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Miscellanea ,
POCHE PAROLE PER CAPIRCI ALLA PRIMA . Questo libro non è per gli strategici e molto meno pei letterati ; un cruscante , leggendolo , avrebbe di che arricciare il naso moltissime volte ; un soldato di quelli che vanno per la maggiore , giurerebbe che lo scrivente sa di arte di guerra , quanto sa d ' ortografia un ' analfabeta ; nè io dicerto vorrei sfegatarmi per far cambiar loro opinione ; io non l ' ho mai pretesa a linguista ed ho una vecchia ruggine con chi si arrovella , per studiare il sistema di ammazzare più gente che può . I miei non sono che appunti ; appunti presi al chiaro di luna , nel silenzio degli avamposti o nel cicaleggio giocondo e spigliato della caserma ; tra il fischiar delle palle e le canzoni entusiastiche , tra una bestemmia e una lacrima , in mezzo alla baldoria e ai cadaveri , ai generosi proponimenti e alle continue disillusioni , nasce spontanea in chiunque abbia del cuore , una filosofia che l ' arcigno e pettoruto pedante non crederebbe possibile in una vita scapigliata , chiassona , piena d ' emozioni , ma sempre senza pensieri , quale è la vita del campo . E di tali riflessioni , ispirate dai fatti ora tristi , ora gloriosi , di cui fummo gran parte , può essere che qua e là se ne trovino anche in questi appunti , che raffazzonati alla meglio , ora ardisco di offrire ai miei buoni lettori , persuaso che , se non avranno altro merito , avranno certamente quello di essere dettati dalla verità , mai da rancore o da invidia . Se arrivato all ' ultima pagina , qualcuno che avrà avuto l ' eroismo di seguirmi fin là , volgerà un pensiero pietoso ai poveri martiri , che ignorati si giacciono nell ' estese pianure sotto Fontaine e Talant e resterà persuaso che i pochi , i quali per la causa più santa che si sia dibattuta in questi ultimi tempi lasciarono interessi e famiglia , quantunque disconosciuti e non aiutati da chi aveva il dovere di aiutarli , hanno fatto tutto quello che umanamente era loro possibile per far trionfare la idea , battendosi da prodi , e non mostrandosi indegni di quella camicia rossa , che da gente abietta e codarda si voleva condannare al Bargello , io sarò più che contento , io potrò dire che il mio povero libro ha raggiunto il suo scopo . CAPITOLO I . - Bada bene che domani ti aspettiamo a Livorno . - Non ne dubitate ... Brucio anche io dal desiderio di lasciar queste lastre . - Allora siamo intesi ? - Intesisissimi . - A domani dunque ! ... E tutti , e tre ci stringemmo vicendevolmente la mano , e si stava per congedarci , quando tutto a un tratto un prolungato mormorio ci giunge all ' orecchio : è un accorrere di gente , uno spalancarsi improvviso di finestre e di usciali di botteghe vicine , un domandare e un rispondere , un incomposto gridìo di ragazzi , un esclamare di donne , continuo e in tuono di spavento . - Che ci sia la rivoluzione ? - Domandò un mio compagno che da circa quindici giorni non sognava che sangue e trambusti . Senza rispondere alla strana supposizione , mossi dalla curiosità escimmo tutti dalla bottega di caffè , nella quale eravamo seduti . Qual magnifico spettacolo non ci si offerse alla vista ! Era terminato di piovere ed il cielo era tutto rosso , infuocato , quasichè fosse avolto in un lenzuolo d ' amianto ; i popolani , tutti a bocca spalancata tenevano la testa all ' insù , e distornavano gli sguardi dall ' alto , solamente por occhieggiarsi tra loro , lambiccando il cervello e arrapinandosi , per spiegare il fenomeno , che per la prima volta vedevano , e di cui non erano mai giunti a farsi un ' idea . I lettori si rammenteranno dell ' Aurora boreale che apparve ai venticinque dell ' ottobre decorso ; la sera appunto del venticinque d ' ottobre era l ' ultima che , a nostro giudizio , dovevamo passare in Firenze . - Anche il cielo si tinge di rosso - Gridò il solito compagno , provocando un ' occhiataccia dal padron di bottega , il quale dacché aveva raggruzzolato la miseria di un mezzo milione si era buttato , anima e corpo , nella categoria dei ben pensanti - Allegri ragazzi - Continuò collo stesso tuono di voce lo scapato - Gli augurii , non potrebbero essere migliori ... Evviva il rosso ! - Evviva ! - Rispondemmo noi tutti , contenti come pasque per la nuova distrazione che ci dava quel caso inopinato e maraviglioso che faceva inorridire dallo spavento il superstizioso fellak e la donnicciola dei nostri camaldoli ; due selvaggi in questo secolo in cui non si fa che ragionare di civiltà . Dopo pochi minuti , lasciai i miei compagni , e prima di ridurmi a casa , ebbi vaghezza di vedere , forse per l ' ultima volta , il lungarno . Era deserto ! Non sto a ripetere tutti i pensieri che , ispirati dalla solitudine , si accavallavano e si cozzavano nel mio cervello in ebollizione : finalmente si poteva partire , e partire per la Repubblica ... finalmente era venuto il momento di far vedere ai nostri nemici che non si era buoni soltanto a declamare per i caffè e per le bettole , finalmente si realizzava quel sogno che da tanto tempo vagheggiavamo nel più segreto dei nostri pensieri . E dire che i pezzi grossi della democrazia , tutti , come un sol uomo ci avevano sconsigliato . Ma che vogliono dunque - ripeteva tra me - questi vecchi che coi loro scritti , colle loro opere sono stati i primi a farci amar la repubblica ? - Lasciar solo là , tra un popolo straniero , Garibaldi e farci sfuggire una sì bella occasione .... Ma che vogliono dunque costoro ? .... Alla fine soccorrendo la Francia , noi non adempiamo che al nostro dovere ; si soccorre la nostra sorella maggiore , la patria delle grandi iniziative , quella che ci ha istruito colle sue opere , che ci ha dato sollazzo coi suoi romanzi , che ha fatto le spese dei nostri teatri , che dal campo sereno e grandioso della scienza a quello frivolo della moda ci ha dato ogni cosa ; se ci è di mezzo quel maledetto affare di Montana , che colpa ce ne ha la Francia , che colpa ce ne hanno i discendenti di Voltaire e di Danton , i figli di quella Nazione che ha proclamato per prima in faccia all ' attonito mondo i diritti dell ' uomo ? .... Oh ! la sarebbe bella , se i nostri soldati fossero mandati in China o in qualunque parte del mondo , a puntellare un monarca imbecille e codardo , oh ! la sarebbe bella , che se ne avesse a fare un carico a noi ! ... Eppoi andare contro un re per la grazia di Dio , noi che non crediamo in Dio e non abbiamo i re nelle nostre simpatie ; aiutare un governo che ha i palloni volanti per posta e per soldato chiunque è buono di portare un fucile ; utilizzare a prò di causa santissima una vita noiosa e disutile , traversare il Mediterraneo , veder città e paesi che tante volte abbiamo sentito nominare nei libri , e che tante volte abbiamo desiderato vedere , riabbracciare i vecchi compagni con cui in altro tempo si è diviso i pericoli e l ' emozioni delle battaglie ; inebriarsi di nuovo tra la polvere , il fumo e l ' assordante rumore dei combatimenti ; e udire le grida dei prodi , che si lanciano , come un sol ' uomo , alla carica e unirsi a loro e vederli ... vederli da vicino i terribili soldati che fan tremare l ' Europa , misurarsi con essi , picchiarsi , vincere , morire forse anche pel nostro ideale .... Oh ! le care fantasie che mi carezzavano l ' immaginazione , sotto quel Cielo di fiamme , sul quale proprio davanti ai miei occhi staccava superbamente modesto , il tempio monumentale di san Miniato - Anche là sono morti dei repubblicani - Io dissi con compiacenza a me stesso - anche là fu combattuta l ' aspra tenzone che da tanto tempo agita l ' umanità ... Essi son morti , ma vivono eterni nella memoria del popolo . Oh ! toccasse a noi la lor sorte ! Insomma d ' idea in idea , di fantasticaggine in fantasticaggine , chi sa dove sarei andato a cascare , se , più macchinalmente che altro , non mi fossi ritrovato sulla piazzetta , dove era la mia abitazione - Eccolo - Gridò una voce ben nota , appena spuntai dall ' angolo della via . - Eccolo ! - Ripresero altre voci ; I miei due amici , a cui se ne erano aggiunti altri due , avevan fatto un capannello davanti al mio uscio e mi avvidi alla prima che mi aspettavano . - Abbiamo creduto bene di venir tutti da te ; così domani saremo sicuri di svegliarci e non recheremo disturbo ai nostri padroni di casa ... - Lo recherete al mio - Interruppi .... - Non importa ; già ora siamo liberi ; abbasso i padroni ... - Specialmente quelli di casa , che se si tarda a pagarli , diventano peggio di jene . - Su .. su ; gridarono tutti . - Su ! - Gridai anche io , facendo di necessità virtù ; che oramai o girellare tutta la notte , o portare in casa mia quell ' indiavolati . S ' immagini il lettore , che cosa divenisse in pochi minuti quella camera ; tutti fumavano come cammini , ed io in un cantuccio davo fuoco a certi appunti , coi quali sera per sera confidavo alla carta le impressioni provate durante il corso della giornata . Il mio letto era piccolo per uno solo e in lunghezza non avea niente da invidiare al celebre di Procuste ; cotesta sera ci entrarono in quattro , e non potendo dormire , come è più che naturale , cominciarono a tirarsi spinte e pedate tra loro , facendo un baccano da mettere in sussulto il vicinato : ora uno stivale colpiva negli stinchi qualcuno , provocando certi moccoli da fare arrossire un vetturino ; ora si sentiva un ' urlaccio , che traeva l ' origine da un gentil pizzicotto ; ora un guanciale cadeva , a mo ' di bomba , sul tavolino , rovesciando il calamaio sul tappeto , che , se non era Turco , non era meno diletto al padrone di casa che ci passava davanti intiere mezz ' ore in ammirazione ; ed ad accrescere il diavoleto , risate omeriche , grida incomposte , esclamazioni più o meno frizzanti , ma non certamente autorizzate dal Galateo di Monsignor della Casa . Il più rivoluzionario dei miei amici si avvolse dignitosamente nel lenzuolo , quasichè fosse un peplo ; le forme del futuro difensore della Repubblica Francese non erano greche di certo ; i suoi stinchi potevano benissimo scambiarsi per fusi , e tutto l ' insieme ti dava un ' idea esattissima di un Cristo del Cimabue . - Cantiamo la Marsigliese - Gridò E tutti , con certe voci da birboni , che non le può immaginare all ' infuori di chi l ' abbia sentite , cominciarono il celebre inno di Rouget de l ' Isle : Allons , enfants de la patrie , con quel che segue . - Signori per carità - Urlava con voce più delle nostre stuonata , la padrona di casa dall ' uscio vicino . - Questa è una vera porcheria - Di rimando aggiungeva l ' inquilino della stanza di contro - Quando si ha la sbornia , la si va a digerire in campagna . - A chi la dice briaco ? - Protestava , offeso nella sua dignità , il Romano dal letto . - Misuri i termini . Vociavano gli altri . - Per chi la ci ha preso ? - Bellino lui ! ... Fa il feroce , perché è dietro la porta . - Giù la porta . - Alle barricate ! ... - Alle barricate ! ... Descrivervi la pioggia di proiettili d ' ogni genere che fu scaraventata su quell ' uscio , sarebbe cosa impossibile ; era un turbine di stivaletti , di libri , di guanciali , di spazzole ; il malcapitato se ne andò battendo a più riprese la porta e protestando che andava a far rapporto alla delegazione vicina . - E ora , saranno soddisfatti ! - Esclamò la padrona , sempre dietro le scene . Per nostra buona fortuna il chiarore bianchiccio dell ' alba , si fece vedere tra gli spiragli delle nostre finestre , ed i miei compagni partirono allegri e contenti , dopo averci scambiato la promessa di vedersi tra otto ore in via Grande a Livorno , chè le mie occupazioni esigevano che io mi dovessi trattenere tutta la mattina a Firenze . Andai per dormire , ma avevo fatto i conti senza l ' oste , e questa volta la parte dell ' oste doveva esser sostenuta dalla mia vecchia padrona di casa , la quale mi caricò di rimprocci , mi torturò coi suoi omei , mi seccò colle sue geremiate - Noi si cercava di rovinarla , il nostro non era agire da persone educate . - Io presi pretesto da tutte queste lamentazioni , per restituire la chiave , uscii , senza ascoltare scusa veruna , disbrigate in fretta e furia le mie faccenduole mi avviai , diritto come un fuso , alla stazione , ed aspettando il magico fischio che doveva annunziarmi la partenza dalla moribonda capitale del felicissimo regno degli analfabeti , mi rincantucciai in un vagone . - Era tempo ! - Esclamerà il lettore e non avrà tutti i torti . Ci moviamo : qual felicità ! Eppure credevo di dover provare un po ' più d ' allegrezza : il Cielo era d ' un colore plumbeo e , per quanto tu aguzzassi lo sguardo , non giungevi a vedere un solo strappo che ti facesse sperare il sereno : eppoi , non lo so , partendo non si può fare a meno di risentire una certa malinconia .... son troppe le reminiscenze che vengono a assalirti , tutte di un colpo ; il minimo nonnulla prende le proporzioni delle cose più grandi ; ci si rammenta i più inconcludenti discorsi , si ripensa alle passeggiate gradite , ai geniali convegni , alle conversazioni che eravamo soliti di frequentare ; gli stessi dispiaceri che abbiamo provato ci sembrano meno crudeli ; e nelle nostre fantasie si affollano invece le gentili esibizioni degli amici , gli affettuosi conforti delle nostre belle , i favori che ti fu dato ricevere , frequentando la società ; le vie per le quali eri solito passeggiare le ti sfilano davanti , coi suoi negozi , colle sue gentili passeggiatrici che ti sono divenute familiari , quantunque tu non le abbia mai avvicinate : e davanti ai tuoi occhi che distrattamente si affissano sugli alberi , i quali sembra che friggano indietro impauriti a veder passare la macchina , sfilano ad uno ad uno , quasiché fossero figure di lanterna magica , i volti di tutti coloro che ti conoscono , che tu conosci , o che hai veduto anche soltanto una volta : le occupazioni che poco fa riguardavi come un martirio , ora ti sembrano , care ... E quando tornerò ? ... E se non tornassi più ? .... Quante cose saranno cambiate , nel primo caso .... chi mi compiangerà nel secondo ? ! .. Oh ! In questi momenti si comprende l ' eroismo di chi per una idea può lasciare una madre ! - Livorno - Grida la guardia . - Già .... a Livorno - Pensai tra me e me - Ed io che credeva di essermi mosso da pochi minuti ! Chi avevo avuto per compagni di viaggio ? io non me lo ricordo ; probabilmente mi devono aver preso per matto . Scendo e vado di corsa in via Grande , ove avevo l ' appuntamento a Livorno ; il Consolato Francese doveva darci modo di pervenire sicuramente a Marsiglia ; chè la questura Livornese , diretta dal celebre Bolis stava con tanto d ' occhi sgranati , affinchè nessuno salisse sui vapori francesi , importunando e viaggiatori , e marinari , e facchini di porto , fino a tanto che questi non avessero dati schiarimenti più che lampanti sull ' esser loro , o sulle faccende che li facevano stare sul mare ; anche muniti di biglietto , si correva rischio di esser mandati e con cattivo garbo , di dove si era venuti , e i passaporti non si volevano più concedere ad alcuno . Sicuro che gli amici avessero fatto le pratiche , che ci era stato consigliato di fare , io sentii sollevarmi un gran peso dal cuore , appenachè potei muovere un passo nella città ; rincontrai quasi subito gli altri , ma , ahimè qual delusione ! .... Le loro ridenti fisonomie erano diventate oscure ; nessuno di loro osava indirizzare una parola al compagno , e tutti mi accolsero con quella musoneria con cui i popoli accolgono un re , dopo un manifesto del sindaco , che invita a rimettere anche un tanto di tasca per le spese del ricevimento . - Che ci è di nuovo ? - Domandai con ansia , a quelli che mi avevano fatto un cerchio all ' intorno . - Che ci è di nuovo ? - Proferì con rabbia , il più secco e più bisbetico - Perdio ! .... Vieni al Consolato e vedrai .... E avrebbe a andar benino , davvero ! - Andrà come doveva andare - Soggiunse un ' altro - Quando alla testa ci si vuol metter certa gente .... Quando si vuol proceder sempre con certa maniera .... Già lo dicevo io ... tutte le volte che ci siam fidati dei Francesi si è fatto proprio un bel bollo . - Ma insomma cosa ci è ? ... si parte ? .... - Sì .... per Firenze , o per dir meglio per le Murate ! - Ma .... come ? - Vieni .... vieni con noi e ti si ripete , vedrai . Non intendendo alcuna cosa , ma volendomi per lo meno sincerare su una sventura , che non conoscevo e che ci minacciava , seguii colla coda tra le gambe , i bravi ragazzi . Arrivammo in due salti alla sede del Consolato ; in faccia alla porta una folla innumerevole di popolani chiassava , si agitava , gestiva ; qualcuno , senza far tanti discorsi , si era già messa la camicia rossa sotto la giacchetta ; un andare o venire , un rimescolarsi continuo , un ' accalcarsi intorno a qualche povera vittima che esciva dal portone , un vociar di ragazzi che a capanelli osservavano la scena , e gridavano incessantamente : Viva Garibaldi .... Per una spedizione fatta in tutta segretezza il principio non poteva esser migliore ! - Ma che vi è dunque ? - Domandai a un mio compagno . - Il console non si fa vedere , il cancelliere , nuovo Pilato , dice che se ne lava le mani , e tutta questa gente è rimasta come la celebre statua di Tenete . - E che abbiamo da fare ? - Va tu , che sai alla meglio bestemmiare un po ' di francese , scongiura quella gente a prendere una decisione ; lo vedi meglio di me , qui , se non si schizza tutti in domo Petri è un vero miracolo . Con quale animo andassi , se lo può di leggieri immaginare il lettore ; chi ben comincia è alla metà dell ' opera , dicevano i nostri nonni che non era baggei , e cominciare peggio di noi , credo , sarebbe stata cosa impossibile . Mi feci annunziare al cancelliere , e poco dopo venivo introdotto . Il cancelliere era un bel giovinetto ; aveva una fisonomia distinta ed aristocratica e mi accolse con tutta l ' educazione possibile ; pure sin da bel principio mi avvidi , che la mia presenza gli riusciva incresciosa più di quella di un creditore , e rimasi convinto che la camicia rossa non era di certo una delle simpatie più sentite di quell ' impiegato . Difatti il nuovo governo della Repubblica Francese aveva lasciato al suo posto tutti i vecchi funzionari , i quali in quel bailamme non sapendo a qual Santo votarsi cercavano di restare in bilico , come meglio sapevano , fermi però nella idea di non compromettersi ; mettetete anche un po ' d ' affezzione alla dinastia che aveva loro dato quel posto .... eppoi ditemi se questa trascuraggine del governo repubblicano non ha dicerto influito a che fosse sì scarso il numero degli Italiani , che mossi da un ' idea generosa , hanno pugnato e gloriosamente pugnato sui campi di Francia . - Capisco digià , perché viene . - Mi disse pel primo e facendomi segno di sedere , il cancelliere - Con mio gran rincrescimento : però , sono obbligato di dirle che non possiamo far niente per loro . - Ma se a Firenze ci hanno inviato qui ! .... - A Firenze hanno perduto certamente il cervello .... Le pare , che noi vogliamo suscitare una questione di diritto internazionale .... - Ma anche noi , le ripeto siamo stati spediti direttamente e a colpo , sicuro : di più sappiamo che l ' altra sera partirono altri volontarii , mandati da loro , e si ha diritto d ' andare anche noi . - Per me si figuri le manderei subito - Aggiunse l ' altro con un sorriso ed io credendo immediatamente a quest ' ultimo desiderio di lui che parlava , ma non volendo darmi per vinto , esclamai : Ma è così , che l ' Ambasciata Francese di Firenze mantiene le proprie promesse ? - Noi non abbiamo ricevuto ordini dall ' Ambasciata ... - Ma pure l ' altra sera partirono ... - Non glielo nego , ma sapesse le rimostranze della questura ... - Ebbene : su noi può fidare , noi non la comprometteremo ... ci dia l ' imbarco ... lei vede lo scopo pel quale partiamo ... - Si provvedano dei loro passaporti ... - Se non gli vogliono dare . - Prenda un mio consiglio ... lei mi pare un giovane a modo , torni a casa ... Metz , se non ha capitolato , poco può stare a farlo ... accetti un mio consiglio , glielo ripeto , torni a Firenze . - A Firenze poi no ! .. - È la meglio ! - Mi meraviglio che un Francese .. - Allora faccia lei - secco , secco ed alzandosi , per farmi veder che l ' uggivo , mi proferì il cancelliere . Disanimato , e non volendo attaccare una briga che poteva mandare a voto tutti i nostri disegni , salutai appena il mio consigliere , e gabellandolo per imperialista e anche , peggio , scesi di corsa la scala , e preso a braccetto un mio amico , partii con gli altri dalla piazzetta del Consolato . Andare bisognava andare ; a dispetto del mondo e delle circostanze ; una nuova poesia si aggiungeva a quella immensa che ci aveva sostenuto fino a quel punto ; sfuggire i questurini , farla in barba alle autorità costituite , sfidare un nuovo pericolo , raggiungere il nostro scopo , giusto appunto , quando i pusilli , scoraggiati sarebbero tornati indietro , ... era troppo bella , troppo attraente la prospettiva , per poter stare un sol ' attimo dubbiosi su ciò che dovevamo intraprendere . Io esposi queste idee agli amici , e , godo dire , che queste idee furono accolte con entusiasmo : ma a che parte rivolgersi per ottenere l ' intento ? Quali passi potevamo tentare con sicurezza ? Quale speranze ci sorridevano ? Quali probabilità di successo ? Noi non lo sapevamo , il romanticismo di una avventura , che offriva in se stessa tanti pericoli , ci sorrideva certamente e noi eravamo contenti : contenti come il povero diavolo , abbandonato da tutti che incerto dell ' indomani , si addormenta tranquillamente sull ' erba di un viottolo , sotto un cielo sereno e popolato di stelle , sognando pace , agiatezza , fortuna ... Oh ! l ' idea dì un dovere che si compie , malgrado gli ostacoli che frappongono gli uomini e la sorte , fa piovere in seno una consolazione che intender non la può chi non l ' abbia provata . Andammo all ' Agenzia dei vapori della compagnia Valery , e per quanto scongiurassimo l ' agente , ci fu impossibile ottener da lui , anche pagandolo il doppio , un biglietto di imbarco . Gli ordini della questura erano precisi . - Noi glielo daremmo anche gratis , ci ripetevano quegli impiegati , ma ... Quel ma era tanto eloquente , che noi non aggiungemmo parola . Con un po ' di sconforto nell ' anima , dopo aver girellato a casaccio un ' altra mezz ' ora afiaccolati e cascanti ci butammo sulle panche di un caffè di Via Grande ; un tavoleggiante , giovinetto che avrà avuto appena appena quindici anni , dopo averci ben bene sbirciato , venne da me e chiamommi dapparte . - Lei vuole imbarcarsi per la Francia ? Mi sussurrò a bassissima voce . - Sì - risposi io francamente , chè non potevo credere in sì giovine età nequizia veruna . - Ebbene ... le dò il mezzo d ' imbarco . - Non scherzi ? - Sulla mia parola d ' onore .. Aspetti un momentino e le porto l ' uomo per la quale ! .... . - Bravo , e se farai bene ti prometto una buona mancia . Il giovinetto se ne andò saltellante e fece poco dopo ritornò , accompagnato da un barcaiolo , un pezzo di diavolone , tarchiato e traverso ; che era un piacere a vederlo ; intanto io aveva messo i compagni a parte della peregrina scoperta e , quando questi ultimi videro avvicinarsi quel colosso in giacchetta , gli si fecero incontro con una grazia e con certe fisonomie così gentilmente ridenti , che si poteva credere che non un omaccio , ma la più vaga figlia di Eva fosse entrata in quel mentre nel nostro caffè . - Dunque loro vogliono , andare ? Dandomi una seconda , stretta di mano , cominciò a dirmi il barcaiolo . - Sicuro ! - Rispondemmo noi tutti - Ma vediamo tante difficoltà . - Si fidino di me , che non fo per dire , ma lo può domandare a tutta la piazza sono uno di quei buoni .. si figurino , ho fatte tutte le campagne e anche Aspromonte e Mentana e se non fosse perchè ; perchè ... e questo non è nulla : quello che ho fatto per salvare i compromessi politici ! ... Le son cose che forse non le crederebbero ... Hanno fatto bene a rivolgersi a me , perchè ci è di gran canaglia tra i barchettaioli e .. e .... - E insomma t ' impegni di farci entrare in un bastimento , deludendo la vigilanza delle guardie ? ... - Se me ne impegno .... Faccian conto di esserci sopra ... - Tu potrai contare sulla nostra riconoscenza . - Oh ! io per il partito darei un bicchier del mio sangue . - Dopo ti daremo qualche cosa .... - Oh ! mi contento di un trentino per uno : - Così poco ! - Esclamammo noi , credendo che ragionasse di centesimi : - Sicuro , ... vedono che mi adatto : per lor signori cosa son trenta franchi ? Ammirammo tutti insieme lo spìrito patriottico che ci faceva pagare 150 lire , quello che nella stagione dei bagni si ottiene a dir molto con ottanta centesimi ; pure , strìngemmo la mano al generoso , dicendogli che ci saremmo riveduti più tardi ; poichè eravamo decisi , con nostro gran sacrifizio , ad appigliarci a quest ' ultimo partito , se gli altri ci fossero falliti . - Ci movemmo dal caffè , e vedemmo un insolito brulichìo in quella contrada , sempre brulicante di popolo : che è , che non è ? ... Hanno arrestato un maggiore Garibaldino : la questura si era avveduta , e non ci voleva una gran fatica , che molti giovanotti volevano partire per la Francia e cominciava a allungar le sue grinfe . Lo sconforto cominciava a impossessarsi anche di noi . - Ettore - Sento gridarmi vicino . Mi voltai e vidi il Colonnello Perelli . - Dunque si parte ? Gli domandai immediatamente . - Parli a bassa voce ... chè io son tenuto d ' occhio , guardi , ecco subito due musi proibiti che ci osservano ... - Ma dunque ? - Dunque venga stasera , alla Locanda della Luna . - Ma ci è speranza ? - Credo che ci sia sicurezza ... A rivederci - A rivederci a stasera .. - Allegri amici , dissi subito appena ebbi lasciato il mio interlocutore - Allegri amici , le speranze non che diminuire , prendono tutte le probalità di un vicino successo .. Andiamo a mangiare all ' Ardenza . Senza rispondere alle mille domande colle quali mi oppressero gli altri , che tutti di certo conoscevano il colonnello , accesi un sigaro , e strascinai i reluttanti all ' Ardenza . CAPITOLO II Il sole , avvolgendosi in un lenzuolo di porpora , si era coricato dietro le ultime linee del tranquillissimo mare ; non la più piccola nube nel cielo , non il più leggiero maroso in quella superficie azzurra , e dolcemente increspata dal venticello della sera che ci carezzava la faccia : l ' isola della Gorgona appariva modestamente su quel sereno Orizzonte , nel quale cominciava qua e là a apparir qualche stella , tutto ispirava una calma e una pace divina ; il creato ti sembrava quasi un ' arpa sterminata , da cui si elevasse un canto grandioso : il canto dell ' accordo e dell ' armonia delle sfere . Era insomma l ' ora che la giovinetta , la quale non ha ancora fatto all ' amore , prova desiderio di piangere , senza farsene una ragione e contempla malinconicamente il fiorellino che sboccia e la foglia che cade , e risponde con meno affetto agli amplessi materni , chè il cuore in quel momento vuole qualchecosa di più di quello che ha avuto fin qui ; era l ' ora in cui il perduto , l ' irreconciliabile , quello che non ha niente da perdere , rianda tutte le opere buone che ha fatto , si sente superbo di trovare nella sua vita più pagine onorevoli che tristi , ripensa a coloro che languono , non invidia quelli che godono , e affissando gli sguardi alla nuvoletta diafana che va sfumandosi nell ' azzurro padiglione dei cieli , finisce col dire a se stesso : sien pur gli uomini dappoco e malvagii , io ho in me un patrimonio d ' affetto che mi rende contento ; il borghese a quest ' ora sorbisce sibariticamente una buona tazza di Moka per digerire il pranzo . Esatto più di un ' impiegato il giorno della riscossione della paga , lasciai la trattoria e mi avviai , pian pianino , in via Grande esaminando distrattamente il bello spettacolo che mi si offriva davanti e le nuvolette grigiastre che mi uscivano di bocca a causa del sigaro . Arrivai alla Locanda della Luna , e dopo essermi fatto annunziare dal cameriere , passai in un salotto , dove , intorno ad un tavolino nel quale erano varie bottiglie stappate se ne stavano a chiacchiera tre o quattro individui che formavano una specie di stato Maggiore del Colonnello Perelli . Con mia gran meraviglia vidi tra loro una giovine donna . Il Colonnello era più brusco del solito e , appena mi vide , si affrettò a parlarmi in tal modo : Anche lei vorrà sapere qualche cosa .. me lo immagino .. ma per ora , purtroppo , siamo sempre alle solite : vede , qui siamo in un piccolo consiglio di famiglia e cerchiamo .... - Se fossi un uomo io ! .. Saltò a dire la giovine donna , la quale era la moglie di quel Gagliano , arrestato poco tempo avanti ed ora nascosto in casa , perché tenuto d ' occhio dalla questura e deciso a partire , con noi . - Se foste un uomo voi ! - Borbottò il Colonnello , - quando non ci son mezzi ... - Garibaldi , quando ha voluto , è riuscito . - Se si andasse avanti colle chiacchiere ! .... - Eppoi tutti questi giovani che sono qua ? - Li ho fatti partire io ... forse ? - Non dico questo : ma è un fatto che non hanno avuto che cinque lire : quattro e novantacinque ne hanno spese pel viaggio e cominciano a far chiasso , perché non si sono anche sdigiunati e qua non conoscon nessuno ... Quello che sentivo era Vangelo ! ... se certi comitati avessero agito un poco più sul serio , non si avrebbe avuto a deplorare tanti scangei , certa gente non avrebbe gongolato e nell ' armata dei Vosgi avremmo avuto più soldati e più buoni . - E dunque , cosa facciamo ? - Ripeterono tutti guardandosi . A tale interrogazione mi cascaron le braccia ; anche qui dunque non si sapeva a qual gancio attaccarsi , anche qui si passava il tempo , cullandosi tra le illusioni e le ipotesi , come nel nostro modesto cerchio di amici . Dopo essere stati un poco in silenzio , entrò quasi di corsa , nella stanza un tale che già si era accomodato a fare da ordinanza al Colonnello ; proferì sommessamente alcune parole al padrone : questi ci parve soddisfatto ed infatti poco dopo con tuono brioso ci disse : Signori , domani arriva il Var , chi è buono di salirci , va in Francia .. Confido nella vostra accortezza e nel vostro coraggio ... Io tento di salire pel primo ... A domani ! Non dormimmo in tutta la notte e appena fu giorno , andammo al porto e prendemmo una barca . Un forte libeccio aveva cominciato a soffiare ; il mare era agitatissimo ed i cavalloni sbalzavano di qua di là , di sotto di sopra la nostra barchetta , spruzzandoci più o meno impetuosamente il volto , e procurandoci quel malessere interno che è il primo principio del mal di mare .. - Oggi me li guadagno - Ci diceva il barcaiolo . - E vogliono girar molto tempo ! - Fino a che non arriva il vapore ! - E un casca un cencio ... Se arriverà a mezzogiorno ... O che anche loro vogliono andare in Francia ? ... A me lo possono dire . - Ebbene .. sì .. vogliamo andare in Francia . - Me l ' avevano a dire ! .... Guardino , due barche piene di guardie . - È vero ... e ora cosa si fa ? - Non si sgomentino ... Figureranno di pescare ... Prendano le lenze ! Noi prendemmo questi ordigni e , tramutati lì per lì in pescatori , cominciammo , con una serietà unica , un ' operazione che dentro di noi ci faceva scompisciar dalle risa . Io credo che i pesci fossero i primi a canzonarci ; e ' si vedevano guizzare a fior d ' acqua , proprio vicini ali ' esca fatale , poi , facevan cilecca e ci lasciavano con un palmo di naso . Non so quanto durasse questo divertimento ; mi rammento però che ci venne un ' appetito diabolico ; il nostro Caronte , da uomo saggio , capì per aria l ' antifona e ci condusse a dei vicini barconi , dove per lo più mangiano i marinari e i facchini del porto . Uno stoccafisso , rifatto colle cipolle , ci sembrò più gustoso di un manicaretto , apprestato da Tomson ; ci bevemmo due fiaschi di vino , e ci sentimmo raddoppiati in coraggio e in costanza . Intanto il libeccio seguitava a infuriare ; il mare era divenuto addirittura cattivo ; si troncavano gli alberi delle piccole navi vicine , si vedeva volare dei cappelli , che appartenevano agli imprudenti che troppo si erano accostati all ' infido elemento ... la cosa cominciava ad essere non troppo graziosa ; in quell ' aspettativa i minuti ci sembravano ore ; non avevamo alcuna notizia dei moltissimi nostri compagni e non il più piccolo indizio ci faceva sperare che si avvicinasse il tanto desiderato bastimento . Ecco una striscia di fumo ! ... Un oggetto nero , che ingrandisce a vista d ' occhi si approssima .. è il Var , si grida tutti con un urlo di contentezza che si sprigiona dalle più intime viscere , è il Var , il momento supremo è venuto , coraggio ! Il battello si accosta ad un brigantino , che ha bandiera Greca ; in un fiat è circondato dalle guardie . Cominciano le difficoltà , noi siamo decisi a superarle . - Se non li metto sù , che Santa Lucia benedetta mi faccia perder la vista degli occhi ! - Grida il barcaiolo , diventato entusiasta dopo l ' ultimo fiasco . Si traversò arditamente la fila dei bastimenti , e , allorché , fummo vicini alle guardie , ci sdraiammo nel fondo del nostro piccolo schifo , l ' uno sull ' altro , proprio alla maniera dei fichi secchi ; poi , scongiurato il pericolo , si girò dietro ad una tartana che combaciava perfettamente col brigantino : i questurini che non sono mai stati ritenuti per aquile d ' intelligenza , non avevan posto attenzione alla manovra e si poteva cominciare a credere che la nostra intrapresa cominciasse ad avere molte probabilità di sicuro successo . - Ed ora , come si sale ? - Domandai io , molto imbarazzato nel non vedere alcuna fune . - Si va per la catena dell ' ancora - Aggiunse immediatamente e con tuono esaltato lo Stefani , il compagno più secco e più susurrone tra tutti coloro che erano venuti con noi da Firenze . La proposizione fu accettata di subito ed io che non ho mai brillato per la mia sveltezza e molto meno per le mie movenze ginnastiche , mi aggrappai alla catena di ferro e a forza di urti e di spinte arrivai ad andar ruzzoloni e facendo un gran tonfo sul cassero della tartana : riavuto appena dal colpo mi avvidi che ero molto al disotto del livello dei miei amici , saliti dietro di me ; infatti caduto sopra un monte d ' avena , per quanti sforzi facessi , non giungevo a capo di trarmi d ' impaccio , chè ogni sforzo ad altro non era valevole che a farmi affondare di più . Dopo essere stato ripescato alla meglio dagli altri , saltammo tutti insieme sul brigantino . Pochi passi di più ed i nostri voti erano esauditi : un maledetto cagnaccio comincia a abbaiare e finisce coll ' attaccarsi alle polpe di mio fratello . Si tenta l ' ultimo colpo : il mio fratello lascia al famelico cane un straccio dei suoi pantaloni ... E dire che sperava con questi di far tanta figura , quando sarebbe sceso a Marsiglia ! Il salto riesce , siamo a bordo del Var : i marinari ci accolgono tra le loro braccia , la gioia ci rende frenetici e tutti insieme confondiamo le nostre aspirazioni , le nostre speranze , i nostri voti più cari , al magico grido di viva la repubblica . - Giù , giù - Ci gridarono quei bravi figli del mare , appena che fu terminato quello slancio di esultanza , e ci buttarono a viva forza nella carbonia . S ' immagini un po ' il lettore la nostra situazione , in quell ' atmosfera soffocante , e a quella polvere , che ci ridusse in pochi momenti in uno stato veramente deplorevole ; di più si aggiunga lo spettacolo non troppo gradito che ci si presentava alla vista dall ' unico finestrino , pel quale prendeva aria questa stamberga ; un andare e venire di barche su cui facevano bella mostra di loro tutte le faccie più proibite della Cristianità , e pennacchi di carabinieri e monture di guardie di pubblica sicurezza ... Fortuna che siamo protetti dalla bandiera francese - si diceva tra noi - e qui il Reale Governo Italiano non conta un bel corno . Ogni poco veniva a noi qualcheduno dell ' equipaggio e ci esortava a soffrire con pazienza . L ' equipaggio , composto quasi tutto da originarii della Linguadoca , naturalmente parlava francese ; di qui grande imbroglio nei nostri , i quali per farsi capire francesizzavano l ' italiano , creando una lingua ibrida , bastarda , che ci faceva crepar dalle risa : lingua che si perfezionò in Francia e che ha fatto dire , bene a ragione , ultimamente al Bizzoni , che , se fosse continuata la campagna il mondo avrebbe annoverato un idioma di più ; quello dei volontarii . Da un paio d ' ore si era in quei triboli , quando si vide arrivare il Perelli ; che nell ' ascensione aveva perduto il suo cappello a cilindro ... - Cosa fanno qui loro ? - Ci disse . - Lo vede : siamo nascosti . - Vengano su nelle cabine ... ci siamo tutti noi ... Contenti , come uno che abbia beccato un terno , salimmo . Quale non fu la nostra sorpresa , quando vedemmo quasi tutti i nostri amici ! - O tutte le guardie cosa facevano lì intorno ? ... La . questura ci dava l ' idea di quei mariti baggei che stanno in fazione , difaccia all ' uscio di casa , mentre il cicisbeo della moglie passa dalla finestra . Una gran risata echeggia da un capo all ' altro del ponte ... Che è , che non è ? ... È comparso un individuo : in perfetto costume di Adamo : per risparmiare la spesa del barchettaiolo , oppure per non esporsi al pericolo di perder qualche cosa , come noi tutti , aveva preferito buttarsi a noto nel mare ; Era un bel giovinotto e ci riuscì subito simpatico per lo strano modo con cui a noi si presentava . Povero diavolo ! ... Io lo dovea rivedere , ma col cranio fracassato da una palla prussiana , sulla gran via di Parigi , sotto Talant , e mi rincresce di non sapere il suo nome , perché rammentandolo , forse a lui darebbe un pensiero pietoso qualche anima buona ! Mi conforta però , la persuasione che chiunque lo abbia veduto in quel giorno , non potrà così facilmente obliarlo , e , leggendo queste modeste mie righe , capirà alla prima di chi voglio parlare . - Signori mi rincresce - Venne adirci il capitano - ma per stasera è impossibile la partenza - Il libeccio è tremendo ed io non ho intenzione di mettermi in sicuro pericolo . - Ma noi ... saremo sicuri ? - Domandò uno . - Sulla mia parola d ' uomo onesto , nessuno potrà farsi bello di avere insultato la bandiera francese , qui dove sono io ... se non viene il console a bordo , e se egli pel primo non mi ordina di assistere ad una flagrante violazione del diritto delle genti , i questurini prima di toccare uno solo di loro , dovranno passare sul mio cadavere . - Grazie , capitano - Gridammo noi tutti - Voi siete un vero Francese . - E a che ora si mangia ? - Chiese sbadigliando uno dei nostri , a cui le idee non facevano dimenticare di essere uomo . - Alle cinque .... ci è il pranzo dei viaggiatori .... - Noi veniamo tutti a quello ... non è vero compagni ? - Sì - Risposero gli altri all ' unisono . Io mi azzardai allora di salire : e rincattucciato dietro il parapetto del bastimento , diedi un ' occhiata alla riva vicina : qualche facchino passeggiava distrattamente in su e in giu , nessuno osservava il nostro battello ; tutto a un tratto uno scialle rosso e uno nero , compariscono sulla via ; due donnine dalla taglia svelta e slanciata si appoggiano all ' impalancato che circonda il porto ed affissano i loro occhi sul Var . Chi sieno queste due creature ? - Pensai tra me e me e cominciai a figurarmele bellissime , e mi parvero gli angeli del buon ' augurio che fossero venute li a darci il buon viaggio ; ma poi un altro pensiero mi sopraggiunse : Povere donne ! .. Devono essere di certo parenti , amiche di qualcuno che è insieme con noi , e sfidano questo vento e questa indiavolata stagione , purché loro sia dato vederlo , fosse anche per l ' ultima volta : povere donne ! ... Per noi uomini la gloria , le improvvise e belle emozioni , lo stordimento che ci procurano e i nuovi piaceri e le nuove occupazioni , le gioie dell ' orgoglio soddisfatto , per esse la solitudine , la lontananza delle care persone , la continua ansia di saperle in pericolo . Tornai giù e dopo poco ci movemmo tutti per il pranzo : nel ripassare io vidi i due fantastici scialli . Il trovarci tutti insieme a mangiare sul Var , dopo le belle cose che ci erano accadute , non poteva fare a meno di darci un brio , una parlantina , un ebbrezza , che , chiunque ha in zucca un pò di mitidio , comprenderà perfettamente alla prima . I nostri appetiti erano qualche cosa di classico ed il cameriere di bordo ci guardava con certi occhi stralunati , pensando certamente che , su ogni giorno gli fossero capitati di tali avventori , prudenza avrebbe voluto , che l ' ordinario fosse a dir poco , raddoppiato . Cominciarono i brindisi ; i ricordi più cari s ' intrecciavano coi più generosi propositi : ora uno parlava degli occhi celesti della graziosa biondina che aveva lasciato a Firenze , ora un altro giurava di non aver comprato un revolver perché era sicuro di prenderlo al primo ufficiale prussiano , che gli si fosse presentato davanti e che avrebbe ucciso dicerto . - Evviva , Evviva . Che c ' è ? Entra nella stanza Gagliano ! Un altro fiasco che hanno fatto le guardie ! - Ieri passò da Firenze Ricciotti ; là - dice - troveremo lassù anche lui ! - Evviva Ricciotti - Gridano tutti . - E Menotti , e Garibaldi e tutti i bravi Italiani che ci han preceduto ! . Dopo poco entra Tito Strocchi , giornalista repubblicano e valoroso soldato , che tanto onore si è fatto dappoi . - Ma dunque ci siamo tutti ! - Tutti - Urlano entrando alla lor volta il Rossi e il Piccini . - Anche tu ! - Dicemmo a quest ' ultimo - E come hai fatto stronco , come sei , ad arrampicarti ? - Eh ! Le guardie di finanza son dalla nostra e ci hanno insegnato la strada : Figuratevi che noi siamo passati per la scaletta , proprio , come se si fosse viaggiatori ! - Ma le guardie ci son sempre ? - Se ci sono ! .. E bisogna vederli quei poveri diavoli a questo brezzone ... infilan le pispole , come se si fosse in pieno gennaio ! - Anche voi però ... - Non ve lo neghiamo , il freddo ci è entrato nell ' ossa . - Del cognac del cognac ! ... - E il cameriere ci portò una bottiglia polverosa dì vecchio cognac , che avrebbe messo energia anche a un deputato del terzo partito . E qui bevi ; bevi in un modo incredibile ; in un momento il tavolo fu pieno di bottiglie e quando andai per distendermi nella mia cabina vedevo tre o quattro colonnelli , una ventina di lumi , e un centinaio di persone , tra le quali apparivano circondati da un ' aureola i due scialli che mi avevano fatta tanta impressione , pochi momenti innanzi . Tale era il mio sonno e , diciamolo pure , l ' alterazione in me prodotta dal vino che quando mi destai , il sole era già alto . Salii a poppa della nave dove trovai il povero Rossi che contemplava astrattamente l ' immensa superficie del mare , divenuto di nuovo tranquillissimo ; tutto era celeste e l ' onde venivano a baciare colla loro spuma bianchiccia , la carena del nostro battello : si sarebbe di momento in momento aspettato che qualche Nereide sbucasse a fior d ' acqua per rammentare ai mortali le dolcezze del buon tempo antico . Il colonello Perelli , da vero vecchio militare , sapendo quanto il tempo è prezioso non se ne stava con le mani in mano ma dava prova di una instancabile attività ; già aveva costituito le squadre , nominandone i capi , già aveva pensato al modo di provvedere il vitto per tutta quella gente ( chè nella nottata il numero dei volontarii era asceso fino a cento ) ed aveva in serbo per tutti buone speranze e conforti . La salle à manger era stata trasformata in ufficio di stato maggiore ed io fui incaricato a compilare il primo ordine del giorno . Cominciavo a scrivere , quando scesero nella stanza l ' agente della compagnia accompagnato dal capitano ; mi domandarono dove si trovasse il Colonnello ed io mi mossi per andarlo a chiamare . Salii immediatamente e trovai il Perelli a tu per tu con una vecchietta , tutta pepe e tutta piangente . - Queste sono infamie e il governo dovrebbe mandarli in galera .... non si strappano così i figliuoli alle povere mamme che hanno fatto tanti sacrifizii per mantenerli . - L ' ho forse chiamato io il suo figliuolo ? borbottava l ' altro stizzito . - Non lo so , ma lo voglio ! - Ebbene , se lo trova , che se lo riprenda ! - Loro me l ' hanno nascosto , ho girato per tutto e non mi è stato possibile di trovarlo , - E allora ? - E allora ? ! allora me l ' hanno a rendere , e mi meraviglio di lei che non è più dell ' erba d ' oggi e che dovrebbe avere un po ' di cuore e un po ' di cervello . - Ma , se il nome del suo figliolo non comparisce nel ruolo ! .... - Quel birbone ne avrà dato uno falso ... - Colonnello , interruppi io , c ' è il capitano e l ' agente che lo desiderano . - Vado .... mi sbrighi lei questa donna . Cercai di persuadere e di consolare alla meglio quella povera madre che mi rispondeva con impertinenze da levare il pelo : feci guardare nei buchi più ascosi della nave , ma non potei rintracciare suo figlio . Allora la donnicciola impallidì e non potendo resistere alla pena e allo stringimento di cuore mi cadde fra le braccia svenuta . Un vecchio che l ' aveva accompagnata in barchetta e che seppi dopo esser marito di lei , saltò infuriato sul ponte facendo un baccano indiavolato , minacciando tutti e bestemmiando peggio di un turco . La mia posizione , se era interessante era anche molto noiosa . I volontarii si erano affollati intorno all ' energumeno e di momento in momento stava per nascere una pubblicità spaventevole . Riavutomi un pochino dalle stupore , fui preso da rabbia indicibile e mi venne voglia perfino di scaraventare in mare l ' incomodo fardello che mi gravava le braccia . - Oh ! andremo in questura ! ... - Proferì il vecchio strascinandosi dietro la moglie che s ' era riavuta e che urlava a squarciagola : birbanti , ladri , assassini , il giusto Dio verrà anche per voi ! Appena rimessi da quella brutta impressione , vedemmo capitare altre due donne . Capimmo , pur troppo , per aria quello che volevano anche loro . Io cominciai a credere di assistere ad una processione di streghe e mi persuasi che il nostro orizzonte cominciava a oscurarsi davvero . Una dell ' ultime venute vide il suo figliolo e noi glielo restituimmo . Ecco un ' altro scandalo ! Il figliolo non voleva andare a nessun costo e si mise a correre come uno spiritato offrendo un gradito spettacolo alle guardie che ci circondavano e che si erano tutte rizzate per goder meglio la scena , urlando ad ogni poco : piglialo piglialo . Non si creda calunnia il contegno che io attribuisco alle guardie : chiunque è stato sul Var può fare ampia testimonianza che esse fino dal bel principio della mattina erano completamente ubriache . A viva forza spingemmo il recalcitrante figliuolo , giù dal battello ; appena però egli si assise nella barchetta che aveva accompagnato sua madre , fu circondato dai carabinieri i quali non curando i pianti , i lamenti , le disperazioni delle disgraziatissima donna , lo condussero verso le carceri . - Si nascondano si nascondano per carità , l ' ha raccomandato anche il signor Colonnello . - Venne a gridarci con voce angosciosa il cameriere di bordo . - Che c ' è dunque ? - C ' è che la polizia vuole acchiapparli ... - È una storiella ! ... - È la verità , se lo assicurino . - Ma il Colonnello ? - È nascosto . - E tutti gli altri ? - Hanno seguito l ' esempio del Capo ... si nascondano anche loro ... o che vorrebbero comprometterci tutti col rimanere in così pochi sul ponte ? Ci guardammo difatti e con nostra sorpresa il brulichìo che ci eravamo abituati a vedere , era scomparso e tutti i nostri compagni , come per incanto , si erano dileguati . Anche noi ci buttammo gattoni verso la carbonaia e poco dopo i miei amici vi erano già scesi : ero per seguitarli , quando sentii bussare dietro la porta della vicina cabina e la voce del Colonnello mi disse : Noi siamo qui , venga anche lei . La porta si schiuse ed io entrai . Eravamo in sette in una stanzuccia dove a mala pena ci si poteva rigirare in tre ! la grotta di Monsummanno era al paragone una cantina in tempo d ' estate ! mai bagno a vapore ha ottenuto l ' efficacia diretta che produceva in noi quell ' ambiente ! i nostri abiti e le nostre camice sembravano inzuppate nell ' acqua : se le autorità costituite avessero saputo i nostri tormenti , benevole come sono verso noi scavezzacolli , scommetto che invece di arrestarci ci avrebbero lasciato diverse ore in quel bagno ; se non altro per avere il gusto di aprire la porta a trovarci in uno stato di liquefazione completa . - Ma cos ' è accaduto , di nuovo ? Domandai a bassa voce . - È accaduto che la questura lasciava liberamente partire noi sette o otto , purché prima le avessimo , consegnato tutti questi bravi ragazzi .... Io ho sdegnosamente rifiutato questa proposta . - Bravissimo ! - E ora ? - Ora credo che sieno andati a riportare la mia risposta al questore . - O guardiamo , se Bolis è tanto birro da violare anche la bandiera francese . - Prima di farlo vorrà pensarci due volte . - E perché ? .. I ciuchi hanno sempre dato pedate ai leoni morenti ... ma per qual causa stiamo nascosti ? - Il capitano è sceso a terra ; se gli rilasciano le patenti , in meno di un ' ora si prenderà il largo . - Speriamolo ... perché qui non siamo di certo in un letto di rose . Passa mezz ' ora , un ' ora e nessuna notizia : si comincia a udir qualche rumore ; poi di sotto la fortezza ci giunge all ' orecchio un sussurro inusitato ; poniamo , l ' occhio al finestrino della cabina : il mare è popolato di barche , e le barche , son popolate d ' angioli custodi in lucerna ; affollatìssima è tutta la spiaggia : sul cassero un calpestìo concitato e in senso diverso , poi reclamazioni a cui si risponde dalla parte del popolo con fischiate non interrotte ; un battere di sciabole , uno sbatacchiare di porte .... pur troppo non vi era più dubbio alcuno , il grande atto si era consumato , e gli eroici campioni del Regio Governo Italiano potevano annoverate una gloria di più tra tutte le altre che li ha resi famosi . Sprangammo la porta ; ci rannicchiammo nelle cucciette e , rattenendo il respiro , facendoci piccini piccini coll ' ansia e la trepidazione nell ' anima , collo sconforto nel cuore , incerti di ciò che ci sarebbe accaduto tra pochi minuti , ma decisi a giocare di tutto , attendevamo di momento in momento di veder saltare la porta . Trascorre un altra mezz ' ora ; si ascolta il rumore dei disgraziati che sono stati avvinghiati pei primi dai falchi del Bolis : si compiangono , ma quale fortuna , se noi potessimo uscir loro dalle unghie ! .. Il vapore è in movimento ... Che si parta davvero ? Non si osa credere a noi stessi , ma alle fine ci si persuade che si va ... Si va , ripetiamo tutti tra noi , e sentiamo tra ciglio e ciglio l ' umor di una lacrima - Ci si ferma di nuovo ! ... - Esclama un nostro compagno , e pur troppo , ci si convinse di subito della triste verità . Una testa comparisce al nostro finestrino ; era la testa di un questurino , che da abile esploratore , si era arrampicato al difuori del bastimento , ed aveva scoperto il nostro nascondiglio . - Signori , non resistano - Ci disse con voce rauca . - Nessuno rispose ; egli se ne andò ... Oh ! avessimo avuto un revolver ! - Lei deve aprirci la porta - Ripeteva intanto sul cassero una vocina melliflua , a cui rispondeva l ' accento ben cognito del capitano : Mi rincresce , ma fu perduta la chiave ... l ' assicuro però che quello è il mio spogliatoio ... - Io ho l ' ordine di perquisire ogni cosa .. si mandi pel magnano del porto . Intanto una tempesta di colpi si sprigionava su quel povero uscio . - È impossibile trovare il magnano - Diceva poco dopo un ' altra voce . - Signori - Gridava allora al buco della nostra serratura quello che poco fa parlava col capitano . - Signori , io li prego a non commettere imprudenze , si arrendano colle buone ; partire è impossibile , non facciano perdere un tempo prezioso al capitano . Che fare ? Qualunque resistenza sarebbe stata inutile e non ci poteva riuscir che dannosa ; ci guardammo in faccia ( che facce ! il condannato che vien trascinato al patibolo ne può dare un ' idea ! ) e con mano tremante il più vicino alla porta tirò la stanghetta . Un ' ooh prolungato e di soddisfazione ci accolse , appena che comparimmo . Dalla scena che si presentò allora ai nostri occhi , un pittore avrebbe potuto prendere argomento per un bellissimo quadro ed un letterato per una magnifica descrizione . Una lunga fila di carabinieri e di questurini occupava tutto il lato del bastimento che era dicontro alla nostra cabina ; più avanti il giudice d ' istruzione colla ciarpa turchina , Bolis raggiante di contentezza , e un nuvolo di delegati e d ' applicati di Pubblica Sicurezza che si davano un moto , un daffare indicibile , e si pavoneggiavano , esponendo al rispettabile pubblico ed all ' inclita guarnigione le fasce tricolori che avevano a tracolla , come segno indiscutibile della loro autorità . Il capitano serio serio rivolgeva delle parole concitatissime al console , che appoggiato ad un tavolino , con una fisonomia di tramontana guardava distrattamente il cancelliere che redigeva il processo verbale . Tra le squarciate nuvole si era fatta strada la luna ; e , pareva , che ci mandasse un compassionevole sguardo ; sulla spiaggia uno scintillio di baionette , sulle quali si ripercoteva il malinconico raggio della poetica face dei cuori sensibili e degli innamorati , ci abbarbagliava la vista e ci rendeva sicuri che molta truppa era sotto l ' armi è che la questura di Livorno non aveva trascurato verun provvedimento perché i pesciolini non le scappassero di rete . Una lunga processione di barche solcava le onde tranquille del mare sulla cui superfice una miriade di atomi luminosi , frequenti più delle stelle del cielo , avrebbe fatto nascer la voglia di intonare un bel canto alla natura , se natura ed uomini non si fossero mostrati , così accanitamente contrarii ad una impresa che tanto avevamo sospirato e che , purtroppo , così miseramente finiva . Le trombe che suonavano la ritirata sui bastioni della vicina fortezza ci suonavano in cuore meste , come il pensiero che manda in queill ' ora il coscritto alla madre , alla casetta paterna , alle occupazioni di un tempo : meste come quella luna , come quei visi lunghi dei nostri compagni che ci passavano davanti colla respettiva accompagnatura , come i popolani che vedendo la loro impotenza a salvarci ci guardavano da riva con occhi stralunati e pregni di lacrime . - Ma Gagliano ... Gagliano dove è ? ... Noi credevamo che fosse tra loro ? ... Esclamò Bolis , dopo averci ben bene sbirciati ; - E perché han fatto resistenza ? Ci domandò con un sorrisetto volpino il giudice d ' Istruzione . - Perché ! ... - Rispondemmo noi tutti a una voce e in tuono di meraviglia .. - Sì ... quando sapranno tutto , chi sa , che non sieno i primi a ringraziarci ... - Ringraziarlo di averci arrestati ? - Sissignori ... Oggi è venuta la notizia della capitolazione di Metz . Quest ' ultima sassata che , così benignamente ci si scagliava nel nostro infortunio , ci fece nascere lì per lì una tal rabbia contro quegli arnesacci di una bottega fallita , che loro volgemmo disdegnosamente le spalle . Già ... è egli possibile che le idee di sacrifizio , di abnegazione , di generosità , possano esser comprese anche alla lontana , da un birro ? - L ' ho , l ' ho preso ! .. - Saltando come un burattino , e fregandosi le mani , strillò con la sua vocina da pettegola il Fassio , avvicinandosi a noi . Questo Fassio e uno dei più famigerati ispettori di Pubblica Sicurezza che si abbia in Italia ; Garibaldino nel 1860 , come succede di tutti gli apostati , ora è diventato la più gran colonna della sbirraglia italiana . - Che qualcuno di noi avesse in tasca una mitragliatrice ? - Pensai tra me e me - O che tra i nostri compagni si sia mescolato sotto mentite spoglie qualche gran malfattore ? ! Difatti l ' aria del Fassio me lo faceva sperare ; Cristoforo Colombo che dal ponte del suo bastimento vede baluginare qualche cosa , che ha sembianza di terra ; Moltke a Sadowa che riceve l ' annunzio dell ' arrivo del corpo d ' armata del bon Fritz , ci possono dare a malapena un ' immagine della beatitudine che provava in quel momento il rinnegato democratico . Dietro di lui si vide arrivare lemme lemme il Gagliano in uno stato tale , che , se ne avessimo avuta la voglia ci avrebbe fatto crepar dalle risa . Nero , per lo meno come uno spazzacamino , stizzito come un giocator di Mako che fa l ' ultima cista , senza azzardarsi nemmeno di farci un saluto , il povero uomo passò a capo basso davanti alle autorità e fu fatto immediatamente scendere in una barchetta , dietro la quale in un ' altra fummo messi io , mio fratello , il Colonello ed un giovinetto , che ancora non conoscevo . - Viva la libertà d ' Italia ! - Si gridava tutti come pazzi per via , ed i carabinieri non ardivano di dirci una sillaba ; anzi dalle loro fisonomie si vedeva chiaramente che avrebbero lasciato quell ' incarico alle guardie di questura , che , tutte impettite , boriose si tenevano dell ' arresto di giovani inermi nello stesso modo che avrebbero fatto , se avessero vinto la battaglia , più aspra che si sia combattuta , dacché mondo è mondo . Giunti vicini alla Sanità , dove vedevamo sbarcare tutti gli altri , un carabiniere mi toccò dolcemente nel braccio e mi accennò un vaporino , la cui camminiera faceva fumo . - Vede quello là ? - Mi disse - Era preparato per loro , qualora avessero preso il largo . Guardai e quello spauracchio mi fece sorridere ; il grande edifizio navale non aveva che due cannoni , uno per parte e di un calibro così modesto , che sembravano , piuttosto giocattoli da bimbi che utensili da guerra . Oh ! ... se si fosse usciti dal posto , se si avesse cominciato a filare ... se erano buoni a acchiapparci con quel trabiccolo , sarei stato contento di perder la testa ! .. La barca si fermò : noi scendemmo . Diedi un ' ultimo sguardo al porto , vidi il cammino del Var che fumava , e il battello che era in movimento ! Oh come in quell ' istante il mio pensiero ricorse alle cabine , dove ci eravamo sdraiati la sera avanti alla medesima ora : oh ! come desiderai che il tempo ritornasse indietro di poche ore soltanto per non essere sicuro della barbara realtà , che ci opprimeva in quel mentre . Moltissima gente si era affollata a due lati della porta che conduceva all ' uffizio della delegazione del porto . Tra questa gente io vidi di nuovo i due scialli ... Ma dunque , non ci abbonderanno più queste donne ? I volontari erano stati ammassati , pigiati in una stanzuccia ; una guardia , con un coraggio da eroe , distribuiva ogni tanto qualche pedata a chi più susurrone e più curioso degli altri si azzardava a rivolgere qualche interrogazione . È un fatto : la polizia degli antichi sovranucci , che i monarchici d ' oggi gabellano per tiranni e per despoti , non hanno mai usato dei modi schifosi che usano i questurini del nostro beatissimo regno : quando uno capita per caso tra le loro mani , può attaccare un voto , se per lo meno non ci lascia una costola , chè questa gente è molto feroce ... quando l ' individuo è in ceppi e puzza un tantino di repubblicano ! ... Chiuder gli occhi sui gallinai , fare il manutengolo ai ladri è permesso , ma lasciare in santa pace un soggetto pericoloso , un uomo che sbraita sempre perchè vuole esser riconosciuto per uomo ... oh ! questo è troppo ! E il paterno governo , simile al giusto Dio che fa cader la grandine e i fulmini sul campo dei peccatori , deve aggravar la mano su coloro che hanno le sfacciataggine di urlare quando tutti dormono : i galantuomini non devono essere svegliati ... lo impedisce anche il regolamento di Pulizia ! Coroniamoci adunque di elleboro , sorbiamo il papavero che giorno per giorno ci ammanniscono i giornali governativi e , dacchè non abbiamo il coraggio di fare , abbiamo almeno il buon senso di darci ad un sonno profondo . Un vecchietto , con li occhiali d ' oro più giù che a metà del naso , rincantucciato in uno sgabbiolo di legno che faceva le veci di scrittoio , via via che si passava ci chiedeva il nostro nome , quello dei nostri parenti , il nostro domicilio e la nostra , professione . - Possono partire - Gridò poco dopo con voce tonante il Bolis , Giove Tonante di quell ' Olimpo di birracchioli e di guardie di tutte le qualità e di tutte le dimensioni . Un applauso prolungato fece eco a queste parole ; i giovinotti credavano di essere liberi ... Poveri grulli ! ... Quale storia ci ha mai fatto sapere che il gatto si lasci scappare il sorcio dalle unghie ? - Avanti ! ... - Urlarono con mala grazia a loro volta le guardie ... - O dove si va ? - Cercò qualcheduno . - Loro non lo devono sapere . A noi , come presi insieme col colonnello , fu fatto il favore di farci passare nella caserma dei carabinieri ; ci si disse , in attesa di ordini superiori ... Intanto gli altri traversavano via Grande , tutta gremita di popolo che li accompagnava con applausi frenetici ; ci volle del buono e del bello per sconsigliare i popolani a non far qualche pazzia , ed essi allora non potendo fare altro , si mostrarono generosissimi con quei poveri diavoli che venivano trasferiti alle carceri ; e fu una pioggia continua di sigari , di pezzi di pane , d ' involti di companatico , e persino di foglietti da mezzo franco e da un franco . Oh ! ... il popolo è generoso , il popolo ha la magnanimità per istinto , e , se si lascia abbindolare dai farabutti , al momento buono , quasi per miracolo , sente spingersi avanti dalla voce del dovere , del progresso , della libertà ; rinnegando le massime false , che gli son volute inoculare nelle scuole governative e nei così detti giornali popolari che vivono sulle spese segrete del ministero , egli al primo indizio di lotta vicina , come un uomo solo corre al suo posto . Oggi protesta con gli urli alle guardie e colle picchiate di mano ai prigionieri , domani muore , santificando il principio democratico , sulle barricate . Perdendo lo vedrete marcire nelle , carceri , e soffrire per le vie , vincendo voi lo vedrete al lavoro ! I carabinieri ci accolsero con tutta la gentilezza immaginabile , ci domandarono , se si aveva bisogno di qualche cosa , e noi che , come uomini , dopo tante ore dì disagio si aveva diritto ad avere appetito , ordinammo del salame , del prosciutto e due fiaschi di vino . Incontrammo in quella stanza lo Strocchi ; anche egli aveva ricevuto lo strano favore di essere trattato un pò meglio del rimanente della spedizione . Chi era stato la causa diretta dell ' invasione del Var ? Io non lo saprei dire . Hanno qualche carattere di verità le accuse che si son palleggiati l ' uno con l ' altro a vicenda diversi individui che facevano parte della nostra mandata ! Io credo di no : credo soltanto che il governo Italiano , il quale ha sempre in serbo un granello d ' incenso per chi trionfa ed è forte , siccome , è uso di tutti i codardi , sìa sempre disposto a tirar sassate da orbi a tutti quelli che per propria disgrazia si trovano a terra ; e così , mentre or non sono pochi anni , per non violare la bandiera Imperiale di Francia si lasciavano tranquillamente a bordo dell ' Authion i fratelli La Gala : in pieno 1870 si aveva il coraggio di buttar giù porte , scassinar serrature e strappare a viva forza dei giovani generosi , che dovevano essere sacri , perché protetti dallo stendardo di una nazione amica , di un governo che si era riconosciuto , ma che versava in pericoli immensi - E dove ci mandano ? - Domandammo al brigadiere dei carabinieri , dopo che avemmo veduto un soldato , latore di un piego , che fu letto attentamente dal capoposto . - Io devo trasmetterli ai Domenicani . - Sicché proprio in prigione ? - Pur troppo ! Un lungo silenzio tenne dietro a queste parole . Creder di andare in Francia e sgusciare diritti come fusi in prigione , era una cosa che non ci si aspettava di certo , e , per quanto tutti , chi più chi meno ci si piccasse di esser filosofi , per quanto dopo l ' arresto questa soluzione fosse l ' unica prevedibile , una tal notizia dettaci lì a bruciapelo , mentre il ritardo ci aveva fatto rinascere in cuore un po ' di speranza , ci mise a tutti un diavolo por capello . - Si facciano coraggio - Ci diceva il brigadiere - Prendano le cose con calma ... tutt ' al più sarà il male di qualche settimana ! Qualche settimana ! - E gli pareva di dir poco al buon ' uomo ! ... Rinunziare alla vita , alle nostre speranze , non goder più di quella libertà , che è prima attributo di ogni essere , ma sia pur per un ' ora , per chi sente qualcosa , è sempre un supplizio . - Entri , entri , ma mi raccomando non faccia scene - Così diceva , introducendo nella stanza la moglie di Gagliano , un carabiniere . - Veramente ! ... - Borbottò alzandosi il brigadiere ... - Lasci correre - Ci affrettammo a proferire noi tutti - nessuno parlerà di questo colloquio . - Ti hanno messo le manette , questi vili , eh ? - E tu non hai avuto cuore di bucar loro la pancia ? - Gettandosi al collo del marito , e frammischiando al suo dire qualche singhiozzo , esclamava l ' arditissima donna . Perdemmo un cinque minuti a persuaderla che non eranvi state manette , ed allora lei , facendoci dei segni , ci fece capire che , se avevamo qualche cosa di compromettente , le si consegnasse : ed in fatti , colto il momento che i carabinieri non ci guardavano , demmo a lei certe lettere , che , se ci fossero state trovate addosso , non ci avrebbero certamente servito di raccomandazione presso quella gente , che si doveva bazzicare fra poco tempo . La presenza di una donna in quell ' ora tristissima , in mezzo ai carabinieri , dopo tutte le emozioni che si era subito durante il corso di quella giornata memorabile ci procurò un sollievo , e uno stringimento di cuore , che non mi provo nemmeno a descrivere ; e quando la ci stese la mano e con voce resa tremula dalla voglia di piangere , ci disse : coraggio , io mi sentii inumidite le ciglia e provai l ' inenarrabile voluttà di una lacrima . - Le carrozze son pronte ! - Partiamo ! - Meno male che marciamo en grands seigneurs . - Di ' piuttosto , come i malfattori che vanno alla Corte d ' Assise ... - Eh ! ... loro ed i principi sono i soli che hanno diritto di avere una scorta ! Gli estremi si toccano ... - E si rassomigliano ! Si montò nelle carrozze e dopo un breve tratto di via ci fermammo : si sentì cigolare una porta ... Eravamo giunti ai Domenicani . CAPITOLO III . La prigione ! ... È mai vissuta creatura umana , dirò con Guerrazzi , che sollevando le pupille verso il soffitto di una di quelle stamberghe , in cui , per ravvederlo , s ' incretinisce il colpevole , non abbia esclamato esser questa l ' invenzione più barbara , che mai sia mulinata nel cervello dell ' uomo ? Quattordici passi di lunghezza ; sei di larghezza : una finestra alta cinque piedi da terra , e dalla cui ferriata a quadrelli vedi sempre quel medesimo strappo di Cielo , quella medesima tettoia dell ' edifizio difaccia , quella medesima stella che sera per sera , qual malinconica amica , par che venga a darti un saluto , un conforto ed una speranza ; un pagliericcio per sdraiarsi : una brocca d ' acqua per bere ; in quanto a mangiare ... ci sono le mani che paiono fatte apposta per questo ! ... Il rumore del mondo , in mezzo al quale ti trovi ma che , almeno per ora è morto per te , viene a colpirti gli orecchi nella tua solitudine ed ora qualche allegra canzone ti rammenta i bei tempi che unito agli amici andavi a far la serenata sotto i balconi della tua bella : ora i concerti di una musica militare t ' inebriano , ti rapiscono in pensieri l ' uno più dell ' altro impetuosi : ora il frastuono della via , le urla dei venditori , il continuo passare delle carrozze ti riportano i momenti in cui tu pur passeggiavi , in cui tu pure davi alla sfuggita un occhiata alle belle signore che come Dee ti passavano innanzi agli occhi , trasportate da ' loro cocchi : insomma un cumulo di reminiscenze che ti straziano l ' anima : è un martirio che fa deperire e qualche volta impazzire l ' uomo d ' ingegno e di cuore , e che indurisce viepiù chi è incallito nel vizio . Aggiungete a tutto questo l ' obbligo di restare lì chiuso , mentre , alla semplice idea di esser costretto a fare una cosa , fosse pure la più gradita , si prova una certa repugnanza che ci fa entrar le paturnie . Perchè invece di una severità che non dà alcun resultato , non si cerca di ricondurre sulla buona via quello , che ne è lontano , a forza di cure amorevoli ? Quando si è messo il colpevole nell ' impossibilità di nuocere alla società , a che prò aggravare la mano sopra di lui , e incessantemente torturarlo ? ... Io fò una scommessa ; se domani un domatore di fiere uccidesse così per ghiribizzo un leone che ha in gabbia , o si divertisse a martoriarlo a colpi di spillo , i filantropi non la farebbero più finita colle loro proteste : i giornali partoribbero articoli sopra articoli e se ne farebbe quasi quasi una questione di Stato . Qui invece abbiamo degli uomini che sentono , amano , che hanno peccato per inesperienza , per fatalità , ma che per ora non possono tornare a peccare : una delle due ... o questi uomini si credono capaci di ravvedimento , o no : in questo ultimo caso uccideteli : nel primo cercate d ' istruirli , fate loro conoscere quanto sia migliore la strada della virtù da quella del vizio , educateli col lavoro , metteteli in un ' isola incolta e provvedete che quest ' isola affidata alle loro mani , addivenga ridente , ubertosa ... fate loro conoscere l ' agiatezza , la calma , la soddisfazione del buono operaio , eppoi restituiteli alla società , che potrà a ben diritto vantarsi di avere acquistato dei buoni cittadini in quelli che fin ora non eran che rei ! ... Anche per legge fisica quanta più è la repressione , tanta maggiore è la reazione . Chiedo scusa ai lettori di aver loro fatto ingozzare questa tirata , che a qualcuno farà l ' effetto del cavolo in una merenda ; d ' altronde qui si parla di una carcere , qual migliore occasione per spifferare le riflessioni che si son covate in quella solitudine e in contatto di quei disgraziati ? In quanto a noi , grazie all ' amabilità del capo guardiano dello stabilimento , fu cercato di renderci meno dura che fosse possibile la prigionia . Ci misero in sei in una stanza ; lasciarono che si fumasse a nostro bell ' agio : ci si passavano i giornali , dove tra le altre cose apprendemmo l ' infame tradimento del generale cortigiano Bazaine : non ci era fatta alcuna restrizione nel mangiare e nel bere : ci si trattava insomma coi guanti , e inservienti e guardiani , lungi dal far pompa di quelle mosse scortesi di cui sì spesso e sì volentieri fanno pompa coi carcerati di bassa estrazione , si perdevano in scappellature ed inchini e venivano due tre volte per ora a domandarci , se si abbisognava di qualche cosa . Era compassione questa , o , piuttosto come succede in qualunque circostanza nel mondo anche là si venerava l ' abito , anche là avendoci veduti insieme col Colonnello e per questo scambiandoci forse per uno stato Maggiore , si cercava entrare nelle nostre buone grazie , perchè si aveva la ferma credenza che eravamo pezzi grossi ? ... Io credo che quest ' ultima sia la ragione più giusta e più esatta delle preferenze che si avevano per noi . Quell ' ingegno ferace , che tanto predominava sugli altri per lo spirito d ' osservazione e che così presto doveva esser rapito all ' Italia , intendo parlare di Carlo Bini , nelle sue riflessioni sui prigionieri ha dettato delle pagine maravigliose per la verità sulle distinzioni sociali , che con scrupolo sono venerate ancora nelle carceri . Povero ! ... t ' hanno condotto qui , tu devi aver peccato di certo ; va ' giù nel buglione , là troverai degli amici e dei degni compagni ... e spesso per spingerlo più presto gli si amministra gentilmente una pedata che il meschinello riceve , grattandosi il capo ! Sarà innocente ... E che importa ? ... Lo si manda giù tra la feccia , tra i borsaioli , tra i ladri d ' ogni qualità e d ' ogni risma ; gli si fanno degli sgarbi premeditati , gli si ride sul muso quando protesta della propria innocenza ; si tiene a stecchetto di pane , si fa mangiare mezz ' ora dopo quella prescritta dai regolamenti , si cerca infine di rendere più triste , più penosa la di lui posizione : mai una parola d ' affetto per lui , sempre un ghigno , sempre una maledizione ... E se fosse innocente ! ... Per un signore poi è un altro paio di maniche : inchini , conforti , agevolezze : il caffè e latte la mattina , la bottiglia per pranzo , e qualche volta anche il the per la sera ... oh , come è rispettata l ' eguaglianza a questi lumi di luna ! Dunque , come ho detto , eravamo in cinque in una prigione . Gagliano , il Colonnello , mio fratello , io ed un giovinetto Perugino , che per la prima volta si moveva da casa , e che era innamorato come un ciuco di una ballerina cui aveva promesso per quanto prima l ' anello nuziale . Il primo giorno , non vedendo alcuna probabilità di un interrogatorio , non facemmo che scrivere . Scrivemmo al console , a una dozzina di deputati , a una mezza dozzina dì giornalisti , e perfino al Lanza : in tutti i nostri scritti si protestava contro la patente ingiustizia , di cui eravamo stati le vittime , e si scongiurava , affinchè fosse troncato quello stato penoso , che , temevamo , si prolungasse ancora per un lasso di tempo , non indifferente . Uno dei nostri , che era stato diverse volte in prigione sempre per affari politici , ci iniziò nei misteri della vita non troppo geniale del carcere , e c ' insegnò tra le altre cose un mezzo sicuro , per comunicare con gli altri infelici , quantunque fossero in stanze dalla nostra lontane : il nome tecnico di questo nuovo sistema di comunicazione è il cavallo ; si attacca ad un sasso o a un pezzo di legno una cartolina , in cui si scrive , quello che vogliamo ; si avvolge poi tutto ad un filo e dalla finestra si lancia , dove si ha intenzione di farlo recapitare ; i prigionieri , nella solitudine aguzzano tanto l ' ingegno , addiventano così maestri nella precauzione , che se si ingannano una volta sola , in questo nuovo bersaglio , si può assicurare che è una fatalità . Inutile il dire , che noi ci servimmo di questo mezzo spessissimo , e sul principio facemmo delle matte risate , alle spalle di qualcheduno il quale più che si piccava ad essere gran tiratore , più ne mandava di fuori . " Come son lunghe , eterne L ' ore del prigionier ! " Canta il tenore nel secondo atto del Pipelet , e se noi non cantavamo queste parole , se ne comprendeva però in quei momenti tutta la desolante verità . Addormentarsi colle galline , essere in piedi ai primi chiaror dell ' alba ; appena desti , eccoti ad assalirci la spaventevole idea di quattordici o quindici ore d ' inerzia forzata ; oh , almeno oggi tuonasse , infuriasse una gran tempesta ... sarebbe una distrazione ! .. Oh ! se si avesse nel cuore la mansuetudine pecoresca del Pellico , chè potremmo passare ore intiere , facendo asceticamente delle contemplazioni sulle tele di ragno , che in sì gran numero e , a mò di tendoni , adornano la volta della nostra abitazione ! Oh ! venisse un nuovo carceriere gobbo , sbilenco , rachitico , o per lo meno tartaglione si potrebbe ridere qualche tempo per conto suo ... Ma no signori , sempre i medesimi volti , sempre il medesimo cielo nè sereno , nè brusco , sempre qualche pezzetto di ragnatelo che ci dà fastidio , cadendo ed appiccicandosi sui nasi respettivi . Si fece delle palle colla midolla di pane e ci si mise a giocare alle boccie ... Ci si annoiava mortalmente ; si tentava attaccare una discussione filosofica o letteraria ... sul più bello un prolungato sbadiglio faceva uscir di carreggiata l ' oratore e lo squarcio di poesia e di eloquenza finiva con una solita imprecazione , dove non si risparmiava nessuno . L ' unico che vivesse estraneo a tutto quello che si svolgeva dinanzi a noi , era il giovinetto che tesseva omelie , ripensando alla sua bella ed ai dolci momenti che era solito passare con lei . A questi sproloqui , noi assumendo la dignità di uomini stagionati , e che hanno corso per tutti i versi la cavallina , facevamo tener dietro delle dissertazioni serio - facete , e dei consigli che le più volte facevano diventar rossa come una ciliegia la faccia del pudibondo giovinetto il quale terminava ogni suo dire , sacrando per tutti gli Dei , che la gentile fanciulla , malgrado tutti gli ostacoli , avrebbe finito per diventare sua moglie . E infatti , oggi tornato di Francia , ho saputo la grata novella del felice connubio che amore sparga sempre di rose il beato talamo in cui piange la ragione e la democrazia : che quel giovine infondo aveva cuore , e si entusiasmava per le idee generose . Gagliano pareva poi , che avesse in corpo un ' organino ; cominciava a ciabare la mattina a bruzzico e durava a sfringuellare fino all ' undici e anche a mezzanotte ; se noi si dormiva lui non si perdeva d ' animo e con una costanza degna di miglior causa , discorreva solo , trinciando l ' aria con gesti agitati , e ripetendo ordini del giorno e proclami di là da venire : ei s ' era fitto in capo di costituire una compagnia che si doveva chiamare dei cacciatori del Varo , egli l ' avrebbe costituita , appena che ci si fossero schiuse le porte . La questura che seppe forse il progetto , e che , da abile maestra , sa quanto va maturato un disegno perchè possa riuscire , mentre dava la via , pochi giorni dopo , a tutti noi , riteneva in chiusa per altri tre mesi il povero capitano di quella compagnia , la quale , come direbbero le nostre donnicciole , restò sempre nella mente di Dio . Ci si faceva prendere aria due volte per giorno : la prima volta lungo i corridoi circondati da terrazzini , da cui è intersecato lo stabilimento : la seconda su , in un piccolo belvedere dal quale si godeva di un colpo d ' occhio incantevole . Sui muri dei corridoii , come su quelli della terrazza non si vedevano che scritti in lapis : erano ricordi , conforti scambievoli dei prigionieri : geroglifici indecifrabili , ma che forse contenevano rivelazioni per chi era d ' intesa : accidenti alle spie e morte ai birri erano quasi sempre il ritornello obbligato di questi sfoghi . Su in terrazza trovammo anche dei versi : quantunque si sia detto , e ridetto fino a sazietà che la solitudine fa crescere il bernoccolo poetico , anche a coloro che da mamma natura non hanno avuto un tal dono , l ' apparizione di queste strofe fu salutata da noi con un hourrà clamoroso , che fece venire in fretta e furia i guardiani a domandar cosa fosse avvenuto . I versi eramo mediocri , ma giudicando dal modo col quale erano scritti , si poteva giurare che quello che li aveva vergati aveva fatto anche troppo e che aveva un ' anima molto più sensibile di tutte le altre che si trovavano in quelle catapecchie . I versi son questi ; ve li riscrivo tali e quali , chiedendo scusa all ' anonimo autore dell ' indiscrezione , e ai miei lettori qualora non andassero loro a fagiuolo . Campanella che rammenti Al dolente prigioniero I dolori ed i tormenti Di una vita , che finì ... Deh ! Riporta al mio pensiero Le speranze d ' altri dì . Di quei dì , che una tranquilla Gioia al Cielo mi rapia : Fissa in Lei la mia pupilla Comprendevo la beltà , Comprendevo la poesia Sentia in cuor la libertà Or son morto , o campanella Suona , suona a funerale Più non veggo la mia bella Più non palpita il mio onor Sul mio letto sepolcrale Suona i tocchi del dolor E qui il poeta finiva e la parola dolor con cui avea terminato tu la vedevi ripetuta ai quattro angoli dell ' ode ! ... Sia stato un malfattore colui che vergò questi versi ? ... Se anche lo fu , è certo che fu più infelice di quello che fosse colpevole ! Passammo altri due giorni in questa completa atonia ; già tre giorni che eravamo separati da tutti , già tre giorni col timore che i nostri compagni avessero bruciato delle cartuccie contro i Prussiani ! ... Finalmente venne l ' interrogatorio : un interrogatorio pro forma , dove ognuno rispondeva a casaccio tutto quello che gli veniva alla bocca , dove s ' inventavano scuse così magre e storie così bambinesche , che sarebbero cadute al primo soffio di un accusatore , fosse anche il più dozzinale . Entrammo dal giudice colla speranza : si credeva che finito l ' interrogatorio ci avrebbero rimandato : invece quale non fu la nostra sorpresa , quando ci vedemmo di nuovo rinchiudere nell ' aborrita stamberga , che ci aveva accolto fino a quel giorno ? - Non ci mandano via che a guerra finita - Borbottò stizzosamente uno di noi . Chinammo tutti la testa , che tale cominciava a diventare l ' universale credenza . E passò un altro giorno , eppoi un altro : era il tre di novembre ; la vigilia eravamo stati di un umor perfidissimo ; senza provare alcuno dei sentimenti dettati dalla religione , quelle campane che invitavano a andare a commemorare i defunti , ci facevano pensare ai nostri poveri morti , a quelli che caddero per le nostre idee , a quelli che cadevano in quel mentre per far scudo coi loro corpi a una pericolante repubblica , per opporre un ' argine all ' irrompente valanga dei venduti soldati della monarchia degli Hokenzöllern ... Noi eravamo mesti , e si passava intere mezz ' ore difaccia alle quadrelle dell ' inferriata , tanto per vedere quel miserabile lembo di Cielo : orizzonte rimpiccolito come quello dell ' idee che ci bollivano in testa e che non si potevano espandere . Il tre novembre fu un gran movimento pei corridoi , un via vai continuato e un accorrere di guardiani . Qual nuova avventura era giunta a disturbare la quiete monotona di quel sepolcro di vivi ? ... Il caso era nuovo . Rossi , Piccini , Stefani ed altri Fiorentini avevano avuto l ' idea bizzarra di commemorare i caduti a Montana ; ne correva l ' anniversario , e loro , come avanzi degli Chassepots di De Failly , non ultima celebrità di Sédan , vollero degnamente onorarlo ; coi pagliericci improvvisarono un catafalco , ci posero sopra una camicia di flanella rossa , lo circondarono con venticinque candele steariche , comprate la sera avanti , eppoi attaccarono un cartello nel quale a parole cubitali era scritto : Ai Martiri di Mentana I superstiti Repubblicani S ' immagini un pò il buon lettore , quando i guardiani entrarono nella prigione , per portare il becchime a quegli uccelli ingabbiati . Vedere tutti quei lumi , poi quel catafalco ... e ' era da fare andare in bestia il secondino più mansueto che abbia mai esercitato questa nobile professione ! Subito un reclamo dal direttore , il quale seguito dal capo guardiano , dallo stato maggiore e da un nuvolo di carcerieri si presenta maestosamente sulle soglie delle profanata stanzaccia . - Questo è troppo ! ... Io sono buono , ma non lo sono tre volte ... Impongo loro di tor via quel cartello rivoluzionario ... - Ma noi non diamo noia a nessuno , e poi qui chi lo vede ? - Non importa ... Lascino pure il catafalco , ma levino il cartello ! - Ma se nessuno può leggerlo ! ... - Io ho usato troppe gentilezze con loro - questo scandalo non lo subisco ... - Ma , se non v ' è scandalo ! Insomma per il buon della pace , fa necessario tor via quel disgraziato cartello . - È un fatto , chiaro , lampante e arci che provatissimo : i governi che pericolano hanno paura dei morti , eguali in tutto e per tutto all ' infermo incurabile che fa il viso serio solamente a sentir parlare di morte . In premio di non aver preso parte alle dimostrazioni sovvertitrici dei nostri amici , quel giorno noi fummo mandati a prender aria un ' ora più presto . Una dolce sorpresa ci attendeva sulla terrazza : arrampicandoci sull ' inferriata , e spenzolandoci come meglio si poteva , si vide sedute sulla spalletta di un fosso che attraversava la via , le due fate dai magici scialli , che tanto mi avevano dato a riflettere sul Var : esse guardavano in su ; era certo che qualche prigioniero , aveva portato con se molta parte di cuore di quelle creature che credevamo vezzosissime e che le ci apparivano come una visione , nei momenti più climaterici di quella intrapresa . Ci si perdeva , come di solito , in congetture su quelle apparizioni , quando venne un custode e con ilare fisonomia , ci disse : Giù , giù nella stanza del capo guardiano . - Ci son novità ? - Eccome ! - Loro son liberi . - Liberi ! - Urlammo noi e ci stringemmo l ' un l ' altro la mano . O libertà ! ... Prima tra tutti gli affetti e le aspirazioni dell ' uomo , senza te è impossibile vivere , e solamente si giunge a comprendere tutta la tua dolcezza ineffabile , allorquando per disgrazia ti si è perduta ; ridotti allo stato di cose , costretti a reprimere i battiti del cuore , le concezioni del cervello , gli slanci che suol produrre l ' intelligenza , a te si ripensa come lo stanco e affaticato peregrino , in una montagna o in mezzo al deserto ripensa all ' agiatezza della sua casa , ai dolci riguardi dei parenti lontani . Tanta è la gioia che si sente nel ricuperarti , che si tornerebbe a soffrire gli istanti penosi , che abbiamo sofferti , pur di provare l ' inenarrabile felicità , che si prova in quell ' istante divino . Scendemmo a rotta di collo le scale , entrammo nel corridoio , dove di subito fummo circondati dai nostri compagni , che ci abbracciavano , ci baciavano , ci opprimevano di mille domande ; chi troverebbe parole per descrivere l ' emozione di quel momento solenne ? Non era il tornare a vivere che ci sorridesse soltanto : era l ' idea che prima o poi si avrebbe raggiunto nostro padre , che tale deve considerarsi da un giovane l ' eroe leggendario della libertà e del progresso , che tale deve essere riguardato da tutti coloro che soffrono , il prode general Garibaldi . Fassio , incaricato dalla questura ad assistere alla nostra liberazione , volle farci sospirare , più che fosse possibile , un tanto agognato momento ! Eravamo una lunghissima fila , ognuno che usciva dalla stanza provocava in tutti un sospirone che si poteva tradurre in queste parole : Lui felice ... ed io pure , che mi avvicino alla liberazione ! Venne la mia volta . Entrai : Il commissario mi abbordò subito con queste parole : Lei è di Firenze ? - Sissignore ! - Vuoi fare il viaggio a spesa sue , o a conto della questura ? - Ma io voglio restare in Livorno - È impossibile ! - Se ci ho i miei interessi ! - Non importa : lei è di Firenze e deve tornare a Firenze ! - Ma questa è bella ! - O bella , o brutta ... tali son gli ordini . Strana logica invero questa della polizia ! se nel mio interrogatorio avessi detto di essere del Missisipì chi sa che la questura non mi avesse spedito gratis fino a quelle lontane regioni ! ... Ah ! averlo pensato ! ! A tutti gli altri fu fatta la medesima proposizione : tutti accettammo di andare a spese nostre , decisi di tentare ogni via per sfuggire ai questurini . - Domani si presenteranno al questore in Firenze - Disse allora il Fassio con tuono burbanzoso e poi volgendosi al Piccini aggiunse : lei mi par più serio degli altri , farà da capo squadra ... Alla stazione gli accompagneranno le guardie , nè li lascieranno fino a che non avranno preso il biglietto . Un ' altra speranza che si dileguava ! Bisognerà tornare per forza donde eravamo partiti con tutta allegrezza . - Possono andare ... e si sbrighino perchè il vapore parte a momenti .. Dei picchi ripetuti all ' uscio della nostra antica carcere , richiamano l ' universale attenzione verso quel posto . È Gagliano che protesta all ' ingiustizia e all ' infamia : è il povero Gagliano che solo vien rilasciato ai Domenicani per conto della questura - Scrivete sui giornali - Egli vociava - Fate nota la nuova ingiustizia , dite che mi si vuoi rovinare da questa canaglia . - Nessuno porgeva ascolto , alle di lui querele , qualcuno rideva : l ' uomo che esce da un pericolo diventa egoista . - Via , via - ci disse il nostro accompagnatore , una specie di Don Checco , scalcinato come un poeta , e zoppicante , come un verso sciolto di qualche genio incompreso . Demmo un ' ultimo sguardo alla stanzaccia che ci aveva racchiusi quei giorni , e , cosa strana , provammo un certo dispiacere ad abbandonarla . Quanti pensieri , quanti generosi proponimenti , quanti ricordi , quante speranze non ci avevano agitato là entro ! Quando io esco di prigione , e lo so benissimo grazie al benigno nostro governo , io provo il medesimo effetto di quando esco di un bastimento . Mi gira la testa e le gambe mi reggono appena .... quella sera mi pareva di essere addirittura ubriaco . Ed anche senza parere ubriaca , io credo che la nostra comitiva avesse in se tanto di umoristico da farsi guardare da chiunque passava . Figuratevi : prima Don Checco con una mazza gigantesca , su cui si appoggiava , ma che non era valevole a farlo passar per meno zoppo di quello che era : poi il Colonnello in cappello a cilindro coi due tubi di latta , in cui erano le carte geografiche , ma che di notte gli davano un ' idea di Sesto Caio Baccelli , con gli annessi canochiali ; dietro a loro il giovinetto innamorato con due valigione , che erano vote , ma che egli aveva portato con se per dar polvere negli occhi alla pulizia ; in coda noi altri urlando , chiassando , facendo le fiche a quel povero diavolo , che tentava attaccar discorso con tutti , senza che nessuno gli rispondesse : in poche parole egli sembrava un precettore che conduce a passeggiare una mandata di birichini , e scommetto che in quell ' ora , avvedutosi della parte redicola che sosteneva , avrebbe mandato in quel paese Bolis , la Francia , il Ministero e gli eroi della libertà . Arrivati alla ferrovia , le guardie ci fecero ala , nè si allontanarono , fino a che non avemmo presi i biglietti . - Dunque a rivederli , signori - Traendo un sospiro di contentezza ci disse il delegato . - Dica addio ! - Riprendemmo , noi tutti . - Grazie dell ' accompagnatura ! - Proferiva uno in tuon di burla . - La ci saluti Bolis ... - Al piacere di non riverirla mai più .. E via di seguito con espressioni più o meno frizzanti , tutte all ' indirizo di quel ' infelice che impappinato come un pulcino nella stoppa , voltandosi ad ora ad ora per darci una sbirciata più o meno benevola , se ne andò quatto quatto e colla coda tra le gambe . Entrammo nella stazione : quelli che viaggiavano a conto della questura erano stati ficcati in due vagoni di terza classe , e cantavano : cantavano dalla rabbia o dal piacere ? Non saprei dirlo davvero , ma è un fatto che un uomo che si trova in una situazione eccezionale , prova un refrigerio , stuonando un ' arietta ; i ragazzi che hanno paura a andar soli in una stanza canticchiano , i poveri coscritti cercano alle canzoni montagnole , e ai patriottici inni quel coraggio che invano cercherebbero al cuore . Ecco i due scialli ! .. Ecco le due donne che ci hanno fatto tanto almanaccare colla testa sul Var e in prigione ! - Oh ! finalmente ci è dato avvicinarle ! Sono la madre e la sorella dì un ' arrestato , mi sussurra uno , che ho accanto . Mi approssimo a loro . Qual delusione ! La madre è sbilenca , le mancano due denti davanti ed ha una bazza , come quella del barone Ricasoli . E la figlia ? Mi risparmino i lettori l ' orrore di descriverla ! .. Un viso da leticare il giallo alle carote , un personale impossibile , due mani che certamente non sarebbero state sproporzionate per il Biancone di piazza . Mi fecero mille complimenti , mi volevano presentare il figliuolo e il fratello : io con una scusa qualunque voltai loro gentilmente le spalle , che amavo credere il nostro compagno di sventura , gobbo , sciancato , ridicolo , per potere almeno avere il vanto di aver conosciuta la famiglia più brutta , che in questi tempi Borgiani , passeggi sotto la cappa del Cielo ! Pochi minuti dopo , si entra tutti nel convoglio : Piccini che doveva essere , il capo squadra ci sfugge : il treno è in movimento e noi ci si trova , spinte e sponte , trasportati a Firenze . CAPITOLO IV . Essere in Firenze , e ricominciare a studiare le strade per tornare in Francia fu tutt ' una . Il male si era , che le nostre piccole risorse avevano avuto un colpo tremendo , e che la questura aguzzava , come Argo cento occhi per spiare i nostri movimenti più piccoli , le nostre più segrete conventincole . Non si credano esagerate le mie parole : per il malaugurato affare di Livorno si era cominciato un processo , e si adopravano nelle sfere governative a tutt ' uomo per mandarlo avanti o di riffe o di raffe : si voleva infatti far vedere alla Prussia come in Italia fossero ligi al principio di neutralità e come il governo non dividesse per nulla le idee piazzaiole di quello scomunicato di Garibaldi . Noi dal canto noStro non stavamo con le mani in mano , e , tra le altre cose ( vedete , come eravamo poeti ) si cercò di organizzare in Firenze una compagnia tutta Toscana , che si sarebbe chiamata dei carabinieri dell ' Arno . Un tal disegno ci portò per le lunghe : e tra proposte , decisioni , consigli si perse un tempo prezioso . Mentre nell ' Atene dell ' Arno , quantunque muniti delle più belle intenzioni , non si dava nè in tinche , nè in ceci , il coraggioso e bravo Ricciotti compieva la romanzesca impresa di Chantillon . La democrazia e tutti coloro che sentono amore per l ' Italia , applaudivano calorosamente il giovane condottiero , che con un pugno di uomini , sorprendeva , notte tempo , ottocento Prussiani , ne faceva più che quatTrocento prigionieri , e toglieva loro buon numero di cavalli e di armi . Garibaldi , dopo aver costituito il suo microscopico esercito a Dôle , si era portato ad Autun , e dopo avere ottenuto splendidi resultati a Lantenay , si era spinto fin sotto Dijon , ed avrebbe certamente occupato questa città , se l ' imperizia e la codardia della guardia mobile non lo avesse obbligato a ritirarsi fino nella città , da dove si era partito con tanta speranza nel cuore . I Prussiani avevano cercato di sorprenderlo , capitando all ' impensata in Autun , ma grazie all ' esattezza dei tiri delle batterie da montagna che l ' illustre generale aveva sotto i suoi ordini ed al valore dei giovani volontarii , i tremendi soldati che facevano paura a tutta l ' Europa , dopo averne buscate come ciuchi , si erano refugati a rotto di collo dentro Dijon , dove il generale Werder aveva piantato il suo quartier generale . Queste notizie che leggevamo sui giornali erano tante stilettate per noi ; già varii dei nostri compagni erano partiti alla spicciolata per la Francia . Io mi rammento che in quei giorni mi vergognavo ad uscir soltanto di casa : mi pareva che tutta quella gente che era conscia della mia prima partenza mi ridesse sul muso , e che dentro di se mi rimproverasse quell ' ineRzia , che d ' altronde era la conseguenza logica della mia situazione . Finalmente un giorno capitò da me , che in quel momento avevo già dismesso il pensiero di poter prender parte alla campagna di Francia , il Bocconi , e , senza che io prOferissi nemmeno una parola mi disse : Sei sempre deciso di venire in Francia ? - Sicuro ! - Gli risposi . - Allora domani l ' altro partiamo . - Non burli ? - Ti parlo del miglior senno possibile ... ci stai sempre . ? - Se ci stò ! ... - Allora siamo in cinque , - Ma , ai fondi ? - Ci è chi provvederà ... - Tanto meglio ! E fissammo di vederci due sere dopo al Caffè Ferruccio ; chè l ' ora della nostra partenza era alle quattro del mattino , ed era deciso che saremmo andati a Genova per via di terra , non essendo cosa ben fatta il tentar di ripassar da Livorno , dove il questore Bolis comandava tutt ' ora a bacchetta . La sera che dovevamo partire