Miscellanea ,
POCHE
PAROLE
PER
CAPIRCI
ALLA
PRIMA
.
Questo
libro
non
è
per
gli
strategici
e
molto
meno
pei
letterati
;
un
cruscante
,
leggendolo
,
avrebbe
di
che
arricciare
il
naso
moltissime
volte
;
un
soldato
di
quelli
che
vanno
per
la
maggiore
,
giurerebbe
che
lo
scrivente
sa
di
arte
di
guerra
,
quanto
sa
d
'
ortografia
un
'
analfabeta
;
nè
io
dicerto
vorrei
sfegatarmi
per
far
cambiar
loro
opinione
;
io
non
l
'
ho
mai
pretesa
a
linguista
ed
ho
una
vecchia
ruggine
con
chi
si
arrovella
,
per
studiare
il
sistema
di
ammazzare
più
gente
che
può
.
I
miei
non
sono
che
appunti
;
appunti
presi
al
chiaro
di
luna
,
nel
silenzio
degli
avamposti
o
nel
cicaleggio
giocondo
e
spigliato
della
caserma
;
tra
il
fischiar
delle
palle
e
le
canzoni
entusiastiche
,
tra
una
bestemmia
e
una
lacrima
,
in
mezzo
alla
baldoria
e
ai
cadaveri
,
ai
generosi
proponimenti
e
alle
continue
disillusioni
,
nasce
spontanea
in
chiunque
abbia
del
cuore
,
una
filosofia
che
l
'
arcigno
e
pettoruto
pedante
non
crederebbe
possibile
in
una
vita
scapigliata
,
chiassona
,
piena
d
'
emozioni
,
ma
sempre
senza
pensieri
,
quale
è
la
vita
del
campo
.
E
di
tali
riflessioni
,
ispirate
dai
fatti
ora
tristi
,
ora
gloriosi
,
di
cui
fummo
gran
parte
,
può
essere
che
qua
e
là
se
ne
trovino
anche
in
questi
appunti
,
che
raffazzonati
alla
meglio
,
ora
ardisco
di
offrire
ai
miei
buoni
lettori
,
persuaso
che
,
se
non
avranno
altro
merito
,
avranno
certamente
quello
di
essere
dettati
dalla
verità
,
mai
da
rancore
o
da
invidia
.
Se
arrivato
all
'
ultima
pagina
,
qualcuno
che
avrà
avuto
l
'
eroismo
di
seguirmi
fin
là
,
volgerà
un
pensiero
pietoso
ai
poveri
martiri
,
che
ignorati
si
giacciono
nell
'
estese
pianure
sotto
Fontaine
e
Talant
e
resterà
persuaso
che
i
pochi
,
i
quali
per
la
causa
più
santa
che
si
sia
dibattuta
in
questi
ultimi
tempi
lasciarono
interessi
e
famiglia
,
quantunque
disconosciuti
e
non
aiutati
da
chi
aveva
il
dovere
di
aiutarli
,
hanno
fatto
tutto
quello
che
umanamente
era
loro
possibile
per
far
trionfare
la
idea
,
battendosi
da
prodi
,
e
non
mostrandosi
indegni
di
quella
camicia
rossa
,
che
da
gente
abietta
e
codarda
si
voleva
condannare
al
Bargello
,
io
sarò
più
che
contento
,
io
potrò
dire
che
il
mio
povero
libro
ha
raggiunto
il
suo
scopo
.
CAPITOLO
I
.
-
Bada
bene
che
domani
ti
aspettiamo
a
Livorno
.
-
Non
ne
dubitate
...
Brucio
anche
io
dal
desiderio
di
lasciar
queste
lastre
.
-
Allora
siamo
intesi
?
-
Intesisissimi
.
-
A
domani
dunque
!
...
E
tutti
,
e
tre
ci
stringemmo
vicendevolmente
la
mano
,
e
si
stava
per
congedarci
,
quando
tutto
a
un
tratto
un
prolungato
mormorio
ci
giunge
all
'
orecchio
:
è
un
accorrere
di
gente
,
uno
spalancarsi
improvviso
di
finestre
e
di
usciali
di
botteghe
vicine
,
un
domandare
e
un
rispondere
,
un
incomposto
gridìo
di
ragazzi
,
un
esclamare
di
donne
,
continuo
e
in
tuono
di
spavento
.
-
Che
ci
sia
la
rivoluzione
?
-
Domandò
un
mio
compagno
che
da
circa
quindici
giorni
non
sognava
che
sangue
e
trambusti
.
Senza
rispondere
alla
strana
supposizione
,
mossi
dalla
curiosità
escimmo
tutti
dalla
bottega
di
caffè
,
nella
quale
eravamo
seduti
.
Qual
magnifico
spettacolo
non
ci
si
offerse
alla
vista
!
Era
terminato
di
piovere
ed
il
cielo
era
tutto
rosso
,
infuocato
,
quasichè
fosse
avolto
in
un
lenzuolo
d
'
amianto
;
i
popolani
,
tutti
a
bocca
spalancata
tenevano
la
testa
all
'
insù
,
e
distornavano
gli
sguardi
dall
'
alto
,
solamente
por
occhieggiarsi
tra
loro
,
lambiccando
il
cervello
e
arrapinandosi
,
per
spiegare
il
fenomeno
,
che
per
la
prima
volta
vedevano
,
e
di
cui
non
erano
mai
giunti
a
farsi
un
'
idea
.
I
lettori
si
rammenteranno
dell
'
Aurora
boreale
che
apparve
ai
venticinque
dell
'
ottobre
decorso
;
la
sera
appunto
del
venticinque
d
'
ottobre
era
l
'
ultima
che
,
a
nostro
giudizio
,
dovevamo
passare
in
Firenze
.
-
Anche
il
cielo
si
tinge
di
rosso
-
Gridò
il
solito
compagno
,
provocando
un
'
occhiataccia
dal
padron
di
bottega
,
il
quale
dacché
aveva
raggruzzolato
la
miseria
di
un
mezzo
milione
si
era
buttato
,
anima
e
corpo
,
nella
categoria
dei
ben
pensanti
-
Allegri
ragazzi
-
Continuò
collo
stesso
tuono
di
voce
lo
scapato
-
Gli
augurii
,
non
potrebbero
essere
migliori
...
Evviva
il
rosso
!
-
Evviva
!
-
Rispondemmo
noi
tutti
,
contenti
come
pasque
per
la
nuova
distrazione
che
ci
dava
quel
caso
inopinato
e
maraviglioso
che
faceva
inorridire
dallo
spavento
il
superstizioso
fellak
e
la
donnicciola
dei
nostri
camaldoli
;
due
selvaggi
in
questo
secolo
in
cui
non
si
fa
che
ragionare
di
civiltà
.
Dopo
pochi
minuti
,
lasciai
i
miei
compagni
,
e
prima
di
ridurmi
a
casa
,
ebbi
vaghezza
di
vedere
,
forse
per
l
'
ultima
volta
,
il
lungarno
.
Era
deserto
!
Non
sto
a
ripetere
tutti
i
pensieri
che
,
ispirati
dalla
solitudine
,
si
accavallavano
e
si
cozzavano
nel
mio
cervello
in
ebollizione
:
finalmente
si
poteva
partire
,
e
partire
per
la
Repubblica
...
finalmente
era
venuto
il
momento
di
far
vedere
ai
nostri
nemici
che
non
si
era
buoni
soltanto
a
declamare
per
i
caffè
e
per
le
bettole
,
finalmente
si
realizzava
quel
sogno
che
da
tanto
tempo
vagheggiavamo
nel
più
segreto
dei
nostri
pensieri
.
E
dire
che
i
pezzi
grossi
della
democrazia
,
tutti
,
come
un
sol
uomo
ci
avevano
sconsigliato
.
Ma
che
vogliono
dunque
-
ripeteva
tra
me
-
questi
vecchi
che
coi
loro
scritti
,
colle
loro
opere
sono
stati
i
primi
a
farci
amar
la
repubblica
?
-
Lasciar
solo
là
,
tra
un
popolo
straniero
,
Garibaldi
e
farci
sfuggire
una
sì
bella
occasione
....
Ma
che
vogliono
dunque
costoro
?
....
Alla
fine
soccorrendo
la
Francia
,
noi
non
adempiamo
che
al
nostro
dovere
;
si
soccorre
la
nostra
sorella
maggiore
,
la
patria
delle
grandi
iniziative
,
quella
che
ci
ha
istruito
colle
sue
opere
,
che
ci
ha
dato
sollazzo
coi
suoi
romanzi
,
che
ha
fatto
le
spese
dei
nostri
teatri
,
che
dal
campo
sereno
e
grandioso
della
scienza
a
quello
frivolo
della
moda
ci
ha
dato
ogni
cosa
;
se
ci
è
di
mezzo
quel
maledetto
affare
di
Montana
,
che
colpa
ce
ne
ha
la
Francia
,
che
colpa
ce
ne
hanno
i
discendenti
di
Voltaire
e
di
Danton
,
i
figli
di
quella
Nazione
che
ha
proclamato
per
prima
in
faccia
all
'
attonito
mondo
i
diritti
dell
'
uomo
?
....
Oh
!
la
sarebbe
bella
,
se
i
nostri
soldati
fossero
mandati
in
China
o
in
qualunque
parte
del
mondo
,
a
puntellare
un
monarca
imbecille
e
codardo
,
oh
!
la
sarebbe
bella
,
che
se
ne
avesse
a
fare
un
carico
a
noi
!
...
Eppoi
andare
contro
un
re
per
la
grazia
di
Dio
,
noi
che
non
crediamo
in
Dio
e
non
abbiamo
i
re
nelle
nostre
simpatie
;
aiutare
un
governo
che
ha
i
palloni
volanti
per
posta
e
per
soldato
chiunque
è
buono
di
portare
un
fucile
;
utilizzare
a
prò
di
causa
santissima
una
vita
noiosa
e
disutile
,
traversare
il
Mediterraneo
,
veder
città
e
paesi
che
tante
volte
abbiamo
sentito
nominare
nei
libri
,
e
che
tante
volte
abbiamo
desiderato
vedere
,
riabbracciare
i
vecchi
compagni
con
cui
in
altro
tempo
si
è
diviso
i
pericoli
e
l
'
emozioni
delle
battaglie
;
inebriarsi
di
nuovo
tra
la
polvere
,
il
fumo
e
l
'
assordante
rumore
dei
combatimenti
;
e
udire
le
grida
dei
prodi
,
che
si
lanciano
,
come
un
sol
'
uomo
,
alla
carica
e
unirsi
a
loro
e
vederli
...
vederli
da
vicino
i
terribili
soldati
che
fan
tremare
l
'
Europa
,
misurarsi
con
essi
,
picchiarsi
,
vincere
,
morire
forse
anche
pel
nostro
ideale
....
Oh
!
le
care
fantasie
che
mi
carezzavano
l
'
immaginazione
,
sotto
quel
Cielo
di
fiamme
,
sul
quale
proprio
davanti
ai
miei
occhi
staccava
superbamente
modesto
,
il
tempio
monumentale
di
san
Miniato
-
Anche
là
sono
morti
dei
repubblicani
-
Io
dissi
con
compiacenza
a
me
stesso
-
anche
là
fu
combattuta
l
'
aspra
tenzone
che
da
tanto
tempo
agita
l
'
umanità
...
Essi
son
morti
,
ma
vivono
eterni
nella
memoria
del
popolo
.
Oh
!
toccasse
a
noi
la
lor
sorte
!
Insomma
d
'
idea
in
idea
,
di
fantasticaggine
in
fantasticaggine
,
chi
sa
dove
sarei
andato
a
cascare
,
se
,
più
macchinalmente
che
altro
,
non
mi
fossi
ritrovato
sulla
piazzetta
,
dove
era
la
mia
abitazione
-
Eccolo
-
Gridò
una
voce
ben
nota
,
appena
spuntai
dall
'
angolo
della
via
.
-
Eccolo
!
-
Ripresero
altre
voci
;
I
miei
due
amici
,
a
cui
se
ne
erano
aggiunti
altri
due
,
avevan
fatto
un
capannello
davanti
al
mio
uscio
e
mi
avvidi
alla
prima
che
mi
aspettavano
.
-
Abbiamo
creduto
bene
di
venir
tutti
da
te
;
così
domani
saremo
sicuri
di
svegliarci
e
non
recheremo
disturbo
ai
nostri
padroni
di
casa
...
-
Lo
recherete
al
mio
-
Interruppi
....
-
Non
importa
;
già
ora
siamo
liberi
;
abbasso
i
padroni
...
-
Specialmente
quelli
di
casa
,
che
se
si
tarda
a
pagarli
,
diventano
peggio
di
jene
.
-
Su
..
su
;
gridarono
tutti
.
-
Su
!
-
Gridai
anche
io
,
facendo
di
necessità
virtù
;
che
oramai
o
girellare
tutta
la
notte
,
o
portare
in
casa
mia
quell
'
indiavolati
.
S
'
immagini
il
lettore
,
che
cosa
divenisse
in
pochi
minuti
quella
camera
;
tutti
fumavano
come
cammini
,
ed
io
in
un
cantuccio
davo
fuoco
a
certi
appunti
,
coi
quali
sera
per
sera
confidavo
alla
carta
le
impressioni
provate
durante
il
corso
della
giornata
.
Il
mio
letto
era
piccolo
per
uno
solo
e
in
lunghezza
non
avea
niente
da
invidiare
al
celebre
di
Procuste
;
cotesta
sera
ci
entrarono
in
quattro
,
e
non
potendo
dormire
,
come
è
più
che
naturale
,
cominciarono
a
tirarsi
spinte
e
pedate
tra
loro
,
facendo
un
baccano
da
mettere
in
sussulto
il
vicinato
:
ora
uno
stivale
colpiva
negli
stinchi
qualcuno
,
provocando
certi
moccoli
da
fare
arrossire
un
vetturino
;
ora
si
sentiva
un
'
urlaccio
,
che
traeva
l
'
origine
da
un
gentil
pizzicotto
;
ora
un
guanciale
cadeva
,
a
mo
'
di
bomba
,
sul
tavolino
,
rovesciando
il
calamaio
sul
tappeto
,
che
,
se
non
era
Turco
,
non
era
meno
diletto
al
padrone
di
casa
che
ci
passava
davanti
intiere
mezz
'
ore
in
ammirazione
;
ed
ad
accrescere
il
diavoleto
,
risate
omeriche
,
grida
incomposte
,
esclamazioni
più
o
meno
frizzanti
,
ma
non
certamente
autorizzate
dal
Galateo
di
Monsignor
della
Casa
.
Il
più
rivoluzionario
dei
miei
amici
si
avvolse
dignitosamente
nel
lenzuolo
,
quasichè
fosse
un
peplo
;
le
forme
del
futuro
difensore
della
Repubblica
Francese
non
erano
greche
di
certo
;
i
suoi
stinchi
potevano
benissimo
scambiarsi
per
fusi
,
e
tutto
l
'
insieme
ti
dava
un
'
idea
esattissima
di
un
Cristo
del
Cimabue
.
-
Cantiamo
la
Marsigliese
-
Gridò
E
tutti
,
con
certe
voci
da
birboni
,
che
non
le
può
immaginare
all
'
infuori
di
chi
l
'
abbia
sentite
,
cominciarono
il
celebre
inno
di
Rouget
de
l
'
Isle
:
Allons
,
enfants
de
la
patrie
,
con
quel
che
segue
.
-
Signori
per
carità
-
Urlava
con
voce
più
delle
nostre
stuonata
,
la
padrona
di
casa
dall
'
uscio
vicino
.
-
Questa
è
una
vera
porcheria
-
Di
rimando
aggiungeva
l
'
inquilino
della
stanza
di
contro
-
Quando
si
ha
la
sbornia
,
la
si
va
a
digerire
in
campagna
.
-
A
chi
la
dice
briaco
?
-
Protestava
,
offeso
nella
sua
dignità
,
il
Romano
dal
letto
.
-
Misuri
i
termini
.
Vociavano
gli
altri
.
-
Per
chi
la
ci
ha
preso
?
-
Bellino
lui
!
...
Fa
il
feroce
,
perché
è
dietro
la
porta
.
-
Giù
la
porta
.
-
Alle
barricate
!
...
-
Alle
barricate
!
...
Descrivervi
la
pioggia
di
proiettili
d
'
ogni
genere
che
fu
scaraventata
su
quell
'
uscio
,
sarebbe
cosa
impossibile
;
era
un
turbine
di
stivaletti
,
di
libri
,
di
guanciali
,
di
spazzole
;
il
malcapitato
se
ne
andò
battendo
a
più
riprese
la
porta
e
protestando
che
andava
a
far
rapporto
alla
delegazione
vicina
.
-
E
ora
,
saranno
soddisfatti
!
-
Esclamò
la
padrona
,
sempre
dietro
le
scene
.
Per
nostra
buona
fortuna
il
chiarore
bianchiccio
dell
'
alba
,
si
fece
vedere
tra
gli
spiragli
delle
nostre
finestre
,
ed
i
miei
compagni
partirono
allegri
e
contenti
,
dopo
averci
scambiato
la
promessa
di
vedersi
tra
otto
ore
in
via
Grande
a
Livorno
,
chè
le
mie
occupazioni
esigevano
che
io
mi
dovessi
trattenere
tutta
la
mattina
a
Firenze
.
Andai
per
dormire
,
ma
avevo
fatto
i
conti
senza
l
'
oste
,
e
questa
volta
la
parte
dell
'
oste
doveva
esser
sostenuta
dalla
mia
vecchia
padrona
di
casa
,
la
quale
mi
caricò
di
rimprocci
,
mi
torturò
coi
suoi
omei
,
mi
seccò
colle
sue
geremiate
-
Noi
si
cercava
di
rovinarla
,
il
nostro
non
era
agire
da
persone
educate
.
-
Io
presi
pretesto
da
tutte
queste
lamentazioni
,
per
restituire
la
chiave
,
uscii
,
senza
ascoltare
scusa
veruna
,
disbrigate
in
fretta
e
furia
le
mie
faccenduole
mi
avviai
,
diritto
come
un
fuso
,
alla
stazione
,
ed
aspettando
il
magico
fischio
che
doveva
annunziarmi
la
partenza
dalla
moribonda
capitale
del
felicissimo
regno
degli
analfabeti
,
mi
rincantucciai
in
un
vagone
.
-
Era
tempo
!
-
Esclamerà
il
lettore
e
non
avrà
tutti
i
torti
.
Ci
moviamo
:
qual
felicità
!
Eppure
credevo
di
dover
provare
un
po
'
più
d
'
allegrezza
:
il
Cielo
era
d
'
un
colore
plumbeo
e
,
per
quanto
tu
aguzzassi
lo
sguardo
,
non
giungevi
a
vedere
un
solo
strappo
che
ti
facesse
sperare
il
sereno
:
eppoi
,
non
lo
so
,
partendo
non
si
può
fare
a
meno
di
risentire
una
certa
malinconia
....
son
troppe
le
reminiscenze
che
vengono
a
assalirti
,
tutte
di
un
colpo
;
il
minimo
nonnulla
prende
le
proporzioni
delle
cose
più
grandi
;
ci
si
rammenta
i
più
inconcludenti
discorsi
,
si
ripensa
alle
passeggiate
gradite
,
ai
geniali
convegni
,
alle
conversazioni
che
eravamo
soliti
di
frequentare
;
gli
stessi
dispiaceri
che
abbiamo
provato
ci
sembrano
meno
crudeli
;
e
nelle
nostre
fantasie
si
affollano
invece
le
gentili
esibizioni
degli
amici
,
gli
affettuosi
conforti
delle
nostre
belle
,
i
favori
che
ti
fu
dato
ricevere
,
frequentando
la
società
;
le
vie
per
le
quali
eri
solito
passeggiare
le
ti
sfilano
davanti
,
coi
suoi
negozi
,
colle
sue
gentili
passeggiatrici
che
ti
sono
divenute
familiari
,
quantunque
tu
non
le
abbia
mai
avvicinate
:
e
davanti
ai
tuoi
occhi
che
distrattamente
si
affissano
sugli
alberi
,
i
quali
sembra
che
friggano
indietro
impauriti
a
veder
passare
la
macchina
,
sfilano
ad
uno
ad
uno
,
quasiché
fossero
figure
di
lanterna
magica
,
i
volti
di
tutti
coloro
che
ti
conoscono
,
che
tu
conosci
,
o
che
hai
veduto
anche
soltanto
una
volta
:
le
occupazioni
che
poco
fa
riguardavi
come
un
martirio
,
ora
ti
sembrano
,
care
...
E
quando
tornerò
?
...
E
se
non
tornassi
più
?
....
Quante
cose
saranno
cambiate
,
nel
primo
caso
....
chi
mi
compiangerà
nel
secondo
?
!
..
Oh
!
In
questi
momenti
si
comprende
l
'
eroismo
di
chi
per
una
idea
può
lasciare
una
madre
!
-
Livorno
-
Grida
la
guardia
.
-
Già
....
a
Livorno
-
Pensai
tra
me
e
me
-
Ed
io
che
credeva
di
essermi
mosso
da
pochi
minuti
!
Chi
avevo
avuto
per
compagni
di
viaggio
?
io
non
me
lo
ricordo
;
probabilmente
mi
devono
aver
preso
per
matto
.
Scendo
e
vado
di
corsa
in
via
Grande
,
ove
avevo
l
'
appuntamento
a
Livorno
;
il
Consolato
Francese
doveva
darci
modo
di
pervenire
sicuramente
a
Marsiglia
;
chè
la
questura
Livornese
,
diretta
dal
celebre
Bolis
stava
con
tanto
d
'
occhi
sgranati
,
affinchè
nessuno
salisse
sui
vapori
francesi
,
importunando
e
viaggiatori
,
e
marinari
,
e
facchini
di
porto
,
fino
a
tanto
che
questi
non
avessero
dati
schiarimenti
più
che
lampanti
sull
'
esser
loro
,
o
sulle
faccende
che
li
facevano
stare
sul
mare
;
anche
muniti
di
biglietto
,
si
correva
rischio
di
esser
mandati
e
con
cattivo
garbo
,
di
dove
si
era
venuti
,
e
i
passaporti
non
si
volevano
più
concedere
ad
alcuno
.
Sicuro
che
gli
amici
avessero
fatto
le
pratiche
,
che
ci
era
stato
consigliato
di
fare
,
io
sentii
sollevarmi
un
gran
peso
dal
cuore
,
appenachè
potei
muovere
un
passo
nella
città
;
rincontrai
quasi
subito
gli
altri
,
ma
,
ahimè
qual
delusione
!
....
Le
loro
ridenti
fisonomie
erano
diventate
oscure
;
nessuno
di
loro
osava
indirizzare
una
parola
al
compagno
,
e
tutti
mi
accolsero
con
quella
musoneria
con
cui
i
popoli
accolgono
un
re
,
dopo
un
manifesto
del
sindaco
,
che
invita
a
rimettere
anche
un
tanto
di
tasca
per
le
spese
del
ricevimento
.
-
Che
ci
è
di
nuovo
?
-
Domandai
con
ansia
,
a
quelli
che
mi
avevano
fatto
un
cerchio
all
'
intorno
.
-
Che
ci
è
di
nuovo
?
-
Proferì
con
rabbia
,
il
più
secco
e
più
bisbetico
-
Perdio
!
....
Vieni
al
Consolato
e
vedrai
....
E
avrebbe
a
andar
benino
,
davvero
!
-
Andrà
come
doveva
andare
-
Soggiunse
un
'
altro
-
Quando
alla
testa
ci
si
vuol
metter
certa
gente
....
Quando
si
vuol
proceder
sempre
con
certa
maniera
....
Già
lo
dicevo
io
...
tutte
le
volte
che
ci
siam
fidati
dei
Francesi
si
è
fatto
proprio
un
bel
bollo
.
-
Ma
insomma
cosa
ci
è
?
...
si
parte
?
....
-
Sì
....
per
Firenze
,
o
per
dir
meglio
per
le
Murate
!
-
Ma
....
come
?
-
Vieni
....
vieni
con
noi
e
ti
si
ripete
,
vedrai
.
Non
intendendo
alcuna
cosa
,
ma
volendomi
per
lo
meno
sincerare
su
una
sventura
,
che
non
conoscevo
e
che
ci
minacciava
,
seguii
colla
coda
tra
le
gambe
,
i
bravi
ragazzi
.
Arrivammo
in
due
salti
alla
sede
del
Consolato
;
in
faccia
alla
porta
una
folla
innumerevole
di
popolani
chiassava
,
si
agitava
,
gestiva
;
qualcuno
,
senza
far
tanti
discorsi
,
si
era
già
messa
la
camicia
rossa
sotto
la
giacchetta
;
un
andare
o
venire
,
un
rimescolarsi
continuo
,
un
'
accalcarsi
intorno
a
qualche
povera
vittima
che
esciva
dal
portone
,
un
vociar
di
ragazzi
che
a
capanelli
osservavano
la
scena
,
e
gridavano
incessantamente
:
Viva
Garibaldi
....
Per
una
spedizione
fatta
in
tutta
segretezza
il
principio
non
poteva
esser
migliore
!
-
Ma
che
vi
è
dunque
?
-
Domandai
a
un
mio
compagno
.
-
Il
console
non
si
fa
vedere
,
il
cancelliere
,
nuovo
Pilato
,
dice
che
se
ne
lava
le
mani
,
e
tutta
questa
gente
è
rimasta
come
la
celebre
statua
di
Tenete
.
-
E
che
abbiamo
da
fare
?
-
Va
tu
,
che
sai
alla
meglio
bestemmiare
un
po
'
di
francese
,
scongiura
quella
gente
a
prendere
una
decisione
;
lo
vedi
meglio
di
me
,
qui
,
se
non
si
schizza
tutti
in
domo
Petri
è
un
vero
miracolo
.
Con
quale
animo
andassi
,
se
lo
può
di
leggieri
immaginare
il
lettore
;
chi
ben
comincia
è
alla
metà
dell
'
opera
,
dicevano
i
nostri
nonni
che
non
era
baggei
,
e
cominciare
peggio
di
noi
,
credo
,
sarebbe
stata
cosa
impossibile
.
Mi
feci
annunziare
al
cancelliere
,
e
poco
dopo
venivo
introdotto
.
Il
cancelliere
era
un
bel
giovinetto
;
aveva
una
fisonomia
distinta
ed
aristocratica
e
mi
accolse
con
tutta
l
'
educazione
possibile
;
pure
sin
da
bel
principio
mi
avvidi
,
che
la
mia
presenza
gli
riusciva
incresciosa
più
di
quella
di
un
creditore
,
e
rimasi
convinto
che
la
camicia
rossa
non
era
di
certo
una
delle
simpatie
più
sentite
di
quell
'
impiegato
.
Difatti
il
nuovo
governo
della
Repubblica
Francese
aveva
lasciato
al
suo
posto
tutti
i
vecchi
funzionari
,
i
quali
in
quel
bailamme
non
sapendo
a
qual
Santo
votarsi
cercavano
di
restare
in
bilico
,
come
meglio
sapevano
,
fermi
però
nella
idea
di
non
compromettersi
;
mettetete
anche
un
po
'
d
'
affezzione
alla
dinastia
che
aveva
loro
dato
quel
posto
....
eppoi
ditemi
se
questa
trascuraggine
del
governo
repubblicano
non
ha
dicerto
influito
a
che
fosse
sì
scarso
il
numero
degli
Italiani
,
che
mossi
da
un
'
idea
generosa
,
hanno
pugnato
e
gloriosamente
pugnato
sui
campi
di
Francia
.
-
Capisco
digià
,
perché
viene
.
-
Mi
disse
pel
primo
e
facendomi
segno
di
sedere
,
il
cancelliere
-
Con
mio
gran
rincrescimento
:
però
,
sono
obbligato
di
dirle
che
non
possiamo
far
niente
per
loro
.
-
Ma
se
a
Firenze
ci
hanno
inviato
qui
!
....
-
A
Firenze
hanno
perduto
certamente
il
cervello
....
Le
pare
,
che
noi
vogliamo
suscitare
una
questione
di
diritto
internazionale
....
-
Ma
anche
noi
,
le
ripeto
siamo
stati
spediti
direttamente
e
a
colpo
,
sicuro
:
di
più
sappiamo
che
l
'
altra
sera
partirono
altri
volontarii
,
mandati
da
loro
,
e
si
ha
diritto
d
'
andare
anche
noi
.
-
Per
me
si
figuri
le
manderei
subito
-
Aggiunse
l
'
altro
con
un
sorriso
ed
io
credendo
immediatamente
a
quest
'
ultimo
desiderio
di
lui
che
parlava
,
ma
non
volendo
darmi
per
vinto
,
esclamai
:
Ma
è
così
,
che
l
'
Ambasciata
Francese
di
Firenze
mantiene
le
proprie
promesse
?
-
Noi
non
abbiamo
ricevuto
ordini
dall
'
Ambasciata
...
-
Ma
pure
l
'
altra
sera
partirono
...
-
Non
glielo
nego
,
ma
sapesse
le
rimostranze
della
questura
...
-
Ebbene
:
su
noi
può
fidare
,
noi
non
la
comprometteremo
...
ci
dia
l
'
imbarco
...
lei
vede
lo
scopo
pel
quale
partiamo
...
-
Si
provvedano
dei
loro
passaporti
...
-
Se
non
gli
vogliono
dare
.
-
Prenda
un
mio
consiglio
...
lei
mi
pare
un
giovane
a
modo
,
torni
a
casa
...
Metz
,
se
non
ha
capitolato
,
poco
può
stare
a
farlo
...
accetti
un
mio
consiglio
,
glielo
ripeto
,
torni
a
Firenze
.
-
A
Firenze
poi
no
!
..
-
È
la
meglio
!
-
Mi
meraviglio
che
un
Francese
..
-
Allora
faccia
lei
-
secco
,
secco
ed
alzandosi
,
per
farmi
veder
che
l
'
uggivo
,
mi
proferì
il
cancelliere
.
Disanimato
,
e
non
volendo
attaccare
una
briga
che
poteva
mandare
a
voto
tutti
i
nostri
disegni
,
salutai
appena
il
mio
consigliere
,
e
gabellandolo
per
imperialista
e
anche
,
peggio
,
scesi
di
corsa
la
scala
,
e
preso
a
braccetto
un
mio
amico
,
partii
con
gli
altri
dalla
piazzetta
del
Consolato
.
Andare
bisognava
andare
;
a
dispetto
del
mondo
e
delle
circostanze
;
una
nuova
poesia
si
aggiungeva
a
quella
immensa
che
ci
aveva
sostenuto
fino
a
quel
punto
;
sfuggire
i
questurini
,
farla
in
barba
alle
autorità
costituite
,
sfidare
un
nuovo
pericolo
,
raggiungere
il
nostro
scopo
,
giusto
appunto
,
quando
i
pusilli
,
scoraggiati
sarebbero
tornati
indietro
,
...
era
troppo
bella
,
troppo
attraente
la
prospettiva
,
per
poter
stare
un
sol
'
attimo
dubbiosi
su
ciò
che
dovevamo
intraprendere
.
Io
esposi
queste
idee
agli
amici
,
e
,
godo
dire
,
che
queste
idee
furono
accolte
con
entusiasmo
:
ma
a
che
parte
rivolgersi
per
ottenere
l
'
intento
?
Quali
passi
potevamo
tentare
con
sicurezza
?
Quale
speranze
ci
sorridevano
?
Quali
probabilità
di
successo
?
Noi
non
lo
sapevamo
,
il
romanticismo
di
una
avventura
,
che
offriva
in
se
stessa
tanti
pericoli
,
ci
sorrideva
certamente
e
noi
eravamo
contenti
:
contenti
come
il
povero
diavolo
,
abbandonato
da
tutti
che
incerto
dell
'
indomani
,
si
addormenta
tranquillamente
sull
'
erba
di
un
viottolo
,
sotto
un
cielo
sereno
e
popolato
di
stelle
,
sognando
pace
,
agiatezza
,
fortuna
...
Oh
!
l
'
idea
dì
un
dovere
che
si
compie
,
malgrado
gli
ostacoli
che
frappongono
gli
uomini
e
la
sorte
,
fa
piovere
in
seno
una
consolazione
che
intender
non
la
può
chi
non
l
'
abbia
provata
.
Andammo
all
'
Agenzia
dei
vapori
della
compagnia
Valery
,
e
per
quanto
scongiurassimo
l
'
agente
,
ci
fu
impossibile
ottener
da
lui
,
anche
pagandolo
il
doppio
,
un
biglietto
di
imbarco
.
Gli
ordini
della
questura
erano
precisi
.
-
Noi
glielo
daremmo
anche
gratis
,
ci
ripetevano
quegli
impiegati
,
ma
...
Quel
ma
era
tanto
eloquente
,
che
noi
non
aggiungemmo
parola
.
Con
un
po
'
di
sconforto
nell
'
anima
,
dopo
aver
girellato
a
casaccio
un
'
altra
mezz
'
ora
afiaccolati
e
cascanti
ci
butammo
sulle
panche
di
un
caffè
di
Via
Grande
;
un
tavoleggiante
,
giovinetto
che
avrà
avuto
appena
appena
quindici
anni
,
dopo
averci
ben
bene
sbirciato
,
venne
da
me
e
chiamommi
dapparte
.
-
Lei
vuole
imbarcarsi
per
la
Francia
?
Mi
sussurrò
a
bassissima
voce
.
-
Sì
-
risposi
io
francamente
,
chè
non
potevo
credere
in
sì
giovine
età
nequizia
veruna
.
-
Ebbene
...
le
dò
il
mezzo
d
'
imbarco
.
-
Non
scherzi
?
-
Sulla
mia
parola
d
'
onore
..
Aspetti
un
momentino
e
le
porto
l
'
uomo
per
la
quale
!
....
.
-
Bravo
,
e
se
farai
bene
ti
prometto
una
buona
mancia
.
Il
giovinetto
se
ne
andò
saltellante
e
fece
poco
dopo
ritornò
,
accompagnato
da
un
barcaiolo
,
un
pezzo
di
diavolone
,
tarchiato
e
traverso
;
che
era
un
piacere
a
vederlo
;
intanto
io
aveva
messo
i
compagni
a
parte
della
peregrina
scoperta
e
,
quando
questi
ultimi
videro
avvicinarsi
quel
colosso
in
giacchetta
,
gli
si
fecero
incontro
con
una
grazia
e
con
certe
fisonomie
così
gentilmente
ridenti
,
che
si
poteva
credere
che
non
un
omaccio
,
ma
la
più
vaga
figlia
di
Eva
fosse
entrata
in
quel
mentre
nel
nostro
caffè
.
-
Dunque
loro
vogliono
,
andare
?
Dandomi
una
seconda
,
stretta
di
mano
,
cominciò
a
dirmi
il
barcaiolo
.
-
Sicuro
!
-
Rispondemmo
noi
tutti
-
Ma
vediamo
tante
difficoltà
.
-
Si
fidino
di
me
,
che
non
fo
per
dire
,
ma
lo
può
domandare
a
tutta
la
piazza
sono
uno
di
quei
buoni
..
si
figurino
,
ho
fatte
tutte
le
campagne
e
anche
Aspromonte
e
Mentana
e
se
non
fosse
perchè
;
perchè
...
e
questo
non
è
nulla
:
quello
che
ho
fatto
per
salvare
i
compromessi
politici
!
...
Le
son
cose
che
forse
non
le
crederebbero
...
Hanno
fatto
bene
a
rivolgersi
a
me
,
perchè
ci
è
di
gran
canaglia
tra
i
barchettaioli
e
..
e
....
-
E
insomma
t
'
impegni
di
farci
entrare
in
un
bastimento
,
deludendo
la
vigilanza
delle
guardie
?
...
-
Se
me
ne
impegno
....
Faccian
conto
di
esserci
sopra
...
-
Tu
potrai
contare
sulla
nostra
riconoscenza
.
-
Oh
!
io
per
il
partito
darei
un
bicchier
del
mio
sangue
.
-
Dopo
ti
daremo
qualche
cosa
....
-
Oh
!
mi
contento
di
un
trentino
per
uno
:
-
Così
poco
!
-
Esclamammo
noi
,
credendo
che
ragionasse
di
centesimi
:
-
Sicuro
,
...
vedono
che
mi
adatto
:
per
lor
signori
cosa
son
trenta
franchi
?
Ammirammo
tutti
insieme
lo
spìrito
patriottico
che
ci
faceva
pagare
150
lire
,
quello
che
nella
stagione
dei
bagni
si
ottiene
a
dir
molto
con
ottanta
centesimi
;
pure
,
strìngemmo
la
mano
al
generoso
,
dicendogli
che
ci
saremmo
riveduti
più
tardi
;
poichè
eravamo
decisi
,
con
nostro
gran
sacrifizio
,
ad
appigliarci
a
quest
'
ultimo
partito
,
se
gli
altri
ci
fossero
falliti
.
-
Ci
movemmo
dal
caffè
,
e
vedemmo
un
insolito
brulichìo
in
quella
contrada
,
sempre
brulicante
di
popolo
:
che
è
,
che
non
è
?
...
Hanno
arrestato
un
maggiore
Garibaldino
:
la
questura
si
era
avveduta
,
e
non
ci
voleva
una
gran
fatica
,
che
molti
giovanotti
volevano
partire
per
la
Francia
e
cominciava
a
allungar
le
sue
grinfe
.
Lo
sconforto
cominciava
a
impossessarsi
anche
di
noi
.
-
Ettore
-
Sento
gridarmi
vicino
.
Mi
voltai
e
vidi
il
Colonnello
Perelli
.
-
Dunque
si
parte
?
Gli
domandai
immediatamente
.
-
Parli
a
bassa
voce
...
chè
io
son
tenuto
d
'
occhio
,
guardi
,
ecco
subito
due
musi
proibiti
che
ci
osservano
...
-
Ma
dunque
?
-
Dunque
venga
stasera
,
alla
Locanda
della
Luna
.
-
Ma
ci
è
speranza
?
-
Credo
che
ci
sia
sicurezza
...
A
rivederci
-
A
rivederci
a
stasera
..
-
Allegri
amici
,
dissi
subito
appena
ebbi
lasciato
il
mio
interlocutore
-
Allegri
amici
,
le
speranze
non
che
diminuire
,
prendono
tutte
le
probalità
di
un
vicino
successo
..
Andiamo
a
mangiare
all
'
Ardenza
.
Senza
rispondere
alle
mille
domande
colle
quali
mi
oppressero
gli
altri
,
che
tutti
di
certo
conoscevano
il
colonnello
,
accesi
un
sigaro
,
e
strascinai
i
reluttanti
all
'
Ardenza
.
CAPITOLO
II
Il
sole
,
avvolgendosi
in
un
lenzuolo
di
porpora
,
si
era
coricato
dietro
le
ultime
linee
del
tranquillissimo
mare
;
non
la
più
piccola
nube
nel
cielo
,
non
il
più
leggiero
maroso
in
quella
superficie
azzurra
,
e
dolcemente
increspata
dal
venticello
della
sera
che
ci
carezzava
la
faccia
:
l
'
isola
della
Gorgona
appariva
modestamente
su
quel
sereno
Orizzonte
,
nel
quale
cominciava
qua
e
là
a
apparir
qualche
stella
,
tutto
ispirava
una
calma
e
una
pace
divina
;
il
creato
ti
sembrava
quasi
un
'
arpa
sterminata
,
da
cui
si
elevasse
un
canto
grandioso
:
il
canto
dell
'
accordo
e
dell
'
armonia
delle
sfere
.
Era
insomma
l
'
ora
che
la
giovinetta
,
la
quale
non
ha
ancora
fatto
all
'
amore
,
prova
desiderio
di
piangere
,
senza
farsene
una
ragione
e
contempla
malinconicamente
il
fiorellino
che
sboccia
e
la
foglia
che
cade
,
e
risponde
con
meno
affetto
agli
amplessi
materni
,
chè
il
cuore
in
quel
momento
vuole
qualchecosa
di
più
di
quello
che
ha
avuto
fin
qui
;
era
l
'
ora
in
cui
il
perduto
,
l
'
irreconciliabile
,
quello
che
non
ha
niente
da
perdere
,
rianda
tutte
le
opere
buone
che
ha
fatto
,
si
sente
superbo
di
trovare
nella
sua
vita
più
pagine
onorevoli
che
tristi
,
ripensa
a
coloro
che
languono
,
non
invidia
quelli
che
godono
,
e
affissando
gli
sguardi
alla
nuvoletta
diafana
che
va
sfumandosi
nell
'
azzurro
padiglione
dei
cieli
,
finisce
col
dire
a
se
stesso
:
sien
pur
gli
uomini
dappoco
e
malvagii
,
io
ho
in
me
un
patrimonio
d
'
affetto
che
mi
rende
contento
;
il
borghese
a
quest
'
ora
sorbisce
sibariticamente
una
buona
tazza
di
Moka
per
digerire
il
pranzo
.
Esatto
più
di
un
'
impiegato
il
giorno
della
riscossione
della
paga
,
lasciai
la
trattoria
e
mi
avviai
,
pian
pianino
,
in
via
Grande
esaminando
distrattamente
il
bello
spettacolo
che
mi
si
offriva
davanti
e
le
nuvolette
grigiastre
che
mi
uscivano
di
bocca
a
causa
del
sigaro
.
Arrivai
alla
Locanda
della
Luna
,
e
dopo
essermi
fatto
annunziare
dal
cameriere
,
passai
in
un
salotto
,
dove
,
intorno
ad
un
tavolino
nel
quale
erano
varie
bottiglie
stappate
se
ne
stavano
a
chiacchiera
tre
o
quattro
individui
che
formavano
una
specie
di
stato
Maggiore
del
Colonnello
Perelli
.
Con
mia
gran
meraviglia
vidi
tra
loro
una
giovine
donna
.
Il
Colonnello
era
più
brusco
del
solito
e
,
appena
mi
vide
,
si
affrettò
a
parlarmi
in
tal
modo
:
Anche
lei
vorrà
sapere
qualche
cosa
..
me
lo
immagino
..
ma
per
ora
,
purtroppo
,
siamo
sempre
alle
solite
:
vede
,
qui
siamo
in
un
piccolo
consiglio
di
famiglia
e
cerchiamo
....
-
Se
fossi
un
uomo
io
!
..
Saltò
a
dire
la
giovine
donna
,
la
quale
era
la
moglie
di
quel
Gagliano
,
arrestato
poco
tempo
avanti
ed
ora
nascosto
in
casa
,
perché
tenuto
d
'
occhio
dalla
questura
e
deciso
a
partire
,
con
noi
.
-
Se
foste
un
uomo
voi
!
-
Borbottò
il
Colonnello
,
-
quando
non
ci
son
mezzi
...
-
Garibaldi
,
quando
ha
voluto
,
è
riuscito
.
-
Se
si
andasse
avanti
colle
chiacchiere
!
....
-
Eppoi
tutti
questi
giovani
che
sono
qua
?
-
Li
ho
fatti
partire
io
...
forse
?
-
Non
dico
questo
:
ma
è
un
fatto
che
non
hanno
avuto
che
cinque
lire
:
quattro
e
novantacinque
ne
hanno
spese
pel
viaggio
e
cominciano
a
far
chiasso
,
perché
non
si
sono
anche
sdigiunati
e
qua
non
conoscon
nessuno
...
Quello
che
sentivo
era
Vangelo
!
...
se
certi
comitati
avessero
agito
un
poco
più
sul
serio
,
non
si
avrebbe
avuto
a
deplorare
tanti
scangei
,
certa
gente
non
avrebbe
gongolato
e
nell
'
armata
dei
Vosgi
avremmo
avuto
più
soldati
e
più
buoni
.
-
E
dunque
,
cosa
facciamo
?
-
Ripeterono
tutti
guardandosi
.
A
tale
interrogazione
mi
cascaron
le
braccia
;
anche
qui
dunque
non
si
sapeva
a
qual
gancio
attaccarsi
,
anche
qui
si
passava
il
tempo
,
cullandosi
tra
le
illusioni
e
le
ipotesi
,
come
nel
nostro
modesto
cerchio
di
amici
.
Dopo
essere
stati
un
poco
in
silenzio
,
entrò
quasi
di
corsa
,
nella
stanza
un
tale
che
già
si
era
accomodato
a
fare
da
ordinanza
al
Colonnello
;
proferì
sommessamente
alcune
parole
al
padrone
:
questi
ci
parve
soddisfatto
ed
infatti
poco
dopo
con
tuono
brioso
ci
disse
:
Signori
,
domani
arriva
il
Var
,
chi
è
buono
di
salirci
,
va
in
Francia
..
Confido
nella
vostra
accortezza
e
nel
vostro
coraggio
...
Io
tento
di
salire
pel
primo
...
A
domani
!
Non
dormimmo
in
tutta
la
notte
e
appena
fu
giorno
,
andammo
al
porto
e
prendemmo
una
barca
.
Un
forte
libeccio
aveva
cominciato
a
soffiare
;
il
mare
era
agitatissimo
ed
i
cavalloni
sbalzavano
di
qua
di
là
,
di
sotto
di
sopra
la
nostra
barchetta
,
spruzzandoci
più
o
meno
impetuosamente
il
volto
,
e
procurandoci
quel
malessere
interno
che
è
il
primo
principio
del
mal
di
mare
..
-
Oggi
me
li
guadagno
-
Ci
diceva
il
barcaiolo
.
-
E
vogliono
girar
molto
tempo
!
-
Fino
a
che
non
arriva
il
vapore
!
-
E
un
casca
un
cencio
...
Se
arriverà
a
mezzogiorno
...
O
che
anche
loro
vogliono
andare
in
Francia
?
...
A
me
lo
possono
dire
.
-
Ebbene
..
sì
..
vogliamo
andare
in
Francia
.
-
Me
l
'
avevano
a
dire
!
....
Guardino
,
due
barche
piene
di
guardie
.
-
È
vero
...
e
ora
cosa
si
fa
?
-
Non
si
sgomentino
...
Figureranno
di
pescare
...
Prendano
le
lenze
!
Noi
prendemmo
questi
ordigni
e
,
tramutati
lì
per
lì
in
pescatori
,
cominciammo
,
con
una
serietà
unica
,
un
'
operazione
che
dentro
di
noi
ci
faceva
scompisciar
dalle
risa
.
Io
credo
che
i
pesci
fossero
i
primi
a
canzonarci
;
e
'
si
vedevano
guizzare
a
fior
d
'
acqua
,
proprio
vicini
ali
'
esca
fatale
,
poi
,
facevan
cilecca
e
ci
lasciavano
con
un
palmo
di
naso
.
Non
so
quanto
durasse
questo
divertimento
;
mi
rammento
però
che
ci
venne
un
'
appetito
diabolico
;
il
nostro
Caronte
,
da
uomo
saggio
,
capì
per
aria
l
'
antifona
e
ci
condusse
a
dei
vicini
barconi
,
dove
per
lo
più
mangiano
i
marinari
e
i
facchini
del
porto
.
Uno
stoccafisso
,
rifatto
colle
cipolle
,
ci
sembrò
più
gustoso
di
un
manicaretto
,
apprestato
da
Tomson
;
ci
bevemmo
due
fiaschi
di
vino
,
e
ci
sentimmo
raddoppiati
in
coraggio
e
in
costanza
.
Intanto
il
libeccio
seguitava
a
infuriare
;
il
mare
era
divenuto
addirittura
cattivo
;
si
troncavano
gli
alberi
delle
piccole
navi
vicine
,
si
vedeva
volare
dei
cappelli
,
che
appartenevano
agli
imprudenti
che
troppo
si
erano
accostati
all
'
infido
elemento
...
la
cosa
cominciava
ad
essere
non
troppo
graziosa
;
in
quell
'
aspettativa
i
minuti
ci
sembravano
ore
;
non
avevamo
alcuna
notizia
dei
moltissimi
nostri
compagni
e
non
il
più
piccolo
indizio
ci
faceva
sperare
che
si
avvicinasse
il
tanto
desiderato
bastimento
.
Ecco
una
striscia
di
fumo
!
...
Un
oggetto
nero
,
che
ingrandisce
a
vista
d
'
occhi
si
approssima
..
è
il
Var
,
si
grida
tutti
con
un
urlo
di
contentezza
che
si
sprigiona
dalle
più
intime
viscere
,
è
il
Var
,
il
momento
supremo
è
venuto
,
coraggio
!
Il
battello
si
accosta
ad
un
brigantino
,
che
ha
bandiera
Greca
;
in
un
fiat
è
circondato
dalle
guardie
.
Cominciano
le
difficoltà
,
noi
siamo
decisi
a
superarle
.
-
Se
non
li
metto
sù
,
che
Santa
Lucia
benedetta
mi
faccia
perder
la
vista
degli
occhi
!
-
Grida
il
barcaiolo
,
diventato
entusiasta
dopo
l
'
ultimo
fiasco
.
Si
traversò
arditamente
la
fila
dei
bastimenti
,
e
,
allorché
,
fummo
vicini
alle
guardie
,
ci
sdraiammo
nel
fondo
del
nostro
piccolo
schifo
,
l
'
uno
sull
'
altro
,
proprio
alla
maniera
dei
fichi
secchi
;
poi
,
scongiurato
il
pericolo
,
si
girò
dietro
ad
una
tartana
che
combaciava
perfettamente
col
brigantino
:
i
questurini
che
non
sono
mai
stati
ritenuti
per
aquile
d
'
intelligenza
,
non
avevan
posto
attenzione
alla
manovra
e
si
poteva
cominciare
a
credere
che
la
nostra
intrapresa
cominciasse
ad
avere
molte
probabilità
di
sicuro
successo
.
-
Ed
ora
,
come
si
sale
?
-
Domandai
io
,
molto
imbarazzato
nel
non
vedere
alcuna
fune
.
-
Si
va
per
la
catena
dell
'
ancora
-
Aggiunse
immediatamente
e
con
tuono
esaltato
lo
Stefani
,
il
compagno
più
secco
e
più
susurrone
tra
tutti
coloro
che
erano
venuti
con
noi
da
Firenze
.
La
proposizione
fu
accettata
di
subito
ed
io
che
non
ho
mai
brillato
per
la
mia
sveltezza
e
molto
meno
per
le
mie
movenze
ginnastiche
,
mi
aggrappai
alla
catena
di
ferro
e
a
forza
di
urti
e
di
spinte
arrivai
ad
andar
ruzzoloni
e
facendo
un
gran
tonfo
sul
cassero
della
tartana
:
riavuto
appena
dal
colpo
mi
avvidi
che
ero
molto
al
disotto
del
livello
dei
miei
amici
,
saliti
dietro
di
me
;
infatti
caduto
sopra
un
monte
d
'
avena
,
per
quanti
sforzi
facessi
,
non
giungevo
a
capo
di
trarmi
d
'
impaccio
,
chè
ogni
sforzo
ad
altro
non
era
valevole
che
a
farmi
affondare
di
più
.
Dopo
essere
stato
ripescato
alla
meglio
dagli
altri
,
saltammo
tutti
insieme
sul
brigantino
.
Pochi
passi
di
più
ed
i
nostri
voti
erano
esauditi
:
un
maledetto
cagnaccio
comincia
a
abbaiare
e
finisce
coll
'
attaccarsi
alle
polpe
di
mio
fratello
.
Si
tenta
l
'
ultimo
colpo
:
il
mio
fratello
lascia
al
famelico
cane
un
straccio
dei
suoi
pantaloni
...
E
dire
che
sperava
con
questi
di
far
tanta
figura
,
quando
sarebbe
sceso
a
Marsiglia
!
Il
salto
riesce
,
siamo
a
bordo
del
Var
:
i
marinari
ci
accolgono
tra
le
loro
braccia
,
la
gioia
ci
rende
frenetici
e
tutti
insieme
confondiamo
le
nostre
aspirazioni
,
le
nostre
speranze
,
i
nostri
voti
più
cari
,
al
magico
grido
di
viva
la
repubblica
.
-
Giù
,
giù
-
Ci
gridarono
quei
bravi
figli
del
mare
,
appena
che
fu
terminato
quello
slancio
di
esultanza
,
e
ci
buttarono
a
viva
forza
nella
carbonia
.
S
'
immagini
un
po
'
il
lettore
la
nostra
situazione
,
in
quell
'
atmosfera
soffocante
,
e
a
quella
polvere
,
che
ci
ridusse
in
pochi
momenti
in
uno
stato
veramente
deplorevole
;
di
più
si
aggiunga
lo
spettacolo
non
troppo
gradito
che
ci
si
presentava
alla
vista
dall
'
unico
finestrino
,
pel
quale
prendeva
aria
questa
stamberga
;
un
andare
e
venire
di
barche
su
cui
facevano
bella
mostra
di
loro
tutte
le
faccie
più
proibite
della
Cristianità
,
e
pennacchi
di
carabinieri
e
monture
di
guardie
di
pubblica
sicurezza
...
Fortuna
che
siamo
protetti
dalla
bandiera
francese
-
si
diceva
tra
noi
-
e
qui
il
Reale
Governo
Italiano
non
conta
un
bel
corno
.
Ogni
poco
veniva
a
noi
qualcheduno
dell
'
equipaggio
e
ci
esortava
a
soffrire
con
pazienza
.
L
'
equipaggio
,
composto
quasi
tutto
da
originarii
della
Linguadoca
,
naturalmente
parlava
francese
;
di
qui
grande
imbroglio
nei
nostri
,
i
quali
per
farsi
capire
francesizzavano
l
'
italiano
,
creando
una
lingua
ibrida
,
bastarda
,
che
ci
faceva
crepar
dalle
risa
:
lingua
che
si
perfezionò
in
Francia
e
che
ha
fatto
dire
,
bene
a
ragione
,
ultimamente
al
Bizzoni
,
che
,
se
fosse
continuata
la
campagna
il
mondo
avrebbe
annoverato
un
idioma
di
più
;
quello
dei
volontarii
.
Da
un
paio
d
'
ore
si
era
in
quei
triboli
,
quando
si
vide
arrivare
il
Perelli
;
che
nell
'
ascensione
aveva
perduto
il
suo
cappello
a
cilindro
...
-
Cosa
fanno
qui
loro
?
-
Ci
disse
.
-
Lo
vede
:
siamo
nascosti
.
-
Vengano
su
nelle
cabine
...
ci
siamo
tutti
noi
...
Contenti
,
come
uno
che
abbia
beccato
un
terno
,
salimmo
.
Quale
non
fu
la
nostra
sorpresa
,
quando
vedemmo
quasi
tutti
i
nostri
amici
!
-
O
tutte
le
guardie
cosa
facevano
lì
intorno
?
...
La
.
questura
ci
dava
l
'
idea
di
quei
mariti
baggei
che
stanno
in
fazione
,
difaccia
all
'
uscio
di
casa
,
mentre
il
cicisbeo
della
moglie
passa
dalla
finestra
.
Una
gran
risata
echeggia
da
un
capo
all
'
altro
del
ponte
...
Che
è
,
che
non
è
?
...
È
comparso
un
individuo
:
in
perfetto
costume
di
Adamo
:
per
risparmiare
la
spesa
del
barchettaiolo
,
oppure
per
non
esporsi
al
pericolo
di
perder
qualche
cosa
,
come
noi
tutti
,
aveva
preferito
buttarsi
a
noto
nel
mare
;
Era
un
bel
giovinotto
e
ci
riuscì
subito
simpatico
per
lo
strano
modo
con
cui
a
noi
si
presentava
.
Povero
diavolo
!
...
Io
lo
dovea
rivedere
,
ma
col
cranio
fracassato
da
una
palla
prussiana
,
sulla
gran
via
di
Parigi
,
sotto
Talant
,
e
mi
rincresce
di
non
sapere
il
suo
nome
,
perché
rammentandolo
,
forse
a
lui
darebbe
un
pensiero
pietoso
qualche
anima
buona
!
Mi
conforta
però
,
la
persuasione
che
chiunque
lo
abbia
veduto
in
quel
giorno
,
non
potrà
così
facilmente
obliarlo
,
e
,
leggendo
queste
modeste
mie
righe
,
capirà
alla
prima
di
chi
voglio
parlare
.
-
Signori
mi
rincresce
-
Venne
adirci
il
capitano
-
ma
per
stasera
è
impossibile
la
partenza
-
Il
libeccio
è
tremendo
ed
io
non
ho
intenzione
di
mettermi
in
sicuro
pericolo
.
-
Ma
noi
...
saremo
sicuri
?
-
Domandò
uno
.
-
Sulla
mia
parola
d
'
uomo
onesto
,
nessuno
potrà
farsi
bello
di
avere
insultato
la
bandiera
francese
,
qui
dove
sono
io
...
se
non
viene
il
console
a
bordo
,
e
se
egli
pel
primo
non
mi
ordina
di
assistere
ad
una
flagrante
violazione
del
diritto
delle
genti
,
i
questurini
prima
di
toccare
uno
solo
di
loro
,
dovranno
passare
sul
mio
cadavere
.
-
Grazie
,
capitano
-
Gridammo
noi
tutti
-
Voi
siete
un
vero
Francese
.
-
E
a
che
ora
si
mangia
?
-
Chiese
sbadigliando
uno
dei
nostri
,
a
cui
le
idee
non
facevano
dimenticare
di
essere
uomo
.
-
Alle
cinque
....
ci
è
il
pranzo
dei
viaggiatori
....
-
Noi
veniamo
tutti
a
quello
...
non
è
vero
compagni
?
-
Sì
-
Risposero
gli
altri
all
'
unisono
.
Io
mi
azzardai
allora
di
salire
:
e
rincattucciato
dietro
il
parapetto
del
bastimento
,
diedi
un
'
occhiata
alla
riva
vicina
:
qualche
facchino
passeggiava
distrattamente
in
su
e
in
giu
,
nessuno
osservava
il
nostro
battello
;
tutto
a
un
tratto
uno
scialle
rosso
e
uno
nero
,
compariscono
sulla
via
;
due
donnine
dalla
taglia
svelta
e
slanciata
si
appoggiano
all
'
impalancato
che
circonda
il
porto
ed
affissano
i
loro
occhi
sul
Var
.
Chi
sieno
queste
due
creature
?
-
Pensai
tra
me
e
me
e
cominciai
a
figurarmele
bellissime
,
e
mi
parvero
gli
angeli
del
buon
'
augurio
che
fossero
venute
li
a
darci
il
buon
viaggio
;
ma
poi
un
altro
pensiero
mi
sopraggiunse
:
Povere
donne
!
..
Devono
essere
di
certo
parenti
,
amiche
di
qualcuno
che
è
insieme
con
noi
,
e
sfidano
questo
vento
e
questa
indiavolata
stagione
,
purché
loro
sia
dato
vederlo
,
fosse
anche
per
l
'
ultima
volta
:
povere
donne
!
...
Per
noi
uomini
la
gloria
,
le
improvvise
e
belle
emozioni
,
lo
stordimento
che
ci
procurano
e
i
nuovi
piaceri
e
le
nuove
occupazioni
,
le
gioie
dell
'
orgoglio
soddisfatto
,
per
esse
la
solitudine
,
la
lontananza
delle
care
persone
,
la
continua
ansia
di
saperle
in
pericolo
.
Tornai
giù
e
dopo
poco
ci
movemmo
tutti
per
il
pranzo
:
nel
ripassare
io
vidi
i
due
fantastici
scialli
.
Il
trovarci
tutti
insieme
a
mangiare
sul
Var
,
dopo
le
belle
cose
che
ci
erano
accadute
,
non
poteva
fare
a
meno
di
darci
un
brio
,
una
parlantina
,
un
ebbrezza
,
che
,
chiunque
ha
in
zucca
un
pò
di
mitidio
,
comprenderà
perfettamente
alla
prima
.
I
nostri
appetiti
erano
qualche
cosa
di
classico
ed
il
cameriere
di
bordo
ci
guardava
con
certi
occhi
stralunati
,
pensando
certamente
che
,
su
ogni
giorno
gli
fossero
capitati
di
tali
avventori
,
prudenza
avrebbe
voluto
,
che
l
'
ordinario
fosse
a
dir
poco
,
raddoppiato
.
Cominciarono
i
brindisi
;
i
ricordi
più
cari
s
'
intrecciavano
coi
più
generosi
propositi
:
ora
uno
parlava
degli
occhi
celesti
della
graziosa
biondina
che
aveva
lasciato
a
Firenze
,
ora
un
altro
giurava
di
non
aver
comprato
un
revolver
perché
era
sicuro
di
prenderlo
al
primo
ufficiale
prussiano
,
che
gli
si
fosse
presentato
davanti
e
che
avrebbe
ucciso
dicerto
.
-
Evviva
,
Evviva
.
Che
c
'
è
?
Entra
nella
stanza
Gagliano
!
Un
altro
fiasco
che
hanno
fatto
le
guardie
!
-
Ieri
passò
da
Firenze
Ricciotti
;
là
-
dice
-
troveremo
lassù
anche
lui
!
-
Evviva
Ricciotti
-
Gridano
tutti
.
-
E
Menotti
,
e
Garibaldi
e
tutti
i
bravi
Italiani
che
ci
han
preceduto
!
.
Dopo
poco
entra
Tito
Strocchi
,
giornalista
repubblicano
e
valoroso
soldato
,
che
tanto
onore
si
è
fatto
dappoi
.
-
Ma
dunque
ci
siamo
tutti
!
-
Tutti
-
Urlano
entrando
alla
lor
volta
il
Rossi
e
il
Piccini
.
-
Anche
tu
!
-
Dicemmo
a
quest
'
ultimo
-
E
come
hai
fatto
stronco
,
come
sei
,
ad
arrampicarti
?
-
Eh
!
Le
guardie
di
finanza
son
dalla
nostra
e
ci
hanno
insegnato
la
strada
:
Figuratevi
che
noi
siamo
passati
per
la
scaletta
,
proprio
,
come
se
si
fosse
viaggiatori
!
-
Ma
le
guardie
ci
son
sempre
?
-
Se
ci
sono
!
..
E
bisogna
vederli
quei
poveri
diavoli
a
questo
brezzone
...
infilan
le
pispole
,
come
se
si
fosse
in
pieno
gennaio
!
-
Anche
voi
però
...
-
Non
ve
lo
neghiamo
,
il
freddo
ci
è
entrato
nell
'
ossa
.
-
Del
cognac
del
cognac
!
...
-
E
il
cameriere
ci
portò
una
bottiglia
polverosa
dì
vecchio
cognac
,
che
avrebbe
messo
energia
anche
a
un
deputato
del
terzo
partito
.
E
qui
bevi
;
bevi
in
un
modo
incredibile
;
in
un
momento
il
tavolo
fu
pieno
di
bottiglie
e
quando
andai
per
distendermi
nella
mia
cabina
vedevo
tre
o
quattro
colonnelli
,
una
ventina
di
lumi
,
e
un
centinaio
di
persone
,
tra
le
quali
apparivano
circondati
da
un
'
aureola
i
due
scialli
che
mi
avevano
fatta
tanta
impressione
,
pochi
momenti
innanzi
.
Tale
era
il
mio
sonno
e
,
diciamolo
pure
,
l
'
alterazione
in
me
prodotta
dal
vino
che
quando
mi
destai
,
il
sole
era
già
alto
.
Salii
a
poppa
della
nave
dove
trovai
il
povero
Rossi
che
contemplava
astrattamente
l
'
immensa
superficie
del
mare
,
divenuto
di
nuovo
tranquillissimo
;
tutto
era
celeste
e
l
'
onde
venivano
a
baciare
colla
loro
spuma
bianchiccia
,
la
carena
del
nostro
battello
:
si
sarebbe
di
momento
in
momento
aspettato
che
qualche
Nereide
sbucasse
a
fior
d
'
acqua
per
rammentare
ai
mortali
le
dolcezze
del
buon
tempo
antico
.
Il
colonello
Perelli
,
da
vero
vecchio
militare
,
sapendo
quanto
il
tempo
è
prezioso
non
se
ne
stava
con
le
mani
in
mano
ma
dava
prova
di
una
instancabile
attività
;
già
aveva
costituito
le
squadre
,
nominandone
i
capi
,
già
aveva
pensato
al
modo
di
provvedere
il
vitto
per
tutta
quella
gente
(
chè
nella
nottata
il
numero
dei
volontarii
era
asceso
fino
a
cento
)
ed
aveva
in
serbo
per
tutti
buone
speranze
e
conforti
.
La
salle
à
manger
era
stata
trasformata
in
ufficio
di
stato
maggiore
ed
io
fui
incaricato
a
compilare
il
primo
ordine
del
giorno
.
Cominciavo
a
scrivere
,
quando
scesero
nella
stanza
l
'
agente
della
compagnia
accompagnato
dal
capitano
;
mi
domandarono
dove
si
trovasse
il
Colonnello
ed
io
mi
mossi
per
andarlo
a
chiamare
.
Salii
immediatamente
e
trovai
il
Perelli
a
tu
per
tu
con
una
vecchietta
,
tutta
pepe
e
tutta
piangente
.
-
Queste
sono
infamie
e
il
governo
dovrebbe
mandarli
in
galera
....
non
si
strappano
così
i
figliuoli
alle
povere
mamme
che
hanno
fatto
tanti
sacrifizii
per
mantenerli
.
-
L
'
ho
forse
chiamato
io
il
suo
figliuolo
?
borbottava
l
'
altro
stizzito
.
-
Non
lo
so
,
ma
lo
voglio
!
-
Ebbene
,
se
lo
trova
,
che
se
lo
riprenda
!
-
Loro
me
l
'
hanno
nascosto
,
ho
girato
per
tutto
e
non
mi
è
stato
possibile
di
trovarlo
,
-
E
allora
?
-
E
allora
?
!
allora
me
l
'
hanno
a
rendere
,
e
mi
meraviglio
di
lei
che
non
è
più
dell
'
erba
d
'
oggi
e
che
dovrebbe
avere
un
po
'
di
cuore
e
un
po
'
di
cervello
.
-
Ma
,
se
il
nome
del
suo
figliolo
non
comparisce
nel
ruolo
!
....
-
Quel
birbone
ne
avrà
dato
uno
falso
...
-
Colonnello
,
interruppi
io
,
c
'
è
il
capitano
e
l
'
agente
che
lo
desiderano
.
-
Vado
....
mi
sbrighi
lei
questa
donna
.
Cercai
di
persuadere
e
di
consolare
alla
meglio
quella
povera
madre
che
mi
rispondeva
con
impertinenze
da
levare
il
pelo
:
feci
guardare
nei
buchi
più
ascosi
della
nave
,
ma
non
potei
rintracciare
suo
figlio
.
Allora
la
donnicciola
impallidì
e
non
potendo
resistere
alla
pena
e
allo
stringimento
di
cuore
mi
cadde
fra
le
braccia
svenuta
.
Un
vecchio
che
l
'
aveva
accompagnata
in
barchetta
e
che
seppi
dopo
esser
marito
di
lei
,
saltò
infuriato
sul
ponte
facendo
un
baccano
indiavolato
,
minacciando
tutti
e
bestemmiando
peggio
di
un
turco
.
La
mia
posizione
,
se
era
interessante
era
anche
molto
noiosa
.
I
volontarii
si
erano
affollati
intorno
all
'
energumeno
e
di
momento
in
momento
stava
per
nascere
una
pubblicità
spaventevole
.
Riavutomi
un
pochino
dalle
stupore
,
fui
preso
da
rabbia
indicibile
e
mi
venne
voglia
perfino
di
scaraventare
in
mare
l
'
incomodo
fardello
che
mi
gravava
le
braccia
.
-
Oh
!
andremo
in
questura
!
...
-
Proferì
il
vecchio
strascinandosi
dietro
la
moglie
che
s
'
era
riavuta
e
che
urlava
a
squarciagola
:
birbanti
,
ladri
,
assassini
,
il
giusto
Dio
verrà
anche
per
voi
!
Appena
rimessi
da
quella
brutta
impressione
,
vedemmo
capitare
altre
due
donne
.
Capimmo
,
pur
troppo
,
per
aria
quello
che
volevano
anche
loro
.
Io
cominciai
a
credere
di
assistere
ad
una
processione
di
streghe
e
mi
persuasi
che
il
nostro
orizzonte
cominciava
a
oscurarsi
davvero
.
Una
dell
'
ultime
venute
vide
il
suo
figliolo
e
noi
glielo
restituimmo
.
Ecco
un
'
altro
scandalo
!
Il
figliolo
non
voleva
andare
a
nessun
costo
e
si
mise
a
correre
come
uno
spiritato
offrendo
un
gradito
spettacolo
alle
guardie
che
ci
circondavano
e
che
si
erano
tutte
rizzate
per
goder
meglio
la
scena
,
urlando
ad
ogni
poco
:
piglialo
piglialo
.
Non
si
creda
calunnia
il
contegno
che
io
attribuisco
alle
guardie
:
chiunque
è
stato
sul
Var
può
fare
ampia
testimonianza
che
esse
fino
dal
bel
principio
della
mattina
erano
completamente
ubriache
.
A
viva
forza
spingemmo
il
recalcitrante
figliuolo
,
giù
dal
battello
;
appena
però
egli
si
assise
nella
barchetta
che
aveva
accompagnato
sua
madre
,
fu
circondato
dai
carabinieri
i
quali
non
curando
i
pianti
,
i
lamenti
,
le
disperazioni
delle
disgraziatissima
donna
,
lo
condussero
verso
le
carceri
.
-
Si
nascondano
si
nascondano
per
carità
,
l
'
ha
raccomandato
anche
il
signor
Colonnello
.
-
Venne
a
gridarci
con
voce
angosciosa
il
cameriere
di
bordo
.
-
Che
c
'
è
dunque
?
-
C
'
è
che
la
polizia
vuole
acchiapparli
...
-
È
una
storiella
!
...
-
È
la
verità
,
se
lo
assicurino
.
-
Ma
il
Colonnello
?
-
È
nascosto
.
-
E
tutti
gli
altri
?
-
Hanno
seguito
l
'
esempio
del
Capo
...
si
nascondano
anche
loro
...
o
che
vorrebbero
comprometterci
tutti
col
rimanere
in
così
pochi
sul
ponte
?
Ci
guardammo
difatti
e
con
nostra
sorpresa
il
brulichìo
che
ci
eravamo
abituati
a
vedere
,
era
scomparso
e
tutti
i
nostri
compagni
,
come
per
incanto
,
si
erano
dileguati
.
Anche
noi
ci
buttammo
gattoni
verso
la
carbonaia
e
poco
dopo
i
miei
amici
vi
erano
già
scesi
:
ero
per
seguitarli
,
quando
sentii
bussare
dietro
la
porta
della
vicina
cabina
e
la
voce
del
Colonnello
mi
disse
:
Noi
siamo
qui
,
venga
anche
lei
.
La
porta
si
schiuse
ed
io
entrai
.
Eravamo
in
sette
in
una
stanzuccia
dove
a
mala
pena
ci
si
poteva
rigirare
in
tre
!
la
grotta
di
Monsummanno
era
al
paragone
una
cantina
in
tempo
d
'
estate
!
mai
bagno
a
vapore
ha
ottenuto
l
'
efficacia
diretta
che
produceva
in
noi
quell
'
ambiente
!
i
nostri
abiti
e
le
nostre
camice
sembravano
inzuppate
nell
'
acqua
:
se
le
autorità
costituite
avessero
saputo
i
nostri
tormenti
,
benevole
come
sono
verso
noi
scavezzacolli
,
scommetto
che
invece
di
arrestarci
ci
avrebbero
lasciato
diverse
ore
in
quel
bagno
;
se
non
altro
per
avere
il
gusto
di
aprire
la
porta
a
trovarci
in
uno
stato
di
liquefazione
completa
.
-
Ma
cos
'
è
accaduto
,
di
nuovo
?
Domandai
a
bassa
voce
.
-
È
accaduto
che
la
questura
lasciava
liberamente
partire
noi
sette
o
otto
,
purché
prima
le
avessimo
,
consegnato
tutti
questi
bravi
ragazzi
....
Io
ho
sdegnosamente
rifiutato
questa
proposta
.
-
Bravissimo
!
-
E
ora
?
-
Ora
credo
che
sieno
andati
a
riportare
la
mia
risposta
al
questore
.
-
O
guardiamo
,
se
Bolis
è
tanto
birro
da
violare
anche
la
bandiera
francese
.
-
Prima
di
farlo
vorrà
pensarci
due
volte
.
-
E
perché
?
..
I
ciuchi
hanno
sempre
dato
pedate
ai
leoni
morenti
...
ma
per
qual
causa
stiamo
nascosti
?
-
Il
capitano
è
sceso
a
terra
;
se
gli
rilasciano
le
patenti
,
in
meno
di
un
'
ora
si
prenderà
il
largo
.
-
Speriamolo
...
perché
qui
non
siamo
di
certo
in
un
letto
di
rose
.
Passa
mezz
'
ora
,
un
'
ora
e
nessuna
notizia
:
si
comincia
a
udir
qualche
rumore
;
poi
di
sotto
la
fortezza
ci
giunge
all
'
orecchio
un
sussurro
inusitato
;
poniamo
,
l
'
occhio
al
finestrino
della
cabina
:
il
mare
è
popolato
di
barche
,
e
le
barche
,
son
popolate
d
'
angioli
custodi
in
lucerna
;
affollatìssima
è
tutta
la
spiaggia
:
sul
cassero
un
calpestìo
concitato
e
in
senso
diverso
,
poi
reclamazioni
a
cui
si
risponde
dalla
parte
del
popolo
con
fischiate
non
interrotte
;
un
battere
di
sciabole
,
uno
sbatacchiare
di
porte
....
pur
troppo
non
vi
era
più
dubbio
alcuno
,
il
grande
atto
si
era
consumato
,
e
gli
eroici
campioni
del
Regio
Governo
Italiano
potevano
annoverate
una
gloria
di
più
tra
tutte
le
altre
che
li
ha
resi
famosi
.
Sprangammo
la
porta
;
ci
rannicchiammo
nelle
cucciette
e
,
rattenendo
il
respiro
,
facendoci
piccini
piccini
coll
'
ansia
e
la
trepidazione
nell
'
anima
,
collo
sconforto
nel
cuore
,
incerti
di
ciò
che
ci
sarebbe
accaduto
tra
pochi
minuti
,
ma
decisi
a
giocare
di
tutto
,
attendevamo
di
momento
in
momento
di
veder
saltare
la
porta
.
Trascorre
un
altra
mezz
'
ora
;
si
ascolta
il
rumore
dei
disgraziati
che
sono
stati
avvinghiati
pei
primi
dai
falchi
del
Bolis
:
si
compiangono
,
ma
quale
fortuna
,
se
noi
potessimo
uscir
loro
dalle
unghie
!
..
Il
vapore
è
in
movimento
...
Che
si
parta
davvero
?
Non
si
osa
credere
a
noi
stessi
,
ma
alle
fine
ci
si
persuade
che
si
va
...
Si
va
,
ripetiamo
tutti
tra
noi
,
e
sentiamo
tra
ciglio
e
ciglio
l
'
umor
di
una
lacrima
-
Ci
si
ferma
di
nuovo
!
...
-
Esclama
un
nostro
compagno
,
e
pur
troppo
,
ci
si
convinse
di
subito
della
triste
verità
.
Una
testa
comparisce
al
nostro
finestrino
;
era
la
testa
di
un
questurino
,
che
da
abile
esploratore
,
si
era
arrampicato
al
difuori
del
bastimento
,
ed
aveva
scoperto
il
nostro
nascondiglio
.
-
Signori
,
non
resistano
-
Ci
disse
con
voce
rauca
.
-
Nessuno
rispose
;
egli
se
ne
andò
...
Oh
!
avessimo
avuto
un
revolver
!
-
Lei
deve
aprirci
la
porta
-
Ripeteva
intanto
sul
cassero
una
vocina
melliflua
,
a
cui
rispondeva
l
'
accento
ben
cognito
del
capitano
:
Mi
rincresce
,
ma
fu
perduta
la
chiave
...
l
'
assicuro
però
che
quello
è
il
mio
spogliatoio
...
-
Io
ho
l
'
ordine
di
perquisire
ogni
cosa
..
si
mandi
pel
magnano
del
porto
.
Intanto
una
tempesta
di
colpi
si
sprigionava
su
quel
povero
uscio
.
-
È
impossibile
trovare
il
magnano
-
Diceva
poco
dopo
un
'
altra
voce
.
-
Signori
-
Gridava
allora
al
buco
della
nostra
serratura
quello
che
poco
fa
parlava
col
capitano
.
-
Signori
,
io
li
prego
a
non
commettere
imprudenze
,
si
arrendano
colle
buone
;
partire
è
impossibile
,
non
facciano
perdere
un
tempo
prezioso
al
capitano
.
Che
fare
?
Qualunque
resistenza
sarebbe
stata
inutile
e
non
ci
poteva
riuscir
che
dannosa
;
ci
guardammo
in
faccia
(
che
facce
!
il
condannato
che
vien
trascinato
al
patibolo
ne
può
dare
un
'
idea
!
)
e
con
mano
tremante
il
più
vicino
alla
porta
tirò
la
stanghetta
.
Un
'
ooh
prolungato
e
di
soddisfazione
ci
accolse
,
appena
che
comparimmo
.
Dalla
scena
che
si
presentò
allora
ai
nostri
occhi
,
un
pittore
avrebbe
potuto
prendere
argomento
per
un
bellissimo
quadro
ed
un
letterato
per
una
magnifica
descrizione
.
Una
lunga
fila
di
carabinieri
e
di
questurini
occupava
tutto
il
lato
del
bastimento
che
era
dicontro
alla
nostra
cabina
;
più
avanti
il
giudice
d
'
istruzione
colla
ciarpa
turchina
,
Bolis
raggiante
di
contentezza
,
e
un
nuvolo
di
delegati
e
d
'
applicati
di
Pubblica
Sicurezza
che
si
davano
un
moto
,
un
daffare
indicibile
,
e
si
pavoneggiavano
,
esponendo
al
rispettabile
pubblico
ed
all
'
inclita
guarnigione
le
fasce
tricolori
che
avevano
a
tracolla
,
come
segno
indiscutibile
della
loro
autorità
.
Il
capitano
serio
serio
rivolgeva
delle
parole
concitatissime
al
console
,
che
appoggiato
ad
un
tavolino
,
con
una
fisonomia
di
tramontana
guardava
distrattamente
il
cancelliere
che
redigeva
il
processo
verbale
.
Tra
le
squarciate
nuvole
si
era
fatta
strada
la
luna
;
e
,
pareva
,
che
ci
mandasse
un
compassionevole
sguardo
;
sulla
spiaggia
uno
scintillio
di
baionette
,
sulle
quali
si
ripercoteva
il
malinconico
raggio
della
poetica
face
dei
cuori
sensibili
e
degli
innamorati
,
ci
abbarbagliava
la
vista
e
ci
rendeva
sicuri
che
molta
truppa
era
sotto
l
'
armi
è
che
la
questura
di
Livorno
non
aveva
trascurato
verun
provvedimento
perché
i
pesciolini
non
le
scappassero
di
rete
.
Una
lunga
processione
di
barche
solcava
le
onde
tranquille
del
mare
sulla
cui
superfice
una
miriade
di
atomi
luminosi
,
frequenti
più
delle
stelle
del
cielo
,
avrebbe
fatto
nascer
la
voglia
di
intonare
un
bel
canto
alla
natura
,
se
natura
ed
uomini
non
si
fossero
mostrati
,
così
accanitamente
contrarii
ad
una
impresa
che
tanto
avevamo
sospirato
e
che
,
purtroppo
,
così
miseramente
finiva
.
Le
trombe
che
suonavano
la
ritirata
sui
bastioni
della
vicina
fortezza
ci
suonavano
in
cuore
meste
,
come
il
pensiero
che
manda
in
queill
'
ora
il
coscritto
alla
madre
,
alla
casetta
paterna
,
alle
occupazioni
di
un
tempo
:
meste
come
quella
luna
,
come
quei
visi
lunghi
dei
nostri
compagni
che
ci
passavano
davanti
colla
respettiva
accompagnatura
,
come
i
popolani
che
vedendo
la
loro
impotenza
a
salvarci
ci
guardavano
da
riva
con
occhi
stralunati
e
pregni
di
lacrime
.
-
Ma
Gagliano
...
Gagliano
dove
è
?
...
Noi
credevamo
che
fosse
tra
loro
?
...
Esclamò
Bolis
,
dopo
averci
ben
bene
sbirciati
;
-
E
perché
han
fatto
resistenza
?
Ci
domandò
con
un
sorrisetto
volpino
il
giudice
d
'
Istruzione
.
-
Perché
!
...
-
Rispondemmo
noi
tutti
a
una
voce
e
in
tuono
di
meraviglia
..
-
Sì
...
quando
sapranno
tutto
,
chi
sa
,
che
non
sieno
i
primi
a
ringraziarci
...
-
Ringraziarlo
di
averci
arrestati
?
-
Sissignori
...
Oggi
è
venuta
la
notizia
della
capitolazione
di
Metz
.
Quest
'
ultima
sassata
che
,
così
benignamente
ci
si
scagliava
nel
nostro
infortunio
,
ci
fece
nascere
lì
per
lì
una
tal
rabbia
contro
quegli
arnesacci
di
una
bottega
fallita
,
che
loro
volgemmo
disdegnosamente
le
spalle
.
Già
...
è
egli
possibile
che
le
idee
di
sacrifizio
,
di
abnegazione
,
di
generosità
,
possano
esser
comprese
anche
alla
lontana
,
da
un
birro
?
-
L
'
ho
,
l
'
ho
preso
!
..
-
Saltando
come
un
burattino
,
e
fregandosi
le
mani
,
strillò
con
la
sua
vocina
da
pettegola
il
Fassio
,
avvicinandosi
a
noi
.
Questo
Fassio
e
uno
dei
più
famigerati
ispettori
di
Pubblica
Sicurezza
che
si
abbia
in
Italia
;
Garibaldino
nel
1860
,
come
succede
di
tutti
gli
apostati
,
ora
è
diventato
la
più
gran
colonna
della
sbirraglia
italiana
.
-
Che
qualcuno
di
noi
avesse
in
tasca
una
mitragliatrice
?
-
Pensai
tra
me
e
me
-
O
che
tra
i
nostri
compagni
si
sia
mescolato
sotto
mentite
spoglie
qualche
gran
malfattore
?
!
Difatti
l
'
aria
del
Fassio
me
lo
faceva
sperare
;
Cristoforo
Colombo
che
dal
ponte
del
suo
bastimento
vede
baluginare
qualche
cosa
,
che
ha
sembianza
di
terra
;
Moltke
a
Sadowa
che
riceve
l
'
annunzio
dell
'
arrivo
del
corpo
d
'
armata
del
bon
Fritz
,
ci
possono
dare
a
malapena
un
'
immagine
della
beatitudine
che
provava
in
quel
momento
il
rinnegato
democratico
.
Dietro
di
lui
si
vide
arrivare
lemme
lemme
il
Gagliano
in
uno
stato
tale
,
che
,
se
ne
avessimo
avuta
la
voglia
ci
avrebbe
fatto
crepar
dalle
risa
.
Nero
,
per
lo
meno
come
uno
spazzacamino
,
stizzito
come
un
giocator
di
Mako
che
fa
l
'
ultima
cista
,
senza
azzardarsi
nemmeno
di
farci
un
saluto
,
il
povero
uomo
passò
a
capo
basso
davanti
alle
autorità
e
fu
fatto
immediatamente
scendere
in
una
barchetta
,
dietro
la
quale
in
un
'
altra
fummo
messi
io
,
mio
fratello
,
il
Colonello
ed
un
giovinetto
,
che
ancora
non
conoscevo
.
-
Viva
la
libertà
d
'
Italia
!
-
Si
gridava
tutti
come
pazzi
per
via
,
ed
i
carabinieri
non
ardivano
di
dirci
una
sillaba
;
anzi
dalle
loro
fisonomie
si
vedeva
chiaramente
che
avrebbero
lasciato
quell
'
incarico
alle
guardie
di
questura
,
che
,
tutte
impettite
,
boriose
si
tenevano
dell
'
arresto
di
giovani
inermi
nello
stesso
modo
che
avrebbero
fatto
,
se
avessero
vinto
la
battaglia
,
più
aspra
che
si
sia
combattuta
,
dacché
mondo
è
mondo
.
Giunti
vicini
alla
Sanità
,
dove
vedevamo
sbarcare
tutti
gli
altri
,
un
carabiniere
mi
toccò
dolcemente
nel
braccio
e
mi
accennò
un
vaporino
,
la
cui
camminiera
faceva
fumo
.
-
Vede
quello
là
?
-
Mi
disse
-
Era
preparato
per
loro
,
qualora
avessero
preso
il
largo
.
Guardai
e
quello
spauracchio
mi
fece
sorridere
;
il
grande
edifizio
navale
non
aveva
che
due
cannoni
,
uno
per
parte
e
di
un
calibro
così
modesto
,
che
sembravano
,
piuttosto
giocattoli
da
bimbi
che
utensili
da
guerra
.
Oh
!
...
se
si
fosse
usciti
dal
posto
,
se
si
avesse
cominciato
a
filare
...
se
erano
buoni
a
acchiapparci
con
quel
trabiccolo
,
sarei
stato
contento
di
perder
la
testa
!
..
La
barca
si
fermò
:
noi
scendemmo
.
Diedi
un
'
ultimo
sguardo
al
porto
,
vidi
il
cammino
del
Var
che
fumava
,
e
il
battello
che
era
in
movimento
!
Oh
come
in
quell
'
istante
il
mio
pensiero
ricorse
alle
cabine
,
dove
ci
eravamo
sdraiati
la
sera
avanti
alla
medesima
ora
:
oh
!
come
desiderai
che
il
tempo
ritornasse
indietro
di
poche
ore
soltanto
per
non
essere
sicuro
della
barbara
realtà
,
che
ci
opprimeva
in
quel
mentre
.
Moltissima
gente
si
era
affollata
a
due
lati
della
porta
che
conduceva
all
'
uffizio
della
delegazione
del
porto
.
Tra
questa
gente
io
vidi
di
nuovo
i
due
scialli
...
Ma
dunque
,
non
ci
abbonderanno
più
queste
donne
?
I
volontari
erano
stati
ammassati
,
pigiati
in
una
stanzuccia
;
una
guardia
,
con
un
coraggio
da
eroe
,
distribuiva
ogni
tanto
qualche
pedata
a
chi
più
susurrone
e
più
curioso
degli
altri
si
azzardava
a
rivolgere
qualche
interrogazione
.
È
un
fatto
:
la
polizia
degli
antichi
sovranucci
,
che
i
monarchici
d
'
oggi
gabellano
per
tiranni
e
per
despoti
,
non
hanno
mai
usato
dei
modi
schifosi
che
usano
i
questurini
del
nostro
beatissimo
regno
:
quando
uno
capita
per
caso
tra
le
loro
mani
,
può
attaccare
un
voto
,
se
per
lo
meno
non
ci
lascia
una
costola
,
chè
questa
gente
è
molto
feroce
...
quando
l
'
individuo
è
in
ceppi
e
puzza
un
tantino
di
repubblicano
!
...
Chiuder
gli
occhi
sui
gallinai
,
fare
il
manutengolo
ai
ladri
è
permesso
,
ma
lasciare
in
santa
pace
un
soggetto
pericoloso
,
un
uomo
che
sbraita
sempre
perchè
vuole
esser
riconosciuto
per
uomo
...
oh
!
questo
è
troppo
!
E
il
paterno
governo
,
simile
al
giusto
Dio
che
fa
cader
la
grandine
e
i
fulmini
sul
campo
dei
peccatori
,
deve
aggravar
la
mano
su
coloro
che
hanno
le
sfacciataggine
di
urlare
quando
tutti
dormono
:
i
galantuomini
non
devono
essere
svegliati
...
lo
impedisce
anche
il
regolamento
di
Pulizia
!
Coroniamoci
adunque
di
elleboro
,
sorbiamo
il
papavero
che
giorno
per
giorno
ci
ammanniscono
i
giornali
governativi
e
,
dacchè
non
abbiamo
il
coraggio
di
fare
,
abbiamo
almeno
il
buon
senso
di
darci
ad
un
sonno
profondo
.
Un
vecchietto
,
con
li
occhiali
d
'
oro
più
giù
che
a
metà
del
naso
,
rincantucciato
in
uno
sgabbiolo
di
legno
che
faceva
le
veci
di
scrittoio
,
via
via
che
si
passava
ci
chiedeva
il
nostro
nome
,
quello
dei
nostri
parenti
,
il
nostro
domicilio
e
la
nostra
,
professione
.
-
Possono
partire
-
Gridò
poco
dopo
con
voce
tonante
il
Bolis
,
Giove
Tonante
di
quell
'
Olimpo
di
birracchioli
e
di
guardie
di
tutte
le
qualità
e
di
tutte
le
dimensioni
.
Un
applauso
prolungato
fece
eco
a
queste
parole
;
i
giovinotti
credavano
di
essere
liberi
...
Poveri
grulli
!
...
Quale
storia
ci
ha
mai
fatto
sapere
che
il
gatto
si
lasci
scappare
il
sorcio
dalle
unghie
?
-
Avanti
!
...
-
Urlarono
con
mala
grazia
a
loro
volta
le
guardie
...
-
O
dove
si
va
?
-
Cercò
qualcheduno
.
-
Loro
non
lo
devono
sapere
.
A
noi
,
come
presi
insieme
col
colonnello
,
fu
fatto
il
favore
di
farci
passare
nella
caserma
dei
carabinieri
;
ci
si
disse
,
in
attesa
di
ordini
superiori
...
Intanto
gli
altri
traversavano
via
Grande
,
tutta
gremita
di
popolo
che
li
accompagnava
con
applausi
frenetici
;
ci
volle
del
buono
e
del
bello
per
sconsigliare
i
popolani
a
non
far
qualche
pazzia
,
ed
essi
allora
non
potendo
fare
altro
,
si
mostrarono
generosissimi
con
quei
poveri
diavoli
che
venivano
trasferiti
alle
carceri
;
e
fu
una
pioggia
continua
di
sigari
,
di
pezzi
di
pane
,
d
'
involti
di
companatico
,
e
persino
di
foglietti
da
mezzo
franco
e
da
un
franco
.
Oh
!
...
il
popolo
è
generoso
,
il
popolo
ha
la
magnanimità
per
istinto
,
e
,
se
si
lascia
abbindolare
dai
farabutti
,
al
momento
buono
,
quasi
per
miracolo
,
sente
spingersi
avanti
dalla
voce
del
dovere
,
del
progresso
,
della
libertà
;
rinnegando
le
massime
false
,
che
gli
son
volute
inoculare
nelle
scuole
governative
e
nei
così
detti
giornali
popolari
che
vivono
sulle
spese
segrete
del
ministero
,
egli
al
primo
indizio
di
lotta
vicina
,
come
un
uomo
solo
corre
al
suo
posto
.
Oggi
protesta
con
gli
urli
alle
guardie
e
colle
picchiate
di
mano
ai
prigionieri
,
domani
muore
,
santificando
il
principio
democratico
,
sulle
barricate
.
Perdendo
lo
vedrete
marcire
nelle
,
carceri
,
e
soffrire
per
le
vie
,
vincendo
voi
lo
vedrete
al
lavoro
!
I
carabinieri
ci
accolsero
con
tutta
la
gentilezza
immaginabile
,
ci
domandarono
,
se
si
aveva
bisogno
di
qualche
cosa
,
e
noi
che
,
come
uomini
,
dopo
tante
ore
dì
disagio
si
aveva
diritto
ad
avere
appetito
,
ordinammo
del
salame
,
del
prosciutto
e
due
fiaschi
di
vino
.
Incontrammo
in
quella
stanza
lo
Strocchi
;
anche
egli
aveva
ricevuto
lo
strano
favore
di
essere
trattato
un
pò
meglio
del
rimanente
della
spedizione
.
Chi
era
stato
la
causa
diretta
dell
'
invasione
del
Var
?
Io
non
lo
saprei
dire
.
Hanno
qualche
carattere
di
verità
le
accuse
che
si
son
palleggiati
l
'
uno
con
l
'
altro
a
vicenda
diversi
individui
che
facevano
parte
della
nostra
mandata
!
Io
credo
di
no
:
credo
soltanto
che
il
governo
Italiano
,
il
quale
ha
sempre
in
serbo
un
granello
d
'
incenso
per
chi
trionfa
ed
è
forte
,
siccome
,
è
uso
di
tutti
i
codardi
,
sìa
sempre
disposto
a
tirar
sassate
da
orbi
a
tutti
quelli
che
per
propria
disgrazia
si
trovano
a
terra
;
e
così
,
mentre
or
non
sono
pochi
anni
,
per
non
violare
la
bandiera
Imperiale
di
Francia
si
lasciavano
tranquillamente
a
bordo
dell
'
Authion
i
fratelli
La
Gala
:
in
pieno
1870
si
aveva
il
coraggio
di
buttar
giù
porte
,
scassinar
serrature
e
strappare
a
viva
forza
dei
giovani
generosi
,
che
dovevano
essere
sacri
,
perché
protetti
dallo
stendardo
di
una
nazione
amica
,
di
un
governo
che
si
era
riconosciuto
,
ma
che
versava
in
pericoli
immensi
-
E
dove
ci
mandano
?
-
Domandammo
al
brigadiere
dei
carabinieri
,
dopo
che
avemmo
veduto
un
soldato
,
latore
di
un
piego
,
che
fu
letto
attentamente
dal
capoposto
.
-
Io
devo
trasmetterli
ai
Domenicani
.
-
Sicché
proprio
in
prigione
?
-
Pur
troppo
!
Un
lungo
silenzio
tenne
dietro
a
queste
parole
.
Creder
di
andare
in
Francia
e
sgusciare
diritti
come
fusi
in
prigione
,
era
una
cosa
che
non
ci
si
aspettava
di
certo
,
e
,
per
quanto
tutti
,
chi
più
chi
meno
ci
si
piccasse
di
esser
filosofi
,
per
quanto
dopo
l
'
arresto
questa
soluzione
fosse
l
'
unica
prevedibile
,
una
tal
notizia
dettaci
lì
a
bruciapelo
,
mentre
il
ritardo
ci
aveva
fatto
rinascere
in
cuore
un
po
'
di
speranza
,
ci
mise
a
tutti
un
diavolo
por
capello
.
-
Si
facciano
coraggio
-
Ci
diceva
il
brigadiere
-
Prendano
le
cose
con
calma
...
tutt
'
al
più
sarà
il
male
di
qualche
settimana
!
Qualche
settimana
!
-
E
gli
pareva
di
dir
poco
al
buon
'
uomo
!
...
Rinunziare
alla
vita
,
alle
nostre
speranze
,
non
goder
più
di
quella
libertà
,
che
è
prima
attributo
di
ogni
essere
,
ma
sia
pur
per
un
'
ora
,
per
chi
sente
qualcosa
,
è
sempre
un
supplizio
.
-
Entri
,
entri
,
ma
mi
raccomando
non
faccia
scene
-
Così
diceva
,
introducendo
nella
stanza
la
moglie
di
Gagliano
,
un
carabiniere
.
-
Veramente
!
...
-
Borbottò
alzandosi
il
brigadiere
...
-
Lasci
correre
-
Ci
affrettammo
a
proferire
noi
tutti
-
nessuno
parlerà
di
questo
colloquio
.
-
Ti
hanno
messo
le
manette
,
questi
vili
,
eh
?
-
E
tu
non
hai
avuto
cuore
di
bucar
loro
la
pancia
?
-
Gettandosi
al
collo
del
marito
,
e
frammischiando
al
suo
dire
qualche
singhiozzo
,
esclamava
l
'
arditissima
donna
.
Perdemmo
un
cinque
minuti
a
persuaderla
che
non
eranvi
state
manette
,
ed
allora
lei
,
facendoci
dei
segni
,
ci
fece
capire
che
,
se
avevamo
qualche
cosa
di
compromettente
,
le
si
consegnasse
:
ed
in
fatti
,
colto
il
momento
che
i
carabinieri
non
ci
guardavano
,
demmo
a
lei
certe
lettere
,
che
,
se
ci
fossero
state
trovate
addosso
,
non
ci
avrebbero
certamente
servito
di
raccomandazione
presso
quella
gente
,
che
si
doveva
bazzicare
fra
poco
tempo
.
La
presenza
di
una
donna
in
quell
'
ora
tristissima
,
in
mezzo
ai
carabinieri
,
dopo
tutte
le
emozioni
che
si
era
subito
durante
il
corso
di
quella
giornata
memorabile
ci
procurò
un
sollievo
,
e
uno
stringimento
di
cuore
,
che
non
mi
provo
nemmeno
a
descrivere
;
e
quando
la
ci
stese
la
mano
e
con
voce
resa
tremula
dalla
voglia
di
piangere
,
ci
disse
:
coraggio
,
io
mi
sentii
inumidite
le
ciglia
e
provai
l
'
inenarrabile
voluttà
di
una
lacrima
.
-
Le
carrozze
son
pronte
!
-
Partiamo
!
-
Meno
male
che
marciamo
en
grands
seigneurs
.
-
Di
'
piuttosto
,
come
i
malfattori
che
vanno
alla
Corte
d
'
Assise
...
-
Eh
!
...
loro
ed
i
principi
sono
i
soli
che
hanno
diritto
di
avere
una
scorta
!
Gli
estremi
si
toccano
...
-
E
si
rassomigliano
!
Si
montò
nelle
carrozze
e
dopo
un
breve
tratto
di
via
ci
fermammo
:
si
sentì
cigolare
una
porta
...
Eravamo
giunti
ai
Domenicani
.
CAPITOLO
III
.
La
prigione
!
...
È
mai
vissuta
creatura
umana
,
dirò
con
Guerrazzi
,
che
sollevando
le
pupille
verso
il
soffitto
di
una
di
quelle
stamberghe
,
in
cui
,
per
ravvederlo
,
s
'
incretinisce
il
colpevole
,
non
abbia
esclamato
esser
questa
l
'
invenzione
più
barbara
,
che
mai
sia
mulinata
nel
cervello
dell
'
uomo
?
Quattordici
passi
di
lunghezza
;
sei
di
larghezza
:
una
finestra
alta
cinque
piedi
da
terra
,
e
dalla
cui
ferriata
a
quadrelli
vedi
sempre
quel
medesimo
strappo
di
Cielo
,
quella
medesima
tettoia
dell
'
edifizio
difaccia
,
quella
medesima
stella
che
sera
per
sera
,
qual
malinconica
amica
,
par
che
venga
a
darti
un
saluto
,
un
conforto
ed
una
speranza
;
un
pagliericcio
per
sdraiarsi
:
una
brocca
d
'
acqua
per
bere
;
in
quanto
a
mangiare
...
ci
sono
le
mani
che
paiono
fatte
apposta
per
questo
!
...
Il
rumore
del
mondo
,
in
mezzo
al
quale
ti
trovi
ma
che
,
almeno
per
ora
è
morto
per
te
,
viene
a
colpirti
gli
orecchi
nella
tua
solitudine
ed
ora
qualche
allegra
canzone
ti
rammenta
i
bei
tempi
che
unito
agli
amici
andavi
a
far
la
serenata
sotto
i
balconi
della
tua
bella
:
ora
i
concerti
di
una
musica
militare
t
'
inebriano
,
ti
rapiscono
in
pensieri
l
'
uno
più
dell
'
altro
impetuosi
:
ora
il
frastuono
della
via
,
le
urla
dei
venditori
,
il
continuo
passare
delle
carrozze
ti
riportano
i
momenti
in
cui
tu
pur
passeggiavi
,
in
cui
tu
pure
davi
alla
sfuggita
un
occhiata
alle
belle
signore
che
come
Dee
ti
passavano
innanzi
agli
occhi
,
trasportate
da
'
loro
cocchi
:
insomma
un
cumulo
di
reminiscenze
che
ti
straziano
l
'
anima
:
è
un
martirio
che
fa
deperire
e
qualche
volta
impazzire
l
'
uomo
d
'
ingegno
e
di
cuore
,
e
che
indurisce
viepiù
chi
è
incallito
nel
vizio
.
Aggiungete
a
tutto
questo
l
'
obbligo
di
restare
lì
chiuso
,
mentre
,
alla
semplice
idea
di
esser
costretto
a
fare
una
cosa
,
fosse
pure
la
più
gradita
,
si
prova
una
certa
repugnanza
che
ci
fa
entrar
le
paturnie
.
Perchè
invece
di
una
severità
che
non
dà
alcun
resultato
,
non
si
cerca
di
ricondurre
sulla
buona
via
quello
,
che
ne
è
lontano
,
a
forza
di
cure
amorevoli
?
Quando
si
è
messo
il
colpevole
nell
'
impossibilità
di
nuocere
alla
società
,
a
che
prò
aggravare
la
mano
sopra
di
lui
,
e
incessantemente
torturarlo
?
...
Io
fò
una
scommessa
;
se
domani
un
domatore
di
fiere
uccidesse
così
per
ghiribizzo
un
leone
che
ha
in
gabbia
,
o
si
divertisse
a
martoriarlo
a
colpi
di
spillo
,
i
filantropi
non
la
farebbero
più
finita
colle
loro
proteste
:
i
giornali
partoribbero
articoli
sopra
articoli
e
se
ne
farebbe
quasi
quasi
una
questione
di
Stato
.
Qui
invece
abbiamo
degli
uomini
che
sentono
,
amano
,
che
hanno
peccato
per
inesperienza
,
per
fatalità
,
ma
che
per
ora
non
possono
tornare
a
peccare
:
una
delle
due
...
o
questi
uomini
si
credono
capaci
di
ravvedimento
,
o
no
:
in
questo
ultimo
caso
uccideteli
:
nel
primo
cercate
d
'
istruirli
,
fate
loro
conoscere
quanto
sia
migliore
la
strada
della
virtù
da
quella
del
vizio
,
educateli
col
lavoro
,
metteteli
in
un
'
isola
incolta
e
provvedete
che
quest
'
isola
affidata
alle
loro
mani
,
addivenga
ridente
,
ubertosa
...
fate
loro
conoscere
l
'
agiatezza
,
la
calma
,
la
soddisfazione
del
buono
operaio
,
eppoi
restituiteli
alla
società
,
che
potrà
a
ben
diritto
vantarsi
di
avere
acquistato
dei
buoni
cittadini
in
quelli
che
fin
ora
non
eran
che
rei
!
...
Anche
per
legge
fisica
quanta
più
è
la
repressione
,
tanta
maggiore
è
la
reazione
.
Chiedo
scusa
ai
lettori
di
aver
loro
fatto
ingozzare
questa
tirata
,
che
a
qualcuno
farà
l
'
effetto
del
cavolo
in
una
merenda
;
d
'
altronde
qui
si
parla
di
una
carcere
,
qual
migliore
occasione
per
spifferare
le
riflessioni
che
si
son
covate
in
quella
solitudine
e
in
contatto
di
quei
disgraziati
?
In
quanto
a
noi
,
grazie
all
'
amabilità
del
capo
guardiano
dello
stabilimento
,
fu
cercato
di
renderci
meno
dura
che
fosse
possibile
la
prigionia
.
Ci
misero
in
sei
in
una
stanza
;
lasciarono
che
si
fumasse
a
nostro
bell
'
agio
:
ci
si
passavano
i
giornali
,
dove
tra
le
altre
cose
apprendemmo
l
'
infame
tradimento
del
generale
cortigiano
Bazaine
:
non
ci
era
fatta
alcuna
restrizione
nel
mangiare
e
nel
bere
:
ci
si
trattava
insomma
coi
guanti
,
e
inservienti
e
guardiani
,
lungi
dal
far
pompa
di
quelle
mosse
scortesi
di
cui
sì
spesso
e
sì
volentieri
fanno
pompa
coi
carcerati
di
bassa
estrazione
,
si
perdevano
in
scappellature
ed
inchini
e
venivano
due
tre
volte
per
ora
a
domandarci
,
se
si
abbisognava
di
qualche
cosa
.
Era
compassione
questa
,
o
,
piuttosto
come
succede
in
qualunque
circostanza
nel
mondo
anche
là
si
venerava
l
'
abito
,
anche
là
avendoci
veduti
insieme
col
Colonnello
e
per
questo
scambiandoci
forse
per
uno
stato
Maggiore
,
si
cercava
entrare
nelle
nostre
buone
grazie
,
perchè
si
aveva
la
ferma
credenza
che
eravamo
pezzi
grossi
?
...
Io
credo
che
quest
'
ultima
sia
la
ragione
più
giusta
e
più
esatta
delle
preferenze
che
si
avevano
per
noi
.
Quell
'
ingegno
ferace
,
che
tanto
predominava
sugli
altri
per
lo
spirito
d
'
osservazione
e
che
così
presto
doveva
esser
rapito
all
'
Italia
,
intendo
parlare
di
Carlo
Bini
,
nelle
sue
riflessioni
sui
prigionieri
ha
dettato
delle
pagine
maravigliose
per
la
verità
sulle
distinzioni
sociali
,
che
con
scrupolo
sono
venerate
ancora
nelle
carceri
.
Povero
!
...
t
'
hanno
condotto
qui
,
tu
devi
aver
peccato
di
certo
;
va
'
giù
nel
buglione
,
là
troverai
degli
amici
e
dei
degni
compagni
...
e
spesso
per
spingerlo
più
presto
gli
si
amministra
gentilmente
una
pedata
che
il
meschinello
riceve
,
grattandosi
il
capo
!
Sarà
innocente
...
E
che
importa
?
...
Lo
si
manda
giù
tra
la
feccia
,
tra
i
borsaioli
,
tra
i
ladri
d
'
ogni
qualità
e
d
'
ogni
risma
;
gli
si
fanno
degli
sgarbi
premeditati
,
gli
si
ride
sul
muso
quando
protesta
della
propria
innocenza
;
si
tiene
a
stecchetto
di
pane
,
si
fa
mangiare
mezz
'
ora
dopo
quella
prescritta
dai
regolamenti
,
si
cerca
infine
di
rendere
più
triste
,
più
penosa
la
di
lui
posizione
:
mai
una
parola
d
'
affetto
per
lui
,
sempre
un
ghigno
,
sempre
una
maledizione
...
E
se
fosse
innocente
!
...
Per
un
signore
poi
è
un
altro
paio
di
maniche
:
inchini
,
conforti
,
agevolezze
:
il
caffè
e
latte
la
mattina
,
la
bottiglia
per
pranzo
,
e
qualche
volta
anche
il
the
per
la
sera
...
oh
,
come
è
rispettata
l
'
eguaglianza
a
questi
lumi
di
luna
!
Dunque
,
come
ho
detto
,
eravamo
in
cinque
in
una
prigione
.
Gagliano
,
il
Colonnello
,
mio
fratello
,
io
ed
un
giovinetto
Perugino
,
che
per
la
prima
volta
si
moveva
da
casa
,
e
che
era
innamorato
come
un
ciuco
di
una
ballerina
cui
aveva
promesso
per
quanto
prima
l
'
anello
nuziale
.
Il
primo
giorno
,
non
vedendo
alcuna
probabilità
di
un
interrogatorio
,
non
facemmo
che
scrivere
.
Scrivemmo
al
console
,
a
una
dozzina
di
deputati
,
a
una
mezza
dozzina
dì
giornalisti
,
e
perfino
al
Lanza
:
in
tutti
i
nostri
scritti
si
protestava
contro
la
patente
ingiustizia
,
di
cui
eravamo
stati
le
vittime
,
e
si
scongiurava
,
affinchè
fosse
troncato
quello
stato
penoso
,
che
,
temevamo
,
si
prolungasse
ancora
per
un
lasso
di
tempo
,
non
indifferente
.
Uno
dei
nostri
,
che
era
stato
diverse
volte
in
prigione
sempre
per
affari
politici
,
ci
iniziò
nei
misteri
della
vita
non
troppo
geniale
del
carcere
,
e
c
'
insegnò
tra
le
altre
cose
un
mezzo
sicuro
,
per
comunicare
con
gli
altri
infelici
,
quantunque
fossero
in
stanze
dalla
nostra
lontane
:
il
nome
tecnico
di
questo
nuovo
sistema
di
comunicazione
è
il
cavallo
;
si
attacca
ad
un
sasso
o
a
un
pezzo
di
legno
una
cartolina
,
in
cui
si
scrive
,
quello
che
vogliamo
;
si
avvolge
poi
tutto
ad
un
filo
e
dalla
finestra
si
lancia
,
dove
si
ha
intenzione
di
farlo
recapitare
;
i
prigionieri
,
nella
solitudine
aguzzano
tanto
l
'
ingegno
,
addiventano
così
maestri
nella
precauzione
,
che
se
si
ingannano
una
volta
sola
,
in
questo
nuovo
bersaglio
,
si
può
assicurare
che
è
una
fatalità
.
Inutile
il
dire
,
che
noi
ci
servimmo
di
questo
mezzo
spessissimo
,
e
sul
principio
facemmo
delle
matte
risate
,
alle
spalle
di
qualcheduno
il
quale
più
che
si
piccava
ad
essere
gran
tiratore
,
più
ne
mandava
di
fuori
.
"
Come
son
lunghe
,
eterne
L
'
ore
del
prigionier
!
"
Canta
il
tenore
nel
secondo
atto
del
Pipelet
,
e
se
noi
non
cantavamo
queste
parole
,
se
ne
comprendeva
però
in
quei
momenti
tutta
la
desolante
verità
.
Addormentarsi
colle
galline
,
essere
in
piedi
ai
primi
chiaror
dell
'
alba
;
appena
desti
,
eccoti
ad
assalirci
la
spaventevole
idea
di
quattordici
o
quindici
ore
d
'
inerzia
forzata
;
oh
,
almeno
oggi
tuonasse
,
infuriasse
una
gran
tempesta
...
sarebbe
una
distrazione
!
..
Oh
!
se
si
avesse
nel
cuore
la
mansuetudine
pecoresca
del
Pellico
,
chè
potremmo
passare
ore
intiere
,
facendo
asceticamente
delle
contemplazioni
sulle
tele
di
ragno
,
che
in
sì
gran
numero
e
,
a
mò
di
tendoni
,
adornano
la
volta
della
nostra
abitazione
!
Oh
!
venisse
un
nuovo
carceriere
gobbo
,
sbilenco
,
rachitico
,
o
per
lo
meno
tartaglione
si
potrebbe
ridere
qualche
tempo
per
conto
suo
...
Ma
no
signori
,
sempre
i
medesimi
volti
,
sempre
il
medesimo
cielo
nè
sereno
,
nè
brusco
,
sempre
qualche
pezzetto
di
ragnatelo
che
ci
dà
fastidio
,
cadendo
ed
appiccicandosi
sui
nasi
respettivi
.
Si
fece
delle
palle
colla
midolla
di
pane
e
ci
si
mise
a
giocare
alle
boccie
...
Ci
si
annoiava
mortalmente
;
si
tentava
attaccare
una
discussione
filosofica
o
letteraria
...
sul
più
bello
un
prolungato
sbadiglio
faceva
uscir
di
carreggiata
l
'
oratore
e
lo
squarcio
di
poesia
e
di
eloquenza
finiva
con
una
solita
imprecazione
,
dove
non
si
risparmiava
nessuno
.
L
'
unico
che
vivesse
estraneo
a
tutto
quello
che
si
svolgeva
dinanzi
a
noi
,
era
il
giovinetto
che
tesseva
omelie
,
ripensando
alla
sua
bella
ed
ai
dolci
momenti
che
era
solito
passare
con
lei
.
A
questi
sproloqui
,
noi
assumendo
la
dignità
di
uomini
stagionati
,
e
che
hanno
corso
per
tutti
i
versi
la
cavallina
,
facevamo
tener
dietro
delle
dissertazioni
serio
-
facete
,
e
dei
consigli
che
le
più
volte
facevano
diventar
rossa
come
una
ciliegia
la
faccia
del
pudibondo
giovinetto
il
quale
terminava
ogni
suo
dire
,
sacrando
per
tutti
gli
Dei
,
che
la
gentile
fanciulla
,
malgrado
tutti
gli
ostacoli
,
avrebbe
finito
per
diventare
sua
moglie
.
E
infatti
,
oggi
tornato
di
Francia
,
ho
saputo
la
grata
novella
del
felice
connubio
che
amore
sparga
sempre
di
rose
il
beato
talamo
in
cui
piange
la
ragione
e
la
democrazia
:
che
quel
giovine
infondo
aveva
cuore
,
e
si
entusiasmava
per
le
idee
generose
.
Gagliano
pareva
poi
,
che
avesse
in
corpo
un
'
organino
;
cominciava
a
ciabare
la
mattina
a
bruzzico
e
durava
a
sfringuellare
fino
all
'
undici
e
anche
a
mezzanotte
;
se
noi
si
dormiva
lui
non
si
perdeva
d
'
animo
e
con
una
costanza
degna
di
miglior
causa
,
discorreva
solo
,
trinciando
l
'
aria
con
gesti
agitati
,
e
ripetendo
ordini
del
giorno
e
proclami
di
là
da
venire
:
ei
s
'
era
fitto
in
capo
di
costituire
una
compagnia
che
si
doveva
chiamare
dei
cacciatori
del
Varo
,
egli
l
'
avrebbe
costituita
,
appena
che
ci
si
fossero
schiuse
le
porte
.
La
questura
che
seppe
forse
il
progetto
,
e
che
,
da
abile
maestra
,
sa
quanto
va
maturato
un
disegno
perchè
possa
riuscire
,
mentre
dava
la
via
,
pochi
giorni
dopo
,
a
tutti
noi
,
riteneva
in
chiusa
per
altri
tre
mesi
il
povero
capitano
di
quella
compagnia
,
la
quale
,
come
direbbero
le
nostre
donnicciole
,
restò
sempre
nella
mente
di
Dio
.
Ci
si
faceva
prendere
aria
due
volte
per
giorno
:
la
prima
volta
lungo
i
corridoi
circondati
da
terrazzini
,
da
cui
è
intersecato
lo
stabilimento
:
la
seconda
su
,
in
un
piccolo
belvedere
dal
quale
si
godeva
di
un
colpo
d
'
occhio
incantevole
.
Sui
muri
dei
corridoii
,
come
su
quelli
della
terrazza
non
si
vedevano
che
scritti
in
lapis
:
erano
ricordi
,
conforti
scambievoli
dei
prigionieri
:
geroglifici
indecifrabili
,
ma
che
forse
contenevano
rivelazioni
per
chi
era
d
'
intesa
:
accidenti
alle
spie
e
morte
ai
birri
erano
quasi
sempre
il
ritornello
obbligato
di
questi
sfoghi
.
Su
in
terrazza
trovammo
anche
dei
versi
:
quantunque
si
sia
detto
,
e
ridetto
fino
a
sazietà
che
la
solitudine
fa
crescere
il
bernoccolo
poetico
,
anche
a
coloro
che
da
mamma
natura
non
hanno
avuto
un
tal
dono
,
l
'
apparizione
di
queste
strofe
fu
salutata
da
noi
con
un
hourrà
clamoroso
,
che
fece
venire
in
fretta
e
furia
i
guardiani
a
domandar
cosa
fosse
avvenuto
.
I
versi
eramo
mediocri
,
ma
giudicando
dal
modo
col
quale
erano
scritti
,
si
poteva
giurare
che
quello
che
li
aveva
vergati
aveva
fatto
anche
troppo
e
che
aveva
un
'
anima
molto
più
sensibile
di
tutte
le
altre
che
si
trovavano
in
quelle
catapecchie
.
I
versi
son
questi
;
ve
li
riscrivo
tali
e
quali
,
chiedendo
scusa
all
'
anonimo
autore
dell
'
indiscrezione
,
e
ai
miei
lettori
qualora
non
andassero
loro
a
fagiuolo
.
Campanella
che
rammenti
Al
dolente
prigioniero
I
dolori
ed
i
tormenti
Di
una
vita
,
che
finì
...
Deh
!
Riporta
al
mio
pensiero
Le
speranze
d
'
altri
dì
.
Di
quei
dì
,
che
una
tranquilla
Gioia
al
Cielo
mi
rapia
:
Fissa
in
Lei
la
mia
pupilla
Comprendevo
la
beltà
,
Comprendevo
la
poesia
Sentia
in
cuor
la
libertà
Or
son
morto
,
o
campanella
Suona
,
suona
a
funerale
Più
non
veggo
la
mia
bella
Più
non
palpita
il
mio
onor
Sul
mio
letto
sepolcrale
Suona
i
tocchi
del
dolor
E
qui
il
poeta
finiva
e
la
parola
dolor
con
cui
avea
terminato
tu
la
vedevi
ripetuta
ai
quattro
angoli
dell
'
ode
!
...
Sia
stato
un
malfattore
colui
che
vergò
questi
versi
?
...
Se
anche
lo
fu
,
è
certo
che
fu
più
infelice
di
quello
che
fosse
colpevole
!
Passammo
altri
due
giorni
in
questa
completa
atonia
;
già
tre
giorni
che
eravamo
separati
da
tutti
,
già
tre
giorni
col
timore
che
i
nostri
compagni
avessero
bruciato
delle
cartuccie
contro
i
Prussiani
!
...
Finalmente
venne
l
'
interrogatorio
:
un
interrogatorio
pro
forma
,
dove
ognuno
rispondeva
a
casaccio
tutto
quello
che
gli
veniva
alla
bocca
,
dove
s
'
inventavano
scuse
così
magre
e
storie
così
bambinesche
,
che
sarebbero
cadute
al
primo
soffio
di
un
accusatore
,
fosse
anche
il
più
dozzinale
.
Entrammo
dal
giudice
colla
speranza
:
si
credeva
che
finito
l
'
interrogatorio
ci
avrebbero
rimandato
:
invece
quale
non
fu
la
nostra
sorpresa
,
quando
ci
vedemmo
di
nuovo
rinchiudere
nell
'
aborrita
stamberga
,
che
ci
aveva
accolto
fino
a
quel
giorno
?
-
Non
ci
mandano
via
che
a
guerra
finita
-
Borbottò
stizzosamente
uno
di
noi
.
Chinammo
tutti
la
testa
,
che
tale
cominciava
a
diventare
l
'
universale
credenza
.
E
passò
un
altro
giorno
,
eppoi
un
altro
:
era
il
tre
di
novembre
;
la
vigilia
eravamo
stati
di
un
umor
perfidissimo
;
senza
provare
alcuno
dei
sentimenti
dettati
dalla
religione
,
quelle
campane
che
invitavano
a
andare
a
commemorare
i
defunti
,
ci
facevano
pensare
ai
nostri
poveri
morti
,
a
quelli
che
caddero
per
le
nostre
idee
,
a
quelli
che
cadevano
in
quel
mentre
per
far
scudo
coi
loro
corpi
a
una
pericolante
repubblica
,
per
opporre
un
'
argine
all
'
irrompente
valanga
dei
venduti
soldati
della
monarchia
degli
Hokenzöllern
...
Noi
eravamo
mesti
,
e
si
passava
intere
mezz
'
ore
difaccia
alle
quadrelle
dell
'
inferriata
,
tanto
per
vedere
quel
miserabile
lembo
di
Cielo
:
orizzonte
rimpiccolito
come
quello
dell
'
idee
che
ci
bollivano
in
testa
e
che
non
si
potevano
espandere
.
Il
tre
novembre
fu
un
gran
movimento
pei
corridoi
,
un
via
vai
continuato
e
un
accorrere
di
guardiani
.
Qual
nuova
avventura
era
giunta
a
disturbare
la
quiete
monotona
di
quel
sepolcro
di
vivi
?
...
Il
caso
era
nuovo
.
Rossi
,
Piccini
,
Stefani
ed
altri
Fiorentini
avevano
avuto
l
'
idea
bizzarra
di
commemorare
i
caduti
a
Montana
;
ne
correva
l
'
anniversario
,
e
loro
,
come
avanzi
degli
Chassepots
di
De
Failly
,
non
ultima
celebrità
di
Sédan
,
vollero
degnamente
onorarlo
;
coi
pagliericci
improvvisarono
un
catafalco
,
ci
posero
sopra
una
camicia
di
flanella
rossa
,
lo
circondarono
con
venticinque
candele
steariche
,
comprate
la
sera
avanti
,
eppoi
attaccarono
un
cartello
nel
quale
a
parole
cubitali
era
scritto
:
Ai
Martiri
di
Mentana
I
superstiti
Repubblicani
S
'
immagini
un
pò
il
buon
lettore
,
quando
i
guardiani
entrarono
nella
prigione
,
per
portare
il
becchime
a
quegli
uccelli
ingabbiati
.
Vedere
tutti
quei
lumi
,
poi
quel
catafalco
...
e
'
era
da
fare
andare
in
bestia
il
secondino
più
mansueto
che
abbia
mai
esercitato
questa
nobile
professione
!
Subito
un
reclamo
dal
direttore
,
il
quale
seguito
dal
capo
guardiano
,
dallo
stato
maggiore
e
da
un
nuvolo
di
carcerieri
si
presenta
maestosamente
sulle
soglie
delle
profanata
stanzaccia
.
-
Questo
è
troppo
!
...
Io
sono
buono
,
ma
non
lo
sono
tre
volte
...
Impongo
loro
di
tor
via
quel
cartello
rivoluzionario
...
-
Ma
noi
non
diamo
noia
a
nessuno
,
e
poi
qui
chi
lo
vede
?
-
Non
importa
...
Lascino
pure
il
catafalco
,
ma
levino
il
cartello
!
-
Ma
se
nessuno
può
leggerlo
!
...
-
Io
ho
usato
troppe
gentilezze
con
loro
-
questo
scandalo
non
lo
subisco
...
-
Ma
,
se
non
v
'
è
scandalo
!
Insomma
per
il
buon
della
pace
,
fa
necessario
tor
via
quel
disgraziato
cartello
.
-
È
un
fatto
,
chiaro
,
lampante
e
arci
che
provatissimo
:
i
governi
che
pericolano
hanno
paura
dei
morti
,
eguali
in
tutto
e
per
tutto
all
'
infermo
incurabile
che
fa
il
viso
serio
solamente
a
sentir
parlare
di
morte
.
In
premio
di
non
aver
preso
parte
alle
dimostrazioni
sovvertitrici
dei
nostri
amici
,
quel
giorno
noi
fummo
mandati
a
prender
aria
un
'
ora
più
presto
.
Una
dolce
sorpresa
ci
attendeva
sulla
terrazza
:
arrampicandoci
sull
'
inferriata
,
e
spenzolandoci
come
meglio
si
poteva
,
si
vide
sedute
sulla
spalletta
di
un
fosso
che
attraversava
la
via
,
le
due
fate
dai
magici
scialli
,
che
tanto
mi
avevano
dato
a
riflettere
sul
Var
:
esse
guardavano
in
su
;
era
certo
che
qualche
prigioniero
,
aveva
portato
con
se
molta
parte
di
cuore
di
quelle
creature
che
credevamo
vezzosissime
e
che
le
ci
apparivano
come
una
visione
,
nei
momenti
più
climaterici
di
quella
intrapresa
.
Ci
si
perdeva
,
come
di
solito
,
in
congetture
su
quelle
apparizioni
,
quando
venne
un
custode
e
con
ilare
fisonomia
,
ci
disse
:
Giù
,
giù
nella
stanza
del
capo
guardiano
.
-
Ci
son
novità
?
-
Eccome
!
-
Loro
son
liberi
.
-
Liberi
!
-
Urlammo
noi
e
ci
stringemmo
l
'
un
l
'
altro
la
mano
.
O
libertà
!
...
Prima
tra
tutti
gli
affetti
e
le
aspirazioni
dell
'
uomo
,
senza
te
è
impossibile
vivere
,
e
solamente
si
giunge
a
comprendere
tutta
la
tua
dolcezza
ineffabile
,
allorquando
per
disgrazia
ti
si
è
perduta
;
ridotti
allo
stato
di
cose
,
costretti
a
reprimere
i
battiti
del
cuore
,
le
concezioni
del
cervello
,
gli
slanci
che
suol
produrre
l
'
intelligenza
,
a
te
si
ripensa
come
lo
stanco
e
affaticato
peregrino
,
in
una
montagna
o
in
mezzo
al
deserto
ripensa
all
'
agiatezza
della
sua
casa
,
ai
dolci
riguardi
dei
parenti
lontani
.
Tanta
è
la
gioia
che
si
sente
nel
ricuperarti
,
che
si
tornerebbe
a
soffrire
gli
istanti
penosi
,
che
abbiamo
sofferti
,
pur
di
provare
l
'
inenarrabile
felicità
,
che
si
prova
in
quell
'
istante
divino
.
Scendemmo
a
rotta
di
collo
le
scale
,
entrammo
nel
corridoio
,
dove
di
subito
fummo
circondati
dai
nostri
compagni
,
che
ci
abbracciavano
,
ci
baciavano
,
ci
opprimevano
di
mille
domande
;
chi
troverebbe
parole
per
descrivere
l
'
emozione
di
quel
momento
solenne
?
Non
era
il
tornare
a
vivere
che
ci
sorridesse
soltanto
:
era
l
'
idea
che
prima
o
poi
si
avrebbe
raggiunto
nostro
padre
,
che
tale
deve
considerarsi
da
un
giovane
l
'
eroe
leggendario
della
libertà
e
del
progresso
,
che
tale
deve
essere
riguardato
da
tutti
coloro
che
soffrono
,
il
prode
general
Garibaldi
.
Fassio
,
incaricato
dalla
questura
ad
assistere
alla
nostra
liberazione
,
volle
farci
sospirare
,
più
che
fosse
possibile
,
un
tanto
agognato
momento
!
Eravamo
una
lunghissima
fila
,
ognuno
che
usciva
dalla
stanza
provocava
in
tutti
un
sospirone
che
si
poteva
tradurre
in
queste
parole
:
Lui
felice
...
ed
io
pure
,
che
mi
avvicino
alla
liberazione
!
Venne
la
mia
volta
.
Entrai
:
Il
commissario
mi
abbordò
subito
con
queste
parole
:
Lei
è
di
Firenze
?
-
Sissignore
!
-
Vuoi
fare
il
viaggio
a
spesa
sue
,
o
a
conto
della
questura
?
-
Ma
io
voglio
restare
in
Livorno
-
È
impossibile
!
-
Se
ci
ho
i
miei
interessi
!
-
Non
importa
:
lei
è
di
Firenze
e
deve
tornare
a
Firenze
!
-
Ma
questa
è
bella
!
-
O
bella
,
o
brutta
...
tali
son
gli
ordini
.
Strana
logica
invero
questa
della
polizia
!
se
nel
mio
interrogatorio
avessi
detto
di
essere
del
Missisipì
chi
sa
che
la
questura
non
mi
avesse
spedito
gratis
fino
a
quelle
lontane
regioni
!
...
Ah
!
averlo
pensato
!
!
A
tutti
gli
altri
fu
fatta
la
medesima
proposizione
:
tutti
accettammo
di
andare
a
spese
nostre
,
decisi
di
tentare
ogni
via
per
sfuggire
ai
questurini
.
-
Domani
si
presenteranno
al
questore
in
Firenze
-
Disse
allora
il
Fassio
con
tuono
burbanzoso
e
poi
volgendosi
al
Piccini
aggiunse
:
lei
mi
par
più
serio
degli
altri
,
farà
da
capo
squadra
...
Alla
stazione
gli
accompagneranno
le
guardie
,
nè
li
lascieranno
fino
a
che
non
avranno
preso
il
biglietto
.
Un
'
altra
speranza
che
si
dileguava
!
Bisognerà
tornare
per
forza
donde
eravamo
partiti
con
tutta
allegrezza
.
-
Possono
andare
...
e
si
sbrighino
perchè
il
vapore
parte
a
momenti
..
Dei
picchi
ripetuti
all
'
uscio
della
nostra
antica
carcere
,
richiamano
l
'
universale
attenzione
verso
quel
posto
.
È
Gagliano
che
protesta
all
'
ingiustizia
e
all
'
infamia
:
è
il
povero
Gagliano
che
solo
vien
rilasciato
ai
Domenicani
per
conto
della
questura
-
Scrivete
sui
giornali
-
Egli
vociava
-
Fate
nota
la
nuova
ingiustizia
,
dite
che
mi
si
vuoi
rovinare
da
questa
canaglia
.
-
Nessuno
porgeva
ascolto
,
alle
di
lui
querele
,
qualcuno
rideva
:
l
'
uomo
che
esce
da
un
pericolo
diventa
egoista
.
-
Via
,
via
-
ci
disse
il
nostro
accompagnatore
,
una
specie
di
Don
Checco
,
scalcinato
come
un
poeta
,
e
zoppicante
,
come
un
verso
sciolto
di
qualche
genio
incompreso
.
Demmo
un
'
ultimo
sguardo
alla
stanzaccia
che
ci
aveva
racchiusi
quei
giorni
,
e
,
cosa
strana
,
provammo
un
certo
dispiacere
ad
abbandonarla
.
Quanti
pensieri
,
quanti
generosi
proponimenti
,
quanti
ricordi
,
quante
speranze
non
ci
avevano
agitato
là
entro
!
Quando
io
esco
di
prigione
,
e
lo
so
benissimo
grazie
al
benigno
nostro
governo
,
io
provo
il
medesimo
effetto
di
quando
esco
di
un
bastimento
.
Mi
gira
la
testa
e
le
gambe
mi
reggono
appena
....
quella
sera
mi
pareva
di
essere
addirittura
ubriaco
.
Ed
anche
senza
parere
ubriaca
,
io
credo
che
la
nostra
comitiva
avesse
in
se
tanto
di
umoristico
da
farsi
guardare
da
chiunque
passava
.
Figuratevi
:
prima
Don
Checco
con
una
mazza
gigantesca
,
su
cui
si
appoggiava
,
ma
che
non
era
valevole
a
farlo
passar
per
meno
zoppo
di
quello
che
era
:
poi
il
Colonnello
in
cappello
a
cilindro
coi
due
tubi
di
latta
,
in
cui
erano
le
carte
geografiche
,
ma
che
di
notte
gli
davano
un
'
idea
di
Sesto
Caio
Baccelli
,
con
gli
annessi
canochiali
;
dietro
a
loro
il
giovinetto
innamorato
con
due
valigione
,
che
erano
vote
,
ma
che
egli
aveva
portato
con
se
per
dar
polvere
negli
occhi
alla
pulizia
;
in
coda
noi
altri
urlando
,
chiassando
,
facendo
le
fiche
a
quel
povero
diavolo
,
che
tentava
attaccar
discorso
con
tutti
,
senza
che
nessuno
gli
rispondesse
:
in
poche
parole
egli
sembrava
un
precettore
che
conduce
a
passeggiare
una
mandata
di
birichini
,
e
scommetto
che
in
quell
'
ora
,
avvedutosi
della
parte
redicola
che
sosteneva
,
avrebbe
mandato
in
quel
paese
Bolis
,
la
Francia
,
il
Ministero
e
gli
eroi
della
libertà
.
Arrivati
alla
ferrovia
,
le
guardie
ci
fecero
ala
,
nè
si
allontanarono
,
fino
a
che
non
avemmo
presi
i
biglietti
.
-
Dunque
a
rivederli
,
signori
-
Traendo
un
sospiro
di
contentezza
ci
disse
il
delegato
.
-
Dica
addio
!
-
Riprendemmo
,
noi
tutti
.
-
Grazie
dell
'
accompagnatura
!
-
Proferiva
uno
in
tuon
di
burla
.
-
La
ci
saluti
Bolis
...
-
Al
piacere
di
non
riverirla
mai
più
..
E
via
di
seguito
con
espressioni
più
o
meno
frizzanti
,
tutte
all
'
indirizo
di
quel
'
infelice
che
impappinato
come
un
pulcino
nella
stoppa
,
voltandosi
ad
ora
ad
ora
per
darci
una
sbirciata
più
o
meno
benevola
,
se
ne
andò
quatto
quatto
e
colla
coda
tra
le
gambe
.
Entrammo
nella
stazione
:
quelli
che
viaggiavano
a
conto
della
questura
erano
stati
ficcati
in
due
vagoni
di
terza
classe
,
e
cantavano
:
cantavano
dalla
rabbia
o
dal
piacere
?
Non
saprei
dirlo
davvero
,
ma
è
un
fatto
che
un
uomo
che
si
trova
in
una
situazione
eccezionale
,
prova
un
refrigerio
,
stuonando
un
'
arietta
;
i
ragazzi
che
hanno
paura
a
andar
soli
in
una
stanza
canticchiano
,
i
poveri
coscritti
cercano
alle
canzoni
montagnole
,
e
ai
patriottici
inni
quel
coraggio
che
invano
cercherebbero
al
cuore
.
Ecco
i
due
scialli
!
..
Ecco
le
due
donne
che
ci
hanno
fatto
tanto
almanaccare
colla
testa
sul
Var
e
in
prigione
!
-
Oh
!
finalmente
ci
è
dato
avvicinarle
!
Sono
la
madre
e
la
sorella
dì
un
'
arrestato
,
mi
sussurra
uno
,
che
ho
accanto
.
Mi
approssimo
a
loro
.
Qual
delusione
!
La
madre
è
sbilenca
,
le
mancano
due
denti
davanti
ed
ha
una
bazza
,
come
quella
del
barone
Ricasoli
.
E
la
figlia
?
Mi
risparmino
i
lettori
l
'
orrore
di
descriverla
!
..
Un
viso
da
leticare
il
giallo
alle
carote
,
un
personale
impossibile
,
due
mani
che
certamente
non
sarebbero
state
sproporzionate
per
il
Biancone
di
piazza
.
Mi
fecero
mille
complimenti
,
mi
volevano
presentare
il
figliuolo
e
il
fratello
:
io
con
una
scusa
qualunque
voltai
loro
gentilmente
le
spalle
,
che
amavo
credere
il
nostro
compagno
di
sventura
,
gobbo
,
sciancato
,
ridicolo
,
per
potere
almeno
avere
il
vanto
di
aver
conosciuta
la
famiglia
più
brutta
,
che
in
questi
tempi
Borgiani
,
passeggi
sotto
la
cappa
del
Cielo
!
Pochi
minuti
dopo
,
si
entra
tutti
nel
convoglio
:
Piccini
che
doveva
essere
,
il
capo
squadra
ci
sfugge
:
il
treno
è
in
movimento
e
noi
ci
si
trova
,
spinte
e
sponte
,
trasportati
a
Firenze
.
CAPITOLO
IV
.
Essere
in
Firenze
,
e
ricominciare
a
studiare
le
strade
per
tornare
in
Francia
fu
tutt
'
una
.
Il
male
si
era
,
che
le
nostre
piccole
risorse
avevano
avuto
un
colpo
tremendo
,
e
che
la
questura
aguzzava
,
come
Argo
cento
occhi
per
spiare
i
nostri
movimenti
più
piccoli
,
le
nostre
più
segrete
conventincole
.
Non
si
credano
esagerate
le
mie
parole
:
per
il
malaugurato
affare
di
Livorno
si
era
cominciato
un
processo
,
e
si
adopravano
nelle
sfere
governative
a
tutt
'
uomo
per
mandarlo
avanti
o
di
riffe
o
di
raffe
:
si
voleva
infatti
far
vedere
alla
Prussia
come
in
Italia
fossero
ligi
al
principio
di
neutralità
e
come
il
governo
non
dividesse
per
nulla
le
idee
piazzaiole
di
quello
scomunicato
di
Garibaldi
.
Noi
dal
canto
noStro
non
stavamo
con
le
mani
in
mano
,
e
,
tra
le
altre
cose
(
vedete
,
come
eravamo
poeti
)
si
cercò
di
organizzare
in
Firenze
una
compagnia
tutta
Toscana
,
che
si
sarebbe
chiamata
dei
carabinieri
dell
'
Arno
.
Un
tal
disegno
ci
portò
per
le
lunghe
:
e
tra
proposte
,
decisioni
,
consigli
si
perse
un
tempo
prezioso
.
Mentre
nell
'
Atene
dell
'
Arno
,
quantunque
muniti
delle
più
belle
intenzioni
,
non
si
dava
nè
in
tinche
,
nè
in
ceci
,
il
coraggioso
e
bravo
Ricciotti
compieva
la
romanzesca
impresa
di
Chantillon
.
La
democrazia
e
tutti
coloro
che
sentono
amore
per
l
'
Italia
,
applaudivano
calorosamente
il
giovane
condottiero
,
che
con
un
pugno
di
uomini
,
sorprendeva
,
notte
tempo
,
ottocento
Prussiani
,
ne
faceva
più
che
quatTrocento
prigionieri
,
e
toglieva
loro
buon
numero
di
cavalli
e
di
armi
.
Garibaldi
,
dopo
aver
costituito
il
suo
microscopico
esercito
a
Dôle
,
si
era
portato
ad
Autun
,
e
dopo
avere
ottenuto
splendidi
resultati
a
Lantenay
,
si
era
spinto
fin
sotto
Dijon
,
ed
avrebbe
certamente
occupato
questa
città
,
se
l
'
imperizia
e
la
codardia
della
guardia
mobile
non
lo
avesse
obbligato
a
ritirarsi
fino
nella
città
,
da
dove
si
era
partito
con
tanta
speranza
nel
cuore
.
I
Prussiani
avevano
cercato
di
sorprenderlo
,
capitando
all
'
impensata
in
Autun
,
ma
grazie
all
'
esattezza
dei
tiri
delle
batterie
da
montagna
che
l
'
illustre
generale
aveva
sotto
i
suoi
ordini
ed
al
valore
dei
giovani
volontarii
,
i
tremendi
soldati
che
facevano
paura
a
tutta
l
'
Europa
,
dopo
averne
buscate
come
ciuchi
,
si
erano
refugati
a
rotto
di
collo
dentro
Dijon
,
dove
il
generale
Werder
aveva
piantato
il
suo
quartier
generale
.
Queste
notizie
che
leggevamo
sui
giornali
erano
tante
stilettate
per
noi
;
già
varii
dei
nostri
compagni
erano
partiti
alla
spicciolata
per
la
Francia
.
Io
mi
rammento
che
in
quei
giorni
mi
vergognavo
ad
uscir
soltanto
di
casa
:
mi
pareva
che
tutta
quella
gente
che
era
conscia
della
mia
prima
partenza
mi
ridesse
sul
muso
,
e
che
dentro
di
se
mi
rimproverasse
quell
'
ineRzia
,
che
d
'
altronde
era
la
conseguenza
logica
della
mia
situazione
.
Finalmente
un
giorno
capitò
da
me
,
che
in
quel
momento
avevo
già
dismesso
il
pensiero
di
poter
prender
parte
alla
campagna
di
Francia
,
il
Bocconi
,
e
,
senza
che
io
prOferissi
nemmeno
una
parola
mi
disse
:
Sei
sempre
deciso
di
venire
in
Francia
?
-
Sicuro
!
-
Gli
risposi
.
-
Allora
domani
l
'
altro
partiamo
.
-
Non
burli
?
-
Ti
parlo
del
miglior
senno
possibile
...
ci
stai
sempre
.
?
-
Se
ci
stò
!
...
-
Allora
siamo
in
cinque
,
-
Ma
,
ai
fondi
?
-
Ci
è
chi
provvederà
...
-
Tanto
meglio
!
E
fissammo
di
vederci
due
sere
dopo
al
Caffè
Ferruccio
;
chè
l
'
ora
della
nostra
partenza
era
alle
quattro
del
mattino
,
ed
era
deciso
che
saremmo
andati
a
Genova
per
via
di
terra
,
non
essendo
cosa
ben
fatta
il
tentar
di
ripassar
da
Livorno
,
dove
il
questore
Bolis
comandava
tutt
'
ora
a
bacchetta
.
La
sera
che
dovevamo
partire
me
ne
andai
solo
solo
all
'
Arena
Merini
...
pardon
al
teatro
Principe
Umberto
;
chiacchierai
cogli
amici
,
mi
mostrai
più
di
buon
'
umore
di
quello
che
ero
realmente
,
dissi
male
degli
Italiani
che
erano
andati
in
Francia
,
e
protestai
di
riconoscer
di
avere
io
fatto
malissimo
a
partire
la
prima
volta
.
Che
volete
?
I
casi
che
mi
erano
accaduti
antecedentemente
mi
rendevano
sempre
più
convinto
,
che
a
voler
che
un
'
impresa
vada
per
il
suo
verso
,
è
necessaria
un
pò
di
gesuiteria
,
e
che
una
persona
che
crede
di
andare
avanti
colla
buona
fede
,
e
collo
spifferare
tutto
quello
che
ha
sullo
stomaco
,
in
generale
finisce
coll
'
avere
il
male
,
il
malanno
e
l
'
uscio
addosso
.
Salutai
gli
amici
e
verso
mezzanotte
mi
ridussi
al
caffè
Ferruccio
.
I
miei
quattro
compagni
,
non
avevano
mancato
all
'
appello
e
cominciavano
a
susurrare
della
mia
tardanza
;
alcune
nostre
conoscenze
fiorentine
,
colle
quali
potevamo
fidarsi
a
chiusi
occhi
,
si
erano
assise
al
nostro
tavolino
,
e
sotto
voce
ci
davano
qualche
conforto
,
o
si
lamentavano
di
non
poterci
seguire
.
Il
caffè
si
chiuse
alle
due
,
ed
i
nostri
amici
partirono
.
Qui
cominciarono
le
dolenti
note
.
Sembra
una
cosa
incredibile
,
ma
in
Firenze
capitale
d
'
Italia
,
fu
impossibile
di
trovare
un
locale
che
fosse
aperto
in
quell
'
ora
.
Un
nevischio
impertinente
ci
filtrava
nell
'
ossa
,
e
ci
batteva
sulla
faccia
,
procurandoci
dei
brividi
che
erano
salutati
da
veementissime
apostrofi
.
Come
furono
lunghe
quelle
due
ore
!
...
E
con
qual
gioia
non
si
salutò
,
l
'
aprirsi
dei
cancelli
delle
stazione
.
Gli
Ebrei
che
giunsero
finalmente
a
mettere
il
piede
nella
terra
promessa
,
dovevano
forse
aver
provato
la
medesima
gioia
...
maggiore
è
impossibile
.
-
Prudenza
,
ragazzi
-
Ci
dice
a
bassissima
voce
il
Materassi
,
uno
dei
nostri
.
-
Che
ci
è
?
Proferimmo
tutti
spaventati
.
-
Guardate
!
-
E
ci
accennò
colla
mano
una
delle
più
celebri
guardie
di
sicurezza
Fiorentine
,
che
prendeva
il
biglietto
.
Soprapensieri
,
come
eravamo
noi
tutti
,
cominciammo
a
temere
!
...
Ci
si
buttò
in
un
vagone
,
e
dopo
un
'
ora
eravamo
a
Pistoia
.
Altro
intoppo
!
...
Viene
una
guardia
e
ci
annunzia
che
dovremo
restar
lì
fermi
,
a
dir
poco
due
ore
.
La
neve
impediva
che
il
treno
procedesse
,
fino
a
che
una
macchina
non
fosse
andatA
ad
esplorare
la
ferrovia
.
Difatti
per
quanto
tu
stendessi
lo
sguardo
,
non
ti
era
dato
di
vedere
che
un
bianco
lenzuolo
:
bianchi
erano
i
monti
lontani
;
bianche
le
collinette
vicine
!
gli
alberi
più
alti
sembravano
pianticelle
di
giardino
,
ed
invece
di
essere
in
quella
località
così
ricca
di
vegetazione
tu
avresti
,
a
buon
diritto
,
creduto
di
essere
ai
piedi
delle
Alpi
.
Per
digerire
il
male
umore
,
e
per
farci
passare
il
freddo
dalle
ossa
,
bevemmo
un
par
di
bicchieri
di
Cognak
,
che
era
proprio
un
castigo
di
cielo
,
ma
che
fu
bevuto
da
noi
con
quella
filosofia
con
cui
si
trangugia
una
medicina
.
Le
due
ore
sì
tramutarono
in
più
di
tre
,
finalmente
venne
le
famosa
locomotiva
:
rimontammo
nel
nostro
vagone
,
e
insieme
con
noi
rimontò
la
guardia
di
pubblica
sicurezza
.
Che
si
avesse
a
fare
la
seconda
di
cambio
?
-
si
pensava
tutti
tra
noi
,
ma
nessuno
ardiva
dirlo
a
un
compagno
.
Maggiore
il
nostro
desiderio
di
sbrigarsi
,
minore
la
velocità
eon
la
quale
si
andava
:
la
neve
infatti
più
che
ci
si
avvicinava
all
'
Appennino
prendeva
delle
proporzioni
imponenti
;
a
tutte
le
stazioni
intermedie
bisognava
fermarsi
una
buona
ora
:
ad
ogni
fermata
si
trangugiava
un
bicchierino
d
'
acqua
vite
.
-
Aqua
vitae
,
la
chiamavan
gli
antichi
-
Declamava
il
Materassi
,
vecchio
soldato
-
per
mettere
anima
in
corpo
par
fatta
apposta
.
Si
cominciò
a
traversare
gallerie
e
a
percorrer
viadotti
!
..
Quali
considerazioni
non
vengono
in
mente
al
maestoso
spettacolo
,
che
scienza
ed
arte
offrono
innanzi
ai
nostri
occhi
!
..
E
pensare
che
un
secolo
fa
,
sarebbe
stato
trattato
da
pazzo
,
chiunque
avesse
predetto
la
magica
impresa
,
e
pensare
che
il
primo
Napoleone
,
il
genio
della
tirannide
,
rise
sulla
faccia
a
colui
che
gli
proponeva
il
sublime
ritrovato
dell
'
umana
potenza
!
..
Ma
così
è
;
disgraziato
chi
trionfa
alla
prima
:
l
'
umanità
è
codarda
coi
grandi
,
e
ne
attua
solamente
i
grandiosi
disegni
allorquando
essi
non
sono
che
polvere
!
Giovanni
Uss
,
Galileo
,
i
Parigini
della
Comune
,
ce
ne
possono
e
ce
ne
potranno
dare
un
'
esempio
.
Corri
adunque
,
o
macchina
apportatrice
di
civiltà
e
di
grandezza
:
corri
,
che
tu
ci
rappresenti
il
progresso
che
non
cura
gli
intoppi
o
che
li
debella
;
gli
ostacoli
cadono
a
te
davanti
:
tu
ti
fai
strada
tra
le
impraticabili
montagne
,
in
mezzo
alle
più
folte
boscaglie
;
superi
fiumi
,
traversi
estese
pianure
,
riunisci
e
fai
conoscer
tra
loro
popoli
diversi
di
costumanze
,
di
tradizioni
,
e
generalizzi
l
'
idee
generose
,
a
dispetto
del
prete
che
ti
stigmatizzò
,
quando
nascesti
;
a
dispetto
del
retrogrado
che
in
te
vide
l
'
annunzio
di
sua
prossima
morte
.
A
Pracchia
ci
dovemmo
trattenere
altre
due
ore
;
anche
a
questa
fermata
della
nostra
via
Crucis
ripetemmo
la
parola
sacramentale
,
che
proferì
anche
Cristo
dopo
essere
stato
inchiodato
,
la
parola
:
Sitio
,
Malgrado
però
questa
nostra
manìa
di
confortarsi
le
intirizzite
viscere
a
forza
di
liquore
non
potemmo
fare
a
meno
di
ammirare
l
'
inponente
panorama
che
ci
si
stendeva
davanti
.
Dalla
finestra
del
bugigattolo
in
cui
ci
eravamo
refugiati
si
godeva
un
immenso
spettacolo
.
Le
punte
accuminate
dei
monti
,
gli
scoscesi
burroni
erano
tutti
bianchi
,
come
l
'
immensa
volta
del
cielo
:
gli
sconfinati
orizzonti
che
ci
si
stendevano
innanzi
a
noi
ci
rendevano
piccini
,
piccini
;
i
castelli
,
i
villaggi
,
lo
chiese
che
così
di
frequente
si
trovano
in
quelle
catene
di
monti
,
si
alzavano
forse
un
metro
dal
suolo
e
ti
apparivano
quasi
informi
ammassi
di
neve
.
Manfredi
,
che
s
'
ispira
all
'
orridezza
della
natura
,
ci
appariva
,
ombra
incresciosa
e
vagabonda
su
quel
candido
strato
,
e
ci
faceva
volgere
tutti
i
nostri
pensieri
alla
fantasia
più
che
umana
di
Byron
!
L
'
aspettativa
era
lunga
;
è
un
fatto
che
in
certi
momenti
si
prova
la
voluttà
di
bamboleggiare
:
gli
uomini
più
grandi
hanno
in
comune
coi
collegiali
moltissimi
divertimenti
...
«Deh.,
fa
che
io
possa
ritornar
bambino
A
te
daccanto
!
scriveva
un
mio
amico
che
non
credeva
più
a
nulla
;
e
noi
che
non
eravamo
guariti
e
che
ancora
si
credeva
a
qualche
cosa
,
incominciammo
una
guerra
a
palle
di
neve
:
guerra
che
se
non
ebbe
le
conseguenze
terrIbili
che
ebbero
le
altre
di
cui
facemmo
parte
,
ci
riusciva
più
fastidiosa
,
quando
qualche
proiettile
veniva
a
spiaccicarsi
sulle
nostre
faccie
.
I
macchinisti
col
muso
nero
,
i
lavoranti
colla
faccia
tutta
unta
(
rimedio
per
scongiurare
la
forza
del
freddo
)
stavano
a
guardare
con
maraviglia
,
e
s
'
interessavano
alle
peripezie
del
combattimento
.
Nel
più
bello
della
lotta
mi
si
avvicina
una
donna
e
tendendomi
la
mano
mi
chiede
un
'
elemosina
.
Abituato
all
'
accattonaggio
delle
grandi
città
,
io
rifiutai
la
richiesta
.
-
Se
sapesse
....
Io
ho
il
genero
e
la
nuora
malata
e
sei
nipotini
che
moiono
di
fame
e
di
freddo
.
-
Solite
storie
-
Interruppe
uno
dei
nostri
alzando
le
spalle
.
-
Storie
!
-
Borbottò
piangendo
la
povera
vecchia
-
Storie
!
vengano
a
vedere
e
saranno
persuasi
.
Seguimmo
la
povera
;
in
una
capannuccia
tutta
coperta
di
neve
,
sopra
un
monte
di
strame
,
vedemmo
una
donna
ancora
giovine
,
forse
anche
bella
,
circondata
da
quattro
bambini
assiderati
dal
freddo
.
Uu
fetore
immenso
,
una
miseria
che
metteva
spavento
:
tutto
insieme
uno
spettacolo
che
faceva
venir
voglia
di
piangere
.
Poveri
disgraziati
,
mentre
il
ricco
annoiato
profonde
le
migliaia
di
lire
ai
piedi
di
una
ballerina
,
o
per
avere
una
bella
pariglia
,
e
finimenti
magnifici
alle
passeggiate
ed
ai
corsi
,
essi
morivano
di
fame
,
non
si
sdigiunavano
nemmeno
tutti
i
giorni
,
perché
il
marito
dell
'
afflitta
giacente
,
dopo
aver
lavorato
come
un
ciuco
,
era
caduto
da
varii
mesi
ammalato
e
i
di
lui
padroni
gli
avevano
sospeso
il
salario
.
Noi
avevamo
pochi
quattrini
,
questi
pochi
ci
servivano
appena
per
fare
il
viaggio
e
purnonostante
non
potemmo
fare
a
meno
di
dare
il
nostro
piccolo
obolo
,
per
questa
miseria
che
ci
faceva
piangere
il
cuore
.
Oh
!
se
tutti
andando
a
prendere
un
punch
,
o
fumando
un
sigaro
(
vedete
che
prendo
le
più
piccole
spese
)
pensassero
che
con
quei
pochi
soldi
si
potrebbe
procurare
un
tozzo
di
pane
a
tanta
gente
che
è
degna
di
aiuto
e
che
langue
nella
più
tremenda
miseria
,
oh
!
scommetto
che
allora
i
vizi
scomparirebbero
,
che
nessuno
avrebbe
cuore
di
abusar
del
superfluo
,
mentre
tanti
fratelli
mancano
del
necessario
:
Il
fischio
della
macchina
che
arrivava
ci
annunziò
che
l
'
ora
della
partenza
era
giunta
;
lasciammo
la
casa
del
dolore
e
non
potendo
esser
più
allegri
,
chiotti
,
chiotti
rientrammo
nel
treno
,
che
dopo
due
o
tre
ore
ci
lasciava
a
Bologna
.
A
Bologna
fu
mestieri
fermarsi
fino
al
giorno
dipoi
;
s
'
immagini
chiunque
ha
fior
di
senno
,
con
qual
malumore
:
malumore
che
ci
cresceva
a
mille
doppi
,
vedendo
come
la
celebra
guardia
di
sicurezza
seguisse
come
un
cagnolino
tutte
le
nostre
pedate
.
La
mattina
all
'
alba
partimmo
;
mi
sembra
inutile
descrivere
ai
miei
buoni
lettori
il
lungo
viaggio
che
avemmo
a
fare
da
Bologna
a
Genova
;
le
famose
avventure
in
ferrovia
,
che
sono
così
spesso
tirate
in
ballo
dai
romanzieri
,
per
me
sono
favole
belle
e
buone
;
noi
fummo
trasportati
,
nell
'
identico
modo
con
cui
son
trasportati
i
bauli
.
Avemmo
a
compagni
dei
mercanti
,
dei
contadini
e
dei
soldati
in
congedo
;
ci
fermammo
per
far
colazione
,
come
tutti
gli
altri
a
Piacenza
;
mangiammo
di
nuovo
a
Tortona
;
bevemmo
una
buona
bottiglia
di
vino
a
Novi
,
non
potemmo
fare
a
meno
di
ammirare
la
magnifica
vallata
di
Serravalle
,
schiudemmo
i
cuori
alle
più
liete
speranze
,
osservando
l
'
infinito
numero
di
fabbriche
di
San
Pier
'
d
'
Arena
,
e
scendemmo
a
Genova
nelle
prime
ore
della
notte
.
La
luna
illuminava
il
bel
monumento
di
Cristoforo
Colombo
che
è
sulla
piazza
della
stazione
.
Noi
volgemmo
un
saluto
a
quel
grande
,
che
in
ricompensa
di
un
nuovo
mondo
si
ebbe
le
catene
da
un
re
,
e
ci
persuademmo
,
che
per
volger
di
secoli
e
per
variare
di
avvenimenti
l
'
umanità
non
è
punto
cambiata
.
Nostro
primo
pensiero
fu
di
recarci
da
un
certo
individuo
,
che
ci
doveva
dare
il
mezzo
sicuro
,
perché
si
potesse
muovere
senza
disturbi
alla
volta
di
Francia
.
Ci
aveva
dato
una
lettera
di
raccomandazione
per
questo
genio
benefico
,
Andrea
Pieri
,
uno
dei
nostri
buoni
amici
Fiorentini
,
giovane
egregio
e
provato
patriotta
,
di
cui
la
democrazia
piange
a
lacrime
amare
la
perdita
.
Trovammo
quasi
subito
la
tanto
desiderata
persona
,
e
secolui
ci
riducemmo
in
una
bettoluccìa
non
molto
distante
dal
teatro
Carlo
Felice
,
bettoluccia
frequentata
soltanto
dai
marinari
,
e
da
qualche
facchino
di
porto
.
-
Noi
si
vuoLpartir
subito
-
Fu
il
primo
discorso
che
facemmo
.
-
Non
dubitatE
...
domani
sera
voi
partirete
...
Domattina
...
uno
di
voi
verrà
con
me
e
combineremo
ogni
cosa
.
-
Va
bene
!
-
Ma
saremo
disturbati
qua
in
Genova
?
...
Dimandai
io
che
avevo
sempre
fisse
in
mente
le
persecuziOni
con
cui
ci
onorava
il
Bolis
a
Livorno
.
-
Loro
possono
andare
tranquillamente
...
Si
figurino
in
quest
'
ultimo
mese
ne
ho
già
imbarcati
più
di
duecentocinquanta
...
Mi
rincresce
non
poter
nominare
questo
giovine
che
con
tanta
abnegazione
si
prestava
,
per
procurare
dei
difensori
alla
Francese
repubblica
;
egli
in
oggi
è
uno
dei
miei
amici
più
cari
,
ma
,
se
lo
nominassi
,
domani
forse
non
avrebbe
più
pane
e
quello
che
è
peggio
,
non
l
'
avrebbe
nemmeno
la
sua
numerosa
famiglia
.
Quanti
,
oh
!
quanti
sono
obbligati
a
nascondere
le
idee
generose
che
loro
bollono
in
cuore
,
per
la
miseria
e
per
il
bisogno
!
Non
vi
disperate
però
,
o
povere
vittime
,
che
ce
lo
ha
lasciato
detto
anche
Giusti
:
«
Tra
i
salmi
dell
'
uffizio
C
'
è
anche
il
Dies
irae
O
che
non
ha
a
venire
Il
giorno
del
giudizio
?
!
Si
dormì
in
un
Albergo
,
a
cui
c
'
indirizzò
il
nostro
amico
;
il
proprietario
,
i
camerieri
la
pensavano
come
noi
e
terminammo
la
serata
,
cullandoci
tra
le
più
belle
illusioni
e
facendo
i
più
attraenti
progetti
per
l
'
avvenire
.
Al
mattino
Materassi
andò
a
fissare
per
la
partenza
;
noi
andammo
a
vedere
i
magnifici
giardini
dell
'
Acquasola
ed
ammirammo
tutta
la
poesia
di
una
magnifica
giornata
;
il
mare
,
la
terra
,
il
cielo
erano
ridenti
,
ridenti
come
il
nostro
pensiero
,
che
spaziava
in
quell
'
Oceano
di
luce
,
in
quel
verde
sterminato
delle
miriadi
di
piante
che
ci
circondava
,
e
che
traeva
da
tanta
magnificenza
di
natura
nuova
forza
per
tentare
l
'
impresa
,
e
certa
speranza
di
sicura
riuscita
.
-
Stasera
alle
otto
si
parte
!
-
Ci
disse
a
pranzo
il
Materassi
.
-
Ma
come
?
-
Andremo
ad
uno
ad
uno
al
battello
...
Io
vo
per
il
primo
:
voi
mi
seguirete
.
Sull
'
imbrunire
ci
avviammo
al
porto
;
il
porto
di
Genova
è
senza
dubbio
il
primo
d
'
Italia
:
il
continuo
movimento
,
l
'
affaccendarsi
di
migliaia
di
persone
,
lo
sterminato
numero
di
navi
che
vi
sono
ancorate
,
lo
sterminato
numero
di
vapori
che
s
'
incrociano
arrivando
e
partendo
,
disegnando
sull
'
Orizzonte
una
lunga
striscia
di
fumo
,
ti
rendono
certo
di
essere
in
uno
degli
emporii
commerciali
tra
i
più
accreditati
in
Europa
.
A
terra
hai
il
lavoro
,
in
mare
hai
il
vapore
:
le
due
leve
che
rialzeranno
l
'
umanità
fino
all
'
altezza
dei
suoi
gloriosi
destini
;
l
'
attività
individuale
e
la
scienza
!
Se
i
barcaioli
di
Livorno
ci
si
erano
mostrati
usurai
e
sordidi
,
quelli
di
Genova
ci
sorpresero
per
il
loro
galantomismo
.
-
Lei
va
in
Francia
?
-
Mi
domandò
quello
che
guidava
la
mia
barca
.
-
Sì
-
Gli
risposi
.
E
lui
,
zitto
come
un
muro
.
-
Quanto
devi
avere
?
-
Gli
domandai
quando
fui
giunto
alla
scala
del
bastimento
.
-
Mi
,
darà
mezzo
franco
.
-
Soltanto
!
-
Esclamai
io
con
sorpresa
.
-
È
il
mio
avere
.
Io
gli
diedi
due
franchi
,
egli
mi
pose
in
mano
il
resto
e
si
offese
quando
gli
dissi
che
del
resto
io
intendeva
fargli
un
regalo
.
A
bordo
,
mi
buttarono
giù
tra
le
cabine
dei
marinari
.
Dove
erano
gli
altri
?
Sul
bastimento
di
certo
,
e
se
non
li
vedevo
quella
sera
,
li
avrei
veduti
quando
l
'
aria
fosse
più
libera
!
Noi
eravamo
nientemeno
che
sul
Conte
Cavour
,
vapore
italianissimo
e
appartenente
alla
compagnia
Aquarone
.
Mi
sdraiai
alla
meglio
iN
una
cabina
,
quando
entrò
nella
stanza
un
tale
,
che
mi
fu
presentato
con
queste
parole
da
un
marinaro
:
anche
lui
,
viene
in
Francia
.
-
E
di
dove
viene
?
-
Io
gli
richiesi
.
-
Vengo
da
Milano
,
ed
ho
fatto
a
piedi
fin
qui
tutta
la
strada
...
-
E
come
mai
?
-
Io
ero
nei
cavalleggeri
Monferrato
e
son
disertore
!
Io
lo
guardai
e
sentii
compassione
di
lui
;
io
non
ho
mai
creduto
che
l
'
impresa
di
Francia
potesse
riuscire
,
e
,
se
andavo
,
era
solamente
perché
reputavo
un
delitto
per
un
republicano
il
non
accorrere
là
dove
si
pugnava
e
si
moriva
eroicamente
intorno
al
glorioso
vessillo
dell
'
umana
emancipazione
.
Morire
è
nulla
per
chi
ha
un
poco
dì
cuore
:
ma
andando
alla
guerra
ci
son
più
probabilità
di
restare
che
di
andare
tra
i
più
,
e
se
quel
povero
diavolo
l
'
avesse
scampata
,
che
avrebbe
fatto
?
In
Italia
non
poteva
tornare
dicerto
,
in
Francia
non
sapendo
una
parola
di
lingua
francese
sarebbe
morto
di
fame
...
Oh
!
quanti
eroi
vivono
e
moiono
ignorati
,
in
questo
secolo
falso
in
cui
si
inneggia
all
'
effetto
scenico
dei
bugiardi
eroismi
.
Questa
volta
ci
si
muoveva
davvero
;
allorché
io
ne
fui
proprio
sicuro
mi
addormentai
profondamente
.
Quando
al
mattino
mi
destai
noi
eravamo
fermi
.
-
Venga
pur
su
dai
suoi
compagni
,
mi
disse
un
mozzo
.
-
Ma
perché
ci
siamo
fermati
?
-
Siamo
a
Savona
:
ci
fermiamo
fino
a
stasera
.
-
E
avremo
altre
soste
avanti
di
arrivare
a
Marsiglia
?
-
Oh
!
...
sissignore
!
Per
lo
meno
si
sta
dieci
ore
a
san
Maurizio
.
I
miei
compagni
,
secondo
il
solito
,
più
fortunati
di
me
,
erano
stati
messi
nelle
cabine
di
prima
classe
.
Io
li
trovai
nel
così
detto
salone
,
nel
quale
ci
si
rigirava
appena
,
tanto
era
piccolo
!
...
ma
pure
lo
avevan
battezzato
come
salone
.
Prendemmo
un
caffè
,
e
si
assise
con
noi
un
Pollacco
,
che
bisticciava
alla
peggio
un
po
'
di
francese
:
egli
ci
disse
che
veniva
in
Francia
,
e
che
era
già
stato
ufficiale
di
cavalleria
nell
'
esercito
Austriaco
e
Prussiano
,
e
per
convalidare
ciò
che
diceva
,
ci
mostrò
una
fotografia
,
che
aveva
in
tasca
,
dove
era
rappresentato
in
alta
montura
di
ussero
.
Alla
nostra
domanda
se
pur
egli
avesse
intenzione
di
arruolarsi
con
Garibaldi
,
fece
una
smorfia
.
e
portestandoci
di
amare
i
volontari
,
ma
di
trovarsi
al
mo
posto
soltanto
tra
truppe
disciplinate
,
ci
fece
noto
il
suo
divisamente
di
entrare
nell
'
esercito
di
Bourbaki
,
allora
in
formazione
,
io
credo
,
a
Châlons
.
Era
intanto
sceso
giù
da
noi
il
macchinista
,
un
bel
tipo
di
Francese
meridionale
:
un
repubblicano
a
prova
di
bomba
,
che
faceva
parte
del
Comitato
di
Marsiglia
e
che
anzi
s
'
incaricava
di
condurre
più
gente
che
gli
fosse
possibile
in
quest
'
ultima
città
.
La
testa
di
quest
'
uomo
era
molto
espressiva
;
fronte
spaziosa
e
barba
foltissima
;
con
un
berretto
Frigio
sul
capo
ti
rassomigliava
perfettamente
uno
di
quei
celebri
convenzionali
che
tanto
impaurirono
ed
entusiasmarono
la
Francia
sullo
scorcio
del
secolo
decimottavo
.
Franco
e
leale
egli
cantava
le
cose
come
le
sentiva
,
per
cui
alle
parole
del
Polacco
,
che
aveva
terminato
il
discorso
con
mille
elogi
dell
'
eserciti
permanenti
,
sola
speranza
di
una
nazione
in
pericolo
(
sic
)
alzava
furiosamente
le
spalle
,
e
finì
borbottando
:
Noi
non
andiamo
d
'
accordo
.
-
E
come
è
vestita
la
cavalleria
in
Francia
?
Gli
domandò
il
discendente
di
Sobieskj
,
che
persino
in
viaggio
era
di
un
'
eleganza
ineccezionabile
.
-
Da
soldato
!
-
Rispose
l
'
altro
bruscamente
e
volgendosi
a
noi
ci
disse
a
bassa
voce
e
in
genovese
-
Dev
'
essere
un
imbecille
,
un
soldato
di
ventura
.
Tale
opinione
ci
fu
poco
dopo
convalidata
;
il
nostro
compagno
di
viaggio
cominciò
a
parlarci
delle
sue
conquiste
,
dei
cavalli
che
aveva
lasciato
a
Vienna
e
degli
illustri
parenti
che
aveva
lasciato
a
Berlino
,
e
terminò
mostrandoci
il
ritratto
della
sua
maitresse
,
una
bella
bionda
che
non
in
fotografia
,
ma
in
carne
ed
ossa
avremmo
desiderato
avere
davanti
.
Durante
tutta
la
campagna
non
vidi
più
questo
Pollacco
;
probabilmente
come
tanti
altri
avventurieri
avendo
veduta
la
malaparata
sarà
andato
in
cerca
di
fortuna
migliore
:
chè
la
campagna
di
Francia
ebbe
questo
di
buono
:
pochi
volontarii
,
ma
i
pochi
ispirati
e
che
dicevano
e
facevano
davvero
...
ne
diano
prova
luminosa
le
migliaia
dei
cadaveri
che
abbiamo
lasciato
lassù
.
A
mezzogiorno
preciso
il
vapore
si
mosse
;
tutti
salimmo
in
coverta
.
La
giornata
era
superba
,
il
panorama
incantevole
.
Il
nostro
battello
,
che
si
poteva
chiamare
un
guscio
,
tanto
era
piccolo
,
costeggiava
la
bella
riviera
che
è
una
delle
prime
bellezze
della
bellissima
Italia
;
noi
non
ci
scostammo
mai
più
di
cinquanta
passi
da
riva
;
si
passava
adunque
vicinissimi
a
quei
seni
,
a
quei
golfi
che
s
'
intersecano
nelle
montagne
,
ora
ridenti
per
il
verde
delle
piante
,
ora
tristi
per
il
cenerognolo
dei
molti
uliveti
,
ora
orride
per
il
colore
rossiccio
delle
pietre
e
per
la
mancanza
di
abitazioni
;
i
cento
villaggi
,
i
pittoreschi
castelli
che
si
vedevano
spuntare
qua
e
là
,
e
dominare
superbi
sulle
vette
delle
colline
e
dei
monti
;
le
capannuccie
dei
pescatori
a
cui
ad
ora
ad
ora
si
scorgeva
legata
qualche
barchetta
,
le
onde
leggermente
increspate
dal
venticello
che
rapiva
i
profumi
dalle
piante
del
lido
,
e
li
offriva
a
noi
ricreandoci
,
gli
alcioni
che
apparivano
a
fior
d
'
acqua
,
che
si
tuffavano
e
riapparivano
scuotendo
le
ali
immense
,
e
il
cielo
tutto
sereno
,
celeste
come
l
'
estesa
superficie
del
mare
ci
facevano
credere
di
essere
in
primavera
,
e
ci
facevano
mandare
un
saluto
dal
profondo
dell
'
anima
alla
terra
dell
'
amore
e
della
poesia
,
a
quell
'
Italia
che
si
biasimava
,
si
vituperava
vivendoci
,
ma
che
ora
si
sentiva
di
amare
più
di
noi
stessi
.
E
a
farlo
apposta
sembrava
che
l
'
Italia
,
quasi
amante
che
si
voglia
tradire
,
si
facesse
bella
di
tutti
i
suoi
vezzi
per
renderci
più
amara
la
dipartita
.
Ci
fermammo
di
nuovo
a
san
Maurizio
,
e
fu
forza
il
pernottarci
.
Mi
condonino
i
lettori
la
noia
di
tutti
questi
ragguagli
:
ne
soffrimmo
tanta
noi
della
noia
...
che
possono
pazientare
,
anche
loro
,
poiché
poco
più
ora
manca
alla
fine
di
questa
escursione
marittima
.
Il
mare
si
fece
cattivo
:
un
colpo
di
vento
portò
via
tutte
le
panche
che
erano
a
poppa
e
dove
ci
eravamo
seduti
il
dì
innanzi
:
il
nostro
stato
era
deplorevole
:
lascio
dapparte
certe
descrizioni
che
urterebbero
il
delicato
sentire
dei
miei
lettori
e
delle
mie
buone
lettrici
;
lo
stesso
Capitano
non
sapeva
più
che
pesci
si
prendere
:
l
'
equipaggio
giurava
per
tutti
i
Santi
del
Calendario
Cattolico
di
non
essersi
mai
ritrovato
in
acque
sì
brutte
.
A
Tolone
si
sobbalzava
tanto
nelle
nostre
cabine
che
si
arrivava
a
picchiare
capate
terribili
nelle
asse
del
soffitto
;
è
per
sopramercato
si
era
anche
nel
colmo
della
notte
.
È
impossibile
descrivere
l
'
irritazione
di
cui
eravamo
in
preda
:
lo
sconforto
si
era
impossessato
di
noi
,
e
ci
si
aspettava
di
momento
in
momento
di
trovar
la
tomba
,
ora
che
si
era
arrivati
in
Francia
.
Il
tempo
si
calmò
;
altre
cinque
ore
di
viaggio
,
eppoi
il
Capitano
ci
chiamò
sul
ponte
.
Corremmo
tutti
.
Un
bosco
d
'
antenne
occupava
tutto
il
porto
:
una
magnifica
città
ci
si
stendeva
davanti
in
mezzo
a
due
picchi
,
sul
primo
dei
quali
si
vedeva
il
campanile
di
una
chiesuola
.
-
Quella
è
la
Madonna
della
Guardia
-
ci
disse
il
Capitano
.
-
Loro
sono
a
Marsiglia
.
Finalmente
ci
si
era
!
CAPITOLO
V
.
Andammo
subito
al
Comitato
;
non
ci
era
nessuno
:
se
ne
domandò
la
ragione
,
ci
risposero
che
era
domenica
;
si
cominciava
benino
!
Facendo
di
necessità
virtù
,
deliberammo
di
tornarci
il
giorno
dopo
,
e
intanto
andammo
a
passeggiare
per
la
città
:
Non
posso
negare
che
più
che
mi
inoltravo
in
quelle
magnifiche
strade
,
più
osservavo
il
chiasso
,
il
movimento
,
il
lusso
,
il
fare
spigliato
di
quella
popolazione
,
più
mi
sentivo
in
preda
d
'
impressioni
bruttissime
.
Non
che
essere
in
una
Nazione
,
tanto
bistrattata
,
tanto
avvilita
,
tanto
depressa
come
era
allora
la
Francia
,
tu
avresti
creduto
trovarti
in
un
paese
dove
tutte
le
cose
vadano
a
meraviglia
,
dove
non
si
sia
nemmeno
alla
lontana
sentito
parlare
di
guerra
.
