
Mi
pare
che
la
mia
vita
vada
sperdendosi
come
un
rigagnolo
nelle
fogne
melmose
del
comune
destino
,
e
ne
provo
un
malessere
interiore
paragonabile
a
quello
d
'
un
malato
che
vede
le
sue
carni
sfarsi
lentamente
senza
rimedio
.
Io
compiango
me
stesso
,
mi
addoloro
dei
miei
stessi
dolori
,
che
forse
non
ho
,
ma
che
sono
orribili
.
Ah
!
oggi
ho
pensato
di
ubriacarmi
.
Perché
no
?
Ho
imaginato
la
mia
ebrezza
,
l
'
ebrezza
di
un
uomo
che
beve
per
non
soffrire
.
Soffrire
?
ma
soffro
io
realmente
?
Sono
i
miei
nervi
malati
che
opprimono
la
mia
esistenza
?
Non
esistere
!
E
di
quello
che
ho
veduto
e
udito
che
ne
sarà
?
Che
è
questa
mano
che
ubbidisce
al
mio
pensiero
e
traccia
su
la
carta
dei
segni
che
mi
hanno
fatto
imparare
?
Rispondi
,
rispondi
tu
,
che
mi
tormenti
,
o
triste
dubbio
!
Ma
il
dubbio
esiste
di
per
se
stesso
o
sono
io
che
lo
fabbrico
e
vi
abito
dentro
?
Forse
.
Ah
,
poveri
i
miei
vent
'
anni
che
molti
invidiano
,
che
siete
voi
per
me
?
Per
me
,
per
...
Non
so
,
non
so
come
definire
il
mio
io
.
Che
sono
io
?
Il
mio
pensiero
che
è
,
e
da
che
proviene
?
Potrà
morire
come
muore
la
carne
?
O
pure
si
riconfonderà
nella
forza
infinita
di
tutte
le
cose
dell
'
universo
,
sotto
la
forma
di
un
altro
fenomeno
che
poi
,
alla
sua
volta
,
si
trasformerà
in
un
altro
e
poi
in
un
altro
per
non
morire
mai
e
sentire
sempre
?
E
la
mia
consapevolezza
che
ho
di
quel
pensiero
dove
finirà
?
Si
è
essa
prodotta
nel
volgere
degli
anni
crescendo
con
la
carne
o
pure
è
un
elemento
dissociato
da
tutti
gli
altri
ma
che
nella
vita
si
combina
con
altre
energie
,
con
altre
forze
,
per
dare
l
'
esistenza
agli
esseri
animati
?
C
'
è
una
coscienza
comune
a
tutti
gli
animali
?
Oh
,
com
'
è
triste
la
chimica
di
chi
si
dedica
alla
meditazione
dell
'
esistenza
!
Mimì
!
non
so
perché
io
ti
penso
in
questo
momento
e
perché
i
miei
occhi
abbiano
delle
lagrime
.
Oh
,
come
è
grande
e
smisurato
il
sentimento
dell
'
amore
!
Somiglia
alla
sua
fragilità
.
Ma
tu
,
Mimì
,
capisci
?
Già
,
che
t
'
importa
di
tutto
questo
?
Tu
mi
baci
,
e
nei
baci
effondi
tutta
la
tua
anima
;
sei
troppo
semplice
.
Io
,
vedi
,
mentre
scrivo
e
penso
a
te
e
a
tante
cose
di
cui
tu
non
ti
curi
,
ho
avuto
paura
di
un
rumore
che
il
vento
ha
fatto
attraverso
il
mio
uscio
...
Tu
avresti
riso
.
A
me
,
invece
,
è
parso
il
ghigno
d
'
un
essere
maligno
e
sconosciuto
che
mi
perseguita
.
Guai
,
guai
se
il
vento
spegnesse
la
mia
candela
!
Morrei
di
spavento
.
Più
tardi
,
uscendo
avrò
paura
.
Ora
mi
soffermo
,
il
mio
cuore
è
agitato
,
il
mio
respiro
è
breve
:
ho
avuto
paura
lo
stesso
.
Ed
è
sempre
così
.
Oggi
non
sono
uscito
.
Chi
mi
avesse
visto
mi
avrebbe
preso
per
uno
di
quei
fantocci
che
non
hanno
il
cerebro
per
pensare
.
Sono
stato
con
gli
occhi
stranamente
fissi
al
soffitto
perseguendovi
qualche
cosa
,
ed
aspettandovi
una
figura
che
non
vi
è
apparsa
.
Poi
mi
sono
guardato
nello
specchio
.
Le
mie
pupille
erano
enormemente
dilatate
e
cupamente
turchinicce
.
Chi
sa
!
Ho
pensato
a
certi
cipressi
che
ho
intraveduti
in
una
poesia
del
Carducci
,
ho
ripensato
ad
un
cielo
d
'
arancio
,
a
un
cielo
che
mi
pare
d
'
aver
visto
,
poi
a
tante
croci
nere
gigantesche
,
a
una
donna
del
d
'
Annunzio
,
che
s
'
è
fusa
in
una
statua
bianca
,
che
è
divenuta
il
corpo
nudo
della
mia
adorata
Mimì
,
poi
ho
sentito
il
rumore
di
un
sospiro
.
Mi
sono
alzato
dalla
sedia
dov
'
ero
seduto
da
sì
gran
tempo
,
sono
uscito
di
camera
guardandomi
indietro
come
fossi
inseguito
.
Ed
ora
ho
come
una
vertigine
.
Mi
sembra
d
'
esser
travolto
per
il
baratro
d
'
un
precipizio
,
insieme
con
della
neve
che
mi
ha
tutto
avvolto
e
precipitato
;
precipito
senza
toccare
mai
il
fondo
.
La
neve
?
Se
ne
avessi
,
ne
mangerei
.
Certo
io
sono
un
anormale
e
la
mia
anima
è
come
un
turbine
che
passa
devastando
e
uccidendo
:
ella
devasta
e
uccide
la
mia
giovinezza
.
Ora
io
penso
a
una
novella
che
volevo
scrivere
,
a
una
novella
strana
,
pazza
.
Mi
alzo
e
vado
in
cerca
di
amici
.
Il
mio
nome
è
F
...
Mi
dica
il
suo
.
28
marzo
1903
.
...
m
'
è
venuta
una
cosa
orribile
...
Andando
improvvisamente
a
trovare
la
mia
fidanzata
,
Mimì
,
-
dopo
quattro
mesi
di
assenza
-
l
'
ho
trovata
...
l
'
ho
trovata
...
Ed
io
l
'
avevo
rispettata
sempre
come
una
sorella
!
Vorrei
impazzire
piuttosto
che
credere
alla
verità
di
ciò
.
Federigo
.
30
marzo
1903
.
Mi
permetta
che
io
le
narri
in
poche
parole
la
storia
del
mio
amore
e
perdoni
se
metterò
a
nudo
delle
verità
atroci
e
ributtanti
.
Sento
,
il
bisogno
di
fare
così
.
Molti
anni
fa
-
possono
essere
otto
o
nove
anni
-
avevo
conosciuto
Mimì
:
era
una
mia
contadina
.
Fra
di
noi
erasi
stabilita
un
'
amicizia
forte
e
passionale
,
ed
io
ricordo
che
provavo
quasi
un
'
ebrezza
quando
,
vincendo
la
mia
ritrosia
ingenua
,
riuscivo
a
farmi
dare
del
tu
.
Ricordo
anche
che
sono
stato
quasi
un
mese
intero
senza
frequentare
la
mia
scuola
perché
la
mattina
ella
mi
aspettava
nel
fondo
del
campo
ed
andavamo
a
braccetto
lungo
il
torrente
che
serve
di
confine
al
campo
.
Le
davo
anche
dei
baci
senza
che
me
ne
rendesse
.
Mio
padre
,
quando
si
accorse
della
nostra
relazione
la
intese
in
un
senso
peggiore
,
e
cacciò
Isola
dal
podere
.
Da
quel
tempo
siamo
stati
sette
anni
senza
rivederci
,
eccetto
che
una
volta
per
una
festa
religiosa
,
quando
ella
,
ritornando
a
Siena
di
passaggio
mi
fece
vedere
il
ritratto
del
suo
amante
.
Durante
tutto
questo
tempo
l
'
avevo
scordata
completamente
;
la
mia
educazione
e
la
mia
condizione
sociale
non
la
richiedevano
.
Ma
,
stando
agli
studi
a
Firenze
,
mi
venne
lentamente
un
desiderio
che
poi
divenne
una
brama
insensata
,
e
scrissi
a
casa
sua
per
avere
il
suo
indirizzo
.
Quando
lo
ebbi
,
circostanze
gravi
di
famiglia
mi
richiamarono
a
Siena
ed
io
non
potei
né
meno
vederla
.
Le
dirò
(
perché
devo
scrivere
molto
confusamente
)
che
Isola
stette
poco
tempo
a
casa
-
in
un
paesetto
del
Chianti
-
e
che
se
ne
andò
a
servizio
.
Allora
,
dopo
aver
avuto
il
suo
indirizzo
,
le
mandai
quasi
giornalmente
delle
cartoline
illustrate
,
ed
ella
mi
contraccambiava
.
Non
so
perché
,
senza
né
meno
rivederla
l
'
amavo
egualmente
da
desiderarla
con
tutte
le
forze
dell
'
anima
.
Finalmente
,
un
anno
fa
,
detti
gli
esami
a
Firenze
ed
improvvisamente
andai
a
trovarla
(
J
)
.
La
trovai
molto
cambiata
,
assai
più
bella
(
è
una
ragazza
bellissima
)
e
mi
parve
anche
più
intelligente
di
quello
che
potevo
supporre
.
Mi
piacque
tanto
che
il
giorno
dopo
le
feci
dichiarazione
e
fui
riamato
.
Le
vicende
del
nostro
amore
sono
state
assai
tristi
.
Non
ci
vedevamo
che
una
volta
al
mese
,
per
poche
ore
.
Per
questo
motivo
ho
pianto
tanto
che
mi
sono
reso
così
tenero
ad
ogni
emozione
...
da
far
ridere
,
forse
!
Non
posso
fare
a
meno
di
includere
in
questa
lettera
il
suo
ritratto
!
La
giudicherà
e
mi
scuserà
meglio
!
Mercoledì
passato
ricevetti
una
lettera
da
una
donna
che
io
non
conosco
affatto
,
nella
quale
mi
si
diceva
che
la
mia
fidanzata
faceva
delle
cose
sconvenienti
.
Senza
né
pure
dirlo
a
nessuno
-
feci
avvisare
mio
padre
da
Empoli
per
mezzo
di
un
conoscente
-
partii
e
...
Per
non
cedere
all
'
emozione
provata
fuggii
da
quella
casa
,
gridando
di
fondo
alle
scale
:
"
Tornerò
più
tardi
!
Non
posso
!
non
posso
!
"
.
Quando
fui
in
istrada
camminai
verso
i
viali
dalla
parte
di
S
.
Gallo
(
è
pratica
,
vero
?
)
e
mi
sedetti
sopra
un
mucchio
di
sassi
.
Allora
cominciò
a
farsi
chiaro
in
me
.
Avevo
un
senso
vago
di
tutto
quello
che
avevo
veduto
da
credermi
in
sogno
.
In
poche
parole
,
m
'
ero
convinto
che
io
fossi
un
allucinato
:
e
ci
credevo
tanto
che
ebbi
una
gran
paura
di
me
.
Di
lì
passò
un
antico
compagno
di
scuola
,
e
quando
mi
vide
,
disse
:
-
Che
hai
?
Ti
senti
male
?
Parla
.
Io
gli
risposi
con
un
sorriso
e
gli
dissi
che
era
una
bella
giornata
,
ma
che
il
sole
era
ancora
molto
freddo
.
Che
mi
piacevano
tanto
i
mandorli
in
fiore
e
che
se
fossi
stato
ricco
ne
avrei
voluti
un
giardino
per
respirare
interamente
nella
primavera
...
Il
mio
amico
penso
che
mi
credesse
rimbambito
.
Sorrise
e
mi
lasciò
augurandomi
tante
cose
...
Poi
entrai
in
una
gran
calma
.
Mi
pareva
che
io
fossi
divenuto
un
altro
e
che
Isola
non
fosse
lei
.
Sembra
impossibile
questa
incoscienza
della
propria
personalità
,
ma
avviene
realmente
.
Domandai
a
un
facchino
che
mi
trovasse
una
camera
...
Non
le
dico
per
quali
generi
di
case
fossi
scortato
...
Da
per
tutto
la
miseria
e
la
prostituzione
;
da
per
tutto
la
melma
e
l
'
orrore
del
vizio
...
Quante
cose
conobbi
in
quelle
ore
.
Finii
col
sentire
piacere
di
tutto
quello
che
vedevo
.
Sì
,
ne
avevo
piacere
perché
mi
veniva
mostrato
senza
veli
un
aspetto
della
nostra
società
,
forse
l
'
aspetto
più
caratteristico
ed
importante
.
Finalmente
trovai
una
camera
in
via
S
.
Cristoforo
.
Mangiai
e
tornai
da
Isola
.
Mi
accorsi
(
dico
così
perché
la
prima
volta
avevo
visto
tutto
annebbiato
)
mi
accorsi
che
la
casa
dove
stava
era
quella
di
una
levatrice
.
Una
casa
orrida
.
Mi
chiusi
con
Isola
nella
sua
camera
e
feci
alcuni
passi
avanti
,
con
le
mani
tese
e
tremando
.
Ella
era
pallida
e
doveva
soffrire
orribilmente
.
Volevo
farle
del
male
...
.
.
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Ma
questa
imagine
si
arrestò
.
Caddi
in
ginocchio
e
la
baciai
senza
posa
;
ed
ella
piangeva
,
tenendo
la
testa
su
una
delle
mie
spalle
,
quasi
tramortita
sul
canapè
dove
erasi
seduta
.
Le
dissi
io
:
-
Isola
,
così
?
-
È
vero
,
è
vero
...
-
E
...
perché
?
-
Non
lo
so
,
non
me
lo
domandare
.
Ella
piangeva
;
lo
domandai
:
-
Chi
...
è
stato
?
Dovetti
pregarla
molto
per
saperlo
e
quando
lo
seppi
un
'
ira
potentissima
s
'
impadronì
di
me
.
Ma
affettavo
di
essere
calmo
e
nessuno
avrebbe
imaginato
quello
che
passava
per
il
mio
cervello
.
Sono
stato
tre
giorni
con
Isola
...
Ne
ho
avuta
una
compassione
sincera
e
grande
.
Quando
sotto
la
carne
del
suo
corpo
sentivo
muoversi
il
corpicciuolo
di
un
'
altra
vita
,
avevo
quasi
un
terrore
sacro
di
me
,
di
lei
,
di
tutto
.
Che
ho
deciso
?
In
tutte
le
maniere
non
devo
abbandonarla
.
Certo
non
l
'
amo
più
,
ma
ho
fatto
questo
:
ho
detto
a
mio
padre
che
io
ero
il
colpevole
e
che
volevo
aiutare
quella
ragazza
.
Forse
con
un
'
altra
vita
,
può
divenire
onesta
.
Mi
ha
ingannato
interamente
,
ma
la
scuso
perché
il
suo
amore
mi
ha
procurato
delle
gioie
indicibili
.
Che
gliene
pare
?
Io
non
so
,
non
so
come
giudicarmi
,
e
come
giudicare
.
Mi
scusi
.
P.S.
Prima
di
chiudere
in
busta
la
presente
,
l
'
ho
riletta
e
m
'
è
venuto
il
pensiero
di
stracciarla
.
In
ogni
modo
non
metterò
il
suo
ritratto
come
ho
detto
.
Non
so
se
io
sono
un
insensato
a
far
conoscere
certe
cose
...
A
volte
mi
viene
il
desiderio
di
gridarlo
a
tutti
,
a
volte
vorrei
circondarlo
di
un
segreto
...
Ieri
sera
mi
ubriacai
con
mezza
bottiglia
di
cognac
.
Stamani
mi
duole
fortemente
la
testa
e
mi
brucia
il
cervello
.
Ho
passato
la
notte
su
l
'
erba
nel
piazzale
della
chiesa
dei
Servi
.
Mio
padre
non
se
n
'
è
accorto
e
l
'
ho
confessato
spontaneamente
alla
matrigna
.
Credo
di
aver
la
febbre
per
l
'
umidità
che
ho
preso
.
2
aprile
1903
.
Mi
provo
a
scriverle
lo
stato
d
'
animo
presente
quantunque
io
sappia
che
i
dolori
altrui
finiscono
col
diventare
noiosi
...
Ella
,
così
buona
con
me
,
non
conosce
a
fondo
il
mio
carattere
,
e
forse
è
un
bene
.
Dovrei
mettere
in
luce
certi
sentimenti
oscuri
che
in
me
nessuno
suppone
;
ma
che
formano
la
base
della
mia
volontà
,
se
volontà
può
chiamarsi
quel
fluttuamento
passionale
che
mai
non
mi
abbandona
.
Non
ho
mai
parlato
di
quelle
vertigini
che
mi
travolgono
nel
loro
impeto
incosciente
in
gorghi
di
brutalità
animale
,
in
fondo
al
vizio
!
lei
mi
capisce
?
Come
sono
bestialmente
ebbro
di
me
stesso
allora
!
Sul
mondo
in
orgia
danzano
le
peccatrici
livide
...
L
'
aria
è
procace
,
l
'
orizzonte
è
un
bacio
,
la
luce
un
brivido
,
la
vita
una
voluttà
.
Le
povere
fanciulle
caste
-
stranamente
contorte
dalla
rachidine
della
loro
anima
-
s
'
avviano
silenziose
verso
un
luogo
oscuro
,
dove
le
aspettano
il
viscidume
e
il
ribrezzo
di
serpi
ammucchiati
e
di
rospi
morenti
.
E
tutto
è
silenzio
...
Qualcuna
di
esse
si
volge
e
guarda
la
vita
che
splende
come
un
gran
sole
fiammante
e
mormora
:
la
verginità
mi
ha
condannata
.
È
una
pentita
.
Un
'
altra
,
idiota
,
sorride
facendosi
velo
agli
occhi
perché
anche
quel
chiarore
incerto
le
fa
male
;
un
'
altra
ha
i
brividi
lunghi
della
febbre
.
E
le
loro
figure
si
sperdono
,
mentre
nel
mondo
volteggiano
le
risa
isteriche
delle
cortigiane
;
e
il
mostro
della
libidine
,
il
cui
alito
fa
male
al
sangue
,
urla
,
urla
...
Passa
così
molto
tempo
,
ma
nessuno
s
'
annoia
.
Gli
uomini
hanno
intuito
la
religione
del
Piacere
.
Non
vi
sono
sacerdoti
,
ma
sacerdotesse
.
È
un
culto
semplice
,
primitivo
.
Non
vi
sono
preghiere
in
segreto
.
Avvengono
fenomeni
straordinarii
,
il
pensiero
si
può
materializzare
;
anzi
,
tutto
ciò
che
è
desiderato
con
una
certa
intensità
ha
la
proprietà
di
divenire
un
corpo
.
Il
quale
allorché
il
desiderio
cessa
,
si
sperde
e
si
riconfonde
nella
fluidità
cosmica
che
avvolge
tutte
le
cose
.
Questa
fluidità
verrà
a
costituire
il
punto
di
partenza
della
nuova
chimica
.
È
un
composto
di
vari
elementi
emananti
dal
grande
Invisibile
le
cui
proprietà
verranno
assiduamente
studiate
,
rimanendo
sempre
sconosciute
.
Il
fenomeno
fisico
più
elementare
sarà
quello
di
due
desiderii
identici
che
producendo
un
corpo
identico
cagioneranno
un
disturbo
nell
'
ordine
naturale
delle
cose
...
Il
quale
disturbo
entrerà
nella
classe
della
fisiologia
,
perché
gli
uomini
tutti
ne
risentiranno
organicamente
.
Non
si
avrà
più
né
meno
un
concetto
modesto
come
abbiamo
ora
del
tempo
.
Lo
spazio
sarà
incomprensibile
.
Due
amanti
potranno
baciarsi
a
quella
distanza
che
vorranno
...
per
esempio
,
a
due
o
tre
chilometri
.
Sarà
scomparso
il
regno
animale
,
vegetale
,
minerale
...
Solo
l
'
uomo
perfetto
,
con
le
vene
in
cui
,
invece
del
sangue
,
scorrerà
la
voluttà
,
dominerà
nel
mondo
.
La
donna
sarà
l
'
anima
di
tutte
le
cose
...
Infine
si
può
definire
il
mondo
uu
immenso
ed
unico
cervello
etereo
,
la
cui
sostanza
grigia
è
la
donna
e
la
bianca
l
'
uomo
...
Vi
saranno
uomini
che
,
per
raccontare
delle
fanfaronate
agli
altri
,
diranno
:
stamani
il
fumo
della
mia
pipa
addensandosi
sopra
la
mia
casa
e
caricandosi
di
elettricità
ha
fatto
piovere
un
diluvio
.
Un
altro
:
il
mio
sputo
ha
annegato
diverse
persone
...
Queste
esagerazioni
dipenderanno
dal
fatto
reale
che
un
profeta
molto
sciocco
ha
creduto
di
potere
stabilire
una
dottrina
emanata
,
dice
lui
,
dall
'
Impossibile
.
Si
capisce
che
verrà
chiuso
in
un
manicomio
!
Le
donne
naturalmente
saranno
tutte
belle
e
tutte
bionde
.
Perché
questo
colore
sarà
nell
'
intonazione
morale
estetica
,
musicale
,
economica
,
ecc
...
,
di
tutte
le
idee
.
Ora
riesce
difficile
a
concepire
un
biondo
cosi
...
ma
...
allora
!
Frattanto
i
filosofi
vanno
costruendo
diversi
sistemi
...
Colui
che
saprà
indovinare
,
diverrà
il
centro
e
l
'
emanazione
di
tutto
perché
egli
stesso
è
costituito
dall
'
essenza
dell
'
emanazione
...
Perdoni
:
ho
bevuto
!
7
aprile
1903
.
Isola
non
è
più
mia
:
è
di
tutti
!
Il
suo
orgoglio
di
ragazza
corrotta
la
fa
sprofondare
di
luridezza
in
luridezza
...
Che
cosa
costa
per
lei
il
sacrificio
del
suo
onore
?
La
folla
del
vizio
la
domina
.
È
schiava
del
suo
istinto
brutale
.
Il
piacere
della
carne
è
troppo
possente
in
lei
perché
abbia
un
moto
di
rivolta
contro
il
mondo
che
la
compra
...
Ora
si
deve
vendere
perché
il
bisogno
materiale
della
vita
vuole
il
denaro
.
Per
lei
non
c
'
è
più
la
famiglia
.
Io
le
sono
troppo
lontano
perché
possa
sperare
...
Tutto
le
sfugge
.
Con
me
ha
orrore
della
sua
colpa
.
La
vergogna
la
schiaccia
come
un
sughero
.
Il
rimorso
la
fa
peggiore
.
Non
deve
rivedere
più
le
amiche
della
sua
innocenza
.
Il
mondo
le
ghigna
in
faccia
...
È
una
vinta
.
È
anche
vile
perché
non
si
uccide
.
La
sua
bellezza
val
bene
qualcosa
!
Il
maschio
-
il
terribile
maschio
-
la
paga
a
contanti
.
Un
bacio
,
due
baci
...
e
le
carezze
.
Io
non
entro
nella
sua
anima
che
con
la
fitta
del
dolore
suo
...
Deve
piangere
molto
.
Dopo
la
voluttà
,
quando
la
nausea
assale
anche
le
anime
le
più
brutali
,
deve
vedere
la
mia
imagine
.
Forse
essa
mi
rimpiange
...
Ma
perché
prendersela
tanto
a
cuore
?
La
giovinezza
avvizzisce
presto
...
dunque
?
Bisogna
goderla
la
giovinezza
.
E
quando
siamo
povere
,
quando
non
si
ha
famiglia
,
né
parenti
né
amici
né
sogni
,
che
c
'
è
di
meglio
dopo
il
piacere
?
Il
domani
non
conta
.
Chi
ha
delle
preoccupazioni
non
può
godere
pienamente
...
Del
resto
,
anche
,
esse
non
potrebbero
nulla
...
dunque
?
"
Ieri
ero
quasi
affamata
,
oggi
sono
sazia
abbastanza
"
.
E
al
bimbo
chi
ci
pensa
?
Suo
padre
?
Chi
lo
conosce
?
E
poi
suo
padre
è
troppo
ricco
perché
possa
ricordarsi
di
lui
!
Un
giorno
,
il
figlio
della
prostituta
si
vendicherà
...
oh
,
sì
,
che
si
vendicherà
!
Sarà
un
ladro
,
un
assassino
...
Già
la
madre
non
guadagna
più
!
Ha
un
bel
fare
di
lisciarsi
la
faccia
con
quei
cosmetici
!
È
vecchia
:
non
la
vogliono
più
.
Ci
sono
delle
giovani
ora
!
E
quante
!
Bisogna
vederle
.
E
anch
'
esse
si
lamentano
.
Il
figlio
perde
la
pazienza
,
batte
sua
madre
...
Diamine
!
Non
gli
dà
più
né
meno
un
soldo
per
la
zozza
.
Come
si
fa
a
vivere
così
?
E
poi
una
casaccia
sporca
,
puzzolente
...
Gli
avventori
sono
tutti
anziani
e
ingiovabili
...
Ma
né
meno
loro
si
contentano
!
Dicono
che
alla
vecchia
puzza
troppo
il
fiato
.
E
poi
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Del
suo
corpo
non
rimangono
che
gli
ossi
indolenziti
e
le
giunture
,
Il
figlio
che
fa
?
Una
malattia
terribile
lo
corrode
e
lo
rende
ripugnante
.
Da
per
tutto
è
scacciato
,
lo
si
percuote
anche
.
Ma
egli
grida
minaccioso
con
la
sua
voce
rauca
,
di
sifilitico
e
si
caccia
le
mani
nella
tasca
dei
pantaloni
come
per
levare
un
'
arma
...
Lo
si
arresta
;
resiste
.
Una
convulsione
lo
scontorce
su
'
l
rigagnolo
nero
della
via
schifosa
.
Sua
madre
è
disopra
che
sbaciucchia
il
suo
vecchio
amante
.
Poche
ragazze
spaurite
guardano
trascinare
il
corpo
del
loro
amico
...
Una
d
'
esse
sospira
,
un
'
altra
sputa
e
bestemmia
...
La
strada
torna
silenziosa
.
Dopo
poco
,
la
vecchia
meretrice
va
su
la
porta
del
suo
postribolo
;
ha
il
mal
di
cuore
e
respira
affannosamente
.
Un
bambinetto
le
racconta
la
scena
...
Ella
non
ci
crede
,
poi
qualche
lagrima
le
scende
fin
su
le
labbra
alquanto
pelose
.
Ma
si
dà
pace
.
Una
gran
calma
sembra
scendere
dalla
breve
striscia
di
cielo
cupamente
azzurro
che
s
'
accende
di
stelle
..
Si
ode
il
suono
vellutato
di
una
chitarra
e
una
vociaccia
sguaiata
di
mastino
,
il
suono
di
un
cornetto
,
un
fischio
,
una
folata
di
vento
,
poi
torna
il
silenzio
.
Le
ombre
verdognole
,
quasi
nere
.
La
megera
guarda
in
su
,
sembra
commossa
da
quella
pace
inaspettata
.
Ora
tosse
e
tiene
una
mano
sul
cuore
:
il
dolore
è
più
forte
.
Mormora
:
"
Dio
mio
,
Dio
mio
,
morire
!
"
.
Ma
l
'
dea
improvvisa
della
morte
spaventandola
l
'
ha
fatta
ritornare
in
sé
;
dice
:
-
Che
sciocca
sono
ad
aver
paura
!
Poi
chiama
:
-
Martino
!
Martino
!
Silenzio
.
-
Dov
'
è
quell
'
imbecille
?
Martino
!
Martino
!
Il
vuoto
oscuro
del
bordello
non
risponde
.
In
fondo
vede
biancheggiare
il
letto
e
una
tenda
si
agita
:
le
sembra
il
braccio
di
qualcuno
che
la
chiami
.
Va
là
,
ferma
la
tenda
,
poi
torna
su
la
strada
.
Ora
sente
un
malessere
opprimente
in
tutta
la
persona
,
le
gambe
le
tremano
;
si
guarda
le
mani
e
vede
che
sono
bianche
...
-
Dio
mio
è
la
morte
?
Perché
pensa
per
la
seconda
volta
alla
morte
?
Questa
osservazione
le
mette
nell
'
animo
uno
spavento
grandissimo
.
S
'
avvia
lentamente
verso
la
sua
camera
e
si
distende
sopra
il
letto
supina
.
Tutta
la
camera
gira
...
Un
rombo
confuso
le
empie
le
orecchie
.
Sembra
che
qualcuno
vicino
a
lei
singhiozzi
,
ma
ha
paura
a
volgersi
da
quella
parte
...
Vede
entrare
delle
figure
che
si
chinano
,
la
tastano
,
la
frucano
...
Ella
vuol
gridare
;
ma
dalla
sua
bocca
contratta
a
forza
non
esce
che
un
gemito
debole
.
Un
tappeto
immenso
,
nero
come
la
notte
,
la
soffoca
,
la
involge
,
la
trascina
via
lontana
...
lontana
...
vertiginosamente
.
La
vecchia
puttana
è
morta
!
Queste
sono
le
cupe
fantasticherie
che
ingombrano
la
mia
mente
.
Io
non
me
ne
posso
liberare
.
Anche
le
larve
del
vino
non
sono
più
belle
.
Attenderò
che
la
spugna
del
tempo
lavi
il
mio
spirito
e
allora
...
allora
...
Ci
vuole
un
altro
amore
;
più
frenetico
del
prirno
,
più
folle
...
che
duri
due
settimane
,
un
mese
,
non
importa
!
Io
la
ringrazio
infinitamente
della
cura
premurosa
che
dimostra
per
me
,
e
gliene
sarò
grato
per
sempre
.
Di
una
cosa
sola
però
non
mi
capacito
,
come
Ella
,
senza
conoscermi
,
possa
amarmi
di
un
'
amicizia
così
tenera
.
Certo
,
noi
due
c
'
intendiamo
più
di
quello
che
non
sembra
:
Vero
?
Chi
avrebbe
detto
che
quel
birichino
,
del
sor
Bernardo
-
allora
perfetto
bohémien
-
potesse
acquistarsi
tanta
fiducia
e
tanta
benevolenza
?
Si
ricorda
delle
prime
incertezze
inquietanti
?
La
nostra
amicizia
era
proprio
in
fasce
e
per
sorreggerla
c
'
è
voluta
tutta
la
mia
buona
volontà
.
Che
balia
,
che
balia
!
Perché
non
mi
manda
mai
un
fiore
?
Mi
piacciono
molto
.
Le
farò
una
confessione
(
scusi
se
salto
di
palo
in
frasca
)
:
più
d
'
una
volta
m
'
è
venuta
la
tentazione
di
darle
del
tu
,
ma
poi
...
certi
scrupoli
...
certe
riflessioni
...
insomma
,
non
ne
son
stato
buono
!
Guardi
se
è
capace
Lei
,
per
prima
.
Mille
cose
gentili
(
K
)
.
Note
alla
parte
prima
(
A
)
Avvertiamo
che
le
note
segnate
coi
numeri
sono
dell
'
autore
;
e
quelle
con
le
lettere
dell
'
alfabeto
sono
di
chi
ha
curato
la
stampa
del
volume
.
(
1
)
L
'
altra
volta
mi
firmai
Isola
di
Federigo
,
ma
riconoscendo
ciò
inadatto
ho
cambiato
...
pseudonimo
.
(
B
)
L
'
autore
,
secondando
lo
scherzo
della
sua
corrispondente
che
ha
chiamato
lui
...
Rodolfo
,
chiama
Mimì
la
ragazza
di
cui
qui
si
parla
.
(
2
)
La
forma
del
mio
scrivere
le
parrà
grossolana
e
quello
che
voglio
dire
non
le
sarà
sempre
chiaro
...
è
vero
?
(
3
)
Finché
Ella
non
abbia
acconsentito
a
tenere
corrispondenza
con
me
,
sono
costretto
a
scriverle
...
monche
,
senza
un
soggetto
determinato
.
Perciò
perdoni
la
loro
poca
correttezza
.
(
C
)
Legge
negli
avvisi
di
quarta
pagina
di
un
giornale
.
(
D
)
Fino
a
qual
punto
,
si
potrà
giudicare
nel
progredire
di
queste
lettere
.
(
4
)
Ella
m
'
ha
chiesto
una
conversazione
da
buoni
amici
ed
io
credo
di
contentarla
portandola
con
me
a
riflettere
e
fantasticare
su
tutto
quello
che
può
dare
interesse
a
due
cuori
e
due
menti
,
ancora
giovani
,
desiderosi
di
apprendere
e
di
migliorare
;
senza
pretensioni
né
frasi
ricopiate
.
Le
piace
così
?
Ella
che
conosce
il
mio
segreto
,
comprende
facilmente
quant
'
io
mi
appassioni
e
quanto
sia
contento
d
'
aver
trovato
una
signorina
tanto
cortese
e
spiritosa
,
che
rispondendo
mi
faccia
accorgere
de
'
miei
errori
e
m
'
incoraggi
,
se
ne
sono
meritevole
,
all
'
attuazione
di
ciò
che
è
il
desiderio
ardente
del
mio
animo
.
Che
se
io
dovessi
disilludermi
non
troverei
più
la
volontà
di
vivere
.
Mi
sono
tanto
ingrandito
nel
mio
sogno
che
ogni
altra
cosa
mi
sembra
meschina
e
immeritevole
d
'
attenzione
!
-
Povero
Rodolfo
!
Se
tu
conoscessi
la
vita
!
Ti
senti
re
quando
un
altro
cuore
palpita
con
il
tuo
e
alla
tua
voce
risponde
un
'
eco
!
...
E
dimentichi
la
tua
picciolezza
e
nel
tuo
pensiero
si
riflette
il
firmamento
:
un
po
'
d
'
affetto
ti
rende
orgoglioso
.
(
E
)
Al
principio
di
questo
stesso
anno
(
1902
)
l
'
autore
faceva
il
2°
dell
'
Istituto
Tecnico
a
Firenze
.
Non
lo
finì
perché
si
sentiva
quasi
sempre
male
.
Continuò
da
sé
a
Siena
e
poi
si
ripresentò
a
Firenze
per
l
'
esame
di
ammissione
in
terza
;
ma
bocciò
in
italiano
e
in
disegno
.
"
Allora
non
seppi
più
che
fare
.
"
(
5
)
Nè
meno
ora
!
...
(
6
)
Rileggendola
mi
accorgo
che
è
scritta
orrendamente
.
Pare
che
io
non
conosca
la
sintassi
manco
di
nome
.
Forse
è
colpa
del
freddo
che
a
forza
di
brividi
scompone
l
'
orditezza
delle
idee
.
Dev
'
essere
così
.
In
ogni
modo
non
sto
a
rifarla
,
ché
dovendola
leggere
Ella
soltanto
,
sarò
perdonato
.
(
F
)
Confessione
importante
.
(
G
)
A
questa
e
simili
sorgenti
filosofiche
,
si
è
quasi
esclusivamente
abbeverata
la
gioventù
studiosa
appartenente
alla
generazione
del
Tozzi
.
(
Particolarmente
la
toscana
:
vedi
Un
uomo
finito
del
Papini
.
)
Con
il
resultato
,
per
quelli
che
non
ebbero
a
loro
sventura
da
contrapporre
principi
più
solidi
e
influenze
più
sane
,
di
una
quantità
immensa
di
energie
disperse
in
andirivieni
tortuosi
per
strade
che
erano
fermate
.
"
Ma
il
mio
spirito
non
ha
incontrato
ancora
una
cosa
solida
,
su
la
quale
s
'
assieda
a
guardare
.
Sembra
che
cammini
sempre
per
certe
strade
silvestri
,
senza
scopo
,
per
sfuggire
gli
altri
"
.
(
Pag
.
?
?
?
del
presente
volurne
.
)
(
7
)
-
Perdoni
l
'
offesa
a
quello
che
la
donna
ha
di
più
caro
,
e
mi
perdoni
due
volte
se
invece
di
essere
...
come
ho
detto
io
...
è
quasi
bella
.
(
H
)
Dilemma
posto
di
nuovo
nell
'
Incalco
(
Gli
Egoisti
,
Mondadori
)
e
ivi
risolto
con
verità
derivate
all
'
autore
dall
'
esperienza
;
quindi
,
non
appartenenti
a
presupposti
ideologici
astratti
(
com
'
è
nel
caso
qui
)
come
con
facilità
può
propendere
a
credere
chi
non
ha
le
medesime
convinzioni
.
(
8
)
-
Mi
perdoni
anche
l
'
audacia
di
questo
intermezzo
che
ho
fatto
in
un
momento
di
rilassatezza
mentale
.
La
lettera
poi
è
scritta
a
pezzettini
in
diversi
tempi
.
(
I
)
Di
questa
lettera
,
quasi
tutta
su
tema
politico
,
lunghissima
,
ho
soppresso
quanto
,
da
parte
dell
'
autore
,
non
offriva
carattere
d
'
interpretazione
originale
.
(
J
)
"
Suonò
al
piccolo
uscio
...
"
-
Con
gli
occhi
chiusi
.
(
Pag
.
?
?
?
-
Treves
.
)
(
K
)
Nessun
'
altra
lettera
più
resta
dei
tre
anni
intercorsi
tra
quest
'
ultima
e
quella
con
cui
s
'
inizia
la
raccolta
seguente
.
Ma
l
'
autore
,
nelle
pagine
che
seguono
,
dice
quanto
occorre
a
fare
intendere
quello
che
resterebbe
oscuro
.
Basti
perciò
accennare
che
la
relazione
tra
Lui
e
l
'
Annalena
continuò
,
intima
,
per
qualche
mese
.
Poi
venne
interrotta
.
Indi
ripresa
quando
il
Tozzi
era
malato
agli
occhi
(
1904
)
e
dopo
poco
di
nuovo
lasciata
a
cagione
dei
parenti
che
la
ostacolavano
.
Fu
allora
che
il
Tozzi
distrusse
gli
originali
delle
lettere
riprodotte
fin
qui
,
e
le
lettere
dei
tre
anni
,
di
cui
sopra
.
Parte
seconda
Da
Siena
,
a
Siena
Settembre
,
1906
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Io
sono
in
momento
terribile
d
'
incoscienza
.
Tanto
che
non
ho
più
volontà
né
so
come
regolarmi
in
qualsiasi
cosa
;
e
ciò
che
mi
piaceva
un
'
ora
fa
mi
pare
orribile
.
La
conclusione
?
Io
ho
bisogno
di
rinnovarmi
completamente
e
di
mettermi
in
una
condizione
,
la
quale
mi
faccia
profittare
della
mia
coltura
e
di
quel
pochissimo
che
la
natura
mi
ha
dato
.
Tu
stessa
,
quando
ci
parlammo
,
avrai
potuto
capire
ch
'
io
sono
divenuto
un
essere
quasi
imbecille
,
sottoposto
a
una
volontà
non
sincera
,
e
che
non
ho
altra
soddisfazione
se
non
quella
di
fare
male
a
me
stesso
e
ad
altrui
.
A
volte
,
anzi
,
sono
così
sicuro
della
mia
pazzia
,
che
per
me
è
divenuto
abito
l
'
adattarmi
a
ciò
che
essa
esige
.
Tu
sai
che
a
te
solamente
il
mio
animo
s
'
è
aperto
,
così
come
si
apre
ora
.
Mai
in
tutta
la
mia
vita
,
nessuna
altra
persona
ha
bevuto
alla
mia
fonte
amara
come
hai
fatto
tu
.
E
così
forse
mai
io
troverò
chi
vorrà
porgere
orecchio
a
me
:
né
lo
desidero
.
Quando
mi
confido
a
te
sento
dileguarsi
ogni
nebbia
;
ma
dentro
a
me
c
'
è
un
essere
che
mi
comanda
,
dinanzi
al
quale
io
tremo
.
E
quest
'
essere
brutale
ride
di
me
,
quand
'
io
appoggio
l
'
anima
a
chicchessia
.
E
quest
'
essere
,
forse
,
è
la
mia
verità
.
Che
vale
amare
,
quand
'
esso
non
è
contento
,
e
urla
,
e
piange
,
e
si
curva
per
la
rabbia
?
Ora
tace
,
ascoltando
ciò
che
la
mia
anima
sta
per
dire
.
Ora
parla
.
E
la
mia
anima
si
dilegua
dinanzi
al
padrone
che
comanda
.
Emma
,
ciò
che
ho
passato
io
è
terribile
e
grottesco
.
Da
questo
ne
deriva
la
confusione
della
mia
mente
e
la
minaccia
(
che
non
mi
fa
paura
)
della
follia
.
(
Forse
perché
è
molto
tempo
ch
'
io
respiro
sul
suo
petto
)
(
A
)
.
Per
lavorare
da
vero
ho
bisogno
di
togliermi
da
Siena
,
la
quale
è
divenuta
per
me
come
una
grande
allucinazione
,
per
questa
insistenza
quasi
di
persecuzione
.
Ho
perduto
il
mio
ingegno
?
Non
so
.
Non
scriverò
più
finché
non
produrrò
tale
,
quale
io
mi
sforzo
di
produrre
.
Lascia
ch
'
io
scriva
così
a
intervalli
,
perché
sinceramente
tu
possa
ricevere
gli
stati
d
'
animo
che
attraverso
parlandoti
.
Occorre
anche
ch
'
io
mi
senta
bene
.
Chi
ha
più
avuto
la
testa
al
posto
?
Soltanto
il
pensare
che
fra
poco
debbo
uscire
a
passeggiare
tra
la
gente
,
mi
fa
star
male
.
Io
non
ti
sposerò
mai
.
Mi
sento
legato
a
te
da
un
'
amicizia
che
mi
fa
star
male
quand
'
io
non
ho
la
tua
anima
ad
ascoltare
i
miei
pensieri
.
E
t
'
amo
anche
sensualmente
.
T
'
amo
,
ma
soffro
lo
stesso
.
Forse
,
un
medico
sorriderebbe
de
'
miei
nervi
malati
!
Per
oggi
non
ti
scrivo
più
,
né
so
quando
ti
scriverò
.
Hai
tu
davvero
la
forza
di
fuggirmi
?
Di
acquietare
tutto
dentro
di
te
?
Di
reprimere
,
come
io
faccio
,
ogni
moto
di
sentimento
?
Tu
,
quando
mi
ami
,
stai
male
.
Ciò
non
è
amore
.
Anche
io
soffro
perché
l
'
emozione
che
tu
mi
susciti
è
contraria
alla
mia
natura
.
Rimaniamo
in
ciò
che
si
chiama
amicizia
.
Mi
sembra
che
ora
si
riproducano
gli
istanti
di
Porta
Tufi
.
Perdona
alla
mia
perversione
insaziabile
.
Di
più
non
puoi
avere
.
(
Lettera
2.a
)
Settembre
1906
.
Che
devo
combattere
?
Io
mi
sono
provvidamente
rifugiato
in
me
,
e
ad
altrui
non
credo
nulla
.
Non
ti
scriverò
se
non
quando
avrò
me
stesso
;
ora
,
no
.
Molte
cose
devo
fare
,
alle
quali
non
devo
dare
indugio
.
Ti
prego
di
non
scrivermi
più
,
però
ch
'
io
son
libero
di
non
ricordarmi
di
te
,
anche
avendoti
amata
.
Se
tu
sei
all
'
altezza
del
mio
animo
,
questa
lettera
non
ti
farà
dispiacere
(
B
)
.
Da
Siena
,
a
Roma
20
gennaio
1907
.
Ti
prego
d
'
una
cosa
.
Mandami
prima
che
tu
possa
i
denari
per
venire
a
Roma
.
Partirò
la
sera
alle
diciotto
,
il
giorno
stesso
ch
'
io
abbia
ricevuto
il
denaro
.
Non
so
se
la
signora
R
...
ti
abbia
fatto
sapere
che
con
mio
padre
ho
dovuto
rompere
affatto
la
relazione
....
Ma
di
ciò
ora
non
mi
sento
di
scrivere
.
Costà
ho
una
raccomandazione
per
un
giornalista
;
ma
io
stesso
mi
presenterò
più
volentieri
ad
alcune
redazioni
.
Non
so
s
'
io
sogni
;
però
che
credo
io
possa
trovare
un
'
occupazione
tale
,
bastante
a
farmi
vivere
.
Ti
renderò
il
denaro
tosto
che
sarò
in
grado
di
guadagnare
.
Qua
è
impossibile
ch
'
io
possa
lavorare
.
Sento
diminuirmi
l
'
intelligenza
a
poco
a
poco
come
una
cera
che
si
fonde
.
E
poi
a
che
pro
lavorerei
?
Sono
divenuto
stupido
anche
.
Non
ti
preoccupare
niente
per
il
modo
di
vivere
costà
prima
che
io
abbia
trovato
da
lavorare
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ho
scritto
cose
che
non
avrei
mai
voluto
rivelare
.
Da
Roma
,
a
Roma
25
gennaio
1907
.
Tu
avresti
diritto
di
non
amarmi
...
In
questa
mia
solitudine
aspra
io
ti
cerco
con
gelosia
,
e
vorrei
che
tu
fossi
sempre
con
me
.
Oggi
ho
sofferto
tutto
il
giorno
pensando
che
se
tu
per
un
momento
disprezzassi
la
mia
pusillanimità
,
potresti
amare
un
altro
.
Domani
per
me
è
il
giorno
veramente
decisivo
.
Vorrei
vederti
presso
la
fine
della
giornata
per
dirtene
l
'
esito
.
E
poi
che
non
tornerò
a
Siena
,
quale
che
sia
la
mia
condizione
qua
,
è
bene
che
ti
parli
forse
per
consigliarmi
di
una
cosa
.
Emma
,
io
devo
chiederti
solo
pietà
.
Non
parmi
d
'
aver
diritto
a
nessuna
cosa
da
te
,
finché
io
non
siami
sistemato
e
non
ti
tolga
dallo
stare
lungi
da
me
;
perocché
non
soffro
poco
avendoti
così
distante
e
non
in
mio
potere
.
Mi
pare
che
tu
a
poco
a
poco
sfugga
dalla
mia
volontà
.
Che
anche
tu
mi
ami
,
volendomi
male
.
26
gennaio
1907
.
...
avrei
dovuto
ricevere
un
vaglia
telegrafico
da
...
Siena
.
Se
non
vogliano
addirittura
non
aiutarmi
!
Lo
scopo
di
avere
un
posto
nel
giornalismo
è
per
guadagnare
per
potere
studiare
per
conto
mio
,
e
non
per
avanzare
nel
giornalismo
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ora
sono
nervosissimo
perché
prevedo
qualche
cosa
d
'
inatteso
.
Forse
anche
perché
stanotte
non
ho
avuto
da
dormire
ed
ho
...
digiunato
.
Ma
oggi
quel
Commendatore
del
quale
ti
parlai
mi
ha
invitato
un
'
altra
volta
a
pranzo
,
e
mi
ha
prestato
cinque
lire
.
A
te
non
voglio
scrivere
più
con
la
solita
preoccupazione
di
scrivere
bene
,
ma
voglio
scriverti
come
a
quell
'
essere
dolce
(
capace
di
rivolgere
ad
un
tratto
tutto
il
mio
animo
)
che
sta
in
me
come
un
sogno
reale
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ma
se
io
scorgessi
in
te
una
piccola
macchia
ti
ucciderei
.
Bada
,
Emma
,
tu
sei
riuscita
a
vincermi
.
E
a
volte
non
ti
amo
,
perché
dubito
di
te
.
27
gennaio
1907
.
Il
Commendatore
mi
ha
fatto
il
biglietto
di
presentazione
per
...
senza
parlarmi
di
te
,
né
della
tua
amica
.
Mi
ha
promesso
anche
di
interessarsi
di
più
parlando
con
altri
amici
suoi
;
ma
non
ha
dissimulato
la
difficoltà
dell
'
intento
.
Dunque
,
dovranno
passare
alcuni
giorni
.
Scrivo
nello
stesso
tempo
a
mio
padre
per
i
denari
.
Hai
ancora
in
mente
le
brutte
parole
che
ti
dissi
?
Perdonami
:
mi
vengono
perché
ti
amo
(
C
)
.
Fai
ch
'
io
ritrovi
l
'
antico
io
.
Mi
parve
,
al
contrario
,
che
tu
sia
ironica
con
me
.
E
basterebbe
che
le
nostre
anime
riaccendessero
la
loro
fiaccola
!
Quando
da
Siena
scrivevo
di
essere
impazzito
,
non
esageravo
.
Veramente
io
sono
inceppato
da
una
nuova
vita
,
che
non
ho
capito
.
Mi
sembra
di
camminare
tra
le
nebbie
grosse
di
un
mattino
di
cui
sento
l
'
immenso
sole
.
Ma
fai
che
le
mie
mani
non
carezzino
mai
l
'
imagine
della
follia
,
amata
da
me
più
che
la
vita
.
Mi
sembra
di
vederla
,
capisci
,
questa
follia
!
Una
faccia
bianca
,
quasi
floscia
,
senz
'
occhi
,
e
sorridente
.
È
qui
.
Non
dubitare
se
non
sempre
produco
.
Mi
sono
assicurato
anche
oggi
che
è
cosi
.
Non
ti
dico
i
nomi
degli
artisti
viventi
,
ai
quali
accade
lo
stesso
...
Ma
è
vero
.
Non
mi
tormentare
.
O
meglio
:
tormentami
.
Ti
ringrazio
di
averti
trovata
indifferente
.
Emma
,
anche
quando
credo
di
aver
ragione
di
trattarti
male
,
poi
sento
da
tutto
il
mio
animo
un
affetto
più
grande
.
Guariscimi
interamente
.
Sai
che
non
ho
altri
che
te
.
Ma
è
proprio
vero
che
mi
credi
qualche
cosa
?
Dimmelo
.
Ti
credo
ironica
;
che
tu
sappia
ch
'
io
son
pazzo
inutilmente
.
28
gennaio
1907
.
Puoi
mandarmi
per
stasera
almeno
cinque
lire
?
Altrimenti
non
ho
un
'
altra
volta
da
dormire
.
Quando
ti
scrissi
,
ieri
sera
,
ne
avevo
quattro
e
ottanta
;
poi
spesi
una
lira
e
cinquanta
per
la
camera
,
una
per
mangiare
,
due
mi
occorrono
oggi
,
ed
anche
con
meno
non
potrei
fare
.
...
riscrissi
a
mio
padre
...
30
gennaio
1907
.
Mio
padre
ha
mandato
venticinque
lire
.
Il
Commendatore
al
quale
egli
ha
inviato
i
denari
,
penserà
a
fargli
regolare
il
mio
sussidio
.
Gli
confermerà
che
io
o
prima
o
dopo
troverò
lavoro
,
ed
altre
cose
...
Poi
che
a
me
non
crede
!
Per
il
troppo
camminare
mi
è
venuto
male
ad
un
calcagno
.
Non
mancava
questa
?
6
febbraio
1907
.
Tu
credi
di
far
bene
mostrandoti
indifferente
.
È
il
contrario
,
perché
sto
male
finché
non
ho
trovata
alcuna
spiegazione
o
altro
.
Passai
malissimo
la
notte
della
domenica
.
Piangevo
quasi
.
E
credevo
già
finito
tutto
.
Io
voglio
trovare
in
te
ciò
che
alcuna
volta
può
mancare
in
me
.
Ma
se
,
quando
t
'
adoro
,
tu
fai
credere
come
...
mi
facesti
credere
!
Uscii
dalla
tua
casa
scoraggiato
,
deluso
.
Non
trovavo
in
te
l
'
essere
adorato
,
per
il
quale
mi
piace
di
piangere
con
dolcezza
.
Sono
un
poco
sognatore
.
Ma
non
capisco
perché
mi
si
disperdano
tante
cose
ch
'
io
penso
.
Io
sono
veramente
un
artista
,
ma
non
ho
ne
'
miei
nervi
l
'
energia
per
produrre
.
Sono
sfinito
.
È
così
.
S
'
io
ti
potessi
far
vedere
un
momento
la
mia
anima
!
Ma
tu
devi
essere
anche
rude
.
Dimmi
apertamente
ciò
che
ti
faccio
pensare
di
me
.
Respingimi
,
fai
bene
.
Non
mi
volere
,
finché
io
non
abbia
creato
.
Sarebbe
buono
ch
'
io
non
sentissi
nessuna
amarezza
scrivendo
così
...
Ma
io
ti
ho
fatta
parte
di
me
stesso
.
