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IL PODERE ( TOZZI FEDERIGO , 1920 )
Narrativa ,
I Nel millenovecento , Remigio Selmi aveva venti anni ; ed era aiuto applicato alla stazione di Campiglia . Da parecchio tempo stava in discordia con il padre e non sapeva che al suo piede bucato da una bulletta delle scarpe era ormai venuta anche la cancrena . Invece credeva che stesse meglio ; senza sospettare che , se non gliene facevano sapere niente , volevano tenerlo lontano da casa più che fosse possibile . Ma una sera ricevette una cartolina dal chirurgo che lo curava ; nella quale era scritto che la malattia non dava più da sperare . La fece leggere al capostazione ; ed ebbe il permesso di partire subito , con il diretto che era per passare . Arrivò alla Casuccia la notte : tre miglia da Siena , fuor di Porta Romana ; e , trovato l ' uscio aperto , entrò nella camera del padre senza che prima nessuno lo vedesse . Giacomo era desto e appoggiato a quattro guanciali ; mentre due delle assalariate , Gegia e Dinda , gli sostenevano le braccia lungo la coperta , attente a mettergliele in un altro modo quando non poteva stare più nella stessa positura . Sopra il canterano , una lucernina di ottone ; con tutti e quattro i beccucci accesi . Remigio salì in ginocchio sul letto . Ma Giacomo , che aveva la testa ciondoloni sul petto e gli occhi chiusi , non se ne accorse né meno . Allora , gli chiese : " Non mi riconosci ? " Dinda disse sottovoce : " Lo lasci stare , padroncino ! Soffre troppo e non le può rispondere . " " Mi risponderà , spero . " " Ha fatto male ad entrare senza avvertire . " Ma Remigio non badò a quel rimprovero ; e disse , sebbene sapesse che non gli credevano : " Vorrei che mi riconoscesse . " Giacomo alzò , a poco a poco , faticosamente , il volto ; e guardò il figlio ma non se ne fece caso : le sue labbra si erano affloscite e screpolate , deformando la bocca ; gli occhi non erano più neri ; ma , con le sclerotiche gialle e segose , le pupille parevano vizze . Le mani , che le due donne avevano lasciato , appoggiate dalla parte del dorso e aperte , cercavano di chiudersi senza riuscirci . Remigio , perché non lo brontolasse di essergli andato così vicino , gli chiese un ' altra volta , pur non avendone più voglia , per quell ' indifferenza che , a rivederlo , gli era tornata : " Non mi riconosci ? " Il malato , come se avesse voluto fargli capire che non gliene importava nulla , rispose : " Non ti devo riconoscere ? Non sei Remigio ? " E ricominciò subito a gridare . Allora , le due donne lo voltarono di fianco , strascinandolo in proda . " Quanto soffro ! Così non posso stare ! Alzate le coperte ! " In quel mentre entrò Luigia , la sua seconda moglie : prima , si era fermata ad ascoltare il figliastro ; e , senza salutarlo , ficcò le mani sotto le lenzuola per tenerle alzate . " Mettetemi le gambe fuori del letto ! " " Ti farà freddo . " " Non importa : obbeditemi . " Allora , Gegia e Dinda gli cavarono le gambe fuori del letto , con i due piedi gonfi e fasciati che avevano un esasperante e triste odore d ' iodoformio . Quell ' odore toccò l ' animo di Remigio . Luigia esclamò : " Poveretto ! Tu , Remigio , non hai visto le sue gambe sfasciate ! " Gegia fece un gesto di orrore ; Dinda si asciugò gli occhi . Allora , Remigio appoggiò la testa ai ferri del letto e stette zitto ; mentre quel che facevano dinanzi a lui gli pareva di vederlo da tanto tempo . Giacomo era abbastanza ricco . Nato da un fattore , che gli aveva lasciato circa ventimila lire , era riuscito a triplicarle . Mortagli la moglie , madre di Remigio , prese con sé una ragazza di campagna facendola passare per serva . Poi , per mettere in pace i pettegolezzi , sposò Luigia , che allora era una zitella piuttosto matura : doveva ereditare un poderetto ed era stata la sarta della prima moglie . Prese anche , perché gli avrebbe fatto comodo , la figlia d ' una sua nipote : aveva , allora , dodici anni e si chiamava Ilda . La sera stessa del matrimonio , Luigia si raccomandò a Remigio di volerle bene e di dirle tutta la verità delle chiacchiere che si facevano ; e il figliastro le confermò i sospetti su Giulia . Ella pianse e si fece promettere da Giacomo che l ' avrebbe mandata via ; ma , invece , dopo pochi mesi , Giulia prese sempre di più il sopravvento ; e Giacomo si divise di letto dalla moglie . Ma come poteva piacergli quella ragazza ? Magra e gialla , quasi rifinita ; con i denti guasti e lunghi ; un ' aria stupida e gli occhi del colore delle frutta marce . E , a venti anni , già vecchia e logorata . Erano più di sette anni che Remigio la sopportava ; ma , sempre di più , la sua avversione cresceva ; e , d ' altra parte , l ' odio di Giulia faceva altrettanto ; perciò quasi tutti i giorni , Giacomo e Remigio questionavano . Alla fine , il figlio dovette andarsene ; e , dopo aver patita anche la fame , era riescito ad avere quel piccolo impiego . Tali cose , con la sonnolenza e la stanchezza , gli ritornavano a memoria , rapidamente ; mentre pareva che il moribondo non lo vedesse né meno . Allora , si scostò dal letto ; e si mise a sedere nell ' ombra che faceva una scatola vuota accanto alla lucernina . Una grande tristezza lo invase , sentendo confusamente quanta ambiguità gli era attorno ; e come , tra qualche giorno soltanto , egli si sarebbe trovato a contrasti violenti e insoliti . Infatti , Giacomo aveva promesso a Giulia di lasciarle tutta la parte del patrimonio che la legge avrebbe consentito di togliere al figlio . La ragazza , quand ' egli senza rimedio peggiorò della gamba , portò via , aiutata dalla zia , quanto le fu possibile : lenzuola che non erano state adoprate mai , strumenti agricoli , il letto dove avrebbe dovuto dormire Remigio , le posate , i gioielli della prima moglie , i vestiti ; e vendé perfino tre botti piene . Luigia , che s ' avvedeva soltanto in parte di queste cose senza avere mai il coraggio di verificare i suoi sospetti , anche per paura del testamento , seguitava a non dirne parola , obbedendo anzi a Giulia ; specie quando il suo dolore sincero le fece perdere la testa . Remigio , sentendosi straziare , e vergognandosi di non saper far niente , si alzò ; riuscendo abbastanza ad essere calmo , perché voleva comportarsi come se tra lui e suo padre non fosse accaduto mai niente . E , non avendo incontrato Giulia , ne provò quasi piacere ; quantunque indovinasse che ella stessa non aveva voluto farsi vedere . Egli aveva gli occhi di un castagno chiarissimo e limpido , che non somigliava a nessun altro , quasi sbiadito ; qualche volta , pareva che tremassero e si accendessero come quelli dei conigli . I baffi , meno biondi dei capelli , d ' un colore bruciato , erano attaccati con le punte alle guance ; il mento un poco tondo e forato nel mezzo . Il suo viso , quasi sempre rassegnato , era ora doventato febbrile . Non stava più a capo basso , e gli sussultavano i muscoli della mandibola . Si riavvicinò al capezzale , e disse al padre : " Tornerò domattina . " Gegia rispose , in modo molto significativo , a cui egli non fece caso : " Lo assistiamo noi . " Giacomo , guardatolo appena , gli disse , come se non ce lo volesse : " Addio ! " Remigio , allora , rientrò in città , e dormì ad un albergo . Perché il padre , prima di morire , non voleva riconciliarsi ? Si domandò se avrebbe dovuto farglielo dire da Luigia ; ma non osò , per timidezza e per paura che il padre , invece d ' avere questo sentimento , gli rispondesse magari qualche parola che gli sarebbe restata sempre a mente . Il giorno dopo , le donne chiamarono il prete : un giovane muscoloso , bruciato dal sole , con gli occhiali turchini e la tonaca troppo stretta per il suo grasso . E , siccome il malato , quantunque lo conoscesse e fosse religioso , non voleva farlo passare , Remigio si provò a persuaderlo . Ma , fino alla sera , non volle confessarsi . Gli sembrava di allontanare la morte , se non desse retta a nessuno ; e voleva morire senza lasciarsi vincere . Così , fino all ' ultimo , non aveva voluto chiamare il medico ; e , ora , lo curavano per forza , troppo tardi ; contro la sua volontà . La cancrena gli si spargeva nel sangue , ma si ostinava a ritenersi più forte di essa ; con una fiducia , quasi superstiziosa , soltanto in se medesimo . E troppo sdegno aveva sentito contro Remigio ; perché , proprio in punto di morte , si disponesse a mostrarglisi grato d ' essere tornato appositamente alla Casuccia ! Del resto il suo cervello si alterava con il male , e il suo discernimento si faceva indeterminabile . Intanto venne il chirurgo Umberto Bianconi ; uno dei più reputati a Siena , ma non valeva gran che : aveva fatto carriera presto , perché suo padre insegnava all ' università . Piccolo e magro , una barbetta castagna , brutta , quasi cappuccinesca , con gli occhi neri , dov ' era un sorriso di astuzia , da scimmia , un poco miopi , mai fermi , quand ' egli parlava si baloccava a lisciare con l ' unghia d ' un pollice quella dell ' altro ; e non guardando mai in viso , ma sempre intorno . Maligno e maldicente , anche senza ragione , a motivo della sua falsa gentilezza , s ' era fatto nome di buono e di modesto ; e faceva pagare tali conti che gli procuravano un rispetto sempre maggiore . Quando c ' era un moribondo abbastanza ricco , magari come Giacomo , non aveva nessuno scrupolo a raddoppiare le visite ; ordinando rimedi che non servivano a niente . Sapeva che il disgraziato doveva morire ; ma egli mostrava di sperare sempre , proponendo cure costosissime , chiamando a consulto altri medici con i quali fingeva le più coscienziose preoccupazioni . Aveva avvertito Remigio perché a Siena quasi tutti sapevano quale pasticcio era in casa di Giacomo ; e non voleva trovarsi a qualche responsabilità . E perché , dovendosi far pagare il conto da lui , voleva renderglisi simpatico . Si tolse il pastrano turchino , con il bavero di velluto , mettendo dentro una delle tasche i guanti di pelle , foderati di lana , prima di consegnarlo a Dinda ; che l ' attaccò . Dietro di lui , entrò Giulia ; e , siccome s ' era sfogata tutta la notte e la mattina con la zia contro Remigio , studiando come doveva fare , riescì a comportarsi come se Remigio non ci fosse stato . Messasi un grembiule bianco , da infermiera , aprì subito , con una chiavettina che teneva in tasca , la cassetta degli strumenti chirurgici ; poi , mentre il Bianconi tastava il polso al malato , vuotò un fiasco di lisoformio dentro una catinella . Si fermò un poco , con le mani su i fianchi , perché Giacomo la cercava con gli occhi fino da quando era entrata ; poi , mise in fila , sopra un tavolincino , i rotoletti delle fasce accanto alla garza e alla bacinella . Luigia cominciò a sfasciare i piedi tenuti fermi da Gegia e da Dinda . Poi , il Bianconi sollevò , con una pinzetta , l ' ultima strisciolina attaccata alla pelle . Le dita s ' erano gonfiate fino a scoppiare , aprendosi ; mentre il rimanente delle gambe erano magrissime , senza più carne . Il Bianconi si voltò a dietro , e disse a Remigio : " Venga a vedere . Qui , ho tagliato ; cercando d ' impedire che il male si propagasse . Ma l ' infezione era già troppo dentro . " Poi medicò e rifasciò ; aiutato sempre da Giulia . Remigio , accompagnandolo fino al cancello della strada , gli chiese : " Quanto potrà vivere ? " Il chirurgo , guardando un cipresso per non far vedere il sorriso che gli era spuntato su le labbra , rispose : " Fino a domattina , forse . " Quando il giovane rientrò nella camera , le due assalariate e Luigia mettevano il malato in un ' altra positura . Giulia , rinchiusi i ferri dentro la cassetta e giunta a metà della stanza accanto , disse a Dinda che veniva dalla cucina con un recipiente d ' acqua calda : " Io voglio che il padrone parli in faccia a due testimoni . Se muore senza che sia qui il notaio ? " Fatta questa domanda , ch ' era piuttosto una riflessione , tornò lesta in camera e vociò con un ' aria risoluta e indispettita ; senza né meno avvicinarsi al letto : " Vuol chiamare due persone , perché non mi sia negato quel che mi si spetta ? " Giacomo , dopo un urlo che fece capire quanto fosse atroce il suo spasimo , le rispose : " Io farò testamento . Chiama il notaio per stasera . Il Pollastri : lo sai . " Allora , ella , data prima un ' occhiata arrogante alle tre donne , gli sorrise ; poi uscì . Ma il Pollastri era a fare un altro testamento ; parecchie miglia distante dalla città ; e fino al giorno dopo , forse , non sarebbe tornato : Giulia l ' attese invano , fino a buio , seduta sopra una seggiola , morsicandosi le labbra . La mattina dopo , Giacomo era già in agonia ; e quando tentava di dire qualche parola , nessuno lo intendeva . Da tutte e due le finestre aperte , l ' aria odorosa della primavera entrava nella camera . Le anatre schiamazzavano , sguazzando nel fango del fontone ; e le galline , che nessuno s ' era ricordato di governare , crocchiolavano forte . Un lungo suono di campane scivolava per il cielo ; da Siena alta , giù verso la Val d ' Arbia . Un mucchio enorme di nuvolette rosee si radunò sopra i pioppi della Tressa , come richiamato da quel suono . Passavano i barrocci e le diligenze . Giacomo aveva gli occhi chiusi , con le palpebre quasi trasparenti e violacee ; dalla bocca mezzo aperta , respirava affannando e interrompendosi quando il rantolo gli chiudeva la gola . Le narici doventavano sottili e ceree . Allora , gli dettero un tubo di ossigeno . Remigio sorreggeva il cannello di gomma ; da cui il gasse esciva con un sibilo sottile ; e il morente protendeva le labbra , si scoteva e inghiottiva . Una volta sola , aprì la bocca : la lingua e il palato erano chiazzati di rosso scuro . Luigia disse : " Ha arsione . Guarda che asciuttore ! " Gli accostarono alla bocca un bicchiere , credendo che potesse bevere ; ma gli rovesciarono l ' acqua giù per la barba e la camicia . Remigio avvolse a un fuscello un poco di cotone idrofilo bagnato e glielo mise su la lingua . Il morente lo strinse ; come per succhiarlo . Poi il respiro doventò più grave e più rado , le mani gli si gonfiarono ; si scosse , lamentandosi . Mentre le donne piangevano , guardandosi l ' una con l ' altra , entrò Giulia ; ma , fermatasi su la soglia e capito che non c ' era più tempo , escì come il vento . Remigio , andato dagli assalariati , che non conosceva né meno , a dire che smettessero di caricare un carro di letame , perché non facessero chiasso , tornò in punta di piedi . Ilda lo guardò fisso , con le lagrime che le scappavano dalle palpebre bionde come l ' oro . Allora , chinata la faccia , si avviò verso la camera ; ma Giulia , che non se lo aspettava , attraversò accanto : non era più vestita da casa ; e dal cappello le dondolavano un mazzetto di rosine tutte volte in giù . Remigio , presala per un braccio , la fece camminare all ' indietro fino alle scale ; e ve la spinse . Poi , tremando tutto , ma dominandosi , con le mani entro le tasche della giubba , andò nella camera . Un cero , cadendo , s ' era rotto . E siccome non poteva più stare infilato nel ferro del candeliere di legno , lo legò con uno spago alla spalliera del letto . Il cadavere era doventato , come improvvisamente , d ' un giallo spaventevole ; e gli sparsero sopra , dopo avergli messo un vestito , che Giacomo non aveva mai voluto rinnovare , pochi fiori di campo , portati da Dinda , la moglie di Picciòlo . II Remigio , svegliandosi , sentì ch ' era sudato . Un senso di scontento , quasi di rimpianto , gli invadeva l ' anima ; e , ricordandosi , come un peso improvviso , che suo padre era stato sotterrato la sera innanzi , richiuse gli occhi ; credendo di poter dormire ancora . Ma , sbadigliato due o tre volte , andò ad aprire la finestra . Lontano , dalla Montagnola , bubbolava ; e le nuvolette primaverili attraversavano il cielo come se sobbalzassero . Il ciliegio , dinanzi alla finestra , aveva messo le foglie ; e i tralci delle viti , le gemme . I grani , d ' un pallore quasi doloroso , luccicavano ; perché la notte era piovuto . Tutte queste cose le aveva viste anche i giorni innanzi ; ma , quella mattina , capì che gli sarebbero piaciute per la prima volta ; e che doveva amarle , perché non c ' era altro per lui . Vestitosi in fretta , scese le scale ; evitando di parlare con quelli di casa ; e si trovò con Berto . Il saluto dell ' assalariato gli destò simpatia per tutti gli altri ; e , perché si sentiva arrossire d ' essere ormai il padrone , non gli rispose . L ' assalariato , credendo che fosse per superbia , gli voltò le spalle ; e se n ' andò nel campo , fischiettando . Quando fu in fondo allo stradone , tra i due filari delle viti più belle di tutte le altre , si fermò ; e , guardando Remigio sorrise di scherno ; poi , prese lungo una fossacciola . Berto era curioso di conoscere come Remigio si sarebbe comportato e avrebbe fatto ; sapendo che non s ' intendeva di agricoltura ; e che , secondo le voci di tutti , purtroppo vere , si trovava senza denaro e con parecchi debiti del padre . Intanto , Berto e gli altri due assalariati avevano capito che potevano non obbedirgli ; perché egli , dovendosi rimettere ai loro pareri , a meno che non avesse preso un fattore , non avrebbe potuto né meno rimproverarli . Così , le prime volte che egli aprì bocca per arrischiare qualche osservazione , gli risposero , ridendogli in viso , che sarebbe stato impossibile fare differente da come avevano fatto . Stando su l ' aia , dove mancava poco che non sdrucciolasse per via della pàtina di fango e dell ' erba spuntata tra mattone e mattone , vide Tordo uscire dalla stalla ; e gli disse : " Bisogna dare subito lo zolfo alle viti . " " Ma che le pare ! È presto . Ci vorranno altri quindici giorni ; e poi , è bene aspettare che il tempo si rimetta . Del resto , io faccio come lei vuole ; ma senta pure anche gli altri , e vedrà che le dico bene . " " Dove sei stato ora ? " " Dove sono stato ? A governare i bovi . O non lo capisce da sé ? " " Non avevi ancora finito ? " Tordo non gli rispose più ; ma chiamò la moglie ; e le chiese se gli aveva fatto abbrustolire il pane . Gegia , che aveva ascoltato le parole di Remigio , rispose da dentro casa : " Che ti affatichi tanto tempo nella stalla ? Diranno che perdi tempo . Facevi meglio a venir prima a mangiare . " " Stai zitta ! " Remigio , che lo aveva seguito con lo sguardo , arrossì un ' altra volta e non ebbe il coraggio di dire altro ; anzi , pensò che era bene aspettare qualche giorno sperando che avrebbe potuto scegliere uno degli assalariati per fidarsene . E tornò in casa . In cucina , c ' erano , a prendere il caffè , Ilda e la matrigna ; e quando entrò , abbassarono gli occhi entro la tazza . La matrigna disse a Ilda , picchiandole il cucchiaino sopra una spalla : " Spicciati ; c ' è da fare . " Egli allora sentì il bisogno di dire qualche cosa , che facesse piacere a loro ; preso da un desiderio di tranquillità . Ilda , asciugandosi le mani , perché aveva già lavata la sua tazza , gli sorrise e andò via . Luigia gli disse : " Quando credi di sistemare bene tra noi ? " Egli alzò la voce , ma sempre con dolcezza : " A pena che sarà possibile , ho detto . " " Ma quando ? Mi pare che tu non ci pensi . " " Ho dato l ' incarico , ieri sera , al notaio Pollastri di parlare con il suo avvocato ; che io non so né meno chi è ! " Luigia non rispose . Allora , Remigio la rimproverò : " Perché vuol tenermelo nascosto ? Le cose si faranno sempre più lunghe . " La matrigna , debole e sospettosa , gli dette un ' occhiata ; che gli fece capire come ne sapeva più di lui e chi sa con quali precauzioni si faceva aiutare anche dai parenti . Egli , che voleva comportarsi lealmente con lei , e riteneva inutile ricorrere agli avvocati e ai notai , provò una delusione cattiva . Infatti , gli dispiaceva a essere trattato con una diffidenza maliziosa ; della quale non c ' era bisogno . A quale scopo , poi ? Non era disposto ad accomodarsi nel miglior modo possibile con lei ; tenendola in casa , anche se la legge gli consentisse di mandarla via ? E , quantunque fosse abituato a non essere né amato né rispettato , gli rincresceva , proprio ora quando avrebbe voluto non provare nessun odio , a non sentirsi sicuro in mezzo agli altri . Riflettendo a queste cose , guardò le mani della matrigna ; e , senza alzare gli occhi al suo viso , e senza più parlare , se n ' andò . Attraversando il salotto , rivide il ghiro imbalsamato , quel ghiro che suo padre aveva tenuto due anni dentro una gabbia ; rivide anche gli uccelli . Uno specchio antico , screpolato , in una cornice la cui indoratura s ' era scrostata e rotta , li rifletteva , ed egli , allora , si mise a guardarli nello specchio . Girò gli occhi per tutta la stanza : era rimasta quasi nuova , e si ricordò bene di quando il pittore l ' aveva rifatta ; gli parve perfino di riavere nel naso l ' odore della calce spenta dentro i secchi di latta . Quelle righe rosse , che in tutti e quattro gli angoli s ' intrecciavano con svolazzi ripiegati , e d ' un altro colore , gli parvero come staccate da tutta la parete e animate d ' una vita propria . In camera , i cassetti erano ancora chiusi con le chiavi che egli non aveva ; e non sapeva né meno quel che contenessero . Il letto stava di traverso alla stanza ; i campanelli elettrici pendevano con i fili attorcigliati . Aprì l ' uscio della stanza accanto , dove era morto Giacomo ; e stette un poco a respirare l ' odore rimastovi : il letto alto era stato rifatto , e sopra non vi restava nessun segno del cadavere . Il sole , entrando dalla finestra aperta , gli fece venire un brivido che lo scosse nel cuore . Il pavimento , ancora umido di aceto aromatico e di acido fenico , pareva che non potesse più prosciugarsi . Qualche ragnatela s ' era stesa fra i travicelli ; e il tralcio di una rosa rampichina veniva sul davanzale della finestra . A un tratto , l ' altro uscio della stanza si aprì ; e Luigia , in punta di piedi , senza lasciare il croccino , sporse la testa e le spalle ; ma , veduto il figliastro , tornò indietro e richiuse . Perché , invece , non era entrata ? III All ' ora del pranzo , Luigia mandò Ilda a chiamarlo . Mangiarono la minestra quasi senza parlarsi ; evitando d ' irritarsi subito . Anzi , Remigio fu sinceramente pieno di garbo . Ma la matrigna sospirava , e s ' occupava più d ' Ilda che di lui . Dopo il lesso , egli chiese : " Non c ' è altro ? " Ella rispose : " Quanti denari ti ritrovi ? Se tu vuoi , c ' è rimasto , d ' una settimana fa , un pezzetto di parmigiano : l ' avevo messo da parte io . " " Me lo dia . " Ella fece scostare Ilda dalla tavola , mandandole in dietro la sedia ; e , senza alzarsi da sedere , aprì il cassetto ; poi , siccome il suo braccio non arrivava a frugarci , disse : " Guardaci da te ! " Il formaggio , una fettuccia dura accanto alla crosta nera , era doventato verde e asciutto , come quello che si mette nelle trappole dei topi ; ma egli lo mangiò lo stesso . Luigia , guardatolo un poco , gli chiese : " Perché non andiamo insieme dal notaio Pollastri ? " " Lasci che prima venga a fare l 'inventario." " Io ho fretta soltanto allo scopo di fare le cose bene in regola ; e in modo che fra me e te non ci sia mai niente da ridire . " Egli s ' impazientì : " Ho capito ! Ho capito ! Ed io voglio fare lo stesso . " Ma ella cominciò a lagrimare , guardandolo fisso ; con gli occhi spalancati . Egli abbassò la testa , per dire : " Mi pare impossibile che della mia povera mamma non ci sia rimasto né meno un anello ! E pure mi pare che mio padre non avesse dato niente a lei , di quelle cose ! " " No ; non voleva né meno che toccassi il cassetto . Mi regalò una catena d ' oro quando ci sposammo ; ma la comprò proprio allora , a posta ; e , poi , non ho avuto altro . " " E dove è sparita , dunque , la roba ? Vuol dire che è stata rubata . " " Chi vuoi che te l ' abbia rubata ? È impossibile . " " Giulia , forse . " Ma la matrigna alzò la voce ; e gli disse : " Io non ne so niente : bada di non comprometterti . " " Allora , che cosa ne pensa ? Crede che l ' abbia venduta lui ? " " Ah , no , di certo ! Tuo padre non l ' ha venduta . " Remigio perdeva sempre di più la pazienza , e batté i pugni sul dorso della sedia . Ella gli disse : " Non c ' è bisogno che tu t ' inquieti . Quando fai così , non ci si parla più con te . " " E con lei ci si parla , forse ? Mi pare , scusi se glielo dico , che non capisca niente ! " " Ah , già , io non ho capito mai niente ! " Egli sbuffò e si mise a camminare su e giù per la stanza , deciso a offenderla di più ; ma ella , fatto il nodo al suo tovagliolo , escì . La cugina , voltandogli sempre le spalle , lavava i piatti ; e , intanto , stava ad ascoltare . Che poteva ricavare dai discorsi di una donna a quel modo ? IV Giulia , la notte innanzi che Giacomo morisse , buttatasi vestita sul letto , non aveva dormito . Tendeva l ' orecchio ad ogni rumore della strada e ad ogni tramestio della casa ; ma la rabbia la sfiniva sempre di più , e la mattina non aveva forza di reggersi in piedi . Allora , rinfrescatosi il viso con l ' acqua , andò ad assicurarsi da sé che il moribondo ormai non avrebbe potuto più dire niente al notaio ; anche se fosse venuto prima dell ' alba . Tornò nella sua camera , si racconciò alla meglio il vestito che sul letto le si era spiegazzato ; e pensò di correre subito a farsi consigliare da qualcuno . Scacciata da Remigio , andò in casa della zia ; e , con lei , dall ' avvocato Renzo Boschini ; che ambedue conoscevano da prima , per un ' altra faccenda . E scelsero bene ; perché il Boschini non sentiva scrupoli ; o , per lo meno , li sapeva quietare . Quando gli riesciva , si faceva pagare prima ; e poi i clienti dovevano rimettere la causa nelle mani di un altro , perché era difficile che egli non si adoprasse ad imbrogliarla anche di più ; accordandosi magari con i suoi avversari di tribunale . Dagli altri avvocati non solo era tollerato , ma scusato ; perché a vincere una causa sostenuta da lui non ci voleva gran talento ; quando avessero pensato d ' offrirgli , senza averne l ' aria , una parte dei loro guadagni . Tutto consisteva nel farlo con decenza e con dignità ; o con qualche pretesto raffinato , che era un capolavoro di malizia e di cultura legale . E , poi , ridevano di lui e di come si lasciava adoprare . Le due donne lo trovarono , per l ' appunto , nella stanza d ' ingresso dello studio ; mentre accendeva una sigaretta alla pipa del suo scrivano ; un vecchio sudicio che portava il mantello anche d ' estate , con i baffi sempre sporchi di saliva e di tabacco . Il Boschini le guardò , come soleva , alzando la fronte ; dove stavano appiccicati due riccioli neri : pareva che i suoi occhi sgusciassero dietro gli occhiali . Fosca , la zia di Giulia , una donna che aveva partorito dieci figliuoli , gongosi o tisici , soffriva di male al cuore ; e , avendo salito in fretta le scale , per tener dietro alla nipote , si reggeva una mano su la bocca , perché si sentiva scoppiare ; e avrebbe voluto appoggiarsi a una sedia . Ma sedie , all ' infuori di quella dove stava il vecchio scrivano , non ce ne erano . Da un rettangolo sul muro , meno polveroso e meno sudicio , si capiva che ci doveva essere stato , qualche volta , un canapè . Giulia aveva da vero un poco di febbre , e le era venuta una bolla sotto il labbro . L ' avvocato Boschini fece passare le due donne in un ' altra stanza ; e , informatosi con poche parole , all ' incirca , di quel che si trattava , disse , disfacendo tra le dita la sigaretta insalivata : " Se non c ' è testamento in suo favore , è impossibile ottenere niente ; a meno che " proseguì , invogliato di fare una causa come non gli capitava più da qualche tempo " ella non porti qui due testimoni che possano dire , per esempio , che il signor Giacomo Selmi , prima di morire , un dato giorno , ha dichiarato in faccia a loro di essere debitore verso di lei di una certa somma prestata , e che ha obbligato a pagarla il suo erede ... come si chiama ? " " Remigio ! " Egli si rivolgeva sempre a Giulia , e mai a Fosca ; che , del resto , s ' era distratta pensando : " Anche gli avvocati , con noi poveri , si comportano come tutti gli altri . Questo non ci dà né meno da sedere ! " . Ma il Boschini , dopo aver suggerito questo mezzo , deliziandosi a vedere se l ' avrebbe preso subito , continuò : " Ci sono o no questi due testimoni ? Ci pensi bene , perché bisogna portare cose concrete e non chiacchiere . Altrimenti , lei mi farebbe compromettere per una causa non giusta del tutto ; che io mi rifiuterei di fare . Perché , sopra ogni cosa , devono stare la verità e la giustizia . " E con le mani pareva che volesse collocare la verità e la giustizia sopra qualche piedistallo . " Che forse io faccio l ' avvocato per quel pezzo di pane che me ne può venire ? " Giulia , quasi inebriata del suggerimento , sorrise : " I due testimoni ci sono . " Ella rispose così , pur sentendo , quasi immediatamente , che non avrebbe più potuto tornare a dietro ; ma l ' avvocato non le dette tempo a pentirsene ; e le chiese : " Si ricorda come si chiamano o me lo vuol dire domani a mente più riposata ? " " Domani , domani ! " " Bene ! Si vede che lei non farà questa causa per avidità . E ... quanti sono stati i denari prestati da lei al signor Selmi ? Badi che la somma sia verosimile , perché se anche gli avesse prestato , poniamo il caso , ventimila lire , il giudice , per quanto fosse vero , potrebbe sospettare . Bisogna che questa somma sia molto più piccola . Se ne ricorda ? Egli voleva far le cose con una certa saggezza e non esagerare troppo . Giulia si trovava impacciata ; ma credette che , a non rispondere subito , l ' avvocato avrebbe voluto forse non prendere più la causa . Poi , a passare da bugiarda in quel momento , non ci sarebbe stato più rimedio . Soltanto un ' altra bugia la toglieva d ' imbarazzo . E , perciò , disse : " Siccome non tengo conto di cento lire più o cento lire meno , sono nel giusto se mi faccio restituire tremila lire . " " Bene . È una somma conveniente . Ed altri crediti non potrebbe vantarli ? Per esempio , le ha pagato sempre il salario ? Mi sembra che , se ella gli ha dovuto prestare tremila lire , il signor Selmi non avrà sempre potuto essere puntuale a pagare lei ! " Ella , rifletté un poco e disse : " Mi promise trenta lire al mese , e non ho mai riscosso niente . " " Quanto tempo è ? " Giulia rifletté più a lungo ; e rispose : " Sei anni . " " Non potremo chiederne che cinque . La legge non ne consente di più . E cinque anni , se non sbaglio , importano mille e ottocento lire , che con le altre arrivano a quattromila e ottocento . Ossia , possiamo dire , cinquemila . E siccome è probabile che dobbiamo venire a una transazione , perché bisogna prepararsi anche al peggio , è prudente , direi , chiederne ottomila ! " Quando le due donne uscirono dallo studio , tremavano dalla gioia . Anche l ' avvocato si sentiva meglio , più allegro , quasi faceto e soddisfatto ; intelligente . Del resto , dovutosi pochi mesi prima separare dalla moglie infedele , e presa in casa una giovane di cui era innamoratissimo , provava simpatia anche per Giulia ; e a lui non importava molto accertarsi se Giulia mentisse interamente o a mezzo : durante la causa , se avesse avuto ragione Remigio , la verità sarebbe venuta a galla da sé . E questa , scusando la coscienza con il trovarsi messa su dall ' avvocato , che sapeva meglio di lei quel che doveva essere deciso , non esitò più . Pigliare con le buone Remigio era impossibile ; e , se non andava fino in fondo , avrebbe avuto il danno e le beffe . Bisognava che gli rendesse pane per focaccia ! E tra Fosca e Giulia , i due testimoni furono pescati il giorno stesso : il primo un tipografo , amico di Fosca ; che , per l ' appunto , tanto per fare una passeggiata in campagna , era stato a trovare per conto di lei il Selmi ; e ci si era trattenuto a tenergli compagnia . L ' altro , Chiocciolino , un sensale , mezzo epilettico , che aveva questionato a morte con Giacomo per una bazzecola ; pretendendo , come ripicco , di avanzare il pagamento di due maiali . Era anche riuscito , durante la malattia , a ficcarsi in camera a minacciarlo ; e l ' avevano dovuto riportare fino in fondo alle scale . Il tipografo Corradino Crestai , soprannominato Ciambella , era alto quasi due metri , magro e sempre giallo , con due occhi che sembravano di piombo ; con le dita delle mani così affilate che si vedeva la forma degli ossi . Si prestò a far da testimonio , perché gli pareva ingiusto che Giulia restasse senza né meno un soldo dopo aver avuto buona ragione a sperare di essere l ' erede di quasi tutto . Il sensale era pieno d ' un odio cieco : dopo averne inventate di tutte , anche sul conto della moglie di Giacomo , tanto per vendicarsi , ora gli capitava proprio l ' occasione di beffare Giacomo morto ; quasi avesse potuto obbligarlo a sborsare di tasca quelle ottomila lire . E , intanto , anch ' egli fece causa a Remigio , per essere pagato dei due maiali , ormai famosi tra i mercanti di Siena : dugento lire sole , del resto ! Ma , a quel tempo , non erano poche . Il Selmi era morto senza lasciare amici . Il suo carattere aspro e cupo gli aveva dato fama di cattivo ; ed egli , sapendolo , s ' era allontanato sempre di più anche dagli amici . Quasi tutti i mercanti e i contadini , che s ' informavano della malattia , perché era molto conosciuto , accolsero la notizia della morte quasi con soddisfazione ; come se l ' avesse meritata . E tutti rivolsero il malanimo e la curiosità contro Remigio ; trovando così il modo di vendicarsi con lui del padre . C ' era una certa voglia di sapere quali persone egli avrebbe avvicinato , quali amici avrebbe scelto ; e se lascerebbe l ' impiego per fare l ' agricoltore . V Parecchi conti , più o meno veri ed esatti , giunsero in una settimana alla Casuccia : il fabbro avanzava tre annate , il carraio due , il droghiere aveva da riscuotere ottocento lire , il farmacista settecento , il dottor Bianconi novecento ; altri medici , chiamati a consulto , cento ; poi , c ' era da pagare la cera del trasporto funebre , la cassa , il prete , il marmista per la pietra sepolcrale : in tutto tremila lire , da aggiungersi alle ottocento dei diritti di successione . Anche Remigio andò da un avvocato ; perché gli pareva che il Pollastri avesse un modo di fare tutt ' altro che fidato . Al ginnasio , aveva conosciuto uno studente del terzo anno di liceo ; e poi s ' erano rivisti per la strada . Questo suo amico , al quale egli non aveva più parlato da anni , era l ' avvocato Mino Neretti . Remigio sperava di spendere meno che da un altro , e di essere consigliato bene . Tuttavia , la prima volta che gli riparlò , tremava e non riesciva a spiegarsi ; arrossendo e arrabbiandosi . Il Neretti lo guardò , ridendo e battendogli una mano sopra una spalla : bastò questo perché Remigio sentisse per lui un ' amicizia capace di tutto . Allora l ' avvocato , accorgendosene con piacere , lo fece passare dentro la sua stanza ; e , dettogli che si mettesse a sedere , picchiettando con la costola di un piccolo codice rosso sopra la scrivania tutta seminata di fogli e di libri aperti , lasciati l ' uno addosso all ' altro , lo rimproverò : " Dovevi venire subito da me , e non andare dal notaio ; e , poi , dal notaio Pollastri ! Quello è un imbroglione che ti mangerà ogni cosa . " Remigio , spaventato , sentì come addentarsi fino al cuore . " Se tu vuoi che io mi occupi delle tue faccende , prima liberati dal Pollastri ; e lascia parlare me alla tua matrigna . Se credi , le scrivo subito una lettera ; per invitarla a venire qui . Vi accomodo io ! Ma , piuttosto , c ' è un ' altra cosa molto più grave ... Tu , forse , ancora non la sai ; ma è bene che t 'avverta." Il Neretti smise di picchiettare con il codice ; e , riponendolo nel punto più sgombro della scrivania , proseguì : " Giulia , quella ragazza che teneva in casa tuo padre , ti fa causa . " Il giovane , impallidendo , si alzò di scatto : " Mi fa causa ? " E tentò sorridere , per essergli simpatico e per mostrarsi fiducioso di lui : " Come può farmela ? " Il Neretti , burlandosi dei modi di Remigio , vedendolo così esaltato e nello stesso tempo smarrito , aggiunse con un dispiacere sincero , perché era buono : " Dice che avanza da te ottomila lire . " Remigio rimase così sottosopra , che non capì più niente . L ' avvocato , lasciando prima che quell ' emozione diminuisse , lo richiamò in sé minacciandolo ; anche con lo scopo di conoscere , per sua curiosità , se aveva ragione o torto : " Le deve avere , sì o no ? " " Se le dovesse avere , gliele darei . E come l ' hai saputo ? " Il Neretti batté il pugno su la scrivania , come se non gl ' importasse né meno di sfondarla : " Di questo non te ne devi occupare . " Ma , per attenuare l ' effetto che gli vedeva anche nel viso , aggiunse : " Ho visto la domanda per ottenere il gratuito patrocinio , che fa il suo avvocato , il Boschini . " " E allora ? " " Allora , aspetteremo ; e noi ci opporremo . Vedremo le ragioni che portano ! Sei sicuro che tuo padre non ha fatto testamento ? " Il giovane si mise una mano sul cuore palpitante ; e disse , provando un certo piacere : " Ormai , ne sono sicuro ! Il Pollastri me lo avrebbe detto . " L ' avvocato , appoggiandosi alla poltrona , di traverso , e arricciandosi i baffetti , stette un poco a pensare ; poi , disse : " Non capisco perché anche un sensale ti faccia causa per dugento lire . " " A me ? " Il Neretti , arrabbiandosi , gridò : " A me , forse ? Non sei tu Remigio Selmi , erede del fu Giacomo ? " E fece una sghignazzata . Remigio , mortificato rispose : " Sì , sono io . " L ' avvocato , allora , sorrise : ingenuo fino a quel punto non lo avrebbe creduto mai . Ma si propose di aiutarlo il meglio che fosse possibile . " L ' avvocato di questo sensale è lo Sforzi . " " E come faccio io a trovare questi denari ? T ' ho detto , appena entrato , che mi sono arrivate tremila lire di conti da pagare ... E , poi , ci sarà la successione ! " " Eh , non ti spaventare ! Oggi parlo io con il direttore del Banco di Roma ; e ti faccio dare quel che ti occorre . Fai una cambiale ... Per esempio , se ti ci vogliono tremila lire , tu devi fare , invece , una cambiale di tremilasettecento ; così , fra tre mesi , alla prima scadenza , hai già il denaro per scontarne il quinto ; aggiungendovi , di tasca tua , una sciocchezza ; quaranta lire , mi pare , più lo sconto ... Hai fatto mai le cambiali ? " "No." " Allora te lo insegnerò io . Il mio giovane di studio ti ci metterà la firma , che ci vuole per la banca . " E , poi , dopo averlo guardato , aggiunse : " Si vede che ancora non hai mai vissuto . Bada però , che con le cambiali ci vuole giudizio ! E io mi presto a fartele fare soltanto a patto che tu badi ai tuoi interessi e che tu non sciatti il denaro . Ora , vattene ; e torna domani ; e bada di tenermi informato di ogni cosa , e di non fare niente senza il mio consiglio , perché cercheranno d 'imbrogliarti." Gli dette la mano , e lo sospinse verso la porta foderata di lana verde . Il Neretti si sedé , mangiucchiandosi l ' unghia d ' un pollice : Remigio gli aveva fatto ricordare tante cose del passato ; e , sentendosi troppo distratto , invece di studiare un processo che aveva alle mani , si mise alla finestra a fumare . Aveva trentadue anni : piuttosto magro , con un ciuffetto nero e due anelli d ' oro alle dita . Quando rifletteva , teneva la bocca chiusa e mandava a ogni momento il fiato giù per il naso , strizzando gli occhi rotondi ; come se fossero stati troppo grossi per le loro palpebre . Remigio si credette sicuro , persuaso e contento d ' essere stato accolto confidenzialmente dal Neretti ; quantunque ora fosse avvocato , ed egli avesse soltanto la licenza ginnasiale . Ma quando , la sera , tornò alla Casuccia , dopo aver girato senza scopo tutto il pomeriggio , provò una delusione forte ; e si chiese perché era stato così espansivo e aveva dato importanza a cose che ora gli parevano insignificanti . Alla matrigna non disse nulla dei due processi , volendo prima aspettare d ' essersi messo d ' accordo con lei ; perché gli venne il timore che avrebbe fatto come Giulia . Invece , Luigia sapeva già ogni cosa ; perché glielo avevano detto Giulia e il sensale , aizzandola contro il figliastro , mettendole tanta diffidenza da farla quasi decidere a ricorrere al tribunale . E , credendo che ancora non sapesse niente , stette zitta ; temendo , ch ' egli , preso dalla collera e comprendendo quali difficoltà stava per incontrare , non si mostrasse meno buono verso di lei e meno disposto a cedere con larghezza quando doveva essere stabilita la quota del suo usufrutto . L ' aia della Casuccia era già buia ; tra la casa , la capanna e la parata . Egli si sentì salutare da Berto e da Tordo , che stavano seduti insieme sul primo scalone della loro casa . Moscino , che era figliolo di Picciòlo e fratello di Lorenzo , cantava tra i cipressi ; e , tutto a un tratto , attraversò l ' aia saltando : aveva quindici anni ; magrolino , con la pelle annerita dal sole . Finché non era proprio inverno , portava soltanto un paio di calzoni , che gli arrivavano ai ginocchi ; la camicia sempre rimboccata , perché mancavano le maniche . Ma la domenica si metteva un vestito nero , cucitogli dalla mamma ; e , al collo , una sciarpa rossa a fiocco . Con il sigaro in bocca , andava a sentire la musica militare in città ; e , la sera , cercava di tornare in compagnia di qualche ragazza ; per darsi l ' aria d ' essere un giovanotto . Remigio , che s ' era fatto prestare la mattina due lire dalla matrigna , per le sigarette , si chiuse in camera e si mise a fumare . Qualche lume , a Siena , s ' accese ; e , siccome non si distinguevano bene le case , perché c ' era un poco di caligine , pareva che quei lumi stessero per aria , sospesi ; e , quando Moscino si rimise a cantare , gli parve che tutto fosse stupido e insulso come quel canto . VI Il Pollastri , uno dei più vecchi notai di Siena , era molto rispettato e tenuto in conto . Bassotto , con il buzzo a pera , e sempre con il bastone e con il bocchino per fumare il sigaro , aveva una carnagione scura ; i baffi biondicci , con le punte come due spaghi untuosi e sottili ; gli occhi chiari che doventavano subito fissi e cattivi ; una voce che lunsingava ; un sorridere serio e pacato che faceva esclamare : " Dev ' essere onesto ! " Siccome la cenere del sigaro gli andava sempre addosso , molte volte seguitava a parlare ripulendosi il vestito con tutte e due le mani ; e poi , specie quando voleva ascoltare , le teneva stese sopra lo scrittoio e i pollici appuntellati sotto . Remigio era andato da lui come da un padre , contento di confidarcisi ; Luigia aveva cercato , anche per mezzo di un avvocato , di capire ch ' egli non sarebbe stato parziale a favore del figliastro . E il Pollastri , accontentando ugualmente Luigia e Remigio , trovava sempre qualche motivo per cui era necessario che tornassero da lui . E così le loro chiacchiere , attraverso una imbriacatura legale , doventavano pretese eccessive o addirittura impossibili , in contrasto tra sé e irreconciliabili ; proponendo egli , ora all ' uno ora all ' altro , accomodamenti che non potevano soddisfare nessuno dei due . Con quel suo sorriso , che gli faceva raggrinzare tutta la faccia , diceva a Remigio : " Sì , lei ha ragione ; ma , d ' altra parte , dovrebbe essere più generoso , meno tirato intendo dire , più buono verso la matrigna . " " Ma io voglio darle soltanto quel che le si spetta . Non le pare giusto ? " " Soltanto quel che le spetta ? Ma se le fa vedere che lei è disposto a più , la matrigna , in compenso , sarà più affezionata ... " " Non m ' importa ! " Il Pollastri rideva , come se avesse detto una cosa da far ridere , e rispondeva : " Ah , non gliene importa ! " Remigio , che credeva di avere risposto da furbo , come se avesse da farsi scusare di una bricconata , lo guardava ridendo ; sotto quegli enormi scaffali d ' incartamenti , a volumi , tutti con la costola nera , con un cartellino numerato . Più su della poltrona , la cui stoffa era stinta e strappata , un crocefisso d ' avorio , d ' un avorio scivolevole ; e sopra la scrivania , ricoperta d ' incerato nero , righelli e penne , bene in ordine , accanto a un enorme calamaio di vetro . Remigio ripigliava : " Che forse la mia matrigna è disposta verso di me a farsi dare meno di quello che per legge io non potrei negarle ? " " No : tutt ' altro ! " Il notaio si divertiva a sentire quelle ragioni , di cui non c ' era nessun bisogno . E Remigio rincalzava : " E allora ? " " Faccia come crede . Viene qui lei stessa a raccomandarsi , perché io dica così ! " " Non le dia retta ! Le dica che avrà il giusto , e che io non ho punto l ' intenzione di darle meno . " " Caro Remigio , ci ho perso la pazienza : gliel ' ho ripetuto già trenta volte . " E prendendo un ' aria di protezione e di degnazione paterna , quasi avesse dovuto rimproverarlo , continuava : " Io le voglio bene ; ma voglio essere di coscienza tranquilla . E , quindi , io non mi presterei a favorire eccessivamente lei a danno della vedova . Allora , Remigio si raccomandava : " " Vede che sono venuto subito da lei , senza che mi ci abbia consigliato nessuno , appunto perché lei accomodi , secondo la legge , questa faccenda : né a favore mio né a quello della mia matrigna . Ma , nel caso che la matrigna fosse contro di me con pretese sciocche e cattive , io voglio essere certo che lei penserà a tenerla a posto . " Ma , sì , stia tranquillo ! " E aveva sempre voglia di ridere . Poi , gli disse , un giorno : " Del resto , finché non sono venuto a fare l ' inventario , valutando tutto il patrimonio , è impossibile stabilire qualche cosa di serio . " " È quel che penso anch 'io." " Stia tranquillo , le ripeto . Prima di venire a parlare di somme , c ' è tempo ancora . Che importa se la vedova ha fretta ? Non sa , forse , che ci sono stati casi , tra matrigna e figliastro , che hanno leticato per i tribunali anche due o tre anni ? " Remigio , incuriosito come dinanzi a un agguato , che quasi lo lusingava , chiese : " Avrebbe fretta , dunque , la mia matrigna ? " " Piuttosto ! " " E quando verrà a fare l ' inventario ? " " Per una settimana , ormai , non posso . " " Non può ? " " Ho tanto , tanto da fare , mio caro ! Tanto ! " " E mi farà spendere molto ? " " No , no : faremo tutte le cose alla buona ! " " Ma non può dirmelo , all ' incirca ? " " Non saprei ... ancora non siamo né meno al principio di quel che c ' è da fare . " E , magari due ore dopo , diceva a Luigia : " È un ragazzo che non mi vuol dare ascolto ! Sarà difficile intendersi ! Badiamo bene ! Se seguita così , io lascio a mezzo ogni cosa e non me ne occupo più . " Luigia lo supplicava piangendo : " Per carità , la sbrighi lei questa brutta matassa ! Giacché Remigio ha avuto l ' idea buona di rivolgersi a lei , badi se le riesce di farmi dare almeno quel che mi spetta per legge ; altrimenti dovrei mettermi nelle mani di un avvocato e ricorrere al tribunale : sarebbe vergogna , per tutti quelli che lo risapessero . " Il Pollastri , stando zitto e stropicciandosi le mani , guardava la finestra come se cercasse il mezzo di escire dall ' imbroglio . Poi , prendeva di tasca la scatola dei fiammiferi ; e , dopo aver soffiato dentro il bocchino , abbassandosi sul cestello della cartaccia , accendeva un mezzo sigaro . Luigia ricominciava a piagnucolare : " Mi consigli lei ! " " Mia cara , io faccio di tutto ; ma se non mi riesce non è colpa mia . Badiamo bene ! Anzi io la metto subito in guardia ; perché , quando ho fatto il mio possibile , non voglio che s ' incolpi me . " " Ma questo non lo pensi né meno ! " " Ecco , allora , ci siamo intesi : domani , quando egli tornerà , io farò l ' ultimo tentativo . " Luigia , che avrebbe voluto trattenersi ancora , si alzava e usciva ; facendo , però , tre passi per ogni mattone . Il Pollastri , rimasto solo , prendeva un foglio di carta , in cima al quale era il suo nome fatto con un timbro di gomma a inchiostro violetto ; e scriveva con quella calligrafia grossa e aggrovigliata , tra le finche diritte e perpendicolari : " Altra mansione per colloquio con la vedova , durato un ' ora , lire venti " . Faceva la somma , con il lapis , sopra un pezzetto di carta , di tutte le mansioni ; poi , spargeva il polverino rosso su lo scritto ; lo rimetteva nel cassetto , si dava una sfregatina alle mani , una scossa al vestito ceneroso ; e passava subito ad altro . Ma al suo scritturale , che chiamava quando non c ' erano più i clienti , per fargli ricopiare gli atti notarili in carta bollata , disse una volta : " Per un ' eredità di dieci lire , non vogliono mettersi d ' accordo . Peggio per loro ! Se la mangeranno e basta ; ma non devono credere di sacrificare me , non pagandomi il conto ! " Lo scritturale , che da un pezzo aveva voglia di parlare della successione di Remigio , rispose : " Del resto , la Casuccia è un possesso che mi piacerebbe ; farebbe proprio per me . Comprerei un ciuchino ... " Il Pollastri lo guardò in faccia , e si mise a ridere : erano amici da tanti anni e si aiutavano ; perché Roberto Lenzi , pur facendogli da scritturale , aveva un patrimonietto al Monte dei Paschi . " Perché mi guarda ? Il notaio rispose : " " È un ' idea che mi piace ; e io le prometto di aiutarla . " " Dice da vero ? " Il notaio si alzò , e gli dette la mano . Lo scritturale , a cui l ' impazienza di dire tutto in una volta faceva perfino sbagliare una parola per un ' altra , disse asciugandosi il sudore freddo su la fronte : " Ecco come vorrei entrarci io . So che Remigio non ha avuto , povero ragazzo , né meno un soldo in contanti ; anzi , ci sarà subito un passivo di circa diecimila lire , perché gli faranno anche una causa ... credo una certa Giulia , che conviveva con il signor Giacomo ... " Il notaio assentì , abbassando la testa . " Deve proporgli di farsi prestare il danaro da qualcuno , ossia da me ... si fa una ipoteca ! ... E quando egli non potrà andare più avanti , comprerò ogni cosa io . Così , non si mette in balìa delle banche ! ... È meglio che s ' ipotechi con me ; non ne conviene ? Gli dice che con me si fa una cosa alla buona ... magari penso io alle spese che ci vogliono per far registrare l ' ipoteca ; così lui acconsentirà meglio . Che m ' importerebbe di dover sopportare io tutte le spese , che dovrebbero essere a metà ? Si mette , nel contratto , che egli si obbliga di rendermele dentro un certo tempo ... " Il Lenzi voleva dire tutto questo ridendo , ma non gli riesciva ; tanto era preso dall ' emozione . Aveva scoppi di riso , che gli troncavano le parole ; e quando tacque , gli batteva il cuore come se soffocasse : era grasso e biondo , con il viso che pareva gonfio di sangue , con una bocca che gli si storceva anche a respirare , con una pappagorgia come un secondo mento . Il Pollastri lo guardò un ' altra volta ; e il Lenzi , avvicinandoglisi come per leggere dentro i suoi occhi , disse tutto allegro : " Siamo d ' accordo ! " E come se avessero pensato la stessa cosa , aggiunse : " Lei mi dirà la ricompensa , perché gli affari sono fuori dell ' amicizia ; e lei avrebbe tutte le ragioni di rifiutarsi a questo accordo ; che , del resto , sarà un bene per quel cretino ; perché , o prima o dopo , dovrà vendere la Casuccia . E , se non la prendo io , chi sa in quali mani cattive va a cadere ! Invece , merita che la prenda una persona come me . Non è vero , forse ? " E ambedue si guardarono fisso , con gli occhi egualmente scintillanti ; che li abbarbagliavano a vicenda . Poi , il notaio sospirò : " Tra noi , non c ' è bisogno di discorrere troppo : ci s ' intende alla prima , e non manchiamo di parola . " Piegò un foglio di carta bollata ; e disse , sempre con la stessa voce : " Qui copierà quel contratto , che dev ' essere firmato domattina . Si ricorda quale ? " Il Lenzi lo trovò e glielo mostrò . E il Pollastri , non avendo nient ' altro da fare , andò a prendere il bastone , in un cantuccio della stanza ; si mise il cappello , senza guastare la scrinatura a taglio ; ed escì canticchiando un motivo del Verdi . Il giorno dopo , a Remigio si mostrò più premuroso del solito ; e il giovane , credendo che dipendesse dall ' averlo ormai convinto a far tutto con sollecitudine , non stava in sé dalla contentezza e dalla fiducia . Già , gli aveva fatto un buon effetto che il Lenzi , per salutarlo , si fosse addirittura alzato da sedere . La voce gli tremava , e si aspettava che il notaio gli comunicasse l ' accordo ottenuto con la matrigna : non voleva né meno sedersi , per ascoltare subito in piedi . Il Pollastri , cercando di assecondarlo a sorrisi , per non dargli di colpo una delusione che lo avrebbe mal disposto , gli disse : " Tutto va proprio bene , secondo i nostri sforzi . Io ho anche trovato un mio amico , un amico intimo , che a lei soltanto presterà quel che ci vuole per le prime spese ; di cui non si può fare a meno . " Remigio era così contento che , a queste parole , non capì di quel che si trattava ; e rispose , distrattamente , per sapere presto quel che sperava : " Grazie , grazie di tutto ! " Il Pollastri chiamò lo scritturale ; e questi , mettendosi dalla parte della finestra , dichiarò : " Io sono a loro disposizione . " Il Pollastri chiese a Remigio : " Quanto crede che le occorra ? " " Ma ! Io non saprei . " " Il signor Lenzi ha pochi denari ; ma , forse , basteranno . Se crede , domani stesso , lei può fargli una ricevuta provvisoria , e in seguito si prepareranno gli atti . " Remigio , a cui svaniva quella specie di ebrezza che lo teneva come rapito in un sogno , li guardò ambedue ; e , allora , rimase un poco perplesso . Tuttavia , volendo scusarsi di non accettare immediatamente la proposta , di cui non riesciva ad afferrare ciò che per lui era indeterminatezza , rispose : " Ancora non saprei decidere . Loro lo sanno , meglio di me , che per ora non conosco né meno quanto mio padre m ' ha lasciato e quanti debiti ci sono . " " Mio caro , male ! A quando aspetta ? Quando siamo nella sua condizione , bisogna rendersi subito conto di quel che c ' è da fare : tra le illusioni non c ' è mai da scegliere . " " E se non avessi bisogno di farmi prestare niente ? " Quelli risero ; e lo scritturale disse : " Io non ci voglio mettere bocca più : quando saranno d ' accordo , mi chiameranno . Sono sempre pronto a fare quel che posso ; ma di più no . Più buono di così non potrei essere . " Ed escì , strizzando un occhio al Pollastri , che , da solo , vide prendere una brutta piega al tentativo . Allora , finse di adirarsi , mostrandosi indispettito che un suo consiglio non venisse accolto senz ' altro . E si mise a sfogliare certe carte , che aveva davanti . Remigio , tanto imbarazzato che si vergognava , disse : " Ne parleremo quest ' altra volta ! Intanto , mi dica quel che ha combinato con la mia matrigna . " Il Pollastri , che aveva preso in mano una penna della mezza dozzina che ne aveva su la scrivania , scosse la testa e rispose : " Io non so più che dirle , da quando capisco che lei non confida più in me . " " Mi dia prima la risposta della matrigna ! " " Non ho da darle niente . " Il giovane , mortificato , si passò una mano su la fronte ; e , poi , disse più affabile che poteva : " Mi spieghi , almeno , come il signor Lenzi mi darebbe i denari : capisco bene la sua buona intenzione ! Non lo nego . " " Vorrebbe che il mio amico le prestasse i denari senza una garanzia ? " " Questo no di certo . " " È la prima volta che egli si arrischia a entrare in un simile ginepraio . E lo fa anche perché era amicissimo del signor Giacomo . Penserò io a tutto . Si figuri che egli è disposto ad accettare un ' ipoteca per venti anni al sei per cento . Lei ha tempo venti anni , venti anni dico , alla completa restituzione . Ma non solo : se non potrà pagare le rate e anzi avrà bisogno di altro denaro , glielo presterà alle stesse condizioni della prima volta . " Ormai , Remigio era quasi convinto ; e il Pollastri , accortosene , proseguì : " Vuole oggi stesso un acconto ? Se non ce l ' ha lui nel portafogli , quel che manca lo presterò io stesso al Lenzi . Vede come si fa tra amici , mio caro ? " E , sbottonatosi la tasca di dentro della giubba , posò su la scrivania un portafogli di seta rossa ricamata a oro ; l ' aprì e fece vedere alcuni biglietti da cento lire : " Noi non si chiacchiera per niente ! " Remigio , ammirandolo , senza poter staccare gli occhi da quei biglietti , rispose : " Lo so . " E , sentendosi come gonfiare il cuore , aggiunse : " Io non ne ho né meno da cinque lire ! " " Ma li prenda lei , dunque ! Lo capisco che si trova imbarazzato ! Faccia conto che siano suoi . " Ci mancò poco che non allungasse la mano ; tuttavia la timidezza lo ritenne ; e , sentendosi troppo confuso per decidersi , si alzò da sedere . Allora , anche il Pollastri si alzò ; e gli disse , accarezzandolo sotto il mento : " Rivenga domani , e troverà tutto pronto . Le dirò io quanto deve farsi dare . Rifletta , mio caro , che per un ' ipoteca a una banca ci vogliono troppe spese , e perciò non ne varrebbe la pena . Ma non solo le spese : non si sa , anche , quante garanzie ! E , poi , almeno cinque o sei mesi d ' attesa , supposto e concesso che una banca , per esempio il Monte dei Paschi , sia disposta a fare l 'operazione." Remigio tornò alla Casuccia , mettendoci almeno tre volte più del solito . Quasi gli girava la testa , la gente gli dava il senso di un ' oppressione pesante ; e sentiva il bisogno di stare zitto . Ma , la sera , prima di cenare , mentre Ilda diceva che in casa non c ' era più petrolio , parlò con Luigia . E , cominciando ad intendersi , ambedue capirono abbastanza che il Pollastri , invece di metterli d ' accordo , procurava di accrescere e di motivare la loro reciproca diffidenza . Remigio esclamò : " Ed io che mi fidavo di lui , perché da tanti anni conosceva mio padre ! " La matrigna , che fu l ' ultima a convincersi , fu però la più risoluta ; e gli giurò di far tutto nel modo più chiaro possibile . Intanto , però , pur promettendosi di non farsi più mettere su l ' uno contro l ' altro , decisero d ' incaricare lo stesso il Pollastri dell ' inventario ; temendo che egli , se non gli avessero fatto fare né meno quello , avrebbe mandato un conto da milionarî . Del resto , tutto quel denaro che si sentiva mettere a sua disposizione , a Remigio faceva piacere . Giacomo lo aveva tenuto sempre come un poveraccio , e lo stipendio dell ' impiego non gli era bastato né meno a pagare tutta la retta alla padrona di casa . Quel denaro , più sognato che posseduto , ma che poteva procurarsi , non importa a quali conseguenze , lo incoraggiava . VII Remigio , il più delle volte , si sentiva sperso ; e gli faceva caso di poter scendere nell ' aia e andare dove volesse . Il cancello della strada era tutto fuor di posto , con i gangheri strappati e arrugginiti ; schiantato , con la vernice che veniva via a pezzi . Il settembre dell ' anno avanti ci avevano legacciato i pruni e le marruche , perché non passassero a rubare l ' uva ; e le siepi ora avevano i getti nuovi . Da una parte dell ' aia c ' era la capanna : un fabbricato piuttosto basso , tarchiato , con il tetto spiovente da due parti , fin quasi a terra ; con l ' uscio sciupato da lunghe spaccature : con un trogolo di legno appoggiato al muro ; con due finestre che invece degli sportelli eran tappate da mannelle di paglia . La parata era dall ' altra parte dell ' aia ; piuttosto grande , fatta di mattoni doventati d ' un rosso quasi nero ; e , tra i mattoni , ciuffi di capperi . Attaccate alla parata , dinanzi alla capanna , la casa degli assalariati e quella padronale , con tre porte : alcuni correggiati , tra porta e porta , messi ad uncini di ferro ; e , sotto le finestre , cinque scale di legno , da piante , infilate a due pioli . Di fianco alla casa , s ' andava nel campo e nelle stalle ; più basse e dietro . Vicino alle stalle , un fontone ; dove lavavano i panni , abbeveravano i bovi e mandavano il branco delle anatre : intorno al fontone , cinque salci e un orto rinchiuso con stocchi secchi di granturco . Da lì , una fila di cipressi a doppio ; che salivano su un poggetto ; dal quale si poteva vedere tutto il podere fino al confine della Tressa . In antico , la Casuccia era stata un piccolo ospedale per i pellegrini ; e una mezza Madonna di terracotta era rimasta in una parete della stalla . Quand ' era piovuto molto , dall ' aia si sentiva scrosciare la Tressa ; e i piani si allagavano ; i pioppi umidi e la creta lavorata luccicavano . Di Siena , dietro quattro o cinque poggi sempre più alti , quasi a chiocciola , si vedevano soltanto le mura ; tra la Porta Romana e la Porta Tufi . Dalle mura in giù , i prati e i grani scendevano tagliati da poche strade ; riunendosi a spicchi , verso qualche podere ; con le case sui cocuzzoli dei poggetti , accerchiate dai cipressi . Si sentiva il treno della Val d ' Arbia ; quando , secondo i contadini , era segno di piovere . I primi giorni , Remigio evitava d ' incontrarsi con i sottoposti ; non sapeva né meno riconoscerli l ' uno dall ' altro e , per timidezza , voleva sorvegliarli quasi di nascosto . Una mattina , fece il giro di tutto il podere , solo ; camminando sempre sul margine dei confini . Vide i prati , ma non sapeva di che seme fossero ; vide la biada e il grano , i filari delle viti e gli olivi : per non piangere , tornò subito a casa ; commovendosi quando Gegia , che era a cogliersi l ' insalata , lo salutò . Non sapeva che fare ; si sentiva solo troppo e senza denari ; e Luigia aveva cominciato a dire che non mandava più Ilda nelle botteghe senza pagare . Per non vederla in quel momento , entrò nella stalla ; rificcando , con un pezzo di pietra , i chiodi della serratura ; usciti fuori . Nella stalla , c ' era soltanto un paio di vacche ; che , allora , non potevano costare più di novecento lire ; magre e vecchie : una anche zoppa , perché il sensale incaricato da Giacomo di comprarle lo aveva messo in mezzo . La stalla era piuttosto grande e lunga , ma buia e piena di ragnatele , quasi senza punta paglia ; e le due bestie ruminavano in un cantuccio della mangiatoia mezza franata . Mentre egli le guardava , Picciòlo , il marito di Dinda , entrato senza che egli l ' avesse sentito , gli mise una mano su la spalla e gli disse : " Padroncino , se vuol guadagnare , bisogna mettere qui altre bestie ; e giovani ci vogliono . Due o tre vitelli ! E , se vuol dare retta a me , tenga anche una mucca . " " Quanto costano i vitelli ? " " Se si prendono a pena divezzati , dugento lire l ' uno ; per meno , è impossibile . " Remigio abbassò la spalla , perché l ' assalariato togliesse la mano ; pensando : " A mio padre , non avrebbe fatto così " . Poi , non sapendo né meno quel che rispondere , si mosse per escire . Ma Picciòlo , toltosi il cappello sfondato e battutoselo su le ginocchia gli disse : " Mi permetta che io le faccia contezza di una cosa . " Il vecchio rideva , ma si capiva che parlava sul serio e dopo averci pensato a lungo : la punta del naso gli andava quasi a toccare quella del mento ; con una testa rasa e sparsa di crosticine . "Dite." " Suo padre , Dio lo riposi in pace , erano due mesate che non ci pagava : non dico per me e per la mia famiglia , perché , grazie a Dio , posso aspettare ancora ; se lei non è in comodo ; ma io credo che Berto e Tordo abbiano da riscuotere qualche mesata . " " Io non lo sapevo ! " " Faccia come crede il meglio . Io e la mia famiglia siamo stati fissati per settanta lire al mese . " E Picciòlo , capito che Remigio si turbava , tacque ; togliendogli da dosso alcune pagliuzze che gli ci si erano attaccate rasentando il muro della stalla . Remigio andò subito a trovare la matrigna ; che ricuciva una sua sottana dopo averla rovesciata : " Perché non m ' ha detto lei che gli uomini devono riscuotere parecchi mesi arretrati ? " " Chi ne sapeva niente ? E , poi , sta a te ad occupartene . Se tu me l ' avessi domandato prima , t ' avrei detto subito che io non lo so ; e , allora , avresti già provveduto . " " Ma i denari dove sono ? Lei sa bene che io non ho un soldo . " " Se li avessi , te li darei io . " " Lo so che lei non ce li ha . Bisognerà , dunque , che li prenda a una banca . " Soltanto allora la matrigna smise di cucire , guardandolo a bocca aperta ; e , poi , gli gridò : " Chi te l ' ha messa cotesta idea nel capo ? " " Mi dica , altrimenti , come posso fare ? O vendere ogni cosa ... " " Vendere no , a costo di qualunque sacrificio . La Casuccia è nostra . E chi vende non è più suo . " " E allora bisogna che io faccia una cambiale . " Ella riabbassò la testa e disse sottovoce : " Fai come vuoi : io non ti ci dico niente . Ti dico , però , che te ne pentirai . " Egli si mise a battere con le dita su i vetri , così forte che avrebbe voluto romperli : stringeva i denti e si sentiva come irrigidire . Luigia non riesciva più a cucire , le tremavano le mani e le lacrime le venivano alle ciglia . Remigio , voltatosi a lei , le disse : " E forse , non sa che dovrò dare a Giulia ottomila lire ? " La matrigna , per non essere costretta a rispondergli che lo sapeva , lo incoraggiò : " Vedrai che non le avrà ! Almeno , io non so perché dovrebbe averle . " " Ma lei ci ha più parlato con quella ragazza ? Se avesse un poco d ' orgoglio , mi pare , non ci dovrebbe parlare . " " Mi salutò l ' altro giorno , e vidi che aveva intenzione di fermarmi ; ma io finsi d ' aver fretta e tirai di lungo . " " Se è vero , fece bene ! " Luigia era alta e magra , con un musettino a topo e le palpebre che sembravano appassite e vizze ; il labbro di sotto sporgeva da quello di sopra come quando si vuol fare un vezzo : il mento era piccolo ; ma , quand ' ella sorrideva , ci appariva una tacchettina , come una rottura , nel mezzo . I capelli , già brizzolati , le pendevano con due ciocche fin quasi alle gote . Quando aveva pianto , le restava per un pezzo il naso rosso ; e pareva che il labbro di sotto ammoscisse ; e il mento tremolava . Ella , sentendosidire così , lo guardò con il desiderio di volergli bene ; ma non si sentì sicura di essere corrisposta ; e ambedue , senza più parlarsi , tornarono dai loro avvocati . VIII Il sensale Pietro Carletti , detto Chiocciolino , era andato dall ' avvocato Giulio Sforzi . Questi era molto giovane : bassotto e quasi tozzo , con il viso sempre in congestione . Saltellava e gesticolava anche camminando ; e , per andare al tribunale , si teneva nel mezzo della strada ; gonfiando le guance . Si credeva d ' avere un grande ingegno ; perché , al liceo , aveva riempito un quaderno di poesie ; e lo raccontava anche ai colleghi , alzandosi sui tacchi ; perché gli dessero più importanza . Accettò sghignazzando la causa propostagli da Chiocciolino , perché si trattava di dare addosso a un borghesuccio ; che aveva ereditato un patrimonio senza nessuna ragione . Invidiava anche le piccole fortune , pigliandoci bizze che lo facevano rabbuffare ; e , allora , avrebbe voluto che gli articoli del codice doventassero come le sue unghie sporche . Quando Remigio tornò dal Neretti , un uomo lo fermò alle prime case di Siena ; sorridendogli come se fosse una sua vecchia conoscenza ; e gli disse : " Ho avuto incarico di parlarle da un signore molto ricco , ma ricco da vero , che era in buoni rapporti con suo padre . " " E chi è questo signore ? " " Non posso fare il suo nome , per ora . Ma lo saprà quando sarà tempo . " " E che vuole ? " L ' uomo , un sensale di vino e di grano , soprannominato Bùbbolo , lo fece stare con le spalle al muro di una casa , andandogli quasi addosso : " Perché non vende la Casuccia ? Che ce ne ricava lei ? " Remigio , a questa proposta , fece l ' atto di volerlo ascoltare . " Dia retta a me , la venda subito . Ora che non ci sono altri compratori la venderebbe bene . Quando saranno in parecchi , gliela butteranno giù di prezzo . E questo signore , invece , è disposto a pagargliela anche qualche mille lire in più . " " Grazie di avermelo detto , ma ancora non sono deciso ; anzi , forse , non venderò . " Allora Bùbbolo mutò maniere ; e , alzando la voce , mentre gli mandava il suo alito di zozza su per il naso , gli disse : " Non vuol darmi retta ? Crede che io sia un imbroglione ? " Remigio si mosse da quella specie di strettoio tra lui e il muro , e fece un passo per andarsene . Il sensale lo afferrò per la giubba , di dietro ; e , fattolo voltare , aggiunse : " Ai galantuomini non si risponde così . Si vede che lei ha ancora da imparare molte cose . " Remigio si sentì tanto umiliato che non ebbe la forza di rispondere ; ma , perché quegli non insistesse di più , lo salutò meglio che poté . Bùbbolo , però , non smise di guardarlo . Rimase dov ' era , finché Remigio non disparve giù per la via Ricasoli ; poi , si ficcò una cicca in bocca e decise di trovare da vero qualche signore per invogliarlo a comprare la Casuccia . La mattina , quantunque finisse aprile , faceva piuttosto freddo ; la via Ricasoli , taciturna e quasi deserta , era soleggiata , da una parte sola , fino alla piazzetta Piccolomini ; e Remigio dovette soffermarsi perché un trasporto funebre attraversava la strada . Tutti erano a vedere , dagli usci delle case e delle botteghe , oltre che dalle finestre ; e parecchi curiosi s ' erano assiepati lungo le case . Il droghiere che aveva mandato il conto s ' avvicinò a Remigio senza né meno salutarlo : " Mi dispiace , signor Selmi , perché suo padre da tanti anni si serviva da me ; ma è assolutamente necessario che mi paghi . " Il droghiere , come tutti quelli delle altre botteghe , aveva smesso di servire , piantando il banco ; e , d ' accordo con i clienti , non voleva perdere il trasporto funebre . Le serve , alle finestre , si affacciavano con i cenci da spolverare in mano , un vetturino aveva fermato la carrozza , alzandosi ritto per vedere meglio di tutti . Remigio rassicurò il droghiere , giurandogli che avrebbe fatto di tutto ; e allora quegli , mentre passava la croce , e tutti si toglievano il cappello , doventò fin quasi troppo gentile : " Spero che anche lei verrà da me ! Non mi farà torti ! Sa chi è morto ? Quel calzolaio che stava vicino alla chiesa del Carmine ... non ha capito ? Quello che andava sempre vestito di chiaro , aveva due cani ... " Ma , visto che Remigio non capiva , gli disse : " Ci ho sempre il burro fresco e tutto quel che vuole . " Il giovane , giacché s ' era fatto più largo , continuò la strada ; aspettandosi di essere fermato da qualche altro . E , passando dinanzi al caffè Greco , il punto centrale della città , affrettò il passo , voltando , per andare in Piazza dell ' Indipendenza ; dove l ' avvocato Neretti aveva lo studio . In Piazza dell ' Indipendenza c ' erano soltanto tre carrozze ferme ; più ferme del monumento all ' Italia ; ed egli , salendo le scale dello studio , sentiva piegarsi le gambe . L ' avvocato non c ' era ; ma lo scritturale , Giangio , gli disse : " Per quell ' operazione al Banco di Roma ci devo pensare io . Questa è la cambiale e questo il borderò . " Remigio si sentiva scosso da un fremito che ancora non aveva mai conosciuto ; e lo abbatteva come se durasse una fatica enorme . Con il viso pallido , sorrise : " Io non so come si fa . " Giangio glielo spiegò , ma Remigio non riescì a capire . Allora gli dettò quel che doveva scrivere , indicandogli dove ; poi , vi pigiò sopra il torchietto della carta sugante : " È fatto ; non se ne preoccupi . Penso io a portare ogni cosa al Banco , perché le cambiali nuove devono essere presentate oggi . E , domani , dopo mezzogiorno , lei può passare da sé a prendere il denaro . Se crede , prima venga qui da me ; e ce lo porterò io . Sono tremilasettecento lire , meno quello dello sconto . Ah , l ' avvocato , ieri , se ne prese subito cura , e , per mezzo suo , il direttore del Banco ha subito acconsentito ! Anche se avesse voluto chiedere tre volte di più , ci sarebbe stato modo . Non c ' è pericoli ! Quando ha parlato l ' avvocato , i denari vengono in mano ! È come andare a pigliare il pane ! " Giangio , che aveva da portare certi fogli al tribunale , lo salutò ; ripetendogli che era pronto ad accompagnarlo al Banco . Remigio , a pena in strada , credette che fosse per venirgli una vertigine ; e dovette soffermarsi proprio mentre avrebbe voluto passare in mezzo alla gente senza che lo vedesse nessuno . La sua fierezza violenta , ora , era esasperata ; ed egli avrebbe voluto , così come si sputa , mettere al posto ogni cosa : i debiti riescivano a strappargli la carne dentro ; gliela distruggevano . Tornò subito a casa , come se avesse dovuto fuggire ; per rifugiarsi . A tavola , dopo aver mangiato in silenzio , fece ridere Ilda ; ma Luigia lo sgridò ; e , sparecchiando , gli fece capire che avrebbe avuto voglia di sfogarsi attaccando il discorso su gli interessi della Casuccia . IX Qualche volta Remigio si sentiva impazzire e qualche volta provava un benessere immenso , che lo rianimava ; come quando , in mezzo all ' aia , il vento gli batteva sulla faccia . Queste disuguaglianze erano come il respiro affannato della sua giovinezza ; della quale non s ' avvedeva né meno . Aveva voglia di mettere a posto tutti i debiti e di guadagnare ; e , immaginandosi di poterlo fare in pochissimo tempo , cominciò ad alzarsi la mattina prima degli assalariati . Li attendeva nel campo , stava a vederli lavorare mezze giornate intere , non rientrava in casa finché non erano andati a cena . Ma non sapeva dirigerli ; anzi , senza farlo capire , egli sperava d ' imparare per l ' anno dopo , lasciando intanto che mandassero avanti le faccende come volevano ; limitandosi a darne il consenso o a comandarne una piuttosto che un ' altra ; in parte indovinando , in parte ricordandosi di quel che aveva imparato da suo padre ; e giacché Picciòlo e Tordo gli dicevano sempre : " Se fossi padrone io farei così questa tal cosa o tale altra " , egli sceglieva il consiglio che gli pareva migliore e lo dava come un ordine suo , che dovesse essere rispettato . " Berto non lo consigliava mai ; e Giacomo , un mese prima di morire , l ' aveva licenziato perché era quasi impossibile parlargli senza che facesse la grinta ; e perché rubava ogni cosa . Remigio , illudendosi che doventasse abbastanza rispettoso e sopportabile , lo trattò anche meglio degli altri ; mostrandogli che non teneva conto dei dissensi avuti con il padre . Ma Berto se ne approfittò subito , per far di più il proprio comodo ; facendo capire che non gliene importava niente . Anche la sua moglie , Cecchina , era la donna più maldicente che ci fosse fuor di Porta Romana : magra e con due occhi neri come quelli dei ramarri , portava via le prime pesche , i primi carciofi , la prima uva ; nascondendo tutto in una tasca fatta dalla parte di sotto del grembiale . Berto era tarchiato e grosso ; con la testa rotonda ; la fronte stretta come la lama di un coltello ; gli occhi porcini e lustri . Siccome non aveva potuto sfogare il suo risentimento contro Giacomo ammalato , cercava la prima occasione per rifarsela con Remigio ; sicuro di non trovare la stessa resistenza . Quando Remigio stava in modo da voltargli le spalle , egli lo guardava affascinandosi con l ' idea di leticare battendolo su la nuca ; quand ' era voltato a lui , invece , sfuggiva i suoi occhi , non rispondendo mai come il giovane avrebbe avuto piacere , provocandolo o con il silenzio sospettoso o fingendo di capire a rovescio ; per essere ripreso e rimproverato . Remigio ci pativa , e se con dolcezza gli spiegava quel che aveva voluto dire , l ' assalariato mostrava di non esserne contento ; e , qualche volta , addirittura , disapprovava bestemmiando . E vedendo che Remigio ne restava confuso e mortificato , diceva : " Ora non venga a rifarsela con me ; non mi dica niente , perché io non intendo d ' essere rimproverato da nessuno . " " Ma l ' ultima parola voglio dirla io , perché sono il padrone . " " Come sarebbe a dire ? Non c ' è bisogno d ' insistere tanto a lungo , mi pare . Ma , del resto , io non costo niente ; e quindi può trattarmi come crede . " " E chi t ' ha trattato male ? " " Io non lo so : non sta a me farglielo rilevare . " " Dimmi di quel che ti sei offeso . " " Oh , io non ciabo più ! Faccia in un altro modo , però ; se vuole stare d ' accordo con me , e se vuole che io non me ne vada . " Remigio trovava in quest ' ultima uscita una specie di dignità , che poteva forse dipendere da animo onesto ; sebbene rude e irritabile . E , allora , per provargli che non se la prendeva a male , cambiava discorso . Ma non dimenticò mai più la delusione provata quando , proprio il giorno della prima cambiale , si sentì dire da Berto : " Non li vuol pagare lei i suoi sottoposti ? Dobbiamo lavorare per passare il tempo ? " Gli venne da piangere , e rispose con violenza : " Domani avrete tutto , anche quello che avanzate da mio padre . " " Domani ? Facciamoli ora i conti ! È tanto che io sto zitto ! " " Domani , ti ripeto . " Allora Berto , con un ' astuzia ironica e ghignando , gli disse : " Speriamo che possa pagare da vero ! " Queste parole , che parevano indovinare ogni cosa , abbatterono completamente il giovane ; che non seppe più rispondere . E , il rimanente del giorno , per prudenza , non andò nel campo . Meglio , meglio venderla la Casuccia ! E perché non tornare a Campiglia ? Ma , poi , pensò : " Se Berto è cattivo , devo forse fargli il piacere di non essere più il padrone ? Ormai , avrò i denari . Però ha ragione di avermeli chiesti ; anche se m ' ha detto a quel modo " . Ed escì di casa , andando in su e giù per l 'aia." Dinda , seduta a far la calza , aveva sentito tutto ; e gli disse : " Perché ci s ' inquieta così ? Lo paghi , e si faccia rispettare . " " Domani lo pagherò ! " Ma Dinda , per non compromettersi con Berto , non gli disse più niente ; tanto più che , a quel modo , gli aveva già chiesto , senza parere , la mesata anche per sé . Remigio s ' appoggiò con i gomiti al cancello della strada . Tornavano a casa , verso Colle di Malamerenda e l ' Isola , le ragazze che andavano tutti i giorni a Siena a portare le bombole del latte e ad imparare a far la sarta . I mandorli e i peschi , sparsi su per le colline , erano quasi invisibili nell ' ombra della sera : sebbene , sopra il sole tramontato , restasse una luce limpida a rischiarare quasi la metà del cielo . Un branco di avvinazzati passò , cantando . Dietro un barroccio , un gregge di pecore empì tutta la strada ; e il cane si fermò a fiutare lo spigolo della capanna sciupato dai mozzi delle ruote . Solo ! Era solo ! A quell ' ora , a Campiglia , s ' accendevano le lampadine elettriche ; egli faceva le somme e gli apparecchi elettrici giravano ticchiettando . Il cuore gli batté come quando , da ragazzo , s ' era innamorato . X Al Banco di Roma , dove si fece portare da Giangio , gli tremavano le mani prendendo il denaro ; poi , si sentì contento . E , tornato alla Casuccia , fece i conti ; e pagò tutti gli assalariati . Il giorno dopo , pagò anche il carraio , il fabbro e il droghiere ; e disse al Pollastri , dopo aver combinato quando doveva esser fatto l ' inventario , che non aveva bisogno di pigliare a prestito i denari del suo amico . Incaricò il Neretti di chiamare allo studio la matrigna ; e s ' ordinò un vestito nero . Quello che aveva addosso lo portava già da due anni , e anche le scarpe cominciavano a sfondarsi . Egli aveva un aspetto triste e affaticato ; e , quasi da una settimana , non s ' era fatto la barba ; allo specchietto legato su la finestra di camera . Era scontento che tutti gli parlassero dell ' eredità e se ne occupassero con un interesse tanto vivo , con una confidenzialità che lo stupiva . L ' opinione che avevano di lui gli metteva nell ' animo un senso di stanchezza taciturna , una voglia desolata di andarsene ; e , si ritrovava , in vece , sempre a faccia con gli stessi discorsi e le stesse persone , come in un ozio logorante e ambiguo . Chi lo credeva troppo povero e chi troppo ricco : qualche persona , che aveva conosciuto Giacomo , lo domandava addirittura a lui , riportandogli anche i pettegolezzi che gli altri ci facevano . Molti volevano sapere anche quanto suo padre aveva lasciato a Giulia , e doveva convincerli che era morto senza far testamento . Ma si sentiva rispondere : " Tutti credono che abbia fatto testamento ! Per tutta Siena si dice che anche quella ragazza è stata erede ! Lo sanno anche i mattoni delle case ! Lei vuol fare il furbo , e non vuol dir niente a nessuno . " " Ma no ! Io dico la verità . Chi dovrebbe saperlo meglio di me ? " Una volta , dovette fin quasi leticare . Almeno , alla Casuccia , poteva stare lunghe ore in silenzio ! La curiosità degli altri gli ripugnava , come se gli mettessero nell ' anima un cencio sporco . E , credendo di poterla combattere , non avvicinava quasi nessuno . Aveva in mente di non togliere subito anche gli altri debiti , per vendere prima le vacche ; e , secondo il consiglio di Picciòlo , comprare almeno due vitelli appena che ci fosse stata la fiera . Con il guadagno che ne avrebbe fatto , contava di viverci qualche mese ; finché non avesse venduto i fieni e poi il grano . La raccolta del vino era troppo piccola , e appena bastava per lui e per la matrigna ; ma , come aveva fatto suo padre , così egli sperava altrettanto , e forse meglio . Anche i maiali perché non c ' erano ? Ma , a settembre , fatto fare il castro , o dietro casa o al muro della capanna , ne avrebbe presi un branco . Quel trogolo di legno era piuttosto da galline e da bruciare ! I pagliai bisognava farli più distanti , perché aveva paura dei fulmini ; e magari qualche birbaccione poteva bruciarli . C ' era anche da assicurarsi , anzi , contro l ' incendio ! Alla capanna , troppo umida , bisognava rifare l ' impiantito ! E , poi , attraverso quelle finestrucce , tappate soltanto con la paglia , pioveva lo stesso come fuori ! La parata stava per cadere . E quanto era sudicia ! Dentro , il concio e un mucchio di attrezzi vecchi , da buttarsi via ; ma , a venderne il ferro , c ' era da mettere in tasca , sì e no , tre lire ! La stagione era buona , e non era piovuto su le semente né troppo né poco . Egli , vedendo dalla finestra della sua camera la più bella pendice della Casuccia , fin giù dove faceva da argine , con una svoltata rotonda , alla Tressa , sognò di cavarsi presto e bene da tutti gli impicci . XI Quando la mattina dopo si alzò ed aprì la finestra , il ciliegio non aveva più ciliege : " Perché le hanno colte senza il mio ordine , e perché non li ho sentiti ? O le hanno rubate ? " . Non si mise né meno la giubba , e scese giù . Tordo , che andava a cavar le patate , con la zappa in spalla , lo salutò proprio mentre era per attraversare l 'aia." " Chi ha colto le ciliege ? " Tordo , com ' era il suo modo , strinse le spalle ; e gli rispose , ridendo : " Io non lo so . " " Come non lo sai ? E perché ridi ? " Tordo arrossì : " Io non lo so , le ripeto . Ho visto anch ' io , stamani , che non c ' erano , e l ' ho detto con la mia Gegia ; ma , poi , non saprei di più . " Allora , Remigio chiamò Picciòlo ; che escì dalla stalla , con le mani sporche di concio . " Sai niente tu delle ciliege ? " " Di quali ? " " Come di quali ? C ' è un ciliegio solo ! " " E che devo sapere ? " " Non ci sono più . " " Non ci sono più ? Dice per burla ? " E andò a vedere da sé la pianta . Tornò , quasi di corsa , tirandosi i capelli : " Brutti vigliacchi ! Questa l ' hanno fatta i ladri ! E Dinda aspettava che fossero più mature , per portarle a vendere ! Non siamo sicuri né meno sotto le finestre ? E nessuno di noi s ' è svegliato ? Vorrei sapere se l ' hanno portate via nel primo sonno o stamani prima del sole ! " Berto , che veniva dal campo e aveva fatto il colpo , finse di non aver sentito niente ; e , con il capo basso , torvo , attraversò l ' aia tra Remigio e i due assalariati . Remigio lo guardò e gli chiese : " E tu hai visto che non ci sono più le ciliege ? " " Io ? Ci vorrà poco a vederlo ! Perdindirindina , le rame ci vengono in casa ! " E se n ' andò ; ma riescì subito dall ' uscio , dicendo : " Speriamo che non sospetti di me ! " Remigio tacque . Allora , egli guardò in viso anche Moscino e Lorenzo , che erano sopraggiunti ; e seguitò : " Almeno io non voglio né meno che lei sospetti di me o della mia moglie ; perché , allora , le cose tra me e lei non andrebbero troppo bene . " " Io non posso sospettare di nessuno , perché , se sospettassi d ' uno di voi , lo manderei via . " Picciòlo , impaurito , chiese : " Dunque , pensa di noi ? " Ma Lorenzo gli disse : " Voi state al vostro posto ! Noi non siamo ladri , e non abbiamo bisogno di difenderci . " " Io " disse Moscino " ne mangiai una piccia domenica ; perché m ' era volata la ciarpa sull ' albero mentre mi vestivo con la finestra aperta , e tirava vento . E dovetti andare a riprenderla , per mettermela . " " Io ci rimango di stucco ! " disse Tordo , stringendo un ' altra volta le spalle ; con quel collo che pareva d ' un uccelletto spennato . " Di questo passo " riprese Berto " verranno a portarci via anche il piumaccio delle coltri : già , alla Casuccia non è stato sicuro mai niente . Se ci fosse un cane da guardia ... E , poi , lo devo dire ? Mi pare impossibile che sia stato qualcuno a rubare le ciliege . Qui dev ' essere stato inventato un tranello , per imbrogliare uno di noi ! È proprio vero che lei se ne sia accorto soltanto stamani come noi ? " " E che pensi ? Che io le abbia fatte cogliere e vendere ? " " Già ... non dico proprio questo ... ma qualcosa di simile ! " " Se tu pensi così , sei un mascalzone e basta ! " Questa parola Remigio non l ' aveva mai detta a nessuno . Berto guardò gli altri , come per rendersi conto del loro animo ; e rispose secco : " Se non porta rispetto , lo faccio stare al posto io . I tribunali ci sono per tutti ! " Remigio era così irato , che gli pareva di non poter più respirare ; e , con la voce strozzata , gridò : " Vattene ! E voialtri dovreste dirmi chi è stato . " Ma Berto entrò in casa con un mezzo sorriso , e gli altri se ne andarono senza fiatare . Remigio si sentiva la testa sconvolta , camminando in su e giù per l ' aia . Gli pareva perfino impossibile che Berto avesse osato di pensare così . E perché ? Si fermò , dinanzi all ' uscio dell ' assalariato ; e , allora , si accorse che Cecchina sogguardava da una fessura . Anche spiarlo a quel modo ? Non poteva stare sull ' aia quanto voleva ? Ma arrossì ; e , per non entrare in casa , andò nel campo dove erano state seminate le patate . Tordo ne aveva già messe insieme una balletta ; e Remigio gli chiese : " Le altre dove sono ? " " Io è la prima mattina che ci vengo . E queste le prenderei per me , perché con suo padre avevamo fatto i patti che ce ne toccasse una balletta per ognuno di noi . " Ma per me non ci rimane niente ? " " Io so che abbiamo fatto sempre così : certo , bisognava averne seminate di più . " " E perché , invece , così poche ? " " Io non lo so . Quando si zapparono le buche , suo padre era già malato ; e la signora Luigia non seppe dirci niente . Remigio domandò a Picciòlo e a Lorenzo se era vero , e si propose di cambiare i patti per l ' annata dopo . La mattina era serena e azzurra . Sui prati , che cominciavano a fiorire , passavano gli uccelli quasi sempre lungo la Tressa ; e una brancata , almeno di una quarantina , si posò sopra un salcio ; empiendolo . Le anatre uscirono dall ' acqua del fontone , dentro il quale s ' erano capovolte e rovesciate le fronde più lunghe degli altri salici già con le foglie verdi . Le diligenze di Murlo e di Buonconvento arrivavano cariche di gente e di fagotti ; e quelli dentro guardavano tutti insieme nella strada . Nell ' aria c ' era la giovinezza ; e Remigio sentiva attaccarsi ad essa . Dopo poco , dimenticò del tutto ch ' aveva questionato ; ma , senza volere , dava occhiate di rammarico a quel ciliegio che il giorno avanti era tanto bello . Le galline si rincorrevano tra l ' aia e la capanna , entrando e riescendo di continuo ; perché qualcuna trovava sempre tra i mattoni un bacherozzolo . Le anatre , accovacciate , ora guardavano l ' acqua . Egli si dimenticò anche della matrigna e di Dinda : gli pareva d ' essere solo e di amare . La Casuccia doventata così fertile che nell ' aia non entravano più i prodotti del podere . Vendeva il fieno a carrate ; faceva fare una mezza dozzina di pagliai , tutti in fila , in modo che dalla strada fossero visti ; le viti doventavano grosse il doppio , con certi grappoli che gli ricordavano quanto da ragazzo gli eran piaciuti quelli della Terra Promessa e come aveva avuto voglia di piangere perché Mosè era morto prima di arrivarci ; il grano faceva certe spighe che si sentivano pesare tenendone anche una sola in mano . Berto , Tordo e Picciòlo doventavano buoni e così alacri , che anche da vecchi li teneva sempre con sé . Egli sposava una donna abbastanza ricca , piuttosto bella , senza tante ambizioni ; ma avrebbero comprato un calesse e un cavallo , e la domenica sarebbero andati dentro Siena ; a sentir suonare la musica . Allora , cominciò a buttare dietro l ' aia certi pezzacci di mattoni e di calcinacci vecchi , pensando di farla poi spazzare da Ilda . Pensò anche di comprare un ciòtolo di vernice , perché gli usci ne avevano bisogno . Quando smise , era sudato . Mentre stava per avvertire Ilda , un giovanotto , senza aprire il cancello , lo chiamò : " Signor Selmi ! " Egli si raddrizzò un poco , vergognoso di avere le mani sudicie ; e andò verso la strada . Il giovanotto , che aveva l ' aria di uno zerbino a passeggio , gli disse : " Ho da consegnarle questa citazione . " " A me ? " Quegli cavò il sigaro che teneva in bocca fino alla metà , prese un lapis copiativo dal taschino della giubba , bagnò con la saliva il foglio di carta bollata che teneva in mano ; e disse : " Allora , scrivo nella citazione : " È stata consegnata nelle mani del signor Remigio Selmi stesso " . Appoggiò il foglio di carta bollata al muro della capanna , dove era più liscio ; scrisse , si toccò il cappello ; e tornò via . Remigio , lette le prime righe , vide che si trattava della causa di Giulia . Qualche cosa , che assomigliava all ' indignazione , gli faceva tremare le labbra ; sentì impallidirsi , e salì in casa . Lo disse alla matrigna che gli rispose rossa in viso : " Ora lei si vuol vendicare , perché tu la mandasti via a quel modo . " E , presa una lastra dal fornello , ricominciò a stirare le sue calze , che erano sparse di rammendi fatti con un filo grosso come lo spago . " Non avevo ragione ? Perché doveva restare ancora in casa ? " " Io non dico che tu non abbia ragione , ma ... " S ' accorse che era per dire troppo ; e , notato il dispiacere del figliastro , si chetò e cominciò a piangere . Poi , chiese : " Quando viene il notaio a fare l ' inventario ? " " Io non lo so . " " Domandaglielo , se vai a Siena . " " Ma , stamani , volevo andare dal mio avvocato per questa cosa qui . " " O non puoi andare dall ' uno e dall ' altro ? Io ho da mettere al posto anche la biancheria . C ' è da stirarla tutta ; eccola lì . " " Si faccia aiutare da Ilda . " " Ma che vuoi sia buona ? Non lo vedi che a pena sa fare la calza ? " " Le insegni . " " Ma tu pensa a quello che ti riguarda : a queste faccende di casa , so da me come fare . " Egli ripiegò la citazione e se la mise in tasca : si sentiva troppo stanco , per andare subito dall ' avvocato . E tornò su l ' aia ; con la voglia di piangere . XII Il pranzo fu triste : anzi , Remigio non avrebbe voluto né meno mangiare . Quella minestra e quel lesso , che avrebbe pagato a fin di settimana con i denari della cambiale , non gli andava giù . Per non parlarsi di cose che li avrebbero inquietati , tanto egli che Luigia tacquero sempre e affettarono d ' avere fretta . Il venerdì di quella settimana il Pollastri con il suo scritturale andò alla Casuccia ; per fare l ' inventario . Remigio e Luigia lo seguivano , indicando gli oggetti , da una stanza all ' altra ; suggerendosi tra sé , sottovoce , prima , come dovevano dirgli . Il Pollastri era di una gentilezza ironica , mentre il Lenzi guardava tutta quella roba con l ' aria di aver perso il modo di doventarne il padrone . A mezzogiorno , finirono . Mangiarono , raccontando parecchie barzellette ; senza vincere , però , una specie di pesantezza che pesava sopra a loro . Luigia aveva tirato il collo a una gallina , a quella più grassa ; che Ilda aveva preso la sera avanti quando s ' era appollaiata . Dopo aver fumato , il notaio si fece accompagnare nel campo ; dette ordine che uno degli assalariati contasse le viti , un altro gli ulivi , un altro i frutti e i pioppi . Ciascuno degli assalariati si tagliò una stecca di legno , nella quale faceva con il coltello una tacca tutte le volte che contando era arrivato a cento . Picciòlo , invece , si metteva tanti sassolini in tasca . La sera , presto , l ' inventario era fatto . Il Lenzi disse : " Come ho mangiato bene , oggi ! Peccato che non duri almeno una settimana ! Beato lei , signor Remigio , che è padrone di tutta questa grazia di Dio ! " Anche il Pollastri era rallegrato dal pranzo ; e si scordava perfino di essere insolente . Quando tornarono a Siena , pareva che avessero fatto tutti e due una scampagnata . Un lunedì mattina , cominciarono a falciare i fieni . Già , lungo la proda della strada , ne rubavano quanto era possibile : i barrocciai , quando erano arrivati dietro un poggetto che li nascondeva dalla casa fermavano le bestie ; e , lesti lesti , ne facevano più fastelli che potevano . Certe donne , che poi lo vendevano in città ai vetturini , quando era l ' ora del caldo , e nei campi non c ' era quasi nessun contadino , pigliavano lungo i fossi ; tagliando i greppi . Nessuno , anche a poca distanza , le avrebbe potute sorprendere ; perché , quando sentivano avvicinarsi qualcuno , lasciavano la falce e andavano ad acquattarsi nelle buche dei fossi . La sera tornavano a legare i fastelli ; e , di notte , li portavano via su le spalle , fino alla strada ; dove qualche uomo li caricava tutti insieme sopra un carretto a mano . I prati di Remigio erano trifoglio e lupinella . Il trifoglio aveva i fiori a pallottoline rosse e la lupinella a grappoli più rosei . Dove la terra era più buona , il trifoglio era più verde , quasi turchino ; e c ' erano ciuffi di pallottole che parevano serrate l ' una con l ' altra . Tutti gli assalariati falciavano , meno Moscino ; perché c ' era caso che gli venisse voglia di ruzzare con la falce e si tagliasse magari una gamba . Ma egli non la intendeva ; perché Remigio passava quasi due litri di vino a testa . Doveva bevere l ' acqua ! S ' accapigliò con suo fratello Lorenzo ; e poi pianse . Dinda , per levarlo di torno , prese una frusta e lo mandò , facendolo camminare dinanzi a lei , fino all ' orto ; dove c ' era da annaffiare i cavoli e l ' insalata . " Brava Dinda ! " disse , dalla finestra , Luigia . E Ilda si mise a ridere . Picciòlo , debole com ' era , tutte le volte che metteva un piede dentro una fossetta , andava in terra ; ma lavorava più di tutti ; quantunque il sudore gli infradiciasse la camicia come se avesse preso la pioggia . Falciando , teneva la testa bassa e sorrideva . Lorenzo stava accanto a lui e badava di non restare a dietro . Poi , veniva Tordo ; che cercava di fare più lentamente ; tanto più che Berto , di quando in quando , si fermava con le mani su i fianchi . Allora anche gli altri , per non fare la fila storta , dovevano fermarsi ; e soltanto Picciòlo era il primo a rimettersi a lavorare . Berto diceva : " A me non va ! Accidenti al fieno e a chi lo mangia ! Almeno , il grano non è per le bestie ! " Egli , per durare meno fatica , non mandava la falce rasente la terra ; e , dove non era piano , ci lasciava almeno un quattro dita di fieno . Picciòlo , guardando quelle strisce più alte , che davano nell ' occhio anche di lontano , borbottava ; ma il suo figliolo non voleva che ci mettesse bocca e gli diceva che stesse zitto perché era cosa che non lo riguardava . Il vecchio rispondeva : " Ma io lo dico per mio scrupolo di coscienza ! Non è grazia di Dio anche il fieno ? E , poi , questa lupinella è così tenera che a frullanarla non ci si ammazza come quando si trova il seccume . Basta avere un poco di pratichezza ! " " Se il padrone sta zitto , perché volete chiacchierare voi ? " " Perché non se ne intende ! " Ma anche Remigio s ' accorse che Berto tirava via ; e glielo disse . Il contadino lo guardò come se avesse voluto tirargli un mozzo di terra , e gli rispose : " Lei ha da dire soltanto di me ! " Allora Remigio stette zitto , ma era così scontento che gli si leggeva anche nel viso . Quando Gegia portò giù i fiaschi del vino , egli avrebbe voluto sentir dire che era buono ; ma bevvero senza dirgli niente . E anche questo non se l ' aspettava . Anzi , siccome Berto , dopo aver bevuto una sorsata a garganella , senza accostare le labbra al fiasco , doventò anche più di cattivo umore , temette che né meno gli altri fossero contenti . " E pure , pensò , l ' acqua non ce l ' ho messa , come voleva Luigia e come faceva mio padre , e il vino non ha nessun vizio ! " Arrossì ; e se ne tornò via ; perché non ebbe il coraggio di stare lì ancora . In una settimana , il fieno fu tutto falciato ; e , allora , con le forche andavano a rivoltarlo , prima di fare i mucchi ; perché si seccasse bene di sotto e il sole entrasse anche dentro . La Tressa , splendevole tutto il giorno , era restata con i suoi pioppi magri e storti , fogliuti soltanto in cima . La caldura aveva bruciato ogni cosa , e anche il grano pigliava un colore bianco che doventava sempre più giallo ; e anche di notte si vedeva bene . Il terreno era così arroventito che senza gli zoccoli bruciava i piedi ; e le passere , che varcavano le vallate da poggio a poggio , pareva che cadessero giù a strapiombo . Ma , prima che gli assalariati portassero il fieno in capanna , il tempo si guastò . Poco dopo mezzogiorno , e in quel silenzio della campagna s ' era sentito soltanto le campane della chiesa di Colle , il sole cominciò a essere meno limpido . Non c ' erano nuvole ancora ; ma , proprio nel mezzo del cielo , il turchino cominciò a doventare sempre più smorto ; finché , all ' improvviso , vi nacque una nuvola grigia che si faceva sempre più scura . Poi , altre nuvole , dello stesso colore e più bianche , si accostarono insieme . Pareva che dovessero pigliare fuoco , perché all ' intorno scintillavano tutte e nel mezzo si facevano quasi nere . Quando tutte furono chiuse l ' una con l ' altra , un lampo abbarbagliò gli occhi e fece luccicare le ruote del carro , gli aratri e tutti gli strumenti di ferro su l ' aia . La luce era livida ; e a pena ci si vedeva . Allora , i tuoni cominciarono ; come se avessero dovuto schiantare anche le case . E le prime gocciole , quasi bollenti , si sentirono picchiettare su le tegole e su i mattoni . Dopo un poco , l ' acqua venne giù sempre più grossa ; e il temporale durò quasi tre ore . La Tressa dette di fuori , allagando tutte le parti più basse dei poderi . Perfino su i poggi , il fieno era stato sparpagliato e interrato . Era impossibile riporlo , perché nella creta ci s ' entrava con tutti i piedi . Il giorno dopo ripiovve , benché si fosse levato un vento che faceva travolgere la fila dei pioppi ; un vento che buttava giù le frutta come se crollasse le piante . Quando l ' aria cominciò a rasciugarsi , il fieno dei piani era marcio e non aveva più colore . Scelsero quello più schietto , perché a mescolarlo sarebbe andato a male tutto quanto ; e avrebbe preso di muffa . Le vacche , benché fossero allombate bene , ne portavano poco per volta ; perché dovevano tirare le carrate giù dai fondi . Picciòlo si batteva le mani su la fronte e si disperava ; ma gli altri non dicevano niente . Anzi , Berto , mentre Picciòlo era giù bocconi ad annodare una fune sopra il carro , fece l ' atto di ficcargli la forca nella schiena . E Tordo si mise a ridere . Anche i grani avevano sofferto . Si vedevano tutti arruffati e le spighe ripiegate con il capo in giù , come uncini . E c ' erano spiazzate , dove i fili erano restati stesi nel fango . " Se continua a piovere , " disse Picciòlo a Remigio , " quest ' anno le spighe germogliano nel campo . Vorrei essere cieco , per non vedere uno strazio simile ! " Ma il sole era tornato , e i pioppi parevano più belli e più verdi . Avevano sentito quella rinfrescata e ne godevano . Lungo qualche filare , erano nati i girasoli ; grandi e gialli ; che tentennavano un poco quando passava il vento . Tra i grani , dove era più umido , era nato il ciano con i fiori azzurri ; le campanelle bianche , venate di rosso chiaro , che s ' attorcigliavano fin su alle spighe ; e la borrana con le stelline celesti . I ragni avevano teso tanti fili che , quando brillavano , parevano un ' altra messe . Remigio passava molte ore su l ' aia , senza fare niente ; ma preoccupato del fieno andato a male . Apriva l ' uscio della capanna e sentiva sempre lo stesso odore cattivo ; si scoraggiava e non riusciva a pensare ad altre cose . Picciòlo lo trovò , verso sera , su l ' aia . Il vecchio , ch ' era stato a rincalzare i fagioli , puntò la zappa su i mattoni , s ' appoggiò alla cima del manico con tutte e due le braccia ; e gli disse : " Che fa qui , padroncino ? Non va ancora a cena ? " " No : è presto . " " Oggi è stato un caldo da arrabbiare come cani . " " L ' ho sentito anch 'io." " Bisognerebbe che facesse rompere subito la terra dov ' è stato falciato : il sole la incoce e secca l ' erbaccia che c ' è rimasta . " " Lo dirò domani a Berto . " " Ma non gli dica che gliel ' ho suggerito io . " Il giovane lo guardò , e rispose : " State tranquillo . " Egli sentiva un ' inquietudine vaga e piena d ' amarezza . Il sole era andato giù da una mezz ' ora , ma ci si vedeva bene lo stesso ; benché nelle lontananze si fosse levata una nebbiolina azzurrognola , che s ' infittiva sempre di più . Lungo la strada di Siena , s ' accendevano i lumi dentro le case ; e c ' erano due o tre stelle che sembravano venute troppo presto . La Torre doventava rossa come il fuoco ; e sembrava che tutti quei cocuzzoli tondi si radunassero attorno alla Casuccia . Picciòlo gli disse : " Non pensa a pigliare moglie ? " " Ci ho pensato una volta . " " Sarebbe quel che ci vuole . " Il giovane sorrise ; ma l ' assalariato gli prese una mano e gli disse : " Io le voglio bene . " Remigio sorrise un ' altra volta . " Non ha piacere che glielo dica ? " " Sì ; ma è troppo presto prima che io prenda moglie da vero . Prima " ed esitò a continuare , " prima bisogna che metta al posto tutto . Poi , c ' è la matrigna e Ilda . " Dinda si avvicinò : " Che gli dici al padroncino ? " " Gli dicevo che prenda moglie . " Dinda lo guardò ridendo ; poi disse al marito : " Farà quel che vuole . " " Diamine ! Non pretendo mica che dia retta a me ! " " Scommetto che a Campiglia l ' aveva trovata ! " " Non ci pensavo né meno . " Il vecchio alzò la voce : " A Siena non ce ne sono adatte per lui ? " Dinda scosse la testa e disse al marito : " Quando vedi che torna Moscino , vieni a mangiare ; perché è già pronto tutto . " E se ne andò . Remigio voleva parlare a Picciòlo di tante cose ; ma non riesciva a confidarsi . Aveva sofferto troppo , perché non sentisse che era inutile ; e gli venne una grande volontà di far vedere che anche lui sapeva mandare avanti la Casuccia . Il vecchio capovolse la zappa e cominciò a pulirla con le dita . Poi , gli disse : " Se fosse vivo ancora suo padre e vedesse come le viti crescono belle ! Ma ! A questo mondo non deve star bene nessuno ! " E se ne andò , brontolando . Allora , Remigio si sentì pieno d ' ombra come la campagna . Guardò il podere , giù lungo la Tressa ; e dov ' era già buio . E gli parve che la morte fosse lì ; che poteva venire fino a lui , come il vento che faceva cigolare i cipressi . Istintivamente , si trasse a dietro . XIII Giulia aveva un vestito nuovo ; era più disinvolta come se fosse doventata una signorina ; e tutti le parlavano volentieri , e con un certo riguardo ; perché , come dicevano ridendo , aveva trovato il modo di mettere giudizio a Remigio . Ella alzava le spalle , si animava ; e il viso le si coloriva . Volendo far vedere che poteva entrare lo stesso alla Casuccia quando ne aveva voglia , andò a trovare Berto per fargli visita . Cecchina era sola in casa e chiamò subito il marito dall ' aia che venisse su . Berto le strinse la mano con tutte e due le sue , dopo che se l ' ebbe lavate perché erano terrose ; ridendo , tutto contento , e facendola mettere a sedere . Poi le chiese , battendo le nocche su la tavola : " Come va con l ' erede ? " La giovane fece con la bocca un atto di disprezzo , e poi rispose : " Mi ha mandato via di casa , e avrei dovuto , se le cose andavano per il giusto , mandare via io lui . Ma non gli farà prò la roba che non doveva essere sua . Se Dio c ' è , spero di trovare chi m 'aiuta." Cecchina , incuriosita , le domandò : " Quando si farà il processo ? " " Tra una settimana o due , credo . " " Ha trovato un bravo avvocato ? " " Non c ' è male . " Berto l ' ascoltava , con la testa appoggiata a una mano . Chiuse l ' uscio con una pedata , perché non udisse nessuno e poi disse : " Avrà da regolare i conti anche con me . " " Badate di non farvi mettere i piedi sul collo , perché quello lì vorrebbe comandare come faceva suo padre . " " Non sarà a tempo , se le braccia non mi fallano . " La moglie gli chiese , rimproverandolo per celia : " E che gli vorresti fare tu ? " " Io ? " E si alzò da sedere , andando su e giù per la cucina ; tenendosi stretta la testa con tutte e due le mani . " Non è possibile che io mi adatti ad essere il suo sottoposto ! Né meno se morissi di fame . " E la moglie , sorridendo a Giulia perché la vedeva rallegrarsi , disse : " Eh , né meno io lo posso vedere ! Quando mi s ' avvicina per dirmi qualche cosa , magari non per comandarmi ma per salutarmi , sento un non so che nel cuore come se me lo azzannassero . Per non essere sgarbata , devo fare uno sforzo . Ma , il più delle volte , non ci riesco . " " Tu sei una donna , e di te non ha timore . " " Anche le donne sanno fare qualche cosa ! Domandalo qui alla signorina Giulia . " " Ma io farò da me ! " Giulia , allora , benché il piacere che parlassero così di Remigio fosse forte , cambiò discorso ; perché non voleva che Berto dicesse apertamente con le parole quel che aveva sperato di capire . E , poi , era invidiosa che un altro potesse fargli del male come soltanto voleva farglielo lei ! Non voleva che Berto ci riescisse meglio ! Ma , già , quelli erano contadini , e lei invece aveva una raffinatezza che non poteva superarla nessuno ! Le pareva d ' essere nata a posta per far del male a lui ! Era proprio quella come ci voleva ! Poi , chiese : " Picciòlo e Tordo che fanno ? " " Picciòlo " rispose Berto " vorrebbe quasi quasi che le cose gli andassero bene , ma c ' è Tordo dalla mia ! Non proprio che la senta come me ; ma , insomma , son sicuro che al momento opportuno chiude un occhio e poi anche l ' altro . " Il fieno quanto è stato ? " " Veramente , non sarebbe andata male ; ma gliel ' hanno sciupato le acquate che sono venute . Ci ricaverà la metà di quel che poteva costare . " Giulia sorrise : era contenta ; ma queste notizie , tra buone e cattive , non le bastavano . Possibile che non venisse giù una grandinata grossa come le noci ; sopra le viti ? Allora Berto e Giulia si guardarono ne gli occhi . Cecchina chiese : " Vuol gradire un bicchiere di vino ? È fresco fresco : l ' ho preso dianzi in cantina , non sarà né meno un quarto d 'ora." " Grazie : mi farebbe male , perché sono digiuna . " " Vuole un pezzo di pane ? L ' ho cavato dal forno ieri . Non è più caldo , ma si mangia volentieri lo stesso . " Aprì la madia e le fece vedere uno di quei pani grossi e pesi ; che mangiano i contadini . " Tenga anche il coltello : se lo tagli da sé . E non faccia complimenti . " Giulia staccò con le mani un cantuccio , dov ' era più saporito ; e si mise a masticare . Berto empì un bicchiere di vino a lei e uno per sé . " Alla moglie non glielo date ? " " Lei lo beve quando va in cantina ! " Risero ; ma si chetarono tutti e tre insieme , perché Remigio chiamava Picciòlo . Poi , non udendolo più , ricominciarono a parlare sottovoce . Ma Giulia , finito il cantuccio e bevuto un sorso di vino , si alzò per andarsene . Voleva raccontare a Berto e a Cecchina come aveva combinato il processo con quei due testimoni ; ma per prudenza stette zitta . Poi , ancora , non si sentiva certa che al tribunale non nascessero difficoltà . E , prima di buio , voleva parlare con il dottore Bianconi ; per fargli fare da testimone anche a lui . Attraversò l ' aia , badando di non cadere perché c ' erano sparsi i torsoli delle spighe del granoturco ; e disse a Cecchina : " Non venite voi ! Non fatevi vedere che siete d ' accordo con me . Io vi ringrazio . " La contadina , allora , si fermò e le rispose : " La saluto a presto . " Giulia trovò il dottore che stava per escire . Si mise a piangere , e si raccomandò che l ' aiutasse . Il Bianconi l ' ascoltò arricciolandosi la barbetta ; poi , accese un sigaro e disse : " Io da testimonio non posso fare . Ma parlerò al presidente del tribunale che è mio cugino . " Giulia , che s ' aspettava , invece , dovesse dire di sì , non poté nascondere la delusione stizzosa che la rodeva ; tanto più credendo si trattasse di una scappatoia . Il Bianconi la rassicurò subito : " Se io parlo al presidente del tribunale che , come ho detto , è mio cugino ... " Ma ella lo interruppe ; perché non poteva tenersi ; e già , avendo capito , la gioia la faceva tremare tutta . " Gli dica ... " " Lo so da me quel che devo dirgli . Lei stia più tranquilla d ' animo ; perché altrimenti ammalerà . Si è molto sciupata da quando la vedevo ad assistere il povero Giacomo . " " Mi son ridotta che , se mi guardo allo specchio , faccio paura a me stessa . Vorrei sapere chi fu ad avvertire quel mascalzone che suo padre moriva . Bastava che arrivasse un giorno dopo , e forse io non avrei bisogno di logorarmi la salute per avere quello che è di mio diritto . " E arrossì pensando che il Bianconi sapeva perché il signor Giacomo voleva farla erede . Ma il Bianconi si voltò da un ' altra parte ; e disse : " Fui io che avvertii Remigio . " La ragazza scattò , impallidendo : " Lei ? " " Era mio dovere : certe cose non si possono rimproverare . " " Ma non vede quali sono state le conseguenze per me ? " " Ci rimedieremo . " " Ma come ? " Ed ella fece per andarsene , quasi fosse ormai rovinata . Il dottore le disse : " Resti qui . " La ragazza tornò a dietro come per obbedirlo ; ma ormai non voleva raccomandarglisi più : aveva un ' aria così compunta e affranta che faceva compassione . Il Bianconi le domandò : " Crede che io sia dalla parte di Remigio ? " A lei palpitava il cuore , e non disse né sì né no . Allora , il chirurgo proseguì : " Per me , un figliolo che va via di casa , qualunque possano essere stati i pretesti , dev ' essere castigato . Il suo dovere era di restare in famiglia e di obbedire al padre ; perché se ne sarebbe trovato bene . E non aveva nessun diritto contro la volontà del padre . Io , a quest ' età , se mio padre , che non si può né meno alzare dalla poltrona , mi desse uno schiaffo , lo prenderei e zitto . E non gli ho mai mancato di rispetto . Quello , invece , lo so che contegno aveva ! " La ragazza assentiva , con la testa ; ma trepidava ancora . " Non solo era prepotente , ma , quando tornava a casa , il povero signor Giacomo non avrebbe potuto dirgli né meno : " Accostami cotesta sedia ! " E i denari che gli ha sciupato ! Era sempre con donnacce o con amici anche peggio di lui . Se il signor Giacomo non avesse avuto lei in casa , avrebbe dovuto morire come un disperato . Perché , ormai si può dire , la signora Luigia non avrebbe avuto testa da pensare a qualche cosa . " La ragazza era già accesa d ' orgoglio ; e il viso , con gli occhi dolci , pareva che le lustrasse " Dunque , ripeto , lei era in quella casa come una vera figliuola . E Remigio , se avesse giudizio , dovrebbe essergliene grato . Ma quello lì ha il cervello sotto i gomiti ! E finirà male . Sono contento se lei riescirà a dargli una buona lezione ; perché certe indoli non si piegano altro che quando cominciano a soffrire . Ora , lui , si crederebbe di fare il padrone della Casuccia ; ma non stimo che ne sia capace ! " La ragazza gli sorrideva , con un ' aria di bontà sincera e riconoscente . Non poteva né meno articolare una parola ; ma continuava ad accennare con la testa che diceva bene . " Vorrei vederlo come farà a comandare i contadini , lui che non stava mai in casa e né meno sapeva quel che il padre facesse ! " Ella , quasi senza voce , gli disse : " Sa che m ' ha mandato via come fossi una cagna ? " " È un pazzo ! Ma anche cattivo . Non ha coscienza di quel che fa . Basta sentire come parla . Sembra sempre nelle nuvole . " Giulia rise . " Lasci fare a me : io informerò il presidente del tribunale di quel che si tratta . E se lei ha i testimoni come mi ha detto , vedrà che le cose andranno bene . Il presidente è imparzialissimo ; e perciò può stare sicura . " " Io non so come dirle grazie ! " " Povera figliuola ! Non ce ne sarebbe nessuna ragione . Piuttosto , le consiglio di fare una cura ricostituente e di mangiare bene ! " " Eh , appena mi ci scappa minestra e lesso ! " " Che fa ora ? " " Sto in casa con la zia . " " Ho capito . " " Comanda niente , signor dottore ? Vuole che mi faccia rivedere ? " " Domani telefonerò al tribunale . Anzi , andrò io stesso . " " Grazie ! Grazie ! " Il Bianconi , restato solo , si convinse sempre più che la Cappuccini dovesse essere aiutata da lui ; giacché Remigio era stato un discolo ; e , ora , per quanto avesse diritto all ' eredità , non voleva riconoscere quel che gli altri avevano fatto per suo padre . Perché , poi , non voleva darle niente , se c ' erano quei due testimoni ? E non si sapeva , da tutti , che l ' erede doveva essere la ragazza ? Sarebbe stata una riconoscenza forse eccessiva e a danno del figliuolo , salvo la legittima ; ma la legge non può badare alle cose , impacciandosi di quel che non la riguarda . Questo era , dunque , proprio un caso del quale doveva occuparsi lui stesso . C ' entrava anche l ' amor proprio di far vedere alla Cappuccini , e agli altri , che egli poteva fare un favore ogni qualvolta avesse voluto . E siccome metteva da parte parecchi denari e voleva comprare un podere , per farcisi una villa , notò che Remigio lo possedeva senza esserselo guadagnato e senza doverlo pagare a nessuno . XIV Una mattina , per non piangere , Remigio escì di casa ; e , per due o tre ore , sfaticò facendo di tutto . Accatastò la legna , ripulì certi stanzini dove stavano i soffietti da zolfo , gli stai , i sacchi e gli annaffiatoi ; poi andò in cantina , a raschiare la muffa alle botti , a cambiare i sugheri vecchi , a sdiragnare le travi ; sciacquò i fiaschi , accomodò l ' imbottitoia , buttò fuori dell ' uscio le cose inservibili : granatini consumati , tappi rotti , cenci , bottiglie incrinate , stoppacci . Salì in casa e lo disse alla matrigna ; che , senza alzare la testa da dove dava i punti con l ' ago , storcendo prima la bocca , rispose tanto per mostrarsi buona : " Hai fatto bene ! " Però dalla voce si sentiva che pensava altro . " Allora me lo dica lei quel che avrei dovuto fare ! " Ella arrossì , infilò l ' ago e poi ridendo come si meravigliasse , chiese : " Oh , io te lo devo dire ! " Pensava al marito , e ora invece le cose andavano come Dio voleva . " Me lo dica lei ! " Arrossì sempre di più ; e , alla fine , le vennero gli occhi rossi . " Ma che le ho detto ? Non l ' ho mica offesa ! " Allora , si mise a piangere : " Così non si va ! Così non si va ! Io a stendere la mano per un boccon di pane non mi ci voglio trovare . Inventa qualche rimedio ! " Egli , allora , disse a Ilda : " Va ' via , tu ! " E poi si avvicinò alla matrigna , per parlare più sottovoce ; perché non udisse nessuno : " È colpa mia ? " " Non dico questo ; ma , sai , per mandare avanti un podere , bisogna intendersene ! " " Mi aiuti lei ! " " Io a tu per tu con i contadini non mi ci metto . " " Allora , mi dica come devo fare io . " " Io sono una donna , e invece tuo padre si faceva rispettare e li teneva a dovere . " Egli fece per andarsene ; ma Luigia esclamò : " Quell ' imbroglione del mio avvocato aveva detto che faceva ogni cosa in due settimane al massimo , invece ho paura che sia peggio del Pollastri ! Forse , avremmo fatto meglio a tenere lui , e a non cambiare ! " " Ma se lei stessa ha convenuto che ci metteva in mezzo per farci leticare ! " " Sì ; questo è vero . Ma mi pare che siamo capitati di male in peggio . " " È colpa mia anche questa ? " La matrigna lo guardò con gli occhi gonfi e luccicanti di lagrime . " È inutile che lei pianga , mi pare . " " È inutile ! È inutile ! È proprio vero ! " E piangeva di più . " Io non so perché pianga così ! " " Lo so io ! " " Me lo dica , allora ! " " Se si potesse dire quel che si dice soltanto con il cuore ! E il fieno , almeno , è stato rimesso in capanna asciutto bene ? " Ella sapeva tutto , ma fece per assicurarsi se egli le diceva la verità . " Qualche poco s ' è guastato ! " " Lo vedi che ho ragione io ? " " Ma di che ? " " Le cose non vanno ! Madonna benedetta ! Qui ci si trova alla rovina in meno di un anno . " Egli , allora , tremò ; ma rispose : " Vedrà che non è vero ! " Anche lui si sentiva prendere , come quando s ' era destato , da una grande tristezza ; ma era troppo giovane per non avere una certa fede ; sia pure indefinibile . Non ricordava né meno quant ' era che non riesciva più a fare una risata schietta ! Tutta la sua vita sembrava chiusa dentro un sacco , da cui non c ' era modo di metter fuori la testa . La giornata era chiara ; e pareva che ci fosse , perfino tra i muri della capanna e della casa , una specie di allegrezza sicura ; che lo faceva anche più triste . Né meno tra lui e la Casuccia potevano intendersi ! Ogni cosa gli stava contro ; e quel cielo così azzurro pareva che gli dicesse di andarsene e di rinunciare ai suoi propositi . La matrigna gli chiese : " Perché non vai nel campo a vedere quel che fanno ? Tra poco , ci sarà da segare il grano . " " Ci andrò dopo mangiato : ora , sono stanco . " " Richiama Ilda , perché deve apparecchiare . " Egli escì e la chiamò . Mentre attraversava l ' aia , vide Giangio che , asciugandosi il sudore , entrava dal cancello spalancato . " Signor Remigio ! " Gli andò incontro e dandogli la mano gli chiese : " Perché è venuto a trovarmi ? " " Domattina , ha detto l ' avvocato , bisogna che venga al tribunale perché il giudice vuol fare il suo interrogatorio . " " A che ora ? " " Alle nove : si faccia trovare al portone . Salirà insieme con l 'avvocato." Giangio sorrise e tornò via . Remigio lo disse alla matrigna ; che stette zitta , perché non aveva nessuna stima del Neretti : " È ancora un ragazzo " ella diceva " e non ha giudizio né meno per sé " . Anche Dinda , con la quale ella se la diceva come se fossero state amiche , era dello stesso parere . E perciò , quando la sera le portò una grembiulata di fagioli , ne parlarono male . La mattina dopo , Remigio si fece trovare al portone del tribunale ; in Via del Casato . Dopo una mezz ' ora giunse il Neretti , con una cartella di cuoio nero sotto il braccio : salì le scale lesto lesto , e non gli disse né meno niente . Remigio , per non restare solo , perché non avrebbe saputo dove entrare , cercava di andargli dietro . Il gabinetto del giudice , incaricato dal presidente , era piccolo e rettangolare . Alle pareti più lunghe , tutte a scialbo , due vecchie pitture , forse del settecento ; lasciate lì dai tempi del vicariato . In attesa di esser chiamato , Remigio andò a sedersi in una lunga pancaccia di legno . Un poco più in là , c ' era Giulia ; che impallidì voltando la testa verso la finestra e tentando di sorridere . Teneva i guanti in mano ; e parlava fitto fitto , sottovoce , con i suoi testimoni ; che non toglievano gli occhi da Remigio come fosse un gran colpevole . Egli , tutto sconvolto , si sentiva girare la testa . Era la prima volta che entrava in un tribunale e cercava di capire come facevano un altro processo . Pensava anche a quel che voleva rispondere . Ma non era più sicuro d ' aver ragione , e sentiva che lì avrebbe dovuto contenersi in altro modo ; e non come quando era con la matrigna o pensava dentro di sé . Un usciere si mise a scrutarlo ; con una diffidenza ironica , che lo fece intimidire di vergogna . Gli aumentò la sfiducia ; e avrebbe voluto essere in fondo alla Casuccia , a guardare la Tressa ; che scorreva placida senza gorgogli , dove c ' era l ' erba più folta . Stette così con la testa appoggiata al petto , senz ' ascoltare più , quantunque sentisse come un ronzio confuso e continuo che lo bucava come se fosse fatto di spilli . Non gli importò più nulla che i testimoni di Giulia , forse , lo guardassero ; e , dentro di sé , cercava di trovare le parole che avrebbe dovuto dire . Allora , un ' altra volta , gli parve impossibile che dessero ragione a Giulia invece che a lui . E , come non gli era mai avvenuto quando ci pensava , ora anche lei gli pareva buona e che tutto finisse subito . Gli pareva perfino strano che non si fossero più parlato ! Ma gli veniva in mente quando l ' aveva mandata via di casa , quando il padre era ancora là sopra il letto , e allora alzò gli occhi per guardarla . Ma ella era voltata sempre da un ' altra parte ; ed egli le guardò minutamente il cappello e il vestito ; aspettando che anch ' ella guardasse lui , forse per riconciliarsi e darsi la mano . La ragazza , però , gli teneva a posta le spalle in quel modo . Ed egli , per la prima volta , si sentì disposto a farsi trattare da pari a pari . Però , gli dispiacque ; e si sforzò di pensare più attentamente a quel che avrebbe dovuto dire per vincere la causa . I due testimoni risero ; ed egli si sentiva così pieno di vergogna che quella risata gli fece battere il cuore con una violenza scomposta . Non avrebbe voluto né meno ascoltare quel che diceva Giulia ! Voleva far capire a tutti che avrebbe voluto trovarsi altrove : questo era il suo solo desiderio . La ragazza si sforzava di essere calma ; ma doventava sempre più pallida . Parlava più in fretta e la sua voce pareva che recidesse . Tuttavia nessuno avrebbe indovinato che avesse qualche rancore . Ma lui solo sapeva quel che volevano dire quel viso e quegli occhi pesti ! Ella era ammagrita e le spalle le si erano incurvate ; ai polsi le si vedevano gli ossi . Il testimonio Corradino Crestai , quello soprannominato Ciambella , aveva raccontato che era amico del defunto signor Selmi e che perciò una volta gli aveva confidato come la signorina Giulia Cappuccini dovesse riscuotere da lui ottomila lire . Egli , anzi , sperava di guarire per poterla pagare . Anche l ' altro testimonio , il sensale Pietro Carletti , detto Chiocciolino , disse presso a poco lo stesso ; e aggiunse che dal canto suo aveva dovuto fare causa all ' erede per riscuotere dugento lire a saldo di due porci venduti al defunto . " Anzi , aggiunse , puntando il dito su i fogli che erano dinanzi al giudice , la mia causa si deve trovare tra questi documenti bollati " . E questa scappata lo fece guardare benevolmente dal giudice . Chiocciolino era piuttosto alto e quasi distinto ; sebbene avesse la pelle del viso e delle mani sempre rossa e coperta di lunghi peli biondi che luccicavano . Aveva già i capelli e i baffi bianchi ; e tra quelli del suo mestiere passava da persona istruita . Faceva , infatti , i conti del bestiame a mente ; senza ricorrere al prontuario stampato che adopravano gli altri . Portava sempre un bastone di legno sbucciato , bianco , con gli spunzoni ; e intagliato a becco d ' oca . Parlava strizzando gli occhi . Quando Remigio fu interrogato , tremava anche con le gambe . Negò che la ragazza dovesse avere il denaro ; e disse che quei testimoni non potevano saperne niente . Allora il giudice , lisciandosi i baffi , lo avvertì che non poteva parlare a quel modo dei testimoni senza mostrarne le prove . Era proprio vero , come gli aveva detto il presidente del tribunale , che si trattava di un giovinastro sviato e malevolo . Remigio andò fuori di sé e faceva ridere , poi s ' impappinò ; e parve che prima avesse detto una cosa e dopo la volesse cambiare . S ' avvide che nessuno cercava di capire come le cose erano andate ; e nessuno sospettava che la Cappuccini pretendesse quello a cui non aveva diritto . Perché non si accorgevano che quei due testimoni mentivano ? Perché , pensava il giovane , non badavano alle persone ma alla legalità delle loro parole . La causa non era altro che una astuzia continua e insolvibile , condotta secondo certe regole stabilite dal codice ; una astuzia sempre più spostata dalla verità , che egli sentiva soltanto nella sua coscienza e nella sua buona fede . Il giudice fece notare l ' incertezza di Remigio al Neretti ; che , vista la sua cattiva figura , trovò modo di rimandare la causa . L ' avvocato di Giulia , Renzo Boschini , voleva opporsi e adduceva che ella si trovava in stretta miseria e che già aveva dato prova di avere ragione . Ma , poi , capito che il Neretti desiderava di tirare in lungo le cose , non perché in seguito potesse trovare qualche altro argomento decisivo , disse che accondiscendeva tanto per far vedere com ' egli si sentiva sicuro di vincere . Tutti quei ripicchi non interessavano Remigio , che non aveva detto niente di quel che avrebbe dovuto dire . L ' avvocato , vedendolo smarrito e distratto , lo spinse per una spalla ; facendolo alzare . Il giovane era sempre più sbalordito e inciampava giù per le scale . Quando fu in strada , dove c ' era il sole e si respirava meglio , chiese all ' avvocato : " Come m ' andrà ? " " Male ! " " Perché ? " " Ce li hai tu i testimoni a favore tuo ? " "No." " E , allora , come vuoi fare una causa se non hai i testimoni ? " Gli dette la mano e lo lasciò . XV Quando giunse alla Casuccia , con le gambe indolenzite , come non gli era mai capitato , le tre assalariate stavano per infornare il pane : Ilda si divertiva a guardarle , anche per imparare . A ogni fascina secca , che buttavano dentro con la forca , le fiamme s ' attaccavano alla vòlta del forno , gonfiando e traboccando con le punte fuori ; infilandosi perfino su nella cappa nera di fumo . Le fascine crepitavano ; e le vampate delle fiamme facevano scostare tutte e tre le donne , che avevano il viso affocato e gli occhi rossi di sangue . Ma quando il forno fu caldo , e chiuso con lo sportello di ferro , ebbero a leticare . Siccome tutte e tre avevano il pane che trapassava di lievito , ognuna voleva essere la prima a infornarlo . Dinda e Cecchina erano le più irate . Gegia saliva due o tre scalini di casa , per andare a prendere la tavola con le picce della pasta coperta dentro i cenci di lana ; poi ridiscendeva , invece , per dire anche lei la sua . Dinda piangeva come se l ' avessero picchiata , e Cecchina teneva in mano la pala del forno . Dinda le gridò : " Se mi toccate , guai a voi ! " " Io ho poca pazienza . " " E io meno ! " " O vediamo , allora , chi avrà ragione ! " Gegia si metteva in mezzo , andava al viso dell ' una e poi dell ' altra : " E io non ho diritto d ' infornare come voi due ? " Ma non le badavano , seguitando a leticare tra sé . Remigio dimenticò subito il processo , e si fece raccontare chi era stata la prima a scaldare il forno . " Tutte e tre siamo state ! " " Non è vero ! Le prime fascine l ' ho portate su io dal campo . " " Ma le ho ficcate io dentro il forno ! " " Se non le avessi portate , però , non ce le ficcavi ! " " Vi venga un accidente a voi e a chi v ' ha dato da lavorare alla Casuccia . " Siccome Gegia stava zitta , quasi sgomenta , Remigio le disse che infornasse prima lei . La donna in un batter d ' occhio , portò giù la tavola della pasta ; la sciolse e mise il primo pane sopra la pala . Ma siccome le tremavano le mani e voleva fare troppo lesta , un pezzo di pasta le andò in terra . Anche lei , allora , cominciò a piangere . Ci mancò poco , poi , che si scordasse di fare il segno di riconoscimento sopra il pane : lei ci faceva una fitta con due dita , Dinda ci pigiava un bicchiere e Cecchina ci lasciava un birignoccolo arrotolato con le mani . Remigio domandò alle altre due donne : " Vi siete messe d ' accordo ? " Dinda rispose : " Io faccio come vuole lei . " " Piuttosto che leticare , mettetevi d ' accordo ; mi pare ! " " È quel che dico anch 'io." Ma Cecchina salì in casa e sbatacchiò l ' uscio dietro . Allora , dopo Gegia , infornò Dinda . Cecchina avrebbe voluto essere la seconda , ma quando riaprì l ' uscio , l ' altra aveva già cominciato . La sera , perciò , raccontò tutto al marito ; che , a ogni costo , voleva andare a trovare Remigio per rifarla con lui . " Sarai a tempo ! Ora ti darebbero torto . " " Non me ne importa : meglio prima che dopo . Gl ' insegnerò io a metter bocca nelle faccende che non lo riguardano . Che gl ' importava a lui ? " E , benché la donna lo tenesse , aprì l ' uscio ; ed escì . Ma , a mezze scale , incontrò Tordo ; che aveva su le spalle un corbello di pomodori : li portava di nascosto , per farci la conserva ; ed erano quelli del padrone . Berto finse di non vedere , ma andò nell ' aia per farsi passare la rabbia ; dicendo a voce alta : " Quello ha più giudizio di me . Ma , domani , ci penserò anch 'io." Si girò per sputare , e vide Picciòlo con un altro corbello carico ; che , lesto lesto , a piedi scalzi , entrava in casa . Berto , allora , si mise a ridere : " Io sono il più furioso , e gli altri intanto pensano alla pancia . Così bisogna fare ! " Andò nell ' orto ; e , a tastoni , si empì un paniere di fagioli ; ma la rabbia non gli passava . Invece , gli era venuta la voglia di fare la pelle a Remigio . Dentro di sé lo aveva sempre sentito , anche da giovane , che prima o dopo , un tiro di quel genere , a qualcuno lo doveva fare . Non si sbagliava , no ! Non poteva dormire ; e la moglie , che aveva sonno , gli domandava al buio : " Che hai ? Domattina ti devi levare presto , perché cominciate a segare il grano ! " Egli , allora , inventò : " Mi deve aver punto qualche insetto su le spalle . " " Ti ci duole ? " Ma egli non rispose più , e seguitò a rivoltarsi tutta la notte ; senza chiudere un occhio . Era impaziente che spuntasse il giorno ; e , quando il primo chiarore fece lustrare lo specchio del canterano , saltò dal letto e escì fuori . Benché fosse oria , si sentiva che la giornata doveva venire afosa . Rapidamente , le nebbie della Tressa sparirono ; e i contorni di tutti i cocuzzoli apparvero con una durezza limpida . Nella strada passavano i barrocciai , dormendo accovacciati tra la roba ; e avevano ancora le lanterne accese . I galli cantavano da tutti i poderi ; e nel pollaio della Casuccia le galline razzolavano e crocchiolavano . Dopo poco , scesero anche gli altri ; con le falci e le pietre rotatoie in mano . Picciòlo disse : " Il padrone dorme ancora . S ' ha a destare ? " Tordo rispose : " Non perdiamo tempo : andiamo ! " Era già la metà di giugno , e il grano si seccava anche troppo . Qualche altro podere aveva già mietuto . La guazza si asciugava ; e il sole , ormai , era per nascere giù dai monti bassi . " Facciamoci dal fontone " disse Berto . Tutti andarono da quella parte . Moscino era la prima volta che segava il grano , e faceva l ' impaziente . Tordo gli disse : " Attento alle dita ! " " Gliel ' ho detto anch ' io ! " rispose Lorenzo . " Io mi faccio il segno del cristiano ; perché questa è grazia di Dio ! " disse Picciòlo . E si segnò , mentre gli altri aspettavano che cominciasse . I contadini , ora , per non perdere troppo tempo , mangiavano nel campo . La mattina , le ore affaticavano meno ; ma verso il mezzogiorno , pareva impossibile che quegli uomini potessero resistere sotto il sole . Moscino , per fare il bravo , camminava a piedi nudi sopra gli spunzoni del grano segato . Negli altri poderi accanto , le ragazze lavoravano quanto gli uomini . Una sposa giovane , incinta , con le guance accese e sudate si sollevava di quando in quando , per guardare il grano ancora ritto . Ella rificcava sotto il mento i nodi della pezzuola , che le ricopriva tutta la fronte ; mentre le trecce dei capelli , senza forcelle , si allentavano sopra la nuca . Una brocca d ' acqua era nascosta all ' ombra , sotto i pampini d ' una vite ; con due fiaschi di vino chiaro ed agro . La sferza del sole era insopportabile ; gli occhi s ' infiammavano , la bocca e la gola doventavano asciutte . Allora , qualcuno lasciava la falce e s ' incamminava alla vite , metteva la bocca al fiasco e beveva parecchie sorsate . Ma s ' indugiava per riposarsi , guardando gli altri . Le donne gli sorridevano in silenzio , ed egli ritornava alla sua opera , a testa bassa e le mani penzoloni . Le falci tutte insieme luccicavano tra gli steli del grano ; con un rumore simile a uno strappo rapido . Urtavano , talvolta , sopra un sasso , con un suono languido e smorzato . S ' insinuavano curve tra le spighe ; e le spighe sbattevano sopra i volti ; qualche stelo s ' insanguinava dopo aver fatto un taglio o una scorticatura . Allora , il contadino , senza schiudere il pugno pieno di mèsse , si guardava un istante ; poi la falce s ' affondava ancora , lucida e affilata . Dietro gli uomini , gl ' insetti disturbati saltellavano insieme da tutte le parti , verdi , neri o grigi ; mentre certi ragni dalle zampe lunghissime ed esili percorrevano i solchi , sparendo nell ' ombra di una fenditura e ricomparendo subito in cima a qualche zolla . Le lucertole scappavano sempre innanzi ; qualche ramarro osava indugiare , ma , poi , spariva anche più rapido . Di rado era possibile che qualche vipera fosse tagliata a pezzi ; ma i rospi , enormi e nerastri , che restavano come intontiti , erano infilati e squarciati con la punta delle falci ; poi un contadino , con un calcio , li lanciava dall ' altra parte del filare . Qualche cova di ragno s ' apriva ; e allora gli innumerevoli ragnolini si spandevano in tutti i sensi . Si trovavano nidi abbandonati , con gli uccelli senza penne , vespai vuoti . I bruchi si rivoltavano sottosopra , rimanevano un poco immobili e poi cercavano di andarsene . Qualche padrone aveva fatto benedire i campi perché le passere non mangiassero il grano . Ma c ' era chi diceva esser meglio mettere in mezzo alle prese un cencio in cima a un palo ! I branchi delle passere , qua e là , si alzavano verso l ' azzurro d ' un colore dolce . Qualche