Molti
giovanotti
avevano
il
berretto
da
guardia
nazionale
,
ma
molti
ancora
se
la
passeggiavano
tranquilli
e
contenti
,
a
braccio
di
signore
di
virtù
più
o
meno
problematica
,
e
occupavano
cianciando
,
chiassando
e
ridendo
i
tavolini
che
sono
al
difuori
dei
molti
caffè
,
che
si
trovano
nella
magnifica
strada
della
Canobiere
.
Ai
cafès
chantants
,
si
cantava
la
Marsigliese
,
le
chant
du
depart
tutte
canzoni
patriotiche
...
ma
pur
si
cantava
;
alla
Maison
doré
si
ballava
sempre
patriotticamente
il
cancan
:
tutte
le
cocottes
di
Parigi
,
allontanate
da
quella
citta
a
causa
dell
'
assedio
,
erano
piovute
là
a
Marsiglia
,
dove
abbassando
le
loro
pretese
,
avevano
trovato
ammiratori
a
iosa
;
erano
aperti
tre
teatri
;
sui
boulevards
tutte
le
sere
suonava
la
banda
;
unico
indizio
di
vita
belligera
noi
lo
trovammo
in
certi
cartelli
che
erano
attaccati
a
tutte
le
cantonate
;
cartelli
ove
era
scritto
a
lettere
cubitali
:
Parigi
non
si
arrenderà
mai
;
del
resto
,
come
ho
detto
,
un
'
indifferenza
da
fare
schifo
,
una
corruzione
che
non
ci
faceva
mai
presupporre
che
un
Trochu
avesse
la
sfacciataggine
di
qualificarla
all
'
Assemblea
per
Italiana
.
Se
si
fa
un
paragone
tra
qualunque
delle
nostre
città
nel
1866
e
Marsiglia
nel
1871
,
bisogna
in
coscienza
affermare
che
noi
,
quantunque
corrotti
,
siamo
molto
,
ma
molto
superiori
,
se
non
altro
nell
'
amore
di
patria
,
alla
città
più
spinta
del
mezzogiorno
della
Francia
.
Né
solamente
le
classi
agiate
se
la
spassavano
,
bastava
andare
sul
porto
per
potere
esser
certi
se
quel
popolo
lì
,
aveva
intenzione
di
concorrere
alla
guerra
!
Le
infinite
baracche
dei
saltimbanchi
,
i
giuochi
improvvisati
lungo
la
strada
,
la
gente
che
si
affollava
intorno
ad
un
vaporino
che
conduceva
intorno
il
porto
,
i
cantastorie
ambulanti
ci
offrivano
un
bel
colpo
d
'
occhio
,
ma
ci
raffermavano
sempre
più
nella
nostra
opinione
.
È
vero
che
tra
gli
altri
sollazzi
vedemmo
anche
un
tiro
al
bersaglio
e
in
questo
servivano
di
mira
due
Prussiani
più
grandi
del
naturale
;
ma
a
che
prò
sciupare
la
polvere
contro
i
Prussiani
di
carta
,
quando
si
fuggiva
a
rotta
di
collo
davanti
a
quelli
di
ciccia
?
La
molta
gente
che
interrogammo
,
ci
rispose
facendo
voti
,
per
la
pace
;
il
commercio
incagliato
,
i
guadagni
diminuiti
parlavano
nel
cuore
di
tutti
quegli
uomini
,
più
della
voce
della
patria
tradita
.
Noi
pensammo
che
era
ben
difficile
che
la
Francia
potesse
pigliare
una
rivincita
.
In
mezzo
alla
folla
vedemmo
qua
e
là
confusi
ed
incerti
alcuni
Turcos
ed
alcuni
Zuavi
,
zoppicanti
e
con
volti
emaciati
.
Erano
feriti
;
erano
avanzi
gloriosi
di
Wissembourg
,
di
Woërt
,
di
Gravelotte
.
Abituati
a
vedere
questi
fieri
soldati
,
allorché
nel
cinquantanove
baldanzosi
e
trionfanti
traversarono
l
'
Italia
,
noi
provammo
un
senso
di
dolore
nel
vederli
ridotti
in
tale
stato
.
I
ragazzacci
del
popolo
non
di
rado
li
accompagnavano
colle
loro
fischiate
,
o
facevano
loro
degli
scherzi
da
far
rivoltare
lo
stomaco
agli
uomini
più
abboccati
del
mondo
:
la
sventura
dovrebbe
esser
sacra
.
La
popolazione
di
Marsiglia
l
'
aveva
maledettamente
con
l
'
armata
:
mentre
uomini
,
donne
,
fanciulli
si
affollavano
lungo
le
vie
e
guardavano
con
ammirazione
la
guardia
Nazionale
,
che
faceva
crepar
dalle
risa
,
tutti
avevano
sempre
pronto
un
frizzo
,
un
insulto
per
quei
poveri
diavoli
del
60°
reggimento
,
che
allora
si
ricostituiva
in
quella
città
:
li
chiamavano
i
soldati
di
Napoleone
,
e
tutti
erano
all
'
unisono
per
dichiarare
quest
'
ultimo
come
un
traditore
,
come
l
'
unica
causa
di
tutti
i
disastri
che
avevano
ridotto
al
lumicino
la
patria
degli
eroi
del
novantadue
e
degli
espugnatori
di
Malakoff
.
Un
po
'
sconfortati
continuammo
a
girellare
,
ma
è
un
fatto
che
quella
varietà
,
quel
movimento
ci
stordiva
in
modo
,
che
queste
cose
le
quali
,
or
ripensando
mi
danno
fastidio
,
terminarono
col
non
farmi
nè
caldo
nè
freddo
e
col
darmi
gusto
.
Rintoppammo
sul
porto
il
nostro
compagno
di
viaggio
,
disertore
dall
'
esercito
Italiano
.
-
Vadano
al
Comitato
-
Ci
disse
-
perché
fra
poco
si
parte
..
-
Dici
davvero
?
-
Sul
mio
onore
.
E
noi
ci
avviammo
al
celebre
Comitato
che
aveva
la
sua
sede
sulla
piazza
della
prefettura
.
Un
gruppo
di
giovani
dal
portamento
spigliato
,
era
sulla
cantonata
e
faceva
pervenire
ai
nostri
orecchi
il
dolce
suono
della
gentile
favella
del
sì
.
Saranno
stati
all
'
incirca
una
cinquanta
ed
erano
tutti
Italiani
,
qualcuno
aveva
il
berretto
rosso
:
tutti
vestivano
ancora
con
abiti
cittadineschi
.
Fummo
accolti
da
loro
come
fratelli
:
in
quei
momenti
s
'
improvvisano
le
amicizie
,
e
il
tu
alla
quacquera
di
primo
acchito
,
soave
reminiscenza
dell
'
Università
,
predomina
su
tutta
la
linea
:
nè
si
creda
che
queste
amicizie
che
si
concludono
in
un
quarto
d
'
ora
,
sfumino
come
tutte
le
amicizie
del
mondo
,
poiché
sono
le
più
inalterabili
,
perché
dopo
molti
anni
quando
l
'
uomo
vive
nel
passato
e
chiede
un
conforto
e
una
lacrima
al
sacro
patrimonio
d
'
affetto
che
ha
raccolto
qua
in
terra
,
ripensa
a
questi
amici
di
gloria
e
di
sventura
come
l
'
esule
,
o
il
prigioniero
ripensano
alla
casetta
paterna
.
Tutti
erano
allegri
...
si
andava
incontro
a
un
nemico
formidabile
,
si
era
certi
della
difficoltà
di
vincere
,
si
sapeva
che
probabilmente
metà
di
noi
avrebbe
pagato
col
sangue
le
idee
che
ci
bollivano
in
testa
,
ma
che
c
'
importava
?
Anche
il
sacrificio
ha
le
sue
voluttà
e
sono
più
inebrianti
di
quelle
della
gioia
.
-
Stasera
non
possono
partire
.
-
Venne
a
dirci
un
coso
sbilenco
,
che
doveva
essere
addetto
al
Comitato
.
-
Daccapo
-
Urlarono
i
giovani
e
proruppero
in
fischi
.
-
Domani
sera
partiranno
di
sicuro
-
Proferì
a
malapena
quel
corvo
del
malaugurio
e
se
la
svignò
alla
chetichella
.
-
Pazienza
ragazzi
bisogna
assuefarsi
alle
disillusioni
;
venite
con
me
alla
vicina
taverna
e
là
faremmo
passare
la
malinconia
,
trangugiando
un
buon
bicchier
di
vino
caldo
.
Quello
che
parlava
era
un
bel
tipo
di
militare
;
era
già
vestito
da
Garibaldino
e
camminava
un
po
'
zoppo
.
-
Evviva
il
Mago
!
-
Gridarono
tutti
.
-
Venite
con
me
sempre
,
o
ragazzi
,
e
vedrete
che
anche
al
fuoco
non
vi
farò
scomparire
.
-
Eh
!
lo
sappiamo
che
tu
sei
un
eroe
...
-
Che
eri
all
'
attacco
di
Dijon
...
-
E
che
ci
fosti
ferito
.
-
Evviva
i
prodi
soldati
!
-
Evviva
.
E
cantando
patriottiche
cantiche
ce
ne
andammo
tutti
alla
vicina
taverna
,
dove
due
fior
di
ragazze
dispensavano
bibite
e
sorrisi
agli
avventori
,
che
ne
andavano
in
solluchero
a
questo
connubio
cotanto
attraente
.
A
Marsiglia
,
il
vin
caldo
e
il
Cognak
costano
la
miserabile
somma
di
10
centesimi
,
e
si
noti
bene
che
le
bibite
non
si
amministrano
omeopaticamente
come
da
noi
.
-
Se
ci
fossero
certi
amici
!
-
Esclamò
il
Materassi
,
quando
giunse
a
cognizione
di
questa
consolante
notizia
.
-
Mago
,
su
...
giacché
non
sappiamo
come
passare
il
tempo
,
raccontaci
i
fatti
gloriosi
di
cui
è
già
stato
eroe
Garibaldi
...
Noi
ci
istruiremo
e
le
ore
ci
trascorreranno
,
come
se
fossero
minuti
.
-
Che
volete
...
che
dica
...
-
Di
quello
che
sai
:
raccontaci
come
si
portano
i
nostri
,
quale
è
la
nostra
organizzazione
,
e
se
infine
i
soldati
Prussiani
sono
poi
quella
gente
famosa
da
far
tremare
tutto
il
mondo
...
-
In
quanto
a
questi
vi
assicuro
che
non
fanno
di
noccioli
e
che
tirano
diritto
,
e
che
son
duri
come
montagne
,
ma
,
poiché
volete
saper
proprio
ogni
cosa
,
vi
spiffero
tutto
dall
'
a
alla
z
pregandovi
a
scusarmi
se
non
parlo
in
punta
di
forchetta
.
Tutti
fecero
silenzio
e
il
sergente
(
il
Mago
era
sergente
)
,
incominciò
:
Figuratevi
che
si
era
in
Autun
.
Il
clima
di
Francia
è
pazzo
come
gli
abitanti
.
A
Dôle
non
aveva
fatto
che
piovere
,
a
Autun
era
un
freddo
che
ci
pareva
di
essere
in
Siberia
.
Noi
stemmo
sei
giorni
all
'
avamposti
e
vi
assicuro
di
aver
provato
certi
brezzoni
,
che
al
solo
ricordarli
mi
sento
gelato
.
Riunita
tutta
la
legione
,
si
partì
col
nostro
Vecchio
per
Arnay
le
Duc
.
-
O
in
che
legione
eri
?
-
Interruppe
uno
.
-
Io
ero
con
Tanara
;
un
bravo
uomo
,
ragazzi
,
un
uomo
,
del
genere
del
quale
ce
ne
vorrebbe
dimolti
nella
democrazia
,
uno
di
quei
pochi
insomma
che
si
seguono
volentieri
,
quando
cominciano
a
fischiare
le
palle
!
..
Tornando
a
bomba
:
vi
dirò
che
da
Arnay
le
Duc
,
girammo
come
l
'
Ebreo
Errante
,
per
tutti
quei
paesuoli
,
sempre
in
cerca
dei
Prussiani
che
non
si
vedevano
mai
...
Che
marcie
,
figliuoli
!
..
Non
dubitate
,
che
chi
potrà
raccontare
questa
campagna
,
potrà
esserne
altero
e
potrà
dire
di
esser
sfuggito
alle
unghie
del
diavolo
.
Il
giorno
ventiquattro
entrammo
in
Malin
,
abbandonato
poco
prima
dai
Prussiani
;
pernottammo
alla
stazione
,
e
Garibaldi
,
il
bravo
uomo
,
era
là
..
in
mezzo
a
noi
,
a
farci
coraggio
,
a
prometterci
che
ci
saremmo
fatti
onore
.
Il
freddo
era
intenso
,
acutssimo
e
il
nostro
Vecchio
era
sorridente
,
sereno
,
come
se
fosse
stato
nella
stanza
più
bella
e
più
riscaldata
del
suo
quartier
generale
.
Gli
abitanti
cercavano
di
renderci
meno
dure
le
privazioni
colle
loro
gentilezze
:
e
si
affannavano
a
portarci
da
mangiare
,
e
da
bere
;
le
donne
,
anche
delle
classi
non
basse
,
ci
portavano
il
pane
ed
il
vino
e
ci
stringevano
la
mano
.
L
'
era
una
cosa
da
far
piangere
i
sassi
...
ve
l
'
assicuro
.
All
'
alba
partimmo
e
ci
frastagliammo
compagnie
per
compagnie
nei
borghi
diversi
,
adiacenti
a
Malin
.
Così
passammo
l
'
intera
giornata
:
sul
far
della
sera
venne
ordine
immediato
di
partenza
,
e
difatti
tutti
insieme
si
andò
a
Lantenay
.
Qui
trovammo
un
infinità
di
guardie
mobili
,
qualche
pezzo
di
artiglieria
,
un
mezzo
squadrone
di
Chasseurs
d
'
Afrique
e
varii
corpi
di
volontari
.
Garibaldi
alloggiò
al
castello
;
noi
ci
fermammo
proprio
sotto
di
lui
e
per
riscaldarci
facemmo
degli
immensi
falò
.
I
Prussiani
erano
al
di
là
di
una
foresta
che
si
stende
sull
'
alture
del
Nord
Ovest
del
Castello
;
in
linea
retta
tra
noi
e
loro
non
ci
correva
nemmanco
un
chilometro
.
La
mattina
del
ventisei
oltre
la
paga
ci
diedero
dei
pezzi
di
capretto
che
erano
stati
requisiti
;
ma
sul
più
bello
,
allorché
si
cominciava
ad
assaporare
questa
vivanda
così
patriarcale
,
suonò
l
'
assemblea
,
e
in
un
minuto
bisognò
correre
ai
ranghi
,
lasciando
sul
terreno
e
nelle
case
più
di
metà
di
quel
cibo
,
che
con
tanta
veemenza
veniva
reclamato
dai
nostri
stomachi
vuoti
.
Appena
arrivati
al
castello
,
vedemmo
Garibaldi
a
cavallo
:
era
seguito
da
Menotti
,
da
Bordone
,
da
Canzio
.
Il
Vecchio
diede
qualche
ordine
,
poi
seguito
dai
suoi
e
da
alcune
guide
ci
precedette
,
inoltrandosi
al
trotto
verso
l
'
estremità
della
foresta
;
dopo
brevi
istanti
noi
ci
avanzammo
.
Pigliammo
una
viuzza
e
in
poco
tempo
raggiungemmo
lo
stato
maggiore
.
Allora
si
ordinò
a
due
compagnie
del
primo
battaglione
,
tra
le
quali
alla
mia
,
di
occupare
l
'
altipiano
e
di
stenderci
in
catena
.
Nell
'
eseguire
quest
'
ordine
voltai
i
miei
occhi
a
destra
e
vidi
in
terra
sdraiato
il
prode
Garibaldi
.
Egli
si
riposava
:
lì
a
cento
passi
da
noi
..
Io
non
sono
un
poeta
,
sono
un
ignorante
,
un
soldataccio
cresciuto
tra
bestemmie
della
caserma
,
ma
che
volete
,
non
ve
lo
nascondo
,
veder
quel
vecchio
,
malato
,
quell
'
uomo
della
cui
fama
è
pieno
il
mondo
e
che
si
è
già
conquistata
l
'
immortalità
,
vederlo
,
dico
lì
sdraiato
come
uno
di
noi
,
con
quella
faccia
di
santo
,
a
pochi
passi
dalla
morte
,
io
sentii
inumidirmi
le
ciglia
e
piansi
come
una
donnicciuola
,
o
come
un
abatino
.
Due
batterie
,
una
da
campagna
e
l
'
altra
da
montagna
,
presero
posizione
accanto
a
noi
.
Poco
distante
tuonava
il
cannone
;
erano
le
truppe
di
Bossak
e
di
Ricciotti
,
almeno
lo
credo
,
che
disturbavano
le
mosse
del
nemico
.
Che
magnifico
spettacolo
ci
si
presentò
agli
occhi
,
quando
principiammo
a
guardare
!
Una
vallata
ubertosissima
di
vegetazione
si
stendeva
sotto
di
noi
;
i
battaglioni
Bavaresi
e
Prussiani
formavano
un
'
estesa
e
ben
compatta
colonna
;
gli
ulani
correvan
da
un
estremo
all
'
altro
di
quella
linea
,
che
sembrava
di
ferro
,
tanto
era
nera
:
ma
colle
nostre
complessioni
e
coi
nostri
comandanti
si
ammacca
anche
il
ferro
!
..
Venne
l
'
ordine
infatti
di
avanzarsi
.
Il
terreno
che
dovevamo
percorrere
era
pieno
d
'
intoppi
:
era
un
avvicendarsi
di
piccoli
scaglioni
che
qualche
volta
ci
facevano
andare
a
gambe
levate
.
I
Francs
Tireurs
si
erano
internati
nella
foresta
e
appoggiavano
i
nostri
movimenti
.
Dopo
poco
trovammo
dietro
uno
dei
tanti
rialzi
gli
Chasseurs
d
'
Afrique
che
erano
in
esplorazione
.
Una
scarica
a
bruciapelo
eseguita
dai
Prussiani
,
li
fece
retrocedere
;
allora
occupammo
noi
la
sommità
abbandonata
dalla
nostra
cavalleria
.
Il
rombo
del
cannone
si
fece
sentire
da
tutte
e
due
le
parti
,
i
Prussiani
rispondevano
ai
nostri
con
accanimento
:
le
palle
,
le
bombe
ci
smaniavano
di
sopra
,
di
sotto
,
intorno
al
capo
,
alle
gambe
:
ogni
poco
i
superiori
ci
ordinavano
di
sdraiarci
per
terra
,
Una
rachetta
portò
via
la
coscia
del
bravo
luogotenente
Dell
'
Isola
aiutante
di
Menotti
.
Il
nostro
capitano
Morelli
era
sempre
alla
testa
della
compagnia
e
diè
prova
di
un
sangue
freddo
,
che
,
come
vecchio
soldato
,
io
vi
dichiaro
rarissimo
.
Pigliammo
d
'
assalto
un
paesetto
,
lo
traversammo
a
baionetta
calata
,
in
mezzo
agli
applausi
di
quei
buoni
abitanti
.
I
Prussiani
si
ritiravano
colle
loro
artiglierie
:
apriamo
il
cuore
alla
gioia
,
guardiamo
e
si
vede
in
capo
alla
strada
il
Generale
;
ma
dunque
quest
'
uomo
è
per
tutto
,
quest
'
uomo
è
miracoloso
,
quest
'
uomo
è
invulnerabile
!
..
Gridano
i
volontari
,
e
poi
,
tutti
prorompono
in
acclamazioni
all
'
illustre
condottiero
.
Garibaldi
ci
salutava
col
suo
solito
sorriso
,
poi
,
chiamata
una
tromba
,
si
fece
dare
un
poco
da
bere
,
e
bevve
l
'
acqua
di
una
vicina
pozzanghera
.
Intanto
il
cielo
aveva
aperto
le
sue
cateratte
,
ed
una
pioggia
diabolica
c
'
inzuppava
maledettamente
i
vestiti
,
e
ci
rendeva
assai
malagevole
il
camminare
a
causa
del
fango
che
produceva
.
Facemmo
alto
in
un
luogo
disabitato
e
scoperto
;
quivi
sfilò
innanzi
ai
nostri
occhi
tutto
il
piccolo
esercito
che
aveva
sotto
di
se
Garibaldi
.
Passato
che
fu
,
venne
anche
per
noi
l
'
ordine
di
avanzarci
senza
sapere
ove
si
andasse
e
senza
nemmeno
curarsene
:
che
il
buon
soldato
non
deve
mai
discutere
,
nè
sofisticare
su
quanto
ordinano
i
superiori
.
Dopo
aver
camminato
un
poco
,
noi
del
battaglione
,
comandato
da
Ciotti
,
arrivammo
in
un
piccolo
villaggio
situato
al
Nord
di
Lantenay
,
e
qui
dalla
bocca
stessa
dei
villici
sapemmo
che
i
Prussiani
,
prima
di
partire
,
avevan
fatto
man
salva
di
tutto
il
bestiame
.
Di
cibo
non
ci
era
da
parlarne
,
e
noi
si
aveva
un
appetito
numero
uno
;
una
sola
botteguccia
era
aperta
,
ma
anche
in
questa
non
si
trovavano
che
pochi
pezzucci
di
pane
;
li
dividemmo
da
buoni
fratelli
,
ma
appena
si
cominciavano
a
divorare
,
eccoti
di
nuovo
l
'
ordine
d
'
immediata
partenza
.
Ragazzi
miei
,
non
è
il
fuoco
che
costituisce
lo
amaro
di
una
campagna
,
chè
anzi
ne
è
la
pagina
bella
;
sono
le
privazióni
e
gli
stenti
,
a
cui
però
di
buon
grado
deve
assoggettarsi
il
soldato
dell
'
idea
.
Noi
eravamo
stanchi
,
le
gambe
non
ci
reggevano
più
,
i
respiri
si
elevavano
a
mala
pena
dal
petto
,
ma
il
nostro
lavoro
non
era
terminato
,
bisognava
finirlo
,
come
volea
Garibaldi
,
e
o
male
o
bene
noi
lo
facemmo
ed
ecco
come
andò
.
Il
Generale
voleva
sorprendere
Digione
,
ed
era
sicuro
d
'
impadronirsene
con
uno
dei
suoi
colpi
di
mano
e
vi
garantisco
che
sarebbe
riuscito
....
Oh
!
mille
valorosi
di
più
o
duemila
vigliacchi
di
meno
,
e
avreste
veduto
!
Noi
ci
inoltrammo
silenziosi
lungo
la
strada
;
avevamo
avuto
il
comando
di
non
scaricare
il
fucile
;
quatti
quatti
senza
respirare
nemmeno
,
col
cuore
che
ci
batteva
forte
forte
,
procedevamo
in
mezzo
a
quel
buio
d
'
inferno
;
nessun
rumore
si
sentiva
all
'
intorno
:
un
acquazzone
tremendo
ci
percoteva
da
tutti
i
lati
.
Noi
marciavamo
per
primi
insieme
ad
una
compagnia
di
Francs
tireurs
,
dietro
a
noi
venivano
diversi
battaglioni
di
guardie
mobili
e
l
'
artiglieria
.
Così
giungemmo
fino
a
un
kilometro
dalla
città
;
pareva
che
i
Prussiani
non
si
fossero
anche
accorti
di
noi
;
un
subitaneo
schioppettìo
di
fucilate
ci
rese
sicuri
che
la
nostra
avanguardia
era
alle
prese
cogli
avamposti
dell
'
inimico
.
I
nostri
superiori
ci
diedero
l
'
ordine
che
ad
ogni
scarica
,
ci
buttassimo
nei
fossi
che
fiancheggiavano
la
strada
;
questi
erano
pieni
d
'
acqua
,
e
allorché
il
lampo
annunziatore
delle
palle
vicine
si
faceva
vedere
in
quel
buio
,
noi
prendevamo
dei
bagni
,
nè
troppo
comodi
in
quella
stagione
,
nè
troppo
puliti
.
Però
di
tratto
in
tratto
ci
si
avanzava
,
tra
quel
diavoleto
:
le
nostre
trombe
suonavano
avanti
;
avanti
,
gridavano
gli
ufficiali
;
avanti
si
gridava
noi
tutti
,
e
come
un
sol
uomo
,
ci
spingevamo
,
ci
accalcavamo
,
per
quella
strada
che
poco
dopo
doveva
essere
ingombra
da
mucchi
di
deformati
cadaveri
.
Già
qualche
ferito
emetteva
grida
strazianti
,
già
l
'
aria
s
'
impregnava
di
quel
simpatico
odore
di
polvere
che
suole
accompagnare
i
combattimenti
,
già
il
lontano
rullo
del
tamburo
,
il
subito
guizzo
che
pari
a
lingua
di
fuoco
si
ripercuoteva
per
tutta
quella
estensione
,
e
il
fischio
non
interrotto
mai
delle
micidialissime
palle
nemiche
,
ci
rendeva
sicuri
che
assistevamo
ad
un
'
imponente
battaglia
.
Le
scariche
dei
Prussiani
di
minuto
in
minuto
crescevano
d
'
intensità
,
eppure
noi
fedeli
ai
nostri
ordini
non
ci
azzardavamo
a
far
uso
delle
nostre
armi
,
quando
quei
vili
delle
guardie
mobili
cominciarono
a
scappare
e
a
tirar
fucilate
all
'
indietro
,
fucilate
che
colpivano
noi
,
non
i
Prussiani
.
L
'
impresa
a
quel
momento
si
poteva
chiamare
fallita
;
un
uomo
prudente
,
uno
che
va
col
successo
si
sarebbe
ritirato
,
ma
Garibaldi
era
lì
in
prima
fila
,
ma
noi
si
vedeva
fuggire
i
Francesi
e
volevamo
far
vedere
quanto
più
di
loro
valessero
i
calunniati
Italiani
,
epperciò
con
l
'
entusiasmo
di
chi
sa
di
sacrificarsi
per
una
idea
generosa
si
stava
fermi
,
al
nostro
posto
.
E
lì
morì
il
povero
tenente
,
Anzillotti
;
lì
morì
il
bravo
Del
Pino
uno
dei
ragazzì
più
buoni
e
più
coraggiosi
che
io
m
'
abbia
conosciuto
,
e
certo
uno
dei
migliori
della
mia
compagnia
.
Non
vi
sto
a
dire
il
numero
dei
feriti
,
i
Carabinieri
Genovesi
furono
decimati
...
gli
Italiani
si
battevano
e
si
battevano
da
eroi
.
Fu
giuocoforza
il
ritirarsi
;
mai
ritirata
poteva
cominciare
con
tanto
disordine
;
si
correva
all
'
impazzata
pei
campi
,
ogni
poco
,
si
cadeva
per
terra
,
ogni
poco
ci
si
trovava
a
mezza
gamba
nell
'
acqua
,
e
tutto
questo
sotto
un
fuoco
continuo
di
mitragliatrici
,
di
cannoni
,
di
moschetterìa
.
Giunto
a
capo
di
una
viuzza
,
fui
scaraventato
per
terra
:
tentai
di
rialzarmi
,
mi
fu
impossibile
poco
dopo
io
era
fuori
dei
sensi
;
non
so
quanto
durò
,
il
mio
sbalordimento
;
quando
mi
riebbi
mi
trovai
sopra
un
barroccio
che
mi
portò
all
'
ambulanza
d
'
Autun
,
da
dove
fui
trasferito
a
Lione
.
Un
'
impertinentissima
scheggia
di
mitraglia
mi
aveva
forato
la
coscia
.
Ottenuto
un
permesso
di
convalescenza
,
ho
fatto
un
mesetto
di
villeggiatura
a
Nizza
,
e
ora
me
ne
torno
lassù
,
che
,
grazie
al
Cielo
,
della
forza
per
battermi
coi
Prussiani
ne
ho
sempre
,
perché
,
sappiatelo
ragazzi
,
una
battaglia
è
uno
di
quei
divertimenti
che
non
capitano
ad
ogni
canto
di
gallo
;
si
può
morire
,
ma
dove
volete
trovarmi
una
cosa
più
bella
di
morire
,
in
mezzo
al
fumo
,
al
rumore
,
alle
trombe
e
alla
gloria
...
eh
!
via
dunque
,
venite
con
me
,
e
vi
farete
onore
,
il
vecchio
Mago
ha
veduto
troppe
volte
da
vicino
la
morte
,
perché
vi
possa
far
fare
una
figuraccia
indecente
.
-
Evviva
il
Mago
!
-
Gridarono
tutti
e
tutti
picchiarono
il
bicchiere
tra
loro
.
Dopo
aver
discorso
un
'
altra
buona
mezz
'
ora
,
dopo
aver
domandato
tutto
il
domandabile
al
brav
'
uomo
che
aveva
già
veduto
i
Prussiani
,
ci
congedammo
da
quell
'
allegra
compagnia
e
ci
avviammo
all
'
albergo
.
-
Ma
se
ci
mandassero
con
Frapolli
!
-
Esclamò
uno
di
noi
per
la
strada
.
-
Che
...
Parleremo
ben
chiaro
al
Comitato
,
noi
intendiamo
di
batterci
e
non
di
fare
il
framassone
a
cento
miglia
dal
teatro
della
guerra
.
-
E
però
va
specificato
-
ci
disse
uno
che
per
buona
fortuna
era
venuto
dalla
taverna
con
noi
-
Perché
quei
signori
che
spediscono
sono
tutti
una
zuppa
e
un
pan
molle
con
quelli
arfasatti
e
se
voi
state
zitti
,
vi
trovate
di
certo
mistificati
.
Noi
ringraziammo
il
gentile
consigliero
e
ci
addormentammo
decisi
di
raggiungere
tra
poche
ore
il
generale
,
e
l
'
Armata
dei
Vosgi
.
CAPITOLO
VI
.
Il
giorno
seguente
,
appena
fu
un
'
ora
da
persone
educate
,
andammo
dal
Comitato
.
Dopo
molta
anticamera
,
chè
anche
nella
democrazia
quando
si
comincia
a
salire
si
assume
tutte
le
belle
e
gentili
maniere
le
quali
distinguono
l
'
aristocrazia
,
fummo
introdotti
in
quel
sinedrio
di
senno
e
di
patriottismo
,
e
ci
trovammo
davanti
al
presidente
Panni
,
un
omaccino
tarchiato
colla
barba
lunga
,
nato
a
Firenze
ma
domiciliato
da
vario
tempo
a
causa
di
affari
a
Marsiglia
.
Tanto
lui
come
il
segretario
Lalli
,
si
davano
tutto
il
tuono
di
persone
importanti
,
ci
squadravano
dall
'
alto
in
basso
con
una
prosopopea
da
commissarii
di
polizia
,
e
parlavano
della
guerra
colla
medesima
autorità
,
che
avrebbero
adoperato
se
fossero
stati
generali
d
'
armata
o
per
lo
meno
,
capi
di
stato
maggiore
....
.
Adempiute
le
formalità
,
di
quella
specie
di
arruolamento
che
si
firmava
presso
di
loro
,
noi
facemmo
noto
a
quella
gente
,
il
nostro
proposito
di
andare
diretti
al
quartier
generale
dì
Garibaldi
.
-
Loro
possono
andare
anche
con
Frapolli
-
Ci
disse
il
segretario
-
Tutte
le
vertenze
sono
accomodate
e
i
due
generali
,
glielo
assicuro
io
,
camminano
verso
la
medesima
mêta
.
-
Sono
belle
assicurazioni
,
ma
noi
abbiamo
deciso
di
raggiungere
Garibaldi
e
vogliamo
andare
a
Digione
.
-
Facciano
come
vogliono
;
stasera
partono
una
cinquantina
di
volontarii
...
potranno
andare
anche
loro
-
Borbottò
il
presidente
,
non
nascondendo
un
senso
di
malumore
e
di
contrarietà
:
poi
,
rivoltosi
ad
Omero
Piccini
,
fratello
di
quello
che
era
sul
Var
e
in
prigione
con
noi
,
gli
proferì
in
tuono
brusco
:
Lei
non
può
andare
.
-
E
perché
?
-
Non
lo
vede
...
è
un
ragazzo
.
Difatti
il
nostro
compagno
aveva
17
anni
.
-
Eppure
,
interrompemmo
noi
,
è
già
stato
a
Mentana
.
-
Allora
faccia
lei
...
Stasera
alle
dieci
sieno
qui
...
se
vogliono
partire
.
Cosa
dovevamo
fare
per
giungere
alle
dieci
?
..
Entrammo
nella
taverna
della
sera
avanti
...
Ah
!
così
ci
fosse
venuto
un
granchio
alle
gambe
!
..
Rivedemmo
le
simpatiche
Ebi
che
con
tanta
grazia
porgevano
il
nettare
agli
avventori
,
entusiasti
delle
loro
bellezze
,
le
rivedemmo
,
e
ci
attaccammo
discorso
;
si
parlò
della
guerra
,
della
Francia
,
delle
donne
Italiane
,
che
esse
dicevano
bellissime
,
delle
prossime
emozioni
del
campo
,
della
moda
,
dei
vestiti
corti
,
del
ciuco
ammaestrato
che
facevano
vedere
sul
porto
,
della
guardia
mobile
,
dell
'
esercito
di
Bourbaki
e
dei
pasticcini
di
Strasburgo
che
non
arrivavano
più
.
Erano
discorsi
le
più
volte
senza
senso
comune
,
ma
che
servivano
ammirabilmente
per
farci
ammazzare
alla
meno
peggio
qualche
ora
.
Il
male
si
fu
,
che
le
parole
erano
accompagnate
dalle
libazioni
:
le
libazioni
c
'
indussero
a
fare
il
dejuner
,
questo
tirò
dietro
da
se
lo
Champagne
...
Avevamo
cominciato
a
sdrucciolare
su
una
sgamba
viuzza
e
ormai
bisognava
ruzzolare
a
rotta
di
collo
per
tutta
la
china
.
Il
piacere
di
esser
giunti
finalmente
in
quella
Francia
,
che
da
tanto
tempo
agognavamo
,
il
trovarsi
accanto
a
quelle
vaghe
ragazze
,
la
generosità
dei
vini
che
avevamo
trincato
,
la
gioventù
che
ci
bolliva
nel
cuore
,
ci
avevano
sprigionato
tale
un
'
allegrezza
dalle
più
intime
fibre
,
che
,
non
sapendo
più
quello
che
si
faceva
,
ridevamo
senza
alcuna
ragione
,
folleggiavamo
come
se
fossimo
tornati
bambini
,
si
faceva
le
più
strane
proposte
e
tutte
venivano
approvate
.
-
Andiamo
tutti
in
barca
sul
porto
.
-
Sì
...
sì
...
sul
porto
.
E
prese
a
braccetto
le
due
silfidi
,
ci
avviammo
versò
il
mare
,
traversammo
la
popolosa
città
e
poco
dopo
eravamo
in
barchetta
.
Io
ero
divenuto
il
cavaliere
servente
o
per
dir
meglio
il
consigliere
intimo
della
più
giovine
delle
due
vezzose
sorelle
.
Essa
chiamavasi
Aissa
,
e
nella
sua
vita
disordinata
,
aveva
veduto
l
'
Affrica
,
la
Spagna
,
l
'
Italia
sempre
con
nuovi
amanti
,
e
cercando
soltanto
la
voluttà
vertiginosa
dell
'
orgia
;
senza
curarsi
nè
punto
nè
poco
del
mondo
,
delle
convenienze
sociali
e
di
quel
buon
nome
che
si
acquista
soltanto
col
rispetto
dell
'
apparenze
,
la
capricciosissima
figlia
d
'
Eva
,
siccome
farfalla
,
dì
fiore
in
fiore
aveva
libato
in
tutte
le
sue
forme
svariate
l
'
emozioni
e
i
piaceri
ed
ora
annoiata
di
tutto
e
di
tutti
continuava
la
sregolata
sua
vita
,
per
far
fronte
alle
spese
pazze
che
sono
la
logica
conseguenza
degli
sbalordimenti
procacciati
a
bella
posta
per
obliare
il
presente
e
per
non
pensare
all
'
avvenire
.
La
taverna
non
era
che
un
pretesto
;
la
vecchia
padrona
teneva
quelle
ragazze
per
accalappiare
i
merlotti
,
e
mentre
ritraeva
da
loro
dei
lucri
non
indifferenti
,
mentre
non
lesinava
il
denaro
per
vestirle
con
tutto
il
lusso
immaginabile
,
mai
era
larga
con
esse
dell
'
oro
che
così
indegnamente
guadagnava
.
Aissa
del
resto
era
simpaticissima
;
aveva
in
sé
qualche
cosa
di
Orientale
;
i
suoi
occhi
nerissimi
ed
umidi
sempre
indicavano
chiaramente
la
di
lei
voluttà
:
due
labbra
tumide
che
reclamavano
un
bacìo
;
due
mani
da
principessa
;
un
piedino
da
vera
Andalusa
;
insomma
un
boccone
da
fare
escire
dai
gangheri
un
anacoreta
!
Il
mare
era
tranquillo
:
la
campana
della
Madonna
della
Guardia
sonava
lentamente
;
ora
l
'
ora
poetica
delle
ricordanze
;
cento
barchette
in
qua
e
là
solcavano
le
onde
.
Noi
ci
sentivamo
commossi
;
su
'
di
un
piccolo
schifo
,
un
sonatore
girovago
,
uno
di
quei
Napoletani
che
strascinano
per
i
caffè
il
biblico
strumento
degli
antichi
profeti
,
fece
echeggiare
per
l
'
aere
una
canzonetta
patetica
,
molle
,
meridionale
e
noi
rammentammo
l
'
Italia
,
le
sue
belle
costiere
profumate
d
'
aranci
,
il
movimento
delle
nostre
città
,
le
amate
fisonomie
dei
nostri
amici
,
e
dei
nostri
congiunti
...
la
commozione
era
al
colmo
e
il
bello
si
è
che
al
pari
di
noi
erano
intenerite
le
nostre
compagne
...
E
perché
ciò
ha
da
essere
strano
?
..
Le
reminiscenze
sono
il
patrimonio
degli
sventurati
,
e
pari
alla
rugiada
del
cielo
vivificano
i
cuori
...
quelle
povere
donne
erano
certamente
sventurate
,
e
più
oneste
di
tante
che
scroccano
il
nome
d
'
oneste
nel
mondo
,
sentivano
la
santa
voluttà
di
una
lacrima
,
e
trovavano
una
scusa
ai
loro
trascorsi
,
immerse
nell
'
imponente
,
nel
sublime
spettacolo
della
calma
natura
.
La
nostra
,
escursione
si
prolungò
per
più
di
due
ore
;
il
momento
;
della
partenza
si
avvicinava
a
gran
passi
;
era
mestieri
dirci
addio
.
Riaccompagnammo
a
casa
le
donne
.
-
Vi
prometto
di
raggiungervi
-
Mi
disse
Aissa
,
stringendomi
forte
forte
la
mano
.
Io
la
guardai
e
sorrisi
:
non
credevo
punto
al
coraggio
di
quell
'
eroina
...
Col
tempo
però
come
vedranno
i
lettori
,
fui
completamente
disingannato
;
e
solo
per
tal
causa
ho
riportato
questo
episodio
della
nostra
breve
dimora
a
Marsiglia
:
episodio
che
sarebbe
stato
proprio
un
di
più
,
se
non
fosse
collegato
con
altri
che
si
svolgeranno
a
Digione
...
-
Bisogna
pagare
il
conto
-
Disse
un
di
noi
.
Oh
!
la
crudele
parola
!
..
Oh
!
la
bruttissima
prosa
dopo
tante
ore
di
non
interrotta
poesia
!
..
Ci
guardammo
in
faccia
l
'
uno
l
'
altro
!
Che
una
donna
gravida
non
vegga
mai
,
per
l
'
amore
dei
suoi
futuri
nati
,
delle
fisonomie
come
avevano
in
quel
momento
,
i
miei
compagni
...
Le
nostre
risorse
erano
tanto
limitate
,
che
se
noi
ne
fossimo
usciti
puliti
,
ci
era
di
che
attaccare
un
voto
.
Il
conto
era
di
102
franchi
:
tra
tutti
ne
avevamo
104
:
se
ci
fossimo
trattenuti
un
'
ora
di
più
si
restava
in
pegno
a
Marsiglia
!
E
la
bella
prospettiva
che
avevamo
davanti
:
intraprendere
un
viaggio
di
due
giorni
con
due
franchi
in
saccoccia
...
o
negatemi
che
in
Francia
il
divertirsi
non
costi
salato
!
Baci
,
saluti
strette
di
mano
,
e
poi
di
galoppo
al
Comitato
.
-
E
se
non
si
partisse
...
che
facciamo
senza
quattrini
?
-
Ma
!
-
Preferì
filosoficamente
il
Materassi
,
e
noi
a
nostra
volta
ripetemmo
la
filosofica
esclamazione
...
Per
buona
fortuna
quella
sera
pareva
che
si
dovesse
partire
certamente
:
erano
già
stati
distribuiti
i
berretti
rossi
ed
i
Garibaldini
,
schierati
in
due
file
lungo
la
strada
attendevano
il
luogotenente
che
doveva
accompagnarli
fino
a
Digione
.
I
volontari
erano
allegri
,
cantavano
a
squarciagola
,
e
negli
intermezzi
cianciavano
,
politicavano
,
facevano
infine
un
brusio
indiavolato
;
un
Milanese
ponendosi
ambe
le
mani
alla
bocca
imitava
perfettamente
il
fischio
del
vapore
,
un
altro
faceva
da
cane
,
abbaiando
e
guaendo
con
tanta
naturalezza
da
chiamar
per
la
strada
tutti
i
cani
che
giravano
per
quei
dintorni
.
Era
insomma
una
scena
deliziosissima
e
il
tenente
non
si
vedeva
.
Ognuno
che
abbia
frequentato
per
poco
i
volontari
,
sa
quanto
sia
susurrone
e
incontentabile
questo
elemento
,
quando
è
lontano
dal
fuoco
;
quindi
facilissimo
e
immaginarsi
quali
recriminazioni
,
quale
sussurro
provocasse
questa
inopinata
tardanza
.
Prima
furono
proteste
,
poi
fischi
acutissimi
:
finalmente
calci
e
pugni
alla
porta
.
-
Noi
non
si
vuol
fare
il
comodo
dì
nessuno
!
-
Si
comincia
male
!
Tali
erano
a
un
dipresso
le
espressioni
di
quella
gente
stizzita
,
e
a
rinforzare
la
dose
il
Mago
dava
degli
schiarimenti
sul
comitato
e
sulle
spilorcerie
ed
angherie
da
questo
commesse
per
il
passato
.
Figuratevi
,
diceva
,
che
a
me
diede
a
portare
venti
uomini
a
Dôle
,
e
mi
diedero
una
lira
per
uomo
...
Di
qui
bisognava
andare
a
Mouchard
,
ventiquattro
ore
di
strada
,
lì
bisognava
dormire
e
poi
partire
il
giorno
dopo
per
la
destinazione
...
vi
raccomando
quello
che
dovevo
fare
...
E
lo
stesso
che
a
me
è
succeduto
a
tutti
i
capi
squadra
...
Oh
!
hanno
un
gran
talento
quei
signori
di
sù
!
...
-
Abbasso
...
Abbasso
questi
grulli
-
Urlavano
tutti
-
Son
Frapollini
...
Giù
i
traditori
!
Chi
sa
dove
avremmo
finito
,
se
fortunatamente
non
avessimo
udito
degli
altri
rumori
e
più
intensi
dei
nostri
sulla
piazza
vicina
.
Cosa
era
succeduto
?
..
Noi
non
vedevamo
che
delle
guardie
mobili
,
che
venivano
via
a
rotta
di
collo
.
Rompemmo
le
righe
ed
andammo
a
vedere
cosa
era
.
Un
battaglione
delle
guardie
mobilizzate
delle
Bouches
du
Rhôn
aveva
rifiutato
partire
,
ed
aveva
lasciato
soli
sulla
piazza
,
il
maggiore
e
tre
o
quattro
altri
ufficiali
di
buona
volontà
;
uno
di
questi
si
mordeva
le
mani
e
piangeva
...
Oh
!
ne
avea
ben
ragione
:
A
vedere
quel
branco
di
vili
che
fuggivano
piuttosto
di
andare
a
difender
la
patria
,
ci
era
da
esecrare
l
'
umanità
,
di
vergognarsi
di
esser
uomini
per
non
avere
a
compagni
quella
canaglia
.
Vedendo
l
'
inutilità
della
nostra
presenza
,
tornammo
indietro
,
e
dopo
pochi
minuti
fummo
consolati
dalla
venuta
del
tenente
.
Il
nostro
accompagnatore
era
grasso
e
rubizzo
,
e
avrebbe
fatto
più
figura
vestito
da
canonico
che
da
garibaldino
.
Lo
accompagnava
una
bella
ed
elegantissima
signora
,
che
sapemmo
,
essere
la
di
lui
indivisibile
compagna
;
non
si
creda
che
quella
donna
fosse
un
'
eroina
,
giacchè
quel
tenente
in
tutta
la
campagna
avrà
forse
veduto
il
fumo
del
camminetto
:
quello
dei
combattimenti
no
certo
;
tutti
i
suoi
incarichi
si
limitavano
ad
accompagnare
i
volontari
da
Marsiglia
al
quartier
generale
;
non
nego
con
questo
che
certi
impieghi
sono
indispensabili
,
ma
io
vorrei
vederci
dei
vecchi
e
non
dei
giovani
tarchiati
e
robusti
,
come
giusto
appunto
era
il
nostro
duce
provvisorio
.
Si
fece
l
'
appello
,
eppoi
a
quattro
a
quattro
ci
movemmo
per
andare
alla
stazione
.
Che
l
'
Italia
sia
la
terra
del
canto
,
non
può
esser
dicerto
impugnato
da
chiunque
ha
fatto
anche
una
sola
campagna
;
il
soldato
Italiano
appena
si
muove
canta
,
canta
andando
all
'
attacco
,
come
quando
è
in
ritirata
,
canta
nei
malinconici
stanzoni
della
caserma
,
come
in
mezzo
alle
strade
,
quando
sa
di
partire
;
parta
per
una
guarnigione
,
parta
per
andare
alla
guerra
.
«
Non
pianger
,
mio
tesoro
Forse
ritornerò
»
Cantavamo
in
coro
noi
tutti
;
e
le
finestre
si
spalancavano
,
si
illuminavano
,
ci
offrivano
dei
leggiadri
visetti
,
degli
occhi
superbi
che
ci
lanciavano
occhiate
tanto
benigne
da
farci
commuovere
;
il
nostro
contegno
non
poteva
non
esser
paragonato
a
quello
dei
mobili
delle
Bouches
du
Rhôn
,
e
chiunque
ha
un
po
'
di
mitidio
può
di
leggieri
comprendere
quanto
un
tal
paragone
resultasse
per
noi
favorevole
.
Il
lunghissimo
tratto
di
via
che
è
tra
la
prefettura
e
la
stazione
ci
passò
in
un
baleno
;
in
una
carrozza
sul
piazzale
della
ferrovia
vedemmo
la
simpatica
Aissa
che
ci
buttò
un
bacio
sulla
punta
delle
dita
.
Se
quel
bacio
non
era
precisamente
il
castissimo
bacio
degli
angeli
,
è
innegabile
che
per
noi
era
assai
caro
.
Salutammo
gentilmente
quella
donna
;
il
sapere
che
qualcuno
serba
dolce
ricordanza
di
noi
,
ci
fa
piovere
in
cuore
un
sentimento
di
gratitudine
,
e
in
quei
momenti
che
,
volere
o
non
volere
,
non
sono
così
facili
a
ripetersi
nella
vita
di
un
uomo
,
magnifichiamo
certe
cose
alle
quali
in
certi
altri
non
daremmo
alcuna
entità
.
-
Avanti
,
march
-
Gridò
con
voce
stentorea
il
lilliputtiano
segretario
del
comitato
...
e
tutti
noi
gli
si
tenne
dietro
nella
stazione
....
Vedendo
otto
vagoni
a
nostra
disposizione
fummo
colpiti
da
una
dolce
meraviglia
.
Fin
allora
avevamo
veduto
i
soldati
ammonticchiati
l
'
uno
sull
'
altro
nei
vagoni
di
terza
classe
:
noi
tutt
'
al
più
eravamo
quattro
per
scompartimento
;
ci
era
posto
da
sdraiarsi
e
di
attaccare
anche
un
sonnellino
.
Ah
!
..
quanto
sono
fallaci
le
speranze
del
mondo
!
..
Ah
!
..
la
speranza
meretrice
della
vita
,
dirò
con
Francesco
Domenico
!
...
La
nostra
gioia
,
il
nostro
benessere
doveva
protrarsi
fino
alla
prima
stazione
,
e
questa
è
appena
a
venti
minuti
di
distanza
,
da
Marsiglia
.
Vienna
,
Avignone
,
Remoully
dovevano
vomitare
sul
nostro
disgraziatissimo
treno
una
congerie
di
mobilizzati
.
L
'
educazione
pare
che
non
entrasse
nella
teoria
che
s
'
insegnava
a
questi
campagnuoli
del
mezzogiorno
dell
'
antica
terra
dei
Druidi
.
Infatti
entravano
in
frotta
e
senza
garbo
nè
grazia
in
quei
vagoni
che
avevamo
avuto
l
'
illusione
di
credere
nostra
proprietà
;
entravano
pestandoci
i
piedi
,
sedendosi
sulle
nostre
ginocchia
con
l
'
indifierenza
di
una
donna
del
mondo
galante
,
non
però
colla
di
lei
grazia
,
nè
colla
di
lei
leggerezza
.
Fra
tutte
le
sventure
che
possono
capitare
a
un
viaggiatore
,
io
credo
,
non
esserne
alcuna
che
possa
stare
a
confronto
colla
compagnia
di
un
mobilizzato
della
campagna
.
Se
lo
immaginino
un
poco
i
lettori
:
questi
eroi
avevano
sulle
spalle
un
magazzino
,
una
vera
montagna
d
'
involti
,
di
fagotti
e
di
fagottini
;
erano
muniti
di
due
o
tre
paia
di
scarpe
;
pretendevano
di
stare
a
baionetta
in
canna
anche
tra
noi
,
anche
in
quelli
sgabuzzini
;
avevano
chi
il
cane
,
chi
un
uccello
in
gabbia
,
tutti
poi
indispensabilmente
delle
pagnotte
stragrandi
;
si
piantavano
a
sedere
,
e
per
quante
gomitate
,
per
quanti
urtoni
loro
si
amministrassero
,
non
ci
era
verso
di
farli
muovere
un
solo
centimetro
;
i
più
attaccavano
sonno
e
russavano
come
contrabbassi
;
quei
pochi
che
erano
desti
non
ci
rispondevano
,
e
si
lamentavano
tra
loro
del
governo
che
li
strappava
alle
ordinarie
occupazioni
.
I
nostri
compagni
di
viaggio
erano
vestiti
in
mille
maniere
;
ve
ne
erano
col
cappello
alla
spagnola
,
col
gasco
e
col
berretto
;
ve
ne
erano
dei
bigi
,
dei
neri
,
dei
verdi
,
dei
turchini
;
avevano
tutti
il
fucile
all
'
antica
ed
in
pessimo
stato
.
Siamo
giusti
!
..
Se
le
guardie
mobili
hanno
fatto
nella
campagna
del
1871
una
figura
non
invidiabile
,
non
ne
sono
del
tutto
colpevoli
.
Comandate
dal
nipote
del
sindaco
,
dallo
speziale
del
luogo
,
dal
Beniamino
della
moglie
del
sottoprefetto
,
insomma
da
tutti
ufficiali
creati
per
dato
e
fatto
dell
'
impero
,
e
che
non
ne
sapevano
un
acca
:
armate
con
certi
fucili
che
avevano
più
apparenza
di
schizzettoni
che
di
armi
micidiali
:
disilluse
di
tutto
,
persuase
di
esser
tradite
e
condotte
al
macello
(
persuasione
che
io
credo
loro
avessero
inoculata
i
preti
)
dolenti
di
avere
a
trascurare
i
loro
interessi
per
una
patria
,
che
finora
non
conoscevano
,
esse
non
potevano
fare
eroismi
:
l
'
eroismo
richiede
la
convinzione
:
l
'
eroismo
nasce
dalla
virtù
cittadina
.
Appena
cominciò
a
farsi
giorno
cominciammo
a
vedere
le
colline
circostanti
a
Lione
;
colline
che
nelle
belle
stagioni
devono
essere
amenissime
;
ubertose
per
viti
dell
'
altezza
di
un
palmo
,
così
fitte
tra
loro
da
farti
sembrare
quei
campi
un
'
estesa
brughiera
,
bagnate
da
un
'
infinità
di
ruscelletti
che
scorrono
placidamente
alle
loro
falde
,
per
perdersi
poi
nella
Loira
o
nel
Rodano
.
A
tutte
le
stazioni
eravi
un
movimento
indicibile
:
un
andare
e
venire
di
soldati
e
di
guardie
nazionali
:
uno
stringersi
di
mano
,
un
baciarsi
tra
loro
nei
vari
gruppi
che
facevano
ressa
intorno
a
quei
che
partivano
.
Finalmente
si
cominciò
a
vedere
un
'
infinità
di
cammini
di
fabbriche
;
poi
una
miriade
di
case
e
di
palazzi
;
finalmente
si
trascorse
in
mezzo
ad
immensi
magazzini
.
Eravamo
arrivati
a
Lione
.
Sotto
la
magnifica
stazione
ci
si
mise
in
rango
e
il
tenente
ci
fece
un
'
arringa
che
non
aveva
certo
nessuna
parentela
,
neppure
alla
più
lontana
,
con
quello
di
Demostene
o
di
Napoleone
primo
.
Fece
l
'
eroe
,
magnificò
le
gesta
dei
Garibaldini
nostri
predecessori
,
sfoggiò
di
tutti
i
luoghi
comuni
che
si
sono
inventati
dal
quarantotto
a
questa
parte
,
e
tutto
questo
per
dirci
che
bisognava
rimanere
fino
alla
sera
a
Lione
,
e
che
coloro
i
quali
non
sarebbero
partiti
,
sarebbero
restati
!
Questa
peregrina
scoperta
del
nostro
duce
ci
fece
acquistare
una
grande
opinione
sul
di
lui
talento
;
lo
salutammo
perciò
con
rispetto
,
e
contenti
di
vedere
anche
questa
nuova
città
,
e
di
paragonarla
con
quella
che
avevamo
lasciato
da
così
poco
tempo
,
scendemmo
la
gradinata
che
è
davanti
all
'
edifizio
e
ci
trovammo
nella
magnifica
piazza
con
due
fontane
,
che
gli
sta
dicontro
.
CAPITOLO
VII
.
Lione
era
seria
;
non
il
brio
di
Marsiglia
per
le
sue
vie
sempre
affollate
di
popolo
,
non
il
più
piccolo
movimento
d
'
allegria
negli
eleganti
caffè
:
moltissimi
negozi
chiusi
,
poche
le
donne
abbigliate
con
galanteria
ed
anche
queste
non
curate
;
un
affacendarsi
continuo
vicino
alla
prefettura
ed
alla
Mairie
per
sapere
i
dispacci
,
per
strappare
la
notizia
più
piccola
agli
uscieri
,
ai
galoppini
,
a
qualche
soldato
.
Quasi
tutti
coloro
che
si
incontrava
,
avevano
il
berretto
da
guardia
nazionale
,
alcuno
non
abbandonava
mai
il
fucile
;
tutti
poi
erano
muniti
di
sciabole
o
di
pistole
;
vedemmo
diversi
a
braccetto
delle
loro
mogli
,
armati
fino
a
denti
,
agitarsi
a
mo
'
degli
ubriachi
e
vociare
a
squarciagola
:
Ah
,.,
si
viennent
les
Prussiens
!
,
...
Era
proprio
così
;
nessuno
si
sarebbe
mosso
per
andare
a
incontrare
il
nemico
,
ma
guai
a
lui
se
avesse
osato
di
presentarsi
fiu
sotto
le
mura
!
Le
fortificazioni
si
rinforzavano
;
sulle
piazze
si
vedevano
parchi
d
'
artiglieria
,
e
capannoni
di
legno
che
servivano
di
rimesse
ai
cavalli
;
fanteria
,
lancieri
,
pollacchi
,
mobilizzati
,
compagnie
addette
alle
mitragliatrici
...
;
un
esercito
insomma
;
uniformi
per
tutti
i
gusti
;
una
idea
tale
di
resistenza
da
mettere
anima
in
corpo
all
'
uomo
più
vigliacco
del
mondo
-
Ma
come
mai
ne
hanno
buscate
-
Si
diceva
tra
noi
-
con
tutti
questi
soldati
che
abbiamo
veduto
in
due
giorni
?
Spuntava
in
qua
e
là
,
ma
raramente
,
per
le
vie
anche
qualche
berretto
da
Garibaldino
.
-
E
come
mai
siete
qua
?
-
Domandammo
ad
uno
di
quelli
che
ci
avevano
colpito
con
tale
sorpresa
.
-
Siam
qua
con
Frapolli
-
Ci
rispose
questi
ingenuamente
.
-
O
perché
non
raggiungete
il
generale
?
-
Lo
raggiungeremo
quanto
prima
.
-
E
chi
ve
lo
ha
detto
?
..
-
Il
nostro
capo
!
-
Ed
è
qui
in
Lione
il
vostro
capo
?
-
Sì
..
oggi
anzi
è
a
un
banchetto
Massonico
.
-
Questo
ci
fa
piacere
!
..
I
Francesi
a
quel
che
pare
,
trattano
bene
gli
Italiani
..
-
Oh
!
In
quanto
a
cotesto
non
ci
è
da
fare
eccezioni
...
Si
figurino
:
in
quattro
mesi
sarà
il
centesimo
banchetto
a
a
cui
assiste
il
nostro
generale
...
e
quando
ci
ha
menato
anche
noi
,
le
abbiamo
fatte
noi
pure
le
belle
strippate
e
le
belle
bevute
!
-
Empitevi
tutti
!
-
Esclamai
io
un
poco
irritato
-
Empitevi
e
così
serbando
la
pancia
ai
fichi
,
mentre
i
vostri
fratelli
arrischieranno
la
vita
per
battere
i
Prussiani
,
voi
batterete
i
pasticciai
e
il
Bordeaux
risparmiando
dell
'
esistenze
così
utili
all
'
umanità
pericolante
.
Il
nostro
interlocutore
non
mi
rispose
,
ci
disse
addio
e
se
ne
andò
:
noi
pure
ce
ne
andammo
verso
una
trattoria
,
dove
mangiammo
in
fretta
e
furia
per
poter
dare
un
'
occhiata
alle
bellezze
principali
della
città
.
Per
tutto
dove
andavamo
si
trovava
una
piccola
cassetta
,
su
cui
in
grossi
caratteri
era
scritto
:
Sécours
aux
blessées
;
per
tutto
dove
andavamo
per
lo
spaccio
delle
manifatture
non
vedevamo
che
donne
:
ciò
non
ci
recò
alcuna
sorpresa
,
perché
anche
nella
scioperata
Marsiglia
,
avevamo
veduto
adottato
lo
stesso
sistema
.
In
Francia
non
si
vedono
come
da
noi
degli
uomini
incaricati
di
dar
sigari
agli
avventori
,
di
misurare
le
tele
,
le
stoffe
,
di
contare
i
punti
del
biliardo
,
di
fare
insomma
tutte
quelle
piccole
cose
che
possono
esser
fatte
benissimo
da
donne
e
che
troppo
impugnano
al
posto
che
l
'
uomo
deve
avere
in
società
a
causa
della
di
lui
forza
,
e
delle
di
lui
attività
.
Gli
uomini
lavorano
nelle
fabbriche
,
passano
le
loro
giornate
nelle
officine
,
accudiscono
ai
loro
interessi
,
ma
non
tolgono
certi
lavori
da
nulla
alle
femmine
,
ma
si
vergognerebbero
ad
esser
impiegati
in
certe
funzioni
,
che
si
compiono
oziando
.
La
sera
si
avvicinava
;
noi
prendemmo
direzione
verso
la
ferrovia
:
passando
sul
quai
sul
Rodano
(
passeggiata
che
ci
rammentava
Firenze
e
i
nostri
lungarni
)
facemmo
una
breve
sosta
ad
una
taverna
per
bere
un
bicchiere
di
vin
caldo
.
Qui
vedo
il
lettore
alzare
le
spalle
,
farmi
il
viso
dell
'
arme
e
susurrare
stizzosamente
:
«
Ma
dunque
non
facevate
che
bere
?
...
E
invece
di
vergognacene
ora
ve
ne
fate
bello
,
come
se
ciò
costituisse
una
delle
più
predilette
occupazioni
della
vostra
esistenza
»
.
Non
vi
nego
quest
'
ultima
verità
:
per
me
il
generoso
umore
della
vite
è
il
solo
amico
dell
'
uomo
;
per
lui
si
dimenticano
gli
affanni
,
le
codardie
,
le
ignominie
di
questa
società
di
buffoni
,
per
lui
i
tradimenti
amorosi
finiscono
col
non
farci
nè
caldo
,
nè
freddo
:
per
lui
germogliano
a
mille
e
mille
nel
cuore
le
magnanime
idee
,
e
nel
cervello
le
ardite
concezioni
.
Chi
sa
dirmi
quante
idee
ci
sono
in
un
fiasco
di
vino
?
...
Esclamava
il
compianto
Ugo
Tarchetti
,
uno
di
quei
perduti
che
cadono
avvizziti
per
esuberanza
di
cuore
;
noi
lasciamo
al
buon
Evio
le
ispirazioni
delle
quali
era
così
prodigo
a
Orazio
e
a
Plutarco
,
noi
gli
chiediamo
solamente
l
'
oblio
.
Nella
stanza
di
aspetto
della
ferrovia
,
dove
ci
riducemmo
quasi
subito
,
al
nostro
arrivo
si
aggirava
una
folla
stragrande
:
quel
movimento
c
'
inebriava
:
in
un
canto
del
salone
noi
vedemmo
un
gran
cartello
dove
a
caratteri
cubitali
era
scritto
:
Qui
si
dà
da
mangiare
e
da
bere
ai
soldati
di
passaggio
.
Credo
inutile
il
dire
che
quell
'
appello
non
trovava
dei
sordi
;
intorno
a
quella
porta
era
un
'
accalcarsi
,
specialmente
di
mobilizzati
da
far
rabbia
:
a
onor
del
vero
anche
qualche
Garibaldino
non
fece
il
restìo
:
l
'
amico
disertore
,
da
volpe
vecchia
,
rinnovò
un
par
di
volte
,
e
ci
magnificò
poco
dopo
la
squisitezza
dei
cibi
,
il
gentile
contegno
ed
i
modi
aggraziati
delle
belle
ragazzine
che
li
distribuivano
,
la
succulenza
dei
consommés
e
delle
gelatine
,
apprestate
per
i
feriti
,
ma
che
egli
aveva
assaggiato
,
facendo
lo
zoppo
.
L
'
esempio
dì
lui
venne
tosto
imitato
da
moltissimi
dei
nostri
commilitoni
:
una
valanga
di
storpi
e
di
zoppi
si
rovesciò
sul
desco
,
dove
le
vivande
erano
apprestate
;
una
tal
cosa
mi
fece
provare
una
forte
repugnanza
,
e
mi
fece
disperare
di
quei
soldati
che
mentivano
per
una
zuppa
.
Fortuna
che
al
fuoco
si
portarono
dappoi
tanto
eroicamente
da
farmi
attribuire
a
semplice
giovanile
vaghezza
,
quello
che
in
quel
mentre
mi
aveva
prodotta
un
'
impressione
tanto
spiacevole
!
Se
da
un
lato
avevamo
questo
brutto
spettacolo
,
dall
'
altro
lato
però
ci
consolava
la
vista
ed
il
cuore
un
esempio
di
carità
cittadina
,
che
vorrei
potere
eternare
.
Questo
esempio
ci
veniva
dato
da
donne
;
già
la
più
bella
metà
del
genere
umano
fu
,
è
,
e
sarà
sempre
in
prima
linea
laddove
trionfa
sovrana
la
santa
religione
dall
'
affetto
.
Cinque
,
o
sei
signore
,
tutte
vestite
di
nero
,
tutte
colla
fascia
al
braccio
,
distintivo
dell
'
ambulanze
,
giravano
per
ogni
verso
,
si
affaticavano
a
far
complimenti
onde
raccogliere
offerte
per
i
feriti
.
Il
portamento
distinto
,
il
loro
modo
gentile
di
chiedere
,
la
squisita
educazione
che
trapelava
dai
loro
discorsi
più
inconcludenti
ci
resero
certi
che
quelle
donne
appartenevano
ad
elevatissimo
rango
:
stuzzicare
la
sensibilità
,
mettere
in
opera
anche
un
po
'
dì
civetteria
per
fare
più
quattrini
per
i
poveri
diavoli
che
scontavano
la
pena
di
aver
troppo
amato
la
patria
e
l
'
umanità
...
ecco
quale
era
lo
scopo
di
queste
generose
,
e
si
sforzavano
di
raggiungerlo
con
la
abnegazione
dell
'
apostolo
,
colla
poesia
che
suole
essere
ispirata
dall
'
idea
di
fate
un
'
opera
buona
.
Bisognava
vedere
con
che
grazia
le
vi
levavano
di
tasca
il
denaro
!
...
se
un
ministro
delle
finanze
avesse
di
tali
esattori
il
nostro
impareggiabile
pareggio
sarebbe
pareggiato
!
....
bisognava
vederle
queste
care
donnine
,
abituate
all
'
atmosfera
profumata
dei
saloni
,
al
linguaggio
adulatore
dei
felici
del
mondo
,
bisognava
vederle
,
ripeto
,
discorrere
confidenzialmente
coll
'
operaio
dalla
giubba
sdrucita
,
colla
popolana
i
cui
vestituccì
emanavano
degli
effluvi
tutt
'
altro
che
aristocratici
,
ringraziarli
con
amabile
sorriso
,
infonder
loro
speranza
,
promettere
di
occuparsi
dei
loro
cari
che
erano
al
campo
,
stringer
loro
cordialmente
la
destra
.
Spiccava
sopra
tutte
le
altre
per
autorità
una
vecchia
matrona
:
una
di
quelle
matrone
dell
'
antico
stampo
,
che
fedeli
alle
tradizioni
cingevano
la
spada
ai
loro
figliuoli
,
quando
si
trattava
di
difendere
il
re
e
la
patria
;
la
di
lei
fisonomia
avrebbe
ispirato
rispetto
all
'
uomo
più
screanzato
del
mondo
.
Passò
vicino
a
me
,
io
le
feci
cenno
dì
avvicinarmisi
e
nello
stesso
tempo
mi
avvicinai
verso
di
lei
.
-
Cosa
bramate
?
-
Mi
domandò
per
la
prima
.
-
Vorrei
fare
la
mia
piccola
offerta
-
Apro
una
parentesi
;
la
mia
borsa
sì
era
rafforzata
di
poche
lire
,
datemi
da
mio
fratello
che
fortunatamente
non
aveva
preso
parte
alle
nostre
poetiche
smancerie
di
Marsiglia
.
-
Ma
voi
siete
soldato
?
-
Mi
disse
con
meraviglia
la
signora
-
voi
pure
potrete
esser
ferito
....
-
Speriamo
di
no
!
-
Ve
lo
auguro
...
Ma
perché
espropriarvi
di
una
somma
che
può
farvi
comodo
?
Provai
un
leggero
imbarazzo
;
la
mia
scappata
poteva
costarmi
salata
:
la
mia
dignità
m
'
imponeva
un
ultimo
sacrifizio
;
si
parlava
di
una
somma
...
ed
era
precisamente
quello
che
avrei
desiderato
in
quel
momento
;
posi
mano
alla
borsa
e
diedi
due
lire
che
mi
escivano
dagli
occhi
;
ma
pure
tentai
di
richiamare
un
sorriso
sul
labbro
e
dissi
:
È
l
'
offerta
della
vedova
...
-
La
più
gradita
al
Signore
;
-
Ma
non
probabilmente
ai
feriti
.
La
mia
interlocutrice
fe
'
una
boccaccia
,
e
poi
riprese
di
subito
:
Voi
siete
Italiano
?
-
Sì
...
signora
.
-
Me
ne
ero
accorto
al
vostro
disprezzo
per
le
cose
sacre
.
Rimasi
di
sasso
;
che
avessi
avuto
anche
a
subirmi
una
romanzina
in
tutte
le
regole
?
la
signora
difatti
con
voce
calma
,
accento
di
madre
,
cominciò
a
dirmi
:
Voi
siete
giovane
,
e
son
sicura
che
diventerete
un
bravo
soldato
,
ma
anche
voi
pur
troppo
siete
affetto
dalla
malattia
che
condurrà
a
perdizione
il
vostro
bel
paese
.
Ma
che
vi
ha
fatto
quel
povero
vecchio
di
Pio
IX
per
entrargli
nella
sua
città
a
forza
di
cannonate
,
per
tenerlo
prigioniero
nel
Vaticano
?
-
E
perché
prender
Roma
?
Non
è
dessa
la
città
di
san
Pietro
,
del
Cattolicismo
,
di
tutti
coloro
che
si
son
dedicati
a
questa
sublime
religione
che
ha
per
precetto
di
dimenticare
le
offese
,
di
amare
tutti
come
noi
stessi
,
di
sollevare
quelli
che
soffrono
?
Un
amico
un
pochino
più
scettico
di
me
,
presente
al
colloquio
,
mi
susurrò
negli
orecchi
:
Questa
non
è
una
donna
,
è
un
priore
di
campagna
.
Io
invece
che
non
credo
a
nulla
,
compresi
quello
che
passava
nel
cuore
della
vecchia
signora
,
e
piuttosto
che
attaccare
una
disputa
con
una
che
aveva
tutta
la
poesia
della
fede
,
che
mi
simpatizzava
per
il
modo
con
cui
ne
faceva
propaganda
,
mi
contentai
di
dirle
che
non
si
andava
daccordo
.
-
Io
torno
alle
mie
elemosine
-
Allora
la
mi
replicò
-
spero
però
che
resteremo
amici
!
-
Sarò
onorato
di
una
tale
fortuna
.
-
Se
restate
in
Lione
...
-
Io
parto
stasera
!
...
Ed
ecco
ci
è
là
il
nostro
tenente
che
ci
fa
cenno
di
seguirlo
.
-
A
rivederci
...
A
rivedervi
colla
commenda
...
e
vestito
da
capitano
!
-
Potevate
dire
addirittura
da
generale
!
-
E
perché
no
?
...
Il
soldato
francese
ha
in
tasca
il
bastone
da
maresciallo
!
Io
mi
rammentai
che
ci
avevo
pochi
soldi
soltanto
e
mi
passò
la
poesia
.
La
signora
sorridendomi
si
era
allontanata
.
-
Dove
si
va
tenente
?
-
Non
so
,
se
a
Autun
o
a
Digione
.
-
Come
...
lei
non
lo
sa
?
...
O
per
che
direzione
si
parte
?
-
Ma
!
...
-
O
chi
ce
lo
deve
dire
?
-
Il
quartier
generale
doveva
trasferirsi
a
Digione
,
non
so
se
abbia
avuto
ancora
luogo
un
tal
trasferimento
.
Lo
dimanderemo
al
capo
stazione
.
-
Al
capo
stazione
!
...
-
Si
ripetè
tutti
meravigliati
-
Per
vedere
di
queste
cose
bisognava
venir
proprio
in
Francia
!
E
in
Italia
che
dicevamo
nel
1867
di
aver
raggiunto
l
'
apice
della
confusione
!
Un
innocentissimo
capo
stazione
ridotto
lì
per
lì
a
capo
di
stato
maggiore
per
provvedere
al
movimento
dei
corpi
che
son
di
passaggio
,
ci
riesciva
proprio
nuova
di
zecca
!
E
qui
al
solito
tutti
i
discorsi
di
convenzione
che
si
ripetono
in
tutte
le
campagne
.
-
E
se
il
capo
stazione
ci
tradisse
?
-
E
se
fosse
una
spia
dei
Prussiani
?
-
O
anche
che
non
ne
sappia
nulla
sarà
un
bel
lavoro
!
-
Ma
chi
è
quest
'
imbecille
di
tenente
che
non
prende
nemmeno
ordini
?
-
Ve
lo
diceva
che
era
anche
lui
della
cricca
!
-
Già
...
e
ora
cerca
tutti
i
mezzi
per
farci
restar
con
Frapolli
.
-
Abbasso
Frapolli
!
-
Abbasso
il
tenente
!
E
qualcuno
gridò
anche
:
Abbasso
il
capo
stazione
!
...
Povero
uomo
!
...
come
ci
apparve
impappinato
quando
si
vide
fatto
segno
di
quel
fuoco
di
fila
d
'
interrogazioni
,
alla
maggior
parte
delle
quali
non
sapeva
cosa
rispondere
!
-
Li
assicuro
che
Garibaldi
è
a
Digione
-
Badava
a
protestare
.
-
Allora
a
Digione
!
-
Gridammo
tutti
.
-
A
Digione
-
Ripetè
,
come
eco
,
il
duce
nostro
!
-
Ma
non
so
-
Riprese
il
capo
stazione
-
no
so
,
se
ci
potranno
arrivare
,
se
le
linee
saranno
libere
...
tante
volte
i
Prussiani
...
sono
così
accidentati
quei
soldatacci
di
Bismark
!
-
Eh
!
non
importa
...
noi
si
va
.
-
Faccian
loro
!
-
Arrivederlo
e
stia
bene
!
-
E
tutti
via
di
corsa
in
un
treno
che
era
lì
pronto
.
-
Ma
dove
vanno
,
dove
vanno
signori
?
-
Gridava
con
tuono
di
raccomandazione
quella
povera
vittima
dell
'
ignoranza
del
tenente
e
dei
nostri
capricci
-
Quel
treno
lì
va
a
Marsiglia
:
montino
in
quell
'
altro
!
-
Sanno
,
cosa
è
-
Proferì
stizzosamente
allora
il
nostro
accompagnatore
-
io
con
loro
non
ci
voglio
star
più
,
e
me
ne
lavo
le
mani
fino
da
questa
momento
:
ecco
la
loro
paga
.
Nessuno
protestò
;
nessuno
scongiurò
il
tenente
a
ritirare
quello
che
aveva
detto
;
ma
egli
,
dopo
averci
dato
un
franco
a
testa
,
montò
per
il
primo
in
un
vagone
di
prima
classe
,
mentre
noi
fummo
di
nuovo
pigiati
in
una
di
quelle
gabbie
che
a
vederle
sembrano
molto
più
atte
a
ricettar
delle
bestie
che
dei
Cristiani
...
o
degli
Ebrei
.
Il
benefico
Morfeo
,
ausiliato
potentemente
dalla
fatica
e
dallo
strapazzo
che
ci
avevano
martoriati
in
quei
giorni
,
scosse
i
suoi
papaveri
intorno
a
noi
,
che
ci
addormentammo
saporitamente
.
Con
qual
voluttà
si
dormiva
!
non
il
più
piccolo
sogno
,
nè
piacevole
nè
triste
,
veniva
a
turbare
la
nostra
quiete
di
morte
:
come
si
deve
esser
felici
,
quando
siam
morti
!
Non
sentire
,
non
vedere
più
nulla
,
esser
nulla
...
ecco
quello
che
devono
anelare
le
anime
generose
,
trambasciate
,
sbattute
in
quest
'
orrenda
burrasca
del
mondo
,
dove
giungono
a
salvamento
solamente
gli
ipocriti
e
i
vili
.
Un
urtone
rompe
l
'
incanto
di
quella
calma
.
Che
è
?
Siamo
giunti
a
Tournus
:
sono
le
nove
e
bisogna
trattenersi
fino
alle
due
.
Meno
male
che
troveremo
qualche
caffè
,
qualche
bettola
,
pensammo
tra
noi
e
forse
potremo
anche
riposare
su
coltri
più
o
meno
sprimacciate
quattro
ore
.
«
Chi
mi
darà
la
voce
e
la
parola
,
»
Per
stimmatizzare
degnamente
questo
iniquo
paesucolo
,
in
cui
ci
faceva
capitare
la
nostra
malvagia
fortuna
.
Io
consacro
Tournus
all
'
esecrazione
di
tutta
la
gente
per
bene
;
io
auguro
ai
di
lei
cittadini
che
il
naso
ghiacci
loro
,
come
ci
si
era
ghiacciato
a
noi
quella
sera
.
La
camera
dei
deputati
quando
parla
Michelini
è
il
luogo
più
popolato
del
mondo
appetto
a
Tournus
:
noi
non
ponemmo
vedere
un
abitante
;
picchiammo
a
due
o
tre
osterie
,
non
ci
vollero
rispondere
:
tirammo
pedate
da
orbi
alle
porte
,
vennero
i
gendarmi
a
pregarci
gentilmente
che
si
smettesse
;
non
un
caffè
aperto
,
non
una
finestra
illuminata
,
non
il
minimo
indizio
di
vita
.
Persino
l
'
orologio
del
campanile
della
chiesa
.
maggiore
era
fermo
e
segnava
le
sette
.
Nel
mentre
che
noi
avevamo
dormito
in
vagone
,
la
neve
era
cominciata
a
cadere
ed
ora
ricopriva
col
suo
bianco
lenzuolo
tutte
le
circostanti
pianure
;
il
freddo
,
il
malessere
in
cui
uno
si
trova
quando
viene
svegliato
di
soprassalto
,
il
desio
intenso
di
bere
che
ci
accompagnava
,
come
l
'
angelo
custode
accompagna
un
cattolicone
di
quelli
coi
fiocchi
,
ci
avevano
procreato
un
'
arsione
,
come
se
si
fosse
attraversato
il
deserto
;
e
anelavamo
un
centellino
di
vino
,
come
in
circostanze
normali
si
anelerebbe
un
milione
.
I
cittadini
di
Tournus
non
dovevano
aver
molto
in
pratica
l
'
Evangelo
;
battete
e
vi
sarà
aperto
,
diceva
il
divino
maestro
,
e
noi
battemmo
colle
mani
,
coi
piedi
,
colle
mazze
:
battemmo
ovunque
eravi
un
'
insegna
d
'
albergo
e
di
trattoria
,
nessuno
ci
rispose
:
in
qualche
casa
si
sentiva
metter
la
spranga
.
Tornammo
tutti
sconsolati
alla
stazione
:
la
trovammo
piena
di
gente
sdraiata
,
che
cantava
in
coro
una
litania
d
'
invettive
all
'
indirizzo
di
questo
sconsacrato
paese
.
-
Ma
non
vi
è
un
Restaurant
?
-
Domandammo
a
una
guardia
.
-
Una
volta
ci
era
...
-
Ed
ora
!
-
Lo
chiusero
al
principiar
della
guerra
!
-
E
per
bere
come
si
potrebbe
fare
?
-
Uhm
!
...
Guardino
là
ci
è
una
vivandiera
.
Guardammo
verso
il
punto
che
ci
accennava
quell
'
uomo
e
vedemmo
difatti
un
pezzo
di
ciccia
del
peso
di
un
centinaio
di
chilogrammi
:
quest
'
informe
ammasso
di
carne
in
sottanina
e
cappello
con
piume
,
ci
sembrò
bella
come
un
angelo
,
come
l
'
Angelo
che
insegnò
alla
povera
Agar
la
benefica
polla
che
doveva
rinfrancare
di
spirito
e
di
vita
l
'
assetato
Ismaele
.
Le
chiedemmo
da
bere
...
-
Non
ce
ne
ho
che
pochi
bicchierini
...
ma
sono
per
quelli
della
mia
compagnia
.
-
Va
benissimo
!
...
Borbottammo
noi
,
emettendo
un
sospiro
,
che
non
poteva
sembrare
enigmatico
a
chicchessia
!
-
Meno
male
che
poco
ci
abbiamo
da
attendere
!
-
Esclamò
uno
di
noi
.
Aveva
appena
terminato
di
dirlo
,
quando
venne
una
guardia
e
coll
'
accento
più
naturale
del
mondo
ebbe
il
coraggio
di
dirci
:
Il
treno
di
Lione
è
in
ritardo
,
bisognerà
che
aspettino
altre
due
ore
.
Noi
eravamo
prostrati
...
Andammo
alla
pompa
che
è
lì
a
pochi
passi
per
rinfrescare
la
macchina
:
uno
si
mise
a
tirare
come
un
facchino
e
gli
altri
bevettero
,
bevettero
con
rabbia
,
quasi
per
protestare
che
,
se
la
fortuna
ci
era
avara
di
vino
e
di
liquori
,
essi
se
la
ridevano
di
lei
e
gliela
facevano
in
barba
.
Poi
si
andò
nel
magazzino
,
ci
sdraiammo
alla
meglio
su
certi
cassoni
che
vi
erano
e
sonnacchiammo
malamente
quelle
maledettissime
due
ore
.
Il
fischio
della
locomitiva
ci
richiamò
a
noi
stessi
e
dopo
pochi
minuti
eravamo
tutti
al
nostro
posto
.
Già
da
vario
tempo
avevo
cominciato
a
inebriarmi
delle
mille
fantasmagorie
che
sogliono
produrre
i
beati
momenti
del
dormiveglia
,
quando
il
treno
si
fermò
;
e
vidi
baluginare
dentro
il
nostro
vagone
,
all
'
incerto
chiarore
del
lumicino
,
due
fisonomie
eteree
,
due
di
quelle
fisonomie
che
ti
strappano
di
bocca
un
grido
di
ammirazione
,
tanto
le
ti
sembrano
sovrumane
:
senza
trarre
il
respiro
,
io
le
contemplava
estatico
e
pensavo
che
seguitasse
una
di
quelle
belle
visioni
che
tanto
mi
avevano
entusiasmata
la
testa
,
pochi
momenti
innanzi
:
ma
quale
non
fu
la
mia
meraviglia
,
allorché
io
sentii
posarmi
sulle
spalle
una
manina
gentile
,
allorché
un
alito
profumato
mi
carezzò
dolcemente
la
faccia
?
-
Ma
è
egli
vero
quello
che
si
svolge
davanti
a
me
?
-
Riflettevo
,
quando
una
vocina
simpatica
,
che
mi
s
'
insinuava
proprio
nel
cuore
,
mi
rivolse
queste
parole
:
-
Tenete
...
Voi
dovete
averne
bisogno
.
E
del
pane
,
del
salame
e
una
bottiglia
di
vino
generoso
furono
lasciate
a
nostra
disposizione
da
quelle
simpatiche
fate
.
Eravamo
arrivati
a
Macon
,
e
le
signore
addette
all
'
uffizio
del
soccorso
ai
feriti
,
portavano
,
come
d
'
ordinario
,
qualchecosa
per
ristorare
i
soldati
di
passaggio
.
Erano
le
sei
della
mattina
:
faceva
un
freddo
tremendo
,
persino
i
vecchi
soldati
,
imbacuccati
fino
alla
punta
del
naso
,
sbraitavano
contro
una
stagione
sì
perfida
,
e
quelle
donne
,
e
quelle
signorine
erano
là
da
tutta
la
notte
,
portavano
quell
'
immensi
canestri
con
una
disinvoltura
e
con
una
grazia
che
forse
si
vede
adoprare
da
chi
porta
un
mazzo
di
fiori
:
gelavano
dal
freddo
,
ma
pure
sorridevano
:
morivano
dal
sonno
,
ma
pure
avevano
una
parola
di
conforto
,
una
di
speranza
per
noi
.
Ah
!
La
donna
!
..
I
miei
lettori
avranno
osservato
che
io
non
l
'
ho
punto
risparmiata
ai
Francesi
,
che
io
ho
detto
di
loro
tutto
quello
che
sentivo
,
che
ho
esposto
alla
libera
le
mie
impressioni
sul
loro
contegno
,
e
che
l
'
ho
chiamati
degeneri
,
corrotti
,
indegni
della
fama
che
si
erano
scroccati
in
Europa
,
ma
in
quanto
alle
donne
bisogna
convenire
,
che
avevano
tutta
l
'
abnegazione
,
tutti
i
riguardi
,
tutte
le
doti
,
tutte
le
delicatezze
di
una
madre
,
e
tutto
il
coraggio
delle
donne
spartane
:
coraggio
che
le
ha
spinte
a
curare
in
prima
fila
i
feriti
,
e
che
poi
ha
fatto
loro
incontrare
la
morte
sulle
barricate
,
quando
Thiers
ha
iniquamente
schiacciato
e
soffocato
nel
sangue
la
generosa
Parigi
.
Ah
!
non
si
chiamino
utopie
gli
sforzi
generosi
di
certi
publicisti
che
vogliono
collocare
la
donna
nel
posto
che
le
si
spetta
:
le
donne
hanno
già
fatto
abbastanza
per
mostrarsene
degne
,
che
anzi
alla
prova
io
le
ho
vedute
riuscir
sempre
a
mille
doppi
dell
'
uomo
.
Questo
avvenimento
,
così
inopinato
,
mi
riconciliò
lì
per
lì
colla
Francia
,
con
me
,
con
la
sorte
:
ringraziai
alla
peggio
quelle
vezzose
signore
e
mi
misi
a
mangiare
con
un
'
appetito
da
cointeressato
.
Ci
si
mosse
quasi
subito
:
i
volontari
salutarono
con
applausi
fregorosi
quella
città
che
si
era
mostrata
tanto
ospitale
con
noi
.
Intanto
albeggiava
;
la
giornata
almeno
per
quello
che
se
ne
poteva
preconizzare
doveva
essere
uggiosissima
:
il
cielo
pareva
di
piombo
,
la
terra
era
coperta
di
neve
,
grossi
stormi
di
corvi
alleggiavano
per
quei
dintorni
.
Sulla
spianata
di
Baune
io
vidi
un
corazziere
in
alta
tenuta
,
ritto
,
stecchito
al
piede
di
un
albero
.
Gli
enormi
cipressi
,
tutti
nevicati
fuori
che
in
punta
,
dove
tuttora
mostravansi
verdi
cupi
,
mi
sembravano
tanti
scheletri
giganteschi
col
morione
delle
vecchie
guardie
i
quali
ghignando
sbirciassero
quello
omuncolo
coperto
di
ferro
e
che
in
faccia
a
loro
stava
nella
medesima
proporzione
di
un
granello
di
rena
a
una
piramide
dei
Faraoni
.
Dopo
un
'
ora
ci
si
fermava
e
questa
volta
ci
si
fermava
definitivamente
.
Per
somma
ventura
di
quei
dieci
o
dodici
lettori
che
hanno
avuto
la
più
che
cristiana
pazienza
di
seguirmi
fin
qui
,
noi
eravamo
giunti
a
Digione
,
a
quella
Digione
che
poco
dopo
doveva
illustrare
il
sangue
di
tanti
prodi
Italiani
e
che
allora
ci
appariva
in
mezzo
alla
nebbia
coi
suoi
gotici
campanili
,
colla
sua
semplice
guglia
di
San
Benigno
,
come
apparisce
un
'
Oasi
a
chi
si
è
sperso
nell
'
ampio
deserto
,
come
apparisce
la
meta
allo
stanco
auriga
che
già
comincia
a
disperar
del
trionfo
.
La
stazione
era
ingombra
di
cannoni
,
di
casse
,
dell
'
ambulanza
,
di
bagagli
di
tutte
le
dimensioni
che
appartenevano
alle
truppe
ed
ai
battaglioni
che
di
poco
ci
avevano
preceduto
.
Due
o
tre
sentinelle
di
guardie
mobili
passeggiavano
per
lungo
sull
'
ambulatorio
,
facendo
sfoggio
di
una
prosopopea
,
che
te
li
avrebbe
fatti
gabellare
per
eroi
;
d
'
altronde
eravamo
in
prima
linea
,
e
quando
il
nemico
non
attacca
,
ci
si
può
prendere
la
scesa
di
testa
di
farla
da
gente
feroce
e
terribile
,
-
In
rango
-
Gridò
il
nostro
ufficiale
con
una
voce
da
baritono
molto
sfogata
,
e
sfoderando
per
la
prima
volta
la
Durlindana
.
Questo
movimento
in
altre
circostanze
ci
avrebbe
fatti
scompisciare
dalle
risa
:
in
quel
momento
eravamo
troppo
felici
per
aver
raggiunto
lo
scopo
delle
nostre
fatiche
,
e
dei
nostri
dolori
,
per
poter
nemmeno
prestare
attenzione
a
questa
spacconata
.
Per
quattro
fianco
destro
,
avanti
marchs
!
E
mettendoci
alla
peggio
per
quattro
,
escimmo
dalla
stazione
dietro
all
'
ardente
condottiero
,
infilammo
il
viale
dei
Platani
che
vi
conduce
,
e
passando
di
sotto
all
'
Arco
che
fu
inalzato
ad
onore
dello
strenuisissimo
Principe
di
Condè
,
entrammo
nel
capoluogo
delle
Côte
d
'
Or
.
CAPITOLO
VIII
.
Traversammo
la
città
e
nella
nostra
traversata
non
ci
fu
dato
vedere
alcuno
amico
,
nè
tampoco
alcuno
che
rivestisse
la
divisa
di
Garibaldino
;
in
quell
'
ora
così
mattinale
,
i
componenti
dell
'
Armata
dei
Vosgi
,
o
erano
occupati
in
recognizioni
ed
esercizi
,
oppure
se
la
dormivano
saporitamente
.
Felici
questi
ultimi
...
noi
cascavamo
dal
sonno
!
ci
portarono
al
quartier
generale
che
era
proprio
in
fondo
della
città
al
lato
opposto
della
ferrovia
;
il
generale
Garibaldi
abitava
il
palazzo
della
prefettura
,
dove
erano
stati
anche
impiantati
gli
uffizi
dello
stato
maggiore
.
Vedemmo
alla
porta
in
fazione
un
carabiniere
genovese
ed
una
guardia
nazionale
.
Il
rivedere
la
simpatica
camicia
rossa
,
ci
fece
nascere
in
cuore
un
'
emozione
dolcissima
;
i
nostri
timori
di
non
arrivare
in
tempo
eransi
dileguati
:
entrammo
nel
cortile
ilari
,
e
svelti
,
proprio
come
se
uscissimo
allora
da
un
morbido
letto
.
Il
tenente
andò
a
prendere
ordini
;
poco
dopo
tornò
e
ci
disse
:
Loro
possono
andare
per
la
città
:
per
ora
non
è
stata
data
alcuna
disposizione
per
loro
;
a
mezzogiorno
sulla
piazza
delle
Mairie
io
farò
le
paghe
:
Dopo
queste
poche
parole
,
se
ne
andarono
tutti
,
e
si
stava
per
andarsene
anche
noi
dell
'
esigua
combriccola
,
che
si
era
mossa
da
Firenze
,
quando
ci
sentimmo
chiamare
su
di
verso
il
terrazzo
e
avemmo
appena
tempo
di
voltarci
che
si
era
abbracciati
e
baciati
...
-
Ne
eravamo
sicuri
!
-
Credevamo
dì
trovarvi
quassù
.
Guardammo
e
vedemmo
il
Piccini
e
lo
Stefani
già
vestiti
da
Garibaldini
,
che
ci
salutavano
così
affettuosamente
.
-
O
Rossi
?
...
Domandammo
noi
altri
.
-
Rossi
è
a
lavorare
...
Riatta
tutti
i
fucili
della
compagnia
...
Lo
vedremo
più
tardi
!
-
O
come
mai
siete
arrivati
a
raggiunger
Garibaldi
?
-
È
una
cosa
lunga
!
-
Allora
ne
riparleremo
stasera
,
perché
noi
si
ha
un
'
appetito
birbone
,
e
si
ha
una
voglia
di
dormire
grandissima
.
-
Per
dormire
non
ci
è
bisogno
d
'
andare
all
'
albergo
.
-
Davvero
?
-
Sicuro
!
..
Venite
con
noi
dal
mair
ed
avrete
un
biglietto
d
'
alloggio
...
qui
in
Francia
,
in
tempo
di
guerra
,
i
militari
hanno
questo
diritto
.
-
Evviva
la
Francia
!
..
Gridammo
noi
,
sedotti
ed
entusiasmati
dall
'
idea
di
non
spendere
quei
pochi
piccioli
che
ci
erano
rimasti
,
onde
procurarci
una
stanza
.
-
Venite
dunque
con
me
-
Disse
il
Piccini
e
tutti
noi
lo
seguimmo
verso
la
piazza
maggiore
della
città
.
Durante
il
nostro
tragitto
cominciammo
a
farci
un
idea
del
corpo
d
'
armata
che
era
stato
affidato
all
'
eroe
dei
due
mondi
;
vedemmo
i
Franchi
tiratori
,
i
Mobilitati
,
gli
Spagnoli
,
la
Croce
di
Nizza
,
le
Guide
:
i
costumi
,
gli
abbigliamenti
di
questi
giovani
soldati
della
libertà
,
formavano
un
contrasto
così
bizzarramente
artistico
,
che
ti
faceva
credere
di
essere
in
un
mondo
nuovo
,
in
un
mondo
variato
;
ad
ogni
cantonata
tu
vedevi
un
nuovo
vestiario
:
pareva
quasi
di
avere
in
faccia
agli
occhi
un
caleidiscopio
continuo
;
chi
aveva
in
cuore
un
po
'
di
sentimento
di
artista
,
lo
si
poteva
facilmente
conoscere
dal
modo
con
cui
portava
le
piume
al
cappello
e
la
svelta
casacca
;
una
collezione
di
penne
di
tutte
le
qualità
;
dall
'
aristocraticissima
penna
di
pavone
,
alla
plebea
di
gallina
,
che
forse
rammentava
un
allungamento
di
mano
non
permesso
dal
Codice
,
tu
vedevi
brillare
sui
cappelli
di
questi
amabili
matti
,
ogni
specie
di
questi
arnesi
indispensabili
agli
animali
che
s
'
elevano
dal
suolo
.
I
Franchi
Tiratori
ci
offrivano
l
'
esattissima
riproduzione
dei
volontari
Italiani
del
1860
e
del
1866;
tra
loro
spiccavano
delle
distintissime
fisonomie
:
tra
loro
figurava
in
mezzo
ai
figli
della
montagna
l
'
artista
,
in
mezzo
all
'
uomo
del
lavoro
abbronzato
dal
fumo
dell
'
officine
,
il
generoso
milionaro
abbronzato
dal
sole
:
tutti
erano
rappresentati
in
quelle
file
,
che
lo
spirito
potente
dell
'
amore
di
libertà
affratella
nel
momento
supremo
,
in
cui
questa
libertà
versa
in
pericolo
,
coloro
che
sentono
rispondere
generosamente
il
loro
cuore
all
'
appello
dei
santi
principii
,
che
saranno
il
Vangelo
dell
'
Umanità
.
Una
tal
vista
rallegrò
i
nostri
spiriti
:
il
sonno
si
era
dileguato
,
si
era
dileguato
lo
strapazzo
,
si
era
dileguata
la
fame
.
O
divini
entusiasmi
di
colui
che
affronta
la
morte
per
un
'
idea
generosa
,
perché
siete
svaniti
,
e
così
presto
svaniti
?
..
Siamo
forse
diventati
vecchi
in
due
mesi
?
..
Le
nostre
fibre
non
si
commuovono
forse
tuttora
alla
corrente
magnetica
,
che
infonde
le
voce
del
dovere
,
della
patria
,
della
società
conculcata
?
Chi
sa
....
L
'
atonia
in
cui
viviamo
ci
ripiomba
in
uno
scetticismo
che
voglio
credere
temporaneo
...
Tornino
i
giorni
felici
,
torni
il
santo
momento
di
una
rivoluzione
,
e
scettici
o
no
,
ci
troveremo
al
nostro
posto
!
Utilizzare
la
vita
a
prò
di
chi
langue
:
ecco
quale
deve
essere
in
tanta
tristezza
di
tempi
,
il
programma
per
chi
ha
cuore
e
coscienza
.
Andammo
alla
Mairie
e
volendo
render
meno
dura
che
fosse
possibile
la
situazione
,
che
ci
si
preparava
,
approfittandoci
dei
nosti
abiti
cittadineschi
,
demmo
a
bere
all
'
impiegato
che
eravamo
ufficiali
,
e
ci
fu
sul
tamburo
steso
un
biglietto
d
'
alloggio
per
uno
dei
primari
palazzi
di
Digione
,
nientemeno
che
il
palazzo
de
Beverant
.
Qui
fummo
accolti
gentilissimamente
da
una
vecchia
signora
,
che
ci
condusse
in
un
magnifico
appartamento
e
c
'
insegnò
uno
stanzino
tutto
pieno
di
legna
,
dicendoci
che
con
quel
freddo
ci
avrebbero
fatto
assai
comodo
!
Eppoi
la
simpatica
vecchia
si
intrattenne
con
noi
in
amichevole
conversazione
;
la
ci
disse
le
cose
le
più
gentili
,
ci
salutò
come
gli
angioli
salvatori
di
quel
disgraziato
paese
...
E
i
nostri
buoni
governanti
d
'
Italia
che
ci
riguardavano
come
diavoli
,
ed
i
malvoni
che
ci
tenevano
a
rispettosa
.
distanza
,
che
ci
gabellavano
per
scavezzacolli
,
per
beceri
,
per
intrattabili
?
..
Proprio
il
caso
da
dire
nemo
propheta
in
patria
,
e
se
i
benigni
nostri
avversarii
avessero
udito
le
gentili
proteste
a
nostro
riguardo
indirizzateci
da
quella
donna
,
appartenente
alla
più
pura
aristocrazia
della
Francia
,
scommetto
la
testa
che
alla
lor
volta
sarebbero
divenuti
frementi
.
L
'
ospite
nostra
ci
ragguagliò
su
certe
prodezze
che
avevano
commesso
i
soldati
di
re
Guglielmo
nella
prima
occupazione
della
città
;
il
comando
generale
gliene
aveva
messi
in
palazzo
cinquantasei
:
e
tutti
spadroneggiavano
peggio
che
se
fossero
in
una
caserma
;
accendevano
il
fuoco
e
facevano
da
cucina
nelle
magnifiche
camere
;
avevan
ridotto
il
giardino
a
maneggio
per
i
cavalli
:
pretendevano
le
legna
,
e
qualche
giorno
persino
il
vino
e
la
carne
.
L
'
amor
nazionale
avrà
forse
fatto
esagerare
un
poco
quella
signora
,
ma
è
un
fatto
che
molti
tra
i
soldati
della
grazia
di
Dio
ne
fecero
di
quelle
di
pelle
di
becco
,
a
detta
di
tutti
;
tutti
però
concordavano
nell
'
affermare
,
che
questa
gente
,
la
quale
dicerto
non
era
stata
restia
nel
far
pompa
di
prepotenza
verso
il
popolo
inerme
,
era
rispettosissima
,
educatissima
verso
il
sesso
gentile
.
Sapemmo
anche
per
mezzo
della
nostra
interlocutrice
,
quanto
fu
lo
spavento
da
cui
fu
colto
il
generale
Werder
,
quando
Garibaldi
tentò
di
sorprenderlo
la
sera
del
26
novembre
:
tutti
i
cariaggi
erano
stati
preparati
,
tutte
le
disposizioni
per
una
ritirata
erano
state
ordinate
in
men
che
si
dice
;
i
soldati
avevan
fatto
fagotto
:
i
battaglioni
di
riserva
erano
adunati
nelle
piazze
,
e
di
momento
in
momento
altro
non
si
attendeva
che
l
'
ordine
della
partenza
.
La
signora
ci
rese
informati
di
un
episodio
,
che
poi
ci
fu
dato
raccogliere
anche
da
tutti
gli
altri
cittadini
che
avvicinammo
;
episodio
ben
meschino
a
paragone
di
quelli
che
si
svolsero
in
quel
maraviglioso
periodo
di
storia
che
farà
stupire
i
nostri
posteri
,
ma
che
ci
si
dava
come
ragione
principale
dello
sgombro
della
città
da
parte
dei
soldati
Germanici
.
Io
credo
però
che
quello
che
ci
si
raccontava
,
come
verità
indiscutibile
,
non
fosse
altro
che
una
di
quelle
storielle
,
che
nascono
non
si
sa
come
,
che
si
propagano
con
facilità
straordinaria
in
un
momento
in
cui
una
nazione
ha
perso
la
bussola
,
ma
che
cadon
di
subito
di
faccia
alle
riflessioni
che
può
ispirare
il
più
volgare
buon
senso
.
Secondo
questi
discorsi
il
buon
Werder
,
che
è
un
cattolicone
coi
fiocchi
,
uno
di
quei
cattolici
per
cui
il
regno
dei
cieli
è
spalancato
come
per
tutti
i
poveri
di
spirito
,
dopo
un
lungo
colloquio
che
aveva
avuto
col
vescovo
di
Djon
,
degno
servo
dì
Dio
,
avrebbe
preso
le
sue
carabattole
e
cheto
come
un
olio
,
spaventato
dalle
minaccie
dei
fulmini
dell
'
ira
divina
aveva
trasferito
le
sue
tende
ben
lontano
da
quella
città
,
dove
sarebbe
piovuto
acqua
bollente
se
egli
si
fosse
piccato
di
continuare
un
occupazione
in
odio
alle
tremende
divinità
che
reggono
il
mondo
.
Le
frequenti
visite
che
il
generale
Badese
con
un
unzione
veramente
apostolica
faceva
al
vescovo
,
l
'
intimità
più
che
fraterna
che
esisteva
tra
questi
due
personaggi
,
il
patriottismo
ben
noto
del
pastore
che
aveva
sotto
la
sua
tutela
i
buoni
abitanti
delle
Côte
d
'
Or
furono
dicerto
la
ragione
precipua
per
cui
nacquero
e
presero
voga
queste
chiacchiere
di
nessuna
entità
.
Io
non
posso
credere
che
un
capo
di
stato
maggiore
,
reputatissimo
come
è
il
signor
Moltk
,
possa
ritenere
ai
suoi
ordini
un
sagrestano
che
si
lascia
imbecherare
dalle
fandonie
impossibili
di
un
porporato
qualunque
.
Dopo
aver
bevuto
dell
'
eccellente
Wermuth
,
lasciammo
il
palazzo
,
che
cominciavamo
a
riguardar
come
nostro
,
e
rientrammo
in
quelle
strade
,
dove
un
continuo
viavai
di
soldati
,
di
cavalieri
,
di
carri
,
d
'
artiglierie
produceva
un
chiasso
,
una
confusione
che
c
'
inebriava
,
mentre
avrebbe
fatto
venire
un
'
emicrania
solenne
al
pacifico
e
ben
pasciuto
gaudente
,
che
per
caso
si
fosse
trovato
lassù
.
Arrivati
appena
nella
rue
Condé
,
via
principale
della
città
,
degli
applausi
entusiastici
ci
colpiron
gli
orecchi
;
poi
un
correre
concitato
di
ragazzi
e
di
donne
;
uno
spalancarsi
di
finestre
;
un
'
affollarsi
repente
lungo
i
marciapiedi
,
ed
un
gridìo
unanime
,
pieno
,
che
ci
produsse
immediatamente
una
commozione
indicibile
.
Vive
Galibardi
(
!
)
Vìve
le
premier
defenseur
de
la
France
.
Il
primo
soldato
della
libertà
dei
popoli
passava
per
quella
strada
,
ed
il
popolo
che
in
tutto
il
mondo
fa
sempre
sentire
la
generosa
sua
voce
in
favore
dei
generosi
che
alla
libertà
dedicano
la
loro
intiera
esistenza
,
accoglieva
come
si
conveniva
,
ben
differente
dai
grandi
del
mondo
che
dispregiano
sempre
,
chi
è
grande
davvero
.
Garibaldi
!
...
Chi
può
rammentare
questo
nome
,
chi
le
gesta
famose
dell
'
eroe
divenuto
già
leggendario
,
senza
sentirsi
dì
subito
rapito
in
una
commozione
divina
?
...
Eccolo
là
,
questo
vecchio
figlio
della
rivoluzione
,
sempre
giovine
quando
si
tratta
di
rispondere
ai
di
lei
magnanimi
appelli
!
Eccolo
là
quell
'
uomo
,
che
nel
suo
splendido
passato
dall
'
ultima
Montevideo
alla
vicina
Mentana
è
stato
sempre
in
prima
fila
per
la
causa
divina
dell
'
Umanità
!
...
A
che
mi
si
rammentano
i
grandi
,
a
che
mi
si
rammentano
gli
eroi
?
Pari
al
sole
che
quando
sorge
col
suo
Oceano
di
luce
fa
oscurare
le
stelle
,
quest
'
uomo
ha
fatto
oscurare
la
fama
di
tutti
quelli
che
lo
precessero
.
I
posteri
lo
crederanno
un
mito
:
perché
la
fortuna
ha
dato
a
questi
tempi
un
Garibaldi
,
quando
non
ci
ha
dato
un
Plutarco
per
rammentarne
degnamente
le
gesta
?
Ma
i
buoni
popolani
son
pronti
a
rammentarlo
degnamente
ai
lor
figli
,
ad
insegnar
loro
a
venerarlo
come
quelli
da
cui
dipende
la
felicità
,
l
'
avvenire
di
quelli
che
soffrono
!
Io
per
me
,
le
poche
volte
che
mi
è
stato
dato
incontrarlo
mi
son
sentito
le
lacrime
agli
occhi
ed
egli
mi
è
trasvolato
davanti
come
un
eroe
dei
tempi
sublimi
,
in
cui
i
Cincinnati
e
i
Fabbrizi
lasciavano
la
spada
dopo
aver
salvato
la
patria
,
per
tornare
alle
glebe
natie
,
O
alle
officine
rese
sacre
dal
sudore
di
quelli
operai
,
che
veramente
erano
grandi
per
il
lavoro
e
per
la
virtù
cittadina
.
Benedetto
da
tutti
quelli
che
amano
;
implorato
,
come
una
speme
da
tutti
quegli
che
soffrono
;
terribile
ai
tiranni
;
sempre
presente
agli
schiavi
;
invano
tenteranno
d
'
abbatterlo
i
Giuda
politici
,
che
si
inspirano
ai
fondi
segreti
del
ministero
,
mai
alle
azioni
generose
.
Il
Generale
era
in
carrozza
con
l
'
indivisibile
Basso
;
ambedue
erano
vestiti
in
borghese
:
Garibaldi
aveva
un
cappello
alla
calabrese
bigio
ed
il
punch
che
sempre
lo
ho
accompagnato
in
tutte
le
campagne
;
dietro
alla
carrozza
venivano
a
cavallo
il
maggiore
Fontana
dello
stato
maggiore
,
e
il
capitano
Galeazzi
delle
Guide
,
aiutante
di
campo
.
Il
Generale
sorrideva
a
quei
popolani
che
l
'
applaudivano
con
tanto
entusiasmo
,
e
li
salutava
gentilmente
con
le
mani
.
Il
popolo
di
Digione
accompagnava
sempre
con
dimostrazioni
d
'
affetto
il
Generale
,
e
quello
che
si
vedeva
,
si
doveva
d
'
ora
in
là
ripetere
ogni
giorno
davanti
ai
nostri
occhi
.
Poco
dopo
che
noi
ci
eravamo
commossi
ad
un
tale
spettacolo
,
dovevamo
esser
sorpresi
da
un
'
incontro
non
meno
gradito
di
quello
del
nostro
Generale
.
Trovammo
Rossi
,
nostro
compagno
sul
Var
,
uno
di
quei
pochi
Fiorentini
,
che
sempre
fedeli
al
principio
Repubblicano
,
avevano
subito
gli
oltraggi
dei
giornali
dello
sbruffo
,
e
l
'
ire
delle
questura
,
e
che
ora
,
coerenti
al
proprio
principio
,
dopo
mille
peripezie
,
che
più
tardi
racconterò
ai
miei
lettori
,
era
pervenuto
a
raggiungere
gli
stendardi
della
,
libertà
e
della
emancipazione
sociale
.
Il
Rossi
era
ingrassato
in
una
tal
maniera
,
che
noi
durammo
fatica
a
riconoscerlo
:
sembrava
più
un
Domenicano
che
un
Garibaldino
;
gli
si
leggeva
in
volto
la
contentezza
dell
'
uomo
che
dopo
tante
fatiche
,
ha
potuto
raggiungere
uno
scopo
per
tanto
tempo
da
lui
vagheggiato
.
Andammo
tutti
insieme
a
pranzo
:
lì
sapemmo
a
un
'
incirca
tutto
l
'
andamento
preciso
dell
'
Armata
dei
Vosgi
:
questo
mucchio
di
uomini
,
abbastanza
omeopatico
,
a
cui
superbamente
si
regalava
il
titolo
d
'
armata
,
era
allora
diviso
in
quattro
brigate
:
la
prima
sotto
il
comando
del
generale
Bossak
,
aveva
il
suo
quartier
generale
a
Fontaine
,
paesetto
,
a
circa
due
kilometri
di
distanza
da
Digione
:
la
seconda
,
anticamente
comandata
da
Delpeche
,
ed
ora
comandata
dal
Lobbia
,
si
era
avviata
verso
Langres
,
e
non
si
sapevano
notizie
precise
sul
di
lei
conto
:
la
terza
,
generale
Menotti
,
era
a
Talant
,
e
ne
formavano
parte
le
due
legioni
italiane
sotto
gli
ordini
di
Tanara
e
Ravelli
:
Ricciotti
con
la
quarta
brigata
era
dalle
parte
di
Poully
,
lato
Nord
Est
della
città
.
Le
traversie
che
ebbero
a
subire
Rossi
e
Piccini
,
Squaglia
e
Baldassini
per
giungere
in
Francia
,
ci
furono
raccontate
a
quel
desinare
e
meritano
,
credo
,
l
'
attenzione
dei
lettori
,
se
non
altro
perché
questo
serva
ad
assicurarli
del
come
,
quando
si
nutrono
certe
idee
,
si
affronta
qualunque
pericolo
da
quel
partito
che
i
troculenti
avversarii
,
hanno
osato
qualificare
per
gente
che
non
ha
nulla
da
perdere
e
che
si
pasce
solamente
di
trambusti
perché
in
questi
ci
è
da
pescare
nel
torbido
,
Rossi
e
gli
altri
,
dopo
il
nostro
arresto
restarono
in
Livorno
e
giungendo
ad
eludere
quell
'
oculatissima
pulizia
,
poterono
giungere
al
momento
bramato
di
imbarcarsi
su
una
piccola
barca
,
colla
quale
si
accingevano
a
intraprendere
una
traversata
che
mette
in
pensiero
l
'
indolente
e
pacifico
borghese
che
deve
farla
in
piroscafo
.
Perseguitati
dalla
polizia
che
non
si
ristava
un
momento
da
pedinarli
,
con
un
tempo
indiavolato
essi
poterono
imbarcarsi
verso
mezzanotte
,
due
miglia
lontani
da
Livorno
.
Il
mare
metteva
spavento
:
ognuno
potrà
facilmente
rammemorarsi
di
quanto
furono
sconsocrate
le
giornate
che
nell
'
anno
passato
annunciarono
l
'
inverno
;
perfido
il
clima
,
continue
le
pioggie
,
mai
interrotte
le
burrasche
;
ora
mi
si
mettano
otto
o
dieci
persone
sopra
uno
schifo
,
atto
solamente
a
fare
delle
passeggiate
,
eppoi
se
ne
tragga
l
'
unica
conseguenza
possibile
,
e
la
non
può
esser
che
questa
:
i
bravi
giovani
erano
decisi
a
giocare
di
tutto
per
raggiungere
il
loro
scopo
,
e
possedevano
tempra
,
da
reputarsi
più
che
miracolosa
in
questi
tempi
di
unversali
debolezze
e
di
codardia
inesprimibile
.
Certo
che
chiunque
avesse
veduto
quel
piccolo
legno
,
sbattuto
in
mezzo
agli
spaventevoli
cavalloni
,
sempre
a
un
pelo
per
far
cuffia
,
sempre
frisando
gli
scogli
,
sempre
a
pochi
passi
dalla
morte
,
non
poteva
fare
a
meno
di
esser
colpito
da
tanta
sublimità
,
da
tanta
abnegazione
,
da
tanto
coraggio
...
Oh
!
non
mi
si
dica
,
che
ai
dì
d
'
oggi
l
'
antica
virtù
è
un
mito
nel
mondo
...
oh
!
no
...
la
virtù
esiste
:
sarà
a
bella
posta
obliata
;
si
tenterà
di
farla
passare
per
pazzia
,
ma
a
dispetto
di
chi
non
lo
vuole
,
essa
trova
sempre
dei
seguaci
,
dei
seguaci
che
vivono
e
muoiono
ignorati
,
ma
che
sono
anche
troppo
superbi
per
ottenere
tale
oblio
,
nel
secolo
in
cui
i
ciarlatani
di
professione
,
i
codardi
e
colpevoli
servitori
delle
corti
e
del
vizio
sono
portati
in
palma
di
mano
da
una
folla
più
di
loro
codarda
e
colpevole
!
La
virtù
la
vìve
,
ma
per
volerla
rintracciare
,
bisogna
andare
tra
quella
gente
che
è
posta
in
quarantina
dalla
società
degli
uomini
serii
,
bisogna
rintracciarla
nei
bassi
fondi
sociali
,
tra
la
gente
che
soffre
,
lavora
e
muore
di
fame
;
simile
in
tutto
alle
perle
che
non
si
trovano
che
tra
la
melma
.
Il
vento
impetuosissimo
,
i
marosi
che
in
conseguenza
di
questo
avevano
raggiunto
tutto
ciò
che
può
esservi
di
più
orribile
per
il
marinaro
,
l
'
albero
maestro
troncato
costrinsero
i
nostri
giovani
amici
a
fermarsi
a
Vada
,
piccolo
paese
della
Maremma
,
distante
a
dir
molto
mezza
giornata
di
cammino
da
Livorno
.
Attorniati
immediatamente
dai
carabinieri
,
essi
dovettero
ai
sentimenti
generosi
dei
buoni
popolani
di
lassù
,
il
potersi
ridurre
in
salvo
:
si
rifugiarono
diffatti
in
un
'
abbaino
,
alle
cui
finestre
non
erano
imposte
,
nè
vetri
,
e
che
aveva
tanto
basso
il
soffitto
da
costringere
chiunque
v
'
entrasse
,
ad
andarvi
carponi
.
Vi
doverono
star
sette
giorni
:
senza
un
pagliericcio
,
senza
un
brodo
che
loro
ravvivasse
le
forze
già
esauste
;
costretti
a
dormire
,
l
'
uno
l
'
altro
abbracciati
,
per
scongiurare
la
veemenza
del
freddo
Siberico
,
confortandosi
e
prendendo
animo
all
'
idea
del
santissimo
sacrificio
che
per
santissimo
intento
essi
in
quel
mentre
facevano
,
passarono
in
quella
dolorosissima
situazione
degli
istanti
divini
.
Riattato
il
piccolo
navicello
,
essi
a
notte
inoltrata
poteron
ripartire
:
a
bordo
vi
erano
viveri
,
ma
essendo
durato
il
viaggio
per
altri
sedici
giorni
,
i
futuri
difensori
della
repubblica
,
soffrirono
anche
la
fame
ed
arrivarono
sfiniti
,
cascanti
,
dopo
cento
altre
peripezie
a
Bastia
.
Nella
capitale
della
Corsica
,
Rossi
,
Piccini
,
e
i
compagni
,
trovarono
una
perfidissima
accoglienza
:
tutti
ci
dichiararono
umanimemente
che
quegli
abitanti
,
devoti
alla
causa
Napoleonica
,
appena
che
ebbero
odorato
,
che
i
giovinetti
,
sbarcati
dal
quel
navicello
,
stracciati
,
ed
in
cattivissimo
,
stato
,
erano
dei
Garibaldini
,
non
fecero
che
guardarli
in
cagnesco
,
non
risparmiando
loro
certi
atti
villani
,
che
sarebbero
stati
degnamente
rintuzzati
,
se
in
quei
momenti
ragioni
potentissime
non
avessero
consigliato
sangue
freddo
e
prudenza
.
Ricevuti
come
cani
alla
prefettura
,
trattati
,
quasi
come
pazzi
al
comando
di
piazza
,
guardati
con
diffidenza
dal
Mair
,
essi
non
si
perdettero
di
coraggio
e
fiduciosi
nel
proverbio
che
l
'
importuno
vince
l
'
avaro
,
tanto
almanaccarono
,
tanto
scombussolarono
,
usando
ora
buone
maniere
,
ora
sgarbi
,
pregando
e
protestando
,
che
alla
fine
furono
imbarcati
sopra
un
piroscafo
,
e
inviati
a
Marsiglia
,
dove
si
erano
già
costituiti
i
due
celebri
comitati
Garibaldini
.
Credendo
dì
aver
toccato
il
cielo
con
un
dito
,
i
bravi
nostri
amici
salutarono
Marsiglia
,
come
il
fanciullo
che
si
è
perduto
nel
bosco
,
saluta
il
cammino
della
casa
paterna
.
E
furono
accolti
a
braccia
aperte
dal
Comitato
,
ed
i
membri
di
questo
furono
loro
cortesi
d
'
incoraggiamenti
e
di
belle
parole
;
nè
quando
accamparono
il
loro
desiderio
di
partir
prontamente
,
fu
fatta
l
'
obiezione
più
piccola
...
Meno
male
che
la
fortuna
qualche
volta
corona
felicemente
gli
sforzi
di
chi
ha
sofferto
-
Pensavano
i
nostri
,
entusiasmati
..
-
Oh
sì
,
che
la
pensavano
bene
!
Essi
non
erano
giunti
che
alla
prima
stazione
del
Calvario
che
doveva
menare
,
qualcuno
di
loro
alla
morte
,
e
credevano
invece
di
aver
preso
possesso
della
terra
Promessa
.
Frapolli
aveva
in
quell
'
epoca
il
suo
quartier
generale
a
Chambery
,
e
già
stava
instituendo
un
primo
battaglione
di
fanteria
a
Montmèlian
nell
'
estrema
Savoia
.
Là
furono
diretti
i
nostri
amici
,
i
quali
,
non
sapendo
ancora
,
quanto
fosse
discorde
il
celebre
grande
Oriente
della
Massoneria
dai
disegni
del
Generale
,
andarono
alla
loro
destinazione
,
allegri
e
contenti
,
con
la
ferma
convinzione
di
raggiungere
tra
pochi
giorni
,
l
'
invitto
capo
dell
'
armata
dei
Vosgi
.
Arrivati
alle
loro
destinazione
essi
trovarono
tra
i
componenti
del
battaglione
lo
Stefani
,
venuto
via
pochi
giorni
avanti
di
Firenze
.
Quattrocento
giovinetti
erano
già
adunati
,
ma
nessuno
di
loro
aveva
arme
,
nessuno
di
loro
aveva
il
più
piccolo
distintivo
che
potesse
contrassegnarli
,
come
soldati
.
I
superiori
,
si
sfogavano
,
a
rammentare
ogni
giorno
,
che
presto
anche
loro
sarebbero
andati
in
prima
linea
,
e
intanto
esortavano
i
dipendenti
a
fare
delle
esercitazioni
,
le
quali
tutte
,
si
compendiavano
in
gite
di
15
,
16
e
persino
20
chilometri
,
su
quei
monti
,
dove
la
neve
si
alzava
sette
o
otto
metri
dal
suolo
.
I
continui
strapazzi
,
tutti
infruttuosi
,
il
rigido
clima
di
quelle
alpine
ragioni
influirono
maledettamente
sulla
salute
di
quei
poveri
diavoli
di
cui
molti
ne
andarono
allo
spedale
,
mentre
gli
ufficiali
passavano
allegre
serate
,
ravvivati
da
cene
Lucullesche
,
che
il
loro
capo
scroccava
ai
buoni
Massoni
di
quelle
montagne
;
ragione
questa
per
cui
ogni
ufficiale
che
dipendeva
dal
buon
Frapolli
si
faceva
di
subito
iniziare
ai
misteri
della
Massoneria
!
Fu
dato
il
comando
del
battaglione
al
Perla
,
a
quest
'
eroe
che
ora
è
una
delle
più
belle
figure
nel
Panteon
dei
martiri
della
libertà
:
Perla
,
valoroso
soldato
delle
nostre
guerre
dell
'
Indipendenza
,
patriotta
di
romana
virtù
,
comandando
una
frazione
del
microscopico
esercito
del
Frapolli
,
non
si
rese
certamente
complice
dei
bassi
intrighi
del
suo
superiore
,
e
lo
mostrò
chiaramente
quando
tra
i
primi
,
raggiunse
la
legione
del
Garibaldi
tra
cui
doveva
incontrare
così
gloriosamente
la
morte
.
Rossi
,
Piccini
,
Stefani
,
in
ricompensa
di
aver
servito
altre
volte
,
furono
fatti
sergenti
,
ma
il
tempo
passava
(
erano
già
scorse
due
settimane
)
e
ancora
non
si
veniva
a
capo
di
nulla
;
unica
cosa
fatta
,
fu
l
'
abbigliamento
per
i
volontari
:
i
giovani
cominciavano
a
mormorare
:
le
notizie
degli
scontri
che
aveva
sostenuto
Garibaldi
erano
giunte
fin
là
,
e
troppo
repugnava
a
giovine
gente
restare
in
un
deposito
,
mentre
i
fratelli
si
misuravano
coll
'
inimico
e
spargevano
di
nobile
sangue
gli
ubertosi
vigneti
della
Borgogna
.
Tutte
le
sere
in
caserma
succedevano
concitatissime
conversazioni
;
si
proferivano
gridi
che
non
erano
certo
d
'
ammirazione
per
i
comandanti
;
si
fischiavano
gli
accaniti
difensori
degli
ufficiali
,
era
insomma
una
confusione
da
metter
pensiero
a
chi
era
incaricato
di
condurre
tutta
quell
'
accolta
di
gente
:
una
di
queste
sere
,
proprio
all
'
impensata
,
capitò
a
Montmelian
Frapolli
ed
ordinò
una
rivista
per
il
giorno
dipoi
.
Dopo
aver
squadrato
,
così
per
pretesto
,
ad
uno
ad
uno
i
suoi
dipendenti
,
il
Frapolli
fece
formare
il
quadrato
,
e
piantandosi
in
mezzo
alle
file
,
sciorinò
tutto
d
'
un
fiato
un
lungo
discorso
,
dove
chi
capì
un
acca
potè
chiamarsi
ben
fortunato
.
Parlò
di
trame
e
di
cospirazioni
,
protestò
di
esser
calunniato
,
di
andar
d
'
accordo
con
Garibaldi
,
ma
che
però
non
bisognava
sposarsi
a
quest
'
ultimo
,
poiché
dei
guerrieri
bravi
ce
ne
erano
anche
più
di
lui
,
poiché
era
succeduta
la
rivoluzione
anche
nell
'
armi
e
nella
strategia
e
che
perciò
ci
voleva
gente
nuova
.
Un
lungo
mormorio
ed
anche
qualche
fischio
accolsero
le
strampalate
parole
del
generale
,
che
alzando
,
bruscamente
le
spalle
e
borbottando
,
non
so
quali
inpertinenze
,
si
ritirò
seguito
dal
suo
stato
maggiore
.
Giunto
il
battaglione
alla
caserma
,
Piccini
,
incoraggiato
e
sostenuto
da
Rossi
e
Stefani
,
scrisse
addirittura
una
lettera
a
Garibaldi
,
lettera
nella
,
quale
si
metteva
chiaramente
a
nudo
la
situazione
e
si
chiedevano
consigli
su
ciò
che
era
da
operarsi
:
qualora
non
forse
pervenuta
alcuna
risposta
i
tre
amici
avevano
deciso
di
disertare
.
Come
furono
lunghi
i
cinque
giorni
d
'
aspettativa
!
quante
polemiche
,
quante
questioni
anche
serie
non
accaddero
in
quel
breve
lasso
di
tempo
!
i
soldati
cominciavano
a
perder
la
fiducia
nel
loro
capo
,
dacché
subodoravano
che
tra
lui
e
il
grande
Italiano
non
ci
era
più
quell
'
accordo
,
che
solo
può
produrre
buoni
resultati
;
finalmente
venne
il
colpo
dì
grazia
,
e
questo
colpo
fu
giusto
appunto
la
lettera
con
cui
Canzio
a
nome
del
Generale
rispondeva
a
Piccini
.
Frapolli
vi
tradisce
,
Frapolli
è
un
'
inviato
del
Governo
Italiano
,
che
tenta
di
seminare
la
zizzania
nel
campo
degli
eroi
delle
libertà
-
Tale
era
a
un
dipresso
il
sunto
dello
scritto
di
Canzio
.
Un
fulmine
e
questa
lettera
potevano
produrre
il
medesimo
effetto
.
I
volontarii
si
ragunarono
tumultuosamente
:
siamo
traditi
:
abbasso
i
traditori
:
viva
Garibaldi
vogliamo
partire
...
ecco
le
grida
che
sorgevano
da
tutti
quei
petti
,
ecco
le
convinzioni
che
tutti
quei
giovani
esprimevano
proprio
all
'
unisono
:
invano
gli
ufficiali
con
preghiere
,
con
moine
,
con
minaccie
pretendono
di
far
rientrare
in
caserma
i
sottoposti
e
di
ridurli
a
dovere
;
invano
si
rammenta
loro
la
causa
che
sostengono
e
che
può
esser
compromessa
con
moti
intempestivi
e
con
deliberazioni
inprovvise
:
oramai
tutti
son
rimasti
troppo
scottati
dalle
buone
parole
,
oramai
tutti
son
stanchi
di
lasciarsi
abbindolare
di
più
;
gli
ufficiali
sono
obbligati
ad
andarsene
scorbacchiati
e
confusi
;
nè
potevano
quei
bravi
avanzi
delle
guerre
della
libertà
disapprovare
in
cuor
loro
l
'
impazienza
generosa
di
quei
bravi
ragazzi
:
difatti
la
maggior
parte
degli
ufficiali
raggiunse
poco
dopo
l
'
armata
,
e
si
portò
eroicamente
:
rimasero
solamente
quegli
eroi
che
fanno
la
guerra
per
diventare
ricconi
,
che
fuggono
al
fuoco
,
ma
che
sono
i
primi
ad
attaccarsi
i
ciondoli
del
valor
militare
sul
petto
.
Dalla
rivoluzionaria
assemblea
,
fu
conchiuso
d
'
inviare
una
sommissione
al
Generale
e
fargli
noto
,
come
idea
decisa
di
tutti
,
fosse
il
raggiungere
i
fratelli
che
si
trovavano
in
faccia
al
nemico
.
Eletti
a
far
parte
di
questa
commissione
furono
appunto
i
tre
nostri
amici
Rossi
,
Piccini
,
Stefani
.
Essi
portaronsi
immediatamente
a
Chambery
,
dove
si
abboccarono
col
colonnello
Pais
,
una
delle
onestissime
persone
e
dei
repubblicani
distinti
che
era
rimasto
acchiappato
dalle
reti
del
Frapolli
.
Pais
cominciò
col
fare
qualche
appunto
al
quartier
generale
,
deplorò
le
parole
del
Canzio
,
esortò
i
nostri
giovani
a
non
volere
attizzare
quel
fuoco
,
che
divampando
avrebbe
distrutto
la
reputazione
di
patriotti
distinti
e
forse
anche
l
'
esito
della
intrapresa
repubblicana
.
I
tre
furono
irremovibili
:
vedendo
allora
il
Colonnello
come
qualunque
parola
sarebbe
stata
vana
a
trattenerli
,
permise
loro
di
allontanarsi
dal
battaglione
,
anzi
li
pregò
a
presentarsi
al
quartiere
generale
,
allora
in
Autun
,
e
a
scongiurare
coloro
che
comandavano
l
'
armata
dei
Vosgi
a
prendere
una
definitiva
risoluzione
affinchè
cessasse
quel
fatale
dualismo
che
poteva
condurre
a
così
triste
,
a
così
deplorevoli
consequenze
.
Accompagnati
alla
stazione
dagli
applausi
di
tutti
i
compagni
,
ed
imbarcatisi
,
dopo
un
viaggio
lungo
,
anzichenò
a
causa
dell
'
interruzioni
ferroviarie
,
i
nostri
amici
arrivarono
al
capoluogo
del
Giura
,
alla
città
che
fu
culla
del
noto
Mac
Mahon
,
e
senza
por
tempo
di
mezzo
,
si
recarono
alla
sede
del
quartier
generale
.
Lobbia
e
Canzio
accolsero
i
nuovi
venuti
più
che
se
fossero
amici
,
proprio
come
se
fossero
stati
fratelli
.
Tutti
erano
indignati
per
il
contegno
tenuto
dal
Frapolli
:
difatti
nessuno
poteva
farsi
una
ragione
del
come
quest
'
uomo
daccordo
coi
Comitati
accaparasse
per
se
tutta
la
miglior
gioventù
che
veniva
d
'
Italia
,
e
la
forzasse
all
'
inazione
,
alla
vita
coruttrice
della
caserma
e
della
guarnigione
,
mentre
il
generale
Garibaldi
non
faceva
che
raccomandarsi
a
tutte
le
parti
,
perché
gli
inviassero
dell
'
uomini
.
No
!
Non
erano
induzioni
fallaci
,
non
erano
calunnie
,
quelle
che
si
formulavano
sopra
quest
'
uomo
.
La
ragione
ridicola
che
accamparono
alcuni
miei
amici
,
svanisce
davanti
al
primo
soffio
del
più
volgare
buon
senso
.
Frapolli
,
dicevano
questi
,
vuol
risparmiare
il
sangue
di
tanti
generosi
:
ha
preso
il
grado
di
generale
per
impedire
degli
inutili
combattimenti
;
Frapolli
a
tale
scopo
è
stato
inviato
dalle
Massonerie
.
Io
non
voglio
credere
che
un
'
associazione
che
ha
per
base
l
'
amore
del
vero
e
dell
'
umanità
,
abbia
non
che
autorizzato
,
permesso
,
che
uno
dei
suoi
più
influenti
fratelli
la
facesse
o
da
Don
Basilio
o
da
Arlecchino
in
momenti
in
cui
il
sangue
correva
a
ruscelli
e
in
cui
si
poteva
finalmente
risolvere
il
gran
problema
dell
'
emancipazione
dei
popoli
.
Io
credo
coi
più
,
che
Frapolli
non
fosse
che
un
'
ambizioso
di
bassissima
lega
;
un
innocuo
coniglio
che
per
poco
tempo
si
era
provato
a
indossare
una
veste
da
leone
,
che
aveva
riconosciuto
troppo
pesante
per
lui
;
un
ciarlatano
qualunque
,
uso
in
Italia
a
recitare
due
parti
in
commedia
,
deputato
e
tribuno
,
scenziato
e
generale
,
capace
di
tutto
fuori
che
di
far
tacere
la
sua
sperticata
superbia
,
ed
a
combattere
sotto
gli
ordini
di
chi
ne
sapeva
più
di
lui
,
di
chi
più
di
lui
ne
aveva
il
diritto
.
Canzio
in
special
modo
era
irritatissimo
:
disse
ai
nostri
amici
che
a
giorni
sarebbe
partito
,
come
infatti
partì
,
per
condurre
via
tutti
gli
uomini
che
erano
adunati
a
Chambery
e
a
Montmelian
.
Rossi
,
Piccini
,
e
Stefani
non
vollero
tornare
donde
erano
venuti
,
quantunque
loro
si
facessero
conoscere
delle
prospettive
di
avanzamenti
sicuri
;
troppo
contenti
di
aver
finalmente
raggiunto
Garibaldi
,
di
aver
potuto
riabbracciare
i
vecchi
compagni
d
'
arme
e
di
trovarsi
con
loro
,
essi
si
strapparono
i
galloni
di
sergente
ed
entrarono
semplici
soldati
nella
compagnia
dei
Carabinieri
Genovesi
,
compagnia
che
si
costituiva
allora
sotto
gli
ordini
del
distinto
capitano
Razzeto
.
Dopo
due
o
tre
giorni
il
quartier
generale
erasi
trasferito
a
Digione
ed
i
tre
nostri
amici
,
insieme
al
prode
comandante
dell
'
armata
dei
Vosgi
(
chè
la
compagnia
dei
Carabinieri
Genovesi
mai
si
staccava
da
lui
)
erano
venuti
in
questa
città
.
Tale
a
un
dipresso
fu
la
narrazione
che
a
pezzi
e
bocconi
strappammo
durante
il
desinare
ai
nostri
compagni
,
che
si
mostravano
di
un
buon
'
umore
e
di
una
gaiezza
invidiabile
.
Entrarono
nella
trattoria
e
si
unirono
con
noi
Mecheri
e
Ghino
Polese
,
appartenenti
ambedue
alle
Guide
,
e
già
in
Francia
ambedue
fino
dai
primi
principii
della
campagna
.
E
qui
furono
lunghi
discorsi
,
domande
spesse
,
ripetute
,
alla
maggior
parte
delle
quali
era
impossibile
dare
una
risposta
,
tanto
rapidamente
le
si
succedevano
;
era
una
conversazione
briosa
,
scapigliata
,
attraente
;
e
a
renderla
più
allegra
e
più
rumorosa
influiva
non
poco
lo
squisito
nettare
,
che
producono
i
vigneti
della
Côte
d
'
Or
,
incantevole
soggiorno
per
chi
adora
il
dio
Bacco
.
Prometto
che
sarà
l
'
ultima
volta
che
mi
perdo
nel
cantare
le
glorie
del
vino
;
hanno
ragione
,
purtroppo
coloro
,
che
dicono
che
noi
abbiamo
troppo
presenti
le
libazioni
che
abbiamo
fatto
nell
'
ospitale
Borgogna
,
e
che
ad
ogni
poco
io
apparisco
più
un
ubriaco
che
uno
scrittore
:
ma
mi
crederei
uno
scrittore
macchiato
della
più
nera
ingratitudine
,
se
io
non
ti
rammentassi
o
liquore
color
d
'
ambra
,
che
c
'
ispirasti
tante
magnanime
idee
,
che
ci
mantenesti
in
tanta
salute
per
la
modica
somma
di
cinquanta
centesimi
per
bottiglia
,
mentre
qua
adulterato
,
bisogna
pagarti
tre
o
quattro
franchi
..
Noi
secondo
l
'
abitudinaccia
nostra
si
diceva
male
di
tutto
e
di
tutti
,
si
stroncava
per
passatempo
qualche
reputazione
,
si
prendevano
in
burletta
certe
cose
che
,
convengo
pel
primo
,
sarebbe
stato
assai
meglio
pigliare
sul
serio
.
Le
nostre
lingue
sono
un
po
'
lunghe
...
d
'
altronde
è
un
difetto
organico
,
che
si
sviluppa
frequentando
la
società
!
...
Il
Rossi
soltanto
non
prendeva
parte
alcuna
alle
nostre
maldicenze
;
anzi
con
fare
affettuoso
e
paterno
ci
faceva
delle
reprimende
che
per
lo
più
terminavano
in
lirismi
ed
in
voti
di
esagerate
speranze
per
l
'
avvenire
.
Il
Rossi
aveva
la
fede
e
l
'
energia
di
un
apostolo
,
la
fermezza
di
un
cospiratore
,
il
fanatismo
del
martire
.
Sempre
eguale
a
se
stesso
:
nella
sua
officina
a
Firenze
,
nelle
prigioni
che
spesse
volte
aveva
assaggiato
per
non
voler
troppo
bene
al
presente
ordine
di
cose
,
nei
combattimenti
dove
aveva
a
incontrare
poco
dopo
tanto
gloriosamente
la
morte
,
egli
avrebbe
creduto
di
peccare
smentendo
se
stesso
,
anche
così
per
far
chiasso
in
una
conversazione
d
'
amici
.
A
sentir
lui
era
certo
il
trionfo
della
repubblica
,
non
solamente
in
Francia
ma
in
un
'
altro
paese
dove
egli
era
sicuro
che
Garibaldi
ci
avrebbe
portato
appena
distrigati
gli
ultimi
conti
coi
fedeli
alleati
della
Grazia
di
Dio
.
Figuratevi
in
quella
combriccola
di
scapestrati
,
quale
effetto
facessero
le
parole
calme
,
dolci
di
questo
giovine
la
cui
perdita
ha
lasciato
tanto
voto
nelle
file
dell
'
esiguo
partito
democratico
della
mìa
bella
Firenze
.
È
inutile
:
il
Rossi
parlava
come
un
santo
,
ma
quella
sera
doveva
essere
baccano
:
si
festeggiava
il
nostro
arrivo
e
non
poteva
essere
a
meno
!
...
Squaglia
,
Baldassini
,
una
caterva
di
Livornesi
ci
raggiunsero
,
e
tutti
insieme
rammentandoci
le
vaghe
colline
della
nostra
Toscana
,
il
nostro
bel
cielo
,
il
volto
delle
nostre
ragazze
,
idealizzato
dalla
lontananza
,
le
chiassose
baldorie
e
le
ribotte
di
un
tempo
,
incominciammo
a
intronare
quegli
stornelli
,
che
si
sentono
tante
volte
sulle
labbra
gentili
delle
nostre
donne
del
popolo
:
stornelli
d
'
amore
,
malinconici
come
il
ricordo
di
una
svanita
illusione
,
modesti
e
simpatici
come
i
fiorellini
dei
campi
che
l
'
hanno
ispirati
,
poeticamente
rozzi
,
come
coloro
che
senza
alcuna
istruzione
l
'
hanno
composti
.
Dagli
stornelli
passammo
alle
ardenti
canzoni
ed
agli
inni
:
la
Rondinella
di
Mentana
,
l
'
inno
di
Garibaldi
,
la
Marsigliese
...
Era
la
voce
dell
'
Umanità
e
della
Patria
,
che
sorgeva
gigante
ad
oscurare
quella
della
città
e
della
famiglia
,
e
che
in
mezzo
alla
orgia
ci
faceva
ricordar
di
essere
uomini
.
Escimmo
cantando
:
quella
sera
ci
si
sentiva
felici
:
i
popolani
si
accalcavano
al
nostro
passaggio
e
ci
accompagnavano
coi
loro
applausi
:
noi
italiani
in
Francia
abbiamo
molta
fama
musicale
,
molta
più
di
quella
che
ci
si
merita
:
qualcuno
di
noi
per
esempio
stuonava
più
di
un
secondo
tenore
del
teatro
Nazionale
,
eppure
sentimmo
ripetere
che
mai
coro
più
accordato
del
nostro
erasi
sentito
in
Digione
...
Chi
si
contenta
gode
!
L
'
orologio
battè
mezzanotte
:
l
'
ora
era
più
che
canonica
:
bisognava
ritirarsi
:
Rossi
che
voleva
sapere
l
'
andamento
generale
delle
cose
d
'
Italia
,
e
i
progressi
,
che
vi
aveva
fatto
l
'
idea
,
e
come
le
masse
accogliessero
le
notizie
di
Francia
,
volle
in
tutti
i
modi
accompagnarci
a
casa
.
Povero
Rossi
!
...
Venne
con
noi
,
cominciò
a
domandare
...
ma
noi
con
poco
rispetto
attaccammo
un
sonno
da
paragonarsi
solamente
a
quello
di
un
lettore
delle
Perseveranza
,
ed
egli
continuò
a
gestire
,
e
scalmanarsi
per
una
buona
mezz
'
ora
,
in
mezzo
alle
note
più
o
meno
sfogate
delle
nostre
trachee
cambiate
lì
per
lì
in
contrabbassi
.
CAPITOLO
IX
.
L
'
aver
ritrovato
i
nostri
amici
,
la
contentezza
di
poter
passare
qualche
ora
con
loro
ci
aveva
fatto
dimenticare
il
ritrovo
,
a
cui
eravamo
stati
invitati
il
dì
innanzi
dal
nostro
ufficiale
.
Un
vecchio
soldato
arriccerà
il
naso
a
questa
notizia
,
e
dirà
,
come
di
solito
,
che
primo
ed
essenziale
requisito
di
coloro
che
bramano
farsi
onore
e
debellare
il
nemico
è
la
disciplina
:
ma
noi
che
abbiamo
a
noia
il
veder
l
'
uomo
ridotto
allo
stato
di
macchina
,
noi
che
siamo
persuasi
che
l
'
affezione
a
un
'
idea
può
benissimo
generare
l
'
eroe
,
che
non
hanno
mai
generato
le
ridicole
e
assurde
pedanterie
,
noi
credemmo
di
non
aver
dicerto
peccato
,
se
in
quel
primo
giorno
eravamo
stati
sordi
all
'
invito
,
decisi
di
raggiungere
al
domani
la
compagnia
,
o
il
battaglione
a
cui
eravamo
stati
aggregati
.
Perciò
appena
albeggiò
,
escimmo
di
casa
e
ci
avviammo
verso
il
centro
della
città
per
sapere
le
notizie
che
ci
riguardavano
.
La
piazza
della
Mairie
,
era
una
delle
più
belle
piazze
di
Digione
:
notevole
per
un
gran
numero
di
baracche
e
di
banchi
dove
alcune
donne
,
tutte
brutte
,
ad
eccezione
di
una
sola
,
facevano
spaccio
,
di
sigari
,
di
caffè
e
di
liquori
.
I
volontarii
si
affollavano
intorno
a
loro
,
e
non
avevano
torto
:
lì
con
dieci
centesimi
,
avevano
quello
che
nelle
botteghe
costava
quaranta
e
anche
cinquanta
centesimi
.
Ad
uno
di
questi
banchi
trovammo
il
nostro
tenente
:
meno
male
!
..
questo
incontro
ci
rispiarmava
il
fastidio
di
dover
interrogare
altra
gente
e
di
dovere
impazzare
per
rinvenire
la
caserma
.
-
Scusi
tanto
...
-
Noi
principiammo
,
avvicinandolo
,
ma
egli
tagliò
ogni
discorso
dicendoci
:
-
Ieri
non
si
fece
nulla
....
.
Vengano
oggi
a
mezzogiorno
...
è
l
'
ora
delle
paga
:
credo
che
nessuno
mancherà
.
-
Duuque
a
Mezzogiorno
?
-
Sì
.
-
E
dove
è
il
nostro
quartiere
?
-
Vadano
alla
Madaleine
e
là
troveranno
i
loro
ufficiali
...
Loro
non
dipendono
più
da
me
...
Io
appena
che
ho
accompagnato
le
spedizioni
,
me
ne
lavo
le
mani
,
-
A
rivederlo
!
-
A
rivederci
!
Andammo
allora
al
quartier
generale
;
per
quella
mattina
,
non
pareva
che
alcuna
cosa
alla
più
lontana
indicasse
qualche
probabilità
di
un
attacco
da
parte
del
nemico
.
I
Prussiani
difatti
avevano
sgombrato
Digione
,
per
concentrarsi
;
si
aspettava
,
che
dopo
tanti
giorni
di
quiete
una
gran
massa
di
Tedeschi
,
col
solito
sistema
che
ha
sempre
guidato
i
movimenti
di
Moltk
,
piombasse
sulla
città
principale
delle
Côte
d
'
Or
.
Dicevasi
anche
che
a
ciò
fosse
stato
pescelto
il
corpo
d
'
armata
del
principe
Federigo
Carlo
,
perché
a
Versailles
si
voleva
finirla
una
volta
con
questa
riunione
accogliticcia
di
giovanastri
che
rompevano
anche
troppo
le
scatole
alle
truppe
più
agguerrite
e
più
disciplinate
del
mondo
;
ad
ogni
modo
,
e
lasciando
da
parte
qualunque
interpetrazione
a
cui
dava
luogo
questa
continua
inazione
dei
nostri
nemici
,
quello
che
si
può
accertare
si
è
che
questi
si
erano
allontanati
parecchi
kilometri
da
Digione
;
le
nostre
scorrerie
,
le
recognizioni
che
senza
posa
facevano
le
truppe
di
linea
,
mai
si
erano
scontrate
con
loro
,
e
tutti
insieme
concordavano
nell
'
affermare
che
di
Prussiani
non
ci
era
il
minimo
segno
in
tutti
i
dintorni
.
Garibaldi
non
si
lasciava
sfuggire
questa
bella
occasione
che
gli
fornivano
i
propri
avversarii
:
tutti
gli
uomini
che
dipendevano
dai
suoi
ordini
a
poco
a
poco
si
riunivano
nella
città
dove
egli
aveva
posto
il
quartier
generale
;
come
abbiamo
veduto
,
il
brigadiere
Lobbia
era
stato
da
lui
inviato
verso
la
direzione
di
Langres
dal
lato
di
Parigi
;
Canzio
era
partito
per
definire
la
questione
con
Frapolli
e
portare
all
'
Armata
dei
Vosgi
,
tutti
quei
volontari
che
fino
allora
si
erano
tenuti
lontani
dal
teatro
della
guerra
.
Le
circostanti
colline
formavano
oggetto
di
studii
speciali
e
si
fortificavano
alla
meglio
,
come
lo
consentivano
gli
scarsissimi
mezzi
di
cui
il
governo
era
largo
con
l
'
armata
guidata
dall
'
invitto
Eroe
dei
due
mondi
.
Tutte
le
mattine
alle
quattro
il
generale
esplorava
la
linea
dei
nostri
avamposti
.
Esso
percorreva
l
'
immensa
estensione
in
carrozza
e
sempre
accompagnato
da
Basso
:
poi
si
riduceva
al
quartier
generale
da
cui
era
ben
raro
che
si
muovesse
durante
la
giornata
.
Il
povero
vecchio
era
torturato
dai
dolori
attritici
:
ben
di
rado
egli
abbandonava
le
grucce
,
ma
pure
si
vedeva
sempre
sorridere
,
sempre
incoraggiare
i
soldati
,
beato
di
potere
offrire
anche
una
volta
il
suo
braccio
in
difesa
dei
santi
principii
,
di
cui
è
sempre
stato
il
più
infaticabile
apostolo
e
il
più
temuto
sostegno
.
Ah
!
..
quanto
ben
differenti
da
lui
erano
certi
arfasatti
che
si
erano
ficcati
nello
stato
maggiore
e
pei
quali
chiunque
è
amico
della
verità
,
deve
avere
delle
parole
assai
dure
e
dei
rimproveri
che
nessuno
può
tacciare
d
'
esagerati
,
perché
naturali
in
chiunque
abbia
potuto
conoscere
vita
,
morte
e
miracoli
di
quella
gente
che
si
muove
solamente
da
casa
per
speculare
e
per
farsi
ricca
nel
mentre
che
una
nazione
illaguidisce
od
è
per
subire
le
più
grande
delle
sventure
che
la
possa
colpire
,
voglio
dire
le
schiavitù
.
Gli
appartenenti
allo
stato
maggior
generale
,
in
buon
numero
erano
francesi
;
io
non
intendo
minimamente
attaccare
gli
stati
maggiori
delle
brigate
,
dove
un
Castellazzo
,
un
Bizzoni
,
un
Sant
'
Ambrogio
,
un
Vichard
,
un
Canessa
,
e
tanti
altri
,
di
cui
noi
non
potemmo
sapere
il
nome
,
si
coprirono
di
gloria
e
si
mostrarono
pari
alle
generosissime
idee
che
sempre
gli
hanno
guidati
.
Io
parlo
soltanto
di
quei
famosi
strategici
,
che
dipendevano
direttamente
dal
generale
Bordone
.
Qui
devo
dire
alcune
parole
di
questo
generale
da
alcuni
troppo
abbattuto
,
da
altri
troppo
esaltato
.
Io
non
voglio
riandare
la
vita
passata
del
nostro
capo
di
stato
maggiore
;
mio
compito
è
il
riveder
le
buccie
a
coloro
che
giraron
nel
manico
durante
il
periodo
che
noi
fummo
in
Francia
e
non
quello
di
nototmizzare
le
faccende
trascorse
che
a
noi
non
riguardano
,
e
delle
quali
noi
non
abbiamo
a
curarsi
:
noi
pensiamo
che
chi
ha
intenzione
di
far
bene
,
e
traduce
in
atto
questa
intenzione
,
certamente
si
riabilita
da
ogni
peccato
che
possa
aver
contaminato
la
di
lui
fama
antecedente
.
Bordone
era
zelantissimo
per
il
bene
dei
suoi
sottoposti
:
Bordone
aguzzava
di
minuto
in
minuto
il
suo
ingegno
,
si
arrovellava
,
non
dormiva
pur
di
fare
all
'
esercito
Garibaldino
tutte
quelle
agevolezze
che
da
lui
dipendevano
.
Infaticabile
sempre
,
importuno
col
governo
di
Tours
egli
era
giunto
ad
ottenere
armi
,
denaro
,
concessioni
.
Di
più
,
se
si
pensa
,
che
rimanendo
lui
nel
suo
posto
,
toglieva
all
'
ambizioso
Frapolli
ogni
speranza
di
poter
comandare
a
bacchetta
,
bisogna
convenire
che
la
cosa
migliore
per
noi
era
che
rimanesse
quello
che
ci
era
,
invece
che
venisse
fuori
uno
nuovo
che
probabilmente
avrebbe
mandato
in
perdizione
le
nostre
povere
cose
.
Lobbia
avendo
lasciato
lo
stato
maggiore
per
assumere
il
comando
della
seconda
brigata
aveva
condotto
con
se
il
Castellazzo
,
nome
a
cui
qualunque
elogio
sarebbe
superfluo
;
caro
a
chi
ama
la
letteratura
,
come
a
chi
ama
la
guerra
;
eroe
in
tutte
le
battaglie
che
si
son
combattute
,
autore
del
Tito
Vezio
negli
ozi
della
pace
,
in
quegli
ozi
dove
tanta
gente
che
fa
professione
di
far
le
campagne
si
butta
sull
'
imbraca
e
fa
rivoltare
lo
stomaco
alle
persone
perbene
.
Partiti
questi
,
lo
stato
maggiore
rimase
molto
,
ma
molto
barbino
.
Mi
rincresce
dover
dir
male
di
nostri
compagni
,
me
ne
piange
il
cuore
,
ma
il
culto
della
verità
deve
esser
sacro
per
chi
scrive
e
le
segrete
tendenze
dell
'
anima
devono
essergli
sacrificate
.
La
più
completa
assenza
di
nozioni
strategiche
si
poteva
chiaramente
osservare
in
quelle
sale
dove
si
dormiva
di
giorno
e
dove
molte
volte
si
giocava
di
notte
:
cosa
quest
'
ultima
che
fece
esclamare
ad
uno
dei
nostri
amici
assai
noto
per
le
freddure
,
che
stato
maggiore
più
solerte
del
nostro
era
inpossibile
ritrovare
,
avendo
i
suoi
membri
ad
ogni
ora
in
mano
le
carte
.
Una
caterva
di
giovanotti
raggruzzolati
non
si
sa
come
,
certa
gente
di
cui
è
bene
non
dir
cosa
alcuna
,
poiché
stando
alle
dicerie
generali
,
i
di
lei
fatti
insudicerebbero
troppo
le
pagine
di
qualsivoglia
libro
...
ecco
a
un
dipresso
,
fatte
poche
eccezioni
,
quale
era
il
corteggio
di
Bordone
.
Oh
!
se
non
fosse
stata
la
mente
del
Generale
,
il
valore
e
l
'
intelligenza
dei
quattro
che
comandavano
le
brigate
,
l
'
innegabile
slancio
dei
volontari
,
per
il
nostro
stato
maggiore
se
ne
poteva
passar
delle
belle
,
e
i
Prussiani
potevano
agevolmente
circondarci
in
Digione
,
come
avevano
circondato
a
Metz
il
famigerato
Bazaine
.
La
maggior
parte
degli
ufficiali
,
che
dovevano
provvedere
alle
sorti
della
armata
,
e
che
dovrebbero
avere
avuto
l
'
attribuzione
di
fare
i
piani
di
guerra
,
oltre
l
'
esser
digiuni
di
qualunque
nozione
d
'
arte
militare
,
lo
erano
anche
del
minimo
odore
di
polvere
:
tra
gli
altri
per
esempio
il
figlio
di
Bordone
finì
la
campagna
come
capitano
:
era
un
giovanotto
che
poteva
aver
tutt
'
al
più
ventitre
anni
e
che
per
la
prima
volta
si
spingeva
davanti
al
fuoco
....
delle
stufe
del
quartiere
generale
!
Del
resto
di
questi
ufficiali
improvvisati
ve
ne
era
un
sacco
e
una
sporta
.
Conobbi
un
volontario
che
di
motuproprio
si
mise
il
berretto
di
luogotenente
e
poco
dopo
ottenne
quel
grado
;
non
vi
è
esagerazione
a
dire
che
quando
arrivammo
a
Digione
,
trovammo
più
ufficiali
che
soldati
:
i
sarti
e
i
cappellai
di
lassù
,
che
avevano
buon
naso
,
riempivano
lo
vetrine
di
monture
e
di
berretti
più
o
meno
gallonati
.
Fin
qui
non
ci
sarebbe
statò
gran
male
;
ma
il
male
appariva
manifestamente
ad
ogni
persona
,
quando
si
pensava
che
molti
e
molti
che
a
forza
di
fatiche
e
di
sangue
erano
giunti
a
conquistarsi
un
grado
nelle
altre
campagne
,
non
si
erano
voluti
riconoscere
o
si
erano
portati
tanto
pel
naso
che
essi
troppo
disdegnando
di
sembrare
accattoni
e
in
cerca
di
una
posizione
,
preferivano
servire
da
semplici
soldati
.
Il
nostro
Generale
era
del
tutto
estraneo
a
queste
brutture
,
le
quali
possono
sembrare
a
qualcuno
inverosimili
,
ma
che
sono
vere
come
la
luce
del
sole
.
Materassi
,
Pacini
(
per
non
citare
molti
altri
)
capitani
nelle
altre
campagne
,
non
ebbero
alcun
grado
,
furono
appagati
però
con
molte
promesse
,
con
molte
proteste
di
buone
intenzioni
,
ma
,
come
dicevano
i
nostri
antichi
,
di
buone
intenzioni
è
lastricato
anche
l
'
Inferno
.
Io
non
sono
estraneo
all
'
idea
di
accogliere
gente
nuova
nelle
file
di
quei
che
comandano
;
il
principio
di
rispettare
l
'
anzianità
per
me
deve
cedere
a
quello
di
rispettare
il
merito
:
si
facciano
pure
dei
nuovi
ufficiali
,
si
cerchi
pure
di
ringiovanire
i
ranghi
della
democrazia
militante
,
ma
per
attuare
questo
nobile
proposito
si
possono
scegliere
tanti
e
tanti
avanzi
della
mitraglia
,
tanti
e
tanti
che
tuttora
soffrenti
per
antiche
ferite
son
corsi
di
nuovo
in
faccia
al
nemico
,
e
non
coloro
che
non
fanno
altro
che
salire
e
scendere
le
scale
degli
astri
maggiori
dell
'
Orizzonte
Garibaldino
,
lisciando
tutti
,
strofinandosi
a
tutti
,
menando
buona
ogui
sciocchezza
,
ogni
spavalderia
,
purché
venga
dall
'
alto
....
Dopo
aver
confabulato
con
varii
amici
nel
cortile
del
quartier
generale
,
vedendo
che
l
'
orologio
segnava
le
undici
e
mezzo
,
ci
movemmo
verso
la
Madaleine
,
ansiosi
di
sapere
in
qual
maniera
ci
avessero
cucinati
.
Impazzamo
una
buona
mezza
ora
per
rintracciare
questa
caserma
,
che
non
era
caserma
ma
un
antica
prigione
,
e
che
era
situata
al
lato
opposto
della
città
.
Tra
una
caserma
e
una
prigione
io
non
so
trovare
differenza
alcuna
e
perciò
trovai
più
che
coerente
colui
che
aveva
fatta
la
scelta
.
Una
scala
,
mezza
rovinata
,
per
la
quale
era
necessario
andar
di
sghimbescio
,
portava
ad
una
specie
di
torrione
,
il
cui
interno
era
costituito
da
una
stanza
,
più
larga
che
lunga
;
il
pavimento
era
tutto
coperto
di
paglia
,
sulla
quale
si
vedevano
sdraiati
una
cinquantina
di
volontarii
che
aspettavano
a
braccia
aperte
l
'
arrivo
dell
'
ufficiale
pagatore
.
Tra
questi
volontarii
alcuni
parlavano
francese
:
sarà
una
ridicolezza
,
ma
io
la
voglio
confessare
tale
e
quale
ai
lettori
;
d
'
altronde
,
dirò
con
Terenzio
:
Ego
homo
sum
et
nihil
humanum
a
me
alienum
puto
;
Io
provai
un
pò
di
rabbia
a
veder
vestiti
colla
camicia
rossa
individui
che
non
appartenevano
all
'
Italia
;
saranno
stati
fior
di
soldati
,
eccellenti
ragazzi
,
patriotti
e
repubblicani
a
prova
di
bomba
,
ma
abituato
a
diffidare
degli
altri
,
m
'
annoiava
un
pensiero
:
Chi
sa
,
se
noi
avessimo
vinto
che
tutto
il
vanto
della
vittoria
non
fosse
attribuito
a
quei
Francesi
che
erano
nelle
nostre
file
,
e
che
invece
tutte
le
invettive
non
si
fossero
volte
al
nostro
indirizzo
,
qualora
le
sorti
dell
'
armi
non
ci
fossero
state
propizie
?
!
Eppoi
chi
si
sacrifica
per
un
'
idea
buona
,
non
può
fare
a
meno
di
nutrire
una
certa
ambizione
,
ed
io
sentiva
quella
di
far
parte
di
un
corpo
esclusivamente
composto
d
'
Italiani
,
se
non
altro
per
mostrare
che
pochi
o
molti
,
anche
nella
nostra
patria
vi
sono
dei
giovani
sempre
pronti
a
versare
il
lor
sangue
per
la
repubblica
.
Tale
idea
,
rafforzata
,
anche
dell
'
altra
che
forse
ci
avrebbero
tenuto
in
quel
deposito
per
chi
sa
quanto
tempo
,
mi
fece
prendere
il
proponimento
deciso
di
girar
largo
e
cercare
un
'
altro
corpo
,
dove
vi
fosse
la
certezza
di
prender
parte
al
primo
combattimento
che
sarebbe
succeduto
.
Il
tenente
Zauli
venne
poco
dopo
:
fece
la
chiama
,
diè
la
paga
e
poi
annunziò
che
in
quel
giorno
avremmo
goduto
della
libertà
più
assoluta
.
Eravamo
tuttora
lungo
la
scala
,
allorché
comunicai
ai
miei
amici
le
mie
impressioni
,
e
tutti
accolsero
i
miei
progetti
;
appena
fummo
esciti
,
ci
capitò
proprio
la
palla
al
balzo
!
Mecheri
,
Polese
,
ci
dissero
,
senza
che
noi
loro
facessimo
interrogazione
alcuna
,
di
entrar
nelle
guide
,
di
cui
si
stava
formando
il
quarto
squadrone
,
e
noi
senza
frapporre
tempo
di
mezzo
andammo
alla
foreria
,
dove
c
'
inscrivemmo
nei
ruoli
.
Possedere
un
cavallo
e
seguitare
sempre
il
Generale
,
per
uno
che
è
abituato
a
andare
a
piedi
e
a
venerare
più
d
'
ogni
altro
uomo
nel
mondo
Garibaldi
non
ci
poteva
esser
prospettiva
più
attraente
.
In
seguito
si
vedrà
,
come
anche
questa
bella
visione
non
fosse
per
noi
che
una
Fata
Morgana
.
CAPITOLO
X
.
Le
guide
si
erano
costituite
a
Dôle
sotto
gli
auspicii
del
capitano
Farlatti
:
da
bel
principio
non
furono
che
uno
squadrone
,
poi
due
;
poi
tre
:
ed
ora
il
quarto
,
come
abbiamo
detto
pocanzi
,
era
in
via
di
gestazione
;
così
Farlatti
da
capitano
era
divenuto
maggiore
;
per
terminare
la
campagna
come
tenente
colonnello
:
nel
momento
in
cui
noi
si
arrivava
,
i
primi
tre
squadroni
facevano
parte
della
Brigata
Lobbia
,
ed
erano
con
questo
partiti
alla
volta
di
Langres
.
Come
ben
si
vede
,
le
guide
facevano
il
servizio
di
cavalleria
,
e
non
erano
incaricate
minimamente
delle
missioni
a
loro
speciali
:
per
le
esplorazioni
erano
sempre
in
giù
e
in
su
gli
Chasseurs
d
'
Afrique
e
gli
Ussari
;
e
ciò
da
un
lato
era
più
che
naturale
:
pochissimi
nelle
nostre
file
sapevano
parlare
il
francese
e
anche
tra
questi
alcuni
ne
basticciavano
solamente
qualche
parola
a
casaccio
...
ora
era
egli
possibile
che
per
questo
mezzo
si
potessero
sapere
informazioni
sicure
,
notizie
esatte
,
ricevute
dai
paesetti
dove
trasitavano
nelle
loro
escursioni
?
Le
guide
non
dovevano
essere
un
reggimento
,
ma
tutt
'
al
più
uno
squadrone
,
come
era
nel
1866
,
uno
squadrone
costituito
dall
'
eletta
dell
'
armata
...
pochi
ma
intelligenti
.
Nel
nostro
squadrone
poi
era
un
vero
bailamme
:
cinquantaquattro
uomini
con
diciassette
cavalli
,
di
cui
undici
tanto
malati
da
non
potersi
muovere
dalle
scuderie
;
nessun
vestiario
;
tanto
cavalli
che
vestiarii
si
aspettavano
di
momento
in
momento
,
i
primi
da
Chambery
dove
Canzio
e
Tironi
erano
andati
per
levarli
a
Frapolli
,
i
secondi
d
'
Autun
.
Figuratevi
dunque
una
cavalleria
di
persone
in
cilindro
,
in
papalina
e
col
cappello
alla
Pouff
,
eppoi
ditemi
che
noi
non
avevamo
qualche
rassomiglianza
,
se
non
altro
nella
tenuta
,
con
i
celebri
eroi
del
novantadue
.
A
capo
di
quest
'
accozzaglia
di
gente
poco
cavalleresca
,
almeno
all
'
aspetto
,
era
il
tenente
Ricci
,
buon
patriotta
di
Forlì
,
ferito
ad
Aspromonte
,
e
reputato
assai
dal
Generale
.
Il
Ricci
però
,
se
era
tra
i
primi
quando
si
trattava
di
condurre
al
fuoco
i
soldati
,
non
si
vedeva
mai
alla
caserma
e
lasciava
andare
le
cose
,
o
male
o
bene
,
per
il
loro
verso
.
Spadroneggiava
per
tale
ragione
al
nostro
comando
,
il
sottotenente
Miquelf
,
francese
corto
di
vista
ma
pieno
d
'
ambizioncine
da
femminuccia
:
sulla
sua
carta
da
visita
si
qualificava
per
ingegnere
,
per
sottotenente
e
per
*
*
*
...
questa
cuspide
,
mi
rammento
fece
nascer
discussioni
tra
noi
più
che
ne
abbia
fatte
nascere
quella
famosa
che
si
vuole
o
non
si
vuole
appiccicare
alla
facciata
del
Duomo
.
Miquelf
era
sempre
in
foreria
a
romper
le
scatole
agli
scribaccini
e
a
dettare
ordini
del
giorno
.
Un
prestigiatore
,
congedandosi
dalla
società
che
lo
ha
onorato
,
suole
fare
apparir
mazzi
di
fiori
dalle
maniche
,
dalle
punte
degli
stivali
,
dai
capelli
,
dal
naso
...
il
nostro
sottotenente
,
senza
essere
prestigiatore
,
aveva
un
ordine
del
giorno
nel
berrettino
,
uno
in
tutte
le
tasche
,
uno
sotto
il
panciotto
,
insomma
un
ammasso
,
una
farragine
di
disposizioni
,
di
preghiere
,
di
comandi
gli
scaturivano
da
tutte
le
parti
,
e
sciorinava
paragrafi
e
pagine
intiere
di
scritto
,
mezzo
francese
,
mezzo
italiano
,
e
faceva
sgelare
,
ogni
pochino
il
foriere
,
facendoglieli
leggere
a
noi
.
Tre
appelli
ogni
giorno
,
la
passeggiata
ai
cavalli
,
la
fienata
,
il
passamano
,
la
guardia
alla
scuderia
;
a
dar
retta
a
lui
ci
sarebbe
rimasto
appena
appena
un
poco
di
tempo
per
mangiare
un
boccone
e
invece
...
invece
nella
nostra
caserma
c
'
era
gente
come
a
una
lezione
popolare
;
le
trombe
che
,
secondo
la
sacra
scrittura
,
fecero
muovere
le
mura
di
Gerico
non
erano
buone
a
far
muovere
verso
il
quartiere
una
sola
Guida
,
e
,
se
tu
avessi
voluto
trovare
qualcuno
che
apparteneva
a
questo
rispettabile
corpo
,
tu
lo
dovevi
andare
a
cercare
in
qualche
biliardo
o
in
qualche
caffè
,
o
sulla
piazza
principale
,
dove
delle
gentili
venditrici
per
spacciare
Cognach
e
acquavite
avevano
innalzato
delle
baracche
proprio
in
faccie
al
magnifico
palazzo
dei
vecchi
duchi
della
Borgogna
.
Tutti
i
servizi
erano
disinpegnati
da
tre
o
quattro
zelanti
di
...
farsi
pagare
dai
commilitoni
più
o
meno
indolenti
!
Nessuna
notizia
si
aveva
intanto
sulle
mosse
del
nemico
;
continuava
e
pigliava
piede
la
voce
che
i
Prussiani
si
riconcentrassero
sotto
gli
ordini
del
principe
Federigo
Carlo
per
marciare
poi
separatamente
verso
il
mezzogiorno
della
Francia
,
tagliar
fuori
il
Bourbaki
,
e
sbaragliare
le
nostre
file
e
terminare
così
la
campagna
contemporaneamente
alla
resa
di
Parigi
.
Garibaldi
continuava
ad
approfittarsi
di
questa
tregua
per
concentrare
a
sua
volta
la
piccola
armata
dei
Vosgi
.
La
brigata
Menotti
e
Bossak
erano
in
Digione
:
si
temeva
in
quei
giorni
per
Ricciotti
,
del
quale
non
si
sapevano
sicure
novelle
,
quantunque
si
bucinasse
di
scontri
e
di
prigionieri
fatti
da
lui
:
Lobbia
erasi
troppo
inoltrato
ed
oramai
era
inutile
lo
sperare
di
congiungersi
a
lui
.
Canzio
,
coi
soldati
che
avrebbe
portato
da
Chambery
e
da
Lione
doveva
costituire
la
quinta
brigata
;
eransi
anche
radunate
ventimila
guardie
nazionali
mobili
capitanate
da
Pelissier
...
ma
di
queste
sarebbe
meglio
il
non
farne
menzione
:
mai
caricaturista
può
avere
ideato
dei
tipi
più
grotteschi
di
loro
;
gli
stessi
popolani
non
potevano
fare
a
meno
di
ridere
in
vederli
passare
:
certe
fisonomie
di
paura
,
certe
arie
d
'
imbecillità
da
non
farteli
dimenticare
,
neppure
avendo
la
fortuna
di
campar
quanto
Matusalemme
:
Loro
non
vedevano
che
Tedeschi
,
non
sognavano
che
agguati
:
gli
Ulani
si
presentavano
difaccìa
alle
loro
immaginazioni
alterate
come
le
versiere
e
le
streghe
ai
ragazzi
;
se
passava
un
di
noi
ci
affollavano
con
mille
domande
,
alla
quali
noi
rispondevamo
sempre
col
dipingere
la
situazione
con
colori
molto
più
foschi
di
quello
che
era
realmente
;
e
allora
si
vedevano
picchiarsi
il
capo
e
poi
andar
via
sconsolati
e
quasi
piangenti
:
e
quel
che
è
peggio
arrestavano
a
casaccio
per
spie
persone
onorabilissime
e
militari
d
'
ogni
corpo
:
un
giorno
ci
volle
del
buono
e
del
bello
a
salvare
delle
loro
unghie
tre
delle
nostre
Guide
,
che
essendo
Pollacche
,
parlavano
in
modo
da
essere
scambiate
per
Tedesche
.
Sei
piccole
mitragliatrici
(
che
non
furono
mai
adoperate
)
erano
state
pure
aggiunte
all
'
armata
dei
Vosgi
;
il
Colonnello
Olivier
,
comandante
dell
'
Artiglieria
,
ed
il
maggiore
Sartorio
del
Genio
avevano
fatto
qualche
lavoro
di
fortificazione
passeggiera
sulle
due
colline
di
Fontain
e
dì
Talant
,
e
queste
due
formidabili
posizioni
,
secondo
tutte
le
probabilità
,
avrebbero
dato
molto
daffare
ai
nostri
avversarii
,
qualora
ne
avessero
tentato
l
'
attacco
.
La
fiducia
insomma
dei
Digionesi
in
quel
momento
era
giunta
al
massimo
grado
:
difatti
alla
sottoprefettura
ogni
giorno
veniva
affisso
un
bullettino
in
cui
Bourbaki
annunciava
una
vittoria
:
Gambetta
aveva
fatto
sapere
a
tutta
l
'
Europa
che
l
'
uomo
della
situazione
era
venuto
e
che
quest
'
uomo
era
Chanzy
:
le
notizie
di
Parigi
erano
rassicuranti
:
Trochu
giurava
di
tornare
cadavere
piuttosto
che
vinto
:
Faidherbe
non
si
ritirava
...
il
buon
popolo
che
,
malgrado
disillusioni
su
disillusioni
,
ha
sempre
bevuto
grosso
,
aveva
tutte
le
buone
ragioni
di
cullarsi
in
liete
speranze
.
Eppoi
tutti
i
giorni
,
il
bravo
colonnello
Lhoste
coi
suoi
Francs
tireurs
faceva
qualche
prigioniero
e
questi
attraversavano
Digione
,
e
il
popolino
,
sempre
pronto
a
credere
e
ad
esagerare
,
chi
sa
quali
idee
rimuginava
di
sicura
vendetta
e
di
più
che
sicuro
trionfo
!
La
vita
di
quei
primi
giorni
per
noi
non
fu
di
certo
una
vita
color
di
rose
:
il
freddo
era
a
trentadue
gradi
,
tre
sentinelle
gelarono
agli
avamposti
;
molti
volontarii
erano
negli
ospedali
assiderati
in
qualche
parte
del
corpo
e
di
più
ogni
giorno
noi
eravamo
sconcertati
dal
tristo
spettacolo
di
una
infinità
di
bare
e
di
casse
da
morto
;
il
vaiolo
ed
il
tifo
infierivano
,
e
,
come
se
fosse
poco
la
guerra
,
diradavano
le
file
dei
generosi
campioni
della
libertà
.
-
Se
si
torna
è
un
miracolo
-
ripetevamo
tra
noi
-
qui
ci
è
il
tifo
,
il
vaiolo
e
i
Prussiani
.
Era
tanto
spaventevole
l
'
idea
di
morire
di
malattia
,
che
tra
i
flagelli
che
ci
minacciavano
si
ponevano
in
ultima
linea
i
Prussiani
:
la
sorte
voleva
ben
esperimentare
la
tempra
dei
giovani
soldati
e
questi
hanno
resistito
alla
prova
.
Basti
il
dire
che
si
era
tutti
infreddati
...
Oh
!
la
prosa
desolante
di
una
ostinata
infreddatura
!
In
certi
momenti
invece
di
essere
tra
seguaci
di
Marte
,
si
poteva
creder
benissimo
di
essere
in
un
ospedale
di
tisici
al
terzo
stadio
.
Ma
non
cessavano
per
questo
le
burlette
,
ed
era
un
ridere
continuato
alle
spalle
di
qualcuno
che
se
la
prendeva
,
un
avvicendarsi
di
prognostici
di
cattivissimo
augurio
che
terminavano
con
una
bevuta
alla
salute
di
tutti
noi
altri
...
anche
questi
erano
mezzi
per
cacciare
la
noia
di
quei
giorni
monotoni
!
Eppoi
Digione
offriva
delle
distrazioni
anche
in
tempo
di
guerra
e
coi
nemici
alle
porte
.