Volerti
bene
significa
appoggiare
la
mia
anima
alla
tua
.
18
febbraio
1907
.
Non
rispondo
punto
per
punto
alla
tua
lettera
,
perché
vi
sono
cose
che
mi
spiacciono
.
Penserai
,
poi
,
come
me
.
Ma
bada
;
ho
provato
il
più
grande
de
'
dolori
.
Ricorda
ch
'
io
non
sono
uguale
agli
altri
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
È
necessario
ch
'
io
sia
libero
come
te
.
La
mia
dignità
non
mi
permette
più
di
leggere
le
lettere
che
mio
padre
si
permette
di
mandarmi
.
Non
esagero
,
né
posso
.
Ma
non
basta
un
atto
della
mia
volontà
,
per
annullare
l
'
esistenza
di
tale
gente
!
19
febbraio
1907
.
Strappo
la
busta
,
e
ti
dico
ciò
che
nascosi
ieri
sera
.
Mio
padre
ha
saputo
che
tu
sei
a
Roma
,
e
,
dopo
aver
insultato
me
e
te
,
non
vuole
più
mandarmi
i
denari
.
24
febbraio
1907
.
Se
tu
fossi
venuta
a
me
,
che
ti
attendevo
,
avresti
saputo
che
non
potevo
scriverti
.
Il
perché
...
te
lo
imagini
.
Oggi
vendo
un
libruccio
che
non
mi
serve
a
nulla
e
così
posso
.
Manda
subito
la
presentazione
alla
Tribuna
.
Te
ne
prego
.
Lascia
fare
a
me
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Dovresti
sapere
l
'
angoscia
e
lo
sbigottimento
che
provo
,
quando
ti
devo
lasciare
.
Attendo
dalle
tue
parole
la
mia
forza
.
25
febbraio
1907
.
Mio
padre
(
non
avendogli
io
risposto
)
m
'
ha
scritto
domandandomi
se
mi
ero
recata
ad
offesa
la
lettera
ultima
sua
,
e
ritornando
nel
buono
animo
della
penultima
.
Stasera
sono
stato
dal
G
.
È
il
primo
uomo
ch
'
io
creda
onesto
e
buono
.
Non
ha
potuto
farmi
nulla
,
ma
mi
ha
fatto
intravedere
in
seguito
,
promettendo
di
scrivere
all
'
indirizzo
della
signora
Bisi
-
Albini
.
È
stato
pieno
di
rispetto
.
M
'
ha
dato
un
biglietto
d
'
invito
per
una
sua
conferenza
,
della
quale
spero
di
fare
alcuna
cosa
.
(
Un
'
ora
dopo
)
Sono
stato
alla
C
.
Ti
riferisco
ciò
che
m
'
ha
detto
il
direttore
:
"
È
un
giornale
che
si
fa
in
tre
ore
.
Se
potessi
mandare
via
due
giovani
,
che
sono
a
carico
mio
,
lo
farei
.
Vada
al
Popolo
Romano
.
Le
daranno
cento
lire
al
mese
.
Lavorerà
la
notte
.
È
possibile
che
Chauvet
lo
prenda
,
perché
ha
tante
rubriche
.
Qui
gli
articoli
di
quinta
colonna
son
fatti
dal
...
e
non
glieli
pago
.
Li
fa
tanto
per
avere
i
biglietti
per
i
teatri
.
I
suoi
articoli
sono
traduzioni
dal
francese
.
Piacciono
molto
.
Egli
non
ha
nessuna
cultura
.
Si
faccia
presentare
dal
F
.
ed
anch
'
io
dirò
due
parole
a
Chauvet
.
Dia
retta
a
me
,
vada
al
Popolo
Romano
...
"
All
'
inferno
!
Non
ti
pare
ch
'
io
debba
attendere
prima
di
andare
in
certe
mani
?
Se
tu
sapessi
che
impressione
ho
di
tali
persone
!
Comprendo
che
tutto
il
mio
lavoro
non
servirebbe
a
nulla
.
E
,
poi
,
con
cento
lire
,
posso
pensare
al
nostro
domani
?
-
Dal
G
.
mi
sono
sentito
sulla
soglia
della
mia
strada
.
Ma
io
ho
deciso
.
Mi
stringo
a
te
ed
ai
miei
studii
.
Così
non
mi
perderò
.
-
Tuttavia
non
ho
deciso
se
andrò
o
no
un
'
altra
volta
dal
F
.
per
il
Popolo
Romano
.
Vi
andrò
se
persisterà
il
mio
stato
depresso
.
26
febbraio
1907
.
Un
'
altra
lettera
di
mio
padre
,
ma
differente
.
I
soliti
insulti
usciti
dalla
sua
idiozia
,
dove
tutte
le
male
volontà
contro
di
me
hanno
potere
.
Onde
sono
pronto
ad
accogliere
qualunque
lavoro
,
solo
che
basti
a
scrivergli
che
io
non
voglio
più
lettere
sue
né
denari
.
Cioè
(
per
non
sognare
troppo
)
ne
approfitterò
finché
ne
ho
bisogno
,
e
poi
potrò
sentirmi
uomo
.
Domattina
vado
da
F
.
Ma
,
se
vuoi
ch
'
io
ti
possa
amare
sempre
,
devi
sentire
anche
tu
lo
stesso
odio
o
ribrezzo
o
ripugnanza
verso
tale
gente
,
e
quindi
non
volerne
sapere
nulla
;
vergognartene
.
Credo
di
non
ingannarmi
,
rifugiandomi
nel
tuo
amore
.
4
marzo
1907
.
Per
me
tu
sei
sacra
.
Ma
bada
di
scrivermi
intelligentemente
,
e
non
dimenticare
che
ogni
tua
lettera
è
un
mare
di
dolcezza
dove
perdo
me
stesso
.
Da
,
ciò
,
dunque
,
deve
nascere
il
mio
lavoro
.
Considera
il
momento
tristissimo
che
attraverso
.
Io
credo
che
non
ve
n
'
è
peggiore
.
Ma
basta
ch
'
io
t
'
ami
perché
mi
senta
come
pieno
d
'
una
luce
dolcissima
.
Non
so
trovare
un
'
imagine
.
Io
sorrido
:
sono
forte
:
t
'
amo
.
Non
era
in
ufficio
né
meno
il
F
.
Ma
che
non
voglia
più
ricevermi
?
Perdona
la
mia
supposizione
,
perché
sono
triste
e
dolorosamente
pessimista
.
Io
non
ne
posso
giudicare
.
7
Marzo
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ho
studiato
assai
in
biblioteca
,
e
sono
quasi
a
raggiungere
il
nuovo
mondo
,
che
sentivo
muoversi
dentro
di
me
.
Vorrei
che
tu
credessi
come
me
,
a
qualche
cosa
di
nuovo
che
io
porterò
nel
pensiero
.
Leggendo
,
ora
,
mi
tornano
tutte
le
sensazioni
,
che
prima
si
perdevano
in
tutto
il
male
che
era
penetrato
fino
alle
ossa
della
mia
anima
.
Con
te
e
con
la
mia
intelligenza
,
Emma
!
9
marzo
1907
.
Non
ti
voglio
sentire
come
un
idealismo
molto
stupido
per
me
,
ma
devi
attaccarti
al
mio
spirito
,
il
quale
può
ricevere
da
te
qualsiasi
forza
.
-
Non
approvo
ciò
che
fai
in
un
ospedale
.
Ciò
è
estraneo
a
me
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Sei
vile
,
vile
.
E
dovevi
scrivere
quell
'
articolo
nella
Vita
femminile
?
Di
me
soltanto
dovresti
scrivere
,
se
tu
mi
amassi
.
Sai
ch
'
io
ti
voglio
mia
,
realmente
.
Tutto
il
mio
essere
respinge
questi
momenti
.
Ho
disgusto
anche
di
me
.
Ma
scrivimi
come
la
mia
moglie
.
Risveglia
in
me
tutte
le
dolcezze
,
e
,
poi
che
sei
intelligente
,
risveglierai
anche
la
mia
intelligenza
.
Così
no
.
Mi
sento
solamente
un
amico
affezionato
e
fedele
,
il
quale
deve
molto
a
te
.
Smetto
di
scriverti
;
preferisco
il
sole
e
la
strada
.
10
marzo
1907
.
Perdonami
.
Fai
ch
'
io
ti
veda
presto
.
11
marzo
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Mai
più
accadranno
queste
cose
.
Ne
ho
avuto
paura
come
un
bambino
.
Adesso
risorrido
perché
vedo
i
tuoi
occhi
fulgidi
di
gioia
.
Non
so
se
lavorerò
,
ma
sento
fremere
al
soffio
della
mia
anima
come
una
vegetazione
di
pensieri
.
M
'
è
apparso
anche
un
breve
dramma
,
il
cui
fondo
m
'
è
stato
dato
dalla
portineria
di
questa
casa
.
Non
saprei
.
Una
stanzetta
col
paravento
,
che
cela
un
letto
dov
'
è
malato
il
padre
del
protagonista
...
Ma
non
saprei
.
Ho
veduti
questi
personaggi
come
in
un
viale
d
'
imagini
:
ho
avuto
un
brivido
(
D
)
.
Non
studio
più
,
ma
rifletto
senza
sforzo
.
Sono
travolgimenti
immensi
.
E
ogni
volta
trovo
più
bianco
il
sentimento
di
te
.
Una
sola
cosa
non
mi
piace
del
tutto
:
che
tu
non
creda
d
'
essere
la
sorgente
di
ogni
mio
bene
.
Almeno
,
lo
hai
dubitato
a
parole
con
me
.
Ma
non
ci
torniamo
sopra
.
Scrivo
malvolentieri
,
perché
scrivo
male
.
Solo
la
necessità
mi
s
'
impone
.
Prima
ch
'
io
ti
scrivessi
la
prima
lettera
,
erano
passati
molti
anni
senza
che
io
avessi
potuto
pensare
qualcosa
.
Del
resto
,
ciò
spiega
la
mia
bocciatura
agli
esami
dell
'
istituto
tecnico
.
Se
non
dovessi
scrivere
a
te
non
prenderei
certamente
la
penna
in
mano
.
Mi
ci
vuole
qualcosa
che
muova
i
miei
sentimenti
.
Lascia
stare
.
A
poco
a
poco
tu
farai
tutto
.
Hai
fatto
già
molto
facendomi
scrivere
queste
lettere
.
Credo
che
questo
sia
il
segno
dell
'
intelletto
superiore
.
Che
ti
devo
dire
?
Penso
a
quando
scriverò
bene
.
Nel
mio
libretto
,
ho
notato
:
Durante
un
anno
scrissi
solo
queste
parole
:
"
Vorrei
uccidere
tutti
"
.
Ed
è
vero
.
Ho
dimenticato
completamente
la
schifosissima
città
,
onde
sono
venuto
.
Parlo
a
tutti
volentieri
per
vivere
e
sentire
qui
.
Non
ho
altra
dolcezza
che
la
tua
.
12
marzo
1907
.
Quanti
giorni
ti
attenderò
?
Anche
oggi
m
'
è
parso
che
tu
dovessi
venire
.
Mi
sono
alzato
da
tavola
con
il
presentimento
che
tu
venissi
.
Come
ti
desidero
ad
ogni
momento
!
È
necessario
che
noi
ci
sposiamo
presto
.
Al
mio
lavoro
non
pensare
per
ora
.
Se
non
viene
,
che
dobbiamo
fare
?
Sono
in
un
periodo
(
ahimé
,
troppo
lungo
!
)
d
'
impotenza
.
Io
passo
le
giornate
quali
le
passava
un
vecchio
poeta
:
né
meno
sono
capace
a
ripensare
al
passato
.
Sembra
ch
'
io
possa
prendere
qualche
cosa
da
un
'
immensa
montagna
di
pensieri
...
e
non
trovo
nulla
.
Non
piace
né
meno
a
me
l
'
analisi
di
ciò
.
Ma
come
potrei
assicurarti
che
t
'
amo
?
Non
ci
vediamo
,
ed
è
necessario
ch
'
io
butti
fuora
le
mie
gonfiezze
dall
'
anima
.
Leggo
anche
il
Tolstoi
...
A
volte
devo
interrompermi
e
gettarmi
sul
letto
,
perché
mi
prende
come
uno
sbalordimento
doloroso
.
Sembra
che
tante
funi
siano
tirate
...
Che
malessere
!
Nel
Tolstoi
ho
segnate
in
margine
queste
parole
,
perché
leggendole
,
ho
esclamato
:
"
Ecco
,
Emma
,
credi
come
io
credo
"
.
Le
parole
:
"
Nessun
rètore
troverà
la
parola
o
la
disposizione
di
parola
che
trova
senza
sforzi
chi
esprime
quello
che
sente
"
.
"
L
'
insegnamento
delle
scuole
s
'
arresta
dove
comincia
il
tocco
,
cioè
dove
comincia
l
'
arte
"
.
"
Così
si
spiega
come
non
ci
siano
artisti
peggiori
che
quelli
i
quali
sono
passati
per
le
scuole
e
vi
riportarono
dei
successi
...
"
Tu
capisci
che
ciò
è
la
mia
maggiore
preoccupazione
,
e
che
il
mio
pensiero
nascerà
da
essa
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Quanto
hai
da
fare
ancora
!
Credo
che
dopo
quest
'
altra
passeggiata
lavorerò
(
E
)
.
Sempre
più
fitti
vengono
i
pensieri
.
A
momenti
ne
ho
come
un
peso
.
Figurati
che
a
volte
mi
par
di
vedere
due
mani
all
'
anima
...
Ma
quanto
sono
insulsi
e
sciocchi
ancora
!
Non
ho
da
dire
nulla
.
Appare
qualche
cosa
e
poi
se
ne
va
lasciandomi
scontento
.
Come
vorrei
vedere
i
tuoi
pensieri
di
mano
in
mano
che
tu
leggi
!
Come
non
devi
avere
nessuna
ombra
di
tristezza
pensando
al
nostro
passato
sbiadito
!
Ma
che
dico
?
Come
devo
ancora
trasformare
i
miei
nervi
!
Ora
non
posso
scrivere
.
Vorrei
averti
qui
per
ringiovanire
la
mia
forza
.
Vorrei
che
noi
fossimo
felici
presto
.
Vorrei
che
tu
non
fossi
stanca
;
vorrei
adorarti
,
mia
signora
,
in
casa
mia
.
Com
'
è
tisico
tutto
ciò
che
ho
fatto
!
E
non
vorrei
che
la
sua
infezione
prendesse
i
pensieri
d
'
ora
.
Devo
ricominciare
a
vivere
.
Amami
,
amami
con
tutta
la
tua
anima
,
senza
velature
...
Non
siamo
mica
morti
:
dammiti
tutta
senza
esitazioni
.
Come
mal
pensasti
l
'
altro
giorno
!
Ecco
la
causa
della
mia
ira
.
Non
ti
potevo
perdonare
il
tuo
ripiegamento
su
te
stessa
,
quasi
la
tua
rinuncia
.
Che
sono
questi
gomitoli
di
timore
!
Noi
stessi
siamo
la
causa
della
mia
impotenza
.
Giù
tutto
:
strappiamo
le
tende
,
buttiamo
giù
le
imposte
:
aria
.
Siamo
come
tutti
gli
altri
.
Amiamoci
senza
i
nervi
guasti
...
Ti
bacio
con
la
gioia
semplice
de
'
forti
.
Come
mi
vanno
via
a
pezzi
le
stupidaggini
che
avevano
coperto
il
mio
spirito
.
Giù
,
giù
:
mi
par
di
veder
cadere
tutte
le
male
cose
dall
'
anima
.
Che
freschezza
c
'
è
ora
!
Sembra
un
senso
di
rigagnolo
tra
i
ciuffi
verdi
dell
'
erba
.
No
,
no
:
questa
non
è
un
'
imagine
.
Come
ancora
è
confuso
tutto
il
mio
pensiero
!
Forza
,
forza
!
Il
mio
pensiero
ricade
come
un
velo
che
si
ripiega
dopo
che
è
stato
alzato
.
Ciò
che
passa
non
dura
.
Sono
come
le
sassate
dei
monelli
contro
le
invetriate
.
Spariscono
i
vetri
.
Amami
:
il
solo
amore
tuo
è
la
forza
mia
.
Non
è
vero
che
non
saremo
lieti
finché
i
nostri
figli
spirituali
non
saranno
nati
?
Devono
nascere
,
C
'
è
come
un
caos
di
cose
che
non
sta
fermo
mai
.
Mi
dà
l
'
aspetto
della
bufera
infernale
,
che
mena
gli
spiriti
con
la
sua
rapina
.
Figure
piegate
e
pigiate
che
piangono
...
Il
resto
sta
a
te
.
Fai
ch
'
io
ti
veda
.
A
volte
pare
che
nel
mio
cervello
stiano
le
cose
come
l
'
acqua
nella
spugna
;
mi
par
di
vedere
questa
spugna
,
che
,
premuta
,
scola
tutta
...
16
marzo
1907
.
Sono
otto
pagine
che
voglio
empirti
.
Penso
dirti
tante
cose
!
Non
ho
nessuno
amico
,
ma
parlo
sempre
con
te
.
Mi
piace
tanto
quest
'
illusione
!
Veniamo
a
cose
serie
.
Tu
mi
hai
scritto
per
incitarmi
al
lavoro
,
ed
hai
fatto
bene
.
Maltrattami
anche
.
Sentendo
la
tua
volontà
vicina
alla
mia
,
torno
alla
vita
.
Stamani
ho
pianto
quando
un
raggio
di
sole
è
entrato
nella
mia
camera
.
Ritorno
artista
.
Ma
,
vedi
,
potresti
anche
bastonarmi
senza
ch
'
io
potessi
scrivere
una
parola
.
Nè
amor
proprio
o
altro
può
muovermi
.
Cioè
,
io
mi
consumo
per
l
'
ansia
di
studiare
,
ma
la
mia
poesia
non
è
nata
ancora
tutta
.
Ho
qualche
accenno
,
ogni
giorno
più
insistente
,
che
mi
fa
gonfiare
il
petto
di
tenerezza
.
Come
mi
sento
buono
allora
.
Penso
che
l
'
ingegno
sia
solamente
bontà
.
Sapere
amare
tutte
le
cose
.
Si
:
io
ho
dentro
di
me
questo
sentimento
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Non
farò
nulla
su
Siena
.
Mi
ricordo
solamente
che
esiste
una
città
di
tal
nome
,
ma
essa
è
ben
morta
?
Qui
è
la
mia
vita
.
Qui
sento
tornare
le
mie
sensazioni
.
Qui
anelo
ad
un
sentimento
legittimo
.
Ma
vedi
come
son
fatto
?
Dianzi
avevo
la
certezza
di
essere
qualche
cosa
,
adesso
ho
la
certezza
di
essere
un
melanconico
solamente
.
Che
mi
vuoi
fare
?
Conviene
che
tu
aiuti
tutto
il
mio
io
a
risorgere
.
Dì
alla
signora
Celli
ch
'
io
studierò
il
tedesco
e
che
lo
conosco
già
un
poco
,
avendolo
studiato
un
anno
a
scuola
.
Comprerò
una
grammatica
e
un
vocabolario
,
poi
che
si
tratterà
solamente
di
farmi
tornare
a
memoria
cose
note
.
Ma
ora
mi
sono
dato
tutto
a
Dante
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Vuoi
sapere
a
chi
penso
quando
lavoro
?
Mi
par
di
vedere
(
o
meglio
:
vedo
)
il
tuo
viso
fisso
nel
mio
.
E
ti
parlo
.
Non
so
se
tu
puoi
rievocare
le
imagini
visive
.
Ma
io
ho
quasi
un
'
allucinazione
.
Non
ho
veduto
ora
la
tua
fronte
?
E
odo
la
tua
voce
.
Se
non
temessi
di
turbare
tanta
tranquillità
,
ti
direi
le
mie
impressioni
dell
'
altro
giorno
.
Sono
cose
che
anderanno
via
tosto
che
tu
non
sarai
più
infermiera
.
Ma
,
no
:
ho
torto
.
Io
non
ti
devo
forzare
a
modellarti
secondo
il
mio
sogno
.
Voglio
vederti
lieta
di
te
stessa
,
e
capace
di
farmi
piangere
di
tenerezza
.
Perché
non
immagini
come
io
sento
te
?
Quando
ti
rivolgi
a
Dio
,
non
hai
il
sentimento
della
divinità
?
Non
senti
una
forza
che
non
è
tua
,
così
pura
che
non
vi
è
paragone
?
E
ti
senti
presa
da
Dio
,
e
ti
pare
di
avere
contatto
con
lui
,
non
è
vero
?
Io
sento
ciò
per
te
.
Vorrei
avere
quasi
terrore
del
tuo
affetto
.
Perciò
tu
mi
chiami
bambino
.
Io
ti
ammiro
e
t
'
amo
.
Ma
bada
,
sai
.
Non
turbare
mai
questa
serenità
.
Una
piccola
menzogna
o
contraddizione
,
romperebbe
tutto
.
-
E
non
è
vero
che
questo
affetto
sarà
immutabile
?
Sì
,
perché
io
lo
sento
fuori
dell
'
umano
.
Lo
sento
confuso
con
la
mia
intelligenza
.
Ah
,
non
t
'
ho
detto
mai
una
cosa
.
Compongo
molta
musica
originalissima
.
Ma
,
ohimè
,
tutto
nasce
e
muore
nella
mia
mente
.
Mentre
scrivevo
il
principio
di
questa
pagina
(
ed
è
ciò
che
m
'
ha
fatto
ricordare
di
parlartene
)
ho
pensato
un
motivo
bellissimo
.
Qualche
cosa
di
simile
ad
un
pianto
.
Oh
,
come
ora
ritorna
!
È
bello
molto
(
F
)
.
Tutto
ciò
io
lo
chiamo
il
tuo
amore
.
Poiché
una
minuzia
di
esso
vale
molto
più
di
ogni
altra
cosa
.
Esso
è
tutta
la
dolcezza
del
mio
ingegno
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ho
letto
due
terzine
di
Dante
,
che
ho
dinanzi
,
ed
ho
provato
scoraggiamento
.
Sento
da
vero
qualcosa
e
lo
capisco
,
o
è
un
'
illusione
?
M
'
è
venuto
a
mente
:
Pianger
di
doglia
,
e
sospirar
d
'
angoscia
...
Sono
per
piangere
.
17
marzo
1907
.
Sono
stato
alla
Galleria
di
Villa
Borghese
,
e
ti
mando
ora
queste
violette
colte
attraverso
i
bellissimi
prati
.
Ho
quasi
certezza
di
me
.
I
quadri
che
guardavo
divenivano
mie
idee
,
e
del
loro
sentimento
userò
scrivendo
.
Un
paesaggio
del
Francia
...
(
Non
so
dire
ciò
che
ho
in
mente
)
.
Ma
è
necessario
che
con
un
atto
di
volontà
mi
decida
a
star
lontano
dal
solito
studiare
,
il
quale
m
'
ha
indebolito
e
confuso
molto
.
Deve
venire
tutto
da
sé
,
però
che
sembra
che
l
'
imagini
scorrano
alla
superficie
del
mio
pensiero
,
senza
ch
'
io
le
sappia
fermare
.
Così
è
per
ora
.
Non
ti
posso
dire
tutte
le
cose
indefinite
che
si
accolgono
nel
mio
essere
.
Pare
che
pensi
anche
il
mio
corpo
.
E
quando
io
apro
le
mie
sensazioni
per
vedere
che
cosa
abbiano
dentro
,
vi
trovo
solamente
il
desiderio
di
te
.
(
Non
so
se
abbia
detto
una
cosa
seria
facendoti
ridere
.
Non
mi
piace
)
.
Sì
;
il
mio
sentimento
ha
origine
da
te
.
Tutto
quel
senso
ineffabile
che
accompagna
la
mia
mente
è
solamente
il
tuo
amore
.
Tutto
ciò
che
posso
adunare
nella
mia
volontà
,
è
sigillato
da
te
.
Capisco
che
esprimo
il
mio
pensiero
balbuziendo
,
e
con
la
mente
debole
di
un
fanciullo
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ma
studia
anche
tu
.
Non
t
'
ho
mai
domandato
che
tu
capissi
un
quadro
o
altro
,
ma
ho
fatto
male
.
Che
pensi
di
tali
ammoscimenti
?
Io
ne
rido
con
te
(
ho
riveduta
la
tua
bocca
)
,
ma
desidero
che
tu
obbedisca
.
Del
resto
,
fiat
voluntas
tua
!
22
marzo
1907
.
Non
ho
ancora
potuto
piangere
dinanzi
a
te
,
a
cagione
delle
cose
vili
che
lo
star
lungi
da
te
ha
raccolte
.
Ma
io
lo
faccio
ora
imaginando
il
tuo
volto
.
Sembra
anche
ch
'
io
mi
purifichi
tutto
così
.
Sentomi
tornato
ad
una
tenerezza
innocente
.
Amami
.
Non
ti
so
dire
ciò
che
questa
parola
significa
per
me
.
Ho
la
sensazione
di
una
cosa
eterna
.
Parmi
che
il
silenzio
della
mia
anima
sia
la
significazione
del
nostro
amore
.
Ma
questo
gaudio
,
così
quasi
libero
dai
sensi
,
lo
hai
anche
tu
.
Anzi
,
io
l
'
ho
appreso
da
te
.
Fai
che
a
poco
a
poco
il
mio
animo
possa
tornare
alla
sua
completa
esistenza
.
Ora
esso
è
ancora
in
formazione
.
È
inutile
che
tu
chieda
adesso
lavoro
.
Sono
ancora
tra
le
nebbie
della
impossibilità
.
Non
hai
ancora
capito
ch
'
io
sono
stato
un
anno
troppo
lontano
dalla
vita
.
A
Siena
ho
voluto
ritirarmi
da
ogni
contatto
.
Tu
sola
,
a
poco
a
poco
mi
riconduci
al
naturale
,
all
'
umano
.
Sono
anche
stato
cattivo
molto
;
o
pazzo
.
Pensava
di
essere
privilegiato
da
Dio
sopra
tutti
gli
altri
.
Pensavo
che
avrei
dovuto
comandare
a
tutti
,
e
pensavo
che
tutti
mi
dovessero
avere
tale
rispetto
.
Pazzo
addirittura
.
Ed
ora
ciò
mi
fa
dubitare
.
Ma
io
sento
che
questo
male
mi
ha
lasciato
.
Ne
ho
terrore
soltanto
.
Mi
pare
,
sai
,
che
questa
oscurità
ridiscenda
alcuna
volta
sull
'
anima
,
ma
ora
ne
ho
un
'
imagine
soltanto
.
Tu
sola
mi
hai
guarito
e
mi
tieni
sano
.
Perciò
tu
hai
qualunque
diritto
su
ciò
che
potrò
fare
.
Non
avrei
dovuto
dirtene
alcuna
cosa
,
per
non
attristarti
.
Ma
devi
conoscere
me
fino
al
fondo
dell
'
anima
.
Non
vi
deve
essere
per
te
nessuna
cosa
incompresa
.
Ma
tutto
deve
cadere
di
ciò
.
Tu
mi
darai
e
mi
dai
un
nuovo
aspetto
del
tempo
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ma
che
fa
lo
studiare
,
e
la
Biblioteca
?
Non
devo
studiar
più
,
come
studia
-
per
esempio
-
un
professore
;
cioè
per
sapere
.
Conviene
che
studi
come
prima
,
cioè
torni
a
vedere
ciò
che
mi
è
intorno
.
Questa
sala
non
mi
deve
interessare
se
non
come
un
oggetto
della
mia
attenzione
creatrice
(
G
)
.
Ma
devo
avere
pazienza
che
si
combinino
insieme
tutti
i
frammenti
disparati
che
ho
nella
mente
.
Allora
sorgeranno
le
idee
.
23
marzo
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ch
'
io
non
senta
più
la
fiacca
nell
'
anima
,
che
io
non
sia
più
triste
...
Se
tu
sapessi
quanto
ho
sofferto
io
!
Devi
essere
di
me
gelosa
ed
egoista
,
come
sei
,
non
è
vero
?
Perché
non
dovrei
dar
retta
a
te
?
Dentro
te
c
'
è
tutto
,
poi
che
ci
metto
tutto
.
24
marzo
1907
.
Ieri
sera
mi
si
formarono
alcuni
simboli
bellissimi
,
ma
al
solito
sfuggenti
.
Io
credo
di
non
poterli
descrivere
per
il
grande
cambiamento
che
essi
hanno
rispetto
gli
altri
di
un
tempo
.
E
ti
assicuro
che
sono
belli
da
vero
.
La
maggiore
gioia
mia
è
di
scrivere
a
te
.
Mi
sono
così
infuso
dentro
di
te
,
che
tu
devi
percepirne
qualcosa
.
Ora
ho
pensato
ad
una
statua
del
Rodin
:
il
Pensiero
.
Egli
è
uno
dei
maestri
che
mi
ha
dato
molto
della
sua
arte
.
Non
ti
posso
dire
bene
che
è
questo
Pensiero
,
però
che
è
un
simbolo
.
È
una
testa
di
donna
che
ha
il
collo
sorgente
da
un
blocco
di
marmo
.
Credi
che
il
volto
di
lei
è
un
pensiero
.
Ma
che
Rodin
!
In
parte
,
il
mio
scrivere
non
bene
dipende
dalla
confusa
mescolanza
di
stili
che
io
ho
studiato
.
È
stata
una
fatica
per
ora
,
la
quale
mi
ha
guastato
.
Lascia
che
ritorni
la
chiarezza
,
e
avrò
coscienza
dello
scrivere
.
25
marzo
1907
.
Sono
desideroso
di
parlarti
martedì
della
mia
sistemazione
,
dalla
quale
dipende
la
nostra
contentezza
.
Mi
consiglierai
.
Tornerei
a
Siena
,
se
mio
padre
smettesse
la
trattoria
(
H
)
(
me
lo
ha
anche
scritto
)
e
non
avesse
più
in
casa
la
solita
donna
di
servizio
.
Con
la
mia
matrigna
staresti
benissimo
.
Ma
,
poi
,
a
Siena
che
faccio
?
Ho
orrore
ricordando
.
D
'
altra
parte
desidero
che
tu
non
stia
più
al
Policlinico
.
27
marzo
1907
.
Non
faresti
cosa
ridicola
se
tu
scrivessi
in
un
foglio
ogni
pensiero
di
me
che
t
'
avviene
.
Potresti
farne
due
gruppi
:
l
'
uno
di
quelli
riguardanti
la
nostra
vita
,
l
'
altro
di
ciò
che
dubiti
di
me
.
Ho
notato
molte
volte
una
diffidenza
mal
celata
contro
me
.
Tu
hai
messo
sopra
me
molto
delle
chiacchiere
,
e
mi
hai
giudicato
come
gli
altri
(
alcuna
volta
,
s
'
intende
)
.
Domanda
tutto
,
ogni
minuzia
oscura
,
e
se
tu
non
domanderai
,
dirò
io
spontaneamente
.
E
ciò
per
chiudere
definitivamente
ogni
cosa
brutta
.
Vorrei
che
tu
comprendessi
tutto
il
rimorso
che
ho
di
non
averti
adorata
come
ora
.
E
questo
intensifica
di
più
la
mia
adorazione
.
Ma
sul
passato
ho
posto
i
piedi
.
È
vero
però
ch
'
io
t
'
amo
anche
per
il
passato
.
Tutti
i
miei
ricordi
sono
come
una
brace
che
tiemmi
calda
l
'
anima
.
Forse
,
ti
amavo
fin
dalla
prima
lettera
.
Sentivo
da
te
una
luce
sopra
tutta
la
volgarità
.
È
vero
così
.
Il
primo
che
adulò
le
mie
speranze
,
predisse
che
io
avrei
scritto
dopo
averti
sposata
.
Come
io
volli
perdere
te
,
non
sono
stato
più
buono
di
scrivere
una
parola
.
A
Firenze
(
e
fui
maligno
di
non
dirtene
alcuna
cosa
)
scrissi
una
prosa
esaltante
la
tua
anima
.
Ma
non
volevo
manifestarti
il
mio
affetto
perché
ti
chiudevo
con
tutto
l
'
altro
del
mio
passato
,
del
quale
ora
sono
vincitore
.
Dalla
signora
R
.
sentii
il
desiderio
di
cadere
come
fulminato
;
non
so
che
voglia
ebbi
di
divenire
niente
:
ti
adorai
come
penso
che
alcuni
adorino
gli
dèi
.
Divenisti
una
cosa
della
mia
anima
,
inseparabilmente
.
Ma
la
mia
pazzia
e
la
mia
malvagità
,
forse
necessarie
per
uscire
dal
pelago
(
e
allora
credevo
che
fosse
necessaria
)
m
'
impedì
di
manifestare
il
mio
amore
.
Sentivo
mordermi
tutte
le
membra
dal
dolore
,
ma
dovevo
essere
impassibile
.
E
alcuna
volta
ne
piangevo
.
Sentivami
legato
dalla
pietra
della
mia
sciocca
pazzia
,
invasato
dall
'
idea
fissa
di
essere
una
potenza
,
e
non
ti
dovevo
scrivere
.
.
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.
Ma
di
quando
in
quando
il
tuo
ricordo
sfondava
la
mia
anima
,
ed
io
mi
dolevo
anche
fisicamente
.
Pensavo
il
mio
dolore
anche
dentro
le
ossa
.
E
credevo
di
aver
perduto
per
sempre
l
'
intelligenza
.
Credevo
di
aver
sulle
labbra
il
riso
degli
idioti
,
e
che
tu
mi
disprezzassi
.
E
ti
davo
ragione
.
Ti
domandavo
tante
cose
che
non
ricordavo
più
la
sera
,
stando
un
'
ora
fermo
a
guardare
lontano
.
Oh
,
s
'
io
potessi
ridirti
bene
ogni
cosa
!
Pensavo
di
essere
pazzo
e
che
tu
mi
tenessi
come
un
bambino
,
poi
mi
facevi
cadere
,
ed
io
piangevo
.
Ciò
è
un
momento
di
quello
che
ho
sofferto
!
La
signora
R
.
mi
parlò
di
te
,
ed
io
decisi
ciò
che
prima
parevami
come
un
buco
alla
luce
fatto
in
una
grotta
.
Tornai
quasi
in
me
,
e
non
mi
vergognai
di
chiederti
il
denaro
per
venire
a
Roma
.
Sentivo
di
fare
una
cosa
dignitosa
.
Già
vedevo
il
tuo
volto
e
i
tuoi
atti
.
Pensavo
che
avremmo
pianto
insieme
.
Tu
vedi
ora
quanto
la
mia
anima
ha
camminato
,
senza
che
tu
la
vedessi
.
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Così
si
gonfia
l
'
anima
di
sogni
,
come
di
succo
.
Penso
agli
alberi
che
colano
di
linfa
.
Quando
la
solidità
del
mio
passato
sarà
divenuta
polvere
e
non
sarà
più
come
una
corteccia
sopra
la
mia
anima
,
lavorerò
.
Ma
senza
il
tuo
amore
non
farei
niente
,
però
che
esso
è
la
sola
acqua
che
bagna
la
mia
anima
.
28
marzo
1907
.
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Non
ti
pare
che
ambedue
dovremmo
preoccuparci
di
scrivere
meglio
?
Dammi
l
'
emulazione
tu
.
Però
che
se
prendo
l
'
abitudine
di
scrivere
rilassatamente
,
temo
di
non
aver
perduto
tempo
quando
ho
studiato
la
stilistica
e
altre
cose
!
.
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.
Oggi
sono
un
poco
ragazzo
.
Ma
conviene
esser
così
per
avere
la
spensieratezza
.
Mi
par
d
'
essere
in
mezzo
a
tante
vigne
verdi
.
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.
Sono
allegro
ho
detto
?
Ohimè
,
si
è
rivelata
la
faccia
già
.
Quanta
grandine
su
le
vigne
!
1
aprile
1907
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Pensando
con
te
la
mia
anima
si
ritrae
dalle
sue
vacuità
,
e
rifletto
,
e
mi
appaiono
le
mie
vie
.
Si
risolvono
tante
incertezze
,
in
un
'
ora
di
amore
!
Non
saprei
spiegarti
questa
influenza
intellettuale
.
E
di
quella
morale
?
Non
ho
dipinta
la
mia
vita
attorno
alla
tua
persona
?
So
come
dovrò
comportarmi
sempre
,
però
che
in
te
ho
trovato
il
mio
sostegno
.
2
aprile
1907
.
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.
Perché
credi
che
i
miei
impulsi
saranno
cagione
di
dolore
?
Quanto
erri
!
I
miei
impulsi
sono
simili
alle
bizze
dei
fanciulli
:
se
tu
non
lo
credessi
,
non
avresti
veduto
nell
'
anima
mia
qual
fanciullo
è
.
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.
...
ho
bisogno
di
leggere
due
o
tre
volte
le
tue
lettere
,
però
che
nella
prima
lettura
mi
assale
un
tremito
fortissimo
.
4
aprile
1907
.
Mentre
studio
,
mi
viene
di
risentire
tutti
i
tuoi
atti
,
e
particolarmente
le
espressioni
del
tuo
volto
.
Le
ripenso
e
le
rifaccio
nel
pensiero
.
Come
sono
esaltato
da
me
stesso
di
questo
amore
!
Parmi
di
avere
dinanzi
la
felicità
.
Ed
ogni
giorno
vi
aggiungo
un
atto
di
devozione
col
pensiero
,
e
lo
allargo
con
tante
minuzie
di
sogno
.
Il
mio
fine
morale
è
di
scomparire
in
te
,
di
perdermi
nella
tua
anima
.
Allora
sento
che
sarò
felice
.
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.
Lascia
ch
'
io
esca
dal
pantano
della
mia
mente
.
Perché
non
lavorerò
,
se
dentro
di
me
sono
tante
cose
?
5
aprile
1907
.
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.
Il
verso
libero
dovrebbe
essere
trasportato
nella
nostra
letteratura
.
Non
ti
pare
?
Esso
è
buon
mezzo
per
riconoscere
chi
è
poeta
o
no
,
però
che
non
fa
figurare
se
non
il
vero
pensiero
.
E
quante
chiacchiere
rimate
di
meno
!
Ma
ciò
precisamente
lo
fa
tenere
lontano
.
.
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.
Se
io
lavorerò
sarà
tutta
roba
ricevuta
dal
tuo
amore
.
E
come
mi
piace
il
tuo
dubitare
di
ciò
!
Ma
lascia
stare
.
Io
so
che
vivremo
bene
,
e
che
io
sarò
qualcosa
.
7
aprile
1907
.
Ho
deciso
di
tradurre
La
Cathédrale
,
ed
ho
già
ricopiato
il
frontespizio
e
la
dedica
.
Metterò
anche
una
inserzione
nella
Tribuna
offrente
lezioni
d
'
italiano
.
Ma
sono
ancora
inquieto
,
oscillante
.
Non
ti
posso
descrivere
il
mio
stato
.
.
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.
Queste
belle
giornate
mi
ricordano
la
Piazza
del
Carmine
,
quando
io
venivo
a
passare
sotto
la
tua
finestra
,
inquieto
come
ora
,
come
una
tavola
nell
'
acqua
mossa
.
Capisci
bene
ch
'
io
non
ho
ancora
dimenticato
Siena
:
vi
è
di
lei
in
me
uno
sfondo
di
sensazioni
.
.
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.
Adesso
sono
i
ricordi
i
quali
io
vedo
.
La
Torre
del
Mangia
,
quasi
bianca
nel
cielo
azzurro
;
e
sotto
,
quasi
annebbiate
,
le
case
di
Siena
.
Non
altro
.
Distruggi
tu
con
un
colpo
della
tua
anima
queste
cose
informi
.
Che
confusione
tutto
il
mio
passato
!
Vedi
che
tavole
si
presentano
nella
mia
anima
,
ed
io
non
so
ridirtele
!
.
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.
Imagina
che
io
ho
qui
dinanzi
,
come
pitture
,
tutte
le
figure
della
novella
di
Candia
.
Questa
forza
,
che
,
forse
,
è
anima
,
tutta
libera
dalla
felicità
,
è
il
tuo
amore
.
Io
non
ho
niente
,
potresti
ritogliere
tutto
ciò
che
mi
hai
dato
.
E
perché
questa
forza
non
diverrà
il
mio
lavoro
?
Ti
parlo
come
se
tu
fossi
qui
realmente
.
Prendo
proprio
da
te
questo
ideale
che
fa
fremere
la
mia
anima
.
Ma
ho
paura
,
domani
,
di
non
aver
più
questo
slancio
spirituale
.
.
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.
Togliamo
questi
mucchi
di
sassi
che
aggravano
la
mia
anima
.
Togliamoli
.
Lavorerò
,
guadagnerò
,
t
'
amerò
.
Sono
tre
cose
in
una
sola
:
uno
stesso
pensiero
delizioso
.
.
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.
.
Non
t
'
umiliare
più
con
le
parole
dinanzi
a
me
,
però
che
i
fatti
sono
l
'
origine
non
sproporzionata
del
mio
sogno
.
Direi
che
tu
fossi
questo
sogno
.
.
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.
.
Avevo
pensato
durante
la
malattia
de
'
miei
occhi
,
che
non
avrei
più
amato
nessuna
persona
,
ma
solamente
le
sensazioni
che
mi
avrebbero
date
le
pitture
dei
miei
preferiti
.
Scacciavo
la
realtà
,
e
adoravo
una
faccia
femminea
di
Leonardo
...
Così
si
perdeva
la
mia
vita
,
senza
sentimenti
,
nella
freddezza
della
conoscenza
.
Ciò
che
pensavo
,
il
quale
era
pochissimo
e
tenue
,
era
tolto
dalle
superfici
delle
tavole
guardate
.
Credevo
che
in
esse
fosse
tutta
la
vita
per
il
mio
spirito
.
Non
avrei
voluto
altro
.
Ma
nella
guarigione
,
i
miei
nervi
(
credo
tutto
ciò
un
effetto
di
essi
)
migliorarono
...
Sono
sempre
stato
tuo
nella
grande
astrazione
in
cui
vivevo
.
Ma
tu
,
prima
,
e
a
Roma
,
hai
ricondotto
me
a
vivere
.
Guariscimi
ancora
.
Togli
tutta
la
secchezza
del
mio
egoismo
,
del
quale
anche
il
ricordo
mi
ha
agghiacciata
ora
l
'
anima
,
come
una
colonna
di
marmo
(
I
)
.
Togli
,
togli
!
Fammi
guarire
.
9
aprile
1907
.
Che
abbiamo
guadagnato
con
tali
lettere
tue
?
Non
ti
meraviglierai
se
ho
manifestato
il
mio
animo
materialmente
,
buttando
per
terra
ciò
che
avevo
dinanzi
!
Mi
pare
impossibile
che
tu
non
veda
la
mia
anima
piena
di
sogni
.
.
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.
.
Ti
dissi
che
ogni
giorno
,
a
ogni
ora
,
è
come
se
il
mio
io
si
rinnovellasse
tutto
.
A
tratti
,
lo
cambio
.
14
aprile
1907
.
Le
altre
due
volte
precedenti
,
scrissi
movendo
il
mio
animo
con
le
impressioni
ancora
recenti
di
una
lettura
carducciana
.
Tu
hai
avuto
paura
del
mio
gridare
alla
forza
;
a
torto
.
17
aprile
1907
.
Tu
non
sapevi
che
cosa
era
per
me
il
lasciarti
allora
.
T
'
imaginai
legata
a
me
solamente
con
un
tenue
filo
d
'
affetto
,
e
pensai
che
tu
godessi
più
della
vita
che
fai
ora
.
Il
non
desiderarmi
,
il
non
obbedirmi
,
mi
provava
(
e
forse
mi
prova
)
il
tuo
poco
affetto
.
Ma
ora
non
posso
giudicare
nulla
.
Ciò
che
tu
chiami
desiderio
meschino
di
prolungare
di
dieci
minuti
una
gioia
,
fu
per
me
il
compimento
delle
ore
precedenti
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
Non
ho
prodotto
più
nulla
per
una
sfiducia
che
avevo
dentro
di
me
e
fuori
di
me
.
Onde
t
'
ho
detto
sempre
che
il
tuo
amore
può
farmi
tornare
a
scrivere
.
Ma
non
farmi
ripetere
sempre
le
cose
stesse
.
Facesti
di
più
con
un
sorriso
e
una
stretta
di
mano
,
prima
di
salire
sul
tranvai
.
Allora
mi
amasti
.
Vorrei
che
tu
avessi
fiducia
in
me
per
tutte
le
cose
.
S
'
io
non
lavoro
credo
che
se
ne
debba
cercare
la
cagione
nella
mia
struttura
psichica
.
Chi
sa
prima
ch
'
io
voglia
lavorare
,
quante
altre
combinazioni
devono
avvenire
nella
materialità
della
mia
psiche
.
Prima
di
tutto
,
ho
bisogno
della
contentezza
.
Intendiamoci
bene
:
contentezza
nel
senso
di
aver
trovato
chi
raccolga
,
come
li
ha
suscitati
,
i
miei
sentimenti
.
Sufficienza
spirituale
nel
nostro
amore
.
Tu
capisci
da
ciò
che
ti
dico
,
come
ogni
sensazione
di
te
è
causa
d
'
ascendere
o
di
fermarmi
.
Ciò
che
ricevo
proprio
da
te
è
splendore
di
un
ideale
;
ciò
che
mi
danno
le
persone
,
le
cose
e
i
fatti
che
ti
vedo
intorno
mi
fa
soffermare
.
Molta
parte
di
ieri
non
t
'
amai
,
appunto
perché
ti
sentivo
come
scomparsa
o
chiusa
dentro
questa
tavola
,
o
barriera
come
dici
tu
.
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.
...
si
può
essere
poeti
anche
per
la
distruzione
.
Ed
io
ho
molta
dose
d
'
anarchia
nella
mente
e
nell
'
unghie
.
18
aprile
1907
.
Ho
ricevuto
una
lettera
del
babbo
,
che
m
'
impone
di
tornare
a
Siena
.
Io
cercherò
,
in
questi
giorni
,
in
tutti
i
modi
.
Sono
tornato
oggi
ad
una
agenzia
,
dove
avevo
chiesto
per
lezioni
d
'
italiano
.
Il
proprietario
m
'
ha
detto
che
non
è
facile
che
io
trovi
.
Domani
andrò
dal
direttore
del
Giornale
d
'
Italia
.
Credo
che
saprò
presentarmi
.
Emma
mia
,
è
possibile
ch
'
io
lavori
in
queste
condizioni
d
'
animo
?
Ciò
che
sentivo
stamani
è
già
scomparso
dalla
mente
.
Senti
:
in
questo
momento
mi
sembra
il
meglio
che
io
obbedisca
al
babbo
.
Tornerò
a
Siena
,
e
interpreterò
il
mio
stare
a
Roma
,
come
una
scappata
:
egli
dice
cosi
.
Tanto
è
impossibile
l
'
intenderci
.
Mi
sarei
ammazzato
se
tu
non
mi
legassi
alla
vita
e
al
lavoro
.
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.
Sono
ricaduto
?
Abbi
pazienza
con
me
.
Non
tutto
è
immobile
nella
mia
anima
.
19
aprile
1907
.
Ora
vado
dal
direttore
del
Giornale
d
'
Italia
.
Questo
sole
mi
fa
bene
.
Ho
accettata
la
condizione
di
tornare
a
Siena
,
con
più
tranquillità
che
non
avrei
creduto
.
Forse
è
ora
ch
'
io
lavori
.
.
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Verrai
a
Siena
ad
agosto
?
Ci
sposeremo
allora
?
.
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Stamani
ho
letto
tre
o
quattro
libri
:
un
minimo
per
uno
,
e
via
.
Non
posso
più
star
fermo
,
ed
odio
i
libri
.
Mi
paiono
brutti
.
Penso
ora
che
a
Siena
potrò
lavorare
,
perché
da
vero
sento
empirsi
i
miei
pensieri
come
ad
una
fontana
ignota
.
Ma
com
'
è
bello
il
d
'
Annunzio
!
Basta
un
periodo
suo
per
far
fiorire
,
sia
pure
poco
per
ora
,
il
mio
animo
.
Vedi
:
ogni
mio
pensiero
parla
d
'
amore
,
ed
ho
tanta
dolcezza
nel
cuore
che
parmi
di
avere
una
musica
divina
qui
nella
segretezza
del
mio
essere
(
J
)
.
.
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Scriverò
,
forse
,
la
novella
;
ed
altre
ancora
,
ma
ho
bisogno
che
tu
mi
mantenga
in
questa
nebbiuzza
fantastica
,
che
è
tutta
dolce
del
tuo
amore
.
Imagina
una
fessura
da
cui
si
veda
qualche
cosa
della
campagna
fuora
:
tale
è
la
mia
mente
.
Non
so
perché
sono
insensibile
ora
a
Siena
(
K
)
;
certamente
perché
m
'
appare
come
un
sogno
.
Ne
ho
una
sensazione
d
'
arte
.
A
Siena
non
ho
né
meno
un
amico
,
e
mi
conserverò
tale
.
21
aprile
1907
.
Può
darsi
ch
'
io
prolunghi
il
soggiorno
a
Roma
fino
a
giugno
.
La
padrona
di
casa
scrive
a
mio
padre
che
vuole
essere
pagata
anche
del
mese
di
maggio
.
.
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.
Col
direttore
del
Giornale
d
'
Italia
non
ho
potuto
parlare
per
ora
;
ma
lo
cercherò
anche
domani
.
.
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.
So
che
sei
intricata
in
troppe
cose
,
e
che
riesci
ad
amarmi
solo
quando
mi
scrivi
.
E
poco
anche
allora
.
22
aprile
1907
.
Ciò
che
scrivo
mi
pare
una
tela
intessuta
di
fumo
.
Dietro
,
senza
che
il
mio
pensiero
possa
toccarlo
,
è
ciò
che
vedo
.
8
maggio
1907
.
Che
pace
non
mai
sognata
quando
penso
a
te
!
20
maggio
1907
.
Non
ci
dobbiamo
mai
contentare
di
noi
stessi
.
Per
me
,
è
questo
dispiacere
che
mi
si
ferma
nell
'
anima
,
che
mi
fa
agire
.
27
maggio
1907
.
Anch
'
io
penso
la
stessa
cosa
;
ma
riesco
a
sopprimerla
per
il
bene
nostro
.
Non
hai
indovinato
le
lunghe
giornate
d
'
abbattimento
,
con
certi
pensieri
oscuri
che
raspano
su
l
'
anima
come
cani
affamati
?
Oh
!
,
taci
,
taci
.
Quando
la
mia
anima
sta
bene
,
ed
io
sogno
il
lavoro
,
non
ci
sono
preoccupazioni
.
Non
devi
averle
.
Sono
riuscito
a
rimorchiare
la
tua
anima
nel
mare
di
forza
che
vedo
io
?
Emmina
mia
,
non
mi
fare
triste
.
Sognavo
di
dirti
tante
cose
piene
di
sole
!
Ho
scritto
tanto
;
quasi
cinquanta
pagine
di
quella
traduzione
...
Ed
un
dramma
l
'
ho
visto
io
,
l
'
ho
sentito
nel
suo
principio
.
Sii
forte
come
me
:
noncurante
.
Noncurante
?
Oh
,
noncuranza
fatta
di
dolori
e
di
impeti
!
Ma
non
è
essa
la
nostra
speranza
e
la
mia
forza
?
(
Se
devo
chiamare
noncuranza
quella
fiducia
che
ho
di
me
...
)
31
maggio
1907
.
Ti
mando
la
lettera
ricevuta
stamani
del
C
.
Se
le
cose
andassero
bene
,
sarebbero
tutto
secondo
il
nostro
piano
.
Per
ora
non
rispondo
al
C
.
e
mi
riservo
di
decidermi
se
accetterò
ciò
che
è
proposto
da
mio
padre
.
Di
questo
parleremo
lunedì
.
Non
so
anche
se
devo
accettare
l
'
amicizia
e
la
confidenza
del
C
.
Data
la
mia
sincerità
,
si
tratta
di
prenderlo
com
'
egli
s
'
è
offerto
o
di
non
occuparsene
,
come
ho
fatto
fino
a
qui
.
1
giugno
1907
.
Ieri
passai
la
giornata
malissimo
,
in
previsione
di
ciò
che
mi
avverrà
a
Siena
.
Sono
di
parere
che
non
debba
accettare
la
camera
fuori
di
casa
mia
.
Io
gliela
chiederò
in
campagna
.
E
poi
,
capisco
che
per
farmi
lavorare
scrivendo
,
è
necessario
ch
'
io
lavori
con
la
vita
.