campana suonava , e si spegneva a un tratto così com ' era cominciata . Si udiva tutto il brusìo degli insetti . Stando vicino ai mietitori si sentiva raccontare da qualcuno che il suo bambino non poteva mangiare più e che era necessario far contraddire il male da quella tale donnetta che si chiamava Sunta del Borgo . La quale sapeva anche rimettere bene al posto le ossa fratturate , mandava via il dolore delle distorsioni , con un unguento di erbe e di midollo d ' agnello , guariva il malocchio mettendo due gocce d ' olio in una scodella d ' acqua tenuta sopra la testa del malato , scongiurava ogni sorta di male costringendolo a tornare indietro , medicava le risipole e faceva spendere poco . Ella si valeva anche di una secrezione gialla , che certi insetti accumulano dentro le loro pallottole di terra , infilate ai fuscelli delle siepi ; faceva mangiare il cuore delle rondini , perché il senno fosse maggiore ; aveva veduto una folla di streghe che facevano la bucata giù nella Tressa . E sapeva curare per mezzo dei rosarii , indicando il numero degli ave e dei paternostri . C ' era un ' altra donna che girava , da parecchi anni , dall ' un paese all ' altro , senza che nessuno sapesse chi fosse . Andava a capo chino come una suora , e portava sempre la testa avvolta da una pezzuola grossa , di lana ; con le mani gonfie sopra il ventre . Aveva il volto grasso , ma pallido e con due rughe che tagliavano di netto gli angoli della bocca affondata sotto il naso adunco . Il suo mento ovale era quasi senza rilievo ; i suoi occhi grandi e neri facevano un ' impressione strana di misticismo e di cattiveria . Ma tutti le davano l ' elemosina , perché temevano qualche maleficio . Le donne che l ' avevano vista , restavano pensose a lungo ; finché non fosse rientrata nella strada e sparita dietro qualche svolta . Ma ella camminava piano , con certe scarpe enormi che pareva dovessero pesare un quintale l ' una . Perché , di quando in quando , si volgeva e si fermava a guardare le case ? Che cosa voleva ? Le donne dicevano : " Sarò contenta soltanto quando non la vedrò più . " " Non si sa quando viene , mentre può anche trovarci con i nostri figlioli in collo . " E se qualcuna allattava , si conturbava e guardava in volto la sua creatura , chiedendo : " Che hai , che hai ? Ti do il latte . Povera anima mia ! " La mietitura della Casuccia durò nove giorni , e ormai era per entrare luglio . Picciòlo era più bravo di tutti ad accatastare i covoni e in cima ci faceva una croce con tre o quattro fili di grano attorcigliati insieme . Poi , i covoni furono portati su l ' aia dove alzarono una gran mucchia , aspettando che cominciasse a passare per i poderi la macchina tribbiatrice . XVI Quando Remigio tornò dal suo avvocato , fu accolto in un modo che non si aspettava . Egli aveva bisogno , molto più di prima , di trovare qualche cosa che rispondesse al suo sentimento e alla sua fede ; e , invece , sentì di essere addirittura uno sciocco . Egli ci si arrabbiava , e il Neretti gli disse : " Bada di non fare il caparbio . Credi di avere ragione , e finché non ti sei convinto che non è vero , non metterai giudizio . Almeno , hai guardato bene se tra i registri che tuo padre doveva certamente tenere , c ' è segnato nessun pagamento fatto alla Cappuccini ? " " Non ho trovato niente . " E arrossì . " Non ci credo . " " Ma è vero , ti dico ! " Infatti , all ' infuori di qualche ricevuta insignificante , di parecchi anni prima , tutta bucata con gli spilli per tenerla insieme con la pianta catastale del podere , in un rotoletto legato con lo spago , Remigio non aveva visto altro . L ' avvocato si mise a leggere certi fogli di carta bollata di un altro processo . Remigio , tacendo e vergognandosi , aspettava che rialzasse la testa . Alla fine , il Neretti si grattò il ciuffo come se fosse infastidito e gli disse : " Insomma , le cose andranno per le lunghe . Questo è quanto ti posso fare io . " " Tre mesi ? " " Tre mesi ? Se tu hai denari da spendere , anche tre anni . " Egli rideva , guardandolo da capo ai piedi così impacciato . Ma , temendo che Remigio allora non pensasse , per il meglio , di accordarsi da sé con la Cappuccini , disse facendosi serio : " Tu non parlare mai con nessuno . Qualunque persona venga da te per questa faccenda , mandala da me . Perché a te fanno quel che vogliono . Io ti ho già capito da un pezzo . Son tutti più furbi di te . Tu sei un imbecille . " E rise dello stupore che appariva nel viso di Remigio ; che non avrebbe osato rispondergli male . Poi disse : " Ora , vattene : ho da fare per cose molto più importanti della tua , che mi fanno guadagnare bene . " Era vero ! Egli non avrebbe avuto da dargli né meno cento lire , e il Neretti pensava a quanto era necessario per la carta bollata e per gli atti al tribunale . La carta bollata , ormai , doveva essere già parecchia ! Chi sa quante volte Giangio aveva segnato le spese , con quelle sue lettere tremolanti e grosse ! Il Neretti , vedendo che Remigio se ne andava malvolentieri , gli disse : " Mio caro ! Io ti consiglio per il tuo bene ! Poi , del resto , tu sei padrone di fare quello che vuoi . " " Ma , appunto , io voglio farmi consigliare da te . " " Da me ? E che ti devo dire ? Credi da vero che la Cappuccini non debba avere quei denari ? E , allora , si tira per le lunghe ; può darsi che , alla fine , si stanchi . Ma , con il gratuito patrocinio , lei non ci rimetterà mai niente . Ormai , a dietro non si torna . Lascia fare a me : vedrai che , tra quattro o cinque mesi , siamo sempre allo stesso punto . Ora , vattene ! T ' ho già fatto capire che mi dai noia . " Quando devo tornare ? " " Quando vuoi : tanto io che Giangio siamo sempre qui a tua disposizione . " " Ora verrà anche la querela di quel sensale che chiamano , mi pare , Chiocciolino . " " Lasciala venire ! Portamela subito . " Remigio gli strinse la mano , sorridendo egli stesso del proprio imbarazzo . Quando fu fuori , gli restò a mente soltanto che il Neretti gli aveva detto imbecille ; e doventava rosso come se quella parola gli bruciasse anche il viso . In fondo alla Costarella , Chiocciolino , che parlava a una fruttaiola grassa e con le braccine di bambola come il volto , gli andò dietro mettendogli una mano su la spalla . Remigio s ' era accorto che gli voleva parlare , ma ora non poté fare a meno di voltarsi benché non gli dicesse niente . Allora Chiocciolino si mise il bastone nella sinistra , lo prese sotto il braccio e gli disse : " L ' accompagno un poco , se va giù alla Casuccia . Dianzi , l ' ho visto entrare dall ' avvocato Neretti . " Remigio si tirava in disparte , ma l ' altro lo teneva forte sorridendo a vedere quella sua ritrosìa . E gli disse : " Non si vergogna mica a venire con me ? È arrabbiato perché ho fatto da testimonio al processo ? " " A me non importa niente . " " Non ci credo : non mi pare . Ma , appunto , io volevo parlare della mia faccenda che si potrebbe accomodare così tra noi , alla buona . " " Ma perché voi avete fatto da testimonio ? " " È venuta a trovarmi quella disgraziata ( come si chiama ? ) Giulia ; e io siccome sapevo tutto da suo padre ... Non ho fatto bene ? La verità c ' è anche per quelli che sono nati poveri . E poi , quelle ottomila lire sono soltanto un bocconcino , della sua Casuccia . " " Ma io sono convinto che mio padre non doveva darle niente . Voi sapete perché io non stavo in casa con lui ? " " Me l ' hanno detto a un dipresso : ma queste son cose che io non voglio sapere perché non mi riguardano . " " La Cappuccini m ' ha fatto causa perché sperava che mio padre le lasciasse una parte del patrimonio . Era la sua amante . " " Non si lasci scappar di bocca nessuna offesa , perché potrebbe darsi che Giulia le desse querela anche per quello che dice di lei . " " L ' ho detto soltanto a voi , ora ! " Chiocciolino si fermò nel mezzo della strada : " E se venisse a risaperlo ? " Remigio ebbe paura , e gli rispose : " Ma voi non andrete a dirlo a lei ! " " Dunque , facciamo le cose in buona amicizia ! Lo vede che , se io volessi , potrei farle male anche dell ' altro ? " " Andate a parlare con il Neretti : se lui accetta , qualunque cosa dica , io ne sono contento . " " Se devo andare dal suo avvocato , vado piuttosto dal mio ! " E lo lasciò . Ma rifece la strada , lo riprese sotto il braccio e gli disse : " O lei voglia o no , io e lei è destinato che diventiamo amici . " Remigio non capiva ; e , ricordandosi ch ' egli era mezzo epilettico , avrebbe voluto fare a meno di quella conversazione . Inoltre , non poteva perdonargli d ' aver fatto da testimonio ; e , per quanto non sapesse spiegarsi com ' egli potesse aver saputo da suo padre certe cose degli interessi , non poteva rassegnarsi a credere che il sensale dicesse la verità . Inoltre , Remigio , timido e inesperto , non si credeva in diritto d ' indagare , con qualche mezzo , quanto fosse sincero ; e aveva anche paura di dire qualche cosa che poteva magari comprometterlo . Allora taceva , tutto mortificato . A quelle parole , aveva guardato , sorpreso , il sensale . Ma questi , quasi pigliando gusto a parlare , seguitò : " Il mio scopo di fare amicizia con lei è questo : con suo padre , gli ultimi mesi della sua vita , siamo stati un poco freddi e forse lui mi odiava . E anch ' io l ' ho odiato . Ora sarebbe bene che io e lei , invece , fossimo amici , con lo scopo di mettere un pietrone su le cose passate ; perché avrei piacere di non odiarlo più da morto . " Chiocciolino era capace di fare questi cambiamenti , come sarebbe stato capace , dopo qualche settimana o meno , di tornare da capo a volergli male . Remigio sentiva che non poteva fidarsi , ma non volle più essere sgarbato ; e gli disse , benché con rincrescimento : " Io non ho niente contro di voi . " " Ma " riprese arrossendo Chiocciolino , dopo avercapito che ormai Remigio era sempre meno ostinato " bisogna che lei mi paghi quei due maiali . Se non può , mi faccia una cambiale . Io sono disposto ad accettarla : vede che non sono esigente . Se , poi , mi costringe a far la causa , come vuole a tutti i costi l ' avvocato Sforzi , io , allora , non so più quel che dirle per il suo bene . Ne trovi un altro , che le parli con più amicizia di me ! Chiocciolino lo sanno tutti chi è . Meno qualche scatto , quando mi piglia caldo alla testa , e allora il responsabile non sono io , ho sempre saputo farmi rispettare da tutti . E lo strinse , sbottonandogli la giubba e dicendogli con un sorriso : " Se ce l ' ha , nel portafogli , me le dia subito queste dugento lire ! Me ne dia , per ora , cento sole ! Io le farò una ricevuta d ' acconto . E , allora , sono contento anche se a darmi il rimanente aspetta una settimana di più : quando avrà venduto il fieno . " Remigio distaccò le mani dalla giubba e gli disse : " Mi dispiace , ma non ce le ho . " " Vengo a prenderle fino alla Casuccia . Non vorrei impolverarmi le scarpe per così poco , ma lo fo per gentilezza ; perché lei non debba venirmi a cercare . " " Non ce l ' ho né meno a casa . " " Come ! Non ha a casa dugento lire ? Ha già finito quelle che prese con la cambiale al Banco di Roma ? " " Chi ve l ' ha detto della cambiale ? " " Non mi ricordo chi me lo disse . " " Lo sanno anche altre persone ? " " Diamine ! Che male c ' è ? I debiti e le cambiali fanno presto , come dice il proverbio , ad avere le ali . " E si mise a ridere , ma a Remigio dispiaceva parecchio ; e non voleva ammettere che gli altri , quella cerchia di mercanti e di sensali , potesse subito essere informata del suo portafoglio . " Senta : sia allegro ! Diamine ! Perché se la prende ? Lei è giovane , e con un poco di giudizio può darsi che non sia costretto a vendere la Casuccia anche se dovesse metterci sopra una ipoteca ; lei , in vecchiaia , la toglierà . Fossi io giovane come lei ! Vorrei far doventare la Casuccia più bella d ' un giardino ! Lei , se avesse i soldi , dovrebbe mettere altri filari di viti giù per la poggiata che si parte dalla strada : empirla tutta , a fosse , per quanto è lunga . E , poi , comprare bestiame : vitelli , pecore , maiali . Di tutte le specie . Io ci farei soldi a palate . Ma lei , se non saprà fare , manderà in malora tutto . E non dia retta agli assalariati . Quella è gente che non ha voglia di lavorare e son contenti di riscuotere il salario alla fine del mese . E poi , ha calcolato quanto le rubano ? " " Mi rubano ? " " Dia retta a me . Quando lei non li vede , crede che stiano con le mani alla cintola ? Io scommetto che le prime frutta se le son mangiate loro ; scommetto che gli ortaggi ne hanno più loro che lei . E badi anche al fieno che ha riposto in capanna ; perché , a farne sparire qualche carro , ci vuol poco . " " Ma ci guarda anche la mia matrigna ! " " Quella ? Quella non capisce niente . Era meglio se suo padre avesse sposato la Cappuccini o un ' altra qualunque . Io la conosco meglio di lei . E anche il podere lo conosco meglio di lei . Perché , scommetto , lei non sa né meno quanti pioppi sono suoi di quelli lungo la proda della Tressa . " " Ancora non li ho contati . " " Lei non sa che qualità di vitigni sono nella sua vigna . Ma io lo so . Lei non sa né meno quanto fieno è nella sua capanna . Ma io sì . Si provi a dirmi quante sacca di grano lei avrà ? " Remigio dovette confessare che non lo sapeva . " Allora glielo dico io . Lei avrà da cinquanta a cinquantacinque sacca . Né più né meno . Ci scommetto la testa , che la metterò dentro la tribbiatrice ; se non do nel giusto . Mi chiami alla Casuccia , quando tribbierà . Io , vede , mi appassionerei al suo podere come se me ne venisse qualche guadagno o fosse mio . E non m ' importa niente che suo padre non m ' abbia voluto dare quelle maledette dugento lire ; che ci sputerei sopra , costringendomi a chiederle a lei . " " Ma se è vero che non ve l ' ha date ... " " Ho capito ! Lei vuol ridere alle mie spalle . Ma perché mi ha fatto chiacchierare fino ad ora con lei ? Io sono abituato a trattare con le persone ragionevoli . Ho anche fatto una sudata , come una bestia , a venir fuori di Porta con lei , a questo caldo ! E si asciugò tutta la testa , poi sotto il mento . " Io ve l ' ho detto dinanzi : per qualunque cosa , andate dal mio avvocato . " " Allora , mi permetta che io ci vada a nome suo . E mi faccia pagare da lui . " " No , no ! Se vi paga lui , perché crede di pagarvi , sì ; ma , a nome mio , no . " " Gli dirò che ho parlato con lei . " " Non gli dovete dire niente ! " " Questo non me lo può negare , né proibire . " Intanto , erano giunti alla Casuccia . Seduto sul murello dell ' aia c ' era Bùbbolo che appena vide Remigio si alzò . Ma , poi , visto anche Chiocciolino , voltò le spalle e finse di guardare giù nel campo . Chiocciolino , ora , aveva alzato la voce sempre di più e dava bastonate alla siepe . Ma , giunto al cancello , si fermò e disse : " Badi che io son fatto come i coltelli : se mi prendono per il manico , mi adoprano come vogliono ; ma , se mi prendono per il taglio , faccio fare sangue . " Anche Remigio era fuori di sé dall ' ira , e gli rispose : " Come vi piace di più ! " Ed entrò nel cancello . Chiocciolino stette a vederlo andare fino ai cipressi ; poi , con la punta del bastone , tracciò una croce sulla polvere della strada , giurando : " Vorrei prima crepare che dargliela vinta . Non mi scordo di essere Chiocciolino ! " XVII Bùbbolo era ancora giovane , poco meno di Remigio ; e tanto grasso che appena teneva gli occhi aperti . Aveva la sinistra paralizzata , con le dita attaccate insieme e senza unghie . Ma con quel braccio , tutto insensibile , poteva picchiare come se fosse stato un bastone . Il viso pareva di donna , perché la barba non gli veniva . Aveva una botteguccia a mezze scale del vicolo di San Paolo , sotto la volta dell ' arco , da dove si scende in Piazza del Campo . Accanto ci stavano anche un sellaio e un uccellaio . Il sellaio , perché in bottega mancava sempre la luce , lavorava su uno scalone ; cavalcioni alla tavola a morsa e la lesina in bocca o in mano ; mentre l ' uccellaio teneva attaccata fuori di bottega una gran gabbia che potesse essere vista senza scendere il vicolo . Bùbbolo , là dentro , possedeva un canapè sfondato , con una buca in mezzo , dove dormiva ; e un tavolino dove lasciava i campioni dei grani e delle altre semenze , accanto a quelli degli olii e dei vini . In bottega , simile ad una spelonca , non ci stava quasi mai ; ma , in cima alle scale , s ' appoggiava a uno dei colonnini di pietra che sono lì nel mezzo , e parlava dei suoi affari . Appena fu sicuro che Chiocciolino se n ' era andato , salutò Remigio ; con l ' aria di fargli notare , per offenderlo , quant ' era educato e come sapeva contenersi . E gli disse : " Ho saputo che vende la Casuccia . " " Non è vero : ve l ' ho detto anche l ' altra volta . Perché volete insistere ? " " Perché mi vuol dire di no ? " Allora Luigia , che stava , anche lei , ad aspettare dalla finestra , infastidita che il sensale non se ne fosse andato quando gli aveva detto che il figliastro non c ' era , scese e gli domandò : " Perché tutti sanno che tu vendi la Casuccia e a me non lo dici ? " " Non è vero . " " Perché , allora , Bùbbolo è venuto qui apposta per parlartene ? A me , che ti faccio da mamma e vivo con te , non dici niente ! Le cose devo saperle dagli altri ! Ma io domani vado dal mio avvocato , e mi faccio dire se tu puoi vendere senza il mio consenso . Almeno la parte mia , tu non la puoi toccare . " Remigio , benché si trovasse in uno stato d ' animo quasi doloroso , si mise a ridere . " Non ridere , invece ! Queste sono cose serie . " " Ma io rido di quel che sento dire tanto da lei che da lui ! Sono stufo di sentirmi rimproverare sempre per niente ! " " Non t ' arrabbiare ! Se non è vero , tanto meglio . Dentro la tua coscienza , sai da te se dici la verità o la bugia . Gli pulì un gomito della giubba sporco di terra , e tornò in casa . " Allora , Bùbbolo disse : " Ecco , ora che siamo soli , mi dica in confidenza se è vero o no . " Nei suoi occhi celesti c ' era la gioia e il piacere d ' imbarazzare Remigio ; che non poteva fare a meno di rispondergli : " Non è vero ! Non è vero ! " Bùbbolo si mise a sghignazzare , allargando i bracci : quello paralizzato faceva quasi ribrezzo . " E , allora , perché per tutta Siena lo dicono ? Sono venuti a riferirmelo anche in bottega ! Ha visto : io non mi muovo mai da quel colonnino delle scale , e quanti si occupano di vendite poderali sanno che è messa in compra la Casuccia . Del resto , io non voglio insistere . L ' altra volta , quando lo fermai , mi rispose male ; ma , questa volta , non ho da lamentarmi . Mi scusi , anzi ! Se non ha bisogno di me , io vado ! " " Grazie : non ho bisogno di niente . " Bùbbolo era già arrivato al cancello , ma si fermò e gli fece cenno con la mano di andare dov ' era lui : " Se non sono troppo curioso e indelicato , mi dice perché Chiocciolino è venuto fin qui con lei ? " E un ' altra volta i suoi occhi celesti brillarono di gioia e di piacere . " Mi domandava ... di un ' altra cosa . " " Ho capito ! No , no : non la voglio sapere . Le chiedeva quelle dugento lire , che dice d ' avanzare per i maiali . " Remigio , allora , rise . Ma Bùbbolo gli disse serio : " Badi , sa : glieli dia ; perché quello è capace di tutto . " " Io credo che non le debba avere . " " Ah , non è cosa che mi riguarda ! Ma glieli dia : è meglio . " E se n ' andò , togliendosi due volte il cappello . Alla Coroncina , vide Chiocciolino ; che stava lì ad aspettarlo . Era di malumore ; con il cappello sopra gli occhi e le mani in tasca ; il bastone appoggiato al muro . Allora , Bùbbolo salutò per primo . Chiocciolino gli rispose : " Aspettami : vengo con te . Stavo qui per vedere se passava un carro di fieno : ne volevo comprare uno anche io . " Strada facendo , siccome si sapevano risoluti a non confidarsi di quel che avevano parlato con Remigio , cercarono di darsi a intendere ch ' erano amici ; ma nessuno dei due volle cedere e si lasciò impaniare . Remigio era salito subito in casa ; e la matrigna gli disse , mostrandogli una busta chiusa : " L ' hanno portata , dianzi , per te . " " Non sa chi la manda ? " " Non lo so . Credo il Pollastri . " C ' era il conto per le due copie dell ' inventario e per l ' opera prestata il giorno prima : in tutto trecento lire . La matrigna allungava il viso , storcendo la bocca . Remigio , con le mani tremanti , ripiegò il conto ; e lo mise in tasca . Voleva andare a cambiarsi la giubba ; ma , dall ' aia , lo chiamò Berto . " Che vuoi ? " " Venga giù un momento , se non ha da fare . " Remigio scese di malavoglia ; il contadino gli disse : " Badi che lei , prima di mandarmi via , mi deve dare almeno due mesi di tempo : un mese non mi basta . " " E chi ti vuole mandare via ? " " So , di sicuro , che lei vende la Casuccia ! " " Non è vero . " " Mi convince poco . Perché io a quel che dice la gente non do ascolto ; ma quando vedo che le riportano giuste ... Ora , è troppo tempo che sento dire di questa faccenda , e ho voluto stare zitto per vedere come andava a finire . Ma , quando girano attorno casa persone come Bùbbolo e qualche altro , c ' è poco da sbagliare ! " Non ce li ho chiamati io ! " Il contadino lo guardò , per fargli capire che non gli portava nessun rispetto ; poi , disse , maliziosamente : " Meglio così . " Remigio tornò in casa così afflitto che non aveva animo né meno di parlare alla matrigna ; benché sentisse il bisogno di raccontarle ogni cosa . Stette un bel pezzo zitto zitto , senza decidersi ad entrare in nessuna stanza , sul pianerottolo delle scale ; finché salì Ilda portando un fiasco d ' acqua , più buona di quella del pozzo , presa alla sorgente dell ' orto , dove andava tutti i giorni anche perché era più fresca . Ilda , vedendolo a quel modo , non lo salutò ; e si mise a raccontare a Luigia quel che aveva sentito dire nell ' orto dalle contadine : " C ' erano tutte e tre le donne insieme : anzi , mi sono meravigliata perché insieme non ce l ' avevo viste mai . Specie dopo la leticata per il forno ! Allora io ... " " Parla in modo che ti si capisca . " Ilda rise , e alzò la voce : " Non glielo volevo dire ! Perché lei se la prende troppo ! Io , allora , mi son nascosta dietro quel noce che c ' è , facendo finta che mi dovessi rimettere su una calza . " " Ma perché ridi ? " " Mi fa ridere lei ! " " Quanto sei sciocca ! Tira avanti quel che dicevi . " " E ho sentito tutto . " " Che hai sentito ? " Luigia era incuriosita , e si compiaceva che Ilda riescisse , quasi tutti i giorni , ad ascoltare qualche pettegolezzo : credeva che fosse utile per gli interessi . Perciò , la guardò con affetto . " Dinda diceva : l ' ho saputo anch ' io : tra un paio di giorni , ci sarà un altro padrone . Allora , Cecchina ha risposto : poco male ! Io non piangerò di certo , e il mio marito né meno . Gegia ha detto : saranno pochi da vero quelli che ne proveranno pena ! Ma Dinda ha risposto : non si sa mai se a cambiare sarà meglio o peggio ! Sono state un poco zitte , e poi Cecchina ha ricominciato : piuttosto , bisogna stare attenti che ci paghi il salario ! Perché , a quel che sento dire io , le cose vanno di molto male . Dinda ha sospirato ; e Gegia ha detto : questo lo sapevo anche io . Anzi , riguardo al podere , m ' hanno spergiurato che è stato già venduto . " Remigio si mise ad ascoltare , dimenticando il sentimento penoso che gli aveva lasciato Berto . Ma Ilda , mettendo l ' acqua dal fiasco in una caraffa , perché badava più alle parole che a quel che faceva , urtò con il gomito un bicchiere in proda alla madia e lo fece spezzare . Restò , arrossendo , con il sorriso a mezzo ; e , con un braccio , si parò credendo che Luigia la volesse scapaccionare . Ma Luigia dava troppa importanza alle chiacchiere delle contadine ; e stava soprapensiero . Quando vide quel che s ' era rotto , restò a bocca aperta e disse alla bambina : " Questa volta non ti faccio niente , perché sei stata brava ad ascoltare quelle donnacchere . Piglia la granata e spazza subito i pezzetti di vetro ! Guarda che non ti taglino le mani . " Poi disse , come tra sé , a voce alta : " Bisogna metterci riparo ! " Allora , Remigio entrò ; e disse : " Anche Berto , dianzi , m ' ha chiamato a posta . " Ma Luigia non s ' accorse del dispiacere ch ' egli ne aveva sentito ; e , invece , continuò a sfogarsi come per conto proprio . Egli chiese alla bambina : " Hai sentito altro ? " Ma Ilda , quando non parlava a Luigia , non sapeva dire quasi niente . E , perciò , la matrigna gli rispose : " Se avesse sentito altro , lo avrebbe detto a me . " Poi , disse alla bambina : " Butta i pezzetti del bicchiere alla spazzatura e vai a fare le tue faccende . " Ilda dette un ' occhiata a Remigio e obbedì ; allora , la matrigna disse : " Qui , si vive nella menzogna ; e a me non piace ! " Egli scattò : " Ma chi gliel ' ha messe in testa queste cose ? " " Non gridare ! Tu gridi con me , perché sono una donna , e invece dovresti cercare di essere più premuroso . Quando dovresti farti intendere , magari con Berto , allora ti fai rigirare come vogliono . " " Perché , dunque , non mi crede ? " " Il perché lo sai tu . " " Io ? " " Se tu vuoi andare d ' accordo con me , ora che l ' avvocato è per mettere a posto i nostri interessi tra noi , devi essere leale . Se no , è meglio che io muoia . " Allora , egli , perché smettesse , le chiese : " Quando devo venire dal suo avvocato ? " " Io non lo so . Prima bisogna vedere l ' inventario . E , poi , dall ' inventario , si cava la quarta parte dell ' usufrutto ; che , per legge , mi spetta . " Ella , dalla mattina alla sera , pensava a questa cosa ; e con il pretesto di comprarsi o una sottana o qualche nastro a Siena , andava sempre dal suo avvocato . Così , sapeva esattamente tutto ; e ne parlava come se avesse preso le misure a una stoffa per tagliarne con le forbici il pezzo già scelto . L ' atto legale , che stava preparando l ' avvocato , le piaceva molto e l ' appagava . Abituata sempre ad obbedire e poi trattata peggio d ' una serva dal marito , ora anche lei aveva un avvocato che pensava ai suoi interessi ; ed era impazientissima che l ' atto fosse completato . Pregava sempre : " Signore ! Quanto ci vuole ! " Perciò disse al figliastro : " Tu , piuttosto , spicciati a pagare il notaio , perché dia la copia dell ' inventario all ' avvocato . Se no , il tempo passa ! " " Lo pagherò . " " Ma i denari ce li hai ? Dimmelo ; perché bisogna , per questa cosa , che tu li trovi in tutti i modi . Questa è una cosa che va innanzi a tutte le altre , perché se tra me e te non si stabiliscono , subito , le nostre ragioni in un modo chiaro ... io , senti , allora , faccio in un altro modo . Vedi che gli altri , che non ti sono affezionati come me , ti hanno fatto causa subito . " " Lo pagherò con i denari che mi sono restati della cambiale . " La matrigna doventò pallida ; e disse , quasi senza voce : " Se non ce ne hai altri ! " " Mi debbono bastare per pagare i diritti di successione , le tasse e gli assalariati ogni mese . Più , ci sono le spese di casa . " " Sicché , hai fatto la cambiale ? " " Glielo avevo detto . " " Lo so che me l ' avevi detto . Ma credevo che tu avessi rimediato . " Egli , allora , per non doverle parlare ancora , escì ; quasi piangendo . Ma , fuori , c ' era un bel sole ; e si sentì subito meglio . Nel cielo , che pareva più alto del solito , le nuvole passavano silenziose . Un uccello nero svolazzava sopra la casa ; senza avvicinarcisi mai . Un calabrone , con le ali di un nero luccicante e turchino , cadde nell ' acqua ; facendo lo stesso rumore d ' una pietruzza ; una delle anatre accorse nuotando e lo inghiottì ; poi , scosse il becco goccioloso . Egli pensò , come se sognasse : " Sono giovane ! " XVIII Ormai , Berto era deciso e gli pareva di doventare un altro ; proprio quello che s ' era tante volte immaginato : sentiva che andava in contro a un pericolo ed era contento di avvicinarcisi sempre più . S ' era fatto tetro ; e certe sue risate , quando non c ' era nessuna ragione di ridere , non piacevano agli altri . Anzi , Picciòlo , lo sbirciava male . Quando parlava , diceva sempre qualche cosa che non aveva troppa relazione con il discorso , come se non volesse dire quel che pensava . Si chiese se avrebbe fatto bene a confessarsi ; ma gli parve che allora non sarebbe stato più libero di sé stesso . Siccome , nel campo , lo trovavano sempre a reggersi la testa , con i gomiti su le ginocchia , Tordo gli chiese : " Vi viene male ? " " Non lo so né meno io . " E invitò Tordo a sederglisi accanto : a Tordo gli voleva bene , e gli fece piacere a parlarci insieme . Poi , disse : " L ' uomo non è mai contento ! " " Specie quando siamo poveri . " " Da qui in avanti , non vorrei essere né meno un signore . L ' uomo è sempre stato male , per quello che capisco io , fino da Adamo . " E tirò un sassolino in mezzo al campo ; dove era restato a ingiallire un poco di granturchetto rado rado . Tordo sospirò , e Berto disse : " Quando sarò morto , chi si ricorderà di me ? Non ho né meno un figliolo . " " Sarebbe stato lo stesso " rispose Tordo . " Ormai , mi posso dire vecchio ; e non so quel che sia il mondo . Da ragazzo , fino ai vent ' anni , sono stato con tutta la famiglia alla Rosa . Poi , presi moglie e andai a stare un miglio più in là ; al podere del Pillo . Quando mi mandarono via , perché non andavo d ' accordo con il fattore giovane , venni a stare qui alla Casuccia . In tutto , ho cambiato , dunque , tre poderi . Qualche viso nuovo , l ' ho visto soltanto alle fiere ; quando c ' era il bestiame da vendere . Quando presi moglie , andai alla festa della Madonna ; che facevano a Buonconvento . E basta . " Si dette un pugno sopra il ginocchio ; poi si mise il cappello all ' incontrario . Tordo si cercava uno stecco , che gli era entrato dentro una scarpa . " Mi ricordo di avere sentito dire , dal nonno , che una volta facevano grandi feste da per tutto ; e , ora , invece , è silenzio da per tutto . E non si sente dire più niente . Qualche volta , vorrei entrare sotto terra ; giù in fondo , più sotto dei lombrichi . " E chiuse gli occhi . Tordo non era del suo parere , ma non s ' arrischiava a dirglielo ; anche per amicizia . " Vorrei sapere perché sono venuto al mondo e che cosa ci ho fatto ! Non era lo stesso anche se non nascevo ? " Lorenzo , che arava , passò vicino a loro ; per finire il solco . Si sentiva la terra aprirsi e respirare le vacche : qualche volta , lo scricchiolìo dell ' aratro . Lorenzo era allegro ; e gridò : " Ohé , fate i signori costì all ' ombra del fico ? Ora vengo anch ' io . Questa creta fa rompere il giogo alle vacche ! " E siccome non gli risposero , egli voltò ; cominciando un altro solco e cantando : Quando pigli marito , bella Gegia , Quando la stoppa diverrà bambagia ? Quando l ' olivo farà la ciliegia ? La creta , sotto , era più scura perché più fresca ; e le zolle rovesciate , dove erano state tagliate dal ferro del vomere , lustravano . Berto si mise il cappello nero su gli occhi , e disse : " Non posso sentire né meno uno che parla . E quello lì ha voglia di cantare ! " Si alzò , tirandosi su i calzoni , che gli escivano sempre dalla cintola di cuoio ; stette un minuto pensoso ; e se n ' andò , senza salutare Tordo , fino al fontone . Ebbe anche piacere che le anatre , vedendolo , scappassero . Prese una zappa , perché aveva da sotterrare le lattughe per farle imbiancare . Ma l ' attraventò lontano ; all ' uscio della capanna : si sentiva una gran forza , e stringeva i denti insieme come se vi si piegassero . La sua forza doveva servirgli a ben altro ! Benché il Monte Amiata fosse pulito quanto il cielo , con una nuvoletta in cima come ci fosse rimasta attaccata e non potesse venir via , dalla parte del Chianti tonò . C ' erano , là , nuvole nere come si facesse notte ; e le saette sembravano lunghe righe di fuoco che si spezzavano . Poi i toni rimbombarono vicini ; ma da Siena in giù , per tutta la Val d ' Arbia , c ' era sole ; e le case dei poderi biancheggiavano . I pioppi della Tressa tentennavano più forte , e le loro foglie restavano rovesciate . La polvere volava alta , con le pagliuzze e le festuche ; e anche dalla parte del Monte Amiata le nebbie si affoltarono . Ogni cosa cambiò di colore , con una rapidità istantanea ; quasi piacevole . Le ombre a un tratto affievolivano e a un tratto rinforzavano ; i prati ora erano più scuri e ora più chiari ; qualche volta con una tenerezza improvvisa ed esaltata , qualche volta con un lividore che pareva dovesse doventare nero . Berto alzò gli occhi verso il temporale , e si sentì pieno di cattiveria . Gli venne in mente d ' andare a trovare Giulia ; e colse , dalla pianta che gli era più vicina , tutte le albicocche che poté arrivare da terra ; mettendosele in tasca per portarle a lei . Evitò di parlare a Picciòlo e a Moscino che , come quasi sempre , erano a lavorare insieme . " Pareva , raccontò Picciòlo alla moglie , che qualcuno gli avesse fatto un torto ! " . E a Moscino disse : " O che avrà quell ' uomo ? " E Moscino rispose : " Peggio per lui , se non parla ! " Berto prese l ' ombrello , ma il temporale girò da un ' altra parte ; e restarono , sopra Siena , certi nuvoloni bianchi come il latte . Giulia era con Fosca : e lo videro dalla finestra . Giulia disse , andando ad aprirgli : " Mi deve portare qualche notizia nuova ! " Ma pareva , invece , che Berto aspettasse qualche cosa da loro : le guardava sorridendo e con gli occhi allegri . Giulia , allora , disse : " Il processo mi va bene ! " " Si vede anche dalla sua faccia ; perché ora sta meglio . " " Oh , prima che io mi rimetta ! E , poi , non m ' importa ! " Fosca aggiunse : " Bisognerebbe che guarissi del mio cuore ! " Giulia la guardò e disse : " Povera zia ! Se non avessi avuto lei ! " Ad un tratto , un mucchio di cenci che era in mezzo al letto cominciò a muoversi e ad aprirsi : una bambina , piangendo , alzò la testa e guardò fisso chi c ' era nella stanza . Fosca corse al letto , e cavò di tra i cenci la sua figliuola più piccola : aveva le mani e i piedi fasciati , con la tubercolosi alle ossa ; un visuccio come la cera strutta , gli occhi neri , d ' una lucentezza che pareva aumentare sempre . " Povera Jolanda ! Non dormi più ? Vuoi andare dal tuo fratello , che ti terrà ? " Allora , s ' aprì una porta ; ed entrò un giovanotto , sporco , magro , con due grossi occhiali cerchiati di ferro : stava nell ' altra stanza a leggere un romanzo , con il tavolino al davanzale della finestra . Il suo collo , addirittura livido e deforme , sembrava una gonfiezza di muscoli flosci e noccioluti . Anche le tempie erano incavate come le guance , e la testa rasata era sparsa di cicatrici bianche ; per tutti i versi . Tossì e disse : " Dammela : le insegno a leggere . " La prese , e richiuse l ' uscio . Fosca s ' era fatta anche gobba , benché fosse abbastanza giovane . Ai polsi ci aveva due soprossi , che non riesciva a nascondere né meno tirando giù le maniche fino a strapparle . Nella stanza c ' erano un canterano con il marmo di due pezzi ; e , sopra , un vassoio di frutta finte , di gesso colorato . Berto le accennò con un dito , e disse : " Paiono vere ! " " Quando le comprai , sì ! Ora , sono sciupate dalla polvere . " " Guardi un po ' queste qui se le piacciono più di quelle ! " E cavò di tasca una manciata di albicocche ; mettendole sopra il tavolino . Poi , mentre le due donne lo guardavano sorridendo , seguitò a cavare le altre , ad una per volta ; e quelle più grosse non gli potevano escire . Alla fine , batté e scioccolò le mani insieme ; e disse : " Non ce n ' ho più ! " " Oh , ma sono anche troppe ! Perché avete voluto portarle ? " " Ho più piacere che le mangi lei che il padrone della pianta . " Il giovanotto riaprì l ' uscio , ne prese quante potevano entrargli nella mano ; e tornò nella sua stanza . Allora , anche Giulia ne prese una e l ' addentò : " Sono proprio mature , in punto ! " " Avrei fatto intenzione di portarle anche un panieretto di pomodori . Li gradirebbe ? " " Non li voglio , perché dovete portarli a mano voi . " Berto , con una decisione risoluta e gioconda , disse : " Domenica mattina , li porto . " La zia , che non seppe dire di no , rispose : " Ci faremo la conserva . " Giulia arrossì , e non si sapeva spiegare perché Berto fosse andato a trovarla con quel regalo . Credette che volesse parlarle a solo ; e fece cenno alla zia d ' andarsene . Ma , né meno ora egli parlava . Ad un tratto , però , gli orli dei suoi occhi si arrossarono ; e si alzò in piedi : " Meno una vita troppo brutta , da un pezzo in qua . " Fece due o tre fiatate grosse , e si asciugò gli occhi . " Ditemi quel che mi volete dire ! " " Ora , parlando con lei , m ' è andato via tutto il cattivo ! " Allora ella , contenta , chiese , per garbatezza : " Vi è accaduto qualche cosa di grave ? " Egli scosse la testa . " E con quel galantuomo ? " Egli impallidì , rispondendo con una voce che faceva capire che ora erano entrati nel discorso che gli piaceva : " Siamo alle solite . " Ella , accortasi di come si rodeva , non volendosi compromettere con lui , desiderò che se n ' andasse . Ma il contadino , facendosi bianco come un cencio , anche su la fronte , si mise un dito alle labbra e disse : " Chi camperà , vedrà . " Giulia finse di non capire , e cambiò discorso ; raccontando tutti i particolari favorevoli del processo . Quando Berto tornò a casa , era buio . Già , dentro Siena , avevano acceso i lampioni ; e quando giunse a Porta Romana , si vedeva il Monte Amiata come rizzato lì per chiudere l ' orizzonte . Egli entrò nell ' osteria della Coroncina , e bevve mezzo litro , senza mettersi a sedere . Qualcuno lo salutò , ma aveva la smania di trovarsi alla Casuccia ; perché gli venne in mente che gli avessero fatti chi sa quali torti durante la sua assenza e che gli dovessero capitare questioni feroci . Di rado , stava tranquillo ! Non era più sicuro della propria volontà ; e si sentì , un ' altra volta , sul punto di piangere come in casa di Giulia . Ma , ormai , alla Casuccia mancava un mezzo miglio , piuttosto meno che più . Su l ' aia , non incontrò nessuno ; e , allora , dette un ' occhiata alle stelle ; come se conoscessero i suoi pensieri . Poi , mangiò per due : senza riescire a saziarsi . XIX Il primo lunedì del mese , a Siena , fanno la fiera del bestiame ; fuor di Porta Camollia . Sino dalla sera avanti , Picciòlo non lasciava più Remigio , dicendogli : " Dia retta a me , almeno una volta . Mi mandi a comprare un vitello . Non si spaventi della spesa : basta un vitelluccio . " Remigio , alla fine , acconsentì . Il contadino gli prese tutte e due le mani , e ci mancò poco non gliele baciasse . Il lunedì mattina , si vestì come per andare a una festa ; insugnò le scarpe nuove si cambiò la camicia . Con sé portò Moscino . Pareva un altro : la contentezza lo ubriacava : e camminava a testa alta ; anzi , all ' indietro , perché su non gli ci voleva stare . Moscino si mise perfino la ciarpa , portando in punta a una spalla la giubba ; e dondolando le braccia . Quando arrivarono fuori di Porta Camollia , dopo aver dovuto attraversare tutta la città , la fiera era cominciata da parecchio tempo . Il prato a sterro , dinanzi alle prime case del Borgo , era pieno fino in fondo : i bovi e i vitelli pigliavano tutto il mezzo ; i cavalli e gli asini erano legati alla fila degli alberi , da una parte ; i maiali grufolavano lungo il muro del Tiro a Segno . I contadini e i mercanti entravano tra i mucchi dei bovi ; mentre altri , a capannelli , dove c ' era più posto vuoto , stavano fermi ; discutendo e contrattando per ore e ore di seguito . Per lo più , ai carri erano legate quattro o cinque paia di bovi ; oppure un branco di vitelli , con la testa e la fronte coperte di fronzoli rossi . I vitelli si bicciavano e si pestavano , perché non sapevano moversi o perché , volendo divincolarsi e sciogliersi , davano a dietro mugliando . Allora , chi li aveva in consegna , tirava la funicella e li legava più a corto . Fin quasi mezzogiorno , i bovi continuarono ad arrivare . Pareva che non potessero trovare più posto ; ma , invece , si aprivano una specie di viottolo che , a un certo punto , si riempiva e restava chiuso . Ed ecco che , lì accanto , altre bestie seguitavano a passare , affrettandosi . Altre , vendute , erano portate via , e dovevano fare giri lunghissimi ; e , qualche volta , non potevano andare avanti trovandosi serrate da ogni parte . Una voce , risoluta , diceva : " Pigliate di qua ! " Ma un ' altra gridava : " Dovete tornare a dietro ! Di qui non si passa ! " La prima voce gridava più forte : " Pigliate di qua : date retta a me ! " Altre voci , allora , gridavano , tutte insieme , bestemmie e insolenze ; e nessuno intendeva più niente . Ma chi menava le bestie si faceva largo come poteva ; finché non era fuori della fiera ; e , a non sentirsi più pigiato , respirava a bocca larga . Cani randagi , per lo più bastardi , spersi dai contadini , andavano in cerca del padrone , avvicinandosi sempre con sospetto ; pronti a voltare la testa e a scappare , a una accoglienza cattiva . Quando trovavano un seccarello di pane , lo mangiavano ; dimenando la coda ritta , senza piegare le gambe di dietro e con il muso giù . C ' erano bovi montigiani , di pelame candido e liscio , con gli occhi turchini e pelosi ; le corna piccole ; alti e lunghi . C ' erano quelli maremmani , di pelame scuro e anche tutto nero ; con le corna grosse e grandi . Parecchi avevano un campano attaccato al collo ; con una fibbia di cuoio . Tutta la fiera faceva un ronzìo sempre eguale , che opprimeva , un ronzìo fitto come la polvere sospesa nell ' aria , come fosse immobile . La fila degli alberi era piena di cicale , che non si stancavano mai . Qualche volta , uno scoppio di voce , oppure una parola sola , chiara e distinta , seguita dal silenzio o da uno schiamazzo incomprensibile . Ora si sentivano i campani in mezzo al prato , come rinchiusi dentro il fittume degli uomini e delle bestie , con suoni soffocati e strascicati ; a un certo punto , invece , un campano più forte che continuava per un pezzo , come se facesse chetare tutti gli altri ; o parecchi campani sparsi per la fiera , e ora se ne sentiva uno e ora un altro , sempre eguali e riconoscibili . Su la stesa delle groppe si levavano le corna . Le mosche coprivano il collo e le giogaia dei bovi , mettendosi fitte fitte attorno all ' orlo degli occhi ; attaccandosi , ostinate , con le ali lustre e iridescenti . Quando una volava via , restava una goccia di sangue , come una punta d ' un ago , sul pelo . Per qualche secondo , a una ventata placida , il brusìo doventava fruscìo più forte e più distinto ; mescolato ai muggiti . Qualche volta , quando un compratore si portava via un maiale dal branco , legandolo per una delle zampe di dietro , le strida si sentivano per tutta la fiera ; e in quel punto si alzava un polverone che accecava . Tutte quelle corna e quelle groppe , brulicavano . Su i carri le donne tenevano le funicelle delle bestie avvoltolate ai polsi , con le fruste in mano , sotto grandi ombrelle d ' incerato verde . Poi , quando i loro uomini tornavano d ' aver visto la fiera e d ' aver parlato con i conoscenti , si mettevano a mangiare . All ' entrata del prato , alcune baracche vendevano coltelli , falci , pietre rotatoie , forbici da potare , barili nuovi . Un uomo , ventruto , si scalmanava , battendo la mano aperta su le stoffe che egli teneva con il pugno dell ' altra mano , sopra alla testa . Un cantastorie , aiutato dalla moglie , stonava e storceva la bocca per far ridere ; accompagnandosi con un ' enorme chitarra unta . Era magro e grigio ; e , corrugando la fronte , faceva andare avanti e indietro il cappello a staio . La donna , più piccola di lui , rossa in viso , aveva i capelli d ' un biondo bianchiccio , tenuti fermi con una sola forcella di ottone che faceva gola a tutte le contadine . Quando doveva alzare la voce , per non fare stecca , spingeva in avanti il buzzo e piegava un ginocchio . Ed ambedue , cantando , guardavano con gli occhi fissi di là dalla gente , come fuori di sé e assorti . Le ragazze , tenendosi i gomiti su le spalle l ' una dell ' altra , con tutto il peso del loro corpo , ascoltavano ridacchiando , pigiate in mezzo ai giovanotti ; senza impermalirsi di certe parole che andavano a dirle loro dentro gli orecchi . Quando una aveva indolenzite le spalle dal braccio di un ' altra , le smoveva perché le cambiasse di posto . Erano vestite a festa , e ci stavano così volentieri che quelli della loro famiglia dovevano tirarle via per le braccia . Lì accanto , un giovane , con i baffi biondi e le basette lunghe , vendeva le aringhe di un barilotto da dove le prendeva con la punta di uno stecco . Da Siena venivano le frotte dei contadini che erano stati a mangiare nelle bettole , urtandosi , gridando o burlando qualcuno che aveva bevuto troppo e barcollava . Alcuni s ' erano fatti accompagnare , per la prima volta , a trovare le ragazze ; in un vicolo immondo come un moscaio . A quelli che stavano chi sa perché immobili , guardando sempre la stessa cosa , magari una ruota o la punta di una coda , il sole faceva storcere il viso e aprire la bocca . Erano persone che stavano lì ; insieme , accanto , da ore e ore , e non s ' erano mai detto né meno una parola ; guardando soltanto quando uno di loro gridava a un bove che stesse fermo o smettesse di grattarsi . Il sudore rigava giù il viso acceso come se bruciasse . I mercanti più conosciuti giravano dove c ' erano le paia più belle , portando i bastoni agganciati a una spalla o al collo . Picciòlo si trovò un poco perso ; ma sapeva che un suo conoscente doveva aver portato un branco di vitelli ; e , perciò , senza perdersi d ' animo , cercò subito di lui . Moscino lo seguiva , inciampando tra le sue gambe , sbattendo la testa nella sua schiena ; perché non sapeva dove andava e camminava voltandosi a guardare attorno . Finalmente , proprio nel mezzo della fiera , dove il bestiame era così fitto che per moversi bisognava prima far scansare le bestie , lo trovò . Gli dette la mano ; e si mise a gridargli : " Mi devi vendere un vitello da farmici onore . " Il venditore gli disse : " Qui ce ne sono trenta , tutti miei ; scegli . " Ma Picciòlo gridava ancora senza vedere niente ; gridava che se non gliene dava uno proprio da amico non gli avrebbe parlato più . Quello , mezzo assordito , lo allontanò ; prima con le braccia e poi puntandogli il bastone sul petto . E gli disse : " Scegli , t ' ho detto . Per ora , i migliori non li ho condotti . Vuoi una bastonata sul capo ? " Ma Picciòlo non l ' udiva . Allora quegli lo prese per la camicia e lo portò davanti a un vitello dei più piccoli . " Eccolo ! Lo vedi ? Questo devi comprare ! È inutile che tu perda tempo a guardarne altri . " " E quanto costa ? " " Mi darai venticinque napoleoni . " Picciòlo si picchiò la testa , e restò senza fiatare . " E quanto vuoi darmi ? " " Lasciamelo prima vedere . " " Fai il comodo tuo . " Picciòlo lo guardò in bocca , aprendogliela con le mani . " Di bocca , mi piace . " Poi gli tastò la testa dove aveva due bitorzoli teneri e caldi più della carne , che sarebbero doventati le corna . E chiese : " Ha nessun difetto ? " " Nessuno : te lo garantisco . " " Fammi vedere come cammina . " Il venditore sciolse il vitello , e gli fece fare qualche passo . " Mi pare che la gamba destra di dietro la mandi un poco in fuori . " Il venditore fece un grido : " Che hai detto ? Questa bestia è fatta con il compasso e con il pennello . In tutta la fiera , non ce n ' ha uno eguale . Fossero tutti gli altri vitelli come lui ! " Picciòlo restò soprapensiero , e poi disse : " Quanto hai detto che vuoi ? " " Te lo devo ripetere ? " " Sì , perché non me lo ricordo . " " Venticinque napoleoni . " " Fossi pazzo ! Ah ! Non se ne fa di nulla ! Arrivederci ! " E se ne andò ; ma , per quanto girasse , non ne trovava un altro . Allora , finse di ripassare di lì per caso , come se volesse tirare di lungo ; mettendosi , dalla parte del venditore , il cappello su l ' occhio . Ma quello lo fermò , poggiandogli il bastone sul collo : " Dove vai ? " " Voglio andare a casa . " " E il vitello non ce lo porti ? " " No , no ! " " Piglialo per ventitré napoleoni , e falla finita . Che Sant ' Antonio gli tenga gli occhi addosso . Se lo merita , povera bestia ! " Te ne do venti . " Allora si misero a gridare : " Ho detto ventitrè . " " E io venti . " Stettero zitti , guardandosi negli occhi , ansando ; e , poi , ricominciarono : " Dammene ventidue . Per meno , non te lo do anche se mi dovesse morire . " " Te ne do venti . " " Ne voglio ventidue . Piglia il vitello . " Lo sciolse , e mise la fune nelle mani di Picciòlo . " Portalo via . " E dette una bastonata al vitello ; che fece un salto , portandosi dietro Picciòlo . " Facciamo ventuno . " Il venditore si mise a bestemmiare ; ma siccome Picciòlo stava lì fermo , gridò : " Piglialo per ventuno . Sono centocinque lire . " " Il mio padrone te lo pagherà , com ' è d ' uso , tra dieci giorni ; se il vitello non ha nessuna malattia . " " Sta bene ! " E si dettero la mano . Era un vitello slattato da pochi giorni , macilento e debole ; uno di quei vitelli che portano di Maremma , a branchi ; e debbono fare trenta o quaranta miglia di strada ; per lo più , di notte . Aveva le unghie nere e ancora tenere ; e un muso troppo piccolo , di bestia che ha patito . Arrivò alla Casuccia tutto sudato , con il pelo che gli s ' arricciava su i fianchi . Picciòlo lo aveva tirato con una cavezza al collo , perché a mettergli la nasiera sarebbe stato presto ; e Moscino gli aveva rotto più di una frusta nelle gambe perché camminasse . Tordo disse : " Avete comprato un capretto ? " E fece una risata . Allora , Berto scese subito di casa e si mise a girare attorno al vitello , per compassionarlo . " O come fate a farlo mangiare ? Questo muore da qui a una settimana ! " Picciòlo era addolorato e si raccomandava che stessero zitti ; Moscino li avrebbe presi a sassate , benché fosse mortificato più del padre . " Vedrete che , quando ha succhiato qualche paiolata di semola calda , non si riconosce più . Ora è stanco ! Certo , se gli dessi l ' erba , gli farebbe sciogliere il corpo ! Ma ci penserò io ! L ' ho comprato io , e l ' assisterò io , se il Signore e sant ' Antonio benedetto sono contenti che il padrone ci possa guadagnare quando sarà cresciuto . " " Ma questo non cresce ! Non vedete che pelame brutto ha ? Pare scabbioso . " " È la fame che ha patito . Che doveva mangiare i sassi ? " " Lo vedremo ! " Il vitello faceva qualche sgambetto , ma poi restava anche più mogio ; e i suoi occhi lacrimavano come se non fosse stato sano . Tentava di leccarsi i fianchi , e Picciòlo gli disse : " Vieni con me nella stalla : ti riposerai e poi mangerai . " Il vitello puntò i piedi dinanzi ; e , per portarlo nella stalla , Picciòlo dovette avvolgersi la fune alle braccia e tirare con tutta la sua forza ; ma , se Moscino non lo avesse spinto di dietro , con una spalla , non si sarebbe mosso . Tordo e Berto stavano lì a sghignazzare . Picciòlo diceva : " Ci vuol pazienza come con i ragazzi . Vedrete che tra un mese non riderete ! " Ma Lorenzo s ' ebbe a male di quegli scherzi ; e a suo padre disse : " Voi siete fatto apposta per far divertire la gente ! Ma se ci fossi stato io , si chetavano tutti ! A me , invece , questo modo di fare m ' è venuto a noia ! " " Io sono vecchio , e se ne approfittano ! " " Un ' altra volta , mandate a chiamare subito me . " " E ti vorresti compromettere per niente ? " " State zitto ! Se no , mi fate arrabbiare sul serio anche voi ! " Picciòlo , intanto , aveva già fatto fare da Dinda un beverone caldo , con la semola ; portò il paiolo giù nella stalla e lo mise sotto il muso del vitello . Ma il vitello ci si avvicinava e poi faceva uno scatto indietro . Picciòlo si disperava , quasi piangeva . Poi , posò il paiolo su la paglia e si mise a grattare con le unghie tra le corna del vitello , per fargli il solletico ; poi , gli accarezzò il collo e si mise a fischiettargli . Ma la bestia non capiva e si tirava a dietro . " Sant ' Antonio benedetto ! Se tu non mangi , mi spacco la testa alla mangiatoia . " Anche Dinda andò nella stalla ; s ' annodò il fazzoletto sotto il mento , perché non le scivolasse , abbracciò al collo il vitello e lo trascinò verso il paiolo . Disse il contadino : " Tutto sta che l ' assaggi ! " " È quello che penso anch ' io . Tu alza il paiolo . " Allora , Dinda gli ci ficcò il muso . Il vitello , da prima , cercò di sfuggire ; ma , poi , fece una sorsatina . " Oh , se Dio vuole , comincia a dare retta ! " " Bevi , bevi , grullino ! " E il vitello bevve quasi metà del beverone . Ma pareva che volesse ruzzare e faceva schioccolare la lingua . " Tra una mezz ' ora , si scalda un ' altra volta l ' acqua ; e vedrai che allora la finisce . Tu , intanto , vai a tagliare un poco di granturchetto , di quello più tenero ; ma le cime soltanto . " " Lo so da me . " Dinda prese il falcino e andò . Allora Picciòlo si guardò attorno , per assicurarsi che era solo ; prese la testa del vitello e gli baciò gli occhi : " Devi mangiare , e non farmi ammalare di passione ! " XX Il tipografo Corradino Crestai , detto Ciambella , non aveva pensato a sposare Giulia altro che dopo la morte del Selmi ; benché l ' avesse conosciuta parecchio tempo prima , in casa di Fosca . Non ne era né meno innamorato ; ma , tra le ottomila lire che gli avrebbero fatto comodo , e l ' amicizia che s ' era raffermata per la circostanza del processo , egli credeva di doversene innamorare . Lavorava in una piccola e vecchia tipografia , dove c ' era una macchina sola ; che un uomo robusto mandava , facendo girare una gran ruota . Qualche giorno prima dell ' udienza , Fosca gli aveva detto : " Perché non viene tutte le sere a casa nostra ? Egli rispose : " " Ho paura di dare noia . Così , dopo mangiato , me ne vado subito a letto . Ma , da stasera , verrò . " Giulia lo fece mettere a sedere e gli domandò se ora si sentiva bene ; perché , una volta , gli capitava di svenire durante la giornata . Egli rispose , tutto contento : " Mi sembra di ringiovanire . " Ma , poi , all ' infuori di quelle ottomila lire , non trovarono altro da parlare . Egli ci faceva anche più assegnamento di lei , e le assicurò che le avrebbe avute certamente . " Stia tranquilla , se glielo dico io ! Non mi sono mai sbagliato . Ho sempre capito come vanno a finire le cose . Quel pazzo , se avesse giudizio , dovrebbe venire magari da me e dirmi : senta , Ciambella : io con la Cappuccini non ci voglio parlare , perché ormai m ' è entrato questo capriccio nella testa ; vengo , perciò , da lei ; e la incarico di darle quel denaro che Giulia m ' ha chiesto . Io lo accoglierei come se fossimo amici , prenderei il denaro ; e tutto sarebbe finito . " Giulia disse , battendosi le nocche sul capo : " Crede che lui sarebbe capace di fare così ? " " Perché , ormai , non sa che pesci prendere . " " E perciò m ' ha costretta ad andare per i tribunali ! " E si tirò su le maniche . " Bel galantuomo , a costringere una ragazza a far queste cose ! " " È una vergogna ! " " Ma glielo vorrei far capire io . Gli direi : Ho quarant ' anni e non ho mai avuto da leticare con nessuno , ma so come ci si deve contenere con gli altri ! Lei , invece , non sa né meno quando i polli vanno a letto ! Giulia si mise a ridere : " È vero ! È vero ! Dice bene ! Fa proprio il suo ritratto ! " Ma ella , per stare alla verità , non trovava il suo fidanzato molto faceto , e rideva più per convenienza che per altro . Ciambella , invece , credeva di dare nel segno ; molto lontano dal pensare che Giulia non avesse bisogno di essere consigliata da lui . La stanza era così bassa che con la punta delle dita si potevano toccare i travicelli ; era intonacata di giallo , con attorno una fascia di fiori rossi che parevano tante creste di galletto . Dalla trave di mezzo , pendeva un lume a petrolio . Fosca , che non stava quasi mai nella stanza , perché aveva da medicare la bambina più piccola , per non farsi vedere dal tipografo , s ' era chiusa in cucina . Ciambella fumava , mandando il fumo su per aria , piano piano , e poi restava con la testa un poco rovesciata indietro , piegando in giù la punta degli occhi per guardare Giulia ; che accavallava una gamba sopra un ' altra o la rimetteva in terra . Egli non aveva mai passato un ' ora con una contentezza simile ; e disse : " Domani ho da fare parecchio ; ma in certe giornate la fatica non si sente più . " Giulia sospirò e arrossì ; poi , disse : " Mi ha detto la zia che lei avrebbe pensato a me ... " E si fece sempre più rossa , proseguendo : " Ma non è possibile . Non perché io abbia un altro impegno ... " Ciambella scosse la cenere del sigaro ; e rispose : " E , allora , c ' intenderemo , invece . Non c ' è fretta . Ne parleremo un ' altra volta . Domenica , magari , andiamo a fare due passi in campagna ; e ne parleremo allora . " " Come vuole ! " Egli ripeté : " Non c ' è nessuna fretta . " Poi sorrise , e aggiunse : " Quando si sa che tanto lei che io siamo d ' accordo ! Non ci sarebbe né meno bisogno di dire niente ! " La ragazza , allora , si alzò e chiamò Fosca perché egli salutasse anche lei . Quando le due donne furono restate sole , la zia chiese : " Che ti diceva ? " Giulia fece una risata stizzosa : "Niente." " Ma ... ti piace ? " " In seguito , forse , mi piacerà di più . Ma , tanto , della bellezza a me non importa niente . Né meno io , del resto , sono bella . Alla sua età , sarò peggio di lui . A me basta che mi voglia bene . " " Quello è l ' uomo per te . " " Forse ! " Ma ella aveva tutt ' altri sentimenti che quelli di una fidanzata : desiderava di vincere la causa e non altro . La domenica , andarono all ' osteria del Giuggiolo , fuor di Porta San Marco . Fosca aveva portato soltanto Jolanda , per non essere in troppi . Tirava vento , e c ' era un polverone che si alzava sopra le colline , imbiancandole e attaccandosi alle siepi della strada . Giulia si pigiava il fazzoletto su la faccia , Ciambella si voltava a dietro finché non era passata la polvere , tenendosi il cappello perché non glielo portasse via il vento ; e Fosca tappava gli occhi alla bambina . Poi , tutti e tre tossivano ; riaprendo gli occhi appena passato quel fastidio . La strada , dalla Porta , scende sempre di più , benché volti continuamente tra i campi di tre colline . Se ne vede un pezzo giù nella vallata dove c ' è un ponte ; e poi risale verso la Costalpino . Di là dalle tre colline s ' allontana una gran pianura ; e si rialza , a poco a poco , fino a una montagnetta lunga e turchina ; dietro la quale levano la testa i monti della Maremma : a file sempre meno colorite . La pianura , nell ' ombra , era violacea ; e , dove batteva il sole , pareva gialla . L ' osteria del Giuggiolo si trova a mezza scesa , tra certe case di contadini costruite lì a strapiombo e rinforzate con sproni di mattoni che le fasciano da tutte le parti . Alle finestre , c ' erano i geranii e i garofani ; e , sotto , un piazzaletto , un poco più alto della strada , con due acacie dinanzi alla porta ; e , all ' ombra dei loro rami , due tavolini di legno , imporriti , che avevano un odore come quello dei funghi . Giulia e Ciambella , senza volere , si trovavano sempre a fianco ; qualche passo innanzi alla zia ; ma , allora , non si parlavano e si fermavano ad aspettarla . Sorridevano dell ' aria che avevano e dei pensieri che si sentivano , come due giovinetti che fanno la prima volta all ' amore . Il Crestai , rasato , aveva una ciarpa quasi nuova : il solino , è vero , sfilacciato ; ma uno migliore , nel canterano , non ce l ' aveva e s ' era scordato di comprarlo . Giulia s ' era messa una rosa , e portava i guanti di filo bianco . Quando si posero a sedere , facendosi portare il pane e il salame sopra un foglio di carta , con un litro di vino , il tipografo parlava ancora più a Fosca che alla ragazza . C ' era un grande odore di sambuchi , che veniva dalla siepe della strada ; e i loro fiori si sbriciolavano nella polvere . Le api ronzavano . Fosca chiese : " Non vi date del tu ? O che aspettate ? " Il tipografo rispose : " Veramente , è tutta la strada che ci penso ! " Giulia disse : " Se dobbiamo cominciare da ora , io sono contenta ! Benché , in principio , sbaglieremo . " Ciambella disse : " Allora facciamo un brindisi ! " E bevvero tutti e tre , guardandosi e ridendo perché il vino alle donne andava a traverso . Una cieca , che una bambina trascinava per il vestito , si avvicinò e chiese l ' elemosina . Il tipografo , che non aveva mai dato niente a nessuno , le dette tre soldi : un soldo per conto di ciascuno . Tutti e tre sentivano il desiderio di vivere in campagna . Giulia si ricordò della Casuccia , allungò il viso come se avesse potuto vederla ; e gli occhi le si arrossarono ; ma nessuno se ne accorse . Guardavano tutto e la gente che passava ; tenendo immobile la persona e girando la testa . Giulia disse perfino : " Li avessi io , alla finestra mia , quei geranii e quei garofani ! " Il tipografo sentiva che ella parlava meglio di lui ; e , per non fare brutta figura , avrebbe voluto raccontare qualche cosa della sua giovinezza . Ma gli pareva che non ci fosse nulla di adatto e di bello per lei . E non era lo stesso come quando stava insieme con gli amici ! Sentiva il bisogno di stringerle una mano ; e , quando un uomo con la chitarra si mise a cantare nel mezzo della strada , ci mancò poco che non si alzasse a cantare come lui ; mentre il desiderio sensuale della vita gli faceva lustrare gli occhi e la pelle floscia della faccia . Come aveva fatto bene a testimoniare nel processo ! Allora , disse : " Sono poche ! " Le due donne capirono che egli parlava delle ottomila lire di Remigio ; e Giulia ebbe , per la prima volta , un pensiero che somigliava all ' amore ; per la prima volta , i loro occhi si compresero fino in fondo . Quando tornarono verso casa , il vento era smesso ; e i cipressi stavano fermi . Né meno ora si presero a braccetto . Ella era molto stanca ; e , quando arrivò in cima alla salita , dovette fermarsi . Fosca si mise a sedere sopra un greppo . Intanto s ' era fatto oscuro , e le montagne della Maremma non si vedevano più ; mescolate con la nebbia cinerea del cielo . Monistero s ' era fatto di un rosso più cupo . Il Crestai pareva davvero ringiovanito , e pensava di sposarsi molto presto ; appena ch ' ella avesse vinto la causa . Dal giorno dopo , cominciò a darsi d ' attorno anche lui ; accompagnando Giulia quando andava dall ' avvocato . Tutte le volte che si vedevano , non parlavano d ' altro ; sicuri di farsi piacere . E credevano che tutti i loro conoscenti facessero lo stesso . Fosca , una volta , domandò : " Non vi siete né meno baciati ? " " Chi ci pensa mai ? Ho altro per il capo . Saremo a tempo . " E la sera disse al tipografo : " Sai che la zia si è messa a ridere perché non ci siamo baciati ? Lei non sa che prima noi vogliamo pensare ai denari . " Il tipografo restò un poco vergognoso , quasi contrariato ; e rispose , per galanteria : " Ho io la colpa ! " Quando restarono un momento soli , disse , impacciato di non trovare un modo migliore per giungere al suo scopo : " Non voglio più che tua zia dica così ! Forse , ha ragione ! " La prese per la vita e la baciò ; ma ella tenne la bocca chiusa , e gli disse che non voleva . Il giorno dopo , andò a trovarlo in tipografia . Era bianca come un cencio lavato e le tremavano le mani . Non riesciva a tenere né meno i guanti in mano : ora gliene cadeva uno e ora un altro . Il Crestai , attento , glieli raccattava ; e nel chinarsi i suoi orecchi doventavano rossi . Ella gli raccontò che l ' avvocato di Remigio aveva fatto rinviare la causa a due mesi ; per una di quelle solite astuzie di procedura , che non mancano mai . Ella non se ne dava pace ; ed egli incrociò le braccia insieme , s ' appoggiò alla macchina ; e , a testa giù , rifletté quel che poteva significare questo rinvio . Poi , disse : " Non mi piace affatto ! Sei sicura che il tuo avvocato non si è messo dalla parte di Remigio ? Io gli direi : o lei mi fa vincere la causa presto o io ne trovo un altro ! Se lui mi rispondesse : abbia pazienza ! io gli direi : ne ho avuta anche troppa ! " " Ma l ' avvocato non ha nessuna colpa . " " E , allora , come si spiega che non sia riescito come ti aveva promesso ? Anzi , lo aveva promesso anche a me . Mi aveva detto : stia sicuro , Ciambella ! " " Me l ' ha spiegato , ma io non ci ho capito quasi niente . " " Ci andremo insieme , stasera . " " Io mi sento più male del solito . Quando me l ' ha detto , mi son sentita girare la testa e se non mi tenevo alla maniglia della porta , sarei andata in terra quanto son lunga . " Ti voglio accompagnare a casa io , perché potresti cadere per la strada ! " " Non posso né meno respirare . " " Si vede . Mettiti qui a sedere , prima . Quando ti sentirai meglio , andremo . Vuoi un bicchiere d ' acqua ? " " Se ce l ' hai qui in bottega , senza che tu vada a cercarla ! " " Mando il ragazzo : tu non te ne preoccupare . " Ella appoggiò la testa alla sedia e disse : " Il mondo è troppo cattivo ! Si vive troppo male ! Soffrire tutti i giorni e poi perché ? Almeno , ne valesse la pena ! Come mi sento male ! Ora sto anche peggio ! Non credevo che mi venisse uno strappo di nervi così forte ! Come mi ha preso anche tutta la testa ! Pare che mi ci ficchino i chiodi ! " " Tra poco tornerà il ragazzo con l ' acqua : ti farà bene . " Ella gli sorrise : "Spero." Ma il ragazzo , benché fosse andato vicino , non tornava ancora : forse , s ' era messo a ruzzare con qualcuno . Allora , Ciambella andò su la porta della bottega ; per vedere dov ' era . Il ragazzo camminava piano , per non versare l ' acqua . Gli gridò : " Spicciati ! Non sai né meno portare un bicchiere pieno ? " Poi glielo tolse di mano , e fece bevere la ragazza . " Aspettiamo un altro minuto : vedrai che ti passerà e ripiglierai colore . " " Mi butterò sul letto , così mi riposerò ; sono tanto stanca e con le gambe stroncate ! " Ciambella , intanto , si era cambiato il vestito . L ' aiutò ad alzarsi ; e , prendendola sotto il braccio , l ' accompagnò a casa . Ella disse : " Mi pare impossibile che Dio non pensi a gastigare chi m ' ha ridotta così : in due mesi sono calata di venti chili ! " " Stai sicura : chi fa del male lo riavrà . Il mondo è un peso : quel che è fatto è reso . " " Ho paura , però , di ammalarmi prima ! " " E io non ci sono ? Andrei da lui , gli prenderei il collo per dirgli : l ' hai avuta vinta tu , ma non la godrai . " Se fossi sicura che , dopo aspettare così , non sarò sfortunata , mi accorerei meno ! Ma non mi riesce . Se avessi indovinato che ci voleva tutto questo tempo , avrei avuto la dignità di non chiedere niente ! È una pena . Lo so soltanto io . Ma Ciambella , sorreggendola su per le scale , le disse tra due baci : " Tu non sei più sola ! " XXI Il vitellino tossiva : lo sentirono tutti gli assalariati dal letto ; mentre si faceva giorno e si destavano . Picciòlo si disperava , e Lorenzo gli domandò , arrabbiato , se s ' era fatto la croce per le sue costole . Dovevano chiamare il veterinario ? Eppure la bestiola era meno abbattuta del giorno avanti , e dimenava la coda ; benché non riescisse a tirarsela su per la groppa come pareva che volesse fare . Berto lo disse a Remigio ; quasi rimproverandolo , perché da sé non se n ' accorgeva . Allora , anche Remigio andò giù nella stalla ; per sentire come tossiva . Picciòlo gli disse : " Scommetto che non è niente : gli dev ' essere restato un pezzetto di foglia attraverso la gola . " Il vitellino aveva mangiato poco del granturchetto tagliato da Dinda : l ' aveva sbavato e basta . Eppure aveva fame , perché leccava anche la fune ! Disse Lorenzo : " Proviamo a dargli soltanto la semola ! " Remigio non se n ' intendeva e non sapeva che dire : e ascoltava tutti , approvando sempre l ' ultima cosa udita . Berto dette una spallucciata a Tordo , accennandoglielo ; per deriderlo . Poi , escì dicendo : " Oggi , voglio ridere ! " A momenti , il vitello doventava allegro ; e i suoi occhi turchinicci parevano scucirsi di tra il filo bianco delle sopracciglia lunghe . Gli avevano fatto un giaciglio di paglia pulita , molto alto , perché potesse arrivare con il muso alla mangiatoia . Ma , il più delle volte , si buttava steso ; e , per farlo rialzare , Picciòlo lo doveva tirare su pigliandolo quasi tra le braccia . Quando Remigio escì dalla stalla , trovò Berto che gli fece cenno di volergli parlare di nascosto . Gli disse , dietro il muro della parata : " Sono più di cento lire buttate via ! L ' ha voluto comprare lui , e non ci capisce niente ! L ' ha fatto per superbia , perché poteva farsi consigliare da me . Perché ieri mattina non m ' ha detto che andassi con lui alla fiera ? Ma , se fossi il padrone io , farei in un altro modo ! " " Credi che quel vitello non possa campare ? " " Questo non lo so : non pretendo mica d ' essere indovino o Sant ' Antonio ! Ma , certo , non ci troverà quel guadagno che ci sarebbe dovuto essere ! Remigio , convinto da Berto , tornò nella stalla , e disse a Picciòlo : " Un ' altra volta , alla fiera tu solo non ci andrai . " " E perché mi dice così , padrone ? " " Non vedi quel che hai comprato ? " " Lei mi aveva detto di spendere poco . E io ho creduto di fare il mio dovere . Ma io voglio restare responsabile di quel che ho fatto . E se la bestia non figurerà come m ' aspetto , lei non mi pagherà il salario . È contento ? Ma non mi deve umiliare con codeste parole . " Non posso dirti quel che penso ? " " Lei è venuto nella stalla come se mi si volesse avventare addosso ! " " Non è vero ! " " Un altro , voglio dire Berto , avrebbe preso la forca ; e , scusi la mia verità , avrebbe fatto qualche brutto sproposito ; piuttosto che farsi dire quel che mi ha detto lei . È vergogna , e non me lo merito ; perché un altro che le voglia bene come me non lo trova . " Remigio , incapace di dire altro , balbettò : " Ma tu vuoi proibirmi di comandare . " Picciòlo si strinse la testa tra le mani , come il latte accagliato per fare il cacio ; e disse : " È meglio che io non le risponda . Dica quel che vuole . " Prese la sua zappa e andò nell ' orto ; dove c ' era da fare le fossette alle piante dei fagioli incannucciati ; perché , ora che li annaffiavano , bisognava che l ' acqua andasse a tutte le barbe . Ci trovò Berto , che gli disse : " Ho sentito come vi ha trattato . " Picciòlo non voleva rispondergli , sospettando che l ' avesse messo su lui . Ma , alla fine , rispose : " Mi sta bene , perché faccio più di quello che dovrei . " Berto , non riuscendo a tirarlo dalla sua , lo minacciò : " Coteste parole mi garbano poco . Volete alludere a me ? " Ma Picciòlo fu prudente : " Io non alludo a nessuno . " " Voi credete di essere un santo . E noi non lavoriamo quanto voi ? " Picciòlo , sempre più controvoglia , rispose : " Lasciatemi in pace , Berto ! " I due assalariati , benché fossero vicini , non si vedevano ; perché i fagioli erano alti e folti . Finite le fossette , Picciòlo prese il cesto di latta verniciata e cominciò ad annaffiare l ' orto . I fontini si votavano ; e , dentro la mota e le alghe , restavano le rane che invece di saltar via ci si ficcavano . Moscino le chiappava ; per mangiarle . Si stendeva in terra , all ' orlo dei fontini ; e , affondando le braccia fino al gomito , non ce ne lasciava né meno una . A casa , tagliava loro la testa ; e Dinda le spellava . Quella sera , Picciòlo era di malumore : per solito , allora , si lamentava che gli dolevano i fianchi ; e non voleva mangiare . Lorenzo gli chiese : " Vi hanno fatto qualche cosa ? Perché voi non dite mai niente a quelli della vostra famiglia ? " Picciòlo sarebbe stato zitto perché il figliolo aveva ragione ; ma rispose : " Niente ! Niente ! " " A me non la date a bere . Fatevelo dire voi , mamma , quel che ha . " Dinda lo sapeva e ci aveva pianto , andando a sfogarsi con Luigia , che le aveva promesso di riprendere Remigio ; ma non voleva che Lorenzo leticasse . E Lorenzo , comprendendo il suo animo , si lasciò pigliare dall ' ira : " Allora , se vi hanno magari legnato , hanno fatto bene ! " " Si dice così al babbo ? " Picciòlo si rincantucciava , e il suo viso si faceva anche più desolato . Andò a letto subito , come se si sentisse male . Luigia disse a Remigio : " Perché hai trattato male Picciòlo ? " " Perché se lo meritava . " " Bisogna che tu sia giusto con tutti . E bada di non farti mettere su da nessuno . " " Berto , ed ha fatto bene , mi ha detto che quel vitello è mezzo malazzato . " " Non gli devi dare retta . " " E da me non lo vedo ? " " A me pare un vitello discreto , e vedrai che ci guadagneremo . " " Lei fa per proteggere Picciòlo ; perché quando ha preso una simpatia , è sempre disposta a dare ragione . " " Io faccio per la verità . " " Ma sarebbe meglio che anche lei guardasse ai nostri interessi . " " Ci guardo più che tu non creda . Io , il vitello sono andata a vederlo quando tu eri nel campo ; dopo che t ' ho sentito bisticciare con Picciòlo . Remigio , però , ora , come gli avveniva tutte le volte che s ' era arrabbiato con qualcuno , aveva voglia di scherzare ; e sorrise a Ilda ; che , quando Luigia brontolava , faceva sempre la sorniona . E siccome aveva una grossa treccia di capelli biondi , che le arrivava ai fianchi , untandole il grembiule su le spalle , gliela tirò forte . Ma Luigia non stette zitta , come le altre volte : dette un ceffone a Ilda , che doventò di bragia ; e disse a Remigio : " Non la devi avvezzare male questa bambina ! E io non voglio che tu rida di me ! Ho tutt ' altro nel cuore . " Egli , però , continuò a ridere ; e cercò di fare ridere anche Ilda . Allora , la matrigna gli disse : " Senti : tu hai capito come sono fatta io ! Sono più buona del pane ; e da me ci puoi ricavare quel che vuoi ; ma rispetto lo voglio . E da te più che da tutti gli altri ! Abbastanza , sono stata sempre sacrificata ! Quanto avrei fatto meglio a starmene a casa mia ! Avrei guadagnato facendo la sarta , e non mi sarei trovata mai male ! " " Mi sembra , però , che di me non possa dire niente ! " " Si starà a vedere ! Non dipende dalla tua volontà : dipende da come andranno le cose . E tu non puoi essere capace a mandare avanti la Casuccia , come faceva tuo padre . " Mi dice sempre lo stesso ! " " Se non vuoi sentire , bisogna che prima si mutino . " " Dipende da me ? Io faccio quel che posso . " Berto , scalzo , scendeva nell ' aia e si metteva ad ascoltare , sotto la finestra ; fingendo di prendere il fresco . Così , tutto quel che si dicevano Luigia e Remigio , i contadini lo risapevano subito ; e capivano meglio di loro che il podere andava a rotoli . Tordo non si licenziava perché non avrebbe potuto trovare dove lavorare poco a quel modo ; Picciòlo e Dinda avevano deliberato di rimanere fino a quando sarebbe stato possibile ; e Berto voleva attendere un altro anno : lì , ormai , quasi tutti i lavori più faticosi erano finiti e per l ' invernata aveva messo in serbo molte legna da bruciare . Dunque , non gli conveniva la fretta . Remigio sentiva la sfiducia ; ma non sapeva bene di che si trattava . Gli dicevano : " Per il podere , bisognerebbe spendere di più ! " E avevano l ' aria di dirgli anche : " Lo sappiamo che i denari non ci sono ! " . Dopo questi discorsi , egli ricordava certe giornate ; quando , guardando il turchino , gli era parso di vedervi l ' immutabilità della sua tristezza . Ma , mentre allora gli restava come un compenso dentro la coscienza , ormai trovavasi di fronte alle cose , come una inimicizia . Anche il suo podere era un nemico ; e sentiva che perfino le viti e il grano si farebbero amare soltanto se egli impedisse a qualunque altro di doventarne il proprietario . La casa stessa gli era ostile : bastava guardare gli spigoli delle cantonate . Se non aveva l ' animo di distruggerla e di ricostruirla , anche la casa non ce lo voleva . Da tutto , la dolcezza era sparita . L ' avvocato gli aveva detto che era riescito a rimandare di due mesi la causa ; e Remigio sperava che finisse senza che Giulia vincesse . Ma , intanto , s ' aggiungeva anche la querela di Chiocciolino ; e capiva che quattro assalariati , con un ragazzo , non potevano fare in tempo tutte le faccende . C ' erano restate le viti da sarchiare : una vergogna grossa ; e le viti pativano , piene di succhioni più lunghi dei tralci , con i filari empiti di erbacce . Tutti le vedevano , e pareva che non avessero padrone ! La terra , restata soda , vi nascevano le canapicchie e gli stoppioni . Lorenzo l ' aveva arata soltanto dov ' era meno faticosa , perché le vacche sarebbero crepate dalla fatica ; anche se non avessero avuto poche settimane alla figliatura . Ci sarebbe voluto un paio di bovi , di quelli grossi ! Giacomo li comprava sempre , tutte le primavere ; quando non mancava da governarli a piacere con l ' erbaio , senza manomettere il fieno ; e li rivendeva quando l ' erba nei campi cominciava a finire . Allora , le vacche potevano riposarsi ; e figliavano bene ! Tutti gli anni , due vitelli ! Le mandava al pascolo , giù tra i pioppi , dove l ' umidità della Tressa faceva crescere l ' erba più alta ; e mangiavano quanto volevano . Tornavano su gonfie ! Quest ' anno , invece , erano magre e sciupate . Stronfiavano anche a tirare il carro ; e Lorenzo aveva avuto paura che abortissero . Giacomo teneva almeno anche quattro maiali , per ingrassarli ; e , nell ' inverno , tre li vendeva e uno lo faceva scannare per casa . Il podere era arato , e la terra pulita ; ora , invece , cominciavano da per tutto le gramigne ; e mancava il tempo di potare l ' uliveta . Anche i solchi acquaioli , che tutti gli anni bisognava ripulire , restavano interrati ; e non servivano più a niente . Così , quando pioveva , l ' acqua andava giù a scatafascio ; guastando le semine . Poi , bisognava fare altri lavori , per la casa : il pozzo non reggeva più l ' acqua ; due travi della stalla dovevano essere rinforzate ; e , prima che venisse l ' inverno , era necessario trovare da dove la pioggia passava in cantina ; perché tra le botti l ' acqua ci faceva la melma e ci nasceva l ' erba ; lunga lunga e gialla . Anche le finestre avevano bisogno d ' essere riverniciate ; e il muro dell ' aia era stato spaccato spingendoci il carro carico , senza sapere da chi . XXII La notte , il fontone pareva uno specchio disteso sotto la luna . Attorno , le crete rilucevano ; anche perché rendevano la luce assorbita durante il giorno . La luna era là , e sapeva da sé la sua strada ; la luna forte e bella . La Tressa scrosciava e i pioppi avevano messo la voce . Non c ' era alito di vento che non si sentisse subito . Remigio andò ad accarezzare l ' aratro vecchio e scheggiato ; ma sempre buono : il vomere , con la punta liscia e pulita , luccicava ; quasi gli rispondesse a quel modo . Picciòlo , dopo il bisticcio per il vitello che ripigliava vigore , non gli parlava più volentieri come prima ; e perciò , benché anche lui fosse fuori di casa , non gli si avvicinò . Remigio avrebbe voluto chiamarlo ; ma stette zitto , per non dargli troppa confidenza e per paura che gli rinfacciasse quelle parole dette in un impeto d ' ira : voleva imparare a contenersi con gli assalariati , perché sentissero da sé che era buono . Quando andò a dormire , la luna era già bassa e così vicina a un poggetto come se fosse per entrarvi dentro . Egli guardò i soffitti di tela intonacata ; che , raggrizzandosi , si sfondavano e gonfiavano . Anche i muri erano sporchi ; e veniva via la calce a strusciarci appena la punta di un dito . Un ' ora dopo la mezzanotte , fu destato da un bagliore quasi rosso ; che si faceva sempre più vivo , illuminando distintamente tutto ciò che era dentro la camera . Da prima Remigio non capì che fosse , e si alzò a sedere sul letto . Poi , incuriosito e impaurito , andò alla finestra : la mucchia del grano era un ' immensa fiamma ; con una punta alta che il vento moveva a pena . Mandava tanta luce attorno che anche tutta la pendice del podere era illuminata . Svegliò la matrigna ; e , battendo i piedi sul pavimento , gli assalariati . Escì per il primo ; e gli pareva strano che la mucchia bruciasse ; tanto , qualche ora innanzi , l ' aveva guardata con un sentimento di calma . Le manne del grano , accese , si spandevano in terra ; finendo di consumarsi . La mucchia era sempre una fiamma sola , quasi silenziosa ; mentre , dentro , si sentivano scrocchiolare i chicchi del grano ; come se il fuoco li masticasse . Quando una manna era per spegnersi , restavano tanti lunghi fili di bracia ; che , a poco a poco , doventava cenere . Dopo qualche minuto , anche gli assalariati erano su l ' aia , mezzo svestiti , guardandosi nel viso . Nessuno parlava . Si sentivano le donne , dalle finestre , raccomandarsi , quasi sottovoce , a Dio e alla Madonna . Poi , Luigia gridò : " Pigliate l ' acqua dal pozzo e buttatela sopra ! " Tordo rispose : " È inutile . Piuttosto , guardiamo che il fuoco non si attacchi alla capanna . " Lorenzo , che aveva fatto il soldato , e s ' era ritrovato ad altri incendi , disse : " Leviamo tutto quel che c ' è che possa bruciare . " Tirarono via l ' aratro , scansarono il carro ; e spazzarono i fuscelli e le foglie secche su l ' aia . Disse Picciòlo : " Che non entri qualche favilla in capanna ! Basterebbe una favilla sola . " " L ' uscio è chiuso ; ma la finestra aperta . " " Bisogna chiudere anche quella . " " Bisognerebbe entrare dentro ! " " Appoggiamoci , con la scala , una tavola di fuori : è lo stesso . " Trovarono una tavola e ve la puntellarono ; ma le faville potevano entrare anche di tra le tegole del tetto . " Se si provasse a buttare un poco d ' acqua attorno ? " " Meglio farebbe la terra ! L ' acqua si può avere soltanto un secchio per volta . " Remigio non apriva bocca : Luigia scese e gli mise un braccio attorno al collo . Egli , a poco a poco , le fece togliere il braccio e andò dove c ' era un poco d ' ombra : accanto alla parata . La mucchia , intanto , aveva cambiato di forma ; s ' era arrembata da una parte , sbasandosi : crollava giù a tratti e a scosse ; che facevano dare un lungo guizzo a tutta la fiamma . Alla fine non restò che un monte di bracia , che si riaccendeva e si rispegneva a seconda del vento . Allora , si fece buio ; nell ' aia , le persone parevano nere ; e si vedevano soltanto quando attraversavano davanti . In casa , Gegia e Dinda avevano acceso il lume ad olio alla Madonna ; e pregavano . Anche Cecchina , per non parere che non gliene importasse niente , s ' inginocchiò dietro a loro . Gli uomini , benché la notte fosse umida , sudavano : s ' erano seduti tutti sul carro e su l ' aratro ; e aspettavano ad andare in casa , benché non ci fosse niente da fare . Moscino quasi si addormentava , appoggiato al fratello . Picciòlo disse : " Questa è stata una disgrazia che il nostro padrone non meritava . " Tordo , che aveva voglia di chiacchierare per mostrarsi intelligente , rispose : " La mucchia non avrà mica preso fuoco da sé ! " Berto , con un ghigno cattivo , approvò : " Lo dico anch ' io ! " Picciòlo , a cui non importava del loro parere , riprese : " O dispetto o disgrazia , sono un migliaio di lire perdute . " Ma gli assalariati desideravano di non parlare , e Picciòlo disse a Luigia che singhiozzava : " Padrona , bisogna rimettersi alla volontà di Dio . " Ella gli chiese : " Sarà restato punto grano nel mezzo della mucchia ? " Berto fu pronto a rispondere : " È impossibile : se non abbrustolito , s ' è cotto di certo . Domattina , vedremo . Remigio si mosse dalla parata e disse : " " Andate in casa . " Picciòlo rispose : " Io , ormai , non prendo più sonno ! " Remigio gli disse , con dolcezza : " Non importa : andate a riposarvi . " " E lei non va ? " " Andrò anch 'io." Luigia gli disse : " Non chiudo la porta . " Perché lo lasciassero in pace , le promise : " Ora vengo . " Ma restò su l ' aia . Dove non erano arrivate le vampate calde della fiamma , tutto restava fradicio di guazza . Non ci si vedeva più ; con un ' ombra così fitta , come se non esistesse più niente . Egli non sapeva che fare ; e gli pareva che l ' incendio della mucchia fosse già di un tempo lontano . Quando ricominciò a poter pensare , si faceva giorno ; e , benché nelle vallate fosse nebbia , un chiarore umido e fresco si allargava sempre di più sopra i campi . Il cielo impallidiva e pareva che l ' aria lo lavasse ; e le caligini , che prima erano grigie , doventavano leggere e bianche . Allora , apparve la prima luce dell ' alba ; e tutte le cose ripresero colore : da prima sbiadite , ma poi con luccichii che abbagliavano . Su l ' aia egli vide il monte della cenere e della paglia nera . Perché non era fuggito ? Perché non fuggiva prima di rivedere qualcuno ? Ma , chi sa da dove , un gallo cantò : allora , sentì che cominciava un ' altra giornata : ne sentì , chiaramente , lo stacco e la differenza . Il gallo cantò un ' altra volta ; e Remigio quasi ebbe paura di non essere più in tempo a ricominciare la vita con tutti gli altri uomini . Verso la mezzanotte , Chiocciolino era passato davanti alla Casuccia ; con un branco di vitelli , che portava di Maremma per conto di un mercante . Briaco e mezzo stordito dal vino , vide la mucchia del grano ; e l ' ombra sua fino nella strada : allora , pensò di darle fuoco . Lasciò andare avanti i vitelli ; che , scalpicciando , alzavano una strisciata di polvere splendente in mezzo alla luce della luna . Nell ' aia cavò la scatola dei fiammiferi , e ne accese uno ; ma lo spense , soffiandoci . Stette lì almeno un quarto d ' ora ; poi accese un altro fiammifero e lo mise tra le manne : la paglia s ' accese subito . Egli saltò nella strada , e cominciò a picchiare bastonate ai vitelli ; perché andassero al trotto . Quando fu vicino a Siena , si volse a dietro ; e vide giù , nelle incertezze dei campi , il fuoco . A giorno fatto , Luigia disse a Remigio che avvertisse i carabinieri . La sera , andò alla Casuccia un brigadiere ; che né meno scese da cavallo ; e , lisciandosi i baffi , chiese quanto tempo la mucchia aveva messo a bruciare . Poi , non sapendo quel che dire , mise a galoppo il cavallo : la serata limpida lo invogliava a correre . XXIII Remigio avrebbe voluto far dimenticare anche agli altri l ' incendio della mucchia ; e , quando gliene parlavano , diceva che non ci pensava . Ma si sentiva scoraggiare sempre di più ; e restava abbattuto perfino troppo . I denari consumati erano ormai parecchi ; e , tutti i giorni , per la spesa di casa ne bisognavano . Aveva dovuto pagare due altri mesi agli assalariati ; e , in tutto , non erano bastate mille lire . In modo che , pagando anche il vitello , gli restavano soltanto seicento lire ; troppo poche per i diritti di successione e i bimestri delle tasse . Tra meno di un mese , il primo d ' agosto , c ' era la prima scadenza della cambiale , e , perciò , non poteva toccare niente delle settecento lire serbate a posta . Ma quando dovette andare dal Pollastri , che non volle alleggerire il conto né meno di un centesimo , restò con trecento lire soltanto . Cominciò ad avere paura ; e , quando la macchina tribbiatrice , trainata da due paia di bovi , passò davanti alla Casuccia senza fermarsi , gli parve di perdere il cuore . Prima veniva la macchina verniciata di verde , con il fornello spento e il tubo ripiegato indietro ; poi , la tribbiatrice , rossa e con le figure dei Santi appiccicate sopra le bocchette del grano : lasciava i solchi nella strada ; i ferri e le tavole rimbalzavano alle scosse , facendo un fracasso che si sentiva a distanza . Il macchinista e il fuochista camminavano dietro ; quasi lasciandosi tirare , con una mano attaccata a certi pezzi di catena . Remigio , perché non lo salutassero , entrò sotto la parata ; e il giorno dopo andò a farsi consigliare dal Neretti . Quasi tutti , tra quelli che per solito stanno fermi alla Croce del Travaglio a parlare di mercature e di poderi , sapevano della mucchia bruciata ; e gli domandarono se avesse scoperto perché aveva preso fuoco , ben lontani dal supporre che per Remigio era una molestia umiliante . Infatti , per ognuno di loro , sarebbe stato tutto il contrario . Trovò l ' avvocato a ridere con Giangio , guardando una caricatura . Si provò a ridere anche lui , ma non gli riescì ; e , allora , il Neretti lo guardò , chiedendogli : " Ti è accaduto qualche altra cosa ? Scommetto che ti hanno fatto un ' altra causa . Dimmi subito la verità . " " No ; ti devo confidare ... " Il Neretti ghignò , ma bonariamente : " Che mi devi confidare ? " Remigio gli fece capire che voleva essere solo con lui ; e il Neretti acconsentì : " Vieni di qua , nello studio . " Entrarono , e il Neretti gli disse immediatamente : " Ho capito : hai bisogno di denari . Ti si vede da sé . " Remigio era stupito , e gli sorrise di gratitudine . L ' avvocato proseguì : " Io , i miei clienti , l ' indovino con un ' occhiata . E come hai fatto a finire quelli della cambiale ? " " Li ho dovuti spendere . " " Hai fatto male . Ma bisogna rimediare . Quanto ti occorre ? " " Non saprei né meno io . " L ' avvocato fece una risata , e gli chiese : " Te lo devo dire io , insomma ? " Remigio , doventato sempre più incerto , balbettò : " La mucchia del grano s ' è bruciata ... Non te l ' avevo detto ancora . " " Se ti eri già assicurato , non le davano fuoco ! Ma , ormai , è troppo tardi . Quanto ti ci vuole ? " " Credo un migliaio di lire . " L ' avvocato si mise a rosicchiarsi l ' unghia d ' un pollice , pensando a come procurargliele . Remigio gli chiese : " Sono troppe ? " " Non so se al Banco di Roma te le vorranno dare , senza che io ne parli al direttore ; come feci l ' altra volta . Ma se non te le danno lì , non importa . C ' è il Monte dei Paschi , la Banca Popolare ... oppure si trovano da qualche mio amico . Vuoi provare al Monte dei Paschi ? " " Come mi consigli tu . " " Ora mando Giangio a comprare una cambiale . Ma sei sicuro che ti bastano mille lire ? Fino a quando ti potranno durare ? " Remigio non aveva più fiato , e tutto quel che doveva dire lo spossava . " Io non lo so . " " Non capisci niente . Prendine subito duemila . Se no , tra un mese , dovrai riprenderne un ' altra volta . Ma bisogna che ti venga giudizio e che tu metta al posto i tuoi affari . Con la matrigna vai d ' accordo ? " " Abbastanza . Ora devo firmare al suo avvocato , il Ceccherini , il contratto dell ' usufrutto che le spetta . " " Perché non l ' hai fatta venire da me ? Avreste speso meno tutti e due . E tu credi che l ' avvocato Ceccherini la faccia contentare soltanto di un contratto ? Vedrai , io lo so , che consiglia la tua matrigna di fare un ' ipoteca su la Casuccia ; per essere più garantita . " Remigio non avrebbe voluto credere al Neretti ; il quale , preoccupandosi da vero di come vedeva andare le cose , aggiunse : " Vedrai che tutto andrà come ti dico io . Se , poi , dovrai dare le ottomila lire alla Cappuccini , dove le troverai ? Dovrai fare un ' altra ipoteca , purché la tua matrigna acconsenta . " Remigio non sapeva che dire : si sentiva completamente stupido . L ' avvocato chiamò Giangio : " Vada a comprare una cambiale di duemila lire ; lei ci farà la firma come su quella del Banco di Roma , da accettante ; e , poi , la porti , a nome mio , al Monte dei Paschi . " Giangio si mise il cappello ed escì . Questa volta , Remigio era impaziente di mettere la firma , di giratario , dietro la cambiale : e ne provò un piacere che non sapeva spiegarsi . Quando tornò a casa , chiese subito alla matrigna : " Perché non m ' ha detto che vuole garantirsi con un ' ipoteca ? " La matrigna si stizzì d ' essere stata scoperta prima della sua intenzione : " Non lo sapevo né meno io : è stato il mio avvocato . E , io , ormai , mi fido di lui ; e , quel che fa , sta tutto bene . Chi te l ' ha detto ? " " L ' avvocato Neretti . " " E a lui che gliene importa , razza di un cane ? Ti ha sconsigliato ? Bada che io , senza l ' ipoteca , non intendo di fare le cose in buono accordo . Io ti voglio essere di aiuto e non di peso ; perciò , non ti opporre all 'ipoteca." " Mi pare , però , che non aveva nessun motivo per sospettare di me ! " " Io non sospetto di te ; anzi , mi fido e ti voglio bene . Ma mi piace che i nostri interessi siano regolati una volta per sempre . E , allora , non ci sarà bisogno di tornarci sopra . Chi mi dice , per esempio , che a te , prendendo moglie , non venga l ' idea di mandarmi via di casa ? Non si sa mai quel che può succedere ! Perché anche la nostra volontà dipende dalle circostanze . Oggi siamo amici e domani nemici ; magari anche contro i nostri sentimenti . Ed ella , per quanto Remigio le dicesse che acconsentiva , non ebbe più pace finché l ' ipoteca non fu trattata e convenuta in presenza dell ' avvocato Ceccherini ; dopo né meno una settimana . Remigio aveva preso le duemila lire con la seconda cambiale ; e con i denari nel portafogli si rianimava ; credendo perfino , che a forza di pazienza , sarebbe riescito a togliere tutti i debiti . Amava sempre di più il podere , e passava lunghe ore solo senza fare niente . Il giorno che doveva andare dall ' avvocato Ceccherini per l ' ipoteca della matrigna , era stato giù fino alla Tressa ; attraversando una pendice di stoppia , tutta piena di certi fiori bianchi che spandevano nell ' aria un odore amaro , quasi repugnante . Le galline raspavano nei fossetti della strada , ed egli udiva un cinguettìo , che pareva lontanissimo , nel silenzio dei campi . Sopra una poggiata , c ' era una fila di bovi . Il cielo luccicava come una falce arrotata , e Dinda sciacquava i cenci al fontone dell ' orto . Passò accanto alle vacche , che ruminavano ferme : avevano gli occhi umidi , e la pancia della gravidanza faceva loro due buche al posto dei fianchi . Tese un braccio , per toccarne una ; ma la vacca dette una scrollata e se ne andò . Gli pareva di potersi nascondere in mezzo al podere ; e di non farsi mai più guardare da nessuno . Quando fu l ' ora di andare a Siena , trovò la matrigna già pronta che lo aspettava . Per la strada , non si parlarono quasi mai . Ella si sventagliava ; a capo basso ; e soltanto quando ebbe paura di una scrofa che scappava grugnendo , lo prese sotto il braccio . Poi , lo rilasciò : prima , voleva essere sicura di lui . Anche in presenza dell ' avvocato stette zitta , sempre seduta in un cantuccio ; avendo già tutto combinato il giorno avanti . Ma non le sfuggiva niente di quel che l ' avvocato faceva ; guardandolo riempire le pagine con quella sua calligrafia a lische ; imbronciata , come la volessero mettere in mezzo . Quand ' ebbe finito , gli chiese : " S ' è dimenticato di niente ? Badi di far le cose con coscienza ! " Il Ceccherini la guardò ridendo , quantunque dietro il collo gli ci fosse venuto un frignolo che gli dava fastidio quando gli si sdrusciava il solino per alzare la testa ; si divertiva che fosse così sfidata e che le battesse sempre il cuore . Il Ceccherini , gobbo soltanto dinanzi , aveva gli occhi furbeschi , il naso all ' ingiù , a civetta ; e i capelli bianchi . Portava una giubba a coda di rondine , vecchia e unta ; e tossiva sempre . Le disse , con la sua voce in falsetto : " Che Dio la benedica ! Ma crede che io la voglia mettere in mezzo ? " " Né meno io " disse Remigio . " Di lei " rispose l ' avvocato " può magari non fidarsi ; perché , in questo caso , si tratta di fare un contratto e lei ne è parte interessata . " Remigio se n ' ebbe a male : " Ma lei non può dire così di me ! " L ' avvocato s ' inquietò : " Perché devo fare un ' eccezione per lei ? Io sono qui a tutelare la mia cliente . Il suo avvocato non è il Neretti ? " La matrigna disse : " Non lo interrompere . Lascialo fare . " Poi , si fece rileggere il contratto a voce alta ; sebbene lo sapesse quasi a memoria . L ' avvocato , alla fine d ' ogni periodo , la guardava come per dirle : non sente che c ' è tutto ? E non essendoci nulla da cambiare , furono trovati due testimoni : un monco e uno storpio , che facevano quel mestiere per una lira . Quando Remigio e la matrigna escirono , ebbero una mezz ' ora di sentimenti e di propositi affettuosi . Remigio s ' inteneriva a sentirla parlare ; ed ella , quasi commossa , ringraziandolo , gli disse : " Ora che hai fatto il tuo dovere , puoi contare su di me quanto tu vuoi . " Remigio rispose : " Vedrà che andremo sempre d 'accordo." Per approfittare subito di quelle buone intenzioni , lo pregò : " Accompagnami fino alla Casuccia . " " Io mi fermerei a San Lazzaro , perché vorrei vendere un poco di quel fieno che è in capanna . " " Dai retta a me : non lo vendere ancora . Perché , poi , te lo pagheranno di più . " " Ma se va a male ? " " Già ! Non mi ricordavo che gli è piovuto addosso ! Fai quel che credi meglio , allora . " " È bene ch ' io lo venda , se trovo il compratore . " " Per un altro anno , se darai retta a me , farai più prato . E anche più grano . Pensa , Dio benedetto , che non solo non ce n ' è restato per mangiare , ma né meno per il seme . " Remigio avrebbe desiderato parlare d ' altro , e disse : " Non bisogna scoraggiarsi ! " Quando furono al podere di San Lazzaro , Remigio si fermò : " Lei si avvii ; io tra un ' ora sarò a casa . E ceneremo . " " Se tu avessi in tasca da darmi qualche lira , comprerei il tonno alla Coroncina ; dove , ora , ce l ' hanno buono . " Egli le dette cinque lire , e le suggerì che comprasse anche il salame . Augusto Centini , padrone di San Lazzaro , stava su l ' uscio di casa , in maniche di camicia , a prendere il fresco , tra la moglie e la cognata . Erano tutti e tre grassi e tondi ; con i capelli color di stoppa e gli occhi ceruli , quasi bianchi . Remigio salutò e chiese al Centini : " Vorrebbe comprare qualche quintale del mio fieno ? " Il Centini , prima di rispondere , lo costrinse ad avvicinarsi : " Venga qua , si metta a sedere con noi . " Remigio dovette accettare . Quando fu seduto , disse alla moglie e alla cognata : " Questo giovane è il proprietario della Casuccia : il figliolo del povero signor Selmi . " Le due donne lo guardarono , sbadigliando e accennando con la testa che avevano capito . Il Centini riprese : " Ora , lei , mi dica la verità : vuol vendere a me quel fieno che le andò a male : così mi è stato detto . Anzi , mi pare di averlo visto da me quand ' era da raccogliere di sul campo . " Remigio mozzò tutte quelle circospezioni , che a lui non parevano simpatiche : " È quello : non ce n ' ho altro . " Il Centini non tenne conto della sincerità risoluta , quasi indispettita ; e pensò soltanto che non era un affare dei migliori . Poi , si risolvette : " E quanto ne vuole ? " Già nella voce di Remigio si sentiva la paura di non essere capace a nulla . " Me lo paghi al prezzo che c ' è quest ' anno ! " " Senta : il fieno buono , ma proprio quello di lusso , quest ' anno si compra a dodici lire . Quello un poco al di sotto , a dieci e anche a nove lire . " E strinse con tutte le dita della destra prima il pollice e poi l ' indice della sinistra ; per significare che all ' infuori di quei due prezzi , non c ' era altro . Le due donne ascoltavano , approvando ogni parola . Remigio si vergognò , e si sentì così da poco dinanzi a loro che si pentì d ' esserci andato . Il Centini , dopo aver guardato le donne , a una per volta , e dopo aver preso da una tasca , fattasi fare apposta , una pipa grossa come un pugno , legata con un cordoncino a due colori , continuò : " Come vede , quel fieno lì verrà a costare la metà , sì e no , di quello buono ! Se me lo vuol dare , io le do cinque lire . Guardi ; questo è il portafogli , e dentro ci sono i denari . " Prese il portafogli e ci ficcò le dita come quando cavava il trinciato per la pipa . " Perché io pago subito : i debiti non li voglio . Se io avessi uno che avanzasse da me , gli tirerei una fucilata dalla finestra . Il fieno si pesa . Si fa il conto e lei riscuote . Perché a chiedere i denari da me io non ce lo faccio venire ! " Remigio non sapeva quel che decidere ; e sebbene capisse che di più non avrebbe potuto venderlo , rispose : " Spero di venderlo meglio . " " E lei provi ! Lei ha diritto di provare quanto vuole . Se non trova di meglio , torni da me . Quando mi vuole , tutti i giorni lei mi trova qui a sedere . E se non sono qui a sedere , vuol dire che dormo o mangio . Ma lei può fare un fischio ; e io , oppure una di queste mie donne , s ' affaccerà . Quelle , sorridenti , accennavano con il capo ; facendosi fresco con due ventagli eguali , larghi un mezzo metro , di tela rossa , e le stecche di legno . Il Centini s ' asciugò il sudore con un fazzoletto che non gli entrava né meno in tasca ; ed egli , anche per averlo meglio a portata di mano , lo metteva in punta a un ginocchio . Poi , chiese : " Non per sapere i suoi fatti , ma il podere come va ora ? Va sempre male ? " Remigio si stupì che gli volesse parlare con tanta calma , di cose che lo martoriavano ; e rispose : " Ora , sono più contento . " Il Centini dette un ' occhiata alle due donne ; e seguitò : " Mi dicevano , invece , che lei non ci guadagna niente ! " " Non è vero ! " " Se non è vero , mi fa piacere . " Si grattò la mosca colore di stoppa , appena visibile sotto il labbro ; e gli chiese : " Quanto è all ' anno la sua entrata ? " Una delle due donne disse : " Qui , noi abbiamo guadagnato , nelle annate migliori , anche diecimila lire . " L ' altra disse : " È vero ! È vero ! " Ma Remigio non rispose : si alzò per non ritenersi da meno della loro serva venuta su l ' uscio , tranquilla e nutrita bene , a domandare se la gallina già spennata doveva essere cotta in padella o allo spiedo . XXIV Eppure , la sera stessa , alla Casuccia , Remigio si sentiva contento , e si mise a scherzare con Moscino . Anche Lorenzo raccontò una barzelletta che fece ridere ; ma Berto stava ad ascoltare come se avesse creduto che ridessero di lui ; e , quando passò il gatto di Tordo , gli attraventò il cappello . Remigio disse : " Povera bestia ! " " Se fosse mio , a quest ' ora , gli avrei tirato una fucilata : i gatti non li posso patire . " Disse Picciòlo : " Anche loro hanno diritto a vivere , perché sono stati creati come noi . Mi ricordo di un contadino che li faceva morire tutti quanti gliene nascevano , strizzandoli tra l ' uscio e il muro ; ma non finì bene ! Già , ho sempre sentito dire , da tutti i vecchi , che ad ammazzare i gatti ci si porta disgrazia . E quel che dicono i vecchi è vero ! " Berto si ritenne già provocato , e rispose : " Io , per ora , sono più giovane che vecchio ; e , perciò , non ho nessuna paura ad ammazzare anche un uomo ! " E saltò a sedere sul pozzo , incrociando le braccia . Picciòlo , allora , disse ai suoi figlioli : " Perché non cavate il vitello ? Un poco d ' aria libera gli farà bene . È stato , fin ad ora , sempre nella stalla . " Benché lo reggessero in due , il vitellino entrò nell ' aia a lanci ; e sarebbe scappato dal cancello , se Tordo non l ' avesse chiuso prima . Picciòlo , vedendolo gagliardo a quel modo in faccia agli altri assalariati , pareva briaco dalla contentezza ; e cercava di abbracciarlo e di accarezzarlo . Ma il vitellino gli dava certi urtoni che lo facevano sempre barellare ; e , quando non trovò dove appoggiarsi con un braccio , ruzzolò a gambe ritte . Si misero a ridere tutti ; anche Lorenzo che lasciò la fune . Il vitellino , allora , saltò una siepe , rasente la parata , e si dette a scorazzare per il podere . Si fermava ai filari delle viti ; fiutava i pampini come se avesse voluto farne una boccata ; ma , dopo aver finto di fermarsi , ricominciava a scappare , troncando e pesticciando i saggineti lasciati per seme . Gli occhi gli scintillavano ; e rizzava la coda , allungata e ravversata . Picciòlo si raccomandava gridando : " Pigliatelo , perché c ' è caso che si spezzi una gamba ! Allora , bisognerebbe mandarlo al macellaio . La colpa è mia , perché l ' ho detto io di cavarlo dalla stalla ! " I suoi figliuoli , aiutati da Tordo , correndo fino alla Tressa , tutti sudati , riescirono a metterselo in mezzo e a ripigliargli la fune . Berto non s ' era mosso ; e disse , scotendo la testa : " Vecchio rimbambito ! Sono sciocchezze che fanno rabbia ! " Remigio , che trovava nelle parole di Berto quasi sempre un suggerimento utile , ebbe l ' idea di rimproverare Picciòlo : " Perché vi siete fatto buttare in terra ? " " Se chi è più forte di me non stesse soltanto a guardare , il vitellino non scappava ! " Berto gli dette un ' occhiataccia di traverso e sputò , pulendosi poi la bocca e i baffi a una manica . E Remigio disse a Moscino , che riportava la bestia : " Mettilo nella stalla . " Il vitellino , scontento di non stare più fuori , guardava sempre a dietro ; mugliando . I contadini si lavarono le mani al secchio del pozzo , e andarono a cena . Tirava un vento caldo e pesante , che levava il respiro ; e pareva che dovesse far cambiare di colore al turchino del cielo . E sotto quell ' aria gli olivi piegavano giù i rami fino ai solchi . Le nuvole , nella parte più bassa della valle , verso Buonconvento , dove non c ' erano monti e l ' orizzonte pareva scavato nell ' argilla , gonfiavano ; e lampeggiava fitto . Tra i granturchetti , ingialliti e bruciati dall ' arsura , sembrava che la Tressa dovesse asciugarsi prima di buio ; e i pascoli bruciare . Le tegole vecchie della capanna e della parata schiantavano . Tutta l ' argilla , calda e abbagliata , ribolliva ; e , forse , il ciliegio sarebbe morto prima d ' arrivare ad un altr ' anno . Qualche pioppo s ' era seccato . Un cipressetto giovane , legato con il filo di ferro a un sostegno perché il vento non lo storcesse , cigolava . Ma non si sentiva né meno un uccello ; e Remigio guardava Siena ; le cui vie , di lontano a quel modo , somigliavano a screpolature di case . In tutto il cielo c ' erano soltanto quattro stelle . Remigio , ripensando a quel che gli aveva detto il padrone di San Lazzaro , stava per rientrare in capanna a rivedere il fieno ; ma Ilda lo chiamò per fargli sapere che nella botte a mano non c ' era più vino . " Ha detto la zia Luigia : che si beve stasera ? " " Bisognerà mettere la cannella all ' altra botte . " " Ci pensa lei ? " " Sì : ora chiamerò Picciòlo , ad aiutarmi . " Egli scese in cantina con l ' assalariato ; che , per non farlo attendere , smise di mangiare . Sfilarono la cannella dalla botte vuota , la rifasciarono di stoppa ; e la infilarono a una piena . Ilda dette la candela a Picciòlo ; e attinse un fiasco . Ma l ' assalariato , mentre Ilda esciva di cantina , gli disse : " Perché lei si lascia mettere su a quel modo da Berto ? Mi scusi , ma non sta bene da vero . A me non importa : glielo dico perché il padrone dev ' essere lei . " " Che mi ha detto di male ? " " Lo lascio considerare a lei . Ormai , lei ha un ' età che capisce le cose da sé . " Remigio , per scusarsi , disse : " È meglio che io non lo ascolti più . " " È troppo buono . " Remigio sentiva una contentezza insolita a parlare con lui ; e gli chiese : " Perché ? " " Se ne accorgerà in seguito . A me quell ' uomo non mi garba . " " Ha detto qualche altra cosa , quando io non c ' ero ? " " Io non l ' ascolto né meno . Ci badi da sé . Il mio dovere d ' avvertirlo l ' ho fatto . " " Ha capito , forse , che lo voglio mandare via . " " Se non lo manda via , andrà da sé . " " Ne sei sicuro ? " " Ci metterei la mano sul fuoco . " " Non me ne importa . " " Ma , allora , finché sta qui con lei deve tenere il suo posto . " " Vedrai che da qui in avanti ci penserò io . " " Faccia come crede . Vuole altro ? " " No ; grazie . " Picciòlo gli dette la buona notte e tornò a cenare . Ma il vino di quella botte era andato a male , e aveva preso la mercorella . Luigia , che ne aveva voluto assaggiare un sorso prima di mettersi a tavola , lo risputò : " Benedetto Dio ! Pare ranno ! Io preferisco l 'acqua." Remigio si rassegnò subito : " Beveremo l 'acqua." Alla matrigna crebbe il malumore : " Per una sera , non me ne importa ; ma io sono abituata a bevere il vino . E , poi , non sai che l ' acqua del pozzo non è buona ? Non sai che su i tetti ci vengono i piccioni dei contadini confinanti ? Io non voglio prendere il tifo . Un bicchiere di vino fa sempre bene . " " E , allora , vuole che lo compriamo alla Coroncina ? " " Io non dico che tu lo debba comprare , ma bisogna pigliarci rimedio . Oppure , intanto , comprane un barile di quello più basso . Basta che si possa bevere . Che peccato ! Quanto tiene la botte ? " " Venti barili , almeno ; credo ! " " Tuo padre avrebbe saputo farlo ridoventare buono ; ma io non so come faceva . Bisogna andare dal farmacista : ci mandava sempre Giulia ! " " Domani , ci vada lei che lo conosce . " " Io ? Io mi occupo delle faccende di casa . Ti pare che io voglia andare dal farmacista per il vino ! " Remigio , stizzito , la rimbeccò : " Stia zitta : ci andrò io . " " Oh , io sto zitta ! Se dovessi lamentarmi tutte le volte che ce ne è la ragione ! " Remigio si provò a mandar giù qualche bicchiere del vino ; ma era impossibile ; e Luigia non smetteva più di far boccacce , storcendo il viso tutte le volte che doveva bevere l ' acqua . " Le cose così non vanno bene ! Era meglio se il Signore aveva tolto di vita me ! Che ci faccio nel mondo io ? La minchiona . " E rimproverò Ilda ; perché , sorridendo , aveva detto a Remigio che le pareva buono . Era addirittura inviperita : " Tu sei una bambina , e devi tenere il tuo posto . Ricordati che la tua mamma ti ha affidato a me , perché tu m ' obbedisca come a lei . " Ilda fece una spallucciata , e rispose : " Beverò l ' acqua anch ' io . O se , invece , andassi da Picciòlo a farmi dare un poco del suo vinello ? " " Peggio ! È tutto pieno di moscerini ! E , poi , dobbiamo andare a chiedere l ' elemosina dai nostri sottoposti ? No , da vero ! Fino a questo punto , non mi ci voglio ridurre , io ! " " E , allora , stia zitta ! " le rispose la bambina . Remigio mangiò ; e , poi , uscì perché non aveva sonno . Tordo gli disse : " Lo sente come piange una delle vacche ? È per figliare . " Anche Remigio andò nella stalla . Picciòlo e Lorenzo , reggendo un lume ciascuno , guardavano la vacca ; che , stesa a giacere , teneva la testa alta e mugliava . L ' altra vacca seguitava a mangiare ; e si sentiva il suo mastichìo molle . Picciòlo gli disse : " Ha fatto bene a venire anche lei . " " Figlierà stasera ? " " Ci deve aver poco . " Lorenzo , preso dall ' importanza della cosa , disse : " Io scommetto che figlia subito . " Infatti , la vacca prese un ' altra giacitura ; come per stare più comoda ; e , dopo poco , cominciò a fare gli sforzi con tutto il corpo che cambiava continuamente di forma ; e , di fuori , si vedevano i rivoltoloni che faceva il vitello . Tordo disse : " Mi pare che il vitellino dentro si muova troppo . Deve farla patire parecchio . " Picciòlo la guardò e aggiunse : " Speriamo che Sant ' Antonio l 'aiuti." Mentre parlavano a quel modo , cominciò a venire fuori una zampa . Lorenzo disse : " Bisogna tirare noi il vitello , perché questa vacca non avrebbe forza a farlo escire da sé . " " Prendiamo un cencio , per avvolgerlo alle mani . Altrimenti , sguisciano e non si può fare niente . " Trovarono una mezza balla , e ne fecero due pezzi : uno lo prese Lorenzo e uno Tordo . La vacca , come se avesse capito , si sforzava sempre di più ; e la zampa si allungò . Allora , Tordo l ' afferrò ; tirandola forte tutte le volte che la madre faceva lo sforzo . Picciòlo gli disse : " Attento di andare a tempo con lei . Quando riposa , state fermo anche voi . " Poi , apparve anche l ' altra zampa ; allora Lorenzo l ' afferrò come Tordo . Dopo un minuto , il vitellino nacque . La vacca , che era stata slegata , cominciò a leccarlo . Ma il vitello teneva gli occhi chiusi , aveva il muso quasi bianco ; e non dava segni di vita . Le sue gambe parevano quattro pezzi di legno bistorti ; ed era così magro come schiacciato . " È possibile che sia morto mentre nasceva ? " Tordo rispose : " Un momento fa , era vivo di certo ! " Lorenzo disse : " Badate che questa vacca , ora che ci penso , ha figliato almeno un mese prima del tempo . " " È stata troppo strapazzata ! " Remigio non aveva mai visto figliare ; e gli dispiaceva per la vacca , che credendo il figliolo fosse vivo seguitava a leccarlo e pareva che lo volesse alzare in piedi . L ' altra vacca aveva smesso di mangiare e guardava . Anche il vitellino comprato , dal suo posto , allungava il collo e non stava più fermo . Remigio disse : " Sfortunato come me non c ' è nessuno ! " Lorenzo gli rispose , come a una litania : " Pare un destino . " Tordo disse : " Speriamo che l ' altra vacca , che pare più rigogliosa , ne faccia uno vivo . " Picciòlo , per vederci meglio , staccò uno dei lumi ; e s ' inginocchiò su la paglia . Tordo guardava stando corpugioni , con le mani su le gambe : Lorenzo teneva una mano allo spigolo della mangiatoia , e Remigio guardava la vacca che gli faceva compassione . Se non si fosse vergognato degli assalariati , avrebbe voluto piangere insieme con lei ; e disse : " Vorrei sapere perché tutto mi va male . " Picciòlo gli rispose : " Non se la prenda troppo . Andrà bene la figliatura di quest ' altra ! " Tordo stava zitto , perché anche a lui dispiaceva . Allora , Lorenzo disse : " Bisognerà sotterrarlo ad un olivo ! Lo porteremo via domattina . " " Lo vorresti lasciare tutta la notte qui ? " " Se lo portate fuori ora , c ' è caso che qualcuno di questi cani randagi lo sciupi e lo mangi . " " Ficchiamolo , allora , dentro una cesta ricoperta con una tavola e una pietra sopra : così , potrà stare tutta la notte magari nella parata . Remigio era restato sconvolto , e si sentiva tremare tutto . I muggiti della vacca gli facevano venire da piangere ; e non poteva più guardarle gli occhi tanto afflitti che parevano più scuri e più fondi . Allora , salì in casa ; per dire alla matrigna quel che era avvenuto . Luigia impallidì , ed esclamò : " Abbiamo la maledizione sopra di noi ! " Poi , picchiò Ilda , perché era andata nella stalla a vedere . Non l ' aveva mai picchiata a quel modo ! Remigio scese un ' altra volta nell ' aia , mentre gli assalariati accomodavano la cesta tra il muro e una ruota del carro ; perché i cani non la potessero smuovere . C ' era anche Berto , che disse a voce alta ; perché fosse sentito : " Io credo che queste cose non avvengano senza che Dio non le desideri . " Remigio quasi gli s ' avventò , gridando : " Perché dici così ? " " Perché questo è il mio parere . " La questione fu inevitabile : " Bada che io , fino ad ora , ti ho sempre sopportato . " Anche Berto perse il lume degli occhi ; e gli rispose , gridando più forte di lui : " E io ho sempre sopportato lei . " " Che ho fatto io a te ? Se il vitello fosse stato tuo , avresti avuto piacere di sentirti dire quel che tu hai detto a me ? " Ma Berto buttò via una fune del carro che aveva raccattato di terra , per fare posto alla cesta ; e salì di corsa in casa . Remigio e gli altri pensarono che sarebbe risceso con una falce o con un pennato ; e Picciòlo spinse Remigio perché se n ' andasse . Lorenzo disse : " Quando vien la sera , il malvagio si dispera ! " Erano addolorati , e non volevano che Berto facesse qualche pazzia . Ma la moglie lo aveva agguantato per le braccia e gli fece cadere l ' accetta . Egli gridava : " Lasciami fare ! Non mi tenere . " Alla fine , sentendo gli altri assalariati su per le scale , le disse quasi sottovoce : " Sarà per un ' altra volta . Non la scampa . " Remigio , chiusosi in camera , si guardò lungamente allo specchio ; con la faccia scomposta ; e disse a voce alta : " Perché mi odia a quel modo ? " Spogliandosi , preso da un malessere sempre più vivo , pensò alla vacca ed al vitello morto ; e si sentì confortare . XXV La mattina dopo egli non si sentiva disposto a riparlare per il primo a Berto ; non aveva dormito ed era debole e stanco . Meglio che passassero alcuni giorni : intanto , voleva vedere come si sarebbe comportato ! Ma Berto si voltava sempre da un ' altra parte , e Cecchina lo salutava da adirata . Allora , ebbe il bisogno che qualcuno gli volesse bene , qualcuno che si degnasse di rincorare la sua coscienza . Andò a una specie di nascondiglio , che s ' era trovato su la greppa della Tressa : come dentro un letto di erba ; dove con il corpo aveva fatto ormai una buca . Sopra l ' acqua limpida , un velo di sudicio si spezzava ; trascinato via dalla corrente : un velo biancastro , che bucavano e tagliavano certi insetti galleggiando con la punta delle zampe alte . In mezzo a un prato , dall ' altra parte della Tressa , c ' era steso in terra il tronco di un melo , nero e marcio ; che però aveva messo alcune foglie stente e di un verde patito . Mentre larghe prese di granturco luccicavano su per il poggio ; e le ombre delle nuvole , rapide come se avessero fretta , passavano sopra l ' erba e sopra le groppe di una mandria di bovi ; salendovi come se le saltassero . La rugiada bagnava ancora le piante . I ciuffi dell ' erba , specie del setolino , erano gremiti d ' insetti . Su le cime dei pioppi , facendole tentennare , le passere andavano via e tornavano , a brancate fitte . Una fattoria era tutta chiusa e segregata dai suoi cipressi . Egli stava per assopirsi , quando Ilda , salita sopra un poggetto , parandosi il sole con le mani , lo chiamò . Alzandosi , le rispose : " Che vuoi ? " " Hanno portato una lettera . " Gliela mandava l ' avvocato Mino Neretti , per dirgli che andasse subito a Siena ; per la causa della Cappuccini . La matrigna , rosa dalla curiosità , gli domandò : " È del tuo avvocato ? Ho visto , dietro la busta , il suo nome a stampa . " " Sì ; è sua . " Ma questa risposta non l ' appagava : temette che lo avesse mandato a chiamare per l ' ipoteca . E , quasi per mortificarlo di non dire tutto da sé , girandogli attorno , gli domandò anche : " Perché devi andare a Siena così di fretta ? " " C ' è un ' udienza al tribunale , credo . " Ella finse di meravigliarsi , per farselo dire un ' altra volta : " Di già ? " " Anche io me n ' ero scordato ! " Si sentì subito sollevata ; e , senza volere , mostrò la sua contentezza . Egli le disse : " Che Giulia riesca a farsi dare ottomila lire , oltre tutte le spese del processo , non gliene importa ? " Luigia arrossì . " Me ne importa , perché dovrai cavarle , in un modo o in un altro , dalla Casuccia . " Quand ' egli ebbe fatto un poco di strada , camminando lesto per non giungere tardi , lo arrivò Bùbbolo in calesse . Guidando con una mano sola , mise di passo il cavallo ; e gli chiese : " Perché non sale con me ? C ' è posto anche per lei ! Si metta qui ! Guardi : qui ci sta bene ! Se non accetta , mi offenderebbe ! " Remigio diceva di no ; ma Bùbbolo cominciò perfino a bestemmiare : " Santa Madonna , né meno a dirle di venire in calesse , lei mi risponde come dovrebbe ! Non le faccio sporcare le scarpe , e non si stanca ! Venga su ! Madonna dei sette dolori ! Non mi faccia stizzire di mattinata ! Non vede che ho tenuto il cavallo a posta , benché io abbia fretta ? " Allora , Remigio salì sul calesse . " Oh , ora , ha avuto giudizio ! Lo vuol comprare lei questo cavallino ? Glielo do per pochi fogli da cento , con il calesse e tutto ! Badi come è bravo ! " Lo toccò con la punta della sferza , e il cavallo , sbruffando e dimenando la coda mozza , si mise a trottare ; benché ci fosse molta salita . Vicini alla Porta Romana , Bùbbolo disse : " Vuol vedere come fa anche questo pezzo di erta ? Vai , Lillino ! " Il cavallo mise giù la testa ai ginocchi e obbedì . Era baio e lucente , con le cosce tonde e corte ; e siccome cambiava il pelo , fece impelare tutto il vestito di Remigio e di Bùbbolo ; che disse : " Ora , quando arriviamo alla stalla , le do io una spazzola ; e si pulisce . Stia tranquillo , così lei può andare dove vuole . Dove deve andare ? Ha piacere che ce lo accompagni io ? Per me , è lo stesso : invece di voltare il cavallo alla stalla , andiamo dove mi dice lei . O Chiocciolino l ' ha più visto ? È buono sa ! Creda a me ! È un poco imbroglione " e , qui , confuse la voce dentro una risata di gola " come bisogna essere noi sensali ; ma le garantisco che ha un cuore d ' oro . E lei se lo dovrebbe tenere amico . Io a lui gli voglio bene come a un fratello . " Remigio , vinto il primo senso d ' importunità , divenne di buon umore ; e andò a trovare l ' avvocato con la faccia quasi ridente . L ' avvocato , che era arrabbiato , gli disse , con violenza : " Il presidente del tribunale t ' ha condannato a pagare tutte le ottomila lire alla Cappuccini e le spese del processo . " " Non c ' era un ' altra udienza , stamani ? " " Chi te l ' ha detto ? " " M ' era parso che fosse scritto nella tua lettera . " " Non sai né meno leggere . Lo sapevo che non capisci niente . E te lo avevo detto che avresti perduto la causa . Ti sta bene ! Così , imparerai a vivere . " Ma tu la prendi con me ! " L ' avvocato lo guardò con scherno , e allungò il passo ; per lasciarlo . Remigio gli andò dietro e gli chiese , quasi raccomandandosi , perché gli parlasse con meno collera : " Come faccio a dare ottomila lire alla Cappuccini ? " L ' avvocato gli rispose : " Vieni al mio studio , tra una mezz 'ora." " Lo sai da te che io non ho denaro . " Il Neretti si fece affabile ; e gli disse , sorridendo : " Se tutti i clienti fossero come te , mi metterebbe un bel tornaconto ! " Remigio , credendo di rammentargli una ragione bastante , gli disse : " Ma io ti sono amico ! " Il Neretti gli dette la mano , e lo accontentò : " Torna tra una mezz ' ora allo studio . Ci penseremo insieme . " Remigio si sentiva portare via la testa , e camminava senza sapere dove andasse . Gli pareva di fare un chilometro ad ogni passo ; e , quando gli veniva all ' orecchio qualche parola di gente sconosciuta , si sarebbe fermato , come per istinto , a raccontare tutto . Questa volta , non poteva sperare di nulla ; e si abbandonava completamente al suo sentimento . Perché non era scappato la notte che la mucchia bruciava ? Perché era tornato a Siena , se suo padre voleva morire senza farglielo sapere ? Perché doveva doventare il padrone della Casuccia quasi di sotterfugio ? Egli aveva paura di una cosa ignota , più consistente del suo animo . Ma , benché non avesse più pensato a Dio da tanti anni , non poteva credere che Dio volesse annientarlo a quel modo . Che cosa aveva fatto di male ? Perché non poteva esistere anche la sua volontà ? Ricordò , allora , la sorgente dell ' orto , sottile come un filo , quando da ragazzo si divertiva a chiuderla con un poco di argilla : bastava che vi pigiasse sopra il pollice . Pensò anche a tutta la gente che conosceva ed era morta senza che gliene fosse importato nulla . Anch ' egli , ora , poteva morire , e nessuno lo avrebbe rimpianto . Dopo qualche anno , nessuno se ne sarebbe più ricordato . Mentre la Casuccia , a ogni primavera , ridoventava verde e fresca ; e i pioppi della Tressa si innalzavano sempre di più . Ora , sentiva la sua miseria ! L ' avvocato , vedendolo così avvilito , gli disse con una chiarezza che poteva rianimarlo : " Se tu vuoi dar retta a me , dovresti fare subito un ' ipoteca con il Credito Fondiario del Monte dei Paschi . Tu hai già due cambiali da scontare , e sono sicuro che non avrai il denaro per tutte le scadenze . Guarda quanto è tutto insieme il denaro che devi dare , e fai un debito solo . È meglio . Così , ogni sei mesi , potrai pagare le rate ; che non sono molto grosse . In tutto , mi pare che tu abbia una passività di quasi quattordicimila lire . Devi calcolare , poi , le dugento lire per il sensale e altre spese che ti possano capitare prima che il podere cominci a fruttarti . Si arriva , direi , a quindicimila lire . Bisogna , però , che la tua matrigna acconsenta a cedere il suo diritto di prima ipotecaria al Credito Fondiario . Questa è la condizione indispensabile . Credi che la tua matrigna acconsentirà ? " " Io non lo so . " " Glielo domanderai più presto che è possibile . Se vuoi che la convinca io , mandala da me . Ma bada che anche il mio conto cresce . Ora , vai a casa e non perdere tempo . " Senza volere , il Neretti sorrideva della sua aria sbigottita ; ma egli stesso non sapeva come consigliarlo meglio e vedeva che sarebbe stato costretto a fargli vendere , o prima o dopo , la Casuccia . La sorte anche di tanti altri , che gli erano capitati ! Remigio raccontò tutto alla matrigna ; che rispose con il garbo di un ' istrice : " Io , così alla sprovvista , non so quel che pensare . Domani , se tu sei proprio deciso , andrò dal mio avvocato ; e sentirò quel che mi dice . " Egli le chiese quasi con terrore , per rimproverarla : " E se l ' avvocato le dicesse di no , che dovrei fare io ? Dove trovo i denari ? " " Io agirò anche secondo la mia coscienza . Tu credi che io non pensi a quel che è necessario , ma non è vero . Ilda , tu non devi ascoltare . Pulisci l ' insalata e voltati di là ! " Remigio disse : " Non voglio né meno io . La mandi fuori dell ' uscio : alla conca . " Ilda prese i cesti dell ' insalata , li mise nello zinale ; ed escì . " Non vorrei che ci fossero né meno i muri ! " " Ora siamo soli , e possiamo parlare quanto vuoi ! Ma , quel che vorrei dirti , che sento dentro di me , lo sa soltanto il Signore ! " Remigio taceva . Allora Luigia gli disse : " E se io acconsento anche a farti fare questa ipoteca , me ne sarai riconoscente ? " Remigio gridò : " Perché me lo domanda ? " " Non t ' arrabbiare . Ormai sono presa anch ' io con il laccio al collo e devo fare quel che vuole il destino . Te l ' ho domandato , perché avevo bisogno di sentirtelo dire anche con la tua voce . " " Basta ! Io non voglio commovermi . Lei lo sa da sé . Vado nel campo , perché ho bisogno di distrarmi . " " Perché non resti qui con me ? Pensi soltanto a distrarti per te ? Credi che io non stia altrettanto male ? Non mi lasciare sola ! " " È meglio che io vada a vedere quel che fanno gli assalariati . " La matrigna fece il viso da piangere . Remigio le prese una mano e gliela strinse ; dicendo : " Non capisce che se io l ' ho subito tenuta in casa con me vuol dire che intendo di volerle bene ? " Un singhiozzo quasi la fece sbalzare : " Pensa che faresti un ' azione , che io non mi merito ! " Egli rispose , chinando la testa : " Ha sempre paura ! " E andò nel campo ; quasi allegro . Parlò con tenerezza agli assalariati ; e credette di aver fatto pentire Berto , perché non rispondeva né meno una parola . Nell ' aria era come un incendio ; le galline , accovacciate sotto la parata , crocchiolavano di rado ; quasi non avessero più voce . Sembrava che dovessero doventare incapaci a moversi di lì ; come il muro dell ' aia ; come le pietre . Egli si lasciava prendere dal desiderio di sentirsi buono , e sognava che i pioppi della Tressa lo sapessero . La mattina dopo , era domenica ; e mentre la gente passava per andare alla messa stava appoggiato a un pilastro del cancello . I contadini pigliavano anche attraverso i campi , per i viottoli ; e alcuni dovevano guadare la Tressa . La chiesa di Colle , in cima a un poggetto aguzzo , tra quattro cipressi alti , con le fronde soltanto in punta , come pennacchi rotondi , suonava . La campagna dinanzi alla Casuccia era coltivata ; ma senza case . Soltanto un poderuccio ; che pareva ficcato dentro un cocuzzolo di creta . Punte di cipressi , in fila , si vedevano dietro un lungo poggio . La terra lavorata era violacea e grigia : nel grembo della valle , fino alla Tressa , quasi verde . Poi , salendo e allontanandosi , si inazzurrava sempre di più ; a strisce ; e il cielo era di una tinta più sbiadita . Cecchina , per timore di fare tardi , escì frettolosa dalla Casuccia ; ma Gegia la rincorse ; prendendola a braccetto per scherzo : " Non mi volete con voi ? Ho la gamba buona anch ' io ! " Portavano tutte e due il cappello di paglia con i nastri di seta bianca , larghi , scendenti sul vestito nero , più giù dei fianchi ; e chiacchierarono , ridendosi , fino alla chiesa . Le ragazze si tenevano per mano , a quattro o cinque per volta ; e i giovanotti le facevano sghignazzare ; ma , poi , quand ' era troppo , camminavano più piano perché quelli passassero avanti e le lasciassero stare . Dinda portò con sé Moscino ; Lorenzo e Tordo erano andati a Siena . Berto arrivò , secondo il solito , fino alla chiesa ; ma senza entrare . Picciòlo , che prima aveva voluto portare la semola al vitellino , fece tardi ; e si abbottonava le maniche della camicia camminando . Poi , infilandosi la giubba , disse a Remigio : " E lei perché non viene mai ? " Remigio si sentì prendere da un sentimento , al quale non aveva mai voluto dare retta ; e desiderò di credere . Avrebbe voluto rispondere : " aspettami " ; ma , invece , sorrise impacciato , e basta . Picciòlo , vedendo la sua indecisione , gli disse un ' altra volta : " Venga con me ! " " Ormai , no . " " Crede che non le farebbe bene venire alla messa ? Dopo , ci si sente meglio . Via ! Non si lasci prendere dalla svogliatezza ! Non crede in Dio ? " " Non vengo ! " Picciòlo , credendo che si fosse avuto a male della insistenza , gli disse parlando lentamente ; per dare risalto alle parole : " Mi perdoni se mi son permesso di consigliarla così ! Ma dal tetto in su nessuno sa quanto ci è . " " Anzi , avete fatto bene . " E gli porse la mano . Picciòlo s ' era dimenticato di mettersi dritto il cappello ; e camminava mezzo sciancato ; dondolando le braccia avanti e indietro . A forza di vangare , un ginocchio cominciava a volergli rimanere piegato ; e anche le mani gli si erano storte . Altri vecchi , che passavano per andare alla messa , s ' erano conciati anche peggio , sempre di più ; con la testa in avanti , per lo stare curvi a zappare . Le donne , invece , pareva che si scorciassero ; con le mani e i fianchi deformi . Avevano la faccia del colore delle mele cotte , e parecchie con una gamba più corta e una più lunga . Passarono anche la moglie e la cognata del padrone di San Lazzaro , che dal grasso potevano a pena muoversi ; con un ombrellino di fuori bianco e di sotto verde ; e la serva , dietro , a due passi di distanza , con le mani sul ventre . Escirono dal cancello anche Luigia e Ilda . L ' azzurro brillava ; i poggi e i cocuzzoli di argilla , un poco glauchi e un poco cinerei , abbaglianti , s ' ammucchiavano sempre più alti e più chiusi , verso Siena ; tutta rossa ; fatta con i mattoni di quell ' argilla cotta . XXVI Giulia era stata due giorni a letto , e il Crestai quando non era in tipografia non si muoveva mai dalla sua camera . Soltanto allora cominciavano ad amarsi da vero ; e sapevano indovinare i loro pensieri . La sera , sentivano cantare da dentro le osterie ; e pareva che tutte quelle casupole di Via dei Pispini , con i muri sottili , tremassero alle voci di briachi ; come se anch ' esse avessero bevuto con tutti i loro pigionali . A pena ella poté stare in piedi , andò con lui dall ' avvocato Boschini , e riescirono a farsi promettere che si sarebbe occupato della causa con più impegno . " Anche perché " egli disse " il mio conto lo dovrà pagare il Selmi ; e da lui mi farò pagare molto meglio ! Si crede di essere un signore , ma io gli farò provare le prime durezze della vita . Non è giusto che egli si goda quello che non doveva essere suo ! Avrebbe dovuto darle le ottomila lire senza che ce lo costringessimo noi ; ma si pentirà di averla fatta aspettare ! Le farò avere anche tutti i frutti , fin dalla morte del signor Giacomo . Ed è giusto ! " Egli , perciò , fermò il Neretti in strada , e gli disse : " Mi meraviglio che tu non abbia capito che qui si tratta di un dovere , quasi morale , del tuo cliente ! " Il Neretti gli rispose , sorpreso di sentirgli fare quei discorsi : " Mi pare che tu sia già più che a mezzo del tuo intento ! Io voglio , però , che la causa continui perché avete chiesto troppo . " " I testimoni , mio caro , hanno detto le cose come stanno . " Il Neretti si mise a ridere : " Bisognerebbe vedere se i tuoi testimoni ... " Ma il Boschini non ne volle parlare e gli rispose : " Noi non possiamo discutere dei testimoni ; dal momento che il Selmi non ha potuto dimostrare niente in contrario . Io volevo dirti che tu lasciassi , ormai , dare la sentenza ; anche per risparmiargli altre spese ; perché tu sai come me che non può essere dubbio l ' esito della causa . " " Come tu difendi la Cappuccini , io difendo il Selmi ! " " Verrò a trovarti , per riparlarne . " E si salutarono . Quando il tribunale ebbe condannato Remigio , Giulia lo seppe subito ; perché il Crestai andava tutti i giorni ad informarsi dall ' avvocato . Salì in casa di lei , a due scalini per volta . Giulia fu presa da una gioia convulsa , e non sapeva fare altro che stringergli con le unghie le braccia . Si riebbe , subito , di salute ; e pareva perfino più giovane . Ma l ' odio di Berto s ' era fatto sempre più forte ; e , quando vedeva Remigio nel campo , gli veniva voglia di avventarglisi . Il lunedì mattina , Remigio gli disse di prendere l ' accetta e di andare con lui a buttare giù una cascia , con la quale voleva rifare il timone del carro . Berto aveva il cuore grosso e gli tremava : il respiro pareva che glielo spezzasse . Cecchina gli disse : " Non andare tu : digli che vada con Tordo . " " Ci vado io , invece ! " La donna non osò guardarlo in faccia , e non gli disse altro . Si mise a sedere , perché le girava la testa ; e non poteva stare sola . Remigio aspettava Berto in mezzo all ' aia ; e , quando lo vide , gli disse : " Possiamo andare . " Si guardava attorno , come se qualcuno dovesse venire a chiamarlo ; e gli venne in mente di dire a Luigia che egli andava giù con Berto alla proda del confine . Perciò si soffermò ; ma cambiò subito pensiero . Camminava avanti all ' assalariato , e voleva voltarsi per sorridergli ; ma non poteva , ed aveva paura . In certi momenti , non l ' udiva né meno , benché gli si avvicinasse sempre di più . Quando furono alla proda , pensò : " Quest ' altre cascie , tra due anni , saranno cresciute ! " Vide un pero giovane , che ancora non aveva il pedano forte , e pensò : " Farà presto le pere , e sono di qualità buona ! " . Berto guardava il ferro dell ' accetta e lo lisciava con una mano : il ferro , arrotato da poco , luccicava . Intanto , non c ' erano più le zolle dell ' aratura , e su la proda i piedi ci spianavano bene . Remigio seguitava a camminare avanti . Allora , infuriatosi , Berto gli dette l ' accetta su la nuca . Qualche ora dopo , venne una grandinata . I pampini e l ' uva acerba si sparpagliarono su la terra ; insieme con le rame dei frutti schiantati . Luigia , piangendo abbracciata ad Ilda , mandò Picciòlo e Lorenzo a coprire Remigio con l ' incerato del carro .