Nel
palazzo
ducale
eravi
un
museo
,
nel
quale
non
facevano
difetto
artistici
capolavori
;
l
'
arte
italiana
vi
era
degnamente
rappresentata
da
alcuni
quadri
di
Guido
Beni
,
da
una
Sacra
famiglia
di
Andrea
del
Sarto
,
e
da
piccole
pitture
dei
Caracci
e
del
Francia
;
una
bellisima
collezzione
di
litografie
all
'
acqua
forte
,
delle
statue
moderne
di
qualche
valore
,
diversi
busti
di
uomini
celebri
,
tra
cui
quello
di
Piron
,
celui
qui
ne
fut
riên
,
pas
même
academicien
,
i
superbi
mausolei
dei
duchi
della
Borgogna
offrivano
a
chi
desiderava
di
ammazzare
il
tempo
un
divertimento
geniale
e
istruttivo
.
Un
bellissimo
quadro
di
una
battaglia
era
sfondato
...
ci
dissero
che
autori
di
tale
barbarie
erano
stati
i
Badesi
nella
prima
occupazione
;
i
soldati
delle
monarchie
,
quando
vincono
,
diventano
Vandali
.
Una
biblioteca
,
assai
fornita
di
libri
,
dava
un
'
altro
passatempo
a
chi
voleva
far
l
'
uomo
grave
:
per
gli
scapati
ci
era
il
Caffè
di
Parigi
,
dove
si
beveva
e
si
giocava
:
lì
era
il
convegno
del
fior
fiore
dell
'
armata
:
lì
vedevi
l
'
elegante
ufficiale
di
stato
maggiore
,
lo
svelto
Franc
tireur
,
mobilizzato
sornione
,
lo
scapigliato
volontario
,
tutti
affratellati
davanti
,
a
un
banco
di
lansquenet
,
o
in
una
partita
al
Carambolo
.
Le
prime
ore
della
sera
noi
le
passavamo
al
Restaurant
,
cianciando
tra
noi
e
mangiando
e
bevendo
.
Dopo
si
andava
in
una
bottega
di
tabaccaio
,
vicina
al
nostro
palazzo
,
cioè
al
palazzo
della
nostra
ospite
:
bottega
dove
avevamo
rinvenuto
una
gentile
donnina
,
che
ci
incantava
per
il
suo
spirito
e
per
la
sua
educazione
.
Questa
graziosa
ragazza
che
la
nostra
buona
fortuna
ci
aveva
fatto
incontrare
,
era
figlia
di
un
colonnello
che
era
stato
fatto
prigioniero
a
Sedan
;
suo
zio
generale
,
era
pur
egli
prigioniero
e
ferito
gravemente
a
una
coscia
;
ora
la
stava
in
casa
della
tabaccaia
che
l
'
aveva
veduta
bambina
e
che
l
'
amava
come
una
mamma
.
Parlava
di
piani
di
guerra
con
la
medesima
facilità
che
la
quale
un
'
altra
donna
parlerebbe
di
crochet
,
d
'
orli
,
o
di
ricami
;
non
aveva
alcuna
fiducia
del
Bourbaki
,
disperava
delle
sorti
di
Francia
e
attendeva
un
combattimento
per
poter
recar
soccorso
ai
feriti
,
tra
l
'
imperversare
della
mitraglia
.
Un
tipo
curioso
,
ma
piena
d
'
ardimento
.
Una
volta
diede
in
presenza
nostra
uno
schiaffo
ad
un
mobilizzato
della
Provenza
,
perché
le
aveva
detto
che
era
amica
dei
Prussiani
;
correva
tutto
il
giorno
per
gli
ospedali
,
spendeva
le
sue
piccole
risorse
in
quelle
ghiottonerie
che
son
tanto
gradite
ai
convalescenti
e
si
sdegnava
se
qualcuno
le
proponeva
di
accompagnarla
in
queste
pietose
escursioni
:
presto
divenimmo
di
lei
amici
..
era
tanto
carina
,
che
non
avremmo
meritato
scusa
veruna
a
trascurarla
.
Dopo
cinque
o
sei
giorni
,
dacché
eravamo
arrivati
,
fummo
rallegrati
dai
concenti
più
o
meno
armoniosi
di
trombe
che
suonavano
marcie
Italiane
:
era
la
legione
Tanara
,
che
veniva
per
fermarsi
qualche
giorno
in
città
.
I
volontari
marciavano
come
vecchi
soldati
e
avevano
un
piglio
guerresco
da
farteli
cari
;
il
primo
battaglione
era
comandato
da
Ciotti
;
il
secondo
dal
simpatico
Erba
;
questo
aveva
una
bandiera
tutta
rossa
sulla
quale
in
lettere
d
'
oro
stava
scritto
:
Patatrac
.
I
cittadini
ogni
poco
ci
fermavano
per
domandarci
che
significava
quella
arcana
parola
,
e
noi
rispondevamo
loro
che
significava
ciò
che
era
tanto
bramato
da
noi
,
ciò
che
ora
il
procuratore
del
re
non
mi
permette
di
far
sapere
ai
lettori
.
La
maggior
parte
dei
componenti
delle
legioni
appartenevano
alle
provincie
settentrionali
d
'
Italia
;
tra
gli
ufficiali
erano
molti
dei
compromessi
negli
affari
di
Pavia
,
commilitoni
e
fratelli
d
'
idea
del
martire
Barsanti
.
Dietro
pochi
passi
da
loro
io
vidi
l
'
Imbriani
...
Povero
Giorgio
!
...
Come
io
ti
vidi
contento
,
per
aver
raggiunto
finalmente
le
schiere
dei
generosi
difensori
di
quel
principio
che
avevi
sempre
adorato
!
..
Con
quale
affetto
tu
non
mi
stringesti
la
mano
,
vedendo
che
io
pure
non
avevo
mancato
all
'
appello
?
Eri
giovane
,
forte
:
l
'
avvenire
ti
si
dipingeva
davanti
con
i
colori
più
rosei
,
eppure
un
presentimento
vago
,
indefinito
ad
ora
ad
ora
ti
sorgeva
nella
anima
«
chi
sa
per
quanti
di
noi
sarà
tomba
questa
città
»
tu
mi
dicesti
;
e
lo
doveva
essere
anche
per
te
;
ed
in
mezzo
al
combattimento
mi
doveva
giungere
la
novella
della
tua
fine
;
che
,
ardimentoso
come
eri
,
tu
dovevi
morire
tra
i
primi
,
ed
io
non
era
a
te
vicino
per
poterti
dare
l
'
ultimo
bacio
dell
'
amicizia
,
per
poter
raccogliere
il
tuo
estremo
sospiro
!
Erano
due
anni
che
non
ci
si
vedeva
:
ci
avevamo
lasciati
ad
un
banchetto
,
dove
si
era
inneggiato
alla
Repubblica
e
alle
barricate
,
ora
ci
si
doveva
ritrovare
per
essere
eternamente
divisi
.
Eternamente
!
..
Oh
!
la
dura
parola
per
chi
ti
ha
conosciuto
!
Ora
giaci
nell
'
Italia
tua
,
vicino
al
tuo
mare
,
sotto
la
volta
del
tuo
splendido
cielo
,
là
dove
la
poesia
di
una
natura
sempre
maestosa
aveva
fatto
germogliare
nel
tuo
cuore
la
fede
per
la
quale
ora
giaci
cadavere
...
Tanto
meglio
...
non
contamineranno
l
'
urna
del
martire
le
codarde
calunnie
e
le
turpi
accuse
dei
vili
,
pei
quali
noi
affrontavamo
la
morte
e
che
erano
ben
lontani
da
ogni
pericolo
.
Addio
,
giovane
di
tempra
romana
,
addio
figlio
prediletto
della
democrazia
...
possa
l
'
esempio
delle
tue
virtù
procacciarti
degli
emulatori
ed
il
fiore
della
speranza
sorga
sul
tuo
sepolcro
,
o
fiore
più
bello
,
troppo
presto
staccato
dalla
ghirlanda
delle
nostre
speranze
!
CAPITOLO
XI
.
Ricciotti
arrivava
in
questo
frattempo
a
Digione
,
dopo
aver
sostenuto
diversi
piccoli
scontri
con
recognizioni
nemiche
,
scontri
in
cui
aveva
sempre
ottenuto
indiscutibili
vantaggi
;
il
di
lui
arrivo
fu
per
noi
una
vera
festa
:
il
giovine
ed
ardito
condottiero
che
già
erasi
acquistata
tanta
gloria
in
questa
campagna
,
troppo
ci
aveva
fatto
temere
per
il
suo
troppo
coraggio
ed
era
di
troppa
utilità
al
nostro
esercito
,
perchè
non
ne
valutassimo
l
'
arrivo
come
un
lieto
avvenimento
.
Dipiù
nella
sua
brigata
noi
avevamo
amici
carissimi
:
lo
Strocchi
,
l
'
Orlandi
,
Cardini
erano
nei
Francs
chavaliers
de
Chatillon
,
squadrone
di
cavalleria
che
il
prode
e
simpatico
figlio
di
Garibaldi
aveva
organizzato
dopo
la
memorabile
impresa
che
aggiunse
non
poco
lustro
alle
armi
italiane
.
Quasi
nel
medesimo
tempo
arrivava
da
Chambery
il
simpatico
Canzio
,
portando
seco
circa
duecento
uomini
,
che
uniti
a
quelli
del
deposito
,
a
cui
eravamo
stati
ascritti
in
principio
,
formarono
un
battaglione
sotto
gli
ordini
del
maggiore
Perla
,
battaglione
che
fu
denominato
dei
Cacciatori
di
Marsala
.
Cavallotti
,
Rossi
di
Lodi
e
tanti
altri
generosi
si
trovavano
in
quelle
file
:
essi
avevano
lasciato
il
Frapolli
per
essere
in
prima
linea
.
La
gioia
di
questi
arrivi
fu
per
noi
un
po
'
amareggiata
dalla
notizia
che
i
famosi
cavalli
che
dovevano
arrivare
con
Canzio
,
sarebbero
arrivati
due
o
tre
giorni
dopo
...
se
ci
avessero
detto
che
non
dovevano
arrivare
mai
,
saremmo
usciti
addirittura
dai
gangheri
e
chi
sa
quale
determinazione
avremmo
preso
!
Ai
nuovi
volontarii
furono
distribuite
delle
carabine
Weincester
,
bellissime
armi
ma
che
forse
esigevano
un
po
'
troppo
perizia
in
chi
le
adoperava
;
avevano
esse
diciotto
colpi
di
riserva
,
erano
elegantissime
e
quando
se
ne
vedeva
una
in
mano
di
qualche
Garibaldino
,
ci
si
affollava
intorno
a
lui
,
e
con
noi
si
affollavano
a
bocca
spalancata
i
buoni
popolani
della
città
;
difatti
nelle
piazze
,
nelle
vie
principali
tu
non
avresti
veduto
che
gruppetti
di
gente
,
e
in
mezzo
a
questi
un
volontario
che
dava
tutte
le
spiegazioni
possibili
e
immaginabili
in
mezzo
allo
stupore
e
alla
soddisfazione
generale
.
Bisogna
esser
giusti
:
nell
'
ultimo
periodo
della
campagna
i
volontarii
non
erano
armati
malaccio
:
i
Carabinieri
Genovesi
avevano
per
esempio
delle
buone
carabine
Spencer
,
con
sette
colpi
di
riserva
nel
calcio
:
unico
danno
come
diceva
,
poco
anzi
,
era
la
difficoltà
con
cui
potevano
adoperarsi
da
mani
inesperte
;
per
cui
avrei
reputato
cosa
molto
migliore
il
dispensare
fino
dal
bel
principio
quei
Remingtons
che
furono
dispensati
,
come
sempre
succede
,
quando
non
ce
ne
era
più
alcun
bisogno
.
Ai
nostri
soldati
non
si
distribuiva
alcun
rancio
:
si
dava
loro
un
franco
il
giorno
,
se
erano
di
fanteria
;
uno
e
venticinque
centesimi
,
se
di
cavalleria
:
questo
provvedimento
,
se
era
molto
noioso
per
quando
le
truppe
si
trovavano
in
marcia
o
nei
passetti
,
era
assai
comodo
per
quando
le
si
trovavano
in
Digione
.
I
cittadini
non
si
potevano
infatti
mostrare
nè
più
ospitali
,
nè
più
generosi
:
accoglievano
a
braccia
aperte
nelle
loro
case
i
giovani
loro
difensori
e
li
trattavano
cavalierescamente
.
Gran
bella
città
Digione
-
mi
diceva
un
mio
amico
-
anche
con
pochi
soldi
ci
è
da
farsi
un
peculio
!
...
È
un
fatto
che
gli
abitanti
delle
Côte
d
'
Or
ci
volevano
un
ben
dell
'
anima
;
bastava
che
le
trombe
del
Tanara
suonassero
la
ritirata
perché
s
'
improvvisasse
una
dimostrazione
con
grandi
evviva
a
Garibaldi
e
all
'
Italia
;
allorchè
fu
data
onorata
sepoltura
nel
cimitero
alla
salma
del
bravo
tenente
Anzillotti
,
tutta
la
popolazione
prese
parte
alla
cerimonia
pietosa
,
ed
assistè
religiosamente
ai
discorsi
del
Tanara
e
di
Canzio
,
quantunque
fossero
proferiti
in
lingua
italiana
:
si
erano
troppo
assaggiati
i
soldati
della
grazia
di
Dio
per
non
fare
buon
viso
ai
soldati
della
Libertà
.
La
concentrazione
di
truppe
continuava
:
giungeva
pure
in
Digione
l
'
altra
legione
italiana
comandata
dal
Bavelli
:
questa
era
costituita
di
tre
battaglioni
,
della
forza
di
circa
quattrocento
uomini
per
ciascheduno
;
se
il
nome
del
comandante
giungeva
a
tutti
nuovissimo
,
vi
erano
sotto
di
lui
bravi
soldati
e
bene
esperimentati
patriotti
.
I
maggiori
Pastoris
,
Ravá
,
i
capitani
Becherucci
,
Romanelli
,
Sartori
,
il
tenente
Ademollo
e
tanti
altri
che
non
cito
,
perchè
ciò
troppo
mi
trarrebbe
fuori
dal
seminato
.
La
legione
era
organizzata
militarmente
più
di
ogni
altra
;
aveva
anche
una
piccola
fanfara
,
nè
eccellente
,
nè
perfida
,
ma
lassù
applauditissima
.
Il
trovarsi
tutti
riuniti
produsse
un
brio
generale
:
mai
le
strade
della
capitale
della
vecchia
Borgogna
hanno
assistito
a
un
movimento
,
a
un
brusio
simile
a
quello
di
queste
belle
serate
:
ogni
poco
si
riconosceva
qualcuno
:
ogni
poco
uno
schioppettio
di
baci
ti
solleticava
dolcemente
l
'
orecchio
;
e
conforti
reciproci
,
e
augurii
di
future
vittorie
,
e
strette
di
mano
e
ricordi
del
passato
s
'
incrociavano
,
si
avvicendevano
tra
i
varii
individui
.
Oh
!
...
Chi
ci
rende
quei
momenti
felici
in
cui
non
si
pon
mente
al
domani
,
in
cui
,
tanto
vicini
alla
morte
,
si
ritrova
la
calma
e
l
'
allegria
del
fanciullo
,
in
cui
lasciata
ogni
maschera
di
convenienze
sociali
,
si
parla
col
cuore
sulla
bocca
,
e
si
dà
l
'
ultimo
soldo
all
'
amico
,
persuasi
di
non
fare
nemmeno
una
gentilezza
,
ma
di
adempire
a
un
dovere
!
..
E
ancora
qui
dal
tavolino
della
mia
camera
,
raffazzonando
questi
appunti
,
io
vi
veggo
sfilare
a
me
davanti
,
o
simpatici
volti
dei
miei
compagni
d
'
arme
,
e
mi
par
d
'
esser
tornato
in
mezzo
alle
vie
rallegrate
dal
vostro
chiasso
e
dalle
vostre
canzoni
:
molti
di
voi
non
sono
più
,
ma
se
soltanto
chi
lascia
eredità
d
'
affetto
ha
gioia
dall
'
urna
,
voi
vivrete
eternamente
nella
memoria
del
popolo
,
come
vi
giuro
,
che
eternamente
vivrete
nella
mia
.
All
'
oscuro
,
come
eravamo
,
sui
movimenti
del
nemico
,
tutti
noi
eravamo
convinti
che
Garibaldi
avesse
intenzione
di
tentare
un
gran
colpo
.
È
pur
la
brutta
cosa
esser
soldato
!
...
Non
saper
mai
nulla
su
quello
che
hanno
intenzione
di
fare
i
superiori
ed
avere
in
capo
una
curiosità
,
come
avevo
io
!
La
nostra
perplessità
non
poteva
durare
molto
a
lungo
:
la
domenica
,
15
gennaio
,
una
guida
che
doveva
portare
un
dispaccio
al
Maggiore
Farlatti
,
tornò
quasi
subito
,
annunciandoci
che
a
poco
più
di
tre
chilometri
dalla
città
vi
erano
i
Prussiani
.
In
questa
stessa
domenica
,
passeggiando
lungo
il
viale
del
Parco
,
bellissima
passeggiata
con
un
getto
d
'
acqua
assai
da
ammirarsi
,
mi
sentii
toccar
leggermente
sulle
spalle
.
Mi
voltai
immediatamente
,
e
non
potei
fare
a
meno
di
proferire
un
grido
di
stupore
.
Quella
mano
che
mi
aveva
così
gentilmente
toccato
,
era
la
mano
d
'
Aissa
.
La
gentile
ragazza
indossava
un
bellissimo
costume
da
vivandiera
,
tutto
in
velluto
nero
;
il
suo
piedino
aristocratico
faceva
mostra
di
tutta
la
sua
eleganza
,
a
causa
della
corta
sottana
;
un
piccolo
rewolver
le
stava
alla
cintola
...
era
insomma
un
bel
tipo
.
-
Voi
qui
?
-
Le
dissi
.
-
Mi
credevate
incapace
di
mantenere
una
promessa
.
-
No
...
ma
...
e
con
chi
siete
?
-
Sono
con
i
mobilizzati
dell
'
Isere
...
non
vedete
,
son
vivandiera
!
-
Mi
rallegro
con
voi
...
E
ci
potremo
vedere
?
-
Chi
sa
...
ora
vi
lascio
!
-
Restate
un
pochino
...
-
È
impossibile
...
son
là
col
mio
...
col
mio
...
non
so
come
chiamarlo
...
è
geloso
come
una
jena
...
A
rivederci
.
Le
strinsi
la
mano
,
e
guardai
questo
...
non
so
come
chiamarlo
...
e
vidi
un
capitano
della
guardia
mobile
,
brutto
come
un
brigadiere
delle
guardie
di
sicurezza
o
poco
meno
;
piccolo
e
grasso
come
una
botte
.
Capii
la
di
lui
gelosia
...
e
lo
compiansi
:
egli
non
era
che
un
pas
per
tout
per
la
avvenente
fanciulla
,
che
aveva
trovato
modo
di
distrarsi
e
di
essere
utile
a
quella
società
,
dalla
quale
aveva
ricevuto
tanti
sgarbi
e
alla
quale
aveva
fino
allora
arrecati
tanti
danni
.
Avevo
appena
veduta
questa
vecchia
conoscenza
(
dico
vecchia
perché
una
conoscenza
di
un
mese
in
quegli
eccezionali
momenti
si
può
dichiarare
per
antichissima
)
quando
cominciò
a
cadere
a
larghi
fiocchi
la
neve
,
e
questa
persistè
ostinatamente
fino
alla
sera
:
ci
alzammo
al
mattino
dipoi
e
continuava
la
poco
aggradevole
sinfonia
:
il
neigait
,
il
neigait
,
il
neigait
,
proprio
come
nella
ritirata
di
Russia
,
così
ammirabilmente
dipinta
da
Victor
Hugo
nei
suoi
Chatiments
.
Figuratevi
,
quale
allegria
non
fosse
per
noi
,
il
vedere
tutti
quei
tetti
acuminati
,
candidi
come
l
'
anima
di
una
verginella
;
il
passeggiare
quelle
vie
,
quelle
piazze
dove
si
affondava
fino
a
mezza
gamba
,
l
'
ammirare
i
nasi
dei
nostri
compagni
di
sventura
rossi
come
peperoni
,
seccati
chi
sa
da
quanti
anni
!
..
Ed
il
cielo
ci
fece
questa
burletta
fino
a
notte
avanzata
;
decisamente
il
cielo
sapendoci
nemici
del
trono
come
dell
'
altare
,
ci
voleva
amministrare
una
di
quelle
lezioncine
paterne
,
che
ci
facevano
ricordare
la
dottrina
Cristiana
del
cardinal
Bellarmino
.
Quella
sera
noi
non
potevamo
godere
:
poiché
ci
ricorrevano
al
pensiero
quei
disgraziati
nostri
fratelli
che
si
trovavano
accampati
o
agli
avamposti
.
Poveri
diavoli
-
si
susurrava
,
scaldandoci
davanti
a
un
bel
fuoco
-
Poveri
diavoli
,
quanti
di
loro
hanno
con
gioia
abbandonate
tutte
le
dolcezze
di
una
vita
beata
,
e
forse
ci
sarà
chi
oserà
mettere
in
dubbio
la
purezza
delle
loro
intenzioni
,
la
lealtà
dei
loro
propositi
,
la
fede
che
li
ha
sostenuti
in
mezzo
a
quest
'
avvicendarsi
perpetuo
di
peripezie
,
che
a
malapena
si
credono
nell
'
udirle
narrare
?
!
Meno
male
,
che
la
bestemmia
dei
tristi
giunge
più
cara
agli
orecchi
di
chi
fa
il
proprio
dovere
,
della
lode
dei
buoni
.
Declami
pure
,
rida
pure
la
gente
che
non
si
muove
da
casa
se
non
quando
vi
è
la
prospettiva
di
un
grande
interesse
...
l
'
armata
dei
Vosgi
ha
troppo
la
coscienza
di
quello
che
ha
fatto
per
poter
dare
ascolto
ai
ragli
e
agli
impotenti
grugniti
dei
pravi
.
CAPITOLO
XII
.
Così
giungemmo
al
dì
17
gennaio
dell
'
anno
di
Grazia
milleottocentosettanta
.
Il
cielo
si
era
un
po
'
rischiarato
:
ci
destammo
un
poco
più
tardi
del
solito
,
poiché
in
dormiveglia
ci
sentivamo
solleticare
gli
orecchi
dal
monotono
tic
tac
dell
'
acqua
che
sgocciolava
dai
tetti
,
su
cui
si
sfaceva
la
neve
.
Andammo
al
quartiere
,
nulla
di
nuovo
;
allora
lasciati
i
compagni
,
me
ne
tornai
a
casa
a
tener
compagnia
al
Materassi
che
avendo
mandato
ad
allargare
uno
stivale
,
si
trovava
nella
dura
situazione
o
di
marciare
a
pie
'
nudo
,
o
di
aspettare
il
comodo
del
cittadino
calzolaio
;
sdraiato
in
poltrona
,
ed
in
faccia
ad
un
camminetto
le
cui
fiammate
eloquentemente
addimostravano
le
prodigalità
...
dei
nostri
padroni
di
casa
.
Materassi
aveva
prescelto
quest
'
ultimo
partito
,
e
con
una
posa
tra
il
Pachà
e
il
cuor
contento
aspirava
voluttuosamente
le
boccate
di
fumo
,
di
una
pipa
da
dieci
soldi
,
che
riteneva
come
un
ricordo
di
Lione
.
Io
era
sdraiato
su
di
un
'
altra
poltrona
davanti
a
lui
:
si
discorse
per
due
ore
buone
:
si
discorse
delle
nostre
padroncine
di
casa
che
tutti
ci
elogiavano
e
che
noi
non
avevamo
per
anche
vedute
:
si
fecero
un
centinaio
di
progetti
per
giungere
ad
ammirare
queste
famose
beltà
:
si
parlò
di
una
nuova
mitragliatrice
che
avrebbe
ottenuto
portentossimi
effetti
:
questo
nuovo
ordigno
di
guerra
,
invece
di
mitraglia
,
doveva
vomitar
dei
marenghi
,
e
le
truppe
dell
'
inimico
sarebbero
state
sbaragliate
più
presto
...
ma
sul
più
bello
della
discussione
,
sentimmo
un
gran
rumore
per
le
scale
:
l
'
uscio
s
'
aprì
improvvisamente
,
la
nostra
padrona
,
con
una
fisonomia
da
metter
paura
in
corpo
all
'
uomo
più
sconclusionato
del
mondo
,
si
buttò
ai
nostri
piedi
,
gridando
a
squarciagola
:
Les
Prussiens
,
Les
Prussiens
!
-
Les
Prussiens
?
!
-
Grida
il
Materassi
-
Che
siano
giù
per
le
scale
?
!
-
Ma
dove
..
ma
come
..
ma
quando
?
-
Per
carità
partite
.
-
Oh
!
non
abbiamo
bisogno
delle
vostre
preghiere
!
Prendo
le
scale
e
vado
..
-
Va
'
..
prima
a
pigliarmi
lo
stivale
..
eppoi
partiremo
insieme
.
-
Ma
ora
..
-
Permetteresti
che
io
non
venissi
con
voi
?
-
Hai
ragione
:
in
due
salti
,
vado
e
torno
Scendo
in
strada
:
un
movimento
da
dar
la
vertigine
:
un
correre
da
tutte
le
parti
:
un
ritirarsi
continuo
dei
cittadini
dentro
le
porte
:
a
tutte
le
cantonate
squilli
di
tromba
che
chiamavano
a
raccolta
;
e
un
chiudersi
di
botteghe
,
un
vocìo
di
donne
che
dalle
finestre
si
raccomandavano
..
insomma
una
desolazione
,
uno
spavento
tale
da
non
farsene
idea
;
spavento
e
desolazione
che
non
hanno
altro
riscontro
all
'
infuori
di
quello
prodotto
da
false
notizie
nella
serata
del
ventitre
.
Via
via
che
mi
inoltravo
verso
la
piazza
,
vedevo
battaglioni
di
guardia
mobile
che
s
'
indirizzavano
verso
le
porte
della
città
;
il
contegno
di
queste
genti
non
era
bellicoso
di
certo
e
sembravano
più
montoni
condotti
al
macello
,
che
difensori
di
un
sacrosanto
principio
.
Difaccia
alla
Mairie
incontrai
la
legione
Tanara
:
i
Garibaldini
cantavano
.
Addio
mia
bella
addio
e
interrompevano
l
'
inni
,
soltanto
per
prorompere
in
acclamazioni
entusiastiche
alla
Repubblica
e
a
Garibaldi
.
Eppoi
mi
trasvolarono
difaccia
agli
occhi
due
batterie
con
i
cavalli
a
trotto
serrato
;
quindi
venne
la
volta
della
brigata
Ricciotti
;
il
simpatico
giovane
era
alla
testa
,
ed
i
suoi
Francs
tireurs
,
col
volto
raggiante
di
gioia
,
colla
testa
alta
,
col
passo
accelerato
,
quasiché
loro
tardasse
il
trovarsi
a
fronte
col
'
oppressor
della
Francia
,
avevano
intuonato
il
magnifico
inno
dello
Chenier
:
C
'
est
la
republique
,
qui
nous
apelle
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Un
Francais
doit
vivre
pour
elle
Et
pour
elle
un
Français
doit
mourir
.
-
Dunque
ci
siamo
per
davvero
?
-
Dicevo
tra
me
e
me
,
esaltato
anche
io
dalla
febbre
generale
,
trascinato
dal
potentissimo
fascino
dell
'
entusiasmo
-
A
rivederci
a
fra
poco
,
o
giovani
soldati
della
libertà
,
o
eroica
falange
dei
pochi
che
tra
l
'
ignavia
dei
più
vogliono
essere
gli
apostoli
,
i
rivendicatori
dell
'
umanità
conculcata
!
...
molti
di
voi
stasera
non
risponderanno
all
'
appello
,
le
vostre
file
diraderà
la
mitraglia
:
siete
giovani
,
ardenti
,
pieni
di
salute
tra
poco
sarete
mutilati
....
e
che
importa
?
..
Il
vostro
nome
resterà
eterno
sulle
labbra
dei
reietti
e
dei
diseredati
,
unica
gente
che
ha
cuore
,
essi
insegneranno
ad
adorarvi
,
siccome
martiri
,
ai
figli
,
e
voi
non
morirete
del
tutto
...
"
....
...
Ai
generosi
,
"
"
Giusta
di
gloria
dispensiera
è
morte
.
"
Arrivai
dal
ciabattino
;
lo
stivale
era
nell
'
identico
stato
di
quando
era
entrato
in
bottega
;
lo
agguantai
non
senza
stiacciar
qualche
moccolo
e
a
passi
di
corsa
ripresi
la
via
.
Io
sono
molto
nervoso
,
e
la
fantasia
in
me
è
proprio
un
cavallo
che
non
sente
alcun
freno
:
quel
movimento
,
quelle
grida
,
quell
'
entusiasmo
mi
avevano
dato
il
capogiro
ed
io
saltava
come
un
pazzo
,
agitando
lo
stivale
,
in
mezzo
alla
folla
.
O
..
sentite
un
po
'
cosa
mi
va
a
capitare
per
dato
e
fatto
di
quei
baggei
di
mobilizzati
,
allucinati
,
secondo
il
solito
,
da
una
paura
birbona
!
....
Il
vedere
un
'
individuo
,
vestito
metà
da
cittadino
e
metà
da
soldato
,
vederlo
andare
di
corsa
ed
esaminando
la
di
lui
fisonomia
che
certo
non
era
francese
,
fece
nascere
in
quei
cervelli
balzani
l
'
idea
che
l
'
individuo
in
questione
non
fosse
che
una
spia
dei
Prussiani
.
Immaginatevi
dunque
che
bella
improvvista
mi
si
preparava
:
giacché
colui
che
veniva
preso
di
mira
non
era
altri
che
il
signor
Mestesso
.
Chi
sa
da
quanto
tempo
io
era
pedinato
da
coloro
che
invece
di
correre
in
faccia
al
nemico
preferivano
restare
in
città
,
ad
arrestare
chi
voleva
andarci
;
io
non
mi
era
minimamente
avveduto
di
nulla
.
Allo
svolto
di
Rue
Piron
,
mi
rattiene
nella
disordinata
mia
fuga
,
un
braccio
che
mi
avvinghia
alle
spalle
:
mi
volto
per
rispondere
per
le
rime
,
al
villano
che
si
azzardava
fermarmi
e
mi
veggo
in
men
che
si
dice
,
circondato
da
una
folla
di
gente
,
che
mi
squadrava
in
cagnesco
,
e
che
emetteva
grida
tutt
'
altro
che
rassicuranti
.
-
Cosa
volete
?
-
Proferii
io
maravigliato
.
-
C
'
est
un
espion
...
c
'
est
un
Prussien
!
-
Ma
no
...
io
sono
un
Garibaldino
!
-
Risposi
in
francese
.
-
Non
è
vero
..
non
è
vero
!
-
Urlava
più
che
mai
indemoniata
la
folla
..
-
Me
vi
dico
di
sì
...
ve
lo
garantisco
.
-
Alla
Mairie
,
alla
Mairie
-
Dalli
alla
spia
!
...
-
Abbasso
i
Prussiani
!
-
Caput
a
Bismarck
!
Non
ci
è
che
dire
io
doveva
esser
proprio
una
spia
;
garantisco
che
in
tre
campagne
,
e
tra
le
mille
peripezie
che
hanno
agitato
la
mia
esistenza
,
garantisco
di
non
aver
mai
passato
un
momento
più
brutto
di
quello
.
La
folla
si
aumentava
a
vista
d
'
occhio
e
di
momento
in
momento
diventava
più
minacciosa
:
mi
aspettavo
di
udir
gridare
:
à
la
lanterne
e
di
sentirmi
appiccare
ad
uno
dei
prossimi
lampioni
.
Per
buona
fortuna
passò
il
nostro
tenente
,
che
attirato
dal
chiasso
,
si
avvicinò
per
curiosità
al
gruppo
tumultuante
;
non
sto
a
descrivere
lo
stupore
dal
quale
fu
preso
,
vedendomi
in
mezzo
a
quei
disperati
;
il
tenente
era
in
alta
montura
e
tutti
gli
fecero
largo
.
-
Che
c
'
è
?
-
Mi
domandò
-
Si
figuri
,
che
mi
hanno
preso
per
una
spia
!
-
Baie
!
-
Sul
mio
onore
.
Il
tenente
che
ne
avea
pochi
degli
spiccioli
fece
allora
una
paternale
numero
uno
,
a
quei
mobilizzati
che
pretendevano
di
fare
il
sopracciò
a
tre
chilometri
dal
campo
di
battaglia
:
questi
accettarono
la
reprimenda
a
viso
basso
e
confuso
e
ci
lasciarono
passare
.
Appena
scongiurato
il
pericolo
,
io
mi
rivolsi
al
mio
salvatore
e
gli
domandai
:
Ma
dunque
ci
si
batte
sul
serio
?
-
Sembra
di
sì
...
Anzi
venga
con
me
al
quartier
generale
,
che
presto
partiremo
anche
noi
!
-
A
piedi
?
-
Ben
'
inteso
:
quando
non
ci
sono
cavalli
!
-
Vado
ad
avvertire
Materassi
e
vengo
subito
.
-
Gli
raccomando
sbrigarsi
!
-
Non
dubiti
:
vado
e
torno
!
Materassi
mi
accolse
con
un
diluvio
d
'
imprecazioni
,
a
causa
del
ritardo
:
l
'
imprecazioni
arrivarono
poi
al
grado
superlativo
,
quando
io
gli
mostrai
lo
stivale
,
preciso
come
l
'
aveva
dato
al
mattino
.
Che
fare
?
Tempo
da
perdere
non
ce
ne
era
dicerto
:
bisognò
prendere
un
'
eroico
proponimento
,
e
con
un
rasoio
spaccarlo
sopra
la
fiocca
...
Se
Materassi
avesse
saputo
che
doveva
terminare
la
campagna
con
quello
spacco
,
non
troppo
elegante
,
chi
sa
,
se
avrebbe
avuto
il
braccio
tanto
fermo
!
In
due
salti
si
arriva
al
quartier
generale
,
i
nostri
compagni
erano
già
partiti
:
si
domanda
alle
sentinelle
per
dove
hanno
preso
ed
esse
c
'
indicano
la
vicina
strada
della
stazione
;
allunghiamo
il
passo
e
tentiamo
raggiungerli
:
per
la
strada
non
s
'
incontra
nessuno
:
tutto
è
calma
all
'
intorno
ed
un
combattimento
non
può
essere
ancora
incominciato
:
meno
male
,
pensiamo
tra
noi
,
sentiremo
il
primo
saluto
,
ma
più
ci
si
avvicina
,
maggiore
è
il
silenzio
,
Fatto
appena
un
chilometro
,
sempre
per
una
strada
,
fiancheggiata
da
campi
che
ci
sembrano
incolti
,
e
da
estese
pianure
,
su
cui
si
alzavano
a
poca
distanza
da
noi
i
due
promontorii
di
Fontain
e
Talant
,
cominciammo
a
vedere
dei
Franchi
tiratori
,
delle
Guardie
mobili
,
dei
Garibaldini
tra
cui
qualche
Guida
.
Domandiamo
il
perché
se
ne
tornano
,
ed
essi
ci
rispondono
che
tra
poco
tutte
le
truppe
rientreranno
in
Digione
:
che
i
Prussiani
che
erano
alla
viste
,
nonché
avanzare
,
si
son
ritirati
,
e
che
gli
Chasseurs
han
preso
due
cavalli
ai
cavalieri
nemici
.
Queste
informazioni
erano
più
che
veridiche
:
pochi
momenti
dopo
,
passava
il
Generale
e
lo
stato
maggiore
;
noi
rientrammo
in
città
,
insieme
alla
legione
Tanara
,
le
cui
trombe
suonavano
gioiosamente
.
Non
si
era
trattato
che
di
un
falso
allarme
:
un
falso
allarme
equivale
ad
un
appuntamento
al
quale
manchi
la
bella
dei
nostri
pensieri
:
io
preferisco
cinque
battaglie
,
ad
una
sola
delle
ore
penose
dell
'
aspettativa
.
Quella
sera
la
città
fu
ravvivata
da
un
chiasso
dei
più
clamorosi
:
o
male
o
bene
si
era
veduto
che
dei
Prussiani
ce
ne
era
dintorno
a
noi
,
e
così
avevamo
acquistato
la
certezza
di
potersi
levare
il
pizzicore
dalle
mani
;
non
mi
provo
nemmeno
a
raccontare
tutte
le
strampalerie
che
furono
proferite
:
tutti
volevan
dir
la
sua
su
quella
sorpresa
dell
'
inimico
:
chi
diceva
che
era
un
corpo
sbandato
,
chi
che
avevano
avuto
paura
,
chi
che
credevano
pigliarci
all
'
impensata
:
in
tutti
però
era
certezza
,
che
poco
poteva
tardare
una
battaglia
.
La
mattina
dipoi
,
mentre
eravamo
a
chiacchierare
sul
più
sul
meno
sulla
piazza
delle
Mairie
,
vedemmo
il
colonnello
Bossi
con
due
guide
,
e
dietro
a
loro
una
diecina
di
prigionieri
Prussiani
.
Appartenevano
tutti
al
61
Reggimento
,
e
procedevano
stupidi
e
mogi
in
mezzo
a
due
file
di
popolo
che
non
risparmiava
di
tanto
ia
tanto
qualche
espressione
poco
gentile
al
loro
indirizzo
.
Cercammo
avvicinarli
:
le
maggior
parte
di
loro
bisticciava
alla
peggio
il
francese
:
ci
parlarono
delle
loro
famiglie
,
come
ne
parlerebbe
un
ragazzo
lontano
:
ci
chiesero
con
infantile
curiosità
dove
li
avrebbero
mandati
,
e
ci
domandarono
se
era
loro
permesso
di
accender
la
pipa
e
fumare
.
Io
ho
osservato
che
nessuna
altra
categoria
di
persone
è
disposta
a
bamboleggiare
,
come
i
soldati
:
il
pifferaro
Scozzese
tra
l
'
imperversare
della
mitraglia
a
Waterloo
ripeteva
le
canzonette
delle
montagne
native
;
il
coscritto
bacia
i
ragazzi
che
incontra
e
gli
porta
in
braccio
con
quella
delicatezza
con
cui
non
son
use
a
portarli
le
serve
:
il
prigioniero
,
tra
le
schiere
nemiche
,
spesso
tra
i
fischi
del
popolo
,
si
perde
in
che
sa
quali
vaneggiamenti
,
e
fuma
imperturbabile
.
Così
è
:
i
regolamenti
militari
o
sviluppano
la
malinconia
in
modo
da
render
gli
uomini
stupidi
,
o
gli
rendono
feroci
più
delle
belve
.
Quanto
saremo
civili
,
quando
avremo
abolite
le
caserme
,
questo
ricettacolo
di
gente
che
divora
la
parte
più
grossa
del
ben
essere
di
tutti
,
a
beneficio
di
quello
di
un
solo
!
Questo
piccolo
incidente
ci
rallegrò
un
pochetto
,
ma
la
nostra
allegria
crebbe
a
mille
doppi
per
una
buona
notizia
che
ci
fu
comunicata
ai
quartier
generale
.
In
un
piccolo
villaggio
poco
distante
da
Fontain
una
recognizione
Prussiana
si
era
impadronita
di
centoventi
capi
di
bestiame
,
è
poi
se
ne
era
andata
zitta
zitta
e
quasi
di
corsa
.
Il
coraggiosissimo
colonnello
Lhoste
dei
Franchi
Tiratori
da
alcuni
paesani
era
stato
informato
del
furto
che
avevano
commesso
i
campioni
della
Grazia
di
Dio
e
della
legittimità
.
Appiattatosi
con
molti
suoi
uomini
in
una
boscaglia
attese
al
varco
i
predoni
,
e
mentre
questi
se
ne
andavano
sicuri
e
canticchiando
a
bassa
voce
certe
canzoni
che
se
erano
tedesche
,
non
avevano
niente
che
fare
colle
ispirate
melodie
che
si
sentono
sulle
rive
del
Danubio
e
del
Reno
,
una
scarica
a
bruciapelo
originò
una
confusione
universale
.
Chi
cadde
nei
fossati
vicini
,
chi
urlò
come
uno
spiritato
,
qualcuno
rimase
ferito
,
e
morti
furono
pochissimi
...
chiunque
era
in
grado
di
farlo
,
se
l
'
era
battuta
senza
rifiatare
nemmeno
.
Così
fu
ripreso
tutto
il
bestiame
,
e
il
bravo
Lhoste
coi
bravissimi
suoi
volontari
tornò
nel
villaggio
in
mezzo
alle
benedizioni
e
agli
applausi
di
quei
paesani
.
Non
ci
era
che
dire
:
i
Franchi
Tiratori
non
potevano
fare
a
meno
di
addiventare
gli
enfants
cheríes
delle
popolazioni
:
già
si
sapeva
come
essi
nel
novembre
avevano
ritolto
ai
Prussiani
,
piombando
loro
addosso
all
'
impensata
,
un
centinaio
di
Garibaldini
che
traducevano
prigionieri
:
già
si
sapeva
con
quanto
ardimento
essi
disseminavansi
nelle
boscaglie
e
dietro
le
siepi
,
da
dove
con
un
fuoco
alla
spicciolata
scombuiavano
i
nemici
,
più
che
,
se
si
fossero
trovati
in
aperta
battaglia
:
già
a
tutti
era
noto
come
i
Prussiani
ripetessero
sempre
,
che
non
avrebbero
dato
quartiere
a
questi
bravi
figli
di
Francia
ed
ai
Garibaldini
,
mentre
trattavano
da
buoni
figlioli
gli
appartenenti
alla
Guardia
mobile
;
insomma
il
nome
di
Franc
tireur
ispirava
in
tutti
rispetto
,
e
tutti
si
fermavano
a
veder
passare
questa
eletta
della
gioventù
francese
che
per
guerreggiare
poteva
dare
dei
punti
alla
truppa
più
agguerrita
d
'
Europa
.
Erano
così
svelti
,
così
simpatici
,
così
pieni
di
vita
che
c
'
era
da
andarne
matti
per
l
'
entusiasmo
!
Il
battaglione
condotto
da
Canzio
a
cui
dei
nostri
erano
rimasti
soltanto
mio
fratello
ed
Omero
Piccini
,
fu
battezzato
col
glorioso
nome
di
cacciatori
di
Marsala
,
e
il
comando
ne
fu
dato
allo
strenuissimo
Perla
.
I
Cacciatori
di
Marsala
,
i
Carabinieri
Genovesi
e
alcuni
battaglioni
dei
mobilizzati
dell
'
Isere
formarono
la
quinta
brigata
,
al
cui
stato
maggiore
Canzio
chiamò
tra
gli
altri
il
Canessa
.
Questi
erano
graditissimi
avvenimenti
per
noi
;
ma
il
dolce
ci
doveva
essere
amareggiato
e
non
poco
.
«
Ahi
sventura
,
sventura
,
sventura
Quei
celebri
cavalli
che
si
attendevano
a
braccia
aperte
,
che
dovevano
esser
per
noi
la
realizzazione
di
tanti
e
sì
prolungati
desiderii
,
i
celebri
cavalli
sfumarono
come
i
140
milioni
dell
'
Onorevole
Mezzanotte
.
Tironi
era
rimasto
a
Remoully
,
dove
organizzava
uno
squadrone
di
cavalleria
per
la
nugva
brigata
e
noi
rimanevamo
a
piedi
...
A
piedi
!
..
Oh
la
desolante
parola
!
Dunque
saremo
d
'
ora
in
là
un
corpo
ibrido
,
di
nuovo
genere
?
Squadrone
,
speroni
,
grandi
stivali
e
niente
altro
.
Fortuna
che
per
chi
lo
vuoi
trovare
un
fucile
ci
è
sempre
,
e
noi
fin
d
'
allora
proponemmo
d
'
attenerci
a
questo
partito
,
che
fu
dipoi
attuato
a
puntino
.
CAPITOLO
XIII
Il
19
gennaio
,
sul
far
del
giorno
tutte
le
truppe
che
erano
in
Digione
presero
la
campagna
:
i
Carabinieri
Genovesi
furono
mandati
d
'
avanposto
,
a
circa
tre
chilometri
dalla
porta
Sant
'
Apollinare
,
poco
distante
da
una
piccola
borgata
.
Essi
piazzarono
le
loro
vedette
dietro
un
muricciolo
,
e
poi
si
buttarono
distesi
nel
campo
,
come
loro
era
stato
ordinato
;
I
Cacciatori
di
Marsala
presero
posizione
sulla
loro
destra
sempre
dietro
quel
piccolo
muro
che
cingeva
quelle
coltivazioni
:
In
faccia
dietro
le
case
eravi
una
fitta
boscaglia
.
Il
Generale
si
era
portato
tra
i
primi
lassù
...
tutto
in
fine
annunciava
per
quel
giorno
un
combattimento
;
ma
anche
per
questa
volta
la
speranza
degli
animosi
doveva
esser
delusa
.
Noi
fummo
,
consegnati
al
quartier
generale
e
passammo
tre
o
quattro
ore
di
noia
,
di
pena
,
di
continua
ansietà
;
interrompeva
solamente
la
monotonia
di
quell
'
angosciosa
situazione
,
l
'
ordine
di
portare
qualche
dispaccio
al
comando
d
'
artiglieria
,
alla
Marie
,
a
qualche
caserma
.
Non
si
può
immaginare
,
non
che
descrivere
quale
voglia
ci
prendesse
tante
volte
,
di
dissigillare
quei
dispacci
,
e
di
giunger
così
a
capir
qualche
cosa
anche
noi
...
in
quel
momento
si
sentiva
rifluire
nelle
nostre
vene
il
pretto
sangue
di
quell
'
Eva
che
per
vera
curiosità
si
giuocò
il
Paradiso
Terrestre
.
Lo
stare
inattivi
,
mentre
si
presume
che
i
nostri
amici
agiscano
come
si
conviene
,
per
chi
ha
un
poco
di
cuore
è
un
vero
supplizio
di
Tantalo
:
per
cui
nel
cortile
dove
eravamo
,
cominciò
a
farsi
un
susurro
:
questo
susurro
prese
delle
proporzioni
imponenti
,
in
tal
modo
imponenti
che
,
lasciati
due
o
tre
pel
servizio
,
il
Ricci
ci
disse
di
seguirlo
,
e
tutti
contenti
prendemmo
con
lui
,
il
primo
viottolo
che
è
fuor
della
porta
,
sicuri
con
ciò
di
accorciare
la
via
.
Arrivammo
difatti
in
poco
più
di
mezz
'
ora
alle
prime
linee
dei
nostri
;
vedemmo
il
Generale
e
Canzio
che
,
ritto
in
mezzo
alla
via
,
osservava
tranquillamente
col
suo
canocchiale
le
mosse
del
nemico
:
si
distinguevano
infatti
in
lontananza
sopra
una
piccola
spianata
diversi
cavalieri
prussiani
,
(
certo
uno
stato
maggiore
)
e
al
principiare
della
foresta
ogni
tanto
abbarbagliava
la
vista
il
luccichio
di
qualche
fucile
o
baionetta
:
la
fanteria
prussiana
doveva
esser
ricovrata
là
entro
.
Ci
dissero
di
buttarci
,
come
tutti
gli
altri
,
per
terra
:
la
cosa
era
un
po
'
incomoda
a
causa
del
fango
prodotto
dalla
neve
che
si
sgelava
,
ma
à
la
guerre
comme
à
la
guerre
:
quella
non
era
l
'
ora
certo
di
pretenderla
a
damerini
.
Cominciammo
poco
dopo
a
sentir
fischiar
delle
palle
,
i
nostri
avamposti
risposero
...
poi
tutto
finì
e
fu
un
silenzio
lungo
,
ostinato
fino
sull
'
imbrunire
:
quella
gente
a
cavallo
che
ci
aveva
colpito
le
vista
,
appena
che
eravamo
arrivati
,
si
era
dileguata
.
Una
guida
di
Ricciotti
,
il
quale
con
tutta
la
sua
brigata
era
alla
nostra
sinistra
,
si
avanzò
arditamente
per
esplorare
,
e
venne
ricevuta
da
una
potentissima
scarica
:
la
credevamo
morta
,
quando
la
vedemmo
apparire
trionfante
,
avendo
perduto
soltanto
il
cappello
.
Garibaldi
tornò
verso
la
città
e
noi
lo
seguimmo
:
i
Genovesi
rimasero
d
'
avamposto
fino
al
mattino
dipoi
.
Quando
rientrammo
in
Digione
eravamo
in
uno
stato
compassionevole
:
impiastricciati
di
fango
dalla
punta
dei
capelli
a
quella
degli
stivali
...
eppure
le
belle
donnine
ci
salutavano
e
ci
sorridevano
con
grazia
:
la
vezzosa
fata
che
passava
le
sue
giornate
dalla
tabaccaia
ci
volle
offrire
per
forza
dei
sigari
scelti
,
e
ci
mostrò
con
fierezza
romana
,
una
cappa
d
'
incerato
alla
manica
della
quale
faceva
uno
stacco
molto
sentito
la
fascia
bianca
colla
croce
rossa
del
soccorso
ai
feriti
.
Giunti
a
casa
trovammo
sul
camminetto
una
bottiglia
di
vecchio
Borgogna
che
in
quel
momento
ci
apparve
più
cara
di
tutte
le
moine
.
Oh
!
non
erano
sconoscenti
i
buoni
abitanti
della
Còte
d
'
Or
!
Le
gentilezze
di
cui
ci
erano
prodighi
infondevano
nuovo
ardore
nei
nostri
petti
,
e
tutti
noi
anelevamo
un
combattimento
per
mostrare
che
non
eravamo
indegni
della
fiducia
che
in
noi
riponeasi
.
E
il
combattimento
poco
poteva
tardare
:
la
era
questione
non
di
giorni
,
ma
d
'
ore
:
se
per
due
volte
di
seguito
avevamo
tenuto
la
difensiva
,
alla
fine
attaccheremo
noi
-
si
pensava
.
Garibaldi
non
è
uomo
da
lasciarsi
posar
mosche
sul
naso
!
-
Erano
istanti
di
febbrile
ansietà
:
specialmente
la
notte
;
ad
ogni
rumore
ci
si
alzava
dal
letto
,
si
correva
alla
finestra
,
si
tendeva
l
'
orecchio
:
poi
quasi
dubitando
delle
nostre
facoltà
auricolari
,
ci
s
'
infilava
alla
peggio
la
giubba
,
si
scendeva
in
strada
,
si
correva
alla
piazza
...
tutto
silenzio
....
tutti
dormivano
...
e
allora
a
rifare
i
nostri
passi
,
ed
a
darsi
del
bambino
,
del
grullo
,
dell
'
uomo
che
s
'
impressiona
per
niente
,
e
a
giurare
di
non
muoversi
più
sino
a
che
non
venissero
le
trombe
a
suonare
sotto
le
finestre
di
case
...
sì
...
bei
proponimenti
,
superbi
disegni
!
Batte
una
porta
,
una
folata
di
vento
agita
gli
alberi
del
giardino
,
i
cavalli
della
vicina
scuderia
urtano
nella
mangiatoia
colla
testa
,
o
scalpitano
sulle
pietre
del
pavimento
..
ed
eccoci
di
nuovo
in
balìa
delle
nostre
fisime
..
-
E
se
ritornassi
fuori
?
..
Lasciare
il
calduccino
delle
lenzuola
per
andare
a
scivolare
sul
diaccio
e
a
battere
i
denti
,
mentre
vi
sono
tutte
le
probabilità
che
non
ci
sia
nulla
di
serio
!
..
Già
i
Prussiani
dì
notte
non
hanno
mai
attaccato
...
ma
se
questa
volta
attaccassero
,
se
si
facesse
sul
serio
?
..
Permetterò
che
i
miei
compagni
si
ammazzino
,
compiano
il
loro
dovere
,
ed
io
starò
qui
,
poltrone
,
a
sciogliere
un
'
inno
alla
beatitudine
del
dolce
far
niente
?
...
Oh
!
no
,
sarebbe
troppo
egoismo
,
confessiamolo
pure
,
troppa
vigliaccheria
...
se
non
dormo
stanotte
,
dormirò
domani
,
non
son
mica
venuto
quassù
per
stare
in
panciolle
!
Bisogna
andare
...
-
E
via
un
'
altra
volta
giù
in
strada
e
via
a
correre
come
un
matto
,
ad
arrapinarsi
,
a
ficcare
per
tutto
il
naso
,
che
era
divenuto
un
vero
pezzo
gelato
...
e
allora
addio
di
nuovo
belle
volontà
,
addio
proponimenti
di
passar
l
'
intera
nottata
ad
aspettare
quelli
che
non
venivano
,
e
dì
nuovo
nel
letto
coll
'
idea
fissa
di
non
addormentarsi
e
invece
appisolarsi
di
subito
,
destandosi
però
ad
ogni
momento
,
e
tendendo
l
'
orecchio
,
come
le
esterrefatte
madri
descritte
dal
Foscolo
.
La
nottata
passò
,
e
nulla
di
nuovo
ci
annunziò
il
giorno
seguente
;
i
Carabinieri
Genovesi
tornarono
dagli
avamposti
,
le
legioni
italiane
non
si
mossero
neppure
;
per
ora
tutto
annunziava
riposo
.
Che
giornata
triste
,
uggiosa
,
pesante
!
il
cielo
era
oscuro
,
la
neve
caduta
nei
giorni
decorsi
era
ghiacciata
,
da
un
lato
all
'
altro
delle
vie
si
poteva
patinare
e
furono
fatti
sdruccioloni
tremendi
.
Ci
dissero
di
star
pronti
per
il
domani
;
noi
trascorremmo
cinque
o
sei
ore
a
chiacchera
davanti
il
camminetto
fumando
,
ragionando
di
Firenze
,
che
ci
appariva
come
un
sogno
lontano
e
delle
feste
da
ballo
in
cui
saranno
stati
immersi
i
nostri
amici
,
allora
nel
pieno
sviluppo
del
Carnovale
.
Non
si
sperava
che
ci
rammentassero
:
un
giro
di
wals
,
una
stretta
di
mano
,
un
'
occhiata
procace
per
la
gioventù
d
'
oggi
ha
molto
più
attrazione
della
lotta
tra
l
'
Umanità
e
i
suoi
carnefici
.
Andammo
a
desinare
e
trovammo
la
trattoria
,
più
piena
del
solito
;
si
assisero
al
mio
tavolino
Rossi
,
Squaglia
,
Piccini
e
Stefani
:
eravamo
tutti
uggiosi
:
pareva
quasi
si
divinasse
che
erano
l
'
ultime
ore
che
si
ragionava
con
qualcuno
di
quelli
che
erano
tra
noi
.
Venne
a
noi
vicino
il
Maggiore
Pastoris
,
accompagnato
da
un
'
elegantissima
signora
:
Pastoris
ci
disse
che
,
quantunque
in
permesso
,
egli
non
aveva
potuto
resistere
all
'
idea
che
di
ora
in
ora
potea
nascere
qualche
attacco
e
che
non
poteva
star
più
lontano
da
noi
.
Bevemmo
allegramente
tutti
:
eravamo
sul
più
bello
degli
anni
,
tutti
ci
si
sentiva
bollire
nel
sangue
l
'
energia
e
l
'
attività
..
non
dovevano
passare
venti
ore
,
e
Pastoris
,
Rossi
,
Squaglia
,
dovevano
esser
cadaveri
!
Ci
ritirammo
più
di
buon
'
ora
del
solito
,
nè
,
quella
sera
ci
demmo
alle
baldorie
,
a
noi
consuete
.
Io
non
credo
ai
presentimenti
.
Napoleone
a
Waterloo
preconizzava
un
secondo
Austerlitz
,
ma
o
fosse
il
tempo
,
o
la
noia
,
o
qualunque
altra
ragione
,
il
fatto
è
che
quella
sera
eravamo
di
pessimo
umore
.
CAPITOLO
XIV
.
Ed
eccoci
all
'
Epopea
.
O
giorni
sublimi
,
che
resterete
onorati
fino
a
che
il
cuore
dei
generosi
palpiterà
alla
memoria
delle
azioni
magnanime
e
dei
leggendarii
eroismi
,
al
rammemorarvi
qual
fremito
nuovo
non
m
'
infondete
in
tutte
le
fibre
!
..
La
penna
trema
nelle
mie
mani
:
troppo
sono
inferiore
all
'
alto
subietto
!
..
Eschilo
solo
,
il
possente
cantor
di
Prometeo
,
potrebbe
degnamente
parlare
di
voi
,
giovani
,
cui
rodeva
il
cuore
,
più
tenace
del
favoloso
avvoltoio
l
'
inestinguibile
desio
di
redimere
l
'
Umanità
:
ma
ad
Eschilo
sorridevano
intorno
le
Grazie
,
abitatrici
perenni
degli
incantati
recessi
della
poetica
Grecia
,
ma
ad
Eschilo
ritornato
dal
combattimento
non
faceva
difetto
l
'
applauso
ed
il
conforto
dei
suoi
cittadini
entusiasti
,
mentre
noi
,
privi
della
scintilla
creatrice
del
Genio
,
scriviamo
tra
gente
che
non
comprende
virtù
,
che
ha
pronti
per
noi
i
dardi
avvelenati
del
sarcasmo
e
della
maldicenza
,
che
,
sempre
presta
a
giudicare
una
intrapresa
dall
'
esito
,
corona
di
lauro
e
porta
in
trionfo
i
fortunosi
al
Campidoglio
,
ed
accenna
ai
disgraziati
la
vicina
rupe
Tarpea
.
Oh
!
..
questa
umanità
che
dava
in
premio
a
Socrate
la
cicuta
,
a
Dante
l
'
esilio
,
a
Galileo
la
tortura
,
la
prigione
a
Camoens
,
il
rogo
a
Huss
e
a
Savanarola
,
e
la
forca
a
Jon
Brownh
,
questa
umanità
può
e
deve
serbare
un
assoluto
silenzio
sulle
eroiche
vittime
della
Borgogna
:
meglio
così
;
il
piagnisteo
di
plebi
codarde
,
sarebbe
un
insulto
a
quei
prodi
,
e
dalle
loro
ossa
sorgerebbe
una
rampogna
all
'
ingnavia
dei
contemporanei
;
quando
i
vivi
son
morti
,
parlano
un
'
eloquente
linguaggio
gli
estinti
;
qualche
volta
un
cimitero
ha
demolito
una
reggia
.
Giunto
a
questo
punto
supremo
dei
miei
meschini
ricordi
,
quanto
mi
grava
il
non
aver
sortito
dal
caso
una
di
quelle
intelligenze
,
che
,
come
aquile
,
si
elevano
al
disopra
dello
stupido
gregge
degli
umani
!
Qui
cade
ogni
scetticismo
,
qui
ogni
dubbio
non
che
follìa
sarebbe
delitto
.
Esiste
,
esiste
la
fede
,
l
'
abnegazione
,
la
virtù
anche
in
questo
secolo
nel
quale
ci
s
'
inchina
ai
subiti
guadagni
,
alle
problematiche
fortune
,
all
'
oro
,
nel
quale
si
calcolano
i
benefizi
di
una
battaglia
da
quanto
rialza
la
borsa
.
Io
ti
ho
veduta
,
o
sacra
primavera
d
'
Italia
:
io
ti
ho
veduta
affrontar
sorridendo
la
morte
,
correre
incontro
ai
cannoni
con
la
stessa
vaghezza
con
cui
una
fanciullina
corre
a
cogliere
un
fiore
,
accompagnare
con
guerresche
canzoni
il
fischio
delle
palle
,
perdere
l
'
ultima
stilla
di
sangue
,
col
volto
ispirato
,
coll
'
occhio
raggiante
,
come
chi
sa
di
riabilitare
,
morendo
,
l
'
umanità
che
lo
spregia
:
io
ti
ho
veduta
e
d
'
ora
in
avanti
in
mezzo
alle
delusioni
continue
,
alle
ambizioni
codarde
,
ai
vaneggiamenti
ridicoli
di
questa
società
trista
ed
ipocrita
,
il
tuo
glorioso
ricordo
infonderà
nuova
lena
al
mio
spirito
,
mi
raffermerà
sempre
più
in
quei
santi
principii
che
mi
sono
di
guida
,
mi
farà
affrontare
,
se
pur
ne
è
duopo
,
a
mia
volta
la
morte
...
La
morte
?
..
Oh
!
ben
felice
chi
la
può
incontrare
col
vostro
eroismo
!
Calate
,
o
corvi
dall
'
alte
montagne
e
dalle
folte
foreste
vicine
...
i
re
della
terra
vi
apprestano
per
oggi
un
sontuoso
banchetto
:
i
re
della
terra
son
vostri
degni
fratelli
,
e
non
si
mostreranno
oggi
dammeno
della
fama
di
splendidi
,
per
cui
l
'
inalzano
a
'
sette
cieli
i
cortigiani
ed
i
giornalisti
venduti
.
Da
una
parte
è
l
'
avvenire
,
la
gioventù
!
dall
'
altra
il
passato
,
il
calcolo
freddo
,
impassibile
come
il
destino
.
In
oggi
chi
troverà
il
sistema
di
distruggere
reggimenti
intieri
in
un
colpo
avrà
lauri
,
corone
,
commende
ed
archi
trionfali
...
i
medici
condotti
,
questi
poveri
figli
della
scienza
che
sfidano
l
'
inclemenza
delle
stagioni
,
i
disagi
delle
montagne
,
stentano
la
vita
e
maledicano
la
fecondità
delle
loro
compagne
di
sventura
e
di
triboli
...
oh
,
è
pur
giusta
la
giustizia
dei
re
,
ma
qualche
volta
può
anche
sbagliare
i
suoi
calcoli
!
Il
progresso
infrange
l
'
edifizio
granitico
inalzato
dall
'
oscurantismo
e
sorretto
dalla
violenza
:
il
progresso
debella
ogni
ostacolo
,
apparisca
pur
formidabile
.
Quando
si
fora
il
Moncenisio
e
si
taglia
l
'
istmo
di
Suez
,
potrà
l
'
umanità
soffermarsi
difaccia
alla
barriera
di
un
privilegio
,
più
d
'
ogni
altro
schifoso
,
perché
tenuto
su
da
baionette
tuttora
rosseggianti
di
sangue
?
Che
si
coronino
adunque
d
'
elleboro
,
che
danzino
,
come
pazzi
,
sull
'
orlo
della
voragine
,
che
si
inebrino
ai
baci
comprati
delle
loro
Odalische
,
che
votino
allegramente
quei
calici
dove
il
rosso
licore
dovrebbe
rammentar
loro
il
sangue
di
popolo
,
da
loro
indegnamente
versato
...
il
Dies
irae
ha
da
giunger
per
tutti
,
la
scienza
ha
già
segnato
nell
'
aule
dei
re
il
Mane
,
Tekel
,
Fares
,
ed
incapaci
di
rinvenire
nell
'
estremo
momento
il
coraggio
di
Sardanapalo
,
noi
li
vedremo
ricchi
accattoni
girellare
nel
mondo
,
sfuggiti
da
tutti
come
belve
feroci
,
impotenti
e
rabbiosi
!
..
Brillava
ancora
qua
e
là
per
il
cielo
qualche
stella
,
che
man
mano
sbiancandosi
andava
a
svanire
nell
'
infinito
come
un
generoso
proposito
di
una
anima
debole
,
e
noi
eravamo
al
quartier
generale
.
Passammo
lì
molte
ore
senza
alcuna
novella
,
quando
ci
fu
detto
che
anche
per
quel
giorno
non
eravi
alcuna
cosa
di
nuovo
;
ma
che
però
,
stessimo
pronti
per
il
domani
che
nel
domani
avremmo
avuto
una
grande
,
una
decisiva
battaglia
.
Rossi
,
Piccini
,
gli
altri
nostri
amici
della
Compagnia
Genovese
,
ci
confermarono
l
'
esattezza
di
ciò
che
si
sentiva
e
tutt
'
insieme
giurammo
di
pigliare
la
sera
una
sbornia
solenne
,
per
rassomigliare
almeno
in
qualche
cosa
a
Leonida
e
ai
suoi
trecento
spartani
che
,
come
ognuno
sa
,
banchettarono
allegramente
prima
di
farsi
incontro
alle
tremende
falangi
di
Serse
,
dandosi
appuntamento
pel
dì
dopo
all
'
inferno
...
e
nessuno
di
loro
mancò
alla
propria
parola
...
Beati
quei
tempi
!
Sul
mezzogiorno
però
a
tutti
i
canti
della
città
suonarono
le
trombe
;
i
soldati
furono
in
fretta
e
in
furia
mandati
fuori
della
città
...
il
cannone
tuonava
:
questa
volta
ci
si
era
davvero
.
Tutti
si
corse
come
un
sol
uomo
,
al
palazzo
della
prefettura
:
là
trovammo
il
nostro
tenente
Ricci
-
Si
vuole
andare
-
Gridammo
a
coro
pieno
-
Andremo
,
rispose
lui
,
anche
senza
arme
,
e
poco
dopo
tutti
ci
movemmo
,
senza
curarsi
nemmeno
di
avere
un
fucile
.
Passammo
dalla
Porta
sant
'
Apollinare
dove
trovammo
Bordone
con
tutti
i
suoi
ufficiali
:
prendemmo
a
passo
di
corsa
un
viottolo
,
desiosi
di
anticipare
il
momento
,
che
anelavamo
da
sì
gran
tempo
.
Ad
ogni
minuto
il
rimbombo
dell
'
artiglieria
,
rassembrava
una
voce
potente
che
ci
accusasse
di
essere
lontani
dal
pericolo
:
i
circostanti
campi
erano
ghiacciati
:
ghiacciati
i
fossi
che
fiancheggiavano
la
via
,
eppure
si
sudava
,
eppure
il
cuore
ci
batteva
forte
forte
nel
petto
e
noi
avevamo
la
lingua
fuori
.
Ad
ogni
colpo
un
sol
grido
elevavasi
da
tutti
noi
,
un
sol
grido
che
chiaramente
mostrava
la
nostra
animazione
,
la
nostra
bramosia
,
il
grido
di
:
Avanti
!
A
mezzo
chilometro
dalla
città
,
incominciammo
a
trovare
delle
guardie
mobili
,
o
appiattate
,
o
che
si
ritiravano
:
noi
non
facemmo
loro
alcun
rimprovero
,
ma
invece
con
la
più
buona
maniera
del
mondo
,
si
richiedevano
del
loro
fucile
.
Molti
lo
diedero
assai
volentieri
;
molti
altri
,
inorridisco
a
dirlo
,
ce
la
venderono
:
pochi
,
messi
su
dall
'
esempio
,
ci
seguitarono
.
E
intanto
pochi
passi
ci
mancavano
ancora
per
arrivare
a
Fontain
;
una
salita
,
molto
erta
,
e
ci
si
era
;
facemmo
quella
salita
di
corsa
.
Al
limitare
del
paese
,
due
palle
attraversarono
la
via
;
i
più
giovani
abbassarono
istintivamente
la
testa
,
noi
godemmo
per
aver
raggiunto
finalmente
la
meta
.
Fontain
era
desolato
:
chiuse
tutte
le
case
,
non
un
abitante
per
le
due
o
tre
vie
che
costituiscono
questa
borgata
.
Prendemmo
la
prima
strada
che
ci
si
parò
innanzi
alla
vista
,
ed
arrivammo
ad
una
piazzetta
,
che
è
proprio
sotto
alla
piccola
collina
,
sulla
quale
è
situata
la
chiesa
.
La
mitraglia
imperversava
,
al
nostro
arrivo
:
i
piccoli
muri
che
custodivano
i
vicini
giardini
,
erano
battuti
,
scalcinati
,
rovinati
addirittura
da
quest
'
uragano
di
nuovo
genere
:
andare
in
mezzo
alla
spianata
sarebbe
stato
impossibile
;
meno
male
che
fu
l
'
affare
di
pochi
secondi
!
...
Addossati
a
una
cancellata
di
un
giardino
,
lì
trovammo
Kane
,
Niklatz
è
le
altre
due
guide
che
erano
state
attaccate
al
seguito
del
generale
Bossak
..
Kane
mi
trasse
dapparte
,
e
mi
sussurrò
negli
orecchi
:
Si
crede
morto
Bassak
:
è
da
stamani
che
noi
non
l
'
abbiamo
veduto
....
Montammo
su
alla
chiesa
,
una
sezione
d
'
artiglieria
stava
ai
due
lati
della
modesta
parrocchia
;
il
colonnello
Olivier
,
assisteva
alle
operazioni
dei
suoi
cannonieri
:
e
a
pochi
passi
da
lui
,
con
un
sangue
freddo
invidiabile
,
col
suo
breviario
sotto
il
braccio
se
ne
stava
il
prior
di
Fontain
.
Il
fuoco
degli
assalitori
era
diminuito
;
di
tanto
in
tanto
qualche
nuvoletta
di
fumo
appariva
improvvisamente
sul
Orizzonte
,
e
qualche
scaglia
veniva
a
cadere
ai
nostri
piedi
.
-
Datemi
un
po
'
il
canocchiale
-
Domandai
a
un
'
artigliere
,
un
bellissimo
giovane
.
-
Tenete
mi
disse
e
non
fu
capace
di
darmelo
che
una
palla
gli
faceva
schizzare
il
cervello
...
Fu
l
'
unica
palla
di
fucile
che
sentimmo
ronzare
in
Fontain
,
Intanto
un
vivissimo
fuoco
di
moschetteria
cominciò
a
sentirsi
dalla
parte
della
vicina
Talant
.
Talant
e
Fontain
son
due
collinette
isolate
,
che
si
elevano
in
una
estesa
pianura
,
frastagliata
qua
e
là
da
piccoli
rialzi
,
e
nel
cui
fondo
è
il
piccolo
paese
di
Daix
,
che
era
stato
sgombrato
al
mattino
da
due
battaglioni
di
guardia
mobile
che
l
'
aveano
in
custodia
.
I
Prussiani
si
erano
spinti
verso
Fontain
,
poi
ritirandosi
con
una
mossa
improvvisa
,
si
erano
ricostituiti
dietro
il
villaggio
di
Daix
,
per
piombare
in
grandi
masse
sopra
Talant
:
per
conseguenza
il
fuoco
di
fronte
a
noi
potea
dirsi
quasi
cessato
;
mentre
cominciava
,
e
senza
posa
,
sulla
nostra
sinistra
.
-
Che
facciamo
?
-
Domandammo
al
Ricci
.
-
Andiamo
laggiù
...
E
tutti
scendemmo
la
strada
e
per
far
più
presto
entrammo
nei
campi
:
lì
cominciò
la
bella
sinfonia
delle
palle
...
Addio
Italia
,
pensammo
tra
noi
,
addio
occupazioni
della
nostra
vita
scapata
...
un
grido
ci
tolse
alle
reflessioni
...
il
povero
Gaido
,
colpito
in
mezzo
del
cuore
,
cadeva
a
pochi
passi
da
noi
.
Si
procede
...
riscontriamo
un
ferito
che
vien
trasportato
a
braccia
alla
vicina
ambulanza
...
Ciao
ragazzi
,
ci
dice
,
viva
la
Repubblica
e
noi
si
procede
ancora
e
vediamo
il
prode
capitano
Vichard
,
capo
di
stato
maggiore
del
Bossak
,
dilaniato
da
cinque
ferite
.
-
Portalo
all
'
ambulanza
-
Mi
grida
il
tenente
.
-
Ma
...
-
Poi
ci
raggiungerai
...
tu
sai
dove
siamo
!
E
io
e
il
Bocconi
,
preso
a
braccetto
il
Vichard
,
rifacemmo
quella
via
sempre
in
mezzo
all
'
imperversar
delle
palle
,
almanaccammo
una
buona
mezz
'
ora
per
trovare
questa
benedetta
ambulanza
,
e
quando
ci
fummo
arrivati
,
fummo
dolorosamente
sorpresi
nell
'
osservare
,
che
punto
più
esposto
di
quello
alle
palle
era
impossibile
il
ritrovare
;
lì
ci
era
addirittura
una
grandine
e
molti
feriti
,
credo
,
vi
ricevessero
il
colpo
di
grazia
.
Dopo
poco
raggiungemmo
i
compagni
....
Ed
ora
spingiamoci
sotto
Talant
,
dove
aveva
da
essere
la
sublime
ecatombe
,
dove
Garibaldi
in
persona
,
a
cavallo
,
in
prima
linea
capitanava
il
combattimento
.
Nei
campi
sulla
destra
del
paese
avevano
preso
posizione
,
e
si
accingevano
a
rintuzzare
l
'
assalto
dei
Prussiani
,
la
Compagnia
Genovese
(
capitano
Razzeto
)
i
Cacciatori
Spagnoli
,
del
cui
capitano
sono
rincrescevole
di
non
sapere
il
nome
,
e
gli
Egiziani
,
comandati
da
Zauli
.
I
cacciatori
di
Marsala
erano
in
sostegno
di
queste
compagnie
.
La
legione
Tanara
era
dall
'
altro
lato
della
via
,
mentre
Ravelli
coi
suoi
era
in
riserva
nel
paese
.
Tutta
la
terza
e
quinta
brigata
erano
insomma
lassù
.
Dai
vigneti
,
dalle
ville
poco
distanti
i
Prussiani
cominciarono
un
fuoco
d
'
inferno
:
gli
alberi
erano
scheggiati
ad
ogni
minuto
;
le
siepi
si
stroncavano
,
producendo
un
fracasso
indescrivibile
:
ogni
poco
si
spengeva
per
sempre
una
generosissima
vita
;
ogni
poco
erano
gemiti
,
strida
,
imprecazioni
;
gli
strazianti
lamenti
degli
uomini
avevano
riscontro
in
que
'
dei
cavalli
...
povere
bestie
innocenti
,
che
ad
ogni
poco
cadevano
stramazzoni
per
terra
in
quella
grandinata
di
proiettili
,
che
di
minuto
in
minuto
raddoppiava
d
'
intensità
.
I
nostri
erano
imperterriti
come
vecchi
soldati
:
gli
Spagnoli
ammirabili
;
nelle
legioni
Italiane
non
mancavano
spiritosaggini
,
nè
arguzie
..
-
Guarda
,
se
con
quegli
elmi
non
paiono
civiconi
del
quarantotto
!
-
Diceva
uno
.
-
Mirali
bene
...
che
vadano
a
godere
della
sua
grazia
di
Dio
!
-
Coraggio
amici
,
si
gioca
l
'
ultima
carta
...
o
si
sballa
o
saremo
eroi
.
Conforti
reciproci
,
incoraggiamenti
non
mancavano
certo
in
quelle
file
che
decimava
la
morte
.
I
Prussiani
avevano
fatto
delle
feritoie
in
un
muro
difaccia
e
con
tutta
la
sicurezza
possibile
miravano
come
se
fossero
al
bersaglio
.
Nella
prima
mezz
'
ora
,
Squaglia
ebbe
una
palla
in
bocca
che
poco
dopo
lo
rese
cadavere
.
Povero
Squaglia
!
...
Quasichè
presentisse
la
morte
aveva
dato
a
tutti
i
compagni
la
sua
carta
di
visita
con
l
'
indirizzo
preciso
della
propria
famiglia
.
Canzio
,
come
sempre
elegantissimo
,
se
ne
stava
in
capo
alla
via
,
puntando
i
nemici
col
canocchiale
,
indifferente
come
se
puntasse
una
bella
donna
al
teatro
.
Canessa
era
a
pochi
passi
da
lui
.
Menotti
,
Bizzoni
,
Tanara
,
Erba
trapassavano
recando
ordini
,
incoraggiando
col
loro
contegno
i
più
timidi
in
mezzo
a
quel
turbine
di
palle
di
ogni
qualità
,
che
ci
aveva
ridotti
,
alla
lettera
,
sordi
.
Garibaldi
esposto
come
tutti
gli
altri
,
più
di
tutti
gli
altri
alle
micidialissimo
scariche
del
nemico
,
era
sorridente
,
tranquillo
e
faceva
nascere
nel
cuore
d
'
ognuno
un
sentimento
tale
di
dignità
e
di
rispetto
che
credo
,
sarebbe
stato
per
chiunque
impossibile
il
mancare
al
proprio
dovere
.
I
nostri
si
mandarono
a
dare
due
cariche
alla
baionetta
,
cariche
che
furono
ricevute
accanitamente
dal
nemico
...
Quante
nobili
vite
non
furono
spente
!
..
Il
terreno
era
chiazzato
di
sangue
,
ad
ogni
passo
impediva
l
'
andare
un
cadavere
,
via
via
che
si
procedeva
i
morti
erano
ammonticchiati
l
'
uno
sull
'
altro
.
E
intanto
si
avvicinava
la
sera
;
e
un
'
acqua
fine
fine
ci
filtrava
nell
'
essa
;
fu
allora
che
vidi
Mis
Wite
Mario
passeggiare
intrepidamente
lì
proprio
in
prima
fila
con
un
sangue
freddo
da
fare
invidia
a
un
vecchio
soldato
;
chiunque
ha
preso
parte
alle
tremende
giornate
di
Digione
,
deve
serbare
eterna
memoria
di
questa
eroina
,
che
abbiamo
veduta
trasvolarci
davanti
,
come
un
'
esempio
vivente
di
quanto
può
fare
una
donna
animata
da
generosi
propositi
;
lei
hanno
ammirata
al
proprio
fianco
i
combattenti
,
lei
hanno
salutata
come
affettuosa
sorella
i
feriti
;
lei
hanno
riverito
gli
stessi
nemici
,
in
mezzo
ai
quali
passava
dalle
nostre
file
,
per
poter
recare
un
sollievo
a
chi
era
in
angustie
,
per
potere
avere
informazioni
sicure
su
certe
cose
che
rimanevano
al
buio
.
Mai
la
morte
ha
mietute
tante
vite
magnanime
in
pochi
momenti
,
come
quella
sera
a
Talant
.
Gli
Spagnoli
si
erano
ridotti
ad
un
piccolo
nucleo
ed
avevano
perduto
i
loro
ufficiali
,
lo
stesso
era
degl
'
Egiziani
il
cui
prode
tenente
Zauli
giaceva
ferito
;
morto
il
bravo
tenente
Gniecco
dei
Genovesi
,
ed
esanimi
al
suolo
giacevano
già
Salomoni
,
Imbriani
,
Settignani
,
e
Pastoris
.
L
'
ecatombe
stava
per
compiersi
:
a
quelli
in
prima
linea
mancavano
le
munizioni
,
e
l
'
ostinatezza
dei
Prussiani
raddoppiava
:
mentre
difatti
essi
avevano
sgombrato
quasi
tutto
l
'
esteso
terreno
che
ci
stava
dicontro
,
si
agglomeravano
in
faccia
a
Talant
,
a
Talant
i
di
cui
difensori
oramai
potevansi
calcolare
a
poche
centinaie
.
Avevano
i
nostri
avversarii
occupata
una
cascina
al
disotto
del
paese
,
e
si
avanzavano
a
pelettoni
serrati
,
e
tirando
su
noi
con
una
continuità
straordinaria
.
Vien
dato
al
battaglione
dei
Cacciatori
di
Marsala
l
'
ordine
di
avanzarsi
e
di
caricare
il
nemico
.
Lo
strenuissimo
Perla
col
volto
raggiante
,
con
piglio
da
infonder
coraggio
ad
un
morto
si
pone
alla
testa
.
Genovesi
,
Egiziani
,
Spagnoli
,
quelli
delle
altre
legioni
,
tutti
si
raggranellano
dietro
di
lui
,
tutti
sono
ansiosi
di
morire
da
forti
o
di
veder
rinculare
il
nemico
.
Molti
non
hanno
più
cariche
molti
sono
sfiniti
dalla
stanchezza
,
molti
non
resistono
più
in
mezzo
a
quella
desolazione
e
vanno
incontro
a
una
palla
tanto
per
finirla
una
volta
con
questo
mondo
codardo
;
avanti
,
gridano
gli
ufficiali
,
avanti
ripetono
i
più
animosi
,
avanti
grida
nel
cuore
l
'
amore
dell
'
umanità
e
della
repubblica
,
avanti
la
voce
del
dovere
e
tutti
,
come
un
sol
'
uomo
,
si
accingono
alla
titanica
impresa
.
Cinquecento
cori
battevano
in
quell
'
istante
all
'
unisono
!
...
Viva
la
Repubblica
,
viva
Garibaldi
...
giù
la
baionetta
ed
a
passo
di
corsa
contro
i
soldati
di
re
Guglielmo
.
Il
fumo
impedisce
la
vista
:
in
quella
penombra
,
prodotta
anche
dall
'
ora
divenuta
tarda
,
ad
ogni
secondo
si
vedono
guizzare
immense
strisce
di
fuoco
;
si
procede
pestando
i
cadaveri
e
seminando
a
ogni
poco
di
nuovi
cadaveri
il
suolo
;
i
Prussiani
essi
pure
si
avanzano
,
ma
lentamente
;
il
cozzarsi
è
divenuto
inevitabile
e
sarà
un
cozzo
tremendo
.
Lo
slancio
dei
nostri
è
impetuoso
...
troppo
impetuoso
:
Perla
,
il
veterano
di
tutte
le
campagne
dell
'
indipendenza
stramazza
per
terra
mortalmente
ferito
:
Cavallotti
è
morto
;
moribondo
il
tenente
Rossi
di
Lodi
:
i
soli
cacciatori
di
Marsala
hanno
17
ufficiali
fuori
di
combattimento
.
I
Prussiani
si
asserragliano
in
due
casette
;
vien
dato
anche
ai
nostri
l
'
ordine
di
ritirarsi
;
rimanendo
la
sola
legione
Ravelli
a
guardia
di
Talant
...
-
Vieni
via
-
Grida
il
Piccini
al
Rossi
,
quando
tutti
si
erano
ritirati
.
-
Fammi
utilizzare
anche
le
ultime
due
cariche
che
mi
sono
restate
-
Questi
rispose
...
e
si
avanzò
verso
il
nemico
.
Un
vivissimo
fuoco
di
moschetteria
,
l
'
ultimo
che
si
eseguisse
in
quel
punto
,
uccise
il
nostro
amico
diletto
,
il
nostro
compagno
di
tante
sventure
e
di
tante
peripezie
.
Nessuno
più
lo
rivide
:
il
giorno
dipoi
sapemmo
da
una
guida
che
egli
era
morto
in
conseguenza
di
tre
ferite
:
due
nel
petto
ed
una
nella
faccia
.
Ci
ritirammo
;
il
cielo
era
ingombrato
qua
e
là
da
densi
nuvoloni
;
gli
alberi
sembravano
giganteschi
;
al
fragore
prolungato
di
poco
fa
era
succeduto
un
silenzio
cupo
,
lugubre
,
interotto
solamente
a
lunghi
intervalli
da
qualche
colpo
;
rientrammo
nella
gran
strada
e
qui
un
viavai
di
carri
,
d
'
ambulanze
,
sopra
uno
dei
quali
vidi
la
simpatica
donnina
che
avevamo
veduto
dalla
tabaccaia
,
e
trasporti
di
feriti
,
e
imprecazioni
di
morenti
,
e
un
chiamarsi
ad
alta
voce
tra
i
carri
e
un
domandarsi
informazione
,
accolte
ora
da
sospiri
,
ora
da
bestemmie
,
ora
da
un
«
meno
male
»
proferito
in
senso
stizzoso
e
soddisfatto
;
nei
campi
adiacenti
si
vedevano
a
quell
'
incerto
chiarore
molti
cadaveri
;
la
luna
si
mostrava
timidamente
in
mezzo
alle
nubi
.
Mi
venne
in
mente
la
leggenda
popolare
che
sostiene
Caino
esser
stato
relegato
nella
luna
;
le
macchie
di
questo
pianeta
mi
sembravano
in
quella
sera
proprio
gli
occhi
di
questo
primo
fratricida
,
che
ora
allegravasi
a
quella
strage
fraterna
.
Su
un
carrettone
vedemmo
insieme
a
tanti
altri
lo
Stefani
che
era
stato
ferito
in
un
braccio
;
noi
c
'
inoltravamo
serii
serii
in
mezzo
a
quelle
confusione
;
nessuno
avrebbe
potuto
scherzare
:
un
giovinetto
si
azzardò
di
intuonar
sottovoce
una
cantilena
fu
acremente
ripreso
:
erano
troppi
i
morti
che
avevamo
veduti
a
quell
'
ora
,
eran
troppe
le
perdite
che
ci
facevano
sanguinare
l
'
anima
a
tutti
e
,
ce
lo
perdonino
gli
spiriti
forti
,
noi
si
sentiva
voglia
di
piangere
.
Io
comprendo
in
certi
momenti
l
'
indispensabilità
di
una
guerra
,
comprendo
che
nel
fervore
delle
pugne
ci
s
'
inebrii
più
che
se
prendessimo
parte
a
una
scena
d
'
amore
e
di
ardentissimo
amore
,
ma
,
quando
tutto
ritorna
nella
solita
calma
;
quando
girando
gli
occhi
non
vedi
che
informi
ammassi
di
carne
che
saran
putrefatti
tra
poco
,
e
che
poco
tempo
fa
sentivano
,
amavano
,
speravano
;
quando
ripensi
al
dolore
,
alla
disperazione
di
migliaia
di
madri
e
di
vedove
,
se
non
detesti
questa
macelleria
d
'
innocenti
,
questa
violazione
delle
più
care
affezioni
e
dei
legami
più
sacri
,
bisogna
dire
che
la
natura
ti
ha
dotato
di
un
cuore
di
pietra
!
..
I
Chinesi
,
che
noi
abbiamo
avuto
il
coraggio
di
chiamar
barbari
sino
a
questi
ultimi
tempi
,
fino
dall
'
età
più
lontane
,
come
ci
dice
Laotsu
,
imponevano
ai
loro
generali
di
mettersi
in
lutto
,
appenachè
avevano
vinto
una
battaglia
:
noi
che
ci
si
becca
il
titolo
di
umanissimi
e
di
civilizzati
inalziamo
sulle
nostre
piazze
monumenti
ai
generali
,
anche
quando
hanno
perduto
,
purché
abbiano
tirato
a
far
ciccia
.
Evviva
la
civiltà
!
Entrati
in
Digione
,
con
grandissima
nostra
sorpresa
,
trovammo
aperte
tutte
le
botteghe
;
andammo
alla
solita
trattoria
...
era
quasi
deserta
;
quanti
di
quelli
che
erano
soliti
a
frequentarci
non
avevano
lasciato
la
vita
,
nel
breve
volgere
di
otto
o
dieci
ore
!
...
Ogni
persona
che
entrava
,
erano
domande
,
grida
di
sorpresa
,
strette
di
mano
:
e
solamente
allora
si
cominciava
a
forza
di
racconti
a
sapere
gli
episodi
gloriosi
del
combattimento
,
le
perdite
che
avevamo
subito
,
l
'
andamento
preciso
della
battaglia
.
-
Il
tale
...
?
domandava
qualcuno
;
è
morto
,
gli
si
rispondeva
;
e
il
tale
altro
?
...
Morto
anche
lui
...
e
tutti
a
sforzarci
a
sorridere
per
far
gli
uomini
forti
,
ma
il
sorriso
moriva
sul
labbro
e
ci
si
sentiva
invece
un
groppo
alla
gola
che
ci
faceva
discorrere
stentatamente
,
e
avremmo
pianto
così
volentieri
,
se
il
pianto
non
fosse
qualificato
per
una
debolezza
da
donnicciole
.
Le
guide
del
generale
Bossak
ci
annunziarono
la
morte
di
questo
eroico
figlio
della
Polonia
;
come
erano
commosse
via
via
che
procedevano
nel
loro
racconto
!
Non
era
un
superiore
quello
che
avevano
perduto
,
era
un
fratello
:
Bossak
aveva
voluto
dar
loro
di
sua
tasca
ogni
giorno
il
doppio
della
paga
che
le
ricevevano
dal
corpo
;
ogni
giorno
le
voleva
a
mensa
con
lui
;
il
primo
dell
'
anno
fe
'
loro
presente
di
qualche
marengo
:
una
volta
che
la
brigata
mancava
di
viveri
provvide
,
sempre
a
sue
spese
,
affinchè
nessuno
soffrisse
la
fame
.
La
democrazia
faceva
una
perdita
irreparabile
con
la
morte
di
lui
;
figlio
di
una
delle
più
illustri
famiglie
Pollacche
,
si
era
posto
a
capo
della
rivoluzione
nel
1864
,
ed
esule
in
Svizzera
confezionava
le
cartoline
da
spagnolette
,
tanto
per
tirare
avanti
onoratamente
la
sua
famigliola
.
Appenachè
seppe
esser
la
Francia
divenuta
repubblica
,
si
mise
a
di
lei
servizio
,
e
nella
mattina
di
questo
giorno
glorioso
,
spintosi
alla
testa
di
una
ventina
di
guardie
mobili
,
più
arditamente
di
quello
che
sogliono
fare
tutti
i
generali
,
aveva
incontrato
la
morte
,
suggellando
col
sangue
la
sua
vita
esemplare
.
Verso
le
dieci
io
volli
ridurmi
a
casa
:
la
stanchezza
mia
è
indescrivibile
;
appena
in
strada
incontrai
i
Carabinieri
Genovesi
:
saranno
stati
una
trentina
;
gli
Spagnoli
che
li
seguiano
erano
tutt
'
al
più
venticinque
:
quante
vittime
in
quella
giornata
:
quante
nazioni
non
affratellava
quel
sangue
generoso
sparso
in
prò
di
una
repubblica
!
Arrivato
a
casa
,
mi
scinsi
la
sciabola
:
non
guardai
nemmeno
una
vecchia
bottiglia
che
ci
aveva
apprestato
la
padrona
di
casa
,
meditai
molto
,
riandai
tutti
i
più
piccoli
episodii
della
strage
a
cui
avevo
assistito
,
poi
cominciai
ad
appisolarmi
e
un
benefico
sonno
mi
tolse
alle
ansie
,
alle
dolorose
.
ricordanze
,
alle
considerazioni
più
o
meno
filosofiche
.
«
La
gioia
dei
profani
È
un
fumo
passeggier
.
»
Mi
desto
di
soprassalto
è
sento
di
nuovo
suonar
delle
trombe
;
credo
sul
principio
che
ciò
non
sia
che
un
giuoco
della
mia
alterata
immaginazione
:
aguzzo
l
'
orecchio
,
vò
alla
fine
-
stra
,
la
schiudo
...
Non
ci
è
che
dire
...
sono
trombe
che
ci
chiamano
un
'
altra
volta
a
raccolta
-
Ci
siamo
,
dico
tra
me
e
non
senza
imprecazioni
,
mi
ricingo
la
durlindana
e
scendo
in
mezzo
alla
via
.
Doveva
esser
suonata
di
poco
la
mezzanotte
.
I
soldati
si
avviano
verso
la
stazione
;
io
tenni
lor
dietro
.
-
Che
ci
è
?
-
I
Prussiani
si
avanzano
...
hanno
avuto
rinforzi
.
-
O
non
si
erano
ritirati
?
-
Sì
...
ma
ora
ritornano
.
-
E
noi
?
-
Si
batte
in
ritirata
.
-
È
impossibile
...
Garibaldi
si
farà
ammazzare
ma
non
vorrà
dar
loro
questa
soddisfazione
.
-
Eppure
vedrete
...
vi
dico
che
si
va
a
Lione
.
-
Smettete
,
pazzo
!
-
Non
è
vero
!
-
Se
hai
paura
,
và
a
letto
.
-
È
impossibile
!
...
Insomma
a
forza
di
queste
discussioni
,
si
era
giunti
al
cimitero
che
è
quasi
difaccia
alla
ferrovia
.
Lì
trovammo
Garibaldi
in
carrozza
,
tutto
lo
stato
maggiore
e
alcuni
battaglioni
schierati
.
Degli
scorridori
prendevano
la
via
onde
attinger
notizie
,
o
recar
dei
dispacci
.
Il
freddo
era
tremendo
;
tutti
si
batteva
i
denti
,
ci
si
strisciava
le
mani
,
si
passava
infine
un
quarto
d
'
ora
più
climaterico
di
quello
di
Rabelais
.
Fortunamente
,
dopo
informazioni
ricevute
,
il
Generale
ci
rimandò
tutti
a
dormire
:
non
era
stato
che
un
'
equivoco
,
di
cui
noi
avevamo
pagato
le
spese
.
Mezz
'
ora
dopo
,
a
dir
molto
,
si
dormiva
di
nuovo
tranquillamente
.
CAPITOLO
XV
.
Quattro
ore
di
sonno
,
e
poi
via
di
corsa
in
quartiere
:
quelli
erano
giorni
che
si
poteva
affermare
di
essere
esempii
viventi
della
teoria
di
là
da
venire
,
del
moto
perpetuo
.
La
nostra
scuderia
aveva
due
nuovi
ospiti
;
due
cavalli
che
Mecheri
e
Ghino
Polese
avevano
preso
sul
campo
:
questi
due
giovani
,
il
giorno
innanzi
,
distaccandosi
con
tre
o
quattro
altri
da
noi
,
erano
corsi
in
prima
fila
,
ed
avevano
ottenuto
dai
presenti
gli
elogii
più
ampi
per
il
loro
sangue
freddo
e
il
loro
coraggio
:
Ghino
,
da
quel
capo
ameno
che
era
,
tra
una
scarica
e
l
'
altra
,
nel
turbinio
dello
palle
faceva
un
minuetto
,
destando
unanimi
sorrisi
d
'
ammirazione
...
non
dico
di
più
,
perché
non
si
abbia
a
dire
che
l
'
amicizia
ha
potere
di
convertir
noialtri
scapati
in
società
di
mutua
ammirazione
;
chi
li
ha
veduti
non
potrà
dire
che
come
me
:
con
loro
fu
ferito
assai
gravemente
il
nostro
caporal
furiere
Pianigiani
,
giovinetto
Livornese
quasi
bambino
,
ma
che
per
fermezza
poteva
dar
dei
punti
a
un
vecchio
militare
;
il
Mattei
,
guida
pur
egli
,
fu
ferito
a
una
coscia
da
un
colpo
di
mitragliatrice
,
mentre
si
disponeva
ad
andare
all
'
attacco
.
Raggranello
altri
ragguagli
del
giorno
innanzi
:
delle
quindici
guide
che
si
erano
mosse
a
piedi
col
tenente
Ricci
,
due
erano
morte
e
sette
ferite
:
il
nostro
deposito
avea
dato
il
suo
contingente
alla
carneficina
.
Nella
nottata
due
nostri
caporali
,
Luperi
e
Aribaud
avevan
fatto
prigioniero
il
nipote
del
generale
Werder
,
che
si
era
addormentato
in
una
casetta
.
Mi
si
parla
di
un
Romagnolo
,
Salvadore
Caimi
,
che
,
giacente
in
letto
all
'
ospedale
,
e
dato
per
spacciato
da
medici
,
essendo
afflitto
da
perfidissimo
vaiolo
,
all
'
udire
il
cannone
saltò
giù
,
si
rinpannucciò
alla
meglio
,
e
corse
in
prima
fila
,
ove
morì
,
ma
non
colpito
da
palla
:
tutti
hanno
da
raccontare
qualche
eroismo
che
hanno
veduto
,
qualche
atto
di
valore
di
cui
furono
parte
:
manco
male
,
non
avranno
più
il
coraggio
di
dire
che
gli
Italiani
non
si
battono
!
I
preti
,
strano
a
dirsi
erano
stati
pel
contegno
loro
ammirabili
;
alcuni
signori
dei
paesi
a
noi
vicini
si
erano
mescolati
ai
soldati
,
ed
alcuni
erano
caduti
vittime
del
loro
amore
di
patria
.
Se
la
perdita
di
molti
nostri
compagni
ci
faceva
essere
di
malumore
,
ci
era
anche
di
che
rifarsi
la
bocca
!
Ci
pongono
in
libertà
,
raccomandandoci
di
non
scostarsi
tanto
dal
quartier
generale
:
approfitto
di
questo
intermezzo
per
recarmi
a
far
visita
al
ferito
Stefani
;
la
ferita
era
leggerissima
,
e
lo
avevano
di
nuovo
portato
nella
sua
casa
,
che
serviva
anche
d
'
ambulanza
.
Ci
trovai
mio
fratello
,
diversi
della
compagnia
Genovese
;
tutti
seduti
intorno
al
fuoco
facevano
piani
di
guerra
,
discutevano
i
comandi
del
giorno
avanti
,
rammentavano
i
morti
,
godevano
ed
erano
sorpresi
di
averla
scapolata
e
giuravano
che
fuoco
indiavolato
,
come
quello
sotto
Talant
era
più
che
impossibile
,
avesse
di
nuovo
a
farsi
sentire
.
Vollero
di
riffa
che
io
facessi
una
corrispondenza
per
un
giornale
di
Firenze
e
tutti
ci
vollero
mettere
lo
zampino
....
immaginatevi
che
brodo
lungo
la
venne
a
riuscire
,
e
come
mostrasse
eloquentemente
che
chi
la
scriveva
non
era
un
Montecuccoli
,
nè
un
Napoleone
....
pure
ci
sembrò
un
capolavoro
di
descrizione
,
una
vera
pagina
di
dottrina
strategica
...
ci
si
contentava
di
tanto
poco
,
dopo
una
batosta
così
indiavolata
!
A
interrompere
la
nostra
ammirazione
,
capita
in
mezzo
a
noi
,
come
una
bomba
,
il
Piccini
;
aveva
l
'
amico
un
viso
di
tramontana
da
metterci
i
brividi
addosso
e
non
aveva
torto
;
partito
a
bruzzico
insieme
al
Baldassini
per
rinvenire
il
cadavere
del
suo
già
indivisibile
Rossi
,
per
quanto
avesse
frugato
,
gli
era
stato
impossibile
effettuare
questo
disegno
;
nelle
sue
investigazioni
il
giovine
Garibaldino
erasi
spinto
tanto
in
avanti
,
che
si
era
in
una
strada
incontrato
con
una
squadra
di
Prussiani
,
che
gli
aveva
fatto
una
scarica
addosso
,
scarica
alla
quale
con
favoloso
coraggio
aveva
risposto
con
due
o
tre
colpi
,
rimanendo
illeso
proprio
per
uno
di
quei
miracoli
del
caso
che
non
si
sanno
spiegare
.
A
quel
che
ci
diceva
,
anche
in
quel
giorno
avremmo
avuto
battaglia
sicura
;
confermò
questa
idea
anche
l
'
amico
Mecheri
,
che
andato
a
Fontain
a
restituire
quel
cavallo
che
si
era
appropriato
il
dì
innanzi
,
aveva
udito
un
rumore
vivissimo
di
fucileria
agli
estremi
avamposti
.
Bisogna
confessare
che
queste
notizie
non
furono
accolte
con
molto
entusiasmo
da
noi
;
quel
giorno
avremmo
bramato
di
riposare
;
..
si
riposò
anche
Dio
,
secondo
i
cattolici
:
ma
pure
se
ci
fosse
l
'
ordine
,
se
Garibaldi
si
fosse
battuto
,
senza
essere
onnipotenti
come
il
Dio
dei
Cattolici
,
noi
eravamo
tomi
da
cacciar
la
stanchezza
e
di
fare
quello
che
dovevamo
fare
.
Andammo
però
alla
prefettura
.
Il
cortile
di
questa
dava
l
'
esattissima
idea
del
vestibolo
del
l
'
Inferno
di
Dante
;
non
mancavano
le
diverse
lingue
,
le
favelle
orribili
,
le
voci
alte
e
fioche
di
chi
dava
schiarimenti
,
di
chi
chiedeva
informazioni
,
di
chi
narrava
i
fatti
del
giorno
innanzi
,
nè
mancò
il
suon
di
mani
,
quando
comparve
la
nobile
figura
di
Garibaldi
sorridente
più
dell
'
ordinario
.
Montò
in
carrozza
svelto
,
come
ai
suoi
bei
tempi
e
montò
insieme
con
lui
,
secondo
il
solito
,
Basso
.
Ci
salutò
affettuosamente
;
poi
ci
disse
:
Oggi
avremo
vittoria
.
Parlò
Spagnuolo
con
due
o
tre
figli
d
'
Iberia
che
erano
poco
distanti
dal
nostro
gruppo
,
e
si
rallegrò
con
loro
per
lo
splendido
contegno
che
essi
avevano
tenuto
il
dì
innanzi
:
poi
i
cavalli
si
misero
al
trotto
,
il
generale
si
tolse
il
cappello
in
mezzo
alle
acclamazioni
,
e
,
partì
seguito
da
alcuni
ufficiali
di
stato
maggiore
.
Aveva
appena
oltrepassata
la
porta
che
un
colpo
dì
cannone
ci
annunziò
che
anche
per
quel
giorno
ci
si
era
.
I
Prussiani
,
mentre
potevano
attaccare
Digione
al
Nord
Ovest
,
la
dalla
Ferme
de
Poully
,
pianura
senza
la
minima
ombra
di
fortificazione
,
commettendo
un
'
errore
che
non
si
sa
comprendere
nei
vincitori
di
Sadowa
e
di
Sedan
,
si
ostinarono
a
tornare
all
'
attacco
di
Talant
,
precisamente
come
il
ventuno
.
La
brigata
Menotti
avveva
a
sostenere
adunque
l
'
attacco
e
il
degno
figlio
dell
'
eroe
dei
due
mondi
ebbe
tutti
gli
onori
di
quella
giornata
;
diverse
compagnie
di
Franchi
Tiratori
e
qualche
pezzo
d
'
artiglieria
avevano
durante
la
notte
rinforzate
le
file
che
dipendevano
da
lui
.
Le
legioni
Italiane
rimasero
in
seconda
fila
;
ma
varii
se
la
svignarono
alla
chetichella
dai
ranghi
,
e
corsero
tra
il
fischiar
delle
palle
e
l
'
imperversare
della
mitraglia
,
presentendo
quasi
che
la
vittoria
annunziata
da
Garibaldi
doveva
avere
la
più
ampia
realizzazione
.
I
colpi
dell
'
artiglierie
si
succedevano
senza
tregua
:
i
cittadini
non
se
ne
addavano
;
quel
giorno
tutti
avevan
fiducia
.
Materassi
e
Polese
erano
al
seguito
del
generale
,
io
,
Mecheri
,
Bocconi
pigliammo
a
piedi
la
via
e
ci
incamminammo
verso
Talant
.
Al
principiar
della
strada
incontraMO
il
maggior
Sartorio
che
provvedeva
a
che
fossero
presto
recate
a
compimento
molte
barricate
che
s
'
inalzavano
da
operai
,
requisiti
a
tale
scopo
.
Era
una
vera
giornata
di
primavera
:
il
sole
era
splendido
,
senza
una
nuvola
il
cielo
:
i
due
paesetti
di
Fontain
e
Talant
,
con
le
due
vaghe
colline
,
staccavano
sul
fondo
azzurro
del
cielo
e
invitavano
più
a
godere
di
quell
'
aria
purissima
,
e
ad
inebriarsi
in
quell
'
oceano
di
luce
che
ad
andare
a
scannarsi
.
Splendi
pure
,
con
tutta
la
potenza
degli
animatori
tuoi
raggi
,
o
ministro
maggiore
della
madre
natura
,
oggi
almeno
rischiarerai
il
trionfo
della
Libertà
!
A
poco
più
di
mezzo
chilometro
dalla
città
,
vedemmo
cinque
o
sei
cavalli
morti
;
da
uno
di
questi
si
partiva
una
striscia
di
sangue
,
che
,
come
la
mistica
colonna
che
guidò
nel
deserto
gli
Isrealiti
,
doveva
guidare
i
nostri
passi
fino
a
Talant
.
A
piè
della
scala
di
una
casuccia
,
vedemmo
steso
morto
un
giovine
Garibaldino
;
un
campagnolo
ci
mostrò
una
lettera
che
aveva
trovato
nelle
di
lui
tasche
...
era
una
lettera
della
sua
mamma
;
la
povera
donna
sperava
di
riabbracciare
suo
figlio
nelle
feste
di
Ceppo
:
la
data
di
quella
lettera
era
di
novembre
ed
il
giovine
l
'
aveva
tenuta
sul
cuore
tutto
quel
tempo
!
Arrivammo
alle
nostre
batterie
;
il
fumo
impediva
di
poter
scorgere
ciò
che
avveniva
nel
versante
a
noi
sottoposto
;
un
ronzio
impertinente
di
palle
ci
rendeva
avvertiti
che
i
nemici
non
erano
molto
lontani
.
Garibaldi
,
MeNotti
,
Bizzoni
,
Sant
'
Ambrogio
in
quel
momento
eran
là
.
Troviamo
lo
Strocchi
che
ci
avevano
dato
per
ferito
,
lo
abbracciamo
e
si
aggiunge
con
noi
.
Il
Generale
era
sceso
di
carrozza
,
esaminava
i
tiri
dell
'
artiglieria
e
dava
consigli
agli
artiglieri
.
Uno
di
marina
,
che
faceva
il
servizio
ai
pezzi
,
puntò
due
volte
il
cannone
e
fece
due
tiri
ammirevoli
:
le
nostre
perdite
erano
fin
allora
pochissime
e
i
nostri
nemici
,
non
che
avanzare
,
perdevano
di
momento
in
momento
terreno
;
allora
fu
comandata
la
carica
alla
baionetta
.
I
Franchi
tiratori
si
lanciarono
,
come
leoni
,
all
'
attacco
:
due
zuavi
li
procedevano
di
qualche
passo
,
agitando
,
a
mò
di
bandiera
,
i
guidoni
delle
compagnie
a
cui
erano
stati
ascritti
.
Il
momento
era
sublime
!
Il
fumo
si
era
dileguato
ed
il
sole
ripercotendo
i
suoi
raggi
sugli
elmi
dei
nostri
avversari
,
faceva
apparire
qua
e
là
dei
subiti
guizzi
di
luce
,
da
farteli
scambiare
per
lampi
.
Un
gridìo
continuo
,
entusiastico
,
un
prorompere
di
fucilate
...
eppoi
i
soldati
di
re
Guglielmo
,
pestati
,
inseguiti
colla
baionetta
alle
reni
,
abbandonavano
a
rotta
di
collo
il
campo
di
battaglia
,
seminando
il
terreno
di
fucili
,
d
'
elmi
,
di
feriti
e
di
morti
,
e
ritirandosi
per
tre
chilometri
buoni
:
tra
gli
altri
trofei
furono
presi
sette
fuRgoni
d
'
ambulanza
del
valore
di
circa
novantamila
franchi
.
Il
bravo
colonnello
Lhoste
però
,
caricando
arditamente
alla
testa
dei
suoi
audaci
Franchi
Tiratori
veniva
mortalmente
ferito
.
La
battaglia
era
compiuta
,
la
vittoria
aveva
sorriso
all
'
indomito
coraggio
,
allo
slancio
più
che
umano
dei
volontari
della
repubblica
.
Tornammo
subito
indietro
per
annunziare
la
grata
novella
;
quale
non
fu
la
nostra
maraviglia
,
quando
,
fatti
pochi
passi
dal
campo
,
incontrammo
delle
signore
che
si
erano
spinte
arditamente
fino
lassù
;
signore
che
infangavano
nelle
pozzanghere
i
loro
stivaletti
aristocratici
e
che
ci
salutavano
sventolando
i
fazzoletti
,
sorridendoci
con
un
'
angelica
grazia
.
Non
era
gioia
,
non
era
entusiasmo
quello
da
cui
era
presa
Digione
la
sera
del
ventidue
...
era
ebbrezza
,
delirio
:
a
mezzo
chilometro
dalla
città
era
già
affollata
la
via
;
donne
vecchi
,
ragazzi
ci
saltavano
al
collo
,
ci
prendevano
tra
le
mani
la
testa
ci
sollevavano
dal
peso
delle
anni
,
ci
insegnavano
l
'
un
l
'
altro
,
gridando
a
squarciagola
:
Vive
les
Galibardiens
,
vive
Galibardi
,
vive
l
'
Italie
.
Ci
portavano
quasi
in
collo
dal
mezzo
di
strada
nelle
trattorie
,
e
lì
ci
offrivano
da
bere
,
nè
ci
era
versi
di
rifiutarlo
;
da
ogni
parte
strette
di
mano
,
da
ogni
parte
baci
:
«
come
sono
giovani
»
si
sentiva
ripeter
da
una
parte
;
son
dei
bravi
soldati
,
si
ripeteva
dall
'
altra
...
oh
!
divini
momenti
,
oh
!
dolci
soddisfazioni
di
chi
compie
un
dovere
,
capaci
di
riabilitare
la
persona
più
turpe
,
capaci
di
fare
un
eroe
del
più
pusillanime
.
Ma
echeggia
un
grido
potente
,
non
interrotto
,
che
fa
rintronare
da
un
capo
all
'
altro
la
strada
;
le
finestre
si
spalancano
con
forza
;
le
vecchie
,
rimaste
uniche
in
casa
,
si
affacciano
,
si
spenzolano
,
agitano
le
loro
pezzole
;
un
fremito
nuovo
di
gioventù
rianima
quelle
fibre
affralite
dagli
anni
:
non
è
il
vincitore
d
'
ingiuste
battaglie
quello
che
passa
,
è
l
'
apostolo
delle
cause
giuste
,
è
il
propugnatore
dell
'
umanità
,
è
l
'
eroe
leggendario
,
l
'
uomo
incorrotto
che
con
un
pugno
di
ragazzacci
fa
retrocedere
i
soldati
che
han
fatto
tremare
l
'
Europa
...
è
Garibaldi
.
-
Viva
Garibaldi
-
Gridano
tutti
,
e
popolani
,
soldati
si
buttano
verso
di
lui
,
vanno
quasi
sotto
i
cavalli
e
le
rote
della
carrozza
:
tutti
vorrebbero
stringergli
la
mano
,
tutti
vorrebbero
divorarlo
dai
baci
!
-
Gridate
:
viva
la
repubblica
-
Grida
il
buon
vecchio
-
e
non
sa
riparare
a
salutare
,
e
sorridere
.
I
soldati
che
tornano
hanno
tutti
un
'
elmo
,
un
fucile
preso
ai
Prussiani
;
un
giovinetto
ha
un
piffero
e
fischia
un
'
arietta
in
mezzo
agli
applausi
di
tutti
.
Passano
dei
prigionieri
;
tutti
gli
guardano
,
ma
nessuno
alza
un
grido
...
il
popolo
sente
la
generosità
per
istinto
!
Per
tutte
le
piazze
è
baldoria
:
per
tutto
si
canta
,
si
grida
,
si
applaude
:
sulla
piazza
del
teatro
si
da
fuoco
persino
a
dei
mortaletti
:
la
fiducia
generale
è
rinata
;
gli
elmi
dei
Prussiani
coll
'
annesso
parafulmine
fanno
le
spese
di
tutta
la
sera
;
contento
dell
'
oggi
,
nessuno
cura
il
domani
e
tutti
dimenticano
l
'
ieri
.
Si
va
a
portare
il
fausto
annunzio
allo
Stefani
;
sul
principio
credeva
che
si
scherzasse
:
gli
avevano
nientemeno
dato
a
bere
che
si
trattava
di
fare
una
capitolazione
e
che
i
Prussiani
si
avanzavano
verso
Digione
a
marcia
forzata
.
Io
era
stanco
morto
:
tutte
quelle
emozioni
,
tutte
quelle
fatiche
mi
avevano
prostrato
:
mi
pareva
che
la
vita
mi
sfuggisse
ed
in
camera
del
mio
amico
ferito
ebbi
un
trabocco
di
sangue
.
-
O
guardiamo
,
se
dopo
che
ti
han
risparmiato
la
palle
,
vieni
qui
a
far
la
morte
della
signora
delle
Camelie
?
Mi
disse
il
Materassi
,
che
non
si
reggeva
più
dalla
fatica
,
essendo
stato
in
giro
tutta
la
notte
,
e
a
cavallo
tutto
il
giorno
.
-
Non
gli
risposi
,
perché
quest
'
ultimo
incidente
mi
faceva
uscir
proprio
dai
gangheri
.
Cheto
,
cheto
me
ne
andai
e
neppur
mezz
'
ora
dopo
mi
sdraiavo
sul
letto
.
CAPITOLO
XVI
.
Per
quanto
facessi
,
mi
fu
impossibile
in
quella
nottata
il
provare
un
poco
di
sonno
.
La
testa
mi
ardeva
,
la
febbre
in
certi
momenti
mi
procurava
la
celeste
voluttà
del
delirio
;
ora
mi
pareva
di
essere
in
mezzo
alla
mischia
,
di
vedere
i
nostri
giovani
battaglioni
avanzarsi
,
sgominare
le
schiere
nemiche
,
ed
annusavo
a
piene
narici
il
simpatico
odor
della
polvere
,
e
m
'
inebriavo
ai
mille
episodii
di
un
combattimento
e
di
una
vittoria
;
ora
mi
pareva
di
essere
tornato
in
mezzo
ai
miei
cari
,
e
li
vedevo
a
me
d
'
intorno
,
raccolti
,
pendere
ansiosi
dai
miei
labbri
,
interessarsi
alle
vicende
delle
battaglie
,
alle
storie
che
raccontavo
e
vedevo
brillar
delle
lacrime
,
spuntar
dei
sorrisi
....
.
Finalmente
venne
il
mattino
,
e
parve
che
la
luce
,
come
fugava
le
tenebre
,
fugasse
da
me
i
vaneggiamenti
della
immaginazione
malata
.
Mi
alzai
ed
uscii
;
quelli
non
mi
sembravano
giorni
da
poltrir
sulle
piume
.
A
tutte
le
cantonate
della
città
era
affisso
un
'
ordine
del
giorno
di
Garibaldi
;
ordine
del
giorno
nel
quale
l
'
illustre
comandante
dei
volontarii
,
nonché
inorgoglirsi
ai
fumi
delle
vittorie
e
proclamare
i
suoi
soldati
per
eroi
,
raccomandava
a
loro
di
moderare
la
foga
dei
dì
passati
,
di
non
attaccare
in
massa
il
nemico
,
ma
sì
in
pochi
,
alla
spicciolata
,
e
spronava
in
special
modo
gli
ufficiali
ad
adempiere
un
poco
di
più
il
proprio
dovere
.
Alla
porta
del
quartiere
delle
Guide
,
vidi
il
Materassi
che
scendeva
da
cavallo
;
mi
accolse
a
braccia
aperta
e
mi
mostrò
delle
bottiglie
di
vino
generoso
,
urlando
:
Ecco
lo
specifico
per
la
tua
malattia
!
Quel
vino
era
stato
trovato
nelle
ambulanze
PrussianE
e
doveva
far
le
spese
di
un
mattiniero
banchetto
che
imbandimmo
lì
sul
tamburo
.
Era
mezzogiorno
e
,
malgrado
tutte
le
dicerio
,
si
cominciava
a
credere
che
per
quel
giorno
gli
oppressori
della
Francia
non
ci
avrebbero
molestato
.
Finito
il
pasto
,
ce
ne
andammo
tutti
a
trovare
lo
Stefani
;
dopo
poco
che
eravamo
entrati
nella
di
lui
camera
,
mi
si
cominciò
ad
abbagliare
la
vista
,
sentii
al
palato
un
sapore
di
sangue
,
tossii
a
più
riprese
e
caddi
sfinito
sopra
il
divano
.
Non
so
quanto
stessi
in
quello
stato
in
cui
più
non
sentivo
la
vita
:
quando
cominciai
a
comprender
qualchecosa
tuonava
il
cannone
,
e
lo
Stefani
,
mezzo
vestito
,
stava
per
alzarsi
da
letto
.
-
Si
son
riattaccati
?
..
Domandai
-
Altro
che
riattaccati
!
..
Affacciati
alla
finestra
e
guarda
,
Guardai
...
confesso
di
non
aver
mai
assistito
a
un
così
sconfortante
spettacolo
!
..
La
gente
scappava
a
rotta
di
collo
per
tutte
le
vie
;
le
porte
si
chiudevano
ermeticamente
;
le
finestre
erano
pure
ermeticamente
tappate
;
ogni
poco
qualche
guardia
nazionale
,
o
senza
fucile
,
o
senza
cappello
,
traversava
a
passo
accelerato
davanti
a
noi
,
battendosi
il
capo
,
proferendo
gridi
di
lamento
o
d
'
imprecazione
;
donne
piangenti
che
si
portavano
dietro
i
bambini
,
carri
che
si
caricavano
,
ufficiali
d
'
intendenza
che
a
gran
passi
si
avviavano
in
direzione
del
quartier
generale
....
-
Ma
dunque
siamo
in
completa
disfatta
?
-
Dissi
trA
me
,
e
inpaziente
,
colla
più
dolorosa
angoscia
nell
'
anima
,
col
dubbio
che
mi
torturava
il
cervello
,
presi
la
mia
sciabola
,
ed
andai
anche
io
per
strada
,
deciso
di
correre
alla
prefettura
,
e
di
là
portarmi
sul
campo
.
Sulla
piazza
del
teatro
,
vidi
quattro
batterie
di
cannoni
guardate
da
due
o
tre
guardie
mobili
..
Erano
nuove
artiglierie
arrivate
allora
allora
dalle
fabbriche
di
Lione
e
del
Creusot
...
osservandole
bene
,
lo
si
sarebbe
agevolmente
compreso
,
ma
in
quel
momento
,
in
quell
'
esitazione
le
credei
anche
io
,
come
il
popolo
,
un
indizio
di
ritirata
.
Ma
donde
venivano
queste
paure
?
I
nostri
avevan
forse
perduto
?
..
No
;
come
vedremo
tra
poco
:
ma
alcuni
battaglioni
di
guardia
nazionale
presi
dal
panico
a
quel
terzo
assalto
dei
nostri
nemici
,
atterriti
anche
dal
numero
con
cui
questa
volta
si
erano
presentati
,
non
ascoltando
più
alcun
comando
,
avevano
retrocesso
,
e
,
siccome
,
valanga
erano
piombati
per
le
vie
della
città
,
travolgendo
coloro
che
volevano
impedire
questa
ignobile
fuga
e
facendo
nascere
l
'
allarme
e
lo
spavento
per
ogni
dove
.
I
Prussiani
,
avvedendosi
del
grave
errore
che
avevano
commesso
nei
giorni
antecedenti
,
e
pensando
forse
che
le
nostre
truppe
fossero
,
almeno
per
le
maggior
parte
,
agglomerate
in
Fontain
e
Talant
(
posizioni
contro
le
quali
essi
si
erano
rotte
le
corna
)
si
concentrarono
in
grandi
masse
e
prendendo
la
strada
di
Langres
si
spinsero
infino
al
castello
di
Poully
.
Garibaldi
aveva
ordinato
alla
brigata
Canzio
,
di
avanzarsi
verso
la
direzione
,
da
cui
venne
difatti
il
nemico
,
il
quale
,
fugati
ben
facilmente
i
mobilizzati
,
che
sparsero
poi
tanta
desolazione
in
città
,
erano
giunti
persino
ad
accerchiare
in
una
prossima
masseria
l
'
ardito
Ricciotti
,
che
coi
suoi
bravi
Franchi
Tiratori
,
faceva
una
resistenza
eroica
,
seminando
la
morte
tra
quelle
schiere
che
non
si
azzardavano
ad
assalirlo
e
tenute
a
rispettosa
distanza
dal
ben
nutrito
fuoco
di
fila
,
che
a
loro
opponevano
dalle
finestre
,
dalle
feritoie
,
dalle
siepi
questi
giovani
soldati
della
libertà
.
I
figli
di
Garibaldi
si
mostrarono
degni
del
loro
genitore
,
e
la
Francia
ha
da
serbar
eterna
memoria
del
loro
coraggio
,
delle
loro
abnegazione
,
dalla
loro
bravura
.
Le
bombe
solcavano
l
'
aria
,
già
impregnata
di
fumo
:
il
sibilo
delle
palle
non
avea
tregua
alcuna
;
i
carabinieri
Genovesi
,
i
cacciatori
di
Marsala
,
(
tutta
la
quinta
brigata
)
sdraiati
pei
campi
o
nelle
vicine
praterie
non
facevano
uso
alcuno
delle
armi
.
Canzio
osservava
impassibilmente
le
masse
nemiche
,
ed
ogni
tanto
andava
da
Garibaldi
,
con
cui
confabulava
.
Tutto
ad
un
tratto
guizza
,
come
un
lampo
dall
'
uno
all
'
altro
dei
militi
,
una
notizia
;
un
fremito
generale
si
comunica
di
fila
in
fila
,
come
,
se
tutti
quegli
uomini
subissero
l
'
influenza
di
una
pila
Galvanica
:
Canzio
concitato
,
col
viso
raggiante
,
si
alza
,
grida
a
tutti
i
suoi
uomini
:
Ricciotti
è
circondato
,
salviamolo
,
e
,
come
l
'
ultimo
dei
suoi
subalterni
,
si
lancia
eroicamente
alla
carica
.
La
cavalleria
Prussiana
si
schiera
in
ordine
di
battaglia
difaccia
ai
nostri
;
due
tiri
di
cannone
bene
aggiustati
bastano
a
metterla
in
fuga
,
prima
ancora
che
si
ponga
al
trotto
contro
di
noi
;
altri
colpi
a
mitraglia
sbaragliano
i
battaglioni
nemici
che
si
ammassano
,
si
urtano
,
si
infrangano
contro
la
masseria
,
le
cui
mura
sembrano
di
fuoco
;
i
Genovesi
,
i
cacciatori
di
Marsala
,
gli
Egiziani
,
gli
Spagnuoli
e
persino
due
battaglioni
di
mobilizzati
di
Saone
Loire
animati
dal
nobile
esempio
dei
volontari
,
si
spingono
dietro
il
prode
Canzio
alla
baionetta
,
gridando
viva
la
repubblica
,
viva
la
Francia
,
viva
Garibaldi
e
intonando
la
Marsigliese
e
l
'
inno
d
'
Italia
.
Che
spettacolo
imponente
...
al
solo
pensarci
si
provano
le
vertigini
,
e
quasi
si
crede
di
avere
assistito
a
una
fantasmagoria
.
La
brigata
Ricciotti
si
spinge
eroicamente
fuori
della
masseria
e
arditamente
dà
di
cozzo
nelle
file
Prussiane
:
da
tutte
le
parti
è
una
carneficina
terribile
;
i
cadaveri
si
addensano
sopra
i
cadaveri
;
là
affusti
di
cannoni
stroncati
,
qua
siepi
distrutte
,
alberi
sbarbicati
dal
terreno
;
per
terra
frantumi
di
bombe
,
pozze
di
sangue
,
ossa
scheggiate
,
rimasugli
schifosi
di
corpi
umani
;
i
Prussiani
non
possono
più
reggere
;
è
troppo
formidabile
l
'
urto
dei
nostri
soldati
e
non
che
compatte
colonne
di
uomini
,
sfonderebbe
le
muraglie
d
'
acciaio
.
Le
file
a
noi
dicontro
,
piegano
,
indietreggiano
,
si
sparpagliano
eppoi
si
danno
a
disperatissima
fuga
.
Tito
Strocchi
e
il
capitano
Rostain
di
Grenoble
,
raccolgono
allora
in
mezzo
ai
cadaveri
di
un
picchetto
che
avevano
sbaragliato
,
terminando
tutte
le
cariche
dei
loro
Spencers
,
sempre
tra
l
'
infuriare
delle
palle
nemiche
,
lo
stendardo
del
61
Reggimento
Guglielmo
;
reggimento
che
in
quel
giorno
fu
quasi
disfatto
.
Io
era
arrivato
poco
prima
dell
'
ultima
carica
;
uscito
appena
di
Digione
cominciai
a
imbattermi
in
mobilizzati
senza
il
più
piccolo
vestigio
d
'
armi
,
che
se
la
ritornavano
tranquillamente
in
città
:
fatti
pochi
passi
vidi
la
strada
tutta
seminata
di
sacchi
,
buttati
là
da
questi
prodi
onde
correr
meglio
e
scappare
:
poi
il
consueto
corteggio
di
feriti
e
di
vetture
d
'
ambulanze
:
e
il
capitano
Galeazzi
e
l
'
Orlandi
con
la
sciabola
in
pugno
,
e
con
due
o
tre
guide
che
piattonavano
i
fuggitivi
e
che
si
sforzavano
dì
rimandarli
al
lor
posto
:
finalmente
i
nostri
compagni
che
si
battevano
accanitamente
e
che
si
disponevano
all
'
attacco
.
Garibaldi
corse
subito
sul
luogo
dove
era
stata
definita
la
tremenda
tenzone
,
e
dove
era
accaduto
l
'
orrendo
macello
;
tutti
gli
furono
intorno
;
tutti
vollero
dire
qualchecosa
...
pochi
e
ben
pochi
furono
capaci
di
articolare
un
monosillabo
;
la
gioia
di
quel
momento
è
inesprimile
;
nessuno
sentiva
più
la
fatica
;
eravamo
tra
mucchi
immensi
di
morti
,
si
sentiva
qualche
fucilata
lontana
,
indizio
che
i
soldati
della
grazia
di
Dio
erano
molto
ma
molto
distanti
da
noi
e
che
se
la
battevano
disperatamente
:
avevamo
preso
una
bandiera
:
più
bella
vittoria
noi
non
la
potevamo
sperare
,
ed
ora
se
ne
aspirava
a
pieni
polmoni
tutta
la
voluttà
.
Perché
non
poterono
dividere
le
nostre
letizie
tanti
generosi
che
ora
giacevano
cadaveri
,
perché
non
le
doveva
dividere
il
buon
Ferraris
il
medico
del
generale
,
che
dopo
aver
recato
un
ordine
,
pochi
momenti
avanti
era
morto
?
Mentre
Garibaldi
,
dopo
aver
risposto
ai
più
vicini
,
stava
per
congedarsi
da
noi
e
tornare
in
Digione
,
una
scarica
quasi
a
bruciapelo
c
'
involse
tutti
in
un
turbine
di
proiettili
che
fortunatamente
non
colpirono
alcuno
.
Fu
fatto
voltare
la
carrozza
e
il
Generale
fu
fatto
immediatamente
ritirare
.
Da
chi
ci
veniva
fatta
quella
sorpresa
?
..
Io
non
lo
so
;
certo
che
gli
autori
ne
ebbero
poco
gusto
;
i
volontarii
si
gettarono
con
rabbia
verso
la
parte
da
cui
così
stranamente
eravamo
stati
salutati
,
e
probabilmente
altri
cadaveri
si
aggiungevano
ai
molti
che
ingombravano
il
circostante
terreno
.
I
Genovesi
e
i
cacciatori
di
Marsala
,
dovevano
pernottare
nelle
loro
posizioni
:
salutai
caramente
i
miei
amici
,
ed
appoggiato
al
braccio
di
uno
dei
Francs
chevaliers
de
Chautillon
piano
piano
me
ne
tornai
verso
la
città
,
persuaso
di
assistere
,
se
pur
era
possibile
,
ed
una
dimostrazione
e
ad
un
entusiasmo
maggiore
di
quelli
precedenti
.
Avevo
sbagliato
i
miei
calcoli
!
..
Si
aveva
un
bel
dire
ai
cittadini
che
avevamo
conquistato
una
bandiera
,
che
la
nostra
era
stata
una
completa
vittoria
,
che
i
Prussiani
erano
lontani
chi
sa
quante
miglia
,
oramai
lo
spavento
si
era
loro
infiltrato
nel
cuore
,
oramai
vedevano
le
cose
dietro
il
prisma
della
paura
:
poche
botteghe
si
riaprirono
;
pochissime
donne
si
azzardarono
a
far
capolino
dalle
finestre
;
difaccia
alla
Prefettura
e
alle
Mairie
vi
erano
i
soliti
capannelli
susurroni
,
insistenti
:
fu
insomma
necessario
che
il
Mair
facesse
battere
i
tamburi
a
tutte
le
cantonate
,
ed
ivi
dal
banditore
annunziare
ai
Digionesi
che
potevano
andare
a
letto
,
e
prender
sonno
tranquilli
,
poiché
I
Prussiani
erano
stati
respinti
su
tutta
la
linea
.
-
Dietro
questa
confortante
pubblicazione
,
ricominciammo
a
veder
del
movimento
per
le
strade
;
si
riaprirono
i
caffè
e
la
città
riprese
il
suo
aspetto
normale
.
CAPITOLO
XVII
.
Alla
mattina
del
ventiquattro
la
bandiera
Prussiana
fu
mostrata
a
tutte
le
truppe
e
suscitò
ovunque
l
'
entusiasmo
più
vivo
;
quella
bandiera
era
nuovissima
,
tutta
in
seta
,
magnifica
.
La
popolazione
Digionese
,
accortasi
dell
'
errore
meschino
in
cui
l
'
avevano
fatta
cadere
la
sera
precedente
alcuni
vigliacchi
,
non
si
restava
dal
magnificare
il
nostro
coraggio
ed
aumentava
verso
di
noi
di
dimostrazioni
affettuose
e
gentili
;
sapemmo
che
causa
principale
dello
sgomento
e
dell
'
allarme
era
stato
il
colonnello
dei
mobilizzati
dell
'
Alta
Savoja
,
che
al
primo
rumore
del
combattimento
,
era
corso
con
diversi
suoi
uomini
alla
ferrovia
,
e
lì
aveva
preteso
che
di
riffe
o
di
raffe
si
mettesse
in
pronto
un
convoglio
,
onde
partire
alla
volta
di
Lione
.
Tutto
ci
faceva
sicuri
che
i
Prussiani
non
avrebbero
riattaccato
;
i
nostri
amici
erano
all
'
avamposti
;
pensammo
bene
di
far
loro
una
visita
e
intanto
dare
un
'
occhiata
al
terreno
,
dove
poche
ore
avanti
erasi
combattuta
la
sanguinosa
battaglia
,
alla
quale
eravamo
stati
presenti
.
Qual
tremando
spettacolo
non
ci
offersero
quei
campi
!
Se
io
avessi
la
potenza
descrittiva
di
poterli
ritrarre
al
vero
,
farei
inorridire
i
lettori
...
fortuna
che
non
l
'
ho
,
e
così
risparmio
loro
un
'
emozione
ben
cruda
!
Il
più
sfegatato
paladino
della
guerra
,
ammenoché
non
fosse
un
mostro
,
non
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
fremere
davanti
a
quella
carneficina
autorizzata
dalle
così
dette
gente
civili
.
In
qualche
punto
i
cadaveri
erano
a
strati
;
pochi
i
nostri
,
moltissimi
quelli
Prussiani
;
i
Tedeschi
si
erano
battuti
come
eroi
;
nel
posto
dove
fu
rinvenuta
la
bandiera
si
contavano
uno
accanto
all
'
altro
più
di
novanta
cadaveri
,
tra
i
quali
quello
di
un
maggiore
;
la
prateria
,
la
strada
,
i
viottoli
erano
ingombri
di
elmi
,
di
fucili
,
di
sacchi
;
ogni
passo
che
noi
si
faceva
eravamo
sicuri
d
'
inciampare
in
un
morto
...
Quanta
gioventù
,
quanta
vita
dileguata
in
un
soffio
!
...
Erano
imberbi
adolescenti
,
uomini
tarchiati
;
tutti
avranno
lasciato
nelle
proprie
case
una
sposa
,
una
moglie
,
una
madre
:
queste
povere
donne
ogni
giorno
saranno
accorse
al
giungere
della
posta
,
avranno
divorato
coi
baci
le
righe
,
che
tra
le
fastidiose
occupazioni
del
campo
,
scrivevano
i
loro
cari
:
le
avranno
aspettate
anche
il
domani
quelle
benedette
righe
,
che
loro
facevano
spuntare
tra
ciglio
e
ciglio
una
lacrima
e
l
'
avranno
aspettate
invano
,
e
invano
anche
domani
,
e
così
via
di
seguito
per
chi
sa
quanto
tempo
,
eppoi
finiranno
col
vestirsi
a
bruno
,
col
piangere
,
col
pregare
,
coll
'
imprecare
a
chi
ordinò
,
a
chi
volle
,
a
chi
fece
la
guerra
:
ma
re
Guglielmo
sarà
salutato
imperator
di
Germania
,
ma
Napoleone
goderà
in
santa
pace
nei
beati
ozi
di
Londra
i
milioni
carpiti
alla
disgraziatissima
Francia
!
Oh
!
avessi
avuto
la
virtù
d
'
Ezzecchiello
!
Oh
avessi
potuto
trasfondere
la
vita
in
quegli
esanimi
corpi
!
...
Sorgete
,
avrei
voluto
gridare
con
voce
tuonante
,
sorgete
ed
imprecate
alle
arpie
coronate
,
ai
potenti
del
mondo
;
tornate
nelle
vostre
città
,
nei
vostri
villaggi
,
nelle
vostre
famiglie
,
predicate
che
si
ha
da
esser
tutti
fratelli
,
che
non
si
deve
sprecar
più
tanto
coraggio
per
soddisfare
l
'
ambizione
di
quelli
che
ci
opprimono
,
che
si
deve
abolire
il
macello
di
creature
innocenti
,
fatte
apposta
per
amarsi
tra
loro
,
l
'
une
all
'
altre
simpatiche
,
perché
legate
dal
santo
vincolo
della
sventura
...
Se
Traupmann
con
otto
omicidii
fece
rabbrividire
tutto
il
mondo
civile
,
perché
si
devono
dar
ghirlande
d
'
alloro
a
chi
,
a
sangue
freddo
,
ne
fa
sgozzar
centomila
?
E
mi
pareva
difatti
che
quei
morti
si
levassero
giganti
,
e
colle
braccie
poderose
scaraventassero
nel
vano
i
tarlati
troni
delle
tirannidi
umane
.
Garibaldi
traversò
la
via
in
carrozza
con
Canzio
;
i
due
illustri
e
prodi
soldati
,
arrivati
che
furono
al
punto
di
cui
parlo
,
furono
pur
essi
commossi
:
no
...
non
era
soddisfazione
,
come
dicevano
alcuni
,
quella
che
brillava
sui
loro
volto
,
io
credo
che
fosse
disgusto
.
Il
guerriero
è
inesorabile
,
quando
fischiano
le
palle
,
ma
è
commosso
al
vedere
le
prove
di
un
valore
,
che
il
caso
non
ha
compensato
,
ma
che
è
innegabile
.
Poco
distante
lì
avevan
passata
tutta
la
notte
i
Carabinieri
Genovesi
.
Piccini
ci
accolse
ridendo
...
Oh
!
la
bella
istoria
che
ho
da
contarvi
!
-
-
Raccontacela
.
-
In
poche
parole
vi
sbrigo
...
vedete
quella
casetta
?
...
Terminata
la
mia
guardia
sono
andato
lì
per
riposarmi
...
ci
erano
tre
Prussiani
morti
ed
io
mi
sdraiai
in
mezzo
a
loro
;
appena
steso
per
terra
,
è
inutile
che
vi
dica
,
che
attaccai
un
sonno
birbone
:
mi
ero
addormentato
di
poco
,
quando
mi
parve
sentirmi
girellare
d
'
intorno
,
non
mi
volli
scomodare
a
aprir
gli
occhi
,
e
il
calpestio
,
non
che
cessare
,
accresceva
:
una
mano
poco
delicatamente
si
posò
sul
mio
petto
,
mentre
un
'
altra
si
avvicinava
con
gran
celerità
alla
mia
tasca
;
mi
alzo
allora
,
come
di
soprassalto
e
do
un
grand
'
urlo
:
Chi
è
?
...
Non
sono
mica
morto
io
,
perché
mi
abbiate
a
frugare
!
...
Un
grido
disperato
e
una
fuga
generale
tenne
dietro
alle
mie
parole
:
seguii
i
fuggitivi
e
trovai
due
della
mia
compagnia
che
esercitavano
questo
mestiere
proficuo
sì
,
ma
schifoso
...
-
E
domandaste
loro
,
se
avevano
trovato
molta
roba
?
-
Sì
...
mi
risposero
anzi
che
tutti
quelli
che
avevano
frugato
avevano
in
tasca
la
bibbia
,
e
moltissimi
la
carta
geografica
.
Era
verità
:
nessun
bass
'
uffiziale
era
sprovveduto
della
carta
di
Francia
:
è
così
che
si
vincono
le
battaglie
,
e
non
come
si
fece
nel
beatissimo
regno
d
'
Italia
nella
vergognosissima
guerra
del
66
,
ove
le
carte
non
erano
conosciute
nemmeno
di
vista
dai
colonnelli
di
stato
maggiore
..
Dopo
avere
scambiato
qualche
altra
parola
partimmo
dalle
linee
dei
Genovesi
e
andammo
per
tornare
a
Digione
:
avevamo
fatti
appena
pochi
passi
,
che
sentimmo
dei
gemiti
poco
distanti
da
noi
:
questi
gemiti
venivano
da
una
specie
di
casaccia
che
era
al
principiar
di
una
viottola
:
quella
casaccia
non
doveva
servire
di
abitazione
ad
alcuno
,
nemmeno
in
tempo
di
pace
;
era
bassa
,
piccola
,
e
non
aveva
finestre
.
Il
desiderio
di
giovare
a
qualcuno
,
l
'
idea
che
forse
si
poteva
trovare
lì
qualche
amico
,
ci
fecero
entrare
risolutamente
in
quella
catapecchia
.
Sopra
una
barca
di
concio
vedemmo
all
'
incerta
luce
che
veniva
dalla
piccola
porta
,
un
'
involucro
di
carne
;
da
questo
partivano
i
lamenti
e
,
cosa
strana
,
questi
lamenti
non
ci
parvero
d
'
uomo
;
ma
che
lì
dentro
ci
fosse
una
donna
?
-
accesi
con
mano
tremante
un
fiammifero
,
mi
appressai
...
un
urlo
mi
partì
dalla
strozza
,
il
lume
mi
cadde
di
mano
,
chè
io
non
poteva
credere
a
ciò
che
mi
si
parava
davanti
;
era
,
purtroppo
,
una
povera
donna
colei
che
si
lamentava
in
tal
guisa
e
in
quella
povera
donna
io
riconobbi
Aissa
.
-
Aissa
,
Aissa
-
Le
dissi
e
fui
incapace
di
proferire
altre
parole
.
La
moribonda
mi
guardò
attentamente
,
direi
quasi
con
ostinazione
;
si
pose
una
mano
sul
cuore
,
come
per
reprimerne
i
palpiti
,
stiè
un
poco
senza
articolare
parole
,
poi
faticosamente
,
senza
riconoscermi
,
sussurrò
a
bassissima
voce
:
portatemi
fuori
!
Interrogai
con
un
'
occhiata
i
compagni
;
vedendo
com
'
essi
erano
propensi
ad
esaudire
quest
'
ultimo
voto
di
quella
bella
creatura
,
la
presi
amorevolmente
pel
capo
,
mentre
gli
altri
adagino
adagino
la
sollevarono
pei
piedi
,
e
la
deponemmo
su
di
un
praticello
,
dove
l
'
erbetta
era
tutta
ingemmata
dalle
stille
della
mattiniera
rugiada
,
e
dove
rimpercotevasi
un
vagabondo
rAggio
di
sole
,
che
si
era
fatto
strada
tra
le
nuvole
che
tutto
ingombravano
il
cielo
.
Aissa
era
rimasta
prostrata
;
gli
occhi
le
si
erano
chiusi
;
come
era
bella
!
...
Soffusa
di
un
pallore
che
faceva
apparire
le
di
lei
carni
di
cera
;
coi
magnifici
capelli
neri
disciolti
lungo
le
spalle
,
tu
l
'
avreste
creduta
l
'
angelo
della
grazia
e
della
bellezza
,
morto
esso
pure
in
tanto
turbinio
di
barbarie
!
Poco
più
sotto
del
cuore
,
uno
straccio
nell
'
abito
,
delle
goccie
di
sangue
rappreso
indicavano
dove
l
'
avesse
colpita
il
piombo
nemico
!
In
quell
'
istante
la
si
sarebbe
detta
già
morta
,
se
un
'
anelito
frequente
muovendo
ad
ogni
poco
il
busto
di
lei
non
avesse
ispirato
la
certezza
,
che
ancora
non
si
era
dileguato
il
soffio
animatore
di
quella
materia
.
La
discinsi
;
feci
portare
da
uno
dei
nostri
dell
'
acqua
:
con
questa
le
bagnai
ambe
le
teMpia
,
e
poi
colla
faccia
proprio
sopra
la
sua
,
mi
misi
a
spiare
il
momento
,
in
cui
ella
sarebbe
tornata
ad
essere
in
se
.
-
Chiamino
un
medico
!
...
Sentii
esclamare
una
voce
.
-
Bravo
-
Gridai
io
in
tuono
d
'
assentimento
,
ma
senza
muovermi
...
e
uno
in
fretta
e
furia
andò
per
il
medico
.
L
'
aria
fresca
rianimò
la
bella
dolente
;
Aissa
aprì
le
sue
luci
;
girò
lo
sguardo
per
le
circostanti
campagne
e
addiventò
pensierosa
:
in
quel
momento
forse
le
tornarono
in
mente
i
molti
fatti
del
lugubre
dramma
,
a
cui
ella
aveva
assistito
negli
ultimi
giorni
,
mi
osservò
lungamente
,
un
sorriso
sfiorò
le
di
lei
labbra
sbiancate
...
ella
mi
aveva
riconosciuto
.
-
Vedete
se
ho
bene
adempiuto
alla
promessa
che
io
vi
feci
a
Marsiglia
.
-
Ma
dove
siete
stata
ferita
?
-
Qui
...
-
La
rispose
accennandomi
,
dove
avevo
veduto
il
sangue
rappreso
.
-
Ed
è
grave
?
-
Io
credo
che
sia
mortale
...
lo
spero
Restai
annichilito
;
sperar
nella
morte
in
quell
'
età
,
con
quella
bellezza
,
con
quel
carattere
ardente
e
leggiero
che
tanto
mi
aveva
sorpreso
fino
dal
giorno
che
la
conobbi
!
...
Un
fremito
mi
aveva
invaso
ogni
fibra
,
volevo
persuadermi
di
assistere
ad
una
allucinazione
mentale
e
avrei
dato
la
mia
vita
,
pur
di
non
assistere
a
questo
tristissimo
episodio
,
che
doveva
avere
lo
scioglimento
in
faccia
ai
miei
occhi
.
-
A
che
mi
guardate
così
stranamente
?
-
con
voce
sempre
più
tremula
continuò
la
moribonda
-
Oh
!
lo
so
cosa
pensate
tra
voi
!
...
Me
lo
immagino
...
ma
se
sapeste
,
quanto
mi
sorride
il
lasciar
questa
vita
,
che
mi
opprime
come
la
camicia
di
forza
del
galeotto
...
-
Oh
!
quante
volte
ho
proposto
di
farla
finita
per
sempre
e
sul
più
bello
mi
è
mancato
il
coraggio
!
-
Ma
voi
non
morrete
-
Interruppi
io
-
voi
siete
sul
fiorire
degli
anni
,
siete
robusta
,
la
vostra
ferita
non
è
tanto
grave
...
-
È
mortale
..
lo
sento
!
...
Non
sprecate
le
vostre
cure
per
me
...
sentite
...
là
...
come
urla
quel
povero
soldato
ferito
...
vedete
,
scommetto
che
lui
ha
o
una
mamma
,
o
una
sposa
...
allora
si
soffre
a
lasciare
la
terra
,
ma
io
...
io
..
-
Voi
potrete
trovar
degli
amici
-
Degli
amici
?
!
..
Ma
dove
?
..
Ma
come
?
..
Ma
chi
?
..
-
Io
per
esempio
!
-
Voi
traverserete
il
mare
,
tornerete
in
mezzo
ai
cari
vostri
,
e
presto
,
come
tutti
gli
altri
,
vi
dimenticherete
di
me
...
Noi
donne
galanti
,
alla
moda
non
sappiamo
,
non
c
'
immaginiamo
neppure
l
'
amicizia
;
l
'
amicizia
richiede
del
cuore
e
a
noi
ce
l
'
hanno
strappato
i
signori
di
cui
siamo
i
giocattoli
.
Chi
ci
ha
mai
inculcata
la
santa
religione
dell
'
affetto
,
delle
fede
?
Chi
ci
ha
mai
rammentato
di
esser
donne
?
ripensando
al
passato
una
nube
qualche
volta
passava
sulle
nostre
fronti
...
«
Le
vostre
fronti
son
fatte
per
baci
e
per
i
diademi
,
»
ci
dicevano
i
felici
del
mondo
,
e
a
noi
diamanti
,
abiti
,
ricchezze
...
qualche
volta
la
miseria
degli
altri
ci
strappava
dal
ciglio
una
lacrima
.
«
i
vostri
occhi
non
son
fatti
per
piangere
,
son
fatti
per
brillare
di
voluttà
e
di
piacere
,
»
ci
ripetevano
i
nostri
adoratori
e
a
noi
le
inebrianti
emozioni
dell
'
orgia
.
L
'
artigiano
che
ci
disprezza
perché
colla
prostituzione
si
ha
quello
che
egli
non
giungerà
mai
ad
aver
col
lavoro
,
ci
addita
alle
sue
figlie
,
come
vampiri
,
come
mostri
e
queste
ci
salutano
colle
loro
fischiate
;
i
nostri
protettori
quando
si
son
sbizzarriti
con
noi
vanno
a
cercarne
delle
altre
,
noi
ricorriamo
a
spese
matte
,
a
piaceri
che
abbruciano
:
i
denari
van
via
,
e
viene
l
'
età
:
la
prima
grinza
fa
fuggire
l
'
ultimo
adoratore
e
...
e
...
se
non
morissi
qui
,
se
continuassi
a
vivere
,
tra
pochi
anni
,
obliata
da
tutti
,
morirei
nel
fondo
di
uno
spedale
...
eccolo
l
'
avvenire
di
noi
povere
colpevoli
coperte
d
'
oro
e
di
gemme
!
Fortuna
che
questa
palla
ha
troncato
tanta
colpa
e
tanta
miseria
!
..
Ve
lo
ripeto
,
ve
ne
scongiuro
....
andate
a
soccorrere
quel
povero
soldato
....
forse
potrete
risparmiare
un
gran
dolore
ad
una
povera
madre
,
pensate
alla
vostra
che
ora
prega
per
voi
in
Italia
...
Oh
se
avanti
di
morire
il
Cielo
volesse
concedermi
là
santa
voluttà
di
una
lacrima
!
Le
mani
d
'
Aissa
cominciavano
ad
agghiacciarsi
,
e
posandosi
sulle
mie
,
mi
producevano
la
medesima
impressione
,
come
quando
si
tocca
una
serpe
.
-
Oh
!
..
un
tempo
...
io
ve
lo
voglio
dire
...
un
tempo
io
non
era
cattiva
!
-
La
proseguì
con
tuono
più
flebile
-
Amai
troppo
,
credei
troppo
...
e
ne
ho
scontato
anche
troppo
la
pena
.
Ah
!
avessi
dato
retta
alla
mamma
...
fatemi
il
piacere
,
levatemi
dal
seno
,
la
crocellina
che
è
attaccata
a
questo
piccolo
nastro
.
,
ce
la
conservo
da
tanto
tempo
e
quando
i
miei
amanti
ci
ridevano
sopra
,
io
correva
a
nascondermi
e
la
baciavo
,
la
baciavo
colle
lacrime
agli
occhi
e
col
cuore
che
mi
si
stringeva
dalla
pena
...
vi
raccomando
di
lasciarmela
indosso
anche
quando
sarò
morta
:
è
il
più
caro
ricordo
che
io
abbia
...
l
'
ebbi
da
lei
,
una
sera
,
una
bella
sera
di
estate
:
eravamo
sull
'
aja
,
e
ci
era
stato
il
prete
a
benedire
il
ricolto
;
l
'
immagine
della
madonna
era
illuminata
,
un
'
andirivieni
di
lucciole
faceva
sembrare
illuminate
anche
le
siepi
,
i
contadini
cantavano
le
litanie
,
io
accarezzavo
il
vecchio
Bibi
perché
non
abbaiasse
;
la
mamma
,
finita
la
preghiera
,
mi
venne
vicina
,
mi
baciò
e
mi
attaccò
al
collo
questa
crocetta
...
da
quella
sera
non
lo
ho
più
abbandonata
e
quando
ero
per
darmi
in
braccio
alla
disperazione
,
quando
dentro
me
meditavo
qualche
vendetta
terribile
,
quando
avevo
commesso
una
colpa
,
guardavo
quella
crocetta
e
mi
tornavano
in
mente
l
'
aja
,
il
prete
,
le
litanie
,
il
vecchio
Bibi
,
i
bei
tempi
insomma
in
cui
ero
giovine
,
in
cui
ero
buona
,
e
vendetta
,
disperazione
,
come
per
incanto
,
sparivano
,
e
le
colpe
mi
sembravano
meno
gravi
,
perché
mi
sembrava
vedere
la
mamma
che
pregava
per
me
,
che
sorridente
additavami
il
cielo
...
quel
cielo
che
si
acquista
soltanto
coll
'
espiazione
,
e
colle
sofferenze
.
Lo
spirito
che
aveva
animato
quella
donna
a
proferire
il
lungo
discorso
,
via
via
che
la
parlava
sembrava
che
l
'
abbandonasse
;
l
'
affievolita
voce
,
il
faticoso
respiro
che
aveva
preso
tutte
le
parvenze
del
rantolo
mi
convinsero
che
ormai
niente
vi
era
da
sperare
,
che
oramai
gli
istanti
di
quella
vaga
creatura
erano
contati
!
La
squilla
della
vicina
parrocchia
di
Fontain
si
fè
modestamente
sentire
;
i
tocchi
di
quella
campana
mi
scesero
in
cuore
mesti
,
siccome
la
preghiera
pei
moribondi
:
traversò
il
viottolo
a
noi
vicino
una
vecchia
cenciosa
che
portava
per
mano
un
ragazzo
...
-
Nonna
-
disse
quest
'
ultimo
-
cosa
fa
tutta
quella
gente
sdraiata
?
-
Povero
bimbo
-
rispose
la
vecchia
-
quelli
che
vedi
son
morti
-
E
non
si
risveglieranno
mai
...
mai
più
?
...
Mai
più
!
Il
bambino
chinò
gli
occhi
e
poi
si
rimpiattò
nel
fossato
...
intanto
uno
stormo
di
corvi
volteggiò
intorno
a
noi
!
...
la
nonna
si
mise
in
ginocchio
e
pregò
:
il
fanciullo
urlava
e
piangeva
!
Uu
prete
col
brevario
sotto
il
braccio
si
avvicinò
,
quasi
pauroso
,
alla
moribonda
:
io
gli
additai
la
crocellina
che
essa
si
era
portata
alle
labbra
,
egli
se
ne
andò
,
al
soldato
che
era
per
morire
poco
distante
da
noi
,
ed
intuonò
ad
alta
voce
le
preci
dei
moribondi
.
Cessa
,
o
prete
,
dalla
stolta
cantilena
;
tu
per
il
primo
,
dando
un
'
occhiata
all
'
intorno
,
devi
convincerti
di
quanto
le
tue
preci
sono
bugiarde
!
Se
fossevi
un
Dio
,
potrebbe
egli
permettere
un
tanto
massacro
?
...
È
vero
che
voi
,
sacerdoti
l
'
avete
chiamato
Sabbaot
,
il
Dio
degli
eserciti
e
delle
battaglie
;
è
vero
che
a
lui
in
altri
tempi
avete
offerte
vittime
umane
;
è
vero
che
nel
suo
santo
nome
avete
fatto
sgozzare
dai
vostri
sicari
le
donne
e
i
fanciulli
a
Perugia
,
i
giovani
generosi
a
Mentana
,
i
padri
di
famiglia
nelle
mura
stesse
di
Roma
;
ma
è
vero
puranche
che
i
popoli
hanno
pieno
diritto
d
'
odiarlo
e
d
'
abbatterlo
,
schifati
alla
idea
delle
carneficine
che
voi
avete
perpetrato
nel
nome
di
lui
,
schifati
all
'
idea
del
privilegio
e
della
rapina
che
avete
benedetto
,
e
resi
sacri
sotto
la
protezione
di
questa
divinità
,
che
,
onnipotente
,
avrebbe
creato
il
male
.
O
prete
,
se
tu
fossi
convinto
,
agiresti
in
altra
maniera
:
cessa
adunque
dall
'
ipocrita
prece
:
noi
,
come
te
,
non
crediamo
al
tuo
Dio
!
Gli
stormi
dei
corvi
raddoppiavano
;
la
nebbia
sollevandosi
a
poco
a
poco
dall
'
estreme
linee
di
quell
'
estesa
pianura
aveva
offuscato
il
sole
e
i
grandi
alberi
della
strada
maestra
in
quell
'
incerto
barlume
sembravano
giganti
che
osservassero
con
fiero
cipiglio
quella
scena
d
'
orrore
:
dei
carrettoni
traversavano
innanzi
a
noi
,
come
una
triste
visione
di
mente
impaurita
;
questi
carrettoni
erano
colmi
di
cadaveri
e
i
carrettieri
,
sferzando
i
cavalli
,
fischiettavano
le
ariette
dei
villaggi
natii
;
ogni
tanto
qualche
lurida
faccia
,
tale
da
farti
ribrezzo
solamente
a
pensarci
,
appariva
in
mezzo
ai
solchi
,
nei
cespugli
,
tra
le
siepi
,
disopra
al
ciglione
dei
fossi
,
che
non
pochi
erano
quelli
che
giravano
per
frugare
i
cadaveri
.
Aissa
mi
strinse
forte
forte
la
mano
;
parve
che
a
furia
di
baci
volesse
divorare
la
crocellina
:
si
sforzò
di
richiamare
sulle
labbra
un
sorriso
e
gli
occhi
invece
le
si
empirono
di
lacrime
,
proferì
mestamente
:
a
rivederci
,
chinò
il
capo
,
sembrò
addormentarsi
,
e
si
addormentò
difatti
per
non
destarsi
mai
più
.
Il
bambino
si
era
fatto
animo
,
era
saltato
dal
fosso
ed
era
venuto
a
vederla
,
la
volle
toccare
con
infantile
curiosità
;
la
sentì
fredda
come
una
pietra
,
e
rimase
impietrito
;
il
prete
e
la
vecchia
continuavano
a
biascicare
orazioni
,
e
i
corvi
si
erano
tanto
a
noi
avvicinati
da
sfiorarci
il
capo
con
le
nerissime
ali
.
Nello
stesso
tempo
esalava
l
'
estremo
respiro
il
soldato
vicino
,
susurrando
a
fior
di
labbra
il
gentil
nome
di
Greetchein
.
Greetchein
!
...
Mi
passò
innanzi
alla
mente
la
poetica
creazione
di
Göethe
e
vidi
in
un
remoto
abituro
una
bionda
fanciulla
che
in
quel
momento
fissando
il
cielo
,
pregava
per
l
'
amico
lontano
e
che
già
pregustava
le
gioie
inenarrabili
di
un
sospirato
ritorno
,
che
l
'
affetto
immenso
di
vergine
suole
ispirare
fiducia
;
l
'
amico
lontano
muore
invece
esecrato
da
tutti
;
muore
in
terra
straniera
,
in
terra
che
egli
calpestò
vincitore
e
su
cui
battè
prepotentemente
la
sciabola
;
muore
proferendo
il
nome
di
lei
,
senza
che
alcuno
possa
portarle
questa
notizia
,
che
le
sarebbe
non
lieve
conforto
nelle
future
afflizioni
.
Vestiti
a
bruno
,
o
bionda
fanciulla
,
ed
impara
ad
esecrare
i
tiranni
:
vestiti
a
bruno
e
grida
insieme
con
me
:
Maledetta
la
guerra
!
Come
erano
belli
quei
due
cadaveri
!
...
Tutti
e
due
erano
morti
,
ispirandosi
a
reminiscenze
soavi
...
tutti
e
due
assorti
nell
'
ideale
sorridendo
eran
morti
!
...
Io
correva
dall
'
uno
all
'
altro
,
mi
chinavo
su
loro
,
li
contemplavo
,
avrei
voluto
trasfondere
nel
suo
corpo
il
mio
spirito
vitale
onde
di
nuovo
animare
tanta
gioventù
,
tanta
forza
,
tanta
bellezza
...
mi
sembrava
che
il
cervello
avesse
a
darmi
volta
:
i
miei
compagni
mi
trascinaron
via
a
forza
dal
triste
spettacolo
:
quando
rinvenni
dallo
stupore
aveva
fatto
più
che
mezza
strada
per
arrivare
a
Digione
.
La
febbre
mi
aveva
occupato
tutte
le
membra
.
-
Và
a
letto
-
Mi
dissero
.
-
Sì
-
Risposi
,
deciso
di
dare
ascolto
a
un
tal
consiglio
e
lasciai
gli
amici
.
Arrivato
appena
in
città
trovai
alla
porta
del
quartier
generale
Materassi
,
Piccini
e
alcuni
altri
.
-
Vieni
con
noi
-
Mi
dissero
.
-
E
dove
?
-
Si
va
a
vedere
i
morti
che
hanno
già
portato
in
città
chi
sa
che
non
rinveniamo
,
il
cadavere
di
qualche
amico
,
di
qualche
conoscente
.
Quantunque
la
scena
a
cui
ci
si
preparava
ad
assistere
offrisse
una
prospettiva
tutt
'
altro
che
ridente
in
special
modo
per
un
'
ammalato
,
come
ero
io
,
un
po
'
per
bruttissima
curiosità
(
ripeto
ai
lettori
che
io
non
bramo
di
farmi
meglio
di
quello
che
sono
)
un
po
'
per
non
sembrare
da
meno
degli
altri
,
un
po
'
per
una
vaga
speranza
di
ritrovar
forse
una
memoria
da
consegnare
ai
parenti
lontani
di
qualche
estinto
,
seguii
la
comitiva
che
si
accingeva
a
questa
visita
lugubre
.
Durante
il
tragitto
,
mi
fu
raccontata
la
storia
luttuosissima
del
capitano
dei
Franchi
Tiratori
,
rinvenuto
cadavere
e
tutto
bruciato
nel
castello
di
Poully
.
Garibaldi
aveva
ordinato
un
inchiesta
su
tale
nuova
barbarie
:
io
qui
non
voglio
discutere
,
nè
avrei
dati
bastanti
per
farlo
,
se
sieno
o
no
vere
le
spiegazioni
,
che
pretese
dare
il
Governo
Prussiano
con
una
nota
pubblicata
su
quasi
tutti
i
giornali
del
mondo
:
quello
che
è
certo
si
è
che
l
'
ufficiale
aveva
le
mani
legate
,
che
covoni
di
paglia
già
incendiati
erano
a
poca
distanza
da
lui
e
che
l
'
infelice
,
come
ben
si
può
osservare
dalla
fotografia
,
era
tutto
coperto
d
'
ustioni
,
all
'
infuori
del
capo
.
Con
ciò
non
intendo
lanciare
un
'
accusa
generale
a
tutto
il
popolo
Germanico
;
il
soldato
abbrutito
nella
caserma
,
a
qualunque
nazione
appartenga
,
spesso
e
volentieri
cessa
di
essere
un
uomo
per
addiventare
la
belva
la
più
sanguinaria
.
Passata
di
poco
la
porta
Sant
'
Apollinare
,
avanti
di
giungere
alla
barriera
vi
è
il
convento
dei
Cappucini
:
ivi
erano
stati
messi
i
cadaveri
,
forse
perchè
si
potessero
riconoscere
a
bell
'
agio
dagli
amici
.
Prima
d
'
entrare
la
nostra
vista
fu
dolorosamente
colpita
da
due
carrettoni
,
zeppi
di
morti
Prussiani
;
quale
di
questi
ciondolava
una
gamba
,
quale
una
mano
;
l
'
insieme
ti
offriva
l
'
idea
di
una
gran
montagna
di
carne
;
il
pavimento
era
tutto
cosperso
di
sangue
,
che
alcune
ferite
tuttora
gocciavano
.
Entrammo
in
una
piccola
stanza
;
sopra
due
tavoloni
erano
stesi
una
ventina
di
Garibaldini
,
tutti
privi
di
vita
;
tra
questi
lo
Squaglia
,
sorridente
come
vivesse
tuttora
;
la
maggior
parte
mancava
di
qualchecosa
di
vestiario
:
gli
avvoltoi
della
gloria
,
avevano
,
come
pocofà
si
è
veduto
,
fatto
man
bassa
sulle
più
piccole
inezie
,
purché
vi
fosse
da
ricavar
qualche
soldo
.
Noi
procedevamo
in
silenzio
:
solo
il
Piccini
,
incaponito
di
ritrovare
il
Rossi
,
esaminava
ad
uno
ad
uno
i
cadaveri
,
passava
per
far
più
presto
disopra
alle
tavole
,
sempre
con
viso
imperturabile
,
e
con
un
sangue
freddo
da
essere
ammirato
.
La
seconda
stanza
era
grandissima
:
avrà
contenuto
più
di
settanta
morti
,
disposti
non
colla
medesima
precisione
di
quelli
che
giacevano
nella
prima
;
qui
vi
erano
Guardie
Mobili
,
Franchi
Tiratori
,
Garibaldini
ed
anche
qualche
Prussiano
:
vedemmo
tra
gli
altri
il
povero
Pastoris
col
cranio
tutto
fracassato
;
il
prode
maggiore
era
stato
spogliato
fino
della
camicia
;
questa
profanazione
mi
fece
ribrezzo
,
e
aggiunta
al
desolante
spettacolo
a
cui
fino
dal
primo
mattino
assistevo
,
ebbe
potenza
di
farmi
rinforzare
la
febbre
,
che
credevo
di
aver
fugata
;
frequenti
brividi
lungo
le
reni
,
mi
rendevano
omai
più
che
certo
di
questa
nuova
peripezia
che
veniva
a
conturbarmi
.
Ci
fu
impossibile
ritrovare
il
Rossi
;
domandammo
schiarimenti
ai
guardiani
e
questi
ci
risposero
che
forse
la
salma
del
nostro
amico
doveva
essere
nella
stanza
di
quelli
che
erano
morti
di
vaiolo
.
Avanti
di
partire
non
potei
fare
a
meno
di
rivolgere
uno
sguardo
a
tutta
quella
gioventù
,
che
si
era
dileguata
come
una
meteora
nel
cielo
;
un
raggio
di
gloria
,
uno
sprazzo
di
luce
eppoi
il
nulla
.
Quante
illusioni
,
quante
speranze
,
quanti
pensieri
non
si
erano
spenti
,
per
sempre
in
quella
clade
sanguinosissima
!
Chi
sa
che
tra
quelli
non
vi
fosse
uno
nato
a
creare
qualche
nuovo
ordinamento
sociale
,
e
che
invece
finirà
per
procreare
un
cavolo
,
una
pianta
d
'
ortica
?
Felice
lui
!
che
,
se
grande
fosse
riuscito
realmente
,
avrebbe
imprecato
alla
vita
,
angariato
dai
ghigni
e
dalle
calunnie
dei
contemporanei
.
Quante
madri
,
quante
sorelle
abbrunate
-
pensavo
dentro
di
me
e
continuando
a
guardare
i
cadaveri
,
sentivo
commuovermi
non
tanto
per
loro
,
quanto
per
le
care
persone
che
avevano
lasciato
.
La
democrazia
Italiana
,
credo
bene
ripeterlo
,
ha
lasciato
un
degno
e
glorioso
contingente
sui
campi
di
Francia
;
la
democrazia
Italiana
,
come
sempre
,
anche
nel
1871
ha
immolato
al
principio
repubblicano
,
i
cuori
più
giovani
ed
entusiasti
,
le
immaginazioni
più
fervide
,
le
intelligenze
più
belle
.
Una
pleiade
di
generosi
scompare
ogni
volta
che
la
coscienza
dell
'
umanità
si
risveglia
,
ogni
volta
che
si
traducono
in
atto
le
sante
credenze
,
le
così
dette
utopie
dei
pochi
ispirati
che
ci
han
preceduto
:
solo
col
sangue
rinvigoriscono
le
idee
.
E
sangue
di
eroi
onorò
le
strade
ed
i
campi
dell
'
ubertosa
Borgogna
,
e
una
pleiade
di
magnanimi
figli
d
'
Italia
scomparve
,
lasciando
di
se
imperituro
ricordo
in
chiunque
abbia
il
core
informato
al
gentil
culto
delle
azioni
generose
.
Perla
,
Pastoris
,
Settignani
,
Cavallotti
,
Ferraris
,
Gnecco
,
Imbriani
,
Zauli
,
Salomoni
,
Canovi
,
Zerbini
,
Anzillotti
,
Caimi
,
Ricci
,
Giordano
,
Valduta
,
Resegotti
...
dall
'
Alpi
all
'
estrema
Sicilia
la
calunniata
Penisola
ebbe
un
figlio
,
per
ogni
città
,
per
ogni
paese
,
da
offrire
in
olocausto
al
sacrosanto
principio
.
Firenze
ebbe
nove
morti
:
Rossi
,
Squaglia
,
Viti
,
Aterini
,
Carli
,
Pini
,
Scali
,
Cortopassi
e
Signorini
;
la
vicina
Pistoia
su
sette
volontarii
ebbe
a
piangerne
quattro
:
Biechi
,
Ferrarini
,
Bongi
e
Lanciotti
.
Se
io
avessi
appunti
precisi
,
vorrei
citar
tutti
i
martiri
,
e
ben
si
avvedrebbero
gli
odierni
politicanti
di
Francia
,
i
generali
famosi
,
allora
rincatucciati
per
la
paura
,
e
in
oggi
spavaldi
,
ben
si
avvedrebbero
,
dico
,
che
l
'
italiana
democrazia
non
mancò
al
proprio
dovere
e
che
,
superando
ostacoli
a
lei
frapposti
dalla
mancanza
di
mezzi
e
dalla
vigilanza
la
più
sospettosa
del
timido
governo
del
re
,
corse
volenterosa
all
'
appello
.
Ed
i
Digionesi
con
quel
buon
senso
che
suol
distinguere
i
popoli
,
non
tardarono
a
esserne
più
che
convinti
ed
a
dimostrarcelo
con
ripetuti
segni
di
sincera
affezione
.
Nel
ridurmi
a
casa
difatti
ebbi
la
prova
più
luminosa
della
fiducia
generale
che
si
nutriva
in
Garibaldi
ed
in
noi
;
dappertutto
non
si
faceva
che
domandar
notìzie
e
porgere
elogi
all
'
eroico
Ricciotti
e
alla
sua
valorosa
brigata
;
i
nomi
di
Menotti
,
di
Canzio
volavano
accompagnati
da
lodi
,
per
tutte
le
bocche
;
e
le
donne
con
quel
sentimento
gentile
,
che
ci
rende
caramente
diletto
quel
sesso
che
,
sembra
,
esser
stato
messo
quaggiù
per
asciugare
le
lacrime
e
per
darci
un
pietoso
conforto
in
mezzo
alle
disillusioni
e
all
'
affanni
,
accoppiavano
a
questi
nomi
,
omai
resi
gloriosi
,
quello
non
meno
caro
,
quantunque
modesto
,
di
Teresita
.
È
stato
detto
che
la
superstizione
è
la
poesia
dell
'
ignoranza
:
io
,
quando
vidi
in
capo
alla
strada
,
dove
abitavo
,
le
donne
affollarsi
a
pregare
davanti
a
un
'
immagine
,
per
Garibaldi
,
per
noi
,
per
la
Francia
,
aspirai
tutto
il
profumo
di
questa
ingenua
poesia
,
e
rimasi
a
contemplare
estatico
quel
gruppo
,
che
avrebbe
offerto
a
un
pittore
un
'
invidiabile
quadretto
di
genere
,
e
che
a
me
offriva
un
certo
tal
qual
refrigerio
di
cui
non
so
farmi
ragione
.
Il
male
però
progrediva
spaventosamente
:
mi
martellavano
le
tempie
;
avevo
perduto
la
voce
,
le
gambe
mi
reggevano
appena
.
Passando
dalla
bottega
della
tabaccaia
,
vi
entrai
,
e
mi
buttai
rifinito
su
di
una
seggiola
.
La
graziosa
fanciulla
,
affidata
alle
cure
della
bottegaia
,
si
svestiva
in
quel
mentre
della
sua
cappa
di
appartenente
all
'
ambulanza
;
aveva
già
visitato
tutti
gli
ospedali
della
città
,
aveva
già
fatto
amicizia
con
tutti
i
feriti
Prussiani
:
mi
disse
tutto
questo
d
'
un
fiato
,
senza
che
la
potessi
interrompere
;
quando
io
cominciai
a
parlare
,
la
buona
ragazza
sentendo
la
mìa
voce
roca
,
esaminandomi
fissamente
nel
volto
,
con
tono
affettuoso
mi
disse
:
Ma
voi
avete
bisogno
delle
mie
cure
...
voi
siete
malato
.
-
Che
...
non
è
nulla
!
-
Oh
voi
dovete
curarvi
...
andare
a
letto
!
-
Vi
pare
...
qui
...
in
faccia
al
nemico
...
-
Il
nemico
ha
di
catti
a
rifarsi
di
forze
,
e
credo
che
non
avrà
intenzione
di
riattaccare
.
-
Ammettiamolo
pure
:
Ma
che
vorreste
...
che
io
passassi
uno
,
due
,
forse
tre
giorni
solo
,
come
un
cane
?
...
-
Siete
ingiusto
...
voi
dimenticate
gli
amici
...
-
Son
tutti
occupati
...
-
E
...
le
amiche
?
Ficcandomi
gli
occhi
negli
occhi
proferì
la
ragazza
.
-
Le
amiche
!
-
Sì
andate
ed
ei
vi
prometto
di
venirvi
a
far
visita
,
di
passare
la
maggior
parte
della
giornata
da
voi
.
-
Davvero
?
-
Sul
mio
onore
...
via
,
via
andate
...
non
fate
il
bambino
...
il
vostro
sarebbe
un
eroismo
inutile
...
-
E
tanti
altri
bei
discorsi
,
che
uniti
al
male
che
mi
sentivo
in
dosso
,
e
alla
voglia
di
aver
dei
colloqui
intimi
con
quella
gentile
infermiera
,
di
cui
avevo
imparato
ad
ammirare
il
carattere
,
mi
persuasero
a
cacciarmi
nel
letto
,
deciso
però
di
non
badare
a
prescrizione
veruna
del
medico
,
o
di
chicchessia
,
qualora
avessi
udito
suonare
a
raccolta
le
trombe
,
o
tuonare
il
cannone
.
Dopo
poco
ero
a
letto
;
a
letto
,
con
una
tazza
di
tisana
a
me
vicina
sul
comodino
,
apprestatami
dalla
mia
gentilissima
ospite
.
CAPITOLO
XVIII
.
Se
il
trovarsi
ammalato
lontano
dai
suoi
,
in
terra
dove
siamo
sconosciuti
,
nella
solitudine
,
che
,
a
detta
di
Pascal
,
fa
giocare
persino
alle
carte
con
se
medesimi
,
in
generale
è
una
disgrazia
,
godo
nel
dire
che
io
feci
eccezione
alla
regola
.
La
solitudine
che
io
temeva
,
non
l
'
ebbi
a
provare
che
in
qualche
momento
,
gentili
premure
,
assistenza
più
che
fraterna
,
riguardi
inconcepibili
non
mi
fecer
difetto
ed
io
serberò
riconoscenza
indelebile
per
le
generose
creature
che
,
ispirandosi
al
santo
amor
della
patria
e
dell
'
umanità
,
con
le
loro
attenzioni
resero
meno
tristi
le
travagliate
ore
di
un
povero
malato
.
Se
questi
miei
ricordi
varcassero
le
Alpi
,
io
l
'
avrei
caro
soltanto
per
mostrare
ai
miei
pietosi
assistenti
che
sotto
la
camicia
Rossa
del
Garibaldino
non
batte
il
cuore
di
un
ingrato
,
ma
che
,
finché
campa
,
egli
serba
una
soave
reminiscenza
di
chi
gli
fece
del
bene
.