Ora
mi
pare
d
'
essere
pieno
solamente
di
cose
quasi
fittizie
.
Del
resto
,
colpa
mia
.
Perché
ho
voluto
io
così
tentare
quasi
la
costruzione
di
un
interiore
fatto
di
pensieri
più
eletti
.
Ho
detto
male
sopra
.
La
mia
vita
non
è
stata
mai
fittizia
.
2
giugno
1907
.
Non
so
che
c
'
è
dopo
domani
.
Ho
già
fatto
una
cassetta
.
Da
Siena
,
a
Roma
,
5
giugno
1907
.
Mio
padre
è
affezionatissimo
ed
è
pronto
a
qualunque
volere
mio
.
Ora
sta
alla
fortuna
.
Perdonami
.
Sono
così
agitato
dalla
fatica
e
dalle
impressioni
di
Siena
che
non
potrei
dirti
nulla
.
.
.
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.
Ho
vedute
le
solite
facce
di
vagabondi
e
di
persone
non
molto
per
bene
.
Credo
che
per
la
salute
mia
(
e
tua
)
dovremmo
tentare
d
'
uscirne
per
sempre
.
Che
silenzio
e
che
antipatia
!
Sono
in
una
camera
in
via
del
Refe
Nero
e
vi
sto
bene
(
L
)
.
Come
t
'
ho
detto
,
mio
padre
mi
vuol
bene
.
Onde
tutto
è
da
credere
.
Ti
devo
spiegare
.
Mio
padre
non
m
'
ha
fatto
nessuna
domanda
.
M
'
ha
accolto
da
vero
padre
.
Nel
suo
viso
si
vedeva
tutto
.
.
.
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.
.
Vuole
ch
'
io
faccia
una
cura
ricostituente
,
perché
m
'
ha
trovato
molto
magro
...
Ho
tanta
voglia
di
lavorare
.
Non
so
;
porrei
mano
a
tutto
.
.
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.
.
.
Ho
mangiato
in
una
stanza
di
questa
casa
.
Un
lume
a
petrolio
,
al
quale
assomigliavo
me
;
e
i
canti
dei
beceri
dentro
le
taverne
.
Io
sono
sopra
una
taverna
.
6
giugno
1907
.
Mi
dimenticai
di
dirti
che
mio
padre
,
perché
gli
sembrai
magro
molto
,
andò
a
piangere
dal
C
.
Il
quale
lo
ha
detto
a
me
.
Ti
faccio
sapere
tali
cose
per
appianarti
verso
di
lui
.
Ancora
non
ho
aperto
un
libro
.
Non
volevo
né
meno
rientrare
nello
stanzino
di
prima
(
M
)
.
Ho
sentito
addosso
tutta
l
'
ottusità
antica
.
E
un
odore
di
rinchiuso
!
Quei
libri
lì
,
certamente
,
non
mi
serviranno
più
.
.
.
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.
Siena
ha
messo
tra
me
e
tutti
gli
altri
quella
distanza
che
volevo
.
.
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.
.
Sono
stato
convinto
a
lasciar
fare
quella
persona
che
è
in
casa
.
E
,
infatti
,
è
meglio
ch
'
io
non
me
ne
occupi
.
È
meglio
ch
'
io
non
pensi
a
lei
,
ne
pure
per
farle
male
.
Ho
riletto
il
Boccaccio
nel
Decamerone
.
Che
freschezza
di
stile
e
di
lingua
!
Certi
autori
li
sento
come
fossero
moderni
.
Dunque
,
il
mio
sforzo
passato
è
servito
a
qualche
cosa
.
Ma
vorrei
anche
guadagnare
.
Mio
padre
ha
detto
,
mangiando
,
ed
io
ero
lì
,
che
quella
ragazza
prende
presto
marito
.
È
vero
?
Vorrò
sapere
per
bene
.
Se
fosse
sempre
così
,
non
avrei
nessuna
difficoltà
a
stare
in
casa
del
babbo
.
Ma
ancora
io
non
vedo
niente
a
cui
concorrere
.
.
.
.
.
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.
.
.
È
curiosa
!
Leggo
due
poesie
del
Leopardi
,
poi
una
dell
'
Alfieri
,
un
'
altra
del
Chiabrera
.
Un
poco
di
riposo
,
e
poi
due
o
tre
terzine
di
Dante
.
Il
mio
animo
passeggia
qua
e
là
attratto
da
tante
cose
.
Ieri
rividi
il
S
.
Sebastiano
del
Sodoma
,
che
mi
fece
fare
uno
dei
miei
primi
lavori
.
Ma
il
più
delle
volte
non
gusto
più
quell
'
arte
.
Non
lo
so
.
In
me
ci
sono
travolgimenti
profondi
.
Ora
ho
la
coscienza
di
tali
fatti
in
un
modo
,
ora
vedo
altri
aspetti
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
T
'
annoio
?
Ma
con
chi
devo
parlare
?
Ma
tutti
questi
libri
che
sono
accanto
a
me
,
mi
hanno
già
dato
qualcosa
.
Siena
è
bella
da
vero
.
7
giugno
1907
.
Sono
stato
seduto
mezz
'
ora
sull
'
inforcatura
di
un
ciliegio
(
N
)
.
Ho
un
dispiacere
oscurissimo
di
te
.
Ed
ho
pianto
.
Ora
dimentico
e
ti
scrivo
.
Vorresti
sapere
quel
che
pensavo
su
quel
ciliegio
?
Pensavo
che
tu
fossi
seduta
sopra
un
bel
greppo
che
è
lì
,
ed
io
t
'
avrei
buttate
le
ciliege
.
In
faccia
a
me
c
'
era
un
paesaggio
che
mi
ricordava
una
tela
del
Segantini
.
Un
bove
bianco
e
una
contadina
con
un
fascio
d
'
erba
;
ma
velati
dal
sole
,
ch
'
era
in
cima
al
poggio
.
Io
sono
così
fatto
che
non
posso
né
pure
pensare
che
tu
sei
costà
.
Quando
le
cose
in
cui
sei
,
prendono
il
sopravvento
,
tutto
il
mio
amore
prova
un
'
angoscia
che
mi
fa
piangere
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
Quel
ciliegio
m
'
ha
fatto
bene
.
L
'
ho
ancora
nell
'
anima
con
tutte
le
altre
cose
.
Poi
sono
andato
nel
pisellaio
dove
erano
le
contadine
che
s
'
empivano
i
grembiali
,
e
ho
mangiato
molti
piselli
,
lasciando
il
guscio
attaccato
alla
pianta
.
Mio
padre
andava
in
cantina
per
empire
alcuni
barili
.
E
mi
ha
dato
mezzo
bicchiere
di
vino
.
Avrei
anche
mangiato
,
ma
nella
madia
della
contadina
era
solo
un
pezzetto
di
pane
.
Il
cane
,
che
è
bianco
nella
pancia
e
nero
sopra
,
m
'
ha
attaccato
molti
peli
su
i
ginocchi
.
Per
la
strada
che
porta
al
podere
,
pare
quasi
d
'
essere
a
Roma
,
perché
è
sempre
piena
di
forestieri
.
Per
andare
al
podere
,
sono
passato
dalla
scorciatoia
a
traverso
altri
poderi
e
mi
son
fermato
alla
casa
di
una
contadina
,
dove
una
bambina
m
'
ha
colto
una
rosa
che
ho
infilata
nel
vestito
.
Ti
mando
questi
fiori
strappati
a
un
melo
.
Erano
tra
certe
meluzze
di
un
verde
oscuro
,
grosse
poco
più
che
le
noci
.
Odorano
molto
.
Già
,
a
me
piace
anche
l
'
odore
delle
zolle
che
s
'
aprono
sotto
la
vanga
.
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.
Credi
che
Siena
non
mi
abbia
fatto
bene
?
Credo
che
abbia
maturato
le
melucce
dei
miei
sogni
.
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(
Ho
portato
anche
una
formica
.
È
passata
proprio
rasente
la
punta
della
penna
.
)
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Qui
a
Siena
si
sentono
battere
le
ore
con
una
tranquillità
strana
.
A
volte
mi
par
di
vedere
passare
quest
'
ore
(
O
)
.
9
giugno
1907
.
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.
È
inutile
ch
'
io
ti
dica
che
in
fondo
alla
mia
anima
è
la
noia
.
10
giugno
1907
.
Anch
'
io
sento
prossimo
il
tuo
ritorno
.
Ma
vorrei
vivere
ora
per
ora
,
come
se
l
'
avvenire
fosse
un
sacco
vuoto
.
E
non
so
che
è
,
e
che
sarà
di
me
.
Ero
venuto
qui
a
casa
pensando
di
scriverti
;
ma
i
miei
pensieri
sono
rimasti
fuori
.
Li
sento
fuori
tra
un
raggio
di
sole
e
una
zolla
verde
.
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.
A
chi
dovrei
parlare
qua
,
tolte
le
conversazioni
insignificanti
?
Preferisco
le
parole
delle
mie
contadine
,
a
cui
rispondo
pensando
ai
campi
.
11
giugno
1907
.
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Con
mio
padre
è
impossibile
.
Io
non
so
quel
che
voglia
.
Gli
ho
parlato
e
fatto
dire
che
ho
fretta
di
guadagnare
,
ed
egli
mi
faceva
capire
che
me
ne
lasciava
il
tempo
.
Dunque
,
speravo
bene
di
tutto
.
Ma
ieri
sera
m
'
è
saltato
addosso
e
mi
ha
picchiato
.
Approfitto
di
questa
cosa
per
andare
oggi
dal
Procuratore
del
Re
.
Credo
che
darà
ragione
a
me
e
obbligherà
mio
padre
a
tenermi
fuori
di
Siena
.
È
ciò
ch
'
io
cerco
.
Ricordi
come
nella
lettera
del
C
.
,
egli
mi
prometteva
una
stanza
e
il
vitto
per
alcuni
mesi
?
La
camera
ce
l
'
ho
,
ma
egli
è
già
cambiato
.
Imagina
il
mio
immenso
dispiacere
.
.
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.
Da
queste
lotte
io
riesco
sempre
più
forte
.
Non
avevo
mai
pensato
con
tale
freddezza
.
12
giugno
1907
.
Il
Procuratore
m
'
ha
detto
conoscere
da
un
pezzo
le
condizioni
che
sono
tra
me
e
il
babbo
,
e
m
'
ha
chiamato
giovane
disgraziato
.
Onde
tra
un
certo
numero
di
giorni
egli
farà
in
modo
ch
'
io
possa
rivenire
via
da
Siena
,
imponendo
a
mio
padre
un
mantenimento
di
tre
mesi
,
come
ho
chiesto
io
.
Ora
,
egli
m
'
ha
detto
d
'
aspettare
lui
,
il
quale
farà
tutto
,
per
evitare
una
tragedia
tra
mio
padre
e
me
.
Egli
mi
ha
consigliato
Milano
.
Anzi
ha
insistito
molto
che
andassi
là
.
Io
ho
detto
che
deciderò
pochi
giorni
avanti
che
tutto
sia
fatto
.
Veramente
non
potrei
stare
senza
rivederti
.
Onde
penso
che
se
tu
non
sarai
tornata
a
Siena
,
quando
io
me
ne
verrò
via
,
sceglierò
un
mese
a
Roma
,
e
gli
altri
due
a
Milano
.
A
Roma
mi
ripresenterei
al
direttore
della
C
.
,
per
esempio
.
E
,
poi
,
pensando
,
mi
vengono
alla
mente
tutte
le
cose
da
essere
tentate
.
Emma
mia
,
riuscirò
questa
volta
?
Ho
molta
esperienza
di
più
.
Mi
sento
più
piegato
ad
entrare
in
qualunque
posto
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
In
generale
,
ho
perso
la
fiducia
in
tutti
.
Ma
trattandosi
di
una
autorità
non
posso
dubitare
interamente
delle
sue
parole
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
Sembra
,
non
so
,
che
il
nostro
amore
prenda
un
sentimento
di
santità
.
Ma
il
mio
libro
di
lettura
sai
qual
'
è
?
Oggi
l
'
ho
letto
quattro
volte
.
13
giugno
1907
.
Non
ho
più
veduto
mio
padre
.
Il
quale
non
vuole
né
meno
ch
'
io
vada
là
in
campagna
.
Ma
ciò
mi
ha
messo
un
desiderio
di
vivere
da
me
.
Se
potessimo
non
chiedere
il
permesso
a
nessuno
!
Sei
contenta
ch
'
io
prendessi
non
più
di
tre
lire
al
giorno
?
Ti
basterebbe
il
mio
amore
,
come
a
me
il
tuo
?
Che
m
'
è
datore
di
ogni
soavità
.
Suonano
le
nove
.
Voglio
uscire
per
chiedere
i
soldi
per
le
sigarette
,
cioè
del
francobollo
.
Torno
a
casa
a
mezzanotte
.
Ho
girato
molte
strade
giù
tra
i
Pispini
e
il
Casato
;
e
in
S
.
Martino
mi
sono
trovato
dentro
la
bottega
di
un
pizzicagnolo
che
conoscevo
da
prima
;
il
quale
m
'
ha
domandato
...
informazioni
sulle
pizzicherie
di
Roma
.
Con
grande
meraviglia
ha
udito
rispondersi
che
non
...
le
avevo
vedute
.
È
curiosa
però
che
quando
parlo
,
tutti
i
ricordi
di
Roma
mi
si
fanno
più
netti
e
più
vicini
.
Io
ero
con
te
,
la
notte
fuori
porta
Pia
o
il
giorno
nelle
nostre
passeggiate
.
Risentivo
proprio
la
realtà
di
tali
cose
.
Desideravo
di
tornare
a
casa
presto
.
Mi
pareva
che
tu
m
'
aspettassi
.
Non
so
se
t
'
ho
detto
mai
che
io
mi
lascio
guidare
da
tali
superstizioni
o
impressioni
.
Mi
pare
d
'
avere
il
tuo
desiderio
,
ed
io
sto
male
se
non
faccio
come
vuoi
.
Per
le
strade
che
ho
fatte
,
non
c
'
è
stata
quasi
una
persona
che
non
siasi
voltata
o
che
non
m
'
abbia
guardato
.
Con
l
'
ignorante
insistenza
dei
visi
senesi
.
No
,
di
te
non
parlammo
.
Ti
avevo
scritto
una
lettera
con
la
narrazione
di
tutto
,
ma
temendo
di
aumentarti
il
dispiacere
,
non
l
'
ho
mandata
,
anzi
l
'
ho
strappata
.
Io
chiesi
alla
matrigna
,
il
giorno
,
che
mi
comprasse
una
saponetta
.
La
sera
,
alle
undici
,
andai
in
bottega
per
prenderla
.
Perché
ella
m
'
aveva
comprato
un
pezzo
di
sapone
da
panni
,
le
dissi
:
-
Con
gli
stessi
denari
poteva
comprarmi
una
saponetta
da
teletta
.
Mio
padre
,
che
stava
seduto
,
col
capo
appoggiato
sul
tavolino
,
si
alzò
e
con
i
modi
più
ributtanti
disse
:
-
Che
diritto
hai
tu
del
sapone
e
della
saponetta
?
Io
t
'
afferro
per
il
collo
e
t
'
ammazzo
!
Dato
il
gran
cambiamento
da
poche
ore
innanzi
,
non
seppi
ne
meno
quel
che
rispondere
.
Solo
pensai
a
te
.
Allora
egli
con
le
mani
sopra
il
mio
viso
continuò
:
-
Vigliacco
,
mascalzone
,
voglio
sapere
che
facevi
a
Roma
.
Tu
non
mangiavi
,
perché
sei
magro
.
Ed
io
:
-
Non
mangiavo
?
Mangiavo
meglio
che
in
casa
tua
.
-
No
,
non
mangiavi
.
Adesso
con
me
non
potresti
fare
ai
pugni
.
Sei
il
più
debole
,
ora
.
-
Io
non
voglio
fare
ai
pugni
.
Se
dici
che
non
mangiavo
o
stavo
male
,
sei
un
imbecille
.
Perché
ho
mangiato
e
bevuto
alle
spalle
tue
.
Allora
egli
mi
prese
e
mi
piegò
in
terra
,
facendomi
un
poco
male
a
un
fianco
e
pigiandomi
uno
zigomo
.
Poi
mi
tenne
un
ginocchio
su
lo
stomaco
,
sempre
ingiuriando
e
dicendo
che
mi
voleva
ammazzare
.
Io
mi
difesi
solamente
.
Gridavo
a
tutta
la
gente
ch
'
era
intorno
a
noi
che
non
mi
facessero
percuotere
e
che
andassero
a
chiamare
le
guardie
.
Allora
egli
mi
lasciò
.
Io
mi
feci
rendere
il
cappello
,
ch
'
era
caduto
sopra
una
tavola
ed
uscii
,
dicendo
:
-
Sei
ammattito
.
In
casa
de
'
matti
non
ci
sto
.
.
.
.
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.
.
.
.
Tra
le
altre
ingiurie
è
questa
:
-
Tu
non
sei
il
mio
figliuolo
.
No
,
non
sei
.
Tu
sei
un
degenerato
.
Sei
un
vigliacco
...
Ma
nessun
accenno
a
te
.
Ora
so
che
scriverà
alla
padrona
di
casa
(
P
)
,
alla
quale
io
manderò
una
cartolina
per
prevenirla
.
Tu
non
te
ne
occupare
.
Che
cosa
era
?
Tutto
il
fondaccio
di
odio
e
di
passione
contro
di
me
.
Mio
padre
non
mi
sente
eguale
a
sé
.
E
così
mi
tratta
come
un
nemico
(
Q
)
.
Il
giorno
dopo
prese
parte
anche
un
mio
cugino
,
del
quale
non
m
'
ero
mai
rammentato
.
Lo
trovai
sull
'
uscio
dalla
X
...
dov
'
è
cuoco
,
e
prese
le
parti
del
babbo
dicendo
che
se
i
suoi
figli
dicessero
a
lui
imbecille
,
egli
li
sbatterebbe
nel
muro
.
Io
non
potei
evitare
le
prime
parole
,
perché
m
'
ero
fermato
a
salutarlo
.
Ma
ti
puoi
imaginare
quale
vergogna
sentii
.
Anche
egli
(
beato
lui
)
disse
che
ero
un
cretino
e
che
non
capivo
niente
.
Da
queste
parole
,
ora
comprendiamo
bene
quali
pensieri
siano
contro
a
me
.
Ma
non
so
perché
questa
volta
mi
senta
tanto
più
agile
quanto
più
sono
preso
dalle
mani
di
costoro
.
.
.
.
.
.
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.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
Ora
vedo
che
dentro
quest
'
anno
mi
devo
impiegare
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
Sto
un
poco
meglio
.
Ma
mi
sento
sempre
la
febbre
.
Qualunque
intelligente
m
'
avvicini
,
capisce
che
sono
agitato
.
Anche
il
Procuratore
mi
raccomandò
che
stessi
calmo
e
mi
divagassi
.
Più
che
l
'
amore
non
c
'
è
.
L
'
inchiostro
s
'
è
appastato
dentro
i
calamai
.
In
media
vanno
tre
lettori
al
giorno
.
E
che
lettori
!
(
R
)
.
Un
'
altra
cosa
mi
piace
di
prometterti
.
È
che
quando
io
guadagnassi
prenderemo
in
casa
una
delle
tue
sorelle
piccole
.
15
giugno
1907
.
Mio
padre
non
l
'
ho
più
visto
.
Ho
l
'
ordine
da
lui
di
non
entrare
più
in
casa
,
né
in
bottega
o
di
andare
in
campagna
.
Così
mi
fa
vivere
come
un
signore
;
perché
sto
in
una
camera
bella
come
non
ho
mai
avuta
,
ho
il
cameriere
che
mi
porta
il
pranzo
e
la
cena
e
più
di
un
litro
di
latte
la
mattina
.
Naturalmente
non
c
'
era
bisogno
del
suo
ordine
per
non
farmi
più
andare
in
casa
,
in
bottega
e
in
campagna
.
La
biancheria
me
la
cambio
quaggiù
;
la
campagna
è
bella
in
ogni
luogo
.
.
.
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.
.
.
.
.
Ma
di
che
parlo
?
Stasera
m
'
urta
i
nervi
la
penna
che
non
va
bene
,
e
gli
spropositi
che
metto
nelle
parole
.
Non
so
più
scrivere
né
meno
come
un
ragazzo
?
Io
ho
per
te
come
una
religione
.
Tutti
gli
altri
esseri
sono
le
figure
di
una
lanterna
,
illuminata
da
essa
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
Che
lettere
,
non
è
vero
?
Dovrei
almeno
ricopiarle
,
per
togliere
le
macchie
d
'
inchiostro
.
Ma
non
ne
avrei
la
pazienza
.
Ho
presi
alcuni
appunti
per
un
commento
,
a
uso
mio
,
delle
poesie
del
Carducci
.
Ma
in
Biblioteca
io
studio
bene
.
La
gente
non
dà
noia
.
Solamente
gli
impiegati
non
hanno
molta
garbatezza
!
E
poi
,
quando
voglio
trovare
un
libro
,
bisogna
che
,
stando
col
naso
su
la
spalla
dell
'
impiegato
che
sfoglia
le
schede
,
agguanti
con
gli
occhi
il
nome
dell
'
autore
,
mentre
che
sta
per
sparire
.
Non
so
se
hai
capito
.
E
gli
autori
,
che
domando
io
,
non
sono
molto
noti
.
Conviene
che
li
presenti
scritti
all
'
impiegato
,
il
quale
,
brontolando
un
poco
,
se
ne
va
allo
schedario
.
Per
trovare
il
Bartsch
,
dovetti
bisticciare
quasi
.
Osservare
queste
cose
potrebbe
essere
bene
.
Ma
non
le
so
scrivere
!
Ho
acceso
la
candela
ed
ho
chiusa
la
finestra
.
Che
pasticci
...
poetici
ancora
!
Da
Dante
alla
Bibbia
,
dalla
Bibbia
a
Omero
,
da
Omero
a
Platone
,
da
Platone
al
Maeterlink
,
dal
Maeterlink
al
Leibniz
,
e
dal
Leibniz
a
Dante
e
via
in
un
cerchio
d
'
imagini
.
Mi
vergogno
perfino
a
scriverlo
.
Ne
faccio
il
viso
rosso
.
Ma
come
mi
si
potrebbe
comandare
un
certo
ordine
se
io
ho
appetito
di
tutti
?
In
questo
momento
ho
ripensato
a
Virgilio
,
e
sono
stato
proprio
lì
per
aprirlo
.
Io
ti
ho
già
trovato
il
lavoro
,
tanto
più
che
dovrò
togliermi
le
ore
dell
'
impiego
.
Ora
non
te
lo
posso
spiegare
chiaramente
,
ma
si
tratta
,
di
mano
in
mano
che
ve
n
'
è
bisogno
,
di
prendere
appunti
da
dizionarii
o
da
libri
.
Peccato
che
tu
non
sappia
un
poco
il
latino
!
Oggi
t
'
avrei
fatta
arrabbiare
per
un
certo
nome
biblico
.
L
'
ho
dovuto
cercare
in
molti
libri
,
perché
in
principio
non
sapevo
se
fosse
biblico
o
no
.
Dunque
,
prima
ho
dovuto
con
la
mia
ignoranza
conoscere
questo
.
Poi
ritrovarlo
in
un
dizionario
scritto
in
latino
.
E
perché
non
mi
piaceva
la
spiegazione
che
ne
derivava
,
ho
guardato
nell
'
Enciclopedia
italiana
e
francese
,
nel
dizionario
geografico
,
nel
dizionario
latino
,
nel
dizionario
d
'
antichità
,
in
quello
mitologico
,
ecc
.
L
'
impiegato
mi
guardava
.
Sai
:
tutti
questi
libri
sono
in
quello
scaffale
basso
che
è
vicino
alla
porta
,
ed
io
li
prendevo
di
mano
in
mano
che
li
scorgevo
.
Domattina
,
t
'
ho
detto
,
ho
voglia
d
'
andare
alle
Taverne
d
'
Arbia
.
Porterò
con
me
un
libro
.
Il
quale
è
già
scelto
,
quantunque
mi
si
rivolga
nell
'
animo
il
desiderio
di
ciascuno
.
Ma
adesso
sono
più
forte
.
Oggi
sono
stato
all
'
Osservanza
.
Ricordavo
bene
la
nostra
passeggiata
fatta
per
quella
strada
.
Mi
sono
seduto
sul
muricciolo
della
chiesa
,
e
guardavo
la
campagna
fino
al
Monte
Amiata
,
ch
'
era
quasi
schiacciato
dalle
nuvole
.
Un
fraticello
è
venuto
a
spazzare
,
e
due
poveri
mangiavano
la
zuppa
.
Mi
sono
ricordato
del
desiderio
,
molto
velato
,
che
ebbi
di
farmi
frate
.
Ridi
,
perché
rido
anch
'
io
.
Ciò
è
il
lato
comico
del
mio
animo
.
E
pure
,
se
non
avessi
riveduta
te
,
se
non
ti
avessi
più
sentita
,
c
'
era
caso
che
fuggissi
in
un
convento
.
La
mia
vita
non
è
se
non
una
preparazione
alla
nostra
.
Vivendo
così
nell
'
attesa
,
non
potrei
tessere
da
solo
un
avvenire
senza
strappi
.
19
giugno
1907
.
Perdonami
se
ti
scrivo
in
fretta
.
Stamani
mi
sentivo
quasi
male
.
Io
penso
di
andare
a
trovare
il
Procuratore
per
sollecitare
.
Credi
che
ogni
giorno
mi
diviene
sempre
più
triste
.
E
poi
,
senza
te
!
Non
voglio
abbracciare
sempre
una
forma
del
mio
spirito
(
S
)
.
Io
voglio
te
,
ti
voglio
vicina
.
.
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.
Sto
sempre
solo
,
e
passeggio
sempre
solo
.
Ciò
mi
dà
una
libertà
immensa
.
Tra
questa
gente
mi
sento
un
viaggiatore
che
s
'
è
fermato
poco
volentieri
.
Oggi
ho
riveduto
mio
padre
,
il
quale
mi
ha
tranquillamente
sorriso
.
Ma
i
giuochi
bastano
anche
con
lui
.
Quel
che
egli
ha
fatto
è
fatto
.
E
poi
,
non
sarebbe
il
ricominciare
da
capo
domani
?
Quindi
...
via
!
.
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Anche
passando
dalla
casa
tua
mi
agito
tutto
.
...
quando
penso
a
te
,
tutta
la
mia
anima
si
muove
come
le
foglie
di
una
vigna
.
Hai
ragione
.
Per
distrarmi
era
necessario
ch
'
io
pensassi
seriamente
a
te
ed
a
me
.
Con
la
voglia
di
questo
impiego
,
io
ho
acquistato
un
vigore
nuovo
.
Mi
sento
anche
meglio
.
Ma
è
necessario
che
noi
siamo
uguali
.
E
quando
ti
sento
tale
la
mia
anima
è
come
un
torrente
che
freme
di
spume
.
.
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In
me
è
una
purezza
,
alla
quale
voglio
foggiare
te
.
In
me
,
forse
,
non
traspare
perché
...
non
lo
so
.
Ma
questo
bisogno
d
'
una
cosa
ignota
che
cos
'
è
?
Questo
vuoto
che
la
bocca
della
volontà
fa
?
Ciò
che
ho
ottenuto
un
momento
fa
,
diminuisce
.
Io
ho
bisogno
di
accrescermi
sempre
,
perché
l
'
acquistato
scompare
.
Ma
il
mio
spirito
non
ha
incontrata
ancora
una
cosa
solida
,
su
la
quale
s
'
assieda
a
guardare
.
Sembra
che
cammini
sempre
per
certe
strade
silvestri
,
senza
scopo
,
per
fuggire
gli
altri
.
Ti
dirò
una
cosa
.
Oggi
sono
stato
al
sole
.
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Non
so
di
quale
piacere
esso
riempie
tutta
la
mia
carne
.
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.
Senti
:
risogno
anche
il
caldo
di
Roma
.
Mi
ricordo
ora
della
via
Venti
Settembre
tutta
accecante
di
luce
,
la
quale
m
'
ha
fatto
provare
piaceri
acutissimi
.
Da
vero
,
ne
ho
il
desiderio
.
Tu
,
scommetto
,
sei
spaventata
anche
a
sentirne
parlare
!
20
giugno
1907
.
Non
so
ancora
come
dirti
di
questo
fuoco
divino
che
tu
hai
riacceso
in
me
.
Occorrevano
,
dunque
,
le
tue
parole
perché
la
mia
anima
si
sentisse
così
gonfia
!
Quando
saremo
insieme
,
io
non
so
se
potremo
desiderare
che
sia
aggiunta
qualche
cosa
alla
nostra
felicità
.
22
giugno
1907
.
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Poi
ti
scriverò
con
più
pace
.
Ora
sono
ancora
inquieto
per
gli
opposti
sentimenti
di
ieri
e
di
oggi
.
Vedi
:
ieri
sentivo
un
rincrescimento
indicibile
di
te
.
T
'
amavo
,
passai
sotto
la
tua
casa
,
ma
avevo
dentro
un
abisso
di
desolazione
,
e
il
bisogno
d
'
amare
.
Poi
che
tu
eri
stata
quasi
scancellata
da
tutte
queste
sensazioni
,
e
pensavo
che
tu
non
mi
amassi
.
Ed
è
logico
che
pensassi
così
.
No
;
credevo
d
'
averti
amato
io
solamente
.
Delusione
e
dolore
era
il
miscuglio
che
m
'
amareggiava
.
E
ti
chiedevo
con
una
angoscia
indicibile
.
Ma
tutto
mi
pareva
delusione
.
Stamani
sei
riuscita
a
trionfare
un
'
altra
volta
in
me
.
.
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.
.
Non
mi
amare
soltanto
.
Serviti
di
me
per
la
tua
anima
.
25
giugno
1907
.
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Sarebbe
impossibile
che
il
nostro
amore
non
avesse
fatto
eguali
le
nostre
anime
.
Ciò
che
sento
io
deve
essere
sentito
da
te
,
identicamente
.
Altrimenti
è
impossibile
che
la
felicità
s
'
adagi
in
noi
.
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.
Già
vedo
l
'
altra
faccia
del
tuo
amore
qui
a
Siena
.
Non
mai
il
ricordo
di
tali
cose
mi
turberà
.
26
giugno
1907
.
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.
Dovresti
credere
con
me
di
avere
una
personalità
più
complessa
e
più
estesa
.
Non
è
possibile
che
i
tuoi
pensieri
si
dipartano
senza
di
me
.
Per
me
,
tu
sei
il
secondo
io
,
a
cui
ricorre
il
primo
.
Mi
pare
che
il
nostro
possesso
sia
uguale
per
ambedue
.
Ci
ameremo
così
sempre
.
Penso
che
qualsiasi
modificazione
che
avvenisse
in
me
sarebbe
provata
anche
da
te
.
È
impossible
che
tra
i
nostri
spiriti
sia
un
luogo
per
l
'
ombra
o
dell
'
uno
o
dell
'
altro
.
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.
Perdonami
dell
'
altro
giorno
.
Fu
un
egoismo
brutale
.
Da
Siena
,
a
Siena
6
luglio
1907
.
Ho
parlato
stamani
,
con
il
C
.
che
non
vide
mio
padre
.
E
mi
ha
detto
che
oggi
gli
scriverà
un
bigliettino
per
invitarlo
da
lui
.
Senza
i
denari
,
non
posso
fare
i
molti
fogli
che
sono
chiesti
nel
concorso
.
.
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Quando
ci
sono
motivi
per
andare
in
ira
,
io
non
ho
niente
da
dirti
.
.
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.
.
Non
mi
scriverai
tutto
quello
che
fai
e
quel
che
pensi
all
'
infuori
di
me
?
Non
t
'
avrò
mai
fatta
quale
t
'
ho
sognata
o
sentita
?
Dimmi
che
è
così
.
Ci
sono
le
sensazioni
di
alcuni
istanti
che
mi
danno
questa
gioia
profonda
,
ma
poi
...
Vincerai
,
dunque
?
Io
ti
chiamo
.
Sai
che
i
miei
occhi
non
possono
mentire
,
perche
hanno
chiesto
da
'
tuoi
la
loro
amicizia
.
E
la
mia
anima
ha
chiesto
la
tua
.
.
.
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Ed
è
strano
che
tu
non
capisca
il
mio
animo
,
o
che
tu
non
faccia
nulla
allora
per
farmi
piangere
ai
tuoi
piedi
.
Era
così
.
Io
t
'
annullavo
o
ti
calpestavo
come
una
pianta
che
si
vuol
distruggere
.
E
tu
eri
sempre
più
ferma
nelle
cose
che
ti
hanno
modificata
.
Perché
a
volte
,
penso
questo
.
E
più
lo
credo
,
quando
ti
vedo
reagire
.
No
,
Emma
:
è
possibile
che
tu
mi
strazi
così
?
Bada
:
assicurami
che
non
sei
stata
mai
un
'
infermiera
.
Che
non
hai
sentito
mai
come
un
'
infermiera
.
.
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.
.
Che
se
mi
assicuro
essere
così
come
angosciosamente
penso
,
io
ti
lascio
.
È
impossibile
ch
'
io
mi
possa
togliere
queste
cose
,
e
bisognerebbe
che
non
ti
scrivessi
per
tacertele
e
per
allontanarmi
da
te
.
7
luglio
1907
.
Ho
sognato
di
te
oggi
e
dopo
ho
pensato
.
È
orribile
la
via
che
abbiamo
presa
.
Non
è
possibile
che
io
,
alla
mia
fidanzata
,
a
te
che
comprendi
tutti
i
miei
sentimenti
,
possa
scrivere
tali
lettere
.
Ed
ho
pensato
che
il
mio
grande
affetto
fosse
la
causa
di
turbarmi
tanto
.
Dove
è
grande
altezza
è
grande
profondità
.
Onde
anche
il
ricordo
delle
questioni
passate
,
a
cui
non
è
da
negare
la
verità
,
mi
fa
talvolta
esaminare
se
io
dovessi
aver
tale
dolore
un
'
altra
volta
da
divenire
un
bruto
.
Non
potrei
lasciarti
senza
impazzire
.
Perché
tutto
ciò
che
è
mio
è
da
te
.
.
.
.
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.
.
Ma
,
purtroppo
,
per
giungere
all
'
affetto
quasi
divino
che
abbiamo
già
provato
è
necessario
,
se
ce
n
'
è
bisogno
,
togliere
tutte
le
questioni
.
Amando
te
,
la
mia
anima
è
quieta
.
Mio
padre
ha
risposto
al
C
.
voler
fare
i
fogli
da
sé
.
Onde
io
gli
devo
dare
la
lista
dei
documenti
necessarii
.
Ma
non
ti
pare
...
curiosa
?
Starò
a
vedere
se
vorrà
scrivermi
anche
la
domanda
.
Del
resto
,
è
meglio
ch
'
io
m
'
approfitti
di
questa
...
idea
per
togliermi
le
noie
.
Ma
,
nello
stesso
tempo
,
sento
l
'
impeto
di
distruggere
questa
noia
.
E
farò
il
concorso
con
la
deliberazione
di
andare
poi
fuori
di
Siena
.
8
luglio
1907
.
Anelo
tanto
a
te
che
tu
sei
sempre
nella
mia
mente
come
un
'
allucinazione
dolcissima
.
.
.
.
.
.
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.
.
Non
sappiamo
perché
,
a
vicenda
,
possiamo
essere
la
mèta
di
noi
stessi
,
ma
abbiamo
di
ciò
la
voluttà
quasi
folle
.
Io
non
penso
se
non
vedendoti
dentro
a
me
stesso
.
Ecco
che
,
scrivendoti
,
sono
tornato
contento
,
felice
,
anzi
.
Non
occorre
che
tu
mi
punisca
per
quel
che
ti
scrissi
.
È
sufficiente
il
mio
rimorso
e
la
mia
vergogna
.
Ma
dimmi
che
mi
ami
e
mi
perdoni
.
Ti
posso
baciare
?
Vorrei
che
il
tuo
sorriso
m
'
assentisse
.
9
luglio
1907
.
Ti
prego
di
non
guastare
quel
che
faccio
con
molta
pazienza
.
E
tieni
in
mente
che
l
'
ospedale
m
'
ha
fatto
star
male
ogni
ora
e
m
'
ha
fatto
dubitare
.
Quando
eri
laggiù
provavo
un
dolore
fortissimo
,
di
cui
nessuno
ti
potrebbe
parlare
.
E
,
peggio
ancora
,
non
ho
potuto
mettere
in
dubbio
la
tua
purezza
?
Oh
,
Emma
,
vorrei
che
non
t
'
avessi
detto
mai
nulla
,
perché
prima
di
tagliar
te
,
tagliavo
le
mie
carni
.
Mi
son
roso
più
che
piangendo
,
perché
stavi
laggiù
.
Ed
ora
pensa
al
dolore
che
mi
daresti
se
tu
andassi
via
(
T
)
.
E
non
ti
potrei
amare
più
.
Onde
non
mettiamo
a
rischio
un
avvenire
che
deve
essere
felice
,
perché
preparato
con
tanto
dolore
e
con
tanto
affetto
.
È
impossibile
che
tu
non
risenta
il
mio
dolore
.
Ma
t
'
amo
anche
se
mi
fai
soffrire
.
Forse
,
di
più
.
10
luglio
1907
.
.
.
.
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.
.
Questi
momenti
non
si
possono
narrare
.
Vorrei
piangere
ai
tuoi
piedi
.
Dimmi
che
mi
perdoni
;
ma
non
ho
voluto
offenderti
.
E
saresti
capace
di
lasciarmi
?
Non
senti
come
la
mia
anima
si
sbrana
?
Oh
,
stasera
è
necessario
ch
'
io
ti
veda
.
Dimmi
che
hai
compreso
ch
'
io
non
ti
volevo
offendere
.
.
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.
M
'
hai
perdonato
?
Rivedo
la
gioia
risorridere
ne
'
tuoi
occhi
?
Tu
mi
vedresti
arrossire
dinanzi
alla
tua
purezza
.
Rispondi
con
tutta
la
tua
anima
alla
mia
che
ti
ascolta
.
.
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.
Io
t
'
amo
ogni
giorno
di
più
.
È
come
un
'
esaltazione
di
te
.
Ti
sento
più
frequente
,
quasi
in
forma
visiva
,
qui
accanto
a
me
.
E
non
puoi
sapere
la
disperazione
provata
dalla
tua
lettera
.
T
'
amo
come
ti
devo
amare
,
e
la
tua
fierezza
m
'
ha
fatto
balzare
di
gioia
e
d
'
adorazione
.
Voglio
tenerti
informata
delle
brevi
conversazioni
che
ho
con
tuo
padre
.
-
Come
sta
Emma
?
-
Io
l
'
ho
lasciata
che
stava
bene
.
-
No
,
voglio
dire
se
sta
bene
d
'
animo
e
se
sta
volentieri
qua
.
-
Per
ora
certamente
.
-
Io
non
l
'
ho
più
veduta
.
-
Esce
poco
perché
avrà
paura
che
incontri
lei
.
Così
evita
ciò
che
le
ho
detto
.
-
Fa
bene
.
Ma
senta
:
molti
giovani
sono
accolti
nella
famiglia
della
fidanzata
anche
prima
d
'
avere
un
impiego
,
i
quali
non
hanno
i
mezzi
che
ho
io
.
Che
se
dentro
quest
'
anno
non
riuscissi
a
trovare
un
impiego
,
ho
sempre
modo
di
unirmi
con
Emma
.
-
Oh
,
io
non
le
dico
che
s
'
impieghi
.
Basta
che
si
sistemi
con
suo
padre
.
-
Va
bene
,
va
bene
.
Per
ora
sono
contento
che
ella
non
pensi
male
di
me
.
-
Sì
;
di
ciò
sono
convinto
.
E
quando
ella
avrà
una
sistemazione
,
le
cose
cambieranno
.
E
ciò
m
'
ha
soppresso
la
domanda
di
volerti
vedere
ora
.
Ed
ho
avuto
un
impeto
di
sdegno
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
Ma
io
,
t
'
avevo
scritto
quelle
due
lettere
così
,
confidenzialmente
.
Pensavo
appunto
alla
nostra
confidenza
,
e
mi
sentivo
così
unito
a
te
,
come
se
le
nostre
anime
fossero
già
invecchiate
insieme
.
Non
dobbiamo
dinanzi
a
noi
prendere
nessun
tono
.
Io
mi
sento
completamente
tuo
e
abbandonato
alla
tua
anima
.
Puoi
fare
di
me
quello
che
vuoi
.
.
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.
.
E
so
che
senza
di
te
,
io
m
'
ucciderei
.
Perché
sai
bene
che
nessuna
persona
,
ne
meno
per
amicizia
,
può
tenermi
compagnia
o
farmi
vivere
.
Ricordati
che
ciò
ch
'
io
ti
dico
è
scritto
incancellabilmente
nella
mia
anima
.
L
'
idea
di
uccidermi
è
la
parte
opposta
e
legata
al
tuo
amore
.
Ma
scrivimi
,
scrivimi
tanto
.
Fa
così
bene
e
m
'
innalza
il
tuo
animo
.
.
.
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.
.
T
'
ho
veduta
!
Ed
abbiamo
compreso
quanto
dolore
è
passato
in
noi
.
11
luglio
1907
.
Ho
scritto
all
'
avviso
che
ti
mando
,
con
il
francobollo
per
la
risposta
.
E
penso
di
fare
un
'
inserzione
(
a
pena
potrò
)
per
correttore
di
bozze
.
Ti
giuro
che
non
passerà
giorno
nel
quale
io
non
abbia
procurato
come
posso
qualche
cosa
.
Prima
di
leggere
la
tua
lettera
,
ho
baciato
sul
tuo
nome
.
Sapevo
che
mi
avresti
scritto
così
.
.
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.
.
Abbiamo
pazienza
.
La
gioia
presente
non
è
poca
.
12
luglio
1907
.
Ieri
sera
t
'
avevo
scritto
che
ho
parlato
col
babbo
mio
e
che
non
è
cattivo
.
Curioso
.
Non
crede
che
io
possa
concorrere
.
.
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.
.
T
'
ho
talmente
dentro
di
me
,
che
per
chiamare
qualche
persona
devo
prima
correggere
il
nome
che
direi
.
.
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.
.
È
molto
bene
che
io
abbia
presa
questa
via
pratica
dei
concorsi
,
perché
ci
darà
il
mezzo
di
sposarci
.
E
perché
non
dentro
quest
'
anno
?
.
.
.
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.
.
.
Stasera
è
bene
che
non
ti
veda
.
Quantunque
ciò
sia
per
me
uno
squilibrio
mentale
.
13
luglio
1907
.
.
.
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.
.
.
.
A
me
,
se
mi
hai
capito
,
non
devi
negare
mai
nessuna
soddisfazione
,
perché
voglio
che
tu
risponda
a
quell
'
ideale
che
mi
son
fatto
di
te
.
Condizione
necessaria
al
mio
affetto
.
Vuoi
dirmi
ch
'
io
m
'
illudo
di
te
?
No
.
A
volte
sento
che
né
meno
la
mia
imaginazione
giunge
a
comprendere
tutta
la
tua
bellezza
.
.
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.
.
.
.
Io
mi
sforzo
di
contraccambiare
tutto
ciò
che
sogno
dentro
di
te
.
E
le
cose
del
mio
passato
sono
come
un
incubo
.
Non
t
'
amo
per
abitudine
.
Voglio
avere
sempre
cagione
di
amarti
.
Ed
io
chiedo
a
te
,
per
sempre
,
la
mia
resurrezione
.
.
.
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.
.
In
te
ho
trovato
quella
purezza
e
bellezza
che
m
'
ero
finta
tante
volte
studiando
.
E
tutti
i
miei
pensieri
sono
come
una
corona
di
fuoco
a
te
.
Si
:
tu
sei
come
il
tipo
eterno
che
avevo
pensato
.
Ho
trovato
in
te
ciò
che
è
di
più
puro
,
e
voglio
che
tu
m
'
inalzi
sempre
di
più
.
.
.
.
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.
.
.
Oh
,
Emma
!
Compissi
anche
le
cose
più
vili
della
gelosia
non
lo
farei
se
non
per
poterti
adorare
di
più
.
Perché
so
che
il
male
è
dentro
di
me
,
e
che
basta
una
tua
affermazione
per
toglierlo
.
Ma
è
necessario
che
questa
affermazione
tu
la
faccia
.
Vedi
che
t
'
abbozzo
il
mio
carattere
,
a
cui
non
puoi
rimproverare
se
non
un
esaltamento
datogli
dal
tuo
affetto
.
Ma
son
cose
passeggere
.
Ti
scriverò
sempre
meglio
.
E
ciò
che
sento
di
te
sarà
uno
sforzo
a
migliorarmi
sempre
.
Ti
devo
nascondere
ciò
che
provo
?
Dianzi
pensavo
che
tu
non
m
'
avresti
scritto
e
mi
son
gettato
sul
letto
.
Pensavo
di
ammazzarmi
.
In
tali
momenti
la
morte
non
è
nulla
.
È
l
'
andare
là
dove
il
pensiero
giunge
.
14
luglio
1907
.
Con
mio
padre
ho
fatto
bene
di
contenermi
così
.
Ci
parliamo
senza
rancori
visibili
;
ma
è
necessario
ch
'
io
continui
la
mia
via
,
e
sarà
possibile
che
anche
viviamo
insieme
in
concordia
.
Abbiamo
lottato
per
interessi
,
al
suo
modo
di
capire
,
e
non
c
'
è
ragione
di
tenere
cattiverie
.
15
luglio
1907
.
Perdonami
se
non
riesco
nell
'
animo
tuo
a
fare
il
bene
che
vorrei
farvi
.
Perché
è
per
me
il
torto
più
grave
.
Io
vorrei
compensarti
con
una
cosa
simile
alla
felicità
che
ho
da
te
.
Mi
sono
offerto
come
correttore
di
bozze
(
ottima
coltura
letteraria
)
e
come
cassiere
.
17
luglio
1907
.
Mi
sono
divertito
abbastanza
,
con
i
nostri
rispettivi
padri
!
Prima
il
mio
.
Non
è
contrario
al
mio
matrimonio
con
te
,
si
capisce
,
perché
sa
quanto
t
'
amo
(
e
non
c
'
è
stato
bisogno
di
fare
il
tuo
nome
)
anzi
è
favorevole
e
ci
metterei
anche
l
'
issimo
.
Ma
un
giorno
non
basta
per
assodare
bene
il
discorso
.
Quindi
,
domani
o
tosto
che
venga
il
momento
favorevole
,
un
signore
di
Livorno
,
che
è
là
in
villeggio
(
U
)
,
riparlerà
a
mio
padre
per
incarico
mio
,
esprimendo
il
suo
favore
a
me
.
È
un
uomo
,
a
cui
mio
padre
obbedisce
molto
.
E
uno
.
Ho
trovato
il
tuo
in
Camollia
.
Gli
ho
riferito
tutto
,
e
gli
ho
detto
d
'
aspettare
due
giorni
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Tuo
padre
,
poi
,
ha
preso
sul
serio
certi
discorsi
allegri
che
usa
mio
padre
nei
suoi
momenti
.
Ha
l
'
abitudine
di
dire
:
-
Già
,
voglio
finir
tutto
.
Quel
che
ho
fatto
me
lo
voglio
mangiare
,
ecc
.
-
E
tali
cose
ha
detto
,
a
tuo
padre
tempo
fa
.
Figuriamoci
!
Egli
vuole
assicurarsi
che
mio
padre
non
finirà
niente
,
che
lascerà
a
me
,
che
non
soffriremo
la
fame
,
ecc
.
Io
,
quando
ho
udito
la
confidenza
che
mio
padre
ha
dato
al
tuo
,
mi
sono
fregato
le
mani
e
mi
sono
sentito
molto
più
contento
.
E
per
togliere
anche
tale
impiccio
non
ci
vorrà
molto
.
Lasciami
fare
.
Parmi
proprio
di
assomigliare
a
quei
sensali
che
tirano
le
mani
del
compratore
e
del
venditore
perché
facciano
l
'
accordo
.
Ma
che
cosa
non
farei
?
Ed
ora
?
Forse
,
siamo
sulla
via
della
nostra
felicità
.
Non
so
perché
sono
tanto
di
buon
umore
.
Non
ho
mai
riso
come
questa
sera
.
Via
via
che
scioglievo
i
nodi
,
m
'
aumentava
la
contentezza
.
È
stato
un
crescendo
d
'
ilarità
.
Di
Roma
,
mio
padre
ha
detto
:
-
Con
quei
denari
che
hai
speso
là
,
potevi
fare
una
casetta
e
starci
.
18
luglio
1907
.
Le
cose
hanno
proseguito
bene
!
Stamani
quel
signore
ha
parlato
a
mio
padre
.
Il
quale
ha
detto
esser
contentissimo
,
e
che
il
padre
tuo
può
andare
da
lui
quando
voglia
.
Ma
,
qui
,
c
'
è
da
murar
bene
i
mattoni
,
perché
non
cadano
su
noi
...
Quindi
ho
pensato
che
debbano
passare
ancora
due
giorni
,
per
far
decidere
meglio
la
cosa
nell
'
animo
di
mio
padre
e
perché
si
maturino
i
mezzi
di
farlo
parlare
con
il
tuo
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Vedi
quanta
...
pace
mi
ci
vuole
?
Ma
l
'
erba
è
seminata
,
e
la
segheremo
.
Questa
sera
,
io
non
ho
potuto
parlare
a
mio
padre
,
perché
s
'
è
arrabbiato
con
una
contadina
.
Per
causa
di
un
ramo
d
'
olivo
,
che
quella
aveva
trascinato
a
casa
senza
farlo
sapere
...
Io
guardo
queste
cose
da
artista
.
19
luglio
1907
.
Sì
,
è
bene
che
tu
venga
al
podere
,
perché
può
darsi
,
con
molta
probabilità
,
che
mio
padre
s
'
affezioni
subito
a
te
,
ecc
.
Sai
da
te
le
altre
cose
buone
che
possono
derivare
.
Vedremo
.
Potei
parlare
a
tuo
padre
ieri
sera
molto
tardi
.
Siamo
sempre
alla
stessa
stecconata
,
e
temo
ch
'
egli
non
butti
all
'
aria
tutto
.
20
luglio
1907
.
Io
sono
diventato
ottimista
;
perché
per
mio
padre
è
come
se
volesse
darmi
una
prova
d
'
affetto
e
,
forse
,
sente
il
bisogno
d
'
essere
corrisposto
da
me
.
In
somma
,
siamo
d
'
accordo
.
E
per
lui
,
se
anche
tuo
padre
guastasse
,
sarebbe
lo
stesso
dopo
.
.
.
.
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.
.
.
Non
avevo
mai
provato
a
parlare
col
babbo
così
.
E
credo
che
da
parte
mia
non
verranno
fuori
cause
a
scompigliare
.
21
luglio
1907
.
Emma
,
non
ti
addolorare
.
Mio
padre
,
a
cui
poco
fa
avevo
rivolta
tutta
l
'
intensità
del
nostro
sogno
,
m
'
ha
...
percosso
e
maltrattato
.
Ha
maltrattato
anche
te
,
e
vuole
dirti
ciò
che
ha
detto
a
me
.
Ma
non
ti
parlerà
.
Tu
non
abboccherai
.
.
.
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.
Io
m
'
impiegherò
fuori
di
Siena
,
da
commesso
,
e
vivremo
insieme
.
So
che
Dio
fa
forti
le
nostre
anime
e
guarda
la
nostra
onestà
.
Forse
,
a
voce
potrei
dirti
tutto
.
Ma
se
non
vuoi
..
Anche
il
dolore
mi
è
dolce
.
Domani
parlerò
col
Procuratore
un
'
altra
volta
,
senza
aspettare
il
concorso
(
V
)
.
Appoggiati
a
me
,
com
'
io
a
te
.
E
non
posso
narrarti
alcuna
cosa
.
Come
ieri
si
fingeva
affettuoso
e
lieto
,
oggi
ha
insolentito
con
le
peggiori
parole
.
Tu
conosci
la
mia
serenità
,
e
non
penserai
,
né
meno
un
poco
,
male
di
me
se
lo
chiamo
mascalzone
.
È
tale
.
Ed
è
bene
che
di
nessuna
cosa
abbiamo
da
ringraziarlo
.
Non
avremo
da
ringraziarli
.
Perdonami
se
,
per
un
istante
,
questo
fango
non
mi
è
parso
fango
.
Su
la
carne
mi
ha
fatto
poco
,
perché
è
stato
tenuto
.
Ho
graffiato
il
collo
e
il
petto
,
e
basta
.
Non
è
niente
.