TRE CROCI ( TOZZI FEDERIGO , 1920 )
Narrativa ,
a Luigi Pirandello CAPITOLO I Giulio chiamò il fratello : - Niccolò ! Déstati ! Quegli fece una specie di grugnito , bestemmiò , si tirò più giù la tesa del cappello ; e richiuse gli occhi . Stava accoccolato su una sedia , con le mani in tasca dei calzoni e la testa appoggiata a uno scaffale della libreria ; vicino a una cassapanca antica , che tenevano lì in mostra per i forestieri ; tutta ingombra di vasi , di piatti e di pitture . - Ohé ! Non ti vergogni a dormire ! È tutta la mattina ! Fai rabbia ! Niccolò , allora , si sdrusciò forte le labbra e aprì gli occhi , guardando il fratello . - Ma che vuoi ? Io , fino all ' ora di mangiare , dormo ! - Volevo dirti che io devo andare alla banca ! Stamani , c ' è un rinnovo . Niccolò fece una sbuffata e rispose : - Vai ! C ' era bisogno di destarmi ? - Alla bottega chi ci bada ? - A quest ' ora , non viene nessun imbecille a comprare i libri ! Vai ! Ci bado io ! Niccolò , mentre il fratello cercava il tubino , si alzò , giunse fino alla porta , come se avesse voluto mettersi a correre , prendendo lo slancio ; e tornò a dietro , rincantucciandosi a sedere . Era alto e grasso ; con la barbetta brizzolata , le labbra grandi e gli occhi bigi . Allora , perché Giulio andava da sé alla banca , invece di mandarci lui o l ' altro fratello , lo guardò e chiese con premura studiata : - Enrico dov ' è ? Dobbiamo sempre fare tutto noi anche per lui ? - Sarà a spasso , a quest ' ora ! Dove vuoi che sia ? Lo sai che a quest ' ora ha sempre bisogno di fare una passeggiata . - E rimproveravi me perché me ne sto qui a dormire ? Giulio voleva sorridere ; ma si mise le lenti , guardò la firma su la cambiale e disse : - Bada anche tu se ti pare venuta bene ! Niccolò alzò le spalle e non rispose . Giulio disse , con una specie di ammirazione sempre meno involontaria : - M ' è venuta proprio bene ! Il fratello abbassò la testa e fece un ' altra sbuffata ; poi si mise a battere lesto lesto la punta d ' un piede ; e , allora , tremava tutta la cassapanca con quel che c ' era sopra . - Smetti : farai rompere tutto ! - Non sarebbe meglio ? Giulio , grattandosi vicino alla bocca , quasi sorpreso , lo guardò : - Con te non ci si capisce niente ! Ormai , mio caro , anche se volessimo smettere , sarebbe tardi . Piuttosto , speriamo che troveremo i denari per pagare le cambiali ! - E se alla banca scoprono prima che tu ... che noi facciamo le firme false ? Giulio era il più melanconico dei tre fratelli Gambi , ma anche il più forte e quello che sperava perciò di guadagnare tanto con la libreria , da non correre più nessun pericolo . Era stato lui a proporre quell ' espediente ; ed era lui che aveva imparato ad imitare le firme . Ma quando il fratello gli diceva a quel modo , si perdeva d ' animo e andava alla banca soltanto perché era indispensabile a guadagnare tempo . È vero anche , però , che era doventata un ' abitudine ; che lo preoccupava piuttosto per la puntualità che ci voleva . Perfino lusingato che ormai da tre anni la cosa andasse bene : avevano preso più di cinquantamila lire senza destare nessun sospetto , e il cavaliere Orazio Nicchioli , che aveva fatto da vero il favore di firmare qualche cambiale , non indovinava ancora niente . Seguitava sempre ad essere il loro amico , e ad andare alla libreria tutte le sere ; a fare la chiacchierata . Giulio era anche più alto di Niccolò ; ma senza barba e più giovane , sebbene i suoi capelli fossero tutti bianchi . I baffetti erano ancora biondi ; il viso roseo ; e gli occhi celesti facevano pensare a qualche pietra di quel colore . Il più intelligente e il solo che avesse voglia di lavorare , stando dentro la libreria dalla mattina alla sera . Niccolò , invece , faceva anche l ' antiquario ; e stava quasi sempre fuori di Siena , a cercare alle fattorie antiche e nei paesi qualche cosa da comprare . Enrico faceva il legatore , a una piccola bottega vicino alla libreria . Era basso , con i baffi più scuri ; sgarbato e prepotente . Soltanto Niccolò aveva moglie ; ma vivevano tutti insieme con due giovinette orfane , loro nipoti . Il loro padre era stato fortunato , e anch ' essi da prima stavano bene ; poi , a poco a poco , la libreria aveva sempre fruttato meno . Giulio si mise il tubino , dopo averlo spolverato con il gomito ; stette un poco incerto a esaminare la cambiale aperta su lo scrittoio ; si grattò vicino alla bocca , la prese e se la mise in tasca . Niccolò lo guardava , imprecando e bestemmiando . - È inutile bestemmiare . - Che devo dire , allora ? - Niente . Rassegnarsi . - Ma io in galera non ci voglio andare ! Aveva la voce forte e robusta , e quando gridava a quel modo non si sapeva se faceva sul serio o per canzonatura . Allora anche a Giulio era impossibile sentirsi afflitto e umiliato . E rispose , con la sua pacatezza di uomo educato : - Ci metteranno me in galera ! Sei contento ? Ma Niccolò gridò : - Torna presto , perché io qui dentro non voglio che mi ci venga un accidente ! Giulio , tenendo la mano in tasca dov ' era la cambiale , perché aveva paura che potesse escirgli fuori , andò alla banca ; cercando di camminare a testa alta e di farsi vedere senza preoccupazioni ; sicuro di quel che faceva . Niccolò restò su la sua sedia ; e si mise a biascicare un sigaro , sputando i pezzetti sotto lo scrittoio ; allungando le gambe fin nel mezzo della bottega . Quando entrò un signore , che conosceva perché una volta erano andati a caccia insieme , Niccolò non si mosse né meno . Quegli chiese : - Come sta ? - Io , bene . E lei ? - Un poco di raffreddore . Niccolò sorrise , dicendogli con una serietà finta di cui nessuno alla prima si accorgeva : - Si abbia riguardo ! Il signor Riccardo Valentini , allora , guardò qualche libro , e Niccolò richiuse gli occhi come se non ci fosse stato né meno . Tutti quelli che lo conoscevano , non si rivolgevano mai a lui per comprare ; ma a Giulio , magari aspettando che tornasse , se non c ' era . Il Valentini gli disse : - Bella vita , sempre a sedere ! - Lo so ! Me la invidia anche lei ? - Io ? No , da vero . Anzi , ci ho piacere . - E io campo da signore per dispetto a quelli che mi vorrebbero vedere a mendicare . Non faccio bene ? Devono tutti mangiarsi il fegato dalla rabbia ! Il signor Valentini fece una risata . - Oggi , a pranzo , tordi e quaglie . E mi son fatto mandare da una delle migliori tenute del Chianti un vino che , se lo bevesse lei , resterebbe stupito . Dio ! Come mi voglio godere ! Per me , nella vita , non c ' è altro ! Sono nato un signore , io ; più di lei ! - Più di me ? Ah , lo credo ! Lei non ha quelle preoccupazioni di cui io non posso fare a meno . Anche stamani son dovuto venire a Siena , perché il fattore mi s ' è ammalato . Come si fa a rimandare al giorno dopo gli affari , con una tenuta di trenta poderi come io ho su le mie spalle ! Senza mentovare , poi , anche le mercature . Niccolò si sollazzava a quelle confidenze ; e , fregatesi le mani , disse : - Vino e ponci ! Ma i ponci li faccio da me . Mezzo litro di rumme per volta ! Ah , io sto bene ! Nella sua voce c ' era una gioia rabbiosa e violenta . Ed egli , ridendo a quel modo , restava simpatico a tutti . - Ora , quando torna Giulio , che è andato a un appuntamento con una bella signora , si chiude questa paretaia ; e si va a mangiare . Che mangiata ! Vorrei avere due ventri ! Uno non mi basta ! Ho fatto comprare , dalla nostra serva , un chilo di parmigiano e certe pere che passano una libbra l ' una ! Scommetto che le viene voglia di desinare con me ! Il signor Valentini rise e gli batté una mano su la spalla . Poi , chiese : - Che Madonna è quella , lì nel mezzo alla cassapanca ? Quella lì ritta ? Niccolò doventò serio . - Non me lo vuol dire ? - Anzi ! A lei dirò la verità : è una Madonna che ho trovato in casa d ' un contadino . Non me la volevano vendere a nessun costo . L ' ho pagata cento lire sole ! Si alzò , e con la voce che doventava acuta , ripeté gongolando : - Cento lire ! Cento lire ! Me l ' ha regalata ! Ci voleva un idiota come quello ! - E lei quante ce ne prenderà ? La voce di Niccolò si fece tonante : - Io ? Poi , con sprezzo : - Ieri , un inglese mi dava quattromila lire , quattromila lire ! - E non l ' ha data ? La voce parve calmarsi , farsi esatta : - Ce ne prenderò seimila . E siccome s ' era rimesso a sedere , si alzò di scatto , battendo i piedi e ricominciando a gridare : - Cento lire ! Quell ' idiota ! Ci voleva un idiota come lui , per darmela ! E finse di ridere tanto , come fosse sul punto di soffocare . Giulio , con il cappello su gli occhi , come senza avvedersene si metteva sempre tornando dalla banca , entrò serio : - Di che ti esalti ? Niccolò smise istantaneamente ; e s ' avventò alla porta , come se fuggisse perché non valeva la pena di rispondergli . CAPITOLO II Fuori camminava a testa ritta , nel mezzo della strada , facendo il grande ; rispondeva a pena se lo salutavano , tirava via come se sprezzasse tutti ; lesto , come se non avesse tempo da perdere . Giunse , per la Via Cavour , fin dov ' era una fruttaiola ; e , allora , guardò le ceste in mostra ; ma senza fermarsi , girando un poco il collo come se avesse da accomodarsi il solino . L ' odore delle frutta gli fece allargare e stringere le narici , e gli si piegarono le ginocchia ; ma seguitò a camminare : benché senza raccapezzarsi più dove andasse , e a ogni pochi passi urtando qualcuno ; poi tornò a dietro , pensando alle frutta vedute , che se le immaginava più buone e più saporite di quante ne aveva mangiate durante tutta la sua vita . Quasi gli venivano le lagrime , perché si trovava senza denaro in tasca . Ma decise di supplicare il fratello , perché glie le comprasse . In bottega non c ' era più il signor Valentini ; ed egli disse a Giulio : - Che voleva quel vagabondo ? Quando viene in bottega , un ' altra volta , lo prendo a calci nei ginocchi . - Che t ' ha fatto di male ? - gli chiese Giulio , ridendo . - Toh ! C ' è bisogno che mi faccia qualche cosa di male ? Non lo posso né vedere né sopportare : ecco quel che m ' ha fatto ! - Tu non puoi vedere nessuno . Sei mezzo matto ! Già , non saresti della nostra razza ! Allora , Niccolò gli strinse un braccio e gli disse , dopo aver fatto scricchiare i denti , come un ragazzo che non può più contenersi : - Giulio , Giulio mio ! Ho visto certe mele e certe pere che ... se le potessi assaggiare , darei dieci anni ! Me ne sono invaghito . Giulio , divertendosi della sua ghiottoneria , gli chiese : - Erano belle da vero ? - Meravigliose ! Con una buccia grassa , che dev ' essere come il burro ! Io oggi non mangio , se non mi levo anche la voglia di quelle ! - Ci manderemo Enrico , quando viene ! - Sì , sì ! Piglia tutto quel che abbiamo incassato stamani ; e mandacelo . Fa ' invogliare anche lui . - Non ci vorrà di molto ! Enrico entrò sbattendo l ' uscio , per chiuderlo ; perché quando una volta potevano tenere un commesso , se lo faceva sempre chiudere e aprire . Guardò tutta la bottega ; per vedere se c ' era qualcuno ; sospettoso e pronto a qualche villania . Giulio gli chiese : - Dove sei stato ? - Sei mio padre , perché io te lo debba dire ? Te lo domando mai io a te ? Niccolò disse : - Hai ragione ! - Tu stai zitto ! - gli rispose Enrico , con la sua voce nasale e strascicata - Hai sempre voglia di ruzzare . Ho visto escire il Valentini : che ci viene a fare in bottega , se non compra mai un libro ? Già , non sa né meno leggere ! Perché non sta a casa sua ? L ' impiantito , quando è consumato , bisogna rifarlo fare con i nostri denari ! Se stesse a casa , il fattore non terrebbe compagnia alla sua moglie ! - È vero ? Chi te l ' ha detto ? Che soddisfazione mi dài ! - Lo so . Quando dico una cosa io , mi chiedete sempre da chi l ' ho saputa ! Ma , se non ci credete , per me è lo stesso . Giulio aprì il cassetto dello scrittoio , prese con la punta delle dita dieci lire e gliele porse : - Vai da Cicia , e compra due chili tra mele e pere . - Io ci devo andare ? O voi non siete capaci ? Niccolò non gli parlava più e non lo guardava né meno , come se lo avesse irritato . Giulio gli disse : - È lui che ti vuol mandare . - Ma io , se devo andarci , compro anche un pezzo di gorgonzola dal nostro pizzicagnolo . - Fa ' quel che vuoi . Enrico s ' avviò verso l ' uscio ; e Niccolò , allora , disse : - Purché tu ti spicci ; invece di star qui tra i piedi ! E , quando fu escito , seguitò : - Non ha voglia di fare niente . Ma tutti e due doventarono silenziosi . Soltanto dopo una mezz ' ora , Giulio , che s ' era seduto allo scrittoio battendo a colpi regolari le lenti su la carta sugante , disse : - Con la cambiale d ' oggi , sono cinquemila lire di più . - A me lo dici ? - A chi devo dirlo ? - Non me ne importa . Io non voglio né meno sentirne parlare . - Hai paura di guastarti il sangue ? - Giulio ! Smettila ! Tu sai quel che ho nel cuore . È una spina grossa come il mio pollice . - Lo so : sarà eguale alla mia . Allora , Niccolò divenne affettuoso ; la sua voce quasi supplichevole e dolce ; e sarebbe stato capace di fargli anche le moine : - Se non ci si volesse bene tra noi , vorrei doventare una bestia ... un rospo ! Giulio lo guardò con tenerezza ; ma il fratello gli disse : - Non mi guardare ! - Quelle bambine hanno bisogno di vestiti da inverno . - Glieli farai comprare . Subito ! Per loro , faccio anche a meno delle scarpe ! Di tutto ! Mi lascio morire di fame ! Quando aveva di questi propositi , che gli duravano poco , si drizzava con tutta la persona ; mandando in fuora il petto ; camminando in su e in giù per la bottega , che allora per lui pareva troppo stretta . Egli era soddisfatto di se stesso e dava occhiate di orgoglio affettuoso ; ansando come se avesse dovuto difendere precipitosamente le due nipoti . Pareva che non potesse star fermo mai più . - Per noi , quelle bambine devono esser sacre . Non è vero ? - L ' ho sempre detto anch ' io . - Ma Enrico ... ti pare che Enrico sia del nostro sentimento ? - Diamine ! Ma Niccolò cambiò subito discorso : - O quando torna con le frutta ? - Sono dieci minuti soli che è andato via ! E Giulio sbirciò il suo orologio . - Io vado a casa , e vi aspetto là tutti e due . Vieni presto ! Ma Giulio , restato solo , si mise a preparare alcune fatture da riscuotere . Mentre scriveva , entrò , come faceva tutte le mattine , venendo dall ' Archivio di Stato , un giovane francese , critico d ' arte , stabilitosi a Siena per studiare certi pittori del quattrocento . Era vestito sempre bene ; con i baffi biondi e un bastone con il pomo d ' avorio cerchiato d ' oro . Aveva gli occhi turchini , e i baffi parevano un peso sul sorriso . - Buon giorno , signor Nisard . - Buon giorno . - Che mi dice di nuovo ? - Ho trovato una cosa molto importante su Matteo di Giovanni . Una cosa straordinaria ! Una scoperta che farà effetto ! Sono molto contento ! Giulio domandò : - Si può sapere ? - Mi servirà per il libro che sto preparando ! - Allora non voglio essere indiscreto : non voglio che me la dica . Il libraio aveva una specie di ammirazione per tutto ciò che facevano gli altri ; e aveva piacere se glie lo dicevano . Era perciò un buon amico , uno di quelli da confidenze . Gli pareva che gli altri , non compromessi come lui e i suoi fratelli , appartenessero a un mondo che per lui esisteva soltanto prima delle firme false . Ora si sentiva , sempre di più , costretto a subire anche le conseguenze morali della sua colpa . Non avrebbe ardito né meno di chiedere a un altro che gli si mostrasse pronto a stimarlo . Anzi , non voleva . Si schermiva , doventava timido ; faceva in modo che gli altri non gli dessero mai nulla dei loro sentimenti ; perché non voleva ingannarli . Giudicatosi da sé , accettava soltanto la consapevolezza dei fratelli . Perciò il suo sorriso restava sempre impacciato e riservato ; e quelle erano le occasioni della sua tristezza . Niccolò non voleva amicizie e lo rimproverava tutte le volte che era stato affabile con qualcuno . Gli diceva : - Tu sai che tra noi e gli altri c ' è una cosa , che nessuno ci perdonerà . Anche noi , perciò , con gli altri non dobbiamo avere tenerezze . Giulio ascoltava il Nisard , con le mani nelle tasche della giubba , senza alzare gli occhi , come un povero riesce ad essere più contento se sta insieme qualche mezz ' ora con un ricco . Non avrebbe voluto né meno che il Nisard gli desse la mano ! Quel giorno il Nisard , pensando che a Siena spendevano pochi denari per comprare i libri , gli chiese per dirne male con lui : - Va bene la bottega ? Giulio scosse la testa ; e , poi , disse : - Non so come facciamo a andare avanti ! E , allora , il piacere sentito ascoltando il Nisard , lo fece soffrire . Gli pareva una grande ingiustizia e una privazione acuta che egli non potesse come lui lavorare , senza imbarazzi , a qualche cosa . Gli venivano in mente parecchi progetti , e vi rinunciava a pena li aveva pensati ; sebbene , qualche volta , gliene restasse il ricordo nel suo amor proprio . Il Nisard gli disse : - Per fortuna ella ha guadagnato in altri tempi , e ora ha i denari per vivere ! Giulio restò un poco perplesso , e poi rispose : - Già : è una fortuna da vero ! Ma io non me ne voglio preoccupare ! Sarà quel che Dio vorrà . Il Nisard , credendo che esagerasse per spilorceria e per grettezza , si mise a ridere . Giulio socchiuse gli occhi , e seguitò : - Lei non mi crede . - Ma , signor Giulio , vuol darmi ad intendere ... - Io non dico mai bugie ; cioè , non vorrei mai dirle ! E restò soprapensiero . Il Nisard lo guardava in viso , come se avesse capito lo scherzo ; e gli domandò : - Crede che io vada a raccontarlo all ' agente delle tasse , perché gliele cresca ? In quel mentre , aprì la porta Enrico , senza richiuderla ; tenendo con ambedue le braccia tutte le frutta comprate . Egli disse , allegro : - Ora , ci manca il gorgonzola ! Non inventerete che io penso prima a me e poi a voi ! Dite sempre che io sono un egoista ! Il Nisard si divertiva a vedere come Giulio era restato male e imbarazzato . Ma Giulio esclamò : - Le pere son belle da vero ! Enrico chiese : - Posso andare a casa ? C ' è altro da comprare ? Il fratello gli accennò la porta , e quegli uscì . Enrico , quando aveva comprato qualche cosa , non salutava né meno : doventava più arrogante e rispondeva male . Allora , Giulio disse : - La tavola bene apparecchiata è una nostra debolezza . Siamo tutti eguali : anche la mia cognata , Modesta , l ' abbiamo avvezzata male . Egli ora era impaziente di essere a casa ; perché non lo avrebbero aspettato ; e sapeva che i primi sceglievano sempre i bocconi più buoni . Se non ci fosse stato il Nisard , avrebbe chiuso subito la bottega ; quantunque un signore gli avesse detto che sarebbe passato a comprare alcuni libri . Egli , pentito , soffriva anche di essersi impegnato ad aspettarlo ; e , perciò , si dolse : - Non capisco come si possano buttar via i denari per comprare la carta stampata ! Io sto qui dentro , sacrificato tutto il giorno ; non vedo mai di che colore è il cielo ; m ' è venuto a noia perfino a toccarli , i libri ! Bella cosa sarebbe mandarli tutti al macero ! - Ma lei è così intelligente , e parla sul serio a questo modo ? - Sono stato intelligente . Ora , è finita . Ho quarant ' anni , e mi sembra di averne ottanta o cento . Lei non mi crede né meno ora ! Il Nisard allargò le braccia ; e , sorridendo , disse che si rassegnava a credergli . Ma Giulio cercava di ricordarsi se avevano comprato il parmigiano da grattare su i maccheroni ; e , dentro di sé , diceva : " Chi sa come resta male Niccolò quando sente che non è di quello come piace a noi ! " . E gli pareva di vedere il fratello che se la prendeva con la moglie ; senza smettere più , per tutto il pranzo . Era capace di alzarsi da tavola , quando aveva finito di mangiare , e di escire senza voler parlare più alla moglie fino al giorno dopo ; mentre le nipoti , Chiarina e Lola , ci ridevano ; ed Enrico diceva che era una sconvenienza da pazzo . Queste cose deliziavano Giulio ; che si fermò nel mezzo di bottega , con il viso ubriaco di godimento . Ad un tratto , si sentirono suoni di parecchie campane insieme . Era mezzogiorno . Giulio , per esserne più sicuro , escì nella strada ; ascoltando . L ' orologio municipale batteva le ore , con una cadenza placida ; e anche San Cristoforo , la chiesa più vicina alla libreria , in Piazza Tolomei , si dette a suonare . La gente era meno rada , e cominciavano a passare gli impiegati . Allora , egli disse , con dolcezza : - Posso chiudere ! Il Nisard , che doveva andare alla villa presa in affitto fuor di Porta Camollia , lo salutò frettolosamente . Dopo cinque minuti , l ' orologio replicò le ore ; e a Giulio parve che rispondessero proprio a lui , e fossero saporite e allegre come una leccornia . CAPITOLO III Dopo mangiato , Niccolò era sempre disposto all ' allegria , ma così volubilmente che ingiuriava chiunque gli diceva una parola più di quelle che volesse ascoltare . Giulio , invece , durante tutto il chilo , faceva ripetizione alle nipoti ; ed Enrico andava a dormire per un paio d ' ore . Niccolò disse : - Non mi parlate , perché vado in bestia ! Mi fate rodere dalla rabbia ! Mi sentivo così allegro , invece ! Lasciatemi : sto bene solo , a parlare con me stesso . Io solo m ' intendo ! Poi escì camminando lentamente e strenfiando ; quasi sudando , benché fosse d ' ottobre . Gli era venuta la gotta , come agli altri fratelli ; e , da quanto aveva impippiato , moveva a pena le gambe . Per la strada , fingeva di fare il viso da ridere ; e se qualcuno , allora , si preparava a fargli altrettanto , egli lesto si scansava e mostravasi arcigno ; quasi offeso . Tornato dalla passeggiata alla Lizza , che gli bastava per fumare tutto il sigaro , trovò in bottega un suo amico , Vittorio Corsali , che era agente d ' una compagnia d ' assicurazioni . - Oh , oggi , non voglio discorrere troppo ! Mi fa fatica ! - Non so come faccio a darti fastidio se non ho aperto bocca da quando sei venuto ! - Non importa ! A me le persone danno fastidio anche se stanno zitte ! - Ma io , come dicevo a tuo fratello Giulio , ero venuto per proporti un buon affare ! - Non ho voglia di affari ! Parlane con lui . Ma quando non ci sono io , perché oggi non posso sopportare né meno una mosca che vola . E si mise a ridere , come per fare una bravata da smargiasso . Era un riso violento , sensuale e acre . Il Corsali disse a Giulio : - Aspetterò che gli passi ! Niccolò , allora , fu preso dal furore : - E io ti dico che non devi parlarmi ! Hai capito ? Io ti prendo per il collo , e ti metto fuori di bottega ! Egli respirava forte , mordendosi le mani . Il Corsali , che era per aversene a male , quantunque Giulio gli facesse cenno che non lo prendesse sul serio , allungò un passo verso la porta , per andarsene . Niccolò gli fece , a pena voltato , una risata così spontanea e gioconda , che quegli restò stupefatto . - Non ti eri accorto che celiavo ? - Non è questo il modo di trattare gli amici . Ma Niccolò non voleva sentirselo dire ; e ridoventò minaccioso e provocante . Vittorio Corsali era magro , senza capelli e i baffi bianchi . Quando parlava , gli si vedevano i denti ; e tutta la testa pareva , all ' incirca , un cranio di volpe . Giulio domandò al fratello : - Quando è che ti senti disposto ad ascoltarlo ? Ci farai il piacere di dircelo . - Tutte le volte che vuoi , meno che oggi . - Ma domani io vado con il calesse a Radicondoli , per affari della mia compagnia d ' assicurazioni . E là , dal piovano , ho visto un crocifisso d ' argento ... Niccolò , che cominciava ad ascoltare , si volse con veemenza : - Lo vende ? - È quello che volevo dirti ! Niccolò pareva adirato e come se avesse da leticare : - Sei sicuro che mi piacerà ? - Io credo . - Tu non capisci niente : non mi fido . - Lo so che tu mi ritieni uno sciocco ! Giulio chiese : - Quanto pretende ? È avaro ? - Ci vogliono , a quel che ho capito , due fogli da cento . Niccolò fremeva : - Digli al prete che se lo ficchi in gola ! Non fa per me . Io compro da quelli che non sanno vendere . Se capita nella libreria , lo prendo a pedate . Diglielo ! Dio ne guardi , se mi viene a cercare ! E spalancò la bocca , come se avesse voluto morderlo . Poi , sorridendo , si racchetò . Si mise disteso su la sedia , guardando ora il fratello e ora l ' amico , con gli occhi luccicanti di godimento ; stimolandoli a ridere . Aveva in tutto il viso una ilarità così piacevole , che anche gli altri la sentirono subito . Ma quando Niccolò li vide così cambiarsi , disse con rammarico afflitto e brusco : - Non mi parlate ! Poi , come se il Corsali non ci fosse , si mise a parlare con il fratello : - Hai mandato quelle fatture ? - Devo metterle dentro le buste . - O che aspetti ? - In giornata ci penserò . - Hai segnato bene tutto ? - Ho ricopiato dal libro . - Con le date ? - Con le date . - Vorrei sapere perché non pagano ! - I signori vogliono fare il loro comodo . Niccolò picchiò con l ' anello del mignolo su la cassapanca ; poi , disse , sbadigliando : - Mi duole la testa : m ' ha fatto male quell ' intingolo troppo impepato . - Sei tu che lo vuoi così ! - Stasera , c ' è il pollo ? - Credo . - Se no , vado a mangiare a qualche trattoria . - Ci puoi andare : nessuno te lo proibisce . Non è la prima volta . - E tu che mangi , Vittorio ? - Io ? Io mangio quel che trovo : minestra magari come la broscia , lesso , e poi , se c ' è , un cirindello di cacio quanto basterebbe per metterlo nella trappola a un topo . Niccolò fece una risata , e disse : - Io vorrei trovarmi la tacchina ; per domani . Ci credi che il lesso io non lo potrei né meno mettere in bocca per biascicarlo ? Egli era gaio e festoso ; e si mise a raccontare una delle sue barzellette . Ne sapeva sempre nuove ; e allora rideva anche con lo stomaco , sussultando : - Questa è bella da vero ! Trovatene un altro che le scovi come me ! Anche Giulio rideva , ma a gola chiusa . Niccolò seguitò : - Dio , come rido ! Mi vengono perfino le lacrime agli occhi ! Mi fa perfino male ! Stanotte , la mia moglie s ' è destata e m ' ha detto : o che hai da ridere ? Perché mi ricordavo sognando di quella che dissi l ' altro giorno . Ripetila anche a lui , Giulio ! Le mie facezie bisognerebbe stamparle . Ma divenne serio , perché Enrico entrava in bottega . Era ancora assonnato e intontito ; camminava tutto dinoccolato e cozzò nel banco dov ' era lo scaffale dei libri . - Oh , non ci vedo ! Ho dormito male : c ' era , sotto le finestre , il marmista che faceva un chiasso , con certi tonfi ! Quando si sa che c ' è uno a dormire , dovrebbero avere più riguardo ! Pareva che facesse a posta ! Vorrei sapere che bisogno avesse di sbatacchiare ! - Gli sarà arrivato il marmo ! - Eh , ma si tratta di educazione ! Non ci sta mica lui solo nella casa ! Che m ' importa del suo marmo ? Sarebbe lo stesso che importasse a me delle sue corna ! La moglie glie le fa tutti i giorni . Lo dicono ! - E a lui che importava se tu volevi dormire ? - Che discorsi mi fate ? Dei due , domandiamolo a chi volete , la ragione l ' ho io . Io ci scommetto quel che volete : qualunque gentiluomo darebbe ragione a me . Perché , se io dormo , lui può lavorare lo stesso ; mentre io mi son dovuto destare . Quando sono sceso , volevo leticarci . Ma , un ' altra volta , non starò zitto . Sono troppo buono ! E tu perché ti sei succhiata tutta la bottiglia del cognacche ? Niccolò rispose : - Compratene una per te . - Certo ! Da qui in avanti , farò così ! Anche se tra fratelli ci si tratta a questo modo ! Io credevo di trovarcene almeno un bicchierino ! - E hai bevuto l ' acqua ? - L ' acqua ? Vorrei mi schizzassero via gli occhi , se io ne ho messo mai in bocca una gocciola . Con quella mi ci netto il codrione . Egli , quando s ' arrabbiava , aveva la voce di cattivo ; e seguitò : - Me lo dite per offendermi ; ma io so tenervi al posto ! Perché mi avete domandato se ho bevuto l ' acqua ? O che tra fratelli non ci si deve portare rispetto ? Non è vero , Vittorio ? Se me lo ripetono un ' altra volta , questiono per da vero . Perché io sono permaloso . E , poi , per le cose giuste ! Niccolò gli chiese : - Perché non vai nella tua legatoria ? - Io faccio il mio comodo . Ne ho diritto quanto te . I libri non si rilegano mica con la mia pelle ! Se avete voglia di questionare , io sono sempre pronto ; anche se siete in due contro di me . Giulio lo guardò meravigliato e rispose : - Mi sembra che noi ti lasciamo spifferare tutto quel che vuoi . - Per forza ! Ho ragione ! - Io non ti dico di no . - E , allora , perché volete insistere ? - Ti dico che io non ho nessuna voglia di alzare la voce . - Tu , no ; ma Niccolò , sì . Allora , Niccolò disse a Giulio : - Consiglialo che se ne vada ! E prese in mano un vaso antico . - E tu , per rompermi la testa , sciuperesti codesto vaso ? Io adopro le mani ! Fagli posare il vaso ! Non mica perché io abbia paura , ma perché la roba di bottega la deve tenere di conto ! È d ' una terraglia che si scheggia a guardarla . E , poi , badate com ' ha ammaccato con i piedi la cassapanca ! Sei un lezzone e uno sciupone . Vittorio , che aveva voglia di ridere , disse : - Fatemi il piacere di smettere , tutti e due . È vergogna , tra fratelli . O non vi volete bene ? Enrico rispose : - Lui no : mi farebbe a pezzetti se potesse ! Giulio disse : - Non è vero ! - Tu lo scusi sempre , ma è così . Fagli posare il vaso . Non vuol dare mica retta ! Non lo vuoi posare ? Me ne vado io ! Accidenti a quando sono venuto ! Dette un ' occhiata stizzosa anche allo scaffale dei libri , ed escì . Allora , Niccolò disse : - Bisogna metterci riparo ! Deve smettere ! - Ma sei anche tu che non lo sai prendere ! - Io vorrei che morisse . Il Corsali chiese : - E perché ? - Il perché lo so io ! Non mi fate parlare ! Se fossimo io e Giulio soli , le cose non ci andrebbero come ci vanno ! È tanto tempo che desidero d ' essere io e Giulio soltanto ! - Ma ormai , c ' è anche lui ; ed è bene che ci resti fino a quando ... Il Corsali non capì a che alludesse ; ma Niccolò gli tagliò lo stesso le parole , tremando tutto : - Zitto ! Giulio capì che poteva commettere un ' imprudenza . E il Corsali , accortosene , disse perché fossero tranquilli : - I fatti vostri non li voglio conoscere . Io vengo qui da amico ; e potete essere sicuri che non sono né un pettegolo né un maligno . Giulio , allora , si riprese : - È Niccolò che fa immaginare non si sa che ; con le sue gaglioffate . Niccolò , picchiando le ginocchia insieme , esclamò : - Zitto , ti dico ! - Che cosa ho detto ? - Zitto , zitto ! E si turò la bocca con una mano . Il Corsali s ' era incuriosito , ma ormai capì che di più non avrebbero sciorinato . - Se avete paura di me , io vi lascio . Niccolò gli gridò : - No : voglio che tu resti ! Giulio arrossiva come una giovinetta imbarazzata . Il Corsali disse : - Pochi minuti fa , eravate così allegri ! Niccolò gli gridò più forte : - Io allegro ? Questa è la più grande calunnia che mi si possa inventare ! Io non rido mai ! Mai , hai capito ? - Perché non te ne ricordi ! - Basta ! Basta ! Basta ! Se lo dico io che non rido ! Giulio fece cenno al Corsali che se ne andasse . E , quando se ne fu andato , Niccolò si mise a singhiozzare . - E , ora , perché piangi ? - Non ne posso più ! Allora anche Giulio , che lo guardava , in piedi , da dietro la scrivania , sentì gli occhi empirsi di lacrime bollenti ; che lo accecavano . E non ebbero il coraggio di guardarsi ancora . CAPITOLO IV Il cavaliere Orazio Nicchioli , assessore comunale e capo di parecchie congregazioni di carità , era sicuro di trovare sempre la stessa accoglienza deferente . Entrava con un ' aria di bonarietà affettuosa , procurando di non far sentire che egli si considerava il padrone della libreria ; e voleva bene da vero a tutti e tre i fratelli . Aveva una bocca da bambino , e l ' arricciava sempre . Guardava , abbassando la testa , da sopra le lenti . Il giorno dopo che i due fratelli avevano pianto , domandò sottovoce a Giulio perché non sentisse Niccolò : - Come vanno le cose ? Giulio arrossì , e gli rispose : - Non cambiano . - Ma ... niente di peggio ? - No , no ! Niccolò aspettava che gli rivolgesse per primo la parola , e con lui era quasi umile . Gli chiese : - A me non parla ? - Perché dovrei fare una differenza tra lei e Giulio ? Lei se ne sta sempre rincantucciato in codesta sedia ! Povero signor Niccolò ! - Qui ci sto meglio che in tutti gli altri posti . Quasi involontariamente , gli venne da scherzare anche con lui ; ma sorrise e basta . Giulio , invece , si sentiva un poco sconvolto ; e doveva stare attento di non perdere la testa . Sarebbe andato via volentieri , per fare a meno di parlargli ; come quando trovava il pretesto magari d ' andare a comprarsi un francobollo , ed esciva trattenendosi fuori più che poteva . O come Enrico che fingeva d ' avere un sacco di faccende , svignandosela subito ; sebbene Niccolò non gliela perdonasse . Ma il Nicchioli doventava , qualche volta , così affettuoso che essi non sapevano più che contegno tenere . E Niccolò disse : - Giulio , dàgli una sedia ! - La prendo da me . - Non ci mancherebbe altro ! Piuttosto , le do la mia . Ma nondimeno non si alzò ; seguitando a dire : - Siccome lei ci fa sempre il piacere di venirci a trovare , sia tanto buono di trattenersi quanto vuole . Il cavaliere , allora , s ' intenerì ; ed essi , avvedendosene , cercarono di dirgli cose gradite : - Come sta sua moglie ? - Sta bene : grazie . - E il bambino ? - Ingrassa sempre più . - Che bel bambino ! Il cavaliere n ' era tanto orgoglioso che non trovava né meno più le parole per lodarlo a modo suo : - È ... veramente ... un prodigio ! Bello ... forte ... Come devo dire ? ... Robusto ... ben fatto ... i piedini ... le manine ... Intelligente ! ... Capisce più di noi ! ... Basta fargli ... psi ... psi ... si volta subito ... E ha quattordici mesi precisi ... L ' ha compiuti tre giorni fa ... È la mia consolazione ! ... Niccolò cominciava ad aver voglia di ridere , ma fece finta di starnutire . Il cavaliere disse a Giulio : - Venga con me : facciamo una passeggiata insieme . Così , ne parliamo un poco ! Giulio , non potendo rifiutare , si mise il tubino e rispose : - Vengo subito ! - Io parlo volentieri soltanto di lui . Per me , al mondo non c ' è altro . Niccolò gli faceva cenno di sì con la testa . Andarono fino a Porta Camollia e poi in Pescaia , per rientrare in città da Fontebranda . La strada di Pescaia cala girando sotto una poggiaia dirupata e sterposa , sempre più alta ; e Siena si ritira e si nasconde sempre di più dietro ad essa . La campagna , a destra , divalla dentro un collineto lunghissimo e avvignato . Al Madonnino Scapato , si scopre soltanto San Domenico ; massiccio e rosso , su un rialzo che sporge . Il cielo era tinto di una nebbiolina rosea ; e il Monistero , su un ' altura più ritta e più lontana , pareva dello stesso rosso , con due cipressi accanto ; scuricci e acuminati . Un torrente affossato , strosciando giù per le gorate , veniva dalla sua collina fino alla strada , tra un arruffio tremolante di pioppi storti e arrembati ; impolloniti . Accanto ai pioppi , c ' era l ' erba di un verde così forte e fresco che il Nicchioli smise di parlare del suo bambino , per dire a Giulio : - Questi campi li baratterei volentieri con i miei di Monteriggioni . Ma si riprese subito , e non dette tempo al libraio di rispondere . Egli aveva raccontato , benché non fosse la prima volta , quanti medici avevano assistito la sua moglie partoriente ; tutto quel che era accaduto , con i pericoli ed i rimedii . Poi , quante balie aveva dovuto provare , prima di azzeccarne una che avesse latte sufficiente . Ora , era giunto all ' infiammazione delle gengive per i denti che cominciavano a spuntare . Cavò di tasca un libretto foderato di cartone bianco , con i margini dorati ; e disse : - Vede : io , per non dimenticare niente , segno tutto qui . Il bambino non piange mai ... né meno la notte ... ma quando lo sentimmo piangere ... mia moglie , sensibile e nervosa com ' è ... si allarmò subito ... perché a nessuno dei due era venuto in mente che poteva trattarsi dei denti ... mandammo , immediatamente , le dico immediatamente , a chiamare il medico di casa ... che , per dire la verità , a suo onore ... venne subito ... in carrozza ... È uno dei pochi medici scrupolosi , dei quali ci si possa fidare ... Io non ne chiamerei mai un altro ... Badi , m ' ero scordato di dirle ... che il bambino aveva la febbre ... In casa avevamo già perso la testa ... chi correva di qua ... chi di là ... Era venuta anche la mia suocera , che voleva mettere le mignatte ... Ma io non volli ... sebbene sia un rimedio che non mi dispiaccia ... Mia moglie piangeva ... Le lascio immaginare tutto il rimanente ! ... E siccome egli temeva che Giulio si distraesse , lo costringeva sempre a guardarlo negli occhi come faceva lui . Quando tornarono alla libreria , Giulio non ne poteva più . E il cavaliere disse a Niccolò : - Abbiamo fatto una magnifica passeggiata . Lo domandi a suo fratello . - Lo credo ; se me lo dice lei ! - Ma ne faremo , presto , un ' altra ! E verrà lei con me , Niccolò ! - Io a piedi non posso camminare . - E perché ? Se cammino perfino io ! Giulio disse : - Noi abbiamo tutti e tre la gotta , come lei sa ! - È una cosa che fa vergogna . Mi permettano di dirlo francamente ... Ah , se l ' avessi io ... - Che cosa farebbe ? Ma il cavaliere non seppe quel che rispondere ; e restò male , a pensarci . Dopo cinque minuti , riprese : - Se l ' avessi io ... vorrei guarire ! Ah , non potrei sopportarla ! E fissò in viso i due fratelli ; che si affrettarono a farsi vedere convinti . Ma Giulio aveva paura che il Nicchioli volesse farli parlare parecchio per conoscere meglio il loro animo . E , siccome si riteneva più colpevole degli altri , gli pareva che il Nicchioli già sospettasse . E tutte le volte che egli entrava in bottega , si sentiva già perso e chiudeva gli occhi . Anche Niccolò aveva paura , ma cercava di pensare ad altro ; perché lo pigliava una specie d ' immobilità . E , allora , sbagliava anche a rispondere ; come se fosse stato sordo e non capisse . Gli saliva il sangue alla testa ; e , se il cavaliere si tratteneva molto , stava male tutta la giornata . Giulio , a lungo andare , aveva perso la salute ; e dimagrava ; benché , ormai , il suo carattere non potesse più cambiarsi . Una volta era stato di modi distinti , quasi signorili ; ed ora si rassegnava male a portare sempre lo stesso vestito blu ; lustro e magagnato . Il Nicchioli li ammonì : - È inutile che ve lo ridica , mi pare : se il denaro dei vostri incassi fosse poco , me lo dovete avvertire . Badate che io , in contraccambio del favore che vi ho fatto , non esigo da voi altra sincerità ... Voi capite che anch ' io ... benché possa essere ... fino a un certo punto ... un signore ... devo sapere come ... si trova il mio denaro . Niccolò andò a cambiare di posto a una fila di libri ; spolverandoli con un gomito . Ma anche Giulio stette zitto . Il cavaliere si meravigliò un poco ; e , credendo d ' averli offesi , seguitò : - Badiamo che io ... vi parlo così .. perché vi sono amico ... ve ne do la prova ... Non mi crediate cattivo o ... pentito della firma messa ... Vi ho detto che ... a farmi restituire ciò che è mio ... non ho nessuna fretta ... Io so che voi siete buoni e leali ... come me ... Mi vergognerei a sospettare ... Non mi sbalùgina né meno per la mente ! Giulio lo avrebbe supplicato di smettere ; e Niccolò ficcava all ' incontrario i libri nello scaffale , che era anche troppo corto . Passava tutto il reggimento , e si sentivano soltanto i passi cadenzati . Involontariamente , tutti e tre si voltarono ai vetri della porta ; sempre con lo stesso stato d ' animo , che si faceva anzi più intenso . All ' improvviso , la banda attaccò , con tutti gli strumenti , una marcia . I vetri tremarono ; e tutti e tre si riscossero . Essi ascoltavano ; e i loro sentimenti parevano aumentare , benché in contrasto con la musica sgargiante ; come stupefatti . Quando si fu allontanata , essi si sentirono un ' altra volta insieme , allo stesso punto , con l ' animo sospeso . Il Nicchioli aspettò un poco , e poi riprese : - Vedete come siete voi ? ... Io sono differente ... non per vantarmene ... Niccolò disse con la sua voce robusta , che faceva subito credere : - Se lei vuole , noi restituiremo il suo denaro dentro due mesi ! Al Nicchioli questa risposta dispiacque , perché credette di avere irritato il loro amor proprio . - Lei prende le cose sempre per il peggio ! Giulio , con una dolcezza che gli repugnava , disse : - Il cavaliere non intendeva dire questo ! Con te non si può mai parlare ! Lo scusi , perché né meno lui sa quello che si dica ! Doventa irresponsabile . Il Nicchioli fu soddisfatto , e disse : - Nessuno ... più di me ... conosce la vostra onestà ... nessuno , più di me ... vi stima . E non vi basta ! ... Ci conosciamo fino da ragazzi ... e sarei pronto a restare per voi senza pane ... se non avessi famiglia ! Io vi chiedo soltanto di trattarmi ... da amico ... perché non credo che possiate lamentarvi di me . Niccolò riescì a ridere e gli disse : - Lo sa come io sono lunatico ! Ma il cavaliere non s ' era ancora sfogato , e Giulio dovette ascoltarlo per quasi una mezz ' ora . Quando se ne andò , Giulio disse : - Oh , finalmente respiriamo ! Niccolò propose : - E se gli dicessimo della cambiale falsa ? Io scommetto che la pagherebbe ! È così benefico ! Non hai sentito come parla ? - E che importa se parla in quel modo ? Non bisogna approfittarne ; e , forse , né meno credergli . - Tu non vuoi mai tentare ! - Perché sono sicuro di quello che succederebbe ! - Giulino , dai retta a me ! Ti dico che pagherebbe la cambiale ! Dammi retta , almeno una volta ! - Vuoi assumerti tu la responsabilità di dirglielo ? - Io ? Io , finché non se ne accorge , non gli dico niente . Enrico , zoppicando per la gotta , aprì l ' uscio . - Son venuto a prendere una ventina di lire per il pesce ! M ' hanno detto che al mercato c ' è una palomba bianca come il sale , e una cesta d ' anguille ancora vive ! - Allora , hai fatto bene a tornare ! Ma , un ' altra volta , se ci lasci soli quand ' entra il cavaliere , ti giuro che a casa non ti ci voglio più . Ma siccome Giulio rideva , Enrico capì che non c ' era pericolo di leticare . E disse : - Che vi ha detto ? Non capisco perché tutti i giorni si zeppi qui , come se la nostra libreria fosse il suo confessionale ! È un ' indecenza . Quando la gente può stare tutto il giorno senza fare nulla , cerca di passare le ore con le chiacchiere ! Io , ora , se mi date i soldi , vado a comprare il pesce . Ci vado da me , perché lo voglio scegliere . Suderò come un ciuco , a portarlo fin su a casa . - Fallo portare dal pesciaiolo ! - No , no : non mi fido . Ti ricordi quando ci barattò le triglie che puzzavano , e io le avevo scelte , a una a una , fresche ? Non c ' è da fidarsi ! Datemi i denari ; se no , c ' è caso che lo compri qualche trattore o qualche signore . Giulio cavò dal portafogli venti lire . Ed Enrico , prendendole come se fosse riescito a truffarle , disse : - Il cavaliere parla sempre di quel bambino , che crede suo ! Più imbecille di lui , non c ' è nessuno . E tutti e tre fecero una risata . CAPITOLO V Modesta era una paciona che viveva soltanto per la famiglia : non sapeva fare altro e non capiva di più . Energica e robusta , passava le giornate in casa ; e lavorava più lei che la donna di servizio . Per farsi portare qualche ora a spasso , le sue nipoti dovevano tentare tutti gli espedienti . Alta quanto Niccolò , non era meno massiccia e meno grassa . Il marito e i cognati le empivano la casa di provviste da mangiare ; ed ella doveva soltanto preoccuparsi di cucinarle . Ma aveva subodorato che le nascondevano qualche cosa ; e non era più tranquilla e contenta come una volta . Mentre Niccolò finiva di asciugarsi il viso e le mani , ella gli chiese : - Perché ti lamenti sempre che la libreria non guadagna , e in vece facciamo i signori ; come se i denari ci fossero a palate ? Niccolò temette di lei , ma rispose con disinvoltura : - Tu stai al tuo posto . Queste domande , la mia moglie non le deve fare . Ella voleva tenergli testa , ma le venne da ridere . Egli , allora , seguitò con il suo solito brio : - Le donne devono pensare alla calza ! Ella si perse di franchezza ; ma non volle stare più zitta . - Sono sicura che non mi dici la verità . Niccolò rise più forte . - Troppe volte ti ho visto preoccupato , e troppe volte hai detto che noi ci possiamo trovare nella miseria ! - Non farmi andare in collera di mattinata ! Mi ero alzato così di buonumore , e tu me lo vuoi guastare . - Non fare il buffo ! - E tu le bizze . - Non faccio bizze : sono stizzita da vero . - Come ti devo ragionare io ? Ti devo guarire io ? T ' ho detto di lasciarmi vestire in pace . Te lo chiedo per favore . Ella , allora , andò in cucina ; a preparargli la cioccolata . Egli s ' affrettò a mettersi la giubba , prima che tornasse . Modesta non si sarebbe arrischiata ad insistere , ma la sua ansia le dette forza . E , portatagli la cioccolata in camera , senza farlo andare in salotto , per esser soli , gli disse ancora : - Io andrò , oggi , dal cavaliere Nicchioli . - Vai da chi ti pare ! Niccolò era ancora disposto ad essere mite , credendo che la moglie la facesse finita . Ma non si sarebbe sentito sicuro , se non avesse pensato ai fratelli . Egli aveva il viso afflitto ; e , pure di potersene andare , non gli importava che la cioccolata gli bruciasse la lingua . - Tu , nonostante il bene che ti voglio e gli anni del nostro matrimonio , tenti di nascondermi quello che fai capire anche a guardarti . Bada che non è una celia ! - Mi minacci ? Ora non potrai dire più d ' essere una buona moglie come credevo . E come ti vantavi . Ella restò senza fiato , ma senza sentirsi avvilita . Il marito non le poteva mentire , ed ella era stata una sciocca . Ma , nondimeno , il suo istinto non la persuadeva . Come quando aveva creduto di sognare un terno sicuro , e tornava a rigiocare i numeri ; con quel suo fanatismo testardo e assurdo . Ella , allora , aspettando che Enrico entrasse in salotto a bevere il caffè , mentre gli preparava le fette imburrate , decise di parlarne con lui . Con Giulio non ancora , perché lo avrebbe ridetto al marito . Enrico era con lei sornione , e qualche volta cupo . Le parlava a distanza , sempre da sgarbato . Vedendolo entrare più burbero del solito , temette che le rispondesse troppo male . Ma gli chiese : - Come vanno gli interessi della libreria ? - Non c ' è il tuo marito ? Perché non lo domandi a lui ? Perché lo domandi a me ? Questo latte non è più buono , come prima ! - Niccolò non ha voluto dirmi niente ! - E , perciò , ti rivolgi a me ? - Ma lo saprò lo stesso . - Le donne riescono a tutto . - Non mi sarà difficile , allora ! - Senti : lasciami far colazione in pace ! Piuttosto , hai messo poco burro su le fette ! Bisognerà che ce lo stenda da me . Meno che io voglio parlare con te , e più tu mi vieni attorno . Ella non sapeva se s ' ingannava o se aveva ragione di sospettare . Egli la guardava con disprezzo , accigliato e con una serietà ostile ; come se l ' avesse odiata . Qualche volta egli le era restato antipatico , ma s ' era subito rimproverata ; come di una sconvenienza . Non poteva prendersela con un cognato ! Pensò , allora , di supplicarlo ; ma a pena egli se ne accorse , le disse : - Ti prego di smettere e di andartene ! Ella obbedì , pentita d ' aver creduto ch ' egli l ' avrebbe ascoltata . Enrico , invece di fare la passeggiata di tutte le mattine , andò difilato a bottega e disse a Niccolò : - Mi pare che la tua moglie metta su presunzione ! - Che t ' ha detto ? - Suppongo che prima abbia chiesto a te quel che chiedeva a me . Niccolò , per non passare da debole dinanzi al fratello , rispose : - Con me , se n ' è guardata bene . - Mi credi un idiota ? Mettiamoci , invece , d ' accordo . E , quando viene Giulio , domandiamolo anche a lui . - Veramente , non credo che possiamo rimproverarla . - Ed io ti dico di sì . Non fare il sentimentale . - Oggi , le parleremo tutti e tre insieme . Perché non dovete supporre che io mi sia lasciato scappare né meno un ette ! - Ti saresti fatto pigliare proprio alla tagliola . - Non c ' è pericolo ! Sono abbastanza furbo , benché lei sia una donna . - Appunto perché è una donna ci vuole doppio giudizio . E bisogna metterla subito al posto . - Io non le permetto né meno di fiatare ! - Pare di sì : altrimenti , non avrebbe osato , mentre facevo colazione , di mettersi lì ad affrontarmi . Io non me l ' aspettavo . - Stai tranquillo che non sa niente . Piuttosto , la strozzo . - Io le ho portato sempre rispetto , da buon cognato , ma ora glie lo farei scontare . - Con la mia moglie ci penso da me . Basto io ! Giulio , quando gli raccontarono tutto , disse : - Siamo rovinati ! Non c ' è più scampo ! Le donne son più astute del diavolo . Chi avrebbe immaginato che quella sciocca ... Scommetto che ha sentito qualche nostro discorso . Ierisera parlammo sottovoce , al buio . Può darsi che sia stata ad ascoltare . Ma Niccolò disse : - Oggi , prima di metterci a tavola , la facciamo pentire . - Senza tanti riguardi ! Giulio propose : - È meglio con le buone ! Enrico ribatté : - Allora , io non me ne occupo . Farete da voi . Giulio chiese , come se riflettesse da sé , a voce alta : - È meglio con le buone o con le cattive ? Enrico rispose : - Io ho sempre sentito dire ... Ma Niccolò gridò : - Ci penso io ! Basta ! Voi starete lì soltanto ; e , se ce ne sarà bisogno , mi aiuterete . Enrico scosse la testa , ed escì . Ma Giulio era anche spiacente di obbligare la cognata a non immischiarsi nelle faccende degli interessi . - O chi glie lo avrà messo in mente ? Mi pare impossibile che nessuno l ' abbia messa su . Sempre così quieta come una pecora ! Non c ' è stato mai una mezza questione ! - Sono ubbie del suo cervello . Ti garantisco che non sa niente ! - Lo spero . A mezzogiorno , Niccolò , la fece chiamare in salotto ; e mandò le nipoti in cucina , chiuse insieme con la donna di servizio . E le disse : - Siamo tutti e tre sorpresi dei discorsi che hai cominciato stamani . Diteglielo anche voi : non è così ? Modesta si sentì addirittura incapace di difendersi . Era il suo istinto che le dava ragione , ma avrebbe voluto piuttosto essere rovinata da vero che trovarsi lì a quel modo . Non s ' aspettava né meno che il marito le avrebbe fatto sopportare quella parte ! Se fosse stata sola con lui , si sarebbe buttata in ginocchio ; e invece si sentiva venire meno , come se le si piegassero le gambe , ed ella non avesse più forza di tenersi ritta . Era sbigottita ; e , nello stesso tempo , meravigliata . Ben lontana da indovinare che Giulio le avrebbe chiesto perdono , e che Enrico sarebbe stato pronto , più degli altri , per viltà , a dirle tutto . Niccolò sentiva per lei un affetto che durante qualche attimo rasentava l ' adorazione . Ella li credeva indignati , e pieni d ' ira . E se , invece , avesse detto una mezza parola , tutti e tre non avrebbero più osato di apparirle dinanzi . Ma ella , a pena si fu un poco rimessa , bisbigliò : - Non dovete badare a me ! Enrico rispose : - Non voglio sapere altro : mi basta . Niccolò aggiunse : - Un ' altra volta sarai più prudente . Giulio non le disse nulla , perché si vergognava . Allora , ella , piena di gioia quasi delirante , andò in cucina a dire alle nipoti che potevano portare la minestra . Durante il pranzo , incitava gli altri a ridere e a essere allegri ; sentendo una felicità non provata mai . Le pareva perfino troppa ; e di essersi ubriacata , benché non avesse bevuto più del solito . Niccolò l ' approvava , e burlava Giulio quando stava serio . Egli presentiva che presto non avrebbero più riso ; e , allora , con la sua ilarità avrebbe voluto insultare tutti . Se l ' avessero sentito sghignazzare il cassiere e il direttore della banca , sarebbe stato disposto a dare da vero dieci anni della sua vita . Erano risate sorde , ma spumose ; risate piene di impazienza ; che , ad ascoltarle bene , parevano brividi ; lente e comode , larghe e insolenti . Egli rideva anche con la voce ; i suoi occhi luccicavano , destando la malcreanza di Enrico , e la timidità corrotta di Giulio . Ma , a un certo punto , pareva che dovessero ridere anche i piatti ; battendo su la tavola . Tutto doventava ridicolo e piacevole . Giulio disse : - Ora , è troppo ! Chiarina e Lola gridarono : - No , no ! Non dovete smettere ! Soltanto Enrico riescì a farli tornare in sé , dicendo : - Questa baldoria non mi piace ! Quantunque Niccolò gli rispondesse pronto con una sguaiataggine tutt ' altro che pulita , risero meno , tra i denti . Enrico disse ancora : - Che tu sei il più sboccato , lo sapevo . Ma le sudicerie le devi serbare per la bottega . In presenza delle bambine , no . Metti il grifo dentro ai piatti e taci . - Se non vuoi ascoltare ... Giulio disse : - Non prendiamo le inezie troppo sul serio ! Cionchiamoci sopra un bicchiere di vino ; e vi passerà la voglia di fare un bisticcio . È meglio divertirsi che altercare ! Niccolò faceva il pentito , con un ' aria che rimetteva la voglia di ridere . Le due nipoti lo guardavano con una ammirazione ingenua ; quasi rapite . Modesta si alzò , andò dietro alla sua sedia ; e , prendendogli la testa , lo baciò . Egli si strofinò con il tovagliolo dov ' era stato baciato ; e , allontanandola con una spinta , disse : - Queste confidenze non le devi prendere . O che non puoi ritenerti ? CAPITOLO VI Chiarina e Lola , crescendo , si volevano sempre più bene . Tutte e due bruttine , nàchere e tracagnotte , troppo grasse ; e si assomigliavano . Chiarina la maggiore . Vestivano alla buona , cucendo da sé ; e di grazioso non avevano niente . Si parlavano sempre sottovoce , anche se erano sole ; perché credevano che avessero da dirsi cose troppo insulse ; da nascondere . Quando la zia le sorprendeva a parlarsi , facevano una risatina ; e , con gli occhi , si raccomandavano di non confessare . Ma nascondevano soltanto il loro pudore e la loro innocenza . E si promettevano sempre di non parlarsi più a quel modo ; quantunque , specie certi giorni , la loro amicizia avesse bisogno di sottrarsi a chiunque . Erano contente di pensare a cose eguali ; e avevano fatto proponimento , giurando , di essere sempre così ; non desiderando un ' altra fortuna migliore . A tutte e due piacevano le passeggiate in campagna . E la zia , sebbene non più di due volte la settimana , le portava fuori di città , per una strada solitaria e quieta . Dovevano passare davanti alla loro Scuola Normale ; e allora davano un ' occhiata dentro la porta ; per vedere se ci fosse la direttrice a salutare qualcuna del convitto , che i parenti erano andati a prendere . Dando quell ' occhiata , sghignazzavano e camminavano più leste ; arrivando a Porta Tufi quando la zia stava ancora a metà della scesa . Si voltavano , tenendosi a braccetto , per guardare il muraglione , a mattoni , del giardino della scuola ; in cima al quale s ' attacca una pianta d ' edera ; sbrandellandosi . Di fronte , un muro più basso fatica a reggere un campo ; che quasi strabocca . Sopra l ' arco della Porta , di fuori , una meridiana vecchia e stinta ; senza il ferro . Un arco più alto , fatto di pietre grigie ; chiuso quando riadattarono l ' entrata . Da ambedue le parti , congiunte alla Porta , cominciano due muraglie ; d ' un rosso scuro , con qualche chiazza giallastra ; e , dietro a quelle , viti e olivi . Non c ' era mai nessun rumore ; ed elle facevano un passo più nel mezzo della strada quando all ' improvviso sentivano il fruscìo di una scala messa da qualche contadino tra i rami di un fico . Una delle muraglie , dopo un cancello di legno , coperto sotto un piccolo tetto a doppio pendìo , termina a un caseggiato d ' un rosso cupo , con le finestre anguste , fino al Cimitero della Misericordia . Ma le due giovinette , dopo averlo domandato alla zia , prendevano sempre la Strada del Mandorlo . E allora , tra gli olivi , dietro un muricciolo basso , sul quale ci si può anche mettere seduti , si ricomincia a vedere Siena . Quando Chiarina e Lola si soffermarono lì , ad aspettare la zia , il cielo era tutto cinereo , ma chiaro ; e il sole faceva doventare abbarbagliante la nebbia dove restava ficcato . La campagna , sotto il Monte Amiata , sempre più sbiadita e uniforme . I contorni dei poggi si attenuavano , quasi sparendo . Anche i cipressi si velavano ; meno che quelli vicini . Le mura della cinta cascano dentro la terra gialla , tra l ' erba delle grosse greppaie . E Siena strapiomba su un rialzo alto , separata dalla sua cinta che in quel punto è quasi dritta ; mentre , verso la Porta San Marco , stramba a saliscendi . Dalle case della città esce fuori soltanto il campanile del Carmine ; a punta . Seguitando la china , sentivano i loro passi risonare ; perché la strada si fa più stretta tra i suoi muri sempre più alti . La poggiaia fuori di Porta Romana s ' appiana , aprendosi con le sue campagne sparse da per tutto . Più in là , ma come della stessa altezza , i poggi azzurri , dopo una striscia violacea ; con le file nere dei cipressi . Giunsero , quasi senza più parlare , ad una villa con la facciata scolorita dall ' umidità ; con una finestra finta e le persiane verdi ; con rappezzature fatte a calce , come patacche bianche . Incontrarono un portalettere sciancato ; con la pipa in bocca ; volta in giù ; con la borsa logora a tracolla ed una fazzolettata di chiocciole in mano . Chiarina e Lola fecero le boccacce . Poi , incontrarono due preti : uno basso , tarpagno ; e un altro secco come un nocciolo d ' oliva . E alle due sorelle venne da ridere . Poi , giunsero ad un ' altra casa , tenuta su , perché non franasse , con certi rinforzi di mattoni , a pendìo , che arrivavano al tetto . Aveva la facciata gialleggiante di licheni . Ora , i muri della strada erano tutti storti e piegati ; sbilenchi ; con rigonfiature che si spaccano come se fossero per sfiancarsi . Elle si misero a canticchiare ; ma , stonando e non andando a tempo , dovevano sempre rifarsi da capo . Non pensavano a niente ; e la zia disse loro : - Non camminate troppo , perché sudate . Lola chiese : - Non arriviamo fino alla cappella ? - È troppo lontana ; poi , per tornare a dietro , è salita . - Non t ' impaurire . Ti porteremo noi . Modesta ripensava al contrasto del giorno avanti , con il marito e i cognati . Era stato uno sbaglio di lei che avrebbe potuto finire in litigio . E benché se ne sentisse ancora pentita , era più serena e sicura . Dunque , il suo istinto , questa volta , l ' aveva ingannata . Ma le due sorelle volevano fare la passeggiata più lunga , perché avevano da dirle un gran segreto ; volevano anche esserci preparate e vederla disposta bene . Veramente , a parlare , toccava a Chiarina ; perché il segreto riguardava lei ; ma non ne erano ben certe . In due , si sarebbero fatte coraggio meglio . Chiarina pregò Lola : - Diglielo tu . Appunto perché si tratta di me , mi parrebbe d ' essere troppo temeraria . - E , se per caso , mi dovessi fidanzare io , che faresti tu ? - Lo sai : glielo direi io . Mi ci viene da piangere . - Aspetta a quando torneremo a casa . - A forza d ' aspettare , non glielo diremo mai . Guarda che more grosse e mature . - Bisognerebbe fare un salto , per arrivarle . - C ' è da bucarsi le mani . Erano in fondo alla Strada del Mandorlo , alla cappella . Dirimpetto a loro , su un siepone pieno di roghi , c ' è una ventina di cipressi ; tutti diseguali anche d ' altezza . La cappella pare un casotto ; con due scalini corti , di pietra , e con un ' inferriata arrugginita sopra una finestrucola nella porta . Due statuette , come due fantocci di pietra scortecciata , una di San Bernardino e una di Santa Caterina , in proda al tetto di tegole smosse . - Ce la diranno mai la messa ? - C ' entrerebbe soltanto il prete . - Sicuro ! Scommetto che a sentire la messa restano di fuori ; qui dove siamo noi . Più in là , dove sboccava un ' altra strada , c ' è una croce di legno ; con un gallo colorato in cima ; in mezzo a due cipressi . Due donne , accoccolate sul ceppo della croce , si spartivano una grembialata d ' uva . Quand ' erano più piccole , Chiarina e Lola dicevano sempre qualche avemaria . Anche ora , si sentivano preoccupate e confuse , quasi sperse ; come se la croce proibisse loro di star sole senza la zia . - Non sarebbe meglio che tu non ti fidanzassi ? Chiarina voltò le spalle alla croce e si discostò : - Perché me lo dici qui ? - È peccato qui ? - Mi pare . - Andiamo via subito , allora ! Ma Chiarina stava tra la paura della croce e il suo desiderio ; e disse : - La zia vorrà riposarsi ! - E tu non esagerare , dunque ! Se si riposerà , glielo dirò subito . Oggi o mai più ! - Bada che , se le dispiace , la colpa è tua ! - Va bene : la prenderò io . Modesta giunse , trenfiando . Lola le disse , prendendola a braccetto : - Zia , Chiarina ha da confessarti una cosa ! - C ' è bisogno che tu porti l ' ambasciata ? - Da sé non te lo può dire . - Fate sempre le giuccarelle , come se tu non avessi ormai quindici anni e lei diciassette ! Chiarina , allora , andò di corsa a dare un pugno a Lola . - Ohi ! M ' hai fatto male ! - E tu perché non sei stata zitta ? - Ma mi hai fatto male troppo ! - E io voglio sapere quel che avete tra voi ! Vi fate sempre le moine ! - Te lo dirà Chiarina da sé ! Io non voglio né meno ascoltare . Ma Chiarina , dopo aver dato il pugno alla sorella , piangeva ; sebbene quelle due donne la guardassero . - Io - disse Modesta ricordandosi un ' altra volta del giorno avanti - non voglio arrabbiarmi per voi ! Vi fa vergogna ! Ormai , siete grandi e grosse , da marito ! Lola chiese , ridendo : - Da marito ? Modesta , allora , cercò di riflettere se aveva detto una cosa fuori posto . Ma Lola seguitò , doventando però così seria e nervosa che si sentiva tirare tutti i tendini fino alla punta dei piedi : - Chiarina ti voleva dire questo ! La sorella smise di piangere , e la picchiò su le spalle e su la testa ; quanto poteva . Modesta glie la tolse di sotto e le chiese : - È vero , sì o no ? Lola , per vendicarsi , rispose per la sorella ; lagrimando : - È vero ! È vero ! Ma Chiarina , allora , non sapendo come meglio nascondersi , l ' abbracciò stretta stretta ; con tutta la sua amorevolezza , che la faceva tremare . Lola , pentita d ' essersi vendicata a quel modo , la schiacciava a sé , con il desiderio di non lasciarla più . Modesta , benché quelle due donne , incuriosite , ridessero , prese le nipoti insieme ; e le baciò . E Lola raccontò come un giovanotto , impiegato al Demanio , era riescito a far sapere a Chiarina , dopo averla fatta innamorare , quanto già era lui , che avrebbe domandato in casa di fidanzarsi . Tornarono a dietro , fuori di sé dalla contentezza . Modesta aveva dovuto promettere a Chiarina di non dire niente , ancora , a nessuno degli zii . Ma ella , la sera stessa , lo fece sapere a Giulio ; che , grattandosi vicino alla bocca , rispose : - Bisognerà informarsi bene chi è lui . Modesta gli chiese : - Devo dirlo anche a Niccolò ? - Io direi d ' aspettare . Perché Niccolò la piglierebbe in burletta e chi sa come darebbe la baia a Chiarina . E Chiarina non voleva mettersi né meno a tavola ; se non l ' avesse persuasa la sorella . Si vergognava ; e s ' impensieriva senza saper perché , vedendo lo zio Giulio più serio del solito . La sorella , dopo , le chiese : - Mi accompagni al pianoforte ? - No , no ! Non mi riesce ! - Dio mio ! Ma è possibile che tu faccia così ? - Ho un ' irrequietezza che mi noia . Avrei bisogno di distrarmi . - Perciò vieni con me al pianoforte ! - Mi farebbe peggio ! Lola le suggerì : - Chiudi gli occhi . - Non mi riesce più . - Te li chiudo io , con le mani . Ti passa ? Ma Chiarina voleva esser più forte del suo sentimento ; e le disse : - Non è facile , anche per me , capire quel che ho . - Andremo a letto prima . - No : voglio stare al buio , con la finestra aperta . Voglio provare così ! Dalla finestra della loro camera , si vedeva la campagna , tra Porta Ovile e Porta Pispini . Ma era già troppo buio , e la campagna doventava di un colore cinerognolo tutto eguale . Soltanto dove cominciava , il cielo rimaneva come un lungo taglio più chiaro ; che , però , affievoliva . Il vento frusciava nei giardini e negli orti , a piè delle case ; dentro la cinta delle mura di Siena . Si sentiva chiudere qualche persiana , sbattendo ; e c ' era un piccolo eco affilato e rauco , che ripeteva pazientemente in fondo agli orti quel rumore ; come se andasse ad appiattarsi laggiù ; dove gli archi della fonte di Follonica s ' interrano fino a mezzo ; impiastricciati di muschi , che si sfanno con il tartaro dell ' acquiccia . L ' erta delle case , silenziosa , morta , non sentiva le foglie di un gran tiglio , sotto la finestra della camera , staccarsi l ' una dopo l ' altra ; senza che potessero smettere più . Lola era in salotto , a studiare un libro di scuola ; e Chiarina si voltò per guardare fisso il Cristo d ' ebano e d ' avorio , quello della prima comunione , su la parete del letto . CAPITOLO VII Giulio diede subito importanza a quel che gli aveva detto la cognata . Ma da solo non riesciva a vedere come avrebbe fatto a fingere che la ragazza avesse almeno una dote piccola . Era curioso di conoscere il giovine ; e aspettava , da un giorno all ' altro , che capitasse in bottega ; perché , certamente , avrebbe dovuto prima parlare a lui . Ma , poi , non volle preoccuparsene troppo ; perché , convinto che tutto ormai gli dovesse essere contrario , si racchiocciolava e non desiderava più che la sua sfortuna mutasse ; e aveva perduto ogni senso di volontà . Però , fu di parere di dirlo ai fratelli : Enrico rispose che non ci credeva e che si trattava molto probabilmente d ' una fisima da donnicciole , e Niccolò garantì che non valeva la pena né meno di occuparsene . Allora , Giulio volle impegnarsi da solo a fare per Chiarina quel che avrebbe potuto . Tutto il suo sentimento d ' uomo gli dava un piacere d ' energia , che si trovava d ' accordo con la sua coscienza . E credette , così , di rendersi meno abbandonato a se stesso . Non aveva fatto mai niente che avesse un intento morale , ed ora gliene capitava l ' occasione ! Volle riprovarsi a discorrerne più a lungo con Niccolò , e gli disse : - Tu che sei tanto affezionato , e non lo metto in dubbio , a quelle due bambine , perché ti rifiuti ora di prendere sul serio la possibilità che una abbia trovato da sistemarsi bene ? - Giulio , lo sai ! Io di queste bazzecole non me ne intendo punto ! - O perché ? - Perché io , da qui in avanti , più che ci s ' avvicina all ' abisso , voglio mangiare e bere soltanto ! - Mi pare che l ' una cosa non escluda l ' altra ! - Ma che dovrei fare ? - Siccome è un impiegato al Demanio , tu che conosci il direttore , dovresti informartene . Niccolò si mise a ridere : - Ti pare che io sia proprio adatto ? Poi disse con violenza , alzandosi in piedi e battendosi una mano aperta sul ventre : - Se è uno che cerca la dote , ha sbagliato ! La dote non c ' è e non la piglia . Si trovi un ' altra fidanzata ! Poi , con una voce , che gli sbatteva insieme con le sue risate brusche e quasi minacciose , seguitò gridando : - Ti pare che la sposi senza una dote ? Ah , io non ci credo ! Sarebbe un bell ' imbecille ! Sono il primo a dirglielo ! Avete voluto mandare a scuola anche lei , e invece doveva entrare a farsi monaca ! L ' ho sempre detto ! Non mi sento mica un gonzo ! - Ormai , è inutile avere codeste idee . - E , allora , fate quel che volete . Io resto del mio parere . E rise , sempre più aspramente . Mentre rideva , entrò un giovine vestito abbastanza bene ; con i baffi rossi e le lenti . Niccolò gli chiese , con un risolino beffardo : - Vuol qualche libro ? - Volevo parlare a uno di loro . Non so a chi . - Parli al mio fratello ! E , abbottonatasi la giubba , scappò . Giulio escì da dietro la scrivania , e il giovine si presentò : - Sono il ragioniere Bruno Pallini , impiegato da un anno al Demanio di Siena . Giulio , inchinandosi , gli rispose : - Mi dica pure quello che vuole . Il giovine stette un momento zitto . - Sa ... è la prima volta ch ' io parlo con lei ! Mi scusi ! Io desidererei l ' onore di fidanzarmi con la signorina Chiarina . Aveva gli occhi luccicanti , e gli tremavano anche le lenti . Aspettava ansioso che il libraio aprisse bocca . - Non c ' è nulla in contrario , se la mia nipote acconsente : purché lei sia disposto anche se le condizioni ... attuali ... della ragazza sono piuttosto modeste . Il giovine , esaltato , disse senza riflettere : - Ah , non le voglio né meno sapere ! - Allora ... la cosa può essere fattibile ! Oggi ne parlerò alla sua zia e a lei . - Quando vuole che torni ? - A comodo suo . Stasera , domattina ... Meglio domattina . Il giovine avrebbe voluto stare con lui più a lungo , ma siccome non trovava niente da dire , sorrise tutto imbarazzato e timido , gli tese la mano ; e se ne andò . Giulio restò fermo , allo stesso posto ; facendo girare le lenti fra le dita . Poi , disse : - E ora ? Ma entrò Costanzo Nisard tutto azzimato e gioioso ; con un crisantemo che pareva d ' oro ; tenendolo insieme con un manoscritto arrotolato . - Disturbo , forse ? - Anzi , mi fa piacere . C ' è stato , mezzo minuto fa , un signore a chiedere la mano d ' una mia nipote ; di Chiarina . Il Nisard , a cui piaceva fare i complimenti , esclamò : - Mi duole di essere arrivato troppo tardi ! Lo avrei conosciuto volentieri . - Pare serio . Dev ' essere meridionale ; come quasi tutti gli impiegati che mandano qua . - È ricco ? - Io non gliel ' ho chiesto . Ma il Nisard aveva parlato abbastanza di quell ' argomento , e disse : - Ero venuto per sapere se lei ha un fascicolo del Burlington Magazine , dov ' è uno studio sul Sassetta del Berenson . Mi scusi se io cerco quel che interessa me . - Ora , guarderemo se lo troviamo ! - Non ho nessuna fretta . Ma comparve Niccolò , ghignando ; e s ' accomodò a sedere senza dire niente . - Era lui quello che ci domanda di Chiarina - gli disse Giulio . - Lo sapevo . E perciò me la son battuta . Allora il Nisard gli chiese scherzando , con la sua voce crepitante come fatta di aghi , con un sorriso che sgrigliolava liscio e pulito come le sue scarpe sempre nuove e sempre lucide : - E lei è contento ? Niccolò lo ragguardò in viso , ridendo ; e ora , il suo riso era tranquillo , ma dileggiante lo stesso . Si calcò il cappello fin sugli occhi , in modo che le sopracciglia toccarono la tesa , e gli rispose : - Le pare che io pensi agli sposalizii ? Il Nisard , con una voce che pareva donnesca , si raccomandò che non si prendesse gioco anche della nipote . E restò con il sorriso sospeso , aspettando a ricominciarlo quando il libraio gli avesse risposto . Allora rise come se gli facessero il solletico ; rannicchiandosi con le spalle ; e torcendosi le mani . - Ma via ! È troppo grossa ! Soltanto lei dice cose simili ! Giulio , con il suo sorriso che si sottometteva , un sorriso che si mutava subito nella voce , gli disse : - Non c ' è da far caso più di niente con lui ! Ma Niccolò , con un ridere agro , che scherniva : - Io non me ne intendo ! Poi , chinò la testa , e dopo un poco ronfava . Il Nisard sfogliò , sul banco , il fascicolo del Magazine ; batté la punta del bastone su le ginocchia di Niccolò , per salutarlo . Ma Niccolò finse di non destarsi . Quando sentì ch ' era escito , fece uno sbadiglio lungo come una ragliata , a più riprese , e disse : - Non so perché i quadri debbano stare nei musei , e invece non li dànno a me , per venderli ! Caro Giulio , senza un quadro di autore vero , saremo sempre miserabili . Giulio , pensieroso , rispose : - Lo so ! Ma bada se ti riesce a staccarne almeno qualcuno da dove li tengono chiusi a chiave . - Ecco qui ! Siamo costretti a fare l ' industria delle antichità false ! Come le trecche ! Rise con un suono , che pareva quello di un trombone ; e , spalancando la bocca con un altro sbadiglio , continuò : - Una volta , almeno , si poteva cercare per la campagna ! Ora il governo ha fatto inventariare tutto senza pensare al nostro mestiere ! Ci ha rovinato tutti ! Poi , con una voce più naturale : - Dimmi almeno quel che t ' ha detto ! - Chi ? - Quel signore , che è venuto a posta per Chiarina ! - Ah , m ' era passato di mente ! Niccolò parve preso dall ' impazienza : - Che t ' ha detto ? Ma ambedue si volsero verso la porta , sentendo toccare la maniglia : era il cavaliere Nicchioli . Allora , Niccolò richiuse lesto gli occhi . Il cavaliere disse tutto festoso : - Ho incontrato il Nisard , e m ' ha detto che la vostra Chiarina è per fidanzarsi . Me ne congratulo , quantunque ... al mio bambino sia venuta una tossetta ... piuttosto cattiva . Giulio sorrise : - Sono certo che domani tutta Siena saprà che è venuto un giovine a domandarmi il consenso di ... - Oh , lo sapranno tutti ! Si figuri : ho parlato con due miei amici , che sapevano perché ho dovuto cambiare la donna di servizio ... che non si prestava ... amorevolmente ... con il mio bambino . - È una cosa meravigliosa . - Siena è fatta così ; e nessuno ci cambierà ; se Dio vuole ! Anch ' io , del resto , non vivrei volentieri a Siena se non fosse possibile conoscere quel che si desidera degli altri . Perché non mi piacciono le grandi città ? Principalmente , perché io non potrei stare senza conoscere gli altri come me stesso . È una curiosità , che abbiamo nel sangue . E nessuno ce la leva . Anzi , io , le persone che non sono di qui , non ce le vorrei né meno ! Che ci fanno ? Stiamo bene tra noi ; essendo tutti eguali e dello stesso seme . Dorme davvero Niccolò ? La voce del cavaliere pareva malata , un poco saponosa , d ' una timidità floscia . Il libraio gli rispose : - Credo . Non fa altro ! - Mi dica che giovine è . - Ancora non ho avuto tempo di chiederlo a nessuno . - O che aspetta ? Vuole che me ne incarichi io ? Lo faccio con vero piacere . Mi dia il nome . Scrisse il nome , e riescì dicendo : - Tra un ' ora ... lei saprà con precisione quanti anni ha , di che famiglia è nato , e se è un partito da farsi . Si fidi di me . Giulio , allora , chiese al fratello : - Ti sei addormentato da vero ? Niccolò se ne vantò : - Sognavo perfino ! Dentro la libreria c ' era poca luce e dovevano accendere presto il gasse . Nella strada , vedevano passare sempre le stesse persone ; e qualcuna si fermava a guardare la vetrina . Allora , Niccolò , che occhiava dal suo cantuccio , cominciò a dire : - Quello è il pazzo che dovette fuggire da Siena , quando scoprirono che aveva rubato al cugino l ' eredità ; che non doveva toccare a lui ... Una di quelle due signore , la più brutta , è la moglie di un tale che s ' è fatto pagare i debiti dal suocero ... Ecco la contessa , che al servizio non vuol tenere donne ... Oh , ecco la marchesa tradita dal marito con la governante dei figlioli ... Lo sai chi è quel prete ? È un canonico del Duomo : si dice che abbia per amante la zia di quel signore che l ' altro giorno comprò tutti quei libri di chimica ... quella è l ' amante del barone che va sempre con l ' automobile ... stai attento : tra poco passa anche lui ... Eccolo ! Che ti dicevo , Giulio ? Lo vedi che è vero ? ... E batté le mani dalla compiacenza : - Scommetto che sono esciti , a quest ' ora , per vedersi ! ... Oh , ecco la governante che tradisce la marchesa ! È giovine ! Si vede che dev ' essere l ' amante di lui ! Basta guardarla in faccia ! Stai sicuro che non ci si sbaglia ! Lo vedi che io so tutto ? E hai visto come soffre la marchesa ? ... Bada quella signorina che si tinge sempre ! ... M ' hanno detto che la mantiene quel conte tanto ricco , che ha le tenute a Poggibonsi . Io ci credo ! Se no , chi glieli comprerebbe i vestiti a quel modo ? E suo padre è contento . Anche questo so . Chi me l ' ha detto , la conosce fin da bambina ... Come fa schifo quella signora vecchia ! Non la posso né meno guardare . Come biascica ! Non ha più né meno un dente ! ... Almeno la baronessa , che va sempre a spasso con gli ufficiali , se li è messi finti . È andata da un dottore americano , che sta a Firenze . Ha speso una somma favolosa ! Ma si turbò , dicendo : - Ecco questo screanzato . Era Enrico che zoppicava anche più del solito . Niccolò gli chiese : - Che vuoi ? - Quel che mi pare . Giulio lo difese : - Ha ragione . - Mi ha detto il Nisard che è venuto quel giovine , per il fidanzamento . - Lo sai anche tu ? - Se non lo so io ? Non è anche mia nipote ? Dimmi , piuttosto , le tue impressioni . - Né buone né cattive . - Parla bene ? Era disinvolto ? - È un gingillino , di pelo rosso , mogio , un poco anemico ! Ma decente . - Io non capisco perché sia capitato proprio lui ! Speriamo che sia una buona fortuna . Per l ' appunto è il primo e l ' unico . Non c ' è né meno da scegliere , così ! - E chi è che può imbroccare se si deve dirgli di no o di sì ? - Se sono innamorati , io direi di non rimandarlo via ! E , tu , Niccolò , l ' hai visto ? Niccolò non gli rispose , e si mise a togliere la polvere di sopra alla cassapanca . Allora , Enrico disse : - Io , invece di prendere moglie , mi metterei un pietrone al collo e m ' affogherei . - Ma tutti non sono come te ! - Perché non hanno la mia furbizia ! E con la voce , che gli cambiava tono , quando voleva preparare gli altri a udire qualche scappata , proseguì : - Bel piacere a prender moglie ! Allora , anche di me direbbero che ho le corna ! E rise , stridendo come un topo e spruzzolando lontano la saliva . CAPITOLO VIII Enrico era stato uno di quei ragazzi impertinenti e sfacciati , dei quali si dice che non se ne ricaverà mai nulla . Ma i fratelli , minacciando che lo avrebbero mandato fuori di casa , riescirono a mettergli un poco di giudizio . Egli , però , doventava sempre più intrattabile . In casa ci s ' era trovato bene , specie dopo il matrimonio di Niccolò ; e così cercava di andare d ' accordo più ch ' era possibile . Egli , qualche volta , aveva tentato di comandare e d ' imporsi agli altri ; ma , essendo meno intelligente , specie di Giulio , aveva dovuto sempre sottomettersi . Dentro di sé , è vero , glie ne era rimasta la presunzione ; e non avrebbe mai voluto essere né disapprovato e né biasimato . Ma egli aveva la convinzione che i fratelli parlassero male di lui anche con gli altri ; e , perciò , si vantava d ' essere sempre diffidente . Ora che s ' avvicinava la scadenza di un ' altra cambiale , piuttosto grossa , anch ' egli sapeva com ' era difficile trovare il denaro per scontarla , o almeno , com ' erano soliti , per scemarla d ' un quinto . Egli disse : - Giulio , tu che hai fatto sempre bene e con prudenza , bisogna che anche questa volta suggerisca il mezzo di toglierci d ' imbarazzo ! È proprio indispensabile ! Egli sapeva che non aveva niente da proporgli , e fingeva di aver fiducia in lui . - Questa volta bisognerà raccomandarsi a Dio ! - Che c ' entra Dio ? Bada di non scherzare . Egli , indispettito , piantò il fratello nell ' intrigo ; pensando con disprezzo che non sarebbe stato capace ad escirne . E incontrato Niccolò nella strada , gli disse : - Lo sapevo che quel menno lì avrebbe compromesso anche noi ! Niccolò , allora , difese il fratello , e rispose : - È meglio che tu non me ne parli ! Enrico borbottò le sue solite ingiurie , e andò in una bettola a giocare a briscola . Egli giocava anche dopo cena , fino alla mezzanotte . E disse ai suoi amici : - È una bella sfortuna avere un micco di fratello , che non capisce niente . Gli amici non badavano se aveva ragione o torto ; ed egli poteva dirne quante voleva . Perciò , quasi tutte le volte che aveva messo la sua carta , domandava a qualcuno , senza che nessuno gli rispondesse mai : - Che gli faresti se tu avessi un fratello come il mio ? Non sarebbe meglio nascere soli ? Non dovrei trovare il modo , magari per mezzo di tribunale , di farmi rispettare ? Alla fine di parecchie partite , toccava a lui scozzare le carte . Ma egli tenne il mazzo chiuso in mano ; e disse : - Voi credete ch ' io faccia una bella vita . Non è mica vero ! Vi giuro , sul mio onore , che io non ho mai un giorno di bene . Ma come dovrei fare a separarmi dai fratelli ? Ormai da tanti anni stiamo insieme , e sono già troppo anziano . Ma Dio mi scortichi se nessuno di voi ci resisterebbe . Non ci credete ? Ci resisto io , perché li lascio fare come vogliono , e sono remissivo ; anzi , dolce . Fanno di me come se fossi un ragazzo ! È sempre stato il mio torto . Egli aveva un ' aria sincera e afflitta come quando si lamentava dei tormenti della gotta . - Vedete : io vengo qui a giocare e a sorsellare un gocciolo di vino , perché ho bisogno di distrarmi ! Non ho altra consolazione . Dalla mattina alla sera , non ho altro svago . Mi si può rimproverare , dunque ? E pare , secondo loro , che io sia un essere spregevole ; uno che non è buono a niente . Come se fossi incastronito . Ma io l ' ho specie con Giulio , che è responsabile di tutti i nostri affari . Non dovrebbe essermi riconoscente se io , di mia volontà , mi son tirato in disparte ? Ma gli amici non volevano ascoltarlo , e gli gridavano che desse le carte . - No , oggi , non gioco più ; perché sono troppo stordito . Posò le carte , e andò a dire le stesse cose al padrone della bettola ; che , per fargli piacere , gli dette ragione . Egli , allora , aggiunse : - Tutti sanno che io , per esempio , ai teatri non mi ci reco ; perché non mi ci diverto ; anche alla banda , la domenica , mi annoierei . Faccio qualche passeggiata , sempre solo ; e non cerco mai di nessuno . - Ma con la cognata va d ' accordo ? - Perché è merito mio . Io non le rivolgo mai la parola , altro che quando siamo a tavola ; per convenienza . E , così , evito qualunque diverbio . E pure non me ne dolgo ! Io , anzi , non dico mai male di lei ; e mi rimetto sempre a quel che fanno gli altri ! E , pure , trovano da ridire anche sul mio carattere e sul mio contegno , che meglio non potrebbe essere . - Ma Niccolò è tanto allegro ! Lo giudico anche simpatico ! - Quando pare a lui ! Ma non mica con me ! Le giuro che non mi può vedere ! Giulio , poi , è un testardo e basta . Non dice mai niente di quello che fa , e pretende che io ne sia contento . Se non ci fosse lui in mezzo , forse con Niccolò mi potrei affiatare . Ci sono io che penso a tutto . La spesa la faccio io , per il mangiare dò l ' ordine io ... Io , lo so , ho finito con il sacrificarmi e con il doventare ingiusto anche verso me stesso ! È la mia disgrazia . Avrei dovuto prendere moglie , e stare per conto mio . Vedrà che , un giorno , dovranno chiudere la libreria e anche la legatoria . Anzi , bisogna che vada a farmi vedere ; se no , montano in bestia tutti e due . Ma il padrone della bettola stava , ora , attento a tre che bestemmiavano per un litro di vino ; perché s ' erano scordati di portarglielo , e non lo salutò né meno ; quantunque si fosse affissato di gusto ad ascoltare quel grumolo di bestemmie . Enrico non entrò in bottega e si appoggiò , invece , al muro ; vicino alla porta . Era deciso a dire le sue ragioni ; quantunque , pensandoci meglio , dentro di sé non ne trovasse né meno una . In fondo , riconosceva che aveva forse torto , e che non doveva lagnarsi di niente . E , scontento di sentirsi solo , entrò in bottega ; dove doveva esserci il Nisard e anche il Corsali . Egli sapeva che quei due erano piuttosto amici dei suoi fratelli ; ma gli era venuto voglia di farseli amici anche lui . E , siccome c ' erano appunto tutti e due , cercò di dire subito qualche cosa che attirasse la loro attenzione . Quand ' egli voleva mostrarsi affabile , dava ragione a qualunque cosa che uno dicesse ; e , sentendo che il Nisard sosteneva che il Pinturicchio gli piaceva meno del Perugino , egli disse : - Io sono del suo parere ! Bravo ! Ci voleva proprio un forestiero a dire la verità . Ma Niccolò , per deriderlo , gli gridò : - Tu di che t ' intendi ? - Io me ne intendo quanto te e più di te . Niccolò dette in una di quelle sue risate , che non si dimenticavano più per un giorno intero ; e facevano divertire anche a ripensarci dopo un pezzo . Anche il Nisard rise , come un flauto stonato . Giulio gli disse : - Che ti salta in testa ? Enrico lo guardò con risentimento e gli rispose : - Lo vedremo chi di noi due ha più cervello ! Per cosa molto più seria di questa . Ché questa è una buffonata e basta ! Io ti voglio vedere alla prova , da qui a qualche giorno ! Non c ' è mica molto ! Del resto , il Nisard è più competente di voi , e io ho approvato lui . Giulio doventò pallido e si sentì pieno di dolore . - Io me ne lavo le mani di tutto : te lo fischio davanti a testimoni . Io e tu sappiamo a quel che voglio alludere . Il Corsali disse : - Ho capito ! È una delle vostre bazzecole di famiglia ! E , per così poco , siete vicini a leticare ? - Tu stai zitto , perché non sai quel che snàcchero . Ma chi mi deve intendere , non è sordo ! A buon intenditor , poche parole . Giulio era anche convulso e non riesciva a rimpiattare niente . Il suo dolore gli faceva girare la testa ; e non sentiva più quel che dicevano ; benché alzassero tutti la voce . Niccolò stringeva i pugni nelle tasche della giubba , per nascondere la sua ira . Il Corsali disse : - Ho capito ! C ' è qualche cosa di grosso , che vorrebbe trapelare da sé . Ma , allora , aspettate di essere soli . Il Nisard , vedendo Giulio così pallido che le chiazze rosse delle guance gli eran doventate livide , si fece serio pur senza capire di che si trattava . Egli , appoggiato alla scrivania , chinò la testa , aspettando che tornasse la giovialità di prima . Il Corsali , credendo di far bene , disse : - Ormai nella vostra bottega non ci si viene più volentieri ! Rizzate sempre qualche chiassata che disturba . Dite quel che avete e non vi adirate l ' uno con l ' altro . Il Nisard non se ne andava per non essere maleducato con Giulio . Egli sentiva che aveva ragione lui ; ed era irritato d ' Enrico ; ma non se ne fece accorgere . Enrico ricominciò , volgendosi a Giulio : - Perché non dici chiaramente qual è la ragione della mia arrabbiatura ? Se lo dici , a me ormai non importa più nulla . - Vuoi dare a me la colpa di tutto ? Enrico non s ' arrischiò a rispondere . Ma Giulio proseguì : - La prendo io ! Tu che ne pensi , Niccolò ? Voglio conoscere anche il tuo sentimento . Niccolò si storse tutto ; e , raccattando il sigaro acceso che gli era caduto di bocca , disse al fratello : - Io vorrei soffrire come te . Mi pare giusto ! Ma tutti non si può soffrire . Uno , soffrendo , piange ; e io , invece , rido . Allora Giulio , avendo bisogno di una parola buona , chiese : - E di lui che ne pensi ? - Stasera non gli parrà vero di parlarti come deve ! Ma Enrico rimbeccò : - Sbagliate tutti e due . Niccolò disse al Nisard : - Mi faccia la cortesia lei : lo porti fuori di bottega ! Il Nisard si accostò ad Enrico , tirandolo per una spalla : - Venga con me . Enrico , quasi lusingato che il Nisard si intromettesse , si fece portare fuori . Da principio , voleva stare zitto ; ma , poi , disse : - Lo vede come mi trattano ? Se non c ' era lei mi sbattevano la porta in faccia . Il Nisard non gradiva ascoltare quelle confidenze , e non gli rispondeva . Allora Enrico , sentendosi troppo sotto a lui , gli disse , con uno sgarbo che non riescì a velare : - Non s ' incomodi per me . Io vado nella bettola , dove sono stato dianzi . Là ci sono i miei amici . Il Nisard voleva sgridarlo , ma torse la bocca e lasciò che facesse il suo comodo . Poi , affrettandosi , tornò nella libreria . Il Corsali diceva cose sciocche e senza senso ; credendo fosse suo dovere a mettere bocca . Né Giulio né Niccolò lo ascoltavano : Niccolò guardava per tutti i versi la cassapanca e la roba che c ' era sopra , come se mancasse qualche cosa . Giulio cercava d ' inghiottire la sua amarezza ; che gli pareva inverosimile . Il Nisard disse con sdegno affettuoso : - È andato a giocare . Soltanto il Corsali gli rispose : - Quello è il suo posto ! Allora il Nisard dette la mano ai due fratelli , si tolse il cappello al sensale ; e se la svignò . I tre rimasti non si parlarono più , per parecchio tempo ; alla fine si salutarono e basta . Enrico tornò al tavolino dove i suoi amici giocavano ancora . Ma , essendo incominciata la partita , egli dovette sedersi in disparte . Pensava ai fratelli , e gli pareva di avere agito bene . Ora , finalmente , s ' era fatto intendere ! Gli pareva di essere stato bravo come a giocare a briscola ! E loro non conoscevano né meno le carte ! Loro non avevano il coraggio di venire a giocare , come lui ! Egli non voleva avere più nessun affetto per Niccolò , comportandosi come se Giulio non esistesse né meno ! Stette così fino a buio , su uno sgabello ; con una gamba accavalciata sopra l ' altra ; avvinazzandosi . Ma quando fu in casa , benché avesse giurato che non ce lo avrebbero più visto , domandò premuroso a Modesta : - Sono venuti i fratelli ? - Stanno già a tavola . - Ora vengo subito anch ' io . Ed , entrato dov ' erano a mangiare , si scusò d ' aver fatto più tardi del solito . CAPITOLO IX Pareva che Giulio escisse da una malattia lunga . Emaciato , con la pelle del viso più floscia , si capiva che era molto abbattuto d ' animo . Il Nisard tornò subito il giorno dopo a trovarli , ma s ' avvide che non avevano voglia di burlare . Egli disse : - Ma ! Non bisogna mai stare male più di quanto è necessario ! Niccolò , che sonnecchiava , aprì gli occhi e li richiuse smovendo la lingua come se l ' avesse allappata . Sapeva qualche cosa il Nisard , forse ? A lui , in quel momento , non glie ne importava . Giulio pensò che doveva subito investigare , ma bastò ch ' egli guardasse il Nisard per rassicurarsi . Allora , sfilò un libro dallo scaffale che gli era dietro , lo aprì a una pagina che conosceva e gli fece leggere , tenendo l ' indice sotto le parole e scorrendolo : Fili , sic dicas in omni re : Domine , si tibi placitum fuerit , fiat hoc ita . Rimise subito il libro al posto , e chiese : - Non ha ragione chi ha scritto così ? Il francese voleva contraddirlo , ma restò colpito che il libraio gli avesse fatto leggere l ' Imitazione di Cristo . Non era delicato né opportuno farne una discussione da passatempo . Però , egli aveva intuito che le cose della libreria dovessero andare di molto male e che ne dovessero apparire presto le conseguenze . E se non gliene dicevano niente , vuol dire che diffidavano anche di lui . Egli si disse , vergognandosi di questa diffidenza : " Ma ! Soltanto tra sé sanno quel che accade ! " E , perché quel giorno aveva voglia di sentirsi lieto , non si trattenne come il solito . Niccolò si alzò di scatto dalla sedia , stirandosi e mettendo il petto in fuori . Egli pensava a cose addirittura infantili per aiutare il fratello ; ch ' era costretto a pregarlo che lo lasciasse fare . Quando si fu stirato , tanto che gli parve di essere molto più alto di quel che era , disse : - Vendiamo la libreria al primo che capita , e noi faremo un altro mestiere ! Io vado a Milano , a Torino , a Roma ; e trovo il compratore . Lo porto qua con me ; e il rimedio è preso ! E picchiò forte le mani insieme ; poi , fece una giravolta ; che lasciò i segni del tacco sul pavimento . - Oh , ma non bisogna perdere tempo ! Giulio scosse la testa ; con le mani nelle tasche dei calzoni e gli occhi fissi su gli sgorbi della cartasuga . I suoi occhi doventavano luminosi e trasparenti ; e avevano una tristezza , che avrebbe fatto pietà a chiunque . Dopo un poco , Niccolò trasse fuori un ' altra proposta ; anche più seriamente : - Facciamoci firmare una cambiale dal signor Riccardo Valentini . - La firmerà la prima volta , ma la seconda no . E , poi , se non ci fossero quelle false e quelle vere del Nicchioli ! - Già ! Non ci avevo pensato ! Il meglio è dirlo al cavaliere , dunque ! - Potremo andare qualche altro mese , ma poi ? - Bisogna resistere fino all ' ultimo . - Abbiamo fatto già tutto il possibile . - Seguiteremo . Giulio aprì il cassetto della scrivania , come se avesse potuto trovarci qualche cosa che gli fosse utile . Toccò tutti i mucchi delle carte che c ' erano , e con le unghie volle levare uno spillo restato dentro una commettitura del legno . Poi , si mise a bucarsi la punta delle dita . - Vogliamo dire tutte le cose , come stanno , al direttore della banca ? Ci vado io . E gli chiedo che ci lasci tempo di riparare alla nostra uscita . - Io mi strabilio come non ti rendi conto che tu farnetichi . - Vado a rubare , piuttosto ! Ma in prigione per le cambiali false , no . M ' ammazzo ! Il malessere di Giulio si eccitava anche di più ; e finì che egli ebbe più compassione per il fratello che per se stesso . Di Enrico pensò che era un cretino . Niccolò gridava sempre di più : - Come ! Due uomini non siamo capaci a slegarci da quest ' impicci ! Faremo ridere tutta Siena ! Chi sa quanta gente ci avrà piacere . Ma io me ne strafotto ! Basta che non mi vengano sotto il viso ! Sarà una festa per parecchi il nostro fallimento . - Zitto ! Non dire questa parola . Niccolò si volse attorno impaurito , e chiese : - Non siamo soli ? E , data una stratta alla sedia , la fece rompere . Allora , come un matto , escì di bottega . Giulio rimise insieme i pezzi della sedia , legandoli con lo spago . Niccolò andò a casa , quasi correndo . Giù per la scesa di Via del Re ci mancò poco che non sdrucciolasse . Come se fosse ammattito da vero , tremando tutto , baciò le nipoti e disse alla moglie : - Modesta , non ti affaticare troppo per il mangiare ! Non voglio ! Anche tu hai ragione di riposarti , qualche volta . Dacci pane , acqua e qualche cipolla cruda . Io non voglio altro ! Modesta si spaventò e si volse a guardare le nipoti . - Che hai ? La febbre ! Quando t ' è venuta ? Egli entrava da una stanza a un ' altra , e riesciva subito . Non capivano quel che volesse . Egli chiese , sempre senza fermarsi : - Chiarina , è venuto già il tuo fidanzato ? La ragazza gli rispose , ridendo : - Viene questa sera . Lo zio le fece una carezza sotto il mento e girò gli occhi su attorno al soffitto . - Niccolò , che hai ? Mi fai battere il cuore . Io mando a chiamare il medico . - Il medico ? Non ce n ' è bisogno . Sono venuto a farvi una visita e a cercare il mio cappello sodo , che mi pareva d ' averlo attaccato in questa stanza . Ma non s ' era ancora fermato ; e la moglie gli domandò : - E , ora , dove te ne vai ? Ella e le nipoti gli andavano dietro , di stanza in stanza . - Voi , piuttosto , che volete da me ? O se io volessi vivere solo da qui in avanti ? Toh , non mi piace più avere moglie e stare con tutti voi . Siamo troppi ! Modesta , allora , credette che burlasse ; e gli disse , facetamente , sebbene non del tutto rassicurata : - Se mi vuoi lasciare , io ne sono più contenta di te . Egli rise a singhiozzi , come sforzandocisi . E , rendendosi conto del suo stato d ' animo , all ' improvviso , lo continuò finché non fu all ' uscio : l ' aprì , mandò indietro la moglie e saltò giù per le scale . Egli si chiedeva perché gli fosse venuto quell ' estro poco serio , mentre in bottega aveva lasciato Giulio solo . Gli chiese , rientrando : - Che hai fatto mentre non c ' ero ? Giulio gli sorrise : - T ' ho accomodato la sedia e mi son messo a segnare sul registro quel pacco di libri arrivato stamani . - Che roba è ? - Romanzi , novelle ... - Pappa sciapa per chi non ha niente da pensare . Al macero ! E , messosi a ciancicarsi le unghie , disse : - Io prenderei quelli che scrivono i libri e con una frusta li farei ballare a suon di lividure . - Codesti son ghiribizzi ! - O alla cambiale non ci pensi più ? Giulio , che se n ' era un poco dimenticato , gli disse : - Lasciami respirare ! - Ho capito : ci penso più io di te . - Perché ? Che hai fatto ? Hai trovato i denari ? - È inutile che tu mi faccia l ' ironico . E sperò che Giulio avesse già rimediato , parendogli più tranquillo . Perciò , lo guardò , aspettando che tenesse a bocca dolce anche lui . Ma Giulio gli disse , accorato : - Questa volta scivoliamo senza poterci aggrappare a niente ! Tu , ancora , non ci vuoi credere ! - Fino ad ora , la fortuna ci ha sempre assistito ! - Ed ora ci ha lasciato . - Vuol dire che subiremo insieme la stessa sorte : io non sono come Enrico . - Pensavo , invece , se qualcuno di voi si potesse salvare . - A quale scopo ? - È vero : se tocca a me , anche voi dovete fare lo stesso . Ma Niccolò non avrebbe potuto resistere di più alla monotonia di questa tristezza sconsolata . Egli cominciò a muoversi e poi a dimenarsi su la sedia ; come quando , d ' estate , per chiappare una mosca picchiava e sbatacchiava le mani da per tutto . Giulio se ne accorse e gli disse : - Vai a fare una bella scorpacciata d ' aria ! Non è mica necessario che tu stia qui perché ci sto io ! Ma il suo dolore , che doveva sopportare da solo , si fece più vivo ; con un ' acutezza felina . Niccolò rispose : - Ti garantisco che non perderò mai il mio appetito . Se , stasera , avessimo una mezza dozzina di beccacce arrosto , io pulirei anche gli ossi . La soddisfazione di farmi stare male non l ' avrà mai nessuno . Alla bottega sarei il primo io a darle fuoco ! Perché te la vuoi prendere , Giulio ? - C ' è bisogno che tu mi metta coraggio ? Io non mi sono mai sentito galantuomo e leale come ora ! Mi sembra di non avere più nulla da chiedere ; né agli uomini né a Dio . La mia volontà consiste appunto nel rendermi conto del mio tracollo . È una specie di orgoglio alla rovescia ; ma sempre orgoglio . Ho fatto di tutto non per essere un signore , perché non sarebbe stato possibile , ma per mantenerci quel che avevamo avuto da nostro padre . Se non m ' è riescito , non è colpa mia . Nondimeno , mi prendo lo stesso la colpa ; e voglio morire con più coscienza di quella che avevo due o tre anni fa . Era destinato ch ' io dovessi finire male , e non me ne lamento . Qualcuno potrà dire che s ' era sbagliato ad avermi stima ; e io gli rispondo che ora faccio a meno di qualunque stima . Sono io , proprio io , che gli toglierei qualunque illusione . Nessuno può pretendere da me che io non sia come Dio mi ha messo al mondo . Non ho mai recato , volontariamente , male a nessuno . Ho fatto le firme false , solo perché la mia firma vera non avrebbe contato nulla . Niccolò , per approvare , fece una specie di grugnito ; e disse un ' imprecazione con una parola oscena . Ma Giulio si sentiva come morire , desiderando lo stesso di sacrificarsi senza chiedere un limite . - Nessuno , se sapesse ch ' io sono un falsario , mi darebbe la mano . Non me ne importa più ! Gli mancava anche il respiro , e dovette riposarsi . Niccolò gli disse : - Io solo , che t ' ho sentito parlare così , e ti sono fratello , posso apprezzarti . Ma anche di me non te ne deve importare ! Sono io che seguo te , se non vuoi che io sparisca alla chetichella . Ora , stiamo zitti perché entra il verro ! Enrico , con la sua collottola dura di lardo e di cotenna , entrò anche più fosco e imbiecato degli altri giorni . Giulio , senza nessun rancore e senza nessuna animosità , gli chiese : - Che vuoi ? Egli , prima , biascicò senza rispondere ; poi , disse : - Domani è domenica : vogliamo mangiare una spiedonata di tordi ? Li ho visti da Cicia , legati a mazzi . Mi son parsi grassi abbastanza . Niccolò , allora , bofonchiò : - Io domani non mangio con voi ! - E perché ? Dove vai ? Niccolò , con un tono da gradassata , insolente , rispose : - A Firenze . È tanto tempo che non assaggio più i fagioli cotti in forno ; come li fanno i fiorentini . Questi di Siena non sono buoni . Giulio rispose , ad ambedue , con una voce pacata ; che commoveva : - Domani tu mangerai i fagioli a Firenze , e tu comprerai i tordi da Cicia . Vi manca altro ? CAPITOLO X La domenica , Giulio e il cavaliere Nicchioli fecero un ' altra passeggiata . Niccolò era andato a Firenze ; e perché non lo dissuadessero , aveva evitato di parlare a solo con i fratelli . Quando prendeva di queste decisioni , doventava intrattabile ; rifiutando di darne qualunque giustificazione . Non riescivano né meno a trovarlo . Il cavaliere chiese a Giulio : - Vogliamo andare da Ovile a Pispini ? Il libraio era distratto , e rispose : - Dove vuole lei . Per me , è lo stesso . Nell ' aria c ' era una dolcezza pungente ; e le campagne parevano gli avanzi della primavera . Quasi tutti i contadini avevano vendemmiato ; e perciò i cancelli su le strade erano aperti ; ma portavano ancora le spine . Siena è come tante strisce dritte di tetti e di facciate , della stessa altezza ; che si alzano invece all ' improvviso dove le case vengono più in fuori , pigliando un poco di poggetto . Ma San Francesco e Provenzano , con spicchi di case in mezzo , da un ' altra parte della città , taglierebbero quelle strisce quasi ad angolo retto se in quel punto la pendenza non fosse più ripida . E le mura della cinta , trattenute dalle loro torrette smozzicate e vuote , lasciano un gran spazio libero ; venendo fin giù alla strada ; come una corda allentata . Poi , la strada gira troppo sotto la cinta ; e Siena non si vede più . Ma dopo un poco ritorna ; con le case ammucchiate alla ridossa . E la Torre del Mangia pare che si spenzoli , su alta nel cielo , dalle mura . Il cavaliere disse : - Si volti a vedere com ' è bella la nostra Siena ! Ma Giulio non aveva voglia di guardare . Aspettando l ' ora dell ' appuntamento s ' era sempre più persuaso che a chiedere al Nicchioli un ' altra firma si sarebbe compromesso ; o , per lo meno , gli avrebbe suggerito un sospetto troppo forte . E , poi , si sentiva con lui di una timidità molle . L ' averlo ingannato gli metteva nell ' animo il desiderio di compensarlo con una devozione intima e profonda . Ma , standoci insieme , fu tentato ; e gli parve possibile che il cavaliere avrebbe annuito a firmare un ' altra volta . Era , del resto , il mezzo di salvarsi soltanto per altre poche settimane e basta ! Ma quando sentì che gli parlava con quella sua tenerezza vanitosa e saccente , gli disse : - Domani avrei bisogno da lei di una gentilezza che m ' ha fatto un ' altra volta . - Se posso , volentieri ! Giulio ebbe un gran rivoltolone dentro , e continuò come se fosse fatale non potersi trattenere più : - Ci fanno comodo altri denari ... Il cavaliere impallidì , e chiese : - Quanti ? - Un diecimila lire ! - E perché ? - Siamo restati al secco . Il cavaliere trasecolava e allibiva ; e Giulio si accorse che , parlando , aveva dato il tracollo a tutto . Ma gli pareva già da un tempo incalcolabile e che fosse possibile rimediare . Stava per dire che non era vero , quando s ' accorse che il cavaliere non aveva più nessuna stima di lui . Allora si raccomandò come un ragazzo , cercando di fargli credere che si trattasse quasi di un capriccio , di una necessità non indispensabile ; quasi di un lusso . Gli premeva che il Nicchioli non sospettasse , e sorrise . Ma il cavaliere , addirittura di un altro umore , non dette retta a quel sorriso . Che gli era avvenuto ? Non alzava più gli occhi e non aveva più voglia di parlare . Questo cambiamento sembrava pieno di conseguenze cattive . Camminava più lesto , come se non potesse stare più con lui . Era adirato ? Era finita la loro amicizia ? O sarebbe andato a informarsi alla banca ? Ma non indovinò nulla , benché il cavaliere , lasciandolo , gli desse la mano in un modo come per rimproverarlo . In casa , Giulio trovò Enrico che insegnava a giocare a dama alle nipoti ; mentre stava su una poltrona con un piede dentro un senapismo caldo , perché durante la notte aveva avuto un altro attacco di gotta . Modesta vicino alla finestra , cuciva . Egli entrò in camera , e ci si chiuse . Sentì che per lui vivere era doventata una cosa del tutto involontaria . Non gli importava più di niente , e le voci di quelli che parlavano nella stanza accanto gli sembrava che si fermassero a una specie d ' ostacolo ; che le lasciava passare oltre . Egli , a un certo momento , si voltò perfino per vedere se quell ' ostacolo era visibile ! Non riesciva né meno ad essere triste e a preoccuparsi : una chiarezza fatale ed inalterata gli faceva conoscere , con un gran guazzabuglio di ricordi e di pensieri , ch ' egli non avrebbe potuto cambiare nulla . Sentiva dissolversi ogni cosa e non riusciva più a prendere una decisione . Anzi , gli pareva proibito per sempre che egli potesse trovare una ragione qualunque di quel silenzio cosciente . Se uno avesse parlato di cose allegre , gli avrebbe fatto piacere ; e gli sarebbe parso naturale . Pensava volentieri che Niccolò era andato a Firenze per divertirsi ; ed egli stesso non credeva più che il giorno dopo c ' era la scadenza d ' una cambiale . S ' allontanava agevolmente dalla realtà ; e gli pareva che avrebbe potuto fare a meno di riavvicinarcisi . S ' accorse che non parlavano più ; ed Enrico , sporgendo la testa dall ' uscio , dopo un bel pezzo , gli chiese : - Sei stato con il cavaliere ? - Sì : quasi due ore . C ' è qualche motivo perché tu me lo domandi ? - Volevo sapere quel che ne pensi , e se gli hai detto niente . Non te ne fidare : è doppio come le cipolle . - Ma ti pare che io volessi entrare con lui in certi gineprai ? Egli aveva tutt ' altro per la testa . Non sarebbe stato né meno educazione ! - Allora , hai agito bene . - Sono venuto al mondo stamattina ? - Lo so . Ma te l ' ho chiesto tanto per potermi regolare nel caso che lo incontrassi io . - Tu farai sempre conto di cadere dalle nuvole , qualunque cosa ti domandi . - Siamo d ' accordo . O perché te ne stai costì solo ? Vieni di qua anche tu . Le bambine escono con Modesta . Giulio rispose come se il fratello cercasse di fargli commettere qualche errore : - Perché devo muovermi di qui ? Ci sto così bene ! - Allora , se credi , fai il tuo comodo . E , ritirata la testa , chiuse l ' uscio . Ma , istantaneamente , Giulio si sentì invadere come da un delirio senza scampo . Chi lo avrebbe trattenuto perché non andasse in mezzo alla cognata e alle nipoti gridando ? Come avrebbe potuto fare a non buttarsi a capofitto contro il muro ? Chi lo poteva tenere , nella strada , che non corresse per tutta Siena ? Bisognava , dunque , che egli si preparasse a commettere chi sa quale stravaganza , che avrebbe fatto effetto a tutti . " Ecco , egli pensava , come un uomo può cambiarsi ! È lo stesso di una malattia , che viene quando non ci si pensa né meno ! " Ma egli restava a sedere ; e nessuno , vedendolo , avrebbe potuto sospettare di niente . Gli seccò che le nipoti andassero a salutarlo e a baciarlo . Pensava : " C ' è bisogno di queste smancerie ? " E non si rendeva conto che esse avevano fatto sempre così . Poi , pensava : " Tutta la nostra regola di vivere dev ' essere intesa in un altro modo . Altrimenti , vuol dire che io , in quarant ' anni che ho , non sono mai riescito ad imbastire attorno a me una cosa che mi possa fare veramente piacere e che risponda ai miei sentimenti . Perché gli altri mi credono eguale a loro ? Perché gliel ' ho fatto credere io . E perché se io dicessi a loro quel che penso , è certo che ne proverebbero dispiacere e non vorrebbero ? Vuol dire che io li ho tanto abituati a me stesso e ad essere così , che io ho perduto ormai qualunque diritto a ricredermi . Ho fatto bene o male ? E non potrebbe essere un bene anche per loro se io riescissi a far conoscere quel che penso ? Io ho continuato a vivere adattandomi sempre , e costringendo me stesso a una certa regolarità , che mi sembrava giusta ed opportuna . Ora m ' accorgo che posso esser vissuto soltanto provvisoriamente , finché un giorno dovesse sopravvenire un fatto decisivo , come quello della cambiale , che farà doventare debole ciò che prima mi sembrava sicuramente forte e scelto bene . E se io non volessi più obbedire a tutto ciò che fa parte anche di me stesso , mi troverei obbligato a non stare più in questa casa e forse ad andarmene chi sa dove . L ' impazienza del mio stato d ' animo deliberativo dipende soltanto da me ; finché io non l ' ho manifestato a nessuno . Ma , siccome per eseguire la mia volontà , dovrei necessariamente , in un modo o in un altro , farla conoscere a loro , io non sarei più libero come mi credo ; ed io , perciò , mi sono illuso da vero di godere e di soffrire soltanto per un effetto della mia coscienza . La paura che io ho di sbagliare a prendere qualche decisione , l ' impossibilità anzi di prenderla , è la causa della mia indifferenza . Non vale , dunque , la pena ch ' io soffra ; perché non soffro soltanto per me ma anche per gli altri . Io vivo così perché essi vivono insieme con me . " Allora gli pareva possibile cedere e trasmettere la sua sofferenza a qualcuno di loro ; ed egli ritrarsi verso qualche punto , dal quale avrebbe potuto soltanto assistere . Non vide più perché egli avesse dovuto continuare a vivere , e il desiderio della morte gli parve preferibile e necessario . " Essi mi fanno morire , senza ch ' io abbia il diritto di rifiutarmi . Anzi non mi preparo né meno a rifiutarmi . E perché ? " Ma il perché non lo trovava ; e , a forza di pensarci , gli vennero in mente altre cose , che con quella domanda non avevano più nessun legame . Almeno , quand ' era giovine , non gli era mai capitato di perdersi in queste possibilità negative , che ora filtravano anche nel suo passato più remoto ; in quel passato che credeva invulnerabile . Invece non esisteva nessuna resistenza ; e un giorno di disperazione si trovava subito a contatto con la sua giovinezza ; che , con una rapidità da far paura , era doventata soltanto una verità del suo sentimento . Escì di camera con un viso che Enrico gli domandò se si sentisse male . - Io ? Perché ? Non sono mai stato come oggi ! Niccolò a Firenze s ' era divertito a girare tutto il giorno ; senza parlare a nessuno . Egli s ' incoraggiava con energia ad essere senza preoccupazioni ; e camminava a testa alta , tronfio e rimpettito , come un signore che avesse a fare visite da insuperbire ; e , solleticando il suo amor proprio , fossero dicevoli soltanto alle sue ricchezze . La giornata gli parve troppo breve ; e soltanto in treno , mentre si riavvicinava a Siena , ebbe qualche dubbio se avesse dovuto stare insieme con Giulio . Ma si portò almeno un centinaio di ragioni , l ' una migliore dell ' altra ; che lo approvarono . " Avrei poco giudizio se io me la prendessi prima del tempo ! Per oggi , è bene ch ' io abbia fatto così . " Quando il treno arrivò , era vicino a buio ; e Niccolò non si sentì nessuna fretta di andare a casa . Lasciò passarsi avanti tutti gli altri scesi alla stazione ; seguiti dai facchini con le valigie in spalla ; ed egli guardava Siena come se la vedesse per la prima volta . Era tentato , perfino , di domandare quale strada dovesse prendere ! Si fermò , con le mani dietro la schiena , a guardare la basilica di San Francesco ; già scura d ' ombra . Dirimpetto , né meno a mezzo chilometro , il pendio d ' una collina era invece ancora chiaro ; e , tra essa e la basilica , la vallata che s ' allarga in pianura , non smettendo fino ai monti lontani , era azzurrognola e placida ; con anche certi colori di grigio quasi bianco . Un cipresso , da sopra una sporgenza che non si vede , pareva sospeso sopra alla pianura . Sotto San Francesco , le case d ' Ovile ; sospinte e sdrucciolate giù per lunghi scarichi . Niccolò si volse intorno , per vedere se nessuno lo notava . Desiderava che lo giudicassero pieno di boria e d ' alterigia ; e , andando a casa , si soffermò a tutte le botteghe dove erano ghiottonerie e robe da mangiare . A casa disse giubilando , per vantarsi : - Come sono stato bene ! Una giornata incantevole ! E , poi , fingendo una magnanimità compunta : - Scommetto che voi vi siete annoiati ! CAPITOLO XI Il Nicchioli non aveva sospettato ; ma gli era parso che il libraio volesse troppo approfittarsi di lui ; e , perciò , s ' era imbroncito . Dopo , però , s ' avvide ch ' egli avrebbe potuto essere più fermo senza alterarsi . E aveva in mente di spiegarlo al Gambi ; disposto magari , in seguito , e dopo aver visto le cose con chiarezza , a non rifiutare il suo aiuto ; quando non ci fossero stati veri pericoli . Non poteva darsi pace , anzi , d ' essere stato costretto a un diniego così reciso e anche umiliante . Ma la sua stessa albagia buonacciona non gli permetteva né meno di temere che Giulio avesse fatto qualche imbroglio . Egli , intanto , per evitare di chiedergli troppo presto scusa e anche di accondiscendere , pensò che non doveva tornare almeno per un poco di tempo alla libreria ; e , il lunedì , sebbene non ce ne avesse bisogno , andò alle sue tenute di Monteriggioni : così , se lo avessero cercato , non lo avrebbero trovato in casa . Bisogna essere buoni , ma fino a un certo punto ! Il lunedì mattina , tutti e tre i fratelli si trovarono nella libreria . Enrico bofonchiava abbacchiato ed immusonito ; con gli occhi gonfi e pesti . Cavò l ' orologio dal taschino , e disse : - Oh , a presentare la cambiale , c ' è ormai due ore sole ! Niccolò , che stava a capo riverso su la sua sedia , sbattendo i denti insieme , gli fece una sghignazzata rabbiosa e gridò : - Tu stattene cheto ! Giulio si raccomandò che non si mettessero a imbastire un litigio , perché gli avrebbero fatto perdere di più la testa . Egli era sempre mite ; e restava assorto a almanaccare la via di scampo più prudente . Si teneva il mento con una mano , e non alzava mai gli occhi . Le mani gli s ' erano affilate e parevano fatte soltanto di tendini . Niccolò non voleva essere distornato dal guardarlo , aspettando ; e preparandogli un risolino . Ma Giulio disse , con una dolcezza rassegnata : - Farò un ' altra firma falsa . I due fratelli , che s ' aspettavano di meglio , restarono zitti ; quasi contrariati . Giulio sentì che avevano ragione , e non aggiunse altre parole . Allora , Enrico disse , con una certa vivacità che credeva approvata da Niccolò : - Se non trovi un santo più fidato ! - Non abbiamo fatto così le altre volte ? - Ma ... sarebbe tempo di smettere . Niccolò si drizzò e disse a Giulio , andando alla scrivania : - Dammi quel che ci vuole per comprare la cambiale : ci vado io . Enrico disse : - Aspetta ! Riflettiamo , prima ! Allora , Giulio rimise i soldi nella ciotola di legno ; pigiandoci la punta delle dita sopra . Niccolò sembrava abbonito , quasi contento ; come se , anzi , avesse la bramosia di comprare la cambiale . Egli ci teneva a farsi vedere il più sveglio , quasi il più sagace ; ma siccome gli altri restavano ancora indecisi , egli spazientito si ributtò su la sedia , spingendola a dietro con tutto il corpo e puntando i piedi in terra . Badò se ci aveva un mezzo sigaro , e poi si mise a cacciarsi le dita nel naso . Giulio teneva gli occhi bassi , benché fosse voltato dalla parte di Enrico ; e sentiva le ciglia chiudersi da sé , su gli occhi . Enrico disse : - O quel mascalzone del Nicchioli non potrebbe cavarci d ' impiccio ? Giulio accennò di no , con la testa . - Ma bisognerebbe almeno che tu provassi ! Giulio si fece di porpora , e disse : - Glie ne parlai ieri . Niccolò , allora , smosse un ' altra volta la sedia ; che scricchiolò come se si sfondasse . E gridò : - Le bugie né