me ne andai solo solo all ' Arena Merini ... pardon al teatro Principe Umberto ; chiacchierai cogli amici , mi mostrai più di buon ' umore di quello che ero realmente , dissi male degli Italiani che erano andati in Francia , e protestai di riconoscer di avere io fatto malissimo a partire la prima volta . Che volete ? I casi che mi erano accaduti antecedentemente mi rendevano sempre più convinto , che a voler che un ' impresa vada per il suo verso , è necessaria un pò di gesuiteria , e che una persona che crede di andare avanti colla buona fede , e collo spifferare tutto quello che ha sullo stomaco , in generale finisce coll ' avere il male , il malanno e l ' uscio addosso . Salutai gli amici e verso mezzanotte mi ridussi al caffè Ferruccio . I miei quattro compagni , non avevano mancato all ' appello e cominciavano a susurrare della mia tardanza ; alcune nostre conoscenze fiorentine , colle quali potevamo fidarsi a chiusi occhi , si erano assise al nostro tavolino , e sotto voce ci davano qualche conforto , o si lamentavano di non poterci seguire . Il caffè si chiuse alle due , ed i nostri amici partirono . Qui cominciarono le dolenti note . Sembra una cosa incredibile , ma in Firenze capitale d ' Italia , fu impossibile di trovare un locale che fosse aperto in quell ' ora . Un nevischio impertinente ci filtrava nell ' ossa , e ci batteva sulla faccia , procurandoci dei brividi che erano salutati da veementissime apostrofi . Come furono lunghe quelle due ore ! ... E con qual gioia non si salutò , l ' aprirsi dei cancelli delle stazione . Gli Ebrei che giunsero finalmente a mettere il piede nella terra promessa , dovevano forse aver provato la medesima gioia ... maggiore è impossibile . - Prudenza , ragazzi - Ci dice a bassissima voce il Materassi , uno dei nostri . - Che ci è ? Proferimmo tutti spaventati . - Guardate ! - E ci accennò colla mano una delle più celebri guardie di sicurezza Fiorentine , che prendeva il biglietto . Soprapensieri , come eravamo noi tutti , cominciammo a temere ! ... Ci si buttò in un vagone , e dopo un ' ora eravamo a Pistoia . Altro intoppo ! ... Viene una guardia e ci annunzia che dovremo restar lì fermi , a dir poco due ore . La neve impediva che il treno procedesse , fino a che una macchina non fosse andatA ad esplorare la ferrovia . Difatti per quanto tu stendessi lo sguardo , non ti era dato di vedere che un bianco lenzuolo : bianchi erano i monti lontani ; bianche le collinette vicine ! gli alberi più alti sembravano pianticelle di giardino , ed invece di essere in quella località così ricca di vegetazione tu avresti , a buon diritto , creduto di essere ai piedi delle Alpi . Per digerire il male umore , e per farci passare il freddo dalle ossa , bevemmo un par di bicchieri di Cognak , che era proprio un castigo di cielo , ma che fu bevuto da noi con quella filosofia con cui si trangugia una medicina . Le due ore sì tramutarono in più di tre , finalmente venne le famosa locomotiva : rimontammo nel nostro vagone , e insieme con noi rimontò la guardia di pubblica sicurezza . Che si avesse a fare la seconda di cambio ? - si pensava tutti tra noi , ma nessuno ardiva dirlo a un compagno . Maggiore il nostro desiderio di sbrigarsi , minore la velocità eon la quale si andava : la neve infatti più che ci si avvicinava all ' Appennino prendeva delle proporzioni imponenti ; a tutte le stazioni intermedie bisognava fermarsi una buona ora : ad ogni fermata si trangugiava un bicchierino d ' acqua vite . - Aqua vitae , la chiamavan gli antichi - Declamava il Materassi , vecchio soldato - per mettere anima in corpo par fatta apposta . Si cominciò a traversare gallerie e a percorrer viadotti ! .. Quali considerazioni non vengono in mente al maestoso spettacolo , che scienza ed arte offrono innanzi ai nostri occhi ! .. E pensare che un secolo fa , sarebbe stato trattato da pazzo , chiunque avesse predetto la magica impresa , e pensare che il primo Napoleone , il genio della tirannide , rise sulla faccia a colui che gli proponeva il sublime ritrovato dell ' umana potenza ! .. Ma così è ; disgraziato chi trionfa alla prima : l ' umanità è codarda coi grandi , e ne attua solamente i grandiosi disegni allorquando essi non sono che polvere ! Giovanni Uss , Galileo , i Parigini della Comune , ce ne possono e ce ne potranno dare un ' esempio . Corri adunque , o macchina apportatrice di civiltà e di grandezza : corri , che tu ci rappresenti il progresso che non cura gli intoppi o che li debella ; gli ostacoli cadono a te davanti : tu ti fai strada tra le impraticabili montagne , in mezzo alle più folte boscaglie ; superi fiumi , traversi estese pianure , riunisci e fai conoscer tra loro popoli diversi di costumanze , di tradizioni , e generalizzi l ' idee generose , a dispetto del prete che ti stigmatizzò , quando nascesti ; a dispetto del retrogrado che in te vide l ' annunzio di sua prossima morte . A Pracchia ci dovemmo trattenere altre due ore ; anche a questa fermata della nostra via Crucis ripetemmo la parola sacramentale , che proferì anche Cristo dopo essere stato inchiodato , la parola : Sitio , Malgrado però questa nostra manìa di confortarsi le intirizzite viscere a forza di liquore non potemmo fare a meno di ammirare l ' inponente panorama che ci si stendeva davanti . Dalla finestra del bugigattolo in cui ci eravamo refugiati si godeva un immenso spettacolo . Le punte accuminate dei monti , gli scoscesi burroni erano tutti bianchi , come l ' immensa volta del cielo : gli sconfinati orizzonti che ci si stendevano innanzi a noi ci rendevano piccini , piccini ; i castelli , i villaggi , lo chiese che così di frequente si trovano in quelle catene di monti , si alzavano forse un metro dal suolo e ti apparivano quasi informi ammassi di neve . Manfredi , che s ' ispira all ' orridezza della natura , ci appariva , ombra incresciosa e vagabonda su quel candido strato , e ci faceva volgere tutti i nostri pensieri alla fantasia più che umana di Byron ! L ' aspettativa era lunga ; è un fatto che in certi momenti si prova la voluttà di bamboleggiare : gli uomini più grandi hanno in comune coi collegiali moltissimi divertimenti ... «Deh., fa che io possa ritornar bambino A te daccanto ! scriveva un mio amico che non credeva più a nulla ; e noi che non eravamo guariti e che ancora si credeva a qualche cosa , incominciammo una guerra a palle di neve : guerra che se non ebbe le conseguenze terrIbili che ebbero le altre di cui facemmo parte , ci riusciva più fastidiosa , quando qualche proiettile veniva a spiaccicarsi sulle nostre faccie . I macchinisti col muso nero , i lavoranti colla faccia tutta unta ( rimedio per scongiurare la forza del freddo ) stavano a guardare con maraviglia , e s ' interessavano alle peripezie del combattimento . Nel più bello della lotta mi si avvicina una donna e tendendomi la mano mi chiede un ' elemosina . Abituato all ' accattonaggio delle grandi città , io rifiutai la richiesta . - Se sapesse .... Io ho il genero e la nuora malata e sei nipotini che moiono di fame e di freddo . - Solite storie - Interruppe uno dei nostri alzando le spalle . - Storie ! - Borbottò piangendo la povera vecchia - Storie ! vengano a vedere e saranno persuasi . Seguimmo la povera ; in una capannuccia tutta coperta di neve , sopra un monte di strame , vedemmo una donna ancora giovine , forse anche bella , circondata da quattro bambini assiderati dal freddo . Uu fetore immenso , una miseria che metteva spavento : tutto insieme uno spettacolo che faceva venir voglia di piangere . Poveri disgraziati , mentre il ricco annoiato profonde le migliaia di lire ai piedi di una ballerina , o per avere una bella pariglia , e finimenti magnifici alle passeggiate ed ai corsi , essi morivano di fame , non si sdigiunavano nemmeno tutti i giorni , perché il marito dell ' afflitta giacente , dopo aver lavorato come un ciuco , era caduto da varii mesi ammalato e i di lui padroni gli avevano sospeso il salario . Noi avevamo pochi quattrini , questi pochi ci servivano appena per fare il viaggio e purnonostante non potemmo fare a meno di dare il nostro piccolo obolo , per questa miseria che ci faceva piangere il cuore . Oh ! se tutti andando a prendere un punch , o fumando un sigaro ( vedete che prendo le più piccole spese ) pensassero che con quei pochi soldi si potrebbe procurare un tozzo di pane a tanta gente che è degna di aiuto e che langue nella più tremenda miseria , oh ! scommetto che allora i vizi scomparirebbero , che nessuno avrebbe cuore di abusar del superfluo , mentre tanti fratelli mancano del necessario : Il fischio della macchina che arrivava ci annunziò che l ' ora della partenza era giunta ; lasciammo la casa del dolore e non potendo esser più allegri , chiotti , chiotti rientrammo nel treno , che dopo due o tre ore ci lasciava a Bologna . A Bologna fu mestieri fermarsi fino al giorno dipoi ; s ' immagini chiunque ha fior di senno , con qual malumore : malumore che ci cresceva a mille doppi , vedendo come la celebra guardia di sicurezza seguisse come un cagnolino tutte le nostre pedate . La mattina all ' alba partimmo ; mi sembra inutile descrivere ai miei buoni lettori il lungo viaggio che avemmo a fare da Bologna a Genova ; le famose avventure in ferrovia , che sono così spesso tirate in ballo dai romanzieri , per me sono favole belle e buone ; noi fummo trasportati , nell ' identico modo con cui son trasportati i bauli . Avemmo a compagni dei mercanti , dei contadini e dei soldati in congedo ; ci fermammo per far colazione , come tutti gli altri a Piacenza ; mangiammo di nuovo a Tortona ; bevemmo una buona bottiglia di vino a Novi , non potemmo fare a meno di ammirare la magnifica vallata di Serravalle , schiudemmo i cuori alle più liete speranze , osservando l ' infinito numero di fabbriche di San Pier ' d ' Arena , e scendemmo a Genova nelle prime ore della notte . La luna illuminava il bel monumento di Cristoforo Colombo che è sulla piazza della stazione . Noi volgemmo un saluto a quel grande , che in ricompensa di un nuovo mondo si ebbe le catene da un re , e ci persuademmo , che per volger di secoli e per variare di avvenimenti l ' umanità non è punto cambiata . Nostro primo pensiero fu di recarci da un certo individuo , che ci doveva dare il mezzo sicuro , perché si potesse muovere senza disturbi alla volta di Francia . Ci aveva dato una lettera di raccomandazione per questo genio benefico , Andrea Pieri , uno dei nostri buoni amici Fiorentini , giovane egregio e provato patriotta , di cui la democrazia piange a lacrime amare la perdita . Trovammo quasi subito la tanto desiderata persona , e secolui ci riducemmo in una bettoluccìa non molto distante dal teatro Carlo Felice , bettoluccia frequentata soltanto dai marinari , e da qualche facchino di porto . - Noi si vuoLpartir subito - Fu il primo discorso che facemmo . - Non dubitatE ... domani sera voi partirete ... Domattina ... uno di voi verrà con me e combineremo ogni cosa . - Va bene ! - Ma saremo disturbati qua in Genova ? ... Dimandai io che avevo sempre fisse in mente le persecuziOni con cui ci onorava il Bolis a Livorno . - Loro possono andare tranquillamente ... Si figurino in quest ' ultimo mese ne ho già imbarcati più di duecentocinquanta ... Mi rincresce non poter nominare questo giovine che con tanta abnegazione si prestava , per procurare dei difensori alla Francese repubblica ; egli in oggi è uno dei miei amici più cari , ma , se lo nominassi , domani forse non avrebbe più pane e quello che è peggio , non l ' avrebbe nemmeno la sua numerosa famiglia . Quanti , oh ! quanti sono obbligati a nascondere le idee generose che loro bollono in cuore , per la miseria e per il bisogno ! Non vi disperate però , o povere vittime , che ce lo ha lasciato detto anche Giusti : « Tra i salmi dell ' uffizio C ' è anche il Dies irae O che non ha a venire Il giorno del giudizio ? ! Si dormì in un Albergo , a cui c ' indirizzò il nostro amico ; il proprietario , i camerieri la pensavano come noi e terminammo la serata , cullandoci tra le più belle illusioni e facendo i più attraenti progetti per l ' avvenire . Al mattino Materassi andò a fissare per la partenza ; noi andammo a vedere i magnifici giardini dell ' Acquasola ed ammirammo tutta la poesia di una magnifica giornata ; il mare , la terra , il cielo erano ridenti , ridenti come il nostro pensiero , che spaziava in quell ' Oceano di luce , in quel verde sterminato delle miriadi di piante che ci circondava , e che traeva da tanta magnificenza di natura nuova forza per tentare l ' impresa , e certa speranza di sicura riuscita . - Stasera alle otto si parte ! - Ci disse a pranzo il Materassi . - Ma come ? - Andremo ad uno ad uno al battello ... Io vo per il primo : voi mi seguirete . Sull ' imbrunire ci avviammo al porto ; il porto di Genova è senza dubbio il primo d ' Italia : il continuo movimento , l ' affaccendarsi di migliaia di persone , lo sterminato numero di navi che vi sono ancorate , lo sterminato numero di vapori che s ' incrociano arrivando e partendo , disegnando sull ' Orizzonte una lunga striscia di fumo , ti rendono certo di essere in uno degli emporii commerciali tra i più accreditati in Europa . A terra hai il lavoro , in mare hai il vapore : le due leve che rialzeranno l ' umanità fino all ' altezza dei suoi gloriosi destini ; l ' attività individuale e la scienza ! Se i barcaioli di Livorno ci si erano mostrati usurai e sordidi , quelli di Genova ci sorpresero per il loro galantomismo . - Lei va in Francia ? - Mi domandò quello che guidava la mia barca . - Sì - Gli risposi . E lui , zitto come un muro . - Quanto devi avere ? - Gli domandai quando fui giunto alla scala del bastimento . - Mi , darà mezzo franco . - Soltanto ! - Esclamai io con sorpresa . - È il mio avere . Io gli diedi due franchi , egli mi pose in mano il resto e si offese quando gli dissi che del resto io intendeva fargli un regalo . A bordo , mi buttarono giù tra le cabine dei marinari . Dove erano gli altri ? Sul bastimento di certo , e se non li vedevo quella sera , li avrei veduti quando l ' aria fosse più libera ! Noi eravamo nientemeno che sul Conte Cavour , vapore italianissimo e appartenente alla compagnia Aquarone . Mi sdraiai alla meglio iN una cabina , quando entrò nella stanza un tale , che mi fu presentato con queste parole da un marinaro : anche lui , viene in Francia . - E di dove viene ? - Io gli richiesi . - Vengo da Milano , ed ho fatto a piedi fin qui tutta la strada ... - E come mai ? - Io ero nei cavalleggeri Monferrato e son disertore ! Io lo guardai e sentii compassione di lui ; io non ho mai creduto che l ' impresa di Francia potesse riuscire , e , se andavo , era solamente perché reputavo un delitto per un republicano il non accorrere là dove si pugnava e si moriva eroicamente intorno al glorioso vessillo dell ' umana emancipazione . Morire è nulla per chi ha un poco dì cuore : ma andando alla guerra ci son più probabilità di restare che di andare tra i più , e se quel povero diavolo l ' avesse scampata , che avrebbe fatto ? In Italia non poteva tornare dicerto , in Francia non sapendo una parola di lingua francese sarebbe morto di fame ... Oh ! quanti eroi vivono e moiono ignorati , in questo secolo falso in cui si inneggia all ' effetto scenico dei bugiardi eroismi . Questa volta ci si muoveva davvero ; allorché io ne fui proprio sicuro mi addormentai profondamente . Quando al mattino mi destai noi eravamo fermi . - Venga pur su dai suoi compagni , mi disse un mozzo . - Ma perché ci siamo fermati ? - Siamo a Savona : ci fermiamo fino a stasera . - E avremo altre soste avanti di arrivare a Marsiglia ? - Oh ! ... sissignore ! Per lo meno si sta dieci ore a san Maurizio . I miei compagni , secondo il solito , più fortunati di me , erano stati messi nelle cabine di prima classe . Io li trovai nel così detto salone , nel quale ci si rigirava appena , tanto era piccolo ! ... ma pure lo avevan battezzato come salone . Prendemmo un caffè , e si assise con noi un Pollacco , che bisticciava alla peggio un po ' di francese : egli ci disse che veniva in Francia , e che era già stato ufficiale di cavalleria nell ' esercito Austriaco e Prussiano , e per convalidare ciò che diceva , ci mostrò una fotografia , che aveva in tasca , dove era rappresentato in alta montura di ussero . Alla nostra domanda se pur egli avesse intenzione di arruolarsi con Garibaldi , fece una smorfia . e portestandoci di amare i volontari , ma di trovarsi al mo posto soltanto tra truppe disciplinate , ci fece noto il suo divisamente di entrare nell ' esercito di Bourbaki , allora in formazione , io credo , a Châlons . Era intanto sceso giù da noi il macchinista , un bel tipo di Francese meridionale : un repubblicano a prova di bomba , che faceva parte del Comitato di Marsiglia e che anzi s ' incaricava di condurre più gente che gli fosse possibile in quest ' ultima città . La testa di quest ' uomo era molto espressiva ; fronte spaziosa e barba foltissima ; con un berretto Frigio sul capo ti rassomigliava perfettamente uno di quei celebri convenzionali che tanto impaurirono ed entusiasmarono la Francia sullo scorcio del secolo decimottavo . Franco e leale egli cantava le cose come le sentiva , per cui alle parole del Polacco , che aveva terminato il discorso con mille elogi dell ' eserciti permanenti , sola speranza di una nazione in pericolo ( sic ) alzava furiosamente le spalle , e finì borbottando : Noi non andiamo d ' accordo . - E come è vestita la cavalleria in Francia ? Gli domandò il discendente di Sobieskj , che persino in viaggio era di un ' eleganza ineccezionabile . - Da soldato ! - Rispose l ' altro bruscamente e volgendosi a noi ci disse a bassa voce e in genovese - Dev ' essere un imbecille , un soldato di ventura . Tale opinione ci fu poco dopo convalidata ; il nostro compagno di viaggio cominciò a parlarci delle sue conquiste , dei cavalli che aveva lasciato a Vienna e degli illustri parenti che aveva lasciato a Berlino , e terminò mostrandoci il ritratto della sua maitresse , una bella bionda che non in fotografia , ma in carne ed ossa avremmo desiderato avere davanti . Durante tutta la campagna non vidi più questo Pollacco ; probabilmente come tanti altri avventurieri avendo veduta la malaparata sarà andato in cerca di fortuna migliore : chè la campagna di Francia ebbe questo di buono : pochi volontarii , ma i pochi ispirati e che dicevano e facevano davvero ... ne diano prova luminosa le migliaia dei cadaveri che abbiamo lasciato lassù . A mezzogiorno preciso il vapore si mosse ; tutti salimmo in coverta . La giornata era superba , il panorama incantevole . Il nostro battello , che si poteva chiamare un guscio , tanto era piccolo , costeggiava la bella riviera che è una delle prime bellezze della bellissima Italia ; noi non ci scostammo mai più di cinquanta passi da riva ; si passava adunque vicinissimi a quei seni , a quei golfi che s ' intersecano nelle montagne , ora ridenti per il verde delle piante , ora tristi per il cenerognolo dei molti uliveti , ora orride per il colore rossiccio delle pietre e per la mancanza di abitazioni ; i cento villaggi , i pittoreschi castelli che si vedevano spuntare qua e là , e dominare superbi sulle vette delle colline e dei monti ; le capannuccie dei pescatori a cui ad ora ad ora si scorgeva legata qualche barchetta , le onde leggermente increspate dal venticello che rapiva i profumi dalle piante del lido , e li offriva a noi ricreandoci , gli alcioni che apparivano a fior d ' acqua , che si tuffavano e riapparivano scuotendo le ali immense , e il cielo tutto sereno , celeste come l ' estesa superficie del mare ci facevano credere di essere in primavera , e ci facevano mandare un saluto dal profondo dell ' anima alla terra dell ' amore e della poesia , a quell ' Italia che si biasimava , si vituperava vivendoci , ma che ora si sentiva di amare più di noi stessi . E a farlo apposta sembrava che l ' Italia , quasi amante che si voglia tradire , si facesse bella di tutti i suoi vezzi per renderci più amara la dipartita . Ci fermammo di nuovo a san Maurizio , e fu forza il pernottarci . Mi condonino i lettori la noia di tutti questi ragguagli : ne soffrimmo tanta noi della noia ... che possono pazientare , anche loro , poiché poco più ora manca alla fine di questa escursione marittima . Il mare si fece cattivo : un colpo di vento portò via tutte le panche che erano a poppa e dove ci eravamo seduti il dì innanzi : il nostro stato era deplorevole : lascio dapparte certe descrizioni che urterebbero il delicato sentire dei miei lettori e delle mie buone lettrici ; lo stesso Capitano non sapeva più che pesci si prendere : l ' equipaggio giurava per tutti i Santi del Calendario Cattolico di non essersi mai ritrovato in acque sì brutte . A Tolone si sobbalzava tanto nelle nostre cabine che si arrivava a picchiare capate terribili nelle asse del soffitto ; è per sopramercato si era anche nel colmo della notte . È impossibile descrivere l ' irritazione di cui eravamo in preda : lo sconforto si era impossessato di noi , e ci si aspettava di momento in momento di trovar la tomba , ora che si era arrivati in Francia . Il tempo si calmò ; altre cinque ore di viaggio , eppoi il Capitano ci chiamò sul ponte . Corremmo tutti . Un bosco d ' antenne occupava tutto il porto : una magnifica città ci si stendeva davanti in mezzo a due picchi , sul primo dei quali si vedeva il campanile di una chiesuola . - Quella è la Madonna della Guardia - ci disse il Capitano . - Loro sono a Marsiglia . Finalmente ci si era ! CAPITOLO V . Andammo subito al Comitato ; non ci era nessuno : se ne domandò la ragione , ci risposero che era domenica ; si cominciava benino ! Facendo di necessità virtù , deliberammo di tornarci il giorno dopo , e intanto andammo a passeggiare per la città : Non posso negare che più che mi inoltravo in quelle magnifiche strade , più osservavo il chiasso , il movimento , il lusso , il fare spigliato di quella popolazione , più mi sentivo in preda d ' impressioni bruttissime . Non che essere in una Nazione , tanto bistrattata , tanto avvilita , tanto depressa come era allora la Francia , tu avresti creduto trovarti in un paese dove tutte le cose vadano a meraviglia , dove non si sia nemmeno alla lontana sentito parlare di guerra . Molti giovanotti avevano il berretto da guardia nazionale , ma molti ancora se la passeggiavano tranquilli e contenti , a braccio di signore di virtù più o meno problematica , e occupavano cianciando , chiassando e ridendo i tavolini che sono al difuori dei molti caffè , che si trovano nella magnifica strada della Canobiere . Ai cafès chantants , si cantava la Marsigliese , le chant du depart tutte canzoni patriotiche ... ma pur si cantava ; alla Maison doré si ballava sempre patriotticamente il cancan : tutte le cocottes di Parigi , allontanate da quella citta a causa dell ' assedio , erano piovute là a Marsiglia , dove abbassando le loro pretese , avevano trovato ammiratori a iosa ; erano aperti tre teatri ; sui boulevards tutte le sere suonava la banda ; unico indizio di vita belligera noi lo trovammo in certi cartelli che erano attaccati a tutte le cantonate ; cartelli ove era scritto a lettere cubitali : Parigi non si arrenderà mai ; del resto , come ho detto , un ' indifferenza da fare schifo , una corruzione che non ci faceva mai presupporre che un Trochu avesse la sfacciataggine di qualificarla all ' Assemblea per Italiana . Se si fa un paragone tra qualunque delle nostre città nel 1866 e Marsiglia nel 1871 , bisogna in coscienza affermare che noi , quantunque corrotti , siamo molto , ma molto superiori , se non altro nell ' amore di patria , alla città più spinta del mezzogiorno della Francia . Né solamente le classi agiate se la spassavano , bastava andare sul porto per potere esser certi se quel popolo lì , aveva intenzione di concorrere alla guerra ! Le infinite baracche dei saltimbanchi , i giuochi improvvisati lungo la strada , la gente che si affollava intorno ad un vaporino che conduceva intorno il porto , i cantastorie ambulanti ci offrivano un bel colpo d ' occhio , ma ci raffermavano sempre più nella nostra opinione . È vero che tra gli altri sollazzi vedemmo anche un tiro al bersaglio e in questo servivano di mira due Prussiani più grandi del naturale ; ma a che prò sciupare la polvere contro i Prussiani di carta , quando si fuggiva a rotta di collo davanti a quelli di ciccia ? La molta gente che interrogammo , ci rispose facendo voti , per la pace ; il commercio incagliato , i guadagni diminuiti parlavano nel cuore di tutti quegli uomini , più della voce della patria tradita . Noi pensammo che era ben difficile che la Francia potesse pigliare una rivincita . In mezzo alla folla vedemmo qua e là confusi ed incerti alcuni Turcos ed alcuni Zuavi , zoppicanti e con volti emaciati . Erano feriti ; erano avanzi gloriosi di Wissembourg , di Woërt , di Gravelotte . Abituati a vedere questi fieri soldati , allorché nel cinquantanove baldanzosi e trionfanti traversarono l ' Italia , noi provammo un senso di dolore nel vederli ridotti in tale stato . I ragazzacci del popolo non di rado li accompagnavano colle loro fischiate , o facevano loro degli scherzi da far rivoltare lo stomaco agli uomini più abboccati del mondo : la sventura dovrebbe esser sacra . La popolazione di Marsiglia l ' aveva maledettamente con l ' armata : mentre uomini , donne , fanciulli si affollavano lungo le vie e guardavano con ammirazione la guardia Nazionale , che faceva crepar dalle risa , tutti avevano sempre pronto un frizzo , un insulto per quei poveri diavoli del 60° reggimento , che allora si ricostituiva in quella città : li chiamavano i soldati di Napoleone , e tutti erano all ' unisono per dichiarare quest ' ultimo come un traditore , come l ' unica causa di tutti i disastri che avevano ridotto al lumicino la patria degli eroi del novantadue e degli espugnatori di Malakoff . Un po ' sconfortati continuammo a girellare , ma è un fatto che quella varietà , quel movimento ci stordiva in modo , che queste cose le quali , or ripensando mi danno fastidio , terminarono col non farmi nè caldo nè freddo e col darmi gusto . Rintoppammo sul porto il nostro compagno di viaggio , disertore dall ' esercito Italiano . - Vadano al Comitato - Ci disse - perché fra poco si parte .. - Dici davvero ? - Sul mio onore . E noi ci avviammo al celebre Comitato che aveva la sua sede sulla piazza della prefettura . Un gruppo di giovani dal portamento spigliato , era sulla cantonata e faceva pervenire ai nostri orecchi il dolce suono della gentile favella del sì . Saranno stati all ' incirca una cinquanta ed erano tutti Italiani , qualcuno aveva il berretto rosso : tutti vestivano ancora con abiti cittadineschi . Fummo accolti da loro come fratelli : in quei momenti s ' improvvisano le amicizie , e il tu alla quacquera di primo acchito , soave reminiscenza dell ' Università , predomina su tutta la linea : nè si creda che queste amicizie che si concludono in un quarto d ' ora , sfumino come tutte le amicizie del mondo , poiché sono le più inalterabili , perché dopo molti anni quando l ' uomo vive nel passato e chiede un conforto e una lacrima al sacro patrimonio d ' affetto che ha raccolto qua in terra , ripensa a questi amici di gloria e di sventura come l ' esule , o il prigioniero ripensano alla casetta paterna . Tutti erano allegri ... si andava incontro a un nemico formidabile , si era certi della difficoltà di vincere , si sapeva che probabilmente metà di noi avrebbe pagato col sangue le idee che ci bollivano in testa , ma che c ' importava ? Anche il sacrificio ha le sue voluttà e sono più inebrianti di quelle della gioia . - Stasera non possono partire . - Venne a dirci un coso sbilenco , che doveva essere addetto al Comitato . - Daccapo - Urlarono i giovani e proruppero in fischi . - Domani sera partiranno di sicuro - Proferì a malapena quel corvo del malaugurio e se la svignò alla chetichella . - Pazienza ragazzi … bisogna assuefarsi alle disillusioni ; venite con me alla vicina taverna e là faremmo passare la malinconia , trangugiando un buon bicchier di vino caldo . Quello che parlava era un bel tipo di militare ; era già vestito da Garibaldino e camminava un po ' zoppo . - Evviva il Mago ! - Gridarono tutti . - Venite con me sempre , o ragazzi , e vedrete che anche al fuoco non vi farò scomparire . - Eh ! lo sappiamo che tu sei un eroe ... - Che eri all ' attacco di Dijon ... - E che ci fosti ferito . - Evviva i prodi soldati ! - Evviva . E cantando patriottiche cantiche ce ne andammo tutti alla vicina taverna , dove due fior di ragazze dispensavano bibite e sorrisi agli avventori , che ne andavano in solluchero a questo connubio cotanto attraente . A Marsiglia , il vin caldo e il Cognak costano la miserabile somma di 10 centesimi , e si noti bene che le bibite non si amministrano omeopaticamente come da noi . - Se ci fossero certi amici ! - Esclamò il Materassi , quando giunse a cognizione di questa consolante notizia . - Mago , su ... giacché non sappiamo come passare il tempo , raccontaci i fatti gloriosi di cui è già stato eroe Garibaldi ... Noi ci istruiremo e le ore ci trascorreranno , come se fossero minuti . - Che volete ... che dica ... - Di quello che sai : raccontaci come si portano i nostri , quale è la nostra organizzazione , e se infine i soldati Prussiani sono poi quella gente famosa da far tremare tutto il mondo ... - In quanto a questi vi assicuro che non fanno di noccioli e che tirano diritto , e che son duri come montagne , ma , poiché volete saper proprio ogni cosa , vi spiffero tutto dall ' a alla z pregandovi a scusarmi se non parlo in punta di forchetta . Tutti fecero silenzio e il sergente ( il Mago era sergente ) , incominciò : Figuratevi che si era in Autun . Il clima di Francia è pazzo come gli abitanti . A Dôle non aveva fatto che piovere , a Autun era un freddo che ci pareva di essere in Siberia . Noi stemmo sei giorni all ' avamposti e vi assicuro di aver provato certi brezzoni , che al solo ricordarli mi sento gelato . Riunita tutta la legione , si partì col nostro Vecchio per Arnay le Duc . - O in che legione eri ? - Interruppe uno . - Io ero con Tanara ; un bravo uomo , ragazzi , un uomo , del genere del quale ce ne vorrebbe dimolti nella democrazia , uno di quei pochi insomma che si seguono volentieri , quando cominciano a fischiare le palle ! .. Tornando a bomba : vi dirò che da Arnay le Duc , girammo come l ' Ebreo Errante , per tutti quei paesuoli , sempre in cerca dei Prussiani che non si vedevano mai ... Che marcie , figliuoli ! .. Non dubitate , che chi potrà raccontare questa campagna , potrà esserne altero e potrà dire di esser sfuggito alle unghie del diavolo . Il giorno ventiquattro entrammo in Malin , abbandonato poco prima dai Prussiani ; pernottammo alla stazione , e Garibaldi , il bravo uomo , era là .. in mezzo a noi , a farci coraggio , a prometterci che ci saremmo fatti onore . Il freddo era intenso , acutssimo e il nostro Vecchio era sorridente , sereno , come se fosse stato nella stanza più bella e più riscaldata del suo quartier generale . Gli abitanti cercavano di renderci meno dure le privazioni colle loro gentilezze : e si affannavano a portarci da mangiare , e da bere ; le donne , anche delle classi non basse , ci portavano il pane ed il vino e ci stringevano la mano . L ' era una cosa da far piangere i sassi ... ve l ' assicuro . All ' alba partimmo e ci frastagliammo compagnie per compagnie nei borghi diversi , adiacenti a Malin . Così passammo l ' intera giornata : sul far della sera venne ordine immediato di partenza , e difatti tutti insieme si andò a Lantenay . Qui trovammo un infinità di guardie mobili , qualche pezzo di artiglieria , un mezzo squadrone di Chasseurs d ' Afrique e varii corpi di volontari . Garibaldi alloggiò al castello ; noi ci fermammo proprio sotto di lui e per riscaldarci facemmo degli immensi falò . I Prussiani erano al di là di una foresta che si stende sull ' alture del Nord Ovest del Castello ; in linea retta tra noi e loro non ci correva nemmanco un chilometro . La mattina del ventisei oltre la paga ci diedero dei pezzi di capretto che erano stati requisiti ; ma sul più bello , allorché si cominciava ad assaporare questa vivanda così patriarcale , suonò l ' assemblea , e in un minuto bisognò correre ai ranghi , lasciando sul terreno e nelle case più di metà di quel cibo , che con tanta veemenza veniva reclamato dai nostri stomachi vuoti . Appena arrivati al castello , vedemmo Garibaldi a cavallo : era seguito da Menotti , da Bordone , da Canzio . Il Vecchio diede qualche ordine , poi seguito dai suoi e da alcune guide ci precedette , inoltrandosi al trotto verso l ' estremità della foresta ; dopo brevi istanti noi ci avanzammo . Pigliammo una viuzza e in poco tempo raggiungemmo lo stato maggiore . Allora si ordinò a due compagnie del primo battaglione , tra le quali alla mia , di occupare l ' altipiano e di stenderci in catena . Nell ' eseguire quest ' ordine voltai i miei occhi a destra e vidi in terra sdraiato il prode Garibaldi . Egli si riposava : lì a cento passi da noi .. Io non sono un poeta , sono un ignorante , un soldataccio cresciuto tra bestemmie della caserma , ma che volete , non ve lo nascondo , veder quel vecchio , malato , quell ' uomo della cui fama è pieno il mondo e che si è già conquistata l ' immortalità , vederlo , dico lì sdraiato come uno di noi , con quella faccia di santo , a pochi passi dalla morte , io sentii inumidirmi le ciglia e piansi come una donnicciuola , o come un abatino . Due batterie , una da campagna e l ' altra da montagna , presero posizione accanto a noi . Poco distante tuonava il cannone ; erano le truppe di Bossak e di Ricciotti , almeno lo credo , che disturbavano le mosse del nemico . Che magnifico spettacolo ci si presentò agli occhi , quando principiammo a guardare ! Una vallata ubertosissima di vegetazione si stendeva sotto di noi ; i battaglioni Bavaresi e Prussiani formavano un ' estesa e ben compatta colonna ; gli ulani correvan da un estremo all ' altro di quella linea , che sembrava di ferro , tanto era nera : ma colle nostre complessioni e coi nostri comandanti si ammacca anche il ferro ! .. Venne l ' ordine infatti di avanzarsi . Il terreno che dovevamo percorrere era pieno d ' intoppi : era un avvicendarsi di piccoli scaglioni che qualche volta ci facevano andare a gambe levate . I Francs Tireurs si erano internati nella foresta e appoggiavano i nostri movimenti . Dopo poco trovammo dietro uno dei tanti rialzi gli Chasseurs d ' Afrique che erano in esplorazione . Una scarica a bruciapelo eseguita dai Prussiani , li fece retrocedere ; allora occupammo noi la sommità abbandonata dalla nostra cavalleria . Il rombo del cannone si fece sentire da tutte e due le parti , i Prussiani rispondevano ai nostri con accanimento : le palle , le bombe ci smaniavano di sopra , di sotto , intorno al capo , alle gambe : ogni poco i superiori ci ordinavano di sdraiarci per terra , Una rachetta portò via la coscia del bravo luogotenente Dell ' Isola aiutante di Menotti . Il nostro capitano Morelli era sempre alla testa della compagnia e diè prova di un sangue freddo , che , come vecchio soldato , io vi dichiaro rarissimo . Pigliammo d ' assalto un paesetto , lo traversammo a baionetta calata , in mezzo agli applausi di quei buoni abitanti . I Prussiani si ritiravano colle loro artiglierie : apriamo il cuore alla gioia , guardiamo e si vede in capo alla strada il Generale ; ma dunque quest ' uomo è per tutto , quest ' uomo è miracoloso , quest ' uomo è invulnerabile ! .. Gridano i volontari , e poi , tutti prorompono in acclamazioni all ' illustre condottiero . Garibaldi ci salutava col suo solito sorriso , poi , chiamata una tromba , si fece dare un poco da bere , e bevve l ' acqua di una vicina pozzanghera . Intanto il cielo aveva aperto le sue cateratte , ed una pioggia diabolica c ' inzuppava maledettamente i vestiti , e ci rendeva assai malagevole il camminare a causa del fango che produceva . Facemmo alto in un luogo disabitato e scoperto ; quivi sfilò innanzi ai nostri occhi tutto il piccolo esercito che aveva sotto di se Garibaldi . Passato che fu , venne anche per noi l ' ordine di avanzarci senza sapere ove si andasse e senza nemmeno curarsene : che il buon soldato non deve mai discutere , nè sofisticare su quanto ordinano i superiori . Dopo aver camminato un poco , noi del battaglione , comandato da Ciotti , arrivammo in un piccolo villaggio situato al Nord di Lantenay , e qui dalla bocca stessa dei villici sapemmo che i Prussiani , prima di partire , avevan fatto man salva di tutto il bestiame . Di cibo non ci era da parlarne , e noi si aveva un appetito numero uno ; una sola botteguccia era aperta , ma anche in questa non si trovavano che pochi pezzucci di pane ; li dividemmo da buoni fratelli , ma appena si cominciavano a divorare , eccoti di nuovo l ' ordine d ' immediata partenza . Ragazzi miei , non è il fuoco che costituisce lo amaro di una campagna , chè anzi ne è la pagina bella ; sono le privazióni e gli stenti , a cui però di buon grado deve assoggettarsi il soldato dell ' idea . Noi eravamo stanchi , le gambe non ci reggevano più , i respiri si elevavano a mala pena dal petto , ma il nostro lavoro non era terminato , bisognava finirlo , come volea Garibaldi , e o male o bene noi lo facemmo ed ecco come andò . Il Generale voleva sorprendere Digione , ed era sicuro d ' impadronirsene con uno dei suoi colpi di mano e vi garantisco che sarebbe riuscito .... Oh ! mille valorosi di più o duemila vigliacchi di meno , e avreste veduto ! Noi ci inoltrammo silenziosi lungo la strada ; avevamo avuto il comando di non scaricare il fucile ; quatti quatti senza respirare nemmeno , col cuore che ci batteva forte forte , procedevamo in mezzo a quel buio d ' inferno ; nessun rumore si sentiva all ' intorno : un acquazzone tremendo ci percoteva da tutti i lati . Noi marciavamo per primi insieme ad una compagnia di Francs tireurs , dietro a noi venivano diversi battaglioni di guardie mobili e l ' artiglieria . Così giungemmo fino a un kilometro dalla città ; pareva che i Prussiani non si fossero anche accorti di noi ; un subitaneo schioppettìo di fucilate ci rese sicuri che la nostra avanguardia era alle prese cogli avamposti dell ' inimico . I nostri superiori ci diedero l ' ordine che ad ogni scarica , ci buttassimo nei fossi che fiancheggiavano la strada ; questi erano pieni d ' acqua , e allorché il lampo annunziatore delle palle vicine si faceva vedere in quel buio , noi prendevamo dei bagni , nè troppo comodi in quella stagione , nè troppo puliti . Però di tratto in tratto ci si avanzava , tra quel diavoleto : le nostre trombe suonavano avanti ; avanti , gridavano gli ufficiali ; avanti si gridava noi tutti , e come un sol uomo , ci spingevamo , ci accalcavamo , per quella strada che poco dopo doveva essere ingombra da mucchi di deformati cadaveri . Già qualche ferito emetteva grida strazianti , già l ' aria s ' impregnava di quel simpatico odore di polvere che suole accompagnare i combattimenti , già il lontano rullo del tamburo , il subito guizzo che pari a lingua di fuoco si ripercuoteva per tutta quella estensione , e il fischio non interrotto mai delle micidialissime palle nemiche , ci rendeva sicuri che assistevamo ad un ' imponente battaglia . Le scariche dei Prussiani di minuto in minuto crescevano d ' intensità , eppure noi fedeli ai nostri ordini non ci azzardavamo a far uso delle nostre armi , quando quei vili delle guardie mobili cominciarono a scappare e a tirar fucilate all ' indietro , fucilate che colpivano noi , non i Prussiani . L ' impresa a quel momento si poteva chiamare fallita ; un uomo prudente , uno che va col successo si sarebbe ritirato , ma Garibaldi era lì in prima fila , ma noi si vedeva fuggire i Francesi e volevamo far vedere quanto più di loro valessero i calunniati Italiani , epperciò con l ' entusiasmo di chi sa di sacrificarsi per una idea generosa si stava fermi , al nostro posto . E lì morì il povero tenente , Anzillotti ; lì morì il bravo Del Pino uno dei ragazzì più buoni e più coraggiosi che io m ' abbia conosciuto , e certo uno dei migliori della mia compagnia . Non vi sto a dire il numero dei feriti , i Carabinieri Genovesi furono decimati ... gli Italiani si battevano e si battevano da eroi . Fu giuocoforza il ritirarsi ; mai ritirata poteva cominciare con tanto disordine ; si correva all ' impazzata pei campi , ogni poco , si cadeva per terra , ogni poco ci si trovava a mezza gamba nell ' acqua , e tutto questo sotto un fuoco continuo di mitragliatrici , di cannoni , di moschetterìa . Giunto a capo di una viuzza , fui scaraventato per terra : tentai di rialzarmi , mi fu impossibile poco dopo io era fuori dei sensi ; non so quanto durò , il mio sbalordimento ; quando mi riebbi mi trovai sopra un barroccio che mi portò all ' ambulanza d ' Autun , da dove fui trasferito a Lione . Un ' impertinentissima scheggia di mitraglia mi aveva forato la coscia . Ottenuto un permesso di convalescenza , ho fatto un mesetto di villeggiatura a Nizza , e ora me ne torno lassù , che , grazie al Cielo , della forza per battermi coi Prussiani ne ho sempre , perché , sappiatelo ragazzi , una battaglia è uno di quei divertimenti che non capitano ad ogni canto di gallo ; si può morire , ma dove volete trovarmi una cosa più bella di morire , in mezzo al fumo , al rumore , alle trombe e alla gloria ... eh ! via dunque , venite con me , e vi farete onore , il vecchio Mago ha veduto troppe volte da vicino la morte , perché vi possa far fare una figuraccia indecente . - Evviva il Mago ! - Gridarono tutti e tutti picchiarono il bicchiere tra loro . Dopo aver discorso un ' altra buona mezz ' ora , dopo aver domandato tutto il domandabile al brav ' uomo che aveva già veduto i Prussiani , ci congedammo da quell ' allegra compagnia e ci avviammo all ' albergo . - Ma se ci mandassero con Frapolli ! - Esclamò uno di noi per la strada . - Che ... Parleremo ben chiaro al Comitato , noi intendiamo di batterci e non di fare il framassone a cento miglia dal teatro della guerra . - E però va specificato - ci disse uno che per buona fortuna era venuto dalla taverna con noi - Perché quei signori che spediscono sono tutti una zuppa e un pan molle con quelli arfasatti e se voi state zitti , vi trovate di certo mistificati . Noi ringraziammo il gentile consigliero e ci addormentammo decisi di raggiungere tra poche ore il generale , e l ' Armata dei Vosgi . CAPITOLO VI . Il giorno seguente , appena fu un ' ora da persone educate , andammo dal Comitato . Dopo molta anticamera , chè anche nella democrazia quando si comincia a salire si assume tutte le belle e gentili maniere le quali distinguono l ' aristocrazia , fummo introdotti in quel sinedrio di senno e di patriottismo , e ci trovammo davanti al presidente Panni , un omaccino tarchiato colla barba lunga , nato a Firenze ma domiciliato da vario tempo a causa di affari a Marsiglia . Tanto lui come il segretario Lalli , si davano tutto il tuono di persone importanti , ci squadravano dall ' alto in basso con una prosopopea da commissarii di polizia , e parlavano della guerra colla medesima autorità , che avrebbero adoperato se fossero stati generali d ' armata o per lo meno , capi di stato maggiore .... . Adempiute le formalità , di quella specie di arruolamento che si firmava presso di loro , noi facemmo noto a quella gente , il nostro proposito di andare diretti al quartier generale dì Garibaldi . - Loro possono andare anche con Frapolli - Ci disse il segretario - Tutte le vertenze sono accomodate e i due generali , glielo assicuro io , camminano verso la medesima mêta . - Sono belle assicurazioni , ma noi abbiamo deciso di raggiungere Garibaldi e vogliamo andare a Digione . - Facciano come vogliono ; stasera partono una cinquantina di volontarii ... potranno andare anche loro - Borbottò il presidente , non nascondendo un senso di malumore e di contrarietà : poi , rivoltosi ad Omero Piccini , fratello di quello che era sul Var e in prigione con noi , gli proferì in tuono brusco : Lei non può andare . - E perché ? - Non lo vede ... è un ragazzo . Difatti il nostro compagno aveva 17 anni . - Eppure , interrompemmo noi , è già stato a Mentana . - Allora faccia lei ... Stasera alle dieci sieno qui ... se vogliono partire . Cosa dovevamo fare per giungere alle dieci ? .. Entrammo nella taverna della sera avanti ... Ah ! così ci fosse venuto un granchio alle gambe ! .. Rivedemmo le simpatiche Ebi che con tanta grazia porgevano il nettare agli avventori , entusiasti delle loro bellezze , le rivedemmo , e ci attaccammo discorso ; si parlò della guerra , della Francia , delle donne Italiane , che esse dicevano bellissime , delle prossime emozioni del campo , della moda , dei vestiti corti , del ciuco ammaestrato che facevano vedere sul porto , della guardia mobile , dell ' esercito di Bourbaki e dei pasticcini di Strasburgo che non arrivavano più . Erano discorsi le più volte senza senso comune , ma che servivano ammirabilmente per farci ammazzare alla meno peggio qualche ora . Il male si fu , che le parole erano accompagnate dalle libazioni : le libazioni c ' indussero a fare il dejuner , questo tirò dietro da se lo Champagne ... Avevamo cominciato a sdrucciolare su una sgamba viuzza e ormai bisognava ruzzolare a rotta di collo per tutta la china . Il piacere di esser giunti finalmente in quella Francia , che da tanto tempo agognavamo , il trovarsi accanto a quelle vaghe ragazze , la generosità dei vini che avevamo trincato , la gioventù che ci bolliva nel cuore , ci avevano sprigionato tale un ' allegrezza dalle più intime fibre , che , non sapendo più quello che si faceva , ridevamo senza alcuna ragione , folleggiavamo come se fossimo tornati bambini , si faceva le più strane proposte e tutte venivano approvate . - Andiamo tutti in barca sul porto . - Sì ... sì ... sul porto . E prese a braccetto le due silfidi , ci avviammo versò il mare , traversammo la popolosa città e poco dopo eravamo in barchetta . Io ero divenuto il cavaliere servente o per dir meglio il consigliere intimo della più giovine delle due vezzose sorelle . Essa chiamavasi Aissa , e nella sua vita disordinata , aveva veduto l ' Affrica , la Spagna , l ' Italia sempre con nuovi amanti , e cercando soltanto la voluttà vertiginosa dell ' orgia ; senza curarsi nè punto nè poco del mondo , delle convenienze sociali e di quel buon nome che si acquista soltanto col rispetto dell ' apparenze , la capricciosissima figlia d ' Eva , siccome farfalla , dì fiore in fiore aveva libato in tutte le sue forme svariate l ' emozioni e i piaceri ed ora annoiata di tutto e di tutti continuava la sregolata sua vita , per far fronte alle spese pazze che sono la logica conseguenza degli sbalordimenti procacciati a bella posta per obliare il presente e per non pensare all ' avvenire . La taverna non era che un pretesto ; la vecchia padrona teneva quelle ragazze per accalappiare i merlotti , e mentre ritraeva da loro dei lucri non indifferenti , mentre non lesinava il denaro per vestirle con tutto il lusso immaginabile , mai era larga con esse dell ' oro che così indegnamente guadagnava . Aissa del resto era simpaticissima ; aveva in sé qualche cosa di Orientale ; i suoi occhi nerissimi ed umidi sempre indicavano chiaramente la di lei voluttà : due labbra tumide che reclamavano un bacìo ; due mani da principessa ; un piedino da vera Andalusa ; insomma un boccone da fare escire dai gangheri un anacoreta ! Il mare era tranquillo : la campana della Madonna della Guardia sonava lentamente ; ora l ' ora poetica delle ricordanze ; cento barchette in qua e là solcavano le onde . Noi ci sentivamo commossi ; su ' di un piccolo schifo , un sonatore girovago , uno di quei Napoletani che strascinano per i caffè il biblico strumento degli antichi profeti , fece echeggiare per l ' aere una canzonetta patetica , molle , meridionale e noi rammentammo l ' Italia , le sue belle costiere profumate d ' aranci , il movimento delle nostre città , le amate fisonomie dei nostri amici , e dei nostri congiunti ... la commozione era al colmo e il bello si è che al pari di noi erano intenerite le nostre compagne ... E perché ciò ha da essere strano ? .. Le reminiscenze sono il patrimonio degli sventurati , e pari alla rugiada del cielo vivificano i cuori ... quelle povere donne erano certamente sventurate , e più oneste di tante che scroccano il nome d ' oneste nel mondo , sentivano la santa voluttà di una lacrima , e trovavano una scusa ai loro trascorsi , immerse nell ' imponente , nel sublime spettacolo della calma natura . La nostra , escursione si prolungò per più di due ore ; il momento ; della partenza si avvicinava a gran passi ; era mestieri dirci addio . Riaccompagnammo a casa le donne . - Vi prometto di raggiungervi - Mi disse Aissa , stringendomi forte forte la mano . Io la guardai e sorrisi : non credevo punto al coraggio di quell ' eroina ... Col tempo però come vedranno i lettori , fui completamente disingannato ; e solo per tal causa ho riportato questo episodio della nostra breve dimora a Marsiglia : episodio che sarebbe stato proprio un di più , se non fosse collegato con altri che si svolgeranno a Digione ... - Bisogna pagare il conto - Disse un di noi . Oh ! la crudele parola ! .. Oh ! la bruttissima prosa dopo tante ore di non interrotta poesia ! .. Ci guardammo in faccia l ' uno l ' altro ! Che una donna gravida non vegga mai , per l ' amore dei suoi futuri nati , delle fisonomie come avevano in quel momento , i miei compagni ... Le nostre risorse erano tanto limitate , che se noi ne fossimo usciti puliti , ci era di che attaccare un voto . Il conto era di 102 franchi : tra tutti ne avevamo 104 : se ci fossimo trattenuti un ' ora di più si restava in pegno a Marsiglia ! E la bella prospettiva che avevamo davanti : intraprendere un viaggio di due giorni con due franchi in saccoccia ... o negatemi che in Francia il divertirsi non costi salato ! Baci , saluti strette di mano , e poi di galoppo al Comitato . - E se non si partisse ... che facciamo senza quattrini ? - Ma ! - Preferì filosoficamente il Materassi , e noi a nostra volta ripetemmo la filosofica esclamazione ... Per buona fortuna quella sera pareva che si dovesse partire certamente : erano già stati distribuiti i berretti rossi ed i Garibaldini , schierati in due file lungo la strada attendevano il luogotenente che doveva accompagnarli fino a Digione . I volontari erano allegri , cantavano a squarciagola , e negli intermezzi cianciavano , politicavano , facevano infine un brusio indiavolato ; un Milanese ponendosi ambe le mani alla bocca imitava perfettamente il fischio del vapore , un altro faceva da cane , abbaiando e guaendo con tanta naturalezza da chiamar per la strada tutti i cani che giravano per quei dintorni . Era insomma una scena deliziosissima e il tenente non si vedeva . Ognuno che abbia frequentato per poco i volontari , sa quanto sia susurrone e incontentabile questo elemento , quando è lontano dal fuoco ; quindi facilissimo e immaginarsi quali recriminazioni , quale sussurro provocasse questa inopinata tardanza . Prima furono proteste , poi fischi acutissimi : finalmente calci e pugni alla porta . - Noi non si vuol fare il comodo dì nessuno ! - Si comincia male ! Tali erano a un dipresso le espressioni di quella gente stizzita , e a rinforzare la dose il Mago dava degli schiarimenti sul comitato e sulle spilorcerie ed angherie da questo commesse per il passato . Figuratevi , diceva , che a me diede a portare venti uomini a Dôle , e mi diedero una lira per uomo ... Di qui bisognava andare a Mouchard , ventiquattro ore di strada , lì bisognava dormire e poi partire il giorno dopo per la destinazione ... vi raccomando quello che dovevo fare ... E lo stesso che a me è succeduto a tutti i capi squadra ... Oh ! hanno un gran talento quei signori di sù ! ... - Abbasso ... Abbasso questi grulli - Urlavano tutti - Son Frapollini ... Giù i traditori ! Chi sa dove avremmo finito , se fortunatamente non avessimo udito degli altri rumori e più intensi dei nostri sulla piazza vicina . Cosa era succeduto ? .. Noi non vedevamo che delle guardie mobili , che venivano via a rotta di collo . Rompemmo le righe ed andammo a vedere cosa era . Un battaglione delle guardie mobilizzate delle Bouches du Rhôn aveva rifiutato partire , ed aveva lasciato soli sulla piazza , il maggiore e tre o quattro altri ufficiali di buona volontà ; uno di questi si mordeva le mani e piangeva ... Oh ! ne avea ben ragione : A vedere quel branco di vili che fuggivano piuttosto di andare a difender la patria , ci era da esecrare l ' umanità , di vergognarsi di esser uomini per non avere a compagni quella canaglia . Vedendo l ' inutilità della nostra presenza , tornammo indietro , e dopo pochi minuti fummo consolati dalla venuta del tenente . Il nostro accompagnatore era grasso e rubizzo , e avrebbe fatto più figura vestito da canonico che da garibaldino . Lo accompagnava una bella ed elegantissima signora , che sapemmo , essere la di lui indivisibile compagna ; non si creda che quella donna fosse un ' eroina , giacchè quel tenente in tutta la campagna avrà forse veduto il fumo del camminetto : quello dei combattimenti no certo ; tutti i suoi incarichi si limitavano ad accompagnare i volontari da Marsiglia al quartier generale ; non nego con questo che certi impieghi sono indispensabili , ma io vorrei vederci dei vecchi e non dei giovani tarchiati e robusti , come giusto appunto era il nostro duce provvisorio . Si fece l ' appello , eppoi a quattro a quattro ci movemmo per andare alla stazione . Che l ' Italia sia la terra del canto , non può esser dicerto impugnato da chiunque ha fatto anche una sola campagna ; il soldato Italiano appena si muove canta , canta andando all ' attacco , come quando è in ritirata , canta nei malinconici stanzoni della caserma , come in mezzo alle strade , quando sa di partire ; parta per una guarnigione , parta per andare alla guerra . « Non pianger , mio tesoro Forse ritornerò » Cantavamo in coro noi tutti ; e le finestre si spalancavano , si illuminavano , ci offrivano dei leggiadri visetti , degli occhi superbi che ci lanciavano occhiate tanto benigne da farci commuovere ; il nostro contegno non poteva non esser paragonato a quello dei mobili delle Bouches du Rhôn , e chiunque ha un po ' di mitidio può di leggieri comprendere quanto un tal paragone resultasse per noi favorevole . Il lunghissimo tratto di via che è tra la prefettura e la stazione ci passò in un baleno ; in una carrozza sul piazzale della ferrovia vedemmo la simpatica Aissa che ci buttò un bacio sulla punta delle dita . Se quel bacio non era precisamente il castissimo bacio degli angeli , è innegabile che per noi era assai caro . Salutammo gentilmente quella donna ; il sapere che qualcuno serba dolce ricordanza di noi , ci fa piovere in cuore un sentimento di gratitudine , e in quei momenti che , volere o non volere , non sono così facili a ripetersi nella vita di un uomo , magnifichiamo certe cose alle quali in certi altri non daremmo alcuna entità . - Avanti , march - Gridò con voce stentorea il lilliputtiano segretario del comitato ... e tutti noi gli si tenne dietro nella stazione .... Vedendo otto vagoni a nostra disposizione fummo colpiti da una dolce meraviglia . Fin allora avevamo veduto i soldati ammonticchiati l ' uno sull ' altro nei vagoni di terza classe : noi tutt ' al più eravamo quattro per scompartimento ; ci era posto da sdraiarsi e di attaccare anche un sonnellino . Ah ! .. quanto sono fallaci le speranze del mondo ! .. Ah ! .. la speranza meretrice della vita , dirò con Francesco Domenico ! ... La nostra gioia , il nostro benessere doveva protrarsi fino alla prima stazione , e questa è appena a venti minuti di distanza , da Marsiglia . Vienna , Avignone , Remoully dovevano vomitare sul nostro disgraziatissimo treno una congerie di mobilizzati . L ' educazione pare che non entrasse nella teoria che s ' insegnava a questi campagnuoli del mezzogiorno dell ' antica terra dei Druidi . Infatti entravano in frotta e senza garbo nè grazia in quei vagoni che avevamo avuto l ' illusione di credere nostra proprietà ; entravano pestandoci i piedi , sedendosi sulle nostre ginocchia con l ' indifierenza di una donna del mondo galante , non però colla di lei grazia , nè colla di lei leggerezza . Fra tutte le sventure che possono capitare a un viaggiatore , io credo , non esserne alcuna che possa stare a confronto colla compagnia di un mobilizzato della campagna . Se lo immaginino un poco i lettori : questi eroi avevano sulle spalle un magazzino , una vera montagna d ' involti , di fagotti e di fagottini ; erano muniti di due o tre paia di scarpe ; pretendevano di stare a baionetta in canna anche tra noi , anche in quelli sgabuzzini ; avevano chi il cane , chi un uccello in gabbia , tutti poi indispensabilmente delle pagnotte stragrandi ; si piantavano a sedere , e per quante gomitate , per quanti urtoni loro si amministrassero , non ci era verso di farli muovere un solo centimetro ; i più attaccavano sonno e russavano come contrabbassi ; quei pochi che erano desti non ci rispondevano , e si lamentavano tra loro del governo che li strappava alle ordinarie occupazioni . I nostri compagni di viaggio erano vestiti in mille maniere ; ve ne erano col cappello alla spagnola , col gasco e col berretto ; ve ne erano dei bigi , dei neri , dei verdi , dei turchini ; avevano tutti il fucile all ' antica ed in pessimo stato . Siamo giusti ! .. Se le guardie mobili hanno fatto nella campagna del 1871 una figura non invidiabile , non ne sono del tutto colpevoli . Comandate dal nipote del sindaco , dallo speziale del luogo , dal Beniamino della moglie del sottoprefetto , insomma da tutti ufficiali creati per dato e fatto dell ' impero , e che non ne sapevano un acca : armate con certi fucili che avevano più apparenza di schizzettoni che di armi micidiali : disilluse di tutto , persuase di esser tradite e condotte al macello ( persuasione che io credo loro avessero inoculata i preti ) dolenti di avere a trascurare i loro interessi per una patria , che finora non conoscevano , esse non potevano fare eroismi : l ' eroismo richiede la convinzione : l ' eroismo nasce dalla virtù cittadina . Appena cominciò a farsi giorno cominciammo a vedere le colline circostanti a Lione ; colline che nelle belle stagioni devono essere amenissime ; ubertose per viti dell ' altezza di un palmo , così fitte tra loro da farti sembrare quei campi un ' estesa brughiera , bagnate da un ' infinità di ruscelletti che scorrono placidamente alle loro falde , per perdersi poi nella Loira o nel Rodano . A tutte le stazioni eravi un movimento indicibile : un andare e venire di soldati e di guardie nazionali : uno stringersi di mano , un baciarsi tra loro nei vari gruppi che facevano ressa intorno a quei che partivano . Finalmente si cominciò a vedere un ' infinità di cammini di fabbriche ; poi una miriade di case e di palazzi ; finalmente si trascorse in mezzo ad immensi magazzini . Eravamo arrivati a Lione . Sotto la magnifica stazione ci si mise in rango e il tenente ci fece un ' arringa che non aveva certo nessuna parentela , neppure alla più lontana , con quello di Demostene o di Napoleone primo . Fece l ' eroe , magnificò le gesta dei Garibaldini nostri predecessori , sfoggiò di tutti i luoghi comuni che si sono inventati dal quarantotto a questa parte , e tutto questo per dirci che bisognava rimanere fino alla sera a Lione , e che coloro i quali non sarebbero partiti , sarebbero restati ! Questa peregrina scoperta del nostro duce ci fece acquistare una grande opinione sul di lui talento ; lo salutammo perciò con rispetto , e contenti di vedere anche questa nuova città , e di paragonarla con quella che avevamo lasciato da così poco tempo , scendemmo la gradinata che è davanti all ' edifizio e ci trovammo nella magnifica piazza con due fontane , che gli sta dicontro . CAPITOLO VII . Lione era seria ; non il brio di Marsiglia per le sue vie sempre affollate di popolo , non il più piccolo movimento d ' allegria negli eleganti caffè : moltissimi negozi chiusi , poche le donne abbigliate con galanteria ed anche queste non curate ; un affacendarsi continuo vicino alla prefettura ed alla Mairie per sapere i dispacci , per strappare la notizia più piccola agli uscieri , ai galoppini , a qualche soldato . Quasi tutti coloro che si incontrava , avevano il berretto da guardia nazionale , alcuno non abbandonava mai il fucile ; tutti poi erano muniti di sciabole o di pistole ; vedemmo diversi a braccetto delle loro mogli , armati fino a denti , agitarsi a mo ' degli ubriachi e vociare a squarciagola : Ah ,., si viennent les Prussiens ! , ... Era proprio così ; nessuno si sarebbe mosso per andare a incontrare il nemico , ma guai a lui se avesse osato di presentarsi fiu sotto le mura ! Le fortificazioni si rinforzavano ; sulle piazze si vedevano parchi d ' artiglieria , e capannoni di legno che servivano di rimesse ai cavalli ; fanteria , lancieri , pollacchi , mobilizzati , compagnie addette alle mitragliatrici ... ; un esercito insomma ; uniformi per tutti i gusti ; una idea tale di resistenza da mettere anima in corpo all ' uomo più vigliacco del mondo - Ma come mai ne hanno buscate - Si diceva tra noi - con tutti questi soldati che abbiamo veduto in due giorni ? Spuntava in qua e là , ma raramente , per le vie anche qualche berretto da Garibaldino . - E come mai siete qua ? - Domandammo ad uno di quelli che ci avevano colpito con tale sorpresa . - Siam qua con Frapolli - Ci rispose questi ingenuamente . - O perché non raggiungete il generale ? - Lo raggiungeremo quanto prima . - E chi ve lo ha detto ? .. - Il nostro capo ! - Ed è qui in Lione il vostro capo ? - Sì .. oggi anzi è a un banchetto Massonico . - Questo ci fa piacere ! .. I Francesi a quel che pare , trattano bene gli Italiani .. - Oh ! In quanto a cotesto non ci è da fare eccezioni ... Si figurino : in quattro mesi sarà il centesimo banchetto a a cui assiste il nostro generale ... e quando ci ha menato anche noi , le abbiamo fatte noi pure le belle strippate e le belle bevute ! - Empitevi tutti ! - Esclamai io un poco irritato - Empitevi e così serbando la pancia ai fichi , mentre i vostri fratelli arrischieranno la vita per battere i Prussiani , voi batterete i pasticciai e il Bordeaux risparmiando dell ' esistenze così utili all ' umanità pericolante . Il nostro interlocutore non mi rispose , ci disse addio e se ne andò : noi pure ce ne andammo verso una trattoria , dove mangiammo in fretta e furia per poter dare un ' occhiata alle bellezze principali della città . Per tutto dove andavamo si trovava una piccola cassetta , su cui in grossi caratteri era scritto : Sécours aux blessées ; per tutto dove andavamo per lo spaccio delle manifatture non vedevamo che donne : ciò non ci recò alcuna sorpresa , perché anche nella scioperata Marsiglia , avevamo veduto adottato lo stesso sistema . In Francia non si vedono come da noi degli uomini incaricati di dar sigari agli avventori , di misurare le tele , le stoffe , di contare i punti del biliardo , di fare insomma tutte quelle piccole cose che possono esser fatte benissimo da donne e che troppo impugnano al posto che l ' uomo deve avere in società a causa della di lui forza , e delle di lui attività . Gli uomini lavorano nelle fabbriche , passano le loro giornate nelle officine , accudiscono ai loro interessi , ma non tolgono certi lavori da nulla alle femmine , ma si vergognerebbero ad esser impiegati in certe funzioni , che si compiono oziando . La sera si avvicinava ; noi prendemmo direzione verso la ferrovia : passando sul quai sul Rodano ( passeggiata che ci rammentava Firenze e i nostri lungarni ) facemmo una breve sosta ad una taverna per bere un bicchiere di vin caldo . Qui vedo il lettore alzare le spalle , farmi il viso dell ' arme e susurrare stizzosamente : « Ma dunque non facevate che bere ? ... E invece di vergognacene ora ve ne fate bello , come se ciò costituisse una delle più predilette occupazioni della vostra esistenza » . Non vi nego quest ' ultima verità : per me il generoso umore della vite è il solo amico dell ' uomo ; per lui si dimenticano gli affanni , le codardie , le ignominie di questa società di buffoni , per lui i tradimenti amorosi finiscono col non farci nè caldo , nè freddo : per lui germogliano a mille e mille nel cuore le magnanime idee , e nel cervello le ardite concezioni . Chi sa dirmi quante idee ci sono in un fiasco di vino ? ... Esclamava il compianto Ugo Tarchetti , uno di quei perduti che cadono avvizziti per esuberanza di cuore ; noi lasciamo al buon Evio le ispirazioni delle quali era così prodigo a Orazio e a Plutarco , noi gli chiediamo solamente l ' oblio . Nella stanza di aspetto della ferrovia , dove ci riducemmo quasi subito , al nostro arrivo si aggirava una folla stragrande : quel movimento c ' inebriava : in un canto del salone noi vedemmo un gran cartello dove a caratteri cubitali era scritto : Qui si dà da mangiare e da bere ai soldati di passaggio . Credo inutile il dire che quell ' appello non trovava dei sordi ; intorno a quella porta era un ' accalcarsi , specialmente di mobilizzati da far rabbia : a onor del vero anche qualche Garibaldino non fece il restìo : l ' amico disertore , da volpe vecchia , rinnovò un par di volte , e ci magnificò poco dopo la squisitezza dei cibi , il gentile contegno ed i modi aggraziati delle belle ragazzine che li distribuivano , la succulenza dei consommés e delle gelatine , apprestate per i feriti , ma che egli aveva assaggiato , facendo lo zoppo . L ' esempio dì lui venne tosto imitato da moltissimi dei nostri commilitoni : una valanga di storpi e di zoppi si rovesciò sul desco , dove le vivande erano apprestate ; una tal cosa mi fece provare una forte repugnanza , e mi fece disperare di quei soldati che mentivano per una zuppa . Fortuna che al fuoco si portarono dappoi tanto eroicamente da farmi attribuire a semplice giovanile vaghezza , quello che in quel mentre mi aveva prodotta un ' impressione tanto spiacevole ! Se da un lato avevamo questo brutto spettacolo , dall ' altro lato però ci consolava la vista ed il cuore un esempio di carità cittadina , che vorrei potere eternare . Questo esempio ci veniva dato da donne ; già la più bella metà del genere umano fu , è , e sarà sempre in prima linea laddove trionfa sovrana la santa religione dall ' affetto . Cinque , o sei signore , tutte vestite di nero , tutte colla fascia al braccio , distintivo dell ' ambulanze , giravano per ogni verso , si affaticavano a far complimenti onde raccogliere offerte per i feriti . Il portamento distinto , il loro modo gentile di chiedere , la squisita educazione che trapelava dai loro discorsi più inconcludenti ci resero certi che quelle donne appartenevano ad elevatissimo rango : stuzzicare la sensibilità , mettere in opera anche un po ' dì civetteria per fare più quattrini per i poveri diavoli che scontavano la pena di aver troppo amato la patria e l ' umanità ... ecco quale era lo scopo di queste generose , e si sforzavano di raggiungerlo con la abnegazione dell ' apostolo , colla poesia che suole essere ispirata dall ' idea di fate un ' opera buona . Bisognava vedere con che grazia le vi levavano di tasca il denaro ! ... se un ministro delle finanze avesse di tali esattori il nostro impareggiabile pareggio sarebbe pareggiato ! .... bisognava vederle queste care donnine , abituate all ' atmosfera profumata dei saloni , al linguaggio adulatore dei felici del mondo , bisognava vederle , ripeto , discorrere confidenzialmente coll ' operaio dalla giubba sdrucita , colla popolana i cui vestituccì emanavano degli effluvi tutt ' altro che aristocratici , ringraziarli con amabile sorriso , infonder loro speranza , promettere di occuparsi dei loro cari che erano al campo , stringer loro cordialmente la destra . Spiccava sopra tutte le altre per autorità una vecchia matrona : una di quelle matrone dell ' antico stampo , che fedeli alle tradizioni cingevano la spada ai loro figliuoli , quando si trattava di difendere il re e la patria ; la di lei fisonomia avrebbe ispirato rispetto all ' uomo più screanzato del mondo . Passò vicino a me , io le feci cenno dì avvicinarmisi e nello stesso tempo mi avvicinai verso di lei . - Cosa bramate ? - Mi domandò per la prima . - Vorrei fare la mia piccola offerta - Apro una parentesi ; la mia borsa sì era rafforzata di poche lire , datemi da mio fratello che fortunatamente non aveva preso parte alle nostre poetiche smancerie di Marsiglia . - Ma voi siete soldato ? - Mi disse con meraviglia la signora - voi pure potrete esser ferito .... - Speriamo di no ! - Ve lo auguro ... Ma perché espropriarvi di una somma che può farvi comodo ? Provai un leggero imbarazzo ; la mia scappata poteva costarmi salata : la mia dignità m ' imponeva un ultimo sacrifizio ; si parlava di una somma ... ed era precisamente quello che avrei desiderato in quel momento ; posi mano alla borsa e diedi due lire che mi escivano dagli occhi ; ma pure tentai di richiamare un sorriso sul labbro e dissi : È l ' offerta della vedova ... - La più gradita al Signore ; - Ma non probabilmente ai feriti . La mia interlocutrice fe ' una boccaccia , e poi riprese di subito : Voi siete Italiano ? - Sì ... signora . - Me ne ero accorto al vostro disprezzo per le cose sacre . Rimasi di sasso ; che avessi avuto anche a subirmi una romanzina in tutte le regole ? la signora difatti con voce calma , accento di madre , cominciò a dirmi : Voi siete giovane , e son sicura che diventerete un bravo soldato , ma anche voi pur troppo siete affetto dalla malattia che condurrà a perdizione il vostro bel paese . Ma che vi ha fatto quel povero vecchio di Pio IX per entrargli nella sua città a forza di cannonate , per tenerlo prigioniero nel Vaticano ? - E perché prender Roma ? Non è dessa la città di san Pietro , del Cattolicismo , di tutti coloro che si son dedicati a questa sublime religione che ha per precetto di dimenticare le offese , di amare tutti come noi stessi , di sollevare quelli che soffrono ? Un amico un pochino più scettico di me , presente al colloquio , mi susurrò negli orecchi : Questa non è una donna , è un priore di campagna . Io invece che non credo a nulla , compresi quello che passava nel cuore della vecchia signora , e piuttosto che attaccare una disputa con una che aveva tutta la poesia della fede , che mi simpatizzava per il modo con cui ne faceva propaganda , mi contentai di dirle che non si andava daccordo . - Io torno alle mie elemosine - Allora la mi replicò - spero però che resteremo amici ! - Sarò onorato di una tale fortuna . - Se restate in Lione ... - Io parto stasera ! ... Ed ecco ci è là il nostro tenente che ci fa cenno di seguirlo . - A rivederci ... A rivedervi colla commenda ... e vestito da capitano ! - Potevate dire addirittura da generale ! - E perché no ? ... Il soldato francese ha in tasca il bastone da maresciallo ! Io mi rammentai che ci avevo pochi soldi soltanto e mi passò la poesia . La signora sorridendomi si era allontanata . - Dove si va tenente ? - Non so , se a Autun o a Digione . - Come ... lei non lo sa ? ... O per che direzione si parte ? - Ma ! ... - O chi ce lo deve dire ? - Il quartier generale doveva trasferirsi a Digione , non so se abbia avuto ancora luogo un tal trasferimento . Lo dimanderemo al capo stazione . - Al capo stazione ! ... - Si ripetè tutti meravigliati - Per vedere di queste cose bisognava venir proprio in Francia ! E in Italia che dicevamo nel 1867 di aver raggiunto l ' apice della confusione ! Un innocentissimo capo stazione ridotto lì per lì a capo di stato maggiore per provvedere al movimento dei corpi che son di passaggio , ci riesciva proprio nuova di zecca ! E qui al solito tutti i discorsi di convenzione che si ripetono in tutte le campagne . - E se il capo stazione ci tradisse ? - E se fosse una spia dei Prussiani ? - O anche che non ne sappia nulla sarà un bel lavoro ! - Ma chi è quest ' imbecille di tenente che non prende nemmeno ordini ? - Ve lo diceva che era anche lui della cricca ! - Già ... e ora cerca tutti i mezzi per farci restar con Frapolli . - Abbasso Frapolli ! - Abbasso il tenente ! E qualcuno gridò anche : Abbasso il capo stazione ! ... Povero uomo ! ... come ci apparve impappinato quando si vide fatto segno di quel fuoco di fila d ' interrogazioni , alla maggior parte delle quali non sapeva cosa rispondere ! - Li assicuro che Garibaldi è a Digione - Badava a protestare . - Allora a Digione ! - Gridammo tutti . - A Digione - Ripetè , come eco , il duce nostro ! - Ma non so - Riprese il capo stazione - no so , se ci potranno arrivare , se le linee saranno libere ... tante volte i Prussiani ... sono così accidentati quei soldatacci di Bismark ! - Eh ! non importa ... noi si va . - Faccian loro ! - Arrivederlo e stia bene ! - E tutti via di corsa in un treno che era lì pronto . - Ma dove vanno , dove vanno signori ? - Gridava con tuono di raccomandazione quella povera vittima dell ' ignoranza del tenente e dei nostri capricci - Quel treno lì va a Marsiglia : montino in quell ' altro ! - Sanno , cosa è - Proferì stizzosamente allora il nostro accompagnatore - io con loro non ci voglio star più , e me ne lavo le mani fino da questa momento : ecco la loro paga . Nessuno protestò ; nessuno scongiurò il tenente a ritirare quello che aveva detto ; ma egli , dopo averci dato un franco a testa , montò per il primo in un vagone di prima classe , mentre noi fummo di nuovo pigiati in una di quelle gabbie che a vederle sembrano molto più atte a ricettar delle bestie che dei Cristiani ... o degli Ebrei . Il benefico Morfeo , ausiliato potentemente dalla fatica e dallo strapazzo che ci avevano martoriati in quei giorni , scosse i suoi papaveri intorno a noi , che ci addormentammo saporitamente . Con qual voluttà si dormiva ! non il più piccolo sogno , nè piacevole nè triste , veniva a turbare la nostra quiete di morte : come si deve esser felici , quando siam morti ! Non sentire , non vedere più nulla , esser nulla ... ecco quello che devono anelare le anime generose , trambasciate , sbattute in quest ' orrenda burrasca del mondo , dove giungono a salvamento solamente gli ipocriti e i vili . Un urtone rompe l ' incanto di quella calma . Che è ? Siamo giunti a Tournus : sono le nove e bisogna trattenersi fino alle due . Meno male che troveremo qualche caffè , qualche bettola , pensammo tra noi e forse potremo anche riposare su coltri più o meno sprimacciate quattro ore . « Chi mi darà la voce e la parola , » Per stimmatizzare degnamente questo iniquo paesucolo , in cui ci faceva capitare la nostra malvagia fortuna . Io consacro Tournus all ' esecrazione di tutta la gente per bene ; io auguro ai di lei cittadini che il naso ghiacci loro , come ci si era ghiacciato a noi quella sera . La camera dei deputati quando parla Michelini è il luogo più popolato del mondo appetto a Tournus : noi non ponemmo vedere un abitante ; picchiammo a due o tre osterie , non ci vollero rispondere : tirammo pedate da orbi alle porte , vennero i gendarmi a pregarci gentilmente che si smettesse ; non un caffè aperto , non una finestra illuminata , non il minimo indizio di vita . Persino l ' orologio del campanile della chiesa . maggiore era fermo e segnava le sette . Nel mentre che noi avevamo dormito in vagone , la neve era cominciata a cadere ed ora ricopriva col suo bianco lenzuolo tutte le circostanti pianure ; il freddo , il malessere in cui uno si trova quando viene svegliato di soprassalto , il desio intenso di bere che ci accompagnava , come l ' angelo custode accompagna un cattolicone di quelli coi fiocchi , ci avevano procreato un ' arsione , come se si fosse attraversato il deserto ; e anelavamo un centellino di vino , come in circostanze normali si anelerebbe un milione . I cittadini di Tournus non dovevano aver molto in pratica l ' Evangelo ; battete e vi sarà aperto , diceva il divino maestro , e noi battemmo colle mani , coi piedi , colle mazze : battemmo ovunque eravi un ' insegna d ' albergo e di trattoria , nessuno ci rispose : in qualche casa si sentiva metter la spranga . Tornammo tutti sconsolati alla stazione : la trovammo piena di gente sdraiata , che cantava in coro una litania d ' invettive all ' indirizzo di questo sconsacrato paese . - Ma non vi è un Restaurant ? - Domandammo a una guardia . - Una volta ci era ... - Ed ora ! - Lo chiusero al principiar della guerra ! - E per bere come si potrebbe fare ? - Uhm ! ... Guardino là ci è una vivandiera . Guardammo verso il punto che ci accennava quell ' uomo e vedemmo difatti un pezzo di ciccia del peso di un centinaio di chilogrammi : quest ' informe ammasso di carne in sottanina e cappello con piume , ci sembrò bella come un angelo , come l ' Angelo che insegnò alla povera Agar la benefica polla che doveva rinfrancare di spirito e di vita l ' assetato Ismaele . Le chiedemmo da bere ... - Non ce ne ho che pochi bicchierini ... ma sono per quelli della mia compagnia . - Va benissimo ! ... Borbottammo noi , emettendo un sospiro , che non poteva sembrare enigmatico a chicchessia ! - Meno male che poco ci abbiamo da attendere ! - Esclamò uno di noi . Aveva appena terminato di dirlo , quando venne una guardia e coll ' accento più naturale del mondo ebbe il coraggio di dirci : Il treno di Lione è in ritardo , bisognerà che aspettino altre due ore . Noi eravamo prostrati ... Andammo alla pompa che è lì a pochi passi per rinfrescare la macchina : uno si mise a tirare come un facchino e gli altri bevettero , bevettero con rabbia , quasi per protestare che , se la fortuna ci era avara di vino e di liquori , essi se la ridevano di lei e gliela facevano in barba . Poi si andò nel magazzino , ci sdraiammo alla meglio su certi cassoni che vi erano e sonnacchiammo malamente quelle maledettissime due ore . Il fischio della locomitiva ci richiamò a noi stessi e dopo pochi minuti eravamo tutti al nostro posto . Già da vario tempo avevo cominciato a inebriarmi delle mille fantasmagorie che sogliono produrre i beati momenti del dormiveglia , quando il treno si fermò ; e vidi baluginare dentro il nostro vagone , all ' incerto chiarore del lumicino , due fisonomie eteree , due di quelle fisonomie che ti strappano di bocca un grido di ammirazione , tanto le ti sembrano sovrumane : senza trarre il respiro , io le contemplava estatico e pensavo che seguitasse una di quelle belle visioni che tanto mi avevano entusiasmata la testa , pochi momenti innanzi : ma quale non fu la mia meraviglia , allorché io sentii posarmi sulle spalle una manina gentile , allorché un alito profumato mi carezzò dolcemente la faccia ? - Ma è egli vero quello che si svolge davanti a me ? - Riflettevo , quando una vocina simpatica , che mi s ' insinuava proprio nel cuore , mi rivolse queste parole : - Tenete ... Voi dovete averne bisogno . E del pane , del salame e una bottiglia di vino generoso furono lasciate a nostra disposizione da quelle simpatiche fate . Eravamo arrivati a Macon , e le signore addette all ' uffizio del soccorso ai feriti , portavano , come d ' ordinario , qualchecosa per ristorare i soldati di passaggio . Erano le sei della mattina : faceva un freddo tremendo , persino i vecchi soldati , imbacuccati fino alla punta del naso , sbraitavano contro una stagione sì perfida , e quelle donne , e quelle signorine erano là da tutta la notte , portavano quell ' immensi canestri con una disinvoltura e con una grazia che forse si vede adoprare da chi porta un mazzo di fiori : gelavano dal freddo , ma pure sorridevano : morivano dal sonno , ma pure avevano una parola di conforto , una di speranza per noi . Ah ! La donna ! .. I miei lettori avranno osservato che io non l ' ho punto risparmiata ai Francesi , che io ho detto di loro tutto quello che sentivo , che ho esposto alla libera le mie impressioni sul loro contegno , e che l ' ho chiamati degeneri , corrotti , indegni della fama che si erano scroccati in Europa , ma in quanto alle donne bisogna convenire , che avevano tutta l ' abnegazione , tutti i riguardi , tutte le doti , tutte le delicatezze di una madre , e tutto il coraggio delle donne spartane : coraggio che le ha spinte a curare in prima fila i feriti , e che poi ha fatto loro incontrare la morte sulle barricate , quando Thiers ha iniquamente schiacciato e soffocato nel sangue la generosa Parigi . Ah ! non si chiamino utopie gli sforzi generosi di certi publicisti che vogliono collocare la donna nel posto che le si spetta : le donne hanno già fatto abbastanza per mostrarsene degne , che anzi alla prova io le ho vedute riuscir sempre a mille doppi dell ' uomo . Questo avvenimento , così inopinato , mi riconciliò lì per lì colla Francia , con me , con la sorte : ringraziai alla peggio quelle vezzose signore e mi misi a mangiare con un ' appetito da cointeressato . Ci si mosse quasi subito : i volontari salutarono con applausi fregorosi quella città che si era mostrata tanto ospitale con noi . Intanto albeggiava ; la giornata almeno per quello che se ne poteva preconizzare doveva essere uggiosissima : il cielo pareva di piombo , la terra era coperta di neve , grossi stormi di corvi alleggiavano per quei dintorni . Sulla spianata di Baune io vidi un corazziere in alta tenuta , ritto , stecchito al piede di un albero . Gli enormi cipressi , tutti nevicati fuori che in punta , dove tuttora mostravansi verdi cupi , mi sembravano tanti scheletri giganteschi col morione delle vecchie guardie i quali ghignando sbirciassero quello omuncolo coperto di ferro e che in faccia a loro stava nella medesima proporzione di un granello di rena a una piramide dei Faraoni . Dopo un ' ora ci si fermava e questa volta ci si fermava definitivamente . Per somma ventura di quei dieci o dodici lettori che hanno avuto la più che cristiana pazienza di seguirmi fin qui , noi eravamo giunti a Digione , a quella Digione che poco dopo doveva illustrare il sangue di tanti prodi Italiani e che allora ci appariva in mezzo alla nebbia coi suoi gotici campanili , colla sua semplice guglia di San Benigno , come apparisce un ' Oasi a chi si è sperso nell ' ampio deserto , come apparisce la meta allo stanco auriga che già comincia a disperar del trionfo . La stazione era ingombra di cannoni , di casse , dell ' ambulanza , di bagagli di tutte le dimensioni che appartenevano alle truppe ed ai battaglioni che di poco ci avevano preceduto . Due o tre sentinelle di guardie mobili passeggiavano per lungo sull ' ambulatorio , facendo sfoggio di una prosopopea , che te li avrebbe fatti gabellare per eroi ; d ' altronde eravamo in prima linea , e quando il nemico non attacca , ci si può prendere la scesa di testa di farla da gente feroce e terribile , - In rango - Gridò il nostro ufficiale con una voce da baritono molto sfogata , e sfoderando per la prima volta la Durlindana . Questo movimento in altre circostanze ci avrebbe fatti scompisciare dalle risa : in quel momento eravamo troppo felici per aver raggiunto lo scopo delle nostre fatiche , e dei nostri dolori , per poter nemmeno prestare attenzione a questa spacconata . Per quattro fianco destro , avanti marchs ! E mettendoci alla peggio per quattro , escimmo dalla stazione dietro all ' ardente condottiero , infilammo il viale dei Platani che vi conduce , e passando di sotto all ' Arco che fu inalzato ad onore dello strenuisissimo Principe di Condè , entrammo nel capoluogo delle Côte d ' Or . CAPITOLO VIII . Traversammo la città e nella nostra traversata non ci fu dato vedere alcuno amico , nè tampoco alcuno che rivestisse la divisa di Garibaldino ; in quell ' ora così mattinale , i componenti dell ' Armata dei Vosgi , o erano occupati in recognizioni ed esercizi , oppure se la dormivano saporitamente . Felici questi ultimi ... noi cascavamo dal sonno ! ci portarono al quartier generale che era proprio in fondo della città al lato opposto della ferrovia ; il generale Garibaldi abitava il palazzo della prefettura , dove erano stati anche impiantati gli uffizi dello stato maggiore . Vedemmo alla porta in fazione un carabiniere genovese ed una guardia nazionale . Il rivedere la simpatica camicia rossa , ci fece nascere in cuore un ' emozione dolcissima ; i nostri timori di non arrivare in tempo eransi dileguati : entrammo nel cortile ilari , e svelti , proprio come se uscissimo allora da un morbido letto . Il tenente andò a prendere ordini ; poco dopo tornò e ci disse : Loro possono andare per la città : per ora non è stata data alcuna disposizione per loro ; a mezzogiorno sulla piazza delle Mairie io farò le paghe : Dopo queste poche parole , se ne andarono tutti , e si stava per andarsene anche noi dell ' esigua combriccola , che si era mossa da Firenze , quando ci sentimmo chiamare su di verso il terrazzo e avemmo appena tempo di voltarci che si era abbracciati e baciati ... - Ne eravamo sicuri ! - Credevamo dì trovarvi quassù . Guardammo e vedemmo il Piccini e lo Stefani già vestiti da Garibaldini , che ci salutavano così affettuosamente . - O Rossi ? ... Domandammo noi altri . - Rossi è a lavorare ... Riatta tutti i fucili della compagnia ... Lo vedremo più tardi ! - O come mai siete arrivati a raggiunger Garibaldi ? - È una cosa lunga ! - Allora ne riparleremo stasera , perché noi si ha un ' appetito birbone , e si ha una voglia di dormire grandissima . - Per dormire non ci è bisogno d ' andare all ' albergo . - Davvero ? - Sicuro ! .. Venite con noi dal mair ed avrete un biglietto d ' alloggio ... qui in Francia , in tempo di guerra , i militari hanno questo diritto . - Evviva la Francia ! .. Gridammo noi , sedotti ed entusiasmati dall ' idea di non spendere quei pochi piccioli che ci erano rimasti , onde procurarci una stanza . - Venite dunque con me - Disse il Piccini e tutti noi lo seguimmo verso la piazza maggiore della città . Durante il nostro tragitto cominciammo a farci un idea del corpo d ' armata che era stato affidato all ' eroe dei due mondi ; vedemmo i Franchi tiratori , i Mobilitati , gli Spagnoli , la Croce di Nizza , le Guide : i costumi , gli abbigliamenti di questi giovani soldati della libertà , formavano un contrasto così bizzarramente artistico , che ti faceva credere di essere in un mondo nuovo , in un mondo variato ; ad ogni cantonata tu vedevi un nuovo vestiario : pareva quasi di avere in faccia agli occhi un caleidiscopio continuo ; chi aveva in cuore un po ' di sentimento di artista , lo si poteva facilmente conoscere dal modo con cui portava le piume al cappello e la svelta casacca ; una collezione di penne di tutte le qualità ; dall ' aristocraticissima penna di pavone , alla plebea di gallina , che forse rammentava un allungamento di mano non permesso dal Codice , tu vedevi brillare sui cappelli di questi amabili matti , ogni specie di questi arnesi indispensabili agli animali che s ' elevano dal suolo . I Franchi Tiratori ci offrivano l ' esattissima riproduzione dei volontari Italiani del 1860 e del 1866; tra loro spiccavano delle distintissime fisonomie : tra loro figurava in mezzo ai figli della montagna l ' artista , in mezzo all ' uomo del lavoro abbronzato dal fumo dell ' officine , il generoso milionaro abbronzato dal sole : tutti erano rappresentati in quelle file , che lo spirito potente dell ' amore di libertà affratella nel momento supremo , in cui questa libertà versa in pericolo , coloro che sentono rispondere generosamente il loro cuore all ' appello dei santi principii , che saranno il Vangelo dell ' Umanità . Una tal vista rallegrò i nostri spiriti : il sonno si era dileguato , si era dileguato lo strapazzo , si era dileguata la fame . O divini entusiasmi di colui che affronta la morte per un ' idea generosa , perché siete svaniti , e così presto svaniti ? .. Siamo forse diventati vecchi in due mesi ? .. Le nostre fibre non si commuovono forse tuttora alla corrente magnetica , che infonde le voce del dovere , della patria , della società conculcata ? Chi sa .... L ' atonia in cui viviamo ci ripiomba in uno scetticismo che voglio credere temporaneo ... Tornino i giorni felici , torni il santo momento di una rivoluzione , e scettici o no , ci troveremo al nostro posto ! Utilizzare la vita a prò di chi langue : ecco quale deve essere in tanta tristezza di tempi , il programma per chi ha cuore e coscienza . Andammo alla Mairie e volendo render meno dura che fosse possibile la situazione , che ci si preparava , approfittandoci dei nosti abiti cittadineschi , demmo a bere all ' impiegato che eravamo ufficiali , e ci fu sul tamburo steso un biglietto d ' alloggio per uno dei primari palazzi di Digione , nientemeno che il palazzo de Beverant . Qui fummo accolti gentilissimamente da una vecchia signora , che ci condusse in un magnifico appartamento e c ' insegnò uno stanzino tutto pieno di legna , dicendoci che con quel freddo ci avrebbero fatto assai comodo ! Eppoi la simpatica vecchia si intrattenne con noi in amichevole conversazione ; la ci disse le cose le più gentili , ci salutò come gli angioli salvatori di quel disgraziato paese ... E i nostri buoni governanti d ' Italia che ci riguardavano come diavoli , ed i malvoni che ci tenevano a rispettosa . distanza , che ci gabellavano per scavezzacolli , per beceri , per intrattabili ? .. Proprio il caso da dire nemo propheta in patria , e se i benigni nostri avversarii avessero udito le gentili proteste a nostro riguardo indirizzateci da quella donna , appartenente alla più pura aristocrazia della Francia , scommetto la testa che alla lor volta sarebbero divenuti frementi . L ' ospite nostra ci ragguagliò su certe prodezze che avevano commesso i soldati di re Guglielmo nella prima occupazione della città ; il comando generale gliene aveva messi in palazzo cinquantasei : e tutti spadroneggiavano peggio che se fossero in una caserma ; accendevano il fuoco e facevano da cucina nelle magnifiche camere ; avevan ridotto il giardino a maneggio per i cavalli : pretendevano le legna , e qualche giorno persino il vino e la carne . L ' amor nazionale avrà forse fatto esagerare un poco quella signora , ma è un fatto che molti tra i soldati della grazia di Dio ne fecero di quelle di pelle di becco , a detta di tutti ; tutti però concordavano nell ' affermare , che questa gente , la quale dicerto non era stata restia nel far pompa di prepotenza verso il popolo inerme , era rispettosissima , educatissima verso il sesso gentile . Sapemmo anche per mezzo della nostra interlocutrice , quanto fu lo spavento da cui fu colto il generale Werder , quando Garibaldi tentò di sorprenderlo la sera del 26 novembre : tutti i cariaggi erano stati preparati , tutte le disposizioni per una ritirata erano state ordinate in men che si dice ; i soldati avevan fatto fagotto : i battaglioni di riserva erano adunati nelle piazze , e di momento in momento altro non si attendeva che l ' ordine della partenza . La signora ci rese informati di un episodio , che poi ci fu dato raccogliere anche da tutti gli altri cittadini che avvicinammo ; episodio ben meschino a paragone di quelli che si svolsero in quel maraviglioso periodo di storia che farà stupire i nostri posteri , ma che ci si dava come ragione principale dello sgombro della città da parte dei soldati Germanici . Io credo però che quello che ci si raccontava , come verità indiscutibile , non fosse altro che una di quelle storielle , che nascono non si sa come , che si propagano con facilità straordinaria in un momento in cui una nazione ha perso la bussola , ma che cadon di subito di faccia alle riflessioni che può ispirare il più volgare buon senso . Secondo questi discorsi il buon Werder , che è un cattolicone coi fiocchi , uno di quei cattolici per cui il regno dei cieli è spalancato come per tutti i poveri di spirito , dopo un lungo colloquio che aveva avuto col vescovo di Djon , degno servo dì Dio , avrebbe preso le sue carabattole e cheto come un olio , spaventato dalle minaccie dei fulmini dell ' ira divina aveva trasferito le sue tende ben lontano da quella città , dove sarebbe piovuto acqua bollente se egli si fosse piccato di continuare un occupazione in odio alle tremende divinità che reggono il mondo . Le frequenti visite che il generale Badese con un unzione veramente apostolica faceva al vescovo , l ' intimità più che fraterna che esisteva tra questi due personaggi , il patriottismo ben noto del pastore che aveva sotto la sua tutela i buoni abitanti delle Côte d ' Or furono dicerto la ragione precipua per cui nacquero e presero voga queste chiacchiere di nessuna entità . Io non posso credere che un capo di stato maggiore , reputatissimo come è il signor Moltk , possa ritenere ai suoi ordini un sagrestano che si lascia imbecherare dalle fandonie impossibili di un porporato qualunque . Dopo aver bevuto dell ' eccellente Wermuth , lasciammo il palazzo , che cominciavamo a riguardar come nostro , e rientrammo in quelle strade , dove un continuo viavai di soldati , di cavalieri , di carri , d ' artiglierie produceva un chiasso , una confusione che c ' inebriava , mentre avrebbe fatto venire un ' emicrania solenne al pacifico e ben pasciuto gaudente , che per caso si fosse trovato lassù . Arrivati appena nella rue Condé , via principale della città , degli applausi entusiastici ci colpiron gli orecchi ; poi un correre concitato di ragazzi e di donne ; uno spalancarsi di finestre ; un ' affollarsi repente lungo i marciapiedi , ed un gridìo unanime , pieno , che ci produsse immediatamente una commozione indicibile . Vive Galibardi ( ! ) Vìve le premier defenseur de la France . Il primo soldato della libertà dei popoli passava per quella strada , ed il popolo che in tutto il mondo fa sempre sentire la generosa sua voce in favore dei generosi che alla libertà dedicano la loro intiera esistenza , accoglieva come si conveniva , ben differente dai grandi del mondo che dispregiano sempre , chi è grande davvero . Garibaldi ! ... Chi può rammentare questo nome , chi le gesta famose dell ' eroe divenuto già leggendario , senza sentirsi dì subito rapito in una commozione divina ? ... Eccolo là , questo vecchio figlio della rivoluzione , sempre giovine quando si tratta di rispondere ai di lei magnanimi appelli ! Eccolo là quell ' uomo , che nel suo splendido passato dall ' ultima Montevideo alla vicina Mentana è stato sempre in prima fila per la causa divina dell ' Umanità ! ... A che mi si rammentano i grandi , a che mi si rammentano gli eroi ? Pari al sole che quando sorge col suo Oceano di luce fa oscurare le stelle , quest ' uomo ha fatto oscurare la fama di tutti quelli che lo precessero . I posteri lo crederanno un mito : perché la fortuna ha dato a questi tempi un Garibaldi , quando non ci ha dato un Plutarco per rammentarne degnamente le gesta ? Ma i buoni popolani son pronti a rammentarlo degnamente ai lor figli , ad insegnar loro a venerarlo come quelli da cui dipende la felicità , l ' avvenire di quelli che soffrono ! Io per me , le poche volte che mi è stato dato incontrarlo mi son sentito le lacrime agli occhi ed egli mi è trasvolato davanti come un eroe dei tempi sublimi , in cui i Cincinnati e i Fabbrizi lasciavano la spada dopo aver salvato la patria , per tornare alle glebe natie , O alle officine rese sacre dal sudore di quelli operai , che veramente erano grandi per il lavoro e per la virtù cittadina . Benedetto da tutti quelli che amano ; implorato , come una speme da tutti quegli che soffrono ; terribile ai tiranni ; sempre presente agli schiavi ; invano tenteranno d ' abbatterlo i Giuda politici , che si inspirano ai fondi segreti del ministero , mai alle azioni generose . Il Generale era in carrozza con l ' indivisibile Basso ; ambedue erano vestiti in borghese : Garibaldi