E
non
ne
sento
niente
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
E
di
ciò
incolpa
solamente
la
mia
bontà
,
che
mi
faceva
credere
nel
mio
genitore
;
quantunque
lo
avessi
giudicato
quel
che
è
(
W
)
.
22
luglio
1907
.
Col
Procuratore
ho
parlato
molto
di
te
.
Ma
io
non
mi
fido
più
d
'
alcuno
.
Vedo
che
bisogna
rendere
dattero
per
fico
.
E
mi
stringo
tutto
a
te
per
il
mio
bisogno
di
sentirmi
amato
e
stimato
,
e
di
amare
e
stimare
.
Da
mio
padre
ero
chiamato
vile
,
perché
non
picchiavo
anche
io
.
Proseguo
dopo
che
sono
stato
dal
Commissario
di
Polizia
,
il
quale
m
'
ha
chiamato
per
incarico
del
babbo
.
Non
ha
voluto
concedermi
che
io
mi
faccia
mantenere
dal
babbo
,
due
o
tre
mesi
fuori
,
prima
che
io
abbia
sicurezza
d
'
impiegarmi
.
M
'
ha
consigliato
di
cercare
da
qua
.
E
,
capirai
,
che
non
potevo
fare
altrimenti
,
perché
è
stato
inutile
ch
'
io
insistessi
su
ciò
.
Ma
vedrò
in
seguito
.
Forse
tu
leggi
più
giornali
di
me
,
e
puoi
dirmi
quando
s
'
apriranno
i
concorsi
alle
Poste
o
alle
Ferrovie
.
Di
ogni
avviso
,
insomma
,
per
il
quale
possiamo
sperare
.
Tu
sai
che
ho
a
pena
due
soldi
al
giorno
,
e
che
questa
settimana
non
ho
avuto
niente
.
23
luglio
1907
.
Mio
padre
ha
seguitato
a
trattarmi
secondo
il
solito
.
Era
possibile
che
in
una
cosa
così
grave
cambiasse
?
Per
lui
,
trattavasi
di
una
modificazione
(
e
l
'
ha
giudicata
troppo
grande
)
de
'
suoi
interessi
.
Ha
temuto
ch
'
io
mi
potessi
imporre
di
più
;
o
,
meglio
,
potessi
cominciare
a
impormi
.
Io
gli
avevo
detto
che
non
volevo
obbligarlo
a
mantenermi
,
e
,
che
,
anzi
(
e
ciò
nel
seguito
del
discorso
)
non
ti
avrei
messa
in
casa
sua
certamente
,
finché
ci
fossero
le
stesse
persone
.
E
tu
sai
che
mio
padre
è
minato
da
quella
ragazza
,
da
suoi
zii
,
che
vanno
in
casa
sua
,
e
da
suoi
nonni
che
sono
due
vecchi
invalidi
,
cui
mio
padre
terrà
di
conto
più
che
il
figlio
,
finché
vivranno
.
Sue
parole
.
Era
naturale
,
quindi
,
che
,
sotto
l
'
aspetto
tranquillo
,
dovesse
essere
in
fermento
tutto
il
miscuglio
delle
questioni
che
abbiamo
avute
.
Io
so
che
ho
ragione
,
perché
sono
sempre
andato
innanzi
con
un
ideale
,
cui
ora
tu
nutri
.
E
ciò
non
dobbiamo
mai
dimenticare
.
Le
persone
alle
quali
ne
avevo
parlato
credevano
che
si
trattasse
di
una
ragazza
che
non
disturbasse
.
E
mio
padre
,
perché
sono
tutte
sue
amicizie
,
le
ha
potute
avere
con
sé
con
una
parola
,
o
per
un
torto
ch
'
io
possa
avere
con
lui
.
Al
babbo
bisogna
obbedire
,
ed
ha
ragione
se
si
oppone
ad
un
matrimonio
,
che
non
gli
frutta
niente
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Insomma
,
il
perché
è
nelle
condizioni
con
le
quali
vivevamo
io
e
il
padre
.
I
primi
due
giorni
mi
disse
di
sì
,
forse
senza
riflettere
e
farsi
consigliare
.
Poi
cambiò
senza
nessuna
cagione
nata
allora
.
Ciò
avvenne
nella
trattoria
,
dalla
quale
fui
mandato
via
;
perché
mi
disse
averla
regalata
.
(
E
può
darsi
da
vero
:
a
quella
gente
.
)
Finita
la
speranza
ch
'
io
potessi
fare
il
fidanzamento
,
così
detto
officiale
,
io
andai
a
piedi
al
podere
dove
era
andato
egli
con
la
moglie
.
Al
podere
mi
disse
:
-
Che
cerchi
qui
?
-
Niente
.
Sono
venuto
a
sentire
se
me
ne
devo
andare
anche
di
qui
;
dato
che
tu
l
'
avessi
regalato
.
-
Sì
:
anche
questo
.
-
Non
stento
a
crederlo
.
A
quella
...
ragazza
che
hai
in
casa
.
Allora
m
'
assalì
e
mi
picchiò
molti
pugni
,
senza
che
io
mai
reagissi
.
Tre
o
cinque
dei
contadini
,
che
erano
sotto
un
arco
a
mangiare
,
si
alzarono
e
lo
tennero
a
stento
.
Mentre
che
m
'
allontanavo
,
prese
un
palo
.
Fu
tenuto
,
ed
egli
me
l
'
attraventò
senza
colpirmi
.
Quel
signore
,
che
è
similissimo
al
padre
mio
,
gli
ha
dato
ragione
,
perché
lo
volevo
forzare
a
questa
cosa
.
Capirai
che
mio
padre
è
irriducibile
.
Io
non
ho
nessun
rimorso
,
ed
anche
una
minuzia
me
lo
farebbe
avere
.
Mio
padre
s
'
è
voluto
imporre
con
i
pugni
,
e
quel
signore
stamani
ha
approvato
,
e
molto
,
tale
sistema
.
Noi
,
dicono
,
abbiamo
i
muscoli
buoni
e
combattiamo
così
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Non
nego
però
di
avere
stupore
di
me
stesso
.
Come
avevo
potuto
illudermi
di
tali
persone
?
Non
sapevo
io
per
prova
quali
sono
?
E
il
mio
carattere
chiuso
non
mi
ha
fatto
nascere
come
funghi
i
nemici
?
Mio
padre
pareva
proprio
dettato
da
loro
.
E
le
sue
parole
non
erano
differenti
a
quelle
che
hanno
usate
tante
persone
,
che
mi
vogliono
male
.
Ma
io
non
t
'
avrei
né
meno
più
parlato
di
loro
,
se
tu
non
mi
avessi
chiesto
con
ansia
il
perché
.
25
luglio
1907
.
Il
concorso
del
Comune
è
prorogato
fino
al
17
,
per
l
'
aggiunta
di
un
altro
posto
.
Ma
non
m
'
attrae
,
ne
mi
distoglie
dal
cercare
fuori
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ma
,
picchiando
tutti
i
giorni
,
qualche
porta
sarà
spalancata
.
27
luglio
1907
.
Ho
riparlato
con
il
Commissario
:
mio
padre
dice
non
avermi
percosso
né
maltrattato
.
E
una
lira
che
dette
alla
padrona
di
casa
,
ieri
,
è
divenuta
dieci
lire
.
Non
vuole
darmi
l
'
assegno
per
fuori
né
per
Siena
.
Lunedì
devo
tornare
lassù
per
un
'
altra
deliberazione
.
Ma
,
se
non
faccio
da
me
,
nessuno
mi
farà
una
cosa
minima
.
Nè
amici
né
polizia
.
La
nostra
forza
è
la
nostra
pazienza
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
Io
ho
deliberato
questa
cosa
.
Prepararmi
in
agosto
,
settembre
e
ottobre
per
il
concorso
ai
Telegrafi
,
e
intanto
tentare
tutti
i
giorni
qualche
avviso
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Non
posso
né
pure
riflettere
al
male
che
riceviamo
quotidianamente
.
Hanno
voluto
essere
combattuti
come
nemici
...
E
così
sia
.
28
luglio
1907
.
Oggi
farò
il
piccolo
orario
per
le
materie
che
devo
studiare
.
Vorrei
che
il
concorso
fosse
tra
un
mese
!
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
Ora
ti
lascio
Ma
mi
avviene
come
quando
ti
vedo
.
Non
me
ne
anderei
mai
.
E
devo
fare
male
alla
mia
volontà
,
per
non
lasciarti
mai
più
.
Ma
tre
mesi
passeranno
quasi
rapidamente
,
e
poi
avremo
la
nostra
gioia
completa
.
E
perché
non
prima
?
29
luglio
1907
.
Ho
già
cominciato
a
prepararmi
,
e
volevo
che
tu
mi
mandassi
Arturo
acciocché
mi
spiegasse
una
formula
chimica
,
a
me
molto
capricciosa
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Sacrifico
anch
'
io
ogni
gioia
del
presente
per
il
nostro
avvenire
,
e
non
ti
prego
,
né
meno
per
la
mia
angoscia
,
di
ritardare
la
tua
partenza
.
Non
te
ne
prego
.
Ma
tu
sai
quel
che
ne
provo
già
.
Se
ti
fosse
possibile
...
non
resteresti
?
So
che
,
farai
anche
per
me
,
e
sono
tranquillo
.
30
luglio
1907
.
Non
parrebbe
vero
,
ma
dovrò
studiare
molto
bene
le
materie
per
questo
esame
.
Chi
ricordava
le
frazioni
?
Mi
son
provato
a
risolvere
un
esercizio
e
non
ci
sono
riuscito
...
In
un
mese
entrano
dieci
lezioni
.
per
ogni
materia
;
onde
di
quelle
che
t
'
ho
detto
,
avrò
fatto
buon
vantaggio
.
E
poi
devo
imparare
bene
l
'
alfabeto
del
Morse
.
Studio
la
mattina
perché
il
giorno
mi
riesce
quasi
impossibile
l
'
applicarmi
a
tali
materie
.
Il
giorno
mi
serve
a
digerire
ciò
che
ho
imparato
la
mattina
ed
a
riflettere
se
fa
bisogno
che
io
ripassi
alcuni
punti
.
Ma
vivo
come
in
un
sogno
.
Ed
è
come
una
luce
sempre
più
splendente
.
Quando
penso
a
te
mi
sento
bene
,
e
voglio
,
rabbiosamente
,
farmi
una
condizione
da
poterti
sposare
.
Imagina
che
volontà
sia
entrata
dentro
di
me
.
Quando
sarò
con
te
,
lavorerò
.
Accetto
la
tua
scodella
in
due
.
E
perché
non
mangeremo
sempre
così
?
Lo
faremo
anche
se
ne
avremo
due
(
X
)
.
Ma
infine
de
'
conti
che
c
'
è
di
tanto
male
?
Non
avrei
dovuto
lo
stesso
impiegarmi
?
Non
avrei
dovuto
studiare
lo
stesso
?
E
credi
che
mi
sia
fatica
?
Ben
altre
cose
ho
studiate
,
perché
trattatucci
elementari
,
che
mi
rimangono
tosto
in
mente
,
mi
possano
affaticare
!
Non
ne
sorrideresti
se
ti
dicessi
che
m
'
affaticassi
?
Che
c
'
è
,
dunque
,
di
tanto
male
?
Si
tratta
di
attendere
ancora
tre
mesi
.
E
passeranno
presto
.
Considera
i
già
passati
.
Ma
vero
è
che
l
'
ansia
e
il
desiderio
aumentano
;
e
la
nostra
sensibilità
s
'
accresce
.
Basta
il
tuo
nome
soltanto
per
svegliarmi
una
infinità
di
sensazioni
deliziose
.
E
le
tue
lettere
!
Scrivimi
sempre
come
hai
fatto
queste
volte
ultime
.
Non
abbiamo
un
'
altra
soddisfazione
.
2
agosto
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Io
vivo
con
un
affetto
troppo
intimo
perché
il
tuo
andar
via
mi
sembri
come
un
dispiacere
momentaneo
.
Per
me
è
come
una
disgrazia
.
Provo
lo
stesso
dolore
che
proverei
se
tu
mi
fossi
strappata
dopo
due
o
tre
anni
della
nostra
unione
.
6
agosto
1907
.
Manda
(
perdona
il
verbo
)
Arturo
oggi
alle
quattordici
perché
ho
risoluto
bene
e
male
molti
altri
problemi
aritmetici
,
e
non
mi
scomodano
alcune
spiegazioni
della
chimica
studiata
stamani
.
Io
non
ho
punta
pazienza
.
Ma
riesco
a
sfuggire
ad
essa
,
sovrapponendomi
sempre
a
tutte
le
contrarietà
.
Taglia
la
coda
ad
una
lucertola
,
e
dopo
alcun
tempo
gliene
troverai
una
nuova
.
Noi
ci
vedremo
.
Perché
tuo
padre
ha
voluto
che
facessimo
così
.
Io
non
gli
mandai
la
lettera
,
che
avevo
anche
affrancata
...
Sei
ancora
sotto
il
dolore
?
Da
un
punto
di
vista
,
considero
queste
repulsioni
essere
un
bene
.
Noi
evitiamo
il
pericolo
di
sottometterci
alle
condizioni
paterne
,
che
farebbero
della
nostra
vita
come
una
camera
buia
.
7
agosto
1907
.
Ritorno
a
tuo
padre
.
Sai
perché
s
'
arrabbiò
d
'
essere
stato
fermato
nel
mezzo
della
via
e
in
pieno
mezzogiorno
?
Prima
per
una
certa
posa
che
ha
ancora
con
me
e
che
mi
vuol
dimostrare
.
Poi
,
credo
,
perché
trovammo
don
M
.
e
quel
tale
alto
che
va
sempre
con
lui
,
poi
il
S
.
e
alcuni
alunni
.
Sicché
furono
fatte
scappellate
doppie
.
E
chi
ci
vide
dovette
credere
che
il
professore
Palagi
fosse
divenuto
il
più
domestico
suocero
di
questo
mondo
.
Quindi
...
se
ne
seccò
;
ed
io
ridevo
e
rido
ancora
.
Bisogna
vincere
con
la
bontà
e
la
superiorità
...
8
agosto
1907
.
Stamani
ero
molto
debole
,
e
non
ho
potuto
studiare
come
il
solito
.
La
stessa
debolezza
m
'
ha
fatto
dormire
un
poco
più
che
l
'
altre
mattine
.
Ma
ora
sono
uscito
al
sole
,
e
mi
sento
meglio
.
Soffro
anche
perché
non
ti
posso
né
vedere
né
parlare
.
Soffro
anche
fisicamente
.
Ma
non
dovrei
dirlo
a
te
,
per
non
peggiorare
il
tuo
animo
.
Ma
tu
sai
che
ci
amiamo
così
,
e
avresti
supposte
queste
mie
condizioni
.
Voglio
lavorare
.
Voglio
averti
con
me
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Stasera
ho
quasi
fatto
quel
che
dovevo
fare
stamani
.
Ho
da
imparare
a
mente
le
noiose
e
difficili
città
e
circondari
.
In
camera
mia
fa
un
caldo
soffocante
,
e
terrei
le
due
porte
aperte
se
non
ci
fossero
due
ragazzi
a
gridare
e
due
donne
a
chiacchierare
.
E
anche
dalla
strada
il
chiasso
è
vario
.
C
'
è
un
segantino
,
un
calzolaio
e
una
taverna
sempre
piena
.
La
sera
tutti
i
bevoni
si
mettono
a
cantare
,
e
,
durante
il
giorno
,
non
è
difficile
che
debba
ascoltare
qualche
conversazione
tra
l
'
una
finestra
e
l
'
altra
.
Io
sono
tuo
,
e
se
altri
di
casa
tua
hanno
una
parte
del
mio
sentimento
è
per
te
.
12
agosto
1907
.
Tutto
ciò
che
ci
guasta
sono
appunto
le
difficoltà
che
abbiamo
.
Basta
un
minuto
con
te
perché
mi
senta
incamminato
nella
mia
strada
.
E
non
posso
non
avere
te
.
Allora
soltanto
al
mio
animo
il
mondo
si
spezza
,
ed
io
percepisco
ciò
che
prima
mi
era
dietro
un
velo
.
È
curiosa
.
Le
nostre
lettere
(
e
specialmente
le
mie
)
somigliano
a
una
statua
coperta
da
qualche
cencio
sottile
.
Aspetta
,
ve
'
;
ti
spiego
quel
che
voglio
dire
.
Il
cencio
si
modella
così
bene
su
la
statua
,
che
essa
si
vede
com
'
è
fatta
.
Così
io
voglio
nascondere
ciò
che
non
vorrei
far
sapere
,
ma
lo
dico
in
modo
che
...
14
agosto
1907
.
Ero
indeciso
se
cominciavo
a
scrivere
,
perché
da
due
giorni
avevo
chiesto
invano
la
mezza
lira
.
Ma
mentre
stavo
per
rimettere
il
foglio
nel
cassetto
,
è
venuto
lo
sguattero
con
una
lira
in
mano
...
Quanto
deve
durare
?
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Poi
stetti
una
mezzoretta
in
conversazione
con
X
.
,
che
ieri
sera
era
più
...
balordo
che
il
solito
.
È
matto
come
tutti
i
senesi
.
Anche
per
lui
,
la
musica
è
rappresentata
...
dal
Franci
,
e
la
pittura
...
dal
Maccari
,
dal
F
.
e
dal
V
.
E
la
letteratura
,
gli
volevo
chiedere
?
Ah
,
si
!
Anche
la
letteratura
è
...
senese
.
Egli
sa
a
mente
le
poesie
di
un
professore
senese
che
sta
a
Milano
.
Non
ti
diverti
?
Ma
mi
fa
anche
schifo
.
Scusa
la
parola
che
ci
vuole
.
19
agosto
1907
.
Ho
riparlato
con
quell
'
impiegato
di
Roma
che
mi
ha
detto
dei
concorsi
alla
Congregazione
di
Carità
.
Saranno
tenuti
a
Novembre
!
Ma
,
cosa
strana
e
inaspettata
,
non
m
'
ha
detto
...
del
francobollo
che
avevo
appiccicato
bene
nella
lettera
mandatagli
a
Roma
(
Y
)
.
E
non
m
'
ispira
più
fiducia
.
Ti
scriverò
anch
'
io
quel
che
ho
passato
,
ma
penso
,
che
venga
un
manoscritto
più
lungo
che
una
lettera
.
Se
mi
sentirò
in
grado
di
farlo
,
scriverò
,
Ma
non
devo
preoccuparmene
:
regola
prima
.
E
devo
scrivere
senza
né
meno
far
preoccupare
te
.
Ma
lo
farò
...
Per
ora
è
proprio
come
questo
tempo
.
Un
poco
di
sole
,
le
nuvole
sparse
imbiancano
,
e
sembra
che
debba
nascere
così
un
giorno
eterno
.
Poi
...
Non
potrò
scrivere
nulla
ancora
.
Perché
la
mia
anima
s
'
apre
e
si
chiude
;
si
illumina
e
si
oscura
.
20
agosto
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
In
quanto
al
mio
io
,
son
ben
certo
che
c
'
è
tutto
ciò
di
cui
ha
bisogno
il
tuo
.
Tu
a
me
sei
,
psicologicamente
,
ciò
che
per
altrui
è
la
divinità
.
Sono
certo
,
dicendo
così
,
di
esprimere
bene
la
verità
che
è
dentro
di
me
.
Io
mi
sentii
come
abbandonato
,
come
respinto
da
tale
atto
,
ed
errai
.
Ma
solo
degli
errori
che
t
'
ho
scritto
.
Sai
bene
che
non
potrei
nascondere
la
mia
sincerità
,
che
riscapperebbe
da
una
parte
se
io
la
volessi
respingere
dall
'
altra
.
Del
resto
,
in
tal
modo
è
cacciato
ancor
meglio
,
il
male
che
per
una
allucinazione
forse
(
perché
devo
credere
alla
stima
che
tu
hai
ad
altrui
)
io
trovo
riunito
in
quella
persona
.
Ma
credi
ch
'
io
sono
stato
sempre
puro
con
la
tua
anima
?
Dimmi
che
non
hai
nessun
motivo
di
lagnarti
e
di
addolorarti
.
E
che
appunto
per
preservare
te
stessa
da
quel
male
io
ho
cercato
di
allontanartelo
.
Ma
non
sono
state
queste
le
mie
intenzioni
?
Non
ho
agito
male
,
dunque
.
21
agosto
1907
.
Lo
scrivere
al
babbo
tuo
mi
sarà
difficile
,
perché
le
cose
che
a
me
sono
molto
evidenti
non
riesco
ad
esprimerle
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
ho
baloccato
la
bambina
della
padrona
,
con
dei
voli
magnifici
,
fino
a
farle
toccare
la
testa
al
soffitto
!
28
agosto
1907
.
Entra
la
bambina
in
camera
.
Tiene
il
pollice
in
bocca
e
ha
gli
occhi
un
poco
rossi
.
Non
vuole
andare
a
vestirsi
per
la
passeggiata
,
e
si
distende
nella
mia
poltrona
.
-
O
che
fai
costì
?
-
Le
dico
io
.
-
Dormo
!
-
E
appunta
i
piedi
al
tavolino
.
-
Tanto
in
camera
tua
,
la
mia
mamma
non
mi
picchia
!
Guarda
dove
le
metto
le
gambe
,
o
signore
!
perché
fai
lesto
,
dimmelo
?
dimmelo
!
dimmelo
!
perché
fai
lesto
?
Vuol
domandarmi
perché
scrivo
presto
.
-
Perché
non
vuoi
andare
fuori
?
-
Sì
.
La
tua
mamma
chiama
!
Sta
distesa
e
non
risponde
.
Poi
dice
:
-
Mi
picchia
.
-
Perché
?
-
Perché
il
mio
babbo
ha
buttato
i
pomidori
in
terra
.
(
Non
mica
lei
!
)
-
Mi
dici
perché
fai
lesto
?
E
s
'
alza
e
mi
tira
i
capelli
.
-
Stai
buona
,
se
no
ti
picchio
anch
'
io
!
Ora
s
'
è
decisa
ad
andarsene
.
Non
ne
busca
,
ma
piagnucola
.
-
Guarda
come
sono
bella
,
signore
!
-
E
mi
batte
il
dito
sul
gomito
della
destra
.
-
Sta
buona
!
E
se
ne
va
.
S
'
è
vestita
per
fuori
.
L
'
altro
giorno
le
feci
,
sopra
un
pezzetto
di
stoffa
scura
,
una
casetta
col
filo
bianco
.
Passai
sei
o
sette
volte
l
'
ago
tra
sopra
e
sotto
.
E
poi
che
era
impaziente
,
per
farla
star
ferma
,
dovetti
trattenermi
dal
pronunciare
il
tuo
nome
.
Ma
mi
accade
sovente
,
quando
parlo
con
chi
non
mi
toglie
l
'
incanto
interiore
del
mio
affetto
.
Quando
mi
parli
di
Dio
tu
,
ci
credo
anch
'
io
.
Ne
ho
la
sensazione
.
Ma
devi
gridarmi
che
all
'
infuori
della
mia
anima
(
perché
non
nostra
?
)
non
sapresti
trovare
alcuna
cosa
per
cui
la
vita
ti
sembrasse
a
contatto
con
una
realtà
divina
.
Devi
sentire
come
me
.
Io
credo
in
te
e
in
Dio
.
Onde
puoi
comprendere
ciascuno
mio
sforzo
verso
una
perfezione
morale
,
che
,
combinandosi
con
il
mio
affetto
,
fa
del
nostro
amore
una
spiritualità
meravigliosa
.
29
agosto
1907
.
Può
darsi
che
io
sia
pagano
,
almeno
superficialmente
.
Io
bacio
te
,
e
soddisfo
al
bisogno
della
mia
anima
.
A
quel
bisogno
della
divinità
.
Quando
ti
saprò
parlare
,
capirai
meglio
,
come
a
traverso
un
vetro
,
da
quale
spiritualità
io
t
'
amo
.
E
non
t
'
ho
mai
lasciata
.
Solo
in
me
si
compiva
una
lenta
trasformazione
.
Era
necessario
che
si
compisse
il
mio
intelletto
.
E
s
'
è
compiuto
da
un
dolore
,
quand
'
io
credevo
d
'
essere
ucciso
da
ciascuno
,
e
forse
,
pensavo
d
'
uccidere
,
T
'
ho
riparlato
di
questa
calma
di
delirio
.
Le
poche
volte
che
ho
scritto
,
abbozzavo
una
lettera
a
chi
era
rimasto
nella
mia
anima
come
una
limpidezza
senza
nome
.
Tu
esistevi
in
me
.
Io
non
so
se
ti
potrò
mai
ridire
qualche
cosa
.
Ma
voglio
che
tu
comprenda
con
quale
angoscia
è
venuto
fuori
il
mio
amore
.
Ma
tutto
ora
s
'
è
scancellato
.
Io
t
'
amo
per
la
tua
realtà
;
e
sono
rivenuti
in
me
gli
affetti
umani
.
Ora
m
'
addolora
e
m
'
impaurisce
anche
la
tua
scottatura
.
La
sento
anche
io
.
Meglio
è
,
forse
,
ch
'
io
non
rientri
ora
in
questo
stato
di
formazione
.
Non
ne
traggo
parole
chiare
.
Io
ti
scrivo
tali
cose
,
perché
tu
sappia
compiere
l
'
opera
tua
.
.
.
.
.
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.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
...
tu
mi
hai
fatto
avere
una
fiducia
che
è
sostenuta
da
Dio
veramente
.
Io
mi
sento
libero
da
tutti
.
Sono
felice
e
pieno
di
speranza
.
...
ti
dirò
un
modo
di
mangiare
che
ho
quando
sono
solo
(
si
capisce
!
l
'
abolivo
anche
a
Roma
)
.
Prima
mangio
la
pietanza
,
che
oggi
era
costituita
da
tre
taglioli
di
lesso
.
Un
pizzico
di
sale
preso
da
un
cartoccino
azzurro
,
che
tengo
in
uno
dei
cassetti
dello
specchio
,
e
basta
.
Poi
le
frutta
e
il
formaggio
.
Un
tocchettino
di
parmigiano
,
una
pesca
e
una
pera
.
La
pesca
in
due
morsi
,
la
pera
in
quattro
spicchi
sbucciati
alquanto
;
e
nella
meditazione
che
m
'
avviene
dopo
il
mangiare
,
ingoio
anche
le
bucce
.
Dopo
ciò
,
bevo
alla
tazza
la
minestra
,
che
è
già
fredda
.
Ora
m
'
attira
anche
il
vino
,
ma
non
ne
bevo
più
che
un
litro
al
giorno
.
Soltanto
due
volte
ne
ho
preso
un
altro
bicchiere
dal
padrone
di
casa
.
Ho
soddisfatto
la
tua
curiosità
?
Dopo
mangiato
,
appallottolo
la
midolla
che
è
rimasta
del
pane
,
e
penso
.
E
il
mio
pensiero
nasce
dalla
tua
sensazione
.
30
agosto
1907
.
Perché
prendersela
?
Essi
(
tutti
)
credono
di
non
farci
male
se
mantengono
una
opposizione
che
di
mano
in
mano
diminuisca
,
finché
io
ti
possa
sposare
.
Non
vogliono
capire
...
.
.
.
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.
Io
credo
che
si
tenti
in
tutti
i
modi
il
mio
amor
proprio
per
fare
allargare
la
buca
che
è
tra
me
e
loro
.
Ma
su
questo
ho
deciso
di
vincere
.
.
.
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.
.
È
necessario
saper
vivere
con
costoro
,
perché
il
ribellarsi
non
concluderebbe
altro
che
la
nostra
peggiore
separazione
.
Contentiamoci
di
ciò
.
Io
non
comprendo
perché
tu
possa
addolorarti
per
un
tale
rifiuto
...
Non
era
preparato
?
.
.
.
.
.
.
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.
.
Ma
io
sono
tuo
e
non
soffro
.
Non
so
;
sono
insensibile
a
tutti
gli
altri
.
Ho
te
come
diffusa
nella
mia
anima
,
e
non
sento
altro
.
Perché
non
è
così
anche
a
te
?
Devi
assicurarmi
che
saprai
...
Pensa
che
nessun
rispetto
è
dovuto
a
colui
che
non
lo
porta
.
E
che
nella
vita
è
necessario
fare
così
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
Entra
nella
nostra
realtà
.
Consigliati
anche
dinanzi
a
Dio
,
che
non
toglierà
a
te
ciò
che
è
la
tua
vita
.
Sforzati
di
dimenticare
ciò
che
volevamo
ottenere
in
faccia
alla
gente
.
Amiamoci
segretamente
come
una
volta
.
È
il
mezzo
per
conservare
al
nostro
affetto
la
sua
forza
.
Dimentichiamo
ciò
che
abbiamo
chiesto
(
del
quale
aspettavamo
questa
risposta
)
e
amiamoci
senza
pretendere
niente
.
Egli
ti
può
negare
ciò
che
ci
può
dare
da
sé
medesimo
,
ma
alla
tua
anima
non
toglierà
niente
.
Ricordi
quanta
forza
spirituale
avevamo
?
Noi
la
perdiamo
comunicandoci
con
altrui
.
31
agosto
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
Non
faccio
tutte
le
cose
insieme
con
te
?
Non
vedo
sempre
il
tuo
volto
?
Non
pensi
anche
tu
le
cose
che
io
penso
?
Io
prendo
un
libro
,
tu
mi
dici
qualche
cosa
;
e
poi
l
'
imaginazione
s
'
intensifica
ed
io
giungo
a
riprovare
la
soavità
dei
nostri
istanti
migliori
.
È
un
alternarsi
di
tali
effetti
.
Allora
completo
tutti
i
pensieri
che
m
'
erano
sorti
con
te
,
di
cui
la
mia
coscienza
non
aveva
avuta
la
scoperta
.
Si
sviluppano
lentamente
tutte
le
sensazioni
rapide
(
Z
)
.
3
settembre
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
Ti
lascio
un
mi
momento
,
perché
non
posso
trascurare
lo
studiare
(
per
la
prima
volta
...
)
l
'
alfabeto
telegrafico
...
Dopo
tre
quarti
d
'
ora
ho
trascritto
,
con
un
solo
errore
,
una
strofa
del
Carducci
.
Ma
ho
capito
che
la
difficoltà
è
nel
ricevimento
.
Tuttavia
...
lascia
fare
a
me
.
M
'
uggiano
da
vero
le
interruzioni
!
È
venuta
nella
poltrona
la
bambina
a
canticchiarmi
la
Colombina
bella
.
Oggi
ho
chiuso
l
'
uscio
subito
.
Mio
padre
ha
fatto
rispondere
a
voce
(
perché
a
voce
gliel
'
ho
fatto
domandare
)
che
non
intende
la
mia
calligrafia
.
Allora
mi
riporteranno
la
lettera
cui
io
ricopierò
sufficientemente
bene
,
sottoponendola
prima
agli
occhi
di
qualche
altro
ignorante
.
E
poi
...
vedremo
.
Tra
la
buffonata
e
la
vigliaccheria
!
Perché
anzi
tutto
doveva
dirmi
subito
ciò
che
mi
ha
detto
dopo
tre
giorni
,
e
perché
la
lettera
è
già
stata
letta
e
discussa
.
Sempre
la
verità
!
Anche
la
mezza
lira
che
mi
dà
ogni
due
o
tre
giorni
(
e
dopo
averla
mandata
a
chiedere
)
è
-
dice
-
divenuta
quotidiana
!
Ma
perché
penso
a
tali
cose
?
Sempre
avrò
io
,
se
con
uno
,
se
con
due
e
quattro
,
aver
da
fare
!
La
vita
è
uguale
per
tutti
.
Ho
mangiato
in
fretta
,
e
ho
scritto
in
calligrafia
da
maestro
la
lettera
al
babbo
.
Per
prova
l
'
ho
fatta
leggere
alla
padrona
di
casa
.
Poi
mi
sono
sbarbato
,
con
una
riga
di
sangue
giù
per
il
collo
,
che
mi
faceva
assomigliare
a
un
crocefisso
di
Sano
di
Pietro
.
Il
Donati
(
A1
)
,
che
ha
negato
a
me
i
libri
ch
'
egli
chiama
di
lettura
amena
,
quelli
del
d
'
Annunzio
,
dell
'
Ibsen
ecc
.
,
li
dà
,
al
contrario
...
ai
consiglieri
comunali
.
A
que
'
pochi
che
vanno
in
Biblioteca
.
Naturalmente
,
gli
domanderò
se
per
studiare
è
necessario
essere
prima
consiglieri
.
A
me
li
negò
per
questa
ragione
:
"
Li
ha
letti
già
,
e
può
fare
a
meno
quindi
,
di
riprenderli
!
"
.
I
consiglieri
,
si
capisce
,
non
li
conoscono
ancora
,
e
quindi
...
bisogna
che
li
prendano
.
Mi
pare
d
'
essere
molto
più
giù
che
a
Siena
.
Si
vede
che
le
zucche
s
'
incontrano
da
per
tutto
.
Rimetto
un
po
'
d
'
onore
ai
nostri
babbi
.
Ho
voglia
di
riferirti
ciò
che
la
padrona
mi
ha
detto
,
perché
può
darsi
che
sia
informata
bene
.
M
'
ha
detto
che
mio
padre
si
contenterebbe
che
io
gli
chiedessi
perdono
(
!
)
e
che
solo
per
una
mezz
'
ora
gli
amministrassi
le
aziende
(
senza
insistere
su
le
persone
che
ha
in
casa
)
perché
mi
facesse
sposare
te
e
fossi
libero
di
fare
il
comodo
mio
.
(
?
)
Che
egli
tenga
a
un
qualche
cosa
di
simile
,
per
riprendere
l
'
onore
che
...
non
ha
acquistato
con
tali
questioni
e
per
far
piacere
a
quella
gente
,
può
essere
.
Ma
alle
altre
cose
,
meno
che
non
mi
faccia
una
dichiarazione
legale
...
5
settembre
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
mio
padre
non
ha
ancora
risposto
.
Può
essere
un
segno
buono
.
E
sarebbe
,
se
ci
fosse
una
persona
che
entrasse
nel
mezzo
.
Ma
come
vuoi
fare
?
S
'
è
rovinato
la
mente
con
tutti
i
sudicissimi
che
gli
stanno
addosso
.
6
settembre
1907
.
Mio
padre
ha
mandato
a
dire
per
un
uomo
,
espressamente
:
"
Oggi
non
ho
tempo
di
scrivere
.
Quando
sarai
chiamato
a
dare
gli
esami
io
farò
tutto
ciò
che
c
'
è
da
fare
"
.
Io
ho
avuto
il
torto
di
dire
,
piuttosto
nervosamente
,
che
me
lo
scrivesse
.
Ho
avuto
torto
,
perché
con
mio
padre
non
bisognava
che
esigessi
ciò
.
Spero
che
quell
'
uomo
abbia
fatto
l
'
ambasciata
in
modo
da
non
irritarlo
.
Me
l
'
ha
fatto
notare
anche
la
padrona
di
casa
,
che
insieme
con
il
marito
era
in
salotto
e
ha
udito
,
essendo
rimasto
l
'
uscio
aperto
.
Ed
in
fatti
...
Ma
,
certo
,
non
lo
farò
mutare
.
8
settembre
1907
.
Sono
seduto
a
lato
della
Cappella
in
cui
è
sepolta
una
contessa
,
molto
devota
,
secondo
la
sua
lapide
latina
(
A2
)
.
T
'
ho
colto
questi
ciclamini
....
Sento
il
campano
di
un
gregge
e
odo
un
belato
tra
gli
alberi
,
ma
lungi
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Passa
il
campano
vicino
.
Hai
indovinato
il
mio
desiderio
intenso
di
tutta
la
giornata
,
che
s
'
è
accresciuto
con
la
dimenticanza
?
Il
campano
erra
tra
gli
alberi
.
Odo
i
passi
della
pecora
che
ha
il
campano
.
Non
vorresti
tu
essere
con
me
?
Uguale
nel
mio
pensiero
?
Ti
adoro
così
,
ed
esiste
questa
rispondenza
.
La
pecora
è
venuta
qui
.
Ha
un
rogo
sul
dorso
.
Le
altre
giungono
con
un
calpestio
su
le
foglie
.
La
pecora
guarda
.
Sul
muso
le
batte
il
sole
.
Guarda
verso
le
altre
.
Non
sei
tu
il
mio
pensiero
stesso
?
Di
quale
altra
sostanza
esso
è
fatto
?
La
pecora
è
rimasta
attraverso
la
strada
.
S
'
è
fermata
volta
verso
me
.
Ne
giunge
un
'
altra
che
la
cozza
col
muso
;
e
ambedue
si
muovono
.
Non
mi
ami
tu
per
sentire
ciò
che
è
,
nella
nostra
unione
?
Le
pecore
passano
.
Odo
il
campano
.
Giunge
tutto
il
gregge
.
S
'
è
fermato
.
Si
sente
lo
strappìo
dell
'
erba
.
12
settembre
1907
.
(
A3
)
Se
io
potessi
guardare
i
tuoi
occhi
,
sentirei
tutto
il
mio
essere
pieno
di
febbre
.
Allora
mi
si
definisce
come
un
paesaggio
da
raggiungere
;
mi
sento
roso
da
tutti
i
miei
istinti
d
'
ambizione
.
Ma
ciò
non
è
tutto
.
Ciò
è
il
mio
io
che
si
agita
.
Tu
ora
anche
capisci
come
io
ho
voluto
associarti
a
questa
fiamma
di
forze
.
Tu
ora
sai
come
le
migliori
tue
energie
sono
la
fonte
al
mio
affetto
.
Capisci
che
da
te
,
quanto
da
me
,
dipende
il
mio
cammino
intellettuale
.
Ma
anche
tu
hai
sofferto
per
conto
tuo
.
E
non
sempre
hai
capito
di
quali
fuochi
la
mia
anima
fosse
bruciata
.
Adesso
noi
siamo
ricongiunti
,
e
una
parola
tua
m
'
ha
svelato
come
tutto
il
tuo
essere
dipende
dal
mio
.
Che
cosa
sono
quelle
nuvole
bruciate
su
la
vetta
dei
monti
?
Onde
sono
venute
?
Vorrei
che
il
mio
spirito
fosse
il
mondo
,
per
comprendere
tutte
queste
cose
.
Io
ho
sognato
di
amare
le
foglie
di
una
siepe
!
Fuggivo
per
i
campi
a
guardare
un
granturcheto
perché
esso
m
'
escludeva
gli
uomini
.
Che
cosa
volevo
?
Io
pensavo
di
scoprire
qualche
pezzo
del
mistero
che
copre
tutta
la
natura
.
Io
avrei
dato
tutto
me
stesso
per
parlare
ad
un
albero
.
Io
guardavo
la
luna
tra
gli
ulivi
,
bassa
come
una
fiamma
rossa
,
e
pensavo
che
essa
volesse
parlare
al
mio
io
.
Perché
era
lì
ed
io
pensavo
ad
essa
?
Allora
gli
uomini
mi
apparivano
come
greggi
da
guidare
.
La
mia
voce
li
avrebbe
condotti
.
Non
era
possibile
che
un
uomo
mi
amasse
.
Io
non
ero
più
un
uomo
.
Io
partecipavo
dell
'
aria
e
delle
nubi
.
Il
mio
spirito
era
simile
alla
rugiada
sparsa
su
tutti
i
campi
.
Ricordavo
che
gli
uomini
avessero
un
corpo
?
La
carne
mi
appariva
come
una
cosa
sconcia
da
lasciare
.
Io
odiavo
ed
amavo
questa
carne
.
Ma
nessuno
doveva
possedere
la
mia
.
Io
era
divenuto
un
Dio
.
Chi
poteva
amare
me
?
Io
conservavo
del
tuo
amore
la
sola
energia
.
Chi
me
l
'
aveva
prodotta
era
scomparsa
in
questo
miscuglio
umano
,
a
cui
io
non
appartenevo
più
.
Io
ero
conservato
da
questa
sola
energia
che
talvolta
strappava
alla
mia
anima
parole
.
Ma
non
dovevo
amare
,
non
potevo
amare
colei
,
perché
più
non
esisteva
realmente
.
Ella
era
sacrificata
alla
mia
volontà
segnata
da
Dio
.
Anche
tu
,
dunque
saresti
stata
infranta
.
Perché
talvolta
mi
sembrava
di
pigiare
con
l
'
anima
tutta
la
folla
umana
,
come
con
le
mani
.
Io
percepivo
degli
uomini
una
realtà
simile
a
quella
di
una
pittura
...
(
A4
)
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Stasera
mi
sono
ricordato
meglio
di
tutte
queste
sensazioni
e
le
ho
scritte
.
Da
esse
tu
comprendi
come
il
mio
io
sia
stato
sempre
governato
da
te
.
E
comprendi
quale
significato
ha
per
me
questo
te
.
Quando
ti
rividi
a
Siena
,
fu
come
uno
spiraglio
della
realtà
che
io
avevo
lasciato
,
o
che
aveva
lasciato
me
.
Mi
sono
sempre
accostato
di
più
ad
essa
.
E
tu
mi
ridonerai
alla
nostra
vita
.
Gli
uomini
,
in
generale
,
m
'
erano
divenuti
come
simboli
d
'
idee
.
Io
,
in
un
bambino
non
so
quali
pensieri
componevo
.
Gli
uomini
m
'
erano
divisi
dalla
mia
anima
.
Non
ho
mai
voluto
amare
nessuna
altra
donna
.
Debbo
ringraziare
gli
amici
di
avere
respinto
il
mio
io
nel
suo
proprio
confine
,
acciocché
vivesse
di
sé
e
non
straripasse
a
fruttificare
altrui
.
Il
mio
io
era
come
un
albero
che
avesse
disteso
i
rami
lungo
una
strada
.
Adesso
non
è
più
un
albero
:
è
come
un
giuocattolo
nelle
mani
della
tua
anima
.
Con
te
io
ritrovo
tutte
queste
sensazioni
...
Non
ho
mai
domandato
a
me
stesso
,
prima
di
stasera
,
se
tu
avessi
potuto
pensare
queste
cose
che
aveva
prodotte
il
mio
spirito
.
Non
ho
mai
domandato
se
nel
tuo
dolore
avessi
imaginato
che
io
vivevo
solo
dell
'
energia
datami
da
te
.
Un
'
energia
simile
ad
una
ossessione
.
Perché
io
passavo
da
casa
tua
?
Quale
ricordo
mi
ci
spingeva
?
Perché
,
sfuggendo
tutti
,
io
ti
ricordavo
?
T
'
avevo
dentro
di
me
incancellabilmente
?
Io
aspettavo
di
rivederti
.
E
quando
ti
rividi
tutto
il
mio
essere
fu
scosso
.
Emma
!
Emma
!
Non
avevo
più
provato
un
sentimento
umano
.
E
come
spiegarti
perché
,
dopo
,
io
non
ti
scrivessi
che
t
'
amavo
così
?
Con
una
malvagità
di
cui
era
pieno
il
mio
spirito
.
Malvagità
verso
di
te
,
perché
io
negavo
alcuno
interesse
agli
uomini
.
Essi
erano
quasi
fantasmi
che
potevo
avvicinare
e
allontanare
....
Sorridi
mesta
?
È
la
pazzia
di
cui
altra
volta
t
'
ho
parlato
.
Allontanandomi
da
te
,
per
colpa
di
ambedue
,
io
non
sentii
più
nessuno
intorno
.
Io
mi
sentii
obbligato
ad
odiare
,
fino
al
negamento
dell
'
esistenza
altrui
.
Tu
avevi
tratto
fuori
da
me
qualche
cosa
,
io
ti
ricordavo
come
un
'
aurora
tiepida
.
Ma
perché
non
era
venuto
il
meriggio
?
Perché
io
avevo
guardato
soltanto
tra
le
nuvole
dell
'
alba
.
Non
era
il
tuo
essere
che
doveva
sospingermi
ancora
verso
l
'
alto
?
Verso
un
'
altezza
apparsa
al
mio
spirito
,
per
la
quale
m
'
era
sembrato
di
camminare
fino
allora
tra
gli
sterpi
d
'
una
bassura
?
E
per
colpa
mia
io
t
'
avevo
perduta
.
Oppure
,
per
colpa
di
nessuno
.
Ma
ciò
che
pensavo
allora
era
sorto
ancora
da
te
.
Il
mio
pensiero
s
'
era
ingigantito
di
sottilità
.
E
se
talvolta
piangevo
era
per
il
ricordo
di
te
.
Che
cosa
avevo
perso
?
Che
cosa
mi
mancava
?
Dove
tendevo
ora
?
Ma
a
nessun
luogo
.
Io
non
trovai
mai
,
quando
ridiscesi
alla
realtà
degli
uomini
,
una
persona
a
cui
potessi
attribuire
qualche
cosa
di
te
.
Nessuna
,
nessuna
!
Solo
a
lei
,
dal
viso
ideale
,
trasformato
dal
mio
spirito
,
visto
dal
mio
spirito
,
l
'
anima
mia
si
alzava
.
Io
studiavo
allora
Dante
.
Ed
esso
,
forse
,
era
la
mia
realtà
.
Io
amavo
le
sue
parole
.
Io
mi
riempivo
di
esse
.
Non
volevo
ascoltare
altro
.
Non
volevo
nessuna
voce
reale
.
Non
volevo
ascoltare
nessuno
.
In
esso
il
mio
spirito
s
'
esaltava
.
Ma
quando
io
volevo
ricordarmi
d
'
alcun
contatto
,
il
tuo
solo
,
perché
esso
è
stato
il
solo
,
era
pronto
con
un
invito
.
"
Ella
t
'
ama
...
t
'
aspetta
...
vuole
te
...
è
degna
di
te
...
Ma
,
vedi
,
vuoi
tu
farla
piangere
?
Non
senti
le
sue
lagrime
?
...
Non
ricordi
?
"
E
purtroppo
io
rispondevo
:
"
Nessun
ricordo
ho
io
.
Io
appartengo
a
questo
ignoto
.
Ch
'
ella
mi
scriva
come
la
mia
anima
aspetta
,
ed
ella
sarà
amata
.
Ma
ella
mi
scriverà
come
una
volta
.
Io
proverò
le
stesse
sensazioni
.
Dunque
,
io
ricadrò
nel
mondo
che
ho
lasciato
...
"
.
E
mi
veniva
da
piangere
.
Stavo
con
la
fronte
su
'
vetri
quasi
verdi
di
una
finestra
,
a
cui
giungeva
il
lezzo
di
tante
camere
che
s
'
aprivano
nello
stesso
luogo
.
E
mi
contentavo
di
un
pezzo
di
cielo
azzurro
...
Passavo
molte
ore
con
la
testa
assopita
sotto
un
raggio
di
sole
,
quasi
incerto
,
attraverso
i
vetri
vecchi
.
E
poi
riprendevo
a
leggere
.
Dante
parla
con
S
.
Tommaso
...
Molti
giorni
ho
passato
in
queste
incertezze
.
Ricordo
che
desideravo
tanto
il
canto
di
una
passera
,
che
non
ho
mai
veduta
,
ma
che
doveva
essere
proprio
sotto
quell
'
azzurro
.
Il
canto
di
quell
'
uccello
mi
sembrava
una
musica
.
E
,
poi
,
mi
alzavo
.
In
quello
stanzino
dov
'
erano
ammuchiati
tutti
i
libri
era
puzzo
di
rinchiuso
.
Non
aprivo
le
finestre
perché
mi
vergognavo
di
farmi
vedere
lì
su
quel
tavolino
,
coperto
di
cartone
,
dalla
gente
che
passava
ai
piani
di
sopra
.
E
la
mattina
,
in
una
luce
quasi
verdognola
,
si
alzava
il
fumo
acido
di
un
cappellaio
,
mischiato
a
quello
della
carta
bruciata
,
la
quale
serviva
a
dare
fuoco
al
fornello
.
Poi
riudivo
le
stesse
persone
(
A5
)
.
"
Ecco
,
l
'
uscio
è
sospinto
da
quella
.
Entra
in
camera
ora
.
Perché
non
l
'
uccido
?
Perché
non
esco
fuori
da
questo
stanzino
per
rompere
la
sua
testa
?
"
Non
hai
avuto
tu
molte
volte
l
'
imagine
sanguinosa
di
una
persona
odiata
?
"
No
:
tutto
deve
andare
regolarmente
.
Io
devo
stare
qui
,
e
lavorare
.
"
Prendo
il
mio
classico
:
Ovidio
.
Sfoglio
il
vocabolario
finché
non
mi
s
'
annebbiano
gli
occhi
.
E
mi
propongo
di
non
uscire
più
.
Di
non
esistere
più
per
altrui
.
Mi
passano
per
il
cervello
tutte
le
imaginazioni
di
questi
poeti
...
"
Emma
dov
'
è
?
E
com
'
è
?
Ha
qualche
cosa
di
quel
che
provo
io
ora
?
Emma
t
'
ha
fatto
star
male
.
Ella
t
'
ha
aperto
la
via
e
non
t
'
ha
accompagnato
.
Emma
ti
lascia
sognare
senza
speranza
.
Ma
se
ella
non
ti
ama
,
più
,
dove
ti
rivolgerai
?
Quale
affetto
è
più
possibile
in
te
?
Non
rivedi
il
suo
viso
?
Non
desideri
tu
,
senza
volerlo
,
i
suoi
baci
?
Non
vorresti
tu
che
le
sue
mani
ti
toccassero
?
Ma
scrivele
,
dunque
.
Dille
che
l
'
ami
.
Diglielo
.
Non
senti
che
cosa
quasi
nuova
le
è
ciò
?
Tu
non
hai
provato
mai
questo
pianto
...
Io
non
scriverò
mai
più
a
nessuno
.
Il
mio
io
è
prigioniero
solo
di
se
stesso
.
Egli
guarda
dalla
sua
rude
fortezza
,
cui
s
'
è
costruita
,
tutti
gli
altri
.
E
li
odia
tutti
.
Perché
tutti
devono
odiare
lui
.
"
Una
mattina
,
anche
le
mie
mani
m
'
apparvero
cose
staccate
dal
mio
io
.
Potevo
non
averle
.
E
le
guardavo
come
fossero
rosse
...
Da
questo
stato
mentale
,
tu
ora
capisci
come
sono
rivenuto
a
te
.
Capisci
come
tu
mi
hai
fatto
ridoventare
.
Ma
ricorda
sempre
che
in
questa
selva
io
ho
radunato
tutta
l
'
energia
sufficiente
.
Guardando
i
tuoi
occhi
,
io
sento
di
avere
attuato
il
mio
sogno
.
Io
non
sono
più
di
queste
cose
.
Io
sono
tuo
e
posso
amarti
.
Sei
lieta
?
(
Sera
del
12
settembre
)
.
13
settembre
1907
.
Sono
stato
lungo
tempo
dinanzi
alla
Croce
.
(
A6
)
Il
cipresso
mi
teneva
compagnia
.
Poi
che
piove
e
vengono
i
lampi
,
(
A7
)
ho
chiuso
la
finestra
e
sto
a
scrivere
.
Andrei
volentieri
a
letto
adesso
,
quantunque
siano
soltanto
le
venti
.
Sono
quasi
abbattuto
.
Quanto
tempo
passerà
prima
che
le
nostre
vite
abbiano
le
stesse
siepi
lungo
la
loro
via
sola
?
Stasera
sono
simile
a
questo
tempo
,
che
è
pieno
di
nuvoloni
.
Penso
che
noi
siamo
molto
disgraziati
.
Non
c
'
è
cosa
tanto
umile
che
ci
possa
invidiare
.
Pensavo
alla
strada
ed
a
'
suoi
sassi
.
Noi
siamo
separati
.
Ci
amiamo
quanto
nessuna
immaginazione
mi
dà
esempio
.
Abbiamo
bisogno
l
'
uno
dell
'
altro
per
sentire
che
siamo
umani
anche
noi
.
Io
non
so
che
pietre
metto
nella
tua
anima
.
Sono
pieno
di
spine
io
.
Quando
ci
potremo
parlare
?
Vorrei
che
la
pioggia
distruggesse
tutto
.
Domani
mi
vorrei
alzare
e
non
veder
più
le
stesse
cose
.
Penso
ai
vigneti
co
'
loro
grappoli
quasi
acerbi
.
Ma
fingo
che
il
tuo
spirito
sia
qui
mescolato
nel
mio
.
Nessuna
cosa
ci
può
diminuire
questa
adorazione
.
Anche
se
Dio
disponesse
il
mondo
in
tal
modo
che
non
ci
vedessimo
più
,
il
nostro
pensiero
sarebbe
sufficiente
a
noi
.
Ma
tu
credi
più
che
me
in
Dio
.