meno tu me le devi dire . - Che male ho fatto ? Niccolò riprendeva gagliardia , quasi baldanza . Andò fino alla porta , tornò a dietro ; poi fece lo stesso altre due volte . Enrico gli disse : - Smetti . Non senti come sventoli ? Egli , allora , si piantò a sedere ; e gridò : - Di qui non mi alzo ! Mentre Giulio stava per dire a Enrico che intanto poteva decidersi lui a comprare la cambiale da qualche tabaccaio , purché non andasse troppo lontano , entrò il Corsali ; che aveva voglia di raccontare un pettegolezzo su certi suoi pigionali ; uno di quei pettegolezzi che li mettevano di buon umore . Niccolò lo aggredì : - Che vuoi ? Non è giornata , oggi ! - Che ti è accaduto ? Io non ne so mica niente ! - Vattene . - Oh , ma potresti usare modi più garbati ! Niccolò ringhiò , battendo forte i piedi . Giulio gli fece capire , con un cenno della testa , che non potevano dargli retta . Allora , il Corsali s ' arrischiò : - Se io posso esservi utile ... Enrico disse , come se si rivolgesse ai fratelli : - Non se ne vuole mica andare ! Entra , qua dentro , franco , quasi con brio ... e pretende che lo si tratti da persona educata ! La colpa è vostra , perché è sempre venuto a trovare voi ! Io non l ' avrei fatto passare né meno una volta ! Il Corsali , adirato , gli chiese : - E tu che hai da guaire contro di me ? Finché vi ho fatto comodo ... Niccolò rispose : - A me non fa comodo nessuno . Altro che i signori . E oggi né meno quelli ! Vattene , e basta ! - Mi meraviglio di Giulio ! Ma anche Giulio sbuffò ; e il Corsali escì , minacciandoli . Erano tutti e tre fuori di sé dalla collera ; ed erano i soli momenti che si volevano veramente bene . Giulio , sicuro che nessuno avrebbe contraddetto , disse ad Enrico : - Vai a prenderla ! Restati soli , Giulio e Niccolò sentivano l ' uno per l ' altro una tenerezza che pareva una cosa sola con la loro collera . Anche Giulio , ora , era più spigliato ; e , quando venne la cambiale , la stese subito su la scrivania . Scelse una penna che faceva bene , e la provò con l ' unghia del pollice ; ma , siccome gli tremavano un poco le mani , disse : - Prima è meglio ch ' io mi calmi ! Gli altri due fratelli , appoggiati agli scaffali , gli stavano attorno . Giulio accese una sigaretta ; e , fumatala mezza , disse : - Ora sono in ordine ! Si strinse forte le mani insieme , poi un dito per volta della destra ; tuffò la penna , guardò che non fosse inchiostrata troppo ; e , tenendo ferma la cambiale con la sinistra , cominciò la firma . In quel momento si entusiasmava ; e , benché si sentisse sempre rimescolare e come un ' interruzione nella sua coscienza , non avrebbe potuto fare a meno di finire la firma ; quasi protetto e scusato dalla certezza della sua bravura . Egli esaminò la firma , da tutte le parti ; e la mostrò ai fratelli ; che la trovarono perfetta , confrontandola con una vera del Nicchioli . Ma , fatta la firma , bisognava portare la cambiale . E la titubanza cominciava qui . Per portarla , doveva ragionare presso a poco così : " Ormai è fatta , e sarei ridicolo che me ne pentissi e me ne vergognassi . Se è fatta , vuol dire ch ' io devo prendere la cambiale e portarla alla banca . A che cosa servirebbe , se no ? Sono doventato un ragazzo che non sa quello che deve lambiccare ? " Ma quella mattina non ebbe tempo per queste riflessioni , e né meno per altre più brevi ; perché tanto Niccolò che Enrico gli intimarono : - Non bisogna perdere più tempo ! C ' è mezz ' ora soltanto ! Alzati da sedere ! Egli prese la cambiale ed obbedì . Ma , per la strada , sentiva di perdere quella specie di sicurezza ; e camminava sempre più a rilento . Avrebbe potuto tornare a dietro o strappare la cambiale ? Egli ci pensò , un attimo solo e come a una cosa impossibile . C ' erano dinanzi a lui tante vie , ma egli doveva prendere quella della banca . Quando fu su per le scale , pulite ed eleganti , riconobbe l ' odore che veniva sempre da quegli uffici . Molta gente scendeva e saliva ; egli ne conosceva parecchi e s ' affrettava a salutarli . Giunto allo sportello dove accettavano gli sconti , dovette attendere perché c ' erano almeno una dozzina di persone . Ma non gli venne mai in mente di andarsene ; anzi , ostentava di avere fretta ; e consegnò la cambiale all ' impiegato , con un sorriso convenzionale ; da commerciante conosciuto e accreditato . Poi chiese , scherzando : - Va bene ? L ' impiegato , con un moto della testa , rispose : - Benissimo ! E buttò la cambiale , insieme con le altre , in una cestina di vimini . Giulio , scendendo con più allegrezza , pensava : " Anche questa volta il colpo è fatto ! " Ma s ' accorgeva che la sua allegria era impacciata e malsicura : pareva che egli non avesse forza . Si sentiva , ora , come un convalescente ; che comincia a riconoscere le proprie sensazioni e le trova troppo vecchie e usate . E vuole averle più intense . Ma non tardò molto a confessarsi ripreso in mezzo al disordine delle sue preoccupazioni . In bottega c ' era il Nisard , che parlava con quella voce che viene quando ci si trova tra persone in lutto . Egli non capiva che cosa avessero ; ma voleva rendersi gradevole e non far pesare quella specie di giocondità corretta , quasi precisa e convenuta , che era della sua indole ; pur senza essere costretto a lasciarla per gli altri . Giulio , con un cenno , fece capire ai fratelli che la cambiale era stata presa ; e si mise alla scrivania , un poco impacciato e incuriosito di quel che parlavano . Soffiò meticolosamente la polvere su la scrivania ; quasi toccandola con le guance , per piegare la testa e sogguardare da vicino e contro luce . Il Nisard gli piaceva , anche perché gli parlava di pittura antica ; e con lui poteva mostrare la sua erudizione di bibliofilo ; sempre con un ' ironia astuta e bonaria . Possedeva parecchi libri rari ; e , facendoli vedere con una compiacenza particolare , li sfogliava come se li accarezzasse . S ' intendeva bene di stampe vecchie e le riconosceva subito ; sorridendo come una zitellona , con il labbro di sotto che gli pendeva . Il Nisard capì , con un ' occhiata , che anche Giulio era molto differente agli altri giorni ; e perché fossero costretti ad ammirare la sua amabilità , sfoggiò , prima di andarsene , qualche parola come egli solo sapeva scegliere in certe circostanze . Come fu escito , Giulio disse : - Domani sapremo se la cambiale sarà accettata dalla banca ! Niccolò rispose : - Ne sono arcisicuro ! Ma Enrico non era del suo parere e scuoteva la testa . Poi s ' impennò : - Se io fossi certo che la respingono , anderei ad ammazzarli uno per volta ! Ladri ! Che ci rimettono , loro , a farci questo piacere ? Vorrei che si trovassero con l ' acqua alla gola come noi ! Niccolò seguitò , per un pezzo , a sostenere che aveva torto . - Ah , ah , ah ! Tu non ne infili né meno una ! Anzi sono sicuro , appunto perché tu dici di no , che la cambiale sarà presa ! Andrà a vele gonfie ! Mi par di vederla , quando la prenderanno in mano quelli che devono decidere ! Perdio ! Siamo galantuomini , per ora ! Anche Giulio allora si rifece animo ; e disse cose strampalate : - Ci penserò tutto il giorno ; così , la cambiale doventerà viva come se nel suo posto ci fossi io e potrà parlare da sé ! Enrico chiese : - O , allora , perché dianzi ci siamo tanto rannuvolati ? Se viene il Corsali , quando io non ci sono , ditegli a nome mio che non lo volevo offendere sul serio ! Giulio gli chiese : - E dove hai da andare ? - Vado a giocare due o tre briscole ; perché non ne posso fare a meno ! Mi parrebbe di non essere più io ! Niccolò era così nervosamente allegro che cominciò a canticchiare sguaiataggini . Giulio lo ascoltava ; ma ad un tratto , senza osare di dirlo a lui , sentì come un fendente dal capo ai piedi . Per salvarsi , nascose il viso tra le mani . CAPITOLO XII Alla banca , un amico del Nicchioli si stupì che egli avesse firmato per i Gambi un ' altra cambiale ; e pensò di dirglielo . Il Nicchioli non voleva crederci , e restò così sconvolto ed atterrito delle conseguenze che né meno la moglie riescì a calmarlo . Si spense in lui ogni stima per gli altri ; e se si fosse ritrovato , da un giorno a un altro , senza più niente , non avrebbe potuto accasciarsi di più . La moglie gli diceva che , dopo tutto , sessanta o settanta mila lire perdute , se dal fallimento non ci fosse stato da prendere né meno una lira , erano per lui soltanto un anno e forse meno di rendita . Egli le dava ragione , le baciava le mani mentre ella lo accarezzava ; ma , dopo un poco , ricominciava a smaniare più di prima ; senza sapere se andava la sera stessa a trovare i Gambi o se aspettava il giorno dopo ; quando si fosse rimesso e fosse tornato in sé . La moglie non lo fece escire ; ed egli la notte non poté mai addormentarsi . Verso la mattina , pianse per più di un ' ora , zitto zitto ; e poté assopirsi anche perché era sfinito . Si alzò con il proposito di andare alla libreria , a farsi vedere sdegnato e a trattar male i Gambi ; ma , per la strada , la sua furia diminuiva ; ed era così debole che sudava . Egli non ebbe animo d ' entrare solo ; e andò a prendere , in casa , il Corsali ; che credeva piuttosto di sognare . Intanto , i Gambi sapevano che la cambiale era stata non solo respinta , ma anche denunciata . Pareva che già lo sapesse anche tutta Siena ; perché molti ne parlavano a voce alta , fermandosi davanti alla libreria ; dicendo che si trattava di quasi novantamila lire ; e qualcuno assicurava centomila . Enrico era andato a quella bettola , a combinare una partita a carte per la sera ; e un suo conoscente gli aveva riso su la faccia . Egli , sgattaiolando , corse ad avvertire i fratelli ; facendo loro vedere con che aria la gente si fermava davanti alla libreria . Non c ' era più niente da sperare ! Giulio cadde in deliquio ; e Niccolò , stringendo la sua testa tra le mani , lo baciava e lo chiamava per nome . Enrico , per non trovarsi a qualche umiliazione brutta , andò a turarsi in casa . E , per essere il primo , disse tutto a Modesta ; che cominciò a disperarsi strillando , insieme con le nipoti . Quando Giulio si riebbe , non pianse ; ma aveva gli occhi di chi ha sparso sempre lagrime . Niccolò non stava fermo , andava per tutti i cantucci della libreria ; fremendo , bestemmiando e insultando chiunque gli veniva alla mente . La sua voce sembrava un legno grosso che si stronca ; ma c ' era sempre una specie di risata , che la rendeva più tagliente e sanguigna . Quando apparve il Nicchioli seguito dal Corsali , che avrebbe voluto non essere lì , per paura che poi i Gambi si sarebbero rifatti sfogandosi contro di lui , Niccolò si fermò di botto , sbiancando come se dovesse venirgli male ; e Giulio cadde un ' altra volta in deliquio . Il Nicchioli disse a Niccolò , senz ' essere sicuro che egli l ' ascoltasse : - Avrei diritto di dirvi quel che penso e tutto quel che volessi , ma ho compassione di voi ! Niccolò fece un gesto , come per trattenerlo e per accennargli Giulio abbandonato addosso alla scrivania ; ma il Nicchioli non volle sentire niente , e rispose : - Non ce n ' è bisogno . Mi aspettavo più coscienza ! Il Corsali , che si teneva a una certa distanza , gli aprì la porta ; e , prima di escire anche lui , disse : - Più tardi tornerò ! Allora a Niccolò venne da ridere ; ma a vedere il fratello come un morto s ' infuriava ; e lo sollevò di peso , accomodandolo su la sedia . Egli pensava : " Ci dovrebbe essere Modesta ! Io non lo so assistere ! " Giulio , aprendo gli occhi , disse : - Che m ' è accaduto ? Mi son sentito girare la testa . Guarda che le mie lenti non si siano rotte . Niccolò glie le dette , e gli disse : - Bisogna che tu sia più forte ! Giulio , tentando di sorridere , chiese : - Il Nicchioli se n ' è andato subito ? - Quasi . - Che ti ha detto ? Volevo parlargli io ! - Non ha detto niente ! Se non fosse un imbecille , dovrebbe pagare la cambiale ; e anche lui eviterebbe quel che cerca facendoci fallire ! Giulio disse : - Mi pare di sentirmi male . Ma Niccolò vide alcune persone ferme dinanzi alla bottega ; allora , andò dietro i vetri e fece una risata : le persone , sorprese e vergognose s ' allontanarono . - Credono che io gliela dia vinta ! Altro che fallimenti ci vogliono ! Niccolò non si leva di cappello a nessuno ! Senti , Giulio , non ti affliggere come fai . Non ti posso sopportare . Guarda il contegno che tengo io ! Guarda : non mi tremano né meno le mani ! E tese il braccio ; ma la mano gli tremava così forte che la ritirò subito . - Che gente ! Pare che i soldi li abbiamo presi a loro ! Che gliene importa ? Non si sapesse , che sono tutti peggio di noi ! Poi , credendo di avere già influito sul fratello , disse : - Per me , sono contento se mi resta questa cassapanca . Me la faccio mettere in camera , e me la guarderò quanto voglio . Ma Giulio si sentiva trafitto , e non avrebbe voluto parlare più . Egli , nello stesso tempo , provava una grande dolcezza , quasi una grande contentezza , che gli faceva desiderare sofferenze più acute . Gli pareva d ' essere doventato , invece , insensibile ; e questo lo deludeva . Non c ' era altro , dunque , da inventare acciocché egli fosse costretto a patire quanto aveva sognato ? Perché , dunque , viveva ? Non era incompatibile che vivesse se i suoi occhi vedevano gli stessi scaffali e suo fratello ? Non era immorale se egli , forse tra pochi minuti , doveva parlare , come una volta , a Modesta e alle nipoti ? A quale fine sarebbe stato così differente a Enrico e anche a Niccolò ? Sapeva da sé quello che ormai era : nessuno glie lo avrebbe potuto dire con più asprezza . Ecco perché le angosce degli altri giorni oggi non tornavano ! Ecco perché sentiva una specie di serenità incerta e nebulosa ; ma quasi soave ; come se i suoi pensieri si purificassero da sé , a contatto di una misericordia . Disse a Niccolò : - Io invidio quelli che possono credere . Niccolò , con un ' alterezza violenta , chiese : - A che ? - A Dio . Niccolò non voleva sentirne parlare , e s ' impazientì di più . - Giulio , oggi tu hai perso la testa ! Non ti giudicavo così . Fammi sentire il polso se hai la febbre ! Allora , Giulio disse : - Ho detto ... una cosa qualunque . Piuttosto , ora dovremo andare a casa ; e non potremo più nascondere niente . - Ah , certo ! È bene che anche Modesta faccia buon viso alla sventura . Subito ci si deve avvezzare ! Ci penso io ! Guai a lei se piange ! Non ci dormirei né meno insieme . Perdio ! Le turo la bocca con le mani . Ci hai il vino in casa ? Ma anche egli , benché il suo istinto fosse sempre forte , si sentiva esasperare ; e gli mancava sempre di più l ' animo . Ed aveva paura di doversi pentire . Nondimeno , per ora , sembrava capace di qualunque resistenza e anche di qualunque eccesso . Egli , infatti , con le mani dietro la schiena , e il sigaro in bocca , benché non avesse voluto accenderlo , si mise al vetro della porta , fissando in viso tutti quelli che si voltavano ; non smettendo se essi non erano i primi . Poi , disse quasi allegro , benché con una certa punta d ' agrezza : - Giulio , fatti vedere anche tu . - Ma perché dài importanza a queste nànnole ? Vieni più in dentro , e lasciali stare quanti sono . Ora chiudiamo , e andiamo a casa . Poi , sentiremo quel che ci dovrà capitare . Verranno a mettere i sigilli alla porta e poi ... - E poi ? - Se io sarò vivo , vedrò . - E io lo stesso . Escirono insieme , come non facevano da anni ; e insieme non ci sapevano camminare . Giulio affettava di essere indifferente e anche di non dare importanza alla faccenda ; mentre Niccolò guardava tutti con un ' aria arrogante e sguaiata . In Via del Re , a un certo punto , Giulio disse : - Senti come puzzano queste stalle ! Di qui non ci si dovrebbe mai passare ! Scesi dal Vicolo di San Vigilio , si trovarono al Palazzo Piccolomini : uno dei suoi spigoli pareva rasente alla Torre ; come se fosse stata staccata da esso con un taglio . E il Palazzo , di pietra , con le finestre inferriate , fa sempre un ' impressione , ch ' è addolcita dalle Logge , benché deserte e polverose , chiuse dalla vecchia cancellata . Niccolò , alzando gli occhi , che ridoventarono furbi e maliziosi , alle finestre , disse : - Se mi lasciassero entrare dove sono le pergamene ! Altro che cambiale ! Ma quando si trattò di girare la chiave nella serratura di casa , egli non ebbe più voglia di scherzare ; e il viso gli doventò scuro . Giulio , prima d ' aprire , si raccomandò che lasciasse fare a lui ; senza montare in furie , anche se Modesta avesse voluto dire qualche cosa ; perché , del resto , aveva diritto a non stare zitta . E , sebbene poco rassicurato , aprì . Allora , come se fosse stata lì ad attenderli , Modesta si avventò al collo del marito e non lo voleva più lasciare ; singhiozzando e torcendosi tutta , quasi da cadere insieme con lui . Niccolò , a cui non piaceva quella passione insensata e si asciugava il viso che la donna gli bagnava con le lacrime , disse a Giulio : - Levamela tu di dosso ! Prendila ! Io non vorrei farle male a staccarla ; da quanto mi stringe ! Ma in quel punto le due nipoti afferrarono Giulio , e con il loro peso lo fecero perfino traballare . Giulio , però , si commosse ; e avrebbe desiderato che non lo lasciassero più . Ma disse loro che andassero a prendere la zia e la portassero in salotto . Egli non s ' aspettava che sapessero già tutto ; e non gli veniva in mente che poteva essere stato Enrico . Niccolò gli disse : - Hai visto che sentimento ha quella donna ? Non ha detto né meno una parola cattiva ! - Vai da lei ! Niccolò andò in salotto e si mise a sedere accanto alla moglie ; ma , a vederlo , faceva ridere , tanto ci stava goffamente e malvolentieri . Egli non le diceva nulla ; e quando ella , per affetto , voleva fissarlo negli occhi , egli a poco a poco li girava altrove e fingeva di fare così per distrarsi quanto fosse possibile . - Perché non mi avete detto la verità prima ? Vedi ch ' io ero stata indovina ? Non meritavo , allora , che tu fossi stato schietto ? Egli storceva la bocca e chiudeva gli occhi . - Forse avrei potuto consigliarti . Allora , Niccolò si scosse e fece l ' atto di alzarsi ; ma si rilasciò su la sedia . - Certamente , non avrei permesso che spendessimo tanto ! Egli , risolutamente , si alzò . E le disse , con una specie di autorità canzonatoria : - Ne parleremo domani . Giulio , nella sua camera , si sentiva assai più triste che nella libreria ; e gli sarebbe stato impossibile rimanerci a lungo . Mangiò un pezzo di pane intinto nel vino , e andò a serrarsi dentro la libreria ; a stracciare carte e a preparare i bilanci dei registri . Lavorava in fretta e con una facilità che non aveva sempre avuta . Lavorava come se avesse potuto riparare a qualche cosa ; e si sentiva calmo ; ma con una di quelle calme che pesano come il piombo e se ne ha paura ; perché si sa che esse ci costringeranno a qualche tristizia inaudita . La sera non mangiò niente , e barcollando si gettò subito sul letto . Dormì con un senso di dolcezza che lo affascinava . Poi , rimpianse di essersi destato : in certi casi non si lascerebbe mai il sonno . Niccolò tentò di parlare con Enrico , ma gli fu impossibile . Uno diceva una cosa e uno un ' altra ; e nessun dei due pareva disposto a capire quel che dicevano . Enrico sembrava addirittura idiota , quasi inconsapevole della cambiale . Pareva che soltanto a stento ammettesse che era vero ; e , alla fine , disse che anche a parlarne non ne ricavavano nessuna utilità . Egli non aveva né meno aperto la legatoria ; e i due o tre operai , saputo del perché , se n ' erano andati . Niccolò avrebbe voluto stare con Giulio ; ma questi gli aveva detto di no . Allora , pensò di trovare il Nisard ; ma non riuscì ad incontrarlo . Non poteva stare senza discorrere ; e , tornato a casa , si mise a fare il chiasso con le nipoti ; mentre Modesta , distesa su una greppina , teneva gli orecchi turati con le mani . Ogni tanto , Enrico si affacciava alla stanza ; e tornava via senza dire niente . Egli stava con i gomiti appuntellati al davanzale della finestra , sbadigliando . A tavola , disse : - Il peggio sarà che non potremo mangiare come abbiamo fatto fino ad ora ! Il resto , poi , non conta niente . CAPITOLO XIII La mattina , Giulio si disse : " No ; non mi lascerò illudere . Ho capito , ormai , che le cose bisogna guardarle in un modo come ancora non sapevo ! Se io accettassi di vivere , giacché non mi sento per ora nessun male che mi possa togliere la vita , sarebbe lo stesso io trovassi gusto a farmi martoriare . Ma questo non può essere , per quanto io soffra molto meno . Non può essere mi manchi la forza di fare a me quello che non farei agli altri . Forse , sbaglierò ; ma è necessario io faccia la prova della morte . Stanotte , mi pareva già di non avere più a che fare con la mia solita vita , alla quale ho creduto fino ad ora ; e non rimpiangevo niente . Non avevo mai sognato così bene ! " Ma la calma della sera innanzi s ' era già rivelata per una enfiagione di cose malaticce . Ed egli continuò a pensare , con piacere : " Qualcuno crederà che io mi uccida buttandomi dalla finestra ; un altro che io vada ad annegarmi . No : così non mi ucciderò . " Ed escì di casa . La mattina era umida e fresca . Si fermò a vedere una sciancata ; che , aiutandosi con il bastone e appoggiandosi anche con una mano alla sporgenza della balaustrata , cercava di salire le scale della Chiesa di San Martino . Egli non aveva mai visto un ' altra ostinazione così vogliosa e nello stesso tempo un ' altra impazienza forse così piena di gioia . Egli sentiva che quella donnàcchera poteva significare una cosa , che cercò in vano . E la sua disperazione crebbe . Il giorno dopo , la legge avrebbe fatto mettere i sigilli alla libreria ; ed egli aveva dinanzi a sé soltanto poche ore , per prendere qualche risoluzione che potesse essere definitiva . Svoltando per una strada , s ' imbatté con il Nisard ; che gli andò incontro mentre il suo viso doventava rapidamente compunto . Egli disse : - Ma che disgrazia ! Come mi dispiace ! Giulio lo guardò con il viso scomposto , quasi irriconoscibile per i sentimenti che ora gli si vedevano . Poi aggiunse : - Una cosa inevitabile ! Vuole accompagnarmi un poco ? Ero diretto alla libreria ; ma se lei non si vergogna a venire con me , specie per la gente , andremo un poco insieme . Il Nisard troncò subito la sua titubanza e tornò a dietro con lui . Presero , come se l ' uno volesse far piacere all ' altro , per Via delle Terme , dove potevano incontrare meno conoscenti . Le case alte e strette insieme dànno un senso d ' angustia monotona ; con i vicoli di Fontebranda come tanti baratri che lasciano vedere , lontana , una collina verde e intramezzata di cipressi neri . In Piazza di San Domenico si fermarono ; sicuri che lì non li avrebbe uditi nessuno . C ' è un giardinetto mezzo devastato con un abete in mezzo ; su cui s ' arrampicavano un branco di monelli . La Chiesa è d ' un rosso tutto eguale ; con le finestre tappate a mattoni e la torre crettata da cima a fondo . Dentro uno spiazzo , tra due mura sporgenti accanto alla torre , su per un arco chiuso che arriva fino al tetto , una striscia d ' erba sempre più larga in basso ; che va a unirsi con quella del prato . A Giulio pareva di respirare con una boccata sola tutta l ' aria della piazza ; ed era come un ragazzo che si trova dinanzi a cose che non può capire , ma vi si attacca lo stesso . Sentiva che poteva parlare con quanta sincerità voleva ; una sincerità immensa . Egli , nondimeno , voleva evitare che il Nisard lo mettesse al punto di parlare di se stesso ; e insisteva perché mai cadesse il discorso anche su le cambiali false . Il Nisard si meravigliava di questa noncuranza tranquilla ; attribuendola , a torto , a poca scrupolosità ; quasi a un cinismo che gli pareva spaventevole , e che egli non osava discutere . Perciò , senza volere , assecondava il desiderio del libraio ; e , visto che presso a poco poteva parlargli come tutte le altre volte , lo portò a guardare Siena ; dal muricciolo della Fortezza . Gli disse : - Venga a vedere come , a quest ' ora , i colori sono più belli che la sera . Io me ne sono convinto venendo qui la mattina e il giorno . Viene subito alla vista un gran rigonfio di case ; e , dentro , la Cattedrale . In Fontebranda , le case invece si biforcano , lasciando in mezzo uno spazio vuoto . Stanno come attaccate e schiacciate sotto la Cattedrale ; a strapiombo su gli orti e su la campagna . Poi si abbassano sempre di più fino a sparire , sotto una balza ; e allora si vedono soltanto i loro tetti . Quelle più grosse reggono le altre ; e non è possibile capire dove siano le vie ; perché le case paiono separate l ' una dall ' altra da spacchi e da tagli quasi bizzarri , alla rinfusa ; a crocicchi rasenti , contrari , di tutte le lunghezze e di tutte le specie . E i tetti , in quelle picce e in quegli arrembamenti , in quelle spezzettature di ogni forma , sono sempre più rari di mano in mano che le case si spargono per le chine . La campagna era d ' un ' ampiezza , che non finiva mai ; e Siena , in quel silenzio , quasi taciturno ma soave , sembrava tutta raccolta in se stessa e inaccostabile . Mentre le cime più lontane , fino alle Cornate di Gerfalco , si sbandavano e riempivano l ' orizzonte sperduto . Giulio guardò con avidità : non mai , come allora , aveva amato la sua Siena ; e ne fu orgoglioso . Il Nisard gli spiava nel viso l ' effetto , e lo riportò via subito perché gli sembrava che fosse troppo forte . Giulio disse : - Ci sarei stato per sempre ! - Lei è senese , e scommetto che qui non c ' era mai venuto . - È vero : soltanto da ragazzo , ma allora non capivo . - Ci tornerà , ora , da sé ? - Chi lo sa ? Oggi siamo vivi e domani già morti ! E , poi , io ! Mi ricordo di quand ' ero giovine . Bastava che restassi una mezz ' ora solo e non avessi niente da fare , perché mi venisse una specie di sospetto che mi faceva paura . Io non ero né meno sicuro di vivere . Il sospetto che avevo non glie lo so spiegare ; ma cercherò di farglielo capire . Lei sognando , qualche volta , ha certamente avuto nello stesso istante una sensazione vaga , non si sa se con piacere o con dolore , che le impediva di credere al suo sogno ; e avrebbe voluto che fosse stata la realtà , invece . Ma quella sensazione staccava il suo sogno , lo teneva discosto , senza riescire però a fare di lei stesso e del sogno una cosa sola . Ebbene la realtà - la chiamano realtà - che m ' era intorno , mi faceva lo stesso effetto . Io non sapevo se quel che vedevo era un sogno più vasto , continuo , a cui mi ero abituato ; e del quale soltanto poche volte avevo coscienza . Per farla capire meglio , imagini che il presente stesso era per me il senso d ' una realtà convenzionale . Ma al Nisard questo parlare non piaceva ; e , arricciando il naso , si discostò dal libraio senza dirgli niente . Quegli seguitò : - Io , questi pochi minuti che sono stato con lei in Fortezza , ho capito come vivevo per tanti anni di seguito . E non vorrei ricominciare da capo . Pare che la nostra memoria sparisca e poi si faccia anche più viva di quel che non ci aspettiamo noi . Il Nisard storceva la bocca ; e , ridacchiando , disse : - Capisco ! Capisco ! Ma egli avrebbe voluto dirgli : " Ero venuto con lei per la curiosità che ho di sapere tutta la storia delle cambiali ; e invece lei mi fa di queste divagazioni fuori di luogo ; che sembrano sciocchezze d ' una mente alterata ! " E , per non trovarsi più a disagio , disse che doveva lasciarlo , per tornare a San Domenico ; a vedere una tavola di Matteo di Giovanni , ch ' egli studiava . Andò in chiesa ridendo e proponendosi di raccontare tutto , perché ridesse anche qualche altro . E , dicendosi troppo credulo e troppo debole ad aver pensato ch ' egli doveva consolare un pazzo di quel genere , entrò nella cappella , dov ' era attaccata quella tavola ; e lo dimenticò subito . Ma Giulio era restato come ebbro ; e aveva una specie di gaudio amaro . Dentro di lui sentiva moversi come una quantità di cose parassite e malvagie ; che volevano prendere il sopravvento . I suoi stati di coscienza si erano solidificati l ' uno vicino all ' altro , ma irriducibilmente ; ed egli tentava in vano di metterli d ' accordo e di spiegarli con un solo mezzo . Non si sentiva più libero e comprendeva che la coscienza quotidiana si era inspirata non ai suoi sentimenti , sempre mobili , ma a certe invariabilità ; alle quali , forse , quei sentimenti si erano sempre attaccati . Ora , anche il desiderio di morire era invariabile . Non gli parve necessario rivedere quelli della sua famiglia ; perché credeva che dovesse restare più solo che fosse possibile ; come un dovere . Egli , in quel momento , non poteva avere più nessun affetto per loro ; e , quando fu alla libreria , ne aprì la porta come se andasse a conoscere la realtà del suo sentimento . Nella libreria , con gli sportelli chiusi , c ' era buio ed egli accese il gasse . Il rumore del gasse , prendendo fuoco , lo fece tremare di spavento . Girò gli occhi attorno , e gli venne voglia di avventarsi a quelle pareti . Loro lo avevano fatto mentire e poi perdere ; loro le più forti . Ad un tratto , sentì bussare : Niccolò , lo chiamava . Doveva rispondere ? Non allora . Egli era troppo da più di lui , perché gli permettesse di chiamarlo ancora . Lasciò che egli smettesse di battere le nocche ; e , dal cassetto della scrivania , prese una corda forte , con la quale era stato legato un pacco di libri . Egli , allora , non credette più che si sarebbe ammazzato ! Perciò salì sopra uno sgabello e provò , ficcandoci il manico del martello dentro , se un gancio alla trave veniva via . Era proprio sicuro che non si sarebbe ammazzato ! Ci legò la fune , a nodo scorsoio . Poi , ridiscese dallo sgabello e si mise a guardarla da tutte le parti ; sentendo la voglia di sorridere . La guardava scherzando ; ma pensò di toglierla perché aveva paura che le avrebbe dato retta , mettendoci il collo dentro . Egli delirando le parlava , perché non lo tentasse . Ma non osava più toccarla . Egli disse : " La lascerò qui per sempre . Perché si veda a che punto mi sono ridotto . " Era ormai come un pazzo ; e appuntellò la porta per paura che venisse un branco di gente a buttarla giù . Non dovevano tardare molto . Li sentiva venire , da tutte le parti . Non c ' era più modo di resistere : i puntelli saltavano via . Su la cassapanca , tutti quegli oggetti falsamente antichi gli dissero : " Tu sei eguale a noi ! È inutile che tu cerchi d ' evitarci ! " Egli rispose a voce alta : " Aspettate , faccio una firma . " E vide la sua firma falsa saltellare sul pavimento . Si chinò per chiapparla ; entrò con la testa sotto gli scaffali : la firma c ' era , ma egli non la vedeva più . " Guardate : in mano non ce l ' ho ! " Allora , spense la luce . E , al buio , senza rendersi conto che si ammazzava , mise la testa dentro il laccio . Sentendosi stringere , avrebbe voluto gridare ; ma non gli riescì . CAPITOLO XIV Il pretore fece staccare il cadavere e portarlo all ' Istituto Anatomico . Ma , dopo due giorni , fu dato il permesso di seppellirlo nel cimitero del Laterino . Enrico e Niccolò lo accompagnarono , dietro la lettiga d ' incerato verde ; ma erano sospettosi di tutti e desideravano di fare presto , come se temessero di essere arrestati insieme con il morto . C ' era soltanto il becchino che li aiutò a collocare il cadavere dentro la cassa . Pochi minuti dopo , venne il cappellano del cimitero ; che , messa la stola , benedì con l ' aspersorio un altro morto . Era un vecchio prete atticciato , con il viso adusto e le scarpe imbullettate ; da contadino . I due fratelli stavano a capo scoperto e badavano di non mettere i piedi sopra certi fiori già putridi , caduti da qualche ghirlanda : anch ' essi avevano macchiato il pavimento della piccola cappella . Il prete , arrossendo e accennando con il mento la bara del Gambi , chiese : - Come si è ammazzato ? Niccolò era pieno d ' ira . Ma Enrico rispose : - Con un nodo scorsoio . Il prete , allora , li salutò ; andandosene come se avesse avuto furia , con l ' ombrello e il cappello in mano . Egli andava e veniva tra la sua casa e il cimitero ; e non aveva mai tempo da perdere . Era un cielo grigio ; quasi giallognolo ; con una umidità che bagnava tutto . Anche la cancellata del cimitero sgocciolava giù per le spranghe di ferro ; le lapidi si lavavano e la cima dei cipressi restava nascosta nella nebbia ; e , benché fossero ormai le dieci , sembrava sempre l ' alba . Siena , con un velo addosso che la faceva assomigliare ad una superficie tutta piana e unita , cominciava a schiarirsi allora ; lasciando distinguere e riconoscere le case e i loro aggruppamenti ; poi anche i loro colori ; tutti un poco ceruli però . Finché restò su l ' orizzonte un vapore bianco e luccicante . Niccolò disse : - Io non mi reggo più in piedi . - A me dolgono le ginocchia : è la mia gotta reumatica . Ma , ormai , bisogna aspettare . Il becchino chiamò due compagni ; e misero il morto in una fossa . Poi , cominciarono subito a buttarci la terra con le pale . I due fratelli piangevano , tappandosi gli occhi . Sentivano che lì dentro lasciavano e perdevano quel che essi non avevano ; ed erano veramente commossi . Giulio s ' era preso la responsabilità di tutto , e li aveva salvati . Ma , all ' escita del cimitero , Niccolò chiese al fratello : - Tu passi per la strada più corta per andare a casa ? - O che vuoi ch ' io faccia ? - Io , invece , giro da San Marco . - Perché ? Andiamo insieme ! Ma Niccolò , pigliando rasente uno dei muri della strada , affrettò il passo e lo lasciò a dietro . Andò a comprare un sigaro , dove era sicuro non sapevano che tornava dal cimitero e s ' affrettò a trovare il Corsali . E in meno di due ore si misero d ' accordo : anche lui avrebbe fatto l ' agente d ' assicurazione ; perché appunto bisognava trovare uno che conoscesse bene i paesi del circondario e fosse disposto ad andarci . Soltanto Modesta aveva da parte qualche centinaio di lire ; e , a tavola , Niccolò disse al fratello : - Io mi son già sistemato da me ; e voglio pensare alla moglie e alle bambine . Anche tu , se credi , arrangiati ! - Dammi almeno tempo ! - No , no ! Stasera non verrai né meno a dormire ; perché non ti ci voglio : non c ' è posto . Io e la mia moglie prendiamo una casa più piccola ; e tu farai portare via la tua roba . Si trattava di un estro forse meditato in quei due giorni , e poi venuto fuori lì per lì . E sarebbe stato inutile fargli capire ch ' era troppo repentino . Modesta , non per cattiveria , trovò giusto quel che disse il marito ; ed Enrico tentò invano di cavare qualche cosa da lei ; perché , Niccolò , che stava alle vedette , le proibì di rispondergli e a lui ripeté che doveva fare come gli aveva detto . - Non ci doveva essere né meno il bisogno che te lo suggerissi io ! Enrico , senza nessuna idea in capo , gli disse : - Prestami , almeno , un poco di denaro che mi basti per trovarmi una camera ! Niccolò non gli voleva dare niente ; ma Modesta escì dalla stanza dove egli le aveva detto che si chiudesse ; e , allungando un braccio , gli porse cento lire . Enrico le strinse e se ne andò ; barellando come un ubriaco . Al processo , come se si fossero messi d ' accordo prima , incolparono Giulio compiangendolo ; ed essi furono assolti . Ma non restava loro più nulla ; ed il cavaliere Nicchioli ricavò a pena la metà della cambiale firmata da vero . Enrico non voleva darsi a niente ; e le cento lire , che s ' era tenute in tasca invece di pagare la retta della camera , gli bastarono poco più d ' una settimana . Egli non poteva fare a meno delle sue abitudini , e andava sempre anche a quella bettola . Là si doleva , e attribuiva a Niccolò la sua miseria . La gotta lo perseguitava e s ' era ridotto molto male . Alla fine , si dette a fermare tutti i clienti più ricchi della libreria , chiedendo qualche lira . Essi , dopo le prime volte , fingevano di non vederlo e si scansavano ; e , se erano in più d ' uno , gli facevano capire che non potevano dargli retta , prima che s ' avvicinasse . Ma Enrico era capace d ' aspettare e di seguirli , finché , sopraggiungendoli , quando credeva il momento opportuno , li costringeva almeno ad ascoltarlo . Diceva , quasi sempre : - Niccolò non s ' è vergognato a mandarmi via e m ' ha tolto tutto quello che avevo . Lo divorerei vivo con il mio odio . A tal carne , tal coltello ! Io non posso mettermi a lavorare perché sono impedito dalla gotta . Se non ci credono , guardino che nodi noccioluti m ' è venuto alle dita ! Faccio pietà ! Ora ho anche l ' uremia nervosa e intestinale . Bisogna che m ' aiutino . Ma Niccolò , sempre più libero dopo il processo , cominciava a trovarsi discretamente . Gli amici , che gli restavano ancora quasi in ogni paese , dove l ' avevano conosciuto quando faceva l ' antiquario , non era difficile che lo invitassero a mangiare ; ed egli , allora , si compensava delle strettezze in famiglia . Era tornato di buon umore , benché fosse invecchiato a fretta . Egli diceva , picchiandosi il petto : - Io ho fortuna ! E , a testa ritta , si faceva vedere ancora ben portante e sciolto : qualche volta , si metteva a camminare lesto a posta ; con gli occhi più sgargi di prima . In casa , erano stati afflitti in un ' angustia repentina ; e pareva che non potessero dimenticare più i tempi di una volta . Chiarina non aveva perso il fidanzato ; ma s ' era fatta anche più dimessa ; e con Lola non rideva quasi più . Modesta portava sempre , per voto , le candele alla Madonna del Duomo ; e tra le nipoti pregava lunghe ore , sotto le fiammelle delle lampade d ' argento , con gli occhi intenti all ' altare , in mezzo alle pareti coperte dai cuori di tutte le dimensioni e dai gioielli . La Madonna , dietro il vetro lustro e luccicante , si scorgeva a pena ; ma l ' ambascia infervorava sempre di più quella disgraziata ; che , senza la fede , non si sarebbe sentita più né meno un essere umano . Niccolò non avrebbe voluto che andasse sempre in chiesa , ma non si arrischiava a rimproverarla . Soltanto , continuava a fare il proprio comodo ; con quella sua giocondità irascibile e beffarda , che gli traluceva anche dagli occhi . Non aveva altra soddisfazione che di farsi invitare a pranzo ; e , poi , tornato a Siena , di raccontarlo a Modesta ; che , a biasciare il pane , le pareva meno saporito . Ma ringraziava Dio che Niccolò s ' ingegnasse a quel modo ; e anche lei , qualche volta , si rinfrancava a vederlo sempre eguale . Nondimeno egli , verso la fine dell ' anno , a pena due mesi dopo il suicidio di Giulio , cominciò ad avere certi dolori alla testa che lo lasciavano sbigottito . Contro di essi , non poteva fare niente , e gli andava via la voglia di celiare . Poi , gli venne anche l ' insonnia ; e il giorno dopo non si sentiva mai capace di prendere il treno . Restava a letto finché , per non avere rimorsi , zoppicando , esciva a rimettere in pari gli affari della Compagnia di Assicurazione . L ' insonnia gli lasciava il senso di vivere troppo , quasi il doppio . E , lì a letto , lo assalivano mille tristezze , che lo abbattevano . - Modesta , che pensi quando io non rido più ? È vero che , allora , la casa pare morta ? Quando rido , io la scuoto tutta e anche voi state meglio . Peccato ch ' io non portassi a casa la mia cassapanca , che avevo nella libreria ! Qui a letto , non ci ho niente da guardare . L ' avrei messa a una di queste pareti ; e avrebbe abbellito la stanza . Poi si voltava verso la finestra , e diceva : - Gli occhi mi s ' annebbiano : non so perché . Ma se Modesta gli si metteva attorno , magari per portargli un guanciale di più , egli non voleva a nessun costo . Poi , se Modesta cominciava a lagrimare , egli le rifaceva il verso ; e voleva che le nipoti , sentendolo attraverso l ' uscio aperto , ridessero . - Mi dovete obbedire ! Volete farmi crepare di lagrime ! Vuol dire che non mi sapete voler bene ! Quando ridevano , egli alzava la testa e chiedeva : - Chi ve l ' ha dato il permesso ? E , crucciato , stava ore ed ore senza parlare . Egli sperava di guarire e voleva , a primavera , andare ai bagni caldi ; ma peggiorò sempre di più . Oltre all ' insonnia , che gli faceva spavento soltanto a ricordarsene , gli vennero i delirii . Dapprima , non ci fecero caso ; credendo che sognasse troppo forte ; ma poi , si destavano e lo ascoltavano con terrore . Egli diceva cose lubriche o insensate . Gli pareva sempre che lo avessero chiuso nella libreria e non volessero lasciarlo più . E lo costringevano a dondolare Giulio penzoloni . Anche gli pareva che lo facessero camminare nudo , con le mani e con i piedi . Alla fine faceva una risata che non finiva più ; una risata bavosa , che gli bagnava il pizzo . I delirii doventarono più intensi in poche settimane . Quando andavano via , gli restava il dolore alla testa ; che era quasi peggio . Ma , durante il giorno , esciva come prima ; e non voleva nessuno con sé . Andava per strade solitarie ; e se lo incontravano i ragazzi che tornavano di scuola , gli facevano la chiucchiurlaia . Egli non se la prendeva ; anzi , se ne vantava ; e alla moglie gliene parlava come se fosse andato ad una festa . Allora ella temeva che fosse per perdere la ragione ; e voleva farlo visitare . Bastava ch ' ella dicesse così , perché ritornasse in sé , strafinefatto ; e riprendesse subito il suo solito aspetto . Si capiva , però , ch ' era uno sforzo ; perché , dopo poco , mentre anche la pelle gli si faceva floscia e pallida , il viso doventava paralizzato , solido , privo di qualsiasi intelligenza . Una notte , gli venne un delirio così violento che rotolò dal letto . A sedere in terra , tra le sedie rovesciate , egli incominciò a gridare ; come non aveva fatto mai . La sua voce , a stratte , si faceva sempre più acuta e più forte ; con una rapidità che metteva raccapriccio . Talvolta , invece , era cupa e bassa , quasi piatta ; talvolta , scivolava con una ilarità acuminata ; una voce senza più parole e senza senso ; ma con dolcezze tenere ; intonata . Non riesciva , ormai , più a calmarsi ; e per quanto , durante qualche intervallo , egli si ricordasse di quando stava bene e invocasse di guarire , subito dopo la sua bocca restava spalancata e torta . Ed egli si sbatteva giù in terra , fuori di sé . Questo delirio , che fece ammalare Modesta e sconvolse i nervi alle bambine , durò quasi tre ore ; senza attenuarsi mai . Finché la voce venne sempre di più a mancargli . Allora , gli cominciò il rantolo , che pareva una risata repressa ; gorgogliante nel sangue diacciato dall ' apoplessia reumatica . CAPITOLO XV Enrico , come della cambiale , seppe alla bettola che Niccolò era morto prima dell ' alba . Era , ormai , stralinco ; con le mani e le gambe gonfie ; con la bocca livida ; da cui non esciva più nessuna parola che non facesse sentire una cattiveria quasi repugnante . Stava seduto , con un bicchiere di vino davanti . Si grattò i capelli sul collo , pieni di lendini , e disse : - Comincio a credere che ci sia Dio ! È morto prima di me , razza di un cane ! Ha fatto di tutto per straziarmi ; ma , questa volta , è partito prima lui ! Ohè ! Avete sentito quel che m ' è stato detto ? È morto quel farabutto di mio fratello ! Ora voglio vedere stesa la sua moglie , quel pezzaccio di carnaccia e di grasso ! E io non seguo quello scimunito di Giulio che , appeso al soffitto , scalciava per dare la benedizione con i piedi ! I suoi amici , da un bugigattolo buio e puzzolente , risero ; e risposero , rifacendogli la voce un poco strascicata : - Quando morirai tu , si piglia tutti la sbornia ! Quel giorno , il nostro oste non ci metterà l ' acqua . Credi di averci molto da campare ? - Che m ' importa a me ? Se fossi un signore come prima ! - Un signore non sei stato mai . - Del resto , una volta , mi portavate tutti rispetto . Allora , uno gli andò a versare una bottiglia d ' acqua dentro il collo , mentre non se l ' aspettava ; perché sollevava con una mano la tendina rossa della porta e teneva gli occhi ai vetri . Sbalzò dallo sgabello , scuotendosi : - O non lo sapete che mi potete far morire da vero , con la gotta come ho io ? E non sono mica guarito dell ' uremia nervosa e viscerale ! - Che ce ne importa a noi ? Dici sempre la stessa tiritera ! - Io dico quel che ho , e non invento niente ! Ma , visto ch ' era inutile arrabbiarsi o protestare , anche perché non ci avrebbe ricavato nulla , si ributtò a sedere ; e , voltando le spalle a quelli , si mise a discorrere con l ' oste che stava con una mano appoggiata allo spigolo dell ' uscio e la fronte sopra . - Stamani il conte , quello che ha più corna che quattrini , non s ' è vergognato di mettermi in mano mezza lira sola ! Gli ho tenuto dietro per tutta Siena , e gli ho detto che non avevo né meno da mangiare ! Se fossi un signore io , vorrei insegnare a quanti sono . Mi voglio mettere a vendere le corna dei signori , per arricchire anch ' io . L ' oste gli rispose : - Sarebbe il mestiere più adatto per te ! Prima l ' oste gli dava del lei , poi aveva fatto come tutti gli altri ; ed Enrico aveva detto : - Sì , sì ; a farmi dare del tu mi piace . Enrico , allora , gli fece una lunga spiegazione : - Il carretto , come fanno tanti che vanno a prendere le valige alla stazione , io non lo tirerò mai ; perché non l ' ho mai tirato . Mi dovrei mettere a fare il fabbro ? E la forza dove l ' ho ? È inutile : quando si nasce con l ' animo di signore , non si perde mai . Ci vuole altro ! - E a dormire dove vai ? - In una panchina della Lizza , sotto agli abeti . Ma comincio a starci male , perché è freddo . Con la malattia che ho , reumatismo e gotta , mi scricchiolano le ossa e mi vengono certe nevralgie che mi fanno perdere i sensi . Mi dolgono tutte le ossa , e mi chiappa un malessere indefinibile che non mi lascia addormentare . Non posso stare in nessun modo ; e , anche se avessi una coperta , non potrei adoprarla , perché addosso non sopporterei nulla . Basta anche toccarmi con un dito , per farmi saltare dallo spasimo . Perciò , scendo giù dalla panchina e mi metto a passeggiare ; anche perché il freddo mi faccia meno male e non mi sbatta i denti . Passeggio fin quasi a giorno ; e , allora , potrei quasi addormentarmi ; ma ci sono i giardinieri che mi destano ; e così non riposo mai . - Ma non hai trovato né meno un buco , una spelonca , che so io ? dove ficcarti , per essere più riparato ? O quando piove ? - Ho dormito , per quasi una settimana , in quelle grotte che sono giù per la strada di Pescaia . Ma ci venivano a fare all ' amore ; e , poi , la notte , due o tre giovinastri , vagabondi , che la insozzavano da non respirarci più dal puzzo . La mattina , a digiuno , mi sentivo quasi svenire . Alla Lizza , invece , sarebbe un luogo più sicuro e più pulito ! Però , vorrei sapere perché ti diverti a sentirmi squadernare queste delizie ! - Hai sempre la stessa boria : non c ' è verso di fartela passare . Ora , vattene ! Bada se raccapezzi qualche altro soldo ! Vattene : se no , il passeggio dei signori finisce . Enrico si alzò e chiese a quelli dentro il bugigattolo : - Volete niente da me ? Quelli non risposero . Allora , egli ci si avvicinò . - Vi ho chiesto se volete niente da me . Uno gli disse : - Tieni : piglia questa cicca . Se tu ne avessi parecchie , potresti levarti la fame ! Enrico se la mise in bocca , per biascicarla . Il suo vestito non ne poteva più e mancavano tutti i bottoni . Non sapendo come arzigogolare il tempo , andò al cimitero . Ma il guardiano non lo voleva far passare ; credendo che volesse portarsi via qualche cosa . Allora egli , risentito , con i suoi denti ancora intatti e bianchi , come quelli di un lupo , che gli si vedevano quand ' era arrabbiato e gli s ' arricciava la bocca , gli disse : - Non mi riconosci ? Pochi mesi fa son venuto a sotterrare quel mio fratello che si suicidò . Oggi vengo a veder sotterrare quell ' altro fratello , che allora era con me . - Come si chiama ? - Niccolò Gambi . - È sotterrato . L ' hanno portato giù stamani . - Dove l ' hanno messo ? - Nel quadrilatero più vecchio , che ora per ordine del municipio si ributta all ' aria . Quasi in fondo . La fossa si riconosce , perché è la più fresca . - Ho capito : vado ! Ma il guardiano , non rassicurato del tutto , gli disse : - Aspettami un momento : ti ci porto io . Devo venire da quella parte per preparare un ' altra fossa . Cominciava a pioviscolare , ed era un ' acqua così diaccia che faceva venire i brividi . Tutto il vecchio cimitero era stato scavato . Avevano addossato le lapidi al muro di cinta ; e le croci erano tutte una catasta accanto a un cippo . I cipressi odoravano ; come se la pioggia facesse escire i loro succhi . E gli uccelli saltellavano sul muro di cinta . Il guardiano , per avvertire ch ' era venuto , fischiò al becchino ; e disse a Enrico : - La fossa è quella . - Sei proprio sicuro ? - Per una settimana almeno , me ne ricordo di tutte e sono sicuro di non sbagliare . Ora che cosa fai ? - Ho voluto vedere qual è per tornarci con più agio . Gironzolò un poco attorno alla fossa , fin quasi a metterci un piede sopra ; poi , tornò via . Il guardiano gli tenne gli occhi dietro finché non ebbe ripassato la cancellata . Enrico , allora , si ricordò di come il fratello l ' aveva lasciato proprio in quel punto ; e sentì stringersi i pugni : non gli pareva che già fosse morto ! Ma non si decideva ad entrare in città . Quella Porta è più stretta delle altre ; e ci passano soltanto per andare al cimitero . Egli s ' era soffermato , ma siccome la guardia daziaria , dall ' apertura del suo casotto di legno , lo spiava per capire quel che voleva fare , entrò . Alzando gli occhi a sinistra , vide l ' Ospizio de ' Vecchi Impotenti : ce n ' era uno , vestito di nero , con una suora ritta accanto ; e stava seduto sul muraglione alto , con il dorso verso la strada . Allora pensò che anch ' egli , con la raccomandazione di qualche signore , avrebbe potuto farsi prendere con gli altri lì dentro . Strascicava una gamba ; e , per quel giorno , non aveva trovato ancora né meno da spilluzzicare . Il vecchio stava lassù , tranquillo sotto una pergola ; riparato dal vento e dall ' acqua . Egli , invece , si sentiva male e non ne poteva più . Ma a Modesta , che ora campicchiava con le trine e i ricami , pareva di far male a lasciarlo finire in quel modo ; senza mai dirgli almeno una parola . Perciò andava quasi ad appostarlo dove indovinava ch ' egli potesse passare . E siccome egli tirava di lungo , facendo finta di non averla guardata , ella aspettava un poco , tutta dritta ; poi lo raggiungeva . Gli metteva nella mano , ch ' egli non apriva subito , qualche lira ; e seguitando a camminargli di fianco , perché egli non si voltava né meno allora , gli diceva : - Perché , almeno , non ti converti a Dio ? Anche il povero Niccolò è morto senza potersi confessare ; e Giulio s ' è ucciso . Forse , stanno male tutti e due ; ora . Bisogna pensare alle loro anime . Enrico faceva il viso cattivo ; e si raggomitolava tutto ; perch ' ella non lo vedesse . La donna proseguiva : - Vai a farti aiutare dai canonici del Duomo . Fermali quando escono dal coro , la mattina . Tu non hai da compicciare niente in tutta la giornata ! Ella voleva che chiedesse l ' elemosina ai canonici , perché a poco a poco gli venisse l ' idea di entrare in chiesa . Ma Enrico ai preti non voleva ricorrere ; e le rispondeva con la voce velata : - Ora basta ! Vattene ! Modesta , prima di lasciarlo , gli chiedeva : - Hai bisogno che ti lavi qualche fazzoletto , almeno ? Vieni in casa nostra , a farti ricucire i calzoni : li hai troppo rotti . Ma egli tirava di lungo ; ed ella tornava a casa con la stessa tristezza , sebbene un poco sdebitata di coscienza . Enrico non le dava ascolto , perché non voleva che le bambine , vedendolo , si vergognassero di lui . Quando le scorgeva di lontano , spariva ; magari entrando dentro un uscio , finché non fossero passate . E , se era dentro la bettola , diceva agli amici : - Quelle sono due angeli . Ho riguardo soltanto dei loro occhi innocenti , che non mi vedano così . Aveva imparato tutti i luoghi più deserti e più sporchi di Siena . Soltanto a quelli ci si avvicinava sicuro ; come quando andava a riposarsi in Via del Sole , sotto le case di Salicotto , e doveva stare attento che i cenci tesi alle finestre , legati alle forcelle di legno e i fili di ferro , non gli sgocciolassero addosso . E , poi , c ' era caso che lo colpissero su la testa con qualche scarpa vecchia , attraventata giù , o magari con le bucce di pomodoro quando le donne ripulivano le pentole e i piatti . Buttavano via anche pezzi di vestiti logori ; e i suoi occhi ci si fermavano sopra per ore intere . Alla fine , dopo avere atteso per un altro mese , i primi di febbraio lo presero all ' Ospizio di Mendicità . Egli avrebbe voluto rifiutare , perché si vergognava ; ma dovette cedere . Era sempre meglio di quando moriva di fame in qualche immondezzaio , e qualche cane randagio , con le costole sottili che tremolavano , andava a raspare nei mucchi della spazzatura e delle putrilagini ; e trovava un osso ; ed egli , allora , guardava il cane che mangiava , e gli veniva la saliva alla bocca . Lo misero in un camerone , dove c ' era un centinaio di letti e nessuno vuoto . Quando lo fecero lavare e gli dettero un vestito come avevano tutti gli altri , rossiccio e grosso , con un berretto filettato di turchino , si sentì avvilire . I primi giorni , non poteva fare a meno di guardare fisso quel che gli altri mangiavano ; e a lui pareva che la sua parte non bastasse . Siccome era dei meno vecchi , lo mandarono nell ' orto a raccattare le potature restate sotto gli olivi . Poi , con due compagni , a portarle in un piazzale ; dove erano le serre dei limoni . Egli pensava sempre alle nipoti ; e avrebbe voluto che le domeniche fossero andate a trovarlo . Ma esse non andavano ancora ; perché non sapevano il suo desiderio ; e passavano tutte le sere dinanzi all ' Ospizio di Mendicità . Una mattina , mentre raccattava le potature , disse a quelli con lui : - Se io muoio presto , vi prego di dire alle mie due nipoti , che verranno a vedermi , che io m ' ero messo a lavorare . Gli altri alzarono gli occhi da terra ; e lo guardarono , senza rispondergli . Allora , egli si spiegò : - Anch ' io ho un briciolo di coscienza . E soltanto quelle bambine capiscono che è vero . I più vecchi si misero ad ascoltarlo ; e , per ascoltarlo , non lavoravano . Qualcuno cercò di sorridere e non ci riescì : smosse le labbra , come se ciancicasse . Egli proseguì : - Sono mesi e mesi che non mi parlano più . Ed egli pensava , senza osare di dirlo : " Mi porterebbero una boccina di vino " . Ma egli aveva patito troppo ; e , una notte , preso da una nuova crisi di gotta , che gli aveva ormai infettato tutto il sangue , morì senza né meno accorgersene . La mattina era freddo come il marmo del refettorio . Lola e Chiarina gli misero due mazzetti di fiori sul letto , uno a destra e uno a sinistra . C ' era una sola candela ; che , essendo di sego , si piegava per il calore della sua fiamma rossa come se avesse nello stoppino un poco di sangue morticcio . Esse pregavano inginocchiate , con le mani congiunte vicino ai mazzetti di fiori ; e , in mezzo a loro , il morto doventava sempre più buono . Il giorno dopo , spaccarono il salvadanaio di coccio e fecero comprare da Modesta tre croci eguali ; per metterle al Laterino .
L'AMORE ( TOZZI FEDERIGO , 1920 )
Narrativa ,
CAMPAGNA ROMANA Caro Cavacchioli , tu mi chiedi qualche spunto autobiografico . Ti ringrazio sinceramente , ma non abbocco . Tutto al più , posso raccontare a te e a pochi lettori come ho passato a Roma la scorsa estate . Torno , ormai , molto di rado in Toscana , e sempre per pochi giorni . Perciò , insieme con qualche amico , quando non piglio la bicicletta , cerco di respirare all ' aria aperta e non mi lascio mai alloppiare dalla vita cittadina . Questa estate , andavamo a Maccarese : tra Roma e Civitavecchia . Bisognava alzarsi dal letto prima di giorno ; e alla stazione di Termini , mentre compravamo il biglietto , vedevamo , alla luce ancora incerta , stormi di ragazze che invece sceglievano Ladispoli o Santa Marinella . Sartine , dattilografe , impiegate , passavano a coppie o a branchetti , di rado accompagnate dai parenti , portando in mano l ' asciugatoio e la biancheria per il bagno . Ce ne erano di anemiche , ma anche di quelle bellocce o belle addirittura . E noi le seguivamo con gli occhi e con una voglia matta d ' attaccare discorso e portarne due o tre con noi , di quelle più piacevoli e benevole . Orio Vergani , allora , faceva sempre la proposta di distribuire , per la volta prossima , parecchi foglietti dove fosse stampato , a modo di pubblicità , che i bagni di Maccarese erano preferibili anche per la salute a quelli di qualunque altra spiaggia . E , intanto , da bel giovane che è , si ficcava in mezzo alle ragazze per capire se ce ne fossero disposte a farsi tenere compagnia . Ma , saliti in treno , non ci si pensava più ; ed era meglio . A scendere alla stazione di Maccarese eravamo noi soli , salvo qualche buttero ; e , dopo aver bevuto un bicchierino di acquavite , che ci levava gli ultimi rimasugli del sonno , ci mettevamo in cammino . L ' aria era grossa da tagliarsi con il coltello , e la strada lunga . Ma noi prendevamo attraverso i campi , per una scorciatoia che si vedeva dalla stazione fino a una macchia dove s ' interna ; perché l ' erba non fa in tempo a rinascervi , e la terra si spacca in un modo che a non stare attenti c ' entrano i tacchi dentro . Le interminabili file degli olmi , più neri che verdi , s ' incrociano da ogni parte ; chiudendo in mezzo le paludi , dentro le quali i giunchi selvatici sono così fitti da non potercisi muovere . Finalmente , quando la stanchezza e il sudore cominciavano a dar noia e a scoraggiare , tra i ginepri enormi , si sentiva il tuono largo , quasi sinistro , del mare . Riprendevamo forza ; e , barcollando su la rena troppo asciutta , che faceva inciampare e affondare fino ai polpacci delle gambe , andavamo avanti . Alla fine si vedeva il mare : una riga turchina e immobile che sembrava più alta di noi . L ' aria si faceva respirabile ; e ci guardavamo lietamente . Facendo a chi arrivava prima , andavamo sotto una specie di capanna tutta aperta , costruita con quattro sostegni di legno sorreggenti una copertura di frasche secche . Io mi spogliavo subito , e mi piaceva sentire quel brivido ghiaccio su tutta la persona . Michele Abramich apriva i cartocci delle provviste e cavava fuori , da un tascapane militare , un uovo sodo per ciascuno . Io facevo con le mani una buca nella sabbia e vi mettevo dentro , fino alla bocca , i fiaschi del « Chianti » . L ' Abramich mi guardava ridendo , pronto , però , a sgridarmi se non facevo le cose per bene ; e l ' ultima manciatina di terra che ricopriva il « Chianti » al fresco , la dava sempre lui ; perché nessuno lo avrebbe contentato . Senza Michele Abramich , direttore del Museo di Aquileia , non sono mai andato a Maccarese . Con noi , oltre allo scultore Ercole Drei e a Orio Vergani , che è forse il più intelligente fra i suoi coetanei di vent ' anni , è venuto una volta Stefano Pirandello . Il Drei si fidava un poco troppo dei suoi nervi romagnoli e la sera sghignazzava meno della mattina . Il Vergani non voleva rinunciare né meno la notte innanzi ai caffè e alle amanti ; e il sole gli faceva girare subito la testa . Qualche volta , è venuto a caccia Alessandro Salvini ; che per quel giorno non si ricordava di essere attore cinematografico e drammatico . Ma torniamo in carreggiata ! La spiaggia , completamente deserta , cominciava già ad essere calda ; e le onde scintillavano . Io , completamente nudo , facevo una corsa di un mezzo chilometro , e poi tornavo addietro ; e dicevano che assomigliavo a un fauno piuttosto grasso . L ' Abramich aveva già messo insieme un mucchietto di fuscelli e di legni e li accendeva in modo che il fumo , portato dal vento sotto il riparo di frasche , ci assicurava di più che nessuna zanzara ci avrebbe punto regalandoci la malaria . Ad una certa ora il sole faceva biancheggiare , quasi splendere addirittura , il caseggiato nuovo di Ladispoli ; e le nebbie uscivano di fra gli olmi e la grande pineta solitaria , lunga fra i cinque e i sette chilometri . Reso sempre di più impaziente da quella meravigliosa solitudine , entravo nell ' acqua . L ' Abramich aspettava , scrupolosamente , che fossero le undici . Dopo il bagno facevamo , per lo più affiancati insieme , un ' altra corsa ; che bastava ad asciugarci ; e , poi , ci sdraiavamo in terra , per mangiare . E siccome l ' appetito era sempre pronto , bisognava mandare giù i bocconi senza masticare troppo , perché si faceva a chi era più lesto . Prima veniva il prosciutto crudo , poi quello cotto ; poi le olive . In un batter d ' occhio , spariva tutto . E non era difficile che le cinque dita aperte d ' uno dovessero contendere con quelle d ' un altro l ' ultima fetta o l ' ultima oliva . Qualche volta , cucinavamo da noi il prosciutto ; facendolo bollire dentro un catinaccio scrostato , che l ' Abramich aveva preso dentro una capanna di certi pescatori . Intanto , rapidamente , il vino calava . L ' Abramich apriva le scatole delle acciughe in salsa piccante ; ed io , ghiotto di quella broda oliosa , quand ' erano nuotate , me le scolavo in bocca o vi inzuppavo un pezzo di pane dentro ; che a ricavarlo dovevo anche bestemmiare . Non bisognava muoversi senza precauzione , perché il vento copriva subito di sabbia ogni cosa ; e , allora , si sentiva scricchiolare sotto i denti . Alle frutta , l ' appetito cominciava a calmarsi ; ma mi ricordo come , in mancanza d ' altro , succiavamo lungamente anche i noccioli rossi delle pesche o finivamo con l ' inghiottire le bucce delle mele e delle pere . Allora , ricorrevamo alla distribuzione delle sigarette . Ma , già , la stanchezza , e il caldo ci facevano venir sonno ; ed era un godimento solenne quello di chiudere a poco a poco gli occhi e di chinare la testa grave e avvinata . Ma a trovare una buona posizione non era facile , senza indolenzirsi o i fianchi o le braccia ; e , poi , a mettersi bocconi , come sarebbe stato più comodo , non si poteva respirare perché entrava la sabbia in bocca e dentro le ciglia . Alla fine il sonno metteva da sé le cose in pace , e dormivamo anche tre ore di seguito . Guai a quello che si destava ultimo , perché si sentiva giungere un calcio su le chiappe ! Qualche volta , aprendo sì e no gli occhi , vedevamo i branchi delle bufale o dei bovi passare rasente a noi , soffermandosi a fiutare e a curiosare . Le bufale , con gli occhi neri e acuti , avevano un ' insistenza che non ci piaceva affatto ; ma il sonno e il vino non ci consentivano di alzarci da terra ; e , perciò , non abbiamo mai avuto paura . Anche le vipere non mancano , anzi quelle di Maccarese sono famose ; per dire la verità , non sono mai venute dove eravamo noi . Con gli occhi sempre intontiti , guardavo il mare più turchino e più bello , e vedevo stuoli di alcioni alzarsi a volo come se fossero stati scossi dalle onde sempre uguali e disuguali . Sopra le macchie volavano , invece , corvi e falchi . Alla foce dell ' Arrone , dove al tempo degli Etruschi , tanto per fare un poco di storia , era la città di Fregenae , e dove l ' aria e le fiamme del calore ora brulicavano insieme , si vedeva un polverio enorme : guardando meglio si capiva che vi andavano a bere le bufale e i bovi . Prima che il sole tramontasse , facevamo un altro bagno ; e , se il mare era molto mosso , stavamo a prendere i colpi delle onde su le spalle e su la nuca : tenendoci a catena , per non essere travolti . Tuttavia Ercole Drei , un giorno , corse lo stesso il pericolo di affogare . Verso sera , quando un ' umidità calda e pesante cominciava a venire da tutte le parti , e la spiaggia non brillava più , ci rivestivamo e tornavamo verso la stazione . E siccome era già l ' ora di cena , entravamo dentro una « dispensa » ; dietro il castello barocco di San Giorgio . L ' Arrone , che viene dal lago di Bracciano , sembrava bianco da quanti moscerini vi stavano sopra . Se passava qualche bufala , anche sopra essa s ' aggirava una nuvola di moscerini ; e gli eucalipti odoravano lungo la strada , dove si inciampava a motivo della polvere alta e ammucchiata dalle ruote dei carri . A quel tempo , a Porto San Giorgio , c ' erano parecchi prigionieri tedeschi e austriaci ; e quelli presi dalla malaria , gialli e spolpati , li vedevamo seduti sull ' argine dell ' Arrone con le spalle a qualche eucalipto . Una volta capitò loro anche il vaiuolo ; e bruciavano i pagliericci dei morti , abbandonandoli alla corrente ; che , a poco a poco , li portava fino al mare , già mezzi inceneriti e distrutti . La « dispensa » era uno stanzone con il soffitto a volta ; e ci stava un oste con la moglie ; tutti e due con la malaria . Al nostro arrivo , benché non fosse prudenza perché si attiravano le zanzare , accendeva una candela di sego e l ' infilava dentro il collo d ' una bottiglia . Dopo un ' ora di attesa , quasi al buio , le paste nel sugo erano pronte ; nere di pepe . E ne trangugiavamo sempre due piatti per ciascuno : non c ' era di meglio e bisognava adattarsi . Il vino , grosso e pesante , metteva il fuoco nel sangue . E , benché rimpiangessimo di non avere più il « Chianti » , si buttava giù a litri . Alle altre tavole dello stanzone stavano i lavoranti della tenuta , i pastori e i butteri . E sempre arrivava qualcuno con la febbre addosso , presa durante la giornata ; il quale andava a sedersi un poco in disparte , verso la porta . La poca luce non ci permetteva di scorgere bene i visi ; e tra le gambe venivano almeno cinque o sei cani randagi che non erano mai gli stessi . L ' oste era sgarbato e svogliato ; e , per farlo rispondere , bisognava ripetergli la domanda più d ' una volta . Pareva che gli mancasse un pezzo di testa dietro ; e la fronte , a forza di stringersi , era riuscita ad essere piccola quanto una noce . La moglie , magra e cerea , legnosa , non aveva fiato di reggersi in piedi ; e , quando era stata costretta ad aiutare lui , si risedeva subito ; muovendo gli occhi attorno ai piedi , come fanno quelli che non ne possono più dalla stanchezza . Tanto lui che lei non ci guardavano mai ; anzi , non guardavano nulla ; e parlavano solo quando non potevano farne a meno . Soltanto l ' oste , di quando in quando , con qualche conoscente , malediceva Maccarese ; e gli rispondeva un sospiro della moglie . I pastori erano più loquaci , e avevano sempre da raccontare quante pecore erano morte durante la giornata ; con la pancia scoppiata per aver bevuto l ' acqua cattiva . I butteri , entrando , appoggiavano dietro la porta le aste , con le quali , a cavallo , picchiano gli armenti quando si sbandano : avevano gli stivali fin sopra i ginocchi e compravano , avendo più denari da spendere , il cacio a libbre . I lavoranti , stavano a tavola con il capo giù , il collo irrigidito , i gomiti stesi e le mani allacciate insieme . Si mettevano fermi a quel modo specialmente dopo aver mangiato , e non aprivano mai bocca altro che per dolersi della fatica e del disagio . Ogni tanto , il grido di qualche civetta , sopra un eucalipto , faceva volgere la testa verso la porta . Restava l ' ultimo tratto di strada fino alla stazione , ed era già buio . La luna , sottile e larga , esciva di tra gli olmi nebbiosi ; e rischiarava abbastanza , e io provavo non poco dispiacere a dover salire in treno ; perché non m ' importava più nulla di Roma , e m ' aveva fatto bene quella giornata senza né meno ricordarmi della letteratura e dei libri . Michele Abramich si volgeva verso la luna ; e , scotendo con una mano i soldi di rame dentro una tasca , con l ' altra le mostrava un piccolo Priapo di bronzo , che aveva trovato in certi scavi : era un rito pagano . Poi la guardava tutto soddisfatto e beato ; e , a quel chiarore , gli vedevo brillare gli occhi nella faccia rosolata dal sole . Mi diceva , tutto esaltato : - Fa ' così anche tu ! Ma io camminavo di malavoglia ; e dentro di me studiavo invano come avrei potuto fare per non tornare a Roma . Le file degli olmi erano più nere della notte , e la pianura impiccioliva . Qualche bosco incendiato , sopra una collina bassa bassa , scintillava con una giocondità cattiva . Pareva che la luna mi dicesse : « Perché non torni lungo il mare ? Ti tengo compagnia io » . E , tra un passo e l ' altro , rimpiangevo di sapere che il giorno dopo qualcuno mi avrebbe ricordato la mia triste ambizione . Come , lungo il mare , tutto m ' era parso inutile e fastidioso ! Come m ' avevano fatto pietà e schifo gli scrittori , i giornali e i libri ! Giunto a casa , non potevo pigliare sonno . In un incubo bollente rivedevo le bufale , le vipere , i ramarri ; e mi pareva di volare , come un uccellaccio , incontro a qualche montagna innalzate dal mio pensiero . Ma andavamo anche sul Monte Soratte . Scesi dal tranvai , alla stazione di Sant ' Oreste , prendevamo su per una oliveta scura e immobile ; addossata sotto il macigno crudo tagliente . Prima , bisogna arrivare al paese di Sant ' Oreste ; le cui case hanno lo stesso colore della pietra dove stanno a picco ; su una vallata che si stende a perdita d ' occhio . Per entrare in paese bisogna varcarne la porta ; ma c ' è una tabella di legno dov ' è scritto : È vietata l ' introduzione e la circolazione degli animali suini nell ' interno del paese . Perciò , noi ci guardavamo sbigottiti e restavamo di fuori . Ci si ficcava , invece , dentro la trattoria ; che è di fianco . Le pareti hanno un colore turchiniccio ; e , in fondo , dietro il bancone padronale , c ' è il busto in gesso di Vittorio Emanuele II , tra due grandi corna di bue e sopra una mensola verde sovraccarica di bottiglie e di scatole da conserva . L ' ostessa prima non risponde ; poi borbotta sottovoce , scappando ; poi intende a traverso ; e , alla fine , data un ' occhiata che vorrebbe divorarci vivi , si decide a cavare la voce . E , allora , si capisce che è una burbera molto buona e tranquilla . Fatto uno spuntino e prese le provviste , cominciavamo l ' ascensione del Soratte . Dura un ' ora o poco più ; ma noi la facevamo anche in meno ; non badando a qualche sdrucciolone e a qualche ginocchiata . L ' aria si fa più leggera quasi ad ogni passo ; e la vallata del Tevere , dalla parte opposta a quella donde siamo saliti fino al paese , comincia a spiegarsi senza usura dinanzi a una meravigliosa vista di montagne ; e sono tante che per avvedersi di tutte , senza saltarne nessuna , bisogna guardarle a una per volta . Ma più che si guardano e più se ne scoprono ; e ognuna sembra desiderosa di essere la più bella . Il cielo e l ' aria vi stanno sopra come se avessero paura di toccarle ; e solo il vento s ' arrischia , almeno a sentirselo passare rasente gli orecchi , a andare fino là senza perdere la strada . Il Soratte , durante l ' estate , è tutto fiorito . Le eriche rosse escono dai buchi della selce ; e , qualche volta , ci sono anche certe campanule pallide che s ' attorcigliano come ghirlandette . Testucchi e lecci nani , a cespugli , crescono sul fianco del monte , dalla parte del Tevere , e il loro colore s ' incupa di mano in mano che scende giù nella vallata , insieme con il mentastro e la nepitella . L ' ombra del monte è così grande che il sole si stende soltanto di là dal fiume , che , di lassù , pare fermo . Mentre , dalla parte di Roma e del mare , la vallata se è un poco nebbiosa , abbarbaglia e luccica in tanti seni di tutte le dimensioni . Il silenzio fa udire quel che si pensa . L ' ultima volta che salii , le cavalle avevano figliato ; e pascolavano sul dorso acuminato del monte . Mi ricordo anche d ' aver sentito ragliare un asino giù in fondo alla vallata , e quel raglio mi sembrò dolcissimo e perfino musicale ; perché la distanza gli toglieva il troppo e lo sgradevole . Sul Soratte , una volta c ' erano quattro conventi ; uno per ogni punta : San Silvestro , Santa Maria delle Grazie , Sant ' Antonio , Santa Lucia . Ora , intero c ' è rimasto soltanto quello di Santa Maria delle Grazie ; e i ruderi di quello di San Silvestro . Il viottolo mena ad essi . A metà della salita , in mezzo a una boscaglia di lecci , c ' è una cappellina ; e dentro , lungo le pareti laterali , due sedili : una croce fatta con il carbone dove dovrebbe essere un ' immagine . Seguitando , si vede la cinta del convento di Santa Maria ; fatta di sassi a secco , sotto una greppaia rossa di rosolacci , che non stanno mai fermi . E sotto la cinta , una pergola di viti ; che fa ombra a una striscia larga e sbilenca di grano . Il convento è disabitato da parecchi anni ; ma c ' è andato a stare Fra ' Camillo Coppini , nato a Grassina , nei dintorni di Firenze . Non è difficile che venga a spalancare la porta senza scarpe e senza calze , con la tonaca nera tirata su alla cintola ; e una falce in mano , con la quale era a mietere il fieno quando abbiamo tirato la campanella . Dopo le prime parole , egli dichiara subito di essere un uomo « storico » ; cioè un uomo che appartiene , ormai , alla storia . E , per convincere , butta in terra la falce , si ficca le mani in seno e tira fuori il libro che sta componendo . Il titolo del libro , scritto da lui stesso con una penna spuntata e con l ' inchiostro di more mature , ha questo titolo : « Il trionfo dell ' Umanità naturale e la distruzione della Fisumana ; dove si trova il proscioglimento della vera filosofia con la vera difesa della Vita ; ovverosia il Tesoro secondo l ' epoca e il tempo » . E , per accertare che si tratta d ' una cosa seria e immortale , avverte che l ' hanno letto Dante Alighieri e cinque o sei altre persone che s ' accostano a quel calibro . Ma non basta . Sempre dal seno , cava altri suoi libri di minore importanza , che sono come i commentari di quello ; e allora si capisce perché la tonaca , impataccata e sporca , gli stia gonfia sopra la cintola come se fosse pregno . Il suo viso scarno , dove sono soltanto le pieghe della pelle , si fa più attento e si illumina ; gli occhi , neri e dolci , pigliano un fanatismo vigile e impaziente . Uno di noi gli chiede : - Che cosa vuol dire Fisumana ? Ed egli spiega , con energica enfasi : - La Fisumana è la cattiveria degli uomini , e io ho trovato il modo di renderla innocua . Intanto , si entra in un praticello erboso ; in mezzo al quale c ' è soltanto un gelso . Fra ' Camillo ci segue e ci studia ; per capire che gente siamo . Passatagli la diffidenza , la sua voce si fa più amichevole ; e si capisce che ha una gran voglia di confidarsi . Ma noi , invece , secondo il solito , abbiamo fame , e glielo diciamo . Egli non se lo fa ripetere due volte : entra , quasi di corsa , dentro il convento ; per pigliare un tavolino e le sedie . Poi , rispettosamente ma dignitosamente , domanda : - Vogliono bere un bicchiere d ' acqua fresca ? Dopo due o tre volte che siamo stati sul Soratte , è doventato nostro amico ; e io voglio ricordare una visita più lunga delle solite . Tralascio l ' arrivo e salto al desinare . Fra ' Camillo , mentre stiamo per finire le ultime briciole del tonno , frugando tra le pieghe della carta unta , ci propone un piatto d ' insalata . Si leva da sedere e va all ' orticello . Per entrare , deve togliere prima , ad una per volta , un mucchio di pietre addossate al cancellino sfasciato . Tra due sassi piatti e incavati , dove dovrebbero essere gli arpioni , prende un falcetto e comincia a tagliare erba e insalata insieme . Quando gli pare che basti , ci grida : - Ora vado a sciacquare quel che ho preso . È inutile protestare che l ' erba non ci piace : egli ci garantisce che è buona quanto l ' insalata . E , per convincerci , se ne mette in bocca una pianta . Ma l ' olio puzza come quello delle macchine . Quando glielo diciamo , resta sorpreso e scontento del nostro gusto , con la bocca piena e l ' erba mezza dentro e mezza giù per il mento . Noi non possiamo andare avanti , e Fra ' Camillo Coppini , mortificato , finisce da solo ogni cosa . Povero e onesto , campa con quel che gli frutta l ' orticello e la fetta di terra ; che coltiva da sé . Intanto , vengono due ragazzi che pasturano le capre fuori della cinta . Uno tiene per le gambe un falchetto , che non ha messo ancora le penne . Pare involtato in una lanugine grigia , e apre il becco spenzolando la lingua . Gli occhi aperti sbattono , ma senza chiudersi ; e torce il collo , come può , per guardare verso noi . Il pastore lo butta sopra un muricciolo , e propone al compagno di ammazzarlo lapidandolo ; per fare la scommessa a chi tira più dritto . Io dico che non voglio ; e Michele Abramich , gongolando di speranza che gli accende di più il viso sempre infiammato e gli brilla negli occhi azzurri , domanda loro se possono procurargli almeno un litro di latte o una ricotta di qualche chilo . I due ragazzi spariscono subito a mungere le capre . Allora , Fra ' Camillo piglia il falco e lo mette dentro un secchio , dicendo che ce lo friggerà a cena . Ma noi vogliamo che egli faccia un discorso ; e ci contenta subito . Batte le mani insieme e salta sopra un sedile di pietra , all ' ombra di un leccio . Tossendo , si spurga ; poi , tende un braccio . La nostra attenzione silenziosa lo anima ; e sorride , già sicuro che lo dovremo acclamare . Comincia : « Io , Fra ' Camillo Coppini , povero fraticello eremita , ho scritto il gran libro della Fisumana ; ed ora dirò due parole alla buona così come mi vengono » . Fissa gli occhi da una parte , accanto a sé ; fa schioccare le dita , e il suo viso pare tormentato . Ma , con uno scatto fiero , quasi maestoso , erge la testa ; e continua : « Il Paradiso di Satana , il Purgatorio di Lucifero , e il Limbo degli uomini temperati , com ' io nel mio pensiero li ho visti più di una volta ... » . Ma la parola gli manca , per ora ; ed egli ci fa comprendere , con un largo gesto esecratorio della mano , quel che vorrebbe dire . Fa una lunga risata , perché ha bisogno di tenere i nervi al posto , ma l ' occhio gli si rischiara , le righe della faccia si appianano , tutto il viso ha un ' aria ascetica , le parole vengono con una facondia irruente ed efficace . Ad un certo punto , grida : « La spianata delle tombe , dei re , dei regni , delle montagne e di tutti i vigliacchi che sono su la terra , dovrà assicurare all ' umanità il trionfo dei buoni e degli onesti . Il mio Libro è il centro aeroso dell ' Universo ; e io , frate Camillo Coppini , nutrirò la coscienza di tutti . Ciò che si vede su la pianura della terra deve divenire , un giorno , cenere e polvere . Meno che cinque cose , o bene sei , sono eterne : la luce del giorno e la notte ; i venti , le acque e la terra ; il Padrone del macchinario del movimento di questo mondo , ossia Dio ! » La sua parola fantastica , chiara e impetuosa , ormai ha preso la rincorsa , e ci trincia sentenze e ammonimenti . Dopo averlo applaudito , lo portiamo di peso sopra le spalle . Fra ' Camillo ride a bocca aperta e ringrazia ; e sappiamo dai suoi occhi che ci è riconoscente di averlo capito e di prenderlo sul serio . Intanto la metà della giornata è trascorsa , e il Tevere è sempre raggomitolato nel suo letto di terre incolte . Per parecchi chilometri lustra a pezzi , secondo i suoi giri ; e una nebbiolina , trasparente più d ' un velo che sia per sparire , lo segue fin dove i nostri occhi non vedono più . Questa nebbiolina è anche ai piedi delle montagne , e sembra che riesca a dissolverle ; perché si giurerebbe che non sono soffici e molli ; più delle ombre turchine che le nuvole lasciano cadere giù nella vallata . Ma , quando il sole è per discendere , le montagne fanno biancheggiare per qualche mezz ' ora i loro paesetti ; e poi , con lo sbiadirsi della sera li rinascondono dentro se stesse . Allora , il lago di Bracciano sembra uno specchio caliginoso , l ' Appennino Umbro indossa un celeste più tranquillo e il Gran Sasso si schiara . Non so perché , Fra ' Camillo ci parla a modo suo della « sventura » del Calvario ; mentre ci rechiamo dalla punta di Santa Maria a quella di San Silvestro ; per un sentiero non sempre piano ; e il vento ci butta quasi in terra . Sotto a noi , tra le sporgenze acuminate dei macigni , s ' intravede il gran precipizio del baratro ; e fa l ' effetto di essere tirati giù a battere la testa . Ma , mentre si sta lì a fare queste considerazioni , un falco , con le ali aperte , viene a oscillare lentissimamente nell ' aria ; e poi si ferma . Guardando meglio nelle lontananze , ne vediamo parecchi altri ; tutti sospesi a quel modo . Intanto , siamo entrati nella Chiesa di San Silvestro ; che è monumento nazionale . Squarciata dai fulmini e dai temporali , ogni anno perde qualche pezzo di muro ; che si sbriciola su la roccia . Una volta , i pastori ci si rifugiavano con le pecore e ci accendevano il fuoco ; ma Fra ' Camillo Coppini , ora , la tiene pulita e chiusa a chiave . Scendiamo a vedere e a tastare con le nocche il sasso dove dormiva San Silvestro ; incastrato dentro una grotta buia , sotto l ' altare . Dove è stato tolto l ' intonaco , le pareti sono coperte da affreschi del Trecento , e la cripta conserva ancora alcuni bassorilievi romanici e dell ' antico tempio di Apollo ; sopra il quale fu eretta la chiesa cristiana . Da quella cima , l ' orizzonte è anche più vasto ; e si vede perfino il Monte Amiata , al confine del territorio senese . Stiamo lassù fino a buio fatto , dopo che il sole s ' è lasciato pigliare dentro una ragnaia di nuvole . Per cena , riesciamo ad evitare che Fra ' Camillo tiri il collo al falchetto ; ma mentre mangiamo nel refettorio , perché fuori è troppo freddo , sentiamo l ' uccello lamentarsi con una specie di fischio intasato e sbattere le ali dentro il secchio . Il refettorio è tutto polveroso , con quattro tavolinacci rozzi e tarlati . Stiamo vicino a una finestrucola inferriata , che dà a picco su la valle . Un pipistrello si attacca all ' architrave e si dondola . Dovremmo mandare giù , ma non ci riesce , una frittata . Fra ' Camillo ci ha messo troppo sale ; e , volendola fare con le cipolle , ci ha tagliato anche i gambi , che sono restati crudi . Inoltre , non avendo più vino , ci propone di mettere nell ' acqua un poco di aceto ; come fa sempre lui . Il buio accresce la paura che la giornata non finisca allegramente ; e né meno a cantare con quanto fiato abbiamo in corpo ci riesce a ridere senza essere troppo nervosi . Il romito , sempre attento , se ne avvede ; e reca due candele accese . Allora , facciamo un ultimo tentativo di baldoria ; ma il nostro amico resta inquieto lo stesso ; e noi ci convinciamo che è meglio andare a dormire . Intanto , veniamo a sapere che egli è stato una volta frate laico e andava alla cerca , ed ora veste a quel modo per amore all ' abitudine . Ci accompagna in una stanzucola , dove non c ' è se non uno strato di paglia ; che puzza di topi e di muffa ; e qualche tarpone nero , infatti , s ' è visto correre su per le scale . Ma , prima che ci stendiamo , apre una finestruccia , e ci indica Roma : un bagliore lontano e basta . Preso sonno , senza spegnere le candele infilzate in un ferro a punta , ci viene a destare , per sbaglio , un ' ora prima . Sono soltanto le tre e mezzo ; ma esciamo lo stesso , per avviarci giù alla stazione . La nebbia è fittissima e scura ; e lampeggia proprio all ' altezza del convento . Per non rifare la stessa strada , Fra ' Camillo ci fa prendere una scorciatoia scavata giù per la china più ripida del monte . Non vediamo dove mettere i piedi e ci si aiuta con le mani , per non scivolare in dietro . Ma egli va giù a salti , aprendo le braccia e facendo rotolare i sassi perché si sentano rimbalzare e battere fino in fondo . Allora , ci piglia paura di cadere a capofitto ; e , prima di movere il passo , cerchiamo sempre di afferrarci a qualche sporgenza o a qualche cespuglio . Quando il frate non ci aspetta , dopo due metri non si scorge più . I falchi , di mano in mano che scendiamo , spiccano il volo ; e sentiamo ventare le loro ali . Il frate , che pare un lugubre fantoccio nero , gesticola e grida ; poi , sghignazza del nostro impaccio . A un certo punto , crediamo che si debba ammattire anche noi ; e la china non finisce mai . La nebbia pare che ci pesi su le spalle , e proviamo una specie di disperazione e di scoraggiamento . I falchi si levano da tutte le parti ; la selce , urtata dalle scarpe , fa un rumore secco ed aspro . Alla fine , non resta che da attraversare un lunghissimo prato , dove c ' è una vacca soltanto ; e siamo prossimi alla stazione . Fra ' Camillo ci deve salutare , e si duole della sua solitudine . Ci dice : - Mi troveranno morto , come un falco , tramezzo i sassi ; che cade giù , e tutto è finito ! Anche quest ' anno conto e spero di tornare a Maccarese e al Soratte . In quanto alla letteratura , me ne sto più lontano che è possibile ; anzi , non voglio mai che se ne parli in mia presenza , né meno dagli amici ; e il mio più forte orgoglio è di sentirmi tutto quanto preso dal lavoro senza mai insozzarmi con i bacherozzoli , che vengono da sé a farsi spiaccicare sotto le scarpe . L ' AMORE La mattinata nuvolosa si schiariva , ma il mare restava di un colore pallido . Virginia Secci era già escita , e s ' allontanava sempre di più verso la punta del molo fatto di spranghe e di tavole . Io la guardavo dalla finestra della mia casa ; ch ' era a pochi metri dalla spiaggia . Le barche vicine avevano le vele gialle e aranciate ; mentre quelle lontane parevano come il mare o quasi bianche . I miei occhi non perdevano di vista Virginia , perché me n ' ero innamorato ; ed ero tanto triste , che non mi veniva voglia di escire . Tutte le volte che la guardavo , ero triste così ; forse , perché l ' amavo troppo . Avrei voluto dirle tante cose buone e ingenue ; anche perché dovevo badarmi da suo marito . Ma io l ' amavo a malgrado di lui , e non volevo rinunciare al mio lungo desiderio . Aspettai , perciò , ch ' ella stessa tornasse dalla passeggiata . Intanto , mi piaceva di pensare a quelle cose buone e ingenue , dolcissimamente ; che io non le dicevo mai . Quando mi passò proprio accanto , perché io m ' ero seduto all ' uscio di casa , ed ella abitava per lì , mi riscossi da quella specie di estasi che mi pigliava ; e la guardai senza né meno salutarla . Sentii che doventavo bianco , e dopo aver incontrato i suoi occhi , fissai il mio sguardo su la rena . E l ' ascoltai camminare . Se avessi avuto la voce come i miei pensieri , non avrei temuto a parlarle ; ma io non avevo la voce di tutti gli altri giorni , quella con la quale parlavo a tutti , di qualunque cosa . Come il solito , dopo averla veduta , mi chiusi in casa . Dalle imposte socchiuse battevano , sul muro di fronte , della stanza a pianterreno , i riflessi chiari e luminosi delle onde ; come se fossero stati specchi mobili e leggieri . Nel pomeriggio , mi affacciai alla finestra ; per quanto fossi quasi sicuro che non avrei rivisto Virginia ; e provavo un dolore che mi pareva torvo e ambiguo come il volto del suo marito . Mentre stavo così , il mare cominciò a farsi più turchino ; e , allora , il cielo era più pallido di esso . Sul mare , c ' erano lunghissime strisce , quasi bianche ; che , giunte fin quasi alla spiaggia , sparivano . Non ricordavo più da quanto tempo mi trovassi a Cattolica ; e mi pareva , quasi , di essere arrivato in quel momento . E , allora , se Virginia mi avesse parlato , io le avrei detto che l ' amavo . Il giorno dopo , il cielo era interamente grigio ; e , durante le ultime ore della notte , aveva piovuto . Il mare era verdastro verso la riva ; e violaceo verso l ' orizzonte . E io non vidi Virginia . Non so perché , quasi credevo di poterla dimenticare ; e , invece , a sera , non potei darmi pace di non averla veduta . Mi sentivo pronto a inventare una scusa , per recarmi alla sua casa ; perché , se avessi saputo ch ' era morta , non avrei sofferto a quel modo . Ma venne un temporale ; con uno scirocco fortissimo , che lo portò sopra Rimini . Molte barche di pescatori rientrarono , infilandosi a stento in un fiumiciattolo tortuoso ; che si chiama Tavollo . La notte non potei dormire ; e mi proposi , non so se sognando o pensando da vero , di vedere Virginia il giorno dopo ; anche se avessi dovuto cercarla io stesso . Ma , alzatomi , non mi sentivo più capace di mantenere quel proposito ; e restai all ' uscio di casa , aspettando ch ' ella facesse la sua passeggiata fino al molo . E invece , non escì . Dopo mezzogiorno , il cielo si fece chiaro , quasi sereno ; e il mare prese subitamente un turchino stupendo . I casotti dei bagnanti facevano tutti una piccola ombra , oblunga , da una parte . A non vedere Virginia , mi pareva quasi una cattiveria folle . Ma , intanto , m ' ero dovuto convincere che l ' avvocato Germano Secci , suo marito , veniva a passeggiare sempre più a lungo attorno alla mia casa . Se avesse voluto parlarmi , come da prima avevo supposto , avrebbe potuto trovarne il modo ; ma certo è ch ' egli si comportava come se avesse voluto farsi notare da me . E io , invece , lo evitavo ; non perché ne avessi timore , ma per la sua aria troppo triste . Era alto , pallido e magro ; sempre vestito di nero ; e i pantaloni gli sventolavano in fondo alle gambe e alle ginocchia quando tirava anche un poco di vento . Aveva un grosso bastone in mano ; e , molte volte , mi faceva l ' effetto che quel bastone fosse più vivo di lui . Quest ' uomo metteva nel mio sentimento un senso di angoscia ; mentre il desiderio di Virginia si faceva sempre più acuto . Verso sera il mare si fece di un turchino lucente , con strisce più scure da per tutto . Le vele sembravano d ' oro , e il cielo era un poco roseo in fondo all ' orizzonte . Me ne ricordo bene , perché proprio in quell ' ora passò Virginia dinanzi a me . Me n ' accorsi soltanto quando mi fu a qualche passo ; e a pena feci in tempo ad alzare gli occhi per vederla in viso . Mi guardai attorno , per assicurarmi che non ci fosse suo marito e m ' arrischiai a seguirla ; perché mi proponevo di parlarle da vero ; quando fosse più sera . Ella andò sopra il molo e quando fu in fondo si sedette . Io feci lo stesso , ma senza sedermi . Guardavo l ' acqua tra le spranghe del molo ; con le mani dietro la schiena . E tendevo gli orecchi , senza voltarmi a lei . Il vento mi faceva quasi piangere ; ma più forte era il mio sentimento e più sentivo che m ' era impossibile voltarmi a lei ; e mi sentivo attratto a cadere nell ' acqua . Il fracasso delle onde pareva una specie di scampanio ; almeno al mio udito . Intanto cominciarono a escire le barche per la pesca . Andavano come zoppicando ; e , dopo una mezz ' ora , sebbene sembrassero lentissime , erano già tutte sparse sul mare . Vedendo che i pescatori , rasentando le spranghe del molo , guardavano più in dietro a me , capivo che Virginia era ancora seduta ; e arrossivo , provando una vergogna che mi faceva male anche alla testa . Quella specie di scampanio dentro le onde spumose , che increspavano tutto il piano dell ' acqua , durava ancora ; e lo scricchiolio delle tavole su le spranghe , qualche volta , mi pareva come una voce che cominciasse a parlare , e poi si spezzasse subito . Tanto ero fuori di me . Che faceva Virginia ? Pensava a me o forse non faceva né meno caso che ci fossi ? Alla fine sentii che tornava via ; e , allora , anch ' io volli fare lo stesso ; ma , a forza di stare fermo , pareva che non sapessi più camminare , e inciampai in una tavola schiodata . Anche la distanza tra il mare e la mia casa mi pareva raddoppiata . In certi casi , la solitudine allunga le distanze fino all ' infinito . Il giorno dopo , mentre facevo qualche passo dinanzi a casa mia , fumando una sigaretta , mi sentii mettere una mano sopra una spalla . Mi voltai , e l ' avvocato Secci mi disse : - Lei è innamorato di mia moglie . Mi dispiacque mentire , ma risposi : - Non è vero . - Perché non dire la verità ? Lei non è un uomo come tutti gli altri e non le parrà ridicolo come io le voglio parlare . Mi ascolti , invece . Lei non riderà di me ; ne sono sicuro . Anch ' io sono innamorato di mia moglie . L ' amo più di tutti i suoi amanti . Ne sono sicuro . Ogni anno ella mi tradisce con un nuovo amante . Nessuno , quando l ' ha guardata , può fare a meno di non innamorarsene . È bella . Lei sola è bella . Non c ' è un ' altra donna come lei . Ma quand ' io voglio accarezzarla ella mi dice che io sono sensuale e che l ' amo soltanto per il bisogno ch ' ella sia mia . Anche i suoi amanti li rimprovera con le stesse parole ; e tutti la desiderano soltanto per la sua bellezza . Sono cinque anni che io l ' ho sposata ; e si è fatta sempre più bella . Io provavo una specie di ribrezzo , ma il Secci seguitò stringendomi una mano : - Mi sia amico , e comprenda la mia amicizia . Non si disguidi da me , e non mi giudichi come farebbe un uomo qualunque . Lei mi deve aiutare . Divenga suo amante e la porti via con sé . Non la lasci mai più . Io voglio avere la certezza che non la vedrò mai più . Non la dimenticherò mai , ma soffrirò meno . La prenda lei . Allora quest ' uomo , che prima m ' era parso perfino tra losco e stupido , mise dentro di me un sentimento inatteso . E volli rassicurarlo che potevo sentirmi suo amico . Allora , passeggiammo , in silenzio , lungo il mare . Il vento era fortissimo , come se tonasse . Il mare fragoroso . Di là da Rimini , lampeggiava da entro una nuvola nerissima . Egli mi disse : - Andiamo in casa sua , perché ella escirà ; e non deve vederci insieme . Entrammo ma ci era impossibile parlare , e restavamo a guardare dalla finestra aperta . Io ero sconvolto ; ed egli , con gli occhi e con il volto , cercava di farmi quietare . Ma non era possibile , perché m ' aveva detto che Virginia sarebbe escita . Il mare era sempre più mosso , e s ' era fatto quasi buio . I lampi illuminavano , a tratti , tutto il mare di un turchino cupo , ma tagliato da strisce bianchissime di spuma , quasi luccicanti . Il Secci mi disse , tremando : - Eccola ! Io mi volsi verso Virginia , con tutto il mio animo ansioso . Passò rasente la finestra , alta e morbida ; con le lunghe gambe e il petto come le più belle statue greche . Ma pensando che ormai le avrei dovuto parlare , mi sgomentò il presentimento voluttuoso ; e caddi in ginocchio . Il Secci mi sorresse , e poi mi dette un bicchiere di acqua . UNA SERA PRESSO IL TEVERE Avete mai amato , soltanto a sentirne parlare , le amanti degli altri ? Io , sì . O , per lo meno , ho avuto per queste donne una simpatia ; ch ' era più dell ' amicizia . Conoscendo soltanto le loro parole e il loro modo di amare , ho avuto il desiderio di conoscerle . Nate , per me , dalle confidenze de ' miei amici , hanno cessato di esistere sempre troppo presto ; ma più presto di loro finiscono anche quasi tutte le cose reali , che sono state nostre o ci hanno interessato . Quelle donne , invece , anche se ce ne ricordiamo dopo tanto tempo , pigliano sempre un senso di eternità . A Roma , mangiavo a trattoria ogni giorno con molti amici ; tutti pittori e scultori . Una sera , io e uno di loro , Giovanni Fossi , ci prendemmo a braccetto ; e andammo a fumare una sigaretta lungo il Tevere . Ci trovammo , camminando pian piano , al ponte Sant ' Angelo , dopo aver passato per non so quanti vicoli stretti e bui ; dove s ' incontravano sempre donne che ci sorridevano non si sa se con la bocca o con la cicatrice rossa di qualche sfregio lungo le guance . Era caligine , e il primo arco del ponte Sant ' Angelo , con le statue , illuminato ; gli altri , nel buio , scuri . Di là dal ponte , l ' acqua di un violetto torbo ; con quattro lunghi riflessi elettrici , a punta . L ' altro parapetto , quello incontro a noi , nero . Poi , il fiume doventava di un verde sudicio ; e l ' acqua , scorrendo , si raggrinziva , qua e là , alla superficie . C ' erano ancora i resti del ponte di ferro , come una gabbia ellittica ; e dietro le sbarre si vedevano passare i tranvai , sul nuovo ponte Vittorio Emanuele ; quasi di fianco al Palazzo di Giustizia come un rettangolo enorme e bianchiccio , illuminato dalla luce elettrica . Alcuni ragazzi tiravano sassi contro un ' intavolatura fatta per la demolizione del ponte di ferro . Il mio amico era un giovine di ventiquattro anni , con il viso glabro , di vecchio ; con gli occhi febbricitanti ; magrissimo . Il fresco della sera ci faceva bene ad ambedue ; e ci piacevano le case lungo il Tevere ; silenziose , grigie , scure ; con qualche lampadina elettrica su per le scale , che si vedevano dalle finestre aperte . Egli mi stringeva le braccia ; e la voce , qualche volta tremolante , appassionata e secca , nervosa , mi faceva pensare ai suoi tendini tesi . Ad un tratto , senza che io gli avessi chiesto niente , mi disse : - Io ti dirò perché le donne non mi piacciono più . Lo guardai bene nel viso , sorridendo , e capii ch ' era per farmi una bellissima confessione ; un poco ingenua e sincera . - T ' ascolto . - Ti sarai accorto ch ' io molte volte sembro trasognato . - Sì . - Devi , dunque , sapere ch ' io penso sempre alla stessa cosa . Non mi riesce non pensarla . Due mesi fa , a Lucca , io mi sono innamorato della moglie di mio zio . - Ed ella ti voleva bene ? - Fu lei , anzi , la prima . - T ' ascolto . Parla lentamente . - Io le avevo cominciato un ritratto : per desiderio del suo marito ... Non lo chiamerò mai zio . È lo stesso , del resto . Egli non stava sempre a Lucca , perché è commesso viaggiatore . Noi due potevamo parlarci a comodo nostro . Anzi , devi sapere ch ' io stavo addirittura in casa con loro . « Ti dirò soltanto che , due anni innanzi , avevo cominciato a capire qualche cosa del suo sentimento verso di me . « Ma io me ne ripartii senza che ci fosse stata nessuna parola segreta . Quando , due mesi fa , tornai , allora non ebbi più riguardi . « Io , da principio , non volevo amarla ; ma non mi pareva il vero che cercasse sempre di parlarmi quando eravamo soli . Volevo fare in modo che fosse la prima a dirmi quel che sentiva . « Intanto , io le raccontai che una volta avevo sentito così il bisogno d ' essere amato , che m ' ero messo a piangere ; e aggiunsi che , se avessi trovato una donna che mi amasse altrettanto , sarei stato capace , per lei , anche di uccidermi . In parte mi pareva vero , e in parte esageravo a posta . La seconda volta che le dissi così , doventò pallida e seria ; e mi chiese : « - Non si può , dunque , voler bene a te ? « E pianse . Io me ne andai nella mia camera . La sera , ci rivedemmo , e non le dissi niente . Ma , sul punto di lasciarci per andare a letto , mi prese il viso e mi baciò . Io mi sentii venir meno . Mi baciò , mordendomi il labbro di sopra ; e non dimenticherò mai più quel che provai in quel momento . Ebbi a pena la forza di ribaciarla ; e , invece di andare a dormire , escimmo nel giardino . Era un giardino tutto chiuso da un muro . « Le dissi : « - Credi tu di volermi bene come desidero ? « Volevo ancora essere sicuro , e stavo bene attento a quel che mi rispondeva . « Allora , mi rispose : « - Tuo zio è un uomo volgare , e non mi ha mai compresa . Te solo voglio amare ... « E quella fu la prima volta . » Io risi ; e guardai il Tevere , che ora pareva di olio verdastro e sporco . Ma una grande dolcezza mi aveva invaso . Anche il mio amico guardava il fiume , tacendo . - E poi ? Egli tacque ancora . - Raccontami tutto . - Ti ripeto ch ' io volli assicurarmi che mi voleva bene ; e , finché non ne fui sicuro , ero io che mi ricusavo a lei . La mattina , prima di scendere giù in salotto dove stava il marito , apriva l ' uscio della mia camera e veniva a baciarmi . Il Fossi si mise le mani su gli occhi . - Mi pare ancora di rivederla , quando la pregai di farsi vedere tutta . - Era fatta bene ? - Ah , tu vedessi ! E poi si mise da sé in una posa ; che io voglio dipingere . Io risi un ' altra volta . Ma egli mi guardò serio , ed io allora smisi . Pareva che Roma ci si chiudesse attorno ; prima con gli argini del fiume , poi con le case ; poi con il cielo . Egli mi dette un colpo forte sul braccio , perché non mi distraessi ; e proseguì : - Voleva , a tutti i costi , fuggire di casa con me ; era pronta a portar via i suoi gioielli . Avevamo già combinato di andare in un villaggio delle Alpi ; dove io ero stato a fare certi studii . E dove , forse , tornerò . - E perché non andaste ? - Per colpa mia . Io scrissi una lettera anonima a mio zio , facendogli sapere tutto . E gli dissi anche dove avrebbe potuto sorprenderci . In fatti , egli ci trovò insieme . - E allora ? Il Fossi stette zitto lungo tempo . Ma io lo spiavo troppo intensamente ; e , benché con meno franchezza , convenne che seguitasse : - Lei negò tutto ; e se n ' andò , fingendosi sdegnata di me e del marito . - Ma tu facesti male , mi pare ! Avresti avuto un altro mezzo per farla finita . - Io volli che mio zio sapesse tutto , per umiliarlo . Perché non mi credeva intelligente e non capiva la mia arte . - Ma ci voleva riguardo per la donna che ti amava . - Di lei volli vendicarmi , perché era riescita a prendermi in quel modo . - Non ti capisco . Allora il Fossi cominciò a dirmi : - Tu non puoi farti un ' idea di quel che valevo io allora per me stesso , e com ' era necessario che allontanassi ogni donna . Mio zio , poi , avrebbe dovuto capire quant ' io valevo più di lui , per tutto , e perciò tenermi lontano da lei . - E non l ' hai più vista ? - Mai più . So che mio zio ha creduto a lei e non a me . E l ' altra settimana mi scrisse dicendomi ch ' era pronto a perdonarmi anche d ' avere inventato una cosa simile . - Dovresti , almeno , rispondere . - Io non risponderò affatto . Non gli scrivo né meno ora , che non mi vengono più i denari che mia madre mi manda dall ' America . Sono certo che , se tornassi a casa sua , sarebbe lo stesso come prima . - E con lei come ti conterresti ? - Se mi facesse qualche allusione , sarei pronto anche a prenderla a schiaffi . Perché quel che importa a me è di non passare da bugiardo . - Allora , vuol dire che non l ' hai amata mai . Gli dissi così con una voce strozzata dalla voluttà . Una voluttà che riescii a dominare contrapponendole l ' odio per lui . Se quella donna l ' avessi conosciuta io , mi sarei fatto sfinire dal suo amore e dalla sua bocca . Avevo io , per lui , il rimorso che fosse stata trattata a quel modo . La mia anima sensuale mi stordiva . Ma il mio amico era convinto del contrario ; e capii che , inoltre , per puntiglio , non mi avrebbe mai dato ragione . Aveva incrociato le braccia , e guardava verso la cupola di San Pietro ; a pena visibile . Indovinando che voleva essere più forte di me , gli chiesi : - Vuoi che andiamo là ? Ma , indispettito dei contrasti trovati in me , rispose quasi disprezzandomi : - Stiamo bene qui . Anzi , sediamoci sul muro del fiume . Io , però , restai in piedi ; accendendo un ' altra sigaretta alla cicca di quella già consumata . Stemmo qualche tempo senza parlarci , e parve che la nostra amicizia finisse tutto a un tratto . Io lo guardai ; ed egli , tutte le volte che incontrava i miei occhi , si rimetteva a guardare il fiume . Poi , disse : - Senti : comincia a piovere . Passarono due soldati e un uomo con l ' ombrello aperto . Pioveva poco ; e uno degli alberi che sono lungo il Tevere ci riparava abbastanza . Tuttavia , ormai , mi sentivo solo , e avrei voluto ch ' egli se ne andasse . Pensavo di scrivere una lunga lettera appassionata a quella donna . Ma prese , dalla tasca interna della giubba , un fazzolettino di seta ; e me lo dette , dicendomi : - Questo è un regalo di lei . Subito sperai ch ' egli l ' amasse ancora ; e gli chiesi con dolcezza : - Lo porti sempre ? Si mise a ridere . E io chiesi : - Perché , dunque , lo porti ? - Questo è soltanto un ricordo e non di più . - E lo tieni volentieri ? - Se tu vuoi , io lo regalo a te . Odoralo : è ancora profumato come quando l ' ebbi io . Lo fissai negli occhi con ira impaziente e gli risposi per sgarbo : - No : tienlo tu . - Come vuoi . E lo rimise in tasca . Poi , disse : - Ora andiamo : dev ' essere tardi . Mi riprese a braccetto , ma non avevamo più nulla da dirci . Pioveva sempre più forte , e camminavamo in fretta . Sul marciapiede , i tavolini di un caffè erano bagnati di pioggia . I colori dei manifesti sembravano più vivaci , e le lampade elettriche perdevano una luce violacea sopra i ciòttoli delle vie . Quando , in Piazza Venezia , ci lasciammo , mi disse : - Forse , non vengo più a mangiare a quella trattoria ! - E , allora , quando ci rivediamo ? Egli non rispose ; e salì sopra un tranvai , mentre correva . Da allora , io ho amato quella donna . AI BAGNI Era di luglio , e mi trovavo da tre giorni a Levanto ; annoiatissimo , per non avervi potuto fare nessuna relazione . Ero per tornarmene via e cambiare spiaggia , quando capitò , proprio nello stesso albergo , il mio giovane amico Michele Pagni con sua moglie Cesarina . E siccome egli , dopo pranzo , dovette andare a Spezia per certi suoi impegni , tornando la sera stessa a Levanto , io gli promisi che avrei accompagnato sua moglie alla stazione . Intanto , per tenerle compagnia , nel salotto dell ' albergo , ci mettemmo a fumare . Ella stava in una sedia a dondolo ; io sul canapè , mezzo steso , ma con le gambe in terra . Cesarina faceva dondolare la sua sedia e non toglieva mai i suoi occhi dai miei ; quando aveva finito la sigaretta , io glie ne davo un ' altra , mettendogliela in bocca ; e poi accendevo il fiammifero . Ella , allora , perché io non dovessi scomodarmi troppo , si chinava verso me ; avanzandosi in punta alla sedia tutta piegata in avanti ; e mi ringraziava con quel suo sorriso così nervoso che , se non fosse stata la moglie di un amico , l ' avrei subito baciata . Era un poco magra e pallida ; con gli occhi turchini ; e , sotto , erano cerchiati di pavonazzo . Non mi ricordo né meno di quel che parlammo ; ma , dopo un ' ora , eravamo seduti più vicini . Mi disse : - Che fate qua solo in questo paese ? - Niente ! Ma ella non ci credette ; ed io ero imbarazzato a provarle che era vero . - E non state male così solo ? - Ma certo ! Se voi non foste venuta , io stasera sarei andato via . Tutto il suo viso mi pareva madreperlaceo , e que ' suoi occhi , contro luce , lustravano . Ella , forse per farmele vedere , mise le mani su i bracciali della sedia di vimini : le sue mani con le unghie lucide e rosee . Poi , mise una gamba sopra un ' altra ; e ricominciò a dondolarsi . Io , con il volto proteso verso di lei , il mento appoggiato a una mano , e il gomito sopra un ginocchio , le dissi : - Stasera , invece , penserò sempre a voi . - A me da vero ? E mi prese una mano . Io pensai di baciargliela subito ; ma qualcuno attraversò l ' andito dinanzi al salotto ch ' era senz ' uscio : mi parve una cameriera . Ella si rimise a dondolarsi , tutta appoggiata alla spalliera della sedia ; con le mani sotto le gambe . Mi disse , pallida e sconvolta : - Domani , alle undici , venite a trovarmi . Ora , usciamo . - Ma dove andiamo ? Perché non restiamo qui ? Ella si bagnò il labbro di sotto con quello di sopra , si lisciò una gamba ; e rispose : - No , esciamo , esciamo ! Si alzò , e mi parve come esaltata . Io n ' ero già innamorato , e credevo perfino di amarla . Mi sarei innamorato di qualunque donna . Andammo lungo il mare , dove erano i camerini e i bagnanti ; e Cesarina pareva che si fermasse a posta vicino ai loro gruppi , di mano in mano che l ' incontravamo ; per non restare a sola con me . E quando al Kursaal si accesero i lumi e cominciò la musica , la spiaggia e il mare si fecero deserti . Soltanto qualche barca , che però non era di Levanto ; qualche barca che si muoveva come rasente l ' orizzonte . Tornato il mio amico , cenammo tutti e tre insieme ; poi , li lasciai . La mia amicizia con Cesarina aveva avuto momenti in cui m ' era sembrata già di lungo tempo ; in altri momenti ( almeno pareva a me ) si scopriva tutta la sua superficialità ; e allora anche la nostra voce ridoventava estranea , quasi sarcastica , benché sempre molle . Io ero stato compagno di scuola di Michele ; ma , da quando aveva avuto il posto di professore di matematica , non l ' avevo più visto ; e Cesarina m ' era stata presentata soltanto pochi mesi prima che io la incontrassi a Levanto , da certi parenti di lui . Quei tre giorni a Levanto li avevo passati con un crescente desiderio di amare qualche donna , allettato da certe bellissime bagnanti , qualcuna forestiera , che poi la sera ritrovavo nel giardinetto del paese , trasformato in birreria . Elle non portavano calze e andavano in sandali . Quando vedevo un uomo e una donna insieme , io guardavo la donna come se l ' uomo non ci fosse stato o avessi potuto mandarlo via a mio comodo . La mattina dopo mi svegliai pensando subito , e non ad altro , al mio appuntamento . Era , come ho detto , alle undici ; e non erano né meno le nove . Mi vestii e scesi . Cesarina e Michele avevano la camera sopra la mia . Andai , dopo aver preso un cognac , non dalla parte dove la spiaggia è tutta visibile come una specie di arco di rena e di ghiaia gialliccia , ma dalla parte opposta dove non ero mai stato . Percorsi due o tre vicoletti , dovetti quasi scavalcare un muricciolo le cui pietre però erano state smosse per poterci passare meglio . Sempre lungo il mare , le cui onde venivano a biancheggiare sul viottolo e a cozzare in una distesa di ghiaia molto grossa , che rotolava in giù quando l ' onda si ritraeva , girai uno di quegli scogli che sporgono verso l ' acqua , mi soffermai in una piccola insenatura pendente , poi passai un altro scoglio , trovai un ' altra insenatura anche più piccola , tutta chiusa dalle rocce intorno come una specie di grotta se non fosse stata aperta sopra la testa dove il macigno della roccia è a picco ed altissimo . Non volendo allontanarmi molto , mi sedei nella quarta insenatura : non potevo vedere che il mare ; e nessuno avrebbe potuto vedere me . Alzai la testa : ma di lassù non poteva che rotolare qualche sasso . Sulla ghiaia vidi un piccolo fazzoletto ; e soltanto a passarci vicino si sentiva che era profumato . Con un calcio , lo tirai in mare . C ' era una luce immensa : il mare era quasi trasparente , calmo , ma le sue onde così bianche e spumeggianti che mi pareva impossibile il turchino potesse cambiare così di colore . Del resto , m ' annoiavo : e su quella ghiaia non stavo molto bene . Ma bisognava che facessi l ' ora . Sbadigliando , procurai di pensare a qualcosa ; ma all ' infuori di Cesarina mi pareva che non ci fosse altro . Quando mancò una mezz ' ora soltanto , mi alzai perché non avevo più calma : avrei perso il rimanente del tempo al caffè . Ma quando fui per entrare nell ' altra insenatura , tornando indietro , un grido mi fermò . Guardai e la vidi quasi piena di donne . Parevano tutte popolane e venute a bagnarsi lì , per non spendere niente . Quelle che s ' erano già tolte la camicia , se l ' appoggiarono sul petto ; quelle che erano per spogliarsi , smisero ; un ' altra che non aveva niente in mano , si buttò bocconi . Ce ne erano di tutte le età , e saranno state almeno otto . Io tornai a dietro e impaziente gridai : - Quando posso passare , ditelo . Aspetto qua : non vedo nulla . Sentii ridere ; e , probabilmente , non mi capirono ; com ' io non avrei capito il loro dialetto . Aspettai un quarto , poi altri dieci minuti . Mi riavvicinai e chiesi : - Cosa fate costà ? Ho bisogno di passare ! Non mi risposero , ma alzarono le voci per parlare tra sé , tutte insieme . Poi , riescii a capire una ; che , certo , voleva farsi udire da me ; ma senza parlarmi direttamente : - Siamo senza costume , e , perciò , se non andate via di costà , non possiamo bagnarci . Io m ' infuriai , e mi venne l ' idea di passare lo stesso . Ma come potevo fare a suggerire loro questa cosa ? D ' altra parte avevo paura che qualcuno dei loro uomini avesse poi voluto leticare con me . Allora dissi che se non volevano farsi vedere nude , siccome io non potevo restare là dietro lo scoglio altro tempo , si rivestissero alla meglio . Io sarei passato ; e , poi , si sarebbero bagnate . Prima risero , poi non intesero , poi strillarono , poi dovettero mettersi d ' accordo . Quando , persa tutta la pazienza , passai senza chiedere se fossero pronte , le più erano ancora con la camicia tra le braccia come prima . Allora , invece di voltarmi verso il mare , per quanto pensassi all ' appuntamento con Cesarina , le guardai tutte . Di mano in mano che ne guardavo una , il suo sorriso smetteva ; e le altre non facevano più chiasso . A tutte le rimanenti insenature , successe lo stesso ; e io , dietro le spalle , sentivo insultarmi e vociare con collera . Quando riescii ad entrare in paese , era già tardi d ' una mezz ' ora . Salii , ansimante , tutta la scala dell ' albergo , bussai alla camera : nessuno rispose . Accortomi che l ' uscio non era chiuso , lo spinsi . La camera era vuota . Entrai e vidi che c ' erano ancora le valigie del mio amico . Che dovevo fare ? Aspettarla lì ? Il marito era tornato a Spezia per una ripetizione , questa volta , a un alunno che doveva fare un esame . Ma Cesarina dove era ? Sarebbe stato bene e prudente chiedere di lei all ' albergatore ? Non ero nella possibilità di giudicare da me ; ma per quanto ne avessi voglia non mi decidevo . Allora , piano piano , escii di camera , e mi misi ad aspettare nell ' andito . Gli occhi mi bruciavano , per aver guardato troppo il sole ; e sentivo la testa congestionata . Dov ' era ? Dov ' era ? Mi veniva voglia di toccare la sua vestaglia , che avevo vista sopra il ferro del letto . Una sensualità improvvisa , piena di sole , mi chiudeva la gola ; mi faceva palpitare come se mi fossi spaventato . Era inutile ch ' io escissi per andare a cercarla lungo la spiaggia ! Come avrebbe fatto Cesarina a tornare a dietro , anche se l ' avessi trovata ? Mi pareva che fossero di sole anche le pareti dell ' albergo , ch ' erano perfino sporche e scalcinate invece . Mi girava la testa ; mi pareva di sentirmi agitato da una lunga onda , sempre la stessa , che mi moveva avanti e indietro , quasi facendomi cadere . E , in fatti , mi attenni al muro . Quelle donne le rivedevo gesticolare , le riudivo urlare ; con una precisione , che m ' illudeva . Le loro risa mi straziavano ; provavo un odio feroce contro tutto ; e specie , non so perché , contro il mare . Sentivo venirmi la febbre , non ci vedevo più . Sarei entrato nella camera di Cesarina , a piangere . Stetti lassù , senza che venisse nessuno , fino a mezzodì . Poi , la fame mi vinse ; e discesi , per prendere prima un poco di aria libera e calmarmi e poi per mangiare : forse , Cesarina l ' avrei trovata a tavola . Ma , del resto , ella m ' aveva dato appuntamento così inattesamente che mi pareva reale soltanto il tempo che si ricollegava , ora , con la mia delusione . Era un ' avventura che non doveva accadere , e mai più ! Ma , quando l ' avrei riveduta , che cosa ci saremmo detti ? E pure , ero certo di rivederla : e questa certezza mi faceva piacere ! E progettavo già quel che