aveva un cappello alla calabrese bigio ed il punch che sempre lo ho accompagnato in tutte le campagne ; dietro alla carrozza venivano a cavallo il maggiore Fontana dello stato maggiore , e il capitano Galeazzi delle Guide , aiutante di campo . Il Generale sorrideva a quei popolani che l ' applaudivano con tanto entusiasmo , e li salutava gentilmente con le mani . Il popolo di Digione accompagnava sempre con dimostrazioni d ' affetto il Generale , e quello che si vedeva , si doveva d ' ora in là ripetere ogni giorno davanti ai nostri occhi . Poco dopo che noi ci eravamo commossi ad un tale spettacolo , dovevamo esser sorpresi da un ' incontro non meno gradito di quello del nostro Generale . Trovammo Rossi , nostro compagno sul Var , uno di quei pochi Fiorentini , che sempre fedeli al principio Repubblicano , avevano subito gli oltraggi dei giornali dello sbruffo , e l ' ire delle questura , e che ora , coerenti al proprio principio , dopo mille peripezie , che più tardi racconterò ai miei lettori , era pervenuto a raggiungere gli stendardi della , libertà e della emancipazione sociale . Il Rossi era ingrassato in una tal maniera , che noi durammo fatica a riconoscerlo : sembrava più un Domenicano che un Garibaldino ; gli si leggeva in volto la contentezza dell ' uomo che dopo tante fatiche , ha potuto raggiungere uno scopo per tanto tempo da lui vagheggiato . Andammo tutti insieme a pranzo : lì sapemmo a un ' incirca tutto l ' andamento preciso dell ' Armata dei Vosgi : questo mucchio di uomini , abbastanza omeopatico , a cui superbamente si regalava il titolo d ' armata , era allora diviso in quattro brigate : la prima sotto il comando del generale Bossak , aveva il suo quartier generale a Fontaine , paesetto , a circa due kilometri di distanza da Digione : la seconda , anticamente comandata da Delpeche , ed ora comandata dal Lobbia , si era avviata verso Langres , e non si sapevano notizie precise sul di lei conto : la terza , generale Menotti , era a Talant , e ne formavano parte le due legioni italiane sotto gli ordini di Tanara e Ravelli : Ricciotti con la quarta brigata era dalle parte di Poully , lato Nord Est della città . Le traversie che ebbero a subire Rossi e Piccini , Squaglia e Baldassini per giungere in Francia , ci furono raccontate a quel desinare e meritano , credo , l ' attenzione dei lettori , se non altro perché questo serva ad assicurarli del come , quando si nutrono certe idee , si affronta qualunque pericolo da quel partito che i troculenti avversarii , hanno osato qualificare per gente che non ha nulla da perdere e che si pasce solamente di trambusti perché in questi ci è da pescare nel torbido , Rossi e gli altri , dopo il nostro arresto restarono in Livorno e giungendo ad eludere quell ' oculatissima pulizia , poterono giungere al momento bramato di imbarcarsi su una piccola barca , colla quale si accingevano a intraprendere una traversata che mette in pensiero l ' indolente e pacifico borghese che deve farla in piroscafo . Perseguitati dalla polizia che non si ristava un momento da pedinarli , con un tempo indiavolato essi poterono imbarcarsi verso mezzanotte , due miglia lontani da Livorno . Il mare metteva spavento : ognuno potrà facilmente rammemorarsi di quanto furono sconsocrate le giornate che nell ' anno passato annunciarono l ' inverno ; perfido il clima , continue le pioggie , mai interrotte le burrasche ; ora mi si mettano otto o dieci persone sopra uno schifo , atto solamente a fare delle passeggiate , eppoi se ne tragga l ' unica conseguenza possibile , e la non può esser che questa : i bravi giovani erano decisi a giocare di tutto per raggiungere il loro scopo , e possedevano tempra , da reputarsi più che miracolosa in questi tempi di unversali debolezze e di codardia inesprimibile . Certo che chiunque avesse veduto quel piccolo legno , sbattuto in mezzo agli spaventevoli cavalloni , sempre a un pelo per far cuffia , sempre frisando gli scogli , sempre a pochi passi dalla morte , non poteva fare a meno di esser colpito da tanta sublimità , da tanta abnegazione , da tanto coraggio ... Oh ! non mi si dica , che ai dì d ' oggi l ' antica virtù è un mito nel mondo ... oh ! no ... la virtù esiste : sarà a bella posta obliata ; si tenterà di farla passare per pazzia , ma a dispetto di chi non lo vuole , essa trova sempre dei seguaci , dei seguaci che vivono e muoiono ignorati , ma che sono anche troppo superbi per ottenere tale oblio , nel secolo in cui i ciarlatani di professione , i codardi e colpevoli servitori delle corti e del vizio sono portati in palma di mano da una folla più di loro codarda e colpevole ! La virtù la vìve , ma per volerla rintracciare , bisogna andare tra quella gente che è posta in quarantina dalla società degli uomini serii , bisogna rintracciarla nei bassi fondi sociali , tra la gente che soffre , lavora e muore di fame ; simile in tutto alle perle che non si trovano che tra la melma . Il vento impetuosissimo , i marosi che in conseguenza di questo avevano raggiunto tutto ciò che può esservi di più orribile per il marinaro , l ' albero maestro troncato costrinsero i nostri giovani amici a fermarsi a Vada , piccolo paese della Maremma , distante a dir molto mezza giornata di cammino da Livorno . Attorniati immediatamente dai carabinieri , essi dovettero ai sentimenti generosi dei buoni popolani di lassù , il potersi ridurre in salvo : si rifugiarono diffatti in un ' abbaino , alle cui finestre non erano imposte , nè vetri , e che aveva tanto basso il soffitto da costringere chiunque v ' entrasse , ad andarvi carponi . Vi doverono star sette giorni : senza un pagliericcio , senza un brodo che loro ravvivasse le forze già esauste ; costretti a dormire , l ' uno l ' altro abbracciati , per scongiurare la veemenza del freddo Siberico , confortandosi e prendendo animo all ' idea del santissimo sacrificio che per santissimo intento essi in quel mentre facevano , passarono in quella dolorosissima situazione degli istanti divini . Riattato il piccolo navicello , essi a notte inoltrata poteron ripartire : a bordo vi erano viveri , ma essendo durato il viaggio per altri sedici giorni , i futuri difensori della repubblica , soffrirono anche la fame ed arrivarono sfiniti , cascanti , dopo cento altre peripezie a Bastia . Nella capitale della Corsica , Rossi , Piccini , e i compagni , trovarono una perfidissima accoglienza : tutti ci dichiararono umanimemente che quegli abitanti , devoti alla causa Napoleonica , appena che ebbero odorato , che i giovinetti , sbarcati dal quel navicello , stracciati , ed in cattivissimo , stato , erano dei Garibaldini , non fecero che guardarli in cagnesco , non risparmiando loro certi atti villani , che sarebbero stati degnamente rintuzzati , se in quei momenti ragioni potentissime non avessero consigliato sangue freddo e prudenza . Ricevuti come cani alla prefettura , trattati , quasi come pazzi al comando di piazza , guardati con diffidenza dal Mair , essi non si perdettero di coraggio e fiduciosi nel proverbio che l ' importuno vince l ' avaro , tanto almanaccarono , tanto scombussolarono , usando ora buone maniere , ora sgarbi , pregando e protestando , che alla fine furono imbarcati sopra un piroscafo , e inviati a Marsiglia , dove si erano già costituiti i due celebri comitati Garibaldini . Credendo dì aver toccato il cielo con un dito , i bravi nostri amici salutarono Marsiglia , come il fanciullo che si è perduto nel bosco , saluta il cammino della casa paterna . E furono accolti a braccia aperte dal Comitato , ed i membri di questo furono loro cortesi d ' incoraggiamenti e di belle parole ; nè quando accamparono il loro desiderio di partir prontamente , fu fatta l ' obiezione più piccola ... Meno male che la fortuna qualche volta corona felicemente gli sforzi di chi ha sofferto - Pensavano i nostri , entusiasmati .. - Oh sì , che la pensavano bene ! Essi non erano giunti che alla prima stazione del Calvario che doveva menare , qualcuno di loro alla morte , e credevano invece di aver preso possesso della terra Promessa . Frapolli aveva in quell ' epoca il suo quartier generale a Chambery , e già stava instituendo un primo battaglione di fanteria a Montmèlian nell ' estrema Savoia . Là furono diretti i nostri amici , i quali , non sapendo ancora , quanto fosse discorde il celebre grande Oriente della Massoneria dai disegni del Generale , andarono alla loro destinazione , allegri e contenti , con la ferma convinzione di raggiungere tra pochi giorni , l ' invitto capo dell ' armata dei Vosgi . Arrivati alle loro destinazione essi trovarono tra i componenti del battaglione lo Stefani , venuto via pochi giorni avanti di Firenze . Quattrocento giovinetti erano già adunati , ma nessuno di loro aveva arme , nessuno di loro aveva il più piccolo distintivo che potesse contrassegnarli , come soldati . I superiori , si sfogavano , a rammentare ogni giorno , che presto anche loro sarebbero andati in prima linea , e intanto esortavano i dipendenti a fare delle esercitazioni , le quali tutte , si compendiavano in gite di 15 , 16 e persino 20 chilometri , su quei monti , dove la neve si alzava sette o otto metri dal suolo . I continui strapazzi , tutti infruttuosi , il rigido clima di quelle alpine ragioni influirono maledettamente sulla salute di quei poveri diavoli di cui molti ne andarono allo spedale , mentre gli ufficiali passavano allegre serate , ravvivati da cene Lucullesche , che il loro capo scroccava ai buoni Massoni di quelle montagne ; ragione questa per cui ogni ufficiale che dipendeva dal buon Frapolli si faceva di subito iniziare ai misteri della Massoneria ! Fu dato il comando del battaglione al Perla , a quest ' eroe che ora è una delle più belle figure nel Panteon dei martiri della libertà : Perla , valoroso soldato delle nostre guerre dell ' Indipendenza , patriotta di romana virtù , comandando una frazione del microscopico esercito del Frapolli , non si rese certamente complice dei bassi intrighi del suo superiore , e lo mostrò chiaramente quando tra i primi , raggiunse la legione del Garibaldi tra cui doveva incontrare così gloriosamente la morte . Rossi , Piccini , Stefani , in ricompensa di aver servito altre volte , furono fatti sergenti , ma il tempo passava ( erano già scorse due settimane ) e ancora non si veniva a capo di nulla ; unica cosa fatta , fu l ' abbigliamento per i volontari : i giovani cominciavano a mormorare : le notizie degli scontri che aveva sostenuto Garibaldi erano giunte fin là , e troppo repugnava a giovine gente restare in un deposito , mentre i fratelli si misuravano coll ' inimico e spargevano di nobile sangue gli ubertosi vigneti della Borgogna . Tutte le sere in caserma succedevano concitatissime conversazioni ; si proferivano gridi che non erano certo d ' ammirazione per i comandanti ; si fischiavano gli accaniti difensori degli ufficiali , era insomma una confusione da metter pensiero a chi era incaricato di condurre tutta quell ' accolta di gente : una di queste sere , proprio all ' impensata , capitò a Montmelian Frapolli ed ordinò una rivista per il giorno dipoi . Dopo aver squadrato , così per pretesto , ad uno ad uno i suoi dipendenti , il Frapolli fece formare il quadrato , e piantandosi in mezzo alle file , sciorinò tutto d ' un fiato un lungo discorso , dove chi capì un acca potè chiamarsi ben fortunato . Parlò di trame e di cospirazioni , protestò di esser calunniato , di andar d ' accordo con Garibaldi , ma che però non bisognava sposarsi a quest ' ultimo , poiché dei guerrieri bravi ce ne erano anche più di lui , poiché era succeduta la rivoluzione anche nell ' armi e nella strategia e che perciò ci voleva gente nuova . Un lungo mormorio ed anche qualche fischio accolsero le strampalate parole del generale , che alzando , bruscamente le spalle e borbottando , non so quali inpertinenze , si ritirò seguito dal suo stato maggiore . Giunto il battaglione alla caserma , Piccini , incoraggiato e sostenuto da Rossi e Stefani , scrisse addirittura una lettera a Garibaldi , lettera nella , quale si metteva chiaramente a nudo la situazione e si chiedevano consigli su ciò che era da operarsi : qualora non forse pervenuta alcuna risposta i tre amici avevano deciso di disertare . Come furono lunghi i cinque giorni d ' aspettativa ! quante polemiche , quante questioni anche serie non accaddero in quel breve lasso di tempo ! i soldati cominciavano a perder la fiducia nel loro capo , dacché subodoravano che tra lui e il grande Italiano non ci era più quell ' accordo , che solo può produrre buoni resultati ; finalmente venne il colpo dì grazia , e questo colpo fu giusto appunto la lettera con cui Canzio a nome del Generale rispondeva a Piccini . Frapolli vi tradisce , Frapolli è un ' inviato del Governo Italiano , che tenta di seminare la zizzania nel campo degli eroi delle libertà - Tale era a un dipresso il sunto dello scritto di Canzio . Un fulmine e questa lettera potevano produrre il medesimo effetto . I volontarii si ragunarono tumultuosamente : siamo traditi : abbasso i traditori : viva Garibaldi vogliamo partire ... ecco le grida che sorgevano da tutti quei petti , ecco le convinzioni che tutti quei giovani esprimevano proprio all ' unisono : invano gli ufficiali con preghiere , con moine , con minaccie pretendono di far rientrare in caserma i sottoposti e di ridurli a dovere ; invano si rammenta loro la causa che sostengono e che può esser compromessa con moti intempestivi e con deliberazioni inprovvise : oramai tutti son rimasti troppo scottati dalle buone parole , oramai tutti son stanchi di lasciarsi abbindolare di più ; gli ufficiali sono obbligati ad andarsene scorbacchiati e confusi ; nè potevano quei bravi avanzi delle guerre della libertà disapprovare in cuor loro l ' impazienza generosa di quei bravi ragazzi : difatti la maggior parte degli ufficiali raggiunse poco dopo l ' armata , e si portò eroicamente : rimasero solamente quegli eroi che fanno la guerra per diventare ricconi , che fuggono al fuoco , ma che sono i primi ad attaccarsi i ciondoli del valor militare sul petto . Dalla rivoluzionaria assemblea , fu conchiuso d ' inviare una sommissione al Generale e fargli noto , come idea decisa di tutti , fosse il raggiungere i fratelli che si trovavano in faccia al nemico . Eletti a far parte di questa commissione furono appunto i tre nostri amici Rossi , Piccini , Stefani . Essi portaronsi immediatamente a Chambery , dove si abboccarono col colonnello Pais , una delle onestissime persone e dei repubblicani distinti che era rimasto acchiappato dalle reti del Frapolli . Pais cominciò col fare qualche appunto al quartier generale , deplorò le parole del Canzio , esortò i nostri giovani a non volere attizzare quel fuoco , che divampando avrebbe distrutto la reputazione di patriotti distinti e forse anche l ' esito della intrapresa repubblicana . I tre furono irremovibili : vedendo allora il Colonnello come qualunque parola sarebbe stata vana a trattenerli , permise loro di allontanarsi dal battaglione , anzi li pregò a presentarsi al quartiere generale , allora in Autun , e a scongiurare coloro che comandavano l ' armata dei Vosgi a prendere una definitiva risoluzione affinchè cessasse quel fatale dualismo che poteva condurre a così triste , a così deplorevoli consequenze . Accompagnati alla stazione dagli applausi di tutti i compagni , ed imbarcatisi , dopo un viaggio lungo , anzichenò a causa dell ' interruzioni ferroviarie , i nostri amici arrivarono al capoluogo del Giura , alla città che fu culla del noto Mac Mahon , e senza por tempo di mezzo , si recarono alla sede del quartier generale . Lobbia e Canzio accolsero i nuovi venuti più che se fossero amici , proprio come se fossero stati fratelli . Tutti erano indignati per il contegno tenuto dal Frapolli : difatti nessuno poteva farsi una ragione del come quest ' uomo daccordo coi Comitati accaparasse per se tutta la miglior gioventù che veniva d ' Italia , e la forzasse all ' inazione , alla vita coruttrice della caserma e della guarnigione , mentre il generale Garibaldi non faceva che raccomandarsi a tutte le parti , perché gli inviassero dell ' uomini . No ! Non erano induzioni fallaci , non erano calunnie , quelle che si formulavano sopra quest ' uomo . La ragione ridicola che accamparono alcuni miei amici , svanisce davanti al primo soffio del più volgare buon senso . Frapolli , dicevano questi , vuol risparmiare il sangue di tanti generosi : ha preso il grado di generale per impedire degli inutili combattimenti ; Frapolli a tale scopo è stato inviato dalle Massonerie . Io non voglio credere che un ' associazione che ha per base l ' amore del vero e dell ' umanità , abbia non che autorizzato , permesso , che uno dei suoi più influenti fratelli la facesse o da Don Basilio o da Arlecchino in momenti in cui il sangue correva a ruscelli e in cui si poteva finalmente risolvere il gran problema dell ' emancipazione dei popoli . Io credo coi più , che Frapolli non fosse che un ' ambizioso di bassissima lega ; un innocuo coniglio che per poco tempo si era provato a indossare una veste da leone , che aveva riconosciuto troppo pesante per lui ; un ciarlatano qualunque , uso in Italia a recitare due parti in commedia , deputato e tribuno , scenziato e generale , capace di tutto fuori che di far tacere la sua sperticata superbia , ed a combattere sotto gli ordini di chi ne sapeva più di lui , di chi più di lui ne aveva il diritto . Canzio in special modo era irritatissimo : disse ai nostri amici che a giorni sarebbe partito , come infatti partì , per condurre via tutti gli uomini che erano adunati a Chambery e a Montmelian . Rossi , Piccini , e Stefani non vollero tornare donde erano venuti , quantunque loro si facessero conoscere delle prospettive di avanzamenti sicuri ; troppo contenti di aver finalmente raggiunto Garibaldi , di aver potuto riabbracciare i vecchi compagni d ' arme e di trovarsi con loro , essi si strapparono i galloni di sergente ed entrarono semplici soldati nella compagnia dei Carabinieri Genovesi , compagnia che si costituiva allora sotto gli ordini del distinto capitano Razzeto . Dopo due o tre giorni il quartier generale erasi trasferito a Digione ed i tre nostri amici , insieme al prode comandante dell ' armata dei Vosgi ( chè la compagnia dei Carabinieri Genovesi mai si staccava da lui ) erano venuti in questa città . Tale a un dipresso fu la narrazione che a pezzi e bocconi strappammo durante il desinare ai nostri compagni , che si mostravano di un buon ' umore e di una gaiezza invidiabile . Entrarono nella trattoria e si unirono con noi Mecheri e Ghino Polese , appartenenti ambedue alle Guide , e già in Francia ambedue fino dai primi principii della campagna . E qui furono lunghi discorsi , domande spesse , ripetute , alla maggior parte delle quali era impossibile dare una risposta , tanto rapidamente le si succedevano ; era una conversazione briosa , scapigliata , attraente ; e a renderla più allegra e più rumorosa influiva non poco lo squisito nettare , che producono i vigneti della Côte d ' Or , incantevole soggiorno per chi adora il dio Bacco . Prometto che sarà l ' ultima volta che mi perdo nel cantare le glorie del vino ; hanno ragione , purtroppo coloro , che dicono che noi abbiamo troppo presenti le libazioni che abbiamo fatto nell ' ospitale Borgogna , e che ad ogni poco io apparisco più un ubriaco che uno scrittore : ma mi crederei uno scrittore macchiato della più nera ingratitudine , se io non ti rammentassi o liquore color d ' ambra , che c ' ispirasti tante magnanime idee , che ci mantenesti in tanta salute per la modica somma di cinquanta centesimi per bottiglia , mentre qua adulterato , bisogna pagarti tre o quattro franchi .. Noi secondo l ' abitudinaccia nostra si diceva male di tutto e di tutti , si stroncava per passatempo qualche reputazione , si prendevano in burletta certe cose che , convengo pel primo , sarebbe stato assai meglio pigliare sul serio . Le nostre lingue sono un po ' lunghe ... d ' altronde è un difetto organico , che si sviluppa frequentando la società ! ... Il Rossi soltanto non prendeva parte alcuna alle nostre maldicenze ; anzi con fare affettuoso e paterno ci faceva delle reprimende che per lo più terminavano in lirismi ed in voti di esagerate speranze per l ' avvenire . Il Rossi aveva la fede e l ' energia di un apostolo , la fermezza di un cospiratore , il fanatismo del martire . Sempre eguale a se stesso : nella sua officina a Firenze , nelle prigioni che spesse volte aveva assaggiato per non voler troppo bene al presente ordine di cose , nei combattimenti dove aveva a incontrare poco dopo tanto gloriosamente la morte , egli avrebbe creduto di peccare smentendo se stesso , anche così per far chiasso in una conversazione d ' amici . A sentir lui era certo il trionfo della repubblica , non solamente in Francia ma in un ' altro paese dove egli era sicuro che Garibaldi ci avrebbe portato appena distrigati gli ultimi conti coi fedeli alleati della Grazia di Dio . Figuratevi in quella combriccola di scapestrati , quale effetto facessero le parole calme , dolci di questo giovine la cui perdita ha lasciato tanto voto nelle file dell ' esiguo partito democratico della mìa bella Firenze . È inutile : il Rossi parlava come un santo , ma quella sera doveva essere baccano : si festeggiava il nostro arrivo e non poteva essere a meno ! ... Squaglia , Baldassini , una caterva di Livornesi ci raggiunsero , e tutti insieme rammentandoci le vaghe colline della nostra Toscana , il nostro bel cielo , il volto delle nostre ragazze , idealizzato dalla lontananza , le chiassose baldorie e le ribotte di un tempo , incominciammo a intronare quegli stornelli , che si sentono tante volte sulle labbra gentili delle nostre donne del popolo : stornelli d ' amore , malinconici come il ricordo di una svanita illusione , modesti e simpatici come i fiorellini dei campi che l ' hanno ispirati , poeticamente rozzi , come coloro che senza alcuna istruzione l ' hanno composti . Dagli stornelli passammo alle ardenti canzoni ed agli inni : la Rondinella di Mentana , l ' inno di Garibaldi , la Marsigliese ... Era la voce dell ' Umanità e della Patria , che sorgeva gigante ad oscurare quella della città e della famiglia , e che in mezzo alla orgia ci faceva ricordar di essere uomini . Escimmo cantando : quella sera ci si sentiva felici : i popolani si accalcavano al nostro passaggio e ci accompagnavano coi loro applausi : noi italiani in Francia abbiamo molta fama musicale , molta più di quella che ci si merita : qualcuno di noi per esempio stuonava più di un secondo tenore del teatro Nazionale , eppure sentimmo ripetere che mai coro più accordato del nostro erasi sentito in Digione ... Chi si contenta gode ! L ' orologio battè mezzanotte : l ' ora era più che canonica : bisognava ritirarsi : Rossi che voleva sapere l ' andamento generale delle cose d ' Italia , e i progressi , che vi aveva fatto l ' idea , e come le masse accogliessero le notizie di Francia , volle in tutti i modi accompagnarci a casa . Povero Rossi ! ... Venne con noi , cominciò a domandare ... ma noi con poco rispetto attaccammo un sonno da paragonarsi solamente a quello di un lettore delle Perseveranza , ed egli continuò a gestire , e scalmanarsi per una buona mezz ' ora , in mezzo alle note più o meno sfogate delle nostre trachee cambiate lì per lì in contrabbassi . CAPITOLO IX . L ' aver ritrovato i nostri amici , la contentezza di poter passare qualche ora con loro ci aveva fatto dimenticare il ritrovo , a cui eravamo stati invitati il dì innanzi dal nostro ufficiale . Un vecchio soldato arriccerà il naso a questa notizia , e dirà , come di solito , che primo ed essenziale requisito di coloro che bramano farsi onore e debellare il nemico è la disciplina : ma noi che abbiamo a noia il veder l ' uomo ridotto allo stato di macchina , noi che siamo persuasi che l ' affezione a un ' idea può benissimo generare l ' eroe , che non hanno mai generato le ridicole e assurde pedanterie , noi credemmo di non aver dicerto peccato , se in quel primo giorno eravamo stati sordi all ' invito , decisi di raggiungere al domani la compagnia , o il battaglione a cui eravamo stati aggregati . Perciò appena albeggiò , escimmo di casa e ci avviammo verso il centro della città per sapere le notizie che ci riguardavano . La piazza della Mairie , era una delle più belle piazze di Digione : notevole per un gran numero di baracche e di banchi dove alcune donne , tutte brutte , ad eccezione di una sola , facevano spaccio , di sigari , di caffè e di liquori . I volontarii si affollavano intorno a loro , e non avevano torto : lì con dieci centesimi , avevano quello che nelle botteghe costava quaranta e anche cinquanta centesimi . Ad uno di questi banchi trovammo il nostro tenente : meno male ! .. questo incontro ci rispiarmava il fastidio di dover interrogare altra gente e di dovere impazzare per rinvenire la caserma . - Scusi tanto ... - Noi principiammo , avvicinandolo , ma egli tagliò ogni discorso dicendoci : - Ieri non si fece nulla .... . Vengano oggi a mezzogiorno ... è l ' ora delle paga : credo che nessuno mancherà . - Duuque a Mezzogiorno ? - Sì . - E dove è il nostro quartiere ? - Vadano alla Madaleine e là troveranno i loro ufficiali ... Loro non dipendono più da me ... Io appena che ho accompagnato le spedizioni , me ne lavo le mani , - A rivederlo ! - A rivederci ! Andammo allora al quartier generale ; per quella mattina , non pareva che alcuna cosa alla più lontana indicasse qualche probabilità di un attacco da parte del nemico . I Prussiani difatti avevano sgombrato Digione , per concentrarsi ; si aspettava , che dopo tanti giorni di quiete una gran massa di Tedeschi , col solito sistema che ha sempre guidato i movimenti di Moltk , piombasse sulla città principale delle Côte d ' Or . Dicevasi anche che a ciò fosse stato pescelto il corpo d ' armata del principe Federigo Carlo , perché a Versailles si voleva finirla una volta con questa riunione accogliticcia di giovanastri che rompevano anche troppo le scatole alle truppe più agguerrite e più disciplinate del mondo ; ad ogni modo , e lasciando da parte qualunque interpetrazione a cui dava luogo questa continua inazione dei nostri nemici , quello che si può accertare si è che questi si erano allontanati parecchi kilometri da Digione ; le nostre scorrerie , le recognizioni che senza posa facevano le truppe di linea , mai si erano scontrate con loro , e tutti insieme concordavano nell ' affermare che di Prussiani non ci era il minimo segno in tutti i dintorni . Garibaldi non si lasciava sfuggire questa bella occasione che gli fornivano i propri avversarii : tutti gli uomini che dipendevano dai suoi ordini a poco a poco si riunivano nella città dove egli aveva posto il quartier generale ; come abbiamo veduto , il brigadiere Lobbia era stato da lui inviato verso la direzione di Langres dal lato di Parigi ; Canzio era partito per definire la questione con Frapolli e portare all ' Armata dei Vosgi , tutti quei volontari che fino allora si erano tenuti lontani dal teatro della guerra . Le circostanti colline formavano oggetto di studii speciali e si fortificavano alla meglio , come lo consentivano gli scarsissimi mezzi di cui il governo era largo con l ' armata guidata dall ' invitto Eroe dei due mondi . Tutte le mattine alle quattro il generale esplorava la linea dei nostri avamposti . Esso percorreva l ' immensa estensione in carrozza e sempre accompagnato da Basso : poi si riduceva al quartier generale da cui era ben raro che si muovesse durante la giornata . Il povero vecchio era torturato dai dolori attritici : ben di rado egli abbandonava le grucce , ma pure si vedeva sempre sorridere , sempre incoraggiare i soldati , beato di potere offrire anche una volta il suo braccio in difesa dei santi principii , di cui è sempre stato il più infaticabile apostolo e il più temuto sostegno . Ah ! .. quanto ben differenti da lui erano certi arfasatti che si erano ficcati nello stato maggiore e pei quali chiunque è amico della verità , deve avere delle parole assai dure e dei rimproveri che nessuno può tacciare d ' esagerati , perché naturali in chiunque abbia potuto conoscere vita , morte e miracoli di quella gente che si muove solamente da casa per speculare e per farsi ricca nel mentre che una nazione illaguidisce od è per subire le più grande delle sventure che la possa colpire , voglio dire le schiavitù . Gli appartenenti allo stato maggior generale , in buon numero erano francesi ; io non intendo minimamente attaccare gli stati maggiori delle brigate , dove un Castellazzo , un Bizzoni , un Sant ' Ambrogio , un Vichard , un Canessa , e tanti altri , di cui noi non potemmo sapere il nome , si coprirono di gloria e si mostrarono pari alle generosissime idee che sempre gli hanno guidati . Io parlo soltanto di quei famosi strategici , che dipendevano direttamente dal generale Bordone . Qui devo dire alcune parole di questo generale da alcuni troppo abbattuto , da altri troppo esaltato . Io non voglio riandare la vita passata del nostro capo di stato maggiore ; mio compito è il riveder le buccie a coloro che giraron nel manico durante il periodo che noi fummo in Francia e non quello di nototmizzare le faccende trascorse che a noi non riguardano , e delle quali noi non abbiamo a curarsi : noi pensiamo che chi ha intenzione di far bene , e traduce in atto questa intenzione , certamente si riabilita da ogni peccato che possa aver contaminato la di lui fama antecedente . Bordone era zelantissimo per il bene dei suoi sottoposti : Bordone aguzzava di minuto in minuto il suo ingegno , si arrovellava , non dormiva pur di fare all ' esercito Garibaldino tutte quelle agevolezze che da lui dipendevano . Infaticabile sempre , importuno col governo di Tours egli era giunto ad ottenere armi , denaro , concessioni . Di più , se si pensa , che rimanendo lui nel suo posto , toglieva all ' ambizioso Frapolli ogni speranza di poter comandare a bacchetta , bisogna convenire che la cosa migliore per noi era che rimanesse quello che ci era , invece che venisse fuori uno nuovo che probabilmente avrebbe mandato in perdizione le nostre povere cose . Lobbia avendo lasciato lo stato maggiore per assumere il comando della seconda brigata aveva condotto con se il Castellazzo , nome a cui qualunque elogio sarebbe superfluo ; caro a chi ama la letteratura , come a chi ama la guerra ; eroe in tutte le battaglie che si son combattute , autore del Tito Vezio negli ozi della pace , in quegli ozi dove tanta gente che fa professione di far le campagne si butta sull ' imbraca e fa rivoltare lo stomaco alle persone perbene . Partiti questi , lo stato maggiore rimase molto , ma molto barbino . Mi rincresce dover dir male di nostri compagni , me ne piange il cuore , ma il culto della verità deve esser sacro per chi scrive e le segrete tendenze dell ' anima devono essergli sacrificate . La più completa assenza di nozioni strategiche si poteva chiaramente osservare in quelle sale dove si dormiva di giorno e dove molte volte si giocava di notte : cosa quest ' ultima che fece esclamare ad uno dei nostri amici assai noto per le freddure , che stato maggiore più solerte del nostro era inpossibile ritrovare , avendo i suoi membri ad ogni ora in mano le carte . Una caterva di giovanotti raggruzzolati non si sa come , certa gente di cui è bene non dir cosa alcuna , poiché stando alle dicerie generali , i di lei fatti insudicerebbero troppo le pagine di qualsivoglia libro ... ecco a un dipresso , fatte poche eccezioni , quale era il corteggio di Bordone . Oh ! se non fosse stata la mente del Generale , il valore e l ' intelligenza dei quattro che comandavano le brigate , l ' innegabile slancio dei volontari , per il nostro stato maggiore se ne poteva passar delle belle , e i Prussiani potevano agevolmente circondarci in Digione , come avevano circondato a Metz il famigerato Bazaine . La maggior parte degli ufficiali , che dovevano provvedere alle sorti della armata , e che dovrebbero avere avuto l ' attribuzione di fare i piani di guerra , oltre l ' esser digiuni di qualunque nozione d ' arte militare , lo erano anche del minimo odore di polvere : tra gli altri per esempio il figlio di Bordone finì la campagna come capitano : era un giovanotto che poteva aver tutt ' al più ventitre anni e che per la prima volta si spingeva davanti al fuoco .... delle stufe del quartiere generale ! Del resto di questi ufficiali improvvisati ve ne era un sacco e una sporta . Conobbi un volontario che di motuproprio si mise il berretto di luogotenente e poco dopo ottenne quel grado ; non vi è esagerazione a dire che quando arrivammo a Digione , trovammo più ufficiali che soldati : i sarti e i cappellai di lassù , che avevano buon naso , riempivano lo vetrine di monture e di berretti più o meno gallonati . Fin qui non ci sarebbe statò gran male ; ma il male appariva manifestamente ad ogni persona , quando si pensava che molti e molti che a forza di fatiche e di sangue erano giunti a conquistarsi un grado nelle altre campagne , non si erano voluti riconoscere o si erano portati tanto pel naso che essi troppo disdegnando di sembrare accattoni e in cerca di una posizione , preferivano servire da semplici soldati . Il nostro Generale era del tutto estraneo a queste brutture , le quali possono sembrare a qualcuno inverosimili , ma che sono vere come la luce del sole . Materassi , Pacini ( per non citare molti altri ) capitani nelle altre campagne , non ebbero alcun grado , furono appagati però con molte promesse , con molte proteste di buone intenzioni , ma , come dicevano i nostri antichi , di buone intenzioni è lastricato anche l ' Inferno . Io non sono estraneo all ' idea di accogliere gente nuova nelle file di quei che comandano ; il principio di rispettare l ' anzianità per me deve cedere a quello di rispettare il merito : si facciano pure dei nuovi ufficiali , si cerchi pure di ringiovanire i ranghi della democrazia militante , ma per attuare questo nobile proposito si possono scegliere tanti e tanti avanzi della mitraglia , tanti e tanti che tuttora soffrenti per antiche ferite son corsi di nuovo in faccia al nemico , e non coloro che non fanno altro che salire e scendere le scale degli astri maggiori dell ' Orizzonte Garibaldino , lisciando tutti , strofinandosi a tutti , menando buona ogui sciocchezza , ogni spavalderia , purché venga dall ' alto .... Dopo aver confabulato con varii amici nel cortile del quartier generale , vedendo che l ' orologio segnava le undici e mezzo , ci movemmo verso la Madaleine , ansiosi di sapere in qual maniera ci avessero cucinati . Impazzamo una buona mezza ora per rintracciare questa caserma , che non era caserma ma un antica prigione , e che era situata al lato opposto della città . Tra una caserma e una prigione io non so trovare differenza alcuna e perciò trovai più che coerente colui che aveva fatta la scelta . Una scala , mezza rovinata , per la quale era necessario andar di sghimbescio , portava ad una specie di torrione , il cui interno era costituito da una stanza , più larga che lunga ; il pavimento era tutto coperto di paglia , sulla quale si vedevano sdraiati una cinquantina di volontarii che aspettavano a braccia aperte l ' arrivo dell ' ufficiale pagatore . Tra questi volontarii alcuni parlavano francese : sarà una ridicolezza , ma io la voglio confessare tale e quale ai lettori ; d ' altronde , dirò con Terenzio : Ego homo sum et nihil humanum a me alienum puto ; Io provai un pò di rabbia a veder vestiti colla camicia rossa individui che non appartenevano all ' Italia ; saranno stati fior di soldati , eccellenti ragazzi , patriotti e repubblicani a prova di bomba , ma abituato a diffidare degli altri , m ' annoiava un pensiero : Chi sa , se noi avessimo vinto che tutto il vanto della vittoria non fosse attribuito a quei Francesi che erano nelle nostre file , e che invece tutte le invettive non si fossero volte al nostro indirizzo , qualora le sorti dell ' armi non ci fossero state propizie ? ! Eppoi chi si sacrifica per un ' idea buona , non può fare a meno di nutrire una certa ambizione , ed io sentiva quella di far parte di un corpo esclusivamente composto d ' Italiani , se non altro per mostrare che pochi o molti , anche nella nostra patria vi sono dei giovani sempre pronti a versare il lor sangue per la repubblica . Tale idea , rafforzata , anche dell ' altra che forse ci avrebbero tenuto in quel deposito per chi sa quanto tempo , mi fece prendere il proponimento deciso di girar largo e cercare un ' altro corpo , dove vi fosse la certezza di prender parte al primo combattimento che sarebbe succeduto . Il tenente Zauli venne poco dopo : fece la chiama , diè la paga e poi annunziò che in quel giorno avremmo goduto della libertà più assoluta . Eravamo tuttora lungo la scala , allorché comunicai ai miei amici le mie impressioni , e tutti accolsero i miei progetti ; appena fummo esciti , ci capitò proprio la palla al balzo ! Mecheri , Polese , ci dissero , senza che noi loro facessimo interrogazione alcuna , di entrar nelle guide , di cui si stava formando il quarto squadrone , e noi senza frapporre tempo di mezzo andammo alla foreria , dove c ' inscrivemmo nei ruoli . Possedere un cavallo e seguitare sempre il Generale , per uno che è abituato a andare a piedi e a venerare più d ' ogni altro uomo nel mondo Garibaldi non ci poteva esser prospettiva più attraente . In seguito si vedrà , come anche questa bella visione non fosse per noi che una Fata Morgana . CAPITOLO X . Le guide si erano costituite a Dôle sotto gli auspicii del capitano Farlatti : da bel principio non furono che uno squadrone , poi due ; poi tre : ed ora il quarto , come abbiamo detto pocanzi , era in via di gestazione ; così Farlatti da capitano era divenuto maggiore ; per terminare la campagna come tenente colonnello : nel momento in cui noi si arrivava , i primi tre squadroni facevano parte della Brigata Lobbia , ed erano con questo partiti alla volta di Langres . Come ben si vede , le guide facevano il servizio di cavalleria , e non erano incaricate minimamente delle missioni a loro speciali : per le esplorazioni erano sempre in giù e in su gli Chasseurs d ' Afrique e gli Ussari ; e ciò da un lato era più che naturale : pochissimi nelle nostre file sapevano parlare il francese e anche tra questi alcuni ne basticciavano solamente qualche parola a casaccio ... ora era egli possibile che per questo mezzo si potessero sapere informazioni sicure , notizie esatte , ricevute dai paesetti dove trasitavano nelle loro escursioni ? Le guide non dovevano essere un reggimento , ma tutt ' al più uno squadrone , come era nel 1866 , uno squadrone costituito dall ' eletta dell ' armata ... pochi ma intelligenti . Nel nostro squadrone poi era un vero bailamme : cinquantaquattro uomini con diciassette cavalli , di cui undici tanto malati da non potersi muovere dalle scuderie ; nessun vestiario ; tanto cavalli che vestiarii si aspettavano di momento in momento , i primi da Chambery dove Canzio e Tironi erano andati per levarli a Frapolli , i secondi d ' Autun . Figuratevi dunque una cavalleria di persone in cilindro , in papalina e col cappello alla Pouff , eppoi ditemi che noi non avevamo qualche rassomiglianza , se non altro nella tenuta , con i celebri eroi del novantadue . A capo di quest ' accozzaglia di gente poco cavalleresca , almeno all ' aspetto , era il tenente Ricci , buon patriotta di Forlì , ferito ad Aspromonte , e reputato assai dal Generale . Il Ricci però , se era tra i primi quando si trattava di condurre al fuoco i soldati , non si vedeva mai alla caserma e lasciava andare le cose , o male o bene , per il loro verso . Spadroneggiava per tale ragione al nostro comando , il sottotenente Miquelf , francese corto di vista ma pieno d ' ambizioncine da femminuccia : sulla sua carta da visita si qualificava per ingegnere , per sottotenente e per * * * ... questa cuspide , mi rammento fece nascer discussioni tra noi più che ne abbia fatte nascere quella famosa che si vuole o non si vuole appiccicare alla facciata del Duomo . Miquelf era sempre in foreria a romper le scatole agli scribaccini e a dettare ordini del giorno . Un prestigiatore , congedandosi dalla società che lo ha onorato , suole fare apparir mazzi di fiori dalle maniche , dalle punte degli stivali , dai capelli , dal naso ... il nostro sottotenente , senza essere prestigiatore , aveva un ordine del giorno nel berrettino , uno in tutte le tasche , uno sotto il panciotto , insomma un ammasso , una farragine di disposizioni , di preghiere , di comandi gli scaturivano da tutte le parti , e sciorinava paragrafi e pagine intiere di scritto , mezzo francese , mezzo italiano , e faceva sgelare , ogni pochino il foriere , facendoglieli leggere a noi . Tre appelli ogni giorno , la passeggiata ai cavalli , la fienata , il passamano , la guardia alla scuderia ; a dar retta a lui ci sarebbe rimasto appena appena un poco di tempo per mangiare un boccone e invece ... invece nella nostra caserma c ' era gente come a una lezione popolare ; le trombe che , secondo la sacra scrittura , fecero muovere le mura di Gerico non erano buone a far muovere verso il quartiere una sola Guida , e , se tu avessi voluto trovare qualcuno che apparteneva a questo rispettabile corpo , tu lo dovevi andare a cercare in qualche biliardo o in qualche caffè , o sulla piazza principale , dove delle gentili venditrici per spacciare Cognach e acquavite avevano innalzato delle baracche proprio in faccie al magnifico palazzo dei vecchi duchi della Borgogna . Tutti i servizi erano disinpegnati da tre o quattro zelanti di ... farsi pagare dai commilitoni più o meno indolenti ! Nessuna notizia si aveva intanto sulle mosse del nemico ; continuava e pigliava piede la voce che i Prussiani si riconcentrassero sotto gli ordini del principe Federigo Carlo per marciare poi separatamente verso il mezzogiorno della Francia , tagliar fuori il Bourbaki , e sbaragliare le nostre file e terminare così la campagna contemporaneamente alla resa di Parigi . Garibaldi continuava ad approfittarsi di questa tregua per concentrare a sua volta la piccola armata dei Vosgi . La brigata Menotti e Bossak erano in Digione : si temeva in quei giorni per Ricciotti , del quale non si sapevano sicure novelle , quantunque si bucinasse di scontri e di prigionieri fatti da lui : Lobbia erasi troppo inoltrato ed oramai era inutile lo sperare di congiungersi a lui . Canzio , coi soldati che avrebbe portato da Chambery e da Lione doveva costituire la quinta brigata ; eransi anche radunate ventimila guardie nazionali mobili capitanate da Pelissier ... ma di queste sarebbe meglio il non farne menzione : mai caricaturista può avere ideato dei tipi più grotteschi di loro ; gli stessi popolani non potevano fare a meno di ridere in vederli passare : certe fisonomie di paura , certe arie d ' imbecillità da non farteli dimenticare , neppure avendo la fortuna di campar quanto Matusalemme : Loro non vedevano che Tedeschi , non sognavano che agguati : gli Ulani si presentavano difaccìa alle loro immaginazioni alterate come le versiere e le streghe ai ragazzi ; se passava un di noi ci affollavano con mille domande , alla quali noi rispondevamo sempre col dipingere la situazione con colori molto più foschi di quello che era realmente ; e allora si vedevano picchiarsi il capo e poi andar via sconsolati e quasi piangenti : e quel che è peggio arrestavano a casaccio per spie persone onorabilissime e militari d ' ogni corpo : un giorno ci volle del buono e del bello a salvare delle loro unghie tre delle nostre Guide , che essendo Pollacche , parlavano in modo da essere scambiate per Tedesche . Sei piccole mitragliatrici ( che non furono mai adoperate ) erano state pure aggiunte all ' armata dei Vosgi ; il Colonnello Olivier , comandante dell ' Artiglieria , ed il maggiore Sartorio del Genio avevano fatto qualche lavoro di fortificazione passeggiera sulle due colline di Fontain e dì Talant , e queste due formidabili posizioni , secondo tutte le probabilità , avrebbero dato molto daffare ai nostri avversarii , qualora ne avessero tentato l ' attacco . La fiducia insomma dei Digionesi in quel momento era giunta al massimo grado : difatti alla sottoprefettura ogni giorno veniva affisso un bullettino in cui Bourbaki annunciava una vittoria : Gambetta aveva fatto sapere a tutta l ' Europa che l ' uomo della situazione era venuto e che quest ' uomo era Chanzy : le notizie di Parigi erano rassicuranti : Trochu giurava di tornare cadavere piuttosto che vinto : Faidherbe non si ritirava ... il buon popolo che , malgrado disillusioni su disillusioni , ha sempre bevuto grosso , aveva tutte le buone ragioni di cullarsi in liete speranze . Eppoi tutti i giorni , il bravo colonnello Lhoste coi suoi Francs tireurs faceva qualche prigioniero e questi attraversavano Digione , e il popolino , sempre pronto a credere e ad esagerare , chi sa quali idee rimuginava di sicura vendetta e di più che sicuro trionfo ! La vita di quei primi giorni per noi non fu di certo una vita color di rose : il freddo era a trentadue gradi , tre sentinelle gelarono agli avamposti ; molti volontarii erano negli ospedali assiderati in qualche parte del corpo e di più ogni giorno noi eravamo sconcertati dal tristo spettacolo di una infinità di bare e di casse da morto ; il vaiolo ed il tifo infierivano , e , come se fosse poco la guerra , diradavano le file dei generosi campioni della libertà . - Se si torna è un miracolo - ripetevamo tra noi - qui ci è il tifo , il vaiolo e i Prussiani . Era tanto spaventevole l ' idea di morire di malattia , che tra i flagelli che ci minacciavano si ponevano in ultima linea i Prussiani : la sorte voleva ben esperimentare la tempra dei giovani soldati e questi hanno resistito alla prova . Basti il dire che si era tutti infreddati ... Oh ! la prosa desolante di una ostinata infreddatura ! In certi momenti invece di essere tra seguaci di Marte , si poteva creder benissimo di essere in un ospedale di tisici al terzo stadio . Ma non cessavano per questo le burlette , ed era un ridere continuato alle spalle di qualcuno che se la prendeva , un avvicendarsi di prognostici di cattivissimo augurio che terminavano con una bevuta alla salute di tutti noi altri ... anche questi erano mezzi per cacciare la noia di quei giorni monotoni ! Eppoi Digione offriva delle distrazioni anche in tempo di guerra e coi nemici alle porte . Nel palazzo ducale eravi un museo , nel quale non facevano difetto artistici capolavori ; l ' arte italiana vi era degnamente rappresentata da alcuni quadri di Guido Beni , da una Sacra famiglia di Andrea del Sarto , e da piccole pitture dei Caracci e del Francia ; una bellisima collezzione di litografie all ' acqua forte , delle statue moderne di qualche valore , diversi busti di uomini celebri , tra cui quello di Piron , celui qui ne fut riên , pas même academicien , i superbi mausolei dei duchi della Borgogna offrivano a chi desiderava di ammazzare il tempo un divertimento geniale e istruttivo . Un bellissimo quadro di una battaglia era sfondato ... ci dissero che autori di tale barbarie erano stati i Badesi nella prima occupazione ; i soldati delle monarchie , quando vincono , diventano Vandali . Una biblioteca , assai fornita di libri , dava un ' altro passatempo a chi voleva far l ' uomo grave : per gli scapati ci era il Caffè di Parigi , dove si beveva e si giocava : lì era il convegno del fior fiore dell ' armata : lì vedevi l ' elegante ufficiale di stato maggiore , lo svelto Franc tireur , mobilizzato sornione , lo scapigliato volontario , tutti affratellati davanti , a un banco di lansquenet , o in una partita al Carambolo . Le prime ore della sera noi le passavamo al Restaurant , cianciando tra noi e mangiando e bevendo . Dopo si andava in una bottega di tabaccaio , vicina al nostro palazzo , cioè al palazzo della nostra ospite : bottega dove avevamo rinvenuto una gentile donnina , che ci incantava per il suo spirito e per la sua educazione . Questa graziosa ragazza che la nostra buona fortuna ci aveva fatto incontrare , era figlia di un colonnello che era stato fatto prigioniero a Sedan ; suo zio generale , era pur egli prigioniero e ferito gravemente a una coscia ; ora la stava in casa della tabaccaia che l ' aveva veduta bambina e che l ' amava come una mamma . Parlava di piani di guerra con la medesima facilità che la quale un ' altra donna parlerebbe di crochet , d ' orli , o di ricami ; non aveva alcuna fiducia del Bourbaki , disperava delle sorti di Francia e attendeva un combattimento per poter recar soccorso ai feriti , tra l ' imperversare della mitraglia . Un tipo curioso , ma piena d ' ardimento . Una volta diede in presenza nostra uno schiaffo ad un mobilizzato della Provenza , perché le aveva detto che era amica dei Prussiani ; correva tutto il giorno per gli ospedali , spendeva le sue piccole risorse in quelle ghiottonerie che son tanto gradite ai convalescenti e si sdegnava se qualcuno le proponeva di accompagnarla in queste pietose escursioni : presto divenimmo di lei amici .. era tanto carina , che non avremmo meritato scusa veruna a trascurarla . Dopo cinque o sei giorni , dacché eravamo arrivati , fummo rallegrati dai concenti più o meno armoniosi di trombe che suonavano marcie Italiane : era la legione Tanara , che veniva per fermarsi qualche giorno in città . I volontari marciavano come vecchi soldati e avevano un piglio guerresco da farteli cari ; il primo battaglione era comandato da Ciotti ; il secondo dal simpatico Erba ; questo aveva una bandiera tutta rossa sulla quale in lettere d ' oro stava scritto : Patatrac . I cittadini ogni poco ci fermavano per domandarci che significava quella arcana parola , e noi rispondevamo loro che significava ciò che era tanto bramato da noi , ciò che ora il procuratore del re non mi permette di far sapere ai lettori . La maggior parte dei componenti delle legioni appartenevano alle provincie settentrionali d ' Italia ; tra gli ufficiali erano molti dei compromessi negli affari di Pavia , commilitoni e fratelli d ' idea del martire Barsanti . Dietro pochi passi da loro io vidi l ' Imbriani ... Povero Giorgio ! ... Come io ti vidi contento , per aver raggiunto finalmente le schiere dei generosi difensori di quel principio che avevi sempre adorato ! .. Con quale affetto tu non mi stringesti la mano , vedendo che io pure non avevo mancato all ' appello ? Eri giovane , forte : l ' avvenire ti si dipingeva davanti con i colori più rosei , eppure un presentimento vago , indefinito ad ora ad ora ti sorgeva nella anima « chi sa per quanti di noi sarà tomba questa città » tu mi dicesti ; e lo doveva essere anche per te ; ed in mezzo al combattimento mi doveva giungere la novella della tua fine ; che , ardimentoso come eri , tu dovevi morire tra i primi , ed io non era a te vicino per poterti dare l ' ultimo bacio dell ' amicizia , per poter raccogliere il tuo estremo sospiro ! Erano due anni che non ci si vedeva : ci avevamo lasciati ad un banchetto , dove si era inneggiato alla Repubblica e alle barricate , ora ci si doveva ritrovare per essere eternamente divisi . Eternamente ! .. Oh ! la dura parola per chi ti ha conosciuto ! Ora giaci nell ' Italia tua , vicino al tuo mare , sotto la volta del tuo splendido cielo , là dove la poesia di una natura sempre maestosa aveva fatto germogliare nel tuo cuore la fede per la quale ora giaci cadavere ... Tanto meglio ... non contamineranno l ' urna del martire le codarde calunnie e le turpi accuse dei vili , pei quali noi affrontavamo la morte e che erano ben lontani da ogni pericolo . Addio , giovane di tempra romana , addio figlio prediletto della democrazia ... possa l ' esempio delle tue virtù procacciarti degli emulatori ed il fiore della speranza sorga sul tuo sepolcro , o fiore più bello , troppo presto staccato dalla ghirlanda delle nostre speranze ! CAPITOLO XI . Ricciotti arrivava in questo frattempo a Digione , dopo aver sostenuto diversi piccoli scontri con recognizioni nemiche , scontri in cui aveva sempre ottenuto indiscutibili vantaggi ; il di lui arrivo fu per noi una vera festa : il giovine ed ardito condottiero che già erasi acquistata tanta gloria in questa campagna , troppo ci aveva fatto temere per il suo troppo coraggio ed era di troppa utilità al nostro esercito , perchè non ne valutassimo l ' arrivo come un lieto avvenimento . Dipiù nella sua brigata noi avevamo amici carissimi : lo Strocchi , l ' Orlandi , Cardini erano nei Francs chavaliers de Chatillon , squadrone di cavalleria che il prode e simpatico figlio di Garibaldi aveva organizzato dopo la memorabile impresa che aggiunse non poco lustro alle armi italiane . Quasi nel medesimo tempo arrivava da Chambery il simpatico Canzio , portando seco circa duecento uomini , che uniti a quelli del deposito , a cui eravamo stati ascritti in principio , formarono un battaglione sotto gli ordini del maggiore Perla , battaglione che fu denominato dei Cacciatori di Marsala . Cavallotti , Rossi di Lodi e tanti altri generosi si trovavano in quelle file : essi avevano lasciato il Frapolli per essere in prima linea . La gioia di questi arrivi fu per noi un po ' amareggiata dalla notizia che i famosi cavalli che dovevano arrivare con Canzio , sarebbero arrivati due o tre giorni dopo ... se ci avessero detto che non dovevano arrivare mai , saremmo usciti addirittura dai gangheri e chi sa quale determinazione avremmo preso ! Ai nuovi volontarii furono distribuite delle carabine Weincester , bellissime armi ma che forse esigevano un po ' troppo perizia in chi le adoperava ; avevano esse diciotto colpi di riserva , erano elegantissime e quando se ne vedeva una in mano di qualche Garibaldino , ci si affollava intorno a lui , e con noi si affollavano a bocca spalancata i buoni popolani della città ; difatti nelle piazze , nelle vie principali tu non avresti veduto che gruppetti di gente , e in mezzo a questi un volontario che dava tutte le spiegazioni possibili e immaginabili in mezzo allo stupore e alla soddisfazione generale . Bisogna esser giusti : nell ' ultimo periodo della campagna i volontarii non erano armati malaccio : i Carabinieri Genovesi avevano per esempio delle buone carabine Spencer , con sette colpi di riserva nel calcio : unico danno come diceva , poco anzi , era la difficoltà con cui potevano adoperarsi da mani inesperte ; per cui avrei reputato cosa molto migliore il dispensare fino dal bel principio quei Remingtons che furono dispensati , come sempre succede , quando non ce ne era più alcun bisogno . Ai nostri soldati non si distribuiva alcun rancio : si dava loro un franco il giorno , se erano di fanteria ; uno e venticinque centesimi , se di cavalleria : questo provvedimento , se era molto noioso per quando le truppe si trovavano in marcia o nei passetti , era assai comodo per quando le si trovavano in Digione . I cittadini non si potevano infatti mostrare nè più ospitali , nè più generosi : accoglievano a braccia aperte nelle loro case i giovani loro difensori e li trattavano cavalierescamente . Gran bella città Digione - mi diceva un mio amico - anche con pochi soldi ci è da farsi un peculio ! ... È un fatto che gli abitanti delle Côte d ' Or ci volevano un ben dell ' anima ; bastava che le trombe del Tanara suonassero la ritirata perché s ' improvvisasse una dimostrazione con grandi evviva a Garibaldi e all ' Italia ; allorchè fu data onorata sepoltura nel cimitero alla salma del bravo tenente Anzillotti , tutta la popolazione prese parte alla cerimonia pietosa , ed assistè religiosamente ai discorsi del Tanara e di Canzio , quantunque fossero proferiti in lingua italiana : si erano troppo assaggiati i soldati della grazia di Dio per non fare buon viso ai soldati della Libertà . La concentrazione di truppe continuava : giungeva pure in Digione l ' altra legione italiana comandata dal Bavelli : questa era costituita di tre battaglioni , della forza di circa quattrocento uomini per ciascheduno ; se il nome del comandante giungeva a tutti nuovissimo , vi erano sotto di lui bravi soldati e bene esperimentati patriotti . I maggiori Pastoris , Ravá , i capitani Becherucci , Romanelli , Sartori , il tenente Ademollo e tanti altri che non cito , perchè ciò troppo mi trarrebbe fuori dal seminato . La legione era organizzata militarmente più di ogni altra ; aveva anche una piccola fanfara , nè eccellente , nè perfida , ma lassù applauditissima . Il trovarsi tutti riuniti produsse un brio generale : mai le strade della capitale della vecchia Borgogna hanno assistito a un movimento , a un brusio simile a quello di queste belle serate : ogni poco si riconosceva qualcuno : ogni poco uno schioppettio di baci ti solleticava dolcemente l ' orecchio ; e conforti reciproci , e augurii di future vittorie , e strette di mano e ricordi del passato s ' incrociavano , si avvicendevano tra i varii individui . Oh ! ... Chi ci rende quei momenti felici in cui non si pon mente al domani , in cui , tanto vicini alla morte , si ritrova la calma e l ' allegria del fanciullo , in cui lasciata ogni maschera di convenienze sociali , si parla col cuore sulla bocca , e si dà l ' ultimo soldo all ' amico , persuasi di non fare nemmeno una gentilezza , ma di adempire a un dovere ! .. E ancora qui dal tavolino della mia camera , raffazzonando questi appunti , io vi veggo sfilare a me davanti , o simpatici volti dei miei compagni d ' arme , e mi par d ' esser tornato in mezzo alle vie rallegrate dal vostro chiasso e dalle vostre canzoni : molti di voi non sono più , ma se soltanto chi lascia eredità d ' affetto ha gioia dall ' urna , voi vivrete eternamente nella memoria del popolo , come vi giuro , che eternamente vivrete nella mia . All ' oscuro , come eravamo , sui movimenti del nemico , tutti noi eravamo convinti che Garibaldi avesse intenzione di tentare un gran colpo . È pur la brutta cosa esser soldato ! ... Non saper mai nulla su quello che hanno intenzione di fare i superiori ed avere in capo una curiosità , come avevo io ! La nostra perplessità non poteva durare molto a lungo : la domenica , 15 gennaio , una guida che doveva portare un dispaccio al Maggiore Farlatti , tornò quasi subito , annunciandoci che a poco più di tre chilometri dalla città vi erano i Prussiani . In questa stessa domenica , passeggiando lungo il viale del Parco , bellissima passeggiata con un getto d ' acqua assai da ammirarsi , mi sentii toccar leggermente sulle spalle . Mi voltai immediatamente , e non potei fare a meno di proferire un grido di stupore . Quella mano che mi aveva così gentilmente toccato , era la mano d ' Aissa . La gentile ragazza indossava un bellissimo costume da vivandiera , tutto in velluto nero ; il suo piedino aristocratico faceva mostra di tutta la sua eleganza , a causa della corta sottana ; un piccolo rewolver le stava alla cintola ... era insomma un bel tipo . - Voi qui ? - Le dissi . - Mi credevate incapace di mantenere una promessa . - No ... ma ... e con chi siete ? - Sono con i mobilizzati dell ' Isere ... non vedete , son vivandiera ! - Mi rallegro con voi ... E ci potremo vedere ? - Chi sa ... ora vi lascio ! - Restate un pochino ... - È impossibile ... son là col mio ... col mio ... non so come chiamarlo ... è geloso come una jena ... A rivederci . Le strinsi la mano , e guardai questo ... non so come chiamarlo ... e vidi un capitano della guardia mobile , brutto come un brigadiere delle guardie di sicurezza o poco meno ; piccolo e grasso come una botte . Capii la di lui gelosia ... e lo compiansi : egli non era che un pas per tout per la avvenente fanciulla , che aveva trovato modo di distrarsi e di essere utile a quella società , dalla quale aveva ricevuto tanti sgarbi e alla quale aveva fino allora arrecati tanti danni . Avevo appena veduta questa vecchia conoscenza ( dico vecchia perché una conoscenza di un mese in quegli eccezionali momenti si può dichiarare per antichissima ) quando cominciò a cadere a larghi fiocchi la neve , e questa persistè ostinatamente fino alla sera : ci alzammo al mattino dipoi e continuava la poco aggradevole sinfonia : il neigait , il neigait , il neigait , proprio come nella ritirata di Russia , così ammirabilmente dipinta da Victor Hugo nei suoi Chatiments . Figuratevi , quale allegria non fosse per noi , il vedere tutti quei tetti acuminati , candidi come l ' anima di una verginella ; il passeggiare quelle vie , quelle piazze dove si affondava fino a mezza gamba , l ' ammirare i nasi dei nostri compagni di sventura rossi come peperoni , seccati chi sa da quanti anni ! .. Ed il cielo ci fece questa burletta fino a notte avanzata ; decisamente il cielo sapendoci nemici del trono come dell ' altare , ci voleva amministrare una di quelle lezioncine paterne , che ci facevano ricordare la dottrina Cristiana del cardinal Bellarmino . Quella sera noi non potevamo godere : poiché ci ricorrevano al pensiero quei disgraziati nostri fratelli che si trovavano accampati o agli avamposti . Poveri diavoli - si susurrava , scaldandoci davanti a un bel fuoco - Poveri diavoli , quanti di loro hanno con gioia abbandonate tutte le dolcezze di una vita beata , e forse ci sarà chi oserà mettere in dubbio la purezza delle loro intenzioni , la lealtà dei loro propositi , la fede che li ha sostenuti in mezzo a quest ' avvicendarsi perpetuo di peripezie , che a malapena si credono nell ' udirle narrare ? ! Meno male , che la bestemmia dei tristi giunge più cara agli orecchi di chi fa il proprio dovere , della lode dei buoni . Declami pure , rida pure la gente che non si muove da casa se non quando vi è la prospettiva di un grande interesse ... l ' armata dei Vosgi ha troppo la coscienza di quello che ha fatto per poter dare ascolto ai ragli e agli impotenti grugniti dei pravi . CAPITOLO XII . Così giungemmo al dì 17 gennaio dell ' anno di Grazia milleottocentosettanta . Il cielo si era un po ' rischiarato : ci destammo un poco più tardi del solito , poiché in dormiveglia ci sentivamo solleticare gli orecchi dal monotono tic tac dell ' acqua che sgocciolava dai tetti , su cui si sfaceva la neve . Andammo al quartiere , nulla di nuovo ; allora lasciati i compagni , me ne tornai a casa a tener compagnia al Materassi che avendo mandato ad allargare uno stivale , si trovava nella dura situazione o di marciare a pie ' nudo , o di aspettare il comodo del cittadino calzolaio ; sdraiato in poltrona , ed in faccia ad un camminetto le cui fiammate eloquentemente addimostravano le prodigalità ... dei nostri padroni di casa . Materassi aveva prescelto quest ' ultimo partito , e con una posa tra il Pachà e il cuor contento aspirava voluttuosamente le boccate di fumo , di una pipa da dieci soldi , che riteneva come un ricordo di Lione . Io era sdraiato su di un ' altra poltrona davanti a lui : si discorse per due ore buone : si discorse delle nostre padroncine di casa che tutti ci elogiavano e che noi non avevamo per anche vedute : si fecero un centinaio di progetti per giungere ad ammirare queste famose beltà : si parlò di una nuova mitragliatrice che avrebbe ottenuto portentossimi effetti : questo nuovo ordigno di guerra , invece di mitraglia , doveva vomitar dei marenghi , e le truppe dell ' inimico sarebbero state sbaragliate più presto ... ma sul più bello della discussione , sentimmo un gran rumore per le scale : l ' uscio s ' aprì improvvisamente , la nostra padrona , con una fisonomia da metter paura in corpo all ' uomo più sconclusionato del mondo , si buttò ai nostri piedi , gridando a squarciagola : Les Prussiens , Les Prussiens ! - Les Prussiens ? ! - Grida il Materassi - Che siano giù per le scale ? ! - Ma dove .. ma come .. ma quando ? - Per carità partite . - Oh ! non abbiamo bisogno delle vostre preghiere ! Prendo le scale e vado .. - Va ' .. prima a pigliarmi lo stivale .. eppoi partiremo insieme . - Ma ora .. - Permetteresti che io non venissi con voi ? - Hai ragione : in due salti , vado e torno Scendo in strada : un movimento da dar la vertigine : un correre da tutte le parti : un ritirarsi continuo dei cittadini dentro le porte : a tutte le cantonate squilli di tromba che chiamavano a raccolta ; e un chiudersi di botteghe , un vocìo di donne che dalle finestre si raccomandavano .. insomma una desolazione , uno spavento tale da non farsene idea ; spavento e desolazione che non hanno altro riscontro all ' infuori di quello prodotto da false notizie nella serata del ventitre . Via via che mi inoltravo verso la piazza , vedevo battaglioni di guardia mobile che s ' indirizzavano verso le porte della città ; il contegno di queste genti non era bellicoso di certo e sembravano più montoni condotti al macello , che difensori di un sacrosanto principio . Difaccia alla Mairie incontrai la legione Tanara : i Garibaldini cantavano . Addio mia bella addio e interrompevano l ' inni , soltanto per prorompere in acclamazioni entusiastiche alla Repubblica e a Garibaldi . Eppoi mi trasvolarono difaccia agli occhi due batterie con i cavalli a trotto serrato ; quindi venne la volta della brigata Ricciotti ; il simpatico giovane era alla testa , ed i suoi Francs tireurs , col volto raggiante di gioia , colla testa alta , col passo accelerato , quasiché loro tardasse il trovarsi a fronte col ' oppressor della Francia , avevano intuonato il magnifico inno dello Chenier : C ' est la republique , qui nous apelle . . . . . . . . . . . . . Un Francais doit vivre pour elle Et pour elle un Français doit mourir . - Dunque ci siamo per davvero ? - Dicevo tra me e me , esaltato anche io dalla febbre generale , trascinato dal potentissimo fascino dell ' entusiasmo - A rivederci a fra poco , o giovani soldati della libertà , o eroica falange dei pochi che tra l ' ignavia dei più vogliono essere gli apostoli , i rivendicatori dell ' umanità conculcata ! ... molti di voi stasera non risponderanno all ' appello , le vostre file diraderà la mitraglia : siete giovani , ardenti , pieni di salute tra poco sarete mutilati .... e che importa ? .. Il vostro nome resterà eterno sulle labbra dei reietti e dei diseredati , unica gente che ha cuore , essi insegneranno ad adorarvi , siccome martiri , ai figli , e voi non morirete del tutto ... " .... ... Ai generosi , " " Giusta di gloria dispensiera è morte . " Arrivai dal ciabattino ; lo stivale era nell ' identico stato di quando era entrato in bottega ; lo agguantai non senza stiacciar qualche moccolo e a passi di corsa ripresi la via . Io sono molto nervoso , e la fantasia in me è proprio un cavallo che non sente alcun freno : quel movimento , quelle grida , quell ' entusiasmo mi avevano dato il capogiro ed io saltava come un pazzo , agitando lo stivale , in mezzo alla folla . O .. sentite un po ' cosa mi va a capitare per dato e fatto di quei baggei di mobilizzati , allucinati , secondo il solito , da una paura birbona ! .... Il vedere un ' individuo , vestito metà da cittadino e metà da soldato , vederlo andare di corsa ed esaminando la di lui fisonomia che certo non era francese , fece nascere in quei cervelli balzani l ' idea che l ' individuo in questione non fosse che una spia dei Prussiani . Immaginatevi dunque che bella improvvista mi si preparava : giacché colui che veniva preso di mira non era altri che il signor Mestesso . Chi sa da quanto tempo io era pedinato da coloro che invece di correre in faccia al nemico preferivano restare in città , ad arrestare chi voleva andarci ; io non mi era minimamente avveduto di nulla . Allo svolto di Rue Piron , mi rattiene nella disordinata mia fuga , un braccio che mi avvinghia alle spalle : mi volto per rispondere per le rime , al villano che si azzardava fermarmi e mi veggo in men che si dice , circondato da una folla di gente , che mi squadrava in cagnesco , e che emetteva grida tutt ' altro che rassicuranti . - Cosa volete ? - Proferii io maravigliato . - C ' est un espion ... c ' est un Prussien ! - Ma no ... io sono un Garibaldino ! - Risposi in francese . - Non è vero .. non è vero ! - Urlava più che mai indemoniata la folla .. - Me vi dico di sì ... ve lo garantisco . - Alla Mairie , alla Mairie - Dalli alla spia ! ... - Abbasso i Prussiani ! - Caput a Bismarck ! Non ci è che dire io doveva esser proprio una spia ; garantisco che in tre campagne , e tra le mille peripezie che hanno agitato la mia esistenza , garantisco di non aver mai passato un momento più brutto di quello . La folla si aumentava a vista d ' occhio e di momento in momento diventava più minacciosa : mi aspettavo di udir gridare : à la lanterne e di sentirmi appiccare ad uno dei prossimi lampioni . Per buona fortuna passò il nostro tenente , che attirato dal chiasso , si avvicinò per curiosità al gruppo tumultuante ; non sto a descrivere lo stupore dal quale fu preso , vedendomi in mezzo a quei disperati ; il tenente era in alta montura e tutti gli fecero largo . - Che c ' è ? - Mi domandò - Si figuri , che mi hanno preso per una spia ! - Baie ! - Sul mio onore . Il tenente che ne avea pochi degli spiccioli fece allora una paternale numero uno , a quei mobilizzati che pretendevano di fare il sopracciò a tre chilometri dal campo di battaglia : questi accettarono la reprimenda a viso basso e confuso e ci lasciarono passare . Appena scongiurato il pericolo , io mi rivolsi al mio salvatore e gli domandai : Ma dunque ci si batte sul serio ? - Sembra di sì ... Anzi venga con me al quartier generale , che presto partiremo anche noi ! - A piedi ? - Ben ' inteso : quando non ci sono cavalli ! - Vado ad avvertire Materassi e vengo subito . - Gli raccomando sbrigarsi ! - Non dubiti : vado e torno ! Materassi mi accolse con un diluvio d ' imprecazioni , a causa del ritardo : l ' imprecazioni arrivarono poi al grado superlativo , quando io gli mostrai lo stivale , preciso come l ' aveva dato al mattino . Che fare ? Tempo da perdere non ce ne era dicerto : bisognò prendere un ' eroico proponimento , e con un rasoio spaccarlo sopra la fiocca ... Se Materassi avesse saputo che doveva terminare la campagna con quello spacco , non troppo elegante , chi sa , se avrebbe avuto il braccio tanto fermo ! In due salti si arriva al quartier generale , i nostri compagni erano già partiti : si domanda alle sentinelle per dove hanno preso ed esse c ' indicano la vicina strada della stazione ; allunghiamo il passo e tentiamo raggiungerli : per la strada non s ' incontra nessuno : tutto è calma all ' intorno ed un combattimento non può essere ancora incominciato : meno male , pensiamo tra noi , sentiremo il primo saluto , ma più ci si avvicina , maggiore è il silenzio , Fatto appena un chilometro , sempre per una strada , fiancheggiata da campi che ci sembrano incolti , e da estese pianure , su cui si alzavano a poca distanza da noi i due promontorii di Fontain e Talant , cominciammo a vedere dei Franchi tiratori , delle Guardie mobili , dei Garibaldini tra cui qualche Guida . Domandiamo il perché se ne tornano , ed essi ci rispondono che tra poco tutte le truppe rientreranno in Digione : che i Prussiani che erano alla viste , nonché avanzare , si son ritirati , e che gli Chasseurs han preso due cavalli ai cavalieri nemici . Queste informazioni erano più che veridiche : pochi momenti dopo , passava il Generale e lo stato maggiore ; noi rientrammo in città , insieme alla legione Tanara , le cui trombe suonavano gioiosamente . Non si era trattato che di un falso allarme : un falso allarme equivale ad un appuntamento al quale manchi la bella dei nostri pensieri : io preferisco cinque battaglie , ad una sola delle ore penose dell ' aspettativa . Quella sera la città fu ravvivata da un chiasso dei più clamorosi : o male o bene si era veduto che dei Prussiani ce ne era dintorno a noi , e così avevamo acquistato la certezza di potersi levare il pizzicore dalle mani ; non mi provo nemmeno a raccontare tutte le strampalerie che furono proferite : tutti volevan dir la sua su quella sorpresa dell ' inimico : chi diceva che era un corpo sbandato , chi che avevano avuto paura , chi che credevano pigliarci all ' impensata : in tutti però era certezza , che poco poteva tardare una battaglia . La mattina dipoi , mentre eravamo a chiacchierare sul più sul meno sulla piazza delle Mairie , vedemmo il colonnello Bossi con due guide , e dietro a loro una diecina di prigionieri Prussiani . Appartenevano tutti al 61 Reggimento , e procedevano stupidi e mogi in mezzo a due file di popolo che non risparmiava di tanto ia tanto qualche espressione poco gentile al loro indirizzo . Cercammo avvicinarli : le maggior parte di loro bisticciava alla peggio il francese : ci parlarono delle loro famiglie , come ne parlerebbe un ragazzo lontano : ci chiesero con infantile curiosità dove li avrebbero mandati , e ci domandarono se era loro permesso di accender la pipa e fumare . Io ho osservato che nessuna altra categoria di persone è disposta a bamboleggiare , come i soldati : il pifferaro Scozzese tra l ' imperversare della mitraglia a Waterloo ripeteva le canzonette delle montagne native ; il coscritto bacia i ragazzi che incontra e gli porta in braccio con quella delicatezza con cui non son use a portarli le serve : il prigioniero , tra le schiere nemiche , spesso tra i fischi del popolo , si perde in che sa quali vaneggiamenti , e fuma imperturbabile . Così è : i regolamenti militari o sviluppano la malinconia in modo da render gli uomini stupidi , o gli rendono feroci più delle belve . Quanto saremo civili , quando avremo abolite le caserme , questo ricettacolo di gente che divora la parte più grossa del ben essere di tutti , a beneficio di quello di un solo ! Questo piccolo incidente ci rallegrò un pochetto , ma la nostra allegria crebbe a mille doppi per una buona notizia che ci fu comunicata ai quartier generale . In un piccolo villaggio poco distante da Fontain una recognizione Prussiana si era impadronita di centoventi capi di bestiame , è poi se ne era andata zitta zitta e quasi di corsa . Il coraggiosissimo colonnello Lhoste dei Franchi Tiratori da alcuni paesani era stato informato del furto che avevano commesso i campioni della Grazia di Dio e della legittimità . Appiattatosi con molti suoi uomini in una boscaglia attese al varco i predoni , e mentre questi se ne andavano sicuri e canticchiando a bassa voce certe canzoni che se erano tedesche , non avevano niente che fare colle ispirate melodie che si sentono sulle rive del Danubio e del Reno , una scarica a bruciapelo originò una confusione universale . Chi cadde nei fossati vicini , chi urlò come uno spiritato , qualcuno rimase ferito , e morti furono pochissimi ... chiunque era in grado di farlo , se l ' era battuta senza rifiatare nemmeno . Così fu ripreso tutto il bestiame , e il bravo Lhoste coi bravissimi suoi volontari tornò nel villaggio in mezzo alle benedizioni e agli applausi di quei paesani . Non ci era che dire : i Franchi Tiratori non potevano fare a meno di addiventare gli enfants cheríes delle popolazioni : già si sapeva come essi nel novembre avevano ritolto ai Prussiani , piombando loro addosso all ' impensata , un centinaio di Garibaldini che traducevano prigionieri : già si sapeva con quanto ardimento essi disseminavansi nelle boscaglie e dietro le siepi , da dove con un fuoco alla spicciolata scombuiavano i nemici , più che , se si fossero trovati in aperta battaglia : già a tutti era noto come i Prussiani ripetessero sempre , che non avrebbero dato quartiere a questi bravi figli di Francia ed ai Garibaldini , mentre trattavano da buoni figlioli gli appartenenti alla Guardia mobile ; insomma il nome di Franc tireur ispirava in tutti rispetto , e tutti si fermavano a veder passare questa eletta della gioventù francese che per guerreggiare poteva dare dei punti alla truppa più agguerrita d ' Europa . Erano così svelti , così simpatici , così pieni di vita che c ' era da andarne matti per l ' entusiasmo ! Il battaglione condotto da Canzio a cui dei nostri erano rimasti soltanto mio fratello ed Omero Piccini , fu battezzato col glorioso nome di cacciatori di Marsala , e il comando ne fu dato allo strenuissimo Perla . I Cacciatori di Marsala , i Carabinieri Genovesi e alcuni battaglioni dei mobilizzati dell ' Isere formarono la quinta brigata , al cui stato maggiore Canzio chiamò tra gli altri il Canessa . Questi erano graditissimi avvenimenti per noi ; ma il dolce ci doveva essere amareggiato e non poco . « Ahi sventura , sventura , sventura Quei celebri cavalli che si attendevano a braccia aperte , che dovevano esser per noi la realizzazione di tanti e sì prolungati desiderii , i celebri cavalli sfumarono come i 140 milioni dell ' Onorevole Mezzanotte . Tironi era rimasto a Remoully , dove organizzava uno squadrone di cavalleria per la nugva brigata e noi rimanevamo a piedi ... A piedi ! .. Oh la desolante parola ! Dunque saremo d ' ora in là un corpo ibrido , di nuovo genere ? Squadrone , speroni , grandi stivali e niente altro . Fortuna che per chi lo vuoi trovare un fucile ci è sempre , e noi fin d ' allora proponemmo d ' attenerci a questo partito , che fu dipoi attuato a puntino . CAPITOLO XIII Il 19 gennaio , sul far del giorno tutte le truppe che erano in Digione presero la campagna : i Carabinieri Genovesi furono mandati d ' avanposto , a circa tre chilometri dalla porta Sant ' Apollinare , poco distante da una piccola borgata . Essi piazzarono le loro vedette dietro un muricciolo , e poi si buttarono distesi nel campo , come loro era stato ordinato ; I Cacciatori di Marsala presero posizione sulla loro destra sempre dietro quel piccolo muro che cingeva quelle coltivazioni : In faccia dietro le case eravi una fitta boscaglia . Il Generale si era portato tra i primi lassù ... tutto in fine annunciava per quel giorno un combattimento ; ma anche per questa volta la speranza degli animosi doveva esser delusa . Noi fummo , consegnati al quartier generale e passammo tre o quattro ore di noia , di pena , di continua ansietà ; interrompeva solamente la monotonia di quell ' angosciosa situazione , l ' ordine di portare qualche dispaccio al comando d ' artiglieria , alla Marie , a qualche caserma . Non si può immaginare , non che descrivere quale voglia ci prendesse tante volte , di dissigillare quei dispacci , e di giunger così a capir qualche cosa anche noi ... in quel momento si sentiva rifluire nelle nostre vene il pretto sangue di quell ' Eva che per vera curiosità si giuocò il Paradiso Terrestre . Lo stare inattivi , mentre si presume che i nostri amici agiscano come si conviene , per chi ha un poco di cuore è un vero supplizio di Tantalo : per cui nel cortile dove eravamo , cominciò a farsi un susurro : questo susurro prese delle proporzioni imponenti , in tal modo imponenti che , lasciati due o tre pel servizio , il Ricci ci disse di seguirlo , e tutti contenti prendemmo con lui , il primo viottolo che è fuor della porta , sicuri con ciò di accorciare la via . Arrivammo difatti in poco più di mezz ' ora alle prime linee dei nostri ; vedemmo il Generale e Canzio che , ritto in mezzo alla via , osservava tranquillamente col suo canocchiale le mosse del nemico : si distinguevano infatti in lontananza sopra una piccola spianata diversi cavalieri prussiani , ( certo uno stato maggiore ) e al principiare della foresta ogni tanto abbarbagliava la vista il luccichio di qualche fucile o baionetta : la fanteria prussiana doveva esser ricovrata là entro . Ci dissero di buttarci , come tutti gli altri , per terra : la cosa era un po ' incomoda a causa del fango prodotto dalla neve che si sgelava , ma à la guerre comme à la guerre : quella non era l ' ora certo di pretenderla a damerini . Cominciammo poco dopo a sentir fischiar delle palle , i nostri avamposti risposero ... poi tutto finì e fu un silenzio lungo , ostinato fino sull ' imbrunire : quella gente a cavallo che ci aveva colpito le vista , appena che eravamo arrivati , si era dileguata . Una guida di Ricciotti , il quale con tutta la sua brigata era alla nostra sinistra , si avanzò arditamente per esplorare , e venne ricevuta da una potentissima scarica : la credevamo morta , quando la vedemmo apparire trionfante , avendo perduto soltanto il cappello . Garibaldi tornò verso la città e noi lo seguimmo : i Genovesi rimasero d ' avamposto fino al mattino dipoi . Quando rientrammo in Digione eravamo in uno stato compassionevole : impiastricciati di fango dalla punta dei capelli a quella degli stivali ... eppure le belle donnine ci salutavano e ci sorridevano con grazia : la vezzosa fata che passava le sue giornate dalla tabaccaia ci volle offrire per forza dei sigari scelti , e ci mostrò con fierezza romana , una cappa d ' incerato alla manica della quale faceva uno stacco molto sentito la fascia bianca colla croce rossa del soccorso ai feriti . Giunti a casa trovammo sul camminetto una bottiglia di vecchio Borgogna che in quel momento ci apparve più cara di tutte le moine . Oh ! non erano sconoscenti i buoni abitanti della Còte d ' Or ! Le gentilezze di cui ci erano prodighi infondevano nuovo ardore nei nostri petti , e tutti noi anelevamo un combattimento per mostrare che non eravamo indegni della fiducia che in noi riponeasi . E il combattimento poco poteva tardare : la era questione non di giorni , ma d ' ore : se per due volte di seguito avevamo tenuto la difensiva , alla fine attaccheremo noi - si pensava . Garibaldi non è uomo da lasciarsi posar mosche sul naso ! - Erano istanti di febbrile ansietà : specialmente la notte ; ad ogni rumore ci si alzava dal letto , si correva alla finestra , si tendeva l ' orecchio : poi quasi dubitando delle nostre facoltà auricolari , ci s ' infilava alla peggio la giubba , si scendeva in strada , si correva alla piazza ... tutto silenzio .... tutti dormivano ... e allora a rifare i nostri passi , ed a darsi del bambino , del grullo , dell ' uomo che s ' impressiona per niente , e a giurare di non muoversi più sino a che non venissero le trombe a suonare sotto le finestre di case ... sì ... bei proponimenti , superbi disegni ! Batte una porta , una folata di vento agita gli alberi del giardino , i cavalli della vicina scuderia urtano nella mangiatoia colla testa , o scalpitano sulle pietre del pavimento .. ed eccoci di nuovo in balìa delle nostre fisime .. - E se ritornassi fuori ? .. Lasciare il calduccino delle lenzuola per andare a scivolare sul diaccio e a battere i denti , mentre vi sono tutte le probabilità che non ci sia nulla di serio ! .. Già i Prussiani dì notte non hanno mai attaccato ... ma se questa volta attaccassero , se si facesse sul serio ? .. Permetterò che i miei compagni si ammazzino , compiano il loro dovere , ed io starò qui , poltrone , a sciogliere un ' inno alla beatitudine del dolce far niente ? ... Oh ! no , sarebbe troppo egoismo , confessiamolo pure , troppa vigliaccheria ... se non dormo stanotte , dormirò domani , non son mica venuto quassù per stare in panciolle ! Bisogna andare ... - E via un ' altra volta giù in strada e via a correre come un matto , ad arrapinarsi , a ficcare per tutto il naso , che era divenuto un vero pezzo gelato ... e allora addio di nuovo belle volontà , addio proponimenti di passar l ' intera nottata ad aspettare quelli che non venivano , e dì nuovo nel letto coll ' idea fissa di non addormentarsi e invece appisolarsi di subito , destandosi però ad ogni momento , e tendendo l ' orecchio , come le esterrefatte madri descritte dal Foscolo . La nottata passò , e nulla di nuovo ci annunziò il giorno seguente ; i Carabinieri Genovesi tornarono dagli avamposti , le legioni italiane non si mossero neppure ; per ora tutto annunziava riposo . Che giornata triste , uggiosa , pesante ! il cielo era oscuro , la neve caduta nei giorni decorsi era ghiacciata , da un lato all ' altro delle vie si poteva patinare e furono fatti sdruccioloni tremendi . Ci dissero di star pronti per il domani ; noi trascorremmo cinque o sei ore a chiacchera davanti il camminetto fumando , ragionando di Firenze , che ci appariva come un sogno lontano e delle feste da ballo in cui saranno stati immersi i nostri amici , allora nel pieno sviluppo del Carnovale . Non si sperava che ci rammentassero : un giro di wals , una stretta di mano , un ' occhiata procace per la gioventù d ' oggi ha molto più attrazione della lotta tra l ' Umanità e i suoi carnefici . Andammo a desinare e trovammo la trattoria , più piena del solito ; si assisero al mio tavolino Rossi , Squaglia , Piccini e Stefani : eravamo tutti uggiosi : pareva quasi si divinasse che erano l ' ultime ore che si ragionava con qualcuno di quelli che erano tra noi . Venne a noi vicino il Maggiore Pastoris , accompagnato da un ' elegantissima signora : Pastoris ci disse che , quantunque in permesso , egli non aveva potuto resistere all ' idea che di ora in ora potea nascere qualche attacco e che non poteva star più lontano da noi . Bevemmo allegramente tutti : eravamo sul più bello degli anni , tutti ci si sentiva bollire nel sangue l ' energia e l ' attività .. non dovevano passare venti ore , e Pastoris , Rossi , Squaglia , dovevano esser cadaveri ! Ci ritirammo più di buon ' ora del solito , nè , quella sera ci demmo alle baldorie , a noi consuete . Io non credo ai presentimenti . Napoleone a Waterloo preconizzava un secondo Austerlitz , ma o fosse il tempo , o la noia , o qualunque altra ragione , il fatto è che quella sera eravamo di pessimo umore . CAPITOLO XIV . Ed eccoci all ' Epopea . O giorni sublimi , che resterete onorati fino a che il cuore dei generosi palpiterà alla memoria delle azioni magnanime e dei leggendarii eroismi , al rammemorarvi qual fremito nuovo non m ' infondete in tutte le fibre ! .. La penna trema nelle mie mani : troppo sono inferiore all ' alto subietto ! .. Eschilo solo , il possente cantor di Prometeo , potrebbe degnamente parlare di voi , giovani , cui rodeva il cuore , più tenace del favoloso avvoltoio l ' inestinguibile desio di redimere l ' Umanità : ma ad Eschilo sorridevano intorno le Grazie , abitatrici perenni degli incantati recessi della poetica Grecia , ma ad Eschilo ritornato dal combattimento non faceva difetto l ' applauso ed il conforto dei suoi cittadini entusiasti , mentre noi , privi della scintilla creatrice del Genio , scriviamo tra gente che non comprende virtù , che ha pronti per noi i dardi avvelenati del sarcasmo e della maldicenza , che , sempre presta a giudicare una intrapresa dall ' esito , corona di lauro e porta in trionfo i fortunosi al Campidoglio , ed accenna ai disgraziati la vicina rupe Tarpea . Oh ! .. questa umanità che dava in premio a Socrate la cicuta , a Dante l ' esilio , a Galileo la tortura , la prigione a Camoens , il rogo a Huss e a Savanarola , e la forca a Jon Brownh , questa umanità può e deve serbare un assoluto silenzio sulle eroiche vittime della Borgogna : meglio così ; il piagnisteo di plebi codarde , sarebbe un insulto a quei prodi , e dalle loro ossa sorgerebbe una rampogna all ' ingnavia dei contemporanei ; quando i vivi son morti , parlano un ' eloquente linguaggio gli estinti ; qualche volta un cimitero ha demolito una reggia . Giunto a questo punto supremo dei miei meschini ricordi , quanto mi grava il non aver sortito dal caso una di quelle intelligenze , che , come aquile , si elevano al disopra dello stupido gregge degli umani ! Qui cade ogni scetticismo , qui ogni dubbio non che follìa sarebbe delitto . Esiste , esiste la fede , l ' abnegazione , la virtù anche in questo secolo nel quale ci s ' inchina ai subiti guadagni , alle problematiche fortune , all ' oro , nel quale si calcolano i benefizi di una battaglia da quanto rialza la borsa . Io ti ho veduta , o sacra primavera d ' Italia : io ti ho veduta affrontar sorridendo la morte , correre incontro ai cannoni con la stessa vaghezza con cui una fanciullina corre a cogliere un fiore , accompagnare con guerresche canzoni il fischio delle palle , perdere l ' ultima stilla di sangue , col volto ispirato , coll ' occhio raggiante , come chi sa di riabilitare , morendo , l ' umanità che lo spregia : io ti ho veduta e d ' ora in avanti in mezzo alle delusioni continue , alle ambizioni codarde , ai vaneggiamenti ridicoli di questa società trista ed ipocrita , il tuo glorioso ricordo infonderà nuova lena al mio spirito , mi raffermerà sempre più in quei santi principii che mi sono di guida , mi farà affrontare , se pur ne è duopo , a mia volta la morte ... La morte ? .. Oh ! ben felice chi la può incontrare col vostro eroismo ! Calate , o corvi dall ' alte montagne e dalle folte foreste vicine ... i re della terra vi apprestano per oggi un sontuoso banchetto : i re della terra son vostri degni fratelli , e non si mostreranno oggi dammeno della fama di splendidi , per cui l ' inalzano a ' sette cieli i cortigiani ed i giornalisti venduti . Da una parte è l ' avvenire , la gioventù ! dall ' altra il passato , il calcolo freddo , impassibile come il destino . In oggi chi troverà il sistema di distruggere reggimenti intieri in un colpo avrà lauri , corone , commende ed archi trionfali ... i medici condotti , questi poveri figli della scienza che sfidano l ' inclemenza delle stagioni , i disagi delle montagne , stentano la vita e maledicano la fecondità delle loro compagne di sventura e di triboli ... oh , è pur giusta la giustizia dei re , ma qualche volta può anche sbagliare i suoi calcoli ! Il progresso infrange l ' edifizio granitico inalzato dall ' oscurantismo e sorretto dalla violenza : il progresso debella ogni ostacolo , apparisca pur formidabile . Quando si fora il Moncenisio e si taglia l ' istmo di Suez , potrà l ' umanità soffermarsi difaccia alla barriera di un privilegio , più d ' ogni altro schifoso , perché tenuto su da baionette tuttora rosseggianti di sangue ? Che si coronino adunque d ' elleboro , che danzino , come pazzi , sull ' orlo della voragine , che si inebrino ai baci comprati delle loro Odalische , che votino allegramente quei calici dove il rosso licore dovrebbe rammentar loro il sangue di popolo , da loro indegnamente versato ... il Dies irae ha da giunger per tutti , la scienza ha già segnato nell ' aule dei re il Mane , Tekel , Fares , ed incapaci di rinvenire nell ' estremo momento il coraggio di Sardanapalo , noi li vedremo ricchi accattoni girellare nel mondo , sfuggiti da tutti come belve feroci , impotenti e rabbiosi ! .. Brillava ancora qua e là per il cielo qualche stella , che man mano sbiancandosi andava a svanire nell ' infinito come un generoso proposito di una anima debole , e noi eravamo al quartier generale . Passammo lì molte ore senza alcuna novella , quando ci fu detto che anche per quel giorno non eravi alcuna cosa di nuovo ; ma che però , stessimo pronti per il domani che nel domani avremmo avuto una grande , una decisiva battaglia . Rossi , Piccini , gli altri nostri amici della Compagnia Genovese , ci confermarono l ' esattezza di ciò che si sentiva e tutt ' insieme giurammo di pigliare la sera una sbornia solenne , per rassomigliare almeno in qualche cosa a Leonida e ai suoi trecento spartani che , come ognuno sa , banchettarono allegramente prima di farsi incontro alle tremende falangi di Serse , dandosi appuntamento pel dì dopo all ' inferno ... e nessuno di loro mancò alla propria parola ... Beati quei tempi ! Sul mezzogiorno però a tutti i canti della città suonarono le trombe ; i soldati furono in fretta e in furia mandati fuori della città ... il cannone tuonava : questa volta ci si era davvero . Tutti si corse come un sol uomo , al palazzo della prefettura : là trovammo il nostro tenente Ricci - Si vuole andare - Gridammo a coro pieno - Andremo , rispose lui , anche senza arme , e poco dopo tutti ci movemmo , senza curarsi nemmeno di avere un fucile . Passammo dalla Porta sant ' Apollinare dove trovammo Bordone con tutti i suoi ufficiali : prendemmo a passo di corsa un viottolo , desiosi di anticipare il momento , che anelavamo da sì gran tempo . Ad ogni minuto il rimbombo dell ' artiglieria , rassembrava una voce potente che ci accusasse di essere lontani dal pericolo : i circostanti campi erano ghiacciati : ghiacciati i fossi che fiancheggiavano la via , eppure si sudava , eppure il cuore ci batteva forte forte nel petto e noi avevamo la lingua fuori . Ad ogni colpo un sol grido elevavasi da tutti noi , un sol grido che chiaramente mostrava la nostra animazione , la nostra bramosia , il grido di : Avanti ! A mezzo chilometro dalla città , incominciammo a trovare delle guardie mobili , o appiattate , o che si ritiravano : noi non facemmo loro alcun rimprovero , ma invece con la più buona maniera del mondo , si richiedevano del loro fucile . Molti lo diedero assai volentieri ; molti altri , inorridisco a dirlo , ce la venderono : pochi , messi su dall ' esempio , ci seguitarono . E intanto pochi passi ci mancavano ancora per arrivare a Fontain ; una salita , molto erta , e ci si era ; facemmo quella salita di corsa . Al limitare del paese , due palle attraversarono la via ; i più giovani abbassarono istintivamente la testa , noi godemmo per aver raggiunto finalmente la meta . Fontain era desolato : chiuse tutte le case , non un abitante per le due o tre vie che costituiscono questa borgata . Prendemmo la prima strada che ci si parò innanzi alla vista , ed arrivammo ad una piazzetta , che è proprio sotto alla piccola collina , sulla quale è situata la chiesa . La mitraglia imperversava , al nostro arrivo : i piccoli muri che custodivano i vicini giardini , erano battuti , scalcinati , rovinati addirittura da quest ' uragano di nuovo genere : andare in mezzo alla spianata sarebbe stato impossibile ; meno male che fu l ' affare di pochi secondi ! ... Addossati a una cancellata di un giardino , lì trovammo Kane , Niklatz è le altre due guide che erano state attaccate al seguito del generale Bossak .. Kane mi trasse dapparte , e mi sussurrò negli orecchi : Si crede morto Bassak : è da stamani che noi non l ' abbiamo veduto .... Montammo su alla chiesa , una sezione d ' artiglieria stava ai due lati della modesta parrocchia ; il colonnello Olivier , assisteva alle operazioni dei suoi cannonieri : e a pochi passi da lui , con un sangue freddo invidiabile , col suo breviario sotto il braccio se ne stava il prior di Fontain . Il fuoco degli assalitori era diminuito ; di tanto in tanto qualche nuvoletta di fumo appariva improvvisamente sul Orizzonte , e qualche scaglia veniva a cadere ai nostri piedi . - Datemi un po ' il canocchiale - Domandai a un ' artigliere , un bellissimo giovane . - Tenete mi disse e non fu capace di darmelo che una palla gli faceva schizzare il cervello ... Fu l ' unica palla di fucile che sentimmo ronzare in Fontain , Intanto un vivissimo fuoco di moschetteria cominciò a sentirsi dalla parte della vicina Talant . Talant e Fontain son due collinette isolate , che si elevano in una estesa pianura , frastagliata qua e là da piccoli rialzi , e nel cui fondo è il piccolo paese di Daix , che era stato sgombrato al mattino da due battaglioni di guardia mobile che l ' aveano in custodia . I Prussiani si erano spinti verso Fontain , poi ritirandosi con una mossa improvvisa , si erano ricostituiti dietro il villaggio di Daix , per piombare in grandi masse sopra Talant : per conseguenza il fuoco di fronte a noi potea dirsi quasi cessato ; mentre cominciava , e senza posa , sulla nostra sinistra . - Che facciamo ? - Domandammo al Ricci . - Andiamo laggiù ... E tutti scendemmo la strada e per far più presto entrammo nei campi : lì cominciò la bella sinfonia delle palle ... Addio Italia , pensammo tra noi , addio occupazioni della nostra vita scapata ... un grido ci tolse alle reflessioni ... il povero Gaido , colpito in mezzo del cuore , cadeva a pochi passi da noi . Si procede ... riscontriamo un ferito che vien trasportato a braccia alla vicina ambulanza ... Ciao ragazzi , ci