Perché
Egli
,
che
ci
vede
,
non
ti
dà
ciò
che
gli
chiedi
?
Smetto
di
scrivere
,
perché
sono
troppo
triste
.
Come
quel
cipresso
...
14
mattina
,
settembre
1907
.
...
fu
la
desolazione
di
un
momento
.
Bastò
che
uscissi
di
casa
e
mi
avvicinassi
alla
tua
per
star
meglio
.
Tu
vi
eri
.
Che
importava
se
non
ti
vedevo
?
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Vorrei
che
tu
provassi
con
me
questa
dolcezza
...
15
settembre
1907
.
(
A8
)
Io
passavo
le
serate
d
'
inverno
sul
focolare
dei
contadini
del
podere
.
Non
v
'
erano
molte
legna
,
ma
mi
potevo
scaldare
.
Stavo
fino
alle
undici
in
campagna
e
poi
venivo
a
dormire
in
città
,
piacendomi
di
camminare
così
solo
di
notte
.
Io
non
so
se
pensassi
.
Per
due
mesi
furono
in
villeggio
un
professore
di
violoncello
e
la
moglie
;
e
mi
sarebbe
piaciuto
di
udire
di
suonare
.
Ma
una
sera
mi
accontentò
.
Non
erano
intelligenti
.
Mi
negavano
l
'
ambizione
e
dicevano
che
non
avrei
mai
fatto
nulla
.
E
che
fra
quattro
o
cinque
anni
mi
avrebbero
ritrovato
lì
al
podere
con
gli
stessi
desiderii
.
Io
odiavo
in
tal
modo
tutti
,
piacendomi
di
stare
in
tale
stato
d
'
animo
.
Una
volta
d
'
estate
mi
sentii
meglio
dopo
esser
stato
circa
un
'
ora
sdraiato
su
l
'
aia
in
pieno
sole
,
tra
gli
stocchi
imputriditi
del
granoturco
.
Stavo
bocconi
posando
il
capo
sopra
le
mani
,
e
dinanzi
avevo
un
mucchio
di
alberi
tagliati
.
Guardavo
le
foglioline
che
avevano
ributtato
,
mentre
i
tronchi
,
dentro
,
erano
quasi
secchi
e
scortecciati
in
molti
luoghi
.
Mi
ricordo
bene
di
tal
giorno
.
Un
contadino
scaricava
le
pietre
,
e
lì
sull
'
aia
passeggiava
una
di
quelle
donne
che
aveva
in
casa
mio
padre
.
I
contadini
non
mi
dicevano
niente
.
Pochi
momenti
innanzi
avevo
accarezzato
un
piccolo
gatto
a
cui
volevo
portare
un
certo
affetto
,
ma
credo
che
non
mi
fosse
possibile
.
Questo
gattino
mi
saliva
su
per
i
calzoni
,
le
mani
,
e
mi
stava
sul
collo
anche
se
io
camminavo
per
i
campi
.
Una
volta
lo
posi
dentro
la
giubba
e
lo
portai
a
casa
.
Non
mi
riuscì
a
farlo
mangiare
,
perché
era
impaurito
.
La
mattina
lo
ripresi
e
lo
riportai
in
campagna
.
Passai
per
i
campi
ancora
umidi
di
pioggia
,
e
feci
alle
scarpe
zoccoli
di
fango
.
Il
gattino
mi
sfuggì
dalle
mani
e
corse
per
un
altro
campo
.
Dovetti
correre
anche
io
tra
le
erbe
fradicie
,
passare
tra
i
filari
,
e
lo
ripresi
.
Poi
tornai
lesto
a
Siena
,
perché
volevo
che
nessuno
s
'
accorgesse
che
l
'
avevo
preso
.
Passavo
il
più
del
tempo
con
il
capo
appoggiato
al
mio
tavolino
.
Non
so
che
pensassi
e
se
fossi
in
grado
.
Studiavo
molto
,
ma
con
un
atto
di
volontà
esterna
,
senza
che
sentissi
niente
.
Era
un
impulso
che
m
'
ero
proposto
.
Passavo
anche
una
settimana
senza
parlare
.
Le
poche
parole
erano
scambiate
,
per
necessità
,
con
la
matrigna
quando
veniva
a
rifare
il
letto
:
"
È
possibile
ch
'
io
possa
stare
in
questa
camera
?
Siete
vigliacchi
!
Vi
ucciderei
!
"
.
Ella
arrossiva
e
mi
diceva
:
"
Sta
'
zitto
,
sta
'
zitto
.
Ci
penseremo
"
.
"
Ma
io
che
faccio
qui
?
Io
voglio
andar
via
.
Voglio
anche
andar
via
da
Siena
.
È
possibile
che
io
viva
tra
voi
?
Chi
siete
voi
per
me
?
Io
vi
odio
.
Vi
sputerei
addosso
.
"
La
matrigna
taceva
e
rifaceva
lesta
il
letto
.
Ricordo
il
coltrone
rosso
e
il
comodino
verniciato
di
scuro
.
Nella
camera
uno
specchio
verdognolo
con
un
ornato
vecchio
d
'
oro
.
Il
marmo
del
canterano
sporco
e
segnato
da
me
di
lapis
.
Nella
camera
era
l
'
uscietto
dello
stanzino
dove
stavo
a
lavorare
.
Una
volta
vi
bruciai
molto
incenso
,
che
si
sparse
per
tutta
la
casa
.
Non
so
che
significato
gli
dessi
.
Mi
noiava
e
n
'
ero
umiliato
,
il
puzzo
di
quella
stanza
.
Puzza
di
latrine
,
di
altre
camere
,
e
di
rinchiuso
.
Sotto
alla
mia
finestra
era
quella
della
...
donna
,
e
fino
alle
undici
,
la
mattina
,
dovevo
udire
i
suoi
rumori
.
Talvolta
non
volevo
che
l
'
uomo
passasse
in
camera
con
il
pranzo
.
Me
lo
facevo
posare
dietro
l
'
uscio
.
E
quando
egli
saliva
su
nella
mia
camera
,
io
mi
chiudevo
nello
stanzino
e
procuravo
di
non
farmi
sentire
.
Se
mi
chiamava
non
rispondevo
.
Tutte
le
mattine
dovevo
chiedere
alla
matrigna
i
quindici
centesimi
per
le
sigarette
.
"
Mi
dà
,
per
piacere
,
i
soliti
tre
soldi
?
"
"
Non
te
li
detti
ieri
?
"
"
Si
,
si
:
li
ebbi
ieri
.
Sono
troppi
?
"
E
dovevo
pregarla
che
me
li
mandasse
per
mezzo
di
una
cuginetta
che
era
in
casa
,
e
credo
,
sia
ancora
.
Era
una
bambina
che
mi
avrebbe
fatto
del
bene
.
Ma
quando
s
'
accorsero
che
la
trattavo
differente
,
le
imposero
di
non
obbedirmi
.
Ella
mi
rifaceva
inconsciamente
tutti
i
modi
di
loro
.
Dallo
stanzino
,
perché
stavo
attento
,
udivo
cadere
i
tre
soldi
dentro
la
cassetta
da
lettere
dell
'
uscio
(
A9
)
.
Perché
,
senza
aprirlo
,
me
li
davano
così
.
E
lo
chiesi
io
per
non
vedere
alcuno
.
Poi
cominciai
a
mangiare
in
cucina
(
A10
)
.
Una
stanza
che
ha
tutto
il
necessario
ma
non
è
adoperata
.
Vi
avevo
portato
uno
sgabello
,
che
era
ritolto
regolarmente
,
perché
dava
noia
alle
donne
la
mattina
per
le
faccende
.
Chiudevo
l
'
uscio
della
cucina
,
perché
non
fossi
veduto
.
Quando
saliva
il
professere
Citernesi
,
tenevo
una
mano
dinanzi
al
lume
,
perché
,
vedendo
la
luce
,
egli
non
cercasse
qualcuno
lì
dentro
.
Meno
che
d
'
inverno
,
perché
andavo
in
campagna
,
non
uscivo
più
la
sera
.
Imaginavo
di
non
essere
a
Siena
.
E
le
voci
degli
uomini
erano
interessanti
come
i
rumori
delle
cose
.
Quando
udivo
chiudere
l
'
uscio
di
casa
,
fuggivo
in
camera
mia
.
Una
volta
udii
due
signore
dire
che
ero
pazzo
(
A11
)
.
Non
mi
dispiaceva
.
Aumentava
il
mio
odio
e
camminavo
per
la
strada
d
'
aridità
che
m
'
ero
tracciato
.
Nessun
affetto
:
motto
del
mio
spirito
.
Ma
un
affetto
c
'
era
.
A
me
non
sembrava
,
perché
chissà
come
ero
divenuto
.
C
'
eri
tu
,
e
ricordo
bene
le
improvvise
mie
disperazioni
.
Sentivo
ad
un
tratto
gli
occhi
bagnati
,
mi
si
torceva
la
bocca
e
mi
mettevo
le
mani
nei
capelli
.
Poi
sedevo
sul
canapé
,
con
la
testa
quasi
in
giù
.
Ma
il
deserto
della
mia
anima
era
più
potente
.
Tale
affetto
mi
pareva
da
scordare
.
Dovevo
scordarlo
.
Altrimenti
non
avrei
camminato
più
verso
i
diademi
che
il
mio
ingegno
mi
metteva
dinanzi
.
E
credevo
che
tu
non
mi
amassi
sufficientemente
.
Pensavo
che
tu
non
mi
avessi
compreso
più
.
"
Perché
devo
ricadere
?
Ella
non
può
tener
dietro
a
te
.
Che
ti
scriva
...
ti
scriva
...
ti
prenda
.
Ma
ella
,
al
contrario
,
vivrà
di
ricordi
.
Ella
non
avrà
saputo
foggiare
un
'
altra
spada
.
Si
;
tutto
il
tuo
animo
è
una
spada
:
fredda
e
senza
pietà
.
Ed
Emma
,
Emma
non
seppe
entrare
in
queste
recenti
sinuosità
del
tuo
animo
.
Ella
non
sa
quello
che
pensi
.
Ma
devi
tu
pensare
ad
Emma
?
Non
ti
riesce
di
lasciarla
?
Non
ti
riesce
di
ucciderla
?
Odiala
"
.
E
talvolta
sono
andato
a
letto
,
spogliandomi
subito
dopo
queste
crisi
,
nervosissimo
;
coprendomi
tutto
il
capo
,
con
i
lenzuoli
stretti
tra
i
pugni
chiusi
.
Una
volta
scrissi
qualche
cosa
:
e
fu
pensata
con
te
.
Era
lo
spirito
tuo
nel
mio
.
Io
m
'
ero
messo
moralmente
dinanzi
agli
uomini
così
.
Li
paragonavo
ad
una
processione
svolgentesi
dinanzi
a
me
,
e
dovevo
vederla
senza
prendervi
parte
.
Non
imaginavo
mai
che
vita
tu
facessi
.
Ricordavo
semplicemente
te
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
In
una
camera
senza
finestre
,
a
metà
della
scala
per
venire
in
camera
mia
,
dormiva
un
giovinetto
compaesano
a
mio
padre
.
Era
venuto
a
Siena
per
lavare
i
piatti
,
ed
era
tenuto
,
invece
,
in
campagna
per
ramare
le
viti
.
Ricordo
il
suo
viso
rosso
con
la
scottatura
del
sole
,
la
sua
giubba
bianca
di
ramato
e
il
cappello
,
sfondato
,
di
paglia
.
Prima
di
andare
a
letto
andavo
in
camera
sua
.
Gli
puzzavano
i
piedi
,
e
tutti
i
cassetti
del
canterano
avevano
un
odore
di
cicca
e
di
sudore
.
Talvolta
mi
divertivo
a
fargli
dispetti
.
Lo
bagnavo
.
Egli
batteva
i
pugni
sul
muro
che
divideva
le
nostre
camere
;
io
gli
rispondevo
battendo
i
piedi
.
Quando
ero
malato
(
A12
)
,
mi
ha
aiutato
anche
un
cugino
,
che
è
minatore
in
Austria
.
I
ricordi
di
allora
hanno
un
significato
quasi
simbolico
.
Una
volta
questionai
con
il
padre
,
e
andai
la
sera
a
bussare
all
'
Osservanza
.
Più
che
bisogno
di
mangiare
e
del
dormire
,
mi
piaceva
il
significato
che
aveva
per
me
un
convento
.
Io
pensavo
al
suo
giardino
rude
,
alle
mura
gialle
,
a
studiare
.
Sarei
divenuto
(
avevo
quest
'
ambizione
)
un
uomo
dotto
e
celebre
per
tutto
.
Mi
davano
una
tenerezza
infinita
i
cipressi
e
le
valli
.
Io
scorgevo
da
per
tutto
un
significato
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Intellettualmente
ero
molto
variabile
.
Un
giorno
ero
inondato
dall
'
acque
del
misticismo
cristiano
;
un
'
altra
volta
l
'
imaginazione
pagana
mi
travolgeva
lo
spirito
.
Ma
era
un
giuoco
puro
dell
'
intelletto
.
Una
ricerca
sua
.
Ero
giunto
a
sopprimere
qualsiasi
contatto
morale
.
Gli
uomini
erano
sensazioni
.
Gli
ultimi
giorni
che
stetti
a
Siena
,
ero
riuscito
,
pensando
,
a
trasformare
tutto
un
paesaggio
d
'
intorno
.
Lo
sentivo
dentro
di
me
...
Anche
gli
affetti
degli
uomini
divenivano
in
me
spiritualità
intellettuale
.
Io
non
li
provavo
.
Li
analizzavo
nel
mio
spirito
,
e
li
credevo
mia
proprietà
.
Quando
mi
fosse
passato
per
il
capo
che
non
era
così
,
si
scancellava
il
mio
sogno
intellettuale
.
Gli
uomini
mi
sembravano
affini
alle
bestie
.
In
loro
non
trovavo
se
non
un
pezzo
di
carnaccia
con
le
budella
sudicie
dentro
.
Io
amavo
le
cose
e
,
principalmente
,
le
piante
.
Le
trovavo
uguali
a
me
.
E
ho
desiderato
spesso
di
divenire
uno
stocco
di
granoturco
...
(
Anche
di
ciò
,
ora
non
ho
maggiore
chiarezza
)
.
Capisci
come
tu
stessa
sia
stata
l
'
origine
di
questa
forma
di
spiritualità
.
Capisci
come
tu
stessa
generasti
l
'
ascetismo
di
questa
ambizione
.
E
come
,
in
ogni
abbiezione
,
io
conservassi
sempre
una
quantità
di
tua
energia
.
E
l
'
errore
fatale
era
che
tu
non
mi
scrivessi
secondo
le
nuove
ambizioni
.
(
Pensavo
allora
così
)
.
Potrei
darti
un
dolore
ora
?
Ieri
sera
ero
per
piangere
.
Ma
io
ho
voluto
che
tu
suggessi
tutta
la
mia
forza
.
Io
non
t
'
amerei
se
non
ti
sentissi
uguale
a
me
.
E
sei
tale
.
E
provo
anche
un
'
altra
cosa
.
Hai
mai
pensato
la
morte
tu
?
Io
molte
volte
.
A
Roma
per
colpa
tua
;
e
qui
a
Siena
ho
sentito
che
moriremmo
insieme
prima
che
ci
accadesse
qualche
cosa
.
...
ti
sento
come
una
ineffabilità
;
e
,
forse
,
anche
per
l
'
effetto
del
tuo
amore
.
Potrei
pensare
un
tempo
indefinito
qualche
cosa
per
esprimere
come
ci
adoriamo
,
senza
che
trovassi
una
parola
.
Non
parliamo
,
dunque
.
L
'
affetto
è
inesprimibile
.
Quando
scrivo
,
penso
invece
.
L
'
affetto
non
dice
una
parola
.
Il
che
ti
spiega
che
quando
siamo
stati
insieme
io
abbia
provato
ciò
che
è
possibile
provare
,
cambiandomi
nell
'
anima
;
e
senza
riferirtene
niente
.
Sono
lieto
di
sentire
la
differenza
del
mondo
che
ho
lasciato
e
la
gioia
reale
che
tu
mi
dài
.
Potrò
mai
dirti
meglio
come
tutto
il
mio
essere
ti
venera
?
Come
io
mi
senta
in
un
abisso
dinanzi
a
te
?
E
quando
penso
che
da
parte
tua
mi
ami
altrettanto
,
arrossisco
.
Non
ne
sono
degno
.
Ma
sento
tutta
la
tua
anima
.
Arrossisco
anche
di
non
avere
mai
saputo
parlare
di
te
.
Io
penso
alla
nostra
unione
come
ad
un
simbolo
.
Non
può
avere
altro
scopo
a
noi
.
Molte
volte
,
anche
ora
,
tu
,
non
sei
una
persona
.
Il
che
dipende
dal
non
vederci
.
Tu
sei
la
mia
anima
.
Tu
sei
qui
dentro
.
"
Se
tutto
il
mondo
perisse
,
Emma
non
morirebbe
"
.
Ma
ieri
sera
,
passando
sotto
le
tue
finestre
,
sentii
come
questa
spiritualità
è
congiunta
alla
realtà
.
Io
adoravo
la
mia
sposa
.
Domenica
,
15
settembre
1907
.
Dalle
19
alle
21
.
16
settembre
1907
.
...
non
c
'
è
un
accordo
più
sublime
che
il
nostro
.
I
tuoi
occhi
,
interamente
,
sono
miei
.
E
tu
ne
'
miei
trovi
la
stessa
rispondenza
.
E
odo
e
vedo
il
tuo
sorriso
,
e
il
mio
gli
risponde
.
Io
trovo
nel
tuo
essere
la
completa
soddisfazione
dell
'
anima
.
E
così
è
per
te
.
Torno
ora
dalla
stazione
ove
non
sono
stato
tenuto
il
tempo
promesso
.
Sono
stato
consigliato
di
comprarmi
un
tasto
e
d
'
esercitarmi
a
casa
.
Laggiù
ho
imparato
a
scrivere
quattro
o
cinque
lettere
.
Stasera
ho
un
appuntamento
con
uno
che
mi
porterà
una
zona
da
leggere
.
Ma
sono
molto
inquieto
.
Alle
Ferrovie
sono
aperti
i
concorsi
;
e
penso
che
debba
fare
i
fogli
anche
per
essi
.
17
settembre
1907
.
Io
riesco
a
provare
le
mie
emozioni
reali
con
te
soltanto
.
Con
gli
altri
,
la
superficie
della
mia
anima
non
è
intaccata
;
o
,
per
lo
meno
,
v
'
è
tanta
corteccia
che
gli
aghi
bucano
poco
dove
ne
farei
sangue
...
Ridi
?
Quando
saremo
stati
insieme
un
mese
,
diventerai
identica
a
me
.
Non
puoi
capire
tal
cosa
se
non
ripensando
com
'
io
sia
come
colui
che
stesse
nel
fondo
di
una
caverna
,
ed
egli
vedesse
il
fuori
.
Ridi
ancora
?
Stamani
sono
meno
inquieto
per
la
telegrafia
.
Ho
ordinato
ad
un
legnaiolo
un
tasto
,
dopo
aver
persa
quasi
un
'
ora
a
disegnarglielo
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Da
mio
padre
,
ieri
,
ebbi
un
'
attenzione
che
non
taccio
.
Sa
che
mi
piace
soltanto
l
'
uva
fragola
.
E
ieri
ne
trovai
con
le
altre
frutta
,
una
ciocca
abbastanza
grossa
.
Non
poteva
non
esser
colta
se
non
per
me
,
perché
non
piace
a
nessuno
.
Ti
parlerò
presto
di
Firenze
e
di
Roma
,
perché
ciò
che
provavo
(
A13
)
è
lontano
ugualmente
come
quel
che
provavo
a
Firenze
.
È
passato
tutto
come
un
fiume
,
e
ne
ho
,
nell
'
udito
,
a
pena
lo
scroscio
.
Pure
d
'
averti
con
me
,
di
sposarti
,
farei
qualunque
cosa
.
Ma
fammi
esser
forte
.
Non
dimenticare
che
questo
lavoro
è
momentaneo
,
e
che
è
solo
la
sveglia
per
quello
che
dirà
di
noi
.
Senza
di
te
,
io
mi
perderei
nel
mio
sogno
.
Il
che
mi
avvenne
a
Firenze
.
Ma
ora
non
ne
scrivo
...
Quando
parlo
del
passato
,
mi
sembra
che
i
personaggi
non
siano
nemmeno
un
riflesso
di
noi
.
19
settembre
1907
.
Credo
che
il
tuo
affetto
sia
un
'
emanazione
infinita
e
inestimabile
del
tuo
essere
.
E
che
tu
hai
bisogno
di
questo
raccoglimento
in
te
stessa
e
di
questa
adorazione
che
arroventa
la
tua
anima
.
Da
quando
sono
tuo
per
sempre
,
tu
hai
avuto
i
tuoi
diritti
.
Ho
sentito
in
me
compiersi
questa
purificazione
,
che
aumenterà
con
la
nostra
unione
completa
.
Ho
avuto
sempre
un
istinto
invincibile
di
trovarti
...
20
settembre
1907
.
Ho
trasmesso
anche
un
verso
di
Dante
,
e
ho
capito
a
orecchio
le
lettere
che
un
impiegato
mi
faceva
del
suo
nome
.
Ti
mando
una
strisciolina
col
tuo
nome
scritto
diciassette
volte
,
in
fretta
,
quando
sono
rimasto
io
e
gli
apparati
.
Bada
se
i
tuoi
telegrafisti
riescono
a
leggere
.
Per
ridere
:
il
capostazione
,
pestandomi
un
piede
e
chiedendo
scusa
:
-
Lei
verrà
un
provetto
telegrafista
.
Forza
!
forza
!
21
settembre
1907
.
Oggi
non
ho
potuto
dormire
,
perché
la
padrona
e
la
sua
figlia
degnissima
stavano
proprio
in
salotto
a
cantarellare
.
I
rumori
della
strada
non
mi
danno
noia
.
Ma
una
voce
...
che
non
vorrei
udire
,
mi
dà
uggia
da
vero
.
Pensavo
,
prima
di
decidermi
a
saltare
dal
letto
,
che
certe
necessità
non
si
possono
evitare
.
Ma
io
voglio
la
tua
voce
,
e
pensavo
che
tu
non
m
'
avresti
dato
noia
.
In
certi
momenti
,
che
il
desiderio
quasi
si
sovrappone
alla
realtà
,
m
'
è
insopportabile
qualunque
cosa
.
23
settembre
1907
.
Non
c
'
è
bisogno
ch
'
io
ti
dipinga
i
miei
pensieri
.
Ecco
:
l
'
impiego
,
specialmente
di
tal
genere
,
non
farà
se
non
aumentare
l
'
attività
mentale
.
Il
giornalismo
mi
guasterebbe
.
Di
letteratura
non
si
campa
.
Tutti
o
sono
ricchi
di
famiglia
o
hanno
un
impiego
o
sono
in
un
giornale
.
In
un
giornale
,
non
guasta
quando
si
scriva
per
la
rubrica
...
più
o
meno
letteraria
.
Ma
per
tutto
il
resto
,
è
una
corruzione
grammaticale
ed
estetica
.
L
'
impiego
,
lasciando
libera
la
mente
(
a
me
l
'
eccita
già
)
(
l
'
eccita
lo
studio
che
faccio
)
aiuta
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Io
sento
,
nell
'
anima
che
m
'
è
congiunta
,
questa
soglia
dell
'
immortalità
.
24
settembre
1907
.
Firenze
,
non
dandomi
quel
che
la
mia
ambizione
voleva
,
cominciò
a
produrre
la
malvagità
nel
mio
animo
(
A14
)
.
Io
non
cercai
mai
una
rispondenza
da
sostituire
alla
nostra
.
E
volevo
soppressa
questa
,
perché
non
trovava
più
nel
mio
animo
quelle
inclinazioni
morali
che
l
'
avevano
mantenuta
.
Io
volevo
dimenticare
la
nostra
relazione
,
perché
mi
sembrava
che
un
altro
orizzonte
fosse
per
aprirsi
.
Non
volevo
più
scriverti
per
dimenticare
(
e
ci
riuscii
)
tutto
quel
complesso
di
vita
che
la
circondava
.
Ciò
che
produceva
le
mie
lettere
a
te
,
doveva
essere
superato
.
Io
ti
trattai
come
tutti
gli
altri
.
Ma
tu
,
quanto
più
io
volevo
ottenere
,
insorgevi
in
me
.
E
io
,
tornato
a
Siena
,
ti
scrissi
:
"
Scrivimi
"
.
Ora
ricordo
di
averti
parlato
un
'
altra
volta
di
questo
punto
.
Tu
non
rispondesti
,
e
io
ne
rimasi
sdegnato
.
Perché
non
scrivevi
?
Io
ero
molto
salito
nella
mia
coscienza
,
e
ne
provai
quel
che
si
prova
quando
siamo
delusi
.
Io
t
'
aspettavo
sempre
.
Ogni
giorno
aumentava
il
tuo
orizzonte
.
Una
mattina
guardai
lungo
tempo
il
sole
e
ne
piansi
.
"
La
mia
giovinezza
-
scrissi
-
si
leva
fiammeggiando
.
Mille
angioli
gridano
in
questo
sole
.
Ma
Dio
solo
li
ode
.
Il
mondo
si
volge
e
non
ascolta
"
.
Ed
altro
simile
,
cui
non
ricordo
più
.
Quando
stavo
chiuso
in
casa
per
gli
occhi
,
cominciò
il
mio
vaneggiamento
intellettuale
.
Io
volevo
sopprimere
gli
uomini
e
vivere
delle
mie
allucinazioni
.
Mi
sarebbe
impossibile
rientrare
in
tale
stato
mentale
.
Io
non
comprendevo
più
.
Non
comprendevo
più
le
tue
lettere
.
Se
tu
ricordi
le
mie
,
conosci
di
quale
sforzo
inane
io
fossi
pieno
,
per
esprimere
quel
che
non
pensavo
completamente
.
Avevo
intraveduto
qualche
cosa
d
'
ignoto
a
me
,
e
volevo
esprimerlo
.
Ma
non
vi
riuscivo
,
perché
ne
ero
troppo
al
disotto
.
Una
volta
,
d
'
inverno
,
io
camminai
su
la
neve
ed
entrai
nella
chiesa
di
S
.
Francesco
;
ero
accompagnato
dallo
stesso
uomo
che
vedesti
con
me
la
prima
volta
che
uscii
e
ci
trovammo
ai
Quattro
Cantoni
.
Tornato
a
casa
scrissi
:
"
Il
vento
mormora
le
preghiere
ai
vetri
della
Cattedrale
.
Il
vento
che
abbatte
nei
piani
le
grandi
foreste
"
.
Ripiglio
a
lumeggiare
il
periodo
di
Siena
,
che
precedette
la
mia
malattia
.
Rimasi
offeso
che
tu
ti
offrissi
a
me
soltanto
quando
cominciai
ad
ammalarmi
.
Perché
prima
no
?
Avrei
voluto
,
quando
mi
sentivo
bene
,
essere
amato
secondo
i
miei
bisogni
.
Ed
io
non
capivo
affatto
la
tua
astensione
dal
manifestarmi
l
'
affetto
.
Ora
capisco
che
tu
hai
altrettante
ragioni
per
dimostrarmi
che
non
ti
pareva
conveniente
il
giungere
prima
a
me
.
Da
Firenze
non
t
'
avevo
mai
scritto
.
Ma
,
appunto
,
il
malinteso
nostro
è
sempre
sorto
dal
nascondiglio
in
cui
tu
sei
entrata
quando
di
più
avevo
bisogno
d
'
affetto
.
Tu
,
in
silenzio
,
mi
amavi
.
Ma
che
valeva
a
me
tale
amore
?
Io
non
potevo
toccare
il
tuo
spirito
.
E
il
mio
temperamento
non
è
fatto
di
rinunzie
.
Per
un
istinto
ampio
di
imitazione
,
io
volli
fare
lo
stesso
.
Volli
sentire
in
me
quegli
spazî
silenziosi
di
affetto
,
in
cui
l
'
anima
cammina
come
in
sogno
.
Ma
sorpassai
quel
che
volevo
.
Giunsi
a
negare
la
realtà
di
quel
che
non
era
in
me
,
e
a
dare
realtà
soltanto
ai
fenomeni
del
mio
spirito
.
Chi
sa
da
quali
antri
io
ti
scrivevo
!
29
settembre
1907
.
Stamani
ho
potuto
trovare
da
comperare
la
mia
psicologia
a
tre
lire
mensili
.
E
ne
sono
contento
per
quando
potrò
leggerla
e
la
leggerò
.
Adesso
desidero
tanto
per
precauzione
come
per
un
tuo
adornamento
intellettuale
,
che
il
libro
sia
tagliato
da
te
e
stia
nelle
tue
mani
.
Col
solo
patto
che
sia
toccato
solo
dalle
tue
mani
,
e
veduto
soltanto
da
'
tuoi
occhi
.
E
ciò
per
non
diminuire
una
sensazione
che
decide
molto
nel
godimento
che
ne
avrò
.
E
sta
a
te
di
essere
gelosa
di
questa
mia
adorazione
e
relazione
,
da
non
farmi
avere
bisogno
di
altri
"
sbocchi
intellettuali
"
.
In
quanto
ai
miei
principî
morali
,
essi
ti
sarebbero
piaciuti
se
fossero
stati
scritti
astrattamente
.
È
impossibile
,
poi
che
mi
ami
,
che
non
ti
possa
piacere
la
faccia
della
mia
anima
.
E
penso
che
educherò
così
una
nostra
figlia
.
E
io
che
non
sarei
nel
caso
di
essere
dispregiato
da
una
sorella
,
non
sarò
dispregiato
da
una
figliuola
.
Ambizione
nobile
che
hai
anche
tu
.
Per
la
quale
ci
siamo
sentiti
spinti
l
'
uno
verso
l
'
altra
,
in
tutta
la
rimanente
indifferenza
delle
altre
persone
.
1
ottobre
1907
.
Se
ti
scrivo
così
a
scatti
attribuiscine
la
causa
al
mio
lavoro
multiforme
,
di
cui
sono
molto
più
preoccupato
.
Do
alle
tue
lettere
soltanto
un
'
ora
al
giorno
,
da
dividersi
in
due
parti
.
Ma
tu
sai
che
,
studiando
,
sono
con
te
e
faccio
per
noi
.
Senza
di
te
,
mi
sembra
come
di
perdere
tempo
.
Sento
la
mancanza
e
l
'
insufficienza
della
mia
vita
.
Io
penso
ora
a
te
come
all
'
unica
mia
gioia
.
E
la
mia
vita
è
una
roccia
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Io
vorrei
scrivere
a
te
un
libro
di
preghiere
.
2
ottobre
1907
.
Dal
mio
tavolino
sono
partiti
tutti
i
libri
non
appartenenti
a
questi
esami
.
Tra
poco
,
la
padrona
e
la
sua
figlia
andranno
in
campagna
.
È
molto
tempo
che
le
dico
:
-
Quando
se
ne
va
da
vero
,
signora
Maria
?
Quantunque
un
poco
di
conversazione
non
guasti
.
Iolanda
si
butta
su
la
poltrona
,
mette
le
mani
nel
piatto
della
frutta
...
Ed
io
,
che
non
voglio
più
scherzare
,
la
prendo
di
peso
e
la
porto
fuori
.
Nelle
altre
ore
chiudo
a
stanghetta
e
non
mi
dà
noia
.
Ma
è
bene
che
se
ne
vadano
.
A
volte
,
ho
bisogno
di
non
salutare
nessuno
.
3
ottobre
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Le
cose
piccine
sono
sempre
intorno
,
e
bisogna
evitare
di
affezionarsi
o
di
abituarsi
ad
esse
e
specialmente
alle
persone
che
le
producono
.
Cerca
di
comprendere
come
tutto
il
mio
io
,
tutto
il
mio
essere
t
'
appartiene
.
E
come
esso
subisca
le
leggi
di
ciò
che
prova
da
te
.
E
voglio
che
la
mia
intelligenza
e
il
mio
animo
siano
affidati
a
te
.
Quando
saremo
insieme
,
tu
giungerai
a
non
curarti
più
di
nessuno
,
a
non
desiderare
più
nulla
:
contentandoti
del
mio
possesso
completo
.
Ma
per
me
,
anche
ora
è
così
.
5
ottobre
1907
.
Stamani
ho
studiato
soltanto
il
Belgio
,
e
alcune
cose
di
telegrafia
,
per
istrada
,
in
un
manuale
che
m
'
ha
comprato
subito
mio
padre
,
a
pena
chiesto
.
Ho
avuto
anche
denari
per
altri
fogli
.
Ed
assicurazione
che
quando
sarò
impiegato
mi
sarà
possibile
riavvicinarmi
a
lui
ed
avere
ciò
che
alla
paga
manca
per
me
e
per
chi
sarà
con
me
.
È
stato
il
C
.
,
che
è
una
persona
onesta
e
rispettabilissima
,
a
malgrado
del
male
passeggero
che
anche
egli
può
produrre
.
Ma
io
li
ringrazio
,
perché
formano
il
mio
carattere
e
mi
spingono
alla
mia
condizione
.
Così
bisogna
fare
l
'
altalena
della
vita
.
7
ottobre
1907
.
La
padrona
di
casa
,
che
ieri
andò
a
farsi
pagare
il
mese
e
due
lire
di
candele
,
ebbe
questo
incarico
.
-
Glielo
dica
a
quel
mascalzone
;
che
io
a
cercare
il
pane
per
lui
non
ci
voglio
andare
!
E
poi
,
che
io
passeggio
tutto
il
giorno
...
Ed
altre
cose
che
ti
dirò
quando
saremo
in
grado
di
guardare
in
faccia
certa
gente
.
T
'
arrabbieresti
?
Sognerei
se
cercassi
da
lui
altri
discorsi
.
E
sta
a
me
d
'
essere
cosciente
della
mia
età
e
della
mia
vita
.
È
così
.
9
ottobre
1907
.
Ieri
sera
pensavo
che
tu
sei
divenuta
il
mio
impulso
a
fare
.
10
ottobre
1907
.
Dammi
tu
di
che
sognare
in
te
stessa
,
e
mi
sembrerà
(
e
sarà
così
)
ch
'
io
ascenda
a
quel
che
Dio
mi
ha
dato
.
Non
è
vero
ch
'
Egli
,
a
cui
io
credo
(
A15
)
,
ha
donato
ed
affidato
te
a
me
;
che
l
'
ho
trovato
?
Non
è
vero
che
Egli
ha
voluto
ch
'
io
provassi
in
te
quel
che
il
mio
intelletto
aveva
foggiato
?
Tu
comprendi
come
tu
mi
sia
sacra
.
Ma
io
adopero
Dio
per
amare
te
.
Di
quel
che
Egli
ha
aumentato
il
mio
io
,
mi
faccio
come
una
forza
per
adorare
te
.
Non
sento
altro
scopo
.
E
la
mia
anima
termina
in
te
.
Stamani
ho
portato
al
C
.
l
'
elenco
delle
spese
da
farsi
per
i
fogli
alla
Ferrovia
,
e
tra
poco
vado
a
prendere
la
risposta
paterna
ch
'
egli
ha
avuto
.
Avrei
già
presentato
gli
altri
alla
Posta
se
mio
padre
avesse
saputo
firmare
un
foglio
di
carta
bollata
.
Egli
ha
messo
la
firma
...
troppo
distante
;
onde
gli
ci
vorranno
ancora
sessanta
centesimi
.
Questa
volta
,
va
a
cercare
il
pane
da
vero
!
Io
vivo
solamente
di
te
.
E
come
se
tutto
il
rimanente
non
fosse
altro
che
una
sensazione
:
talvolta
tediosa
.
Vorrei
essere
lungi
dal
rumore
degli
uomini
.
Il
C
.
s
'
adopra
,
quanto
può
,
per
affrettare
i
miei
fogli
.
Ma
non
gli
è
stato
possibile
avere
oggi
una
risposta
,
perché
ora
è
il
tempo
della
vendemmia
...
Egli
m
'
ha
detto
che
procurerà
di
farmeli
fare
,
ed
io
son
deciso
di
farmi
prestare
le
dieci
lire
da
lui
,
nel
caso
di
un
rifiuto
.
Credo
però
,
che
il
buon
senso
comune
prevalga
.
12
ottobre
1907
.
Finalmente
,
la
padrona
se
n
'
è
andata
in
Vald
'
Arno
!
E
vi
starà
un
mese
!
14
ottobre
1907
.
Ho
già
mandato
via
i
fogli
della
Ferrovia
,
con
una
gioia
che
fa
crescere
la
mia
volontà
di
essere
sicuro
di
ciò
che
studio
.
Ci
è
lecito
di
non
disperare
più
di
noi
stessi
e
prega
Dio
ch
'
io
sappia
riuscire
.
Non
gli
chiediamo
altro
.
15
ottobre
1907
.
Un
particolare
.
Capisco
che
oggi
è
fiera
o
mercato
da
...
quel
che
ho
mangiato
.
In
tali
giorni
mio
padre
è
in
cucina
,
e
il
piatto
che
mi
manda
invariabilmente
è
la
trippa
.
Io
non
sono
veramente
per
essa
,
ma
oggi
era
buona
e
sembrava
che
ci
fosse
anche
il
burro
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
...
e
la
minestra
in
brodo
,
della
quale
la
metà
cade
nella
scodella
e
nel
tovagliolo
,
durante
...
il
viaggio
dalla
bottega
a
qui
.
18
ottobre
1907
.
Ho
bisogno
,
la
mattina
,
di
avere
subito
le
tue
parole
.
Ma
tu
sei
sempre
dentro
di
me
,
e
mi
parli
come
vuole
la
mia
anima
.
Le
tue
lettere
,
forse
,
non
basterebbero
;
ma
tu
sei
qui
in
me
sempre
,
come
un
desiderio
.
Io
non
ho
mai
più
avuto
un
'
amicizia
da
tre
anni
ormai
,
né
mai
ho
amato
una
donna
in
tutta
la
mia
vita
.
M
'
è
piaciuta
qualcuna
ed
ho
desiderato
carnalmente
,
ma
la
mia
anima
è
sempre
stata
disdegnosa
e
ne
ho
conservata
l
'
infanzia
.
Della
quale
io
irroro
l
'
affetto
per
te
.
Ne
'
lunghi
mesi
che
non
ci
siamo
scritti
io
ho
desiderato
e
voluto
che
il
mio
io
discendesse
come
nella
propria
profondità
oscura
,
opponendo
alla
vita
ogni
mezzo
di
sviamento
.
Così
,
non
ho
desiderato
carnalmente
più
alcuna
.
Così
ero
giunto
a
desiderare
una
completa
castità
limpida
per
la
quale
mi
piacevano
le
letture
mistiche
del
Trecento
e
per
la
quale
io
ho
camminato
più
che
una
volta
intorno
al
recinto
di
un
convento
,
pensando
di
trovar
là
quell
'
indicibile
contatto
con
una
divinità
.
Ma
hanno
prevalso
,
senza
che
io
le
volessi
,
le
conseguenze
pratiche
del
mio
passato
.
Ed
ho
avuto
bisogno
di
te
.
Non
ti
potrò
mai
dire
la
mia
sofferenza
a
Roma
.
Tu
comprendesti
subito
la
mia
adorazione
.
Ma
mi
mancavi
.
Non
trovavo
in
te
quel
che
trovo
ora
.
E
m
'
imposi
,
non
senza
sforzo
,
la
mia
adorazione
passiva
,
finché
io
fossi
giunto
a
provare
il
tuo
affetto
.
M
'
imposi
,
a
traverso
a
siepi
di
riluttanze
morali
,
di
ritrovarti
.
E
sentivo
,
come
di
là
da
un
ostacolo
opaco
,
la
tua
anima
inquieta
come
la
mia
,
che
passava
dinanzi
a
me
come
dinanzi
al
bel
pascolo
dalla
mia
anima
e
non
la
mangiava
.
Non
ti
so
dire
in
quali
profondità
umide
io
discendessi
.
Giunsi
perfino
a
scrivere
che
non
mi
amavi
,
e
fui
come
pentito
e
respinto
.
Allora
camminai
su
le
rocce
di
uno
smarrimento
.
Ma
inesauribilmente
quel
che
m
'
ero
imposto
ti
chiamava
sempre
.
Ti
chiamava
,
ti
chiamava
...
E
tutta
la
mia
adorazione
a
Roma
fu
come
un
'
espiazione
.
19
ottobre
1907
.
Lo
zampillo
del
babbo
mio
s
'
accresce
.
Oggi
mi
ha
mandato
a
dire
che
è
necessario
che
egli
mi
faccia
un
vestiario
nuovo
.
Il
che
vuol
dire
che
tra
...
due
o
tre
settimane
lo
avrò
.
Gli
scriverò
oggi
che
me
lo
mandi
prima
ch
'
io
vada
a
Firenze
...
20
ottobre
1907
.
M
'
hanno
già
portato
il
mangiare
,
ma
prima
voglio
scriverti
tante
cose
.
Eccole
.
I
fogli
sono
tutti
ribattezzati
.
Si
capisce
che
mio
padre
non
s
'
è
fidato
né
meno
del
C
.
,
e
ha
fatta
vedere
la
dichiarazione
per
il
Ministero
a
non
so
quanti
avvocati
.
Finalmente
ha
capito
...
che
non
volevo
fargli
firmare
una
obbligazione
estranea
al
concorso
,
e
i
fogli
sono
qui
(
A16
)
.
Ringraziando
il
C
.
,
il
quale
mi
ha
parlato
,
come
desideravo
da
molto
tempo
.
M
'
ha
detto
che
mio
padre
sa
che
ti
sposerò
appena
impiegato
.
M
'
ha
riferito
come
fa
a
condurre
mio
padre
ad
accettare
questa
cosa
giusta
,
acciocché
non
ci
siano
più
contrasti
contro
di
noi
.
"
Perché
fare
i
figliuoli
crocifissi
?
"
M
'
ha
parlato
di
sé
e
del
proprio
matrimonio
.
Ha
detto
aver
capito
che
tu
sei
la
molla
della
mia
volontà
,
e
m
'
ha
augurato
che
possiamo
presto
sistemarci
.
Mi
pare
che
si
tratti
di
un
galantuomo
di
quelli
radi
.
Poi
...
ho
veduto
la
matrigna
reduce
dal
Pola
e
Todescan
,
con
un
ampio
rotolo
sotto
il
braccio
.
Non
è
di
fuori
il
caso
che
si
tratti
di
un
vestiario
a
me
.
Perché
lo
scelgono
,
ad
ogni
modo
,
a
modo
loro
.
Ma
...
piano
!
Domani
sentirò
se
mi
sono
sbagliato
.
E
ora
noi
continuiamo
nella
nostra
via
,
senza
impazienza
di
quel
che
Dio
non
ci
negherà
.
21
ottobre
1907
.
Ho
dovuto
fare
altre
legalizzazioni
ai
fogli
della
Posta
,
che
non
mi
furono
ancora
accettati
.
Ma
dentro
domani
potrò
ripresentarli
come
hanno
voluto
.
Ringraziando
anche
il
C
.
,
che
s
'
incarica
,
con
molta
pazienza
,
di
convincere
mio
padre
ad
andare
da
un
notaro
per
autentificare
la
sua
firma
.
Chi
sa
che
imbrogli
crede
!
Anche
il
C
.
e
tutti
i
suoi
uomini
ne
ridono
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Tutto
quello
che
mi
darai
tu
,
rispondendo
io
,
darà
luogo
al
mio
lavoro
.
Andrò
dai
L
.
anche
se
mio
padre
non
m
'
avrà
fatto
il
vestiario
nuovo
.
Quantunque
malvolentieri
,
perché
questo
vestito
mi
dà
un
'
aria
come
non
vorrei
.
Sorridi
tu
di
questa
trivialità
?
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ma
senza
di
te
mi
sentirei
avvilito
e
pronto
ad
uccidermi
.
23
ottobre
1907
.
Dimmi
che
comprendi
la
mia
adorazione
,
e
di
quale
febbrilità
è
preso
il
mio
animo
in
questa
rispondenza
di
pensiero
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Quando
ti
scrivo
pare
che
le
parole
si
traggano
da
una
febbre
del
mio
spirito
.
25
ottobre
1907
.
Dimmi
se
tu
hai
tutta
questa
felicità
.
Io
non
so
come
esprimermi
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Nè
capisco
affatto
perché
tu
hai
paura
che
non
giungiamo
al
nostro
sogno
.
Io
non
mi
abbandono
a
fantasticherie
:
ho
messo
la
mia
volontà
nella
realtà
.
La
mia
volontà
,
che
non
erra
mai
,
sa
bene
quale
fecondità
spirituale
sarà
nella
nostra
famiglia
.
E
se
tu
fossi
malinconica
come
ora
...
non
vi
sarebbe
nessuna
altra
pena
maggiore
per
me
.
Tu
non
hai
nessuna
cagione
di
paura
.
La
malinconia
ti
viene
dalle
persone
tra
cui
tu
vivi
.
26
ottobre
1907
.
La
padrona
di
casa
mi
mandò
una
cartolina
con
veduta
del
corso
di
S
.
Giovanni
Valdarno
,
e
io
l
'
ho
fatta
risalutare
dal
suo
marito
e
ho
scritto
,
nell
'
angolo
della
cartolina
:
"
Auguri
di
lunghissima
permanenza
dov
'
ella
si
trova
"
.
Non
parlo
quasi
mai
,
e
quando
parlo
...
c
'
è
poco
da
parlare
.
Ora
viene
il
padrone
a
rifare
il
letto
:
-
Buon
giorno
a
lei
,
-
dice
.
E
poi
:
-
Oggi
,
piove
.
-
Già
.
-
E
io
m
'
alzo
dall
'
atlante
e
accendo
una
sigaretta
.
Stamani
gli
ho
domandato
:
-
Ha
sentito
tutti
quei
gridi
fino
alle
undici
e
mezzo
?
-
Che
gridi
?
-
Ma
,
io
non
so
.
Si
sentivano
bene
dalla
piazzetta
interna
.
-
Ah
!
devono
essere
stati
i
...
i
...
come
si
chiamano
?
...
accidenti
...
ora
non
mi
viene
in
mente
...
i
...
Finalmente
viene
il
nome
(
interessante
)
.
Io
vado
a
riempire
il
brocchino
dell
'
acqua
,
che
consumo
due
o
tre
volte
.
Poi
egli
esce
.
Viene
il
latte
.
-
Buon
giorno
-
dice
il
ragazzo
.
Ed
io
a
volte
rispondo
e
a
volte
dico
:
-
Piglia
il
tovagliolo
sporco
e
le
posate
...
Ieri
sera
,
volevano
che
io
andassi
a
misurarmi
il
vestiario
a
casa
,
lassù
.
-
Non
ci
vengo
-
scrissi
-
mandatelo
e
lo
farò
guardare
dalla
donna
della
pigionale
.
Dopo
tre
quarti
d
'
ora
che
aspetto
la
risposta
,
viene
il
ragazzo
con
la
cena
e
mi
dice
:
-
C
'
è
la
padrona
all
'
uscio
.
-
Quale
uscio
?
-
Quello
...
quello
...
di
fuori
.
Ripiglio
la
candela
e
vado
ad
aprire
.
Entra
,
con
un
"
buona
sera
"
a
cui
non
rispondo
,
la
matrigna
avvolta
in
uno
scialle
di
lana
bianca
.
Mi
svesto
.
Faccio
prendere
dal
ragazzo
una
candela
,
l
'
accendo
e
gliela
faccio
tenere
in
mano
,
dinanzi
allo
specchio
.
I
calzoni
erano
cuciti
,
la
giubba
e
la
sottoveste
aggiuntate
.
Stavano
bene
(
A17
)
.
Io
dico
:
-
Per
lunedì
alle
quattro
,
devono
essere
fatte
.
Potevate
pensarci
anche
prima
.
La
matrigna
non
se
la
prende
e
risponde
:
-
Farò
quello
che
posso
.
-
Ora
mi
mandi
subito
mezza
lira
,
perché
ho
da
pagare
il
rasoio
al
barbiere
.
-
Domattina
non
sei
a
tempo
?
-
Stasera
,
perché
ho
combinato
stasera
.
Apro
l
'
uscio
e
li
richiudo
fuori
.
Al
ragazzo
,
mentre
la
matrigna
mi
appunta
la
sottoveste
,
domando
:
-
Che
hai
portato
da
cena
?
-
Io
...
non
lo
so
.
27
ottobre
1907
.
...
Volevo
dirti
un
'
altra
cosa
.
Vorrei
che
tu
comprendessi
il
dispiacere
che
ho
non
avendo
tu
mai
tempo
di
educare
la
tua
intelligenza
.
Ma
col
nostro
matrimonio
,
quando
io
non
ci
sarò
,
tu
potrai
occuparti
benissimo
secondo
che
ti
consiglierò
io
.
...
Ho
avuto
mezza
lira
dopo
aver
scritto
(
in
bella
calligrafia
!
!
)
quattro
bigliettini
.
Cominciano
i
canti
...
domenicali
!
Da
questo
vinaio
qui
,
no
;
ma
ce
n
'
è
un
'
altro
proprio
di
fianco
.
Quando
avrai
veduto
il
mio
animo
,
conoscerai
che
si
può
fare
a
meno
di
tutti
gli
uomini
.
Entro
in
Duomo
e
parlo
con
l
'
arte
,
e
nell
'
animo
è
come
una
luce
del
tuo
affetto
.
Onde
il
significato
mistico
al
mio
,
e
la
superiorità
che
ti
attribuisco
,
perché
l
'
hai
.
Superiorità
che
è
sopra
tutti
gli
uomini
e
confina
,
con
la
mia
anima
,
in
quella
specie
di
divinità
che
ho
raggiunta
in
me
.
Non
ti
senti
tu
penetrata
da
Dio
?
Non
senti
tu
questa
divinità
collegata
col
tuo
essere
?
Prima
di
adorarti
come
ora
,
era
individuale
nel
mio
animo
.
M
'
ero
congiunto
con
Dio
,
e
la
sua
forza
era
distribuita
a
me
.
Ed
ora
io
trasfiguro
la
tua
carne
e
tutto
il
tuo
essere
con
la
mia
anima
.
Tanto
che
mi
è
impossibile
un
attimo
di
pensiero
il
quale
non
provenga
da
te
.
Ora
mi
sono
spiegato
.
E
tu
hai
tutta
la
verità
del
mio
affetto
.
Ho
paura
che
io
non
riuscirò
ad
approfittare
di
tutto
ciò
che
mi
suggerirai
leggendo
insieme
.
Molte
altre
volte
,
quando
siamo
stati
insieme
,
è
nata
l
'
effigie
di
un
'
idea
,
senza
ch
'
io
l
'
abbia
potuta
ricevere
...
Il
nostro
affetto
farà
tutto
.
Tu
hai
insistito
più
di
una
volta
su
la
noia
di
studiare
queste
cose
.
No
:
io
sto
male
quando
per
ragioni
non
dipendenti
dalla
mia
volontà
,
devo
star
seduto
senza
far
niente
.
Io
desidero
perciò
di
sentirmi
sempre
bene
e
forte
.
Anche
oggi
farò
meno
che
il
solito
.
Ma
dopo
il
riposo
vengono
più
sicure
le
energie
.
1
novembre
1907
.
Ho
sempre
detto
via
via
delle
cose
cattive
che
sono
passate
attraverso
la
mia
anima
,
per
purificarcene
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ma
non
facciamo
che
le
nostre
intelligenze
possano
turbare
il
nostro
affetto
.
Prima
esso
,
e
poi
quel
che
Dio
ci
ha
concesso
.
2
novembre
1907
.
Comprometti
la
tua
serietà
quando
vuoi
sapere
le
donne
che
mi
sono
piaciute
.
Prima
di
conoscere
te
,
non
sono
mai
stato
amato
da
nessuna
,
quando
ho
avuto
una
simpatia
:
due
volte
sole
.
Ma
la
mia
intelligenza
m
'
ha
sempre
salvato
.
Come
ti
posso
parlare
di
quella
cosa
inesprimibile
che
mi
tiene
fuori
delle
sensazioni
comuni
?
Dopo
aver
amata
te
,
senza
averne
coscienza
,
non
ho
più
parlato
a
nessuna
,
né
mi
è
più
piaciuta
nessuna
.
Chiameresti
amori
quelli
della
giovinetta
che
era
sarta
in
casa
della
padrona
di
Firenze
?
Io
le
parlavo
come
ad
un
'
altra
qualunque
.
Ella
soltanto
sentiva
qualche
cosa
.
Così
pure
dei
fidanzamenti
carnevaleschi
di
Siena
.
C
'
è
bisogno
che
ti
faccia
conoscere
ch
'
io
son
fatto
così
?