inventare per tenermi in corrispondenza con Michele . Quando ero per escire dall ' albergo , un cameriere mi chiamò e mi consegnò un biglietto . Era di lui e diceva : « Mia moglie sarebbe restata a Levanto ; ma non avendoti visto in tutta la mattinata , e non sapendo dove tu fossi , s ' è decisa a venire a Spezia con me . E siccome non vuole più tornare a Levanto , verrò io a salutarti domani » . Provai lo stesso effetto di un gran colpo su la testa . E , prima che tornasse Michele , fuggii con il treno di Genova . IL VINO Teofilo Bettarini aveva il viso come una rammendatura , dove era a pena posto per gli occhi . I capelli sempre pettinati e lisci ; neri . Beveva per mandar via la tristezza dei quarant ' anni . Non andava alle bettole ; ma , dopo mangiato , si chiudeva nella sua camera di scapolo scontento ; poi levava l ' olio a un fiasco di Chianti , e si sedeva con dignità dopo averlo posato con tutte le precauzioni sul tavolino . Quando aveva fiori , glieli infilava alla rivestitura di stiancia . Lasciava che il mento gli s ' appoggiasse sul petto , per il peso delle lunghe riflessioni ; e , di quando in quando , sospirava , alzando gli occhi verso il lume a petrolio fasciato di cartavelina rossa . Ripensava a quel che aveva fatto durante la giornata ; poi sputava due o tre volte ; ed empiva il primo bicchiere . Lo beveva tutto d ' una sorsata , lo riempiva subito , e ribeveva . Soltanto allora gli pareva che il vino gli tenesse compagnia . Ma , per esserne più sicuro , il bicchiere doveva restare sempre pieno ; avendolo così a disposizione a pena cominciasse ad accorgersi d ' essere solo . Il terzo bicchiere e i successivi li vuotava metà per volta ; con una specie di dolcezza piuttosto cupa ; una dolcezza indefinibile , che però cominciava a farlo sognare da vero . E , allora , si prendeva le mani , se le stringeva insieme ; sentendo il bisogno di parlarsi a voce alta . Egli doventava buono ; e si commoveva di qualunque cosa che gli passasse per la mente . Cominciava a ricordarsi della cena : la padrona di casa , un donnone grasso , di una grassezza quasi bella , gli aveva domandato se la minestra era salata come voleva lui . E perciò ora egli ne sentiva tale riconoscenza che avrebbe voluto farla doventare ricca . Era proprio un suo dovere ! Lui solo doveva far questo ! La mattina dopo , a pena desto . Ma come avrebbe potuto ? Non gl ' importava di trovare il come ; ma doveva fare così . Non beveva , forse , per lei ? Ma c ' era anche la donna che veniva a lavare i piatti . O a lei non ci doveva pensare lo stesso ? Poi l ' amico dell ' ufficio che gli aveva regalato mezzo sigaro . Si metteva , allora , a giurare . Sicuro ! E giù un altro bicchiere ! Com ' era buono il vino ! Avrebbe baciato il fiasco . Già da parecchi mesi faceva così , di nascosto . Una sera , a mezzo fiasco , non riescì più a ricordarsi di quel che aveva pensato prima di riempire il bicchiere . Egli si ostinava a volersene ricordare . Quasi si vergognasse , e gli veniva da piangere . Gli girava un poco la testa . E si sentiva la bocca asciutta . Allora si alzò , e fece per aprire la porta ; perché , forse , parlando alla padrona di casa , gli sarebbe andata via quell ' angoscia così malinconica che non la sopportava più . Ma tornò a dietro , e si mise ritto ad una parete . Poi bevve un altro bicchiere ; e cominciò a canticchiare . Gli pareva , allora , che tutti nella casa cantassero , e dall ' appartamento di sotto veniva una musica che gli metteva la voglia di ballare ; e le voci che ricordava avevano una dolcezza meravigliosa . « Dio , come sono tutti buoni ! » Ma la sua tristezza cresceva sempre ; con un sapor di rimorso immenso ; che non sapeva spiegare . Disse al muro : « Abbracciamoci » . E bevve un altro bicchiere . Ma , ad un tratto , sentì picchiare all ' uscio . Era la padrona di casa , Gegia . - Può entrare ! Ma quella , senza aprire , disse : - Ero venuta a prendere la giubba , per smacchiarla . Egli si mise a ridere . - La giubba ! La giubba ! Ma entri , se la vuole ! Gegia si fece avanti . Egli s ' inginocchiò , le baciò le mani : - Senta : mi deve dire se con lei sono stato cattivo e se ha da dolersi di me . Creda che , se non me lo dice , mi ammazzo subito . Mi butto dalla finestra . Gegia si spaventò . Era possibile che all ' improvviso fosse impazzito fino a quel segno ? - Com ' è bella , signora Gegia ! - Io bella ? - Bellissima . Stasera la vedo bene . Ne sono sicurissimo . Ella si sforzò di ridere ; ma , siccome egli cominciava ad accarezzarla , se n ' andò e richiuse lesta lesta la porta . Allora , fu preso da un ' allegrezza tale che cominciò a ballettare ; tenendosi le mani su i fianchi . In vece Gegia , preoccupata , andò a chiamare gli altri pigionali che stavano accanto : un calzolaio con la moglie e la figliola . E così tutti e quattro si misero ad ascoltare dietro l ' uscio . Teofilo fischiava : s ' interrompeva soltanto per bere . Allora , aprirono ; perché smettesse di ubriacarsi a quel modo . Avevano deciso di metterlo a letto e di portargli via il fiasco . Ma Teofilo li accolse con una risata , che fece ridere anche loro . Poi il calzolaio disse : - Signor Teofilo ! - Sì : è vero : io sono un signore , un gran signore . La sposo io la tua figliola . Dammi la tua figliola . Con un ' occhiata , decisero , per il meglio , di secondare lo scherzo ; e Gegia rispose : - Sta bene , come dice . Palmira , dagli la mano . Palmira , una scioccarella che ridendo si scoteva tutta senza smettere più , fece un passo verso di lui . - Ti sposerò a pena che saranno finiti questi fiaschi di vino . E il Bettarini , che voleva abbracciarla , giurò che da quella sera si riteneva fidanzato con lei . Ma , restato solo , si mise a sedere sul letto , riflettendo al suo fidanzamento . Come ! Sposava Palmira ! E siccome prendeva sul serio quel che aveva detto e non voleva aver moglie a nessun costo , tentò di rivestirsi ; per mandare tutto a monte subito . - Io non la sposo ! Non la voglio ! Non è brutta , è giovine . Ma che m ' importa ? E come l ' hanno data subito ! Che buona gente ! Che cuore ! Lo sapevo che non me l ' avrebbero rifiutata ! Ma bada come hanno creduto subito a uno scherzo qualunque ! Parrebbe perfino impossibile ! Ma è vero , capisci , Teofilo ! Ti sei fidanzato ! Ma domani fuggo : non mi faccio più vedere . Piuttosto m ' ammazzo da vero ! Sono venuti in camera a posta ! Come stavano là pronti ! Signora Gegia ! Signora Gegia ! Finge di non udirmi : anche lei c ' è d ' accordo . Ma perché ? Piuttosto , bevo un altro fiasco di vino ! Alla fine , si addormentò ; mezzo svestito . La mattina dopo si destò più tardi del solito . Cominciò a bestemmiare e a maledire il vino , quando la signora Gegia picchiò all ' uscio per dirgli che era già tardi , e non gli fece nessuna parola su Palmira , come aveva desiderato lui ! Ma la sera , dopo i primi bicchieri , ricominciò ad aspettare che Palmira tornasse ; e così , per una settimana intera , quando aveva la sbornia , credeva sempre di essere fidanzato . Alla fine ci pensò anche il giorno ; e non distingueva più se era sempre l ' effetto dei fiaschi . Perché egli sentiva di aver promesso ; e non avrebbe voluto mancare di parola . D ' altra parte , il calzolaio e la moglie cominciavano a dirsi che se il Bettarini avesse fatto sul serio non sarebbe stato un brutto partito ; e , per quanto paresse loro troppa fortuna , si proposero di fargliene riparlare . E cercarono di incontrarlo il più possibile : la moglie del calzolaio , Carolina , andava con una scusa a trovare Gegia quando sapeva che Teofilo era tornato dall ' ufficio ; e gli domandava notizie della salute , invitandolo a farle visita . Il Bettarini credeva che Carolina aspettasse da lui una conferma definitiva ; e , per non passare da ridicolo , avrebbe pagato non si sa che a non vedersela ormai dinanzi tutte le volte che s ' era seduto a tavola . Ma pigliar moglie mai ! A lui bastava di sentirsi fidanzato quando aveva la sbornia . Era una debolezza , dopo tutto , innocua ; e non c ' era bisogno che s ' incattivissero con lui . Carolina , vedendolo impacciato a quel modo , prese anche più speranza ; e si confidò con Gegia perché l ' aiutasse . Gegia stette tre giorni a riflettere se si trattava di una cosa lecita o no , perché le pareva che ad approfittarsi di un momento d ' incoscienza non fosse una buona azione . Bisognava , però , capire se per caso il Bettarini ci fosse stato disposto anche senza sbornia . Perché , per dire la verità , non sapeva spiegarsi quella sua scappata . E , allora , durante un pranzo più lauto dei soliti , gli chiese : - E alla sua Palmira quando glielo dà l ' anello ? Egli arrossì fino alla congestione , tentò di balbettare qualche risposta : ma non ci riescì : abbassò gli occhi e finì di mangiare il parmigiano senza dire più niente . Ma Gegia , tremando dalla paura di quel turbamento che non riesciva a capire , e temendo che le lasciasse sfitta la camera , quando gli portò il caffè gli mise proprio sotto il naso la zuccheriera colma : - Se n ' è avuto a male ? - Io ? E la guardò fisso . Poi riprese : - Io ? Gegia aveva voglia di sorridere , ma si torse la bocca perché non se n ' accorgesse . Ed egli continuò , con una voce doventata infantile : - Io ? E , poi , con una voce che si spezzò tremando : - Io ? - Prenda il caffè , e sia tranquillo . Egli allora le dette un ' occhiata così dolce , che le fece battere il cuore . Poi si alzò , cozzando la sedia , che cadde : - Signora Gegia ! Lei mi conosce ormai da parecchi anni . Ho mai detto una menzogna io ? Mai . Non per niente ho tra i miei colleghi un rispetto che è superiore ai miei meriti d ' ufficio . Mi consigli lei , dunque : se crede che io debba sposare Palmira , benché la mia volontà sia contraria a qualsiasi matrimonio , e benché per me meglio si convenga piuttosto una donna della mia età ... A questo punto , Gegia , sperando in una legittima allusione , si sentì commovere . E lo ascoltò di più . Egli s ' interruppe e riprese : - Dico : piuttosto una donna della mia età ... Ma se mi sono compromesso , sono pronto a tutto per il mio onore e il mio decoro . Nessuno potrà dire mai che Teofilo Bettarini ha rifiutato di adempiere un impegno , sia pure che non ci avesse mai pensato . Non ci crede ? Vedo che lei non ci crede . Gegia , non disse né sì né no ; ed egli insisté : - Glielo giuro , glielo giuro . Porti qua un crocifisso : sono pronto a giurare . - E perché non ha promesso a me quella sera ? Egli rimase esterrefatto . Ma Gegia arrossì e si chiuse in cucina . Ascoltando , la sentì piangere . Stette un poco in ascolto , e uscì di casa ; per evitare una spiegazione . Quando tornò , la sera , Gegia aveva già mangiato da sola ; e trovò tutti i piatti preparati su la tavola ; coperti perché non si freddassero . Anch ' egli mangiò da solo ; e poi si chiuse in camera ; dopo avere atteso in vano Gegia . Non la sentì né meno razzolare . In camera , tolse l ' olio a un altro fiasco ; e ricominciò a bere . Ma non ci provava più la stessa dolcezza di una volta : il vino non gli piaceva più . E perciò , dopo né meno un mese , Teofilo sposò Gegia . LA GALLINA DISFATTISTA Il signor Demetrio Serti , a cinquant ' anni , si era fatto sentimentale . In villeggiatura ci andava perché , dopo cena , quando la digestione gli faceva passare quei deliziosi brividi di freddo su lo stomaco , era certo di provare , stando alla finestra , certe emozioni indefinibili che gli inumidivano gli occhi ; e allora , difatti , guardava sopra le olivete come un innamorato , e sospirava . Per l ' appunto , proprio nel caldo del luglio , una sera che aveva invitato gli altri villeggianti e i contadini per festeggiare con un ballo su l ' aia quattro giovinotti che dal Piave erano venuti in licenza , un colpo d ' aria gli fece gonfiare una gengiva . Spasimava da battere la testa nel muro , ma impossibile rimandare la festa ! Poteva , anzitutto cambiare il tempo ; poi , alcuni degli altri villeggianti dovevano tornare in città ; e , infine , perché le cose riescono bene quando si fanno a pena dette . C ' era la sua figliuola , in vacanze , Paolina , che doveva divertirsi ! C ' era la moglie ! E quei quattro giovinotti non meritavano un poco di affetto ? Per una gengiva infiammata farsi deridere proprio da quelli che tornavano dalla guerra ? E la patria non contava più d ' una gengiva gonfia ? Egli lo sapeva , perché portava la cravatta tricolore e nelle dimostrazioni non si risparmiava . Dunque , dopo aver bevuto alcune tazze di brodo , perché a masticare non gli sarebbe stato possibile , si fasciò con un fazzoletto di seta e con la bambagia , si sciacquò la bocca con il cognacche e poi biascicò un garofano . Egli avrebbe sonato la chitarra ; e Berto , uno dei quattro soldati , l ' organetto . Bisognava che ridessero per forza ! Quando apparve con lo strumento sotto il braccio , lo accolsero con evviva . Ma egli si mise una mano sul fazzoletto , dalla parte gonfia , scosse la testa ; e , ritto nel mezzo dell ' aia , cominciò ad accordare . Berto pigiò qualche tasto , ma tutti gli gridarono : - Tu aspetta ! Volevano la chitarra e l ' eroico signor Demetrio ! Le donne , specie le serve delle quattro famiglie riunite , provarono come uno strappo giocondo dentro il cuore ; e , senza né meno accorgersene fecero qualche passo ballando . Subito i giovanotti andarono intorno a loro chiudendosele in mezzo . Le signorine , guidate da Paolina che strillava anche per dire una parola sola , canticchiarono , un poco sottovoce , un ballabile . Berto esclamò : - Codesto sarebbe bello da vero , ma qui con l ' organetto non lo so suonare . Una di loro rispose : - Non importa ! Non importa ! Ci divertiremo di più se suonerete a modo vostro , come se foste in trincea . Uno dei soldati rispose : - In trincea si suonava anche con il fucile ! Le ragazze restarono un poco mortificate , ma avevano creduto di far piacere a ricordare la guerra . I giovinotti dei villeggianti ( c ' erano fra essi due studenti e due impiegati ) convennero di ballare con le contadine . E allora le signorine , contente , decisero subito di prendersi i reduci . I babbi e le mamme restarono a sedere , chi su le sedie , chi sopra un muricciolo e chi sopra un mucchio di travi . Non ci mancava che cominciare ! Il signor Demetrio provò due accordi , ma mentre tutti s ' erano presi per mano , e aspettavano la prima nota per moversi , si sentì fare crac : s ' era rotta una corda ! Il signor Demetrio , come offeso , disse : - È l ' umidità : lo sapevo che sarebbe stato difficile che tutto andasse bene ! - Ed ora ? - gli chiese la figliola , mettendogli una mano sopra una spalla e tenendo un piede alzato . Alcuni gridarono : - Suoni l ' organino solo ! Berto , che l ' invidia della chitarra aveva fatto doventare serio e taciturno , sentì tremarsi tutto dalla gioia : senza né meno rispondere , cominciò una polca ; e , per non sbagliare , si accompagnava fischiettando . I primi balli andarono benissimo : i vecchi si sbellicavano dalle risa ; e per ridere si torcevano , mettendo il capo quasi tra le ginocchia . Il signor Demetrio era escito dal mezzo e s ' era steso , con la chitarra accanto , sul muricciolo , perché la guancia gli stesse calda . Si esaltava ; e , mentre gli altri ballavano come dannati , gridava con quanta voce aveva in gola : - Viva l ' Italia ! Ma , al quinto ballo , e Berto suonava sempre la stessa cosa , qualche coppia sparì : al sesto eran rimasti soltanto una serva e un giovanotto , una signorina e un reduce : il più grullo e il più impacciato . Quelli seduti avevano una certa sonnolenza e una pesantezza dentro la testa , che i ballabili aumentavano sempre di più . A un tratto , senza saper perché , una delle signore s ' accorse che mancavano quasi tutti . Si alzò ; e , andando accanto alla moglie del signor Demetrio , le disse , sottovoce , con un ' aria di rimprovero : - Signora Caterina , ma dove sono andati tutti gli altri ? La signora Caterina arrossì , e decise di chiederlo al marito ; ma il signor Demetrio s ' era addormentato , sognando trincee e battaglie ; e quando , destandosi , si stropicciò gli occhi e sentì come una trafitta di spillo nella gengiva , non seppe raccapezzarsi di niente ; anzi voleva ostinarsi a dire ch ' erano già andati a letto e che perciò erano più furbi di lui . Ma siccome la signora insisteva che si trattava di una cosa quasi indecente , egli fece chetare Berto facendogli un cenno con una mano e mandò i quattro ballerini rimasti in cerca degli altri . Prima che fossero tutti ritrovati e ritornati su l ' aia , era già mezzanotte : i più dissero che erano andati a chiappare le lucciole . La mattina dopo , però , Paolina aveva un raffreddore forte ; e le altre signorine chi più e chi meno , si sentivano poco bene e temevano i dolori reumatici . Dicevano : - Non siamo buone a niente ! Figuriamoci se dovessimo vivere come i soldati ! E si vergognavano . Ma quella signora , si chiamava Egidia , che aveva fatto notare alla moglie di Demetrio la diminuzione delle coppie , aveva perso una spilla d ' oro di quasi seicento lire , diceva lei . Come si poteva fare per ritrovarla ? Il signor Demetrio non ci credeva e scoteva la faccia gonfia : la signora Caterina supponeva che l ' avesse persa per strada e che dicesse così perché il marito si arrabbiasse meno contro di lei . Tutti i contadini , interrogati uno per volta , avevano detto di non aver trovato niente , le serve , perfino minacciate , lo stesso . E allora ? Per tre giorni non fu parlato d ' altro , ma senza resultato . La signora Egidia , che aveva perduto da vero la spilla , s ' adirò ; e il signor Demetrio ebbe da leticare con il marito di lei ; ma Paolina , a malgrado della questione scoppiata , andava scrupolosamente la mattina e la sera a cercare la spilla per conto suo . La vedevano curva , con il mento su la gola e una bacchetta in mano , girare da per tutto ; ed ella , quando incontrava uno dei contadini , chiedeva : - Né meno voi ? - Né meno io , signorina ! Finirono con il sospettare , chi sa perché , uno zio di Berto ; ma lo zio di Berto , giurando e bestemmiando , con certe bestemmie che facevano fare ognuna un passo in dietro alla signora Caterina , convinse ch ' era innocente ; e dovettero chiedergli scusa . Dei reduci non sospettavano : anzi , davanti a loro , nessuno parlava né meno della spilla : tutti , irresistibilmente , sentivano del rispetto dinanzi ai soldati : tutti , dinanzi a loro , si sentivano piccoli . Ma , allora , gli altri contadini cominciarono a dire che se i signori non si fidavano di loro , avrebbero fatto meglio a non invitarli a ballare . Nacque , così , un malumore sordo in tutti , che i villeggianti non erano né meno più salutati . Invano il signor Demetrio , guarito della gengiva , andava pazientemente a prendere gli uomini per le maniche della camicia , e le donne per i grembiuli ! Alzavano le spalle e non lo guardavano né meno in faccia . Egli diceva disperato : - Ma se vi difendo io ! È quella strega della signora Egidia , venuta a metter sottosopra anche la casa nostra ! Ora per colpa sua non si potrà più né meno mettere su una festa ai vostri figlioli finché sono in licenza ! E io che avevo perfino comprato una damigiana di vino , per farla bere a loro una di queste sere ! E la mia figliola che con le sue amiche voleva imbandire tutti gli alberi attorno all ' aia ! Ma se vedevano il signor Demetrio , i ragazzi scappavano tirandogli i sassi ; la signora Caterina piangeva quasi tutto il giorno ; e Paolina non s ' arrischiava più ad andare sola . Era evidente che tutto quel sacro patriottismo stava passando un pericolo grave ! Dopo quasi due settimane , una contadina trovò , sotto un mucchio di travi , una gallina morta . Ella l ' aprì con il coltello per sapere di che male era morta : dentro , pareva sana ; e le interiora e il fegato non avevano colori sospetti . Quando fu allo stomaco , vide la spilla . Era stata lei , dunque , la ladra a far nascere tanti malumori ! Rimessasi dalla sorpresa , corse nell ' aia ; e , gridando di gioia , chiamò tutti quanti intorno a sé . E tutti quanti non staccavano gli occhi da quella carne spezzata e sanguinolente dove luccicava la capocchia della spilla . Venne anche la signora Egidia , che , convintasi di come stavano le cose e dell ' onestà dei suoi amici , fece il viso rosso e non trovava a dire parola . Ma la contadina le disse : - Come ! Per colpa di questa bestia ingorda , non vorrebbe fare la pace ? Il signor Demetrio sentì che toccava a lui ; e , inchinatosi alla signora Egidia , la invitò a restare . Allora , tutte le donne si baciarono , a due a due . La sera stessa fu data la festa ai soldati ; e ognuno volle mangiare almeno un boccone di quella gallina , che da vile disfattista era stata punita come si meritava . LA MIA AMICIZIA Mi parve che suonassero il campanello . Mi alzai ed andai ad aprire : non c ' era nessuno . Vidi anche che il campanello non era stato mosso . Ma siccome non ammettevo che mi fossi sbagliato , stetti un pezzetto ad ascoltare alle scale . Da quel giorno odiai la mia casa ; e passavo le giornate intere a cercarmene un ' altra . Allora mi venne in mente che avrei potuto andare dal mio amico Guglielmo , che con la moglie stava verso la Via Angelica ; dietro i quartieri dei Prati di Castello . Quelle località mi piacevano , tra la campagna e la città . Quando mi decisi a provare , erano i primi di febbraio ; ma una giornata con un cielo anche troppo turchino : mi faceva proprio l ' effetto di una tinta che non si è potuta sciogliere bene perché manca lo spazio sufficiente . Le case bianche come il gesso , alte e rettangolari , lasciate lì senza compagnia , avevano ombre verdognole sopra le finestre . Su l ' immenso prato erboso accanto agli avanzi dell ' esposizione per il cinquantenario di Roma , calcinacci sgretolati e cenci ad asciugare . Quasi in mezzo al prato , affatto deserto , un uomo , steso bocconi , dormiva ; poi , una fontana di cemento , sfasciata , vicino a certi alberelli patiti e secchi . Monte Mario era un poco nebbioso ; e , nei suoi colori , tutti i segni dell ' inverno . Verso una strada bianca , un branco di pecore con un filo di luce addosso , che accendeva i loro contorni ; e , più in là , alta , la cupola di San Pietro . Una tromba suonava stonando , dalle caserme . Io mi sentivo sempre di più invogliato , giungendo al villino . Credetti che il campanello elettrico suonasse per il contatto dei miei nervi . Trovai il mio amico Guglielmo a fumare a pipa , steso nella poltrona , con i piedi sopra una sedia ; al sole . La moglie era in terrazza ; e la sentivo discorrere con non so chi . - Mio caro - gli dissi - io di casa solo non ci sto più ! Egli mi guardò con i suoi occhi azzurri , da sopra gli occhiali ; sorridendo . Io continuai : - Vengo a stare con te . - Questo deve essere uno scherzo imaginato bene . Io gli misi una mano su le ginocchia , e gli dissi : - Trovo giusto che tu mi risponda così ; ma ti voglio convincere che ho pensato questa cosa sul serio . Guglielmo , continuando a guardarmi da sopra gli occhiali , smise di sorridere ; e ficcò la pipa dentro un recipiente di coccio . Sembrava sbigottito . Io pensai che non fosse un buon amico , al quale potevo ricorrere in caso di bisogno ; e mi sentii molto contrariato , quasi offeso . Perciò , gli dissi con più forza di prima : - Ora si starà a vedere come ti dovrò giudicare . Rifletti bene a quello che mi rispondi ; perché io sono capace di vendicarmi , e di trattarti come tu tratti me . Egli tirò giù le gambe dalla sedia . Allora io cominciai a supplicarlo . Sentivo di volergli così bene che , se avessi saputo di fargli piacere , mi sarei inginocchiato . Ma Guglielmo non capiva il mio sentimento : non se ne curava né meno . Ero proprio afflitto e disperato ; e mi sentivo umiliare sempre più . Non avevo parole per fargli intendere tutto il mio affetto e la mia amicizia . Egli mi pareva il più puro e il migliore degli uomini , e non capivo perché mi rifiutasse quel che gli chiedevo . Che amarezza ! Metteva forse in dubbio la mia sincerità ? Ci voleva molto a rendersi conto che si portava male verso di me ? Ma speravo di non dovermi piegare a questa delusione . Egli chiamò la moglie . Subito io credetti che la chiamasse per contentarmi : non era possibile che anche da lei avessi soltanto un rifiuto , che mi faceva tanto male . Ma Gina mi parve perfino finta quando disse : - Signor Giuseppe , non possiamo da vero ! Se ella m ' avesse detto che , per dare loro una prova della mia amicizia , mi dovevo far tagliare la testa , avrei obbedito volentieri . Anzi , ero dispiacente che da sé non me ne parlassero . Era così naturale ! Io , allora , cominciai a supplicare anche lei , ma il suo viso in vece si faceva sempre più risoluto . Mi rispose lui : - Caro Beppe , io non so spiegarmi come ti sia venuta questa idea ! - Se lo vuoi sapere , te lo dirò . Non te lo volevo dire per non annoiarti . Egli scambiò un ' occhiata con la moglie , e mi disse : - Non voglio sapere delle tue cose intime ... - Ma io per te non ho nessun segreto . Non voglio averne , capisci , con te ! Perché tu non puoi mettere in dubbio la mia amicizia ... La signora Gina disse : - Anche se non ci fossero altre ragioni , mancherebbe una stanza in più per darla a lei . - Lo so . - E dunque ? Vedi bene , Beppe , che tu ci chiedi quel che non possiamo fare . Allora , doventai furente . Non era quello il modo di comportarsi con me . E io che avevo sempre creduto alla loro amicizia ! Cominciavo ad accorgermi che non bisogna mai confidare troppo in nessuno . - Ascolta - gli dissi . - Se io sono venuto da te , vuol dire che mi aspettavo di essere accolto in un altro modo ! Guglielmo si alzò dalla poltrona , scosse la cenere che gli era restata tra le pieghe della giubba ; e mi disse : - Piuttosto , son pronto ad aiutarti in tutto quello che hai bisogno . - Ma io , ora , ho bisogno di questo e non d ' altro . - Non insistere . Se non ti conoscessi da parecchi anni , crederei che tu fossi pazzo . Questa parola mi fece fare il viso rosso , e non seppi più quel che dire . Ma se , prima ch ' egli l ' avesse detta , io ero disposto ad andarmene , mi sentii di più ostinato a far valere la mia buona ragione . E se , per caso gli avessi chiesto diecimila lire , perché non avrebbe voluto darmele ? Il mio sentimento d ' amicizia non ammetteva nessuna differenza tra me e lui . Tanto più che , senza quell ' amicizia , io non mi credevo più nulla . Stavo , appunto , per farglielo capire , quando m ' accorsi che la signora Gina aveva sorriso di me a lui , credendo che io non la vedessi . Io lo guardai e gli dissi : - Non so quel che tu pensi di me . Non lo so . Egli mi rispose con stizza : - Né meno io ! Ebbi la certezza che dissimulava ; e , perciò , persi ogni rispetto . La signora Gina era seccata e faceva capire bene che aspettava ch ' io me ne andassi ; perché non ne poteva più . Ma io , ormai , come affascinato di me stesso , continuai : - Lasciami dire tutto quello che voglio ! Guglielmo riprese rabbiosamente la pipa , e mi rispose : - Ti ascolto . Soffriva : lo vedevo bene . La signora Gina mi disse : - L ' ascolto anch ' io . - Da vero ? - Certamente . Allora fui invasato un ' altra volta , in un modo violento , dalla mia amicizia e avrei voluto trovare le parole più belle . - È inutile ch ' io mi rifaccia da capo , però ! - dissi quasi con angoscia . Presi il mio cappello da dove l ' avevano messo , ed escii senza né meno salutare . Quando giunsi a casa , volevo subito troncare ogni amicizia con Guglielmo . E mi misi a letto con una febbre nervosa ; con certi brividi che mi facevano saltare . Il giorno dopo tornai difilato da Guglielmo ; e gli chiesi : - Hai ripensato a quel che mi bisogna ? Mi rispose , quasi adirato : - No . Io gli diedi un pugno sul viso , e me ne andai . Speravo di guarire . Volevo guarire . E in vece sono stato più di cinque anni al manicomio . Ora che mi hanno lasciato perché dicono che sono guarito non ho più voglia di vivere . Sento che forse c ' è ancora in me qualche forza di giovanezza ; ma io non mi arrischio né meno a lasciare la casa . È come se io fossi stato di legno e ora fossi bruciato ; e restasse di me soltanto la possibilità di concepirmi . La gente che conoscevo non ha più nulla a fare con me . Non penso né meno , e comincio a gustare sempre di più la mia idiozia . Perché l ' idiozia è una cosa dolce . Scrivo in un libriccino i sogni che faccio la notte ; e cerco di ricordarmeli tutti . Sto lunghe ore a ripassarli , uno alla volta ; con una pazienza scrupolosa ; abituandomi a questa specie d ' esercizio spirituale ; all ' infuori del quale mi sento insoddisfatto . Me ne vengono alcuni bellissimi e lunghi . Non avrei mai creduto che , alla fine , potessi vivere a modo mio , così separato dagli uomini e da tutto il resto ; e credo alla mia esistenza soltanto quando sogno . IL MARITO Avevano detto a Mariano che la moglie lo tradiva . Ma egli , che non ci credeva , non rispondeva né meno ; scotendo la testa , con un sorriso di uomo furbo e sicuro di se stesso . - Credete che io me la prenda , se volete scherzare anche su l ' onestà della mia moglie ? Fate pure , e dite quel che volete . Io non me la prendo da vero ! Io agli scherzi ci so stare ! Allora , una volta , anche Quaglia si mise a ridere ; divertendosi a guardarlo : - Credi che anche io te lo dica per scherzo ? - O che mi prendi per uno che non capisce ? - Come credi meglio . E siccome in quel mentre la moglie tornava con due brocche empite giù alla fonte dell ' orto , Mariano la prese per una gamba , per farla inciampare . E le disse : - Lo senti quel che dicono di te , Càtera ? La donna , per non cadere , si fermò . Era tutta sudata , ma non poteva asciugarsi la fronte con le maniche del vestito , finché non avesse posato quei due pesi su l ' acquaio . Sorrise a Quaglia , e rispose : - E tu non ti vergogni a far dire certe cose di me ? Il marito le lasciò la gamba , ed ella entrò in casa . Poi , tornò su l ' uscio , e tutta inviperita si volse a Quaglia . - Che vi fa di male il mio Mariano ? Se io avessi le sue braccia , vi romperei il ceffo . Lasciatelo stare ! Perché è un buon uomo , ve ne volete approfittare tutti . Quaglia sghignazzava , ma ella lo fece smettere ; prendendo la granata e battendogliela addosso . Mariano la guardava ; tutto orgoglioso di lei , così risoluta . E si arrischiava ad approvare . Ora , a tutti quelli che conoscevano Mariano era venuto in proposito di fargli trovare la moglie proprio mentr ' era con qualcuno ; sul fatto , come dicevano loro . Ma come potevano ? Ella era furba quanto tutti loro messi insieme , e poi le volevano bene perché non diceva di no a nessuno , quando la sapevano pigliare con le buone . Per lei era doventata un ' abitudine ; e a farla smettere se ne sarebbe avuta a male . Per lei era una cosa come se le avessero impedito di far del bene agli altri . Era una specie di mania , che la convinceva a fare il comodo suo e che le faceva piacere . Come poteva smettere se ormai aveva cominciato , e tutti lo sapevano ? Le sarebbe parso una vergogna ; come se non avesse avuto più da dare un pezzo di pane a un povero . Ed ella stessa difendeva il marito ; e voleva anzitutto che gli altri fossero più umili con lui e gli volessero bene . Ella temeva anche che , smettendo , la rifacessero con lui ; e si vendicassero troppo . Le domeniche lo mandava alla messa più pulito degli altri ; con una bella ciarpa che aveva imparato a stirargli da una serva d ' una villeggiante . E quando sapeva ch ' era escito di casa tutto contento e magari che andasse a pigliare una mezza sbornia , allora ella cercava di trovarsi con qualcuno . Anche Mariano aveva per lei un rispetto che avrebbe potuto chiamarsi ammirazione . Tutto quel che ella diceva era giusto , tutto quel che ella faceva dinotava una saggezza che egli apprezzava sempre di più . Figlioli , chi sa perché , non ne avevano ; e i due sposi erano andati sempre d ' accordo , proprio tutti i giorni . Mariano era uno spilungone magro , con le maniche della camicia che gli tiravano e gli facevano male ai polsi quando erano abbottonate , perché gli restavano sempre corte . Anche i pantaloni non gli arrivavano bene fino agli zoccoli . Aveva una faccia che pareva affondata a posta da due fitte dietro la bocca , in modo che il naso appariva anche più lungo di quel che non fosse . Portava i capelli piuttosto lunghi ; ed essendo lisci , gli stavano a zazzera su gli orecchi e su le sopracciglia . Le mani così magre che facevano pensare al suo scheletro . Càtera era olivastra , con gli occhi piccoli e neri ; con un ciuffo di peli agli angoli della bocca grassoccia . Una volta , tutti i contadini più giovani del vicinato studiarono il modo perché riescissero a far trovare da Mariano la sua Càtera con qualcuno di loro . Ce lo avrebbero portato magari per forza ! Pronti , però , a reggerlo se avesse voluto bastonarla . Decisero che il più svelto e il più malizioso , il Rossino , andasse con lei , la sera , in mezzo all ' oliveta ; e gli altri sarebbero andati a prendere lui . Non volevano far saper niente a Càtera , pensando che non si sarebbe prestata alla burla ; ma ella , che da certi discorsi e da certi preparativi aveva capito tutto , fu contenta lo stesso ; e stette anche lei d ' accordo con loro . Si mise a braccetto del Rossino ; e , voltandosi in dietro ridendo agli altri , si nascose con lui dietro una pianta . L ' oliveta era deserta ; ma c ' erano tanti grilli che saltavano perfino addosso . La luna si levava allora , come un pezzo di coccio ; e il cielo era pieno di stelle cadenti . Nel silenzio della sera si udiva qualche barrocciaio che cantava , forse briaco ; poi qualche campana che smetteva quasi subito come se si rompesse ; e nient ' altro . Gli altri andarono a casa di Mariano , e lo trovarono che , benché avesse già cenato , mangiava una fetta di lardo con il pane . La stringeva così forte che le dita ci facevano i buchi . - Mariano , sei in casa ? Egli rispose , con la bocca piena : - Lasciatemi in pace ! - Hai paura che ti leviamo il boccone di bocca ? Esci fuori . - Non esco . Ora deve tornare la mia moglie . Venite dentro voi . Allora , entrarono tutti insieme . Erano sette o otto ; e non facevano altro che ridere . Mariano , vedendoli , doventò allegro subito anche lui . Uno chiese : - Dov ' è andata Càtera ? - Io non lo so . E che m ' importa ? Essi non sapevano quel che dire , benché si fossero consigliati prima . La cucina era brutta . Al muro dell ' acquaio , sopra una mensola fatta con una tavola senza piallare , c ' era una fila di pignatte ; in ordine di grossezza . Al muro più largo , una madonna a colori e un sant ' Isidoro dentro una cornice senza vetro . E , vicino , il fucile , a due canne , sempre carico ; perché , nel caso avessero sentito i ladri dentro il pollaio , Mariano avrebbe tirato . Ma le cariche a stoppaccio ci stavano da un anno all ' altro , con i cani alzati in vano ; e il fucile si arrugginiva ; finché a Pasqua non lo ripulivano , quando il prete andava a benedire le case . Sopra la tavola c ' era un tegame ormai diaccio e vuoto , dove Càtera aveva cucinato mezzo coniglio . La gatta , rosicchiava un ossicino . Mariano disse : - Mettetevi a sedere . - No : in vece , vieni con noi nella tua oliveta . - A fare che ? A quest ' ora ? Non mi moverei né meno se pigliasse fuoco il pagliaio . - Vieni con noi . - Io credo che siate briachi fradici . Volete bere dell ' altro , piuttosto ? Non so dove quella strega della mia moglie ha nascosto il vino , ma piglio la chiave di cantina , e si beve tutti alla botte ; finché ce n ' è . Allora , uno disse : - La tua moglie è con il Rossino . Mariano lo guardò : - E che ci fa con il Rossino ? - Vieni a vedere : siamo venuti a posta a prenderti . - Ragazzi , sono troppo stracco . Ho lavorato tutto il giorno : non mi frastornate . Tutti sbruffarono dal troppo ridere . - Vieni sì o no , con le buone ? - Non vengo . Quando torna mi dirà dove è stata . Lasciatela in pace anche lei , povera donna . Sarà andata a mangiar due fichi alla pianta ; perché s ' è alzata da sedere e aveva sempre fame . - Ti diciamo dov ' è in vece . Vieni a vederla con i tuoi occhi . - Insomma , ve ne volete andare o no ? Lo scherzo dura da troppo , ed è sempre lo stesso . Ora basta . Levatevi di qui . La pazienza finisce anche a me . E rispetto lo voglio anch ' io . Mariano s ' era già impermalito ; e , drittosi in piedi , anche perché aveva mangiato tutto il companatico , incrociò le braccia . Cominciava a sdegnarsi da vero : gli si vedeva dal viso . I giovani non sapevano come contenersi , e non riescivano a ridere più . Quasi s ' erano pentiti d ' aver pensato quello scherzo . Ma allora la presero sul serio , e qualcuno gli disse sottovoce , per provocarlo , qualche mala parola . Ora volevano sul serio che Mariano andasse con loro nell ' oliveta , magari a costo di far succedere qualche brutta cosa . Allora uno disse , arrabbiato : - Ecco : non ce n ' andiamo finché tu non ci dai retta . Essi dimenticavano completamente lo scopo , per il quale s ' erano riuniti e messi d ' accordo . Mariano gli rispose : - Se tu non mi dici la verità , t ' apro la testa con la vanga ; com ' è vero Dio ! Dovete farla finita ! - È la verità . - Andiamo , dunque . Andiamo ! E dette un ' occhiata al fucile , il cui scheggiale di cuoio , per portarlo a tracolla , si recideva a forza di stare in vece su al chiodo del muro . - Il fucile non lo prendere ! - Piglierai , invece , un palo da qualche vite ; se ce ne sarà bisogno . - Io piglio quel che voglio . Oppure affilo la coltella alla pietra ; prima di venire . - Non c ' è tempo : è meglio che tu ti spicci . - Ma mi volete dire , sì o no , perché la mia moglie dovrebbe essere con il Rossino ? - Lo vedrai da te . - Siete un branco di gentaccia . E non vorrei che mi capitasse qualche dispiacere , a darvi retta . - La colpa non è nostra . Egli rispose minaccioso : - E di chi è ? - Zitto , Mariano . Lo presero chi per una manica e chi per il panciotto ; mentre un altro lo spinse per le spalle . Ma egli disse : - Fate piano , perché non voglio farmi del male . Attraversarono l ' aia ; e siccome egli era scalzo , sentì freddo ai piedi . Pensò se non doveva infilarsi almeno gli zoccoli ; ma gli altri seguitavano a tirarlo e a spingerlo . Dentro di sé si pentiva d ' aver dato retta , e pensava con dolcezza alla moglie ; sperando che si trattasse di una burla , ch ' ella non venisse né meno a risapere . Era certo che non ci fosse Càtera nell ' oliveta ; e , forse , ci avevano portato qualche spauracchio vestito da donna ; e dentro di sé cercava d ' indovinare quel che avessero inventato , per volersi divertire . Era scontento , ma nello stesso tempo ci provava piacere anche lui ; e gli pareva già di fare una lunga risata tutti insieme . Almeno che la moglie , poi , non lo brontolasse ! E perciò , pur prestandosi volentieri , camminava di malavoglia . Giunti al cominciare dell ' oliveta , gli altri alzarono la voce per avvertire Càtera e il Rossino . E ricominciarono a ridacchiare . Mariano , fingendo di credere a loro , ficcava gli occhi da tutte le parti e s ' atteggiava a irato , stringendo i pugni . Pareva che volesse dire : « Ho capito bene la parte che devo fare ? Siete contenti ora ? Che ci sarà ? Uno spauracchio o una cagna legata ? » Gli altri , che capivano , si sollazzavano anche di più ; ed erano impazienti di giungere al punto stabilito . Ad un tratto , uno disse sottovoce : - Eccoli là : ci son tutti e due . Mariano si spinse innanzi ; e aguzzò gli occhi , protendendosi con tutta la persona . Sentiva nel cuore non si sa che miscuglio di allegria e di sospetto . E quando credette di avere riconosciuto la moglie , che stava vicina a un ' ombra che pareva da vero quella del Rossino , chiamò forte , fermandosi : - Càtera ! Càtera ! Gli altri le fecero cenno che non rispondesse ; ma il contadino si volse a loro con mal garbo : - Se è lei , perché volete che non mi risponda ? E chiamò più forte , mettendosi le mani alla bocca : - Càtera . Ella allora , temendo che lo scherzo finisse male , gli mosse incontro ; e gli disse : - Sono io , non aver paura . Egli rispose teneramente , abbracciandola . - Lo sapevo che eri tu . E chi c ' era con te ? La donna facendogli la bocca dolce , gli disse : - Il Rossino . Non ci credi ? E , per convincerlo , chiamò : - Vieni qua anche tu , Rossino ! Tutti erano stupefatti e scornati ; perché capivano che ormai non succedeva niente . E lo volevano pigliare a zollate . Ma egli , ora era desolato ed esclamava piangendo : - Perché , dunque , quegli impazziti mi hanno fatto venire nel campo al buio ? Càtera si fece risoluta : - Io non lo so . Lo domando a te . Faresti meglio a non moverti di casa altro che quando te lo dico io . - Sono giovani , e non hanno cervello . E poi , volgendosi agli amici : - Io credevo che mi aveste fatto un bello scherzo da vero . Non siete capaci . Lo dovevo indovinare prima . Ma un ' altra volta , lo giuro sul Vangelo , non vi do retta da vero . E , presa per mano la moglie , li lasciò tutti a dietro . Singhiozzava così forte , anche con la voce , che pareva il guaito di un cane . UN PEZZO DI LETTERA ... Qualche volta , non posso fare a meno delle cose ripugnanti . Mi sento arrossire e ne provo una sensazione di rimorso ; ma resisto per essere disgustato quanto è possibile , fino in fondo ; finché nella mia anima non pare quasi un sogno . Tu mi dirai , mia amica , perché scrivo così . Ecco : ricopio qui una lettera che ti avevo scritto l ' altro ieri e che non osai mandarti . Ma la leggerai ora ... Ho un appuntamento con quella solita donna maritata , di cui t ' ho parlato altre volte . Erano più di sei mesi che non la vedevo perché quella che ci tiene di mano l ' avevano mandata via di casa , e non aveva potuto trovarne subito un ' altra dove fosse possibile trovarci . Ora , sta in via del Pignattello , in un casamento dove sono almeno quaranta inquilini , tutti poveri ; all ' ultimo piano . Non sapevo se era meglio salire in fretta per tentare che non mi vedesse nessuno ; o se fingere di esserci stato già un ' altra volta . Non ho fatto né in un modo né in un altro ; cioè , ho salito quasi di corsa una branca di scale , al pianerottolo dove s ' aprono subito due lunghissimi corridoi , pieni di usci . Mi dimenticavo di dirti che questo casamento prima era un vastissimo seminario , e che mi soffermavo per assicurarmi che non scendeva nessuno . Siccome era di mattina e l ' aria non ancora cambiata bene , ho sentito ogni specie di odori : latrina , cavolo bollito , lezzo , sudiciume ed altro ancora . M ' è venuta la sputarella . Finalmente ho trovato l ' uscio . - Marianna ! - Oh ! Entri pure . Marianna lavava , con uno strofinaccio , una di quelle lanterne che attaccano sotto il carro i contadini . - Richiuda subito l ' uscio . - Non è venuta ancora ? Ella mi ha fatto cenno di no , sorridendo ; e s ' è rimessa al suo lavoro . - La pulisco perché è vergogna restituirla così : me la prestò un contadino , perché feci buio e avevo da attraversare una trave sopra un borro . Io non ho risposto . Ho guardato com ' è la cucina . Siccome siamo al tetto e senza soffitta , da una parte , sopra il focolare , bisogna chinarsi per non battere la testa . Ho dato un ' occhiata alla camera , dall ' uscio aperto , e ho visto due enormi letti , alti quasi due metri ; fatti con materassi sopra due caprette di legno . Tre piccioni beccavano il granturco , sul cassettone , cozzando con la coda , per moversi e girare intorno , una pettinina unta e piena di capelli sporchi . Un pezzo di specchio è appoggiato al muro . Gli orinali non sono stati vuotati . - Quanti dormite di là ? M ' ha risposto , ridendo : - In quattro ! Io , il mio cognato , il mio figliolo e ... - E ... - Perché lo vuol sapere ? - Ho capito . - E il mio ganzo . S ' è asciugata le mani ; e , battendosele sul ventre , ha seguitato : - E un altro figliolo l ' ho qui dentro . Ho riso anch ' io . - Se la vuole aspettare in camera , ci vada pure . Le porto una sedia . Si metta a sedere ! Sono entrato in camera , facendo paura ai piccioni . Marianna , togliendosi il grembiule bagnato d ' acqua , e accennandomi i letti , m ' ha detto : - Almeno , là sopra , c ' è sollo ! Io ho risposto : - Voi andate in cucina , e state alla finestra . Io mi chiudo di qua : così se viene qualcuno da voi , non mi vedono . - Ora ! Ora ! C ' è tempo ! Io credo che si sia mezzo spogliata non per cambiarsi , ma per piacermi . Infatti , sbottonandosi il giacchetto , mi guardava fissa e sorridente ; perché io le dicessi qualche parola . È così sudicia che quando s ' è grattata il collo il sudicio nero e grasso le veniva via ; appastellandosi tra le dita . Ha anche un occhio pieno di cipicchia ; che pare catarro . Agli angoli della bocca c ' è qualche cosa biancastra e filaccicosa . Le mancano i due denti di mezzo . È andata in cucina ; e io , quasi atterrito d ' essere qui ad aspettare , mi son messo a scrivere a te . Ora , ti racconto tutto di mano in mano . Torna , all ' improvviso , con un bicchiere che sarebbe impossibile lavare . - Vuol bere ? E alzando l ' altra mano da dietro il dorso , dove la teneva nascosta , mi fa vedere un fiaschetto . Io rispondo : - Grazie ! - È buono sa ! Guardi che bel colore . E mesce un vinello torbido , che odora di aceto : l ' ho sentito perfino con tutto il puzzo della camera ; puzzo , forse , di piedi non lavati . Il mio stomaco si chiude . E perché scrivo a te che sei l ' anima più pura che io amo ? Io non lo so . Me lo dirai tu . Dalla finestra , che pare una gattaiola , vedo soltanto il tetto di una chiesa , un tetto vecchio ; e di là , come se non ci fossero altre case , benché ce ne siano parecchie invece , la campagna ; che non pare lontana . Vedo , anzi , un pezzo di campagna piena di alberi , vicino ad una strada dove noi siamo stati insieme . E vedo anche il cielo , se m ' abbasso e guardo in su . Ma ho paura che ci sia gente alle finestre di faccia . Sento , giù nella strada , ruzzare i ragazzi e qualche donna che chiacchiera . Spero che Angelina non venga , perché dovrei salire su uno di quei due letti ; che mi fanno lo stesso effetto del letame ammucchiato . Certo , qui non torneremo più . E temevo che su quel letto , anche Angelina m ' avesse ripugnato ; e che non avessi avuto , dopo , più desiderio di lei , ma ricordavo com ' ella si profuma con la cipria , e n ' ero eccitato . Si mette un odore che si mescola così bene con quello della sua carne che pare uno solo . Allora , sul letto , è come una rosa che si stropiccia tra le mani ; e l ' odore della carne si fa sempre più acuto ... Marianna riapre l ' uscio , e mi chiede : - S ' annoia ? Venga di qua con me . - Ma ci sentono parlare ? - Oh ! Che importa ? In casa mia non posso far venire chi voglio ? - E se , poi , vedono salire anche lei ? - La signora Angelina ? - E , poi , sapete che posso essere riconosciuto ... Ella si gratta i capelli con una forcella e mi risponde : - Faccia come vuole ! - Scusate : bisogna far così per precauzione , e non per altro ! - Dio cristiano , ho capito ! M ' ero messa a pensare ad una cosa : non mi ero mica avuta a male di niente ! - A che pensate ? - Il fornaio deve avere diciotto lire , e m ' ha mandato a far sapere , per il mio ragazzo , che se domani non lo pago , non mi dà più pane . Accidenti ! E si piglia la testa tra le mani . - Il mio cognato è troppo vecchio ; e , in questi giorni , per di più , è piovuto ; sicché non ha potuto lavorare . Fa il manovale ! Il mio ganzo , anche lui , bisogna che pensi a ' suoi fatti . Ci ha un figliolo che lo vuole ammazzare ; perché viene da me . - Ora , prima d ' andarmene , vi darò qualcosa io . - Non ho mica detto così perché lei mi desse qualcosa ! Io lo fo per amicizia : è tanto tempo che conosco la signora Angelina . - Ma io vi darò qualcosa lo stesso ! Ella s ' è messa a spazzolarsi le scarpe e io sono rientrato in camera . È passata una mezz ' ora già : ho sentito battere l ' orologio della chiesa . Mi alzo , e dico a Marianna : - Scommetto che non viene . È già tardi ! - Accidenti anche a lei ! Non è la prima volta che fa così . Che si senta male la sua bambina ? Io richiudo l ' uscio , stringendo , con impazienza , il croccino ; mi rimetto a sedere , su questa seggiola che a pena sta ritta , e penso : « Se crede di burlarsi di me , sbaglia ! Non mi vuol più bene ! Non me n ' ero accorto quando la incontravo per la strada ? Ma è l ' ultima volta che le parlo ! » Tuttavia , nella mia rabbia , c ' è anche una esasperazione sensuale . Non posso fare a meno di averne desiderio . Angelina entrerà , domanderà sottovoce se ci sono , poi mi verrà quasi addosso ; io le bacerò la bocca ; lei si discosterà subito e mi dirà : - Quante volte m ' hai tradito ? Io , in quel momento , non me lo ricorderò da vero , in buona fede , e subito la ribacerò ; pregandola , in un orecchio , che si spogli ... Ella sorriderà , guardandomi , con quella sua aria tranquilla ma così bella e sensuale . - Mi devo spogliare anch ' oggi ? Io le prenderò i polsi e le griderò sottovoce : - Non mi vuoi bene ! Glielo dirò tante volte ch ' ella , perché io non glielo dica più , risponderà senza guardarmi : - Non è mica vero ! In vece te lo voglio . E , poi , smettendo di slacciarsi , e appoggiandosi con una mano a me : - Zitto ! Chi c ' è ? Non è mica Marianna sola ! Oh , che paura ! Allora finisco io di spogliarla . Toltasi la camicia , ella ha meno pudore di me . Quasi tutte le donne , o tutte , sono così . Mi dimenticavo che scrivo per te ! Il lapis mi ha fatto indolenzire le dita ; e perciò interrompo la lettera ... La riprendo . Sono così contento di scrivere a te ! Ormai , Angelina non verrà di certo ; ma , ora , più di dianzi , l ' aspetto e mi illudo che debba venire . Mi pare perfino impossibile che io sia stato qui solo tutto questo tempo ! E pure è proprio così . Suonano le undici : è già un ' ora ! A mezzogiorno , il suo marito torna a casa e quindi non ci sarebbe né meno più tempo . Che le sia avvenuto ? L ' ha chiusa a chiave ? È andata ad un altro appuntamento ? Si è fermata in qualche bottega ? S ' è ammalata la sua bambina ? Chiamo Marianna , perché sono molto stizzito : - È un bel modo ! Mi fa venire quassù , e lei non si vede . - Se ne sia dimenticata ? Questa domanda mi fa dubitare che Marianna la conosca meglio di me : avevo già notato ch ' ella è molto astuta . In generale , io detesto l ' astuzia ; ma quando , magari quella degli altri , mi può essere utile , mi fa piacere : è una specie di vendetta giusta che difende la mia fiducia . Tuttavia , rispondo : - È impossibile ! Ella mi guarda ; capisce che c ' entra il mio amor proprio ; e , a capo basso , dice : - E allora ? - Io non lo so . Lo sapete voi ? Scuotendo la testa , e pulendosi il naso con le unghie , mi risponde : - Io né meno . - Me ne vado , dunque ! - Aspetti un altro poco : se la incontra per le scale ? - È vero : non potrei risalire , per via dei pigionali . Rientro in camera e mi rimetto a scriverti . Di quando in quando , il puzzo della stanza vince la mia pazienza , e io mi vergogno di star qui ; e mi vien voglia di trattare male Marianna . Ma è inutile : il desiderio di Angelina è troppo . Quando richiamo Marianna , bisogna che nasconda il tremito della voce . Ed io guardo questa donna di quarant ' anni , sporca e puzzolente , quasi provando piacere . Ella se n ' accorge e mi sta intorno , cozzandomi qualche volta . Non vedo i suoi capelli e il suo collo , ma soltanto le calze sdrucite con la pelle scoperta , e allora mi viene la tentazione di alzarle le sottane . Non so come mi reggo . Ella se n ' accorge sempre di più , ride , fa la lasciva ; mi picchia sopra una mano . Sento che dopo soffrirei , con una umiliazione terribile : devo fare uno sforzo per nasconderle la nausea che mi fa la sua faccia . Ella ride e aspetta . Mi tremano le mani e non potrei parlarle : o l ' uccido o cedo ... Mi distraggo ; pensando a te : fra lei e me sento la tua anima . E perché questo bestiale obbrobrio ? Se lo risapesse Angelina ? È una cosa sozza . No ! No ! Mi par d ' aver in bocca il suo odore disgustoso ! Sarà lo stesso che una cagna . Penso a te , continuamente ; e , allora , mi pare una cosa ridicola . Penso ad Angelina , e mi vergogno . Ma ho atteso troppo e non so più quel che faccio ... Dio mio ! Com ' è stato possibile ? Mi par d ' essere ancora sporco ; e quell ' odore , ancora su dentro il naso ! Non vedrò mai più Angelina . E questa lettera ti parrà pazzesca . Ma se , in quella camera , non avessi pensato a te , vorrebbe dire che io non avrei l ' anima che ho . Appunto , tutto quel putridume lercio innalzava la mia anima verso te ; e di più sentivo come è meravigliosa e pura la nostra amicizia . La mia anima respirava dentro la tua , e tutte quelle cose così indegne le insegnavano quanta gratitudine io ti devo . Sei convinta , come me , ch ' ero tuo anche allora ? ... ELIA E VANNINA Elìa amava la moglie più di quando se n ' era innamorato ; e desiderava di amarla sempre di più . Era alto e magro , con il volto a fetta , schiacciato dalle parti , con gli orecchi rossi che parevano tutti attaccati ; sempre imberbe , benché avesse trent ' anni . La moglie , Vannina , era in vece piacente e delicata ; ma di una delicatezza sensuale . Quando escivano fuori insieme , egli la guardava continuamente ; mentre ella non guardava nulla , e camminava un poco avanti a lui , come distratta . Tornati a casa , egli le chiedeva : - Volevi passeggiare ancora ? Ma Vannina , senza rispondergli , andava dritta in camera a togliersi i guanti e il cappello . Elìa la seguiva , e le si metteva vicino , aspettando che dicesse qualche cosa . Ma ella si spogliava , per infilarsi subito la vestaglia da casa . Egli l ' aiutava , le prendeva il volto , e voleva baciarle la bocca : - Ti voglio bene , sai ? Ella lo fissava come per avventarglisi addosso : - Me lo devi volere . Una sera , mentre egli le accomodava dietro le spalle il bavero della vestaglia , ella disse : - Lasciami , perché devo riscaldare la cena . C ' è rimasto d ' oggi un pezzo di agnello arrosto . Ci aggiunterò l ' insalata . - Vengo in cucina con te . Vannina si mise al focolare senza aprire più bocca . Ma , quand ' egli accese una sigaretta , si voltò e gli disse , con quella falsa dolcezza che fa sentire fino in fondo il proposito e l ' abitudine d ' imporsi a tutti i costi : - Aspetta a fumare . Egli spense la sigaretta e le chiese scusa . - Tutte le sere devo dirti lo stesso ! Perché non vai a fumare su la terrazza ? Egli ci andò ; ma , quando fu per accendere un ' altra volta la sigaretta , preferì buttarla via , e tornò in cucina . Fuori , nel cielo , c ' erano le stelle che bruciavano come i carboni del fornello ; e , nella strada buia , si udiva parlare la gente che passava . Poi , riveniva il silenzio . Elìa , allora , quando era sicuro che sotto non c ' era più nessuno , sputava ; restando ad ascoltare lo sputo battere sopra il lastrico , dopo aver rasentato il lampione acceso . Vannina guardava il marito ; ma smetteva quando egli aveva voltato un ' altra volta le spalle alla finestra . Elìa , quella sera , si sentiva tutto invaso dal suo sentimento ; ed ella gli disse : - Bisogna che ti ricucia una tasca della giubba : ho visto che ti s ' è sdrucita . Perché ti s ' è sciupata ? - Non so ... Forse , a qualche chiodo ? - Non lo sai da vero ? - No : ti giuro che non lo so . - Allora , vuol dire che non te ne sei accorto , perché certo ti devi essere accostato troppo a qualche chiodo , in ufficio . Hai guardato se nel tuo ufficio c ' è qualche chiodo che sporge in fuori ? - Domani ci guarderò , e te lo dirò . - Bisogna che tu stia attento , perché cotesta giubba te l ' ho ricucita un ' altra volta . - Un mese fa , mi pare . - Pare anche a me . Vieni qua sotto il lume : guardo meglio se si è scucita o se si è strappata . Elìa si avvicinò , prendendo in mano il pinzo della giubba dove era la tasca ; e alzandolo . Ella rovesciò l ' orlo della tasca , poi disse : - C ' è uno strappo . Come hai fatto , Dio mio ? Egli sorrise , ma siccome la moglie era tutta agitata e tremante , e si faceva bianca in viso , si pentì d ' essere andato a casa con la tasca che ella doveva ricucire . - Non so né meno se ci ho il cotone di cotesto colore . - Lo comprerai domani . - Ma io te la volevo ricucire per domani mattina , prima che tu escissi ! - Mi metterò un ' altra giubba ! - E se ti sciupi anche quella ? Vannina lo guardò con una tale paura , ch ' egli si vergognò come un ragazzo . E , allora , si sentì timido ; e non osò più né meno di starle vicino . Ella stessa , quando ebbe finito di preparare la cena , dovette dirgli che si mettesse a sedere . Intanto egli , udendo passare altra gente , aveva pensato che non poteva andare alla finestra per sputare . Dette un ' occhiata alle stelle , e andò a sedersi . Perché non aveva studiato astronomia ? La moglie tagliò l ' agnello e fece le parti ; poi condì l ' insalata . Ruppe il sale tra le dita e lo sparse su le foglie ; dove l ' olio era restato a gocciole , senza mescolarsi con l ' aceto . Si udiva la fiamma del lume a petrolio , che saliva a filo su per il tubo . Ad un tratto , da qualche finestra , buttavano una cartata di avanzi ; giù ai gatti , che la razzolavano . Elìa si sentiva così contento che non osava né meno dirlo . Ma ella , inghiottendo quel che aveva in bocca , senza finire di masticarlo , si pulì le labbra con il tovagliolo , e disse con la voce afflitta che faceva venire le lacrime a lui : - La cravatta comincia a recidersi . Te la vedranno anche gli altri che non è più nuova ! Egli cercò di guardarsela ; ma se la tappava , in vece , con il mento sopra . Allora volle cavarla fuori dal panciotto e sganciarla dietro il colletto . Ella gridò : - Fermo , fermo ! Hai le mani unte ! Te la guarderai allo specchio . - Ma anche lo specchio non fa bene , perché è troppo distante dalla luce della finestra . - E dove vorresti tenerlo ? È un ' idea tua , questa ! Dove vorresti tenerlo ? Dimmelo . Tu hai sempre avuto voglia di ravversare la camera a modo tuo ; tanto per fare lo scontento . Ma se levi lo specchio da dove è ora , dove metti il canterano ? Come volti il nostro letto ? Come si farebbe a passare di lì , per spolverare o per qualunque altro bisogno ? Vannina discuteva con tale sicurezza , ch ' egli s ' imbrogliava subito , come quando all ' ufficio gli parlavano di qualche cosa troppo difficile . Ma sorrise , persuaso di aver detto una sciocchezza troppo grossa ; che , prima di addormentarsi , avrebbe cercato di spiegare . Ma la moglie non sorrideva . Con tutto il viso e il collo teso verso lui , gli faceva capire che aspettava in vano una risposta ragionevole . Le si gonfiava certa carne del collo . Poi , alla fine , stanca di quello sforzo , smise . Elìa , per togliersi d ' imbarazzo , cercò di farla doventare allegra . Per solito , raccontava qualche cosa dell ' ufficio , oppure si metteva a fischiettare qualche romanza dell ' ultima operetta rappresentata al teatro . Gli piaceva molto fischiare a quel modo ; e la moglie l ' ascoltava con una serietà che mostrava quanto lo apprezzasse . Anche quella sera fischiò , e l ' effetto venne ; perché ella gli disse : - Ecco una cosa di cui sei bravo ! Fischi così bene ! - Perché ci metto tutta la mia anima . Non vedi che mi commovo ? - Basta , però ; perché ti fa male . - Fischierei tre ore di seguito ! E siccome , per caso , passò un ragazzo cantando , si sentì sdegnare : - Lo farei mettere in prigione . Ma non senti che sudiceria canta ? Quando fischiavo io , era musica da vero ! - Ma tu sei un uomo serio ! Ti vuoi paragonare con un ragazzo ? Esultò che la moglie lo sapesse così subito capire ; proteggendolo , quasi . Poi , le disse : - Peccato che né tu né io sappiamo suonare il pianoforte ! Allora , sottovoce , si misero a cantare insieme . Alla fine , egli l ' abbracciò , guardandosela come quando se n ' era innamorato . No : egli , ancora , in dieci anni di matrimonio , non aveva finito di dirle quanto l ' amava ! Se fosse stato poeta , come si sentiva nell ' anima e come qualche suo collega d ' ufficio , le avrebbe scritto un sonetto , ricopiandolo con bella calligrafia e a lettere filettate d ' oro . A ogni onomastico suo , ci s ' era provato ; ma non gli era venuto fuori né meno una parola . Doveva contentarsi di regalarle un mazzo di fiori ; e Vannina , per fargli piacere , finché non glielo dicesse lui stesso , lo teneva sempre allo stesso posto nel mezzo del canterano , anche quando perfino i gambi s ' erano avvizziti e puzzavano dentro l ' acqua . Egli non si doleva che la moglie fosse meno espansiva ; perché , secondo lui , non stava bene che le donne facessero capire che amano : dovevano soltanto fingere di lasciarsi amare . Era certo che una donna come lei non l ' aveva nessuno . Era sicuro d ' aver trovato la migliore e la più onesta ; e , quando ne parlava agli amici , faceva sempre ridere con le sue esagerazioni . Arrivava perfino ad assicurar questo : - Mia moglie sarebbe più brava e più intelligente del nostro capodivisione . Vedreste come filerebbe dritto il ministero ! Egli si faceva raccontare da lei stessa tutto ciò che ricordava di quando era bambina e poi giovinetta ; perché voleva amarla anche prima di averla conosciuta . Glielo diceva sempre . Ma , quando ella gli rispondeva , scherzando , che prima di sposarla aveva conosciuto altre donne , la supplicava che tacesse . Diceva : - Si sa forse quel che si fa , quando non si capisce niente ? Che colpa ho io se non ti conoscevo fin da ragazzo ? - Ma se tu non mi avessi conosciuta mai ? - Non è possibile . - E se io fossi morta quand ' ero ancora giovane ? - Non lo dire , perché tu vedi che effetto mi fa . Ed ella , non per contraddirlo , ma per bisogno di ragionare logicamente , gli presentava altre difficoltà , sempre più debolmente , però : per non affliggerlo e per contentarlo . E perché era superba che egli l ' amasse a quel modo . Con il passare del tempo , egli giunse a tal punto che la moglie doveva suggerirgli qualunque cosa . Senza di lei , non pensava né meno più ; e ne era tutto soddisfatto . Un cervello , in fatti , bastava per tutti e due . Si doleva soltanto che anche prima non avessero fatto così ; ma anche la moglie pensava sempre di meno , contentandosi delle sue abitudini , che anch ' esse , alla loro volta , diminuivano e si restringevano . La vita dei due sposi si attenuava come un dipinto che si scolora . Benché ancora abbastanza giovani , avevano ormai soltanto quegli istinti che resistono fino al giorno della morte : simili alle corde d ' un istrumento che si siano allentate . Erano doventati da vero un ' unica persona , con un solo egoismo . Non vedevano che se stessi . Tra loro e il rimanente della vita , c ' era una distanza sempre più vasta . Invecchiando , quell ' egoismo era indispensabile a loro quanto il respirare ; quell ' egoismo fatto delle loro mani , dei loro piedi , del loro stomaco , della loro bocca . Guardandosi negli occhi , ne erano affascinati sempre di più . Elìa le aveva fatto fare , qualche diecina d ' anni prima , un medaglione . Era un medaglione piuttosto piccolo , da spilla , a miniatura , incastonato in un cerchio d ' oro . Era per lui la stessa cosa tanto amare la moglie quanto il medaglione . Egli aveva soltanto lo scrupolo di essere infedele ad esso o a lei . Non altro . LA STESSA DONNA Quando i due amici si rividero dopo tre anni , ebbero quasi vergogna di se stessi : benché si fossero scritti sempre , era come una riconciliazione timida , che li molestava . E Raffaello , per tentare l ' amicizia di Felice , gli chiese : - Che hai fatto in tutto questo tempo ? Felice , con un ' ostilità involontaria , rispose : - Lo sai . E allora ebbero voglia di rimescolare insieme tutti i loro sentimenti . Il tempo della lontananza si scorciava sempre di più , rapidamente . Ma non si dicevano nulla . Stavano bene insieme , e basta . - Guarda : piove ! Guardarono insieme la pioggia , quasi con gli stessi occhi ; e , poi , Felice disse come per fare un confronto ironico : - Ti ricordi di quando ci ammollavamo per ore intere ? E desiderarono , ambedue , che piovesse ; perché avevano bisogno di credere che non si sarebbero separati troppo presto . Felice era stato sul punto di prendere moglie . Raffaello lo sapeva e vi pensava con un fremito di curiosità . Ma felice non voleva parlarne ; perché amava ancora . E Raffaello soffriva in vece che non gliene parlasse . Alla fine , chiese : - Perché non hai preso moglie ? Felice gli strinse una mano e gli disse : - Un giorno lo saprai . L ' altro lo guardò . - Lo vuoi sapere subito ? Non mi riesce a parlarne con calma , a te . - Ma le hai voluto bene da vero ? Felice poteva dire la verità , ma sentì che doveva rispondere di no . Egli doveva parlargli di questa donna non secondo la verità , ma secondo quel che in quel momento gli faceva piacere . E gli pareva , perciò , d ' essere più buono con il suo amico . - Io - disse Raffaello - ho continuato sempre la vita che anche tu una volta facevi insieme a me . E mentì anche lui , perché gli dispiaceva raccontare la verità . Ognuno di loro doveva dissimulare . Ora , la loro amicizia li molestava da vero : era come una sorpresa della loro coscienza . Sentivano che , se fossero stati sempre insieme , avrebbero vissuto in un altro modo . Ma il passato parve loro egualmente dolce e tanto intimo . La pioggia seguitava , sempre più forte ; come se avesse avuto fretta di distruggere tutti i loro ricordi che formavano i loro sentimenti . Raffaello tentò di cambiare discorso : - È bella la città dove ora stai ? Ma Felice pensava troppo al suo amore , e perciò non rispose . Non riesciva più a dimenticarsene ; e si alzò , impallidendo . Raffaello disse : - Anch ' io soffro ! - Come ci avvengono le stesse cose ! Io capisco che anche tu hai amato . - Ma ho voluto vincermi . - E perché non me ne hai scritto niente ? - Perché tu mi parlavi di te , e io non volevo dirti che anch ' io ero come te . - Proprio come me ? Si misero a ridere . Poi Raffaello disse : - È meglio parlare d ' altro . - Non ci riesce . Il caffè , dov ' erano , s ' empiva di gente ; che v ' entrava per ripararsi dalla pioggia . I due grandi specchi messi alle pareti riflettevano la gente e i tavolini ; come se anche essi avessero ripreso a fare qualche cosa ; quello che dovevano far sempre . Giacché erano gli specchi di un caffè , pareva che avessero l ' incarico di accogliere subito la gente . Alcuni giovani entrarono nella stanza dei bigliardi , e si sentirono poco dopo i colpi dei birilli . A un tavolino , coperto con un piccolo tappeto verde , giocavano a carte ; a un altro , sfogliavano i giornali illustrati , fumando . Lungo le pareti verniciate di bianco , stavano i divani coperti di velluto rosso . Nel caffè c ' era una certa allegria un poco sommessa . Felice disse , con un ' allegria più nervosa : - Se io avessi preso moglie , non sarei più tornato a Roma . L ' amico rispose , come si fosse trattato di una bravata : - Sarei venuto io a trovarti . Felice , di rimando , come se parlasse chi sa di quali paesi lontani , gli chiese : - Fino a Bologna ? Allora ci presero gusto , benché con sospetto . - Certo : qualche volta , avrei avuto modo di venire . Ma chi è , dunque , questa donna che volevi sposare ? È una principessa ? Ad un tratto , allora , sentirono che la voce si cambiava : - L ' hai conosciuta anche tu . L ' amico , istintivamente , si vendicò : - Anche tu hai conosciuto la mia . Risero tutti e due , ma con una certa paura . Ormai , era certo che si sarebbero detti il nome . Sentivano ch ' era male ; ma Felice non si tenne : - Si chiama Ines . Raffaello ebbe una scossa di rabbia ; e disse sottovoce : - Era Ines ? - Lei . Raffaello voleva ridere e non poteva . Continuò , invece , a vendicarsi quasi balbettando : - E non ti ha detto mai che ne ero innamorato io , prima che venisse a Bologna ? Ma Felice era più mite . - Mai . Poi si passò una mano su gli occhi , e disse : - Ora mi sembra un ' allucinazione . Raffaello taceva , esasperato e dolente . - Bisognerebbe ritrovarla insieme . So che è a Roma . - Andiamo subito a cercarla . - Ma , prima , raccontiamoci tutto . Era come se si aiutassero a rivederla insieme ; era come se l ' amassero insieme , senza pensare a togliersela l ' uno all ' altro . Felice si sentiva come un colpevole ; e restarono un pezzo senza potersi parlare e né meno guardare . Credevano anche che si dovesse rompere la loro amicizia ; e ciascuno ripensava ad Ines secondo come gli era sembrata . Ma nessuno dei due si figurava che Ines era andata dall ' uno all ' altro soltanto per il capriccio di farsi amare da due amici così sinceri tra sé . Ella già aveva calcolato di non essere né dell ' uno né dell ' altro . Ma anch ' ella , più che per civetteria , aveva voluto far questa prova con una certa serietà ; quasi con il desiderio di far piacere a tutti e due appunto perché si volevano bene . Quando aveva capito che il sentimento era da vero per comprometterla , trovava il modo di allontanarsi ; e tutto per lei restava una specie di amicizia un poco sensuale ; senza ch ' ella volesse rendersi conto che i due giovani s ' erano lasciati prendere da un sentimento molto più profondo e di un ' altra natura . Da ultimo se n ' era pentita ; e desiderava non incontrarli più . Era bionda e magra ; e bella quando sorrideva . Ora , lì , in quel caffè , dove la gente entrava tutta bagnata di pioggia , essi silenziosamente se la competevano per difenderla e per odiarla nello stesso tempo . Raffaello disse : - Ti riesce a capire perché ha fatto così con tutti e due ? - Io non lo so ; ma non me ne parlare . Felice si sentiva , all ' improvviso , pieno di gelosia . E , quando doveva convincersi ch ' ella non lo aveva amato di più , soffriva . Egli sarebbe andato a trovarla , ma solo ; per farsi amare e per toglierla tutta all ' amico . Ma avrebbe voluto toglierla perfino dal ricordo ; e questo non era possibile . Anche Raffaello aveva lo stesso diritto ; e perciò si sentiva furioso e ridicolo . Avrebbe desiderato che si trattasse soltanto di un sogno morboso . Raffaello aveva tutto il suo amor proprio sottosopra ; si riteneva il più tradito , e perciò era quello che odiava di più Ines . Quantunque , contro la sua volontà , gli piacesse pensare ch ' egli l ' aveva amata prima di Felice . Guardando la gente agli altri tavolini ; credevano di essere beffati . Si fermarono , perciò , a guardare le bocche che sorridevano ; i gesti e i movimenti . Ma Felice chiese : - Che colpa ne abbiamo tra noi ? Raffaello avrebbe voluto rispondere male ; ma sentiva che non poteva ; e , a suo malgrado , dovette essere buono anche lui . E rispose : - Nessuna . - Perché , dunque , non ci parliamo più ? - Io credo che abbiamo pensato le stesse cose . Non riescivano però ancora a guardarsi negli occhi , perché erano in collera ; e bastava che tacessero un poco perché il loro risentimento ripigliasse il sopravvento . Ambedue si sentivano in balia della stessa cosa cattiva e spiacevole . Volevano mandarla via , subito ; e non era possibile . - Le riparlerai mai più ? Raffaello fu preso da una gran voglia di essere sincero , che lo scuoteva tutto . - Mai . - Né meno io . E , vedendosi negli occhi , capirono che ambedue erano stati afflitti fino in fondo ; ambedue volevano togliersi dall ' anima questa colpa involontaria . Allora , Raffaello disse : - Andiamo insieme a casa mia , e bruciamo tutto ciò che serbiamo di lei : lettere , fiori , fotografie , i libri regalati ... Vuoi ? Felice non voleva averla amata in vano . Ma acconsentì . Pagarono e escirono ; sotto lo stesso ombrello . Prima , Felice passò dall ' albergo , dove teneva le valigie ; e prese tutto ciò che aveva di Ines . Le mani gli tremavano , ma si sforzava di ridere . In casa di Raffaello misero tutto insieme ; sopra un tavolino . Felice cercava di non guardare più ; e lasciava fare all ' altro . Ma anche l ' altro non era più forte ; e i suoi occhi s ' inumidivano di lacrime . Avrebbe desiderato che fosse stato Felice a buttare tutte quelle cose dentro il caminetto ; che ardeva come se aspettasse per fare la fiamma più grande . - Pigliamo quel che è sul tavolino con le nostre mani insieme . Felice obbedì ; ma , al contatto delle mani di Raffaello , discostò le sue ; con avversione . L ' altro se ne accorse , e cercò di affrettare . Le lettere e i libri cominciarono a fiammeggiare , dopo aver fatto un fumo denso che esciva fuori della stufa . - Anche le fotografie ? - Anche quelle . Le videro tra le fiamme , come se fossero andate a rifugiarsi tra le pagine ancora intatte . Poi , dopo essersi tese al calore , si piegarono ; divennero irriconoscibili ; si bruciarono , quasi senza fiamma . I libri , con le pagine mangiate dal fuoco , s ' appiattivano sempre di più , aprendosi e incenerendosi . Essi non avevano tolto gli occhi dal caminetto ; sentendosi troppo vicini l ' uno all ' altro . E quando si fissarono in viso , i loro sguardi erano pieni di odio violento . Felice , allora , si mise il cappello ed escì ; perché ambedue si vergognavano a non avere la forza di uccidere . LA VENDETTA Questa necessità di ucciderlo io l ' ho percepita da prima come un ' idea affatto indipendente da me , una specie di nucleo distaccato e che io potevo isolare anche di più ; sebbene fosse capace di procurarmi un malessere diffusamente intimo . Era come una specie di formazione ; a cui io non prendevo parte . Una volta mi son sentito invece invaso da una vera vertigine , che era più forte della mia volontà : sono stato sul punto di commettere il delitto , quasi provando il principio di uno svenimento , che mi avrebbe dato giusto il tempo di agire . Sentivo che le mie mani erano per moversi per la forza di un fascino ; ma sono stato in tempo a pregare Dio , sebbene sentissi che veramente si trattava per me di una rinuncia che m ' avrebbe fatto sopportare uno stato morale molto depresso . Dunque , da questo sintomo , devo convenire che veramente io sono stato capace di effettuare l ' omicidio : altrimenti non avrei provato quel deprezzamento involontario di me stesso ; nel quale non entra affatto quel che si chiama orgoglio o amor proprio . Ma l ' uomo , ne concludo , si trova in certi casi , per i quali non può fare a meno di uccidere . Se non uccide , deve corrompersi ; e rassegnarsi a sentirsi per tutto il rimanente della vita capace anche di essere immorale senza rimorso . Quella volta l ' omicidio mi parve una naturale conseguenza ; ed avendola evitata , per uno spavento morale , quasi per un rimorso preventivo , io non mi sento maggiormente buono , ma piuttosto cattivo ; anzi , direi corrotto . L ' omicidio è il mio dovere morale . Ora sento il ritorno di questa forza sotto la specie di tentazione ; ma però non sufficiente a farmi agire . Mi piace , anzi , la sensazione di questa voluttà senza annettervi la necessità di doverla seguire . Ma so che mi dà una melanconia che insiste molto , una melanconia che diviene anche violenta ; e che mi strazia , perché non mi sono vendicato . Allora mi domando perché io voglia contenermi . Ho forse preso a sfruttare quei sentimenti che stanno attorno alla mia anima ? E se io compiessi questo omicidio , non smetterei forse di piangere ? Ma dopo ? Che cosa sarebbe della mia anima , dopo ? Sarebbe veramente una soddisfazione , com ' ora mi pare ? Certo è che la vendetta , agli uomini onesti e forti , è necessaria . Ne abbiamo il diritto ; perché nessuno può sapere quanto un uomo onesto e forte ne soffre . A giornate , io non penso ad altro ; senza riescire mai a distrarmi . Anzi , tutto mi porge l ' occasione di dirmi : « Che fai ? Perché non ti decidi ? » Certo , io sono straziato troppo . Ma , a quel che sembra , non basta né meno pensare che quest ' atto mi riporterebbe all ' innocenza dei miei primi anni . Lo sento : ne sono sicuro . Se io uccidessi , doventerei da vero un ragazzo . Ora , no : questa insoddisfazione agisce nella mia anima in troppe guise , influisce in tutto quel che io faccia . Non c ' è un mio sentimento che ne sia immune , anche quelli che sono tra i più delicati e spirituali . I miei pensieri , ora , hanno un ' ombra : quella dell ' insoddisfazione . E , per contrasto , certe cose del passato hanno una serenità innocente ; che mi spinge a riacquistarla . C ' era in me , questo istinto ; o forse è nato fin da quando la mia anima è stata troncata ? Io non lo so . Certo , mi sentirei più uomo rispettabile se avessi già ucciso da vero . Quegli che io voglio e devo ammazzare è forse un uomo invidioso , cupo , triste , affezionato soltanto alla propria casa ; e diffidente di tutto . Questa è l ' idea che di lui m ' ero fatto prima che mi venisse il desiderio di ammazzarlo . Ora , invece , non saprei né meno quel che ne penso ! Ma è bene raccontare come stanno le cose . Da ragazzo mi chiudevo in una capanna , perché non mi vedesse più nessuno . Sotto di me , il mucchio del fieno pareva che cadesse come quando lo taglia la falce ; e il suo odore specie quando non era ancora secco bene , mi piaceva tanto che io con le braccia mi facevo una buca sempre più fonda ; e ficcavo giù la faccia per sentirlo tutto , sino all ' impiantito . Se udivo il volo di qualche uccello , allora mettevo gli occhi a uno spacco tra due mattoni ; da dove però vedevo soltanto la luce nel cielo . E ridevo di gioia . Quest ' uomo , che io non voglio né meno nominare ma che tutti conosceranno quando avrò il processo , una volta mi trovò così in mezzo al fieno . Egli non mi disse nulla ; né meno quando s ' avvide che m ' aveva fatto paura e che cercavo di rassicurarmi . Eppure egli sapeva chi fossi , perché stava come la mia famiglia nella stessa casa ! Avrei voluto sempre parlargli di quel giorno , ma egli mi voltava sempre il dorso e poi si divertiva a guardarmi quando io ero già allontanato da lui . Aveva i capelli riccioli e neri ; gli occhi luccicanti . Quando , molti anni dopo , presi moglie , egli ridacchiava tutte le volte che c ' imbattevamo fuori o per le scale . Io mi indignavo e m ' arrabbiavo ; ma egli non ne faceva nessun conto . Una volta , io ero in casa e credevo che mia moglie non fosse ancora tornata . Perciò , l ' aspettavo ; seduto sul nostro canapè . La mia gattina saltò giù dalla sedia dove stava a sonnecchiare ; e , come faceva sempre , tremando tutta , mi s ' arrampicò sopra le spalle e cominciò a leccarmi il collo . Allora , non mi riesciva a farla smettere ; né meno se cercavo di tirarla giù per forza , senza farle male però . E se l ' avevo costretta a scendere , essa restava ferma dinanzi alle mie ginocchia , a guardarmi con gli occhi aperti e addirittura verdi : dov ' era una specie di voluttà profonda e incosciente . Poi , alzando il muso verso di me , metteva le unghie su le ginocchia ; e risaliva sopra le spalle . Impaziente che mia moglie non tornasse , la tirai giù con una stratta ; ed essa andò a sbattere contro la porta di cucina . Allora io , pentito , perché da lì continuava a guardarmi , senza sapere se potesse tornare da me , mi alzai per accarezzarla . Chinatomi giù , sentii parlare sommesso in cucina . Aprii la porta , e vidi mia moglie insieme con quell ' uomo che io ormai aborrivo con un senso di ripugnanza perfino pazzesca . Io non dissi una parola e stetti immobile a fissarli ambedue con lo sguardo , benché la vista mi si velasse , come non m ' aveva fatto mai . Egli , dopo qualche minuto di questo silenzio , si fece alla porta , mi scansò con uno spintone ed escì fuori . I miei occhi , allora , si empirono di lacrime e mi buttai a piangere sopra il canapè . Quando smisi di piangere avevo deciso , non so con quanta logica di riflessioni , che non avrei parlato mai più a mia moglie . E così feci per tutta quella giornata . Io speravo ch ' ella si pentisse e che venisse almeno a giustificarsi ; ma tutto era come prima , per lei . E nessuno sforzo mio di mostrarle quanto soffrivo le faceva il più piccolo effetto . Il giorno dopo , quella mia decisione mi era insopportabile ; e avrei desiderato troncarla io per primo . Mi doleva il cuore e temevo che mi ci venisse male . Nei miei occhi era restato il pianto rasciutto ; e mi bruciavano , dandomi fastidio ; e non li potevo chiudere . Per un mese intero , io e mia moglie non ci parlammo . Quel silenzio era terribile . Quando incontravo il mio nemico , per evitare che io lo vedessi sorridere , abbassavo subito la testa . Perché soltanto a pensare che avrebbe potuto sorridere , mi sentivo scoppiare di vergogna . Il mio stato nervoso non era più come prima : e al cuore sentivo certe trafitte , che mi facevano disperare . Ma , ormai , credevo che fosse ridicolo dire qualche cosa a mia moglie o chiederle perché quell ' uomo fosse stato in casa con lei . Già m ' ero rassegnato , e provavo una dolcezza melanconica che mi distraeva abbastanza . Dalla finestra della mia stanza , dove passavo quasi tutto il tempo , vedevo ogni domenica , giù nella vecchia piazza , due saltimbanchi che davano sempre gli stessi spettacoli alla gente uscita dalla messa . Erano un uomo e una donna , forse marito e moglie ; vestiti ambedue di una maglia rossa ; un poco come il sangue . Siccome la finestra era alta e chiusa , e abbastanza distante , io non udivo nulla . Ma i loro movimenti che facevano ridere gli altri , aumentavano la mia disperazione . Io li guardavo con terrore ; come se avessi visto la mia pazzia con sempre più certezza , come un pericolo senza scampo . Quando se ne andavano , mi pareva che la morte mi dovesse schiacciare da sopra la testa . Ma io ero in grado di sentirmi interamente liberato dalla moglie . E non mi capacitavo perché continuasse a stare con me , se io non le volevo più bene . Tuttavia , non la odiavo ; e mi teneva compagnia lo stesso , seguitando a fare tutte le faccende di casa come una volta . Ma io avevo un desiderio enorme di mostrarle che con una altra donna avrei avuto una vita felice ; e , benché mi dispiacesse per lei , le davo a capire , più che non fosse vero , ch ' io m ' ero come innamorato d ' una giovane che veniva a fare la sarta su all ' ultimo piano della nostra casa . Purché non se n ' accorgesse , il mio nemico ! Alla fine , dopo qualche mese , io m ' arrischiai a parlare a quella giovane ; una sera che era più buio del solito . Ella era figliola di contadini e cominciava allora a ingentilirsi e a vestirsi con più garbo . Per quanto avessi moglie , ella mi disse che mi amava e che le ero rimasto sempre simpatico , fino da ragazzo . Perché ella era della mia età ; e mi conosceva benché io non avessi mai fatto caso a lei . Io me ne innamorai da vero , con tutta la mia forza ; benché il legame che sentivo ancora con la moglie , che era stato più forte , desse un disgustoso impedimento al mio animo . Io non ero capace , né meno allora , a tradire la moglie ! Elisa non aveva mai amato nessuno ; ma , quando me ne parlava , mi faceva capire che aveva un gran segreto da confidarmi e che se ne asteneva per non farmi dispiacere . Alla fine , dopo avercela costretta , in un momento di passione , con molte lagrime mie e sue insieme , mi disse che da bambina un uomo era riescito a sorprenderla mentre era sola : e aveva voluto baciarla . Poi , impaurendola con certe minacce , alle quali ella aveva creduto , era riescito a farsi promettere che , prima di essere di un altro , sarebbe stata di lui . Io le chiesi : - E continua ancora a molestarti ? Ella , con un gran singhiozzo che pareva dovesse scioglierle anche la veste , mi rispose in un modo che appena la intesi : - Sempre . Mi venne un gran brivido su dalla pianta dei piedi : e volli sapere , a tutti i costi , chi fosse . Ma ella , per paura di lui , mi supplicò che non insistessi . Tuttavia , un ' altra sera , dopo avermi fatto giurare che non gli avrei fatto niente di male , perché non si vendicasse peggio , mi disse chi era . I miei occhi non videro più nulla ; e l ' abbracciai stretta perché mi parve che allora il mio nemico fosse riescito a entrare anche dentro il mio cuore e la mia carne . Era sempre quell ' uomo , a cui io non avevo fatto niente di male , che per la terza volta mi faceva piangere ; sconvolgendomi la vita ! Il dolore fu più forte di tutti gli altri ; e decisi di farmi cattivo e risoluto come lui . E io , un giorno che avrò pianto troppo , l ' ammazzerò con il coltello che ho avuto il coraggio di comprare a posta . Ho fatto male a comprare il coltello , ma lo ammazzerò . ROBERTO E NATALIA Roberto spalancò la finestra ; e una ventata umida gli batté su la faccia , gli entrò sotto le palpebre . Il solito pensiero , rapido più della ventata , gli chiese : - Sei ben certo di amare Natalia ? Ed egli si mise a scriverle . Scriveva in fretta , perché si immaginava ch ' ella leggesse la lettera di mano in mano che gli venivano le parole ; e non voleva farla smettere . Alla fine della seconda pagina egli non scrisse più ; e stette ad ascoltare , dentro di sé , quel che gli diceva l ' amica . Stava come se ascoltasse da vero , pigiando l ' unghia del pollice sopra la carta ; attento e immobile in tutto il resto della persona . Poi , disse a voce alta : - Se volete , noi ci vedremo stasera ; e ci parleremo . Ella gli rispose : - Perché ? - Voglio portarvi un mazzo di rose . Egli sentì il peso del mazzo e poi gli parve che Natalia glielo togliesse di mano : erano proprio le dita di lei . Allora il suo cuore fu più largo . Ritornò in sé , lesse quel che aveva scritto ; e poi riprese la penna . Sentiva una dolcezza così forte che aveva paura gli venisse male . Chiuse la lettera e la portò da sé alla pensione dove stava Natalia . Come tutti gli innamorati , egli aveva paura che venisse voglia a qualcuno di aprire la busta ; ed era difficile convincerlo che non avrebbero né meno tentato . Ripensava a quattro giorni innanzi , quando ella era stata alla sua villa ; su la collina del Gianicolo . Le parlava tenendo dentro l ' acqua d ' una vecchia vasca rotonda la cima del bastone ; e Natalia , con la punta di un guanto , che s ' era sfilato per dargli la mano , toccava lieve lieve le piante di capelvenere . Roberto le disse : - Perché vuoi andartene ? - Per non avere rimorsi . Egli impallidì ; e le sue guancie si contrassero , mentre i muscoli si sollevavano lungo la linea piatta della mandibola . Ma Natalia gli spiegò : - Sono troppo più anziana di te . Tu stesso , dianzi , hai detto di avermi visto un capello bianco . Egli alzò gli occhi alle sue trecce nere ; e sorrise ; come per dirle che non era vero . Ma non seppe trovare né meno una parola adatta . Non s ' arrischiava né meno a guardarla , tenendo gli occhi alla cima del bastone dentro l ' acqua . Ma , piegatosi un poco verso il viso di lei , vide i suoi occhi arrossati bagnarsi di lacrime . E il viso colorirsi come quello di una febbricitante . Tutte le volte che la vedeva a quel modo , era incapace di consolarla ; ed era costretto quasi a scostarsi da lei . Anche quella volta Natalia se n ' avvide e lo seguì , anzi , senza rimproverarlo . Quand ' egli finalmente trovò quel che dirle , gli occhi di lei erano tornati asciutti ; e il volto era soffuso di un pallore sereno e fermo . E , forse , non ce n ' era più bisogno . Egli ora ricordava ciò ; e , dopo aver lasciata la lettera , si sentiva meno colpevole ; con la sicurezza che Natalia sarebbe andata a trovarlo un ' altra volta . Anche gli alberi della villa pareva che l ' attendessero come lui ; con le loro fronde fitte , che chiudevano tutto . Anche la fontana era là ; come una colpevole che avrebbe saputo comportarsi meglio ; con il capelvenere alto , che tremolava sotto lo spruzzo dello zampillo debole ; perché intasato dal tartaro giallo e rosso . Egli pensò : « Perché non debbo riescire ad amarla come ne ho il desiderio ? » . E il bel volto di Natalia gli apparve nel ricordo come una risposta . Gli parve di vederla in uno dei loro momenti più buoni e più tranquilli ; quando negli occhi di lei c ' era tutta la dolcezza dell ' aria serena ; e dalla sua bocca non escivano che parole soavi . Ma quand ' ella andò da vero , Roberto non era più lo stesso . Ad attenderla troppo , era doventato esigente ed inquieto ; ed ella si mise a rimproverarlo . Egli le chiese : - Perché , dunque , sei venuta ? Subito il viso di lei mostrò un dolore quasi disgustoso . Allora Roberto la trasse a sé ; per baciarla subito , su gli orecchi e su la bocca , perché non si allargasse di più quel senso di allontanamento ch ' era già tra loro . Ma , per la prima volta , sentì che anche a baciarla era inutile . Anzi , peggio ; perché gli parve di fare una cosa stupida e senza senso . Così egli avrebbe potuto mettere le labbra su qualunque oggetto della stanza dove erano . Ella era soltanto la cosa vivente , che respirava come lui , in mezzo alle altre cose inanimate . Ma la differenza era poca . Forse , se si fosse avvicinato al mazzo di rose fresche su la scrivania , si sarebbe scosso di più ; avrebbe avuto di più la sensazione di fare una cosa piacevole . Perché doveva amarla ? Non c ' era nessun motivo . La pettinatura dei capelli gli parve un artificio quasi antipatico ; la pelle di lei una cosa meno bella di tante altre . Anzi , non doveva né meno permetterle di farla avvicinare con le mani ! L ' illusione di tutti gli esseri gli apparve in un modo irreparabile e maligno . Egli non doveva amare né lei né un ' altra ; ma doveva soltanto capire in che consistesse il senso indefinibile di una bellezza più vasta che si schiariva sempre di più nella sua intelligenza . Egli viveva piuttosto in balia della sua intelligenza e ad essa soltanto doveva credere . Tutta la cura di Natalia per essere più bella , lo irritò : le unghie lucidate , la catena d ' oro a un polso , un nastro che doveva essere nuovo , il cappello scelto forse per piacergli di più . Tutta quella roba , che si poteva comprare ! Egli pensò ironicamente : « Forse , se si spogliasse ! » Ma , guardandola attentamente , continuò : « Né meno allora , perché forse si lascerebbe le calze o le vedrei qualche pettine tra i capelli ! E perché io l ' amo adesso se qualche anno fa io non la conoscevo né meno ? Quand ' era bambina , la sua esistenza non aveva niente a che fare con me . Che mi piaccia , non basta perché io l ' ami . Io non amo né meno me stesso ; ma soltanto le cose che io penso , quando non si riferiscono a quelle presenti ; quando non so né meno che cosa siano e non saprei nominarle » . Natalia , accorgendosi ch ' egli le era ostile , si alzò subito e andò allo specchio ; come faceva tutte le volte ch ' era per andarsene . Egli continuò a pensare : « Che si specchi pure . Non mi riguarda . Quando mi vedo io , dov ' ella ora si guarda , sono anche più triste » . Ma le vide gli occhi rossi di lacrime come , tre giorni innanzi , alla fontana ; e disse a se stesso : « È venuta a piangere ! Ora la devo abbracciare ; perché smetta » . Si alzò anch ' egli , e l ' abbracciò . E , istantaneamente , come per un miracolo , la baciò con tutto il suo sentimento sopra il collo un poco scoperto ; tra i capelli e il bavero della veste . Allora , di nuovo , fu deluso : « Se le baciassi la veste , sarebbe lo stesso ! » . Ma Natalia lo aveva preso con le sue mani larghe , che talvolta gli facevano quasi paura ; e allora gli parve che lì , accanto a lei , ci fosse un senso di vastità che non trovava né meno restando solo e dritto , per mezze ore , a guardare con gli occhi immobili l ' orizzonte dal balcone della sua villa . C ' era lì , accanto a lei , l ' appagamento di tutti quei suoi desideri ; che sembravano nascere dall ' istinto della morte . E disse a se stesso : « Ha ragione lei : io la devo amare » . No : i suoi anni non dovevano restare in una solitudine isolata e arcigna ! Non doveva essere sempre intelligente . Doveva fare come tutti gli altri . Dipendeva soltanto da lui , perché Natalia lo amava e non gli chiedeva niente di più . Roberto , ormai , sapeva quel che doveva dirle per avere da lei una risposta piuttosto che un ' altra ; cioè quella risposta che gli avrebbe fatto piacere ed era conforme al suo stato d ' animo . Poteva fare così con tutti . Nessuno era capace a distrarlo o a capirlo , se egli non avesse voluto . Toccava sempre a lui ad avere l ' iniziativa di attuare i suoi desideri . Dagli altri egli poteva trarre quel che voleva e bastava . Non c ' era mai caso che si stancasse a fare così ; perché gli era possibile , per natura , di vedere e di pensare più di tutti gli altri . Specie in certe giornate , i suoi pensieri erano come evidenti e visibili ; e lo appagavano . Natalia non era che l ' essere scelto tra tutti gli altri ; l ' essere che gli era capitato ; e non di più . L ' essere a cui si confidava . Ma , forse , avrebbe potuto confidarsi non a lei soltanto ; e , allora , non c ' era nessuna ragione che le fosse fedele perché ella lo amava . Infatti , non poteva essere amato anche da altre donne ? Egli non viveva soltanto per la realtà del presente ; ma c ' era anche un ' altra realtà eguale a quella : il mondo non era limitato da un giorno qualsiasi e né meno dai suoi gusti personali . Tanto meno dalle circostanze . La realtà era eterna , sempre identica ; ed egli la preferiva . Quando gli pareva che Natalia appartenesse a quella specie di eternità , poteva amarla ; altrimenti , no . Egli non voleva . Sarebbe stato uno sbaglio . Se tutti e due non fossero mai morti e avessero continuato a vivere come un ' eccezione , allora si sarebbe sentito attratto verso di lei . Perciò , essendo giunto a queste riflessioni , le disse : - Come sei bella ! Natalia ebbe su la bocca un segno rapido di angoscia ; e lo guardò . Ed egli proseguì : - Perché ti lascio andare via , se ti amo così ? Non andartene mai più . Come farò senza di te ? Resta con me . Non te n ' andare . Ho tanto bisogno di stringermi a te . E le mise la faccia tra il collo e il petto . Natalia piegò un poco la testa , per tenerlo più chiuso dove s ' era messo . Roberto sentiva il caldo della sua pelle , ma quel caldo era meno forte del brivido diaccio che non smetteva mai . Perciò si strinse di più a lei , ed ella piegò di più la testa . Allora , gli parve che un poco della vita di Natalia gli si comunicasse ; e non pianse . Ma avrebbe voluto dirle : « Io voglio che tu sia libera . Non voglio che tu sacrifichi a me la tua giovinezza . Lasciami soffrire da solo . Perché io so soltanto soffrire » . Ma ella voltò in su la faccia e lo baciò sopra la bocca ; e poi gli disse : - Tu sei come un ragazzo . Non mi lasciare . Come sono fredde le tue mani ! Hai un tremito da per tutto ! Roberto le rispose : - Come ti amo ! - È bene che tu mi ami così . Egli sorrise con amarezza , e le disse : - Bisognerebbe che tu non dovessi più andartene . Bisognerebbe che tu fossi libera come me . E tu non fossi costretta ad andartene . Io guardo sempre la tua fotografia di quando eri giovinetta , perché mi sembra di amarti da allora ; e che siamo stati sempre insieme . Invece non è vero ! Ma come ti avrei voluto sempre bene ! Ora che credo al nostro amore , soffro troppo quando penso che non sei libera ! - Ti amo lo stesso ! - Ma anche tra poco le tue mani non mi potranno tenere più . Natalia gli disse , con dolcezza : - Non ci pensare ! - Ci penso sempre , invece . Ma giungeva l ' ora che Natalia doveva essere alla pensione ; perché , forse , il marito l ' aspettava già . Allora , egli , all ' improvviso , capì perché non potevano amarsi quanto avevano bisogno . Non per nessuna paura o per qualche pregiudizio ; ma a lui ripugnava amare una donna sposata ad un altro . A Natalia non gliel ' aveva mai detto , perché gli sarebbe parso di essere troppo cattivo ; ma , d ' altra parte , egli non era capace a passare sopra a una cosa simile . Era proprio il suo istinto di amare che glielo vietava . E non riesciva né meno a vincere il disgusto che gli faceva Natalia ; sebbene gli sembrasse una profanazione vile e bassa . Egli voleva scuoterla da quella ripugnanza , e non gli riesciva ; sentendo che o prima o dopo avrebbe dovuto separarsi per sempre da lei . Perché non gli riesciva ad amarla lo stesso ? Egli avrebbe voluto confessarsi a lei ; ma sentiva ch ' ella non avrebbe potuto capire e si sarebbe offesa . Perciò , quando si sentiva costretto a tacere proprio con lei , aveva voglia di lasciarla . Sarebbe bastato che ella avesse capito com ' egli soffriva per questa ragione ! Ma ella era inerme contro di lui ; ed egli le avrebbe fatto soltanto del male . Come poteva invece Natalia amarlo senza avere gli stessi disgusti ? Forse lo amava per consolarsi di non amare il marito ; ma questo gli pareva una debolezza antipatica ; e non la scusava . Anzi lo faceva irare contro di lei ; e il suo amore era contraddetto sempre ; senza scampo , senza mai una possibilità di rendere pura la donna come voleva essere puro il loro legame . E perché allora non vi rinunciavano tutti e due ? Non era un controsenso che si amassero a quel modo ? Egli prevedeva già , inesorabilmente , che avrebbe dovuto lasciarla , rinunciando alla sola donna che gli fosse piaciuta a quel modo . Si sentiva condannato a lasciarla ; e ne aveva ribrezzo . Come sarebbe stato meglio ch ' egli l ' avesse avvicinata come tante altre donne ! Ma Natalia era per lui la donna a cui ci si lega per sempre ; alla quale si consegna la propria esistenza . La donna che porta l ' uomo dove ella vuole ; la sola donna che pare bella . Che raccapriccio angoscioso a non averla per sé ! Perché non essere certi che resterà nella propria casa per sempre ? Roberto ci s ' era attaccato con quell ' amore che non smette mai ; con quell ' amore che piglia tutti i sentimenti , facendoli buoni e dolci , perché gli si obbedisce più che a noi stessi . Egli sentiva il bisogno di parlare a lei ; come quando , senza la donna amata , si vorrebbe piuttosto impazzire e smettere di essere vivi . Eppure la doveva lasciare ! Soltanto a pensarci , gli pareva che un brivido tagliente dovesse risolvere tutto . Quel brivido avrebbe dovuto avere la forza di uccidere : forse il marito , forse Natalia , forse lui stesso . Egli soffriva come quando aveva pensato alla propria morte . E , quando se ne scordava invece , gli pareva di sorridere di gaudio , come si fa nei sogni ; e d ' avere tra le labbra una dolcezza un poco umida e fresca . Pensando così , egli non osava guardarla ; ed aveva orrore di se stesso ; quasi disistima . Natalia stava lì , ed avrebbe dovuto essere sua perché si amavano ; invece non era sua , ed egli , con l ' angoscia mortale , che gli pigliava il cuore , con le mani incapaci a tenerla , la doveva tradire ; perché non gli riesciva ad amarla . Ma con quanta devozione le voleva bene , allora ! Egli la temeva perfino . Si sentiva indegno di lei ; e le sue carezze gli parevano prese ad inganno . Le guardava le belle mani , larghe e chiare ; e gli pareva che avessero la forza di mandare via quella ripugnanza disagevole . Glielo voleva dire ; e gli veniva da piangere . Era lì , accanto a lui ; la poteva piegare a sé , e non bastava . La voleva nascondere , farla vivere dentro la villa . Ed era inorridito che non fosse sua da vero , perché nessun ' altra perdita avrebbe potuto colpirlo con maggiore atrocia . E siccome s ' avvicinava la decisione di non rivederla più , per accertarsi ch ' era già tardi , come per fare forza a se stesso , guardò verso la finestra . C ' era già su le cime degli alberi quel colore che ha il sole quando deve tramontare ; e che scoraggia . Ai piedi del Gianicolo , Roma pareva frantumata . Essi sentirono freddo ; e stettero accanto senza parlarsi . Allora videro la città come se si sbriciolasse tutta e divenisse un ' alta stesa di polvere grigia , un poco dorata e luccicante . Poi , si disfece anche di più ; e divenne simile alla cenere leggiera che se ne va . I monti Albani sparirono . Soltanto allora udirono la fontana della villa . Egli disse : - Vattene : fai tardi . Natalia prese in fretta i guanti , e si mise il cappello . Quando fu uscita , la sentì ancora muovere per la stanza ; e i suoi occhi , aperti nel buio della sera , non la potevano dimenticare . LA CAPANNA Alberto Dallati , benché ormai non fosse più un ragazzo , non aveva voglia di lavorare . Si alzava tardi e si sedeva al sole , appoggiato al muro ; fumando sigarette e tirando sassate al gatto quando attraversava l ' aia . La casa era stata fatta su per una salita , in modo che la fila delle cinque persiane era sempre meno alta da terra ; e , all ' uscio , dalla parte della strada , una pietra murata in piano faceva da scalino . A quindici anni egli seguitava a dimagrire e ad assottigliarsi ; con gli occhi chiari e le ciglia piccole e lucide ; la bocca e le dita di bambina ; e i capelli come il pelame di un topo nero . Una malattia di petto l ' aveva lasciato parecchio gracile ; e seduto al sole , divertendosi anche a battere la punta d ' un bastone sempre su lo stesso posto , egli pensava cose cattive ; e gli ci veniva da sorridere , credendo che qualcuno se ne accorgesse . Quando c ' era l ' uva , benché suo padre fosse anche proprietario del podere , andava a mangiarla nei vigneti degli altri ; e le frutta dove le trovava più belle . Gli restava sempre un bisogno vivo di essere allegro , benché in tutto il giorno facesse quel che voleva ; gli restava qualche idea stravagante , che non poteva reprimere . E , allora , gli pigliavano certi scatti di gatto ; che graffia quand ' uno meno se l ' aspetta . Dava noia , da dietro le persiane , alle persone che non conosceva , e non veniva il verso di farlo obbedire per nessuna cosa ; specie quando , in una fonte vicino a casa , c ' erano le rane ; per imparare ad ammazzarle mentre saltavano dentro . D ' inverno , in vece , si metteva vicino al focolare , e sembrava tutto disposto a quel che voleva la sua famiglia . Ma , a poco a poco , ricominciava a dire : - Io non posso sopportare le vostre prediche ! Se mi lasciate fare , può darsi che vi contenti ; e , se no , conto di non conoscervi né meno . Spartaco , da padre risoluto , ci s ' arrabbiava , ma non gli diceva quasi mai niente . In vece , maltrattava la moglie . Allora , Alberto , dopo essere stato a sentire , in disparte , lo biasimava battendosi le mani sul petto : - Lei non ci ha colpa . Dillo a me quel che vuoi dire . Ma il padre , guardatolo , faceva una specie di grugnito ; e , bestemmiando contro le donne e la famiglia , se ne andava nel campo a fumare la pipa . Alberto diceva : - È un imbecille , benché io sia suo figlio . E tu perché non gli rispondi male ? Perché ti metti a piangere in vece ? Raffaella , spaventata , allora lo supplicava che fosse buono e si cambiasse . Ella ci aveva quasi perso la salute ; e le era venuta sul viso e nella persona un ' aria dolorosa . Spartaco , soprannominato Rampino perché piuttosto piccolo e perché camminava come se avesse gli artigli e li attaccasse , guardava , anche parlando , dentro la pipa , e ci ficcava continuamente le dita ; e credeva di far del bene alla moglie , abituandola a esser forte . E siccome Alberto dichiarava ch ' egli ormai non aveva più bisogno di ascoltare i discorsi di nessuno e che ormai gli s ' addiceva il comodo proprio , perché non c ' era niente di meglio , ella gli rispondeva : - Perché non sei buono al meno tu ? Perché , secondo la sua testa , tutti dovevano essere buoni . E anche parlando dei suoi canarini , che Alberto e Spartaco volevano ammazzare , buttando al letamaio la gabbia , diceva : - Sono tanto buoni ! Il marito l ' assordava con le sue grida ; come quando domava i cavalli , facendoli correre attorno all ' aia ; mentre Alberto stava nel mezzo a tenere ferma la fune legata al loro collo . E questa era per lui la sola fatica non antipatica . Dopo , si metteva un fazzoletto perché era sudato ; e andava subito a sedersi dove batteva il sole . Si sentiva già uomo fatto , e pensava a tante cose ch ' egli desiderava soltanto per sé . E perciò si proponeva di rendersi più indipendente , liberandosi dal padre e dalla madre . Qualche volta diceva ai contadini : - Io non so che pretendono da me . Ma egli si sentiva anche solo ; e una grande tristezza gli gravava attorno . Il podere e la casa erano poco per lui . Sapeva che in quelle sei stanze ci si era , da bambino , trascinato con le mani e con i piedi ; certe pareti erano restate sciupate dalle sue unghie . Egli sentiva troppo a ridosso l ' infanzia ; e le voci dei genitori non s ' erano ancora cambiate ai suoi orecchi . Ora egli era già a un altro autunno , senza che avesse fatto niente . S ' era abbastanza distratto a vedere vendemmiare , da un podere a un altro ; aiutando un poco tutti , anche in cose di strapazzo . Il sole ci stava poco all ' uscio della casa , e già c ' erano nell ' aria i primi freddi . Una sera , dopo essere stato tutto il giorno con le mani in tasca nel mezzo della strada , in su e in giù , entrò nella stalla , e si mise a guardare i due cavalli che rodevano l ' avena . Prese la frusta e cominciò a picchiarli . I due cavalli si misero a scalciare , cercando di rompere le cavezze . Raffaella , che su da casa aveva sentito tutto quel rumore , scese ; e vide di che si trattava . Cercò subito di levargli di mano la frusta ; ma Alberto , per ripicco , si mise a dare anche con più forza . Raffaella andò a dirlo al marito ; che , infuriato , la schiaffeggiò perché non era stata capace di farlo smettere lei stessa ; e andò di corsa nella stalla . Senza che Alberto se ne accorgesse , prese un pezzo di legno ; e glielo batté dietro la testa . Il ragazzo cadde disteso , insanguinando un mucchio di paglia , che era dietro l ' uscio . Spartaco posò il pezzo di legno e stette zitto a guardare quel sangue ; mentre i cavalli respiravano forte e non stavano fermi . Dopo due giorni di febbre , con il pericolo della commozione cerebrale , Alberto scese nell ' aia . Aveva la testa fasciata ; ma se ne teneva come quando per la prima comunione aveva portato i guanti . Non parlava al padre ; che s ' era pentito di avergli fatto male a quel modo . Anzi , cominciò a dire a tutti che si voleva vendicare . Guardando la luce , sentiva che anche la sua giovinezza era più larga ; e che la sua casa era quasi niente . Allora egli , per vendicarsi , cominciò a parlare male del padre con tutti i conoscenti di casa . E siccome seppe che stava per vendere una cavalla , andò dal compratore e gli disse ch ' era ombrosa e che aveva il vizio di tirare i calci . Facendo così , egli si sentiva più eguale alla vita ; gli pareva di non essere più il solito buon ragazzo che si lascia ingannare e non se ne avvede . Gli pareva di conoscere tutti gli altri e come doveva contenersi . Non era più l ' ingenuo , che aveva rispettato tutto e che non si era permesso mai niente . Aveva trovato la maniera di farsi innanzi da sé , senza attendere che passassero gli anni . Si compiaceva della sua malizia e di non avere più scrupoli . Maligno , anzi , doveva essere da qui in avanti . Maligno ! Maligno sempre ! Gli pareva di sentire che i suoi occhi raggiassero , e che non ci fossero più ostacoli per lui . Credeva di essere doventato forte , e voleva rifarsi del tempo perduto . E siccome voleva fare a meno del padre ed essere più forte di lui , benché ne avesse anche paura , si dette a lavorare ; ma facendo quel che gli piaceva di più . E cominciò a coltivare , a modo suo , un pezzo di terreno . Perché guarisse , e temendo sempre che tutto fosse la conseguenza di quella bastonata , non gli dicevano più niente . Invece non guariva ; e tutte le volte che vedeva un bastone , sbiancava allontanandosi lesto lesto . Allora lo fecero visitare da un medico , che non capì niente ; e rise di Spartaco e di Raffaella . Ma qualche cosa era successo da vero , perché Alberto s ' era fatto sempre più irritabile , e non poteva dormire . Avrebbe voluto , prima d ' andare a letto , far capire al padre tutte le ragioni che ormai sentiva dentro di sé ; ma , quando ci si provava , non gli poteva parlare ; e invece avrebbe voluto mettergli un braccio al collo tenendolo stretto a sé . Tuttavia sentiva che qualche cosa di male e di amaro era nel suo destino ; e ne era contento . Allora egli faceva su la tavola , con la punta delle dita , certe macchie d ' inchiostro che gli parevano cipressi ; e gli piacevano perché erano più neri di quelli nei campi . Oppure pensava che una vipera , entrata sotto il letto dalla siepe della strada , gli mordesse un polpastrello della mano o le dita dei piedi , ed egli dovesse morirne in poco meno di una mezz ' ora . E perciò , prima d ' entrare a letto , guardava in tutti i cantucci . Una volta gli parve di stare capovolto e di cadere giù tra le stelle . Addormentandosi pensava al padre con una intensità acuta , mettendo sempre di più una spalla fuori delle coperte come se avesse potuto avvicinarglisi ; sembrandogli di parlare e invece facendo piccoli gridi con la bocca che restava chiusa . Una mattina , arrivarono tre carri di vino . A ogni barile che portavano giù in cantina egli doveva guardare di quanti litri era e segnarli sopra un pezzo di carta , in colonna , per fare , dopo , la somma . Ma egli non ci riesciva : sbagliava sempre . E non s ' accorse quando suo padre , che voleva sapere la somma , gli saltò addosso per picchiarlo . Rialzatosi da terra sbalordito , ebbe voglia di fuggire . Ma a pena egli si moveva , Spartaco con un grido lo faceva stare fermo , ritto al muro della casa . Allora gli venne da piangere . Voleva chiudere gli occhi per non vedere più niente ; perché non osava guardarsi né meno attorno . Aveva perfino paura che avrebbe potuto essere un albero e non un uomo ; un albero come quello rasente alla casa . Quando , alla fine , Spartaco si scordò di lui , egli poté staccarsi dal muro e nascondersi dentro l ' erba . Ma il padre , vistolo , lo minacciò di picchiarlo più forte . Tuttavia la sua voce era dolce : Alberto sentiva nella voce del padre la stessa dolcezza sua . Spartaco gli prese il viso e guardò negli occhi , perché credette che ci fosse entrata la terra . Poi disse : - Vai a lavarteli alla pompa ! - Ma non c ' è niente . - Non importa . Vieni : te li lavo io : ti farà bene . Spartaco allora , fece pompare l ' acqua e gli rinfrescò gli occhi . Poi glieli asciugò con il fazzoletto . Ma , ormai , il ragazzo si sentiva triste e scoraggiato ; benché non avesse più paura di essere un albero , e gli sembrasse di sentirsi crescere , così , mentre respirava . Gli sembrava , in un momento , di doventare grande ; e perciò un poco si riebbe . Spartaco gli disse : - Non stare così . Vai a ruzzare . Bastarono queste parole , perché né meno lui pensasse più a quel che era avvenuto . Ora egli voleva stare sempre con il padre ; e perché non lo mandasse via e sopra a tutto non gli dicesse di lavorare , cercava di aiutarlo e di farsi benvolere . Quando lo vedeva andare nel campo , egli aspettava un poco e poi si alzava da sedere al sole e lo seguiva , tenendosi a una certa distanza ; finché non poteva fare a meno d ' essergli vicino se udiva che comandava o spiegava qualche cosa ai contadini . Una volta , non vedendolo riescire subito dalla capanna , gli venne paura che si fosse sentito male là in mezzo alla paglia . Non era più curiosità ! Il cuore gli batteva forte forte , quasi tremando . Attraversò l ' aia e scostò l ' uscio , perché entrasse la luce dentro . Poi restò su la soglia come allibito : suo padre accarezzava la faccia alla donna di servizio , una giovinetta grassa , che non riesciva mai né a pettinarsi né a legarsi i legacci delle scarpe . Gli venne voglia di gridare e di picchiarli tutti e due . Ma tornò a dietro e si rimise a sedere ; senza più la forza di alzarsi . Teneva gli occhi , con la fronte abbassata , all ' uscio della capanna ; aspettando che suo padre e Concetta uscissero . Dopo un pezzo , chi sa quanto , escì prima Concetta che , rossa rossa , andò in casa ; senza né meno guardarlo . Poi venne fuori Spartaco che , accigliato e burbero , andò dritto nella stalla . Alberto aveva paura . Avrebbe voluto rassicurarlo che non aveva pensato niente di male e che gli voleva molto bene ; ma non ebbe animo di alzarsi né meno allora . E la sera , a cena , meno che Spartaco era un poco pallido , non si sarebbe capito niente . È vero che i giorni dopo fu di meno parole e non lo voleva più dietro a lui . Glielo faceva capire alzando la voce mentre parlava con gli altri ; e Alberto mogio mogio tornava via . Era sempre smilzo e i contadini dicevano che era leggero come il gatto e che anche lui sarebbe stato capace di saltare fino al cornicione delle finestre . Ma , dopo qualche settimana , la madre gli disse che suo padre aveva stabilito di mandarlo in un collegio a studiare agricoltura ; in un collegio molto lontano che egli non aveva né meno sentito nominare . Dopo quattro anni sarebbe stato già capace di amministrare una fattoria . Egli allora , invece di rispondere male , si sentì tutto disposto ad obbedire . E benché Spartaco avesse diffidato sempre finché non lo vide in treno , il ragazzo era quasi lieto di andarsene . Non sapeva né meno se la madre si fosse accorta di niente . Quand ' era per finire il primo anno di collegio il direttore gli disse che doveva partire immediatamente perché suo padre stava male e desiderava parlargli . Alberto lo trovò già morto . Anche Concetta s ' era tutta abbrunata e Raffaella parlava con lei come se fosse stata un ' altra figliola . Egli , mentre sentiva il pianto dentro gli occhi , aveva un gran rancore invece ; e pensava come fare per vendicarsi . La giovinetta era sempre la stessa . Egli , invece , s ' era fatto un quarto di metro più alto ; s ' era perfino un po ' ingrassato e gli spuntavano sopra la bocca i primi peli vani . Dire ogni cosa alla madre non gli piaceva ; sopra a tutto perché ormai si sentiva un uomo e un uomo non doveva fare a quel modo . Doveva pensarci da solo ! La giovinetta gli si teneva lontana e sembrava più appenata per lui che per la morte del padrone . Questo contegno gli piaceva ; e il rancore si mutava sempre di più in simpatia . Era una simpatia un poco ambigua ; ma non poteva trattenerla . E Concetta , sempre più sicura di questo cambiamento , gli parlava con una voce sempre meno dura e più aperta . Allora , una volta , avendola vista entrare nella capanna , proprio come quel giorno , egli si assicurò che sua madre non era a nessuna finestra ; poi si fece all ' uscio e lo scostò , ma più risolutamente . La giovinetta , vedendolo entrare , si fece bianca e stette ferma ad attendere ch ' egli dicesse quel che voleva . Era bianca e sudava . Le sue tempie s ' inumidivano come se la vena che andava verso l ' occhio dovesse doventare senza colore e farsi piena d ' acqua . Concetta aveva una bella bocca ed era tanto buona . Che male gli aveva fatto ? Egli si sentì come lacerare tutto , con un piacere rapido : in collegio , aveva finito con il desiderarla . Fissandola a lungo , le disse : - Perché fai la stupidaggine di non dirmi niente , ora ? Ella si rigirò di scatto , per andarsene . Ma egli la prese tra le braccia e la baciò . Anche lui , finalmente l ' aveva baciata ! Anche lui , quando era stanco e aveva sudato a domare un cavallo , si faceva portare da lei un bicchiere di vino !