Appena
da
un
'
ora
ero
in
letto
,
quando
capitò
la
mia
vaga
vicina
in
perfetto
abbigliamento
da
infermiera
:
andò
al
camminetto
,
attizzò
il
fuoco
e
mi
preparò
della
nuova
tisana
;
poi
mi
disse
che
più
tardi
avrebbe
portato
anche
il
medico
,
e
cominciò
a
tirar
fuori
boccette
d
'
essenze
,
scatole
di
pasticche
e
,
quel
che
più
m
'
importava
dei
libri
...
e
che
libri
!
...
Le
poesie
di
Alfredo
di
Musset
e
un
paio
di
romanzi
di
Walter
Scott
;
un
libro
è
un
grande
amico
nella
solitudine
ed
io
salutai
quei
libri
con
la
medesima
gioia
con
cui
si
salutano
gli
amici
più
cari
.
Per
quella
sera
però
non
potei
leggere
:
le
palpebre
mi
si
erano
appesantite
:
un
sonno
profondo
,
prodotto
dalle
febbre
,
mi
rese
inerte
durante
tutta
la
notte
.
Al
mattino
stavo
un
pò
meglio
;
pregai
Materassi
e
Bocconi
che
stavano
di
casa
con
me
di
tenermi
informato
a
puntino
di
quanto
sarebbe
successo
,
e
di
non
por
tempo
in
mezzo
per
venire
a
avvisarmi
,
se
vi
fosse
stata
la
probabilità
di
un
nuovo
attacco
.
Cosa
d
'
altronde
poco
probabile
,
chè
i
Prussiani
ne
avevano
buscate
anche
troppe
!
Erano
trascorse
due
ore
buone
e
nessuna
notizia
erami
per
anco
arrivata
:
io
tentava
,
per
passare
il
tempo
di
legger
qualchecosa
,
ma
,
quantunque
ciò
che
leggevo
fosse
bellissimo
,
il
mio
pensiero
volava
lontano
lontano
,
nientemeno
che
fino
a
Firenze
.
I
miei
occhi
percorrevano
macchinalmente
quelle
linee
stampate
,
le
mie
mani
sempre
macchinalmente
sfogliavano
quelle
pagine
,
ma
io
non
mi
occupava
per
nulla
di
ciò
che
credevo
leggere
,
che
anzi
leggevo
di
certo
.
Pensavo
alla
mia
povera
mamma
già
morta
:
chi
le
avesse
detto
,
quando
proibiva
al
bambino
di
correre
,
di
pigliar
fresco
,
di
saltare
,
chi
l
'
avesse
detto
che
il
bambino
diventato
uomo
,
si
avesse
a
trovare
nella
situazione
nella
quale
mi
trovavo
io
in
quel
momento
?
...
Povere
mamme
...
povere
le
vostre
cure
!
...
sarà
una
stranezza
la
mia
:
ammiro
la
donna
spartana
,
ma
anco
molto
di
più
la
povera
vecchia
che
,
da
vera
bacchettona
,
si
strascina
a
malapena
a
un
'
altare
,
onde
implorar
dal
Cielo
che
mai
certe
ideacce
frullino
nella
mente
di
quel
figliuolo
,
a
cui
vol
tanto
bene
...
Eppoi
la
solitudine
mi
spaventava
.
-
O
cosa
fanno
tutti
i
miei
amici
?
..
Perche
non
vengono
?
...
E
se
si
battessero
?
...
Oh
così
la
non
può
durare
...
oh
!
molto
meglio
una
palla
e
farla
finita
per
sempre
!
...
Fu
bussato
dolcemente
alla
porta
.
Quale
non
fu
la
mia
sorpresa
,
quando
,
dopo
aver
detto
:
entrate
,
io
vidi
comparire
in
compagnia
della
vecchia
padrona
,
due
graziose
figurine
,
di
donna
degne
proprio
dell
'
elegante
pennello
dell
'
ispirato
Wattau
.
Le
principesse
invisibili
si
erano
finalmente
degnate
di
scendere
dall
'
Olimpo
per
visitare
un
mortale
...
quelle
due
signorine
erano
le
figlie
del
proprietario
del
nostro
ricco
palazzo
:
le
medesime
,
per
veder
le
quali
avevamo
tanto
almanaccato
nelle
molte
ore
d
'
ozio
che
avevano
preceduto
le
tre
giornate
di
combattimento
.
La
fama
questa
volta
non
era
bugiarda
;
vi
assicuro
che
erano
proprio
carine
;
modeste
,
educate
,
geniali
...
tanta
fu
la
mia
sorpresa
che
non
sapevo
cosa
dire
,
e
sul
primo
devo
aver
fatto
la
figura
del
collegiale
più
candido
che
sia
mai
scappato
dall
'
unghie
dei
reverendissimi
maestri
.
Si
trattennero
una
mezzora
;
dissero
,
secondo
il
solito
,
ira
di
Dio
dei
Prussiani
,
canzonarono
i
moblots
inalzarono
al
cielo
i
Garibaldini
;
parlarono
dell
'
Italia
e
del
desiderio
intensissimo
che
aveano
di
vederla
,
mi
fecero
con
mille
moine
trangugiare
altri
due
bicchieri
di
tisana
,
e
protestando
di
non
volere
più
oltre
importunarmi
,
si
accomiatarono
,
promettendomi
di
tornar
la
sera
a
farmi
visita
.
Ero
tutt
'
ora
sotto
la
dolce
impressione
di
questa
visita
inaspettata
,
quando
con
strepito
immenso
entrò
Materassi
,
seguito
da
uno
sciame
di
Guide
.
-
Notizie
?
-
Domandai
subitamente
.
-
Nessuna
.
-
La
cronaca
del
giorno
?
-
Ah
...
La
Corte
Marziale
ha
condannato
a
dodici
anni
di
galera
una
guardia
mobile
che
non
ha
voluto
ricevere
un
'
ordine
dal
suo
tenente
.
-
Hai
detto
una
guardia
mobile
?
-
Benissimo
!
...
Meglio
in
galera
che
averli
tra
i
piedi
!
-
Approvato
-
Urlarono
tutti
.
-
Di
più
-
Continuò
il
Materassi
-
Sembra
che
i
Prussiani
marcino
su
Dòle
...
tentando
così
di
prenderci
in
mezzo
...
-
O
di
avere
altre
briscole
!
-
Speriamo
che
debba
succeder
così
!
Del
resto
per
oggi
puoi
restar
tranquillamente
a
letto
;
da
tutti
i
lati
della
città
per
ben
molte
miglia
è
impossibile
rintracciare
un
Tedesco
,
e
noi
siamo
venuti
qui
per
far
l
'
ora
di
andare
al
trasporto
di
Ferraris
...
credi
che
per
oggi
non
ci
è
timore
di
alcuna
cosa
!
...
Dopo
poco
entrarono
in
camera
mio
fratello
,
i
due
Piccini
e
vari
altri
;
si
poteva
creder
benissimo
di
essere
in
una
caserma
;
per
ammazzare
il
tempo
vari
si
posero
a
giocare
alle
carte
:
alcuni
altri
chiesero
aiuto
alle
muse
,
e
si
misero
a
sciorinare
ottave
,
sonetti
,
rispetti
con
una
facilità
più
che
Arcadica
.
Fra
le
altre
birbonate
,
sentii
un
rispetto
non
molto
bruttaccio
,
e
lo
regalo
ai
lettori
,
se
non
altro
onde
mostrare
che
a
tu
per
tu
colla
morte
,
colla
corte
Marziale
,
e
col
linguaggio
barbino
dei
superiori
e
dei
regolamenti
,
qualcuno
alla
meglio
o
alla
peggio
trovava
il
momento
di
dedicarsi
alle
arti
gentili
.
Il
rispetto
era
dedicato
ai
Franchi
Tiratori
,
a
questi
Beniamini
della
situazione
.
Eccolo
:
«
Son
della
patria
un
Franco
tiratore
E
vo
pei
monti
a
caccia
dei
Prussiani
:
Amor
mi
spinge
contro
all
'
oppressore
,
Amor
dei
cari
miei
,
che
or
son
lontani
:
Tra
il
fragor
dei
fucili
e
del
cannone
,
Siccome
a
nozze
,
corro
alla
tenzone
:
Venga
l
'
Ulano
dall
'
acuta
lancia
...
Io
non
ritiro
il
piè
...
Viva
la
Francia
!
Vengan
di
Prussia
i
difensor
più
saldi
...
Io
qui
l
'
attendo
...
Evviva
Garibaldi
!
»
Ogni
tanto
la
padrona
di
casa
,
veniva
a
pigliar
mie
notizie
,
dava
un
'
occhiata
a
quei
gruppi
e
se
ne
andava
proferendo
con
amabil
sorriso
:
Oh
les
braves
garcons
!
L
'
ora
di
assistere
alla
cerimonia
pietosa
in
onore
del
compianto
Ferraris
si
avvicinava
a
gran
passi
,
e
i
miei
amici
mi
lasciaron
solo
di
nuovo
:
questa
partenza
che
lì
per
lì
mi
uggiva
non
poco
,
doveva
procacciarmi
un
paio
d
'
ore
di
felicità
,
se
almeno
la
felicità
si
valuta
dalla
maggiore
o
minor
prestezza
con
la
quale
volan
gli
istanti
...
quelle
due
ore
mi
sembrarono
infatti
appena
un
minuto
,
ed
eccone
la
ragione
.
Leggevo
con
più
attenzione
del
solito
una
delle
più
bella
poesie
del
Musset
,
poesia
un
po
'
materialista
,
se
vogliamo
,
ma
non
per
questo
meno
ispirata
;
il
fino
contorno
di
una
gamba
elegante
,
ed
il
piccolo
piede
di
una
figlia
d
'
Eva
,
attraente
come
la
colpa
,
erano
ivi
tratteggiate
con
una
finezza
indicibile
dal
poeta
più
simpatico
della
Francia
moderna
:
il
mio
pensiero
vagava
per
orizzonti
tutt
'
altro
che
Platonici
e
la
mia
immaginazione
esaltata
riandava
i
bei
piedini
ed
i
fini
contorni
di
certe
gambe
,
che
lo
zeffiro
compiacente
come
un
ufficiale
d
'
ordinanza
di
un
re
,
tante
volte
aveva
svelato
al
povero
bohème
che
dalla
porta
di
un
caffè
vede
a
trasvolarsi
davanti
,
come
una
visione
,
le
belle
del
mondo
privilegiato
.
Leggera
quasi
farfalla
,
senza
che
io
la
veda
,
si
è
avvicinata
al
mio
letto
la
gentile
infermiera
,
la
pietosa
visitatrice
di
tutte
le
ambulanze
:
Essa
mi
guarda
in
silenzio
;
alla
mia
volta
io
la
guardo
e
sto
zitto
.
Per
cotesto
,
si
principia
benino
!
Finalmente
lei
rompe
il
ghiaccio
,
e
colla
sua
vocina
simpatica
la
comincia
:
Non
ho
potuto
portare
il
medico
,
come
vi
avevo
promesso
.
-
Non
importa
...
-
Vi
sentite
meglio
?
-
Tanto
meglio
che
domani
mattina
esco
di
casa
.
-
Voi
non
commetterete
questa
pazzia
!
Ve
lo
proibisco
in
nome
di
vostra
madre
...
pensate
alla
povera
donna
che
forse
vi
aspetta
...
-
Mia
madre
è
morta
!
Proferisco
un
po
'
commosso
all
'
evocazione
di
tale
ricordo
..
-
A
vostro
padre
...
-
Continua
più
affettuosamente
la
cara
fanciulla
.
-
È
morto
!
-
Replico
in
tuono
brusco
-
Dunque
siete
orfano
?
..
-
Purtroppo
!
-
Avrete
una
bella
però
?
...
confessatelo
?
-
No
.
-
È
impossibile
!
-
Ve
lo
garantisco
.
Osservo
che
la
mia
interlocutrice
arrossisce
molto
facilmente
ed
ha
un
nasino
rétroussé
graziosissimo
.
Altri
due
minuti
di
silenzio
.
-
Ebbene
vi
farò
da
sorella
.
Come
vi
chiamate
?
-
Ettore
..
e
voi
?
-
Luisa
!
-
Ho
appunto
una
sorella
che
si
chiama
come
voi
.
-
Benissimo
!
..
Allora
ci
faremo
confidenze
reciproche
.
-
Va
bene
?
-
A
meraviglia
!
Cominciate
voi
,
che
mi
avete
fatto
tante
domande
e
rispondetemi
a
tuono
...
E
voi
...
?
Non
mi
azzardo
a
continuare
,
ma
l
'
altra
capisce
alla
prima
e
volendo
soddisfare
a
quel
sentimento
di
vanità
,
prerogativa
del
sesso
debole
in
generale
e
delle
Francesi
in
particolare
,
si
affretta
a
rispondermi
:
Ah
!
..
Io
appena
sarà
finita
la
guerra
ho
da
essere
sposa
..
-
E
chi
è
il
fortunato
?
..
-
È
...
Ve
lo
do
a
indovinare
tra
mille
...
-
Non
saprei
...
qui
non
conosco
nessuno
.
-
È
nientemeno
che
un
ufficiale
Badese
.
-
Un
vostro
nemico
?
-
Io
non
ho
alcun
nemico
.
-
Ma
...
che
so
io
...
un
oppressore
.
-
Che
ci
han
che
fare
quei
poveri
diavoli
!
..
Oh
!
sentiste
come
la
pensa
anche
lui
!
...
scommetto
,
che
se
vi
avvicinaste
,
in
pochissimo
tempo
diventereste
amici
del
cuore
.
È
tanto
buono
,
è
così
generoso
!
-
Sarà
..
ma
dove
l
'
avete
conosciuto
?
-
Qui
all
'
epoca
dell
'
occupazione
:
egli
mi
chiese
in
tutte
le
regole
ed
io
acconsentii
.
Cosa
strana
,
egoistica
,
tutto
quel
che
volete
!
Io
non
sentivo
nulla
per
quella
donna
,
ma
provai
dispetto
ad
udir
quella
confessione
,
che
così
ingenuamente
venivami
fatta
:
per
cui
non
potei
fare
a
meno
di
diventar
brusco
;
Luisa
se
ne
avvide
e
per
placarmi
si
chinò
su
me
e
le
di
lei
labbra
sfioraron
le
mie
;
non
l
'
avesse
mai
fatto
!
..
un
fuoco
di
fila
di
baci
,
tutt
'
altro
che
fraterni
,
echeggiò
sotto
il
padiglione
nuziale
che
adornava
il
mio
letto
.
Povero
ufficiale
Badese
,
io
mi
prevaleva
un
po
'
troppo
dei
diritti
del
vincitore
,
ma
ora
ti
auguro
un
brevetto
di
colonnello
,
una
croce
dell
'
aquila
nera
,
un
'
eredità
di
un
mezzo
milione
,
purché
tu
renda
felice
la
mia
assidua
assistente
!
Era
tanto
carina
,
quando
partì
,
imbacuccata
nel
suo
water
-
proof
!
Giunta
alla
porta
tornò
indietro
,
si
levò
di
tasca
una
medaglina
,
me
l
'
attaccò
al
collo
...
io
la
lasciai
fare
:
era
una
medaglia
della
vergine
madre
...
oh
!
religione
!
...
Eppure
non
ho
mai
abbandonato
quel
microscopico
pezzetto
d
'
argento
:
non
fremano
i
liberi
pensatori
:
io
tengo
molto
alla
religione
...
dei
gentili
ricordi
!
Partita
lei
,
tornarono
le
padroncine
e
insieme
alla
vecchia
vollero
servire
il
mio
desinare
da
ammalato
:
le
più
squisite
galanterie
,
che
l
'
arte
e
l
'
umana
ghiottoneria
hanno
inventato
pei
convalescenti
,
mi
si
portarono
davanti
;
a
siffatta
gentilezza
,
a
vedere
intorno
a
me
le
due
creaturine
che
sembravano
angeli
,
mi
vennero
le
lacrime
agli
occhi
.
Gli
spiriti
forti
hanno
poco
da
ridere
:
Campanella
,
il
quale
non
era
certo
un
debole
nè
una
donnicciola
,
rifugiatosi
a
Marsiglia
per
sfuggire
alle
persecuzioni
ha
confessato
di
aver
sostenuto
a
ciglio
asciutto
prigionia
e
tortura
e
di
aver
pianto
sperimentando
l
'
opera
benefica
dell
'
illustre
Pereiscius
che
l
'
ospitò
:
ed
io
che
avevo
non
un
Pereiscius
,
ma
delle
donne
e
molto
belline
,
per
ospiti
e
che
ancora
non
ho
provato
torture
,
potevo
piangere
come
il
celebre
perseguitato
dalla
Corte
di
Roma
.
«
Cosa
bella
e
mortal
passa
e
non
dura
»
.
La
campana
dei
vespri
mi
rapì
la
genial
compagnia
:
in
quella
famiglia
erano
religiosissimi
,
come
in
quasi
tutte
le
famiglie
delle
classi
aristocratiche
e
borghesi
di
Francia
.
Mai
ho
maledetto
San
Paolino
di
Nola
e
la
sua
sconsacrata
invenzione
delle
campane
,
come
lo
feci
in
quella
sera
.
E
a
rincarar
la
dose
del
mio
malumore
,
capitarono
gli
amici
.
Avevano
accompagnato
la
salma
del
Ferraris
,
ma
,
colla
teorica
degli
antichi
Romani
,
dopo
i
funerali
erano
andati
alle
mense
,
e
ciò
si
vedeva
chiaramente
dalle
accese
loro
fisonomie
,
dal
lor
modo
di
muovere
i
passi
.
Il
Piccini
entrò
traballando
,
e
parlando
un
francese
che
non
si
capiva
nè
da
Italiani
nè
da
Francesi
:
ogni
poco
interrompeva
il
bisticcio
per
vociare
:
le
saucisson
de
Lyon
...
en
avant
Garibaldiens
...
Cosa
credeva
di
dire
,
non
giungemmo
mai
a
capirlo
nemmeno
da
lui
!
...
Il
Dio
Bacco
l
'
aveva
inalzato
,
a
dir
poco
,
alla
ventesima
potenza
dell
'
ebrietà
,
e
quando
si
mise
a
sedere
attaccò
un
tal
sonno
,
che
per
portarlo
via
ci
vollero
persino
dei
pugni
.
Giunsi
a
comprendere
in
tanto
baccano
che
il
funebre
trasporto
era
stato
imponentissimo
e
che
Canzio
aveva
proferito
generose
e
ben
degne
parole
sulla
tomba
del
figlio
prediletto
della
democrazia
Torinese
.
Dopo
aver
rimesso
un
polmone
,
o
poco
meno
,
per
mandar
via
di
camera
tutti
quegli
indiavolati
mi
addormentai
saporitamente
...
Con
poche
ore
di
riguardo
e
di
calma
il
mio
male
era
passato
.
CAPITOLO
XIX
.
Non
ascoltando
i
consigli
degli
amici
,
io
me
ne
andai
il
giorno
dipoi
,
secondo
il
solito
,
al
quartiere
,
e
secondo
il
solito
,
non
vi
rinvenni
alcuno
.
Facendo
necessità
virtù
,
mi
misi
a
girellar
per
la
piazza
,
molto
più
deserta
dell
'
ordinario
.
I
volontarii
erano
stanchi
e
dopo
essersi
battuti
,
come
leoni
sul
campo
,
avevano
anche
ragione
,
se
voleano
riposarsi
:
si
sapeva
che
i
nostri
esploratori
erano
giunti
fino
a
Messigny
senza
rintracciare
il
più
piccolo
vestigio
dell
'
inimico
,
e
il
Garibaldino
ha
un
'
avversione
pronuziatissima
per
far
l
'
eroe
per
chiassata
.
Tutti
coloro
che
han
fegato
sono
scansafatiche
per
eccellenza
:
può
sembrare
alla
prima
un
'
assurdo
,
ma
ho
provato
che
è
vero
.
Dopo
poco
rintoppai
il
nostro
tenente
Ricci
,
che
aveva
domicilio
e
stanza
d
'
ordini
su
quella
piazza
.
-
Il
generale
è
contentissimo
di
voi
-
Mi
disse
con
la
soddisfazione
sul
volto
-
Dovreste
fare
un
ordin
del
giorno
?
-
Chi
?
...
io
?
-
No
...
Miquelf
...
-
O
non
sei
tu
il
comandante
il
deposito
?
-
Che
deposito
d
'
Egitto
!
-
e
qui
una
bestemmia
in
Romagnolo
-
io
non
ne
voglio
saper
nulla
...
che
faccia
lui
,
che
sa
tutto
-
e
qui
una
litania
d
'
improperi
alle
spalle
del
sottotenente
.
Era
sempre
così
;
una
lotta
continua
,
un
ricambiarsi
perpetuo
d
'
impertinenze
,
che
ci
facevano
godere
amenissime
scene
:
Miquelf
non
sapeva
l
'
Italiano
,
il
Ricci
non
conosceva
neanche
di
vista
il
Francese
,
per
cui
noi
si
rideva
e
le
cose
del
deposito
andavano
a
vanvera
.
Dopo
essermi
assicurato
che
nulla
di
nuovo
eravi
al
quartier
generale
,
lasciai
il
mio
tenente
,
e
presi
la
Rue
Condè
.
Vidi
alle
cantonate
delle
città
una
nuova
sentenza
della
corte
marziale
;
questo
tribunale
,
istituito
dal
dittatore
Gambetta
,
continuava
a
terrorizzare
l
'
esercito
,
e
solo
,
mercè
l
'
influenza
benigna
di
Garibaldi
,
ora
si
addimostrava
assai
più
benevole
di
quando
fu
impiantato
;
sul
principio
non
erano
che
sentenze
di
morte
:
per
il
nonnulla
più
piccolo
non
si
esitava
a
decretare
la
fucilazione
di
un
soldato
:
in
Autun
fu
ucciso
perfino
un
volontario
,
che
,
affamato
,
aveva
rubato
una
gallina
...
A
Digione
per
colpe
così
gravi
,
ci
si
contentava
di
mandar
l
'
uomo
in
galera
!
Lo
spirito
bizzarro
dei
Garibaldini
però
aveva
ridotto
a
materia
di
scherzo
questo
tribunale
il
cui
nome
faceva
venir
la
pelle
d
'
oca
ai
birbanti
.
Il
gran
giudice
veniva
chiamato
Bertoldino
:
il
codazzo
dei
sommi
consulenti
erano
additati
come
le
comparse
della
giustizia
,
o
come
le
guardie
di
sicurezza
della
libertà
.
Guardia
di
sicurezza
nel
linguaggio
di
uno
scavezzacollo
significa
,
un
animale
irragionevole
che
ha
del
pagliaccio
e
delle
birbante
,
del
coniglio
e
dell
'
uccello
da
preda
,
sempre
ridicolo
e
spregevole
specialmente
poi
quando
vuol
fare
l
'
eroe
.
Leggevo
la
sentenza
,
quando
mi
sentii
battere
sulla
spalla
e
vidi
Tito
Strocchi
con
un
berrettino
da
sottotenente
.
-
Mi
rallegro
!
-
Esclamai
,
stringendogli
la
mano
.
-
Cosa
vuoi
?
!
Bisogna
rassegnarsi
:
con
questo
alluvione
di
gradi
non
ci
è
ombrello
che
tenga
.
-
Ma
tu
te
lo
meriti
-
Interruppi
io
,
volendo
far
rimarcare
all
'
amico
la
sua
troppa
modestia
-
Ti
hanno
promosso
per
il
tuo
contegno
del
ventitrè
?
-
Sì
...
anzi
volevano
in
tutti
i
modi
portarmi
da
Garibaldi
,
ma
io
mi
vergogno
.
O
anima
eccezionale
!
...
O
vera
mosca
bianca
in
quel
turbinio
di
ambiziosi
sfacciati
!
...
Il
vero
merito
è
modesto
,
ed
è
abbastanza
soddisfatto
dalle
voce
della
coscienza
.
Battano
pur
la
gran
cassa
i
ciarlatani
e
gli
eroi
di
professione
,
facciano
pubblicare
ai
quattro
venti
le
loro
mirabili
gesta
,
chi
ha
fatto
realmente
il
proprio
dovere
non
si
cura
se
l
'
opinione
pubblica
fischi
od
applauda
,
troppo
è
convinto
che
quest
'
opinione
ha
avuto
sempre
un
ghigno
per
il
grande
,
una
lode
e
un
'
applauso
pel
miserabile
.
Digione
era
allegra
:
un
'
insolito
viavai
di
gente
percorreva
le
strade
:
le
donne
venivano
sull
'
uscio
delle
botteghe
per
vederci
passare
e
tutte
avevano
un
sorriso
,
un
complimento
per
noi
...
per
niente
non
avevamo
debellato
i
più
celebri
soldati
della
Pomerania
!
...
Oh
!
giorni
!
...
O
dolcezze
perdute
,
o
memorie
!
...
Dirò
con
quel
povero
Renato
così
tradito
dalla
moglie
e
da
Piave
!
Vicino
alle
caserme
osservai
un
'
affaccendarsi
e
un
movimento
indicibile
.
Si
temeva
forse
che
i
Prussiani
ci
riattaccassero
?
Nemmeno
per
sogno
!
Si
trattava
di
armare
tutti
i
soldati
,
a
qualunque
corpo
appartenessero
,
colle
carabine
Remington
e
in
quell
'
ora
appunto
si
distribuivano
quest
'
armi
.
Questo
provvedimento
fu
commendevolissimo
:
con
tante
specie
di
fucili
,
così
differenti
tra
loro
il
provveder
le
cartucce
per
tutti
,
era
una
cosa
assai
malagevole
:
di
più
,
mi
pare
averlo
detto
altra
volta
,
le
carabine
Wincester
esigevano
una
pratica
d
'
armi
,
una
avvedutezza
in
chi
le
possedeva
,
come
non
si
può
che
raramente
trovare
in
un
corpo
di
giovinetti
,
la
maggior
parte
dei
quali
è
inesperta
al
maneggio
delle
armi
;
nè
minori
cure
esigevano
le
Spencer
,
per
cui
si
trovò
nei
combattimenti
chi
dopo
tre
o
quattro
colpi
si
ridusse
all
'
impossibilità
di
tirare
.
Il
Remington
non
offre
difficoltà
alcuna
,
nè
alcun
pericolo
in
chi
lo
maneggia
.
Il
provvedimento
adunque
fu
magnifico
:
peccato
che
fosse
preso
,
quando
,
pur
troppo
,
non
aveva
ad
esservi
alcun
bisogno
di
armi
.
È
una
cosa
buffa
:
Mi
rammento
che
anche
in
Tirolo
si
cominciò
a
cambiare
gli
schioppettoni
dei
volontarii
in
buone
carabine
di
precisione
,
quando
era
già
segnato
l
'
armistizio
.
Son
le
solite
cose
che
toccano
a
quel
povero
uomo
di
Garibaldi
.
Al
quartier
generale
mi
si
notifica
che
dopo
tre
giorni
è
stato
rinvenuto
il
cadavere
del
prode
Bossak
,
e
che
gli
si
apprestano
funerali
solenni
:
non
funerali
preteschi
,
veli
,
che
di
tali
sciocchezze
all
'
armata
dei
Vosgi
non
se
ne
facevano
di
certo
,
ma
invece
un
'
accompagnatura
con
tutta
la
pompa
che
si
conviene
ad
un
generale
morto
in
battaglia
.
Al
quartier
generale
saluto
affettuosamente
il
capitano
Bacherucci
,
il
cui
battaglione
della
legione
Barelli
,
si
è
coperto
di
gloria
a
Talant
,
sostenendo
sulle
prime
ore
della
sera
l
'
urto
formidabile
degli
irrompenti
battaglioni
Prussiani
e
scaricando
fino
all
'
ultimo
colpo
:
fa
parte
di
quel
battaglione
anche
il
capitano
Romanelli
d
'
Arezzo
,
giovine
veterano
della
guerra
dell
'
Indipendenza
,
e
patriotta
di
tempra
Spartana
;
è
l
'
uomo
più
piccolo
dell
'
armata
dei
Vosgi
,
ma
forse
dei
più
grandi
per
coraggio
:
mi
dicono
che
in
faccia
al
fuoco
ha
voltato
il
cappotto
dalla
parte
della
fodera
rossa
ed
in
tal
modo
ha
sostenuto
per
più
di
mezz
'
ora
l
'
ostinato
fuoco
di
fila
delle
compagnie
nemiche
.
Un
altro
capitano
,
Nizzardo
credo
,
che
è
lì
con
gli
amici
,
con
una
franchezza
piuttosto
brusca
,
senza
conoscermi
,
mi
stringe
forte
forte
la
mano
e
mi
dice
:
finora
credevo
che
le
Guide
non
fossero
buone
che
a
farsi
vedere
per
i
caffè
,
o
a
far
la
corte
a
queste
pettegole
...
ma
l
'
altro
giorno
,
vi
ho
vedute
come
noi
col
fucile
,
tra
il
fischiar
delle
palle
,
bravi
figliuoli
,
vi
rimetto
la
stima
.
Ritrovai
molto
dopo
questo
capitano
,
ma
,
con
mia
grande
meraviglia
,
lo
riconobbi
accanito
più
di
prima
nel
suo
odio
contro
le
Guide
.
Le
penne
dei
nostri
cappelli
erano
il
suo
cauchemar
.
Bisogna
sentire
che
cosa
non
ne
diceva
!
...
E
se
la
bravura
del
nostro
corpo
si
doveva
argomentar
dalle
nostre
penne
,
convengo
che
l
'
amico
non
avea
tutti
i
torti
.
Mai
collezione
più
originale
può
essere
veduta
nel
mondo
!
Chi
ne
aveva
una
lunga
lunga
:
chi
così
piccola
che
per
vederla
ci
volevan
le
lenti
d
'
ingrandimento
:
chi
le
aveva
rossa
,
chi
nera
,
chi
verde
ed
uno
perfino
se
l
'
era
messa
celeste
:
aggiungete
il
colore
sfacciato
dei
molti
cordoni
che
ornavano
la
nostra
uniforme
,
eppoi
ditemi
,
se
capitando
in
pieno
veglione
a
un
teatro
,
non
ci
era
proprio
da
scambiarci
per
una
mascherata
.
-
Se
fossi
io
nei
piedi
del
Generale
-
Borbottò
lasciandomi
il
vecchio
ufficiale
-
vi
pianterei
tutti
nel
treno
.
-
Io
mi
augurai
che
quel
vecchio
non
diventasse
mai
un
pezzo
grosso
nella
nostra
piccola
armata
.
Ritorno
a
bomba
per
far
sapere
ai
lettori
che
la
legione
Ravelli
,
che
noi
non
incontrammo
nel
combattimento
si
era
comportata
strenuame
.
Ravelli
era
stato
leggermente
ferito
,
erano
morti
gli
ufficiali
Giomi
,
Mauroner
,
Falchiero
,
Leviski
e
molti
altri
di
cui
non
so
i
nomi
;
stragrandi
erano
state
le
perdite
della
bassa
forza
.
Lasciai
gli
amici
e
il
capitano
e
mi
avviai
verso
casa
.
Per
quel
giorno
la
repubblica
non
era
in
pericolo
.
Mi
fermai
a
dire
due
sciocchezze
con
la
tabaccaia
;
la
Luisa
mi
rimproverò
perché
io
era
uscito
,
io
le
accennai
che
ritornavo
in
casa
;
ci
si
bisticciò
,
si
fece
la
pace
,
si
rise
eppoi
andai
in
camera
a
scaldarmi
.
Non
sentendo
più
dentro
me
alcun
'
indizio
di
malattia
,
la
sera
me
ne
andai
al
solito
Restaurant
;
vi
entrai
tristo
:
ripensavo
che
l
'
ultima
volta
ci
ero
entrato
insieme
con
Rossi
!
Appena
aprii
l
'
uscio
,
sentii
un
grand
'
urlo
un
urlo
,
come
di
chi
prova
paura
.
Mai
erami
successo
in
tutta
la
vita
di
venire
accolto
in
quel
modo
nè
sapea
farmene
ragione
,
per
quanto
mi
scervellassi
.
L
'
urlo
era
stato
proferito
dalla
proprietaria
,
che
finora
si
era
mostrata
gentilissima
ed
educatissima
a
nostro
riguardo
.
-
O
non
siete
morto
?
-
Mi
disse
finalmente
di
dietro
il
banco
l
'
ostessa
.
-
Ma
io
credo
di
no
!
-
Risposi
immediatamente
.
-
È
impossibile
!
-
Questa
replicò
,
turandosi
gli
occhi
,
quasiché
si
trovasse
al
cospetto
di
un
'
ombra
.
Non
starò
a
riportare
tutte
le
spiegazioni
;
basti
il
sapere
che
gli
amici
mi
avevano
dato
per
morto
,
onde
assister
più
tardi
a
questa
burletta
,
«
On
est
toujours
trâhi
,
què
par
les
siens
.
Come
eran
lunghe
le
serate
a
Digione
!
Cosa
fare
?
...
Gli
altri
ammazzavano
il
tempo
col
fare
frequenti
libazioni
in
onore
del
generoso
paese
che
ci
ospitava
e
del
vino
che
produceva
:
io
non
era
in
stato
di
farlo
:
mi
misi
a
chiacchiera
colla
padrona
ed
insieme
combinammo
che
le
avrei
insegnato
la
lingua
italiana
.
Io
non
so
chi
abbia
inventato
l
'
accento
;
ma
vi
assicuro
che
,
se
gli
arrivassero
le
maledizioni
che
dentro
di
me
gli
scagliai
nel
mio
periodo
magistrale
,
egli
chiederebbe
un
permesso
al
Padre
Eterno
per
fare
una
scappatina
nel
mondo
di
qua
,
onde
sfidarmi
a
duello
...
fu
una
vera
desolazione
!
...
Dite
lunedì
-
dicevo
alla
mia
graziosa
scolara
;
e
lei
:
Lunedi
:
dite
casa
,
e
lei
casà
;
in
sette
o
otto
lezioni
insomma
non
arrivò
che
a
proferire
la
sera
che
noi
partimmo
:
Buonà
serà
.
Povero
fiato
!
...
È
vero
che
se
ci
si
perdeva
di
fiato
,
ci
si
risparmiava
di
borsa
,
e
quello
che
nelle
prime
sere
io
ed
i
miei
compagni
si
pagava
tre
franchi
,
nelle
ultime
si
pagava
un
franco
e
mezzo
e
anche
meno
.
A
proposito
di
mangiare
devo
far
notare
ai
gastronomi
che
avessero
intenzione
di
andare
a
Digione
due
grandi
inconvenienti
:
primo
la
eterna
zuppa
,
che
come
in
tutta
la
Francia
,
si
mangia
indispensabilmente
,
quasichè
non
vi
fossero
fabbricatori
di
paste
:
secondo
l
'
ora
regolare
,
indiscutibile
del
dejuner
e
del
pranzo
.
Un
povero
disgraziato
che
capita
in
città
dopo
le
undici
,
abbia
pure
le
saccoccie
rigurgitanti
di
maranghi
,
farà
la
fine
del
conte
Ugolino
.
Dopo
aver
provato
all
'
albergatrice
che
almeno
per
ora
non
ero
anche
morto
,
ce
ne
andammo
al
café
de
la
Paix
,
dove
un
subisso
di
mobili
raccontavano
mirabilia
degli
ultimi
fatti
.
Tra
questi
predominava
un
capitano
lungo
come
una
pertica
,
elegante
come
un
perfetto
dandy
.
-
Guarda
ha
la
croce
di
Mentana
!
-
Mi
dice
all
'
orecchio
il
furiere
Quaranta
che
in
quella
sera
ci
aveva
accompagnato
.
-
Lascialo
stare
-
Gli
risposi
io
immediatamente
,
ma
conoscendo
l
'
umor
delle
bestie
,
fino
da
quel
momento
previdi
dei
guai
.
Godo
dire
che
i
miei
amici
furono
delicatissimi
e
che
per
parte
nostra
non
sarebbe
nato
certamente
diverbio
di
sorta
.
Si
lasciaron
cadere
inosservate
le
solite
fanfaronate
francesi
,
si
lasciò
correre
su
certi
eroismi
di
cui
si
facevano
belli
questi
Don
Chisciotte
da
dieci
al
centesimo
;
ma
quando
in
mezzo
all
'
attenzione
generale
,
il
gallonato
cosaccio
si
lasciò
scappare
di
bocca
:
Les
Garibaldiens
sont
dès
aventuriers
,
ci
alzammo
tutti
contemporaneamente
da
sedere
e
ci
avvicinammo
a
questi
guerrieri
da
caffè
.
Scommetto
che
il
capitano
non
ci
aveva
veduti
:
me
lo
fa
credere
la
sua
fisonomia
pallida
e
sconvolta
,
che
fece
,
appena
che
ci
vide
vicini
.
-
Rèpetez
,
Monsìeur
,
ce
que
vous
aves
dit
?
-
Urlò
come
un
indemoniato
il
Quaranta
.
-
Je
vous
assùre
...
-
Ah
..
lache
-
E
un
potente
manrovescio
fe
'
capitombolare
sotto
il
biliardo
lo
spilungone
.
Ci
si
era
:
battaglia
campale
:
volavano
banchetti
,
tazze
,
piattini
:
fu
rotto
uno
specchio
e
chi
sa
quanti
bicchieri
:
le
guardie
mobili
sul
primo
tennero
fermo
,
poi
,
peste
e
malconcie
,
se
la
diedero
a
gambe
.
Al
capitano
fu
perfino
tolta
la
sciabola
;
gli
fu
levata
dal
petto
la
croce
e
gli
fu
battuta
sul
naso
.
Che
gusto
schiaffeggiare
un
'
eroe
di
Mentana
,
sputare
in
faccia
a
un
difensore
del
papa
!
..
E
come
se
ne
andò
scorbacchiato
e
confuso
!
...
Traballava
come
un
briaco
e
non
si
azzardava
ad
alzar
gli
occhi
.
Noi
eravamo
rimasti
padroni
del
campo
:
in
cinque
avevamo
messo
in
fuga
una
ventina
di
moblots
.
Che
bella
vittoria
!
E
dire
che
la
padrona
pretendeva
che
le
si
rifacesse
le
spese
dei
danni
,
che
aveale
recato
il
combattimento
!
...
Da
quando
in
qua
il
vincitore
paga
qualche
cosa
dopo
una
battaglia
?
Nella
terra
di
Brenno
,
si
dovrebbe
conoscere
il
tradizionale
:
Veh
victis
!
CAPITOLO
XX
.
Il
giorno
ventisette
gennaio
si
presentò
colla
solita
mancanza
di
ogni
e
qualunque
movimento
strategico
.
Finivo
di
sorbire
un
'
eccellente
tazza
di
caffè
,
quando
vidi
entrare
nella
bottega
il
Perelli
,
sergente
del
nostro
squadrone
,
un
Meneghino
puro
sangue
,
impavido
al
fuoco
,
susurrone
sempre
.
-
Oui
ti
-
Mi
disse
abbordandomi
-
Ti
è
passata
la
malattia
?
..
-
Mi
pare
!
-
Allora
in
servizio
...
-
Questo
poi
...
-
Meno
osservazioni
...
-
E
che
ho
a
fare
!
-
Devi
portare
questo
plico
a
Fontaine
,
quando
sei
lassù
,
piglia
pure
una
cotta
...
te
lo
concedo
.
-
Ma
dimmi
perché
non
ci
vai
tu
?
-
Ecco
lascierò
il
tuono
di
superiore
e
te
lo
chiederò
in
piacere
...
sai
quante
volte
ti
ho
risparmiato
la
guardia
...
se
tu
conoscessi
le
occupazioni
che
ho
!
...
Figurati
,
bisogna
che
contenti
tre
o
quattro
ragazze
...
-
Scusate
,
se
è
poco
!
-
Eh
!
...
non
è
niente
!
non
fo
che
pigliare
la
rivincita
di
ciò
che
fecero
i
Francesi
da
noi
nel
cinquantanove
...
d
'
altronde
i
Garibaldini
son
troppo
necessari
all
'
Umanità
e
per
conto
mio
,
cerco
tutte
le
strade
per
eternarne
la
razza
...
-
Va
bene
...
dunque
parto
!
-
Addio
!
Il
plico
che
avevo
a
portare
era
per
un
certo
Meyssac
o
Meglac
salvo
errore
,
maggiore
dei
mobilizzati
dell
'
Ain
.
Mi
aggrego
il
tromba
delle
Guide
,
un
Romagnolo
che
ha
la
pretesa
di
far
dello
spirito
.
Infatti
,
passando
sotto
la
chiesa
di
Nôtre
Dame
,
chiesa
mezzo
rovinata
,
la
sbircia
ben
bene
eppoi
dice
:
I
Francesi
non
credono
alla
verginità
di
Maria
...
-
E
perchè
?
-
Perchè
in
tal
caso
la
chiamerebbero
nôtre
demoiselle
!
Chiedo
scusa
ai
lettori
per
il
disgraziatissimo
tromba
.
Passammo
la
barriera
e
rivedemmo
quei
luoghi
tanto
illustrati
dai
recenti
combattimenti
;
non
un
cadavere
si
vedeva
per
l
'
immensa
estensione
:
solo
qualche
albero
stroncato
,
qualche
muro
disfatto
,
qualche
casa
scortecciata
,
crivellata
dalle
palle
faceva
supporre
la
tremenda
tenzone
che
si
era
svolta
in
quei
luoghi
.
Un
sole
bellissimo
,
come
mai
avevamo
veduto
dacché
eravamo
arrivati
in
Francia
,
ripercoteva
i
suoi
raggi
in
quella
campagna
squallida
e
tetra
,
o
che
forse
tale
ci
appariva
al
ricordo
di
tante
generose
esistenze
che
ivi
erano
state
tolte
alla
patria
,
agli
amici
per
saziare
la
indomabile
sete
di
sangue
che
suole
distinguere
i
re
.
Giunti
a
Fontain
andammo
per
informazioni
alla
scuola
,
che
per
la
prima
ci
si
parava
davanti
.
Domandammo
ad
un
uomo
in
blouse
turchina
che
era
sulla
porta
,
dove
si
trovasse
il
maestro
.
Con
nostra
gran
sorpresa
ei
ci
rispose
che
il
maestro
era
lui
.
Tutte
le
attribuzioni
che
Sue
nel
Martino
il
Trovatello
dà
ai
maestri
campagnoli
non
sono
che
vere
,
come
vero
purtroppo
è
il
meschino
stipendio
con
cui
vengono
retribuiti
nella
grande
Nation
.
Il
maestro
rimette
l
'
orologio
della
parrocchia
,
suona
le
campane
,
pulisce
il
giardino
,
spazza
le
scale
,
fa
tutto
...
tutto
quello
che
troppo
repugna
al
gran
ministero
dell
'
insegnamento
.
È
una
cosa
desolante
!
...
Nei
più
piccoli
borghi
è
proibita
la
mendicità
,
e
si
fa
languir
quasi
di
fame
questo
pover
'
uomo
che
suda
,
che
si
affatica
per
provvedere
il
pane
intellettuale
ai
poveri
Paria
della
montagna
.
Il
maestro
fu
con
noi
gentilissimo
,
conosceva
il
posto
a
cui
noi
dovevamo
arrivare
,
e
c
'
insegnò
una
scorcitoia
;
questa
scorcitoia
doveva
procurarci
degli
impicci
gravissimi
.
Avevamo
appena
passato
un
viottolo
,
che
una
voce
imponente
,
ci
grida
:
Qui
vive
,
e
cinque
o
sei
canne
di
fucili
si
abbassano
in
nostra
direzione
,
procurandoci
col
loro
barbaglio
una
sensazione
non
troppo
piacevole
.
-
France
!
-
Gridammo
io
e
il
tromba
,
proprio
all
'
unisono
.
-
Alto
...
o
fò
fuoco
!
-
Per
Cristo
!
-
Strilla
il
tromba
-
E
'
son
capaci
di
farlo
!
..
questi
mobili
lontani
dal
fuoco
sono
capaci
di
tutto
.
-
Dove
è
il
capoposto
?
Cominciai
io
avvicinandomi
.
-
Present
-
Declamò
con
burbanza
un
ghiozzo
,
rinfagottato
sotto
un
involto
di
panni
...
un
vero
sacco
di
panni
sudici
legato
in
mezzo
:
e
dietro
a
lui
altri
cinque
o
sei
che
non
aveano
da
invidiargli
nulla
in
bellezza
ed
in
eleganza
si
presentarono
a
noi
con
baionetta
calata
,
e
con
quel
piglio
da
eroe
che
suole
assumere
l
'
uomo
che
esponendosi
a
un
pericolo
è
sicuro
della
vittoria
.
-
A
noi
-
replicai
io
immediatamente
-
Ci
ho
qui
un
plico
da
consegnare
al
vostro
capitano
,
conducetemi
a
lui
,
chè
non
ho
tempo
da
perdere
.
-
Assicuratevi
bene
di
loro
-
Comandò
ai
suoi
uomini
il
capoposto
,
e
poi
rivoltosi
a
noi
con
fare
sdegnoso
,
borbottò
:
seguiteci
.
Il
capitano
era
in
una
specie
di
bettola
,
ridotta
lì
per
lì
in
stanza
d
'
ordine
;
era
un
coso
rimpresciuttito
,
che
parea
proprio
dovesse
regger
l
'
anima
coi
denti
:
sdraiato
su
di
una
poltrona
impagliata
,
teneva
tra
le
labbra
la
pipa
,
di
cui
si
divertiva
ad
esaminare
con
certa
voluttà
le
nuvolette
grigiastre
di
fumo
,
che
man
mano
andavano
a
dileguarsi
in
quell
'
ambiente
.
Consegnai
il
mio
plico
;
Monsieur
,
così
lo
chiamavano
con
grande
unzione
i
suoi
sottoposti
,
prima
mi
sbirciò
ben
bene
con
tale
ostinazione
che
mi
ridestava
il
pizzicor
nelle
mani
,
poi
cominciò
a
capolvogere
,
e
spiegazzare
quel
povero
foglio
in
tutti
i
versi
,
finalmente
si
decise
a
porvi
gli
occhi
.
Per
maledetta
disgrazia
quell
'
ordine
era
stata
fatto
in
lapis
:
di
qui
non
sto
a
dire
quanto
aumentassero
i
sospetti
in
quella
zuccaccia
ignorante
.
-
C
'
est
un
affair
tres
serieux
-
Proferì
rivoltandosi
al
sergente
Ces
coquins
de
Prussiens
ont
trop
d
'
espions
...
-
poi
di
nuovo
girando
la
faccia
verso
di
me
,
mi
domandò
:
Vous
etes
Polonais
?
-
Non
,
monsieur
,
je
suis
Italien
.
-
Attendes
-
E
senza
dire
ai
nè
bai
,
ci
lasciò
in
asso
in
mezzo
a
quei
mammalucchi
.
Si
aspettò
cinque
minuti
,
se
ne
aspettò
dieci
,
l
'
affare
cominciava
a
diventar
serio
davvero
:
ogni
poco
venivano
a
frotte
dei
mobili
e
ci
guardavano
,
come
se
fossimo
bestie
feroci
:
le
donne
di
casa
,
una
vecchia
e
una
fanciullina
avevano
a
nostro
riguardo
lo
stesso
contegno
:
sbaglio
,
la
fanciullina
ci
faceva
le
boccacce
.
-
O
bada
...
che
le
do
uno
scappellotto
-
Mi
diceva
il
tromba
digrignando
i
denti
.
Io
non
gli
rispondeva
:
se
però
fossero
arrivati
al
Perelli
,
che
ci
aveva
mandati
lassù
,
tutti
gli
accidenti
che
gli
augurai
in
quella
mezz
'
ora
,
il
povero
diavolo
chi
sa
mai
quante
volte
avrebbe
fatto
il
fatale
viaggio
che
gli
avevano
risparmiato
le
palle
prussiane
.
Esaminando
però
tanto
per
ammazzare
la
noia
e
il
malumore
quei
gruppi
di
mobilizzati
che
convenivano
in
quella
stanza
,
sempre
più
mi
convincevo
della
decadenza
tanto
fisica
e
morale
della
disgraziata
nazione
francese
.
Quella
gente
rachitica
,
mingherlina
,
paurosa
non
si
poteva
certamente
chiamare
la
genia
dei
Cimbri
e
dei
Galli
,
l
'
orgia
e
il
deboscio
han
dato
il
colpo
di
grazia
all
'
antica
terra
di
Brenno
e
dei
Druidi
,
l
'
orgia
e
il
deboscio
hanno
ridotto
una
baracca
dei
burattini
la
così
detta
signora
del
mondo
:
qualche
bel
tipo
raramente
si
trova
nei
campagnoli
,
ma
la
gioventù
delle
città
muove
a
schifo
.
Per
me
la
generazione
è
un
diritto
pubblico
,
non
un
diritto
privato
,
e
se
ogni
giorno
si
fanno
,
delle
leggi
per
il
miglioramento
della
razza
equina
e
canina
,
perché
non
si
hanno
da
istituire
delle
leggi
che
provvedano
al
miglioramento
della
razza
umana
?
L
'
uomo
è
il
re
della
natura
,
dicevano
gli
antichi
:
oh
sì
,
che
la
dissero
grossa
...
tra
un
leone
ed
un
gobbo
non
può
esser
dubbio
su
chi
ha
aspetto
più
sovrano
!
E
il
tempo
passava
e
non
il
più
piccolo
indìzio
che
avesse
a
cessare
la
nostra
prigionia
.
-
Si
può
mangiare
?
Domandai
ad
uno
.
Questi
alzò
disdegnosamente
le
spalle
e
se
ne
andò
-
O
guardiamo
,
se
questi
pezzi
d
'
ira
di
Dio
finiscono
col
farci
far
la
morte
del
conte
Ugolino
?
Dopo
un
ora
rientrò
l
'
invitto
duce
,
seguito
da
una
scorta
tutt
'
armata
,
che
ci
prese
nel
mezzo
.
-
E
ora
che
ci
fanno
?
Mi
domandò
con
emozione
il
tromba
.
-
Scommetto
che
ci
fucilano
qui
sulla
piazza
...
raccomandati
l
'
anima
-
Io
gli
risposi
per
ridere
...
Ma
che
brutta
faccia
non
fece
a
tale
annunzio
il
mio
compagno
di
sventura
!
-
Per
Cristo
!
...
Esser
fucilato
dai
Francesi
non
me
l
'
aspettavo
.
I
mobili
ci
accompagnavano
con
fischi
ed
imprecazioni
a
cui
facevano
eco
i
borghigiani
di
tutto
Fontain
che
si
erano
accalcati
lungo
la
via
.
Vidi
che
i
nostri
carnefici
avevano
intenzione
di
ricondurci
in
città
:
per
nostra
buona
fortuna
un
capitano
Nizzardo
tutto
vestito
di
rosso
,
ci
vide
,
ci
riconobbe
(
eravamo
stati
insieme
il
giorno
ventuno
)
fece
una
partaccia
al
capoposto
,
ci
tolse
di
mezzo
ai
soldati
e
ci
condusse
a
bere
con
lui
.
Ci
raggiunse
il
maestro
di
scuola
e
ci
chiese
un
milione
di
scuse
per
averci
cacciati
in
quel
laberinto
.
Gli
facemmo
toccare
il
bicchiere
con
noi
,
e
tutti
insieme
propinammo
alla
felicità
della
Francia
,
di
quella
Francia
i
cui
figli
ci
trattavano
con
tanto
riguardo
.
In
fretta
e
furia
tornammo
a
Digione
al
nostro
quartiere
:
là
ci
furono
date
due
novità
:
la
prima
che
erano
stati
incorporati
nelle
guide
quei
quattro
Pollacchi
,
che
erano
di
scorta
al
generale
Bossak
:
questi
disgraziati
non
sapevano
un
ette
nè
d
'
italiano
,
nè
di
francese
e
poco
tardarono
a
diventare
i
buffoni
dello
squadrone
:
ci
sembravano
bravi
ragazzi
:
ci
guardavano
attoniti
,
ci
offrivano
il
loro
tabacco
,
e
divennero
poi
i
cirenei
del
servizio
:
la
seconda
si
fu
che
Miquelf
con
otto
guide
era
partito
insieme
colla
colonna
dei
Franchi
Tiratori
Alsaziani
,
comandata
dal
maggiore
Bun
,
allo
scopo
di
far
saltare
alcuni
ponti
che
erano
nelle
vicinanze
.
Se
la
partenza
di
Miquelf
ci
fece
tutti
respirare
dalla
contentezza
,
il
perdere
anche
per
pochi
giorni
Materassi
e
altri
amici
lasciò
un
voto
intorno
a
noi
.
Una
ben
più
dolorosa
notizia
doveva
però
poco
dopo
recarci
turbamento
:
il
generale
Cremmer
aveva
abbandonato
Dôle
,
lasciandoci
così
quasi
accerchiati
dai
Prussiani
,
rimanendo
libera
,
al
caso
di
una
ritirata
,
soltanto
la
via
di
Lyon
.
Il
generale
Cremmer
pareva
messo
a
bella
posta
a
noi
vicino
per
scombuiare
i
disegni
del
pro
'
Garibaldi
:
a
Baune
attaccando
intepestivamente
il
fuoco
e
non
volendo
servirsi
dell
'
aiuto
del
nostro
piccolo
esercito
aveva
dovuto
ritirarsi
,
mettendo
i
nostri
in
falsa
posizione
:
ora
era
la
causa
vera
dell
'
ultimo
disastro
di
Francia
,
poiché
l
'
armata
di
Bourbaki
nella
disastrosissima
sua
ritirata
avrebbe
potuto
appoggiarsi
a
questo
paese
,
invece
che
di
gettarsi
in
Svizzera
.
Il
governo
della
difesa
nazionale
cominciava
a
prendere
in
considerazione
la
fin
qui
disdegnata
armata
dei
Vosgi
,
e
si
bucinava
in
quei
giorni
che
la
somma
delle
cose
militari
sarebbe
rimessa
nelle
mani
del
general
Garibaldi
:
ottimo
provvedimento
che
,
ne
siamo
certi
,
avrebbe
salvata
la
Francia
e
che
in
allora
reclamava
ogni
ceto
di
cittadini
.
Parigi
non
ancora
arresa
e
coi
suoi
trecentomila
uomini
,
gli
eserciti
dì
Chanzy
e
di
Faidherbe
,
lo
spirito
pubblico
rialzato
con
le
tre
ultime
vittorie
,
una
direzione
franca
,
ardita
,
incorruttibile
non
potevano
non
influire
contro
un
esercito
da
otto
mesi
entrato
in
campagna
,
vittorioso
sì
ma
omai
stanco
di
guerreggiare
in
terra
straniera
,
ma
omai
affralito
dalle
intemperie
del
cielo
,
dalle
malattie
,
dalle
morti
;
io
credo
infine
che
più
fiducia
in
Garibaldi
avrebbe
servito
per
salvare
la
Francia
;
è
una
idea
,
come
un
'
altra
,
e
perché
non
l
'
han
voluta
attuare
,
io
ho
tutto
il
diritto
di
gabellarla
per
ottima
.
Non
vennero
rinforzi
di
uomini
,
ma
furono
però
a
noi
spedite
,
e
giunsero
in
quel
giorno
in
città
,
nuove
batterie
che
,
almeno
a
vederle
,
prometteano
assai
;
Quella
sera
dopo
il
pranzo
ci
saltò
il
ticchio
di
dar
dietro
a
qualche
figlia
del
piacere
,
di
cui
vi
era
in
Digione
un
vero
formicolaio
.
O
sia
che
molte
bocche
vote
di
Parigi
fossero
piovute
nella
capitale
della
vecchia
Borgogna
,
o
che
piuttosto
tutta
quanta
la
Francia
sìa
appestata
da
una
corruzzione
ributtante
,
è
un
fatto
più
che
provato
che
il
cinismo
con
cui
ti
abbordavano
,
che
la
franchezza
con
cui
di
caffè
in
caffè
,
di
bottega
in
bottega
queste
disgraziate
trascinavano
le
loro
grazie
e
la
loro
prestituzione
era
tale
,
che
non
potevi
fare
a
meno
di
sentir
dentro
di
te
un
disgusto
che
non
eri
capace
di
mascherare
:
no
,
non
è
stata
l
'
abilità
degli
strategi
Germanici
quella
che
ha
debellato
la
Francia
,
lo
torno
a
ripetere
a
rischio
di
passar
per
un
predicatore
noioso
,
è
stata
la
corruzione
aiutata
e
sorretta
da
un
governo
corrotto
che
voleva
distrarre
,
divertendolo
,
il
popolo
dalle
materie
di
stato
.
In
Italia
non
ci
si
può
fare
un
'
idea
di
cosa
erano
le
strade
di
Digione
sulle
prime
ore
di
sera
;
bisogna
aver
veduto
quelle
giovinette
che
col
sorriso
più
provocante
fermavano
vecchi
,
giovani
,
soldati
e
ufficiali
,
che
li
prendevano
a
braccietto
,
che
proferivano
i
più
laidi
discorsi
con
una
indifferenza
,
con
una
leggerezza
da
darti
la
nausea
,
e
tutto
per
scroccare
una
cena
.
Io
non
sono
un
puritano
:
quando
si
tratta
di
scherzare
ci
sto
,
ve
lo
provi
il
mio
contegno
di
questa
sera
,
ma
se
è
permesso
ad
un
soldato
approfittarsi
delle
circostanze
,
in
un
pubblicista
,
se
tale
pur
posso
chiamarmi
,
sarebbe
delitto
il
non
alzare
la
voce
su
certi
scandoli
che
deturpano
l
'
umanità
.
Tenemmo
dietro
a
due
giovinette
e
secoloro
entrammo
in
una
via
che
rimane
sotto
i
bastioni
della
città
.
La
porta
della
Maison
du
Plaisir
era
tutta
crivellata
da
colpi
di
revolwer
.
Gli
ufficiali
prussiani
,
superbi
e
sguaiati
,
come
tutti
i
conquistatóri
,
avevan
provato
diletto
a
rovinar
tutti
gli
usci
,
e
tutte
le
vetrate
di
quella
strada
dedicate
al
piacere
.
Aggiunsi
anche
questo
a
tutti
gli
altri
soprusi
che
avevano
commesso
i
soldati
della
grazia
di
Dio
,
e
mi
tornarono
in
mente
le
parole
dell
'
inno
di
Handt
:
Dove
non
radica
straniero
vezzo
Dove
ha
l
'
onesto
stima
:
e
al
disprezzo
Il
vil
si
danna
...
È
sol
sol
'
ella
L
'
intiera
ed
una
Germania
è
quella
.
È
deliberato
che
i
poeti
non
abbino
ad
imbroccarne
una
sola
.
Lo
stendardo
Germanico
,
finchè
è
nelle
mani
di
un
re
,
rappresenterà
l
'
oppressione
come
tutti
gli
altri
stendardi
monarchici
.
Entrammo
in
una
bella
sala
,
circondata
da
divani
in
velluto
,
tutti
occupati
da
moblots
d
'
ogni
grado
,
intenti
a
ber
della
birra
e
a
far
la
corte
alle
damigelle
:
una
ventina
di
bottiglie
stappate
erano
disposte
in
batteria
sul
tavolino
;
sei
erano
le
disgraziate
,
passabili
ma
avvizzite
;
in
un
canto
ve
ne
era
una
ubriaca
;
quasi
tutti
fumavano
cigarettes
;
predominava
sulle
altre
un
'
Alsaziana
,
bella
,
ma
stupida
...
una
vera
rosa
del
Bengala
;
bellezza
senza
profumo
:
la
degnava
solamente
con
gli
ufficialetti
,
a
cui
ogni
poco
chiedeva
da
bere
.
Il
nostro
ingresso
non
provocò
certamente
una
dimostrazione
:
le
donne
rimasero
indifferenti
:
i
moblots
facendoci
il
viso
dell
'
arme
ogni
tanto
ci
occhiavano
a
squarciasacco
:
per
far
qualchecosa
ordinammo
da
bere
e
uno
dei
nostri
andò
al
pianoforte
.
Gli
illustri
campioni
di
Francia
si
misero
a
ballare
...
ci
pareva
di
assistere
al
ballo
dell
'
orsi
:
come
è
ridicolo
un
'
uomo
che
balla
sul
serio
!
..
I
nostri
cantavano
:
tutto
andava
benissimo
,
quando
uno
dei
nostri
,
un
po
'
allegro
,
ci
disse
:
Scommettiamo
che
mi
metto
a
far
la
corte
a
quel
biondino
difaccia
.
Detto
fatto
,
la
proposta
venne
accolta
:
era
deciso
che
i
moblots
fossero
gli
jocrisses
del
momento
;
di
più
il
biondino
in
questione
era
un
'
individuo
rubicondo
e
pasciuto
,
un
traccagnotto
che
avrebbe
fatto
figura
a
vender
castagne
e
polenta
in
mezzo
ai
buzzurri
;
le
stesse
donne
mentre
ne
accettavano
le
gentilezze
lo
canzonavano
dietro
alle
spalle
.
Il
nostro
amico
gli
va
risolutamente
daccanto
!
tutti
noi
ci
avviciniamo
per
goder
la
scenetta
:
lo
guarda
con
un
occhio
di
triglia
da
fare
sdilinquere
una
pulzellona
,
e
a
fior
di
labbra
,
pigliando
una
posa
da
Paolo
nella
Francesca
,
gli
dice
:
Combien
tu
es
gentil
!
..
-
Que
ce
que
vous
dites
?
-
Riprese
l
'
altro
di
subito
,
e
l
'
innamorato
con
più
anima
gli
ripetè
le
frase
.
Immaginatevi
come
rimanesse
il
povero
grullo
!
Da
bel
principio
non
sapeva
che
pesci
si
prendere
,
guardò
un
paio
di
volte
il
soffitto
,
diventò
rosso
come
una
ciligia
,
eppoi
si
decise
a
far
l
'
Indiano
,
ma
l
'
altro
gli
posò
gentilmente
sulla
spalla
una
mano
.
-
Vous
vous
trompez
-
Borbottava
allora
-
je
vous
assure
..
je
vous
prie
ne
me
fâcher
d
'
avantage
.
Quando
ecco
che
uno
dei
nostri
per
compire
il
mazzo
leva
di
sul
tavolino
il
tappeto
e
lo
butta
sul
lume
.
quindi
buio
pesto
,
buio
come
in
cantina
:
ed
i
nostri
si
misero
ad
abballottare
donne
e
guardie
mobili
:
e
fu
un
'
urtarsi
,
uno
spingere
un
'
inciampare
,
un
ruzzolarsi
per
terra
;
strida
,
bestemmie
,
risate
,
un
vero
pandemonio
.
Ansioso
di
terminare
la
burla
,
giunsi
a
farmi
strada
in
mezzo
a
quel
diascoleto
:
a
tentoni
trovai
il
tavolino
,
tolsi
via
il
tappeto
e
la
luce
fu
fatta
.
I
moblots
accettarono
la
burla
:
bisogna
convenire
che
non
sangue
,
ma
acqua
di
malva
avevano
nelle
loro
vene
.
CAPITOLO
XXI
.
A
causa
della
presa
di
Dôle
fu
necessario
che
le
nostre
truppe
,
eseguendo
nuovi
movimenti
,
occupassero
le
posizioni
situate
al
Sud
Est
di
Digione
,
posizioni
fino
allora
sguernite
.
La
brigata
Menotti
traversò
la
città
,
portandosi
da
Talant
al
suo
nuovo
destino
.
Nel
comando
dei
Francs
Tireurs
réunis
era
succeduto
al
bravo
Lhoste
l
'
Italiano
Baghino
:
qualche
volontario
da
Marsiglia
o
da
Lione
era
giunto
a
rafforzare
le
file
delle
nostre
compagnie
,
già
abbastanza
stremate
nell
'
ultimi
fatti
.
La
mattina
del
ventotto
il
generale
Garibaldi
passò
in
rivista
la
brigata
di
Canzio
:
le
truppe
erano
schierate
in
battaglia
lungo
il
viale
del
Parco
:
il
nostro
generale
più
sorridente
del
solito
traversò
in
carrozza
sulla
loro
fronte
;
quindi
assistè
a
vederle
sfilare
.
I
battaglioni
dei
mobili
passandogli
davanti
lo
acclamarono
,
plutone
per
plutone
,
con
entusiasmo
;
i
cacciatori
di
Marsala
,
i
carabinieri
Genovesi
,
questi
giovani
eroi
,
procederono
come
vecchi
soldati
e
il
prode
vecchio
si
fè
più
sereno
,
guardando
quei
veterani
sul
fiorire
degli
anni
.
Nel
tempo
che
io
pure
guardava
un
così
consolante
spettacolo
,
mi
sentii
chiamare
,
e
volgendomi
vidi
il
fratello
di
Perelli
che
mi
salutò
caramente
:
egli
aveva
il
braccio
al
collo
:
sapevo
che
era
stato
ferito
e
fui
felice
di
vederlo
così
presto
sulla
via
di
guarigione
.
Rammento
ai
lettori
questo
mio
amico
che
di
diciassette
anni
era
là
in
mezzo
a
noi
,
lo
rammento
perché
nel
raccontarmi
come
buscò
quella
palla
adoperò
con
me
una
verità
da
reputarsi
impossibile
.
-
Alle
prime
palle
ebbi
una
paura
birbona
-
mi
disse
il
buon
ragazzino
-
pensai
alla
mia
povera
mamma
,
che
mi
proibiva
di
saltare
,
di
pigliare
il
fresco
,
che
stava
in
pensiero
,
quando
tornavo
tardi
,
e
che
ora
non
era
più
buona
a
proteggermi
...
mi
addossai
a
im
muro
tutto
rannicchiato
,
facendomi
piccino
,
piccino
e
ci
stetti
qualche
minuto
:
passarono
gli
Egiziani
,
uno
di
loro
mi
disse
:
sei
un
vile
;
mi
saltò
il
rossore
alla
faccia
,
avrei
ucciso
quell
'
uomo
,
poi
vidi
che
aveva
ragione
,
ripensai
anche
allora
alla
mamma
,
alla
mamma
che
piuttosto
di
vedermi
infamato
,
piuttosto
di
piangere
su
me
vivo
avrebbe
pianto
sulla
mia
tomba
,
e
mi
accodai
all
'
Egiziani
,
con
loro
mi
stesi
lungo
i
vigneti
,
con
loro
sostenni
due
ore
di
fuoco
,
con
loro
caricai
alla
baionetta
,
fino
a
che
mi
sentii
percuotere
questo
braccio
,
come
da
una
bastonata
e
caddi
per
terra
...
ero
ferito
!
...
La
rivista
era
terminata
:
allegri
e
contenti
tornammo
in
città
;
l
'
eccellente
spirito
da
cui
erano
animate
indistintamente
le
truppe
,
la
fisonomia
sorridente
di
Garibaldi
,
il
piglio
ardito
e
simpatico
di
Canzio
,
la
memoria
dei
generosi
amici
nostri
che
ci
avevano
dimostrato
come
si
deve
morire
allorché
siam
guidati
da
magnanimi
proponimenti
,
una
certa
tal
quale
ambizione
di
avere
assistito
ad
uno
dei
drammi
più
splendidi
dell
'
Epopea
Garibaldesca
,
sempre
più
ci
stimolava
ad
adempire
scrupolosamente
il
nostro
dovere
,
sempre
più
ci
rendeva
sicuri
di
brillanti
,
di
memorabili
trionfi
:
ma
a
che
serve
la
fede
,
quando
i
traditori
ed
i
mercanti
di
popolo
paralizzano
coll
'
alito
gelato
del
calcolo
le
sublimi
abnegazioni
delle
minoranze
da
loro
dette
fazioni
?
Mentre
l
'
avvenire
ci
si
dipingeva
davanti
con
i
colori
più
rosei
,
mentre
germogliava
viepiù
gigante
nel
petto
dei
prodi
l
'
inestinguibile
desio
di
quella
gloria
che
sola
è
da
rispettarsi
,
perché
nasce
nel
sacrificio
e
nel
sacrifizio
consolidasi
,
Favre
coi
suoi
prestigiatori
camuffati
da
repubblicani
,
segnava
la
vergogna
della
Francia
:
la
patria
di
Danton
diventava
la
cloaca
dei
Cesari
;
il
berretto
frigio
che
aveva
sul
capo
le
si
tramutava
,
in
meno
che
lo
si
dice
,
nell
'
ignobile
berretto
del
galeotto
;
ed
un
tal
berretto
nelle
ultime
circostanze
a
me
parve
il
più
adatto
,
che
i
popoli
che
hanno
sentimento
vero
di
libertà
e
di
giustizia
sanno
morire
sotto
le
ruine
delle
loro
città
:
informino
Sagunto
,
Saragozza
e
Missolungi
:
i
popoli
invece
,
i
quali
sono
corrotti
,
vigliaccamente
si
accasciano
sotto
le
verghe
dei
Napoleonidi
,
o
sotto
alle
bombe
a
petrolio
dei
manigoldi
di
un
Thiers
.
Chiami
pur
vandali
i
primi
e
civili
i
secondi
la
stampa
venduta
;
tra
il
vandalismo
di
cruenta
ma
eroica
protesta
e
il
civismo
di
chi
si
appoggia
alla
prepotente
codardia
della
forza
,
io
m
'
inchinerò
sempre
,
io
sempre
mi
farò
di
cappello
al
primiero
.
Ma
a
noi
non
doveva
esser
noto
per
anche
il
grande
avvenimento
che
fece
andare
in
solluchero
i
borsaioli
(
vedi
negozianti
di
borsa
che
alla
fine
è
tutta
una
zuppa
e
un
pan
mollo
)
e
tutti
gli
Arlecchini
quattrinai
di
questa
valle
di
trappolerie
.
Una
nazione
che
cade
fa
arrichire
un
banchiere
:
il
pianto
delle
vedove
e
degli
orfanelli
che
reclaman
vendetta
e
che
son
costretti
a
piegare
il
capo
alla
tremenda
necessità
della
forza
fa
alzare
il
sessantacinque
al
settanta
:
vinca
il
nemico
:
se
rialzano
i
fondi
,
ben
vengano
l
'
umiliazione
,
le
rapine
,
gli
incendii
;
s
'
impingui
la
borsa
,
e
poi
si
balli
il
cancan
colle
baldracche
più
laide
tra
le
rovine
tuttora
fumanti
della
nostra
povera
patria
,
tra
i
cadaveri
dei
nostri
fratelli
che
avendo
sortito
dal
caso
un
generoso
carattere
hanno
preferito
all
'
ignominia
la
morte
...
son
storie
vecchie
quanto
Noè
,
ne
convengo
,
ma
son
vere
come
è
vera
la
luce
del
sole
...
oh
!
benedetta
l
'
aristocrazia
dell
'
oro
,
del
prezioso
metallo
che
solamente
qualche
scalzacane
ha
potuto
qualificare
per
vile
:
oh
,
benedetto
il
trionfo
della
classe
borghese
,
di
quella
classe
che
ha
per
patria
le
mura
del
proprio
negozio
,
o
del
palazzo
carpito
a
forza
di
scrocchi
e
d
'
usure
a
un
rampollo
di
magnanimi
lombi
,
che
si
è
giocato
a
bambara
gli
averi
e
la
reputazione
dei
vetusti
parenti
!
I
nobili
dei
tempi
andati
avevano
,
se
non
altro
,
delle
tradizioni
alle
quali
si
mostravano
ligissimi
;
spinti
da
queste
(
inutile
sarebbe
il
negarlo
)
hanno
regalato
al
mondo
degli
eroici
tratti
,
che
giocoforza
è
ammirare
;
noblesse
oblige
:
tale
era
la
loro
divisa
,
e
si
facevano
uccidere
per
quel
re
,
a
cui
avevano
giurato
devozione
illimitata
;
per
un
sorriso
,
per
un
'
occhiata
,
per
una
sciarpa
della
bella
dei
loro
pensieri
col
sorriso
sul
volto
andavano
incontro
,
al
pauroso
fantasma
degli
spiriti
deboli
,
alla
morte
:
loro
cantava
il
trovatore
nella
mesta
ballata
,
o
nell
'
ispirato
inno
di
guerra
:
loro
salutavano
come
protettori
gli
artisti
....
erano
nel
falso
,
dovevano
cadere
,
chè
la
legge
del
progresso
non
ammette
ostacolo
alcuno
,
sia
pure
attraente
;
ma
era
un
falso
splendido
,
era
un
falso
del
quale
,
nostro
malgrado
,
non
potevamo
non
ammirare
in
qualche
parte
la
cavalleria
;
esso
ci
rammentava
la
Tavola
Rotonda
,
le
crociate
,
le
battaglie
di
Luigi
XIV
;
e
quando
quest
'
aristrocrazia
si
vide
impotente
ad
impedire
la
marcia
del
progresso
ella
cadde
eroicamente
,
cospergendo
di
sangue
glorioso
i
campi
della
Vendea
:
questo
sangue
segnó
la
morte
del
nobilume
:
in
oggi
i
rampolli
degli
antenati
magnanimi
o
funghiscono
nella
loro
castella
,
o
fanno
da
comparse
nel
Club
.
Ma
l
'
aristocrazia
dell
'
oro
?
Nata
nel
lurido
bugigattolo
di
uno
strozzino
,
cresciuta
nella
stanza
di
affari
di
un
ladro
intendente
,
rinvigorita
nello
splendido
palazzo
di
un
commendatore
banchiere
che
pur
ieri
vendeva
i
cenci
o
raccattava
le
cicche
,
vergognosa
del
proprio
passato
,
piena
di
sospetti
per
l
'
avvenire
,
codardamente
accanita
alla
sola
idea
di
perdere
o
di
scapitare
su
dei
capitali
accumulati
a
forza
d
'
infamie
,
e
di
bassezze
,
è
lei
sola
il
vero
sostegno
delle
tirannidi
,
è
lei
sola
che
fa
cadere
nel
fango
i
popoli
più
gloriosi
,
è
a
lei
sola
che
si
devono
attribuire
i
disastri
del
mondo
:
poiché
,
se
l
'
antica
aristocrazia
a
un
'
idea
falsissima
sacrificava
e
vita
e
agiatezza
,
la
moderna
all
'
agiatezza
e
alla
vita
sacrifica
tutto
.
Io
non
ammetto
nemmeno
la
così
detta
aristocrazia
dell
'
intelligenza
:
il
nascer
savi
è
caso
e
non
virtù
,
dirò
parafrasando
i
celebri
versi
del
Metastasio
;
ed
allora
?
mi
domanderà
qualcheduno
:
allora
,
rispondo
,
io
non
ammetto
che
una
sola
aristocrazia
,
aristocrazia
basata
sull
'
eguaglianza
,
l
'
aristocrazia
del
lavoro
!
...
Mi
scusino
i
lettori
,
se
io
vado
di
palo
in
frasca
:
mi
scusino
le
lettrici
che
potranno
ravvisare
in
me
più
un
predicatore
noioso
,
che
un
narratore
giocondo
;
tra
i
miei
appunti
ho
trovato
anche
queste
linee
e
non
sono
stato
buono
di
sacrificarle
;
non
saprei
dirne
il
motivo
;
ma
per
non
fare
brontolare
nessuno
rientro
a
gran
carriera
in
carreggiata
.
Mecheri
,
Materassi
,
Piccini
,
Bocconi
ed
io
eravamo
nella
nostra
camera
,
sognando
tra
una
boccata
e
l
'
altra
di
fumo
nuove
battaglie
,
e
per
conseguenza
nuovi
trionfi
.
«
Quando
il
vecchio
passa
in
rassegna
i
soldati
,
si
pensava
tra
noi
,
ci
è
sempre
per
aria
qualche
cosa
di
grosso
»
.
Per
tranquillizzare
gli
amici
e
i
parenti
si
scrivevano
lettere
nelle
quali
si
magnificava
il
bel
cielo
che
ci
faceva
credere
di
essere
in
primavera
(
come
han
sentito
i
lettori
erano
giornataccie
piovose
da
metter
l
'
uggia
in
corpo
anche
ad
un
'
ombrellaio
)
;
si
descriveva
i
nostri
adipi
che
addivenivano
d
'
ora
in
ora
da
canonici
,
si
dava
ad
intendere
che
si
apprestavano
feste
da
ballo
.
Chi
parlava
di
andare
a
Parigi
,
chi
di
riprendere
Metz
,
chi
di
schizzare
diritti
diritti
a
Berlino
...
...
Oh
degli
eventi
umani
Antiveder
bugiardo
!
Spalancando
la
porta
con
una
pedata
,
entra
in
camera
Ghino
Polese
con
un
viso
da
far
rizzare
i
bordoni
all
'
uomo
più
apatista
del
mondo
.
-
Che
è
?
-
Gli
si
grida
tutti
a
una
voce
.
-
È
...
-
e
qui
un
moccolo
da
Livornese
puro
sangue
-
È
...
che
si
tratta
nientemeno
...
-
Di
assedio
della
città
?
-
Peggio
...
potremmo
morire
con
le
armi
alla
mano
.
-
I
Prussiani
son
entrati
?
-
Ma
peggio
!
-
Ma
cosa
dunque
...
per
carità
!
-
Ci
è
l
'
armistizio
!
...
Un
fulmine
che
fosse
caduto
in
mezzo
a
noi
poteva
produrre
il
medesimo
effetto
.
Prima
un
silenzio
di
morte
,
poi
una
salpa
d
'
imprecazioni
;
tutte
allo
stesso
indirizzo
.
-
Ma
sei
ben
sicuro
di
quello
che
dici
?
-
Me
lo
ha
assicurato
un
'
ufficiale
di
stato
maggiore
...
-
È
impossibile
!
Parigi
si
difenderà
fino
all
'
ultima
pietra
.
-
Parigi
ha
capitolato
!
...
Altro
silenzio
,
poi
tutti
mossi
dallo
stesso
pensiero
giù
a
rotta
di
collo
per
la
scala
,
onde
portarci
al
quartier
generale
.
Sulla
cantonata
incontriamo
la
vaga
Luisa
...
Dites
donc
...
proferisce
ed
io
secco
secco
la
congedo
con
un
«
non
ho
tempo
da
perdere
»
e
continuo
la
via
...
Dei
gruppi
concitati
s
'
incontrano
in
qua
e
là
...
la
parola
vile
errava
dì
bocca
in
bocca
.
-
E
Favre
che
giurava
che
finchè
esistesse
una
pietra
di
queste
città
l
'
invasore
avrebbe
trovato
un
baluardo
.
-
Ed
è
stato
lui
che
ha
segnato
la
capitolazione
.
-
E
noi
cosa
faremo
?
-
Gridava
un
disertore
dall
'
esercito
.
-
Imparerete
a
servire
la
Francia
-
Di
rimando
rispondeva
un
Gallofobo
.
E
i
popolani
abbassavano
il
capo
,
quando
noi
si
passava
,
che
la
maggioranza
dei
Digionesi
era
republicana
:
e
lo
svelto
ed
allegro
Garibaldino
era
divenuto
sornione
e
lo
vedevi
trascorrere
colle
mani
in
tasca
,
col
berretto
sugli
occhi
e
mordendosi
i
labbri
,
e
ad
ogni
poco
sentivi
ripetere
,
commiserandoli
,
i
nomi
dei
prodi
caduti
...
solo
i
volti
dei
moblots
brillavano
per
insueta
gaiezza
...
non
ci
era
più
dubbio
.
Colle
gambe
che
ci
facevano
cilecca
arrivammo
alla
prefettura
;
una
folla
di
gente
si
accalcava
intorno
alle
due
colonne
che
son
di
fianco
alla
porta
,
e
su
cui
si
attaccavano
i
dispacci
e
le
comunicazioni
officiali
:
tutti
si
alzavano
in
piedi
,
e
,
quando
erano
pervenuti
a
leggere
,
si
ritiravano
mandando
imprecazioni
e
grattandosi
il
capo
.
Si
sarebbe
detto
che
le
magiche
parole
del
convito
di
Baldassare
fossero
là
,
scolpite
su
quei
marmi
e
che
tutti
coloro
che
vi
si
avvicinavano
ne
risentissero
i
terribili
effetti
.
Due
sole
righe
di
scritto
:
due
righe
che
contenevano
però
la
più
dolorosa
notizia
per
chiunque
preferisce
la
dignità
al
beato
vivere
-
«
Oggi
è
stato
concluso
un
'
armistizio
di
ventun
giorno
»
.
E
dire
che
mani
francesi
non
avevan
rifiutato
di
firmare
un
patto
,
che
segnava
lo
stigma
sulla
fronte
di
quella
nazione
che
fin
'
ora
come
il
favoloso
Dio
dell
'
Olimpo
bastava
muovesse
le
ciglia
per
fare
allibire
il
mondo
tutto
dalla
paura
;
e
dire
che
un
Favre
era
stato
tra
i
manipolatori
di
tale
infamia
!
Oh
,
allora
si
vide
chiaramente
che
il
vecchio
republicano
aveva
ciurlato
nel
manico
,
oh
!
fin
d
'
allora
la
gente
dal
cervello
sottile
preconizzava
nel
difensore
d
'
Orsini
,
nel
montagnardo
dell
'
Impero
uno
dei
tanti
carnefici
che
hanno
straziato
la
Francia
.
Impotente
contro
i
Prussiani
,
si
macchiò
nel
sangue
dei
suoi
cittadini
:
ora
si
è
ritirato
,
ma
non
tanto
lontano
che
a
lui
non
pervenga
l
'
eco
dei
pianti
e
dell
'
imprecazioni
delle
migliaia
d
'
orfani
e
di
vedove
che
per
lui
son
ridotte
a
stendere
la
mano
!
Ma
di
maggiore
infamia
si
doveva
macchiare
Favre
contro
Garibaldi
e
di
ciò
sapranno
tra
poco
i
lettori
.
L
'
armistizio
fu
la
testa
di
Medusa
dell
'
entusiasmo
nostro
;
io
vidi
qualcuno
piangere
:
la
maggior
parte
si
sbizzariva
lanciando
improperii
a
Favre
e
alla
Francia
:
quella
sera
non
canti
per
le
vie
,
non
le
allegre
conversazioni
dei
giorni
passati
,
ma
una
musoneria
generale
...
non
vi
era
più
fede
!
Un
'
ordine
del
giorno
di
Garibaldi
nel
quale
ci
si
esortava
ad
addestrarsi
nelle
armi
,
ad
attender
preparati
il
momento
della
riscossa
,
fece
credere
a
diversi
che
non
sarebbe
stata
cosa
impossibile
il
potersi
di
nuovo
misurare
col
nemico
e
ciò
fece
rinascere
un
poco
quella
gaiezza
di
cui
davano
tanta
prova
ne
'
dì
del
pericolo
i
Garibaldini
.
Per
conto
mio
non
mi
illudevo
:
armistizio
non
poteva
significare
che
pace
disonorante
:
la
resa
di
Parigi
lo
diceva
troppo
chiaràmente
,
eppoi
da
quando
in
qua
i
seguaci
di
Garibaldi
potranno
ottenere
un
completo
trionfo
?
..
Gli
unitari
d
'
oggi
non
lo
relegarono
nel
60
a
Caprera
,
mentre
volava
alla
conquista
di
Roma
?
Gli
arfasatti
che
gli
si
caccian
sempre
davanti
non
gli
han
fatto
sgombrare
il
Tirolo
,
quando
palmo
a
palmo
lo
aveva
conquistato
,
mentre
a
Lissa
e
Custoza
veniva
oltraggiata
la
bandiera
italiana
?
..
Non
fu
il
prode
Generale
ferito
da
piombo
italiano
a
Aspromonte
?
..
Non
fu
lasciato
dopo
la
vittoria
di
Monterotondo
,
solo
a
Mentana
e
si
lasciarono
scannare
i
suoi
generosi
,
mentre
trentamila
uomini
di
truppa
italiana
erano
sul
confine
?
Non
si
è
sempre
cercato
di
sfruttare
i
suoi
trionfi
,
facendolo
poi
passare
quasi
per
un
pazzo
per
un
avventuriere
?
Non
si
è
avuto
il
coraggio
di
stampare
,
che
lo
si
aveva
aiutato
,
mentre
si
era
tentato
ogni
mezzo
per
avversarlo
o
per
screditarlo
?
..
I
repubblicani
francesi
erano
presso
a
poco
gli
stessi
pagliacci
dei
consorti
italiani
,
ed
era
da
prevedersi
quello
che
era
avvenuto
,
quello
che
avvenne
dipoi
.
Ma
muovan
pur
guerra
le
anime
vili
e
i
livreati
pigmei
a
quest
'
uomo
che
da
solo
basterebbe
a
riabilitare
la
società
,
tentino
pure
di
schiacciarlo
e
di
avvilirlo
,
Garibaldi
vincerà
sempra
in
nome
della
libertà
,
vincerà
anche
perdendo
perché
il
suo
nome
oramai
rappresenta
una
idea
e
le
idee
non
si
vìncono
.
CAPITOLO
XXII
.
Passammo
il
lunedì
svogliatamente
,
senza
conclusione
alcuna
:
fino
allora
il
pensiero
dell
'
Italia
di
rado
balenava
nella
nostra
mente
,
ma
dall
'
ora
fatale
in
cui
cominciò
a
tenzonarci
nel
capo
il
dubbio
che
non
avremmo
fatto
più
alcuna
cosa
,
vennero
ad
assalirci
tutte
ad
un
tratto
le
care
affezioni
alle
quali
avevamo
dato
un
'
addio
,
ed
un
cocente
desiderio
di
rivarcare
le
Alpi
occupò
le
nostre
anime
.
-
Noi
abbiamo
finito
di
combattere
-
Dicevo
alla
vaga
Luisa
che
colla
testolina
chinata
sempre
osava
appena
guardarci
.
-
Oh
!
voi
siete
felice
..
voi
rivedrete
la
vostra
bella
io
me
la
immagino
...
una
charmante
pétite
Italienne
.
-
No
,
assicuratevelo
,
io
non
son
punto
felice
!
-
E
perché
?
-
Voi
...
Francese
...
mi
potete
domandare
il
perchè
?
-
Io
Francese
vedo
che
siamo
traditi
.
-
E
...
e
..
-
gridai
io
dimenticandomi
di
parlare
con
una
donna
.
-
Ed
ho
pianto
-
Sussurrò
lei
con
le
lacrime
agli
occhi
.
-
Vi
ricorderete
di
me
?
-
Sempre
...
ci
avete
il
vostro
ritratto
?
-
No
!
-
Me
lo
manderete
?
-
Ve
lo
prometto
!
-
Grazie
...
io
voglio
tanto
bene
ai
Garibaldini
.
Questa
parola
fu
un
balsamo
per
l
'
esacerbato
mio
spirito
;
di
cosa
non
è
capace
una
donna
?
...
Per
niente
gli
antichi
non
immaginarono
Ercole
che
fila
ai
piedi
di
Onfale
.
E
così
venne
il
martedì
,
giornata
che
noi
credevamo
simile
alle
altre
che
ci
aspettavano
,
per
monotomia
e
che
grazie
alla
lealtà
dei
governanti
francesi
doveva
esser
pregna
per
noi
di
avvenimenti
di
nuovissimo
genere
.
Usciti
di
casa
riscontrammo
la
legione
Ravelli
,
che
colla
musica
in
testa
marciava
verso
la
direzione
della
barriera
del
Parco
.
-
Dove
andate
?
-
Domandai
al
capitano
Becherucci
che
si
era
staccato
dalla
sua
compagnia
per
salutarmi
.
-
Ma
...
sento
un
presentimento
che
mi
dice
che
ci
si
avvia
verso
l
'
Italia
.
Il
mio
amico
doveva
esser
profeta
.
Erano
appena
le
undici
e
Mecheri
,
Ghino
ed
io
mangiavamo
delle
paste
in
una
bottega
di
faccia
al
teatro
.
Digione
era
piena
di
pasticcerie
,
dove
si
mangiavano
dei
pasticcetti
eccellenti
.
Tutto
ad
un
tratto
,
quando
meno
lo
si
aspettava
,
vedemmo
formarsi
dei
capannelli
di
gente
che
discorreva
con
animazione
:
poi
ci
giunsero
agli
orecchi
dei
colpi
d
'
artiglieria
:
credevamo
sognare
:
si
pagò
il
conto
,
si
andò
in
strada
e
cercammo
raccapezzare
qualchecosa
tra
le
mille
versioni
che
si
davano
del
fatto
inopinato
.
-
I
Prussiani
si
avanzano
...
-
O
l
'
armistizio
?
-
Quei
barbari
non
rispettano
niente
!
-
No
...
è
Menotti
che
di
motuproproprio
ha
attaccato
il
fuoco
.
-
Ed
ora
espone
la
città
a
chi
sa
quale
disastro
!
-
È
impossibile
-
Urlammo
noi
-
Menotti
sa
il
suo
dovere
.
-
È
vero
,
è
vero
-
Ripetevano
allora
i
popolani
e
davano
del
grullo
a
chi
aveva
accampato
un
così
sciocco
discorso
.
-
Qui
non
si
saprà
nulla
-
Disse
Mecheri
-
andiamo
alla
caserma
che
è
a
pochi
passi
.
Era
così
giusto
questo
consiglio
che
non
differimmo
un
'
istante
a
metterlo
in
pratica
.
Alla
caserma
il
foriere
aveva
fatta
caricare
tutte
le
casse
e
i
registri
su
di
un
carro
a
cui
era
già
stata
attaccata
la
rozza
più
arrembata
della
nostra
scuderia
.
-
Partiamo
?
-
Si
domandò
,
appena
giungemmo
.
-
Non
lo
so
.
-
E
allora
a
cosa
servono
questi
preparativi
?
-
Questi
preparativi
?
...
Gli
ho
fatti
per
precauzione
...
però
ho
mandato
a
prendere
ordini
al
quartier
generale
...
-
O
il
tenente
?
-
Non
l
'
ho
veduto
-
E
tutti
gli
altri
?
-
Nemmeno
per
sogno
!
Frattanto
le
trombe
della
compagnia
delle
mitragliatrici
,
compagnia
che
aveva
stanza
poco
distante
da
noi
,
suonavano
a
raccolta
e
poco
dopo
i
soldati
della
medesima
si
muovevano
in
completa
assetto
di
marcia
.
Poco
dopo
gli
Usseri
,
nostri
vicini
di
caserma
,
montavano
a
cavallo
e
partivano
a
mezzotrotto
.
Decidemmo
di
prendere
la
stessa
direzione
,
allorché
vedemmo
venire
a
noi
il
sottotenente
Mussi
e
il
caporale
Luperi
,
che
essendosi
portati
fuori
della
città
per
recare
una
lettera
al
colonnello
Tanara
,
ci
ragguagliarono
,
essere
cominciato
un
fuoco
abbastanza
lento
tra
le
due
artiglierie
.
Ci
dissero
essere
ottimo
lo
spirito
dei
volontari
,
ma
che
nessuno
sapeva
farsi
ragione
,
del
come
i
Prussiani
,
violando
i
trattati
si
avanzassero
verso
di
noi
con
colonne
strapotentissime
.
Tra
gli
altri
Garibaldini
in
faccia
al
nemico
si
trovava
quel
giorno
il
bravo
Pais
,
che
deposto
il
berretto
da
colonnello
e
,
messosene
uno
di
pelo
,
marciava
come
un
semplice
soldato
,
munito
di
carabina
.
Dopo
essere
stato
destituito
da
Frapolli
,
l
'
integro
patriotta
,
l
'
onesto
repubblicano
era
corso
là
dove
aveva
spedito
tanti
uomini
che
non
si
volevano
far
partire
,
esponendosi
fino
d
'
allora
ad
essere
destituito
e
a
subire
un
consiglio
di
guerra
.
Si
andò
alla
prefettura
;
v
'
incontrammo
Ricci
che
ci
ordinò
di
star
pronti
;
domandammo
ragione
di
quel
diascoleto
ed
ei
ce
lo
spiegò
con
poche
parole
.
Il
governo
della
difesa
Nazionale
,
non
ultima
disgrazia
della
disgraziatissima
Francia
,
non
aveva
compreso
nel
patto
proposto
i
dipartimenti
della
Côte
d
'
Or
,
del
Doubs
e
del
Jura
.
Quindi
sospensione
d
'
ostilità
per
tutti
gli
eserciti
fuori
che
per
il
nostro
:
si
voleva
avere
il
gusto
di
vedere
sconfitti
anche
i
pochi
cialtroni
che
sapevano
farsi
ammazzare
,
perchè
non
avevano
niente
da
perdere
...
a
detta
di
loro
!
-
Nessuno
avviso
era
stato
comunicato
a
Garibaldi
su
questa
clausola
dello
iniquo
contratto
:
così
si
ricompensava
l
'
eroe
generoso
,
che
unico
aveva
vinto
,
che
unico
aveva
strappato
una
bandiera
ai
Prussiani
:
così
si
ricompensava
l
'
ardente
figlio
della
libertà
,
che
,
pur
di
porre
il
suo
braccio
a
disposizione
della
repubblica
,
aveva
dimenticato
le
prodezze
francesi
del
1849
,
le
maraviglie
degli
Chassepots
che
il
vile
de
Failly
aveva
provato
contro
i
petti
dei
generosi
figli
d
'
Italia
a
Mentana
.
Sorpresi
da
imponenti
colonne
nemiche
nelle
loro
posizioni
,
i
nostri
sarebbero
caduti
vittime
dell
'
infame
tranello
e
già
i
Prussiani
triplicati
di
numero
pregustavano
le
gioie
di
una
facile
vittoria
,
ma
i
traditori
francesi
e
i
generali
nemici
avevano
fatto
i
conti
senza
Garibaldi
:
non
mi
si
venga
ad
impugnare
la
valentia
strategica
dell
'
illustre
Italiano
,
non
mi
si
dica
che
solo
alla
fortuna
e
al
coraggio
si
debbano
i
grandi
trionfi
che
egli
ha
riportato
:
quel
giorno
si
videro
chiaramente
le
sue
virtù
militari
,
ed
egli
fu
più
grande
nella
precipitosa
ritirata
dalla
Borgogna
che
nelle
tre
celebri
giornate
che
tanta
gloria
aggiunsero
alla
nostra
povera
Italia
.
I
nemici
furono
tenuti
a
bada
per
tutto
il
giorno
dai
nostri
cannoni
:
Menotti
,
i
suoi
ufficiali
facevano
da
puntatori
,
e
in
questo
tempo
le
truppe
si
avviavano
verso
Chagny
.
-
Ma
sicché
dobbiam
proprio
partire
?
-
Domandammo
al
nostro
tenente
che
ci
dava
tutti
questi
ragguagli
.
-
Purtroppo
.
Andammo
a
casa
:
facemmo
in
pochi
momenti
il
nostro
modesto
bagaglio
e
senza
avere
il
coraggio
dì
salutare
i
nostri
ospiti
,
scendemmo
a
rotta
di
collo
le
scale
.
-
Ou
allez
vous
?
-
Ci
domandò
allorché
ci
vide
passare
la
Luisa
,
sorpresa
in
vederci
in
perfetta
tenuta
di
marcia
.
-
Andiamo
a
batterci
-
Rispondemmo
noi
tutti
.
-
Vraiment
?
-
Sulla
nostra
parola
!
-
Sayes
prudents
-
susurrò
a
mezza
bocca
e
volle
a
ogni
costo
baciarmi
alla
presenza
di
tutti
.
Gli
angioli
del
Signore
,
favoleggiati
dai
buoni
credenti
,
non
avrebbero
avuto
di
che
velarsi
la
faccia
,
e
quel
bacio
doveva
esser
l
'
ultimo
che
io
riceveva
dalla
vezzosa
fanciulla
.
Arriviamo
al
quartier
generale
,
il
partire
dei
carri
aveva
prodotto
un
'
adunanza
insolita
di
gente
davanti
alla
porta
:
tra
le
molte
persone
scorgo
le
due
gentili
figliole
della
nostra
padrona
di
casa
:
cerco
sfuggirle
:
mi
chiamano
:
non
vi
è
dubbio
,
esse
pure
mi
ripeteranno
l
'
importuna
e
dolorosa
richiesta
.
-
Dove
andate
?
-
Partiamo
.
-
Sul
serio
?
-
Così
non
fosse
!
-
Ma
la
ragione
?
...
-
Chiedetela
a
Favre
ed
agli
altri
vigliacchi
che
volevano
ricompensarci
di
quel
poco
che
abbiamo
fatto
,
mettendoci
in
trappola
.
Le
ragazze
mi
guardaron
fisse
negli
occhi
,
poi
chinarono
i
proprii
e
si
tacquero
;
e
in
questo
tempo
mille
altre
domande
sullo
stesso
tenore
si
rivolgevano
a
noi
,
e
noi
ci
sfogavamo
a
dire
tutto
il
male
possibile
degli
eroi
da
commedia
che
per
vigliaccheria
rovinavano
in
quel
momento
la
Francia
,
ed
i
Digionesi
facevano
eco
alle
nostre
invettive
.
Arriva
il
Piccini
tutto
sonnacchioso
.
Che
ci
è
di
nuovo
?
-
Proferisce
con
uno
sbadiglio
.
-
C
'
è
di
nuovo
che
noi
si
parte
.
-
E
perché
?
-
Perché
non
siamo
compresi
nell
'
armistizio
.
-
O
la
mia
compagnia
?
-
Sarà
partita
.
-
Ed
io
?
-
Vieni
con
noi
!
-
Vengo
subito
:
vo
a
dire
addio
a
due
bambine
e
vi
raggiungo
.
E
via
a
gran
carriera
.
-
Le
Guide
alla
Stazione
-
Grida
poco
dopo
il
Ricci
-
la
tromba
vada
suonando
per
chiamar
gli
sbandati
.
A
quattro
a
quattro
,
con
accompagnamento
di
tromba
e
di
bestemmie
,
traversando
la
città
le
cui
botteghe
eransi
chiuse
ad
un
tratto
,
arrivammo
al
gran
piazzale
,
dove
si
doveva
attendere
quei
pochi
che
avevano
un
cavallo
e
che
dovevano
ricevere
ordini
sull
'
itinerario
che
avevasi
da
percorrere
per
recarsi
a
Chagny
.
Sul
piazzale
vi
era
una
confusione
indicibile
:
cariaggi
,
cannoni
,
trasvolavano
tra
l
'
incerto
chiarore
(
era
sorta
la
notte
)
a
noi
davanti
,
provocando
esclamazioni
che
io
non
riporto
per
non
fare
arrossire
la
mia
leggitrice
:
tutti
eravamo
stizziti
e
non
si
cercava
che
un
pretesto
qualunque
onde
dar
sfogo
alla
bile
.
Un
vivandiere
della
guardia
mobile
arrota
col
suo
baroccio
un
di
noi
...
-
Figlio
di
un
cane
!
...
Accidenti
a
te
e
alla
Francia
...
Strilla
l
'
offeso
e
un
concerto
di
fischiate
si
fa
udire
per
quell
'
aure
.
I
moblots
si
erano
addossati
ai
lati
della
piazza
,
mettendo
in
fasci
i
loro
fucili
e
intuonando
ad
ora
ad
ora
la
Marsigliese
...
ci
voleva
il
loro
coraggio
!
...
Questi
canti
che
mai
eransi
da
loro
uditi
,
durante
il
pericolo
,
fecero
saltare
a
qualcuno
dei
nostri
più
bizzoso
,
il
pulcino
,
e
quindi
lotte
con
scambi
di
pugni
,
subito
appacificate
dai
superiori
:
qualcuno
altro
per
far
la
burletta
si
divertiva
a
vociare
:
Les
Prussiens
,
les
Prussiens
e
compagnie
intere
scappavano
,
poco
curandosi
dei
loro
armamenti
:
ma
allorché
potemmo
ammirare
una
fuga
dirotta
,
si
fu
,
quando
un
cavallo
del
treno
,
lasciato
in
balìa
di
se
stesso
si
diè
a
saltare
a
scavezzacollo
in
mezzo
alla
piazza
.
Un
grido
immenso
,
un
'
urtarsi
,
un
rovesciarsi
addosso
ai
fasci
di
armi
,
una
Babilonia
insomma
da
far
perder
la
testa
.
Ricciotti
era
vicino
all
'
arco
di
trionfo
,
battendo
i
piedi
e
sbuffando
:
poco
più
in
là
un
volontario
consolava
in
Italiano
un
bel
fior
di
ragazza
che
si
struggeva
in
lacrime
;
a
poca
distanza
una
guida
per
smaltire
il
malumore
si
divertiva
a
pestare
i
calli
,
di
alcuni
mobilizzati
che
si
erano
sdraiati
.
Il
cannone
era
cessato
:
la
notte
era
fredda
,
ma
tranquillissima
;
un
bel
chiaro
di
luna
faceva
spiccare
sul
fondo
stellato
,
nel
quale
errava
qua
e
là
qualche
vagabonda
nuvoletta
bianca
e
diafana
,
le
purissime
linee
della
guglia
di
San
Benigno
...
Le
case
non
apparivano
che
incerte
masse
nere
ad
ora
ad
ora
intramezzate
da
un
lumicino
,
o
dall
'
argenteo
riflesso
dei
raggi
ripercossi
sui
vetri
:
un
chiarore
confuso
s
'
inalzava
sui
tetti
.
O
Digione
,
o
Digione
come
mi
apparivi
cara
in
quel
tristo
momento
!
...
Come
mi
si
strinse
il
cuore
al
pensiero
di
doverti
lasciare
!
Il
sangue
generoso
dei
nostri
compagni
morti
nelle
fertili
pianure
che
ti
ricingono
ti
ha
legata
all
'
Italia
!
...
Le
gentilezze
che
tu
facesti
ai
suoi
cari
,
le
cure
assidue
,
più
che
fraterne
che
hanno
da
te
ricevuto
i
nostri
feriti
hanno
a
te
legato
l
'
Italia
-
Oh
!
venga
il
nemico
-
Io
pensava
tra
me
nell
'
esaltazione
del
dispiacere
-
venga
e
mi
uccida
qui
,
proprio
sotto
quest
'
arco
...
Oh
!
che
io
possa
morire
piuttostochè
di
accingermi
a
questa
dipartita
fatale
,
che
mi
fa
sprezzare
l
'
umanità
,
che
mi
fa
vergognare
di
essere
uomo
.
-
Su
...
su
...
non
ci
è
tempo
da
perdere
-
Mi
grida
il
foriere
-
Alla
stazione
.
-
Partiamo
col
treno
?
...
-
Sì
nello
stesso
convoglio
del
Generale
.
Con
uno
sforzo
sovrumano
arriviamo
a
varcare
i
cancelli
:
un
'
infinità
di
mobilizzati
ed
anche
qualche
Italiano
,
o
di
riffe
o
di
raffe
,
pretendevano
forzare
la
consegna
e
risparmiarsi
,
assoggettandosi
a
degli
urtoni
o
al
pericolo
di
qualche
partaccia
,
una
trentina
di
kilometri
da
farsi
colla
cavalcatura
di
San
Francesco
.
Arriviamo
sotto
la
stazione
:
lì
troviamo
qualche
aiutante
del
Generale
,
diversi
ufficiali
di
stato
maggiore
e
un
convoglio
a
cui
era
già
stata
attaccata
la
macchina
..
quel
convoglio
però
non
era
per
noi
,
esso
era
stato
serbato
ai
feriti
.
Garibaldi
non
era
anche
giunto
:
il
generoso
eroe
dei
due
mondi
voleva
partire
soltanto
,
allorché
sarebbe
stato
sicuro
che
nessuno
dei
suoi
cari
,
sofferente
,
potesse
cadere
nelle
mani
dell
'
inimico
.
Appena
partito
il
treno
,
cominciano
ad
arrivare
nuovi
stroppi
:
si
buttano
sulle
panche
della
stazione
gemendo
ed
urlando
;
alcune
donne
prestano
loro
qualche
soccorso
o
qualche
conforto
.
Si
appresta
un
'
altro
convoglio
-
Speriamo
sia
il
nostro
dice
qualcuno
;
si
domanda
al
capo
stazione
,
o
a
una
guardia
qualunque
e
ci
risponde
negativamente
.
Allora
la
solita
storia
delle
mille
chiacchiere
inutili
.
-
O
sta
a
vedere
,
che
ci
prendono
come
salami
!
-
Sentite
ma
certe
ostinazioni
non
le
si
capiscono
.
-
E
se
andassimo
in
quel
treno
lì
?
-
Ma
noi
si
ha
l
'
ordine
di
star
qui
.
-
Eppoi
abbandonereste
il
nostro
vecchio
?
-
E
se
fosse
partito
?
Un
grido
di
disapprovazione
copriva
queste
ultime
parole
,
e
il
disgraziato
che
sbadatamente
le
aveva
proferite
,
ebbe
dicatti
a
rincantucciarsi
e
a
non
farsi
più
vivo
durante
tutto
il
viaggio
.
Qualcuno
più
furbo
di
lui
,
ma
con
la
stessa
tremarella
,
mentre
gli
altri
si
perderono
in
chiacchiere
,
facendo
lo
zoppo
od
il
monco
,
entrò
in
qualche
vagone
,
gabbando
le
guardie
e
anticipando
il
momento
di
scappar
di
mano
a
quei
Prussiani
che
l
'
esaltata
immaginazione
facea
vedere
a
pochi
passi
.
La
locomotiva
dà
un
fischio
,
ed
il
triste
convoglio
dei
feriti
si
dilegua
ai
nostri
occhi
.
La
stazione
resta
un
po
'
più
libera
!
..
Si
attacca
la
carrozza
del
Generale
;
è
un
vagone
di
prima
,
a
cui
fa
seguito
uno
di
seconda
per
lo
stato
maggiore
:
è
preceduto
da
due
carri
per
i
bagagli
.
Entrano
il
colonnello
Bossi
e
il
Capitano
Galeazzi
.
-
Guide
-
Dice
quest
'
ultimo
-
Che
nessuno
monti
in
questo
convoglio
..
ad
eccezione
di
voi
...
-
E
dove
andremo
?
-
Su
..
tra
i
bagagli
.
Prendiamo
d
'
assalto
i
due
carri
,
dove
ci
accomodiamo
alla
meglio
.
Dopo
pochi
minuti
subito
una
questione
in
capo
del
carro
..
-
Giù
...
sacramento
!
Che
c
'
è
?
-
Siamo
Italiani
come
voi
,
Dio
....
.
-
C
'
è
l
'
ordine
di
non
far
salire
che
Guide
.
-
E
noi
siamo
della
legione
Tanara
..
della
legione
di
ferro
..
-
O
di
ferro
o
di
rame
noi
rispettiamo
gli
ordini
.
-
E
noi
siamo
qui
...
-
Giù
...
giù
.
E
qui
qualche
colpo
di
mano
e
qualche
pedata
:
quindi
gran
discussione
di
ufficiali
,
a
cui
finiamo
col
prender
parte
noi
tutti
.
-
Dagli
ragione
-
Mi
dice
un
Livornese
-
Non
vedi
che
fiasca
di
vino
hanno
a
tracolla
...
per
strada
fa
comodo
.
Si
urla
,
si
strepita
..
molti
scendono
,
poi
risalgono
e
i
due
non
van
via
...
-
Il
Generale
-
Grida
una
voce
.
Tutto
tace
e
nessuno
più
pensa
al
meschino
incidente
.
All
'
udire
che
ci
è
Garibaldi
,
mi
si
prende
uno
stringimento
di
cuore
,
e
mi
spenzolo
dal
carro
onde
meglio
vederlo
.
Povero
eroe
!
..
Come
ti
han
ricompensato
i
falsi
repubblicani
di
Francia
,
ma
tu
sai
deludere
le
inique
lor
mire
,
ma
tu
sai
sventare
i
loro
infami
tranelli
!
Garibaldi
era
serio
,
ma
,
come
sempre
,
sereno
,
ma
come
sempre
spirante
dal
volto
una
bontà
che
è
impossibile
descrivere
:
lo
accompagnava
il
generale
Bordone
,
che
non
partì
con
noi
:
a
poca
distanza
da
lui
venivano
il
maggior
Fontana
e
il
tenente
Grossi
.
Tutti
quelli
,
che
erano
sotto
la
stazione
si
levarono
il
cappello
:
il
Generale
,
appoggiandosi
su
un
bastoncello
,
stiè
un
pò
fermo
e
girò
uno
sguardo
malinconico
all
'
intorno
.
Parlò
a
lungo
con
un
signore
,
tutto
vestito
di
nero
,
con
barba
,
(
credo
il
sindaco
od
il
prefetto
)
poi
si
mosse
per
montar
nel
vagone
.
Un
vecchio
venerando
gl
'
impedisce
l
'
andare
per
serrargli
la
mano
.
Il
Generale
lo
guarda
,
poi
ricambia
affettuosamente
la
stretta
.
Non
so
perché
,
ma
ho
voglia
di
piangere
.
Tutti
ci
sentiamo
commossi
:
un
guardatreno
grida
:
Vive
Galibardi
...
nessuno
risponde
:
in
quell
'
istante
ogni
evviva
era
superfluo
:
la
vera
grandezza
disdegna
le
facili
manifestazioni
del
volgo
.
Il
Generale
è
in
carrozza
:
la
locomitiva
fischia
:
siamo
in
movimento
.
Do
un
'
ultima
occhiata
a
Digione
,
appena
mosso
,
nè
mi
sento
capace
di
staccar
più
gli
occhi
da
lei
.
Quanti
ricordi
,
quanta
parte
di
cuore
noi
non
lasciamo
là
entro
!
Come
mi
tornarono
in
mente
in
quel
brutto
istante
tutti
gli
sforzi
che
avevamo
fatto
per
giungere
in
Francia
,
come
mi
apparvero
caramente
dilette
le
peripezie
che
ci
avevano
conturbato
,
come
desideravo
che
il
tempo
avesse
potenza
di
tornare
indietro
tre
mesi
per
provare
di
nuovo
le
belle
emozioni
che
tanto
mi
apparvero
gradite
in
allora
!
Oh
!
come
mi
sembrarono
giusti
i
versi
del
gentile
poeta
:
«
Les
chants
,
que
on
les
entend
le
soir
dans
la
campagne
«
Plus
ils
vont
s
'
eloignant
,
plus
leur
charme
nous
gagne
....
«
Ainsi
de
souvenirs
qui
bercent
nôtre
coeur
!
Erano
dolci
memorie
quelle
che
cullavano
il
mio
spirito
affralito
,
e
nella
dolce
serenità
del
ricordo
lontano
io
giungevo
a
raccapezzare
un
po
'
di
quella
poesia
che
purtroppo
erasi
estinta
!
Garibaldi
,
non
è
inutile
il
ripeterlo
,
si
mostrò
abilissimo
generale
nella
precipitosa
nostra
ritirata
:
niente
restò
in
mano
a
un
nemico
che
ci
capitò
addosso
,
quando
meno
lo
si
aspettava
:
il
primo
febbraio
la
Côte
d
'
Or
era
sgombra
assolutamente
dall
'
armata
dei
Vosgi
.
CAPITOLO
XXIII
.
Batteva
mezzanotte
e
noi
ci
fermavamo
a
Chagny
:
non
una
persona
era
nella
stazione
:
Garibaldi
e
il
suo
seguito
si
ritirarono
nella
stanza
di
aspetto
dei
viaggiatori
di
seconda
classe
.
Una
guardia
mi
battè
sulle
spalle
e
accennandomi
il
Generale
che
entrava
in
quella
stanza
,
sorreggendosi
al
braccio
del
capitano
Galeazzi
,
con
voce
commossa
mi
disse
:
Cinque
uomini
,
come
quello
,
e
la
Francia
era
salva
!
Per
tutta
risposta
io
gli
strinsi
calorosamente
la
mano
.
Il
breve
viaggio
che
avevamo
dovuto
fare
in
ferrovia
era
stato
più
che
sufficiente
per
aggrappirmi
tutte
le
membra
,
poiché
quel
diabolico
freddo
che
ci
aveva
perseguitato
,
durante
tutta
la
campagna
,
non
aveva
la
minima
volontà
di
cessare
;
ci
buttammo
per
questa
potentissima
ragione
nel
caffè
dove
fortunatamente
vi
era
una
stufa
,
e
cercammo
di
riscaldarci
alla
meglio
.
-
E
non
potremo
andare
in
città
?
-
Azzardò
qualcuno
di
domandare
al
Ricci
.
-
Noi
dobbiamo
stare
a
guardia
del
Generale
.
-
E
sia
-
Rispondemmo
in
coro
,
ordinando
una
,
o
più
bottiglie
di
vino
.
Poco
dopo
vedemmo
Garibaldi
che
ascendeva
la
piccola
scala
,
che
è
in
fondo
al
caffè
della
stazione
di
Chagny
:
l
'
uomo
eroico
ci
volse
uno
sguardo
,
uno
di
quelli
sguardi
mestamente
soavi
,
nei
quali
è
compreso
un
poema
:
noi
tutti
lo
capimmo
alla
prima
e
istintivamente
ci
levammo
il
cappello
:
era
impossibile
non
venerare
l
'
eroe
che
per
un
'
idea
aveva
affrontato
nella
vecchiezza
disagii
,
fatiche
inesprimibili
,
era
impossibile
non
venerare
l
'
uomo
che
così
infamemente
ricompensato
,
collo
sconforto
nell
'
anima
,
aveva
un
'
occhiata
di
conforto
per
noi
:
quella
semplice
occhiata
ci
rendeva
più
grandi
,
più
generosi
.
Ah
!
..
non
mi
scappi
fuori
una
scuola
novellina
a
sostenere
che
i
popoli
si
debbano
solamente
muovere
per
gl
'
interessi
materiali
:
oh
...
non
mi
si
dica
che
il
correre
dietro
ai
sogni
e
alle
generose
utopie
addimostra
un
'
ingenuità
d
'
animo
quasi
primitiva
!
..
Io
li
capisco
sogni
siffatti
,
io
li
capisco
tanto
,
che
ne
sono
entusiasta
.
Oh
,
mi
si
lasci
morire
per
una
di
queste
generose
utopie
,
mi
si
facciano
provare
tutte
le
asprezze
della
vita
disagiata
del
campo
,
tutte
le
emozioni
di
colui
che
dice
un
addio
per
il
vagheggiato
ideale
alle
dolcezze
della
vita
;
in
oggi
che
si
fa
guerra
ad
oltranza
alla
poesia
,
oh
,
si
lasci
questo
piccolo
scampo
a
chi
vuole
appartarsi
da
questa
società
di
calunniati
e
di
calunniatori
,
di
strozzini
e
di
morti
di
fame
,
oh
!
ci
si
permetta
di
utilizzare
delle
vite
,
forse
disutili
,
per
le
nostre
aspirazioni
,
che
si
potranno
mettere
in
ridicolo
,
ma
sulla
cui
santità
nessuno
onesto
potrà
nutrire
sospetto
veruno
!
Erano
passati
pochi
minuti
,
allorché
un
ufficiale
ci
notificò
,
che
non
ordine
ma
desiderio
del
nostro
generale
era
quello
che
si
andasse
a
riposare
in
città
:
tanto
Garibaldi
al
contrario
dei
soliti
generali
pieni
di
boria
ha
carità
,
dei
suoi
sottoposti
!
Non
vi
sto
a
dire
come
questo
desiderio
corrispondesse
al
nostro
,
pure
tutti
noi
ad
una
voce
dicemmo
che
nessuno
avrebbe
abbandonato
quel
luogo
,
tenendosi
tutti
troppo
onorati
di
mostrare
al
grande
uomo
,
quanto
fosse
la
nostra
riconoscenza
e
il
nostro
rispetto
per
lui
.
-
No
,
no
-
Ci
ripetè
l
'
ufficiale
-
Qui
non
vi
è
alcun
pericolo
:
qui
non
vi
è
bisogno
di
guardie
:
Garibaldi
si
avrebbe
molto
per
male
,
se
voi
non
lo
secondaste
.
E
allora
?
....
Via
a
rotta
di
collo
in
paese
.
CAPITOLO
XXIV
.
Tutto
era
calmo
:
il
rumore
dei
nostri
squadroni
e
dei
nostri
sproni
turbava
soltanto
il
sepolcrale
silenzio
in
cui
erano
avvolte
le
poche
vie
di
Chagny
:
nella
quiete
quasi
lugubre
di
quella
serata
a
mille
doppi
sembrava
più
potente
il
rumore
prodotto
da
noi
,
e
ripercosso
dall
'
eco
:
s
'
illuminò
qualche
finestra
,
ma
per
pochi
minuti
:
il
pacifico
cittadino
,
rassicurato
che
non
vi
era
nulla
a
temere
,
spengeva
il
lume
e
tornava
di
certo
a
gustare
il
calduccio
delle
coltri
,
quel
calduccino
che
io
cominciava
a
vagheggiare
come
un
sogno
irrealizzabile
.
Con
molta
fatica
si
perviene
a
trovare
la
Mairie
:
meno
male
che
le
finestre
sono
illuminate
.
I
nostri
capi
,
riflettiamo
fra
noi
,
avranno
telegrafato
,
e
gli
alloggi
saranno
già
pronti
.
Le
nostre
induzioni
erano
,
come
d
'
ordinario
,
falsissime
.
-
Dove
è
il
Maire
?
...
Domandiamo
a
un
villanzone
che
scaldandosi
le
mani
alla
stufa
andava
tanto
in
brodo
di
giuggiole
da
non
avvedersi
nemmeno
che
noi
eravamo
entrati
.
-
Son
io
-
Ci
risponde
questo
con
certo
sussiego
.
Cosa
desiderano
?
-
Cosa
desideriamo
?
....
Ci
vuoi
poco
a
capirlo
!
...
Un
biglietto
d
'
alloggio
.
-
Sapristi
!
,
..
Vi
pare
ora
conveniente
?
-
Siamo
arrivati
ora
!
...
-
Ma
ora
dormono
tutti
:
-
Poco
importa
!
...
Li
sveglieremo
.
-
Ma
...
guardino
!
-
Pretenderebbe
che
sì
dormisse
in
strada
?
..
-
Dopo
quello
che
si
è
fatto
per
voi
?
-
Aggiunse
un
amico
in
pretto
Livornese
-
Ah
!
Francesi
,
Francesi
,
se
si
fosse
,
mondo
birbone
,
soldati
del
vostro
schifoso
imperatore
o
del
papa
...
Il
Maire
confuso
,
senza
capire
un
'
acca
all
'
ultimo
discorso
,
andò
a
un
tavolino
per
stendere
i
famosi
biglietti
.
Un
urtone
spalanca
la
porta
,
ed
un
'
altra
mandata
dei
nostri
si
butta
addosso
al
tavolino
....
I
nuovi
venuti
son
la
bellezza
di
diciassette
,
tra
cui
una
vivandiera
.
-
Sapristi
-
Ripete
il
sindaco
con
voce
stizzita
-
C
'
est
impossible
loger
tout
ce
mond
là
!
...
Descrivere
il
bailamme
che
succede
a
tale
esclamazione
sarebbe
cosa
impossibile
:
tutti
parlano
a
un
tempo
,
tutti
intendono
snocciolare
le
loro
brave
ragioni
,
e
quel
pover
'
uomo
,
che
rappresenta
l
'
autorità
,
pare
il
sor
Cecchino
.
-
Ecco
come
ci
ricompensano
-
Continua
a
vociare
il
Livornese
.
-
Vogliamo
giustizia
-
Interrompe
un
altro
.
-
Io
voglio
soltanto
un
alloggio
....
-
Vous
étes
un
cochon
...
E
giù
di
seguito
sullo
stesso
tenore
.
Io
e
Bocconi
arriviamo
a
strappare
di
mano
il
primo
biglietto
vergato
e
via
di
galoppo
...
-
Rue
Saint
Antoin
?
-
Domandiamo
al
primo
che
passa
.
-
C
'
est
là
bas
.
-
Questo
ci
risponde
e
va
via
a
passi
concitati
.
Arriviamo
alla
destinazione
:
Numero
41
si
picchia
:
silenzio
glaciale
:
si
ripicchia
,
la
stessa
accoglienza
:
allora
pedate
;
è
poco
anche
questo
:
son
morti
dunque
in
questa
casa
?
Si
sfoderano
gli
squadroni
e
si
comincia
una
sinfonia
infernale
alla
porta
del
mal
capitato
,
che
il
municipio
ci
aveva
destinato
per
ospite
.
-
Mon
Dieu
-
strilla
una
voce
femminea
-
Il
y
a
donc
de
Prussiens
?
-
Siamo
Italiani
...
il
cittadino
Bicornet
abita
qui
?
-
Sì
cittadini
...
ma
è
a
letto
!
-
Si
svegli
!
-
E
cosa
volete
?
-
Abbiamo
il
biglietto
d
'
alloggio
...
-
C
'
est
impossible
!
..
Noi
abbiamo
di
già
uno
zuavo
...
-
Solite
storie
!
...
Aprite
o
vi
sfondiamo
la
porta
!
-
Nom
de
Dieu
!
...
veniamo
,
veniamo
.
Non
ho
mai
veduto
in
mia
vita
una
fisonomia
più
ridicola
di
quella
del
cittadino
Bicornet
.
Cogli
occhi
tuttora
fra
il
sonno
,
con
un
berretto
da
notte
dal
quale
scappavano
fuori
due
orecchi
che
non
avrebbero
minimamente
stuonato
sulla
testa
di
un
coniglio
,
il
povero
diavolo
,
basso
e
traccagnotto
come
un
fattore
ti
dava
l
'
idea
di
Don
Bartolo
,
quando
rimane
immobile
coma
una
statua
nel
finale
del
primo
atto
del
Barbiere
di
Siviglia
.
-
Cittadini
...
fratelli
...
amici
...
Italiani
...
sul
mio
onore
è
impossibile
che
vi
possa
albergare
.
-
E
perché
?
-
Guardate
...
e
,
se
siete
giusti
,
giudicherete
da
voi
stessi
.
Guardammo
:
in
quella
miserabile
stamberga
difatti
noi
non
scorgemmo
che
un
meschino
lettuccio
,
su
cui
era
disteso
un
bel
giovine
dalla
barba
bruna
,
probabilmente
lo
zuavo
,
il
quale
aveva
tuttora
il
braccio
al
collo
;
una
vecchiarella
sdraiata
su
di
un
pagliericcio
alzò
la
testa
al
nostro
arrivo
e
ci
guardò
con
occhi
stralunati
.
-
Signori
-
Ci
disse
il
giovine
-
Il
buon
soldato
deve
aver
sempre
rispetto
...
Guardate
se
il
mio
ospite
non
vi
diceva
la
verità
...
-
Non
ve
la
rifate
con
noi
,
ma
col
Maire
,
perché
c
'
invia
qui
,
quando
ci
siete
voi
.
-
Il
Maire
l
'
ha
presa
con
noi
-
Borbottò
il
buon
'
uomo
-
Al
principio
della
guerra
ebbe
il
coraggio
un
giorno
di
mandarmene
quindici
!
-
E
noi
che
faremo
?
-
Domandammo
in
tuono
di
compassione
a
Monsieur
Bicornet
.
-
Aspettate
-
Disse
questi
dopo
aver
riflettuto
-
venite
con
me
alla
Mairie
e
vi
fo
fare
un
biglietto
per
un
mio
amico
.
-
Tentiamo
anche
questa
.
-
Riflttemmo
noi
due
e
col
buon
'
uomo
rifacemmo
i
nostri
passi
.
Il
Maire
non
oppose
alcun
osservazione
al
cambiamento
dell
'
alloggio
,
e
noi
insieme
con
Bicornet
,
andammo
in
fondo
al
paese
in
una
meschina
casupola
,
alla
cui
porta
il
nostro
accompagnatore
bussò
replicatamente
.
Quello
che
doveva
albergarci
era
un
macchinista
della
ferrovia
;
egli
ci
accolse
con
un
sorriso
gentile
,
e
,
appena
passati
,
si
mise
a
rifarci
un
lettuccio
che
era
a
un
lato
della
stanza
,
mentre
nel
fondo
della
medesima
dispiegava
tutta
la
sua
pompa
un
letto
nunziale
,
dalle
cui
coltre
vedemmo
scappar
fuori
una
testa
di
donna
,
giovine
certo
,
bella
non
sì
poteva
propriare
,
poiché
il
lumicino
che
era
stato
acceso
al
nostro
arrivo
non
aveva
la
potenza
di
rischiarare
quella
stanza
,
quantunque
la
fosse
stretta
e
corta
come
una
carcere
.
Rifatto
il
letto
,
il
macchinista
con
franchezza
tutta
popolana
ci
disse
:
Ora
spogliatevi
e
dormite
,
che
dovrete
averne
bisogno
....
Buona
sera
!
Lo
spogliarsi
in
faccia
a
una
donna
che
ci
vedeva
per
la
prima
volta
,
ci
arrecava
un
certo
fastidio
:
pure
la
necessità
era
troppo
imperiosa
,
e
dopo
pochi
minuti
noi
stiravamo
le
nostre
membra
intirizzite
sotto
le
lenzuola
.
Il
sonno
si
ostinava
a
non
venire
,
quasichè
il
caso
volesse
proprio
farci
assistere
a
un
tormento
di
nuovo
genere
,
al
supplizio
di
Tantalo
riveduto
e
corretto
per
conto
nostro
....
Prima
delle
dolci
parole
tra
i
coniugi
,
poi
uno
scoccar
di
baci
....
Noiato
dalla
scena
che
rappresentavo
,
feci
un
solennissimo
starnuto
;
ahi
non
bastò
;
degli
interrotti
sospiri
....
Diedi
nel
braccio
al
Bocconi
,
egli
era
desto
come
me
,
e
finimmo
con
un
'
omerico
scoppio
di
risa
.
D
'
allora
in
poi
fu
silenzio
e
noi
attaccammo
un
sonno
magnifico
!
CAPITOLO
XXV
.
Chagny
fu
per
noi
una
vera
desolazione
:
fortuna
che
ci
si
trattenne
soltanto
due
giorni
.
Immaginatevi
un
paesucolo
più
sudicio
di
quelli
del
Napoletano
:
degli
abitanti
a
cui
non
pareva
vero
di
esserci
prodighi
di
sgarbi
e
d
'
impertinenze
,
e
non
avrete
immaginato
che
una
metà
delle
nostre
noie
.
L
'
intiera
armata
dei
Vosgi
si
riversò
,
come
valanga
,
su
queste
prime
case
del
dipartimento
della
Saône
et
Loire
ed
all
'
ora
in
cui
noi
ci
alzammo
da
letto
ci
fu
impossibile
il
rinvenire
,
neppure
a
peso
d
'
oro
,
un
tozzo
di
pane
.
I
soldati
affaticati
dalla
lunghissima
marcia
si
buttavano
lungo
le
strade
:
i
carriaggi
si
succedevano
a
ogni
minuto
:
a
ogni
minuto
vedevi
un
via
vai
di
ufficiali
di
stato
maggiore
,
di
staffette
,
di
batterie
;
alle
botteghe
di
fornaio
,
ai
caffè
,
ai
restaurants
una
pigia
di
persone
concitate
che
bestemmiavano
e
facevano
ai
pugni
tra
loro
;
noi
eravamo
affamati
,
ci
avevano
detto
al
quartier
generale
che
per
quel
giorno
saremmo
rimasti
in
paese
,
e
non
si
trovava
un
tozzo
di
pane
per
sfamarci
....
Oh
!
la
dolorosa
situazione
....
In
campagna
,
alla
guerra
,
ci
si
adatta
l
'
idea
del
sacrificio
,
di
un
dovere
da
compiersi
offre
soddisfazioni
più
belle
dì
quelle
di
un
bisogno
naturale
soddisfatto
,
ma
sicuri
di
non
scaricare
più
il
fucile
,
testimoni
di
una
pace
disonorevolissima
che
veniva
vigliaccamente
subita
da
una
nazione
,
fin
'
ora
rispettabile
,
noi
ci
sfogavamo
con
imprecazioni
,
e
forse
saremmo
stati
anche
capaci
di
qualche
malestro
,
pur
di
fugare
la
minima
sofferenza
.
Finalmente
,
verso
le
due
,
mi
riescì
d
'
agguantare
in
un
'
osteria
di
sesto
ordine
una
bella
bistecca
e
la
mangiai
senza
pane
.
La
sera
andai
a
dormire
in
una
chiesa
,
poiché
il
biglietto
d
'
alloggio
era
per
un
giorno
soltanto
.
Verso
le
due
erano
arrivati
i
nostri
compagni
delle
Guide
che
avevano
cavallo
.
Il
giorno
dipoi
partenza
di
tutte
le
truppe
:
Garibaldi
accompagnato
dal
suo
stato
maggiore
partì
per
Chalons
sur
-
Saone
:
noi
avemmo
l
'
ordine
di
rimanere
.
Nella
giornata
liti
immense
con
i
Francesi
.
Ghino
dà
dei
pugni
al
caporale
Aribaud
,
questi
scappa
e
vuol
protestare
:
subissato
dai
nostri
discorsi
tace
.
Il
tenente
Raffoni
insolentisce
un
capitano
delle
guardie
mobili
ed
uno
dei
carabinieri
;
lo
traducono
alla
corte
marziale
:
salta
fuori
un
nuvolo
di
testimoni
ed
è
assoluto
.
Noi
siamo
chiamati
di
guardia
al
quartier
generale
;
alcuni
,
essendo
restati
soli
in
paese
,
cominciano
a
mormorare
ed
a
dire
che
i
Prussiani
sono
a
quattro
passi
e
che
ci
faranno
viaggiar
gratis
fino
a
Berlino
;
improvvisiamo
una
cenetta
in
corpo
di
guardia
rallegrata
da
Ricci
e
Fabbri
che
pretendono
parlare
francese
e
che
attaccano
briga
con
un
Ussero
di
piantone
,
che
si
permette
di
sedere
con
noi
dopo
essersi
permesso
di
russare
come
un
violoncello
antecedentemente
.
L
'
ordinanza
di
Bordone
ci
porta
una
forma
di
cacio
,
e
noi
,
andando
nella
stanza
di
ordini
,
rubiamo
due
bottiglie
di
vino
generoso
,
riservato
per
gli
ufficiali
di
stato
maggiore
.
Gismondi
,
un
Genovese
rovinato
nella
faccia
da
una
palla
a
Monterotondo
,
si
aggiunge
a
noi
e
porta
due
altre
bottiglie
di
vino
...
quindi
baldoria
generale
.
Nel
più
bello
del
chiasso
,
si
schiude
la
porta
con
impeto
e
vediamo
ritto
,
stecchito
davanti
a
noi
,
truce
come
lo
spettro
di
Banco
il
generale
Bordone
.
Stupore
generale
,
e
relativi
moccoli
a
fior
di
labbra
.
Il
generale
ci
da
una
sbirciata
e
invece
di
farci
un
rimprovero
,
si
rivolge
al
nostro
tenente
e
gli
dice
:
Mandi
un
sergente
e
quattro
uomini
a
rimetter
l
'
ordine
in
casa
di
questo
povero
vecchio
,
dove
sono
entrati
tre
Franchi
Tiratori
,
pretendendo
farci
di
tutto
un
po
'
.
Mecheri
,
sergente
,
e
tre
o
quattro
di
noi
ci
moviamo
col
vecchio
che
era
rimasto
a
caso
nell
'
ombra
:
eccoci
ridotti
anche
carabinieri
!
Non
nego
,
che
un
tale
incarico
mi
andava
poco
a
sangue
:
io
non
ho
mai
nutrito
una
decisa
simpatia
per
gli
agenti
della
legge
,
che
d
'
altronde
sono
riveriti
come
angeli
custodi
da
tanti
che
meriterebbero
di
andare
in
prigione
assai
più
di
quelli
che
ci
vanno
:
eppoi
...
il
vecchio
che
ci
accompagnava
,
mi
aveva
una
fisonomia
proibita
:
qualche
cosa
di
prete
smesso
o
di
mezzano
amoroso
.
Arriviamo
alla
casa
:
per
le
scale
non
ci
è
lume
e
nessuno
ha
fiammiferi
....
si
comincia
benino
!
...
-
Mi
piglino
per
una
falda
e
salgano
.
-
Ci
dice
il
vecchio
.
Ci
si
attacca
tutti
alla
falda
....
maledizione
!
...
la
scala
è
a
chiocciola
e
la
falda
a
una
voltata
resta
in
mano
a
uno
dei
nostri
.
-
Mon
Dieu
!
-
Grida
la
povera
vittima
di
quelle
tenebre
.
-
La
ci
tenga
un
lume
!
-
si
contenta
di
aggiungere
con
filosofia
l
'
autore
dell
'
eccidio
.
La
moglie
del
vecchio
,
avvisata
forse
dal
chiasso
improvviso
,
ci
comparisce
davanti
con
una
lucernina
.
Quantunque
la
nuova
venuta
fosse
in
perfetto
deshabillè
non
ci
faceva
peccare
di
gola
.
Credo
che
donna
più
brutta
non
sia
stata
mai
messa
al
mondo
per
dar
di
bugiardi
a
coloro
che
asseriscono
esser
la
donna
l
'
ideale
della
creazione
.
Tra
moglie
e
marito
avevano
tutti
i
requisiti
per
farsi
odiar
cordialmente
.
-
Aiuto
...
carità
...
protezione
-
Urlava
la
megera
.
Entrammo
colle
mani
sull
'
elsa
dei
nostri
squadroni
:
credevamo
di
trovare
tre
indemoniati
:
quale
non
fu
la
nostra
meraviglia
?
Ci
vennero
incontro
tre
buoni
figliuoli
,
che
cominciarono
col
chiederci
scusa
di
averci
disturbati
,
narrandoci
per
filo
e
per
segno
tutti
i
particolari
del
disgustoso
incidente
.
Provvisti
di
biglietto
d
'
alloggio
,
essi
si
erano
presentati
al
padrone
di
quella
bicocca
ed
egli
aveva
negato
con
mal
garbo
di
ricettarli
;
gli
avevano
detto
che
erano
stanchi
,
che
avrebbero
anche
pagato
,
ed
egli
duro
come
un
Tedesco
.
Allora
loro
,
esasperati
,
erano
entrati
per
forza
in
camera
ed
avevano
approfittato
del
divano
ove
si
erano
addormentati
.
Il
vecchio
era
uno
sfegatato
Napoleonista
,
e
giurava
che
a
'
tempi
della
tirannide
non
si
offendeva
la
pudicizia
di
una
signora
,
svestendosi
innanzi
a
lei
.
A
tale
protesta
nessuno
potè
trattenere
le
risa
:
persuademmo
i
giovani
a
venir
via
,
si
diè
due
prese
d
'
imbecille
al
tarpano
,
e
tutti
insieme
si
andò
in
una
vicina
casetta
,
dove
bevemmo
di
nuovo
.
Tra
un
bicchiere
e
l
'
altro
,
sapemmo
che
i
Prussiani
avevano
fatto
fuoco
sull
'
ultimo
convoglio
di
Garibaldini
che
era
partito
da
Digione
,
convoglio
nel
quale
tra
gli
altri
si
trovava
il
Piccini
:
nessuno
fu
offeso
ad
eccezione
del
Macchinista
che
restò
morto
sul
colpo
.
Il
giorno
dopo
,
noi
partivamo
da
Chagny
,
diretti
a
Chalons
sur
-
Saone
,
dove
si
trasferì
il
quartier
generale
.
L
'
annunzio
della
partenza
fu
salutato
da
tutti
,
con
gioia
inesprimibile
.
Se
io
avessi
un
nemico
accanito
,
lo
manderei
a
domicilio
coatto
a
Chagny
,
certo
che
dopo
poche
ore
implorerebbe
la
pena
di
morte
.
CAPITOLO
XXVI
.
Prima
di
terminare
il
racconto
è
necessario
che
io
parli
della
seconda
brigata
,
comandata
dal
Lobbia
,
di
questa
brigata
che
,
quantunque
lontana
dalle
altre
e
perciò
non
abbastanza
rammentata
nelle
molte
memorie
che
si
son
pubblicate
sulla
campagna
di
Francia
,
non
si
è
meno
coperta
di
gloria
,
nè
ha
meno
faticato
delle
altre
.
I
dati
della
relazione
che
io
farò
ai
miei
lettori
,
mi
furono
forniti
a
Chalons
da
un
distintissimo
ufficiale
di
stato
maggiore
che
era
al
seguito
del
colonnello
Lobbia
,
e
il
pubblico
avanti
di
parlare
del
nostro
soggiorno
in
quella
città
,
poiché
avendo
fin
'
ora
discorso
di
guerra
e
dovendo
d
'
ora
in
là
discorrere
di
pace
,
qui
mi
sembrano
nel
posto
più
adatto
.
Sul
finire
del
dicembre
,
erano
in
Soulieu
il
colonnello
di
cavalleria
Bossi
,
il
maggiore
Farlatti
con
uno
squadrone
di
Guide
e
una
piccola
compagnia
di
pionieri
comandati
da
Kauffman
:
questa
spedizione
aveva
per
scopo
di
danneggiare
le
comunicazioni
dei
Prussiani
,
appunto
sulle
famose
linee
che
dovevano
servire
all
'
esercito
di
Manteuffel
per
venire
a
combattere
le
truppe
di
Bourbaki
.
Oltre
ad
altri
ingegni
di
guerra
,
il
capitano
Kauffman
avea
con
se
due
furgoni
pieni
di
materia
incendiaria
e
di
dinamite
,
che
dovevano
servire
a
una
importantissima
operazione
della
quale
si
faceva
un
gran
segreto
;
e
che
consisteva
noi
far
saltare
un
tunnel
della
ferrovia
di
Strasburgo
.
Pare
che
tra
Kauffman
e
Bossi
non
s
'
intendessero
molto
e
le
operazioni
non
procedendo
,
come
avrebbero
dovuto
,
Garibaldi
richiamò
quest
'
ultimo
al
quartier
generale
e
diede
un
tale
incarico
al
colonnello
di
stato
maggiore
Lobbia
,
nominandolo
brigadiere
e
destinandolo
al
comando
della
seconda
brigata
.
Questa
era
costituita
nel
modo
seguente
:
Stato
Maggiore
Uff
.
7
Uom
.
14
Genio
»
3
»
20
Guide
»
9
»
150
Francs
tireurs
de
la
Bigorde
»
3
»
35
Égalitè
»
12
»
175
Chasseurs
d
'
Orient
»
16
»
270
Marin
»
4
»
55
Atlas
»
4
»
60
Guerillas
Marseilles
»
18
»
280
Uff
.
75
Uom
.
1059
Lobbia
partì
da
Autun
,
conducendo
con
se
per
ufficiali
di
stato
maggiore
il
capitano
Pozzi
ed
i
tenenti
Scipione
,
Primerano
e
Bonomi
:
partì
secoloro
il
signor
Visitelli
,
corrispondente
del
Dayl
Neuw
.
Il
capo
squadrone
Castellazzo
partiva
per
Chatau
Chinon
,
Clamecy
e
Vermenton
,
incaricato
di
tenere
relazione
tra
la
brigata
Ricciotti
e
Lobbia
e
sorvegliarne
le
operazioni
,
servendosi
dei
telegrafi
e
di
tutti
gli
altri
mezzi
che
le
sottoprefetture
e
i
sindaci
dovevano
mettere
a
di
lui
disposizione
.
Da
Autun
la
seconda
brigata
si
portò
a
Soulieu
per
Lucenay
,
quindi
a
Precy
e
a
Vitteau
.
La
marcia
è
lunga
e
fu
resa
più
disagevole
dall
'
immensa
quantità
d
'
impedimenti
che
venivano
dietro
ai
soldati
e
che
occupavano
a
dir
poco
tre
chilometri
di
spazio
:
carri
con
gli
equipaggi
dei
soldati
,
barrocci
,
trabiccoli
dei
vivandieri
...
donne
...
insomma
una
vera
marcia
di
barbari
!
Le
compagnie
dei
Francs
tìreurs
erano
scarse
:
ve
ne
erano
persino
di
dieci
uomini
,
ma
anche
queste
avevano
tre
o
quattro
ufficiali
...
già
,
se
durava
un
altro
pochino
la
campagna
di
Francia
avremmo
finito
coll
'
avere
diecimila
generali
e
nemmeno
una
tromba
!
...
Mentre
Lobbia
marciava
verso
Vitteau
,
Ricciotti
aveva
che
fare
coi
Prussiani
di
Montbard
.
Questo
paese
era
difeso
da
4000
uomini
e
6
pezzi
di
cannone
.
L
'
ardimentoso
figlio
di
Garibaldi
tentò
l
'
assalto
,
il
giorno
6
di
gennaio
.
Sul
più
bello
dell
'
impresa
egli
però
si
vide
accerchiato
dai
Prussiani
che
in
forza
di
2000
uomini
avevano
intanto
marciato
sopra
a
Semour
.
Ricciotti
tenne
fermo
fino
alla
sera
,
e
ritiratosi
a
Montfort
per
sentieri
appena
tracciati
,
potè
sul
mattino
eludere
la
vigilanza
dei
nemici
che
lo
volean
prigioniero
e
si
ritirò
sano
e
salvo
presso
Les
Lommes
.
La
seconda
brigata
,
a
cui
Castellazzo
aveva
comunicato
l
'
ordine
del
Generale
di
fare
un
movimento
in
avanti
per
distrigare
Ricciotti
,
potè
continuare
la
sua
via
e
di
concerto
colla
quarta
brigata
che
pur
si
ritirava
per
la
medesima
strada
verso
Digione
,
potè
manovrare
così
bene
da
schiudersi
l
'
adito
in
mezzo
alle
colonne
nemiche
che
già
si
avanzavano
numerose
per
le
vie
di
Chatillon
,
Aignay
le
Duc
e
Precy
;
era
una
marcia
difficilissima
,
di
fianco
,
che
avrebbe
potuto
compromettere
la
sicurezza
di
quella
brigata
,
se
questa
non
avesse
avuto
la
precauzione
molto
giusta
di
proteggersi
sul
suo
lato
sinistro
per
mezzo
della
cavalleria
dì
Farlatti
che
eseguì
egregiamente
questo
difficilissimo
compito
.
Al
villaggio
di
Marai
-
sur
-
Tille
la
brigata
Ricciotti
si
divise
da
quella
di
Lobbia
,
essendo
stata
la
prima
richiamata
a
Digione
e
dovendo
proseguire
la
seconda
per
il
compito
a
lei
designato
.
Qui
raggiunse
la
colonna
il
capo
squadrone
Castellazzo
.
Egli
veniva
da
Grancey
le
Chateau
,
dove
poco
corse
che
rimanesse
prigioniero
colla
somma
di
90,000
lire
.
Lobbia
lo
aveva
infatti
mandato
a
prender
denari
a
Digione
,
e
aveva
fissato
di
attenderlo
a
Grancey
.
Castellazzo
attendeva
da
parecchio
tempo
e
nessuno
arrivava
:
i
Prussiani
avendo
saputo
dalle
chiacchiere
dei
borghigiani
qualche
cosa
,
mandano
venticinque
usseri
nel
paese
;
e
,
mentre
il
nostro
amico
aveva
fatto
attaccar
la
carrozza
,
i
cinque
uomini
dell
'
avanguardia
nemica
annunciano
al
capoposto
che
non
vi
erano
Garibaldini
.
Senza
por
tempo
in
mezzo
,
senza
aspettare
che
gli
usseri
si
ricredessero
dal
loro
sbaglio
,
Castellazzo
salta
in
carrozza
,
e
prendendo
un
altra
via
gli
riesce
di
raggiungere
il
corpo
.
Erano
novantamila
lire
che
egli
salvava
dagli
artigli
dei
soldati
di
re
Guglielmo
:
certo
che
se
questi
l
'
avessero
potuto
immaginare
,
per
un
uomo
solo
erano
capaci
di
assediare
il
paese
.
La
seconda
brigata
da
Maray
-
sur
Tille
si
recò
a
Selongey
diretta
per
Langres
.
Siccome
però
numerosi
si
avanzavano
i
nemici
dalla
parte
di
Grancey
,
minacciando
di
tagliare
la
strada
di
Prauthoy
,
Lobbia
con
ottimo
intendimento
fe
'
fare
alla
sua
truppa
il
giro
di
Fontaine
Francaise
e
di
Champly
recandosi
a
Chalindrey
ed
a
Langres
,
dove
arrivò
il
15
di
gennaio
,
sempre
attorniato
dai
Prussiani
,
con
una
felicità
veramente
meravigliosa
.
A
Langres
,
dietro
ordini
del
Generale
,
furono
lasciati
tutti
i
bagagli
,
compresi
i
due
furgoni
di
dinamite
e
il
capitano
Kaupffeman
.
La
brigata
si
pose
a
campo
pei
boschi
di
Bouchemin
,
di
Marat
e
di
Faverolle
,
minacciando
le
comunicazioni
prussiane
di
Chaumont
,
Arc
en
Barroi
,
e
Auberive
sulle
quali
passavano
le
truppe
dirette
a
Digione
.
L
'
incertezza
del
generale
francese
Meyer
,
il
quale
negò
ogni
appoggio
,
diede
meno
importanza
di
quello
che
si
meritava
,
al
movimento
:
avendo
perciò
il
brigadiere
dovuto
rinunciare
all
'
idea
di
attaccare
Chaumont
,
occupato
da
6000
uomini
,
troppi
al
certo
pel
di
lui
piccolo
effettivo
,
portavasi
il
22
a
Perrogney
e
Pierre
Fontaine
e
,
di
lì
passando
per
Auberive
,
muoveva
alla
testa
della
cavalleria
sopra
il
villaggio
di
Germain
per
sorprendervi
quel
posto
.
Tra
i
due
paesi
sono
tre
chilometri
di
scesa
e
tutto
il
terreno
era
una
crosta
di
ghiaccio
:
ad
onta
di
questo
la
distanza
fu
percorsa
in
una
carica
sola
a
carriera
sfrenata
:
guai
,
se
un
cavallo
fosse
caduto
!
...
Non
poteva
fare
a
meno
di
succedere
un
monte
generale
,
una
vera
cuffia
,
come
si
direbbe
in
termine
basso
.
Il
nemico
che
stava
poco
sulle
intese
,
parve
che
non
avesse
nemmeno
tempo
di
montare
a
cavallo
:
gli
Usseri
Rossi
si
erano
ammucchiati
nella
scuderia
;
i
meno
,
incerti
se
avessero
a
difendersi
o
a
darsi
prigionieri
,
i
più
,
cercando
nascondersi
in
tutti
i
buchi
e
perfino
nel
fieno
.
Furono
presi
12
uomini
e
15
cavalli
:
gli
uomini
erano
superbi
:
alti
,
benissimo
vestiti
e
riccamente
equipaggiati
:
quasi
tutti
del
Posen
;
le
loro
pipe
,
pagate
ben
inteso
a
pronti
contanti
,
furono
i
trofei
più
ricercati
della
vittoria
.
Dopo
questo
brillante
episodio
,
Lobbia
tornò
a
Auberive
,
da
cui
si
mosse
dirigendosi
verso
Vaillant
:
a
poca
distanza
da
questo
villaggio
giunse
la
notizia
che
il
sindaco
del
medesimo
veniva
trascinato
a
Prauthoy
da
una
trentina
di
ulani
:
nuova
carica
sul
ghiaccio
:
gli
ulani
lasciano
la
preda
e
via
a
carriera
verso
Esnoms
,
e
siccome
chi
corre
corre
e
chi
fugge
vola
,
quando
i
nostri
arrivarono
a
quel
paese
,
i
nemici
erano
già
a
Prauthoy
.
Gli
oggetti
requisiti
ed
il
sindaco
rimasero
a
noi
,
e
quest
'
ultimo
offrì
in
Vaillant
un
pranzo
Lucullesco
agli
ufficiali
di
stato
maggiore
.
La
notte
fa
passata
a
Pierre
Fontaine
;
il
25
,
avvisato
che
una
sessantina
di
Prussiani
che
facevano
scorta
a
un
centinaio
di
prigionieri
francesi
,
dirigevansi
da
Prauthoy
sopra
Auberive
,
il
colonnello
Lobbia
con
cinque
ufficiali
del
suo
stato
maggiore
e
con
una
compagnia
di
Francs
Tireurs
faceva
un
'
imboscata
nella
foresta
di
Mont
'
Avoir
per
sorprendere
il
convoglio
:
verso
sera
però
gli
esploratori
avvertirono
che
i
nemici
avevan
presa
altra
strada
,
quella
di
Grancey
.
Avanti
di
continuare
,
sento
il
dovere
di
esporre
un
fatto
che
torna
a
grandissimo
onore
del
Lobbia
.
Allorchè
nel
giorno
precedente
imbandite
le
mense
,
altro
non
si
aspettava
all
'
infuori
che
il
colonnello
si
assidesse
nel
posto
d
'
onore
,
egli
domandò
se
era
stato
pensato
ai
prigionieri
,
ed
avendo
ottenuta
una
risposta
negativa
,
energicamente
protestò
,
minacciando
di
non
prender
parte
alla
mensa
,
qualora
non
si
trattassero
con
umanità
quelle
povere
vittime
della
fortuna
guerresca
;
nè
qui
si
arrestò
l
'
uomo
generoso
:
a
sua
iniziativa
fu
fatta
una
colletta
tra
gli
ufficiali
,
colletta
che
fruttò
un
sette
franchi
a
testa
pei
prigionieri
:
e
questi
,
vedendosi
fatti
segno
di
tal
gentilezza
,
sentendosi
sempre
palpitare
il
cuore
anche
sotto
la
tunica
di
gregario
,
piansero
,
piansero
come
fanciulli
e
gridarono
:
Viva
Garibaldi
,
Viva
l
'
Italia
.
Povera
gente
!
...
Lontana
da
suoi
,
in
un
paese
che
del
bene
non
gliene
voleva
dicerto
,
paurosa
di
tutto
,
al
balsamo
della
consolazione
sentiva
stemprarsi
quel
gelo
,
che
le
si
era
voluto
addensare
sull
'
anima
dagli
stupidi
ed
infami
regolamenti
che
vorrebbero
fare
degli
uomini
la
macchina
più
iniqua
,
che
torturi
la
povera
umanità
!
La
notte
Lobbia
,
Castellazzo
,
Pozzi
e
due
ufficiali
di
stato
maggiore
s
'
incamminarono
verso
Vaillant
:
gli
altri
li
seguitavano
a
un
chilometro
di
distanza
:
giunti
a
due
chilometri
da
Vaillant
,
quattro
ombre
,
silenziose
come
quell
'
oscurità
,
si
avanzano
...
si
dà
loro
l
'
alto
:
Castellazzo
si
avanza
arditamente
,
e
domanda
chi
sono
.
Essi
esitano
a
rispondere
.
Pozzi
grida
:
sono
Prussiani
,
abbassate
le
armi
....
ed
i
quattro
ubbidiscono
senza
far
motto
.
Si
disarmano
e
poi
vengono
consegnati
ad
una
compagnia
che
si
avanza
a
passo
di
corsa
.
Passata
quella
notte
a
Vaillant
,
l
'
indomani
la
brigata
si
portò
di
nuovo
a
Pierre
Fontaine
e
di
qui
passò
ad
Augeres
,
dove
la
sera
del
27
arrivarono
due
compagnie
di
linea
con
parecchi
ufficiali
,
inviati
dal
generale
Meyer
onde
coadiuvare
i
garibaldini
nell
'
attacco
di
Prauthoy
:
il
rinforzo
era
comandato
dal
capitano
Mas
,
vecchio
soldato
d
'
Affrica
.
Fu
tenuto
consiglio
di
guerra
nella
stanza
da
letto
del
sindaco
:
vi
assistevano
Lobbia
,
Castellazzo
,
Pozzi
e
altri
due
di
stato
maggiore
.
Il
Mas
era
un
po
'
in
bernecche
,
e
invasato
dai
sacri
furori
che
il
Dio
Bacco
suole
prodigare
ai
suoi
fedeli
seguaci
,
si
riprometteva
con
le
sue
due
compagnie
di
mangiare
in
un
colpo
tutti
i
Prussiani
;
domandava
soltanto
un
po
'
di
tempo
per
far
prendere
il
caffè
ai
soldati
.
Castellazzo
osservò
che
era
assai
meglio
che
lo
prendessero
dopo
aver
mangiato
i
Prussiani
,
per
aiutare
la
digestione
..
Mas
,
con
serietà
imperturbabile
,
chiese
allora
che
i
suoi
dipendenti
fossero
messi
al
posto
d
'
onore
(
all
'
avanguardia
)
.
Lobbia
accettò
e
commosso
da
tanto
eroismo
,
fè
la
consueta
grimace
,
Castellazzo
citò
i
versi
del
Miles
gloriosus
di
Plauto
:
....
..
virum
Fortem
,
atque
fortunatum
et
forma
regia
,
tum
bellator
Mars
Haud
ausit
dicere
:
neque
aequiparare
suas
virtutes
ad
tuas
.
Il
vecchio
soldato
non
sapendo
che
si
rispondere
a
quel
complimento
in
lingua
a
lui
incognita
;
scambiando
forse
Mars
per
Mas
fa
'
una
gran
riverenza
e
si
avvolse
in
dignitoso
silenzio
.
Alle
11
di
sera
tutti
erano
a
cavallo
:
per
sentieri
tutti
incrostati
di
ghiaccio
la
brigata
arrivò
a
Lucenay
.
Mentre
sul
viso
dei
coraggiosi
si
leggeva
chiaramente
l
'
ansia
,
il
desio
prepotente
di
misurarsi
coll
'
inimico
,
i
soldati
di
linea
perdevano
un
tempo
prezioso
a
prendere
il
caffè
e
a
fare
il
chilo
.
Dopo
mille
e
mille
sollecitazioni
a
partire
,
alla
fine
si
avviarono
:
si
avviarono
,
ma
con
tale
un
passo
da
tartarughe
,
che
invece
di
arrivare
,
come
era
stato
previsto
,
a
Prauthoy
alle
quattro
di
notte
,
ebbero
il
fresco
cuore
d
'
arrivarci
alle
sei
del
mattino
.
Aveva
preso
stanza
in
questo
villaggio
il
2°
battaglione
del
61
reggimento
Guglielmo
di
Pomerania
:
battaglione
che
apparteneva
giusto
appunto
,
come
rammenteranno
i
lettori
,
a
quel
reggimento
che
tanto
era
stato
battuto
il
giorno
23
alla
masseria
di
Poully
e
la
di
cui
bandiera
era
già
in
nostra
mano
:
800
fanti
,
50
cavalli
e
varii
cariaggi
:
tale
era
l
'
effettivo
di
cui
disponeva
il
nemico
.
Le
compagnie
di
linea
francese
aveano
avuto
l
'
ordine
di
penetrare
nel
villaggio
,
senza
trar
colpo
;
esse
invece
si
fermarono
a
trecento
passi
dal
medesimo
e
per
avvisare
il
nemico
si
misero
a
sparare
alle
passere
.
Convenne
allora
far
di
necessità
virtù
:
si
spiegarono
le
colonne
e
ci
si
accinse
a
dare
l
'
assalto
.
I
Prussiani
avevano
occupate
le
case
,
il
cimitero
,
la
chiesa
e
di
là
facevano
un
fuoco
d
'
inferno
.
Gli
Chasseurs
de
Lyon
e
le
guide
(
per
la
maggior
parte
italiane
)
si
portarono
eroicamente
:
qualche
altra
compagnia
fe
'
il
proprio
dovere
,
qualcuna
,
purtroppo
,
scappò
,
sparando
all
'
aria
,
o
,
quel
che
è
peggio
,
addosso
agli
ufficiali
di
stato
maggiore
che
cercavano
arrestarle
nella
corsa
disordinata
.
Ad
onta
però
di
tal
confusione
la
costanza
dei
pochi
prevalse
e
dopo
quattro
ore
circa
di
fuoco
,
i
Prussiani
,
perduto
il
loro
comandante
e
dopo
aver
lasciato
sul
campo
un
centinaio
tra
morti
e
feriti
si
salvarono
con
dirottissima
fuga
pei
campi
.
La
giornata
era
vinta
.
Noi
avemmo
49
morti
e
62
feriti
:
gli
avversarii
oltre
i
morti
e
i
feriti
,
lasciarono
nelle
nostre
mani
14
cavalli
,
73
prigionieri
,
14
cariaggi
d
'
avena
e
di
pane
,
una
ingente
quantità
d
'
oggetti
rubati
tra
cui
orologi
,
bauli
e
argenteria
,
200
fucili
,
la
contabilità
,
la
cassa
con
1,500
talleri
,
un
furgone
da
munizioni
e
diversi
carri
d
'
ambulanza
.
Tutto
insieme
fu
uno
dei
fatti
più
brillanti
della
campagna
di
Francia
e
se
monsieur
Mas
,
il
miles
gloriosus
,
avesse
secondato
a
dovere
il
resto
della
brigata
,
sarebbe
rimasta
prigioniera
l
'
intera
colonna
Prussiana
.
Inutile
il
dire
che
Castellazzo
in
quel
giorno
si
condusse
da
eroe
:
chiunque
l
'
ha
veduto
in
altre
campagne
,
può
e
deve
giustamente
argomentarlo
:
Pozzi
e
Farlatti
riscossero
l
'
ammirazione
di
tutti
,
e
non
ultimo
certo
tra
i
valorosi
si
addimostrò
il
signor
Visitelli
,
il
corrispondente
del
Dayly
News
.
Per
quel
giorno
e
per
la
notte
vegnente
si
trattennero
gli
stanchi
soldati
in
Prauthoy
;
il
domani
si
portarono
a
Langres
,
onde
accompagnare
i
prigionieri
,
riportare
la
preda
e
apprestarsi
a
nuove
avventure
.
Il
31
Lobbia
si
spinse
e
Neully
l
'
Eveque
a
12
chilometri
da
Langres
:
il
nemico
si
era
raccolto
in
forze
a
Montigny
le
Roi
e
la
2a
nostra
brigata
si
preparava
per
andargli
a
fare
una
delle
solite
visite
,
quando
arrivarono
anche
lassù
le
prime
notizie
dell
'
armistizio
.
Il
generale
Meyer
,
protestando
di
eseguire
scrupolosamente
i
decreti
del
suo
governo
,
non
permise
alcun
movimento
e
così
la
brigata
Lobbia
restò
isolata
dal
rimanente
dell
'
armata
dei
Vosgi
,
nè
si
seppe
più
alcuna
notizia
di
lei
,
fino
a
che
il
Castellazzo
,
travestitosi
da
contadino
,
dando
prova
di
un
favoloso
coraggio
,
traversò
imperterritamente
le
linee
prussiane
,
e
portandosi
a
Autun
,
venne
di
là
a
Chalons
-
sur
Saône
,
latore
di
notizie
e
dispacci
.
Terminato
che
fu
l
'
armistizio
e
conclusa
la
pace
,
la
brigata
Lobbia
con
lascia
passare
Prussiano
passò
in
mezzo
alle
schiere
nemiche
che
le
resero
gli
onori
militari
:
da
Langres
venne
a
Chalons
,
dove
furono
tolti
persino
i
mantelli
alle
Guide
,
che
così
bene
avevano
adempiuto
il
loro
incarico
,
che
tanto
si
erano
coperte
di
gloria
per
difendere
quella
Repubblica
Francese
che
ora
in
tal
modo
le
ricompensava
.
CAPITOLO
XXVII
.
Torniamo
a
noi
:
i
giorni
delle
belle
emozioni
erano
cessati
:
prolungare
dettagliatamente
questa
mia
storia
,
sarebbe
un
voler
portare
il
cane
per
l
'
aia
,
e
terminerei
rendendomi
assai
più
noioso
di
quello
che
son
riuscito
fin
qui
....
ed
è
tutto
dire
!
..
Pure
,
qualche
episodio
della
nostra
guarnigione
,
qualche
sbozzo
alla
peggio
di
certe
scene
,
che
,
se
non
altro
,
possono
illuminare
qualcuno
sullo
spirito
che
dominava
allora
in
Francia
,
non
sembreranno
superflui
ai
lettori
e
serviranno
,
quasi
di
cornice
al
quadro
che
male
o
bene
ho
tentato
di
tratteggiare
sin
qui
:
stacco
perciò
dal
mio
libriccino
di
appunti
le
pagine
meno
seccanti
e
ben
volentieri
le
offro
a
quei
Cirenei
,
che
hanno
subito
il
peso
della
mia
croce
per
tanto
tempo
,
dando
prova
in
tal
modo
di
più
che
cristiana
pazienza
.
Chalons
ha
da
essere
un
soggiorno
incantevole
;
ha
strade
e
piazze
pulite
,
eleganti
e
con
sfarzosi
negozii
:
il
suo
quai
sur
la
Saône
rammenta
i
nostri
lungarni
:
il
fiume
è
però
più
bello
e
più
tranquillo
dell
'
Arno
:
sul
far
della
sera
quando
arriva
Parisièn
,
il
piccolo
piroscafo
che
viene
da
Lione
,
disegnando
una
striscia
di
fumo
sulle
limpide
plaghe
del
cielo
sereno
,
si
gode
una
incantevole
poesia
e
troviamo
artisticamente
superbi
i
visi
sin
'
allora
simpatici
semplicemente
delle
cittadine
:
Il
desiderio
di
rivedere
l
'
Italia
si
fa
più
vivo
...
a
che
ci
tengono
qua
,
se
non
ci
è
più
da
menare
le
mani
?
Vien
dato
a
me
e
a
Gismondi
un
biglietto
d
'
alloggio
per
un
palazzo
in
Rue
aux
Fievres
:
il
nome
non
è
di
buon
'
augurio
:
Troviamo
un
prete
,
un
vecchio
signore
ed
una
ragazza
nè
bella
,
nè
brutta
:
fanno
mille
difficoltà
:
Gismondi
va
in
bestia
,
e
piglia
quest
'
occasione
per
dire
:
maledetta
la
Francia
!
...
-
Parlate
Italiano
?
-
ci
dice
subito
la
ragazza
:
l
'
amico
rimane
di
sasso
:
e
allora
sappiamo
che
la
ragazza
ha
studiato
la
nostra
lingua
tre
anni
;
cosa
che
non
impedisce
di
scambiarla
,
quando
pronunzia
,
per
un
'
Abissina
.
Dopo
mille
daddoli
,
ci
accomodano
nella
camera
delle
cameriere
.
Meno
male
.
Oltre
il
quartier
generale
ha
stanza
in
Chalons
l
'
eroica
brigata
Ricciotti
:
ritroviamo
lo
Strocchi
,
l
'
Orlandi
e
altri
amici
.
Si
passano
le
giornate
aux
Vendange
de
Bourgogne
,
dove
una
ragazza
robusta
e
impertinentemente
carina
serve
da
pranzo
,
e
mesce
gli
asenzii
e
i
cognak
.
Mademoiselle
Marie
,
après
la
guerre
je
vous
epouse
si
sente
ripetere
ad
ogni
minuto
e
con
tutto
questo
ci
si
noia
,
come
a
un
pezzo
di
musica
dell
'
Avvenire
.
Meno
male
,
che
a
giorni
sono
l
'
elezioni
;
l
'
agitazione
politica
ci
stordirà
,
eppoi
chi
può
predire
di
cosa
sieno
gravide
l
'
urne
.
Questa
è
carina
!
Viene
da
me
il
solito
tromba
Romagnolo
:
mi
chiama
in
disparte
eppoi
mi
dice
con
importanza
.
:
-
Chat
in
Francese
non
vuoi
dire
altro
che
gatto
?
-
Di
certo
.
-
E
pigeon
piccione
?
-
È
innegabile
!
-
Dovevo
immaginarlo
!
...
Esclamava
allora
in
tuono
tragico
,
battendosi
il
capo
.
-
Che
ti
è
successo
?
!
-
Proruppi
io
stimolato
dalla
curiosità
-
Versa
in
seno
dell
'
amicizia
quello
che
ti
grava
nel
cuore
.
-
Se
tu
sapessi
....
io
faceva
la
caccia
a
una
bella
bambina
:
ed
ero
,
cioè
credevo
di
esser
corrisposto
...
stamani
vo
in
casa
,
l
'
abbraccio
,
lei
non
si
muove
,
ma
nel
più
bello
,
nel
calore
dei
discorsi
,
mi
ha
cominciato
a
dire
:
Mon
chat
,
mon
pigeon
dunque
vuole
in
tutti
i
modi
battezzarmi
per
una
bestia
..
io
era
indeciso
,
ma
ora
...
-
Son
le
gentilezze
che
usano
le
innamorate
di
qua
..
-
Forse
perché
riconoscono
quelli
che
ronzan
loro
dintorno
,
ma
io
non
sono
del
mazzo
e
protesto
.
Un
proclama
di
Gambetta
,
affisso
alle
cantonate
,
invita
i
cittadini
ad
accorrere
unanimi
alle
urne
,
chiama
sosta
la
sospensione
dell
'
arme
,
non
risparmiando
certe
spavalderie
che
non
dovrebbero
essere
più
di
moda
.
Interrogo
difatti
varie
persone
e
tutte
mi
rispondono
,
facendo
voti
per
la
pace
,
e
arrivando
perfino
a
confessare
che
preferiscono
la
caduta
della
repubblica
a
nuove
guerre
e
a
nuovi
disastri
.
Ah
!
...
Francia
,
Francia
come
sei
caduta
nel
basso
:
perché
non
ritrovasti
in
tanto
sterminio
l
'
eroismo
di
Missolungi
?
...
Io
non
ti
posso
stimare
.
Il
sottoprefetto
di
Chalons
è
una
pasta
di
zucchero
:
Corso
,
è
contrarissimo
a
Napoleone
:
sottoprefetto
è
un
sansculot
di
prima
forza
!
Oggi
ero
di
guardia
:
si
è
trattenuto
un
poco
con
me
sul
terrazzo
:
mi
ha
parlato
della
Francia
colle
lacrime
agli
occhi
ed
ha
finito
con
accenti
di
disperazione
.
Sul
far
della
notte
ha
mandato
una
damigiana
di
vino
e
del
salame
ai
soldati
.
Garibaldi
si
è
ritirato
a
un
chilometro
dalla
città
:
noi
non
sappiamo
che
pesci
si
prendere
:
cominciano
i
bullettini
dell
'
elezioni
:
si
ritiene
che
uscirà
eletto
Garibaldi
.
Tornano
Miquelf
;
Materassi
e
le
altre
Guide
,
che
si
credevano
già
putrefatte
,
o
per
lo
meno
nelle
mani
nemiche
.
Materassi
ci
racconta
che
hanno
fatto
saltare
due
ponti
,
che
hanno
visitato
un
visibilio
di
paesi
,
ricevuti
sempre
bene
,
ma
sempre
costretti
ad
udire
discorsi
in
favor
della
pace
.
Non
ci
è
caso
:
la
Francia
è
sfiduciata
,
la
Francia
è
come
colui
che
,
finita
ogni
risorsa
,
preferisce
portar
la
livrea
di
coloro
che
l
'
hanno
spogliato
e
non
sa
trovare
il
coraggio
di
uccidersi
.
La
corruzione
di
Chalons
non
la
cede
per
nulla
a
quella
di
Digione
.
Il
quai
è
un
continuo
viavai
di
donnette
che
ti
lanciano
occhiate
assassine
.
Non
vi
è
soldato
che
non
abbia
un
'
amante
.
O
mariti
Italiani
che
nel
1859
coronaste
d
'
alloro
i
vincitori
di
Magenta
e
ne
aveste
in
ricambio
altre
corone
,
gioite
:
i
vostri
compatriotti
sanno
ben
vendicarvi
!
Il
maggiore
di
piazza
è
un
militarista
accanito
:
mi
ha
fermato
nella
grande
rue
perché
non
l
'
ho
salutato
.
Ha
minacciato
di
far
sciogliere
le
guide
,
perché
vanno
di
trotto
al
passeggio
e
perché
non
vanno
alla
piazza
a
prender
l
'
ordine
del
giorno
.
Sì
....
i
nostri
soldati
non
sono
venuti
per
questi
servizii
vigliacchi
-
urla
Ghino
allorché
riferisco
la
commissione
-
ci
pare
ora
di
tornare
in
Italia
!
..
E
nessuno
va
al
comando
di
piazza
.
Giorno
dell
'
elezioni
:
le
sale
ove
sono
le
urne
riboccano
di
gente
:
vedo
due
liste
di
candidati
:
in
una
figura
Garibaldi
nell
'
altra
Mac
Mahon
:
non
riescono
nè
l
'
uno
nè
l
'
altro
nel
dipartimento
di
Saône
et
Loire
.
Garibaldi
è
eletto
però
in
cinque
dipartimenti
ed
ottiene
in
tutti
gli
altri
splendidissime
votazioni
.
La
sera
delle
elezioni
più
animazione
e
più
chiasso
nelle
trattorie
e
nei
caffè
.
Chi
la
vuol
lessa
chi
arrosto
:
tutti
però
si
aspettano
una
Camera
molto
meno
peggiore
di
quella
che
resulta
realmente
.
I
coscritti
della
nuova
classe
,
preceduti
da
un
tamburone
attraversano
la
città
,
gridando
:
Viva
Garibaldi
,
Viva
la
guerra
,
Viva
la
Francia
.
A
che
tanto
entusiasmo
?
..
Son
tutti
giovani
di
18
e
19
anni
,
perché
non
hanno
preso
il
fucile
,
quando
la
patria
era
in
pericolo
?
..
Uno
spilungone
,
vero
pagliaccio
,
ha
in
testa
un
morione
da
guardia
imperiale
e
agita
una
canna
da
capo
tamburo
...
Ah
,
Francesi
,
quando
sarete
più
serii
?
!
..
A
che
conservare
quella
blague
schifosa
che
vi
rendeva
spregevoli
anche
a
dì
del
trionfo
?
Meditate
sulle
vostre
sventure
,
e
non
fate
gli
eroi
quando
ne
è
passato
il
tempo
,
se
non
volete
rassomigliare
...
«
Al
nobile
guitto
«
Che
senza
un
quattrino
«
Ostenta
il
diritto
«
Di
andare
al
casino
Giunge
il
maggior
Tironi
a
fare
uomini
pel
suo
squadrone
dei
Cacciatori
d
'
Italia
che
si
costituisce
a
Reumelly
:
è
indirizzato
al
nostro
corpo
:
si
consegnano
a
lui
tutti
i
Francesi
che
figurano
nei
nostri
quadri
.
Tra
questi
infatti
ci
è
della
robaccia
in
tutta
l
'
estensione
del
termine
:
tra
gli
altri
il
sergente
di
scuderia
che
converte
la
biada
dei
cavalli
in
bottiglie
d
'
eccellente
Borgogna
:
i
nostri
cavalli
sono
ridotti
allo
stato
di
quello
dell
'
Apocalisse
.
Rimasti
tra
noi
,
in
famiglia
,
si
respira
un
po
'
più
liberamente
.
Arrivano
da
Marsiglia
un
centinaio
d
'
Italiani
,
che
il
maggior
Pennazzi
,
aggregherà
alla
compagnia
Egiziana
.
Arrivano
a
tempo
....
.
per
ritornare
con
gli
altri
in
Italia
!
Giungono
pure
due
o
tre
che
son
disertati
dal
Frapolli
:
ci
raccontano
come
in
Lione
dei
volgari
truffatori
e
dei
veri
e
proprii
malandrini
da
strada
disonorino
il
nome
italiano
in
tal
guisa
da
veder
scritto
a
parole
cubitali
lungo
le
vie
:
Defendue
la
chémise
rouge
.
Ricomincia
un
po
'
di
vaiolo
!
ne
è
attaccato
anche
il
nostro
foriere
:
morire
ora
...
la
sarebbe
birbona
!
..
Garibaldi
parte
per
Bordeaux
onde
intervenire
all
'
assemblea
:
lo
accompagnano
Fontana
,
Gattorno
,
Vivaldi
Pasqua
e
Galeazzi
.
Menotti
arrivato
al
mattino
piglia
il
comando
dell
'
armata
dei
Vosgi
interinalmente
:
è
con
lui
Bizzoni
.
Mi
alzo
più
presto
del
solito
,
e
vo
'
dalla
bella
Marie
a
bever
la
goutte
-
Socci
-
Mi
grida
una
voce
di
basso
profondo
:
mi
volto
e
veggo
Galliano
-
Tu
qui
....
ora
?
-
Vienci
prima
,
se
ti
riesce
!