Da
quella
giovinetta
di
Firenze
,
io
non
ho
ingannato
più
nessuna
.
Ed
esse
non
mi
hanno
dato
effetto
differente
a
tutte
le
altre
donne
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
Dunque
,
di
me
nemmeno
gelosia
nei
ricordi
.
Tu
mi
creasti
l
'
intelligenza
e
l
'
affetto
.
Perché
prima
d
'
allora
io
non
sapevo
scrivere
.
Sentivo
dentro
di
me
qualche
potenza
,
ma
non
avevo
trovato
chi
me
la
sviluppasse
.
Io
mi
sono
rinnovato
.
Ma
vedi
:
è
tanta
la
differenza
presente
,
che
quando
parlo
di
tali
cose
mi
sento
avvilitissimo
.
Ti
chiedo
sempre
perdono
.
3
novembre
1907
.
Il
mio
affetto
per
te
m
'
ha
ridestato
una
sensazione
che
ebbi
confessandomi
per
la
prima
comunione
.
Avrei
voluto
urlare
,
per
mandar
via
dall
'
anima
le
cose
che
sentivo
esser
peccato
.
Era
una
percezione
del
peccato
.
E
piansi
improvvisamente
,
mentre
parlavo
.
Il
tuo
affetto
,
da
un
pezzo
,
m
'
ha
ricondotto
a
questa
sensazione
di
limpidezza
e
di
trasparenza
.
Nella
mia
anima
non
ci
sono
più
peccati
.
E
il
ricordo
di
essi
ha
l
'
imagine
di
una
macchia
che
se
ne
va
.
Il
tuo
affetto
mi
fa
riprovare
questa
innocenza
.
4
novembre
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
Un
altro
particolare
.
M
'
hanno
mandato
,
in
un
affisso
del
cinematografo
,
una
camicia
greve
,
le
mutande
e
un
solino
,
che
s
'
è
tutto
sporcato
dell
'
inchiostro
ancor
fresco
del
manifesto
.
Sì
che
l
'
ho
dovuto
rimandare
.
M
'
hanno
detto
che
mi
mutassi
subito
la
camicia
perché
...
non
ce
ne
sono
più
.
E
me
l
'
hanno
mandata
di
lana
.
Così
,
quest
'
altra
volta
,
toccherà
quella
di
cotone
,
alternativamente
.
La
stessa
cosa
per
le
mutande
....
Basta
che
non
sia
né
men
veduto
il
libro
di
psicologia
.
E
così
pure
gli
altri
libri
.
Non
ho
la
preoccupazione
comune
,
ma
qualche
cosa
di
più
.
Prestare
un
libro
mio
e
nostro
mi
lega
quasi
in
un
'
amicizia
.
9
novembre
1907
.
Ieri
sera
tornò
la
padrona
di
casa
,
che
ho
pregata
di
aiutarmi
facendo
silenzio
.
Infatti
oggi
è
stato
come
non
ci
fosse
.
Manda
la
bambina
dalla
pigionale
.
Il
cuore
mi
dice
che
passerò
.
È
impossibile
di
no
.
11
novembre
1907
.
Stamani
ho
avuto
un
effetto
magnifico
d
'
un
sonetto
del
Carducci
dopo
aver
studiate
volontieri
le
assegnate
pagine
della
fisica
.
Così
,
l
'
altro
giorno
,
di
un
canto
del
Paradiso
.
18
novembre
1907
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
Sono
passate
due
ore
in
cui
non
ho
più
creduto
in
te
,
ed
ho
riprovato
quel
brivido
che
avevo
quando
la
mia
anima
era
sola
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ma
è
strano
.
Nascono
gl
'
imbrogli
fra
noi
per
un
differente
modo
di
esprimersi
.
Quando
chiedo
vorrei
che
tu
mi
rispondessi
con
la
stessa
gioia
e
la
stessa
forza
mia
:
si
!
Così
(
e
c
'
è
da
sorridere
)
se
io
non
ti
conoscessi
,
ora
starei
un
'
altra
volta
in
dubbio
della
tua
decisione
.
Perché
io
,
che
sono
violento
nella
mia
passione
,
ho
come
il
bisogno
di
afferrare
subito
la
tua
anima
nelle
parole
.
E
ciò
è
soltanto
da
attribuirsi
a
una
differenza
superficiale
del
temperamento
,
la
quale
sparirà
con
lo
scambio
mutuo
del
nostro
essere
.
Ecco
quel
che
m
'
ha
fatto
Iolanda
.
Sono
andato
in
cucina
dov
'
erano
a
mangiare
.
La
padrona
ha
voluto
darmi
un
pezzetto
d
'
arrosto
e
intanto
ella
m
'
aveva
riempito
un
bicchiere
di
vino
.
Iolanda
l
'
ha
afferrato
e
,
bevendone
,
ha
dato
dopo
la
ragione
:
-
Se
no
diventi
briaco
!
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
Quattro
anni
fa
io
t
'
amavo
ma
non
avevo
lasciato
né
meno
con
te
quell
'
ironia
fredda
con
la
quale
vedo
.
Adesso
tu
mi
hai
cambiato
,
e
son
venuto
a
bussare
alla
tua
anima
.
Ma
a
te
soltanto
.
Sono
orgoglioso
della
tua
gioia
,
che
significa
la
nostra
piena
concordia
.
20
novembre
1907
.
(
Adesso
suona
un
organetto
.
Ho
cessato
di
scrivere
perché
i
suoni
quasi
aggrovigliolano
la
mia
anima
.
Mi
ricordo
che
una
volta
potevo
piangere
.
Lascia
spiegarti
una
cosa
,
cui
io
non
intendo
.
Nel
tempo
che
stetti
solo
,
avevo
voglia
di
piangere
pensando
a
un
bambino
qualunque
che
avessi
veduto
.
Spiega
tu
;
ma
deve
essere
una
cosa
troppo
anormale
per
essere
compresa
)
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
Ieri
sera
bussò
qui
all
'
uscio
la
matrigna
e
quella
cuginetta
,
che
è
una
bambina
di
sette
anni
,
orfana
e
povera
,
che
tiene
in
casa
mio
padre
.
Andai
io
ad
aprire
.
Fu
gentile
.
Mi
prese
la
misura
del
pastrano
sopra
un
foglietto
,
e
portò
via
gli
altri
panni
d
'
estate
.
M
'
ha
promesso
di
cucirmi
una
camicia
in
pochi
giorni
,
Anch
'
io
fui
sorridente
dentro
di
me
,
e
quindi
non
molto
orso
,
perché
pensavo
a
quel
che
mi
scrivesti
l
'
altra
volta
,
quando
ella
rivenne
per
mesurarmi
i
panni
.
Ma
io
non
desidero
d
'
essere
minchione
.
E
quindi
studiai
bene
quale
parte
morale
rappresentasse
di
fronte
a
me
e
...
a
mio
padre
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
L
'
accompagnai
,
un
poco
nervoso
,
fino
alla
porta
,
e
mostrai
impazienza
perché
la
bambina
cavando
fuori
una
manata
di
fiammiferi
dalla
scatola
,
non
si
spicciava
ad
accenderli
,
per
scendere
le
scale
.
Questa
volta
s
'
erano
premunite
...
dell
'
illuminazione
!
Ma
,
d
'
altra
parte
,
io
devo
sfuggire
la
loro
influenza
,
e
devo
tenere
il
mio
contegno
.
Sono
contenti
perché
credono
ch
'
io
passi
.
(
Si
capisce
bene
)
.
22
novembre
1907
.
Mio
padre
ha
avuto
male
a
un
piede
,
per
una
bulletta
.
Lo
domandai
,
ieri
,
al
ragazzo
;
perché
non
mi
avevano
detta
alcuna
cosa
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Quante
volte
la
mia
anima
prima
di
lasciarsi
prendere
da
tale
intensità
,
ha
origliato
su
la
soglia
del
nostro
affetto
per
scorgere
entro
te
le
cose
indicibili
.
Ed
ella
ha
voluto
come
camminare
su
per
il
fiume
della
tua
anima
,
fino
alla
sorgente
,
ammaliata
sempre
di
più
,
in
una
fissità
di
paesaggio
.
Tutta
la
tua
anima
ha
gorgogliato
in
me
,
come
un
'
acqua
.
25
novembre
1907
.
Tuo
padre
ha
molta
simpatia
per
il
mio
,
perché
con
il
lavoro
s
'
è
fatto
un
poco
di
capitale
.
Ed
io
anche
gli
sarei
rimasto
più
simpatico
se
...
avessi
portato
il
grembiulone
e
avessi
lavato
i
piatti
.
Allora
mi
avrebbero
detto
:
-
Tenga
:
ecco
la
mia
figliola
.
"
Peccato
,
non
è
vero
,
Emma
!
"
26
novembre
1907
.
Ho
ripassato
i
minerali
più
importanti
,
e
mi
trovo
ben
fornito
.
Ma
guai
se
facessi
capolino
dalla
parte
della
letteratura
!
Dovrei
stare
parecchie
ore
a
riserrare
dentro
me
la
voglia
di
leggere
qualche
cosa
.
27
novembre
1907
.
Uno
ha
già
avuto
la
chiamata
per
il
trenta
(
A18
)
.
Io
non
ho
avuto
niente
.
Ora
m
'
informo
.
28
novembre
1907
.
...
ho
saputo
finalmente
(
il
ragazzo
s
'
era
tenuto
in
tasca
l
'
avviso
)
che
io
ho
l
'
esame
il
primo
dicembre
.
Da
Firenze
,
a
Siena
29
novembre
1907
.
Ti
scrivo
in
treno
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Stanotte
ho
dormito
pochissimo
.
Dall
'
una
ho
sentito
battere
tutte
le
ore
.
30
novembre
1907
.
Ti
scrivo
passeggiando
,
o
,
meglio
,
attraversando
Piazza
della
Signoria
...
Ho
avute
informazioni
dai
già
esaminati
,
e
mi
sento
sicurissimo
per
la
teoria
,
forse
farò
meglio
di
parecchi
.
Per
l
'
udito
sono
tra
i
mediocri
.
Domattina
,
tocca
a
me
.
1
dicembre
1907
.
(
Telegramma
)
Teoria
ottimamente
,
elogi
;
pratica
,
mediocremente
.
Parto
stasera
.
Da
Siena
,
a
Siena
2
dicembre
1907
.
Anche
se
ti
dicessi
un
'
infinità
di
particolari
del
mio
esame
,
saremmo
sempre
incerti
.
Ma
dallo
spoglio
di
tutti
i
risultati
,
io
spero
di
essere
ammesso
relativamente
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ho
sempre
dormito
poco
;
alle
tre
ero
alzato
a
studiare
.
E
le
altre
ore
le
ho
passate
febbrilmente
a
leggere
altre
nozioni
in
libri
prestatimi
,
o
a
ripassare
le
cose
più
difficili
con
altri
,
lungo
l
'
Arno
e
lungo
il
Mugnone
.
Per
la
teoria
fui
elogiato
da
tutti
e
tre
della
commissione
.
La
trasmissione
finì
con
un
bene
del
presidente
.
Ma
al
ricevimento
non
scrissi
affatto
il
primo
(
italiano
)
mezzo
il
secondo
(
francese
)
e
interamente
il
terzo
(
inglese
)
.
Ne
parleremo
.
In
questi
giorni
bisogna
che
studi
tutte
le
altre
cose
anche
per
le
Ferrovie
,
che
faranno
gli
esami
prima
di
quelli
scritti
della
Posta
(
pare
)
.
4
dicembre
1907
.
Ho
saputo
che
gli
esami
delle
ferrovie
saranno
fatti
a
Siena
(
nei
locali
del
convitto
)
nel
giorni
27
e
28
di
questo
mese
.
6
dicembre
1907
.
Le
occasioni
di
rubare
capitano
a
chi
è
ladro
.
E
così
a
te
sono
avvenute
quelle
...
Ma
le
occasioni
si
respingono
,
quando
si
desidera
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Dal
canto
mio
ti
faccio
notare
che
tali
sciocchezze
avrebbero
la
forza
di
cambiarmi
moralmente
,
e
di
dipingerti
come
tutte
le
altre
donne
.
7
dicembre
1907
.
La
mia
lettera
t
'
avrà
fatto
dispiacere
.
Ma
essa
è
l
'
espressione
quasi
selvaggia
della
mia
severità
,
che
mi
conserva
degno
del
più
puro
affetto
.
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Quando
si
ama
non
si
discute
.
Perdona
me
,
ora
.
12
dicembre
1907
.
Devo
darti
la
brutta
notizia
,
che
ha
solo
la
soddisfazione
morale
di
un
'
uguale
riuscita
per
tutti
gli
altri
.
Perdonami
.
13
dicembre
1907
.
Provo
dispiacere
per
aver
perduto
un
'
occasione
di
farci
indipendenti
.
Non
per
l
'
esame
in
se
stesso
.
Ho
studiato
l
'
udito
quanto
ho
potuto
,
e
in
questa
prova
sono
riusciti
soltanto
coloro
che
da
diversi
anni
facevano
servizio
.
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Stamani
ho
comprato
i
quaderni
per
la
calligrafia
.
Se
non
fossero
state
le
tue
lettere
,
non
so
in
quale
stato
d
'
animo
io
sarei
.
Tu
mi
hai
confortato
e
fatto
conoscere
una
parte
della
tua
bontà
.
L
'
affetto
toglie
il
dolore
.
Ho
cercato
di
fare
tardi
inutilmente
per
le
vie
.
Qui
nel
salotto
c
'
è
un
branco
di
briachi
,
che
hanno
festeggiato
Santa
Lucia
.
Credevo
che
avessero
finito
.
È
la
prima
volta
che
accade
una
porcheria
di
questo
genere
.
.
.
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.
Intanto
,
poi
che
sono
andato
giù
fuori
di
Porta
Tufi
,
fino
quasi
alla
cappella
(
battevano
le
21
)
ho
fatto
una
riflessione
:
il
primo
dell
'
anno
compio
25
anni
,
e
così
nessuno
c
'
impedirà
il
matrimonio
.
Non
è
poco
.
Dato
che
nessuno
dei
nostri
padri
fosse
disposto
ad
accordarcelo
.
Non
so
se
te
n
'
eri
accorta
!
Ho
quasi
voglia
in
questi
giorni
di
...
farti
vedere
che
so
scrivere
bene
.
Voglio
dire
calligraficamente
.
Guarda
:
ieri
empii
un
quaderno
tra
questo
corsivo
e
il
rotondo
.
Non
potrei
schiacciare
per
...
non
saper
scrivere
?
.
.
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.
.
Mi
duole
già
la
mano
!
(
1
)
15
dicembre
1907
.
Dinanzi
a
questi
esami
,
mi
son
sentito
fuggire
tutto
quel
che
ti
volevo
scrivere
,
Ti
volevo
dire
quanto
stasera
ho
veduto
nella
campagna
.
.
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.
.
Dove
hai
messo
la
psicologia
?
Son
desideroso
forte
di
rileggerla
.
Ma
fra
due
settimane
sento
che
sarò
libero
di
farlo
.
16
dicembre
1907
.
.
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.
.
Ma
come
tu
diverresti
un
oggetto
comune
!
Senza
ch
'
io
compia
un
atto
di
riflessione
tu
diverresti
una
persona
qualunque
,
priva
della
mia
anima
.
Diverresti
come
tutte
le
persone
ch
'
io
conosco
.
Un
impulso
decisivo
a
difendermi
da
te
,
e
la
ricerca
insaziabile
di
un
'
anima
che
mi
comprenda
ed
è
soddisfatta
solo
del
mio
affetto
.
Io
capii
che
tu
temevi
che
io
divenissi
estraneo
a
te
e
mi
comportassi
come
se
tu
non
esistessi
.
E
ciò
che
t
'
ha
scusato
meno
,
dopo
,
sono
state
le
tue
scuse
.
Tu
non
dovevi
ragionare
.
Tu
dovevi
comprendere
la
mia
disperazione
...
Basta
.
Io
ti
scrivo
sensazioni
di
questi
giorni
,
le
quali
io
avrei
scritte
in
un
mio
libretto
se
tu
non
fossi
divenuta
la
pagina
dove
si
segnano
tutti
i
miei
pensieri
.
È
cosa
che
se
ne
va
.
Ma
voglio
dirti
anche
che
molte
volte
ho
supposto
che
tu
non
mi
trovassi
abbastanza
serio
da
prendere
la
tua
anima
.
E
ne
ho
sorriso
con
sarcasmo
.
E
questa
cosa
ti
prova
quanto
io
sia
sensibile
a
te
.
Ma
,
più
di
ogni
altra
cosa
io
incolpo
la
nostra
separazione
.
Se
tu
avessi
vissuto
con
me
,
non
mi
avresti
ingannato
mai
.
Penso
così
!
Sono
stupido
a
scrivere
queste
cose
!
Dovrei
essere
tanto
forte
da
lasciarle
passare
,
senza
che
te
le
confidassi
.
Ma
tu
le
leggerai
come
le
hai
intuite
.
Fai
conto
di
avere
trovato
qualche
foglio
dove
io
le
avessi
dimenticate
.
Io
non
te
le
scrivo
.
Tu
me
le
perdoni
,
perché
sono
tuo
e
rivenuto
a
pensare
con
te
.
E
quando
penso
con
te
,
sono
felice
.
Io
ho
trovato
un
'
altra
anima
.
La
mia
non
era
sufficiente
a
contenere
i
suoi
contorcimenti
,
e
tu
l
'
hai
presa
e
la
fai
credere
.
Sì
:
tu
m
'
hai
fatto
credere
.
Io
ho
bisogno
di
essere
amato
.
Quando
sono
vicino
ad
una
siepe
,
mi
sembra
ch
'
essa
debba
comprendere
il
mio
desiderio
.
E
quando
penso
ch
'
essa
sa
che
io
sono
adorato
,
ch
'
io
possiedo
finalmente
quel
che
ho
domandato
sempre
,
mi
sembra
che
ne
provi
con
me
la
soddisfazione
dell
'
infinito
.
Essere
amato
!
Io
non
aveva
mai
saputo
che
in
ciò
stia
il
limite
spirituale
:
la
felicità
.
Non
avevo
mai
saputo
d
'
essere
amato
.
Da
te
,
Emma
,
dipende
la
nostra
vita
e
la
mia
spiritualità
.
Una
volta
,
quando
non
ci
scrivevamo
,
io
studiavo
,
e
nelle
parole
e
nei
libri
era
la
realtà
percepita
da
me
.
Gli
uomini
non
esistevano
.
Io
avevo
sensazioni
di
tal
genere
soltanto
.
Era
lo
stesso
ch
'
io
camminassi
non
tra
gli
altri
.
Io
non
volevo
nessuno
d
'
intorno
.
Volevo
che
non
esistesse
alcun
altro
uomo
.
E
nei
libri
io
trovavo
la
mia
realtà
.
Così
tornai
a
te
,
perché
mi
ero
conservato
e
preparato
per
la
tua
anima
.
Tu
non
eri
uscita
mai
dal
mio
intelletto
.
Quand
'
io
mi
rivolsi
alla
vita
,
trovai
te
sola
.
E
ricordo
bene
la
sera
ch
'
io
mi
decisi
a
scriverti
.
Lo
gridai
da
solo
:
"
Le
scrivo
"
.
Sono
ricordi
veri
.
Perché
non
dirteli
?
Siamo
lungi
,
non
è
vero
?
Siamo
prossimi
alla
nostra
realtà
.
Tu
hai
sorriso
di
me
quando
hai
creduto
ch
'
io
m
'
avvicinassi
a
te
o
ti
guardassi
con
un
pensiero
che
non
appartenesse
al
nostro
infinito
;
ma
hai
avuto
torto
.
Tu
mi
facesti
trovare
la
mia
anima
,
e
tu
l
'
hai
conservata
.
S
'
io
sono
un
superiore
,
tu
ne
devi
essere
lieta
.
Della
tua
letizia
pura
,
inesprimibile
.
Ecco
perché
io
sorrido
d
'
ogni
altra
cosa
.
Ecco
perché
io
passo
come
un
soffio
davanti
a
tutto
.
Tu
sola
sei
reale
.
E
se
ho
pensate
cose
volgari
di
te
,
è
stato
perché
non
m
'
hai
dimostrato
sempre
di
comprendermi
.
Di
non
sempre
comprendere
quel
che
è
il
mio
affetto
.
E
allora
t
'
ho
come
maledetta
.
T
'
ho
scacciata
da
me
,
dal
mio
spirito
puro
,
che
vive
per
la
tua
realtà
in
una
carne
pura
.
Ma
se
così
non
ti
piaccio
,
basta
che
tu
mi
ami
e
ch
'
io
abbia
confidenza
in
te
.
Tu
puoi
condurmi
dove
vuoi
.
E
di
ciò
soltanto
sono
preoccupato
.
Stamani
.
Devo
mandarti
questa
lettera
?
No
.
La
devo
stracciare
.
La
leggerai
quale
conferma
di
ciò
che
avevi
intuito
da
te
medesima
.
Ma
tu
attendi
da
me
la
tua
letizia
spirituale
ed
io
così
ti
contristerei
se
ti
avessi
scritto
tali
cose
.
Non
te
le
ho
scritte
.
Ti
scrivo
che
devi
essere
lieta
,
così
come
abbiamo
vissuto
alcuni
istanti
.
E
devi
leggere
nei
miei
occhi
il
mio
affetto
.
Sei
mia
.
Scrivo
,
ciò
con
gaudio
senza
limite
.
Io
non
ricordo
più
quel
che
non
mi
piace
del
tuo
sguardo
alcuna
volta
.
Quando
m
'
è
sembrato
che
tu
vivessi
solo
in
te
stessa
,
e
che
tu
fossi
addolorata
.
Quando
ho
supposto
che
i
tuoi
occhi
fossero
stati
torbidi
;
se
io
li
avessi
potuti
vedere
.
Quando
il
mio
affetto
,
la
mia
vicinanza
,
avrebbero
solo
sfiorato
il
tuo
animo
.
Ma
quando
penso
che
il
mio
affetto
è
come
sensibile
sul
tuo
volto
,
e
che
il
tuo
sorriso
è
il
mio
affetto
,
allora
mi
s
'
aduna
nell
'
anima
come
una
moltitudine
di
pensieri
tutti
giocondi
.
Stamani
non
mi
hai
scritto
?
Ciascuna
lettera
mi
fa
sognare
.
Quando
lessi
quella
con
la
rosa
sfogliata
,
io
sentii
trascinarmi
nell
'
infinito
del
nostro
affetto
,
che
ha
Dio
sulla
sua
vetta
.
Dio
,
cui
io
ho
percepito
per
il
tuo
affetto
.
Tu
m
'
hai
aperto
a
questa
soglia
,
dove
le
nostre
anime
tremano
per
la
delizia
.
20
dicembre
1907
.
Io
tesso
il
filo
che
tu
mi
porgi
.
(
Ora
ho
sorriso
.
È
venuta
Iolanda
e
,
messasi
,
senza
invito
,
coi
gomiti
sul
tavolino
,
m
'
ha
detto
:
"
Ma
te
fai
anche
gli
scarabocchi
!
"
)
Non
posso
mandarla
subito
via
,
perché
suppongo
che
in
questo
momento
non
siano
in
casa
i
suoi
genitori
.
Il
modo
suo
d
'
entrare
è
questo
:
molti
calci
e
pugni
su
l
'
uscio
.
Ho
risolto
più
di
venti
problemi
geometrici
e
ho
anche
compreso
come
un
matematico
(
A19
)
sia
completamente
stupido
e
anche
un
poco
cattivo
.
23
dicembre
1907
.
Io
non
penso
se
non
avendo
dentro
di
me
la
tua
imagine
.
E
mi
è
impossibile
separare
alcun
mio
pensiero
dalla
tua
presenza
spirituale
.
Che
è
per
me
un
indirizzo
e
una
volontà
morale
.
Voglio
dire
che
ogni
mio
atto
è
segnato
dallo
scopo
di
possedere
te
e
di
farmi
possedere
da
te
.
Tutto
il
tempo
trascorso
è
lo
svolgersi
delle
nostre
anime
.
Alcune
volte
mi
sono
domandato
se
tu
avevi
sempre
presente
questa
specie
di
fato
...
E
più
di
una
volta
ho
riconosciuto
che
la
coscienza
del
mio
affetto
mi
aveva
come
nascosto
il
tuo
.
Ed
ho
compreso
che
io
non
giungerò
mai
a
riamarti
quanto
tu
mi
ami
.
Il
che
non
è
punto
un
'
illusione
del
mio
stesso
affetto
.
Io
ti
imagino
,
sempre
come
una
protezione
su
di
me
;
ma
anche
tu
,
forse
,
provi
la
stessa
sensazione
.
Ora
avevo
interrotto
un
poco
.
E
sono
andato
da
Pispini
alla
Certosa
,
insieme
con
due
fratelli
che
concorrono
.
Non
avevo
mai
provato
tanto
nettamente
la
poesia
della
Terra
.
24
dicembre
1907
.
Io
sono
quasi
impaziente
dell
'
esame
.
Tre
giorni
soli
!
27
dicembre
1907
.
È
andata
bene
.
28
dicembre
1907
.
Ad
Arturo
ho
potuto
raccontare
bene
del
problema
che
ho
risolto
esattamente
,
senza
aver
tempo
di
ridurre
in
ore
le
frazioni
dei
giorni
.
Cosa
che
non
era
richiesta
e
la
maggioranza
non
ha
fatto
.
Mi
dimenticavo
di
dirti
una
cosa
strana
.
L
'
altra
notte
sognai
esattamente
il
problema
che
ho
risolto
stamani
,
senza
percepirne
le
quantità
,
però
.
Lo
dissi
perfino
a
un
concorrente
!
Il
tema
è
stato
così
facile
che
non
mi
è
stato
possibile
adoprare
la
mia
cultura
.
Errori
di
grammatica
,
credo
che
non
ce
ne
siano
.
Gli
orali
vanno
dal
gennaio
al
marzo
,
e
non
posso
sapere
quando
sarò
chiamato
.
30
dicembre
1907
.
Sono
in
Biblioteca
da
un
'
ora
.
Ma
capisco
che
se
voglio
lavorare
devo
studiare
meno
che
sia
possibile
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Io
guardavo
nei
campi
e
pensavo
a
noi
.
E
il
cimitero
mi
faceva
sembrare
che
tutto
fosse
morto
.
Mi
ributtava
!
Ridevo
anche
di
certe
fantasticherie
,
che
una
volta
,
frettolosamente
,
avrei
scritte
.
Sensazioni
di
racconti
del
Poe
...
1
gennaio
1908
.
(
A20
)
Stasera
ti
faccio
un
poco
di
...
biografia
.
Ho
fatto
fino
alla
metà
del
terzo
anno
di
ginnasio
,
al
seminario
.
Fui
fatto
allontanare
dal
Rettore
,
che
ora
è
vescovo
a
Montalcino
,
perché
non
studiavo
e
per
la
non
buona
condotta
.
Infatti
...
ci
sarebbero
molte
cose
della
mia
condotta
.
Del
latino
ricordavo
poco
.
Più
della
sala
ove
mi
facevano
lezione
e
del
teatro
dei
seminaristi
.
E
per
avere
appunto
,
durante
una
recita
,
scandalizzato
i
vicini
con
le
mie
schiette
osservazioni
intorno
...
all
'
arte
degli
attori
,
fui
escluso
dall
'
intervenirvi
,
e
pochi
giorni
dopo
fu
consigliato
mio
padre
a
togliermi
di
la
giù
.
Bisogna
che
dica
la
verità
.
Allora
fui
messo
,
dalla
mamma
,
a
ripetizione
da
quel
prete
da
cui
ho
imparato
il
latino
tre
anni
fa
.
Il
quale
s
'
era
preso
l
'
incarico
di
farmi
fare
terza
,
quarta
e
quinta
,
in
sette
mesi
,
e
prepararmi
per
le
scuole
governative
.
Io
non
so
quanto
ero
intelligente
.
Ricordo
che
mi
sentivo
quasi
sempre
male
;
avendo
la
febbre
quasi
tutti
i
giorni
.
E
il
volto
di
quel
prete
mi
era
odiosissimo
.
Non
lo
potevo
guardare
più
.
Dopo
due
settimane
,
la
mia
mamma
,
mentre
si
accingeva
a
portarmi
a
ripetizione
...
(
A21
)
.
Stetti
tre
giorni
senza
andarvi
.
Mio
padre
non
si
combinò
con
il
prezzo
delle
lezioni
,
e
non
mi
ci
mandò
più
.
Credo
che
si
guastasse
per
due
lire
al
mese
.
Da
ragazzo
avevo
attitudine
al
disegno
,
quantunque
sentissi
,
dentro
di
me
,
che
quella
manifestazione
era
la
preparazione
di
una
cosa
più
interna
.
Avevo
quest
'
idea
.
Ingrandivo
i
ritratti
discretamente
.
E
fui
mandato
alle
Belle
Arti
.
Feci
il
corso
d
'
ornato
,
mezzo
di
quello
dell
'
Architettura
e
,
poi
passai
al
corso
della
Figura
.
Ohimé
!
Le
sospensioni
erano
frequentissime
.
Alcune
meritate
e
altre
per
malvagità
di
un
tale
.
In
fine
,
lui
sospeso
per
sempre
,
credo
.
E
non
volendo
essere
picchiato
più
,
smisi
.
Questi
fatti
mi
trasformarono
interamente
.
Disegnavo
un
giorno
,
e
due
andavo
con
i
compagni
a
bagnarmi
.
Sudavo
,
m
'
eccitavo
alla
vista
di
tutto
.
E
anche
ora
che
scrivo
ho
presente
quella
sensazione
di
avidità
con
che
scoprivo
le
cose
.
E
come
esse
mi
si
manifestassero
come
cose
del
mio
animo
.
Dopo
un
anno
di
questa
vita
,
fui
messo
alle
scuole
tecniche
.
Tentò
,
un
maestrucolo
,
di
farmi
ammettere
al
secondo
anno
,
ma
fui
schiacciato
in
aritmetica
,
e
dovetti
studiare
tutti
i
tre
anni
.
Al
principio
della
seconda
,
per
una
sospensione
,
fuggii
con
due
altri
,
senza
soldi
,
e
chiesi
il
pane
fino
a
Certaldo
.
Al
terzo
anno
ebbi
molte
sospensioni
,
tanto
che
fui
costretto
a
dare
l
'
esame
di
ammissione
all
'
Istituto
ad
Arezzo
.
Passai
io
solo
.
Feci
il
primo
anno
qui
a
Siena
,
in
quell
'
istituto
tecnico
posticcio
.
E
a
Firenze
non
finii
il
secondo
perché
mi
sentivo
continuamente
male
.
Male
d
'
esser
solo
,
e
più
volte
pensai
di
suicidarmi
.
Detti
l
'
esame
di
ammissione
al
terzo
anno
,
avendo
continuato
da
me
il
secondo
a
Siena
,
e
fui
bocciato
in
italiano
e
in
disegno
(
A22
)
.
Allora
non
seppi
più
che
fare
.
Le
questioni
in
famiglia
erano
frequenti
.
Io
facevo
una
vita
sciocca
e
sudicia
.
Quando
ti
scrissi
non
pensavo
veramente
di
essere
quale
sono
.
Più
volte
ho
paragonato
questo
passo
all
'
ultima
vignetta
delle
avventure
di
Pinocchio
.
Mi
cadde
,
con
te
,
la
veste
di
sudicio
e
di
volgarità
che
mi
s
'
era
addossata
.
Ed
ho
ricevuto
ora
qualche
cosa
,
che
somiglia
a
pena
soltanto
alla
mia
purità
dell
'
adolescenza
.
E
,
in
questi
giorni
,
di
essa
ho
riavuto
tante
sensazioni
.
Ma
io
non
so
perché
ho
dovuto
essere
prima
un
uomo
comune
.
Come
fossi
avviluppato
da
una
tela
di
volgarità
e
di
stupidità
.
Quanto
tempo
sei
stata
attesa
,
senza
che
ne
avessi
coscienza
?
Forse
mai
se
non
quando
tu
venisti
.
Ma
a
parlare
di
quel
tempo
mi
pare
di
essere
stato
un
bruto
.
Allora
leggevo
i
materialisti
:
il
Comte
,
il
Bu
...
(
non
ricordo
nemmeno
il
nome
)
,
il
Darwin
.
Durante
la
terza
elementare
ebbi
il
tifo
.
Stetti
in
fin
di
vita
due
volte
,
e
ricordo
le
pallide
allucinazioni
che
avevo
.
Ma
come
erano
dolci
alla
mia
imaginazione
l
'
aspetto
della
campagna
e
i
suoni
ch
'
io
udivo
!
Mi
pareva
che
la
campagna
avesse
una
voce
speciale
,
quasi
un
fruscìo
.
E
quando
fui
guarito
,
vedevo
dentro
di
me
tante
imagini
che
mi
davano
come
una
pazzia
.
E
quando
tornai
a
scuola
,
dopo
essere
stato
una
settimana
a
Roma
,
presso
quel
commendatore
,
non
ebbi
più
voglia
.
Credo
che
sentissi
dentro
di
me
un
vocìo
assordante
di
cose
.
Sognavo
di
giorno
.
Non
ricordo
più
nulla
.
Il
tuo
affetto
mi
ha
ripurificato
.
Lo
sai
.
La
tua
conoscenza
mi
dette
un
'
energia
inaspettata
.
Tu
mi
rivelasti
l
'
anima
.
Prima
che
io
scrivessi
a
te
,
non
pensavo
e
non
sapevo
scrivere
.
E
quando
ti
lasciai
,
non
per
mia
volontà
,
avevo
bisogno
di
raggiungere
un
'
altra
sommità
del
mio
spirito
.
Oh
,
come
mi
sentivo
avvilito
per
non
poterti
distruggere
!
Io
ti
credevo
un
danno
,
per
sempre
.
Io
volevo
,
nel
vuoto
di
me
stesso
,
trovare
la
nuova
perfezione
,
la
nuova
forza
cui
avevo
percepita
.
E
prima
ch
'
io
tornassi
a
te
è
stato
necessario
ch
'
io
abbia
toccato
il
culmine
di
questo
sforzo
,
ch
'
io
abbia
sentito
la
mia
vita
esser
piena
,
ch
'
io
non
potevo
aggiungere
altra
cosa
a
me
stesso
.
Ma
mi
sentivo
arido
;
dell
'
aridezza
prodotta
dalla
mia
volontà
(
A23
)
.
E
più
d
'
una
volta
,
t
'
ho
detto
,
in
quel
tempo
,
essere
stato
pazzo
.
E
non
avrei
potuto
nemmeno
imaginare
l
'
affetto
di
ora
.
È
necessario
però
che
tu
apprenda
meglio
di
quale
affetto
io
t
'
adoro
,
e
come
per
produrlo
è
stata
necessaria
la
modificazione
morale
avvenuta
nel
silenzio
.
Perciò
ti
mando
quest
'
altra
lettera
di
cui
t
'
ho
parlato
stamani
.
Piacerebbe
a
te
,
forse
di
sapere
come
io
abbia
conosciuto
Dio
.
Sono
per
scrivertelo
.
Oggi
la
mia
anima
è
come
un
prato
ben
umido
dalle
piogge
che
lo
hanno
coltivato
,
e
io
parlo
.
Fu
da
principio
un
insolito
aspetto
di
me
stesso
,
di
cui
anche
temevo
.
Stetti
molto
in
dubbio
se
dovevo
accogliere
questa
visione
che
mi
sembrava
strana
.
Ma
essa
fu
tirata
alla
sua
pienezza
dal
ricordo
di
te
.
Non
dico
bene
ricordo
.
Io
ti
amavo
;
amavo
quel
che
m
'
avevi
dato
di
te
,
e
lo
desideravo
un
'
altra
volta
.
Ma
io
sfuggivo
te
perché
non
eri
quel
che
il
mio
animo
sognava
.
Parevami
che
di
noi
non
fosse
rimasto
qualche
cosa
se
non
nel
mio
pensiero
.
Non
so
perché
non
sapemmo
continuare
il
nostro
contatto
.
Che
si
disperse
in
me
per
una
serie
di
considerazioni
intorno
a
fatti
che
mi
dipingevano
te
incapace
di
continuare
e
di
comprendere
la
nuova
superiorità
che
m
'
ero
imposta
.
E
finii
col
divenire
assolutamente
indifferente
alla
vita
.
Io
studiai
,
studiai
tanto
;
e
leggendo
Dante
ora
sento
quella
nuova
volontà
.
Ma
essa
non
sarebbe
fiorita
senza
ch
'
io
t
'
avessi
amata
.
Ora
sento
tutto
il
tuo
affetto
!
E
,
secondo
la
mia
coscienza
,
mai
finisco
di
piangere
sul
male
che
ti
feci
.
Spesso
il
mio
stato
è
tale
.
Dunque
,
dicevo
,
il
ricordo
di
te
fece
spuntare
l
'
idea
di
Dio
.
E
fin
dal
giorno
ch
'
io
son
tornato
a
te
,
mai
nel
mio
animo
il
mio
affetto
è
stato
separato
da
esso
.
Così
ho
provato
per
te
,
e
provo
,
adorazioni
che
sole
mi
danno
le
idee
che
ho
.
Anche
tutto
il
mio
intelletto
è
legato
ad
esse
.
E
s
'
io
voglio
sentirmi
come
raffermato
in
una
vita
che
io
non
so
esprimere
,
bacio
il
tuo
ritratto
.
Mi
sento
bene
,
allora
.
Comprendo
la
terribilità
dei
nostro
affetto
.
Prova
a
pensare
che
un
istante
tu
non
diriga
la
mia
anima
e
la
mia
carne
!
Prova
a
pensare
ch
'
io
non
abbia
nella
mia
carne
le
tue
volontà
!
E
,
senza
ch
'
io
ne
sappia
la
ragione
,
quest
'
affetto
è
come
sospeso
su
l
'
abisso
di
Dio
.
C
'
è
l
'
Inesprimibile
intorno
,
c
'
è
una
voragine
di
una
potenza
superiore
.
Ecco
:
Dio
esiste
.
Io
Lo
provo
.
La
mia
anima
si
spaventa
,
quasi
.
E
questo
bisogno
,
questa
fede
,
sono
date
da
te
.
Io
voglio
avere
un
concetto
di
te
,
come
io
te
ne
scrivo
.
Io
lo
provo
.
Sei
mia
!
Eccoti
quel
che
provavo
quando
ero
condotto
per
forza
in
chiesa
(
A24
)
.
In
quella
di
S
.
Donato
ero
dispiacente
che
non
suonasse
l
'
organo
;
e
i
dipinti
che
sono
dietro
il
coro
erano
guardati
da
me
durante
tutta
la
mezz
'
ora
.
Mi
sembravano
vivi
.
Mi
scuotevano
.
Credo
che
se
n
'
avvedesse
anche
la
mamma
.
Come
seguivo
il
moto
di
un
angiolo
,
che
con
la
spada
percuote
un
dannato
che
cade
in
giù
!
Ora
lo
taglia
!
E
tutti
gli
altri
angioli
mi
davano
un
senso
di
movimento
e
di
scompiglio
.
La
domenica
dopo
mi
meravigliavo
che
fossero
sempre
negli
stessi
luoghi
,
ed
io
studiavo
il
dipinto
da
un
altro
verso
.
Vi
trovavo
allora
nuove
battaglie
,
nuove
vicende
,
e
...
poi
mi
impazientivo
a
stare
in
ginocchio
!
A
Provenzano
,
guardavo
i
volti
dei
canonici
.
La
messa
cantata
mi
piaceva
per
le
cotte
e
gli
ori
.
Le
voci
no
.
Il
messale
grande
,
molto
;
ed
anche
il
gruppo
dei
preti
che
vi
leggevano
.
Anche
a
Provenzano
guardavo
le
pitture
.
Ma
questa
chiesa
era
piena
di
contadini
,
che
stavano
in
ginocchio
soltanto
con
una
gamba
,
e
sdrusciavano
gli
sputi
con
le
scarpe
.
Il
che
pensavo
avrei
fatto
anch
'
io
quando
fossi
stato
grande
.
La
mamma
aveva
un
vestito
di
un
rosso
pallido
,
che
non
mi
piaceva
.
Molte
volte
l
'
avrei
stracciato
.
A
lei
ciò
sarà
parso
una
ragazzata
,
ma
era
l
'
impeto
cieco
di
distruggere
quel
che
non
mi
piaceva
.
I
suoi
orecchini
mi
piacevano
.
Una
volta
,
ella
mi
dette
una
Beatrice
Cenci
illustrata
.
E
perché
io
sostenni
che
quei
passi
d
'
autore
messi
a
principio
di
ogni
capitolo
non
erano
la
spiegazione
delle
figure
,
come
ella
diceva
,
ne
buscai
...
Mattina
.
Non
vorrei
mandarti
quel
che
ho
scritto
.
Perché
io
ho
avuto
bisogno
di
sopprimere
in
me
tutte
queste
cose
.
Ma
ho
preso
occasione
dal
non
saper
tu
quali
studii
ho
fatto
.
Perdonami
questa
vita
estranea
a
te
.
Io
non
potei
ascoltare
la
tua
senza
provarne
angoscia
.
Dunque
sarebbe
bene
ch
'
io
potessi
scrivere
molto
di
me
.
Ma
i
ricordi
a
volte
non
vengono
,
o
sono
vinti
dal
presente
.
3
gennaio
1908
.
Hai
pensato
mai
essere
una
pura
anima
,
e
percepire
il
peso
del
corpo
?
T
'
è
mai
sembrato
essere
egli
un
ingombro
fra
la
vera
vita
delle
sensazioni
,
che
sono
la
superficie
dello
spirito
?
Hai
pensato
mai
di
perdere
questo
corpo
,
per
provare
qualche
cosa
di
più
?
Hai
pensato
che
le
nostre
percezioni
siano
come
una
cosa
velata
;
che
Dio
si
manifesti
a
noi
soltanto
ne
'
pensieri
?
Hai
tu
pensato
che
io
e
tu
siamo
uniti
indissolubilmente
?
E
che
le
nostre
anime
si
trovano
in
questa
realtà
?
4
gennaio
1908
.
Le
vacanze
se
ne
vanno
.
Il
giorno
dopo
l
'
Epifania
mi
rimetto
a
studiare
.
Ma
questa
volta
la
fatica
è
meno
,
perché
si
tratta
di
ripassare
quel
che
so
discretamente
.
Ora
non
scrivo
per
mancanza
di
una
vera
ispirazione
,
della
quale
non
sono
privo
affatto
.
Ma
alle
idee
che
mi
vengono
sono
mescolati
sentimenti
interamente
estranei
.
Ne
vuoi
un
esempio
?
Dalla
fortezza
ho
guardato
l
'
Appennino
coperto
di
neve
rosea
,
ed
ho
pensato
:
"
Ecco
i
veli
delle
fate
"
.
E
dopo
:
"
È
carducciano
"
.
E
poi
:
"
Parmi
di
esser
fatto
di
questa
luce
,
e
di
questi
alberi
,
e
dei
monti
:
sono
un
uomo
informe
composto
di
tali
elementi
"
.
E
dopo
:
"
Mi
ricorda
un
passo
delle
Odi
del
d
'
Annunzio
"
.
La
strada
di
Pescaia
,
che
scende
giù
tra
gli
alberi
,
quasi
tagliando
,
mi
ricordava
un
'
idea
mistica
dell
'
Hujsman
.
E
poi
ho
pensato
al
Maeterlink
.
"
Gli
alberi
parlavano
"
.
"
Ieri
sera
,
un
angelo
nero
volò
dall
'
una
parte
all
'
altra
della
strada
,
sparendo
tra
gli
olivi
"
.
È
il
Passavanti
.
Sono
pensieri
che
ho
avuti
dallo
studiare
quell
'
epoca
.
E
a
te
non
so
quel
che
rispondere
.
Perché
le
idee
e
le
imagini
spariscono
e
appaiono
nel
mio
pensiero
,
come
tagliate
,
sminuzzate
da
se
stesse
o
trascinate
via
da
un
fiume
che
precipita
sempre
dentro
la
mia
mente
.
Ho
scorse
le
poesie
del
Panzacchi
.
Mi
pare
impossibile
che
siano
prese
per
poesie
.
Le
sciocchezze
dette
belle
e
rimate
,
purtroppo
piacciono
.
E
chissà
quante
signorine
esse
commuovono
.
Oh
,
gloria
!
Non
sapevo
come
impostare
questa
lettera
,
ma
riprendendo
il
cappello
che
avevo
messo
sul
marmo
del
canterano
,
ho
scorto
due
ventini
sopra
un
diecino
.
È
poco
.
Mi
farò
mandare
altrettanto
domani
.
8
gennaio
1908
.
Ho
mangiato
,
e
non
ho
voglia
di
continuare
a
studiare
la
geometria
.
O
meglio
,
avrei
voglia
ma
non
ne
posso
più
.
Ma
studio
.
Bisogna
che
non
mi
occupi
più
di
letteratura
fin
dopo
l
'
esame
.
Sono
un
ragazzo
anch
'
io
?
Per
divertire
Iolanda
ho
messo
alcune
pasticche
di
potassio
nello
scaldino
.
E
Iolanda
,
saltando
:
"
Me
lo
rifà
,
signore
?
Via
,
signore
;
me
lo
rifà
?
"
9
gennaio
1908
.
Non
so
se
tra
l
'
uno
ambasciatore
,
e
l
'
altro
avrai
saputo
che
sono
chiamato
agli
orali
la
mattina
del
quindici
.
13
gennaio
1908
Di
me
in
questi
giorni
,
giudica
soltanto
dall
'
esito
dell
'
esame
.
15
gennaio
1908
.
Il
desiderio
di
scriverti
è
stato
quanto
puoi
comprendere
,
ma
non
ho
avuto
tempo
,
né
mezzi
,
né
...
materia
.
Tuo
fratello
t
'
avrà
detto
dell
'
esito
buono
,
e
dell
'
altra
cosa
.
Cioè
che
fino
a
marzo
non
ci
sono
chiamate
.
Ad
aritmetica
scritta
nussun
errore
e
a
italiano
ho
veduto
una
pagina
piena
di
sottolineature
.
Imbecilli
!
Ma
mi
passarono
,
e
,
quindi
,
non
ci
sono
...
rancori
!
A
geografia
benissimo
e
così
ad
aritmetica
e
a
italiano
,
nel
quale
m
'
hanno
domandato
,
non
cose
come
agli
altri
ma
...
gli
artisti
che
hanno
scritto
nel
cinquecento
.
Non
ho
avuto
paura
.
17
gennaio
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Noi
siamo
come
i
pensieri
di
un
sogno
,
e
ci
percepiamo
nella
lontananza
.
Ieri
mattina
rinchiusi
bene
i
libri
degli
esami
!
19
gennaio
1908
.
Ho
sperimentato
che
talvolta
abbiamo
alimentato
un
sentimento
affatto
estraneo
alla
realtà
delle
nostre
anime
.
Nella
nostra
separazione
abbiamo
trovato
come
tante
braccia
di
pensieri
,
che
non
hanno
alcuna
cosa
con
la
nostra
realtà
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Io
credevo
(
ed
è
vero
)
che
la
tua
anima
si
sarebbe
attorcigliata
a
me
come
un
'
edera
attorno
ad
un
vaso
antico
.
E
che
nel
mio
essere
avresti
trovato
la
fiamma
per
accendere
il
tuo
.
E
non
è
così
?
Ma
io
ho
notato
che
alcuni
miei
trasporti
non
m
'
hanno
fruttato
alcun
pomo
,
di
cui
sono
avidissimo
.
E
che
,
ad
una
mia
lettera
,
è
succeduta
una
tua
,
che
non
aveva
in
sé
niente
di
quel
che
avevo
desiderato
.
Ed
allora
mi
son
sforzato
di
comprendere
quale
cavità
non
avevo
prevista
;
o
se
le
mie
parole
fossero
troppo
lievi
per
produrre
alcun
suono
alle
orecchie
del
tuo
spirito
.
E
la
Disperazione
è
passata
in
me
.
Ma
simile
all
'
insistenza
di
un
ramo
,
che
ributta
la
gemma
là
dove
prima
è
stata
strappata
,
il
mio
sogno
,
uscito
dalle
lagrime
,
ha
parlato
.
E
poi
la
gemma
è
divenuta
una
pianta
.
Con
qual
tremore
io
ho
atteso
un
temporale
!
E
la
pianta
non
cresceva
più
.
Ma
per
essa
,
lo
sai
,
occorre
tutta
la
tua
anima
.
Occorrono
i
baci
della
tua
anima
,
e
le
mani
della
tua
Volontà
.
Ed
io
,
un
anno
fa
,
m
'
imposi
di
seminarla
.
M
'
imposi
ch
'
essa
fosse
da
prima
costrutta
dalle
mie
lagrime
non
versate
.
E
poi
io
attesi
il
tepore
tuo
.
Io
la
vidi
divenire
il
tuo
Perdono
.
E
poi
essa
raggiò
del
mio
spirito
.
Ella
divenne
come
d
'
oro
.
Quante
volte
le
nostre
mani
si
sono
toccate
nella
cura
di
crescerla
!
21
gennaio
1908
.
Io
non
sono
capace
a
giudicarmi
.
Ma
credo
che
il
mio
pensiero
si
esplichi
meglio
in
brani
di
prosa
.
Nelle
scene
o
dialoghi
,
per
sapere
se
hanno
qualche
merito
,
converrebbe
che
provassi
quel
che
provi
tu
a
leggerli
.
Quando
io
li
scrivo
,
non
faccio
altro
che
ricordare
di
quel
che
mi
viene
in
mente
dopo
che
il
mio
spirito
è
stato
toccato
dal
tuo
affetto
.
E
all
'
infuori
delle
lettere
a
te
non
saprei
scrivere
.
Tutto
è
l
'
espressione
del
mio
animo
fecondato
dal
tuo
affetto
.
22
gennaio
1908
.
Sono
stato
dal
C
.
per
una
nuova
farabuttata
del
padre
mio
.
Disse
,
ieri
,
al
T
.
che
non
doveva
pagargli
niente
e
che
dovevo
pagarlo
io
.
L
'
ho
portato
dal
C
.
che
s
'
è
impegnato
di
mettere
le
cose
a
posto
.
Aggiungi
che
a
quello
della
stazione
disse
aver
già
pagato
il
T
.
Se
non
fosse
per
metterti
nella
verità
di
quell
'
uomo
non
ti
scriverei
queste
cose
.
25
gennaio
1908
.
Ti
lamenti
,
scherzando
,
ch
'
io
ti
scrivo
poco
,
ma
quando
ho
questo
peso
nell
'
anima
non
potrei
di
più
.
Conviene
che
io
stia
a
pensare
sempre
la
stessa
cosa
,
con
la
stessa
intensità
,
anche
quando
non
ho
la
carta
dinanzi
.
Mi
sembra
anche
che
tutto
debba
aver
fine
;
penso
che
tu
abbia
lo
stesso
sogno
,
che
è
come
il
sangue
della
mia
anima
.
E
questa
doglia
segreta
mi
fa
sovvenire
di
cose
indefinibili
.
Sembra
ch
'
io
barcolli
dentro
la
realtà
.
Dove
sei
tu
?
Io
udivo
tutta
la
tua
voce
.
E
quando
ho
scritto
riappare
il
dolore
.
Ed
io
ho
voglia
di
alzarmi
e
di
correre
verso
una
campagna
silenziosa
,
dove
la
mia
anima
e
la
mia
carne
si
dileguino
.
O
dove
io
ritrovi
le
tue
mani
illuminate
di
sole
,
o
dove
la
tua
anima
sia
come
un
usignolo
.
Dove
ci
ameremo
giocondamente
.
Dio
ci
consola
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Tu
hai
il
mio
bacio
come
un
filo
nell
'
invisibile
...
Io
ho
conosciuto
la
bontà
della
preghiera
,
che
è
il
linguaggio
più
profondo
dell
'
anima
.
Per
essa
posso
esprimere
quel
che
non
si
dice
con
le
parole
.
Oh
,
io
l
'
ho
provata
come
un
fiume
che
scorre
da
noi
nell
'
infinito
.
Io
l
'
ho
provata
come
un
rapimento
.
-
O
Dio
,
che
mi
hai
atteso
,
o
Dio
che
mi
hai
udito
,
io
sono
annientato
alla
tua
presenza
.
Quel
che
dirò
di
te
-
siano
pure
le
parole
bagnate
dalla
tua
rugiada
-
è
come
il
suono
del
mio
compimento
in
Te
.
29
gennaio
1908
.