NOVALE: DIARIO ( TOZZI FEDERIGO , 1920 )
Miscellanea ,
" Tutto è stato per me un passare tra la vita per giungere a completare la mia anima " . Tozzi Premessa Nel presentare un nuovo volume del Tozzi non ci dovrebbe essere bisogno di aggiungere parola , se non , forse , per spiegarne le origini , o le intenzioni di chi ne curò la stampa . Notando le incertezze o inesattezze di alcuni giudizi susseguitisi in molti giornali e riviste , mi sono accorta della necessità di dare a conoscere meglio il Tozzi a coloro che per giudicare della sua arte debbono riferirsi unicamente ad opere le quali , perché appartenenti tutte a periodi di travaglio e di lotta , dovrebbero considerarsi , piuttosto , in quanto a valore psicologico , indici di stato d ' animo transitori che di realtà spirituale permanente . Distinzione che non viene fatta quasi mai ; così , mentre concorde è il riconoscimento della perfezione di espressione e di forma raggiunta nell ' arte dal Tozzi , da pochi è ammesso che questa eccellenza , anzi che il frutto di gravi studi o paziente tirocinio , sia prima di tutto , in ogni sua caratteristica - come lucidità scultorea del pensiero , acutezza d ' analisi , sincerità di sentimento , ecc . - rivelazione non dubbia di una poderosa potenza creatrice , predestinata immancabilmente ad affermarsi in opere di valore spirituale universale , se all ' autore fosse stato concesso il tempo , o data la possibilità , di compiere la propria evoluzione interiore e di fermarsi sulle acquistate certezze . Specialmente , guardando all ' opera pubblicata , non si pensa abbastanza che del Tozzi si ha , si può dire , un solo periodo di produzione e relativamente breve ; perché anche le cose scritte prima : Con gli occhi chiusi ( 1912 ) , Ricordi di un impiegato ( 1910 ) , ecc . , furono stampate nel 1918 e 1920 , ed ebbero , perciò , nell ' ultimo rimaneggiamento , più o meno , l ' impronta di questo periodo unico . E in quali condizioni d ' animo naturali potesse trovarsi allora il Tozzi per potere essere obbiettivo , basti , tra il resto , pensare che , artista precoce - come dal presente volume - avendo al sogno d ' arte sempre sacrificato e sottoposto tutto se stesso , non riusciva che allora , cioè al suo trentaquattresimo anno d ' età , e soltanto per raccomandazione , a farsi aprire i battenti di una Casa Editrice importante ! Per un autore fecondo come lui - lavorava di getto , con vena prodigiosa , riempiendo cartelle dietro cartelle quasi le ricevesse dettate - ma per cui il consenso o successo era condizione base se non all ' impeto creativo certamente alla facilità di produrre , ciò che questo significò non è facilmente computabile . Ad aiutare , dunque , uno studio sul Tozzi più esteso e fedele intesi che bisognava pubblicare altri documenti ; e , il più possibile , diretti , perché non si avesse sospetto di parzialità o di esagerazione . Dovevano , quindi , necessariamente , essere pagine del Tozzi stesso e anche , per quanto si poteva , libere da preoccupazioni d ' arte . Il mio primo disegno fu di comporre con dei frammenti inediti , scelti tra i più soggettivi , una specie di autobiografia . Ma , cominciata la scelta da le lettere che sono quelle che formano la seconda parte del presente volume , mi avvidi che sarebbero state esse sole sufficienti a dimostrare limpidamente l ' anima vera del Tozzi . Però , non si potevano pubblicare isolate per più motivi : anzitutto , non davano della vita dell ' autore che un periodo breve ; poi , non vi era abbastanza sviluppata la parte narrativa , e , infine , potevano non convincere , perché troppo esclusivamente passionali . Mentre , indecisa , pensavo al modo migliore , da scegliere , per completare il lavoro , inaspettatamente venne in mio contatto una persona che aveva conosciuto il Tozzi diciannovenne . Erano stati amici , ma poi , separati dalle circostanze , dal 1903 non si erano più incontrati , e né l ' uno aveva saputo dell ' altro . Risale a quell ' epoca lontana uno studio analitico sull ' arte del Tozzi fatto da questa stessa persona , sulla sola base di alcune lettere scritte dal Tozzi ad una ignota : Annalena ; e da esse date a quest ' amico appunto per averne un giudizio . Lettere che egli copiò senza che il Tozzi né l ' Annalena lo sapessero mai . Sono quelle che formano il primo gruppo del presente , di cui non si hanno più gli originali perché distrutti dal Tozzi con altre , poco dopo scritte . Si deve , dunque , alla chiaroveggenza del caso , alla devota e disinteressata ammirazione di un amico che esse si siano conservate e concesse a integrare la presente raccolta . Sono le più importanti perché dell ' epoca la più remota e perché appunto in esse l ' autore si è lungamente indugiato a descriversi per riuscire a farsi conoscere dall ' ignota alla quale scriveva . Con l ' insieme dei due gruppi , così , si ha l ' evolversi di quasi tutta la prima giovinezza del Tozzi ( quella che si può dire , è la parte fondamentale della vita d ' ogni uomo ) la meno conosciuta , dov ' è già , però , la rivelazione sicura della sua inconfondibile personalità , se anche adombrata dalle influenze degli autori preferiti . Personalità , che , se porta le stimmate certe delle passioni e dei sentimenti che si dovranno sviluppare in corso di tempo e farlo soffrire tanto , porta anche scolpiti i caratteri di quella forza con la quale trionferà poi sempre d ' ogni contagio : la bontà semplice e schietta dell ' animo . Perché , se è vero che Egli fu senza remissione e più che non si creda , esposto a risentire e soffrire tutte le influenze , le più disparate , a partirsi dalle sensuali e passare per tutte le deviazioni dello spirito ( dalle nichiliste - tra cui le reazionarie cattoliche e le reazionarie bolsceviche - alle malate di misticismo nordico ; dall ' intellettualità pretenziosa e gretta di provincia alle raffinatezze ambiziose dei cerebrali intriganti della capitale ; dalla mondanità frivola fino alle compiacenti esibizioni spiritistiche ) ; è pure anche certo che si trattò sempre di aberrazioni momentanee , le quali se lo turbarono non lo modificarono , mai , sostanzialmente . Nella scelta dei brani , oltre lo scopo fondamentale , cercai di raggiungere anche quello di una lettura che interessasse per se stessa : da qui la forma a diario e la concessione di alcuni particolari non strettamente necessari . Dichiaro che nella compilazione delle note non guardai tanto a una chiarificazione immediata quanto all ' occasione che mi si porgeva per sottolineare sentimenti o fatti d ' importanza biografica . Vinsi la naturale ritrosia a pubblicare pagine intime con la coscienza di un dovere da compiere : quello di restituire al Tozzi , e alla sua più nobile fama , cosa che gli appartiene . Del resto considero impossibile sbagliare : di attori , in quest ' opera come in qualche altra del Tozzi , ce n ' è uno solo : l ' autore . Non m ' illudo che la storia troppo ingenua e semplice , passi senza incontrare sogghigni : roba d ' altri tempi , roba superata ! Ma le generazioni non nascono adulte . Ci sono dei giovani oggi ; ci saranno domani - e tra essi il figlio di Tozzi . A loro dedico il libro . EMMA TOZZI Parte prima Da Siena , a Siena 27 novembre 1902 ( A ) . Veramente non dovrei scriverle , dal momento che alla mia prima lettera Ella non ha né meno risposto ... Ma non posso ritenere il vivo desiderio che ho di comunicare così con una donna che io non conosco , forse trasportato dalla novità stessa di questo fatto . Le dissi che avrei desiderato essere uno fra i suoi corrispondenti , per avere agio di studiare il carattere di una giovane donna . Riconosco di aver mostrato troppo rudemente il mio scopo facendolo apparire privo di ogni grazia . Spero di rimediare con la presente dicendole che io vorrei conoscere le sue impressioni su l ' arte senese ; intendo dire su quanto di artistico esiste in Siena , specialmente nelle chiese , dove si trovano veramente tesori di pitture e di sculture quasi obliati dall ' indifferenza . Io che ho diritto di chiamarmi un artista , come Ella potrebbe riconoscere accettando la mia proposta , ho passato molto tempo a contemplare tali capolavori , rapito nell ' idea istessa che l ' artista aveva saputo infondere nel suo soggetto . Vorrei che Ella mi dicesse - per esempio - l ' affresco tale che trovasi nella chiesa tale , mi piace specialmente perché ha questa maniera , ecc . Riconosco che così non le posso essere chiaro . Ma in ogni modo Ella dev ' essere capace di afferrare il mio concetto e di apprezzarlo . Le scrivo in un momento in cui non potrei fare di meglio perché ( glielo voglio dire ) sono in un ... caffè dove , d ' intorno a me , si giuoca , si grida , si bestemmia , si sputa ... Un mio amico m ' interrompe per voler sapere quello che io scrivo , ma con un pugno lo ricaccio al suo posto e continuo a scrivere , Questo accenno rapidissimo le darà così un ' idea del mio modo di fare facendole conoscere un lembo della mia vita e in qual ambiente si svolga . Ma non mi creda un triviale ! Nella rozzezza degli atti esteriori , conservo intatta la purità della mia anima a cui non giungono se non le armonie ... ( 1 ) 4 dicembre 1902 . Non ho potuto rispondere subito alla sua grata perché mi trovavo fuori di Siena a tessere uno dei più deliziosi idillii con la mia ... Mimì ( B ) . Quindi sono certo di trovare presso di lei il perdono e il desiderio di spendere un altro soldo per scrivermi un ' altra volta . Ecco : io penso che Ella abbia notato quella mano mentre stava pregando . Non è vero ? Se così è , non posso lodarla come religiosa né non ammettere che Ella sia una brava e intelligente signorina come se ne trovano poche . Non per la ragione di aver rilevato quel grossolano difetto di figurazione , che sarebbe ben poca cosa ; ma perché da quello facilmente si comprende come i suoi occhi devono essere animati da una curiosità nobilissima ( 2 ) . Quel dipinto del Casolani è uno dei peggiori , sia pel colorito che pel disegno . Non sono stato a rivederlo dopo la sua lettera per una ragione semplicissima , che dietro i vetri delle finestre che sono lì di fronte alla chiesa , potrebbe esservi la fronte ridente di Annalena . Però mi ricordo bene della chiesa . Anzi le dirò che se io fossi un credente non andrei a pregare lì dentro . Per me ci vorrebbero delle chiese più grandi , capaci di darmi impressione ed immagini . S . Quirico ( parlo della chiesa ) è un aborto dell ' arte . Che potevan far di più il Salimbeni , il Casolani e magari anche il Vanni ? Per me questi tre artisti e i minori che furono della scuola loro , non meriterebbero di essere ricordati . Badiamo : a proposito del Vanni parlo di quello che ha dipinto a S . Quirico e non dell ' altro che ha lavorato anche in Duomo nella cappella di S . Ansano , alla sinistra di chi entra , al lato dell ' altar maggiore . Il Salimbeni poi è il più incapace di tutti . Basta vedere i lavori che ha fatto nella Chiesa di S . Spirito . Che roba ! Degna di stare vicina alle carceri . Il Casolani ha qualche cosa di buono . Per esempio , al Carmine c ' è il supplizio di S . Bartolommeo , che , toltane la troppa aridezza , è riuscito lodevolmente . Questa volta le scrivo tra una forchettata e l ' altra di pasta al sugo e non ho avuto voglia di consultare alcun libro o le mie note , per sfoggiare il mio patrimonio artistico . Ho scritto così alla buona , distendendo in periodi quello che mi veniva a mente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . la prego a riscrivermi , indicandole di visitare la Chiesa del Convento dell ' Osservanza , quasi l ' unica che accolga bellezze artistiche di diverse scuole . Ci vada . Non badi al fango . Poi me ne parli . Il prossimo lunedì andrò alla Posta . Badi : non mi faccia fare il viaggio invano . 8 dicembre 1902 . Per tutto il fascino che sento per lei mi perdoni quello che sono per scrivere ! Questa volta non la terrò allegra , son certo . Non tutti i giorni della mia vita hanno il riso della giovinezza e la gioia di un cuore soddisfatto . Una volta gli angeli scendevano volentieri dai loro troni lucenti per consolare gli uomini , ma ora , ohimè , la sola leggenda ci rimane per rimpiangerli . Io devo , signorina , lavorare più di lei . Ella forse nel lavoro trova una soddisfazione , le sue mani sui fiori di qualche ricamo , hanno più fortuna delle mie . A Lei la tranquillità soffusa nel salottino elegante , nella luce temperata e nel tepore : a me , Ella lo indovina , una stanza brutta assai volgare , per valermi di un aggettivo di moda , dove solo i miei sogni pieni di fantasmi e di suggestioni come le visioni pallide di frati medioevali , danzano intorno vanamente . Se Ella mi vedesse con la fronte posata dentro il cavo trepido di una mano , guardare dolcemente lungo le righe d ' una pagina stampata , inseguendo nel volo ardente e silenzioso della mia anima una immagine incantevole , oh ! Ella non riderebbe ! I miei segreti , Ella non li conosce ; ed è bene . Ho bisogno di dirle che le mie lettere sono come le stoffe orgogliose che coprono l ' ossa d ' un disperato ? Forse Ella non mi crederebbe . Ma è così . Sì , nella corsa ardente della mia vita , che pulsa nelle mie vene irrequiete e anelanti , nel pensiero angoscioso che m ' invade , mi troverebbe or dubbioso , scettico , magari beffardo . Ma non lo sono . Anch ' io ho bisogno più d ' altri della finzione , della finzione che piace , sa ! Ella pensa : questo ... Rodolfo ha bisogno d ' un soldo ? Io le rispondo gridando : no , no ! Ho bisogno d ' illusioni , io che penso con Max Nordau che l ' illusione è il migliore dei beni dello spirito umano . Come vede , sono contento di un paradosso ! Ride ? Il fumo del mio ponce è un ' evanescenza che sale nell ' Invisibile ... Le mie digestioni - molto differenti dalle sue , o signorina - sono necessarie - sono la base prima del Necessario ... Come vede , questo misticismo , a cui pochi credono , mi domina interamente . Ride ? Io invece mi faccio più serio . Conosce il Cyrano ? - Diamine ! Allora queste parole non le possono essere sfuggite : ".............non, merci ! Mais ... chanter , Rêver , rire , passer , être seul , être libre , Avoir l ' oeil qui regarde bien , la voix qui vibre , Mettre , quand il vous plaît , son feutre de travers , .... .... .... .... .... .... .... .... .... .... .. N ' écrire jamais rien qui de soi ne sortît , Et modeste , d ' ailleurs , se dire : mon petit , Sois satisfait des fleures , des fruits , même des feuilles , Si c ' est dans ton jardin à toi que tu les cueilles ! .... .... .... .... .... .... .... .... .... .... .. .... .... .... .... .... .... .... .... .... .... .. Déplaire est mon plaisir . J ' aime qu ' on m ' haïsse " . Ora , meno il suo intelletto o il ... suo naso , io ho il cuore di Cyrano ! Se ho scritto le due lettere in un caffè e in una trattoria , non è perché io passi tutto il giorno a bere caffè o a mangiare porzioni di pasta asciutta , ma perché scrivendole lì , mi piaceva di più . Mi vuole più sincero ? Lo so , a volte , anzi spesso , la sincerità non piace alle donne , perché essa ha la disgrazia di essere troppo rude ; per Annalena dovevo fingermi un elegante col naso pieno di aromi e co ' baffi tirati in su ... Ma che vuole , io conosco e gusto altri passatempi ! E poi - ci creda - non è questione di volgarità , è questione ... d ' appetito . Con ciò , si capisce , io non voglio urtarmi con lei . Se mi scappa qualche sgarbatezza mi perdoni , ché all ' infuori della mia Mimì non conosco altre donne . Ci crede ? Non posso spiegarmi . Lasciamo andare le chiese ! Stiamo pure all ' aria libera , respirando liberamente altre aure . Per un momento posso lasciare anche il diletto dell ' arte religiosa , ché poco danno me ne viene . Ma non ci partiamo dall ' arte . E dicendo così , questa volta , intendo di esprimermi in una concezione latissima che tutte le forme dell ' arte comprende . Le piace notomizzare con me questa manifestazione dell ' intelletto ? Posso essere importuno e insistente quanto lo è una zanzara , ma non per questo cedo alla speranza d ' avere corrispondenza con Lei ! Le pare ? Nel tempo che scrivo una lettera non sento manco il freddo della mia stanza ! 11 dicembre 1902 , ore 18 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sì , io credo che ella m ' abbia compreso e che desideri conoscere a fondo tutto il segreto dell ' anima mia , con la voluttà ingenua di una innamorata . Ed io l ' appagherò con la fede di un mistico . Però , che mai abbia da pentirmi dell ' orecchio d ' Annalena ! Le mie lettere saranno come i petali della mia anima , strappati l ' uno dopo l ' altro e sparsi in grembo ad una donna che lo sconosciuto mi fa somigliare a una nova Melisenda , non di Tripoli . E parlerò ancora di quella Mimì perché Ella , nel profilo morale , colga gl ' incanti di una giovine che non disdegnerebbe ad amica . Ma creda a tutto quello che io le scrivo ! La menzogna m ' appare come il peggiore dei mostri , che dell ' alito pestifero dell ' umanità vive e si nutre . Ma la credo immortale e invincibile come lo erano quelle antiche Sfingi che gli Orientali avevano create in una delle loro aberrazioni fantastiche e che , pur tuttavia , sovrastavano fatalmente a ' destini degli uomini . Oggi queste Sfingi non sono morte . Vivono spiritualmente nelle nostre abitudini viziose , ne ' nostri pensieri , e il bagliore de ' loro occhi spaventa i buoni . Per questo non amare la verità ? Ah , no ; mai ! Mi attorciglio ad essa , come un ' edera che sfida primavere ed inverni . Con me , un ' altra pianta intreccerà le foglie e dall ' alto guarderà eternamente il cielo , rapita nell ' estasi di tanta bellezza . Ed Ella ? ( 3 ) 13 dicembre 1902 , ore 20 . Quando sono per scriverle non mi preoccupo mai di ritrovare l ' intonazione precedente ; non sono io che comando , ma le mie passioni che lascio passare come un pastore assopito guarda l ' acqua che corre . Così , a seconda del diverso umore in cui mi trovo , esse sono tristi o liete , dolci o amare , odiose o amorevoli . In fondo , si capisce , sono sempre il medesimo : soltanto il campo marginale della mia coscienza è quello che si muta , perché esposto direttamente alle impressioni esteriori ; ma , naturalmente , il mio io non oscilla . Stasera , per esempio , sono più disposto ad esporre un ' analisi psicologica , che a cercar fiori in immagini e fantasmi . Ciò dipende dal fatto che tutto il giorno ho letto un libro dello psicologo americano James , ossia Gl ' ideali della Vita . Mi riuscirebbe imperfetto e faticoso cambiare tal modo di associare le idee mie ... Forse , nel corso della lettera , pensando specialmente che io sto scrivendo ad una signorina , e che non devo sperdermi inutilmente in discussioni di un ' indole disadatta , è facile che lentamente ritorni a quello che mi piace di più : alla poesia . Se ciò non chiama sincerità io non so quello che dovrò dire . Perché è un caso curioso che a me , forse più sincero di ogni altro ( per carità non pensi che io voglia dir male d ' alcuno ) , Ella non sappia trovare un sentimento completo di fiducia . O quella Mimì ? Io non l ' avrei più portata in campo se Ella , nella seconda lettera , mi pare , non l ' avesse creduta ... È stato per un bisogno istintivo di protezione e di difesa che io ho speso alcune parole , per essa . Del resto la mia Mimì , che non potrebbe né meno immaginare d ' occupare l ' attenzione sua , non l ' avrei più tolta dal segreto ripostiglio del mio cuore . E le dà da pensare ? Perché ? Veda , se Ella non mi credesse ancora quello che realmente sono , sa che farei ? Rinuncerei da me stesso ad ottenere una corrispondenza , ed invece del solito pseudonimo metterei il mio nome senza timore e senza vergogna . La prego di non dirmi più a quel modo , che lo faccio da vero ! In quanto poi ad essere caduto in varie contraddizioni non mi pare giusto , anzi sono certo del contrario , ché ho la coscienza d ' aver parlato sempre sinceramente . Mi chiede Ella : perché con tanta insistenza cerca di mettersi meco in relazione se ha la possibilità di espandere in un altro cuore fidato i tesori della sua anima ? Questa domanda non doveva essere fatta . Le chiedo io : perché con tanta insistenza cerca di non mettersi meco in relazione se ha la possibilità di espandere in un cuore fidato i tesori della sua anima ? Probabilmente come le rispondo io , ossia ... stando zitta ! Ora , perdoni la troppa confidenza che mi prendo con queste chiacchiere ( o ragionamenti se vuole ) , ma non ne posso fare a meno dal momento che Ella non mi ha risparmiato . Scommetto che questa volta mi trova ... di un altro carattere ... È vero ? Di un carattere pessimo , un po ' acre , disadorno . Oh , non tutti i giorni sono uguali ! Oggi mi vesto di lana ché nevica ; domani di tela , ché splende un bel sole : ma le vesti sono sempre le mie . Una volta scrivendo a un mio amico e parlandogli del mio primo amore ( che allora da poco tempo avevo perso e che era passato dinanzi a gli occhi abbagliati del mio cuore come un astro nella notte profonda della mia ingenuità ) tra le altre cose io gli dicevo : " È tanto dolce il primo amore ! Ignoriamo la donna e la si ama per conoscerla . Questa ingenuità da Dafni è così soave che non si dimentica più . I primi baci ! Il mistero che si svela ! Sorprese della gioventù sempre rosee ! Quando la si guarda negli occhi , che ebbrezza ! La mia donna aveva gli occhi neri ; ma io non sono stato mai capace di scrutarli perché m ' abbagliavano e tremavo . Se io dovessi descrivere il suo viso non potrei . Ne ho avuta sempre , una sensazione scompigliata , meravigliosa . Ecco : chiudendo gli occhi la rivedo , ma non bene . Riconosco la guancia tanto bianca come un petalo di rosa , e la bocca leggermente rosea , sempre atteggiata ad un sorriso calmo , incantevole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Deliziosa ! Deliziosa ! Fa che ti ribaci , che le mie mani scorrano sui tuoi capelli tanto neri , pieni di profumi come fiori selvaggi : pieni di dolcezze ignote . Ma tu non arrossisci più , quando mi vedi . Io ti sono indifferente . È vero ? Pensi che me ne dolga ?..." Non so a lei che impressione hanno fatto queste parole ; a me , rileggendole prima e riscrivendole , sono parse non più vere , anzi esagerate . Ora devo forse dire che due anni fa , scrivendole , non ero sincero ? La risposta non è dubbia . Potrei riportare a mio comodo una infinità di documenti psicologici , ché io ho la buona abitudine di fermare , ogni giorno , su la carta , quello che è passato nella mia anima . E tutti questi documenti proverebbero come non solo da un anno ad un altro si cambia interiormente , ma come di giorno in giorno le nostre associazioni intellettive si trasformino evolvendosi in poco tempo ; e che quindi il nostro carattere , pur rimanendo fermo sostanzialmente l ' io , assuma tante forme quante sono le circostanze esteriori e cause interiori che entrano in giuoco a modificarlo . Un ' altra volta , per esempio , parlare di queste cose mi parrebbe troppo fatica e mancando una necessità a influire su la decisione della mia volontà , preferirei o parlare d ' altre cose o valermi d ' altri materiali . E per questo Annalena direbbe che lo non sono lo stesso ? Adesso le chiedo scusa della noia che devo averle procurata . Lo so , certe conversazioni richiedono uno sforzo particolare d ' attenzione che snerva e che spiace . Ma ... la colpa è un po ' sua ! In ogni modo Le prometto però che in seguito terrò tutt ' altro contegno . Specialmente quando avrò anch ' io qualche segretuccio di Lei . Non è vero ? Dunque ... m ' assolva . 17 dicembre 1902 , ore 18 . Giobbe avrebbe avuto meno pazienza di me ! Tuttavia non mi sono adirato della sua letterina , perché l ' ho trovata abbastanza spiritosa ; e lo spirito mi piace , specialmente quando in parte ... è meritato . Perciò le dico subito quello che ho creduto o sperato e credo e spero di trovare in Annalena . Ecco : un giorno Rodolfo che era in bottega del suo barbiere , legge ... che c ' è una signorina senese che accetterebbe corrispondenza epistolare ( C ) . Rodolfo pensa : ciò non l ' aspettavo e mi piace ; non mi perderò sulla scelta dell ' argomento , che sono felice in ogni modo quando una signorina rubi al mio cuore ! E bene , le scrive e le dice : " vorrei essere uno de ' suoi corrispondenti , per conoscere il carattere di una giovine donna " . Imposta la lettera e più tardi riflette : - che bestia ! non mi risponderà , perché è impossibile che una donna risponda a certe curiosità . Rodolfo aspetta due ... tre giorni e la risposta non viene . Allora riscrive e le propone una discussione su l ' arte sacra , esistente in Siena . Peggio che peggio ! Ma non si perde di coraggio ! propone un tema più vasto ; una discussione generica su l ' arte . Peggio che peggio ! E allora ? Signorina Annalena , a Rodolfo non rimarrebbe che abbassare la coda - se l ' avesse - e andarsene . Ma ... no ! In sostanza che cosa le ha chiesto senza mai stancarsi ? Di confondere i suoi sogni , di respirare un po ' di tempo insieme , di confondere il rumore dei nostri cuori in un solo . Alle conseguenze poi non vi ha mai pensato . Chi s ' occupa di certe conseguenze ? A Rodolfo l ' onda libera dell ' anima sgorgante senza fine nel mare delizioso della fantasia ; a Rodolfo que ' giuochi di pensiero che fanno sorridere i più e che incantano i poeti , come i rosignoli i viatori . Chi s ' occupa del rimanente ? Ma Annalena - ora sono io che faccio la domanda - è da vero fatta come Rodolf ? Se sì , perché tanti dubbi e tante riluttanze ? Se no , perché non troncargli la speranza di aver trovato quella che , senza saperlo , l ' anima di Rodolfo aspettava ? Se Rodolfio non avesse trovato tanta opposizione , il colloquio sarebbe già cominciato . Ella si duole di non aver conosciute le sue brame ... La contento io , abusando delle confidenze che il mio protetto Rodolfo mi ha fatte . Egli , come tutti i pazzi , ha un ' idea fissa : la sua è quella che un giorno ( tra un anno , due ... ) avrà potuto comporre ( come egli dice ) un ' operuccia drammatica . Il soggetto della quale - benché non ancora ben sviluppato , come egli lo sente confusamente - l ' ha già trovato ... Ed ora su ciò mi permetta di non fare più altre parole , ché se Rodolfo lo sapesse guai a me ! Ma le dirò , per darle un documento abbastanza prezioso su di lui , che egli è iscritto nel partito socialista e che ... non dico altro , altrimenti lo riconosce subito ! Ora è contenta ? Deve anche comprendere che se Rodolfo non ha un carattere ben delineato e fermo dipende prima di tutto dalla sua età ( 19 anni ) e dagli studi che hanno su di lui una grande influenza morale , a seconda degli autori di cui studia il pensiero ( D ) . Deve anche comprendere che Rodolfo non ha una coltura completa , benché abbia scorazzato assai , più che nell ' italiano , nella letteratura francese e tedesca . Adesso la parola alla signorina Annalena ! Dalla camera n . 22 , dell ' albergo de ' Tre Re . - 21 dicembre 1902 . Per una strana necessità mi trovo in questo albergo da cinque giorni e non ne sono uscito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Che ho fatto in questo tempo ? Che fo ? Da un amico mi sono fatto prestare le opere drammatiche di Shakespeare e me le sono lette una dietro l ' altra , con l ' avidità insaziabile di un assetato . A punto , quando ho letto la sua graditissima lettera , stavo ripassando quell ' immortale monologo di Amleto che comincia con le parole : Essere ovver non essere ! Da quello ho subito ricavato ... il tema per intavolare la nostra conversazione , scartando concezioni scientifiche o religiose o morali , e dicendo è più bello pensare quel mistero che noi chiamiamo anima , immortale o mortale ? ( 4 ) Amleto dice : " Morir - dormire ... e nulla più ; - del core La tortura finir con questo sonno , E i mille strazi che natura fece Eredità di carne . Unico è dunque La putredine amor !..." Questo principe infelice preferisce dunque l ' idea di una morte pagana ? Lasciamo andare il suo particolare umore e le cagioni che l ' hanno indotto a ragionare così - ché da un caso speciale non potremmo trarre un concetto generico - ; ma badiamo a ciò che egli dice dopo : " Chi mai vorria La sfera e l ' onte sopportar del tempo , Dell ' oppressor gli oltraggi , o del superbo La contumelia , di schernito amore L ' angoscie , il duro della legge indugio , E l ' insolenza de ' ministri , e il vile Dispregio , onde ogni tristo al paziente Merito insulta , s ' ei potesse appena Con la punta saldar dello stiletto Le sue partite ? " E poi continua in altre considerazioni concludendo : " Se non fosse il terror di qualche cosa Dopo la morte ? " Vuol dire che mettendoci nelle condizioni patologiche d ' Amleto veniamo a pensare che la fede nell ' immortalità dell ' anima è bella , poiché in essa si nutre la speranza di una vita ineffabilmente migliore . E se non ci fosse questa credenza ? Che forse alcuno più sopportare vorrebbe la sferza e l ' onta del tempo , gli oltraggi dell ' oppressore , ed altre sofferenze e calamità ? Io credo di sì . Anzi tutto , per prova di fatto , ché pochi credenti si consolano mettendosi dinanzi agli occhi della mente il panorama del paradiso ; ma tutti trovano nell ' effondere , o nella puerizia o nella gioventù , gl ' incanti dei propri desiderî , delle splendide speranze , gli abbagli delle illusioni , la tenerezza di un affetto , il godimento fisico di una bella giornata o di una camminata o di un altro piacere , la soddisfazione intellettuale , il cibo delizioso all ' istinto di conservarsi in vita . Ma ciò non è propriamente nello svolgimento del tema . Domandando se è più bella l ' immortalità o la mortalità dell ' anima , voglio indagare qual ' è il sentimento che ci piace , se quello che proviene dalla percezione intellettiva d ' un vivere eterno o se quello del contrario . Una volta , dopo aver sofferto una lunga malattia - ero ancora in convalescenza - mi capitò di trovarmi solo in camera . Non so perché guardandomi nello specchio i miei occhi si inumidirono ed io mi volsi a guardare un piccolo crocifisso d ' avorio che stava su la parete della stanza . M ' era balenato , senza che l ' aspettassi , il fantasma della morte e con esso avevo sentito empire il mio spirito di un terrore indicibile . Per un momento mi parve di aspirare quell ' odore sacro di cadavere , e vidi le mie mani farsi ceree e m ' immaginai steso in un letto di fiori e la stanza piena di fiamme di torce . Sentii anche piangere mia madre e mio padre , la donna di servizio , una giovinetta che allora amavo e due amici . Strana cosa ? Pur morto non avevo perduto i sensi ! Anzi ero contento di sapere quello che intorno a me si faceva . Ma poi quando pensai che mi avrebbero chiuso dentro una cassa e portato al cimitero , dove tante volte avevo riso e scherzato , e che io perdevo tutto , cominciai a piangere e dicevo rivolto al Cristo : - " Perché , perché son nato ? Fammi vivere " . E in quel momento ero pieno di dolcezza e di umiltà . Oh , se avessi sperato in un ' altra vita ! Ma non lo potevo perché troppo possente era il distacco da tutto quello che i miei occhi avevano veduto . E quel tormento interiore durò lungo tempo . Finalmente mi assopii sopra una poltrona : quando mi svegliai non conservavo che un ricordo spaventoso , ma tanto lontano che presto svanì . Oggi quando la mia anima si lascia afferrare da quel fascino doloroso dell ' ignoto , ho le medesime pene . Sembrami di scendere per una spirale senza fine , spinto a viva forza dal destino , udendo il grido affannoso di mille disperati che , come me , spariscono in quella tomba eternamente aperta in cui il rumore dei nostri corpi rotolanti , a pena giunge all ' orecchio . E fino a quando ? Rivedremo un dì le nostre ossa ? E i nostri teschi ritorneranno a parlare ? Oh , abissi spaventosi ! Oh , infinito maligno ! De Musset gridava : " Réponds - moi , toi qui m ' as falt naître , Et demain me feras mourir ! " Ma nessuna voce rispose . Muto è il cielo , muto è il suo Creatore . Siamo dunque dannati come un gregge di pecore a guardare stupidamente la terra ? Ah , perché , o Mistero , io posso vederti e non posso comprenderti ? Perché la mia anima giunge fino a te , anzi è desiosa di sentire il tuo alito che le dà i brividi della più alta voluttà ? Sei tu un ' allucinazione del pensiero che t ' insegue ? La mia Mimì , un giorno che m ' ero lasciato prendere da queste tetre fantasticherie , mi chiuse le labbra con un bacio ; ed io non vi pensai più . Soave bocca ! ... Ma Ella , signorina , aspetta la mia risposta , non è vero ? Eccola : per me , che non posso credere ad una vita spirituale eterna ( pur non ritenendola impossibile ) è penoso ma bello il pensare che la nostra anima finirà . Attendo la sua critica . Badi però - come Ella vede - ho escluso dal mio sentimento ogni influenza religiosa o atea ; quindi non vorrei essere frainteso . E ... basta ! Perdonerà se alcuna volta mi scapperà qualche parola sconveniente o impertinente . Ma , desiderando di esprimermi con quelle forme che più mi sembrano adatte al mio pensiero , non credo di recarle alcuna offesa . In ogni modo fin da ora le chiedo perdono per sempre . Accetto i suoi patti e desidero che anche per parte sua siano osservati , specialmente quello che riflette il caso che uno di noi fosse conosciuto dall ' altro . Troverà la mia lettera inferiore all ' aspettativa ! Specialmente nella prima parte ... Vero ? Me lo dica . Ho piacere di conoscere l ' impressione che le mie lettere le fanno . La sua m ' è piaciuta immensamente per quello spirito sparso con tanto criterio nelle sue pagine . Io non sarei capace . 28 dicembre 1902 . Oggi parlo d ' una cosa che ho avidamente provata e sempre provo : il bisogno d ' amare . Quest ' altra volta : il bisogno d ' essere amati . Glielo dico perché si tenga pronta e perché possa dirmi nella lettera sua se tale scelta di tema le piace , ché altrimenti Ella stessa lo cambia in un altro suo . La mia paura è sempre quella di proporle conversazioni che non possano interessarla quanto interessano me . Perciò ho desiderio che Ella scelga i temi e per prima li tratti : sono certo che il suo gusto sarà conforme al mio . Per esempio , nel parlare del bisogno di amare , occorre entrare in certe intimità psicologiche che la potrebbero offendere , ma io da buon cavaliere sacrificherò volentieri alcune parti dello svolgimento del tema al rispetto che dovrei portare ad Annalena . Cosi spero di comportarmi come devo . Amen ! Io ho sofferto due mesi la fame . Non ero in Siena ( E ) ; amici non ne avevo , perché tutti quelli che mi era dato avvicinare , non mi piacevano ... Quando siamo affamati ed è inverno non si può stare in casa . Io me ne uscivo e andavo sempre alla campagna , tutto beato quando un po ' di sole splendeva . Era un pezzo che non mi ero fatto tagliare la lanuggine del mento e i capelli avevo lunghi e riccioli ; portavo un cappello nero a larga tesa e un pastrano alla ... Rodolfo , spelacchiato e scolorito . La quotidiana sofferenza m ' aveva procurato un ' aria di sognatore , dolorosa . Alle donne non potevo piacere ! ( 5 ) E poi io ero in una città piena di brio e di eleganza , dove anche le ragazze povere rubano le occhiate ai principi . Si figuri io che non sono principe , come m ' estasiavo dinanzi a una bellezza ! Col tormento fisico che m ' infiacchiva ed esagerava le impressioni estetiche , io non ero padrone di lasciarmi cadere in un vortice d ' idee senza desiderare l ' amicizia di una di quelle donne che per un momento mi avevano affascinato e poi erano scomparse nell ' ombra della loro vita . A volte alcune di esse - erano lavoratrici - mi producevano una pena indicibile : mi pareva che la loro giovinezza dovesse cadere nell ' abbrutimento dell ' insaziabilità carnale , sfatte lentamente nella corruzione , come fiori nel fondo di un ' acqua . Altre le avrei volute odiare , perché m ' apparivano cattive , vane ; ma i loro occhi erano troppo dolci perché non mi dessero tanta voluttà , quanto ne basta ad innamorare un uomo . Quelle brutte ? Chi guarda una donna brutta ? Mi facevano compassione ; ma tuttavia avrei desiderato che anch ' esse fossero amate , con meno squisitezza di sentimento , ma bonariamente da un onesto operaio . In quei giorni io respiravo tutte quante le dolcezze femminee ; amavo infinitamente e astrattamente la donna , con tutta l ' ingenua passione di cui è capace il mio cuore . Era la fame ? io non lo so . È un fatto che se io fossi stato costretto a non vedere più una donna , ne sarei morto di desiderio . Come esplica Ella questa sentimentalità ? ( 6 ) 7 gennaio 1903 . Ella ha perfettamente indovinato il mio carattere : io sono d ' un temperamento nervosissimo , eccitabile fino all ' eccesso ; capace di piangere ( io che sono ateo ) dentro una chiesa , di tremare al suono d ' una musica , d ' avere illusioni e allucinazioni . La mia calligrafia , s ' ella ha qualche cognizione grafologica , le confermerà quanto le ho detto . Di qui - come Ella ha bene osservato - - quell ' iperbolico fascino femmineo che sorse in un momento in cui una sofferenza fisica lungamente prolungata metteva il mio organismo in uno stato anormale . Del resto , anche ora , la donna , per me , nuota dentro un infinito d ' idealità da cui malamente posso togliere il mio spirito . E pure dalla donna non ho avuto che amarezze . lo amo teneramente la mia Mimì , ella pure mi ama . Ma la sua bocca spesso è bugiarda ... Non so perché . Il bisogno d ' amare è innato in me ; bisogno strano , amaro , infelice . Una donna non mi farà mai contento . Siccome io l ' amo secondo i suoi meriti e sento l ' amoroso dovere di ricompensarla in più , quanto più ella accresce il suo affetto tanto più io accresco il mio , già superiore , e quindi avrò sempre quel senso di dispiacere che proviamo quando si crede di non essere amati bastantemente . Questo è il mio supplizio di Tantalo ... È inutile che cerchi guarire i miei nervi con bagni di letture filosofiche , non sarò mai capace ché la mia volontà in ciò è fiacca . Vede Ella che dubitava della mia sincerità , io le apro lealmente il mio cuore e le ho proposto anche di discutere su questo male che è comune a noi uomini e che affligge me con più forza . A un certo punto della sua lettera - dopo il consiglio d ' invecchiare - c ' è questa domanda : " Il suo dialogo con l ' impiegato postale , me lo ha dato per saggio delle sue qualità drammatiche ? " . Questa è stata una freccia scoccata con molta maestria , ma non a proposito , poiché non feci che trascrivere quello che realmente mi accadde la prima volta che usai del nome di Bernardo ... Ella , lo so , sarebbe curiosa di conoscere fino a qual grado può spingersi la mia abilità , ma io le giuro che terrò sempre velato il mio sapere e nascosti quei pochi ( o molti ) criteri d ' arte che posseggo . Per carità , non mi giudichi dalle lettere che io le mando ! Se comincio ad analizzare tutti i periodi è difficile che non trovi in ognuno almeno una dissonanza di rettorica . Questo non lo faccio per irriverenza a Lei , ma le dico che quando scrivo una lettera non mi curo punto né poco di quello che la punta metallica va segnando su la carta : è un ' altra abitudine che io della nuova bohème non mi curo di perdere . Rilegge Ella le lettere che mi manda ? Io no . Se sapesse nella mia vita piena di avventure curiose quante viole potrei cogliere per profumare la mia prosa ! Ora non lo faccio , ma lo farò in seguito , quando i miei criteri in proposito saranno più definiti . Veda , io sono socialista ma il mio socialismo non è conforme a quello dei miei compagni ... Così in tutte le cose per una originalità della quale alcune volte mi dolgo , perché agli occhi degli uomini che mi giudicano non posso mostrare chiaramente quello che valgo . Insomma , a diciannove anni che si può fare ? Io non so , o Annalena , quanti ne abbia Ella ; certo dev ' essere più vecchia di me . Vero ? Quando mi risponde , mi parli un po ' del bisogno d ' amare che sente lei , perché io non voglio fare la parte di un libro aperto : voglio leggere anch ' io . Non è giusta ? .... . ora non mi faccio indirizzare le lettere a casa da alcuno , non avendo domicilio fisso ; ma vagolando ora in questo albergo , poi in quella casa , ora a Siena , ora in un altra città . Ricevette due cartoline da Firenze ? 11 gennaio 1903 . Ella ha finito per conoscermi ... Ma perché non faccia dipendere la gamma scapigliata dei miei sentimenti dalla sola costituzione del mio temperamento le dirò brevemente come io vivo . Vivo da gran signore : da un certo tempo sono fuori di famiglia , padrone di prendermi tutti quei spassi e godimenti che la miseria concede ad un giovane . Per ora sto a Siena , ma da un giorno all ' altro non so dove andrò . Per esempio , un mio amico e compagno di fede e di abitudini , un socialista , mi ha proposto una gita di propaganda nell ' Umbria e nel Monferrato , nel paradiso e nell ' inferno ... Lo farò ? Io non lo so . - Certo , per ora non ho altri orizzonti ! Il mio temperamento vorrebbe che non lo esponessi alle emozioni della folla e ai disagi d ' una peregrinazione , compiuta in paesi e villaggi dove l ' imprevisto e le dure necessità materiali a cui dovrei sottoporlo finirebbero di acutizzargli quella sensibilità patologica che ora di tratto in tratto a lui fa capo . Quindi , con assai facilità , preferirò rimanere nell ' ombra , in compagnia segreta dei miei sogni , pago se qualche anima come quella di Annalena gentile non mi dimenticherà . La mia Mimiì La donna che mi ama non mi piace tanto quanto quella che scorgo di lontano soffusa dietro il velame desiderato dello ignoto . Ed ella che conosce ormai queste fughe di tenui faville , spente nel loro diffondersi per uno sforzo di volontà negativa , potrà comprendere perché a volte io mi soffermi , incerto su la soglia di un ' idea e poi ripieghi di tutto tediato e di me stesso . Sì , spesso avviene che io mi contraddica e non trovi la forza di una decisione ; e così mi lascio andare in labirinti oziosi ( F ) e non invoco mai il filo d ' una Arianna ... Ella , buona , mi dice : " Bisognerebbe che ella s ' esercitasse all ' esercizio del volere " . Come devo fare ? Senta , le porto un esempio recente : ieri sera verso le dieci , quando ero già andato a letto ( in un letto patriarcale dove dorme anche quell ' amico di cui le ho parlato ) non so come mai entrammo a parlare di spiritismo , di superstizioni , di terrore e di arte del terrore , ripensando alle novelle del Poe . Fatto sta , a forza di raccontarci vicendevolmente certi fenomeni e certe leggende eravamo entrati in uno stato suggestivo tremendo . Bastava che il canterano scricchiolasse perché il mio cervello udisse il digrignare maligno d ' uno di quei spiriti che la mia fantasia aveva creato ... Avevo la pelle d ' oca ! ! Il mio amico , del pari , era invaso dalla paura del terrore e la sua voce , quasi attraversata da un insolito brivido , mi faceva fremere . ... Nel buio percepivo dei fiocchi fosforescenti , ondeggianti , prima piccoli , poi grandi , prima stretti , poi lunghi , della lunghezza meravigliosa d ' uno spettro . Chiudevo gli occhi e allora vedevo dei limoni tagliati , poi un teschio d ' oro , poi una corona di lauro verde e rossa , una grande bandiera nerastra , dei punti turchini , dei fiocchi , delle donne , degli occhi , dei gatti , dei mostri , una statua greca , una girandola vaporosa , una luce lontana , un panno , un orecchio ... Ed il cervello mi doleva sotto la fronte fredda . Il racconto d ' una novella del Poe ( Cuore rivelatore ) mi aveva stravolto . Poi lentamente mi assopii , scorgendo sempre dinanzi agli occhi delle luci sanguigne . La notte l ' ho passata in sogni straordinari , ma sconnessi . C ' era un ' enorme girandola che parlava , una luna che rideva , un uomo che mi tirava i sassi , il rombo misurato di una cascata . Stamani , naturalmente , ho rifatto a mente tutta la via della sera e senza un evidente legame di continuità , ho pensato alla mia Mimì , ma in un modo cattivo . L ' ho trovata piena di difetti morali , bugiarda sopratutto . E l ' idea della menzogna in quella bocca tante volte baciata , mi travolgeva in un dolore muto , indicibile . Ma stamani avrei dovuto rimeditare su l ' " Agamennone " di Eschilo ... Come potevo farlo ? Ho interrotta la lettera per guardare il cielo . Un cielo pieno di splendori metallici su le colline soffuse di polvere d ' oro . Ma come - Ella dirà - come ha fatto questo ciarlatano a guardare un cielo pieno di splendori metallici , se tutto il giorno è stato nuvolo e la sera ha piovuto ? È vero , ma io l ' ho guardato con gli occhi della mia mente , avendomi ricordato un libro di Zola che ho visto sopra il tavolino , la descrizione di uno splendido tramonto primaverile . Se fossi stato in una conversazione che non mi avesse dato tanto interesse , io avrei cessato di parlare o di ascoltare per risentire dentro di me tutta quanta la bellezza di quella descrizione o di un ' altra a seconda del caso . E siccome dopo la domanda che le avevo rivolta , sono stato un momento con l ' attenzione sospesa attendendo qualche idea , mi è capitato invece di rivedere una cosa che senza dubbio non m ' aspettavo e che c ' entrava ( per dirla alla senese ) come il cavolo a merenda . Ecco anche perché , scrivendo o parlando , io mi perdo e non tratto profondamente il soggetto preso in esame . Così , fuori , anche se in compagnia , mi avviene di cadere in un buio completo e allora faccio dei calcoli aritmetici mentalmente ... Sono sempre i soliti . O rileggo per tre o nove volte di seguito l ' insegna d ' una bottega o il nome di una strada o compio qualche atto - preferibilmente con le dita o con la bocca - per tre o nove volte , sforzandomi di essere esatto per paura ... di che ? Non saprei . È un fenomeno curioso che un ateo abbia certe debolezze superstiziose , non è vero ? Se noi continueremo a stare in corrispondenza , come ardentemente desidero , ne ascolterà delle curiose . Oh , come gli uomini sono pieni di cose ridicole ! Altri si vergognerebbero a fare certe confessioni , perché - come dice il Rousseau - l ' uomo è più proclive a farsi stimare per mezzi di violenza che di sincerità . Ed ora , Annalena , ora che tutte le piaghe della mia anima cominciano ad aprirsi sotto il suo occhio indagatore , non mi sia avara del suo consiglio benefico . Certo , se Ella vuole , può farmi del bene . Quando vuole che cominciamo a fare un ' escursione artistica per le nostre chiese ? Dobbiamo da prima trattare il soggetto promesso , ossia del bisogno d ' essere amati ? Come crede . Scriva presto . 14 gennaio 1903 . I due anni che Ella ha sopra i miei , le danno il diritto di consigliarmi come una buona mammina ? La maggiore età poco ; ma la saggezza , di cui mostra avere un largo senso , si . Io gliene sono grato . Potrà Ella influire tanto su me , da migliorarmi ? Lo desidero e non lo spero , conoscendo troppo bene la natura disgraziata del mio carattere . S ' immagini di vedermi in una selva , solo , a ' piedi di tronchi smisurati ; e di lontano io oda avvicinarsi il latrato d ' infiniti cani e io fugga , e la paura mi faccia correre e urlare come un dannato nella selva delle arpie ; ad un tratto , mi sembra che una voce mi chiami , una voce melodiosa in quell ' inferno di suoni bestiali ; io rispondo con un grido e mi soffermo ansando , girando gli occhi smarriti ... la voce mi chiama , io singhiozzo - i cani sbucano , gli occhi sanguigni - io caccio un urlo di terrore e corro , corro mentre la voce si spegne e gli animali sono alle mie calcagna . Que ' cani li infuria il Destino , e il suo ghigno cattivo è in ogni persona e in ogni cosa . Ma la selva finisce , i cani son quieti : io ho finito di correre e di vivere all ' aprirsi della luce . Muoio così , senza un riso di donna , senza una carezza di fiore . Negli ultimi lampi di vita , ho gli occhi pieni di fantasmi orribili e l ' orizzonte me ne sembra oscurato . Molti anni dopo due pastorelli inciampano nelle mie ossa terrose . Uno di essi dice : - Questo scheletro è di un uomo ? Risponde l ' altro : - Poco me ne interessa . Ma tu perché lo guardi e ti commuovi ? - Chi sa ? Queste mani mi possono aver toccato . - Sciocco ! Vendiamo la sua testa ; guadagneremo qualche cosa ... Piangi ? - I suoi occhi mi hanno guardato . - Ma gli occhi non ci sono più . - Non li vedi ? - Io non vaneggio . - Non li vedi ? Avvicinati . - È vero . - Ti sembrano umani ? - Oh , oh , come guardano . - Copriamoli col fango . - Guardano sempre . Mi fanno paura . - Ora sono neri , ma sembra che uno splendore rosso li attraversi . - Si fanno più grandi . - Dio ! - Fuggiamo ! - Sotterriamoli . - Sono gli occhi del diavolo . - Si , si , di lui . - Dio ! Dio ! E i due pastorelli fuggono . Gli occhi erano quelli del mio destino . Che le pare ? Potrò un giorno divenire com ' Ella mi consiglia ? Mai , mai ... Pensando alla mia vita , al mio avvenire , non posso mai separare il reale dall ' immaginario o dal fantastico . Ho nel cervello un vulcanetto che non si stanca mai e le sue ceneri e le sue fiamme si diffondono per tutta la mia anima in un turbinìo che acceca e abbaglia . Del resto , dato il mio temperamento , non potrei esercitare alcuna di quelle professioni in cui la normalità degli individui si cristallizza . Se facessi l ' avvocato farei a pugni con tutti i presidenti , giurati , ecc . Se facessi il professore strozzerei qualche alunno . Il medico ? Non me ne parli manco . Quindi se sarò capace di esplicare la mia intelligenza nell ' arte , la mia vita troverà il suo senso . Altrimenti l ' unica volontà che mi farà una volta decidere sarà quella della morte . Non si spaventi ! Sarà una morte da vero stoico ! Prima di parlare del bisogno d ' essere amati voglio fare un ' osservazione circa i libri che Ella mi ha suggeriti ; poi ... se ci sarà carta , parlerò del mio socialismo . Non conosco il libro di Ippolito Nievo perché non ho mai avuto i danari per comprarlo e alcuno dei miei amici ce l ' ha . Non sono d ' accordo con lei di porre i " Promessi Sposi " a corona della letteratura italiana perché in quel libro , all ' infuori della prosa scritta bene , non ci trovo niente . Ho letto il principio dei Ricordi , ma cessai subito perché non mi davano nessuna impressione di bellezza artistica - quindi ... nel cestino . Ella ha detto che il Sogno e le novelle del Poe dilettano ma riescono per un temperamento fantastico un incentivo dannoso . Niente di vero . Possono dilettare soltanto quelle persone che li leggono così per passatempo ; senza alcun interesse intellettuale . Ma per chi ha un fine artistico , non è così . Inoltre , invece che dannosi , quei libri sono utilissimi a un temperamento fantastico che voglia speculare . Le conosce le novelle del Poe ? Se non le conosce le compri , che avrei piacere di esaminarle insieme . Per esempio , prendo il racconto intitolato Il ritratto ovale . Si tratta di un pittore che dipingendo una donna , mano mano che compie il lavoro sottrae i colori dalla carne della modella e li stempera sul ritratto ; poi quando ha finito vi trasfonde anche l ' anima della giovane . Pare il sogno di un pazzo e forse lo è . Ma quanta bellezza in quell ' idea ! Che m ' importa se il Poe era un alcoolico , se quel pittore è un fantasma sorto tra i fumi del vino , e se quella donna è impossibile ? Quando l ' artista , contemplando il suo quadro ormai penosamente finito , grida con voce possente : " Da vero che è la vita istessa " non è questa voce l ' allegoria che glorifica l ' arte nell ' amore ? o l ' amore nell ' arte ? E quando si rivolge bruscamente per guardare la sua amata e la sua amata è morta , non è forse lì scolpito il sacrificio umano a un ideale ? Poe è sublime . Oh , sì , altro che Manzoni col suo classicismo camuffato da romantico ! E quei racconti mi colpiscono tanto più quando penso al temperamento diabolico del loro autore . Che forza ! Quando egli con lo stomaco pieno di vino , di zozza , e la bocca fetente di cicche masticate chinava la testa sul marmo lurido di un tavolino , dentro una bettolaccia , la sua anima diveniva meravigliosa . Dentro a quel cranio ributtante c ' era un sole . Un sole da tempesta che apriva le nuvolaglie degli istinti immondi e cacciava a stormi gli uccellacci delle idee nere dentro il Maelstrom . Edgardo teneva a memoria quello che in quel momento vedeva . Erano abissi inarrivabili , tramonti di sangue , lame di coltello , profili soavi di donna . Sì , il Poe , dopo il sommo poeta inglese , è quello che di più ha ingrandito la compagna dell ' uomo . Le donne del Poe sono tutte straordinariamente affascinanti per quel contenuto che hanno , fin dentro le ossa , d ' inverosimile . In quanto allo Zola , mi limito al Sogno , riuscendomi qui sul tamburo troppo difficile anche uno sguardo rapido a tutta l ' opera sua poderosa . Il Sogno è un libro mistico . La fanciulla che sogna un principe a sposo e tanto oro che abbaglia i suoi occhi , è il Desiderio di una ragazza ingenua . In ogni pagina di quel libro c ' è una frase che vorrei sapere a memoria . Anche questo , se non l ' ha letto , lo legga . Il mio socialismo ? Io seguo la teoria rivoluzionaria del Ferri ; ma vi sono giunto non per via scientifica ( come sarebbe meglio ) ma per via sentimentale : ossia naturalmente mi sento portato alla ribellione aperta , magari violenta . Nei momenti di eccitazione mi balenano imagini criminose d ' anarchico . Odio i potenti , i preti e i soldati . È un odio implacabile che morirà con me . Dopo che ho letti i suoi libri ho sempre amato idealmente il Ferri , e quando vi potetti conversare mi parve un sogno nella realtà . Del resto per farsi un ' idea chiara di quello che è il socialismo non basta dirlo così in una lettera , Bisogna leggere molti libri e molto ... indigesti . Leggerebbe Ella La teoria materialistica del Marx , L ' origine della famiglia dell ' Engels , Socialismo e scienza positiva del Ferri , ecc . ecc . ? ( G ) . Se vuole gliene posso fare dei riassunti . Quando riscriverà , cominci Ella a parlare del bisogno di essere amati . Io non ne ho avuto ... la carta bastante ! E poi mi dica sinceramente una cosa , che è questa : dei tre suoi corrispondenti quale posto occupo io ? Lo dica francamente . Se occupo l ' ultimo non le scriverò più perché mi riuscirebbe spiacevole non essere io il migliore degli altri . Me lo dica senza riguardi . Veda , io non nascondo né meno le mie ambizioncelle ! 17 gennaio 1903 . Ecco quello che ci vuole ad urtare i nervi ad una donna ! Ella spende quasi tre pagine per dirmi ... quello che io non le avevo chiesto . Se ora volessi abusare della mia abilità di polemista potrei metterla in sacco e dirgliene tante da farla arrossire , ma siccome la nostra amicizia non mi concede il diritto di tanta confidenza l ' avverto soltanto che un ' altra volta non le porterò alcun rispetto . Donna avvisata è ... quasi salvata . Che poi non ci troveremo d ' accordo nella questione politica è un fatto anche da me preveduto . Il mio temperamento ribelle è naturalmente violento e la violenza mi piace quando sia esplicata contro un ordine sociale o politico o morale che è il resultato di una umanità degenerata . La nostra società è un letamaio : i ricchi sono i funghi che essa ha prodotto . La nostra politica è una sopraffazione , la nostra religione ( errore psicologico in principio ) è divenuta un ' ipocrisia indecente ; la nostra morale è stupida . Io sono socialista perché credo unico il partito socialista efficace a combattere e migliorare moralmente ed economicamente ; quindi io faccio della propaganda socialista convinto del suo contenuto ideale e pratico , pieno di verità incontrastabile , espressione esatta d ' una plebe oppressa , sofferente , ma buona ed ardita . Ma io non ho l ' anima socialista ; io sono anarchico e lo sono divenuto senza volerlo né senza averne contezza . Non faccio della propaganda anarchica - ma milito invece in un partito sostanzialmente differente - perché gli effetti della propaganda anarchica sono inefficaci e perché inevitabilmente generano esplosioni di forme delinquenti e mattoidi . Ravachol , Pini sono esseri schifosi , mi ripugnano ; ma non mi impediscono di sentirmi nel fondo dell ' anima l ' aculeo dell ' anarchia che fa sanguinare . Vorrei che l ' idea anarchica fosse posseduta da individui sani , intelligenti : Ottavio Mirbeau è un anarchico bellissimo . Perché Ella sentisse a un tratto l ' indignazione dolorosa che produce la sofferenza della miseria che urla e geme nei fondamenti luridi dei palazzi signorili , bisognerebbe che per un momento dimenticasse la sua pace e la sua tranquillità , il suo adattamento alle necessità che la inseguono , ed entrasse con me nell ' anima di chi spasima e maledice quotidianamente , di chi è corrotto nella prostituzione , di chi gavazza nell ' aberrazione turpe della delinquenza . Ma Ella non vuole sporcare le scarpette di coppale su tanto fango ... quindi il mondo del dolore le rimarrà sempre ignoto . Pertanto io le do una definizione rigorosamente scientifica del socialismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Senza offenderla io penso che questa definizione le rimarrà un po ' ostica e bisognevole di commento . Sono disposto a farcelo quando Ella me lo dica . Adesso , scommetto che dopo aver lette queste quattro pagine , Ella mi vuole ... un altro Rodolfo ; non è vero ? Mai mi ero fatto conoscere nell ' aspetto politico , e insolita le sarà la mia intonazione , tutt ' altro che serena , ma aspramente violenta , e diretta a demolire , senza scrupolo alcuno , tutto quello che la gran massa dell ' umanità oggi tiene gelosamente come suo patrimonio morale . Del resto , giudicando sotto questo punto di vista , ella non ha un artista né un sognatore , ma un politicante che nell ' agone delle sue lotte è deciso di battere qualsiasi avversario . È così . Per ora le mie convinzioni politiche ( che per me sono subordinate alle mie speciali vedute morali ) sono incrollabili . Forse con il tempo potrei modificarmi senza avvedermene , come m ' è avvenuto di dovermi conoscere anarchico senza averlo mai pensato . Ma di politica non parliamone più . A volte , scrivendole , mi sono immaginato una donna dai capelli biondi oscuri , dagli occhi celesti , dalla fronte pensosa , dal sorriso gentile , alta , snella , ma di un insieme quasi brutto ( 7 ) . Senza che Ella mi renda pan per focaccia le dico preventivamente da me , il mio aspetto fisico : capelli lunghi e anellati , biondi con chiazza d ' oro ; fronte alta e spaziosa con due rughe ; occhi color d ' acciaio turchiniccio e vivaci , aspetto non florido , quasi sempre pallido , bocca da violento ; camminatura da epilettico ; parlata franca , ma nervosa ( a volte stentata ) ; agito le mani in mimica a seconda il significato delle parole ( di bontà , di irritazione , di paura ) , guardo in viso quasi tutte le persone . E basta . Oggi le propongo un tema che credo essere originale perché non m ' è occorso di trovarlo in alcun libro e perché m ' è sorto spontaneamente senza una derivazione . Eccolo : se l ' uomo deve subordinare la sua felicità alla sua moralità , quando quella fosse in contrasto con questa . Per felicità ( tanto per intenderci subito nel significato dei termini ) intendo un godimento illimitato fisico , morale , intellettuale , e per moralità intendo certi confini stabiliti convenzionalmente , al di fuori dei quali un uomo perderebbe la sua integrazione di onestà . Per onestà intendo tutto quello che è fatto per utile proprio senza danneggiare altrui , oppure tutto ciò che si fa nei giusti limiti dei rapporti amorevoli . Per rapporti amorevoli intendo quelli derivati dalla pratica della massima biblica : " Non fare agli altri quello che non vorresti fatto a te " . Premesso ciò , si tratta di stabilire se l ' uomo deve avere per scopo supremo il raggiungimento della propria felicità , qualunque poi siano le conseguenze naturali dello stato di questa felicità ; oppure se l ' uomo , prefissosi costantemente di essere morale , sacrifichi il raggiungimento di quello stato felice al compimento dei propri doveri ( H ) . Ma , intendiamoci bene . Non si tratta di sacrificare il dovere occasionale per il godimento effimero d ' una particella di felicità , ma io intendo parlare del sistema sociale a cui gli uomini possono giungere per via di processi psicologici dipendenti o da cause economiche o da fenomeni fisici . Nella società attuale mi pare che non si miri né al raggiungimento della felicità né al compimento d ' una morale . La nostra società , essendo organizzata con criterii essenzialmente di egoismo economico perde di vista il mondo morale ed anche il mondo intellettuale , poiché presentemente non conta chi è ma conta chi ha . Quindi deriva che ognuno cerca di accumulare quella maggior copia di energie economiche perché quasi solamente da quelle dipende il suo sviluppo e il suo evolversi morale e intellettuale . Da ciò ne deriva che la mia tesi è un ' ipotesi astratta prodotta da uno stato di ideazione , prodotto alla sua volta o da una impressione estetica o da un sentimento di dolore o di piacere . Ma questo per noi non vuol dir nulla . Possiamo stabilire ugualmente una discussione in questo campo immaginario , sottoponendolo alle leggi fondamentali della logica . E ... tanto per cominciare , enuncio la mia opinione , che è questa : l ' uomo , siccome dovrebbe trovare la felicità nel compimento del proprio dovere , deve subordinare all ' ordine morale il sentimento del proprio egoismo . Quest ' opinione se volessi sostenerla in pubblico farebbe ridere . Alcuno si immaginerebbe per quale processo psicologico io sia pervenuto a questo paradosso , e per questo motivo poi me lo tenessi caro , quando d ' intorno a me non avrei che a ritrovare esempi d ' opinione che mi smentiscono . Ma ... io me ne curo poco . Intanto però , prima di tenermela per inoppugnabile , la sottopongo alla disamina di Lei che per me può rappresentare l ' espressione di una critica intelligente . Oggi avviene tutto l ' opposto di quello su cui ho basato il mio paradosso , non c ' è bisogno che glielo dimostri perché certamenle Ella lo deve sentire e riconoscere più di me . Prima di ragionare attorno ai fatti pratici aspetto che Ella mi dica come la pensa ( 8 ) . Ma scusi la maniera disordinata della presente che ho scritta in momenti piuttosto ... difficili per me . Facilmente le annunzio che me ne anderò da Siena , per stabilirmi a Firenze . Ancora non lo posso sapere né meno io . In ogni modo anche di là ( se vi andrò ) avrò piacere di continuare la nostra corrispondenza . Non si turbi se alcuna volta non mi riguardo di metter fuori pensieri e parole che la potrebbero urtare nella sua suscettibilità ; lo faccio liberamente certo di trovare in Lei una buona Annalena , che comprende tutto il mio brutto , assai brutto retroscena . La saluto cordialmente , ringraziandola de ' buoni consigli dei quali forse ( non per mia colpa ) non potrò mai fare uso . Il destino è più forte di me e di Lei . 26 gennaio 1903 . Scriva pure . La precedente mia ebbe un ritardo perché la tenni due o tre giorni nelle tasche ... in mancanza di francobollo . Miserie della bohème ! 29 gennaio 1903 . Per ciarlare bene di tutte le cose che abbiamo sfiorato è necessario che io le divida con ordine e ne prenda poi una per una ... Comincio dal mio e dal suo ritratto . Non metto in dubbio la veridicità della sua descrizione , ma la trovo mancante in quella parte che non aveva né meno la mia , e per riparare quella lacuna io per il primo lo farò adesso . Da circa due mesi ho cambiate le mie abitudini . Vado a letto prima delle nove e non mi addormento che dopo le due , consumando più d ' una candela a leggere opere letterarie straniere . La mattina mi sveglio alle otto e leggo fino alle undici i passi che più mi sono piaciuti durante la notte . Poi mi alzo , mi lavo , faccio un po ' di ginnastica e alle dodici mangio . Alle due la stanza dove sono a mangiare è piena di amici che sono sempre i soliti e allora se l ' albergatore ha acceso il caminetto ci mettiamo a parlare , cantare , discutere , lottare lì , altrimenti ( o tempo buono o tempo cattivo ) ce ne andiamo fuori di qualche Porta , spingendoci dentro i campi e facendo delle camminate che durano fino alle sette della sera , ora in cui modestamente ceno . La mia camera fa ribrezzo . Su ' l tavolino sono sparsi alla rinfusa opuscoli , giornali , carta da scrivere , un fazzoletto ... poco pulito , una ciarpa stracciata ; in terra , cicche di sigarette , carta bruciata ed .... altro ; su ' l canterano c ' è uno specchio verde ... che non specchia ; e , infilata nella cornice di questo , una cartolina ill : che è una caricatura ( orrenda ) del maestro Giordano . Sul marmo del canterano , coperto di macchie di tutti ' l colori , stanno sparsi altri giornali , una spazzola , una dozzina di colletti , un bicchiere sbocconcellato , una ciarpa di seta , un paio di forbici ( che hanno servito al cuoco dell ' albergo a pulire il pesce ) un portasigarette ( regalo di Mimì ) ; su ' l comodino una bottiglia d ' acqua , un candeliere pieno di fitte , libri d ' ogni genere , e da una parte , pensato con un certo riguardo , un libro delle poesie di Alfredo De Musset che è il mio poeta preferito . Poi di mio non c ' è altro . Oh ! no , dicevo una bugia ! Nel cassettino dello specchio ci sono due bollette ( sacre per me ) del Monte Pio ; una è di un orologio , l ' altra di un anello e di una medaglia che avevo preso alla scuola . Ora all ' infuori delle lettere che ricevo e del ritratto di Mimì e d ' un pacco di manoscritti miei , non c ' è proprio altro . Dico tutto questo con grande abbondanza di particolari perché Ella mi possa conoscere senza sapere chi sono . Al mio ritratto debbo aggiungere un paio di baffetti biondi , spuntati precocemente fino dai dodici anni . La mia fisonomia quindi tradisce la mia età . Porto ( eternamente ) un cappello e un cappotto neri ; rido spesso e , come le dissi , caccio i miei occhi in viso a tutte le persone che mi capita di notare , che non sono poche . Una volta ( ai bei tempi dell ' abbondanza ) portavo i capelli pettinati alla Chopin , ma ora , invece , li lascio crescere come vogliono . Un ' altra cosa . Anche la mia fisonomia è dolce e la mia aria ordinariamente è malinconica ; e se anche rido spesso il mio riso si spegne in una naturale e severa compostezza di linee . Le dico tutto ciò perché anche quando mi legge Ella , possa avere un ' impressione più definita e più forte del mio amico Rodolfo . Per questo motivo ho cercato d ' avere la descrizione del suo ritratto . Il quale ( Ella era sicura del mio complimento ) mi piace malgrado delle sue reticenze nel dirmi che sa di non essere bella . Via più sincerità ! Si è guardata allo specchio prima di scrivermi ? Del resto delle bellezze a Siena non ce ne sono , o almeno gliele posso contare su le dita d ' una mano ... Fra quelle può essere lei ! Me lo auguro con tutto il cuore . Io vorrei ancora che mi fosse noto il nome di Annalena ... Il mio , se ben ripensa ad una lettera da molto tempo ricevuta , lo conoscerà facilmente insieme con quello di Mimì . Tanto non c ' è nulla di male , e le nostre conversazioni non rimarranno intaccate ! Buone e belle le parole che Ella malamente adopra per annegare in un triste pessimismo . Già le donne le ho trovate tutte così , ed io spiego questo sentimento predominante di accasciamento nella inettitudine e nella debolezza organica e morale della femmina . Tuttavia ho speranza che Ella cambierà l ' ordine delle sue idee ( I ) , . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... L ' ideale evangelico ( a cui Ella forse voleva alludere per tutti gli altri ) è fallito appunto perché era contrario e nemico alla natura degli uomini . Leone Tolstoi , che in uno slancio potente del suo genio ha ricondotto le nubi opprimenti del misticismo su l ' orizzonte della letteratura , non sarà ascoltato . Egli è un socialista inefficace perché , come dice il Ferri in un suo libro , è rimasto troppo al di fuori al movimento scientifico contemporaneo su ' l quale ogni dottrina morale è d ' uopo che si basi , e altre religioni poi non hanno mai pensato alle condizioni degli uomini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Con quale gioia mi do a calpestare quello che odio ! Uccidere un mostro che è ? Ma sgominare le legioni di tutti i pregiudizi è qualche cosa di grande che mi dilata e mi riscalda l ' anima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Di quel problema che le avevo proposto ne riparleremo in seguito , quando avremo discusso di cose che ne sono l ' orditura . Perdoni se oggi scrivo peggio delle altre volte . Ho un ' idea fissa che mi perseguita . 3 febbraio 1903 . " La politique , hélas ! Voilà notre misère . Mes meilleurs ennemis me conseillent d ' en faire ... " e facendone non posso fare a meno di essere violento fino alla cattiveria . Ma Ella , spirito infinitamente buono , ha perdonato tutto quello che la bocca dell ' esaltazione mi diceva di scrivere , ed io ne sono rimasto colpito fino all ' umiliazione . A che la politica ? Torniamo ai nostri sogni che sono belli , perché noi soli li conosciamo , ed apriamo con una gioia avara il nostro cuore pieno di essi . Rodolfo sente che la sua Annalena non può occuparsi di una idea politica senza guardarla con gli occhi mansueti e ingenui d ' una donna che ama troppo le cose belle nella modesta considerazione di se stessa e del suo piccolo mondo , e Rodolfo non farà più della politica con la sua Annalena . È contenta così ? Stasera se non avessi uno strano malessere che serpeggia nelle mie vene come uno spirito maligno per le vie della sua dannazione , avrei l ' anima aperta alle più dolci emozioni e ne direi con quella gioia pura di vaghe dubbiezze , che è la linfa deliziosa dei cuori giovani . Ma non potrò mai sentirmi tanto sano ? Chi sono io ? Perché quel tormento indefinito che proviene dalla presenza di tutte le cose ? Tutto mi è cagione di rimpianto . Mi pare che la mia vita vada sperdendosi come un rigagnolo nelle fogne melmose del comune destino , e ne provo un malessere interiore paragonabile a quello d ' un malato che vede le sue carni sfarsi lentamente senza rimedio . Io compiango me stesso , mi addoloro dei miei stessi dolori , che forse non ho , ma che sono orribili . Ah ! oggi ho pensato di ubriacarmi . Perché no ? Ho imaginato la mia ebrezza , l ' ebrezza di un uomo che beve per non soffrire . Soffrire ? ma soffro io realmente ? Sono i miei nervi malati che opprimono la mia esistenza ? Non esistere ! E di quello che ho veduto e udito che ne sarà ? Che è questa mano che ubbidisce al mio pensiero e traccia su la carta dei segni che mi hanno fatto imparare ? Rispondi , rispondi tu , che mi tormenti , o triste dubbio ! Ma il dubbio esiste di per se stesso o sono io che lo fabbrico e vi abito dentro ? Forse . Ah , poveri i miei vent ' anni che molti invidiano , che siete voi per me ? Per me , per ... Non so , non so come definire il mio io . Che sono io ? Il mio pensiero che è , e da che proviene ? Potrà morire come muore la carne ? O pure si riconfonderà nella forza infinita di tutte le cose dell ' universo , sotto la forma di un altro fenomeno che poi , alla sua volta , si trasformerà in un altro e poi in un altro per non morire mai e sentire sempre ? E la mia consapevolezza che ho di quel pensiero dove finirà ? Si è essa prodotta nel volgere degli anni crescendo con la carne o pure è un elemento dissociato da tutti gli altri ma che nella vita si combina con altre energie , con altre forze , per dare l ' esistenza agli esseri animati ? C ' è una coscienza comune a tutti gli animali ? Oh , com ' è triste la chimica di chi si dedica alla meditazione dell ' esistenza ! Mimì ! non so perché io ti penso in questo momento e perché i miei occhi abbiano delle lagrime . Oh , come è grande e smisurato il sentimento dell ' amore ! Somiglia alla sua fragilità . Ma tu , Mimì , capisci ? Già , che t ' importa di tutto questo ? Tu mi baci , e nei baci effondi tutta la tua anima ; sei troppo semplice . Io , vedi , mentre scrivo e penso a te e a tante cose di cui tu non ti curi , ho avuto paura di un rumore che il vento ha fatto attraverso il mio uscio ... Tu avresti riso . A me , invece , è parso il ghigno d ' un essere maligno e sconosciuto che mi perseguita . Guai , guai se il vento spegnesse la mia candela ! Morrei di spavento . Più tardi , uscendo avrò paura . Ora mi soffermo , il mio cuore è agitato , il mio respiro è breve : ho avuto paura lo stesso . Ed è sempre così . Oggi non sono uscito . Chi mi avesse visto mi avrebbe preso per uno di quei fantocci che non hanno il cerebro per pensare . Sono stato con gli occhi stranamente fissi al soffitto perseguendovi qualche cosa , ed aspettandovi una figura che non vi è apparsa . Poi mi sono guardato nello specchio . Le mie pupille erano enormemente dilatate e cupamente turchinicce . Chi sa ! Ho pensato a certi cipressi che ho intraveduti in una poesia del Carducci , ho ripensato ad un cielo d ' arancio , a un cielo che mi pare d ' aver visto , poi a tante croci nere gigantesche , a una donna del d ' Annunzio , che s ' è fusa in una statua bianca , che è divenuta il corpo nudo della mia adorata Mimì , poi ho sentito il rumore di un sospiro . Mi sono alzato dalla sedia dov ' ero seduto da sì gran tempo , sono uscito di camera guardandomi indietro come fossi inseguito . Ed ora ho come una vertigine . Mi sembra d ' esser travolto per il baratro d ' un precipizio , insieme con della neve che mi ha tutto avvolto e precipitato ; precipito senza toccare mai il fondo . La neve ? Se ne avessi , ne mangerei . Certo io sono un anormale e la mia anima è come un turbine che passa devastando e uccidendo : ella devasta e uccide la mia giovinezza . Ora io penso a una novella che volevo scrivere , a una novella strana , pazza . Mi alzo e vado in cerca di amici . Il mio nome è F ... Mi dica il suo . 28 marzo 1903 . ... m ' è venuta una cosa orribile ... Andando improvvisamente a trovare la mia fidanzata , Mimì , - dopo quattro mesi di assenza - l ' ho trovata ... l ' ho trovata ... Ed io l ' avevo rispettata sempre come una sorella ! Vorrei impazzire piuttosto che credere alla verità di ciò . Federigo . 30 marzo 1903 . Mi permetta che io le narri in poche parole la storia del mio amore e perdoni se metterò a nudo delle verità atroci e ributtanti . Sento , il bisogno di fare così . Molti anni fa - possono essere otto o nove anni - avevo conosciuto Mimì : era una mia contadina . Fra di noi erasi stabilita un ' amicizia forte e passionale , ed io ricordo che provavo quasi un ' ebrezza quando , vincendo la mia ritrosia ingenua , riuscivo a farmi dare del tu . Ricordo anche che sono stato quasi un mese intero senza frequentare la mia scuola perché la mattina ella mi aspettava nel fondo del campo ed andavamo a braccetto lungo il torrente che serve di confine al campo . Le davo anche dei baci senza che me ne rendesse . Mio padre , quando si accorse della nostra relazione la intese in un senso peggiore , e cacciò Isola dal podere . Da quel tempo siamo stati sette anni senza rivederci , eccetto che una volta per una festa religiosa , quando ella , ritornando a Siena di passaggio mi fece vedere il ritratto del suo amante . Durante tutto questo tempo l ' avevo scordata completamente ; la mia educazione e la mia condizione sociale non la richiedevano . Ma , stando agli studi a Firenze , mi venne lentamente un desiderio che poi divenne una brama insensata , e scrissi a casa sua per avere il suo indirizzo . Quando lo ebbi , circostanze gravi di famiglia mi richiamarono a Siena ed io non potei né meno vederla . Le dirò ( perché devo scrivere molto confusamente ) che Isola stette poco tempo a casa - in un paesetto del Chianti - e che se ne andò a servizio . Allora , dopo aver avuto il suo indirizzo , le mandai quasi giornalmente delle cartoline illustrate , ed ella mi contraccambiava . Non so perché , senza né meno rivederla l ' amavo egualmente da desiderarla con tutte le forze dell ' anima . Finalmente , un anno fa , detti gli esami a Firenze ed improvvisamente andai a trovarla ( J ) . La trovai molto cambiata , assai più bella ( è una ragazza bellissima ) e mi parve anche più intelligente di quello che potevo supporre . Mi piacque tanto che il giorno dopo le feci dichiarazione e fui riamato . Le vicende del nostro amore sono state assai tristi . Non ci vedevamo che una volta al mese , per poche ore . Per questo motivo ho pianto tanto che mi sono reso così tenero ad ogni emozione ... da far ridere , forse ! Non posso fare a meno di includere in questa lettera il suo ritratto ! La giudicherà e mi scuserà meglio ! Mercoledì passato ricevetti una lettera da una donna che io non conosco affatto , nella quale mi si diceva che la mia fidanzata faceva delle cose sconvenienti . Senza né pure dirlo a nessuno - feci avvisare mio padre da Empoli per mezzo di un conoscente - partii e ... Per non cedere all ' emozione provata fuggii da quella casa , gridando di fondo alle scale : " Tornerò più tardi ! Non posso ! non posso ! " . Quando fui in istrada camminai verso i viali dalla parte di S . Gallo ( è pratica , vero ? ) e mi sedetti sopra un mucchio di sassi . Allora cominciò a farsi chiaro in me . Avevo un senso vago di tutto quello che avevo veduto da credermi in sogno . In poche parole , m ' ero convinto che io fossi un allucinato : e ci credevo tanto che ebbi una gran paura di me . Di lì passò un antico compagno di scuola , e quando mi vide , disse : - Che hai ? Ti senti male ? Parla . Io gli risposi con un sorriso e gli dissi che era una bella giornata , ma che il sole era ancora molto freddo . Che mi piacevano tanto i mandorli in fiore e che se fossi stato ricco ne avrei voluti un giardino per respirare interamente nella primavera ... Il mio amico penso che mi credesse rimbambito . Sorrise e mi lasciò augurandomi tante cose ... Poi entrai in una gran calma . Mi pareva che io fossi divenuto un altro e che Isola non fosse lei . Sembra impossibile questa incoscienza della propria personalità , ma avviene realmente . Domandai a un facchino che mi trovasse una camera ... Non le dico per quali generi di case fossi scortato ... Da per tutto la miseria e la prostituzione ; da per tutto la melma e l ' orrore del vizio ... Quante cose conobbi in quelle ore . Finii col sentire piacere di tutto quello che vedevo . Sì , ne avevo piacere perché mi veniva mostrato senza veli un aspetto della nostra società , forse l ' aspetto più caratteristico ed importante . Finalmente trovai una camera in via S . Cristoforo . Mangiai e tornai da Isola . Mi accorsi ( dico così perché la prima volta avevo visto tutto annebbiato ) mi accorsi che la casa dove stava era quella di una levatrice . Una casa orrida . Mi chiusi con Isola nella sua camera e feci alcuni passi avanti , con le mani tese e tremando . Ella era pallida e doveva soffrire orribilmente . Volevo farle del male ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma questa imagine si arrestò . Caddi in ginocchio e la baciai senza posa ; ed ella piangeva , tenendo la testa su una delle mie spalle , quasi tramortita sul canapè dove erasi seduta . Le dissi io : - Isola , così ? - È vero , è vero ... - E ... perché ? - Non lo so , non me lo domandare . Ella piangeva ; lo domandai : - Chi ... è stato ? Dovetti pregarla molto per saperlo e quando lo seppi un ' ira potentissima s ' impadronì di me . Ma affettavo di essere calmo e nessuno avrebbe imaginato quello che passava per il mio cervello . Sono stato tre giorni con Isola ... Ne ho avuta una compassione sincera e grande . Quando sotto la carne del suo corpo sentivo muoversi il corpicciuolo di un ' altra vita , avevo quasi un terrore sacro di me , di lei , di tutto . Che ho deciso ? In tutte le maniere non devo abbandonarla . Certo non l ' amo più , ma ho fatto questo : ho detto a mio padre che io ero il colpevole e che volevo aiutare quella ragazza . Forse con un ' altra vita , può divenire onesta . Mi ha ingannato interamente , ma la scuso perché il suo amore mi ha procurato delle gioie indicibili . Che gliene pare ? Io non so , non so come giudicarmi , e come giudicare . Mi scusi . P.S. Prima di chiudere in busta la presente , l ' ho riletta e m ' è venuto il pensiero di stracciarla . In ogni modo non metterò il suo ritratto come ho detto . Non so se io sono un insensato a far conoscere certe cose ... A volte mi viene il desiderio di gridarlo a tutti , a volte vorrei circondarlo di un segreto ... Ieri sera mi ubriacai con mezza bottiglia di cognac . Stamani mi duole fortemente la testa e mi brucia il cervello . Ho passato la notte su l ' erba nel piazzale della chiesa dei Servi . Mio padre non se n ' è accorto e l ' ho confessato spontaneamente alla matrigna . Credo di aver la febbre per l ' umidità che ho preso . 2 aprile 1903 . Mi provo a scriverle lo stato d ' animo presente quantunque io sappia che i dolori altrui finiscono col diventare noiosi ... Ella , così buona con me , non conosce a fondo il mio carattere , e forse è un bene . Dovrei mettere in luce certi sentimenti oscuri che in me nessuno suppone ; ma che formano la base della mia volontà , se volontà può chiamarsi quel fluttuamento passionale che mai non mi abbandona . Non ho mai parlato di quelle vertigini che mi travolgono nel loro impeto incosciente in gorghi di brutalità animale , in fondo al vizio ! lei mi capisce ? Come sono bestialmente ebbro di me stesso allora ! Sul mondo in orgia danzano le peccatrici livide ... L ' aria è procace , l ' orizzonte è un bacio , la luce un brivido , la vita una voluttà . Le povere fanciulle caste - stranamente contorte dalla rachidine della loro anima - s ' avviano silenziose verso un luogo oscuro , dove le aspettano il viscidume e il ribrezzo di serpi ammucchiati e di rospi morenti . E tutto è silenzio ... Qualcuna di esse si volge e guarda la vita che splende come un gran sole fiammante e mormora : la verginità mi ha condannata . È una pentita . Un ' altra , idiota , sorride facendosi velo agli occhi perché anche quel chiarore incerto le fa male ; un ' altra ha i brividi lunghi della febbre . E le loro figure si sperdono , mentre nel mondo volteggiano le risa isteriche delle cortigiane ; e il mostro della libidine , il cui alito fa male al sangue , urla , urla ... Passa così molto tempo , ma nessuno s ' annoia . Gli uomini hanno intuito la religione del Piacere . Non vi sono sacerdoti , ma sacerdotesse . È un culto semplice , primitivo . Non vi sono preghiere in segreto . Avvengono fenomeni straordinarii , il pensiero si può materializzare ; anzi , tutto ciò che è desiderato con una certa intensità ha la proprietà di divenire un corpo . Il quale allorché il desiderio cessa , si sperde e si riconfonde nella fluidità cosmica che avvolge tutte le cose . Questa fluidità verrà a costituire il punto di partenza della nuova chimica . È un composto di vari elementi emananti dal grande Invisibile le cui proprietà verranno assiduamente studiate , rimanendo sempre sconosciute . Il fenomeno fisico più elementare sarà quello di due desiderii identici che producendo un corpo identico cagioneranno un disturbo nell ' ordine naturale delle cose ... Il quale disturbo entrerà nella classe della fisiologia , perché gli uomini tutti ne risentiranno organicamente . Non si avrà più né meno un concetto modesto come abbiamo ora del tempo . Lo spazio sarà incomprensibile . Due amanti potranno baciarsi a quella distanza che vorranno ... per esempio , a due o tre chilometri . Sarà scomparso il regno animale , vegetale , minerale ... Solo l ' uomo perfetto , con le vene in cui , invece del sangue , scorrerà la voluttà , dominerà nel mondo . La donna sarà l ' anima di tutte le cose ... Infine si può definire il mondo uu immenso ed unico cervello etereo , la cui sostanza grigia è la donna e la bianca l ' uomo ... Vi saranno uomini che , per raccontare delle fanfaronate agli altri , diranno : stamani il fumo della mia pipa addensandosi sopra la mia casa e caricandosi di elettricità ha fatto piovere un diluvio . Un altro : il mio sputo ha annegato diverse persone ... Queste esagerazioni dipenderanno dal fatto reale che un profeta molto sciocco ha creduto di potere stabilire una dottrina emanata , dice lui , dall ' Impossibile . Si capisce che verrà chiuso in un manicomio ! Le donne naturalmente saranno tutte belle e tutte bionde . Perché questo colore sarà nell ' intonazione morale estetica , musicale , economica , ecc ... , di tutte le idee . Ora riesce difficile a concepire un biondo cosi ... ma ... allora ! Frattanto i filosofi vanno costruendo diversi sistemi ... Colui che saprà indovinare , diverrà il centro e l ' emanazione di tutto perché egli stesso è costituito dall ' essenza dell ' emanazione ... Perdoni : ho bevuto ! 7 aprile 1903 . Isola non è più mia : è di tutti ! Il suo orgoglio di ragazza corrotta la fa sprofondare di luridezza in luridezza ... Che cosa costa per lei il sacrificio del suo onore ? La folla del vizio la domina . È schiava del suo istinto brutale . Il piacere della carne è troppo possente in lei perché abbia un moto di rivolta contro il mondo che la compra ... Ora si deve vendere perché il bisogno materiale della vita vuole il denaro . Per lei non c ' è più la famiglia . Io le sono troppo lontano perché possa sperare ... Tutto le sfugge . Con me ha orrore della sua colpa . La vergogna la schiaccia come un sughero . Il rimorso la fa peggiore . Non deve rivedere più le amiche della sua innocenza . Il mondo le ghigna in faccia ... È una vinta . È anche vile perché non si uccide . La sua bellezza val bene qualcosa ! Il maschio - il terribile maschio - la paga a contanti . Un bacio , due baci ... e le carezze . Io non entro nella sua anima che con la fitta del dolore suo ... Deve piangere molto . Dopo la voluttà , quando la nausea assale anche le anime le più brutali , deve vedere la mia imagine . Forse essa mi rimpiange ... Ma perché prendersela tanto a cuore ? La giovinezza avvizzisce presto ... dunque ? Bisogna goderla la giovinezza . E quando siamo povere , quando non si ha famiglia , né parenti né amici né sogni , che c ' è di meglio dopo il piacere ? Il domani non conta . Chi ha delle preoccupazioni non può godere pienamente ... Del resto , anche , esse non potrebbero nulla ... dunque ? " Ieri ero quasi affamata , oggi sono sazia abbastanza " . E al bimbo chi ci pensa ? Suo padre ? Chi lo conosce ? E poi suo padre è troppo ricco perché possa ricordarsi di lui ! Un giorno , il figlio della prostituta si vendicherà ... oh , sì , che si vendicherà ! Sarà un ladro , un assassino ... Già la madre non guadagna più ! Ha un bel fare di lisciarsi la faccia con quei cosmetici ! È vecchia : non la vogliono più . Ci sono delle giovani ora ! E quante ! Bisogna vederle . E anch ' esse si lamentano . Il figlio perde la pazienza , batte sua madre ... Diamine ! Non gli dà più né meno un soldo per la zozza . Come si fa a vivere così ? E poi una casaccia sporca , puzzolente ... Gli avventori sono tutti anziani e ingiovabili ... Ma né meno loro si contentano ! Dicono che alla vecchia puzza troppo il fiato . E poi ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Del suo corpo non rimangono che gli ossi indolenziti e le giunture , Il figlio che fa ? Una malattia terribile lo corrode e lo rende ripugnante . Da per tutto è scacciato , lo si percuote anche . Ma egli grida minaccioso con la sua voce rauca , di sifilitico e si caccia le mani nella tasca dei pantaloni come per levare un ' arma ... Lo si arresta ; resiste . Una convulsione lo scontorce su ' l rigagnolo nero della via schifosa . Sua madre è disopra che sbaciucchia il suo vecchio amante . Poche ragazze spaurite guardano trascinare il corpo del loro amico ... Una d ' esse sospira , un ' altra sputa e bestemmia ... La strada torna silenziosa . Dopo poco , la vecchia meretrice va su la porta del suo postribolo ; ha il mal di cuore e respira affannosamente . Un bambinetto le racconta la scena ... Ella non ci crede , poi qualche lagrima le scende fin su le labbra alquanto pelose . Ma si dà pace . Una gran calma sembra scendere dalla breve striscia di cielo cupamente azzurro che s ' accende di stelle .. Si ode il suono vellutato di una chitarra e una vociaccia sguaiata di mastino , il suono di un cornetto , un fischio , una folata di vento , poi torna il silenzio . Le ombre verdognole , quasi nere . La megera guarda in su , sembra commossa da quella pace inaspettata . Ora tosse e tiene una mano sul cuore : il dolore è più forte . Mormora : " Dio mio , Dio mio , morire ! " . Ma l ' dea improvvisa della morte spaventandola l ' ha fatta ritornare in sé ; dice : - Che sciocca sono ad aver paura ! Poi chiama : - Martino ! Martino ! Silenzio . - Dov ' è quell ' imbecille ? Martino ! Martino ! Il vuoto oscuro del bordello non risponde . In fondo vede biancheggiare il letto e una tenda si agita : le sembra il braccio di qualcuno che la chiami . Va là , ferma la tenda , poi torna su la strada . Ora sente un malessere opprimente in tutta la persona , le gambe le tremano ; si guarda le mani e vede che sono bianche ... - Dio mio è la morte ? Perché pensa per la seconda volta alla morte ? Questa osservazione le mette nell ' animo uno spavento grandissimo . S ' avvia lentamente verso la sua camera e si distende sopra il letto supina . Tutta la camera gira ... Un rombo confuso le empie le orecchie . Sembra che qualcuno vicino a lei singhiozzi , ma ha paura a volgersi da quella parte ... Vede entrare delle figure che si chinano , la tastano , la frucano ... Ella vuol gridare ; ma dalla sua bocca contratta a forza non esce che un gemito debole . Un tappeto immenso , nero come la notte , la soffoca , la involge , la trascina via lontana ... lontana ... vertiginosamente . La vecchia puttana è morta ! Queste sono le cupe fantasticherie che ingombrano la mia mente . Io non me ne posso liberare . Anche le larve del vino non sono più belle . Attenderò che la spugna del tempo lavi il mio spirito e allora ... allora ... Ci vuole un altro amore ; più frenetico del prirno , più folle ... che duri due settimane , un mese , non importa ! Io la ringrazio infinitamente della cura premurosa che dimostra per me , e gliene sarò grato per sempre . Di una cosa sola però non mi capacito , come Ella , senza conoscermi , possa amarmi di un ' amicizia così tenera . Certo , noi due c ' intendiamo più di quello che non sembra : Vero ? Chi avrebbe detto che quel birichino , del sor Bernardo - allora perfetto bohémien - potesse acquistarsi tanta fiducia e tanta benevolenza ? Si ricorda delle prime incertezze inquietanti ? La nostra amicizia era proprio in fasce e per sorreggerla c ' è voluta tutta la mia buona volontà . Che balia , che balia ! Perché non mi manda mai un fiore ? Mi piacciono molto . Le farò una confessione ( scusi se salto di palo in frasca ) : più d ' una volta m ' è venuta la tentazione di darle del tu , ma poi ... certi scrupoli ... certe riflessioni ... insomma , non ne son stato buono ! Guardi se è capace Lei , per prima . Mille cose gentili ( K ) . Note alla parte prima ( A ) Avvertiamo che le note segnate coi numeri sono dell ' autore ; e quelle con le lettere dell ' alfabeto sono di chi ha curato la stampa del volume . ( 1 ) L ' altra volta mi firmai Isola di Federigo , ma riconoscendo ciò inadatto ho cambiato ... pseudonimo . ( B ) L ' autore , secondando lo scherzo della sua corrispondente che ha chiamato lui ... Rodolfo , chiama Mimì la ragazza di cui qui si parla . ( 2 ) La forma del mio scrivere le parrà grossolana e quello che voglio dire non le sarà sempre chiaro ... è vero ? ( 3 ) Finché Ella non abbia acconsentito a tenere corrispondenza con me , sono costretto a scriverle ... monche , senza un soggetto determinato . Perciò perdoni la loro poca correttezza . ( C ) Legge negli avvisi di quarta pagina di un giornale . ( D ) Fino a qual punto , si potrà giudicare nel progredire di queste lettere . ( 4 ) Ella m ' ha chiesto una conversazione da buoni amici ed io credo di contentarla portandola con me a riflettere e fantasticare su tutto quello che può dare interesse a due cuori e due menti , ancora giovani , desiderosi di apprendere e di migliorare ; senza pretensioni né frasi ricopiate . Le piace così ? Ella che conosce il mio segreto , comprende facilmente quant ' io mi appassioni e quanto sia contento d ' aver trovato una signorina tanto cortese e spiritosa , che rispondendo mi faccia accorgere de ' miei errori e m ' incoraggi , se ne sono meritevole , all ' attuazione di ciò che è il desiderio ardente del mio animo . Che se io dovessi disilludermi non troverei più la volontà di vivere . Mi sono tanto ingrandito nel mio sogno che ogni altra cosa mi sembra meschina e immeritevole d ' attenzione ! - Povero Rodolfo ! Se tu conoscessi la vita ! Ti senti re quando un altro cuore palpita con il tuo e alla tua voce risponde un ' eco ! ... E dimentichi la tua picciolezza e nel tuo pensiero si riflette il firmamento : un po ' d ' affetto ti rende orgoglioso . ( E ) Al principio di questo stesso anno ( 1902 ) l ' autore faceva il 2° dell ' Istituto Tecnico a Firenze . Non lo finì perché si sentiva quasi sempre male . Continuò da sé a Siena e poi si ripresentò a Firenze per l ' esame di ammissione in terza ; ma bocciò in italiano e in disegno . " Allora non seppi più che fare . " ( 5 ) Nè meno ora ! ... ( 6 ) Rileggendola mi accorgo che è scritta orrendamente . Pare che io non conosca la sintassi manco di nome . Forse è colpa del freddo che a forza di brividi scompone l ' orditezza delle idee . Dev ' essere così . In ogni modo non sto a rifarla , ché dovendola leggere Ella soltanto , sarò perdonato . ( F ) Confessione importante . ( G ) A questa e simili sorgenti filosofiche , si è quasi esclusivamente abbeverata la gioventù studiosa appartenente alla generazione del Tozzi . ( Particolarmente la toscana : vedi Un uomo finito del Papini . ) Con il resultato , per quelli che non ebbero a loro sventura da contrapporre principi più solidi e influenze più sane , di una quantità immensa di energie disperse in andirivieni tortuosi per strade che erano fermate . " Ma il mio spirito non ha incontrato ancora una cosa solida , su la quale s ' assieda a guardare . Sembra che cammini sempre per certe strade silvestri , senza scopo , per sfuggire gli altri " . ( Pag . ? ? ? del presente volurne . ) ( 7 ) - Perdoni l ' offesa a quello che la donna ha di più caro , e mi perdoni due volte se invece di essere ... come ho detto io ... è quasi bella . ( H ) Dilemma posto di nuovo nell ' Incalco ( Gli Egoisti , Mondadori ) e ivi risolto con verità derivate all ' autore dall ' esperienza ; quindi , non appartenenti a presupposti ideologici astratti ( com ' è nel caso qui ) come con facilità può propendere a credere chi non ha le medesime convinzioni . ( 8 ) - Mi perdoni anche l ' audacia di questo intermezzo che ho fatto in un momento di rilassatezza mentale . La lettera poi è scritta a pezzettini in diversi tempi . ( I ) Di questa lettera , quasi tutta su tema politico , lunghissima , ho soppresso quanto , da parte dell ' autore , non offriva carattere d ' interpretazione originale . ( J ) " Suonò al piccolo uscio ... " - Con gli occhi chiusi . ( Pag . ? ? ? - Treves . ) ( K ) Nessun ' altra lettera più resta dei tre anni intercorsi tra quest ' ultima e quella con cui s ' inizia la raccolta seguente . Ma l ' autore , nelle pagine che seguono , dice quanto occorre a fare intendere quello che resterebbe oscuro . Basti perciò accennare che la relazione tra Lui e l ' Annalena continuò , intima , per qualche mese . Poi venne interrotta . Indi ripresa quando il Tozzi era malato agli occhi ( 1904 ) e dopo poco di nuovo lasciata a cagione dei parenti che la ostacolavano . Fu allora che il Tozzi distrusse gli originali delle lettere riprodotte fin qui , e le lettere dei tre anni , di cui sopra . Parte seconda Da Siena , a Siena Settembre , 1906 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io sono in momento terribile d ' incoscienza . Tanto che non ho più volontà né so come regolarmi in qualsiasi cosa ; e ciò che mi piaceva un ' ora fa mi pare orribile . La conclusione ? Io ho bisogno di rinnovarmi completamente e di mettermi in una condizione , la quale mi faccia profittare della mia coltura e di quel pochissimo che la natura mi ha dato . Tu stessa , quando ci parlammo , avrai potuto capire ch ' io sono divenuto un essere quasi imbecille , sottoposto a una volontà non sincera , e che non ho altra soddisfazione se non quella di fare male a me stesso e ad altrui . A volte , anzi , sono così sicuro della mia pazzia , che per me è divenuto abito l ' adattarmi a ciò che essa esige . Tu sai che a te solamente il mio animo s ' è aperto , così come si apre ora . Mai in tutta la mia vita , nessuna altra persona ha bevuto alla mia fonte amara come hai fatto tu . E così forse mai io troverò chi vorrà porgere orecchio a me : né lo desidero . Quando mi confido a te sento dileguarsi ogni nebbia ; ma dentro a me c ' è un essere che mi comanda , dinanzi al quale io tremo . E quest ' essere brutale ride di me , quand ' io appoggio l ' anima a chicchessia . E quest ' essere , forse , è la mia verità . Che vale amare , quand ' esso non è contento , e urla , e piange , e si curva per la rabbia ? Ora tace , ascoltando ciò che la mia anima sta per dire . Ora parla . E la mia anima si dilegua dinanzi al padrone che comanda . Emma , ciò che ho passato io è terribile e grottesco . Da questo ne deriva la confusione della mia mente e la minaccia ( che non mi fa paura ) della follia . ( Forse perché è molto tempo ch ' io respiro sul suo petto ) ( A ) . Per lavorare da vero ho bisogno di togliermi da Siena , la quale è divenuta per me come una grande allucinazione , per questa insistenza quasi di persecuzione . Ho perduto il mio ingegno ? Non so . Non scriverò più finché non produrrò tale , quale io mi sforzo di produrre . Lascia ch ' io scriva così a intervalli , perché sinceramente tu possa ricevere gli stati d ' animo che attraverso parlandoti . Occorre anche ch ' io mi senta bene . Chi ha più avuto la testa al posto ? Soltanto il pensare che fra poco debbo uscire a passeggiare tra la gente , mi fa star male . Io non ti sposerò mai . Mi sento legato a te da un ' amicizia che mi fa star male quand ' io non ho la tua anima ad ascoltare i miei pensieri . E t ' amo anche sensualmente . T ' amo , ma soffro lo stesso . Forse , un medico sorriderebbe de ' miei nervi malati ! Per oggi non ti scrivo più , né so quando ti scriverò . Hai tu davvero la forza di fuggirmi ? Di acquietare tutto dentro di te ? Di reprimere , come io faccio , ogni moto di sentimento ? Tu , quando mi ami , stai male . Ciò non è amore . Anche io soffro perché l ' emozione che tu mi susciti è contraria alla mia natura . Rimaniamo in ciò che si chiama amicizia . Mi sembra che ora si riproducano gli istanti di Porta Tufi . Perdona alla mia perversione insaziabile . Di più non puoi avere . ( Lettera 2.a ) Settembre 1906 . Che devo combattere ? Io mi sono provvidamente rifugiato in me , e ad altrui non credo nulla . Non ti scriverò se non quando avrò me stesso ; ora , no . Molte cose devo fare , alle quali non devo dare indugio . Ti prego di non scrivermi più , però ch ' io son libero di non ricordarmi di te , anche avendoti amata . Se tu sei all ' altezza del mio animo , questa lettera non ti farà dispiacere ( B ) . Da Siena , a Roma 20 gennaio 1907 . Ti prego d ' una cosa . Mandami prima che tu possa i denari per venire a Roma . Partirò la sera alle diciotto , il giorno stesso ch ' io abbia ricevuto il denaro . Non so se la signora R ... ti abbia fatto sapere che con mio padre ho dovuto rompere affatto la relazione .... Ma di ciò ora non mi sento di scrivere . Costà ho una raccomandazione per un giornalista ; ma io stesso mi presenterò più volentieri ad alcune redazioni . Non so s ' io sogni ; però che credo io possa trovare un ' occupazione tale , bastante a farmi vivere . Ti renderò il denaro tosto che sarò in grado di guadagnare . Qua è impossibile ch ' io possa lavorare . Sento diminuirmi l ' intelligenza a poco a poco come una cera che si fonde . E poi a che pro lavorerei ? Sono divenuto stupido anche . Non ti preoccupare niente per il modo di vivere costà prima che io abbia trovato da lavorare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ho scritto cose che non avrei mai voluto rivelare . Da Roma , a Roma 25 gennaio 1907 . Tu avresti diritto di non amarmi ... In questa mia solitudine aspra io ti cerco con gelosia , e vorrei che tu fossi sempre con me . Oggi ho sofferto tutto il giorno pensando che se tu per un momento disprezzassi la mia pusillanimità , potresti amare un altro . Domani per me è il giorno veramente decisivo . Vorrei vederti presso la fine della giornata per dirtene l ' esito . E poi che non tornerò a Siena , quale che sia la mia condizione qua , è bene che ti parli forse per consigliarmi di una cosa . Emma , io devo chiederti solo pietà . Non parmi d ' aver diritto a nessuna cosa da te , finché io non siami sistemato e non ti tolga dallo stare lungi da me ; perocché non soffro poco avendoti così distante e non in mio potere . Mi pare che tu a poco a poco sfugga dalla mia volontà . Che anche tu mi ami , volendomi male . 26 gennaio 1907 . ... avrei dovuto ricevere un vaglia telegrafico da ... Siena . Se non vogliano addirittura non aiutarmi ! Lo scopo di avere un posto nel giornalismo è per guadagnare per potere studiare per conto mio , e non per avanzare nel giornalismo ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ora sono nervosissimo perché prevedo qualche cosa d ' inatteso . Forse anche perché stanotte non ho avuto da dormire ed ho ... digiunato . Ma oggi quel Commendatore del quale ti parlai mi ha invitato un ' altra volta a pranzo , e mi ha prestato cinque lire . A te non voglio scrivere più con la solita preoccupazione di scrivere bene , ma voglio scriverti come a quell ' essere dolce ( capace di rivolgere ad un tratto tutto il mio animo ) che sta in me come un sogno reale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma se io scorgessi in te una piccola macchia ti ucciderei . Bada , Emma , tu sei riuscita a vincermi . E a volte non ti amo , perché dubito di te . 27 gennaio 1907 . Il Commendatore mi ha fatto il biglietto di presentazione per ... senza parlarmi di te , né della tua amica . Mi ha promesso anche di interessarsi di più parlando con altri amici suoi ; ma non ha dissimulato la difficoltà dell ' intento . Dunque , dovranno passare alcuni giorni . Scrivo nello stesso tempo a mio padre per i denari . Hai ancora in mente le brutte parole che ti dissi ? Perdonami : mi vengono perché ti amo ( C ) . Fai ch ' io ritrovi l ' antico io . Mi parve , al contrario , che tu sia ironica con me . E basterebbe che le nostre anime riaccendessero la loro fiaccola ! Quando da Siena scrivevo di essere impazzito , non esageravo . Veramente io sono inceppato da una nuova vita , che non ho capito . Mi sembra di camminare tra le nebbie grosse di un mattino di cui sento l ' immenso sole . Ma fai che le mie mani non carezzino mai l ' imagine della follia , amata da me più che la vita . Mi sembra di vederla , capisci , questa follia ! Una faccia bianca , quasi floscia , senz ' occhi , e sorridente . È qui . Non dubitare se non sempre produco . Mi sono assicurato anche oggi che è cosi . Non ti dico i nomi degli artisti viventi , ai quali accade lo stesso ... Ma è vero . Non mi tormentare . O meglio : tormentami . Ti ringrazio di averti trovata indifferente . Emma , anche quando credo di aver ragione di trattarti male , poi sento da tutto il mio animo un affetto più grande . Guariscimi interamente . Sai che non ho altri che te . Ma è proprio vero che mi credi qualche cosa ? Dimmelo . Ti credo ironica ; che tu sappia ch ' io son pazzo inutilmente . 28 gennaio 1907 . Puoi mandarmi per stasera almeno cinque lire ? Altrimenti non ho un ' altra volta da dormire . Quando ti scrissi , ieri sera , ne avevo quattro e ottanta ; poi spesi una lira e cinquanta per la camera , una per mangiare , due mi occorrono oggi , ed anche con meno non potrei fare . ... riscrissi a mio padre ... 30 gennaio 1907 . Mio padre ha mandato venticinque lire . Il Commendatore al quale egli ha inviato i denari , penserà a fargli regolare il mio sussidio . Gli confermerà che io o prima o dopo troverò lavoro , ed altre cose ... Poi che a me non crede ! Per il troppo camminare mi è venuto male ad un calcagno . Non mancava questa ? 6 febbraio 1907 . Tu credi di far bene mostrandoti indifferente . È il contrario , perché sto male finché non ho trovata alcuna spiegazione o altro . Passai malissimo la notte della domenica . Piangevo quasi . E credevo già finito tutto . Io voglio trovare in te ciò che alcuna volta può mancare in me . Ma se , quando t ' adoro , tu fai credere come ... mi facesti credere ! Uscii dalla tua casa scoraggiato , deluso . Non trovavo in te l ' essere adorato , per il quale mi piace di piangere con dolcezza . Sono un poco sognatore . Ma non capisco perché mi si disperdano tante cose ch ' io penso . Io sono veramente un artista , ma non ho ne ' miei nervi l ' energia per produrre . Sono sfinito . È così . S ' io ti potessi far vedere un momento la mia anima ! Ma tu devi essere anche rude . Dimmi apertamente ciò che ti faccio pensare di me . Respingimi , fai bene . Non mi volere , finché io non abbia creato . Sarebbe buono ch ' io non sentissi nessuna amarezza scrivendo così ... Ma io ti ho fatta parte di me stesso . Volerti bene significa appoggiare la mia anima alla tua . 18 febbraio 1907 . Non rispondo punto per punto alla tua lettera , perché vi sono cose che mi spiacciono . Penserai , poi , come me . Ma bada ; ho provato il più grande de ' dolori . Ricorda ch ' io non sono uguale agli altri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . È necessario ch ' io sia libero come te . La mia dignità non mi permette più di leggere le lettere che mio padre si permette di mandarmi . Non esagero , né posso . Ma non basta un atto della mia volontà , per annullare l ' esistenza di tale gente ! 19 febbraio 1907 . Strappo la busta , e ti dico ciò che nascosi ieri sera . Mio padre ha saputo che tu sei a Roma , e , dopo aver insultato me e te , non vuole più mandarmi i denari . 24 febbraio 1907 . Se tu fossi venuta a me , che ti attendevo , avresti saputo che non potevo scriverti . Il perché ... te lo imagini . Oggi vendo un libruccio che non mi serve a nulla e così posso . Manda subito la presentazione alla Tribuna . Te ne prego . Lascia fare a me . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dovresti sapere l ' angoscia e lo sbigottimento che provo , quando ti devo lasciare . Attendo dalle tue parole la mia forza . 25 febbraio 1907 . Mio padre ( non avendogli io risposto ) m ' ha scritto domandandomi se mi ero recata ad offesa la lettera ultima sua , e ritornando nel buono animo della penultima . Stasera sono stato dal G . È il primo uomo ch ' io creda onesto e buono . Non ha potuto farmi nulla , ma mi ha fatto intravedere in seguito , promettendo di scrivere all ' indirizzo della signora Bisi - Albini . È stato pieno di rispetto . M ' ha dato un biglietto d ' invito per una sua conferenza , della quale spero di fare alcuna cosa . ( Un ' ora dopo ) Sono stato alla C . Ti riferisco ciò che m ' ha detto il direttore : " È un giornale che si fa in tre ore . Se potessi mandare via due giovani , che sono a carico mio , lo farei . Vada al Popolo Romano . Le daranno cento lire al mese . Lavorerà la notte . È possibile che Chauvet lo prenda , perché ha tante rubriche . Qui gli articoli di quinta colonna son fatti dal ... e non glieli pago . Li fa tanto per avere i biglietti per i teatri . I suoi articoli sono traduzioni dal francese . Piacciono molto . Egli non ha nessuna cultura . Si faccia presentare dal F . ed anch ' io dirò due parole a Chauvet . Dia retta a me , vada al Popolo Romano ... " All ' inferno ! Non ti pare ch ' io debba attendere prima di andare in certe mani ? Se tu sapessi che impressione ho di tali persone ! Comprendo che tutto il mio lavoro non servirebbe a nulla . E , poi , con cento lire , posso pensare al nostro domani ? - Dal G . mi sono sentito sulla soglia della mia strada . Ma io ho deciso . Mi stringo a te ed ai miei studii . Così non mi perderò . - Tuttavia non ho deciso se andrò o no un ' altra volta dal F . per il Popolo Romano . Vi andrò se persisterà il mio stato depresso . 26 febbraio 1907 . Un ' altra lettera di mio padre , ma differente . I soliti insulti usciti dalla sua idiozia , dove tutte le male volontà contro di me hanno potere . Onde sono pronto ad accogliere qualunque lavoro , solo che basti a scrivergli che io non voglio più lettere sue né denari . Cioè ( per non sognare troppo ) ne approfitterò finché ne ho bisogno , e poi potrò sentirmi uomo . Domattina vado da F . Ma , se vuoi ch ' io ti possa amare sempre , devi sentire anche tu lo stesso odio o ribrezzo o ripugnanza verso tale gente , e quindi non volerne sapere nulla ; vergognartene . Credo di non ingannarmi , rifugiandomi nel tuo amore . 4 marzo 1907 . Per me tu sei sacra . Ma bada di scrivermi intelligentemente , e non dimenticare che ogni tua lettera è un mare di dolcezza dove perdo me stesso . Da , ciò , dunque , deve nascere il mio lavoro . Considera il momento tristissimo che attraverso . Io credo che non ve n ' è peggiore . Ma basta ch ' io t ' ami perché mi senta come pieno d ' una luce dolcissima . Non so trovare un ' imagine . Io sorrido : sono forte : t ' amo . Non era in ufficio né meno il F . Ma che non voglia più ricevermi ? Perdona la mia supposizione , perché sono triste e dolorosamente pessimista . Io non ne posso giudicare . 7 Marzo 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ho studiato assai in biblioteca , e sono quasi a raggiungere il nuovo mondo , che sentivo muoversi dentro di me . Vorrei che tu credessi come me , a qualche cosa di nuovo che io porterò nel pensiero . Leggendo , ora , mi tornano tutte le sensazioni , che prima si perdevano in tutto il male che era penetrato fino alle ossa della mia anima . Con te e con la mia intelligenza , Emma ! 9 marzo 1907 . Non ti voglio sentire come un idealismo molto stupido per me , ma devi attaccarti al mio spirito , il quale può ricevere da te qualsiasi forza . - Non approvo ciò che fai in un ospedale . Ciò è estraneo a me ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sei vile , vile . E dovevi scrivere quell ' articolo nella Vita femminile ? Di me soltanto dovresti scrivere , se tu mi amassi . Sai ch ' io ti voglio mia , realmente . Tutto il mio essere respinge questi momenti . Ho disgusto anche di me . Ma scrivimi come la mia moglie . Risveglia in me tutte le dolcezze , e , poi che sei intelligente , risveglierai anche la mia intelligenza . Così no . Mi sento solamente un amico affezionato e fedele , il quale deve molto a te . Smetto di scriverti ; preferisco il sole e la strada . 10 marzo 1907 . Perdonami . Fai ch ' io ti veda presto . 11 marzo 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Mai più accadranno queste cose . Ne ho avuto paura come un bambino . Adesso risorrido perché vedo i tuoi occhi fulgidi di gioia . Non so se lavorerò , ma sento fremere al soffio della mia anima come una vegetazione di pensieri . M ' è apparso anche un breve dramma , il cui fondo m ' è stato dato dalla portineria di questa casa . Non saprei . Una stanzetta col paravento , che cela un letto dov ' è malato il padre del protagonista ... Ma non saprei . Ho veduti questi personaggi come in un viale d ' imagini : ho avuto un brivido ( D ) . Non studio più , ma rifletto senza sforzo . Sono travolgimenti immensi . E ogni volta trovo più bianco il sentimento di te . Una sola cosa non mi piace del tutto : che tu non creda d ' essere la sorgente di ogni mio bene . Almeno , lo hai dubitato a parole con me . Ma non ci torniamo sopra . Scrivo malvolentieri , perché scrivo male . Solo la necessità mi s ' impone . Prima ch ' io ti scrivessi la prima lettera , erano passati molti anni senza che io avessi potuto pensare qualcosa . Del resto , ciò spiega la mia bocciatura agli esami dell ' istituto tecnico . Se non dovessi scrivere a te non prenderei certamente la penna in mano . Mi ci vuole qualcosa che muova i miei sentimenti . Lascia stare . A poco a poco tu farai tutto . Hai fatto già molto facendomi scrivere queste lettere . Credo che questo sia il segno dell ' intelletto superiore . Che ti devo dire ? Penso a quando scriverò bene . Nel mio libretto , ho notato : Durante un anno scrissi solo queste parole : " Vorrei uccidere tutti " . Ed è vero . Ho dimenticato completamente la schifosissima città , onde sono venuto . Parlo a tutti volentieri per vivere e sentire qui . Non ho altra dolcezza che la tua . 12 marzo 1907 . Quanti giorni ti attenderò ? Anche oggi m ' è parso che tu dovessi venire . Mi sono alzato da tavola con il presentimento che tu venissi . Come ti desidero ad ogni momento ! È necessario che noi ci sposiamo presto . Al mio lavoro non pensare per ora . Se non viene , che dobbiamo fare ? Sono in un periodo ( ahimé , troppo lungo ! ) d ' impotenza . Io passo le giornate quali le passava un vecchio poeta : né meno sono capace a ripensare al passato . Sembra ch ' io possa prendere qualche cosa da un ' immensa montagna di pensieri ... e non trovo nulla . Non piace né meno a me l ' analisi di ciò . Ma come potrei assicurarti che t ' amo ? Non ci vediamo , ed è necessario ch ' io butti fuora le mie gonfiezze dall ' anima . Leggo anche il Tolstoi ... A volte devo interrompermi e gettarmi sul letto , perché mi prende come uno sbalordimento doloroso . Sembra che tante funi siano tirate ... Che malessere ! Nel Tolstoi ho segnate in margine queste parole , perché leggendole , ho esclamato : " Ecco , Emma , credi come io credo " . Le parole : " Nessun rètore troverà la parola o la disposizione di parola che trova senza sforzi chi esprime quello che sente " . " L ' insegnamento delle scuole s ' arresta dove comincia il tocco , cioè dove comincia l ' arte " . " Così si spiega come non ci siano artisti peggiori che quelli i quali sono passati per le scuole e vi riportarono dei successi ... " Tu capisci che ciò è la mia maggiore preoccupazione , e che il mio pensiero nascerà da essa ... . . . . . . . . . . . . . Quanto hai da fare ancora ! Credo che dopo quest ' altra passeggiata lavorerò ( E ) . Sempre più fitti vengono i pensieri . A momenti ne ho come un peso . Figurati che a volte mi par di vedere due mani all ' anima ... Ma quanto sono insulsi e sciocchi ancora ! Non ho da dire nulla . Appare qualche cosa e poi se ne va lasciandomi scontento . Come vorrei vedere i tuoi pensieri di mano in mano che tu leggi ! Come non devi avere nessuna ombra di tristezza pensando al nostro passato sbiadito ! Ma che dico ? Come devo ancora trasformare i miei nervi ! Ora non posso scrivere . Vorrei averti qui per ringiovanire la mia forza . Vorrei che noi fossimo felici presto . Vorrei che tu non fossi stanca ; vorrei adorarti , mia signora , in casa mia . Com ' è tisico tutto ciò che ho fatto ! E non vorrei che la sua infezione prendesse i pensieri d ' ora . Devo ricominciare a vivere . Amami , amami con tutta la tua anima , senza velature ... Non siamo mica morti : dammiti tutta senza esitazioni . Come mal pensasti l ' altro giorno ! Ecco la causa della mia ira . Non ti potevo perdonare il tuo ripiegamento su te stessa , quasi la tua rinuncia . Che sono questi gomitoli di timore ! Noi stessi siamo la causa della mia impotenza . Giù tutto : strappiamo le tende , buttiamo giù le imposte : aria . Siamo come tutti gli altri . Amiamoci senza i nervi guasti ... Ti bacio con la gioia semplice de ' forti . Come mi vanno via a pezzi le stupidaggini che avevano coperto il mio spirito . Giù , giù : mi par di veder cadere tutte le male cose dall ' anima . Che freschezza c ' è ora ! Sembra un senso di rigagnolo tra i ciuffi verdi dell ' erba . No , no : questa non è un ' imagine . Come ancora è confuso tutto il mio pensiero ! Forza , forza ! Il mio pensiero ricade come un velo che si ripiega dopo che è stato alzato . Ciò che passa non dura . Sono come le sassate dei monelli contro le invetriate . Spariscono i vetri . Amami : il solo amore tuo è la forza mia . Non è vero che non saremo lieti finché i nostri figli spirituali non saranno nati ? Devono nascere , C ' è come un caos di cose che non sta fermo mai . Mi dà l ' aspetto della bufera infernale , che mena gli spiriti con la sua rapina . Figure piegate e pigiate che piangono ... Il resto sta a te . Fai ch ' io ti veda . A volte pare che nel mio cervello stiano le cose come l ' acqua nella spugna ; mi par di vedere questa spugna , che , premuta , scola tutta ... 16 marzo 1907 . Sono otto pagine che voglio empirti . Penso dirti tante cose ! Non ho nessuno amico , ma parlo sempre con te . Mi piace tanto quest ' illusione ! Veniamo a cose serie . Tu mi hai scritto per incitarmi al lavoro , ed hai fatto bene . Maltrattami anche . Sentendo la tua volontà vicina alla mia , torno alla vita . Stamani ho pianto quando un raggio di sole è entrato nella mia camera . Ritorno artista . Ma , vedi , potresti anche bastonarmi senza ch ' io potessi scrivere una parola . Nè amor proprio o altro può muovermi . Cioè , io mi consumo per l ' ansia di studiare , ma la mia poesia non è nata ancora tutta . Ho qualche accenno , ogni giorno più insistente , che mi fa gonfiare il petto di tenerezza . Come mi sento buono allora . Penso che l ' ingegno sia solamente bontà . Sapere amare tutte le cose . Si : io ho dentro di me questo sentimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non farò nulla su Siena . Mi ricordo solamente che esiste una città di tal nome , ma essa è ben morta ? Qui è la mia vita . Qui sento tornare le mie sensazioni . Qui anelo ad un sentimento legittimo . Ma vedi come son fatto ? Dianzi avevo la certezza di essere qualche cosa , adesso ho la certezza di essere un melanconico solamente . Che mi vuoi fare ? Conviene che tu aiuti tutto il mio io a risorgere . Dì alla signora Celli ch ' io studierò il tedesco e che lo conosco già un poco , avendolo studiato un anno a scuola . Comprerò una grammatica e un vocabolario , poi che si tratterà solamente di farmi tornare a memoria cose note . Ma ora mi sono dato tutto a Dante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vuoi sapere a chi penso quando lavoro ? Mi par di vedere ( o meglio : vedo ) il tuo viso fisso nel mio . E ti parlo . Non so se tu puoi rievocare le imagini visive . Ma io ho quasi un ' allucinazione . Non ho veduto ora la tua fronte ? E odo la tua voce . Se non temessi di turbare tanta tranquillità , ti direi le mie impressioni dell ' altro giorno . Sono cose che anderanno via tosto che tu non sarai più infermiera . Ma , no : ho torto . Io non ti devo forzare a modellarti secondo il mio sogno . Voglio vederti lieta di te stessa , e capace di farmi piangere di tenerezza . Perché non immagini come io sento te ? Quando ti rivolgi a Dio , non hai il sentimento della divinità ? Non senti una forza che non è tua , così pura che non vi è paragone ? E ti senti presa da Dio , e ti pare di avere contatto con lui , non è vero ? Io sento ciò per te . Vorrei avere quasi terrore del tuo affetto . Perciò tu mi chiami bambino . Io ti ammiro e t ' amo . Ma bada , sai . Non turbare mai questa serenità . Una piccola menzogna o contraddizione , romperebbe tutto . - E non è vero che questo affetto sarà immutabile ? Sì , perché io lo sento fuori dell ' umano . Lo sento confuso con la mia intelligenza . Ah , non t ' ho detto mai una cosa . Compongo molta musica originalissima . Ma , ohimè , tutto nasce e muore nella mia mente . Mentre scrivevo il principio di questa pagina ( ed è ciò che m ' ha fatto ricordare di parlartene ) ho pensato un motivo bellissimo . Qualche cosa di simile ad un pianto . Oh , come ora ritorna ! È bello molto ( F ) . Tutto ciò io lo chiamo il tuo amore . Poiché una minuzia di esso vale molto più di ogni altra cosa . Esso è tutta la dolcezza del mio ingegno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ho letto due terzine di Dante , che ho dinanzi , ed ho provato scoraggiamento . Sento da vero qualcosa e lo capisco , o è un ' illusione ? M ' è venuto a mente : Pianger di doglia , e sospirar d ' angoscia ... Sono per piangere . 