dice , viva la Repubblica e noi si procede ancora e vediamo il prode capitano Vichard , capo di stato maggiore del Bossak , dilaniato da cinque ferite . - Portalo all ' ambulanza - Mi grida il tenente . - Ma ... - Poi ci raggiungerai ... tu sai dove siamo ! E io e il Bocconi , preso a braccetto il Vichard , rifacemmo quella via sempre in mezzo all ' imperversar delle palle , almanaccammo una buona mezz ' ora per trovare questa benedetta ambulanza , e quando ci fummo arrivati , fummo dolorosamente sorpresi nell ' osservare , che punto più esposto di quello alle palle era impossibile il ritrovare ; lì ci era addirittura una grandine e molti feriti , credo , vi ricevessero il colpo di grazia . Dopo poco raggiungemmo i compagni .... Ed ora spingiamoci sotto Talant , dove aveva da essere la sublime ecatombe , dove Garibaldi in persona , a cavallo , in prima linea capitanava il combattimento . Nei campi sulla destra del paese avevano preso posizione , e si accingevano a rintuzzare l ' assalto dei Prussiani , la Compagnia Genovese ( capitano Razzeto ) i Cacciatori Spagnoli , del cui capitano sono rincrescevole di non sapere il nome , e gli Egiziani , comandati da Zauli . I cacciatori di Marsala erano in sostegno di queste compagnie . La legione Tanara era dall ' altro lato della via , mentre Ravelli coi suoi era in riserva nel paese . Tutta la terza e quinta brigata erano insomma lassù . Dai vigneti , dalle ville poco distanti i Prussiani cominciarono un fuoco d ' inferno : gli alberi erano scheggiati ad ogni minuto ; le siepi si stroncavano , producendo un fracasso indescrivibile : ogni poco si spengeva per sempre una generosissima vita ; ogni poco erano gemiti , strida , imprecazioni ; gli strazianti lamenti degli uomini avevano riscontro in que ' dei cavalli ... povere bestie innocenti , che ad ogni poco cadevano stramazzoni per terra in quella grandinata di proiettili , che di minuto in minuto raddoppiava d ' intensità . I nostri erano imperterriti come vecchi soldati : gli Spagnoli ammirabili ; nelle legioni Italiane non mancavano spiritosaggini , nè arguzie .. - Guarda , se con quegli elmi non paiono civiconi del quarantotto ! - Diceva uno . - Mirali bene ... che vadano a godere della sua grazia di Dio ! - Coraggio amici , si gioca l ' ultima carta ... o si sballa o saremo eroi . Conforti reciproci , incoraggiamenti non mancavano certo in quelle file che decimava la morte . I Prussiani avevano fatto delle feritoie in un muro difaccia e con tutta la sicurezza possibile miravano come se fossero al bersaglio . Nella prima mezz ' ora , Squaglia ebbe una palla in bocca che poco dopo lo rese cadavere . Povero Squaglia ! ... Quasichè presentisse la morte aveva dato a tutti i compagni la sua carta di visita con l ' indirizzo preciso della propria famiglia . Canzio , come sempre elegantissimo , se ne stava in capo alla via , puntando i nemici col canocchiale , indifferente come se puntasse una bella donna al teatro . Canessa era a pochi passi da lui . Menotti , Bizzoni , Tanara , Erba trapassavano recando ordini , incoraggiando col loro contegno i più timidi in mezzo a quel turbine di palle di ogni qualità , che ci aveva ridotti , alla lettera , sordi . Garibaldi esposto come tutti gli altri , più di tutti gli altri alle micidialissimo scariche del nemico , era sorridente , tranquillo e faceva nascere nel cuore d ' ognuno un sentimento tale di dignità e di rispetto che credo , sarebbe stato per chiunque impossibile il mancare al proprio dovere . I nostri si mandarono a dare due cariche alla baionetta , cariche che furono ricevute accanitamente dal nemico ... Quante nobili vite non furono spente ! .. Il terreno era chiazzato di sangue , ad ogni passo impediva l ' andare un cadavere , via via che si procedeva i morti erano ammonticchiati l ' uno sull ' altro . E intanto si avvicinava la sera ; e un ' acqua fine fine ci filtrava nell ' essa ; fu allora che vidi Mis Wite Mario passeggiare intrepidamente lì proprio in prima fila con un sangue freddo da fare invidia a un vecchio soldato ; chiunque ha preso parte alle tremende giornate di Digione , deve serbare eterna memoria di questa eroina , che abbiamo veduta trasvolarci davanti , come un ' esempio vivente di quanto può fare una donna animata da generosi propositi ; lei hanno ammirata al proprio fianco i combattenti , lei hanno salutata come affettuosa sorella i feriti ; lei hanno riverito gli stessi nemici , in mezzo ai quali passava dalle nostre file , per poter recare un sollievo a chi era in angustie , per potere avere informazioni sicure su certe cose che rimanevano al buio . Mai la morte ha mietute tante vite magnanime in pochi momenti , come quella sera a Talant . Gli Spagnoli si erano ridotti ad un piccolo nucleo ed avevano perduto i loro ufficiali , lo stesso era degl ' Egiziani il cui prode tenente Zauli giaceva ferito ; morto il bravo tenente Gniecco dei Genovesi , ed esanimi al suolo giacevano già Salomoni , Imbriani , Settignani , e Pastoris . L ' ecatombe stava per compiersi : a quelli in prima linea mancavano le munizioni , e l ' ostinatezza dei Prussiani raddoppiava : mentre difatti essi avevano sgombrato quasi tutto l ' esteso terreno che ci stava dicontro , si agglomeravano in faccia a Talant , a Talant i di cui difensori oramai potevansi calcolare a poche centinaie . Avevano i nostri avversarii occupata una cascina al disotto del paese , e si avanzavano a pelettoni serrati , e tirando su noi con una continuità straordinaria . Vien dato al battaglione dei Cacciatori di Marsala l ' ordine di avanzarsi e di caricare il nemico . Lo strenuissimo Perla col volto raggiante , con piglio da infonder coraggio ad un morto si pone alla testa . Genovesi , Egiziani , Spagnoli , quelli delle altre legioni , tutti si raggranellano dietro di lui , tutti sono ansiosi di morire da forti o di veder rinculare il nemico . Molti non hanno più cariche molti sono sfiniti dalla stanchezza , molti non resistono più in mezzo a quella desolazione e vanno incontro a una palla tanto per finirla una volta con questo mondo codardo ; avanti , gridano gli ufficiali , avanti ripetono i più animosi , avanti grida nel cuore l ' amore dell ' umanità e della repubblica , avanti la voce del dovere e tutti , come un sol ' uomo , si accingono alla titanica impresa . Cinquecento cori battevano in quell ' istante all ' unisono ! ... Viva la Repubblica , viva Garibaldi ... giù la baionetta ed a passo di corsa contro i soldati di re Guglielmo . Il fumo impedisce la vista : in quella penombra , prodotta anche dall ' ora divenuta tarda , ad ogni secondo si vedono guizzare immense strisce di fuoco ; si procede pestando i cadaveri e seminando a ogni poco di nuovi cadaveri il suolo ; i Prussiani essi pure si avanzano , ma lentamente ; il cozzarsi è divenuto inevitabile e sarà un cozzo tremendo . Lo slancio dei nostri è impetuoso ... troppo impetuoso : Perla , il veterano di tutte le campagne dell ' indipendenza stramazza per terra mortalmente ferito : Cavallotti è morto ; moribondo il tenente Rossi di Lodi : i soli cacciatori di Marsala hanno 17 ufficiali fuori di combattimento . I Prussiani si asserragliano in due casette ; vien dato anche ai nostri l ' ordine di ritirarsi ; rimanendo la sola legione Ravelli a guardia di Talant ... - Vieni via - Grida il Piccini al Rossi , quando tutti si erano ritirati . - Fammi utilizzare anche le ultime due cariche che mi sono restate - Questi rispose ... e si avanzò verso il nemico . Un vivissimo fuoco di moschetteria , l ' ultimo che si eseguisse in quel punto , uccise il nostro amico diletto , il nostro compagno di tante sventure e di tante peripezie . Nessuno più lo rivide : il giorno dipoi sapemmo da una guida che egli era morto in conseguenza di tre ferite : due nel petto ed una nella faccia . Ci ritirammo ; il cielo era ingombrato qua e là da densi nuvoloni ; gli alberi sembravano giganteschi ; al fragore prolungato di poco fa era succeduto un silenzio cupo , lugubre , interotto solamente a lunghi intervalli da qualche colpo ; rientrammo nella gran strada e qui un viavai di carri , d ' ambulanze , sopra uno dei quali vidi la simpatica donnina che avevamo veduto dalla tabaccaia , e trasporti di feriti , e imprecazioni di morenti , e un chiamarsi ad alta voce tra i carri e un domandarsi informazione , accolte ora da sospiri , ora da bestemmie , ora da un « meno male » proferito in senso stizzoso e soddisfatto ; nei campi adiacenti si vedevano a quell ' incerto chiarore molti cadaveri ; la luna si mostrava timidamente in mezzo alle nubi . Mi venne in mente la leggenda popolare che sostiene Caino esser stato relegato nella luna ; le macchie di questo pianeta mi sembravano in quella sera proprio gli occhi di questo primo fratricida , che ora allegravasi a quella strage fraterna . Su un carrettone vedemmo insieme a tanti altri lo Stefani che era stato ferito in un braccio ; noi c ' inoltravamo serii serii in mezzo a quelle confusione ; nessuno avrebbe potuto scherzare : un giovinetto si azzardò di intuonar sottovoce una cantilena fu acremente ripreso : erano troppi i morti che avevamo veduti a quell ' ora , eran troppe le perdite che ci facevano sanguinare l ' anima a tutti e , ce lo perdonino gli spiriti forti , noi si sentiva voglia di piangere . Io comprendo in certi momenti l ' indispensabilità di una guerra , comprendo che nel fervore delle pugne ci s ' inebrii più che se prendessimo parte a una scena d ' amore e di ardentissimo amore , ma , quando tutto ritorna nella solita calma ; quando girando gli occhi non vedi che informi ammassi di carne che saran putrefatti tra poco , e che poco tempo fa sentivano , amavano , speravano ; quando ripensi al dolore , alla disperazione di migliaia di madri e di vedove , se non detesti questa macelleria d ' innocenti , questa violazione delle più care affezioni e dei legami più sacri , bisogna dire che la natura ti ha dotato di un cuore di pietra ! .. I Chinesi , che noi abbiamo avuto il coraggio di chiamar barbari sino a questi ultimi tempi , fino dall ' età più lontane , come ci dice Laotsu , imponevano ai loro generali di mettersi in lutto , appenachè avevano vinto una battaglia : noi che ci si becca il titolo di umanissimi e di civilizzati inalziamo sulle nostre piazze monumenti ai generali , anche quando hanno perduto , purché abbiano tirato a far ciccia . Evviva la civiltà ! Entrati in Digione , con grandissima nostra sorpresa , trovammo aperte tutte le botteghe ; andammo alla solita trattoria ... era quasi deserta ; quanti di quelli che erano soliti a frequentarci non avevano lasciato la vita , nel breve volgere di otto o dieci ore ! ... Ogni persona che entrava , erano domande , grida di sorpresa , strette di mano : e solamente allora si cominciava a forza di racconti a sapere gli episodi gloriosi del combattimento , le perdite che avevamo subito , l ' andamento preciso della battaglia . - Il tale ... ? domandava qualcuno ; è morto , gli si rispondeva ; e il tale altro ? ... Morto anche lui ... e tutti a sforzarci a sorridere per far gli uomini forti , ma il sorriso moriva sul labbro e ci si sentiva invece un groppo alla gola che ci faceva discorrere stentatamente , e avremmo pianto così volentieri , se il pianto non fosse qualificato per una debolezza da donnicciole . Le guide del generale Bossak ci annunziarono la morte di questo eroico figlio della Polonia ; come erano commosse via via che procedevano nel loro racconto ! Non era un superiore quello che avevano perduto , era un fratello : Bossak aveva voluto dar loro di sua tasca ogni giorno il doppio della paga che le ricevevano dal corpo ; ogni giorno le voleva a mensa con lui ; il primo dell ' anno fe ' loro presente di qualche marengo : una volta che la brigata mancava di viveri provvide , sempre a sue spese , affinchè nessuno soffrisse la fame . La democrazia faceva una perdita irreparabile con la morte di lui ; figlio di una delle più illustri famiglie Pollacche , si era posto a capo della rivoluzione nel 1864 , ed esule in Svizzera confezionava le cartoline da spagnolette , tanto per tirare avanti onoratamente la sua famigliola . Appenachè seppe esser la Francia divenuta repubblica , si mise a di lei servizio , e nella mattina di questo giorno glorioso , spintosi alla testa di una ventina di guardie mobili , più arditamente di quello che sogliono fare tutti i generali , aveva incontrato la morte , suggellando col sangue la sua vita esemplare . Verso le dieci io volli ridurmi a casa : la stanchezza mia è indescrivibile ; appena in strada incontrai i Carabinieri Genovesi : saranno stati una trentina ; gli Spagnoli che li seguiano erano tutt ' al più venticinque : quante vittime in quella giornata : quante nazioni non affratellava quel sangue generoso sparso in prò di una repubblica ! Arrivato a casa , mi scinsi la sciabola : non guardai nemmeno una vecchia bottiglia che ci aveva apprestato la padrona di casa , meditai molto , riandai tutti i più piccoli episodii della strage a cui avevo assistito , poi cominciai ad appisolarmi e un benefico sonno mi tolse alle ansie , alle dolorose . ricordanze , alle considerazioni più o meno filosofiche . « La gioia dei profani È un fumo passeggier . » Mi desto di soprassalto è sento di nuovo suonar delle trombe ; credo sul principio che ciò non sia che un giuoco della mia alterata immaginazione : aguzzo l ' orecchio , vò alla fine - stra , la schiudo ... Non ci è che dire ... sono trombe che ci chiamano un ' altra volta a raccolta - Ci siamo , dico tra me e non senza imprecazioni , mi ricingo la durlindana e scendo in mezzo alla via . Doveva esser suonata di poco la mezzanotte . I soldati si avviano verso la stazione ; io tenni lor dietro . - Che ci è ? - I Prussiani si avanzano ... hanno avuto rinforzi . - O non si erano ritirati ? - Sì ... ma ora ritornano . - E noi ? - Si batte in ritirata . - È impossibile ... Garibaldi si farà ammazzare ma non vorrà dar loro questa soddisfazione . - Eppure vedrete ... vi dico che si va a Lione . - Smettete , pazzo ! - Non è vero ! - Se hai paura , và a letto . - È impossibile ! ... Insomma a forza di queste discussioni , si era giunti al cimitero che è quasi difaccia alla ferrovia . Lì trovammo Garibaldi in carrozza , tutto lo stato maggiore e alcuni battaglioni schierati . Degli scorridori prendevano la via onde attinger notizie , o recar dei dispacci . Il freddo era tremendo ; tutti si batteva i denti , ci si strisciava le mani , si passava infine un quarto d ' ora più climaterico di quello di Rabelais . Fortunamente , dopo informazioni ricevute , il Generale ci rimandò tutti a dormire : non era stato che un ' equivoco , di cui noi avevamo pagato le spese . Mezz ' ora dopo , a dir molto , si dormiva di nuovo tranquillamente . CAPITOLO XV . Quattro ore di sonno , e poi via di corsa in quartiere : quelli erano giorni che si poteva affermare di essere esempii viventi della teoria di là da venire , del moto perpetuo . La nostra scuderia aveva due nuovi ospiti ; due cavalli che Mecheri e Ghino Polese avevano preso sul campo : questi due giovani , il giorno innanzi , distaccandosi con tre o quattro altri da noi , erano corsi in prima fila , ed avevano ottenuto dai presenti gli elogii più ampi per il loro sangue freddo e il loro coraggio : Ghino , da quel capo ameno che era , tra una scarica e l ' altra , nel turbinio dello palle faceva un minuetto , destando unanimi sorrisi d ' ammirazione ... non dico di più , perché non si abbia a dire che l ' amicizia ha potere di convertir noialtri scapati in società di mutua ammirazione ; chi li ha veduti non potrà dire che come me : con loro fu ferito assai gravemente il nostro caporal furiere Pianigiani , giovinetto Livornese quasi bambino , ma che per fermezza poteva dar dei punti a un vecchio militare ; il Mattei , guida pur egli , fu ferito a una coscia da un colpo di mitragliatrice , mentre si disponeva ad andare all ' attacco . Raggranello altri ragguagli del giorno innanzi : delle quindici guide che si erano mosse a piedi col tenente Ricci , due erano morte e sette ferite : il nostro deposito avea dato il suo contingente alla carneficina . Nella nottata due nostri caporali , Luperi e Aribaud avevan fatto prigioniero il nipote del generale Werder , che si era addormentato in una casetta . Mi si parla di un Romagnolo , Salvadore Caimi , che , giacente in letto all ' ospedale , e dato per spacciato da medici , essendo afflitto da perfidissimo vaiolo , all ' udire il cannone saltò giù , si rinpannucciò alla meglio , e corse in prima fila , ove morì , ma non colpito da palla : tutti hanno da raccontare qualche eroismo che hanno veduto , qualche atto di valore di cui furono parte : manco male , non avranno più il coraggio di dire che gli Italiani non si battono ! I preti , strano a dirsi erano stati pel contegno loro ammirabili ; alcuni signori dei paesi a noi vicini si erano mescolati ai soldati , ed alcuni erano caduti vittime del loro amore di patria . Se la perdita di molti nostri compagni ci faceva essere di malumore , ci era anche di che rifarsi la bocca ! Ci pongono in libertà , raccomandandoci di non scostarsi tanto dal quartier generale : approfitto di questo intermezzo per recarmi a far visita al ferito Stefani ; la ferita era leggerissima , e lo avevano di nuovo portato nella sua casa , che serviva anche d ' ambulanza . Ci trovai mio fratello , diversi della compagnia Genovese ; tutti seduti intorno al fuoco facevano piani di guerra , discutevano i comandi del giorno avanti , rammentavano i morti , godevano ed erano sorpresi di averla scapolata e giuravano che fuoco indiavolato , come quello sotto Talant era più che impossibile , avesse di nuovo a farsi sentire . Vollero di riffa che io facessi una corrispondenza per un giornale di Firenze e tutti ci vollero mettere lo zampino .... immaginatevi che brodo lungo la venne a riuscire , e come mostrasse eloquentemente che chi la scriveva non era un Montecuccoli , nè un Napoleone .... pure ci sembrò un capolavoro di descrizione , una vera pagina di dottrina strategica ... ci si contentava di tanto poco , dopo una batosta così indiavolata ! A interrompere la nostra ammirazione , capita in mezzo a noi , come una bomba , il Piccini ; aveva l ' amico un viso di tramontana da metterci i brividi addosso e non aveva torto ; partito a bruzzico insieme al Baldassini per rinvenire il cadavere del suo già indivisibile Rossi , per quanto avesse frugato , gli era stato impossibile effettuare questo disegno ; nelle sue investigazioni il giovine Garibaldino erasi spinto tanto in avanti , che si era in una strada incontrato con una squadra di Prussiani , che gli aveva fatto una scarica addosso , scarica alla quale con favoloso coraggio aveva risposto con due o tre colpi , rimanendo illeso proprio per uno di quei miracoli del caso che non si sanno spiegare . A quel che ci diceva , anche in quel giorno avremmo avuto battaglia sicura ; confermò questa idea anche l ' amico Mecheri , che andato a Fontain a restituire quel cavallo che si era appropriato il dì innanzi , aveva udito un rumore vivissimo di fucileria agli estremi avamposti . Bisogna confessare che queste notizie non furono accolte con molto entusiasmo da noi ; quel giorno avremmo bramato di riposare ; .. si riposò anche Dio , secondo i cattolici : ma pure se ci fosse l ' ordine , se Garibaldi si fosse battuto , senza essere onnipotenti come il Dio dei Cattolici , noi eravamo tomi da cacciar la stanchezza e di fare quello che dovevamo fare . Andammo però alla prefettura . Il cortile di questa dava l ' esattissima idea del vestibolo del l ' Inferno di Dante ; non mancavano le diverse lingue , le favelle orribili , le voci alte e fioche di chi dava schiarimenti , di chi chiedeva informazioni , di chi narrava i fatti del giorno innanzi , nè mancò il suon di mani , quando comparve la nobile figura di Garibaldi sorridente più dell ' ordinario . Montò in carrozza svelto , come ai suoi bei tempi e montò insieme con lui , secondo il solito , Basso . Ci salutò affettuosamente ; poi ci disse : Oggi avremo vittoria . Parlò Spagnuolo con due o tre figli d ' Iberia che erano poco distanti dal nostro gruppo , e si rallegrò con loro per lo splendido contegno che essi avevano tenuto il dì innanzi : poi i cavalli si misero al trotto , il generale si tolse il cappello in mezzo alle acclamazioni , e , partì seguito da alcuni ufficiali di stato maggiore . Aveva appena oltrepassata la porta che un colpo dì cannone ci annunziò che anche per quel giorno ci si era . I Prussiani , mentre potevano attaccare Digione al Nord Ovest , la dalla Ferme de Poully , pianura senza la minima ombra di fortificazione , commettendo un ' errore che non si sa comprendere nei vincitori di Sadowa e di Sedan , si ostinarono a tornare all ' attacco di Talant , precisamente come il ventuno . La brigata Menotti avveva a sostenere adunque l ' attacco e il degno figlio dell ' eroe dei due mondi ebbe tutti gli onori di quella giornata ; diverse compagnie di Franchi Tiratori e qualche pezzo d ' artiglieria avevano durante la notte rinforzate le file che dipendevano da lui . Le legioni Italiane rimasero in seconda fila ; ma varii se la svignarono alla chetichella dai ranghi , e corsero tra il fischiar delle palle e l ' imperversare della mitraglia , presentendo quasi che la vittoria annunziata da Garibaldi doveva avere la più ampia realizzazione . I colpi dell ' artiglierie si succedevano senza tregua : i cittadini non se ne addavano ; quel giorno tutti avevan fiducia . Materassi e Polese erano al seguito del generale , io , Mecheri , Bocconi pigliammo a piedi la via e ci incamminammo verso Talant . Al principiar della strada incontraMO il maggior Sartorio che provvedeva a che fossero presto recate a compimento molte barricate che s ' inalzavano da operai , requisiti a tale scopo . Era una vera giornata di primavera : il sole era splendido , senza una nuvola il cielo : i due paesetti di Fontain e Talant , con le due vaghe colline , staccavano sul fondo azzurro del cielo e invitavano più a godere di quell ' aria purissima , e ad inebriarsi in quell ' oceano di luce che ad andare a scannarsi . Splendi pure , con tutta la potenza degli animatori tuoi raggi , o ministro maggiore della madre natura , oggi almeno rischiarerai il trionfo della Libertà ! A poco più di mezzo chilometro dalla città , vedemmo cinque o sei cavalli morti ; da uno di questi si partiva una striscia di sangue , che , come la mistica colonna che guidò nel deserto gli Isrealiti , doveva guidare i nostri passi fino a Talant . A piè della scala di una casuccia , vedemmo steso morto un giovine Garibaldino ; un campagnolo ci mostrò una lettera che aveva trovato nelle di lui tasche ... era una lettera della sua mamma ; la povera donna sperava di riabbracciare suo figlio nelle feste di Ceppo : la data di quella lettera era di novembre ed il giovine l ' aveva tenuta sul cuore tutto quel tempo ! Arrivammo alle nostre batterie ; il fumo impediva di poter scorgere ciò che avveniva nel versante a noi sottoposto ; un ronzio impertinente di palle ci rendeva avvertiti che i nemici non erano molto lontani . Garibaldi , MeNotti , Bizzoni , Sant ' Ambrogio in quel momento eran là . Troviamo lo Strocchi che ci avevano dato per ferito , lo abbracciamo e si aggiunge con noi . Il Generale era sceso di carrozza , esaminava i tiri dell ' artiglieria e dava consigli agli artiglieri . Uno di marina , che faceva il servizio ai pezzi , puntò due volte il cannone e fece due tiri ammirevoli : le nostre perdite erano fin allora pochissime e i nostri nemici , non che avanzare , perdevano di momento in momento terreno ; allora fu comandata la carica alla baionetta . I Franchi tiratori si lanciarono , come leoni , all ' attacco : due zuavi li procedevano di qualche passo , agitando , a mò di bandiera , i guidoni delle compagnie a cui erano stati ascritti . Il momento era sublime ! Il fumo si era dileguato ed il sole ripercotendo i suoi raggi sugli elmi dei nostri avversari , faceva apparire qua e là dei subiti guizzi di luce , da farteli scambiare per lampi . Un gridìo continuo , entusiastico , un prorompere di fucilate ... eppoi i soldati di re Guglielmo , pestati , inseguiti colla baionetta alle reni , abbandonavano a rotta di collo il campo di battaglia , seminando il terreno di fucili , d ' elmi , di feriti e di morti , e ritirandosi per tre chilometri buoni : tra gli altri trofei furono presi sette fuRgoni d ' ambulanza del valore di circa novantamila franchi . Il bravo colonnello Lhoste però , caricando arditamente alla testa dei suoi audaci Franchi Tiratori veniva mortalmente ferito . La battaglia era compiuta , la vittoria aveva sorriso all ' indomito coraggio , allo slancio più che umano dei volontari della repubblica . Tornammo subito indietro per annunziare la grata novella ; quale non fu la nostra maraviglia , quando , fatti pochi passi dal campo , incontrammo delle signore che si erano spinte arditamente fino lassù ; signore che infangavano nelle pozzanghere i loro stivaletti aristocratici e che ci salutavano sventolando i fazzoletti , sorridendoci con un ' angelica grazia . Non era gioia , non era entusiasmo quello da cui era presa Digione la sera del ventidue ... era ebbrezza , delirio : a mezzo chilometro dalla città era già affollata la via ; donne vecchi , ragazzi ci saltavano al collo , ci prendevano tra le mani la testa ci sollevavano dal peso delle anni , ci insegnavano l ' un l ' altro , gridando a squarciagola : Vive les Galibardiens , vive Galibardi , vive l ' Italie . Ci portavano quasi in collo dal mezzo di strada nelle trattorie , e lì ci offrivano da bere , nè ci era versi di rifiutarlo ; da ogni parte strette di mano , da ogni parte baci : « come sono giovani » si sentiva ripeter da una parte ; son dei bravi soldati , si ripeteva dall ' altra ... oh ! divini momenti , oh ! dolci soddisfazioni di chi compie un dovere , capaci di riabilitare la persona più turpe , capaci di fare un eroe del più pusillanime . Ma echeggia un grido potente , non interrotto , che fa rintronare da un capo all ' altro la strada ; le finestre si spalancano con forza ; le vecchie , rimaste uniche in casa , si affacciano , si spenzolano , agitano le loro pezzole ; un fremito nuovo di gioventù rianima quelle fibre affralite dagli anni : non è il vincitore d ' ingiuste battaglie quello che passa , è l ' apostolo delle cause giuste , è il propugnatore dell ' umanità , è l ' eroe leggendario , l ' uomo incorrotto che con un pugno di ragazzacci fa retrocedere i soldati che han fatto tremare l ' Europa ... è Garibaldi . - Viva Garibaldi - Gridano tutti , e popolani , soldati si buttano verso di lui , vanno quasi sotto i cavalli e le rote della carrozza : tutti vorrebbero stringergli la mano , tutti vorrebbero divorarlo dai baci ! - Gridate : viva la repubblica - Grida il buon vecchio - e non sa riparare a salutare , e sorridere . I soldati che tornano hanno tutti un ' elmo , un fucile preso ai Prussiani ; un giovinetto ha un piffero e fischia un ' arietta in mezzo agli applausi di tutti . Passano dei prigionieri ; tutti gli guardano , ma nessuno alza un grido ... il popolo sente la generosità per istinto ! Per tutte le piazze è baldoria : per tutto si canta , si grida , si applaude : sulla piazza del teatro si da fuoco persino a dei mortaletti : la fiducia generale è rinata ; gli elmi dei Prussiani coll ' annesso parafulmine fanno le spese di tutta la sera ; contento dell ' oggi , nessuno cura il domani e tutti dimenticano l ' ieri . Si va a portare il fausto annunzio allo Stefani ; sul principio credeva che si scherzasse : gli avevano nientemeno dato a bere che si trattava di fare una capitolazione e che i Prussiani si avanzavano verso Digione a marcia forzata . Io era stanco morto : tutte quelle emozioni , tutte quelle fatiche mi avevano prostrato : mi pareva che la vita mi sfuggisse ed in camera del mio amico ferito ebbi un trabocco di sangue . - O guardiamo , se dopo che ti han risparmiato la palle , vieni qui a far la morte della signora delle Camelie ? Mi disse il Materassi , che non si reggeva più dalla fatica , essendo stato in giro tutta la notte , e a cavallo tutto il giorno . - Non gli risposi , perché quest ' ultimo incidente mi faceva uscir proprio dai gangheri . Cheto , cheto me ne andai e neppur mezz ' ora dopo mi sdraiavo sul letto . CAPITOLO XVI . Per quanto facessi , mi fu impossibile in quella nottata il provare un poco di sonno . La testa mi ardeva , la febbre in certi momenti mi procurava la celeste voluttà del delirio ; ora mi pareva di essere in mezzo alla mischia , di vedere i nostri giovani battaglioni avanzarsi , sgominare le schiere nemiche , ed annusavo a piene narici il simpatico odor della polvere , e m ' inebriavo ai mille episodii di un combattimento e di una vittoria ; ora mi pareva di essere tornato in mezzo ai miei cari , e li vedevo a me d ' intorno , raccolti , pendere ansiosi dai miei labbri , interessarsi alle vicende delle battaglie , alle storie che raccontavo e vedevo brillar delle lacrime , spuntar dei sorrisi .... . Finalmente venne il mattino , e parve che la luce , come fugava le tenebre , fugasse da me i vaneggiamenti della immaginazione malata . Mi alzai ed uscii ; quelli non mi sembravano giorni da poltrir sulle piume . A tutte le cantonate della città era affisso un ' ordine del giorno di Garibaldi ; ordine del giorno nel quale l ' illustre comandante dei volontarii , nonché inorgoglirsi ai fumi delle vittorie e proclamare i suoi soldati per eroi , raccomandava a loro di moderare la foga dei dì passati , di non attaccare in massa il nemico , ma sì in pochi , alla spicciolata , e spronava in special modo gli ufficiali ad adempiere un poco di più il proprio dovere . Alla porta del quartiere delle Guide , vidi il Materassi che scendeva da cavallo ; mi accolse a braccia aperta e mi mostrò delle bottiglie di vino generoso , urlando : Ecco lo specifico per la tua malattia ! Quel vino era stato trovato nelle ambulanze PrussianE e doveva far le spese di un mattiniero banchetto che imbandimmo lì sul tamburo . Era mezzogiorno e , malgrado tutte le dicerio , si cominciava a credere che per quel giorno gli oppressori della Francia non ci avrebbero molestato . Finito il pasto , ce ne andammo tutti a trovare lo Stefani ; dopo poco che eravamo entrati nella di lui camera , mi si cominciò ad abbagliare la vista , sentii al palato un sapore di sangue , tossii a più riprese e caddi sfinito sopra il divano . Non so quanto stessi in quello stato in cui più non sentivo la vita : quando cominciai a comprender qualchecosa tuonava il cannone , e lo Stefani , mezzo vestito , stava per alzarsi da letto . - Si son riattaccati ? .. Domandai - Altro che riattaccati ! .. Affacciati alla finestra e guarda , Guardai ... confesso di non aver mai assistito a un così sconfortante spettacolo ! .. La gente scappava a rotta di collo per tutte le vie ; le porte si chiudevano ermeticamente ; le finestre erano pure ermeticamente tappate ; ogni poco qualche guardia nazionale , o senza fucile , o senza cappello , traversava a passo accelerato davanti a noi , battendosi il capo , proferendo gridi di lamento o d ' imprecazione ; donne piangenti che si portavano dietro i bambini , carri che si caricavano , ufficiali d ' intendenza che a gran passi si avviavano in direzione del quartier generale .... - Ma dunque siamo in completa disfatta ? - Dissi trA me , e inpaziente , colla più dolorosa angoscia nell ' anima , col dubbio che mi torturava il cervello , presi la mia sciabola , ed andai anche io per strada , deciso di correre alla prefettura , e di là portarmi sul campo . Sulla piazza del teatro , vidi quattro batterie di cannoni guardate da due o tre guardie mobili .. Erano nuove artiglierie arrivate allora allora dalle fabbriche di Lione e del Creusot ... osservandole bene , lo si sarebbe agevolmente compreso , ma in quel momento , in quell ' esitazione le credei anche io , come il popolo , un indizio di ritirata . Ma donde venivano queste paure ? I nostri avevan forse perduto ? .. No ; come vedremo tra poco : ma alcuni battaglioni di guardia nazionale presi dal panico a quel terzo assalto dei nostri nemici , atterriti anche dal numero con cui questa volta si erano presentati , non ascoltando più alcun comando , avevano retrocesso , e , siccome , valanga erano piombati per le vie della città , travolgendo coloro che volevano impedire questa ignobile fuga e facendo nascere l ' allarme e lo spavento per ogni dove . I Prussiani , avvedendosi del grave errore che avevano commesso nei giorni antecedenti , e pensando forse che le nostre truppe fossero , almeno per le maggior parte , agglomerate in Fontain e Talant ( posizioni contro le quali essi si erano rotte le corna ) si concentrarono in grandi masse e prendendo la strada di Langres si spinsero infino al castello di Poully . Garibaldi aveva ordinato alla brigata Canzio , di avanzarsi verso la direzione , da cui venne difatti il nemico , il quale , fugati ben facilmente i mobilizzati , che sparsero poi tanta desolazione in città , erano giunti persino ad accerchiare in una prossima masseria l ' ardito Ricciotti , che coi suoi bravi Franchi Tiratori , faceva una resistenza eroica , seminando la morte tra quelle schiere che non si azzardavano ad assalirlo e tenute a rispettosa distanza dal ben nutrito fuoco di fila , che a loro opponevano dalle finestre , dalle feritoie , dalle siepi questi giovani soldati della libertà . I figli di Garibaldi si mostrarono degni del loro genitore , e la Francia ha da serbar eterna memoria del loro coraggio , delle loro abnegazione , dalla loro bravura . Le bombe solcavano l ' aria , già impregnata di fumo : il sibilo delle palle non avea tregua alcuna ; i carabinieri Genovesi , i cacciatori di Marsala , ( tutta la quinta brigata ) sdraiati pei campi o nelle vicine praterie non facevano uso alcuno delle armi . Canzio osservava impassibilmente le masse nemiche , ed ogni tanto andava da Garibaldi , con cui confabulava . Tutto ad un tratto guizza , come un lampo dall ' uno all ' altro dei militi , una notizia ; un fremito generale si comunica di fila in fila , come , se tutti quegli uomini subissero l ' influenza di una pila Galvanica : Canzio concitato , col viso raggiante , si alza , grida a tutti i suoi uomini : Ricciotti è circondato , salviamolo , e , come l ' ultimo dei suoi subalterni , si lancia eroicamente alla carica . La cavalleria Prussiana si schiera in ordine di battaglia difaccia ai nostri ; due tiri di cannone bene aggiustati bastano a metterla in fuga , prima ancora che si ponga al trotto contro di noi ; altri colpi a mitraglia sbaragliano i battaglioni nemici che si ammassano , si urtano , si infrangano contro la masseria , le cui mura sembrano di fuoco ; i Genovesi , i cacciatori di Marsala , gli Egiziani , gli Spagnuoli e persino due battaglioni di mobilizzati di Saone Loire animati dal nobile esempio dei volontari , si spingono dietro il prode Canzio alla baionetta , gridando viva la repubblica , viva la Francia , viva Garibaldi e intonando la Marsigliese e l ' inno d ' Italia . Che spettacolo imponente ... al solo pensarci si provano le vertigini , e quasi si crede di avere assistito a una fantasmagoria . La brigata Ricciotti si spinge eroicamente fuori della masseria e arditamente dà di cozzo nelle file Prussiane : da tutte le parti è una carneficina terribile ; i cadaveri si addensano sopra i cadaveri ; là affusti di cannoni stroncati , qua siepi distrutte , alberi sbarbicati dal terreno ; per terra frantumi di bombe , pozze di sangue , ossa scheggiate , rimasugli schifosi di corpi umani ; i Prussiani non possono più reggere ; è troppo formidabile l ' urto dei nostri soldati e non che compatte colonne di uomini , sfonderebbe le muraglie d ' acciaio . Le file a noi dicontro , piegano , indietreggiano , si sparpagliano eppoi si danno a disperatissima fuga . Tito Strocchi e il capitano Rostain di Grenoble , raccolgono allora in mezzo ai cadaveri di un picchetto che avevano sbaragliato , terminando tutte le cariche dei loro Spencers , sempre tra l ' infuriare delle palle nemiche , lo stendardo del 61 Reggimento Guglielmo ; reggimento che in quel giorno fu quasi disfatto . Io era arrivato poco prima dell ' ultima carica ; uscito appena di Digione cominciai a imbattermi in mobilizzati senza il più piccolo vestigio d ' armi , che se la ritornavano tranquillamente in città : fatti pochi passi vidi la strada tutta seminata di sacchi , buttati là da questi prodi onde correr meglio e scappare : poi il consueto corteggio di feriti e di vetture d ' ambulanze : e il capitano Galeazzi e l ' Orlandi con la sciabola in pugno , e con due o tre guide che piattonavano i fuggitivi e che si sforzavano dì rimandarli al lor posto : finalmente i nostri compagni che si battevano accanitamente e che si disponevano all ' attacco . Garibaldi corse subito sul luogo dove era stata definita la tremenda tenzone , e dove era accaduto l ' orrendo macello ; tutti gli furono intorno ; tutti vollero dire qualchecosa ... pochi e ben pochi furono capaci di articolare un monosillabo ; la gioia di quel momento è inesprimile ; nessuno sentiva più la fatica ; eravamo tra mucchi immensi di morti , si sentiva qualche fucilata lontana , indizio che i soldati della grazia di Dio erano molto ma molto distanti da noi e che se la battevano disperatamente : avevamo preso una bandiera : più bella vittoria noi non la potevamo sperare , ed ora se ne aspirava a pieni polmoni tutta la voluttà . Perché non poterono dividere le nostre letizie tanti generosi che ora giacevano cadaveri , perché non le doveva dividere il buon Ferraris il medico del generale , che dopo aver recato un ordine , pochi momenti avanti era morto ? Mentre Garibaldi , dopo aver risposto ai più vicini , stava per congedarsi da noi e tornare in Digione , una scarica quasi a bruciapelo c ' involse tutti in un turbine di proiettili che fortunatamente non colpirono alcuno . Fu fatto voltare la carrozza e il Generale fu fatto immediatamente ritirare . Da chi ci veniva fatta quella sorpresa ? .. Io non lo so ; certo che gli autori ne ebbero poco gusto ; i volontarii si gettarono con rabbia verso la parte da cui così stranamente eravamo stati salutati , e probabilmente altri cadaveri si aggiungevano ai molti che ingombravano il circostante terreno . I Genovesi e i cacciatori di Marsala , dovevano pernottare nelle loro posizioni : salutai caramente i miei amici , ed appoggiato al braccio di uno dei Francs chevaliers de Chautillon piano piano me ne tornai verso la città , persuaso di assistere , se pur era possibile , ed una dimostrazione e ad un entusiasmo maggiore di quelli precedenti . Avevo sbagliato i miei calcoli ! .. Si aveva un bel dire ai cittadini che avevamo conquistato una bandiera , che la nostra era stata una completa vittoria , che i Prussiani erano lontani chi sa quante miglia , oramai lo spavento si era loro infiltrato nel cuore , oramai vedevano le cose dietro il prisma della paura : poche botteghe si riaprirono ; pochissime donne si azzardarono a far capolino dalle finestre ; difaccia alla Prefettura e alle Mairie vi erano i soliti capannelli susurroni , insistenti : fu insomma necessario che il Mair facesse battere i tamburi a tutte le cantonate , ed ivi dal banditore annunziare ai Digionesi che potevano andare a letto , e prender sonno tranquilli , poiché I Prussiani erano stati respinti su tutta la linea . - Dietro questa confortante pubblicazione , ricominciammo a veder del movimento per le strade ; si riaprirono i caffè e la città riprese il suo aspetto normale . CAPITOLO XVII . Alla mattina del ventiquattro la bandiera Prussiana fu mostrata a tutte le truppe e suscitò ovunque l ' entusiasmo più vivo ; quella bandiera era nuovissima , tutta in seta , magnifica . La popolazione Digionese , accortasi dell ' errore meschino in cui l ' avevano fatta cadere la sera precedente alcuni vigliacchi , non si restava dal magnificare il nostro coraggio ed aumentava verso di noi di dimostrazioni affettuose e gentili ; sapemmo che causa principale dello sgomento e dell ' allarme era stato il colonnello dei mobilizzati dell ' Alta Savoja , che al primo rumore del combattimento , era corso con diversi suoi uomini alla ferrovia , e lì aveva preteso che di riffe o di raffe si mettesse in pronto un convoglio , onde partire alla volta di Lione . Tutto ci faceva sicuri che i Prussiani non avrebbero riattaccato ; i nostri amici erano all ' avamposti ; pensammo bene di far loro una visita e intanto dare un ' occhiata al terreno , dove poche ore avanti erasi combattuta la sanguinosa battaglia , alla quale eravamo stati presenti . Qual tremando spettacolo non ci offersero quei campi ! Se io avessi la potenza descrittiva di poterli ritrarre al vero , farei inorridire i lettori ... fortuna che non l ' ho , e così risparmio loro un ' emozione ben cruda ! Il più sfegatato paladino della guerra , ammenoché non fosse un mostro , non avrebbe potuto fare a meno di fremere davanti a quella carneficina autorizzata dalle così dette gente civili . In qualche punto i cadaveri erano a strati ; pochi i nostri , moltissimi quelli Prussiani ; i Tedeschi si erano battuti come eroi ; nel posto dove fu rinvenuta la bandiera si contavano uno accanto all ' altro più di novanta cadaveri , tra i quali quello di un maggiore ; la prateria , la strada , i viottoli erano ingombri di elmi , di fucili , di sacchi ; ogni passo che noi si faceva eravamo sicuri d ' inciampare in un morto ... Quanta gioventù , quanta vita dileguata in un soffio ! ... Erano imberbi adolescenti , uomini tarchiati ; tutti avranno lasciato nelle proprie case una sposa , una moglie , una madre : queste povere donne ogni giorno saranno accorse al giungere della posta , avranno divorato coi baci le righe , che tra le fastidiose occupazioni del campo , scrivevano i loro cari : le avranno aspettate anche il domani quelle benedette righe , che loro facevano spuntare tra ciglio e ciglio una lacrima e l ' avranno aspettate invano , e invano anche domani , e così via di seguito per chi sa quanto tempo , eppoi finiranno col vestirsi a bruno , col piangere , col pregare , coll ' imprecare a chi ordinò , a chi volle , a chi fece la guerra : ma re Guglielmo sarà salutato imperator di Germania , ma Napoleone goderà in santa pace nei beati ozi di Londra i milioni carpiti alla disgraziatissima Francia ! Oh ! avessi avuto la virtù d ' Ezzecchiello ! Oh avessi potuto trasfondere la vita in quegli esanimi corpi ! ... Sorgete , avrei voluto gridare con voce tuonante , sorgete ed imprecate alle arpie coronate , ai potenti del mondo ; tornate nelle vostre città , nei vostri villaggi , nelle vostre famiglie , predicate che si ha da esser tutti fratelli , che non si deve sprecar più tanto coraggio per soddisfare l ' ambizione di quelli che ci opprimono , che si deve abolire il macello di creature innocenti , fatte apposta per amarsi tra loro , l ' une all ' altre simpatiche , perché legate dal santo vincolo della sventura ... Se Traupmann con otto omicidii fece rabbrividire tutto il mondo civile , perché si devono dar ghirlande d ' alloro a chi , a sangue freddo , ne fa sgozzar centomila ? E mi pareva difatti che quei morti si levassero giganti , e colle braccie poderose scaraventassero nel vano i tarlati troni delle tirannidi umane . Garibaldi traversò la via in carrozza con Canzio ; i due illustri e prodi soldati , arrivati che furono al punto di cui parlo , furono pur essi commossi : no ... non era soddisfazione , come dicevano alcuni , quella che brillava sui loro volto , io credo che fosse disgusto . Il guerriero è inesorabile , quando fischiano le palle , ma è commosso al vedere le prove di un valore , che il caso non ha compensato , ma che è innegabile . Poco distante lì avevan passata tutta la notte i Carabinieri Genovesi . Piccini ci accolse ridendo ... Oh ! la bella istoria che ho da contarvi ! - - Raccontacela . - In poche parole vi sbrigo ... vedete quella casetta ? ... Terminata la mia guardia sono andato lì per riposarmi ... ci erano tre Prussiani morti ed io mi sdraiai in mezzo a loro ; appena steso per terra , è inutile che vi dica , che attaccai un sonno birbone : mi ero addormentato di poco , quando mi parve sentirmi girellare d ' intorno , non mi volli scomodare a aprir gli occhi , e il calpestio , non che cessare , accresceva : una mano poco delicatamente si posò sul mio petto , mentre un ' altra si avvicinava con gran celerità alla mia tasca ; mi alzo allora , come di soprassalto e do un grand ' urlo : Chi è ? ... Non sono mica morto io , perché mi abbiate a frugare ! ... Un grido disperato e una fuga generale tenne dietro alle mie parole : seguii i fuggitivi e trovai due della mia compagnia che esercitavano questo mestiere proficuo sì , ma schifoso ... - E domandaste loro , se avevano trovato molta roba ? - Sì ... mi risposero anzi che tutti quelli che avevano frugato avevano in tasca la bibbia , e moltissimi la carta geografica . Era verità : nessun bass ' uffiziale era sprovveduto della carta di Francia : è così che si vincono le battaglie , e non come si fece nel beatissimo regno d ' Italia nella vergognosissima guerra del 66 , ove le carte non erano conosciute nemmeno di vista dai colonnelli di stato maggiore .. Dopo avere scambiato qualche altra parola partimmo dalle linee dei Genovesi e andammo per tornare a Digione : avevamo fatti appena pochi passi , che sentimmo dei gemiti poco distanti da noi : questi gemiti venivano da una specie di casaccia che era al principiar di una viottola : quella casaccia non doveva servire di abitazione ad alcuno , nemmeno in tempo di pace ; era bassa , piccola , e non aveva finestre . Il desiderio di giovare a qualcuno , l ' idea che forse si poteva trovare lì qualche amico , ci fecero entrare risolutamente in quella catapecchia . Sopra una barca di concio vedemmo all ' incerta luce che veniva dalla piccola porta , un ' involucro di carne ; da questo partivano i lamenti e , cosa strana , questi lamenti non ci parvero d ' uomo ; ma che lì dentro ci fosse una donna ? - accesi con mano tremante un fiammifero , mi appressai ... un urlo mi partì dalla strozza , il lume mi cadde di mano , chè io non poteva credere a ciò che mi si parava davanti ; era , purtroppo , una povera donna colei che si lamentava in tal guisa e in quella povera donna io riconobbi Aissa . - Aissa , Aissa - Le dissi e fui incapace di proferire altre parole . La moribonda mi guardò attentamente , direi quasi con ostinazione ; si pose una mano sul cuore , come per reprimerne i palpiti , stiè un poco senza articolare parole , poi faticosamente , senza riconoscermi , sussurrò a bassissima voce : portatemi fuori ! Interrogai con un ' occhiata i compagni ; vedendo com ' essi erano propensi ad esaudire quest ' ultimo voto di quella bella creatura , la presi amorevolmente pel capo , mentre gli altri adagino adagino la sollevarono pei piedi , e la deponemmo su di un praticello , dove l ' erbetta era tutta ingemmata dalle stille della mattiniera rugiada , e dove rimpercotevasi un vagabondo rAggio di sole , che si era fatto strada tra le nuvole che tutto ingombravano il cielo . Aissa era rimasta prostrata ; gli occhi le si erano chiusi ; come era bella ! ... Soffusa di un pallore che faceva apparire le di lei carni di cera ; coi magnifici capelli neri disciolti lungo le spalle , tu l ' avreste creduta l ' angelo della grazia e della bellezza , morto esso pure in tanto turbinio di barbarie ! Poco più sotto del cuore , uno straccio nell ' abito , delle goccie di sangue rappreso indicavano dove l ' avesse colpita il piombo nemico ! In quell ' istante la si sarebbe detta già morta , se un ' anelito frequente muovendo ad ogni poco il busto di lei non avesse ispirato la certezza , che ancora non si era dileguato il soffio animatore di quella materia . La discinsi ; feci portare da uno dei nostri dell ' acqua : con questa le bagnai ambe le teMpia , e poi colla faccia proprio sopra la sua , mi misi a spiare il momento , in cui ella sarebbe tornata ad essere in se . - Chiamino un medico ! ... Sentii esclamare una voce . - Bravo - Gridai io in tuono d ' assentimento , ma senza muovermi ... e uno in fretta e furia andò per il medico . L ' aria fresca rianimò la bella dolente ; Aissa aprì le sue luci ; girò lo sguardo per le circostanti campagne e addiventò pensierosa : in quel momento forse le tornarono in mente i molti fatti del lugubre dramma , a cui ella aveva assistito negli ultimi giorni , mi osservò lungamente , un sorriso sfiorò le di lei labbra sbiancate ... ella mi aveva riconosciuto . - Vedete se ho bene adempiuto alla promessa che io vi feci a Marsiglia . - Ma dove siete stata ferita ? - Qui ... - La rispose accennandomi , dove avevo veduto il sangue rappreso . - Ed è grave ? - Io credo che sia mortale ... lo spero Restai annichilito ; sperar nella morte in quell ' età , con quella bellezza , con quel carattere ardente e leggiero che tanto mi aveva sorpreso fino dal giorno che la conobbi ! ... Un fremito mi aveva invaso ogni fibra , volevo persuadermi di assistere ad una allucinazione mentale e avrei dato la mia vita , pur di non assistere a questo tristissimo episodio , che doveva avere lo scioglimento in faccia ai miei occhi . - A che mi guardate così stranamente ? - con voce sempre più tremula continuò la moribonda - Oh ! lo so cosa pensate tra voi ! ... Me lo immagino ... ma se sapeste , quanto mi sorride il lasciar questa vita , che mi opprime come la camicia di forza del galeotto ... - Oh ! quante volte ho proposto di farla finita per sempre e sul più bello mi è mancato il coraggio ! - Ma voi non morrete - Interruppi io - voi siete sul fiorire degli anni , siete robusta , la vostra ferita non è tanto grave ... - È mortale .. lo sento ! ... Non sprecate le vostre cure per me ... sentite ... là ... come urla quel povero soldato ferito ... vedete , scommetto che lui ha o una mamma , o una sposa ... allora si soffre a lasciare la terra , ma io ... io .. - Voi potrete trovar degli amici - Degli amici ? ! .. Ma dove ? .. Ma come ? .. Ma chi ? .. - Io per esempio ! - Voi traverserete il mare , tornerete in mezzo ai cari vostri , e presto , come tutti gli altri , vi dimenticherete di me ... Noi donne galanti , alla moda non sappiamo , non c ' immaginiamo neppure l ' amicizia ; l ' amicizia richiede del cuore e a noi ce l ' hanno strappato i signori di cui siamo i giocattoli . Chi ci ha mai inculcata la santa religione dell ' affetto , delle fede ? Chi ci ha mai rammentato di esser donne ? ripensando al passato una nube qualche volta passava sulle nostre fronti ... « Le vostre fronti son fatte per baci e per i diademi , » ci dicevano i felici del mondo , e a noi diamanti , abiti , ricchezze ... qualche volta la miseria degli altri ci strappava dal ciglio una lacrima . « i vostri occhi non son fatti per piangere , son fatti per brillare di voluttà e di piacere , » ci ripetevano i nostri adoratori e a noi le inebrianti emozioni dell ' orgia . L ' artigiano che ci disprezza perché colla prostituzione si ha quello che egli non giungerà mai ad aver col lavoro , ci addita alle sue figlie , come vampiri , come mostri e queste ci salutano colle loro fischiate ; i nostri protettori quando si son sbizzarriti con noi vanno a cercarne delle altre , noi ricorriamo a spese matte , a piaceri che abbruciano : i denari van via , e viene l ' età : la prima grinza fa fuggire l ' ultimo adoratore e ... e ... se non morissi qui , se continuassi a vivere , tra pochi anni , obliata da tutti , morirei nel fondo di uno spedale ... eccolo l ' avvenire di noi povere colpevoli coperte d ' oro e di gemme ! Fortuna che questa palla ha troncato tanta colpa e tanta miseria ! .. Ve lo ripeto , ve ne scongiuro .... andate a soccorrere quel povero soldato .... forse potrete risparmiare un gran dolore ad una povera madre , pensate alla vostra che ora prega per voi in Italia ... Oh se avanti di morire il Cielo volesse concedermi là santa voluttà di una lacrima ! Le mani d ' Aissa cominciavano ad agghiacciarsi , e posandosi sulle mie , mi producevano la medesima impressione , come quando si tocca una serpe . - Oh ! .. un tempo ... io ve lo voglio dire ... un tempo io non era cattiva ! - La proseguì con tuono più flebile - Amai troppo , credei troppo ... e ne ho scontato anche troppo la pena . Ah ! avessi dato retta alla mamma ... fatemi il piacere , levatemi dal seno , la crocellina che è attaccata a questo piccolo nastro . , ce la conservo da tanto tempo e quando i miei amanti ci ridevano sopra , io correva a nascondermi e la baciavo , la baciavo colle lacrime agli occhi e col cuore che mi si stringeva dalla pena ... vi raccomando di lasciarmela indosso anche quando sarò morta : è il più caro ricordo che io abbia ... l ' ebbi da lei , una sera , una bella sera di estate : eravamo sull ' aja , e ci era stato il prete a benedire il ricolto ; l ' immagine della madonna era illuminata , un ' andirivieni di lucciole faceva sembrare illuminate anche le siepi , i contadini cantavano le litanie , io accarezzavo il vecchio Bibi perché non abbaiasse ; la mamma , finita la preghiera , mi venne vicina , mi baciò e mi attaccò al collo questa crocetta ... da quella sera non lo ho più abbandonata e quando ero per darmi in braccio alla disperazione , quando dentro me meditavo qualche vendetta terribile , quando avevo commesso una colpa , guardavo quella crocetta e mi tornavano in mente l ' aja , il prete , le litanie , il vecchio Bibi , i bei tempi insomma in cui ero giovine , in cui ero buona , e vendetta , disperazione , come per incanto , sparivano , e le colpe mi sembravano meno gravi , perché mi sembrava vedere la mamma che pregava per me , che sorridente additavami il cielo ... quel cielo che si acquista soltanto coll ' espiazione , e colle sofferenze . Lo spirito che aveva animato quella donna a proferire il lungo discorso , via via che la parlava sembrava che l ' abbandonasse ; l ' affievolita voce , il faticoso respiro che aveva preso tutte le parvenze del rantolo mi convinsero che ormai niente vi era da sperare , che oramai gli istanti di quella vaga creatura erano contati ! La squilla della vicina parrocchia di Fontain si fè modestamente sentire ; i tocchi di quella campana mi scesero in cuore mesti , siccome la preghiera pei moribondi : traversò il viottolo a noi vicino una vecchia cenciosa che portava per mano un ragazzo ... - Nonna - disse quest ' ultimo - cosa fa tutta quella gente sdraiata ? - Povero bimbo - rispose la vecchia - quelli che vedi son morti - E non si risveglieranno mai ... mai più ? ... Mai più ! Il bambino chinò gli occhi e poi si rimpiattò nel fossato ... intanto uno stormo di corvi volteggiò intorno a noi ! ... la nonna si mise in ginocchio e pregò : il fanciullo urlava e piangeva ! Uu prete col brevario sotto il braccio si avvicinò , quasi pauroso , alla moribonda : io gli additai la crocellina che essa si era portata alle labbra , egli se ne andò , al soldato che era per morire poco distante da noi , ed intuonò ad alta voce le preci dei moribondi . Cessa , o prete , dalla stolta cantilena ; tu per il primo , dando un ' occhiata all ' intorno , devi convincerti di quanto le tue preci sono bugiarde ! Se fossevi un Dio , potrebbe egli permettere un tanto massacro ? ... È vero che voi , sacerdoti l ' avete chiamato Sabbaot , il Dio degli eserciti e delle battaglie ; è vero che a lui in altri tempi avete offerte vittime umane ; è vero che nel suo santo nome avete fatto sgozzare dai vostri sicari le donne e i fanciulli a Perugia , i giovani generosi a Mentana , i padri di famiglia nelle mura stesse di Roma ; ma è vero puranche che i popoli hanno pieno diritto d ' odiarlo e d ' abbatterlo , schifati alla idea delle carneficine che voi avete perpetrato nel nome di lui , schifati all ' idea del privilegio e della rapina che avete benedetto , e resi sacri sotto la protezione di questa divinità , che , onnipotente , avrebbe creato il male . O prete , se tu fossi convinto , agiresti in altra maniera : cessa adunque dall ' ipocrita prece : noi , come te , non crediamo al tuo Dio ! Gli stormi dei corvi raddoppiavano ; la nebbia sollevandosi a poco a poco dall ' estreme linee di quell ' estesa pianura aveva offuscato il sole e i grandi alberi della strada maestra in quell ' incerto barlume sembravano giganti che osservassero con fiero cipiglio quella scena d ' orrore : dei carrettoni traversavano innanzi a noi , come una triste visione di mente impaurita ; questi carrettoni erano colmi di cadaveri e i carrettieri , sferzando i cavalli , fischiettavano le ariette dei villaggi natii ; ogni tanto qualche lurida faccia , tale da farti ribrezzo solamente a pensarci , appariva in mezzo ai solchi , nei cespugli , tra le siepi , disopra al ciglione dei fossi , che non pochi erano quelli che giravano per frugare i cadaveri . Aissa mi strinse forte forte la mano ; parve che a furia di baci volesse divorare la crocellina : si sforzò di richiamare sulle labbra un sorriso e gli occhi invece le si empirono di lacrime , proferì mestamente : a rivederci , chinò il capo , sembrò addormentarsi , e si addormentò difatti per non destarsi mai più . Il bambino si era fatto animo , era saltato dal fosso ed era venuto a vederla , la volle toccare con infantile curiosità ; la sentì fredda come una pietra , e rimase impietrito ; il prete e la vecchia continuavano a biascicare orazioni , e i corvi si erano tanto a noi avvicinati da sfiorarci il capo con le nerissime ali . Nello stesso tempo esalava l ' estremo respiro il soldato vicino , susurrando a fior di labbra il gentil nome di Greetchein . Greetchein ! ... Mi passò innanzi alla mente la poetica creazione di Göethe e vidi in un remoto abituro una bionda fanciulla che in quel momento fissando il cielo , pregava per l ' amico lontano e che già pregustava le gioie inenarrabili di un sospirato ritorno , che l ' affetto immenso di vergine suole ispirare fiducia ; l ' amico lontano muore invece esecrato da tutti ; muore in terra straniera , in terra che egli calpestò vincitore e su cui battè prepotentemente la sciabola ; muore proferendo il nome di lei , senza che alcuno possa portarle questa notizia , che le sarebbe non lieve conforto nelle future afflizioni . Vestiti a bruno , o bionda fanciulla , ed impara ad esecrare i tiranni : vestiti a bruno e grida insieme con me : Maledetta la guerra ! Come erano belli quei due cadaveri ! ... Tutti e due erano morti , ispirandosi a reminiscenze soavi ... tutti e due assorti nell ' ideale sorridendo eran morti ! ... Io correva dall ' uno all ' altro , mi chinavo su loro , li contemplavo , avrei voluto trasfondere nel suo corpo il mio spirito vitale onde di nuovo animare tanta gioventù , tanta forza , tanta bellezza ... mi sembrava che il cervello avesse a darmi volta : i miei compagni mi trascinaron via a forza dal triste spettacolo : quando rinvenni dallo stupore aveva fatto più che mezza strada per arrivare a Digione . La febbre mi aveva occupato tutte le membra . - Và a letto - Mi dissero . - Sì - Risposi , deciso di dare ascolto a un tal consiglio e lasciai gli amici . Arrivato appena in città trovai alla porta del quartier generale Materassi , Piccini e alcuni altri . - Vieni con noi - Mi dissero . - E dove ? - Si va a vedere i morti che hanno già portato in città … chi sa che non rinveniamo , il cadavere di qualche amico , di qualche conoscente . Quantunque la scena a cui ci si preparava ad assistere offrisse una prospettiva tutt ' altro che ridente in special modo per un ' ammalato , come ero io , un po ' per bruttissima curiosità ( ripeto ai lettori che io non bramo di farmi meglio di quello che sono ) un po ' per non sembrare da meno degli altri , un po ' per una vaga speranza di ritrovar forse una memoria da consegnare ai parenti lontani di qualche estinto , seguii la comitiva che si accingeva a questa visita lugubre . Durante il tragitto , mi fu raccontata la storia luttuosissima del capitano dei Franchi Tiratori , rinvenuto cadavere e tutto bruciato nel castello di Poully . Garibaldi aveva ordinato un inchiesta su tale nuova barbarie : io qui non voglio discutere , nè avrei dati bastanti per farlo , se sieno o no vere le spiegazioni , che pretese dare il Governo Prussiano con una nota pubblicata su quasi tutti i giornali del mondo : quello che è certo si è che l ' ufficiale aveva le mani legate , che covoni di paglia già incendiati erano a poca distanza da lui e che l ' infelice , come ben si può osservare dalla fotografia , era tutto coperto d ' ustioni , all ' infuori del capo . Con ciò non intendo lanciare un ' accusa generale a tutto il popolo Germanico ; il soldato abbrutito nella caserma , a qualunque nazione appartenga , spesso e volentieri cessa di essere un uomo per addiventare la belva la più sanguinaria . Passata di poco la porta Sant ' Apollinare , avanti di giungere alla barriera vi è il convento dei Cappucini : ivi erano stati messi i cadaveri , forse perchè si potessero riconoscere a bell ' agio dagli amici . Prima d ' entrare la nostra vista fu dolorosamente colpita da due carrettoni , zeppi di morti Prussiani ; quale di questi ciondolava una gamba , quale una mano ; l ' insieme ti offriva l ' idea di una gran montagna di carne ; il pavimento era tutto cosperso di sangue , che alcune ferite tuttora gocciavano . Entrammo in una piccola stanza ; sopra due tavoloni erano stesi una ventina di Garibaldini , tutti privi di vita ; tra questi lo Squaglia , sorridente come vivesse tuttora ; la maggior parte mancava di qualchecosa di vestiario : gli avvoltoi della gloria , avevano , come pocofà si è veduto , fatto man bassa sulle più piccole inezie , purché vi fosse da ricavar qualche soldo . Noi procedevamo in silenzio : solo il Piccini , incaponito di ritrovare il Rossi , esaminava ad uno ad uno i cadaveri , passava per far più presto disopra alle tavole , sempre con viso imperturabile , e con un sangue freddo da essere ammirato . La seconda stanza era grandissima : avrà contenuto più di settanta morti , disposti non colla medesima precisione di quelli che giacevano nella prima ; qui vi erano Guardie Mobili , Franchi Tiratori , Garibaldini ed anche qualche Prussiano : vedemmo tra gli altri il povero Pastoris col cranio tutto fracassato ; il prode maggiore era stato spogliato fino della camicia ; questa profanazione mi fece ribrezzo , e aggiunta al desolante spettacolo a cui fino dal primo mattino assistevo , ebbe potenza di farmi rinforzare la febbre , che credevo di aver fugata ; frequenti brividi lungo le reni , mi rendevano omai più che certo di questa nuova peripezia che veniva a conturbarmi . Ci fu impossibile ritrovare il Rossi ; domandammo schiarimenti ai guardiani e questi ci risposero che forse la salma del nostro amico doveva essere nella stanza di quelli che erano morti di vaiolo . Avanti di partire non potei fare a meno di rivolgere uno sguardo a tutta quella gioventù , che si era dileguata come una meteora nel cielo ; un raggio di gloria , uno sprazzo di luce eppoi il nulla . Quante illusioni , quante speranze , quanti pensieri non si erano spenti , per sempre in quella clade sanguinosissima ! Chi sa che tra quelli non vi fosse uno nato a creare qualche nuovo ordinamento sociale , e che invece finirà per procreare un cavolo , una pianta d ' ortica ? Felice lui ! che , se grande fosse riuscito realmente , avrebbe imprecato alla vita , angariato dai ghigni e dalle calunnie dei contemporanei . Quante madri , quante sorelle abbrunate - pensavo dentro di me e continuando a guardare i cadaveri , sentivo commuovermi non tanto per loro , quanto per le care persone che avevano lasciato . La democrazia Italiana , credo bene ripeterlo , ha lasciato un degno e glorioso contingente sui campi di Francia ; la democrazia Italiana , come sempre , anche nel 1871 ha immolato al principio repubblicano , i cuori più giovani ed entusiasti , le immaginazioni più fervide , le intelligenze più belle . Una pleiade di generosi scompare ogni volta che la coscienza dell ' umanità si risveglia , ogni volta che si traducono in atto le sante credenze , le così dette utopie dei pochi ispirati che ci han preceduto : solo col sangue rinvigoriscono le idee . E sangue di eroi onorò le strade ed i campi dell ' ubertosa Borgogna , e una pleiade di magnanimi figli d ' Italia scomparve , lasciando di se imperituro ricordo in chiunque abbia il core informato al gentil culto delle azioni generose . Perla , Pastoris , Settignani , Cavallotti , Ferraris , Gnecco , Imbriani , Zauli , Salomoni , Canovi , Zerbini , Anzillotti , Caimi , Ricci , Giordano , Valduta , Resegotti ... dall ' Alpi all ' estrema Sicilia la calunniata Penisola ebbe un figlio , per ogni città , per ogni paese , da offrire in olocausto al sacrosanto principio . Firenze ebbe nove morti : Rossi , Squaglia , Viti , Aterini , Carli , Pini , Scali , Cortopassi e Signorini ; la vicina Pistoia su sette volontarii ebbe a piangerne quattro : Biechi , Ferrarini , Bongi e Lanciotti . Se io avessi appunti precisi , vorrei citar tutti i martiri , e ben si avvedrebbero gli odierni politicanti di Francia , i generali famosi , allora rincatucciati per la paura , e in oggi spavaldi , ben si avvedrebbero , dico , che l ' italiana democrazia non mancò al proprio dovere e che , superando ostacoli a lei frapposti dalla mancanza di mezzi e dalla vigilanza la più sospettosa del timido governo del re , corse volenterosa all ' appello . Ed i Digionesi con quel buon senso che suol distinguere i popoli , non tardarono a esserne più che convinti ed a dimostrarcelo con ripetuti segni di sincera affezione . Nel ridurmi a casa difatti ebbi la prova più luminosa della fiducia generale che si nutriva in Garibaldi ed in noi ; dappertutto non si faceva che domandar notìzie e porgere elogi all ' eroico Ricciotti e alla sua valorosa brigata ; i nomi di Menotti , di Canzio volavano accompagnati da lodi , per tutte le bocche ; e le donne con quel sentimento gentile , che ci rende caramente diletto quel sesso che , sembra , esser stato messo quaggiù per asciugare le lacrime e per darci un pietoso conforto in mezzo alle disillusioni e all ' affanni , accoppiavano a questi nomi , omai resi gloriosi , quello non meno caro , quantunque modesto , di Teresita . È stato detto che la superstizione è la poesia dell ' ignoranza : io , quando vidi in capo alla strada , dove abitavo , le donne affollarsi a pregare davanti a un ' immagine , per Garibaldi , per noi , per la Francia , aspirai tutto il profumo di questa ingenua poesia , e rimasi a contemplare estatico quel gruppo , che avrebbe offerto a un pittore un ' invidiabile quadretto di genere , e che a me offriva un certo tal qual refrigerio di cui non so farmi ragione . Il male però progrediva spaventosamente : mi martellavano le tempie ; avevo perduto la voce , le gambe mi reggevano appena . Passando dalla bottega della tabaccaia , vi entrai , e mi buttai rifinito su di una seggiola . La graziosa fanciulla , affidata alle cure della bottegaia , si svestiva in quel mentre della sua cappa di appartenente all ' ambulanza ; aveva già visitato tutti gli ospedali della città , aveva già fatto amicizia con tutti i feriti Prussiani : mi disse tutto questo d ' un fiato , senza che la potessi interrompere ; quando io cominciai a parlare , la buona ragazza sentendo la mìa voce roca , esaminandomi fissamente nel volto , con tono affettuoso mi disse : Ma voi avete bisogno delle mie cure ... voi siete malato . - Che ... non è nulla ! - Oh voi dovete curarvi ... andare a letto ! - Vi pare ... qui ... in faccia al nemico ... - Il nemico ha di catti a rifarsi di forze , e credo che non avrà intenzione di riattaccare . - Ammettiamolo pure : Ma che vorreste ... che io passassi uno , due , forse tre giorni solo , come un cane ? ... - Siete ingiusto ... voi dimenticate gli amici ... - Son tutti occupati ... - E ... le amiche ? Ficcandomi gli occhi negli occhi proferì la ragazza . - Le amiche ! - Sì andate ed ei vi prometto di venirvi a far visita , di passare la maggior parte della giornata da voi . - Davvero ? - Sul mio onore ... via , via andate ... non fate il bambino ... il vostro sarebbe un eroismo inutile ... - E tanti altri bei discorsi , che uniti al male che mi sentivo in dosso , e alla voglia di aver dei colloqui intimi con quella gentile infermiera , di cui avevo imparato ad ammirare il carattere , mi persuasero a cacciarmi nel letto , deciso però di non badare a prescrizione veruna del medico , o di chicchessia , qualora avessi udito suonare a raccolta le trombe , o tuonare il cannone . Dopo poco ero a letto ; a letto , con una tazza di tisana a me vicina sul comodino , apprestatami dalla mia gentilissima ospite . CAPITOLO XVIII . Se il trovarsi ammalato lontano dai suoi , in terra dove siamo sconosciuti , nella solitudine , che , a detta di Pascal , fa giocare persino alle carte con se medesimi , in generale è una disgrazia , godo nel dire che io feci eccezione alla regola . La solitudine che io temeva , non l ' ebbi a provare che in qualche momento , gentili premure , assistenza più che fraterna , riguardi inconcepibili non mi fecer difetto ed io serberò riconoscenza indelebile per le generose creature che , ispirandosi al santo amor della patria e dell ' umanità , con le loro attenzioni resero meno tristi le travagliate ore di un povero malato . Se questi miei ricordi varcassero le Alpi , io l ' avrei caro soltanto per mostrare ai miei pietosi assistenti che sotto la camicia Rossa del Garibaldino non batte il cuore di un ingrato , ma che , finché campa , egli serba una soave reminiscenza di chi gli fece del bene . Appena da un ' ora ero in letto , quando capitò la mia vaga vicina in perfetto abbigliamento da infermiera : andò al camminetto , attizzò il fuoco e mi preparò della nuova tisana ; poi mi disse che più tardi avrebbe portato anche il medico , e cominciò a tirar fuori boccette d ' essenze , scatole di pasticche e , quel che più m ' importava dei libri ... e che libri ! ... Le poesie di Alfredo di Musset e un paio di romanzi di Walter Scott ; un libro è un grande amico nella solitudine ed io salutai quei libri con la medesima gioia con cui si salutano gli amici più cari . Per quella sera però non potei leggere : le palpebre mi si erano appesantite : un sonno profondo , prodotto dalle febbre , mi rese inerte durante tutta la notte . Al mattino stavo un pò meglio ; pregai Materassi e Bocconi che stavano di casa con me di tenermi informato a puntino di quanto sarebbe successo , e di non por tempo in mezzo per venire a avvisarmi , se vi fosse stata la probabilità di un nuovo attacco . Cosa d ' altronde poco probabile , chè i Prussiani ne avevano buscate anche troppe ! Erano trascorse due ore buone e nessuna notizia erami per anco arrivata : io tentava , per passare il tempo di legger qualchecosa , ma , quantunque ciò che leggevo fosse bellissimo , il mio pensiero volava lontano lontano , nientemeno che fino a Firenze . I miei occhi percorrevano macchinalmente quelle linee stampate , le mie mani sempre macchinalmente sfogliavano quelle pagine , ma io non mi occupava per nulla di ciò che credevo leggere , che anzi leggevo di certo . Pensavo alla mia povera mamma già morta : chi le avesse detto , quando proibiva al bambino di correre , di pigliar fresco , di saltare , chi l ' avesse detto che il bambino diventato uomo , si avesse a trovare nella situazione nella quale mi trovavo io in quel momento ? ... Povere mamme ... povere le vostre cure ! ... sarà una stranezza la mia : ammiro la donna spartana , ma anco molto di più la povera vecchia che , da vera bacchettona , si strascina a malapena a un ' altare , onde implorar dal Cielo che mai certe ideacce frullino nella mente di quel figliuolo , a cui vol tanto bene ... Eppoi la solitudine mi spaventava . - O cosa fanno tutti i miei amici ? .. Perche non vengono ? ... E se si battessero ? ... Oh così la non può durare ... oh ! molto meglio una palla e farla finita per sempre ! ... Fu bussato dolcemente alla porta . Quale non fu la mia sorpresa , quando , dopo aver detto : entrate , io vidi comparire in compagnia della vecchia padrona , due graziose figurine , di donna degne proprio dell ' elegante pennello dell ' ispirato Wattau . Le principesse invisibili si erano finalmente degnate di scendere dall ' Olimpo per visitare un mortale ... quelle due signorine erano le figlie del proprietario del nostro ricco palazzo : le medesime , per veder le quali avevamo tanto almanaccato nelle molte ore d ' ozio che avevano preceduto le tre giornate di combattimento . La fama questa volta non era bugiarda ; vi assicuro che erano proprio carine ; modeste , educate , geniali ... tanta fu la mia sorpresa che non sapevo cosa dire , e sul primo devo aver fatto la figura del collegiale più candido che sia mai scappato dall ' unghie dei reverendissimi maestri . Si trattennero una mezzora ; dissero , secondo il solito , ira di Dio dei Prussiani , canzonarono i moblots inalzarono al cielo i Garibaldini ; parlarono dell ' Italia e del desiderio intensissimo che aveano di vederla , mi fecero con mille moine trangugiare altri due bicchieri di tisana , e protestando di non volere più oltre importunarmi , si accomiatarono , promettendomi di tornar la sera a farmi visita . Ero tutt ' ora sotto la dolce impressione di questa visita inaspettata , quando con strepito immenso entrò Materassi , seguito da uno sciame di Guide . - Notizie ? - Domandai subitamente . - Nessuna . - La cronaca del giorno ? - Ah ... La Corte Marziale ha condannato a dodici anni di galera una guardia mobile che non ha voluto ricevere un ' ordine dal suo tenente . - Hai detto una guardia mobile ? - Benissimo ! ... Meglio in galera che averli tra i piedi ! - Approvato - Urlarono tutti . - Di più - Continuò il Materassi - Sembra che i Prussiani marcino su Dòle ... tentando così di prenderci in mezzo ... - O di avere altre briscole ! - Speriamo che debba succeder così ! Del resto per oggi puoi restar tranquillamente a letto ; da tutti i lati della città per ben molte miglia è impossibile rintracciare un Tedesco , e noi siamo venuti qui per far l ' ora di andare al trasporto di Ferraris ... credi che per oggi non ci è timore di alcuna cosa ! ... Dopo poco entrarono in camera mio fratello , i due Piccini e vari altri ; si poteva creder benissimo di essere in una caserma ; per ammazzare il tempo vari si posero a giocare alle carte : alcuni altri chiesero aiuto alle muse , e si misero a sciorinare ottave , sonetti , rispetti con una facilità più che Arcadica . Fra le altre birbonate , sentii un rispetto non molto bruttaccio , e lo regalo ai lettori , se non altro onde mostrare che a tu per tu colla morte , colla corte Marziale , e col linguaggio barbino dei superiori e dei regolamenti , qualcuno alla meglio o alla peggio trovava il momento di dedicarsi alle arti gentili . Il rispetto era dedicato ai Franchi Tiratori , a questi Beniamini della situazione . Eccolo : « Son della patria un Franco tiratore E vo pei monti a caccia dei Prussiani : Amor mi spinge contro all ' oppressore , Amor dei cari miei , che or son lontani : Tra il fragor dei fucili e del cannone , Siccome a nozze , corro alla tenzone : Venga l ' Ulano dall ' acuta lancia ... Io non ritiro il piè ... Viva la Francia ! Vengan di Prussia i difensor più saldi ... Io qui l ' attendo ... Evviva Garibaldi ! » Ogni tanto la padrona di casa , veniva a pigliar mie notizie , dava un ' occhiata a quei gruppi e se ne andava proferendo con amabil sorriso : Oh les braves garcons ! L ' ora di assistere alla cerimonia pietosa in onore del compianto Ferraris si avvicinava a gran passi , e i miei amici mi lasciaron solo di nuovo : questa partenza che lì per lì mi uggiva non poco , doveva procacciarmi un paio d ' ore di felicità , se almeno la felicità si valuta dalla maggiore o minor prestezza con la quale volan gli istanti ... quelle due ore mi sembrarono infatti appena un minuto , ed eccone la ragione . Leggevo con più attenzione del solito una delle più bella poesie del Musset , poesia un po ' materialista , se vogliamo , ma non per questo meno ispirata ; il fino contorno di una gamba elegante , ed il piccolo piede di una figlia d ' Eva , attraente come la colpa , erano ivi tratteggiate con una finezza indicibile dal poeta più simpatico della Francia moderna : il mio pensiero vagava per orizzonti tutt ' altro che Platonici e la mia immaginazione esaltata riandava i bei piedini ed i fini contorni di certe gambe , che lo zeffiro compiacente come un ufficiale d ' ordinanza di un re , tante volte aveva svelato al povero bohème che dalla porta di un caffè vede a trasvolarsi davanti , come una visione , le belle del mondo privilegiato . Leggera quasi farfalla , senza che io la veda , si è avvicinata al mio letto la gentile infermiera , la pietosa visitatrice di tutte le ambulanze : Essa mi guarda in silenzio ; alla mia volta io la guardo e sto zitto . Per cotesto , si principia benino ! Finalmente lei rompe il ghiaccio , e colla sua vocina simpatica la comincia : Non ho potuto portare il medico , come vi avevo promesso . - Non importa ... - Vi sentite meglio ? - Tanto meglio che domani mattina esco di casa . - Voi non commetterete questa pazzia ! Ve lo proibisco in nome di vostra madre ... pensate alla povera donna che forse vi aspetta ... - Mia madre è morta ! Proferisco un po ' commosso all ' evocazione di tale ricordo .. - A vostro padre ... - Continua più affettuosamente la cara fanciulla . - È morto ! - Replico in tuono brusco - Dunque siete orfano ? .. - Purtroppo ! - Avrete una bella però ? ... confessatelo ? - No . - È impossibile ! - Ve lo garantisco . Osservo che la mia interlocutrice arrossisce molto facilmente ed ha un nasino rétroussé graziosissimo . Altri due minuti di silenzio . - Ebbene vi farò da sorella . Come vi chiamate ? - Ettore .. e voi ? - Luisa ! - Ho appunto una sorella che si chiama come voi . - Benissimo ! .. Allora ci faremo confidenze reciproche . - Va bene ? - A meraviglia ! Cominciate voi , che mi avete fatto tante domande e rispondetemi a tuono ... E voi ... ? Non mi azzardo a continuare , ma l ' altra capisce alla prima e volendo soddisfare a quel sentimento di vanità , prerogativa del sesso debole in generale e delle Francesi in particolare , si affretta a rispondermi : Ah ! .. Io appena sarà finita la guerra ho da essere sposa .. - E chi è il fortunato ? .. - È ... Ve lo do a indovinare tra mille ... - Non saprei ... qui non conosco nessuno . - È nientemeno che un ufficiale Badese . - Un vostro nemico ? - Io non ho alcun nemico . - Ma ... che so io ... un oppressore . - Che ci han che fare quei poveri diavoli ! .. Oh ! sentiste come la pensa anche lui ! ... scommetto , che se vi avvicinaste , in pochissimo tempo diventereste amici del cuore . È tanto buono , è così generoso ! - Sarà .. ma dove l ' avete conosciuto ? - Qui all ' epoca dell ' occupazione : egli mi chiese in tutte le regole ed io acconsentii . Cosa strana , egoistica , tutto quel che volete ! Io non sentivo nulla per quella donna , ma provai dispetto ad udir quella confessione , che così ingenuamente venivami fatta : per cui non potei fare a meno di diventar brusco ; Luisa se ne avvide e per placarmi si chinò su me e le di lei labbra sfioraron le mie ; non l ' avesse mai fatto ! .. un fuoco di fila di baci , tutt ' altro che fraterni , echeggiò sotto il padiglione nuziale che adornava il mio letto . Povero ufficiale Badese , io mi prevaleva un po ' troppo dei diritti del vincitore , ma ora ti auguro un brevetto di colonnello , una croce dell ' aquila nera , un ' eredità di un mezzo milione , purché tu renda felice la mia assidua assistente ! Era tanto carina , quando partì , imbacuccata nel suo water - proof ! Giunta alla porta tornò indietro , si levò di tasca una medaglina , me l ' attaccò al collo ... io la lasciai fare : era una medaglia della vergine madre ... oh ! religione ! ... Eppure non ho mai abbandonato quel microscopico pezzetto d ' argento : non fremano i liberi pensatori : io tengo molto alla religione ... dei gentili ricordi ! Partita lei , tornarono le padroncine e insieme alla vecchia vollero servire il mio desinare da ammalato : le più squisite galanterie , che l ' arte e l ' umana ghiottoneria hanno inventato pei convalescenti , mi si portarono davanti ; a siffatta gentilezza , a vedere intorno a me le due creaturine che sembravano angeli , mi vennero le lacrime agli occhi . Gli spiriti forti hanno poco da ridere : Campanella , il quale non era certo un debole nè una donnicciola , rifugiatosi a Marsiglia per sfuggire alle persecuzioni ha confessato di aver sostenuto a ciglio asciutto prigionia e tortura e di aver pianto sperimentando l ' opera benefica dell ' illustre Pereiscius che l ' ospitò : ed io che avevo non un Pereiscius , ma delle donne e molto belline , per ospiti e che ancora non ho provato torture , potevo piangere come il celebre perseguitato dalla Corte di Roma . « Cosa bella e mortal passa e non dura » . La campana dei vespri mi rapì la genial compagnia : in quella famiglia erano religiosissimi , come in quasi tutte le famiglie delle classi aristocratiche e borghesi di Francia . Mai ho maledetto San Paolino di Nola e la sua sconsacrata invenzione delle campane , come lo feci in quella sera . E a rincarar la dose del mio malumore , capitarono gli amici . Avevano accompagnato la salma del Ferraris , ma , colla teorica degli antichi Romani , dopo i funerali erano andati alle mense , e ciò si vedeva chiaramente dalle accese loro fisonomie , dal lor modo di muovere i passi . Il Piccini entrò traballando , e parlando un francese che non si capiva nè da Italiani nè da Francesi : ogni poco interrompeva il bisticcio per vociare : le saucisson de Lyon ... en avant Garibaldiens ... Cosa credeva di dire , non giungemmo mai a capirlo nemmeno da lui ! ... Il Dio Bacco l ' aveva inalzato , a dir poco , alla ventesima potenza dell ' ebrietà , e quando si mise a sedere attaccò un tal sonno , che per portarlo via ci vollero persino dei pugni . Giunsi a comprendere in tanto baccano che il funebre trasporto era stato imponentissimo e che Canzio aveva proferito generose e ben degne parole sulla tomba del figlio prediletto della democrazia Torinese . Dopo aver rimesso un polmone , o poco meno , per mandar via di camera tutti quegli indiavolati mi addormentai saporitamente ... Con poche ore di riguardo e di calma il mio male era passato . CAPITOLO XIX . Non ascoltando i consigli degli amici , io me ne andai il giorno dipoi , secondo il solito , al quartiere , e secondo il solito , non vi rinvenni alcuno . Facendo necessità virtù , mi misi a girellar per la piazza , molto più deserta dell ' ordinario . I volontarii erano stanchi e dopo essersi battuti , come leoni sul campo , avevano anche ragione , se voleano riposarsi : si sapeva che i nostri esploratori erano giunti fino a Messigny senza rintracciare il più piccolo vestigio dell ' inimico , e il Garibaldino ha un ' avversione pronuziatissima per far l ' eroe per chiassata . Tutti coloro che han fegato sono scansafatiche per eccellenza : può sembrare alla prima un ' assurdo , ma ho provato che è vero . Dopo poco rintoppai il nostro tenente Ricci , che aveva domicilio e stanza d ' ordini su quella piazza . - Il generale è contentissimo di voi - Mi disse con la soddisfazione sul volto - Dovreste fare un ordin del giorno ? - Chi ? ... io ? - No ... Miquelf ... - O non sei tu il comandante il deposito ? - Che deposito d ' Egitto ! - e qui una bestemmia in Romagnolo - io non ne voglio saper nulla ... che faccia lui , che sa tutto - e qui una litania d ' improperi alle spalle del sottotenente . Era sempre così ; una lotta continua , un ricambiarsi perpetuo d ' impertinenze , che ci facevano godere amenissime scene : Miquelf non sapeva l ' Italiano , il Ricci non conosceva neanche di vista il Francese , per cui noi si rideva e le cose del deposito andavano a vanvera . Dopo essermi assicurato che nulla di nuovo eravi al quartier generale , lasciai il mio tenente , e presi la Rue Condè . Vidi alle cantonate delle città una nuova sentenza della corte marziale ; questo tribunale , istituito dal dittatore Gambetta , continuava a terrorizzare l ' esercito , e solo , mercè l ' influenza benigna di Garibaldi , ora si addimostrava assai più benevole di quando fu impiantato ; sul principio non erano che sentenze di morte : per il nonnulla più piccolo non si esitava a decretare la fucilazione di un soldato : in Autun fu ucciso perfino un volontario , che , affamato , aveva rubato una gallina ... A Digione per colpe così gravi , ci si contentava di mandar l ' uomo in galera ! Lo spirito bizzarro dei Garibaldini però aveva ridotto a materia di scherzo questo tribunale il cui nome faceva venir la pelle d ' oca ai birbanti . Il gran giudice veniva chiamato Bertoldino : il codazzo dei sommi consulenti erano additati come le comparse della giustizia , o come le guardie di sicurezza della libertà . Guardia di sicurezza nel linguaggio di uno scavezzacollo significa , un animale irragionevole che ha del pagliaccio e delle birbante , del coniglio e dell ' uccello da preda , sempre ridicolo e spregevole specialmente poi quando vuol fare l ' eroe . Leggevo la sentenza , quando mi sentii battere sulla spalla e vidi Tito Strocchi con un berrettino da sottotenente . - Mi rallegro ! - Esclamai , stringendogli la mano . - Cosa vuoi ? ! Bisogna rassegnarsi : con questo alluvione di gradi non ci è ombrello che tenga . - Ma tu te lo meriti - Interruppi io , volendo far rimarcare all ' amico la sua troppa modestia - Ti hanno promosso per il tuo contegno del ventitrè ? - Sì ... anzi volevano in tutti i modi portarmi da Garibaldi , ma io mi vergogno . O anima eccezionale ! ... O vera mosca bianca in quel turbinio di ambiziosi sfacciati ! ... Il vero merito è modesto , ed è abbastanza soddisfatto dalle voce della coscienza . Battano pur la gran cassa i ciarlatani e gli eroi di professione , facciano pubblicare ai quattro venti le loro mirabili gesta , chi ha fatto realmente il proprio dovere non si cura se l ' opinione pubblica fischi od applauda , troppo è convinto che quest ' opinione ha avuto sempre un ghigno per il grande , una lode e un ' applauso pel miserabile . Digione era allegra : un ' insolito viavai di gente percorreva le strade : le donne venivano sull ' uscio delle botteghe per vederci passare e tutte avevano un sorriso , un complimento per noi ... per niente non avevamo debellato i più celebri soldati della Pomerania ! ... Oh ! giorni ! ... O dolcezze perdute , o memorie ! ... Dirò con quel povero Renato così tradito dalla moglie e da Piave ! Vicino alle caserme osservai un ' affaccendarsi e un movimento indicibile . Si temeva forse che i Prussiani ci riattaccassero ? Nemmeno per sogno ! Si trattava di armare tutti i soldati , a qualunque corpo appartenessero , colle carabine Remington e in quell ' ora appunto si distribuivano quest ' armi . Questo provvedimento fu commendevolissimo : con tante specie di fucili , così differenti tra loro il provveder le cartucce per tutti , era una cosa assai malagevole : di più , mi pare averlo detto altra volta , le carabine Wincester esigevano una pratica d ' armi , una avvedutezza in chi le possedeva , come non si può che raramente trovare in un corpo di giovinetti , la maggior parte dei quali è inesperta al maneggio delle armi ; nè minori cure esigevano le Spencer , per cui si trovò nei combattimenti chi dopo tre o quattro colpi si ridusse all ' impossibilità di tirare . Il Remington non offre difficoltà alcuna , nè alcun pericolo in chi lo maneggia . Il provvedimento adunque fu magnifico : peccato che fosse preso , quando , pur troppo , non aveva ad esservi alcun bisogno di armi . È una cosa buffa : Mi rammento che anche in Tirolo si cominciò a cambiare gli schioppettoni dei volontarii in buone carabine di precisione , quando era già segnato l ' armistizio . Son le solite cose che toccano a quel povero uomo di Garibaldi . Al quartier generale mi si notifica che dopo tre giorni è stato rinvenuto il cadavere del prode Bossak , e che gli si apprestano funerali solenni : non funerali preteschi , veli , che di tali sciocchezze all ' armata dei Vosgi non se ne facevano di certo , ma invece un ' accompagnatura con tutta la pompa che si conviene ad un generale morto in battaglia . Al quartier generale saluto affettuosamente il capitano Bacherucci , il cui battaglione della legione Barelli , si è coperto di gloria a Talant , sostenendo sulle prime ore della sera l ' urto formidabile degli irrompenti battaglioni Prussiani e scaricando fino all ' ultimo colpo : fa parte di quel battaglione anche il capitano Romanelli d ' Arezzo , giovine veterano della guerra dell ' Indipendenza , e patriotta di tempra Spartana ; è l ' uomo più piccolo dell ' armata dei Vosgi , ma forse dei più grandi per coraggio : mi dicono che in faccia al fuoco ha voltato il cappotto dalla parte della fodera rossa ed in tal modo ha sostenuto per più di mezz ' ora l ' ostinato fuoco di fila delle compagnie nemiche . Un altro capitano , Nizzardo credo , che è lì con gli amici , con una franchezza piuttosto brusca , senza conoscermi , mi stringe forte forte la mano e mi dice : finora credevo che le Guide non fossero buone che a farsi vedere per i caffè , o a far la corte a queste pettegole ... ma l ' altro giorno , vi ho vedute come noi col fucile , tra il fischiar delle palle , bravi figliuoli , vi rimetto la stima . Ritrovai molto dopo questo capitano , ma , con mia grande meraviglia , lo riconobbi accanito più di prima nel suo odio contro le Guide . Le penne dei nostri cappelli erano il suo cauchemar . Bisogna sentire che cosa non ne diceva ! ... E se la bravura del nostro corpo si doveva argomentar dalle nostre penne , convengo che l ' amico non avea tutti i torti . Mai collezione più originale può essere veduta nel mondo ! Chi ne aveva una lunga lunga : chi così piccola che per vederla ci volevan le lenti d ' ingrandimento : chi le aveva rossa , chi nera , chi verde ed uno perfino se l ' era messa celeste : aggiungete il colore sfacciato dei molti cordoni che ornavano la nostra uniforme , eppoi ditemi , se capitando in pieno veglione a un teatro , non ci era proprio da scambiarci per una mascherata . - Se fossi io nei piedi del Generale - Borbottò lasciandomi il vecchio ufficiale - vi pianterei tutti nel treno . - Io mi augurai che quel vecchio non diventasse mai un pezzo grosso nella nostra piccola armata . Ritorno a bomba per far sapere ai lettori che la legione Ravelli , che noi non incontrammo nel combattimento si era comportata strenuame . Ravelli era stato leggermente ferito , erano morti gli ufficiali Giomi , Mauroner , Falchiero , Leviski e molti altri di cui non so i nomi ; stragrandi erano state le perdite della bassa forza . Lasciai gli amici e il capitano e mi avviai verso casa . Per quel giorno la repubblica non era in pericolo . Mi fermai a dire due sciocchezze con la tabaccaia ; la Luisa mi rimproverò perché io era uscito , io le accennai che ritornavo in casa ; ci si bisticciò , si fece la pace , si rise eppoi andai in camera a scaldarmi . Non sentendo più dentro me alcun ' indizio di malattia , la sera me ne andai al solito Restaurant ; vi entrai tristo : ripensavo che l ' ultima volta ci ero entrato insieme con Rossi ! Appena aprii l ' uscio , sentii un grand ' urlo un urlo , come di chi prova paura . Mai erami successo in tutta la vita di venire accolto in quel modo nè sapea farmene ragione , per quanto mi scervellassi . L ' urlo era stato proferito dalla proprietaria , che finora si era mostrata gentilissima ed educatissima a nostro riguardo . - O non siete morto ? - Mi disse finalmente di dietro il banco l ' ostessa . - Ma io credo di no ! - Risposi immediatamente . - È impossibile ! - Questa replicò , turandosi gli occhi , quasiché si trovasse al cospetto di un ' ombra . Non starò a riportare tutte le spiegazioni ; basti il sapere che gli amici mi avevano dato per morto , onde assister più tardi a questa burletta , « On est toujours trâhi , què par les siens . Come eran lunghe le serate a Digione ! Cosa fare ? ... Gli altri ammazzavano il tempo col fare frequenti libazioni in onore del generoso paese che ci ospitava e del vino che produceva : io non era in stato di farlo : mi misi a chiacchiera colla padrona ed insieme combinammo che le avrei insegnato la lingua italiana . Io non so chi abbia inventato l ' accento ; ma vi assicuro che , se gli arrivassero le maledizioni che dentro di me gli scagliai nel mio periodo magistrale , egli chiederebbe un permesso al Padre Eterno per fare una scappatina nel mondo di qua , onde sfidarmi a duello ... fu una vera desolazione ! ... Dite lunedì - dicevo alla mia graziosa scolara ; e lei : Lunedi : dite casa , e lei casà ; in sette o otto lezioni insomma non arrivò che a proferire la sera che noi partimmo : Buonà serà . Povero fiato ! ... È vero che se ci si perdeva di fiato , ci si risparmiava di borsa , e quello che nelle prime sere io ed i miei compagni si pagava tre franchi , nelle ultime si pagava un franco e mezzo e anche meno . A proposito di mangiare devo far notare ai gastronomi che avessero intenzione di andare a Digione due grandi inconvenienti : primo la eterna zuppa , che come in tutta la Francia , si mangia indispensabilmente , quasichè non vi fossero fabbricatori di paste : secondo l ' ora regolare , indiscutibile del dejuner e del pranzo . Un povero disgraziato che capita in città dopo le undici , abbia pure le saccoccie rigurgitanti di maranghi , farà la fine del conte Ugolino . Dopo aver provato all ' albergatrice che almeno per ora non ero anche morto , ce ne andammo al café de la Paix , dove un subisso di mobili raccontavano mirabilia degli ultimi fatti . Tra questi predominava un capitano lungo come una pertica , elegante come un perfetto dandy . - Guarda ha la croce di Mentana ! - Mi dice all ' orecchio il furiere Quaranta che in quella sera ci aveva accompagnato . - Lascialo stare - Gli risposi io immediatamente , ma conoscendo l ' umor delle bestie , fino da quel momento previdi dei guai . Godo dire che i miei amici furono delicatissimi e che per parte nostra non sarebbe nato certamente diverbio di sorta . Si lasciaron cadere inosservate le solite fanfaronate francesi , si lasciò correre su certi eroismi di cui si facevano belli questi Don Chisciotte da dieci al centesimo ; ma quando in mezzo all ' attenzione generale , il gallonato cosaccio si lasciò scappare di bocca : Les Garibaldiens sont dès aventuriers , ci alzammo tutti contemporaneamente da sedere e ci avvicinammo a questi guerrieri da caffè . Scommetto che il capitano non ci aveva veduti : me lo fa credere la sua fisonomia pallida e sconvolta , che fece , appena che ci vide vicini . - Rèpetez , Monsìeur , ce que vous aves dit ? - Urlò come un indemoniato il Quaranta . - Je vous assùre ... - Ah .. lache - E un potente manrovescio fe ' capitombolare sotto il biliardo lo spilungone . Ci si era : battaglia campale : volavano banchetti , tazze , piattini : fu rotto uno specchio e chi sa quanti bicchieri : le guardie mobili sul primo tennero fermo , poi , peste e malconcie , se la diedero a gambe . Al capitano fu perfino tolta la sciabola ; gli fu levata dal petto la croce e gli fu battuta sul naso . Che gusto schiaffeggiare un ' eroe di Mentana , sputare in faccia a un difensore del papa ! .. E come se ne andò scorbacchiato e confuso ! ... Traballava come un briaco e non si azzardava ad alzar gli occhi . Noi eravamo rimasti padroni del campo : in cinque avevamo messo in fuga una ventina di moblots . Che bella vittoria ! E dire che la padrona pretendeva che le si rifacesse le spese dei danni , che aveale recato il combattimento ! ... Da quando in qua il vincitore paga qualche cosa dopo una battaglia ? Nella terra di Brenno , si dovrebbe conoscere il tradizionale : Veh victis ! CAPITOLO XX . Il giorno ventisette gennaio si presentò colla solita mancanza di ogni e qualunque movimento strategico . Finivo di sorbire un ' eccellente tazza di caffè , quando vidi entrare nella bottega il Perelli , sergente del nostro squadrone , un Meneghino puro sangue , impavido al fuoco , susurrone sempre . - Oui ti - Mi disse abbordandomi - Ti è passata la malattia ? .. - Mi pare ! - Allora in servizio ... - Questo poi ... - Meno osservazioni ... - E che ho a fare ! - Devi portare questo plico a Fontaine , quando sei lassù , piglia pure una cotta ... te lo concedo . - Ma dimmi perché non ci vai tu ? - Ecco lascierò il tuono di superiore e te lo chiederò in piacere ... sai quante volte ti ho risparmiato la guardia ... se tu conoscessi le occupazioni che ho ! ... Figurati , bisogna che contenti tre o quattro ragazze ... - Scusate , se è poco ! - Eh ! ... non è niente ! non fo che pigliare la rivincita di ciò che fecero i Francesi da noi nel cinquantanove ... d ' altronde i Garibaldini son troppo necessari all ' Umanità e per conto mio , cerco tutte le strade per eternarne la razza ... - Va bene ... dunque parto ! - Addio ! Il plico che avevo a portare era per un certo Meyssac o Meglac salvo errore , maggiore dei mobilizzati dell ' Ain . Mi aggrego il tromba delle Guide , un Romagnolo che ha la pretesa di far dello spirito . Infatti , passando sotto la chiesa di Nôtre Dame , chiesa mezzo rovinata , la sbircia ben bene eppoi dice : I Francesi non credono alla verginità di Maria ... - E perchè ? - Perchè in tal caso la chiamerebbero nôtre demoiselle ! Chiedo scusa ai lettori per il disgraziatissimo tromba . Passammo la barriera e rivedemmo quei luoghi tanto illustrati dai recenti combattimenti ; non un cadavere si vedeva per l ' immensa estensione : solo qualche albero stroncato , qualche muro disfatto , qualche casa scortecciata , crivellata dalle palle faceva supporre la tremenda tenzone che si era svolta in quei luoghi . Un sole bellissimo , come mai avevamo veduto dacché eravamo arrivati in Francia , ripercoteva i suoi raggi in quella campagna squallida e tetra , o che forse tale ci appariva al ricordo di tante generose esistenze che ivi erano state tolte alla patria , agli amici per saziare la indomabile sete di sangue che suole distinguere i re . Giunti a Fontain andammo per informazioni alla scuola , che per la prima ci si parava davanti . Domandammo ad un uomo in blouse turchina che era sulla porta , dove si trovasse il maestro . Con nostra gran sorpresa ei ci rispose che il maestro era lui . Tutte le attribuzioni che Sue nel Martino il Trovatello dà ai maestri campagnoli non sono che vere , come vero purtroppo è il meschino stipendio con cui vengono retribuiti nella grande Nation . Il maestro rimette l ' orologio della parrocchia , suona le campane , pulisce il giardino , spazza le scale , fa tutto ... tutto quello che troppo repugna al gran ministero dell ' insegnamento . È una cosa desolante ! ... Nei più piccoli borghi è proibita la mendicità , e si fa languir quasi di fame questo pover ' uomo che suda , che si affatica per provvedere il pane intellettuale ai poveri Paria della montagna . Il maestro fu con noi gentilissimo , conosceva il posto a cui noi dovevamo arrivare , e c ' insegnò una scorcitoia ; questa scorcitoia doveva procurarci degli impicci gravissimi . Avevamo appena passato un viottolo , che una voce imponente , ci grida : Qui vive , e cinque o sei canne di fucili si abbassano in nostra direzione , procurandoci col loro barbaglio una sensazione non troppo piacevole . - France ! - Gridammo io e il tromba , proprio all ' unisono . - Alto ... o fò fuoco ! - Per Cristo ! - Strilla il tromba - E ' son capaci di farlo ! .. questi mobili lontani dal fuoco sono capaci di tutto . - Dove è il capoposto ? Cominciai io avvicinandomi . - Present - Declamò con burbanza un ghiozzo , rinfagottato sotto un involto di panni ... un vero sacco di panni sudici legato in mezzo : e dietro a lui altri cinque o sei che non aveano da invidiargli nulla in bellezza ed in eleganza si presentarono a noi con baionetta calata , e con quel piglio da eroe che suole assumere l ' uomo che esponendosi a un pericolo è sicuro della vittoria . - A noi - replicai io immediatamente - Ci ho qui un plico da consegnare al vostro capitano , conducetemi a lui , chè non ho tempo da perdere . - Assicuratevi bene di loro - Comandò ai suoi uomini il capoposto , e poi rivoltosi a noi con fare sdegnoso , borbottò : seguiteci . Il capitano era in una specie di bettola , ridotta lì per lì in stanza d ' ordine ; era un coso rimpresciuttito , che parea proprio dovesse regger l ' anima coi denti : sdraiato su di una poltrona impagliata , teneva tra le labbra la pipa , di cui si divertiva ad esaminare con certa voluttà le nuvolette grigiastre di fumo , che man mano andavano a dileguarsi in quell ' ambiente . Consegnai il mio plico ; Monsieur , così lo chiamavano con grande unzione i suoi sottoposti , prima mi sbirciò ben bene con tale ostinazione che mi ridestava il pizzicor nelle mani , poi cominciò a capolvogere , e spiegazzare quel povero foglio in tutti i versi , finalmente si decise a porvi gli occhi . Per maledetta disgrazia quell ' ordine era stata fatto in lapis : di qui non sto a dire quanto aumentassero i sospetti in quella zuccaccia ignorante . - C ' est un affair tres serieux - Proferì rivoltandosi al sergente Ces coquins de Prussiens ont trop d ' espions ... - poi di nuovo girando la faccia verso di me , mi domandò : Vous etes Polonais ? - Non , monsieur , je suis Italien . - Attendes - E senza dire ai nè bai , ci lasciò in asso in mezzo a quei mammalucchi . Si aspettò cinque minuti , se ne aspettò dieci , l ' affare cominciava a diventar serio davvero : ogni poco venivano a frotte dei mobili e ci guardavano , come se fossimo bestie feroci : le donne di casa , una vecchia e una fanciullina avevano a nostro riguardo lo stesso contegno : sbaglio , la fanciullina ci faceva le boccacce . - O bada ... che le do uno scappellotto - Mi diceva il tromba digrignando i denti . Io non gli rispondeva : se però fossero arrivati al Perelli , che ci aveva mandati lassù , tutti gli accidenti che gli augurai in quella mezz ' ora , il povero diavolo chi sa mai quante volte avrebbe fatto il fatale viaggio che gli avevano risparmiato le palle prussiane . Esaminando però tanto per ammazzare la noia e il malumore quei gruppi di mobilizzati che convenivano in quella stanza , sempre più mi convincevo della decadenza tanto fisica e morale della disgraziata nazione francese . Quella gente rachitica , mingherlina , paurosa non si poteva certamente chiamare la genia dei Cimbri e dei Galli , l ' orgia e il deboscio han dato il colpo di grazia all ' antica terra di Brenno e dei Druidi , l ' orgia e il deboscio hanno ridotto una baracca dei burattini la così detta signora del mondo : qualche bel tipo raramente si trova nei campagnoli , ma la gioventù delle città muove a schifo . Per me la generazione è un diritto pubblico , non un diritto privato , e se ogni giorno si fanno , delle leggi per il miglioramento della razza equina e canina , perché non si hanno da istituire delle leggi che provvedano al miglioramento della razza umana ? L ' uomo è il re della natura , dicevano gli antichi : oh sì , che la dissero grossa ... tra un leone ed un gobbo non può esser dubbio su chi ha aspetto più sovrano ! E il tempo passava e non il più piccolo indìzio che avesse a cessare la nostra prigionia . - Si può mangiare ? Domandai ad uno . Questi alzò disdegnosamente le spalle e se ne andò - O guardiamo , se questi pezzi d ' ira di Dio finiscono col farci far la morte del conte Ugolino ? Dopo un ora rientrò l ' invitto duce , seguito da una scorta tutt ' armata , che ci prese nel mezzo . - E ora che ci fanno ? Mi domandò con emozione il tromba . - Scommetto che ci fucilano qui sulla piazza ... raccomandati l ' anima - Io gli risposi per ridere ... Ma che brutta faccia non fece a tale annunzio il mio compagno di sventura ! - Per Cristo ! ... Esser fucilato dai Francesi non me l ' aspettavo . I mobili ci accompagnavano con fischi ed imprecazioni a cui facevano eco i borghigiani di tutto Fontain che si erano accalcati lungo la via . Vidi che i nostri carnefici avevano intenzione di ricondurci in città : per nostra buona fortuna un capitano Nizzardo tutto vestito di rosso , ci vide , ci riconobbe ( eravamo stati insieme il giorno ventuno ) fece una partaccia al capoposto , ci tolse di mezzo ai soldati e ci condusse a bere con lui . Ci raggiunse il maestro di scuola e ci chiese un milione di scuse per averci cacciati in quel laberinto . Gli facemmo toccare il bicchiere con noi , e tutti insieme propinammo alla felicità della Francia , di quella Francia i cui figli ci trattavano con tanto riguardo . In fretta e furia tornammo a Digione al nostro quartiere : là ci furono date due novità : la prima che erano stati incorporati nelle guide quei quattro Pollacchi , che erano di scorta al generale Bossak : questi disgraziati non sapevano un ette nè d ' italiano , nè di francese e poco tardarono a diventare i buffoni dello squadrone : ci sembravano bravi ragazzi : ci guardavano attoniti , ci offrivano il loro tabacco , e divennero poi i cirenei del servizio : la seconda si fu che Miquelf con otto guide era partito insieme colla colonna dei Franchi Tiratori Alsaziani , comandata dal maggiore Bun , allo scopo di far saltare alcuni ponti che erano nelle vicinanze . Se la partenza di Miquelf ci fece tutti respirare dalla contentezza , il perdere anche per pochi giorni Materassi e altri amici lasciò un voto intorno a noi . Una ben più dolorosa notizia doveva però poco dopo recarci turbamento : il generale Cremmer aveva abbandonato Dôle , lasciandoci così quasi accerchiati dai Prussiani , rimanendo libera , al caso di una ritirata , soltanto la via di Lyon . Il generale Cremmer pareva messo a bella posta a noi vicino per scombuiare i disegni del pro ' Garibaldi : a Baune attaccando intepestivamente il fuoco e non volendo servirsi dell ' aiuto del nostro piccolo esercito aveva dovuto ritirarsi , mettendo i nostri in falsa posizione : ora era la causa vera dell ' ultimo disastro di Francia , poiché l ' armata di Bourbaki nella disastrosissima sua ritirata avrebbe potuto appoggiarsi a questo paese , invece che di gettarsi in Svizzera . Il governo della difesa nazionale cominciava a prendere in considerazione la fin qui disdegnata armata dei Vosgi , e si bucinava in quei giorni che la somma delle cose militari sarebbe rimessa nelle mani del general Garibaldi : ottimo provvedimento che , ne siamo certi , avrebbe salvata la Francia e che in allora reclamava ogni ceto di cittadini . Parigi non ancora arresa e coi suoi trecentomila uomini , gli eserciti dì Chanzy e di Faidherbe , lo spirito pubblico rialzato con le tre ultime vittorie , una direzione franca , ardita , incorruttibile non potevano non influire contro un esercito da otto mesi entrato in campagna , vittorioso sì ma omai stanco di guerreggiare in terra straniera , ma omai affralito dalle intemperie del cielo , dalle malattie , dalle morti ; io credo infine che più fiducia in Garibaldi avrebbe servito per salvare la Francia ; è una idea , come un ' altra , e perché non l ' han voluta attuare , io ho tutto il diritto di gabellarla per ottima . Non vennero rinforzi di uomini , ma furono però a noi spedite , e giunsero in quel giorno in città , nuove batterie che , almeno a vederle , prometteano assai ; Quella sera dopo il pranzo ci saltò il ticchio di dar dietro a qualche figlia del piacere , di cui vi era in Digione un vero formicolaio . O sia che molte bocche vote di Parigi fossero piovute nella capitale della vecchia Borgogna , o che piuttosto tutta quanta la Francia sìa appestata da una corruzzione ributtante , è un fatto più che provato che il cinismo con cui ti abbordavano , che la franchezza con cui di caffè in caffè , di bottega in bottega queste disgraziate trascinavano le loro grazie e la loro prestituzione era tale , che non potevi fare a meno di sentir dentro di te un disgusto che non eri capace di mascherare : no , non è stata l ' abilità degli strategi Germanici quella che ha debellato la Francia , lo torno a ripetere a rischio di passar per un predicatore noioso , è stata la corruzione aiutata e sorretta da un governo corrotto che voleva distrarre , divertendolo , il popolo dalle materie di stato . In Italia non ci si può fare un ' idea di cosa erano le strade di Digione sulle prime ore di sera ; bisogna aver veduto quelle giovinette che col sorriso più provocante fermavano vecchi , giovani , soldati e ufficiali , che li prendevano a braccietto , che proferivano i più laidi discorsi con una indifferenza , con una leggerezza da darti la nausea , e tutto per scroccare una cena . Io non sono un puritano : quando si tratta di scherzare ci sto , ve lo provi il mio contegno di questa sera , ma se è permesso ad un soldato approfittarsi delle circostanze , in un pubblicista , se tale pur posso chiamarmi , sarebbe delitto il non alzare la voce su certi scandoli che deturpano l ' umanità . Tenemmo dietro a due giovinette e secoloro entrammo in una via che rimane sotto i bastioni della città . La porta della Maison du Plaisir era tutta crivellata da colpi di revolwer . Gli ufficiali prussiani , superbi e sguaiati , come tutti i conquistatóri , avevan provato diletto a rovinar tutti gli usci , e tutte le vetrate di quella strada dedicate al piacere . Aggiunsi anche questo a tutti gli altri soprusi che avevano commesso i soldati della grazia di Dio , e mi tornarono in mente le parole dell ' inno di Handt : Dove non radica straniero vezzo Dove ha l ' onesto stima : e al disprezzo Il vil si danna ... È sol sol ' ella L ' intiera ed una Germania è quella . È deliberato che i poeti non abbino ad imbroccarne una sola . Lo stendardo Germanico , finchè è nelle mani di un re , rappresenterà l ' oppressione come tutti gli altri stendardi monarchici . Entrammo in una bella sala , circondata da divani in velluto , tutti occupati da moblots d ' ogni grado , intenti a ber della birra e a far la corte alle damigelle : una ventina di bottiglie stappate erano disposte in batteria sul tavolino ; sei erano le disgraziate , passabili ma avvizzite ; in un canto ve ne era una ubriaca ; quasi tutti fumavano cigarettes ; predominava sulle altre un ' Alsaziana , bella , ma stupida ... una vera rosa del Bengala ; bellezza senza profumo : la degnava solamente con gli ufficialetti , a cui ogni poco chiedeva da bere . Il nostro ingresso non provocò certamente una dimostrazione : le donne rimasero indifferenti : i moblots facendoci il viso dell ' arme ogni tanto ci occhiavano a squarciasacco : per far qualchecosa ordinammo da bere e uno dei nostri andò al pianoforte . Gli illustri campioni di Francia si misero a ballare ... ci pareva di assistere al ballo dell ' orsi : come è ridicolo un ' uomo che balla sul serio ! .. I nostri cantavano : tutto andava benissimo , quando uno dei nostri , un po ' allegro , ci disse : Scommettiamo che mi metto a far la corte a quel biondino difaccia . Detto fatto , la proposta venne accolta : era deciso che i moblots fossero gli jocrisses del momento ; di più il biondino in questione era un ' individuo rubicondo e pasciuto , un traccagnotto che avrebbe fatto figura a vender castagne e polenta in mezzo ai buzzurri ; le stesse donne mentre ne accettavano le gentilezze lo canzonavano dietro alle spalle . Il nostro amico gli va risolutamente daccanto ! tutti noi ci avviciniamo per goder la scenetta : lo guarda con un occhio di triglia da fare sdilinquere una pulzellona , e a fior di labbra , pigliando una posa da Paolo nella Francesca , gli dice : Combien tu es gentil ! .. - Que ce que vous dites ? - Riprese l ' altro di subito , e l ' innamorato con più anima gli ripetè le frase . Immaginatevi come rimanesse il povero grullo ! Da bel principio non sapeva che pesci si prendere , guardò un paio di volte il soffitto , diventò rosso come una ciligia , eppoi si decise a far l ' Indiano , ma l ' altro gli posò gentilmente sulla spalla una mano . - Vous vous trompez - Borbottava allora - je vous assure .. je vous prie ne me fâcher d ' avantage . Quando ecco che uno dei nostri per compire il mazzo leva di sul tavolino il tappeto e lo butta sul lume . quindi buio pesto , buio come in cantina : ed i nostri si misero ad abballottare donne e guardie mobili : e fu un ' urtarsi , uno spingere un ' inciampare , un ruzzolarsi per terra ; strida , bestemmie , risate , un vero pandemonio . Ansioso di terminare la burla , giunsi a farmi strada in mezzo a quel diascoleto : a tentoni trovai il tavolino , tolsi via il tappeto e la luce fu fatta . I moblots accettarono la burla : bisogna convenire che non sangue , ma acqua di malva avevano nelle loro vene . CAPITOLO XXI . A causa della presa di Dôle fu necessario che le nostre truppe , eseguendo nuovi movimenti , occupassero le posizioni situate al Sud Est di Digione , posizioni fino allora sguernite . La brigata Menotti traversò la città , portandosi da Talant al suo nuovo destino . Nel comando dei Francs Tireurs réunis era succeduto al bravo Lhoste l ' Italiano Baghino : qualche volontario da Marsiglia o da Lione era giunto a rafforzare le file delle nostre compagnie , già abbastanza stremate nell ' ultimi fatti . La mattina del ventotto il generale Garibaldi passò in rivista la brigata di Canzio : le truppe erano schierate in battaglia lungo il viale del Parco : il nostro generale più sorridente del solito traversò in carrozza sulla loro fronte ; quindi assistè a vederle sfilare . I battaglioni dei mobili passandogli davanti lo acclamarono , plutone per plutone , con entusiasmo ; i cacciatori di Marsala , i carabinieri Genovesi , questi giovani eroi , procederono come vecchi soldati e il prode vecchio si fè più sereno , guardando quei veterani sul fiorire degli anni . Nel tempo che io pure guardava un così consolante spettacolo , mi sentii chiamare , e volgendomi vidi il fratello di Perelli che mi salutò caramente : egli aveva il braccio al collo : sapevo che era stato ferito e fui felice di vederlo così presto sulla via di guarigione . Rammento ai lettori questo mio amico che di diciassette anni era là in mezzo a noi , lo rammento perché nel raccontarmi come buscò quella palla adoperò con me una verità da reputarsi impossibile . - Alle prime palle ebbi una paura birbona - mi disse il buon ragazzino - pensai alla mia povera mamma , che mi proibiva di saltare , di pigliare il fresco , che stava in pensiero , quando tornavo tardi , e che ora non era più buona a proteggermi ... mi addossai a im muro tutto rannicchiato , facendomi piccino , piccino e ci stetti qualche minuto : passarono gli Egiziani , uno di loro mi disse : sei un vile ; mi saltò il rossore alla faccia , avrei ucciso quell ' uomo , poi vidi che aveva ragione , ripensai anche allora alla mamma , alla mamma che piuttosto di vedermi infamato , piuttosto di piangere su me vivo avrebbe pianto sulla mia tomba , e mi accodai all ' Egiziani , con loro mi stesi lungo i vigneti , con loro sostenni due ore di fuoco , con loro caricai alla baionetta , fino a che mi sentii percuotere questo braccio , come da una bastonata e caddi per terra ... ero ferito ! ... La rivista era terminata : allegri e contenti tornammo in città ; l ' eccellente spirito da cui erano animate indistintamente le truppe , la fisonomia sorridente di Garibaldi , il piglio ardito e simpatico di Canzio , la memoria dei generosi amici nostri che ci avevano dimostrato come si deve morire allorché siam guidati da magnanimi proponimenti , una certa tal quale ambizione di avere assistito ad uno dei drammi più splendidi dell ' Epopea Garibaldesca , sempre più ci stimolava ad adempire scrupolosamente il nostro dovere , sempre più ci rendeva sicuri di brillanti , di memorabili trionfi : ma a che serve la fede , quando i traditori ed i mercanti di popolo paralizzano coll ' alito gelato del calcolo le sublimi abnegazioni delle minoranze da loro dette fazioni ? Mentre l ' avvenire ci si dipingeva davanti con i colori più rosei , mentre germogliava viepiù gigante nel petto dei prodi l ' inestinguibile desio di quella gloria che sola è da rispettarsi , perché nasce nel sacrificio e nel sacrifizio consolidasi , Favre coi suoi prestigiatori camuffati da repubblicani , segnava la vergogna della Francia : la patria di Danton diventava la cloaca dei Cesari ; il berretto frigio che aveva sul capo le si tramutava , in meno che lo si dice , nell ' ignobile berretto del galeotto ; ed un tal berretto nelle ultime circostanze a me parve il più adatto , che i popoli che hanno sentimento vero di libertà e di giustizia sanno morire sotto le ruine delle loro città : informino Sagunto , Saragozza e Missolungi : i popoli invece , i quali sono corrotti , vigliaccamente si accasciano sotto le verghe dei Napoleonidi , o sotto alle bombe a petrolio dei manigoldi di un Thiers . Chiami pur vandali i primi e civili i secondi la stampa venduta ; tra il vandalismo di cruenta ma eroica protesta e il civismo di chi si appoggia alla prepotente codardia della forza , io m ' inchinerò sempre , io sempre mi farò di cappello al primiero . Ma a noi non doveva esser noto per anche il grande avvenimento che fece andare in solluchero i borsaioli ( vedi negozianti di borsa che alla fine è tutta una zuppa e un pan mollo ) e tutti gli Arlecchini quattrinai di questa valle di trappolerie . Una nazione che cade fa arrichire un banchiere : il pianto delle vedove e degli orfanelli che reclaman vendetta e che son costretti a piegare il capo alla tremenda necessità della forza fa alzare il sessantacinque al settanta : vinca il nemico : se rialzano i fondi , ben vengano l ' umiliazione , le rapine , gli incendii ; s ' impingui la borsa , e poi si balli il cancan colle baldracche più laide tra le rovine tuttora fumanti della nostra povera patria , tra i cadaveri dei nostri fratelli che avendo sortito dal caso un generoso carattere hanno preferito all ' ignominia la morte ... son storie vecchie quanto Noè , ne convengo , ma son vere come è vera la luce del sole ... oh ! benedetta l ' aristocrazia dell ' oro , del prezioso metallo che solamente qualche scalzacane ha potuto qualificare per vile : oh , benedetto il trionfo della classe borghese , di quella classe che ha per patria le mura del proprio negozio , o del palazzo carpito a forza di scrocchi e d ' usure a un rampollo di magnanimi lombi , che si è giocato a bambara gli averi e la reputazione dei vetusti parenti ! I nobili dei tempi andati avevano , se non altro , delle tradizioni alle quali si mostravano ligissimi ; spinti da queste ( inutile sarebbe il negarlo ) hanno regalato al mondo degli eroici tratti , che giocoforza è ammirare ; noblesse oblige : tale era la loro divisa , e si facevano uccidere per quel re , a cui avevano giurato devozione illimitata ; per un sorriso , per un ' occhiata , per una sciarpa della bella dei loro pensieri col sorriso sul volto andavano incontro , al pauroso fantasma degli spiriti deboli , alla morte : loro cantava il trovatore nella mesta ballata , o nell ' ispirato inno di guerra : loro salutavano come protettori gli artisti .... erano nel falso , dovevano cadere , chè la legge del progresso non ammette ostacolo alcuno , sia pure attraente ; ma era un falso splendido , era un falso del quale , nostro malgrado , non potevamo non ammirare in qualche parte la cavalleria ; esso ci rammentava la Tavola Rotonda , le crociate , le battaglie di Luigi XIV ; e quando quest ' aristrocrazia si vide impotente ad impedire la marcia del progresso ella cadde eroicamente , cospergendo di sangue glorioso i campi della Vendea : questo sangue segnó la morte del nobilume : in oggi i rampolli degli antenati magnanimi o funghiscono nella loro castella , o fanno da comparse nel Club . Ma l ' aristocrazia dell ' oro ? Nata nel lurido bugigattolo di uno strozzino , cresciuta nella stanza di affari di un ladro intendente , rinvigorita nello splendido palazzo di un commendatore banchiere che pur ieri vendeva i cenci o raccattava le cicche , vergognosa del proprio passato , piena di sospetti per l ' avvenire , codardamente accanita alla sola idea di perdere o di scapitare su dei capitali accumulati a forza d ' infamie , e di bassezze , è lei sola il vero sostegno delle tirannidi , è lei sola che fa cadere nel fango i popoli più gloriosi , è a lei sola che si devono attribuire i disastri del mondo : poiché , se l ' antica aristocrazia a un ' idea falsissima sacrificava e vita e agiatezza , la moderna all ' agiatezza e alla vita sacrifica tutto . Io non ammetto nemmeno la così detta aristocrazia dell ' intelligenza : il nascer savi è caso e non virtù , dirò parafrasando i celebri versi del Metastasio ; ed allora ? mi domanderà qualcheduno : allora , rispondo , io non ammetto che una sola aristocrazia , aristocrazia basata sull ' eguaglianza , l ' aristocrazia del lavoro ! ... Mi scusino i lettori , se io vado di palo in frasca : mi scusino le lettrici che potranno ravvisare in me più un predicatore noioso , che un narratore giocondo ; tra i miei appunti ho trovato anche queste linee e non sono stato buono di sacrificarle ; non saprei dirne il motivo ; ma per non fare brontolare nessuno rientro a gran carriera in carreggiata . Mecheri , Materassi , Piccini , Bocconi ed io eravamo nella nostra camera , sognando tra una boccata e l ' altra di fumo nuove battaglie , e per conseguenza nuovi trionfi . « Quando il vecchio passa in rassegna i soldati , si pensava tra noi , ci è sempre per aria qualche cosa di grosso » . Per tranquillizzare gli amici e i parenti si scrivevano lettere nelle quali si magnificava il bel cielo che ci faceva credere di essere in primavera ( come han sentito i lettori erano giornataccie piovose da metter l ' uggia in corpo anche ad un ' ombrellaio ) ; si descriveva i nostri adipi che addivenivano d ' ora in ora da canonici , si dava ad intendere che si apprestavano feste da ballo . Chi parlava di andare a Parigi , chi di riprendere Metz , chi di schizzare diritti diritti a Berlino ... ... Oh degli eventi umani Antiveder bugiardo ! Spalancando la porta con una pedata , entra in camera Ghino Polese con un viso da far rizzare i bordoni all ' uomo più apatista del mondo . - Che è ? - Gli si grida tutti a una voce . - È ... - e qui un moccolo da Livornese puro sangue - È ... che si tratta nientemeno ... - Di assedio della città ? - Peggio ... potremmo morire con le armi alla mano . - I Prussiani son entrati ? - Ma peggio ! - Ma cosa dunque ... per carità ! - Ci è l ' armistizio ! ... Un fulmine che fosse caduto in mezzo a noi poteva produrre il medesimo effetto . Prima un silenzio di morte , poi una salpa d ' imprecazioni ; tutte allo stesso indirizzo . - Ma sei ben sicuro di quello che dici ? - Me lo ha assicurato un ' ufficiale di stato maggiore ... - È impossibile ! Parigi si difenderà fino all ' ultima pietra . - Parigi ha capitolato ! ... Altro silenzio , poi tutti mossi dallo stesso pensiero giù a rotta di collo per la scala , onde portarci al quartier generale . Sulla cantonata incontriamo la vaga Luisa ... Dites donc ... proferisce ed io secco secco la congedo con un « non ho tempo da perdere » e continuo la via ... Dei gruppi concitati s ' incontrano in qua e là ... la parola vile errava dì bocca in bocca . - E Favre che giurava che finchè esistesse una pietra di queste città l ' invasore avrebbe trovato un baluardo . - Ed è stato lui che ha segnato la capitolazione . - E noi cosa faremo ? - Gridava un disertore dall ' esercito . - Imparerete a servire la Francia - Di rimando rispondeva un Gallofobo . E i popolani abbassavano il capo , quando noi si passava , che la maggioranza dei Digionesi era republicana : e lo svelto ed allegro Garibaldino era divenuto sornione e lo vedevi trascorrere colle mani in tasca , col berretto sugli occhi e mordendosi i labbri , e ad ogni poco sentivi ripetere , commiserandoli , i nomi dei prodi caduti ... solo i volti dei moblots brillavano per insueta gaiezza ... non ci era più dubbio . Colle gambe che ci facevano cilecca arrivammo alla prefettura ; una folla di gente si accalcava intorno alle due colonne che son di fianco alla porta , e su cui si attaccavano i dispacci e le comunicazioni officiali : tutti si alzavano in piedi , e , quando erano pervenuti a leggere , si ritiravano mandando imprecazioni e grattandosi il capo . Si sarebbe detto che le magiche parole del convito di Baldassare fossero là , scolpite su quei marmi e che tutti coloro che vi si avvicinavano ne risentissero i terribili effetti . Due sole righe di scritto : due righe che contenevano però la più dolorosa notizia per chiunque preferisce la dignità al beato vivere - « Oggi è stato concluso un ' armistizio di ventun giorno » . E dire che mani francesi non avevan rifiutato di firmare un patto , che segnava lo stigma sulla fronte di quella nazione che fin ' ora come il favoloso Dio dell ' Olimpo bastava muovesse le ciglia per fare allibire il mondo tutto dalla paura ; e dire che un Favre era stato tra i manipolatori di tale infamia ! Oh , allora si vide chiaramente che il vecchio republicano aveva ciurlato nel manico , oh ! fin d ' allora la gente dal cervello sottile preconizzava nel difensore d ' Orsini , nel montagnardo dell ' Impero uno dei tanti carnefici che hanno straziato la Francia . Impotente contro i Prussiani , si macchiò nel sangue dei suoi cittadini : ora si è ritirato , ma non tanto lontano che a lui non pervenga l ' eco dei pianti e dell ' imprecazioni delle migliaia d ' orfani e di vedove che per lui son ridotte a stendere la mano ! Ma di maggiore infamia si doveva macchiare Favre contro Garibaldi e di ciò sapranno tra poco i lettori . L ' armistizio fu la testa di Medusa dell ' entusiasmo nostro ; io vidi qualcuno piangere : la maggior parte si sbizzariva lanciando improperii a Favre e alla Francia : quella sera non canti per le vie , non le allegre conversazioni dei giorni passati , ma una musoneria generale ... non vi era più fede ! Un ' ordine del giorno di Garibaldi nel quale ci si esortava ad addestrarsi nelle armi , ad attender preparati il momento della riscossa , fece credere a diversi che non sarebbe stata cosa impossibile il potersi di nuovo misurare col nemico e ciò fece rinascere un poco quella gaiezza di cui davano tanta prova ne ' dì del pericolo i Garibaldini . Per conto mio non mi illudevo : armistizio non poteva significare che pace disonorante : la resa di Parigi lo diceva troppo chiaràmente , eppoi da quando in qua i seguaci di Garibaldi potranno ottenere un completo trionfo ? .. Gli unitari d ' oggi non lo relegarono nel 60 a Caprera , mentre volava alla conquista di Roma ? Gli arfasatti che gli si caccian sempre davanti non gli han fatto sgombrare il Tirolo , quando palmo a palmo lo aveva conquistato , mentre a Lissa e Custoza veniva oltraggiata la bandiera italiana ? .. Non fu il prode Generale ferito da piombo italiano a Aspromonte ? .. Non fu lasciato dopo la vittoria di Monterotondo , solo a Mentana e si lasciarono scannare i suoi generosi , mentre trentamila uomini di truppa italiana erano sul confine ? Non si è sempre cercato di sfruttare i suoi trionfi , facendolo poi passare quasi per un pazzo per un avventuriere ? Non si è avuto il coraggio di stampare , che lo si aveva aiutato , mentre si era tentato ogni mezzo per avversarlo o per screditarlo ? .. I repubblicani francesi erano presso a poco gli stessi pagliacci dei consorti italiani , ed era da prevedersi quello che era avvenuto , quello che avvenne dipoi . Ma muovan pur guerra le anime vili e i livreati pigmei a quest ' uomo che da solo basterebbe a riabilitare la società , tentino pure di schiacciarlo e di avvilirlo , Garibaldi vincerà sempra in nome della libertà , vincerà anche perdendo perché il suo nome oramai rappresenta una idea e le idee non si vìncono . CAPITOLO XXII . Passammo il lunedì svogliatamente , senza conclusione alcuna : fino allora il pensiero dell ' Italia di rado balenava nella nostra mente , ma dall ' ora fatale in cui cominciò a tenzonarci nel capo il dubbio che non avremmo fatto più alcuna cosa , vennero ad assalirci tutte ad un tratto le care affezioni alle quali avevamo dato un ' addio , ed un cocente desiderio di rivarcare le Alpi occupò le nostre anime . - Noi abbiamo finito di combattere - Dicevo alla vaga Luisa che colla testolina chinata sempre osava appena guardarci . - Oh ! voi siete felice .. voi rivedrete la vostra bella io me la immagino ... una charmante pétite Italienne . - No , assicuratevelo , io non son punto felice ! - E perché ? - Voi ... Francese ... mi potete domandare il perchè ? - Io Francese vedo che siamo traditi . - E ... e .. - gridai io dimenticandomi di parlare con una donna . - Ed ho pianto - Sussurrò lei con le lacrime agli occhi . - Vi ricorderete di me ? - Sempre ... ci avete il vostro ritratto ? - No ! - Me lo manderete ? - Ve lo prometto ! - Grazie ... io voglio tanto bene ai Garibaldini . Questa parola fu un balsamo per l ' esacerbato mio spirito ; di cosa non è capace una donna ? ... Per niente gli antichi non immaginarono Ercole che fila ai piedi di Onfale . E così venne il martedì , giornata che noi credevamo simile alle altre che ci aspettavano , per monotomia e che grazie alla lealtà dei governanti francesi doveva esser pregna per noi di avvenimenti di nuovissimo genere . Usciti di casa riscontrammo la legione Ravelli , che colla musica in testa marciava verso la direzione della barriera del Parco . - Dove andate ? - Domandai al capitano Becherucci che si era staccato dalla sua compagnia per salutarmi . - Ma ... sento un presentimento che mi dice che ci si avvia verso l ' Italia . Il mio amico doveva esser profeta . Erano appena le undici e Mecheri , Ghino ed io mangiavamo delle paste in una bottega di faccia al teatro . Digione era piena di pasticcerie , dove si mangiavano dei pasticcetti eccellenti . Tutto ad un tratto , quando meno lo si aspettava , vedemmo formarsi dei capannelli di gente che discorreva con animazione : poi ci giunsero agli orecchi dei colpi d ' artiglieria : credevamo sognare : si pagò il conto , si andò in strada e cercammo raccapezzare qualchecosa tra le mille versioni che si davano del fatto inopinato . - I Prussiani si avanzano ... - O l ' armistizio ? - Quei barbari non rispettano niente ! - No ... è Menotti che di motuproproprio ha attaccato il fuoco . - Ed ora espone la città a chi sa quale disastro ! - È impossibile - Urlammo noi - Menotti sa il suo dovere . - È vero , è vero - Ripetevano allora i popolani e davano del grullo a chi aveva accampato un così sciocco discorso . - Qui non si saprà nulla - Disse Mecheri - andiamo alla caserma che è a pochi passi . Era così giusto questo consiglio che non differimmo un ' istante a metterlo in pratica . Alla caserma il foriere aveva fatta caricare tutte le casse e i registri su di un carro a cui era già stata attaccata la rozza più arrembata della nostra scuderia . - Partiamo ? - Si domandò , appena giungemmo . - Non lo so . - E allora a cosa servono questi preparativi ? - Questi preparativi ? ... Gli ho fatti per precauzione ... però ho mandato a prendere ordini al quartier generale ... - O il tenente ? - Non l ' ho veduto - E tutti gli altri ? - Nemmeno per sogno ! Frattanto le trombe della compagnia delle mitragliatrici , compagnia che aveva stanza poco distante da noi , suonavano a raccolta e poco dopo i soldati della medesima si muovevano in completa assetto di marcia . Poco dopo gli Usseri , nostri vicini di caserma , montavano a cavallo e partivano a mezzotrotto . Decidemmo di prendere la stessa direzione , allorché vedemmo venire a noi il sottotenente Mussi e il caporale Luperi , che essendosi portati fuori della città per recare una lettera al colonnello Tanara , ci ragguagliarono , essere cominciato un fuoco abbastanza lento tra le due artiglierie . Ci dissero essere ottimo lo spirito dei volontari , ma che nessuno sapeva farsi ragione , del come i Prussiani , violando i trattati si avanzassero verso di noi con colonne strapotentissime . Tra gli altri Garibaldini in faccia al nemico si trovava quel giorno il bravo Pais , che deposto il berretto da colonnello e , messosene uno di pelo , marciava come un semplice soldato , munito di carabina . Dopo essere stato destituito da Frapolli , l ' integro patriotta , l ' onesto repubblicano era corso là dove aveva spedito tanti uomini che non si volevano far partire , esponendosi fino d ' allora ad essere destituito e a subire un consiglio di guerra . Si andò alla prefettura ; v ' incontrammo Ricci che ci ordinò di star pronti ; domandammo ragione di quel diascoleto ed ei ce lo spiegò con poche parole . Il governo della difesa Nazionale , non ultima disgrazia della disgraziatissima Francia , non aveva compreso nel patto proposto i dipartimenti della Côte d ' Or , del Doubs e del Jura . Quindi sospensione d ' ostilità per tutti gli eserciti fuori che per il nostro : si voleva avere il gusto di vedere sconfitti anche i pochi cialtroni che sapevano farsi ammazzare , perchè non avevano niente da perdere ... a detta di loro ! - Nessuno avviso era stato comunicato a Garibaldi su questa clausola dello iniquo contratto : così si ricompensava l ' eroe generoso , che unico aveva vinto , che unico aveva strappato una bandiera ai Prussiani : così si ricompensava l ' ardente figlio della libertà , che , pur di porre il suo braccio a disposizione della repubblica , aveva dimenticato le prodezze francesi del 1849 , le maraviglie degli Chassepots che il vile de Failly aveva provato contro i petti dei generosi figli d ' Italia a Mentana . Sorpresi da imponenti colonne nemiche nelle loro posizioni , i nostri sarebbero caduti vittime dell ' infame tranello e già i Prussiani triplicati di numero pregustavano le gioie di una facile vittoria , ma i traditori francesi e i generali nemici avevano fatto i conti senza Garibaldi : non mi si venga ad impugnare la valentia strategica dell ' illustre Italiano , non mi si dica che solo alla fortuna e al coraggio si debbano i grandi trionfi che egli ha riportato : quel giorno si videro chiaramente le sue virtù militari , ed egli fu più grande nella precipitosa ritirata dalla Borgogna che nelle tre celebri giornate che tanta gloria aggiunsero alla nostra povera Italia . I nemici furono tenuti a bada per tutto il giorno dai nostri cannoni : Menotti , i suoi ufficiali facevano da puntatori , e in questo tempo le truppe si avviavano verso Chagny . - Ma sicché dobbiam proprio partire ? - Domandammo al nostro tenente che ci dava tutti questi ragguagli . - Purtroppo . Andammo a casa : facemmo in pochi momenti il nostro modesto bagaglio e senza avere il coraggio dì salutare i nostri ospiti , scendemmo a rotta di collo le scale . - Ou allez vous ? - Ci domandò allorché ci vide passare la Luisa , sorpresa in vederci in perfetta tenuta di marcia . - Andiamo a batterci - Rispondemmo noi tutti . - Vraiment ? - Sulla nostra parola ! - Sayes prudents - susurrò a mezza bocca e volle a ogni costo baciarmi alla presenza di tutti . Gli angioli del Signore , favoleggiati dai buoni credenti , non avrebbero avuto di che velarsi la faccia , e quel bacio doveva esser l ' ultimo che io riceveva dalla vezzosa fanciulla . Arriviamo al quartier generale , il partire dei carri aveva prodotto un ' adunanza insolita di gente davanti alla porta : tra le molte persone scorgo le due gentili figliole della nostra padrona di casa : cerco sfuggirle : mi chiamano : non vi è dubbio , esse pure mi ripeteranno l ' importuna e dolorosa richiesta . - Dove andate ? - Partiamo . - Sul serio ? - Così non fosse ! - Ma la ragione ? ... - Chiedetela a Favre ed agli altri vigliacchi che volevano ricompensarci di quel poco che abbiamo fatto , mettendoci in trappola . Le ragazze mi guardaron fisse negli occhi , poi chinarono i proprii e si tacquero ; e in questo tempo mille altre domande sullo stesso tenore si rivolgevano a noi , e noi ci sfogavamo a dire tutto il male possibile degli eroi da commedia che per vigliaccheria rovinavano in quel momento la Francia , ed i Digionesi facevano eco alle nostre invettive . Arriva il Piccini tutto sonnacchioso . Che ci è di nuovo ? - Proferisce con uno sbadiglio . - C ' è di nuovo che noi si parte . - E perché ? - Perché non siamo compresi nell ' armistizio . - O la mia compagnia ? - Sarà partita . - Ed io ? - Vieni con noi ! - Vengo subito : vo a dire addio a due bambine e vi raggiungo . E via a gran carriera . - Le Guide alla Stazione - Grida poco dopo il Ricci - la tromba vada suonando per chiamar gli sbandati . A quattro a quattro , con accompagnamento di tromba e di bestemmie , traversando la città le cui botteghe eransi chiuse ad un tratto , arrivammo al gran piazzale , dove si doveva attendere quei pochi che avevano un cavallo e che dovevano ricevere ordini sull ' itinerario che avevasi da percorrere per recarsi a Chagny . Sul piazzale vi era una confusione indicibile : cariaggi , cannoni , trasvolavano tra l ' incerto chiarore ( era sorta la notte ) a noi davanti , provocando esclamazioni che io non riporto per non fare arrossire la mia leggitrice : tutti eravamo stizziti e non si cercava che un pretesto qualunque onde dar sfogo alla bile . Un vivandiere della guardia mobile arrota col suo baroccio un di noi ... - Figlio di un cane ! ... Accidenti a te e alla Francia ... Strilla l ' offeso e un concerto di fischiate si fa udire per quell ' aure . I moblots si erano addossati ai lati della piazza , mettendo in fasci i loro fucili e intuonando ad ora ad ora la Marsigliese ... ci voleva il loro coraggio ! ... Questi canti che mai eransi da loro uditi , durante il pericolo , fecero saltare a qualcuno dei nostri più bizzoso , il pulcino , e quindi lotte con scambi di pugni , subito appacificate dai superiori : qualcuno altro per far la burletta si divertiva a vociare : Les Prussiens , les Prussiens e compagnie intere scappavano , poco curandosi dei loro armamenti : ma allorché potemmo ammirare una fuga dirotta , si fu , quando un cavallo del treno , lasciato in balìa di se stesso si diè a saltare a scavezzacollo in mezzo alla piazza . Un grido immenso , un ' urtarsi , un rovesciarsi addosso ai fasci di armi , una Babilonia insomma da far perder la testa . Ricciotti era vicino all ' arco di trionfo , battendo i piedi e sbuffando : poco più in là un volontario consolava in Italiano un bel fior di ragazza che si struggeva in lacrime ; a poca distanza una guida per smaltire il malumore si divertiva a pestare i calli , di alcuni mobilizzati che si erano sdraiati . Il cannone era cessato : la notte era fredda , ma tranquillissima ; un bel chiaro di luna faceva spiccare sul fondo stellato , nel quale errava qua e là qualche vagabonda nuvoletta bianca e diafana , le purissime linee della guglia di San Benigno ... Le case non apparivano che incerte masse nere ad ora ad ora intramezzate da un lumicino , o dall ' argenteo riflesso dei raggi ripercossi sui vetri : un chiarore confuso s ' inalzava sui tetti . O Digione , o Digione come mi apparivi cara in quel tristo momento ! ... Come mi si strinse il cuore al pensiero di doverti lasciare ! Il sangue generoso dei nostri compagni morti nelle fertili pianure che ti ricingono ti ha legata all ' Italia ! ... Le gentilezze che tu facesti ai suoi cari , le cure assidue , più che fraterne che hanno da te ricevuto i nostri feriti hanno a te legato l ' Italia - Oh ! venga il nemico - Io pensava tra me nell ' esaltazione del dispiacere - venga e mi uccida qui , proprio sotto quest ' arco ... Oh ! che io possa morire piuttostochè di accingermi a questa dipartita fatale , che mi fa sprezzare l ' umanità , che mi fa vergognare di essere uomo . - Su ... su ... non ci è tempo da perdere - Mi grida il foriere - Alla stazione . - Partiamo col treno ? ... - Sì nello stesso convoglio del Generale . Con uno sforzo sovrumano arriviamo a varcare i cancelli : un ' infinità di mobilizzati ed anche qualche Italiano , o di riffe o di raffe , pretendevano forzare la consegna e risparmiarsi , assoggettandosi a degli urtoni o al pericolo di qualche partaccia , una trentina di kilometri da farsi colla cavalcatura di San Francesco . Arriviamo sotto la stazione : lì troviamo qualche aiutante del Generale , diversi ufficiali di stato maggiore e un convoglio a cui era già stata attaccata la macchina .. quel convoglio però non era per noi , esso era stato serbato ai feriti . Garibaldi non era anche giunto : il generoso eroe dei due mondi voleva partire soltanto , allorché sarebbe stato sicuro che nessuno dei suoi cari , sofferente , potesse cadere nelle mani dell ' inimico . Appena partito il treno , cominciano ad arrivare nuovi stroppi : si buttano sulle panche della stazione gemendo ed urlando ; alcune donne prestano loro qualche soccorso o qualche conforto . Si appresta un ' altro convoglio - Speriamo sia il nostro dice qualcuno ; si domanda al capo stazione , o a una guardia qualunque e ci risponde negativamente . Allora la solita storia delle mille chiacchiere inutili . - O sta a vedere , che ci prendono come salami ! - Sentite ma certe ostinazioni non le si capiscono . - E se andassimo in quel treno lì ? - Ma noi si ha l ' ordine di star qui . - Eppoi abbandonereste il nostro vecchio ? - E se fosse partito ? Un grido di disapprovazione copriva queste ultime parole , e il disgraziato che sbadatamente le aveva proferite , ebbe dicatti a rincantucciarsi e a non farsi più vivo durante tutto il viaggio . Qualcuno più furbo di lui , ma con la stessa tremarella , mentre gli altri si perderono in chiacchiere , facendo lo zoppo od il monco , entrò in qualche vagone , gabbando le guardie e anticipando il momento di scappar di mano a quei Prussiani che l ' esaltata immaginazione facea vedere a pochi passi . La locomotiva dà un fischio , ed il triste convoglio dei feriti si dilegua ai nostri occhi . La stazione resta un po ' più libera ! .. Si attacca la carrozza del Generale ; è un vagone di prima , a cui fa seguito uno di seconda per lo stato maggiore : è preceduto da due carri per i bagagli . Entrano il colonnello Bossi e il Capitano Galeazzi . - Guide - Dice quest ' ultimo - Che nessuno monti in questo convoglio .. ad eccezione di voi ... - E dove andremo ? - Su .. tra i bagagli . Prendiamo d ' assalto i due carri , dove ci accomodiamo alla meglio . Dopo pochi minuti subito una questione in capo del carro .. - Giù ... sacramento ! Che c ' è ? - Siamo Italiani come voi , Dio .... . - C ' è l ' ordine di non far salire che Guide . - E noi siamo della legione Tanara .. della legione di ferro .. - O di ferro o di rame noi rispettiamo gli ordini . - E noi siamo qui ... - Giù ... giù . E qui qualche colpo di mano e qualche pedata : quindi gran discussione di ufficiali , a cui finiamo col prender parte noi tutti . - Dagli ragione - Mi dice un Livornese - Non vedi che fiasca di vino hanno a tracolla ... per strada fa comodo . Si urla , si strepita .. molti scendono , poi risalgono e i due non van via ... - Il Generale - Grida una voce . Tutto tace e nessuno più pensa al meschino incidente . All ' udire che ci è Garibaldi , mi si prende uno stringimento di cuore , e mi spenzolo dal carro onde meglio vederlo . Povero eroe ! .. Come ti han ricompensato i falsi repubblicani di Francia , ma tu sai deludere le inique lor mire , ma tu sai sventare i loro infami tranelli ! Garibaldi era serio , ma , come sempre , sereno , ma come sempre spirante dal volto una bontà che è impossibile descrivere : lo accompagnava il generale Bordone , che non partì con noi : a poca distanza da lui venivano il maggior Fontana e il tenente Grossi . Tutti quelli , che erano sotto la stazione si levarono il cappello : il Generale , appoggiandosi su un bastoncello , stiè un pò fermo e girò uno sguardo malinconico all ' intorno . Parlò a lungo con un signore , tutto vestito di nero , con barba , ( credo il sindaco od il prefetto ) poi si mosse per montar nel vagone . Un vecchio venerando gl ' impedisce l ' andare per serrargli la mano . Il Generale lo guarda , poi ricambia affettuosamente la stretta . Non so perché , ma ho voglia di piangere . Tutti ci sentiamo commossi : un guardatreno grida : Vive Galibardi ... nessuno risponde : in quell ' istante ogni evviva era superfluo : la vera grandezza disdegna le facili manifestazioni del volgo . Il Generale è in carrozza : la locomitiva fischia : siamo in movimento . Do un ' ultima occhiata a Digione , appena mosso , nè mi sento capace di staccar più gli occhi da lei . Quanti ricordi , quanta parte di cuore noi non lasciamo là entro ! Come mi tornarono in mente in quel brutto istante tutti gli sforzi che avevamo fatto per giungere in Francia , come mi apparvero caramente dilette le peripezie che ci avevano conturbato , come desideravo che il tempo avesse potenza di tornare indietro tre mesi per provare di nuovo le belle emozioni che tanto mi apparvero gradite in allora ! Oh ! come mi sembrarono giusti i versi del gentile poeta : « Les chants , que on les entend le soir dans la campagne « Plus ils vont s ' eloignant , plus leur charme nous gagne .... « Ainsi de souvenirs qui bercent nôtre coeur ! Erano dolci memorie quelle che cullavano il mio spirito affralito , e nella dolce serenità del ricordo lontano io giungevo a raccapezzare un po ' di quella poesia che purtroppo erasi estinta ! Garibaldi , non è inutile il ripeterlo , si mostrò abilissimo generale nella precipitosa nostra ritirata : niente restò in mano a un nemico che ci capitò addosso , quando meno lo si aspettava : il primo febbraio la Côte d ' Or era sgombra assolutamente dall ' armata dei Vosgi . CAPITOLO XXIII . Batteva mezzanotte e noi ci fermavamo a Chagny : non una persona era nella stazione : Garibaldi e il suo seguito si ritirarono nella stanza di aspetto dei viaggiatori di seconda classe . Una guardia mi battè sulle spalle e accennandomi il Generale che entrava in quella stanza , sorreggendosi al braccio del capitano Galeazzi , con voce commossa mi disse : Cinque uomini , come quello , e la Francia era salva ! Per tutta risposta io gli strinsi calorosamente la mano . Il breve viaggio che avevamo dovuto fare in ferrovia era stato più che sufficiente per aggrappirmi tutte le membra , poiché quel diabolico freddo che ci aveva perseguitato , durante tutta la campagna , non aveva la minima volontà di cessare ; ci buttammo per questa potentissima ragione nel caffè dove fortunatamente vi era una stufa , e cercammo di riscaldarci alla meglio . - E non potremo andare in città ? - Azzardò qualcuno di domandare al Ricci . - Noi dobbiamo stare a guardia del Generale . - E sia - Rispondemmo in coro , ordinando una , o più bottiglie di vino . Poco dopo vedemmo Garibaldi che ascendeva la piccola scala , che è in fondo al caffè della stazione di Chagny : l ' uomo eroico ci volse uno sguardo , uno di quelli sguardi mestamente soavi , nei quali è compreso un poema : noi tutti lo capimmo alla prima e istintivamente ci levammo il cappello : era impossibile non venerare l ' eroe che per un ' idea aveva affrontato nella vecchiezza disagii , fatiche inesprimibili , era impossibile non venerare l ' uomo che così infamemente ricompensato , collo sconforto nell ' anima , aveva un ' occhiata di conforto per noi : quella semplice occhiata ci rendeva più grandi , più generosi . Ah ! .. non mi scappi fuori una scuola novellina a sostenere che i popoli si debbano solamente muovere per gl ' interessi materiali : oh ... non mi si dica che il correre dietro ai sogni e alle generose utopie addimostra un ' ingenuità d ' animo quasi primitiva ! .. Io li capisco sogni siffatti , io li capisco tanto , che ne sono entusiasta . Oh , mi si lasci morire per una di queste generose utopie , mi si facciano provare tutte le asprezze della vita disagiata del campo , tutte le emozioni di colui che dice un addio per il vagheggiato ideale alle dolcezze della vita ; in oggi che si fa guerra ad oltranza alla poesia , oh , si lasci questo piccolo scampo a chi vuole appartarsi da questa società di calunniati e di calunniatori , di strozzini e di morti di fame , oh ! ci si permetta di utilizzare delle vite , forse disutili , per le nostre aspirazioni , che si potranno mettere in ridicolo , ma sulla cui santità nessuno onesto potrà nutrire sospetto veruno ! Erano passati pochi minuti , allorché un ufficiale ci notificò , che non ordine ma desiderio del nostro generale era quello che si andasse a riposare in città : tanto Garibaldi al contrario dei soliti generali pieni di boria ha carità , dei suoi sottoposti ! Non vi sto a dire come questo desiderio corrispondesse al nostro , pure tutti noi ad una voce dicemmo che nessuno avrebbe abbandonato quel luogo , tenendosi tutti troppo onorati di mostrare al grande uomo , quanto fosse la nostra riconoscenza e il nostro rispetto per lui . - No , no - Ci ripetè l ' ufficiale - Qui non vi è alcun pericolo : qui non vi è bisogno di guardie : Garibaldi si avrebbe molto per male , se voi non lo secondaste . E allora ? .... Via a rotta di collo in paese . CAPITOLO XXIV . Tutto era calmo : il rumore dei nostri squadroni e dei nostri sproni turbava soltanto il sepolcrale silenzio in cui erano avvolte le poche vie di Chagny : nella quiete quasi lugubre di quella serata a mille doppi sembrava più potente il rumore prodotto da noi , e ripercosso dall ' eco : s ' illuminò qualche finestra , ma per pochi minuti : il pacifico cittadino , rassicurato che non vi era nulla a temere , spengeva il lume e tornava di certo a gustare il calduccio delle coltri , quel calduccino che io cominciava a vagheggiare come un sogno irrealizzabile . Con molta fatica si perviene a trovare la Mairie : meno male che le finestre sono illuminate . I nostri capi , riflettiamo fra noi , avranno telegrafato , e gli alloggi saranno già pronti . Le nostre induzioni erano , come d ' ordinario , falsissime . - Dove è il Maire ? ... Domandiamo a un villanzone che scaldandosi le mani alla stufa andava tanto in brodo di giuggiole da non avvedersi nemmeno che noi eravamo entrati . - Son io - Ci risponde questo con certo sussiego . Cosa desiderano ? - Cosa desideriamo ? .... Ci vuoi poco a capirlo ! ... Un biglietto d ' alloggio . - Sapristi ! , .. Vi pare ora conveniente ? - Siamo arrivati ora ! ... - Ma ora dormono tutti : - Poco importa ! ... Li sveglieremo . - Ma ... guardino ! - Pretenderebbe che sì dormisse in strada ? .. - Dopo quello che si è fatto per voi ? - Aggiunse un amico in pretto Livornese - Ah ! Francesi , Francesi , se si fosse , mondo birbone , soldati del vostro schifoso imperatore o del papa ... Il Maire confuso , senza capire un ' acca all ' ultimo discorso , andò a un tavolino per stendere i famosi biglietti . Un urtone spalanca la porta , ed un ' altra mandata dei nostri si butta addosso al tavolino .... I nuovi venuti son la bellezza di diciassette , tra cui una vivandiera . - Sapristi - Ripete il sindaco con voce stizzita - C ' est impossible loger tout ce mond là ! ... Descrivere il bailamme che succede a tale esclamazione sarebbe cosa impossibile : tutti parlano a un tempo , tutti intendono snocciolare le loro brave ragioni , e quel pover ' uomo , che rappresenta l ' autorità , pare il sor Cecchino . - Ecco come ci ricompensano - Continua a vociare il Livornese . - Vogliamo giustizia - Interrompe un altro . - Io voglio soltanto un alloggio .... - Vous étes un cochon ... E giù di seguito sullo stesso tenore . Io e Bocconi arriviamo a strappare di mano il primo biglietto vergato e via di galoppo ... - Rue Saint Antoin ? - Domandiamo al primo che passa . - C ' est là bas . - Questo ci risponde e va via a passi concitati . Arriviamo alla destinazione : Numero 41 si picchia : silenzio glaciale : si ripicchia , la stessa accoglienza : allora pedate ; è poco anche questo : son morti dunque in questa casa ? Si sfoderano gli squadroni e si comincia una sinfonia infernale alla porta del mal capitato , che il municipio ci aveva destinato per ospite . - Mon Dieu - strilla una voce femminea - Il y a donc de Prussiens ? - Siamo Italiani ... il cittadino Bicornet abita qui ? - Sì cittadini ... ma è a letto ! - Si svegli ! - E cosa volete ? - Abbiamo il biglietto d ' alloggio ... - C ' est impossible ! .. Noi abbiamo di già uno zuavo ... - Solite storie ! ... Aprite o vi sfondiamo la porta ! - Nom de Dieu ! ... veniamo , veniamo . Non ho mai veduto in mia vita una fisonomia più ridicola di quella del cittadino Bicornet . Cogli occhi tuttora fra il sonno , con un berretto da notte dal quale scappavano fuori due orecchi che non avrebbero minimamente stuonato sulla testa di un coniglio , il povero diavolo , basso e traccagnotto come un fattore ti dava l ' idea di Don Bartolo , quando rimane immobile coma una statua nel finale del primo atto del Barbiere di Siviglia . - Cittadini ... fratelli ... amici ... Italiani ... sul mio onore è impossibile che vi possa albergare . - E perché ? - Guardate ... e , se siete giusti , giudicherete da voi stessi . Guardammo : in quella miserabile stamberga difatti noi non scorgemmo che un meschino lettuccio , su cui era disteso un bel giovine dalla barba bruna , probabilmente lo zuavo , il quale aveva tuttora il braccio al collo ; una vecchiarella sdraiata su di un pagliericcio alzò la testa al nostro arrivo e ci guardò con occhi stralunati . - Signori - Ci disse il giovine - Il buon soldato deve aver sempre rispetto ... Guardate se il mio ospite non vi diceva la verità ... - Non ve la rifate con noi , ma col Maire , perché c ' invia qui , quando ci siete voi . - Il Maire l ' ha presa con noi - Borbottò il buon ' uomo - Al principio della guerra ebbe il coraggio un giorno di mandarmene quindici ! - E noi che faremo ? - Domandammo in tuono di compassione a Monsieur Bicornet . - Aspettate - Disse questi dopo aver riflettuto - venite con me alla Mairie e vi fo fare un biglietto per un mio amico . - Tentiamo anche questa . - Riflttemmo noi due e col buon ' uomo rifacemmo i nostri passi . Il Maire non oppose alcun osservazione al cambiamento dell ' alloggio , e noi insieme con Bicornet , andammo in fondo al paese in una meschina casupola , alla cui porta il nostro accompagnatore bussò replicatamente . Quello che doveva albergarci era un macchinista della ferrovia ; egli ci accolse con un sorriso gentile , e , appena passati , si mise a rifarci un lettuccio che era a un lato della stanza , mentre nel fondo della medesima dispiegava tutta la sua pompa un letto nunziale , dalle cui coltre vedemmo scappar fuori una testa di donna , giovine certo , bella non sì poteva propriare , poiché il lumicino che era stato acceso al nostro arrivo non aveva la potenza di rischiarare quella stanza , quantunque la fosse stretta e corta come una carcere . Rifatto il letto , il macchinista con franchezza tutta popolana ci disse : Ora spogliatevi e dormite , che dovrete averne bisogno .... Buona sera ! Lo spogliarsi in faccia a una donna che ci vedeva per la prima volta , ci arrecava un certo fastidio : pure la necessità era troppo imperiosa , e dopo pochi minuti noi stiravamo le nostre membra intirizzite sotto le lenzuola . Il sonno si ostinava a non venire , quasichè il caso volesse proprio farci assistere a un tormento di nuovo genere , al supplizio di Tantalo riveduto e corretto per conto nostro .... Prima delle dolci parole tra i coniugi , poi uno scoccar di baci .... Noiato dalla scena che rappresentavo , feci un solennissimo starnuto ; ahi non bastò ; degli interrotti sospiri .... Diedi nel braccio al Bocconi , egli era desto come me , e finimmo con un ' omerico scoppio di risa . D ' allora in poi fu silenzio e noi attaccammo un sonno magnifico ! CAPITOLO XXV . Chagny fu per noi una vera desolazione : fortuna che ci si trattenne soltanto due giorni . Immaginatevi un paesucolo più sudicio di quelli del Napoletano : degli abitanti a cui non pareva vero di esserci prodighi di sgarbi e d ' impertinenze , e non avrete immaginato che una metà delle nostre noie . L ' intiera armata dei Vosgi si riversò , come valanga , su queste prime case del dipartimento della Saône et Loire ed all ' ora in cui noi ci alzammo da letto ci fu impossibile il rinvenire , neppure a peso d ' oro , un tozzo di pane . I soldati affaticati dalla lunghissima marcia si buttavano lungo le strade : i carriaggi si succedevano a ogni minuto : a ogni minuto vedevi un via vai di ufficiali di stato maggiore , di staffette , di batterie ; alle botteghe di fornaio , ai caffè , ai restaurants una pigia di persone concitate che bestemmiavano e facevano ai pugni tra loro ; noi eravamo affamati , ci avevano detto al quartier generale che per quel giorno saremmo rimasti in paese , e non si trovava un tozzo di pane per sfamarci .... Oh ! la dolorosa situazione .... In campagna , alla guerra , ci si adatta l ' idea del sacrificio , di un dovere da compiersi offre soddisfazioni più belle dì quelle di un bisogno naturale soddisfatto , ma sicuri di non scaricare più il fucile , testimoni di una pace disonorevolissima che veniva vigliaccamente subita da una nazione , fin ' ora rispettabile , noi ci sfogavamo con imprecazioni , e forse saremmo stati anche capaci di qualche malestro , pur di fugare la minima sofferenza . Finalmente , verso le due , mi riescì d ' agguantare in un ' osteria di sesto ordine una bella bistecca e la mangiai senza pane . La sera andai a dormire in una chiesa , poiché il biglietto d ' alloggio era per un giorno soltanto . Verso le due erano arrivati i nostri compagni delle Guide che avevano cavallo . Il giorno dipoi partenza di tutte le truppe : Garibaldi accompagnato dal suo stato maggiore partì per Chalons sur - Saone : noi avemmo l ' ordine di rimanere . Nella giornata liti immense con i Francesi . Ghino dà dei pugni al caporale Aribaud , questi scappa e vuol protestare : subissato dai nostri discorsi tace . Il tenente Raffoni insolentisce un capitano delle guardie mobili ed uno dei carabinieri ; lo traducono alla corte marziale : salta fuori un nuvolo di testimoni ed è assoluto . Noi siamo chiamati di guardia al quartier generale ; alcuni , essendo restati soli in paese , cominciano a mormorare ed a dire che i Prussiani sono a quattro passi e che ci faranno viaggiar gratis fino a Berlino ; improvvisiamo una cenetta in corpo di guardia rallegrata da Ricci e Fabbri che pretendono parlare francese e che attaccano briga con un Ussero di piantone , che si permette di sedere con noi dopo essersi permesso di russare come un violoncello antecedentemente . L ' ordinanza di Bordone ci porta una forma di cacio , e noi , andando nella stanza di ordini , rubiamo due bottiglie di vino generoso , riservato per gli ufficiali di stato maggiore . Gismondi , un Genovese rovinato nella faccia da una palla a Monterotondo , si aggiunge a noi e porta due altre bottiglie di vino ... quindi baldoria generale . Nel più bello del chiasso , si schiude la porta con impeto e vediamo ritto , stecchito davanti a noi , truce come lo spettro di Banco il generale Bordone . Stupore generale , e relativi moccoli a fior di labbra . Il generale ci da una sbirciata e invece di farci un rimprovero , si rivolge al nostro tenente e gli dice : Mandi un sergente e quattro uomini a rimetter l ' ordine in casa di questo povero vecchio , dove sono entrati tre Franchi Tiratori , pretendendo farci di tutto un po ' . Mecheri , sergente , e tre o quattro di noi ci moviamo col vecchio che era rimasto a caso nell ' ombra : eccoci ridotti anche carabinieri ! Non nego , che un tale incarico mi andava poco a sangue : io non ho mai nutrito una decisa simpatia per gli agenti della legge , che d ' altronde sono riveriti come angeli custodi da tanti che meriterebbero di andare in prigione assai più di quelli che ci vanno : eppoi ... il vecchio che ci accompagnava , mi aveva una fisonomia proibita : qualche cosa di prete smesso o di mezzano amoroso . Arriviamo alla casa : per le scale non ci è lume e nessuno ha fiammiferi .... si comincia benino ! ... - Mi piglino per una falda e salgano . - Ci dice il vecchio . Ci si attacca tutti alla falda .... maledizione ! ... la scala è a chiocciola e la falda a una voltata resta in mano a uno dei nostri . - Mon Dieu ! - Grida la povera vittima di quelle tenebre . - La ci tenga un lume ! - si contenta di aggiungere con filosofia l ' autore dell ' eccidio . La moglie del vecchio , avvisata forse dal chiasso improvviso , ci comparisce davanti con una lucernina . Quantunque la nuova venuta fosse in perfetto deshabillè non ci faceva peccare di gola . Credo che donna più brutta non sia stata mai messa al mondo per dar di bugiardi a coloro che asseriscono esser la donna l ' ideale della creazione . Tra moglie e marito avevano tutti i requisiti per farsi odiar cordialmente . - Aiuto ... carità ... protezione - Urlava la megera . Entrammo colle mani sull ' elsa dei nostri squadroni : credevamo di trovare tre indemoniati : quale non fu la nostra meraviglia ? Ci vennero incontro tre buoni figliuoli , che cominciarono col chiederci scusa di averci disturbati , narrandoci per filo e per segno tutti i particolari del disgustoso incidente . Provvisti di biglietto d ' alloggio , essi si erano presentati al padrone di quella bicocca ed egli aveva negato con mal garbo di ricettarli ; gli avevano detto che erano stanchi , che avrebbero anche pagato , ed egli duro come un Tedesco . Allora loro , esasperati , erano entrati per forza in camera ed avevano approfittato del divano ove si erano addormentati . Il vecchio era uno sfegatato Napoleonista , e giurava che a ' tempi della tirannide non si offendeva la pudicizia di una signora , svestendosi innanzi a lei . A tale protesta nessuno potè trattenere le risa : persuademmo i giovani a venir via , si diè due prese d ' imbecille al tarpano , e tutti insieme si andò in una vicina casetta , dove bevemmo di nuovo . Tra un bicchiere e l ' altro , sapemmo che i Prussiani avevano fatto fuoco sull ' ultimo convoglio di Garibaldini che era partito da Digione , convoglio nel quale tra gli altri si trovava il Piccini : nessuno fu offeso ad eccezione del Macchinista che restò morto sul colpo . Il giorno dopo , noi partivamo da Chagny , diretti a Chalons sur - Saone , dove si trasferì il quartier generale . L ' annunzio della partenza fu salutato da tutti , con gioia inesprimibile . Se io avessi un nemico accanito , lo manderei a domicilio coatto a Chagny , certo che dopo poche ore implorerebbe la pena di morte . CAPITOLO XXVI . Prima di terminare il racconto è necessario che io parli della seconda brigata , comandata dal Lobbia , di questa brigata che , quantunque lontana dalle altre e perciò non abbastanza rammentata nelle molte memorie che si son pubblicate sulla campagna di Francia , non si è meno coperta di gloria , nè ha meno faticato delle altre . I dati della relazione che io farò ai miei lettori , mi furono forniti a Chalons da un distintissimo ufficiale di stato maggiore che era al seguito del colonnello Lobbia , e il pubblico avanti di parlare del nostro soggiorno in quella città , poiché avendo fin ' ora discorso di guerra e dovendo d ' ora in là discorrere di pace , qui mi sembrano nel posto più adatto . Sul finire del dicembre , erano in Soulieu il colonnello di cavalleria Bossi , il maggiore Farlatti con uno squadrone di Guide e una piccola compagnia di pionieri comandati da Kauffman : questa spedizione aveva per scopo di danneggiare le comunicazioni dei Prussiani , appunto sulle famose linee che dovevano servire all ' esercito di Manteuffel per venire a combattere le truppe di Bourbaki . Oltre ad altri ingegni di guerra , il capitano Kauffman avea con se due furgoni pieni di materia incendiaria e di dinamite , che dovevano servire a una importantissima operazione della quale si faceva un gran segreto ; e che consisteva noi far saltare un tunnel della ferrovia di Strasburgo . Pare che tra Kauffman e Bossi non s ' intendessero molto e le operazioni non procedendo , come avrebbero dovuto , Garibaldi richiamò quest ' ultimo al quartier generale e diede un tale incarico al colonnello di stato maggiore Lobbia , nominandolo brigadiere e destinandolo al comando della seconda brigata . Questa era costituita nel modo seguente : Stato Maggiore Uff . 7 Uom . 14 Genio » 3 » 20 Guide » 9 » 150 Francs tireurs de la Bigorde » 3 » 35 Égalitè » 12 » 175 Chasseurs d ' Orient » 16 » 270 Marin » 4 » 55 Atlas » 4 » 60 Guerillas Marseilles » 18 » 280 – – – Uff . 75 Uom . 1059 Lobbia partì da Autun , conducendo con se per ufficiali di stato maggiore il capitano Pozzi ed i tenenti Scipione , Primerano e Bonomi : partì secoloro il signor Visitelli , corrispondente del Dayl Neuw . Il capo squadrone Castellazzo partiva per Chatau Chinon , Clamecy e Vermenton , incaricato di tenere relazione tra la brigata Ricciotti e Lobbia e sorvegliarne le operazioni , servendosi dei telegrafi e di tutti gli altri mezzi che le sottoprefetture e i sindaci dovevano mettere a di lui disposizione . Da Autun la seconda brigata si portò a Soulieu per Lucenay , quindi a Precy e a Vitteau . La marcia è lunga e fu resa più disagevole dall ' immensa quantità d ' impedimenti che venivano dietro ai soldati e che occupavano a dir poco tre chilometri di spazio : carri con gli equipaggi dei soldati , barrocci , trabiccoli dei vivandieri ... donne ... insomma una vera marcia di barbari ! Le compagnie dei Francs tìreurs erano scarse : ve ne erano persino di dieci uomini , ma anche queste avevano tre o quattro ufficiali ... già , se durava un altro pochino la campagna di Francia avremmo finito coll ' avere diecimila generali e nemmeno una tromba ! ... Mentre Lobbia marciava verso Vitteau , Ricciotti aveva che fare coi Prussiani di Montbard . Questo paese era difeso da 4000 uomini e 6 pezzi di cannone . L ' ardimentoso figlio di Garibaldi tentò l ' assalto , il giorno 6 di gennaio . Sul più bello dell ' impresa egli però si vide accerchiato dai Prussiani che in forza di 2000 uomini avevano intanto marciato sopra a Semour . Ricciotti tenne fermo fino alla sera , e ritiratosi a Montfort per sentieri appena tracciati , potè sul mattino eludere la vigilanza dei nemici che lo volean prigioniero e si ritirò sano e salvo presso Les Lommes . La seconda brigata , a cui Castellazzo aveva comunicato l ' ordine del Generale di fare un movimento in avanti per distrigare Ricciotti , potè continuare la sua via e di concerto colla quarta brigata che pur si ritirava per la medesima strada verso Digione , potè manovrare così bene da schiudersi l ' adito in mezzo alle colonne nemiche che già si avanzavano numerose per le vie di Chatillon , Aignay le Duc e Precy ; era una marcia difficilissima , di fianco , che avrebbe potuto compromettere la sicurezza di quella brigata , se questa non avesse avuto la precauzione molto giusta di proteggersi sul suo lato sinistro per mezzo della cavalleria dì Farlatti che eseguì egregiamente questo difficilissimo compito . Al villaggio di Marai - sur - Tille la brigata Ricciotti si divise da quella di Lobbia , essendo stata la prima richiamata a Digione e dovendo proseguire la seconda per il compito a lei designato . Qui raggiunse la colonna il capo squadrone Castellazzo . Egli veniva da Grancey le Chateau , dove poco corse che rimanesse prigioniero colla somma di 90,000 lire . Lobbia lo aveva infatti mandato a prender denari a Digione , e aveva fissato di attenderlo a Grancey . Castellazzo attendeva da parecchio tempo e nessuno arrivava : i Prussiani avendo saputo dalle chiacchiere dei borghigiani qualche cosa , mandano venticinque usseri nel paese ; e , mentre il nostro amico aveva fatto attaccar la carrozza , i cinque uomini dell ' avanguardia nemica annunciano al capoposto che non vi erano Garibaldini . Senza por tempo in mezzo , senza aspettare che gli usseri si ricredessero dal loro sbaglio , Castellazzo salta in carrozza , e prendendo un altra via gli riesce di raggiungere il corpo . Erano novantamila lire che egli salvava dagli artigli dei soldati di re Guglielmo : certo che se questi l ' avessero potuto immaginare , per un uomo solo erano capaci di assediare il paese . La seconda brigata da Maray - sur Tille si recò a Selongey diretta per Langres . Siccome però numerosi si avanzavano i nemici dalla parte di Grancey , minacciando di tagliare la strada di Prauthoy , Lobbia con ottimo intendimento fe ' fare alla sua truppa il giro di Fontaine Francaise e di Champly recandosi a Chalindrey ed a Langres , dove arrivò il 15 di gennaio , sempre attorniato dai Prussiani , con una felicità veramente meravigliosa . A Langres , dietro ordini del Generale , furono lasciati tutti i bagagli , compresi i due furgoni di dinamite e il capitano Kaupffeman . La brigata si pose a campo pei boschi di Bouchemin , di Marat e di Faverolle , minacciando le comunicazioni prussiane di Chaumont , Arc en Barroi , e Auberive sulle quali passavano le truppe dirette a Digione . L ' incertezza del generale francese Meyer , il quale negò ogni appoggio , diede meno importanza di quello che si meritava , al movimento : avendo perciò il brigadiere dovuto rinunciare all ' idea di attaccare Chaumont , occupato da 6000 uomini , troppi al certo pel di lui piccolo effettivo , portavasi il 22 a Perrogney e Pierre Fontaine e , di lì passando per Auberive , muoveva alla testa della cavalleria sopra il villaggio di Germain per sorprendervi quel posto . Tra i due paesi sono tre chilometri di scesa e tutto il terreno era una crosta di ghiaccio : ad onta di questo la distanza fu percorsa in una carica sola a carriera sfrenata : guai , se un cavallo fosse caduto ! ... Non poteva fare a meno di succedere un monte generale , una vera cuffia , come si direbbe in termine basso . Il nemico che stava poco sulle intese , parve che non avesse nemmeno tempo di montare a cavallo : gli Usseri Rossi si erano ammucchiati nella scuderia ; i meno , incerti se avessero a difendersi o a darsi prigionieri , i più , cercando nascondersi in tutti i buchi e perfino nel fieno . Furono presi 12 uomini e 15 cavalli : gli uomini erano superbi : alti , benissimo vestiti e riccamente equipaggiati : quasi tutti del Posen ; le loro pipe , pagate ben inteso a pronti contanti , furono i trofei più ricercati della vittoria . Dopo questo brillante episodio , Lobbia tornò a Auberive , da cui si mosse dirigendosi verso Vaillant : a poca distanza da questo villaggio giunse la notizia che il sindaco del medesimo veniva trascinato a Prauthoy da una trentina di ulani : nuova carica sul ghiaccio : gli ulani lasciano la preda e via a carriera verso Esnoms , e siccome chi corre corre e chi fugge vola , quando i nostri arrivarono a quel paese , i nemici erano già a Prauthoy . Gli oggetti requisiti ed il sindaco rimasero a noi , e quest ' ultimo offrì in Vaillant un pranzo Lucullesco agli ufficiali di stato maggiore . La notte fa passata a Pierre Fontaine ; il 25 , avvisato che una sessantina di Prussiani che facevano scorta a un centinaio di prigionieri francesi , dirigevansi da Prauthoy sopra Auberive , il colonnello Lobbia con cinque ufficiali del suo stato maggiore e con una compagnia di Francs Tireurs faceva un ' imboscata nella foresta di Mont ' Avoir per sorprendere il convoglio : verso sera però gli esploratori avvertirono che i nemici avevan presa altra strada , quella di Grancey . Avanti di continuare , sento il dovere di esporre un fatto che torna a grandissimo onore del Lobbia . Allorchè nel giorno precedente imbandite le mense , altro non si aspettava all ' infuori che il colonnello si assidesse nel posto d ' onore , egli domandò se era stato pensato ai prigionieri , ed avendo ottenuta una risposta negativa , energicamente protestò , minacciando di non prender parte alla mensa , qualora non si trattassero con umanità quelle povere vittime della fortuna guerresca ; nè qui si arrestò l ' uomo generoso : a sua iniziativa fu fatta una colletta tra gli ufficiali , colletta che fruttò un sette franchi a testa pei prigionieri : e questi , vedendosi fatti segno di tal gentilezza , sentendosi sempre palpitare il cuore anche sotto la tunica di gregario , piansero , piansero come fanciulli e gridarono : Viva Garibaldi , Viva l ' Italia . Povera gente ! ... Lontana da suoi , in un paese che del bene non gliene voleva dicerto , paurosa di tutto , al balsamo della consolazione sentiva stemprarsi quel gelo , che le si era voluto addensare sull ' anima dagli stupidi ed infami regolamenti che vorrebbero fare degli uomini la macchina più iniqua , che torturi la povera umanità ! La notte Lobbia , Castellazzo , Pozzi e due ufficiali di stato maggiore s ' incamminarono verso Vaillant : gli altri li seguitavano a un chilometro di distanza : giunti a due chilometri da Vaillant , quattro ombre , silenziose come quell ' oscurità , si avanzano ... si dà loro l ' alto : Castellazzo si avanza arditamente , e domanda chi sono . Essi esitano a rispondere . Pozzi grida : sono Prussiani , abbassate le armi .... ed i quattro ubbidiscono senza far motto . Si disarmano e poi vengono consegnati ad una compagnia che si avanza a passo di corsa . Passata quella notte a Vaillant , l ' indomani la brigata si portò di nuovo a Pierre Fontaine e di qui passò ad Augeres , dove la sera del 27 arrivarono due compagnie di linea con parecchi ufficiali , inviati dal generale Meyer onde coadiuvare i garibaldini nell ' attacco di Prauthoy : il rinforzo era comandato dal capitano Mas , vecchio soldato d ' Affrica . Fu tenuto consiglio di guerra nella stanza da letto del sindaco : vi assistevano Lobbia , Castellazzo , Pozzi e altri due di stato maggiore . Il Mas era un po ' in bernecche , e invasato dai sacri furori che il Dio Bacco suole prodigare ai suoi fedeli seguaci , si riprometteva con le sue due compagnie di mangiare in un colpo tutti i Prussiani ; domandava soltanto un po ' di tempo per far prendere il caffè ai soldati . Castellazzo osservò che era assai meglio che lo prendessero dopo aver mangiato i Prussiani , per aiutare la digestione .. Mas , con serietà imperturbabile , chiese allora che i suoi dipendenti fossero messi al posto d ' onore ( all ' avanguardia ) . Lobbia accettò e commosso da tanto eroismo , fè la consueta grimace , Castellazzo citò i versi del Miles gloriosus di Plauto : .... .. virum Fortem , atque fortunatum et forma regia , tum bellator Mars Haud ausit dicere : neque aequiparare suas virtutes ad tuas . Il vecchio soldato non sapendo che si rispondere a quel complimento in lingua a lui incognita ; scambiando forse Mars per Mas fa ' una gran riverenza e si avvolse in dignitoso silenzio . Alle 11 di sera tutti erano a cavallo : per sentieri tutti incrostati di ghiaccio la brigata arrivò a Lucenay . Mentre sul viso dei coraggiosi si leggeva chiaramente l ' ansia , il desio prepotente di misurarsi coll ' inimico , i soldati di linea perdevano un tempo prezioso a prendere il caffè e a fare il chilo . Dopo mille e mille sollecitazioni a partire , alla fine si avviarono : si avviarono , ma con tale un passo da tartarughe , che invece di arrivare , come era stato previsto , a Prauthoy alle quattro di notte , ebbero il fresco cuore d ' arrivarci alle sei del mattino . Aveva preso stanza in questo villaggio il 2° battaglione del 61 reggimento Guglielmo di Pomerania : battaglione che apparteneva giusto appunto , come rammenteranno i lettori , a quel reggimento che tanto era stato battuto il giorno 23 alla masseria di Poully e la di cui bandiera era già in nostra mano : 800 fanti , 50 cavalli e varii cariaggi : tale era l ' effettivo di cui disponeva il nemico . Le compagnie di linea francese aveano avuto l ' ordine di penetrare nel villaggio , senza trar colpo ; esse invece si fermarono a trecento passi dal medesimo e per avvisare il nemico si misero a sparare alle passere . Convenne allora far di necessità virtù : si spiegarono le colonne e ci si accinse a dare l ' assalto . I Prussiani avevano occupate le case , il cimitero , la chiesa e di là facevano un fuoco d ' inferno . Gli Chasseurs de Lyon e le guide ( per la maggior parte italiane ) si portarono eroicamente : qualche altra compagnia fe ' il proprio dovere , qualcuna , purtroppo , scappò , sparando all ' aria , o , quel che è peggio , addosso agli ufficiali di stato maggiore che cercavano arrestarle nella corsa disordinata . Ad onta però di tal confusione la costanza dei pochi prevalse e dopo quattro ore circa di fuoco , i Prussiani , perduto il loro comandante e dopo aver lasciato sul campo un centinaio tra morti e feriti si salvarono con dirottissima fuga pei campi . La giornata era vinta . Noi avemmo 49 morti e 62 feriti : gli avversarii oltre i morti e i feriti , lasciarono nelle nostre mani 14 cavalli , 73 prigionieri , 14 cariaggi d ' avena e di pane , una ingente quantità d ' oggetti rubati tra cui orologi , bauli e argenteria , 200 fucili , la contabilità , la cassa con 1,500 talleri , un furgone da munizioni e diversi carri d ' ambulanza . Tutto insieme fu uno dei fatti più brillanti della campagna di Francia e se monsieur Mas , il miles gloriosus , avesse secondato a dovere il resto della brigata , sarebbe rimasta prigioniera l ' intera colonna Prussiana . Inutile il dire che Castellazzo in quel giorno si condusse da eroe : chiunque l ' ha veduto in altre campagne , può e deve giustamente argomentarlo : Pozzi e Farlatti riscossero l ' ammirazione di tutti , e non ultimo certo tra i valorosi si addimostrò il signor Visitelli , il corrispondente del Dayly News . Per quel giorno e per la notte vegnente si trattennero gli stanchi soldati in Prauthoy ; il domani si portarono a Langres , onde accompagnare i prigionieri , riportare la preda e apprestarsi a nuove avventure . Il 31 Lobbia si spinse e Neully l ' Eveque a 12 chilometri da Langres : il nemico si era raccolto in forze a Montigny le Roi e la 2a nostra brigata si preparava per andargli a fare una delle solite visite , quando arrivarono anche lassù le prime notizie dell ' armistizio . Il generale Meyer , protestando di eseguire scrupolosamente i decreti del suo governo , non permise alcun movimento e così la brigata Lobbia restò isolata dal rimanente dell ' armata dei Vosgi , nè si seppe più alcuna notizia di lei , fino a che il Castellazzo , travestitosi da contadino , dando prova di un favoloso coraggio , traversò imperterritamente le linee prussiane , e portandosi a Autun , venne di là a Chalons - sur Saône , latore di notizie e dispacci . Terminato che fu l ' armistizio e conclusa la pace , la brigata Lobbia con lascia passare Prussiano passò in mezzo alle schiere nemiche che le resero gli onori militari : da Langres venne a Chalons , dove furono tolti persino i mantelli alle Guide , che così bene avevano adempiuto il loro incarico , che tanto si erano coperte di gloria per difendere quella Repubblica Francese che ora in tal modo le ricompensava . CAPITOLO XXVII . Torniamo a noi : i giorni delle belle emozioni erano cessati : prolungare dettagliatamente questa mia storia , sarebbe un voler portare il cane per l ' aia , e terminerei rendendomi assai più noioso di quello che son riuscito fin qui .... ed è tutto dire ! .. Pure , qualche episodio della nostra guarnigione , qualche sbozzo alla peggio di certe scene , che , se non altro , possono illuminare qualcuno sullo spirito che dominava allora in Francia , non sembreranno superflui ai lettori e serviranno , quasi di cornice al quadro che male o bene ho tentato di tratteggiare sin qui : stacco perciò dal mio libriccino di appunti le pagine meno seccanti e ben volentieri le offro a quei Cirenei , che hanno subito il peso della mia croce per tanto tempo , dando prova in tal modo di più che cristiana pazienza . Chalons ha da essere un soggiorno incantevole ; ha strade e piazze pulite , eleganti e con sfarzosi negozii : il suo quai sur la Saône rammenta i nostri lungarni : il fiume è però più bello e più tranquillo dell ' Arno : sul far della sera quando arriva Parisièn , il piccolo piroscafo che viene da Lione , disegnando una striscia di fumo sulle limpide plaghe del cielo sereno , si gode una incantevole poesia e troviamo artisticamente superbi i visi sin ' allora simpatici semplicemente delle cittadine : Il desiderio di rivedere l ' Italia si fa più vivo ... a che ci tengono qua , se non ci è più da menare le mani ? Vien dato a me e a Gismondi un biglietto d ' alloggio per un palazzo in Rue aux Fievres : il nome non è di buon ' augurio : Troviamo un prete , un vecchio signore ed una ragazza nè bella , nè brutta : fanno mille difficoltà : Gismondi va in bestia , e piglia quest ' occasione per dire : maledetta la Francia ! ... - Parlate Italiano ? - ci dice subito la ragazza : l ' amico rimane di sasso : e allora sappiamo che la ragazza ha studiato la nostra lingua tre anni ; cosa che non impedisce di scambiarla , quando pronunzia , per un ' Abissina . Dopo mille daddoli , ci accomodano nella camera delle cameriere . Meno male . Oltre il quartier generale ha stanza in Chalons l ' eroica brigata Ricciotti : ritroviamo lo Strocchi , l ' Orlandi e altri amici . Si passano le giornate aux Vendange de Bourgogne , dove una ragazza robusta e impertinentemente carina serve da pranzo , e mesce gli asenzii e i cognak . Mademoiselle Marie , après la guerre je vous epouse si sente ripetere ad ogni minuto e con tutto questo ci si noia , come a un pezzo di musica dell ' Avvenire . Meno male , che a giorni sono l ' elezioni ; l ' agitazione politica ci stordirà , eppoi chi può predire di cosa sieno gravide l ' urne . Questa è carina ! Viene da me il solito tromba Romagnolo : mi chiama in disparte eppoi mi dice con importanza . : - Chat in Francese non vuoi dire altro che gatto ? - Di certo . - E pigeon piccione ? - È innegabile ! - Dovevo immaginarlo ! ... Esclamava allora in tuono tragico , battendosi il capo . - Che ti è successo ? ! - Proruppi io stimolato dalla curiosità - Versa in seno dell ' amicizia quello che ti grava nel cuore . - Se tu sapessi .... io faceva la caccia a una bella bambina : ed ero , cioè credevo di esser corrisposto ... stamani vo in casa , l ' abbraccio , lei non si muove , ma nel più bello , nel calore dei discorsi , mi ha cominciato a dire : Mon chat , mon pigeon dunque vuole in tutti i modi battezzarmi per una bestia .. io era indeciso , ma ora ... - Son le gentilezze che usano le innamorate di qua .. - Forse perché riconoscono quelli che ronzan loro dintorno , ma io non sono del mazzo e protesto . Un proclama di Gambetta , affisso alle cantonate , invita i cittadini ad accorrere unanimi alle urne , chiama sosta la sospensione dell ' arme , non risparmiando certe spavalderie che non dovrebbero essere più di moda . Interrogo difatti varie persone e tutte mi rispondono , facendo voti per la pace , e arrivando perfino a confessare che preferiscono la caduta della repubblica a nuove guerre e a nuovi disastri . Ah ! ... Francia , Francia come sei caduta nel basso : perché non ritrovasti in tanto sterminio l ' eroismo di Missolungi ? ... Io non ti posso stimare . Il sottoprefetto di Chalons è una pasta di zucchero : Corso , è contrarissimo a Napoleone : sottoprefetto è un sansculot di prima forza ! Oggi ero di guardia : si è trattenuto un poco con me sul terrazzo : mi ha parlato della Francia colle lacrime agli occhi ed ha finito con accenti di disperazione . Sul far della notte ha mandato una damigiana di vino e del salame ai soldati . Garibaldi si è ritirato a un chilometro dalla città : noi non sappiamo che pesci si prendere : cominciano i bullettini dell ' elezioni : si ritiene che uscirà eletto Garibaldi . Tornano Miquelf ; Materassi e le altre Guide , che si credevano già putrefatte , o per lo meno nelle mani nemiche . Materassi ci racconta che hanno fatto saltare due ponti , che hanno visitato un visibilio di paesi , ricevuti sempre bene , ma sempre costretti ad udire discorsi in favor della pace . Non ci è caso : la Francia è sfiduciata , la Francia è come colui che , finita ogni risorsa , preferisce portar la livrea di coloro che l ' hanno spogliato e non sa trovare il coraggio di uccidersi . La corruzione di Chalons non la cede per nulla a quella di Digione . Il quai è un continuo viavai di donnette che ti lanciano occhiate assassine . Non vi è soldato che non abbia un ' amante . O mariti Italiani che nel 1859 coronaste d ' alloro i vincitori di Magenta e ne aveste in ricambio altre corone , gioite : i vostri compatriotti sanno ben vendicarvi ! Il maggiore di piazza è un militarista accanito : mi ha fermato nella grande rue perché non l ' ho salutato . Ha minacciato di far sciogliere le guide , perché vanno di trotto al passeggio e perché non vanno alla piazza a prender l ' ordine del giorno . Sì .... i nostri soldati non sono venuti per questi servizii vigliacchi - urla Ghino allorché riferisco la commissione - ci pare ora di tornare in Italia ! .. E nessuno va al comando di piazza . Giorno dell ' elezioni : le sale ove sono le urne riboccano di gente : vedo due liste di candidati : in una figura Garibaldi nell ' altra Mac Mahon : non riescono nè l ' uno nè l ' altro nel dipartimento di Saône et Loire . Garibaldi è eletto però in cinque dipartimenti ed ottiene in tutti gli altri splendidissime votazioni . La sera delle elezioni più animazione e più chiasso nelle trattorie e nei caffè . Chi la vuol lessa chi arrosto : tutti però si aspettano una Camera molto meno peggiore di quella che resulta realmente . I coscritti della nuova classe , preceduti da un tamburone attraversano la città , gridando : Viva Garibaldi , Viva la guerra , Viva la Francia . A che tanto entusiasmo ? .. Son tutti giovani di 18 e 19 anni , perché non hanno preso il fucile , quando la patria era in pericolo ? .. Uno spilungone , vero pagliaccio , ha in testa un morione da guardia imperiale e agita una canna da capo tamburo ... Ah , Francesi , quando sarete più serii ? ! .. A che conservare quella blague schifosa che vi rendeva spregevoli anche a dì del trionfo ? Meditate sulle vostre sventure , e non fate gli eroi quando ne è passato il tempo , se non volete rassomigliare ... « Al nobile guitto « Che senza un quattrino « Ostenta il diritto « Di andare al casino Giunge il maggior Tironi a fare uomini pel suo squadrone dei Cacciatori d ' Italia che si costituisce a Reumelly : è indirizzato al nostro corpo : si consegnano a lui tutti i Francesi che figurano nei nostri quadri . Tra questi infatti ci è della robaccia in tutta l ' estensione del termine : tra gli altri il sergente di scuderia che converte la biada dei cavalli in bottiglie d ' eccellente Borgogna : i nostri cavalli sono ridotti allo stato di quello dell ' Apocalisse . Rimasti tra noi , in famiglia , si respira un po ' più liberamente . Arrivano da Marsiglia un centinaio d ' Italiani , che il maggior Pennazzi , aggregherà alla compagnia Egiziana . Arrivano a tempo .... . per ritornare con gli altri in Italia ! Giungono pure due o tre che son disertati dal Frapolli : ci raccontano come in Lione dei volgari truffatori e dei veri e proprii malandrini da strada disonorino il nome italiano in tal guisa da veder scritto a parole cubitali lungo le vie : Defendue la chémise rouge . Ricomincia un po ' di vaiolo ! ne è attaccato anche il nostro foriere : morire ora ... la sarebbe birbona ! .. Garibaldi parte per Bordeaux onde intervenire all ' assemblea : lo accompagnano Fontana , Gattorno , Vivaldi Pasqua e Galeazzi . Menotti arrivato al mattino piglia il comando dell ' armata dei Vosgi interinalmente : è con lui Bizzoni . Mi alzo più presto del solito , e vo ' dalla bella Marie a bever la goutte - Socci - Mi grida una voce di basso profondo : mi volto e veggo Galliano - Tu qui .... ora ? - Vienci prima , se ti riesce ! ... il sor Bolis mi ha tenuto fin ora in prigione : appena sono stato libero , son venuto qua con dieci uomini . - Ma ora torniamo indietro .... - Neanche per sogno io li sò i progetti del generale .... se tu sapessi ! .... - Che c ' è ? - C ' è ... ma per ora non lo dire a nessuno .... c ' è , che ora si scende in Nizza , si proclama la repubblica .... - Sogni ! - Vedrai . - E t ' han fatto nulla ? - Son capitano - Si bagneranno i galloni ? - Lasciami prender l ' entrata in campagna . - E a qual corpo ti hanno aggregato ? - A qual corpo ? ! ... A dirtela non lo so neppure io . - Tanto meglio .... Una triste notizia ; il colonnello Bossi , mentre accingevasi a partire da Chalons è assalito da un trabocco di sangue e cade tra le braccia dell ' ufficiale di stato maggiore che lo ha accompagnato alla stazione . Bossi era un vecchio soldato : franco e leale ; non troppo ben visto dai proprii dipendenti per la sua rigidezza , ma patriotta di antica tempra e di coraggio prodigioso . Veterano di tutte le campagne d ' Italia lasciava colla sua morte un voto molto sensibile nelle file della democrazia militante . Passeggio svagolato sul Quai : sento fermarmi , mi volto credendo ravvisare un amico e invece vedo un vecchio di fisonomia rispettabile , che porta all ' occhiello la fettuccia rossa della legione d ' onore . Siete Italiano ? .... Mi domanda nel nostro idioma . - Sissignore , rispondo - Volete venire a farvi il ritratto ? - Io lo sbircio bene bene , e quasi quasi suppongo che sia un pazzo . - La mia domanda è assai strana , si affretta a soggiungere - ma io sto facendo un ' Album dove intendo far collezione de ' figurini dei differenti corpi dell ' Armata dei Vosgi . - Sicché io dovrei venire ? .... - A fare da figurino delle Guide . - perché no ? ! - Borbotto : dopo tutto è bellina ! Non potendo farla da eroe sono utile almeno a far da figurino ! .... Mezz ' ora dopo in eroico atteggiamento sono in posa difaccia a Monsieur Philip che mi parla di Firenze da lui veduta , or sono trent ' anni , che mi offre un punch eccellente , e che mi fa vedere un piccolo album tascabile , sul quale en passant per la via , ha schizzato dieci o dodici caricature di Garibaldini tra cui quelle di tre miei amici , ripresi alla perfezione . Esco dal pittore e vedo davanti al quartier generale : una folla straordinaria di gente : i ragazzi si aggrappano alla cancellata del giardino : i popolani formano dei crocchi : tutti discorrono concitatamente e sgranano certi occhi da non avere invidia con quelli di un bue , nella direzione del palazzo . Che è , che non è ? Mille dubbi tenzonano nella mia mente : mi faccio largo tra la calca a forza di urtoni , tratto male le sentinelle che volevano precludermi il passo , e tocco , come si suol dire , il Cielo con un dito , quando posso sbirciare una guida , a cui immediatamente domando : Che è successo di nuovo ? - Nulla , sono arrivati due parlamentarii Prussiani .... l ' armistizio è stato protratto e vengono a fissare le linee di demarcazione . - Non chiedo altre spiegazioni e vo su nella sala d ' ordini : tutti gli ufficiali leggono pacificamente i giornali ; qualcuno si scalda al camminetto : ciò non mi produce alcun senso , gli avevo veduti usare in tal modo nelle circostanze supreme , possono fare così anche ora ! ragioniamo con alcuni altri coi due bassi ufficiali che hanno accompagnato il colonnello di stato maggiore che fa da parlamentario : con nostra maraviglia li troviamo istruitissimi : ci parlano con rispetto degli Italiani , ci dicono francamente che senza di noi sarebbero andati a Lione , ma ci dichiarano con altrettanta franchezza , che da noi non si aspettavano simile ingratitudine , da noi che eravamo andati a Venezia soltanto per dato e fatto della Prussia . Questa è proprio carina ! .... I Francesi ce ne dicono di tutte un po ' , perchè ci siamo dimenticati di Magenta e di Solferino , non accorrendo come un ' uomo solo dall ' Alpi a Lilibeo , a dar due botte ai Prussiani : i Prussiani ci gabellano addirittura per ingrati perché abbiam loro strappato uno stendardo a Digione . La morale ? .... La morale è questa : Guai a coloro che hanno bisogno di una mano