Se
tu
fossi
qui
con
me
non
avrei
alcune
disperazioni
piene
d
'
echi
tristi
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
La
tua
lettera
che
ho
avuto
stamani
darà
origine
,
credo
,
ad
una
novella
...
Scrivimi
di
più
.
Non
se
'
qui
con
me
e
per
me
?
Ho
bisogno
d
'
essere
amato
.
30
gennaio
1908
.
Ci
son
già
tre
novelle
da
darti
.
31
gennaio
1908
.
Nelle
lettere
voglio
essere
breve
,
per
parlarti
nelle
novelle
.
Se
no
quel
buono
che
può
darmi
l
'
intelligenza
anderebbe
in
una
forma
da
cui
non
se
ne
trarrebbe
più
.
Ti
paio
un
avaro
?
No
;
perché
tutto
è
nostro
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
E
più
di
ogni
altra
cosa
mi
piace
che
questo
amore
nostro
ci
empia
della
sua
forza
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Sono
stato
sciocco
a
dirti
che
volevo
essere
breve
per
l
'
importante
ragione
detta
.
Io
dissimulavo
il
mio
affetto
.
Che
è
senza
limiti
nella
mia
anima
dilatata
da
te
fino
a
Dio
.
Io
t
'
amo
non
come
se
tu
fossi
una
creatura
,
ma
come
se
tu
rappresentassi
quel
mistero
ignoto
della
mia
esistenza
,
quel
bisogno
di
toccare
l
'
infinito
e
di
sentirmi
prendere
,
meravigliosamente
,
in
tutto
il
mio
spirito
;
ed
ho
avuto
abbandoni
,
in
cui
anche
la
mia
carne
sembrava
attaccata
alla
mia
anima
.
In
cui
io
percepivo
la
mia
carne
animata
dalla
violenza
pura
dello
spirito
.
Preferirei
che
la
bambina
della
padrona
non
piangesse
!
Devo
smettere
,
perché
mi
fa
male
ai
nervi
.
E
la
critica
dorme
in
te
?
Sai
bene
che
per
scrivere
è
necessario
che
tu
me
ne
parli
come
me
ne
sai
parlare
.
Dimmi
,
dunque
,
di
quel
che
avesti
mercoledì
.
Bada
ch
'
esse
ti
diano
soltanto
un
interesse
estetico
,
e
per
ciò
,
in
tale
tempo
,
fai
conto
che
non
si
parli
di
una
ispirazione
datami
da
te
.
3
febbraio
1908
.
Nella
lettera
indirizzata
all
'
uomo
del
C
.
è
detto
:
"
Ti
faccio
sapere
che
il
tuo
amico
Federigo
Tozzi
è
stato
promosso
;
lo
so
con
certezza
da
un
esaminatore
,
il
quale
m
'
ha
detto
che
già
cinque
persone
glielo
avevano
domandato
(
A25
)
.
-
"
Dunque
devono
venire
anche
le
altre
informazioni
!
Questa
è
venuta
per
espresso
"
.
Oggi
ho
lavorato
quanto
tutti
gli
altri
giorni
insieme
,
e
,
secondo
il
mio
parere
,
meglio
.
Forse
il
presentimento
!
In
fatti
,
se
tu
m
'
avessi
veduto
,
avresti
notato
una
gioia
...
No
:
quella
era
la
gioia
del
mio
lavoro
,
che
è
più
importante
del
responso
dell
'
inclita
commissione
.
Poveretta
!
Con
tutti
quei
freghi
sotto
il
mio
componimento
!
Si
vede
che
non
so
scrivere
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Sono
molto
allegro
.
E
tu
?
4
febbraio
1908
.
Vicino
a
te
,
ieri
sera
,
mi
apparve
meglio
la
forza
della
mia
vita
,
e
le
aspirazioni
del
mio
essere
si
maturarono
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Non
ti
preoccupare
di
quel
che
avverrà
tra
i
nostri
padri
.
Noi
,
ormai
,
siamo
entrati
nella
certezza
nostra
ineluttabile
.
7
febbraio
1908
.
Il
mio
affetto
è
terribile
anche
.
Io
sono
legato
a
te
ed
in
te
,
come
una
cosa
che
galleggia
alla
superficie
del
tuo
essere
.
Io
non
ho
altri
sentimenti
.
Ma
io
ho
notato
che
tu
sei
sempre
tale
che
io
non
debba
mai
ritorcere
questo
affetto
.
Tu
mi
presenti
sempre
un
'
infinita
bellezza
.
E
non
ho
mai
da
chiederti
.
Perché
tu
hai
sempre
molta
copia
per
nutrire
la
mia
volontà
e
i
miei
spiriti
.
Tu
rimani
dinanzi
alla
mia
anima
con
l
'
immobilità
di
un
sogno
reale
...
A
volte
non
mi
sembro
degno
di
guardare
la
tua
bellezza
.
Io
mi
sento
troppo
incompleto
dinanzi
a
te
.
Però
che
la
mia
anima
scruta
incessantemente
,
io
ti
vedo
come
una
roccia
di
bellezza
.
Come
una
cosa
che
fa
piangere
la
mia
anima
come
la
gola
di
un
usignolo
.
Tu
mi
crei
tutte
le
cose
della
mia
intelligenza
.
Per
te
,
m
'
è
possibile
lo
svolgimento
di
quel
che
sarebbe
soltanto
latente
in
me
.
10
febbraio
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ma
tu
non
capivi
che
il
gusto
e
i
sentimenti
di
colui
che
è
amato
,
per
farsi
contraccambiare
devono
essere
condivisi
.
E
andò
talmente
che
ci
trovammo
sempre
più
lontani
,
pur
avendo
dentro
di
noi
la
necessità
di
amarci
.
È
proprio
così
.
Poi
che
sembra
che
noi
siamo
nati
da
una
stessa
volontà
divina
.
Non
ti
scriverò
più
di
ciò
.
Quel
che
hai
avuto
basta
a
farti
vedere
,
come
in
un
lampo
,
la
costruzione
della
mia
anima
e
del
tuo
passato
.
Tu
sbagliasti
a
scrivermi
che
hai
una
nemica
.
Perché
il
tuo
amore
è
il
bagliore
che
folgora
la
mia
ambizione
,
che
sarebbe
inerte
senza
di
te
.
Io
non
so
come
provarti
la
grandezza
del
mio
affetto
.
Ogni
cosa
per
esprimermi
sembra
meschina
.
Da
te
,
da
te
,
solo
da
te
tutto
il
mio
avvenire
.
11
febbraio
1908
Devi
avere
anche
tu
una
gran
gioia
.
Io
ne
ho
tanta
che
ricordo
le
cose
come
se
fossero
lucide
.
Non
puoi
imaginare
quel
che
hai
fatto
ieri
sera
a
me
.
Mi
sembrò
un
sogno
questa
notte
e
oggi
m
'
esalta
.
Vorrei
...
E
fino
a
domani
il
tempo
non
è
poco
.
Ogni
imagine
di
te
mi
fa
come
stupefatto
di
quel
che
provo
.
Io
posso
star
così
a
sognare
di
te
,
delle
tue
mani
,
come
se
tu
fossi
(
e
sei
)
il
termine
della
mia
anima
.
Ieri
sera
avrei
pianto
di
gioia
e
il
mio
spirito
pianse
;
ma
(
vedi
?
)
ogni
cosa
scritta
è
niente
.
Ed
io
scrivo
soltanto
perché
so
che
tu
provi
quel
che
provo
io
.
Hai
lo
stesso
slancio
in
un
infinito
raggiante
.
Sembra
che
io
trattenga
il
fiato
sotto
il
senso
di
trovarmi
in
una
immensità
.
Capisco
che
in
quel
momento
dovesti
perdonarmi
.
Ma
in
tal
modo
giungiamo
ad
un
amore
che
non
aveva
concepito
né
meno
la
mia
mente
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Oggi
mi
pare
un
giorno
di
festa
.
17
febbraio
1908
.
Oggi
ho
bisogno
di
sentirmi
cullato
da
tutti
i
nostri
sogni
.
La
mia
anima
è
un
libro
dove
tu
puoi
scrivere
quel
che
vuoi
.
È
vero
che
ho
sofferto
,
ma
il
nostro
amore
è
uno
zampillo
che
ha
ribagnato
i
miei
pensieri
.
Scrivimi
,
parlami
:
dalle
tue
parole
,
dai
tuoi
atti
ha
forma
il
mio
essere
.
Pensavo
a
qualche
cosa
da
scrivere
,
ma
pare
che
stamani
le
mie
idee
siano
inchiodate
nella
volta
profonda
dell
'
anima
.
21
febbraio
1908
.
Stasera
ho
provato
,
in
altro
modo
,
l
'
amarezza
della
nostra
separazione
.
Sono
uscito
dalle
tue
mani
e
sono
entrato
qui
in
una
stanza
circondata
di
estranei
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Avrei
scritto
tante
cose
di
noi
,
ma
è
strano
che
la
voce
di
questa
gente
mi
svii
.
Io
fuggirei
in
qualunque
luogo
,
perché
la
mia
anima
non
si
nascondesse
come
una
colomba
a
cui
sono
state
toccate
le
ali
.
22
febbraio
1908
.
Prima
di
scriverti
ho
riletto
quel
che
ho
scritto
oggi
...
(
A26
)
.
Sei
tu
che
salvi
i
nostri
figli
.
Avrei
strappato
tutto
.
Io
non
posso
dirti
a
voce
quel
che
sei
per
me
.
Ma
tu
senti
bene
nel
tuo
affetto
come
tu
sei
la
migliore
parte
di
me
stesso
.
Quella
che
mi
dà
ogni
emozione
,
e
quella
a
cui
io
devo
tutto
.
Ad
ogni
istante
il
mio
pensiero
ricorre
alla
tua
tenerezza
,
alla
tua
compagnia
.
Tu
mi
sorreggi
come
se
rispondessi
immediatamente
ad
ogni
mia
ansia
,
ad
ogni
mio
timore
di
me
stesso
.
E
ciò
mi
esalta
dandomi
una
gioia
vibrante
(
A27
)
.
A
volte
sembra
che
un
'
oscurità
si
faccia
nella
mia
anima
,
o
ch
'
io
vacilli
in
un
vuoto
;
ma
io
trovo
tutta
te
.
E
non
m
'
è
piccola
gioia
il
sapere
che
anche
il
mio
amore
è
il
tuo
nutrimento
.
A
volte
,
io
vorrei
che
il
mio
essere
sapesse
così
sorreggere
il
tuo
!
Io
agisco
sempre
in
modo
che
tu
mi
creda
degno
della
tua
tenerezza
.
Tu
anche
sai
come
io
ho
bisogno
di
essere
amato
da
te
.
Oh
,
perdonami
anche
le
presenti
volgarità
involontarie
,
perdonami
se
non
sempre
io
ti
comprendo
.
Ma
tutto
avviene
perché
si
compia
indissolubilmente
nell
'
infinito
la
nostra
unione
.
Tutto
ci
dà
una
confidenza
di
una
intimità
di
lunghi
mesi
.
Una
parola
od
un
atto
rude
ci
svela
una
plaga
dello
spinto
,
verso
la
quale
ci
precipitiamo
per
afferrare
la
nostra
felicità
.
24
febbraio
1908
.
Stamani
,
devo
cercare
X
.
,
che
cura
mio
padre
da
quattro
giorni
.
Il
C
.
m
'
ha
allarmato
dicendomi
aver
saputo
che
gli
è
venuta
la
cancrena
in
ambedue
le
gambe
.
Ma
anche
egli
non
è
sicuro
,
perché
lo
ha
saputo
da
una
donnicciola
di
lì
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
Ma
spero
che
sia
un
incubo
e
basta
.
Ho
trovato
il
dottore
,
che
mi
ha
smentito
la
chiacchiera
,
dicendomi
però
che
la
cosa
era
grave
e
che
potrebbe
darsi
,
non
curandosi
,
che
avvenisse
una
brutta
conseguenza
.
Ma
poi
che
sicura
,
guarirà
col
tempo
.
Da
Pontedera
,
a
Siena
4
marzo
1908
.
Entro
in
servizio
domattina
alle
otto
,
alla
gestione
.
5
marzo
1908
.
Son
qui
dentro
la
stazione
da
un
quarto
d
'
ora
,
e
,
finché
non
arriva
il
nuovo
capostazione
e
l
'
ispettore
,
devo
aspettare
.
Per
darti
un
'
idea
precisa
di
Pontedera
ti
faccio
ricordare
quel
pezzo
di
Firenze
che
è
di
là
dalla
piazza
Beccaria
,
con
via
Aretina
per
strada
principale
e
le
altre
,
uguali
,
al
lato
.
Ci
sono
le
stesse
botteghe
,
gli
stessi
marciapiedi
,
e
la
linea
del
tram
che
va
a
Pisa
.
La
campagna
è
bellissima
.
Non
ho
veduto
ancora
l
'
Arno
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
Non
posso
scrivere
oltre
per
ora
,
perché
c
'
è
una
confusione
di
persone
nuove
che
si
installano
(
parola
ufficiale
)
e
il
capostazione
vecchio
,
che
se
ne
va
.
Ancora
non
ho
capito
chi
mi
comanderà
e
quel
che
mi
si
comanderà
.
Passano
continuamente
treni
.
Ora
ho
scritto
una
cartolina
a
mio
padre
.
Urli
di
facchini
e
fischi
del
sottocapo
.
6
marzo
1908
.
L
'
orario
è
dalle
otto
alle
dodici
e
dalle
quattordici
alle
diciannove
.
Ho
trovato
da
spendere
poco
.
Con
una
lira
e
venti
il
giorno
mangio
due
minestre
,
due
pietanze
,
formaggio
e
un
litro
di
vino
.
La
camera
,
sudicissima
,
come
te
l
'
attesta
la
carta
che
mi
s
'
è
sporcata
su
l
'
incerato
del
tavolino
,
costa
mezza
lira
a
sera
.
(
Il
lume
è
compreso
nella
mezza
lira
)
.
7
marzo
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
Vedi
bene
che
non
spendo
più
che
cinquantotto
lire
il
mese
,
comprendendo
anche
cinque
lire
per
la
biancheria
.
Faccio
i
conti
perché
ci
sono
interessanti
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Non
ho
preoccupazioni
dell
'
avvenire
economico
.
Per
ora
quest
'
impiego
ci
dà
la
possibilità
che
abbiamo
invocata
.
Quel
che
faremo
insieme
non
so
né
meno
io
.
Pensando
a
te
,
sembra
che
la
mia
anima
s
'
esalti
violentemente
.
Vedi
come
va
qui
?
Potrei
imparare
subito
molte
cose
e
...
devo
fare
,
invece
,
macchinalmente
.
Perciò
non
sono
contento
di
questa
stazione
.
8
marzo
1908
.
Senti
come
sono
fatti
i
paesi
.
Ho
saputo
oggi
,
alla
stazione
,
che
nella
mia
camera
,
il
venerdì
e
la
domenica
,
ci
viene
un
dentista
a
cavare
i
denti
.
Domani
,
tornerò
improvvisamente
facendo
una
scappatina
di
una
mezz
'
ora
.
Vedrò
e
...
non
pagherò
tutto
il
mese
.
Ma
se
dovrò
stare
qua
...
(
A28
)
Intanto
oggi
,
per
acquietarmi
,
ho
scritto
ad
un
mio
conoscente
per
domandare
quali
libri
sono
pubblicati
appositamente
per
chi
vuol
dare
subito
gli
esami
di
cultura
e
passare
applicato
:
prendere
cioè
cinque
lire
al
giorno
.
Credi
che
così
sto
molto
male
.
Mi
sembra
di
perdere
tempo
.
Io
non
so
come
sia
il
paese
nelle
altre
ore
.
Quando
l
'
attraverso
io
per
andare
a
casa
,
dalla
stazione
,
c
'
è
una
corrente
di
donne
sui
marciapiedi
le
quali
vanno
alla
lavorazione
dei
tessuti
o
della
cicoria
.
L
'
altro
giorno
ti
dissi
inesattamente
della
somiglianza
con
la
via
Aretina
.
Dalla
Posta
in
su
somiglia
,
invece
,
a
via
dei
Servi
,
perché
c
'
è
il
lastricato
,
e
le
botteghe
sono
migliori
.
Non
ho
mai
varcato
un
ponticello
che
passa
su
l
'
affluente
dell
'
Arno
.
Ma
,
del
resto
,
dall
'
ufficio
c
'
è
l
'
aria
buona
,
e
la
porta
è
quasi
sempre
aperta
sul
piazzale
che
collega
il
paese
.
Odo
arrivare
i
treni
,
ma
se
li
voglio
vedere
bisogna
che
vada
nella
stanza
del
telegrafo
o
in
quella
del
capostazione
.
Che
gente
!
T
'
assicuro
che
una
fastella
è
uguale
a
Cristo
...
9
marzo
1908
.
Dunque
,
oggi
alle
undici
e
mezzo
sono
andato
a
casa
.
Su
l
'
uscio
della
camera
c
'
era
un
cartello
:
Tale
dei
tali
,
dentista
.
Io
entro
.
Il
dentista
mi
fa
un
inchino
...
Ho
trattato
male
il
padrone
di
casa
,
dicendogli
che
stasera
riprendo
le
dieci
lire
e
la
roba
mia
.
Ma
,
scese
le
scale
,
ho
fatto
una
risata
.
Non
ti
pare
?
Ho
visto
il
mio
tavolino
,
su
cui
sono
quei
libretti
firmati
da
te
e
quei
pochi
libri
,
tutto
insanguinato
e
imbavato
.
Sopra
una
sedia
un
canavaccio
sanguinoso
...
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
È
tanto
caldo
...
Ci
sono
soltanto
poche
nuvole
in
fondo
alla
pianura
e
una
su
la
cima
di
un
monte
:
credo
sui
monti
lucchesi
.
Dianzi
volevo
scriverti
da
casa
per
avere
quiete
,
ma
come
potevo
fare
?
Son
ritornato
quaggiù
e
ti
scrivo
fra
gli
apparati
telegrafici
che
scricchiolano
.
(
Mentre
aspetto
che
sia
cotta
la
minestra
)
.
-
Io
devo
imparare
la
gestione
delle
merci
,
la
gestione
dei
biglietti
e
mettermi
nella
possibilità
di
far
servizio
al
telegrafo
.
Non
basta
saperlo
come
lo
so
io
.
Bisogna
imparare
a
leggere
delle
zone
orribili
nella
stazione
.
Pare
che
prima
delle
due
mi
scappi
il
tempo
(
A29
)
di
trovare
la
camera
,
per
cui
ho
avuto
un
indirizzo
.
Ho
già
imparicchiato
(
come
m
'
è
stato
insegnato
)
,
la
registrazione
delle
partenze
e
degli
arrivi
delle
merci
,
che
sono
moltissime
.
Forse
trecento
al
giorno
.
E
qui
basta
per
sempre
su
tale
argomento
.
Son
convinto
che
quando
mi
sarò
tolto
queste
preoccupazioni
,
mi
sarà
possibile
di
lavorare
per
noi
.
Sentomi
aumentare
il
desiderio
e
lo
slancio
.
Vorrei
farti
ricopiare
una
o
due
volte
delle
novelle
che
hai
;
ma
non
mi
decido
,
perché
vorrei
riguardarle
.
Ho
trovato
un
'
altra
camera
.
Sembra
di
essere
in
campagna
completamente
.
È
di
là
dalla
ferrovia
tra
case
di
contadini
.
9
marzo
1908
.
Cosa
non
ho
fatto
mai
,
ti
scrivo
stando
a
letto
.
Ma
questa
carriera
mi
piace
tanto
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
Dinanzi
a
me
la
finestra
,
che
dà
su
alcuni
orti
e
sulla
pianura
dalla
parte
di
Empoli
.
Stasera
ho
sognato
tanto
,
alla
finestra
,
dimenticando
che
potremmo
stare
meglio
in
una
città
.
10
marzo
1908
.
Scrivo
mangiando
perché
oggi
c
'
è
stato
un
ispettore
,
ed
ho
dovuto
sgobbare
tutte
le
quattro
ore
.
È
impossibile
migliorare
l
'
orario
.
Ed
è
anche
impossibile
che
io
mi
possa
apprestare
agli
esami
di
passaggio
.
Ora
non
mi
preoccupo
per
l
'
arte
.
È
necessario
,
poi
che
ho
potuto
fare
la
nostra
vita
,
che
io
la
sappia
conservare
.
11
marzo
1908
.
Senti
che
superiori
:
Perché
il
mio
cappello
era
tutto
infangato
di
fresco
,
il
capogestione
mi
dette
il
suo
,
ed
io
tutto
il
giorno
,
passando
dinanzi
al
suo
banco
dicevo
:
-
Mi
sento
mordere
!
-
E
lui
:
-
Badi
che
non
me
li
attacchi
lei
,
invece
!
-
Lo
riposi
subito
.
Ieri
sera
mi
fece
fare
mezzanotte
per
pagarmi
un
ponce
.
Quegli
che
fa
le
funzioni
di
capostazione
,
dice
:
-
Ma
com
'
è
serio
lei
!
Ha
lasciato
la
fidanzata
?
Invece
sono
seccato
della
confidenza
e
della
differenza
.
Ma
non
credere
però
che
io
facessi
a
baratto
con
Siena
!
Non
capisco
perché
ti
piaccia
ch
'
io
ti
scriva
tutti
i
giorni
di
queste
cose
.
No
,
da
vero
.
T
'
ho
detto
come
li
sfrutterò
.
E
quando
tu
hai
tempo
ricopia
la
novella
che
ti
piace
di
più
.
13
marzo
1908
.
Mio
padre
sta
sempre
al
solito
.
Il
C
.
ieri
mi
mandò
una
cartolina
nella
quale
mi
diceva
che
mio
padre
era
ansioso
di
riavere
mie
notizie
.
14
marzo
1908
.
Per
la
prima
volta
mi
sento
tra
i
miei
libri
.
Avrei
baciati
i
libretti
dove
tu
segnasti
il
tuo
nome
,
ma
non
ho
scritto
nulla
.
Aspetto
te
,
se
devo
restare
qua
,
a
vivere
.
Il
paese
è
una
fabbrica
.
Cinque
o
sei
camini
si
alzano
sopra
una
striscia
di
case
,
che
sembrano
una
fabbrica
sola
.
Tu
hai
avuto
la
mia
fronte
sulle
tue
mani
ed
hai
avuto
il
mio
unico
sogno
d
'
amore
.
Tutto
il
resto
è
stato
per
me
un
passare
tra
la
vita
per
giungere
a
completare
la
mia
anima
.
Ma
,
forse
,
anche
tutto
il
passato
è
tuo
.
Perché
allora
cercavo
invano
chi
mi
amasse
;
io
cercavo
te
.
Dimmi
ch
'
io
mi
fermi
in
te
.
Ecco
perché
io
mi
sono
potuto
,
adesso
,
serbare
casto
per
te
.
Per
farti
sognare
il
tuo
sogno
.
Perché
tu
trovassi
quanto
ha
bisogno
la
tua
anima
.
Il
credere
in
Dio
per
me
è
stata
una
cosa
sola
col
conoscimento
del
tuo
amore
e
di
te
.
Stamani
il
nuovo
Capo
mi
ha
elogiato
.
Ma
c
'
è
gente
che
è
contro
me
.
Ed
io
sono
anche
più
seccato
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Non
t
'
avevo
ancora
detto
della
feccia
che
c
'
è
e
del
chiasso
che
fanno
...
Non
ho
voglia
di
stare
dove
non
c
'
è
né
capo
né
coda
,
a
pagare
le
multe
per
la
leggerezza
altrui
.
17
marzo
1908
.
Stamani
sono
venuto
in
ufficio
alle
sette
.
Il
nuovo
Capo
ha
aumentato
di
due
ore
l
'
orario
;
dalle
sette
fino
alle
venti
!
Oggi
o
domani
,
domando
se
,
domenica
,
mi
danno
il
permesso
di
venire
costà
.
L
'
altro
giorno
mi
fu
indicato
un
palazzo
vicino
che
una
volta
mi
avrebbe
dato
noia
,
e
quando
mi
fu
detto
riprovai
fortemente
una
specie
di
febbre
violenta
.
Perdonami
se
non
ho
taciuto
.
19
marzo
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
Perché
non
sei
qui
,
perché
non
posso
scriverti
sempre
?
Vedi
?
Scrivendoti
,
sono
tornato
io
;
ho
una
tenerezza
che
mi
empie
l
'
anima
.
Sembra
che
il
mio
animo
si
completi
e
si
dilati
.
Andando
lungo
l
'
Arno
,
l
'
altra
sera
,
io
avrei
benedetto
la
campagna
e
tutto
ciò
che
vedevo
,
per
il
tuo
amore
.
Sentivo
un
antico
strazio
dileguarmisi
dal
cuore
.
Sembrava
ch
'
io
fossi
assunto
ad
una
eternità
con
te
;
perché
t
'
amo
.
Dio
mi
perdonava
tutto
.
In
certi
momenti
dico
che
la
mia
faccia
esprima
questi
pensieri
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
Devi
sentire
anche
tu
come
ci
completiamo
.
La
tua
lettera
ha
risposto
pienamente
a
quel
che
non
t
'
ho
detto
.
Ed
è
stata
bastante
a
farmi
tornare
me
stesso
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Molte
volte
(
anche
ieri
sera
)
sentivo
la
morte
dietro
il
senso
del
bacio
.
Dopo
te
non
c
'
è
nulla
.
Quando
saremo
insieme
?
A
noi
è
destinata
una
grande
cosa
.
È
dentro
di
me
,
nella
mia
anima
o
nella
mia
intelligenza
:
nel
nostro
amore
e
nella
tua
intelligenza
.
Perdona
se
nella
lettera
di
ieri
ti
parlai
di
un
'
emozione
costante
,
ma
che
devo
tenere
segreta
perché
inutile
.
20
marzo
1908
.
Oggi
non
sono
soltanto
undici
ore
,
ma
dodici
.
E
anche
non
ho
tempo
di
scriverti
.
Sto
in
ufficio
fino
all
'
una
,
ma
non
viene
nessuna
spedizione
di
polli
.
(
Ragione
del
prolungamento
d
'
orario
)
.
Anzi
...
mentre
me
ne
guardavo
una
molto
canora
,
un
tale
m
'
ha
detto
:
-
Lei
fa
la
caccia
alle
uova
,
eh
?
(
A30
)
Dove
vanno
a
essere
interpretati
i
miei
gusti
d
'
estetica
!
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Lavoro
bene
e
volontieri
quando
non
avvengono
becerate
tra
gli
impiegati
.
Che
cantano
come
gli
ubriachi
delle
taverne
,
s
'
attraventano
la
roba
,
ecc
.
21
marzo
1908
.
L
'
altra
sera
m
'
avvenne
una
cosa
grave
.
Il
Capo
m
'
aveva
dato
l
'
inventario
della
stazione
,
ed
io
lo
lasciai
,
essendo
dovuto
andare
a
compiere
un
altro
lavoro
,
sopra
il
tavolino
.
Quando
lo
ricercai
non
c
'
era
più
.
Pare
che
uno
lo
avesse
portato
per
sbadataggine
sopra
il
tavolino
dove
fu
ritrovato
.
Dovetti
dirlo
al
Capo
,
che
mi
fece
capire
il
pericolo
che
correvo
se
non
l
'
avessi
ritrovato
...
Per
fortuna
dopo
dieci
minuti
fu
ritrovato
sotto
molte
altre
carte
.
Non
è
il
caso
di
pensare
che
mi
sia
stato
fatto
un
brutto
tiro
?
Chi
sa
!
Non
ho
potuto
tacerti
questo
fatto
.
23
marzo
1908
.
Stamani
non
ho
durato
nessuna
fatica
a
lavorare
.
Il
rivederti
m
'
ha
dato
una
gran
forza
.
Nel
vagone
tutti
i
pensieri
chiacchieravano
con
la
tua
anima
.
Ti
dicevo
:
-
vedi
?
non
ci
sarà
doloroso
quest
'
altro
tempo
,
perché
tu
lo
impiegherai
nel
prepararti
i
fogli
e
mi
scriverai
se
io
posso
farli
fare
da
qua
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
Perché
non
sei
qui
con
la
luce
,
nell
'
aria
?
Ma
credo
che
l
'
amore
componga
l
'
anima
di
molta
essenza
dell
'
amata
.
Tu
sei
qui
.
24
marzo
1908
.
Può
darsi
che
questo
lavoro
mi
divenga
sempre
meno
faticoso
,
ma
per
quel
che
sappiamo
è
necessario
ch
'
io
stia
in
una
città
ed
abbia
meno
ore
per
gli
altri
.
25
marzo
1908
.
Mentre
scrivo
,
entra
uno
nella
trattoria
:
-
Siete
voi
che
state
allo
sportello
?
-
No
.
-
C
'
è
una
spedizione
di
bovi
.
-
Ma
lo
sportello
sta
chiuso
fino
alle
due
.
È
un
paese
fatto
così
.
Quegli
se
n
'
è
andato
brontolando
.
Forse
qualcuno
della
stazione
l
'
ha
mandato
qui
a
cercarmi
.
O
meglio
:
è
certo
che
è
stato
indirizzato
qui
.
Mi
ci
viene
da
ridere
.
Ogni
giorno
che
mi
allontana
da
domenica
mi
attrista
di
più
.
Lo
sento
oggi
.
Stamani
pensavo
se
la
"
Nuova
Antologia
"
(
A31
)
pubblicherà
le
novelle
di
uno
affatto
ignoto
.
È
un
tentativo
.
Ma
un
tentativo
da
non
rimettersi
.
26
marzo
1908
.
Stasera
ti
posso
scrivere
:
non
mi
sento
stanco
.
Domattina
è
necessario
che
vada
verso
le
sei
in
ufficio
,
per
fare
un
lavoro
che
si
chiama
il
riassunto
della
quindicina
.
A
pena
viene
un
ispettore
gli
domanderò
di
mandarmi
a
Firenze
,
o
se
devo
rimanere
qui
ch
'
io
non
debba
fare
sempre
la
stessa
cosa
.
Capisco
però
che
come
stazione
non
ho
combinato
male
;
ci
devono
essere
peggiori
.
Rimane
sempre
l
'
ignoranza
,
ma
ho
saputo
dirozzarmi
bene
a
suo
riguardo
.
Ecco
:
sono
uscito
quasi
lieto
dalla
trattoria
perché
conversavo
con
te
.
Ma
è
ben
altra
cosa
.
Quando
so
che
è
un
'
illusione
mi
sento
male
.
Sembra
che
mi
entri
nell
'
anima
una
cosa
spaventevole
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
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.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Che
finisca
questa
lontananza
.
Io
ricordo
tutti
i
tuoi
atti
;
anzi
,
essi
sono
dentro
di
me
.
Ho
voglia
di
stare
qui
a
ripensarli
.
Io
risento
le
tue
mani
che
prendono
le
mie
.
Che
mi
dici
oggi
?
Parlami
,
parlami
.
Mi
fai
lieto
perché
ti
sento
mia
,
sempre
mia
,
come
se
anche
il
tuo
passato
fosse
stato
mio
.
Io
posso
chiedere
alla
tua
bocca
la
mia
coscienza
e
tutta
la
mia
vita
.
Ma
non
senti
come
il
nostro
amore
si
continua
con
Dio
medesimo
,
come
noi
completiamo
il
bisogno
dell
'
anima
?
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
Tu
mi
conosci
innocente
in
tutta
la
mia
vita
,
dinanzi
a
te
.
Come
se
il
mio
carattere
fosse
fatto
per
te
.
Perché
tu
fossi
amata
.
(
Mi
ricordo
quando
ti
volevo
uccidere
,
credendo
che
tu
non
fossi
più
la
stessa
)
.
Dimmi
sciocco
.
Dove
sono
entrato
?
Ti
devo
parlare
così
adesso
?
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Sei
mia
;
sei
degna
della
mia
passione
,
che
io
ho
sempre
racchiuso
.
Ma
essa
prorompe
sotto
la
tua
anima
.
Io
ti
devo
amare
perché
non
c
'
è
cosa
più
pura
di
te
.
Io
devo
lasciarmi
prendere
dallo
spavento
del
tuo
affetto
,
come
siamo
presi
dallo
spavento
di
Dio
.
Io
ho
del
tuo
amore
la
sensazione
che
tu
hai
di
Lui
.
28
marzo
1908
.
È
mezz
'
ora
che
aspetto
di
finire
di
mangiare
.
Sono
entrati
tre
avventori
,
e
la
padrona
è
occupata
per
loro
.
Suo
marito
,
che
è
un
mattonaio
,
addormenta
suo
figlio
.
La
bambina
gira
dalla
stanza
alla
cucina
,
e
si
approssima
ad
una
lanterna
di
ferrovieri
che
è
accanto
a
un
mucchio
di
fiaschi
.
Un
mattonaio
è
seduto
dinanzi
a
me
.
Ha
un
naso
che
somiglia
il
becco
di
un
'
anatra
.
Un
altro
,
che
ha
già
mangiato
,
s
'
appoggia
con
il
braccio
al
tavolino
.
Ho
avuto
una
lettera
da
casa
dove
mi
si
prega
di
avere
pazienza
se
devo
lavorare
undici
ore
,
e
...
si
finisce
con
la
santa
benedizione
.
Dice
che
è
migliorato
...
Tutti
i
giorni
viene
qui
una
ragazza
delle
filature
.
Si
mette
a
sedere
dinanzi
ai
vetri
e
guarda
nel
piazzale
.
È
stata
fatta
madre
dal
portalettere
,
che
in
quest
'
ora
scarica
i
pacchi
alla
stazione
.
Quando
ella
lo
scorge
le
si
arrossano
gli
occhi
.
Ora
è
scoppiata
a
piangere
...
È
strano
il
colloquio
che
ella
fa
,
piangendo
,
con
un
facchino
che
le
è
seduto
di
dietro
...
Entrano
i
ragazzi
del
trattore
,
ed
ella
guarda
,
sporgendosi
.
29
marzo
1908
.
Ecco
quel
che
mi
scrive
il
C
.
del
babbo
:
"
Babbo
suo
sta
proprio
al
solito
ed
io
prevedo
che
sarà
una
cosa
lunga
molto
trattandosi
non
solo
di
malattia
locale
,
ma
generale
"
.
Anderei
a
casa
a
scriverti
.
Ma
se
facessi
così
non
avrei
tempo
...
Qui
mi
urtano
i
rumori
che
ci
sono
...
...
dipenderà
dalla
stazione
a
cui
sono
destinato
,
meno
che
se
mi
mandassero
a
quella
del
Campo
di
Marte
...
Sogno
?
Mi
par
d
'
essere
certo
di
Firenze
.
30
marzo
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
A
volte
,
ho
l
'
allucinazione
che
tu
debba
entrare
improvvisamente
,
ed
ho
voglia
di
volgermi
per
scorgerti
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
A
volte
penso
che
tu
m
'
attenda
a
casa
mia
,
ed
io
non
abbia
che
da
alzarmi
per
vederti
.
È
un
sogno
la
sensazione
.
3
aprile
1908
.
Ho
riletto
qua
e
là
le
novelle
,
mangiando
.
Non
tutto
mi
piace
:
specialmente
lo
stile
,
che
è
ingenuo
.
(
Così
m
'
è
sembrato
)
.
Ma
i
ritratti
sono
belli
.
Vedi
che
il
critico
è
stato
vinto
...
dall
'
artista
.
Mi
hanno
fatto
tanto
bene
.
Se
ho
tempo
,
stasera
accomodo
Il
musicomane
,
metto
qualche
virgola
tralasciata
da
me
,
e
le
mando
alla
Nuova
Antologia
.
Proprio
alla
Nuova
Antologia
?
Ma
,
in
ogni
modo
le
respingerà
perché
metterò
i
francobolli
per
la
spesa
...
O
ne
avrò
almeno
una
parola
incoraggiante
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
Più
il
desiderio
è
forte
e
violento
,
più
l
'
urto
scompone
l
'
anima
.
4
aprile
1908
.
Fai
conto
ch
'
io
non
abbia
altra
cosa
nella
vita
all
'
infuori
di
te
.
Perdonami
la
brevità
.
Ma
anche
lo
scrivere
,
adesso
che
il
bisogno
di
te
s
'
è
fatto
più
acuto
,
mi
sembra
una
cosa
inutile
prossima
la
nostra
unione
.
5
aprile
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
Starei
bene
anche
moralmente
e
nell
'
intelletto
se
fossi
qua
tu
e
non
fossi
oppresso
da
tredici
ore
di
lavoro
.
Ma
son
certo
che
anderò
a
Firenze
.
E
là
,
anche
se
non
andrò
agli
uffici
subito
,
non
avrò
più
di
sette
ore
da
fare
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
Sai
che
oggi
è
una
giornata
magnifica
?
Scrivendo
,
all
'
ufficio
,
vedo
la
montagna
lucchese
turchina
e
verde
,
sparsa
di
case
,
di
ponti
e
di
strade
!
9
aprile
1908
.
Io
non
soffro
più
quanto
prima
,
ma
t
'
assicuro
che
un
paese
non
è
roba
per
noi
.
È
un
'
ignoranza
tale
che
ci
farebbe
sfigurare
l
'
anima
.
O
forse
tale
rimpiattamento
l
'
ho
provato
più
forte
perché
son
solo
.
10
aprile
1908
.
Per
darti
un
'
idea
dell
'
ignoranza
di
qua
ti
riscrivo
quel
che
mi
disse
la
padrona
della
trattoria
l
'
altro
ieri
:
-
Mi
pare
impossibile
che
il
signor
Tozzi
(
ella
ha
l
'
abitudine
di
rivolgersi
in
terza
persona
)
che
è
così
freddo
e
taciturno
possa
avere
un
affetto
per
una
persona
.
Quando
lo
vedo
scrivere
alla
sua
sposa
,
mi
pare
una
cosa
strana
.
Un
'
altra
:
-
Scommetto
io
che
il
signor
Tozzi
,
quantunque
a
vederlo
pare
che
non
debba
capir
niente
,
è
il
più
osservatore
di
tutti
.
Ed
io
:
-
Grazie
del
complimento
.
Il
gestore
ride
.
11
aprile
1908
.
Stanotte
ho
avuto
un
altro
saggio
pontederino
.
A
mezzanotte
sono
stato
svegliato
da
una
sassata
su
la
persiana
.
E
odo
gridare
la
padrona
e
due
uomini
:
-
Oè
?
Quanto
ci
vuole
a
svegliarlo
?
Ci
butti
la
chiave
!
Un
uomo
diceva
:
-
Ci
volevano
le
fucilate
a
svegliarti
?
Come
capisci
,
non
è
acqua
per
la
nostra
barca
.
Naturalmente
,
né
meno
grazie
.
E
stamani
ci
sorrido
.
T
'
è
piaciuto
quel
che
ho
scritto
là
a
Firenze
?
Era
necessario
non
parlare
in
altro
modo
.
Oggi
,
la
lettera
sarà
letta
e
...
avverrà
quel
che
Dio
ha
disposto
.
Non
c
'
è
altra
speranza
.
Per
noi
il
matrimonio
deve
essere
una
cosa
semplicissima
:
una
camminata
in
piazza
del
Campo
e
una
a
S
.
Quirico
.
Tanto
meno
faremo
mostra
del
nostro
atto
e
più
,
nella
semplicità
,
il
compimento
della
nostra
vita
ci
sarà
grato
e
buono
.
Parlami
tanto
della
tua
anima
:
puoi
abbreviare
il
mio
star
male
qua
.
Ch
'
io
possa
assicurarmi
che
da
essa
io
avrò
conforto
alla
mia
.
Perché
molte
volte
,
ne
'
momenti
miei
di
dolore
,
mi
vedevo
come
scacciato
da
essa
,
ed
io
ne
piangevo
invano
.
Dimmi
che
pensi
come
me
;
che
sei
identica
a
me
.
Che
tutto
il
tuo
essere
sia
un
sorriso
immenso
al
mio
.
Sono
in
un
momento
di
sconforto
,
ed
ho
bisogno
di
scacciare
l
'
oppressione
di
quel
che
dovevo
provare
una
volta
.
Ora
che
sono
uscito
di
casa
sto
meglio
.
Scrivo
sul
tavolino
del
telegrafo
.
Non
ebbi
niente
dal
babbo
né
dal
C
.
:
però
scriveranno
.
Ma
se
anche
non
mi
fosse
assegnato
niente
non
me
la
prenderei
che
dal
lato
finanziario
.
Finalmente
,
mi
trovo
libero
e
pronto
a
fare
della
nostra
vita
l
'
atto
della
nostra
volontà
.
Un
altro
particolare
:
stamani
,
alla
stazione
,
sapevano
già
che
per
svegliarmi
ci
sono
volute
due
ore
.
(
Ridiamo
)
.
12
aprile
1908
.
La
lettera
dal
babbo
è
abbastanza
gentile
e
mi
fa
pensare
che
egli
siasi
preparato
alla
prossima
domanda
.
Dice
:
circa
l
'
assegno
che
tu
mi
chiedi
,
io
non
posso
sbilanciarmi
e
quello
che
potrei
darti
in
questo
momento
sarebbe
di
lire
venticinque
mensili
e
quando
sarò
guarito
vedremo
se
ti
potrò
dare
qualche
cosa
di
più
e
credo
che
potrai
essere
contento
.
14
aprile
1908
.
A
Pasqua
ci
vedremo
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
M
'
ha
scritto
il
C
.
per
dirmi
che
mio
padre
sta
peggio
(
mentre
egli
m
'
aveva
detto
che
stava
meglio
)
.
15
marzo
1908
.
Ebbi
ieri
sera
la
tua
lettera
.
Ogni
volta
ch
'
io
ne
ricevo
una
rivivo
realmente
con
te
,
e
fuori
di
qui
.
Già
,
oggi
,
non
mi
pare
di
essere
...
impiegato
.
Sembra
ch
'
io
debba
essere
costà
tra
un
attimo
.
Ieri
sera
mi
provai
a
continuare
il
lavoro
senza
il
quale
sarebbe
impossibile
avere
il
permesso
,
ma
dovetti
andarmene
a
casa
per
le
becerate
chiassose
.
Stasera
,
se
sarà
lo
stesso
,
farò
rapporto
.
Sai
una
cosa
?
Vorrei
che
per
un
giorno
tu
fossi
qua
,
tanto
per
vedere
dove
sto
io
.
Oggi
il
monte
pistoiese
era
meraviglioso
.
E
se
staremo
qua
vi
faremo
una
gita
.
A
me
la
primavera
fa
bene
.
Ma
tutto
è
per
l
'
illusione
che
ho
di
essere
con
te
.
Da
vero
!
Non
avevo
mai
provato
questa
cosa
certa
.
Mi
sembra
di
vederti
incontro
a
me
:
rivedo
il
tuo
sorriso
.
Tu
hai
ancora
da
comprendere
,
forse
,
quel
che
fa
il
tuo
affetto
a
me
.
Tu
sei
tutto
...
io
ti
devo
ringraziare
di
tutta
la
festività
che
allieta
la
mia
anima
,
ti
devo
ringraziare
del
senso
indicibile
di
cui
s
'
empie
il
mio
animo
.
16
marzo
1908
.
Dalle
venti
ad
ora
,
che
è
la
mezza
dell
'
una
,
ho
tirato
a
finire
quel
lavoro
.
È
una
bella
notte
chiara
.
Mi
sono
soffermato
a
guardare
.
Poche
case
nella
lucentezza
della
luna
,
molti
rospi
e
il
respiro
della
macchina
elettrica
.
20
marzo
1908
.
Dissi
che
la
lettera
della
stazione
ti
venga
consegnata
:
per
mio
padre
detti
incarico
al
padrone
,
perché
non
riuscii
a
vedere
nessuno
di
casa
sua
(
A32
)
!
Stamani
mi
sentivo
benissimo
,
ma
la
lontananza
ha
già
fatto
il
suo
effetto
.
Ora
sto
male
.
A
volte
,
anche
dianzi
,
pensavo
che
tu
dovessi
fuggirtene
da
casa
per
venire
con
me
subito
.
Una
cosa
che
provavo
stamani
:
non
sono
salito
in
treno
fino
all
'
ultimo
momento
,
perché
aspettavo
che
tu
comparissi
al
cancello
della
stazione
.
Ma
ora
trovo
che
non
era
possibile
.
Ieri
sera
...
non
t
'
accorgesti
di
un
'
altra
cosa
.
La
lettera
che
scrissi
a
mio
padre
...
sembrava
una
di
quelle
che
ho
scritto
a
te
!
Cioè
:
te
ne
accorgesti
e
non
me
lo
dicesti
perché
ancora
non
siamo
soli
.
Il
nostro
affetto
e
la
certezza
della
nostra
unione
imminente
,
mi
fa
essere
me
stesso
.
Quando
non
sono
vinto
alla
lontananza
.
Vedi
:
io
non
posso
né
meno
parlare
a
nessuno
.
E
lo
stesso
avviene
a
te
.
Ricordati
sempre
che
tra
un
mese
e
mezzo
saremo
marito
e
moglie
,
e
che
la
vita
allora
comincerà
ad
esserci
normale
.
Quando
ci
ameremo
come
dobbiamo
amarci
,
io
lavorerò
tanto
.
Non
sentirò
nessuna
fatica
.
Tu
,
m
'
ispirerai
.
E
noi
saremo
felici
per
il
nostro
amore
e
per
la
nostra
intelligenza
.
Senti
come
la
nostra
unione
,
che
respira
in
noi
,
ci
solleva
?
Come
ci
sembra
che
l
'
anima
nostra
attenda
una
cosa
quasi
dal
di
là
?
Una
cosa
che
abbiamo
intravista
,
quando
il
desiderio
ci
faceva
vedere
intorno
a
noi
come
un
sogno
eterno
?
Amami
come
t
'
amo
io
.
Rinunciando
ad
ogni
cosa
,
ad
ogni
altra
relazione
.
Io
mi
sento
con
te
come
dinanzi
ad
una
divinità
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
Tu
mi
dài
il
tuo
affetto
come
se
la
mia
anima
fosse
fatta
di
esso
soltanto
.
E
quando
ti
ho
baciata
,
m
'
è
sembrato
che
una
soavità
che
ignoravo
m
'
avesse
fatto
simile
ad
un
fanciullo
.
Allora
io
ho
benedetta
la
tua
bocca
.
Ma
quando
non
t
'
ho
più
veduta
!
Tutte
le
torture
mi
hanno
affiaccato
fino
a
credere
che
la
terra
fosse
tutta
nell
'
ombra
,
E
vedendo
le
piante
fiorite
ho
pensato
al
simbolo
della
tua
castità
e
del
nostro
amore
.
21
aprile
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
Ora
sono
certo
finalmente
dei
passi
che
facciamo
.
Non
si
tratta
più
di
pensieri
o
di
sentimento
:
noi
agiamo
sicuramente
alla
nostra
felicità
.
Come
potrei
leggere
in
questo
tempo
un
libro
?
Tutto
il
resto
mi
sembra
fittizio
,
e
la
mia
anima
è
piena
del
suo
orgoglio
e
del
sito
amore
.
22
aprile
1908
.
Che
pace
nella
tua
anima
!
...
Sono
così
tuo
che
tutto
il
resto
è
per
me
una
rappresentazione
che
svolge
il
mio
pensiero
.
23
aprile
1908
.
Adesso
,
in
stazione
,
sono
in
soprannumero
.
Il
Capo
ha
fatto
un
telegramma
alla
Direzione
per
chiedere
come
deve
disporre
di
me
ma
(
e
non
me
l
'
aspettavo
)
pregando
di
tener
conto
di
una
sua
nota
che
chiede
aumento
di
personale
.
Egli
mi
ha
domandato
stamani
se
avessi
ricevuto
niente
;
ed
io
gli
ho
detto
che
aspettavo
di
essere
chiamato
a
Firenze
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
È
un
'
illusione
?
Ma
sento
quel
cambiamento
d
'
animo
che
si
ha
quando
si
cambia
di
luogo
.
Domani
,
certo
,
verrà
la
risposta
a
mio
riguardo
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
mi
è
impossibile
di
scriverti
.
Mi
sembra
da
un
'
ora
all
'
altra
possa
andare
a
casa
a
fare
le
valige
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ora
rimane
a
vedere
se
questo
nuovo
impiegato
è
stato
mandato
per
traslocare
me
o
per
aumento
di
personale
.
25
aprile
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ho
interrotto
per
leticare
allo
sportello
...
Per
darti
una
pittura
dell
'
ambiente
:
Qui
non
si
parla
se
non
della
mia
sistemazione
e
dell
'
imbroglio
mosso
dall
'
altro
...
e
aspettano
quel
che
avverrà
.
Subito
dopo
mangiare
,
il
Capo
mi
ha
detto
:
"
Tozzino
,
finisca
per
stasera
l
'
inventario
e
poi
credo
di
darle
una
buona
notizia
!
"
.
Ed
ora
mi
sono
messo
qui
nel
suo
ufficio
a
finirlo
.
26
aprile
1908
.
(
Telegramma
)
Parto
Firenze
,
stazione
centrale
;
trasloco
.
26
aprile
1908
.
Dovevo
essere
partito
stamani
alle
undici
e
mezzo
,
e
seppi
dal
Capo
soltanto
ieri
sera
del
trasloco
e
della
nomina
a
quella
stazione
.
Ma
il
benedetto
inventario
non
era
finito
e
l
'
ho
dovuto
finire
...
Non
posso
né
men
concepire
la
mia
contentezza
.
Finalmente
abbiamo
quel
che
chiediamo
.
Da
Firenze
,
a
Siena
1
maggio
1908
.
Sono
stato
messo
in
archivio
,
cioè
...
a
impolverarmi
le
dita
e
la
bocca
per
ritrovare
nei
registri
vecchi
le
spedizioni
e
gli
arrivi
inesatti
...
Il
lavoro
è
meno
,
e
riposato
quanto
non
imaginavo
né
pure
.
A
mezzogiorno
ero
a
tavola
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ieri
sera
mi
sentii
male
un
poco
.
Ma
non
era
se
non
l
'
effetto
di
lasciarti
.
Che
mi
sembrava
impossibile
...
Dianzi
pensavo
che
tu
m
'
aspettassi
dai
L
.
Con
la
nostra
intimità
sarà
possibile
una
esistenza
che
sia
il
compimento
della
mia
intelligenza
...
Tutto
il
mio
essere
è
a
tua
disposizione
:
tu
hai
la
gioia
di
conoscerne
tutti
i
segreti
.
2
maggio
1908
.
Sono
contento
della
gente
che
mi
sta
intorno
.
Io
ti
attendo
.
Non
può
incominciare
la
mia
vita
senza
di
te
.
Ora
è
come
un
sonno
.
E
so
che
sarò
felice
perché
sono
degno
della
felicità
.
3
maggio
1908
.
Stamani
ho
avuto
tempo
di
rivedere
la
Cattedrale
,
entrando
da
un
lato
e
uscendo
dal
mezzo
...
Non
t
'
ho
mica
detto
com
'
è
la
stanza
dove
sto
io
?
È
tutta
cinta
di
scaffali
,
e
alla
finestra
c
'
è
uno
scaleo
con
due
vasi
di
colla
,
un
fiasco
e
un
bricco
con
un
pennello
grande
dentro
.
Sotto
due
tegamini
,
uno
dei
quali
è
pieno
di
latte
e
l
'
altro
di
acqua
.
E
lì
intorno
,
due
o
tre
carte
col
ventricello
...
È
per
due
gattini
.
Ma
c
'
è
,
in
ogni
modo
,
più
pulizia
di
dov
'
ero
prima
.
Anche
col
Capo
ufficio
di
qua
mi
son
trovato
alla
stessa
trattoria
!
...
Sembra
che
una
vita
nuova
,
sorta
dal
nostro
sentimento
,
mi
avvii
nella
mia
strada
di
volontà
.
Perché
io
ho
bisogno
di
vivere
e
di
essere
amato
fino
in
fondo
...
5
maggio
1908
.
M
'
ha
scritta
una
cartolina
abbastanza
fitta
lo
S
.
,
nella
quale
ho
capito
soltanto
che
mio
padre
sta
al
solito
.
Con
le
informazioni
finanziarie
che
t
'
ho
dato
abbiamo
veduto
che
fino
all
'
uno
o
il
due
di
giugno
,
o
alla
fine
di
maggio
,
è
impossibile
sposarci
.
Con
i
denari
d
'
ora
posso
pensare
alle
spese
mie
di
questo
mese
,
e
con
quelli
che
riscuoterò
possiamo
trovare
un
fondamento
alla
nostra
casa
.
Sono
impazientissimo
della
tua
risposta
.
Da
vero
che
ti
parlerei
anche
con
il
telefono
!
Sto
molto
volentieri
tra
questa
gente
buona
e
cattiva
,
ma
dov
'
è
sempre
possibile
essere
noi
.