17 marzo 1907 . Sono stato alla Galleria di Villa Borghese , e ti mando ora queste violette colte attraverso i bellissimi prati . Ho quasi certezza di me . I quadri che guardavo divenivano mie idee , e del loro sentimento userò scrivendo . Un paesaggio del Francia ... ( Non so dire ciò che ho in mente ) . Ma è necessario che con un atto di volontà mi decida a star lontano dal solito studiare , il quale m ' ha indebolito e confuso molto . Deve venire tutto da sé , però che sembra che l ' imagini scorrano alla superficie del mio pensiero , senza ch ' io le sappia fermare . Così è per ora . Non ti posso dire tutte le cose indefinite che si accolgono nel mio essere . Pare che pensi anche il mio corpo . E quando io apro le mie sensazioni per vedere che cosa abbiano dentro , vi trovo solamente il desiderio di te . ( Non so se abbia detto una cosa seria facendoti ridere . Non mi piace ) . Sì ; il mio sentimento ha origine da te . Tutto quel senso ineffabile che accompagna la mia mente è solamente il tuo amore . Tutto ciò che posso adunare nella mia volontà , è sigillato da te . Capisco che esprimo il mio pensiero balbuziendo , e con la mente debole di un fanciullo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma studia anche tu . Non t ' ho mai domandato che tu capissi un quadro o altro , ma ho fatto male . Che pensi di tali ammoscimenti ? Io ne rido con te ( ho riveduta la tua bocca ) , ma desidero che tu obbedisca . Del resto , fiat voluntas tua ! 22 marzo 1907 . Non ho ancora potuto piangere dinanzi a te , a cagione delle cose vili che lo star lungi da te ha raccolte . Ma io lo faccio ora imaginando il tuo volto . Sembra anche ch ' io mi purifichi tutto così . Sentomi tornato ad una tenerezza innocente . Amami . Non ti so dire ciò che questa parola significa per me . Ho la sensazione di una cosa eterna . Parmi che il silenzio della mia anima sia la significazione del nostro amore . Ma questo gaudio , così quasi libero dai sensi , lo hai anche tu . Anzi , io l ' ho appreso da te . Fai che a poco a poco il mio animo possa tornare alla sua completa esistenza . Ora esso è ancora in formazione . È inutile che tu chieda adesso lavoro . Sono ancora tra le nebbie della impossibilità . Non hai ancora capito ch ' io sono stato un anno troppo lontano dalla vita . A Siena ho voluto ritirarmi da ogni contatto . Tu sola , a poco a poco mi riconduci al naturale , all ' umano . Sono anche stato cattivo molto ; o pazzo . Pensava di essere privilegiato da Dio sopra tutti gli altri . Pensavo che avrei dovuto comandare a tutti , e pensavo che tutti mi dovessero avere tale rispetto . Pazzo addirittura . Ed ora ciò mi fa dubitare . Ma io sento che questo male mi ha lasciato . Ne ho terrore soltanto . Mi pare , sai , che questa oscurità ridiscenda alcuna volta sull ' anima , ma ora ne ho un ' imagine soltanto . Tu sola mi hai guarito e mi tieni sano . Perciò tu hai qualunque diritto su ciò che potrò fare . Non avrei dovuto dirtene alcuna cosa , per non attristarti . Ma devi conoscere me fino al fondo dell ' anima . Non vi deve essere per te nessuna cosa incompresa . Ma tutto deve cadere di ciò . Tu mi darai e mi dai un nuovo aspetto del tempo ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma che fa lo studiare , e la Biblioteca ? Non devo studiar più , come studia - per esempio - un professore ; cioè per sapere . Conviene che studi come prima , cioè torni a vedere ciò che mi è intorno . Questa sala non mi deve interessare se non come un oggetto della mia attenzione creatrice ( G ) . Ma devo avere pazienza che si combinino insieme tutti i frammenti disparati che ho nella mente . Allora sorgeranno le idee . 23 marzo 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ch ' io non senta più la fiacca nell ' anima , che io non sia più triste ... Se tu sapessi quanto ho sofferto io ! Devi essere di me gelosa ed egoista , come sei , non è vero ? Perché non dovrei dar retta a te ? Dentro te c ' è tutto , poi che ci metto tutto . 24 marzo 1907 . Ieri sera mi si formarono alcuni simboli bellissimi , ma al solito sfuggenti . Io credo di non poterli descrivere per il grande cambiamento che essi hanno rispetto gli altri di un tempo . E ti assicuro che sono belli da vero . La maggiore gioia mia è di scrivere a te . Mi sono così infuso dentro di te , che tu devi percepirne qualcosa . Ora ho pensato ad una statua del Rodin : il Pensiero . Egli è uno dei maestri che mi ha dato molto della sua arte . Non ti posso dire bene che è questo Pensiero , però che è un simbolo . È una testa di donna che ha il collo sorgente da un blocco di marmo . Credi che il volto di lei è un pensiero . Ma che Rodin ! In parte , il mio scrivere non bene dipende dalla confusa mescolanza di stili che io ho studiato . È stata una fatica per ora , la quale mi ha guastato . Lascia che ritorni la chiarezza , e avrò coscienza dello scrivere . 25 marzo 1907 . Sono desideroso di parlarti martedì della mia sistemazione , dalla quale dipende la nostra contentezza . Mi consiglierai . Tornerei a Siena , se mio padre smettesse la trattoria ( H ) ( me lo ha anche scritto ) e non avesse più in casa la solita donna di servizio . Con la mia matrigna staresti benissimo . Ma , poi , a Siena che faccio ? Ho orrore ricordando . D ' altra parte desidero che tu non stia più al Policlinico . 27 marzo 1907 . Non faresti cosa ridicola se tu scrivessi in un foglio ogni pensiero di me che t ' avviene . Potresti farne due gruppi : l ' uno di quelli riguardanti la nostra vita , l ' altro di ciò che dubiti di me . Ho notato molte volte una diffidenza mal celata contro me . Tu hai messo sopra me molto delle chiacchiere , e mi hai giudicato come gli altri ( alcuna volta , s ' intende ) . Domanda tutto , ogni minuzia oscura , e se tu non domanderai , dirò io spontaneamente . E ciò per chiudere definitivamente ogni cosa brutta . Vorrei che tu comprendessi tutto il rimorso che ho di non averti adorata come ora . E questo intensifica di più la mia adorazione . Ma sul passato ho posto i piedi . È vero però ch ' io t ' amo anche per il passato . Tutti i miei ricordi sono come una brace che tiemmi calda l ' anima . Forse , ti amavo fin dalla prima lettera . Sentivo da te una luce sopra tutta la volgarità . È vero così . Il primo che adulò le mie speranze , predisse che io avrei scritto dopo averti sposata . Come io volli perdere te , non sono stato più buono di scrivere una parola . A Firenze ( e fui maligno di non dirtene alcuna cosa ) scrissi una prosa esaltante la tua anima . Ma non volevo manifestarti il mio affetto perché ti chiudevo con tutto l ' altro del mio passato , del quale ora sono vincitore . Dalla signora R . sentii il desiderio di cadere come fulminato ; non so che voglia ebbi di divenire niente : ti adorai come penso che alcuni adorino gli dèi . Divenisti una cosa della mia anima , inseparabilmente . Ma la mia pazzia e la mia malvagità , forse necessarie per uscire dal pelago ( e allora credevo che fosse necessaria ) m ' impedì di manifestare il mio amore . Sentivo mordermi tutte le membra dal dolore , ma dovevo essere impassibile . E alcuna volta ne piangevo . Sentivami legato dalla pietra della mia sciocca pazzia , invasato dall ' idea fissa di essere una potenza , e non ti dovevo scrivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma di quando in quando il tuo ricordo sfondava la mia anima , ed io mi dolevo anche fisicamente . Pensavo il mio dolore anche dentro le ossa . E credevo di aver perduto per sempre l ' intelligenza . Credevo di aver sulle labbra il riso degli idioti , e che tu mi disprezzassi . E ti davo ragione . Ti domandavo tante cose che non ricordavo più la sera , stando un ' ora fermo a guardare lontano . Oh , s ' io potessi ridirti bene ogni cosa ! Pensavo di essere pazzo e che tu mi tenessi come un bambino , poi mi facevi cadere , ed io piangevo . Ciò è un momento di quello che ho sofferto ! La signora R . mi parlò di te , ed io decisi ciò che prima parevami come un buco alla luce fatto in una grotta . Tornai quasi in me , e non mi vergognai di chiederti il denaro per venire a Roma . Sentivo di fare una cosa dignitosa . Già vedevo il tuo volto e i tuoi atti . Pensavo che avremmo pianto insieme . Tu vedi ora quanto la mia anima ha camminato , senza che tu la vedessi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Così si gonfia l ' anima di sogni , come di succo . Penso agli alberi che colano di linfa . Quando la solidità del mio passato sarà divenuta polvere e non sarà più come una corteccia sopra la mia anima , lavorerò . Ma senza il tuo amore non farei niente , però che esso è la sola acqua che bagna la mia anima . 28 marzo 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non ti pare che ambedue dovremmo preoccuparci di scrivere meglio ? Dammi l ' emulazione tu . Però che se prendo l ' abitudine di scrivere rilassatamente , temo di non aver perduto tempo quando ho studiato la stilistica e altre cose ! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Oggi sono un poco ragazzo . Ma conviene esser così per avere la spensieratezza . Mi par d ' essere in mezzo a tante vigne verdi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sono allegro ho detto ? Ohimè , si è rivelata la faccia già . Quanta grandine su le vigne ! 1 aprile 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pensando con te la mia anima si ritrae dalle sue vacuità , e rifletto , e mi appaiono le mie vie . Si risolvono tante incertezze , in un ' ora di amore ! Non saprei spiegarti questa influenza intellettuale . E di quella morale ? Non ho dipinta la mia vita attorno alla tua persona ? So come dovrò comportarmi sempre , però che in te ho trovato il mio sostegno . 2 aprile 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Perché credi che i miei impulsi saranno cagione di dolore ? Quanto erri ! I miei impulsi sono simili alle bizze dei fanciulli : se tu non lo credessi , non avresti veduto nell ' anima mia qual fanciullo è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... ho bisogno di leggere due o tre volte le tue lettere , però che nella prima lettura mi assale un tremito fortissimo . 4 aprile 1907 . Mentre studio , mi viene di risentire tutti i tuoi atti , e particolarmente le espressioni del tuo volto . Le ripenso e le rifaccio nel pensiero . Come sono esaltato da me stesso di questo amore ! Parmi di avere dinanzi la felicità . Ed ogni giorno vi aggiungo un atto di devozione col pensiero , e lo allargo con tante minuzie di sogno . Il mio fine morale è di scomparire in te , di perdermi nella tua anima . Allora sento che sarò felice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lascia ch ' io esca dal pantano della mia mente . Perché non lavorerò , se dentro di me sono tante cose ? 5 aprile 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il verso libero dovrebbe essere trasportato nella nostra letteratura . Non ti pare ? Esso è buon mezzo per riconoscere chi è poeta o no , però che non fa figurare se non il vero pensiero . E quante chiacchiere rimate di meno ! Ma ciò precisamente lo fa tenere lontano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Se io lavorerò sarà tutta roba ricevuta dal tuo amore . E come mi piace il tuo dubitare di ciò ! Ma lascia stare . Io so che vivremo bene , e che io sarò qualcosa . 7 aprile 1907 . Ho deciso di tradurre La Cathédrale , ed ho già ricopiato il frontespizio e la dedica . Metterò anche una inserzione nella Tribuna offrente lezioni d ' italiano . Ma sono ancora inquieto , oscillante . Non ti posso descrivere il mio stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Queste belle giornate mi ricordano la Piazza del Carmine , quando io venivo a passare sotto la tua finestra , inquieto come ora , come una tavola nell ' acqua mossa . Capisci bene ch ' io non ho ancora dimenticato Siena : vi è di lei in me uno sfondo di sensazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Adesso sono i ricordi i quali io vedo . La Torre del Mangia , quasi bianca nel cielo azzurro ; e sotto , quasi annebbiate , le case di Siena . Non altro . Distruggi tu con un colpo della tua anima queste cose informi . Che confusione tutto il mio passato ! Vedi che tavole si presentano nella mia anima , ed io non so ridirtele ! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Imagina che io ho qui dinanzi , come pitture , tutte le figure della novella di Candia . Questa forza , che , forse , è anima , tutta libera dalla felicità , è il tuo amore . Io non ho niente , potresti ritogliere tutto ciò che mi hai dato . E perché questa forza non diverrà il mio lavoro ? Ti parlo come se tu fossi qui realmente . Prendo proprio da te questo ideale che fa fremere la mia anima . Ma ho paura , domani , di non aver più questo slancio spirituale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Togliamo questi mucchi di sassi che aggravano la mia anima . Togliamoli . Lavorerò , guadagnerò , t ' amerò . Sono tre cose in una sola : uno stesso pensiero delizioso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non t ' umiliare più con le parole dinanzi a me , però che i fatti sono l ' origine non sproporzionata del mio sogno . Direi che tu fossi questo sogno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Avevo pensato durante la malattia de ' miei occhi , che non avrei più amato nessuna persona , ma solamente le sensazioni che mi avrebbero date le pitture dei miei preferiti . Scacciavo la realtà , e adoravo una faccia femminea di Leonardo ... Così si perdeva la mia vita , senza sentimenti , nella freddezza della conoscenza . Ciò che pensavo , il quale era pochissimo e tenue , era tolto dalle superfici delle tavole guardate . Credevo che in esse fosse tutta la vita per il mio spirito . Non avrei voluto altro . Ma nella guarigione , i miei nervi ( credo tutto ciò un effetto di essi ) migliorarono ... Sono sempre stato tuo nella grande astrazione in cui vivevo . Ma tu , prima , e a Roma , hai ricondotto me a vivere . Guariscimi ancora . Togli tutta la secchezza del mio egoismo , del quale anche il ricordo mi ha agghiacciata ora l ' anima , come una colonna di marmo ( I ) . Togli , togli ! Fammi guarire . 9 aprile 1907 . Che abbiamo guadagnato con tali lettere tue ? Non ti meraviglierai se ho manifestato il mio animo materialmente , buttando per terra ciò che avevo dinanzi ! Mi pare impossibile che tu non veda la mia anima piena di sogni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ti dissi che ogni giorno , a ogni ora , è come se il mio io si rinnovellasse tutto . A tratti , lo cambio . 14 aprile 1907 . Le altre due volte precedenti , scrissi movendo il mio animo con le impressioni ancora recenti di una lettura carducciana . Tu hai avuto paura del mio gridare alla forza ; a torto . 17 aprile 1907 . Tu non sapevi che cosa era per me il lasciarti allora . T ' imaginai legata a me solamente con un tenue filo d ' affetto , e pensai che tu godessi più della vita che fai ora . Il non desiderarmi , il non obbedirmi , mi provava ( e forse mi prova ) il tuo poco affetto . Ma ora non posso giudicare nulla . Ciò che tu chiami desiderio meschino di prolungare di dieci minuti una gioia , fu per me il compimento delle ore precedenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non ho prodotto più nulla per una sfiducia che avevo dentro di me e fuori di me . Onde t ' ho detto sempre che il tuo amore può farmi tornare a scrivere . Ma non farmi ripetere sempre le cose stesse . Facesti di più con un sorriso e una stretta di mano , prima di salire sul tranvai . Allora mi amasti . Vorrei che tu avessi fiducia in me per tutte le cose . S ' io non lavoro credo che se ne debba cercare la cagione nella mia struttura psichica . Chi sa prima ch ' io voglia lavorare , quante altre combinazioni devono avvenire nella materialità della mia psiche . Prima di tutto , ho bisogno della contentezza . Intendiamoci bene : contentezza nel senso di aver trovato chi raccolga , come li ha suscitati , i miei sentimenti . Sufficienza spirituale nel nostro amore . Tu capisci da ciò che ti dico , come ogni sensazione di te è causa d ' ascendere o di fermarmi . Ciò che ricevo proprio da te è splendore di un ideale ; ciò che mi danno le persone , le cose e i fatti che ti vedo intorno mi fa soffermare . Molta parte di ieri non t ' amai , appunto perché ti sentivo come scomparsa o chiusa dentro questa tavola , o barriera come dici tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... si può essere poeti anche per la distruzione . Ed io ho molta dose d ' anarchia nella mente e nell ' unghie . 18 aprile 1907 . Ho ricevuto una lettera del babbo , che m ' impone di tornare a Siena . Io cercherò , in questi giorni , in tutti i modi . Sono tornato oggi ad una agenzia , dove avevo chiesto per lezioni d ' italiano . Il proprietario m ' ha detto che non è facile che io trovi . Domani andrò dal direttore del Giornale d ' Italia . Credo che saprò presentarmi . Emma mia , è possibile ch ' io lavori in queste condizioni d ' animo ? Ciò che sentivo stamani è già scomparso dalla mente . Senti : in questo momento mi sembra il meglio che io obbedisca al babbo . Tornerò a Siena , e interpreterò il mio stare a Roma , come una scappata : egli dice cosi . Tanto è impossibile l ' intenderci . Mi sarei ammazzato se tu non mi legassi alla vita e al lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sono ricaduto ? Abbi pazienza con me . Non tutto è immobile nella mia anima . 19 aprile 1907 . Ora vado dal direttore del Giornale d ' Italia . Questo sole mi fa bene . Ho accettata la condizione di tornare a Siena , con più tranquillità che non avrei creduto . Forse è ora ch ' io lavori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Verrai a Siena ad agosto ? Ci sposeremo allora ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stamani ho letto tre o quattro libri : un minimo per uno , e via . Non posso più star fermo , ed odio i libri . Mi paiono brutti . Penso ora che a Siena potrò lavorare , perché da vero sento empirsi i miei pensieri come ad una fontana ignota . Ma com ' è bello il d ' Annunzio ! Basta un periodo suo per far fiorire , sia pure poco per ora , il mio animo . Vedi : ogni mio pensiero parla d ' amore , ed ho tanta dolcezza nel cuore che parmi di avere una musica divina qui nella segretezza del mio essere ( J ) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Scriverò , forse , la novella ; ed altre ancora , ma ho bisogno che tu mi mantenga in questa nebbiuzza fantastica , che è tutta dolce del tuo amore . Imagina una fessura da cui si veda qualche cosa della campagna fuora : tale è la mia mente . Non so perché sono insensibile ora a Siena ( K ) ; certamente perché m ' appare come un sogno . Ne ho una sensazione d ' arte . A Siena non ho né meno un amico , e mi conserverò tale . 21 aprile 1907 . Può darsi ch ' io prolunghi il soggiorno a Roma fino a giugno . La padrona di casa scrive a mio padre che vuole essere pagata anche del mese di maggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Col direttore del Giornale d ' Italia non ho potuto parlare per ora ; ma lo cercherò anche domani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . So che sei intricata in troppe cose , e che riesci ad amarmi solo quando mi scrivi . E poco anche allora . 22 aprile 1907 . Ciò che scrivo mi pare una tela intessuta di fumo . Dietro , senza che il mio pensiero possa toccarlo , è ciò che vedo . 8 maggio 1907 . Che pace non mai sognata quando penso a te ! 20 maggio 1907 . Non ci dobbiamo mai contentare di noi stessi . Per me , è questo dispiacere che mi si ferma nell ' anima , che mi fa agire . 27 maggio 1907 . Anch ' io penso la stessa cosa ; ma riesco a sopprimerla per il bene nostro . Non hai indovinato le lunghe giornate d ' abbattimento , con certi pensieri oscuri che raspano su l ' anima come cani affamati ? Oh ! , taci , taci . Quando la mia anima sta bene , ed io sogno il lavoro , non ci sono preoccupazioni . Non devi averle . Sono riuscito a rimorchiare la tua anima nel mare di forza che vedo io ? Emmina mia , non mi fare triste . Sognavo di dirti tante cose piene di sole ! Ho scritto tanto ; quasi cinquanta pagine di quella traduzione ... Ed un dramma l ' ho visto io , l ' ho sentito nel suo principio . Sii forte come me : noncurante . Noncurante ? Oh , noncuranza fatta di dolori e di impeti ! Ma non è essa la nostra speranza e la mia forza ? ( Se devo chiamare noncuranza quella fiducia che ho di me ... ) 31 maggio 1907 . Ti mando la lettera ricevuta stamani del C . Se le cose andassero bene , sarebbero tutto secondo il nostro piano . Per ora non rispondo al C . e mi riservo di decidermi se accetterò ciò che è proposto da mio padre . Di questo parleremo lunedì . Non so anche se devo accettare l ' amicizia e la confidenza del C . Data la mia sincerità , si tratta di prenderlo com ' egli s ' è offerto o di non occuparsene , come ho fatto fino a qui . 1 giugno 1907 . Ieri passai la giornata malissimo , in previsione di ciò che mi avverrà a Siena . Sono di parere che non debba accettare la camera fuori di casa mia . Io gliela chiederò in campagna . E poi , capisco che per farmi lavorare scrivendo , è necessario ch ' io lavori con la vita . Ora mi pare d ' essere pieno solamente di cose quasi fittizie . Del resto , colpa mia . Perché ho voluto io così tentare quasi la costruzione di un interiore fatto di pensieri più eletti . Ho detto male sopra . La mia vita non è stata mai fittizia . 2 giugno 1907 . Non so che c ' è dopo domani . Ho già fatto una cassetta . Da Siena , a Roma , 5 giugno 1907 . Mio padre è affezionatissimo ed è pronto a qualunque volere mio . Ora sta alla fortuna . Perdonami . Sono così agitato dalla fatica e dalle impressioni di Siena che non potrei dirti nulla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ho vedute le solite facce di vagabondi e di persone non molto per bene . Credo che per la salute mia ( e tua ) dovremmo tentare d ' uscirne per sempre . Che silenzio e che antipatia ! Sono in una camera in via del Refe Nero e vi sto bene ( L ) . Come t ' ho detto , mio padre mi vuol bene . Onde tutto è da credere . Ti devo spiegare . Mio padre non m ' ha fatto nessuna domanda . M ' ha accolto da vero padre . Nel suo viso si vedeva tutto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vuole ch ' io faccia una cura ricostituente , perché m ' ha trovato molto magro ... Ho tanta voglia di lavorare . Non so ; porrei mano a tutto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ho mangiato in una stanza di questa casa . Un lume a petrolio , al quale assomigliavo me ; e i canti dei beceri dentro le taverne . Io sono sopra una taverna . 6 giugno 1907 . Mi dimenticai di dirti che mio padre , perché gli sembrai magro molto , andò a piangere dal C . Il quale lo ha detto a me . Ti faccio sapere tali cose per appianarti verso di lui . Ancora non ho aperto un libro . Non volevo né meno rientrare nello stanzino di prima ( M ) . Ho sentito addosso tutta l ' ottusità antica . E un odore di rinchiuso ! Quei libri lì , certamente , non mi serviranno più . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Siena ha messo tra me e tutti gli altri quella distanza che volevo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sono stato convinto a lasciar fare quella persona che è in casa . E , infatti , è meglio ch ' io non me ne occupi . È meglio ch ' io non pensi a lei , ne pure per farle male . Ho riletto il Boccaccio nel Decamerone . Che freschezza di stile e di lingua ! Certi autori li sento come fossero moderni . Dunque , il mio sforzo passato è servito a qualche cosa . Ma vorrei anche guadagnare . Mio padre ha detto , mangiando , ed io ero lì , che quella ragazza prende presto marito . È vero ? Vorrò sapere per bene . Se fosse sempre così , non avrei nessuna difficoltà a stare in casa del babbo . Ma ancora io non vedo niente a cui concorrere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . È curiosa ! Leggo due poesie del Leopardi , poi una dell ' Alfieri , un ' altra del Chiabrera . Un poco di riposo , e poi due o tre terzine di Dante . Il mio animo passeggia qua e là attratto da tante cose . Ieri rividi il S . Sebastiano del Sodoma , che mi fece fare uno dei miei primi lavori . Ma il più delle volte non gusto più quell ' arte . Non lo so . In me ci sono travolgimenti profondi . Ora ho la coscienza di tali fatti in un modo , ora vedo altri aspetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . T ' annoio ? Ma con chi devo parlare ? Ma tutti questi libri che sono accanto a me , mi hanno già dato qualcosa . Siena è bella da vero . 7 giugno 1907 . Sono stato seduto mezz ' ora sull ' inforcatura di un ciliegio ( N ) . Ho un dispiacere oscurissimo di te . Ed ho pianto . Ora dimentico e ti scrivo . Vorresti sapere quel che pensavo su quel ciliegio ? Pensavo che tu fossi seduta sopra un bel greppo che è lì , ed io t ' avrei buttate le ciliege . In faccia a me c ' era un paesaggio che mi ricordava una tela del Segantini . Un bove bianco e una contadina con un fascio d ' erba ; ma velati dal sole , ch ' era in cima al poggio . Io sono così fatto che non posso né pure pensare che tu sei costà . Quando le cose in cui sei , prendono il sopravvento , tutto il mio amore prova un ' angoscia che mi fa piangere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quel ciliegio m ' ha fatto bene . L ' ho ancora nell ' anima con tutte le altre cose . Poi sono andato nel pisellaio dove erano le contadine che s ' empivano i grembiali , e ho mangiato molti piselli , lasciando il guscio attaccato alla pianta . Mio padre andava in cantina per empire alcuni barili . E mi ha dato mezzo bicchiere di vino . Avrei anche mangiato , ma nella madia della contadina era solo un pezzetto di pane . Il cane , che è bianco nella pancia e nero sopra , m ' ha attaccato molti peli su i ginocchi . Per la strada che porta al podere , pare quasi d ' essere a Roma , perché è sempre piena di forestieri . Per andare al podere , sono passato dalla scorciatoia a traverso altri poderi e mi son fermato alla casa di una contadina , dove una bambina m ' ha colto una rosa che ho infilata nel vestito . Ti mando questi fiori strappati a un melo . Erano tra certe meluzze di un verde oscuro , grosse poco più che le noci . Odorano molto . Già , a me piace anche l ' odore delle zolle che s ' aprono sotto la vanga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Credi che Siena non mi abbia fatto bene ? Credo che abbia maturato le melucce dei miei sogni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ( Ho portato anche una formica . È passata proprio rasente la punta della penna . ) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Qui a Siena si sentono battere le ore con una tranquillità strana . A volte mi par di vedere passare quest ' ore ( O ) . 9 giugno 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . È inutile ch ' io ti dica che in fondo alla mia anima è la noia . 10 giugno 1907 . Anch ' io sento prossimo il tuo ritorno . Ma vorrei vivere ora per ora , come se l ' avvenire fosse un sacco vuoto . E non so che è , e che sarà di me . Ero venuto qui a casa pensando di scriverti ; ma i miei pensieri sono rimasti fuori . Li sento fuori tra un raggio di sole e una zolla verde . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A chi dovrei parlare qua , tolte le conversazioni insignificanti ? Preferisco le parole delle mie contadine , a cui rispondo pensando ai campi . 11 giugno 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Con mio padre è impossibile . Io non so quel che voglia . Gli ho parlato e fatto dire che ho fretta di guadagnare , ed egli mi faceva capire che me ne lasciava il tempo . Dunque , speravo bene di tutto . Ma ieri sera m ' è saltato addosso e mi ha picchiato . Approfitto di questa cosa per andare oggi dal Procuratore del Re . Credo che darà ragione a me e obbligherà mio padre a tenermi fuori di Siena . È ciò ch ' io cerco . Ricordi come nella lettera del C . , egli mi prometteva una stanza e il vitto per alcuni mesi ? La camera ce l ' ho , ma egli è già cambiato . Imagina il mio immenso dispiacere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Da queste lotte io riesco sempre più forte . Non avevo mai pensato con tale freddezza . 12 giugno 1907 . Il Procuratore m ' ha detto conoscere da un pezzo le condizioni che sono tra me e il babbo , e m ' ha chiamato giovane disgraziato . Onde tra un certo numero di giorni egli farà in modo ch ' io possa rivenire via da Siena , imponendo a mio padre un mantenimento di tre mesi , come ho chiesto io . Ora , egli m ' ha detto d ' aspettare lui , il quale farà tutto , per evitare una tragedia tra mio padre e me . Egli mi ha consigliato Milano . Anzi ha insistito molto che andassi là . Io ho detto che deciderò pochi giorni avanti che tutto sia fatto . Veramente non potrei stare senza rivederti . Onde penso che se tu non sarai tornata a Siena , quando io me ne verrò via , sceglierò un mese a Roma , e gli altri due a Milano . A Roma mi ripresenterei al direttore della C . , per esempio . E , poi , pensando , mi vengono alla mente tutte le cose da essere tentate . Emma mia , riuscirò questa volta ? Ho molta esperienza di più . Mi sento più piegato ad entrare in qualunque posto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In generale , ho perso la fiducia in tutti . Ma trattandosi di una autorità non posso dubitare interamente delle sue parole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sembra , non so , che il nostro amore prenda un sentimento di santità . Ma il mio libro di lettura sai qual ' è ? Oggi l ' ho letto quattro volte . 13 giugno 1907 . Non ho più veduto mio padre . Il quale non vuole né meno ch ' io vada là in campagna . Ma ciò mi ha messo un desiderio di vivere da me . Se potessimo non chiedere il permesso a nessuno ! Sei contenta ch ' io prendessi non più di tre lire al giorno ? Ti basterebbe il mio amore , come a me il tuo ? Che m ' è datore di ogni soavità . Suonano le nove . Voglio uscire per chiedere i soldi per le sigarette , cioè del francobollo . Torno a casa a mezzanotte . Ho girato molte strade giù tra i Pispini e il Casato ; e in S . Martino mi sono trovato dentro la bottega di un pizzicagnolo che conoscevo da prima ; il quale m ' ha domandato ... informazioni sulle pizzicherie di Roma . Con grande meraviglia ha udito rispondersi che non ... le avevo vedute . È curiosa però che quando parlo , tutti i ricordi di Roma mi si fanno più netti e più vicini . Io ero con te , la notte fuori porta Pia o il giorno nelle nostre passeggiate . Risentivo proprio la realtà di tali cose . Desideravo di tornare a casa presto . Mi pareva che tu m ' aspettassi . Non so se t ' ho detto mai che io mi lascio guidare da tali superstizioni o impressioni . Mi pare d ' avere il tuo desiderio , ed io sto male se non faccio come vuoi . Per le strade che ho fatte , non c ' è stata quasi una persona che non siasi voltata o che non m ' abbia guardato . Con l ' ignorante insistenza dei visi senesi . No , di te non parlammo . Ti avevo scritto una lettera con la narrazione di tutto , ma temendo di aumentarti il dispiacere , non l ' ho mandata , anzi l ' ho strappata . Io chiesi alla matrigna , il giorno , che mi comprasse una saponetta . La sera , alle undici , andai in bottega per prenderla . Perché ella m ' aveva comprato un pezzo di sapone da panni , le dissi : - Con gli stessi denari poteva comprarmi una saponetta da teletta . Mio padre , che stava seduto , col capo appoggiato sul tavolino , si alzò e con i modi più ributtanti disse : - Che diritto hai tu del sapone e della saponetta ? Io t ' afferro per il collo e t ' ammazzo ! Dato il gran cambiamento da poche ore innanzi , non seppi ne meno quel che rispondere . Solo pensai a te . Allora egli con le mani sopra il mio viso continuò : - Vigliacco , mascalzone , voglio sapere che facevi a Roma . Tu non mangiavi , perché sei magro . Ed io : - Non mangiavo ? Mangiavo meglio che in casa tua . - No , non mangiavi . Adesso con me non potresti fare ai pugni . Sei il più debole , ora . - Io non voglio fare ai pugni . Se dici che non mangiavo o stavo male , sei un imbecille . Perché ho mangiato e bevuto alle spalle tue . Allora egli mi prese e mi piegò in terra , facendomi un poco male a un fianco e pigiandomi uno zigomo . Poi mi tenne un ginocchio su lo stomaco , sempre ingiuriando e dicendo che mi voleva ammazzare . Io mi difesi solamente . Gridavo a tutta la gente ch ' era intorno a noi che non mi facessero percuotere e che andassero a chiamare le guardie . Allora egli mi lasciò . Io mi feci rendere il cappello , ch ' era caduto sopra una tavola ed uscii , dicendo : - Sei ammattito . In casa de ' matti non ci sto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tra le altre ingiurie è questa : - Tu non sei il mio figliuolo . No , non sei . Tu sei un degenerato . Sei un vigliacco ... Ma nessun accenno a te . Ora so che scriverà alla padrona di casa ( P ) , alla quale io manderò una cartolina per prevenirla . Tu non te ne occupare . Che cosa era ? Tutto il fondaccio di odio e di passione contro di me . Mio padre non mi sente eguale a sé . E così mi tratta come un nemico ( Q ) . Il giorno dopo prese parte anche un mio cugino , del quale non m ' ero mai rammentato . Lo trovai sull ' uscio dalla X ... dov ' è cuoco , e prese le parti del babbo dicendo che se i suoi figli dicessero a lui imbecille , egli li sbatterebbe nel muro . Io non potei evitare le prime parole , perché m ' ero fermato a salutarlo . Ma ti puoi imaginare quale vergogna sentii . Anche egli ( beato lui ) disse che ero un cretino e che non capivo niente . Da queste parole , ora comprendiamo bene quali pensieri siano contro a me . Ma non so perché questa volta mi senta tanto più agile quanto più sono preso dalle mani di costoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ora vedo che dentro quest ' anno mi devo impiegare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sto un poco meglio . Ma mi sento sempre la febbre . Qualunque intelligente m ' avvicini , capisce che sono agitato . Anche il Procuratore mi raccomandò che stessi calmo e mi divagassi . Più che l ' amore non c ' è . L ' inchiostro s ' è appastato dentro i calamai . In media vanno tre lettori al giorno . E che lettori ! ( R ) . Un ' altra cosa mi piace di prometterti . È che quando io guadagnassi prenderemo in casa una delle tue sorelle piccole . 15 giugno 1907 . Mio padre non l ' ho più visto . Ho l ' ordine da lui di non entrare più in casa , né in bottega o di andare in campagna . Così mi fa vivere come un signore ; perché sto in una camera bella come non ho mai avuta , ho il cameriere che mi porta il pranzo e la cena e più di un litro di latte la mattina . Naturalmente non c ' era bisogno del suo ordine per non farmi più andare in casa , in bottega e in campagna . La biancheria me la cambio quaggiù ; la campagna è bella in ogni luogo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma di che parlo ? Stasera m ' urta i nervi la penna che non va bene , e gli spropositi che metto nelle parole . Non so più scrivere né meno come un ragazzo ? Io ho per te come una religione . Tutti gli altri esseri sono le figure di una lanterna , illuminata da essa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Che lettere , non è vero ? Dovrei almeno ricopiarle , per togliere le macchie d ' inchiostro . Ma non ne avrei la pazienza . Ho presi alcuni appunti per un commento , a uso mio , delle poesie del Carducci . Ma in Biblioteca io studio bene . La gente non dà noia . Solamente gli impiegati non hanno molta garbatezza ! E poi , quando voglio trovare un libro , bisogna che , stando col naso su la spalla dell ' impiegato che sfoglia le schede , agguanti con gli occhi il nome dell ' autore , mentre che sta per sparire . Non so se hai capito . E gli autori , che domando io , non sono molto noti . Conviene che li presenti scritti all ' impiegato , il quale , brontolando un poco , se ne va allo schedario . Per trovare il Bartsch , dovetti bisticciare quasi . Osservare queste cose potrebbe essere bene . Ma non le so scrivere ! Ho acceso la candela ed ho chiusa la finestra . Che pasticci ... poetici ancora ! Da Dante alla Bibbia , dalla Bibbia a Omero , da Omero a Platone , da Platone al Maeterlink , dal Maeterlink al Leibniz , e dal Leibniz a Dante e via in un cerchio d ' imagini . Mi vergogno perfino a scriverlo . Ne faccio il viso rosso . Ma come mi si potrebbe comandare un certo ordine se io ho appetito di tutti ? In questo momento ho ripensato a Virgilio , e sono stato proprio lì per aprirlo . Io ti ho già trovato il lavoro , tanto più che dovrò togliermi le ore dell ' impiego . Ora non te lo posso spiegare chiaramente , ma si tratta , di mano in mano che ve n ' è bisogno , di prendere appunti da dizionarii o da libri . Peccato che tu non sappia un poco il latino ! Oggi t ' avrei fatta arrabbiare per un certo nome biblico . L ' ho dovuto cercare in molti libri , perché in principio non sapevo se fosse biblico o no . Dunque , prima ho dovuto con la mia ignoranza conoscere questo . Poi ritrovarlo in un dizionario scritto in latino . E perché non mi piaceva la spiegazione che ne derivava , ho guardato nell ' Enciclopedia italiana e francese , nel dizionario geografico , nel dizionario latino , nel dizionario d ' antichità , in quello mitologico , ecc . L ' impiegato mi guardava . Sai : tutti questi libri sono in quello scaffale basso che è vicino alla porta , ed io li prendevo di mano in mano che li scorgevo . Domattina , t ' ho detto , ho voglia d ' andare alle Taverne d ' Arbia . Porterò con me un libro . Il quale è già scelto , quantunque mi si rivolga nell ' animo il desiderio di ciascuno . Ma adesso sono più forte . Oggi sono stato all ' Osservanza . Ricordavo bene la nostra passeggiata fatta per quella strada . Mi sono seduto sul muricciolo della chiesa , e guardavo la campagna fino al Monte Amiata , ch ' era quasi schiacciato dalle nuvole . Un fraticello è venuto a spazzare , e due poveri mangiavano la zuppa . Mi sono ricordato del desiderio , molto velato , che ebbi di farmi frate . Ridi , perché rido anch ' io . Ciò è il lato comico del mio animo . E pure , se non avessi riveduta te , se non ti avessi più sentita , c ' era caso che fuggissi in un convento . La mia vita non è se non una preparazione alla nostra . Vivendo così nell ' attesa , non potrei tessere da solo un avvenire senza strappi . 19 giugno 1907 . Perdonami se ti scrivo in fretta . Stamani mi sentivo quasi male . Io penso di andare a trovare il Procuratore per sollecitare . Credi che ogni giorno mi diviene sempre più triste . E poi , senza te ! Non voglio abbracciare sempre una forma del mio spirito ( S ) . Io voglio te , ti voglio vicina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sto sempre solo , e passeggio sempre solo . Ciò mi dà una libertà immensa . Tra questa gente mi sento un viaggiatore che s ' è fermato poco volentieri . Oggi ho riveduto mio padre , il quale mi ha tranquillamente sorriso . Ma i giuochi bastano anche con lui . Quel che egli ha fatto è fatto . E poi , non sarebbe il ricominciare da capo domani ? Quindi ... via ! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Anche passando dalla casa tua mi agito tutto . ... quando penso a te , tutta la mia anima si muove come le foglie di una vigna . Hai ragione . Per distrarmi era necessario ch ' io pensassi seriamente a te ed a me . Con la voglia di questo impiego , io ho acquistato un vigore nuovo . Mi sento anche meglio . Ma è necessario che noi siamo uguali . E quando ti sento tale la mia anima è come un torrente che freme di spume . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In me è una purezza , alla quale voglio foggiare te . In me , forse , non traspare perché ... non lo so . Ma questo bisogno d ' una cosa ignota che cos ' è ? Questo vuoto che la bocca della volontà fa ? Ciò che ho ottenuto un momento fa , diminuisce . Io ho bisogno di accrescermi sempre , perché l ' acquistato scompare . Ma il mio spirito non ha incontrata ancora una cosa solida , su la quale s ' assieda a guardare . Sembra che cammini sempre per certe strade silvestri , senza scopo , per fuggire gli altri . Ti dirò una cosa . Oggi sono stato al sole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non so di quale piacere esso riempie tutta la mia carne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Senti : risogno anche il caldo di Roma . Mi ricordo ora della via Venti Settembre tutta accecante di luce , la quale m ' ha fatto provare piaceri acutissimi . Da vero , ne ho il desiderio . Tu , scommetto , sei spaventata anche a sentirne parlare ! 20 giugno 1907 . Non so ancora come dirti di questo fuoco divino che tu hai riacceso in me . Occorrevano , dunque , le tue parole perché la mia anima si sentisse così gonfia ! Quando saremo insieme , io non so se potremo desiderare che sia aggiunta qualche cosa alla nostra felicità . 22 giugno 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Poi ti scriverò con più pace . Ora sono ancora inquieto per gli opposti sentimenti di ieri e di oggi . Vedi : ieri sentivo un rincrescimento indicibile di te . T ' amavo , passai sotto la tua casa , ma avevo dentro un abisso di desolazione , e il bisogno d ' amare . Poi che tu eri stata quasi scancellata da tutte queste sensazioni , e pensavo che tu non mi amassi . Ed è logico che pensassi così . No ; credevo d ' averti amato io solamente . Delusione e dolore era il miscuglio che m ' amareggiava . E ti chiedevo con una angoscia indicibile . Ma tutto mi pareva delusione . Stamani sei riuscita a trionfare un ' altra volta in me . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non mi amare soltanto . Serviti di me per la tua anima . 25 giugno 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sarebbe impossibile che il nostro amore non avesse fatto eguali le nostre anime . Ciò che sento io deve essere sentito da te , identicamente . Altrimenti è impossibile che la felicità s ' adagi in noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Già vedo l ' altra faccia del tuo amore qui a Siena . Non mai il ricordo di tali cose mi turberà . 26 giugno 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dovresti credere con me di avere una personalità più complessa e più estesa . Non è possibile che i tuoi pensieri si dipartano senza di me . Per me , tu sei il secondo io , a cui ricorre il primo . Mi pare che il nostro possesso sia uguale per ambedue . Ci ameremo così sempre . Penso che qualsiasi modificazione che avvenisse in me sarebbe provata anche da te . È impossible che tra i nostri spiriti sia un luogo per l ' ombra o dell ' uno o dell ' altro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Perdonami dell ' altro giorno . Fu un egoismo brutale . Da Siena , a Siena 6 luglio 1907 . Ho parlato stamani , con il C . che non vide mio padre . E mi ha detto che oggi gli scriverà un bigliettino per invitarlo da lui . Senza i denari , non posso fare i molti fogli che sono chiesti nel concorso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quando ci sono motivi per andare in ira , io non ho niente da dirti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non mi scriverai tutto quello che fai e quel che pensi all ' infuori di me ? Non t ' avrò mai fatta quale t ' ho sognata o sentita ? Dimmi che è così . Ci sono le sensazioni di alcuni istanti che mi danno questa gioia profonda , ma poi ... Vincerai , dunque ? Io ti chiamo . Sai che i miei occhi non possono mentire , perche hanno chiesto da ' tuoi la loro amicizia . E la mia anima ha chiesto la tua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ed è strano che tu non capisca il mio animo , o che tu non faccia nulla allora per farmi piangere ai tuoi piedi . Era così . Io t ' annullavo o ti calpestavo come una pianta che si vuol distruggere . E tu eri sempre più ferma nelle cose che ti hanno modificata . Perché a volte , penso questo . E più lo credo , quando ti vedo reagire . No , Emma : è possibile che tu mi strazi così ? Bada : assicurami che non sei stata mai un ' infermiera . Che non hai sentito mai come un ' infermiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Che se mi assicuro essere così come angosciosamente penso , io ti lascio . È impossibile ch ' io mi possa togliere queste cose , e bisognerebbe che non ti scrivessi per tacertele e per allontanarmi da te . 7 luglio 1907 . Ho sognato di te oggi e dopo ho pensato . È orribile la via che abbiamo presa . Non è possibile che io , alla mia fidanzata , a te che comprendi tutti i miei sentimenti , possa scrivere tali lettere . Ed ho pensato che il mio grande affetto fosse la causa di turbarmi tanto . Dove è grande altezza è grande profondità . Onde anche il ricordo delle questioni passate , a cui non è da negare la verità , mi fa talvolta esaminare se io dovessi aver tale dolore un ' altra volta da divenire un bruto . Non potrei lasciarti senza impazzire . Perché tutto ciò che è mio è da te . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma , purtroppo , per giungere all ' affetto quasi divino che abbiamo già provato è necessario , se ce n ' è bisogno , togliere tutte le questioni . Amando te , la mia anima è quieta . Mio padre ha risposto al C . voler fare i fogli da sé . Onde io gli devo dare la lista dei documenti necessarii . Ma non ti pare ... curiosa ? Starò a vedere se vorrà scrivermi anche la domanda . Del resto , è meglio ch ' io m ' approfitti di questa ... idea per togliermi le noie . Ma , nello stesso tempo , sento l ' impeto di distruggere questa noia . E farò il concorso con la deliberazione di andare poi fuori di Siena . 8 luglio 1907 . Anelo tanto a te che tu sei sempre nella mia mente come un ' allucinazione dolcissima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non sappiamo perché , a vicenda , possiamo essere la mèta di noi stessi , ma abbiamo di ciò la voluttà quasi folle . Io non penso se non vedendoti dentro a me stesso . Ecco che , scrivendoti , sono tornato contento , felice , anzi . Non occorre che tu mi punisca per quel che ti scrissi . È sufficiente il mio rimorso e la mia vergogna . Ma dimmi che mi ami e mi perdoni . Ti posso baciare ? Vorrei che il tuo sorriso m ' assentisse . 9 luglio 1907 . Ti prego di non guastare quel che faccio con molta pazienza . E tieni in mente che l ' ospedale m ' ha fatto star male ogni ora e m ' ha fatto dubitare . Quando eri laggiù provavo un dolore fortissimo , di cui nessuno ti potrebbe parlare . E , peggio ancora , non ho potuto mettere in dubbio la tua purezza ? Oh , Emma , vorrei che non t ' avessi detto mai nulla , perché prima di tagliar te , tagliavo le mie carni . Mi son roso più che piangendo , perché stavi laggiù . Ed ora pensa al dolore che mi daresti se tu andassi via ( T ) . E non ti potrei amare più . Onde non mettiamo a rischio un avvenire che deve essere felice , perché preparato con tanto dolore e con tanto affetto . È impossibile che tu non risenta il mio dolore . Ma t ' amo anche se mi fai soffrire . Forse , di più . 10 luglio 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Questi momenti non si possono narrare . Vorrei piangere ai tuoi piedi . Dimmi che mi perdoni ; ma non ho voluto offenderti . E saresti capace di lasciarmi ? Non senti come la mia anima si sbrana ? Oh , stasera è necessario ch ' io ti veda . Dimmi che hai compreso ch ' io non ti volevo offendere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . M ' hai perdonato ? Rivedo la gioia risorridere ne ' tuoi occhi ? Tu mi vedresti arrossire dinanzi alla tua purezza . Rispondi con tutta la tua anima alla mia che ti ascolta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io t ' amo ogni giorno di più . È come un ' esaltazione di te . Ti sento più frequente , quasi in forma visiva , qui accanto a me . E non puoi sapere la disperazione provata dalla tua lettera . T ' amo come ti devo amare , e la tua fierezza m ' ha fatto balzare di gioia e d ' adorazione . Voglio tenerti informata delle brevi conversazioni che ho con tuo padre . - Come sta Emma ? - Io l ' ho lasciata che stava bene . - No , voglio dire se sta bene d ' animo e se sta volentieri qua . - Per ora certamente . - Io non l ' ho più veduta . - Esce poco perché avrà paura che incontri lei . Così evita ciò che le ho detto . - Fa bene . Ma senta : molti giovani sono accolti nella famiglia della fidanzata anche prima d ' avere un impiego , i quali non hanno i mezzi che ho io . Che se dentro quest ' anno non riuscissi a trovare un impiego , ho sempre modo di unirmi con Emma . - Oh , io non le dico che s ' impieghi . Basta che si sistemi con suo padre . - Va bene , va bene . Per ora sono contento che ella non pensi male di me . - Sì ; di ciò sono convinto . E quando ella avrà una sistemazione , le cose cambieranno . E ciò m ' ha soppresso la domanda di volerti vedere ora . Ed ho avuto un impeto di sdegno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma io , t ' avevo scritto quelle due lettere così , confidenzialmente . Pensavo appunto alla nostra confidenza , e mi sentivo così unito a te , come se le nostre anime fossero già invecchiate insieme . Non dobbiamo dinanzi a noi prendere nessun tono . Io mi sento completamente tuo e abbandonato alla tua anima . Puoi fare di me quello che vuoi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E so che senza di te , io m ' ucciderei . Perché sai bene che nessuna persona , ne meno per amicizia , può tenermi compagnia o farmi vivere . Ricordati che ciò ch ' io ti dico è scritto incancellabilmente nella mia anima . L ' idea di uccidermi è la parte opposta e legata al tuo amore . Ma scrivimi , scrivimi tanto . Fa così bene e m ' innalza il tuo animo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . T ' ho veduta ! Ed abbiamo compreso quanto dolore è passato in noi . 11 luglio 1907 . Ho scritto all ' avviso che ti mando , con il francobollo per la risposta . E penso di fare un ' inserzione ( a pena potrò ) per correttore di bozze . Ti giuro che non passerà giorno nel quale io non abbia procurato come posso qualche cosa . Prima di leggere la tua lettera , ho baciato sul tuo nome . Sapevo che mi avresti scritto così . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Abbiamo pazienza . La gioia presente non è poca . 12 luglio 1907 . Ieri sera t ' avevo scritto che ho parlato col babbo mio e che non è cattivo . Curioso . Non crede che io possa concorrere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . T ' ho talmente dentro di me , che per chiamare qualche persona devo prima correggere il nome che direi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . È molto bene che io abbia presa questa via pratica dei concorsi , perché ci darà il mezzo di sposarci . E perché non dentro quest ' anno ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stasera è bene che non ti veda . Quantunque ciò sia per me uno squilibrio mentale . 13 luglio 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A me , se mi hai capito , non devi negare mai nessuna soddisfazione , perché voglio che tu risponda a quell ' ideale che mi son fatto di te . Condizione necessaria al mio affetto . Vuoi dirmi ch ' io m ' illudo di te ? No . A volte sento che né meno la mia imaginazione giunge a comprendere tutta la tua bellezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io mi sforzo di contraccambiare tutto ciò che sogno dentro di te . E le cose del mio passato sono come un incubo . Non t ' amo per abitudine . Voglio avere sempre cagione di amarti . Ed io chiedo a te , per sempre , la mia resurrezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In te ho trovato quella purezza e bellezza che m ' ero finta tante volte studiando . E tutti i miei pensieri sono come una corona di fuoco a te . Si : tu sei come il tipo eterno che avevo pensato . Ho trovato in te ciò che è di più puro , e voglio che tu m ' inalzi sempre di più . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Oh , Emma ! Compissi anche le cose più vili della gelosia non lo farei se non per poterti adorare di più . Perché so che il male è dentro di me , e che basta una tua affermazione per toglierlo . Ma è necessario che questa affermazione tu la faccia . Vedi che t ' abbozzo il mio carattere , a cui non puoi rimproverare se non un esaltamento datogli dal tuo affetto . Ma son cose passeggere . Ti scriverò sempre meglio . E ciò che sento di te sarà uno sforzo a migliorarmi sempre . Ti devo nascondere ciò che provo ? Dianzi pensavo che tu non m ' avresti scritto e mi son gettato sul letto . Pensavo di ammazzarmi . In tali momenti la morte non è nulla . È l ' andare là dove il pensiero giunge . 14 luglio 1907 . Con mio padre ho fatto bene di contenermi così . Ci parliamo senza rancori visibili ; ma è necessario ch ' io continui la mia via , e sarà possibile che anche viviamo insieme in concordia . Abbiamo lottato per interessi , al suo modo di capire , e non c ' è ragione di tenere cattiverie . 15 luglio 1907 . Perdonami se non riesco nell ' animo tuo a fare il bene che vorrei farvi . Perché è per me il torto più grave . Io vorrei compensarti con una cosa simile alla felicità che ho da te . Mi sono offerto come correttore di bozze ( ottima coltura letteraria ) e come cassiere . 17 luglio 1907 . Mi sono divertito abbastanza , con i nostri rispettivi padri ! Prima il mio . Non è contrario al mio matrimonio con te , si capisce , perché sa quanto t ' amo ( e non c ' è stato bisogno di fare il tuo nome ) anzi è favorevole e ci metterei anche l ' issimo . Ma un giorno non basta per assodare bene il discorso . Quindi , domani o tosto che venga il momento favorevole , un signore di Livorno , che è là in villeggio ( U ) , riparlerà a mio padre per incarico mio , esprimendo il suo favore a me . È un uomo , a cui mio padre obbedisce molto . E uno . Ho trovato il tuo in Camollia . Gli ho riferito tutto , e gli ho detto d ' aspettare due giorni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tuo padre , poi , ha preso sul serio certi discorsi allegri che usa mio padre nei suoi momenti . Ha l ' abitudine di dire : - Già , voglio finir tutto . Quel che ho fatto me lo voglio mangiare , ecc . - E tali cose ha detto , a tuo padre tempo fa . Figuriamoci ! Egli vuole assicurarsi che mio padre non finirà niente , che lascerà a me , che non soffriremo la fame , ecc . Io , quando ho udito la confidenza che mio padre ha dato al tuo , mi sono fregato le mani e mi sono sentito molto più contento . E per togliere anche tale impiccio non ci vorrà molto . Lasciami fare . Parmi proprio di assomigliare a quei sensali che tirano le mani del compratore e del venditore perché facciano l ' accordo . Ma che cosa non farei ? Ed ora ? Forse , siamo sulla via della nostra felicità . Non so perché sono tanto di buon umore . Non ho mai riso come questa sera . Via via che scioglievo i nodi , m ' aumentava la contentezza . È stato un crescendo d ' ilarità . Di Roma , mio padre ha detto : - Con quei denari che hai speso là , potevi fare una casetta e starci . 18 luglio 1907 . Le cose hanno proseguito bene ! Stamani quel signore ha parlato a mio padre . Il quale ha detto esser contentissimo , e che il padre tuo può andare da lui quando voglia . Ma , qui , c ' è da murar bene i mattoni , perché non cadano su noi ... Quindi ho pensato che debbano passare ancora due giorni , per far decidere meglio la cosa nell ' animo di mio padre e perché si maturino i mezzi di farlo parlare con il tuo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vedi quanta ... pace mi ci vuole ? Ma l ' erba è seminata , e la segheremo . Questa sera , io non ho potuto parlare a mio padre , perché s ' è arrabbiato con una contadina . Per causa di un ramo d ' olivo , che quella aveva trascinato a casa senza farlo sapere ... Io guardo queste cose da artista . 19 luglio 1907 . Sì , è bene che tu venga al podere , perché può darsi , con molta probabilità , che mio padre s ' affezioni subito a te , ecc . Sai da te le altre cose buone che possono derivare . Vedremo . Potei parlare a tuo padre ieri sera molto tardi . Siamo sempre alla stessa stecconata , e temo ch ' egli non butti all ' aria tutto . 20 luglio 1907 . Io sono diventato ottimista ; perché per mio padre è come se volesse darmi una prova d ' affetto e , forse , sente il bisogno d ' essere corrisposto da me . In somma , siamo d ' accordo . E per lui , se anche tuo padre guastasse , sarebbe lo stesso dopo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non avevo mai provato a parlare col babbo così . E credo che da parte mia non verranno fuori cause a scompigliare . 21 luglio 1907 . Emma , non ti addolorare . Mio padre , a cui poco fa avevo rivolta tutta l ' intensità del nostro sogno , m ' ha ... percosso e maltrattato . Ha maltrattato anche te , e vuole dirti ciò che ha detto a me . Ma non ti parlerà . Tu non abboccherai . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io m ' impiegherò fuori di Siena , da commesso , e vivremo insieme . So che Dio fa forti le nostre anime e guarda la nostra onestà . Forse , a voce potrei dirti tutto . Ma se non vuoi .. Anche il dolore mi è dolce . Domani parlerò col Procuratore un ' altra volta , senza aspettare il concorso ( V ) . Appoggiati a me , com ' io a te . E non posso narrarti alcuna cosa . Come ieri si fingeva affettuoso e lieto , oggi ha insolentito con le peggiori parole . Tu conosci la mia serenità , e non penserai , né meno un poco , male di me se lo chiamo mascalzone . È tale . Ed è bene che di nessuna cosa abbiamo da ringraziarlo . Non avremo da ringraziarli . Perdonami se , per un istante , questo fango non mi è parso fango . Su la carne mi ha fatto poco , perché è stato tenuto . Ho graffiato il collo e il petto , e basta . Non è niente . E non ne sento niente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E di ciò incolpa solamente la mia bontà , che mi faceva credere nel mio genitore ; quantunque lo avessi giudicato quel che è ( W ) . 22 luglio 1907 . Col Procuratore ho parlato molto di te . Ma io non mi fido più d ' alcuno . Vedo che bisogna rendere dattero per fico . E mi stringo tutto a te per il mio bisogno di sentirmi amato e stimato , e di amare e stimare . Da mio padre ero chiamato vile , perché non picchiavo anche io . Proseguo dopo che sono stato dal Commissario di Polizia , il quale m ' ha chiamato per incarico del babbo . Non ha voluto concedermi che io mi faccia mantenere dal babbo , due o tre mesi fuori , prima che io abbia sicurezza d ' impiegarmi . M ' ha consigliato di cercare da qua . E , capirai , che non potevo fare altrimenti , perché è stato inutile ch ' io insistessi su ciò . Ma vedrò in seguito . Forse tu leggi più giornali di me , e puoi dirmi quando s ' apriranno i concorsi alle Poste o alle Ferrovie . Di ogni avviso , insomma , per il quale possiamo sperare . Tu sai che ho a pena due soldi al giorno , e che questa settimana non ho avuto niente . 23 luglio 1907 . Mio padre ha seguitato a trattarmi secondo il solito . Era possibile che in una cosa così grave cambiasse ? Per lui , trattavasi di una modificazione ( e l ' ha giudicata troppo grande ) de ' suoi interessi . Ha temuto ch ' io mi potessi imporre di più ; o , meglio , potessi cominciare a impormi . Io gli avevo detto che non volevo obbligarlo a mantenermi , e , che , anzi ( e ciò nel seguito del discorso ) non ti avrei messa in casa sua certamente , finché ci fossero le stesse persone . E tu sai che mio padre è minato da quella ragazza , da suoi zii , che vanno in casa sua , e da suoi nonni che sono due vecchi invalidi , cui mio padre terrà di conto più che il figlio , finché vivranno . Sue parole . Era naturale , quindi , che , sotto l ' aspetto tranquillo , dovesse essere in fermento tutto il miscuglio delle questioni che abbiamo avute . Io so che ho ragione , perché sono sempre andato innanzi con un ideale , cui ora tu nutri . E ciò non dobbiamo mai dimenticare . Le persone alle quali ne avevo parlato credevano che si trattasse di una ragazza che non disturbasse . E mio padre , perché sono tutte sue amicizie , le ha potute avere con sé con una parola , o per un torto ch ' io possa avere con lui . Al babbo bisogna obbedire , ed ha ragione se si oppone ad un matrimonio , che non gli frutta niente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Insomma , il perché è nelle condizioni con le quali vivevamo io e il padre . I primi due giorni mi disse di sì , forse senza riflettere e farsi consigliare . Poi cambiò senza nessuna cagione nata allora . Ciò avvenne nella trattoria , dalla quale fui mandato via ; perché mi disse averla regalata . ( E può darsi da vero : a quella gente . ) Finita la speranza ch ' io potessi fare il fidanzamento , così detto officiale , io andai a piedi al podere dove era andato egli con la moglie . Al podere mi disse : - Che cerchi qui ? - Niente . Sono venuto a sentire se me ne devo andare anche di qui ; dato che tu l ' avessi regalato . - Sì : anche questo . - Non stento a crederlo . A quella ... ragazza che hai in casa . Allora m ' assalì e mi picchiò molti pugni , senza che io mai reagissi . Tre o cinque dei contadini , che erano sotto un arco a mangiare , si alzarono e lo tennero a stento . Mentre che m ' allontanavo , prese un palo . Fu tenuto , ed egli me l ' attraventò senza colpirmi . Quel signore , che è similissimo al padre mio , gli ha dato ragione , perché lo volevo forzare a questa cosa . Capirai che mio padre è irriducibile . Io non ho nessun rimorso , ed anche una minuzia me lo farebbe avere . Mio padre s ' è voluto imporre con i pugni , e quel signore stamani ha approvato , e molto , tale sistema . Noi , dicono , abbiamo i muscoli buoni e combattiamo così . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non nego però di avere stupore di me stesso . Come avevo potuto illudermi di tali persone ? Non sapevo io per prova quali sono ? E il mio carattere chiuso non mi ha fatto nascere come funghi i nemici ? Mio padre pareva proprio dettato da loro . E le sue parole non erano differenti a quelle che hanno usate tante persone , che mi vogliono male . Ma io non t ' avrei né meno più parlato di loro , se tu non mi avessi chiesto con ansia il perché . 25 luglio 1907 . Il concorso del Comune è prorogato fino al 17 , per l ' aggiunta di un altro posto . Ma non m ' attrae , ne mi distoglie dal cercare fuori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma , picchiando tutti i giorni , qualche porta sarà spalancata . 27 luglio 1907 . Ho riparlato con il Commissario : mio padre dice non avermi percosso né maltrattato . E una lira che dette alla padrona di casa , ieri , è divenuta dieci lire . Non vuole darmi l ' assegno per fuori né per Siena . Lunedì devo tornare lassù per un ' altra deliberazione . Ma , se non faccio da me , nessuno mi farà una cosa minima . Nè amici né polizia . La nostra forza è la nostra pazienza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io ho deliberato questa cosa . Prepararmi in agosto , settembre e ottobre per il concorso ai Telegrafi , e intanto tentare tutti i giorni qualche avviso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non posso né pure riflettere al male che riceviamo quotidianamente . Hanno voluto essere combattuti come nemici ... E così sia . 28 luglio 1907 . Oggi farò il piccolo orario per le materie che devo studiare . Vorrei che il concorso fosse tra un mese ! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ora ti lascio Ma mi avviene come quando ti vedo . Non me ne anderei mai . E devo fare male alla mia volontà , per non lasciarti mai più . Ma tre mesi passeranno quasi rapidamente , e poi avremo la nostra gioia completa . E perché non prima ? 29 luglio 1907 . Ho già cominciato a prepararmi , e volevo che tu mi mandassi Arturo acciocché mi spiegasse una formula chimica , a me molto capricciosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sacrifico anch ' io ogni gioia del presente per il nostro avvenire , e non ti prego , né meno per la mia angoscia , di ritardare la tua partenza . Non te ne prego . Ma tu sai quel che ne provo già . Se ti fosse possibile ... non resteresti ? So che , farai anche per me , e sono tranquillo . 30 luglio 1907 . Non parrebbe vero , ma dovrò studiare molto bene le materie per questo esame . Chi ricordava le frazioni ? Mi son provato a risolvere un esercizio e non ci sono riuscito ... In un mese entrano dieci lezioni . per ogni materia ; onde di quelle che t ' ho detto , avrò fatto buon vantaggio . E poi devo imparare bene l ' alfabeto del Morse . Studio la mattina perché il giorno mi riesce quasi impossibile l ' applicarmi a tali materie . Il giorno mi serve a digerire ciò che ho imparato la mattina ed a riflettere se fa bisogno che io ripassi alcuni punti . Ma vivo come in un sogno . Ed è come una luce sempre più splendente . Quando penso a te mi sento bene , e voglio , rabbiosamente , farmi una condizione da poterti sposare . Imagina che volontà sia entrata dentro di me . Quando sarò con te , lavorerò . Accetto la tua scodella in due . E perché non mangeremo sempre così ? Lo faremo anche se ne avremo due ( X ) . Ma infine de ' conti che c ' è di tanto male ? Non avrei dovuto lo stesso impiegarmi ? Non avrei dovuto studiare lo stesso ? E credi che mi sia fatica ? Ben altre cose ho studiate , perché trattatucci elementari , che mi rimangono tosto in mente , mi possano affaticare ! Non ne sorrideresti se ti dicessi che m ' affaticassi ? Che c ' è , dunque , di tanto male ? Si tratta di attendere ancora tre mesi . E passeranno presto . Considera i già passati . Ma vero è che l ' ansia e il desiderio aumentano ; e la nostra sensibilità s ' accresce . Basta il tuo nome soltanto per svegliarmi una infinità di sensazioni deliziose . E le tue lettere ! Scrivimi sempre come hai fatto queste volte ultime . Non abbiamo un ' altra soddisfazione . 2 agosto 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io vivo con un affetto troppo intimo perché il tuo andar via mi sembri come un dispiacere momentaneo . Per me è come una disgrazia . Provo lo stesso dolore che proverei se tu mi fossi strappata dopo due o tre anni della nostra unione . 6 agosto 1907 . Manda ( perdona il verbo ) Arturo oggi alle quattordici perché ho risoluto bene e male molti altri problemi aritmetici , e non mi scomodano alcune spiegazioni della chimica studiata stamani . Io non ho punta pazienza . Ma riesco a sfuggire ad essa , sovrapponendomi sempre a tutte le contrarietà . Taglia la coda ad una lucertola , e dopo alcun tempo gliene troverai una nuova . Noi ci vedremo . Perché tuo padre ha voluto che facessimo così . Io non gli mandai la lettera , che avevo anche affrancata ... Sei ancora sotto il dolore ? Da un punto di vista , considero queste repulsioni essere un bene . Noi evitiamo il pericolo di sottometterci alle condizioni paterne , che farebbero della nostra vita come una camera buia . 7 agosto 1907 . Ritorno a tuo padre . Sai perché s ' arrabbiò d ' essere stato fermato nel mezzo della via e in pieno mezzogiorno ? Prima per una certa posa che ha ancora con me e che mi vuol dimostrare . Poi , credo , perché trovammo don M . e quel tale alto che va sempre con lui , poi il S . e alcuni alunni . Sicché furono fatte scappellate doppie . E chi ci vide dovette credere che il professore Palagi fosse divenuto il più domestico suocero di questo mondo . Quindi ... se ne seccò ; ed io ridevo e rido ancora . Bisogna vincere con la bontà e la superiorità ... 8 agosto 1907 . Stamani ero molto debole , e non ho potuto studiare come il solito . La stessa debolezza m ' ha fatto dormire un poco più che l ' altre mattine . Ma ora sono uscito al sole , e mi sento meglio . Soffro anche perché non ti posso né vedere né parlare . Soffro anche fisicamente . Ma non dovrei dirlo a te , per non peggiorare il tuo animo . Ma tu sai che ci amiamo così , e avresti supposte queste mie condizioni . Voglio lavorare . Voglio averti con me . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stasera ho quasi fatto quel che dovevo fare stamani . Ho da imparare a mente le noiose e difficili città e circondari . In camera mia fa un caldo soffocante , e terrei le due porte aperte se non ci fossero due ragazzi a gridare e due donne a chiacchierare . E anche dalla strada il chiasso è vario . C ' è un segantino , un calzolaio e una taverna sempre piena . La sera tutti i bevoni si mettono a cantare , e , durante il giorno , non è difficile che debba ascoltare qualche conversazione tra l ' una finestra e l ' altra . Io sono tuo , e se altri di casa tua hanno una parte del mio sentimento è per te . 12 agosto 1907 . Tutto ciò che ci guasta sono appunto le difficoltà che abbiamo . Basta un minuto con te perché mi senta incamminato nella mia strada . E non posso non avere te . Allora soltanto al mio animo il mondo si spezza , ed io percepisco ciò che prima mi era dietro un velo . È curiosa . Le nostre lettere ( e specialmente le mie ) somigliano a una statua coperta da qualche cencio sottile . Aspetta , ve ' ; ti spiego quel che voglio dire . Il cencio si modella così bene su la statua , che essa si vede com ' è fatta . Così io voglio nascondere ciò che non vorrei far sapere , ma lo dico in modo che ... 14 agosto 1907 . Ero indeciso se cominciavo a scrivere , perché da due giorni avevo chiesto invano la mezza lira . Ma mentre stavo per rimettere il foglio nel cassetto , è venuto lo sguattero con una lira in mano ... Quanto deve durare ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Poi stetti una mezzoretta in conversazione con X . , che ieri sera era più ... balordo che il solito . È matto come tutti i senesi . Anche per lui , la musica è rappresentata ... dal Franci , e la pittura ... dal Maccari , dal F . e dal V . E la letteratura , gli volevo chiedere ? Ah , si ! Anche la letteratura è ... senese . Egli sa a mente le poesie di un professore senese che sta a Milano . Non ti diverti ? Ma mi fa anche schifo . Scusa la parola che ci vuole . 19 agosto 1907 . Ho riparlato con quell ' impiegato di Roma che mi ha detto dei concorsi alla Congregazione di Carità . Saranno tenuti a Novembre ! Ma , cosa strana e inaspettata , non m ' ha detto ... del francobollo che avevo appiccicato bene nella lettera mandatagli a Roma ( Y ) . E non m ' ispira più fiducia . Ti scriverò anch ' io quel che ho passato , ma penso , che venga un manoscritto più lungo che una lettera . Se mi sentirò in grado di farlo , scriverò , Ma non devo preoccuparmene : regola prima . E devo scrivere senza né meno far preoccupare te . Ma lo farò ... Per ora è proprio come questo tempo . Un poco di sole , le nuvole sparse imbiancano , e sembra che debba nascere così un giorno eterno . Poi ... Non potrò scrivere nulla ancora . Perché la mia anima s ' apre e si chiude ; si illumina e si oscura . 20 agosto 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In quanto al mio io , son ben certo che c ' è tutto ciò di cui ha bisogno il tuo . Tu a me sei , psicologicamente , ciò che per altrui è la divinità . Sono certo , dicendo così , di esprimere bene la verità che è dentro di me . Io mi sentii come abbandonato , come respinto da tale atto , ed errai . Ma solo degli errori che t ' ho scritto . Sai bene che non potrei nascondere la mia sincerità , che riscapperebbe da una parte se io la volessi respingere dall ' altra . Del resto , in tal modo è cacciato ancor meglio , il male che per una allucinazione forse ( perché devo credere alla stima che tu hai ad altrui ) io trovo riunito in quella persona . Ma credi ch ' io sono stato sempre puro con la tua anima ? Dimmi che non hai nessun motivo di lagnarti e di addolorarti . E che appunto per preservare te stessa da quel male io ho cercato di allontanartelo . Ma non sono state queste le mie intenzioni ? Non ho agito male , dunque . 21 agosto 1907 . Lo scrivere al babbo tuo mi sarà difficile , perché le cose che a me sono molto evidenti non riesco ad esprimerle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ho baloccato la bambina della padrona , con dei voli magnifici , fino a farle toccare la testa al soffitto ! 28 agosto 1907 . Entra la bambina in camera . Tiene il pollice in bocca e ha gli occhi un poco rossi . Non vuole andare a vestirsi per la passeggiata , e si distende nella mia poltrona . - O che fai costì ? - Le dico io . - Dormo ! - E appunta i piedi al tavolino . - Tanto in camera tua , la mia mamma non mi picchia ! Guarda dove le metto le gambe , o signore ! perché fai lesto , dimmelo ? dimmelo ! dimmelo ! perché fai lesto ? Vuol domandarmi perché scrivo presto . - Perché non vuoi andare fuori ? - Sì . La tua mamma chiama ! Sta distesa e non risponde . Poi dice : - Mi picchia . - Perché ? - Perché il mio babbo ha buttato i pomidori in terra . ( Non mica lei ! ) - Mi dici perché fai lesto ? E s ' alza e mi tira i capelli . - Stai buona , se no ti picchio anch ' io ! Ora s ' è decisa ad andarsene . Non ne busca , ma piagnucola . - Guarda come sono bella , signore ! - E mi batte il dito sul gomito della destra . - Sta buona ! E se ne va . S ' è vestita per fuori . L ' altro giorno le feci , sopra un pezzetto di stoffa scura , una casetta col filo bianco . Passai sei o sette volte l ' ago tra sopra e sotto . E poi che era impaziente , per farla star ferma , dovetti trattenermi dal pronunciare il tuo nome . Ma mi accade sovente , quando parlo con chi non mi toglie l ' incanto interiore del mio affetto . Quando mi parli di Dio tu , ci credo anch ' io . Ne ho la sensazione . Ma devi gridarmi che all ' infuori della mia anima ( perché non nostra ? ) non sapresti trovare alcuna cosa per cui la vita ti sembrasse a contatto con una realtà divina . Devi sentire come me . Io credo in te e in Dio . Onde puoi comprendere ciascuno mio sforzo verso una perfezione morale , che , combinandosi con il mio affetto , fa del nostro amore una spiritualità meravigliosa . 29 agosto 1907 . Può darsi che io sia pagano , almeno superficialmente . Io bacio te , e soddisfo al bisogno della mia anima . A quel bisogno della divinità . Quando ti saprò parlare , capirai meglio , come a traverso un vetro , da quale spiritualità io t ' amo . E non t ' ho mai lasciata . Solo in me si compiva una lenta trasformazione . Era necessario che si compisse il mio intelletto . E s ' è compiuto da un dolore , quand ' io credevo d ' essere ucciso da ciascuno , e forse , pensavo d ' uccidere , T ' ho riparlato di questa calma di delirio . Le poche volte che ho scritto , abbozzavo una lettera a chi era rimasto nella mia anima come una limpidezza senza nome . Tu esistevi in me . Io non so se ti potrò mai ridire qualche cosa . Ma voglio che tu comprenda con quale angoscia è venuto fuori il mio amore . Ma tutto ora s ' è scancellato . Io t ' amo per la tua realtà ; e sono rivenuti in me gli affetti umani . Ora m ' addolora e m ' impaurisce anche la tua scottatura . La sento anche io . Meglio è , forse , ch ' io non rientri ora in questo stato di formazione . Non ne traggo parole chiare . Io ti scrivo tali cose , perché tu sappia compiere l ' opera tua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... tu mi hai fatto avere una fiducia che è sostenuta da Dio veramente . Io mi sento libero da tutti . Sono felice e pieno di speranza . ... ti dirò un modo di mangiare che ho quando sono solo ( si capisce ! l ' abolivo anche a Roma ) . Prima mangio la pietanza , che oggi era costituita da tre taglioli di lesso . Un pizzico di sale preso da un cartoccino azzurro , che tengo in uno dei cassetti dello specchio , e basta . Poi le frutta e il formaggio . Un tocchettino di parmigiano , una pesca e una pera . La pesca in due morsi , la pera in quattro spicchi sbucciati alquanto ; e nella meditazione che m ' avviene dopo il mangiare , ingoio anche le bucce . Dopo ciò , bevo alla tazza la minestra , che è già fredda . Ora m ' attira anche il vino , ma non ne bevo più che un litro al giorno . Soltanto due volte ne ho preso un altro bicchiere dal padrone di casa . Ho soddisfatto la tua curiosità ? Dopo mangiato , appallottolo la midolla che è rimasta del pane , e penso . E il mio pensiero nasce dalla tua sensazione . 30 agosto 1907 . Perché prendersela ? Essi ( tutti ) credono di non farci male se mantengono una opposizione che di mano in mano diminuisca , finché io ti possa sposare . Non vogliono capire ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io credo che si tenti in tutti i modi il mio amor proprio per fare allargare la buca che è tra me e loro . Ma su questo ho deciso di vincere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . È necessario saper vivere con costoro , perché il ribellarsi non concluderebbe altro che la nostra peggiore separazione . Contentiamoci di ciò . Io non comprendo perché tu possa addolorarti per un tale rifiuto ... Non era preparato ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma io sono tuo e non soffro . Non so ; sono insensibile a tutti gli altri . Ho te come diffusa nella mia anima , e non sento altro . Perché non è così anche a te ? Devi assicurarmi che saprai ... Pensa che nessun rispetto è dovuto a colui che non lo porta . E che nella vita è necessario fare così . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Entra nella nostra realtà . Consigliati anche dinanzi a Dio , che non toglierà a te ciò che è la tua vita . Sforzati di dimenticare ciò che volevamo ottenere in faccia alla gente . Amiamoci segretamente come una volta . È il mezzo per conservare al nostro affetto la sua forza . Dimentichiamo ciò che abbiamo chiesto ( del quale aspettavamo questa risposta ) e amiamoci senza pretendere niente . Egli ti può negare ciò che ci può dare da sé medesimo , ma alla tua anima non toglierà niente . Ricordi quanta forza spirituale avevamo ? Noi la perdiamo comunicandoci con altrui . 31 agosto 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non faccio tutte le cose insieme con te ? Non vedo sempre il tuo volto ? Non pensi anche tu le cose che io penso ? Io prendo un libro , tu mi dici qualche cosa ; e poi l ' imaginazione s ' intensifica ed io giungo a riprovare la soavità dei nostri istanti migliori . È un alternarsi di tali effetti . Allora completo tutti i pensieri che m ' erano sorti con te , di cui la mia coscienza non aveva avuta la scoperta . Si sviluppano lentamente tutte le sensazioni rapide ( Z ) . 3 settembre 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ti lascio un mi momento , perché non posso trascurare lo studiare ( per la prima volta ... ) l ' alfabeto telegrafico ... Dopo tre quarti d ' ora ho trascritto , con un solo errore , una strofa del Carducci . Ma ho capito che la difficoltà è nel ricevimento . Tuttavia ... lascia fare a me . M ' uggiano da vero le interruzioni ! È venuta nella poltrona la bambina a canticchiarmi la Colombina bella . Oggi ho chiuso l ' uscio subito . Mio padre ha fatto rispondere a voce ( perché a voce gliel ' ho fatto domandare ) che non intende la mia calligrafia . Allora mi riporteranno la lettera cui io ricopierò sufficientemente bene , sottoponendola prima agli occhi di qualche altro ignorante . E poi ... vedremo . Tra la buffonata e la vigliaccheria ! Perché anzi tutto doveva dirmi subito ciò che mi ha detto dopo tre giorni , e perché la lettera è già stata letta e discussa . Sempre la verità ! Anche la mezza lira che mi dà ogni due o tre giorni ( e dopo averla mandata a chiedere ) è - dice - divenuta quotidiana ! Ma perché penso a tali cose ? Sempre avrò io , se con uno , se con due e quattro , aver da fare ! La vita è uguale per tutti . Ho mangiato in fretta , e ho scritto in calligrafia da maestro la lettera al babbo . Per prova l ' ho fatta leggere alla padrona di casa . Poi mi sono sbarbato , con una riga di sangue giù per il collo , che mi faceva assomigliare a un crocefisso di Sano di Pietro . Il Donati ( A1 ) , che ha negato a me i libri ch ' egli chiama di lettura amena , quelli del d ' Annunzio , dell ' Ibsen ecc . , li dà , al contrario ... ai consiglieri comunali . A que ' pochi che vanno in Biblioteca . Naturalmente , gli domanderò se per studiare è necessario essere prima consiglieri . A me li negò per questa ragione : " Li ha letti già , e può fare a meno quindi , di riprenderli ! " . I consiglieri , si capisce , non li conoscono ancora , e quindi ... bisogna che li prendano . Mi pare d ' essere molto più giù che a Siena . Si vede che le zucche s ' incontrano da per tutto . Rimetto un po ' d ' onore ai nostri babbi . Ho voglia di riferirti ciò che la padrona mi ha detto , perché può darsi che sia informata bene . M ' ha detto che mio padre si contenterebbe che io gli chiedessi perdono ( ! ) e che solo per una mezz ' ora gli amministrassi le aziende ( senza insistere su le persone che ha in casa ) perché mi facesse sposare te e fossi libero di fare il comodo mio . ( ? ) Che egli tenga a un qualche cosa di simile , per riprendere l ' onore che ... non ha acquistato con tali questioni e per far piacere a quella gente , può essere . Ma alle altre cose , meno che non mi faccia una dichiarazione legale ... 5 settembre 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . mio padre non ha ancora risposto . Può essere un segno buono . E sarebbe , se ci fosse una persona che entrasse nel mezzo . Ma come vuoi fare ? S ' è rovinato la mente con tutti i sudicissimi che gli stanno addosso . 6 settembre 1907 . Mio padre ha mandato a dire per un uomo , espressamente : " Oggi non ho tempo di scrivere . Quando sarai chiamato a dare gli esami io farò tutto ciò che c ' è da fare " . Io ho avuto il torto di dire , piuttosto nervosamente , che me lo scrivesse . Ho avuto torto , perché con mio padre non bisognava che esigessi ciò . Spero che quell ' uomo abbia fatto l ' ambasciata in modo da non irritarlo . Me l ' ha fatto notare anche la padrona di casa , che insieme con il marito era in salotto e ha udito , essendo rimasto l ' uscio aperto . Ed in fatti ... Ma , certo , non lo farò mutare . 8 settembre 1907 . Sono seduto a lato della Cappella in cui è sepolta una contessa , molto devota , secondo la sua lapide latina ( A2 ) . T ' ho colto questi ciclamini .... Sento il campano di un gregge e odo un belato tra gli alberi , ma lungi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Passa il campano vicino . Hai indovinato il mio desiderio intenso di tutta la giornata , che s ' è accresciuto con la dimenticanza ? Il campano erra tra gli alberi . Odo i passi della pecora che ha il campano . Non vorresti tu essere con me ? Uguale nel mio pensiero ? Ti adoro così , ed esiste questa rispondenza . La pecora è venuta qui . Ha un rogo sul dorso . Le altre giungono con un calpestio su le foglie . La pecora guarda . Sul muso le batte il sole . Guarda verso le altre . Non sei tu il mio pensiero stesso ? Di quale altra sostanza esso è fatto ? La pecora è rimasta attraverso la strada . S ' è fermata volta verso me . Ne giunge un ' altra che la cozza col muso ; e ambedue si muovono . Non mi ami tu per sentire ciò che è , nella nostra unione ? Le pecore passano . Odo il campano . Giunge tutto il gregge . S ' è fermato . Si sente lo strappìo dell ' erba . 12 settembre 1907 . ( A3 ) Se io potessi guardare i tuoi occhi , sentirei tutto il mio essere pieno di febbre . Allora mi si definisce come un paesaggio da raggiungere ; mi sento roso da tutti i miei istinti d ' ambizione . Ma ciò non è tutto . Ciò è il mio io che si agita . Tu ora anche capisci come io ho voluto associarti a questa fiamma di forze . Tu ora sai come le migliori tue energie sono la fonte al mio affetto . Capisci che da te , quanto da me , dipende il mio cammino intellettuale . Ma anche tu hai sofferto per conto tuo . E non sempre hai capito di quali fuochi la mia anima fosse bruciata . Adesso noi siamo ricongiunti , e una parola tua m ' ha svelato come tutto il tuo essere dipende dal mio . Che cosa sono quelle nuvole bruciate su la vetta dei monti ? Onde sono venute ? Vorrei che il mio spirito fosse il mondo , per comprendere tutte queste cose . Io ho sognato di amare le foglie di una siepe ! Fuggivo per i campi a guardare un granturcheto perché esso m ' escludeva gli uomini . Che cosa volevo ? Io pensavo di scoprire qualche pezzo del mistero che copre tutta la natura . Io avrei dato tutto me stesso per parlare ad un albero . Io guardavo la luna tra gli ulivi , bassa come una fiamma rossa , e pensavo che essa volesse parlare al mio io . Perché era lì ed io pensavo ad essa ? Allora gli uomini mi apparivano come greggi da guidare . La mia voce li avrebbe condotti . Non era possibile che un uomo mi amasse . Io non ero più un uomo . Io partecipavo dell ' aria e delle nubi . Il mio spirito era simile alla rugiada sparsa su tutti i campi . Ricordavo che gli uomini avessero un corpo ? La carne mi appariva come una cosa sconcia da lasciare . Io odiavo ed amavo questa carne . Ma nessuno doveva possedere la mia . Io era divenuto un Dio . Chi poteva amare me ? Io conservavo del tuo amore la sola energia . Chi me l ' aveva prodotta era scomparsa in questo miscuglio umano , a cui io non appartenevo più . Io ero conservato da questa sola energia che talvolta strappava alla mia anima parole . Ma non dovevo amare , non potevo amare colei , perché più non esisteva realmente . Ella era sacrificata alla mia volontà segnata da Dio . Anche tu , dunque saresti stata infranta . Perché talvolta mi sembrava di pigiare con l ' anima tutta la folla umana , come con le mani . Io percepivo degli uomini una realtà simile a quella di una pittura ... ( A4 ) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stasera mi sono ricordato meglio di tutte queste sensazioni e le ho scritte . Da esse tu comprendi come il mio io sia stato sempre governato da te . E comprendi quale significato ha per me questo te . Quando ti rividi a Siena , fu come uno spiraglio della realtà che io avevo lasciato , o che aveva lasciato me . Mi sono sempre accostato di più ad essa . E tu mi ridonerai alla nostra vita . Gli uomini , in generale , m ' erano divenuti come simboli d ' idee . Io , in un bambino non so quali pensieri componevo . Gli uomini m ' erano divisi dalla mia anima . Non ho mai voluto amare nessuna altra donna . Debbo ringraziare gli amici di avere respinto il mio io nel suo proprio confine , acciocché vivesse di sé e non straripasse a fruttificare altrui . Il mio io era come un albero che avesse disteso i rami lungo una strada . Adesso non è più un albero : è come un giuocattolo nelle mani della tua anima . Con te io ritrovo tutte queste sensazioni ... Non ho mai domandato a me stesso , prima di stasera , se tu avessi potuto pensare queste cose che aveva prodotte il mio spirito . Non ho mai domandato se nel tuo dolore avessi imaginato che io vivevo solo dell ' energia datami da te . Un ' energia simile ad una ossessione . Perché io passavo da casa tua ? Quale ricordo mi ci spingeva ? Perché , sfuggendo tutti , io ti ricordavo ? T ' avevo dentro di me incancellabilmente ? Io aspettavo di rivederti . E quando ti rividi tutto il mio essere fu scosso . Emma ! Emma ! Non avevo più provato un sentimento umano . E come spiegarti perché , dopo , io non ti scrivessi che t ' amavo così ? Con una malvagità di cui era pieno il mio spirito . Malvagità verso di te , perché io negavo alcuno interesse agli uomini . Essi erano quasi fantasmi che potevo avvicinare e allontanare .... Sorridi mesta ? È la pazzia di cui altra volta t ' ho parlato . Allontanandomi da te , per colpa di ambedue , io non sentii più nessuno intorno . Io mi sentii obbligato ad odiare , fino al negamento dell ' esistenza altrui . Tu avevi tratto fuori da me qualche cosa , io ti ricordavo come un ' aurora tiepida . Ma perché non era venuto il meriggio ? Perché io avevo guardato soltanto tra le nuvole dell ' alba . Non era il tuo essere che doveva sospingermi ancora verso l ' alto ? Verso un ' altezza apparsa al mio spirito , per la quale m ' era sembrato di camminare fino allora tra gli sterpi d ' una bassura ? E per colpa mia io t ' avevo perduta . Oppure , per colpa di nessuno . Ma ciò che pensavo allora era sorto ancora da te . Il mio pensiero s ' era ingigantito di sottilità . E se talvolta piangevo era per il ricordo di te . Che cosa avevo perso ? Che cosa mi mancava ? Dove tendevo ora ? Ma a nessun luogo . Io non trovai mai , quando ridiscesi alla realtà degli uomini , una persona a cui potessi attribuire qualche cosa di te . Nessuna , nessuna ! Solo a lei , dal viso ideale , trasformato dal mio spirito , visto dal mio spirito , l ' anima mia si alzava . Io studiavo allora Dante . Ed esso , forse , era la mia realtà . Io amavo le sue parole . Io mi riempivo di esse . Non volevo ascoltare altro . Non volevo nessuna voce reale . Non volevo ascoltare nessuno . In esso il mio spirito s ' esaltava . Ma quando io volevo ricordarmi d ' alcun contatto , il tuo solo , perché esso è stato il solo , era pronto con un invito . " Ella t ' ama ... t ' aspetta ... vuole te ... è degna di te ... Ma , vedi , vuoi tu farla piangere ? Non senti le sue lagrime ? ... Non ricordi ? " E purtroppo io rispondevo : " Nessun ricordo ho io . Io appartengo a questo ignoto . Ch ' ella mi scriva come la mia anima aspetta , ed ella sarà amata . Ma ella mi scriverà come una volta . Io proverò le stesse sensazioni . Dunque , io ricadrò nel mondo che ho lasciato ... " . E mi veniva da piangere . Stavo con la fronte su ' vetri quasi verdi di una finestra , a cui giungeva il lezzo di tante camere che s ' aprivano nello stesso luogo . E mi contentavo di un pezzo di cielo azzurro ... Passavo molte ore con la testa assopita sotto un raggio di sole , quasi incerto , attraverso i vetri vecchi . E poi riprendevo a leggere . Dante parla con S . Tommaso ... Molti giorni ho passato in queste incertezze . Ricordo che desideravo tanto il canto di una passera , che non ho mai veduta , ma che doveva essere proprio sotto quell ' azzurro . Il canto di quell ' uccello mi sembrava una musica . E , poi , mi alzavo . In quello stanzino dov ' erano ammuchiati tutti i libri era puzzo di rinchiuso . Non aprivo le finestre perché mi vergognavo di farmi vedere lì su quel tavolino , coperto di cartone , dalla gente che passava ai piani di sopra . E la mattina , in una luce quasi verdognola , si alzava il fumo acido di un cappellaio , mischiato a quello della carta bruciata , la quale serviva a dare fuoco al fornello . Poi riudivo le stesse persone ( A5 ) . " Ecco , l ' uscio è sospinto da quella . Entra in camera ora . Perché non l ' uccido ? Perché non esco fuori da questo stanzino per rompere la sua testa ? " Non hai avuto tu molte volte l ' imagine sanguinosa di una persona odiata ? " No : tutto deve andare regolarmente . Io devo stare qui , e lavorare . " Prendo il mio classico : Ovidio . Sfoglio il vocabolario finché non mi s ' annebbiano gli occhi . E mi propongo di non uscire più . Di non esistere più per altrui . Mi passano per il cervello tutte le imaginazioni di questi poeti ... " Emma dov ' è ? E com ' è ? Ha qualche cosa di quel che provo io ora ? Emma t ' ha fatto star male . Ella t ' ha aperto la via e non t ' ha accompagnato . Emma ti lascia sognare senza speranza . Ma se ella non ti ama , più , dove ti rivolgerai ? Quale affetto è più possibile in te ? Non rivedi il suo viso ? Non desideri tu , senza volerlo , i suoi baci ? Non vorresti tu che le sue mani ti toccassero ? Ma scrivele , dunque . Dille che l ' ami . Diglielo . Non senti che cosa quasi nuova le è ciò ? Tu non hai provato mai questo pianto ... Io non scriverò mai più a nessuno . Il mio io è prigioniero solo di se stesso . Egli guarda dalla sua rude fortezza , cui s ' è costruita , tutti gli altri . E li odia tutti . Perché tutti devono odiare lui . " Una mattina , anche le mie mani m ' apparvero cose staccate dal mio io . Potevo non averle . E le guardavo come fossero rosse ... Da questo stato mentale , tu ora capisci come sono rivenuto a te . Capisci come tu mi hai fatto ridoventare . Ma ricorda sempre che in questa selva io ho radunato tutta l ' energia sufficiente . Guardando i tuoi occhi , io sento di avere attuato il mio sogno . Io non sono più di queste cose . Io sono tuo e posso amarti . Sei lieta ? ( Sera del 12 settembre ) . 13 settembre 1907 . Sono stato lungo tempo dinanzi alla Croce . ( A6 ) Il cipresso mi teneva compagnia . Poi che piove e vengono i lampi , ( A7 ) ho chiuso la finestra e sto a scrivere . Andrei volentieri a letto adesso , quantunque siano soltanto le venti . Sono quasi abbattuto . Quanto tempo passerà prima che le nostre vite abbiano le stesse siepi lungo la loro via sola ? Stasera sono simile a questo tempo , che è pieno di nuvoloni . Penso che noi siamo molto disgraziati . Non c ' è cosa tanto umile che ci possa invidiare . Pensavo alla strada ed a ' suoi sassi . Noi siamo separati . Ci amiamo quanto nessuna immaginazione mi dà esempio . Abbiamo bisogno l ' uno dell ' altro per sentire che siamo umani anche noi . Io non so che pietre metto nella tua anima . Sono pieno di spine io . Quando ci potremo parlare ? Vorrei che la pioggia distruggesse tutto . Domani mi vorrei alzare e non veder più le stesse cose . Penso ai vigneti co ' loro grappoli quasi acerbi . Ma fingo che il tuo spirito sia qui mescolato nel mio . Nessuna cosa ci può diminuire questa adorazione . Anche se Dio disponesse il mondo in tal modo che non ci vedessimo più , il nostro pensiero sarebbe sufficiente a noi . Ma tu credi più che me in Dio . Perché Egli , che ci vede , non ti dà ciò che gli chiedi ? Smetto di scrivere , perché sono troppo triste . Come quel cipresso ... 14 mattina , settembre 1907 . ... fu la desolazione di un momento . Bastò che uscissi di casa e mi avvicinassi alla tua per star meglio . Tu vi eri . Che importava se non ti vedevo ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vorrei che tu provassi con me questa dolcezza ... 15 settembre 1907 . ( A8 ) Io passavo le serate d ' inverno sul focolare dei contadini del podere . Non v ' erano molte legna , ma mi potevo scaldare . Stavo fino alle undici in campagna e poi venivo a dormire in città , piacendomi di camminare così solo di notte . Io non so se pensassi . Per due mesi furono in villeggio un professore di violoncello e la moglie ; e mi sarebbe piaciuto di udire di suonare . Ma una sera mi accontentò . Non erano intelligenti . Mi negavano l ' ambizione e dicevano che non avrei mai fatto nulla . E che fra quattro o cinque anni mi avrebbero ritrovato lì al podere con gli stessi desiderii . Io odiavo in tal modo tutti , piacendomi di stare in tale stato d ' animo . Una volta d ' estate mi sentii meglio dopo esser stato circa un ' ora sdraiato su l ' aia in pieno sole , tra gli stocchi imputriditi del granoturco . Stavo bocconi posando il capo sopra le mani , e dinanzi avevo un mucchio di alberi tagliati . Guardavo le foglioline che avevano ributtato , mentre i tronchi , dentro , erano quasi secchi e scortecciati in molti luoghi . Mi ricordo bene di tal giorno . Un contadino scaricava le pietre , e lì sull ' aia passeggiava una di quelle donne che aveva in casa mio padre . I contadini non mi dicevano niente . Pochi momenti innanzi avevo accarezzato un piccolo gatto a cui volevo portare un certo affetto , ma credo che non mi fosse possibile . Questo gattino mi saliva su per i calzoni , le mani , e mi stava sul collo anche se io camminavo per i campi . Una volta lo posi dentro la giubba e lo portai a casa . Non mi riuscì a farlo mangiare , perché era impaurito . La mattina lo ripresi e lo riportai in campagna . Passai per i campi ancora umidi di pioggia , e feci alle scarpe zoccoli di fango . Il gattino mi sfuggì dalle mani e corse per un altro campo . Dovetti correre anche io tra le erbe fradicie , passare tra i filari , e lo ripresi . Poi tornai lesto a Siena , perché volevo che nessuno s ' accorgesse che l ' avevo preso . Passavo il più del tempo con il capo appoggiato al mio tavolino . Non so che pensassi e se fossi in grado . Studiavo molto , ma con un atto di volontà esterna , senza che sentissi niente . Era un impulso che m ' ero proposto . Passavo anche una settimana senza parlare . Le poche parole erano scambiate , per necessità , con la matrigna quando veniva a rifare il letto : " È possibile ch ' io possa stare in questa camera ? Siete vigliacchi ! Vi ucciderei ! " . Ella arrossiva e mi diceva : " Sta ' zitto , sta ' zitto . Ci penseremo " . " Ma io che faccio qui ? Io voglio andar via . Voglio anche andar via da Siena . È possibile che io viva tra voi ? Chi siete voi per me ? Io vi odio . Vi sputerei addosso . " La matrigna taceva e rifaceva lesta il letto . Ricordo il coltrone rosso e il comodino verniciato di scuro . Nella camera uno specchio verdognolo con un ornato vecchio d ' oro . Il marmo del canterano sporco e segnato da me di lapis . Nella camera era l ' uscietto dello stanzino dove stavo a lavorare . Una volta vi bruciai molto incenso , che si sparse per tutta la casa . Non so che significato gli dessi . Mi noiava e n ' ero umiliato , il puzzo di quella stanza . Puzza di latrine , di altre camere , e di rinchiuso . Sotto alla mia finestra era quella della ... donna , e fino alle undici , la mattina , dovevo udire i suoi rumori . Talvolta non volevo che l ' uomo passasse in camera con il pranzo . Me lo facevo posare dietro l ' uscio . E quando egli saliva su nella mia camera , io mi chiudevo nello stanzino e procuravo di non farmi sentire . Se mi chiamava non rispondevo . Tutte le mattine dovevo chiedere alla matrigna i quindici centesimi per le sigarette . " Mi dà , per piacere , i soliti tre soldi ? " " Non te li detti ieri ? " " Si , si : li ebbi ieri . Sono troppi ? " E dovevo pregarla che me li mandasse per mezzo di una cuginetta che era in casa , e credo , sia ancora . Era una bambina che mi avrebbe fatto del bene . Ma quando s ' accorsero che la trattavo differente , le imposero di non obbedirmi . Ella mi rifaceva inconsciamente tutti i modi di loro . Dallo stanzino , perché stavo attento , udivo cadere i tre soldi dentro la cassetta da lettere dell ' uscio ( A9 ) . Perché , senza aprirlo , me li davano così . E lo chiesi io per non vedere alcuno . Poi cominciai a mangiare in cucina ( A10 ) . Una stanza che ha tutto il necessario ma non è adoperata . Vi avevo portato uno sgabello , che era ritolto regolarmente , perché dava noia alle donne la mattina per le faccende . Chiudevo l ' uscio della cucina , perché non fossi veduto . Quando saliva il professere Citernesi , tenevo una mano dinanzi al lume , perché , vedendo la luce , egli non cercasse qualcuno lì dentro . Meno che d ' inverno , perché andavo in campagna , non uscivo più la sera . Imaginavo di non essere a Siena . E le voci degli uomini erano interessanti come i rumori delle cose . Quando udivo chiudere l ' uscio di casa , fuggivo in camera mia . Una volta udii due signore dire che ero pazzo ( A11 ) . Non mi dispiaceva . Aumentava il mio odio e camminavo per la strada d ' aridità che m ' ero tracciato . Nessun affetto : motto del mio spirito . Ma un affetto c ' era . A me non sembrava , perché chissà come ero divenuto . C ' eri tu , e ricordo bene le improvvise mie disperazioni . Sentivo ad un tratto gli occhi bagnati , mi si torceva la bocca e mi mettevo le mani nei capelli . Poi sedevo sul canapé , con la testa quasi in giù . Ma il deserto della mia anima era più potente . Tale affetto mi pareva da scordare . Dovevo scordarlo . Altrimenti non avrei camminato più verso i diademi che il mio ingegno mi metteva dinanzi . E credevo che tu non mi amassi sufficientemente . Pensavo che tu non mi avessi compreso più . " Perché devo ricadere ? Ella non può tener dietro a te . Che ti scriva ... ti scriva ... ti prenda . Ma ella , al contrario , vivrà di ricordi . Ella non avrà saputo foggiare un ' altra spada . Si ; tutto il tuo animo è una spada : fredda e senza pietà . Ed Emma , Emma non seppe entrare in queste recenti sinuosità del tuo animo . Ella non sa quello che pensi . Ma devi tu pensare ad Emma ? Non ti riesce di lasciarla ? Non ti riesce di ucciderla ? Odiala " . E talvolta sono andato a letto , spogliandomi subito dopo queste crisi , nervosissimo ; coprendomi tutto il capo , con i lenzuoli stretti tra i pugni chiusi . Una volta scrissi qualche cosa : e fu pensata con te . Era lo spirito tuo nel mio . Io m ' ero messo moralmente dinanzi agli uomini così . Li paragonavo ad una processione svolgentesi dinanzi a me , e dovevo vederla senza prendervi parte . Non imaginavo mai che vita tu facessi . Ricordavo semplicemente te . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In una camera senza finestre , a metà della scala per venire in camera mia , dormiva un giovinetto compaesano a mio padre . Era venuto a Siena per lavare i piatti , ed era tenuto , invece , in campagna per ramare le viti . Ricordo il suo viso rosso con la scottatura del sole , la sua giubba bianca di ramato e il cappello , sfondato , di paglia . Prima di andare a letto andavo in camera sua . Gli puzzavano i piedi , e tutti i cassetti del canterano avevano un odore di cicca e di sudore . Talvolta mi divertivo a fargli dispetti . Lo bagnavo . Egli batteva i pugni sul muro che divideva le nostre camere ; io gli rispondevo battendo i piedi . Quando ero malato ( A12 ) , mi ha aiutato anche un cugino , che è minatore in Austria . I ricordi di allora hanno un significato quasi simbolico . Una volta questionai con il padre , e andai la sera a bussare all ' Osservanza . Più che bisogno di mangiare e del dormire , mi piaceva il significato che aveva per me un convento . Io pensavo al suo giardino rude , alle mura gialle , a studiare . Sarei divenuto ( avevo quest ' ambizione ) un uomo dotto e celebre per tutto . Mi davano una tenerezza infinita i cipressi e le valli . Io scorgevo da per tutto un significato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Intellettualmente ero molto variabile . Un giorno ero inondato dall ' acque del misticismo cristiano ; un ' altra volta l ' imaginazione pagana mi travolgeva lo spirito . Ma era un giuoco puro dell ' intelletto . Una ricerca sua . Ero giunto a sopprimere qualsiasi contatto morale . Gli uomini erano sensazioni . Gli ultimi giorni che stetti a Siena , ero riuscito , pensando , a trasformare tutto un paesaggio d ' intorno . Lo sentivo dentro di me ... Anche gli affetti degli uomini divenivano in me spiritualità intellettuale . Io non li provavo . Li analizzavo nel mio spirito , e li credevo mia proprietà . Quando mi fosse passato per il capo che non era così , si scancellava il mio sogno intellettuale . Gli uomini mi sembravano affini alle bestie . In loro non trovavo se non un pezzo di carnaccia con le budella sudicie dentro . Io amavo le cose e , principalmente , le piante . Le trovavo uguali a me . E ho desiderato spesso di divenire uno stocco di granoturco ... ( Anche di ciò , ora non ho maggiore chiarezza ) . Capisci come tu stessa sia stata l ' origine di questa forma di spiritualità . Capisci come tu stessa generasti l ' ascetismo di questa ambizione . E come , in ogni abbiezione , io conservassi sempre una quantità di tua energia . E l ' errore fatale era che tu non mi scrivessi secondo le nuove ambizioni . ( Pensavo allora così ) . Potrei darti un dolore ora ? Ieri sera ero per piangere . Ma io ho voluto che tu suggessi tutta la mia forza . Io non t ' amerei se non ti sentissi uguale a me . E sei tale . E provo anche un ' altra cosa . Hai mai pensato la morte tu ? Io molte volte . A Roma per colpa tua ; e qui a Siena ho sentito che moriremmo insieme prima che ci accadesse qualche cosa . ... ti sento come una ineffabilità ; e , forse , anche per l ' effetto del tuo amore . Potrei pensare un tempo indefinito qualche cosa per esprimere come ci adoriamo , senza che trovassi una parola . Non parliamo , dunque . L ' affetto è inesprimibile . Quando scrivo , penso invece . L ' affetto non dice una parola . Il che ti spiega che quando siamo stati insieme io abbia provato ciò che è possibile provare , cambiandomi nell ' anima ; e senza riferirtene niente . Sono lieto di sentire la differenza del mondo che ho lasciato e la gioia reale che tu mi dài . Potrò mai dirti meglio come tutto il mio essere ti venera ? Come io mi senta in un abisso dinanzi a te ? E quando penso che da parte tua mi ami altrettanto , arrossisco . Non ne sono degno . Ma sento tutta la tua anima . Arrossisco anche di non avere mai saputo parlare di te . Io penso alla nostra unione come ad un simbolo . Non può avere altro scopo a noi . Molte volte , anche ora , tu , non sei una persona . Il che dipende dal non vederci . Tu sei la mia anima . Tu sei qui dentro . " Se tutto il mondo perisse , Emma non morirebbe " . Ma ieri sera , passando sotto le tue finestre , sentii come questa spiritualità è congiunta alla realtà . Io adoravo la mia sposa . Domenica , 15 settembre 1907 . Dalle 19 alle 21 . 16 settembre 1907 . ... non c ' è un accordo più sublime che il nostro . I tuoi occhi , interamente , sono miei . E tu ne ' miei trovi la stessa rispondenza . E odo e vedo il tuo sorriso , e il mio gli risponde . Io trovo nel tuo essere la completa soddisfazione dell ' anima . E così è per te . Torno ora dalla stazione ove non sono stato tenuto il tempo promesso . Sono stato consigliato di comprarmi un tasto e d ' esercitarmi a casa . Laggiù ho imparato a scrivere quattro o cinque lettere . Stasera ho un appuntamento con uno che mi porterà una zona da leggere . Ma sono molto inquieto . Alle Ferrovie sono aperti i concorsi ; e penso che debba fare i fogli anche per essi . 17 settembre 1907 . Io riesco a provare le mie emozioni reali con te soltanto . Con gli altri , la superficie della mia anima non è intaccata ; o , per lo meno , v ' è tanta corteccia che gli aghi bucano poco dove ne farei sangue ... Ridi ? Quando saremo stati insieme un mese , diventerai identica a me . Non puoi capire tal cosa se non ripensando com ' io sia come colui che stesse nel fondo di una caverna , ed egli vedesse il fuori . Ridi ancora ? Stamani sono meno inquieto per la telegrafia . Ho ordinato ad un legnaiolo un tasto , dopo aver persa quasi un ' ora a disegnarglielo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Da mio padre , ieri , ebbi un ' attenzione che non taccio . Sa che mi piace soltanto l ' uva fragola . E ieri ne trovai con le altre frutta , una ciocca abbastanza grossa . Non poteva non esser colta se non per me , perché non piace a nessuno . Ti parlerò presto di Firenze e di Roma , perché ciò che provavo ( A13 ) è lontano ugualmente come quel che provavo a Firenze . È passato tutto come un fiume , e ne ho , nell ' udito , a pena lo scroscio . Pure d ' averti con me , di sposarti , farei qualunque cosa . Ma fammi esser forte . Non dimenticare che questo lavoro è momentaneo , e che è solo la sveglia per quello che dirà di noi . Senza di te , io mi perderei nel mio sogno . Il che mi avvenne a Firenze . Ma ora non ne scrivo ... Quando parlo del passato , mi sembra che i personaggi non siano nemmeno un riflesso di noi . 19 settembre 1907 . Credo che il tuo affetto sia un ' emanazione infinita e inestimabile del tuo essere . E che tu hai bisogno di questo raccoglimento in te stessa e di questa adorazione che arroventa la tua anima . Da quando sono tuo per sempre , tu hai avuto i tuoi diritti . Ho sentito in me compiersi questa purificazione , che aumenterà con la nostra unione completa . Ho avuto sempre un istinto invincibile di trovarti ... 20 settembre 1907 . Ho trasmesso anche un verso di Dante , e ho capito a orecchio le lettere che un impiegato mi faceva del suo nome . Ti mando una strisciolina col tuo nome scritto diciassette volte , in fretta , quando sono rimasto io e gli apparati . Bada se i tuoi telegrafisti riescono a leggere . Per ridere : il capostazione , pestandomi un piede e chiedendo scusa : - Lei verrà un provetto telegrafista . Forza ! forza ! 21 settembre 1907 . Oggi non ho potuto dormire , perché la padrona e la sua figlia degnissima stavano proprio in salotto a cantarellare . I rumori della strada non mi danno noia . Ma una voce ... che non vorrei udire , mi dà uggia da vero . Pensavo , prima di decidermi a saltare dal letto , che certe necessità non si possono evitare . Ma io voglio la tua voce , e pensavo che tu non m ' avresti dato noia . In certi momenti , che il desiderio quasi si sovrappone alla realtà , m ' è insopportabile qualunque cosa . 23 settembre 1907 . Non c ' è bisogno ch ' io ti dipinga i miei pensieri . Ecco : l ' impiego , specialmente di tal genere , non farà se non aumentare l ' attività mentale . Il giornalismo mi guasterebbe . Di letteratura non si campa . Tutti o sono ricchi di famiglia o hanno un impiego o sono in un giornale . In un giornale , non guasta quando si scriva per la rubrica ... più o meno letteraria . Ma per tutto il resto , è una corruzione grammaticale ed estetica . L ' impiego , lasciando libera la mente ( a me l ' eccita già ) ( l ' eccita lo studio che faccio ) aiuta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io sento , nell ' anima che m ' è congiunta , questa soglia dell ' immortalità . 24 settembre 1907 . Firenze , non dandomi quel che la mia ambizione voleva , cominciò a produrre la malvagità nel mio animo ( A14 ) . Io non cercai mai una rispondenza da sostituire alla nostra . E volevo soppressa questa , perché non trovava più nel mio animo quelle inclinazioni morali che l ' avevano mantenuta . Io volevo dimenticare la nostra relazione , perché mi sembrava che un altro orizzonte fosse per aprirsi . Non volevo più scriverti per dimenticare ( e ci riuscii ) tutto quel complesso di vita che la circondava . Ciò che produceva le mie lettere a te , doveva essere superato . Io ti trattai come tutti gli altri . Ma tu , quanto più io volevo ottenere , insorgevi in me . E io , tornato a Siena , ti scrissi : " Scrivimi " . Ora ricordo di averti parlato un ' altra volta di questo punto . Tu non rispondesti , e io ne rimasi sdegnato . Perché non scrivevi ? Io ero molto salito nella mia coscienza , e ne provai quel che si prova quando siamo delusi . Io t ' aspettavo sempre . Ogni giorno aumentava il tuo orizzonte . Una mattina guardai lungo tempo il sole e ne piansi . " La mia giovinezza - scrissi - si leva fiammeggiando . Mille angioli gridano in questo sole . Ma Dio solo li ode . Il mondo si volge e non ascolta " . Ed altro simile , cui non ricordo più . Quando stavo chiuso in casa per gli occhi , cominciò il mio vaneggiamento intellettuale . Io volevo sopprimere gli uomini e vivere delle mie allucinazioni . Mi sarebbe impossibile rientrare in tale stato mentale . Io non comprendevo più . Non comprendevo più le tue lettere . Se tu ricordi le mie , conosci di quale sforzo inane io fossi pieno , per esprimere quel che non pensavo completamente . Avevo intraveduto qualche cosa d ' ignoto a me , e volevo esprimerlo . Ma non vi riuscivo , perché ne ero troppo al disotto . Una volta , d ' inverno , io camminai su la neve ed entrai nella chiesa di S . Francesco ; ero accompagnato dallo stesso uomo che vedesti con me la prima volta che uscii e ci trovammo ai Quattro Cantoni . Tornato a casa scrissi : " Il vento mormora le preghiere ai vetri della Cattedrale . Il vento che abbatte nei piani le grandi foreste " . Ripiglio a lumeggiare il periodo di Siena , che precedette la mia malattia . Rimasi offeso che tu ti offrissi a me soltanto quando cominciai ad ammalarmi . Perché prima no ? Avrei voluto , quando mi sentivo bene , essere amato secondo i miei bisogni . Ed io non capivo affatto la tua astensione dal manifestarmi l ' affetto . Ora capisco che tu hai altrettante ragioni per dimostrarmi che non ti pareva conveniente il giungere prima a me . Da Firenze non t ' avevo mai scritto . Ma , appunto , il malinteso nostro è sempre sorto dal nascondiglio in cui tu sei entrata quando di più avevo bisogno d ' affetto . Tu , in silenzio , mi amavi . Ma che valeva a me tale amore ? Io non potevo toccare il tuo spirito . E il mio temperamento non è fatto di rinunzie . Per un istinto ampio di imitazione , io volli fare lo stesso . Volli sentire in me quegli spazî silenziosi di affetto , in cui l ' anima cammina come in sogno . Ma sorpassai quel che volevo . Giunsi a negare la realtà di quel che non era in me , e a dare realtà soltanto ai fenomeni del mio spirito . Chi sa da quali antri io ti scrivevo ! 29 settembre 1907 . Stamani ho potuto trovare da comperare la mia psicologia a tre lire mensili . E ne sono contento per quando potrò leggerla e la leggerò . Adesso desidero tanto per precauzione come per un tuo adornamento intellettuale , che il libro sia tagliato da te e stia nelle tue mani . Col solo patto che sia toccato solo dalle tue mani , e veduto soltanto da ' tuoi occhi . E ciò per non diminuire una sensazione che decide molto nel godimento che ne avrò . E sta a te di essere gelosa di questa mia adorazione e relazione , da non farmi avere bisogno di altri " sbocchi intellettuali " . In quanto ai miei principî morali , essi ti sarebbero piaciuti se fossero stati scritti astrattamente . È impossibile , poi che mi ami , che non ti possa piacere la faccia della mia anima . E penso che educherò così una nostra figlia . E io che non sarei nel caso di essere dispregiato da una sorella , non sarò dispregiato da una figliuola . Ambizione nobile che hai anche tu . Per la quale ci siamo sentiti spinti l ' uno verso l ' altra , in tutta la rimanente indifferenza delle altre persone . 1 ottobre 1907 . Se ti scrivo così a scatti attribuiscine la causa al mio lavoro multiforme , di cui sono molto più preoccupato . Do alle tue lettere soltanto un ' ora al giorno , da dividersi in due parti . Ma tu sai che , studiando , sono con te e faccio per noi . Senza di te , mi sembra come di perdere tempo . Sento la mancanza e l ' insufficienza della mia vita . Io penso ora a te come all ' unica mia gioia . E la mia vita è una roccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io vorrei scrivere a te un libro di preghiere . 2 ottobre 1907 . Dal mio tavolino sono partiti tutti i libri non appartenenti a questi esami . Tra poco , la padrona e la sua figlia andranno in campagna . È molto tempo che le dico : - Quando se ne va da vero , signora Maria ? Quantunque un poco di conversazione non guasti . Iolanda si butta su la poltrona , mette le mani nel piatto della frutta ... Ed io , che non voglio più scherzare , la prendo di peso e la porto fuori . Nelle altre ore chiudo a stanghetta e non mi dà noia . Ma è bene che se ne vadano . A volte , ho bisogno di non salutare nessuno . 3 ottobre 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le cose piccine sono sempre intorno , e bisogna evitare di affezionarsi o di abituarsi ad esse e specialmente alle persone che le producono . Cerca di comprendere come tutto il mio io , tutto il mio essere t ' appartiene . E come esso subisca le leggi di ciò che prova da te . E voglio che la mia intelligenza e il mio animo siano affidati a te . Quando saremo insieme , tu giungerai a non curarti più di nessuno , a non desiderare più nulla : contentandoti del mio possesso completo . Ma per me , anche ora è così . 5 ottobre 1907 . Stamani ho studiato soltanto il Belgio , e alcune cose di telegrafia , per istrada , in un manuale che m ' ha comprato subito mio padre , a pena chiesto . Ho avuto anche denari per altri fogli . Ed assicurazione che quando sarò impiegato mi sarà possibile riavvicinarmi a lui ed avere ciò che alla paga manca per me e per chi sarà con me . È stato il C . , che è una persona onesta e rispettabilissima , a malgrado del male passeggero che anche egli può produrre . Ma io li ringrazio , perché formano il mio carattere e mi spingono alla mia condizione . Così bisogna fare l ' altalena della vita . 7 ottobre 1907 . La padrona di casa , che ieri andò a farsi pagare il mese e due lire di candele , ebbe questo incarico . - Glielo dica a quel mascalzone ; che io a cercare il pane per lui non ci voglio andare ! E poi , che io passeggio tutto il giorno ... Ed altre cose che ti dirò quando saremo in grado di guardare in faccia certa gente . T ' arrabbieresti ? Sognerei se cercassi da lui altri discorsi . E sta a me d ' essere cosciente della mia età e della mia vita . È così . 9 ottobre 1907 . Ieri sera pensavo che tu sei divenuta il mio impulso a fare . 10 ottobre 1907 . Dammi tu di che sognare in te stessa , e mi sembrerà ( e sarà così ) ch ' io ascenda a quel che Dio mi ha dato . Non è vero ch ' Egli , a cui io credo ( A15 ) , ha donato ed affidato te a me ; che l ' ho trovato ? Non è vero che Egli ha voluto ch ' io provassi in te quel che il mio intelletto aveva foggiato ? Tu comprendi come tu mi sia sacra . Ma io adopero Dio per amare te . Di quel che Egli ha aumentato il mio io , mi faccio come una forza per adorare te . Non sento altro scopo . E la mia anima termina in te . Stamani ho portato al C . l ' elenco delle spese da farsi per i fogli alla Ferrovia , e tra poco vado a prendere la risposta paterna ch ' egli ha avuto . Avrei già presentato gli altri alla Posta se mio padre avesse saputo firmare un foglio di carta bollata . Egli ha messo la firma ... troppo distante ; onde gli ci vorranno ancora sessanta centesimi . Questa volta , va a cercare il pane da vero ! Io vivo solamente di te . E come se tutto il rimanente non fosse altro che una sensazione : talvolta tediosa . Vorrei essere lungi dal rumore degli uomini . Il C . s ' adopra , quanto può , per affrettare i miei fogli . Ma non gli è stato possibile avere oggi una risposta , perché ora è il tempo della vendemmia ... Egli m ' ha detto che procurerà di farmeli fare , ed io son deciso di farmi prestare le dieci lire da lui , nel caso di un rifiuto . Credo però , che il buon senso comune prevalga . 