...
il
sor
Bolis
mi
ha
tenuto
fin
ora
in
prigione
:
appena
sono
stato
libero
,
son
venuto
qua
con
dieci
uomini
.
-
Ma
ora
torniamo
indietro
....
-
Neanche
per
sogno
io
li
sò
i
progetti
del
generale
....
se
tu
sapessi
!
....
-
Che
c
'
è
?
-
C
'
è
...
ma
per
ora
non
lo
dire
a
nessuno
....
c
'
è
,
che
ora
si
scende
in
Nizza
,
si
proclama
la
repubblica
....
-
Sogni
!
-
Vedrai
.
-
E
t
'
han
fatto
nulla
?
-
Son
capitano
-
Si
bagneranno
i
galloni
?
-
Lasciami
prender
l
'
entrata
in
campagna
.
-
E
a
qual
corpo
ti
hanno
aggregato
?
-
A
qual
corpo
?
!
...
A
dirtela
non
lo
so
neppure
io
.
-
Tanto
meglio
....
Una
triste
notizia
;
il
colonnello
Bossi
,
mentre
accingevasi
a
partire
da
Chalons
è
assalito
da
un
trabocco
di
sangue
e
cade
tra
le
braccia
dell
'
ufficiale
di
stato
maggiore
che
lo
ha
accompagnato
alla
stazione
.
Bossi
era
un
vecchio
soldato
:
franco
e
leale
;
non
troppo
ben
visto
dai
proprii
dipendenti
per
la
sua
rigidezza
,
ma
patriotta
di
antica
tempra
e
di
coraggio
prodigioso
.
Veterano
di
tutte
le
campagne
d
'
Italia
lasciava
colla
sua
morte
un
voto
molto
sensibile
nelle
file
della
democrazia
militante
.
Passeggio
svagolato
sul
Quai
:
sento
fermarmi
,
mi
volto
credendo
ravvisare
un
amico
e
invece
vedo
un
vecchio
di
fisonomia
rispettabile
,
che
porta
all
'
occhiello
la
fettuccia
rossa
della
legione
d
'
onore
.
Siete
Italiano
?
....
Mi
domanda
nel
nostro
idioma
.
-
Sissignore
,
rispondo
-
Volete
venire
a
farvi
il
ritratto
?
-
Io
lo
sbircio
bene
bene
,
e
quasi
quasi
suppongo
che
sia
un
pazzo
.
-
La
mia
domanda
è
assai
strana
,
si
affretta
a
soggiungere
-
ma
io
sto
facendo
un
'
Album
dove
intendo
far
collezione
de
'
figurini
dei
differenti
corpi
dell
'
Armata
dei
Vosgi
.
-
Sicché
io
dovrei
venire
?
....
-
A
fare
da
figurino
delle
Guide
.
-
perché
no
?
!
-
Borbotto
:
dopo
tutto
è
bellina
!
Non
potendo
farla
da
eroe
sono
utile
almeno
a
far
da
figurino
!
....
Mezz
'
ora
dopo
in
eroico
atteggiamento
sono
in
posa
difaccia
a
Monsieur
Philip
che
mi
parla
di
Firenze
da
lui
veduta
,
or
sono
trent
'
anni
,
che
mi
offre
un
punch
eccellente
,
e
che
mi
fa
vedere
un
piccolo
album
tascabile
,
sul
quale
en
passant
per
la
via
,
ha
schizzato
dieci
o
dodici
caricature
di
Garibaldini
tra
cui
quelle
di
tre
miei
amici
,
ripresi
alla
perfezione
.
Esco
dal
pittore
e
vedo
davanti
al
quartier
generale
:
una
folla
straordinaria
di
gente
:
i
ragazzi
si
aggrappano
alla
cancellata
del
giardino
:
i
popolani
formano
dei
crocchi
:
tutti
discorrono
concitatamente
e
sgranano
certi
occhi
da
non
avere
invidia
con
quelli
di
un
bue
,
nella
direzione
del
palazzo
.
Che
è
,
che
non
è
?
Mille
dubbi
tenzonano
nella
mia
mente
:
mi
faccio
largo
tra
la
calca
a
forza
di
urtoni
,
tratto
male
le
sentinelle
che
volevano
precludermi
il
passo
,
e
tocco
,
come
si
suol
dire
,
il
Cielo
con
un
dito
,
quando
posso
sbirciare
una
guida
,
a
cui
immediatamente
domando
:
Che
è
successo
di
nuovo
?
-
Nulla
,
sono
arrivati
due
parlamentarii
Prussiani
....
l
'
armistizio
è
stato
protratto
e
vengono
a
fissare
le
linee
di
demarcazione
.
-
Non
chiedo
altre
spiegazioni
e
vo
su
nella
sala
d
'
ordini
:
tutti
gli
ufficiali
leggono
pacificamente
i
giornali
;
qualcuno
si
scalda
al
camminetto
:
ciò
non
mi
produce
alcun
senso
,
gli
avevo
veduti
usare
in
tal
modo
nelle
circostanze
supreme
,
possono
fare
così
anche
ora
!
ragioniamo
con
alcuni
altri
coi
due
bassi
ufficiali
che
hanno
accompagnato
il
colonnello
di
stato
maggiore
che
fa
da
parlamentario
:
con
nostra
maraviglia
li
troviamo
istruitissimi
:
ci
parlano
con
rispetto
degli
Italiani
,
ci
dicono
francamente
che
senza
di
noi
sarebbero
andati
a
Lione
,
ma
ci
dichiarano
con
altrettanta
franchezza
,
che
da
noi
non
si
aspettavano
simile
ingratitudine
,
da
noi
che
eravamo
andati
a
Venezia
soltanto
per
dato
e
fatto
della
Prussia
.
Questa
è
proprio
carina
!
....
I
Francesi
ce
ne
dicono
di
tutte
un
po
'
,
perchè
ci
siamo
dimenticati
di
Magenta
e
di
Solferino
,
non
accorrendo
come
un
'
uomo
solo
dall
'
Alpi
a
Lilibeo
,
a
dar
due
botte
ai
Prussiani
:
i
Prussiani
ci
gabellano
addirittura
per
ingrati
perché
abbiam
loro
strappato
uno
stendardo
a
Digione
.
La
morale
?
....
La
morale
è
questa
:
Guai
a
coloro
che
hanno
bisogno
di
una
mano
per
sollevarsi
;
fortunati
coloro
che
sanno
fare
da
se
:
chi
fa
da
se
fa
per
tre
,
dice
un
proverbio
e
i
proverbii
,
a
detta
di
Salomone
,
sono
la
sapienza
dei
popoli
.
Dopo
un
lungo
colloquio
il
parlamentario
ritorna
verso
la
Côte
d
'
Or
:
il
popolo
lo
saluta
con
fischi
.
Assai
brutta
idea
si
devono
aver
fatta
quei
Tedeschi
della
civiltà
Francese
;
un
popolo
deve
essere
feroce
nella
lotta
d
'
indipendenza
,
ma
dee
mai
sempre
rispettare
il
diritto
delle
genti
e
,
cessati
i
guai
,
ha
da
ravvisare
un
fratello
in
colui
che
ridotto
macchina
nelle
mani
di
un
re
,
può
avergli
fatto
del
male
.
Ci
giungono
notizie
dì
Bordeaux
....
e
che
brutte
notizie
!
....
Le
nostre
previsioni
non
sono
andate
fallite
.
La
Francia
accasciata
sotto
la
vigliaccheria
,
ha
mandato
al
corpo
Legislativo
l
'
assemblea
più
retrograda
che
immaginar
si
possa
.
Lo
spirito
generoso
delle
città
è
stato
soffocato
dall
'
alito
maligno
della
reazione
provinciale
.
Niente
di
strano
:
tutti
in
Chalons
a
mò
d
'
esempio
desiderano
la
pace
,
riaccetterebbero
Napoleone
pur
di
non
vedere
un
Prussiano
:
il
mio
amico
pittore
tratta
di
buffone
Gambetta
,
il
padrone
di
casa
maledice
la
repubblica
perché
ha
i
suoi
campi
occupati
dal
nemico
:
nessuno
prenderebbe
un
fucile
per
ricacciare
gli
stranieri
oltre
Reno
....
I
popoli
hanno
il
governo
che
si
meritano
:
in
nazioni
come
la
Francia
corrotte
,
son
degni
presidenti
i
Thiers
,
e
veri
rappresentanti
i
ruraux
di
Versailles
.
Si
leggono
i
giornali
:
Garibaldi
è
stato
ricevuto
iniquamente
nell
'
Assemblea
:
gli
si
è
vietato
persino
di
discorrere
:
una
voce
sola
ha
tuonato
in
mezzo
ai
codardi
in
difesa
dell
'
eroe
:
è
la
voce
generosa
che
si
elevò
da
Guernesey
in
favore
dei
caduti
di
Mentana
,
è
la
voce
che
ha
agitato
le
fibre
della
decrepita
Europa
,
e
che
ha
fatto
allibire
sui
troni
i
regnanti
:
è
la
voce
di
Victor
Hugo
;
fra
tanti
cialtroni
Garibaldi
non
poteva
esser
compreso
degnamente
che
dall
'
autore
dei
Miserabili
.
Il
Generale
dava
le
sue
dimissioni
.
Queste
notizie
finiscono
di
rovinare
il
morale
dei
volontarii
.
Nessuno
presta
servigio
,
tutti
vogliono
tornare
in
Italia
.
Vedo
aux
Vendanges
de
Bourgogne
Castellazzo
:
mi
perdoni
l
'
egregio
amico
,
ma
lo
avevo
scambiato
per
un
barocciaio
.
Ha
un
cappellaccio
di
pelo
e
una
casacca
pure
di
pelo
.
Gli
parlo
:
egli
,
con
quell
'
abbigliamento
,
è
riuscito
a
deludere
la
sorveglianza
del
nemico
ed
ha
attraversato
le
file
prussiane
.
Anche
lui
è
sfiduciato
e
mi
dice
che
in
quanto
al
partire
per
noi
può
essere
questione
di
giorni
.
Siamo
chiamati
in
quartiere
:
il
nostro
tenente
dice
di
averci
a
fare
una
importantissima
comunicazione
e
fa
leggere
al
foriere
il
seguente
ordine
del
giorno
:
«
Ai
bravi
dell
'
Armata
dei
Vosgi
.
Io
vi
lascio
con
dolore
,
miei
bravi
,
e
sono
costretto
a
tal
separazione
da
circostanze
imperiose
.
Ritornando
ai
vostri
focolari
raccontate
alle
vostre
famiglie
i
lavori
,
le
fatiche
,
i
combattimenti
che
abbiamo
sostenuti
insieme
per
la
santa
causa
della
repubblica
.
Dite
loro
sopratutto
che
aveste
un
capo
che
vi
amava
come
figli
e
che
andava
orgoglioso
della
vostra
bravura
.
A
rivederci
in
circostanze
migliori
.
GIUSEPPE
GARIBALDI
Terminata
questa
lettura
,
do
un
'
occhiata
ai
compagni
,
vedo
degli
occhi
lustri
e
non
posso
fare
a
meno
di
notare
un
silenzio
molto
eloquente
:
non
vi
è
che
dire
;
i
miei
compagni
sono
tutti
commossi
,
quanto
lo
sono
io
.
Le
generose
parole
dell
'
eroe
sono
scese
nel
cuore
di
tutti
:
ci
insultino
pure
i
Giuda
politici
,
i
prezzolati
campioni
della
Monarchia
,
ci
chiamino
vagabondi
e
gente
che
non
ha
nulla
da
perdere
,
le
nostre
fatiche
non
potevano
esser
meglio
ricompensate
,
le
nostre
idee
non
potevano
esser
meglio
comprese
.
Una
sola
parola
di
elogio
sgorgata
dalle
labbra
intemerate
di
Garibaldi
vale
di
più
di
tutti
i
belati
della
mandra
comprata
;
il
nostro
non
è
feticismo
,
non
è
un
moto
idolatra
,
è
la
giusta
estimazione
che
gli
uomini
di
cuore
devono
mai
sempre
nutrire
per
coloro
che
hanno
tanta
benemerenza
verso
l
'
umanità
,
per
coloro
la
di
cui
vita
è
stata
sempre
un
continuo
sacrifizio
,
una
continua
abnegazione
in
favore
delle
magnanime
idee
.
Si
legge
anche
un
ordine
del
giorno
di
Bordone
;
non
manca
pur
questo
di
generosità
,
ma
quali
parole
possono
fare
effetto
dopo
quelle
del
Romito
di
Caprera
?
Tornano
da
Digione
alcuni
nostri
feriti
,
tra
i
quali
Pianigiani
.
Non
si
lagnano
del
contegno
dei
Prussiani
,
e
fanno
molti
elogii
di
quello
del
popolo
,
sempre
repubblicano
anche
in
presenza
degli
invasori
.
Ci
parlano
della
magnificenza
dei
funerali
del
Perla
.
Un
battaglione
Prussiano
ha
reso
gli
onori
militari
alla
salma
:
tutta
la
popolazione
è
corsa
lungo
le
vie
da
cui
è
passato
il
funebre
corteo
;
la
madre
del
prode
maggiore
non
ha
curato
i
lunghi
disagii
del
viaggio
ed
è
corsa
onde
essere
in
tempo
a
far
meno
triste
l
'
agonia
del
figliuolo
;
essa
lo
ha
accompagnato
al
sepolcro
.
Povera
donna
!
..
se
tuo
figlio
è
morto
gloriosamente
,
se
il
di
lui
nome
sarà
eternamente
celebrato
tra
quello
dei
martiri
della
libertà
,
tu
non
cessi
di
esser
madre
e
hai
diritto
di
piangere
:
le
lacrime
delle
madri
sono
la
rugiada
benefica
che
fa
rinvigorire
le
magnanime
idee
.
Distruggiamo
i
tiranni
e
nessuna
avrà
da
piangere
su
di
un
figlio
innanzi
tempo
rubato
all
'
avvenire
e
alla
patria
.
È
partito
per
Avignone
il
terzo
degli
usseri
.
Erano
buoni
figliuoli
e
durante
la
campagna
hanno
fatto
un
servizio
di
ferro
Li
abbiamo
accompagnati
alla
stazione
:
hanno
voluto
abbracciarci
e
ci
hanno
lasciato
gridando
:
Viva
l
'
Italia
,
rammentatevi
di
noi
!
...
Non
temete
,
bravi
figliuoli
,
noi
non
potremo
dimenticarvi
:
noi
vi
abbiamo
veduto
volare
intrepidamente
di
faccia
al
nemico
,
noi
abbiamo
spezzato
il
poco
pane
con
voi
,
noi
vi
si
siamo
affezionati
nelle
fatiche
,
nei
disagi
che
abbiamo
sostenuti
per
la
repubblica
...
certe
cose
le
non
si
dimenticano
mai
!
Un
'
altra
bellina
!
...
L
'
amico
Kane
si
trova
senza
quattrini
e
sente
tutta
la
necessità
di
fare
un
pranzo
lucullesco
.
Cosa
inventa
?
Va
da
Monsieur
Coq
,
il
nostro
cittadino
trattore
,
e
a
faccia
tosta
gli
annunzia
di
esser
passato
ufficiale
.
Monsieur
Coq
lo
guarda
con
aria
d
'
ammirazione
e
gli
dà
il
mi
rallegro
.
Kane
gli
fa
osservare
la
necessità
di
dare
un
banchetto
agli
amici
,
e
,
consenziente
il
trattore
,
ordina
un
lautissimo
desinare
da
pagarsi
appena
riscossa
l
'
entrata
in
campagna
.
Io
sono
del
bel
numero
uno
degli
invitati
.
Il
giorno
dopo
,
si
hanno
da
vendere
i
cavalli
di
rimonta
e
,
a
farlo
apposta
,
tra
le
povere
vittime
designate
per
condurli
in
giro
e
per
trovar
compratori
è
designato
anche
l
'
apocrifo
ufficiale
.
Non
senza
stiacciare
dei
moccoli
,
il
disgraziato
agguanta
le
redini
di
uno
dei
più
sghangherati
Bucefali
e
va
cogli
altri
sotto
l
'
obelisco
della
Piazza
per
portarlo
all
'
incanto
.
Noi
cerchiamo
in
tutti
i
modi
di
far
prender
cappello
al
nostro
amico
:
ora
gli
si
da
la
baia
,
ora
si
esige
che
metta
al
trotto
la
bestia
:
sul
più
bello
delle
nostre
burlette
,
capita
in
mezzo
a
noi
,
come
lo
spettro
di
Banco
,
il
povero
Monsieur
Coq
,
vede
il
preteso
ufficiale
che
fa
quel
basso
servizio
,
fa
un
urlaccio
e
rimane
come
Don
Bartolo
:
dal
canto
suo
Kane
non
sa
quali
pesci
si
prendere
,
e
ci
dà
certe
occhiate
da
commuovere
i
sassi
,
ma
che
ci
fanno
scompisciar
dalle
risa
.
Silenzio
di
un
paio
di
minuti
,
finalmente
l
'
amico
nostro
si
risolve
,
empie
di
chiacchere
la
testa
dell
'
oste
e
te
lo
ingarbuglia
in
modo
tale
da
persuaderlo
a
comprare
il
cavallo
e
così
tra
sconto
,
tra
senseria
ed
altri
ammennicoli
,
chi
ha
avuto
ha
avuto
e
tutti
rimangon
contenti
!
Il
comando
dell
'
Armata
dei
Vosgi
è
passato
nelle
mani
del
vice
ammiraglio
Penohat
.
In
tempo
di
rivoluzione
niente
di
strano
che
un
uomo
di
mare
comandi
un
armata
di
terra
....
eppoi
,
ce
lo
han
ripetuto
,
egli
viene
per
scioglierci
.
Laus
Deo
:
ci
leveremo
alla
fine
da
questa
vita
noiosa
,
di
cui
le
feste
improvvisate
all
'
Hotel
du
Parc
,
le
facili
conquiste
delle
Veneri
appassite
che
passeggiano
sui
Quais
,
la
maldicenza
su
tutto
e
su
tutti
,
compendiano
tutte
le
fasi
.
Se
si
restasse
un
altro
mese
,
ci
abbrutiremmo
di
più
degli
ubriachi
d
'
assenzio
che
riscontriamo
ogni
mattina
,
quando
ci
si
leva
dal
letto
.
Questi
ultimi
non
sono
pochi
.
L
'
uso
dell
'
assenzio
è
stata
una
delle
rovine
di
Francia
.
Altri
due
parlamentari
Prussiani
!
La
popolazione
s
'
insospettisce
:
la
strada
infaccia
al
quartiere
generale
è
gremita
di
gente
:
si
sussurra
,
si
grida
:
bisogna
rinforzare
la
guardia
al
cancello
.
I
parlamentari
partono
quasi
subito
e
la
calma
si
ristabilisce
.
Alcuni
dicono
che
il
nemico
concede
altri
otto
giorni
d
'
armistizio
,
purché
sia
occupato
anche
il
dipartimento
di
Saone
e
Loire
...
Vedremo
!
Vien
l
'
ordine
di
restituire
i
nostri
cavalli
e
di
portarli
al
deposito
di
rimonta
a
Macon
.
Buon
segno
!
..
Io
sono
incaricato
della
missione
,
prendo
meco
dieci
uomini
e
vo
per
quella
direzione
.
Appena
arrivati
,
sentiamo
tutti
un
gran
desiderio
di
mangiare
e
di
vedere
una
nuova
città
.
Lasciamo
nei
vagoni
i
cavalli
,
senza
curarci
di
dar
loro
quel
pasto
che
tanto
si
anela
per
noi
ed
a
corsa
entriamo
in
Macon
:
si
questiona
col
sindaco
per
aver
il
biglietto
d
'
alloggio
;
finalmente
ci
vien
concesso
,
io
vado
in
casa
di
una
bellissima
vedova
:
mi
metto
a
dormire
in
uno
stanzino
accanto
alla
sua
camera
;
però
prima
lei
chiude
l
'
uscio
con
doppio
giro
di
chiave
;
le
precauzioni
non
sono
mai
troppe
!
Al
mattino
ci
rammentiamo
dei
cavalli
:
si
vanno
a
prendere
e
ci
si
monta
a
pelo
per
condurli
al
deposito
.
Ci
riceve
un
vecchio
capitano
che
ci
guarda
a
squarciasacco
,
arricciandosi
i
lunghi
mustacchi
,
e
battendo
il
frustino
sugli
stivali
.
Ci
ordina
di
metter
le
bestie
in
una
vastissima
scuderia
.
Maledizione
!
Queste
hanno
tanta
fame
che
si
mettono
a
dar
dentate
al
legno
della
mangiatoia
.
Si
figurino
i
lettori
quali
occhi
piantasse
nei
nostri
il
capitano
!
Sbuffò
come
un
istrice
,
bestemmiò
un
paio
di
sacres
tonners
e
poi
in
tuono
burbero
ci
chiese
:
Ma
da
quanto
tempo
non
mangiavano
questi
cavalli
?
-
Fingi
di
non
capire
il
francese
,
mi
sussurra
un
vecchio
merlo
che
ho
accanto
.
Così
faccio
,
non
rispondo
ad
alcuna
domanda
,
il
vecchio
soldato
ci
manda
al
diavolo
e
noi
andiamo
a
desinare
.
Il
nostro
pasto
si
prolunga
tanto
,
che
non
solo
non
possiamo
veder
la
città
,
ma
arriviamo
a
buco
per
la
partenza
del
treno
.
Appena
scesi
dalla
stazione
di
Chalons
,
ci
colpisce
la
vista
un
insolito
brulichio
di
persone
:
la
vasta
piazza
dell
'
obelisco
è
occupata
da
capannelli
che
si
agitano
,
si
sbracciano
,
discorrono
ad
altissima
voce
.
Domandiamo
a
qualcuno
che
cosa
è
avvenuto
:
ci
si
risponde
che
domani
i
Prussiani
saranno
in
città
.
Ci
si
stringe
nelle
spalle
e
si
entra
nella
grande
Rue
:
questa
è
tanto
affollata
che
bisogna
procedervi
a
forza
di
spinte
;
per
pervenire
alla
sottoprefettura
ci
è
necessaria
una
buona
mezzora
.
Il
popolo
è
più
abbattuto
che
mai
:
qualcuno
si
azzarda
a
proferire
a
bassa
voce
la
parola
tradimento
.
Pesco
altre
notizie
:
oggi
scade
l
'
ultima
proroga
dell
'
armistizio
,
nessuno
avviso
è
venuto
,
niente
di
più
facile
che
ricomincino
l
'
ostilità
.
Incontro
finalmente
il
nostro
tenente
-
Stia
pronto
a
partire
,
mi
dice
-
Verso
Chagny
?
-
Nemmen
per
idea
,
noi
andiamo
a
Macon
-
O
i
Prussiani
?
-
Ci
crede
anche
lei
?
...
Va
via
il
quartiere
generale
,
ecco
tutto
;
in
settimana
ci
danno
il
congedo
,
fra
quindici
giorni
siamo
in
Italia
-
E
si
parte
?
-
Domattina
alle
quattro
.
-
La
partenza
dello
stato
maggiore
aveva
prodotto
quel
panico
da
cui
era
occupata
tutta
la
città
.
Vo
a
casa
:
per
via
non
posso
fare
a
meno
di
pensare
a
tutti
gli
addii
,
a
tutte
le
promesse
,
a
tutti
i
pianti
che
si
faranno
nel
corso
di
questa
nottata
;
sento
la
voluttà
di
non
lasciare
nemmeno
uno
spicchio
di
cuore
in
questa
graziosa
città
.
Annunzio
ai
miei
ospiti
la
mia
vicina
partenza
;
mi
dicono
le
solite
cose
e
mi
offrono
da
bere
;
passo
in
salotto
e
mi
trovo
in
compagnia
con
un
prete
che
dice
ira
di
Dio
di
Vittorio
Emanuele
perchè
ha
osato
di
entrare
nell
'
eterna
città
:
messo
a
punto
,
è
la
prima
volta
che
faccio
il
realista
(
che
il
Cielo
me
lo
perdoni
!
)
:
nasce
un
battibecco
,
i
padroni
di
casa
mi
fanno
il
viso
dell
'
arme
:
mi
avveggo
che
se
domani
non
partissi
loro
troverebbero
qualche
pretesto
per
mettermi
gentilmente
alla
porta
.
Vo
in
camera
è
comincio
a
fare
i
fagotti
:
sento
bussare
dolcemente
alla
porta
e
vedo
entrare
Maguelonne
,
un
bel
tipo
provenzale
,
una
delle
bonnes
della
famiglia
.
È
in
completo
deshabillè
le
domando
cosa
desidera
-
Son
venuta
ad
aiutarvi
,
mi
risponde
con
una
mossa
provocante
e
lanciandomi
un
'
occhiata
assassina
-
Capisco
l
'
antifona
,
ma
mi
ha
messo
tanto
malumore
la
disputa
col
curato
,
ma
son
tanto
felice
di
andarmene
che
risolvo
di
far
l
'
indiano
per
vedere
se
la
appetitosa
fanciulla
mi
si
leva
d
'
intorno
.
E
pensare
che
il
mio
compagno
d
'
abitazione
le
he
fatto
una
corte
spietata
e
che
dopo
un
'
infinità
di
salamelecchi
non
è
giunto
a
ricever
da
lei
che
...
uno
schiaffo
.
Proprio
la
fortuna
favorisce
i
poltroni
!
Prima
il
solito
discorso
della
mia
amante
italiana
,
poi
le
solite
proteste
d
'
affetto
ai
soldati
,
mille
bei
discorsi
insomma
a
'
quali
rispondo
,
come
le
mura
testimoni
di
quel
colloquio
.
Il
vecchio
Giuseppe
Ebreo
è
un
Don
Giovanni
a
paragone
mio
...
in
questa
sera
.
Terminato
che
ho
d
'
accomodar
la
mia
roba
,
cogli
occhi
fissi
in
terra
,
che
alzandoli
ho
paura
di
perdere
la
tramontana
,
auguro
la
buona
notte
all
'
inaspettata
visitatrice
.
Oh
!
disillusione
!
...
Essa
mi
stende
graziosamente
la
mano
e
con
un
tuono
di
voce
gentile
mi
dice
:
E
non
avete
da
dar
nulla
alla
bonne
?
Alzo
gli
occhi
;
la
stoccata
fa
perder
la
poesia
;
le
do
uno
scudo
che
m
'
esce
dal
cuore
e
vo
per
darle
anche
un
abbraccio
...
è
troppo
tardi
:
lo
schiaffo
del
mio
povero
compagno
riceve
una
seconda
edizione
nella
mia
povera
guancia
!
...
vo
a
letto
bestemmiando
,
mentre
sento
nella
stanza
accanto
le
risate
della
birichina
.
Mi
alzo
elle
quattro
:
è
un
buio
d
'
inferno
:
per
rischiararmi
la
vista
prendo
due
gouttes
,
poi
vo
di
corsa
alla
foreria
.
I
nostri
sono
già
in
rango
:
si
aspetta
mezz
'
ora
,
cominciamo
a
impazientirsi
....
dopo
un
'
ora
eccoti
l
'
ordine
che
partiremo
alle
dieci
.
Rinunzio
a
descrìvere
la
salva
d
'
imprecazioni
con
cui
viene
accolto
un
tale
annunzio
!
Si
va
al
caffè
;
trovo
un
campagnolo
che
mi
si
appiccica
:
va
a
Belfort
,
suo
fratello
fa
parte
di
quella
eroica
guarnigione
che
sola
in
tutta
la
campagna
ha
capitolato
coll
'
onore
dell
'
armi
;
sarà
morto
,
sarà
ferito
il
povero
diavolo
?
Il
mio
nuovo
conoscente
non
ne
sa
un
'
acca
,
ma
spera
ed
è
allegro
come
uno
sposo
novello
;
mi
invita
ad
ogni
costo
a
far
colazione
con
lui
;
la
colazione
è
sì
lauta
che
le
trombe
chiamano
a
raccolta
e
noi
non
abbiamo
ancora
finito
di
trincare
.
Esco
mezzo
in
bernecche
,
mi
accodo
agli
altri
;
appena
arrivato
sotto
la
stazione
schizzo
in
un
vagone
di
prima
;
cinque
minuti
dopo
mi
addormento
saporitamente
per
destarmi
a
Macon
.
CAPITOLO
XXVIII
.
Mi
perdonino
i
lettori
,
se
tanto
li
ho
intrattenuti
con
certi
dettagli
di
minima
importanza
e
forse
tali
da
raffreddar
l
'
interesse
di
questa
mia
narrazione
,
se
pure
da
qualcuno
di
facile
contentatura
ci
si
può
ravvisare
dell
'
interesse
:
oramai
avevo
buttato
giù
queste
note
e
non
ho
potuto
resistere
al
desiderio
di
pubblicarle
:
nella
vita
oziosa
,
monotona
che
siamo
,
purtroppo
,
costretti
a
condurre
in
Italia
,
le
reminiscenze
di
un
tempo
che
,
se
non
era
bellissimo
,
ci
offriva
almeno
il
destro
di
poter
favellare
col
cuore
sulle
labbra
e
dire
cogli
amici
ad
alta
voce
i
propositi
ardenti
che
ci
bollivano
in
seno
,
senza
aver
paura
dei
birri
e
del
procuratore
del
re
,
parlano
una
voce
così
eloquente
al
mio
cuore
,
che
il
più
piccolo
nonnulla
di
tale
epoca
,
che
in
tanta
degradazione
io
veggo
passarmi
davanti
agli
occhi
della
fantasia
,
caramente
diletta
come
una
illusione
svanita
,
o
come
un
sogno
perduto
,
m
'
ispira
un
'
affezione
che
non
saprei
abbastanza
spiegare
,
ed
egoista
come
tutti
gli
uomini
che
sono
sotto
l
'
impressione
di
un
'
affetto
dimentico
gli
altri
per
non
deliziar
che
me
stesso
.
Fatte
alla
peggio
queste
mie
scuse
,
ritorno
al
racconto
che
,
grazie
al
cielo
,
è
quasi
giunto
al
suo
termine
.
Macon
è
il
capoluogo
del
dipartimento
di
Sâone
et
Loire
;
in
tempi
di
pace
è
celebre
per
il
buffet
della
stazione
e
per
le
mode
originali
delle
sue
donne
del
popolo
;
in
tempo
di
guerra
noi
vi
trovammo
delle
gentilissime
signore
che
rivolgevano
ogni
cura
per
alleviare
i
feriti
e
per
recar
conforto
ai
soldati
di
passaggio
:
in
tempo
d
'
armistizio
,
come
ci
si
capitava
ora
,
non
rinvenimmo
che
di
bei
caffè
,
delle
donne
eleganti
e
un
giornale
Buonapartista
ad
oltranza
,
che
ci
screditava
facendo
di
noi
certe
biografie
imposibili
,
piene
di
una
filza
di
menzogne
.
Non
sto
a
dire
qual
folla
di
gente
invadessero
i
pacifici
uffizi
della
Mairie
,
appena
noi
fummo
arrivati
.
Il
Maire
protestava
sbuffava
,
sudava
:
tutti
volevano
esser
serviti
alla
prima
ed
egli
non
serviva
nessuno
:
per
temperamento
fu
deciso
di
dare
solamente
i
biglietti
d
'
alloggio
agli
ufficiali
:
mi
fo
prestare
il
berretto
al
tenente
Mussi
e
in
poco
tempo
non
che
con
uno
mi
trovo
con
quattro
biglietti
in
saccoccia
.
Il
primo
di
questi
era
per
un
marchese
,
il
secondo
per
un
droghiere
,
il
terzo
per
un
macchinista
della
ferrovia
.
Preferii
quest
'
ultimo
:
piccato
ad
osservare
,
volevo
conoscere
intimamente
i
sentimenti
del
popolo
e
di
più
provavo
il
bisogno
di
ritemprar
la
mia
anima
in
una
atmosfera
serena
,
in
quella
calma
che
sempre
si
trova
nel
tugurio
del
povero
,
quasi
mai
nella
dorata
magione
del
ricco
Nababbo
.
Nè
mal
mi
era
apposto
:
una
fanciulla
dall
'
aria
ingenua
,
dal
vestitino
d
'
indiana
mi
ricevè
con
aria
franca
,
poi
l
'
andò
a
chiamare
la
mamma
:
questa
era
una
vecchiarella
che
si
perse
in
inchini
,
che
mi
sgranò
in
faccia
due
occhioni
grossi
come
pan
tondi
quando
seppe
che
io
era
nato
in
Italia
e
che
per
andare
da
Macon
ai
confini
d
'
Italia
ci
erano
più
di
duecento
miglia
:
le
due
donne
mi
prepararono
una
cameretta
pulita
,
modesta
,
degna
di
accogliere
una
vergine
:
non
so
perché
,
ma
quell
'
aria
mi
purificava
,
e
non
trovavo
verso
di
staccarmi
da
quelle
due
donnicciole
che
parlavano
il
linguaggio
dell
'
ignoranza
,
l
'
unico
che
si
parte
veramente
dal
cuore
.
Noi
eravamo
andati
a
Macon
per
disciogliersi
;
pure
ci
trattennero
due
giorni
in
un
ozio
increscioso
:
a
romper
la
monotonia
di
quelle
lunghe
ore
venne
il
Journal
de
Macon
.
In
un
articolo
pieno
di
bile
la
più
velenosa
,
il
venduto
imbrattator
di
carte
si
scagliava
su
noi
in
modo
veramente
indecente
.
Dopo
aver
detto
ira
di
Dio
di
Garibaldi
e
Gambetta
,
l
'
articolista
aveva
lo
spudorato
coraggio
di
chiamarci
i
cavalieri
erranti
della
repubblica
,
i
fannulloni
Italiani
che
erano
andati
in
Francia
a
fare
i
signori
,
gli
spavaldi
guerrieri
che
non
avevano
mai
veduto
il
fuoco
ma
,
che
trattavano
il
dipartimento
di
Saône
e
Loire
,
come
se
fosse
un
paese
conquistato
.
Mettere
una
mano
in
un
alveare
e
scrivere
quella
robaccia
fu
la
medesima
cosa
!
In
poche
ore
più
di
trecento
Garibaldini
corsero
all
'
ufficio
del
malcapitato
giornale
:
un
pagliaccio
qualunque
,
allibito
dalla
paura
,
si
scusava
,
si
profondeva
in
mille
proteste
,
dava
insomma
tal
prova
di
vigliaccheria
,
che
nessuno
dei
nostri
volle
sporcarsi
le
mani
col
dargliele
sul
muso
.
Il
giorno
dopo
il
giornale
escì
fuori
colle
due
prime
colonne
in
bianco
:
più
sotto
vi
era
una
protesta
,
in
cui
si
dichiarava
che
la
libera
stampa
deve
tacere
là
dove
regna
la
sciabola
.
È
un
fatto
:
i
giornalisti
codardi
e
venduti
son
come
i
rospi
,
bisogna
schiacciarli
.
Dopo
tale
incidente
cominciava
a
rinascere
in
noi
il
malumore
.
A
che
ci
trattengono
?
si
cominciava
a
dire
tra
noi
;
forse
non
è
finita
la
guerra
?
...
Non
veggono
forse
come
noi
cominciamo
a
trovarci
in
una
situazione
abbastanza
anormale
?
....
E
qui
gli
stessi
lamenti
,
e
gli
stessi
lunghi
discorsi
,
da
cui
,
stringi
stringi
,
non
si
poteva
rilevare
che
l
'
immenso
desiderio
che
occupava
noi
tutti
di
rivedere
al
più
presto
l
'
Italia
.
Alcuni
avevano
già
indossato
abiti
cittadineschi
:
non
vi
erano
più
appelli
,
non
si
salutavano
più
i
superiori
;
ai
caffè
erano
liti
continue
e
baruffe
da
dare
scandalo
alla
popolazione
:
alcuni
per
distrarsi
si
affidavano
all
'
opera
energica
del
vieux
Mecon
e
quindi
sbornie
a
cascare
su
tutta
la
linea
.
Era
infine
una
vitaccia
inconcludente
che
ci
rovinava
la
salute
e
che
ci
faceva
mandare
in
quel
paese
da
tutti
coloro
che
amano
la
pace
.
Arriva
finalmente
la
legione
Ravelli
per
essere
disarmata
;
lo
stesso
giorno
disarmano
noi
,
promettendoci
pel
dì
dopo
due
mesi
di
paga
e
il
congedo
.
Due
mesi
di
paga
e
a
spese
nostre
il
viaggio
!
....
E
pensare
che
il
soldato
avea
un
franco
il
giorno
!
....
La
repubblica
Francese
non
fu
certamente
prodiga
con
coloro
che
così
prodigalmente
avevano
esposto
la
vita
per
lei
.
Pure
quella
sera
fu
baldoria
:
si
trattava
di
tornare
in
Italia
,
di
riveder
la
famiglia
,
gli
amici
,
e
non
osavamo
misurare
col
pensiero
quelle
poche
ore
che
ci
dividevano
dall
'
istante
bramato
,
tanto
era
la
nostra
bramosia
d
'
arrivarvi
:
mai
ho
sentito
l
'
amor
di
patria
,
come
quando
ne
sono
stato
lontano
:
so
anche
io
che
l
'
idea
falsa
della
nazionalità
deve
o
prima
o
poi
cedere
in
faccia
a
quella
santissima
dell
'
umanità
,
ma
che
volete
?
Noi
,
che
abbiamo
avuto
la
disgrazia
di
nascere
in
un
periodo
di
transizione
,
noi
che
siamo
stati
tirati
su
colle
idee
vecchie
,
noi
che
abbiamo
veduto
il
sacrificio
di
tanti
martiri
,
che
abbiamo
assistito
alle
lotte
generose
che
i
giovani
più
magnanimi
hanno
intrapreso
contro
i
governi
e
contro
gli
eserciti
stranieri
per
raffermare
il
principio
della
nazionale
unità
,
non
abbiamo
potuto
non
affezzionarci
a
quella
patria
che
ci
hanno
insegnato
a
rispettare
più
di
noi
stessi
gli
scritti
di
tanti
filosofi
ed
il
sangue
di
tanti
eroi
.
Capisco
tutto
l
'
immensa
poesia
del
futuro
,
mi
sento
capace
di
sacrificarmi
per
la
causa
della
libertà
in
qualunque
luogo
la
vegga
risorgere
o
la
vegga
in
pericolo
,
ma
a
conti
fatti
se
a
qualche
straniero
saltasse
il
ticchio
di
voler
venire
a
spadroneggiare
di
qua
dall
'
Alpi
mi
sento
pure
capace
d
'
impugnare
un
fucile
anche
colla
monarchia
e
forse
collo
stesso
entusiasmo
,
con
cui
lo
facemmo
nel
1866
.
Non
vi
nego
che
in
ciò
si
possa
riscontrare
della
contradizione
,
ma
a
certi
sentimenti
non
si
comanda
ed
il
cuore
,
vero
rivoluzionario
,
non
si
può
piegare
alle
disquisizioni
dei
dottrinari
,
i
quali
per
predicare
son
usi
a
dar
dei
punti
a
Fra
Girolamo
,
buon
'
anima
sua
,
per
fare
sono
più
impotenti
dei
poveri
Eunuchi
.
Furono
disarmate
le
legioni
Italiane
(
mi
dimenticavo
di
dire
che
era
arrivata
anche
quella
del
valoroso
Tanara
)
furono
disarmati
i
Franc
Tireurs
:
molti
di
questi
ultimi
non
volevano
depositare
le
loro
armi
:
gli
Spagnoli
minacciarono
un
ammutinamento
«
con
queste
armi
noi
vogliamo
passare
i
Pirenei
e
mandare
a
gallina
quel
buffone
che
l
'
Europa
ha
voluto
regalarci
per
re
»
tali
a
un
dipresso
erano
i
loro
discorsi
.
E
quando
,
ridotti
a
buon
partito
dai
consigli
dei
superiori
,
si
decisero
di
sciogliersi
pacificamente
,
ci
vollero
stringer
la
mano
e
dicendoci
addio
aveano
le
lacrime
agli
occhi
.
Voi
ci
diceste
addio
,
o
giovani
generosi
che
nei
giorni
del
pericolo
ci
siamo
abituati
ad
amare
come
fratelli
,
ma
io
,
e
con
me
tutti
i
miei
compagni
d
'
arme
,
vi
diciamo
:
a
rivederci
.
La
libertà
non
ha
ancora
piantato
radici
nella
decrepita
Europa
,
e
poco
può
tardare
un
nuovo
appello
che
richiami
i
generosi
di
qualunque
nazione
ai
santi
combattimenti
a
prò
di
un
'
idea
.
In
quel
giorno
io
sono
sicuro
di
rivedervi
,
io
sono
sicuro
di
tornare
a
divider
con
voi
le
lunghe
fatiche
,
i
diuturni
disagii
,
forse
anche
la
morte
,
ne
sono
sicuro
,
perchè
io
vi
ho
veduti
intrepidi
difaccia
al
fuoco
dell
'
inimico
,
sublimi
nei
sacrifizii
,
sempre
pari
ai
principii
magnanimi
che
vi
covano
in
seno
.
A
rivederci
adunque
,
o
figli
prediletti
della
libertà
,
o
generosi
precursori
di
quel
beato
avvenire
in
cui
tutti
saremo
più
che
compagni
fratelli
,
in
cui
non
ci
saranno
le
guerre
,
in
cui
ogni
uomo
sarà
eguale
davanti
all
'
altro
uomo
.
Posando
le
vostre
carabine
,
tornando
alle
vostre
case
,
parlate
ai
fratelli
,
agli
amici
le
sante
parole
del
vero
,
dell
'
eguaglianza
,
della
giustizia
:
battaglieri
in
tempo
di
guerra
,
siate
apostoli
in
tempo
di
pace
...
A
rivederci
per
poco
,
a
rivederci
...
allorchè
tuonerà
di
nuovo
il
cannone
,
allorchè
un
altro
popolo
sorga
dal
fango
,
dove
lo
han
tenuto
i
suoi
re
,
ed
abbia
la
forza
d
'
insorgere
,
nessuno
di
noi
mancherà
all
'
appello
glorioso
;
le
file
dei
soldati
della
libertà
saranno
rinforzate
dai
nuovi
campioni
,
ma
io
sono
sicuro
di
ritrovarvi
al
vostro
posto
,
di
ristringervi
la
mano
tra
il
fischiar
delle
palle
è
il
gemitio
dei
feriti
!
..
A
rivederci
!
Miquelf
ci
chiama
in
fretta
e
furia
,
ci
da
i
due
mesi
di
paga
e
ci
ordina
di
partire
il
giorno
dopo
col
treno
delle
quattro
e
quaranta
antimeridiane
.
Decidiamo
di
non
andare
a
dormire
:
vo
a
casa
,
faccio
alla
meglio
il
mio
piccolo
involto
,
bacio
tutta
la
famiglia
dei
miei
ospiti
,
torno
dagli
amici
,
che
sono
au
soleil
couchaut
,
trattoria
dove
si
mangia
benissimo
,
e
beviamo
un
'
infinità
di
bottiglie
.
Il
primo
giorno
che
arrivammo
a
Marsiglia
avevamo
cercato
allegria
al
Dio
Bacco
:
se
non
altro
per
debito
di
riconoscenza
,
dovevamo
offrirgli
copiose
libazioni
anche
nelle
ultime
ore
che
ci
si
tratteneva
nelle
terre
di
Francia
.
A
mezzanotte
si
chiuse
la
trattoria
;
girellammo
per
persi
un
'
oretta
nelle
deserte
vie
di
Macon
:
per
passare
le
altre
tre
,
ed
essendo
abbastanza
assonnati
,
credemmo
che
non
sarebbe
stato
cosa
malfatta
sonnecchiare
un
pochino
,
ma
quasi
tutti
avevamo
detto
addio
a
coloro
che
ci
avevano
ospitato
;
per
cui
ci
riducemmo
in
dodici
nella
camera
di
un
nostro
amico
:
la
notte
antecedente
alla
mia
partenza
di
Firenze
aveva
un
degno
riscontro
nell
'
ultima
che
passavamo
lassù
.
Quattro
saltaron
sul
letto
,
gli
altri
,
me
compreso
,
si
buttaron
per
terra
facendo
un
diavoleto
indescrivibile
.
Nessuno
potè
dormire
:
tutti
ci
perdevamo
in
congetture
più
o
meno
umoristiche
sulle
accoglienze
che
avremmo
avuto
in
Italia
.
Suonarono
le
tre
e
ci
avviammo
alla
stazione
:
si
bevve
per
l
'
ultima
volta
una
buona
bottiglia
di
vieux
Macon
e
poi
ci
buttammo
nei
vagoni
a
noi
destinati
.
La
macchina
fischia
:
il
treno
è
in
movimento
:
ci
spenzoliamo
,
quantunque
sia
sempre
buio
,
per
dare
un
ultimo
saluto
alla
città
,
e
non
possiamo
a
meno
di
ripeter
tra
noi
:
Povera
Francia
!
Si
cammina
,
si
cammina
per
tutta
la
mattinata
;
traversiamo
l
'
Est
della
Francia
:
si
arriva
alla
Savoja
:
traversiamo
i
suoi
monti
,
siamo
colpiti
dall
'
immensa
poesia
che
fanno
piover
nel
cuore
le
folte
boscaglie
,
gli
scoscesi
macigni
,
il
verde
cupo
degli
alberi
,
tutt
'
a
un
tratto
intramezzati
da
estese
pianure
di
neve
.
La
ferrovia
va
per
lungo
spazio
sul
lago
di
Chautillon
:
quel
lago
stretto
,
monotono
,
lungo
:
quella
neve
,
quella
solitudine
così
bella
nella
sua
orridezza
ha
qualcosa
d
'
imponente
:
quanto
volentieri
me
ne
anderei
sul
muricciolo
di
quella
chiesetta
che
sbuca
sulla
cima
del
promontorio
:
La
è
circondata
da
pini
:
una
cascata
che
va
a
versarsi
nel
lago
scaturisce
a
pochi
passi
da
lei
e
di
lassù
ci
deve
essere
un
incantevole
colpo
d
'
occhio
.
Delle
mandre
di
pecore
s
'
inerpicano
sui
sassi
che
le
fanno
ghirlanda
:
il
montanino
vi
corre
per
dare
un
pensiero
ai
suoi
morti
e
poi
ne
ritorna
cantando
le
ispirate
canzoni
che
suol
dettare
ne
'
vergini
cuori
la
poesia
dell
'
aperta
campagna
....
ah
!
come
sarei
felice
di
viver
lassù
,
lontano
dal
rumore
del
mondo
,
solo
con
le
mie
meditazioni
,
salutando
con
un
inno
il
sole
che
nasce
,
ritrovando
una
lacrima
,
quando
la
squilla
della
sera
che
invita
a
pregar
pei
morti
ripercotesse
quell
'
aure
calme
,
che
t
'
incitano
a
esser
buono
e
a
sperare
.
Mi
avveggo
che
io
,
fumatore
per
eccellenza
,
ho
da
due
ore
il
sigaro
spento
e
che
non
ho
importunato
alcun
'
amico
per
avere
un
fiammifero
.
Giungiamo
a
Chambery
;
ci
tratteniamo
alcuni
minuti
:
tanto
,
perchè
le
gentili
signore
della
capitale
della
Savoia
ci
offrano
una
refezioncella
,
a
cui
facciamo
onore
con
un
'
appetito
invidiabile
.
Altre
montagne
,
altri
boschi
,
Montmelian
in
lontananza
,
ecco
cosa
ci
offre
il
breve
tragitto
che
da
Chambery
ha
da
farsi
per
arrivare
a
Saint
Michel
.
Qui
ci
si
ferma
una
buona
mezz
'
ora
:
fa
un
freddo
indiavolato
:
ci
sembra
di
esser
ritornati
ai
primi
giorni
della
campagna
:
si
monta
nel
treno
Fell
,
e
ci
si
accinge
a
traversare
le
Alpi
.
Il
passeggio
delle
Alpi
colla
ferrovia
Fell
è
una
cosa
imponente
:
il
pauroso
che
si
affaccia
al
vagone
in
tal
traversata
,
son
persuaso
,
che
passa
un
cattivo
momento
:
ma
per
noi
,
che
tanto
poco
curiamo
i
pericoli
,
vi
assicuro
che
è
uno
dei
più
attraenti
spettacoli
.
Trovarsi
in
cima
a
burroni
tanto
scoscesi
da
perder
gli
occhi
per
volerne
rintracciare
la
fine
,
vedere
ogni
tanto
qualche
picco
,
passare
in
mezzo
a
una
neve
perenne
,
osservare
le
centinaia
di
croci
che
in
ricordo
di
disgrazie
avvenute
son
seminate
lungo
la
via
,
ti
da
un
ebbrezza
da
farti
pigliare
la
vertigine
.
Ah
!
potenza
del
progresso
!
...
Quell
'
Alpi
che
Annibale
e
Napoleone
giunsero
solamente
a
valicare
con
tanta
iattura
dei
suoi
,
or
si
sorpassano
in
poco
più
di
quattro
ore
,
e
,
quando
sarà
compiuto
il
foro
del
Moncenisio
,
i
cui
lavori
non
possiamo
a
meno
di
ammirare
anche
trasvolando
quassù
,
il
più
imbecille
dei
commessi
viaggiatori
supererà
i
baluardi
della
natura
,
fino
ora
detti
insuperabili
,
nel
medesimo
tempo
che
agli
eroi
ci
voleva
per
muovere
solamente
di
un
passo
una
balestra
o
un
cannone
.
Traversiamo
Modane
:
Modane
è
un
grazioso
,
bizzarro
e
pittoresco
paesucolo
di
case
di
legno
,
di
capanne
fatte
alla
peggio
,
ove
abita
la
gran
quantità
degli
operai
che
sono
occupati
ai
lavori
della
ferrovia
.
Ci
si
beve
una
grappa
eccellente
:
le
donne
vi
posson
trovare
a
qualunque
ora
un
buon
bicchiere
di
latte
.
Il
nostro
guardatreni
scende
e
ne
sale
uno
nuovo
,
il
quale
fa
presto
amicizia
con
noi
:
ci
dice
in
buona
lingua
Italiana
che
alla
mattina
ha
accompagnato
tre
ufficiali
dello
stato
maggiore
italiano
e
che
uno
scese
più
avanti
per
studiar
quelle
posizioni
.
Gran
meraviglia
da
parte
nostra
:
tre
ufficiali
di
stato
maggiore
che
studiano
,
ma
dunque
in
Italia
voglion
morire
?
!
Vediamo
il
forte
d
'
Esilles
.
-
Ora
siamo
in
Italia
-
Mi
dice
il
guardatreni
.
Sento
allargarmi
il
cuore
:
un
senso
di
dolcezza
mi
corre
di
fibra
in
fibra
e
ripeto
,
entusiasta
agli
amici
:
Siamo
in
Italia
.
-
E
ora
?
-
Mi
risponde
uno
in
tuono
di
dubbiosa
ansietà
.
-
E
ora
che
?
...
Di
rimando
rispondo
.
-
Come
ci
tratteranno
i
nostri
padroni
?
Restai
pensieroso
,
ma
uno
,
certamente
più
giovine
e
per
conseguenza
più
poeta
di
me
,
prese
la
parola
e
schiccherò
questo
bel
discorsino
.
Come
vuoi
che
ci
trattino
?
...
Io
lassù
in
Francia
ho
letto
dei
giornali
e
tutti
dicevano
bene
di
noi
e
celebravano
le
vittorie
di
Garibaldi
:
la
nostra
gloria
,
assicuratevelo
,
ha
avuto
un
'
eco
potente
nelle
nostre
città
,
quantunque
avvilite
e
prostrate
sotto
il
falso
sistema
che
le
corrompe
,
tenendole
schiave
:
noi
non
siamo
fuggiti
:
reietti
dal
governo
Francese
,
pochi
,
senz
'
arme
abbiamo
vinto
:
i
nostri
compagni
più
cari
,
i
giovini
in
cui
l
'
Italia
riponeva
ogni
sua
speranza
si
son
lasciati
cadaveri
:
la
morte
ha
falciato
nelle
nostre
file
con
più
animazione
di
quella
con
cui
il
colono
falcia
le
spiche
:
poveri
siamo
partiti
,
più
poveri
siamo
tornati
:
abbiamo
affrontato
fatiche
che
a
narrarle
soltanto
possono
sembrare
impossibili
,
abbiamo
fatto
sempre
il
nostro
dovere
...
come
vuoi
che
ci
accolga
il
nostro
popolo
,
come
vuoi
che
ci
accolga
il
nostro
governo
?
Abbiamo
forse
fatto
disonore
all
'
Italia
?
le
glorie
della
camicia
rossa
non
sono
state
oscurate
:
il
nostro
debito
di
graditudine
verso
la
Francia
è
stato
pagato
;
abbiam
vinto
,
abbiam
tolto
una
bandiera
al
nemico
ah
!
non
temete
:
il
governo
Italiano
non
si
darà
per
inteso
del
nostro
arrivo
,
e
non
ci
farà
dei
soprusi
...
è
impossibile
!
...
La
gloria
Italiana
si
è
arricchita
di
una
nuova
pagina
,
e
chiunque
si
sente
balzare
nel
petto
un
cuore
che
risponda
degnamente
a
'
sentimenti
italiani
,
non
potrà
che
applaudirci
.
-
Va
bene
-
Gridammo
noi
tutti
solleticati
a
tale
speranza
-
Va
bene
-
Viva
l
'
Italia
!
-
Evviva
tutti
coloro
che
non
son
mai
mancati
al
proprio
dovere
!
...
-
E
che
gli
avversarii
onesti
sono
in
obbligo
di
rispettare
...
-
Come
farà
il
governo
Italiano
!
-
Susa
!
...
-
Grida
in
perfetto
accento
piemontese
la
guardia
della
stazione
.
-
Ci
siamo
!
-
Si
grida
noi
tutti
,
emettendo
un
sospiro
di
contentezza
.
Scendiamo
,
anche
avanti
che
il
treno
si
fermi
:
calpestiamo
con
compiacenza
la
terra
italiana
,
le
parole
semibarbare
di
due
o
tre
paesani
che
ci
stringono
la
mano
,
ci
sembrano
una
musica
paradisiaca
...
-
Facciano
il
piacere
di
venire
con
noi
-
Mi
dice
battendomi
sulla
spalla
,
un
carabiniere
.
-
E
dove
si
ha
andare
?
...
-
Dal
sor
Delegato
...
-
Ho
capito
...
Povero
amico
!
...
Come
hai
speso
bene
il
tuo
fiato
,
quando
ci
hai
voluto
convincere
sulle
buone
grazie
che
il
governo
Italiano
avrebbe
usato
a
nostro
riguardo
!
...
Seguitiamo
dunque
i
carabinieri
e
andiamo
dal
sor
Delegato
...
FINE
Miscellanea ,
PARTE
PRIMA
IL
PRIMO
CADAVERE
DEL
6
MAGGIO
1898
Era
venerdì
.
S
andava
via
per
l
atmosfera
tepida
come
tanti
punti
interrogativi
.
Gli
uni
guardavano
in
faccia
agli
altri
e
tutti
sentivano
dell
inquietudine
dell
Italia
agitata
dalla
fame
.
Pavia
come
Sesto
Fiorentino
e
come
Soresina
,
aveva
avuto
i
suoi
ciottoli
innaffiati
dalla
strage
militare
.
Il
povero
Muzio
Mussi
,
il
figlio
del
vice
presidente
della
Camera
,
era
stato
tramazzato
al
suolo
a
ventitre
anni
e
la
notizia
angosciosa
,
propalata
dai
giornali
,
passava
sui
nervi
della
cittadinanza
come
una
scarica
d
indignazione
.
In
mezzo
alle
piazze
,
lungo
le
vie
,
si
temeva
e
si
presentiva
la
fucilata
.
La
conversazione
sentiva
del
momento
.
Era
una
conversazione
animata
,
concitata
,
che
lasciava
udire
un
po
della
campana
a
martello
.
La
gente
parlava
a
monosillabi
tragici
,
coi
gesti
che
facevano
sobbalzare
il
pensiero
,
con
l
atto
finale
della
mano
in
aria
che
traduceva
l
impotenza
e
la
minaccia
.
Nei
sobborghi
,
dove
è
più
fitta
la
popolazione
operaia
,
sarebbe
bastata
un
po
di
retorica
calda
per
mettere
sottosopra
il
sangue
cittadino
che
spumeggiava
nelle
vene
.
Con
tanta
irritazione
che
si
andava
accumulando
per
i
quartieri
di
ora
in
ora
,
a
ogni
telegramma
che
annunciava
che
il
governo
curava
,
dappertutto
,
lo
stomaco
vuoto
con
la
balistite
,
Milano
avrebbe
avuto
bisogno
di
uomini
prudenti
che
avessero
saputo
,
con
dolcezza
,
togliere
e
non
aggiungere
combustibile
alla
catasta
che
aspettava
lo
zolfino
.
Invece
la
metropoli
lombarda
ha
avuto
Vigoni
,
Negri
,
Minozzi
,
Prina
,
Winspeare
e
Bava
Beccaris
,
regi
lenoni
che
vedevano
in
ogni
aggruppamento
di
operai
masse
di
rivoltosi
o
di
congiurati
,
imbecilli
feroci
che
avrebbero
livragato
tutti
coloro
che
non
fossero
caduti
ai
loro
piedi
a
implorare
la
vita
.
Senza
costoro
,
senza
agenti
di
pubblica
sicurezza
,
senza
soldati
,
è
certo
che
io
non
sarei
qui
a
cucire
insieme
i
brandelli
sanguinolenti
della
pagina
che
ha
iniziato
le
giornate
di
Bava
Beccaris
,
il
vecchio
rimbambito
che
nasconde
la
testa
nella
sabbia
come
la
testuggine
per
non
udire
le
maledizioni
che
imperversano
intorno
al
suo
capo
.
Alla
mattina
,
come
tutte
le
altre
mattine
,
i
grandi
stabilimenti
dei
dintorni
di
Ponte
Seveso
,
spalancarono
i
portoni
e
i
proletari
vi
entrarono
a
frotte
per
non
uscire
che
a
mezzogiorno
.
Nelle
fabbriche
si
era
lavorato
con
disattenzione
e
si
era
chiacchierato
molto
sugli
avvenimenti
.
In
via
Galilei
,
il
contingente
dei
lavoratori
,
come
il
solito
,
ingrossava
di
minuto
in
minuto
.
Poiché
vi
si
fermavano
come
negli
altri
giorni
,
quelli
del
Pirelli
,
quelli
del
Grondona
,
quelli
dello
Stigler
,
quelli
del
Vago
,
quelli
dell
Elvetica
e
quelli
di
altri
stabilimenti
vicini
,
così
non
era
una
meraviglia
se
si
vedeva
in
quella
via
e
nelle
adiacenze
una
massa
nera
di
diecimila
persone
.
In
mezzo
a
tanta
gente
che
discuteva
,
alcuni
operai
e
parecchi
ragazzi
distribuivano
il
manifesto
pubblicato
la
sera
prima
dal
partito
socialista
,
manifesto
redatto
dalla
penna
turatiana
che
sentiva
il
momento
e
mandava
in
piazza
la
protesta
d
«
intonazione
-
repubblicana
»
,
,
come
dissero
il
Secolo
e
L
Italia
del
Popolo
.
Ma
per
gli
agenti
non
educati
all
agitazione
costituzionale
e
resi
prepotenti
dall
incoraggiamento
dei
superiori
,
un
semplice
foglio
volante
che
riassuma
la
condizione
miserabile
del
proletariato
diventa
una
perturbazione
pubblica
,
un
delitto
.
Due
agenti
della
squadra
volante
,
certo
Rossi
e
certo
Domenico
Viola
,
detto
il
calabrese
,
si
avvicinarono
ai
distributori
,
strapparono
loro
di
mano
gli
stampati
e
ne
arrestarono
due
.
Potete
immaginarvi
il
subbuglio
.
Uomini
e
donne
si
misero
a
gridare
:
molla
!
molla
!
Ma
il
Viola
,
che
era
il
Prina
della
bassa
forza
,
tirò
via
con
la
sua
preda
fino
in
via
Napo
Torriani
,
fermandosi
al
numero
24
,
la
sede
della
questura
del
quartiere
.
-
Io
ero
sul
posto
,
-
mi
disse
un
testimone
oculare
,
capo
sala
in
una
Sezione
dello
Stabilimento
Pirelli
.
-
Alcuni
compagni
mi
invitarono
a
trovare
il
mezzo
di
liberare
gli
arrestati
,
i
quali
erano
seguiti
da
una
moltitudine
di
tre
o
quattro
mila
persone
.
Avviandomi
presso
la
sezione
di
questura
trovai
Carlo
della
Valle
,
l
omino
che
amministrava
la
Lotta
di
Classe
e
si
poteva
dire
l
anima
del
partito
.
Ci
trovammo
in
via
Vittor
Pisani
e
andammo
senza
indugio
a
parlare
col
delegato
.
Intanto
di
fuori
si
urlava
e
si
scagliavano
sassate
incessanti
contro
lo
stemma
al
di
sopra
dell
entrata
.
Dicemmo
al
delegato
che
i
ragazzi
arrestati
erano
dello
Stabilimento
Pirelli
e
che
secondo
noi
non
avevano
commesso
che
qualche
ragazzata
.
E
il
delegato
ci
promise
che
dopo
aver
consultato
il
questore
,
sarebbero
stati
messi
in
libertà
.
Uscimmo
mentre
i
fischi
degli
stabilimenti
chiamavano
al
lavoro
.
Il
largo
del
Trotter
e
le
vie
adiacenti
erano
gremite
.
Ci
avviammo
verso
l
edificio
dei
sordo
-
muti
e
al
largo
del
Trotter
vedemmo
venire
il
Viola
,
con
la
rivoltella
in
mano
,
seguito
da
altri
sei
o
sette
poliziotti
in
borghese
,
che
tenevano
in
mano
lo
stesso
strumento
della
civiltà
moderna
.
I
cagnotti
in
borghese
saltavano
da
una
parte
e
dall
altra
,
puntando
le
bocche
da
fuoco
alla
faccia
delle
donne
e
degli
uomini
,
minacciandoli
e
dicendo
loro
ingiurie
che
facevano
impallidire
e
rimescolare
il
sangue
.
-
Mascalzoni
!
Vaianne
!
Con
tanta
confusione
,
non
so
più
se
sia
stato
il
Viola
o
un
suo
collega
.
So
che
uno
di
loro
si
avventò
contro
una
delle
ragazze
che
aveva
agitato
il
foulard
rosso
che
si
era
tolta
dal
collo
,
percuotendola
alla
fronte
con
il
calcio
della
rivoltella
.
Non
ricordo
bene
il
nome
della
sventurata
.
Ma
credo
si
chiamasse
Marietta
,
una
ragazza
dai
fianchi
opulenti
e
dalle
braccia
che
non
avevano
paura
.
La
Marietta
,
uscita
dallo
stordimento
,
con
la
faccia
rigata
di
sangue
,
con
la
bocca
tutta
agitata
che
gridava
:
assassini
!
assassini
!
,
divenne
una
demonia
che
non
si
sapeva
più
come
tenere
,
perché
voleva
rincorrere
e
agguantare
il
malandrino
e
punirlo
come
meritava
.
Ma
io
e
alcune
sue
compagne
riuscimmo
a
trattenerla
e
a
trascinarla
allo
stabilimento
a
farsi
medicare
nell
ambulanza
interna
.
Intanto
che
la
si
medicava
gli
operai
e
le
operaie
entrati
volevano
uscire
di
nuovo
perché
di
fuori
si
gridava
con
insistenza
che
si
doveva
smettere
di
lavorare
.
Il
direttore
dello
stabilimento
,
signor
Emilio
Calcagni
,
e
l
ispettore
dell
ordine
interno
,
signor
Cavalli
,
correvano
da
una
parte
all
altra
dell
edificio
raccomandando
a
tutti
la
calma
e
supplicando
ciascuno
di
dare
il
buon
esempio
e
riprendere
il
lavoro
.
Così
io
,
pur
sapendo
che
dovevano
venire
Turati
e
Rondani
,
stati
chiamati
d
urgenza
dal
della
Valle
e
dal
compagno
Songia
,
dovetti
acconciarmi
a
rimanere
chiuso
nello
stabilimento
!
Io
e
gli
altri
di
dentro
,
parevamo
sugli
aghi
.
Il
lavoro
che
si
faceva
era
un
lavoro
meccanico
.
La
mente
era
di
fuori
,
attorno
,
con
le
orecchie
che
venivano
perturbate
dalle
grida
che
si
udivano
nell
aria
:
abbasso
i
birri
!
morte
al
Viola
!
-
l
agente
esacrato
in
tutto
il
quartiere
per
il
suo
carattere
malvagio
e
violento
e
perché
si
diceva
da
tutti
che
era
stato
lui
a
menare
il
calcio
del
revolver
sulla
fronte
dell
operaia
ferita
.
Tra
le
due
e
le
due
e
mezzo
,
riuscii
a
mettermi
alla
grata
di
una
delle
finestre
che
guardano
in
Ponte
Seveso
,
proprio
tra
il
numero
ventitre
e
venticinque
dello
stabilimento
.
Era
giunto
il
Turati
e
per
i
fori
vedevo
che
era
sulle
spalle
di
due
giovani
tarchiati
,
con
la
mano
appoggiata
all
albero
,
che
parlava
a
pochi
passi
dall
ufficio
postale
.
-
Come
deputato
del
vostro
collegio
,
invoco
da
voi
calma
e
pazienza
.
Non
la
pazienza
dell
asino
,
intendiamoci
,
ma
una
pazienza
di
alcuni
momenti
,
affinché
in
nome
vostro
,
se
lo
consentite
,
noi
possiamo
trattare
con
le
autorità
per
la
liberazione
dell
arrestato
.
L
arrestato
era
Angelo
Amadio
,
detto
el
pompierin
,
di
diciannove
anni
.
Mezz
ora
dopo
ritornò
Turati
e
riparlò
alla
folla
su
per
giù
con
queste
parole
:
-
Sentite
,
compagni
.
Noi
abbiamo
saputo
che
ormai
questore
e
prefetto
non
possono
farci
nulla
.
L
arrestato
che
fu
trovato
coi
sassi
in
mano
...
(
Molte
voci
gridarono
:
No
,
non
è
vero
!
)
...
Credo
anch
io
,
anzi
mi
auguro
che
non
sia
vero
.
Ma
ora
l
arrestato
è
nelle
mani
del
procuratore
del
re
,
e
io
mi
recherò
da
lui
.
Ci
fu
una
lunga
pausa
.
-
Ascoltate
ora
un
mio
consiglio
,
o
compagni
!
Qualunque
possa
essere
la
risposta
,
ve
lo
dico
in
coscienza
,
non
dovete
insistere
.
Questo
non
è
il
giorno
.
(
Fu
interrotto
da
una
voce
:
E
quand
l
è
ch
el
vegnarà
el
dì
?
)
.
Ho
detto
che
questo
non
è
il
giorno
;
perché
tutto
è
preparato
per
le
più
feroci
repressioni
.
Il
popolo
deve
essere
abile
e
scegliere
lui
il
giorno
in
cui
si
crederà
preparato
e
organizzato
per
la
vittoria
.
Non
è
oggi
il
giorno
per
la
battaglia
in
piazza
(
grida
e
interruzione
in
vario
senso
)
.
Sono
di
parere
che
dobbiamo
limitarci
a
una
cosa
per
volta
.
Ora
dobbiamo
liberare
un
nostro
compagno
,
insistiamo
per
la
sua
liberazione
.
E
siccome
la
massa
era
assai
eccitata
e
le
pareva
poco
quello
che
le
offriva
il
deputato
del
quinto
collegio
,
così
il
Turati
fu
obbligato
a
ripetere
quello
che
aveva
detto
.
-
Vi
ripeto
,
compagni
,
non
dobbiamo
lasciar
scegliere
all
autorità
il
giorno
della
battaglia
.
Oggi
vi
dico
che
sarebbe
massacro
!
Fidatevi
di
me
in
questo
momento
:
oggi
è
una
rovina
!
Contentatevi
della
scarcerazione
.
La
cosa
si
era
fatta
seria
.
Su
circa
tremila
operai
non
ne
erano
entrati
,
tra
uomini
e
donne
ottocento
.
In
uno
dei
cortili
erano
stati
introdotti
,
alla
chetichella
,
un
centinaio
di
soldati
,
i
quali
caricavano
i
fucili
.
Di
fuori
,
in
giro
per
l
edificio
,
tutte
le
entrate
e
tutte
le
uscite
erano
bloccate
da
un
cordone
di
quattro
file
di
soldati
.
Il
fischio
delle
sei
fu
un
sollievo
per
tutti
.
Uscimmo
alla
spicciolata
,
passando
per
la
corte
zeppa
di
soldati
di
fanteria
,
dai
corridoi
che
precedono
la
porta
d
uscita
,
e
poi
tramezzo
agli
altri
soldati
allineati
sui
marciapiedi
.
Vidi
di
nuovo
il
Turati
,
il
Rondani
e
un
altro
che
non
ricordo
in
una
carrozza
scoperta
.
L
onorevole
Turati
annunciava
a
tutti
che
l
Amadio
sarebbe
stato
messo
in
libertà
prima
di
sera
.
Scomparsa
la
carrozza
e
gli
oratori
per
la
via
Galilei
,
la
moltitudine
pigiata
si
ruppe
e
la
maggioranza
,
che
abita
nei
paraggi
di
Corso
Loreto
e
alla
Cascina
Rotole
e
nelle
vicinanze
della
chiesa
di
San
Francesco
,
si
avviò
per
la
via
Napo
Torriani
-
anche
per
vedere
che
cosa
si
faceva
alla
sezione
di
P.S.
Fra
la
moltitudine
che
si
avviava
verso
casa
,
rasentando
la
sezione
di
P.S.
,
l
ultima
casa
della
via
in
faccia
al
Trotter
,
era
l
operaio
Silvestro
Savoldi
,
un
uomo
di
circa
trentacinque
anni
,
bassotto
,
tarchiato
,
dai
capelli
castano
chiari
,
con
due
baffoni
che
tiravano
al
rossiccio
,
con
due
occhi
che
lampeggiavano
.
È
impossibile
dire
,
in
mezzo
a
tanta
gente
,
se
era
un
tumultuante
o
un
operaio
che
rincasasse
.
Ma
la
gente
che
lo
ha
veduto
prima
di
cadere
,
mi
ha
assicurato
che
andava
via
lentamente
senza
badare
a
quello
che
avveniva
.
Dal
Trotter
,
dove
era
stata
chiusa
,
a
mezzogiorno
,
la
truppa
,
usciva
un
plotone
del
cinquantasettesimo
fanteria
,
attraversava
il
piazzale
Andrea
Doria
e
procedeva
verso
Napo
Torriani
coi
fucili
a
crociat
-
et
.
Il
grosso
dei
dimostranti
era
lungo
il
marciapiedi
dalla
parte
opposta
alla
caserma
dei
questurini
.
I
curiosi
si
erano
assiepati
a
dieci
metri
di
distanza
dalla
truppa
che
aveva
fatto
alt
,
e
qua
e
là
si
movevano
gli
individui
che
lanciavano
sassi
allo
stemma
questurinesco
.
Pare
che
qualche
sassata
abbia
raggiunto
anche
qualche
soldato
.
Fu
come
il
segnale
.
Si
udì
lo
squillo
di
tromba
.
Si
vide
il
fuggi
fuggi
,
e
si
sentì
il
ran
ran
che
spaventava
,
che
infuriava
,
che
sollevava
grida
disperate
da
tutte
le
parti
e
lanciava
in
aria
una
nube
bianca
in
un
silenzio
sepolcrale
.
Fu
allora
che
anch
io
gridai
come
la
Marietta
:
assassini
!
assassini
!
Far
seguire
allo
squillo
le
fucilate
,
senza
il
tempo
di
vuotare
la
via
a
gambe
levate
,
è
un
delitto
senza
nome
.
Non
vi
so
dire
se
il
fuoco
sia
stato
iniziato
dai
soldati
o
dai
questurini
.
Ma
se
tra
l
uno
e
l
altro
non
c
è
stato
attimo
di
mezzo
,
le
rivoltelle
e
i
fucili
devono
aver
incominciato
insieme
.
Non
erano
ancora
le
sei
e
mezzo
e
il
povero
Savoldi
che
credeva
di
andare
in
Corso
Loreto
,
40
,
era
vicino
all
altro
mondo
.
Stavano
per
suonare
le
sei
e
mezzo
e
il
disgraziato
giungeva
proprio
al
malaugurato
portone
della
sede
della
sezione
di
questura
,
dove
dovevano
essere
appiattati
gli
agenti
della
squadra
volante
.
I
dimostranti
di
fuori
schiamazzavano
e
domandavano
a
gola
piena
se
erano
stati
messi
in
libertà
gli
arrestati
.
E
in
questo
mentre
si
vide
sbucare
il
Viola
con
la
bocca
spalancata
e
la
rivoltella
tesa
verso
la
moltitudine
.
Il
Savoldi
,
sorpreso
,
vacillò
e
cadde
col
sangue
che
gli
usciva
a
fiotti
dalla
tempia
sinistra
.
Il
suo
assassino
non
ebbe
tempo
di
ritornare
indietro
a
leccarsi
le
labbra
,
perché
una
palla
all
inguine
lo
stese
al
suolo
cadavere
.
I
due
cadaveri
mi
avevano
terrorizzato
.
Non
ebbi
un
gesummaria
!
né
per
il
primo
né
per
il
secondo
.
Mi
batteva
il
cuore
,
mi
sentivo
in
fiamme
.
In
quel
momento
non
ho
potuto
fare
supposizioni
.
Ma
non
appena
mi
trovai
fuori
della
zona
dei
disastri
umani
mi
venne
spontanea
l
interrogazione
,
da
chi
era
stato
ammazzato
il
Viola
.
Da
chi
?
Dalla
folla
:
no
;
perché
nessuno
di
essa
possedeva
un
arma
da
fuoco
.
Dalla
truppa
?
No
,
perché
la
ferita
non
è
stata
fatta
da
una
pallottola
a
balistite
.
E
da
chi
allora
?
Mi
è
stato
spiegato
più
tardi
da
uno
che
ha
aiutato
a
raccoglierlo
.
È
una
supposizione
,
ma
pare
che
il
questurino
voltatosi
per
ritornare
a
corsa
sotto
la
porta
sia
stato
colpito
dalla
rivoltella
di
un
collega
che
lo
aiutava
a
sfollare
con
le
palle
di
piombo
.
La
stessa
persona
mi
ha
dato
l
altra
supposizione
,
che
la
prima
revolverata
del
Viola
sia
partita
proprio
tra
lo
squillo
e
la
scarica
,
come
un
incitazione
,
un
avviso
di
far
fuoco
.
Sia
avvenuto
in
un
modo
o
nell
altro
,
la
moltitudine
non
ha
avuto
tempo
di
mettersi
in
salvo
.
Dopo
le
tre
scariche
militari
corsi
dov
era
il
Savoldi
e
là
,
io
e
altri
amici
lo
raccogliemmo
,
prendendolo
per
i
piedi
e
per
le
ascelle
.
Respirava
ancora
e
lo
chiamammo
per
nome
.
-
Silvestro
?
Savoldi
?
Egli
guardava
,
con
gli
occhi
istupiditi
dalla
morte
che
lo
invadeva
,
senza
rispondere
.
Lo
riprendemmo
e
ci
avviammo
verso
il
Ponte
Seveso
per
vedere
se
era
possibile
farlo
medicare
nell
infermeria
dello
stabilimento
Pirelli
.
Ma
la
porta
era
chiusa
e
la
linea
dei
soldati
non
ci
permetteva
di
avvicinarci
allo
stabilimento
.
Senz
altro
decidemmo
di
metterlo
sul
tram
,
avviato
alla
Piazza
del
Duomo
per
il
Corso
di
Porta
Nuova
.
Fu
una
scena
pietosa
.
Scomodammo
la
gente
e
,
sorreggendolo
davanti
e
dietro
,
riuscimmo
a
tirarlo
sulla
carrozza
,
adagiarlo
lungo
il
cuscino
e
mettergli
la
testa
insanguinata
sulle
ginocchia
di
uno
di
noi
.
Il
tram
non
si
era
ancora
mosso
che
il
Savoldi
tirò
un
sospiro
lungo
che
ci
andò
al
cuore
,
e
chiuse
gli
occhi
.
Il
tram
andava
e
le
nostre
mani
palpavano
sul
suo
cuore
come
se
avessimo
voluto
che
continuasse
a
battere
e
a
mantenersi
caldo
.
Ma
la
pelle
andava
raffreddandosi
e
quando
fummo
in
piazza
Mercanti
il
medico
di
guardia
ci
mandò
via
con
un
bisillabo
:
morto
!
Il
padre
di
cinque
o
sei
figli
era
morto
.
E
noi
,
angosciati
,
ricaricammo
il
primo
cadavere
delle
giornate
di
Milano
sul
tram
che
andava
a
Porta
Volta
e
dal
luogo
di
sosta
lo
portammo
a
braccia
,
al
Cimitero
Monumentale
.
Ritornato
a
casa
seppi
che
la
balistite
aveva
lasciato
sul
terreno
delle
donne
e
degli
uomini
feriti
,
due
dei
quali
morirono
prima
o
subito
dopo
l
aurora
.
L
eccidio
di
Bava
Beccaris
era
incominciato
.
LA
PIAZZA
DEL
DUOMO
IL
VENERDI
SERA
Che
scena
!
La
nuvolaglia
si
voltolava
su
se
stessa
e
il
cielo
rumoreggiava
di
tanto
in
tanto
e
faceva
sentire
i
sordi
boati
che
annunciavano
l
uragano
.
Savoldi
,
l
operaio
dello
Stabilimento
Pirelli
,
era
appena
passato
coi
compagni
che
lo
accompagnavano
a
Musocco
.
La
moltitudine
che
aveva
veduto
il
tram
di
Porta
Volta
che
infilava
via
Carlo
Alberto
,
accorse
a
vederlo
.
Era
tenuto
su
dalle
braccia
degli
amici
sotto
le
ascelle
per
dargli
aria
di
passeggero
,
ma
si
vedeva
che
era
floscio
e
andato
.
Gli
occhi
erano
spenti
,
la
pelle
della
faccia
era
morta
da
far
paura
e
tutta
la
bocca
semiaperta
era
dissanguata
.
Vennero
consigliati
di
adagiarlo
lungo
e
disteso
.
Il
tram
andava
e
l
indignazione
incominciava
.
Il
cadavere
era
in
tutte
le
conversazioni
.
Pochi
lo
conoscevano
,
ma
tutti
sapevano
che
era
un
operaio
che
aveva
lavorato
fino
a
quando
la
campana
lo
aveva
messo
alla
porta
.
La
piazza
si
gremiva
,
i
portici
erano
quasi
affollati
,
la
fanteria
aveva
bloccato
le
entrate
della
Galleria
e
nell
interno
si
vedevano
gli
agenti
e
i
delegati
di
P
..
S
.
con
la
ciarpa
del
mestiere
che
andavano
e
venivano
o
sostavano
in
certi
punti
come
in
attesa
di
altri
ordini
.
A
qualche
passo
dalla
scalinata
della
cattedrale
,
dove
erano
i
bersaglieri
col
calcio
del
fucile
a
terra
,
ci
fu
un
tentativo
di
discorso
.
Non
ebbi
tempo
di
vedere
1oratore
sulle
spalle
di
un
gruppo
di
giovani
,
che
una
voce
imperiosa
lo
aveva
fatto
scomparire
.
-
Giù
,
giù
!
o
faccio
suonare
la
tromba
!
Eravamo
tutti
eccitati
,
tutti
in
un
atmosfera
ardente
.
Guai
se
in
quel
momento
un
Desmoulins
della
strada
avesse
buttato
nella
calca
una
scintilla
verbale
e
ci
avesse
spinti
alla
rivoluzione
!
Ci
sarebbe
stata
una
conflagrazione
sociale
.
Inaspriti
dal
dolore
,
l
incendio
sarebbe
diventato
generale
.
Invece
,
anche
con
la
truppa
che
urtava
la
folla
da
una
parte
e
dall
altra
per
separarla
e
disperderla
nelle
vie
adiacenti
,
prevalse
la
prudenza
.
Senza
lasciarsi
frazionare
si
muoveva
tutt
insieme
come
una
massa
enorme
.
Qua
e
là
si
respirava
a
disagio
.
Maledizione
di
Dio
!
Come
nelle
giornate
del
Colpo
di
Stato
a
Parigi
,
il
temporale
scioglieva
il
problema
di
spazzare
la
piazza
tutta
agitata
dalla
fermentazione
cittadina
.
Tra
le
otto
e
le
otto
e
mezzo
si
è
udito
come
uno
squarciamento
di
cateratte
.
Pareva
che
le
folgori
passassero
lacerando
il
cielo
e
prorompessero
lungo
la
corsa
con
esplosioni
di
tuoni
e
lampi
che
illuminassero
tutta
la
volta
sottosopra
.
Fu
un
diluvio
.
L
acqua
veniva
giù
a
rovesci
col
chiasso
dei
filoni
che
si
rompevano
sui
tetti
e
sul
selciato
.
La
gente
si
salvava
pigiandosi
sotto
i
portici
meridionali
e
settentrionali
e
per
gli
svolti
delle
vie
che
li
lambiscono
.
I
cordoni
militari
che
bloccavano
la
Galleria
venivano
rotti
dalla
lenta
fiumana
che
non
poteva
più
tornare
indietro
.
Lo
straripamento
era
così
possente
che
si
sono
dimezzati
o
frazionati
senza
resistenza
.
Nessuna
forza
avrebbe
potuto
trattenerla
.
Una
volta
ingorgati
nel
grande
tunnel
non
si
camminava
,
si
era
portati
e
si
andava
via
adagio
adagio
come
voleva
la
corrente
umana
.
Agli
ottagoni
la
respirazione
era
affannosa
.
Ci
si
sentiva
premuti
da
tutte
le
parti
.
Tuttavia
si
sentiva
l
inno
dei
lavoratori
cantato
da
mille
voci
.
Vicino
al
Gnocchi
era
un
impalcato
che
avrebbe
potuto
servire
benissimo
da
piattaforma
.
Più
d
uno
s
era
messo
tra
le
travi
con
la
voglia
di
sgolare
l
orazione
rivoluzionaria
,
ma
non
c
è
stato
verso
.
Gli
agenti
e
i
carabinieri
non
davano
tregua
a
coloro
che
avevano
la
gola
piena
di
prosa
veemente
.
Gli
squilli
facevano
il
resto
.
Tumultuavano
l
ambiente
,
respingevano
la
moltitudine
e
facevano
larghi
che
si
riempivano
quasi
simultaneamente
.
Ho
veduto
Zavattari
con
la
sua
bella
faccia
sincera
entrare
dalla
parte
della
Scala
,
dopo
che
era
stato
sul
balcone
municipale
a
pacificare
i
cittadini
con
gli
altri
oratori
.
L
interruzione
della
piazza
e
gli
squilli
erano
impotenti
a
rarefare
la
ressa
.
Le
trombe
con
la
loro
violenza
che
incalzava
alla
fuga
,
irritavano
e
indemoniavano
.
Alle
dieci
molta
gente
spinta
e
risospinta
era
rimasta
fuori
della
Galleria
e
si
era
avviata
a
domicilio
.
I
questurini
rincorrevano
i
dimostranti
più
clamorosi
e
facevano
arresti
.
Gli
arrestati
passavano
tra
gli
agenti
che
li
tenevano
per
il
colletto
o
per
le
braccia
.
Le
grida
di
molla
!
molla
!
moltiplicavano
il
numero
di
coloro
che
venivano
violentati
fino
a
San
Fedele
.
Alcuni
arrestati
s
imputavano
e
urlavano
e
si
scuotevano
per
divincolarsi
dai
tentacoli
polizieschi
.
L
odio
di
classe
si
era
manifestato
con
tutta
la
sua
perversione
.
I
signori
della
Brasera
Milanese
,
dal
balcone
del
terzo
piano
al
di
sopra
del
negozio
Munster
,
riversavano
sulla
folla
parecchi
secchi
d
acqua
.
La
gente
,
esasperata
,
volgeva
in
alto
i
visi
stravolti
dalla
collera
con
i
pugni
chiusi
e
la
bocca
divenuta
un
vulcano
d
improperi
.
I
più
lontani
,
quelli
dell
angolo
,
tiravano
al
balcone
sassi
che
precipitavano
per
la
parete
della
galleria
con
un
baccano
indiavolato
.
Senza
le
corse
e
le
rincorse
dei
questurini
e
dei
carabinieri
con
gli
squilli
di
tromba
,
avrebbero
scontata
la
loro
buaggine
pericolosa
con
la
morte
del
Prina
.
Guai
se
la
folla
avesse
saputo
da
qual
parte
si
saliva
per
entrare
nei
loro
clubs
!
Così
non
c
è
stato
che
uno
scambio
di
villanie
.
Ma
i
signori
che
hanno
irritata
la
gente
,
la
devono
aver
veduta
brutta
.
Perché
c
è
stato
un
momento
in
cui
ho
creduto
che
gli
epiteti
vergognosi
e
sanguinosi
che
le
buttavano
sopra
con
i
loro
scaracchi
la
inducesse
a
farsi
largo
attraverso
il
Campari
per
uscire
sulla
scala
esterna
e
salire
tumultuosamente
a
scaraventarli
dal
balcone
.
Gli
squilli
devono
aver
interrotto
il
pensiero
.
Verso
mezzanotte
tutti
erano
stanchi
,
tutti
avevano
bisogno
di
riposare
,
tutti
sentivano
la
necessità
di
una
sosta
.
Mai
come
in
quella
notte
la
piazza
della
Scala
,
la
Galleria
e
la
piazza
del
Duomo
sono
state
così
silenziose
.
Parevan
luoghi
disabitati
.
Quanti
ne
avevano
arrestati
!
mucchi
.
A
mucchi
son
stati
chiusi
nei
camerotti
puzzolenti
della
questura
di
San
Fedele
.
LE
PRIME
FUCILATE
IN
PIAZZA
DEL
DUOMO
(
dal
mio
diario
)
7
Maggio
.
-
Mi
alzo
,
sono
inquieto
,
ho
ancora
nella
testa
le
grida
e
le
scene
di
ieri
sera
durante
e
dopo
l
acquazzone
indiavolato
che
ha
fatto
scappare
tutti
dai
luoghi
aperti
,
e
sciolta
la
dimostrazione
prima
che
si
adunasse
.
In
Galleria
Vittorio
Emanuele
ci
sono
stati
momenti
terribili
.
Squilli
,
moltitudini
che
si
riversavano
da
una
parte
all
altra
,
aggruppamenti
che
si
disfacevano
in
un
fiato
e
si
ricomponevano
a
qualche
passo
di
distanza
.
Rivedo
i
provocatori
della
Brasera
con
spavento
.
Con
l
irritazione
incandescente
dappertutto
,
i
signoracci
,
in
alto
,
si
abbandonavano
allo
spasso
di
aggiungere
combustibile
per
l
incendio
,
buttando
giù
sulle
moltitudini
parole
oscene
e
villane
e
mostrando
i
pugni
chiusi
.
Ah
,
birbe
!
C
è
stato
un
attimo
in
cui
ho
veduto
nell
atmosfera
irritata
la
guerra
civile
.
I
mascalzoni
che
apparivano
e
scomparivano
dietro
i
vetri
rovesciavano
sui
capannelli
che
sostavano
e
passavano
secchi
d
acqua
.
Scellerati
!
Anche
in
casa
si
sente
che
siamo
in
tempi
anormali
.
C
è
un
inquietudine
,
c
è
un
malessere
,
c
è
qualcosa
che
non
so
spiegare
.
Sei
amici
sono
saliti
a
trovarmi
terrorizzati
.
C
è
tra
loro
un
deputato
.
Sembrano
tutti
in
preda
alla
febbre
.
A
loro
sembra
impossibile
che
io
sia
ancora
al
largo
.
Va
via
!
mi
dice
qualcuno
.
Mettiti
al
sicuro
.
Non
ci
penso
neanche
.
Rido
e
faccio
la
punta
al
lapis
che
voglio
mettermi
in
tasca
per
andare
in
giro
a
raccogliere
gli
avvenimenti
.
Non
capita
tutti
i
giorni
di
passare
in
mezzo
al
casaldiavolo
militare
con
la
matita
che
lo
raccoglie
.
La
matita
nelle
giornate
di
sommossa
è
forte
,
più
forte
dei
cannoni
a
tiro
rapido
.
Victor
Hugo
,
con
la
matita
che
Baudin
gli
ha
prestato
prima
di
morire
sulla
barricata
della
via
Santa
Margherita
,
ha
inchiodato
i
nomi
dei
malfattori
del
2
dicembre
alla
vergogna
dei
secoli
.
La
storia
di
un
delitto
è
un
libro
immortale
.
A
proposito
:
e
perché
non
lo
ha
pubblicato
subito
,
quando
gli
episodi
fumavano
del
sangue
delle
vittime
,
quando
gli
attori
principali
del
Colpo
di
Stato
suscitavano
ancora
gli
orrori
,
gli
spasimi
?
Io
non
voglio
imitarlo
.
Lui
ha
saputo
tener
il
manoscritto
chiuso
nell
armadio
per
venticinque
anni
.
Io
andrò
subito
alla
ricerca
di
una
stamperia
.
Voglio
la
scena
nell
atmosfera
in
cui
si
è
svolta
.
Ho
letto
la
Lombardia
con
disgusto
.
Ah
,
che
prosaccia
da
sentina
!
È
un
giornale
che
non
mi
è
mai
piaciuto
.
L
ho
sempre
considerato
un
fogliuolaccio
mal
messo
insieme
e
scritto
coi
piedi
.
Ha
lo
stile
del
negoziante
di
notizie
.
Ora
che
puzza
di
questura
mi
fa
recere
.
I
suoi
redattori
sono
caconi
.
Vorrebbero
essere
un
po
con
tutti
,
tranne
che
coi
«
sovversivi
»
o
coi
«
formidabili
nemici
delle
istituzioni
»
.
Non
c
è
che
la
presenza
del
cronista
che
la
lasci
vivere
nell
equivoco
.
Con
lui
,
iscritto
al
partito
socialista
,
non
si
ha
il
coraggio
di
metterla
tra
i
quotidiani
forcaioli
.
Ma
il
socialismo
del
cronista
del
Lombardia
è
un
socialista
ventraiuolo
.
Tant
è
vero
che
non
ha
mai
saputo
rinunciare
al
mensile
del
Popolo
Romano
di
Chauvet
.
Si
dice
che
il
cronista
è
apolitico
.
Imbecilli
.
Nella
notizia
o
nella
manipolazione
della
notizia
è
il
colore
.
Che
bella
giornata
!
Esco
.
La
portinaia
mi
saluta
con
aria
timida
.
Essa
ha
avuto
delle
visite
che
la
impensieriscono
.
-
Chi
erano
?
-
Facce
sinistre
.
Si
sente
per
le
vie
che
c
è
qualcosa
d
insolito
.
La
gente
è
affrettata
.
Sono
in
giro
molti
soldati
,
numerosi
questurini
,
parecchi
carabinieri
.
Ho
veduto
uno
squadrone
di
cavalleria
che
andava
verso
Porta
Garibaldi
.
Svolto
in
Via
Dante
e
svolto
alla
volta
di
Largo
Cairoli
.
Di
fianco
all
Eden
,
tra
il
monumento
e
l
ingresso
del
teatro
,
è
piazzata
una
batteria
di
cannoni
con
le
bocche
alte
verso
l
arteria
nuova
che
conduce
in
piazza
del
Duomo
.
La
gente
si
ferma
,
interroga
gli
artiglieri
e
va
via
senza
risposta
.
I
soldati
sembrano
accigliati
e
i
loro
superiori
hanno
l
aria
truce
.
Sentiamo
un
ran
ran
che
passa
come
per
i
tetti
.
Le
persone
guardano
in
aria
.
Nulla
.
Ma
il
ran
ran
è
entrato
in
tutti
come
un
brivido
.
I
passanti
raddoppiano
di
gamba
e
si
disperdono
per
le
vie
in
direzioni
opposte
ai
cannonieri
.
Ho
incontrato
un
amico
,
pallido
come
un
morto
...
Mi
ha
veduto
;
mi
ha
dovuto
vedere
,
e
non
mi
ha
salutato
.
Non
gliene
faccio
colpa
.
Con
Bava
Beccaris
il
saluto
può
costare
la
prigione
.
Tutte
le
muraglie
,
tutti
gli
assiti
sono
coperti
dagli
avvisi
di
questo
generale
che
ha
assunto
il
linguaggio
brutale
del
soldato
pronto
al
fuoco
.
In
uno
di
essi
dice
:
«
Milanesi
!
I
disordini
che
da
ieri
funestano
questa
città
vanno
prendendo
l
aspetto
di
una
vera
sommossa
,
e
perciò
,
a
seconda
degli
ordini
ministeriali
,
assumo
la
direzione
superiore
per
il
ristabilimento
dell
ordine
pubblico
.
«
Consiglio
i
cittadini
di
starsene
nelle
loro
case
affinché
le
truppe
abbiano
a
trovarsi
di
fronte
ai
soli
dimostranti
e
possano
così
agire
con
la
maggiore
vigoria
»
.
Ha
copiato
,
con
qualche
variante
,
il
generale
di
Saint
Arnaud
delle
famose
giornate
napoleoniche
.
«
Pas
des
curieux
inutiles
dans
les
rues
:
impediscono
i
movimenti
dei
valorosi
soldati
che
vi
proteggono
con
le
loro
baionette
»
.
Plagiario
!
La
città
dei
quarantottisti
è
senza
coraggio
.
Pare
che
tutto
il
sangue
delle
sue
arterie
sia
stato
convertito
in
acqua
.
La
popolazione
legge
e
fila
.
Non
c
è
una
mano
capace
di
strappare
gli
avvisi
che
riassumono
la
tracotanza
del
soldataccio
che
io
rovescerei
da
cavallo
se
lo
incontrassi
.
L
opinione
pubblica
è
sempre
rappresentata
dai
giornali
,
specialmente
nelle
giornate
di
torbidi
.
E
il
coraggio
dei
giornali
è
zero
.
Sbaglio
.
Nella
Perseveranza
e
nel
Corriere
della
Sera
è
il
coraggio
poliziesco
.
Aizzano
.
Nell
una
e
nell
altro
è
il
rancore
della
vendetta
.
Additano
i
confratelli
per
il
massacro
.
Sono
i
suggeritori
di
Bava
Beccaris
.
Tanto
la
prima
che
il
secondo
vanno
in
giro
carichi
della
prosa
melmosa
dei
loro
pennivendoli
.
Chi
sono
?
Dietro
il
redattore
responsabile
della
Perseveranza
,
è
una
turba
di
malviventi
intellettuali
dell
aristocrazia
milanese
,
il
cui
capo
è
Gaetano
Negri
,
l
uomo
dalle
esasperazioni
sociali
.
Il
direttore
del
Corriere
è
un
tipaccio
che
fa
il
gradasso
al
dorso
di
Bava
Beccaris
.
Figlio
di
un
procuratore
generale
che
esecrava
e
massacrava
i
giornali
che
non
idolatravano
le
«
istituzioni
»
,
,
ha
sentito
,
in
questi
giorni
di
baldoria
militare
,
la
collera
velenosa
del
padre
.
I
suoi
articoli
sono
dell
odio
in
fermentazione
.
La
sua
faccia
di
bonaccione
è
una
maschera
,
è
il
Prina
del
giornalismo
.
Terrorizza
i
terrorizzati
.
Emile
de
Girardin
mi
sbroncia
.
Egli
non
era
un
giacobino
,
ma
è
stato
solidale
con
la
stampa
insorta
contro
gli
arrestatori
e
i
massacratori
dei
repubblicani
che
volevano
conservare
la
Repubblica
.
Il
tipaccio
è
Domenico
Oliva
.
Godete
,
o
Giboyer
,
i
vostri
giornali
vanno
a
ruba
.
È
la
vostra
vendemmia
amministrativa
.
Bava
Beccaris
ha
parlato
ed
ecco
i
giornali
dell
ordine
invasi
dalla
paralisi
agitante
.
Pennivendoli
,
mangiapani
,
caratteri
di
zucchero
candito
,
vilissime
creature
che
non
avete
fede
che
nella
mesata
,
a
voi
,
sul
vostro
viso
,
gli
scaracchi
della
mia
indignazione
.
Io
vado
in
tutte
le
stamperie
che
conosco
,
a
implorare
la
grazia
di
stamparmi
un
bollettino
che
rimetta
in
piedi
i
ventraioli
in
ginocchio
,
i
pavidi
rappresentanti
del
quotidiano
divenuti
umili
servitori
di
Bava
Beccaris
.
Vergogna
,
vergogna
!
Hanno
tutti
paura
.
A
tutti
preme
il
pane
,
a
tutti
preme
la
famiglia
,
a
tutti
preme
la
quiete
,
a
tutti
preme
il
proprio
stabilimento
e
intanto
la
libertà
del
cittadino
muore
,
e
nessuno
è
più
sicuro
in
casa
sua
!
Ecco
che
sono
incominciati
gli
arresti
,
ecco
che
vanno
in
prigione
a
frotte
,
ecco
che
i
soldati
,
i
carabinieri
,
i
questurini
,
i
graduati
,
gli
ufficiali
non
sono
più
che
della
sbirraglia
che
agguanta
i
passanti
,
che
snida
la
gioventù
nelle
case
,
che
strappa
gli
sposi
dalle
braccia
delle
donne
piangenti
,
che
urta
brutalmente
i
bimbi
con
le
braccia
avviticchiate
alle
gambe
dei
padri
e
dei
fratelli
.
Il
mio
pensiero
è
in
fiamme
come
quello
di
Desmoulins
.
Mi
agita
,
mi
solleva
,
mi
grida
:
vile
!
rivoltati
,
alle
armi
!
alle
armi
!
ma
tutta
la
gente
tace
,
tutta
la
gente
si
lascia
condurre
in
prigione
e
tutti
i
giornalisti
applaudono
alle
vigliaccherie
di
Bava
Beccaris
e
mi
guardano
con
l
occhio
truce
del
rinnegato
.
Io
sono
solo
,
incapace
perfino
di
appendermi
ad
una
fune
di
campana
per
suonare
a
stormo
,
perché
tutte
le
chiese
sono
chiuse
,
ermeticamente
chiuse
.
Anche
il
dio
cattolico
partecipa
al
delitto
!
Oh
disperazione
di
questa
mia
giornata
di
torture
che
sciupo
nell
impotenza
senza
trovare
accenti
virili
che
diano
l
anima
dei
combattenti
del
48
alle
generazioni
di
cinquant
anni
dopo
!
Più
tardi
,
dopo
il
ran
ran
,
i
passanti
sembrano
degli
sconosciuti
.
Nessuno
dice
addio
all
altro
.
Vanno
via
rasente
ai
muri
come
incalzati
da
un
vento
impetuoso
.
Invece
c
è
un
sole
che
abbrustolisce
.
Io
sono
nel
sole
che
scalda
la
mia
desolazione
.
La
paura
è
nell
aria
.
Qua
e
là
si
chiudono
le
imposte
.
Pare
che
tutta
la
gente
stia
per
andare
in
campagna
.
Buon
viaggio
!
Mi
trovo
in
via
S
.
Vincenzino
.
Non
c
è
nessuno
,
non
c
è
anima
viva
.
Che
cos
ho
anch
io
?
Sono
inquieto
,
nervoso
,
trasalisco
per
nulla
.
Mi
si
è
chiamato
?
Chi
mi
ha
chiamato
?
Mi
sono
voltato
indietro
convinto
di
aver
qualcuno
alle
calcagna
.
Parola
d
onore
,
ho
tremato
.
Vile
!
Prima
di
sbucare
in
via
Meravigli
vedo
passare
un
delegato
con
la
sciarpa
lungo
il
panciotto
,
un
ufficiale
con
la
spada
sguainata
e
un
drappello
di
soldati
a
baionetta
in
canna
.
Dove
vanno
?
Raddoppio
il
passo
sulle
loro
pedate
.
Passano
e
sollevano
il
vespaio
nel
cervello
dei
passanti
.
Si
fanno
tutte
le
supposizioni
.
Il
parrucchiere
di
via
Meravigli
chiude
in
fretta
,
come
quando
si
ha
paura
che
la
tempesta
infuri
sui
vetri
.
Raggiungo
il
drappello
in
Santa
Maria
Porta
.
Il
delegato
si
volta
e
mi
fa
voltare
dall
altra
parte
con
un
gesto
.
Tutti
gli
ordigni
di
questura
sono
diventati
onnipotenti
.
Soldati
,
disse
egli
additandomi
,
fatelo
tornare
indietro
.
E
i
soldati
si
preparavano
a
curvare
gli
arnesi
della
civiltà
moderna
.
Non
c
è
bisogno
,
mi
dissi
mentalmente
.
La
disubbidienza
può
costarmi
una
fucilata
senza
che
alcuno
mi
raccolga
e
agiti
il
mio
cadavere
come
una
bandiera
.
Sono
in
giro
come
un
matto
.
Non
ho
direzione
.
In
corso
Magenta
vedo
altri
perduti
che
vengono
alla
mia
volta
e
io
li
evito
svoltando
in
via
San
Giovanni
sul
Muro
.
Al
margine
del
vicolo
dello
stesso
nome
sono
due
cenciose
della
bassa
prostituzione
che
aspettano
il
gozzovigliatore
che
faccia
guadagnar
loro
il
morsello
dell
esistenza
.
Sono
sudicione
che
fanno
ribrezzo
come
faceva
ribrezzo
la
Gervasa
,
prima
di
crepare
di
svaccamento
fra
le
gambe
del
beccamorto
.
Il
teatro
Dal
Verme
è
chiuso
,
la
chiesuola
più
in
giù
,
lungo
il
marciapiede
opposto
,
è
chiusa
,
le
ultime
imposte
si
chiudono
.
Non
si
vede
nulla
e
si
sente
che
lo
spavento
è
nelle
abitazioni
e
nella
strada
.
Non
smetto
di
camminare
.
Passo
un
altra
volta
al
Largo
Cairoli
.
L
Eden
traduce
il
momento
.
È
completamente
vuoto
.
Gli
artiglieri
sono
come
sull
attenti
.
Un
altro
ran
ran
rapido
,
precipitato
,
si
perde
via
come
in
fondo
a
un
bosco
.
Che
c
è
?
Cosa
c
è
?
Si
combatte
?
La
guerra
civile
è
nelle
vie
?
Mi
passa
per
la
schiena
un
brivido
.
Sono
in
piazza
Castello
,
dal
lato
di
Porta
Garibaldi
.
Mi
è
stato
detto
che
il
quartiere
popolare
è
già
tutto
in
faccende
per
le
barricate
.
Ran
,
ran
,
ran
!
Cerco
col
naso
e
con
gli
occhi
l
ombra
del
fumo
delle
fucilate
e
trovo
Vincenzo
Maresti
,
col
suo
cappello
nero
,
floscio
,
piatto
,
a
larga
tesa
,
piantato
sull
occhio
,
con
la
sua
giacca
accarezzata
alla
schiena
con
la
duttilità
del
panno
che
non
fa
pieghe
,
con
le
sue
gambe
lunghe
lunghe
,
con
quella
sua
faccia
abbronzata
anche
d
inverno
.
Senza
tirar
fuori
le
mani
dalle
tasche
mi
assicura
che
in
Porta
Garibaldi
c
è
fermento
.
Gli
pareva
di
camminare
su
di
un
terreno
infocato
.
A
ogni
momento
si
aspettava
un
grido
o
una
sollevazione
.
C
è
gente
a
frotte
.
Si
capisce
che
si
sono
vuotati
gli
opifici
.
La
direzione
generale
è
verso
il
Duomo
.
Maresti
mi
induce
a
cambiar
strada
e
filo
con
lui
in
via
Orefici
,
la
via
delle
catapecchie
in
demolizione
,
zuppa
di
femminacce
ulcerate
fino
agli
occhi
.
È
una
via
brutta
,
con
l
acciottolato
sempre
ricoperto
da
uno
strato
limaccioso
,
sempre
pieno
di
pozzanghere
e
di
prostitute
in
agguato
ad
aspettare
il
maschio
.
Dal
giorno
che
venne
decretato
il
suo
disfacimento
i
vecchi
orefici
,
che
vendevano
spadine
e
bucole
alle
brianzuole
,
se
ne
sono
andati
,
e
ogni
casupola
è
diventata
il
covo
della
prostituzione
che
si
sguinzaglia
di
notte
come
lupa
affamata
.
Anche
adesso
,
che
la
via
è
sottosopra
e
tumultuata
,
si
sente
l
odore
fetido
della
carne
sdrucita
e
vendereccia
che
attutisce
ancora
i
sensi
indiavolati
dei
briaconi
che
passano
.
Al
diavolo
il
carnimonio
!
Mi
spingo
avanti
,
dove
la
gente
è
più
fitta
e
calcando
cerco
di
mettermi
in
prima
fila
.
Sono
respinto
da
una
ondata
che
si
rovescia
indietro
,
spinta
da
un
altra
ondata
che
non
vedo
.
Riesco
vicino
al
muro
della
casa
che
lambisce
la
piazza
del
Duomo
,
senza
vedere
nulla
di
quello
che
avviene
al
di
là
della
barriera
umana
.
Maresti
,
più
alto
di
me
,
ha
veduto
che
c
è
un
cordone
che
va
dalla
offelleria
al
monumento
.
La
folla
che
mi
pigia
e
mi
toglie
la
respirazione
è
composta
in
maggioranza
di
operai
impazienti
di
attraversare
la
piazza
.
Pare
che
la
moltitudine
che
vorrebbe
irrompere
sia
trattenuta
dagli
alpini
.
Rizzandomi
sulla
punta
dei
piedi
vedo
,
attraverso
le
teste
che
si
protendono
,
la
scala
Porta
,
piegata
verso
la
coda
del
cavallo
del
monumento
,
come
vedo
dei
ragazzi
appollaiati
sui
gradini
di
legno
per
godersi
lo
spettacolo
della
piazza
popolata
di
gente
e
di
soldati
.
Ora
ci
vedo
bene
.
In
fondo
,
in
fondo
,
rasente
gli
scalini
della
cattedrale
,
c
è
una
moltitudine
di
cavalli
insellati
,
con
la
testa
nel
fieno
in
terra
e
dei
pezzi
di
cannoni
,
allineati
dalla
parte
del
palazzo
reale
,
con
le
bocche
spalancate
sul
Duomo
.
Si
ricomincia
a
ridiventare
inquieti
.
Maresti
ha
bisogno
di
rompere
la
diga
,
passare
in
Carlo
Alberto
e
andare
in
via
dell
Unione
,
dove
è
la
sede
del
partito
socialista
e
la
direzione
della
Lotta
di
classe
.
Il
non
si
passa
è
infrangibile
.
Io
provo
gli
spasimi
.
Sono
come
sugli
aghi
.
Sento
un
bisogno
prepotente
di
andare
in
mezzo
all
avvenimento
.
Inutile
.
I
soldati
sono
torvi
.
O
non
rispondono
o
rispondono
con
monosillabi
che
passano
le
orecchie
come
colpi
di
fucile
.
Il
momento
diventa
grave
.
Noi
che
volevamo
passare
siamo
obbligati
a
trattenere
gli
audaci
che
vorrebbero
rompere
il
cordone
,
anche
quando
i
soldati
spaventano
col
loro
indietro
.
-
Indietro
!
Sono
le
due
e
mezzo
o
le
due
e
mezzo
circa
.
C
è
ressa
e
non
posso
guardare
l
orologio
.
I
bersaglieri
allineati
hanno
sempre
il
fucile
col
calcio
in
terra
.
Ma
sono
lì
sull
attenti
,
in
attesa
di
un
ordine
.
Ecco
il
terrore
.
I
soldati
hanno
come
ricevuto
un
ordine
.
Si
impallidisce
,
siamo
tutti
stravolti
.
Quelli
in
prima
fila
si
rovesciano
sugli
altri
alla
schiena
come
indemoniati
.
Fermi
tutti
!
urla
Maresti
con
il
suo
vocione
,
credendo
di
riuscire
a
sedare
il
panico
e
a
trattenere
compatta
la
diga
.
Ma
la
diga
è
rotta
dalla
punta
della
baionetta
.
La
gente
si
rovescia
per
via
Orefici
e
scappa
,
sparpagliata
.
Le
donne
gridano
e
alcune
si
rifugiano
negli
edifici
che
hanno
chiusi
i
portoni
.
Non
si
capisce
più
niente
.
Gli
uni
rincorrono
gli
altri
senza
sapere
il
perché
della
fuga
generale
.
Io
arrivo
all
angolo
di
piazza
Mercanti
trafelato
.
Mi
pare
di
aver
veduto
la
morte
,
di
aver
udito
dei
rantoli
,
di
essere
passato
attraverso
un
fiat
spaventoso
.
Uomini
e
donne
si
voltano
indietro
biancastri
,
con
gli
occhi
spiritati
dalla
corsa
e
con
la
bocca
che
dice
e
ripete
:
Che
paura
,
oh
che
paura
,
madonna
santa
!
Passato
lo
stordimento
mi
risovvengo
d
aver
veduto
,
proprio
nell
ultimo
momento
,
Bava
Beccaris
a
cavallo
,
dietro
i
bersaglieri
,
che
dava
ordini
all
ufficiale
che
lo
seguiva
con
un
trombettiere
a
cavallo
.
Era
proprio
Bava
Beccaris
?
A
me
parve
lui
.
La
gente
puntava
col
dito
e
lo
additava
col
nome
.
A
ogni
modo
era
il
generale
,
che
stava
per
iniziare
il
massacro
.
Come
avviene
sempre
nei
tumulti
,
non
appena
i
soldati
sono
ritornati
al
loro
posto
,
gli
scappati
si
radunano
a
poco
a
poco
allo
stesso
luogo
,
credendo
che
l
ordine
di
andarsene
non
sia
imperativo
.
Ma
l
illusione
non
dura
molto
.
-
Indietro
!
Indietro
!
Il
nostro
posto
è
preso
un
altra
volta
dai
soldati
con
la
baionetta
piegata
verso
il
sedere
delle
persone
che
cercano
di
distrigarsi
dalla
ressa
.
La
gente
perde
la
testa
.
Tutte
le
porte
della
via
Orefici
si
chiudono
con
gli
inquilini
determinati
a
non
aprire
.
Così
non
c
è
più
scampo
.
Crudeli
!
A
noi
,
in
mezzo
la
strada
,
non
resta
più
che
combattere
o
lasciarci
sorprendere
dalle
scariche
.
Combattere
?
con
che
cosa
?
Tutte
le
finestre
hanno
le
imposte
chiuse
.
Molte
donne
gridano
come
scalmanate
,
svengono
,
cadono
con
dei
gesummaria
!
Io
non
ho
ancora
capito
bene
il
perché
dello
scompiglio
.
Ecco
,
la
punizione
è
incominciata
.
Non
ho
ancora
fatto
quattro
passi
e
siamo
perduti
.
Le
scariche
sono
nell
aria
.
Odo
le
fucilate
.
Si
tira
,
si
tira
sul
popolo
.
Un
altra
scarica
.
Sull
angolo
di
via
Ratti
mi
volto
mettendo
fuori
la
testa
.
È
una
nube
bianca
che
mi
nasconde
tutto
ciò
che
c
è
di
visibile
in
piazza
.
Pare
che
i
soldati
vengano
verso
la
via
Orefici
.
Vedo
indubbiamente
dei
monturati
in
atteggiamento
di
far
fuoco
.
Mi
pare
di
aver
udito
un
altra
scarica
.
I
fuggiti
si
sono
dispersi
in
direzione
della
via
Dante
o
sono
scomparsi
dall
arco
della
piazza
Mercanti
,
o
sono
gli
uni
sulle
calcagna
degli
altri
,
per
la
via
Ratti
,
per
la
via
Spadari
,
per
la
via
della
Rosa
,
per
piazza
della
Rosa
,
per
la
via
Ambrosiana
,
per
la
via
delle
Asole
e
per
piazza
S
.
Sepolcro
.
Il
terrore
è
indicibile
,
le
donne
sbalordite
,
scolorate
,
disfatte
,
trascinano
gli
uomini
ostinati
con
la
voce
della
disperazione
,
e
gli
uomini
sembrano
allucinati
.
Hanno
gli
occhi
fuori
dell
orbita
,
la
faccia
cadaverica
e
sembrano
intontiti
e
incapaci
di
riprendere
il
passo
.
Lo
sgomento
mi
impedisce
di
muovermi
.
Mi
avvio
.
In
via
Spadari
trovo
il
delirio
.
Si
capisce
che
il
fuoco
è
avvenuto
in
via
Torino
o
che
le
scariche
sono
state
fatte
in
quella
direzione
.
Tutta
la
folla
viene
verso
di
noi
.
Arriva
ansante
,
esterefatta
,
con
esclamazioni
che
lasciano
indovinare
il
dramma
.
Qualche
donna
o
qualche
uomo
sembra
impazzito
:
Gesticola
e
piange
.
Intanto
che
si
corre
,
guardo
.
La
casa
tollerata
è
chiusa
.
Tutte
le
porte
e
non
poche
finestre
sono
chiuse
,
la
farmacia
Tenca
,
sull
angolo
di
via
della
Rosa
,
è
chiusa
.
Si
sente
un
altra
fucilata
.
Qualcuno
giunge
con
la
notizia
che
il
popolo
si
difende
,
ma
nessuno
gli
crede
.
Come
?
Egli
non
sa
rispondere
:
certo
è
che
la
gente
continua
a
venire
alla
nostra
volta
come
se
fosse
inseguita
.
Ho
perduto
Maresti
,
ma
rivedo
il
suo
cappello
nero
che
torreggia
sulla
calca
.
Un
altro
scompiglio
.
La
moltitudine
che
viene
dalla
via
Torino
non
conserva
più
nulla
della
dignità
umana
.
L
orgoglio
personale
è
naufragato
.
Tutti
corrono
,
corrono
,
corrono
e
poi
si
fermano
come
soffocati
,
incominciando
le
parole
senza
finirle
,
tirando
su
il
grembiule
per
asciugarsi
gli
occhi
,
mettendo
le
mani
alla
fronte
con
accenti
disperati
,
restando
lì
istupiditi
,
insensati
,
pallidi
come
la
morte
,
senza
riuscire
a
riaversi
.
Che
cosa
avviene
?
Nessuno
parla
,
nessuno
sa
spiegarsi
,
nessuno
sa
raccontare
che
cosa
sia
avvenuto
.
Parlate
,
in
nome
del
vostro
dio
!
-
Largo
!
Largo
!
Indietro
!
Indietro
!
via
!
via
!
E
tutti
sono
ripresi
dalla
vertigine
della
corsa
e
tutti
corrono
e
corrono
,
andando
gli
uni
sui
piedi
degli
altri
,
spingendo
,
sgomitando
,
rovesciando
,
passando
sui
corpi
dei
caduti
senza
ascoltare
le
grida
,
andando
innanzi
come
tanti
ciechi
,
come
tanti
pazzi
.
-
Largo
!
Largo
!
Indietro
!
Indietro
!
via
!
via
!
Credevamo
che
fosse
la
folla
dei
soldati
che
spazzasse
la
via
.
Invece
sono
i
primi
feriti
sulle
braccia
del
popolo
,
raccolti
dal
popolo
,
portati
via
dal
luogo
micidiale
dal
popolo
.
I
primi
due
caduti
che
veggo
hanno
l
aria
di
operai
.
l
uno
è
abbandonato
di
peso
sulle
braccia
di
due
che
lo
sorreggono
e
sfiorano
le
labbra
smorte
,
gli
occhi
che
incominciano
a
chiudersi
,
la
pelle
del
volto
che
scolorisce
e
assume
un
non
so
che
di
diafano
.
L
altro
ha
il
viso
cosparso
di
sangue
e
si
dice
che
sia
pure
ferito
al
ventre
o
alle
gambe
.
Il
disgraziato
non
parla
.
Ha
le
braccia
abbandonate
sulle
spalle
di
uno
dei
due
che
lo
portano
,
e
le
gambe
penzoloni
.
Egli
è
come
seduto
.
Diventa
paonazzo
.
Chi
è
?
Come
si
chiama
?
Nessuno
lo
conosce
.
Il
piombo
lo
ha
fatto
stramazzare
.
Non
si
ha
tempo
di
intenerire
per
alcuno
.
Un
ferito
è
seguito
da
un
altro
.
È
una
ragazza
che
giunge
col
grembiule
in
una
sola
macchia
di
sangue
.
La
si
circonda
.
Pare
uscita
da
un
macello
.
la
si
crede
sventrata
.
È
abbattuta
,
piange
,
risponde
coi
singhiozzi
.
Finalmente
ci
toglie
l
oppressione
raccontandoci
che
tutto
il
sangue
del
grembiule
è
di
un
ragazzo
caduto
durante
il
primo
parapiglia
.
Il
poveretto
era
come
scallottato
.
Non
ha
potuto
passare
senza
raccoglierlo
.
Poi
glielo
hanno
portato
via
.
Tre
,
quattro
,
dieci
mani
se
ne
sono
impadronite
.
Tutti
i
momenti
arrivano
persone
in
fuga
.
Si
grida
:
alla
farmacia
!
alla
farmacia
!
È
un
mucchio
di
gente
intorno
a
un
ferito
o
morto
che
sia
,
e
si
grida
:
alla
farmacia
!
alla
farmacia
!
E
i
portatori
si
rivolgono
verso
la
farmacia
Tenca
e
l
ondata
nera
che
incominciava
a
incavallarsi
o
a
sovrapporsi
si
avvia
rapidamente
verso
lo
stesso
punto
.
La
bottega
chiusa
è
come
presa
d
assalto
.
Si
picchia
coi
piedi
,
con
le
mani
,
coi
bastoni
.
Si
prega
,
si
supplica
:
aprite
in
nome
del
cielo
!
Ci
sono
dei
feriti
,
aprite
!
Tutte
le
modulazioni
di
voce
non
commuovono
lo
speziale
.
Il
popolo
perde
la
pazienza
e
si
serve
delle
spalle
.
Aprite
,
abbiate
pietà
della
povera
gente
!
La
spallata
di
un
giovane
tarchiato
ne
fa
tremare
,
scricchiolare
le
ante
.
Largo
!
si
grida
.
Non
si
vuol
aprire
e
la
si
sfonda
.
E
dopo
una
spallata
,
un
altra
e
un
altra
ancora
,
tutte
accompagnate
da
maledizioni
e
da
grida
di
speranze
a
ogni
piegatura
.
Ma
le
ante
resistono
.
Nessuno
risponde
.
L
esasperazione
diventa
generale
.
Il
farmacista
crudele
è
chiamato
con
tutti
i
nomi
del
vocabolario
della
vigliaccheria
.
Silenzio
!
Udite
!
Qualcuno
viene
:
si
respira
.
Siamo
salvi
.
Attenti
,
ecco
si
apre
l
usciuolo
.
Fate
presto
,
ci
sono
feriti
,
per
amor
di
Dio
!
L
usciuolo
si
richiude
come
uno
schiaffo
.
Si
aspetta
a
prorompere
.
Si
crede
che
l
abbia
chiuso
per
spalancare
la
bottega
.
Si
aspetta
con
trepidazione
.
Coloro
che
hanno
sulle
braccia
i
feriti
grondano
sudore
.
Non
ne
possono
più
.
Si
mette
l
orecchio
alla
bottega
.
Nessun
fracasso
.
Dopo
due
minuti
di
ansia
la
folla
si
scarica
.
Gli
improperii
si
succedono
agli
improperii
.
Si
tendono
i
pugni
,
si
guarda
in
aria
,
si
ha
ancora
una
parvenza
di
speranza
,
ma
la
bottega
rimane
chiusa
.
Oh
!
la
vita
degli
uomini
!
Dunque
un
farmacista
non
è
obbligato
,
in
momenti
come
questi
,
di
aprire
e
soccorrere
chi
muore
,
chi
è
sorpreso
dagli
accidenti
della
strada
?
Ora
non
è
tempo
di
considerazione
.
Registro
il
delitto
per
ricordarmene
e
filo
.
Più
tardi
.
La
cosa
più
strana
di
questo
momento
tragico
è
il
pubblico
.
Il
pubblico
pare
reduce
da
una
corsa
affannosa
o
esca
da
un
sogno
.
È
come
trasecolato
.
È
per
le
strade
come
un
punto
interrogativo
.
La
sua
mente
è
confusa
,
le
sue
idee
sono
ingarbugliate
,
la
sua
lingua
è
in
moto
automaticamente
.
Ascolto
parole
slegate
,
affastellate
,
turbolente
.
Mi
trovo
faccia
a
faccia
con
degli
esaltati
,
mi
fermo
con
donne
e
uomini
che
hanno
perduto
la
memoria
di
ciò
che
è
avvenuto
.
Sono
lì
istupiditi
,
con
le
mani
in
mano
,
con
gli
occhi
imbambolati
,
come
se
aspettassero
o
cercassero
qualche
cosa
.
Che
cosa
avete
udito
,
che
cosa
avete
veduto
,
cosa
vi
hanno
fatto
?
Mi
si
lascia
pensare
quello
che
voglio
.
Non
riesco
a
cavar
loro
di
bocca
un
ette
.
Vado
innanzi
verso
la
parte
che
lambisce
via
Torino
.
C
è
folla
.
Vedo
che
svoltano
in
via
Spadari
altri
feriti
portati
a
braccia
e
altri
sorpresi
o
febbricitanti
o
esaltati
che
vanno
dalla
parte
opposta
con
esclamazioni
d
orrore
.
Raccolgo
un
episodio
.
Una
moglie
vede
il
marito
sorretto
da
tre
o
quattro
persone
,
scoppia
con
un
oh
Dio
,
e
sviene
!
Il
marito
non
è
che
malconcio
da
qualche
piede
che
gli
è
passato
sopra
durante
una
delle
scariche
.
Le
gelosie
della
casa
delle
perdute
in
fine
della
via
sono
semichiuse
e
si
vedono
le
donne
coi
gomiti
ai
davanzali
e
gli
occhi
nella
parte
dischiusa
a
curiosare
con
la
sigaretta
in
bocca
.
Neanche
la
sollevazione
riesce
a
far
loro
dimenticare
il
mestiere
.
Accidenti
alla
carnaccia
postribolare
!
La
sventura
cittadina
è
diffusa
.
Milano
sta
per
diventare
un
immensa
cassa
da
morto
,
un
gigantesco
serbatoio
di
sangue
.
È
un
giovane
che
passa
portato
da
quattro
uomini
.
La
sua
testa
segna
i
movimenti
dei
portatori
.
Le
braccia
sono
senza
vita
.
È
terreo
,
stralunato
,
con
la
bocca
appassita
come
in
un
atmosfera
ardente
.
Non
c
è
sangue
,
ha
il
panciotto
slacciato
e
la
camicia
macchiata
di
rosso
all
ombelico
.
Lo
si
lascia
passare
senza
ventate
di
collera
.
Non
si
ode
che
qualche
espressione
di
dolore
.
O
Bava
Beccaris
ha
succhiato
tutto
il
coraggio
milanese
,
riducendo
i
cittadini
a
dei
Giovanni
Bongé
,
o
il
pubblico
incomincia
ad
abituarsi
alla
strage
.
Gli
uomini
non
sono
più
uomini
.
Il
fucile
è
il
sovrano
,
è
il
padrone
della
nostra
vita
.
Uno
scappa
e
tutti
si
danno
alla
fuga
.
Un
semplice
grido
infuria
tutte
le
gambe
.
Nessuno
combatte
,
nessuno
vuol
combattere
.
Le
gocce
e
le
chiazze
disperse
per
via
Spadari
,
segnano
il
passaggio
delle
vittime
.
Il
sangue
coagulato
sui
marciapiedi
inorridisce
.
I
sassi
dinnanzi
l
osteria
riassumono
una
salassata
.
Pare
una
piazza
rossastra
.
Chi
passa
rabbrividisce
.
Mi
sovvengo
che
abbiamo
dei
deputati
.
E
gli
onorevoli
e
i
nostri
uomini
di
parata
,
dove
sono
?
cosa
fanno
?
I
nostri
deputati
non
sono
dei
Baudin
.
I
Baudin
sono
dell
eroismo
storico
o
vecchio
.
Non
sono
più
di
moda
.
Loro
morivano
.
I
nostri
vogliono
vivere
.
Questa
mattina
uno
di
loro
mi
diceva
che
l
asilo
più
sicuro
per
gli
uomini
in
«
vista
»
è
il
cellulare
.
Tanta
prudenza
in
un
parlamentare
della
montagna
mi
ha
costernato
.
Dell
altro
panico
.
Chi
ha
diffuso
lo
spavento
?
Si
è
udito
o
ci
è
parso
di
udire
una
voce
e
ci
siamo
mossi
tutti
,
alla
rinfusa
a
correre
.
Più
di
tre
quarti
della
via
sono
rimasti
vuoti
.
È
come
se
fossimo
stati
cacciati
in
fondo
da
un
irruzione
di
vento
infiammato
.
Ci
siamo
trovati
ammucchiati
,
sudati
,
tremanti
,
senza
saperne
la
ragione
.
Vedo
un
ferito
in
piazza
della
Rosa
e
seguo
coloro
che
lo
portano
.
Ha
una
palla
nella
gamba
.
Il
suo
passaggio
fa
chiudere
l
ultima
porta
che
poteva
ospitare
i
fuggenti
.
È
quella
dove
è
il
cicchettaio
dello
scotum
.
I
portatori
vanno
innanzi
col
passo
cadenzato
degli
uomini
di
fatica
con
un
peso
enorme
sulle
braccia
.
Il
ferito
soffre
,
si
lamenta
e
vorrebbe
muoversi
,
ma
il
dolore
lo
tiene
inchiodato
dove
si
trova
.
In
certi
momenti
di
spasimo
la
sua
faccia
dimagrata
ha
delle
contrazioni
.
Svoltano
alla
via
Ambrosiana
e
si
fermano
alla
prima
porticina
senza
numero
.
Picchiano
,
chiamano
,
si
apre
.
È
l
entrata
di
fianco
dell
osteria
sull
angolo
con
la
facciata
in
piazza
della
Rosa
.
Non
ho
che
il
tempo
di
darvi
un
occhiata
.
È
una
stanza
buia
con
un
tinone
in
un
angolo
della
parete
,
un
tavolo
in
mezzo
e
degli
uomini
in
piedi
.
Il
ferito
è
accolto
con
gridi
soffocati
.
Faccio
per
entrare
,
mi
si
respinge
e
l
uscio
si
chiude
.
Per
un
minuto
rimango
sotto
la
finestra
e
ascolto
il
sussurro
delle
voci
sommesse
,
spaventate
della
gente
che
si
è
salvata
nel
retrobottega
.
La
mia
memoria
funziona
male
.
Non
mi
ricordo
dove
ho
salutato
Maresti
.
Mi
pare
che
fosse
qui
con
me
,
perché
ho
per
i
timpani
la
sua
voce
con
gli
addii
.
Ma
ora
mi
ricordo
.
È
svoltato
.
Lo
vedo
ancora
.
Non
potendo
prendere
la
direzione
della
via
Unione
,
si
è
avviato
per
S
.
Sepolcro
,
ha
scantonato
,
si
è
trovato
in
Santa
Maria
Fulcorina
e
si
è
allontanato
dal
teatro
delle
operazioni
militari
perché
la
vedeva
brutta
.
Il
pensiero
mi
urta
,
m
incalza
,
mi
spinge
in
piazza
del
Duomo
,
da
dove
viene
come
un
silenzio
di
morte
,
e
m
incammino
,
rasente
il
muro
,
verso
le
Asole
.
All
imbocco
trovo
il
genio
del
momento
,
un
eroe
delle
perturbazioni
sociali
,
uno
di
quegli
uomini
che
sprecano
la
vita
in
un
attimo
senza
domandarne
il
prezzo
.
Pare
un
personaggio
da
romanzo
.
È
un
uomo
di
trentacinque
anni
,
forte
come
un
torello
.
Sulla
sua
faccia
è
la
determinazione
.
La
sua
voce
è
la
voce
dell
insorto
.
È
una
voce
che
fa
chiudere
tutte
le
finestre
,
tutte
le
botteghe
,
tutte
le
porte
.
I
passanti
hanno
paura
di
lui
e
ritornano
indietro
.
Egli
incomincia
buttando
la
giacca
vicino
alla
panca
dei
facchini
e
rimboccandosi
le
maniche
.
Si
sentono
gli
echi
delle
fucilate
.
Intanto
che
egli
si
snuda
le
braccia
va
in
su
e
in
giù
,
gridando
e
supplicando
gli
abitanti
di
buttargli
giù
le
masserizie
.
È
un
poeta
del
selciato
.
-
Buttate
giù
la
mobilia
,
i
materassi
,
buttate
giù
tutto
per
la
barricata
!
La
sua
audacia
mi
sbalordisce
.
È
il
primo
uomo
che
si
rivolta
contro
il
Magnan
delle
nostre
vie
.
Pare
una
sfida
ambulante
.
È
lui
che
inizia
il
duello
col
generale
che
uccide
.
La
sua
incoscienza
ha
del
grottesco
e
del
sublime
.
Nessuno
gli
presta
mano
.
Egli
ingiuria
i
fuggiaschi
:
vigliacchi
!
Ma
i
vigliacchi
non
si
voltano
indietro
.
Io
ascolto
l
improperio
che
m
incendia
la
faccia
,
ma
non
abbandono
il
muro
di
riparo
che
mi
permette
di
mettere
gli
occhi
,
quando
voglio
,
nella
via
delle
Asole
.
-
Vigliacchi
!
Vedo
in
via
Torino
come
un
polverio
bianco
e
ho
per
le
nari
un
odore
di
fucilate
.
L
uomo
del
popolo
s
impadronisce
dello
spazio
che
l
attraversa
dal
margine
di
via
delle
Asole
ai
margini
di
via
dell
Unione
con
la
panca
dei
facchini
che
stanzionano
sotto
le
finestre
dell
albergo
del
Pozzo
.
Dalla
via
dell
Unione
viene
un
carro
a
due
ruote
carico
di
pietre
.
L
eroe
ne
stacca
il
cavallo
che
manda
via
col
carrettiere
e
da
solo
,
con
la
spalla
alla
ruota
e
le
mani
ai
raggi
della
ruota
,
lo
rovescia
e
lo
gira
vuoto
,
lasciandone
le
stanghe
verso
le
Asole
.
Poi
lo
protegge
colle
pietre
,
senza
badare
che
là
in
fondo
,
verso
piazza
del
Duomo
,
è
ancora
schierata
la
fanteria
che
ha
fatto
un
fuoco
micidiale
.
Io
mi
avvicino
all
estremità
della
via
trasversale
e
lo
ammiro
estatico
.
-
Vigliacco
,
alla
barricata
!
Ha
ragione
.
Dinanzi
a
lui
siamo
tutte
creature
di
gesso
.
Egli
scrive
da
solo
una
pagina
indimenticabile
.
In
quel
simulacro
di
barricata
è
la
protesta
,
la
furia
,
la
rivolta
del
popolo
.
È
la
violenza
contro
la
violenza
;
la
forza
contro
la
forza
.
Mentre
assisto
a
tanto
sacrificio
io
mi
limito
a
far
delle
note
,
riparato
nella
rientratura
dell
albergo
del
Pozzo
,
senza
accorgermi
che
registro
la
mia
vigliaccheria
.
Il
giudice
istruttore
del
massacro
è
inutile
quando
si
muore
.
Tuttavia
continuo
.
Io
mi
sono
dato
il
compito
di
registrare
tutto
e
salto
dall
altra
parte
,
dove
è
la
trattoria
della
Candidezza
in
argine
alla
via
dell
Unione
,
luogo
che
mi
dà
modo
di
occhieggiare
da
una
parte
e
dall
altra
lungo
via
Torino
.
Il
popolano
,
l
eroe
della
barricata
,
è
ritornato
in
via
delle
Asole
per
compiere
il
suo
capolavoro
.
Egli
è
alla
ricerca
di
seggiole
,
di
imposte
,
di
tavoli
,
di
bauli
,
di
madie
,
di
credenze
,
di
letti
,
di
armadi
.
Vuota
le
abitazioni
.
Se
non
volete
dare
la
vita
sacrificate
almeno
le
masserizie
.
Giù
,
giù
tutto
!
Domani
la
libertà
vi
ripagherà
a
mille
doppi
il
miserabile
costo
delle
suppellettili
!
Lo
sconosciuto
strepita
presso
le
botteghe
e
le
porte
con
una
pietra
tolta
dalla
barricata
e
passa
e
ripassa
in
mezzo
alla
via
con
la
faccia
in
alto
,
con
le
braccia
spalancate
a
domandare
dappertutto
la
pietà
di
un
mobile
qualunque
per
la
barricata
.
Nessuno
apre
la
finestra
,
nessuna
bottega
si
schiude
,
nessuno
risponde
al
suo
invito
.
Egli
non
si
stanca
,
egli
non
è
preso
dal
panico
della
gente
che
si
salva
da
tutte
le
parti
;
egli
va
a
riprendere
la
panca
,
sale
e
comincia
a
staccare
le
imposte
dell
albergo
del
Pozzo
.
Gli
aiuti
vengono
.
Dall
ultima
finestra
di
una
casupola
a
destra
viene
precipitato
un
pagliericcio
che
gli
fa
battere
le
mani
.
È
sempre
la
povera
gente
che
si
commuove
.
La
barricata
rimane
una
povera
barricata
.
Essa
non
può
proteggere
che
qualche
individuo
in
terra
supino
o
a
boccone
.
Non
è
che
a
Parigi
che
si
formano
alte
quattro
o
cinque
piani
e
larghe
come
le
vie
.
La
mia
attenzione
è
distratta
da
due
nuovi
personaggi
che
sbucano
dalla
via
Sant
Alessandro
e
vengono
alla
mia
volta
rasente
gli
edifici
.
Si
fermano
a
un
negozio
chiuso
.
Non
riesco
subito
a
capire
che
cosa
stiano
facendo
,
perché
si
piegano
,
si
alzano
come
se
stessero
facendo
sforzi
erculei
.
Ho
udito
un
altra
scarica
e
l
aria
calda
che
si
è
levata
dal
suolo
mi
è
passata
sul
volto
e
mi
ha
ghiacciato
il
sangue
.
I
due
che
lavoravano
alla
bottega
chiusa
non
si
sono
neppur
mossi
.
Tutta
la
loro
precauzione
è
stata
di
premersi
all
insenatura
della
bottega
per
evitare
la
sfuriata
delle
palle
.
È
stata
una
scarica
di
fucili
?
Noi
siamo
tutti
sovreccitati
.
Noi
distinguiamo
la
cannonata
dalle
fucilate
collettive
.
Siamo
qui
in
parecchi
,
lividi
dalla
paura
.
Di
tanto
in
tanto
ci
voltiamo
indietro
per
non
essere
sorpresi
alle
spalle
dai
soldati
che
venissero
dalla
via
del
Falcone
.
La
barricata
migliora
ma
non
ha
nulla
ancora
della
costruzione
di
difesa
.
I
due
alla
bottega
staccano
uno
dei
coperchi
di
legno
alle
alte
vetrine
di
fianco
con
un
crac
!
crac
!
Le
loro
mani
sono
di
ferro
.
Se
le
ante
non
cedono
,
schiantano
.
Giungono
una
signora
e
una
bambina
spaventate
.
Vorrebbero
passare
dall
altra
parte
per
rincasare
.
Io
le
spavento
.
Faccio
loro
una
questione
di
vita
o
di
morte
.
La
madre
è
ansiosa
di
arrivare
a
casa
per
aver
notizie
del
marito
che
non
sa
dove
sia
.
Ma
io
le
dico
se
preferisce
rivederlo
più
tardi
o
arrischiare
di
rimanere
nella
strada
,
magari
morta
con
la
figlia
.
Ritorna
indietro
,
verso
Porta
Romana
.
La
barricata
non
arriva
a
toccare
i
due
punti
opposti
,
vi
si
passa
a
destra
e
a
sinistra
.
È
assolutamente
primitiva
,
ma
l
eroe
non
può
tramutarsi
in
un
carrozzone
.
Ah
,
se
ci
fossero
ancora
gli
omnibus
!
Parevano
fatti
a
posta
.
Le
finestruole
avrebbero
servito
da
feritoie
,
da
merli
,
dietro
i
quali
i
barricatisti
avrebbero
potuto
continuare
il
fuoco
...
Ohimè
!
I
lavoratori
alle
botteghe
si
moltiplicano
,
Con
le
punte
delle
aste
strappate
alle
botteghe
,
rompono
le
vetrine
e
le
bacheche
.
Alcuni
rubano
.
Si
mettono
nel
seno
camicie
,
fazzoletti
,
cravatte
,
gingilli
di
similoro
.
Lo
ha
detto
anche
Maupas
.
Le
sommosse
,
i
combattenti
di
strada
,
le
insurrezioni
chiamano
alla
superficie
i
bisognisti
,
gli
affamati
,
la
plebe
che
vive
come
vive
,
i
poveri
diavoli
che
crescono
fra
un
furto
e
l
altro
.
Le
tribolazioni
cittadine
danno
loro
un
po
d
abbondanza
.
Ma
con
che
rischio
s
imbottiscono
della
roba
rubata
!
Vedete
,
si
spara
e
loro
continuano
a
far
bottino
!
Alcuni
vogliono
migliorare
la
barricata
con
la
reclame
alle
muraglie
.
Le
lastre
di
ferro
sembrano
di
pasta
frolla
.
Le
schiodano
con
una
facilità
maravigliosa
.
Le
strappano
,
le
alzano
,
si
staccano
e
passano
tra
le
mani
di
coloro
che
le
portano
alla
barricata
.
Le
saracinesche
venivano
frantumate
.
Si
va
sui
tetti
.
È
l
irritazione
che
entra
in
scena
.
Le
fucilate
hanno
preparato
il
combustibile
nei
cervelli
e
i
morti
e
i
feriti
gli
danno
il
fuoco
.
Vedo
in
lontananza
gente
che
sfonda
gli
sportelli
dei
portoni
e
sale
a
frotte
.
È
ritornato
il
48
.
Il
tipo
di
Carlo
Porta
è
una
fantasticheria
.
Il
coraggio
è
ritornato
.
C
è
gara
per
la
morte
.
Giovani
e
maturi
si
contendono
l
entrata
.
Pochi
minuti
dopo
mi
valgo
dell
attimo
di
tregua
per
lasciare
il
mio
posto
di
vedetta
e
avviarmi
alla
lesta
verso
piazza
del
Duomo
,
addossandomi
alle
botteghe
,
dietro
le
quali
e
sopra
le
quali
si
svolge
indubbiamente
il
dramma
della
paura
,
della
gente
intanata
,
degli
uomini
che
si
aggruppano
e
si
abbracciano
come
nei
momenti
supremi
.
Le
mie
gambe
sembrano
consapevoli
del
pericolo
.
Vanno
innanzi
a
stento
come
se
fossero
cariche
di
piombo
.
Capisco
di
essere
in
combustione
.
La
mia
pelle
brucia
.
I
polsi
e
le
tempia
mi
scottano
.
Pure
metto
un
piede
dopo
l
altro
sul
marciapiedi
incandescente
e
tiro
via
,
sempre
in
direzione
della
strage
,
tenendomi
rasente
alle
botteghe
e
alle
muraglie
,
coi
nervi
tutti
agitati
,
col
cuore
che
pulsa
con
veemenza
.
Più
di
una
voce
intima
mi
incalza
di
ritornare
sulla
strada
fatta
e
non
mi
volto
indietro
per
lo
sbigottimento
.
Ho
l
idea
fissa
che
voltando
la
schiena
si
ecciti
il
soldato
a
far
fuoco
.
I
miei
occhi
traballano
,
vedono
doppio
,
travedono
.
Il
cambiamento
dei
soldati
che
hanno
fatto
fuoco
,
con
altri
soldati
,
mi
diventa
un
esercito
in
confusione
.
Più
mi
avvicino
verso
la
linea
militare
che
blocca
il
passo
e
più
io
non
sono
più
io
.
Sono
sottosopra
.
Passo
attraverso
emozioni
che
non
ho
mai
provato
.
Ora
è
un
ondata
fredda
che
mi
va
dal
dorso
alle
gambe
,
e
ora
mi
pare
il
trasudare
come
in
un
bagno
turco
.
Il
dramma
che
si
svolge
negli
appartamenti
delle
case
che
fiancheggio
mi
si
rinnova
nella
testa
e
la
commozione
mi
riprende
.
Ne
odo
il
trambusto
,
la
disperazione
,
i
gemiti
,
le
parole
monche
che
spariscono
e
ricacciano
in
gola
le
grida
che
vorrebbero
esplodere
.
Vedo
famiglie
intere
curve
,
con
le
orecchie
tese
,
con
le
mani
nel
vuoto
che
misurano
a
tutti
la
respirazione
e
impongono
ai
più
sovreccitati
di
padroneggiarsi
.
Il
cambiamento
dei
soldati
è
un
movimento
di
precauzione
.
Il
generale
Del
Majno
...
È
il
Del
Majno
?
No
,
no
,
ci
vedo
bene
adesso
.
È
Bava
Beccaris
.
Lo
vedo
come
in
una
fotografia
.
Ci
potrà
essere
anche
il
Del
Majno
sotto
i
suoi
ordini
.
Ma
quello
che
ha
ordinato
di
far
fuoco
,
di
compiere
la
strage
è
Bava
Beccaris
.
Anche
se
non
lo
si
vede
lo
si
sente
.
Il
suo
nome
è
nell
aria
.
È
lui
,
è
proprio
lui
.
Ah
,
se
potessi
averlo
nelle
mani
!
Bava
Beccaris
in
questo
momento
è
orribile
.
La
sua
faccia
è
una
ditta
patibolare
.
È
una
faccia
carnosa
.
I
suoi
baffoni
grigi
con
il
mento
tutto
coperto
dello
stesso
colore
dei
baffi
,
rammentano
la
figura
di
Napoleone
III
.
Egli
intuisce
,
fiuta
nell
aria
il
mormorio
sordo
del
popolo
contenuto
alle
imboccature
,
il
quale
aspetta
un
gesto
,
una
parola
,
un
grido
per
prorompere
,
straripare
,
invadere
la
piazza
e
travolgere
tutti
nel
sangue
della
guerra
civile
.
Forse
è
una
mia
supposizione
...
Forse
nessuno
si
muove
neanche
se
frustato
dallo
scudiscio
.
C
è
qui
una
donna
del
selciato
...
È
inutile
,
non
posso
servirmi
dell
eufemismo
neppure
quando
si
tratta
di
un
eroina
.
C
è
qui
una
perduta
che
ha
compiuto
un
atto
così
eroico
che
basta
da
sè
solo
a
incendiare
i
cervelli
di
entusiasmo
.
I
soldati
del
47°
fanteria
avevano
ancora
i
fucili
della
scarica
spianati
.
La
stradaiuola
,
rimasta
in
piedi
,
raccolse
un
sasso
dal
suolo
sterrato
e
andò
,
armata
del
proiettile
di
Balilla
,
come
una
furia
sul
muso
dell
ufficiale
per
romperglielo
.
-
Vigliacchi
!
disse
con
uno
scotimento
di
testa
e
in
atto
di
scagliare
la
sassata
.
L
ufficiale
,
bianco
di
terrore
,
rimase
nell
atteggiamento
arcigno
di
chi
ha
compiuto
un
atto
feroce
ed
è
pronto
a
ripeterlo
.
Non
si
mosse
,
non
ebbe
una
parola
,
lasciò
la
punta
della
spada
nel
terriccio
.
Se
un
giorno
avrò
modo
di
farmi
ascoltare
dai
miei
concittadini
,
inizierò
una
sottoscrizione
per
te
,
o
donna
.
Tu
sì
che
hai
avuto
del
coraggio
,
del
coraggio
impulsivo
,
se
vuoi
,
ma
del
coraggio
,
accidenti
!
In
battaglia
sono
gli
impulsivi
che
compiono
i
prodigi
.
Tu
non
ti
sei
consultata
.
Tu
ti
sei
abbandonata
ai
tuoi
nervi
e
i
tuoi
nervi
ti
hanno
precipitata
sul
sasso
e
scaraventata
sul
militare
che
convertiva
le
vie
e
le
piazze
in
campi
di
rovine
e
di
sciagure
umane
.
Ti
vedo
ancora
bella
come
una
dea
,
circonfusa
in
un
aureola
di
gloria
,
con
le
trecce
dei
capelli
biondi
quasi
sfatte
,
con
la
faccia
imporporata
di
salute
,
col
seno
che
ansa
dinanzi
le
bocche
di
fuoco
,
col
pugno
teso
che
stringe
il
proiettile
della
vendetta
popolare
.
In
un
momento
di
fuga
generale
ti
sei
elevato
un
monumento
.
Ma
per
la
nostra
società
non
sei
monumentabile
.
Tu
non
sei
che
un
ordigno
di
sfogo
.
Passata
la
commozione
cittadina
e
il
trambusto
della
legge
eccezionale
che
impera
sulla
legge
generale
,
passeggerai
ancora
dalle
due
alle
quattro
di
ogni
pomeriggio
per
i
portici
della
Galleria
in
cerca
di
uomini
(
)
.
Giù
dal
marciapiede
,
dinanzi
le
botteghe
del
Rituali
,
c
è
una
pioggia
di
copricapi
.
Rappresentano
la
sorpresa
,
lo
scompiglio
,
lo
sbigottimento
,
il
terrore
.
È
una
tragedia
senza
sangue
.
Non
c
è
nessuno
e
spaventano
e
fanno
correre
mentalmente
dietro
i
loro
proprietari
.
Saranno
morti
,
saranno
vivi
?
Sono
una
quarantina
di
cappelli
e
berretti
di
tutte
le
fogge
e
di
tutti
i
colori
.
C
è
il
cappello
floscio
,
disorlato
,
gualcito
,
con
dei
buchi
.
C
è
il
cappello
duro
,
ammaccato
,
impolverato
,
infangato
.
C
è
il
cappello
femminile
coi
fiori
appassiti
,
con
l
ala
che
ha
subito
lo
strappo
e
la
furia
del
momento
.
C
è
il
berretto
negro
,
piegato
su
se
stesso
come
un
morto
.
Sul
marciapiede
la
scena
intetra
e
si
completa
.
Le
pietre
sono
insanguinate
.
Ci
sono
corpi
immobili
.
Nessuno
si
muove
,
nessuno
fiata
.
Alcuni
sono
bocconi
con
le
braccia
larghe
,
con
le
mani
piatte
,
con
le
gambe
contorte
l
una
sull
altra
.
Altri
sono
supini
,
con
gli
occhi
chiusi
,
con
le
guance
e
le
labbra
dissanguate
,
coi
capelli
abbaruffati
come
in
una
zuffa
,
coi
piedi
da
tutte
le
parti
.
Fra
i
cinque
distesi
l
un
dietro
l
altro
come
se
fossero
rovesciati
da
un
vento
furioso
,
c
è
un
vecchio
con
la
faccia
patita
,
con
la
barba
sporca
di
terra
,
la
fronte
spruzzata
di
sangue
,
la
bocca
aperta
come
una
gola
di
carne
smunta
e
accanto
a
lui
è
un
giovanotto
svaligiato
della
vita
,
con
gli
occhi
ingrossati
dalla
violenza
che
li
ha
resi
inservibili
,
con
la
testa
squarciata
,
scallottata
.
Intorno
a
lui
è
la
strage
.
La
materia
del
suo
cervello
è
andata
un
po
dappertutto
.
È
spruzzata
sul
muro
,
è
cosparsa
sulla
pietra
,
è
rimasta
impegolata
nei
capelli
,
si
è
avviluppata
nel
sangue
in
fondo
al
berretto
.
È
una
testa
che
fa
raccapricciare
e
voltare
altrove
.
Nell
angolo
,
al
numero
due
,
dove
finisce
la
piazza
del
Duomo
e
incomincia
la
via
Torino
sono
due
zoccoli
,
uno
intriso
di
sangue
e
l
altro
capovolto
.
Non
vedo
piedi
senza
scarpe
.
Sono
dunque
di
una
ragazza
o
di
un
ragazzo
che
si
è
posto
in
salvo
.
La
tragedia
diventa
sempre
più
spaventevole
.
Pare
una
carneficina
.
Ci
sono
le
tracce
di
una
lotta
sanguinosa
.
A
ogni
passo
si
trasalisce
.
Ci
sono
gocce
di
sangue
rappreso
,
pezzi
di
cervello
impiaccistrati
di
spruzzi
sanguinosi
.
Ecco
là
un
occhio
.
Chi
è
stato
sdocchiato
?
Ecco
là
un
orecchio
e
l
orlo
di
un
orecchio
.
Di
chi
sono
?
Chi
li
ha
perduti
?
Giù
dal
marciapiede
,
lungo
il
negozio
degli
oggetti
casalinghi
di
L
.
Giannoni
,
le
palle
a
balistite
hanno
infuriato
come
una
gragnuola
di
piombo
che
turbina
intorno
agli
alberi
umani
.
Hanno
sorpreso
la
moltitudine
delle
persone
che
fuggivano
dopo
lo
squillo
ordinato
dal
capitano
del
47°
e
sono
cadute
le
une
sulle
altre
.
Ci
fu
un
momento
di
silenzio
terribile
.
Anche
i
vivi
rimasero
sepolti
sotto
i
morti
,
svenuti
o
inconsci
.
Il
quadro
è
indescrivibile
.
I
corpi
ammucchiati
o
sparsi
sono
quindici
o
diciotto
.
Sono
stati
sbattuti
in
terra
in
tutte
le
pose
.
Di
fianco
,
sulla
schiena
,
colle
labbra
sui
sassi
,
con
le
braccia
spalancate
,
con
la
bocca
al
cielo
che
non
so
più
se
sia
azzurro
,
scialbo
o
rosso
come
il
sangue
dei
morti
.
Il
sole
sui
cadaveri
pare
un
ingiuria
o
un
insulto
atroce
.
Mette
in
fuga
tutto
ciò
che
è
tragico
e
lascia
in
terra
lo
scherno
,
lo
sberleffo
,
la
derisione
.
Il
sole
sui
cadaveri
li
spoetizza
,
porta
via
loro
l
aria
funebre
,
li
rende
ignobili
.
I
raggi
diventano
triviali
.
Ne
abbrustoliscono
e
ne
ingialliscono
i
capelli
,
ne
rendono
gli
occhi
mostruosamente
vitrei
,
si
fermano
sulle
loro
bocche
stinte
o
paonazze
come
una
orribile
fiammata
impotente
a
scaldarle
e
a
colorirle
e
danno
una
chiarezza
alla
loro
pelle
inanimata
,
che
rabbrividisce
.
Il
sole
d
oggi
è
crudele
.
Si
diffonde
per
i
loro
abiti
come
una
gozzoviglia
...
Dà
risalto
a
tutto
.
Agli
strappi
,
alle
scuciture
,
agli
occhielli
sdrusciti
,
ai
lucidi
delle
maniche
e
delle
ginocchia
,
ai
bottoni
spellati
,
ai
baveri
unti
e
bisunti
.
Oh
,
povera
gente
!
Sono
morti
,
proprio
morti
,
senza
speranza
di
resurrezione
.
Quanti
sono
?
Ne
vedo
un
mucchio
che
mi
pare
un
piazzale
.
Saranno
diciotto
o
venti
e
la
mia
fantasia
eccitata
dal
sangue
se
ne
figura
un
cimitero
.
Tranne
uno
o
due
dei
quali
non
vedo
che
le
scarpe
e
le
braccia
,
mi
sembrano
tutti
pitocchi
,
tutti
spiantati
,
tutti
poveri
.
Sono
denutriti
,
sono
ditte
di
miseria
,
sono
problemi
sociali
stramazzati
al
suolo
come
sacchi
di
cenci
.
Le
loro
mani
sono
documenti
.
Rivelano
i
disagi
della
loro
esistenza
tribolata
.
Fra
loro
è
uno
scallottato
.
La
superficie
cranica
è
stata
dispersa
in
frantumi
.
Se
ne
vedono
le
fibrille
sui
due
grandi
vetri
del
Giannoni
,
fin
su
in
alto
dove
è
la
ditta
e
dappertutto
.
In
fondo
al
cappello
cencioso
è
rimasta
una
poltiglia
sanguinosa
piena
di
peli
.
I
grandi
cristalli
di
questo
negozio
sono
stati
forati
dalle
palle
.
Lo
spessore
ha
impedito
che
andassero
in
frantumi
.
Resiste
più
il
cristallo
che
il
fusto
umano
.
C
è
uno
spettatore
che
si
preoccupa
se
i
lastroni
verranno
pagati
.
E
che
importa
,
sciagurato
!
La
folla
è
sempre
la
folla
.
Non
si
sa
da
dove
sbuchi
,
ma
sbuca
,
ma
corre
dovunque
sono
feriti
o
morti
.
Qui
,
dov
è
il
mucchio
,
si
lavora
a
tutt
uomo
.
Si
disseppelisce
,
si
agita
questo
o
quello
come
per
restituirgli
la
vita
e
si
buttano
in
aria
bestemmie
scultoree
.
Un
tale
,
un
giovanotto
,
prima
di
dar
mano
al
trasporto
,
si
mette
nella
saccoccia
della
giacca
il
copricapo
con
la
materia
rossastra
di
uno
a
cui
è
stata
portata
via
la
superficie
del
capo
.
A
me
suscita
un
senso
d
orrore
,
ma
lui
,
il
giovanotto
,
è
un
documentista
.
Andrà
per
le
redazioni
dei
giornali
a
farlo
vedere
.
C
è
un
morto
che
risuscita
,
è
sotto
la
catasta
umana
.
È
un
giovane
di
23
o
24
anni
,
alto
con
i
baffetti
chiari
.
È
intontito
.
Spalanca
gli
occhi
senza
muoversi
.
Siete
ferito
?
Non
risponde
.
Lo
si
scuote
e
lo
si
riscuote
,
e
gli
si
danno
buffetti
e
schiaffetti
,
senza
riuscire
a
farlo
rinsensare
.
Che
cosa
avete
?
E
lui
rimane
sul
dorso
senza
parola
.
Lo
si
prende
per
le
spalle
e
lo
si
rialza
di
peso
.
È
un
sacco
di
carne
che
non
vuole
stare
in
piedi
.
Su
,
perdio
!
Lo
si
solleva
due
o
tre
volte
come
un
calcasassi
e
riprende
la
parola
.
Vi
sentite
male
,
vi
siete
fatto
male
?
Egli
è
ancora
istupidito
dall
avvenimento
,
ma
incomincia
a
palparsi
,
a
toccarsi
,
a
domandarsi
che
cosa
gli
è
accaduto
.
Per
un
minuto
buono
rimane
smemorato
.
Non
si
ricorda
di
nulla
.
E
a
poco
a
poco
gli
ritorna
la
memoria
e
con
la
memoria
gli
si
colorisce
l
avvenimento
.
Doveva
andare
in
Verziere
.
Ha
fatto
di
tutto
per
passare
dalla
via
Orefici
,
o
dal
passaggio
degli
Orefici
senza
riuscirvi
.
Rifece
la
strada
,
prese
la
piazza
della
Rosa
,
svoltò
in
via
delle
Asole
e
subito
dopo
fu
in
via
Torino
.
I
soldati
non
avevano
ancor
fatto
fuoco
e
la
gente
si
avvicinava
ai
monturati
senza
pensare
alla
catastrofe
umana
.
Lui
,
poi
,
un
richiamato
che
doveva
presentarsi
all
indomani
al
Castello
,
aveva
meno
paura
degli
altri
.
Fu
un
imprudenza
.
Giunto
dinanzi
alle
due
schiere
che
bloccavano
il
passaggio
,
s
avvicinò
a
un
sottufficiale
per
domandargli
se
avesse
potuto
usargli
la
cortesia
di
lasciarlo
andare
oltre
.
In
quei
giorni
i
soldati
che
chiudevano
la
via
all
altezza
del
negozio
del
signor
Rituali
,
erano
tutti
accigliati
e
nessuno
rispondeva
.
Allora
,
mi
dice
il
testimonio
oculare
,
quello
tratto
dal
mucchio
dei
cadaveri
,
mi
trovai
coi
curiosi
che
bighellonavano
dinanzi
i
soldati
chiacchierando
e
sperando
di
poter
andare
al
di
là
della
linea
.
Alla
mia
destra
c
erano
persone
che
facevano
commenti
sullo
sfoggio
esagerato
di
soldati
,
senza
però
inveire
o
dire
parole
sconvenienti
contro
chicchessia
,
e
alla
mia
sinistra
si
formava
e
si
sfaceva
un
gruppo
di
ragazzi
,
i
quali
,
in
tono
scherzoso
e
bonario
,
volevano
indurre
il
capitano
a
permettere
loro
di
raggiungere
i
compagni
sulla
scala
Porta
,
da
dove
si
poteva
assistere
allo
spettacolo
senza
pericolo
.
Se
mai
lo
avessero
importunato
,
egli
avrebbe
potuto
farli
scappare
come
un
nugolo
di
passere
,
con
un
solo
movimento
di
sciabola
.
Il
capitano
del
47°
fanteria
era
arrogante
,
brutale
e
guardava
tutti
noi
in
cagnesco
.
Taluni
dei
ragazzi
hanno
cercato
di
passare
tra
le
file
dei
soldati
,
così
,
ridendo
,
senza
spingere
.
Non
so
che
cosa
abbia
potuto
decidere
il
capitano
a
dar
ordine
di
far
fuoco
.
Io
non
ho
visto
alcun
movimento
.
Sono
abbastanza
alto
e
potevo
vedere
benissimo
se
qualche
contingente
di
insorti
fosse
stato
in
marcia
verso
i
soldati
.
Il
daltonismo
del
capitano
fu
forse
la
causa
dello
sparo
.
Con
un
aria
minacciosa
e
un
comando
che
non
ammetteva
discussione
,
il
capitano
ordinò
uno
squillo
seguito
subito
dal
fuoco
di
due
file
fitte
di
soldati
.
Il
valoroso
sottufficiale
al
quale
avevo
domandato
con
tanta
gentilezza
il
permesso
di
andare
oltre
,
mi
puntò
la
bocca
del
fucile
alla
mia
bocca
.
Che
cosa
è
avvenuto
di
me
?
Fu
il
freddo
della
canna
?
Non
vi
posso
dire
nulla
,
né
come
sono
caduto
,
né
perché
mi
sono
trovato
fra
tanti
cadaveri
,
con
dei
cadaveri
sullo
stomaco
.
Aspettate
.
Dio
mio
,
sono
minuti
che
invecchiano
di
dieci
anni
.
Lasciate
che
mi
raccapezzi
;
adesso
incomincio
a
vedere
più
chiaro
.
Sì
,
mi
sono
risvegliato
e
rinsensai
pochi
minuti
dopo
.
Mi
sentivo
addosso
un
peso
enorme
e
mi
pareva
di
soffocare
.
Per
quanti
sforzi
facessi
non
riuscii
a
levarmi
che
aiutato
dalle
persone
.
Ero
circondato
da
feriti
che
imploravano
soccorso
,
e
da
morti
che
mi
guardavano
in
faccia
con
la
loro
faccia
gelata
e
coi
loro
occhi
ingrossati
e
spaventati
dalla
morte
.
Non
dimenticherò
mai
quello
dalla
testa
scallottata
.
Il
disgraziato
era
tutto
impillaccherato
del
suo
sangue
.
I
capelli
alle
pareti
craniche
ne
erano
incatramati
e
le
guance
e
il
collo
ne
erano
lastricati
.
Giaceva
come
un
orrore
.
In
quel
momento
non
ho
potuto
trattenermi
in
gola
la
parola
concitata
.
Io
ho
detto
qualche
cosa
contro
i
soldati
,
ho
detto
che
non
avrei
mai
fatto
il
soldato
.
Il
ricordo
lo
fa
ricadere
nel
silenzio
.
Egli
è
commosso
,
agitato
.
Gli
dico
che
è
tutto
insanguinato
.
Ha
del
sangue
e
delle
cervella
sui
calzoni
,
sulla
giacca
,
sul
cappello
.
Se
vi
prendono
così
come
siete
,
sarete
fucilato
.
Nascondetevi
al
primo
portone
aperto
.
Egli
mi
guarda
,
si
accorge
finalmente
di
avere
una
scheggia
di
palla
nel
braccio
sinistro
e
senza
darmi
retta
prende
la
rincorsa
e
mi
lascia
con
le
persone
che
ascoltavano
la
sua
narrazione
con
i
pallori
della
morte
.
Corre
come
un
disperato
e
svolta
alla
prima
via
trasversale
.
Io
e
alcuni
altri
ritorniamo
indietro
a
vedere
il
popolo
che
portava
via
i
feriti
e
aiutava
a
caricare
i
morti
sul
furgone
militare
.
C
è
un
uomo
in
manica
di
camicia
che
pare
diventato
matto
.
Egli
va
sotto
le
finestre
a
gridare
,
con
le
nove
dita
in
alto
,
il
numero
dei
morti
.
Sono
nove
,
hanno
ammazzato
nove
persone
!
Più
tardi
.
Sono
quasi
le
sei
.
Il
sole
sta
per
scomparire
completamente
.
I
fatti
della
giornata
hanno
triplicata
l
esasperazione
cittadina
.
Corre
voce
che
la
questura
abbia
invasa
la
redazione
dell
Italia
del
Popolo
.
Per
andare
in
San
Pietro
all
Orto
dove
sono
i
suoi
uffici
,
faccio
un
giro
che
completa
la
mia
stanchezza
.
È
vero
.
Tutti
i
redattori
sono
sotto
chiave
in
un
camerotto
di
San
Fedele
.
Si
dice
che
si
siano
trovate
le
file
del
complotto
rivoluzionario
.
Hanno
sequestrato
documenti
che
compromettono
molte
persone
-
uno
dei
quali
è
il
biglietto
da
visita
dell
avvocato
Gian
Paolo
Garavaglia
-
che
dava
appuntamento
in
redazione
al
deputato
Filippo
Turati
.
Ma
dunque
?
Io
mi
ci
perdo
.
C
è
o
non
c
è
questa
rivoluzione
?
Bava
Beccaris
diventa
atroce
di
ora
in
ora
.
Egli
non
sta
quieto
un
minuto
.
Dopo
il
massacro
,
la
soppressione
di
un
giornale
,
e
dopo
la
soppressione
del
giornale
,
la
proclamazione
dello
stato
d
assedio
.
Fra
poco
il
generale
sarà
il
nostro
padrone
.
Egli
potrà
disporre
di
noi
come
se
fossimo
del
bestiame
.
Il
manifesto
che
ho
potuto
leggere
in
bozze
,
sarà
affisso
su
tutte
le
muraglie
questa
sera
alle
dieci
.
Lo
trascrivo
tale
e
quale
,
perché
esso
riassume
la
coercizione
militare
che
incomincerà
ad
affliggere
e
a
martoriare
i
cittadini
domani
.
Per
il
generale
le
armi
sono
del
denaro
contante
.
Esse
dovranno
essere
versate
alla
questura
...
Leggete
.
«
Per
lo
stato
d
assedio
proclamato
in
questa
provincia
con
R
.
Decreto
del
7
corrente
,
assumo
i
pieni
poteri
,
nella
qualità
di
Regio
Commissario
straordinario
e
decreto
quanto
segue
:
1
Sono
annullati
tutti
i
permessi
di
porto
d
armi
;
quelli
che
possedessero
armi
da
fuoco
dovranno
versarle
nel
circondario
di
Milano
,
a
questa
questura
centrale
e
per
altri
Circondari
alle
rispettive
Sottoprefetture
.
Le
armi
appartenenti
ad
abitanti
della
città
di
Milano
e
sobborghi
dovranno
essere
consegnate
non
più
tardi
della
mezzanotte
dell8
al
9
corrente
,
quelle
del
circondario
di
Milano
e
degli
altri
Circondari
entro
24
ore
dall
affissione
del
presente
Manifesto
.
Trascorso
tale
termine
i
detentori
di
armi
da
fuoco
saranno
deferiti
al
Tribunale
Militare
.
2
Rimane
vietato
ogni
assembramento
per
le
vie
,
e
gli
abitanti
dovranno
rincasare
non
più
tardi
delle
ore
23
.
3
Finché
durano
gli
attuali
disordini
i
pubblici
esercizi
verranno
chiusi
alle
ore
21
.
4
Sotto
la
responsabilità
dei
vari
inquilini
,
verificandosi
conflitti
per
le
vie
,
si
dovranno
chiudere
le
persiane
che
prospettano
le
vie
medesime
.
5
I
telegrammi
privati
che
danno
informazioni
sui
presenti
disordini
non
saranno
ammessi
se
non
dietro
il
visto
di
questo
Comando
.
6
I
contravventori
alle
presenti
disposizioni
,
saranno
deferiti
ai
Tribunali
Militari
,
come
pure
vi
saranno
deferiti
i
rivoltosi
.
7
Le
autorità
dipendenti
cureranno
l
esecuzione
del
presente
Decreto
.
Milano
7
maggio
1898
Il
Regio
Commissario
Generale
Bava
.
Parecchi
giorni
dopo
,
mentre
i
Tribunali
di
Guerra
erano
al
lavoro
,
ho
potuto
rivedere
il
poveraccio
rimasto
sepolto
sotto
i
morti
in
margine
al
negozio
del
Giannoni
.
Era
in
Castello
vestito
da
alpino
.
Non
potendo
parlarmi
mi
ha
fatto
pervenire
una
narrazione
di
quello
che
gli
è
capitato
nella
giornata
.
«
Uscii
di
casa
,
mi
scriveva
,
circa
le
8
e
mezzo
.
Passai
per
il
corso
V.E.
e
il
corso
Venezia
leggendo
la
Perseveranza
,
il
giornale
che
costa
5
centesimi
dall
ascensione
di
Bava
Beccaris
.
Vi
trovai
i
fatti
di
via
Napo
Torriani
.
Giunsi
in
via
Panfilo
Castaldi
,
senza
avere
notato
nulla
di
straordinario
.
Verso
le
undici
ho
dovuto
andare
per
i
miei
lavori
a
porta
Vittoria
.
Rincasai
e
feci
colazione
.
Non
avevo
ancora
in
bocca
il
boccone
che
è
venuta
in
casa
una
inquilina
con
aria
disperata
a
raccontarmi
che
in
piazza
del
Duomo
c
era
la
rivoluzione
.
Non
ho
potuto
continuare
.
In
pochi
minuti
mi
trovai
all
angolo
del
palazzo
reale
,
verso
via
Rastrelli
.
C
era
gente
sparsa
un
po
dappertutto
.
Il
primo
accenno
che
c
era
qualche
cosa
me
lo
ha
dato
un
ufficiale
medico
che
andava
alla
volta
del
palazzo
reale
,
passando
dalla
gradinata
del
Duomo
.
Egli
era
seguito
da
tutta
una
ragazzaglia
che
schiamazzava
come
quando
è
alle
calcagna
di
un
ubriaco
.
«
In
quel
tempo
si
stava
mettendo
giù
il
binario
per
il
tram
a
Porta
Vittoria
.
La
via
era
tutta
sossopra
fin
giù
quasi
in
piazza
Fontana
.
I
ragazzi
si
sono
caricate
le
tasche
di
sassi
.
Li
dissuasi
a
servirsene
contro
l
ufficiale
.
M
accorsi
che
intorno
loro
c
erano
due
o
tre
persone
col
bastoncino
in
mano
.
Tirate
,
dissero
ai
ragazzi
i
due
o
tre
impertinenti
,
e
voi
badate
ai
fatti
vostri
.
Chi
erano
?
L
ho
saputo
dopo
dagli
stessi
monelli
.
Erano
due
agenti
di
questura
,
due
provocatori
,
due
accenditori
,
come
si
dice
in
gergo
.
Così
non
appena
apparve
un
ufficiale
alla
finestra
sopra
l
entrata
del
palazzo
reale
,
si
misero
a
lanciare
le
munizioni
che
avevano
in
saccoccia
da
quella
parte
.
Poi
si
avviarono
in
via
Carlo
Alberto
e
in
via
Cappellari
a
ricominciare
la
sassaiola
.
Notai
l
accanimento
contro
le
finestre
della
ditta
Colombo
e
Menotti
.
Allungai
il
passo
fino
al
ponte
di
porta
Ticinese
.
Ho
trovato
gente
che
andava
e
veniva
meco
tutti
i
giorni
e
null
altro
.
Nemmeno
l
ombra
di
una
sollevazione
.
Rifeci
la
strada
curiosando
.
Si
vedeva
un
po
d
inquietudine
.
Tutti
s
aspettavano
qualche
cosa
ma
nessuno
mi
sapeva
dire
il
perché
doveva
avvenire
.
Dalla
via
Spadari
alla
via
Orefici
ho
trovato
gli
spazi
gremiti
.
Tutta
gente
che
voleva
vedere
.
Via
Orefici
era
ingorgata
.
Passai
e
trovai
schierata
una
compagnia
del
57°
.
Siccome
ero
un
richiamato
e
dovevo
presentarmi
all
indomani
,
così
mi
misi
a
chiacchierare
coi
soldati
vicini
.
Non
sospettai
neanche
che
ci
fosse
in
aria
odore
di
polvere
.
Me
ne
andai
convinto
che
sciupavo
il
mio
tempo
.
Non
avevo
fatto
una
ventina
di
passi
che
udii
uno
squillo
e
simultaneamente
una
scarica
di
fucileria
.
Non
è
stato
possibile
voltarmi
.
La
gente
infuriata
mi
spinse
fin
quasi
all
angolo
di
via
Spadari
.
Venni
rovesciato
;
mi
sentii
addosso
i
piedi
delle
persone
che
passavano
,
perdetti
i
sensi
.
Mi
risvegliai
fra
una
quantità
di
bastoni
,
di
ombrelli
,
di
cappelli
,
di
roba
perduta
.
Guardavo
e
vedevo
gente
in
terra
come
uno
che
non
si
muoveva
.
Richiusi
gli
occhi
e
passai
come
attraverso
un
altro
deliquio
.
So
che
qualcuno
mi
ha
tirato
di
sotto
a
coloro
che
mi
stavano
sopra
e
che
mi
ha
fatto
rinvenire
»
..
Riprendo
la
narrazione
della
strada
,
solo
perché
ho
dimenticato
il
documento
più
importante
della
giornata
.
È
il
manifesto
del
sindaco
.
Cittadini
,
Luttuosi
avvenimenti
hanno
funestato
la
città
.
Milano
che
pensa
e
lavora
non
può
essere
solidale
con
coloro
che
,
obliosi
d
ogni
dovere
,
attentano
alla
pubblica
pace
.
Si
stringano
i
buoni
fra
loro
,
e
,
rispettosi
dei
fratelli
dell
esercito
,
che
sapranno
difendere
l
ordine
pubblico
loro
affidato
,
facciano
che
Milano
torni
alla
sua
industre
tranquillità
che
la
rese
fin
qui
rispettata
e
invidiata
.
La
Rappresentanza
cittadina
,
facendo
questo
appello
,
confida
che
le
sue
parole
non
rimarranno
inascoltate
.
Il
Sindaco
Vigoni
.
LA
SCENA
PIU
TRAGICA
DEL
7
MAGGIO
98
Scrivo
all
indomani
dell
avvenimento
,
ma
ne
sono
ancora
tutto
sgomentato
.
Ero
lì
in
via
Valpetrosa
che
non
sapevo
proprio
quanti
ne
avessi
in
tasca
.
Le
poche
botteghe
erano
chiuse
come
i
portoni
delle
case
.
Non
c
era
aperta
che
la
bottega
del
fumista
Pietro
Lomazzi
del
numero
8
,
la
casa
di
faccia
alla
via
che
si
curva
leggermente
fino
al
margine
di
via
Torino
.