Non
mi
sembra
né
meno
un
impiego
.
Ma
è
la
nostra
felicità
che
mi
tiene
così
contento
.
Sappiamo
essere
felici
e
usufruire
della
nostra
intelligenza
.
Io
non
mi
sono
mai
alienato
da
te
,
ma
se
non
trovassi
in
te
quel
bisogno
ideale
che
è
quotidianamente
nel
mio
animo
e
nelle
mie
parole
,
quale
vita
sarebbe
la
nostra
?
...
Tu
devi
venire
a
me
dopo
aver
calpestato
nella
purezza
del
tuo
affetto
ciò
che
mi
urta
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Il
C
.
mi
ha
spedito
venticinque
lire
dicendomi
che
mio
padre
ha
detto
che
non
può
darmi
per
ora
di
più
,
e
che
è
peggiorato
nelle
condizioni
generali
.
Io
spero
di
ottenere
qualche
cosa
nell
'
occasione
del
nostro
matrimonio
.
Ho
potuto
capire
di
più
la
calligrafia
del
medico
che
mi
diceva
del
leggero
peggioramento
,
e
non
miglioramento
come
avevo
inteso
io
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Ora
rassomiglio
a
quando
,
ragazzo
,
ero
nervoso
per
la
prima
comunione
.
Tutto
il
mio
essere
bevve
un
'
altra
esistenza
.
9
maggio
1908
.
Io
non
voglio
parlare
più
di
nulla
,
perché
dopo
una
settimana
che
avremo
vissuto
insieme
tu
sarai
quale
ti
voglio
io
,
anche
di
fronte
a
me
,
perché
pur
non
avendo
più
nulla
da
domandarti
è
avvenuto
che
mi
sono
ingannato
.
E
se
è
l
'
amore
che
ottiene
tutto
,
posso
bene
essere
certo
.
Ma
se
ambedue
ci
incolpiamo
adesso
di
cose
che
non
esistono
dobbiamo
rimproverare
la
nostra
lontananza
.
Vedrai
poi
che
il
mio
amore
non
è
mai
piccino
.
Cosa
che
non
pensi
,
pur
avendomela
scritta
.
Ogni
palpito
della
mia
vita
voglio
che
sia
speso
per
il
tuo
essere
.
Voglio
che
tutta
l
'
energia
che
Dio
e
la
natura
mi
hanno
dato
sia
per
produrti
una
gioia
nella
nuova
vita
comune
.
E
allora
non
parlerai
più
d
'
imposizioni
.
(
Quantunque
,
né
meno
ora
pensi
ch
'
io
m
'
impongo
.
Mi
ameresti
se
tu
dicessi
cosi
?
)
M
'
incolpo
,
qua
da
Firenze
,
di
avere
fatto
intravedere
a
te
stessa
,
male
,
le
infinite
dolcezze
che
l
'
essere
tuo
irradia
nel
mio
.
Siamo
uno
solo
.
E
se
t
'
ho
detto
che
dovresti
calpestare
ciò
che
è
stato
il
tuo
passato
è
perché
nella
mia
coscienza
improvvisa
di
questa
felicità
che
ci
attende
,
avrei
fatto
così
...
E
tu
non
l
'
hai
fatto
?
Perdonami
,
perché
anche
tu
hai
fatto
così
.
Sono
io
che
ho
precipitato
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Perché
mi
scriverai
poco
?
Sono
egoista
.
Togliti
anche
dal
pensiero
che
io
sia
inclinato
a
farmi
del
male
.
Non
è
vero
.
Io
sono
forse
permaloso
.
E
quel
tacermi
,
m
'
ha
fatto
pensare
male
del
tuo
carattere
.
Ecco
la
semplicissima
spiegazione
.
Temevo
,
che
tu
non
mi
volessi
confidare
,
siano
pure
le
sciocchezze
.
Dalle
tue
labbra
pende
la
mia
anima
.
E
la
gioia
è
tanta
che
nessuno
mi
riconoscerebbe
.
Ho
cambiato
anche
modo
di
fare
.
Perdonami
tutto
.
Anche
io
m
'
avvedo
che
a
torto
ti
scrivo
questi
pensieri
cattivi
(
?
)
.
Dovrei
aprire
la
bocca
e
darli
al
vento
.
11
maggio
1908
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Da
questa
signora
ho
saputo
che
mio
padre
era
in
bottega
l
'
altra
settimana
.
(
Ella
vi
andò
a
mangiare
)
.
E
ciò
mi
rammenta
che
devo
stare
sempre
in
guardia
verso
di
lui
.
Perché
non
me
l
'
ha
scritto
nessuno
?
E
bada
che
non
c
'
è
da
dubitare
di
lei
,
perché
sono
molti
anni
che
va
lì
a
mangiare
.
In
ogni
modo
ho
già
riscritto
al
medico
.
Io
ho
voluto
amare
soltanto
colei
che
nella
sua
vita
non
trovava
altro
all
'
infuori
di
me
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Se
tu
ti
supponessi
morta
t
'
amerei
ancora
come
un
'
apparizione
divina
.
Se
tu
non
mi
amassi
io
ti
ucciderei
.
Io
ho
veduto
di
rado
i
tuoi
occhi
farsi
lieti
,
irradiarsi
,
per
guardare
me
(
non
so
quando
pensi
al
nostro
amore
)
.
Ma
quando
ti
rivedrò
io
voglio
che
il
tuo
sguardo
sia
così
.
Io
lo
sorpresi
una
volta
,
a
Roma
,
ma
non
so
se
era
per
il
nostro
affetto
.
Fu
un
sorriso
e
una
pace
per
la
tua
anima
:
era
per
me
.
Tu
pensavi
a
noi
.
E
ti
apparve
,
in
un
sorriso
spirituale
,
la
realtà
che
ci
è
prossima
.
Tutto
il
tuo
animo
era
quieto
.
Tu
avevi
dimenticato
ogni
cosa
:
tu
possedevi
il
tuo
amore
.
Dammi
le
tue
mani
;
guardami
come
tu
guardasti
allora
.
Nei
miei
occhi
tu
devi
leggere
tutte
le
parole
gioconde
dell
'
anima
.
Sono
tue
:
è
un
libro
per
te
sola
.
Ma
se
io
sono
giunto
a
ciò
,
a
non
poter
chieder
e
più
oltre
,
io
ho
dovuto
amarti
anche
quando
...
dubitavo
(
forse
)
.
Io
ho
dovuto
sentirti
posseditrice
d
'
ogni
mia
fibra
.
E
l
'
ideale
posto
in
te
m
'
ha
salvato
dalle
contaminazioni
.
Perdonami
se
non
sempre
ti
ho
fatta
lieta
.
Ma
più
che
così
non
ci
possiamo
amare
.
Noi
abbiamo
preparato
a
tutta
la
nostra
vita
il
guanciale
della
felicità
.
Ora
sento
che
posso
riposarmi
.
.
.
.
.
.
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Dio
ha
creato
in
me
un
mondo
di
cui
tu
sei
la
forza
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Io
sono
così
lieto
intimamente
che
io
vedo
brillare
la
mia
lettera
,
e
il
cielo
sembra
attendere
.
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.
Sei
lieta
?
Dobbiamo
essere
pieni
di
letizia
.
Non
mai
più
dolcezza
era
stata
in
me
.
12
maggio
1908
.
Io
non
ho
tanta
confidenza
con
quella
persona
da
poterla
invitare
a
fare
da
testimonio
.
Dunque
,
dì
a
tuo
padre
,
rileggendogli
questa
lettera
,
come
se
avessi
scritto
a
lui
,
che
egli
pensi
a
trovarli
di
sua
conoscenza
,
perché
io
sarò
contentissimo
della
sua
scelta
.
E
se
facesse
l
'
imbecille
,
digli
che
io
all
'
infuori
della
stessa
persona
non
posso
disporre
di
altri
e
che
saremmo
costretti
a
sceglierli
(
se
a
lui
non
garbasse
)
ambedue
come
piacciono
a
noi
.
Ridigli
proprio
così
,
risparmiando
di
scrivergli
.
Come
ti
dissi
nella
lettera
di
ieri
,
io
ho
provveduto
ad
informarmi
di
quel
che
avviene
a
mio
padre
e
...
tra
me
e
mio
padre
...
Non
sono
affatto
convinto
di
quello
che
t
'
ha
detto
il
tuo
(
A33
)
.
Vedremo
la
cartolina
che
mi
giungerà
domani
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Io
arriverò
costà
alle
nove
e
minuti
.
Alle
dieci
e
mezzo
potremo
essere
al
Comune
,
e
dopo
in
chiesa
.
La
sera
bisogna
esser
qua
.
.
.
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.
.
.
Tutti
questi
preparativi
aumentano
il
mio
affetto
e
desiderio
.
Mi
pare
di
aver
fatto
quello
che
chiedi
,
scrivendo
al
medico
e
al
babbo
.
Al
quale
dicevo
che
mi
scrivesse
e
domandavo
se
il
matrimonio
gli
recherà
dispiacere
.
Dimenticavo
dirti
che
se
mio
padre
risponderà
,
gli
chiederò
che
io
lo
possa
vedere
...
.
.
.
.
.
.
.
.
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.
.
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.
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.
.
.
.
.
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.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Fai
che
la
mia
anima
abbia
pace
in
te
,
interamente
.
Da
Siena
,
a
Siena
Castagneto
,
14
maggio
1908
.
È
agonizzante
.
Non
mi
muovo
da
qua
(
A34
)
.
Castagneto
,
15
maggio
1908
.
È
spirato
stamani
alle
otto
.
Note
alla
Parte
seconda
(
A
)
Non
c
'
è
dubbio
che
Lombroso
ci
entrasse
per
qualche
cosa
.
Peraltro
,
l
'
autore
era
in
un
momento
di
reale
squilibrio
molto
somigliante
alla
pazzia
.
(
B
)
Questo
distacco
,
significante
,
dall
'
ultima
lettera
del
settembre
alla
prima
del
gennaio
susseguente
,
corrispose
ad
una
pausa
effettiva
nei
rapporti
dei
due
corrispondenti
.
(
C
)
Si
tenga
presente
che
le
lettere
si
alternano
con
i
colloquî
.
(
D
)
Più
tardi
verrà
notata
e
quasi
rimproverata
al
Tozzi
,
la
sua
preferenza
per
i
soggetti
umili
e
i
personaggi
di
poca
importanza
.
Se
Egli
si
ferma
di
solito
ad
essi
non
è
solo
perché
è
vissuto
molto
fra
gli
umili
,
né
perché
sono
quelli
che
s
'
incontrano
più
di
frequente
(
che
di
cose
e
di
persone
mediocri
è
fatta
gran
parte
della
vita
)
;
ma
,
specialmente
,
lo
interessano
di
più
per
l
'
inesplicabilità
della
loro
esistenza
.
Non
dimentichiamo
che
Egli
ha
il
bisogno
di
razzolare
nel
mistero
!
Vuole
rendersi
conto
di
tutto
;
sapere
qual
'
è
la
ragione
che
fa
agire
,
soffrire
o
godere
!
Ora
quale
mistero
più
profondo
della
umanità
negli
esseri
in
cui
si
presenta
limitato
il
possesso
della
coscienza
,
o
negli
anormali
ai
quali
non
può
servire
di
regola
la
legge
comune
?
Ma
,
certo
,
anche
,
i
suoi
personaggi
,
specie
nelle
novelle
,
spesso
sono
solo
semplici
comparse
,
create
all
'
ufficio
di
mascherare
quel
sentimento
,
attuale
o
no
,
che
l
'
autore
non
potè
sempre
esprimere
in
prima
persona
,
e
dal
quale
,
talvolta
,
tentava
di
liberarsi
scrivendo
(
e
,
come
un
altro
s
'
ubriaca
,
scrivo
!
)
.
Nei
quali
casi
,
è
la
sua
anima
stessa
,
piena
di
ombre
,
che
foggia
dalla
stia
tinta
i
personaggi
che
debbono
rappresentarla
:
Oh
,
dall
'
anima
mia
potessi
togliere
le
cose
tristi
che
son
piene
d
'
ombra
,
come
di
un
peso
immenso
che
m
'
ingombra
!
Come
rugiada
il
cor
potessi
sciogliere
!
(
inedito
)
(
E
)
Passeggiata
da
farsi
insieme
.
(
F
)
"
Ad
un
tratto
,
gli
parve
che
la
sua
anima
si
mettesse
a
suonare
...
"
(
Gli
egoisti
,
pag
.
18
,
Mondadori
)
.
(
G
)
Scrive
dalla
Biblioteca
Vittorio
Emanuele
.
(
H
)
La
trattoria
del
Sasso
.
(
I
)
Egoismo
dell
'
intelligenza
.
Quello
,
appunto
,
che
l
'
autore
si
prefisse
,
poi
,
di
colpire
con
il
romanzo
Gli
egoisti
"
Dario
aveva
voluto
trovare
dovunque
i
segni
del
proprio
pensiero
;
credendo
di
potersi
sostituire
a
tutto
.
Quanti
lasciava
a
Roma
in
simili
presunzioni
!
"
(
Gli
egoisti
,
pag
.
105
,
Mondadori
)
.
(
J
)
Ogni
mio
pensiero
parla
d
'
amore
è
detto
quî
.
E
a
pagina
?
?
:
Il
bisogno
d
'
amare
è
innato
in
me
.
Nei
Ricordi
di
un
impiegato
(
novella
scritta
nel
1910
,
circa
,
e
pubblicata
nel
1920
)
ritoccando
il
testo
aggiunge
:
L
'
amore
mi
occupa
tanto
quanto
l
'
animo
e
mi
pare
l
'
unico
mestiere
che
si
confaccia
alla
mia
coscienza
e
alla
mia
superbia
.
Non
possiamo
non
sentire
la
verità
di
questo
istinto
,
e
notandone
l
'
insistenza
non
dubitare
che
vi
si
connetta
una
ragione
profonda
.
È
l
'
anima
di
grande
capacità
la
quale
presentisce
nella
dolcezza
di
questo
sentimento
universale
l
'
attuazione
della
sua
felicità
.
Dice
S
.
Giovanni
della
Croce
,
come
non
possa
darsi
beatitudine
senza
amore
,
e
d
'
amore
essa
sia
frutto
.
(
Opere
Spirituali
,
vol
.
II
,
Lega
Eucaristica
,
Milano
.
)
Io
non
avevo
mai
saputo
che
in
ciò
stia
il
limite
spirituale
:
la
felicità
,
ripete
anche
il
Tozzi
a
pag
.
?
?
?
del
presente
volume
.
Ma
,
infine
,
accortosi
che
è
stolto
chi
cerchi
il
bene
dov
'
è
sommo
male
,
e
la
luce
dove
sono
le
tenebre
,
dov
'
è
la
morte
cerchi
la
vita
,
la
ricchezza
dov
'
è
somma
povertà
,
e
e
lo
infinito
nelle
cose
finite
(
S
.
Caterina
da
Siena
)
,
nell
'
Incalco
,
la
sua
ultima
opera
,
dice
:
Se
avessi
creduto
in
Dio
sarei
stato
un
santo
(
pag
.
232
)
.
L
'
affermazione
prova
quanto
l
'
autore
cosciente
della
meravigliosa
potenza
racchiusa
nella
sua
anima
fosse
nel
vero
presagendo
l
'
altezza
a
cui
egli
era
mancato
.
Che
nell
'
amore
-
dice
ancora
S
.
Tomaso
-
è
riposto
il
segreto
della
santità
.
(
K
)
Insensibile
alle
influenze
contrarie
a
lui
.
(
L
)
-
Suo
padre
aveva
preferito
di
prendergli
in
affitto
una
camera
fuori
di
casa
,
come
aveva
fatto
altre
volte
.
(
M
)
Parla
di
uno
stanzino
in
casa
del
padre
dove
erano
rinchiusi
i
suoi
libri
.
(
N
)
-
"
Alla
bella
pianta
di
ciliegio
da
capo
ad
un
filare
di
viti
"
.
Con
gli
occhi
chiusi
,
pag
.
68
(
Treves
)
.
"
Siena
,
da
sotto
il
mio
ciliegio
,
pareva
un
arco
che
non
si
potesse
aprire
di
più
...
"
(
Bestie
,
pag
.
104
,
Treves
)
.
(
O
)
Non
si
potrebbe
ridire
meglio
l
'
effetto
del
suono
delle
ore
,
battute
dalla
Torre
del
Mangia
,
quando
si
ripercuote
nelle
strade
silenziose
di
Siena
.
Bisogna
averlo
sentito
.
(
P
)
-
Di
Roma
.
(
Q
)
Ad
onta
di
tutto
si
amavano
.
Quanto
al
padre
basti
dire
che
,
in
fondo
,
era
sempre
lui
a
piegare
,
purché
non
entrassero
in
gioco
interessi
o
sentimenti
suoi
particolari
;
ma
tra
loro
,
anche
i
sentimenti
più
benevoli
e
dolci
erano
come
quelli
dei
nemici
.
(
Incalco
,
pag
.
246
)
.
(
R
)
Scrive
dalla
Biblioteca
Comunale
.
(
S
)
Momenti
nei
quali
doveva
balenargli
la
verità
:
cioè
che
la
sua
anima
non
tesseva
con
altro
filo
che
il
proprio
.
(
T
)
Da
Siena
.
(
U
)
Cioè
:
in
villeggiatura
al
podere
di
Castagneto
.
(
V
)
Del
Comune
di
Siena
.
(
W
)
Era
nel
suo
carattere
di
passare
da
un
eccesso
di
fiducia
all
'
eccesso
opposto
,
istantaneamente
,
violentemente
;
esponendosi
in
tal
modo
,
spesso
,
a
delusioni
e
dolori
quasi
irragionevoli
.
Si
pensi
che
bastava
,
in
ogni
caso
,
la
più
leggera
emozione
per
fargli
perdere
ogni
dominio
di
sé
.
Questo
,
forse
,
per
la
grande
quantità
di
idee
che
l
'
emozione
svegliava
nella
sua
mente
.
Ho
nel
cervello
un
vulcanetto
che
non
si
stanca
mai
e
le
sue
ceneri
e
le
sue
fiamme
si
diffondono
in
tutta
la
mia
anima
in
un
turbinio
che
accieca
e
abbaglia
...
non
posso
mai
separare
il
reale
dall
'
immaginario
.
(
Pag
.
?
?
del
presente
volume
)
.
Ma
è
certo
che
questa
facoltà
,
preziosa
e
terribile
,
è
stata
la
piaga
che
ha
fatto
sanguinare
di
più
la
sua
anima
;
perché
,
in
ogni
modo
,
la
vita
non
gli
fu
avversa
senza
compensi
,
né
più
di
quello
che
lo
è
a
tutti
.
Frequentissimo
,
per
Lui
,
il
caso
di
torti
o
meriti
,
che
s
'
ingrandivano
per
solo
effetto
di
fantasia
.
Nè
la
consapevolezza
di
uno
sbaglio
accertato
,
di
cui
appena
accorto
si
pentiva
e
confessava
,
valevagli
,
all
'
occasione
prossima
,
per
evitargli
un
nuovo
eccesso
.
Ma
,
così
,
pure
,
nessuna
delusione
reale
sofferta
che
riuscisse
a
sminuirgli
la
prodigiosa
e
divina
facoltà
che
aveva
di
entusiasmarsi
di
tutto
come
un
fanciullo
.
Credi
che
bisogna
vivere
così
,
con
entusiasmo
di
tutto
e
non
discuter
mai
quello
che
Dio
ci
mette
dinnanzi
agli
occhi
.
Tutto
è
bello
e
forse
anche
buono
,
quando
il
nostro
animo
è
aperto
e
senza
considerazioni
.
(
Lett
.
agosto
1919
)
.
(
X
)
Non
è
da
scambiarsi
questa
facilità
d
'
adattamento
per
l
'
effetto
di
un
entusiasmo
passeggero
.
Il
Tozzi
non
ha
sofferto
la
povertà
al
modo
inteso
dai
più
.
Pochi
i
suoi
bisogni
materiali
;
tanto
pochi
da
sembrargli
superfluo
possedere
due
abiti
e
preferire
spendere
quel
poco
denaro
che
aveva
-
o
che
non
aveva
come
al
tempo
delle
cambiali
,
durante
il
periodo
del
"
Podere
"
-
in
gite
strapazzose
,
dove
però
c
'
era
la
gioia
di
vivere
,
di
sentirsi
giovine
e
forte
,
e
di
dare
all
'
anima
la
sua
,
libertà
armoniosa
.
La
stanza
in
Via
del
Gesù
,
a
Roma
-
dov
'
è
morto
-
con
il
letto
,
il
suo
tavolo
,
un
armadio
a
muro
dove
teneva
la
valigia
dei
manoscritti
e
i
libri
,
due
casse
con
sopra
i
vocabolari
e
le
carte
da
adoperare
,
due
sedie
,
la
bicicletta
e
varie
stampe
artistiche
giro
giro
alla
parete
,
gli
bastava
e
gli
piaceva
anche
,
come
diceva
;
e
non
sognava
di
aggiungervi
che
una
stufa
per
l
'
inverno
e
un
asse
,
lunga
quanto
la
parete
più
lunga
,
per
degli
altri
libri
.
Mi
sono
tanto
ingrandito
nel
mio
sogno
che
ogni
altra
cosa
,
mi
sembra
meschina
e
immeritevole
d
'
attenzione
.
Ma
è
fuori
di
dubbio
che
questa
semplicità
istintiva
,
ammirevole
,
incomprensibilie
oggi
,
portata
incosciamente
nella
vita
,
sia
stato
uno
degli
anacronismi
che
lo
ha
esposto
di
più
a
soffrire
senza
sapere
perché
.
(
Y
)
Francobollo
per
la
risposta
.
(
Z
)
Cioè
:
del
primo
momento
.
(
A1
)
Direttore
,
allora
,
della
Biblioteca
Comunale
.
(
A2
)
Sulla
vetta
di
Montemaggio
.
(
A3
)
Lettera
di
rievocazione
di
quel
tempo
di
cui
non
si
hanno
più
i
documenti
.
Crediamo
di
riprodurla
quasi
per
intero
,
come
qualche
altra
sul
medesimo
argomento
,
per
la
loro
importanza
psicologica
;
se
bene
l
'
insistenza
del
tema
e
la
confusione
che
può
derivare
al
lettore
da
questi
intermezzi
retrospettivi
,
starebbero
a
sconsigliarne
.
(
A4
)
La
scena
tra
Virgilio
e
Flora
nell
'
atto
3°
dell
'
Incalco
è
certamente
ispirata
dal
ricordo
di
questo
tempo
.
Si
noti
,
però
,
che
il
Tozzi
non
aveva
mai
rilette
queste
lettere
.
(
A5
)
Componenti
la
sua
famiglia
.
(
A6
)
"...in
fondo
alla
strada
del
Mandorlo
,..."
"...c'è
una
croce
di
legno
,
con
un
gallo
colorato
in
cima
;
in
mezzo
a
due
cipressi
"
Tre
Croci
,
Pagine
71-72
(
Treves
)
.
(
A7
)
I
temporali
lo
mettevano
sempre
in
grande
agitazione
.
(
A8
)
Lettera
sul
suo
passato
.
(
A9
)
Il
restante
della
famiglia
stava
,
durante
il
giorno
,
nella
trattoria
.
(
A10
)
La
cucina
della
casa
,
che
non
era
adoperata
perché
si
servivano
di
quella
della
trattoria
.
(
A11
)
Affittavano
delle
camere
ai
clienti
della
trattoria
.
(
A12
)
Di
una
malattia
grave
e
pericolosa
agli
occhi
.
(
A13
)
Quel
che
provava
a
Roma
.
(
A14
)
A
Firenze
c
'
era
stato
diverse
volte
.
Qui
allude
ad
una
volta
dopo
smessa
la
scuola
.
(
A15
)
Per
accertarci
dell
'
entità
di
questa
fede
sarà
bene
osservare
che
il
Tozzi
veniva
da
famiglia
cattolica
praticante
,
ed
era
stato
da
bambino
ammesso
ai
Sacramenti
(
pag
.
190
del
presente
volume
)
.
Poi
,
adolescente
,
e
specie
nel
periodo
dell
'
entusiasmo
socialista
,
non
aveva
voluto
più
credere
.
"
Anche
prima
che
Anna
morisse
non
voleva
andare
in
chiesa
;
ed
ella
non
riusciva
quasi
mai
a
farlo
pregare
.
Ormai
si
sentiva
ateo
.
Bestemmiava
perché
non
voleva
avere
i
pregiudizi
dei
preti
"
.
-
Con
gli
occhi
chiusi
,
pag
.
107-108
(
Treves
)
.
Ma
è
da
supporsi
che
i
germi
della
fede
,
deposti
nell
'
anima
del
fanciullo
,
anche
se
non
sembrava
,
avessero
trovato
dove
mettere
radice
,
perché
appena
gli
riuscì
di
liberarsi
dal
socialismo
e
dalle
cattive
amicizie
,
la
fede
risorse
.
Da
quel
punto
,
che
coincise
con
la
sua
malattia
agli
occhi
(
1904
)
,
torna
ad
ammettere
l
'
esistenza
di
Dio
;
e
ciò
chiamerà
,
poi
,
Conversione
(
S
.
Giorgio
,
n
.
9-12
,
Bologna
,
1913
)
;
ma
non
è
da
intendersi
conversione
nel
senso
di
accettazione
concreta
del
domma
cattolico
.
A
ciò
non
arriverà
che
dopo
avere
imparato
,
con
la
propria
esperienza
che
la
fede
vuole
essere
accompagnata
dall
'
azione
perché
solo
in
essa
è
la
realtà
.
(
Incalco
,
248
)
.
(
A16
)
Per
il
concorso
alle
Poste
.
(
A17
)
Era
la
matrigna
,
non
sarta
,
che
gli
cuciva
gli
abiti
.
Da
qui
la
sua
poca
eleganza
(
che
Egli
portava
con
perfetta
disinvoltura
)
scambiata
qualche
volta
per
posa
.
(
A18
)
Chiamata
all
'
esame
per
il
concorso
alle
Poste
.
(
1
)
Tutte
le
lettere
di
quel
tempo
sono
scritte
...
calligraficamente
.
(
A19
)
Allude
ad
una
data
persona
.
(
A20
)
Altra
lettera
sul
passato
.
(
B21
)
Morte
della
madre
descritta
in
Con
gli
occhi
chiusi
pag
.
90
(
Treves
)
.
(
A22
)
Si
osservi
che
questo
giudizio
ufficiale
di
non
idoneità
in
italiano
,
colpiva
il
Tozzi
precisamente
nell
'
esame
governativo
di
ottobre
,
di
quello
stesso
1902
da
cui
ha
principio
l
'
attuale
epistolario
.
(
A23
)
Ma
mi
sentivo
arido
dell
'
aridezza
prodotta
dalla
mia
volontà
.
Effetto
del
contrasto
in
cui
,
in
una
mente
imbevuta
di
filosofie
anarchiche
,
viene
a
trovarsi
la
volontà
quando
s
'
incontra
con
la
realtà
della
vita
.
E
in
ciò
è
consistito
,
sempre
,
il
dramma
interiore
del
Tozzi
.
Da
qui
il
ripetersi
,
troppo
frequente
nella
sua
vita
,
di
resultati
negativi
,
di
cui
la
ripercussione
nell
'
arte
.
Avevo
la
devozione
e
il
rispetto
di
me
stesso
,
confessa
nell
'
Incalco
(
pag
.
232
)
e
subito
dopo
,
a
dimostrare
che
cosa
gli
è
valso
:
"
E
ora
io
sono
un
uomo
qualunque
,
mediocre
e
stanco
anche
di
questa
sopravvivenza
di
vita
che
mi
fa
spavento
"
.
Ma
se
è
scoraggiato
di
sé
,
non
lo
è
,
però
della
vita
.
Pensa
che
se
"
il
bene
che
si
cerca
è
sempre
introvabile
,
dipende
da
noi
.
Ma
esso
esiste
e
dobbiamo
rispettarlo
"
.
Egli
ha
finalmente
riconosciuto
che
la
causa
del
contrasto
è
in
noi
e
non
giova
ribellarsi
alla
legge
(
che
è
da
Dio
)
ma
,
piuttosto
,
giova
secondarla
per
realizzare
quanto
all
'
uomo
è
possibile
di
bene
.
"
Ho
imparato
che
l
'
opera
di
ogni
uomo
consiste
nell
'
attività
della
sua
anima
secondo
ragione
"
.
Ed
anche
:
"
Bisogna
trovare
un
punto
fermo
dentro
di
noi
;
ma
non
fatto
soltanto
di
noi
"
.
Le
citazioni
sono
dell
'
Incalco
(
Gli
egoisti
-
Mondadori
)
.
Per
dare
ad
esse
tutta
l
'
importanza
che
meritano
si
deve
tenere
presente
che
L
'
Incalco
fu
l
'
ultima
opera
del
Tozzi
,
ed
in
questa
opera
Egli
intese
particolarmente
di
fissare
le
conclusioni
alle
quali
si
era
fermata
la
sua
anima
.
(
A24
)
Dalla
mamma
:
alla
messa
.
(
A25
)
Nel
concorso
per
le
Ferrovie
.
(
A26
)
Una
novella
.
(
A27
)
L
'
eccitazione
favorivagli
il
lavoro
creativo
.
Da
ciò
,
il
bisogno
continuo
di
sentirsi
esaltato
e
la
sensazione
di
non
vivere
se
non
lo
era
.
(
A28
)
Vedi
:
Ricordi
di
un
impiegato
.
Rivista
Letteraria
N
.
II
1920
(
Berlutti
)
.
(
A29
)
Modo
di
dire
senese
.
(
A30
)
Le
galline
,
chiuse
nelle
ceste
di
spedizione
,
facevano
le
uova
,
che
qualcuno
,
con
una
canna
,
riusciva
a
levare
senza
romperle
.
(
A31
)
"
La
Nuova
Antologia
"
,
nel
1919
,
rifiutò
anche
di
pubblicargli
Tre
Croci
.
(
A32
)
Si
riferisce
a
una
visita
a
Siena
,
dalla
quale
è
di
ritorno
.
(
A33
)
Cioè
:
che
suo
padre
era
agli
estremi
.
Cosa
che
nessuno
della
sua
famiglia
aveva
pensato
di
fargli
sapere
.
(
A34
)
"
La
mattina
dopo
Giacomo
era
già
in
agonia
...
"
.
(
Il
podere
,
pag
.
11
,
Treves
)
.
Pagine
di
taccuino
(
A
)
3
settembre
1903
.
Ad
una
certa
strada
incontriamo
il
curato
,
vestito
con
una
giacca
e
calzoni
neri
.
Gli
facciamo
una
scappellata
esagerata
;
poi
io
torno
indietro
e
gli
dico
:
-
Reverendo
,
avremmo
piacere
di
conoscerlo
più
intimamente
:
noi
siamo
artisti
,
e
...
stasera
verremo
a
mangiare
da
lei
.
-
Come
?
Loro
sono
artisti
,
e
...
-
Certamente
:
vogliamo
questo
onore
.
-
Ma
cosa
vogliono
mangiare
?
-
Quello
che
ella
vorrà
:
in
questo
caso
il
suo
gusto
è
superiore
al
nostro
,
e
quindi
ci
rimettiamo
...
a
lei
.
Il
prete
mi
guarda
,
guarda
gli
altri
e
scoppia
in
una
risata
.
Il
G
...
mi
tocca
nel
gomito
,
incitandomi
a
proseguire
.
Allora
dico
:
-
Ci
dica
a
che
ora
è
solito
cenare
ché
noi
mangiamo
a
qualunque
ora
.
E
il
prete
:
-
Intanto
verranno
a
vedere
la
chiesa
!
Andiamo
.
Su
la
scalinata
della
canonica
troviamo
un
branco
di
galline
.
-
Queste
son
sue
?
-
Ma
che
:
io
non
ci
conto
né
pure
per
la
decima
.
Intanto
entriamo
in
chiesa
.
Una
costruzione
barocca
.
Diciamo
che
ci
piace
e
guardiamo
anche
un
affresco
del
Lorenzoni
.
Quando
riusciamo
,
il
prete
dice
:
-
Chiudete
bene
la
porta
,
se
no
le
galline
vanno
a
pregare
.
-
E
ride
.
Entrati
nella
sua
canonica
ci
ha
fatto
ammirare
lo
splendido
panorama
:
si
vede
Chiusdino
,
Ciciano
,
la
miniera
,
Siena
e
Monticiano
.
Quando
stiamo
per
uscire
,
ci
ferma
dinanzi
un
andito
,
e
dice
:
-
Vogliono
sentire
la
mia
mamma
,
quando
le
dico
che
stasera
mangiano
qui
.
-
Sì
.
Ci
spinge
verso
una
scala
,
e
chiama
:
-
Mamma
!
-
Oh
!
-
Stasera
ci
sono
tre
senesi
a
cena
.
Un
poco
di
silenzio
,
e
poi
sentiamo
una
voce
di
vecchia
,
che
risponde
.
-
Ecché
?
Maledetta
questa
casa
!
Non
siamo
mai
liberi
...
E
,
fortunatamente
,
non
intendiamo
le
altre
parole
.
Facciamo
tutti
una
bella
risata
(
e
il
prete
ha
riso
più
di
tutti
)
e
ritorniamo
al
sole
.
LE
FOGLIE
SECCHE
.
Prendo
in
mano
una
foglia
e
la
stritolo
.
Dentro
il
mio
pugno
stride
,
e
mi
fa
pensare
.
M
'
è
parso
che
quello
scricchiolio
dicesse
molte
cose
.
In
quel
balbettar
doloroso
,
simile
a
un
pianto
,
c
'
è
una
malinconia
potente
e
la
storia
di
una
rapida
esistenza
.
Ci
sono
i
baci
del
sole
e
le
gocce
picchiettanti
della
tempesta
.
La
foglia
secca
è
lo
scheletro
di
un
sorriso
verde
.
NELLE
MINIERE
DI
BOCCHEGGIANO
.
(
Miniere
di
rame
)
.
4
settembre
1903
.
Entrai
in
una
galleria
di
quattrocento
metri
.
Il
terreno
era
fangoso
,
e
le
traverse
della
ferrovia
,
che
serve
per
il
trasporto
del
minerale
scavato
,
sconnesse
e
disguazzanti
.
Le
pareti
gocciolano
.
In
principio
si
ha
un
'
impressione
di
freddo
,
poi
giungono
soffi
caldi
di
vento
.
Quando
fummo
,
io
ed
il
sorvegliante
,
quasi
a
metà
della
galleria
ci
dovemmo
fermare
in
una
incavatura
,
per
lasciar
passare
gli
operai
scaricatori
.
Erano
cinque
e
nudi
.
Spingevano
i
vagoncini
carichi
di
minerale
,
ansando
.
Quando
passarono
mi
salutarono
.
Proseguimmo
ed
entrammo
nel
primo
cantiere
:
una
grotta
,
nera
e
scabrosa
,
in
fondo
alla
quale
tre
minatori
battevano
colpi
di
martello
su
i
loro
lunghi
scalpelli
.
Ciascuno
aveva
una
lucerna
a
guisa
di
cipolla
,
alimentata
con
l
'
olio
minerale
.
L
'
aria
,
per
me
,
era
insopportabile
.
Provavo
una
pena
come
se
il
mondo
intero
mi
avesse
imprigionato
per
sempre
in
uno
dei
suoi
buchi
.
La
lanterna
,
a
gas
acetilene
,
mi
tremava
nella
mano
.
Bisognava
urlare
per
farsi
intendere
.
I
colpi
su
gli
scalpelli
vibravano
per
tutta
la
volta
.
I
minatori
avevano
l
'
aria
di
dirmi
:
-
Perché
sei
venuto
a
vederci
?
E
il
mio
sorriso
rispondeva
:
-
Vi
amo
.
Ci
fu
per
un
istante
il
ritorno
violento
de
miei
sentimenti
,
e
mi
vergognai
d
'
essere
andato
in
quel
luogo
a
godere
delle
sofferenze
altrui
.
Giunsi
a
pensare
:
Io
non
ho
il
diritto
di
credermi
superiore
a
loro
.
Queste
ombre
d
'
alcoolici
e
d
'
idioti
hanno
in
sé
una
potenza
smisurata
:
nel
loro
pugno
si
condensa
l
'
energia
dell
'
umanità
.
-
E
per
un
istante
non
vidi
che
il
lavoro
trionfante
nel
mondo
.
Ma
il
sorvegliante
mi
spiegava
le
qualità
della
roccia
,
ed
io
con
la
testa
accennavo
d
'
intendere
ma
guardando
altrove
:
dove
quelle
membra
si
scaldavano
affannosamente
,
nel
tormento
del
bisogno
.
Di
lì
scendemmo
per
una
botolina
-
in
cui
era
infilata
,
verticalmente
,
una
scaletta
di
legno
-
in
un
altro
cantiere
.
Era
abbandonato
.
Rimaneva
ancora
l
'
armatura
consistente
in
una
piramide
di
traverse
,
nel
mezzo
della
grotta
.
Dai
fianchi
,
sporgevano
massi
di
minerale
sterile
,
luccicante
in
un
verde
smorto
.
Mi
parve
di
vedere
una
fila
d
'
operai
a
martellare
.
Il
letto
del
cantiere
era
umido
,
e
vi
erano
alcune
tavole
imporrite
.
Risalii
a
stento
ed
entrai
in
un
altro
buco
.
Dovetti
fare
venti
scalini
con
le
mani
e
con
i
piedi
,
piegando
le
spalle
per
non
urtare
ne
'
macigni
.
Il
lume
mi
batteva
su
le
ginocchia
.
Vidi
sei
operai
che
cercavano
un
mezzo
acconcio
a
far
saltare
in
aria
una
grossa
porzione
di
minerale
.
Il
sorvegliante
che
era
con
me
dette
loro
alcuni
consigli
che
furono
accettati
in
silenzio
.
Quegli
uomini
,
quando
mi
passavano
accanto
,
si
voltavano
a
guardarmi
fissamente
.
Io
cercavo
di
leggere
nei
loro
occhi
una
qualche
espressione
,
ma
li
trovai
ghiacci
e
pieni
di
ombre
.
Che
cosa
attraversava
il
loro
cranio
sfuggente
?
Alcuni
non
risposero
al
mio
saluto
,
e
gli
altri
lo
fecero
quasi
di
malavoglia
.
Perché
salutarmi
?
Lasciandoli
,
mi
parve
che
piombassero
in
un
'
ombra
di
delusione
.
Il
sorvegliante
mi
propose
di
visitare
altri
cantieri
,
ma
io
ero
stanco
e
volli
tornare
al
sole
.
La
mia
giacchetta
di
minatore
era
fradicia
per
le
gocciole
ghiacce
cadute
dal
soffitto
;
la
camiciola
s
'
attaccava
alla
pelle
sudata
.
Mi
sentivo
male
.
Un
certo
silenzio
era
penetrato
in
me
,
interrotto
da
irruzioni
sensatoriali
.
Pensavo
certe
ariette
popolari
che
avevo
cantate
il
giorno
avanti
,
a
come
rideva
il
prete
,
a
quello
che
avrei
veduto
nelle
altre
gallerie
.
Ebbi
il
desiderio
di
tornare
subito
dentro
.
Entrammo
in
una
galleria
di
centoquaranta
metri
.
Non
aveva
nulla
differente
all
'
altra
,
se
non
che
era
più
umida
,
ed
alcune
armature
avevano
ceduto
alla
pressione
del
minerale
.
Mi
parve
che
qualche
traversa
si
dovesse
staccare
e
farmi
del
male
.
Guardai
il
sorvegliante
:
pensai
che
egli
mi
accompagnava
volentieri
,
e
sorrisi
alla
sua
nuca
rugosa
e
sporca
.
Il
suo
lume
dondolava
malamente
.
Guardai
la
fiamma
del
mio
,
e
mi
parve
molto
bella
.
L
'
acetilene
bruciava
con
un
fruscio
di
gonnella
di
seta
:
mi
fece
pensare
ad
una
cosa
indeterminata
.
Da
'
miei
capelli
cadde
una
goccia
di
sudore
su
la
mano
:
ebbi
timore
d
'
ammalarmi
.
Rivedevo
il
contorno
esteriore
de
'
monti
verdi
e
il
sole
.
Un
uccello
svolazzava
nel
cielo
.
Ma
il
sorvegliante
mi
toccò
nel
braccio
e
disse
:
"
Scenderemo
nella
sala
dov
'
era
la
pompa
"
.
-
La
pompa
?
-
E
mentalmente
continuai
:
"
c
'
è
una
pompa
.
Dev
'
essere
pericolosa
.
Perché
?
"
.
Mi
rispose
:
-
La
pompa
che
serviva
a
tirar
fuori
l
'
acqua
d
'
una
sorgente
,
che
abbiamo
incontrata
nel
seguire
un
filone
.
Ebbi
uno
sguardo
di
diffidenza
,
ma
sapevo
bene
che
certe
macchine
si
trovano
nelle
miniere
.
Scendemmo
per
una
scala
di
legno
abbastanza
larga
.
Un
soffio
gelato
mi
passò
su
la
fronte
;
posi
la
mano
al
cuore
.
Udivo
lo
scroscio
di
un
torrente
rapido
.
Pensai
che
la
miniera
ne
poteva
essere
invasa
.
A
quel
fracasso
s
'
univa
il
gocciolare
sommesso
delle
rocce
.
Percepivo
tutto
distintamente
.
Da
una
parte
della
scala
era
una
specie
di
fosso
colmo
di
ombra
.
Supposi
che
l
'
acqua
corresse
lì
dentro
.
Ma
dovetti
accorgermi
che
,
invece
,
passava
di
sotto
alla
scala
dove
erano
i
miei
piedi
,
e
che
quando
un
gradino
si
piegava
al
peso
del
mio
corpo
ne
usciva
a
piccole
onde
che
dilagavano
.
Era
un
'
acqua
sporca
di
sostanze
di
ferro
,
e
quindi
giallastra
.
I
muri
eran
coperti
di
quel
colore
.
La
scala
fu
molto
lunga
.
In
fondo
era
cessato
il
rumore
dell
'
acqua
ed
udivo
i
colpi
sordi
dei
minatori
.
Una
crociera
di
gallerie
si
apriva
,
ma
io
mi
ricusai
di
visitarle
.
Trovavo
sconveniente
guardare
degli
uomini
affaticati
.
Entrai
nella
stanza
della
pompa
:
avevo
creduto
di
trovarla
sola
,
e
,
invece
,
vi
erano
molti
operai
.
Quello
che
facessero
precisamente
non
so
.
Ero
preoccupato
da
certi
tonfi
enormi
che
facevano
tremare
il
suolo
,
e
dallo
sbuffo
caldo
e
forzato
di
un
tubo
rosso
.
Dopo
un
poco
,
scorsi
la
gabbia
che
scendeva
e
si
fermava
al
livello
della
stanza
.
Vidi
che
un
operaio
vi
era
dentro
.
Il
sorvegliante
guardava
i
minatori
e
parlava
a
me
.
Mi
dava
delle
spiegazioni
che
non
m
'
interessavano
.
Avevo
paura
di
una
idea
:
che
la
stanza
dovesse
scoppiare
con
tutte
le
provocazioni
che
le
facevano
quegli
uomini
.
Il
tubo
,
da
cui
schizzava
quell
'
acqua
bollente
,
perché
non
sarebbe
scoppiato
?
E
perché
qualche
congegno
dell
'
ascensore
non
sarebbesi
strappato
?
Quei
petti
nudi
mi
facevano
male
.
Il
pelo
arricciato
,
dove
le
gocce
di
sudore
si
soffermavano
prima
di
cadere
,
più
male
ancora
...
Gli
operai
rovesciavano
in
terra
lunghi
pezzi
di
legno
bianco
.
Pareva
che
si
sfasciassero
.
In
terra
,
per
quanto
era
lunga
la
stanza
,
era
uno
strato
di
cemento
;
e
,
ficcato
in
questo
,
rimanevano
gli
avanzi
della
pompa
,
che
consistevano
in
cavicchi
tozzi
di
ferro
verniciato
in
rosso
.
Mettevo
una
cura
estrema
di
non
urtare
in
quelli
:
mi
sarei
vergognato
molto
.
Degli
uomini
si
muovevano
negli
angoli
di
fondo
:
uno
cercava
nella
sua
giacca
.
Rumori
violenti
mi
ferivano
senza
posa
:
percepivo
un
urlo
confuso
,
in
cui
passavano
,
di
quanto
in
quanto
,
dei
suoni
che
non
riuscivo
a
spiegare
.
Il
sorvegliante
mi
domandò
se
avevo
caldo
.
Gli
risposi
mostrandogli
il
viso
.
Sotto
le
ascelle
mi
si
appiccicava
anche
la
camicia
.
Le
scarpe
erano
umide
.
Mi
doleva
la
testa
.
-
Scendiamo
?
-
Scendiamo
.
Entriamo
nella
gabbia
,
ed
io
domando
come
devo
attenermi
.
Da
prima
credo
che
quella
scesa
mi
dia
una
vertigine
,
ma
poi
mi
assicuro
di
no
.
Vedo
i
ferri
scorrere
,
larghi
e
piatti
,
sopra
ad
un
altro
rettangolare
,
con
un
moto
sicuro
.
Il
sorvegliante
tossisce
più
volte
:
io
credo
che
sorridessi
.
Intravedo
diversi
tubi
verniciati
in
rosso
.
Finalmente
provo
un
sobbalzo
;
la
gabbia
ha
urtato
terra
.
-
Ha
avuto
paura
?
-
No
,
no
.
In
un
polverone
,
qua
e
là
acceso
da
lumi
rossastri
,
vedo
agitarsi
molti
uomini
.
Prima
d
'
uscire
esito
e
guardo
la
mia
lanterna
.
Il
caldo
è
insopportabile
;
più
tardi
ho
saputo
che
eravamo
a
47°
sopra
zero
ed
a
una
profondità
di
150
metri
.
Viene
incontro
un
giovine
.
Io
saluto
ma
non
mi
risponde
.
Mi
pare
beffardo
.
La
sua
fronte
è
solcata
da
un
raggio
di
rughe
secche
,
come
se
un
ragno
vi
avesse
accomodate
le
sue
zampe
.
Chi
è
?
Ha
gli
occhi
chiari
e
cristallini
,
la
bocca
contorta
.
Passa
oltre
.
Ne
vedo
un
altro
a
cui
mancano
le
estremità
interne
dei
baffi
:
la
bocca
ha
una
cicatrice
verticale
.
Non
lo
saluto
.
La
stanza
dove
sono
tutti
questi
uomini
ha
il
pavimento
soltanto
alle
pareti
:
nel
mezzo
è
una
fossa
rettangolare
coperta
di
tavole
messe
a
caso
.
Là
dentro
si
muovono
le
perforatrici
a
vapore
,
che
non
ho
voluto
vedere
.
I
loro
colpi
di
una
sonorità
sorda
mi
danno
una
pena
fisica
.
Passo
in
una
nuova
stanza
,
dove
si
sta
costruendo
una
nuova
pompa
.
Non
mi
curo
di
nulla
.
Guardo
i
minatori
.
Sono
agitati
.
Ne
saluto
qualcuno
che
mi
risponde
con
una
indifferenza
seria
.
Un
giovine
mi
guarda
nel
viso
,
sporgendo
il
suo
in
avanti
.
Quando
ho
cercato
di
contraccambiare
lo
sguardo
,
è
sparito
.
Che
significava
?
C
'
è
un
altro
sorvegliante
;
un
uomo
alto
e
dagli
occhi
slargati
,
che
mi
dà
alcune
spiegazioni
con
sicurezza
.
Quello
che
mi
ha
accompagnato
smozzica
il
lucignolo
del
suo
lume
.
Voltandomi
a
sinistra
,
scorgo
un
ventilatore
,
dalle
ali
d
'
acciaio
,
girare
come
un
vortice
affannoso
,
ronzando
acutamente
.
Il
sorvegliante
s
'
avvicina
ad
un
operaio
bruno
e
gracile
,
e
gli
parla
all
'
orecchio
.
L
'
operaio
guarda
ora
me
ora
il
sorvegliante
,
tenendosi
i
pugni
sui
fianchi
.
Mi
parve
che
egli
fosse
più
degli
altri
rôso
dalla
fatica
,
e
che
la
sua
volontà
si
fosse
ritratta
per
non
più
uscire
.
"
Quell
'
uomo
non
deve
pensare
a
se
stesso
.
La
sua
anima
brutale
,
sofferente
,
è
scomparsa
nel
tormento
selvaggio
dei
sensi
.
Il
lavoro
,
come
un
incubo
eterno
,
ha
succhiato
il
sangue
nero
della
sua
vita
"
.
Il
sorvegliante
mi
chiama
,
e
mi
dice
se
voglio
vedere
la
porta
che
rattiene
l
'
acqua
calda
.
Esito
.
Non
volevo
più
saperne
.
Ma
egli
si
era
avviato
,
ed
io
lo
seguo
.
In
fondo
ad
un
corridoio
,
largo
ed
alto
un
metro
,
scorsi
una
paletta
di
ferro
:
somigliava
ad
una
vanga
piantata
nella
terra
.
Ma
il
caldo
era
insopportabile
:
mi
aveva
ridotto
di
una
debolezza
estrema
...
Temevo
di
sentirmi
male
.
Dissi
di
risalire
.
Mi
pareva
che
il
tempo
fosse
lentissimo
.
Lasciai
con
un
certo
piacere
quegli
uomini
.
Pensai
ch
'
io
fossi
un
loro
nemico
,
com
'
essi
erano
a
me
:
ero
diffidente
d
'
ogni
più
piccolo
gesto
.
Entrando
nella
gabbia
mi
sentii
inquieto
.
Il
sorvegliante
non
mi
disse
più
nulla
.
Però
,
a
un
certo
punto
della
salita
,
domandò
sorridendo
:
-
Che
ne
pensa
di
quello
che
ha
veduto
?
Non
ricordo
la
risposta
che
feci
mentalmente
:
era
un
accozzo
di
sentimenti
disparati
e
terribili
.
Perdurava
in
me
la
violenza
delle
sensazioni
.
Ma
risposi
così
,
con
un
sorriso
nervoso
ed
evitando
lo
sguardo
del
mio
compagno
:
-
Io
?
...
Vorrei
che
venissero
a
minare
le
nostre
città
.
E
dentro
di
me
,
ebbi
un
senso
di
timore
.
Mi
parve
di
vedere
una
cosa
lunga
e
bianca
giacere
di
fianco
;
mi
accorsi
che
mi
era
cominciato
a
dolere
la
testa
e
che
respiravo
male
.
19
ottobre
1903
.
PAESAGGIO
D
'
OTTOBRE
.
Sorgono
i
monti
turchini
,
e
in
cima
la
neve
biancheggia
,
come
un
chiaro
di
sogno
veduto
da
lontano
.
Pallidi
i
boschi
,
e
rinchiusi
tra
poggi
che
scendono
a
valle
,
fremon
a
'
venti
freddi
,
con
le
poche
foglie
vizze
.
È
questo
il
mese
maligno
,
che
lascia
squagliare
nel
fango
i
colori
maliardi
,
pieni
di
nostri
amori
.
L
'
anima
ancora
si
spoglia
d
'
orgogli
fioriti
in
estate
:
nuda
,
ricerca
il
sole
tiepido
,
e
aspetta
stanca
,
quasi
ch
'
un
altro
sorriso
le
giunga
,
invitandola
a
amare
.
Passano
in
fretta
donne
meste
,
con
nere
trecce
:
vanno
lontano
a
morire
in
nebbie
giallognole
e
verdi
di
visioni
oppresse
da
la
mestizia
loro
:
sembrano
foglie
travolte
dal
vento
,
avviate
ad
un
lago
;
e
un
riso
di
pezzente
s
'
asconde
dietro
i
tronchi
.
21
ottobre
1903
.
Come
un
ruscello
di
rose
vermiglie
,
che
scorra
olezzante
,
lungo
il
mio
verso
nuoti
radiante
d
'
amore
:
ridono
i
denti
più
bianchi
di
neve
,
la
chioma
respira
dentro
la
luce
,
e
il
cielo
splende
su
la
tua
fronte
.
Chinansi
i
rami
fioriti
di
sopra
al
tuo
corpo
maliardo
da
le
sponde
esultanti
in
desiderii
nuovi
.
Tu
placida
,
non
curante
del
ritmo
,
che
lene
ti
spinge
a
plaghe
di
bellezza
,
stese
ne
la
mia
angoscia
,
socchiudi
gli
occhi
che
sono
due
sogni
dell
'
anima
stanca
e
dolce
t
'
abbandoni
al
murmure
avvolgente
.