12 ottobre 1907 . Finalmente , la padrona se n ' è andata in Vald ' Arno ! E vi starà un mese ! 14 ottobre 1907 . Ho già mandato via i fogli della Ferrovia , con una gioia che fa crescere la mia volontà di essere sicuro di ciò che studio . Ci è lecito di non disperare più di noi stessi e prega Dio ch ' io sappia riuscire . Non gli chiediamo altro . 15 ottobre 1907 . Un particolare . Capisco che oggi è fiera o mercato da ... quel che ho mangiato . In tali giorni mio padre è in cucina , e il piatto che mi manda invariabilmente è la trippa . Io non sono veramente per essa , ma oggi era buona e sembrava che ci fosse anche il burro ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... e la minestra in brodo , della quale la metà cade nella scodella e nel tovagliolo , durante ... il viaggio dalla bottega a qui . 18 ottobre 1907 . Ho bisogno , la mattina , di avere subito le tue parole . Ma tu sei sempre dentro di me , e mi parli come vuole la mia anima . Le tue lettere , forse , non basterebbero ; ma tu sei qui in me sempre , come un desiderio . Io non ho mai più avuto un ' amicizia da tre anni ormai , né mai ho amato una donna in tutta la mia vita . M ' è piaciuta qualcuna ed ho desiderato carnalmente , ma la mia anima è sempre stata disdegnosa e ne ho conservata l ' infanzia . Della quale io irroro l ' affetto per te . Ne ' lunghi mesi che non ci siamo scritti io ho desiderato e voluto che il mio io discendesse come nella propria profondità oscura , opponendo alla vita ogni mezzo di sviamento . Così , non ho desiderato carnalmente più alcuna . Così ero giunto a desiderare una completa castità limpida per la quale mi piacevano le letture mistiche del Trecento e per la quale io ho camminato più che una volta intorno al recinto di un convento , pensando di trovar là quell ' indicibile contatto con una divinità . Ma hanno prevalso , senza che io le volessi , le conseguenze pratiche del mio passato . Ed ho avuto bisogno di te . Non ti potrò mai dire la mia sofferenza a Roma . Tu comprendesti subito la mia adorazione . Ma mi mancavi . Non trovavo in te quel che trovo ora . E m ' imposi , non senza sforzo , la mia adorazione passiva , finché io fossi giunto a provare il tuo affetto . M ' imposi , a traverso a siepi di riluttanze morali , di ritrovarti . E sentivo , come di là da un ostacolo opaco , la tua anima inquieta come la mia , che passava dinanzi a me come dinanzi al bel pascolo dalla mia anima e non la mangiava . Non ti so dire in quali profondità umide io discendessi . Giunsi perfino a scrivere che non mi amavi , e fui come pentito e respinto . Allora camminai su le rocce di uno smarrimento . Ma inesauribilmente quel che m ' ero imposto ti chiamava sempre . Ti chiamava , ti chiamava ... E tutta la mia adorazione a Roma fu come un ' espiazione . 19 ottobre 1907 . Lo zampillo del babbo mio s ' accresce . Oggi mi ha mandato a dire che è necessario che egli mi faccia un vestiario nuovo . Il che vuol dire che tra ... due o tre settimane lo avrò . Gli scriverò oggi che me lo mandi prima ch ' io vada a Firenze ... 20 ottobre 1907 . M ' hanno già portato il mangiare , ma prima voglio scriverti tante cose . Eccole . I fogli sono tutti ribattezzati . Si capisce che mio padre non s ' è fidato né meno del C . , e ha fatta vedere la dichiarazione per il Ministero a non so quanti avvocati . Finalmente ha capito ... che non volevo fargli firmare una obbligazione estranea al concorso , e i fogli sono qui ( A16 ) . Ringraziando il C . , il quale mi ha parlato , come desideravo da molto tempo . M ' ha detto che mio padre sa che ti sposerò appena impiegato . M ' ha riferito come fa a condurre mio padre ad accettare questa cosa giusta , acciocché non ci siano più contrasti contro di noi . " Perché fare i figliuoli crocifissi ? " M ' ha parlato di sé e del proprio matrimonio . Ha detto aver capito che tu sei la molla della mia volontà , e m ' ha augurato che possiamo presto sistemarci . Mi pare che si tratti di un galantuomo di quelli radi . Poi ... ho veduto la matrigna reduce dal Pola e Todescan , con un ampio rotolo sotto il braccio . Non è di fuori il caso che si tratti di un vestiario a me . Perché lo scelgono , ad ogni modo , a modo loro . Ma ... piano ! Domani sentirò se mi sono sbagliato . E ora noi continuiamo nella nostra via , senza impazienza di quel che Dio non ci negherà . 21 ottobre 1907 . Ho dovuto fare altre legalizzazioni ai fogli della Posta , che non mi furono ancora accettati . Ma dentro domani potrò ripresentarli come hanno voluto . Ringraziando anche il C . , che s ' incarica , con molta pazienza , di convincere mio padre ad andare da un notaro per autentificare la sua firma . Chi sa che imbrogli crede ! Anche il C . e tutti i suoi uomini ne ridono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tutto quello che mi darai tu , rispondendo io , darà luogo al mio lavoro . Andrò dai L . anche se mio padre non m ' avrà fatto il vestiario nuovo . Quantunque malvolentieri , perché questo vestito mi dà un ' aria come non vorrei . Sorridi tu di questa trivialità ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma senza di te mi sentirei avvilito e pronto ad uccidermi . 23 ottobre 1907 . Dimmi che comprendi la mia adorazione , e di quale febbrilità è preso il mio animo in questa rispondenza di pensiero ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quando ti scrivo pare che le parole si traggano da una febbre del mio spirito . 25 ottobre 1907 . Dimmi se tu hai tutta questa felicità . Io non so come esprimermi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nè capisco affatto perché tu hai paura che non giungiamo al nostro sogno . Io non mi abbandono a fantasticherie : ho messo la mia volontà nella realtà . La mia volontà , che non erra mai , sa bene quale fecondità spirituale sarà nella nostra famiglia . E se tu fossi malinconica come ora ... non vi sarebbe nessuna altra pena maggiore per me . Tu non hai nessuna cagione di paura . La malinconia ti viene dalle persone tra cui tu vivi . 26 ottobre 1907 . La padrona di casa mi mandò una cartolina con veduta del corso di S . Giovanni Valdarno , e io l ' ho fatta risalutare dal suo marito e ho scritto , nell ' angolo della cartolina : " Auguri di lunghissima permanenza dov ' ella si trova " . Non parlo quasi mai , e quando parlo ... c ' è poco da parlare . Ora viene il padrone a rifare il letto : - Buon giorno a lei , - dice . E poi : - Oggi , piove . - Già . - E io m ' alzo dall ' atlante e accendo una sigaretta . Stamani gli ho domandato : - Ha sentito tutti quei gridi fino alle undici e mezzo ? - Che gridi ? - Ma , io non so . Si sentivano bene dalla piazzetta interna . - Ah ! devono essere stati i ... i ... come si chiamano ? ... accidenti ... ora non mi viene in mente ... i ... Finalmente viene il nome ( interessante ) . Io vado a riempire il brocchino dell ' acqua , che consumo due o tre volte . Poi egli esce . Viene il latte . - Buon giorno - dice il ragazzo . Ed io a volte rispondo e a volte dico : - Piglia il tovagliolo sporco e le posate ... Ieri sera , volevano che io andassi a misurarmi il vestiario a casa , lassù . - Non ci vengo - scrissi - mandatelo e lo farò guardare dalla donna della pigionale . Dopo tre quarti d ' ora che aspetto la risposta , viene il ragazzo con la cena e mi dice : - C ' è la padrona all ' uscio . - Quale uscio ? - Quello ... quello ... di fuori . Ripiglio la candela e vado ad aprire . Entra , con un " buona sera " a cui non rispondo , la matrigna avvolta in uno scialle di lana bianca . Mi svesto . Faccio prendere dal ragazzo una candela , l ' accendo e gliela faccio tenere in mano , dinanzi allo specchio . I calzoni erano cuciti , la giubba e la sottoveste aggiuntate . Stavano bene ( A17 ) . Io dico : - Per lunedì alle quattro , devono essere fatte . Potevate pensarci anche prima . La matrigna non se la prende e risponde : - Farò quello che posso . - Ora mi mandi subito mezza lira , perché ho da pagare il rasoio al barbiere . - Domattina non sei a tempo ? - Stasera , perché ho combinato stasera . Apro l ' uscio e li richiudo fuori . Al ragazzo , mentre la matrigna mi appunta la sottoveste , domando : - Che hai portato da cena ? - Io ... non lo so . 27 ottobre 1907 . ... Volevo dirti un ' altra cosa . Vorrei che tu comprendessi il dispiacere che ho non avendo tu mai tempo di educare la tua intelligenza . Ma col nostro matrimonio , quando io non ci sarò , tu potrai occuparti benissimo secondo che ti consiglierò io . ... Ho avuto mezza lira dopo aver scritto ( in bella calligrafia ! ! ) quattro bigliettini . Cominciano i canti ... domenicali ! Da questo vinaio qui , no ; ma ce n ' è un ' altro proprio di fianco . Quando avrai veduto il mio animo , conoscerai che si può fare a meno di tutti gli uomini . Entro in Duomo e parlo con l ' arte , e nell ' animo è come una luce del tuo affetto . Onde il significato mistico al mio , e la superiorità che ti attribuisco , perché l ' hai . Superiorità che è sopra tutti gli uomini e confina , con la mia anima , in quella specie di divinità che ho raggiunta in me . Non ti senti tu penetrata da Dio ? Non senti tu questa divinità collegata col tuo essere ? Prima di adorarti come ora , era individuale nel mio animo . M ' ero congiunto con Dio , e la sua forza era distribuita a me . Ed ora io trasfiguro la tua carne e tutto il tuo essere con la mia anima . Tanto che mi è impossibile un attimo di pensiero il quale non provenga da te . Ora mi sono spiegato . E tu hai tutta la verità del mio affetto . Ho paura che io non riuscirò ad approfittare di tutto ciò che mi suggerirai leggendo insieme . Molte altre volte , quando siamo stati insieme , è nata l ' effigie di un ' idea , senza ch ' io l ' abbia potuta ricevere ... Il nostro affetto farà tutto . Tu hai insistito più di una volta su la noia di studiare queste cose . No : io sto male quando per ragioni non dipendenti dalla mia volontà , devo star seduto senza far niente . Io desidero perciò di sentirmi sempre bene e forte . Anche oggi farò meno che il solito . Ma dopo il riposo vengono più sicure le energie . 1 novembre 1907 . Ho sempre detto via via delle cose cattive che sono passate attraverso la mia anima , per purificarcene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma non facciamo che le nostre intelligenze possano turbare il nostro affetto . Prima esso , e poi quel che Dio ci ha concesso . 2 novembre 1907 . Comprometti la tua serietà quando vuoi sapere le donne che mi sono piaciute . Prima di conoscere te , non sono mai stato amato da nessuna , quando ho avuto una simpatia : due volte sole . Ma la mia intelligenza m ' ha sempre salvato . Come ti posso parlare di quella cosa inesprimibile che mi tiene fuori delle sensazioni comuni ? Dopo aver amata te , senza averne coscienza , non ho più parlato a nessuna , né mi è più piaciuta nessuna . Chiameresti amori quelli della giovinetta che era sarta in casa della padrona di Firenze ? Io le parlavo come ad un ' altra qualunque . Ella soltanto sentiva qualche cosa . Così pure dei fidanzamenti carnevaleschi di Siena . C ' è bisogno che ti faccia conoscere ch ' io son fatto così ? Da quella giovinetta di Firenze , io non ho ingannato più nessuna . Ed esse non mi hanno dato effetto differente a tutte le altre donne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dunque , di me nemmeno gelosia nei ricordi . Tu mi creasti l ' intelligenza e l ' affetto . Perché prima d ' allora io non sapevo scrivere . Sentivo dentro di me qualche potenza , ma non avevo trovato chi me la sviluppasse . Io mi sono rinnovato . Ma vedi : è tanta la differenza presente , che quando parlo di tali cose mi sento avvilitissimo . Ti chiedo sempre perdono . 3 novembre 1907 . Il mio affetto per te m ' ha ridestato una sensazione che ebbi confessandomi per la prima comunione . Avrei voluto urlare , per mandar via dall ' anima le cose che sentivo esser peccato . Era una percezione del peccato . E piansi improvvisamente , mentre parlavo . Il tuo affetto , da un pezzo , m ' ha ricondotto a questa sensazione di limpidezza e di trasparenza . Nella mia anima non ci sono più peccati . E il ricordo di essi ha l ' imagine di una macchia che se ne va . Il tuo affetto mi fa riprovare questa innocenza . 4 novembre 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Un altro particolare . M ' hanno mandato , in un affisso del cinematografo , una camicia greve , le mutande e un solino , che s ' è tutto sporcato dell ' inchiostro ancor fresco del manifesto . Sì che l ' ho dovuto rimandare . M ' hanno detto che mi mutassi subito la camicia perché ... non ce ne sono più . E me l ' hanno mandata di lana . Così , quest ' altra volta , toccherà quella di cotone , alternativamente . La stessa cosa per le mutande .... Basta che non sia né men veduto il libro di psicologia . E così pure gli altri libri . Non ho la preoccupazione comune , ma qualche cosa di più . Prestare un libro mio e nostro mi lega quasi in un ' amicizia . 9 novembre 1907 . Ieri sera tornò la padrona di casa , che ho pregata di aiutarmi facendo silenzio . Infatti oggi è stato come non ci fosse . Manda la bambina dalla pigionale . Il cuore mi dice che passerò . È impossibile di no . 11 novembre 1907 . Stamani ho avuto un effetto magnifico d ' un sonetto del Carducci dopo aver studiate volontieri le assegnate pagine della fisica . Così , l ' altro giorno , di un canto del Paradiso . 18 novembre 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sono passate due ore in cui non ho più creduto in te , ed ho riprovato quel brivido che avevo quando la mia anima era sola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma è strano . Nascono gl ' imbrogli fra noi per un differente modo di esprimersi . Quando chiedo vorrei che tu mi rispondessi con la stessa gioia e la stessa forza mia : si ! Così ( e c ' è da sorridere ) se io non ti conoscessi , ora starei un ' altra volta in dubbio della tua decisione . Perché io , che sono violento nella mia passione , ho come il bisogno di afferrare subito la tua anima nelle parole . E ciò è soltanto da attribuirsi a una differenza superficiale del temperamento , la quale sparirà con lo scambio mutuo del nostro essere . Ecco quel che m ' ha fatto Iolanda . Sono andato in cucina dov ' erano a mangiare . La padrona ha voluto darmi un pezzetto d ' arrosto e intanto ella m ' aveva riempito un bicchiere di vino . Iolanda l ' ha afferrato e , bevendone , ha dato dopo la ragione : - Se no diventi briaco ! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quattro anni fa io t ' amavo ma non avevo lasciato né meno con te quell ' ironia fredda con la quale vedo . Adesso tu mi hai cambiato , e son venuto a bussare alla tua anima . Ma a te soltanto . Sono orgoglioso della tua gioia , che significa la nostra piena concordia . 20 novembre 1907 . ( Adesso suona un organetto . Ho cessato di scrivere perché i suoni quasi aggrovigliolano la mia anima . Mi ricordo che una volta potevo piangere . Lascia spiegarti una cosa , cui io non intendo . Nel tempo che stetti solo , avevo voglia di piangere pensando a un bambino qualunque che avessi veduto . Spiega tu ; ma deve essere una cosa troppo anormale per essere compresa ) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ieri sera bussò qui all ' uscio la matrigna e quella cuginetta , che è una bambina di sette anni , orfana e povera , che tiene in casa mio padre . Andai io ad aprire . Fu gentile . Mi prese la misura del pastrano sopra un foglietto , e portò via gli altri panni d ' estate . M ' ha promesso di cucirmi una camicia in pochi giorni , Anch ' io fui sorridente dentro di me , e quindi non molto orso , perché pensavo a quel che mi scrivesti l ' altra volta , quando ella rivenne per mesurarmi i panni . Ma io non desidero d ' essere minchione . E quindi studiai bene quale parte morale rappresentasse di fronte a me e ... a mio padre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L ' accompagnai , un poco nervoso , fino alla porta , e mostrai impazienza perché la bambina cavando fuori una manata di fiammiferi dalla scatola , non si spicciava ad accenderli , per scendere le scale . Questa volta s ' erano premunite ... dell ' illuminazione ! Ma , d ' altra parte , io devo sfuggire la loro influenza , e devo tenere il mio contegno . Sono contenti perché credono ch ' io passi . ( Si capisce bene ) . 22 novembre 1907 . Mio padre ha avuto male a un piede , per una bulletta . Lo domandai , ieri , al ragazzo ; perché non mi avevano detta alcuna cosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quante volte la mia anima prima di lasciarsi prendere da tale intensità , ha origliato su la soglia del nostro affetto per scorgere entro te le cose indicibili . Ed ella ha voluto come camminare su per il fiume della tua anima , fino alla sorgente , ammaliata sempre di più , in una fissità di paesaggio . Tutta la tua anima ha gorgogliato in me , come un ' acqua . 25 novembre 1907 . Tuo padre ha molta simpatia per il mio , perché con il lavoro s ' è fatto un poco di capitale . Ed io anche gli sarei rimasto più simpatico se ... avessi portato il grembiulone e avessi lavato i piatti . Allora mi avrebbero detto : - Tenga : ecco la mia figliola . " Peccato , non è vero , Emma ! " 26 novembre 1907 . Ho ripassato i minerali più importanti , e mi trovo ben fornito . Ma guai se facessi capolino dalla parte della letteratura ! Dovrei stare parecchie ore a riserrare dentro me la voglia di leggere qualche cosa . 27 novembre 1907 . Uno ha già avuto la chiamata per il trenta ( A18 ) . Io non ho avuto niente . Ora m ' informo . 28 novembre 1907 . ... ho saputo finalmente ( il ragazzo s ' era tenuto in tasca l ' avviso ) che io ho l ' esame il primo dicembre . Da Firenze , a Siena 29 novembre 1907 . Ti scrivo in treno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stanotte ho dormito pochissimo . Dall ' una ho sentito battere tutte le ore . 30 novembre 1907 . Ti scrivo passeggiando , o , meglio , attraversando Piazza della Signoria ... Ho avute informazioni dai già esaminati , e mi sento sicurissimo per la teoria , forse farò meglio di parecchi . Per l ' udito sono tra i mediocri . Domattina , tocca a me . 1 dicembre 1907 . ( Telegramma ) Teoria ottimamente , elogi ; pratica , mediocremente . Parto stasera . Da Siena , a Siena 2 dicembre 1907 . Anche se ti dicessi un ' infinità di particolari del mio esame , saremmo sempre incerti . Ma dallo spoglio di tutti i risultati , io spero di essere ammesso relativamente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ho sempre dormito poco ; alle tre ero alzato a studiare . E le altre ore le ho passate febbrilmente a leggere altre nozioni in libri prestatimi , o a ripassare le cose più difficili con altri , lungo l ' Arno e lungo il Mugnone . Per la teoria fui elogiato da tutti e tre della commissione . La trasmissione finì con un bene del presidente . Ma al ricevimento non scrissi affatto il primo ( italiano ) mezzo il secondo ( francese ) e interamente il terzo ( inglese ) . Ne parleremo . In questi giorni bisogna che studi tutte le altre cose anche per le Ferrovie , che faranno gli esami prima di quelli scritti della Posta ( pare ) . 4 dicembre 1907 . Ho saputo che gli esami delle ferrovie saranno fatti a Siena ( nei locali del convitto ) nel giorni 27 e 28 di questo mese . 6 dicembre 1907 . Le occasioni di rubare capitano a chi è ladro . E così a te sono avvenute quelle ... Ma le occasioni si respingono , quando si desidera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dal canto mio ti faccio notare che tali sciocchezze avrebbero la forza di cambiarmi moralmente , e di dipingerti come tutte le altre donne . 7 dicembre 1907 . La mia lettera t ' avrà fatto dispiacere . Ma essa è l ' espressione quasi selvaggia della mia severità , che mi conserva degno del più puro affetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Quando si ama non si discute . Perdona me , ora . 12 dicembre 1907 . Devo darti la brutta notizia , che ha solo la soddisfazione morale di un ' uguale riuscita per tutti gli altri . Perdonami . 13 dicembre 1907 . Provo dispiacere per aver perduto un ' occasione di farci indipendenti . Non per l ' esame in se stesso . Ho studiato l ' udito quanto ho potuto , e in questa prova sono riusciti soltanto coloro che da diversi anni facevano servizio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stamani ho comprato i quaderni per la calligrafia . Se non fossero state le tue lettere , non so in quale stato d ' animo io sarei . Tu mi hai confortato e fatto conoscere una parte della tua bontà . L ' affetto toglie il dolore . Ho cercato di fare tardi inutilmente per le vie . Qui nel salotto c ' è un branco di briachi , che hanno festeggiato Santa Lucia . Credevo che avessero finito . È la prima volta che accade una porcheria di questo genere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Intanto , poi che sono andato giù fuori di Porta Tufi , fino quasi alla cappella ( battevano le 21 ) ho fatto una riflessione : il primo dell ' anno compio 25 anni , e così nessuno c ' impedirà il matrimonio . Non è poco . Dato che nessuno dei nostri padri fosse disposto ad accordarcelo . Non so se te n ' eri accorta ! Ho quasi voglia in questi giorni di ... farti vedere che so scrivere bene . Voglio dire calligraficamente . Guarda : ieri empii un quaderno tra questo corsivo e il rotondo . Non potrei schiacciare per ... non saper scrivere ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Mi duole già la mano ! ( 1 ) 15 dicembre 1907 . Dinanzi a questi esami , mi son sentito fuggire tutto quel che ti volevo scrivere , Ti volevo dire quanto stasera ho veduto nella campagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dove hai messo la psicologia ? Son desideroso forte di rileggerla . Ma fra due settimane sento che sarò libero di farlo . 16 dicembre 1907 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma come tu diverresti un oggetto comune ! Senza ch ' io compia un atto di riflessione tu diverresti una persona qualunque , priva della mia anima . Diverresti come tutte le persone ch ' io conosco . Un impulso decisivo a difendermi da te , e la ricerca insaziabile di un ' anima che mi comprenda ed è soddisfatta solo del mio affetto . Io capii che tu temevi che io divenissi estraneo a te e mi comportassi come se tu non esistessi . E ciò che t ' ha scusato meno , dopo , sono state le tue scuse . Tu non dovevi ragionare . Tu dovevi comprendere la mia disperazione ... Basta . Io ti scrivo sensazioni di questi giorni , le quali io avrei scritte in un mio libretto se tu non fossi divenuta la pagina dove si segnano tutti i miei pensieri . È cosa che se ne va . Ma voglio dirti anche che molte volte ho supposto che tu non mi trovassi abbastanza serio da prendere la tua anima . E ne ho sorriso con sarcasmo . E questa cosa ti prova quanto io sia sensibile a te . Ma , più di ogni altra cosa io incolpo la nostra separazione . Se tu avessi vissuto con me , non mi avresti ingannato mai . Penso così ! Sono stupido a scrivere queste cose ! Dovrei essere tanto forte da lasciarle passare , senza che te le confidassi . Ma tu le leggerai come le hai intuite . Fai conto di avere trovato qualche foglio dove io le avessi dimenticate . Io non te le scrivo . Tu me le perdoni , perché sono tuo e rivenuto a pensare con te . E quando penso con te , sono felice . Io ho trovato un ' altra anima . La mia non era sufficiente a contenere i suoi contorcimenti , e tu l ' hai presa e la fai credere . Sì : tu m ' hai fatto credere . Io ho bisogno di essere amato . Quando sono vicino ad una siepe , mi sembra ch ' essa debba comprendere il mio desiderio . E quando penso ch ' essa sa che io sono adorato , ch ' io possiedo finalmente quel che ho domandato sempre , mi sembra che ne provi con me la soddisfazione dell ' infinito . Essere amato ! Io non aveva mai saputo che in ciò stia il limite spirituale : la felicità . Non avevo mai saputo d ' essere amato . Da te , Emma , dipende la nostra vita e la mia spiritualità . Una volta , quando non ci scrivevamo , io studiavo , e nelle parole e nei libri era la realtà percepita da me . Gli uomini non esistevano . Io avevo sensazioni di tal genere soltanto . Era lo stesso ch ' io camminassi non tra gli altri . Io non volevo nessuno d ' intorno . Volevo che non esistesse alcun altro uomo . E nei libri io trovavo la mia realtà . Così tornai a te , perché mi ero conservato e preparato per la tua anima . Tu non eri uscita mai dal mio intelletto . Quand ' io mi rivolsi alla vita , trovai te sola . E ricordo bene la sera ch ' io mi decisi a scriverti . Lo gridai da solo : " Le scrivo " . Sono ricordi veri . Perché non dirteli ? Siamo lungi , non è vero ? Siamo prossimi alla nostra realtà . Tu hai sorriso di me quando hai creduto ch ' io m ' avvicinassi a te o ti guardassi con un pensiero che non appartenesse al nostro infinito ; ma hai avuto torto . Tu mi facesti trovare la mia anima , e tu l ' hai conservata . S ' io sono un superiore , tu ne devi essere lieta . Della tua letizia pura , inesprimibile . Ecco perché io sorrido d ' ogni altra cosa . Ecco perché io passo come un soffio davanti a tutto . Tu sola sei reale . E se ho pensate cose volgari di te , è stato perché non m ' hai dimostrato sempre di comprendermi . Di non sempre comprendere quel che è il mio affetto . E allora t ' ho come maledetta . T ' ho scacciata da me , dal mio spirito puro , che vive per la tua realtà in una carne pura . Ma se così non ti piaccio , basta che tu mi ami e ch ' io abbia confidenza in te . Tu puoi condurmi dove vuoi . E di ciò soltanto sono preoccupato . Stamani . Devo mandarti questa lettera ? No . La devo stracciare . La leggerai quale conferma di ciò che avevi intuito da te medesima . Ma tu attendi da me la tua letizia spirituale ed io così ti contristerei se ti avessi scritto tali cose . Non te le ho scritte . Ti scrivo che devi essere lieta , così come abbiamo vissuto alcuni istanti . E devi leggere nei miei occhi il mio affetto . Sei mia . Scrivo , ciò con gaudio senza limite . Io non ricordo più quel che non mi piace del tuo sguardo alcuna volta . Quando m ' è sembrato che tu vivessi solo in te stessa , e che tu fossi addolorata . Quando ho supposto che i tuoi occhi fossero stati torbidi ; se io li avessi potuti vedere . Quando il mio affetto , la mia vicinanza , avrebbero solo sfiorato il tuo animo . Ma quando penso che il mio affetto è come sensibile sul tuo volto , e che il tuo sorriso è il mio affetto , allora mi s ' aduna nell ' anima come una moltitudine di pensieri tutti giocondi . Stamani non mi hai scritto ? Ciascuna lettera mi fa sognare . Quando lessi quella con la rosa sfogliata , io sentii trascinarmi nell ' infinito del nostro affetto , che ha Dio sulla sua vetta . Dio , cui io ho percepito per il tuo affetto . Tu m ' hai aperto a questa soglia , dove le nostre anime tremano per la delizia . 20 dicembre 1907 . Io tesso il filo che tu mi porgi . ( Ora ho sorriso . È venuta Iolanda e , messasi , senza invito , coi gomiti sul tavolino , m ' ha detto : " Ma te fai anche gli scarabocchi ! " ) Non posso mandarla subito via , perché suppongo che in questo momento non siano in casa i suoi genitori . Il modo suo d ' entrare è questo : molti calci e pugni su l ' uscio . Ho risolto più di venti problemi geometrici e ho anche compreso come un matematico ( A19 ) sia completamente stupido e anche un poco cattivo . 23 dicembre 1907 . Io non penso se non avendo dentro di me la tua imagine . E mi è impossibile separare alcun mio pensiero dalla tua presenza spirituale . Che è per me un indirizzo e una volontà morale . Voglio dire che ogni mio atto è segnato dallo scopo di possedere te e di farmi possedere da te . Tutto il tempo trascorso è lo svolgersi delle nostre anime . Alcune volte mi sono domandato se tu avevi sempre presente questa specie di fato ... E più di una volta ho riconosciuto che la coscienza del mio affetto mi aveva come nascosto il tuo . Ed ho compreso che io non giungerò mai a riamarti quanto tu mi ami . Il che non è punto un ' illusione del mio stesso affetto . Io ti imagino , sempre come una protezione su di me ; ma anche tu , forse , provi la stessa sensazione . Ora avevo interrotto un poco . E sono andato da Pispini alla Certosa , insieme con due fratelli che concorrono . Non avevo mai provato tanto nettamente la poesia della Terra . 24 dicembre 1907 . Io sono quasi impaziente dell ' esame . Tre giorni soli ! 27 dicembre 1907 . È andata bene . 28 dicembre 1907 . Ad Arturo ho potuto raccontare bene del problema che ho risolto esattamente , senza aver tempo di ridurre in ore le frazioni dei giorni . Cosa che non era richiesta e la maggioranza non ha fatto . Mi dimenticavo di dirti una cosa strana . L ' altra notte sognai esattamente il problema che ho risolto stamani , senza percepirne le quantità , però . Lo dissi perfino a un concorrente ! Il tema è stato così facile che non mi è stato possibile adoprare la mia cultura . Errori di grammatica , credo che non ce ne siano . Gli orali vanno dal gennaio al marzo , e non posso sapere quando sarò chiamato . 30 dicembre 1907 . Sono in Biblioteca da un ' ora . Ma capisco che se voglio lavorare devo studiare meno che sia possibile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io guardavo nei campi e pensavo a noi . E il cimitero mi faceva sembrare che tutto fosse morto . Mi ributtava ! Ridevo anche di certe fantasticherie , che una volta , frettolosamente , avrei scritte . Sensazioni di racconti del Poe ... 1 gennaio 1908 . ( A20 ) Stasera ti faccio un poco di ... biografia . Ho fatto fino alla metà del terzo anno di ginnasio , al seminario . Fui fatto allontanare dal Rettore , che ora è vescovo a Montalcino , perché non studiavo e per la non buona condotta . Infatti ... ci sarebbero molte cose della mia condotta . Del latino ricordavo poco . Più della sala ove mi facevano lezione e del teatro dei seminaristi . E per avere appunto , durante una recita , scandalizzato i vicini con le mie schiette osservazioni intorno ... all ' arte degli attori , fui escluso dall ' intervenirvi , e pochi giorni dopo fu consigliato mio padre a togliermi di la giù . Bisogna che dica la verità . Allora fui messo , dalla mamma , a ripetizione da quel prete da cui ho imparato il latino tre anni fa . Il quale s ' era preso l ' incarico di farmi fare terza , quarta e quinta , in sette mesi , e prepararmi per le scuole governative . Io non so quanto ero intelligente . Ricordo che mi sentivo quasi sempre male ; avendo la febbre quasi tutti i giorni . E il volto di quel prete mi era odiosissimo . Non lo potevo guardare più . Dopo due settimane , la mia mamma , mentre si accingeva a portarmi a ripetizione ... ( A21 ) . Stetti tre giorni senza andarvi . Mio padre non si combinò con il prezzo delle lezioni , e non mi ci mandò più . Credo che si guastasse per due lire al mese . Da ragazzo avevo attitudine al disegno , quantunque sentissi , dentro di me , che quella manifestazione era la preparazione di una cosa più interna . Avevo quest ' idea . Ingrandivo i ritratti discretamente . E fui mandato alle Belle Arti . Feci il corso d ' ornato , mezzo di quello dell ' Architettura e , poi passai al corso della Figura . Ohimé ! Le sospensioni erano frequentissime . Alcune meritate e altre per malvagità di un tale . In fine , lui sospeso per sempre , credo . E non volendo essere picchiato più , smisi . Questi fatti mi trasformarono interamente . Disegnavo un giorno , e due andavo con i compagni a bagnarmi . Sudavo , m ' eccitavo alla vista di tutto . E anche ora che scrivo ho presente quella sensazione di avidità con che scoprivo le cose . E come esse mi si manifestassero come cose del mio animo . Dopo un anno di questa vita , fui messo alle scuole tecniche . Tentò , un maestrucolo , di farmi ammettere al secondo anno , ma fui schiacciato in aritmetica , e dovetti studiare tutti i tre anni . Al principio della seconda , per una sospensione , fuggii con due altri , senza soldi , e chiesi il pane fino a Certaldo . Al terzo anno ebbi molte sospensioni , tanto che fui costretto a dare l ' esame di ammissione all ' Istituto ad Arezzo . Passai io solo . Feci il primo anno qui a Siena , in quell ' istituto tecnico posticcio . E a Firenze non finii il secondo perché mi sentivo continuamente male . Male d ' esser solo , e più volte pensai di suicidarmi . Detti l ' esame di ammissione al terzo anno , avendo continuato da me il secondo a Siena , e fui bocciato in italiano e in disegno ( A22 ) . Allora non seppi più che fare . Le questioni in famiglia erano frequenti . Io facevo una vita sciocca e sudicia . Quando ti scrissi non pensavo veramente di essere quale sono . Più volte ho paragonato questo passo all ' ultima vignetta delle avventure di Pinocchio . Mi cadde , con te , la veste di sudicio e di volgarità che mi s ' era addossata . Ed ho ricevuto ora qualche cosa , che somiglia a pena soltanto alla mia purità dell ' adolescenza . E , in questi giorni , di essa ho riavuto tante sensazioni . Ma io non so perché ho dovuto essere prima un uomo comune . Come fossi avviluppato da una tela di volgarità e di stupidità . Quanto tempo sei stata attesa , senza che ne avessi coscienza ? Forse mai se non quando tu venisti . Ma a parlare di quel tempo mi pare di essere stato un bruto . Allora leggevo i materialisti : il Comte , il Bu ... ( non ricordo nemmeno il nome ) , il Darwin . Durante la terza elementare ebbi il tifo . Stetti in fin di vita due volte , e ricordo le pallide allucinazioni che avevo . Ma come erano dolci alla mia imaginazione l ' aspetto della campagna e i suoni ch ' io udivo ! Mi pareva che la campagna avesse una voce speciale , quasi un fruscìo . E quando fui guarito , vedevo dentro di me tante imagini che mi davano come una pazzia . E quando tornai a scuola , dopo essere stato una settimana a Roma , presso quel commendatore , non ebbi più voglia . Credo che sentissi dentro di me un vocìo assordante di cose . Sognavo di giorno . Non ricordo più nulla . Il tuo affetto mi ha ripurificato . Lo sai . La tua conoscenza mi dette un ' energia inaspettata . Tu mi rivelasti l ' anima . Prima che io scrivessi a te , non pensavo e non sapevo scrivere . E quando ti lasciai , non per mia volontà , avevo bisogno di raggiungere un ' altra sommità del mio spirito . Oh , come mi sentivo avvilito per non poterti distruggere ! Io ti credevo un danno , per sempre . Io volevo , nel vuoto di me stesso , trovare la nuova perfezione , la nuova forza cui avevo percepita . E prima ch ' io tornassi a te è stato necessario ch ' io abbia toccato il culmine di questo sforzo , ch ' io abbia sentito la mia vita esser piena , ch ' io non potevo aggiungere altra cosa a me stesso . Ma mi sentivo arido ; dell ' aridezza prodotta dalla mia volontà ( A23 ) . E più d ' una volta , t ' ho detto , in quel tempo , essere stato pazzo . E non avrei potuto nemmeno imaginare l ' affetto di ora . È necessario però che tu apprenda meglio di quale affetto io t ' adoro , e come per produrlo è stata necessaria la modificazione morale avvenuta nel silenzio . Perciò ti mando quest ' altra lettera di cui t ' ho parlato stamani . Piacerebbe a te , forse di sapere come io abbia conosciuto Dio . Sono per scrivertelo . Oggi la mia anima è come un prato ben umido dalle piogge che lo hanno coltivato , e io parlo . Fu da principio un insolito aspetto di me stesso , di cui anche temevo . Stetti molto in dubbio se dovevo accogliere questa visione che mi sembrava strana . Ma essa fu tirata alla sua pienezza dal ricordo di te . Non dico bene ricordo . Io ti amavo ; amavo quel che m ' avevi dato di te , e lo desideravo un ' altra volta . Ma io sfuggivo te perché non eri quel che il mio animo sognava . Parevami che di noi non fosse rimasto qualche cosa se non nel mio pensiero . Non so perché non sapemmo continuare il nostro contatto . Che si disperse in me per una serie di considerazioni intorno a fatti che mi dipingevano te incapace di continuare e di comprendere la nuova superiorità che m ' ero imposta . E finii col divenire assolutamente indifferente alla vita . Io studiai , studiai tanto ; e leggendo Dante ora sento quella nuova volontà . Ma essa non sarebbe fiorita senza ch ' io t ' avessi amata . Ora sento tutto il tuo affetto ! E , secondo la mia coscienza , mai finisco di piangere sul male che ti feci . Spesso il mio stato è tale . Dunque , dicevo , il ricordo di te fece spuntare l ' idea di Dio . E fin dal giorno ch ' io son tornato a te , mai nel mio animo il mio affetto è stato separato da esso . Così ho provato per te , e provo , adorazioni che sole mi danno le idee che ho . Anche tutto il mio intelletto è legato ad esse . E s ' io voglio sentirmi come raffermato in una vita che io non so esprimere , bacio il tuo ritratto . Mi sento bene , allora . Comprendo la terribilità dei nostro affetto . Prova a pensare che un istante tu non diriga la mia anima e la mia carne ! Prova a pensare ch ' io non abbia nella mia carne le tue volontà ! E , senza ch ' io ne sappia la ragione , quest ' affetto è come sospeso su l ' abisso di Dio . C ' è l ' Inesprimibile intorno , c ' è una voragine di una potenza superiore . Ecco : Dio esiste . Io Lo provo . La mia anima si spaventa , quasi . E questo bisogno , questa fede , sono date da te . Io voglio avere un concetto di te , come io te ne scrivo . Io lo provo . Sei mia ! Eccoti quel che provavo quando ero condotto per forza in chiesa ( A24 ) . In quella di S . Donato ero dispiacente che non suonasse l ' organo ; e i dipinti che sono dietro il coro erano guardati da me durante tutta la mezz ' ora . Mi sembravano vivi . Mi scuotevano . Credo che se n ' avvedesse anche la mamma . Come seguivo il moto di un angiolo , che con la spada percuote un dannato che cade in giù ! Ora lo taglia ! E tutti gli altri angioli mi davano un senso di movimento e di scompiglio . La domenica dopo mi meravigliavo che fossero sempre negli stessi luoghi , ed io studiavo il dipinto da un altro verso . Vi trovavo allora nuove battaglie , nuove vicende , e ... poi mi impazientivo a stare in ginocchio ! A Provenzano , guardavo i volti dei canonici . La messa cantata mi piaceva per le cotte e gli ori . Le voci no . Il messale grande , molto ; ed anche il gruppo dei preti che vi leggevano . Anche a Provenzano guardavo le pitture . Ma questa chiesa era piena di contadini , che stavano in ginocchio soltanto con una gamba , e sdrusciavano gli sputi con le scarpe . Il che pensavo avrei fatto anch ' io quando fossi stato grande . La mamma aveva un vestito di un rosso pallido , che non mi piaceva . Molte volte l ' avrei stracciato . A lei ciò sarà parso una ragazzata , ma era l ' impeto cieco di distruggere quel che non mi piaceva . I suoi orecchini mi piacevano . Una volta , ella mi dette una Beatrice Cenci illustrata . E perché io sostenni che quei passi d ' autore messi a principio di ogni capitolo non erano la spiegazione delle figure , come ella diceva , ne buscai ... Mattina . Non vorrei mandarti quel che ho scritto . Perché io ho avuto bisogno di sopprimere in me tutte queste cose . Ma ho preso occasione dal non saper tu quali studii ho fatto . Perdonami questa vita estranea a te . Io non potei ascoltare la tua senza provarne angoscia . Dunque sarebbe bene ch ' io potessi scrivere molto di me . Ma i ricordi a volte non vengono , o sono vinti dal presente . 3 gennaio 1908 . Hai pensato mai essere una pura anima , e percepire il peso del corpo ? T ' è mai sembrato essere egli un ingombro fra la vera vita delle sensazioni , che sono la superficie dello spirito ? Hai pensato mai di perdere questo corpo , per provare qualche cosa di più ? Hai pensato che le nostre percezioni siano come una cosa velata ; che Dio si manifesti a noi soltanto ne ' pensieri ? Hai tu pensato che io e tu siamo uniti indissolubilmente ? E che le nostre anime si trovano in questa realtà ? 4 gennaio 1908 . Le vacanze se ne vanno . Il giorno dopo l ' Epifania mi rimetto a studiare . Ma questa volta la fatica è meno , perché si tratta di ripassare quel che so discretamente . Ora non scrivo per mancanza di una vera ispirazione , della quale non sono privo affatto . Ma alle idee che mi vengono sono mescolati sentimenti interamente estranei . Ne vuoi un esempio ? Dalla fortezza ho guardato l ' Appennino coperto di neve rosea , ed ho pensato : " Ecco i veli delle fate " . E dopo : " È carducciano " . E poi : " Parmi di esser fatto di questa luce , e di questi alberi , e dei monti : sono un uomo informe composto di tali elementi " . E dopo : " Mi ricorda un passo delle Odi del d ' Annunzio " . La strada di Pescaia , che scende giù tra gli alberi , quasi tagliando , mi ricordava un ' idea mistica dell ' Hujsman . E poi ho pensato al Maeterlink . " Gli alberi parlavano " . " Ieri sera , un angelo nero volò dall ' una parte all ' altra della strada , sparendo tra gli olivi " . È il Passavanti . Sono pensieri che ho avuti dallo studiare quell ' epoca . E a te non so quel che rispondere . Perché le idee e le imagini spariscono e appaiono nel mio pensiero , come tagliate , sminuzzate da se stesse o trascinate via da un fiume che precipita sempre dentro la mia mente . Ho scorse le poesie del Panzacchi . Mi pare impossibile che siano prese per poesie . Le sciocchezze dette belle e rimate , purtroppo piacciono . E chissà quante signorine esse commuovono . Oh , gloria ! Non sapevo come impostare questa lettera , ma riprendendo il cappello che avevo messo sul marmo del canterano , ho scorto due ventini sopra un diecino . È poco . Mi farò mandare altrettanto domani . 8 gennaio 1908 . Ho mangiato , e non ho voglia di continuare a studiare la geometria . O meglio , avrei voglia ma non ne posso più . Ma studio . Bisogna che non mi occupi più di letteratura fin dopo l ' esame . Sono un ragazzo anch ' io ? Per divertire Iolanda ho messo alcune pasticche di potassio nello scaldino . E Iolanda , saltando : " Me lo rifà , signore ? Via , signore ; me lo rifà ? " 9 gennaio 1908 . Non so se tra l ' uno ambasciatore , e l ' altro avrai saputo che sono chiamato agli orali la mattina del quindici . 13 gennaio 1908 Di me in questi giorni , giudica soltanto dall ' esito dell ' esame . 15 gennaio 1908 . Il desiderio di scriverti è stato quanto puoi comprendere , ma non ho avuto tempo , né mezzi , né ... materia . Tuo fratello t ' avrà detto dell ' esito buono , e dell ' altra cosa . Cioè che fino a marzo non ci sono chiamate . Ad aritmetica scritta nussun errore e a italiano ho veduto una pagina piena di sottolineature . Imbecilli ! Ma mi passarono , e , quindi , non ci sono ... rancori ! A geografia benissimo e così ad aritmetica e a italiano , nel quale m ' hanno domandato , non cose come agli altri ma ... gli artisti che hanno scritto nel cinquecento . Non ho avuto paura . 17 gennaio 1908 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Noi siamo come i pensieri di un sogno , e ci percepiamo nella lontananza . Ieri mattina rinchiusi bene i libri degli esami ! 19 gennaio 1908 . Ho sperimentato che talvolta abbiamo alimentato un sentimento affatto estraneo alla realtà delle nostre anime . Nella nostra separazione abbiamo trovato come tante braccia di pensieri , che non hanno alcuna cosa con la nostra realtà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io credevo ( ed è vero ) che la tua anima si sarebbe attorcigliata a me come un ' edera attorno ad un vaso antico . E che nel mio essere avresti trovato la fiamma per accendere il tuo . E non è così ? Ma io ho notato che alcuni miei trasporti non m ' hanno fruttato alcun pomo , di cui sono avidissimo . E che , ad una mia lettera , è succeduta una tua , che non aveva in sé niente di quel che avevo desiderato . Ed allora mi son sforzato di comprendere quale cavità non avevo prevista ; o se le mie parole fossero troppo lievi per produrre alcun suono alle orecchie del tuo spirito . E la Disperazione è passata in me . Ma simile all ' insistenza di un ramo , che ributta la gemma là dove prima è stata strappata , il mio sogno , uscito dalle lagrime , ha parlato . E poi la gemma è divenuta una pianta . Con qual tremore io ho atteso un temporale ! E la pianta non cresceva più . Ma per essa , lo sai , occorre tutta la tua anima . Occorrono i baci della tua anima , e le mani della tua Volontà . Ed io , un anno fa , m ' imposi di seminarla . M ' imposi ch ' essa fosse da prima costrutta dalle mie lagrime non versate . E poi io attesi il tepore tuo . Io la vidi divenire il tuo Perdono . E poi essa raggiò del mio spirito . Ella divenne come d ' oro . Quante volte le nostre mani si sono toccate nella cura di crescerla ! 21 gennaio 1908 . Io non sono capace a giudicarmi . Ma credo che il mio pensiero si esplichi meglio in brani di prosa . Nelle scene o dialoghi , per sapere se hanno qualche merito , converrebbe che provassi quel che provi tu a leggerli . Quando io li scrivo , non faccio altro che ricordare di quel che mi viene in mente dopo che il mio spirito è stato toccato dal tuo affetto . E all ' infuori delle lettere a te non saprei scrivere . Tutto è l ' espressione del mio animo fecondato dal tuo affetto . 22 gennaio 1908 . Sono stato dal C . per una nuova farabuttata del padre mio . Disse , ieri , al T . che non doveva pagargli niente e che dovevo pagarlo io . L ' ho portato dal C . che s ' è impegnato di mettere le cose a posto . Aggiungi che a quello della stazione disse aver già pagato il T . Se non fosse per metterti nella verità di quell ' uomo non ti scriverei queste cose . 25 gennaio 1908 . Ti lamenti , scherzando , ch ' io ti scrivo poco , ma quando ho questo peso nell ' anima non potrei di più . Conviene che io stia a pensare sempre la stessa cosa , con la stessa intensità , anche quando non ho la carta dinanzi . Mi sembra anche che tutto debba aver fine ; penso che tu abbia lo stesso sogno , che è come il sangue della mia anima . E questa doglia segreta mi fa sovvenire di cose indefinibili . Sembra ch ' io barcolli dentro la realtà . Dove sei tu ? Io udivo tutta la tua voce . E quando ho scritto riappare il dolore . Ed io ho voglia di alzarmi e di correre verso una campagna silenziosa , dove la mia anima e la mia carne si dileguino . O dove io ritrovi le tue mani illuminate di sole , o dove la tua anima sia come un usignolo . Dove ci ameremo giocondamente . Dio ci consola . . . . . . . . . . . . Tu hai il mio bacio come un filo nell ' invisibile ... Io ho conosciuto la bontà della preghiera , che è il linguaggio più profondo dell ' anima . Per essa posso esprimere quel che non si dice con le parole . Oh , io l ' ho provata come un fiume che scorre da noi nell ' infinito . Io l ' ho provata come un rapimento . - O Dio , che mi hai atteso , o Dio che mi hai udito , io sono annientato alla tua presenza . Quel che dirò di te - siano pure le parole bagnate dalla tua rugiada - è come il suono del mio compimento in Te . 29 gennaio 1908 . Se tu fossi qui con me non avrei alcune disperazioni piene d ' echi tristi ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La tua lettera che ho avuto stamani darà origine , credo , ad una novella ... Scrivimi di più . Non se ' qui con me e per me ? Ho bisogno d ' essere amato . 30 gennaio 1908 . Ci son già tre novelle da darti . 31 gennaio 1908 . Nelle lettere voglio essere breve , per parlarti nelle novelle . Se no quel buono che può darmi l ' intelligenza anderebbe in una forma da cui non se ne trarrebbe più . Ti paio un avaro ? No ; perché tutto è nostro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E più di ogni altra cosa mi piace che questo amore nostro ci empia della sua forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sono stato sciocco a dirti che volevo essere breve per l ' importante ragione detta . Io dissimulavo il mio affetto . Che è senza limiti nella mia anima dilatata da te fino a Dio . Io t ' amo non come se tu fossi una creatura , ma come se tu rappresentassi quel mistero ignoto della mia esistenza , quel bisogno di toccare l ' infinito e di sentirmi prendere , meravigliosamente , in tutto il mio spirito ; ed ho avuto abbandoni , in cui anche la mia carne sembrava attaccata alla mia anima . In cui io percepivo la mia carne animata dalla violenza pura dello spirito . Preferirei che la bambina della padrona non piangesse ! Devo smettere , perché mi fa male ai nervi . E la critica dorme in te ? Sai bene che per scrivere è necessario che tu me ne parli come me ne sai parlare . Dimmi , dunque , di quel che avesti mercoledì . Bada ch ' esse ti diano soltanto un interesse estetico , e per ciò , in tale tempo , fai conto che non si parli di una ispirazione datami da te . 3 febbraio 1908 . Nella lettera indirizzata all ' uomo del C . è detto : " Ti faccio sapere che il tuo amico Federigo Tozzi è stato promosso ; lo so con certezza da un esaminatore , il quale m ' ha detto che già cinque persone glielo avevano domandato ( A25 ) . - " Dunque devono venire anche le altre informazioni ! Questa è venuta per espresso " . Oggi ho lavorato quanto tutti gli altri giorni insieme , e , secondo il mio parere , meglio . Forse il presentimento ! In fatti , se tu m ' avessi veduto , avresti notato una gioia ... No : quella era la gioia del mio lavoro , che è più importante del responso dell ' inclita commissione . Poveretta ! Con tutti quei freghi sotto il mio componimento ! Si vede che non so scrivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sono molto allegro . E tu ? 4 febbraio 1908 . Vicino a te , ieri sera , mi apparve meglio la forza della mia vita , e le aspirazioni del mio essere si maturarono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non ti preoccupare di quel che avverrà tra i nostri padri . Noi , ormai , siamo entrati nella certezza nostra ineluttabile . 7 febbraio 1908 . Il mio affetto è terribile anche . Io sono legato a te ed in te , come una cosa che galleggia alla superficie del tuo essere . Io non ho altri sentimenti . Ma io ho notato che tu sei sempre tale che io non debba mai ritorcere questo affetto . Tu mi presenti sempre un ' infinita bellezza . E non ho mai da chiederti . Perché tu hai sempre molta copia per nutrire la mia volontà e i miei spiriti . Tu rimani dinanzi alla mia anima con l ' immobilità di un sogno reale ... A volte non mi sembro degno di guardare la tua bellezza . Io mi sento troppo incompleto dinanzi a te . Però che la mia anima scruta incessantemente , io ti vedo come una roccia di bellezza . Come una cosa che fa piangere la mia anima come la gola di un usignolo . Tu mi crei tutte le cose della mia intelligenza . Per te , m ' è possibile lo svolgimento di quel che sarebbe soltanto latente in me . 10 febbraio 1908 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma tu non capivi che il gusto e i sentimenti di colui che è amato , per farsi contraccambiare devono essere condivisi . E andò talmente che ci trovammo sempre più lontani , pur avendo dentro di noi la necessità di amarci . È proprio così . Poi che sembra che noi siamo nati da una stessa volontà divina . Non ti scriverò più di ciò . Quel che hai avuto basta a farti vedere , come in un lampo , la costruzione della mia anima e del tuo passato . Tu sbagliasti a scrivermi che hai una nemica . Perché il tuo amore è il bagliore che folgora la mia ambizione , che sarebbe inerte senza di te . Io non so come provarti la grandezza del mio affetto . Ogni cosa per esprimermi sembra meschina . Da te , da te , solo da te tutto il mio avvenire . 11 febbraio 1908 Devi avere anche tu una gran gioia . Io ne ho tanta che ricordo le cose come se fossero lucide . Non puoi imaginare quel che hai fatto ieri sera a me . Mi sembrò un sogno questa notte e oggi m ' esalta . Vorrei ... E fino a domani il tempo non è poco . Ogni imagine di te mi fa come stupefatto di quel che provo . Io posso star così a sognare di te , delle tue mani , come se tu fossi ( e sei ) il termine della mia anima . Ieri sera avrei pianto di gioia e il mio spirito pianse ; ma ( vedi ? ) ogni cosa scritta è niente . Ed io scrivo soltanto perché so che tu provi quel che provo io . Hai lo stesso slancio in un infinito raggiante . Sembra che io trattenga il fiato sotto il senso di trovarmi in una immensità . Capisco che in quel momento dovesti perdonarmi . Ma in tal modo giungiamo ad un amore che non aveva concepito né meno la mia mente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Oggi mi pare un giorno di festa . 17 febbraio 1908 . Oggi ho bisogno di sentirmi cullato da tutti i nostri sogni . La mia anima è un libro dove tu puoi scrivere quel che vuoi . È vero che ho sofferto , ma il nostro amore è uno zampillo che ha ribagnato i miei pensieri . Scrivimi , parlami : dalle tue parole , dai tuoi atti ha forma il mio essere . Pensavo a qualche cosa da scrivere , ma pare che stamani le mie idee siano inchiodate nella volta profonda dell ' anima . 21 febbraio 1908 . Stasera ho provato , in altro modo , l ' amarezza della nostra separazione . Sono uscito dalle tue mani e sono entrato qui in una stanza circondata di estranei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Avrei scritto tante cose di noi , ma è strano che la voce di questa gente mi svii . Io fuggirei in qualunque luogo , perché la mia anima non si nascondesse come una colomba a cui sono state toccate le ali . 22 febbraio 1908 . Prima di scriverti ho riletto quel che ho scritto oggi ... ( A26 ) . Sei tu che salvi i nostri figli . Avrei strappato tutto . Io non posso dirti a voce quel che sei per me . Ma tu senti bene nel tuo affetto come tu sei la migliore parte di me stesso . Quella che mi dà ogni emozione , e quella a cui io devo tutto . Ad ogni istante il mio pensiero ricorre alla tua tenerezza , alla tua compagnia . Tu mi sorreggi come se rispondessi immediatamente ad ogni mia ansia , ad ogni mio timore di me stesso . E ciò mi esalta dandomi una gioia vibrante ( A27 ) . A volte sembra che un ' oscurità si faccia nella mia anima , o ch ' io vacilli in un vuoto ; ma io trovo tutta te . E non m ' è piccola gioia il sapere che anche il mio amore è il tuo nutrimento . A volte , io vorrei che il mio essere sapesse così sorreggere il tuo ! Io agisco sempre in modo che tu mi creda degno della tua tenerezza . Tu anche sai come io ho bisogno di essere amato da te . Oh , perdonami anche le presenti volgarità involontarie , perdonami se non sempre io ti comprendo . Ma tutto avviene perché si compia indissolubilmente nell ' infinito la nostra unione . Tutto ci dà una confidenza di una intimità di lunghi mesi . Una parola od un atto rude ci svela una plaga dello spinto , verso la quale ci precipitiamo per afferrare la nostra felicità . 24 febbraio 1908 . Stamani , devo cercare X . , che cura mio padre da quattro giorni . Il C . m ' ha allarmato dicendomi aver saputo che gli è venuta la cancrena in ambedue le gambe . Ma anche egli non è sicuro , perché lo ha saputo da una donnicciola di lì . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ma spero che sia un incubo e basta . Ho trovato il dottore , che mi ha smentito la chiacchiera , dicendomi però che la cosa era grave e che potrebbe darsi , non curandosi , che avvenisse una brutta conseguenza . Ma poi che sicura , guarirà col tempo . Da Pontedera , a Siena 4 marzo 1908 . Entro in servizio domattina alle otto , alla gestione . 5 marzo 1908 . Son qui dentro la stazione da un quarto d ' ora , e , finché non arriva il nuovo capostazione e l ' ispettore , devo aspettare . Per darti un ' idea precisa di Pontedera ti faccio ricordare quel pezzo di Firenze che è di là dalla piazza Beccaria , con via Aretina per strada principale e le altre , uguali , al lato . Ci sono le stesse botteghe , gli stessi marciapiedi , e la linea del tram che va a Pisa . La campagna è bellissima . Non ho veduto ancora l ' Arno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non posso scrivere oltre per ora , perché c ' è una confusione di persone nuove che si installano ( parola ufficiale ) e il capostazione vecchio , che se ne va . Ancora non ho capito chi mi comanderà e quel che mi si comanderà . Passano continuamente treni . Ora ho scritto una cartolina a mio padre . Urli di facchini e fischi del sottocapo . 6 marzo 1908 . L ' orario è dalle otto alle dodici e dalle quattordici alle diciannove . Ho trovato da spendere poco . Con una lira e venti il giorno mangio due minestre , due pietanze , formaggio e un litro di vino . La camera , sudicissima , come te l ' attesta la carta che mi s ' è sporcata su l ' incerato del tavolino , costa mezza lira a sera . ( Il lume è compreso nella mezza lira ) . 7 marzo 1908 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vedi bene che non spendo più che cinquantotto lire il mese , comprendendo anche cinque lire per la biancheria . Faccio i conti perché ci sono interessanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non ho preoccupazioni dell ' avvenire economico . Per ora quest ' impiego ci dà la possibilità che abbiamo invocata . Quel che faremo insieme non so né meno io . Pensando a te , sembra che la mia anima s ' esalti violentemente . Vedi come va qui ? Potrei imparare subito molte cose e ... devo fare , invece , macchinalmente . Perciò non sono contento di questa stazione . 8 marzo 1908 . Senti come sono fatti i paesi . Ho saputo oggi , alla stazione , che nella mia camera , il venerdì e la domenica , ci viene un dentista a cavare i denti . Domani , tornerò improvvisamente facendo una scappatina di una mezz ' ora . Vedrò e ... non pagherò tutto il mese . Ma se dovrò stare qua ... ( A28 ) Intanto oggi , per acquietarmi , ho scritto ad un mio conoscente per domandare quali libri sono pubblicati appositamente per chi vuol dare subito gli esami di cultura e passare applicato : prendere cioè cinque lire al giorno . Credi che così sto molto male . Mi sembra di perdere tempo . Io non so come sia il paese nelle altre ore . Quando l ' attraverso io per andare a casa , dalla stazione , c ' è una corrente di donne sui marciapiedi le quali vanno alla lavorazione dei tessuti o della cicoria . L ' altro giorno ti dissi inesattamente della somiglianza con la via Aretina . Dalla Posta in su somiglia , invece , a via dei Servi , perché c ' è il lastricato , e le botteghe sono migliori . Non ho mai varcato un ponticello che passa su l ' affluente dell ' Arno . Ma , del resto , dall ' ufficio c ' è l ' aria buona , e la porta è quasi sempre aperta sul piazzale che collega il paese . Odo arrivare i treni , ma se li voglio vedere bisogna che vada nella stanza del telegrafo o in quella del capostazione . Che gente ! T ' assicuro che una fastella è uguale a Cristo ... 9 marzo 1908 . Dunque , oggi alle undici e mezzo sono andato a casa . Su l ' uscio della camera c ' era un cartello : Tale dei tali , dentista . Io entro . Il dentista mi fa un inchino ... Ho trattato male il padrone di casa , dicendogli che stasera riprendo le dieci lire e la roba mia . Ma , scese le scale , ho fatto una risata . Non ti pare ? Ho visto il mio tavolino , su cui sono quei libretti firmati da te e quei pochi libri , tutto insanguinato e imbavato . Sopra una sedia un canavaccio sanguinoso ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . È tanto caldo ... Ci sono soltanto poche nuvole in fondo alla pianura e una su la cima di un monte : credo sui monti lucchesi . Dianzi volevo scriverti da casa per avere quiete , ma come potevo fare ? Son ritornato quaggiù e ti scrivo fra gli apparati telegrafici che scricchiolano . ( Mentre aspetto che sia cotta la minestra ) . - Io devo imparare la gestione delle merci , la gestione dei biglietti e mettermi nella possibilità di far servizio al telegrafo . Non basta saperlo come lo so io . Bisogna imparare a leggere delle zone orribili nella stazione . Pare che prima delle due mi scappi il tempo ( A29 ) di trovare la camera , per cui ho avuto un indirizzo . Ho già imparicchiato ( come m ' è stato insegnato ) , la registrazione delle partenze e degli arrivi delle merci , che sono moltissime . Forse trecento al giorno . E qui basta per sempre su tale argomento . Son convinto che quando mi sarò tolto queste preoccupazioni , mi sarà possibile di lavorare per noi . Sentomi aumentare il desiderio e lo slancio . Vorrei farti ricopiare una o due volte delle novelle che hai ; ma non mi decido , perché vorrei riguardarle . Ho trovato un ' altra camera . Sembra di essere in campagna completamente . È di là dalla ferrovia tra case di contadini . 9 marzo 1908 . Cosa non ho fatto mai , ti scrivo stando a letto . Ma questa carriera mi piace tanto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dinanzi a me la finestra , che dà su alcuni orti e sulla pianura dalla parte di Empoli . Stasera ho sognato tanto , alla finestra , dimenticando che potremmo stare meglio in una città . 10 marzo 1908 . Scrivo mangiando perché oggi c ' è stato un ispettore , ed ho dovuto sgobbare tutte le quattro ore . È impossibile migliorare l ' orario . Ed è anche impossibile che io mi possa apprestare agli esami di passaggio . Ora non mi preoccupo per l ' arte . È necessario , poi che ho potuto fare la nostra vita , che io la sappia conservare . 11 marzo 1908 . Senti che superiori : Perché il mio cappello era tutto infangato di fresco , il capogestione mi dette il suo , ed io tutto il giorno , passando dinanzi al suo banco dicevo : - Mi sento mordere ! - E lui : - Badi che non me li attacchi lei , invece ! - Lo riposi subito . Ieri sera mi fece fare mezzanotte per pagarmi un ponce . Quegli che fa le funzioni di capostazione , dice : - Ma com ' è serio lei ! Ha lasciato la fidanzata ? Invece sono seccato della confidenza e della differenza . Ma non credere però che io facessi a baratto con Siena ! Non capisco perché ti piaccia ch ' io ti scriva tutti i giorni di queste cose . No , da vero . T ' ho detto come li sfrutterò . E quando tu hai tempo ricopia la novella che ti piace di più . 13 marzo 1908 . Mio padre sta sempre al solito . Il C . ieri mi mandò una cartolina nella quale mi diceva che mio padre era ansioso di riavere mie notizie . 14 marzo 1908 . Per la prima volta mi sento tra i miei libri . Avrei baciati i libretti dove tu segnasti il tuo nome , ma non ho scritto nulla . Aspetto te , se devo restare qua , a vivere . Il paese è una fabbrica . Cinque o sei camini si alzano sopra una striscia di case , che sembrano una fabbrica sola . Tu hai avuto la mia fronte sulle tue mani ed hai avuto il mio unico sogno d ' amore . Tutto il resto è stato per me un passare tra la vita per giungere a completare la mia anima . Ma , forse , anche tutto il passato è tuo . Perché allora cercavo invano chi mi amasse ; io cercavo te . Dimmi ch ' io mi fermi in te . Ecco perché io mi sono potuto , adesso , serbare casto per te . Per farti sognare il tuo sogno . Perché tu trovassi quanto ha bisogno la tua anima . Il credere in Dio per me è stata una cosa sola col conoscimento del tuo amore e di te . Stamani il nuovo Capo mi ha elogiato . Ma c ' è gente che è contro me . Ed io sono anche più seccato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non t ' avevo ancora detto della feccia che c ' è e del chiasso che fanno ... Non ho voglia di stare dove non c ' è né capo né coda , a pagare le multe per la leggerezza altrui . 17 marzo 1908 . Stamani sono venuto in ufficio alle sette . Il nuovo Capo ha aumentato di due ore l ' orario ; dalle sette fino alle venti ! Oggi o domani , domando se , domenica , mi danno il permesso di venire costà . L ' altro giorno mi fu indicato un palazzo vicino che una volta mi avrebbe dato noia , e quando mi fu detto riprovai fortemente una specie di febbre violenta . Perdonami se non ho taciuto . 19 marzo 1908 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Perché non sei qui , perché non posso scriverti sempre ? Vedi ? Scrivendoti , sono tornato io ; ho una tenerezza che mi empie l ' anima . Sembra che il mio animo si completi e si dilati . Andando lungo l ' Arno , l ' altra sera , io avrei benedetto la campagna e tutto ciò che vedevo , per il tuo amore . Sentivo un antico strazio dileguarmisi dal cuore . Sembrava ch ' io fossi assunto ad una eternità con te ; perché t ' amo . Dio mi perdonava tutto . In certi momenti dico che la mia faccia esprima questi pensieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Devi sentire anche tu come ci completiamo . La tua lettera ha risposto pienamente a quel che non t ' ho detto . Ed è stata bastante a farmi tornare me stesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Molte volte ( anche ieri sera ) sentivo la morte dietro il senso del bacio . Dopo te non c ' è nulla . Quando saremo insieme ? A noi è destinata una grande cosa . È dentro di me , nella mia anima o nella mia intelligenza : nel nostro amore e nella tua intelligenza . Perdona se nella lettera di ieri ti parlai di un ' emozione costante , ma che devo tenere segreta perché inutile . 20 marzo 1908 . Oggi non sono soltanto undici ore , ma dodici . E anche non ho tempo di scriverti . Sto in ufficio fino all ' una , ma non viene nessuna spedizione di polli . ( Ragione del prolungamento d ' orario ) . Anzi ... mentre me ne guardavo una molto canora , un tale m ' ha detto : - Lei fa la caccia alle uova , eh ? ( A30 ) Dove vanno a essere interpretati i miei gusti d ' estetica ! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lavoro bene e volontieri quando non avvengono becerate tra gli impiegati . Che cantano come gli ubriachi delle taverne , s ' attraventano la roba , ecc . 21 marzo 1908 . L ' altra sera m ' avvenne una cosa grave . Il Capo m ' aveva dato l ' inventario della stazione , ed io lo lasciai , essendo dovuto andare a compiere un altro lavoro , sopra il tavolino . Quando lo ricercai non c ' era più . Pare che uno lo avesse portato per sbadataggine sopra il tavolino dove fu ritrovato . Dovetti dirlo al Capo , che mi fece capire il pericolo che correvo se non l ' avessi ritrovato ... Per fortuna dopo dieci minuti fu ritrovato sotto molte altre carte . Non è il caso di pensare che mi sia stato fatto un brutto tiro ? Chi sa ! Non ho potuto tacerti questo fatto . 23 marzo 1908 . Stamani non ho durato nessuna fatica a lavorare . Il rivederti m ' ha dato una gran forza . Nel vagone tutti i pensieri chiacchieravano con la tua anima . Ti dicevo : - vedi ? non ci sarà doloroso quest ' altro tempo , perché tu lo impiegherai nel prepararti i fogli e mi scriverai se io posso farli fare da qua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Perché non sei qui con la luce , nell ' aria ? Ma credo che l ' amore componga l ' anima di molta essenza dell ' amata . Tu sei qui . 24 marzo 1908 . Può darsi che questo lavoro mi divenga sempre meno faticoso , ma per quel che sappiamo è necessario ch ' io stia in una città ed abbia meno ore per gli altri . 25 marzo 1908 . Mentre scrivo , entra uno nella trattoria : - Siete voi che state allo sportello ? - No . - C ' è una spedizione di bovi . - Ma lo sportello sta chiuso fino alle due . È un paese fatto così . Quegli se n ' è andato brontolando . Forse qualcuno della stazione l ' ha mandato qui a cercarmi . O meglio : è certo che è stato indirizzato qui . Mi ci viene da ridere . Ogni giorno che mi allontana da domenica mi attrista di più . Lo sento oggi . Stamani pensavo se la " Nuova Antologia " ( A31 ) pubblicherà le novelle di uno affatto ignoto . È un tentativo . Ma un tentativo da non rimettersi . 26 marzo 1908 . Stasera ti posso scrivere : non mi sento stanco . Domattina è necessario che vada verso le sei in ufficio , per fare un lavoro che si chiama il riassunto della quindicina . A pena viene un ispettore gli domanderò di mandarmi a Firenze , o se devo rimanere qui ch ' io non debba fare sempre la stessa cosa . Capisco però che come stazione non ho combinato male ; ci devono essere peggiori . Rimane sempre l ' ignoranza , ma ho saputo dirozzarmi bene a suo riguardo . Ecco : sono uscito quasi lieto dalla trattoria perché conversavo con te . Ma è ben altra cosa . Quando so che è un ' illusione mi sento male . Sembra che mi entri nell ' anima una cosa spaventevole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Che finisca questa lontananza . Io ricordo tutti i tuoi atti ; anzi , essi sono dentro di me . Ho voglia di stare qui a ripensarli . Io risento le tue mani che prendono le mie . Che mi dici oggi ? Parlami , parlami . Mi fai lieto perché ti sento mia , sempre mia , come se anche il tuo passato fosse stato mio . Io posso chiedere alla tua bocca la mia coscienza e tutta la mia vita . Ma non senti come il nostro amore si continua con Dio medesimo , come noi completiamo il bisogno dell ' anima ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tu mi conosci innocente in tutta la mia vita , dinanzi a te . Come se il mio carattere fosse fatto per te . Perché tu fossi amata . ( Mi ricordo quando ti volevo uccidere , credendo che tu non fossi più la stessa ) . Dimmi sciocco . Dove sono entrato ? Ti devo parlare così adesso ? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sei mia ; sei degna della mia passione , che io ho sempre racchiuso . Ma essa prorompe sotto la tua anima . Io ti devo amare perché non c ' è cosa più pura di te . Io devo lasciarmi prendere dallo spavento del tuo affetto , come siamo presi dallo spavento di Dio . Io ho del tuo amore la sensazione che tu hai di Lui . 28 marzo 1908 . È mezz ' ora che aspetto di finire di mangiare . Sono entrati tre avventori , e la padrona è occupata per loro . Suo marito , che è un mattonaio , addormenta suo figlio . La bambina gira dalla stanza alla cucina , e si approssima ad una lanterna di ferrovieri che è accanto a un mucchio di fiaschi . Un mattonaio è seduto dinanzi a me . Ha un naso che somiglia il becco di un ' anatra . Un altro , che ha già mangiato , s ' appoggia con il braccio al tavolino . Ho avuto una lettera da casa dove mi si prega di avere pazienza se devo lavorare undici ore , e ... si finisce con la santa benedizione . Dice che è migliorato ... Tutti i giorni viene qui una ragazza delle filature . Si mette a sedere dinanzi ai vetri e guarda nel piazzale . È stata fatta madre dal portalettere , che in quest ' ora scarica i pacchi alla stazione . Quando ella lo scorge le si arrossano gli occhi . Ora è scoppiata a piangere ... È strano il colloquio che ella fa , piangendo , con un facchino che le è seduto di dietro ... Entrano i ragazzi del trattore , ed ella guarda , sporgendosi . 29 marzo 1908 . Ecco quel che mi scrive il C . del babbo : " Babbo suo sta proprio al solito ed io prevedo che sarà una cosa lunga molto trattandosi non solo di malattia locale , ma generale " . Anderei a casa a scriverti . Ma se facessi così non avrei tempo ... Qui mi urtano i rumori che ci sono ... ... dipenderà dalla stazione a cui sono destinato , meno che se mi mandassero a quella del Campo di Marte ... Sogno ? Mi par d ' essere certo di Firenze . 30 marzo 1908 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A volte , ho l ' allucinazione che tu debba entrare improvvisamente , ed ho voglia di volgermi per scorgerti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A volte penso che tu m ' attenda a casa mia , ed io non abbia che da alzarmi per vederti . È un sogno la sensazione . 3 aprile 1908 . Ho riletto qua e là le novelle , mangiando . Non tutto mi piace : specialmente lo stile , che è ingenuo . ( Così m ' è sembrato ) . Ma i ritratti sono belli . Vedi che il critico è stato vinto ... dall ' artista . Mi hanno fatto tanto bene . Se ho tempo , stasera accomodo Il musicomane , metto qualche virgola tralasciata da me , e le mando alla Nuova Antologia . Proprio alla Nuova Antologia ? Ma , in ogni modo le respingerà perché metterò i francobolli per la spesa ... O ne avrò almeno una parola incoraggiante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Più il desiderio è forte e violento , più l ' urto scompone l ' anima . 4 aprile 1908 . Fai conto ch ' io non abbia altra cosa nella vita all ' infuori di te . Perdonami la brevità . Ma anche lo scrivere , adesso che il bisogno di te s ' è fatto più acuto , mi sembra una cosa inutile prossima la nostra unione . 5 aprile 1908 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Starei bene anche moralmente e nell ' intelletto se fossi qua tu e non fossi oppresso da tredici ore di lavoro . Ma son certo che anderò a Firenze . E là , anche se non andrò agli uffici subito , non avrò più di sette ore da fare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sai che oggi è una giornata magnifica ? Scrivendo , all ' ufficio , vedo la montagna lucchese turchina e verde , sparsa di case , di ponti e di strade ! 9 aprile 1908 . Io non soffro più quanto prima , ma t ' assicuro che un paese non è roba per noi . È un ' ignoranza tale che ci farebbe sfigurare l ' anima . O forse tale rimpiattamento l ' ho provato più forte perché son solo . 10 aprile 1908 . Per darti un ' idea dell ' ignoranza di qua ti riscrivo quel che mi disse la padrona della trattoria l ' altro ieri : - Mi pare impossibile che il signor Tozzi ( ella ha l ' abitudine di rivolgersi in terza persona ) che è così freddo e taciturno possa avere un affetto per una persona . Quando lo vedo scrivere alla sua sposa , mi pare una cosa strana . Un ' altra : - Scommetto io che il signor Tozzi , quantunque a vederlo pare che non debba capir niente , è il più osservatore di tutti . Ed io : - Grazie del complimento . Il gestore ride . 11 aprile 1908 . Stanotte ho avuto un altro saggio pontederino . A mezzanotte sono stato svegliato da una sassata su la persiana . E odo gridare la padrona e due uomini : - Oè ? Quanto ci vuole a svegliarlo ? Ci butti la chiave ! Un uomo diceva : - Ci volevano le fucilate a svegliarti ? Come capisci , non è acqua per la nostra barca . Naturalmente , né meno grazie . E stamani ci sorrido . T ' è piaciuto quel che ho scritto là a Firenze ? Era necessario non parlare in altro modo . Oggi , la lettera sarà letta e ... avverrà quel che Dio ha disposto . Non c ' è altra speranza . Per noi il matrimonio deve essere una cosa semplicissima : una camminata in piazza del Campo e una a S . Quirico . Tanto meno faremo mostra del nostro atto e più , nella semplicità , il compimento della nostra vita ci sarà grato e buono . Parlami tanto della tua anima : puoi abbreviare il mio star male qua . Ch ' io possa assicurarmi che da essa io avrò conforto alla mia . Perché molte volte , ne ' momenti miei di dolore , mi vedevo come scacciato da essa , ed io ne piangevo invano . Dimmi che pensi come me ; che sei identica a me . Che tutto il tuo essere sia un sorriso immenso al mio . Sono in un momento di sconforto , ed ho bisogno di scacciare l ' oppressione di quel che dovevo provare una volta . Ora che sono uscito di casa sto meglio . Scrivo sul tavolino del telegrafo . Non ebbi niente dal babbo né dal C . : però scriveranno . Ma se anche non mi fosse assegnato niente non me la prenderei che dal lato finanziario . Finalmente , mi trovo libero e pronto a fare della nostra vita l ' atto della nostra volontà . Un altro particolare : stamani , alla stazione , sapevano già che per svegliarmi ci sono volute due ore . ( Ridiamo ) . 12 aprile 1908 . La lettera dal babbo è abbastanza gentile e mi fa pensare che egli siasi preparato alla prossima domanda . Dice : circa l ' assegno che tu mi chiedi , io non posso sbilanciarmi e quello che potrei darti in questo momento sarebbe di lire venticinque mensili e quando sarò guarito vedremo se ti potrò dare qualche cosa di più e credo che potrai essere contento . 14 aprile 1908 . A Pasqua ci vedremo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . M ' ha scritto il C . per dirmi che mio padre sta peggio ( mentre egli m ' aveva detto che stava meglio ) . 15 marzo 1908 . Ebbi ieri sera la tua lettera . Ogni volta ch ' io ne ricevo una rivivo realmente con te , e fuori di qui . Già , oggi , non mi pare di essere ... impiegato . Sembra ch ' io debba essere costà tra un attimo . Ieri sera mi provai a continuare il lavoro senza il quale sarebbe impossibile avere il permesso , ma dovetti andarmene a casa per le becerate chiassose . Stasera , se sarà lo stesso , farò rapporto . Sai una cosa ? Vorrei che per un giorno tu fossi qua , tanto per vedere dove sto io . Oggi il monte pistoiese era meraviglioso . E se staremo qua vi faremo una gita . A me la primavera fa bene . Ma tutto è per l ' illusione che ho di essere con te . Da vero ! Non avevo mai provato questa cosa certa . Mi sembra di vederti incontro a me : rivedo il tuo sorriso . Tu hai ancora da comprendere , forse , quel che fa il tuo affetto a me . Tu sei tutto ... io ti devo ringraziare di tutta la festività che allieta la mia anima , ti devo ringraziare del senso indicibile di cui s ' empie il mio animo . 16 marzo 1908 . Dalle venti ad ora , che è la mezza dell ' una , ho tirato a finire quel lavoro . È una bella notte chiara . Mi sono soffermato a guardare . Poche case nella lucentezza della luna , molti rospi e il respiro della macchina elettrica . 20 marzo 1908 . Dissi che la lettera della stazione ti venga consegnata : per mio padre detti incarico al padrone , perché non riuscii a vedere nessuno di casa sua ( A32 ) ! Stamani mi sentivo benissimo , ma la lontananza ha già fatto il suo effetto . Ora sto male . A volte , anche dianzi , pensavo che tu dovessi fuggirtene da casa per venire con me subito . Una cosa che provavo stamani : non sono salito in treno fino all ' ultimo momento , perché aspettavo che tu comparissi al cancello della stazione . Ma ora trovo che non era possibile . Ieri sera ... non t ' accorgesti di un ' altra cosa . La lettera che scrissi a mio padre ... sembrava una di quelle che ho scritto a te ! Cioè : te ne accorgesti e non me lo dicesti perché ancora non siamo soli . Il nostro affetto e la certezza della nostra unione imminente , mi fa essere me stesso . Quando non sono vinto alla lontananza . Vedi : io non posso né meno parlare a nessuno . E lo stesso avviene a te . Ricordati sempre che tra un mese e mezzo saremo marito e moglie , e che la vita allora comincerà ad esserci normale . Quando ci ameremo come dobbiamo amarci , io lavorerò tanto . Non sentirò nessuna fatica . Tu , m ' ispirerai . E noi saremo felici per il nostro amore e per la nostra intelligenza . Senti come la nostra unione , che respira in noi , ci solleva ? Come ci sembra che l ' anima nostra attenda una cosa quasi dal di là ? Una cosa che abbiamo intravista , quando il desiderio ci faceva vedere intorno a noi come un sogno eterno ? Amami come t ' amo io . Rinunciando ad ogni cosa , ad ogni altra relazione . Io mi sento con te come dinanzi ad una divinità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tu mi dài il tuo affetto come se la mia anima fosse fatta di esso soltanto . E quando ti ho baciata , m ' è sembrato che una soavità che ignoravo m ' avesse fatto simile ad un fanciullo . Allora io ho benedetta la tua bocca . Ma quando non t ' ho più veduta ! Tutte le torture mi hanno affiaccato fino a credere che la terra fosse tutta nell ' ombra , E vedendo le piante fiorite ho pensato al simbolo della tua castità e del nostro amore . 21 aprile 1908 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ora sono certo finalmente dei passi che facciamo . Non si tratta più di pensieri o di sentimento : noi agiamo sicuramente alla nostra felicità . Come potrei leggere in questo tempo un libro ? Tutto il resto mi sembra fittizio , e la mia anima è piena del suo orgoglio e del sito amore . 22 aprile 1908 . Che pace nella tua anima ! ... Sono così tuo che tutto il resto è per me una rappresentazione che svolge il mio pensiero . 23 aprile 1908 . Adesso , in stazione , sono in soprannumero . Il Capo ha fatto un telegramma alla Direzione per chiedere come deve disporre di me ma ( e non me l ' aspettavo ) pregando di tener conto di una sua nota che chiede aumento di personale . Egli mi ha domandato stamani se avessi ricevuto niente ; ed io gli ho detto che aspettavo di essere chiamato a Firenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . È un ' illusione ? Ma sento quel cambiamento d ' animo che si ha quando si cambia di luogo . Domani , certo , verrà la risposta a mio riguardo . . . . . . . . . . . mi è impossibile di scriverti . Mi sembra da un ' ora all ' altra possa andare a casa a fare le valige . . . . . . . . . . . . . Ora rimane a vedere se questo nuovo impiegato è stato mandato per traslocare me o per aumento di personale . 25 aprile 1908 . . . . . . . . . . . . . . Ho interrotto per leticare allo sportello ... Per darti una pittura dell ' ambiente : Qui non si parla se non della mia sistemazione e dell ' imbroglio mosso dall ' altro ... e aspettano quel che avverrà . Subito dopo mangiare , il Capo mi ha detto : " Tozzino , finisca per stasera l ' inventario e poi credo di darle una buona notizia ! " . Ed ora mi sono messo qui nel suo ufficio a finirlo . 26 aprile 1908 . ( Telegramma ) Parto Firenze , stazione centrale ; trasloco . 26 aprile 1908 . Dovevo essere partito stamani alle undici e mezzo , e seppi dal Capo soltanto ieri sera del trasloco e della nomina a quella stazione . Ma il benedetto inventario non era finito e l ' ho dovuto finire ... Non posso né men concepire la mia contentezza . Finalmente abbiamo quel che chiediamo . Da Firenze , a Siena 1 maggio 1908 . Sono stato messo in archivio , cioè ... a impolverarmi le dita e la bocca per ritrovare nei registri vecchi le spedizioni e gli arrivi inesatti ... Il lavoro è meno , e riposato quanto non imaginavo né pure . A mezzogiorno ero a tavola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ieri sera mi sentii male un poco . Ma non era se non l ' effetto di lasciarti . Che mi sembrava impossibile ... Dianzi pensavo che tu m ' aspettassi dai L . Con la nostra intimità sarà possibile una esistenza che sia il compimento della mia intelligenza ... Tutto il mio essere è a tua disposizione : tu hai la gioia di conoscerne tutti i segreti . 2 maggio 1908 . Sono contento della gente che mi sta intorno . Io ti attendo . Non può incominciare la mia vita senza di te . Ora è come un sonno . E so che sarò felice perché sono degno della felicità . 3 maggio 1908 . Stamani ho avuto tempo di rivedere la Cattedrale , entrando da un lato e uscendo dal mezzo ... Non t ' ho mica detto com ' è la stanza dove sto io ? È tutta cinta di scaffali , e alla finestra c ' è uno scaleo con due vasi di colla , un fiasco e un bricco con un pennello grande dentro . Sotto due tegamini , uno dei quali è pieno di latte e l ' altro di acqua . E lì intorno , due o tre carte col ventricello ... È per due gattini . Ma c ' è , in ogni modo , più pulizia di dov ' ero prima . Anche col Capo ufficio di qua mi son trovato alla stessa trattoria ! ... Sembra che una vita nuova , sorta dal nostro sentimento , mi avvii nella mia strada di volontà . Perché io ho bisogno di vivere e di essere amato fino in fondo ... 5 maggio 1908 . M ' ha scritta una cartolina abbastanza fitta lo S . , nella quale ho capito soltanto che mio padre sta al solito . Con le informazioni finanziarie che t ' ho dato abbiamo veduto che fino all ' uno o il due di giugno , o alla fine di maggio , è impossibile sposarci . Con i denari d ' ora posso pensare alle spese mie di questo mese , e con quelli che riscuoterò possiamo trovare un fondamento alla nostra casa . Sono impazientissimo della tua risposta . Da vero che ti parlerei anche con il telefono ! Sto molto volentieri tra questa gente buona e cattiva , ma dov ' è sempre possibile essere noi . Non mi sembra né meno un impiego . Ma è la nostra felicità che mi tiene così contento . Sappiamo essere felici e usufruire della nostra intelligenza . Io non mi sono mai alienato da te , ma se non trovassi in te quel bisogno ideale che è quotidianamente nel mio animo e nelle mie parole , quale vita sarebbe la nostra ? ... Tu devi venire a me dopo aver calpestato nella purezza del tuo affetto ciò che mi urta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il C . mi ha spedito venticinque lire dicendomi che mio padre ha detto che non può darmi per ora di più , e che è peggiorato nelle condizioni generali . Io spero di ottenere qualche cosa nell ' occasione del nostro matrimonio . Ho potuto capire di più la calligrafia del medico che mi diceva del leggero peggioramento , e non miglioramento come avevo inteso io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ora rassomiglio a quando , ragazzo , ero nervoso per la prima comunione . Tutto il mio essere bevve un ' altra esistenza . 9 maggio 1908 . Io non voglio parlare più di nulla , perché dopo una settimana che avremo vissuto insieme tu sarai quale ti voglio io , anche di fronte a me , perché pur non avendo più nulla da domandarti è avvenuto che mi sono ingannato . E se è l ' amore che ottiene tutto , posso bene essere certo . Ma se ambedue ci incolpiamo adesso di cose che non esistono dobbiamo rimproverare la nostra lontananza . Vedrai poi che il mio amore non è mai piccino . Cosa che non pensi , pur avendomela scritta . Ogni palpito della mia vita voglio che sia speso per il tuo essere . Voglio che tutta l ' energia che Dio e la natura mi hanno dato sia per produrti una gioia nella nuova vita comune . E allora non parlerai più d ' imposizioni . ( Quantunque , né meno ora pensi ch ' io m ' impongo . Mi ameresti se tu dicessi cosi ? ) M ' incolpo , qua da Firenze , di avere fatto intravedere a te stessa , male , le infinite dolcezze che l ' essere tuo irradia nel mio . Siamo uno solo . E se t ' ho detto che dovresti calpestare ciò che è stato il tuo passato è perché nella mia coscienza improvvisa di questa felicità che ci attende , avrei fatto così ... E tu non l ' hai fatto ? Perdonami , perché anche tu hai fatto così . Sono io che ho precipitato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Perché mi scriverai poco ? Sono egoista . Togliti anche dal pensiero che io sia inclinato a farmi del male . Non è vero . Io sono forse permaloso . E quel tacermi , m ' ha fatto pensare male del tuo carattere . Ecco la semplicissima spiegazione . Temevo , che tu non mi volessi confidare , siano pure le sciocchezze . Dalle tue labbra pende la mia anima . E la gioia è tanta che nessuno mi riconoscerebbe . Ho cambiato anche modo di fare . Perdonami tutto . Anche io m ' avvedo che a torto ti scrivo questi pensieri cattivi ( ? ) . Dovrei aprire la bocca e darli al vento . 11 maggio 1908 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Da questa signora ho saputo che mio padre era in bottega l ' altra settimana . ( Ella vi andò a mangiare ) . E ciò mi rammenta che devo stare sempre in guardia verso di lui . Perché non me l ' ha scritto nessuno ? E bada che non c ' è da dubitare di lei , perché sono molti anni che va lì a mangiare . In ogni modo ho già riscritto al medico . Io ho voluto amare soltanto colei che nella sua vita non trovava altro all ' infuori di me . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Se tu ti supponessi morta t ' amerei ancora come un ' apparizione divina . Se tu non mi amassi io ti ucciderei . Io ho veduto di rado i tuoi occhi farsi lieti , irradiarsi , per guardare me ( non so quando pensi al nostro amore ) . Ma quando ti rivedrò io voglio che il tuo sguardo sia così . Io lo sorpresi una volta , a Roma , ma non so se era per il nostro affetto . Fu un sorriso e una pace per la tua anima : era per me . Tu pensavi a noi . E ti apparve , in un sorriso spirituale , la realtà che ci è prossima . Tutto il tuo animo era quieto . Tu avevi dimenticato ogni cosa : tu possedevi il tuo amore . Dammi le tue mani ; guardami come tu guardasti allora . Nei miei occhi tu devi leggere tutte le parole gioconde dell ' anima . Sono tue : è un libro per te sola . Ma se io sono giunto a ciò , a non poter chieder e più oltre , io ho dovuto amarti anche quando ... dubitavo ( forse ) . Io ho dovuto sentirti posseditrice d ' ogni mia fibra . E l ' ideale posto in te m ' ha salvato dalle contaminazioni . Perdonami se non sempre ti ho fatta lieta . Ma più che così non ci possiamo amare . Noi abbiamo preparato a tutta la nostra vita il guanciale della felicità . Ora sento che posso riposarmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dio ha creato in me un mondo di cui tu sei la forza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Io sono così lieto intimamente che io vedo brillare la mia lettera , e il cielo sembra attendere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sei lieta ? Dobbiamo essere pieni di letizia . Non mai più dolcezza era stata in me . 12 maggio 1908 . Io non ho tanta confidenza con quella persona da poterla invitare a fare da testimonio . Dunque , dì a tuo padre , rileggendogli questa lettera , come se avessi scritto a lui , che egli pensi a trovarli di sua conoscenza , perché io sarò contentissimo della sua scelta . E se facesse l ' imbecille , digli che io all ' infuori della stessa persona non posso disporre di altri e che saremmo costretti a sceglierli ( se a lui non garbasse ) ambedue come piacciono a noi . Ridigli proprio così , risparmiando di scrivergli . Come ti dissi nella lettera di ieri , io ho provveduto ad informarmi di quel che avviene a mio padre e ... tra me e mio padre ... Non sono affatto convinto di quello che t ' ha detto il tuo ( A33 ) . Vedremo la cartolina che mi giungerà domani . . . . . . . . . . . . Io arriverò costà alle nove e minuti . Alle dieci e mezzo potremo essere al Comune , e dopo in chiesa . La sera bisogna esser qua . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tutti questi preparativi aumentano il mio affetto e desiderio . Mi pare di aver fatto quello che chiedi , scrivendo al medico e al babbo . Al quale dicevo che mi scrivesse e domandavo se il matrimonio gli recherà dispiacere . Dimenticavo dirti che se mio padre risponderà , gli chiederò che io lo possa vedere ... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fai che la mia anima abbia pace in te , interamente . Da Siena , a Siena Castagneto , 14 maggio 1908 . È agonizzante . Non mi muovo da qua ( A34 ) . Castagneto , 15 maggio 1908 . È spirato stamani alle otto . Note alla Parte seconda ( A ) Non c ' è dubbio che Lombroso ci entrasse per qualche cosa . Peraltro , l ' autore era in un momento di reale squilibrio molto somigliante alla pazzia . ( B ) Questo distacco , significante , dall ' ultima lettera del settembre alla prima del gennaio susseguente , corrispose ad una pausa effettiva nei rapporti dei due corrispondenti . ( C ) Si tenga presente che le lettere si alternano con i colloquî . ( D ) Più tardi verrà notata e quasi rimproverata al Tozzi , la sua preferenza per i soggetti umili e i personaggi di poca importanza . Se Egli si ferma di solito ad essi non è solo perché è vissuto molto fra gli umili , né perché sono quelli che s ' incontrano più di frequente ( che di cose e di persone mediocri è fatta gran parte della vita ) ; ma , specialmente , lo interessano di più per l ' inesplicabilità della loro esistenza . Non dimentichiamo che Egli ha il bisogno di razzolare nel mistero ! Vuole rendersi conto di tutto ; sapere qual ' è la ragione che fa agire , soffrire o godere ! Ora quale mistero più profondo della umanità negli esseri in cui si presenta limitato il possesso della coscienza , o negli anormali ai quali non può servire di regola la legge comune ? Ma , certo , anche , i suoi personaggi , specie nelle novelle , spesso sono solo semplici comparse , create all ' ufficio di mascherare quel sentimento , attuale o no , che l ' autore non potè sempre esprimere in prima persona , e dal quale , talvolta , tentava di liberarsi scrivendo ( e , come un altro s ' ubriaca , scrivo ! ) . Nei quali casi , è la sua anima stessa , piena di ombre , che foggia dalla stia tinta i personaggi che debbono rappresentarla : Oh , dall ' anima mia potessi togliere le cose tristi che son piene d ' ombra , come di un peso immenso che m ' ingombra ! Come rugiada il cor potessi sciogliere ! ( inedito ) ( E ) Passeggiata da farsi insieme . ( F ) " Ad un tratto , gli parve che la sua anima si mettesse a suonare ... " ( Gli egoisti , pag . 18 , Mondadori ) . ( G ) Scrive dalla Biblioteca Vittorio Emanuele . ( H ) La trattoria del Sasso . ( I ) Egoismo dell ' intelligenza . Quello , appunto , che l ' autore si prefisse , poi , di colpire con il romanzo Gli egoisti " Dario aveva voluto trovare dovunque i segni del proprio pensiero ; credendo di potersi sostituire a tutto . Quanti lasciava a Roma in simili presunzioni ! " ( Gli egoisti , pag . 105 , Mondadori ) . ( J ) Ogni mio pensiero parla d ' amore è detto quî . E a pagina ? ? : Il bisogno d ' amare è innato in me . Nei Ricordi di un impiegato ( novella scritta nel 1910 , circa , e pubblicata nel 1920 ) ritoccando il testo aggiunge : L ' amore mi occupa tanto quanto l ' animo e mi pare l ' unico mestiere che si confaccia alla mia coscienza e alla mia superbia . Non possiamo non sentire la verità di questo istinto , e notandone l ' insistenza non dubitare che vi si connetta una ragione profonda . È l ' anima di grande capacità la quale presentisce nella dolcezza di questo sentimento universale l ' attuazione della sua felicità . Dice S . Giovanni della Croce , come non possa darsi beatitudine senza amore , e d ' amore essa sia frutto . ( Opere Spirituali , vol . II , Lega Eucaristica , Milano . ) Io non avevo mai saputo che in ciò stia il limite spirituale : la felicità , ripete anche il Tozzi a pag . ? ? ? del presente volume . Ma , infine , accortosi che è stolto chi cerchi il bene dov ' è sommo male , e la luce dove sono le tenebre , dov ' è la morte cerchi la vita , la ricchezza dov ' è somma povertà , e e lo infinito nelle cose finite ( S . Caterina da Siena ) , nell ' Incalco , la sua ultima opera , dice : Se avessi creduto in Dio sarei stato un santo ( pag . 232 ) . L ' affermazione prova quanto l ' autore cosciente della meravigliosa potenza racchiusa nella sua anima fosse nel vero presagendo l ' altezza a cui egli era mancato . Che nell ' amore - dice ancora S . Tomaso - è riposto il segreto della santità . ( K ) Insensibile alle influenze contrarie a lui . ( L ) - Suo padre aveva preferito di prendergli in affitto una camera fuori di casa , come aveva fatto altre volte . ( M ) Parla di uno stanzino in casa del padre dove erano rinchiusi i suoi libri . ( N ) - " Alla bella pianta di ciliegio da capo ad un filare di viti " . Con gli occhi chiusi , pag . 68 ( Treves ) . " Siena , da sotto il mio ciliegio , pareva un arco che non si potesse aprire di più ... " ( Bestie , pag . 104 , Treves ) . ( O ) Non si potrebbe ridire meglio l ' effetto del suono delle ore , battute dalla Torre del Mangia , quando si ripercuote nelle strade silenziose di Siena . Bisogna averlo sentito . ( P ) - Di Roma . ( Q ) Ad onta di tutto si amavano . Quanto al padre basti dire che , in fondo , era sempre lui a piegare , purché non entrassero in gioco interessi o sentimenti suoi particolari ; ma tra loro , anche i sentimenti più benevoli e dolci erano come quelli dei nemici . ( Incalco , pag . 246 ) . ( R ) Scrive dalla Biblioteca Comunale . ( S ) Momenti nei quali doveva balenargli la verità : cioè che la sua anima non tesseva con altro filo che il proprio . ( T ) Da Siena . ( U ) Cioè : in villeggiatura al podere di Castagneto . ( V ) Del Comune di Siena . ( W ) Era nel suo carattere di passare da un eccesso di fiducia all ' eccesso opposto , istantaneamente , violentemente ; esponendosi in tal modo , spesso , a delusioni e dolori quasi irragionevoli . Si pensi che bastava , in ogni caso , la più leggera emozione per fargli perdere ogni dominio di sé . Questo , forse , per la grande quantità di idee che l ' emozione svegliava nella sua mente . Ho nel cervello un vulcanetto che non si stanca mai e le sue ceneri e le sue fiamme si diffondono in tutta la mia anima in un turbinio che accieca e abbaglia ... non posso mai separare il reale dall ' immaginario . ( Pag . ? ? del presente volume ) . Ma è certo che questa facoltà , preziosa e terribile , è stata la piaga che ha fatto sanguinare di più la sua anima ; perché , in ogni modo , la vita non gli fu avversa senza compensi , né più di quello che lo è a tutti . Frequentissimo , per Lui , il caso di torti o meriti , che s ' ingrandivano per solo effetto di fantasia . Nè la consapevolezza di uno sbaglio accertato , di cui appena accorto si pentiva e confessava , valevagli , all ' occasione prossima , per evitargli un nuovo eccesso . Ma , così , pure , nessuna delusione reale sofferta che riuscisse a sminuirgli la prodigiosa e divina facoltà che aveva di entusiasmarsi di tutto come un fanciullo . Credi che bisogna vivere così , con entusiasmo di tutto e non discuter mai quello che Dio ci mette dinnanzi agli occhi . Tutto è bello e forse anche buono , quando il nostro animo è aperto e senza considerazioni . ( Lett . agosto 1919 ) . ( X ) Non è da scambiarsi questa facilità d ' adattamento per l ' effetto di un entusiasmo passeggero . Il Tozzi non ha sofferto la povertà al modo inteso dai più . Pochi i suoi bisogni materiali ; tanto pochi da sembrargli superfluo possedere due abiti e preferire spendere quel poco denaro che aveva - o che non aveva come al tempo delle cambiali , durante il periodo del " Podere " - in gite strapazzose , dove però c ' era la gioia di vivere , di sentirsi giovine e forte , e di dare all ' anima la sua , libertà armoniosa . La stanza in Via del Gesù , a Roma - dov ' è morto - con il letto , il suo tavolo , un armadio a muro dove teneva la valigia dei manoscritti e i libri , due casse con sopra i vocabolari e le carte da adoperare , due sedie , la bicicletta e varie stampe artistiche giro giro alla parete , gli bastava e gli piaceva anche , come diceva ; e non sognava di aggiungervi che una stufa per l ' inverno e un asse , lunga quanto la parete più lunga , per degli altri libri . Mi sono tanto ingrandito nel mio sogno che ogni altra cosa , mi sembra meschina e immeritevole d ' attenzione . Ma è fuori di dubbio che questa semplicità istintiva , ammirevole , incomprensibilie oggi , portata incosciamente nella vita , sia stato uno degli anacronismi che lo ha esposto di più a soffrire senza sapere perché . ( Y ) Francobollo per la risposta . ( Z ) Cioè : del primo momento . ( A1 ) Direttore , allora , della Biblioteca Comunale . ( A2 ) Sulla vetta di Montemaggio . ( A3 ) Lettera di rievocazione di quel tempo di cui non si hanno più i documenti . Crediamo di riprodurla quasi per intero , come qualche altra sul medesimo argomento , per la loro importanza psicologica ; se bene l ' insistenza del tema e la confusione che può derivare al lettore da questi intermezzi retrospettivi , starebbero a sconsigliarne . ( A4 ) La scena tra Virgilio e Flora nell ' atto 3° dell ' Incalco è certamente ispirata dal ricordo di questo tempo . Si noti , però , che il Tozzi non aveva mai rilette queste lettere . ( A5 ) Componenti la sua famiglia . ( A6 ) "...in fondo alla strada del Mandorlo ,..." "...c'è una croce di legno , con un gallo colorato in cima ; in mezzo a due cipressi " Tre Croci , Pagine 71-72 ( Treves ) . ( A7 ) I temporali lo mettevano sempre in grande agitazione . ( A8 ) Lettera sul suo passato . ( A9 ) Il restante della famiglia stava , durante il giorno , nella trattoria . ( A10 ) La cucina della casa , che non era adoperata perché si servivano di quella della trattoria . ( A11 ) Affittavano delle camere ai clienti della trattoria . ( A12 ) Di una malattia grave e pericolosa agli occhi . ( A13 ) Quel che provava a Roma . ( A14 ) A Firenze c ' era stato diverse volte . Qui allude ad una volta dopo smessa la scuola . ( A15 ) Per accertarci dell ' entità di questa fede sarà bene osservare che il Tozzi veniva da famiglia cattolica praticante , ed era stato da bambino ammesso ai Sacramenti ( pag . 190 del presente volume ) . Poi , adolescente , e specie nel periodo dell ' entusiasmo socialista , non aveva voluto più credere . " Anche prima che Anna morisse non voleva andare in chiesa ; ed ella non riusciva quasi mai a farlo pregare . Ormai si sentiva ateo . Bestemmiava perché non voleva avere i pregiudizi dei preti " . - Con gli occhi chiusi , pag . 107-108 ( Treves ) . Ma è da supporsi che i germi della fede , deposti nell ' anima del fanciullo , anche se non sembrava , avessero trovato dove mettere radice , perché appena gli riuscì di liberarsi dal socialismo e dalle cattive amicizie , la fede risorse . Da quel punto , che coincise con la sua malattia agli occhi ( 1904 ) , torna ad ammettere l ' esistenza di Dio ; e ciò chiamerà , poi , Conversione ( S . Giorgio , n . 9-12 , Bologna , 1913 ) ; ma non è da intendersi conversione nel senso di accettazione concreta del domma cattolico . A ciò non arriverà che dopo avere imparato , con la propria esperienza che la fede vuole essere accompagnata dall ' azione perché solo in essa è la realtà . ( Incalco , 248 ) . ( A16 ) Per il concorso alle Poste . ( A17 ) Era la matrigna , non sarta , che gli cuciva gli abiti . Da qui la sua poca eleganza ( che Egli portava con perfetta disinvoltura ) scambiata qualche volta per posa . ( A18 ) Chiamata all ' esame per il concorso alle Poste . ( 1 ) Tutte le lettere di quel tempo sono scritte ... calligraficamente . ( A19 ) Allude ad una data persona . ( A20 ) Altra lettera sul passato . ( B21 ) Morte della madre descritta in Con gli occhi chiusi pag . 90 ( Treves ) . ( A22 ) Si osservi che questo giudizio ufficiale di non idoneità in italiano , colpiva il Tozzi precisamente nell ' esame governativo di ottobre , di quello stesso 1902 da cui ha principio l ' attuale epistolario . ( A23 ) Ma mi sentivo arido dell ' aridezza prodotta dalla mia volontà . Effetto del contrasto in cui , in una mente imbevuta di filosofie anarchiche , viene a trovarsi la volontà quando s ' incontra con la realtà della vita . E in ciò è consistito , sempre , il dramma interiore del Tozzi . Da qui il ripetersi , troppo frequente nella sua vita , di resultati negativi , di cui la ripercussione nell ' arte . Avevo la devozione e il rispetto di me stesso , confessa nell ' Incalco ( pag . 232 ) e subito dopo , a dimostrare che cosa gli è valso : " E ora io sono un uomo qualunque , mediocre e stanco anche di questa sopravvivenza di vita che mi fa spavento " . Ma se è scoraggiato di sé , non lo è , però della vita . Pensa che se " il bene che si cerca è sempre introvabile , dipende da noi . Ma esso esiste e dobbiamo rispettarlo " . Egli ha finalmente riconosciuto che la causa del contrasto è in noi e non giova ribellarsi alla legge ( che è da Dio ) ma , piuttosto , giova secondarla per realizzare quanto all ' uomo è possibile di bene . " Ho imparato che l ' opera di ogni uomo consiste nell ' attività della sua anima secondo ragione " . Ed anche : " Bisogna trovare un punto fermo dentro di noi ; ma non fatto soltanto di noi " . Le citazioni sono dell ' Incalco ( Gli egoisti - Mondadori ) . Per dare ad esse tutta l ' importanza che meritano si deve tenere presente che L ' Incalco fu l ' ultima opera del Tozzi , ed in questa opera Egli intese particolarmente di fissare le conclusioni alle quali si era fermata la sua anima . ( A24 ) Dalla mamma : alla messa . ( A25 ) Nel concorso per le Ferrovie . ( A26 ) Una novella . ( A27 ) L ' eccitazione favorivagli il lavoro creativo . Da ciò , il bisogno continuo di sentirsi esaltato e la sensazione di non vivere se non lo era . ( A28 ) Vedi : Ricordi di un impiegato . Rivista Letteraria N . II 1920 ( Berlutti ) . ( A29 ) Modo di dire senese . ( A30 ) Le galline , chiuse nelle ceste di spedizione , facevano le uova , che qualcuno , con una canna , riusciva a levare senza romperle . ( A31 ) " La Nuova Antologia " , nel 1919 , rifiutò anche di pubblicargli Tre Croci . ( A32 ) Si riferisce a una visita a Siena , dalla quale è di ritorno . ( A33 ) Cioè : che suo padre era agli estremi . Cosa che nessuno della sua famiglia aveva pensato di fargli sapere . ( A34 ) " La mattina dopo Giacomo era già in agonia ... " . ( Il podere , pag . 11 , Treves ) . Pagine di taccuino ( A ) 3 settembre 1903 . Ad una certa strada incontriamo il curato , vestito con una giacca e calzoni neri . Gli facciamo una scappellata esagerata ; poi io torno indietro e gli dico : - Reverendo , avremmo piacere di conoscerlo più intimamente : noi siamo artisti , e ... stasera verremo a mangiare da lei . - Come ? Loro sono artisti , e ... - Certamente : vogliamo questo onore . - Ma cosa vogliono mangiare ? - Quello che ella vorrà : in questo caso il suo gusto è superiore al nostro , e quindi ci rimettiamo ... a lei . Il prete mi guarda , guarda gli altri e scoppia in una risata . Il G ... mi tocca nel gomito , incitandomi a proseguire . Allora dico : - Ci dica a che ora è solito cenare ché noi mangiamo a qualunque ora . E il prete : - Intanto verranno a vedere la chiesa ! Andiamo . Su la scalinata della canonica troviamo un branco di galline . - Queste son sue ? - Ma che : io non ci conto né pure per la decima . Intanto entriamo in chiesa . Una costruzione barocca . Diciamo che ci piace e guardiamo anche un affresco del Lorenzoni . Quando riusciamo , il prete dice : - Chiudete bene la porta , se no le galline vanno a pregare . - E ride . Entrati nella sua canonica ci ha fatto ammirare lo splendido panorama : si vede Chiusdino , Ciciano , la miniera , Siena e Monticiano . Quando stiamo per uscire , ci ferma dinanzi un andito , e dice : - Vogliono sentire la mia mamma , quando le dico che stasera mangiano qui . - Sì . Ci spinge verso una scala , e chiama : - Mamma ! - Oh ! - Stasera ci sono tre senesi a cena . Un poco di silenzio , e poi sentiamo una voce di vecchia , che risponde . - Ecché ? Maledetta questa casa ! Non siamo mai liberi ... E , fortunatamente , non intendiamo le altre parole . Facciamo tutti una bella risata ( e il prete ha riso più di tutti ) e ritorniamo al sole . LE FOGLIE SECCHE . Prendo in mano una foglia e la stritolo . Dentro il mio pugno stride , e mi fa pensare . M ' è parso che quello scricchiolio dicesse molte cose . In quel balbettar doloroso , simile a un pianto , c ' è una malinconia potente e la storia di una rapida esistenza . Ci sono i baci del sole e le gocce picchiettanti della tempesta . La foglia secca è lo scheletro di un sorriso verde . NELLE MINIERE DI BOCCHEGGIANO . ( Miniere di rame ) . 4 settembre 1903 . Entrai in una galleria di quattrocento metri . Il terreno era fangoso , e le traverse della ferrovia , che serve per il trasporto del minerale scavato , sconnesse e disguazzanti . Le pareti gocciolano . In principio si ha un ' impressione di freddo , poi giungono soffi caldi di vento . Quando fummo , io ed il sorvegliante , quasi a metà della galleria ci dovemmo fermare in una incavatura , per lasciar passare gli operai scaricatori . Erano cinque e nudi . Spingevano i vagoncini carichi di minerale , ansando . Quando passarono mi salutarono . Proseguimmo ed entrammo nel primo cantiere : una grotta , nera e scabrosa , in fondo alla quale tre minatori battevano colpi di martello su i loro lunghi scalpelli . Ciascuno aveva una lucerna a guisa di cipolla , alimentata con l ' olio minerale . L ' aria , per me , era insopportabile . Provavo una pena come se il mondo intero mi avesse imprigionato per sempre in uno dei suoi buchi . La lanterna , a gas acetilene , mi tremava nella mano . Bisognava urlare per farsi intendere . I colpi su gli scalpelli vibravano per tutta la volta . I minatori avevano l ' aria di dirmi : - Perché sei venuto a vederci ? E il mio sorriso rispondeva : - Vi amo . Ci fu per un istante il ritorno violento de miei sentimenti , e mi vergognai d ' essere andato in quel luogo a godere delle sofferenze altrui . Giunsi a pensare : Io non ho il diritto di credermi superiore a loro . Queste ombre d ' alcoolici e d ' idioti hanno in sé una potenza smisurata : nel loro pugno si condensa l ' energia dell ' umanità . - E per un istante non vidi che il lavoro trionfante nel mondo . Ma il sorvegliante mi spiegava le qualità della roccia , ed io con la testa accennavo d ' intendere ma guardando altrove : dove quelle membra si scaldavano affannosamente , nel tormento del bisogno . Di lì scendemmo per una botolina - in cui era infilata , verticalmente , una scaletta di legno - in un altro cantiere . Era abbandonato . Rimaneva ancora l ' armatura consistente in una piramide di traverse , nel mezzo della grotta . Dai fianchi , sporgevano massi di minerale sterile , luccicante in un verde smorto . Mi parve di vedere una fila d ' operai a martellare . Il letto del cantiere era umido , e vi erano alcune tavole imporrite . Risalii a stento ed entrai in un altro buco . Dovetti fare venti scalini con le mani e con i piedi , piegando le spalle per non urtare ne ' macigni . Il lume mi batteva su le ginocchia . Vidi sei operai che cercavano un mezzo acconcio a far saltare in aria una grossa porzione di minerale . Il sorvegliante che era con me dette loro alcuni consigli che furono accettati in silenzio . Quegli uomini , quando mi passavano accanto , si voltavano a guardarmi fissamente . Io cercavo di leggere nei loro occhi una qualche espressione , ma li trovai ghiacci e pieni di ombre . Che cosa attraversava il loro cranio sfuggente ? Alcuni non risposero al mio saluto , e gli altri lo fecero quasi di malavoglia . Perché salutarmi ? Lasciandoli , mi parve che piombassero in un ' ombra di delusione . Il sorvegliante mi propose di visitare altri cantieri , ma io ero stanco e volli tornare al sole . La mia giacchetta di minatore era fradicia per le gocciole ghiacce cadute dal soffitto ; la camiciola s ' attaccava alla pelle sudata . Mi sentivo male . Un certo silenzio era penetrato in me , interrotto da irruzioni sensatoriali . Pensavo certe ariette popolari che avevo cantate il giorno avanti , a come rideva il prete , a quello che avrei veduto nelle altre gallerie . Ebbi il desiderio di tornare subito dentro . Entrammo in una galleria di centoquaranta metri . Non aveva nulla differente all ' altra , se non che era più umida , ed alcune armature avevano ceduto alla pressione del minerale . Mi parve che qualche traversa si dovesse staccare e farmi del male . Guardai il sorvegliante : pensai che egli mi accompagnava volentieri , e sorrisi alla sua nuca rugosa e sporca . Il suo lume dondolava malamente . Guardai la fiamma del mio , e mi parve molto bella . L ' acetilene bruciava con un fruscio di gonnella di seta : mi fece pensare ad una cosa indeterminata . Da ' miei capelli cadde una goccia di sudore su la mano : ebbi timore d ' ammalarmi . Rivedevo il contorno esteriore de ' monti verdi e il sole . Un uccello svolazzava nel cielo . Ma il sorvegliante mi toccò nel braccio e disse : " Scenderemo nella sala dov ' era la pompa " . - La pompa ? - E mentalmente continuai : " c ' è una pompa . Dev ' essere pericolosa . Perché ? " . Mi rispose : - La pompa che serviva a tirar fuori l ' acqua d ' una sorgente , che abbiamo incontrata nel seguire un filone . Ebbi uno sguardo di diffidenza , ma sapevo bene che certe macchine si trovano nelle miniere . Scendemmo per una scala di legno abbastanza larga . Un soffio gelato mi passò su la fronte ; posi la mano al cuore . Udivo lo scroscio di un torrente rapido . Pensai che la miniera ne poteva essere invasa . A quel fracasso s ' univa il gocciolare sommesso delle rocce . Percepivo tutto distintamente . Da una parte della scala era una specie di fosso colmo di ombra . Supposi che l ' acqua corresse lì dentro . Ma dovetti accorgermi che , invece , passava di sotto alla scala dove erano i miei piedi , e che quando un gradino si piegava al peso del mio corpo ne usciva a piccole onde che dilagavano . Era un ' acqua sporca di sostanze di ferro , e quindi giallastra . I muri eran coperti di quel colore . La scala fu molto lunga . In fondo era cessato il rumore dell ' acqua ed udivo i colpi sordi dei minatori . Una crociera di gallerie si apriva , ma io mi ricusai di visitarle . Trovavo sconveniente guardare degli uomini affaticati . Entrai nella stanza della pompa : avevo creduto di trovarla sola , e , invece , vi erano molti operai . Quello che facessero precisamente non so . Ero preoccupato da certi tonfi enormi che facevano tremare il suolo , e dallo sbuffo caldo e forzato di un tubo rosso . Dopo un poco , scorsi la gabbia che scendeva e si fermava al livello della stanza . Vidi che un operaio vi era dentro . Il sorvegliante guardava i minatori e parlava a me . Mi dava delle spiegazioni che non m ' interessavano . Avevo paura di una idea : che la stanza dovesse scoppiare con tutte le provocazioni che le facevano quegli uomini . Il tubo , da cui schizzava quell ' acqua bollente , perché non sarebbe scoppiato ? E perché qualche congegno dell ' ascensore non sarebbesi strappato ? Quei petti nudi mi facevano male . Il pelo arricciato , dove le gocce di sudore si soffermavano prima di cadere , più male ancora ... Gli operai rovesciavano in terra lunghi pezzi di legno bianco . Pareva che si sfasciassero . In terra , per quanto era lunga la stanza , era uno strato di cemento ; e , ficcato in questo , rimanevano gli avanzi della pompa , che consistevano in cavicchi tozzi di ferro verniciato in rosso . Mettevo una cura estrema di non urtare in quelli : mi sarei vergognato molto . Degli uomini si muovevano negli angoli di fondo : uno cercava nella sua giacca . Rumori violenti mi ferivano senza posa : percepivo un urlo confuso , in cui passavano , di quanto in quanto , dei suoni che non riuscivo a spiegare . Il sorvegliante mi domandò se avevo caldo . Gli risposi mostrandogli il viso . Sotto le ascelle mi si appiccicava anche la camicia . Le scarpe erano umide . Mi doleva la testa . - Scendiamo ? - Scendiamo . Entriamo nella gabbia , ed io domando come devo attenermi . Da prima credo che quella scesa mi dia una vertigine , ma poi mi assicuro di no . Vedo i ferri scorrere , larghi e piatti , sopra ad un altro rettangolare , con un moto sicuro . Il sorvegliante tossisce più volte : io credo che sorridessi . Intravedo diversi tubi verniciati in rosso . Finalmente provo un sobbalzo ; la gabbia ha urtato terra . - Ha avuto paura ? - No , no . In un polverone , qua e là acceso da lumi rossastri , vedo agitarsi molti uomini . Prima d ' uscire esito e guardo la mia lanterna . Il caldo è insopportabile ; più tardi ho saputo che eravamo a 47° sopra zero ed a una profondità di 150 metri . Viene incontro un giovine . Io saluto ma non mi risponde . Mi pare beffardo . La sua fronte è solcata da un raggio di rughe secche , come se un ragno vi avesse accomodate le sue zampe . Chi è ? Ha gli occhi chiari e cristallini , la bocca contorta . Passa oltre . Ne vedo un altro a cui mancano le estremità interne dei baffi : la bocca ha una cicatrice verticale . Non lo saluto . La stanza dove sono tutti questi uomini ha il pavimento soltanto alle pareti : nel mezzo è una fossa rettangolare coperta di tavole messe a caso . Là dentro si muovono le perforatrici a vapore , che non ho voluto vedere . I loro colpi di una sonorità sorda mi danno una pena fisica . Passo in una nuova stanza , dove si sta costruendo una nuova pompa . Non mi curo di nulla . Guardo i minatori . Sono agitati . Ne saluto qualcuno che mi risponde con una indifferenza seria . Un giovine mi guarda nel viso , sporgendo il suo in avanti . Quando ho cercato di contraccambiare lo sguardo , è sparito . Che significava ? C ' è un altro sorvegliante ; un uomo alto e dagli occhi slargati , che mi dà alcune spiegazioni con sicurezza . Quello che mi ha accompagnato smozzica il lucignolo del suo lume . Voltandomi a sinistra , scorgo un ventilatore , dalle ali d ' acciaio , girare come un vortice affannoso , ronzando acutamente . Il sorvegliante s ' avvicina ad un operaio bruno e gracile , e gli parla all ' orecchio . L ' operaio guarda ora me ora il sorvegliante , tenendosi i pugni sui fianchi . Mi parve che egli fosse più degli altri rôso dalla fatica , e che la sua volontà si fosse ritratta per non più uscire . " Quell ' uomo non deve pensare a se stesso . La sua anima brutale , sofferente , è scomparsa nel tormento selvaggio dei sensi . Il lavoro , come un incubo eterno , ha succhiato il sangue nero della sua vita " . Il sorvegliante mi chiama , e mi dice se voglio vedere la porta che rattiene l ' acqua calda . Esito . Non volevo più saperne . Ma egli si era avviato , ed io lo seguo . In fondo ad un corridoio , largo ed alto un metro , scorsi una paletta di ferro : somigliava ad una vanga piantata nella terra . Ma il caldo era insopportabile : mi aveva ridotto di una debolezza estrema ... Temevo di sentirmi male . Dissi di risalire . Mi pareva che il tempo fosse lentissimo . Lasciai con un certo piacere quegli uomini . Pensai ch ' io fossi un loro nemico , com ' essi erano a me : ero diffidente d ' ogni più piccolo gesto . Entrando nella gabbia mi sentii inquieto . Il sorvegliante non mi disse più nulla . Però , a un certo punto della salita , domandò sorridendo : - Che ne pensa di quello che ha veduto ? Non ricordo la risposta che feci mentalmente : era un accozzo di sentimenti disparati e terribili . Perdurava in me la violenza delle sensazioni . Ma risposi così , con un sorriso nervoso ed evitando lo sguardo del mio compagno : - Io ? ... Vorrei che venissero a minare le nostre città . E dentro di me , ebbi un senso di timore . Mi parve di vedere una cosa lunga e bianca giacere di fianco ; mi accorsi che mi era cominciato a dolere la testa e che respiravo male . 19 ottobre 1903 . PAESAGGIO D ' OTTOBRE . Sorgono i monti turchini , e in cima la neve biancheggia , come un chiaro di sogno veduto da lontano . Pallidi i boschi , e rinchiusi tra poggi che scendono a valle , fremon a ' venti freddi , con le poche foglie vizze . È questo il mese maligno , che lascia squagliare nel fango i colori maliardi , pieni di nostri amori . L ' anima ancora si spoglia d ' orgogli fioriti in estate : nuda , ricerca il sole tiepido , e aspetta stanca , quasi ch ' un altro sorriso le giunga , invitandola a amare . Passano in fretta donne meste , con nere trecce : vanno lontano a morire in nebbie giallognole e verdi di visioni oppresse da la mestizia loro : sembrano foglie travolte dal vento , avviate ad un lago ; e un riso di pezzente s ' asconde dietro i tronchi . 21 ottobre 1903 . Come un ruscello di rose vermiglie , che scorra olezzante , lungo il mio verso nuoti radiante d ' amore : ridono i denti più bianchi di neve , la chioma respira dentro la luce , e il cielo splende su la tua fronte . Chinansi i rami fioriti di sopra al tuo corpo maliardo da le sponde esultanti in desiderii nuovi . Tu placida , non curante del ritmo , che lene ti spinge a plaghe di bellezza , stese ne la mia angoscia , socchiudi gli occhi che sono due sogni dell ' anima stanca e dolce t ' abbandoni al murmure avvolgente .