La
Valpetrosa
era
come
il
rifugio
delle
persone
che
capitavano
in
via
Torino
e
si
trovavano
subito
in
mezzo
alle
palle
che
sibilavano
da
tutte
le
parti
.
Entravano
trafelate
e
bianche
come
il
latte
.
Uomini
e
donne
erano
tutti
esterrefatti
.
Balbettavano
,
monologavano
,
parlavano
come
a
se
stessi
.
Alcune
donne
entravano
col
grembiule
sulla
testa
come
se
avessero
voluto
proteggersela
dalla
grandine
di
piombo
che
prorompeva
e
saltellava
per
le
tegole
o
schiantava
imposte
o
andava
alle
muraglie
col
fracasso
di
una
sfuriata
di
pam
!
pam
!
Coloro
che
avevano
paura
o
fretta
di
rincasare
sostavano
per
assicurarsi
se
erano
illesi
o
vivi
e
riprendevano
la
rincorsa
per
la
piazza
San
Sepolcro
.
Io
e
parecchi
altri
facevamo
delle
scappate
fino
alla
estremità
della
via
e
mettevamo
la
testa
in
via
Torino
,
allungando
il
collo
da
una
parte
e
dall
altra
per
vedere
che
cosa
avveniva
e
dove
il
fuoco
era
più
assassino
.
Con
il
corpo
in
via
Valpetrosa
e
la
testa
in
via
Torino
mi
pareva
che
il
combattimento
fosse
accanito
.
Udivo
un
fragore
come
di
tegole
che
cadevano
dall
alto
e
si
frantumavano
e
degli
spari
ora
simultanei
e
ora
isolati
.
I
colpi
isolati
mi
davano
l
idea
della
caccia
all
uomo
.
Mi
figuravo
i
soldati
in
catena
,
addossati
alle
facciate
delle
case
o
sotto
le
entrature
dei
portoni
chiusi
con
la
mano
sul
grilletto
del
fucile
in
posizione
di
far
fuoco
.
Durante
questi
intervalli
che
mi
facevano
passare
attimi
spasmodici
mi
spingevo
sul
marciapiede
e
qualche
volta
dal
marciapiede
fino
a
mezzo
alla
strada
,
adocchiando
da
una
parte
e
dall
altra
e
ritornando
di
corsa
in
Valpetrosa
,
non
appena
udivo
i
proiettili
che
infuriavano
per
l
aria
o
mi
pareva
di
sentire
sulla
faccia
la
ventata
calda
di
una
palla
passata
via
come
una
saetta
.
A
sinistra
,
cioè
verso
la
piazza
del
Duomo
,
mentre
le
scariche
davano
l
idea
della
guerra
civile
,
avveniva
il
saccheggio
alle
vetrine
delle
botteghe
.
Erano
pochi
ladruncoli
che
le
scoperchiavano
con
le
mani
o
con
una
spranga
di
ferro
strappata
o
dischiodata
da
una
delle
imposte
chiuse
col
lucchetto
.
Si
sentivano
i
crack
del
legname
che
si
schiantava
e
il
frastuono
dei
vetri
che
frantumavano
con
le
punte
delle
imposte
o
coi
pugni
nudi
addirittura
.
Nell
aria
infuocata
della
guerra
di
strada
perdevo
di
vista
il
ladro
,
e
non
vedevo
che
l
eroe
.
Tutta
Milano
scappava
,
si
tappava
in
casa
,
si
nascondeva
nei
solai
,
nelle
cantine
o
nelle
stanze
più
lontane
e
loro
,
gli
inquilini
degli
abissi
più
profondi
della
vita
sociale
,
continuavano
a
esercitare
la
loro
professione
senza
neppure
darsi
pensiero
del
diavolerio
militare
.
La
paura
degli
altri
era
il
loro
coraggio
.
A
pochi
passi
di
distanza
si
uccideva
e
loro
si
imbottivano
di
camicie
,
di
mutande
,
di
merletti
,
di
cianfrusaglie
,
di
quello
che
capitava
loro
tra
le
mani
.
Ho
veduto
uno
di
quei
ragazzotti
ritornare
indietro
a
raccogliere
uno
degli
ombrelli
caduto
dalla
vetrina
dei
fratelli
Guarnaschelli
,
almeno
se
non
ho
scambiato
una
bottega
per
l
altra
,
come
se
si
fosse
trattato
di
roba
sua
.
Il
ragazzotto
lo
raccolse
e
senza
affrettare
il
passo
se
lo
trascinò
dietro
come
uno
a
zonzo
,
svoltando
nella
via
che
conduce
in
piazza
di
Sant
Alessandro
.
Era
in
lui
l
imperturbabilità
di
Gavroche
,
quando
involava
la
giberna
di
cartucce
ai
soldati
per
portare
la
munizione
ai
«
camerati
»
sulla
barricata
.
A
destra
il
pam
!
pam
!
degli
spari
si
era
come
allontanato
.
Pareva
che
i
soldati
facessero
fuoco
marciando
verso
il
Carrobbio
.
Anche
la
caduta
dei
coppi
non
era
più
così
fracassosa
e
tempestosa
.
Tendendo
l
orecchio
udivo
che
si
era
andata
rallentando
,
come
se
il
fucile
avesse
diminuito
il
numero
dei
combattenti
sui
tetti
.
Qualche
tegola
però
si
rompeva
ancora
sul
selciato
con
rumore
.
Mi
arrischiai
a
passare
dall
altra
parte
mettendomi
colle
spalle
al
pilastro
dell
arco
del
palazzo
chiuso
che
porta
il
numero
ventinove
,
con
la
faccia
un
po
protesa
per
vedere
che
cosa
avvenisse
dalla
parte
opposta
.
Ma
c
era
l
angolo
di
via
della
Palla
che
impediva
ai
miei
occhi
di
andare
oltre
.
Passando
di
corsa
ho
potuto
convincermi
che
prima
di
arrivare
al
Carrobbio
la
battaglia
a
tegole
e
a
palle
di
piombo
doveva
essere
stata
disperata
.
Nel
momento
in
cui
sono
passato
non
c
era
un
anima
.
Il
silenzio
e
il
vuoto
riassumevano
il
terrore
.
Pareva
che
i
cittadini
avessero
consumato
l
ultimo
coppo
prima
di
lasciarsi
ammazzare
.
Tutto
il
selciato
era
letteralmente
coperto
di
tegole
,
di
coppi
infranti
,
di
sassi
,
di
cocci
,
di
polvere
rossa
.
I
soldati
al
di
là
del
materiale
di
combattimento
erano
in
agguato
sotto
le
porte
o
distesi
lungo
i
muri
,
con
gli
occhi
ai
tetti
e
il
fucile
in
atto
di
far
fuoco
.
Con
un
salto
fui
all
angolo
di
via
Palla
,
di
fronte
alla
madonna
che
deve
aver
servito
di
bersaglio
a
qualche
alpino
.
Il
proiettile
a
balistite
l
ha
colpita
sotto
il
braccio
,
bruciacchiandone
l
orlo
del
foro
.
La
balistite
distrugge
pure
la
religione
o
la
superstizione
incastrata
nelle
muraglie
delle
case
.
Pam
!
È
meglio
che
le
palle
buchino
i
corpi
delle
madonne
dipinte
che
delle
madonne
vive
.
Stavo
cercando
se
vi
fosse
per
la
tela
qualche
altra
ferita
,
quando
una
voce
bruca
e
brutale
mi
diede
la
levata
con
degli
imperativi
che
non
ammettevano
discussione
.
Non
mi
volsi
neanche
indietro
.
Ho
udito
che
dovevo
andarmene
o
si
sarebbe
fatto
fuoco
.
In
un
balzo
mi
trovai
in
S
.
Maurilio
.
In
fondo
vedevo
persone
che
correvano
,
ma
la
parte
verso
il
corso
era
completamente
deserta
.
Coi
soldati
in
giro
il
pericolo
diventava
sempre
più
grave
.
In
San
Maurilio
udivo
distintamente
che
il
fuoco
era
ricominciato
e
continuava
con
maggiore
insistenza
.
A
ogni
sparo
o
a
ogni
scarica
sentivo
la
risposta
fragorosa
che
veniva
lanciata
dai
tetti
.
Erano
tegole
o
mattoni
che
andavano
a
farsi
in
pezzi
sulle
muraglie
o
sulle
botteghe
o
sui
marciapiedi
.
Mi
giungeva
l
eco
di
edifici
in
demolizione
.
Il
combattimento
che
mi
disseppelliva
il
materiale
storico
che
mi
si
era
adagiato
nella
testa
leggendo
i
tumulti
popolari
di
parecchie
nazioni
,
mi
attirava
.
Io
pensavo
al
modo
di
trovarmi
vicino
o
di
vederlo
da
qualche
altura
ed
entrai
al
numero
uno
,
dove
avevo
veduto
comparire
alla
spicciolata
parecchi
giovani
.
È
una
porta
lunga
e
stretta
,
divisa
da
un
cancello
di
ferro
che
si
può
sfasciare
con
una
spallata
.
A
sinistra
,
dietro
il
cancello
,
è
l
entrata
laterale
dell
osteria
.
Il
cortile
è
angusto
,
sente
di
chiuso
,
ha
una
pompa
vicino
alla
latrina
e
due
latrine
a
fianco
dell
edificio
che
paiono
sospese
alle
muraglie
.
La
portinaia
è
al
primo
piano
,
vicino
alla
prima
scala
.
È
una
donna
piuttosto
alta
,
con
la
faccia
allungata
.
Era
sull
uscio
tutta
spaventata
.
Non
aveva
mai
visto
salire
e
discendere
tante
persone
.
Tremava
a
ogni
interrogazione
.
Le
domandai
se
sapeva
che
cosa
andava
di
sopra
a
fare
la
gente
che
avevo
visto
scomparire
nel
budello
buio
di
sotto
,
ma
la
povera
donna
rispondeva
che
non
ne
sapeva
nulla
.
Era
una
giornata
di
tribolazione
che
il
Signore
le
aveva
mandato
per
punirla
di
qualche
peccato
.
La
curiosità
di
vedere
o
il
desiderio
di
trovarmi
un
osservatorio
,
mi
fece
infilare
la
seconda
scala
.
Dopo
pochi
gradini
mi
fermai
terrorizzato
.
Intuii
il
dramma
che
si
svolgeva
o
che
si
era
svolto
all
ultimo
piano
.
La
ringhiera
del
ballatoio
dell
ultimo
piano
comunicava
con
una
vasta
terrazza
,
sulla
quale
i
vicini
salgono
a
distendere
al
sole
la
biancheria
che
lavano
dabbasso
nel
lavello
della
pompa
.
Con
uno
sforzo
qualunque
dalla
terrazza
si
può
salire
sul
tetto
alla
portata
delle
mani
,
e
dal
tetto
bassissimo
è
facile
saltare
sul
tetto
più
alto
,
correre
da
una
casa
all
altra
,
riparandosi
dietro
i
comignoli
tutte
le
volte
che
ci
fosse
bisogno
di
salvarsi
dalle
palle
micidiali
.
Io
sentivo
sulla
mia
testa
una
moltitudine
di
piedi
pesanti
che
faceva
tremare
l
edificio
e
delle
voci
confuse
che
traducevano
il
subbuglio
.
Pareva
che
i
corpi
si
urtassero
l
un
l
altro
per
sostenere
un
peso
enorme
,
un
peso
di
piombo
.
Su
,
su
,
si
diceva
,
sta
su
,
per
la
madonna
!
Ma
pare
che
l
uomo
che
volevano
che
stesse
in
piedi
,
si
lasciasse
andare
su
se
stesso
come
morto
.
Venivano
giù
tutti
assieme
ingorgandosi
nelle
stretture
spingendosi
per
la
scala
e
scambiandosi
parole
concitate
,
come
se
avessero
avuto
paura
di
venire
colti
col
documento
sulle
braccia
di
esser
stati
sui
tetti
.
Tanto
più
si
avvicinavano
al
piano
inferiore
,
quanto
più
il
rumore
tumultuoso
delle
loro
scarpe
si
attutiva
e
diventava
lugubre
.
Pareva
la
discesa
di
gente
che
andasse
al
patibolo
.
Io
passavo
e
riandavo
attraverso
tutte
le
sensazioni
.
Mi
figuravo
il
combattimento
per
i
tetti
,
cogli
insorti
gattoni
sulle
tegole
,
che
strisciavano
fino
alle
grondaie
,
fin
dove
è
la
vertigine
e
vedevo
il
materiale
di
guerra
passare
di
mano
in
mano
,
fino
agli
eroi
al
margine
del
precipizio
,
e
vedevo
gli
eroi
rotolare
dalla
tettoia
,
con
alte
strida
d
orrore
che
turbavano
l
aria
.
Vedevo
una
scena
più
spaventevole
dell
altra
.
Vedevo
i
rappresentanti
del
coraggio
popolare
che
andavano
giù
al
posto
dei
caduti
e
tutti
gli
altri
che
riprendevano
il
movimento
isocrono
di
passare
da
una
fila
all
altra
le
tegole
nel
silenzio
e
nell
ansia
fino
a
quando
quelli
al
margine
precipitavano
come
i
primi
o
giacevano
supini
,
senza
vita
,
sull
altura
pensile
,
con
l
ultimo
coppo
nella
mano
che
irrigidiva
.
La
moltitudine
discendeva
,
e
la
mia
visione
si
insanguinava
e
diventava
spaventosa
e
il
mio
pensiero
si
attorcigliava
come
sotto
l
azione
di
un
dolore
intenso
.
Quando
mi
furono
vicini
ero
come
assiderato
dallo
strazio
.
Guardavo
istupidito
e
lasciavo
passare
il
gruppo
che
sorreggeva
il
giovine
che
incadaveriva
ad
ogni
gradino
,
che
moriva
con
la
faccia
bianca
.
come
la
farina
,
con
gli
occhi
smorti
che
si
travolgevano
,
con
le
guance
che
assumevano
la
durezza
del
marmo
,
con
le
labbra
che
si
scoloravano
e
diventavano
violacee
,
e
si
aprivano
per
lasciar
passare
l
alito
della
vita
.
Il
su
!
su
!
dei
compagni
,
che
non
volevano
che
morisse
sulle
loro
braccia
,
che
avevano
bisogno
di
portarlo
altrove
,
perché
nessuno
voleva
sul
piano
un
uomo
che
potesse
diventare
la
sventura
di
tutti
,
mi
scosse
,
mi
ridette
i
sensi
.
Molti
di
loro
che
aveva
intorno
avevano
la
camicia
fatta
a
ventriera
piena
di
sassi
.
Erano
saliti
e
discesi
coi
proiettili
della
strada
che
non
avevano
potuto
consumare
.
I
soldati
di
Bava
Beccaris
erano
andati
sui
tetti
delle
case
dall
altra
parte
della
via
e
a
colpi
di
balistite
li
avevano
fatti
scappare
,
prima
di
dar
loro
tempo
di
accendersi
con
un
lanciamento
senza
tregua
e
resistere
fino
alla
morte
.
Io
mi
misi
alle
loro
calcagna
e
discesi
con
loro
e
dietro
loro
subivo
tutta
la
loro
disperazione
di
non
essere
già
lontano
un
miglio
.
Il
terrore
di
incontrarsi
faccia
a
faccia
con
delegati
o
questurini
in
borghese
,
o
soldati
alla
ricerca
di
rivoltosi
,
rianimava
le
loro
gambe
stracche
,
e
le
voci
incitavano
il
ferito
al
ventre
a
stare
in
piedi
,
a
camminare
,
a
correre
,
a
nascondersi
.
-
Su
,
su
!
che
siamo
vicini
!
Io
li
vedo
ancora
sbucare
nella
via
,
rossi
come
se
fossero
usciti
da
un
forno
e
sbandarsi
in
un
fiato
a
rotta
di
collo
.
Solo
i
due
compagni
,
con
le
ascelle
del
ferito
sulle
braccia
hanno
dovuto
continuare
la
parte
dell
eroe
,
andando
via
adagio
adagio
col
moribondo
,
scuotendolo
,
facendolo
sussultare
e
traballare
e
dicendogli
di
stare
in
piedi
se
non
voleva
essere
arrestato
.
Andavano
via
come
tre
amici
,
braccio
sotto
braccio
,
e
io
tenevo
loro
dietro
con
gli
occhi
ai
piedi
che
descrivevano
nel
mezzo
della
strada
gli
orrori
di
una
vita
che
si
spengeva
.
I
piedi
che
si
lasciavano
tirar
dietro
,
scappucciavano
,
si
contorcevano
,
voltavano
la
suola
dalla
parte
opposta
,
urtavano
contro
i
sassi
,
sfioravano
il
suolo
,
piegavano
,
puntavano
le
punte
nei
solchi
dell
acciottolato
come
piedi
morti
.
Io
sono
rincasato
vecchio
di
cento
anni
.
Ho
veduto
i
cadaveri
buttati
sulle
spiagge
dei
mari
a
dozzina
,
ho
veduto
morire
gente
sui
campi
di
battaglia
,
ma
non
ho
mai
subito
il
terrore
che
mi
ha
fatto
subire
un
uomo
calato
da
un
tetto
e
sorretto
dai
combattenti
e
fatto
andare
per
le
strade
come
un
fusto
di
carne
morta
.
Il
cadavere
che
cammina
e
piega
su
se
stesso
con
la
testa
che
va
da
una
parte
all
altra
,
toglie
il
respiro
.
Si
allibisce
come
in
mezzo
ai
fantasmi
dell
incubo
notturno
.
UNA
PAGINA
SCONOSCIUTA
Il
pomeriggio
della
seconda
giornata
del
maggio
novantotto
,
è
stato
per
tutti
una
sorpresa
.
Coi
serra
serra
del
giorno
prima
,
durante
i
quali
sono
caduti
morti
un
questurino
e
un
operaio
,
c
era
in
giro
qualche
apprensione
,
ma
nessun
Mathieu
de
la
Drôme
avrebbe
preveduto
che
due
o
tre
ore
dopo
si
sarebbero
fatte
le
fucilate
per
le
vie
come
in
tempo
di
rivoluzione
.
La
gente
che
passava
e
vedeva
la
truppa
che
si
sparpagliava
per
le
arterie
principali
veniva
presa
dal
panico
ma
non
correva
fino
alla
disperazione
.
Più
tardi
le
notizie
si
facevano
e
si
sfacevano
.
Chi
narrava
di
aver
assistito
al
massacro
e
chi
smentiva
il
narratore
.
La
cosa
curiosa
di
tutti
i
momenti
tragici
della
vita
pubblica
,
è
che
nessuno
era
sicuro
di
quello
che
raccontava
..
Le
persone
che
asserivano
di
aver
l
eco
della
scarica
nelle
orecchie
,
si
lasciavano
poi
convincere
dagli
altri
che
lo
sbigottimento
aveva
dato
loro
una
fantasia
spaventata
.
Mi
ricordo
come
se
fosse
adesso
.
Un
uomo
tutto
grigio
,
tutto
tremante
,
diceva
balbettando
che
cinque
o
sei
operai
erano
andati
uno
sull
altro
fulminati
da
una
scarica
militare
.
Il
ricordo
della
scena
lo
faceva
piangere
in
un
modo
convulsonario
.
Un
altro
presente
lo
guardava
meravigliato
e
si
convinceva
di
essere
davanti
ad
un
pazzoide
.
Era
passato
lui
dallo
stesso
punto
,
alla
stessa
ora
,
e
non
vi
aveva
veduto
anima
viva
.
Si
trattava
di
un
caso
di
allucinazione
?
Certi
spargitori
di
notizie
false
dovrebbero
essere
arrestati
,
si
diceva
.
Si
fa
presto
a
disonorare
la
truppa
.
In
quel
momento
tutti
avevano
bisogno
di
credere
che
i
soldati
fossero
incapaci
di
ubbidire
ad
ordini
selvaggi
e
il
vecchio
incominciò
a
titubare
,
a
credere
di
aver
straveduto
e
a
ritirarsi
dal
capannello
come
un
diffamatore
colto
in
piena
calunnia
.
Di
vero
non
c
era
che
un
berretto
che
passava
da
un
centro
all
altro
,
per
ricomparire
più
tardi
con
la
materia
cerebrale
di
un
pitocco
buttato
in
terra
col
cranio
sfracellato
.
Verso
l
imbrunire
le
notizie
erano
sempre
allo
stato
confusionario
,
ma
i
cittadini
prudenti
rincasavano
in
fretta
e
in
furia
,
sbalorditi
e
disperati
.
Nessuno
o
pochi
sapevano
quello
che
era
avvenuto
dalle
due
a
sera
,
ma
tutti
sentivano
che
c
era
stato
qualche
cosa
di
grave
,
di
sanguinoso
,
di
furioso
,
che
bisognava
salvarsi
o
caricare
il
fucile
per
difendersi
.
Io
ero
violento
contro
me
stesso
.
Avevo
veduto
,
avevo
negli
occhi
i
morti
e
i
feriti
,
negli
orecchi
gli
spari
e
i
rantoli
ed
ero
per
la
strada
pallido
di
collera
a
fare
nodi
alla
cordicella
che
avevo
tra
le
dita
per
contenermi
.
Tutti
i
nostri
uomini
pubblici
,
tutti
i
nostri
grandi
,
tutti
i
nostri
deputati
,
tutti
i
nostri
consiglieri
,
tutti
i
nostri
giornalisti
,
tutti
i
nostri
personaggi
,
sono
rimasti
assenti
,
non
si
sono
fatti
vivi
,
hanno
ignorato
che
nella
via
i
soldati
ammazzavano
il
popolo
disarmato
,
il
popolo
che
non
sapeva
nulla
.
Quanta
viltà
!
I
nostri
uomini
politici
non
sono
eroi
che
ai
banchetti
.
Lamartine
nel
48
e
Victor
Hugo
nel
51
non
hanno
insegnato
loro
niente
.
L
uno
e
l
altro
,
illustri
,
hanno
osato
passare
tra
selve
di
baionette
,
quando
le
baionette
facevano
strage
;
l
uno
e
l
altro
sono
rimasti
imperturbabili
sotto
la
grandine
di
piombo
;
l
uno
e
l
altro
hanno
saputo
apostrofare
la
truppa
che
non
fraternizzava
col
popolo
.
I
deputati
del
51
hanno
fatto
le
barricate
.
Baudin
vi
è
rimasto
.
I
nostri
non
hanno
neanche
l
età
senile
che
li
scusi
davanti
la
storia
.
In
quel
momento
che
io
pensavo
alle
crudeltà
militari
e
buttavo
in
terra
tutti
gli
idoli
della
vita
pubblica
milanese
,
facevo
mentalmente
un
manifesto
da
affiggersi
per
ricomporre
il
coraggio
cittadino
se
ve
ne
fosse
rimasto
.
Proprio
in
quell
attimo
mi
sono
trovato
a
faccia
a
faccia
con
un
medico
che
mi
diede
l
appuntamento
per
la
sera
in
una
trattoria
dove
solevamo
pranzare
qualche
volta
.
Qualcuno
gli
aveva
raccontato
che
ero
stato
in
giro
a
raccogliere
episodi
con
la
matita
e
perciò
alla
riunione
che
doveva
aver
luogo
ero
indispensabile
.
Dove
?
Non
lo
sapeva
neppure
lui
.
Non
si
supponevano
spie
fra
noi
,
ma
le
preoccupazioni
in
momenti
così
turbati
erano
necessarie
.
Il
segreto
in
tante
bocche
è
sempre
un
pericolo
.
Alle
volte
,
o
per
mania
di
darsi
dell
importanza
o
per
fiducia
con
chi
si
parla
,
si
fanno
confidenze
che
diventano
di
tutti
.
Ci
salutammo
e
ci
ritrovammo
a
tavola
con
un
giovane
deputato
che
rappresenta
anche
ora
un
collegio
piemontese
.
La
trattoria
sentiva
della
giornata
.
Molti
posti
erano
vuoti
.
Coloro
che
mangiavano
parevano
costernati
,
o
tacevano
o
conversavano
sottovoce
con
una
sobrietà
di
parole
che
dava
all
ambiente
un
non
so
che
di
lugubre
.
Ci
separammo
con
l
intesa
di
andare
ciascuno
per
nostro
conto
alla
redazione
di
un
giornale
,
dove
saremmo
stati
ricevuti
dalla
persona
incaricata
di
dirci
il
luogo
della
riunione
.
Vi
trovai
molte
facce
sconosciute
,
facce
garibaldine
,
facce
democratiche
e
un
via
vai
di
gente
che
andava
e
veniva
.
Anche
la
redazione
traduceva
la
giornata
del
diavolo
.
Le
figure
passavano
tristi
e
mute
,
poi
ripassavano
con
lo
stesso
contegno
riguardoso
delle
persone
che
non
vogliono
essere
interrogate
.
Tuttavia
sovente
l
amicizia
interrompeva
la
musoneria
e
costringeva
a
parlare
.
Si
sentiva
un
po
di
tutto
.
Chi
diceva
con
la
voce
dimessa
che
non
c
era
più
nulla
da
fare
,
perché
ormai
la
libertà
dei
cittadini
era
alla
mercè
del
comandante
della
truppa
di
Milano
,
e
chi
raccontava
che
gli
insorti
avevano
dato
fuoco
al
palazzo
Saporiti
dopo
di
aver
fatta
una
gigantesca
barricata
sul
corso
Venezia
,
e
chi
faceva
venir
su
la
pelle
d
oca
con
mucchi
di
cadaveri
portati
via
dal
luogo
del
disastro
a
braccia
di
popolo
.
Da
tutte
quelle
narrazioni
contraddittorie
le
mie
illusioni
continuavano
a
volar
via
,
Qualcuno
aggiungeva
che
erano
incominciati
gli
arresti
a
domicilio
e
aggiungeva
panico
a
panico
.
I
più
prudenti
prendevano
la
via
del
loro
domicilio
senza
voltarsi
indietro
.
Ce
ne
andammo
alla
spicciolata
come
eravamo
entrati
.
Io
e
il
mio
amico
deputato
prendemmo
la
via
dell
Ospedale
Maggiore
,
attraversammo
il
corso
di
Porta
Romana
,
infilammo
una
delle
vie
che
lo
lambiscono
e
seguitammo
a
camminare
in
direzione
di
San
Celso
.
La
via
era
piuttosto
deserta
e
il
medico
che
prestava
il
suo
appartamento
per
il
convegno
era
dabbasso
in
strada
che
additava
la
porta
agli
aspettati
e
adocchiava
se
sbucasse
da
qualche
parte
la
polizia
.
La
portinaia
era
di
cera
.
Tremava
.
Essa
è
quella
tale
stata
citata
al
Tribunale
per
riconoscere
se
la
signora
Kuliscioff
fosse
stata
la
donna
velata
,
cercata
invano
per
provare
il
complotto
.
Salimmo
un
altra
scala
dopo
il
primo
piano
,
suonammo
e
ci
venne
aperto
.
Passati
dall
anticamera
al
salotto
di
riunione
vi
trovammo
un
po
di
tutti
i
colori
politici
,
dal
rivoluzionario
scarlatto
al
radicale
pallidissimo
.
Capi
di
organizzazioni
operaie
,
deputati
socialisti
,
deputati
repubblicani
,
deputati
radicali
,
consiglieri
municipali
,
qualche
ex
-
assessore
municipale
,
direttori
di
giornali
,
giornalisti
,
avvocati
,
ingegneri
,
medici
,
persone
che
si
occupano
di
politica
e
di
questioni
sociali
,
leaders
di
questa
e
di
quella
piattaforma
.
l
uscio
non
stava
mai
quieto
.
Ogni
momento
si
apriva
e
lasciava
passare
due
o
tre
persone
.
Sovente
passavano
nel
salottino
senza
salutare
alcuno
,
qualche
volta
stringevano
le
mani
di
qualche
amico
e
davano
la
buona
sera
.
Pochi
minuti
dopo
non
c
era
più
posto
che
sul
pavimento
e
l
uscio
non
aveva
cessato
di
andare
avanti
e
indietro
.
Coloro
che
entravano
dovevano
contentarsi
di
rimanere
all
entrata
o
nel
corridoio
che
faceva
da
anticamera
.
Siccome
nessuno
degli
invitati
sapeva
dove
e
con
chi
si
sarebbe
trovato
,
così
ho
veduto
molte
facce
diventare
smorte
o
biancastre
o
paonazze
.
Alcuni
non
sapevano
neppure
in
casa
di
chi
si
trovavano
.
La
maggioranza
era
terrorizzata
,
l
inquietudine
di
alcuni
era
tale
che
pareva
che
avessero
i
piedi
sugli
aghi
,
la
casa
del
medico
pareva
un
braciere
.
Vi
si
respirava
un
aria
ardente
.
Parecchi
sono
entrati
e
sono
usciti
senza
dire
parola
.
In
quasi
tutti
era
la
preoccupazione
di
un
irruzione
di
poliziotti
.
Se
non
fosse
stata
una
vergogna
assentarsi
dopo
essere
stati
veduti
,
parecchi
avrebbero
preso
la
scala
.
Tutti
assieme
rappresentavano
la
fortuna
di
Di
Rudini
,
di
Bava
Beccaris
e
di
Minozzi
,
il
questore
.
Per
tutti
loro
saremmo
stati
il
complotto
,
i
preparatori
dell
insurrezione
,
i
capi
della
rivolta
.
Non
ci
fu
scelta
di
presidente
,
ma
uno
dei
presenti
si
incaricò
di
dirigere
la
discussione
.
Ascoltavo
e
tutte
le
mie
illusioni
se
ne
andavano
.
In
nessuno
era
l
idea
della
resistenza
.
Scarlatto
o
rosso
l
oratore
era
mansueto
,
timido
,
capace
di
sciorinare
tutte
le
platitudes
della
prudenza
.
Non
c
era
niente
da
fare
e
si
mancava
di
tutto
.
L
idea
più
forte
era
quella
di
affiggere
un
avviso
per
pacificare
la
popolazione
e
impedirle
di
farsi
ammazzare
così
stupidamente
,
come
spettatori
a
mani
vuote
,
mentre
i
soldati
scaricavano
senza
pronunciare
una
parola
.
Il
manifesto
per
pacificare
la
gente
aggredita
a
colpi
di
balistite
mi
sembrava
ingiurioso
.
Qualcuno
ha
manifestato
la
rancida
idea
giacobina
.
La
truppa
fraternizzi
col
popolo
!
La
truppa
non
fraternizza
mai
col
popolo
!
Se
ha
fraternizzato
è
cosa
del
passato
.
È
cosa
del
48
.
Non
è
che
a
Parigi
,
al
tempo
di
Luigi
Filippo
,
che
si
è
veduto
simile
spettacolo
.
Gli
ostaggi
!
Chi
ha
parlato
di
ostaggi
?
È
roba
da
cartisti
.
Allora
si
credeva
che
nascondendo
Wellington
e
gli
altri
ministri
,
e
gli
altri
personaggi
ufficiali
,
e
il
principe
di
Galles
,
si
potesse
costringere
il
Parlamento
a
concedere
la
carta
della
loro
riforma
.
Ma
adesso
?
Morto
o
scomparso
un
ministro
se
ne
fa
un
altro
.
Che
cosa
hanno
giovato
gli
ostaggi
ai
comunardi
?
La
loro
morte
ha
affrettato
il
trionfo
di
Thiers
.
Un
moto
simultaneo
?
Ferrovecchi
!
Quando
voi
vi
sarete
impadroniti
di
Bava
Beccaris
,
del
prefetto
,
del
sindaco
,
della
giunta
,
del
questore
e
di
tutti
coloro
che
contano
per
qualche
cosa
nel
mondo
ufficiale
,
e
vi
sarete
contemporaneamente
impadroniti
,
diciamo
,
della
polveriera
,
delle
caserme
,
dei
telegrafi
,
della
questura
,
delle
carceri
per
liberare
i
prigionieri
politici
,
delle
banche
,
perché
la
guerra
senza
munizione
monetaria
è
impossibile
,
quando
,
diciamo
,
avrete
tagliate
tutte
le
comunicazioni
e
avrete
eliminate
tutte
le
teste
governative
,
voi
vi
troverete
in
una
condizione
peggiore
di
prima
.
Sarete
imbarazzati
della
vittoria
.
L
insurrezione
milanese
del
48
,
si
è
trovata
,
su
per
giù
,
nelle
stesse
condizioni
.
I
capi
del
movimento
si
sono
contentati
di
conquistare
Milano
,
e
così
i
nuovi
contingenti
austriaci
venuti
dal
di
fuori
li
hanno
sopraffatti
.
Neanche
un
rovescio
di
dinamite
sui
soldati
potrebbe
salvare
dal
disastro
.
All
indomani
la
città
sarebbe
bloccata
e
bombardata
.
La
colpa
cadrebbe
sulle
nostre
teste
.
Non
c
è
nulla
da
fare
.
Una
sollevazione
generale
spontanea
?
Voi
avete
udito
.
Non
ci
sono
neanche
i
ferrovieri
.
I
ferrovieri
rifiutano
di
abbandonare
i
treni
.
Allora
che
cosa
sono
venuti
a
fare
?
E
se
non
ci
sono
loro
che
sono
organizzati
e
disciplinati
,
chi
volete
che
insorga
?
Gli
impiegati
,
gli
esercenti
,
i
negozianti
,
gli
industriali
tenuti
lontani
da
ogni
movimento
insurrezionale
dai
loro
istinti
e
dai
loro
interessi
?
Una
scampanellata
ha
agitato
tutti
i
nervi
e
precipitata
la
discussione
.
Era
entrata
una
signora
velata
a
prendere
il
marito
deputato
e
dietro
lei
eran
giunti
due
o
tre
altri
a
far
gelare
il
sangue
.
Si
continuava
ad
arrestare
a
domicilio
.
Alcuni
si
valsero
del
momento
di
commozione
per
prendere
la
scala
.
Guai
se
la
polizia
ci
avesse
sorpresi
.
Nessuno
avrebbe
cavato
dalla
testa
pubblica
che
l
adunanza
avesse
intendimenti
insurrezionali
.
Le
figure
più
note
della
democrazia
milanese
sarebbero
state
sotto
chiave
e
tutti
sarebbero
stati
convinti
che
i
propositi
dei
radunati
erano
rivoluzionari
.
Proprio
non
ci
rimaneva
che
scioglierci
e
dirci
addio
.
L
affissione
di
un
manifesto
di
pacificazione
era
pericoloso
.
Poteva
dar
ragione
a
Bava
Beccaris
.
Non
c
era
alternativa
:
o
mettersi
alla
testa
della
rivolta
,
se
fosse
una
rivolta
,
o
tacere
e
lasciare
che
gli
avvenimenti
si
svolgessero
da
sè
.
Il
padrone
di
casa
era
ansioso
.
Le
pattuglie
erano
in
giro
.
La
portinaia
era
sottosopra
.
Ci
si
è
raccomandato
di
andarcene
alla
spicciolata
come
vi
eravamo
venuti
.
In
pochi
minuti
fummo
tutti
dispersi
.
Io
ero
con
tre
o
quattro
alla
distanza
di
dieci
o
dodici
passi
l
uno
dall
altro
.
Alcuni
minuti
di
ritardo
e
saremmo
stati
tutti
in
gabbia
.
Il
delegato
,
o
l
ispettore
che
fosse
,
con
una
frotta
di
questurini
in
borghese
,
era
avviato
al
domicilio
del
medico
,
o
in
quella
direzione
.
Ci
disperdemmo
vicino
al
Baj
.
Durante
la
notte
molti
dei
convenuti
si
sono
dati
alla
fuga
,
alcuni
sono
stati
arrestati
,
parecchi
sono
stati
ghermiti
più
tardi
e
non
pochi
sono
rimasti
ignoti
.
La
riunione
è
stata
sospettata
o
scoperta
quando
eravamo
tutti
al
largo
,
compreso
il
padrone
dell
appartamento
che
ci
aveva
ospitati
,
il
quale
era
già
in
viaggio
per
la
via
di
Lugano
.
La
portinaia
fortunatamente
ha
fatto
la
stupida
per
progetto
o
non
ha
potuto
compromettere
alcuno
,
perché
quella
gente
non
era
mai
passata
dalla
sua
portineria
.
Ella
non
ha
saputo
dire
alla
polizia
se
non
che
erano
salite
molte
persone
dal
dottore
e
che
fra
le
molte
persone
era
una
signora
coperta
da
un
fittissimo
velo
.
La
si
è
cercata
per
tutta
Milano
.
Con
essa
si
sarebbe
messo
assieme
il
complotto
,
la
congiura
,
la
cospirazione
,
il
proposito
di
insorgere
.
Ma
la
signora
è
rimasta
sconosciuta
e
i
tribunali
militari
,
dopo
che
la
portinaia
non
ha
saputo
riconoscere
nella
signora
Kuliscioff
la
signora
velata
,
hanno
dovuto
abbandonare
il
clou
del
processo
dei
giornalisti
e
dei
deputati
:
vale
a
dire
l
intesa
per
rovesciare
la
monarchia
e
dare
all
ltalia
una
repubblica
.
Ho
taciuto
tutti
i
nomi
perché
non
sono
autorizzato
a
pubblicarli
.
Così
taccio
anche
quello
della
signora
,
dicendo
solo
che
la
donna
velata
non
era
proprio
la
signora
Anna
Kuliscioff
.
LE
CANNONATE
IN
CORSO
COMO
Domenica
,
8
maggio
98
.
Sono
venuto
a
casa
spaventato
.
Nel
pomeriggio
d
oggi
,
il
ponte
dello
Scalo
Merci
,
si
era
affollato
di
persone
che
volevano
vedere
cosa
facesse
l
ufficiale
col
cannone
e
coi
soldati
al
dazio
di
Porta
Garibaldi
.
Si
era
lì
tutti
a
chiacchierare
,
quando
vedemmo
come
un
movimento
intorno
alla
bocca
da
fuoco
che
mette
paura
.
Non
eravamo
ancora
usciti
dalla
sorpresa
,
che
udimmo
l
esplosione
di
un
colpo
a
salve
.
La
moltitudine
,
quantunque
non
potesse
essere
udita
,
scoppiò
nelle
grida
indignate
,
e
non
pochi
tesero
le
braccia
come
per
minacciarlo
..
L
artigliere
era
al
lavoro
e
noi
credevamo
che
stesse
preparando
un
altra
scarica
a
salve
.
Passarono
cinque
minuti
di
ansie
terribili
.
Malgrado
l
illusione
in
tutti
noi
,
che
non
si
sarebbe
osato
scaricare
della
mitraglia
,
eravamo
tutti
silenziosi
.
Il
secondo
colpo
sollevò
una
nube
che
ci
tolse
dalla
vista
soldati
,
cannone
e
ufficiale
.
Prima
o
durante
il
rumoreggiamento
,
un
uomo
attraversava
la
piazza
dello
Scalo
Merci
con
la
propria
figlia
di
nove
anni
.
I
particolari
li
ho
saputi
quando
siamo
accorsi
ad
aiutarlo
.
La
ragazzina
è
stata
colpita
alla
fronte
.
Il
padre
non
ebbe
che
un
grido
di
dolore
.
Si
precipitò
su
lei
per
sollevarla
.
Ma
una
volta
che
se
l
ebbe
tra
le
braccia
,
l
uomo
svenne
.
Piegò
sulle
gambe
e
andò
a
sbattere
la
fronte
sul
selciato
.
Lo
aiutammo
ad
alzarsi
.
Qualcuno
raccolse
la
morticina
e
non
pochi
seguirono
il
padre
,
il
quale
ha
continuato
a
piangere
fino
all
abitazione
.
Non
ci
eravamo
accorti
che
al
tempo
stesso
uno
stalliere
,
il
quale
aveva
appena
finito
di
dare
da
mangiare
e
da
bere
alle
bestie
e
divorarsi
la
solita
scodella
di
minestra
,
avviato
all
osteria
in
faccia
a
berne
un
quinto
,
aveva
subito
la
stessa
sorte
.
Non
aveva
fatto
che
tre
o
quattro
passi
che
precipitava
a
terra
con
il
ventre
squarciato
dalla
mitraglia
.
Più
innanzi
trovammo
un
giovane
tedesco
,
del
quale
non
ho
saputo
scrivere
il
nome
,
colpito
al
cuore
da
un
proiettile
,
mentre
era
uscito
di
casa
a
comperarsi
un
sigaro
.
Tutto
sommato
,
la
seconda
cannonata
ha
lasciato
in
terra
tre
cadaveri
.
L
ASSALTO
AL
CONVENTO
Nove
maggio
.
Sono
a
zonzo
,
come
gli
altri
giorni
,
col
lapis
e
il
libro
delle
note
in
saccoccia
.
Mi
darei
dei
pugni
.
Ho
dimenticato
a
casa
il
kodak
,
che
mi
avrebbe
aiutato
a
raccogliere
le
scene
della
strada
.
La
giornata
è
splendida
,
ma
il
sole
non
riesce
a
far
rifiorire
le
guance
della
popolazione
terrorizzata
.
La
gente
è
smorta
,
biancastra
,
inquieta
.
Ciascuno
va
via
per
la
sua
strada
,
senza
voltarsi
indietro
,
senza
salutare
gli
amici
.
È
come
se
uno
sospettasse
dell
altro
.
In
ogni
persona
che
passa
si
fiuta
un
insorto
o
un
delatore
.
Le
muraglie
sono
impiastrate
di
avvisi
di
tutte
le
dimensioni
.
È
Bava
Beccaris
che
ingiunge
alle
masse
i
suoi
ordini
,
senza
punto
far
sussultare
i
nervi
della
popolazione
.
C
è
qualcuno
che
mormora
.
Ma
gli
altri
che
leggono
gli
cacciano
gli
occhi
negli
occhi
come
se
volessero
divorarlo
.
Nella
fraseologia
del
generale
,
c
è
sempre
del
padrone
che
parla
al
servo
e
dell
imbecille
che
dalla
scuola
militare
non
ha
portato
via
che
la
brutalità
del
mestiere
.
Egli
invita
i
cittadini
a
versare
le
armi
da
fuoco
,
come
se
i
fucili
,
gli
spadoni
e
i
fioretti
fossero
sacchi
di
noci
o
bottiglie
di
liquori
,
o
fiaschi
di
vino
!
Durante
le
sommosse
popolari
l
aristocrazia
e
la
borghesia
inglesi
vanno
direttamente
alla
sezione
di
polizia
a
prestare
giuramento
e
a
cingersi
i
fianchi
del
conciapopolo
,
il
quale
è
un
randello
corto
che
spacca
la
testa
del
rivoltoso
al
primo
colpo
.
I
policemen
non
sono
per
le
vie
e
per
gli
squares
dei
tumulti
soli
,
abbandonati
al
disprezzo
della
folla
che
mugge
contro
i
nemici
dei
suoi
diritti
.
Escono
dalle
caserme
con
le
upper
classes
,
con
dei
pari
,
degli
ammiragli
,
dei
generali
,
dei
deputati
,
degli
avvocati
,
dei
medici
,
dei
banchieri
e
col
resto
dei
cani
grossi
della
terrocrazia
e
della
plutocrazia
.
Le
upper
classes
della
paneropoli
,
si
contentano
invece
di
lasciare
il
loro
biglietto
di
visita
alla
residenza
del
generale
Bava
Beccaris
,
il
quale
è
,
come
tutti
sanno
,
nel
palazzo
del
comando
militare
in
via
Brera
,
15
.
Un
biglietto
di
visita
costa
poco
e
sopprime
la
noia
di
un
probabile
conflitto
con
le
moltitudini
.
Leggo
la
Perseveranza
-
il
quotidiano
della
consorteria
milanese
,
che
incomincia
questa
mane
la
vitaccia
a
cinque
centesimi
.
In
questo
giorno
è
un
giornale
che
sbalordisce
.
Non
è
più
il
leone
sdentato
e
invecchiato
nella
gabbia
del
serraglio
.
È
un
leone
in
piedi
che
rugge
squassando
la
giubba
e
guarda
la
«
plebe
»
con
la
minaccia
negli
occhi
torvi
.
Dal
primo
giorno
dei
tumulti
,
la
Perseveranza
ha
buttato
via
ogni
solidarietà
professionale
.
È
divenuto
un
foglio
fratricida
.
Si
presenta
ogni
mattina
al
pubblico
,
con
le
mani
gocciolanti
del
sangue
dei
colleghi
che
ha
sgozzato
nella
notte
.
Le
sue
colonne
sono
piene
di
delazioni
.
Essa
incita
gli
agenti
a
piombare
sui
difensori
della
libertà
di
stampa
.
La
maggioranza
dei
giornalisti
milanesi
è
composta
di
forcaioli
.
Non
pensa
che
col
ventre
.
Manderebbe
al
patibolo
tutti
noi
che
abbiamo
l
audacia
di
prendere
i
ventraioli
della
penna
di
redazione
a
pedate
.
I
vostri
nomi
sono
registrati
nel
mio
diario
.
In
questo
momento
di
disgusto
mi
ricordo
con
compiacenza
della
Parigi
giornalistica
delle
giornate
di
luglio
,
dei
giornalisti
del
30
,
i
quali
rimasero
uniti
a
difendere
i
diritti
della
libertà
di
scrivere
contro
le
ordinanze
reali
che
volevano
distruggerla
.
Piuttosto
che
subire
il
bavaglio
,
hanno
preferito
lasciare
la
penna
in
redazione
e
discendere
nelle
vie
a
combattere
sulle
barricate
fino
a
monarchia
finita
.
I
soldati
fraternizzarono
coi
«
rivoltosi
»
per
il
rispetto
alla
Carta
,
e
Carlo
X
dovette
scappare
dal
«
cervello
del
mondo
»
di
notte
,
come
un
ladro
.
Piazza
San
Fedele
è
popolata
.
Ci
sono
qua
e
là
dei
capannelli
che
chiacchierano
.
I
gradini
del
teatro
Manzoni
e
della
chiesa
in
faccia
sono
gremiti
di
spettatori
.
Intorno
al
monumento
discutono
parecchi
signori
dal
solino
lucido
e
dalle
mani
inguantate
.
Approvano
l
energia
del
generale
e
dicono
che
Milano
finalmente
ha
trovato
la
mano
di
ferro
che
le
mancava
.
Ma
aggiungono
che
avrebbe
dovuto
risparmiare
Turati
«
perché
non
è
mica
uno
scalmanato
che
vada
in
piazza
con
una
palata
di
parole
roventi
a
rimescolare
il
fondaccio
delle
passioni
volgari
della
plebaglia
.
Egli
è
un
intellettuale
con
idee
che
non
sono
le
nostre
,
ma
che
si
possono
discutere
»
.
Si
aspetta
la
solita
processione
degli
arrestati
del
giorno
prima
.
È
uno
spettacolo
desolante
questo
di
assistere
alla
sfilata
di
sessanta
o
ottanta
individui
,
legati
a
due
a
due
,
circondati
dalla
cavalleria
,
dai
carabinieri
e
dagli
agenti
di
pubblica
sicurezza
,
con
la
bocca
della
rivoltella
che
li
guarda
in
bocca
.
Il
pensiero
che
la
distrazione
possa
farne
scattare
qualcuna
,
mi
fa
sentire
il
tormento
degli
aghi
nella
pelle
.
Perché
fate
loro
attraversare
mezza
Milano
a
piedi
,
a
rischio
di
trovare
qualche
esaltato
che
gridi
viva
o
abbasso
qualche
nome
?
Per
procombere
su
loro
ed
ammazzarli
?
Mi
sento
male
a
pensarci
.
No
,
oggi
non
voglio
vederla
.
Mi
bastano
quelle
di
ieri
e
dell
altro
ieri
.
Filo
per
Santa
Radegonda
e
mi
fermo
rasente
il
Duomo
,
cogli
occhi
verso
la
piazza
.
È
occupata
militarmente
e
i
soldati
hanno
l
aria
di
poveracci
che
non
hanno
riposato
nel
proprio
letto
.
Coloro
che
tentano
di
flanellare
lungo
i
cordoni
militari
,
vengono
mandati
al
diavolo
con
la
voce
rude
che
sente
del
momento
.
Domando
il
permesso
all
ufficiale
vicino
ai
magazzini
del
Bocconi
di
attraversare
la
Galleria
per
salire
all
associazione
della
stampa
.
Gli
presento
la
tessera
sulla
quale
è
incollata
la
mia
fotografia
.
Non
si
può
.
Non
è
permesso
.
Gli
ordini
militari
non
si
discutono
,
e
volto
indietro
per
il
corso
Vittorio
Emanuele
.
Non
sono
ancora
vicino
al
ristorante
dell
Orologio
,
che
la
gente
si
mette
a
scappare
in
tutte
le
direzioni
e
i
negozi
semichiusi
si
chiudono
precipitosamente
,
come
se
un
esercito
di
pitocchi
stesse
per
irrompere
a
dare
il
sacco
alle
botteghe
.
Il
fuggi
fuggi
fa
andare
gli
uni
addosso
agli
altri
e
il
panico
corre
per
il
corso
a
mettere
tutti
sossopra
.
Si
chiudono
le
porte
,
si
chiudono
le
finestre
e
si
lasciano
i
pedoni
senza
un
rifugio
per
salvarsi
dai
pericoli
della
strada
.
Qualche
signora
che
non
sa
allungare
il
passo
o
decidersi
a
raccogliere
le
vesti
ed
imitare
le
altre
,
si
spaventa
,
scolorisce
e
pronuncia
parole
che
racchiudono
la
sua
desolazione
di
essersi
lasciata
sorprendere
dalla
sciagura
cittadina
.
Si
senton
le
ruote
dei
carri
pesanti
che
sussultano
lungo
l
acciottolato
e
le
zampe
dei
cavalli
enormi
che
sdrucciolano
di
tanto
in
tanto
sulle
pietre
dei
ruotabili
.
Sono
due
cannoni
di
grosso
calibro
accompagnati
dai
carri
con
gli
attrezzi
e
con
la
munizione
.
Vanno
via
al
trotto
e
lasciano
supporre
che
siano
avviati
verso
il
teatro
della
insurrezione
.
All
annuncio
che
vengono
i
cannoni
,
San
Pietro
all
Orto
-
ove
erano
gli
uffici
dell
Italia
del
Popolo
-
perde
la
testa
.
Donne
e
uomini
gridano
,
piangono
e
si
inseguono
come
invasi
dal
terrore
.
Una
delle
cuoche
della
casa
tollerata
si
dispera
,
percuotendo
coi
pugni
la
porta
che
non
vuole
aprirsi
,
neppure
dopo
aver
premuto
e
ripremuto
il
bottocino
del
campanello
elettrico
.
La
lattaia
,
a
qualche
passo
di
distanza
,
sviene
sul
gradino
della
bottega
che
stava
per
chiudere
.
A
mano
a
mano
che
i
cannoni
e
le
mitragliere
si
avanzano
,
la
gente
infuriata
svolta
in
S
.
Pietro
all
Orto
e
completa
il
quadro
di
una
popolazione
tribolata
dalla
guerra
civile
.
Si
sentono
gli
sbatacchiamenti
delle
ultime
porte
,
delle
ultime
imposte
,
delle
ultime
botteghe
aperte
.
Non
si
vedono
che
gambe
in
fuga
.
Il
corso
è
quasi
deserto
.
Passano
tre
lancieri
,
l
uno
dietro
l
altro
,
a
pancia
a
terra
e
scompaiono
per
la
via
Monforte
.
Gli
artiglieri
a
cavallo
frustano
le
bestie
;
e
le
bestie
infuriate
divorano
la
via
,
e
i
cannonieri
,
appoggiati
agli
affusti
,
hanno
assunto
un
atteggiamento
più
bellicoso
.
Svoltano
a
destra
sul
naviglio
.
Io
torno
indietro
e
imbocco
,
come
i
lancieri
,
la
via
Monforte
,
scavata
nel
mezzo
per
i
lavori
di
tubazione
,
fin
quasi
al
ponte
di
San
Damiano
.
Oltre
il
ponte
la
via
Monforte
non
ha
che
due
o
tre
bottegucce
del
polentaio
,
del
giornalaio
,
di
un
merciaiuolo
di
cianfrusaglie
,
eccetera
.
Il
resto
è
popolato
di
residenze
signorili
.
A
destra
,
quasi
in
faccia
alla
via
Conservatorio
,
è
il
superbo
Palazzo
della
Prefettura
,
col
suo
balcone
immenso
,
sorretto
dalle
colonne
a
scanalature
.
Arrivo
proprio
in
tempo
a
vedere
un
reggimento
o
parte
di
un
reggimento
di
fanteria
che
va
verso
il
dazio
spacchettando
le
cartucce
nella
giberna
.
Sembrano
soldati
che
vengano
da
lontano
.
Sono
impolverati
fino
ai
capelli
e
taluni
piegano
sotto
il
peso
dello
zaino
e
del
fucile
.
A
due
passi
dalla
Prefettura
c
è
il
via
vai
della
giornata
di
perturbazione
cittadina
.
Via
Monforte
non
subisce
la
paura
degli
abitanti
delle
altre
vie
.
Vicino
al
rappresentante
del
governo
la
gente
si
sente
più
sicura
.
I
balconi
sono
pigiati
di
signori
e
di
signore
che
applaudono
entusiasticamente
ai
soldati
che
passano
.
Da
una
parte
e
dall
altra
,
si
vedono
i
fazzoletti
candidi
che
agitano
l
aria
e
le
manine
che
si
aprono
come
se
lasciassero
cadere
dei
fiori
.
I
soldati
tirano
innanzi
senza
guardare
in
alto
.
Solo
gli
ufficiali
danno
segno
di
compiacimento
.
Si
parla
di
studenti
venuti
da
Pavia
a
ingrossare
il
numero
dei
rivoltosi
,
nascosti
nelle
cascine
di
Acquabella
e
accampati
nelle
vicinanze
.
Se
ne
discorre
e
si
allibisce
,
affrettando
il
passo
.
Alcuni
squilli
di
tromba
mi
fanno
ritornare
presso
il
ponte
di
San
Damiano
.
Mi
pare
di
essere
bloccato
al
centro
delle
operazioni
militari
.
Continuano
gli
squilli
.
È
un
generale
con
degli
altri
ufficiali
a
cavallo
,
seguito
dai
trombettieri
e
parecchi
lancieri
.
Alcuni
mi
dicono
che
sia
il
generale
Bava
Beccaris
in
persona
.
Ma
i
più
lo
credono
Ponza
di
San
Martino
.
Può
darsi
che
sia
invece
né
l
uno
né
l
altro
.
Il
generale
e
gli
ufficiali
entrano
in
via
Monforte
colle
spade
sguainate
e
ciascuno
di
loro
grida
dappertutto
:
«
Chiudete
le
finestre
o
faccio
tirare
!
»
.
I
cavalli
caracollano
,
s
impennano
,
nitriscono
e
tentano
di
prendere
la
mano
ai
cavalieri
.
La
gente
,
colle
mani
calde
del
battimani
fragoroso
che
aveva
salutato
la
truppa
,
scompare
chiudendo
le
imposte
.
I
passanti
vengono
respinti
verso
il
ponte
.
Gli
imbocchi
delle
vie
trasversali
si
chiudono
con
mucchi
di
soldati
.
Si
prepara
qualche
cosa
di
grosso
.
L
entrata
al
ponte
ha
una
siepe
di
monturati
che
impedisce
il
passaggio
.
Si
allineano
i
soldati
anche
davanti
il
portone
della
prefettura
.
Al
limitare
c
è
ressa
.
Vedo
gruppi
di
persone
che
si
sciolgono
e
si
rifanno
o
si
perdono
dietro
le
colonne
.
Qui
al
cordone
di
San
Damiano
c
è
voluto
del
fiato
per
indurre
i
soldati
a
lasciar
passare
i
fattorini
con
manate
di
telegrammi
.
Sono
le
undici
e
mezzo
.
Incominciano
le
fucilate
di
Porta
Monforte
.
Si
sentono
colpi
a
intervalli
.
Dal
mio
posto
vedo
una
nube
di
polvere
bianca
verso
il
dazio
e
dei
cavalli
che
sbucano
e
ritornano
nella
nuvolaglia
qualche
volta
illuminata
dalle
esplosioni
.
Dei
signori
che
stanno
in
via
del
Conservatorio
vogliono
assolutamente
passare
.
Le
famiglie
,
sapendoli
per
le
strade
,
devono
essere
inquiete
.
-
Signor
ufficiale
,
ci
faccia
passare
o
accompagnare
.
Ecco
il
nostro
biglietto
di
visita
.
-
Mi
duole
,
ma
ho
ordini
severi
:
non
si
passa
.
Il
fuoco
fuori
di
Porta
Monforte
diventa
accelerato
.
Pam
,
pam
,
pam
!
Pam
,
pam
,
pam
,
pam
!
La
commozione
diventa
generale
.
Tuona
il
cannone
.
Indietro
!
Indietro
!
Con
le
cannonate
che
imperversano
per
l
aria
,
ho
tempo
di
fare
delle
considerazioni
giornalistiche
!
È
un
mio
debole
di
sostenere
i
diritti
della
penna
pubblica
,
dovunque
si
tenta
metterli
in
dubbio
o
sopprimerli
.
Le
autorità
militari
vedono
nel
reporter
un
intruso
o
un
nemico
.
Lo
respingono
dappertutto
come
un
rognoso
.
Questi
signori
non
hanno
ancora
capito
ch
egli
è
lo
strumento
più
utile
dei
popoli
che
non
hanno
vergogna
di
far
sapere
al
mondo
come
si
svolga
la
vita
nazionale
.
Il
reporter
è
il
raccoglitore
degli
avvenimenti
che
si
compiono
sotto
i
suoi
occhi
.
È
impersonale
.
Voi
fate
bene
,
e
il
fatto
,
ch
egli
serve
caldo
al
pubblico
,
vi
copre
di
elogi
e
vi
circonda
di
ammirazione
.
Voi
fate
male
,
e
la
gente
col
documento
che
egli
ha
diffuso
,
vi
critica
,
vi
biasima
e
magari
vi
stramaledice
,
come
perturbatori
della
quiete
pubblica
o
come
autori
di
sventure
cittadine
.
Carlo
Houard
Russel
,
il
reporter
della
guerra
in
Crimea
,
ha
fatto
piangere
il
Regno
Unito
,
con
le
rivelazioni
ch
egli
metteva
assieme
sulle
alture
di
Alma
,
di
Balaclava
e
davanti
a
Sebastopoli
,
vivendo
in
mezzo
ai
soldati
,
chiacchierando
cogli
ufficiali
,
conversando
coi
superiori
che
sapevano
di
strategia
,
e
passando
delle
ore
coi
medici
e
col
personale
addetto
alle
ambulanze
.
Senza
di
lui
,
migliaia
di
soldati
di
più
si
conterebbero
tra
le
vittime
del
colera
,
della
fame
e
delle
bocche
da
fuoco
.
Senza
di
lui
,
lord
Ragan
sarebbe
passato
alla
storia
assai
più
che
come
il
mutilato
di
Waterloo
,
come
l
eroe
degli
eserciti
alleati
che
hanno
combattuto
per
la
conquista
di
Sabastopoli
-
il
grande
arsenale
russo
del
mar
Nero
.
Invece
le
lettere
di
Russel
lo
hanno
fatto
nicchiare
tra
i
generali
confusionarii
,
che
perdono
la
testa
come
Bazaine
,
pur
essendo
circondati
da
un
materiale
di
guerra
che
basterebbe
a
condurli
alla
vittoria
.
È
un
supplizio
crudele
quello
di
stare
qui
,
al
margine
del
teatro
di
guerra
,
con
le
orecchie
rintronate
da
un
fuoco
incessante
di
fucileria
,
a
straziarvi
col
pensiero
che
a
pochi
passi
dai
vostri
piedi
si
combatte
disperatamente
,
senza
poter
rompere
il
cordone
militare
!
Farei
in
due
la
mia
tessera
giornalistica
!
Ma
dunque
,
o
colleghi
,
avete
o
non
avete
conquistato
il
diritto
professionale
di
passare
dovunque
?
Corro
,
corro
lungo
il
naviglio
verso
porta
Vittoria
,
con
l
idea
di
voltare
in
via
Stella
e
riuscire
a
percorrere
fin
sotto
i
casini
daziarii
di
Porta
Monforte
.
Non
incontro
che
una
ragazza
e
una
bimba
che
chiamano
tutti
i
nomi
del
vicinato
senza
commuovere
alcuno
.
-
Luigia
,
Giovanna
,
Marta
,
aprite
,
fate
presto
,
per
amor
di
Dio
!
L
egoismo
li
ha
resi
tutti
sordi
.
Loro
sono
in
casa
,
rannicchiati
come
tanti
conigli
,
e
chi
è
fuori
,
crepi
!
Col
battaglio
del
portone
metto
a
rumore
il
casone
.
-
Aprite
,
in
nome
della
legge
!
Si
apre
,
e
io
continuo
il
mio
itinerario
.
Avvicinandomi
all
estremità
del
naviglio
,
le
fucilate
si
fanno
sentire
una
dopo
l
altra
,
come
se
i
soldati
fossero
dietro
qualche
riparo
a
far
fuoco
contro
i
passanti
rimasti
per
la
strada
.
Sull
angolo
di
via
Francesco
Sforza
,
è
un
gruppo
di
gente
,
addossato
alla
bottega
della
farmacia
chiusa
,
che
non
sa
più
da
che
parte
avviarsi
.
Sul
ponte
Vittoria
le
palle
passano
fischiando
e
,
al
dorso
,
dove
incomincia
il
corso
Vittoria
,
è
la
cavalleria
che
scorrazza
inseguendo
chiunque
col
revolver
alla
mano
e
il
grido
:
indietro
,
indietro
!
Una
vecchia
del
gruppo
continua
a
farsi
il
segno
della
croce
.
Giunge
,
trafelata
,
vicino
alla
farmacia
,
una
lavandaia
,
che
abita
in
via
della
Cerva
,
cioè
giù
dal
ponte
,
a
destra
del
Verziere
.
Vuole
assolutamente
rincasare
.
Ha
dei
figli
e
le
preme
di
sapere
dove
siano
i
suoi
figli
.
-
Fanno
fuoco
,
badate
,
Teresa
,
ritornate
indietro
!
Ella
,
la
grandigliona
non
ha
paura
.
Protetta
dal
grembiule
,
che
si
è
tirato
sulla
testa
,
prende
la
rincorsa
e
scompare
,
seguita
dai
pam
!
pam
!
che
vengono
dalla
via
Stella
.
-
Gesumaria
!
gridano
le
donne
dall
altra
parte
.
Dal
naviglio
di
San
Damiano
,
arrivano
al
mio
posto
due
donne
esterrefatte
che
abitano
nel
corso
Lodi
,
fuori
di
Porta
Romana
.
Sono
inquiete
per
le
loro
famiglie
,
e
anche
loro
,
come
la
lavandaia
,
vogliono
passare
attraverso
i
pericoli
,
a
costo
di
perdere
la
vita
.
Cerco
di
far
entrare
nella
loro
testa
che
è
meglio
rivedere
la
famiglia
un
po
più
tardi
che
lasciarsi
ammazzare
.
Spreco
il
fiato
.
Raccolgono
le
vesti
e
passano
di
corsa
il
ponte
.
-
Pam
,
pam
,
pam
!
Passate
incolumi
,
le
persone
addossate
alla
farmacia
si
convincono
che
i
soldati
tirano
in
aria
.
-
Andiamo
,
andiamo
,
che
fanno
per
spaventarci
!
E
il
gruppo
si
scioglie
e
sbuca
sul
ponte
,
come
una
filata
di
fannulloni
,
che
vanno
per
il
sole
a
scaldarsi
.
Una
scarica
di
fucili
li
scompiglia
.
Scappano
in
tutte
le
direzione
.
È
un
fuggi
fuggi
,
un
si
salvi
chi
può
.
Una
ragazza
precipita
a
terra
dallo
spavento
e
completa
la
scena
del
terrore
.
Un
operaio
,
che
la
vede
in
pericolo
,
ritorna
indietro
,
gettandosi
sulle
mani
per
evitare
le
pallottole
.
Raccoglie
la
fanciulla
sul
fianco
e
se
la
trascina
giù
dal
ponte
,
rasentando
la
muraglia
.
Io
mi
rifugio
nell
osteria
di
fianco
.
Vi
si
entra
discendendo
due
gradini
.
Ha
l
aria
d
una
taverna
dei
vecchi
romanzieri
.
È
tetra
,
si
sente
il
soffitto
sulla
testa
,
e
ha
i
tavoli
popolati
di
facce
che
paiono
ditte
di
gente
istupidite
votando
i
bicchieri
.
Sono
invece
persone
che
si
sono
salvate
scappando
«
per
lasciare
passare
la
tempesta
»
.
Nessuno
ha
voglia
di
parlare
.
Ogni
fucilata
si
ripercuote
sul
loro
sistema
nervoso
come
una
bastonata
.
Entra
l
avvocato
Crosti
della
Lombardia
,
Ha
l
aria
di
un
uomo
che
ha
buttato
via
più
di
una
notte
.
I
tumulti
non
gli
hanno
dato
tregua
.
Ci
salutiamo
con
un
semplice
ciao
.
Ci
mettiamo
sul
tavolo
sotto
un
finestrone
a
inferriata
che
guarda
in
via
Stella
.
Assistiamo
per
alcuni
minuti
al
va
e
vieni
di
corsa
degli
uomini
e
delle
donne
in
cerca
di
rifugio
.
Le
fucilate
continuano
alla
spicciolata
,
rimbombano
spesso
sulle
pareti
come
schiaffi
.
Incalzato
dalla
mia
idea
di
voler
assistere
al
combattimento
tra
la
truppa
e
gli
insorti
,
rifaccio
il
naviglio
e
non
svolto
che
in
via
della
Passione
.
L
arteria
è
deserta
.
Le
imposte
sono
chiuse
ermeticamente
.
Non
trovo
che
un
pitocco
sdraiato
sulla
pietra
di
una
cavità
sulla
facciata
di
un
edificio
.
Giungo
dinanzi
alla
chiesa
della
Passione
.
Un
caporale
e
due
soldati
sono
distesi
lungo
l
imboccatura
di
via
Vincenzo
Bellini
.
Al
di
là
è
il
bastione
sotto
il
quale
è
lo
stabilimento
Ricordi
.
Mi
si
ingiunge
di
andarmene
.
Per
il
cielo
è
una
gazzarra
di
spari
.
Filo
per
la
via
Conservatorio
verso
via
Stella
.
È
caduta
una
palla
dalla
parte
opposta
al
mio
marciapiede
.
Non
c
è
un
portone
aperto
.
Non
ho
paura
,
ma
non
sono
tranquillo
.
A
metà
via
,
entra
da
via
Stella
un
signore
bassotto
,
abbottonato
nello
stifelius
,
con
la
faccia
spaventata
,
che
mi
interrompe
il
cammino
con
un
imperativo
brutale
.
-
Indietro
!
Indietro
!
..
-
Chi
siete
?
-
Ve
lo
faccio
sapere
subito
chi
sono
.
Soldati
,
fuoco
!
Discutere
coi
signori
che
vi
possono
scaricare
mezzo
chilogrammo
di
polvere
nello
stomaco
,
è
da
insensati
.
Non
mi
faccio
ripetere
la
ingiunzione
,
e
mogio
mogio
riprendo
la
via
fatta
.
Mi
pare
di
non
avere
più
sangue
nelle
vene
.
A
ogni
passo
mi
aspetto
di
precipitare
fulminato
dai
proiettili
.
Sono
perduto
.
Mi
trovo
in
mezzo
ad
una
rete
di
sentinelle
.
Da
tutte
le
parti
si
grida
:
Indietro
!
Indietro
!
Due
cavalleggeri
irrompono
dalla
via
Monforte
,
con
le
lance
piegate
e
m
inseguono
spronando
i
cavalli
.
-
Via
!
via
!
Indietro
!
Indietro
!
I
proiettili
saltellano
freneticamente
per
le
tegole
dei
tetti
.
Riesco
in
via
..
della
Passione
più
morto
che
vivo
.
Il
cencioso
continua
a
dormire
.
Rieccomi
di
nuovo
sul
ponte
di
San
Damiano
.
Al
palazzo
della
prefettura
c
è
un
andirivieni
che
traduce
il
tumulto
intorno
allo
stato
maggiore
in
margine
al
campo
di
battaglia
.
Il
fuoco
continua
.
Ci
sono
persone
che
si
staccano
e
vengono
alla
nostra
volta
.
Tra
loro
sono
il
signor
Elia
Fumagalli
,
un
ricco
industriale
,
almeno
così
mi
si
dice
,
e
l
ingegnere
Macchi
,
un
proprietario
di
case
al
Foro
Bonaparte
e
un
uomo
assolutamente
d
ordine
.
Tutti
questi
signori
sono
stati
trattenuti
nel
casino
daziario
,
ov
è
il
comandante
,
per
più
d
un
ora
.
Il
loro
racconto
è
sommario
,
ma
rivela
una
pagina
dei
tumulti
che
stanno
scrivendo
le
bocche
del
cannoni
e
dei
fucili
.
Il
signor
Fumagalli
dice
che
passava
dalla
via
Guicciardini
-
la
prima
a
destra
del
corso
Concordia
,
fuori
Porta
Monforte
in
una
vettura
aperta
,
col
procuratore
Enrico
Pirolli
.
Essi
vennero
fatti
discendere
tra
le
undici
e
le
undici
e
un
quarto
,
e
condotti
al
dazio
,
ove
trovarono
l
ingegnere
Macchi
,
arrestato
un
po
prima
di
loro
.
Mentre
erano
nel
casino
daziario
,
il
comandante
era
tutto
in
faccende
a
dare
le
disposizioni
dell
attacco
imminente
.
L
ingegnere
Macchi
,
il
quale
non
sembra
mica
uno
scervellato
,
fece
coraggiosamente
delle
osservazioni
;
come
per
convincere
l
ufficiale
superiore
che
i
rivoltosi
,
se
c
erano
,
dovevano
essere
altrove
.
Lui
,
personalmente
,
non
ne
aveva
veduto
uno
.
Le
osservazioni
dell
ingegnere
erano
fatte
tra
un
complimento
e
una
scusa
perché
il
momento
scottava
e
perché
il
comandante
,
che
aveva
la
sua
cavalleria
che
batteva
la
campagna
,
poteva
essere
in
grado
di
saperne
più
di
un
borghese
.
Fu
così
che
parecchi
di
questi
signori
assistettero
alle
fucilate
fatte
contro
le
persiane
di
alcune
finestre
del
palazzo
a
sinistra
,
quasi
di
faccia
al
casino
daziario
,
che
lambisce
il
bastione
di
Porta
Venezia
.
L
ingegnere
Macchi
aveva
fatto
di
tutto
per
assicurare
i
signori
ufficiali
che
le
loro
informazioni
non
potevano
essere
esatte
,
perché
in
quel
casone
signorile
abitavano
buonissime
famiglie
,
ch
egli
conosceva
personalmente
.
E
,
dicendolo
,
dava
la
sua
parola
d
onore
,
che
non
erano
famiglie
che
si
occupassero
di
dimostrazioni
.
Aggiungeva
anche
che
dietro
le
persiane
agitate
,
contro
le
quali
si
voleva
far
fuoco
,
era
l
abitazione
di
un
ottimo
padre
di
famiglia
,
che
sedeva
tutti
i
giorni
nel
seggiolone
di
giudice
di
tribunale
.
Ma
il
tenente
incaricato
di
ordinare
il
fuoco
non
volle
sentire
ragioni
.
Era
nella
testa
delle
autorità
daziarie
,
della
sicurezza
pubblica
e
militare
,
che
dalle
finestre
del
giudice
di
tribunale
erano
usciti
dei
colpi
di
revolver
e
di
fucile
.
Non
potendo
reggere
allo
strazio
di
vedere
la
truppa
che
tirava
contro
le
finestre
degli
amici
,
l
ingegnere
Macchi
prese
per
un
braccio
il
signor
Fumagalli
,
e
tutti
e
due
rientrarono
nel
casino
daziario
ad
aspettare
che
il
comandante
si
persuadesse
della
loro
innocenza
.
Intanto
che
erano
chiusi
nell
anticamera
dell
ufficio
,
gli
squilli
di
tromba
e
le
cannonate
li
facevano
impallidire
.
I
due
cannoni
che
vomitavano
la
mitraglia
micidiale
erano
appostati
colla
bocca
verso
corso
Concordia
.
Il
secondo
,
a
pochi
passi
dal
marciapiede
sinistro
del
piazzale
Monforte
,
tirava
sul
convento
dei
Cappuccini
.
Dopo
i
due
squilli
,
udirono
quattro
cannonate
:
la
prima
fece
sussultare
i
vetri
del
casino
dove
erano
,
e
l
ultima
diede
a
tutto
l
edificio
uno
scotimento
,
che
fece
traballare
il
suolo
sotto
i
loro
piedi
.
Intanto
che
i
proiettili
imperversavano
per
l
aria
,
nel
casino
daziario
si
diceva
che
gli
studenti
di
Pavia
avevano
fatto
le
fucilate
con
la
truppa
schierata
lungo
i
cancelli
di
Porta
Venezia
.
Si
parlava
di
un
fuoco
disperato
.
Inseguiti
,
si
sarebbero
nascosti
nel
convento
e
nella
chiesa
dei
frati
,
da
dove
vennero
sloggiati
dalla
mitraglia
.
Poi
si
sarebbero
dispersi
per
le
cascine
di
Acquabella
,
lasciando
a
torno
gli
avamposti
in
bicicletta
.
Cessato
il
fuoco
,
l
incaricato
militare
annunciò
a
tutti
che
erano
liberi
di
andarsene
«
perché
di
loro
non
aveva
dubbio
alcuno
»
.
Saputo
che
erano
persone
per
bene
,
il
comandante
li
fece
scortare
fin
dove
cessava
il
pericolo
.
Lieti
di
poter
correre
a
casa
a
tranquillizzare
le
famiglie
,
i
signori
vollero
manifestare
la
loro
gratitudine
ai
soldati
con
un
beveraggio
.
L
ingegnere
Macchi
fu
il
primo
ad
iniziare
il
movimento
con
un
biglietto
da
cinque
o
da
dieci
.
Gli
altri
lo
imitarono
con
dei
biglietti
da
una
o
da
due
lire
.
Il
soldato
che
aveva
ricevuto
il
denaro
,
senza
protestare
,
diede
l
esempio
che
i
soldati
non
si
lasciano
pagare
,
per
nessun
servigio
.
Non
appena
al
primo
cordone
,
li
denunciò
in
massa
all
ufficiale
di
picchetto
,
come
tanti
corruttori
.
Ci
volle
del
bello
e
del
buono
per
farlo
placare
e
fargli
capire
che
loro
,
non
potendo
offrire
alla
scorta
né
bibite
né
bevande
,
avevano
voluto
contribuire
con
qualche
cosa
,
perché
se
le
comprassero
.
Spiegato
l
equivoco
,
il
tenente
li
lasciò
passare
.
L
AMBIENTE
Il
convento
,
destinato
a
signoreggiare
gli
avvenimenti
della
quarta
giornata
,
non
è
«
quasi
nascosto
tra
gli
alti
fabbricati
»
,
,
come
vorrebbe
uno
sciocco
redattore
della
Lega
Lombarda
,
che
riempie
le
colonne
della
«
Milano
durante
i
tumulti
»
di
inesattezze
delittuose
e
di
sentimenti
anti
-
cristiani
.
È
un
edificio
che
in
piazza
Monforte
nessuno
può
evitare
di
vedere
.
Ha
il
fianco
destro
completamente
libero
,
che
margina
il
principio
di
corso
Concordia
e
la
fronte
che
corre
lungo
il
viale
,
che
porta
il
nome
del
centro
ov
è
accampata
la
truppa
.
La
parte
della
cinta
del
cortile
,
dimezzata
dal
cancello
di
ferro
,
è
sul
rialzo
dei
pedoni
,
sotto
il
quale
è
il
binario
del
tram
.
Il
viale
è
largo
e
a
due
binari
,
e
il
convento
ha
di
faccia
il
casone
della
farmacia
,
che
incomincia
il
viale
interrotto
dal
piazzale
,
sul
rialzo
dei
pedoni
,
dalla
parte
opposta
.
L
interno
del
cortile
può
essere
descritto
da
un
ragazzo
.
Dinanzi
il
cancello
è
la
chiesuola
del
Sacro
Cuore
con
il
suo
pronao
rustico
,
sotto
cui
seggono
tutti
i
giorni
i
poveri
che
mangiano
la
minestra
distribuita
dai
frati
.
A
destra
è
la
muraglia
addosso
alla
quale
i
pitocchi
si
appoggiano
o
si
distendono
a
mezzodì
,
col
cucchiaio
di
legno
nella
mano
sul
ventre
che
borbotta
.
Nell
angolo
è
l
entrata
al
convento
propriamente
detto
.
Tra
il
limitare
e
la
postierla
è
un
andito
piuttosto
buio
con
lo
sportello
a
sinistra
,
dal
quale
sbuca
la
testa
simpatica
del
frate
Melitone
che
scodella
la
minestra
e
aggiunge
,
per
i
più
affamati
,
fette
di
polenta
e
tozzi
di
pane
.
All
altro
fianco
del
cortile
è
un
portone
che
non
si
apre
che
quando
la
frateria
riceve
i
carri
carichi
di
legna
o
di
fieno
o
di
paglia
o
di
farina
o
di
pasta
.
Dall
angolo
di
questo
portone
della
muraglia
parallela
all
altra
sono
due
abitazioni
:
quella
del
coronaio
e
quella
del
signor
Roveda
,
un
vecchietto
di
70
e
più
anni
,
che
passa
la
vecchiaia
giocondata
dalla
presenza
della
moglie
e
di
cinque
figli
.
È
una
famiglia
della
quale
tutti
vi
parlano
bene
.
Il
coronaio
è
un
uomo
alto
e
brutto
.
Ha
il
naso
grosso
e
gualcito
degli
ubriaconi
.
Al
momento
dell
invasione
militare
,
egli
era
in
casa
con
le
convulsioni
.
Le
palle
percotevano
fragorosamente
le
sue
gelosie
e
il
suo
uscio
d
entrata
.
Di
sopra
,
sua
sorella
,
gravemente
ammalata
,
piangeva
dirottamente
dalla
paura
.
Calci
del
fucile
gli
fecero
aprire
.
-
In
ginocchio
!
-
gli
gridò
l
ufficiale
piantandogli
in
faccia
la
bocca
della
rivoltella
.
E
il
povero
coronaio
,
con
la
pelle
lividastra
,
si
lasciò
andare
sulle
ginocchia
colle
mani
giunte
.
-
Dove
sono
i
rivoltosi
?
-
Non
lo
so
,
signor
tenente
.
E
il
tenente
lo
fece
arrestare
.
Il
capo
dei
mendicanti
è
il
Cerina
,
un
tipo
che
io
ho
dovuto
studiare
più
di
una
volta
nella
mia
Milano
sconosciuta
e
Milano
moderna
.
È
un
ex
-
librivendolo
disgustato
della
vita
ladra
che
lo
obbliga
,
a
70
anni
e
impotente
,
a
dormire
sotto
un
cielo
indiavolato
,
o
sui
gradini
delle
chiese
,
o
in
fondo
agli
angiporti
,
o
con
le
spalle
al
pilastro
d
un
arcata
qualunque
,
nelle
notti
ch
egli
chiama
polari
.
Pare
un
Aronne
.
La
sua
barba
,
folta
e
fluente
,
gli
tiene
caldo
lo
stomaco
,
e
la
sua
capigliatura
,
che
ingrigia
adagio
adagio
,
documenta
la
sua
discesa
nell
inferno
sociale
.
Il
suo
sogno
è
di
rialzarsi
con
una
bracciata
di
libri
vecchi
o
arcivecchi
.
Mi
diceva
l
altro
giorno
che
,
se
non
gli
avessero
arrestato
il
suo
amico
Carlo
Romussi
,
direttore
del
Secolo
,
a
quest
ora
la
sua
fortuna
sarebbe
fatta
.
Prima
dell
arresto
gli
aveva
promesso
una
carriolata
di
classici
della
biblioteca
Sonzogno
.
La
sua
predilezione
per
i
frati
del
convento
del
viale
Monforte
è
spiegabilissima
.
In
mezzo
alla
pitoccaglia
,
egli
è
ancora
qualche
cosa
.
A
mezzogiorno
il
buon
Cerina
diventa
una
specie
di
caporale
di
un
pelottone
di
pezzenti
.
Separa
gli
spiantati
dalle
spiantate
,
mette
in
fila
gli
uni
e
le
altre
e
lascia
prendere
a
ciascuno
di
loro
una
scodella
di
minestra
fumante
.
«
Non
faccio
per
dire
ma
è
minestra
di
brodo
che
sente
della
pestata
di
lardo
.
A
me
piace
e
piace
anche
ai
miei
colleghi
»
..
Il
portinaio
è
frate
Daniele
.
Un
uomo
alto
e
ossuto
,
con
gli
occhiacci
della
gente
che
porta
nel
petto
il
male
crudele
che
manda
sollecitamente
all
altro
mondo
.
È
stato
parecchi
anni
al
Chilì
,
ove
prese
una
febbriciattola
che
lo
tormenta
ancora
.
Il
suo
italiano
ha
molto
del
bergamasco
.
È
di
una
intelligenza
più
che
comune
.
Non
posso
mettere
in
dubbio
la
sua
vocazione
religiosa
,
perché
indossa
la
tonaca
da
una
filata
d
anni
.
Ma
non
sono
sicuro
ch
egli
sia
capace
di
capire
quello
che
legge
,
se
pure
legge
.
Coi
poverelli
è
di
una
bontà
femminile
.
Fino
a
caldaia
vuota
non
nega
mai
una
scodellata
di
minestra
a
chi
gli
riporge
la
ciotola
per
saziarsi
.
I
mangiatori
di
minestra
appartengono
ai
due
sessi
.
Le
donne
sono
malvestite
,
stracciate
,
piene
di
pezze
,
coi
piedi
negli
zoccoli
che
piegano
sui
sassi
.
La
loro
faccia
riassume
un
secolo
di
patimenti
.
Talune
entrano
dinoccolate
,
coi
bimbi
sulle
braccia
,
che
paiono
sacchetti
di
carne
morta
,
o
coi
piccini
a
mano
,
che
strascinano
dietro
come
il
bastone
gli
sfaccendati
.
I
bimbi
,
abituati
ai
pasti
irregolari
e
a
tutte
le
sofferenze
degli
adulti
,
hanno
perso
il
vezzo
di
piangere
.
Sono
piccini
,
stracchi
,
stremati
,
spolpati
,
anemici
,
biancastri
,
che
fanno
andar
via
la
voglia
di
vederli
.
Sono
sporchi
,
puzzolenti
con
la
mucidaglia
assecchita
sotto
i
nasucci
pavonazzi
,
con
gli
occhi
incatramati
di
secrezioni
,
con
le
manine
vischiose
,
coi
pannolini
a
sbrendoli
,
che
penzolano
pieni
di
cacherie
.
Le
madri
non
sono
vecchie
.
Sembrano
donne
state
sorprese
sullo
stradone
dalla
bufera
,
che
ha
loro
portato
via
la
fioritura
dalle
guance
.
Non
hanno
più
nulla
.
Sono
volti
scarni
,
mammelle
vuote
,
fianchi
sfiancati
.
Il
loro
occhio
smarrito
traduce
la
fame
.
Gli
straccioni
sono
vecchi
e
giovani
.
C
è
chi
ha
il
piede
nella
fossa
e
chi
lo
ha
appena
alla
soglia
della
vita
.
Indossano
abiti
frustati
da
tre
o
quattro
generazioni
.
Giacchettoni
scuciti
,
chiazzati
di
untume
,
coi
baveri
impegolati
dal
sudiciume
delle
zazzere
.
Cappelli
stinti
,
sforacchiati
,
con
la
tesa
staccata
giù
per
la
nuca
o
per
l
orecchio
.
Calzoni
consumati
,
che
perdono
il
sedere
,
che
mostrano
le
ginocchia
,
che
lasciano
vedere
i
malleoli
impaltati
.
Qualcuno
sembra
un
viandante
che
abbia
sospeso
il
cammino
per
ristorarsi
lo
stomaco
.
Porta
appeso
alla
schiena
il
parapioggia
di
cotone
mezzo
marcio
,
colle
bacchette
che
scappano
fuori
da
tutte
le
parti
,
e
qualche
altro
scalcagnato
tiene
sotto
il
braccio
il
fagotto
dei
propri
cenci
.
A
scarpe
stanno
tutti
male
.
Sono
sfondate
,
slabbrate
,
piene
di
buchi
e
di
cicatrici
.
I
loro
padroni
vanno
via
lemme
lemme
,
come
se
avessero
i
piedi
piagati
o
le
dita
suggellate
di
calli
scellerati
.
Passata
la
postierla
vi
trovate
sotto
i
portici
che
inquadrano
il
primo
giardino
.
La
floricoltura
non
deve
essere
spasso
dei
frati
scalzi
,
perché
non
si
vedono
che
alberelle
morenti
o
tisiche
,
o
campanule
rosse
come
nei
prati
.
Lungo
il
portico
,
a
sinistra
,
è
l
entrata
dei
cappuccini
nella
chiesa
.
Al
di
là
è
un
altro
«
giardino
»
,
incorniciato
da
portici
identici
a
quelli
del
primo
.
È
un
po
più
rifiorito
dell
altro
ed
è
riservato
ai
soli
«
padri
»
e
agli
«
studenti
»
.
Sotto
i
portici
sono
la
«
scuola
di
eloquenza
»
e
il
«
refettorio
»
.
Gli
studenti
non
superano
la
dozzina
.
Non
so
che
cosa
imparino
,
perché
,
interrogandoli
,
mi
salutarono
e
non
mi
risposero
.
Avranno
forse
qualche
regola
speciale
,
che
non
permette
loro
di
parlare
coi
civili
!
...
Appena
ritornati
dalla
prigionia
,
vi
sembravano
tanti
smemorati
che
avessero
dimenticato
tutto
in
una
notte
,
o
individui
cresciuti
in
un
isolotto
disabitato
e
senza
comunicazioni
col
mondo
.
Le
pareti
dei
portici
del
primo
e
del
secondo
giardino
,
sono
illustrate
da
oleografie
che
rappresentano
tutte
le
tradizioni
dei
...
padri
...
che
li
precedettero
.
Sono
orribili
frati
del
500
!
con
la
palma
in
mano
,
con
la
bocca
aperta
,
con
le
braccia
slargate
,
dinanzi
le
apparizioni
di
dio
e
della
madonna
o
di
qualche
altro
demonio
santificato
.
Alcuni
volano
,
altri
sono
coi
piedi
nell
aria
e
con
le
mani
che
stanno
per
aggrapparsi
alla
nuvolaglia
celeste
.
Sono
tutti
frati
inebriati
,
estasiati
,
imparadisati
.
Le
biografie
sotto
le
illustrazioni
,
fanno
scompisciare
dalle
risa
anche
le
persone
che
vogliono
essere
serie
ad
ogni
costo
..
Il
caporale
maggiore
,
che
dall
alto
del
carretto
ha
scambiato
i
cenciosi
per
una
banda
di
ribelli
,
ha
pure
sentito
un
colpo
di
fucile
,
che
gli
parve
uscito
dalla
folla
del
cortile
.
Fu
forse
questa
esplosione
che
lo
fece
saltare
in
terra
terrorizzato
.
Il
testimonio
che
non
vuole
essere
riconosciuto
,
mi
raccontò
l
assalto
al
convento
senza
fremere
e
senza
una
parola
di
biasimo
o
di
lode
per
alcuno
.
-
Dopo
le
comunicazioni
del
caporale
maggiore
,
la
truppa
circondò
il
convento
e
incominciò
un
fuoco
di
colpi
secchi
e
insistenti
.
Gli
inquilini
delle
case
,
che
udivano
lo
strepito
delle
palle
,
credevano
che
i
soldati
stessero
contendendo
il
terreno
ai
rivoltosi
,
comandati
,
come
dicevano
alcuni
,
dal
Pirolini
repubblicano
.
Siccome
non
compariva
nessuno
,
aumentarono
le
scariche
.
Dietro
le
griglie
della
mia
casa
,
non
vedevo
che
fumo
e
non
sentivo
che
un
pam
!
pam
!
che
infuriava
e
una
gragnuola
di
proiettili
che
penetrava
negli
edifici
,
frantumava
i
vetri
,
faceva
cadere
tegole
o
portava
via
tocchi
di
grondaie
.
Le
palle
si
rovesciavano
sul
convento
a
centinaia
per
volta
,
con
un
accanimento
che
gelava
il
sangue
.
Tutti
poi
,
dalle
case
vicine
,
credevano
a
una
resistenza
inaudita
e
pensavano
alla
strage
.
Alle
fucilate
si
aggiunse
il
cannone
.
Buum
!
Buuummm
!
-
Lo
spavento
delle
famiglie
fa
venir
su
la
pelle
d
oca
anche
adesso
.
Non
abituate
a
trovarsi
così
vicine
ai
combattimenti
di
uomini
contro
uomini
,
le
donne
gridavano
,
si
stringevano
al
petto
i
figli
e
si
nascondevano
,
dove
l
entrata
dei
proiettili
era
meno
probabile
.
-
Buumm
!
Buuuummmm
!
-
Le
cannonate
si
prolungavano
nell
aria
e
diffondevano
il
terrore
.
Furono
per
me
,
e
credo
per
tutti
,
momenti
crudeli
.
Mi
aspettavo
una
scarica
di
cannone
nel
salotto
,
ove
mi
trovavo
,
di
minuto
in
minuto
.
Deploravo
di
non
aver
mandato
la
moglie
e
i
figli
altrove
.
Ma
poi
dicevo
che
non
ne
avevo
colpa
.
La
muraglia
venne
sfondata
in
due
minuti
.
Il
cannone
aveva
fatto
una
larga
breccia
,
nella
prima
muraglia
vicino
al
pilastro
del
cancello
,
dalla
quale
potevano
passare
tre
uomini
assieme
.
I
soldati
entrarono
nel
cortile
a
baionetta
in
canna
al
grido
di
:
vittoria
!
vittoria
!
Non
vi
trovarono
che
gli
ultimi
poveri
che
fuggivano
,
dopo
aver
aiutato
a
spalancare
la
postierla
,
e
tre
cadaveri
.
Il
primo
,
mi
disse
il
Cerina
,
che
era
presente
,
venne
ucciso
mentre
metteva
in
bocca
l
ultima
cucchiaiata
di
pasta
.
Era
addossato
al
muro
vicino
al
pisciatoio
e
cadde
in
terra
morto
con
la
tazzina
in
mano
.
Il
secondo
credevano
che
fosse
diventato
matto
.
Prese
la
rincorsa
,
fece
quattro
o
cinque
passi
verso
il
centro
del
cortile
e
precipitò
supino
come
un
sacco
di
stracci
.
Egli
era
morto
come
l
altro
.
Il
terzo
irrigidiva
sotto
il
portico
della
chiesa
,
stiracchiandosi
con
dei
moti
convulsi
.
Un
altro
mendicante
era
stato
colpito
durante
le
prime
fucilate
a
pochi
passi
dal
cancello
,
evidentemente
in
cammino
per
entrare
a
mangiare
la
minestra
.
I
tre
del
cortile
erano
vecchiotti
.
La
loro
esistenza
era
forse
inutile
!
Dio
li
abbia
in
gloria
!
-
Il
cancello
era
aperto
o
chiuso
?
-
Chiuso
.
La
chiave
era
nella
mia
tasca
.
Dal
principio
dei
tumulti
,
i
frati
avevano
creduto
che
le
precauzioni
non
fossero
mai
troppe
.
-
Cerina
-
mi
dissero
-
voi
conoscete
quasi
tutta
la
«
nostra
famiglia
»
che
viene
a
mangiare
a
mezzogiorno
.
Non
aprite
che
ai
nostri
amici
.
-
Avreste
aperto
anche
ai
soldati
,
suppongo
,
se
ve
lo
avessero
ordinato
.
-
Subito
.
Non
avrebbero
avuto
da
dirmi
che
questo
:
«Aprite.!»
perché
il
cancello
venisse
loro
spalancato
.
IL
MENDICANTE
CERINA
RACCONTA
LA
SCENA
SPAVENTOSA
Luigi
Cerina
,
con
la
sua
deposizione
alla
buona
,
c
introduce
nell
intimità
del
dramma
.
«
Le
turbolenze
dei
primi
due
giorni
mi
avevano
insegnato
un
po
di
prudenza
.
Dopo
la
sollevazione
di
Porta
Ticinese
,
consigliai
i
frati
a
sospendere
la
distribuzione
della
minestra
.
Dicevo
loro
che
la
ragazzaglia
avrebbe
potuto
mischiarsi
coi
mendicanti
e
far
nascere
qualche
cosa
di
grosso
nel
convento
.
I
frati
,
buoni
,
isolati
dagli
avvenimenti
,
pensavano
più
allo
stomaco
dei
loro
ospiti
che
alla
perturbazione
cittadina
.
Essi
si
credevano
lontani
mille
miglia
dalle
operazioni
militari
.
Così
non
furono
del
mio
parere
,
e
bisogna
convenire
che
non
avevano
tutti
i
torti
.
Chiudere
il
cancello
ai
mangiaminestra
era
facile
,
ma
dove
avrebbero
trovato
da
mangiare
tutti
questi
poveri
cristi
la
cui
esistenza
era
basata
sulla
tazzina
calda
che
dava
loro
il
convento
?
Sospendendo
la
distribuzione
,
avevano
poi
paura
di
venire
biasimati
e
di
contribuire
,
senza
volerlo
,
a
dare
il
combustibile
alle
barricate
.
I
cenciosi
,
la
cui
maggioranza
era
composta
di
giovani
,
avrebbero
potuto
fare
del
baccano
e
abbandonarsi
cogli
altri
al
malfare
.
Questo
solo
pensiero
dava
loro
i
brividi
.
A
ogni
modo
mi
dissero
:
Voi
,
Cerina
,
che
li
conoscete
tutti
,
resterete
al
convento
.
E
,
dicendomelo
,
mi
affidavano
le
chiavi
del
cancello
d
entrata
,
coll
ingiunzione
di
non
far
entrare
che
forestieri
e
pitocchi
.
I
forestieri
sono
i
frati
che
passano
da
Milano
e
sostano
al
convento
una
notte
o
due
prima
di
riprendere
il
viaggio
.
«
Vi
ho
detto
dei
tre
morti
nel
cortile
.
La
confusione
di
quel
momento
non
era
poco
e
posso
avere
straveduto
.
Ma
,
se
i
miei
occhi
non
mi
hanno
tradito
,
potete
dire
che
le
prime
duecento
o
trecento
fucilate
hanno
fatto
,
nell
interno
tre
vittime
.
Il
terzo
mendicante
venne
raggiunto
non
so
dove
da
una
palla
,
mentre
finiva
di
vuotare
la
ciotola
sotto
il
piccolo
portico
della
chiesuola
.
Egli
mangiava
seduto
sulle
calcagna
.
Rovesciato
,
supino
,
si
agitava
,
come
se
avesse
avuto
le
convulsioni
.
Può
darsi
che
non
fosse
che
ferito
.
Era
vecchio
,
bassotto
,
sciancato
.
Alloggiava
presso
qualcuno
in
via
Stella
.
Non
l
ho
più
veduto
in
nessuna
parte
.
«
I
pitocchi
,
presi
dal
panico
,
si
erano
pigiati
nell
andito
e
calcati
uno
sull
altro
lungo
l
entrata
del
convento
.
Tutti
assieme
facevano
compassione
.
I
proiettili
cadevano
da
ogni
parte
e
noi
non
avevamo
per
coprirci
che
le
nostre
mani
e
per
proteggerci
che
le
nostre
preghiere
.
Le
donne
coi
bimbi
piangevano
e
nascondevano
la
testa
delle
loro
creature
con
le
braccia
.
Gli
uomini
cercavano
di
ficcare
la
faccia
tra
le
spalle
degli
altri
.
«
Con
lo
spavento
,
la
lotta
per
la
conservazione
della
propria
esistenza
era
diventata
generale
ed
accanita
.
Ciascuno
di
noi
cercava
di
mettersi
più
al
sicuro
che
poteva
,
spingendosi
innanzi
,
magari
brutalmente
,
facendosi
largo
coi
pugni
chiusi
,
risospingendo
i
più
audaci
che
prendevano
gli
uomini
e
le
donne
per
le
spalle
per
aprirsi
la
via
verso
la
postierla
.
«
La
scarica
,
che
ci
fece
sussultare
sul
suolo
,
finì
per
incalzarci
tutti
a
cercare
un
rifugio
al
di
là
dell
assito
.
Si
gridava
come
disperati
.
-
Oh
,
Signore
!
Oh
,
Madonna
!
salvateci
!
salvateci
!
-
Ci
ammazzano
!
salvate
i
poveri
diavoli
che
non
hanno
fatto
niente
di
male
!
«
E
un
altra
scarica
,
che
mi
parve
una
cannonata
,
ci
fece
perdere
la
bussola
.
Infuriati
dal
parossismo
,
non
ci
furono
più
riguardi
nè
per
un
sesso
nè
per
l
altro
.
Si
spingeva
e
si
calcava
come
si
poteva
.
La
postierla
subiva
le
ondate
impetuose
senza
cedere
.
Allora
diventammo
tutti
pazzi
.
-
Aprite
!
Aprite
!
-
Oh
,
Dio
,
si
muore
!
«
E
in
un
momento
supremo
,
come
se
tutte
le
forze
riunite
si
fossero
rovesciate
verso
un
punto
,
le
lastre
di
ferro
dei
catenacci
che
ci
precludevano
la
via
del
rifugio
si
staccarono
quasi
fossero
state
di
pasta
frolla
,
e
l
uscio
della
postierla
andò
al
suolo
con
un
fracasso
che
fece
scappare
gli
ultimi
frati
in
coro
.
«
L
invasione
fu
un
attimo
indescrivibile
.
Si
fuggiva
come
quando
si
è
inseguiti
dall
acqua
straripata
dal
fiume
.
A
gambe
levate
,
senza
pensare
ai
caduti
,
senza
voltarci
indietro
,
infilando
la
scala
che
sale
o
discende
,
svoltando
a
destra
o
a
sinistra
,
tappandoci
in
una
latrina
,
in
una
cella
rimasta
aperta
,
nascondendoci
nel
solaio
,
nella
paglia
della
stalla
,
o
buttandoci
attraverso
le
fascine
della
legnaia
nel
cortile
del
fabbricato
rustico
.
Tutto
era
buono
per
salvarci
.
Un
buco
,
una
tana
,
un
sottoscala
,
un
armadio
o
il
porcile
.
«
Il
rimbombo
delle
cannonate
entrava
nel
monastero
come
una
sciagura
cittadina
,
che
rincupiva
per
il
porticato
e
si
schiantava
sull
alto
della
muraglia
in
fondo
,
come
un
immenso
piatto
di
rame
che
andava
in
frantumi
.
«
Ero
riuscito
ad
accovacciarmi
sull
ultimo
scalino
della
cantina
,
ove
trovai
due
frati
laici
che
tremavano
come
foglie
.
Dopo
di
me
discesero
due
altri
mendicanti
.
Nessuno
di
noi
fiatava
.
Il
cannone
pareva
che
avesse
cessato
.
Non
si
sentivano
più
che
fucilate
che
rumoreggiavano
in
varie
direzioni
.
Un
minuto
dopo
udivamo
i
soldati
che
sacramentavano
per
i
portici
,
dicendo
parole
che
la
mia
bocca
educata
non
può
ripetere
.
Confesso
che
il
minuto
ci
parve
un
secolo
.
Avevamo
paura
che
i
fucili
ci
ammazzassero
giù
al
buio
come
tanti
conigli
.
Eravamo
così
appiattati
l
uno
addosso
all
altro
,
quando
una
voce
dall
alto
della
scala
ci
gelò
il
sangue
nelle
vene
.
-
Arrendetevi
!
Arrendetevi
!
«
Con
la
voce
si
faceva
sentire
una
spada
sguainata
che
percoteva
il
muro
.
-
Arrendetevi
!
«
Era
un
capitano
che
discendeva
,
accompagnato
da
parecchi
soldati
che
avevano
il
fucile
con
la
baionetta
inastata
.
-
Arrendetevi
!
«
Mi
feci
coraggio
e
risposi
:
-
Cosa
vuole
che
«
rendiamo
»
,
,
signor
capitano
?
Semm
tutt
poveritt
.
«
Il
capitano
mi
prese
per
un
braccio
e
mi
trascinò
su
per
la
scala
,
buttandomi
in
mezzo
agli
altri
già
stati
radunati
sotto
il
portico
in
mezzo
a
un
nugolo
di
soldati
.
«
Intanto
soldati
e
superiori
frugavano
il
convento
dal
soffitto
alla
base
.
Snidavano
quelli
che
erano
riusciti
a
trovare
un
nascondiglio
e
cercavano
le
armi
.
Noi
eravamo
stati
palpeggiati
fino
ai
capelli
,
e
per
fortuna
nessuno
di
noi
aveva
in
saccoccia
un
coltello
.
«
A
intervalli
di
minuti
,
alcuni
soldati
venivano
con
qualche
frate
o
qualche
pidocchioso
che
avevano
scovato
in
una
parte
recondita
dell
edificio
.
«
Una
volta
che
fummo
tutti
sotto
il
portico
,
ci
si
ordinò
di
andare
in
Chiesa
.
I
frati
laici
erano
dietro
i
padri
.
Noi
eravamo
in
coda
a
tutti
.
«
Colui
che
aveva
dato
il
comando
era
un
ufficiale
più
che
energico
.
La
sua
voce
faceva
accapponare
la
pelle
e
le
sue
parole
passavano
nelle
orecchie
come
potenti
schiaffi
.
«
Entrando
in
chiesa
,
sentii
uno
sparo
di
fucile
.
Mi
pare
che
venisse
dalla
stanza
attigua
al
coro
.
Lo
hanno
udito
anche
quelli
vicino
a
me
.
Ma
,
come
ho
detto
,
nessuno
di
noi
aveva
la
testa
a
segno
.
Eravamo
terrorizzati
e
potevamo
benissimo
scambiare
una
fucilata
per
una
cannonata
.
«
Entrammo
in
coro
come
gente
che
va
al
patibolo
.
Chi
piangeva
dirottamente
,
chi
singhiozzava
in
un
modo
da
rompere
il
cuore
,
chi
raccomandava
l
anima
a
Dio
e
chi
mormorava
preci
con
le
mani
giunte
o
coi
polsi
incrociati
e
le
mani
piatte
sul
petto
.
Le
donne
tenevano
fra
le
braccia
i
bimbi
come
una
preghiera
.
«
I
soldati
erano
sfilati
dinanzi
a
questo
esercito
di
piangenti
col
fucile
a
baionetta
in
canna
puntato
verso
il
loro
petto
.
Ciascuno
di
noi
aveva
paura
che
un
grido
,
un
gesto
facesse
prorompere
tutte
quelle
bocche
di
fuoco
in
una
volta
sola
.
Io
sono
un
povero
infelice
senza
colori
sulla
tavolozza
.
Ma
forse
anche
coloro
che
l
hanno
più
ricca
della
mia
riusciranno
difficilmente
a
tradurre
in
poche
parole
lo
stato
dell
animo
nostro
in
quei
minuti
di
trepidazione
angosciosa
.
«
Pare
che
nella
mente
dell
ufficiale
fosse
l
idea
di
farci
fucilare
in
massa
.
Ci
credeva
rivoltosi
,
finti
mendicanti
,
falsi
frati
tutti
truccati
per
la
rivoluzione
.
Parecchi
della
comitiva
erano
sulle
ginocchia
e
pregavano
con
la
sollecitudine
della
gente
che
non
ha
tempo
da
perdere
o
si
sente
la
morte
alla
schiena
.
Alle
madri
si
riempivano
gli
occhi
.
C
era
una
donna
che
aveva
due
piccini
attaccati
alle
vesti
,
che
piangevano
,
e
un
altro
al
seno
che
strillava
.
E
c
era
pure
un
padre
che
aveva
tre
figli
.
Era
un
uomo
che
si
era
ammalato
ed
era
caduto
nell
ultima
miseria
.
«
L
ansia
era
stata
protratta
fino
allo
svenimento
.
Alcuni
dinanzi
le
baionette
cominciarono
a
sentirsi
male
.
-
Fermi
!
Fermi
!
«
Fu
il
nostro
salvatore
.
Era
un
tenente
...
sul
grado
posso
anche
sbagliarmi
.
Era
un
tenente
di
fanteria
che
entrava
col
revolver
in
mano
.
-
Capitano
!
Che
cosa
fa
!
non
vede
che
sono
tutti
poveri
?
«
La
voce
del
tenente
rianimò
tutti
,
e
tutti
si
misero
a
dire
m
coro
:
-
Grazia
,
grazia
,
scior
tenente
,
che
alcuni
chiamavan
maggiore
!
Dio
lo
benedica
!
Dio
gliene
renda
merito
!
Che
Dio
el
ghe
daga
del
ben
!
«
E
,
se
avessimo
potuto
,
ci
saremmo
prostrati
ai
suoi
piedi
e
gli
avremmo
baciate
le
scarpe
.
«
Senza
di
lui
saremmo
tutti
morti
.
Cinque
minuti
più
tardi
e
il
coro
sarebbe
stato
uno
stanzone
di
cadaveri
.
Nelle
mie
preghiere
non
dimenticherò
mai
il
mio
salvatore
.
«
Circondati
dai
soldati
uscimmo
tutti
e
ci
avviammo
alla
prefettura
di
via
Monforte
,
pallidi
e
invecchiati
di
dieci
anni
»
.
«
Scusi
,
mi
son
dimenticato
di
dirle
che
a
mezzogiorno
in
punto
ho
aperto
il
cancello
del
cortile
del
convento
a
tre
negozianti
che
mi
scongiuravano
.
-
Oh
signor
,
ch
el
ne
salva
che
fan
i
sciupettad
!
«
Apersi
loro
e
vennero
arrestati
con
tutti
gli
altri
.
L
arresto
è
stato
per
loro
un
fastidio
.
Ma
senza
di
me
a
quest
ora
sarebbero
al
cimitero
di
Musocco
»
..
LE
RIVELAZIONI
DI
PADRE
ISAIA
Io
ero
dinanzi
la
cinta
del
viale
Monforte
,
e
dicevo
,
tra
me
e
me
,
che
era
proprio
un
peccato
che
scomparisse
una
muraglia
storica
.
Se
fossi
ricco
,
mi
andavo
ripetendo
,
la
comprerei
e
la
regalerei
a
un
museo
che
avesse
per
compito
di
conservare
i
monumenti
che
rappresentano
una
pagina
della
vita
pubblica
.
Con
queste
idee
,
mi
trovai
alla
postierla
del
convento
,
col
cordone
del
campanello
in
mano
,
determinato
a
lamentarmi
col
padre
Isaia
,
un
sacerdote
cappuccino
che
avevo
intervistato
più
di
una
volta
.
Il
frate
portinaio
non
è
più
quello
.
Egli
è
stato
cambiato
subito
dopo
le
giornate
di
maggio
,
perché
il
povero
Daniele
è
ancora
ammalato
di
paura
.
Mentre
si
facevano
le
fucilate
,
il
poveraccio
era
nella
stanza
contigua
all
entrata
a
scodellare
la
minestra
ai
poveri
,
come
tutti
gli
altri
giorni
.
Quello
d
oggi
non
è
così
alto
,
ma
non
è
meno
gentile
dell
altro
.
Tutte
le
volte
che
mi
vede
sorride
,
e
va
difilato
ad
annunciarmi
a
qualche
padre
.
-
Ho
bisogno
di
parlare
col
padre
Isaia
.
-
Vado
di
sopra
a
vedere
,
ma
credo
che
sia
in
coro
.
Il
padre
discese
con
un
giornale
religioso
in
mano
che
si
era
occupato
di
un
mio
articolo
:
era
l
Unità
Cattolica
.
-
Perché
non
me
li
mandate
mai
questi
vostri
articoli
?
mi
disse
egli
,
tendendomi
le
due
mani
,
col
trasporto
d
un
amicizia
sentita
.
Lo
fotografo
con
due
colpi
di
lapis
,
mentre
diamo
una
capatina
in
coro
.
È
tutt
assieme
una
figura
simpatica
e
vigorosa
.
La
sua
faccia
,
larga
e
massiccia
,
è
spruzzata
dalla
lucentezza
degli
occhioni
,
che
traducono
la
bonarietà
e
la
salute
.
Sull
altura
della
callotta
che
pare
appesa
alla
nuca
,
è
accoccolato
un
ciuffetto
di
capelli
abbaruffati
,
il
quale
documenta
che
è
ancora
in
lui
la
fierezza
del
cittadino
.
Le
sue
orecchie
alte
,
coi
padiglioni
larghi
e
ammantati
di
rosso
come
i
lobi
,
rivelano
l
uomo
che
si
tuffa
con
piacere
nell
acqua
lustrale
.
La
sua
barba
fluente
è
una
ditta
fratesca
.
È
una
distesa
di
peli
morbidi
filettata
di
qualche
capello
che
ingrigia
ai
margini
delle
due
punte
.
Usciti
dal
coro
girammo
per
il
porticato
e
infilammo
la
scala
che
conduce
alla
sua
cella
.
-
È
vero
,
padre
,
che
avete
venduto
il
terreno
sul
quale
è
la
muraglia
con
la
breccia
tappata
?
-
È
vero
che
abbiamo
venduto
del
terreno
per
fabbricare
un
altro
convento
fuori
di
Porta
Magenta
,
alla
Maddalena
Grande
.
Ma
quasi
tutta
la
facciata
lungo
il
viale
è
rimasta
nostra
.
La
breccia
rimane
tale
e
quale
.
Una
chiazza
bianca
coperta
del
lastrone
di
metallo
per
gli
avvisi
sacri
.
La
breccia
era
rasente
il
pilastro
destro
della
cancellata
.
Giungendo
al
piano
superiore
,
incontrammo
tre
frati
,
i
quali
si
prostrano
ai
piedi
del
padre
Isaia
con
un
abbandono
supplichevole
,
curvando
la
testa
fin
quasi
a
terra
e
non
alzandosi
che
dopo
avergli
baciato
la
mano
con
effusione
.
Capii
ch
egli
era
il
padre
vicario
.
La
cella
di
ogni
padre
ha
un
motto
stampato
su
una
striscia
di
cartone
inchiodata
all
uscio
.
Quello
del
padre
vicario
è
questo
:
Si
omni
anno
unum
vitium
extirparemus
,
cis
viri
perfecti
efficiemur
:
se
ogni
anno
estirperemo
un
vizio
,
diventeremo
,
quaggiù
,
uomini
perfetti
.
La
cella
numero
3
del
padre
Isaia
-
come
quella
di
tutti
gli
altri
inquilini
del
convento
-
non
ha
spazio
che
per
una
persona
.
Si
entra
uno
dietro
l
altro
.
La
finestra
che
dà
sull
ortaglia
è
in
faccia
all
uscio
.
A
sinistra
,
è
un
lettuccio
di
acero
con
un
semplice
pagliericcio
poco
soffice
,
nascosto
sotto
una
coperta
di
lana
colorata
.
Ai
piedi
del
letto
,
è
un
inginocchiatoio
,
con
lo
schienale
sormontato
da
un
asse
lucida
e
giallognola
come
il
resto
che
serve
da
leggio
o
da
tavolo
di
lavoro
.
A
destra
è
un
piccolo
scaffale
,
pieno
di
libri
religiosi
,
agganciato
alla
parete
.
Intanto
che
il
padre
Isaia
sfogliava
il
libro
che
gli
avevano
portato
,
io
pensavo
alle
due
baionettate
che
aveva
ricevuto
senza
punto
accorgersene
.
Non
era
uno
smemorato
,
non
aveva
perduto
la
conoscenza
né
prima
né
dopo
l
avvenimento
;
era
rimasto
calmo
anche
quando
era
stato
adagiato
nel
letto
dell
Ospedale
Maggiore
,
e
tuttavia
non
sapeva
spiegarsi
come
le
baionette
gli
fossero
entrate
nelle
carni
e
lo
avessero
inondato
di
sangue
.
-
Proprio
,
padre
vicario
,
non
avete
sentito
né
dolore
,
né
il
freddo
dell
acciaio
che
penetrava
nel
corpo
?
-
Non
ho
sentito
nulla
,
proprio
nulla
.
Mi
sono
sentito
spossato
solo
vicino
alla
breccia
.
Là
,
dinanzi
al
muro
squarciato
,
incominciai
a
respirare
affannosamente
.
Pareva
che
avessi
sullo
stomaco
una
specie
di
oppressione
.
Non
appena
mi
trovai
sotto
l
atrio
del
palazzo
prefettizio
,
domandai
da
bere
,
perché
mi
sentivo
la
gola
che
bruciava
,
e
una
sedia
perché
non
potevo
stare
più
in
piedi
.
Dovevo
essere
pallido
come
un
morto
perché
parecchi
mi
domandavano
se
mi
sentivo
male
.
Io
rispondevo
che
mi
pareva
d
essere
invaso
da
un
languore
che
mi
faceva
desiderare
un
giaciglio
.
Mi
si
condusse
all
Ospedale
ove
mi
si
domandò
che
cosa
avevo
.
Risposi
che
potevo
essere
un
po
agitato
e
li
pregavo
con
insistenza
perché
mi
salassassero
subito
o
mi
mettessero
le
sanguisughe
.
Nella
sala
dell
ambulanza
medica
mi
si
rifece
la
domanda
di
prima
.
-
Che
cosa
si
sente
?
-
Nulla
.
Sono
un
po
fiacco
,
un
po
spossato
.
Pare
che
mi
manchi
il
fiato
.
-
Non
è
ferito
?
-
Nossignore
.
-
Eppure
dove
c
è
sangue
c
è
ferita
.
Non
vede
che
perde
sangue
?
-
Avevo
i
sandali
inaffiati
di
sangue
.
-
Provi
a
levarsi
la
tonaca
.
-
Non
ero
più
che
un
immensa
macchia
rossa
.
Il
panno
della
sottoveste
,
movendosi
,
si
era
inzuppato
e
mi
aveva
insudiciato
tutta
la
pelle
.
Mi
si
voleva
mandare
all
ambulanza
chirurgica
,
ma
per
la
gentilezza
del
carissimo
dottor
Conti
mi
adagiarono
nell
infermeria
ove
si
constatò
che
ero
stato
bucato
da
due
colpi
di
baionetta
.
Uno
mi
era
stato
dato
a
sinistra
,
in
direzione
del
polmone
,
e
un
altro
lungo
la
stessa
parte
dell
inguine
.
Mi
medicarono
e
vi
rimasi
più
di
dieci
giorni
.
-
Che
cosa
avevate
fatto
per
trattarvi
a
colpi
di
baionetta
?
Il
cappuccino
rimase
pensoso
.
Pareva
che
non
avesse
voglia
di
rimestare
il
passato
.
L
esitazione
non
durò
che
pochi
secondi
.
Egli
si
convinse
che
non
poteva
tacere
..
La
storia
è
storia
,
e
nessuno
ha
diritto
di
sopprimerla
.
-
Io
parlo
pro
veritate
.
Quando
entrarono
i
soldati
mi
trovavo
nella
stanzettina
vicino
alla
postierla
d
entrata
a
lavare
la
ferita
alla
gamba
di
un
pitocco
,
che
non
aveva
potuto
finire
di
mangiare
la
minestra
.
Gliela
fasciai
in
fretta
e
in
furia
per
impedire
l
emorragia
e
poi
uscii
con
la
bottiglia
dell
aceto
in
mano
.
L
invasione
militare
dopo
le
cannonate
non
mi
poteva
sorprendere
.
Deposi
la
bottiglia
sul
murello
dei
vani
tra
le
colonne
del
portico
,
voltai
a
destra
e
tentai
di
raggiungere
la
testa
dei
soldati
-
che
andavano
in
su
,
.
all
impazzata
,
coi
fucili
e
le
baionette
in
canna
puntati
verso
il
petto
dei
poveri
diavoli
ch
essi
credevano
rivoltosi
-
per
assicurare
l
ufficiale
che
li
comandava
che
in
convento
non
c
era
anima
viva
,
tranne
i
frati
e
i
poveri
venuti
a
mangiare
la
minestra
.
I
soldati
era
eccitati
.
Schiamazzavano
e
dicevano
parole
ingiuriose
.
-
Per
esempio
?
-
Non
posso
ripeterle
.
-
Ripetetele
,
padre
,
in
nome
della
storia
!
Non
ci
fu
verso
di
fargliele
ripetere
.
-
Per
istornare
qualche
terribile
eccidio
,
pensai
di
parlare
al
primo
ufficiale
che
mi
fosse
capitato
,
vedendo
che
i
soldati
correvano
con
gli
occhi
smarriti
,
terrorizzati
.
-
Ritornai
verso
la
stanzuccia
,
dove
avevo
lasciato
il
ferito
,
e
mi
imbattei
appunto
in
un
ufficiale
che
stava
in
coda
ai
soldati
,
e
mostrandogli
la
caldaia
della
minestra
lo
pregai
che
non
facesse
alcun
male
a
quei
poverelli
che
erano
venuti
per
sfamarsi
.
Se
mi
ricordo
bene
,
era
un
tenente
.
Mi
guardò
in
faccia
come
per
scovare
il
ribelle
e
poi
,
con
un
«
frataccio
cane
!
»
mi
agguantò
per
il
collo
della
tonaca
e
mi
piantò
la
canna
del
suo
revolver
al
ventre
.
Forse
sarà
stata
la
mia
impressione
.
Mi
pareva
che
il
suo
dito
cercasse
il
grilletto
.
Col
coraggio
della
gente
che
difende
la
propria
esistenza
,
gli
contorsi
la
mano
e
lo
costrinsi
a
mettere
la
canna
nel
vuoto
.
Egli
si
mise
a
scuotermi
senza
mai
abbandonare
il
colletto
della
veste
e
con
dei
continui
tentativi
di
rimettermi
l
arma
nella
posizione
di
potermi
uccidere
.
Si
trattava
della
mia
vita
e
io
gliela
contesi
con
tutte
le
mie
forze
.
-
Permettetemi
,
padre
,
di
stringervi
la
mano
.
Io
avevo
bisogno
di
una
pausa
per
sottrarmi
alle
sensazioni
dolorose
.
-
Il
tenente
insisteva
ed
io
non
abbandonavo
mai
la
canna
.
-
Mi
bruttava
di
villanie
e
io
gli
rispondevo
che
si
sbagliava
e
che
non
ero
un
«
frataccio
cane
»
.
Per
il
collo
della
tonaca
egli
mi
trascinava
sempre
verso
l
uscita
.
Io
pensavo
in
quel
momento
che
egli
volesse
condurmi
nel
cortile
e
farmi
fucilare
dai
soldati
.
-
Signor
ufficiale
,
gli
dissi
,
non
mi
faccia
questa
figura
.
Se
vuole
uccidermi
mi
uccida
qui
subito
,
senza
condurmi
di
fuori
.
Sarebbe
uno
strazio
inutile
.
Se
devo
morire
,
è
meglio
che
muoia
nella
casa
dei
miei
fratelli
.
-
Io
pregavo
,
e
l
ufficiale
,
invece
di
darmi
retta
,
mi
scoteva
e
mi
trascinava
a
colpi
per
il
cortile
.
Mi
credevo
perduto
.
-
Il
suo
pensiero
doveva
essere
quello
di
farmi
ammazzare
dai
soldati
.
Senza
mai
abbandonare
la
canna
del
revolver
,
cercavo
di
proteggere
il
mio
col
suo
corpo
.
E
lui
,
l
ufficiale
,
impiegava
tutti
i
suoi
sforzi
per
mettermi
alla
mercè
dei
fucili
.
-
Giunti
al
fianco
della
breccia
,
egli
fu
lì
lì
per
finirmi
.
-
Io
gli
dissi
che
infine
non
ero
che
un
povero
frate
stato
colto
a
medicare
un
ferito
.
-
Creda
,
signor
tenente
,
che
nel
convento
non
ci
furono
mai
nè
insorti
,
nè
armi
da
fuoco
.
-
Passò
nella
sua
mente
un
dubbio
?
Non
ve
lo
saprei
dire
.
La
verità
è
che
le
sue
parole
mi
rivelarono
ch
egli
mi
stava
proprio
mandando
all
altro
mondo
.
-
Con
disprezzo
,
come
quando
si
abbandona
un
nemico
indegno
perfino
dell
ultimo
supplizio
,
mi
disse
:
-
Per
questa
volta
ti
perdono
!
-
Con
una
fiatata
che
riassumeva
il
sacrificio
che
compiva
,
mi
buttò
per
il
buco
della
breccia
,
chiamando
i
soldati
.
Stramazzai
bocconi
,
colle
mani
che
mi
salvarono
la
faccia
.
Alzandomi
vidi
che
il
mio
piede
era
insanguinato
.
Non
mi
allarmai
,
perché
supponevo
il
sangue
uscito
dalla
scorticatura
che
mi
feci
cadendo
.
-
Fuori
della
breccia
è
stato
uno
spavento
.
Ogni
soldato
aveva
una
sudiceria
da
buttarmi
in
faccia
:
e
quello
che
mi
fece
più
pena
,
fu
di
veder
un
maggiore
,
credo
,
d
artiglieria
,
alto
,
magro
,
ruvido
,
che
portava
appesa
all
occhiello
una
lente
(
caramella
)
,
il
quale
,
incontrandomi
sul
piazzale
Monforte
,
alla
preghiera
di
rimandarmi
libero
perché
ero
innocente
,
con
burbero
cipiglio
mi
minacciò
con
la
mano
in
aria
un
manrovescio
,
e
...
Il
mio
contegno
di
frate
che
non
aveva
paura
di
morire
non
aveva
presa
su
di
loro
.
-
Figlio
si
di
p
!
.
-
Consegnatelo
-
disse
ad
alta
voce
il
superiore
ai
soldati
al
di
là
della
breccia
-
agli
alpini
.
-
Venni
preso
brutalmente
per
le
braccia
da
due
soldati
,
che
mi
incalzavano
con
le
parole
più
svergognate
del
postribolo
.
Il
terzo
,
il
caporale
,
mi
diceva
:
-
Avanti
,
frataccio
!
-
e
mi
teneva
la
punta
della
baionetta
alle
reni
.
-
Mi
pareva
di
perdere
il
cingolo
e
tentai
con
le
mani
di
tirarmelo
in
alto
,
avendo
già
perduti
i
grani
della
corona
fratesca
.
-
Sta
fermo
-
mi
disse
uno
dei
soldati
-
o
ti
brucio
le
cervella
!
-
Da
viale
Monforte
alla
via
Vivaio
,
mi
copersero
di
tutto
ciò
che
potete
immaginare
di
sconcio
e
di
osceno
.
-
Sull
angolo
della
via
Vivaio
erano
altri
soldati
e
un
capitano
.
Mi
duole
di
non
sapere
il
nome
del
superiore
.
Fu
il
primo
gentiluomo
che
incontrai
dopo
la
mia
sciagura
.
-
Badi
,
signor
capitano
,
che
è
un
rivoltoso
.
-
Non
importa
,
non
occupatevene
.
È
nelle
mie
mani
.
Alpini
,
conducetelo
alla
prefettura
.
-
Anche
gli
alpini
mi
trattarono
con
tutti
i
riguardi
.
Invece
di
trascinarmi
per
le
braccia
,
mi
lasciarono
libero
e
ingiunsero
ai
soldati
di
prima
di
lasciarmi
stare
,
perché
ero
sotto
la
loro
responsabilità
.
-
Il
prefetto
Winspeare
,
non
appena
mi
vide
entrare
,
mi
venne
incontro
dicendo
:
-
Come
,
mi
arrestate
anche
i
frati
?
-
I
soldati
del
viale
Monforte
gli
dissero
che
ero
un
rivoltoso
stato
colto
col
fucile
in
mano
.
-
Dov
è
questo
fucile
?
domandò
il
prefetto
.
-
Non
sappiamo
,
perché
questo
individuo
ci
venne
consegnato
dal
tenente
.
-
Mentre
io
stavo
dando
la
spiegazione
al
signor
prefetto
della
nostra
innocenza
e
che
dal
convento
non
poteva
essere
partito
alcun
colpo
di
fuoco
per
la
semplice
ragione
che
non
vi
erano
né
armi
né
armati
,
eccomi
ancora
davanti
quell
ufficiale
d
artiglieria
,
col
medesimo
atto
del
manrovescio
,
gridando
che
aveva
veduto
partire
il
colpo
dal
Convento
lui
stesso
!
...
-
Non
ci
sono
stati
altri
frati
,
padre
vicario
,
all
Ospedale
?
-
C
è
stato
frate
Alessandrino
,
il
vecchietto
che
le
ho
fatto
vedere
dabbasso
.
La
nocca
di
qualcuno
ci
interruppe
.
-
Ave
-
rispose
padre
Isaia
.
Entrò
un
frate
laico
a
portargli
un
piego
suggellato
.
Mi
voltai
dalla
parte
della
finestra
a
schizzare
il
frate
laico
Alessandrino
,
col
quale
avevo
parlato
più
di
una
volta
.
È
un
ometto
di
settanta
e
più
anni
,
mingherlino
,
ha
la
faccia
lentamente
consumata
dai
digiuni
,
con
gli
occhi
celesti
nelle
occhiaie
vizze
,
con
una
punta
di
barba
grigiastra
al
mento
e
dei
peli
dello
stesso
colore
disseminati
per
il
labbro
superiore
.
È
ammalato
da
un
pezzo
,
passa
il
tempo
tra
un
orazione
e
l
altra
,
pregando
il
signore
di
volergli
bene
.
Il
giornalista
lo
spaventa
più
del
diavolo
.
Mi
vedeva
e
scappava
.
Un
giorno
che
mi
aveva
sorpreso
col
lapis
e
il
note
book
in
mano
,
corse
ad
inginocchiarsi
all
altare
in
coro
e
ritornò
una
ventina
di
minuti
dopo
a
pregarmi
di
non
fargli
del
male
,
di
lasciarlo
stare
,
perché
lui
aveva
bisogno
,
per
la
sua
salute
,
di
una
grande
quiete
,
e
a
scongiurarmi
in
nome
del
Signore
Iddio
,
di
non
metterlo
sul
giornale
,
perché
lui
,
dopo
tutto
,
non
sapeva
nulla
,
non
aveva
fatto
nulla
e
non
voleva
dir
nulla
.
Era
un
uomo
che
aveva
paura
,
che
si
spaventava
per
delle
inezie
e
che
godeva
la
pace
del
coro
,
quando
era
vuoto
.
I
soldati
lo
facevano
rabbrividire
solo
a
pensarci
.
Non
appena
li
seppe
nel
convento
,
scomparve
dietro
il
coro
,
passò
in
chiesa
e
passò
sul
pulpito
,
rimanendovi
appiattito
sotto
la
croce
,
senza
quasi
respirare
,
per
timore
di
farsi
sentire
.
Se
lo
avessero
lasciato
sarebbe
rimasto
là
a
costo
di
morire
in
ginocchio
.
Invece
i
soldati
e
un
ufficiale
lo
hanno
scoperto
e
trascinato
giù
per
la
tonaca
.
Il
terrore
era
così
immenso
in
lui
che
tremava
tutto
e
dal
Convento
alla
Prefettura
venne
portato
a
braccia
da
due
giovani
frati
.
Il
prefetto
,
quando
vi
giunse
cogli
altri
,
lo
mandò
subito
all
ospedale
.
Padre
Isaia
aveva
finito
di
leggere
e
io
di
scrivere
.
-
Lo
hanno
trattato
bene
,
padre
,
all
ospedale
?
-
Con
tutti
i
riguardi
..
Le
monache
della
sala
di
San
Lazzaro
erano
di
una
gentilezza
materna
;
le
infermiere
e
gli
infermieri
nonostante
il
grande
lavoro
,
mi
usavano
speciali
riguardi
e
non
so
trovar
parole
di
gratitudine
e
di
ringraziamento
per
i
bravi
signori
medici
e
chirurghi
che
con
tanta
pazienza
e
delicatezza
mi
assistettero
nei
dieci
giorni
che
vi
dimorai
.
Sissignore
,
c
era
ordine
di
non
lasciarci
parlare
con
alcuno
senza
speciale
permesso
.
-
Dunque
sono
rimasti
tutto
il
tempo
senza
una
visita
?
-
Sono
venute
a
trovarci
parecchie
persone
,
come
il
Prevosto
di
Sant
Alessandro
,
di
S
.
Stefano
,
Monsignor
Montegagra
,
il
Cardinale
,
Monsignor
Nasoni
e
Magistretti
,
il
Conte
Greppi
,
il
nobile
Corti
,
D
.
Battista
,
le
contesse
Sormani
e
Sola
,
il
marchese
Cornaggia
eccetera
eccetera
eccetera
che
or
tutti
non
ricordo
...
il
deputato
Piola
,
per
esempio
.
-
Non
è
mai
stato
interrogato
?
-
Sissignore
,
sono
stato
interrogato
da
un
capitano
,
il
quale
fu
gentilissimo
.
Fu
lui
anzi
a
dirmi
che
almeno
una
baionettata
dovevo
averla
presa
in
convento
...
-
C
era
anche
il
tenente
che
lo
aveva
trascinato
e
buttato
attraverso
il
buco
della
breccia
?
-
C
era
,
e
mi
sembrava
alquanto
mortificato
...
Si
bussò
un
altra
volta
all
uscio
.
-
Ave
.
L
APPELLO
DEI
SOLDATI
Dieci
maggio
.
Sono
in
piedi
di
buon
mattino
.
Ho
buttato
giù
alcune
note
inaffiate
di
sangue
e
sono
uscito
.
Il
sole
è
rutilante
.
Questi
fasci
di
luce
calda
mi
fanno
male
.
Vorrei
che
lo
stesso
cielo
fosse
annuvolato
come
il
mio
cervello
.
Io
sono
tetro
,
sono
triste
,
sono
un
funerale
.
Darei
dieci
anni
di
vita
per
dimenticare
di
aver
vissuto
ieri
.
A
ogni
passo
il
lunedì
mi
risorge
nella
testa
affollata
di
cadaveri
e
dilagata
di
sangue
.
Le
muraglie
sono
tappezzate
di
decreti
di
Bava
Beccaris
.
I
«
Vogliamo
»
di
Napoleone
I
sentono
del
genio
dell
autore
.
I
suoi
proclami
sono
modelli
di
stile
vigoroso
.
È
tutta
una
prosa
,
la
prosa
napoleonica
,
che
si
legge
con
ammirazione
anche
a
tanti
anni
di
distanza
.
La
prosa
di
Bava
Beccaris
è
piena
di
solecismi
volgari
.
È
prosa
piatta
e
amanuense
.
Quando
mi
parla
di
provvedere
alla
«
confezione
del
rancio
giornaliero
»
,
mi
pare
di
essere
a
tu
per
tu
con
uno
speziale
di
campagna
abituato
a
«
confezionare
»
il
lattovario
,
o
alla
presenza
di
una
sarta
,
,
«
confezionista
»
d
abiti
.
Questo
«
appello
»
per
domandare
gratis
o
con
buoni
a
«
richiesta
»
la
«
concessione
temporanea
delle
cucine
e
di
quanto
occorra
per
la
cottura
del
vitto
»
,
è
un
altro
documento
della
sua
buaggine
e
del
suo
cuore
.
Questo
imbecille
si
crede
assediato
dagli
insorti
.
Non
si
ricorda
di
ieri
che
per
i
soldati
.
Il
pubblico
ricco
è
con
lui
.
Ha
aperto
la
borsa
con
entusiasmo
.
Si
vedono
dappertutto
breaks
carichi
di
viveri
da
distribuire
alla
truppa
accampata
per
le
piazze
.
Il
merito
di
aver
suscitato
direi
quasi
del
fanatismo
per
soccorrere
i
soldati
non
è
tutto
del
commissario
che
ci
ha
ingiunto
di
andare
a
dormire
alle
undici
precise
.
Ma
è
anche
del
tenente
generale
Genova
di
Revel
,
presidente
del
circolo
militare
,
che
ha
pubblicato
il
seguente
«
appello
»
:
«
Una
lunga
esperienza
di
servizio
militare
mi
rende
consapevole
di
quanto
debbono
soffrire
i
militari
comandati
alla
tutela
dell
ordine
ed
a
reprimere
il
saccheggio
.
«
Mancanza
di
riposo
,
di
rancio
regolare
e
l
ansietà
di
vedersi
attaccati
dai
rivoluzionari
affrangono
il
fisico
di
quei
bravi
giovani
sostenuti
unicamente
dal
sentimento
del
dovere
.
«
Devo
quindi
fare
appello
a
coloro
che
vorranno
associarsi
ad
una
sottoscrizione
per
alleggerire
le
loro
dolorose
fatiche
»
..
L
esperienza
militare
del
generale
è
nei
suoi
ricordi
e
io
non
ho
punto
voglia
di
metterla
in
dubbio
.
Sarà
stata
lunga
e
lunghissima
.
Ma
volerci
far
credere
che
in
Milano
,
con
un
generale
che
abbia
la
testa
sulle
spalle
,
non
si
sappia
mica
come
dare
il
rancio
quotidiano
a
ventimila
soldati
,
è
semplicemente
ridicolo
.
Non
è
necessario
di
avere
studiato
l
organizzazione
militare
attraverso
i
libri
di
Moltke
per
sapere
che
con
dei
denari
in
saccoccia
,
dei
magazzini
pieni
,
dei
fornai
ad
ogni
angolo
,
e
degli
alberghi
e
delle
osterie
e
dei
macellai
a
ogni
due
passi
di
ciascuna
via
,
si
può
mangiare
dappertutto
-
anche
in
piazza
del
Duomo
-
e
bene
.
Generale
,
godetevi
il
riposo
se
ve
lo
siete
meritato
,
ma
non
venite
fuori
a
dirci
sciocchezze
.
Se
Bava
Beccaris
,
che
la
storia
giudicherà
come
un
sanguinario
,
non
aveva
tempo
di
occuparsene
,
doveva
dirlo
al
buon
Consonni
dell
Orologio
-
un
restaurant
frequentato
anche
dai
gros
bonnets
dell
esercito
-
.
Bastava
dirgli
che
voleva
ventimila
ranci
al
giorno
per
essere
sicuro
che
non
uno
dei
suoi
soldati
avrebbe
patito
la
fame
.
E
poi
vorreste
dirmi
che
la
cittadinanza
che
ha
il
superfluo
,
non
ha
già
fatto
spontaneamente
quello
che
voialtri
due
generali
la
incitate
a
fare
?
Leggete
la
Perseveranza
di
stamane
:
«
Dobbiamo
aggiungere
che
già
molto
fece
la
cittadinanza
per
i
soldati
.
Dovunque
un
drappello
,
una
compagnia
,
un
battaglione
faceva
sosta
esausto
,
assonnato
,
assetato
,
esercenti
e
famiglie
distribuivano
pane
,
cibi
e
bibite
»
.
Che
cosa
vi
aspettavate
di
più
?
La
dimostrazione
?
Ecco
,
la
«
Unione
popolare
milanese
»
di
piazza
San
Pietro
e
Lino
4
che
vi
compiace
.
Essa
con
altri
due
circoli
monarchici
ha
aperto
due
sottoscrizioni
:
«
l
una
per
un
voto
di
plauso
e
di
ringraziamento
all
esercito
che
con
tanta
abnegazione
lotta
per
ristabilire
l
ordine
pubblico
»
-
l
altra
«
per
sussidiare
le
famiglie
dei
soldati
vittime
del
loro
dovere
»
..
Ma
io
sciupo
il
tempo
a
dimostrare
ai
generali
che
a
Milano
con
un
sistema
organizzato
la
truppa
poteva
mangiare
bene
,
ieri
,
ieri
l
altro
e
sempre
.
I
due
mattoidi
dell
esercito
vorrebbero
farci
credere
che
l
assedio
di
Milano
non
differisce
dall
assedio
parigino
quando
si
misuravano
le
razioni
di
asini
,
di
cani
,
di
ratti
,
di
topi
,
quando
il
pane
era
un
miscuglio
di
patate
,
di
piselli
secchi
,
di
fagiuoli
avariati
,
di
avena
,
di
segala
spolverata
,
di
farina
di
frumento
,
quando
la
carne
di
cavallo
era
divenuta
una
leccornia
dell
ambiente
,
quando
i
gatti
erano
le
lepri
di
tutti
i
grandi
restaurant
,
quando
un
coniglio
costava
60
franchi
,
un
oca
140
,
un
tacchino
180
,
l
ultimo
montone
1164
!
Ah
,
burloni
!
generali
burloni
!
Qualche
giorno
dopo
sono
passato
dalla
via
Tre
Alberghi
,
dove
la
Perseveranza
ha
i
suoi
uffici
.
Indovinate
chi
ho
veduto
salirvi
.
Il
generale
Bava
Beccaris
in
persona
.
Egli
è
il
padrone
di
andare
dove
vuole
.
Io
registro
semplicemente
ch
egli
faceva
visite
alla
Perseveranza
.
Ecco
tutto
.
Gli
arresti
notturni
sono
infiniti
.
I
cittadini
che
si
dimenticano
che
Bava
Beccaris
non
scherza
,
perdono
il
tempo
a
ciaramellare
per
le
vie
e
si
trovano
alle
undici
nella
rete
delle
pattuglie
.
Soldati
e
questurini
vi
domandano
nome
e
cognome
,
chi
siete
,
dove
andate
evi
conducono
a
San
Fedele
.
Per
questa
semplice
infrazione
si
passano
delle
notti
nei
cameroni
polizieschi
e
si
arrischia
di
andare
al
Castello
o
al
cellulare
come
rivoltosi
.
Ho
assistito
a
scene
strazianti
.
Un
povero
garzone
di
osteria
che
aveva
travasato
il
vino
nella
cantina
del
padrone
venne
agguantato
cinque
minuti
dopo
le
undici
con
lo
sparato
della
camicia
inaffiato
di
rosso
.
L
ho
trovato
nel
camerotto
della
sezione
di
questura
di
S
.
Simpliciano
che
si
disperava
e
diceva
ad
alta
voce
che
lui
non
poteva
stare
in
prigione
perché
aveva
a
casa
moglie
e
figli
che
lo
aspettavano
!
Il
suo
caso
era
così
crudele
che
faceva
pietà
anche
ai
questurini
.
Uno
di
essi
a
mezzogiorno
gli
portò
una
tazzina
di
pasta
condita
con
del
pane
e
un
quinto
di
vino
.
È
stata
una
gentilezza
di
cuore
e
la
registro
.
I
borghesi
che
applaudiscono
Bava
Beccaris
possono
invece
girellare
a
tutte
le
ore
.
Per
loro
non
c
è
coprifuoco
.
Col
passe
-
partout
vanno
dove
vogliono
e
quando
vogliono
.
Copio
quello
che
era
stato
rilasciato
,
per
ragioni
professionali
,
al
signor
Romolo
Agosti
-
l
ex
segretario
dell
Associazione
Lombarda
dei
giornalisti
.
È
un
documento
che
completa
la
giornata
.
È
sormontato
dallo
stemma
reale
,
ha
il
bollo
del
«
Comando
del
III
Corpo
d
armata
»
e
vi
si
legge
:
REGIO
COMMISSARIO
STRAORDINARIO
Si
autorizza
il
libero
transito
al
signor
Romolo
Agosti
per
recarsi
dall
interno
all
esterno
della
città
e
viceversa
anche
nelle
ore
di
notte
.
Milano
12
maggio
1898
D
ordine
del
tenente
generale
R
.
Commissario
Straordinario
BATTILANI
I
MORTI
E
I
FERITI
DEL
9
MAGGIO
Li
riassumo
in
una
ventina
di
morti
e
una
quarantina
di
feriti
.
Non
posso
darne
il
numero
esatto
perché
tutte
le
volte
che
ripasso
sul
terreno
della
mia
inchiesta
trovo
dei
cadaveri
e
dei
feriti
che
avevo
lasciato
per
la
strada
.
Il
dottor
Sigismondo
Arkel
,
il
quale
era
in
giro
con
la
truppa
a
soccorrere
i
feriti
,
contò
,
dal
convento
all
Acquabella
,
sette
morti
e
diciotto
feriti
.
Egli
mi
diceva
che
i
morti
erano
quasi
tutti
colpiti
nella
regione
del
petto
.
Nessuno
all
addome
.
-
Questo
vuol
dire
,
o
signore
,
che
si
tirava
sui
passanti
a
poca
distanza
.
Tra
i
disgraziati
che
caddero
fulminati
dai
proiettili
militari
non
uno
fece
nascere
il
sospetto
di
essere
stato
un
rivoltoso
.
Erano
operai
,
come
il
falegname
Antonelli
di
via
Nino
Bixio
,
o
dei
buoni
borghesi
,
come
il
salsamentario
Giuseppe
Colombo
di
via
Sottocorno
17
,
il
quale
perdette
la
vita
stando
alla
finestra
a
chiacchierare
con
la
figlia
che
perdette
un
occhio
.
Non
uno
dei
soldati
che
presero
parte
a
questa
sedicente
battaglia
coi
rivoltosi
è
ritornato
in
caserma
ferito
o
contuso
.
PARTE
SECONDA
L
ARRESTO
DEI
REDATTORI
DELL
«
ITALIA
DEL
POPOLO
»
NARRATO
DA
UN
TESTIMONE
A
me
pare
una
scena
che
inchiuda
Bava
Beccaris
.
Una
di
quelle
scene
che
sì
svolgono
con
una
rapidità
straordinaria
,
e
lasciano
dovunque
tracce
di
un
momento
che
passa
alla
storia
.
Rifacendola
per
il
tuo
libro
,
il
mio
pensiero
si
commuove
e
si
contrista
come
dinanzi
una
sventura
.
Gli
è
come
rivivere
l
ora
tragica
,
in
cui
la
stampa
si
lasciava
strangolare
senza
neppure
il
grido
della
resistenza
legale
.
Ma
non
perdiamoci
in
considerazioni
.
Tu
non
ne
vuoi
.
Voialtri
del
giornalismo
moderno
non
volete
che
il
fatto
nudo
e
crudo
.
Io
crepo
a
digerire
i
fatti
nella
prosa
arida
.
Ma
sia
fatta
la
volontà
di
quelli
che
sentono
l
avvenire
del
quotidiano
diverso
dal
mio
.
La
giornata
era
il
7
maggio
1898
-
una
giornata
piena
di
sole
.
I
fatti
di
Ponte
Seveso
e
di
via
Napo
Torriani
avevano
fatto
scrivere
al
direttore
dell
Italia
del
Popolo
l
ormai
famoso
trafiletto
intitolato
:
«
Ne
erano
assetati
»
.
Lo
salto
senza
commenti
,
perché
tu
non
hai
bisogno
di
essere
sequestrato
.
Tu
non
godi
i
privilegi
del
Corriere
della
Sera
,
neppure
in
tempi
ordinari
.
Il
Corriere
della
Sera
,
il
quale
nei
giorni
di
Bava
Beccaris
è
stato
fratricida
,
ha
potuto
,
senza
molestia
di
sorta
,
darlo
e
ridarlo
,
tale
e
quale
,
ai
suoi
lettori
,
in
tre
edizioni
consecutive
.
Il
proposito
del
giornale
di
via
Soncino
Merati
non
può
essere
sfuggito
ad
alcuno
.
Lo
pubblicava
e
ripubblicava
con
l
intenzione
assassina
d
infuriare
la
mano
militare
contro
i
redattori
del
giornale
di
S
.
Pietro
all
Orto
.
Questa
è
storia
.
Potevano
essere
le
quattro
e
mezzo
.
Mi
sentivo
spossato
dalla
fame
e
dal
lavoro
e
la
testa
confusa
dagli
avvenimenti
.
In
redazione
c
era
stato
l
andirivieni
della
commozione
cittadina
.
Sembrava
una
sala
d
aspetto
.
La
gente
era
andata
e
venuta
sbalordita
,
concitata
,
terrorizzata
.
Gli
sconosciuti
entravano
,
raccontavano
con
la
parola
spaventata
dal
loro
spavento
o
esaltata
dalla
loro
esaltazione
e
scomparivano
,
senza
magari
lasciarsi
mai
più
vedere
.
Erano
i
reporters
spontanei
delle
giornate
tumultuose
.
I
locali
dell
Italia
del
Popolo
li
conosci
.
Si
entrava
dal
portone
della
casa
di
via
S
.
Pietro
all
Orto
,
si
saliva
al
primo
piano
,
si
passava
dallo
stanzone
amministrativo
,
si
voltava
a
sinistra
,
si
entrava
nella
sala
di
redazione
,
e
si
vedeva
il
direttore
spingendo
l
uscio
in
fondo
alla
parete
di
fronte
.
Il
reportage
spontaneo
era
cessato
.
Nella
direzione
si
trovavano
Chiesi
e
Federici
-
in
redazione
Ulisse
Cermenati
e
l
avvocato
Valentini
,
il
quale
,
come
sai
,
scriveva
,
in
quei
giorni
,
degli
articoli
finanziarii
.
Il
Seneci
era
dabbasso
in
tipografia
che
lasciava
andare
a
casa
gli
operai
,
raccomandando
loro
di
ritornare
per
l
edizione
di
notte
.
Di
fuori
,
dinanzi
il
locale
di
distribuzione
,
la
folla
degli
strilloni
aspettava
con
impazienza
l
ultima
edizione
della
giornata
.
Ne
avevano
vendute
delle
bracciate
nella
mattina
e
nel
pomeriggio
,
e
s
impromettevano
di
spacciarne
assai
più
nella
sera
.
Il
pubblico
era
ansioso
di
sapere
che
cosa
avveniva
,
ma
la
cronaca
di
qualunque
giornale
non
gli
portava
che
fatti
slegati
e
non
gli
diceva
come
avevano
avuto
principio
,
se
erano
inanellati
e
perché
continuavano
.
La
via
di
S
.
Pietro
all
Orto
venne
occupata
militarmente
.
Non
pensavamo
neanche
che
si
trattasse
di
noi
.
Io
poi
,
che
avevo
dovuto
essere
da
una
parte
e
dall
altra
e
mi
ero
convinto
che
Milano
stava
per
diventare
una
rete
di
cordoni
militari
,
tirai
via
a
chiacchierare
sui
tumulti
spaventosi
senza
badare
a
ciò
che
avveniva
nella
strada
.
I
fatti
ci
assorbivano
.
Come
si
erano
compiuti
?
Chi
li
aveva
provocati
?
C
era
stato
scambio
di
fucilate
?
Chi
sarà
stato
il
primo
a
far
fuoco
?
Annegavamo
nelle
supposizioni
senza
venire
in
chiaro
di
nulla
.
Il
tavolo
del
cronista
rigurgitava
di
note
sanguinose
,
ma
nessuna
ci
dava
la
chiave
della
giornata
.
La
nostra
conversazione
venne
interrotta
da
una
moltitudine
di
piedi
che
sentivamo
venire
alla
nostra
volta
.
Erano
il
viceispettore
Prina
,
il
delegato
Gislon
e
parecchi
agenti
in
borghese
che
invadevano
gli
uffici
dell
Italia
del
Popolo
.
Le
prime
parole
che
ci
dissero
furono
che
il
giornale
era
sequestrato
.
Una
notizia
che
ci
lasciò
tranquilli
.
Non
era
la
prima
volta
che
ci
si
capitava
addosso
coi
sequestri
.
Ma
il
Prina
non
ci
permise
di
tirare
il
fiato
liberamente
,
senza
aggiungere
che
era
dolente
di
comunicarci
«
la
cessazione
del
giornale
fino
a
nuovo
ordine
»
.
Il
direttore
rimase
senza
sorpresa
.
Passammo
in
stamperia
.
Assistevano
alla
scomposizione
del
giornale
Chiesi
,
Federici
,
Cermenati
e
Seneci
.
Prima
di
risalire
negli
uffici
il
Prina
diede
ordine
di
non
permettere
l
uscita
ad
alcuno
.
In
redazione
ci
disse
:
-
Ci
rincresce
,
ma
siamo
incaricati
di
fare
una
perquisizione
.
-
Nessuno
di
noi
rispose
.
Tanto
e
tanto
il
nostro
consenso
o
la
nostra
protesta
non
avrebbe
contato
per
nulla
.
Si
misero
a
perquisire
.
Guardavano
nei
cassetti
del
direttore
e
dei
redattori
,
leggevano
o
scorrevano
affrettatamente
i
manoscritti
,
raccoglievano
le
cartelle
scritte
o
incominciate
per
i
tavoli
e
frugavano
e
adocchiavano
dappertutto
.
Intanto
che
avveniva
questa
operazione
,
Federici
si
era
affacciato
alla
finestra
,
proprio
nel
momento
in
cui
De
Andreis
riusciva
,
nella
sua
qualità
di
deputato
,
a
passare
il
cordone
militare
.
Si
protese
e
gli
disse
:
-
Hanno
sequestrato
il
giornale
e
stanno
facendo
una
perquisizione
.
Vieni
di
sopra
.
Due
minuti
dopo
era
anche
lui
in
redazione
.
Terminata
la
perquisizione
,
il
Federici
chiese
,
come
di
legge
,
che
si
facesse
il
verbale
delle
cose
sequestrate
.
Uno
dei
funzionarii
rispose
:
-
Lo
faremo
in
questura
,
dove
abbiamo
l
incarico
di
accompagnarli
.
Loro
signori
sono
invitati
dal
questore
per
delle
comunicazioni
.
Carmenati
:
Allora
vuol
dire
che
siamo
tutti
in
arresto
.
Gislon
:
Non
abbiamo
quest
ordine
,
non
credo
ci
sia
probabilità
d
arresto
.
De
Andreis
:
Come
deputato
protesto
per
la
perquisizione
e
per
la
violazione
di
domicilio
,
senza
mandato
dell
autorità
giudiziaria
.
Suggellati
i
pacchi
dei
manoscritti
sequestrati
,
il
Prina
invitò
Chiesi
,
Federici
,
Cermenati
,
l
avvocato
Valentini
e
Seneci
ad
andare
con
loro
a
S
.
Fedele
.
Seneci
,
in
pantofole
,
domandò
il
permesso
di
mettersi
le
scarpe
.
-
Faccia
.
De
Andreis
:
Vengo
anch
io
.
Prina
:
Scusi
,
onorevole
,
ma
io
non
ho
ordini
che
riguardino
lei
.
De
Andreis
:
Io
voglio
andare
dove
vanno
i
miei
amici
.
Prina
:
Se
crede
,
s
accomodi
.
Cermenati
:
Se
non
siamo
in
arresto
,
noi
non
vogliamo
essere
accompagnati
dagli
agenti
di
P.S.
Il
delegato
Gislon
li
fece
allontanare
.
In
via
Soncino
Merati
,
dinanzi
l
entrata
del
Corriere
della
Sera
,
incontrammo
Colautti
.
Il
Chiesi
,
incrociando
i
polsi
,
gli
fece
segno
che
eravamo
in
arresto
.
-
Ci
siamo
!
Colautti
rispose
,
con
un
gesto
,
che
non
poteva
essere
.
In
S
.
Paolo
,
Seneci
entrò
dal
tabaccaio
a
bere
una
bibita
.
Era
stato
in
tipografia
e
nel
locale
di
distribuzione
tutto
il
giorno
,
e
aveva
sete
.
I
funzionari
non
lo
aspettarono
neanche
.
Ci
raggiunse
correndo
.
Questo
fatto
ci
lasciò
credere
che
non
eravamo
in
arresto
.
Che
si
tratti
solo
di
dirci
che
la
stampa
subirà
la
censura
preventiva
da
qualche
impiegato
di
questura
?
In
questura
ci
si
lasciò
in
un
anticamera
.
-
Aspettino
;
saranno
ricevuti
dal
questore
non
appena
sarà
libero
.
Aspettammo
una
buona
mezz
ora
,
facendo
mille
supposizioni
.
Annoiati
di
essere
trattenuti
tanto
tempo
,
incominciammo
a
mormorare
.
Ma
dunque
?
Ci
prendono
per
dei
domestici
,
questi
signori
di
questura
!
Facciano
presto
,
ci
dicano
se
siamo
in
arresto
,
se
siamo
liberi
,
e
che
cosa
vogliono
da
noi
.
Entrò
un
impiegato
ad
invitarci
di
andare
con
lui
.
-
Tutti
,
meno
l
onorevole
De
Andreis
.
De
Andreis
non
voleva
saperne
di
aria
libera
.
Si
mise
a
protestare
con
parole
vibrate
e
a
dichiarare
ch
egli
sarebbe
andato
dove
andavano
i
suoi
amici
.
E
tutti
noi
,
compreso
l
on
.
De
Andreis
,
passammo
in
un
altra
stanza
,
dove
ci
si
trattenne
un
altra
buona
mezz
ora
.
Aspettavamo
e
parlavamo
sottovoce
.
Perché
in
questa
seconda
anticamera
eravamo
tenuti
d
occhio
da
un
agente
in
borghese
,
seduto
in
mezzo
a
noi
come
un
muto
.
Conversando
,
si
almanaccava
sul
tempo
che
ci
avrebbero
fatto
perdere
.
Federici
manifestava
la
sua
opinione
che
anche
De
Andreis
sarebbe
stato
trattenuto
.
Qualche
altro
pregava
quest
ultimo
a
prendere
l
uscio
intanto
che
era
libero
.
-
Libero
ci
potrai
essere
più
utile
che
non
chiuso
in
carcere
con
noi
.
Fu
testardo
e
rimase
.
Alle
sei
e
mezzo
circa
entrò
un
vecchio
impiegato
a
dirci
queste
parole
:
-
Sono
spiacente
di
comunicar
loro
che
,
essendo
stato
proclamato
in
questo
momento
lo
stato
d
assedio
,
loro
signori
sono
tutti
in
arresto
.
Ci
fu
un
irruzione
di
guardie
in
borghese
le
quali
,
senza
tanti
complimenti
,
ci
presero
per
la
manica
.
Protestammo
e
dicemmo
che
non
era
il
modo
di
trattare
persone
che
non
volevano
fuggire
,
e
i
delegati
ordinarono
agli
agenti
di
lasciarci
andare
.
Discendemmo
ed
entrammo
nell
ufficio
del
delegato
Eula
,
il
quale
,
per
essere
sinceri
,
ci
trattò
con
la
massima
gentilezza
.
Ci
sequestrò
carte
e
matite
che
avevamo
nelle
tasche
.
ci
lasciò
denari
,
orologi
e
anelli
e
ci
fece
firmare
il
verbale
,
porgendo
ad
ognuno
la
penna
.
-
Già
che
ci
deve
mandare
in
guardina
,
ci
potrà
mandare
anche
da
mangiare
.
-
Senza
dubbio
.
E
il
delegato
promise
che
ci
avrebbe
fatto
portare
qualcosa
dall
Orologio
.
-
Devono
avere
un
po
di
pazienza
,
perché
in
questo
momento
ho
molte
cose
da
fare
.
Ci
si
chiuse
nel
camerotto
riservato
alle
donne
,
il
quale
,
secondo
l
espressione
dell
Eula
,
era
«
il
meno
peggio
»
.
Avevamo
fame
ma
non
aspettammo
molto
.
Tre
quarti
d
ora
dopo
si
spalancava
l
uscio
ed
entravano
roast
-
beef
,
un
fiasco
di
vino
,
del
formaggio
,
della
frutta
e
delle
sigarette
.
Mangiando
si
chiacchierava
e
si
rideva
.
De
Andreis
era
di
opinione
che
avrebbero
montata
qualche
macchina
per
tenerci
in
prigione
.
Federici
fumava
disperatamente
una
sigaretta
dopo
l
altra
per
cambiare
l
odore
dell
ambiente
.
Chiesi
si
contentò
di
dire
che
avrebbe
pagato
il
conto
.
Un
po
più
tardi
Seneci
ci
faceva
sapere
che
non
aveva
mai
dormito
così
bene
.
-
Vi
raccomando
di
ravvolgervi
la
testa
nel
fazzoletto
,
se
non
volete
che
certe
bestioline
vi
vadano
nelle
orecchie
.
Cermenati
si
allungò
sul
tavolato
con
una
frase
tragica
:
-
Così
giovane
e
già
tanto
galeotto
!
Qualche
minuto
dopo
,
ricordandosi
d
essere
stato
dilettante
drammatico
,
si
drizzò
in
piedi
e
si
mise
a
declamare
un
po
d
Amleto
:
Potesse
,
oh
!
questa
troppo
salda
carne
Che
mi
veste
,
scomporsi
,
andar
diffusa
,
Sfarsi
come
rugiada
!
Il
carceriere
,
lungo
il
corridoio
,
ci
impose
il
silenzio
.
-
Signori
,
faccian
silenzio
!
Ci
addormentammo
.
Tra
le
dodici
e
mezzo
e
la
una
venimmo
svegliati
dal
fracasso
che
si
fece
a
schiudere
l
uscio
.
Entrarono
,
tra
la
sorpresa
generale
,
l
avvocato
Carlo
Romussi
e
il
professore
Emilio
Girardi
,
accompagnati
dalla
guardia
carceraria
che
portava
la
lanterna
fumosa
.
Romussi
:
Ho
ottenuto
il
permesso
di
venirvi
a
trovare
coll
amico
Girardi
.
E
giacché
ci
siamo
,
vogliamo
tenervi
compagnia
fino
a
domattina
.
Girardi
andò
sul
tavolato
con
un
:
dio
cane
!
Seneci
fece
loro
la
raccomandazione
del
fazzoletto
.
Romussi
ci
raccontò
che
gli
agenti
erano
andati
al
Secolo
a
perquisire
la
redazione
,
a
far
scomporre
il
giornale
e
ad
arrestare
tutti
i
redattori
che
vi
si
trovavano
.
Non
vi
hanno
trovato
che
il
direttore
ed
un
redattore
.
Negli
uffici
vi
erano
parecchie
persone
,
come
l
Antongini
e
il
Missori
.
Ma
nessuno
di
loro
venne
arrestato
.
L
episodio
storico
dell
arresto
del
direttore
del
Secolo
fu
quello
della
sedia
.
Romussi
era
al
suo
tavolo
che
scriveva
non
so
più
che
cosa
sulle
ultime
notizie
.
Il
delegato
,
col
codazzo
dei
questurini
in
borghese
,
gli
annunciò
la
perquisizione
e
credo
anche
la
sospensione
del
giornale
.
Romussi
disse
qualche
parola
sulla
libertà
di
stampa
e
lasciò
che
l
uomo
di
questura
andasse
a
mettere
sottosopra
il
suo
cassetto
e
a
rovistare
le
carte
del
tavolo
unito
a
quello
di
lavoro
.
Per
la
maledetta
abitudine
di
Romussi
di
accumulare
i
manoscritti
,
gli
sequestrarono
un
numero
infinito
di
carte
e
di
lettere
,
non
poche
delle
quali
dovevano
essere
di
Cavallotti
.
Suggellati
i
pacchi
e
fatto
il
verbale
di
sequestro
,
Romussi
e
Girardi
vennero
invitati
in
questura
.
Romussi
,
prima
d
andarsene
,
voleva
scrivere
due
righe
non
so
se
alla
moglie
o
ai
colleghi
.
Prima
di
sedere
buttò
via
la
penna
con
la
quale
aveva
scritto
il
delegato
,
diede
un
calcio
alla
sedia
,
sulla
quale
era
stato
seduto
e
ordinò
al
portiere
di
portarla
via
subito
e
di
bruciarla
.
-
Portamene
un
altra
e
dammi
un
altra
penna
.
Alla
mattina
ci
svegliammo
con
le
ossa
rotte
.
Avevamo
sulla
faccia
il
colore
di
una
notte
trambasciata
.
Ci
eravamo
coricati
sul
tavolazzo
,
vestiti
come
eravamo
entrati
,
e
lungo
la
notte
il
sonno
ci
era
stato
interrotto
centinaia
di
volte
.
Dal
fracasso
degli
usci
che
si
aprivano
e
si
chiudevano
,
dal
trambusto
,
nel
cortile
,
dei
soldati
che
pareva
arrivassero
ogni
quarto
d
ora
,
dai
piedi
che
tumultuavano
sotto
il
portico
e
dalle
voci
che
giungevano
a
noi
come
di
gente
ammutinata
.
Verso
le
dieci
antimeridiane
il
delegato
Eula
ci
annunciò
che
era
giunto
l
ordine
della
traduzione
al
cellulare
.
Venimmo
chiamati
a
due
a
due
,
e
a
due
a
due
venimmo
legati
,
polso
a
polso
,
con
una
catenella
,
da
un
maresciallo
dei
carabinieri
alto
e
spalluto
.
Eravamo
così
appaiati
:
Valentini
e
Chiesi
,
Seneci
e
Federici
,
Cermenati
e
Romussi
,
De
Andreis
e
Girardi
.
Uscimmo
ed
entrammo
in
una
folla
di
circa
ottanta
arrestati
.
Il
balcone
del
palazzo
di
questura
era
gremito
di
altri
monturati
con
alcuni
borghesi
.
Non
posso
dire
se
vi
era
Bava
Beccaris
,
perché
non
lo
avevo
mai
visto
neppure
sulla
fotografia
.
C
era
certamente
il
questore
.
Un
uomo
magrettino
c
ha
ha
l
aria
di
essere
gobbo
.
I
grandi
gallonati
parlavano
tra
loro
e
gli
uni
ci
additavano
agli
altri
col
dito
puntato
verso
noi
.
Prima
che
il
convoglio
si
mettesse
in
moto
,
il
delegato
Birondi
disse
a
tutti
:
-
Non
salutino
alcuno
e
non
parlino
,
perché
ho
ordini
severissimi
.
Eravamo
tutti
a
piedi
,
circondati
dai
carabinieri
e
dai
soldati
di
cavalleria
col
revolver
in
pugno
.
Qua
e
là
c
erano
parecchi
questurini
.
C
incamminammo
verso
le
undici
.
L
itinerario
fu
questo
:
piazza
S
.
Fedele
,
piazza
della
Scala
,
Santa
Margherita
,
via
Mercanti
,
via
Dante
,
foro
Bonaparte
,
S
.
Gerolamo
,
S
.
Vittore
,
via
Filangieri
.
Gustavo
Chiesi
abita
in
foro
Bonaparte
93
.
I
suoi
vecchi
genitori
erano
alla
finestra
che
si
asciugavano
le
lagrime
col
fazzoletto
.
Nessun
altro
incidente
.
Sai
come
si
è
ricevuti
al
Cellulare
.
De
Andreis
,
il
quale
si
sentiva
male
per
il
lungo
digiuno
,
domandò
subito
da
mangiare
.
Gli
altri
lo
imitarono
.
Impolverati
,
sudati
,
passati
traverso
un
ora
piena
di
pericoli
,
avevamo
una
sete
da
cani
trafelati
.
L
Astengo
,
il
direttore
,
ci
fece
portare
dell
acqua
con
del
fernet
dal
bettoliniere
.
Ci
si
separò
in
tante
celle
e
ci
si
riunì
in
un
cellone
a
mangiare
.
Mangiammo
del
salame
,
della
pasta
al
sugo
,
dell
arrosto
e
del
formaggio
e
bevemmo
del
vino
comune
.
Eravamo
serviti
da
due
scopini
e
sorvegliati
da
due
guardie
carcerarie
.
Terminato
il
pasto
,
venimmo
visitati
dal
cappellano
,
accompagnato
dal
direttore
.
Subito
dopo
Federici
,
Cermenati
,
Seneci
,
Valentini
e
De
Andreis
vennero
cellularizzati
in
infermeria
.
Romussi
e
Chiesi
vennero
chiusi
in
celle
separate
al
secondo
raggio
.
Il
secondo
giorno
vedemmo
arrivare
in
infermeria
i
deputati
Turati
e
Bissolati
.
Il
resto
ti
è
troppo
noto
perché
io
sciupi
dell
inchiostro
.
IL
SOCCORSO
È
una
scena
piangevole
che
potete
vedere
ogni
mercoledì
e
ogni
domenica
,
tra
le
dieci
e
la
una
,
sulla
piazzetta
Filangeri
,
dinanzi
l
edificio
della
sventura
sociale
.
Ma
in
un
giorno
o
nell
altro
non
troverete
mai
la
folla
delle
giornate
di
Bava
Beccaris
,
quando
ciascun
cittadino
aveva
paura
di
non
essere
più
cittadino
e
ogni
donna
poteva
essere
disgiunta
dall
uomo
da
un
ordine
imperativo
o
da
una
mano
brutale
.
La
mia
pagina
è
una
fotografia
senza
ritocchi
di
una
di
queste
domeniche
.
L
orologio
di
un
campanile
suonava
le
otto
e
il
sole
bruciava
le
cervella
.
Sul
piazzale
si
vedevano
alcune
carriole
cariche
di
frutta
acerbe
o
sfatte
,
di
dolci
perseguitati
dalle
mosche
e
di
cose
mangerecce
coperte
di
polvere
.
Il
portone
traduceva
un
corpo
di
guardia
improvvisato
in
una
città
insorta
,
Un
portone
coll
andirivieni
della
gente
che
fa
paura
.
C
erano
soldati
in
piedi
,
soldati
che
riposavano
sulla
paglia
sternita
nei
fianchi
,
soldati
che
entravano
e
uscivano
,
soldati
che
si
asciugavano
la
fronte
e
si
aggiustavano
la
giberna
sul
ventre
.
Si
vedevano
andare
e
venire
secondini
,
guardie
di
finanza
,
delegati
,
questurini
,
carabinieri
,
ufficiali
,
autorità
carcerarie
,
autorità
militari
-
tutte
persone
che
ricordavano
il
momento
,
persone
dalla
faccia
feroce
,
persone
che
passavano
come
ventate
di
collera
,
persone
pronte
a
venire
alle
mani
col
primo
che
avesse
detto
una
corbelleria
.
L
ufficiale
di
guardia
pareva
,
col
pensiero
,
a
spasso
.
Con
la
ciarpa
azzurra
a
tracolla
,
seduto
sulla
sedia
addossata
al
pilastro
con
una
gamba
sopra
l
altra
,
si
ninnolava
buttando
in
alto
il
fumo
diafano
della
sigaretta
.
Le
donne
giungevano
sole
e
a
gruppi
con
i
fagotti
,
i
canestri
e
le
corbe
piene
di
roba
e
si
appoggiavano
al
muro
della
carcere
o
andavano
ad
occupare
i
sedili
di
granito
della
piazzetta
o
si
aggruppavano
alle
altre
aggruppate
nel
largo
in
faccia
al
bastione
.
Tra
le
popolane
dal
faccione
prosperoso
e
dalle
maniche
rimboccate
sull
avambraccio
bronzato
,
c
erano
vecchie
che
si
reggevano
a
mala
pena
in
piedi
,
teste
che
riassumevano
la
primavera
nella
chiarezza
mattinale
e
figure
dalla
faccia
bianca
o
scolorata
che
uscivano
dalla
moltitudine
con
le
loro
vesti
e
i
loro
cappelli
neri
come
tante
ditte
di
un
ufficio
mortuario
.
Imperava
il
dolore
.
Ah
,
se
si
potesse
uscire
dal
dolore
come
si
esce
dalle
porte
cittadine
!
Il
dolore
distruggeva
la
ripugnanza
delle
vestite
bene
per
le
vestite
male
e
assorellava
le
donne
colpite
da
una
sventura
comune
.
Tutte
queste
mamme
,
tutte
queste
spose
,
tutte
queste
amanti
,
tutte
queste
sorelle
vedute
assieme
storcevano
il
cuore
e
facevano
venir
sulle
labbra
una
parola
tragica
,
una
bestemmia
brunita
dal
rancore
,
una
maledizione
che
si
rompeva
nella
testa
col
suono
della
lastra
di
metallo
che
la
martellata
manda
in
frantumi
.
Riproducevano
l
afflizione
,
l
ambascia
,
il
dietroscena
domestico
,
il
naufragio
femminile
,
la
devozione
sublime
delle
donne
affezionate
agli
uomini
chiusi
laggiù
,
oltre
il
portone
,
al
di
là
dei
cancelli
,
negli
sgabuzzini
del
lugubre
edificio
imbevuto
delle
lagrime
dell
esercito
della
sventura
,
che
ha
patito
più
del
Cristo
in
croce
.
Nei
loro
occhi
non
era
l
ardimento
.
Nei
loro
occhi
era
la
stupefazione
,
lo
sbalordimento
,
l
umiliazione
.
Povere
donne
!
Erano
donne
abbattute
,
costernate
,
vinte
dal
supremo
cordoglio
che
non
le
lasciava
disfogare
la
piena
del
loro
martirio
.
I
carrettoni
chiusi
scompigliavano
e
buttavano
manate
di
nero
sulla
tela
lugubre
che
s
allargava
a
ogni
minuto
.
I
traballamenti
delle
ruote
andavano
sul
cuore
della
moltitudine
come
fitte
che
si
sprofondavano
nelle
ferite
palpitanti
e
sollevavano
in
tutti
il
vespaio
delle
supposizioni
.
A
ogni
sussulto
si
correva
involontariamente
col
pensiero
nelle
cellette
del
veicolo
che
accarezzavano
l
arrestato
come
la
guaina
accarezza
la
lama
,
a
palpeggiare
gli
incassati
come
se
si
avesse
avuto
paura
che
si
fossero
rotta
la
testa
o
stessero
in
lotta
coll
ultimo
alito
di
vita
.
Chi
saranno
?
E
l
interrogazione
faceva
rabbrividire
.
Forse
saranno
dei
ladruncoli
o
dei
rivoluzionari
o
degli
innocenti
usciti
dalle
braccia
della
famiglia
,
rimasta
in
casa
a
piangere
la
loro
sciagura
!
E
i
veicoli
della
tortura
scomparivano
e
lasciavano
le
donne
più
avvilite
di
prima
.
Questa
campana
!
Si
aspettava
la
campana
del
soccorso
,
la
campana
che
doveva
far
dimenticare
ai
cellularizzati
la
smisurata
intelligenza
malvagia
degli
uomini
,
degli
uomini
che
hanno
per
idealità
il
male
,
la
campana
che
consolava
lo
stomaco
di
chi
mangia
poco
e
male
.
Fate
presto
,
in
nome
del
Signore
.
Spalancate
il
cancello
,
prendetevi
la
corba
delle
vivande
divenute
fredde
lungo
la
strada
,
divenute
immangiabili
aspettando
qui
sul
selciato
due
ore
,
tutto
un
secolo
.
Siate
buoni
,
siate
caritatevoli
con
le
povere
donne
trambasciate
!
Il
convoglio
degli
arrestati
che
veniva
verso
il
Cellulare
a
piedi
suscitava
in
ogni
seno
un
orrore
indicibile
.
Non
poche
donne
erano
state
obbligate
a
chiudere
gli
occhi
come
quando
si
riceve
un
ondata
di
luce
in
pieno
viso
.
Era
una
banda
che
falciava
gli
ideali
di
redenzione
più
modesti
.
Sfilavano
appaiati
ai
polsi
come
individui
usciti
da
un
porcaio
o
da
un
sotterraneo
,
con
le
ragnatele
sulle
spalle
,
con
l
umidore
nella
gonfiezza
sotto
gli
occhi
,
con
i
capelli
irrigiditi
in
una
zuffa
spaventosa
.
Erano
laidi
,
stracciati
,
dilaniati
dai
patimenti
.
Circondati
da
questurini
,
da
carabinieri
e
dai
soldati
,
il
loro
volto
assumeva
il
colore
acceso
degli
aggressori
di
strada
che
stramazzano
i
viandanti
a
coltellate
.
Alcuni
,
con
gli
abiti
che
non
avevano
perduta
tutta
l
eleganza
e
con
la
faccia
cadaverica
fino
alla
fronte
,
davano
l
idea
degli
insorti
colti
sulle
barricate
colle
mani
odoranti
la
polvere
.
Altri
,
a
piedi
nudi
,
coi
gomiti
all
aria
come
le
ginocchia
,
traducevano
la
loro
vita
grama
di
poveracci
che
basivano
sul
marciapiede
e
stendevano
la
mano
ai
passanti
,
Le
donne
si
lasciavano
commuovere
.