per sollevarsi ; fortunati coloro che sanno fare da se : chi fa da se fa per tre , dice un proverbio e i proverbii , a detta di Salomone , sono la sapienza dei popoli . Dopo un lungo colloquio il parlamentario ritorna verso la Côte d ' Or : il popolo lo saluta con fischi . Assai brutta idea si devono aver fatta quei Tedeschi della civiltà Francese ; un popolo deve essere feroce nella lotta d ' indipendenza , ma dee mai sempre rispettare il diritto delle genti e , cessati i guai , ha da ravvisare un fratello in colui che ridotto macchina nelle mani di un re , può avergli fatto del male . Ci giungono notizie dì Bordeaux .... e che brutte notizie ! .... Le nostre previsioni non sono andate fallite . La Francia accasciata sotto la vigliaccheria , ha mandato al corpo Legislativo l ' assemblea più retrograda che immaginar si possa . Lo spirito generoso delle città è stato soffocato dall ' alito maligno della reazione provinciale . Niente di strano : tutti in Chalons a mò d ' esempio desiderano la pace , riaccetterebbero Napoleone pur di non vedere un Prussiano : il mio amico pittore tratta di buffone Gambetta , il padrone di casa maledice la repubblica perché ha i suoi campi occupati dal nemico : nessuno prenderebbe un fucile per ricacciare gli stranieri oltre Reno .... I popoli hanno il governo che si meritano : in nazioni come la Francia corrotte , son degni presidenti i Thiers , e veri rappresentanti i ruraux di Versailles . Si leggono i giornali : Garibaldi è stato ricevuto iniquamente nell ' Assemblea : gli si è vietato persino di discorrere : una voce sola ha tuonato in mezzo ai codardi in difesa dell ' eroe : è la voce generosa che si elevò da Guernesey in favore dei caduti di Mentana , è la voce che ha agitato le fibre della decrepita Europa , e che ha fatto allibire sui troni i regnanti : è la voce di Victor Hugo ; fra tanti cialtroni Garibaldi non poteva esser compreso degnamente che dall ' autore dei Miserabili . Il Generale dava le sue dimissioni . Queste notizie finiscono di rovinare il morale dei volontarii . Nessuno presta servigio , tutti vogliono tornare in Italia . Vedo aux Vendanges de Bourgogne Castellazzo : mi perdoni l ' egregio amico , ma lo avevo scambiato per un barocciaio . Ha un cappellaccio di pelo e una casacca pure di pelo . Gli parlo : egli , con quell ' abbigliamento , è riuscito a deludere la sorveglianza del nemico ed ha attraversato le file prussiane . Anche lui è sfiduciato e mi dice che in quanto al partire per noi può essere questione di giorni . Siamo chiamati in quartiere : il nostro tenente dice di averci a fare una importantissima comunicazione e fa leggere al foriere il seguente ordine del giorno : « Ai bravi dell ' Armata dei Vosgi . Io vi lascio con dolore , miei bravi , e sono costretto a tal separazione da circostanze imperiose . Ritornando ai vostri focolari raccontate alle vostre famiglie i lavori , le fatiche , i combattimenti che abbiamo sostenuti insieme per la santa causa della repubblica . Dite loro sopratutto che aveste un capo che vi amava come figli e che andava orgoglioso della vostra bravura . A rivederci in circostanze migliori . GIUSEPPE GARIBALDI Terminata questa lettura , do un ' occhiata ai compagni , vedo degli occhi lustri e non posso fare a meno di notare un silenzio molto eloquente : non vi è che dire ; i miei compagni sono tutti commossi , quanto lo sono io . Le generose parole dell ' eroe sono scese nel cuore di tutti : ci insultino pure i Giuda politici , i prezzolati campioni della Monarchia , ci chiamino vagabondi e gente che non ha nulla da perdere , le nostre fatiche non potevano esser meglio ricompensate , le nostre idee non potevano esser meglio comprese . Una sola parola di elogio sgorgata dalle labbra intemerate di Garibaldi vale di più di tutti i belati della mandra comprata ; il nostro non è feticismo , non è un moto idolatra , è la giusta estimazione che gli uomini di cuore devono mai sempre nutrire per coloro che hanno tanta benemerenza verso l ' umanità , per coloro la di cui vita è stata sempre un continuo sacrifizio , una continua abnegazione in favore delle magnanime idee . Si legge anche un ordine del giorno di Bordone ; non manca pur questo di generosità , ma quali parole possono fare effetto dopo quelle del Romito di Caprera ? Tornano da Digione alcuni nostri feriti , tra i quali Pianigiani . Non si lagnano del contegno dei Prussiani , e fanno molti elogii di quello del popolo , sempre repubblicano anche in presenza degli invasori . Ci parlano della magnificenza dei funerali del Perla . Un battaglione Prussiano ha reso gli onori militari alla salma : tutta la popolazione è corsa lungo le vie da cui è passato il funebre corteo ; la madre del prode maggiore non ha curato i lunghi disagii del viaggio ed è corsa onde essere in tempo a far meno triste l ' agonia del figliuolo ; essa lo ha accompagnato al sepolcro . Povera donna ! .. se tuo figlio è morto gloriosamente , se il di lui nome sarà eternamente celebrato tra quello dei martiri della libertà , tu non cessi di esser madre e hai diritto di piangere : le lacrime delle madri sono la rugiada benefica che fa rinvigorire le magnanime idee . Distruggiamo i tiranni e nessuna avrà da piangere su di un figlio innanzi tempo rubato all ' avvenire e alla patria . È partito per Avignone il terzo degli usseri . Erano buoni figliuoli e durante la campagna hanno fatto un servizio di ferro Li abbiamo accompagnati alla stazione : hanno voluto abbracciarci e ci hanno lasciato gridando : Viva l ' Italia , rammentatevi di noi ! ... Non temete , bravi figliuoli , noi non potremo dimenticarvi : noi vi abbiamo veduto volare intrepidamente di faccia al nemico , noi abbiamo spezzato il poco pane con voi , noi vi si siamo affezionati nelle fatiche , nei disagi che abbiamo sostenuti per la repubblica ... certe cose le non si dimenticano mai ! Un ' altra bellina ! ... L ' amico Kane si trova senza quattrini e sente tutta la necessità di fare un pranzo lucullesco . Cosa inventa ? Va da Monsieur Coq , il nostro cittadino trattore , e a faccia tosta gli annunzia di esser passato ufficiale . Monsieur Coq lo guarda con aria d ' ammirazione e gli dà il mi rallegro . Kane gli fa osservare la necessità di dare un banchetto agli amici , e , consenziente il trattore , ordina un lautissimo desinare da pagarsi appena riscossa l ' entrata in campagna . Io sono del bel numero uno degli invitati . Il giorno dopo , si hanno da vendere i cavalli di rimonta e , a farlo apposta , tra le povere vittime designate per condurli in giro e per trovar compratori è designato anche l ' apocrifo ufficiale . Non senza stiacciare dei moccoli , il disgraziato agguanta le redini di uno dei più sghangherati Bucefali e va cogli altri sotto l ' obelisco della Piazza per portarlo all ' incanto . Noi cerchiamo in tutti i modi di far prender cappello al nostro amico : ora gli si da la baia , ora si esige che metta al trotto la bestia : sul più bello delle nostre burlette , capita in mezzo a noi , come lo spettro di Banco , il povero Monsieur Coq , vede il preteso ufficiale che fa quel basso servizio , fa un urlaccio e rimane come Don Bartolo : dal canto suo Kane non sa quali pesci si prendere , e ci dà certe occhiate da commuovere i sassi , ma che ci fanno scompisciar dalle risa . Silenzio di un paio di minuti , finalmente l ' amico nostro si risolve , empie di chiacchere la testa dell ' oste e te lo ingarbuglia in modo tale da persuaderlo a comprare il cavallo e così tra sconto , tra senseria ed altri ammennicoli , chi ha avuto ha avuto e tutti rimangon contenti ! Il comando dell ' Armata dei Vosgi è passato nelle mani del vice ammiraglio Penohat . In tempo di rivoluzione niente di strano che un uomo di mare comandi un armata di terra .... eppoi , ce lo han ripetuto , egli viene per scioglierci . Laus Deo : ci leveremo alla fine da questa vita noiosa , di cui le feste improvvisate all ' Hotel du Parc , le facili conquiste delle Veneri appassite che passeggiano sui Quais , la maldicenza su tutto e su tutti , compendiano tutte le fasi . Se si restasse un altro mese , ci abbrutiremmo di più degli ubriachi d ' assenzio che riscontriamo ogni mattina , quando ci si leva dal letto . Questi ultimi non sono pochi . L ' uso dell ' assenzio è stata una delle rovine di Francia . Altri due parlamentari Prussiani ! La popolazione s ' insospettisce : la strada infaccia al quartiere generale è gremita di gente : si sussurra , si grida : bisogna rinforzare la guardia al cancello . I parlamentari partono quasi subito e la calma si ristabilisce . Alcuni dicono che il nemico concede altri otto giorni d ' armistizio , purché sia occupato anche il dipartimento di Saone e Loire ... Vedremo ! Vien l ' ordine di restituire i nostri cavalli e di portarli al deposito di rimonta a Macon . Buon segno ! .. Io sono incaricato della missione , prendo meco dieci uomini e vo per quella direzione . Appena arrivati , sentiamo tutti un gran desiderio di mangiare e di vedere una nuova città . Lasciamo nei vagoni i cavalli , senza curarci di dar loro quel pasto che tanto si anela per noi ed a corsa entriamo in Macon : si questiona col sindaco per aver il biglietto d ' alloggio ; finalmente ci vien concesso , io vado in casa di una bellissima vedova : mi metto a dormire in uno stanzino accanto alla sua camera ; però prima lei chiude l ' uscio con doppio giro di chiave ; le precauzioni non sono mai troppe ! Al mattino ci rammentiamo dei cavalli : si vanno a prendere e ci si monta a pelo per condurli al deposito . Ci riceve un vecchio capitano che ci guarda a squarciasacco , arricciandosi i lunghi mustacchi , e battendo il frustino sugli stivali . Ci ordina di metter le bestie in una vastissima scuderia . Maledizione ! Queste hanno tanta fame che si mettono a dar dentate al legno della mangiatoia . Si figurino i lettori quali occhi piantasse nei nostri il capitano ! Sbuffò come un istrice , bestemmiò un paio di sacres tonners e poi in tuono burbero ci chiese : Ma da quanto tempo non mangiavano questi cavalli ? - Fingi di non capire il francese , mi sussurra un vecchio merlo che ho accanto . Così faccio , non rispondo ad alcuna domanda , il vecchio soldato ci manda al diavolo e noi andiamo a desinare . Il nostro pasto si prolunga tanto , che non solo non possiamo veder la città , ma arriviamo a buco per la partenza del treno . Appena scesi dalla stazione di Chalons , ci colpisce la vista un insolito brulichio di persone : la vasta piazza dell ' obelisco è occupata da capannelli che si agitano , si sbracciano , discorrono ad altissima voce . Domandiamo a qualcuno che cosa è avvenuto : ci si risponde che domani i Prussiani saranno in città . Ci si stringe nelle spalle e si entra nella grande Rue : questa è tanto affollata che bisogna procedervi a forza di spinte ; per pervenire alla sottoprefettura ci è necessaria una buona mezzora . Il popolo è più abbattuto che mai : qualcuno si azzarda a proferire a bassa voce la parola tradimento . Pesco altre notizie : oggi scade l ' ultima proroga dell ' armistizio , nessuno avviso è venuto , niente di più facile che ricomincino l ' ostilità . Incontro finalmente il nostro tenente - Stia pronto a partire , mi dice - Verso Chagny ? - Nemmen per idea , noi andiamo a Macon - O i Prussiani ? - Ci crede anche lei ? ... Va via il quartiere generale , ecco tutto ; in settimana ci danno il congedo , fra quindici giorni siamo in Italia - E si parte ? - Domattina alle quattro . - La partenza dello stato maggiore aveva prodotto quel panico da cui era occupata tutta la città . Vo a casa : per via non posso fare a meno di pensare a tutti gli addii , a tutte le promesse , a tutti i pianti che si faranno nel corso di questa nottata ; sento la voluttà di non lasciare nemmeno uno spicchio di cuore in questa graziosa città . Annunzio ai miei ospiti la mia vicina partenza ; mi dicono le solite cose e mi offrono da bere ; passo in salotto e mi trovo in compagnia con un prete che dice ira di Dio di Vittorio Emanuele perchè ha osato di entrare nell ' eterna città : messo a punto , è la prima volta che faccio il realista ( che il Cielo me lo perdoni ! ) : nasce un battibecco , i padroni di casa mi fanno il viso dell ' arme : mi avveggo che se domani non partissi loro troverebbero qualche pretesto per mettermi gentilmente alla porta . Vo in camera è comincio a fare i fagotti : sento bussare dolcemente alla porta e vedo entrare Maguelonne , un bel tipo provenzale , una delle bonnes della famiglia . È in completo deshabillè le domando cosa desidera - Son venuta ad aiutarvi , mi risponde con una mossa provocante e lanciandomi un ' occhiata assassina - Capisco l ' antifona , ma mi ha messo tanto malumore la disputa col curato , ma son tanto felice di andarmene che risolvo di far l ' indiano per vedere se la appetitosa fanciulla mi si leva d ' intorno . E pensare che il mio compagno d ' abitazione le he fatto una corte spietata e che dopo un ' infinità di salamelecchi non è giunto a ricever da lei che ... uno schiaffo . Proprio la fortuna favorisce i poltroni ! Prima il solito discorso della mia amante italiana , poi le solite proteste d ' affetto ai soldati , mille bei discorsi insomma a ' quali rispondo , come le mura testimoni di quel colloquio . Il vecchio Giuseppe Ebreo è un Don Giovanni a paragone mio ... in questa sera . Terminato che ho d ' accomodar la mia roba , cogli occhi fissi in terra , che alzandoli ho paura di perdere la tramontana , auguro la buona notte all ' inaspettata visitatrice . Oh ! disillusione ! ... Essa mi stende graziosamente la mano e con un tuono di voce gentile mi dice : E non avete da dar nulla alla bonne ? Alzo gli occhi ; la stoccata fa perder la poesia ; le do uno scudo che m ' esce dal cuore e vo per darle anche un abbraccio ... è troppo tardi : lo schiaffo del mio povero compagno riceve una seconda edizione nella mia povera guancia ! ... vo a letto bestemmiando , mentre sento nella stanza accanto le risate della birichina . Mi alzo elle quattro : è un buio d ' inferno : per rischiararmi la vista prendo due gouttes , poi vo di corsa alla foreria . I nostri sono già in rango : si aspetta mezz ' ora , cominciamo a impazientirsi .... dopo un ' ora eccoti l ' ordine che partiremo alle dieci . Rinunzio a descrìvere la salva d ' imprecazioni con cui viene accolto un tale annunzio ! Si va al caffè ; trovo un campagnolo che mi si appiccica : va a Belfort , suo fratello fa parte di quella eroica guarnigione che sola in tutta la campagna ha capitolato coll ' onore dell ' armi ; sarà morto , sarà ferito il povero diavolo ? Il mio nuovo conoscente non ne sa un ' acca , ma spera ed è allegro come uno sposo novello ; mi invita ad ogni costo a far colazione con lui ; la colazione è sì lauta che le trombe chiamano a raccolta e noi non abbiamo ancora finito di trincare . Esco mezzo in bernecche , mi accodo agli altri ; appena arrivato sotto la stazione schizzo in un vagone di prima ; cinque minuti dopo mi addormento saporitamente per destarmi a Macon . CAPITOLO XXVIII . Mi perdonino i lettori , se tanto li ho intrattenuti con certi dettagli di minima importanza e forse tali da raffreddar l ' interesse di questa mia narrazione , se pure da qualcuno di facile contentatura ci si può ravvisare dell ' interesse : oramai avevo buttato giù queste note e non ho potuto resistere al desiderio di pubblicarle : nella vita oziosa , monotona che siamo , purtroppo , costretti a condurre in Italia , le reminiscenze di un tempo che , se non era bellissimo , ci offriva almeno il destro di poter favellare col cuore sulle labbra e dire cogli amici ad alta voce i propositi ardenti che ci bollivano in seno , senza aver paura dei birri e del procuratore del re , parlano una voce così eloquente al mio cuore , che il più piccolo nonnulla di tale epoca , che in tanta degradazione io veggo passarmi davanti agli occhi della fantasia , caramente diletta come una illusione svanita , o come un sogno perduto , m ' ispira un ' affezione che non saprei abbastanza spiegare , ed egoista come tutti gli uomini che sono sotto l ' impressione di un ' affetto dimentico gli altri per non deliziar che me stesso . Fatte alla peggio queste mie scuse , ritorno al racconto che , grazie al cielo , è quasi giunto al suo termine . Macon è il capoluogo del dipartimento di Sâone et Loire ; in tempi di pace è celebre per il buffet della stazione e per le mode originali delle sue donne del popolo ; in tempo di guerra noi vi trovammo delle gentilissime signore che rivolgevano ogni cura per alleviare i feriti e per recar conforto ai soldati di passaggio : in tempo d ' armistizio , come ci si capitava ora , non rinvenimmo che di bei caffè , delle donne eleganti e un giornale Buonapartista ad oltranza , che ci screditava facendo di noi certe biografie imposibili , piene di una filza di menzogne . Non sto a dire qual folla di gente invadessero i pacifici uffizi della Mairie , appena noi fummo arrivati . Il Maire protestava sbuffava , sudava : tutti volevano esser serviti alla prima ed egli non serviva nessuno : per temperamento fu deciso di dare solamente i biglietti d ' alloggio agli ufficiali : mi fo prestare il berretto al tenente Mussi e in poco tempo non che con uno mi trovo con quattro biglietti in saccoccia . Il primo di questi era per un marchese , il secondo per un droghiere , il terzo per un macchinista della ferrovia . Preferii quest ' ultimo : piccato ad osservare , volevo conoscere intimamente i sentimenti del popolo e di più provavo il bisogno di ritemprar la mia anima in una atmosfera serena , in quella calma che sempre si trova nel tugurio del povero , quasi mai nella dorata magione del ricco Nababbo . Nè mal mi era apposto : una fanciulla dall ' aria ingenua , dal vestitino d ' indiana mi ricevè con aria franca , poi l ' andò a chiamare la mamma : questa era una vecchiarella che si perse in inchini , che mi sgranò in faccia due occhioni grossi come pan tondi quando seppe che io era nato in Italia e che per andare da Macon ai confini d ' Italia ci erano più di duecento miglia : le due donne mi prepararono una cameretta pulita , modesta , degna di accogliere una vergine : non so perché , ma quell ' aria mi purificava , e non trovavo verso di staccarmi da quelle due donnicciole che parlavano il linguaggio dell ' ignoranza , l ' unico che si parte veramente dal cuore . Noi eravamo andati a Macon per disciogliersi ; pure ci trattennero due giorni in un ozio increscioso : a romper la monotonia di quelle lunghe ore venne il Journal de Macon . In un articolo pieno di bile la più velenosa , il venduto imbrattator di carte si scagliava su noi in modo veramente indecente . Dopo aver detto ira di Dio di Garibaldi e Gambetta , l ' articolista aveva lo spudorato coraggio di chiamarci i cavalieri erranti della repubblica , i fannulloni Italiani che erano andati in Francia a fare i signori , gli spavaldi guerrieri che non avevano mai veduto il fuoco ma , che trattavano il dipartimento di Saône e Loire , come se fosse un paese conquistato . Mettere una mano in un alveare e scrivere quella robaccia fu la medesima cosa ! In poche ore più di trecento Garibaldini corsero all ' ufficio del malcapitato giornale : un pagliaccio qualunque , allibito dalla paura , si scusava , si profondeva in mille proteste , dava insomma tal prova di vigliaccheria , che nessuno dei nostri volle sporcarsi le mani col dargliele sul muso . Il giorno dopo il giornale escì fuori colle due prime colonne in bianco : più sotto vi era una protesta , in cui si dichiarava che la libera stampa deve tacere là dove regna la sciabola . È un fatto : i giornalisti codardi e venduti son come i rospi , bisogna schiacciarli . Dopo tale incidente cominciava a rinascere in noi il malumore . A che ci trattengono ? si cominciava a dire tra noi ; forse non è finita la guerra ? ... Non veggono forse come noi cominciamo a trovarci in una situazione abbastanza anormale ? .... E qui gli stessi lamenti , e gli stessi lunghi discorsi , da cui , stringi stringi , non si poteva rilevare che l ' immenso desiderio che occupava noi tutti di rivedere al più presto l ' Italia . Alcuni avevano già indossato abiti cittadineschi : non vi erano più appelli , non si salutavano più i superiori ; ai caffè erano liti continue e baruffe da dare scandalo alla popolazione : alcuni per distrarsi si affidavano all ' opera energica del vieux Mecon e quindi sbornie a cascare su tutta la linea . Era infine una vitaccia inconcludente che ci rovinava la salute e che ci faceva mandare in quel paese da tutti coloro che amano la pace . Arriva finalmente la legione Ravelli per essere disarmata ; lo stesso giorno disarmano noi , promettendoci pel dì dopo due mesi di paga e il congedo . Due mesi di paga e a spese nostre il viaggio ! .... E pensare che il soldato avea un franco il giorno ! .... La repubblica Francese non fu certamente prodiga con coloro che così prodigalmente avevano esposto la vita per lei . Pure quella sera fu baldoria : si trattava di tornare in Italia , di riveder la famiglia , gli amici , e non osavamo misurare col pensiero quelle poche ore che ci dividevano dall ' istante bramato , tanto era la nostra bramosia d ' arrivarvi : mai ho sentito l ' amor di patria , come quando ne sono stato lontano : so anche io che l ' idea falsa della nazionalità deve o prima o poi cedere in faccia a quella santissima dell ' umanità , ma che volete ? Noi , che abbiamo avuto la disgrazia di nascere in un periodo di transizione , noi che siamo stati tirati su colle idee vecchie , noi che abbiamo veduto il sacrificio di tanti martiri , che abbiamo assistito alle lotte generose che i giovani più magnanimi hanno intrapreso contro i governi e contro gli eserciti stranieri per raffermare il principio della nazionale unità , non abbiamo potuto non affezzionarci a quella patria che ci hanno insegnato a rispettare più di noi stessi gli scritti di tanti filosofi ed il sangue di tanti eroi . Capisco tutto l ' immensa poesia del futuro , mi sento capace di sacrificarmi per la causa della libertà in qualunque luogo la vegga risorgere o la vegga in pericolo , ma a conti fatti se a qualche straniero saltasse il ticchio di voler venire a spadroneggiare di qua dall ' Alpi mi sento pure capace d ' impugnare un fucile anche colla monarchia e forse collo stesso entusiasmo , con cui lo facemmo nel 1866 . Non vi nego che in ciò si possa riscontrare della contradizione , ma a certi sentimenti non si comanda ed il cuore , vero rivoluzionario , non si può piegare alle disquisizioni dei dottrinari , i quali per predicare son usi a dar dei punti a Fra Girolamo , buon ' anima sua , per fare sono più impotenti dei poveri Eunuchi . Furono disarmate le legioni Italiane ( mi dimenticavo di dire che era arrivata anche quella del valoroso Tanara ) furono disarmati i Franc Tireurs : molti di questi ultimi non volevano depositare le loro armi : gli Spagnoli minacciarono un ammutinamento « con queste armi noi vogliamo passare i Pirenei e mandare a gallina quel buffone che l ' Europa ha voluto regalarci per re » tali a un dipresso erano i loro discorsi . E quando , ridotti a buon partito dai consigli dei superiori , si decisero di sciogliersi pacificamente , ci vollero stringer la mano e dicendoci addio aveano le lacrime agli occhi . Voi ci diceste addio , o giovani generosi che nei giorni del pericolo ci siamo abituati ad amare come fratelli , ma io , e con me tutti i miei compagni d ' arme , vi diciamo : a rivederci . La libertà non ha ancora piantato radici nella decrepita Europa , e poco può tardare un nuovo appello che richiami i generosi di qualunque nazione ai santi combattimenti a prò di un ' idea . In quel giorno io sono sicuro di rivedervi , io sono sicuro di tornare a divider con voi le lunghe fatiche , i diuturni disagii , forse anche la morte , ne sono sicuro , perchè io vi ho veduti intrepidi difaccia al fuoco dell ' inimico , sublimi nei sacrifizii , sempre pari ai principii magnanimi che vi covano in seno . A rivederci adunque , o figli prediletti della libertà , o generosi precursori di quel beato avvenire in cui tutti saremo più che compagni fratelli , in cui non ci saranno le guerre , in cui ogni uomo sarà eguale davanti all ' altro uomo . Posando le vostre carabine , tornando alle vostre case , parlate ai fratelli , agli amici le sante parole del vero , dell ' eguaglianza , della giustizia : battaglieri in tempo di guerra , siate apostoli in tempo di pace ... A rivederci per poco , a rivederci ... allorchè tuonerà di nuovo il cannone , allorchè un altro popolo sorga dal fango , dove lo han tenuto i suoi re , ed abbia la forza d ' insorgere , nessuno di noi mancherà all ' appello glorioso ; le file dei soldati della libertà saranno rinforzate dai nuovi campioni , ma io sono sicuro di ritrovarvi al vostro posto , di ristringervi la mano tra il fischiar delle palle è il gemitio dei feriti ! .. A rivederci ! Miquelf ci chiama in fretta e furia , ci da i due mesi di paga e ci ordina di partire il giorno dopo col treno delle quattro e quaranta antimeridiane . Decidiamo di non andare a dormire : vo a casa , faccio alla meglio il mio piccolo involto , bacio tutta la famiglia dei miei ospiti , torno dagli amici , che sono au soleil couchaut , trattoria dove si mangia benissimo , e beviamo un ' infinità di bottiglie . Il primo giorno che arrivammo a Marsiglia avevamo cercato allegria al Dio Bacco : se non altro per debito di riconoscenza , dovevamo offrirgli copiose libazioni anche nelle ultime ore che ci si tratteneva nelle terre di Francia . A mezzanotte si chiuse la trattoria ; girellammo per persi un ' oretta nelle deserte vie di Macon : per passare le altre tre , ed essendo abbastanza assonnati , credemmo che non sarebbe stato cosa malfatta sonnecchiare un pochino , ma quasi tutti avevamo detto addio a coloro che ci avevano ospitato ; per cui ci riducemmo in dodici nella camera di un nostro amico : la notte antecedente alla mia partenza di Firenze aveva un degno riscontro nell ' ultima che passavamo lassù . Quattro saltaron sul letto , gli altri , me compreso , si buttaron per terra facendo un diavoleto indescrivibile . Nessuno potè dormire : tutti ci perdevamo in congetture più o meno umoristiche sulle accoglienze che avremmo avuto in Italia . Suonarono le tre e ci avviammo alla stazione : si bevve per l ' ultima volta una buona bottiglia di vieux Macon e poi ci buttammo nei vagoni a noi destinati . La macchina fischia : il treno è in movimento : ci spenzoliamo , quantunque sia sempre buio , per dare un ultimo saluto alla città , e non possiamo a meno di ripeter tra noi : Povera Francia ! Si cammina , si cammina per tutta la mattinata ; traversiamo l ' Est della Francia : si arriva alla Savoja : traversiamo i suoi monti , siamo colpiti dall ' immensa poesia che fanno piover nel cuore le folte boscaglie , gli scoscesi macigni , il verde cupo degli alberi , tutt ' a un tratto intramezzati da estese pianure di neve . La ferrovia va per lungo spazio sul lago di Chautillon : quel lago stretto , monotono , lungo : quella neve , quella solitudine così bella nella sua orridezza ha qualcosa d ' imponente : quanto volentieri me ne anderei sul muricciolo di quella chiesetta che sbuca sulla cima del promontorio : La è circondata da pini : una cascata che va a versarsi nel lago scaturisce a pochi passi da lei e di lassù ci deve essere un incantevole colpo d ' occhio . Delle mandre di pecore s ' inerpicano sui sassi che le fanno ghirlanda : il montanino vi corre per dare un pensiero ai suoi morti e poi ne ritorna cantando le ispirate canzoni che suol dettare ne ' vergini cuori la poesia dell ' aperta campagna .... ah ! come sarei felice di viver lassù , lontano dal rumore del mondo , solo con le mie meditazioni , salutando con un inno il sole che nasce , ritrovando una lacrima , quando la squilla della sera che invita a pregar pei morti ripercotesse quell ' aure calme , che t ' incitano a esser buono e a sperare . Mi avveggo che io , fumatore per eccellenza , ho da due ore il sigaro spento e che non ho importunato alcun ' amico per avere un fiammifero . Giungiamo a Chambery ; ci tratteniamo alcuni minuti : tanto , perchè le gentili signore della capitale della Savoia ci offrano una refezioncella , a cui facciamo onore con un ' appetito invidiabile . Altre montagne , altri boschi , Montmelian in lontananza , ecco cosa ci offre il breve tragitto che da Chambery ha da farsi per arrivare a Saint Michel . Qui ci si ferma una buona mezz ' ora : fa un freddo indiavolato : ci sembra di esser ritornati ai primi giorni della campagna : si monta nel treno Fell , e ci si accinge a traversare le Alpi . Il passeggio delle Alpi colla ferrovia Fell è una cosa imponente : il pauroso che si affaccia al vagone in tal traversata , son persuaso , che passa un cattivo momento : ma per noi , che tanto poco curiamo i pericoli , vi assicuro che è uno dei più attraenti spettacoli . Trovarsi in cima a burroni tanto scoscesi da perder gli occhi per volerne rintracciare la fine , vedere ogni tanto qualche picco , passare in mezzo a una neve perenne , osservare le centinaia di croci che in ricordo di disgrazie avvenute son seminate lungo la via , ti da un ebbrezza da farti pigliare la vertigine . Ah ! potenza del progresso ! ... Quell ' Alpi che Annibale e Napoleone giunsero solamente a valicare con tanta iattura dei suoi , or si sorpassano in poco più di quattro ore , e , quando sarà compiuto il foro del Moncenisio , i cui lavori non possiamo a meno di ammirare anche trasvolando quassù , il più imbecille dei commessi viaggiatori supererà i baluardi della natura , fino ora detti insuperabili , nel medesimo tempo che agli eroi ci voleva per muovere solamente di un passo una balestra o un cannone . Traversiamo Modane : Modane è un grazioso , bizzarro e pittoresco paesucolo di case di legno , di capanne fatte alla peggio , ove abita la gran quantità degli operai che sono occupati ai lavori della ferrovia . Ci si beve una grappa eccellente : le donne vi posson trovare a qualunque ora un buon bicchiere di latte . Il nostro guardatreni scende e ne sale uno nuovo , il quale fa presto amicizia con noi : ci dice in buona lingua Italiana che alla mattina ha accompagnato tre ufficiali dello stato maggiore italiano e che uno scese più avanti per studiar quelle posizioni . Gran meraviglia da parte nostra : tre ufficiali di stato maggiore che studiano , ma dunque in Italia voglion morire ? ! Vediamo il forte d ' Esilles . - Ora siamo in Italia - Mi dice il guardatreni . Sento allargarmi il cuore : un senso di dolcezza mi corre di fibra in fibra e ripeto , entusiasta agli amici : Siamo in Italia . - E ora ? - Mi risponde uno in tuono di dubbiosa ansietà . - E ora che ? ... Di rimando rispondo . - Come ci tratteranno i nostri padroni ? Restai pensieroso , ma uno , certamente più giovine e per conseguenza più poeta di me , prese la parola e schiccherò questo bel discorsino . Come vuoi che ci trattino ? ... Io lassù in Francia ho letto dei giornali e tutti dicevano bene di noi e celebravano le vittorie di Garibaldi : la nostra gloria , assicuratevelo , ha avuto un ' eco potente nelle nostre città , quantunque avvilite e prostrate sotto il falso sistema che le corrompe , tenendole schiave : noi non siamo fuggiti : reietti dal governo Francese , pochi , senz ' arme abbiamo vinto : i nostri compagni più cari , i giovini in cui l ' Italia riponeva ogni sua speranza si son lasciati cadaveri : la morte ha falciato nelle nostre file con più animazione di quella con cui il colono falcia le spiche : poveri siamo partiti , più poveri siamo tornati : abbiamo affrontato fatiche che a narrarle soltanto possono sembrare impossibili , abbiamo fatto sempre il nostro dovere ... come vuoi che ci accolga il nostro popolo , come vuoi che ci accolga il nostro governo ? Abbiamo forse fatto disonore all ' Italia ? le glorie della camicia rossa non sono state oscurate : il nostro debito di graditudine verso la Francia è stato pagato ; abbiam vinto , abbiam tolto una bandiera al nemico ah ! non temete : il governo Italiano non si darà per inteso del nostro arrivo , e non ci farà dei soprusi ... è impossibile ! ... La gloria Italiana si è arricchita di una nuova pagina , e chiunque si sente balzare nel petto un cuore che risponda degnamente a ' sentimenti italiani , non potrà che applaudirci . - Va bene - Gridammo noi tutti solleticati a tale speranza - Va bene - Viva l ' Italia ! - Evviva tutti coloro che non son mai mancati al proprio dovere ! ... - E che gli avversarii onesti sono in obbligo di rispettare ... - Come farà il governo Italiano ! - Susa ! ... - Grida in perfetto accento piemontese la guardia della stazione . - Ci siamo ! - Si grida noi tutti , emettendo un sospiro di contentezza . Scendiamo , anche avanti che il treno si fermi : calpestiamo con compiacenza la terra italiana , le parole semibarbare di due o tre paesani che ci stringono la mano , ci sembrano una musica paradisiaca ... - Facciano il piacere di venire con noi - Mi dice battendomi sulla spalla , un carabiniere . - E dove si ha andare ? ... - Dal sor Delegato ... - Ho capito ... Povero amico ! ... Come hai speso bene il tuo fiato , quando ci hai voluto convincere sulle buone grazie che il governo Italiano avrebbe usato a nostro riguardo ! ... Seguitiamo dunque i carabinieri e andiamo dal sor Delegato ... FINE
RERUM NOVARUM ( LEONE XIII , 1891 )
Miscellanea ,
INTRODUZIONE Motivo dell ' enciclica : la questione operaia 1 . L ' ardente brama di novità che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli , doveva naturalmente dall ' ordine politico passare nell ' ordine simile dell ' economia sociale . E difatti i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell ' industria ; le mutate relazioni tra padroni ed operai ; l ' essersi accumulata la ricchezza in poche mani e largamente estesa la povertà ; il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo , e l ' unione tra loro più intima ; questo insieme di cose , con l ' aggiunta dei peggiorati costumi , hanno fatto scoppiare il conflitto . Il quale è di tale e tanta gravità che tiene sospesi gli animi in trepida aspettazione e affatica l ' ingegno dei dotti , i congressi dei sapienti , le assemblee popolari , le deliberazioni dei legislatori , i consigli dei principi , tanto che oggi non vi è questione che maggiormente interessi il mondo . Pertanto , venerabili fratelli , ciò che altre volte facemmo a bene della Chiesa e a comune salvezza con le nostre lettere encicliche sui Poteri pubblici , la Libertà umana , la Costituzione cristiana degli Stati , ed altri simili argomenti che ci parvero opportuni ad abbattere errori funesti , la medesima cosa crediamo di dover fare adesso per gli stessi motivi sulla questione operaia . Trattammo già questa materia , come ce ne venne l ' occasione più di una volta : ma la coscienza dell ' apostolico nostro ministero ci muove a trattarla ora , di proposito e in pieno , al fine di mettere in rilievo i principi con cui , secondo giustizia ed equità , si deve risolvere la questione . Questione difficile e pericolosa . Difficile , perché ardua cosa è segnare i precisi confini nelle relazioni tra proprietari e proletari , tra capitale e lavoro . Pericolosa perché uomini turbolenti ed astuti , si sforzano ovunque di falsare i giudizi e volgere la questione stessa a perturbamento dei popoli . 2 . Comunque sia , è chiaro , ed in ciò si accordano tutti , come sia di estrema necessità venir in aiuto senza indugio e con opportuni provvedimenti ai proletari , che per la maggior parte si trovano in assai misere condizioni , indegne dell ' uomo . Poiché , soppresse nel secolo passato le corporazioni di arti e mestieri , senza nulla sostituire in loro vece , nel tempo stesso che le istituzioni e le leggi venivano allontanandosi dallo spirito cristiano , avvenne che poco a poco gli operai rimanessero soli e indifesi in balda della cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza . Accrebbe il male un ' usura divoratrice che , sebbene condannata tante volte dalla Chiesa . , continua lo stesso , sotto altro colore , a causa di ingordi speculatori . Si aggiunga il monopolio della produzione e del commercio , tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all ' infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile . PARTE PRIMA IL SOCIALISMO , FALSO RIMEDIO La soluzione socialista inaccettabile dagli operai 3 . A rimedio di questi disordini , i socialisti , attizzando nei poveri l ' odio ai ricchi , pretendono si debba abolire la proprietà , e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune , da amministrarsi per mezzo del municipio e dello stato . Con questa trasformazione della proprietà da personale in collettiva , e con l ' eguale distribuzione degli utili e degli agi tra i cittadini , credono che il male sia radicalmente riparato . Ma questa via , non che risolvere le contese , non fa che danneggiare gli stessi operai , ed è inoltre ingiusta per molti motivi , giacché manomette i diritti dei legittimi proprietari , altera le competenze degli uffici dello Stato , e scompiglia tutto l ' ordine sociale . 4 . E infatti non è difficile capire che lo scopo del lavoro , il fine prossimo che si propone l ' artigiano , è la proprietà privata . Poiché se egli impiega le sue forze e la sua industria a vantaggio altrui , lo fa per procurarsi il necessario alla vita : e però con il suo lavoro acquista un vero e perfetto diritto , non solo di esigere , ma d ' investire come vuole , la dovuta mercede . Se dunque con le sue economie è riuscito a far dei risparmi e , per meglio assicurarli , li ha investiti in un terreno , questo terreno non è infine altra cosa che la mercede medesima travestita di forma , e conseguente proprietà sua , né più né meno che la stessa mercede . Ora in questo appunto , come ognuno sa , consiste la proprietà , sia mobile che stabile . Con l ' accumulare pertanto ogni proprietà particolare , i socialisti , togliendo all ' operaio la libertà di investire le proprie mercedi , gli rapiscono il diritto e la speranza di trarre vantaggio dal patrimonio domestico e di migliorare il proprio stato , e ne rendono perciò più infelice la condizione . 5 . Il peggio si è che il rimedio da costoro proposto è una aperta ingiustizia , giacché la proprietà prenata è diritto di natura . Poiché anche in questo passa gran differenza tra l ' uomo e il bruto . Il bruto non governa sé stesso ; ma due istinti lo reggono e governano , i quali da una parte ne tengono desta l ' attività e ne svolgono le forze , dall ' altra terminano e circoscrivono ogni suo movimento ; cioè l ' istinto della conservazione propria , e l ' istinto della conservazione della propria specie . A conseguire questi due fini , basta al bruto l ' uso di quei determinati mezzi che trova intorno a sé ; né potrebbe mirare più lontano , perché mosso unicamente dal senso e dal particolare sensibile . Ben diversa è la natura dell ' uomo . Possedendo egli la vita sensitiva nella sua pienezza , da questo lato anche a lui è dato , almeno quanto agli altri animali , di usufruire dei beni della natura materiale . Ma l ' animalità in tutta la sua estensione , lungi dal circoscrivere la natura umana , le è di gran lunga inferiore , e fatta per esserle soggetta . Il gran privilegio dell ' uomo , ciò che lo costituisce tale o lo distingue essenzialmente dal bruto , è l ' intelligenza , ossia la ragione . E appunto perché ragionevole , si deve concedere all ' uomo qualche cosa di più che il semplice uso dei beni della terra , comune anche agli altri animali : e questo non può essere altro che il diritto di proprietà stabile ; né proprietà soltanto di quelle cose che si consumano usandole , ma anche di quelle che l ' uso non consuma . La proprietà privata è di diritto naturale 6 . Ciò riesce più evidente se si penetra maggiormente nell ' umana natura . Per la sterminata ampiezza del suo conoscimento , che abbraccia , oltre il presente , anche l ' avvenire , e per la sua libertà , l ' uomo sotto la legge eterna e la provvidenza universale di Dio , è provvidenza a sé stesso . Egli deve dunque poter scegliere i mezzi che giudica più propri al mantenimento della sua vita , non solo per il momento che passa , ma per il tempo futuro . Ciò vale quanto dire che , oltre il dominio dei frutti che dà la terra , spetta all ' uomo la proprietà della terra stessa , dal cui seno fecondo deve essergli somministrato il necessario ai suoi bisogni futuri . Giacché i bisogni dell ' uomo hanno , per così dire , una vicenda di perpetui ritorni e , soddisfatti oggi , rinascono domani . Pertanto la natura deve aver dato all ' uomo il diritto a beni stabili e perenni , proporzionati alla perennità del soccorso di cui egli abbisogna , beni che può somministrargli solamente la terra , con la sua inesauribile fecondità . Non v ' è ragione di ricorrere alla provvidenza dello Stato perché l ' uomo è anteriore alto Stato : quindi prima che si formasse il civile consorzio egli dovette aver da natura il diritto di provvedere a sé stesso . 7 . L ' aver poi Iddio dato la terra a uso e godimento di tutto il genere umano , non si oppone per nulla al diritto della privata proprietà ; poiché quel dono egli lo fece a tutti , non perché ognuno ne avesse un comune e promiscuo dominio , bensì in quanto non assegnò nessuna parte del suolo determinatamente ad alcuno , lasciando ciò all ' industria degli uomini e al diritto speciale dei popoli . La terra , per altro , sebbene divisa tra i privati , resta nondimeno a servizio e beneficio di tutti , non essendovi uomo al mondo che non riceva alimento da essi . Chi non ha beni propri vi supplisce con il lavoro ; tanto che si può affermare con verità che il mezzo universale per provvedere alla vita è il lavoro , impiegato o nel coltivare un terreno proprio , o nell ' esercitare un ' arte , la cui mercede in ultimo si ricava dai molteplici frutti della terra e in essi viene commutata . Ed è questa un ' altra prova che la proprietà privata è conforme alla natura . Il necessario al mantenimento e al perfezionamento della vita umana la terra ce lo somministra largamente , ma ce lo somministra a questa condizione , che l ' uomo la coltivi e le sia largo di provvide cure . Ora , posto che a conseguire i beni della natura l ' uomo impieghi l ' industria della mente e le forze del corpo , con ciò stesso egli riunisce in sé quella parte della natura corporea che ridusse a cultura , e in cui lasciò come impressa una impronta della sua personalità , sicché giustamente può tenerla per sua ed imporre agli altri l ' obbligo di rispettarla . La proprietà privata sancita dalle leggi umane e divine 8 . Così evidenti sono tali ragioni , che non si sa capire come abbiano potuto trovar contraddizioni presso alcuni , i quali , rinfrescando vecchie utopie , concedono bensì all ' uomo l ' uso del suolo e dei vari frutti dei campi , ma del suolo ove egli ha fabbricato e del campo che ha coltivato gli negano la proprietà . Non si accorgono costoro che in questa maniera vengono a defraudare l ' uomo degli effetti del suo lavoro . Giacché il campo dissodato dalla mano e dall ' arte del coltivato non è più quello di prima , da silvestre è divenuto fruttifero , da sterile ferace . Questi miglioramenti prendono talmente corpo in quel terreno che la maggior parte di essi ne sono inseparabili . Ora , che giustizia sarebbe questa , che un altro il quale non ha lavorato subentrasse a goderne i frutti ? Come l ' effetto appartiene alla sua causa , così il frutto del lavoro deve appartenere a chi lavora . A ragione pertanto il genere umano , senza affatto curarsi dei pochi contraddittori e con l ' occhio fisso alla legge di natura , trova in questa legge medesima il fondamento della divisione dei beni ; e riconoscendo che la proprietà privata è sommamente consona alla natura dell ' uomo e alla pacifica convivenza sociale , l ' ha solennemente sancita mediante la pratica di tutti i secoli . E le leggi civili che , quando sono giuste , derivano la propria autorità ed efficacia dalla stessa legge naturale ( 1 ) , confermano tale diritto e lo assicurano con la pubblica forza . Né manca il suggello della legge divina , la quale vieta strettissimamente perfino il desiderio della roba altrui : Non desiderare la moglie del prossimo tuo : non la casa , non il podere , non la serva , non il bue , non l ' asino , non alcuna cosa di tutte quelle che a lui appartengono ( 2 ) . La libertà dell ' uomo 9 . Questo diritto individuale cresce di valore se lo consideriamo nei riguardi del consorzio domestico . Libera all ' uomo è l ' elezione del proprio stato : Egli può a suo piacere seguire il consiglio evangelico della verginità o legarsi in matrimonio . Naturale e primitivo è il diritto al coniugio e nessuna legge umana può abolirlo , né può limitarne , comunque sia , lo scopo a cui Iddio l ' ha ordinato quando disse : Crescete e moltiplicatevi ( 3 ) . Ecco pertanto la famiglia , ossia la società domestica , società piccola ma vera , e anteriore a ogni civile società ; perciò con diritti e obbligazioni indipendenti dallo Stato . Ora , quello che dicemmo in ordine al diritto di proprietà inerente all ' individuo va applicato all ' uomo come capo di famiglia : anzi tale diritto in lui è tanto più forte quanto più estesa e completa è nel consorzio domestico la sua personalità . Famiglia e Stato 10 . Per legge inviolabile di natura incombe al padre il mantenimento della prole : e per impulso della natura medesima , che gli fa scorgere nei figli una immagine di sé e quasi una espansione e continuazione della sua persona , egli è spinto a provvederli in modo che nel difficile corso della vita possano onestamente far fronte ai propri bisogni : cosa impossibile a ottenersi se non mediante l ' acquisto dei beni fruttiferi , ch ' egli poi trasmette loro in eredità . Come la convivenza civile così la famiglia , secondo quello che abbiamo detto , è una società retta da potere proprio , che è quello paterno . Entro i limiti determinati dal fine suo , la famiglia ha dunque , per la scelta e l ' uso dei mezzi necessari alla sua conservazione e alla sua legittima indipendenza , diritti almeno eguali a quelli della società civile . Diciamo almeno eguali , perché essendo il consorzio domestico logicamente e storicamente anteriore al civile , anteriori altresì e più naturali ne debbono essere i diritti e i doveri . Che se l ' uomo , se la famiglia , entrando a far parte della società civile , trovassero nello Stato non aiuto , ma offesa , non tutela , ma diminuzione dei propri diritti , la civile convivenza sarebbe piuttosto da fuggire che da desiderare . Lo Stato e il suo intervento nella famiglia 11 . È dunque un errore grande e dannoso volere che lo Stato possa intervenire a suo talento nel santuario della famiglia . Certo , se qualche famiglia si trova per avventura in si gravi strettezze che da sé stessa non le è affatto possibile uscirne , è giusto in tali frangenti l ' intervento dei pubblici poteri , giacché ciascuna famiglia è parte del corpo sociale . Similmente in caso di gravi discordie nelle relazioni scambievoli tra i membri di una famiglia intervenga lo Stato e renda a ciascuno il suo , poiché questo non è usurpare i diritti dei cittadini , ma assicurarli e tutelarli secondo la retta giustizia . Qui però deve arrestarsi lo Stato ; la natura non gli consente di andare oltre . La patria potestà non può lo Stato né annientarla né assorbirla , poiché nasce dalla sorgente stessa della vita umana . I figli sono qualche cosa del padre , una espansione , per così dire , della sua personalità e , a parlare propriamente , essi entrano a far parte del civile consorzio non da sé medesimi , bensì mediante la famiglia in cui sono nati . È appunto per questa ragione che , essendo i figli naturalmente qualcosa del padre ... prima dell ' uso della ragione stanno sotto la cura dei genitori . ( 4 ) Ora , i socialisti , sostituendo alla provvidenza dei genitori quella dello Stato , vanno contro la giustizia naturale e disciolgono la compagine delle famiglie . La soluzione socialista è nociva alla stessa società 12 . Ed oltre l ' ingiustizia , troppo chiaro appare quale confusione e scompiglio ne seguirebbe in tutti gli ordini della cittadinanza , e quale dura e odiosa schiavitù nei cittadini . Si aprirebbe la via agli asti , alle recriminazioni , alle discordie : le fonti stesse della ricchezza , inaridirebbero , tolto ogni stimolo all ' ingegno e all ' industria individuale : e la sognata uguaglianza non sarebbe di fatto che una condizione universale di abiezione e di miseria . Tutte queste ragioni danno diritto a concludere che la comunanza dei beni proposta dal socialismo va del tutto rigettata , perché nuoce a quei medesimi a cui si deve recar soccorso , offende i diritti naturali di ciascuno , altera gli uffici dello Stato e turba la pace comune . Resti fermo adunque , che nell ' opera di migliorare le sorti delle classi operaie , deve porsi come fondamento inconcusso il diritto di proprietà privata . Presupposto ciò , esporremo donde si abbia a trarre il rimedio . PARTE SECONDA IL VERO RIMEDIO : L ' UNIONE DELLE ASSOCIAZIONI A ) L ' opera della Chiesa 13 . Entriamo fiduciosi in questo argomento , e di nostro pieno diritto ; giacché si tratta di questione di cui non è possibile trovare una risoluzione che valga senza ricorrere alla religione e alla Chiesa . E poiché la cura della religione e la dispensazione dei mezzi che sono in potere della Chiesa è affidata principalmente a noi , ci parrebbe di mancare al nostro ufficio , tacendo . Certamente la soluzione di si arduo problema richiede il concorso e l ' efficace cooperazione anche degli altri : vogliamo dire dei governanti , dei padroni e dei ricchi , come pure degli stessi proletari che vi sono direttamente interessati : ma senza esitazione alcuna affermiamo che , se si prescinde dall ' azione della Chiesa , tutti gli sforzi riusciranno vani . Difatti la Chiesa è quella che trae dal Vangelo dottrine atte a comporre , o certamente a rendere assai meno aspro il conflitto : essa procura con gli insegnamenti suoi , non solo d ' illuminare la mente , ma d ' informare la vita e i costumi di ognuno : con un gran numero di benefiche istituzioni migliora le condizioni medesime del proletario ; vuole e brama che i consigli e le forze di tutte le classi sociali si colleghino e vengano convogliate insieme al fine di provvedere meglio che sia possibile agli interessi degli operai ; e crede che , entro i debiti termini , debbano volgersi a questo scopo le stesse leggi e l ' autorità dello Stato . 1 - Necessità delle ineguaglianze sociali e del lavoro faticoso 14 . Si stabilisca dunque in primo luogo questo principio , che si deve sopportare la condizione propria dell ' umanità : togliere dal mondo le disparità sociali , è cosa impossibile . Lo tentano , è vero , i socialisti , ma ogni tentativo contro la natura delle cose riesce inutile . Poiché la più grande varietà esiste per natura tra gli uomini : non tutti posseggono lo stesso ingegno , la stessa solerzia , non la sanità , non le forze in pari grado : e da queste inevitabili differenze nasce di necessità la differenza delle condizioni sociali . E ciò torna a vantaggio sia dei privati che del civile consorzio , perché la vita sociale abbisogna di attitudini varie e di uffici diversi , e l ' impulso principale , che muove gli uomini ad esercitare tali uffici , è la disparità dello stato . Quanto al lavoro , l ' uomo nello stato medesimo d ' innocenza non sarebbe rimasto inoperoso : se non che , quello che allora avrebbe liberamente fatto la volontà a ricreazione dell ' animo , lo impose poi , ad espiazione del peccato , non senza fatica e molestia , la necessità , secondo quell ' oracolo divino : Sia maledetta la terra nel tuo lavoro ; mangerai di essa in fatica tutti i giorni della tua vita ( 5 ) . Similmente il dolore non mancherà mai sulla terra ; perché aspre , dure , difficili a sopportarsi sono le ree conseguenze del peccato , le quali , si voglia o no , accompagnano l ' uomo fino alla tomba . Patire e sopportare è dunque il retaggio dell ' uomo ; e qualunque cosa si faccia e si tenti , non v ' è forza né arte che possa togliere del tutto le sofferenze del mondo . Coloro che dicono di poterlo fare e promettono alle misere genti una vita scevra di dolore e di pene , tutta pace e diletto , illudono il popolo e lo trascinano per una via che conduce a dolori più grandi di quelli attuali . La cosa migliore è guardare le cose umane quali sono e nel medesimo tempo cercare altrove , come dicemmo , il rimedio ai mali . 2 - Necessità della concordia 15 . Nella presente questione , lo scandalo maggiore è questo : supporre una classe sociale nemica naturalmente dell ' altra ; quasi che la natura abbia fatto i ricchi e i proletari per battagliare tra loro un duello implacabile ; cosa tanto contraria alla ragione e alla verità . In vece è verissimo che , come nel corpo umano le varie membra si accordano insieme e formano quell ' armonico temperamento che si chiama simmetria , così la natura volle che nel civile consorzio armonizzassero tra loro quelle due classi , e ne risultasse l ' equilibrio . L ' una ha bisogno assoluto dell ' altra : né il capitale può stare senza il lavoro , né il lavoro senza il capitale . La concordia fa la bellezza e l ' ordine delle cose , mentre un perpetuo conflitto non può dare che confusione e barbarie . Ora , a comporre il dissidio , anzi a svellerne le stesse radici , il cristianesimo ha una ricchezza di forza meravigliosa . 3 - Relazioni tra le classi sociali a ) giustizia 16 . Innanzi tutto , l ' insegnamento cristiano , di cui è interprete e custode la Chiesa , è potentissimo a conciliare e mettere in accordo fra loro i ricchi e i proletari , ricordando agli uni e agli altri i mutui doveri incominciando da quello imposto dalla giustizia . Obblighi di giustizia , quanto al proletario e all ' operaio , sono questi : prestare interamente e fedelmente l ' opera che liberamente e secondo equità fu pattuita ; non recar danno alla roba , né offesa alla persona dei padroni ; nella difesa stessa dei propri diritti astenersi da atti violenti , né mai trasformarla in ammutinamento ; non mescolarsi con uomini malvagi , promettitori di cose grandi , senza altro frutto che quello di inutili pentimenti e di perdite rovinose . E questi sono i doveri dei capitalisti e dei padroni : non tenere gli operai schiavi ; rispettare in essi la dignità della persona umana , nobilitata dal carattere cristiano . Agli occhi della ragione e della fede il lavoro non degrada l ' uomo , ma anzi lo nobilita col metterlo in grado di vivere onestamente con l ' opera propria . Quello che veramente è indegno dell ' uomo è di abusarne come di cosa a scopo di guadagno , né stimarlo più di quello che valgono i suoi nervi e le sue forze . Viene similmente comandato che nei proletari si deve aver riguardo alla religione e ai beni dell ' anima . È obbligo perciò dei padroni lasciare all ' operaio comodità e tempo che bastino a compiere i doveri religiosi ; non esporlo a seduzioni corrompitrici e a pericoli di scandalo ; non alienarlo dallo spirito di famiglia e dall ' amore del risparmio ; non imporgli lavori sproporzionati alle forze , o mal confacenti con l ' età e con il sesso . 17 . Principalissimo poi tra i loro doveri è dare a ciascuno la giusta mercede . Il determinarla secondo giustizia dipende da molte considerazioni : ma in generale si ricordino i capitalisti e i padroni che le umane leggi non permettono di opprimere per utile proprio i bisognosi e gli infelici , e di trafficare sulla miseria del prossimo . Defraudare poi la dovuta mercede è colpa così enorme che grida vendetta al cospetto di Dio . Ecco , la mercede degli operai ... che fu defraudata da voi , grida ; e questo grido ha ferito le orecchie del Signore degli eserciti ( 6 ) . Da ultimo è dovere dei ricchi non danneggiare i piccoli risparmi dell ' operaio né con violenza né con frodi né con usure manifeste o nascoste ; questo dovere è tanto più rigoroso , quanto più debole e mal difeso è l ' operaio e più sacrosanta la sua piccola sostanza . L ' osservanza di questi precetti non basterà essa sola a mitigare l ' asprezza e a far cessare le cagioni del dissidio ? b ) carità 18 . Ma la Chiesa , guidata dagli insegnamenti e dall ' esempio di Cristo , mira più in alto , cioè a riavvicinare il più possibile le due classi , e a renderle amiche . Le cose del tempo non è possibile intenderle e valutarle a dovere , se l ' animo non si eleva ad un ' altra vita , ossia a quella eterna , senza la quale la vera nozione del bene morale necessariamente si dilegua , anzi l ' intera creazione diventa un mistero inspiegabile . Quello pertanto che la natura stessa ci detta , nel cristianesimo è un dogma su cui come principale fondamento poggia tutto l ' edificio della religione : cioè che la vera vita dell ' uomo è quella del mondo avvenire . Poiché Iddio non ci ha creati per questi beni fragili e caduchi , ma per quelli celesti ed eterni ; e la terra ci fu data da Lui come luogo di esilio , non come patria . Che tu abbia in abbondanza ricchezze ed altri beni terreni o che ne sia privo , ciò all ' eterna felicità non importa nulla ; ma il buono o cattivo uso di quei beni , questo è ciò che sommamente importa . Le varie tribolazioni di cui è intessuta la vita di quaggiù , Gesù Cristo , che pur ci ha redenti con redenzione copiosa , non le ha tolte ; le ha convertite in stimolo di virtù e in maniera di merito , tanto che nessun figlio di Adamo può giungere al cielo se non segue le orme sanguinose di Lui . Se persevereremo , regneremo insieme ( 7 ) . Accettando volontariamente sopra di sé travagli e dolori , egli ne ha mitigato l ' acerbità in modo meraviglioso , e non solo con l ' esempio ma con la sua grazia e con la speranza del premio proposto , ci ha reso più facile il patire . Poiché quella che attualmente è una momentanea e leggera tribolazione nostra , opera in noi un eterno e sopra ogni misura smisurato peso di gloria ( 8 ) . I fortunati del secolo sono dunque avvertiti che le ricchezze non li liberano dal dolore e che esse per la felicità avvenire , non che giovare , nuocciono ( 9 ) ; che i ricchi debbono tremare , pensando alle minacce straordinariamente severe di Gesù Cristo ( 10 ) ; che dell ' uso dei loro beni avranno un giorno da rendere rigorosissimo conto al Dio giudice . c ) la vera utilità delle ricchezze 19 . In ordine all ' uso delle ricchezze , eccellente e importantissima è la dottrina che , se pure fu intravveduta dalla filosofia , venne però insegnata a perfezione dalla Chiesa ; la quale inoltre procura che non rimanga pura speculazione , ma discenda nella pratica e informi la vita . Il fondamento di tale dottrina sta in ciò : che nella ricchezza si suole distinguere il possesso legittimo dal legittimo uso . Naturale diritto dell ' uomo è , come vedemmo , la privata proprietà dei beni e l ' esercitare questo diritto é , specialmente nella vita socievole , non pur lecito , ma assolutamente necessario . E ' lecito , dice san Tommaso , anzi necessario all ' umana vita che l ' uomo abbia la proprietà dei beni ( 11 ) . Ma se inoltre si domandi quale debba essere l ' uso di tali beni , la Chiesa per bocca del santo Dottore non esita a rispondere che , per questo rispetto , l ' uomo non deve possedere i beni esterni come propri , bensì come comuni , in modo che facilmente li comunichi all ' altrui necessità . Onde l ' Apostolo dice : Comanda ai ricchi di questo secolo di dare e comunicare facilmente il proprio ( 12 ) . Nessuno , Certo , é tenuto a soccorrere gli altri con le cose necessarie a sé e ai suoi , anzi neppure con ciò che è necessario alla convivenza e al decoro del proprio stato , perché nessuno deve vivere in modo non conveniente ( 13 ) . Ma soddisfatte le necessità e la convenienza è dovere soccorrere col superfluo i bisognosi . Quello che sopravanza date in elemosina ( 14 ) . Eccetto il caso di estrema necessità , questi , è vero , non sono obblighi di giustizia , ma di carità cristiana il cui adempimento non si può certamente esigere per via giuridica , ma sopra le leggi e i giudizi degli uomini sta la legge e il giudizio di Cristo , il quale inculca in molti modi la pratica del dono generoso e insegna : E ' più bello dare che ricevere ( 15 ) , e terrà per fatta o negata a sé la carità fatta o negata ai bisognosi : Quanto faceste ad uno dei minimi di questi miei fratelli , a me lo faceste ( 16 ) . In conclusione , chiunque ha ricevuto dalla munificenza di Dio copia maggiore di beni , sia esteriori e corporali sia spirituali , a questo fine li ha ricevuti , di servirsene al perfezionamento proprio , e nel medesimo tempo come ministro della divina provvidenza a vantaggio altrui : Chi ha dunque ingegno , badi di non tacere ; chi ha abbondanza di roba , si guardi dall ' essere troppo duro di mano nell ' esercizio della misericordia ; chi ha un ' arte per vivere , ne partecipi al prossimo l ' uso e l ' utilità ( 17 ) . d ) vantaggi della povertà 20 . Ai poveri poi , la Chiesa insegna che innanzi a Dio non è cosa che rechi vergogna né la povertà né il dover vivere di lavoro . Gesù Cristo confermò questa verità con 1'esempio suo mentre , a salute degli uomini , essendo ricco , si fece povero ( 18 ) ed essendo Figlio di Dio , e Dio egli stesso , volle comparire ed essere creduto figlio di un falegname , anzi non ricusò di passare lavorando la maggior parte della sua vita : Non è costui il fabbro , il figlio di Maria ? ( 19 ) Mirando la divinità di questo esempio , si comprende più facilmente che la vera dignità e grandezza dell ' uomo è tutta morale , ossia riposta nella virtù ; che la virtù è patrimonio comune , conseguibile ugualmente dai grandi e dai piccoli , dai ricchi e dai proletari ; che solo alle opere virtuose , in chiunque si trovino , è serbato il premio dell ' eterna beatitudine . Diciamo di più per gli infelici pare che Iddio abbia una particolare predilezione poiché Gesù Cristo chiama beati i poveri ( 20 ) ; in . vita amorosamente a venire da lui per conforto , quanti sono stretti dal peso degli affanni ( 21 ) ; i deboli e i perseguitati abbraccia con atto di carità specialissima . Queste verità sono molto efficaci ad abbassar l ' orgoglio dei fortunati e togliere all ' avvilimento i miseri , ad ispirare indulgenza negli uni e modestia negli altri . Così le distanze , tanto care all ' orgoglio , si accorciano ; né riesce difficile ottenere che le due classi , stringendosi la mano , scendano ad amichevole accordo . e ) fraternità cristiana 21 . Ma esse , obbedendo alla legge evangelica , non saranno paghe di una semplice amicizia , ma vorranno darsi l ' amplesso dell ' amore fraterno . Poiché conosceranno e sentiranno che tutti gli uomini hanno origine da Dio , Padre comune ; che tutti tendono a Dio , fine supremo , che solo può rendere perfettamente felici gli uomini e gli angeli ; che tutti sono stati ugualmente redenti da Gesù Cristo e chiamati alla dignità della figliolanza divina , in modo che non solo tra loro , ma con Cristo Signore , primogenito fra molti fratelli , sono congiunti col vincolo di una santa fraternità . Conosceranno e sentiranno che i beni di natura e di grazia sono patrimonio comune del genere umano e che nessuno , senza proprio merito , verrà diseredato dal retaggio dei beni celesti : perché se tutti figli , dunque tutti eredi ; eredi di Dio , e coeredi di Gesù Cristo ( 22 ) . Ecco 1'ideale dei diritti e dei doveri contenuto nel Vangelo . Se esso prevalesse nel mondo , non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace ? 4 - Mezzi positivi a ) la diffusione della dottrina cristiana 22 . Se non che la Chiesa , non contenta di additare il rimedio , l ' applica ella stessa con la materna sua mano . Poiché ella é tutta intenta a educare e formare gli uomini a queste massime , procurando che le acque salutari della sua dottrina scorrano largamente e vadano per mezzo dei Vescovi e del Clero ad irrigare tutta quanta la terra . Nel tempo stesso si studia di penetrare negli animi e di piegare le volontà , perché si lascino governare dai divini precetti . E in quest ' arte , che é di capitale importanza , poiché ne dipende ogni vantaggio , la Chiesa sola ha vera efficacia . Infatti , gli strumenti che adopera a muovere gli animi le furono dati a questo fine da Gesù Cristo , ed hanno in sé virtù divina ; si che essi soli possono penetrare nelle intime fibre dei cuori , e far si che gli uomini obbediscano alla voce del dovere , tengano a freno le passioni , amino con supremo e singolare amore Iddio e il prossimo , e abbattano coraggiosamente tutti gli ostacoli che attraversano il cammino della virtù . b ) il rinnovamento della società Basta su ciò accennar di passaggio agli esempi antichi . Ricordiamo fatti e cose poste fuori di ogni dubbio : cioè che per opera del cristianesimo fu trasformata da capo a fondo la società ; che questa trasformazione fu un vero progresso del genere umano , anzi una risurrezione dalla morte alla vita morale , e un perfezionamento non mai visto per l ' innanzi né sperabile maggiore per l ' avvenire ; e finalmente che Gesù Cristo è il principio e il termine di questi benefizi , i quali , scaturiti da lui , a lui vanno riferiti . Avendo il mondo mediante la luce evangelica appreso il gran mistero dell ' incarnazione del Verbo e dell ' umana redenzione , la vita di Gesù Cristo Dio e uomo si trasfuse nella civile società che ne fu permeata con la fede , i precetti , le leggi di lui . Perciò , se ai mali del mondo v ' è un rimedio , questi non può essere altro che il ritorno alla vita e ai costumi cristiani . È un solenne principio questo , che per riformare una società in decadenza , è necessario riportarla ai principi che le hanno dato l ' essere , la perfezione di ogni società è riposta nello sforzo di arrivare al suo scopo : in modo che il principio generatore dei moti e delle azioni sociali sia il medesimo che ha generato l ' associazione . Quindi deviare dallo scopo primitivo è corruzione ; tornare ad esso è salvezza . E questo è vero , come di tutto il consorzio civile , così della classe lavoratrice , che ne è la parte più numerosa . c ) la beneficenza della Chiesa 23 . Né si creda che le premure della Chiesa siano così interamente e unicamente rivolte alla salvezza delle anime , da trascurare ciò che appartiene alla vita morale e terrena . Ella vuole e procura che soprattutto i proletari emergano dal loro infelice stato , e migliorino la condizione di vita . E questo essa fa innanzi tutto indirettamente , chiamando e insegnando a tutti gli uomini la virtù . I costumi cristiani , quando siano tali davvero , contribuiscono anch ' essi di per sé alla prosperità terrena , perché attirano le benedizioni di Dio , principio e fonte di ogni bene ; infrenano la cupidigia della roba e la sete dei piaceri ( 23 ) , veri flagelli che rendono misero l ' uomo nella abbondanza stessa di ogni cosa ; contenti di una vita frugale , suppliscono alla scarsezza del censo col risparmio , lontani dai vizi , che non solo consumano le piccole , ma anche le grandi sostanze , e mandano in rovina i più lauti patrimoni . 24 . Ma vi è di più : la Chiesa concorre direttamente al bene dei proletari col creare e promuovere quanto può conferire al loro sollievo , e in questo tanto si è segnalata , da riscuoter l ' ammirazione e gli encomi degli stessi nemici . Nel cuore dei primi cristiani la carità fraterna era così potente che i più facoltosi si privavano spessissimo del proprio per soccorrere gli altri ; tanto che non vi era tra loro nessun bisognoso ( 24 ) . Ai diaconi , ordine istituito appositamente per questo , era affidato dagli apostoli l ' ufficio di esercitare la quotidiana beneficenza e l ' apostolo Paolo , benché gravato dalla cura di tutte le Chiese , non dubitava di intraprendere faticosi viaggi , per recare di sua mano ai cristiani poveri le elemosine da lui raccolte . Tertulliano chiama depositi della pietà le offerte che si facevano spontaneamente dai fedeli di ciascuna adunanza , perché destinate a soccorrere e dar sepoltura agli indigenti , sovvenire i poveri orfani d ' ambo i sessi , i vecchi e i naufraghi ( 25 ) . Da lì poco a poco si formò il patrimonio , che la Chiesa guardò sempre con religiosa cura come patrimonio della povera gente . La quale anzi , con nuovi e determinati soccorsi , venne perfino liberata dalla vergogna di chiedere . Giacché , madre comune dei poveri e dei ricchi , ispirando e suscitando dappertutto l ' eroismo della carità , la Chiesa creò sodalizi religiosi ed altri benefici istituti , che non lasciarono quasi alcuna specie di miseria senza aiuto e conforto . Molti oggi , come già fecero i gentili , biasimano la Chiesa perfino di questa carità squisita , e si è creduto bene di sostituire a questa la beneficenza legale . Ma non è umana industria che possa supplire la carità cristiana , tutta consacrata al bene altrui . Ed essa non può essere se non virtù della Chiesa , perché è virtù che sgorga solamente dal cuore santissimo di Gesù Cristo : e si allontana da Gesù Cristo chi si allontana dalla Chiesa . B ) L ' opera dello Stato 25 . A risolvere peraltro la questione operaia , non vi è dubbio che si richiedano altresì i mezzi umani . Tutti quelli che vi sono interessati debbono concorrervi ciascuno per la sua parte : e ciò ad esempio di quell ' ordine provvidenziale che governa il mondo ; poiché d ' ordinario si vede che ogni buon effetto è prodotto dall ' armoniosa cooperazione di tutte le cause da cui esso dipende . Vediamo dunque quale debba essere il concorso dello Stato . Noi parliamo dello Stato non come è sostituito o come funziona in questa o in quella nazione , ma dello Stato nel suo vero concetto , quale si desume dai principi della retta ragione , in perfetta armonia con le dottrine cattoliche , come noi medesimi esponemmo nella enciclica sulla Costituzione cristiana degli Stati ( enc . Immortale Dei ) . 1 - Il diritto d ' intervento dello Stato 26 . I governanti dunque debbono in primo luogo concorrervi in maniera generale con tutto il complesso delle leggi e delle istituzioni politiche , ordinando e amministrando lo Stato in modo che ne risulti naturalmente la pubblica e privata prosperità . Questo infatti è l ' ufficio della civile prudenza e il dovere dei reggitori dei popoli . Ora , la prosperità delle nazioni deriva specialmente dai buoni costumi , dal buon assetto della famiglia , dall ' osservanza della religione e della giustizia , dall ' imposizione moderata e dall ' equa distribuzione dei pubblici oneri , dal progresso delle industrie e del commercio , dal fiorire dell ' agricoltura e da altre simili cose , le quali , quanto maggiormente promosse , tanto più felici rendono i popoli . Anche solo per questa via , può dunque lo Stato grandemente concorrere , come al benessere delle altre classi , così a quello dei proletari ; e ciò di suo pieno diritto e senza dar sospetto d ' indebite ingerenze ; giacché provvedere al bene comune è ufficio e competenza dello Stato . E quanto maggiore sarà la somma dei vantaggi procurati per questa generale provvidenza , tanto minore bisogno vi sarà di tentare altre vie a salvezza degli operai . a ) per il bene comune 27 . Ma bisogna inoltre considerare una cosa che tocca più da vicino la questione : che cioè lo Stato è una armoniosa unità che abbraccia del pari le infime e le alte classi . I proletari né di più né di meno dei ricchi sono cittadini per diritto naturale , membri veri e viventi onde si compone , mediante le famiglie , il corpo sociale : per non dire che ne sono il maggior numero . Ora , essendo assurdo provvedere ad una parte di cittadini e trascurare l ' altra , è stretto dovere dello Stato prendersi la dovuta cura del benessere degli operai ; non facendolo , si offende la giustizia che vuole si renda a ciascuno il suo , Onde saggiamente avverte san Tommaso : Siccome la parte e il tutto fanno in certo modo una sola cosa , così ciò che è del tutto è in qualche maniera della parte ( 26 ) . Perciò tra i molti e gravi doveri dei governanti solleciti del bene pubblico , primeggia quello di provvedere ugualmente ad ogni ordine di cittadini , osservando con inviolabile imparzialità la giustizia cosiddetta distributiva . b ) per il bene degli operai Sebbene tutti i cittadini senza eccezione alcuna , debbano cooperare al benessere comune che poi , naturalmente , ridonda a beneficio dei singoli , tuttavia la cooperazione non può essere in tutti né uguale né la stessa . Per quanto si mutino e rimutino le forme di governo , vi sarà sempre quella varietà e disparità di condizione senza la quale non può darsi e neanche concepirsi il consorzio umano . Vi saranno sempre pubblici ministri , legislatori , giudici , insomma uomini tali che governano la nazione in pace , e la difendono in guerra ; ed è facile capire che , essendo costoro la causa più prossima ed efficace del bene comune , formano la parte principale della nazione . Non possono allo stesso modo e con gli stessi uffici cooperare al bene comune gli artigiani ; tuttavia vi concorrono anch ' essi potentemente con i loro servizi , benché in modo indiretto . Certo , il bene sociale , dovendo essere nel suo conseguimento un bene perfezionativo dei cittadini in quanto sono uomini , va principalmente riposto nella virtù . Nondimeno , in ogni società ben ordinata deve trovarsi una sufficiente abbondanza dei beni corporali , l ' uso dei quali è necessario all ' esercizio della virtù ( 27 ) . Ora , a darci questi beni è di necessità ed efficacia somma l ' opera e l ' arte dei proletari , o si applichi all ' agricoltura , o si eserciti nelle officine . Somma , diciamo , poiché si può affermare con verità che il lavoro degli operai è quello che forma la ricchezza nazionale . È quindi giusto che il governo s ' interessi dell ' operaio , facendo si che egli partecipi ín qualche misura di quella ricchezza che esso medesimo produce , cosicché abbia vitto , vestito e un genere di vita meno disagiato . Si favorisca dunque al massimo ciò che può in qualche modo migliorare la condizione di lui , sicuri che questa provvidenza , anziché nuocere a qualcuno , gioverà a tutti , essendo interesse universale che non rimangano nella miseria coloro da cui provengono vantaggi di tanto rilievo . 2 - Norme e limiti del diritto d ' intervento 28 . Non è giusto , come abbiamo detto , che il cittadino e la famiglia siano assorbiti dallo Stato : è giusto invece che si lasci all ' uno e all ' altra tanta indipendenza di operare quanta se ne può , salvo il bene comune e gli altrui diritti . Tuttavia , i governanti debbono tutelare la società e le sue parti . La società , perché la tutela di questa fu da natura commessa al sommo potere , tanto che la salute pubblica non è solo legge suprema , ma unica e totale ragione della pubblica autorità ; le parti , poi , perché filosofia e Vangelo si accordano a insegnare che il governo è istituito da natura non a beneficio dei governanti , bensì dei governati . E perché il potere politico viene da Dio ed è una certa quale partecipazione della divina sovranità , deve amministrarsi sull ' esempio di questa , che con paterna cura provvede non meno alle particolari creature che a tutto l ' universo . Se dunque alla società o a qualche sua parte è stato recato o sovrasta un danno che non si possa in altro modo riparare o impedire , si rende necessario l ' intervento dello Stato . 29 . Ora , interessa il privato come il pubblico bene che sia mantenuto l ' ordine e la tranquillità pubblica ; che la famiglia sia ordinata conforme alla legge di Dio e ai principi di natura ; che sia rispettata e praticata la religione ; che fioriscano i costumi pubblici e privati ; che sia inviolabilmente osservata la giustizia ; che una classe di cittadini non opprima l ' altra ; che crescano sani e robusti i cittadini , atti a onorare e a difendere , se occorre , la patria . Perciò , se a causa di ammutinamenti o di scioperi si temono disordini pubblici ; se tra i proletari sono sostanzialmente turbate le naturali relazioni della famiglia ; se la religione non é rispettata nell ' operaio , negandogli agio e tempo sufficiente a compierne i doveri ; se per la promiscuità del sesso ed altri incentivi al male l ' integrità dei costumi corre pericolo nelle officine ; se la classe lavoratrice viene oppressa con ingiusti pesi dai padroni o avvilita da fatti contrari alla personalità e dignità umana ; se con il lavoro eccessivi o non conveniente al sesso e all ' età , si reca danno alla sanità dei lavoratori ; in questi casi si deve adoperare , entro i debiti confini , la forza e l ' autorità delle leggi . I quali fini sono determinati dalla causa medesima che esige l ' intervento dello Stato ; e ciò significa che le leggi non devono andare al di là di ciò che richiede il riparo dei mali o la rimozione del pericolo . I diritti vanno debitamente protetti in chiunque li possieda e il pubblico potere deve assicurare a ciascuno il suo , con impedirne o punirne le violazioni . Se non che , nel tutelare le ragioni dei privati , si deve avere un riguardo speciale ai deboli e ai poveri . Il ceto dei ricchi , forte per sé stesso , abbisogna meno della pubblica difesa ; le misere plebi , che mancano di sostegno proprio , hanno speciale necessità di trovarlo nel patrocinio dello Stato . Perciò agli operai , che sono nel numero dei deboli e dei bisognosi , lo Stato deve di preferenza rivolgere le cure e le provvidenze sue . 3 - Casi particolari d ' intervento a ) difesa della proprietà privata 30 . Ma giova discendere espressamente ad alcuni particolari di maggiore importanza . Principalissimo è questo : i governi devono per mezzo di sagge leggi assicurare la proprietà privata . Oggi specialmente , in tanto ardore di sfrenate cupidigie , bisogna che le popolazioni siano tenute a freno ; perché , se la giustizia consente a loro di adoperarsi a migliorare le loro sorti , né la giustizia né il pubblico bene consentono che si rechi danno ad altri nella roba , e sotto colore di non so quale eguaglianza si invada l ' altrui . Certo , la massima parte degli operai vorrebbe migliorare la propria condizione onestamente , senza far torto ad alcuni ; tuttavia non sono pochi coloro i quali , imbevuti di massime false e smaniosi di novità , cercano ad ogni costo di eccitare tumulti e sospingere gli altri alla violenza . Intervenga dunque l ' autorità dello Stato e , posto freno ai sobillatori , preservi i buoni operai dal pericolo della seduzione e i legittimi padroni da quello dello spogliamento . b ) difesa del lavoro 1 ) contro lo sciopero 31 . Il troppo lungo e gravoso lavoro e la mercede giudicata scarsa porgono non di rado agli operai motivo di sciopero . A questo disordine grave e frequente occorre che ripari lo Stato , perché tali scioperi non recano danno solamente ai padroni e agli operai medesimi , ma al commercio e ai comuni interessi e , per le violenze e i tumulti a cui d ' ordinario danno occasione , mettono spesso a rischio la pubblica tranquillità . Il rimedio , poi , in questa parte , più efficace e salutare , si é prevenire il male con l ' autorità delle leggi e impedire lo scoppio , rimovendo a tempo le cause da cui si prevede che possa nascere il conflitto tra operai e padroni . 2 ) condizioni di lavoro 32 . Molte cose parimenti lo Stato deve proteggere nell ' operaio , e prima di tutto i beni dell ' anima . La vita di quaggiù , benché buona e desiderabile , non è il fine per cui noi siamo stati creati , ma via e mezzo a perfezionare la vita dello spirito con la cognizione del vero e con la pratica del bene . Lo spirito è quello che porta scolpita in sé l ' immagine e la somiglianza divina , ed in cui risiede quella superiorità in virtù della quale fu imposto all ' uomo di signoreggiare le creature inferiori , e di far servire all ' utilità sua le terre tutte ed i mari . Riempite la terra e rendetela a voi soggetta : signoreggiate i pesci del mare e gli uccelli dell ' aria e tutti gli animali che si muovono sopra la terra ( 28 ) . In questo tutti gli uomini sono uguali , né esistono differenze tra ricchi e poveri , padroni e servi , monarchi e sudditi , perché lo stesso è il Signore di tutti ( 29 ) . A nessuno è lecito violare impunemente la dignità dell ' uomo , di cui Dio stesso dispone con grande riverenza , né attraversargli la via a quel perfezionamento che è ordinato all ' acquisto della vita eterna . Che anzi , neanche di sua libera elezione potrebbe l ' uomo rinunziare ad esser trattato secondo la sua natura , ed accettare la schiavitù dello spirito , perché non si tratta di diritti dei quali sia libero l ' esercizio , bensì di doveri verso Dio assolutamente inviolabili . Di qui segue la necessità del riposo festivo . Sotto questo nome non s ' intenda uno stare in ozio più a lungo , e molto meno una totale inazione quale si desidera da molti , fomite di vizi e occasione di spreco , ma un riposo consacrato dalla religione . Unito alla religione , il riposo toglie l ' uomo ai lavori e alle faccende della vita ordinaria per richiamarlo al pensiero dei beni celesti e al culto dovuto alla Maestà divina . Questa è principalmente la natura , questo il fine del riposo festivo , che Iddio con legge speciale , prescrisse all ' uomo nel Vecchio Testamento , dicendogli : Ricordati di santificare il giorno di sabato ( 30 ) e che egli stesso insegnò di fatto , quando nel settimo giorno , creato l ' uomo , si riposò dalle opere della creazione : Riposò nel giorno settimo da tutte le opere che aveva fatte ( 31 ) . 33 . Quanto alla tutela dei beni temporali ed esteriori prima di tutto è dovere sottrarre il povero operaio all ' inumanità di avidi speculatori , che per guadagno abusano senza alcuna discrezione delle persone come fossero cose . Non è giusto né umano esigere dall ' uomo tanto lavoro da farne inebetire la mente per troppa fatica e da fiaccarne il corpo . Come la sua natura , così l ' attività dell ' uomo è limitata e circoscritta entro confini ben stabiliti , oltre i quali non può andare . L ' esercizio e l ' uso l ' affina , a condizione però che di quando in quando venga sospeso , per dar luogo al riposo . Non deve dunque il lavoro prolungarsi più di quanto lo comportino le forze . Il determinare la quantità del riposo dipende dalla qualità del lavoro , dalle circostanze di tempo e di luogo , dalla stessa complessione e sanità degli operai . Ad esempio , il lavoro dei minatori che estraggono dalla terra pietra , ferro , rame e altre materie nascoste nel sottosuolo , essendo più grave e nocivo alla salute , va compensato con una durata più breve . Si deve avere ancor riguardo alle stagioni , perché non di rado un lavoro , facilmente sopportabile in una stagione , è in un ' altra o del tutto insopportabile o tale che sí sopporta con difficoltà . Infine , un lavoro proporzionato all ' uomo alto e robusto , non é ragionevole che s ' imponga a una donna o a un fanciullo . Anzi , quanto ai fanciulli , si badi a non ammetterli nelle officine prima che l ' età ne abbia sufficientemente sviluppate le forze fisiche , intellettuali e morali . Le forze , che nella puerizia sbocciano simili all ' erba in fiore , un movimento precoce le sciupa , e allora si rende impossibile la stessa educazione dei fanciulli . Così , certe specie di lavoro non si addicono alle donne , fatte da natura per í lavori domestici , í quali grandemente proteggono l ' onestà del sesso debole , e hanno naturale corrispondenza con l ' educazione dei figli e il benessere della casa . In generale si tenga questa regola , che la quantità del riposo necessario all ' operaio deve essere proporzionata alla quantità delle forze consumate nel lavoro , perché le forze consumate con l ' uso debbono venire riparate col riposo . In ogni convenzione stipulata tra padroni e operai vi è sempre la condizione o espressa o sottintesa dell ' uno e dell ' altro riposo ; un patto contrario sarebbe immorale , non essendo lecito a nessuno chiedere o permettere la violazione dei doveri che lo stringono a Dio e a sé stesso . 3 ) la questione del salario 34 . Tocchiamo ora un punto di grande importanza , e che va inteso bene per non cadere in uno dei due estremi opposti . La quantità del salario , si dice , la determina il libero consenso delle parti : sicché il padrone , pagata la mercede , ha fatto la sua parte , né sembra sia debitore di altro . Si commette ingiustizia solo quando o il padrone non paga l ' intera mercede o l ' operaio non presta tutta l ' opera pattuita ; e solo a tutela di questi diritti , e non per altre ragioni , è lecito l ' intervento dello Stato . A questo ragionamento , un giusto estimatore delle cose non può consentire né facilmente né in tutto ; perché esso non guarda la cosa sotto ogni aspetto ; vi mancano alcune considerazioni di grande importanza . Il lavoro è l ' attività umana ordinata a provvedere ai bisogni della vita , e specialmente alla conservazione : Tu mangerai pane nel sudore della tua fronte ( 32 ) . Ha dunque il lavoro dell ' uomo come due caratteri impressigli da natura , cioè di essere personale , perché la forza attiva è inerente alla persona , e del tutto proprio di chi la esercita e al cui vantaggio fu data ; poi di essere necessario , perché il frutto del lavoro è necessario all ' uomo per il mantenimento della vita , mantenimento che è un dovere imprescindibile imposto dalla natura . Ora , se si guarda solo l ' aspetto della personalità , non v ' è dubbio che può l ' operaio pattuire una mercede inferiore al giusto , poiché siccome egli offre volontariamente l ' opera , così può , volendo , contentarsi di un tenue salario o rinunziarvi del tutto . Ben diversa è la cosa se con la personalità si considera la necessità : due cose logicamente distinte , ma realmente inseparabili . Infatti , conservarsi in vita è dovere , a cui nessuno può mancare senza colpa . Di qui nasce , come necessaria conseguenza , il diritto di procurarsi i mezzi di sostentamento , che nella povera gente sí riducono al salario del proprio lavoro . L ' operaio e il padrone allora formino pure di comune consenso il patto e nominatamente la quantità della mercede ; vi entra però sempre un elemento di giustizia naturale , anteriore e superiore alla libera volontà dei contraenti , ed è che il quantitativo della mercede non deve essere inferiore al sostentamento dell ' operaio , frugale si intende , e di retti costumi . Se costui , costretto dalla necessità o per timore di peggio , accetta patti più duri i quali , perché imposti dal proprietario o dall ' imprenditore , volenti o nolenti debbono essere accettati , è chiaro che subisce una violenza , contro la quale la giustizia protesta . Del resto , in queste ed altre simili cose , quali sono l ' orario di lavoro , le cautele da prendere , per garantire nelle officine la vita dell ' operaio , affinché l ' autorità non s ' ingerisca indebitamente , specie in tanta varietà di cose , di tempi e di luoghi , sarà più opportuno riservare la decisione ai collegi di cui parleremo più avanti , o usare altri mezzi che salvino , secondo giustizia , le ragioni degli operai , limitandosi lo Stato ad aggiungervi , quando il caso lo richiede , tutela ed appoggio . c ) educazione al risparmio 35 . Quando l ' operaio riceve un salario sufficiente a mantenere sé stesso e la sua famiglia in una certa quale agiatezza , se egli è saggio , penserà naturalmente a risparmiare e , assecondando l ' impulso della stessa natura , farà in modo che sopravanzi alle spese una parte da impiegare nell ' acquisto di qualche piccola proprietà . Poiché abbiamo dimostrato che l ' inviolabilità del diritto di proprietà è indispensabile per la soluzione pratica ed efficace della questione operaia . Pertanto le leggi devono favorire questo diritto , e fare in modo che cresca il più possibile il numero dei proprietari . Da qui risulterebbero grandi vantaggi , e in primo luogo una più equa ripartizione della ricchezza nazionale . La rivoluzione ha prodotto la divisione della società come in due caste , tra le quali ha scavato un abisso . Da una parte una fazione strapotente perché straricca , la quale , avendo in mano ogni sorta di produzione e commercio , sfrutta per sé tutte le sorgenti della ricchezza , ed esercita pure nell ' andamento dello Stato una grande influenza . Dall ' altra una moltitudine misera e debole , dall ' animo esacerbato e pronto sempre a tumulti . Ora , se in questa moltitudine s ' incoraggia l ' industria con la speranza di poter acquistare stabili proprietà , una classe verrà avvicinandosi poco a poco all ' altra , togliendo l ' immensa distanza tra la somma povertà e la somma ricchezza . Oltre a ciò , dalla terra si ricaverà abbondanza di prodotti molto maggiore . Quando gli uomini sanno di lavorare in proprio , faticano con più alacrità e ardore , anzi si affezionano al campo coltivato di propria mano , da cui attendono , per sé e per la famiglia , non solo gli alimenti ma una certa agiatezza . Ed è facile capire come questa alacrità giovi moltissimo ad accrescere la produzione del suolo e la ricchezza della nazione . Ne seguirà un terzo vantaggio , cioè l ' attaccamento al luogo natio ; infatti non si cambierebbe la patria con un paese straniero , se quella desse di che vivere agiatamente ai suoi figli . Si avverta peraltro che tali vantaggi dipendono da questa condizione , che la privata proprietà non venga oppressa da imposte eccessive . Siccome il diritto della proprietà privata deriva non da una legge umana ma da quella naturale , lo Stato non può annientarlo , ma solamente temperarne l ' uso e armonizzarlo col bene comune . È ingiustizia ed inumanità esigere dai privati più del dovere sotto pretesto di imposte . C ) L ' opera delle associazioni 1 - Necessità della collaborazione di tutti 36 . Finalmente , a dirimere la questione operaia possono contribuire molto i capitalisti e gli operai medesimi con istituzioni ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi e ad avvicinare e udire le due classi tra loro . Tali sono le società di mutuo soccorso ; le molteplici assicurazioni private destinate a prendersi cura dell ' operaio , della vedova , dei figli orfani , nei casi d ' improvvisi infortuni , d ' infermità , o di altro umano accidente ; i patronati per i fanciulli d ' ambo i sessi , per la gioventù e per gli adulti . Tengono però il primo posto le corporazioni di arti e mestieri che nel loro complesso contengono quasi tutte le altre istituzioni . Evidentissimi furono presso i nostri antenati i vantaggi di tali corporazioni , e non solo a pro degli artieri , ma come attestano documenti in gran numero , ad onore e perfezionamento delle arti medesime . I progressi della cultura , le nuove abitudini e i cresciuti bisogni della vita esigono che queste corporazioni si adattino alle condizioni attuali . Vediamo con piacere formarsi ovunque associazioni di questo genere , sia di soli operai sia miste di operai e padroni , ed è desiderabile che crescano di numero e di operosità . Sebbene ne abbiamo parlato più volte , ci piace ritornarvi sopra per mostrarne l ' opportunità , la legittimità , la forma del loro ordinamento e la loro azione . 2 - Il diritto all ' associazione è naturale 37 . Il sentimento della propria debolezza spinge l ' uomo a voler unire la sua opera all ' altrui . La Scrittura dice : E ' meglio essere in due che uno solo ; perché due hanno maggior vantaggio nel loro lavoro . Se uno cade , è sostenuto dall ' altro . Guai a chi è solo ; se cade non ha una mano che lo sollevi ( 33 ) . E altrove : il fratello aiutato dal fratello è simile a una città fortificata ( 34 ) . L ' istinto di questa naturale inclinazione lo muove , come alla società civile , così ad altre particolari società , piccole certamente e non perfette , ma pur società vere . Fra queste e quella corre grandissima differenza per la diversità dei loro fini prossimi . Il fine della società civile è universale , perché è quello che riguarda il bene comune , a cui tutti e singoli i cittadini hanno diritto nella debita proporzione . Perciò è chiamata pubblica ; per essa gli uomini si mettono in mutua comunicazione al fine di formare uno Stato ( 35 ) . Al contrario le altre società che sorgono in seno a quella si dicono e sono private , perché hanno per scopo l ' utile privato dei loro soci . Società privata è quella che si forma per concludere affari privati , come quando due o tre si uniscono a scopo di commercio ( 36 ) . 38 . Ora , sebbene queste private associazioni esistano dentro la Stato e ne siano come tante parti , tuttavia in generale , e assolutamente parlando , non può lo Stato proibirne la formazione . Poiché il diritto di unirsi in società l ' uomo l ' ha da natura , e i diritti naturali lo Stato deve tutelarli , non distruggerli . Vietando tali associazioni , egli contraddirebbe sé stesso , perché l ' origine del consorzio civile , come degli altri consorzi , sta appunto nella naturale socialità dell ' uomo . Si danno però casi che rendono legittimo e doveroso il divieto . Quando società particolari si prefiggono un fine apertamente contrario all ' onestà , alla giustizia , alla sicurezza del consorzio civile , legittimamente vi si oppone lo Stato , o vietando che si formino o sciogliendole se sono formate ; è necessario però procedere in ciò con somma cautela per non invadere i diritti dei cittadini , e non fare il male sotto pretesto del pubblico bene . Poiché le leggi non obbligano se non in quanto sono conformi alla retta ragione , e perciò stesso alla legge eterna di Dio ( 37 ) . 39 . E qui il nostro pensiero va ai sodalizi , collegi e ordini religiosi di tante specie a cui dà vita l ' autorità della Chiesa e la pietà dei fedeli ; e con quanto vantaggio del genere umano , lo attesta la storia anche ai nostri giorni . Tali società , considerate al solo lume della ragione , avendo un fine onesto , sono per diritto di natura evidentemente legittime . In quanto poi riguardano la religione , non sottostanno che all ' autorità della Chiesa . Non può dunque lo Stato arrogarsi più quelle competenza alcuna , né rivendicarne a sé l ' amministrazione ; ha però il dovere di rispettarle , conservarle e , se occorre , difenderle . Ma quanto diversamente si agisce , soprattutto ai nostri tempi ! In molti luoghi e in molti modi lo Stato ha leso i diritti di tali comunità , avendole sottoposte alle leggi civili a private di giuridica personalità , o spogliate dei loro beni . Nei quali beni la Chiesa aveva il diritto suo , come ognuno dei soci , e similmente quelli che li avevano destinati per un dato fine , e quelli al cui vantaggio e sollievo erano destinati . Non possiamo dunque astenerci dal deplorare spogliazioni sì ingiuste e dannose , tanto più che vediamo proibite società cattoliche , tranquille e utilissime , nel tempo stesso che si proclama altamente il diritto di associazione ; mentre in realtà tale diritto vieni largamente concesso a uomini apertamente congiurati ai danni della religione e dello Stato . 40 . Certe società diversissime , costituite specialmente di operai , vanno oggi moltiplicandosi sempre più . Di molte , tra queste , non è qui luogo di indagar l ' origine , lo scopo , i procedimenti . È opinione comune però , confermata da molti indizi , che il più delle volte sono rette da capi occulti , con organizzazione contraria allo spirito cristiano e al bene pubblico ; costoro con il monopolio delle industrie costringono chi rifiuta di accomunarsi a loro , a pagar caro il rifiuto . In tale stato di cose gli operai cristiani non hanno che due vie : o iscriversi a società pericolose alla religione o formarne di proprie e unire così le loro forze per sottrarsi coraggiosamente a sì ingiusta e intollerabile oppressione . Ora , potrà mai esitare sulla scelta di questo secondo partito , chi non vuole mettere a repentaglio il massimo bene dell ' uomo ? 3 - Favorire i congressi cattolici 41 . Degnissimi d ' encomio sono molti tra i cattolici che , conosciute le esigenze dei tempi , fanno ogni sforzo per migliorare onestamente le condizioni degli operai . E presane in mano la causa , si studiano di accrescerne il benessere individuale e domestico ; di regolare , secondo equità , le relazioni tra lavoratori e padroni ; di tener viva e profondamente radicata negli uni e negli altri il senso del dovere e l ' osservanza dei precetti evangelici ; precetti che , allontanando l ' animo da ogni sorta di eccessi , lo inducono alla moderazione e , tra la più grande diversità di persone e di cose , mantengono l ' armonia nella vita civile . A tal fine vediamo che spesso si radunano dei congressi , ove uomini saggi si comunicano le idee , uniscono le forze , si consultano intorno agli espedienti migliori , Altri s ' ingegnano di stringere opportunamente in società le varie classi operaie ; le aiutano col consiglio e i mezzi e procurano loro un lavoro onesto e redditizio . Coraggio e protezione vi aggiungono i vescovi , e sotto la loro dipendenza molti dell ' uno e dell ' altro clero attendono con zelo al bene spirituale degli associati . Non mancano finalmente i cattolici benestanti che , fatta causa comune coi lavoratori , non risparmiano spese per fondare e largamente diffondere associazioni che aiutino l ' operaio non solo a provvedere col suo lavoro ai bisogni presenti , ma ad assicurarsi ancora per l ' avvenire un riposo onorato e tranquillo . I vantaggi che tanti e sì volenterosi sforzi hanno recato al pubblico bene , sono così noti che non occorre parlarne . Di qui attingiamo motivi a bene sperare dell ' avvenire , purché tali società fioriscano sempre più , e siano saggiamente ordinate . Lo Stato difenda queste associazioni legittime dei cittadini ; non si intrometta però nell ' intimo della loro organizzazione e disciplina , perché il movimento vitale nasce da un principio intrinseco , e gli impulsi esterni facilmente lo soffocano . 4 - Autonomia e disciplina delle associazioni 42 . Questa sapiente organizzazione e disciplina è assolutamente necessaria perché vi sia unità di azione e d ' indirizzo . Se hanno pertanto i cittadini , come l ' hanno di fatto , libero diritto di legarsi in società , debbono avere altresì uguale diritto di scegliere per i loro consorzi quell ' ordinamento che giudicano più confacente al loro fine . Quale esso debba essere nelle singole sue parti , non crediamo si possa definire con regole certe e precise , dovendosi determinare piuttosto dall ' indole di ciascun popolo , dall ' esperienza e abitudine , dalla quantità e produttività dei lavori , dallo sviluppo commerciale , nonché da altre circostanze , delle quali la prudenza deve tener conto . In sostanza , si può stabilire come regola generale e costante che le associazioni degli operai si devono ordinare e governare in modo da somministrare i mezzi più adatti ed efficaci al conseguimento del fine , il quale consiste in questo , che ciascuno degli associati ne tragga il maggior aumento possibile di benessere fisico , economico , morale . È evidente poi , che conviene aver di mira , come scopo speciale , il perfezionamento religioso e morale , e che a questo perfezionamento si deve indirizzare tutta la disciplina sociale . Altrimenti tali associazioni degenerano facilmente in altra natura , né si mantengono superiori a quelle in cui della religione non si tiene conto alcuno . Del resto , che gioverebbe all ' operaio l ' aver trovato nella società di che vivere bene , se l ' anima sua , per mancanza di alimento adatto , corresse pericolo di morire ? Che giova all ' uomo l ' acquisto di tutto il mondo con pregiudizio dell ' anima sua ? ( 38 ) . Questo , secondo l ' insegnamento di Gesù Cristo , é il carattere che distingue il cristiano dal pagano : I pagani cercano tutte queste cose ... voi cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia , e gli altri beni vi saranno dati per giunta ( 39 ) . Prendendo adunque da Dio il principio , si dia una larga parte all ' istruzione religiosa , affinché ciascuno conosca i propri doveri verso Dio ; sappia bene ciò che deve credere , sperare e fare per salvarsi ; e sia ben premunito contro gli errori correnti e le seduzioni corruttrici . L ' operaio venga animato al culto di Dio e all ' amore della pietà , e specialmente all ' osservanza dei giorni festivi . Impari a venerare e amare la Chiesa , madre comune di tutti , come pure a obbedire ai precetti di lei , e a frequentare i sacramenti , mezzi divini di giustificazione e di santità . 5 - Diritti e doveri degli associati 43 . Posto il fondamento degli statuti sociali nella religione , è aperta la strada a regolare le mutue relazioni dei soci per la tranquillità della loro convivenza e del loro benessere economico . Gli incarichi si distribuiscano in modo conveniente agli interessi comuni , e con tale armonia che la diversità non pregiudichi l ' unità . E ' sommamente importante che codesti incarichi vengano distribuiti con intelligenza e chiaramente determinati , perché nessuno dei soci rimanga offeso . I beni comuni della società siano amministrati con integrità , così che i soccorsi vengano distribuiti a ciascuno secondo i bisogni ; e i diritti e i doveri dei padroni armonizzino con i diritti e i doveri degli operai . Quando poi gli uni o gli altri si credono lesi , è desiderabile che trovino nella stessa associazione uomini retti e competenti , al cui giudizio , in forza degli statuti , si debbano sottomettere . Si dovrà ancora provvedere che all ' operaio non manchi mai il lavoro , e vi siano fondi disponibili per venire in aiuto di ciascuno , non solamente nelle improvvise e inattese crisi dell ' industria , ma altresì nei casi di infermità , di vecchiaia , di infortunio . Quando tali statuti sono volontariamente abbracciati , si é già sufficientemente provveduto al benessere materiale e morale delle classi inferiori ; e le società cattoliche potranno esercitare non piccola influenza sulla prosperità della stessa società civile . Dal passato possiamo prudentemente prevedere l ' avvenire . Le umane generazioni si succedono , ma le pagine della loro storia si rassomigliano grandemente , perché gli avvenimenti sono governati da quella Provvidenza suprema la quale volge e indirizza tutte le umane vicende a quel fine che ella si prefisse nella creazione della umana famiglia . Agli inizi della Chiesa i pagani stimavano disonore il vivere di elemosine o di lavoro , come tacevano la maggior parte dei cristiani . Se non che , poveri e deboli , riuscirono a conciliarsi le simpatie dei ricchi e il patrocinio dei potenti . Era bello vederli attivi , laboriosi , pacifici , giusti , portati come esempio , e singolarmente pieni di carità . A tale spettacolo di vita e di condotta si dileguò ogni pregiudizio , ammutolì la maldicenza dei malevoli , e le menzogne di una inveterata superstizione cedettero il posto alla verità cristiana . 6 - Le questioni operaie risolte dalle loro associazioni 44 . Si agita ai nostri giorni la questione operaia , la cui buona o cattiva soluzione interessa sommamente lo Stato . Gli operai cristiani la sceglieranno bene , se uniti in associazione , e saggiamente diretti , seguiranno quella medesima strada che con tanto vantaggio di loro stessi e della società , tennero i loro antenati . Poiché , sebbene così prepotente sia negli uomini la forza dei pregiudizi e delle passioni , nondimeno , se la pravità del volere non ha spento in essi il senso dell ' onesto , non potranno non provare un sentimento benevolo verso gli operai quando li scorgono laboriosi , moderati , pronti a mettere l ' onestà al di sopra del lucro e la coscienza del dovere innanzi a ogni altra cosa . Ne seguirà poi un altro vantaggio , quello cioè di infondere speranza e facilità di ravvedimento a quegli operai ai quali manca o la fede o la buona condotta secondo la fede . Il più delle volte questi poveretti capiscono bene di essere stati ingannati da false speranze e da vane illusioni . Sentono che da cupidi padroni vengono trattati in modo molto inumano e quasi non sono valutati più di quello che producono lavorando ; nella società , in cui si trovano irretiti , invece di carità e di affetto fraterno , regnano le discordie intestine , compagne indivisibili della povertà orgogliosa e incredula . Affranti nel corpo e nello spirito , molti di loro vorrebbero scuotere il giogo di si abietta servitù ; ma non osano per rispetto umano o per timore della miseria . Ora a tutti costoro potrebbero recare grande giovamento le associazioni cattoliche , se agevolando ad essi il cammino , li inviteranno , esitanti , al loro seno , e rinsaviti , porgeranno loro patrocinio e soccorso . CONCLUSIONE La carità , regina delle virtù sociali 45 . Ecco , venerabili fratelli , da chi e in che modo si debba concorrere alla soluzione di sì arduo problema . Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi , perché il ritardo potrebbe rendere più difficile la cura di un male già tanto grave . I governi vi si adoperino con buone leggi e saggi provvedimenti ; i capitalisti e padroni abbiano sempre presenti i loro doveri ; i proletari , che vi sono direttamente interessati , facciano , nei limiti del giusto , quanto possono ; e poiché , come abbiamo detto da principio , il vero e radicale rimedio non può venire che dalla religione , si persuadano tutti quanti della necessità di tornare alla vita cristiana , senza la quale gli stessi argomenti stimati più efficaci , si dimostreranno scarsi al bisogno . Quanto alla Chiesa , essa non lascerà mancare mai e in nessun modo l ' opera sua , la quale tornerà tanto più efficace quanto più sarà libera , e di questo devono persuadersi specialmente coloro che hanno il dovere di provvedere al bene dei popoli . Vi pongano tutta la forza dell ' animo e la generosità dello zelo i ministri del santuario ; e guidati dall ' autorità e dall ' esempio vostro , venerabili fratelli , non si stanchino di inculcare a tutte le classi della società le massime del Vangelo ; impegnino le loro energie a salvezza dei popoli , e soprattutto alimentino in sé e accendano negli altri , nei grandi e nei piccoli , la carità , signora e regina di tutte le virtù . La salvezza desiderata dev ' essere principalmente frutto di una effusione di carità ; intendiamo dire quella carità cristiana che compendia in sé tutto il Vangelo e che , pronta sempre a sacrificarsi per il prossimo , è il più sicuro antidoto contro l ' orgoglio e l ' egoismo del secolo . Già san Paolo ne tratteggiò i lineamenti con quelle parole : La carità è longanime , è benigna ; non cerca il suo tornaconto : tutto soffre , tutto sostiene ( 40 ) . Auspice dei celesti favori e pegno della nostra benevolenza , a ciascuno di voi , venerabili fratelli , al vostro clero e al vostro popolo , con grande affetto nel Signore impartiamo l ' apostolica benedizione . Dato a Roma presso san Pietro , il giorno 15 maggio 1891 , anno decimoquarto del nostro pontificato . LEONE PP . XIII ( 1 ) Cfr . S . Th . I - I , q . 95 , a . 4 . ( 2 ) Deut 5,21 . ( 3 ) Gen 1,28 . ( 4 ) S . Th . II - II , q . 10 , a . 12 . ( 5 ) Gen 3,17 . ( 6 ) Giac 5,4 . ( 7 ) 2 Tim 2,12 . ( 8 ) 2Cor 4,17 . ( 9 ) Cfr . Mat 19,23-24 . ( 10 ) Cfr . Luc 6,24-25 . ( 11 ) S . Th . III - II , q . 66 , a . 2 . ( 12 ) Ivi . ( 13 ) . S . Th . II - II , q . 32 , a . 6 . ( 14 ) Luc 11,41 . ( 15 ) At 20,35 . ( 16 ) Mat 25,40 . ( 17 ) S . Greg . M . , In Evang . hom 9 , n . 7 ( 18 ) 2Cor 8,9 . ( 19 ) Mar 6,3 . ( 20 ) Cfr . Mat 5,3 . ( 21 ) Mat 11,28 . ( 22 ) Rom 8,17 . ( 23 ) Cfr . 1Tim 6,10 . ( 24 ) At 4,34 . ( 25 ) Apolog , 2.39 . ( 26 ) S . Th . II - II , q . 61 , a . 1 ad 2 . ( 27 ) S . Th . , De reg , princ . I,17 . ( 28 ) Gen 1,28 . ( 29 ) Rom 10,12 . ( 30 ) Es 20,8 . ( 31 ) Gen 2,2 . ( 32 ) Gen 3,19 . ( 33 ) Eccl 4,9-10 . ( 34 ) Prov 18,19 . ( 35 ) S , Th . , Contra impugn . Dei cultum et religionem , c . II . ( 36 ) Ivi . ( 37 ) Cfr . S . Th . I - II , q . 13 , a . 3 . ( 38 ) Mat 16,26 . ( 39 ) Mat 6,32-33 . ( 40 ) 1 Cor 13,4-7 .