Alcune
singhiozzavano
e
dicevano
che
era
meglio
morire
che
vedersi
trattati
come
birbaccioni
che
avevano
fatto
del
male
.
Altre
si
mordevano
le
labbra
e
si
scricchiolavano
le
dita
per
reprimere
la
sensazione
che
dava
loro
stille
di
sudore
e
faceva
loro
pulsare
le
tempie
dal
disgusto
e
dalla
furia
.
Non
mancavano
più
che
cinque
minuti
.
La
calca
piegava
verso
l
entrata
.
La
prima
fila
,
spinta
dai
nuovi
venuti
che
si
cercavano
un
posto
al
centro
tra
le
proteste
generali
,
andava
più
di
una
volta
sul
cordone
militare
che
non
si
rompeva
.
La
ragazzaglia
aveva
dimenticato
la
tensione
dell
angoscia
generale
e
si
era
abbandonata
al
chiasso
,
e
le
donne
,
le
più
attempate
,
che
si
straccavano
a
stare
in
piedi
,
mormoravano
con
la
voce
piagnolosa
.
Proprio
,
non
si
aveva
pietà
per
le
donne
dei
poveri
prigionieri
.
Con
tanta
gente
che
soffre
e
con
tanti
soccorsi
,
la
direzione
non
s
era
commossa
.
Continuava
a
ricevere
alla
stessa
ora
,
nelle
stesse
ore
,
come
se
nulla
fosse
avvenuto
di
straordinario
.
Inzuccherate
il
veleno
,
o
signori
!
Ci
farete
penare
meno
,
ci
farete
!
Non
ci
voleva
un
gran
giudizio
per
capire
che
bisognava
far
porta
un
po
prima
.
Pazienza
!
pazienza
!
pazienza
!
Sì
,
pazienza
se
si
avesse
avuto
il
buon
senso
di
mettere
alla
porta
un
cristiano
che
non
strapazzasse
tutti
come
tanti
servitori
!
Ma
no
!
Ci
avevano
lasciato
quell
anticristo
di
vecchio
sciancato
che
aveva
l
anima
nera
con
le
povere
donne
.
Tutte
le
volte
che
si
doveva
passare
sotto
un
volpone
di
quella
fatta
ingrossava
il
cuore
davvero
.
Era
un
secondino
ripugnante
,
col
collo
che
si
gonfiava
come
quello
del
serpente
quando
va
in
collera
,
con
la
faccia
ridotta
a
una
grossa
cipolla
ammaccata
.
Bastava
spremerla
per
vederla
colare
di
marcia
.
Dio
non
poteva
dare
del
bene
a
questi
mostri
verdi
come
la
bile
.
Respingeva
la
gente
dilatando
la
gola
e
dicendo
parole
che
facevano
andare
il
sangue
in
acqua
.
Pazienza
.
Si
era
nelle
sue
mani
e
non
c
era
che
dire
.
Anche
quegli
altri
del
soccorso
erano
buone
lane
.
Non
sapevano
dove
stava
di
casa
la
buona
maniera
.
Bastava
non
aprir
bene
il
canestro
o
avere
dimenticato
di
fare
la
lista
come
volevano
loro
per
vederli
dar
fuori
come
vipere
.
-
L
ultima
volta
m
hanno
mandata
a
casa
la
figlia
tutta
piangente
.
Era
uscita
dalla
coda
per
isbaglio
.
Si
sa
,
una
povera
tosa
non
può
sapere
i
regolamenti
.
L
hanno
mandata
in
fila
con
un
codazzo
di
rimproveri
come
se
fosse
stata
la
loro
figliuola
!
Forconi
!
Non
hanno
creanza
,
non
hanno
.
Ci
vorrebbe
...
Lo
so
io
cosa
ci
vorrebbe
.
Acqua
in
bocca
,
che
i
tempi
sono
tristi
.
-
A
me
mi
è
toccato
il
peggio
.
Mi
hanno
lasciato
il
mio
Alberto
per
ultimo
perché
non
aveva
la
lista
scritta
.
Noi
,
povera
gente
,
non
si
ha
tempo
di
scrivere
.
Loro
hanno
un
bel
dire
.
Vorrei
vederli
al
nostro
posto
.
La
ragione
volete
che
ve
la
dica
io
?
Hanno
la
bocca
larga
come
quella
dei
coccodrilli
e
i
denti
in
gola
.
Quella
è
la
ragione
.
Ma
i
miei
denari
li
mangio
io
.
Sissignori
,
li
mangio
io
.
C
è
già
troppo
da
fare
colle
disgrazie
che
ci
manda
il
Signore
,
per
avere
da
pensare
a
queste
sanguisughe
che
ci
beverebbero
tutto
il
sangue
in
una
volta
!
-
Se
ci
fossero
delle
persone
con
due
dita
di
testa
ci
lascierebbero
entrare
senza
farci
fare
anticamera
e
senza
buttar
all
aria
i
cesti
come
se
fosse
roba
rubata
.
Tirano
fuori
tutto
,
mettono
le
mani
in
tutto
,
cacciano
il
risotto
nel
salame
,
la
torta
nello
stufato
,
le
ciliege
nell
insalata
e
l
arrosto
nella
minestra
.
Ci
vuole
dello
stomaco
a
mangiare
il
soccorso
.
-
Non
ditelo
a
me
,
per
amor
del
cielo
,
che
ho
veduto
quello
che
voialtri
forse
non
avete
veduto
.
Ho
veduto
al
di
là
del
terzo
cancello
come
si
trattano
i
cesti
.
Non
ne
avete
idea
.
Non
ci
sarebbe
che
la
morte
che
potrebbe
farmi
dimenticare
il
disgusto
che
ho
provato
in
quella
mattina
che
ho
assistito
al
tanto
scempio
.
Credetelo
,
in
certi
luoghi
si
ha
più
considerazione
per
i
torsoli
che
si
gettano
ai
maiali
.
Vuotavano
i
canestri
come
se
fossero
stati
sacchi
di
patate
.
Rovesciavano
sul
tavolo
tazzine
,
piatti
,
scodelle
,
tegami
,
stoviglie
,
senza
badare
se
il
condimento
dell
insalata
andava
sul
minestrone
o
se
la
marmellata
si
versava
sull
arrosto
.
Erano
sgarbati
che
facevano
venire
la
rabbia
.
Ma
quando
si
ha
bisogno
di
loro
,
bisogna
tacere
.
È
una
grande
punizione
questa
che
Dio
ci
ha
mandata
.
Con
lo
stesso
coltellaccio
facevano
tutto
.
Assaggiavano
,
tagliavano
,
mettevano
sottosopra
.
Con
lo
stesso
coltello
infarinato
e
impiastricciato
di
intingoli
affettavano
la
pera
,
rivoltavano
la
minestra
e
il
risotto
,
dimezzavano
il
pane
,
facevano
in
due
i
limoni
,
sparavano
i
polli
,
dividevano
lo
stracotto
,
mettendosi
in
bocca
ora
una
fetta
di
coratella
,
ora
una
striscia
di
anitra
,
tra
le
risate
che
facevano
male
.
Riducevano
le
torte
e
i
pasticci
,
fatti
in
casa
chissà
con
quanti
sacrifici
,
in
una
condizione
compassionevole
.
Siate
poveri
diavoli
e
vedrete
come
è
dura
la
vita
.
Voi
state
a
casa
a
darvi
del
male
per
mettere
assieme
un
pranzetto
come
si
deve
,
per
il
povero
diavolo
che
avete
in
prigione
,
correte
come
una
disperata
o
prendete
l
omnibus
per
farglielo
mangiare
caldo
,
e
poi
vedete
che
tutto
va
alla
malora
,
che
tutto
diventa
freddo
,
che
tutto
si
mescola
,
le
cose
giulebbate
con
la
carne
arrostita
nel
brodo
succoso
e
la
cipollata
col
fegato
nel
piatto
delle
fragole
o
dei
lamponi
grossi
come
le
more
.
Portate
le
uova
fresche
per
tirar
su
lo
stomaco
a
chi
ne
ha
tanto
bisogno
e
poi
venite
a
sapere
che
gli
sono
arrivate
in
cella
sfracellate
,
coi
tuorli
dispersi
per
le
vivande
.
È
una
grande
punizione
questa
che
Dio
ci
ha
mandata
!
Ah
sì
,
non
credevo
che
si
potesse
penare
tanto
a
questo
mondo
!
Si
fa
di
tutto
per
risparmiare
i
soldi
per
un
cartoccio
di
tabacco
e
al
colloquio
vi
si
dice
che
non
avete
cuore
di
lasciare
il
vostro
uomo
senza
una
pipata
per
passare
il
tempo
che
non
passa
mai
!
-
I
sigari
o
il
tabacco
,
pazienza
.
Se
non
si
fuma
,
non
si
crepa
.
A
me
è
andato
perduto
il
cesto
,
una
volta
dopo
l
altra
,
per
due
o
tre
giorni
.
Se
non
ci
fosse
stata
una
buona
guardia
,
mio
marito
sarebbe
morto
consunto
di
fame
.
Con
una
pagnotta
di
regalo
ha
potuto
tirar
innanzi
e
scrivermi
per
domandarmi
se
ero
morta
,
se
l
avevo
dimenticato
.
È
stato
un
vero
crepacuore
.
Gli
avevo
mandato
un
pranzo
da
far
risuscitare
i
morti
,
un
cesto
pieno
di
grazia
di
Dio
,
e
lui
,
povero
diavolo
,
era
rimasto
in
cella
a
straziare
il
mio
nome
onorato
con
delle
ingiurie
che
non
meritavo
.
Avete
ragione
voi
,
Antonia
.
È
una
grande
punizione
questa
che
Dio
ci
ha
mandato
!
Finalmente
!
I
primi
rintocchi
rovesciarono
la
folla
verso
il
banco
delle
guardie
.
La
gente
sgomitava
,
si
sbuttonava
,
si
riversava
tenendo
in
alto
i
canestri
,
protendendo
le
borse
e
i
fagotti
,
pregando
di
accettare
la
corba
e
supplicando
gli
agenti
a
essere
buoni
,
che
erano
lì
da
un
pezzo
con
la
roba
gelata
.
Le
guardie
non
avevano
tempo
da
ascoltare
storie
.
Prima
della
una
dovevano
verificare
circa
mille
soccorsi
.
Prendevano
quelli
che
capitavano
loro
alle
mani
,
senza
guardare
e
senza
commuoversi
.
Chi
non
rispondeva
sollecitamente
alle
domande
,
veniva
lasciato
col
pranzo
in
mano
.
Ogni
donna
era
obbligata
a
dire
,
in
fretta
e
in
furia
,
nome
e
cognome
del
detenuto
,
il
numero
della
cella
,
se
il
padre
e
la
madre
erano
morti
o
vivi
.
-
Cella
89
,
Giuseppe
Agesilao
,
del
fu
Pietro
e
della
vivente
Teresa
Baragni
.
-
Avete
fatta
la
lista
?
E
il
braccio
di
chi
non
poteva
farla
vedere
,
veniva
scansato
e
buttato
dall
altra
parte
.
Alla
una
pomeridiana
,
le
donne
giunte
tardi
o
rimaste
tra
quelle
che
non
avevano
potuto
consegnare
i
fagotti
,
piangevano
dirottamente
.
La
campana
aveva
chiusa
la
consegna
e
la
campana
non
aveva
budella
.
Era
un
grande
dolore
rifare
la
strada
con
il
mangiare
,
dopo
aver
fatto
tanta
fatica
e
avere
speso
tutto
quello
che
c
era
in
casa
per
consolare
i
poveri
cristi
in
prigione
.
-
Aveva
ragione
Antonia
di
dire
che
era
una
grande
punizione
questa
che
Dio
ci
aveva
mandato
!
IL
DIARIO
DI
UN
MESE
DI
CELLULARE
La
mia
cella
è
una
fornace
.
Ho
il
sole
sulla
muraglia
esterna
dal
sorgere
al
tramonto
del
sole
.
Subisco
una
trasudazione
che
mi
snerva
.
Preferisco
però
l
isolamento
alla
compagnia
della
stanza
intermedia
.
Coi
miei
compagni
sarei
divenuto
uno
scemoide
.
A
poco
a
poco
il
loro
linguaggio
antintellettuale
e
trivialmente
sbracato
sarebbe
divenuto
il
mio
.
In
otto
giorni
mi
ero
già
abituato
a
passeggiare
sull
ammattonato
fracido
dei
loro
sputacchiamenti
.
Gli
habitués
del
carcere
manifestano
ogni
giorno
,
alle
finestre
,
i
loro
rancori
contro
i
cosiddetti
rivoluzionari
.
La
polizia
ne
ha
fatte
delle
retate
e
l
autorità
carceraria
ha
dovuto
affollarli
nelle
celle
.
Ci
accusano
di
essere
gli
autori
delle
loro
disgrazie
.
Dicono
che
i
giudici
,
in
conseguenza
dei
tumulti
,
sono
diventati
eccessivamente
severi
.
Coloro
che
in
tempi
ordinarii
se
la
sarebbero
cavata
con
delle
settimane
o
dei
mesi
,
ritornano
al
Cellulare
con
degli
anni
di
lavori
forzati
e
di
sorveglianza
.
-
La
sorveglianza
-
disse
uno
di
loro
-
conduce
al
domino
(
domicilio
coatto
)
.
Il
capoguardia
è
uno
sbilucione
con
tanto
di
pancia
.
In
questo
momento
è
impossibile
dire
se
egli
sia
un
burbero
con
del
cuore
o
se
sia
in
lui
l
anima
dell
aguzzino
.
Perché
il
personale
di
custodia
è
come
invaso
dalla
paura
di
riuscire
mite
.
Parla
a
monosillabi
,
ha
una
voce
che
sente
del
carceriere
e
preferisce
dire
di
no
ai
detenuti
che
gli
domandano
qualche
cosa
.
Ieri
,
dopo
tanta
insistenza
,
ho
ottenuto
il
permesso
di
tagliarmi
le
unghie
vellutate
e
lunghe
.
Ma
ho
dovuto
tagliarmele
alla
presenza
di
questo
omaccione
che
rintuzza
ogni
desiderio
col
regolamento
.
Il
suo
ufficio
è
un
bugigattolo
in
faccia
all
ufficio
di
matricola
.
È
in
esso
che
ho
avuto
il
primo
colloquio
.
Il
capo
metteva
la
sua
faccia
tra
la
mia
e
quella
del
mio
amico
.
Ci
teneva
addosso
gli
occhi
semichiusi
e
ci
interrompeva
tutte
le
volte
che
tentavamo
di
parlare
degli
avvenimenti
e
di
scambiarci
notizie
che
sapevano
tutti
.
Gli
ho
ridomandato
una
cella
a
pagamento
per
avere
il
chiaro
alla
sera
,
la
materassa
sulla
branda
e
un
tavolino
con
la
scranna
.
-
Ce
ne
sarebbero
così
delle
persone
che
vorrebbero
questi
comodi
!
Abbiamo
faticato
a
trasformare
una
cella
a
pagamento
per
don
Davide
Albertario
,
venuto
qui
il
24
.
Con
un
prete
non
potevamo
fare
diversamente
.
Con
le
guardie
occupatissime
siamo
anzi
obbligati
a
mandarlo
al
passeggio
solo
per
impedire
che
qualche
mascalzone
lo
insulti
.
Si
sa
,
il
Cellulare
non
è
un
collegio
.
È
suonata
la
campana
che
annuncia
la
distribuzione
del
pane
.
I
prigionieri
la
chiamano
la
«
voce
di
Dio
»
.
È
un
minuto
di
raccoglimento
.
Le
finestre
diventano
quelle
di
un
edificio
disabitato
.
Non
si
sente
più
un
anima
.
I
detenuti
sono
all
uscio
ad
aspettare
che
si
apra
l
usciuolo
con
la
parola
che
li
invade
di
piacere
:
«
Pane
»
!
Il
distributore
che
è
uno
scopino
la
ripete
a
ogni
pagnotta
che
passa
per
il
buco
.
Lo
ricevo
anch
io
,
ma
lo
passo
,
colombando
,
al
delinquente
vicino
alla
mia
cella
che
ha
sempre
fame
.
È
un
ragazzo
di
diciassette
anni
,
scolorato
come
un
onanista
,
e
già
recidivo
.
L
ultimo
furto
lo
ha
consumato
nello
studio
del
capomastro
suo
padrone
.
Egli
si
aspetta
il
dibattimento
di
giorno
in
giorno
.
La
vita
carceraria
è
fatta
per
imbestiare
le
persone
più
buone
e
più
altamente
educate
.
Dall
oggi
all
indomani
si
passa
dal
finimento
da
tavola
alla
scodella
di
terraglia
del
cane
dell
accattone
orbo
.
Non
c
è
più
biancheria
,
non
ci
sono
più
posate
,
non
ci
sono
più
cristalli
,
non
ci
sono
più
tondi
,
più
tondini
,
più
fruttiere
,
più
portampolle
,
più
insalatiere
,
più
portastecchi
.
Non
c
è
più
che
il
maiale
con
un
pezzaccio
di
legno
scavato
malamente
in
fondo
.
Come
,
o
signori
,
ma
io
sono
un
inquisito
,
sono
una
persona
che
deve
essere
creduta
innocente
fino
all
ultima
parola
della
Cassazione
,
e
voi
mi
punite
mettendomi
in
mano
uno
scopino
disfatto
e
laido
perché
mi
scopi
la
cella
,
e
voi
mi
obbligate
,
con
le
mie
mani
abituate
ai
guanti
,
a
portare
fuori
e
dentro
la
mia
tana
il
vasone
da
notte
come
un
latrinaio
qualunque
!
No
,
accidenti
,
no
,
mi
ribello
!
capite
,
mi
ribello
!
Voi
non
siete
autorizzati
a
punirmi
.
Voi
dovete
rispettare
in
me
il
cittadino
anche
se
fossi
uno
squartadonne
.
Ho
perduto
.
Mi
è
toccato
proprio
scopare
e
mettere
fuori
le
porcherie
con
le
mie
mani
.
La
guardia
al
mio
no
!
di
stamane
se
n
è
andata
chiudendomi
l
uscio
sui
piedi
.
Ella
mi
avrebbe
fatto
marcire
nella
puzza
e
nel
sudiciume
.
Potevo
ringraziare
Dio
-
diceva
-
che
non
mi
aveva
fatto
rapporto
.
I
superiori
mi
avrebbero
convinto
che
avevo
torto
,
con
dei
giorni
di
pane
e
acqua
.
Sia
fatta
la
volontà
degli
altri
.
Ma
se
divento
io
direttore
generale
delle
carceri
!
....
Noiosi
!
gente
noiosa
!
Sono
entrati
per
la
seconda
volta
i
battitori
e
mi
hanno
stordito
.
Battono
i
ferri
delle
finestre
con
un
gusto
e
con
dei
finali
che
spaccano
la
testa
.
Tirlic
-
tirlac
,
tirlic
-
tirlac
,
tirlac
,
tirlac
!
Tirlic
,
tirlac
,
tirlic
-
tirlac
,
tirlac
,
tirlac
,
tirlac
,
tirlac
tirlac
,
lac
,
lac
,
lac
,
lac
,
lac
!
Di
che
cosa
avete
paura
?
Come
è
possibile
che
io
possa
segare
o
schiantare
i
bastoni
di
ferro
se
mi
avete
fatto
svestire
e
se
vi
siete
assicurati
che
non
è
a
mia
disposizione
neppure
un
chiodo
?
Se
le
vostre
guardie
non
sono
corrotte
,
voi
potete
smettere
di
sciupare
il
tempo
e
il
personale
per
rintronarmi
le
orecchie
!
Mi
è
rimasto
in
mano
il
manico
del
chiccherotto
e
la
terraglia
è
andata
in
frantumi
.
È
come
se
avessi
rotto
una
caraffa
di
cristallo
finissimo
.
C
è
tutto
il
Cellulare
sottosopra
.
Il
secondino
di
servizio
guardò
i
cocci
con
aria
di
sospetto
,
fece
un
annotazione
e
richiuse
l
uscio
.
Rividi
lo
stesso
agente
con
un
sottocapo
,
il
quale
entrò
a
dare
un
occhiatina
ai
frantumi
.
-
Come
avete
fatto
a
romperla
?
-
Cadde
.
Me
ne
faccia
dare
un
altra
a
mie
spese
.
-
Uhm
!
Stamattina
sono
stato
chiamato
ad
«
udienza
»
.
Tra
le
sette
e
le
otto
il
direttore
viene
al
centro
della
carcere
;
va
in
una
stanza
che
partecipa
della
rotonda
lambita
dagli
esagoni
e
dà
«
udienza
»
..
Coloro
che
si
sono
fatti
iscrivere
e
coloro
che
sono
stati
iscritti
a
loro
insaputa
,
escono
dalla
cella
al
suono
della
campana
che
chiama
a
«
udienza
»
,
discendono
e
si
fermano
sulla
punta
del
raggio
,
dove
aspettano
che
Minosse
vada
in
sedia
.
È
una
mezz
ora
che
l
ho
veduto
.
Il
direttore
era
seduto
a
un
tavolo
di
cucina
,
con
la
faccia
sullo
sfogliazzo
e
le
braccia
sul
tavolo
come
pesi
in
riposo
.
Con
una
mano
faceva
dei
segni
rossi
in
margine
al
nome
e
con
l
altra
andava
alla
ricerca
della
pagina
.
-
Come
avete
fatto
a
romperla
?
-
Mi
restò
il
manico
in
mano
.
Mi
entrò
negli
occhi
come
per
precipitarsi
negli
abissi
della
mia
coscienza
e
risalirne
con
la
bugia
in
mano
.
-
Andate
!
mi
disse
.
Ho
saputo
dopo
che
ero
stato
condannato
a
pagarla
.
Non
sono
i
venti
o
i
trenta
centesimi
che
mi
fanno
sprecare
l
inchiostro
.
Ma
io
domando
se
è
giustizia
di
farmi
pagare
un
chiccherotto
che
mi
si
è
dato
slabbrato
e
pieno
di
crepe
e
che
aveva
servito
a
chi
sa
quanti
detenuti
.
Vi
pare
,
o
signor
direttore
,
è
giusto
che
un
poveraccio
sconti
col
digiuno
un
avvenimento
che
può
avvenire
a
voi
,
alle
vostre
figlie
,
alla
vostra
signora
,
alla
vostra
serva
,
a
tutti
coloro
che
bevono
?
Mi
tocca
proprio
dare
dell
animale
all
avvocato
Guglielmo
Gambarotta
.
È
qui
nel
mio
raggio
,
sullo
stesso
piano
,
ha
la
cella
piena
di
volumi
,
mi
ha
lasciato
supporre
che
mi
avrebbe
fatto
fare
un
indigestione
di
libri
e
poi
mi
tiene
qui
a
penare
e
ad
aspettarli
ad
ogni
piede
che
passa
!
Che
la
guardia
non
abbia
voluto
prenderli
?
Ma
e
la
«
colomba
»
,
non
ha
ancora
imparato
a
«
colombare
»
?
Non
ho
ancora
finito
di
scrivere
l
interrogazione
che
sono
stato
chiamato
alla
spia
da
una
voce
sconosciuta
.
-
L
avvocato
Gambarotta
è
uscito
.
Lo
saluta
.
-
Chi
siete
?
Nessuna
risposta
.
La
sua
uscita
mi
lasciò
fantasticare
.
Che
si
sia
incominciata
la
scarcerazione
degli
innocenti
?
Il
passeggio
è
monotono
.
È
come
un
altra
cella
scoperchiata
.
Il
gruppo
dei
passeggi
è
di
venti
raggi
che
fanno
capo
a
una
rotonda
di
mattoni
,
circondata
di
pietre
,
sull
alto
della
quale
è
la
guardia
seduta
che
sorveglia
i
detenuti
.
In
direzione
opposta
i
raggi
si
slargano
fino
a
far
posto
a
una
filata
di
otto
uomini
,
l
uno
a
gomito
dell
altro
.
Il
cancello
dalla
parte
più
larga
del
passeggio
ha
un
lastrone
di
ferro
che
impedisce
di
vedere
il
viso
di
chi
passa
.
I
muri
divisori
sono
alti
quattro
metri
,
così
che
i
passeggiatori
di
un
passeggio
non
possono
vedere
,
né
capire
quello
che
dicono
,
i
passeggiatori
di
un
altro
.
In
venti
raggi
passeggiano
dagli
ottanta
ai
cento
individui
.
Una
volta
che
i
raggi
sono
popolati
,
la
guardia
discende
la
scaletta
che
conduce
alla
sua
altura
con
una
manata
di
fidibus
,
li
accende
e
li
distribuisce
,
di
raggio
in
raggio
,
ai
fumatori
.
-
Fuoco
!
Chiusi
tra
queste
pareti
vi
accorgete
subito
che
il
detenuto
che
possegga
un
pezzo
di
matita
lascia
traccia
della
sua
passeggiata
,
quantunque
sia
proibitissimo
insudiciare
o
scrivere
sui
muri
.
In
questi
segni
grafici
io
non
vedo
né
il
grafomane
,
né
il
delinquente
.
Vedo
semplicemente
l
individuo
che
dice
sul
muro
quello
che
non
può
dire
su
un
pezzetto
di
carta
.
Supponete
che
un
condannato
di
ieri
possa
credere
che
i
suoi
amici
,
oggi
o
domani
,
passeranno
per
lo
stesso
passeggio
.
Non
esiterà
un
minuto
a
scrivere
:
«
Amici
,
salute
.
Condannato
a
14
anni
e
otto
mesi
.
Uscirò
il
1913
.
Coraggio
!
Salutatemi
la
Nina
.
Addio
»
.
Si
è
detto
che
la
muraglia
è
il
libro
della
canaglia
,
perché
vi
si
leggono
ideacce
che
non
possono
nascere
nel
cervello
dei
galantuomini
.
È
dubbio
.
Io
vorrei
vedere
costoro
per
qualche
anno
nello
stesso
ambiente
.
A
nessuno
di
noi
,
liberi
,
viene
in
mente
di
scarabocchiare
sui
muri
i
«
morte
al
boia
!
»
State
in
prigione
e
vi
vedrete
un
giorno
o
l
altro
trascinati
a
manifestare
il
vostro
odio
contro
la
spia
che
vi
avrà
denunciato
,
o
al
giudice
per
salvarsi
,
o
alla
guardia
per
ingraziarsela
,
o
al
direttore
per
ottenere
qualche
favore
.
Le
stesse
guardie
carcerarie
,
le
quali
sovente
sono
vittime
dello
spionaggio
,
partecipano
di
questo
sentimento
che
erompe
e
trova
il
suo
sfogo
sulle
muraglie
delle
casematte
,
degli
ergastoli
,
dei
bagni
di
tutto
il
mondo
.
In
Francia
i
delatori
sono
perseguitati
sulle
muraglie
come
in
Italia
.
-
«
Mort
aux
vaches
!
»
Ci
è
toccata
la
prima
ora
di
passeggio
.
Si
esce
volentieri
alla
mattina
,
specialmente
quando
si
ha
avuto
una
notte
fosforescente
come
quella
passata
.
Non
sarebbe
mancata
che
l
imprudenza
di
un
solfanello
per
metterci
in
mezzo
alle
fiamme
.
I
miei
compagni
sono
quelli
di
ieri
.
Passeggiavano
col
piacere
delle
persone
che
godono
mezzo
mondo
a
sentirsi
in
mezzo
all
aria
fresca
.
Il
detenuto
che
ha
i
capelli
ritti
come
setole
piantate
nella
testa
,
spingeva
innanzi
la
faccia
per
sentirsela
alitare
sugli
occhi
.
Andavamo
in
su
e
in
giù
fumacchiando
e
sparlando
della
direzione
.
Un
compagno
ci
raccontava
che
in
un
libro
,
che
gli
aveva
prestato
il
cappellano
,
era
detto
che
al
bagno
di
Tolone
i
forzati
avevano
due
arie
di
un
ora
ciascuna
.
Qui
invece
ci
si
lesina
anche
quella
poca
ora
regolamentare
.
Col
sistema
della
direzione
che
ci
conta
l
ora
dal
primo
tocco
della
campana
d
uscita
al
primo
tocco
della
campana
d
entrata
,
il
prigioniero
del
Cellulare
non
sta
mai
a
passeggio
più
di
cinquanta
minuti
.
Non
c
è
errore
e
ve
lo
dimostro
.
Siamo
in
un
raggio
di
cento
persone
.
Ci
sono
due
o
tre
guardie
di
servizio
.
Le
celle
non
si
possono
spalancare
che
tirando
indietro
il
catenaccio
.
Mettete
quattro
o
sei
mani
ad
aprirle
tutte
,
e
poi
ditemi
se
gli
ultimi
non
devono
uscire
otto
o
dieci
minuti
dopo
.
La
rientrata
ha
gli
stessi
inconvenienti
.
Perché
i
primi
a
uscire
sono
anche
i
primi
a
rientrare
.
Il
regolamento
non
è
oscuro
.
Dice
chiaro
e
tondo
che
ci
si
deve
,
nei
giorni
feriali
,
«
almeno
un
ora
»
e
maggior
tempo
«
alla
domenica
»
.
Invece
alla
domenica
ci
si
rubano
degli
altri
minuti
.
Nei
giorni
domenicali
non
si
sta
mai
a
passeggio
più
di
tre
quarti
d
ora
.
La
ragione
è
che
si
aumentano
i
servizi
con
lo
stesso
personale
di
sorveglianza
.
È
facile
capire
perché
non
si
protesta
.
Prima
di
tutto
non
è
possibile
trovarsi
d
accordo
in
un
carcere
che
ha
tanti
detenuti
che
vanno
e
vengono
in
un
giorno
.
Poi
si
farebbe
del
male
alle
guardie
che
stanno
più
male
di
noi
che
abbiamo
svaligiato
o
assassinato
qualcuno
.
Hanno
un
servizio
di
diciassette
o
diciotto
ore
sulle
ventiquattro
e
pagano
,
con
le
trattenute
sullo
stipendio
ridevole
,
i
pisolini
notturni
,
e
le
mancanze
che
fuori
di
questo
luogo
farebbero
storcere
le
budella
dalle
risa
.
La
barba
lunga
mi
ha
sempre
fatto
schifo
.
Al
largo
me
la
faccio
radere
una
volta
al
giorno
.
In
questo
periodo
di
Bava
Beccaris
ho
dovuto
lasciarmela
crescere
quattordici
giorni
.
I
peli
mi
pungevano
come
tante
pagliuzze
.
Adesso
sono
sbarbato
e
non
mi
pento
.
Ma
vi
so
dire
che
ho
passato
un
brutto
momento
.
È
entrato
nella
mia
cella
un
uomo
che
mi
pareva
avesse
gli
occhi
lucidi
del
bevitore
.
Il
suo
alito
puzzava
di
grappa
e
le
maniche
della
sua
giacca
sucida
erano
lastricate
del
pattume
del
mestiere
.
A
ogni
movimento
sputava
in
terra
la
saliva
negra
della
cicca
che
egli
rivolgeva
come
un
boccone
sotto
i
denti
.
Mi
ha
messo
al
collo
uno
straccio
sporco
come
un
cencio
di
cucina
.
Gli
aveva
servito
per
sbarbare
un
raggio
intiero
.
A
ogni
rasoiata
sudavo
come
sotto
un
operazione
chirurgica
.
Avevo
sempre
paura
di
vedermi
cadere
..
una
sleppa
di
carne
insanguinata
.
Sbatteva
sul
pavimento
,
che
avevo
reso
lucido
con
le
mie
braccia
,
le
ditate
della
spuma
coi
peli
che
si
era
accumulata
sul
suo
rasoio
.
Il
suo
modo
era
spiccio
.
Dalla
eminenza
dello
zigomo
passava
per
la
guancia
come
una
strisciata
di
rasoio
.
Lascia
peli
dappertutto
,
specialmente
dove
il
rasoio
non
può
scorrere
liberamente
,
come
nella
pozzetta
del
mento
.
Mi
brucia
la
pelle
della
faccia
come
se
fosse
stata
scorticata
e
ho
ancora
per
il
naso
l
odore
putrilaginoso
del
suo
sapone
orribile
.
NOTERELLE
DEL
MIO
AMICO
ALLA
MATRICOLA
Maggio
1898
So
quanto
deve
avere
sofferto
in
una
stanza
con
degli
altri
di
un
altra
condizione
.
Ma
non
ho
potuto
aiutarla
.
Dalla
sua
entrata
sono
avvenute
cose
incredibili
.
Il
personale
di
custodia
è
terrorizzato
.
Noi
scrivanelli
non
abbiamo
più
modo
di
entrare
nei
raggi
dei
politici
.
L
Astengo
se
n
è
andato
.
Era
un
direttore
umano
.
Il
suo
delitto
è
di
avere
permesso
ai
più
grossi
detenuti
politici
di
pranzare
insieme
.
Siccome
non
ci
sono
locali
sufficienti
e
siccome
anche
nella
cella
i
prigionieri
sono
appaiati
per
mancanza
di
spazio
,
così
non
si
capisce
il
rigore
della
direzione
carceraria
di
Roma
.
Provvisoriamente
ha
preso
il
suo
posto
l
ispettore
De
Luca
.
È
uomo
di
cuore
.
Se
ce
lo
lasciano
non
abbiamo
perduto
nulla
.
Ha
fatto
migliorare
il
vitto
e
non
punisce
che
quelli
che
vogliono
proprio
essere
puniti
.
È
la
prima
volta
che
mi
capita
di
vedere
una
testa
direttiva
che
riconosce
i
diritti
dei
carcerati
.
Di
solito
i
direttori
dei
nostri
giudiziari
sono
un
po
come
i
direttori
delle
caserme
dei
forzati
in
Siberia
,
descritti
dal
Dostoïewsky
-
un
autore
che
non
mi
lascia
mai
uscire
dalla
tristezza
.
Individui
che
hanno
sempre
bisogno
di
passare
sul
regolamento
per
schiacciare
qualcuno
o
levare
qualche
cosa
a
qualcun
altro
.
Ho
ricevuto
la
sua
noticina
.
Si
fidi
pure
.
È
un
uomo
che
per
me
andrebbe
nel
fuoco
.
La
guardia
che
sorveglia
la
sua
cella
non
è
cattiva
,
ma
dice
tutto
quello
che
avviene
nel
suo
raggio
.
È
dunque
pericolosa
.
Non
ci
sono
stanze
a
pagamento
a
pagarle
un
occhio
.
È
inutile
strepitare
.
Procuri
di
adattarsi
.
Sono
momenti
eccezionali
.
Il
suo
pranzo
è
andato
per
due
giorni
in
qualche
altra
cella
.
Si
consoli
che
lo
avrà
mangiato
un
povero
diavolo
.
La
confusione
è
inevitabile
.
C
è
una
media
di
settecento
soccorsi
al
giorno
.
Si
raccomandi
alla
madonna
perché
non
le
capiti
qualcosa
di
peggio
.
Va
bene
,
va
bene
.
Dia
sempre
retta
ai
miei
suggerimenti
.
Io
la
so
più
lunga
di
lei
e
non
lo
dico
per
vantarmi
.
Lo
dico
perché
la
mia
esperienza
è
più
lunga
della
sua
.
Ascolti
attentamente
.
Un
buon
prigioniero
deve
essere
sempre
pronto
a
subire
la
perquisizione
.
Ravvolga
i
miei
fogliolini
nella
carta
incerata
che
le
mando
e
appenda
il
sacchetto
dove
la
camicia
è
più
nascosta
.
In
queste
giornate
di
sorprese
è
una
precauzione
necessaria
.
Sugli
arrestati
di
maggio
non
posso
giovarle
molto
,
perché
una
volta
registrati
noi
non
abbiamo
più
alcuna
comunicazione
con
loro
.
Il
giorno
sette
,
cioè
sabato
,
eravamo
qui
che
aspettavamo
,
di
minuto
in
minuto
,
gli
arrestati
della
giornata
.
Ma
non
abbiamo
registrato
che
quattro
imputati
di
delitti
comuni
,
completamente
estranei
ai
tumulti
.
Non
ricordo
bene
la
data
dei
primi
rivoltosi
capitati
al
Cellulare
.
So
che
i
primi
sono
entrati
alle
sei
ore
mattina
,
la
seconda
o
terza
giornata
che
fosse
dei
tumulti
di
Milano
.
Erano
gli
arrestati
di
Porta
Ticinese
.
Sono
giunti
in
uno
stato
da
far
pietà
ai
sassi
.
Erano
stati
trattenuti
,
nella
caserma
di
S
.
Eustorgio
,
più
di
quarant
ore
colle
manette
ai
polsi
.
È
un
po
troppo
.
Non
siamo
mica
in
Russia
.
La
mia
speranza
era
il
dubbio
.
Non
volevo
credere
che
ci
fosse
gente
con
tanto
di
pelo
sullo
stomaco
.
Ho
interrogato
coloro
che
li
avevano
accompagnati
al
Cellulare
.
Il
fatto
è
vero
.
Le
autorità
militari
,
senza
locali
adatti
,
avevano
dovuto
assicurarsi
dei
barricatisti
con
le
manette
.
Poca
gente
di
buono
e
fra
loro
parecchi
già
noti
ai
nostri
registri
.
Il
grosso
convoglio
degli
arrestati
è
stato
quello
di
domenica
.
Parlo
sempre
delle
quattro
giornate
.
Era
accompagnato
dal
delegato
Birondi
.
Egli
entrò
nella
nostra
stanza
smorto
che
faceva
paura
.
Ci
si
diceva
che
aveva
sofferto
orribilmente
a
passare
per
le
vie
con
tanti
arrestati
e
cogli
ordini
severi
che
avevano
soldati
e
agenti
di
P
.
S
.
Un
molla
!
molla
!
di
qualche
matto
al
largo
poteva
far
nascere
chi
sa
che
tragedia
.
Tra
gli
arrestati
c
erano
il
deputato
De
Andreis
,
il
direttore
dell
ltalia
del
Popolo
,
l
avvocato
Federici
,
Valentini
,
ex
direttore
della
Sera
,
Ulisse
Cermenati
dell
ltalia
del
Popolo
e
il
professore
Gilardi
del
Secolo
.
Lunedì
ho
registrato
gli
onorevoli
Turati
e
Bissolati
e
la
dottora
Anna
Kuliscioff
.
Il
Turati
,
non
appena
libero
dalle
manette
,
ci
disse
che
non
era
nuovo
ai
nostri
registri
.
Era
stato
qui
,
non
so
quando
,
a
scontare
una
sentenza
per
un
reato
di
stampa
.
L
avvocato
Leonida
Bissolati
,
direttore
dell
Avanti
!
,
parla
con
la
grazia
di
una
signora
altamente
educata
.
È
tutt
assieme
una
faccia
intelligente
ammantata
di
un
ombra
spirituale
.
So
che
ha
tradotto
Carlo
Marx
con
un
suo
amico
cremonese
.
Ma
non
ho
mai
potuto
leggerlo
.
Non
c
è
ancora
nella
nostra
biblioteca
.
Se
avrà
occasione
di
vederlo
me
lo
saluti
tanto
e
gli
dica
della
mia
simpatia
per
lui
.
La
dottora
venne
registrata
dopo
.
Io
non
l
ho
veduta
.
Ma
mi
s
è
detto
che
essa
è
venuta
qui
in
vestaglia
.
È
stata
arrestata
alle
cinque
del
mattino
in
casa
sua
e
non
le
si
è
dato
tempo
neppure
di
acconciarsi
alla
meglio
.
La
sua
guardiana
mi
ha
raccontato
che
la
prima
cosa
che
fece
in
cella
fu
di
accendere
una
sigaretta
.
Ho
saputo
che
è
una
fumatrice
instancabile
.
È
avvenuto
quello
che
doveva
avvenire
.
Coi
continui
arresti
non
sappiamo
più
dove
mettere
gli
arrestati
.
Ieri
eravamo
1048
.
Il
numero
eccessivo
ha
obbligato
il
direttore
a
ficcarne
,
parecchi
,
tre
per
cella
,
coi
pagliericci
in
terra
.
Fortuna
che
non
fa
troppo
caldo
.
L
ultimo
pesce
grosso
che
registrai
fu
don
Davide
Albertario
.
È
alto
,
dalle
forme
erculee
.
Venne
da
San
Fedele
con
una
comitiva
di
venti
individui
della
peggior
specie
.
Quasi
tutti
recidivi
.
Per
impedire
agli
screanzati
di
dirgli
qualche
insolenza
,
il
direttore
lo
manda
al
passeggio
solo
.
Mangia
bene
e
riceve
il
pranzo
e
la
colazione
da
una
trattoria
esterna
.
Fuma
anche
lui
come
un
turco
.
Dopo
alcuni
giorni
gli
concessero
,
come
ai
deputati
e
ai
giornalisti
,
carta
,
penna
e
calamaio
.
Scrive
tutto
il
giorno
ed
è
sempre
in
nota
per
della
carta
.
Deve
essere
un
grafomane
.
Domenica
si
sarà
accorto
che
diceva
messa
un
altra
voce
.
Il
cappellano
Enrico
Villa
è
stato
sospeso
e
non
può
più
mettere
piede
nel
carcere
..
Al
suo
posto
officiava
un
frate
.
Lei
sa
che
io
sono
religioso
e
può
darsi
che
pecchi
d
indulgenza
.
Ma
credo
che
sia
impossibile
trovare
un
cappellano
come
don
Enrico
.
Era
un
sacerdote
che
adempiva
al
suo
ministero
con
entusiasmo
.
Lo
si
vedeva
andare
e
venire
come
il
moto
perpetuo
.
Appena
uno
era
in
cella
,
andava
a
trovarlo
,
a
consolarlo
,
a
incoraggiarlo
.
Non
lasciava
mai
alcuno
senza
libri
e
diceva
a
tutti
parole
che
aiutavano
a
tirare
innanzi
la
vitaccia
del
cellularizzato
.
Il
nuovo
direttore
è
tra
noi
come
un
flagello
.
Non
dissimula
.
È
una
sovrapotenza
assoluta
,
arricchita
dalla
funzione
di
punire
.
È
in
lui
come
una
spaventevole
rettitudine
.
Respira
il
dolore
degli
altri
come
una
donna
virtuosa
la
spiritualità
dell
incenso
.
La
sua
vanteria
è
di
essere
il
direttore
che
ha
fatto
mangiare
,
come
si
esprime
lui
,
più
cella
di
rigore
ai
detenuti
di
tutti
i
direttori
d
Italia
.
Le
guardie
che
vogliono
entrare
nelle
sue
grazie
devono
dargli
ogni
mattina
prova
del
loro
zelo
.
Non
si
sono
mai
visti
tanti
puniti
a
pane
ed
acqua
come
in
questi
giorni
.
Se
qualcuno
si
lamenta
dicendo
che
la
sua
infrazione
non
è
di
quelle
punibili
col
regolamento
,
il
direttore
gli
risponde
,
in
modo
piuttosto
brusco
,
che
il
regolamento
interno
del
carcere
lo
fa
lui
,
perché
ne
è
il
giudice
e
il
responsabile
.
Il
mio
compagno
all
ufficio
di
matricola
è
stato
castigato
stamane
con
dieci
giorni
di
camicia
di
forza
.
La
sua
mancanza
era
grave
.
Aveva
dato
uno
schiaffo
a
un
collega
che
lo
aveva
accusato
di
poltroneria
in
questi
giorni
che
non
abbiamo
avuto
tempo
neanche
di
dormire
!
Era
qui
con
me
da
diciannove
mesi
.
Lavorava
come
un
negro
ed
era
forse
,
tra
noi
,
il
più
intelligente
.
Dopo
un
semestre
di
tirocinio
gratis
il
suo
«
stipendio
»
,
per
un
lavoro
di
diciotto
ore
sulle
ventiquattro
,
era
di
dodici
lire
il
mese
.
Aspetti
a
dire
che
non
c
era
male
.
Perché
il
governo
,
sulle
dodici
lire
guadagnate
dal
detenuto
,
se
ne
prende
sette
e
venti
.
Non
ho
mai
capito
perché
il
governo
si
trattiene
sui
guadagni
dei
carcerati
il
sessanta
per
cento
.
Per
me
è
una
truffa
.
E
lo
dirò
sempre
,
anche
se
si
tenterà
di
convincermi
del
contrario
,
come
si
è
già
fatto
,
mettendomi
nella
camicia
di
forza
.
Rubare
al
detenuto
è
il
più
delittuoso
dei
delitti
.
Non
le
pare
?
La
camicia
di
forza
è
di
tela
grossolana
come
quella
delle
brande
dei
soldati
e
va
giù
fin
quasi
alle
ginocchia
.
Gli
occhielli
per
stringervi
il
condannato
al
supplizio
corrono
per
il
dorso
da
una
estremità
all
altra
.
Le
maniche
non
hanno
uscita
per
le
mani
.
Il
supplizio
maggiore
è
intorno
al
collo
.
È
una
tela
rigida
che
lo
sega
.
Se
le
guardie
incaricate
di
chiudervi
l
individuo
non
sono
umane
,
la
camicia
di
forza
diventa
una
vera
tortura
.
Io
credevo
di
non
arrivare
alla
fine
.
Vi
respiravo
con
una
fatica
rantolosa
e
lo
stringimento
mi
dava
una
molestia
che
mi
faceva
impazzire
.
Dopo
qualche
ora
passata
con
le
braccia
legate
sulla
schiena
,
come
Gesù
Cristo
,
diventai
furioso
.
Gridavo
,
mi
rotolavo
per
il
suolo
della
cella
buia
e
sotterranea
con
degli
sforzi
per
liberarmi
dal
camiciotto
che
mi
dava
un
tormento
spasmodico
,
ma
nessuno
veniva
a
calmarmi
o
a
vedermi
.
Non
fu
che
il
sonno
che
mi
diede
un
po
di
requie
.
Molti
dei
condannati
al
camiciotto
che
sopprime
ogni
movimento
,
implorano
la
commutazione
del
castigo
.
Preferiscono
un
periodo
più
lungo
di
camerella
con
pane
e
acqua
alla
tela
che
pigia
le
carni
su
se
stesse
con
intendimenti
assassini
.
Ma
è
difficile
che
si
riesca
ad
ammansare
i
direttori
.
La
clemenza
non
è
il
loro
forte
.
Ho
conosciuto
un
detenuto
,
imbestialito
dagli
spasimi
atroci
,
che
portò
via
coi
denti
un
pezzo
del
tavolato
sul
quale
doveva
dormire
.
La
maggioranza
tace
.
Essa
soffre
il
supplizio
senza
mandare
un
lamento
.
Ci
sono
individui
che
si
farebbero
attanagliare
piuttosto
che
domandare
perdono
al
loro
carnefice
,
come
ci
sono
nature
che
possono
resistere
a
tutte
le
pene
dell
inferno
.
Il
regolamento
è
meno
scellerato
dei
loro
interpreti
.
Esso
dà
dei
riposi
anche
alla
camicia
di
forza
e
ingiunge
che
dopo
quarantotto
ore
consecutive
rimanga
inoperosa
per
ventiquattro
.
Le
infrazioni
di
poco
conto
,
come
le
infrazioni
al
silenzio
,
sono
punite
secondo
il
sistema
del
direttore
.
LA
PAGINA
INTIMA
DEL
PROCESSO
AI
GIORNALISTI
Il
processo
dei
ventiquattro
è
stato
chiamato
dei
giornalisti
per
fare
del
lusso
(
)
.
In
verità
,
i
giornalisti
rappresentavano
la
minoranza
.
Tanto
è
vero
che
ciascuno
di
loro
leggeva
l
atto
d
accusa
facendo
tanto
d
occhi
.
-
Come
,
che
c
entro
io
con
costoro
?
Si
conobbero
,
o
almeno
si
videro
,
alle
tre
del
mattino
del
15
giugno
1898
,
nella
stanza
ove
si
«
caricano
e
si
scaricano
»
gli
arrestati
che
vanno
e
vengono
dal
Cellulare
.
Fuori
e
dentro
c
era
ressa
di
carabinieri
silenziosi
,
tetri
,
colle
mani
piene
di
ferri
.
Il
loro
capo
era
un
capitano
con
l
occhialino
nel
cavo
dell
orbita
,
con
una
cera
accigliata
,
con
due
baffi
marziali
,
che
passava
da
una
parte
all
altra
,
col
frustino
in
mano
,
facendo
risuonare
gli
speroni
degli
alti
stivali
alla
scudiera
,
mentre
assisteva
all
ammanettamento
.
Romussi
pareva
un
po
più
ingrigiato
.
Era
ilare
,
salutava
gli
amici
e
presentava
i
polsi
al
suo
ammanettatore
con
la
faccia
illuminata
dal
sorriso
.
I
carabinieri
giovani
che
adempivano
a
questo
servizio
erano
più
spietati
dei
vecchi
.
Continuavano
a
dare
dei
giri
anche
quando
si
diceva
loro
che
i
polsi
facevano
sangue
.
Don
Davide
era
conosciuto
da
tutti
,
ma
lui
,
personalmente
,
non
conosceva
che
l
avvocato
Romussi
,
Valera
e
Zavattari
.
Non
si
capiva
se
era
seccato
in
mezzo
a
tanti
ignoti
che
lo
guardavano
come
una
bestia
rara
.
Il
capitano
lo
squadrò
dal
capo
ai
piedi
,
gli
girò
intorno
col
fare
di
un
domatore
di
belve
,
e
si
voltò
dall
altra
,
parte
percotendo
leggermente
lo
stivalone
.
Si
capiva
che
l
aveva
su
coi
preti
o
che
ci
aveva
gusto
a
vederne
uno
nelle
peste
.
Don
Davide
pareva
imbronciato
.
Rispondeva
al
buon
giorno
di
qualche
amico
con
la
voce
grossa
di
chi
è
in
collera
con
se
stesso
.
La
sua
veste
talare
ambrosiana
e
il
suo
paltò
di
panno
nero
sentivano
il
bisogno
di
parecchie
spazzolate
.
Indossava
la
veste
,
cinta
dalla
fascia
di
seta
nera
,
dal
giorno
in
cui
dieci
tra
carabinieri
e
soldati
di
linea
entrarono
nella
casa
paterna
di
Filighera
ad
arrestarlo
.
Il
suo
paltò
polveroso
era
stato
buttato
nell
angolo
della
cella
dal
momento
che
vi
era
entrato
.
L
avvocato
Bortolo
Federici
,
noto
a
molti
come
repubblicano
,
attirava
l
attenzione
di
parecchi
per
il
suo
cappello
Oberdan
nero
,
sopra
un
«
completo
»
caffè
scuro
.
Zavattari
era
abbattuto
,
dimagrato
,
colle
guance
infossate
e
biancastre
e
con
le
mani
che
tremavano
come
se
avesse
avuto
la
febbre
.
A
uno
degli
arrestati
,
che
aveva
dato
il
buon
giorno
,
rispose
che
era
ammalato
,
gravemente
ammalato
e
che
,
se
non
lo
si
lasciava
andare
presto
,
sarebbe
morto
in
prigione
.
Fu
una
nota
che
diffuse
un
po
di
tristezza
in
coloro
che
gli
erano
vicini
.
I
carrettoni
che
li
portavano
al
Castello
erano
nicchie
che
obbligavano
gli
ammanettati
a
stare
con
le
labbra
ai
fori
della
respirazione
.
Smontarono
nel
cortile
ducale
pallidi
come
cadaveri
.
Il
primo
a
discendere
fu
del
Vecchio
,
un
omettino
che
nessuno
,
prima
dell
accusa
,
aveva
sospettato
che
fosse
un
leone
capace
di
arringare
la
folla
sulle
barricate
.
Girava
gli
occhi
come
trasecolato
.
Non
sapeva
trovare
una
parola
e
non
seppe
trovarla
neanche
al
processo
.
Accompagnati
da
molti
carabinieri
,
si
fecero
passare
in
mezzo
a
due
file
di
soldati
a
salire
per
le
scale
anguste
,
al
primo
e
al
secondo
piano
,
disperdendoli
per
gli
stanzoni
anticamente
occupati
dalla
Corte
degli
Sforza
.
Lungo
la
ringhiera
del
primo
piano
,
avevano
messo
Chiesi
,
Seneci
,
Cermenati
,
Federici
,
Valera
,
Lallici
,
Ghiglioni
,
Romussi
.
Al
secondo
piano
,
Lazzari
,
Valsecchi
,
Zavattari
,
qualche
altro
socialista
,
parecchi
anarchici
e
il
direttore
dell
Osservatore
Cattolico
,
il
quale
occupava
la
stanza
N
.
10
,
colla
finestra
sul
tetto
che
gli
lasciava
entrare
l
aria
,
il
vento
e
la
pioggia
.
Il
primo
temporale
della
seconda
notte
lo
obbligò
a
salvarsi
dall
acqua
torrenziale
che
lo
aveva
sorpreso
in
letto
in
mutande
.
I
buchi
al
centro
degli
usci
dei
ventiquattro
processandi
permettevano
di
andare
cogli
occhi
negli
stanzoni
in
faccia
,
gremiti
di
arrestati
.
Davano
a
volte
l
impressione
di
un
immenso
lazzaretto
pieno
di
colerosi
,
e
a
volte
di
lunghi
corridoi
affollati
di
insorti
che
agitavano
entusiasticamente
i
cappelli
,
i
fazzoletti
e
le
mani
.
All
uscio
di
ciascuno
dei
ventiquattro
,
era
una
sentinella
.
Al
minimo
rumore
che
la
seccava
,
metteva
la
bocca
al
buco
e
diceva
:
-
Eh
,
fate
silenzio
o
vi
mando
dentro
una
pallottola
!
Più
di
uno
degli
arrestati
,
per
proteggersi
dalla
«
pallottola
»
,
,
è
stato
obbligato
a
far
chiamare
il
capoposto
.
Don
Davide
,
che
non
ha
mai
avuto
paura
di
farla
a
pugni
con
coloro
che
lo
hanno
insultato
e
come
uomo
e
come
prete
,
nella
sua
stanza
si
sentiva
a
disagio
.
Temeva
sempre
che
un
Misdea
qualunque
o
una
sentinella
che
esagerasse
nella
consegna
lo
allungasse
cadavere
.
Una
sera
,
mentre
passeggiava
fumando
un
virginia
,
una
sentinella
,
che
doveva
essere
anticlericale
,
continuava
a
perseguitarlo
dalla
spia
dicendogli
di
non
fare
fracasso
,
di
buttare
via
il
sigaro
che
era
proibito
fumare
e
di
andare
a
letto
se
non
voleva
che
ve
lo
mandasse
lui
.
Il
sacerdote
,
che
non
aveva
angolo
che
non
fosse
visibile
alla
bocca
di
fuoco
,
venne
preso
da
una
specie
di
panico
che
lo
obbligò
a
chiamare
ad
alta
voce
il
capoposto
,
il
quale
,
per
fortuna
,
era
un
chierico
.
I
ventiquattro
,
dopo
dieci
ore
di
processo
,
ritornavano
in
camera
sfiniti
o
stracchi
morti
,
mangiavano
un
boccone
e
si
buttavano
sul
pagliericcio
con
la
speranza
d
addormentarsi
subito
e
dimenticare
ciò
che
avevano
sentito
nella
giornata
.
Le
venti
o
trenta
sentinelle
,
alla
distanza
di
pochi
passi
l
una
dall
altra
,
alle
otto
precise
incominciavano
a
gridare
con
delle
voci
sgangherate
:
Sentinella
all
ertaaa
!
-
All
erta
stooo
!
Sentinella
all
ertaaa
!
-
All
erta
stooo
!
-
Sentinella
all
ertaaa
!
-
All
erta
stooo
!
-
Sentinella
all
ertaaaaaaaa
!
-
all
erta
stoooooooo
!
-
Sentinella
all
ertaaaaaaa
!
-
All
erta
stooooooooooooooooo
!
Una
voce
seguiva
l
altra
con
degli
o
e
degli
a
larghi
che
spesso
morivano
nell
aria
come
un
agonia
e
talvolta
si
rompevano
con
un
fracasso
che
metteva
sottosopra
il
cervello
dei
detenuti
che
non
potevano
dormire
.
E
dopo
dieci
o
quindici
minuti
di
riposo
,
ricominciavano
a
gettare
le
voci
per
lo
spazio
più
sgangherate
di
prima
.
Gli
accusati
si
alzavano
al
suono
della
campana
con
le
occhiaie
della
gente
che
patisce
d
insonnia
.
Il
direttore
del
Secolo
,
che
non
può
dormire
che
al
buio
e
in
luogo
tranquillo
,
tormentato
dalle
grida
degli
incappottati
,
si
voltava
e
si
rivoltava
anche
quando
aveva
preso
un
po
di
solfonal
o
di
trional
.
Il
Chiesi
,
che
non
sa
leggere
in
letto
perché
gli
si
chiudono
subito
gli
occhi
,
in
Castello
aveva
dei
momenti
di
disperazione
perché
non
gli
si
concedeva
il
riposo
notturno
.
Ulisse
Cermenati
,
che
sa
stare
ritto
sulle
gambe
,
andava
al
processo
dinoccolato
e
pieno
di
sonno
,
e
Federici
raccontava
agli
amici
che
accendeva
,
spegneva
e
riaccendeva
il
lume
con
dei
tentativi
di
passare
la
notte
leggendo
.
Si
credeva
che
il
processo
fosse
ancora
più
sommario
di
quello
che
è
stato
.
E
ognuno
che
aveva
qualcosa
da
dire
si
era
alzato
nell
ultima
notte
prima
dell
alba
,
col
permesso
del
capoguardia
,
a
buttar
giù
qualche
nota
.
Alcuni
dei
ventiquattro
avrebbero
voluto
che
si
fosse
andati
al
Tribunale
col
proposito
dell
on
.
A
.
Costa
,
quando
era
tra
gli
arrestati
al
Cellulare
.
Lasciarsi
trascinare
dinanzi
il
Tribunale
di
guerra
senza
dire
una
parola
.
Ma
quest
idea
non
ha
potuto
prevalere
,
un
po
perché
non
si
conoscevano
tutti
,
un
po
perché
nessuno
poteva
comunicare
coll
altro
e
un
po
perché
gli
accusati
appartenevano
a
diversi
partiti
in
lotta
fra
di
loro
.
Valera
,
andata
a
male
la
proposta
del
silenzio
,
credeva
che
sarebbe
stato
utile
,
per
suo
conto
,
di
servirsi
del
sistema
di
O
Donovan
Rossa
,
cioè
di
guadagnar
tempo
e
provare
,
con
la
lettura
dei
documenti
sparsi
per
i
libri
e
per
i
giornali
,
che
l
Italia
era
gravida
di
socialismo
.
Ma
il
tampone
presidenziale
gli
è
stato
messo
in
bocca
tante
volte
che
dovette
sedere
come
un
uomo
letteralmente
imbavagliato
.
Il
sistema
di
O
Donovan
Rossa
,
il
quale
,
tra
parentesi
,
non
era
ancora
il
capo
dei
dinamitardi
,
era
di
valersi
del
Tribunale
per
far
conoscere
al
popolo
la
condizione
del
suo
paese
e
protrarre
il
giorno
della
sentenza
con
la
lettura
della
storia
irlandese
attraverso
gli
ottantatrè
Acts
o
leggi
eccezionali
,
che
avevano
coercizzata
la
nazione
per
punirla
di
domandare
con
insistenza
la
libertà
che
avevano
gli
Inglesi
.
Dopo
tre
giorni
il
giudice
tappò
la
bocca
al
feniano
,
ma
il
suo
sistema
divenne
un
arma
poderosa
nella
Camera
dei
Comuni
,
ove
i
parnellisti
costringevano
i
deputati
coercizionisti
ad
assistere
a
delle
sedute
parlamentari
che
duravano
perfino
quarantadue
ore
e
impedivano
ai
ministri
,
per
delle
settimane
e
dei
mesi
,
di
far
votare
i
bills
che
dovevano
imbavagliare
gli
Irlandesi
.
Don
Davide
,
che
era
sempre
stato
tenuto
separato
dagli
altri
e
che
anche
al
Cellulare
si
mandava
al
passeggio
da
solo
,
si
era
preparata
un
autodifesa
di
circa
venti
o
venticinque
fogli
da
protocollo
,
per
provare
,
con
grande
semplicità
,
la
sua
innocenza
.
Cominciava
dal
dire
di
ignorare
il
perché
era
stato
arrestato
,
carcerato
e
condotto
al
Tribunale
,
e
tirava
via
affermando
che
,
né
direttamente
,
né
indirettamente
,
aveva
mai
preso
parte
ai
tumulti
.
«
Non
solo
,
diceva
egli
in
terza
persona
,
né
indirettamente
,
né
direttamente
non
ha
preso
parte
a
tumulti
,
ma
sempre
in
vita
sua
usò
dello
scritto
e
della
parola
per
l
ordine
nella
religione
,
maestra
di
rispetto
,
fonte
di
civiltà
e
di
proprietà
.
Lo
stesso
avvocato
fiscale
che
lo
incolpa
di
fini
speciali
,
confessa
di
non
sapere
il
perché
lo
si
perseguita
.
Fini
speciali
?
Dunque
,
non
connivenze
con
altri
partiti
,
ma
un
azione
solitaria
.
Quale
?
Repubblicana
,
no
;
socialista
,
no
;
dunque
?
Distruzione
dell
Italia
attuale
e
ricostituzione
del
poter
temporale
del
papa
;
questo
,
suppone
l
accusatore
.
Ora
,
questo
è
assurdo
,
perché
don
Davide
Albertario
in
proposito
ha
per
programma
di
attenersi
a
quello
che
gli
altri
poteri
,
l
ecclesiastico
e
il
laicale
,
concertino
tra
di
loro
.
«
Domando
dunque
,
concludeva
don
Davide
,
che
mi
si
lasci
libero
al
mio
lavoro
benefico
,
al
mio
altare
,
alla
mia
famiglia
.
Sono
cittadino
e
sacerdote
e
scrittore
che
ha
fatto
il
suo
dovere
.
Non
rapitemi
la
libertà
.
L
onore
,
né
voi
né
nessuno
me
lo
rapiranno
giammai
.
Rimandatemi
al
mio
luogo
di
lavoro
»
.
Romussi
,
che
,
come
tutti
sanno
,
è
un
lavoratore
instancabile
,
si
era
alzato
alle
due
antimeridiane
a
gettar
giù
cartelle
sopra
cartelle
,
dolendosi
,
di
tanto
in
tanto
,
di
non
avere
avuto
con
sè
la
collezione
del
Secolo
per
poter
documentare
la
sua
vita
di
giornalista
.
Ciononostante
,
scrisse
un
mucchio
di
cartelle
che
sono
state
distrutte
o
perdute
.
Al
Castello
vi
doveva
essere
un
raccoglitore
di
manoscritti
.
Perché
di
tanto
in
tanto
si
sentiva
qualcuno
dei
ventiquattro
lamentarsi
di
avere
smarrito
dei
foglietti
pieni
delle
idee
che
intendeva
svolgere
al
Tribunale
militare
.
Don
Davide
fu
il
più
sventurato
di
tutti
.
Perché
,
oltre
all
avere
sciupata
la
fatica
per
l
autodifesa
,
trovò
che
una
mano
ignota
gli
aveva
involato
dalla
valigia
un
manoscritto
ch
egli
aveva
preparato
nelle
lugubri
giornate
al
Cellulare
e
che
intendeva
pubblicare
subito
dopo
la
sentenza
.
Egli
ha
potuto
far
avere
a
me
una
di
queste
cartelle
,
scritta
con
una
calligrafia
quasi
femminile
e
piena
di
parole
feroci
contro
quelli
che
chiama
i
suoi
delatori
.
La
cosa
più
noiosa
durante
gli
otto
giorni
di
processo
erano
le
manette
.
A
tutti
noi
si
mettevano
i
ferri
quando
si
usciva
dalla
stanza
per
andare
al
tribunale
nel
cortile
della
Rocchetta
,
quando
dal
tribunale
si
era
accompagnati
nella
stanza
a
far
colazione
,
quando
ci
si
riconduceva
sul
banco
degli
accusati
e
quando
ci
si
riconsegnava
al
secondino
per
essere
chiusi
in
prigione
fino
all
indomani
alla
stessa
ora
.
Lungo
il
passaggio
tra
un
cortile
e
l
altro
,
v
era
sempre
folla
.
In
quello
ducale
,
era
una
siepe
di
ufficiali
che
amavano
vedere
da
vicino
queste
persone
pubbliche
che
avevano
scritto
delittuosamente
nel
giornale
socialista
,
repubblicano
,
radicale
,
liberale
,
cattolico
.
In
quello
della
Rocchetta
,
era
la
moltitudine
,
composta
di
curiosi
,
di
amici
,
di
preti
,
di
soldati
,
che
sgomitava
per
mettersi
in
prima
fila
a
vedere
,
salutare
,
commuoversi
,
piangere
.
Si
vedevano
persone
che
si
tergevano
le
lagrime
col
dorso
della
mano
,
persone
che
agitavano
il
cappello
per
dir
loro
:
coraggio
!
e
persone
che
levavano
in
alto
le
mani
giunte
per
tradurre
la
loro
desolazione
.
La
prima
volta
che
riattraversavano
il
cortile
della
Rocchetta
per
salire
a
colazione
,
vi
fu
un
fotografo
che
sentiva
indubbiamente
la
prepotenza
della
funzione
del
giornalismo
moderno
di
riprodurre
la
vita
sociale
illustrata
.
Si
staccò
da
un
capannello
e
si
presentò
colla
sua
macchina
sullo
stomaco
dinanzi
i
primi
due
dei
ventiquattro
,
i
quali
erano
il
direttore
del
Secolo
e
il
direttore
dell
Osservatore
Cattolico
colle
mani
legate
assieme
.
Romussi
si
mise
un
braccio
attraverso
il
naso
e
don
Davide
si
tirò
il
cappello
sugli
occhi
voltandosi
di
fianco
-
entrambi
per
tradurre
la
loro
indignazione
e
per
impedirgli
di
esercitare
la
sua
professione
.
Anche
adesso
che
correggo
le
bozze
mi
duole
di
questo
loro
scatto
antigiornalistico
.
Perché
ci
hanno
soppresso
uno
dei
documenti
più
preziosi
delle
giornate
di
Bava
Beccaris
.
Se
fossi
direttore
di
giornale
vorrei
che
tutti
i
miei
corrispondenti
avessero
l
audacia
del
fotografo
giornalista
.
Allora
sarei
sicuro
che
il
mio
quotidiano
sarebbe
il
primo
quotidiano
d
Italia
.
Tra
la
folla
degli
avvocati
accorsi
a
dare
l
ultimo
addio
ai
condannati
,
si
distingueva
il
Majno
che
camminava
con
l
ombrello
in
una
mano
e
il
cappello
nell
altra
,
salutando
dappertutto
:
«
Addio
,
Chiesi
,
ciao
,
Federici
,
coraggio
,
Romussi
,
sta
allegro
,
Valera
,
arrivederci
presto
,
don
Davide
,
ecc
.
»
.
Nei
suoi
addii
era
lo
strazio
di
un
avvocato
e
di
un
amico
reso
impotente
dalla
legge
marziale
.
Questa
traversata
fu
un
attimo
solenne
,
indimenticabile
che
fece
piangere
più
di
uno
dei
diciannove
che
ritornarono
in
camera
carichi
di
mesi
e
di
anni
.
La
Kuliscioff
non
ha
mai
partecipato
a
questi
strazi
e
a
queste
consolazioni
,
perché
la
sua
residenza
rimase
sempre
al
Cellulare
.
Ne
veniva
e
vi
ritornava
in
brougham
,
vestita
di
nero
come
un
funerale
.
Il
suo
contegno
è
stato
di
donna
equilibrata
.
Nelle
poche
parole
che
le
si
permise
di
dire
,
non
si
occupò
che
delle
sue
idee
marxiste
.
Il
resto
sembrava
per
lei
estraneo
.
Di
tanto
in
tanto
si
assentava
per
fumare
una
sigaretta
.
D
altronde
,
non
era
la
prima
volta
che
essa
passava
delle
giornate
in
prigione
.
Era
già
stata
nelle
carceri
parigine
e
poi
per
più
di
due
anni
nelle
prigioni
d
Italia
.
Poche
ore
dopo
la
sentenza
,
gli
anarchici
vennero
mandati
a
Finalborgo
,
e
i
giornalisti
partirono
il
giorno
seguente
,
cioè
alle
11
della
sera
del
ventitrè
.
Alla
Stazione
Centrale
,
c
era
una
folla
enorme
ch
era
riuscita
a
sapere
l
ora
della
partenza
.
Ma
i
carabinieri
fecero
entrare
i
condannati
dalla
parte
opposta
-
evitando
di
passare
sulla
prima
piattaforma
,
piena
di
amici
che
volevano
salutarci
.
Tra
gli
intimi
di
Romussi
,
vi
era
il
professore
Pietro
Panzeri
,
direttore
dell
Istituto
dei
rachitici
,
che
piangeva
come
un
ragazzo
.
Il
vagone
cellulare
era
nuovo
e
pennelleggiato
di
fresco
.
Perdeva
un
odore
di
vernice
che
faceva
turare
il
naso
.
Don
Albertario
,
grosso
come
era
,
non
riuscì
a
mettere
il
piede
sul
predellino
che
aiutato
.
Nello
sforzo
gli
cadde
il
cappello
da
prete
:
istintivamente
tentò
di
raccoglierlo
,
ma
si
avvide
tosto
di
essere
ammanettato
ed
alzò
gli
occhi
al
cielo
.
Nessuno
disse
una
parola
.
Pareva
che
la
vita
fosse
finita
sul
montatoio
.
Ciascuno
,
ravvolto
nel
proprio
dolore
come
in
un
mantello
,
sentiva
gli
strazii
delle
famiglie
che
singhiozzavano
sotto
la
tettoia
.
IN
VAGONE
CELLULARE
Viaggio
notturno
da
Milano
a
Finalborgo
la
notte
dal
24
al
25
giugno
1898
.
Mentre
i
carabinieri
si
preparavano
a
metterci
i
ferri
per
avviarci
alla
casa
di
pena
a
scontare
le
sentenze
militari
,
ciascuno
di
noi
pensava
,
involontariamente
,
al
carrozzone
che
ci
doveva
condurre
dal
Castello
alla
Stazione
Centrale
.
Nessuno
di
noi
aveva
potuto
dimenticare
la
nicchia
nella
quale
,
venendo
dal
Cellulare
,
aveva
subìto
,
per
più
di
mezz
ora
,
lo
strazio
di
pencolare
tra
la
vita
e
la
morte
per
mancanza
d
aria
!
I
ferri
ci
distrassero
.
I
carabinieri
adempivano
alla
funzione
di
ammanettarci
,
incalzati
dal
«
fate
presto
!
»
del
tenente
dei
carabinieri
,
che
ci
guardava
con
la
caramella
nell
occhio
.
L
ordine
era
di
ammanettarci
a
fior
di
pelle
.
E
chi
si
lamentava
riceveva
la
buona
misura
di
qualche
altro
giro
di
vite
.
Io
protestai
.
Dissi
che
non
era
possibile
che
ci
fosse
ordine
di
stringerci
i
polsi
fino
a
farceli
sprizzare
di
sangue
.
Mi
si
fece
tacere
,
assicurandomi
che
alla
stazione
mi
sarebbero
stati
allargati
.
Chiusi
nel
carrozzone
,
credevamo
di
morire
.
C
era
un
fetore
che
dava
il
capogiro
.
La
cella
era
angusta
,
buia
,
col
sedile
di
legno
cosparso
di
crostini
di
pane
e
coi
fori
per
l
aria
che
parevano
tappati
.
Il
veicolo
ci
sballottava
in
un
modo
crudele
.
Quando
le
ruote
sussultavano
sui
sassi
o
attraversavano
i
binari
,
ci
sembrava
che
il
carrozzone
stesse
per
rovesciarci
sulla
strada
.
Non
abituati
a
questi
viaggi
di
punizione
,
sognavamo
il
treno
.
Alla
stazione
ci
si
fece
discendere
passandoci
sotto
l
ascella
,
a
zig
-
zag
,
una
catena
che
ci
teneva
uno
dietro
l
altro
e
ci
impediva
di
pensare
alla
fuga
.
Per
scappare
bisognava
che
il
condannato
si
trascinasse
dietro
tutti
gli
altri
.
Eravamo
così
male
informati
sul
trasporto
del
bestiame
di
galera
,
che
credevamo
sul
serio
che
ci
avrebbero
fatti
viaggiare
in
un
vagone
di
terza
classe
.
Invece
fummo
disillusi
non
appena
ci
trovammo
in
quella
specie
di
corridoio
lungo
due
filate
di
celle
.
A
mano
a
mano
che
si
saliva
,
si
veniva
spinti
e
incassati
dal
carabiniere
che
aspettava
il
condannato
dietro
l
uscio
.
L
operazione
di
cellularizzarci
veniva
fatta
in
un
modo
fracassoso
.
Si
schiudevano
gli
usci
con
collera
,
si
bestemmiava
contro
i
catenacci
che
cigolavano
senza
andare
avanti
o
indietro
,
si
ingiungeva
il
silenzio
con
degli
imperativi
brutali
a
coloro
che
volevano
sapere
dove
diavolo
ci
si
mandava
,
e
si
sbattevano
sulla
faccia
gli
usci
come
tanti
schiaffi
ribaldi
.
Rimanemmo
per
qualche
minuto
sbalorditi
.
Io
mi
trovavo
in
una
cella
di
mezzo
,
tra
Romussi
e
don
Davide
Albertario
.
Chiesi
era
in
faccia
al
direttore
del
Secolo
e
io
potevo
vederlo
,
attraverso
la
ferriata
,
di
profilo
.
L
avvocato
Federici
era
in
una
delle
prime
celle
della
fila
a
destra
e
gli
altri
,
compresi
due
che
non
conoscevo
,
erano
sparsi
nelle
celle
in
fondo
.
Aspettavamo
con
ansia
che
venissero
a
liberarci
le
mani
indolenzite
dal
peso
del
ferro
che
diventava
sempre
più
enorme
.
Faceva
un
caldo
eccessivo
.
Nella
tana
inverniciata
il
giorno
prima
,
coll
uscio
sulle
ginocchia
che
non
ci
permetteva
né
di
allungare
,
né
di
incavalcare
le
gambe
,
si
respirava
un
aria
pestilenziale
e
si
sudava
come
in
un
forno
.
L
indugio
del
treno
a
mettersi
in
moto
era
per
noi
un
vero
supplizio
.
Speravamo
che
,
lanciandosi
nello
spazio
,
folate
d
aria
sarebbero
venute
ad
attutirci
la
sete
e
a
rinfrescarci
la
faccia
.
Finalmente
il
treno
si
era
mosso
.
La
lentezza
e
le
prime
fermate
ci
fecero
capire
ch
eravamo
attaccati
a
un
treno
omnibus
.
Il
treno
,
che
s
incammina
adagio
adagio
e
sosta
a
tutte
le
stazioni
,
diventa
una
tortura
per
i
poveracci
calcati
nelle
nicchie
che
lasciano
respirare
a
disagio
e
intetrano
l
ultima
scena
dei
condannati
sulla
via
della
espiazione
.
Invece
delle
buffate
d
aria
fresca
che
non
venivano
,
né
potevano
venire
,
perché
il
nostro
vagone
era
l
ultimo
e
aveva
le
aperture
in
faccia
a
due
altri
,
fummo
obbligati
a
incominciare
una
lotta
disperata
contro
l
usciuolo
dell
inferriara
a
scacchi
,
che
si
chiudeva
e
minacciava
di
soffocarci
a
ogni
scossa
.
-
Signori
carabinieri
,
facciano
il
piacere
di
fermarci
l
usciuolo
!
I
signori
carabinieri
non
potevano
essere
umani
con
noi
,
perché
avevano
ricevuto
ordini
imperiosi
di
essere
severi
e
perché
temevano
,
a
ogni
stazione
,
di
trovarsi
alla
presenza
di
qualche
ufficiale
incaricato
di
«
dare
un
occhiata
ai
polli
nella
stia
»
.
Ma
per
l
usciuolo
facevano
proprio
di
tutto
per
inchiodarlo
alla
parete
e
spesso
sacramentavano
contro
la
compagnia
ferroviaria
che
si
era
dimenticata
di
configgervi
la
molla
o
l
uncino
per
tenerlo
aperto
.
Di
tanto
in
tanto
veniva
qualcuno
di
loro
a
sbattercelo
indietro
con
un
sostantivo
energico
.
Ma
il
più
delle
volte
dovevamo
respingerlo
noi
con
la
punta
delle
dita
.
Alla
stazione
di
Pavia
,
una
voce
umana
riuscì
a
intenerirci
fino
alle
lagrime
.
-
Signor
Romussi
,
signor
Chiesi
,
posso
fare
qualche
cosa
per
loro
e
per
i
loro
compagni
?
La
persona
che
parlava
era
invisibile
.
Si
sentiva
solamente
che
la
sua
voce
era
commossa
.
A
così
poca
distanza
,
eravamo
già
tutti
stracchi
morti
per
la
posizione
incomoda
in
cui
ci
teneva
la
celletta
,
per
i
ferri
che
ci
avevano
intormentite
le
braccia
e
per
l
arsura
che
ci
faceva
dire
a
ogni
minuto
:
-
Signori
carabinieri
,
un
po
d
acqua
!
La
voce
dello
sconosciuto
ci
era
andata
al
cuore
come
una
consolazione
.
C
era
dunque
qualcuno
che
pensava
ai
poveri
diavoli
che
soffrivano
.
Romussi
,
interpretando
il
pensiero
di
tutti
,
con
una
voce
che
avrebbe
impietosito
i
sassi
,
disse
:
-
Se
ci
potesse
dare
una
gasosa
!
Lo
sconosciuto
ci
rispose
con
dei
singulti
.
Era
troppo
tardi
.
Il
ristorante
era
chiuso
e
il
treno
stava
per
partire
.
-
Addio
e
coraggio
!
ci
disse
lo
sconosciuto
con
degli
altri
singhiozzi
.
Lungo
questo
viaggio
indimenticabile
ci
domandavamo
di
tanto
in
tanto
l
un
l
altro
se
eravamo
vivi
.
Chiesi
:
Come
stai
,
Fritz
?
Federici
:
Bene
.
-
Don
Davide
,
dormite
?
-
Magari
potessi
dormire
!
-
Romussi
,
come
ti
senti
?
-
Maledettamente
male
.
Non
avrei
mai
creduto
che
il
trasporto
dei
prigionieri
fosse
fatto
in
questo
modo
.
Siamo
trattati
peggio
delle
bestie
.
-
Pazienza
,
che
non
siamo
lontani
da
Sampierdarena
.
Guardando
nelle
celle
della
fila
opposta
mi
si
agghiacciava
il
sangue
.
La
testa
dei
cellularizzati
che
ubbidiva
al
moto
del
treno
si
delinquentizzava
in
un
modo
spaventevole
.
Pareva
la
testa
di
un
mostro
.
Illuminata
dalla
luce
fosca
che
tremolava
,
assumeva
proporzioni
spaventevoli
.
La
fronte
si
allungava
sovente
con
delle
gibbosità
che
facevano
abbassare
le
palpebre
dalla
paura
.
Gli
occhi
ingrossavano
e
venivano
alla
superficie
con
una
luminosità
feroce
.
La
bocca
,
sbadigliando
,
spalancava
un
abisso
circondato
da
una
dentiera
enorme
che
digrignava
come
quella
di
un
teschio
appeso
nella
penombra
.
Lazzari
sembrava
una
iena
in
agguato
.
Lungo
le
gallerie
avevamo
il
fumo
della
macchina
che
entrava
nelle
celle
a
volumi
a
ubriacarci
e
ad
avvelenarci
le
ultime
ore
.
-
Signori
carabinieri
,
un
po
d
acqua
.
Io
muoio
dalla
sete
!
A
Sampierdarena
il
cuore
del
brigadiere
si
lasciò
intenerire
dalla
voce
piangevole
dei
condannati
.
-
Ci
faccia
dare
un
caffè
,
signor
brigadiere
.
Sia
buono
.
-
Dio
gliene
renderà
merito
,
gli
disse
don
Davide
che
tirava
il
fiato
come
un
uomo
che
si
sente
morire
.
Il
carabiniere
con
la
caffettiera
in
una
mano
e
la
chicchera
nell
altra
ci
conciliò
con
l
umanità
che
sembrava
composta
di
tigri
.
Ci
si
aperse
la
cella
e
ce
lo
si
versò
in
bocca
a
sorsi
,
con
una
pazienza
materna
.
Bravo
carabiniere
!
Discendemmo
a
Finalmarina
come
gente
scampata
a
un
pericolo
.
Aprivamo
la
bocca
per
sorseggiare
l
aria
e
ci
auguravamo
che
il
reclusorio
fosse
lontano
lontano
per
aver
tempo
di
sgranchirci
le
gambe
e
di
rimetterci
dallo
sbalordimento
di
un
vagone
che
chiamavamo
assassino
.
Qualche
mese
dopo
,
nella
quinta
camerata
del
reclusorio
di
Finalborgo
,
ricordando
questo
episodio
della
nostra
vita
carceraria
,
i
direttori
del
Secolo
,
dell
Osservatore
Cattolico
e
dell
Italia
del
popolo
si
strinsero
la
mano
e
promisero
che
,
non
appena
ritornati
al
largo
,
avrebbero
intrapresa
la
campagna
contro
questa
abbominazione
che
si
chiama
vagone
cellulare
.
L
ARRIVO
AL
RECLUSORIO
Alla
stazione
di
Finalmarina
non
c
erano
che
cinque
o
sei
persone
,
compresi
due
preti
.
Eravamo
disfatti
.
Avevamo
gli
occhi
della
gente
che
non
ha
dormito
,
i
capelli
spettinati
,
le
guance
cadaveriche
e
le
punte
dei
baffi
piegate
come
una
desolazione
.
Il
sole
ci
illuminava
le
lividure
ai
polsi
che
avevano
assunto
un
colore
nerastro
.
Ci
si
passò
la
catena
da
un
braccio
all
altro
e
fiancheggiati
dai
carabinieri
e
seguiti
dai
facchini
coi
fagotti
,
ci
avviammo
verso
il
reclusorio
.
Il
silenzio
intristiva
la
scena
.
Attraversammo
il
binario
,
continuammo
lungo
la
linea
ferroviaria
fin
quasi
all
imboccatura
di
un
tunnel
e
voltammo
a
destra
,
per
lo
stradone
carrozzabile
che
i
finalborghigiani
chiamano
delle
«
catene
»
,
perché
è
percorso
dai
galeotti
che
vanno
e
vengono
dalla
Casa
di
pena
.
I
carabinieri
ci
stavano
ai
panni
e
ci
incalzavano
con
degli
avanti
!
È
per
loro
il
momento
più
trepido
.
Anche
legati
come
cani
,
potrebbe
saltare
in
testa
a
qualcuno
di
darsi
alla
fuga
.
Sprofondavamo
i
piedi
nella
polvere
alta
,
sollevando
un
pulviscolo
che
ci
imbiancava
e
ci
andava
per
la
gola
e
per
le
nari
come
un
prurito
che
ci
raddoppiava
il
malessere
.
Rasentavamo
Capra
Zoppa
perseguitati
da
un
arsura
indicibile
.
Ciascuno
di
noi
sognava
una
sorsata
di
latte
o
un
altra
chicchera
di
caffè
per
snebbiarci
il
cervello
.
Quando
fummo
a
metà
strada
,
al
dorso
di
un
parapetto
,
trovammo
un
giovine
che
aveva
l
aria
di
un
chierico
e
piangeva
come
un
ragazzo
.
Forse
sapeva
chi
eravamo
o
forse
provava
una
commozione
violenta
dinanzi
un
prete
alto
e
spalluto
che
passava
incatenato
come
un
grassatore
.
Dopo
una
ventina
di
minuti
,
vedevamo
sorgere
a
destra
la
torre
quadrata
del
malaugurato
edificio
nel
quale
dovevamo
passare
tanto
tempo
.
Svoltammo
il
ponte
,
passammo
tra
mezzo
alla
folla
,
infilammo
il
viottolo
tortuoso
a
sinistra
e
,
dopo
pochi
passi
,
ci
trovammo
alla
porta
del
reclusorio
di
Finalborgo
.
L
entrata
è
quella
di
un
portone
qualunque
.
Non
dà
l
impressione
di
una
tomba
di
vivi
,
neppure
pensando
alle
sentinelle
di
guardia
.
Ci
si
tolsero
i
ferri
tra
due
cancelli
che
inchiudono
l
ufficio
del
capoguardia
e
ci
si
domandò
se
avevamo
bisogno
di
qualche
cosa
.
-
Dell
acqua
,
rispondemmo
.
Ce
ne
portarono
due
bottiglie
e
i
secondini
,
con
la
premura
di
dissetarci
,
ci
diedero
l
impressione
di
persone
che
non
incrudeliscono
col
Regolamento
.
Anche
colle
mani
libere
,
sembravamo
galeotti
autentici
.
Romussi
,
coll
ala
del
cappello
floscio
che
gli
ombreggiava
la
faccia
fuligginosa
,
col
solino
gualcito
e
annerito
dal
sudore
e
coi
baffi
sottosopra
,
aveva
assunto
l
aspetto
di
un
uomo
feroce
.
Chiesi
,
colla
barba
e
coi
capelli
impolverati
e
coi
neracci
della
notte
perduta
sotto
gli
occhi
,
pareva
un
capo
ciurma
invecchiato
di
dieci
anni
in
poche
ore
.
Don
Davide
in
un
altro
luogo
avrebbe
fatto
scompisciare
dalle
risa
.
Aveva
l
aria
di
un
Ernani
passato
attraverso
il
polverone
della
strada
.
Al
margine
del
cubicolo
,
colla
tesa
del
tricorno
pelosa
e
abbandonata
dalle
stringhe
,
colla
collarina
scomparsa
sotto
il
merinos
,
col
panciotto
dai
bottoni
escoriati
pieno
di
chiazze
,
colla
veste
talare
ammantata
di
polvere
e
colle
scarpe
scalcagnate
e
coperte
d
uno
strato
bianco
,
faceva
compassione
.
Sulla
sua
faccia
erano
tutti
i
patimenti
di
uno
strazio
inenarrabile
.
I
carabinieri
consegnarono
le
buste
dei
nostri
denari
al
capoguardia
,
il
quale
si
mise
a
registrarle
,
ci
salutarono
e
noi
passammo
nello
stanzone
a
pianterreno
intitolato
«
banchi
di
rigore
»
.
Lo
stanzone
,
colle
due
finestrucole
che
davano
sul
viottolo
,
era
buio
.
Col
suo
immenso
lastrone
infisso
lungo
la
parete
,
cogli
anelloni
sotto
il
rialzo
dei
piedi
al
disopra
della
testa
,
faceva
rabbrividire
.
Si
vedeva
che
eravamo
proprio
in
una
casa
di
pena
.
Ogni
ìnfrazione
al
regolamento
voleva
dire
andare
sul
tavolato
di
pietra
incatenato
alle
mani
e
ai
piedi
.
Il
capoguardia
non
ci
fece
cattiva
impressione
.
Era
alto
,
piuttosto
magro
,
con
una
voce
che
faceva
sentire
il
twang
americano
e
con
un
accento
leggermente
meridionale
.
Valera
lo
battezzò
subito
per
il
Javert
del
reclusorio
,
per
un
Regolamento
ambulante
,
per
il
funzionario
che
si
sarebbe
stroncata
la
vita
piuttosto
che
violarlo
.
E
attraverso
i
mesi
che
siamo
rimasti
sotto
la
sua
sorveglianza
non
abbiamo
avuto
occasione
di
modificare
il
giudizio
valerano
.
Egli
è
rimasto
,
per
tutti
noi
,
l
uomo
-
regolamento
,
guidato
da
uno
zinzino
di
buon
senso
.
Prima
di
noi
,
in
altre
galere
,
egli
aveva
avuto
sotto
di
sè
Amilcare
Cipriani
e
De
Felice
.
Per
ammazzare
il
tempo
e
impedire
agli
amici
di
pensare
che
stavamo
per
diventare
dei
numeri
di
matricola
,
mi
misi
a
narrar
loro
la
fuga
del
principe
Krapotkine
dall
ospedale
dei
detenuti
di
San
Nicola
di
Pietroburgo
.
Fu
un
grido
unanime
di
protesta
.
Era
una
fuga
che
sapevano
tutti
a
memoria
.
Sapevano
della
stanzetta
al
terzo
piano
dirimpetto
all
ospedale
,
del
violino
che
suonava
che
la
via
era
libera
e
la
carrozza
di
fuori
ad
aspettarlo
,
e
dei
passi
guadagnati
sulla
sentinella
coi
famosi
due
lati
del
triangolo
.
Entrò
il
capoguardia
mentre
don
Davide
e
Federici
,
dall
alto
del
tavolato
,
cercavano
di
capire
dalla
finestruola
da
che
parte
dell
edificio
penale
ci
trovavamo
.
Egli
aveva
in
mano
un
opuscolo
.
-
Loro
sono
persone
educate
.
Questo
è
il
Regolamento
.
Lo
leggano
e
procurino
di
non
violarlo
per
non
obbligarci
a
infligger
loro
delle
punizioni
.
Rientrò
il
capo
con
una
guardia
che
portava
il
misuratore
e
con
un
altra
che
aveva
sotto
il
braccio
il
mastro
dei
delinquenti
.
-
Adesso
,
dobbiamo
registrarli
e
prendere
loro
la
misura
.
Ci
lasciammo
registrare
e
misurate
con
la
docilità
delle
pecore
.
Non
eravamo
mica
in
galera
per
romperci
la
testa
contro
gli
articoli
del
regolamento
.
Il
primo
a
sottomettersi
fu
Chiesi
e
l
ultimo
Achille
Ghiglioni
,
l
uomo
terribile
che
aveva
messo
sossopra
tutto
Niguarda
con
una
Cooperativa
di
commestibili
di
trecento
o
quattrocento
lire
!
L
attraction
,
sulla
piattaforma
del
misuratore
con
l
asta
che
discendeva
sulla
testa
,
era
don
Davide
,
il
quale
,
tra
noi
,
aveva
raggiunto
l
altezza
massima
.
Sul
misuratore
,
con
le
cosce
voluminose
e
la
grandiosità
del
torace
,
egli
aveva
più
del
granatiere
che
del
sacerdote
.
Finita
questa
operazione
,
ci
si
annunciò
il
bagno
.
Era
quello
che
desideravamo
.
Dopo
tanti
giorni
di
processo
,
tante
notti
passate
sul
saccone
in
terra
e
un
viaggio
che
ci
aveva
diminuito
di
peso
,
un
bagno
era
la
suprema
delle
consolazioni
corporali
.
Vi
andammo
l
uno
dopo
l
altro
senza
ritornare
ai
«
banchi
di
rigore
»
.
Il
bagno
era
in
un
angolo
della
vasta
cucina
,
ove
cuoce
la
minestra
quotidiana
dei
condannati
,
diviso
da
una
coperta
appesa
a
due
chiodi
.
Ciascuno
di
noi
dovette
svestirsi
e
tuffarsi
nell
acqua
alla
presenza
di
una
guardia
incaricata
di
tener
sempre
gli
occhi
sul
recluso
.
Don
Davide
ebbe
delle
ritrosie
.
Egli
non
seppe
decidersi
a
liberarsi
degli
ultimi
indumenti
che
quando
la
guardia
si
rassegnò
a
voltare
la
faccia
dall
altra
parte
.
FILIPPO
TURATI
Il
criterio
nostro
è
questo
;
ogni
provvedimento
sarà
vano
se
non
sia
assicurata
al
Paese
piena
ed
intera
libertà
:
libertà
di
propaganda
,
di
pensiero
,
d
'
associazione
,
d
'
organizzazione
,
a
tutte
le
classi
della
società
.
(
(
Dal
primo
discorso
alla
Camera
)
.
L
ho
conosciuto
nell
ottanta
o
nell
ottantuno
.
Io
caricavo
l
appendice
della
Plebe
di
Bignami
della
zavorra
umana
che
scovavo
e
raccoglievo
negli
angiporti
e
nelle
stamberghe
,
e
lui
riempiva
le
colonne
di
una
terapeutica
che
inchiudeva
,
colle
spinte
e
controspinte
romagnosiane
,
i
germi
della
giustizia
sociale
.
Era
forse
la
prima
volta
che
la
democrazia
adulta
leggeva
in
un
giornale
socialista
che
la
questione
criminale
è
intimamente
connessa
colla
questione
economica
.
Con
un
centinaio
di
pagine
intitolate
Il
delitto
e
la
questione
sociale
il
Turati
si
rivelava
un
naturalista
della
scienza
penale
,
un
verista
che
studiava
oggettivamente
l
uomo
delinquente
,
un
sociologo
che
accusava
la
società
di
essere
«
complice
impune
dei
misfatti
che
freddamente
puniva
»
.
Egli
credeva
fino
d
allora
che
l
ordinamento
punitivo
fosse
essenzialmente
transitorio
e
che
il
delitto
troverebbe
la
sua
cura
in
uno
Stato
che
volesse
«
a
tutti
garantito
il
frutto
integrale
del
proprio
lavoro
»
.
Il
suo
cruccio
erano
i
suoi
nervi
.
I
nervi
non
gli
davano
requie
.
Non
lo
lasciavano
dormire
,
non
lo
lasciavano
lavorare
e
gli
distruggevano
il
pensiero
di
prepararsi
un
futuro
intellettuale
.
Egli
si
diceva
sfibrato
,
fiacco
,
senza
attività
cerebrale
.
Doveva
morire
.
Sarebbe
morto
fra
due
o
tre
anni
o
fra
due
o
tre
mesi
,
non
lasciando
di
sè
che
«
misere
strofe
»
ai
suoi
cari
.
Tutti
i
medici
l
avevano
abbandonato
.
Egli
era
un
nevrastenico
.
La
sua
era
una
nevrosi
inguaribile
.
Pazienza
.
E
ci
salutava
commosso
e
ritornava
,
sfiduciato
,
alla
sua
villa
di
S
.
Croce
,
a
due
passi
da
Como
,
colle
tasche
e
le
valige
piene
di
libri
che
aveva
comperato
dal
Dumolard
o
che
gli
aveva
dato
a
prestito
il
suo
e
il
mio
amico
intimo
Felice
Cameroni
-
il
critico
che
aveva
incominciato
a
predicare
lo
zolismo
nell
appendice
del
Sole
.
Durante
questa
battaglia
accanita
tra
lui
e
il
suo
sistema
nervoso
egli
,
come
il
dott
.
Pascal
,
si
preparava
silenziosamente
i
dossiers
coi
quali
avrebbe
poi
intrapresa
la
campagna
per
liberare
la
società
borghese
dalle
sofferenze
sociali
.
Condannato
da
una
malattia
implacabile
,
consumava
le
sue
ultime
ore
nel
laboratorio
della
putredine
sociale
a
cercare
i
parassiti
distruttori
che
saccheggiano
l
organismo
umano
.
Morente
,
sentiva
,
come
Pascal
,
la
voluttà
e
la
grandiosità
della
vita
,
della
vita
sana
,
economicamente
e
moralmente
sana
.
Oui
,
je
crois
au
triomphe
final
de
la
vie
.
Egli
leggeva
,
postillava
,
ammucchiava
note
sopra
note
e
maturava
nel
cervello
allargato
dallo
studio
febbrile
la
rivista
alla
quale
diede
poi
tutta
la
sua
intelligenza
.
Con
la
tendenza
a
credersi
esternamente
ammalato
e
dotato
della
pigrizia
del
divoratore
di
libri
che
non
darebbe
mai
mano
alla
penna
della
produzione
,
il
Turati
sarebbe
forse
divenuto
un
frutto
secco
o
rimasto
un
autore
stitico
s
egli
non
avesse
potuto
fondere
la
sua
esistenza
con
quella
di
una
donna
capace
di
agitargli
lo
spirito
cogli
stessi
ideali
e
di
piegarlo
a
un
lavoro
meno
sbandato
e
più
omogeneo
.
E
questa
donna
fu
Anna
Kuliscioff
.
È
lei
che
lo
ha
incalzato
,
che
lo
ha
fortificato
,
che
lo
ha
imparadisato
.
Lei
e
lui
e
la
Critica
Sociale
non
si
distinguono
più
.
La
Critica
Sociale
,
Filippo
Turati
e
Anna
Kuliscioff
non
sono
più
che
un
nome
.
L
una
e
l
altro
e
l
altra
si
completano
.
la
Critica
Sociale
è
fatta
della
loro
carne
,
nutrita
del
loro
ingegno
,
calda
dei
loro
pensieri
.
In
essa
è
la
redenzione
degli
uomini
,
è
la
pace
nel
benessere
economico
,
è
il
trionfo
della
felicità
della
specie
sull
egoismo
e
sugli
interessi
degli
individui
.
La
Critica
Sociale
è
stata
l
università
della
generazione
crescente
.
È
essa
che
ha
dato
a
quasi
tutti
noi
la
«
coscienza
sociale
»
.
Nata
il
quindici
gennaio
1891
,
quando
il
socialismo
scientifico
era
un
lusso
per
i
superuomini
delle
scienze
economiche
,
fece
nascere
nella
gioventù
la
fede
nell
uguaglianza
di
condizione
e
un
bisogno
prepotente
di
gettarsi
negli
studi
che
devono
avere
per
risultato
la
sconfitta
della
borghesia
e
l
elevazione
del
proletariato
.
La
bibbia
di
Filippo
Turati
è
il
Capitale
.
Non
c
è
altro
di
più
nutriente
.
Dal
Capitale
si
esce
uomini
completi
.
Un
giorno
che
gli
si
è
domandato
di
dire
pubblicamente
quale
libro
avrebbe
raccomandato
a
chi
fosse
condannato
a
portarsi
seco
in
un
eremo
tre
soli
volumi
,
egli
rispose
ripetendo
tre
volte
il
Capitale
.
Con
questo
libro
che
egli
paragona
o
mette
al
disopra
al
Darwin
s
Journal
,
la
gioventù
entra
nella
vita
corazzata
di
altruismo
,
con
una
idea
chiara
dello
Stato
a
base
di
produzione
socializzata
.
Ammiratore
convinto
del
grande
novatore
della
scienza
sociale
,
egli
è
,
necessariamente
,
entusiasta
dei
socialisti
tedeschi
-
tali
erompenti
,
dice
lui
,
dal
forte
ceppo
scientifico
di
Carlo
Marx
-
i
quali
,
con
la
loro
marcia
gloriosa
,
hanno
infuturato
il
più
grande
fatto
e
l
esempio
più
significante
della
storia
contemporanea
.
Cresciuto
in
un
ambiente
prefettizio
-
idolatrato
dalla
mamma
-
con
un
avvenire
trionfale
nel
foro
milanese
-
circondato
dagli
agi
della
vita
,
egli
preferì
discendere
nell
agone
sociale
a
lottare
per
l
esistenza
collettiva
-
a
sostenere
i
diritti
dei
proletari
incatenati
agli
anelloni
del
salario
-
ad
agitare
il
programma
marxista
che
deve
eliminare
dalla
società
i
ricchi
e
i
poveri
.
Lui
,
coi
nervi
che
gli
impedivano
un
occupazione
costante
,
si
dedicò
a
un
lavoro
febbrile
-
a
un
lavoro
che
aumentava
in
ragione
degli
anni
-
a
un
lavoro
che
lo
cacciava
dalla
redazione
sulla
piattaforma
pubblica
-
e
dall
angolo
del
correttore
di
bozze
nel
girone
legislativo
.
Perdutamente
innamorato
dei
suoi
ideali
,
egli
non
sospettava
che
sarebbe
venuto
il
giorno
in
cui
i
suoi
nemici
-
che
sono
anche
i
nostri
-
lo
avrebbero
sorpreso
sulla
strada
e
svaligiato
di
tutto
.
È
stato
mandato
al
reclusorio
di
Pallanza
come
incitatore
di
tumulti
e
come
un
demagogo
che
mette
un
po
di
barricata
in
ogni
frase
.
Ma
non
c
è
nessuno
che
abbia
mai
sentito
come
lui
tanta
avversione
per
la
turbolenza
oratoria
che
sprona
alla
battaglia
ogni
minuto
e
per
i
«
discorsi
che
acclamano
la
rivoluzione
,
sovreccitano
i
sentimenti
delle
masse
e
fanno
sbottonare
le
stifelius
di
un
delegato
di
pubblica
sicurezza
»
.
No
,
il
bavardage
épouvantable
degli
esaltati
non
ha
mai
fatto
parte
del
suo
bagaglio
di
piattaforma
.
Il
socialismo
in
bocca
di
costoro
non
può
impensierire
alcuno
.
Dovrebbe
impensierire
i
suoi
nemici
quando
si
ritrae
dal
palcoscenico
dei
teatri
diurni
per
entrare
nel
laboratorio
«
a
notomizzare
col
bisturi
della
scienza
il
carcame
sociale
steso
sul
tavolaccio
della
statistica
e
della
disciplina
positiva
»
.
Allora
sì
.
Allora
gli
statisti
dovrebbero
proprio
incominciare
a
sentire
delle
apprensioni
.
«
Perché
quei
miti
pensatori
,
nutriti
di
cifre
e
di
sillogismi
,
onesti
,
riservati
,
impeccabili
sovente
nella
vita
privata
,
magari
un
po
puritani
e
un
po
quacqueri
se
se
ne
gratta
la
scorza
,
quei
sacerdoti
dell
altruismo
,
quei
mangiatori
d
hascisch
dell
ideale
,
hanno
più
dinamite
nella
loro
parola
e
nella
scatola
ch
è
sotto
il
loro
cappello
,
che
non
ne
sia
nelle
tasche
dei
feniani
e
nelle
cantine
di
Pietroburgo
:
con
quest
aggravante
che
,
di
cotesta
nitroglicerina
spirituale
,
non
c
è
doganiere
o
segugio
di
polizia
dal
fiuto
fine
che
ne
possa
sentire
l
odore
e
mettervi
sopra
la
zampa
.
Quando
il
moderno
Anteo
-
come
il
Colaianni
definisce
il
socialismo
-
che
ad
ogni
caduta
risorge
più
vigoroso
,
agguerritosi
negli
studi
e
nel
raccoglimento
,
uscirà
in
piazza
con
idee
mature
e
propositi
determinati
,
è
allora
che
sarà
davvero
formidabile
,
quanto
prima
era
innocuo
»
(
)
.
Nell
ambiente
parlamentare
egli
era
una
forza
legislativa
-
una
voce
gagliarda
che
domanda
giustizia
per
gli
affamati
di
pane
,
di
libertà
e
di
pensiero
-
un
ragionatore
che
sa
disorientare
i
legislatori
borghesi
,
i
quali
non
vogliono
convincersi
che
la
società
degli
sfruttatori
s
avvia
verso
il
periodo
della
sua
naturale
decomposizione
.
Eloquente
,
con
una
dizione
esatta
,
egli
sa
far
ingoiare
,
con
garbo
,
agli
onorevoli
tutto
quel
diavolo
che
vuole
,
spruzzando
la
sua
prosa
tersa
ed
elegante
di
una
ironia
e
di
un
sarcasmo
che
non
trovate
se
non
in
bocca
degli
oratori
altamente
educati
.
I
discorsi
di
Sheridan
si
leggevano
una
sola
volta
e
si
mettevano
in
libreria
.
Quelli
di
Filippo
Turati
si
leggono
e
si
consultano
sovente
come
quelli
di
Burke
,
perché
sono
densi
di
pensieri
,
pronunciati
in
una
lingua
che
dovrebbe
far
testo
nelle
scuole
,
caldi
dell
anima
dell
oratore
che
vuole
condurci
ad
espropriare
la
società
a
beneficio
di
tutti
.
Va
sulla
piattaforma
con
riluttanza
.
Preferisce
il
tavolino
di
redazione
al
palco
dinanzi
la
folla
che
lo
saluta
col
battimano
fragoroso
e
lo
ascolta
a
bocca
aperta
.
Nemico
dei
parolai
e
degli
smargiassoni
che
sciolgono
i
problemi
con
qualche
frase
alcoolizzata
,
non
capisce
la
piattaforma
che
quando
si
ha
qualcosa
da
dire
.
È
una
tolda
che
lo
impensierisce
,
che
lo
mette
in
orgasmo
,
che
lo
obbliga
a
buttar
giù
note
,
a
raccogliere
fatti
,
a
pulire
della
prosa
che
andrà
perduta
per
l
aria
,
perduta
fino
a
quando
avremo
anche
noi
il
quotidiano
che
darà
il
discorso
tale
e
quale
è
pronunciato
.
Ma
una
volta
che
egli
è
in
piedi
,
pieno
dell
argomento
,
il
suo
discorso
esce
come
dal
libro
di
un
grande
uomo
.
Tutti
lo
hanno
sentito
parlare
.
La
sua
eloquenza
non
è
l
eloquenza
bolsa
che
va
in
giro
per
il
comizio
a
mendicare
gli
applausi
.
È
l
eloquenza
di
un
grande
oratore
.
Qualche
volta
pare
una
tempesta
di
pensieri
.
I
suoi
periodi
snodati
,
brevi
,
vigorosi
sull
uditorio
come
un
uragano
intellettuale
.
La
sua
penna
di
giornalista
,
che
gli
ha
conquistato
un
mondo
di
lettori
,
è
una
penna
che
cesella
ed
ubbidisce
al
padrone
.
Non
è
mai
sbrigliata
anche
quando
è
virulenta
o
infuria
sull
avversario
.
Produce
uno
stile
nervoso
-
uno
stile
che
ti
mette
sottosopra
il
sangue
-
che
ti
accarezza
-
che
ti
schiaffeggia
-
che
ti
intenerisce
.
Ha
immagini
scultorie
,
grandiose
,
indimenticabili
.
Adesso
che
i
nervi
lo
lasciano
tranquillo
,
la
sua
salute
si
è
rinvigorita
e
le
sue
forze
intellettuali
si
sono
triplicate
.
Egli
è
diventato
un
lavoratore
metodico
come
l
autore
dei
Rougon
-
Macquart
.
Vi
può
dire
coll
orologio
alla
mano
il
manoscritto
che
vi
potrà
consegnare
in
un
mese
per
un
anno
di
seguito
.
Veste
male
,
non
è
mai
stato
vestito
bene
.
Da
giovane
andava
per
le
vie
coi
calzoni
che
gli
lasciavano
vedere
tutto
il
corame
della
scarpa
,
con
una
giacca
o
un
paletot
che
lo
tirava
da
tutte
le
parti
e
un
cappello
floscio
che
lasciava
vedere
il
suo
alto
disprezzo
per
la
spazzola
e
il
copricapo
nuovo
.
Il
nodo
della
cravatta
traduceva
l
uomo
che
non
si
guarda
mai
nello
specchio
;
era
mal
fatto
e
andava
da
tutte
le
parti
,
tranne
che
sotto
il
bottone
del
solino
spesso
sgualcito
.
Parecchi
di
noi
che
scrivevamo
nella
Farfalla
lo
credevamo
un
bohémien
eternamente
alla
caccia
di
un
louis
d
or
come
gli
eroi
di
Murger
.
Lo
si
vedeva
e
si
pensava
all
assalto
alla
borsa
.
Ma
lui
ci
stringeva
la
mano
,
ci
parlava
di
qualche
pubblicazione
e
ci
salutava
senza
domandarci
nulla
.
La
giornata
dopo
che
il
Giarelli
lo
aveva
fatto
diventare
celebre
presentandolo
ai
lettori
della
Ragione
come
autore
del
Mago
-
un
canto
che
sentiva
del
profumo
dei
suoi
anni
e
che
sgretolava
il
vecchio
mondo
come
il
canto
satanico
di
Carducci
-
lo
pregai
di
prestarmi
un
libro
.
-
Figurati
!
Mi
lasciai
trascinare
a
casa
sua
con
uno
stringimento
di
cuore
.
Mi
aspettavo
di
vedermi
spalancato
l
uscio
di
un
uomo
in
mare
.
Credevo
di
trovarlo
in
una
soffitta
che
venisse
inaffiata
dalla
pioggia
,
con
una
dozzina
di
volumi
pieni
di
ditate
untuose
per
il
suolo
,
con
dei
fogli
imbrattati
di
inchiostro
su
un
tavolo
che
non
sta
mai
quieto
,
con
una
seggiola
sventrata
,
con
una
camicia
sudicia
appesa
alla
parete
e
un
paio
di
ciabatte
squinternate
vicino
a
un
saccone
di
foglie
di
granturco
sui
cavalletti
di
legno
.
All
entrata
diventai
di
tutti
i
colori
.
La
sua
casa
in
via
Gesù
era
di
quelle
che
respirano
il
benessere
degli
inquilini
.
La
portinaia
lo
salutò
con
una
mezza
riverenza
,
lo
chiamò
signor
dottore
,
e
gli
lasciò
prendere
un
mucchio
di
lettere
da
un
casellario
che
rivelava
l
ambiente
signorile
.
Salimmo
per
uno
scalone
,
entrammo
per
l
uscio
aperto
da
una
cameriera
e
mi
trovai
coi
piedi
sul
tappeto
,
in
un
salotto
sontuoso
,
circondato
da
mobili
eleganti
,
cogli
occhi
che
andavano
da
una
tela
di
qualche
sommità
del
pennello
ai
bibelots
di
un
étagère
superba
.
La
mamma
non
pareva
la
mamma
di
un
figlio
che
si
trascurava
negli
abiti
fino
all
indecenza
.
La
guardavo
e
pensavo
alla
castellana
:
alla
signora
alta
,
coi
capelli
bipartiti
come
una
Madonna
,
con
la
faccia
signorilmente
lunga
,
con
l
abito
nero
giù
a
piombo
,
illuminato
intorno
al
collo
dal
pizzo
antico
e
illustrato
al
seno
da
una
nidiata
di
solitari
sepolti
nelle
trine
.
Nella
penombra
del
salotto
le
sue
dita
affusolate
si
muovevano
e
perdevano
faville
dappertutto
.
Se
avessi
qualcosa
da
amministrare
e
potessi
indurre
Filippo
Turati
a
prendersi
cura
del
mio
patrimonio
,
non
esiterei
un
minuto
ad
affidargli
la
mia
amministrazione
.
In
pochi
anni
sarei
sicuro
di
andare
verso
la
ricchezza
che
ride
dei
rovesci
degli
altri
.
Egli
è
un
ragioniere
consumato
.
Ha
l
occhio
nell
avvenire
ed
è
di
una
esattezza
direi
quasi
scrupolosa
.
Questa
abilità
,
che
in
un
uomo
di
cifre
diventerebbe
una
virtù
grandiosa
,
in
lui
è
un
difetto
che
gli
costa
una
somma
enorme
di
lavoro
intellettuale
perduto
.
Mi
sento
male
quando
vedo
il
direttore
della
Critica
Sociale
scrivere
gli
indirizzi
degli
abbonati
,
registrare
gli
incassi
,
impaccare
libri
e
correre
alla
posta
carico
come
un
facchino
.
Ma
lui
non
smetterà
mai
.
Egli
chiama
tutto
questo
una
distrazione
.
Abituato
a
non
darsi
al
riposo
,
continuerebbe
a
scrivere
e
diventerebbe
prolisso
e
slavato
come
un
pennivendolo
da
ottanta
lire
il
mese
.
Fuma
dalla
mattina
alla
sera
.
Terminata
una
sigaretta
ne
accende
un
altra
e
continua
così
fino
al
momento
di
addormentarsi
.
Alcuni
che
non
lo
conoscono
bene
sospettano
in
lui
il
tirchione
che
si
lascerebbe
ammazzare
piuttosto
che
metter
fuori
un
centesimo
o
offrire
una
bibita
agli
intimi
che
vanno
a
trovarlo
.
È
un
errore
grossolano
.
Filippo
Turati
non
è
uno
sciupone
.
Ma
coloro
che
frequentano
la
sua
casa
sanno
che
la
sua
tavola
è
sempre
popolata
di
amici
e
che
la
sua
mano
mette
sempre
nella
mano
dei
bisognisti
dei
biglietti
di
banca
.
Una
sola
volta
l
ho
veduto
seccato
di
sapersi
all
uscio
persone
che
hanno
bisogno
di
dirgli
una
parola
.
Stava
facendo
colazione
e
questi
signori
lo
avevano
fatto
smettere
sei
volte
.
Alla
settima
rifiutò
di
muoversi
.
-
Ah
,
per
oggi
basta
,
perdio
!
Ditegli
che
non
ci
sono
,
ditegli
!
Poi
,
dopo
qualche
boccone
,
si
trovò
pentito
.
-
Era
forse
uno
che
meritava
più
degli
altri
.
La
ragione
è
che
ne
ho
troppi
.
Da
un
po
di
tempo
il
mio
uscio
sembra
l
uscio
del
duca
Scotti
.
È
buono
,
generoso
,
leale
,
capace
di
amicizie
vere
,
sentite
.
Il
socialismo
è
la
sua
anima
,
la
sua
fede
,
il
suo
ideale
.
Per
esso
ha
combattuto
-
per
esso
soffre
-
per
esso
sarà
pronto
domani
e
sempre
a
morire
.
IL
CUBICOLO
Passando
per
il
corridoio
dei
cubicoli
,
vidi
nel
secondo
Chiesi
,
nel
terzo
Romussi
,
nel
quarto
Federici
,
e
nel
quinto
don
Davide
.
Credo
di
essere
diventato
pallido
come
un
morto
.
Veduti
col
viso
ai
due
bastoni
di
ferro
in
croce
dell
uscio
,
mi
parvero
delle
bestie
o
delle
ditte
di
un
museo
di
criminali
.
Le
loro
facce
non
erano
più
che
grinte
spaventevoli
,
con
delle
mascelle
enormi
,
degli
occhi
biechi
,
delle
fronti
con
tutte
le
stimmate
del
delinquente
nato
.
Entrai
nel
sesto
.
Dopo
di
me
,
venivano
Achille
Ghiglioni
e
Costantino
Lazzari
.
Il
cubicolo
era
completamente
vuoto
.
Non
vi
trovai
che
una
lastra
d
ardesia
,
larga
poco
più
del
corpo
d
un
uomo
,
infissa
nella
parete
a
destra
.
Mi
distesi
carico
di
emozioni
,
chiudendo
gli
occhi
come
per
obbliarmi
.
Sarebbe
bastata
una
parola
qualunque
per
farmi
piangere
.
Non
avevo
paura
,
ma
tutto
ciò
che
si
compiva
nel
silenzio
di
quell
attimo
mi
commoveva
fino
alla
gola
.
Vi
rimasi
assopito
non
so
più
quanti
minuti
.
Mi
risvegliai
spossato
.
Il
cubicolo
era
così
tetro
e
angusto
che
mi
ricordai
delle
camerucce
dei
famosi
forni
di
Monza
,
ove
i
Visconti
avevano
scontato
i
loro
mesi
di
prigionia
.
Per
muovermi
,
non
avevo
che
uno
spazio
di
un
metro
e
sessanta
di
lunghezza
e
un
metro
circa
di
larghezza
.
Era
alto
,
con
una
finestrolina
sopra
la
porta
che
riceveva
la
luce
scialba
del
corridoio
chiuso
e
largo
poco
più
della
tana
.
Per
vederci
malamente
dovevo
stare
cogli
occhi
alla
inferriata
.
Nessuno
dei
miei
compagni
fiatava
.
Si
capiva
che
attraversavano
anche
loro
il
momento
della
prostrazione
.
Sentii
Chiesi
che
domandava
a
Fritz
come
stava
.
-
Bene
,
grazie
.
Nacque
subito
il
dialogo
.
Romussi
:
Mi
pare
di
essere
in
un
antro
.
È
possibile
che
ci
si
facciano
passare
degli
anni
in
questo
buco
?
Federici
:
lo
tranquillava
assicurandolo
che
la
segregazione
personale
non
poteva
durare
più
di
un
sesto
della
pena
.
Romussi
:
Saccorotto
!
Ci
dici
poco
a
vivere
in
questa
tana
per
sette
od
otto
mesi
?
Ho
tentato
di
leggere
col
libro
alla
ferriata
,
ma
ho
dovuto
smettere
.
Vi
avrei
lasciata
la
vista
...
Chiamammo
due
o
tre
volte
don
Davide
senza
averne
risposta
.
Credevamo
che
dormisse
.
Invece
,
il
povero
prete
,
entrato
nel
cubicolo
,
non
seppe
più
reggere
.
Pianse
dirottamente
.
Pianse
nel
silenzio
soffocando
i
singhiozzi
per
non
farsi
sentire
dai
colleghi
,
pregando
Dio
di
aiutarlo
in
un
momento
di
tanta
ambascia
.
Io
,
che
personalmente
lo
conoscevo
da
parecchi
anni
e
che
durante
il
processo
avevo
ribadita
l
amicizia
,
inquieto
del
suo
silenzio
,
gridai
:
-
Don
Davide
?
Che
cosa
fate
?
Dormite
?
Rispose
con
una
voce
cavernosa
che
non
dormiva
.
Non
aveva
bisogno
che
un
po
di
calma
per
riaversi
da
tutte
quelle
emozioni
che
stavano
per
strangolarlo
.
Fummo
sorpresi
dalla
guardia
con
le
scarpe
di
cimossa
,
la
quale
ci
spiava
in
agguato
.
-
Silenzio
!
gridò
imperiosamente
il
secondino
.
Mezz
ora
dopo
venne
il
direttore
a
vederci
,
cubicolo
per
cubicolo
,
col
cappello
in
testa
e
la
voce
che
sentiva
dell
uomo
abituato
a
parlare
coi
galeotti
.
Così
fu
anche
in
seguito
.
Venne
sempre
nella
nostra
camerata
col
cappello
in
testa
e
col
linguaggio
dell
uomo
che
vuole
essere
temuto
e
vuole
essere
considerato
un
domatore
di
dannati
alla
galera
.
Uscito
il
direttore
dal
corridoio
,
entrò
nel
cubicolo
un
pagliericcio
di
crine
vegetale
puntato
,
assolutamente
insufficiente
anche
per
un
corpo
mingherlino
come
quello
di
Romussi
.
Mancava
ai
piedi
di
mezzo
braccio
e
bisognava
addormentarsi
sul
fianco
e
con
la
faccia
al
muro
,
se
non
si
voleva
cadere
sull
impiantito
.
-
Pane
!
Trasalimmo
.
Era
un
galeotto
con
la
catena
a
parecchie
maglie
,
accompagnato
da
una
guardia
,
che
andava
di
buco
in
buco
a
distribuire
la
pagnotta
.
Il
pane
regio
-
come
lo
chiamavamo
-
parve
a
tutti
noi
immangiabile
.
Dovevamo
avere
fame
,
perché
eravamo
ancora
con
l
ultima
costoletta
e
l
ultimo
risotto
che
avevamo
mangiato
al
Castello
.
Romussi
mi
fece
sapere
che
aveva
divorata
la
sua
pagnotta
fino
all
ultima
briciola
.
Coi
suoi
denti
da
mastino
e
il
suo
apparecchio
digestivo
sempre
in
ordine
,
ne
avrebbe
mangiata
un
altra
.
Gli
altri
la
sbriciolarono
.
-
Minestra
!
-
Uh
!
-
sentii
dire
.
Era
un
uh
!
che
traduceva
la
nausea
.
Nessuno
di
noi
seppe
ingoiare
la
minestra
.
Guardai
che
cosa
mi
aveva
scodellato
nella
gamella
.
Vidi
una
pasta
che
mi
pareva
esalasse
un
non
so
che
di
tufaceo
e
una
broda
piena
di
scandellature
gialle
alla
superficie
.
Tutto
assieme
mi
faceva
recere
.
L
afa
del
pomeriggio
ci
rendeva
inquieti
e
ci
faceva
sentire
un
bisogno
prepotente
di
uscire
all
aria
a
vedere
un
po
di
cielo
.
Verso
sera
,
ci
si
portò
una
coperta
,
un
fiaschetto
d
acqua
,
un
catino
di
zinco
ed
un
asciugatoio
ruvido
a
quadrettoni
colorati
,
largo
come
un
fazzoletto
.
Alle
cinque
,
per
noi
era
notte
fatta
.
Ci
augurammo
la
buona
sera
.
Mi
adagiai
sul
pagliericcio
nella
speranza
di
addormentarmi
.
La
tristezza
aumentava
in
ragione
della
oscurità
che
andava
diffondendosi
nel
cubicolo
.
Verso
le
nove
,
sentii
due
mandate
all
uscio
del
portico
.
Era
la
ronda
.
La
ronda
è
composta
di
un
sottocapo
e
di
due
guardie
,
una
delle
quali
porta
la
lanterna
fumosa
e
puzzolente
.
Entra
in
ogni
cubicolo
tre
volte
per
notte
,
sbatte
in
faccia
la
luce
della
lanterna
,
dà
un
occhiata
alla
finestra
e
alla
ferriata
e
se
ne
va
richiudendo
l
uscio
a
chiave
.
Ci
vogliono
dei
mesi
prima
di
abituarsi
a
queste
sorprese
notturne
.
Romussi
non
poteva
dormire
che
con
dei
narcotici
.
Gli
sbatacchiamenti
gli
davano
sui
nervi
.
Il
secondo
giorno
fu
più
triste
.
Ci
eravamo
alzati
all
alba
,
chiamati
dalla
campana
come
gente
che
non
aveva
tempo
da
perdere
e
poi
ci
si
era
lasciati
nella
capponaia
a
cellucce
senza
darci
un
libro
,
senza
dirci
una
parola
,
senza
lasciarci
sperare
che
all
indomani
saremmo
usciti
.
Bisogna
proprio
essere
aguzzini
che
gustano
la
voluttà
dell
altrui
sventura
,
per
tenere
degli
infelici
cento
e
più
ore
sotto
l
impressione
che
il
sesto
della
loro
sentenza
verrà
consumata
in
una
tana
senza
luce
e
senz
aria
!
Nel
cubicolo
siamo
rimasti
due
giorni
e
mezzo
.
Durante
questo
primo
periodo
,
non
abbiamo
visto
che
una
ombra
che
passò
dalla
nostra
cella
con
una
parola
per
ogni
buco
:
coraggio
!
L
ombra
era
il
cappellano
.
Uscimmo
storditi
.
Ci
palpavamo
la
nuca
e
guardavamo
il
cielo
come
abbacinati
.
Erano
bastati
due
giorni
e
mezzo
per
solcarci
le
guance
e
imbrutirci
come
gente
che
si
levasse
da
una
sbornia
potentissima
.
Ci
scambiammo
su
per
giù
gli
stessi
pensieri
.
-
Credetti
di
morire
,
sapete
.
Mancavo
d
aria
:
avevo
bisogno
di
moto
e
di
luce
,
soprattutto
di
luce
,
soprattutto
di
moto
,
soprattutto
d
aria
.
Don
Davide
aveva
avuto
delle
nausee
che
lo
avevano
impensierito
.
-
Ci
fu
un
momento
in
cui
dovetti
raccogliermi
e
pregare
il
Signore
Iddio
.
Costantino
Lazzari
aveva
l
aria
di
uno
smemorato
.
Si
palpeggiava
il
collo
e
continuava
a
battere
i
piedi
in
terra
come
per
ridar
loro
la
circolazione
del
sangue
.
Ci
si
condusse
al
passeggio
in
un
cortiletto
che
sentiva
del
luogo
.
Non
avevamo
che
uno
spazio
di
pochi
passi
inquadrato
da
muraglie
giallognole
,
scrostate
e
sbullettate
.
Col
dorso
verso
la
torricella
,
dalle
finte
finestre
,
che
usciva
da
un
angolo
dell
edificio
,
vedevamo
un
largo
verde
di
Capra
Zoppa
.
La
torricella
era
triste
e
ci
ricordava
che
in
essa
erano
le
celle
più
orribili
del
reclusorio
.
Al
lato
opposto
della
porticina
d
entrata
del
portico
,
è
la
muraglia
con
le
finestruole
a
mezzaluna
e
a
doppia
inferriata
,
dietro
la
quale
è
una
filata
di
cubicoli
.
Quante
volte
,
durante
la
passeggiata
,
abbiamo
sentito
gli
inquilini
dei
cubicoli
prorompere
in
pianti
dirotti
!
Nella
muraglia
che
taglia
il
cortile
,
è
un
pozzo
chiazzato
di
verde
.
Le
due
diane
dipinte
sul
muro
sono
gli
orologi
solari
dei
reclusi
.
L
una
segna
il
corso
del
sole
dalle
7
del
mattino
a
mezzogiorno
,
ed
ha
per
epigrafe
:
Sic
mea
vita
fugit
!
Una
condanna
atroce
,
dicevamo
al
passeggio
,
per
i
poveri
prigionieri
che
portano
tanti
problemi
nella
testa
,
e
sono
costretti
a
sciupare
il
tempo
con
le
mani
in
mano
!
L
altra
,
adorna
dei
segni
dello
zodiaco
,
si
accontenta
di
avvisare
i
galeotti
al
passeggio
che
senza
sole
non
serve
a
niente
:
Sine
sole
,
sileo
.
Le
dita
della
destra
battute
sul
palmo
della
mano
sinistra
di
un
sottocapo
ci
avvertirono
che
la
nostra
ora
d
aria
era
terminata
.
NELLA
QUINTA
CAMERATA
Nella
quinta
camerata
entrammo
il
27
giugno
1898
.
È
al
primo
piano
.
Vi
si
sale
curvando
la
testa
nel
buco
di
un
enorme
cancello
di
ferro
,
la
cui
porticina
è
aperta
e
chiusa
a
chiave
a
ogni
passaggio
di
forzati
e
di
reclusi
da
un
cerbero
negli
abiti
di
guardia
carceraria
.
Col
piede
nell
antiporto
che
mette
nell
intimità
dell
edificio
,
subìte
la
sensazione
che
state
per
essere
perduti
nella
vasta
tomba
del
reclusorio
.
Al
margine
di
tanti
stanzoni
affollati
di
numeri
di
matricola
,
non
sentite
alito
di
vita
.
Vi
sembra
di
essere
nell
androne
di
un
convento
spopolato
.
La
voce
di
un
vivo
diventa
sonora
e
vi
fa
rabbrividire
.
Dal
buio
dell
antiporto
,
si
sale
a
tentoni
per
il
buio
pesto
di
due
scale
,
si
riesce
in
una
specie
di
pianerottolo
fosco
come
la
nebbia
e
si
sbuca
in
un
corridoio
chiaro
,
in
fondo
al
quale
è
la
quinta
camerata
a
fianco
di
altre
camerate
.
Vi
entrammo
l
uno
dopo
l
altro
accompagnati
da
una
guardia
e
da
un
sottocapo
.
L
entrata
è
un
altro
cancello
di
ferro
,
foderato
nella
parte
superiore
da
un
lastrone
munito
di
spia
,
che
sopprime
il
di
fuori
fino
alla
distanza
di
un
mezzo
metro
da
terra
.
Di
modo
che
i
secondini
,
accosciati
negli
angoli
,
possono
assistere
ai
movimenti
dei
piedi
,
oppure
coll
occhio
al
buco
vedere
tutti
i
condannati
che
escono
dalla
rete
del
regolamento
.
La
nostra
camerata
non
ha
che
la
spia
nella
fodera
del
cancello
.
Ma
le
altre
ne
hanno
due
anche
nelle
muraglie
che
le
fiancheggiano
.
La
guardia
le
scopre
all
insaputa
dei
reclusi
e
li
sorprende
fuori
di
posto
o
a
chiacchierare
o
a
giuocare
a
dama
colle
pedine
di
mollica
di
pane
.
Di
tanto
in
tanto
la
udite
che
ingiunge
loro
di
stare
quieti
o
zitti
.
-
Fate
silenzio
,
voi
,
numero
tale
,
se
non
volete
andare
in
«
camerella
»
!
La
guardia
di
Finalborgo
fa
il
suo
dovere
senza
esagerazione
e
senza
imbestialire
contro
la
ciurma
che
ha
delinquito
.
Ma
è
possibile
,
dite
,
di
rimanere
in
un
camerone
di
settanta
o
ottanta
individui
per
delle
settimane
,
per
dei
mesi
,
per
degli
anni
,
con
una
mano
nell
altra
,
col
pensiero
istupidito
,
senza
mai
lasciarsi
scappare
una
parola
,
un
interrogazione
,
un
grido
che
viene
su
dall
anima
in
un
momento
di
crepacuore
?
No
,
non
è
possibile
.
Me
lo
disse
tutto
il
personale
del
penitenziario
di
Dublino
quando
ero
là
a
visitare
i
dinamitardi
e
gli
altri
condannati
alla
servitù
penale
.
La
lingua
non
sa
acconciarsi
alla
paralisi
completa
.
Me
lo
disse
e
lo
scrisse
il
principe
di
Krapotkine
che
ha
scontato
la
condanna
francese
nella
Maison
centrale
di
Clairvaux
.
«
Questo
sistema
-
diceva
-
è
così
contrario
alla
natura
umana
che
non
poteva
essere
mantenuto
che
a
forza
di
punizioni
.
Nei
tre
anni
che
passai
a
Clairvaux
,
il
sistema
era
caduto
en
désuétude
.
Lo
si
era
abbandonato
a
poco
a
poco
,
a
condizione
che
le
conversazioni
all
atelier
e
alla
passeggiata
non
fossero
troppo
rumorose
»
.
Volete
un
documento
che
le
punizioni
non
riuscirono
,
né
riusciranno
mai
a
far
perdere
agli
inquilini
delle
carceri
l
abitudine
di
parlare
?
Ero
al
Cellulare
quando
il
signor
Sampò
prese
il
posto
del
signor
Astengo
.
I
detenuti
conversavano
senza
vedersi
,
stando
alla
ferriata
della
finestra
;
Il
nuovo
direttore
si
mise
a
infliggere
delle
settimane
e
dei
quindici
giorni
di
pane
ed
acqua
,
con
l
aggiunta
magari
della
cella
di
rigore
,
ai
violatori
del
silenzio
.
Credete
che
ci
sia
riuscito
?
Dalla
conversazione
di
finestra
in
finestra
era
stato
eliminato
il
linguaggio
stomachevole
.
Ma
il
chiacchierìo
era
rinato
pochi
giorni
dopo
con
maggior
vigore
di
prima
.
E
quale
castigo
,
o
signori
carcerieri
,
riuscirebbe
mai
a
tappare
la
bocca
ai
prigionieri
subito
dopo
la
sveglia
e
mentre
squilla
la
campana
del
silenzio
?
Voi
sentite
mille
bocche
in
una
volta
che
si
scambiano
dei
buon
giorno
commoventi
,
degli
addii
pieni
di
cuore
,
dei
Saluti
che
inchiudono
il
«
coraggio
!
»
o
il
«
non
pensarci
che
passeranno
anche
questi
mesi
!
»
-
Ciao
,
Biscella
!
-
Addio
,
Lumaghin
!
-
Giuliano
,
dormi
bene
!
Una
sera
ci
sono
cascato
anch
io
.
Un
detenuto
.
sopra
o
vicino
alla
mia
cella
si
mise
a
gridare
:
-
Numero
tale
?
-
Che
cosa
hai
fatto
?
Non
risposi
.
-
Buona
sera
.
-
Buona
notte
.
Questo
semplice
dialogo
mi
fece
affiggere
sul
dorso
dell
uscio
della
mia
cella
che
il
direttore
mi
aveva
punito
con
dieci
giorni
di
pane
ed
acqua
!
Dopo
il
Cellulare
,
il
Castello
e
il
cubicolo
,
la
quinta
camerata
dell
ex
convento
dei
frati
,
dell
ordine
di
san
Domenico
,
ci
parve
un
paradiso
.
la
percorrevamo
in
lungo
e
in
largo
con
delle
fiatate
di
soddisfazione
.
Finalmente
qui
si
respira
!
le
pareti
erano
pulite
,
imbiancate
di
fresco
,
con
del
verde
che
girava
tutto
intorno
a
un
metro
d
altezza
.
Le
finestre
a
doppia
inferriata
,
coi
famosi
cassoni
,
che
non
ci
lasciavano
vedere
dall
alto
che
un
profilo
di
Capra
Zoppa
,
diventarono
,
per
noi
,
delle
aperture
illimitate
che
lasciavano
entrare
aria
a
volumi
.
Le
brande
lungo
il
dorso
del
camerone
assunsero
la
forma
di
letti
elastici
,
con
dei
materassi
sprimacciati
,
sui
quali
si
poteva
adagiare
il
corpo
affranto
dai
patimenti
,
con
un
guanciale
soffice
che
pareva
appena
uscito
dalle
mani
del
materassaio
.
Guardavamo
tutto
con
compiacenza
.
Paragonavamo
l
asse
al
disopra
delle
brande
,
che
correva
lungo
la
parete
,
a
una
elegante
guardaroba
o
a
una
comodissima
dispensa
.
Ciascuno
di
noi
aveva
un
largo
spazio
per
ammonticchiarvi
la
biancheria
e
i
libri
,
per
mettervi
il
catinetto
di
zinco
,
la
fiaschetta
impagliata
,
la
brocca
per
bere
,
la
spazzola
e
la
pettinina
,
la
gamella
con
inciso
il
nostro
numero
di
matricola
e
la
pagnotta
che
ci
avrebbero
portata
tepida
due
volte
il
giorno
.
Il
sole
completava
la
nostra
contentezza
.
Vi
entrava
un
po
di
sbieco
dalla
prima
finestra
e
veniva
a
frangersi
sui
bastoni
di
ferro
della
seconda
,
lasciando
cadere
dei
barbagli
fino
al
suolo
e
portandoci
del
calore
e
della
gaiezza
che
si
diffondeva
dappertutto
.
La
sola
noia
del
luogo
erano
le
mosche
-
delle
mosche
grosse
come
quelle
che
vivacchiano
intorno
ai
letami
-
delle
mosche
pesanti
che
aleggiavano
con
un
ronzìo
greve
,
che
parevano
sonnolente
anche
nell
aria
,
che
si
fermavano
sul
nostro
naso
,
sulle
nostre
orecchie
,
sul
nostro
collo
,
sulle
nostre
labbra
,
sulle
nostre
mani
,
senza
paura
di
essere
schiacciate
dalla
nostra
collera
.
Si
cacciavano
via
e
ritornavano
a
noi
con
una
insistenza
feroce
e
con
una
ostinatezza
che
ci
faceva
perdere
la
pazienza
.
Più
e
più
di
una
volta
fummo
obbligati
a
rincorrerle
e
a
dar
loro
una
caccia
disperata
coi
fazzoletti
,
inseguendole
fino
alla
inferriata
.
Ma
era
della
fatica
sprecata
.
Ricomparivano
a
sciami
più
inviperite
di
prima
.
Erano
le
nostre
arpie
.
In
camerata
non
eravamo
più
che
delle
cifre
.
Gustavo
Chiesi
era
divenuto
il
numero
2555
,
Carlo
Romussi
il
2556
,
don
Davide
Albertario
il
2557
,
Bortolo
Federici
il
2558
,
Paolo
Valera
il
2559
,
Costantino
Lazzari
il
2560
e
Achille
Ghiglione
il
2561
.
La
prima
volta
che
si
spalancò
il
nostro
cancello
e
che
entrò
un
sottocapo
con
due
galeotti
a
fare
la
distribuzione
degli
asciugatoi
e
delle
lenzuola
,
ci
fu
un
po
di
confusione
.
Nessuno
era
ancora
riuscito
a
tenersi
a
mente
il
proprio
numero
di
matricola
e
a
convincersi
che
non
eravamo
più
che
dei
numeri
.
-
2555
?
-
Presente
!
A
mano
a
mano
che
si
veniva
chiamati
,
si
andava
vicino
al
cancello
a
ricevere
la
«
biancheria
»
.
Per
asciugarci
la
faccia
e
tutto
il
corpo
,
ci
avevano
dato
una
pezzuola
di
canape
ruvidissima
,
a
rigoni
spaventevoli
,
a
listoni
alternati
,
che
andavano
dal
bigio
al
cioccolato
-
due
colori
che
porto
nella
testa
con
orrore
.
Perché
sono
le
striscie
che
rappresentano
la
casa
di
pena
e
riassumono
l
emblema
del
reclusorio
.
Sono
i
colori
della
camicia
,
i
colori
delle
lenzuola
,
i
colori
del
saccone
,
i
colori
del
tascapane
,
i
colori
delle
mutande
,
i
colori
del
berretto
,
i
colori
della
casacca
e
i
colori
dei
calzoni
.
Per
tutto
il
tempo
della
condanna
non
si
vedono
che
dei
clowns
.
Delle
schiene
a
rigoni
,
delle
braccia
a
rigoni
,
delle
gambe
a
striscie
e
delle
teste
col
copricapo
listato
di
caffè
e
di
bigio
con
dei
puntini
che
paiono
tante
punzecchiature
di
pulci
.
Il
numero
di
matricola
aveva
ingrossato
il
cuore
di
alcuni
miei
compagni
.
Romussi
si
era
seduto
sul
suo
sedile
di
legno
con
le
lenzuola
sulle
braccia
l
asciugatoio
in
mano
dicendo
:
«
Saccorotto
!
»
Don
Davide
,
di
temperamento
sensibilissimo
,
che
si
lascia
commuovere
,
o
trasportare
,
o
abbattere
dagli
avvenimenti
,
sarebbe
dato
fuori
a
piangere
se
non
fossimo
stati
presenti
.
Gli
pareva
impossibile
,
come
diceva
lui
,
che
un
sacerdote
,
che
indossava
la
veste
talare
da
trentasei
anni
,
questa
veste
,
aggiungeva
,
«
che
mi
fu
compagna
e
amica
nei
tempi
lieti
e
tristi
»
,
potesse
essere
diventato
il
2557
,
con
la
gamella
matricolata
e
con
la
branda
in
una
camerata
comune
ch
egli
doveva
calare
e
piegare
al
suono
di
una
campana
!
Era
inutile
abbandonarci
alle
malinconie
.
Perché
non
eravamo
che
alla
titillazione
del
sistema
.
Ci
aspettavano
ben
altre
sorprese
.
Costantino
Lazzari
si
era
seduto
,
come
al
solito
,
tra
due
brande
senza
dire
una
parola
.
Egli
si
teneva
come
isolato
.
Non
aveva
confidenza
in
alcuno
e
nel
suo
angolo
era
il
suo
mondo
.
Se
qualcuno
lo
interrogava
,
rispondeva
come
un
mastino
irritato
.
Una
volta
che
gli
domandai
se
aveva
qualche
dispiacere
,
mi
rispose
di
occuparmi
delle
cose
mie
!
-
2559
?
-
Presente
!
Presi
la
mia
biancheria
e
me
la
appesi
dando
in
una
risata
che
mise
quasi
tutti
di
buon
umore
.
Noi
credevamo
che
nei
penitenziarii
i
forzati
e
i
reclusi
venissero
abbandonati
al
rimorso
dei
loro
misfatti
,
e
non
vedessero
che
la
mano
incaricata
di
stendere
loro
dal
buco
la
pagnotta
,
la
minestra
e
l
acqua
.
Invece
,
in
una
camerata
di
galera
,
si
è
come
in
una
sala
di
ufficio
telegrafico
.
C
è
sempre
gente
che
va
e
viene
.
Alla
mattina
,
quando
avete
ancora
gli
occhi
ingarbugliati
,
vi
dovete
mettere
sul
guardavoi
,
nello
spazio
delle
brande
,
per
la
«
conta
»
.
Si
spalanca
il
cancello
ed
entrano
tre
guardie
seguite
da
un
sottocapo
o
da
una
guardia
scelta
che
vanno
fino
in
fondo
alla
muraglia
,
contando
,
mentre
passano
,
uno
,
due
,
tre
,
quattro
,
cinque
,
sei
e
sette
.
È
la
consegna
dei
reclusi
dalla
guardia
notturna
alla
guardia
diurna
.
Escono
,
si
chiude
e
si
schiude
di
nuovo
il
cancello
per
i
reclusi
che
vengono
a
portar
via
il
mastello
dell
acqua
sporca
,
per
il
recluso
che
viene
a
prendere
il
barile
dell
acqua
,
per
il
forzato
che
vuota
il
«
bugliolo
»
e
il
pitalone
.
Il
«
bugliolo
»
è
il
recipiente
di
legno
con
coperchio
del
liquido
puzzolente
.
Scoperchiandolo
,
vi
sentite
in
faccia
la
tanfata
pestifera
delle
uova
putrefatte
.
Il
«
pitalone
»
delle
altre
camerate
è
un
enorme
mastello
che
rimane
negli
angoli
e
passa
per
i
corridoi
come
una
cloaca
.
Nel
reclusorio
di
Finalborgo
non
ci
sono
latrine
!
Quando
si
vuotano
e
passano
dinanzi
i
cancelli
,
si
è
come
in
mezzo
ai
bonzoni
dei
pozzi
neri
che
si
scaricano
.
Il
fluido
nauseabondo
vi
sommerge
come
un
edificio
coperto
fino
ai
coppi
di
materie
fecali
.
Credete
di
essere
lasciato
in
pace
ed
ecco
il
delinquente
che
viene
col
secchione
del
latte
a
mescervene
nella
brocca
cinque
centesimi
.
Rimane
chiuso
per
cinque
minuti
e
poi
si
riapre
per
lasciar
entrare
il
recluso
con
la
pagnotta
.
-
Pane
!
State
per
mettervi
a
sedere
e
si
spalanca
un
altra
volta
il
cancello
.
È
il
sottocapo
che
batte
le
dita
della
destra
sul
palmo
della
sinistra
dicendo
:
aria
!
Ritornati
dal
passeggio
,
viene
a
farvi
visita
il
forzato
della
spesa
.
La
spesa
non
durava
mai
meno
di
quindici
minuti
.
Era
la
cosa
più
difficile
di
questo
mondo
.
Ogni
mattina
si
doveva
sciogliere
il
problema
come
si
poteva
vivere
all
indomani
con
25
centesimi
,
se
si
era
condannati
alla
reclusione
come
il
2555
e
il
2556
,
o
con
35
centesimi
se
si
era
condannati
alla
detenzione
come
gli
altri
numeri
di
matricola
della
nostra
camerata
.
Il
2555
rinunciava
di
solito
al
vino
.
Un
quarto
di
vino
costava
nove
centesimi
.
Era
del
lusso
.
E
si
faceva
registrare
per
due
«
uova
al
tegame
»
-
cioè
per
22
centesimi
.
Il
resto
lo
scialava
in
frutta
.
Il
2256
non
rinunziava
alla
bibita
.
Senza
una
golata
di
vino
non
avrebbe
saputo
ingoiare
tutte
le
porcherie
del
bettolino
.
La
lista
della
spesa
includeva
anche
il
caffè
.
Il
2557
e
il
2559
persistettero
per
più
di
una
mattina
a
berne
mezza
razione
di
cinque
centesimi
.
Ma
dovettero
rinunciarvi
.
Era
un
acqua
colorata
e
tepida
di
un
sapore
che
faceva
fare
gli
occhiacci
.
Lo
si
inghiottiva
come
una
medicina
disgustosa
.
Il
2557
non
lasciò
mai
il
suo
mezzo
litro
di
vino
di
18
centesimi
,
anche
quando
il
vino
era
acre
o
imbevibile
come
l
aceto
.
Egli
aveva
uno
stomaco
di
ferro
,
ma
senza
una
goccia
di
vino
non
avrebbe
potuto
digerire
i
piatti
del
menu
carcerario
.
Il
nostro
piatto
di
forza
erano
i
gnocchi
di
dodici
centesimi
conditi
coll
olio
,
puah
!
che
sentiva
della
colatura
della
lucerna
.
Il
lunedì
avevamo
la
leccornia
di
200
grammi
di
bue
in
umido
per
ventotto
centesimi
e
di
100
per
quattordici
.
La
carne
era
dura
come
il
corame
,
e
il
2556
diceva
appunto
che
ci
volevano
i
suoi
denti
o
i
denti
del
leone
per
masticarla
.
Nel
sugo
pepato
,
pepatissimo
,
bisognava
mollificare
il
pane
,
guardando
altrove
e
mangiando
a
occhi
chiusi
.
Il
sugo
era
una
miscela
che
sapeva
di
un
po
di
tutto
e
che
diventava
succolento
in
ragione
dello
sgrassamento
che
si
compiva
in
noi
sotto
il
regime
di
una
dieta
di
ferro
.
Non
ho
veduto
sbatterlo
via
con
indignazione
che
una
volta
.
-
Aristocratico
!
aristocraticone
!
gridammo
in
coro
al
2558
-
Bravi
!
guardateci
in
fondo
!
C
era
un
semplice
scarafaggio
in
decomposizione
!
Lo
regalammo
al
forzato
latrinaio
,
avvertendolo
della
nausea
in
fondo
.
Lo
prese
come
un
intingolo
regale
,
leccandosi
le
dita
e
curvandosi
con
la
fraseologia
dei
ringraziamenti
sentiti
.
Ne
avessero
tutti
i
giorni
i
galeotti
di
queste
vivande
che
rifocillano
lo
stomaco
e
rincarnano
gli
ischeletriti
!
-
La
nostra
sentenza
-
ci
disse
-
sembrerebbe
meno
dura
.
Il
secondo
moto
di
violenza
che
ricordo
fu
quello
del
2557
.
Era
una
domenica
e
indossavamo
già
la
casacca
galeottesca
.
In
domenica
,
in
luogo
della
minestra
delle
undici
,
c
è
la
carne
e
il
brodo
.
Eravamo
seduti
al
desco
.
Il
2557
aveva
sbocconcellata
un
po
di
pagnotta
nel
brodo
,
come
gli
altri
.
In
un
attimo
lo
vedemmo
alzarsi
con
un
impeto
di
revulsione
,
suggellato
da
un
porci
!
Egli
si
era
drizzato
in
piedi
come
un
fusto
d
orgoglio
,
aveva
preso
la
gamella
ed
era
andato
alla
spia
del
cancello
.
-
Dite
al
signor
direttore
che
non
sono
un
maiale
!
Questa
carne
puzza
come
una
carogna
!
Fu
un
sottosopra
.
Siccome
,
in
fondo
,
volevano
tutti
bene
al
2557
,
un
po
perché
era
un
sacerdote
,
un
po
perché
era
un
bell
uomo
,
e
un
po
perché
era
buono
,
così
venne
su
subito
il
sottocapo
a
constatare
il
reato
d
incipiente
putrefazione
e
a
dirgli
che
gli
avrebbe
mandato
di
sopra
una
sleppa
di
manzo
eccellente
.
Noi
però
non
gli
abbiamo
perdonato
lo
scatto
che
ci
aveva
tolto
l
appetito
.
Il
2555
lo
pregò
di
leggere
il
«
manuale
del
buon
sacerdote
»
..
-
È
doloroso
che
un
secolare
vi
debba
richiamare
ai
doveri
che
vi
impone
la
vostra
veste
.
Mangiate
quello
che
vi
portano
;
siate
umile
,
siate
modesto
,
siate
paziente
e
perdonate
a
tutti
coloro
che
vi
fanno
del
male
.
Andare
sulle
furie
per
un
po
di
carne
«
passata
»
,
è
da
uomo
volgare
.
-
Avevo
fame
!
capite
che
avevo
fame
!
Ho
52
anni
,
sono
alto
e
grosso
e
mi
tocca
mangiare
la
razione
comune
,
la
razione
della
gente
mingherlina
,
piccola
,
senza
il
mio
apparecchio
digestivo
!
È
vero
o
non
è
vero
che
c
è
voluto
più
stoffa
per
vestirmi
?
È
vero
o
non
è
vero
che
c
è
il
supplemento
al
vitto
per
gli
uomini
della
mia
proporzione
anche
nelle
caserme
?
È
dunque
naturale
che
mi
si
dovrebbe
trattare
con
una
dieta
diversa
.
-
Voi
vorreste
dei
privilegi
!
-
Abbasso
i
privilegi
!
-
Privilegio
!
gridai
anch
io
.
-
Privilegio
!
Chi
è
mingherlino
non
può
mangiare
come
mangia
un
uomo
dalle
mie
proporzioni
!
Anche
senza
avere
l
apparecchio
digestivo
del
2557
,
in
galera
si
patisce
la
fame
pur
avendo
i
mezzi
per
il
sopravitto
.
Se
poi
non
se
ne
hanno
,
si
diminuisce
di
peso
di
giorno
in
giorno
.
Con
600
grammi
di
pane
cento
volte
inferiore
a
quello
del
soldato
,
e
150
grammi
di
pasta
sempre
scellerata
.
un
condannato
si
sente
i
crampi
nello
stomaco
più
di
una
volta
in
24
ore
.
In
tutte
le
camerate
si
ripete
la
stessa
storia
:
-
«
Ho
fame
,
si
ha
fame
,
abbiamo
fame
»
.
I
trentacinque
minorenni
della
nona
camerata
,
quasi
in
faccia
alla
nostra
,
ci
impietosivano
.
E
tutte
le
volte
che
potevamo
,
mandavamo
loro
le
nostre
pagnotte
e
la
nostra
minestra
.
Senza
le
nostre
cinque
o
sei
o
sette
o
dieci
pagnotte
al
giorno
avrebbero
fatto
della
fame
tutti
i
giorni
.
Perché
in
prigione
si
patisce
inesorabilmente
la
fame
.
Tanto
è
vero
che
in
prigione
si
soffre
del
digiuno
prolungato
,
che
il
2556
-
cioè
il
direttore
del
Secolo
-
mi
disse
,
la
seconda
volta
che
fummo
al
Cellulare
,
queste
testuali
parole
che
trovo
registrate
nel
mio
diario
:
-
Una
buona
novità
introdotta
dal
direttore
cav
.
Codebò
è
quella
di
avere
diviso
la
distribuzione
della
minestra
e
del
pane
.
Certi
prigionieri
,
giovinotti
robusti
,
mangiavano
d
un
colpo
i
600
grammi
di
pane
,
e
alla
sera
si
trovavano
tormentati
dalla
fame
.
Egli
pensò
di
distribuirlo
in
due
riprese
:
alle
10
e
alle
3
.
Così
pure
divise
la
minestra
quotidiana
.
I
detenuti
,
con
questo
sistema
,
hanno
un
cibo
caldo
,
benefico
,
specialmente
d
inverno
.
Ma
anche
così
si
pativa
.
Con
una
quantità
insufficiente
e
una
qualità
abbominevole
non
era
possibile
uscire
dal
regno
della
fame
.
NEQUIZIE
REGOLAMENTARI
Gli
entusiasmi
per
la
quinta
camerata
non
potevano
durare
a
lungo
.
Chiudetemi
in
un
salotto
elegante
con
le
inferriate
a
scacchi
e
il
cancello
di
ferro
,
e
vedrete
che
in
pochi
giorni
i
mobili
mi
diventeranno
odiosi
e
l
ambiente
senza
uscita
mi
incendierà
il
cervello
e
mi
ridurrà
in
un
angolo
a
imbecillire
nella
mia
impotenza
.
Il
silenzio
è
obbligatorio
:
disteso
a
caratteri
neri
sul
fondo
bianco
della
muraglia
in
faccia
al
cancello
,
diveniva
,
di
ora
in
ora
,
odioso
e
intollerabile
per
dei
giornalisti
che
avevano
passata
la
vita
tra
il
chiasso
delle
redazioni
.
Era
una
ingiunzione
che
ci
riduceva
a
una
ragazzaglia
di
casa
di
correzione
.
Vivere
con
degli
amici
-
e
degli
intellettuali
come
i
miei
compagni
-
è
una
vera
consolazione
e
spesso
anche
un
istruzione
.
La
loro
parola
vi
va
per
le
orecchie
come
una
carezza
,
vi
solleva
lo
spirito
abbattuto
,
vi
distrae
e
vi
porta
in
mezzo
ai
ricordi
tumultuosi
della
loro
professione
battagliera
.
Ma
sempre
,
sempre
,
senza
mai
un
minuto
di
isolamento
,
diventa
,
spesso
,
una
pena
e
una
tortura
!
Vi
fa
male
di
vedere
loro
crescere
lentamente
le
unghie
sudice
senza
aver
modo
di
offrir
loro
la
limettina
per
tenerle
regolate
e
pulite
,
e
di
assistere
a
tutto
ciò
che
fuori
di
galera
si
fa
nel
bagno
,
alla
latrina
,
nello
spogliatoio
e
nella
stanza
da
letto
.
E
vi
sentite
desolati
di
udire
la
bestemmia
di
qualche
vostro
compagno
che
aveva
l
abitudine
di
lavarsi
i
denti
collo
spazzolino
.
-
Che
male
ci
sarebbe
-
incominciava
a
dire
qualcuno
di
noi
-
se
la
direzione
mi
permettesse
uno
spazzolino
e
della
polvere
e
dell
acqua
dentifricia
?
-
E
che
strappo
si
farebbe
al
regolamento
se
io
,
prete
,
continuassi
a
indossare
quella
divisa
di
sacerdote
che
io
credo
di
non
avere
disonorata
?
-
Capisco
la
punizione
.
-
Io
no
,
non
la
capisco
.
Se
capisco
qualche
cosa
è
la
mia
separazione
dalla
società
che
posso
avere
offesa
.
La
punizione
che
mi
distrugge
è
un
delitto
.
E
lo
griderò
dai
tetti
,
o
meglio
dal
giornale
,
non
appena
al
largo
.
-
Lasciami
dire
.
Io
posso
capire
la
punizione
.
Ti
va
?
Ma
la
raffinatezza
di
sopprimermi
le
sigarette
se
ho
l
abitudine
di
fumare
,
di
mandarmi
a
dormire
all
ora
delle
galline
invece
di
lasciarmi
lavorare
o
studiare
,
di
costringermi
a
stare
sul
saccone
duro
come
una
pietra
per
dieci
o
dodici
ore
,
di
non
permettermi
una
locomozione
che
mi
mantenga
sano
,
di
tenermi
in
piedi
con
una
nutrizione
che
mi
restituirà
alla
mia
famiglia
,
e
alla
società
,
idiota
e
incapace
di
guadagnarmi
l
esistenza
?
-
Taci
!
C
è
raffinatezza
più
diabolica
di
quella
di
romperti
violentemente
la
comunicazione
epistolare
con
tutto
il
mondo
che
hai
conosciuto
,
che
conosci
,
che
ti
ama
e
continua
a
volerti
bene
,
anche
dopo
la
condanna
dei
tribunali
di
guerra
?
Raffinatezza
più
triste
,
più
sciagurata
di
quella
di
impedirti
di
scrivere
a
tua
moglie
,
a
tua
madre
,
ai
tuoi
figli
,
a
coloro
che
ti
amano
e
che
ti
piangono
e
che
ti
idolatrano
,
se
non
una
volta
ogni
tre
mesi
,
se
sei
alla
reclusione
,
o
una
volta
al
mese
,
se
sei
alla
detenzione
?
E
anche
questa
lettera
mensile
e
trimestrale
non
è
un
altra
tortura
?
Tu
non
puoi
parlare
,
ti
si
dice
,
che
dei
tuoi
interessi
.
Non
è
un
interesse
dire
,
per
esempio
,
ai
tuoi
di
casa
di
non
addolorarsi
perché
ti
si
è
mandato
alla
reclusione
innocente
?
No
,
perché
insulteresti
la
giustizia
.
Non
è
un
interesse
parlare
di
ciò
che
fai
e
di
ciò
che
vedi
,
della
tua
salute
,
se
stai
bene
o
male
?
No
,
perché
il
condannato
non
deve
parlare
di
quello
che
avviene
nella
casa
di
pena
!
Più
di
una
volta
,
io
e
don
Davide
abbiamo
dovuto
discendere
in
direzione
a
riprenderci
la
lettera
coll
ordine
di
riscriverla
senza
qualche
frase
contraria
al
regolamento
.
Per
due
settimane
ero
stato
malaccio
.
Mi
sentivo
debole
e
non
sapevo
più
digerire
la
pagnotta
e
la
pasta
del
penitenziario
.
Scrissi
nella
lettera
della
mia
indisposizione
,
aggiungendo
«
che
adesso
stavo
bene
»
.
Si
poteva
essere
più
modesti
?
La
direzione
trovò
modo
di
farmela
rifare
.
-
Non
le
pare
,
signor
direttore
,
o
signor
capo
,
che
questa
sia
una
notizia
di
carattere
intimo
?
-
No
,
perché
il
recluso
non
deve
occuparsi
di
ciò
che
avviene
nel
reclusorio
.
-
Aguzzini
!
gridai
mentalmente
.
Aguzzini
!
E
le
lettere
che
ci
pervenivano
dal
di
fuori
?
Bastava
un
accenno
alla
vita
pubblica
,
un
alito
dell
agitazione
che
si
faceva
a
favore
dei
condannati
,
un
allusione
a
una
prossima
amnistia
,
una
frase
ministeriale
,
il
pensiero
di
un
deputato
,
l
opinione
di
un
giornale
,
perché
la
mano
della
direzione
corresse
sul
delitto
con
la
penna
carica
di
inchiostro
a
coprire
tutto
di
nero
.
Ho
veduto
delle
lettere
piene
di
chiazze
,
piene
di
rigoni
che
sgrammaticavano
la
dicitura
o
sopprimevano
le
parole
che
potevano
suscitare
delle
speranze
o
lasciar
trapelare
la
commozione
pubblica
.
Qualche
volta
la
mano
diventava
brutale
e
allora
recideva
il
foglio
alla
testa
o
alle
gambe
o
lo
metteva
spietatamente
in
un
cassetto
senza
neanche
dire
crepa
al
numero
di
matricola
al
quale
era
indirizzato
!
Una
scena
che
avrebbe
fatto
piangere
gli
amici
,
se
avessero
potuto
mettere
l
occhio
alla
spia
della
nostra
camerata
,
era
quella
dei
pasti
dei
primi
tempi
.
Gli
abiti
dei
sette
amici
,
che
aspettavano
il
monosillabo
della
Cassazione
per
uscire
o
per
indossare
la
casacca
galeottesca
,
si
erano
consumati
e
malconciati
.
C
erano
delle
maniche
sdrucite
,
dei
calzoni
sfilacciati
agli
orli
,
degli
occhielli
sfatti
o
che
si
sfacevano
,
delle
ginocchia
e
dei
gomiti
lucidi
o
maculati
di
larghi
oleosi
e
dei
baveri
sui
quali
si
era
andata
accumulando
la
forfora
di
una
cute
che
nessun
parrucchiere
spazzolava
da
un
pezzo
.
Don
Davide
pareva
uno
di
quei
preti
descritti
dal
Porta
.
Colla
veste
piena
di
macchie
,
colle
calze
rotte
,
colle
brache
stralucide
che
perdevano
,
col
nero
,
dei
brandelli
,
e
con
la
collarina
inamidata
da
tanto
tempo
che
lasciava
vedere
il
giallo
delle
trasudazioni
del
collo
.
Abituati
al
tovagliolo
e
alla
posata
lucente
sul
candore
diffuso
per
la
tavola
,
la
mobilia
della
nostra
sala
da
pranzo
si
riduceva
a
una
lunga
panca
dalla
quale
sbucavano
,
di
tanto
in
tanto
,
gli
insetti
rossicci
che
la
povera
gente
chiama
cimici
,
e
a
dei
sedili
di
legno
rotondi
,
le
cui
capocchie
laceravano
di
frequente
i
calzoni
dell
avvocato
Romussi
.
Mettevamo
la
panca
vicino
alla
seconda
finestra
e
sedevamo
quattro
da
una
parte
e
tre
dall
altra
.
Coi
tozzi
di
pane
sparsi
qua
e
là
lungo
la
panca
,
colla
gamella
fumante
sul
palmo
della
mano
sinistra
!
e
un
moncone
di
cucchiaio
di
legno
greggio
col
quale
tentavamo
di
sbasoffiar
via
una
pasta
scondita
o
condita
fino
al
disgusto
,
potevamo
essere
copiati
per
un
mucchio
di
pitocchi
di
frateria
che
si
scalda
lo
stomaco
colla
minestra
del
convento
.
Ho
parlato
delle
cimici
,
perché
ne
ho
trovate
dappertutto
.
Nei
camerotti
polizieschi
,
nelle
celle
del
Cellulare
di
Milano
,
nelle
stanze
del
carcere
giudiziario
di
Genova
e
nello
stanzone
del
penitenziario
di
Finalborgo
.
Dopo
la
condanna
,
il
Turati
occupava
,
al
Cellulare
,
una
stanza
spaziosa
e
ariosa
nell
esagono
del
secondo
raggio
.
Io
,
De
Andreis
,
Romussi
e
Federici
passavamo
parte
della
giornata
con
lui
.
Nessuno
di
noi
poteva
adagiarsi
sul
suo
letto
a
pagamento
,
senza
che
venissero
alla
superficie
filate
di
queste
schifose
bestioline
che
fanno
pancia
col
vostro
sangue
.
Mi
diceva
Turati
che
di
notte
sciupava
il
tempo
con
questi
puzzolentissimi
insetti
che
non
lo
lasciavano
dormire
.
Tre
o
quattro
giorni
prima
che
andasse
alla
reclusione
,
il
direttore
,
impressionato
dal
suo
tormento
,
gli
fece
imbiancare
il
cellone
e
passare
alle
fiamme
il
letto
di
ferro
.
-
Ne
ho
trovate
,
ci
diceva
lo
scopino
incaricato
di
farli
morire
col
fuoco
,
a
nidiate
.
Morivano
mandando
un
odore
pestilenziale
che
mi
dava
le
vertigini
.
Un
ora
dopo
questo
nettamento
e
questa
pulitura
,
ne
vedemmo
tre
che
andavano
via
,
pian
piano
,
per
il
cuscino
!
Nelle
vecchie
carceri
di
Genova
non
mi
sono
fermato
che
15
ore
.
Se
vi
fossi
rimasto
di
più
,
ne
sarei
uscito
dissanguato
.
Venivano
fuori
a
frotte
.
Il
soffitto
ne
era
pieno
e
negli
angoli
delle
pareti
si
potevano
prendere
a
manate
.
Alla
notte
,
per
paura
che
mi
andassero
nelle
orecchie
,
o
su
per
il
naso
,
o
in
bocca
,
fui
costretto
ad
alzarmi
.
Il
letto
ne
formicolava
.
Potevo
coglierle
a
manate
al
buio
.
Sdraiato
non
mi
lasciavano
quieto
.
Le
mie
mani
precipitavano
sulle
gambe
,
sul
petto
,
e
le
rincorrevano
per
il
corpo
senza
riuscire
mai
a
liberarmene
.
Come
erano
spietate
le
cimici
del
carcere
giudiziario
di
Genova
!
In
questo
carcere
maledetto
,
non
ebbi
coraggio
di
mangiare
,
ma
ebbi
l
imprudenza
di
comandare
un
caffè
.
Ritirandolo
dal
buco
dell
uscio
me
ne
caddero
tre
nella
chicchera
e
due
nel
piattino
.
Buttai
via
la
bevanda
dal
disgusto
.
Nello
stanzone
di
Finalborgo
formicolavano
per
i
cornicioni
,
si
sorprendevano
sulle
pareti
,
si
trovavano
in
letto
,
nelle
screpolature
dei
muri
,
nelle
commessure
delle
finestre
,
e
perfino
nelle
crepe
del
tavolo
.
L
ambiente
ha
una
grande
influenza
sugli
individui
.
Anche
l
uomo
cresciuto
nella
reggia
,
nelle
tombe
penali
diventa
,
a
poco
a
poco
,
un
porco
.
Dopo
due
o
tre
mesi
non
è
più
schifiltoso
e
non
si
meraviglia
più
di
nulla
.
Si
abitua
a
mangiare
le
cose
meno
mangiative
o
più
repulsive
con
le
mani
,
a
pulirsi
le
dite
nella
giacca
,
a
vedersi
gli
orli
delle
unghie
calcate
di
sudicerie
nere
,
a
lavarsi
maledettamente
male
in
un
cucchiaio
d
acqua
senza
sentirsi
invaso
dal
malessere
,
a
considerare
i
pidocchi
come
amici
di
casa
e
a
prendere
delicatamente
le
cimici
senza
contorsioni
e
travolgimenti
d
occhi
.
Se
volete
convincervi
che
l
ambiente
agisce
potentemente
sull
individuo
,
invitate
un
ex
recluso
a
pranzo
.
Osservatelo
attentamente
quando
mangia
e
lo
sorprenderete
più
di
una
volta
in
flagrante
violazione
delle
regole
più
comuni
della
persona
allevata
bene
.
DON
DAVIDE
ALBERTARIO
Se
il
direttore
dell
Osservatore
Cattolico
fosse
stato
ministro
della
chiesa
anglicana
,
a
quest
ora
egli
sarebbe
padre
di
una
nidiata
di
figli
.
Perché
le
misses
non
gli
avrebbero
permesso
di
consumare
la
gioventù
nel
celibato
,
in
un
paese
ove
il
servo
di
Dio
prende
moglie
come
qualunque
altro
mortale
.
Fisicamente
è
più
corazziere
che
sacerdote
.
È
un
bell
uomo
alto
,
spalluto
,
con
un
petto
che
traduce
la
sua
salute
di
ferro
,
piantato
su
due
gambe
poderose
,
che
fanno
tremare
le
pareti
della
quinta
camerata
di
Finalborgo
quand
egli
passeggia
conciato
o
disperato
di
sapersi
un
leone
in
gabbia
.
La
dieta
della
fame
non
è
riuscita
a
smagrarlo
,
o
a
chiazzargli
di
lividure
le
guance
voluminose
,
o
a
fargli
nascere
delle
rughe
sulla
fronte
.
I
suoi
52
anni
sembrano
38
.
Ha
la
carnagione
di
un
prelato
in
fiore
,
gli
occhioni
luminosi
che
rivelano
la
bontà
del
suo
animo
ed
è
dotato
di
una
forza
che
mi
piegava
in
due
non
appena
mi
mettevo
a
lottare
con
lui
.
La
sua
attività
cerebrale
è
prodigiosa
.
Non
appena
gli
furono
concessi
gli
strumenti
di
lavoro
,
la
sua
mano
non
è
stata
più
quieta
.
Con
una
corrispondenza
che
avrebbe
tenuto
occupati
tre
segretari
,
egli
trovò
modo
,
in
due
mesi
,
di
riempire
587
fogli
di
protocollo
,
che
rappresentano
l
opera
sua
di
prete
,
di
giornalista
,
di
predicatore
e
di
recluso
.
Senza
essersi
completamente
sbottonato
,
come
in
una
autobiografia
,
i
lettori
-
se
i
manoscritti
verranno
pubblicati
-
vi
troveranno
il
polemista
che
si
ferma
dove
incomincia
l
invettiva
,
il
letterato
che
si
sdraia
con
compiacimento
nel
suo
letto
intellettuale
,
l
oratore
che
ripassa
pieno
di
letizia
attraverso
le
sue
orazioni
trionfali
,
il
sacerdote
che
sta
ritto
sulla
tolda
della
sua
nave
cattolica
,
agitando
il
suo
programma
che
si
riassume
nella
formola
«
col
papa
e
per
il
papa
»
.
È
nato
nella
provincia
di
Pavia
,
studiò
all
Università
gregoriana
-
frequentata
dagli
stranieri
che
si
avviano
alla
carriera
ecclesiastica
.
Si
laureò
in
sacra
teologia
nel
1868
,
in
diritto
canonico
nel
1869
e
a
23
anni
venne
consacrato
sacerdote
dall
arcivescovo
di
Milano
,
mons
.
Calabiana
,
unitamente
al
suo
compagno
di
infanzia
,
il
padre
Zocchi
,
il
noto
scrittore
della
Civiltà
Cattolica
e
uno
dei
più
insigni
oratori
della
predicazione
sacra
.
L
Osservatore
Cattolico
si
può
dire
sia
stato
il
suo
bimbo
adottivo
.
Incominciò
a
volergli
bene
nel
1869
e
continuò
ad
amarlo
e
a
nutrirlo
col
suo
ingegno
fino
al
giorno
in
cui
Bava
Beccaris
mandò
i
carabinieri
e
i
soldati
ad
arrestarlo
come
un
malandrino
qualunque
nella
casa
paterna
.
Io
non
posso
dire
di
essere
un
lettore
costante
di
fogli
religiosi
.
Ma
credo
che
non
ci
sia
in
Italia
un
giornale
del
partito
che
possa
essere
paragonato
al
quotidiano
di
don
Davide
.
È
un
giornale
che
sente
tutta
la
modernità
professionale
senza
perdere
del
suo
concetto
fondamentale
,
che
è
la
necessità
della
chiesa
cattolica
.
È
redatto
bene
,
redatto
da
giovani
che
lo
seminano
di
idee
col
ventilabro
e
che
riempiono
le
sue
colonne
di
uno
stile
spigliato
,
nervoso
,
che
non
lascia
mai
giù
le
ali
sui
guazzi
sociali
per
paura
di
sporcare
chi
legge
.
È
interessante
per
ogni
lettore
.
Vi
trovate
l
appendice
drammatica
,
l
appendice
letteraria
,
l
articolo
politico
,
il
trafiletto
,
la
cronaca
,
gli
avvenimenti
internazionali
e
una
larga
piattaforma
per
i
servizi
municipali
-
per
le
questioni
operaie
-
per
i
problemi
dell
avvenire
.
L
Osservatore
Cattolico
è
stato
condannato
nella
persona
del
suo
direttore
per
queste
motivazioni
:
1.°
perché
ha
con
fine
ironia
combattuta
la
monarchia
;
2.°
perché
si
è
unito
ai
repubblicani
e
ai
socialisti
e
agli
anarchici
per
demolire
le
istituzioni
dello
Stato
;
3.°
perché
ha
eccitato
all
odio
i
contadini
contro
i
signori
e
contro
altre
classi
sociali
;
4.°
perché
ha
educato
il
clero
alla
vita
battagliera
invece
che
alla
missione
di
pace
alla
quale
è
destinato
da
Cristo
.
-
Che
c
è
di
vero
,
don
Davide
,
in
tutto
questo
?
-
Per
capire
la
portata
della
motivazione
della
sentenza
che
mi
ha
relegato
per
tre
anni
in
questo
reclusorio
,
bisogna
conoscere
la
natura
del
mio
giornale
.
L
Osservatore
Cattolico
è
anzitutto
un
giornale
che
si
dedica
alla
propaganda
e
alla
difesa
della
chiesa
cattolica
e
del
papa
.
Siccome
l
Italia
è
aderente
a
questa
chiesa
,
così
si
deve
ritenere
necessaria
la
religione
al
bene
sociale
,
per
la
vita
presente
e
per
la
vita
futura
,
come
si
deve
ritenere
necessario
che
essa
sia
tenuta
in
onore
e
non
perda
influenza
.
Questo
è
il
caposaldo
del
programma
del
mio
giornale
nel
rapporto
religioso
.
«
Nel
rapporto
politico
io
,
direttore
dell
Osservatore
Cattolico
,
sono
indifferente
alla
forma
monarchica
o
repubblicana
di
governo
.
Do
la
preferenza
a
quella
forma
in
cui
i
governanti
sono
col
mio
programma
religioso
,
al
quale
subordino
tutto
il
resto
.
Quindi
è
una
bugia
dire
che
io
combatta
la
monarchia
,
come
è
una
brutta
invenzione
quella
di
accusarmi
di
complicità
coi
repubblicani
e
socialisti
e
anarchici
.
In
un
ambiente
monarchico
io
lavoro
in
mezzo
al
popolo
,
perché
il
governo
abbia
a
cessare
dall
opposizione
contro
il
papa
e
contro
la
religione
e
abbia
a
promuovere
la
pace
religiosa
nel
paese
.
«
Il
mio
programma
sociale
è
ampio
e
generoso
.
Io
accetto
tutto
ciò
che
nei
postulati
del
socialismo
è
compatibile
colle
dottrine
della
chiesa
cattolica
e
mi
adopero
per
attuarlo
formando
l
opinione
in
questo
senso
.
Deploro
il
concetto
fondamentale
materialista
del
socialismo
,
deploro
che
non
ammetta
le
verità
cattoliche
,
perché
il
materialismo
e
la
negazione
delle
verità
cattoliche
scavano
un
abisso
tra
il
cattolicismo
e
il
socialismo
.
L
Osservatore
Cattolico
combatte
la
speculazione
che
impoverisce
,
combatte
l
usura
,
invoca
provvedimenti
di
Stato
che
salvaguardino
i
diritti
e
gli
interessi
delle
classi
inferiori
e
ne
migliorino
le
condizioni
.
Esso
però
rifugge
dallo
Stato
collettivista
.
Tutto
questo
vogliamo
ottenere
con
la
persuasione
della
propaganda
pacifica
,
con
la
carità
generosa
,
col
mezzo
delle
autorità
e
delle
leggi
.
Credetelo
,
è
una
calunnia
dire
che
io
ecciti
all
odio
o
alla
discordia
.
«
Da
questo
potete
argomentare
del
valore
delle
motivazioni
della
sentenza
del
Tribunale
militare
.
No
,
non
sussiste
la
fine
ironia
contro
la
monarchia
,
non
sussiste
la
congiura
con
altri
partiti
contro
le
istituzioni
,
non
sussiste
l
eccitazione
di
odio
tra
le
varie
classi
sociali
,
non
sussiste
l
educazione
del
clero
in
senso
opposto
alla
missione
assegnatagli
da
Cristo
.
Non
sussiste
nulla
di
nulla
.
Di
vero
non
c
è
che
questo
:
che
si
è
mandato
in
galera
un
innocente
.
«
Volete
una
prova
che
il
direttore
dell
Osservatore
Cattolico
non
ha
tentato
di
sviare
dal
retto
sentiero
il
clero
italiano
?
Da
che
sono
nella
casacca
del
galeotto
,
sua
santità
il
papa
mi
ha
mandato
la
benedizione
più
di
una
volta
,
e
una
medaglia
d
oro
che
tengo
carissima
,
centinaia
di
vescovi
,
da
ogni
parte
d
Italia
,
scrissero
a
me
e
a
mia
sorella
lettere
affettuosissime
,
sacerdoti
e
vescovi
-
come
quello
di
Savona
-
sono
venuti
a
trovarmi
e
a
ogni
distribuzione
postale
ricevo
,
come
avete
veduto
,
un
mucchio
di
lettere
e
di
telegrammi
.
Se
non
ci
fossero
di
mezzo
i
patimenti
di
questa
vitaccia
,
che
sopprime
il
sacerdote
e
distrugge
l
uomo
,
direi
che
il
Tribunale
di
guerra
mi
ha
reso
un
segnalato
servigio
»
.
L
affezione
per
sua
sorella
è
nota
a
tutti
coloro
che
leggono
le
sue
lettere
datate
da
Finalborgo
e
indirizzate
alla
«
cara
Teresa
»
.
Sono
lettere
castrate
e
scritte
nella
condizione
di
un
uomo
che
non
può
dire
quello
che
sente
e
che
vuole
.
Ma
in
esse
è
il
pathos
di
un
anima
addolorata
.
C
è
la
tenerezza
di
chi
soffre
della
separazione
e
della
lontananza
.
E
la
sorella
lo
ricambia
di
pari
affetto
.
La
sua
assenza
è
il
suo
strazio
.
Per
liberarlo
,
ha
messo
sossopra
mezzo
mondo
.
Ha
mandato
una
lunga
epistola
all
episcopato
italiano
-
ha
scritto
al
presidente
dei
ministri
e
ha
fatto
bussare
,
a
insaputa
del
fratello
,
fino
alle
porte
reali
.
In
mezzo
a
noi
,
don
Davide
,
non
ha
mai
fatto
sentire
il
prete
.
Egli
era
un
compagno
che
prendeva
parte
alla
discussione
.
che
si
adattava
in
un
modo
mirabile
alla
vita
comune
,
e
che
rideva
delle
nostre
risate
come
un
giovialone
che
non
si
ricorda
della
condanna
.
STUDIO
GALEOTTESCO
L
uguaglianza
di
trattamento
non
impediva
ai
forzati
di
avere
una
grande
simpatia
per
gli
inquilini
della
quinta
camerata
e
di
manifestarla
tutte
le
volte
che
capitava
loro
l
occasione
.
Alla
mattina
e
alla
sera
,
per
esempio
,
venti
o
trenta
forzati
addetti
ai
lavori
del
reclusorio
passeggiavano
nel
cortile
sotto
le
nostre
finestre
.
Il
tintinnìo
delle
loro
catene
ci
chiamava
al
davanzale
,
cogli
occhi
tra
il
cassone
e
la
ferriata
.
E
loro
,
passeggiando
,
con
dei
cenni
rapidi
,
con
degli
inchini
che
nessuno
,
all
infuori
di
noi
,
poteva
avvertire
,
con
dei
palpeggiamenti
di
berretta
che
parevan
grattamenti
di
capo
,
con
dei
rovesci
d
occhi
che
mi
andavano
al
cuore
,
o
dei
movimenti
di
labbra
che
sfuggivano
alla
sorveglianza
,
ci
salutavano
,
ci
davano
il
buon
giorno
e
la
buona
sera
,
ci
infondevano
coraggio
e
ci
traducevano
la
loro
impotenza
a
fare
qualche
cosa
per
noi
.
La
loro
passeggiata
era
per
me
uno
studio
.
Notavo
il
loro
modo
di
andare
in
su
e
in
giù
e
chiamavo
Romussi
e
don
Davide
Albertario
a
constatare
che
il
loro
passo
rivelava
il
galeotto
.
Dimostravo
loro
come
un
Jean
Valjean
avrebbe
potuto
essere
scoperto
dal
segugio
di
polizia
anche
vent
anni
dopo
,
vestito
con
eleganza
,
in
una
sala
immensa
affollata
di
signori
che
la
percorressero
conversando
.
Si
vedeva
che
il
piede
,
il
quale
aveva
l
anellone
della
catena
appesa
al
fianco
o
attorcigliata
intorno
la
caviglia
,
indugiava
uno
zinzino
più
dell
altro
a
muoversi
,
e
sfiorava
assai
più
il
suolo
del
sinistro
,
come
se
l
uno
dei
due
fosse
carico
di
piombo
.
Aggiungevo
un
altra
osservazione
sui
passi
.
Nei
passi
è
l
uomo
che
è
stato
in
branca
,
cioè
incatenato
con
un
altro
per
degli
anni
e
costretto
a
esercitare
le
gambe
in
uno
spazio
di
pochi
metri
.
Contraggono
un
abitudine
indimenticabile
.
Adesso
che
sono
disgiunti
e
che
è
a
loro
disposizione
un
terreno
venti
volte
più
largo
della
cella
,
consumano
l
ora
di
passeggio
come
prima
,
gomito
contro
gomito
,
con
un
movimento
di
tre
o
quattro
passi
avanti
e
indietro
,
voltandosi
come
quando
erano
appaiati
,
cioè
senza
urtarsi
e
senza
spostarsi
.
I
tipi
di
forzati
,
che
abbiamo
conosciuto
più
da
vicino
e
che
possiamo
presentare
al
pubblico
come
nostri
amici
,
erano
i
«
mozzi
»
o
coloro
che
adempivano
alle
funzioni
domestiche
.
Il
129
era
il
latrinaio
-
un
galeotto
che
riassumeva
il
suo
delitto
come
un
grande
artista
.
Si
passava
la
mano
sulla
fronte
e
lo
paragonava
a
«
un
temporale
»
,
a
«
una
notte
buia
»
,
a
«
una
tempesta
»
.
Fu
l
uragano
dei
sensi
che
gli
fece
recidere
la
gola
alla
padrona
ch
egli
serviva
come
cocchiere
a
Ferrara
.
Egli
la
voleva
o
viva
o
morta
.
E
se
la
baciò
durante
il
«
temporale
»
tepida
ancora
di
vita
,
con
gli
occhi
spalancati
che
pareva
una
strega
.
Egli
è
ormai
tranquillo
e
non
pensa
più
,
come
gli
altri
,
a
rientrare
nel
mondo
dal
quale
venne
scacciato
.
Per
lui
,
«
stare
qui
o
altrove
,
è
lo
stesso
.
In
qualche
luogo
,
mi
diceva
,
bisogna
stare
»
.
Veduto
da
vicino
,
con
gli
occhi
nelle
buche
della
sua
faccia
massiccia
e
larga
,
si
prova
la
repulsione
di
chi
si
sente
a
tu
per
tu
con
un
sanguinario
.
Dalle
sue
linee
facciali
sbuca
il
violento
,
ghiotto
dell
altro
sesso
.
Ha
delle
occhiate
diaboliche
,
lambite
dalle
rughettine
che
infittiscono
e
si
gonfiano
quando
spalanca
la
bocca
per
la
risata
che
pare
uno
scroscio
.
Le
sue
mandibole
voluminose
completano
l
orrore
con
la
zucca
enorme
,
calva
alla
superficie
,
leggermente
schiacciata
alle
pareti
.
Intorno
alle
sue
labbra
carnose
,
è
diffuso
il
cinismo
che
si
prolunga
fino
alla
radice
del
naso
,
dove
incomincia
una
fronte
spaziosa
,
fuggente
,
giallognola
,
la
quale
si
increspa
ogni
volta
che
parla
.
Ha
le
gambe
arcuate
ed
ha
sempre
fame
.
Tutte
le
volte
che
veniva
nella
nostra
camerata
gli
davamo
parecchie
pagnotte
.
Veduto
da
lontano
,
immobile
,
nel
sole
,
con
le
mani
sulle
reni
e
le
pupille
velate
o
addormentate
nel
fondo
cristallino
,
ha
l
aria
di
un
uomo
impagliato
.
Un
altro
tipo
curioso
sotto
parecchi
aspetti
,
era
l
infermiere
che
veniva
nella
nostra
camerata
nei
pomeriggi
della
caldura
a
inaffiarla
di
acido
antisettico
per
tentare
di
salvarci
dalle
mosche
inique
e
dalle
cimici
implacabili
.
È
un
forzato
di
cuore
,
che
si
trova
in
galera
per
avere
creduto
nella
fedeltà
della
donna
.
È
piccolo
,
tozzo
,
giallastro
,
con
una
fronte
bassa
,
rugosa
e
senza
fughe
,
con
delle
pupille
che
stanno
spegnendosi
nelle
occhiaie
fonde
,
con
un
naso
camuso
,
delle
guance
che
incominciano
a
piegarsi
e
a
incresparsi
come
cortine
vecchie
e
una
bocca
che
spalanca
una
voragine
di
fuoco
pallido
e
lascia
vedere
le
gengive
quasi
sguernite
.
Non
ci
fu
ammalato
che
non
mi
abbia
parlato
con
entusiasmo
di
questa
perla
di
condannato
che
nessun
direttore
o
capo
guardia
è
mai
riuscito
a
punire
in
ventisette
anni
di
carriera
dolorosa
.
Me
lo
si
raccomandava
dicendomi
che
in
infermeria
,
senza
di
lui
,
si
poteva
morire
.
Egli
è
una
suora
di
carità
,
un
fratello
che
va
dovunque
si
soffre
.
Accorre
al
letto
degli
infermi
con
sollecitudine
materna
,
si
alza
di
notte
se
qualcuno
si
sente
male
,
e
,
con
quel
poco
che
il
medico
mette
a
sua
disposizione
,
cerca
di
lenire
i
dolori
altrui
.
Avete
la
schiena
tormentata
dai
reumatismi
?
È
la
sua
mano
che
viene
a
battervela
,
a
spalmarvela
di
una
goccia
d
olio
come
un
allievo
del
professor
Panzeri
,
o
a
pennelleggiarvela
magari
con
della
tintura
di
iodio
,
se
ne
ha
nell
armadio
e
se
il
medico
lo
ha
ordinato
.
Avete
un
dente
che
vi
strazia
?
Eccolo
pronto
con
la
tenaglia
.
Non
è
un
cavadenti
di
professione
,
ma
ha
la
praticaccia
del
frate
che
sdenta
il
pubblico
senza
passare
gli
esami
.
Per
provare
la
bontà
del
193
,
non
ho
da
citare
che
tre
testimoni
che
non
lo
dimenticheranno
facilmente
.
Gaspare
Giucchetto
,
minorenne
,
Giovanni
Vedani
,
di
32
anni
,
e
Angelo
Vanoni
di
Luino
,
come
il
Vedani
,
e
padre
di
tanti
figli
.
Il
primo
aveva
ricevuto
una
palla
al
petto
con
lesione
,
pare
,
al
polmone
;
il
secondo
era
stato
colpito
allo
stinco
,
e
il
terzo
aveva
lo
stomaco
perforato
nel
corpo
.
Io
li
ho
veduti
in
infermeria
,
subito
dopo
il
loro
arrivo
.
Erano
giunti
a
Finalborgo
in
una
condizione
da
commuovere
le
pietre
.
Straziati
dai
dolori
,
con
le
ferite
ancora
aperte
e
col
Vedani
che
non
poteva
e
non
può
,
credo
,
neppure
oggi
,
stare
in
piedi
,
perché
la
ferita
continua
a
produrre
materia
purulenta
.
In
una
infermeria
,
dove
non
ci
sono
che
alcuni
letti
,
una
cassetta
di
polverine
,
un
vasetto
di
tintura
di
iodio
e
della
liquerizia
per
i
catarri
stomacali
e
le
tossi
che
non
lasciano
dormire
,
anche
un
infermiere
come
il
193
non
può
fare
molto
.
Ma
li
curava
da
cristiano
,
lavando
,
fasciando
loro
le
ferite
,
aiutandoli
a
mangiare
,
curvandosi
a
ogni
minuto
per
spostare
la
gamba
al
Vedani
,
la
testa
al
Giucchetto
e
le
spalle
a
Vanoni
,
il
quale
Vanoni
era
diventato
tetro
,
perseguitato
dal
pensiero
che
il
suo
polmone
fosse
stato
toccato
dal
proiettile
.
Mi
diceva
che
«
si
sentiva
il
polmone
in
sussulto
»
.
Il
Gaspare
Giucchetto
portava
il
numero
di
matricola
2749;
il
Giovanni
Vedani
il
2731
,
e
l
Angelo
Vanoni
il
2747
.
Don
Davide
Albertario
non
è
stato
in
infermeria
che
quattro
o
cinque
giorni
a
trangugiare
due
o
tre
drastici
per
liberarsi
da
una
tenia
che
noi
chiamavamo
,
per
ridere
,
un
«
serpente
boa
»
..
Il
direttore
dell
Osservatore
Cattolico
ritornò
nella
quinta
camerata
pieno
di
entusiasmo
per
il
193
che
lo
aveva
curato
come
una
madre
.
Gli
stava
alle
calcagna
quando
era
in
piedi
,
gli
andava
intorno
quando
era
nell
altra
stanza
a
scrivere
e
sedeva
di
notte
,
per
delle
ore
,
vicino
al
suo
letto
,
a
vegliare
i
suoi
movimenti
.
Il
193
è
vecchio
,
è
nelle
mani
della
giustizia
dal
25
luglio
1873
e
la
sua
condotta
è
sempre
stata
irreprensibile
.
Se
io
fossi
nel
ministro
di
grazia
e
giustizia
direi
:
basta
!
E
lo
lascerei
andare
al
suo
paese
di
Ariano
di
Puglia
,
a
morire
in
santa
pace
,
sotto
gli
occhi
di
sua
sorella
,
che
gli
vuol
bene
,
tanto
bene
.
Il
nostro
barbiere
era
un
altro
omicida
,
condannato
a
trenta
anni
.
Nel
reclusorio
sembrava
mite
,
gentile
,
afflitto
soltanto
di
trovarsi
in
mezzo
a
tanta
zavorra
umana
.
Era
pallido
,
emaciato
,
colle
sfumature
,
intorno
gli
occhi
,
degli
individui
che
portano
nei
polmoni
i
bacilli
della
morte
.
I
suoi
colpettini
di
tosse
mi
davano
la
sensazione
penosa
di
essere
accanto
a
un
moribondo
.
La
sua
faccia
era
repulsiva
per
la
carne
scrofolosa
gualcita
dal
coltello
anatomico
,
per
le
contrazioni
che
gli
avevano
lasciato
il
segno
sulle
guance
scarne
e
sulle
palpebre
rosse
e
senza
peli
.
Ci
considerava
uomini
superiori
e
ci
radeva
con
una
delicatezza
femminile
,
raccontandoci
sovente
il
suo
amore
sventurato
.
A
diciannove
anni
si
era
ammogliato
con
una
giovane
che
ne
aveva
diciotto
.
Dopo
la
cerimonia
nuziale
la
sposa
gli
raccontò
che
un
altro
-
un
«
civile
»
-
l
aveva
delibata
a
tredici
.
Fu
una
notte
burrascosa
quella
della
sua
confessione
.
La
poveretta
gli
buttava
le
braccia
al
collo
piangendo
dirottamente
e
gli
domandava
perdono
.
La
colpa
non
era
stata
sua
.
A
tredici
anni
non
si
ha
la
testa
e
una
ragazza
si
lascia
saccheggiare
della
verginità
come
un
viandante
dai
malandrini
.
Lui
la
consolò
con
una
sfuriata
di
baci
,
impromettendosi
di
obbligare
il
«
civile
»
a
farle
la
dote
.
Chi
rompe
paga
,
era
la
sua
morale
.
All
indomani
andò
a
trovare
il
«
ganzo
»
e
a
dirgli
come
stavano
le
cose
.
Il
«
civile
»
promise
di
pagare
.
Ma
i
denari
non
venivano
mai
.
Allora
ritornò
a
ripicchiare
allo
stesso
uscio
e
a
esigere
la
promessa
.
Il
«
civile
»
gli
rise
in
faccia
.
-
Adesso
che
l
hai
,
tienila
!
Gli
«
calò
una
benda
sugli
occhi
»
e
lo
uccise
come
un
dissoluto
malvagio
.
-
Il
mio
dolore
massimo
è
di
essere
stato
creduto
capace
di
premeditare
il
delitto
.
«
Ero
andato
da
lui
per
riscuotere
,
non
per
ammazzarlo
.
Il
mio
fu
un
impeto
di
passione
.
Lo
dissi
al
presidente
del
mio
processo
»
.
Ora
ne
era
pentito
.
Non
potendo
andare
dalla
famiglia
,
come
fra
Cristoforo
,
a
domandarle
perdono
,
le
mandò
una
lettera
bagnata
delle
sue
lagrime
.
-
La
famiglia
mi
ha
perdonato
,
il
parroco
del
mio
paese
lo
ha
fatto
sapere
a
tutti
dal
pulpito
,
ma
il
governo
tace
ancora
.
Ah
,
è
duro
il
governo
coi
poveri
condannati
!
Una
volta
che
siamo
pentiti
dovrebbe
permetterci
di
riabilitarci
.
Invece
ci
lascia
morire
in
galera
o
ci
manda
fuori
quando
non
siamo
più
che
dei
carcami
da
ricoveri
.
«
Porto
la
catena
e
la
giacca
rossa
da
diciannove
anni
e
morirò
forse
in
galera
.
Sia
fatta
la
volontà
di
Dio
!
Ma
mi
dispiace
,
credano
,
di
non
rivedere
più
il
mio
paese
!
»
E
il
dolore
gli
fece
sputare
del
catarro
sanguinoso
.
Il
sei
settembre
,
il
giorno
in
cui
ci
rase
i
baffi
,
era
commosso
come
un
minorenne
perduto
,
nel
buco
di
una
cella
di
rigore
.
Egli
sapeva
che
cosa
volevano
dire
questi
crepacuori
.
Nei
baffi
era
l
uomo
.
Radendoli
,
radeva
il
cittadino
e
non
lasciava
dietro
il
rasoio
che
un
numero
di
matricola
.
Eravamo
in
sette
e
l
operazione
durò
più
di
un
ora
.
Andammo
uno
dietro
l
altro
dal
barbitonsore
,
senza
dirci
una
parola
.
Ciascuno
di
noi
sembrava
compreso
del
sacrificio
,
tranne
forse
Gustavo
Chiesi
,
il
quale
conservò
sempre
l
attitudine
dello
stoico
.
Sotto
il
rasoio
a
più
d
uno
di
noi
si
riempirono
gli
occhi
.
Federici
e
don
Davide
furono
del
numero
.
Non
si
aveva
paura
,
nessuno
pensava
alla
paura
,
ma
l
emozione
,
più
forte
di
tutti
,
rompeva
la
diga
.
Mentre
mi
si
radeva
,
con
la
guardia
carceraria
seduta
in
faccia
,
mi
venivano
le
lagrime
in
bocca
come
a
un
bimbo
sculacciato
!
-
Coraggio
!
diceva
a
ciascuno
di
noi
il
barbiere
.
I
baffi
e
la
barba
ricresceranno
più
vigorosi
di
prima
.
-
E
voi
,
don
Davide
,
gli
domandai
qualche
giorno
dopo
,
perché
avete
pianto
,
se
non
avete
mai
avuto
baffi
e
se
vi
facevate
radere
il
labbro
superiore
anche
prima
?
-
Perché
mi
si
infliggeva
una
punizione
infamante
.
Perché
mi
si
riduceva
il
2557
.
Dall
emozione
profonda
passammo
all
ilarità
clamorosa
.
A
mano
a
mano
che
uno
di
noi
rientrava
nel
camerone
con
la
faccia
galeottizzata
,
si
scoppiava
in
una
risata
sonora
.
Sembravamo
dei
mostri
.
Salve
le
proporzioni
individuali
e
la
voce
,
potevamo
benissimo
scambiarci
per
dei
galeotti
sconosciuti
.
Il
solo
che
non
avesse
alterato
la
figura
era
il
sacerdote
.
Gli
altri
pareva
che
fossero
stati
in
un
altra
stanza
a
truccarsi
o
a
cambiarsi
la
testa
.
Gustavo
Chiesi
,
grasso
e
grosso
,
aveva
del
frate
Melitone
.
Il
buon
Suzzani
-
che
si
chiamava
,
con
compiacenza
,
«
compagno
di
Carlo
Marx
»
-
aveva
assunta
l
aria
d
un
abatino
pieno
di
modestia
.
Costantino
Lazzari
era
uscito
dalle
mani
del
parrucchiere
una
edizione
peggiorata
.
L
avvocato
Federici
si
era
trasformato
in
un
santocchione
che
sginocchia
per
le
chiese
.
Ghiglione
era
ritornato
in
mezzo
a
noi
come
un
uccello
di
rapina
.
Il
suo
naso
lungo
si
era
prolungato
e
la
punta
appariva
più
adunca
di
prima
.
I
peli
scomparsi
dalla
guancia
sinistra
gli
avevano
lasciato
all
aria
una
prominenza
che
gli
delinquentizzava
la
faccia
.
Il
nostro
barbiere
è
nato
sotto
una
cattiva
stella
.
Egli
ci
sbarbava
direi
quasi
con
orgoglio
.
Considerava
il
sabato
il
più
bel
giorno
della
sua
vita
,
perché
poteva
scambiare
qualche
parola
con
noi
.
Ma
venne
il
giorno
triste
della
partenza
.
Il
direttore
lo
aveva
destinato
per
il
reclusorio
di
Finalmarina
.
Trovò
modo
di
venirci
a
salutare
.
Strinse
la
mano
a
ciascuno
di
noi
con
la
voce
che
tremava
.
Addio
,
si
ricordino
di
me
,
del
povero
barbiere
pentito
del
suo
fallo
.
E
lo
sentimmo
che
si
allontanava
col
singhiozzo
che
egli
tentava
di
soffocare
nel
fazzoletto
a
quadrettoni
.
IL
CONDANNATO
IN
TRADUZIONE
Il
mio
viaggio
da
Finalborgo
a
Milano
,
per
subire
un
altro
processo
,
mi
ha
dato
modo
di
studiare
una
delle
pagine
più
dolorose
della
vitaccia
del
bestiame
che
passa
da
una
galera
all
altra
.
Ricordo
tutto
,
come
se
fosse
adesso
.
Era
il
27
luglio
,
una
giornata
afosa
.
Io
e
alcuni
abitanti
della
quinta
camerata
stavamo
con
la
gamella
capovolta
,
sul
mastello
dell
acqua
sporca
,
per
lasciar
colare
la
pasta
dalla
brodaglia
maculata
di
scandellature
.
Entrò
il
sottocapo
Osmiani
a
scompigliarci
.
Era
l
uomo
più
serio
del
personale
di
custodia
.
Non
sciupava
parole
.
Ci
chiamava
guardando
in
terra
e
tenendo
l
indice
della
sinistra
in
alto
.
-
2559
!
-
Presente
!
Ero
già
pronto
.
Mi
lasciai
baciare
teneramente
dagli
amici
,
presi
il
fagotto
sotto
il
braccio
e
uscii
con
la
gola
rasa
di
commozione
.
Per
evitare
il
disastro
di
una
gita
galeottesca
avevo
fatto
di
tutto
.
Avevo
detto
al
direttore
che
soffrivo
e
che
non
ero
in
grado
di
rimettermi
in
un
vagone
cellulare
.
Ma
non
ci
fu
verso
.
Il
medico
,
dopo
avermi
palpeggiato
,
come
se
fossi
stato
di
straccio
,
mi
trovò
sanissimo
.
Il
mio
compagno
di
viaggio
era
uno
della
«
rivoluzione
»
.
Egli
era
stato
colto
in
piazza
di
Luino
durante
i
tumulti
e
condannato
dal
tribunale
militare
a
sei
anni
di
reclusione
.
-
Vi
rincresce
?
-
Sì
,
perché
sono
innocente
e
perché
ero
l
aiuto
dei
miei
genitori
.
Facemmo
la
strada
a
piedi
.
I
veicoli
ci
empivano
gli
occhi
e
la
bocca
di
polverone
bianco
e
la
gente
voltava
via
la
faccia
inorridita
.
Un
nugolo
di
studentesse
sull
omnibus
a
giardiniera
ci
fece
venire
le
vampe
della
vergogna
alla
faccia
.
-
Come
sono
brutti
!
E
non
avevano
torto
.
Il
più
bel
giovine
d
Italia
,
che
esca
da
un
reclusorio
,
spaventa
.
In
pochi
mesi
il
reclusorio
te
lo
rende
irriconoscibile
.
Eravamo
giunti
tre
quarti
d
ora
prima
del
treno
.
Ne
ero
contentissimo
.
Era
dell
aria
fresca
guadagnata
.
I
carabinieri
,
invece
di
chiuderci
nella
stanza
di
sicurezza
,
ci
lasciarono
sul
margine
del
binario
della
stazione
.
Grazie
!
Ebbi
tempo
di
fumare
tre
sigarette
.
In
questo
frattempo
,
vennero
alla
mia
volta
alcuni
signori
a
domandarmi
se
ero
il
tale
.
-
Sissignori
,
risposi
a
colui
che
mi
aveva
interrogato
.
I
signori
si
tolsero
il
cappello
e
si
curvarono
leggermente
.
-
Scusino
,
dissi
loro
,
commosso
;
ma
io
non
li
conosco
.
-
Non
importa
.
Noi
sappiamo
chi
è
lei
.
Rimasero
lungo
il
binario
fino
alla
partenza
del
treno
,
salutandomi
con
un
altra
scappellata
.
Il
vagone
cellulare
del
mio
secondo
viaggio
apparteneva
al
tipo
vecchio
.
Era
composto
di
venti
celle
,
divise
da
un
piccolo
corridoio
longitudinale
,
con
un
largo
all
entrata
per
i
rappresentanti
dell
arma
regia
.
Una
volta
entrati
,
si
è
sommersi
nella
penombra
anche
col
sole
allo
zenit
,
perché
non
ci
sono
finestre
alle
pareti
dei
fianchi
.
La
cella
era
più
angusta
e
più
nauseosa
di
quella
che
mi
aveva
condotto
nel
reclusorio
.
Col
sedile
di
legno
e
con
le
pareti
insudiciate
di
sputacchi
e
di
mucillaggine
nasale
,
mi
sentivo
in
una
cassa
da
morto
in
piedi
,
con
un
traversino
sotto
il
sedere
.
Il
legno
mi
accarezzava
dappertutto
.
I
piedi
stavano
più
male
.
Si
trovavano
sopra
uno
strato
molle
e
viscido
e
non
potevo
alzarli
.
Per
quanto
facessi
,
non
riuscivo
a
tener
su
le
ginocchia
sull
uscio
.
Si
respirava
l
atmosfera
riscaldata
dall
alito
dei
detenuti
.
Lo
sfiatatoio
era
il
contrario
di
un
conduttore
d
aria
.
Si
crepava
dal
caldo
e
i
malviventi
imploravano
un
sorso
d
acqua
.
Non
so
da
dove
venivano
perché
a
tutte
le
stazioni
se
ne
caricavano
e
in
alcune
se
ne
scaricavano
.
Il
brigadiere
che
aveva
in
consegna
le
stie
,
era
un
uomo
tarchiato
con
una
faccia
da
simpaticone
.
Quando
gli
si
diceva
di
essere
buono
e
di
provvedere
gli
assetati
di
un
fiasco
d
acqua
,
andava
sulle
furie
dicendo
che
non
voleva
essere
buono
.
I
buoni
non
facevano
carriera
e
lui
era
già
sulla
lista
dei
futuri
marescialli
.
-
Consideratemi
cattivo
e
mi
troverete
buonissimo
.
E
io
,
davvero
,
ero
della
sua
opinione
.
In
fondo
alla
mia
nicchia
,
lo
consideravo
uno
di
quegli
arnesi
di
sentina
che
godono
a
far
patire
la
gente
tribolata
,
come
godevano
i
carabinieri
dell
Andalusia
del
1893-94
,
i
quali
davano
pane
e
merluzzo
ai
morenti
di
sete
e
nerbate
a
coloro
che
desistevano
dal
correre
intorno
la
stanza
giorno
e
notte
!
Un
po
più
in
là
,
dovetti
ricredermi
.
Egli
non
era
la
iena
che
supponevo
.
A
una
stazione
intorno
il
collo
della
riviera
di
levante
,
si
era
lasciato
impietosire
da
tutte
le
voci
che
gli
dicevano
:
-
Sia
buono
,
signor
brigadiere
!
E
mi
ha
fatto
piacere
.
Perché
è
sempre
una
consolazione
sapere
che
un
uomo
rinsavisce
o
si
stanca
del
piacere
di
torturare
gli
impotenti
.
Il
brigadiere
fece
discendere
il
carabiniere
a
riempire
il
fiasco
e
ordinò
che
se
ne
desse
una
golata
a
ciascuno
.
Per
dissetarvi
,
il
carabiniere
è
obbligato
ad
aprire
la
cella
con
un
catenaccio
che
cigola
dalla
ruggine
e
non
scorre
che
con
dei
calci
,
e
a
versarvi
l
acqua
in
gola
.
Se
il
carabiniere
non
è
gentile
,
il
liquido
gorgoglia
,
trabocca
dalle
labbra
e
va
giù
a
biscia
per
lo
stomaco
.
Io
avevo
sete
,
ma
non
ho
voluto
suggere
al
cannello
comune
.
Pensavo
alla
infezione
.
Ma
ho
dovuto
pentirmene
.
Un
ora
dopo
mi
sarei
lasciato
inaffiare
il
gorgozzule
anche
da
un
cannello
imbrattato
dalle
labbra
di
una
generazione
!
Lungo
il
tragitto
è
avvenuta
una
delle
solite
scene
stomachevoli
di
questi
trasporti
.
Un
poveraccio
in
traduzione
si
sentiva
incalzato
da
una
urgenza
corporale
.
-
Signor
brigadiere
,
mi
faccia
smanettare
che
non
ne
posso
proprio
più
.
-
Fate
silenzio
o
vi
metterò
le
catene
ai
piedi
!
Sul
pavimento
della
celluccia
,
Sono
gli
anelli
infissi
nel
pavimento
per
incatenare
i
furiosi
o
i
pericolosi
o
i
prepotenti
.
Il
galeotto
turturato
dai
dolori
di
pancia
era
vicino
alla
mia
cella
.
Udivo
che
si
moveva
e
si
lamentava
.
Qualche
minuto
dopo
,
l
ambiente
era
pestifero
.
Il
miserabile
si
era
sgravato
come
aveva
potuto
.
Gli
inquilini
gli
diedero
dell
animale
a
braccio
di
panno
e
del
porco
senza
fine
,
ma
lui
si
difese
dicendo
che
si
fa
presto
a
rimproverare
quando
non
si
è
nella
stessa
condizione
.
I
discorsi
che
si
facevano
erano
noiosissimi
.
I
condannati
non
si
occupano
che
di
pane
,
di
reclusori
,
di
regolamenti
,
di
minestra
,
di
punizioni
,
di
guardie
buone
e
cattive
e
di
direttori
con
o
senza
peli
sullo
stomaco
.
Per
me
,
erano
però
discorsi
utilissimi
.
Perché
mi
rivelavano
la
vita
intima
del
detenuto
.
Il
mio
vis
-
à
-
vis
,
per
esempio
,
raccontava
che
le
giornate
di
traduzione
volevano
dire
,
per
loro
,
la
fame
completa
..
«
Di
solito
,
diceva
,
ci
si
fa
partire
dal
carcere
alle
quattro
antimeridiane
con
una
pagnotta
di
seicento
grammi
di
pane
stantio
,
e
nessuno
pensa
più
a
noi
se
non
all
indomani
per
darci
un
altra
pagnotta
e
rimetterci
in
viaggio
.
Se
la
si
dimenticasse
nel
vagone
o
la
si
perdesse
mentre
si
va
dall
omnibus
al
vagone
,
felicenotte
.
Bisognerebbe
rimanere
digiuni
fino
all
altra
distribuzione
.
Non
si
capisce
perché
il
trasloco
da
una
galera
all
altra
faccia
perdere
il
diritto
alla
minestra
.
«
La
gente
onesta
che
viaggia
tutto
il
giorno
,
quando
arriva
,
si
mette
a
tavola
e
si
ristora
con
dell
acqua
fresca
sulla
faccia
e
un
buon
pranzo
inaffiato
bene
.
Noi
galeotti
arriviamo
,
ci
si
registra
e
ci
si
chiude
in
una
stanzaccia
con
quattro
o
cinque
pagliericci
in
terra
.
Tutta
la
nostra
consolazione
è
un
secchio
d
acqua
nell
angolo
,
stato
riempito
magari
il
giorno
prima
.
Quando
sono
nel
penitenziario
ho
diritto
,
coi
miei
denari
,
a
una
spesa
di
cose
mangerecce
di
venticinque
centesimi
.
Perché
il
viaggio
mi
fa
perdere
questo
diritto
?
»
E
il
condannato
concluse
dicendo
che
le
giornate
di
traduzione
sono
,
per
il
ventre
del
recluso
,
le
più
desolanti
.
Lo
si
dimentica
.
A
Genova
ci
si
fece
discendere
dopo
che
il
treno
si
era
vuotato
.
Ci
dovevano
essere
,
col
nostro
,
altri
vagoni
cellulari
,
perché
la
«
catena
»
si
era
ingrossata
.
Potevamo
essere
una
cinquantina
,
compresa
una
reclusa
.
La
donna
,
che
aveva
le
mani
slegate
,
non
era
trattenuta
dal
giro
della
catena
comune
.
Ci
seguiva
.
Era
una
donna
brutta
,
bassotta
,
con
tanti
capelli
neri
e
con
le
labbra
sottili
della
sanguinaria
.
La
maggioranza
era
in
borghese
,
in
viaggio
per
la
casa
di
espiazione
.
I
reclusi
,
col
loro
abito
carnevalesco
,
colorivano
la
scena
,
e
i
galeotti
,
col
tintinnìo
della
catena
che
penzolava
loro
dal
fianco
,
la
intetravano
.
Tutti
assieme
,
circondati
da
un
nugolo
di
carabinieri
,
facevamo
paura
.
Sembravamo
il
rifiuto
delle
classi
sociali
.
Una
banda
di
ladri
e
di
assassini
stati
colti
con
le
mani
nel
sangue
delle
vittime
.
C
erano
grinte
che
facevano
rabbrividire
anche
me
che
vi
avevo
fatto
l
occhio
.
Fuori
della
stazione
ci
aspettava
una
folla
enorme
.
Passammo
tra
i
commenti
degli
spettatori
e
filammo
,
in
linea
,
per
tre
o
quattrocento
passi
,
fin
dove
ci
aspettavano
i
veicoli
.
Le
vetture
erano
meno
crudeli
delle
carrozze
cellulari
.
Erano
omnibus
lunghi
,
a
giardiniera
,
col
tendone
che
giungeva
a
filo
dell
orlo
del
veicolo
.
Col
tendone
legato
alla
sponda
,
non
potevamo
vedere
,
curvandoci
,
che
i
sassi
o
le
pietre
della
strada
e
il
lucido
del
mare
conturbato
quando
lo
rasentavamo
.
Eravamo
pigiati
,
quasi
l
uno
sull
altro
,
ma
rinfrescati
,
di
tanto
in
tanto
,
da
una
buffata
d
aria
marina
.
L
impressione
che
si
subiva
era
però
più
spaventevole
di
quella
di
essere
chiusi
nel
carrozzone
cellulare
.
Perché
quando
il
veicolo
passava
sui
sassi
metteva
in
rivoluzione
le
budella
e
quando
sterzava
pareva
che
stesse
per
riversarci
nella
via
sottostante
o
nel
mare
.
A
un
certo
punto
,
i
cavalli
smisero
il
trotto
.
La
salita
era
divenuta
faticosa
e
i
vetturali
facevano
schioccare
la
frusta
.
Nessuno
dei
miei
colleghi
aveva
mai
fatto
tappa
al
carcere
giudiziario
di
Genova
e
così
nessuno
sapeva
se
era
lontano
o
vicino
.
Dalla
salita
,
credevamo
tutti
che
fosse
fuori
,
lontano
qualche
miglio
dalla
cinta
cittadina
.
Mentre
si
facevano
queste
supposizioni
,
sentimmo
le
voci
che
fermarono
i
cavalli
.
..
La
discesa
fu
più
difficile
.
Uscendo
dal
buio
,
col
fagotto
nella
mano
legata
con
l
altra
,
e
la
catena
intorno
all
ascella
tirata
da
quelli
che
precedono
e
seguono
,
si
mette
il
piede
sul
predellino
con
la
paura
di
scavigliare
o
di
ruzzolare
sul
selciato
.
Nella
luce
dei
lampioni
foschi
e
delle
fiamme
libere
dei
becchi
a
gas
delle
botteghe
che
sembravano
cave
,
ero
come
disorientato
.
Ci
volle
uno
strappo
di
catena
per
convincermi
che
facevo
parte
del
convoglio
di
galera
.
La
via
era
ripida
e
tortuosa
.
Si
saliva
lentamente
e
si
passava
attraverso
ondate
di
luce
sfacciata
.
La
gente
del
quartiere
non
sembrava
interessata
di
una
«
catena
»
che
indubbiamente
assomigliava
alle
altre
degli
altri
giorni
.
Le
donne
rimanevano
sedute
in
terra
dinanzi
la
porta
delle
loro
abitazioni
o
sul
gradino
all
entrata
dei
loro
negozi
,
e
gli
uomini
,
in
manica
di
camicia
,
continuavano
a
pipare
e
a
chiacchierare
tra
di
loro
senza
degnarci
di
un
occhiata
.
Carichi
del
fagotto
,
con
la
catenella
che
tirava
ora
indietro
e
ora
innanzi
,
si
saliva
sudando
.
Al
secondo
svolto
di
via
,
incontrammo
due
portatrici
con
due
pesi
enormi
sul
capo
che
facevano
tremolare
i
loro
fianchi
possenti
.
Non
abituato
a
vedere
le
teste
femminili
calcate
alla
superficie
da
un
quintale
di
roba
,
mi
parve
di
passare
attraverso
un
popolo
barbaro
che
delle
donne
facesse
dei
ronzini
.
Arrivai
in
faccia
a
un
portone
spalancato
e
sormontato
dallo
stemma
del
carcere
giudiziario
,
con
la
lingua
che
penzolava
dai
denti
come
quella
di
un
cane
.
Ero
digiuno
,
con
la
bocca
secca
.
La
lingua
mi
sembrava
un
pezzo
di
carne
dalla
pelle
ruvida
in
bocca
come
un
castigo
.
A
sinistra
dell
entrata
,
era
un
tubetto
di
ottone
che
usciva
arcuato
dal
muro
e
lasciava
cadere
una
colonnuccia
d
acqua
.
Il
rumore
della
caduta
sulla
pietra
decompose
la
catena
.
Malgrado
gli
ordini
imperiosi
dei
carabinieri
che
avevano
fretta
di
sbarazzarsi
di
noi
per
andare
a
cena
,
nessuno
volle
muoversi
prima
di
essersi
saziato
di
acqua
fresca
.
Quando
venne
la
mia
volta
,
rimasi
disilluso
.
Per
la
mia
bocca
,
era
un
acqua
di
un
sapore
marcioso
.
Dopo
una
risciacquata
e
una
golata
,
la
buttai
in
terra
come
se
fosse
stato
un
liquido
avvelenato
.
Puah
!
Lo
smanettamento
,
la
consegna
delle
buste
coi
denari
e
la
registrazione
dei
detenuti
durò
una
buona
mezz
ora
.
I
viaggiatori
sembravano
stracchi
morti
.
Nessuno
diceva
una
parola
.
Qualcuno
sbocconcellava
la
pagnotta
e
qualche
altro
rimaneva
in
piedi
.
Io
fui
l
ultimo
,
perché
mi
ero
posto
dietro
tutti
,
sulla
panca
in
giro
dello
stanzone
immenso
.
Mi
si
conosceva
di
nome
e
questo
mi
suscitava
la
speranza
che
avrei
potuto
indurli
a
farmi
comperare
qualche
vivanda
per
la
cena
.
Ma
era
troppo
tardi
.
Erano
quasi
le
nove
.
E
i
detenuti
,
a
quest
ora
,
dovevano
avere
la
pancia
piena
.
Se
avessero
potuto
aiutarmi
,
lo
avrebbero
fatto
volentieri
.
La
sola
cosa
,
che
potevano
fare
per
me
,
era
di
mettermi
in
una
stanza
solo
e
di
offrirmi
un
bicchiere
d
acqua
fresca
con
del
limone
del
loro
fiasco
.
Accettai
tutto
con
dei
grazie
e
mi
lasciai
condurre
di
sopra
da
un
secondino
che
mi
aperse
e
mi
chiuse
in
una
stanza
.
Delle
cimici
che
divoravano
il
soffitto
,
annerivano
le
pareti
e
muovevano
il
pagliericcio
,
ho
già
parlato
.
ANNA
KULISCIOFF
È
una
donna
nuova
.
Imbevuta
di
idee
proibite
,
uscì
dalla
società
dello
zar
come
una
rivoltosa
che
non
ha
paura
di
stroncare
i
legami
che
la
legano
al
mondo
pieno
di
pregiudizi
e
di
ingiustizie
.
Fortificata
dall
esempio
delle
nichiliste
delle
classi
superiori
del
suo
tempo
,
le
quali
abbandonavano
la
casa
patema
come
le
mogli
del
teatro
di
Ibsen
abbandonano
la
casa
maritale
,
Anna
Kuliscioff
,
consumato
il
periodo
della
propaganda
pratica
per
la
campagna
russa
,
si
avviò
verso
l
esilio
,
con
l
anima
piena
di
negazioni
,
con
la
fede
nell
avvenire
,
determinata
a
compiere
la
sua
evoluzione
intellettuale
in
mezzo
alla
gente
latina
in
lotta
per
la
rigenerazione
sociale
.
La
Kuliscioff
è
stata
la
prima
nichilista
che
ho
conosciuto
.
Le
venni
presentato
da
Benoit
Malon
,
a
Lugano
,
quando
il
comunardo
scriveva
,
se
mi
ricordo
bene
,
la
Revue
Socialiste
,
l
organo
massimo
,
in
allora
,
delle
alte
intelligenze
dell
emigrazione
rivoluzionaria
.
La
Kuliscioff
poteva
essere
intorno
ai
venti
anni
.
Mi
parve
una
vergine
slava
.
Con
una
testa
da
madonna
,
con
la
carnagione
bianca
imporporata
di
salute
,
con
le
trecce
lunghe
,
di
un
biondo
luminoso
,
per
le
spalle
,
mi
faceva
pensare
alle
donne
graziose
dei
preraffaelliti
che
in
quei
giorni
ammiravo
come
uno
narcotizzato
dai
loro
colori
.
Malon
parlava
,
e
io
mi
perdevo
negli
occhi
della
nichilista
,
inondati
di
quella
malinconia
che
va
al
cuore
come
una
nota
soave
,
al
punto
da
farmi
riprendere
da
una
voce
grave
-
una
voce
che
mi
insegnava
che
un
socialista
non
deve
contemplare
una
signorina
viva
come
si
farebbe
con
una
figura
sulla
tela
.
Seppi
dopo
molte
cose
di
lei
.
Della
sua
agitazione
,
dei
suoi
studi
,
della
sua
prigionia
,
del
suo
sfratto
dall
Italia
,
dei
suoi
amori
,
della
Rivista
Internazionale
del
Socialismo
ch
essa
pubblicava
con
Costa
,
della
nascita
della
sua
Andreina
,
delle
sue
tribolazioni
,
della
sua
laurea
di
dottora
,
della
sua
unione
con
Turati
,
della
sua
malattia
crudele
,
ma
non
la
vidi
più
che
nel
95
,
cooperatrice
e
collaboratrice
della
Critica
Sociale
.
Nel
78
il
mio
pensiero
si
genufletteva
alla
bellezza
.
Oggi
,
esso
si
inchina
alla
pensatrice
.
Migliaia
di
donne
,
in
mezzo
agli
uragani
della
sua
esistenza
fortunosa
,
sarebbero
naufragate
cento
volte
.
Anna
Kuliscioff
è
sempre
rimasta
in
faccia
alle
procelle
come
una
sfida
.
Dagli
avvenimenti
che
volevano
inghiottirla
,
usciva
sempre
più
forte
,
più
saggia
,
più
preparata
a
sgomberare
la
società
del
passato
per
far
largo
all
avvenire
.
Neppure
la
sua
malattia
implacabile
seppe
vincerla
.
Di
tanto
in
tanto
si
diffonde
,
tra
gli
amici
,
una
notizia
funebre
.
La
Kuliscioff
sta
male
-
la
Kuliscioff
ha
poco
da
vivere
-
la
Kuliscioff
è
in
fine
di
vita
.
E
poi
non
se
ne
sa
più
nulla
.
Non
si
parla
più
del
suo
male
implacabile
.
La
si
rivede
,
con
la
sigaretta
in
bocca
,
al
tavolino
dell
amministrazione
o
della
redazione
a
lavorare
come
una
negra
.
Avveniva
,
su
per
giù
,
la
stessa
cosa
con
la
Harriet
Martineau
-
la
grande
giornalista
inglese
del
tempo
chartista
.
Questa
collaboratrice
del
Daily
News
era
così
sicura
di
essere
agli
sgoccioli
della
vita
,
che
in
un
momento
disperato
si
mise
a
scrivere
la
propria
autobiografia
,
incominciando
dall
ultimo
capitolo
per
paura
di
non
finirla
.
La
Martineau
ebbe
tempo
di
completarla
e
di
lasciarla
negli
armadi
dell
editore
per
venti
anni
.
Per
venti
anni
i
suoi
amici
si
aspettavano
,
ogni
mattina
,
di
leggere
nei
giornali
la
fine
della
giornalista
che
ha
prodotto
più
di
ogni
altro
uomo
del
suo
tempo
(
)
.
Nel
98
è
capitato
alla
Kuliscioff
quello
che
un
secolo
prima
era
capitato
a
madame
Roland
.
Di
vedersi
svegliata
all
alba
dagli
agenti
di
pubblica
sicurezza
e
di
andarsene
in
prigione
nella
vestaglia
.
Nelle
poche
parole
ch
essa
pronunciò
dinanzi
il
Tribunale
militare
è
tutta
la
donna
che
ho
presentato
.
Compendiano
il
suo
cuore
,
la
sua
modestia
e
il
suo
carattere
.
Leggetele
,
vi
troverete
la
indifferenza
tragica
per
tutto
ciò
che
riguarda
l
imputata
-
la
serenità
della
martire
che
crede
,
che
persiste
a
credere
,
che
crederà
sempre
che
nel
socialismo
sia
la
rigenerazione
sociale
.
«
La
mia
azione
nel
partito
socialista
era
molto
limitata
e
molto
modesta
.
Se
verranno
fuori
dei
fatti
a
mio
carico
io
ne
assumo
fin
d
ora
la
responsabilità
.
Io
sono
socialista
da
quasi
25
anni
,
ma
in
Italia
non
feci
nessuna
propaganda
,
sia
per
una
certa
delicatezza
verso
un
paese
presso
il
quale
sono
ospitata
,
sia
per
la
paura
di
essere
sfrattata
.
Io
sono
poi
invalida
da
un
anno
,
e
sono
obbligata
a
rimanere
sempre
in
casa
.
In
questa
condizione
come
volete
che
io
sia
in
caso
di
fare
propaganda
?
»
In
letteratura
io
e
la
Kuliscioff
siamo
divisi
da
un
abisso
.
Ella
,
se
l
ho
capita
bene
,
sente
ancora
dell
affezione
per
la
vita
romanzesca
intessuta
dalla
fantasia
dell
autore
e
drappeggiata
nella
fraseologia
che
non
lascia
esalare
i
cattivi
odori
dell
ambiente
.
Io
sono
più
rude
.
Spalanco
tutte
le
porte
,
discendo
in
qualunque
fogna
e
mi
servo
del
linguaggio
dei
personaggi
che
riproduco
.
Il
mio
temperamento
mi
trascina
ad
essere
sincero
in
ogni
manifestazione
della
vita
senza
preoccuparmi
se
farò
smettere
di
leggere
o
chiudere
il
libro
anche
agli
amici
che
mi
vogliono
bene
.
La
ragione
di
questo
nostro
dissenso
letterario
è
che
in
fondo
alla
Kuliscioff
è
rimasto
un
po
d
idealismo
e
un
po
di
misticismo
.
Ella
dà
la
preferenza
al
libro
che
lascia
vivere
qualche
illusione
e
che
non
svergina
o
smaga
brutalmente
chi
legge
,
e
crede
alla
immortalità
dell
anima
.
Non
mi
meraviglierei
domani
di
saperla
spiritista
.
Sul
terreno
delle
questioni
economiche
essa
torreggia
.
E
il
futuro
storico
del
socialismo
italiano
lascerebbe
un
gran
vuoto
nel
suo
lavoro
s
egli
non
ci
dicesse
l
influenza
che
questa
donna
ha
esercitato
sul
movimento
di
quest
ultimi
venti
anni
.
Nel
resto
la
Kuliscioff
è
donna
capace
di
grandi
amori
e
di
odii
inestinguibili
(
)
.
GLI
ULTIMI
GIORNI
DEI
DEPUTATI
E
DEI
GIORNALISTI
AL
CELLULARE
Turati
,
De
Andreis
,
Romussi
,
Federici
e
Valera
si
sono
riveduti
,
dopo
tante
noie
,
con
dei
baci
,
degli
abbracci
e
delle
strette
di
mano
,
nel
cellone
esagonale
B
,
numero
2
,
del
secondo
raggio
.
Gli
ultimi
tre
erano
giunti
dal
reclusorio
di
Finalborgo
e
i
due
deputati
erano
ancora
sbalorditi
dai
dodici
anni
di
reclusione
che
aveva
inflitto
loro
il
Tribunale
militare
.
La
loro
vita
era
piuttosto
agitata
.
Si
alzavano
,
alla
mattina
,
mezz
ora
prima
dell
alba
e
ciascheduno
nella
propria
cella
,
dopo
il
caffè
,
si
metteva
al
lavoro
.
Turati
aveva
sempre
un
mucchio
di
lettere
da
scrivere
e
un
numero
infinito
di
Riviste
da
leggere
;
Romussi
,
il
quale
sdrucciolava
dal
letto
sempre
di
buon
umore
,
era
sommerso
nelle
opere
di
Carlo
Cattaneo
;
del
quale
stava
facendo
uno
studio
;
De
Andreis
,
l
uomo
che
non
pensava
mai
alla
condanna
,
aveva
del
lavoro
fin
sopra
i
capelli
.
Leggeva
dei
poeti
inglesi
,
tedeschi
e
francesi
-
tre
lingue
ch
egli
deve
sapere
benissimo
-
,
studiava
o
piuttosto
correggeva
il
suo
latino
con
lo
Schultz
alla
mano
e
dedicava
parecchie
ore
a
un
lavoro
di
elettricità
che
deve
avere
veduto
la
luce
prima
che
gli
abbiano
spalancate
le
porte
del
reclusorio
di
Alessandria
.
Federici
si
nutriva
di
storia
e
negli
intervalli
rileggeva
l
opera
massima
di
Giuseppe
Ferrari
,
del
quale
è
sempre
stato
ammiratore
fervente
.
Valera
studiava
o
fingeva
di
studiare
il
tedesco
e
passava
attraverso
la
Social
England
di
Traill
-
volumi
che
incominciano
col
Conquistatore
e
finiscono
col
regno
della
regina
Vittoria
,
e
dànno
una
pittura
esatta
della
vita
intima
e
pubblica
di
un
popolo
che
non
ha
più
freni
né
per
la
penna
del
giornale
e
del
libro
né
per
la
lingua
della
piattaforma
.
Alle
otto
antimeridiane
,
si
trovavano
tutti
nel
raggio
del
passeggio
-
un
raggio
angustissimo
-
si
davano
il
buon
giorno
,
si
dicevano
se
avevano
dormito
bene
o
male
-
la
maggioranza
pativa
di
insonnia
-
si
comunicavano
le
notizie
portate
loro
dalle
ultime
visite
e
dalle
ultime
lettere
e
poi
incominciavano
la
conversazione
,
la
quale
era
sempre
interessante
anche
quando
,
per
ridere
,
discutevano
della
possibilità
di
una
evasione
,
citando
quelle
storiche
di
Napoleone
III
,
di
Rochefort
,
dei
prigionieri
politici
della
monarchia
di
luglio
,
di
Krapotkine
,
di
Bakunine
,
ecc
.
,
ecc
.
Ritornavano
in
cella
a
lavorare
per
un
paio
d
ore
e
poi
,
alle
undici
,
ciascheduno
usciva
con
la
sedia
,
col
tovagliolo
,
con
la
forchetta
e
col
cucchiaio
di
legno
e
andava
a
far
colazione
nel
cellone
turatiano
.
La
loro
colazione
alla
forchetta
era
modestissima
.
Quando
non
ordinavano
il
risotto
alla
certosina
o
la
polenta
col
fegato
in
comune
,
Romussi
mangiava
i
tagliatelli
al
sugo
e
la
costoletta
coll
osso
,
Turati
un
piatto
di
carne
e
due
uova
strapazzate
,
De
Andreis
vi
aggiungeva
un
po
di
gorgonzola
,
Federici
faceva
precedere
al
pollo
o
al
fegato
la
zuppa
alla
pavese
e
Valera
alternava
le
uova
al
tegame
con
la
pasta
al
burro
ben
cotta
.
La
discussione
si
animava
bevendo
qualche
bicchiere
di
vino
buono
delle
bottiglie
che
mandavano
gli
amici
,
mangiando
dei
dolci
che
inviavano
la
mamma
di
Turati
,
o
la
signora
di
Federici
o
di
Romussi
-
e
fumando
le
sigarette
che
trovavano
un
po
dappertutto
.
Qualche
volta
capitavano
loro
,
durante
la
giornata
,
dei
cestelli
di
frutta
fresca
,
dei
panettoni
che
obbligavano
De
Andreis
a
mettere
sul
tavolo
la
bottiglia
di
barolo
che
Turati
dimenticava
nell
angolo
.
Il
deputato
di
Milano
non
voleva
mai
bere
.
Egli
diceva
che
gli
astemi
vivono
più
a
lungo
e
sani
come
corni
.
Ma
si
insisteva
e
lui
beveva
,
versandoselo
in
gola
come
una
medicina
che
gli
faceva
stralunare
gli
occhi
.
Il
discorso
eterno
era
la
Cassazione
che
li
teneva
sugli
aghi
.
Ma
facciano
presto
!
Mandateci
in
galera
,
dicevano
,
ma
,
fate
presto
in
nome
di
Dio
!
Nessuno
si
lasciava
cullare
dalla
speranza
che
i
magistrati
dall
alto
tribunale
avrebbero
accolto
il
ricorso
.
Tuttavia
,
quando
andava
Majno
a
trovare
qualcuno
di
loro
,
rinasceva
la
discussione
con
un
po
di
fede
.
-
Me
l
ha
detto
lui
adesso
!
Egli
si
crede
,
legalmente
,
in
una
botte
di
ferro
.
-
Volete
che
Majno
non
sappia
quello
che
dice
?
De
Andreis
faceva
il
suo
solito
risolino
e
voltava
le
pagine
del
libro
che
aveva
fra
le
mani
.
Per
lui
,
erano
chiacchiere
inutili
.
E
si
metteva
a
sviluppare
il
suo
programma
di
condannato
a
dodici
anni
con
una
indifferenza
che
faceva
scappare
la
pazienza
a
Turati
,
il
quale
non
voleva
assolutamente
diventare
un
eroe
della
casa
di
pena
.
Dodici
anni
sono
lunghi
,
eterni
,
sono
la
vita
di
un
uomo
!
È
un
errore
,
aggiungeva
il
Turati
,
credere
che
si
possa
lavorare
serenamente
in
queste
condizioni
,
quando
si
manca
di
tutto
,
quando
si
deve
vivere
in
un
buco
ove
si
soffoca
d
estate
e
si
gela
d
inverno
,
con
venticinque
centesimi
al
giorno
!
Romussi
metteva
sul
tappeto
la
questione
del
viaggio
.
Egli
,
che
si
ricordava
del
vagone
cellulare
che
lo
aveva
condotto
a
Finalborgo
con
degli
scotimenti
di
testa
,
vedeva
avvicinarsi
il
giorno
della
partenza
con
orrore
.
Gli
rincresceva
di
lasciarsi
chiudere
in
quella
specie
di
cassa
da
morto
.
Ma
non
avrebbe
ceduto
.
No
,
non
avrebbe
ceduto
!
Se
il
Governo
voleva
disonorarsi
,
tanto
peggio
per
lui
.
E
andava
sotto
la
finestra
a
dare
delle
puntate
di
scarpa
nel
muro
.
-
No
,
no
,
e
poi
no
!
non
mi
lascerò
commuovere
dalle
lagrime
di
mia
moglie
e
di
mia
figlia
.
Non
voglio
andare
nel
vagone
a
mie
spese
per
salvare
Pelloux
dall
infamia
di
trattare
i
giornalisti
come
delinquenti
comuni
!
-
Ci
lasceremo
tagliare
i
baffi
e
indossare
l
abito
del
recluso
?
La
Kuliscioff
,
che
Turati
vedeva
spesso
nella
stanza
dei
colloqui
speciali
,
era
determinata
a
sostenere
una
battaglia
in
favore
dell
abito
del
condannato
politico
.
Essa
aveva
già
detto
al
capoguardia
che
nessuna
guardiana
avrebbe
osato
metterle
le
mani
addosso
per
farle
indossare
la
veste
abbominevole
della
reclusa
.
Federici
non
ne
era
molto
interessato
.
Egli
diceva
che
non
si
disonoravano
i
condannati
politici
indossando
la
toletta
del
condannato
comune
.
Sono
quelli
che
la
impongono
loro
che
si
disonorano
.
La
preoccupazione
sua
era
piuttosto
se
si
dovesse
lasciare
sola
la
Kuliscioff
a
sostenere
la
lotta
per
l
abito
.
Valera
ricordava
che
anche
i
deputati
irlandesi
,
ai
tempi
delle
ultime
leggi
eccezionali
,
erano
divisi
su
questa
questione
.
Il
più
accanito
fu
O
Brien
-
l
ex
direttore
dell
United
Ireland
.
Egli
la
considerava
una
grande
battaglia
politica
e
la
sostenne
non
lasciandosi
svestire
che
dopo
lotte
disperate
tra
lui
e
gli
aguzzini
di
Kilmainham
-
prigione
di
Dublino
.
Ci
vollero
otto
carcerieri
a
strappargli
la
giacca
ed
il
panciotto
.
E
i
calzoni
,
otto
giorni
.
Egli
stette
otto
giorni
in
cella
,
in
camicia
,
senza
coperta
e
senza
pagliericcio
d
inverno
,
a
costo
di
crepare
di
freddo
e
di
starnuti
.
Ma
poi
ha
dovuto
finire
per
lasciarsi
vestire
come
gli
altri
.
Mandéville
,
il
quale
ha
voluto
imitarlo
,
è
uscito
sconquassato
dai
pugni
ed
è
morto
.
E
gli
altri
deputati
-
Hooper
,
Sheehy
e
Carew
-
che
non
hanno
resistito
come
O
Brien
,
dopo
il
pugilato
in
carcere
,
non
sono
stati
più
loro
.
Anche
al
Parlamento
non
si
son
fatti
più
sentire
che
come
votanti
.
L
amico
Michele
Davitt
,
che
è
ora
alla
Camera
dei
Comuni
ed
è
stato
alla
servitù
penale
,
come
feniano
,
per
sette
anni
,
non
dava
alcuna
importanza
agli
sforzi
di
O
Brien
.
Mi
raccontava
che
era
del
tempo
sciupato
.
L
Irlanda
aveva
altro
da
fare
che
occuparsi
dei
calzoni
di
O
Brien
!
A
mano
a
mano
che
si
avvicinavano
alla
decisione
della
Cassazione
,
i
colloqui
si
succedevano
ai
colloqui
in
un
modo
straordinario
.
Erano
parenti
,
amici
,
compagni
di
lavoro
che
andavano
al
Cellulare
come
in
processione
.
Pei
condannati
,
era
uno
strazio
.
Passavano
da
un
abbraccio
all
altro
commossi
della
commozione
altrui
.
Toccava
ai
condannati
far
coraggio
ai
visitatori
!
Il
Turati
risaliva
qualche
volta
sfatto
.
-
È
un
supplizio
.
A
momenti
,
mi
facevano
piangere
!
Romussi
,
più
di
una
volta
,
entrava
nel
cellone
colle
lagrime
negli
occhi
.
Federici
rientrava
e
si
metteva
a
passeggiare
colle
mani
imbracciate
.
De
Andreis
invece
si
toglieva
la
giacca
-
lui
non
stava
mai
che
in
maniche
di
camicia
-
la
metteva
con
cura
sul
letto
di
Turati
,
accendeva
una
sigaretta
e
ricominciava
a
mandare
a
memoria
delle
declinazioni
latine
!
Il
giorno
in
cui
si
seppe
l
esito
della
Cassazione
mangiarono
con
maggior
appetito
senza
punto
discuterlo
.
Lo
sapevano
anche
prima
.
Il
ricorso
per
loro
non
era
stato
che
un
modo
per
guadagnar
tempo
e
per
aderire
alla
volontà
dei
parenti
e
degli
amici
che
volevano
che
si
andasse
fino
in
fondo
.
Il
dolore
comune
erano
le
centocinquanta
lire
!
-
Queste
sì
,
disse
De
Andreis
,
che
sono
state
sciupate
!
-
Rubate
!
dicevo
io
.
Dopo
la
parola
della
Cassazione
fu
davvero
una
pena
.
Nessuno
era
riuscito
a
dir
loro
il
giorno
della
partenza
e
ogni
sera
si
separavano
coll
ambascia
di
non
rivedersi
più
per
del
tempo
.
-
Ci
manderanno
assieme
?
Turati
aveva
una
pallida
speranza
di
rimanere
al
Cellulare
con
la
compagna
della
sua
vita
o
di
andare
a
Pallanza
,
dove
la
sua
buona
mamma
avrebbe
potuto
andarlo
a
vedere
di
tanto
in
tanto
senza
fare
un
lungo
viaggio
.
Romussi
aveva
paura
di
ritornare
a
Finalborgo
,
un
luogo
maledettamente
umido
,
lontano
da
Milano
,
ove
gli
sarebbero
ritornati
i
dolori
artritici
.
Federici
era
considerato
il
fortunato
dei
fortunati
.
Lui
aveva
già
scontato
quattro
mesi
dei
dodici
che
gli
avevano
appioppati
e
lo
avrebbero
lasciato
a
Milano
,
senza
dubbio
,
a
far
compagnia
al
Maffi
,
il
quale
era
entrato
a
fare
il
sesto
nel
cellone
da
pochi
giorni
.
Forse
non
lo
si
sarebbe
neppure
galeottizzato
.
-
Te
fortunato
!
gli
dicevano
.
Di
giorno
in
giorno
,
ne
passarono
dodici
.
Dodici
giorni
di
ansie
crudeli
.
Facevano
il
pacco
alla
sera
,
dopo
essersi
salutati
con
un
abbraccio
fraterno
,
e
lo
sfacevano
alla
mattina
,
ricominciando
il
lavoro
di
suggestionarsi
l
un
l
altro
.
L
ultima
sera
,
disperati
di
non
partire
mai
e
determinati
a
non
pensare
più
alla
partenza
,
si
proposero
di
mangiare
tutti
assieme
il
pollo
alla
cacciatora
.
-
Allora
,
disse
Romussi
,
vedrete
che
ci
manderanno
via
.
Il
pollo
alla
cacciatora
è
sempre
stato
l
ordine
di
partenza
.
In
Castello
abbiamo
ordinato
il
pollo
alla
cacciatora
e
ci
hanno
fatto
partire
prima
di
mangiarlo
.
Lo
abbiamo
comandato
a
Finalborgo
e
ci
hanno
rinviati
a
Milano
.
Alle
due
e
mezzo
della
notte
del
4
settembre
il
capoguardia
andò
nelle
celle
dei
condannati
politici
a
dir
loro
di
alzarsi
in
fretta
che
si
doveva
partire
.
Alle
tre
si
trovavano
nell
ottagono
Romussi
,
De
Andreis
,
Federici
e
Valera
.
La
cella
di
Turati
era
illuminata
.
Vennero
ammanettati
e
cellularizzati
nell
omnibus
che
li
aspettava
.
Alla
stazione
centrale
si
fecero
prima
uscire
De
Andreis
e
Romussi
.
Quando
discesero
dal
predellino
della
vettura
Valera
e
Federici
,
gli
altri
due
erano
scomparsi
.
Turati
lo
si
fece
partire
per
Pallanza
mezz
ora
dopo
,
in
un
omnibus
piccolo
,
che
lo
aspettava
nello
stesso
cortile
.
Egli
si
era
portato
via
il
materiale
per
scrivere
un
libro
sul
socialismo
italiano
.
Ma
poi
,
ricordatosi
della
sua
idea
fissa
,
che
in
galera
non
si
scrive
,
smise
l
idea
per
rimpinzarsi
di
libri
.
LA
«
COLOMBA
»
E
IL
LINGUAGGIO
DEI
DETENUTI
La
«
colomba
»
e
il
linguaggio
dei
detenuti
non
si
possono
capire
bene
che
dopo
sei
mesi
di
cella
in
una
casa
di
pena
o
in
un
carcere
giudiziario
,
dove
la
voce
degli
inquilini
è
perseguitata
dalle
punizioni
che
macerano
lo
stomaco
e
riducono
in
una
tana
sotterranea
come
tanti
animali
.
Una
volta
che
siete
passati
attraverso
questo
periodo
di
segregazione
completa
,
con
le
guardie
di
custodia
quasi
sempre
in
agguato
per
sorprendervi
in
flagrante
violazione
del
regolamento
,
voi
entrate
nel
periodo
di
adattamento
e
incominciate
a
imparare
tutte
le
astuzie
che
vi
aiutano
a
modificare
la
disciplina
antisociale
che
impera
nell
ambiente
dei
reclusi
.
La
preparazione
alla
vita
carceraria
,
nell
isolamento
senza
interruzione
,
vi
ha
resi
più
sensibili
.
La
caduta
di
un
fazzoletto
vi
fa
trasalire
come
il
chiavone
che
entri
nella
toppa
.
Ci
sono
momenti
in
cui
vi
pare
di
poter
sentire
le
pulsazioni
del
cuore
degli
individui
che
abitano
ai
fianchi
della
vostra
abitazione
.
L
udito
vi
si
raffina
in
un
modo
che
nessuna
zampa
di
gatto
può
avvicinarsi
all
uscio
a
vostra
insaputa
.
A
furia
di
ascoltare
le
pedate
dell
individuo
che
vi
passeggia
sulla
testa
,
siete
in
grado
di
distinguere
il
suo
stato
d
animo
,
di
indovinare
quando
il
suo
pensiero
è
tranquillo
o
rassegnato
o
quand
esso
è
sottosopra
o
imperversa
per
il
suo
cervello
come
una
tempesta
.
Un
addio
sommesso
,
uscito
da
una
di
quelle
buche
che
chiamano
finestre
,
vi
giunge
all
orecchio
con
tutti
i
larghi
della
voce
squillante
e
sonora
.
L
alito
diventa
,
per
il
recluso
,
un
suono
;
che
va
giù
a
remigarvi
nell
anima
come
un
notturno
tenero
ed
elegiaco
di
Chopin
.
Dotati
di
questa
percezione
,
voi
sentite
nell
aria
la
voce
di
un
sepolto
come
un
armonia
lamentosa
uscita
da
un
organo
toccato
da
una
mano
raffinata
.
È
lui
che
chiama
in
aiuto
la
vostra
«
colomba
»
,
perché
ha
bisogno
di
sapere
o
di
comunicarvi
una
notizia
,
perché
i
crampi
del
suo
stomaco
lo
obbligano
a
cercarvi
un
tozzo
della
vostra
pagnotta
,
perché
ha
una
voglia
matta
di
accendere
la
pipa
o
il
sigaro
,
o
perché
desidera
farvi
leggere
un
giornale
che
gli
è
riuscito
di
avere
per
la
via
della
via
.
La
«
colomba
»
è
una
funicella
o
un
attorcigliamento
di
stracci
,
di
striscie
di
fazzoletti
o
di
camicie
,
o
di
liste
di
lana
o
di
panno
sfilacciate
.
Tutto
è
buono
,
purché
si
riesca
a
mettere
assieme
una
specie
di
corda
lunga
tre
piani
di
Cellulare
.
Per
coloro
che
sono
condannati
in
un
carcere
giudiziario
e
quindi
senza
biancheria
propria
,
la
«
colomba
»
diventa
un
problema
che
non
può
sciogliere
che
la
pazienza
o
qualche
detenuto
sotto
processo
capace
di
regalarvi
il
materiale
per
farla
.
Con
la
pazienza
potete
rarefare
il
tessuto
della
coperta
-
del
letto
,
del
pagliericcio
,
dell
asciugamano
,
del
fazzoletto
e
magari
degli
abiti
che
indossate
.
Una
volta
che
siete
padroni
di
una
«
colomba
»
,
voi
potete
mettervi
tra
i
prigionieri
,
diremo
così
,
agiati
.
Voi
possedete
un
tesoro
che
vi
permette
di
comunicare
con
tutte
le
finestre
della
facciata
dell
edificio
che
vi
ospita
e
delle
facciate
degli
altri
raggi
congiunti
col
vostro
.
Mi
spiego
con
un
esempio
.
Supponete
che
io
occupi
una
cella
al
primo
piano
di
un
ambiente
di
cento
finestre
.
Le
finestre
sentono
dell
aguzzino
.
Vedute
all
esterno
,
sembrano
grandi
buche
da
lettere
incorniciate
in
un
rialzo
di
granito
.
All
interno
,
spaventano
il
novizio
.
Hanno
l
inferriata
staccata
dal
pietrone
che
si
protende
in
fuori
e
impedisce
di
vedere
le
altre
finestre
e
di
agguantare
la
funicella
che
penzolasse
dinanzi
.
Io
ho
un
solfanello
e
tutti
gli
altri
miei
colleghi
della
mala
vita
vogliono
fumare
.
Il
solfanello
del
buon
prigioniero
deve
sempre
essere
di
legno
.
Con
uno
spillo
,
del
quale
un
vecchio
frequentatore
di
carcere
deve
essere
munito
,
a
costo
di
nasconderselo
nella
pelle
,
lo
apro
in
quattro
.
Metto
i
tre
quarti
nel
ripostiglio
più
recondito
della
cella
,
e
mi
servo
dell
altro
per
accendere
un
po
di
lisca
ravvolta
in
un
mucchietto
di
filacce
per
impedirgli
di
divampare
.
Con
poco
solfo
sulla
capocchia
,
sarei
un
cretino
se
mi
dimenticassi
dell
esperienza
dei
miei
colleghi
.
La
quale
è
che
non
si
deve
mai
passare
allo
sfregamento
senza
prima
avere
strofinato
ben
bene
un
bottone
di
metallo
o
un
chiodo
delle
scarpe
o
un
legno
qualunque
.
Sfregando
leggermente
sulla
parte
calda
o
infocata
voi
potete
scommettere
che
farete
pipare
tutti
.
I
miei
amici
del
Cellulare
sono
tutti
pronti
e
non
aspettano
che
il
segnale
,
che
può
essere
uno
starnuto
,
o
un
colpo
di
tosse
,
o
anche
una
battuta
di
mano
.
Accendo
il
mio
virginia
,
tossisco
,
metto
fuori
dalla
finestra
la
scopetta
e
aspetto
la
fune
dalla
finestra
del
terzo
piano
perpendicolare
alla
mia
.
Tutto
ciò
avviene
in
un
modo
rapidissimo
.
Alla
estremità
della
«
colomba
»
è
un
peso
o
un
sasso
nel
sacchetto
o
nel
mucchietto
di
cenci
.
Lo
tiro
a
me
con
la
scopetta
,
vi
lego
il
sacchetto
con
la
lisca
che
fumacchia
internamente
adagio
adagio
,
sale
,
si
ferma
alla
seconda
finestra
ove
è
atteso
,
riprende
la
via
e
scompare
nella
cella
di
colui
che
mi
ha
lasciato
giù
la
fune
.
Costui
se
ne
serve
e
poi
getta
il
sacchetto
attaccato
alla
fune
sulla
scopetta
della
cella
a
fianco
.
È
questo
il
movimento
più
difficile
della
«
colomba
»
..
Ma
la
mano
abituata
vi
riesce
al
primo
colpo
.
Il
compagno
che
l
ha
presa
ne
stacca
il
sacchetto
dalla
funicella
che
viene
ritirata
,
lo
appende
alla
sua
«
colomba
»
,
se
ne
serve
e
lo
lascia
cadere
dalla
prima
alla
seconda
finestra
,
ove
sosta
come
accenditoio
e
riprende
la
discesa
per
fermarsi
alla
terza
finestra
dove
avviene
la
stessa
operazione
di
staccarlo
da
una
«
colomba
»
per
attaccarlo
a
un
altra
e
gettarlo
sullo
scopino
della
finestra
a
fianco
.
Mi
sono
servito
dell
esempio
più
difficile
.
Gli
esempi
facili
sono
con
le
finestre
sopra
o
sotto
o
a
fianco
della
mia
.
Se
non
ci
sono
le
piantelle
(
guardie
)
nel
cortile
che
adocchiano
,
io
sono
sicuro
,
con
la
«
colomba
»
,
di
soccorrere
e
di
poter
essere
soccorso
.
Il
linguaggio
dei
detenuti
è
di
una
semplicità
alfabetica
.
Lo
si
impara
in
mezzo
minuto
.
Ma
non
si
può
servirsene
che
dopo
avere
esercitato
i
pugni
sulla
parete
per
dei
mesi
.
Le
lettere
dell
alfabeto
del
prigioniero
sono
ventuno
e
ciascuna
di
esse
corrisponde
a
un
numero
:
a
b
c
d
e
f
g
h
i
l
m
n
o
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
p
q
r
s
t
u
v
z
.
14
15
16
17
18
19
20
21
.
Io
e
un
altro
siamo
in
due
celle
divise
da
un
muro
.
Non
ci
conosciamo
,
non
ci
siamo
mai
visti
e
forse
non
ci
vedremo
mai
.
Ma
l
uno
desidera
di
sapere
chi
è
l
altro
e
tutt
e
due
vogliamo
narrarci
la
storia
dei
nostri
delitti
.
Se
io
batto
undici
volte
,
voi
avrete
capito
che
ho
battuto
una
m
,
mentre
se
non
do
che
tre
colpi
avrò
segnato
il
c
.
Sono
io
che
invito
il
compagno
dell
altra
cella
a
fare
conoscenza
o
a
parlare
con
me
.
Incomincio
con
una
sfuriata
di
pugni
che
pare
traduca
dell
allegria
.
Egli
mi
risponde
con
altrettante
battute
precipitate
che
rappresentano
il
saluto
.
Lo
interrogo
con
due
colpi
secchi
e
serrati
che
vogliono
dire
:
sei
pronto
?
Egli
mi
risponde
con
due
battute
l
una
dietro
l
altra
che
equivalgono
a
«
sono
pronto
,
parla
»
.
Supponete
ch
io
voglia
domandargli
:
-
Chi
sei
?
Batto
prima
tre
colpi
,
poi
otto
,
poi
nove
,
poi
diciassette
,
poi
cinque
,
poi
nove
.
Tra
una
lettera
e
l
altra
c
è
una
pausa
per
dar
tempo
al
mio
compagno
di
battere
due
colpi
e
farmi
sapere
che
ha
capito
.
In
meno
di
dieci
minuti
io
,
colla
rapidità
delle
battute
,
posso
fargli
sapere
chi
sono
,
che
cosa
ho
fatto
,
quante
volte
sono
stato
condannato
,
se
ho
l
amante
,
se
sono
ammogliato
,
quando
finirà
la
mia
sentenza
e
in
che
modo
uscirò
senza
finirla
.
La
conversazione
termina
sempre
con
una
sfuriata
di
battute
da
una
parte
e
dall
altra
,
come
uno
scambio
di
saluti
.
Mi
sono
spiegato
?
Di
sera
,
verso
l
ora
della
campana
,
le
muraglie
delle
celle
diventano
i
nostri
pianoforti
.
I
nostri
pugni
sprigionano
fughe
commosse
,
preludii
che
vanno
nel
sangue
come
tessuti
di
tenerezza
,
arie
,
duetti
,
finali
che
si
diffondono
nella
grandiosità
dell
ombra
,
come
una
fusione
di
poesia
e
di
musica
.
CARLO
ROMUSSI
Non
si
sa
se
la
sua
mano
e
la
sua
testa
c
entrino
per
qualche
cosa
nella
sua
sempiterna
attività
prodigiosa
.
Si
sa
ch
egli
è
una
macchinetta
automobile
che
riempie
un
foglio
dopo
l
altro
tutte
le
volte
che
c
è
da
scrivere
.
Al
suo
tavolo
di
redazione
voi
vedete
sempre
proti
e
compositori
che
aspettano
originali
.
Supponete
ch
egli
stia
scrivendo
un
articolo
sulla
esposizione
artistica
.
Gli
si
dice
che
mancano
ancora
due
pagine
a
compilare
il
numero
unico
per
i
bagni
.
Consegna
il
manoscritto
sull
arte
,
corre
difilato
alla
stazione
balneare
senza
rivedere
lo
stampone
per
riattaccare
il
filo
interrotto
e
pochi
minuti
dopo
riprende
l
opuscolo
sui
doveri
dei
cittadini
ch
egli
deve
finire
per
domani
,
o
la
prefazione
agli
scritti
di
Carlo
Cattaneo
che
ha
promesso
fino
da
ieri
l
altro
.
Intanto
che
scrive
,
passa
e
ripassa
dinanzi
il
suo
tavolo
la
popolazione
che
lavora
intorno
al
giornale
e
alla
casa
editoriale
.
Impiegati
,
fattorini
,
portieri
,
telegrafiste
,
traduttori
,
personaggi
d
amministrazione
.
Lo
si
interroga
,
lo
si
interrompe
,
gli
si
annunciano
visite
,
gli
si
rammentano
nomi
o
fatti
.
Ci
sono
persone
che
hanno
bisogno
di
vedere
il
signor
direttore
,
amici
che
vanno
a
trovare
Romussi
,
zuppificatori
che
vogliono
infliggergli
certe
idee
su
date
questioni
,
veterani
del
partito
che
salgono
per
stringergli
la
mano
e
interessarsi
della
sua
salute
o
della
salute
della
sua
signora
,
archeologi
che
seggono
sulla
scranna
che
trovano
per
conversare
e
buttargli
,
tra
un
periodo
e
l
altro
,
un
monumento
storico
che
è
stato
scoperto
,
o
che
si
minaccia
di
demolire
o
che
stanno
illustrando
.
Nel
momento
in
cui
si
crede
stia
per
incominciare
la
quiete
,
entra
un
filantropo
a
squadernargli
un
progetto
che
deve
commuovere
e
vuotare
le
tasche
ai
cittadini
,
o
un
segretario
di
qualche
circolo
o
di
qualche
associazione
operaia
che
vuole
assolutamente
ch
egli
tenga
una
conferenza
sul
risorgimento
del
Comune
o
sulla
battaglia
di
Legnano
,
o
un
disgraziato
che
è
ansioso
di
leggere
stampato
il
manoscritto
che
gli
ha
portato
da
tante
settimane
.
-
E
questo
mio
articolo
,
signor
Romussi
!
-
È
sul
«
bancone
»
.
C
è
tanta
materia
da
perdere
la
testa
.
Ecco
,
veda
,
buttiamo
via
dei
telegrammi
per
mancanza
di
spazio
.
-
Il
signor
Edoardo
Sonzogno
lo
chiama
dabbasso
.
Butta
lì
la
penna
,
passa
dagli
usci
come
una
folata
di
vento
che
schiuda
e
chiuda
fracassosamente
,
ritorna
di
sopra
stropicciandosi
le
mani
o
rosso
fino
alle
tempie
,
e
ricomincia
l
articolo
su
Crispi
,
parlando
tra
lui
e
il
manoscritto
,
come
se
stesse
dettandolo
,
spesso
posando
la
voce
più
fortemente
su
una
sillaba
che
su
l
altra
.
-
L
onorevole
Crispi
è
una
vera
sfortuna
per
l
Italia
.
Questa
vita
quotidiana
,
capace
di
ammazzare
due
o
tre
uomini
,
è
per
lui
un
passatempo
.
Il
lavoro
ponderoso
,
quello
nel
quale
è
necessario
ch
egli
metta
i
suoi
studi
e
la
sua
intelligenza
,
lo
fa
a
casa
,
mentre
altri
dormono
o
si
divertono
.
Dalle
sei
alle
dieci
del
mattino
o
per
parecchie
ore
del
pomeriggio
,
egli
non
si
occupa
che
di
archeologia
,
di
storia
,
di
letteratura
:
Scrive
:
Milano
nei
suoi
monumenti
,
Milano
che
sfugge
,
Petrarca
a
Milano
,
uno
studio
sul
Trionfo
della
libertà
di
Manzoni
,
Sant
Ambrogio
o
mette
assieme
un
volume
di
poesie
dialettali
e
italiane
che
la
musa
satirica
e
bernesca
produsse
prima
e
durante
le
barricate
del
1848
,
eccetera
,
eccetera
,
eccetera
,
eccetera
,
eccetera
.
Se
sono
bene
informato
,
egli
è
al
Secolo
da
ventinove
o
trent
anni
.
Vi
è
entrato
in
un
modo
curioso
.
Moneta
era
alla
ricerca
di
un
redattore
che
avesse
delle
qualità
giornalistiche
e
una
coltura
che
andasse
al
di
là
di
quella
dei
soliti
giornalisti
improvvisati
.
Un
giorno
trovò
per
la
strada
Leopoldo
Marenco
,
il
romantico
del
palcoscenico
d
allora
.
-
Senta
,
professore
,
non
saprebbe
mica
aiutarmi
a
scovare
un
giovane
che
abbia
imparato
qualche
cosa
e
facilità
di
scrivere
?
Il
professore
di
letteratura
si
passò
la
mano
sulla
fronte
.
-
Eh
,
proprio
,
è
difficile
.
Ne
ho
conosciuto
uno
,
quello
sì
...
Era
un
diavolo
che
sapeva
scrivere
drammi
,
novelle
,
brani
di
storia
,
biografie
...
La
sua
penna
andava
come
il
vento
.
-
Se
è
morto
non
parliamone
.
-
È
vivo
.
Ma
non
so
dove
sia
andato
a
finire
.
Aspetti
,
deve
essere
a
Pavia
.
Credo
che
studii
legge
.
Certamente
non
vorrà
smettere
per
fare
il
giornalista
.
In
allora
,
per
spiegare
la
frase
dell
autore
della
Celeste
,
non
erano
che
gli
scapigliati
che
si
compiacessero
di
prendere
delle
sbornie
coll
inchiostro
di
redazione
.
Erano
giovani
pieni
di
coraggio
e
anche
d
ingegno
o
degli
studiosi
che
volevano
farsi
largo
,
ma
irregolari
nella
vita
e
nel
lavoro
.
Nessun
direttore
poteva
contare
sul
loro
articolo
pel
numero
di
domani
.
Gli
editori
pagavano
poco
o
niente
e
i
giornalisti
di
professione
,
come
è
naturale
,
non
esistevano
.
Non
esisteva
che
la
bohême
chiassosa
,
buontempona
,
nottivaga
,
capace
di
annunciare
in
prima
colonna
e
in
corpo
dieci
che
i
redattori
avevano
orgiato
e
non
potevano
quindi
scrivere
l
articolo
di
fondo
o
l
appendice
drammatica
!
Un
anno
dopo
,
Moneta
rivide
il
padre
del
Falconiere
e
lo
pregò
di
procurargli
un
giovanotto
che
avesse
la
stoffa
del
giornalista
.
-
Fra
i
miei
scolari
passati
e
presenti
non
ne
conosco
uno
.
Non
potrei
suggerirle
che
quello
dell
anno
scorso
.
Quello
là
ha
tutte
le
attitudini
per
uno
scrittore
di
giornale
.
Ha
una
penna
pronta
,
sollecita
,
che
si
piega
a
tutte
le
movenze
di
uno
stile
facile
.
Ha
letto
molto
.
È
una
biblioteca
ambulante
.
-
Me
lo
mandi
,
dunque
!
-
Vedrò
di
cercarne
l
indirizzo
.
Un
giorno
,
in
cui
il
pensiero
di
Moneta
era
lontano
le
mille
miglia
dal
redattore
che
gli
doveva
mandare
il
Marenco
,
si
sentì
annunciare
il
dottor
Carlo
Romussi
.
-
Passi
.
Fisicamente
non
gli
fece
una
grande
impressione
.
Non
gli
si
era
presentato
che
un
omino
il
quale
non
lasciava
supporre
in
sè
tanta
resistenza
al
lavoro
.
In
due
parole
s
intesero
.
Il
Romussi
faceva
pratica
d
avvocato
ed
accettava
volentieri
di
passare
a
teatro
le
serate
come
critico
d
arte
.
Moneta
voleva
qualcosa
di
più
di
un
critico
d
arte
,
ma
per
il
momento
si
accontentava
.
È
inutile
ch
io
dica
dei
suoi
ideali
drammatici
.
Tutti
sanno
che
il
Romussi
in
arte
e
in
letteratura
non
è
stato
figlio
del
suo
tempo
.
Egli
è
entrato
nel
giornalismo
come
un
vecchio
che
sente
e
difende
le
glorie
virtuose
del
passato
.
Assoluto
come
tutti
quelli
che
credono
di
avere
il
monopolio
della
verità
,
ha
sempre
dato
addosso
o
ignorato
la
gioventù
che
ha
portato
sul
palcoscenico
e
nel
romanzo
o
sulla
tela
o
nel
marmo
la
vita
con
le
sue
grandezze
e
coi
suoi
orrori
.
Zola
fu
uno
dei
suoi
boicottati
fin
a
ier
l
altro
.
La
Duse
,
per
lui
,
è
rimasta
un
artistaccia
di
provincia
.
Ibsen
non
gli
uscirà
mai
dalla
penna
che
come
un
degenerato
del
teatro
.
La
fortuna
del
Secolo
data
dalla
guerra
franco
-
germanica
.
Il
Moneta
simpatizzava
per
la
Francia
antimperiale
e
la
tiratura
salì
vertiginosamente
dalle
otto
alle
venticinque
mila
.
Era
un
trionfo
giornalistico
che
bisognava
conservare
migliorando
il
servizio
.
E
Moneta
assunse
,
come
cronista
a
ottanta
lire
il
mese
,
l
avvocato
Carlo
Romussi
.
Il
suo
primo
articolo
fece
scalpore
.
Gli
altri
giornali
avevano
narrato
il
giorno
antecedente
un
grave
scandalo
contro
un
patrizio
milanese
.
Moneta
,
giudizioso
e
temperato
,
non
volle
lasciar
correre
la
notizia
se
non
dopo
essersi
informato
personalmente
che
esisteva
una
querela
e
che
c
erano
i
genitori
i
quali
affermavano
che
la
loro
figlia
minorenne
era
stata
deflorata
da
un
duca
.
Romussi
non
fu
che
l
esecutore
.
Avuto
l
incarico
dalla
direzione
,
si
mise
al
tavolino
a
fianco
della
vecchia
scrivania
del
direttore
e
scrisse
più
di
una
colonna
colorita
,
spigliata
,
nervosa
,
paragonando
il
violatore
di
fanciulle
al
Borgia
crapulone
.
Venuta
la
minaccia
di
una
querela
per
diffamazione
,
e
sinceratisi
,
con
le
visite
mediche
,
che
la
ragazza
era
virgo
intacta
,
il
Secolo
trangugiò
uno
di
quei
rospi
vivi
che
non
lasciano
sopravvivere
che
la
buona
fede
del
giornale
.
La
cronaca
composta
di
note
aride
e
di
fatterelli
che
facevano
sbadigliare
,
divenne
,
nelle
mani
del
Romussi
,
una
rubrica
importantissima
.
A
poco
a
poco
del
Broglio
del
Pungolo
-
il
quale
passava
per
il
cronista
sommo
della
Risottopoli
per
le
sue
noterelle
patrie
e
per
avere
introdotto
,
tra
i
fatti
cittadini
,
le
notizie
che
la
questura
comunicava
a
lui
solo
-
non
rimase
più
nulla
.
La
cronaca
si
era
elevata
,
Romussi
l
aveva
intellettualizzata
,
allungata
,
drammatizzata
e
resa
indispensabile
.
Con
lui
i
pennivendoli
più
sfacciati
della
cronaca
cittadina
sono
stati
obbligati
a
divenire
più
prudenti
o
a
frenare
la
loro
ingordigia
.
Egli
è
ora
direttore
del
Secolo
,
di
quasi
cento
mila
copie
,
ma
io
,
a
costo
di
farmi
lapidare
,
persisto
a
credere
che
sia
in
lui
più
l
uomo
di
lettere
che
il
giornalista
.
Chi
ha
letto
i
suoi
lavori
e
specialmente
Milano
nei
suoi
monumenti
-
un
opera
che
quando
sarà
terminata
rappresenterà
la
sua
gloria
-
non
può
venire
che
a
questa
conclusione
.
Egli
è
un
illustratore
passionato
.
Charles
Dickens
è
stato
il
primo
direttore
del
Daily
-
News
a
due
mila
ghinee
l
anno
.
Ma
anche
i
suoi
più
grandi
ammiratori
hanno
dovuto
convenire
che
la
sua
tendenza
era
verso
l
immortale
Pickwick
.
Romussi
è
sempre
pronto
a
buttar
giù
,
lì
per
lì
,
qualunque
soggetto
.
Ma
il
giornalismo
moderno
non
si
contenta
della
vitesse
della
penna
.
Esso
esige
tutta
l
attività
di
un
uomo
anche
se
quest
uomo
non
scrive
mai
un
articolo
.
I
più
grandi
direttori
dei
più
grandi
giornali
del
mondo
scrivono
pochissimo
.
John
Dilane
,
l
autore
,
si
può
dire
,
del
Times
dei
nostri
giorni
,
non
fu
mai
a
writer
.
Non
scrisse
che
qualche
articolo
tra
un
anno
e
l
altro
.
Ma
i
suoi
biografi
sono
concordi
nel
dire
che
egli
era
il
Times
.
Carlo
Romussi
è
pieno
di
cuore
,
ha
ridondanza
di
affetti
ed
è
un
amico
,
se
vi
dà
veramente
la
sua
amicizia
,
prezioso
.
Egli
è
capace
di
dedicarvi
l
esistenza
.
La
sua
intimità
con
Cavallotti
,
la
sua
affezione
per
Cavallotti
,
la
sua
idolatria
per
Cavallotti
sono
cose
di
ieri
.
Nessuna
donna
ha
amato
il
poeta
anticesareo
coi
trasporti
del
direttore
del
Secolo
.
Per
degli
anni
egli
non
ha
veduto
che
cogli
occhi
di
lui
,
non
ha
palpitato
che
col
cuore
di
lui
e
non
ha
avventato
un
idea
politica
che
non
fosse
un
idea
cavallottiana
.
Ed
è
stato
un
errore
.
La
devozione
di
Pilorge
per
Chateaubriand
mi
commuove
.
L
uomo
privato
può
darsi
il
lusso
dell
adorazione
.
L
uomo
pubblico
,
il
direttore
di
un
giornale
,
non
può
sposare
un
uomo
con
le
sue
virtù
,
con
i
suoi
difetti
,
con
le
sue
aspirazioni
,
con
le
sue
beghe
personali
.
L
uomo
è
un
individuo
,
il
giornale
è
una
istituzione
,
è
un
veicolo
che
deve
andare
in
casa
di
tutti
come
un
informatore
.
Cavallotti
può
odiare
il
socialismo
e
i
socialisti
fin
che
gli
pare
e
piace
.
Il
Secolo
non
può
,
non
deve
seguirlo
.
E
con
Romussi
,
ipnotizzato
da
Cavallotti
,
il
Secolo
ha
ignorato
per
degli
anni
il
socialismo
e
i
socialisti
.
Non
ne
ha
più
parlato
.
Per
lui
non
esistevano
o
non
erano
mai
esistiti
o
erano
morti
.
Boicottare
un
partito
per
delle
bizze
personali
vuol
dire
rendere
un
cattivo
servizio
ai
lettori
che
pagano
per
essere
informati
di
tutti
gli
avvenimenti
e
alla
amministrazione
che
pubblica
il
giornale
per
arricchire
il
suo
editore
o
dare
grossi
dividendi
agli
azionisti
.
Boicottate
un
uomo
pubblico
o
un
partito
o
una
notizia
e
voi
sopprimerete
dei
lettori
.
Il
giornale
,
che
non
è
superiore
ai
rancori
personali
,
che
non
sa
essere
imparziale
cogli
amici
e
coi
nemici
,
che
ha
delle
antipatie
e
delle
simpatie
,
che
omette
questo
fatto
ed
esclude
quest
altro
,
perde
il
diritto
a
questo
nome
.
Diventa
l
organo
di
Tizio
o
di
Caio
,
ma
non
è
più
un
giornale
nel
significato
professionale
.
Carlo
Romussi
è
nato
a
Milano
il
10
dicembre
1847
.
LA
TRISTEZZA
DI
NATALE
Ci
siamo
alzati
,
come
gli
altri
giorni
,
al
suono
del
din
din
,
dan
dan
della
campana
del
reclusorio
.
I
miei
compagni
parevano
tante
mutrie
.
Rispondevano
al
buon
giorno
e
agli
augurii
con
dei
buon
giorno
e
degli
augurii
secchi
,
come
gente
che
si
sarebbe
morsicata
se
non
ci
fosse
stato
di
mezzo
il
galateo
.
Don
Davide
andò
a
dire
le
tre
messe
alle
muraglie
della
cappelletta
addossata
alla
muraglia
dell
infermeria
,
dicendo
di
non
aspettarlo
che
non
avrebbe
bevuto
il
caffè
al
ritorno
.
L
intervallo
tra
il
caffè
e
l
aria
fu
sepolcrale
.
Passeggiavamo
in
su
e
in
giù
,
con
le
mani
sulla
schiena
,
con
la
faccia
rabbuiata
e
con
gli
occhi
che
parevano
altrove
.
Il
latrinaio
,
che
ci
aveva
salutati
con
tutti
i
complimenti
che
aveva
potuto
raccogliere
la
sua
testa
,
rimase
senza
risposta
.
-
Signori
,
buon
Natale
e
tanti
anni
come
questi
!
Parecchi
di
noi
lo
avrebbero
sprofondato
.
Asino
porco
di
un
amazza
donne
,
non
è
buono
neanche
di
essere
gentile
!
Va
all
inferno
!
-
Aria
!
-
Ci
lasci
almeno
prendere
il
caffè
,
signor
sottocapo
.
Un
minuto
,
meno
di
un
minuto
.
Il
caffè
era
squisito
.
Era
stato
fatto
dalla
mano
maestra
del
Federici
che
non
lo
beveva
.
Don
Davide
prese
la
chicchera
senza
ricordarsi
dell
ordine
che
aveva
dato
.
Il
moka
ci
lasciò
immusoniti
più
di
prima
.
Andammo
all
aria
come
a
un
funerale
.
Nel
cortile
eravamo
sbandati
.
Ciascuno
passeggiava
per
proprio
conto
.
Pareva
che
l
uno
non
volesse
avere
contatto
con
l
altro
.
Ritornammo
nella
camerata
accigliati
e
taciturni
.
Chiesi
sedette
sulla
branda
piegata
e
si
sprofondò
in
una
Histoire
de
la
Commune
illustrata
,
don
Davide
si
sommerse
nel
Breviarium
romanum
che
teneva
sempre
sul
tavolo
,
Federici
aperse
il
Dodo
-
un
romanzo
che
riproduce
la
vita
intima
inglese
e
lascia
sentire
l
odore
della
classe
che
dipinge
.
Lazzari
si
rimise
sulla
figura
che
stava
disegnando
con
gli
occhi
torvi
e
l
aria
di
un
mastino
che
avrebbe
addentato
il
polpaccio
del
primo
che
gli
si
fosse
avvicinato
.
Suzzani
ricominciò
a
percorrere
lo
stanzone
senza
zuffolare
l
inno
dei
lavoratori
,
la
sua
aria
favorita
che
ci
regalava
dalla
mattina
alla
sera
senza
perdere
di
lena
-
e
Ghiglione
,
il
tremendo
Ghiglione
che
aveva
sobillato
con
fervore
i
terrazzani
di
Niguarda
,
si
era
gettato
a
capofitto
in
un
manuale
di
musica
da
quindici
centesimi
.
La
colazione
passò
nel
silenzio
.
Ciascuno
mangiava
quello
che
aveva
ordinato
senza
dire
una
parola
.
La
sola
cosa
in
comune
fu
una
bottiglia
della
cassetta
che
ci
aveva
inviato
il
buon
Quadrio
,
direttore
della
Valtellina
di
Sondrio
.
Era
un
vino
eccellente
che
non
bevevamo
da
un
pezzo
.
-
Buono
,
dissi
vuotando
il
bicchiere
.
Nessuno
rispose
.
Pareva
avessi
detto
loro
una
insolenza
.
Dopo
la
colazione
entrò
il
sottocapo
con
un
immenso
pacco
di
lettere
e
di
biglietti
di
visita
e
una
manata
di
telegrammi
.
Si
buttarono
loro
sopra
come
avari
che
ricuperino
il
sacco
dei
denari
che
credevano
perduto
per
sempre
,
e
si
ingolfarono
nella
lettura
intima
senza
lasciar
trapelare
un
pensiero
dei
tanti
pensieri
che
erano
loro
giunti
.
Le
sole
cose
che
riferivano
erano
i
saluti
o
gli
augurii
nei
quali
fossimo
compresi
tutti
od
alcuni
di
noi
.
-
Il
tale
vi
saluta
tutti
!
-
L
Aliprandi
saluta
anche
te
,
Paolino
.
-
Grazie
.
-
Il
tale
augura
a
tutti
buon
Natale
!
Tra
i
tanti
telegrammi
ricevuti
nella
giornata
ricordo
quelli
di
Bertolazzi
,
i
quali
riuscirono
a
smutriare
qualcuno
.
-
Buon
Bertolazzi
!
-
Buonissimo
!
Lungo
l
asse
che
correva
al
dorso
della
parete
erano
parecchi
panettoni
.
Furono
essi
che
incominciarono
a
dar
vita
alla
conversazione
.
-
Che
ce
ne
facciamo
?
Non
possiamo
mangiarceli
tutti
.
-
E
se
ne
dessimo
uno
ai
poveri
forzati
?
I
reclusi
del
maggio
ricevono
qualche
cosa
,
hanno
forse
ricevuto
tutti
qualche
cosa
.
Mentre
i
perpetui
e
gli
a
tempo
con
la
catena
,
non
sono
ricordati
neppure
dai
parenti
.
Chi
ha
vergogna
di
loro
e
chi
li
dimentica
come
individui
morti
.
E
se
ne
dessimo
una
fetta
,
a
tutti
loro
?
C
è
questo
del
Mascarini
,
offelliere
di
Milano
,
mandato
a
don
Davide
.
È
grosso
come
un
cetaceo
.
Federici
non
si
fece
ripetere
l
interrogazione
.
Se
lo
portò
sul
tavolo
e
con
una
cordicella
si
mise
ad
affettarlo
.
-
Quanti
sono
?
-
Ventinove
o
trenta
.
Incaricammo
di
distribuirlo
don
Davide
Albertario
.
Fu
una
scena
commovente
-
una
scena
che
inumidì
gli
occhi
di
tutti
coloro
che
hanno
potuto
essere
presenti
.
I
forzati
si
alzarono
in
piedi
,
rimanendo
vicini
al
loro
stramazzo
,
visibilmente
commossi
.
Era
forse
la
prima
volta
in
tanti
anni
che
sentivano
parole
dolci
pronunciate
da
una
persona
che
li
capiva
.
«
A
nome
dei
miei
compagni
della
quinta
camerata
-
disse
loro
don
Davide
-
vi
dirigo
il
saluto
in
questo
giorno
di
pace
;
come
prete
,
io
vi
auguro
la
benedizione
di
Gesù
Cristo
che
consoli
il
vostro
cuore
:
accettate
questo
segno
dei
sentimenti
del
nostro
cuore
desideroso
del
vostro
bene
»
.
E
incominciò
subito
la
distribuzione
.
I
volti
duri
dei
galeotti
si
ingentilivano
.
Dal
loro
occhio
scendevano
le
lagrime
.
Don
Davide
piangeva
e
noi
,
che
vedevamo
tutto
dalla
nostra
cancellata
,
eravamo
profondamente
inteneriti
.
Si
rimaneva
a
bocca
aperta
dinanzi
alla
commozione
di
tanti
galeotti
che
avevano
scannati
gli
uomini
,
massacrate
le
donne
,
fatto
in
quattro
i
padroni
e
distrutte
le
famiglie
a
colpi
di
coltello
.
Don
Davide
mi
prese
sotto
il
braccio
e
mi
disse
:
-
Avete
notato
che
piangevano
?
Dinanzi
al
prete
vestito
d
assassino
come
loro
,
reo
solo
di
avere
professata
la
sua
fede
con
maggiore
sincerità
e
fervore
,
si
sono
sentiti
le
lagrime
agli
occhi
.
Non
sono
dunque
completamente
perduti
.
Credetemi
,
l
uomo
che
ha
ancora
la
rugiada
del
cuore
,
è
ancora
un
essere
redimibile
.
Sembravano
degli
agnelli
.
Perché
non
vi
sarà
maniera
di
rendere
duraturi
nell
anima
di
quegli
sventurati
questi
nobili
sentimenti
e
di
ricondurli
alla
buona
via
?
«
Ve
lo
giuro
sull
anima
mia
:
non
dimenticherò
mai
questo
momento
del
Natale
in
galera
.
È
un
episodio
che
mi
resterà
nella
memoria
in
eterno
.
Mi
hanno
intenerito
come
un
fanciullo
»
.
-
Diamo
loro
un
altro
panettone
.
-
Se
si
potesse
,
figuratevi
!
Durante
la
giornata
abbiamo
avuto
la
visita
del
capo
guardia
prima
e
del
direttore
poi
.
Il
primo
ci
parlò
delle
sue
noie
con
dei
prigionieri
politici
nello
stabilimento
.
Per
suo
conto
avrebbe
voluto
che
ci
avessero
lasciati
andare
oggi
piuttosto
che
domani
.
Non
c
era
più
modo
di
aver
pace
.
Parevamo
gente
in
relazione
con
tutto
il
mondo
.
Una
volta
non
si
vedevano
i
portalettere
che
per
la
Direzione
.
Adesso
il
reclusorio
è
diventato
un
ufficio
postale
.
Vi
arrivano
carri
di
pacchi
postali
,
furgoni
di
biglietti
di
visita
,
centinaia
di
vaglia
e
di
cartoline
-
vaglia
,
specialmente
per
don
Davide
,
mucchi
di
telegrammi
.
Stamattina
ne
abbiamo
ricevuti
più
di
cento
.
E
non
sono
mica
gli
altri
che
li
registrano
.
Tocca
ai
poveracci
dell
amministrazione
.
Non
c
è
più
tempo
neanche
di
mangiare
.
Si
sciupa
un
paio
di
scarpe
al
giorno
.
Si
sale
,
si
discende
e
non
la
si
finisce
mai
.
E
lui
,
per
compenso
,
si
trova
con
le
scarpe
rotte
da
pagare
.
Il
bel
mestiere
che
ha
scelto
!
Doveva
fare
...
Basta
,
ora
è
troppo
tardi
.
Le
responsabilità
poi
sono
tutte
sulle
sue
spalle
.
Speriamo
che
oggi
la
vada
bene
e
non
accadano
disordini
.
Sarebbe
lui
la
vittima
.
Perchè
il
capo
guardia
dovrebbe
essere
dappertutto
.
Dabbasso
,
a
ricevere
,
a
rispondere
,
a
registrare
,
e
di
sopra
,
con
un
occhio
in
ciascuna
camerata
.
Bel
mestiere
che
è
fare
il
capo
guardia
con
poco
più
di
tre
franchi
al
giorno
!
Speriamo
che
tutto
passi
via
tranquillo
e
che
si
lasci
fare
un
po
di
Natale
anche
al
capo
guardia
...
-
Senta
,
signor
capo
guardia
,
non
si
potrebbe
mica
avere
qualche
sigaretta
di
quelle
che
mi
hanno
ritirate
?
-
Quest
altro
,
adesso
!
Vorrebbe
la
gallina
e
poi
anche
l
ovo
.
Vorrebbe
farmi
nascere
la
rivoluzione
.
Una
sigaretta
...
guai
se
si
sentisse
il
fumo
...
Tutti
gli
altri
vorrebbero
fumare
.
Si
starebbe
freschi
.
Mancherebbe
che
ci
fosse
anche
il
permesso
della
sigaretta
per
far
diventare
il
reclusorio
uno
spaccio
di
tabacchi
.
Il
direttore
era
stato
in
tutte
le
camerate
a
fare
una
specie
di
predicozzo
sui
doveri
del
condannato
e
a
incoraggiare
i
reclusi
a
sperare
nella
grazia
sovrana
.
Lo
ascoltavano
in
silenzio
,
in
piedi
,
tra
una
branda
e
l
altra
,
e
lo
lasciavano
voltar
fuori
con
dei
viva
l
amnistia
!
che
forse
lo
facevano
sorridere
.
A
noi
non
disse
che
qualche
parola
insignificante
e
non
parlò
,
con
deferenza
,
che
col
Chiesi
,
il
quale
sembrava
nelle
sue
grazie
.
Io
lo
vedo
ancora
passarci
in
rivista
col
cappello
calcato
in
testa
,
col
bavero
del
paltò
alzato
e
con
le
mani
in
tasca
.
Col
suo
sguardo
truce
e
la
sua
voce
da
terrorizzatore
,
non
mi
invogliava
a
vederlo
,
tra
noi
,
per
un
pezzo
.
Noi
poi
,
escluso
sempre
il
Chiesi
,
non
avevamo
ragione
di
essergli
riconoscenti
.
A
Federici
aveva
negato
parecchie
cose
che
lo
avevano
fatto
imbestialire
più
di
una
volta
.
A
Lazzari
aveva
fatto
sequestrare
tutti
i
suoi
disegni
dopo
che
erano
stati
finiti
.
Tra
gli
altri
eravi
un
don
Davide
vestito
da
galeotto
e
alcune
guardie
alla
nostra
cancellata
,
che
avrebbero
potuto
illustrare
qualche
pagina
del
mio
libro
.
A
me
non
lasciò
mai
scrivere
una
lettera
senza
farmela
copiare
e
ricopiare
per
delle
inezie
o
delle
parole
contrarie
al
suo
gusto
letterario
.
A
don
Davide
ne
fece
di
quelle
da
farlo
venire
di
sopra
con
gli
occhi
pieni
di
pianto
.
Una
volta
che
il
direttore
dell
Osservatore
Cattolico
si
era
permesso
di
mettere
,
per
distrazione
,
le
dita
sulla
scrivania
del
direttore
,
il
signor
Reoboamo
Codebò
gli
disse
in
tono
grave
:
-
2557
,
tenete
giù
le
mani
!
Un
altra
volta
...
Ma
non
ricordo
più
bene
il
perché
.
So
che
gli
si
doveva
comunicare
qualche
risposta
ministeriale
a
una
sua
domanda
e
che
la
comunicazione
gli
era
stata
fatta
in
un
modo
brutale
o
da
fargli
capire
ch
egli
non
era
più
che
un
numero
di
matricola
.
Eravamo
nel
periodo
della
fame
,
quando
stavamo
in
piedi
con
la
pagnotta
e
la
minestra
.
Noi
eravamo
già
tutti
intorno
la
panca
che
ci
serviva
da
tavola
.
Ritornò
di
sopra
con
la
faccia
che
pareva
un
temporale
.
-
Che
cosa
vi
è
accaduto
?
Stette
in
forse
se
mangiare
o
buttar
via
la
gamella
.
-
Mi
è
accaduto
...
Mi
è
accaduto
che
mi
si
è
detto
chiaro
e
tondo
che
io
non
devo
considerarmi
ormai
più
che
il
2557
e
io
ho
dato
fuori
.
Sissignori
,
ho
dato
fuori
!
Dunque
,
dissi
al
direttore
,
mi
considerano
e
intendono
trattarmi
come
un
vero
delinquente
?
Sia
!
La
prego
però
di
darmi
la
carta
per
scrivere
al
ministro
Pelloux
che
mi
faccia
fucilare
!
Laggiù
non
si
conosce
che
cosa
sia
la
dignità
umana
e
io
gliela
farò
imparare
!
!
Noi
ci
guardammo
tutti
in
faccia
come
spaventati
.
Non
lo
avevamo
mai
veduto
con
gli
occhi
stralunati
e
le
guance
convulsionate
dallo
sdegno
.
-
Calmatevi
,
don
Davide
.
-
Anche
il
direttore
dopo
avere
veduto
che
mi
aveva
indignato
mi
ha
detto
di
calmarmi
.
Non
si
è
più
padroni
di
sè
quando
ci
si
dicono
certe
cose
!
-
Mangiate
la
minestra
che
è
quasi
fredda
e
passate
sopra
alle
parole
che
vi
possono
dire
in
un
luogo
come
questo
.
-
Siete
o
non
siete
il
2557
?
-
gli
diss
io
ridendo
e
facendolo
ridere
.
-
Lo
sono
.
E
si
mise
a
manducare
.
La
novità
del
giorno
di
Natale
è
stata
che
abbiamo
potuto
,
per
la
prima
volta
,
mangiare
sulla
tovaglia
candida
,
avere
il
tovagliolo
candidissimo
e
servirci
dei
cucchiai
,
delle
forchette
e
dei
cucchiaini
di
metallo
.
Era
della
roba
che
ci
aiutava
a
rientrare
nella
società
che
stavamo
per
dimenticare
.
Mancavano
a
completare
la
tavola
imbandita
i
coltelli
-
arnesi
pericolosi
per
della
gente
in
galera
.
L
allegria
era
assente
.
Si
iniziò
il
pranzo
con
un
bicchiere
di
vino
bianco
di
botte
e
con
del
prosciutto
tagliato
di
fresco
.
Assaggiammo
una
minestra
stata
cotta
sul
fornello
della
trattoria
esterna
e
attaccammo
,
con
qualche
appetito
,
un
tacchino
di
Filighera
e
dei
polli
stati
allevati
in
Liguria
,
che
mandavamo
giù
tra
una
forchettata
e
l
altra
di
insalata
giovine
.
Giungemmo
al
zabaglione
dopo
avere
vuotate
parecchie
bottiglie
valtellinesi
,
senza
dire
una
parola
che
valesse
la
pena
di
essere
ricordata
sul
palinsesto
della
mia
memoria
.
Il
pensiero
dei
miei
compagni
era
probabilmente
intorno
il
collo
dei
loro
cari
.
Chiesi
pensava
alla
sua
mamma
,
Federici
alla
sua
signora
e
alla
sua
bimba
che
spasimava
di
vedere
,
don
Davide
alla
sua
Teresa
,
la
sorella
che
lo
idolatra
e
Suzzani
a
sua
madre
che
nominava
sovente
.
Potevamo
star
su
fino
alle
dieci
.
Alle
otto
eravamo
tutti
a
letto
.
Chiesi
russava
maialescamente
da
dieci
minuti
.
GUSTAVO
CHIESI
Gustavo
Chiesi
è
uscito
dalle
pagine
di
Mazzini
.
Tutto
ciò
che
è
regio
non
entra
nei
suoi
ideali
.
Tutto
ciò
che
è
frivolo
non
partecipa
della
sua
esistenza
.
Le
sue
alte
aspirazioni
sono
per
una
Repubblica
di
repubblicani
ammodernati
dalla
vita
pubblica
.
In
un
periodo
di
specialisti
,
egli
è
rimasto
l
uomo
di
una
coltura
straordinaria
.
Volgendosi
verso
la
montagna
della
sua
produzione
,
si
può
credere
che
egli
abbia
dato
fondo
all
universo
.
Si
è
occupato
,
con
competenza
,
di
tutto
lo
scibile
umano
.
Di
storia
,
di
scienza
,
di
letteratura
,
di
invenzioni
,
di
geografia
,
di
arte
,
di
navigazione
,
di
questioni
agrarie
,
di
strategia
militare
,
di
industria
,
di
drammatica
,
di
legislazione
.
Egli
ha
biografato
mezzo
mondo
.
Da
Dante
a
Cimarosa
,
da
Leonardo
da
Vinci
a
Cavour
,
a
Cantù
,
a
Crispi
.
Non
c
è
uomo
illustre
nella
storia
e
nel
rinascimento
patrio
che
non
sia
entrato
nella
sua
collezione
illustrata
.
Self
-
made
man
del
giornalismo
italiano
,
egli
si
è
scelto
un
motto
inglese
adatto
alla
sua
pertinacia
di
lavoratore
:
time
is
money
-
il
tempo
è
danaro
.
Con
una
testa
costantemente
in
eruzione
e
convinto
che
«
la
volontà
è
l
anima
dell
ingegno
e
la
vittoria
del
progresso
»
,
egli
resiste
al
tavolo
fino
ai
crampi
nella
mano
.
Passa
indifferentemente
da
un
soggetto
all
altro
,
senza
bisogno
di
sosta
.
Smette
l
articolo
politico
e
riprende
la
continuazione
dell
appendice
,
consegna
al
proto
la
pagina
critica
e
si
riversa
sull
Italia
irredenta
-
una
pubblicazione
che
deve
«
tener
vivo
nelle
masse
il
sentimento
della
loro
nazionalità
,
il
retaggio
sacro
della
lingua
,
la
speranza
di
una
rivendicazione
avvenire
»
.
È
difficile
trascinarlo
in
una
conversazione
che
gli
faccia
perdere
il
tempo
e
il
danaro
,
ma
una
volta
ch
egli
si
decida
per
il
riposo
,
vi
trovate
con
un
causeur
nel
vero
senso
della
parola
,
con
un
uomo
il
quale
sembra
non
abbia
fatto
altro
nella
vita
che
occuparsi
di
salotti
aristocratici
o
di
aneddoti
politici
o
di
musica
wagneriana
.
Verso
sera
,
quando
si
aspettava
la
luce
elettrica
o
si
flanellava
,
gli
abitatori
della
quinta
camerata
lo
ascoltavano
tra
una
meraviglia
e
l
altra
.
Pareva
Villemesant
o
Rochefort
che
stesse
dettando
le
sue
memorie
.
Si
andava
dall
Africa
-
ove
era
stato
due
volte
come
corrispondente
del
Secolo
-
al
palcoscenico
di
una
prima
donna
che
ha
fatto
storia
-
nel
dietroscena
di
Caprera
quando
donna
Francesca
rimase
col
generale
-
alla
redazione
di
un
giornale
che
si
ricorda
ancora
-
a
un
periodo
tumultuoso
che
egli
sapeva
rimettere
in
piedi
tale
e
quale
,
colla
data
,
cogli
incidenti
,
cogli
attori
principali
,
sceneggiando
il
disastro
o
il
trionfo
coi
colori
di
una
tavolozza
arciricca
.
Un
semplice
paesucolo
sconosciuto
diventava
nella
sua
bocca
di
un
interesse
sommo
.
Ce
lo
circondava
delle
industrie
e
degli
uomini
della
regione
e
ci
diceva
l
avvenimento
che
lo
aveva
reso
celebre
.
Pur
pensando
a
Cavallotti
quasi
balbuziente
,
dubito
che
il
Chiesi
abbia
qualità
oratorie
.
Gli
mancano
i
mezzi
vocali
e
l
inconsapevolezza
di
Castelar
che
sa
stare
sulla
piattaforma
con
la
tranquillità
di
uno
scrittore
a
tavolino
.
Il
processo
del
tribunale
di
guerra
è
riuscito
a
propalare
assai
più
il
suo
carattere
,
la
sua
produzione
letteraria
,
la
sua
attività
giornalistica
.
Prima
,
quantunque
avesse
scritto
una
ventina
di
romanzi
,
descritta
l
Italia
da
un
capo
all
altro
,
il
suo
nome
non
era
nelle
moltitudini
come
oggi
.
Giornalista
che
aveva
nutrito
una
legione
di
giornali
,
gli
mancava
la
simpatia
nazionale
che
gli
ha
data
una
condanna
la
quale
ha
fatto
fremere
anche
coloro
che
sono
agli
antipodi
de
suoi
ideali
politici
.
In
Gustavo
Chiesi
è
l
imperturbabilità
grandiosa
di
Danton
che
dice
al
carnefice
di
mostrare
la
sua
testa
al
popolo
.
È
rimasto
sul
banco
degli
accusati
di
un
tribunale
militare
come
uno
stoico
.
Se
ha
aperto
bocca
,
non
è
stato
per
proteggere
la
sua
prosa
giornalistica
,
ma
per
salvare
i
suoi
cooperatori
e
adempiere
al
dovere
di
direttore
.
-
Io
non
ho
da
dire
che
due
brevi
cose
.
«
Primo
,
ringrazio
i
miei
difensori
per
la
grande
dottrina
colla
quale
mi
hanno
difeso
.
(
Era
stato
difeso
dai
tenenti
Giglio
e
Corselli
)
.
Secondo
,
dichiaro
sulla
mia
parola
d
onore
che
il
Cermenati
si
recò
a
Pavia
e
a
Piacenza
soltanto
in
qualità
di
redattore
del
giornale
,
e
per
nessun
altra
ragione
»
.
E
quando
Bacci
,
il
sostituto
avvocato
generale
in
missione
,
escluse
dal
numero
dei
colpevoli
Ulisse
Cermenati
e
Arnaldo
Seneci
,
amministratore
dell
Italia
del
popolo
,
sulla
faccia
del
direttore
si
diffuse
la
consolazione
.
Egli
respirava
più
liberamente
.
La
reclusione
degli
amici
gli
sarebbe
pesata
sul
cuore
come
un
martirio
.
In
galera
nessuno
lo
ha
mai
sentito
lamentarsi
.
Egli
lavorava
dalla
mattina
alla
sera
e
non
sostava
che
per
pensare
alla
vecchia
madre
che
lo
piangeva
disperatamente
.
Pochi
idolatrano
la
famiglia
dei
genitori
e
contribuiscono
al
suo
benessere
come
Gustavo
Chiesi
.
Egli
è
stato
eletto
deputato
mentre
era
nel
reclusorio
di
Finalborgo
e
Forlì
continuerà
ad
eleggerlo
per
un
pezzo
,
perché
Gustavo
Chiesi
non
è
di
coloro
che
si
abbandonano
subito
dopo
che
la
giustizia
delle
masse
ha
stravinto
la
giustizia
delle
classi
.
Conosciuto
,
lo
si
ama
per
la
sua
intelligenza
;
per
la
sua
bontà
e
per
la
saldezza
dei
suoi
principii
.
In
questi
tempi
di
uomini
di
carta
pesta
,
un
uomo
di
bronzo
,
come
Gustavo
Chiesi
,
diventa
,
in
un
ambiente
legislativo
come
il
nostro
,
un
tesoro
nazionale
.
Tiene
in
piedi
anche
i
legislatori
di
pasta
frolla
.
È
dotto
,
è
una
biblioteca
ambulante
ed
è
una
penna
incorruttibile
che
perseguita
i
corrotti
.
A
FINALBORGO
STUDIO
DEGLI
ALTRI
GALEOTTI
Ci
fu
un
galeotto
che
ci
disilluse
tutti
.
Era
il
cuoco
del
bettolino
-
un
buon
diavolo
cogli
occhioni
pieni
di
lampeggiamenti
e
con
le
ganasce
lardose
.
Aveva
per
noi
della
vera
affezione
.
Coi
pochi
centesimi
che
potevamo
spendere
,
si
struggeva
per
farci
mangiare
meno
scelleratamente
che
poteva
.
Soprattutto
era
pulito
.
Ci
portava
alla
mattina
una
minestra
per
venticinque
centesimi
,
la
quale
,
in
galera
,
potevamo
dire
buona
e
delle
porzioni
di
gnocchi
di
patate
che
mandavano
in
visibilio
Romussi
.
-
Neanche
la
mia
cuoca
saprebbe
cucinarli
così
bene
!
Gustavo
Chiesi
,
che
si
interessava
assai
poco
della
vita
del
reclusorio
e
che
giurava
,
di
tanto
in
tanto
,
che
non
avrebbe
mai
scritto
una
riga
sulla
sua
prigionia
,
aveva
della
tenerezza
per
il
cuoco
.
Ci
diceva
che
,
se
andava
fuori
,
voleva
fare
qualcosa
per
lui
,
perché
lo
meritava
.
Sapevamo
che
era
un
fratricida
,
ma
avevamo
la
sua
parola
d
onore
ch
egli
era
innocente
.
Secondo
lui
,
non
fu
che
il
caso
che
lo
fece
trovare
nella
stanza
ove
un
altro
suo
fratello
scannava
il
terzo
.
In
galera
poi
non
si
può
pretendere
di
trovare
delle
mani
immacolate
.
Una
mattina
che
avevamo
più
fame
del
solito
,
lo
aspettavamo
andando
in
su
e
in
giù
per
la
camerata
e
gettando
occhiate
per
il
corridoio
attraverso
la
spia
.
-
Ma
questo
cuoco
?
Giunse
in
vece
sua
un
recluso
dei
fatti
di
maggio
.
Che
aveva
?
Era
egli
ammalato
?
Nessuno
ne
sapeva
niente
e
nessuno
ci
voleva
dire
niente
.
Alle
nostre
interrogazioni
,
si
rispondeva
con
smorfie
che
suscitavano
una
curiosità
maggiore
.
Che
cosa
gli
era
capitato
?
Il
direttore
lo
aveva
condannato
a
quindici
giorni
di
cella
di
rigore
e
di
camicia
di
forza
.
Che
cosa
aveva
fatto
?
Quando
lo
sapemmo
,
lo
buttammo
tutti
idealmente
dalla
finestra
,
come
si
fa
con
una
persona
della
quale
non
si
voglia
più
ricordarsi
.
Egli
si
era
appaiato
con
uno
della
sua
specie
.
Dopo
quest
uomo
triviale
che
ci
ha
trascinati
nei
bassifondi
della
malavita
,
è
una
consolazione
ritornare
alla
superficie
dove
sono
esseri
di
una
morale
un
po
più
sostenuta
.
Il
598
era
il
modello
di
tutti
quanti
ho
conosciuti
.
Egli
gode
la
fiducia
del
direttore
e
non
ne
abusa
.
È
fedele
,
è
rispettoso
,
è
astemio
e
lavora
dalla
mattina
alla
sera
come
un
martire
.
Va
da
un
corridoio
all
altro
senz
essere
accompagnato
dalla
guardia
.
È
il
solo
che
esca
tutti
i
giorni
dallo
stabilimento
-
accompagnato
,
si
intende
,
dall
agente
di
custodia
-
a
portare
la
corrispondenza
alla
direzione
dei
reclusori
ed
è
il
solo
che
vada
fino
a
Finalmarina
a
prendere
i
medicinali
.
Un
giorno
,
mentre
il
buon
Pascotto
stava
spolverando
la
lampada
della
nostra
camerata
,
gli
domandai
perché
non
scappava
.
-
Voi
non
avete
più
che
dodici
anni
da
fare
.
Ma
pensate
che
la
vita
è
breve
,
accidempoli
!
Nei
vostri
panni
io
non
esiterei
un
minuto
.
Mi
servirei
della
casacca
per
insaccarvi
la
testa
del
mio
guardiano
e
obbligarlo
a
sciupare
del
tempo
a
districarsela
e
poi
direi
:
gambe
mie
aiutatemi
!
Continuerei
a
fuggire
senza
mai
voltarmi
indietro
.
Non
smise
neanche
di
strofinare
la
lampada
.
Per
lui
erano
tutte
sciocchezze
.
Lui
non
era
uomo
da
lasciarsi
scaldare
la
testa
.
Prima
di
tutto
aveva
la
sua
pena
da
espiare
e
non
intendeva
sottrarvisi
se
non
gli
si
faceva
la
grazia
.
Aveva
violata
la
legge
e
la
legge
doveva
essere
rispettata
.
Ai
suoi
tempi
era
stato
un
bulo
e
anche
un
grassatore
di
strada
.
Ma
adesso
aveva
fatto
giudizio
ed
era
,
per
lui
,
un
piacere
mantenersi
sulla
via
retta
.
La
fuga
poi
,
per
un
povero
cristo
,
era
una
ridicolaggine
.
Come
si
poteva
scappare
colla
catena
o
cogli
abiti
del
galeotto
?
-
E
quando
siete
al
largo
e
cercato
dappertutto
dagli
agenti
di
polizia
,
dove
andate
a
nascondervi
?
La
vita
del
fuggiasco
è
più
grama
di
quella
del
recluso
.
Credetelo
.
E
come
troverete
da
mangiare
in
giro
,
senza
amicizie
e
senza
denari
?
Rubando
.
E
io
non
farò
mai
più
il
ladro
.
Egli
mi
rispondeva
da
uomo
emendato
,
e
il
mio
pensiero
incanagliva
e
trepidava
,
preparandosi
una
fuga
clamorosa
e
spettacolosa
.
Lui
mi
parlava
di
ridicolaggine
e
di
catena
,
e
io
sentivo
il
mare
che
si
frangeva
fracassosamente
sulla
spiaggia
di
Finalmarina
.
Lui
si
vedeva
inseguito
dai
cagnotti
sguinzagliati
dalla
giustizia
che
non
dà
tregua
,
e
io
mi
gettavo
sul
mare
supino
e
,
a
forza
di
gambe
,
raggiungevo
la
nave
straniera
che
mi
accoglieva
a
bordo
a
braccia
aperte
.
Il
598
si
vedeva
impacciato
,
perseguitato
e
morto
di
fame
.
Io
mi
sentivo
libero
,
sulla
piattaforma
inglese
o
americana
,
circondato
da
migliaia
di
persone
che
mi
salutavano
con
dei
battimani
fragorosi
e
mi
riempivano
le
tasche
di
dollari
o
di
sterline
udendomi
raccontare
le
avventure
della
mia
fuga
e
il
periodo
della
fame
de
miei
amici
della
quinta
camerata
!
Il
77
era
il
lavandaio
.
Era
alto
come
un
palo
telegrafico
,
secco
come
il
merluzzo
e
giallognolo
come
la
pelle
di
un
giapponese
.
Con
il
suo
collo
esile
,
sormontato
da
una
testa
poco
voluminosa
,
con
le
sue
braccia
lunghe
appese
alle
spalle
come
cose
floscie
giù
rasente
il
corpo
,
con
la
sua
faccia
piena
di
rientrature
,
pareva
uno
scheletro
ambulante
.
Gli
occhi
,
nascosti
nelle
occhiaie
profonde
sotto
le
tettoie
ossute
e
pelose
,
sembravano
focolari
di
delinquenza
.
Erano
in
essi
i
guizzi
del
delitto
che
facevano
passare
per
la
schiena
l
aria
fredda
.
Tutte
le
volte
che
lo
guardavo
,
mi
obbligava
a
liberarmi
dai
fremiti
che
mi
suscitava
con
degli
scotimenti
di
spalle
.
La
sua
bocca
a
culo
di
gallina
e
il
suo
mento
che
tirava
da
sinistra
a
destra
,
mi
riassumevano
il
tipo
del
luogo
.
Aveva
la
mano
denutrita
e
le
dita
lunghe
del
fantasma
.
Si
muovevano
come
tentacoli
.
Prendevano
la
biancheria
sporca
con
un
movimento
meccanico
.
Sul
cuore
del
77
era
il
listone
nero
del
suo
trasporto
,
e
sulla
sua
testa
gibbosa
era
il
berretto
giallo
a
spicchio
che
lo
incadaveriva
.
Come
tutti
i
sanguinarii
,
era
di
modi
carezzosi
.
Parlava
con
dolcezza
e
non
si
lamentava
mai
della
sua
sorte
.
Una
volta
che
gli
domandai
se
pensava
di
rientrare
nella
vita
sociale
,
mi
offerse
una
presa
di
tabacco
con
una
spallata
di
sprezzo
.
Pareva
volesse
dire
:
Società
ingrata
,
non
avrai
le
mie
ossa
!
I
suoi
compagni
mi
dicevano
che
era
religiosissimo
.
Non
mangiava
mai
senza
farsi
il
segno
della
croce
e
non
andava
mai
sulla
branda
senza
prima
essersi
inginocchiato
a
ringraziare
il
Signore
Iddio
di
averlo
mantenuto
buono
anche
in
quella
giornata
.
Tra
tutti
i
condannati
della
quinta
camerata
preferiva
don
Davide
.
Il
sacerdote
nel
camiciotto
del
recluso
gli
faceva
sanguinare
l
anima
.
Non
gli
pareva
giusto
che
un
uomo
di
«
talento
»
,
come
diceva
lui
,
fosse
in
prigione
per
avere
del
«
talento
»
.
Don
Davide
si
soffiava
il
naso
sovente
a
Finalborgo
.
Aveva
preso
un
raffreddore
che
gli
era
divenuto
cronico
.
E
il
lavandaio
,
di
nascosto
,
gli
lavava
un
fazzoletto
al
giorno
e
glielo
portava
pulito
e
piegato
come
una
cosa
proibita
dal
regolamento
.
L
udito
del
77
era
molto
difettoso
.
C
era
un
recluso
che
aveva
già
scontato
otto
anni
e
che
anche
nel
saio
della
casa
di
pena
non
aveva
perduto
la
caratteristica
del
mestiere
che
esercitava
prima
di
essersi
intriso
le
mani
nel
sangue
dei
suoi
simili
.
Lo
si
vedeva
e
si
pensava
al
palcoscenico
.
Egli
non
poteva
essere
che
un
calcascene
.
Il
suo
viso
era
una
ditta
teatrale
.
Una
di
quelle
facce
grassottelle
di
venticinque
anni
,
con
la
carne
biancastra
della
gente
che
va
a
letto
quando
la
notte
sfittisce
,
con
l
ombreggiatura
per
la
mezza
faccia
della
barba
fitta
e
nera
che
ha
subìto
il
contrappelo
e
con
gli
occhioni
dalle
pupille
fulgide
nella
vivezza
lattiginosa
che
inondano
l
assieme
di
una
bontà
infinita
.
La
sua
vita
di
«
scrivanello
»
-
una
vita
che
lo
lascia
libero
tutto
il
giorno
e
gran
parte
della
notte
-
non
gli
ha
fatto
dimenticare
che
gli
mancano
quattro
anni
,
anni
che
egli
chiamava
quattro
secoli
anche
quando
gli
si
diceva
che
la
sua
liberazione
non
poteva
essere
lontana
.
Le
lettere
che
riceveva
dalla
famiglia
gli
rinverdivano
le
speranze
ogni
tre
mesi
,
ma
,
tra
l
una
e
.
l
altra
del
trimestre
,
aveva
dei
momenti
neri
di
ipocondria
.
Gli
pareva
che
più
nessuno
pensasse
a
lui
.
Prima
che
venisse
l
indulto
me
ne
fece
leggere
una
la
quale
gli
dava
l
idea
che
finalmente
il
sovrano
si
era
commosso
del
suo
stato
.
Egli
era
convinto
che
S
.
M
.
stava
per
firmare
la
sua
grazia
.
Ma
il
giorno
che
mi
vide
partire
senza
novità
per
lui
,
ricadde
nella
disperazione
.
-
«
Non
mi
dimentichi
!
»
mi
disse
.
E
dicendolo
si
asciugava
gli
occhi
,
volgendosi
dall
altra
parte
.
«
Se
posso
ritornare
a
casa
,
le
assicuro
che
non
mi
vedranno
più
in
questi
luoghi
.
L
ho
scontata
troppo
cara
per
dimenticare
la
vita
del
recluso
.
Poi
ho
la
mamma
e
la
sorella
che
mi
vogliono
un
bene
dell
anima
.
Lei
ha
letto
l
ultima
loro
lettera
e
può
dire
se
hanno
del
cuore
»
.
Di
mattina
,
era
addetto
al
medico
.
Registrava
la
medicina
da
mandarsi
a
prendere
.
Dopo
,
andava
per
le
camerate
a
raccogliere
le
ordinazioni
mangerecce
,
e
nel
pomeriggio
,
fino
magari
dopo
la
mezzanotte
,
rimaneva
con
un
galeotto
perpetuo
a
preparare
gli
specchietti
del
movimento
amministrativo
quotidiano
.
Il
suo
numero
di
matricola
era
il
2107
.
Prima
dell
attore
veniva
da
noi
,
col
libro
della
spesa
e
il
calamaio
attaccato
per
un
lembo
di
pelle
al
bottone
della
giacca
,
uno
scrivanello
che
aveva
ammazzato
un
carabiniere
il
quale
lo
aveva
sorpreso
a
svaligiare
una
carbona
(
casa
)
fuori
di
porta
Magenta
.
L
omicidio
gli
aveva
dato
modo
di
rimanere
fuori
dalle
unghie
della
giustizia
per
parecchi
mesi
.
Ma
la
gatta
,
anche
dopo
una
paura
maledetta
,
va
al
lardo
fin
che
vi
lascia
lo
zampino
.
E
un
bel
giorno
lo
agguantarono
con
degli
altri
ladri
o
degli
altri
grassatori
e
lo
mandarono
in
galera
con
una
sentenza
di
vent
anni
.
Era
recidivo
,
qualche
colpo
gli
era
andato
bene
e
sapeva
adattarsi
all
ambiente
in
un
modo
meraviglioso
.
Quando
la
direzione
non
lo
imbestialiva
coi
conti
che
gli
aveva
affidato
,
non
si
accorgeva
di
essere
in
un
reclusorio
.
Lasciava
l
ufficio
verso
mezzanotte
e
dalla
spia
della
nostra
camerata
lo
rivedevamo
al
lavoro
prima
delle
quattro
.
Qualche
volta
,
se
la
guardia
che
lo
accompagnava
non
gli
era
vicino
,
gli
dicevo
che
faceva
male
a
lavorare
tante
ore
in
un
periodo
in
cui
gli
operai
che
mangiano
meglio
si
agitavano
per
un
orario
quotidiano
di
otto
.
Vi
ammalerete
e
andrete
al
cimitero
senza
rivedere
Milano
.
Mi
rispose
che
stava
meglio
in
ufficio
che
in
infermeria
,
ove
poteva
coricarsi
e
alzarsi
presto
senza
svegliare
alcuno
.
L
infermeria
è
uno
stanzone
lunghissimo
con
delle
finestre
libere
dai
cassoni
e
con
due
filate
di
letti
quasi
sempre
vuoti
.
-
Come
,
vi
lamentate
di
dormire
sulla
materassa
?
-
Non
mi
lamento
,
ma
lei
non
sa
...
-
Datemi
del
voi
,
gli
dissi
celiando
.
Sapete
bene
che
il
regolamento
proibisce
ai
detenuti
di
servirsi
di
un
pronome
che
non
sia
di
seconda
persona
plurale
.
-
Giusto
,
voi
non
sapete
che
in
letto
-
anche
sulla
materassa
-
sto
male
.
È
l
unica
cosa
alla
quale
non
sono
mai
riuscito
ad
abituarmi
.
Il
galeotto
è
incatenato
alla
branda
.
Ora
,
mettetevi
nella
mia
posizione
,
e
vedrete
che
darete
la
preferenza
al
pisolino
sulla
scranna
dello
scrivanello
.
La
lunghezza
della
catena
non
mi
permette
che
di
mettere
il
piede
in
terra
dalla
parte
dell
anello
e
di
rimanere
,
se
non
voglio
scorticarmi
,
in
una
posizione
supina
.
Il
letto
,
per
me
,
è
una
tortura
.
Fu
lui
che
ci
iniziò
ai
pasti
dei
peperoni
,
dei
pomidori
,
dell
insalata
di
cipolle
e
di
patate
coll
aglio
e
di
fagiolini
tirati
fuori
dalla
pasta
del
convento
,
quando
la
minestra
era
coi
fagioli
.
Egli
è
piuttosto
piccolo
,
con
la
pelle
sulla
faccia
scura
e
butterata
,
con
gli
occhi
un
po
loschi
e
con
le
estremità
del
taglio
della
bocca
non
esattamente
equidistanti
.
È
tutt
assieme
una
figura
rapace
.
Lo
abbiamo
perduto
per
avere
alzato
il
gomito
.
Poco
abituato
a
bere
,
un
giorno
era
riuscito
ad
ubriacarsi
.
Lo
trovai
nel
letto
della
infermeria
incatenato
alla
branda
,
con
la
cuffia
di
cotone
bianco
sulla
fronte
,
che
stava
aspettando
la
sbriacatura
.
-
Che
cosa
fate
?
gli
domandai
.
-
Non
ho
potuto
alzarmi
alla
solita
ora
per
un
po
di
vino
brusco
.
Accidenti
al
vino
brusco
!
All
indomani
,
o
qualche
giorno
dopo
,
il
direttore
lo
mandò
nell
altro
reclusorio
a
mia
insaputa
e
io
non
ho
potuto
restituirgli
lo
Stecchetti
che
mi
aveva
imprestato
per
passare
il
tempo
.
Lo
scrivanello
lo
sapeva
quasi
tutto
a
memoria
.
COSTANTINO
LAZZARI
Tra
l
ottanta
e
l
ottantatrè
i
pionieri
del
movimento
marxista
continuavano
a
battere
il
chiodo
che
,
se
si
voleva
organizzare
i
mestieri
,
bisognava
costituire
un
partito
puramente
operaio
,
il
quale
,
a
suo
tempo
,
avrebbe
potuto
trasformarsi
in
partito
socialista
italiano
.
Parecchi
operai
,
che
studiavano
e
frequentavano
i
circoli
di
studi
sociali
,
si
misero
a
concionare
in
questo
senso
,
e
subito
dopo
la
morte
di
Carlo
Marx
la
loro
organizzazione
si
potè
dire
iniziata
.
Ormai
,
si
disse
,
l
operaio
farà
da
sè
.
Chiunque
si
occupava
di
questioni
sociali
e
non
aveva
i
calli
del
lavoratore
alle
mani
,
veniva
considerato
una
specie
d
intruso
.
Lo
si
vedeva
negli
angoli
dei
meetings
come
un
rognoso
.
Coi
pregiudizi
che
pullulavano
nella
testa
operaia
e
con
la
stampa
che
blatterava
di
progresso
e
dava
eternamente
ragione
agli
intascatori
di
lavoro
non
pagato
,
senza
un
giornale
che
stimolasse
,
che
aiutasse
,
che
confortasse
,
che
difendesse
e
che
rivelasse
la
vita
che
si
svolgeva
negli
stabilimenti
padronali
,
gli
operai
non
avrebbero
potuto
tener
duro
.
Un
giornale
era
necessario
.
Senza
di
esso
sarebbero
stati
calunniati
,
schiacciati
.
Non
si
domandarono
neanche
chi
di
loro
sapeva
scrivere
o
chi
di
loro
sapeva
mettere
assieme
un
foglio
qualunque
.
L
esperienza
li
avrebbe
fatti
andare
sulle
pedate
degli
altri
.
Il
loro
partito
era
nuovo
e
nuovi
dovevano
essere
gli
scrittori
.
Non
si
trattava
di
scrivere
in
ghingheri
.
Si
trattava
semplicemente
di
dire
chiaro
e
tondo
che
cosa
volevano
,
dove
tendevano
,
a
che
cosa
aspiravano
.
Non
altro
.
E
il
Fascio
Operaio
-
voce
dei
figli
del
lavoro
-
il
29
luglio
1883
era
già
nelle
mani
del
pubblico
.
Lo
scopo
della
pubblicazione
era
condensato
in
queste
parole
di
Malon
stampate
a
destra
,
in
corpo
otto
,
sotto
il
titolo
del
giornale
:
«
Se
non
pensano
a
far
da
loro
gli
operai
italiani
non
saranno
mai
emancipati
»
.
Nel
primo
articolo
intitolato
«
chi
siamo
e
che
cosa
vogliamo
»
,
dicevano
apertamente
che
erano
«
operai
nel
più
stretto
senso
della
parola
,
cioè
,
operai
manovali
»
.
«
Siamo
i
figli
di
quella
immensa
moltitudine
a
cui
la
vita
non
è
concessa
che
a
patto
di
una
perenne
produzione
-
di
quella
classe
che
lavora
e
soffre
,
senza
adeguati
compensi
-
che
vede
il
frutto
delle
proprie
fatiche
aumentare
le
ricchezze
dei
capitalisti
»
.
L
attività
dei
redattori
del
Fascio
Operaio
era
infaticabile
.
Restando
al
lavoro
,
tenevano
conferenze
ogni
sera
,
organizzavano
la
lega
di
resistenza
ogni
volta
si
trovavano
coi
compagni
,
e
scrivevano
articoli
ogni
settimana
.
In
due
mesi
la
«
voce
dei
figli
del
lavoro
»
seppe
preparare
e
inaugurare
un
Congresso
operaio
a
cui
il
Fascio
mandava
il
suo
saluto
«
perché
i
congressisti
erano
puramente
dei
lavoratori
che
si
ispiravano
alla
loro
coscienza
di
lavoratori
».«Siate
uomini
nuovi
,
diceva
loro
.
Due
siano
le
vostre
stelle
polari
.
L
eguaglianza
di
tutti
gli
uomini
in
faccia
alla
giustizia
e
l
indipendenza
della
personalità
umana
»
.
Il
Fascio
Operaio
discuteva
i
problemi
operai
,
polemizzava
coi
giornali
che
si
occupavano
dei
redattori
e
dei
loro
articoli
,
decomponeva
,
a
poco
a
poco
,
il
Consolato
operaio
nelle
mani
dei
romussiani
,
e
attaccava
,
con
qualche
violenza
,
la
democrazia
al
dorso
del
Secolo
,
chiamandola
«
vile
»
.
Cavallotti
,
che
fino
dai
tempi
del
Gazzettino
Rosa
aveva
imitato
don
Margotti
,
tenendo
nella
sua
casa
il
casellario
degli
uomini
pubblici
-
casellario
che
se
venisse
pubblicato
adesso
sorprenderebbe
molti
e
susciterebbe
polemiche
infinite
-
si
era
occupato
anche
dei
redattori
del
Fascio
e
specialmente
di
Costantino
Lazzari
,
il
quale
,
oltre
essere
il
redattore
capo
del
Fascio
,
era
l
anima
del
partito
operaio
.
Per
capire
l
importanza
dell
accusa
contro
Costantino
Lazzari
,
bisogna
ricordarsi
che
nell86
Cavallotti
aveva
già
assunto
il
carattere
di
leader
parlamentare
ed
aveva
già
iniziato
il
sistema
di
inseguire
e
snidare
i
corrotti
dovunque
li
trovava
o
li
sapeva
.
Nel
salone
dei
Giardini
Pubblici
,
ove
aveva
finito
di
parlare
Cavallotti
sulle
elezioni
generali
,
non
appena
il
redattore
capo
del
Fascio
si
permise
di
domandare
la
parola
,
si
sentirono
voci
spaventevoli
.
-
Fuori
le
spie
!
fuori
le
spie
!
Chi
erano
le
spie
?
I
redattori
del
Fascio
.
Ma
l
indiziato
era
Costantino
Lazzari
.
Tanto
è
vero
che
nel
questionario
,
che
invitava
Cavallotti
a
dare
«
risposte
categoriche
in
nome
della
verità
e
della
giustizia
»
,
c
era
questa
interrogazione
:
-
È
giusto
paragonare
il
compagno
Lazzari
ad
un
agente
di
polizia
?
Cavallotti
non
volle
mai
smentire
l
accusa
e
non
volle
mai
dire
pubblicamente
su
quale
documento
era
basata
,
Ma
tutti
gli
amici
dell
autore
di
Anticaglie
sapevano
e
sanno
che
l
accusa
era
basta
su
una
ricevuta
di
cinquecento
lire
,
firmata
da
Costantino
Lazzari
,
nelle
mani
di
Nicotera
,
ministro
dell
interno
.
Chiunque
di
noi
l
avesse
veduta
senza
cercare
altro
,
non
avrebbe
potuto
venire
ad
altra
conclusione
.
Cioè
che
Costantino
Lazzari
non
aveva
schifo
dei
fondi
segreti
.
Ma
la
cosa
non
è
così
.
E
ne
parlo
appunto
per
distruggere
una
calunnia
che
perseguita
Lazzari
da
parecchi
anni
.
Non
lo
si
può
dire
prudente
,
questo
no
.
Prendere
del
danaro
per
un
partito
senza
domandare
da
che
parte
venga
,
con
la
scusa
che
il
denaro
non
ha
«
odore
»
,
è
un
po
arrischiato
.
Ma
in
verità
Costantino
Lazzari
entrò
come
un
sorcio
nella
trappola
.
Non
sapeva
del
tranello
.
Gli
si
esibirono
cinquecento
lire
per
il
partito
in
un
momento
elettorale
,
le
prese
,
e
le
consegnò
intatte
al
partito
senza
curarsi
d
altro
.
Un
fatto
consimile
è
avvenuto
tra
i
socialisti
di
Londra
.
I
tories
diedero
parecchie
centinaia
di
sterline
a
un
leader
socialista
per
moltiplicare
le
candidature
socialiste
tra
il
candidato
tory
e
il
candidato
liberale
.
Il
giuoco
era
che
col
terzo
candidato
i
liberali
avrebbero
perduto
i
voti
che
venivano
dati
ai
socialisti
e
quindi
qua
e
là
dei
collegi
.
Si
gridò
al
tory
money
,
come
qui
si
gridò
alla
spia
.
Ma
il
leader
inglese
e
il
leader
italiano
poterono
salvarsi
mostrando
,
come
Walpole
,
le
mani
pulite
.
Dopo
questo
fatto
il
Fascio
Operaio
-
del
quale
parlo
perché
è
come
parlare
di
Costantino
Lazzari
-
e
il
partito
operaio
subirono
le
violenze
prefettizie
e
passarono
attraverso
un
uragano
indemoniato
.
Il
Comitato
Centrale
del
partito
operaio
italiano
venne
sciolto
,
il
Fascio
Operaio
sospeso
e
la
redazione
intiera
messa
sotto
chiave
al
Cellulare
per
ottanta
giorni
.
I
condannati
furono
cinque
,
tra
i
quali
Costantino
Lazzari
,
a
tre
mesi
di
carcere
e
a
trecento
lire
di
multa
.
E
il
Fascio
Operaio
risorse
,
dicendo
che
«
il
socialismo
è
un
gigante
che
nessuna
forza
può
vincere
»
.
In
Costantino
Lazzari
è
rimasta
l
avversione
del
Fascio
Operaio
per
gli
«
intrusi
»
.
Un
socialista
dottore
o
avvocato
o
scrittore
o
ingegnere
o
architetto
gli
fa
torcere
il
viso
dall
altra
parte
.
Ha
per
tutti
costoro
un
antipatia
invincibile
.
Li
chiama
i
socialisti
dal
panciotto
bianco
o
i
socialisti
dal
gilé
de
gess
.
Si
dice
che
la
gratitudine
non
sia
il
suo
forte
.
Ma
è
indubitato
ch
egli
,
giovanissimo
,
si
è
dato
la
briga
di
soccorrere
la
sua
famiglia
povera
,
e
di
mantenere
alle
scuole
di
Milano
una
sua
sorella
e
un
suo
fratello
.
Ha
rinunciato
alla
carriera
commerciale
per
dedicarsi
completamente
al
socialismo
.
Ma
le
vicissitudini
dell
esistenza
tribolata
gli
hanno
fatto
riprendere
la
via
di
prima
.
Egli
è
ora
commesso
viaggiatore
.
È
stato
in
prigione
più
di
una
volta
.
Egli
era
nell
Umbria
ed
è
andato
in
galera
per
i
tumulti
di
Milano
!
Ha
un
istruzione
tumultuaria
,
è
un
conferenziere
improvvisatore
,
ha
una
tendenza
sentita
verso
la
misantropia
,
ed
è
disgustato
degli
uomini
e
della
vita
.
Se
dovessi
riassumere
Lazzari
,
direi
,
con
Tommaso
Grossi
,
ch
egli
è
un
«
orso
mal
leccato
»
.
SI
MUORE
DI
FAME
Per
ricordarmi
di
queste
giornate
negre
,
ammuchiavo
le
mie
impressioni
sui
margini
,
sui
frontispizi
e
sotto
e
sopra
gli
indici
dei
libri
.
Mi
servivo
di
un
moncone
di
lapis
che
tenevo
nascosto
tra
il
dorso
e
la
legatura
di
un
volume
,
il
quale
rimaneva
con
me
giorno
e
notte
.
I
libri
che
giovano
di
più
al
prigioniero
sono
quelli
che
offrono
più
spazio
.
Quelli
che
hanno
cinque
o
sei
pagine
bianche
prima
di
arrivare
alla
prefazione
,
che
incominciano
e
finiscono
i
capitoli
con
dei
vuoti
preziosi
,
che
sono
stampati
in
modo
da
lasciarvi
una
linea
tra
una
riga
e
l
altra
e
che
terminano
in
fondo
col
lusso
della
entratura
.
A
me
,
per
esempio
,
sono
stati
di
grande
giovamento
la
grammatica
tedesca
del
dottor
Friedmann
e
le
Ascensioni
Umane
del
Fogazzaro
.
Mi
hanno
permesso
di
scrivere
un
volume
su
ciascun
volume
.
Se
dovessi
ritornare
in
prigione
e
qualcuno
volesse
regalarmi
qualche
libro
,
non
dimentichi
di
dare
un
occhiata
agli
spazi
.
Copio
,
o
meglio
completo
i
periodi
coi
riempitivi
che
lasciavo
fuori
per
economia
.
«
Il
periodo
della
fame
venne
inaugurato
stamane
,
sei
settembre
.
Se
lo
avessi
saputo
prima
,
ieri
sera
mi
sarei
imbottito
con
un
pranzo
luculliano
.
Non
si
è
mai
contenti
.
Era
una
giornata
che
ci
aspettavamo
di
minuto
in
minuto
,
ed
ora
che
è
giunta
troviamo
che
è
giunta
troppo
presto
.
Io
poi
,
che
non
ho
tanti
denari
da
spendere
,
non
dovrei
tormentarmi
con
queste
seccature
di
gola
.
Tanto
più
che
mi
rincresce
di
stare
a
tavola
cogli
amici
,
che
non
sono
capaci
di
mangiare
in
santa
pace
il
loro
pranzo
,
senza
costringermi
,
con
la
massima
gentilezza
,
ad
assaggiare
un
po
di
questa
o
di
quella
pietanza
.
Adesso
siamo
pari
.
La
nostra
mensa
è
diventata
la
mensa
degli
uguali
.
«
Che
cani
!
Ci
hanno
portato
via
penne
,
calamai
e
lapis
.
Sono
venuti
a
prendere
i
libri
per
registrarli
.
Ho
domandato
il
permesso
di
scrivere
una
lettera
per
comunicare
agli
amici
l
avvenimento
,
ma
mi
si
è
detto
che
il
regolamento
non
mi
autorizza
a
scriverne
che
una
al
mese
.
Chiesi
,
che
è
alla
reclusione
,
non
può
scriverne
che
una
ogni
tre
.
A
proposito
,
egli
è
alla
reclusione
,
e
rimane
con
noi
.
Dunque
non
c
è
differenza
che
nelle
spese
e
nelle
lettere
.
Lui
può
spendere
venticinque
centesimi
e
noi
,
alla
detenzione
,
trentacinque
.
«
Non
riuscirete
mai
,
signori
aguzzini
,
a
farmi
capire
l
utilità
sociale
di
impedirci
di
scrivere
per
tenerci
qui
a
guardarci
l
un
l
altro
.
Seguitiamo
a
chiacchierare
sulla
dieta
.
Nessuno
ha
paura
.
Se
non
sono
morti
quelli
con
la
catena
che
la
subiscono
da
anni
senza
migliorarla
col
sopravitto
,
vuol
dire
che
non
si
muore
.
«
Le
latrine
sono
indecenze
primitive
.
Mi
sono
messo
con
la
faccia
alla
ferriata
della
prima
finestra
e
sono
stato
lì
per
recere
.
Sotto
,
nel
cortile
,
è
un
mastellone
nascosto
da
un
murello
a
curva
,
che
lascia
venir
su
una
puzza
velenosa
.
È
il
mastellone
dei
condannati
addetti
ai
lavori
domestici
.
Il
direttore
di
questa
casa
di
pena
deve
avere
l
olfatto
molto
ottuso
.
In
tutto
il
penitenziario
non
c
è
una
latrina
.
Ciascuno
fa
i
suoi
bisogni
come
in
un
bosco
.
Peggio
che
in
un
bosco
.
Perché
qui
non
potete
alzarvi
e
andarvene
via
.
Qui
vi
si
lascia
il
mastellone
che
riceve
il
materiale
di
tutta
la
camerata
tutto
il
giorno
e
tutta
la
notte
.
Non
lo
vuotano
che
alla
mattina
e
nel
pomeriggio
.
Noi
,
per
fortuna
,
non
siamo
che
in
sette
.
Immaginatevi
il
fetore
costante
di
una
camerata
di
settanta
o
ottanta
individui
!
C
è
però
un
guaio
anche
nella
nostra
.
In
alto
alla
parete
sono
due
finestrucole
che
comunicano
con
una
camerata
piena
di
reclusi
.
Di
notte
e
di
giorno
riceviamo
la
loro
atmosfera
appestata
e
siamo
condannati
a
sentirli
trullare
come
maiali
!
«
Non
è
la
prima
volta
che
mangio
la
pagnotta
,
ma
era
un
pezzo
che
non
la
sbocconcellavo
.
Me
la
hanno
portata
e
mi
sono
ricordato
degli
ultimi
tozzi
di
pane
bianco
che
ho
dato
al
recluso
che
ci
porta
il
barile
dell
acqua
.
Come
sarebbero
buoni
,
adesso
!
In
un
reclusorio
non
mi
aspetto
il
pane
di
fantasia
.
Ma
certamente
mi
aspetterei
un
pane
migliore
di
questo
.
I
cavalli
ne
mangiano
del
più
buono
.
Le
nostre
sono
pagnotte
di
mollica
ammassicciata
.
Non
è
la
mollica
pastosa
,
duttile
,
allungabile
,
come
quella
del
pane
dei
signori
.
È
una
mollica
friabile
,
di
un
colore
brunastro
e
di
un
sapore
sciapito
.
«
Ho
sempre
sentito
dire
che
la
crosta
solida
è
un
indizio
della
bontà
del
pane
.
Dev
essere
abbondante
,
fitta
,
resistente
,
cotta
bene
.
Questa
è
molle
,
sottile
,
che
si
stacca
senza
fatica
,
che
ritiene
la
ditata
non
appena
la
premete
leggermente
.
Ha
un
colore
tra
il
rosso
-
bruno
e
il
giallo
-
dorato
.
«
Fanno
sul
serio
.
È
cessata
anche
la
pulizia
domestica
.
Prima
ci
facevano
scopare
la
camerata
e
lavare
la
gamella
dai
galeotti
.
Adesso
ci
si
è
detto
che
la
cuccagna
è
finita
.
Benissimo
.
Non
marciremo
neanche
per
questo
.
Il
male
è
che
con
la
minestra
condita
d
olio
la
latta
rimane
unta
.
Senza
acqua
calda
ci
ungiamo
come
guatteri
e
ce
le
laviamo
male
.
Ciascuno
di
noi
si
è
scelta
la
giornata
di
pulizia
.
Lunedì
Lazzari
,
martedì
Federici
,
mercoledì
Valera
,
giovedì
Chiesi
,
venerdì
Ghiglione
,
sabato
don
Davide
,
domenica
Suzzani
.
È
un
movimento
igienico
.
Si
puliscono
e
si
mettono
a
posto
i
tavoli
e
si
scopa
due
volte
il
giorno
.
I
più
volonterosi
e
i
più
abili
sono
indubbiamente
Lazzari
e
Federici
.
Entrambi
scopano
adagio
,
passano
l
arnese
sotto
le
brande
,
si
fermano
a
far
uscire
i
crostini
dalle
connessure
tra
mattone
e
mattone
e
tra
pietra
e
pietra
e
si
tirano
a
dietro
il
materiale
fino
in
fondo
,
senza
lasciare
per
la
via
polvere
o
briciole
.
Scopa
bene
anche
don
Davide
,
ma
non
con
la
diligenza
degli
altri
due
.
Se
al
sabato
si
dimentica
del
suo
turno
,
il
Chiesi
gli
grida
subito
alle
spalle
:
«
-
Non
più
privilegi
e
non
più
privilegiati
!
«
Il
Ghiglione
,
campagnolo
,
scopa
male
,
lo
fa
di
mala
voglia
e
pulisce
i
tavoli
come
un
uomo
che
si
senta
umiliato
.
«
La
direzione
di
qualunque
casa
penale
vende
ogni
mese
la
Rivista
di
discipline
carcerarie
,
diretta
dal
Beltrani
-
Scalia
,
direttore
delle
carceri
(
ora
,
come
si
sa
,
ha
preso
il
suo
posto
il
Canevelli
)
.
lo
scopo
della
rivista
è
pio
.
È
di
assistere
con
delle
sottoscrizioni
i
figliuoli
derelitti
dei
condannati
.
Una
cosa
la
quale
vi
suggerisce
che
la
società
punisce
più
i
figli
che
i
genitori
.
Perché
mette
sotto
chiave
i
secondi
e
lascia
sulla
strada
i
primi
.
«
Le
ultime
pagine
sono
occupate
dal
movimento
dei
liberati
dagli
stabilimenti
penali
durante
il
mese
.
In
agosto
hanno
lasciato
uscire
54
uomini
e
6
donne
per
grazia
sovrana
,
299
uomini
e
12
donne
per
indulto
e
31
maschi
e
2
femmine
condizionalmente
.
«
La
tabella
dei
liberati
condizionalmente
prova
che
l
Italia
è
più
crudele
d
ogni
altra
nazione
.
L
Inghilterra
,
punto
tenera
pei
suoi
delinquenti
,
dà
loro
modo
,
colla
buona
condotta
e
col
lavoro
persistente
,
di
guadagnarsi
tre
mesi
su
ogni
anno
.
Conquistandosi
il
numero
fisso
di
marchette
,
il
condannato
,
poniamo
,
a
sei
anni
,
è
sicuro
di
non
rimanere
in
carcere
che
quattro
anni
e
mezzo
.
Il
nostro
sistema
non
assicura
nulla
al
condannato
e
premia
la
condotta
incensurata
con
una
lesineria
che
fa
piangere
.
Deduce
,
su
per
giù
,
da
un
anno
a
un
anno
e
mezzo
per
ogni
dieci
anni
di
galera
!
«
Ne
scelgo
uno
.
N.A.
,
di
Napoli
,
contadino
,
condannato
a
dodici
anni
,
è
uscito
a
37
anni
,
dopo
avere
scontato
una
pena
di
undici
anni
ed
un
mese
!
«
Nella
stessa
tabella
si
nota
che
la
donna
subisce
gli
stessi
rigori
.
A.L.
,
di
Palermo
,
entrata
nella
casa
di
pena
a
38
anni
,
con
una
condanna
di
vent
anni
per
omicidio
,
è
uscita
dopo
una
pena
di
diciotto
di
lavori
forzati
.
Che
tigri
!
«
Aggiungo
che
la
liberazione
dei
condannati
non
dovrebbe
mai
essere
lasciata
all
arbitrio
del
direttore
-
il
quale
è
,
novantanove
volte
su
cento
,
parziale
e
crudele
.
«
Non
so
se
dipende
dalla
dieta
.
Ma
con
una
dieta
scellerata
e
insufficiente
ho
perduto
persino
la
voglia
di
leggere
.
In
un
mese
non
sono
riuscito
a
rileggere
il
primo
volume
dei
dieci
anni
di
Louis
Blanc
.
Sbadiglio
spesso
,
e
spesso
,
dopo
una
specie
di
torsione
alla
regione
epigastrica
,
mi
istupidisco
in
un
sopore
che
mi
spaventa
.
I
miei
amici
di
camerata
mi
dicono
che
mangio
troppo
poco
e
che
butto
via
troppo
sovente
la
minestra
.
Non
so
che
farci
.
È
una
minestra
che
mi
ripugna
e
che
non
so
ingoiare
né
asciutta
né
col
brodo
.
Ci
sono
dei
cani
liberi
che
la
lascerebbero
nella
scodella
.
Ho
notato
una
certa
sonnolenza
anche
negli
altri
.
Più
di
una
volta
ho
veduto
Federici
fermarsi
sulla
pagina
,
coi
gomiti
sul
tavolo
e
la
faccia
nelle
palme
.
Alle
undici
antimeridiane
d
ieri
ho
sorpreso
don
Davide
che
dormigliava
sul
breviario
.
Anche
Lazzari
subisce
la
stessa
legge
di
prostrazione
.
Rimane
assopito
per
delle
ore
.
Forse
è
perché
egli
legge
troppo
di
notte
.
In
Chiesi
ho
notato
che
la
sua
respirazione
notturna
è
diventata
più
rantolosa
.
«
Ci
hanno
portato
di
sopra
delle
lettere
piene
di
cancellature
.
A
noi
che
abbiamo
il
limone
per
disseppellire
le
parole
dai
neracci
del
direttore
,
importa
poco
.
Ma
mi
piacerebbe
che
qualcuno
mi
rivelasse
l
utilità
di
queste
soppressioni
di
parole
.
Una
volta
che
siamo
condannati
,
che
cosa
deve
importare
a
voi
che
qualcuno
ci
faccia
sapere
un
breve
minuto
della
vita
del
mondo
dal
quale
siamo
stati
espulsi
con
tanta
violenza
?
È
una
cretineria
da
mettersi
con
le
altre
che
si
commettono
in
questi
luoghi
.
«
Il
mio
amico
Mario
Borsa
,
corrispondente
londinese
del
Secolo
,
mi
manda
una
rivista
mensile
per
tenermi
al
corrente
dei
grandi
fatti
europei
.
Una
rivista
estera
non
può
impensierire
alcuno
.
Qui
impensierisce
.
Il
direttore
mi
ha
fatto
chiamare
in
direzione
per
dirmi
che
non
poteva
darmela
perché
ci
sono
in
essa
articoli
che
si
occupano
di
cose
che
non
devo
sapere
!
Suppongo
per
un
minuto
che
vi
sia
qualche
narrazione
sui
fatti
di
maggio
.
Nossignore
,
me
la
nega
perché
vi
è
un
articolo
sulla
guerra
tra
gli
Stati
Uniti
e
la
Spagna
!
Sono
o
non
sono
un
giornalista
?
Una
società
.
che
corregge
e
non
abbia
per
compito
di
mandarmi
fuori
imbecille
,
dovrebbe
procurarmi
,
anche
a
proprie
spese
,
le
riviste
e
di
giornali
che
mi
dovrebbero
tenere
al
corrente
di
tutto
ciò
che
avviene
.
Non
vi
pare
?
Anche
al
Chiesi
hanno
trattenuto
delle
riviste
francesi
per
le
stesse
ragioni
.
Asini
!
«
Piove
.
Quando
piove
,
il
condannato
perde
il
diritto
all
aria
e
al
moto
delle
gambe
.
Senza
uscire
dalla
gabbia
si
diventa
di
umore
nero
.
È
una
meraviglia
che
uno
non
s
avventi
sull
altro
.
Ci
si
tiene
nella
camerata
sino
a
quando
il
cielo
si
rasserena
.
E
in
questa
regione
,
quando
incomincia
a
diluviare
,
è
capace
di
tirare
innanzi
senza
interruzione
per
una
settimana
.
Nella
camerata
al
dorso
della
nostra
sembrano
diventati
tanti
leticoni
indiavolati
.
Di
tanto
in
tanto
qualcuno
si
sfoga
gridando
:
aria
!
In
uno
stabilimento
di
tanta
gente
ci
dovrebbe
essere
anche
il
passeggio
coperto
.
Ma
non
ci
si
pensa
.
Perché
il
bestiame
in
galera
può
crepare
senza
inumidire
l
occhio
sociale
.
«
La
visita
del
medico
che
abbiamo
avuta
ieri
l
altro
mi
ha
fatto
un
effetto
strano
.
Mi
parve
un
uomo
incaricato
di
venire
a
vedere
se
avevamo
ancora
delle
giornate
da
vivere
.
Sì
,
o
signori
aguzzini
,
siamo
languidi
più
di
ieri
,
ma
non
siamo
ancora
moribondi
.
Anche
col
vitto
insufficiente
possiamo
vivere
degli
anni
.
«
La
nota
di
ieri
è
stata
un
po
baldanzosa
.
Si
indebolisce
lentamente
e
lentamente
mi
pare
che
si
perda
la
memoria
.
Stamane
,
parlando
degli
affamati
americani
al
polo
Nord
,
non
ho
saputo
rammentarmi
il
nome
del
generale
che
venne
trovato
inconscio
vicino
al
cadavere
di
un
nero
che
gli
era
stato
fedelissimo
.
E
non
me
lo
ricordo
neppure
adesso
.
Questo
fatto
mi
mette
addosso
del
freddo
.
Credo
che
a
grado
a
grado
ci
avviamo
verso
l
abolizione
della
intelligenza
.
Usciremo
delle
pagine
bianche
.
Non
sapremo
più
neppure
di
essere
stati
in
prigione
!
«
Siamo
calati
tutti
di
peso
.
Il
pancione
di
don
Davide
è
rientrato
di
molto
.
Forse
sarà
l
effetto
della
rasatura
dei
baffi
,
ma
il
naso
di
ciascuno
di
noi
mi
riproduce
il
naso
dell
allampanato
.
Anche
il
Federici
è
dimagrito
.
Parla
poco
e
fa
dei
pisolini
ripetuti
con
pochi
intervalli
.
A
Chiesi
si
sono
formate
le
scodellette
sotto
gli
occhi
.
Il
naso
di
Ghiglione
pare
il
becco
adunco
dell
aquila
.
La
faccia
di
Suzzani
è
accesa
e
si
è
spiritualizzata
.
Egli
mi
ha
detto
che
si
sente
di
tanto
in
tanto
dei
dolori
dietro
l
orecchio
destro
.
Noto
tutto
senza
spiegare
nulla
.
Lazzari
ha
avuto
degli
stringimenti
pilorici
.
Dorme
poco
,
e
durante
il
sonno
parla
con
delle
interiezioni
di
dolore
.
«
A
me
non
passa
più
nulla
.
Federici
mi
ha
dato
un
cucchiaio
della
sua
magnesia
effervescente
.
Per
una
concessione
speciale
egli
può
tenersene
un
vaso
e
farselo
riempire
quando
è
vuoto
.
Se
ne
prende
una
cucchiaiata
ogni
mattina
in
due
dita
d
acqua
.
Mi
ha
fatto
bene
.
Ho
potuto
trangugiare
la
gamella
di
pasta
senza
gli
impeti
di
repulsione
.
Sento
che
mi
ritornano
le
forze
.
Leggo
e
più
rapidamente
.
Ieri
ero
proprio
in
uno
stato
compassionevole
.
Ho
dovuto
domandare
il
permesso
di
adagiarmi
sulla
branda
.
Mi
sentivo
vicino
al
deliquio
.
Sdraiato
,
ebbi
degli
assopimenti
leggeri
.
Mi
pareva
di
essere
in
decomposizione
.
Rimasi
più
di
tre
ore
col
dorso
completamente
abbandonato
allo
stramazzo
.
Non
sentivo
più
che
il
languore
delle
braccia
ed
un
certo
calore
insolito
alle
tempia
.
«
Il
grido
che
si
muore
di
fame
è
nell
aria
.
-
Tutte
le
camerate
ci
fanno
chiedere
dei
bocconi
di
pane
.
Noi
,
che
soffriamo
un
po
tutti
di
inedia
,
mandiamo
gli
avanzi
delle
nostre
pagnotte
ai
35
minorenni
della
camerata
quasi
in
faccia
alla
nostra
.
Tra
loro
sono
pochissimi
quelli
che
possono
spendere
per
il
sopravitto
.
Devono
essere
tutti
poveri
o
figli
di
poveri
.
Don
Davide
,
che
ha
tra
loro
il
suo
chierico
,
va
a
dir
messa
spesso
collo
schianto
del
cuore
.
Gli
rincresce
di
non
avere
sempre
un
boccone
di
pane
da
dargli
.
Quel
ragazzo
patisce
la
fame
sotto
la
sorveglianza
governativa
!
Se
fossi
direttore
dello
stabilimento
butterei
via
lo
stipendio
.
Non
saprei
mangiare
coi
piedi
sotto
la
tavola
senza
pensare
al
battaglione
di
affamati
sotto
la
mia
custodia
.
Il
grido
dei
minorenni
mi
sospenderebbe
il
boccone
in
gola
.
«
Stanotte
sono
stato
svegliato
da
un
grido
acuto
di
qualcuno
che
stava
male
nella
camerata
al
dorso
della
nostra
.
Non
ci
ha
lasciato
più
dormire
.
Aveva
il
rantolo
bronchiale
ed
emetteva
gemiti
che
si
ripetevano
anche
dopo
che
la
guardia
gli
vociava
dalla
spia
:
«
-
Fate
silenzio
,
che
domani
andrete
dal
medico
!
«
Un
compagno
deve
averlo
soccorso
con
una
goccia
d
acqua
.
Ho
sentito
i
suoi
piedi
nudi
che
correvano
da
una
parte
all
altra
.
«
Come
deve
essere
triste
morire
in
questo
luogo
!
«
La
luce
misurata
dai
cassoni
alle
finestre
finisce
per
indebolirci
la
vista
.
A
me
si
è
dilatata
la
pupilla
e
Lazzari
si
lamenta
di
non
avere
un
paio
d
occhiali
.
L
indebolimento
gli
ha
come
paralizzato
i
nervi
ottici
.
«
Alla
domenica
c
è
sempre
speranza
di
rifarsi
lo
stomaco
con
una
gamella
di
brodo
e
250
grammi
di
carne
.
È
sovente
una
grande
disillusione
.
Più
di
una