Miscellanea ,
PARTE PRIMA IL PRIMO CADAVERE DEL 6 MAGGIO 1898 Era venerdì . S ’ andava via per l ’ atmosfera tepida come tanti punti interrogativi . Gli uni guardavano in faccia agli altri e tutti sentivano dell ’ inquietudine dell ’ Italia agitata dalla fame . Pavia come Sesto Fiorentino e come Soresina , aveva avuto i suoi ciottoli innaffiati dalla strage militare . Il povero Muzio Mussi , il figlio del vice presidente della Camera , era stato tramazzato al suolo a ventitre anni e la notizia angosciosa , propalata dai giornali , passava sui nervi della cittadinanza come una scarica d ’ indignazione . In mezzo alle piazze , lungo le vie , si temeva e si presentiva la fucilata . La conversazione sentiva del momento . Era una conversazione animata , concitata , che lasciava udire un po ’ della campana a martello . La gente parlava a monosillabi tragici , coi gesti che facevano sobbalzare il pensiero , con l ’ atto finale della mano in aria che traduceva l ’ impotenza e la minaccia . Nei sobborghi , dove è più fitta la popolazione operaia , sarebbe bastata un po ’ di retorica calda per mettere sottosopra il sangue cittadino che spumeggiava nelle vene . Con tanta irritazione che si andava accumulando per i quartieri di ora in ora , a ogni telegramma che annunciava che il governo curava , dappertutto , lo stomaco vuoto con la balistite , Milano avrebbe avuto bisogno di uomini prudenti che avessero saputo , con dolcezza , togliere e non aggiungere combustibile alla catasta che aspettava lo zolfino . Invece la metropoli lombarda ha avuto Vigoni , Negri , Minozzi , Prina , Winspeare e Bava Beccaris , regi lenoni che vedevano in ogni aggruppamento di operai masse di rivoltosi o di congiurati , imbecilli feroci che avrebbero livragato tutti coloro che non fossero caduti ai loro piedi a implorare la vita . Senza costoro , senza agenti di pubblica sicurezza , senza soldati , è certo che io non sarei qui a cucire insieme i brandelli sanguinolenti della pagina che ha iniziato le giornate di Bava Beccaris , il vecchio rimbambito che nasconde la testa nella sabbia come la testuggine per non udire le maledizioni che imperversano intorno al suo capo . Alla mattina , come tutte le altre mattine , i grandi stabilimenti dei dintorni di Ponte Seveso , spalancarono i portoni e i proletari vi entrarono a frotte per non uscire che a mezzogiorno . Nelle fabbriche si era lavorato con disattenzione e si era chiacchierato molto sugli avvenimenti . In via Galilei , il contingente dei lavoratori , come il solito , ingrossava di minuto in minuto . Poiché vi si fermavano come negli altri giorni , quelli del Pirelli , quelli del Grondona , quelli dello Stigler , quelli del Vago , quelli dell ’ Elvetica e quelli di altri stabilimenti vicini , così non era una meraviglia se si vedeva in quella via e nelle adiacenze una massa nera di diecimila persone . In mezzo a tanta gente che discuteva , alcuni operai e parecchi ragazzi distribuivano il manifesto pubblicato la sera prima dal partito socialista , manifesto redatto dalla penna turatiana che sentiva il momento e mandava in piazza la protesta d ’ « intonazione - repubblicana » , , come dissero il Secolo e L ’ Italia del Popolo . Ma per gli agenti non educati all ’ agitazione costituzionale e resi prepotenti dall ’ incoraggiamento dei superiori , un semplice foglio volante che riassuma la condizione miserabile del proletariato diventa una perturbazione pubblica , un delitto . Due agenti della squadra volante , certo Rossi e certo Domenico Viola , detto il calabrese , si avvicinarono ai distributori , strapparono loro di mano gli stampati e ne arrestarono due . Potete immaginarvi il subbuglio . Uomini e donne si misero a gridare : molla ! molla ! Ma il Viola , che era il Prina della bassa forza , tirò via con la sua preda fino in via Napo Torriani , fermandosi al numero 24 , la sede della questura del quartiere . - Io ero sul posto , - mi disse un testimone oculare , capo sala in una Sezione dello Stabilimento Pirelli . - Alcuni compagni mi invitarono a trovare il mezzo di liberare gli arrestati , i quali erano seguiti da una moltitudine di tre o quattro mila persone . Avviandomi presso la sezione di questura trovai Carlo della Valle , l ’ omino che amministrava la Lotta di Classe e si poteva dire l ’ anima del partito . Ci trovammo in via Vittor Pisani e andammo senza indugio a parlare col delegato . Intanto di fuori si urlava e si scagliavano sassate incessanti contro lo stemma al di sopra dell ’ entrata . Dicemmo al delegato che i ragazzi arrestati erano dello Stabilimento Pirelli e che secondo noi non avevano commesso che qualche ragazzata . E il delegato ci promise che dopo aver consultato il questore , sarebbero stati messi in libertà . Uscimmo mentre i fischi degli stabilimenti chiamavano al lavoro . Il largo del Trotter e le vie adiacenti erano gremite . Ci avviammo verso l ’ edificio dei sordo - muti e al largo del Trotter vedemmo venire il Viola , con la rivoltella in mano , seguito da altri sei o sette poliziotti in borghese , che tenevano in mano lo stesso strumento della civiltà moderna . I cagnotti in borghese saltavano da una parte e dall ’ altra , puntando le bocche da fuoco alla faccia delle donne e degli uomini , minacciandoli e dicendo loro ingiurie che facevano impallidire e rimescolare il sangue . - Mascalzoni ! Vaianne ! Con tanta confusione , non so più se sia stato il Viola o un suo collega . So che uno di loro si avventò contro una delle ragazze che aveva agitato il foulard rosso che si era tolta dal collo , percuotendola alla fronte con il calcio della rivoltella . Non ricordo bene il nome della sventurata . Ma credo si chiamasse Marietta , una ragazza dai fianchi opulenti e dalle braccia che non avevano paura . La Marietta , uscita dallo stordimento , con la faccia rigata di sangue , con la bocca tutta agitata che gridava : assassini ! assassini ! , divenne una demonia che non si sapeva più come tenere , perché voleva rincorrere e agguantare il malandrino e punirlo come meritava . Ma io e alcune sue compagne riuscimmo a trattenerla e a trascinarla allo stabilimento a farsi medicare nell ’ ambulanza interna . Intanto che la si medicava gli operai e le operaie entrati volevano uscire di nuovo perché di fuori si gridava con insistenza che si doveva smettere di lavorare . Il direttore dello stabilimento , signor Emilio Calcagni , e l ’ ispettore dell ’ ordine interno , signor Cavalli , correvano da una parte all ’ altra dell ’ edificio raccomandando a tutti la calma e supplicando ciascuno di dare il buon esempio e riprendere il lavoro . Così io , pur sapendo che dovevano venire Turati e Rondani , stati chiamati d ’ urgenza dal della Valle e dal compagno Songia , dovetti acconciarmi a rimanere chiuso nello stabilimento ! Io e gli altri di dentro , parevamo sugli aghi . Il lavoro che si faceva era un lavoro meccanico . La mente era di fuori , attorno , con le orecchie che venivano perturbate dalle grida che si udivano nell ’ aria : abbasso i birri ! morte al Viola ! - l ’ agente esacrato in tutto il quartiere per il suo carattere malvagio e violento e perché si diceva da tutti che era stato lui a menare il calcio del revolver sulla fronte dell ’ operaia ferita . Tra le due e le due e mezzo , riuscii a mettermi alla grata di una delle finestre che guardano in Ponte Seveso , proprio tra il numero ventitre e venticinque dello stabilimento . Era giunto il Turati e per i fori vedevo che era sulle spalle di due giovani tarchiati , con la mano appoggiata all ’ albero , che parlava a pochi passi dall ’ ufficio postale . - Come deputato del vostro collegio , invoco da voi calma e pazienza . Non la pazienza dell ’ asino , intendiamoci , ma una pazienza di alcuni momenti , affinché in nome vostro , se lo consentite , noi possiamo trattare con le autorità per la liberazione dell ’ arrestato . L ’ arrestato era Angelo Amadio , detto el pompierin , di diciannove anni . Mezz ’ ora dopo ritornò Turati e riparlò alla folla su per giù con queste parole : - Sentite , compagni . Noi abbiamo saputo che ormai questore e prefetto non possono farci nulla . L ’ arrestato che fu trovato coi sassi in mano ... ( Molte voci gridarono : No , non è vero ! ) ... Credo anch ’ io , anzi mi auguro che non sia vero . Ma ora l ’ arrestato è nelle mani del procuratore del re , e io mi recherò da lui . Ci fu una lunga pausa . - Ascoltate ora un mio consiglio , o compagni ! Qualunque possa essere la risposta , ve lo dico in coscienza , non dovete insistere . Questo non è il giorno . ( Fu interrotto da una voce : E quand l ’ è ch ’ el vegnarà el dì ? ) . Ho detto che questo non è il giorno ; perché tutto è preparato per le più feroci repressioni . Il popolo deve essere abile e scegliere lui il giorno in cui si crederà preparato e organizzato per la vittoria . Non è oggi il giorno per la battaglia in piazza ( grida e interruzione in vario senso ) . Sono di parere che dobbiamo limitarci a una cosa per volta . Ora dobbiamo liberare un nostro compagno , insistiamo per la sua liberazione . E siccome la massa era assai eccitata e le pareva poco quello che le offriva il deputato del quinto collegio , così il Turati fu obbligato a ripetere quello che aveva detto . - Vi ripeto , compagni , non dobbiamo lasciar scegliere all ’ autorità il giorno della battaglia . Oggi vi dico che sarebbe massacro ! Fidatevi di me in questo momento : oggi è una rovina ! Contentatevi della scarcerazione . La cosa si era fatta seria . Su circa tremila operai non ne erano entrati , tra uomini e donne ottocento . In uno dei cortili erano stati introdotti , alla chetichella , un centinaio di soldati , i quali caricavano i fucili . Di fuori , in giro per l ’ edificio , tutte le entrate e tutte le uscite erano bloccate da un cordone di quattro file di soldati . Il fischio delle sei fu un sollievo per tutti . Uscimmo alla spicciolata , passando per la corte zeppa di soldati di fanteria , dai corridoi che precedono la porta d ’ uscita , e poi tramezzo agli altri soldati allineati sui marciapiedi . Vidi di nuovo il Turati , il Rondani e un altro che non ricordo in una carrozza scoperta . L ’ onorevole Turati annunciava a tutti che l ’ Amadio sarebbe stato messo in libertà prima di sera . Scomparsa la carrozza e gli oratori per la via Galilei , la moltitudine pigiata si ruppe e la maggioranza , che abita nei paraggi di Corso Loreto e alla Cascina Rotole e nelle vicinanze della chiesa di San Francesco , si avviò per la via Napo Torriani - anche per vedere che cosa si faceva alla sezione di P.S. Fra la moltitudine che si avviava verso casa , rasentando la sezione di P.S. , l ’ ultima casa della via in faccia al Trotter , era l ’ operaio Silvestro Savoldi , un uomo di circa trentacinque anni , bassotto , tarchiato , dai capelli castano chiari , con due baffoni che tiravano al rossiccio , con due occhi che lampeggiavano . È impossibile dire , in mezzo a tanta gente , se era un tumultuante o un operaio che rincasasse . Ma la gente che lo ha veduto prima di cadere , mi ha assicurato che andava via lentamente senza badare a quello che avveniva . Dal Trotter , dove era stata chiusa , a mezzogiorno , la truppa , usciva un plotone del cinquantasettesimo fanteria , attraversava il piazzale Andrea Doria e procedeva verso Napo Torriani coi fucili a crociat - et . Il grosso dei dimostranti era lungo il marciapiedi dalla parte opposta alla caserma dei questurini . I curiosi si erano assiepati a dieci metri di distanza dalla truppa che aveva fatto alt , e qua e là si movevano gli individui che lanciavano sassi allo stemma questurinesco . Pare che qualche sassata abbia raggiunto anche qualche soldato . Fu come il segnale . Si udì lo squillo di tromba . Si vide il fuggi fuggi , e si sentì il ran ran che spaventava , che infuriava , che sollevava grida disperate da tutte le parti e lanciava in aria una nube bianca in un silenzio sepolcrale . Fu allora che anch ’ io gridai come la Marietta : assassini ! assassini ! Far seguire allo squillo le fucilate , senza il tempo di vuotare la via a gambe levate , è un delitto senza nome . Non vi so dire se il fuoco sia stato iniziato dai soldati o dai questurini . Ma se tra l ’ uno e l ’ altro non c ’ è stato attimo di mezzo , le rivoltelle e i fucili devono aver incominciato insieme . Non erano ancora le sei e mezzo e il povero Savoldi che credeva di andare in Corso Loreto , 40 , era vicino all ’ altro mondo . Stavano per suonare le sei e mezzo e il disgraziato giungeva proprio al malaugurato portone della sede della sezione di questura , dove dovevano essere appiattati gli agenti della squadra volante . I dimostranti di fuori schiamazzavano e domandavano a gola piena se erano stati messi in libertà gli arrestati . E in questo mentre si vide sbucare il Viola con la bocca spalancata e la rivoltella tesa verso la moltitudine . Il Savoldi , sorpreso , vacillò e cadde col sangue che gli usciva a fiotti dalla tempia sinistra . Il suo assassino non ebbe tempo di ritornare indietro a leccarsi le labbra , perché una palla all ’ inguine lo stese al suolo cadavere . I due cadaveri mi avevano terrorizzato . Non ebbi un gesummaria ! né per il primo né per il secondo . Mi batteva il cuore , mi sentivo in fiamme . In quel momento non ho potuto fare supposizioni . Ma non appena mi trovai fuori della zona dei disastri umani mi venne spontanea l ’ interrogazione , da chi era stato ammazzato il Viola . Da chi ? Dalla folla : no ; perché nessuno di essa possedeva un ’ arma da fuoco . Dalla truppa ? No , perché la ferita non è stata fatta da una pallottola a balistite . E da chi allora ? Mi è stato spiegato più tardi da uno che ha aiutato a raccoglierlo . È una supposizione , ma pare che il questurino voltatosi per ritornare a corsa sotto la porta sia stato colpito dalla rivoltella di un collega che lo aiutava a sfollare con le palle di piombo . La stessa persona mi ha dato l ’ altra supposizione , che la prima revolverata del Viola sia partita proprio tra lo squillo e la scarica , come un ’ incitazione , un avviso di far fuoco . Sia avvenuto in un modo o nell ’ altro , la moltitudine non ha avuto tempo di mettersi in salvo . Dopo le tre scariche militari corsi dov ’ era il Savoldi e là , io e altri amici lo raccogliemmo , prendendolo per i piedi e per le ascelle . Respirava ancora e lo chiamammo per nome . - Silvestro ? Savoldi ? Egli guardava , con gli occhi istupiditi dalla morte che lo invadeva , senza rispondere . Lo riprendemmo e ci avviammo verso il Ponte Seveso per vedere se era possibile farlo medicare nell ’ infermeria dello stabilimento Pirelli . Ma la porta era chiusa e la linea dei soldati non ci permetteva di avvicinarci allo stabilimento . Senz ’ altro decidemmo di metterlo sul tram , avviato alla Piazza del Duomo per il Corso di Porta Nuova . Fu una scena pietosa . Scomodammo la gente e , sorreggendolo davanti e dietro , riuscimmo a tirarlo sulla carrozza , adagiarlo lungo il cuscino e mettergli la testa insanguinata sulle ginocchia di uno di noi . Il tram non si era ancora mosso che il Savoldi tirò un sospiro lungo che ci andò al cuore , e chiuse gli occhi . Il tram andava e le nostre mani palpavano sul suo cuore come se avessimo voluto che continuasse a battere e a mantenersi caldo . Ma la pelle andava raffreddandosi e quando fummo in piazza Mercanti il medico di guardia ci mandò via con un bisillabo : morto ! Il padre di cinque o sei figli era morto . E noi , angosciati , ricaricammo il primo cadavere delle giornate di Milano sul tram che andava a Porta Volta e dal luogo di sosta lo portammo a braccia , al Cimitero Monumentale . Ritornato a casa seppi che la balistite aveva lasciato sul terreno delle donne e degli uomini feriti , due dei quali morirono prima o subito dopo l ’ aurora . L ’ eccidio di Bava Beccaris era incominciato . LA PIAZZA DEL DUOMO IL VENERDI ’ SERA Che scena ! La nuvolaglia si voltolava su se stessa e il cielo rumoreggiava di tanto in tanto e faceva sentire i sordi boati che annunciavano l ’ uragano . Savoldi , l ’ operaio dello Stabilimento Pirelli , era appena passato coi compagni che lo accompagnavano a Musocco . La moltitudine che aveva veduto il tram di Porta Volta che infilava via Carlo Alberto , accorse a vederlo . Era tenuto su dalle braccia degli amici sotto le ascelle per dargli aria di passeggero , ma si vedeva che era floscio e andato . Gli occhi erano spenti , la pelle della faccia era morta da far paura e tutta la bocca semiaperta era dissanguata . Vennero consigliati di adagiarlo lungo e disteso . Il tram andava e l ’ indignazione incominciava . Il cadavere era in tutte le conversazioni . Pochi lo conoscevano , ma tutti sapevano che era un operaio che aveva lavorato fino a quando la campana lo aveva messo alla porta . La piazza si gremiva , i portici erano quasi affollati , la fanteria aveva bloccato le entrate della Galleria e nell ’ interno si vedevano gli agenti e i delegati di P .. S . con la ciarpa del mestiere che andavano e venivano o sostavano in certi punti come in attesa di altri ordini . A qualche passo dalla scalinata della cattedrale , dove erano i bersaglieri col calcio del fucile a terra , ci fu un tentativo di discorso . Non ebbi tempo di vedere 1’oratore sulle spalle di un gruppo di giovani , che una voce imperiosa lo aveva fatto scomparire . - Giù , giù ! o faccio suonare la tromba ! Eravamo tutti eccitati , tutti in un ’ atmosfera ardente . Guai se in quel momento un Desmoulins della strada avesse buttato nella calca una scintilla verbale e ci avesse spinti alla rivoluzione ! Ci sarebbe stata una conflagrazione sociale . Inaspriti dal dolore , l ’ incendio sarebbe diventato generale . Invece , anche con la truppa che urtava la folla da una parte e dall ’ altra per separarla e disperderla nelle vie adiacenti , prevalse la prudenza . Senza lasciarsi frazionare si muoveva tutt ’ insieme come una massa enorme . Qua e là si respirava a disagio . Maledizione di Dio ! Come nelle giornate del Colpo di Stato a Parigi , il temporale scioglieva il problema di spazzare la piazza tutta agitata dalla fermentazione cittadina . Tra le otto e le otto e mezzo si è udito come uno squarciamento di cateratte . Pareva che le folgori passassero lacerando il cielo e prorompessero lungo la corsa con esplosioni di tuoni e lampi che illuminassero tutta la volta sottosopra . Fu un diluvio . L ’ acqua veniva giù a rovesci col chiasso dei filoni che si rompevano sui tetti e sul selciato . La gente si salvava pigiandosi sotto i portici meridionali e settentrionali e per gli svolti delle vie che li lambiscono . I cordoni militari che bloccavano la Galleria venivano rotti dalla lenta fiumana che non poteva più tornare indietro . Lo straripamento era così possente che si sono dimezzati o frazionati senza resistenza . Nessuna forza avrebbe potuto trattenerla . Una volta ingorgati nel grande tunnel non si camminava , si era portati e si andava via adagio adagio come voleva la corrente umana . Agli ottagoni la respirazione era affannosa . Ci si sentiva premuti da tutte le parti . Tuttavia si sentiva l ’ inno dei lavoratori cantato da mille voci . Vicino al Gnocchi era un impalcato che avrebbe potuto servire benissimo da piattaforma . Più d ’ uno s ’ era messo tra le travi con la voglia di sgolare l ’ orazione rivoluzionaria , ma non c ’ è stato verso . Gli agenti e i carabinieri non davano tregua a coloro che avevano la gola piena di prosa veemente . Gli squilli facevano il resto . Tumultuavano l ’ ambiente , respingevano la moltitudine e facevano larghi che si riempivano quasi simultaneamente . Ho veduto Zavattari con la sua bella faccia sincera entrare dalla parte della Scala , dopo che era stato sul balcone municipale a pacificare i cittadini con gli altri oratori . L ’ interruzione della piazza e gli squilli erano impotenti a rarefare la ressa . Le trombe con la loro violenza che incalzava alla fuga , irritavano e indemoniavano . Alle dieci molta gente spinta e risospinta era rimasta fuori della Galleria e si era avviata a domicilio . I questurini rincorrevano i dimostranti più clamorosi e facevano arresti . Gli arrestati passavano tra gli agenti che li tenevano per il colletto o per le braccia . Le grida di molla ! molla ! moltiplicavano il numero di coloro che venivano violentati fino a San Fedele . Alcuni arrestati s ’ imputavano e urlavano e si scuotevano per divincolarsi dai tentacoli polizieschi . L ’ odio di classe si era manifestato con tutta la sua perversione . I signori della Brasera Milanese , dal balcone del terzo piano al di sopra del negozio Munster , riversavano sulla folla parecchi secchi d ’ acqua . La gente , esasperata , volgeva in alto i visi stravolti dalla collera con i pugni chiusi e la bocca divenuta un vulcano d ’ improperi . I più lontani , quelli dell ’ angolo , tiravano al balcone sassi che precipitavano per la parete della galleria con un baccano indiavolato . Senza le corse e le rincorse dei questurini e dei carabinieri con gli squilli di tromba , avrebbero scontata la loro buaggine pericolosa con la morte del Prina . Guai se la folla avesse saputo da qual parte si saliva per entrare nei loro clubs ! Così non c ’ è stato che uno scambio di villanie . Ma i signori che hanno irritata la gente , la devono aver veduta brutta . Perché c ’ è stato un momento in cui ho creduto che gli epiteti vergognosi e sanguinosi che le buttavano sopra con i loro scaracchi la inducesse a farsi largo attraverso il Campari per uscire sulla scala esterna e salire tumultuosamente a scaraventarli dal balcone . Gli squilli devono aver interrotto il pensiero . Verso mezzanotte tutti erano stanchi , tutti avevano bisogno di riposare , tutti sentivano la necessità di una sosta . Mai come in quella notte la piazza della Scala , la Galleria e la piazza del Duomo sono state così silenziose . Parevan luoghi disabitati . Quanti ne avevano arrestati ! mucchi . A mucchi son stati chiusi nei camerotti puzzolenti della questura di San Fedele . LE PRIME FUCILATE IN PIAZZA DEL DUOMO ( dal mio diario ) 7 Maggio . - Mi alzo , sono inquieto , ho ancora nella testa le grida e le scene di ieri sera durante e dopo l ’ acquazzone indiavolato che ha fatto scappare tutti dai luoghi aperti , e sciolta la dimostrazione prima che si adunasse . In Galleria Vittorio Emanuele ci sono stati momenti terribili . Squilli , moltitudini che si riversavano da una parte all ’ altra , aggruppamenti che si disfacevano in un fiato e si ricomponevano a qualche passo di distanza . Rivedo i provocatori della Brasera con spavento . Con l ’ irritazione incandescente dappertutto , i signoracci , in alto , si abbandonavano allo spasso di aggiungere combustibile per l ’ incendio , buttando giù sulle moltitudini parole oscene e villane e mostrando i pugni chiusi . Ah , birbe ! C ’ è stato un attimo in cui ho veduto nell ’ atmosfera irritata la guerra civile . I mascalzoni che apparivano e scomparivano dietro i vetri rovesciavano sui capannelli che sostavano e passavano secchi d ’ acqua . Scellerati ! Anche in casa si sente che siamo in tempi anormali . C ’ è un ’ inquietudine , c ’ è un malessere , c ’ è qualcosa che non so spiegare . Sei amici sono saliti a trovarmi terrorizzati . C ’ è tra loro un deputato . Sembrano tutti in preda alla febbre . A loro sembra impossibile che io sia ancora al largo . Va via ! mi dice qualcuno . Mettiti al sicuro . Non ci penso neanche . Rido e faccio la punta al lapis che voglio mettermi in tasca per andare in giro a raccogliere gli avvenimenti . Non capita tutti i giorni di passare in mezzo al casaldiavolo militare con la matita che lo raccoglie . La matita nelle giornate di sommossa è forte , più forte dei cannoni a tiro rapido . Victor Hugo , con la matita che Baudin gli ha prestato prima di morire sulla barricata della via Santa Margherita , ha inchiodato i nomi dei malfattori del 2 dicembre alla vergogna dei secoli . La storia di un delitto è un libro immortale . A proposito : e perché non lo ha pubblicato subito , quando gli episodi fumavano del sangue delle vittime , quando gli attori principali del Colpo di Stato suscitavano ancora gli orrori , gli spasimi ? Io non voglio imitarlo . Lui ha saputo tener il manoscritto chiuso nell ’ armadio per venticinque anni . Io andrò subito alla ricerca di una stamperia . Voglio la scena nell ’ atmosfera in cui si è svolta . Ho letto la Lombardia con disgusto . Ah , che prosaccia da sentina ! È un giornale che non mi è mai piaciuto . L ’ ho sempre considerato un fogliuolaccio mal messo insieme e scritto coi piedi . Ha lo stile del negoziante di notizie . Ora che puzza di questura mi fa recere . I suoi redattori sono caconi . Vorrebbero essere un po ’ con tutti , tranne che coi « sovversivi » o coi « formidabili nemici delle istituzioni » . Non c ’ è che la presenza del cronista che la lasci vivere nell ’ equivoco . Con lui , iscritto al partito socialista , non si ha il coraggio di metterla tra i quotidiani forcaioli . Ma il socialismo del cronista del Lombardia è un socialista ventraiuolo . Tant ’ è vero che non ha mai saputo rinunciare al mensile del Popolo Romano di Chauvet . Si dice che il cronista è apolitico . Imbecilli . Nella notizia o nella manipolazione della notizia è il colore . Che bella giornata ! Esco . La portinaia mi saluta con aria timida . Essa ha avuto delle visite che la impensieriscono . - Chi erano ? - Facce sinistre . Si sente per le vie che c ’ è qualcosa d ’ insolito . La gente è affrettata . Sono in giro molti soldati , numerosi questurini , parecchi carabinieri . Ho veduto uno squadrone di cavalleria che andava verso Porta Garibaldi . Svolto in Via Dante e svolto alla volta di Largo Cairoli . Di fianco all ’ Eden , tra il monumento e l ’ ingresso del teatro , è piazzata una batteria di cannoni con le bocche alte verso l ’ arteria nuova che conduce in piazza del Duomo . La gente si ferma , interroga gli artiglieri e va via senza risposta . I soldati sembrano accigliati e i loro superiori hanno l ’ aria truce . Sentiamo un ran ran che passa come per i tetti . Le persone guardano in aria . Nulla . Ma il ran ran è entrato in tutti come un brivido . I passanti raddoppiano di gamba e si disperdono per le vie in direzioni opposte ai cannonieri . Ho incontrato un amico , pallido come un morto ... Mi ha veduto ; mi ha dovuto vedere , e non mi ha salutato . Non gliene faccio colpa . Con Bava Beccaris il saluto può costare la prigione . Tutte le muraglie , tutti gli assiti sono coperti dagli avvisi di questo generale che ha assunto il linguaggio brutale del soldato pronto al fuoco . In uno di essi dice : « Milanesi ! I disordini che da ieri funestano questa città vanno prendendo l ’ aspetto di una vera sommossa , e perciò , a seconda degli ordini ministeriali , assumo la direzione superiore per il ristabilimento dell ’ ordine pubblico . « Consiglio i cittadini di starsene nelle loro case affinché le truppe abbiano a trovarsi di fronte ai soli dimostranti e possano così agire con la maggiore vigoria » . Ha copiato , con qualche variante , il generale di Saint Arnaud delle famose giornate napoleoniche . « Pas des curieux inutiles dans les rues : impediscono i movimenti dei valorosi soldati che vi proteggono con le loro baionette » . Plagiario ! La città dei quarantottisti è senza coraggio . Pare che tutto il sangue delle sue arterie sia stato convertito in acqua . La popolazione legge e fila . Non c ’ è una mano capace di strappare gli avvisi che riassumono la tracotanza del soldataccio che io rovescerei da cavallo se lo incontrassi . L ’ opinione pubblica è sempre rappresentata dai giornali , specialmente nelle giornate di torbidi . E il coraggio dei giornali è zero . Sbaglio . Nella Perseveranza e nel Corriere della Sera è il coraggio poliziesco . Aizzano . Nell ’ una e nell ’ altro è il rancore della vendetta . Additano i confratelli per il massacro . Sono i suggeritori di Bava Beccaris . Tanto la prima che il secondo vanno in giro carichi della prosa melmosa dei loro pennivendoli . Chi sono ? Dietro il redattore responsabile della Perseveranza , è una turba di malviventi intellettuali dell ’ aristocrazia milanese , il cui capo è Gaetano Negri , l ’ uomo dalle esasperazioni sociali . Il direttore del Corriere è un tipaccio che fa il gradasso al dorso di Bava Beccaris . Figlio di un procuratore generale che esecrava e massacrava i giornali che non idolatravano le « istituzioni » , , ha sentito , in questi giorni di baldoria militare , la collera velenosa del padre . I suoi articoli sono dell ’ odio in fermentazione . La sua faccia di bonaccione è una maschera , è il Prina del giornalismo . Terrorizza i terrorizzati . Emile de Girardin mi sbroncia . Egli non era un giacobino , ma è stato solidale con la stampa insorta contro gli arrestatori e i massacratori dei repubblicani che volevano conservare la Repubblica . Il tipaccio è Domenico Oliva . Godete , o Giboyer , i vostri giornali vanno a ruba . È la vostra vendemmia amministrativa . Bava Beccaris ha parlato ed ecco i giornali dell ’ ordine invasi dalla paralisi agitante . Pennivendoli , mangiapani , caratteri di zucchero candito , vilissime creature che non avete fede che nella mesata , a voi , sul vostro viso , gli scaracchi della mia indignazione . Io vado in tutte le stamperie che conosco , a implorare la grazia di stamparmi un bollettino che rimetta in piedi i ventraioli in ginocchio , i pavidi rappresentanti del quotidiano divenuti umili servitori di Bava Beccaris . Vergogna , vergogna ! Hanno tutti paura . A tutti preme il pane , a tutti preme la famiglia , a tutti preme la quiete , a tutti preme il proprio stabilimento e intanto la libertà del cittadino muore , e nessuno è più sicuro in casa sua ! Ecco che sono incominciati gli arresti , ecco che vanno in prigione a frotte , ecco che i soldati , i carabinieri , i questurini , i graduati , gli ufficiali non sono più che della sbirraglia che agguanta i passanti , che snida la gioventù nelle case , che strappa gli sposi dalle braccia delle donne piangenti , che urta brutalmente i bimbi con le braccia avviticchiate alle gambe dei padri e dei fratelli . Il mio pensiero è in fiamme come quello di Desmoulins . Mi agita , mi solleva , mi grida : vile ! rivoltati , alle armi ! alle armi ! ma tutta la gente tace , tutta la gente si lascia condurre in prigione e tutti i giornalisti applaudono alle vigliaccherie di Bava Beccaris e mi guardano con l ’ occhio truce del rinnegato . Io sono solo , incapace perfino di appendermi ad una fune di campana per suonare a stormo , perché tutte le chiese sono chiuse , ermeticamente chiuse . Anche il dio cattolico partecipa al delitto ! Oh disperazione di questa mia giornata di torture che sciupo nell ’ impotenza senza trovare accenti virili che diano l ’ anima dei combattenti del ‘48 alle generazioni di cinquant ’ anni dopo ! Più tardi , dopo il ran ran , i passanti sembrano degli sconosciuti . Nessuno dice addio all ’ altro . Vanno via rasente ai muri come incalzati da un vento impetuoso . Invece c ’ è un sole che abbrustolisce . Io sono nel sole che scalda la mia desolazione . La paura è nell ’ aria . Qua e là si chiudono le imposte . Pare che tutta la gente stia per andare in campagna . Buon viaggio ! Mi trovo in via S . Vincenzino . Non c ’ è nessuno , non c ’ è anima viva . Che cos ’ ho anch ’ io ? Sono inquieto , nervoso , trasalisco per nulla . Mi si è chiamato ? Chi mi ha chiamato ? Mi sono voltato indietro convinto di aver qualcuno alle calcagna . Parola d ’ onore , ho tremato . Vile ! Prima di sbucare in via Meravigli vedo passare un delegato con la sciarpa lungo il panciotto , un ufficiale con la spada sguainata e un drappello di soldati a baionetta in canna . Dove vanno ? Raddoppio il passo sulle loro pedate . Passano e sollevano il vespaio nel cervello dei passanti . Si fanno tutte le supposizioni . Il parrucchiere di via Meravigli chiude in fretta , come quando si ha paura che la tempesta infuri sui vetri . Raggiungo il drappello in Santa Maria Porta . Il delegato si volta e mi fa voltare dall ’ altra parte con un gesto . Tutti gli ordigni di questura sono diventati onnipotenti . Soldati , disse egli additandomi , fatelo tornare indietro . E i soldati si preparavano a curvare gli arnesi della civiltà moderna . Non c ’ è bisogno , mi dissi mentalmente . La disubbidienza può costarmi una fucilata senza che alcuno mi raccolga e agiti il mio cadavere come una bandiera . Sono in giro come un matto . Non ho direzione . In corso Magenta vedo altri perduti che vengono alla mia volta e io li evito svoltando in via San Giovanni sul Muro . Al margine del vicolo dello stesso nome sono due cenciose della bassa prostituzione che aspettano il gozzovigliatore che faccia guadagnar loro il morsello dell ’ esistenza . Sono sudicione che fanno ribrezzo come faceva ribrezzo la Gervasa , prima di crepare di svaccamento fra le gambe del beccamorto . Il teatro Dal Verme è chiuso , la chiesuola più in giù , lungo il marciapiede opposto , è chiusa , le ultime imposte si chiudono . Non si vede nulla e si sente che lo spavento è nelle abitazioni e nella strada . Non smetto di camminare . Passo un ’ altra volta al Largo Cairoli . L ’ Eden traduce il momento . È completamente vuoto . Gli artiglieri sono come sull ’ attenti . Un altro ran ran rapido , precipitato , si perde via come in fondo a un bosco . Che c ’ è ? Cosa c ’ è ? Si combatte ? La guerra civile è nelle vie ? Mi passa per la schiena un brivido . Sono in piazza Castello , dal lato di Porta Garibaldi . Mi è stato detto che il quartiere popolare è già tutto in faccende per le barricate . Ran , ran , ran ! Cerco col naso e con gli occhi l ’ ombra del fumo delle fucilate e trovo Vincenzo Maresti , col suo cappello nero , floscio , piatto , a larga tesa , piantato sull ’ occhio , con la sua giacca accarezzata alla schiena con la duttilità del panno che non fa pieghe , con le sue gambe lunghe lunghe , con quella sua faccia abbronzata anche d ’ inverno . Senza tirar fuori le mani dalle tasche mi assicura che in Porta Garibaldi c ’ è fermento . Gli pareva di camminare su di un terreno infocato . A ogni momento si aspettava un grido o una sollevazione . C ’ è gente a frotte . Si capisce che si sono vuotati gli opifici . La direzione generale è verso il Duomo . Maresti mi induce a cambiar strada e filo con lui in via Orefici , la via delle catapecchie in demolizione , zuppa di femminacce ulcerate fino agli occhi . È una via brutta , con l ’ acciottolato sempre ricoperto da uno strato limaccioso , sempre pieno di pozzanghere e di prostitute in agguato ad aspettare il maschio . Dal giorno che venne decretato il suo disfacimento i vecchi orefici , che vendevano spadine e bucole alle brianzuole , se ne sono andati , e ogni casupola è diventata il covo della prostituzione che si sguinzaglia di notte come lupa affamata . Anche adesso , che la via è sottosopra e tumultuata , si sente l ’ odore fetido della carne sdrucita e vendereccia che attutisce ancora i sensi indiavolati dei briaconi che passano . Al diavolo il carnimonio ! Mi spingo avanti , dove la gente è più fitta e calcando cerco di mettermi in prima fila . Sono respinto da una ondata che si rovescia indietro , spinta da un ’ altra ondata che non vedo . Riesco vicino al muro della casa che lambisce la piazza del Duomo , senza vedere nulla di quello che avviene al di là della barriera umana . Maresti , più alto di me , ha veduto che c ’ è un cordone che va dalla offelleria al monumento . La folla che mi pigia e mi toglie la respirazione è composta in maggioranza di operai impazienti di attraversare la piazza . Pare che la moltitudine che vorrebbe irrompere sia trattenuta dagli alpini . Rizzandomi sulla punta dei piedi vedo , attraverso le teste che si protendono , la scala Porta , piegata verso la coda del cavallo del monumento , come vedo dei ragazzi appollaiati sui gradini di legno per godersi lo spettacolo della piazza popolata di gente e di soldati . Ora ci vedo bene . In fondo , in fondo , rasente gli scalini della cattedrale , c ’ è una moltitudine di cavalli insellati , con la testa nel fieno in terra e dei pezzi di cannoni , allineati dalla parte del palazzo reale , con le bocche spalancate sul Duomo . Si ricomincia a ridiventare inquieti . Maresti ha bisogno di rompere la diga , passare in Carlo Alberto e andare in via dell ’ Unione , dove è la sede del partito socialista e la direzione della Lotta di classe . Il non si passa è infrangibile . Io provo gli spasimi . Sono come sugli aghi . Sento un bisogno prepotente di andare in mezzo all ’ avvenimento . Inutile . I soldati sono torvi . O non rispondono o rispondono con monosillabi che passano le orecchie come colpi di fucile . Il momento diventa grave . Noi che volevamo passare siamo obbligati a trattenere gli audaci che vorrebbero rompere il cordone , anche quando i soldati spaventano col loro indietro . - Indietro ! Sono le due e mezzo o le due e mezzo circa . C ’ è ressa e non posso guardare l ’ orologio . I bersaglieri allineati hanno sempre il fucile col calcio in terra . Ma sono lì sull ’ attenti , in attesa di un ordine . Ecco il terrore . I soldati hanno come ricevuto un ordine . Si impallidisce , siamo tutti stravolti . Quelli in prima fila si rovesciano sugli altri alla schiena come indemoniati . Fermi tutti ! urla Maresti con il suo vocione , credendo di riuscire a sedare il panico e a trattenere compatta la diga . Ma la diga è rotta dalla punta della baionetta . La gente si rovescia per via Orefici e scappa , sparpagliata . Le donne gridano e alcune si rifugiano negli edifici che hanno chiusi i portoni . Non si capisce più niente . Gli uni rincorrono gli altri senza sapere il perché della fuga generale . Io arrivo all ’ angolo di piazza Mercanti trafelato . Mi pare di aver veduto la morte , di aver udito dei rantoli , di essere passato attraverso un fiat spaventoso . Uomini e donne si voltano indietro biancastri , con gli occhi spiritati dalla corsa e con la bocca che dice e ripete : Che paura , oh che paura , madonna santa ! Passato lo stordimento mi risovvengo d ’ aver veduto , proprio nell ’ ultimo momento , Bava Beccaris a cavallo , dietro i bersaglieri , che dava ordini all ’ ufficiale che lo seguiva con un trombettiere a cavallo . Era proprio Bava Beccaris ? A me parve lui . La gente puntava col dito e lo additava col nome . A ogni modo era il generale , che stava per iniziare il massacro . Come avviene sempre nei tumulti , non appena i soldati sono ritornati al loro posto , gli scappati si radunano a poco a poco allo stesso luogo , credendo che l ’ ordine di andarsene non sia imperativo . Ma l ’ illusione non dura molto . - Indietro ! Indietro ! Il nostro posto è preso un ’ altra volta dai soldati con la baionetta piegata verso il sedere delle persone che cercano di distrigarsi dalla ressa . La gente perde la testa . Tutte le porte della via Orefici si chiudono con gli inquilini determinati a non aprire . Così non c ’ è più scampo . Crudeli ! A noi , in mezzo la strada , non resta più che combattere o lasciarci sorprendere dalle scariche . Combattere ? con che cosa ? Tutte le finestre hanno le imposte chiuse . Molte donne gridano come scalmanate , svengono , cadono con dei gesummaria ! Io non ho ancora capito bene il perché dello scompiglio . Ecco , la punizione è incominciata . Non ho ancora fatto quattro passi e siamo perduti . Le scariche sono nell ’ aria . Odo le fucilate . Si tira , si tira sul popolo . Un ’ altra scarica . Sull ’ angolo di via Ratti mi volto mettendo fuori la testa . È una nube bianca che mi nasconde tutto ciò che c ’ è di visibile in piazza . Pare che i soldati vengano verso la via Orefici . Vedo indubbiamente dei monturati in atteggiamento di far fuoco . Mi pare di aver udito un ’ altra scarica . I fuggiti si sono dispersi in direzione della via Dante o sono scomparsi dall ’ arco della piazza Mercanti , o sono gli uni sulle calcagna degli altri , per la via Ratti , per la via Spadari , per la via della Rosa , per piazza della Rosa , per la via Ambrosiana , per la via delle Asole e per piazza S . Sepolcro . Il terrore è indicibile , le donne sbalordite , scolorate , disfatte , trascinano gli uomini ostinati con la voce della disperazione , e gli uomini sembrano allucinati . Hanno gli occhi fuori dell ’ orbita , la faccia cadaverica e sembrano intontiti e incapaci di riprendere il passo . Lo sgomento mi impedisce di muovermi . Mi avvio . In via Spadari trovo il delirio . Si capisce che il fuoco è avvenuto in via Torino o che le scariche sono state fatte in quella direzione . Tutta la folla viene verso di noi . Arriva ansante , esterefatta , con esclamazioni che lasciano indovinare il dramma . Qualche donna o qualche uomo sembra impazzito : Gesticola e piange . Intanto che si corre , guardo . La casa tollerata è chiusa . Tutte le porte e non poche finestre sono chiuse , la farmacia Tenca , sull ’ angolo di via della Rosa , è chiusa . Si sente un ’ altra fucilata . Qualcuno giunge con la notizia che il popolo si difende , ma nessuno gli crede . Come ? Egli non sa rispondere : certo è che la gente continua a venire alla nostra volta come se fosse inseguita . Ho perduto Maresti , ma rivedo il suo cappello nero che torreggia sulla calca . Un altro scompiglio . La moltitudine che viene dalla via Torino non conserva più nulla della dignità umana . L ’ orgoglio personale è naufragato . Tutti corrono , corrono , corrono e poi si fermano come soffocati , incominciando le parole senza finirle , tirando su il grembiule per asciugarsi gli occhi , mettendo le mani alla fronte con accenti disperati , restando lì istupiditi , insensati , pallidi come la morte , senza riuscire a riaversi . Che cosa avviene ? Nessuno parla , nessuno sa spiegarsi , nessuno sa raccontare che cosa sia avvenuto . Parlate , in nome del vostro dio ! - Largo ! Largo ! Indietro ! Indietro ! via ! via ! E tutti sono ripresi dalla vertigine della corsa e tutti corrono e corrono , andando gli uni sui piedi degli altri , spingendo , sgomitando , rovesciando , passando sui corpi dei caduti senza ascoltare le grida , andando innanzi come tanti ciechi , come tanti pazzi . - Largo ! Largo ! Indietro ! Indietro ! via ! via ! Credevamo che fosse la folla dei soldati che spazzasse la via . Invece sono i primi feriti sulle braccia del popolo , raccolti dal popolo , portati via dal luogo micidiale dal popolo . I primi due caduti che veggo hanno l ’ aria di operai . l ’ uno è abbandonato di peso sulle braccia di due che lo sorreggono e sfiorano le labbra smorte , gli occhi che incominciano a chiudersi , la pelle del volto che scolorisce e assume un non so che di diafano . L ’ altro ha il viso cosparso di sangue e si dice che sia pure ferito al ventre o alle gambe . Il disgraziato non parla . Ha le braccia abbandonate sulle spalle di uno dei due che lo portano , e le gambe penzoloni . Egli è come seduto . Diventa paonazzo . Chi è ? Come si chiama ? Nessuno lo conosce . Il piombo lo ha fatto stramazzare . Non si ha tempo di intenerire per alcuno . Un ferito è seguito da un altro . È una ragazza che giunge col grembiule in una sola macchia di sangue . La si circonda . Pare uscita da un macello . la si crede sventrata . È abbattuta , piange , risponde coi singhiozzi . Finalmente ci toglie l ’ oppressione raccontandoci che tutto il sangue del grembiule è di un ragazzo caduto durante il primo parapiglia . Il poveretto era come scallottato . Non ha potuto passare senza raccoglierlo . Poi glielo hanno portato via . Tre , quattro , dieci mani se ne sono impadronite . Tutti i momenti arrivano persone in fuga . Si grida : alla farmacia ! alla farmacia ! È un mucchio di gente intorno a un ferito o morto che sia , e si grida : alla farmacia ! alla farmacia ! E i portatori si rivolgono verso la farmacia Tenca e l ’ ondata nera che incominciava a incavallarsi o a sovrapporsi si avvia rapidamente verso lo stesso punto . La bottega chiusa è come presa d ’ assalto . Si picchia coi piedi , con le mani , coi bastoni . Si prega , si supplica : aprite in nome del cielo ! Ci sono dei feriti , aprite ! Tutte le modulazioni di voce non commuovono lo speziale . Il popolo perde la pazienza e si serve delle spalle . Aprite , abbiate pietà della povera gente ! La spallata di un giovane tarchiato ne fa tremare , scricchiolare le ante . Largo ! si grida . Non si vuol aprire e la si sfonda . E dopo una spallata , un ’ altra e un ’ altra ancora , tutte accompagnate da maledizioni e da grida di speranze a ogni piegatura . Ma le ante resistono . Nessuno risponde . L ’ esasperazione diventa generale . Il farmacista crudele è chiamato con tutti i nomi del vocabolario della vigliaccheria . Silenzio ! Udite ! Qualcuno viene : si respira . Siamo salvi . Attenti , ecco si apre l ’ usciuolo . Fate presto , ci sono feriti , per amor di Dio ! L ’ usciuolo si richiude come uno schiaffo . Si aspetta a prorompere . Si crede che l ’ abbia chiuso per spalancare la bottega . Si aspetta con trepidazione . Coloro che hanno sulle braccia i feriti grondano sudore . Non ne possono più . Si mette l ’ orecchio alla bottega . Nessun fracasso . Dopo due minuti di ansia la folla si scarica . Gli improperii si succedono agli improperii . Si tendono i pugni , si guarda in aria , si ha ancora una parvenza di speranza , ma la bottega rimane chiusa . Oh ! la vita degli uomini ! Dunque un farmacista non è obbligato , in momenti come questi , di aprire e soccorrere chi muore , chi è sorpreso dagli accidenti della strada ? Ora non è tempo di considerazione . Registro il delitto per ricordarmene e filo . Più tardi . La cosa più strana di questo momento tragico è il pubblico . Il pubblico pare reduce da una corsa affannosa o esca da un sogno . È come trasecolato . È per le strade come un punto interrogativo . La sua mente è confusa , le sue idee sono ingarbugliate , la sua lingua è in moto automaticamente . Ascolto parole slegate , affastellate , turbolente . Mi trovo faccia a faccia con degli esaltati , mi fermo con donne e uomini che hanno perduto la memoria di ciò che è avvenuto . Sono lì istupiditi , con le mani in mano , con gli occhi imbambolati , come se aspettassero o cercassero qualche cosa . Che cosa avete udito , che cosa avete veduto , cosa vi hanno fatto ? Mi si lascia pensare quello che voglio . Non riesco a cavar loro di bocca un ette . Vado innanzi verso la parte che lambisce via Torino . C ’ è folla . Vedo che svoltano in via Spadari altri feriti portati a braccia e altri sorpresi o febbricitanti o esaltati che vanno dalla parte opposta con esclamazioni d ’ orrore . Raccolgo un episodio . Una moglie vede il marito sorretto da tre o quattro persone , scoppia con un oh Dio , e sviene ! Il marito non è che malconcio da qualche piede che gli è passato sopra durante una delle scariche . Le gelosie della casa delle perdute in fine della via sono semichiuse e si vedono le donne coi gomiti ai davanzali e gli occhi nella parte dischiusa a curiosare con la sigaretta in bocca . Neanche la sollevazione riesce a far loro dimenticare il mestiere . Accidenti alla carnaccia postribolare ! La sventura cittadina è diffusa . Milano sta per diventare un ’ immensa cassa da morto , un gigantesco serbatoio di sangue . È un giovane che passa portato da quattro uomini . La sua testa segna i movimenti dei portatori . Le braccia sono senza vita . È terreo , stralunato , con la bocca appassita come in un ’ atmosfera ardente . Non c ’ è sangue , ha il panciotto slacciato e la camicia macchiata di rosso all ’ ombelico . Lo si lascia passare senza ventate di collera . Non si ode che qualche espressione di dolore . O Bava Beccaris ha succhiato tutto il coraggio milanese , riducendo i cittadini a dei Giovanni Bongé , o il pubblico incomincia ad abituarsi alla strage . Gli uomini non sono più uomini . Il fucile è il sovrano , è il padrone della nostra vita . Uno scappa e tutti si danno alla fuga . Un semplice grido infuria tutte le gambe . Nessuno combatte , nessuno vuol combattere . Le gocce e le chiazze disperse per via Spadari , segnano il passaggio delle vittime . Il sangue coagulato sui marciapiedi inorridisce . I sassi dinnanzi l ’ osteria riassumono una salassata . Pare una piazza rossastra . Chi passa rabbrividisce . Mi sovvengo che abbiamo dei deputati . E gli onorevoli e i nostri uomini di parata , dove sono ? cosa fanno ? I nostri deputati non sono dei Baudin . I Baudin sono dell ’ eroismo storico o vecchio . Non sono più di moda . Loro morivano . I nostri vogliono vivere . Questa mattina uno di loro mi diceva che l ’ asilo più sicuro per gli uomini in « vista » è il cellulare . Tanta prudenza in un parlamentare della montagna mi ha costernato . Dell ’ altro panico . Chi ha diffuso lo spavento ? Si è udito o ci è parso di udire una voce e ci siamo mossi tutti , alla rinfusa a correre . Più di tre quarti della via sono rimasti vuoti . È come se fossimo stati cacciati in fondo da un ’ irruzione di vento infiammato . Ci siamo trovati ammucchiati , sudati , tremanti , senza saperne la ragione . Vedo un ferito in piazza della Rosa e seguo coloro che lo portano . Ha una palla nella gamba . Il suo passaggio fa chiudere l ’ ultima porta che poteva ospitare i fuggenti . È quella dove è il cicchettaio dello scotum . I portatori vanno innanzi col passo cadenzato degli uomini di fatica con un peso enorme sulle braccia . Il ferito soffre , si lamenta e vorrebbe muoversi , ma il dolore lo tiene inchiodato dove si trova . In certi momenti di spasimo la sua faccia dimagrata ha delle contrazioni . Svoltano alla via Ambrosiana e si fermano alla prima porticina senza numero . Picchiano , chiamano , si apre . È l ’ entrata di fianco dell ’ osteria sull ’ angolo con la facciata in piazza della Rosa . Non ho che il tempo di darvi un ’ occhiata . È una stanza buia con un tinone in un angolo della parete , un tavolo in mezzo e degli uomini in piedi . Il ferito è accolto con gridi soffocati . Faccio per entrare , mi si respinge e l ’ uscio si chiude . Per un minuto rimango sotto la finestra e ascolto il sussurro delle voci sommesse , spaventate della gente che si è salvata nel retrobottega . La mia memoria funziona male . Non mi ricordo dove ho salutato Maresti . Mi pare che fosse qui con me , perché ho per i timpani la sua voce con gli addii . Ma ora mi ricordo . È svoltato . Lo vedo ancora . Non potendo prendere la direzione della via Unione , si è avviato per S . Sepolcro , ha scantonato , si è trovato in Santa Maria Fulcorina e si è allontanato dal teatro delle operazioni militari perché la vedeva brutta . Il pensiero mi urta , m ’ incalza , mi spinge in piazza del Duomo , da dove viene come un silenzio di morte , e m ’ incammino , rasente il muro , verso le Asole . All ’ imbocco trovo il genio del momento , un eroe delle perturbazioni sociali , uno di quegli uomini che sprecano la vita in un attimo senza domandarne il prezzo . Pare un personaggio da romanzo . È un uomo di trentacinque anni , forte come un torello . Sulla sua faccia è la determinazione . La sua voce è la voce dell ’ insorto . È una voce che fa chiudere tutte le finestre , tutte le botteghe , tutte le porte . I passanti hanno paura di lui e ritornano indietro . Egli incomincia buttando la giacca vicino alla panca dei facchini e rimboccandosi le maniche . Si sentono gli echi delle fucilate . Intanto che egli si snuda le braccia va in su e in giù , gridando e supplicando gli abitanti di buttargli giù le masserizie . È un poeta del selciato . - Buttate giù la mobilia , i materassi , buttate giù tutto per la barricata ! La sua audacia mi sbalordisce . È il primo uomo che si rivolta contro il Magnan delle nostre vie . Pare una sfida ambulante . È lui che inizia il duello col generale che uccide . La sua incoscienza ha del grottesco e del sublime . Nessuno gli presta mano . Egli ingiuria i fuggiaschi : vigliacchi ! Ma i vigliacchi non si voltano indietro . Io ascolto l ’ improperio che m ’ incendia la faccia , ma non abbandono il muro di riparo che mi permette di mettere gli occhi , quando voglio , nella via delle Asole . - Vigliacchi ! Vedo in via Torino come un polverio bianco e ho per le nari un odore di fucilate . L ’ uomo del popolo s ’ impadronisce dello spazio che l ’ attraversa dal margine di via delle Asole ai margini di via dell ’ Unione con la panca dei facchini che stanzionano sotto le finestre dell ’ albergo del Pozzo . Dalla via dell ’ Unione viene un carro a due ruote carico di pietre . L ’ eroe ne stacca il cavallo che manda via col carrettiere e da solo , con la spalla alla ruota e le mani ai raggi della ruota , lo rovescia e lo gira vuoto , lasciandone le stanghe verso le Asole . Poi lo protegge colle pietre , senza badare che là in fondo , verso piazza del Duomo , è ancora schierata la fanteria che ha fatto un fuoco micidiale . Io mi avvicino all ’ estremità della via trasversale e lo ammiro estatico . - Vigliacco , alla barricata ! Ha ragione . Dinanzi a lui siamo tutte creature di gesso . Egli scrive da solo una pagina indimenticabile . In quel simulacro di barricata è la protesta , la furia , la rivolta del popolo . È la violenza contro la violenza ; la forza contro la forza . Mentre assisto a tanto sacrificio io mi limito a far delle note , riparato nella rientratura dell ’ albergo del Pozzo , senza accorgermi che registro la mia vigliaccheria . Il giudice istruttore del massacro è inutile quando si muore . Tuttavia continuo . Io mi sono dato il compito di registrare tutto e salto dall ’ altra parte , dove è la trattoria della Candidezza in argine alla via dell ’ Unione , luogo che mi dà modo di occhieggiare da una parte e dall ’ altra lungo via Torino . Il popolano , l ’ eroe della barricata , è ritornato in via delle Asole per compiere il suo capolavoro . Egli è alla ricerca di seggiole , di imposte , di tavoli , di bauli , di madie , di credenze , di letti , di armadi . Vuota le abitazioni . Se non volete dare la vita sacrificate almeno le masserizie . Giù , giù tutto ! Domani la libertà vi ripagherà a mille doppi il miserabile costo delle suppellettili ! Lo sconosciuto strepita presso le botteghe e le porte con una pietra tolta dalla barricata e passa e ripassa in mezzo alla via con la faccia in alto , con le braccia spalancate a domandare dappertutto la pietà di un mobile qualunque per la barricata . Nessuno apre la finestra , nessuna bottega si schiude , nessuno risponde al suo invito . Egli non si stanca , egli non è preso dal panico della gente che si salva da tutte le parti ; egli va a riprendere la panca , sale e comincia a staccare le imposte dell ’ albergo del Pozzo . Gli aiuti vengono . Dall ’ ultima finestra di una casupola a destra viene precipitato un pagliericcio che gli fa battere le mani . È sempre la povera gente che si commuove . La barricata rimane una povera barricata . Essa non può proteggere che qualche individuo in terra supino o a boccone . Non è che a Parigi che si formano alte quattro o cinque piani e larghe come le vie . La mia attenzione è distratta da due nuovi personaggi che sbucano dalla via Sant ’ Alessandro e vengono alla mia volta rasente gli edifici . Si fermano a un negozio chiuso . Non riesco subito a capire che cosa stiano facendo , perché si piegano , si alzano come se stessero facendo sforzi erculei . Ho udito un ’ altra scarica e l ’ aria calda che si è levata dal suolo mi è passata sul volto e mi ha ghiacciato il sangue . I due che lavoravano alla bottega chiusa non si sono neppur mossi . Tutta la loro precauzione è stata di premersi all ’ insenatura della bottega per evitare la sfuriata delle palle . È stata una scarica di fucili ? Noi siamo tutti sovreccitati . Noi distinguiamo la cannonata dalle fucilate collettive . Siamo qui in parecchi , lividi dalla paura . Di tanto in tanto ci voltiamo indietro per non essere sorpresi alle spalle dai soldati che venissero dalla via del Falcone . La barricata migliora ma non ha nulla ancora della costruzione di difesa . I due alla bottega staccano uno dei coperchi di legno alle alte vetrine di fianco con un crac ! crac ! Le loro mani sono di ferro . Se le ante non cedono , schiantano . Giungono una signora e una bambina spaventate . Vorrebbero passare dall ’ altra parte per rincasare . Io le spavento . Faccio loro una questione di vita o di morte . La madre è ansiosa di arrivare a casa per aver notizie del marito che non sa dove sia . Ma io le dico se preferisce rivederlo più tardi o arrischiare di rimanere nella strada , magari morta con la figlia . Ritorna indietro , verso Porta Romana . La barricata non arriva a toccare i due punti opposti , vi si passa a destra e a sinistra . È assolutamente primitiva , ma l ’ eroe non può tramutarsi in un carrozzone . Ah , se ci fossero ancora gli omnibus ! Parevano fatti a posta . Le finestruole avrebbero servito da feritoie , da merli , dietro i quali i barricatisti avrebbero potuto continuare il fuoco ... Ohimè ! I lavoratori alle botteghe si moltiplicano , Con le punte delle aste strappate alle botteghe , rompono le vetrine e le bacheche . Alcuni rubano . Si mettono nel seno camicie , fazzoletti , cravatte , gingilli di similoro . Lo ha detto anche Maupas . Le sommosse , i combattenti di strada , le insurrezioni chiamano alla superficie i bisognisti , gli affamati , la plebe che vive come vive , i poveri diavoli che crescono fra un furto e l ’ altro . Le tribolazioni cittadine danno loro un po ’ d ’ abbondanza . Ma con che rischio s ’ imbottiscono della roba rubata ! Vedete , si spara e loro continuano a far bottino ! Alcuni vogliono migliorare la barricata con la reclame alle muraglie . Le lastre di ferro sembrano di pasta frolla . Le schiodano con una facilità maravigliosa . Le strappano , le alzano , si staccano e passano tra le mani di coloro che le portano alla barricata . Le saracinesche venivano frantumate . Si va sui tetti . È l ’ irritazione che entra in scena . Le fucilate hanno preparato il combustibile nei cervelli e i morti e i feriti gli danno il fuoco . Vedo in lontananza gente che sfonda gli sportelli dei portoni e sale a frotte . È ritornato il ‘48 . Il tipo di Carlo Porta è una fantasticheria . Il coraggio è ritornato . C ’ è gara per la morte . Giovani e maturi si contendono l ’ entrata . Pochi minuti dopo mi valgo dell ’ attimo di tregua per lasciare il mio posto di vedetta e avviarmi alla lesta verso piazza del Duomo , addossandomi alle botteghe , dietro le quali e sopra le quali si svolge indubbiamente il dramma della paura , della gente intanata , degli uomini che si aggruppano e si abbracciano come nei momenti supremi . Le mie gambe sembrano consapevoli del pericolo . Vanno innanzi a stento come se fossero cariche di piombo . Capisco di essere in combustione . La mia pelle brucia . I polsi e le tempia mi scottano . Pure metto un piede dopo l ’ altro sul marciapiedi incandescente e tiro via , sempre in direzione della strage , tenendomi rasente alle botteghe e alle muraglie , coi nervi tutti agitati , col cuore che pulsa con veemenza . Più di una voce intima mi incalza di ritornare sulla strada fatta e non mi volto indietro per lo sbigottimento . Ho l ’ idea fissa che voltando la schiena si ecciti il soldato a far fuoco . I miei occhi traballano , vedono doppio , travedono . Il cambiamento dei soldati che hanno fatto fuoco , con altri soldati , mi diventa un esercito in confusione . Più mi avvicino verso la linea militare che blocca il passo e più io non sono più io . Sono sottosopra . Passo attraverso emozioni che non ho mai provato . Ora è un ’ ondata fredda che mi va dal dorso alle gambe , e ora mi pare il trasudare come in un bagno turco . Il dramma che si svolge negli appartamenti delle case che fiancheggio mi si rinnova nella testa e la commozione mi riprende . Ne odo il trambusto , la disperazione , i gemiti , le parole monche che spariscono e ricacciano in gola le grida che vorrebbero esplodere . Vedo famiglie intere curve , con le orecchie tese , con le mani nel vuoto che misurano a tutti la respirazione e impongono ai più sovreccitati di padroneggiarsi . Il cambiamento dei soldati è un movimento di precauzione . Il generale Del Majno ... È il Del Majno ? No , no , ci vedo bene adesso . È Bava Beccaris . Lo vedo come in una fotografia . Ci potrà essere anche il Del Majno sotto i suoi ordini . Ma quello che ha ordinato di far fuoco , di compiere la strage è Bava Beccaris . Anche se non lo si vede lo si sente . Il suo nome è nell ’ aria . È lui , è proprio lui . Ah , se potessi averlo nelle mani ! Bava Beccaris in questo momento è orribile . La sua faccia è una ditta patibolare . È una faccia carnosa . I suoi baffoni grigi con il mento tutto coperto dello stesso colore dei baffi , rammentano la figura di Napoleone III . Egli intuisce , fiuta nell ’ aria il mormorio sordo del popolo contenuto alle imboccature , il quale aspetta un gesto , una parola , un grido per prorompere , straripare , invadere la piazza e travolgere tutti nel sangue della guerra civile . Forse è una mia supposizione ... Forse nessuno si muove neanche se frustato dallo scudiscio . C ’ è qui una donna del selciato ... È inutile , non posso servirmi dell ’ eufemismo neppure quando si tratta di un ’ eroina . C ’ è qui una perduta che ha compiuto un atto così eroico che basta da sè solo a incendiare i cervelli di entusiasmo . I soldati del 47° fanteria avevano ancora i fucili della scarica spianati . La stradaiuola , rimasta in piedi , raccolse un sasso dal suolo sterrato e andò , armata del proiettile di Balilla , come una furia sul muso dell ’ ufficiale per romperglielo . - Vigliacchi ! disse con uno scotimento di testa e in atto di scagliare la sassata . L ’ ufficiale , bianco di terrore , rimase nell ’ atteggiamento arcigno di chi ha compiuto un atto feroce ed è pronto a ripeterlo . Non si mosse , non ebbe una parola , lasciò la punta della spada nel terriccio . Se un giorno avrò modo di farmi ascoltare dai miei concittadini , inizierò una sottoscrizione per te , o donna . Tu sì che hai avuto del coraggio , del coraggio impulsivo , se vuoi , ma del coraggio , accidenti ! In battaglia sono gli impulsivi che compiono i prodigi . Tu non ti sei consultata . Tu ti sei abbandonata ai tuoi nervi e i tuoi nervi ti hanno precipitata sul sasso e scaraventata sul militare che convertiva le vie e le piazze in campi di rovine e di sciagure umane . Ti vedo ancora bella come una dea , circonfusa in un ’ aureola di gloria , con le trecce dei capelli biondi quasi sfatte , con la faccia imporporata di salute , col seno che ansa dinanzi le bocche di fuoco , col pugno teso che stringe il proiettile della vendetta popolare . In un momento di fuga generale ti sei elevato un monumento . Ma per la nostra società non sei monumentabile . Tu non sei che un ordigno di sfogo . Passata la commozione cittadina e il trambusto della legge eccezionale che impera sulla legge generale , passeggerai ancora dalle due alle quattro di ogni pomeriggio per i portici della Galleria in cerca di uomini ( ) . Giù dal marciapiede , dinanzi le botteghe del Rituali , c ’ è una pioggia di copricapi . Rappresentano la sorpresa , lo scompiglio , lo sbigottimento , il terrore . È una tragedia senza sangue . Non c ’ è nessuno e spaventano e fanno correre mentalmente dietro i loro proprietari . Saranno morti , saranno vivi ? Sono una quarantina di cappelli e berretti di tutte le fogge e di tutti i colori . C ’ è il cappello floscio , disorlato , gualcito , con dei buchi . C ’ è il cappello duro , ammaccato , impolverato , infangato . C ’ è il cappello femminile coi fiori appassiti , con l ’ ala che ha subito lo strappo e la furia del momento . C ’ è il berretto negro , piegato su se stesso come un morto . Sul marciapiede la scena intetra e si completa . Le pietre sono insanguinate . Ci sono corpi immobili . Nessuno si muove , nessuno fiata . Alcuni sono bocconi con le braccia larghe , con le mani piatte , con le gambe contorte l ’ una sull ’ altra . Altri sono supini , con gli occhi chiusi , con le guance e le labbra dissanguate , coi capelli abbaruffati come in una zuffa , coi piedi da tutte le parti . Fra i cinque distesi l ’ un dietro l ’ altro come se fossero rovesciati da un vento furioso , c ’ è un vecchio con la faccia patita , con la barba sporca di terra , la fronte spruzzata di sangue , la bocca aperta come una gola di carne smunta e accanto a lui è un giovanotto svaligiato della vita , con gli occhi ingrossati dalla violenza che li ha resi inservibili , con la testa squarciata , scallottata . Intorno a lui è la strage . La materia del suo cervello è andata un po ’ dappertutto . È spruzzata sul muro , è cosparsa sulla pietra , è rimasta impegolata nei capelli , si è avviluppata nel sangue in fondo al berretto . È una testa che fa raccapricciare e voltare altrove . Nell ’ angolo , al numero due , dove finisce la piazza del Duomo e incomincia la via Torino sono due zoccoli , uno intriso di sangue e l ’ altro capovolto . Non vedo piedi senza scarpe . Sono dunque di una ragazza o di un ragazzo che si è posto in salvo . La tragedia diventa sempre più spaventevole . Pare una carneficina . Ci sono le tracce di una lotta sanguinosa . A ogni passo si trasalisce . Ci sono gocce di sangue rappreso , pezzi di cervello impiaccistrati di spruzzi sanguinosi . Ecco là un occhio . Chi è stato sdocchiato ? Ecco là un orecchio e l ’ orlo di un orecchio . Di chi sono ? Chi li ha perduti ? Giù dal marciapiede , lungo il negozio degli oggetti casalinghi di L . Giannoni , le palle a balistite hanno infuriato come una gragnuola di piombo che turbina intorno agli alberi umani . Hanno sorpreso la moltitudine delle persone che fuggivano dopo lo squillo ordinato dal capitano del 47° e sono cadute le une sulle altre . Ci fu un momento di silenzio terribile . Anche i vivi rimasero sepolti sotto i morti , svenuti o inconsci . Il quadro è indescrivibile . I corpi ammucchiati o sparsi sono quindici o diciotto . Sono stati sbattuti in terra in tutte le pose . Di fianco , sulla schiena , colle labbra sui sassi , con le braccia spalancate , con la bocca al cielo che non so più se sia azzurro , scialbo o rosso come il sangue dei morti . Il sole sui cadaveri pare un ’ ingiuria o un insulto atroce . Mette in fuga tutto ciò che è tragico e lascia in terra lo scherno , lo sberleffo , la derisione . Il sole sui cadaveri li spoetizza , porta via loro l ’ aria funebre , li rende ignobili . I raggi diventano triviali . Ne abbrustoliscono e ne ingialliscono i capelli , ne rendono gli occhi mostruosamente vitrei , si fermano sulle loro bocche stinte o paonazze come una orribile fiammata impotente a scaldarle e a colorirle e danno una chiarezza alla loro pelle inanimata , che rabbrividisce . Il sole d ’ oggi è crudele . Si diffonde per i loro abiti come una gozzoviglia ... Dà risalto a tutto . Agli strappi , alle scuciture , agli occhielli sdrusciti , ai lucidi delle maniche e delle ginocchia , ai bottoni spellati , ai baveri unti e bisunti . Oh , povera gente ! Sono morti , proprio morti , senza speranza di resurrezione . Quanti sono ? Ne vedo un mucchio che mi pare un piazzale . Saranno diciotto o venti e la mia fantasia eccitata dal sangue se ne figura un cimitero . Tranne uno o due dei quali non vedo che le scarpe e le braccia , mi sembrano tutti pitocchi , tutti spiantati , tutti poveri . Sono denutriti , sono ditte di miseria , sono problemi sociali stramazzati al suolo come sacchi di cenci . Le loro mani sono documenti . Rivelano i disagi della loro esistenza tribolata . Fra loro è uno scallottato . La superficie cranica è stata dispersa in frantumi . Se ne vedono le fibrille sui due grandi vetri del Giannoni , fin su in alto dove è la ditta e dappertutto . In fondo al cappello cencioso è rimasta una poltiglia sanguinosa piena di peli . I grandi cristalli di questo negozio sono stati forati dalle palle . Lo spessore ha impedito che andassero in frantumi . Resiste più il cristallo che il fusto umano . C ’ è uno spettatore che si preoccupa se i lastroni verranno pagati . E che importa , sciagurato ! La folla è sempre la folla . Non si sa da dove sbuchi , ma sbuca , ma corre dovunque sono feriti o morti . Qui , dov ’ è il mucchio , si lavora a tutt ’ uomo . Si disseppelisce , si agita questo o quello come per restituirgli la vita e si buttano in aria bestemmie scultoree . Un tale , un giovanotto , prima di dar mano al trasporto , si mette nella saccoccia della giacca il copricapo con la materia rossastra di uno a cui è stata portata via la superficie del capo . A me suscita un senso d ’ orrore , ma lui , il giovanotto , è un documentista . Andrà per le redazioni dei giornali a farlo vedere . C ’ è un morto che risuscita , è sotto la catasta umana . È un giovane di 23 o 24 anni , alto con i baffetti chiari . È intontito . Spalanca gli occhi senza muoversi . Siete ferito ? Non risponde . Lo si scuote e lo si riscuote , e gli si danno buffetti e schiaffetti , senza riuscire a farlo rinsensare . Che cosa avete ? E lui rimane sul dorso senza parola . Lo si prende per le spalle e lo si rialza di peso . È un sacco di carne che non vuole stare in piedi . Su , perdio ! Lo si solleva due o tre volte come un calcasassi e riprende la parola . Vi sentite male , vi siete fatto male ? Egli è ancora istupidito dall ’ avvenimento , ma incomincia a palparsi , a toccarsi , a domandarsi che cosa gli è accaduto . Per un minuto buono rimane smemorato . Non si ricorda di nulla . E a poco a poco gli ritorna la memoria e con la memoria gli si colorisce l ’ avvenimento . Doveva andare in Verziere . Ha fatto di tutto per passare dalla via Orefici , o dal passaggio degli Orefici senza riuscirvi . Rifece la strada , prese la piazza della Rosa , svoltò in via delle Asole e subito dopo fu in via Torino . I soldati non avevano ancor fatto fuoco e la gente si avvicinava ai monturati senza pensare alla catastrofe umana . Lui , poi , un richiamato che doveva presentarsi all ’ indomani al Castello , aveva meno paura degli altri . Fu un ’ imprudenza . Giunto dinanzi alle due schiere che bloccavano il passaggio , s ’ avvicinò a un sottufficiale per domandargli se avesse potuto usargli la cortesia di lasciarlo andare oltre . In quei giorni i soldati che chiudevano la via all ’ altezza del negozio del signor Rituali , erano tutti accigliati e nessuno rispondeva . Allora , mi dice il testimonio oculare , quello tratto dal mucchio dei cadaveri , mi trovai coi curiosi che bighellonavano dinanzi i soldati chiacchierando e sperando di poter andare al di là della linea . Alla mia destra c ’ erano persone che facevano commenti sullo sfoggio esagerato di soldati , senza però inveire o dire parole sconvenienti contro chicchessia , e alla mia sinistra si formava e si sfaceva un gruppo di ragazzi , i quali , in tono scherzoso e bonario , volevano indurre il capitano a permettere loro di raggiungere i compagni sulla scala Porta , da dove si poteva assistere allo spettacolo senza pericolo . Se mai lo avessero importunato , egli avrebbe potuto farli scappare come un nugolo di passere , con un solo movimento di sciabola . Il capitano del 47° fanteria era arrogante , brutale e guardava tutti noi in cagnesco . Taluni dei ragazzi hanno cercato di passare tra le file dei soldati , così , ridendo , senza spingere . Non so che cosa abbia potuto decidere il capitano a dar ordine di far fuoco . Io non ho visto alcun movimento . Sono abbastanza alto e potevo vedere benissimo se qualche contingente di insorti fosse stato in marcia verso i soldati . Il daltonismo del capitano fu forse la causa dello sparo . Con un ’ aria minacciosa e un comando che non ammetteva discussione , il capitano ordinò uno squillo seguito subito dal fuoco di due file fitte di soldati . Il valoroso sottufficiale al quale avevo domandato con tanta gentilezza il permesso di andare oltre , mi puntò la bocca del fucile alla mia bocca . Che cosa è avvenuto di me ? Fu il freddo della canna ? Non vi posso dire nulla , né come sono caduto , né perché mi sono trovato fra tanti cadaveri , con dei cadaveri sullo stomaco . Aspettate . Dio mio , sono minuti che invecchiano di dieci anni . Lasciate che mi raccapezzi ; adesso incomincio a vedere più chiaro . Sì , mi sono risvegliato e rinsensai pochi minuti dopo . Mi sentivo addosso un peso enorme e mi pareva di soffocare . Per quanti sforzi facessi non riuscii a levarmi che aiutato dalle persone . Ero circondato da feriti che imploravano soccorso , e da morti che mi guardavano in faccia con la loro faccia gelata e coi loro occhi ingrossati e spaventati dalla morte . Non dimenticherò mai quello dalla testa scallottata . Il disgraziato era tutto impillaccherato del suo sangue . I capelli alle pareti craniche ne erano incatramati e le guance e il collo ne erano lastricati . Giaceva come un orrore . In quel momento non ho potuto trattenermi in gola la parola concitata . Io ho detto qualche cosa contro i soldati , ho detto che non avrei mai fatto il soldato . Il ricordo lo fa ricadere nel silenzio . Egli è commosso , agitato . Gli dico che è tutto insanguinato . Ha del sangue e delle cervella sui calzoni , sulla giacca , sul cappello . Se vi prendono così come siete , sarete fucilato . Nascondetevi al primo portone aperto . Egli mi guarda , si accorge finalmente di avere una scheggia di palla nel braccio sinistro e senza darmi retta prende la rincorsa e mi lascia con le persone che ascoltavano la sua narrazione con i pallori della morte . Corre come un disperato e svolta alla prima via trasversale . Io e alcuni altri ritorniamo indietro a vedere il popolo che portava via i feriti e aiutava a caricare i morti sul furgone militare . C ’ è un uomo in manica di camicia che pare diventato matto . Egli va sotto le finestre a gridare , con le nove dita in alto , il numero dei morti . Sono nove , hanno ammazzato nove persone ! Più tardi . Sono quasi le sei . Il sole sta per scomparire completamente . I fatti della giornata hanno triplicata l ’ esasperazione cittadina . Corre voce che la questura abbia invasa la redazione dell ’ Italia del Popolo . Per andare in San Pietro all ’ Orto dove sono i suoi uffici , faccio un giro che completa la mia stanchezza . È vero . Tutti i redattori sono sotto chiave in un camerotto di San Fedele . Si dice che si siano trovate le file del complotto rivoluzionario . Hanno sequestrato documenti che compromettono molte persone - uno dei quali è il biglietto da visita dell ’ avvocato Gian Paolo Garavaglia - che dava appuntamento in redazione al deputato Filippo Turati . Ma dunque ? Io mi ci perdo . C ’ è o non c ’ è questa rivoluzione ? Bava Beccaris diventa atroce di ora in ora . Egli non sta quieto un minuto . Dopo il massacro , la soppressione di un giornale , e dopo la soppressione del giornale , la proclamazione dello stato d ’ assedio . Fra poco il generale sarà il nostro padrone . Egli potrà disporre di noi come se fossimo del bestiame . Il manifesto che ho potuto leggere in bozze , sarà affisso su tutte le muraglie questa sera alle dieci . Lo trascrivo tale e quale , perché esso riassume la coercizione militare che incomincerà ad affliggere e a martoriare i cittadini domani . Per il generale le armi sono del denaro contante . Esse dovranno essere versate alla questura ... Leggete . « Per lo stato d ’ assedio proclamato in questa provincia con R . Decreto del 7 corrente , assumo i pieni poteri , nella qualità di Regio Commissario straordinario e decreto quanto segue : 1 Sono annullati tutti i permessi di porto d ’ armi ; quelli che possedessero armi da fuoco dovranno versarle nel circondario di Milano , a questa questura centrale e per altri Circondari alle rispettive Sottoprefetture . Le armi appartenenti ad abitanti della città di Milano e sobborghi dovranno essere consegnate non più tardi della mezzanotte dell’8 al 9 corrente , quelle del circondario di Milano e degli altri Circondari entro 24 ore dall ’ affissione del presente Manifesto . Trascorso tale termine i detentori di armi da fuoco saranno deferiti al Tribunale Militare . 2 Rimane vietato ogni assembramento per le vie , e gli abitanti dovranno rincasare non più tardi delle ore 23 . 3 Finché durano gli attuali disordini i pubblici esercizi verranno chiusi alle ore 21 . 4 Sotto la responsabilità dei vari inquilini , verificandosi conflitti per le vie , si dovranno chiudere le persiane che prospettano le vie medesime . 5 I telegrammi privati che danno informazioni sui presenti disordini non saranno ammessi se non dietro il visto di questo Comando . 6 I contravventori alle presenti disposizioni , saranno deferiti ai Tribunali Militari , come pure vi saranno deferiti i rivoltosi . 7 Le autorità dipendenti cureranno l ’ esecuzione del presente Decreto . Milano 7 maggio 1898 Il Regio Commissario Generale Bava . Parecchi giorni dopo , mentre i Tribunali di Guerra erano al lavoro , ho potuto rivedere il poveraccio rimasto sepolto sotto i morti in margine al negozio del Giannoni . Era in Castello vestito da alpino . Non potendo parlarmi mi ha fatto pervenire una narrazione di quello che gli è capitato nella giornata . « Uscii di casa , mi scriveva , circa le 8 e mezzo . Passai per il corso V.E. e il corso Venezia leggendo la Perseveranza , il giornale che costa 5 centesimi dall ’ ascensione di Bava Beccaris . Vi trovai i fatti di via Napo Torriani . Giunsi in via Panfilo Castaldi , senza avere notato nulla di straordinario . Verso le undici ho dovuto andare per i miei lavori a porta Vittoria . Rincasai e feci colazione . Non avevo ancora in bocca il boccone che è venuta in casa una inquilina con aria disperata a raccontarmi che in piazza del Duomo c ’ era la rivoluzione . Non ho potuto continuare . In pochi minuti mi trovai all ’ angolo del palazzo reale , verso via Rastrelli . C ’ era gente sparsa un po ’ dappertutto . Il primo accenno che c ’ era qualche cosa me lo ha dato un ufficiale medico che andava alla volta del palazzo reale , passando dalla gradinata del Duomo . Egli era seguito da tutta una ragazzaglia che schiamazzava come quando è alle calcagna di un ubriaco . « In quel tempo si stava mettendo giù il binario per il tram a Porta Vittoria . La via era tutta sossopra fin giù quasi in piazza Fontana . I ragazzi si sono caricate le tasche di sassi . Li dissuasi a servirsene contro l ’ ufficiale . M ’ accorsi che intorno loro c ’ erano due o tre persone col bastoncino in mano . Tirate , dissero ai ragazzi i due o tre impertinenti , e voi badate ai fatti vostri . Chi erano ? L ’ ho saputo dopo dagli stessi monelli . Erano due agenti di questura , due provocatori , due accenditori , come si dice in gergo . Così non appena apparve un ufficiale alla finestra sopra l ’ entrata del palazzo reale , si misero a lanciare le munizioni che avevano in saccoccia da quella parte . Poi si avviarono in via Carlo Alberto e in via Cappellari a ricominciare la sassaiola . Notai l ’ accanimento contro le finestre della ditta Colombo e Menotti . Allungai il passo fino al ponte di porta Ticinese . Ho trovato gente che andava e veniva meco tutti i giorni e null ’ altro . Nemmeno l ’ ombra di una sollevazione . Rifeci la strada curiosando . Si vedeva un po ’ d ’ inquietudine . Tutti s ’ aspettavano qualche cosa ma nessuno mi sapeva dire il perché doveva avvenire . Dalla via Spadari alla via Orefici ho trovato gli spazi gremiti . Tutta gente che voleva vedere . Via Orefici era ingorgata . Passai e trovai schierata una compagnia del 57° . Siccome ero un richiamato e dovevo presentarmi all ’ indomani , così mi misi a chiacchierare coi soldati vicini . Non sospettai neanche che ci fosse in aria odore di polvere . Me ne andai convinto che sciupavo il mio tempo . Non avevo fatto una ventina di passi che udii uno squillo e simultaneamente una scarica di fucileria . Non è stato possibile voltarmi . La gente infuriata mi spinse fin quasi all ’ angolo di via Spadari . Venni rovesciato ; mi sentii addosso i piedi delle persone che passavano , perdetti i sensi . Mi risvegliai fra una quantità di bastoni , di ombrelli , di cappelli , di roba perduta . Guardavo e vedevo gente in terra come uno che non si muoveva . Richiusi gli occhi e passai come attraverso un altro deliquio . So che qualcuno mi ha tirato di sotto a coloro che mi stavano sopra e che mi ha fatto rinvenire » .. Riprendo la narrazione della strada , solo perché ho dimenticato il documento più importante della giornata . È il manifesto del sindaco . Cittadini , Luttuosi avvenimenti hanno funestato la città . Milano che pensa e lavora non può essere solidale con coloro che , obliosi d ’ ogni dovere , attentano alla pubblica pace . Si stringano i buoni fra loro , e , rispettosi dei fratelli dell ’ esercito , che sapranno difendere l ’ ordine pubblico loro affidato , facciano che Milano torni alla sua industre tranquillità che la rese fin qui rispettata e invidiata . La Rappresentanza cittadina , facendo questo appello , confida che le sue parole non rimarranno inascoltate . Il Sindaco Vigoni . LA SCENA PIU ’ TRAGICA DEL 7 MAGGIO ‘98 Scrivo all ’ indomani dell ’ avvenimento , ma ne sono ancora tutto sgomentato . Ero lì in via Valpetrosa che non sapevo proprio quanti ne avessi in tasca . Le poche botteghe erano chiuse come i portoni delle case . Non c ’ era aperta che la bottega del fumista Pietro Lomazzi del numero 8 , la casa di faccia alla via che si curva leggermente fino al margine di via Torino . La Valpetrosa era come il rifugio delle persone che capitavano in via Torino e si trovavano subito in mezzo alle palle che sibilavano da tutte le parti . Entravano trafelate e bianche come il latte . Uomini e donne erano tutti esterrefatti . Balbettavano , monologavano , parlavano come a se stessi . Alcune donne entravano col grembiule sulla testa come se avessero voluto proteggersela dalla grandine di piombo che prorompeva e saltellava per le tegole o schiantava imposte o andava alle muraglie col fracasso di una sfuriata di pam ! pam ! Coloro che avevano paura o fretta di rincasare sostavano per assicurarsi se erano illesi o vivi e riprendevano la rincorsa per la piazza San Sepolcro . Io e parecchi altri facevamo delle scappate fino alla estremità della via e mettevamo la testa in via Torino , allungando il collo da una parte e dall ’ altra per vedere che cosa avveniva e dove il fuoco era più assassino . Con il corpo in via Valpetrosa e la testa in via Torino mi pareva che il combattimento fosse accanito . Udivo un fragore come di tegole che cadevano dall ’ alto e si frantumavano e degli spari ora simultanei e ora isolati . I colpi isolati mi davano l ’ idea della caccia all ’ uomo . Mi figuravo i soldati in catena , addossati alle facciate delle case o sotto le entrature dei portoni chiusi con la mano sul grilletto del fucile in posizione di far fuoco . Durante questi intervalli che mi facevano passare attimi spasmodici mi spingevo sul marciapiede e qualche volta dal marciapiede fino a mezzo alla strada , adocchiando da una parte e dall ’ altra e ritornando di corsa in Valpetrosa , non appena udivo i proiettili che infuriavano per l ’ aria o mi pareva di sentire sulla faccia la ventata calda di una palla passata via come una saetta . A sinistra , cioè verso la piazza del Duomo , mentre le scariche davano l ’ idea della guerra civile , avveniva il saccheggio alle vetrine delle botteghe . Erano pochi ladruncoli che le scoperchiavano con le mani o con una spranga di ferro strappata o dischiodata da una delle imposte chiuse col lucchetto . Si sentivano i crack del legname che si schiantava e il frastuono dei vetri che frantumavano con le punte delle imposte o coi pugni nudi addirittura . Nell ’ aria infuocata della guerra di strada perdevo di vista il ladro , e non vedevo che l ’ eroe . Tutta Milano scappava , si tappava in casa , si nascondeva nei solai , nelle cantine o nelle stanze più lontane e loro , gli inquilini degli abissi più profondi della vita sociale , continuavano a esercitare la loro professione senza neppure darsi pensiero del diavolerio militare . La paura degli altri era il loro coraggio . A pochi passi di distanza si uccideva e loro si imbottivano di camicie , di mutande , di merletti , di cianfrusaglie , di quello che capitava loro tra le mani . Ho veduto uno di quei ragazzotti ritornare indietro a raccogliere uno degli ombrelli caduto dalla vetrina dei fratelli Guarnaschelli , almeno se non ho scambiato una bottega per l ’ altra , come se si fosse trattato di roba sua . Il ragazzotto lo raccolse e senza affrettare il passo se lo trascinò dietro come uno a zonzo , svoltando nella via che conduce in piazza di Sant ’ Alessandro . Era in lui l ’ imperturbabilità di Gavroche , quando involava la giberna di cartucce ai soldati per portare la munizione ai « camerati » sulla barricata . A destra il pam ! pam ! degli spari si era come allontanato . Pareva che i soldati facessero fuoco marciando verso il Carrobbio . Anche la caduta dei coppi non era più così fracassosa e tempestosa . Tendendo l ’ orecchio udivo che si era andata rallentando , come se il fucile avesse diminuito il numero dei combattenti sui tetti . Qualche tegola però si rompeva ancora sul selciato con rumore . Mi arrischiai a passare dall ’ altra parte mettendomi colle spalle al pilastro dell ’ arco del palazzo chiuso che porta il numero ventinove , con la faccia un po ’ protesa per vedere che cosa avvenisse dalla parte opposta . Ma c ’ era l ’ angolo di via della Palla che impediva ai miei occhi di andare oltre . Passando di corsa ho potuto convincermi che prima di arrivare al Carrobbio la battaglia a tegole e a palle di piombo doveva essere stata disperata . Nel momento in cui sono passato non c ’ era un ’ anima . Il silenzio e il vuoto riassumevano il terrore . Pareva che i cittadini avessero consumato l ’ ultimo coppo prima di lasciarsi ammazzare . Tutto il selciato era letteralmente coperto di tegole , di coppi infranti , di sassi , di cocci , di polvere rossa . I soldati al di là del materiale di combattimento erano in agguato sotto le porte o distesi lungo i muri , con gli occhi ai tetti e il fucile in atto di far fuoco . Con un salto fui all ’ angolo di via Palla , di fronte alla madonna che deve aver servito di bersaglio a qualche alpino . Il proiettile a balistite l ’ ha colpita sotto il braccio , bruciacchiandone l ’ orlo del foro . La balistite distrugge pure la religione o la superstizione incastrata nelle muraglie delle case . Pam ! È meglio che le palle buchino i corpi delle madonne dipinte che delle madonne vive . Stavo cercando se vi fosse per la tela qualche altra ferita , quando una voce bruca e brutale mi diede la levata con degli imperativi che non ammettevano discussione . Non mi volsi neanche indietro . Ho udito che dovevo andarmene o si sarebbe fatto fuoco . In un balzo mi trovai in S . Maurilio . In fondo vedevo persone che correvano , ma la parte verso il corso era completamente deserta . Coi soldati in giro il pericolo diventava sempre più grave . In San Maurilio udivo distintamente che il fuoco era ricominciato e continuava con maggiore insistenza . A ogni sparo o a ogni scarica sentivo la risposta fragorosa che veniva lanciata dai tetti . Erano tegole o mattoni che andavano a farsi in pezzi sulle muraglie o sulle botteghe o sui marciapiedi . Mi giungeva l ’ eco di edifici in demolizione . Il combattimento che mi disseppelliva il materiale storico che mi si era adagiato nella testa leggendo i tumulti popolari di parecchie nazioni , mi attirava . Io pensavo al modo di trovarmi vicino o di vederlo da qualche altura ed entrai al numero uno , dove avevo veduto comparire alla spicciolata parecchi giovani . È una porta lunga e stretta , divisa da un cancello di ferro che si può sfasciare con una spallata . A sinistra , dietro il cancello , è l ’ entrata laterale dell ’ osteria . Il cortile è angusto , sente di chiuso , ha una pompa vicino alla latrina e due latrine a fianco dell ’ edificio che paiono sospese alle muraglie . La portinaia è al primo piano , vicino alla prima scala . È una donna piuttosto alta , con la faccia allungata . Era sull ’ uscio tutta spaventata . Non aveva mai visto salire e discendere tante persone . Tremava a ogni interrogazione . Le domandai se sapeva che cosa andava di sopra a fare la gente che avevo visto scomparire nel budello buio di sotto , ma la povera donna rispondeva che non ne sapeva nulla . Era una giornata di tribolazione che il Signore le aveva mandato per punirla di qualche peccato . La curiosità di vedere o il desiderio di trovarmi un osservatorio , mi fece infilare la seconda scala . Dopo pochi gradini mi fermai terrorizzato . Intuii il dramma che si svolgeva o che si era svolto all ’ ultimo piano . La ringhiera del ballatoio dell ’ ultimo piano comunicava con una vasta terrazza , sulla quale i vicini salgono a distendere al sole la biancheria che lavano dabbasso nel lavello della pompa . Con uno sforzo qualunque dalla terrazza si può salire sul tetto alla portata delle mani , e dal tetto bassissimo è facile saltare sul tetto più alto , correre da una casa all ’ altra , riparandosi dietro i comignoli tutte le volte che ci fosse bisogno di salvarsi dalle palle micidiali . Io sentivo sulla mia testa una moltitudine di piedi pesanti che faceva tremare l ’ edificio e delle voci confuse che traducevano il subbuglio . Pareva che i corpi si urtassero l ’ un l ’ altro per sostenere un peso enorme , un peso di piombo . Su , su , si diceva , sta su , per la madonna ! Ma pare che l ’ uomo che volevano che stesse in piedi , si lasciasse andare su se stesso come morto . Venivano giù tutti assieme ingorgandosi nelle stretture spingendosi per la scala e scambiandosi parole concitate , come se avessero avuto paura di venire colti col documento sulle braccia di esser stati sui tetti . Tanto più si avvicinavano al piano inferiore , quanto più il rumore tumultuoso delle loro scarpe si attutiva e diventava lugubre . Pareva la discesa di gente che andasse al patibolo . Io passavo e riandavo attraverso tutte le sensazioni . Mi figuravo il combattimento per i tetti , cogli insorti gattoni sulle tegole , che strisciavano fino alle grondaie , fin dove è la vertigine e vedevo il materiale di guerra passare di mano in mano , fino agli eroi al margine del precipizio , e vedevo gli eroi rotolare dalla tettoia , con alte strida d ’ orrore che turbavano l ’ aria . Vedevo una scena più spaventevole dell ’ altra . Vedevo i rappresentanti del coraggio popolare che andavano giù al posto dei caduti e tutti gli altri che riprendevano il movimento isocrono di passare da una fila all ’ altra le tegole nel silenzio e nell ’ ansia fino a quando quelli al margine precipitavano come i primi o giacevano supini , senza vita , sull ’ altura pensile , con l ’ ultimo coppo nella mano che irrigidiva . La moltitudine discendeva , e la mia visione si insanguinava e diventava spaventosa e il mio pensiero si attorcigliava come sotto l ’ azione di un dolore intenso . Quando mi furono vicini ero come assiderato dallo strazio . Guardavo istupidito e lasciavo passare il gruppo che sorreggeva il giovine che incadaveriva ad ogni gradino , che moriva con la faccia bianca . come la farina , con gli occhi smorti che si travolgevano , con le guance che assumevano la durezza del marmo , con le labbra che si scoloravano e diventavano violacee , e si aprivano per lasciar passare l ’ alito della vita . Il su ! su ! dei compagni , che non volevano che morisse sulle loro braccia , che avevano bisogno di portarlo altrove , perché nessuno voleva sul piano un uomo che potesse diventare la sventura di tutti , mi scosse , mi ridette i sensi . Molti di loro che aveva intorno avevano la camicia fatta a ventriera piena di sassi . Erano saliti e discesi coi proiettili della strada che non avevano potuto consumare . I soldati di Bava Beccaris erano andati sui tetti delle case dall ’ altra parte della via e a colpi di balistite li avevano fatti scappare , prima di dar loro tempo di accendersi con un lanciamento senza tregua e resistere fino alla morte . Io mi misi alle loro calcagna e discesi con loro e dietro loro subivo tutta la loro disperazione di non essere già lontano un miglio . Il terrore di incontrarsi faccia a faccia con delegati o questurini in borghese , o soldati alla ricerca di rivoltosi , rianimava le loro gambe stracche , e le voci incitavano il ferito al ventre a stare in piedi , a camminare , a correre , a nascondersi . - Su , su ! che siamo vicini ! Io li vedo ancora sbucare nella via , rossi come se fossero usciti da un forno e sbandarsi in un fiato a rotta di collo . Solo i due compagni , con le ascelle del ferito sulle braccia hanno dovuto continuare la parte dell ’ eroe , andando via adagio adagio col moribondo , scuotendolo , facendolo sussultare e traballare e dicendogli di stare in piedi se non voleva essere arrestato . Andavano via come tre amici , braccio sotto braccio , e io tenevo loro dietro con gli occhi ai piedi che descrivevano nel mezzo della strada gli orrori di una vita che si spengeva . I piedi che si lasciavano tirar dietro , scappucciavano , si contorcevano , voltavano la suola dalla parte opposta , urtavano contro i sassi , sfioravano il suolo , piegavano , puntavano le punte nei solchi dell ’ acciottolato come piedi morti . Io sono rincasato vecchio di cento anni . Ho veduto i cadaveri buttati sulle spiagge dei mari a dozzina , ho veduto morire gente sui campi di battaglia , ma non ho mai subito il terrore che mi ha fatto subire un uomo calato da un tetto e sorretto dai combattenti e fatto andare per le strade come un fusto di carne morta . Il cadavere che cammina e piega su se stesso con la testa che va da una parte all ’ altra , toglie il respiro . Si allibisce come in mezzo ai fantasmi dell ’ incubo notturno . UNA PAGINA SCONOSCIUTA Il pomeriggio della seconda giornata del maggio novantotto , è stato per tutti una sorpresa . Coi serra serra del giorno prima , durante i quali sono caduti morti un questurino e un operaio , c ’ era in giro qualche apprensione , ma nessun Mathieu de la Drôme avrebbe preveduto che due o tre ore dopo si sarebbero fatte le fucilate per le vie come in tempo di rivoluzione . La gente che passava e vedeva la truppa che si sparpagliava per le arterie principali veniva presa dal panico ma non correva fino alla disperazione . Più tardi le notizie si facevano e si sfacevano . Chi narrava di aver assistito al massacro e chi smentiva il narratore . La cosa curiosa di tutti i momenti tragici della vita pubblica , è che nessuno era sicuro di quello che raccontava .. Le persone che asserivano di aver l ’ eco della scarica nelle orecchie , si lasciavano poi convincere dagli altri che lo sbigottimento aveva dato loro una fantasia spaventata . Mi ricordo come se fosse adesso . Un uomo tutto grigio , tutto tremante , diceva balbettando che cinque o sei operai erano andati uno sull ’ altro fulminati da una scarica militare . Il ricordo della scena lo faceva piangere in un modo convulsonario . Un altro presente lo guardava meravigliato e si convinceva di essere davanti ad un pazzoide . Era passato lui dallo stesso punto , alla stessa ora , e non vi aveva veduto anima viva . Si trattava di un caso di allucinazione ? Certi spargitori di notizie false dovrebbero essere arrestati , si diceva . Si fa presto a disonorare la truppa . In quel momento tutti avevano bisogno di credere che i soldati fossero incapaci di ubbidire ad ordini selvaggi e il vecchio incominciò a titubare , a credere di aver straveduto e a ritirarsi dal capannello come un diffamatore colto in piena calunnia . Di vero non c ’ era che un berretto che passava da un centro all ’ altro , per ricomparire più tardi con la materia cerebrale di un pitocco buttato in terra col cranio sfracellato . Verso l ’ imbrunire le notizie erano sempre allo stato confusionario , ma i cittadini prudenti rincasavano in fretta e in furia , sbalorditi e disperati . Nessuno o pochi sapevano quello che era avvenuto dalle due a sera , ma tutti sentivano che c ’ era stato qualche cosa di grave , di sanguinoso , di furioso , che bisognava salvarsi o caricare il fucile per difendersi . Io ero violento contro me stesso . Avevo veduto , avevo negli occhi i morti e i feriti , negli orecchi gli spari e i rantoli ed ero per la strada pallido di collera a fare nodi alla cordicella che avevo tra le dita per contenermi . Tutti i nostri uomini pubblici , tutti i nostri grandi , tutti i nostri deputati , tutti i nostri consiglieri , tutti i nostri giornalisti , tutti i nostri personaggi , sono rimasti assenti , non si sono fatti vivi , hanno ignorato che nella via i soldati ammazzavano il popolo disarmato , il popolo che non sapeva nulla . Quanta viltà ! I nostri uomini politici non sono eroi che ai banchetti . Lamartine nel ‘48 e Victor Hugo nel ‘51 non hanno insegnato loro niente . L ’ uno e l ’ altro , illustri , hanno osato passare tra selve di baionette , quando le baionette facevano strage ; l ’ uno e l ’ altro sono rimasti imperturbabili sotto la grandine di piombo ; l ’ uno e l ’ altro hanno saputo apostrofare la truppa che non fraternizzava col popolo . I deputati del ‘51 hanno fatto le barricate . Baudin vi è rimasto . I nostri non hanno neanche l ’ età senile che li scusi davanti la storia . In quel momento che io pensavo alle crudeltà militari e buttavo in terra tutti gli idoli della vita pubblica milanese , facevo mentalmente un manifesto da affiggersi per ricomporre il coraggio cittadino se ve ne fosse rimasto . Proprio in quell ’ attimo mi sono trovato a faccia a faccia con un medico che mi diede l ’ appuntamento per la sera in una trattoria dove solevamo pranzare qualche volta . Qualcuno gli aveva raccontato che ero stato in giro a raccogliere episodi con la matita e perciò alla riunione che doveva aver luogo ero indispensabile . Dove ? Non lo sapeva neppure lui . Non si supponevano spie fra noi , ma le preoccupazioni in momenti così turbati erano necessarie . Il segreto in tante bocche è sempre un pericolo . Alle volte , o per mania di darsi dell ’ importanza o per fiducia con chi si parla , si fanno confidenze che diventano di tutti . Ci salutammo e ci ritrovammo a tavola con un giovane deputato che rappresenta anche ora un collegio piemontese . La trattoria sentiva della giornata . Molti posti erano vuoti . Coloro che mangiavano parevano costernati , o tacevano o conversavano sottovoce con una sobrietà di parole che dava all ’ ambiente un non so che di lugubre . Ci separammo con l ’ intesa di andare ciascuno per nostro conto alla redazione di un giornale , dove saremmo stati ricevuti dalla persona incaricata di dirci il luogo della riunione . Vi trovai molte facce sconosciute , facce garibaldine , facce democratiche e un via vai di gente che andava e veniva . Anche la redazione traduceva la giornata del diavolo . Le figure passavano tristi e mute , poi ripassavano con lo stesso contegno riguardoso delle persone che non vogliono essere interrogate . Tuttavia sovente l ’ amicizia interrompeva la musoneria e costringeva a parlare . Si sentiva un po ’ di tutto . Chi diceva con la voce dimessa che non c ’ era più nulla da fare , perché ormai la libertà dei cittadini era alla mercè del comandante della truppa di Milano , e chi raccontava che gli insorti avevano dato fuoco al palazzo Saporiti dopo di aver fatta una gigantesca barricata sul corso Venezia , e chi faceva venir su la pelle d ’ oca con mucchi di cadaveri portati via dal luogo del disastro a braccia di popolo . Da tutte quelle narrazioni contraddittorie le mie illusioni continuavano a volar via , Qualcuno aggiungeva che erano incominciati gli arresti a domicilio e aggiungeva panico a panico . I più prudenti prendevano la via del loro domicilio senza voltarsi indietro . Ce ne andammo alla spicciolata come eravamo entrati . Io e il mio amico deputato prendemmo la via dell ’ Ospedale Maggiore , attraversammo il corso di Porta Romana , infilammo una delle vie che lo lambiscono e seguitammo a camminare in direzione di San Celso . La via era piuttosto deserta e il medico che prestava il suo appartamento per il convegno era dabbasso in strada che additava la porta agli aspettati e adocchiava se sbucasse da qualche parte la polizia . La portinaia era di cera . Tremava . Essa è quella tale stata citata al Tribunale per riconoscere se la signora Kuliscioff fosse stata la donna velata , cercata invano per provare il complotto . Salimmo un ’ altra scala dopo il primo piano , suonammo e ci venne aperto . Passati dall ’ anticamera al salotto di riunione vi trovammo un po ’ di tutti i colori politici , dal rivoluzionario scarlatto al radicale pallidissimo . Capi di organizzazioni operaie , deputati socialisti , deputati repubblicani , deputati radicali , consiglieri municipali , qualche ex - assessore municipale , direttori di giornali , giornalisti , avvocati , ingegneri , medici , persone che si occupano di politica e di questioni sociali , leaders di questa e di quella piattaforma . l ’ uscio non stava mai quieto . Ogni momento si apriva e lasciava passare due o tre persone . Sovente passavano nel salottino senza salutare alcuno , qualche volta stringevano le mani di qualche amico e davano la buona sera . Pochi minuti dopo non c ’ era più posto che sul pavimento e l ’ uscio non aveva cessato di andare avanti e indietro . Coloro che entravano dovevano contentarsi di rimanere all ’ entrata o nel corridoio che faceva da anticamera . Siccome nessuno degli invitati sapeva dove e con chi si sarebbe trovato , così ho veduto molte facce diventare smorte o biancastre o paonazze . Alcuni non sapevano neppure in casa di chi si trovavano . La maggioranza era terrorizzata , l ’ inquietudine di alcuni era tale che pareva che avessero i piedi sugli aghi , la casa del medico pareva un braciere . Vi si respirava un ’ aria ardente . Parecchi sono entrati e sono usciti senza dire parola . In quasi tutti era la preoccupazione di un ’ irruzione di poliziotti . Se non fosse stata una vergogna assentarsi dopo essere stati veduti , parecchi avrebbero preso la scala . Tutti assieme rappresentavano la fortuna di Di Rudini , di Bava Beccaris e di Minozzi , il questore . Per tutti loro saremmo stati il complotto , i preparatori dell ’ insurrezione , i capi della rivolta . Non ci fu scelta di presidente , ma uno dei presenti si incaricò di dirigere la discussione . Ascoltavo e tutte le mie illusioni se ne andavano . In nessuno era l ’ idea della resistenza . Scarlatto o rosso l ’ oratore era mansueto , timido , capace di sciorinare tutte le platitudes della prudenza . Non c ’ era niente da fare e si mancava di tutto . L ’ idea più forte era quella di affiggere un avviso per pacificare la popolazione e impedirle di farsi ammazzare così stupidamente , come spettatori a mani vuote , mentre i soldati scaricavano senza pronunciare una parola . Il manifesto per pacificare la gente aggredita a colpi di balistite mi sembrava ingiurioso . Qualcuno ha manifestato la rancida idea giacobina . La truppa fraternizzi col popolo ! La truppa non fraternizza mai col popolo ! Se ha fraternizzato è cosa del passato . È cosa del ‘48 . Non è che a Parigi , al tempo di Luigi Filippo , che si è veduto simile spettacolo . Gli ostaggi ! Chi ha parlato di ostaggi ? È roba da cartisti . Allora si credeva che nascondendo Wellington e gli altri ministri , e gli altri personaggi ufficiali , e il principe di Galles , si potesse costringere il Parlamento a concedere la carta della loro riforma . Ma adesso ? Morto o scomparso un ministro se ne fa un altro . Che cosa hanno giovato gli ostaggi ai comunardi ? La loro morte ha affrettato il trionfo di Thiers . Un moto simultaneo ? Ferrovecchi ! Quando voi vi sarete impadroniti di Bava Beccaris , del prefetto , del sindaco , della giunta , del questore e di tutti coloro che contano per qualche cosa nel mondo ufficiale , e vi sarete contemporaneamente impadroniti , diciamo , della polveriera , delle caserme , dei telegrafi , della questura , delle carceri per liberare i prigionieri politici , delle banche , perché la guerra senza munizione monetaria è impossibile , quando , diciamo , avrete tagliate tutte le comunicazioni e avrete eliminate tutte le teste governative , voi vi troverete in una condizione peggiore di prima . Sarete imbarazzati della vittoria . L ’ insurrezione milanese del ‘48 , si è trovata , su per giù , nelle stesse condizioni . I capi del movimento si sono contentati di conquistare Milano , e così i nuovi contingenti austriaci venuti dal di fuori li hanno sopraffatti . Neanche un rovescio di dinamite sui soldati potrebbe salvare dal disastro . All ’ indomani la città sarebbe bloccata e bombardata . La colpa cadrebbe sulle nostre teste . Non c ’ è nulla da fare . Una sollevazione generale spontanea ? Voi avete udito . Non ci sono neanche i ferrovieri . I ferrovieri rifiutano di abbandonare i treni . Allora che cosa sono venuti a fare ? E se non ci sono loro che sono organizzati e disciplinati , chi volete che insorga ? Gli impiegati , gli esercenti , i negozianti , gli industriali tenuti lontani da ogni movimento insurrezionale dai loro istinti e dai loro interessi ? Una scampanellata ha agitato tutti i nervi e precipitata la discussione . Era entrata una signora velata a prendere il marito deputato e dietro lei eran giunti due o tre altri a far gelare il sangue . Si continuava ad arrestare a domicilio . Alcuni si valsero del momento di commozione per prendere la scala . Guai se la polizia ci avesse sorpresi . Nessuno avrebbe cavato dalla testa pubblica che l ’ adunanza avesse intendimenti insurrezionali . Le figure più note della democrazia milanese sarebbero state sotto chiave e tutti sarebbero stati convinti che i propositi dei radunati erano rivoluzionari . Proprio non ci rimaneva che scioglierci e dirci addio . L ’ affissione di un manifesto di pacificazione era pericoloso . Poteva dar ragione a Bava Beccaris . Non c ’ era alternativa : o mettersi alla testa della rivolta , se fosse una rivolta , o tacere e lasciare che gli avvenimenti si svolgessero da sè . Il padrone di casa era ansioso . Le pattuglie erano in giro . La portinaia era sottosopra . Ci si è raccomandato di andarcene alla spicciolata come vi eravamo venuti . In pochi minuti fummo tutti dispersi . Io ero con tre o quattro alla distanza di dieci o dodici passi l ’ uno dall ’ altro . Alcuni minuti di ritardo e saremmo stati tutti in gabbia . Il delegato , o l ’ ispettore che fosse , con una frotta di questurini in borghese , era avviato al domicilio del medico , o in quella direzione . Ci disperdemmo vicino al Baj . Durante la notte molti dei convenuti si sono dati alla fuga , alcuni sono stati arrestati , parecchi sono stati ghermiti più tardi e non pochi sono rimasti ignoti . La riunione è stata sospettata o scoperta quando eravamo tutti al largo , compreso il padrone dell ’ appartamento che ci aveva ospitati , il quale era già in viaggio per la via di Lugano . La portinaia fortunatamente ha fatto la stupida per progetto o non ha potuto compromettere alcuno , perché quella gente non era mai passata dalla sua portineria . Ella non ha saputo dire alla polizia se non che erano salite molte persone dal dottore e che fra le molte persone era una signora coperta da un fittissimo velo . La si è cercata per tutta Milano . Con essa si sarebbe messo assieme il complotto , la congiura , la cospirazione , il proposito di insorgere . Ma la signora è rimasta sconosciuta e i tribunali militari , dopo che la portinaia non ha saputo riconoscere nella signora Kuliscioff la signora velata , hanno dovuto abbandonare il clou del processo dei giornalisti e dei deputati : vale a dire l ’ intesa per rovesciare la monarchia e dare all ’ ltalia una repubblica . Ho taciuto tutti i nomi perché non sono autorizzato a pubblicarli . Così taccio anche quello della signora , dicendo solo che la donna velata non era proprio la signora Anna Kuliscioff . LE CANNONATE IN CORSO COMO Domenica , 8 maggio ‘98 . Sono venuto a casa spaventato . Nel pomeriggio d ’ oggi , il ponte dello Scalo Merci , si era affollato di persone che volevano vedere cosa facesse l ’ ufficiale col cannone e coi soldati al dazio di Porta Garibaldi . Si era lì tutti a chiacchierare , quando vedemmo come un movimento intorno alla bocca da fuoco che mette paura . Non eravamo ancora usciti dalla sorpresa , che udimmo l ’ esplosione di un colpo a salve . La moltitudine , quantunque non potesse essere udita , scoppiò nelle grida indignate , e non pochi tesero le braccia come per minacciarlo .. L ’ artigliere era al lavoro e noi credevamo che stesse preparando un ’ altra scarica a salve . Passarono cinque minuti di ansie terribili . Malgrado l ’ illusione in tutti noi , che non si sarebbe osato scaricare della mitraglia , eravamo tutti silenziosi . Il secondo colpo sollevò una nube che ci tolse dalla vista soldati , cannone e ufficiale . Prima o durante il rumoreggiamento , un uomo attraversava la piazza dello Scalo Merci con la propria figlia di nove anni . I particolari li ho saputi quando siamo accorsi ad aiutarlo . La ragazzina è stata colpita alla fronte . Il padre non ebbe che un grido di dolore . Si precipitò su lei per sollevarla . Ma una volta che se l ’ ebbe tra le braccia , l ’ uomo svenne . Piegò sulle gambe e andò a sbattere la fronte sul selciato . Lo aiutammo ad alzarsi . Qualcuno raccolse la morticina e non pochi seguirono il padre , il quale ha continuato a piangere fino all ’ abitazione . Non ci eravamo accorti che al tempo stesso uno stalliere , il quale aveva appena finito di dare da mangiare e da bere alle bestie e divorarsi la solita scodella di minestra , avviato all ’ osteria in faccia a berne un quinto , aveva subito la stessa sorte . Non aveva fatto che tre o quattro passi che precipitava a terra con il ventre squarciato dalla mitraglia . Più innanzi trovammo un giovane tedesco , del quale non ho saputo scrivere il nome , colpito al cuore da un proiettile , mentre era uscito di casa a comperarsi un sigaro . Tutto sommato , la seconda cannonata ha lasciato in terra tre cadaveri . L ’ ASSALTO AL CONVENTO Nove maggio . Sono a zonzo , come gli altri giorni , col lapis e il libro delle note in saccoccia . Mi darei dei pugni . Ho dimenticato a casa il kodak , che mi avrebbe aiutato a raccogliere le scene della strada . La giornata è splendida , ma il sole non riesce a far rifiorire le guance della popolazione terrorizzata . La gente è smorta , biancastra , inquieta . Ciascuno va via per la sua strada , senza voltarsi indietro , senza salutare gli amici . È come se uno sospettasse dell ’ altro . In ogni persona che passa si fiuta un insorto o un delatore . Le muraglie sono impiastrate di avvisi di tutte le dimensioni . È Bava Beccaris che ingiunge alle masse i suoi ordini , senza punto far sussultare i nervi della popolazione . C ’ è qualcuno che mormora . Ma gli altri che leggono gli cacciano gli occhi negli occhi come se volessero divorarlo . Nella fraseologia del generale , c ’ è sempre del padrone che parla al servo e dell ’ imbecille che dalla scuola militare non ha portato via che la brutalità del mestiere . Egli invita i cittadini a versare le armi da fuoco , come se i fucili , gli spadoni e i fioretti fossero sacchi di noci o bottiglie di liquori , o fiaschi di vino ! Durante le sommosse popolari l ’ aristocrazia e la borghesia inglesi vanno direttamente alla sezione di polizia a prestare giuramento e a cingersi i fianchi del conciapopolo , il quale è un randello corto che spacca la testa del rivoltoso al primo colpo . I policemen non sono per le vie e per gli squares dei tumulti soli , abbandonati al disprezzo della folla che mugge contro i nemici dei suoi diritti . Escono dalle caserme con le upper classes , con dei pari , degli ammiragli , dei generali , dei deputati , degli avvocati , dei medici , dei banchieri e col resto dei cani grossi della terrocrazia e della plutocrazia . Le upper classes della paneropoli , si contentano invece di lasciare il loro biglietto di visita alla residenza del generale Bava Beccaris , il quale è , come tutti sanno , nel palazzo del comando militare in via Brera , 15 . Un biglietto di visita costa poco e sopprime la noia di un probabile conflitto con le moltitudini . Leggo la Perseveranza - il quotidiano della consorteria milanese , che incomincia questa mane la vitaccia a cinque centesimi . In questo giorno è un giornale che sbalordisce . Non è più il leone sdentato e invecchiato nella gabbia del serraglio . È un leone in piedi che rugge squassando la giubba e guarda la « plebe » con la minaccia negli occhi torvi . Dal primo giorno dei tumulti , la Perseveranza ha buttato via ogni solidarietà professionale . È divenuto un foglio fratricida . Si presenta ogni mattina al pubblico , con le mani gocciolanti del sangue dei colleghi che ha sgozzato nella notte . Le sue colonne sono piene di delazioni . Essa incita gli agenti a piombare sui difensori della libertà di stampa . La maggioranza dei giornalisti milanesi è composta di forcaioli . Non pensa che col ventre . Manderebbe al patibolo tutti noi che abbiamo l ’ audacia di prendere i ventraioli della penna di redazione a pedate . I vostri nomi sono registrati nel mio diario . In questo momento di disgusto mi ricordo con compiacenza della Parigi giornalistica delle giornate di luglio , dei giornalisti del ‘30 , i quali rimasero uniti a difendere i diritti della libertà di scrivere contro le ordinanze reali che volevano distruggerla . Piuttosto che subire il bavaglio , hanno preferito lasciare la penna in redazione e discendere nelle vie a combattere sulle barricate fino a monarchia finita . I soldati fraternizzarono coi « rivoltosi » per il rispetto alla Carta , e Carlo X dovette scappare dal « cervello del mondo » di notte , come un ladro . Piazza San Fedele è popolata . Ci sono qua e là dei capannelli che chiacchierano . I gradini del teatro Manzoni e della chiesa in faccia sono gremiti di spettatori . Intorno al monumento discutono parecchi signori dal solino lucido e dalle mani inguantate . Approvano l ’ energia del generale e dicono che Milano finalmente ha trovato la mano di ferro che le mancava . Ma aggiungono che avrebbe dovuto risparmiare Turati « perché non è mica uno scalmanato che vada in piazza con una palata di parole roventi a rimescolare il fondaccio delle passioni volgari della plebaglia . Egli è un intellettuale con idee che non sono le nostre , ma che si possono discutere » . Si aspetta la solita processione degli arrestati del giorno prima . È uno spettacolo desolante questo di assistere alla sfilata di sessanta o ottanta individui , legati a due a due , circondati dalla cavalleria , dai carabinieri e dagli agenti di pubblica sicurezza , con la bocca della rivoltella che li guarda in bocca . Il pensiero che la distrazione possa farne scattare qualcuna , mi fa sentire il tormento degli aghi nella pelle . Perché fate loro attraversare mezza Milano a piedi , a rischio di trovare qualche esaltato che gridi viva o abbasso qualche nome ? Per procombere su loro ed ammazzarli ? Mi sento male a pensarci . No , oggi non voglio vederla . Mi bastano quelle di ieri e dell ’ altro ieri . Filo per Santa Radegonda e mi fermo rasente il Duomo , cogli occhi verso la piazza . È occupata militarmente e i soldati hanno l ’ aria di poveracci che non hanno riposato nel proprio letto . Coloro che tentano di flanellare lungo i cordoni militari , vengono mandati al diavolo con la voce rude che sente del momento . Domando il permesso all ’ ufficiale vicino ai magazzini del Bocconi di attraversare la Galleria per salire all ’ associazione della stampa . Gli presento la tessera sulla quale è incollata la mia fotografia . Non si può . Non è permesso . Gli ordini militari non si discutono , e volto indietro per il corso Vittorio Emanuele . Non sono ancora vicino al ristorante dell ’ Orologio , che la gente si mette a scappare in tutte le direzioni e i negozi semichiusi si chiudono precipitosamente , come se un esercito di pitocchi stesse per irrompere a dare il sacco alle botteghe . Il fuggi fuggi fa andare gli uni addosso agli altri e il panico corre per il corso a mettere tutti sossopra . Si chiudono le porte , si chiudono le finestre e si lasciano i pedoni senza un rifugio per salvarsi dai pericoli della strada . Qualche signora che non sa allungare il passo o decidersi a raccogliere le vesti ed imitare le altre , si spaventa , scolorisce e pronuncia parole che racchiudono la sua desolazione di essersi lasciata sorprendere dalla sciagura cittadina . Si senton le ruote dei carri pesanti che sussultano lungo l ’ acciottolato e le zampe dei cavalli enormi che sdrucciolano di tanto in tanto sulle pietre dei ruotabili . Sono due cannoni di grosso calibro accompagnati dai carri con gli attrezzi e con la munizione . Vanno via al trotto e lasciano supporre che siano avviati verso il teatro della insurrezione . All ’ annuncio che vengono i cannoni , San Pietro all ’ Orto - ove erano gli uffici dell ’ Italia del Popolo - perde la testa . Donne e uomini gridano , piangono e si inseguono come invasi dal terrore . Una delle cuoche della casa tollerata si dispera , percuotendo coi pugni la porta che non vuole aprirsi , neppure dopo aver premuto e ripremuto il bottocino del campanello elettrico . La lattaia , a qualche passo di distanza , sviene sul gradino della bottega che stava per chiudere . A mano a mano che i cannoni e le mitragliere si avanzano , la gente infuriata svolta in S . Pietro all ’ Orto e completa il quadro di una popolazione tribolata dalla guerra civile . Si sentono gli sbatacchiamenti delle ultime porte , delle ultime imposte , delle ultime botteghe aperte . Non si vedono che gambe in fuga . Il corso è quasi deserto . Passano tre lancieri , l ’ uno dietro l ’ altro , a pancia a terra e scompaiono per la via Monforte . Gli artiglieri a cavallo frustano le bestie ; e le bestie infuriate divorano la via , e i cannonieri , appoggiati agli affusti , hanno assunto un atteggiamento più bellicoso . Svoltano a destra sul naviglio . Io torno indietro e imbocco , come i lancieri , la via Monforte , scavata nel mezzo per i lavori di tubazione , fin quasi al ponte di San Damiano . Oltre il ponte la via Monforte non ha che due o tre bottegucce del polentaio , del giornalaio , di un merciaiuolo di cianfrusaglie , eccetera . Il resto è popolato di residenze signorili . A destra , quasi in faccia alla via Conservatorio , è il superbo Palazzo della Prefettura , col suo balcone immenso , sorretto dalle colonne a scanalature . Arrivo proprio in tempo a vedere un reggimento o parte di un reggimento di fanteria che va verso il dazio spacchettando le cartucce nella giberna . Sembrano soldati che vengano da lontano . Sono impolverati fino ai capelli e taluni piegano sotto il peso dello zaino e del fucile . A due passi dalla Prefettura c ’ è il via vai della giornata di perturbazione cittadina . Via Monforte non subisce la paura degli abitanti delle altre vie . Vicino al rappresentante del governo la gente si sente più sicura . I balconi sono pigiati di signori e di signore che applaudono entusiasticamente ai soldati che passano . Da una parte e dall ’ altra , si vedono i fazzoletti candidi che agitano l ’ aria e le manine che si aprono come se lasciassero cadere dei fiori . I soldati tirano innanzi senza guardare in alto . Solo gli ufficiali danno segno di compiacimento . Si parla di studenti venuti da Pavia a ingrossare il numero dei rivoltosi , nascosti nelle cascine di Acquabella e accampati nelle vicinanze . Se ne discorre e si allibisce , affrettando il passo . Alcuni squilli di tromba mi fanno ritornare presso il ponte di San Damiano . Mi pare di essere bloccato al centro delle operazioni militari . Continuano gli squilli . È un generale con degli altri ufficiali a cavallo , seguito dai trombettieri e parecchi lancieri . Alcuni mi dicono che sia il generale Bava Beccaris in persona . Ma i più lo credono Ponza di San Martino . Può darsi che sia invece né l ’ uno né l ’ altro . Il generale e gli ufficiali entrano in via Monforte colle spade sguainate e ciascuno di loro grida dappertutto : « Chiudete le finestre o faccio tirare ! » . I cavalli caracollano , s ’ impennano , nitriscono e tentano di prendere la mano ai cavalieri . La gente , colle mani calde del battimani fragoroso che aveva salutato la truppa , scompare chiudendo le imposte . I passanti vengono respinti verso il ponte . Gli imbocchi delle vie trasversali si chiudono con mucchi di soldati . Si prepara qualche cosa di grosso . L ’ entrata al ponte ha una siepe di monturati che impedisce il passaggio . Si allineano i soldati anche davanti il portone della prefettura . Al limitare c ’ è ressa . Vedo gruppi di persone che si sciolgono e si rifanno o si perdono dietro le colonne . Qui al cordone di San Damiano c ’ è voluto del fiato per indurre i soldati a lasciar passare i fattorini con manate di telegrammi . Sono le undici e mezzo . Incominciano le fucilate di Porta Monforte . Si sentono colpi a intervalli . Dal mio posto vedo una nube di polvere bianca verso il dazio e dei cavalli che sbucano e ritornano nella nuvolaglia qualche volta illuminata dalle esplosioni . Dei signori che stanno in via del Conservatorio vogliono assolutamente passare . Le famiglie , sapendoli per le strade , devono essere inquiete . - Signor ufficiale , ci faccia passare o accompagnare . Ecco il nostro biglietto di visita . - Mi duole , ma ho ordini severi : non si passa . Il fuoco fuori di Porta Monforte diventa accelerato . Pam , pam , pam ! Pam , pam , pam , pam ! La commozione diventa generale . Tuona il cannone . Indietro ! Indietro ! Con le cannonate che imperversano per l ’ aria , ho tempo di fare delle considerazioni giornalistiche ! È un mio debole di sostenere i diritti della penna pubblica , dovunque si tenta metterli in dubbio o sopprimerli . Le autorità militari vedono nel reporter un intruso o un nemico . Lo respingono dappertutto come un rognoso . Questi signori non hanno ancora capito ch ’ egli è lo strumento più utile dei popoli che non hanno vergogna di far sapere al mondo come si svolga la vita nazionale . Il reporter è il raccoglitore degli avvenimenti che si compiono sotto i suoi occhi . È impersonale . Voi fate bene , e il fatto , ch ’ egli serve caldo al pubblico , vi copre di elogi e vi circonda di ammirazione . Voi fate male , e la gente col documento che egli ha diffuso , vi critica , vi biasima e magari vi stramaledice , come perturbatori della quiete pubblica o come autori di sventure cittadine . Carlo Houard Russel , il reporter della guerra in Crimea , ha fatto piangere il Regno Unito , con le rivelazioni ch ’ egli metteva assieme sulle alture di Alma , di Balaclava e davanti a Sebastopoli , vivendo in mezzo ai soldati , chiacchierando cogli ufficiali , conversando coi superiori che sapevano di strategia , e passando delle ore coi medici e col personale addetto alle ambulanze . Senza di lui , migliaia di soldati di più si conterebbero tra le vittime del colera , della fame e delle bocche da fuoco . Senza di lui , lord Ragan sarebbe passato alla storia assai più che come il mutilato di Waterloo , come l ’ eroe degli eserciti alleati che hanno combattuto per la conquista di Sabastopoli - il grande arsenale russo del mar Nero . Invece le lettere di Russel lo hanno fatto nicchiare tra i generali confusionarii , che perdono la testa come Bazaine , pur essendo circondati da un materiale di guerra che basterebbe a condurli alla vittoria . È un supplizio crudele quello di stare qui , al margine del teatro di guerra , con le orecchie rintronate da un fuoco incessante di fucileria , a straziarvi col pensiero che a pochi passi dai vostri piedi si combatte disperatamente , senza poter rompere il cordone militare ! Farei in due la mia tessera giornalistica ! Ma dunque , o colleghi , avete o non avete conquistato il diritto professionale di passare dovunque ? Corro , corro lungo il naviglio verso porta Vittoria , con l ’ idea di voltare in via Stella e riuscire a percorrere fin sotto i casini daziarii di Porta Monforte . Non incontro che una ragazza e una bimba che chiamano tutti i nomi del vicinato senza commuovere alcuno . - Luigia , Giovanna , Marta , aprite , fate presto , per amor di Dio ! L ’ egoismo li ha resi tutti sordi . Loro sono in casa , rannicchiati come tanti conigli , e chi è fuori , crepi ! Col battaglio del portone metto a rumore il casone . - Aprite , in nome della legge ! Si apre , e io continuo il mio itinerario . Avvicinandomi all ’ estremità del naviglio , le fucilate si fanno sentire una dopo l ’ altra , come se i soldati fossero dietro qualche riparo a far fuoco contro i passanti rimasti per la strada . Sull ’ angolo di via Francesco Sforza , è un gruppo di gente , addossato alla bottega della farmacia chiusa , che non sa più da che parte avviarsi . Sul ponte Vittoria le palle passano fischiando e , al dorso , dove incomincia il corso Vittoria , è la cavalleria che scorrazza inseguendo chiunque col revolver alla mano e il grido : indietro , indietro ! Una vecchia del gruppo continua a farsi il segno della croce . Giunge , trafelata , vicino alla farmacia , una lavandaia , che abita in via della Cerva , cioè giù dal ponte , a destra del Verziere . Vuole assolutamente rincasare . Ha dei figli e le preme di sapere dove siano i suoi figli . - Fanno fuoco , badate , Teresa , ritornate indietro ! Ella , la grandigliona non ha paura . Protetta dal grembiule , che si è tirato sulla testa , prende la rincorsa e scompare , seguita dai pam ! pam ! che vengono dalla via Stella . - Gesumaria ! gridano le donne dall ’ altra parte . Dal naviglio di San Damiano , arrivano al mio posto due donne esterrefatte che abitano nel corso Lodi , fuori di Porta Romana . Sono inquiete per le loro famiglie , e anche loro , come la lavandaia , vogliono passare attraverso i pericoli , a costo di perdere la vita . Cerco di far entrare nella loro testa che è meglio rivedere la famiglia un po ’ più tardi che lasciarsi ammazzare . Spreco il fiato . Raccolgono le vesti e passano di corsa il ponte . - Pam , pam , pam ! Passate incolumi , le persone addossate alla farmacia si convincono che i soldati tirano in aria . - Andiamo , andiamo , che fanno per spaventarci ! E il gruppo si scioglie e sbuca sul ponte , come una filata di fannulloni , che vanno per il sole a scaldarsi . Una scarica di fucili li scompiglia . Scappano in tutte le direzione . È un fuggi fuggi , un si salvi chi può . Una ragazza precipita a terra dallo spavento e completa la scena del terrore . Un operaio , che la vede in pericolo , ritorna indietro , gettandosi sulle mani per evitare le pallottole . Raccoglie la fanciulla sul fianco e se la trascina giù dal ponte , rasentando la muraglia . Io mi rifugio nell ’ osteria di fianco . Vi si entra discendendo due gradini . Ha l ’ aria d ’ una taverna dei vecchi romanzieri . È tetra , si sente il soffitto sulla testa , e ha i tavoli popolati di facce che paiono ditte di gente istupidite votando i bicchieri . Sono invece persone che si sono salvate scappando « per lasciare passare la tempesta » . Nessuno ha voglia di parlare . Ogni fucilata si ripercuote sul loro sistema nervoso come una bastonata . Entra l ’ avvocato Crosti della Lombardia , Ha l ’ aria di un uomo che ha buttato via più di una notte . I tumulti non gli hanno dato tregua . Ci salutiamo con un semplice ciao . Ci mettiamo sul tavolo sotto un finestrone a inferriata che guarda in via Stella . Assistiamo per alcuni minuti al va e vieni di corsa degli uomini e delle donne in cerca di rifugio . Le fucilate continuano alla spicciolata , rimbombano spesso sulle pareti come schiaffi . Incalzato dalla mia idea di voler assistere al combattimento tra la truppa e gli insorti , rifaccio il naviglio e non svolto che in via della Passione . L ’ arteria è deserta . Le imposte sono chiuse ermeticamente . Non trovo che un pitocco sdraiato sulla pietra di una cavità sulla facciata di un edificio . Giungo dinanzi alla chiesa della Passione . Un caporale e due soldati sono distesi lungo l ’ imboccatura di via Vincenzo Bellini . Al di là è il bastione sotto il quale è lo stabilimento Ricordi . Mi si ingiunge di andarmene . Per il cielo è una gazzarra di spari . Filo per la via Conservatorio verso via Stella . È caduta una palla dalla parte opposta al mio marciapiede . Non c ’ è un portone aperto . Non ho paura , ma non sono tranquillo . A metà via , entra da via Stella un signore bassotto , abbottonato nello stifelius , con la faccia spaventata , che mi interrompe il cammino con un imperativo brutale . - Indietro ! Indietro ! .. - Chi siete ? - Ve lo faccio sapere subito chi sono . Soldati , fuoco ! Discutere coi signori che vi possono scaricare mezzo chilogrammo di polvere nello stomaco , è da insensati . Non mi faccio ripetere la ingiunzione , e mogio mogio riprendo la via fatta . Mi pare di non avere più sangue nelle vene . A ogni passo mi aspetto di precipitare fulminato dai proiettili . Sono perduto . Mi trovo in mezzo ad una rete di sentinelle . Da tutte le parti si grida : Indietro ! Indietro ! Due cavalleggeri irrompono dalla via Monforte , con le lance piegate e m ’ inseguono spronando i cavalli . - Via ! via ! Indietro ! Indietro ! I proiettili saltellano freneticamente per le tegole dei tetti . Riesco in via .. della Passione più morto che vivo . Il cencioso continua a dormire . Rieccomi di nuovo sul ponte di San Damiano . Al palazzo della prefettura c ’ è un andirivieni che traduce il tumulto intorno allo stato maggiore in margine al campo di battaglia . Il fuoco continua . Ci sono persone che si staccano e vengono alla nostra volta . Tra loro sono il signor Elia Fumagalli , un ricco industriale , almeno così mi si dice , e l ’ ingegnere Macchi , un proprietario di case al Foro Bonaparte e un uomo assolutamente d ’ ordine . Tutti questi signori sono stati trattenuti nel casino daziario , ov ’ è il comandante , per più d ’ un ’ ora . Il loro racconto è sommario , ma rivela una pagina dei tumulti che stanno scrivendo le bocche del cannoni e dei fucili . Il signor Fumagalli dice che passava dalla via Guicciardini - la prima a destra del corso Concordia , fuori Porta Monforte in una vettura aperta , col procuratore Enrico Pirolli . Essi vennero fatti discendere tra le undici e le undici e un quarto , e condotti al dazio , ove trovarono l ’ ingegnere Macchi , arrestato un po ’ prima di loro . Mentre erano nel casino daziario , il comandante era tutto in faccende a dare le disposizioni dell ’ attacco imminente . L ’ ingegnere Macchi , il quale non sembra mica uno scervellato , fece coraggiosamente delle osservazioni ; come per convincere l ’ ufficiale superiore che i rivoltosi , se c ’ erano , dovevano essere altrove . Lui , personalmente , non ne aveva veduto uno . Le osservazioni dell ’ ingegnere erano fatte tra un complimento e una scusa perché il momento scottava e perché il comandante , che aveva la sua cavalleria che batteva la campagna , poteva essere in grado di saperne più di un borghese . Fu così che parecchi di questi signori assistettero alle fucilate fatte contro le persiane di alcune finestre del palazzo a sinistra , quasi di faccia al casino daziario , che lambisce il bastione di Porta Venezia . L ’ ingegnere Macchi aveva fatto di tutto per assicurare i signori ufficiali che le loro informazioni non potevano essere esatte , perché in quel casone signorile abitavano buonissime famiglie , ch ’ egli conosceva personalmente . E , dicendolo , dava la sua parola d ’ onore , che non erano famiglie che si occupassero di dimostrazioni . Aggiungeva anche che dietro le persiane agitate , contro le quali si voleva far fuoco , era l ’ abitazione di un ottimo padre di famiglia , che sedeva tutti i giorni nel seggiolone di giudice di tribunale . Ma il tenente incaricato di ordinare il fuoco non volle sentire ragioni . Era nella testa delle autorità daziarie , della sicurezza pubblica e militare , che dalle finestre del giudice di tribunale erano usciti dei colpi di revolver e di fucile . Non potendo reggere allo strazio di vedere la truppa che tirava contro le finestre degli amici , l ’ ingegnere Macchi prese per un braccio il signor Fumagalli , e tutti e due rientrarono nel casino daziario ad aspettare che il comandante si persuadesse della loro innocenza . Intanto che erano chiusi nell ’ anticamera dell ’ ufficio , gli squilli di tromba e le cannonate li facevano impallidire . I due cannoni che vomitavano la mitraglia micidiale erano appostati colla bocca verso corso Concordia . Il secondo , a pochi passi dal marciapiede sinistro del piazzale Monforte , tirava sul convento dei Cappuccini . Dopo i due squilli , udirono quattro cannonate : la prima fece sussultare i vetri del casino dove erano , e l ’ ultima diede a tutto l ’ edificio uno scotimento , che fece traballare il suolo sotto i loro piedi . Intanto che i proiettili imperversavano per l ’ aria , nel casino daziario si diceva che gli studenti di Pavia avevano fatto le fucilate con la truppa schierata lungo i cancelli di Porta Venezia . Si parlava di un fuoco disperato . Inseguiti , si sarebbero nascosti nel convento e nella chiesa dei frati , da dove vennero sloggiati dalla mitraglia . Poi si sarebbero dispersi per le cascine di Acquabella , lasciando a torno gli avamposti in bicicletta . Cessato il fuoco , l ’ incaricato militare annunciò a tutti che erano liberi di andarsene « perché di loro non aveva dubbio alcuno » . Saputo che erano persone per bene , il comandante li fece scortare fin dove cessava il pericolo . Lieti di poter correre a casa a tranquillizzare le famiglie , i signori vollero manifestare la loro gratitudine ai soldati con un beveraggio . L ’ ingegnere Macchi fu il primo ad iniziare il movimento con un biglietto da cinque o da dieci . Gli altri lo imitarono con dei biglietti da una o da due lire . Il soldato che aveva ricevuto il denaro , senza protestare , diede l ’ esempio che i soldati non si lasciano pagare , per nessun servigio . Non appena al primo cordone , li denunciò in massa all ’ ufficiale di picchetto , come tanti corruttori . Ci volle del bello e del buono per farlo placare e fargli capire che loro , non potendo offrire alla scorta né bibite né bevande , avevano voluto contribuire con qualche cosa , perché se le comprassero . Spiegato l ’ equivoco , il tenente li lasciò passare . L ’ AMBIENTE Il convento , destinato a signoreggiare gli avvenimenti della quarta giornata , non è « quasi nascosto tra gli alti fabbricati » , , come vorrebbe uno sciocco redattore della Lega Lombarda , che riempie le colonne della « Milano durante i tumulti » di inesattezze delittuose e di sentimenti anti - cristiani . È un edificio che in piazza Monforte nessuno può evitare di vedere . Ha il fianco destro completamente libero , che margina il principio di corso Concordia e la fronte che corre lungo il viale , che porta il nome del centro ov ’ è accampata la truppa . La parte della cinta del cortile , dimezzata dal cancello di ferro , è sul rialzo dei pedoni , sotto il quale è il binario del tram . Il viale è largo e a due binari , e il convento ha di faccia il casone della farmacia , che incomincia il viale interrotto dal piazzale , sul rialzo dei pedoni , dalla parte opposta . L ’ interno del cortile può essere descritto da un ragazzo . Dinanzi il cancello è la chiesuola del Sacro Cuore con il suo pronao rustico , sotto cui seggono tutti i giorni i poveri che mangiano la minestra distribuita dai frati . A destra è la muraglia addosso alla quale i pitocchi si appoggiano o si distendono a mezzodì , col cucchiaio di legno nella mano sul ventre che borbotta . Nell ’ angolo è l ’ entrata al convento propriamente detto . Tra il limitare e la postierla è un andito piuttosto buio con lo sportello a sinistra , dal quale sbuca la testa simpatica del frate Melitone che scodella la minestra e aggiunge , per i più affamati , fette di polenta e tozzi di pane . All ’ altro fianco del cortile è un portone che non si apre che quando la frateria riceve i carri carichi di legna o di fieno o di paglia o di farina o di pasta . Dall ’ angolo di questo portone della muraglia parallela all ’ altra sono due abitazioni : quella del coronaio e quella del signor Roveda , un vecchietto di 70 e più anni , che passa la vecchiaia giocondata dalla presenza della moglie e di cinque figli . È una famiglia della quale tutti vi parlano bene . Il coronaio è un uomo alto e brutto . Ha il naso grosso e gualcito degli ubriaconi . Al momento dell ’ invasione militare , egli era in casa con le convulsioni . Le palle percotevano fragorosamente le sue gelosie e il suo uscio d ’ entrata . Di sopra , sua sorella , gravemente ammalata , piangeva dirottamente dalla paura . Calci del fucile gli fecero aprire . - In ginocchio ! - gli gridò l ’ ufficiale piantandogli in faccia la bocca della rivoltella . E il povero coronaio , con la pelle lividastra , si lasciò andare sulle ginocchia colle mani giunte . - Dove sono i rivoltosi ? - Non lo so , signor tenente . E il tenente lo fece arrestare . Il capo dei mendicanti è il Cerina , un tipo che io ho dovuto studiare più di una volta nella mia Milano sconosciuta e Milano moderna . È un ex - librivendolo disgustato della vita ladra che lo obbliga , a 70 anni e impotente , a dormire sotto un cielo indiavolato , o sui gradini delle chiese , o in fondo agli angiporti , o con le spalle al pilastro d ’ un ’ arcata qualunque , nelle notti ch ’ egli chiama polari . Pare un Aronne . La sua barba , folta e fluente , gli tiene caldo lo stomaco , e la sua capigliatura , che ingrigia adagio adagio , documenta la sua discesa nell ’ inferno sociale . Il suo sogno è di rialzarsi con una bracciata di libri vecchi o arcivecchi . Mi diceva l ’ altro giorno che , se non gli avessero arrestato il suo amico Carlo Romussi , direttore del Secolo , a quest ’ ora la sua fortuna sarebbe fatta . Prima dell ’ arresto gli aveva promesso una carriolata di classici della biblioteca Sonzogno . La sua predilezione per i frati del convento del viale Monforte è spiegabilissima . In mezzo alla pitoccaglia , egli è ancora qualche cosa . A mezzogiorno il buon Cerina diventa una specie di caporale di un pelottone di pezzenti . Separa gli spiantati dalle spiantate , mette in fila gli uni e le altre e lascia prendere a ciascuno di loro una scodella di minestra fumante . « Non faccio per dire ma è minestra di brodo che sente della pestata di lardo . A me piace e piace anche ai miei colleghi » .. Il portinaio è frate Daniele . Un uomo alto e ossuto , con gli occhiacci della gente che porta nel petto il male crudele che manda sollecitamente all ’ altro mondo . È stato parecchi anni al Chilì , ove prese una febbriciattola che lo tormenta ancora . Il suo italiano ha molto del bergamasco . È di una intelligenza più che comune . Non posso mettere in dubbio la sua vocazione religiosa , perché indossa la tonaca da una filata d ’ anni . Ma non sono sicuro ch ’ egli sia capace di capire quello che legge , se pure legge . Coi poverelli è di una bontà femminile . Fino a caldaia vuota non nega mai una scodellata di minestra a chi gli riporge la ciotola per saziarsi . I mangiatori di minestra appartengono ai due sessi . Le donne sono malvestite , stracciate , piene di pezze , coi piedi negli zoccoli che piegano sui sassi . La loro faccia riassume un secolo di patimenti . Talune entrano dinoccolate , coi bimbi sulle braccia , che paiono sacchetti di carne morta , o coi piccini a mano , che strascinano dietro come il bastone gli sfaccendati . I bimbi , abituati ai pasti irregolari e a tutte le sofferenze degli adulti , hanno perso il vezzo di piangere . Sono piccini , stracchi , stremati , spolpati , anemici , biancastri , che fanno andar via la voglia di vederli . Sono sporchi , puzzolenti con la mucidaglia assecchita sotto i nasucci pavonazzi , con gli occhi incatramati di secrezioni , con le manine vischiose , coi pannolini a sbrendoli , che penzolano pieni di cacherie . Le madri non sono vecchie . Sembrano donne state sorprese sullo stradone dalla bufera , che ha loro portato via la fioritura dalle guance . Non hanno più nulla . Sono volti scarni , mammelle vuote , fianchi sfiancati . Il loro occhio smarrito traduce la fame . Gli straccioni sono vecchi e giovani . C ’ è chi ha il piede nella fossa e chi lo ha appena alla soglia della vita . Indossano abiti frustati da tre o quattro generazioni . Giacchettoni scuciti , chiazzati di untume , coi baveri impegolati dal sudiciume delle zazzere . Cappelli stinti , sforacchiati , con la tesa staccata giù per la nuca o per l ’ orecchio . Calzoni consumati , che perdono il sedere , che mostrano le ginocchia , che lasciano vedere i malleoli impaltati . Qualcuno sembra un viandante che abbia sospeso il cammino per ristorarsi lo stomaco . Porta appeso alla schiena il parapioggia di cotone mezzo marcio , colle bacchette che scappano fuori da tutte le parti , e qualche altro scalcagnato tiene sotto il braccio il fagotto dei propri cenci . A scarpe stanno tutti male . Sono sfondate , slabbrate , piene di buchi e di cicatrici . I loro padroni vanno via lemme lemme , come se avessero i piedi piagati o le dita suggellate di calli scellerati . Passata la postierla vi trovate sotto i portici che inquadrano il primo giardino . La floricoltura non deve essere spasso dei frati scalzi , perché non si vedono che alberelle morenti o tisiche , o campanule rosse come nei prati . Lungo il portico , a sinistra , è l ’ entrata dei cappuccini nella chiesa . Al di là è un altro « giardino » , incorniciato da portici identici a quelli del primo . È un po ’ più rifiorito dell ’ altro ed è riservato ai soli « padri » e agli « studenti » . Sotto i portici sono la « scuola di eloquenza » e il « refettorio » . Gli studenti non superano la dozzina . Non so che cosa imparino , perché , interrogandoli , mi salutarono e non mi risposero . Avranno forse qualche regola speciale , che non permette loro di parlare coi civili ! ... Appena ritornati dalla prigionia , vi sembravano tanti smemorati che avessero dimenticato tutto in una notte , o individui cresciuti in un isolotto disabitato e senza comunicazioni col mondo . Le pareti dei portici del primo e del secondo giardino , sono illustrate da oleografie che rappresentano tutte le tradizioni dei ... padri ... che li precedettero . Sono orribili frati del 500 ! con la palma in mano , con la bocca aperta , con le braccia slargate , dinanzi le apparizioni di dio e della madonna o di qualche altro demonio santificato . Alcuni volano , altri sono coi piedi nell ’ aria e con le mani che stanno per aggrapparsi alla nuvolaglia celeste . Sono tutti frati inebriati , estasiati , imparadisati . Le biografie sotto le illustrazioni , fanno scompisciare dalle risa anche le persone che vogliono essere serie ad ogni costo .. Il caporale maggiore , che dall ’ alto del carretto ha scambiato i cenciosi per una banda di ribelli , ha pure sentito un colpo di fucile , che gli parve uscito dalla folla del cortile . Fu forse questa esplosione che lo fece saltare in terra terrorizzato . Il testimonio che non vuole essere riconosciuto , mi raccontò l ’ assalto al convento senza fremere e senza una parola di biasimo o di lode per alcuno . - Dopo le comunicazioni del caporale maggiore , la truppa circondò il convento e incominciò un fuoco di colpi secchi e insistenti . Gli inquilini delle case , che udivano lo strepito delle palle , credevano che i soldati stessero contendendo il terreno ai rivoltosi , comandati , come dicevano alcuni , dal Pirolini repubblicano . Siccome non compariva nessuno , aumentarono le scariche . Dietro le griglie della mia casa , non vedevo che fumo e non sentivo che un pam ! pam ! che infuriava e una gragnuola di proiettili che penetrava negli edifici , frantumava i vetri , faceva cadere tegole o portava via tocchi di grondaie . Le palle si rovesciavano sul convento a centinaia per volta , con un accanimento che gelava il sangue . Tutti poi , dalle case vicine , credevano a una resistenza inaudita e pensavano alla strage . Alle fucilate si aggiunse il cannone . Buum ! Buuummm ! - Lo spavento delle famiglie fa venir su la pelle d ’ oca anche adesso . Non abituate a trovarsi così vicine ai combattimenti di uomini contro uomini , le donne gridavano , si stringevano al petto i figli e si nascondevano , dove l ’ entrata dei proiettili era meno probabile . - Buumm ! Buuuummmm ! - Le cannonate si prolungavano nell ’ aria e diffondevano il terrore . Furono per me , e credo per tutti , momenti crudeli . Mi aspettavo una scarica di cannone nel salotto , ove mi trovavo , di minuto in minuto . Deploravo di non aver mandato la moglie e i figli altrove . Ma poi dicevo che non ne avevo colpa . La muraglia venne sfondata in due minuti . Il cannone aveva fatto una larga breccia , nella prima muraglia vicino al pilastro del cancello , dalla quale potevano passare tre uomini assieme . I soldati entrarono nel cortile a baionetta in canna al grido di : vittoria ! vittoria ! Non vi trovarono che gli ultimi poveri che fuggivano , dopo aver aiutato a spalancare la postierla , e tre cadaveri . Il primo , mi disse il Cerina , che era presente , venne ucciso mentre metteva in bocca l ’ ultima cucchiaiata di pasta . Era addossato al muro vicino al pisciatoio e cadde in terra morto con la tazzina in mano . Il secondo credevano che fosse diventato matto . Prese la rincorsa , fece quattro o cinque passi verso il centro del cortile e precipitò supino come un sacco di stracci . Egli era morto come l ’ altro . Il terzo irrigidiva sotto il portico della chiesa , stiracchiandosi con dei moti convulsi . Un altro mendicante era stato colpito durante le prime fucilate a pochi passi dal cancello , evidentemente in cammino per entrare a mangiare la minestra . I tre del cortile erano vecchiotti . La loro esistenza era forse inutile ! Dio li abbia in gloria ! - Il cancello era aperto o chiuso ? - Chiuso . La chiave era nella mia tasca . Dal principio dei tumulti , i frati avevano creduto che le precauzioni non fossero mai troppe . - Cerina - mi dissero - voi conoscete quasi tutta la « nostra famiglia » che viene a mangiare a mezzogiorno . Non aprite che ai nostri amici . - Avreste aperto anche ai soldati , suppongo , se ve lo avessero ordinato . - Subito . Non avrebbero avuto da dirmi che questo : «Aprite.!» perché il cancello venisse loro spalancato . IL MENDICANTE CERINA RACCONTA LA SCENA SPAVENTOSA Luigi Cerina , con la sua deposizione alla buona , c ’ introduce nell ’ intimità del dramma . « Le turbolenze dei primi due giorni mi avevano insegnato un po ’ di prudenza . Dopo la sollevazione di Porta Ticinese , consigliai i frati a sospendere la distribuzione della minestra . Dicevo loro che la ragazzaglia avrebbe potuto mischiarsi coi mendicanti e far nascere qualche cosa di grosso nel convento . I frati , buoni , isolati dagli avvenimenti , pensavano più allo stomaco dei loro ospiti che alla perturbazione cittadina . Essi si credevano lontani mille miglia dalle operazioni militari . Così non furono del mio parere , e bisogna convenire che non avevano tutti i torti . Chiudere il cancello ai mangiaminestra era facile , ma dove avrebbero trovato da mangiare tutti questi poveri cristi la cui esistenza era basata sulla tazzina calda che dava loro il convento ? Sospendendo la distribuzione , avevano poi paura di venire biasimati e di contribuire , senza volerlo , a dare il combustibile alle barricate . I cenciosi , la cui maggioranza era composta di giovani , avrebbero potuto fare del baccano e abbandonarsi cogli altri al malfare . Questo solo pensiero dava loro i brividi . A ogni modo mi dissero : Voi , Cerina , che li conoscete tutti , resterete al convento . E , dicendomelo , mi affidavano le chiavi del cancello d ’ entrata , coll ’ ingiunzione di non far entrare che forestieri e pitocchi . I forestieri sono i frati che passano da Milano e sostano al convento una notte o due prima di riprendere il viaggio . « Vi ho detto dei tre morti nel cortile . La confusione di quel momento non era poco e posso avere straveduto . Ma , se i miei occhi non mi hanno tradito , potete dire che le prime duecento o trecento fucilate hanno fatto , nell ’ interno tre vittime . Il terzo mendicante venne raggiunto non so dove da una palla , mentre finiva di vuotare la ciotola sotto il piccolo portico della chiesuola . Egli mangiava seduto sulle calcagna . Rovesciato , supino , si agitava , come se avesse avuto le convulsioni . Può darsi che non fosse che ferito . Era vecchio , bassotto , sciancato . Alloggiava presso qualcuno in via Stella . Non l ’ ho più veduto in nessuna parte . « I pitocchi , presi dal panico , si erano pigiati nell ’ andito e calcati uno sull ’ altro lungo l ’ entrata del convento . Tutti assieme facevano compassione . I proiettili cadevano da ogni parte e noi non avevamo per coprirci che le nostre mani e per proteggerci che le nostre preghiere . Le donne coi bimbi piangevano e nascondevano la testa delle loro creature con le braccia . Gli uomini cercavano di ficcare la faccia tra le spalle degli altri . « Con lo spavento , la lotta per la conservazione della propria esistenza era diventata generale ed accanita . Ciascuno di noi cercava di mettersi più al sicuro che poteva , spingendosi innanzi , magari brutalmente , facendosi largo coi pugni chiusi , risospingendo i più audaci che prendevano gli uomini e le donne per le spalle per aprirsi la via verso la postierla . « La scarica , che ci fece sussultare sul suolo , finì per incalzarci tutti a cercare un rifugio al di là dell ’ assito . Si gridava come disperati . - Oh , Signore ! Oh , Madonna ! salvateci ! salvateci ! - Ci ammazzano ! salvate i poveri diavoli che non hanno fatto niente di male ! « E un ’ altra scarica , che mi parve una cannonata , ci fece perdere la bussola . Infuriati dal parossismo , non ci furono più riguardi nè per un sesso nè per l ’ altro . Si spingeva e si calcava come si poteva . La postierla subiva le ondate impetuose senza cedere . Allora diventammo tutti pazzi . - Aprite ! Aprite ! - Oh , Dio , si muore ! « E in un momento supremo , come se tutte le forze riunite si fossero rovesciate verso un punto , le lastre di ferro dei catenacci che ci precludevano la via del rifugio si staccarono quasi fossero state di pasta frolla , e l ’ uscio della postierla andò al suolo con un fracasso che fece scappare gli ultimi frati in coro . « L ’ invasione fu un attimo indescrivibile . Si fuggiva come quando si è inseguiti dall ’ acqua straripata dal fiume . A gambe levate , senza pensare ai caduti , senza voltarci indietro , infilando la scala che sale o discende , svoltando a destra o a sinistra , tappandoci in una latrina , in una cella rimasta aperta , nascondendoci nel solaio , nella paglia della stalla , o buttandoci attraverso le fascine della legnaia nel cortile del fabbricato rustico . Tutto era buono per salvarci . Un buco , una tana , un sottoscala , un armadio o il porcile . « Il rimbombo delle cannonate entrava nel monastero come una sciagura cittadina , che rincupiva per il porticato e si schiantava sull ’ alto della muraglia in fondo , come un immenso piatto di rame che andava in frantumi . « Ero riuscito ad accovacciarmi sull ’ ultimo scalino della cantina , ove trovai due frati laici che tremavano come foglie . Dopo di me discesero due altri mendicanti . Nessuno di noi fiatava . Il cannone pareva che avesse cessato . Non si sentivano più che fucilate che rumoreggiavano in varie direzioni . Un minuto dopo udivamo i soldati che sacramentavano per i portici , dicendo parole che la mia bocca educata non può ripetere . Confesso che il minuto ci parve un secolo . Avevamo paura che i fucili ci ammazzassero giù al buio come tanti conigli . Eravamo così appiattati l ’ uno addosso all ’ altro , quando una voce dall ’ alto della scala ci gelò il sangue nelle vene . - Arrendetevi ! Arrendetevi ! « Con la voce si faceva sentire una spada sguainata che percoteva il muro . - Arrendetevi ! « Era un capitano che discendeva , accompagnato da parecchi soldati che avevano il fucile con la baionetta inastata . - Arrendetevi ! « Mi feci coraggio e risposi : - Cosa vuole che « rendiamo » , , signor capitano ? Semm tutt poveritt . « Il capitano mi prese per un braccio e mi trascinò su per la scala , buttandomi in mezzo agli altri già stati radunati sotto il portico in mezzo a un nugolo di soldati . « Intanto soldati e superiori frugavano il convento dal soffitto alla base . Snidavano quelli che erano riusciti a trovare un nascondiglio e cercavano le armi . Noi eravamo stati palpeggiati fino ai capelli , e per fortuna nessuno di noi aveva in saccoccia un coltello . « A intervalli di minuti , alcuni soldati venivano con qualche frate o qualche pidocchioso che avevano scovato in una parte recondita dell ’ edificio . « Una volta che fummo tutti sotto il portico , ci si ordinò di andare in Chiesa . I frati laici erano dietro i padri . Noi eravamo in coda a tutti . « Colui che aveva dato il comando era un ufficiale più che energico . La sua voce faceva accapponare la pelle e le sue parole passavano nelle orecchie come potenti schiaffi . « Entrando in chiesa , sentii uno sparo di fucile . Mi pare che venisse dalla stanza attigua al coro . Lo hanno udito anche quelli vicino a me . Ma , come ho detto , nessuno di noi aveva la testa a segno . Eravamo terrorizzati e potevamo benissimo scambiare una fucilata per una cannonata . « Entrammo in coro come gente che va al patibolo . Chi piangeva dirottamente , chi singhiozzava in un modo da rompere il cuore , chi raccomandava l ’ anima a Dio e chi mormorava preci con le mani giunte o coi polsi incrociati e le mani piatte sul petto . Le donne tenevano fra le braccia i bimbi come una preghiera . « I soldati erano sfilati dinanzi a questo esercito di piangenti col fucile a baionetta in canna puntato verso il loro petto . Ciascuno di noi aveva paura che un grido , un gesto facesse prorompere tutte quelle bocche di fuoco in una volta sola . Io sono un povero infelice senza colori sulla tavolozza . Ma forse anche coloro che l ’ hanno più ricca della mia riusciranno difficilmente a tradurre in poche parole lo stato dell ’ animo nostro in quei minuti di trepidazione angosciosa . « Pare che nella mente dell ’ ufficiale fosse l ’ idea di farci fucilare in massa . Ci credeva rivoltosi , finti mendicanti , falsi frati tutti truccati per la rivoluzione . Parecchi della comitiva erano sulle ginocchia e pregavano con la sollecitudine della gente che non ha tempo da perdere o si sente la morte alla schiena . Alle madri si riempivano gli occhi . C ’ era una donna che aveva due piccini attaccati alle vesti , che piangevano , e un altro al seno che strillava . E c ’ era pure un padre che aveva tre figli . Era un uomo che si era ammalato ed era caduto nell ’ ultima miseria . « L ’ ansia era stata protratta fino allo svenimento . Alcuni dinanzi le baionette cominciarono a sentirsi male . - Fermi ! Fermi ! « Fu il nostro salvatore . Era un tenente ... sul grado posso anche sbagliarmi . Era un tenente di fanteria che entrava col revolver in mano . - Capitano ! Che cosa fa ! non vede che sono tutti poveri ? « La voce del tenente rianimò tutti , e tutti si misero a dire m coro : - Grazia , grazia , scior tenente , che alcuni chiamavan maggiore ! Dio lo benedica ! Dio gliene renda merito ! Che Dio el ghe daga del ben ! « E , se avessimo potuto , ci saremmo prostrati ai suoi piedi e gli avremmo baciate le scarpe . « Senza di lui saremmo tutti morti . Cinque minuti più tardi e il coro sarebbe stato uno stanzone di cadaveri . Nelle mie preghiere non dimenticherò mai il mio salvatore . « Circondati dai soldati uscimmo tutti e ci avviammo alla prefettura di via Monforte , pallidi e invecchiati di dieci anni » . « Scusi , mi son dimenticato di dirle che a mezzogiorno in punto ho aperto il cancello del cortile del convento a tre negozianti che mi scongiuravano . - Oh signor , ch ’ el ne salva che fan i sciupettad ! « Apersi loro e vennero arrestati con tutti gli altri . L ’ arresto è stato per loro un fastidio . Ma senza di me a quest ’ ora sarebbero al cimitero di Musocco » .. LE RIVELAZIONI DI PADRE ISAIA Io ero dinanzi la cinta del viale Monforte , e dicevo , tra me e me , che era proprio un peccato che scomparisse una muraglia storica . Se fossi ricco , mi andavo ripetendo , la comprerei e la regalerei a un museo che avesse per compito di conservare i monumenti che rappresentano una pagina della vita pubblica . Con queste idee , mi trovai alla postierla del convento , col cordone del campanello in mano , determinato a lamentarmi col padre Isaia , un sacerdote cappuccino che avevo intervistato più di una volta . Il frate portinaio non è più quello . Egli è stato cambiato subito dopo le giornate di maggio , perché il povero Daniele è ancora ammalato di paura . Mentre si facevano le fucilate , il poveraccio era nella stanza contigua all ’ entrata a scodellare la minestra ai poveri , come tutti gli altri giorni . Quello d ’ oggi non è così alto , ma non è meno gentile dell ’ altro . Tutte le volte che mi vede sorride , e va difilato ad annunciarmi a qualche padre . - Ho bisogno di parlare col padre Isaia . - Vado di sopra a vedere , ma credo che sia in coro . Il padre discese con un giornale religioso in mano che si era occupato di un mio articolo : era l ’ Unità Cattolica . - Perché non me li mandate mai questi vostri articoli ? mi disse egli , tendendomi le due mani , col trasporto d ’ un ’ amicizia sentita . Lo fotografo con due colpi di lapis , mentre diamo una capatina in coro . È tutt ’ assieme una figura simpatica e vigorosa . La sua faccia , larga e massiccia , è spruzzata dalla lucentezza degli occhioni , che traducono la bonarietà e la salute . Sull ’ altura della callotta che pare appesa alla nuca , è accoccolato un ciuffetto di capelli abbaruffati , il quale documenta che è ancora in lui la fierezza del cittadino . Le sue orecchie alte , coi padiglioni larghi e ammantati di rosso come i lobi , rivelano l ’ uomo che si tuffa con piacere nell ’ acqua lustrale . La sua barba fluente è una ditta fratesca . È una distesa di peli morbidi filettata di qualche capello che ingrigia ai margini delle due punte . Usciti dal coro girammo per il porticato e infilammo la scala che conduce alla sua cella . - È vero , padre , che avete venduto il terreno sul quale è la muraglia con la breccia tappata ? - È vero che abbiamo venduto del terreno per fabbricare un altro convento fuori di Porta Magenta , alla Maddalena Grande . Ma quasi tutta la facciata lungo il viale è rimasta nostra . La breccia rimane tale e quale . Una chiazza bianca coperta del lastrone di metallo per gli avvisi sacri . La breccia era rasente il pilastro destro della cancellata . Giungendo al piano superiore , incontrammo tre frati , i quali si prostrano ai piedi del padre Isaia con un abbandono supplichevole , curvando la testa fin quasi a terra e non alzandosi che dopo avergli baciato la mano con effusione . Capii ch ’ egli era il padre vicario . La cella di ogni padre ha un motto stampato su una striscia di cartone inchiodata all ’ uscio . Quello del padre vicario è questo : Si omni anno unum vitium extirparemus , cis viri perfecti efficiemur : se ogni anno estirperemo un vizio , diventeremo , quaggiù , uomini perfetti . La cella numero 3 del padre Isaia - come quella di tutti gli altri inquilini del convento - non ha spazio che per una persona . Si entra uno dietro l ’ altro . La finestra che dà sull ’ ortaglia è in faccia all ’ uscio . A sinistra , è un lettuccio di acero con un semplice pagliericcio poco soffice , nascosto sotto una coperta di lana colorata . Ai piedi del letto , è un inginocchiatoio , con lo schienale sormontato da un ’ asse lucida e giallognola come il resto che serve da leggio o da tavolo di lavoro . A destra è un piccolo scaffale , pieno di libri religiosi , agganciato alla parete . Intanto che il padre Isaia sfogliava il libro che gli avevano portato , io pensavo alle due baionettate che aveva ricevuto senza punto accorgersene . Non era uno smemorato , non aveva perduto la conoscenza né prima né dopo l ’ avvenimento ; era rimasto calmo anche quando era stato adagiato nel letto dell ’ Ospedale Maggiore , e tuttavia non sapeva spiegarsi come le baionette gli fossero entrate nelle carni e lo avessero inondato di sangue . - Proprio , padre vicario , non avete sentito né dolore , né il freddo dell ’ acciaio che penetrava nel corpo ? - Non ho sentito nulla , proprio nulla . Mi sono sentito spossato solo vicino alla breccia . Là , dinanzi al muro squarciato , incominciai a respirare affannosamente . Pareva che avessi sullo stomaco una specie di oppressione . Non appena mi trovai sotto l ’ atrio del palazzo prefettizio , domandai da bere , perché mi sentivo la gola che bruciava , e una sedia perché non potevo stare più in piedi . Dovevo essere pallido come un morto perché parecchi mi domandavano se mi sentivo male . Io rispondevo che mi pareva d ’ essere invaso da un languore che mi faceva desiderare un giaciglio . Mi si condusse all ’ Ospedale ove mi si domandò che cosa avevo . Risposi che potevo essere un po ’ agitato e li pregavo con insistenza perché mi salassassero subito o mi mettessero le sanguisughe . Nella sala dell ’ ambulanza medica mi si rifece la domanda di prima . - Che cosa si sente ? - Nulla . Sono un po ’ fiacco , un po ’ spossato . Pare che mi manchi il fiato . - Non è ferito ? - Nossignore . - Eppure dove c ’ è sangue c ’ è ferita . Non vede che perde sangue ? - Avevo i sandali inaffiati di sangue . - Provi a levarsi la tonaca . - Non ero più che un ’ immensa macchia rossa . Il panno della sottoveste , movendosi , si era inzuppato e mi aveva insudiciato tutta la pelle . Mi si voleva mandare all ’ ambulanza chirurgica , ma per la gentilezza del carissimo dottor Conti mi adagiarono nell ’ infermeria ove si constatò che ero stato bucato da due colpi di baionetta . Uno mi era stato dato a sinistra , in direzione del polmone , e un altro lungo la stessa parte dell ’ inguine . Mi medicarono e vi rimasi più di dieci giorni . - Che cosa avevate fatto per trattarvi a colpi di baionetta ? Il cappuccino rimase pensoso . Pareva che non avesse voglia di rimestare il passato . L ’ esitazione non durò che pochi secondi . Egli si convinse che non poteva tacere .. La storia è storia , e nessuno ha diritto di sopprimerla . - Io parlo pro veritate . Quando entrarono i soldati mi trovavo nella stanzettina vicino alla postierla d ’ entrata a lavare la ferita alla gamba di un pitocco , che non aveva potuto finire di mangiare la minestra . Gliela fasciai in fretta e in furia per impedire l ’ emorragia e poi uscii con la bottiglia dell ’ aceto in mano . L ’ invasione militare dopo le cannonate non mi poteva sorprendere . Deposi la bottiglia sul murello dei vani tra le colonne del portico , voltai a destra e tentai di raggiungere la testa dei soldati - che andavano in su , . all ’ impazzata , coi fucili e le baionette in canna puntati verso il petto dei poveri diavoli ch ’ essi credevano rivoltosi - per assicurare l ’ ufficiale che li comandava che in convento non c ’ era anima viva , tranne i frati e i poveri venuti a mangiare la minestra . I soldati era eccitati . Schiamazzavano e dicevano parole ingiuriose . - Per esempio ? - Non posso ripeterle . - Ripetetele , padre , in nome della storia ! Non ci fu verso di fargliele ripetere . - Per istornare qualche terribile eccidio , pensai di parlare al primo ufficiale che mi fosse capitato , vedendo che i soldati correvano con gli occhi smarriti , terrorizzati . - Ritornai verso la stanzuccia , dove avevo lasciato il ferito , e mi imbattei appunto in un ufficiale che stava in coda ai soldati , e mostrandogli la caldaia della minestra lo pregai che non facesse alcun male a quei poverelli che erano venuti per sfamarsi . Se mi ricordo bene , era un tenente . Mi guardò in faccia come per scovare il ribelle e poi , con un « frataccio cane ! » mi agguantò per il collo della tonaca e mi piantò la canna del suo revolver al ventre . Forse sarà stata la mia impressione . Mi pareva che il suo dito cercasse il grilletto . Col coraggio della gente che difende la propria esistenza , gli contorsi la mano e lo costrinsi a mettere la canna nel vuoto . Egli si mise a scuotermi senza mai abbandonare il colletto della veste e con dei continui tentativi di rimettermi l ’ arma nella posizione di potermi uccidere . Si trattava della mia vita e io gliela contesi con tutte le mie forze . - Permettetemi , padre , di stringervi la mano . Io avevo bisogno di una pausa per sottrarmi alle sensazioni dolorose . - Il tenente insisteva ed io non abbandonavo mai la canna . - Mi bruttava di villanie e io gli rispondevo che si sbagliava e che non ero un « frataccio cane » . Per il collo della tonaca egli mi trascinava sempre verso l ’ uscita . Io pensavo in quel momento che egli volesse condurmi nel cortile e farmi fucilare dai soldati . - Signor ufficiale , gli dissi , non mi faccia questa figura . Se vuole uccidermi mi uccida qui subito , senza condurmi di fuori . Sarebbe uno strazio inutile . Se devo morire , è meglio che muoia nella casa dei miei fratelli . - Io pregavo , e l ’ ufficiale , invece di darmi retta , mi scoteva e mi trascinava a colpi per il cortile . Mi credevo perduto . - Il suo pensiero doveva essere quello di farmi ammazzare dai soldati . Senza mai abbandonare la canna del revolver , cercavo di proteggere il mio col suo corpo . E lui , l ’ ufficiale , impiegava tutti i suoi sforzi per mettermi alla mercè dei fucili . - Giunti al fianco della breccia , egli fu lì lì per finirmi . - Io gli dissi che infine non ero che un povero frate stato colto a medicare un ferito . - Creda , signor tenente , che nel convento non ci furono mai nè insorti , nè armi da fuoco . - Passò nella sua mente un dubbio ? Non ve lo saprei dire . La verità è che le sue parole mi rivelarono ch ’ egli mi stava proprio mandando all ’ altro mondo . - Con disprezzo , come quando si abbandona un nemico indegno perfino dell ’ ultimo supplizio , mi disse : - Per questa volta ti perdono ! - Con una fiatata che riassumeva il sacrificio che compiva , mi buttò per il buco della breccia , chiamando i soldati . Stramazzai bocconi , colle mani che mi salvarono la faccia . Alzandomi vidi che il mio piede era insanguinato . Non mi allarmai , perché supponevo il sangue uscito dalla scorticatura che mi feci cadendo . - Fuori della breccia è stato uno spavento . Ogni soldato aveva una sudiceria da buttarmi in faccia : e quello che mi fece più pena , fu di veder un maggiore , credo , d ’ artiglieria , alto , magro , ruvido , che portava appesa all ’ occhiello una lente ( caramella ) , il quale , incontrandomi sul piazzale Monforte , alla preghiera di rimandarmi libero perché ero innocente , con burbero cipiglio mi minacciò con la mano in aria un manrovescio , e ... Il mio contegno di frate che non aveva paura di morire non aveva presa su di loro . - Figlio si di p … ! . - Consegnatelo - disse ad alta voce il superiore ai soldati al di là della breccia - agli alpini . - Venni preso brutalmente per le braccia da due soldati , che mi incalzavano con le parole più svergognate del postribolo . Il terzo , il caporale , mi diceva : - Avanti , frataccio ! - e mi teneva la punta della baionetta alle reni . - Mi pareva di perdere il cingolo e tentai con le mani di tirarmelo in alto , avendo già perduti i grani della corona fratesca . - Sta fermo - mi disse uno dei soldati - o ti brucio le cervella ! - Da viale Monforte alla via Vivaio , mi copersero di tutto ciò che potete immaginare di sconcio e di osceno . - Sull ’ angolo della via Vivaio erano altri soldati e un capitano . Mi duole di non sapere il nome del superiore . Fu il primo gentiluomo che incontrai dopo la mia sciagura . - Badi , signor capitano , che è un rivoltoso . - Non importa , non occupatevene . È nelle mie mani . Alpini , conducetelo alla prefettura . - Anche gli alpini mi trattarono con tutti i riguardi . Invece di trascinarmi per le braccia , mi lasciarono libero e ingiunsero ai soldati di prima di lasciarmi stare , perché ero sotto la loro responsabilità . - Il prefetto Winspeare , non appena mi vide entrare , mi venne incontro dicendo : - Come , mi arrestate anche i frati ? - I soldati del viale Monforte gli dissero che ero un rivoltoso stato colto col fucile in mano . - Dov ’ è questo fucile ? domandò il prefetto . - Non sappiamo , perché questo individuo ci venne consegnato dal tenente . - Mentre io stavo dando la spiegazione al signor prefetto della nostra innocenza e che dal convento non poteva essere partito alcun colpo di fuoco per la semplice ragione che non vi erano né armi né armati , eccomi ancora davanti quell ’ ufficiale d ’ artiglieria , col medesimo atto del manrovescio , gridando che aveva veduto partire il colpo dal Convento lui stesso ! ... - Non ci sono stati altri frati , padre vicario , all ’ Ospedale ? - C ’ è stato frate Alessandrino , il vecchietto che le ho fatto vedere dabbasso . La nocca di qualcuno ci interruppe . - Ave - rispose padre Isaia . Entrò un frate laico a portargli un piego suggellato . Mi voltai dalla parte della finestra a schizzare il frate laico Alessandrino , col quale avevo parlato più di una volta . È un ometto di settanta e più anni , mingherlino , ha la faccia lentamente consumata dai digiuni , con gli occhi celesti nelle occhiaie vizze , con una punta di barba grigiastra al mento e dei peli dello stesso colore disseminati per il labbro superiore . È ammalato da un pezzo , passa il tempo tra un ’ orazione e l ’ altra , pregando il signore di volergli bene . Il giornalista lo spaventa più del diavolo . Mi vedeva e scappava . Un giorno che mi aveva sorpreso col lapis e il note book in mano , corse ad inginocchiarsi all ’ altare in coro e ritornò una ventina di minuti dopo a pregarmi di non fargli del male , di lasciarlo stare , perché lui aveva bisogno , per la sua salute , di una grande quiete , e a scongiurarmi in nome del Signore Iddio , di non metterlo sul giornale , perché lui , dopo tutto , non sapeva nulla , non aveva fatto nulla e non voleva dir nulla . Era un uomo che aveva paura , che si spaventava per delle inezie e che godeva la pace del coro , quando era vuoto . I soldati lo facevano rabbrividire solo a pensarci . Non appena li seppe nel convento , scomparve dietro il coro , passò in chiesa e passò sul pulpito , rimanendovi appiattito sotto la croce , senza quasi respirare , per timore di farsi sentire . Se lo avessero lasciato sarebbe rimasto là a costo di morire in ginocchio . Invece i soldati e un ufficiale lo hanno scoperto e trascinato giù per la tonaca . Il terrore era così immenso in lui che tremava tutto e dal Convento alla Prefettura venne portato a braccia da due giovani frati . Il prefetto , quando vi giunse cogli altri , lo mandò subito all ’ ospedale . Padre Isaia aveva finito di leggere e io di scrivere . - Lo hanno trattato bene , padre , all ’ ospedale ? - Con tutti i riguardi .. Le monache della sala di San Lazzaro erano di una gentilezza materna ; le infermiere e gli infermieri nonostante il grande lavoro , mi usavano speciali riguardi e non so trovar parole di gratitudine e di ringraziamento per i bravi signori medici e chirurghi che con tanta pazienza e delicatezza mi assistettero nei dieci giorni che vi dimorai . Sissignore , c ’ era ordine di non lasciarci parlare con alcuno senza speciale permesso . - Dunque sono rimasti tutto il tempo senza una visita ? - Sono venute a trovarci parecchie persone , come il Prevosto di Sant ’ Alessandro , di S . Stefano , Monsignor Montegagra , il Cardinale , Monsignor Nasoni e Magistretti , il Conte Greppi , il nobile Corti , D . Battista , le contesse Sormani e Sola , il marchese Cornaggia eccetera eccetera eccetera che or tutti non ricordo ... il deputato Piola , per esempio . - Non è mai stato interrogato ? - Sissignore , sono stato interrogato da un capitano , il quale fu gentilissimo . Fu lui anzi a dirmi che almeno una baionettata dovevo averla presa in convento ... - C ’ era anche il tenente che lo aveva trascinato e buttato attraverso il buco della breccia ? - C ’ era , e mi sembrava alquanto mortificato ... Si bussò un ’ altra volta all ’ uscio . - Ave . L ’ APPELLO DEI SOLDATI Dieci maggio . Sono in piedi di buon mattino . Ho buttato giù alcune note inaffiate di sangue e sono uscito . Il sole è rutilante . Questi fasci di luce calda mi fanno male . Vorrei che lo stesso cielo fosse annuvolato come il mio cervello . Io sono tetro , sono triste , sono un funerale . Darei dieci anni di vita per dimenticare di aver vissuto ieri . A ogni passo il lunedì mi risorge nella testa affollata di cadaveri e dilagata di sangue . Le muraglie sono tappezzate di decreti di Bava Beccaris . I « Vogliamo » di Napoleone I sentono del genio dell ’ autore . I suoi proclami sono modelli di stile vigoroso . È tutta una prosa , la prosa napoleonica , che si legge con ammirazione anche a tanti anni di distanza . La prosa di Bava Beccaris è piena di solecismi volgari . È prosa piatta e amanuense . Quando mi parla di provvedere alla « confezione del rancio giornaliero » , mi pare di essere a tu per tu con uno speziale di campagna abituato a « confezionare » il lattovario , o alla presenza di una sarta , , « confezionista » d ’ abiti . Questo « appello » per domandare gratis o con buoni a « richiesta » la « concessione temporanea delle cucine e di quanto occorra per la cottura del vitto » , è un altro documento della sua buaggine e del suo cuore . Questo imbecille si crede assediato dagli insorti . Non si ricorda di ieri che per i soldati . Il pubblico ricco è con lui . Ha aperto la borsa con entusiasmo . Si vedono dappertutto breaks carichi di viveri da distribuire alla truppa accampata per le piazze . Il merito di aver suscitato direi quasi del fanatismo per soccorrere i soldati non è tutto del commissario che ci ha ingiunto di andare a dormire alle undici precise . Ma è anche del tenente generale Genova di Revel , presidente del circolo militare , che ha pubblicato il seguente « appello » : « Una lunga esperienza di servizio militare mi rende consapevole di quanto debbono soffrire i militari comandati alla tutela dell ’ ordine ed a reprimere il saccheggio . « Mancanza di riposo , di rancio regolare e l ’ ansietà di vedersi attaccati dai rivoluzionari affrangono il fisico di quei bravi giovani sostenuti unicamente dal sentimento del dovere . « Devo quindi fare appello a coloro che vorranno associarsi ad una sottoscrizione per alleggerire le loro dolorose fatiche » .. L ’ esperienza militare del generale è nei suoi ricordi e io non ho punto voglia di metterla in dubbio . Sarà stata lunga e lunghissima . Ma volerci far credere che in Milano , con un generale che abbia la testa sulle spalle , non si sappia mica come dare il rancio quotidiano a ventimila soldati , è semplicemente ridicolo . Non è necessario di avere studiato l ’ organizzazione militare attraverso i libri di Moltke per sapere che con dei denari in saccoccia , dei magazzini pieni , dei fornai ad ogni angolo , e degli alberghi e delle osterie e dei macellai a ogni due passi di ciascuna via , si può mangiare dappertutto - anche in piazza del Duomo - e bene . Generale , godetevi il riposo se ve lo siete meritato , ma non venite fuori a dirci sciocchezze . Se Bava Beccaris , che la storia giudicherà come un sanguinario , non aveva tempo di occuparsene , doveva dirlo al buon Consonni dell ’ Orologio - un restaurant frequentato anche dai gros bonnets dell ’ esercito - . Bastava dirgli che voleva ventimila ranci al giorno per essere sicuro che non uno dei suoi soldati avrebbe patito la fame . E poi vorreste dirmi che la cittadinanza che ha il superfluo , non ha già fatto spontaneamente quello che voialtri due generali la incitate a fare ? Leggete la Perseveranza di stamane : « Dobbiamo aggiungere che già molto fece la cittadinanza per i soldati . Dovunque un drappello , una compagnia , un battaglione faceva sosta esausto , assonnato , assetato , esercenti e famiglie distribuivano pane , cibi e bibite » . Che cosa vi aspettavate di più ? La dimostrazione ? Ecco , la « Unione popolare milanese » di piazza San Pietro e Lino 4 che vi compiace . Essa con altri due circoli monarchici ha aperto due sottoscrizioni : « l ’ una per un voto di plauso e di ringraziamento all ’ esercito che con tanta abnegazione lotta per ristabilire l ’ ordine pubblico » - l ’ altra « per sussidiare le famiglie dei soldati vittime del loro dovere » .. Ma io sciupo il tempo a dimostrare ai generali che a Milano con un sistema organizzato la truppa poteva mangiare bene , ieri , ieri l ’ altro e sempre . I due mattoidi dell ’ esercito vorrebbero farci credere che l ’ assedio di Milano non differisce dall ’ assedio parigino quando si misuravano le razioni di asini , di cani , di ratti , di topi , quando il pane era un miscuglio di patate , di piselli secchi , di fagiuoli avariati , di avena , di segala spolverata , di farina di frumento , quando la carne di cavallo era divenuta una leccornia dell ’ ambiente , quando i gatti erano le lepri di tutti i grandi restaurant , quando un coniglio costava 60 franchi , un ’ oca 140 , un tacchino 180 , l ’ ultimo montone 1164 ! Ah , burloni ! generali burloni ! Qualche giorno dopo sono passato dalla via Tre Alberghi , dove la Perseveranza ha i suoi uffici . Indovinate chi ho veduto salirvi . Il generale Bava Beccaris in persona . Egli è il padrone di andare dove vuole . Io registro semplicemente ch ’ egli faceva visite alla Perseveranza . Ecco tutto . Gli arresti notturni sono infiniti . I cittadini che si dimenticano che Bava Beccaris non scherza , perdono il tempo a ciaramellare per le vie e si trovano alle undici nella rete delle pattuglie . Soldati e questurini vi domandano nome e cognome , chi siete , dove andate evi conducono a San Fedele . Per questa semplice infrazione si passano delle notti nei cameroni polizieschi e si arrischia di andare al Castello o al cellulare come rivoltosi . Ho assistito a scene strazianti . Un povero garzone di osteria che aveva travasato il vino nella cantina del padrone venne agguantato cinque minuti dopo le undici con lo sparato della camicia inaffiato di rosso . L ’ ho trovato nel camerotto della sezione di questura di S . Simpliciano che si disperava e diceva ad alta voce che lui non poteva stare in prigione perché aveva a casa moglie e figli che lo aspettavano ! Il suo caso era così crudele che faceva pietà anche ai questurini . Uno di essi a mezzogiorno gli portò una tazzina di pasta condita con del pane e un quinto di vino . È stata una gentilezza di cuore e la registro . I borghesi che applaudiscono Bava Beccaris possono invece girellare a tutte le ore . Per loro non c ’ è coprifuoco . Col passe - partout vanno dove vogliono e quando vogliono . Copio quello che era stato rilasciato , per ragioni professionali , al signor Romolo Agosti - l ’ ex segretario dell ’ Associazione Lombarda dei giornalisti . È un documento che completa la giornata . È sormontato dallo stemma reale , ha il bollo del « Comando del III Corpo d ’ armata » e vi si legge : REGIO COMMISSARIO STRAORDINARIO Si autorizza il libero transito al signor Romolo Agosti per recarsi dall ’ interno all ’ esterno della città e viceversa anche nelle ore di notte . Milano 12 maggio 1898 D ’ ordine del tenente generale R . Commissario Straordinario BATTILANI I MORTI E I FERITI DEL 9 MAGGIO Li riassumo in una ventina di morti e una quarantina di feriti . Non posso darne il numero esatto perché tutte le volte che ripasso sul terreno della mia inchiesta trovo dei cadaveri e dei feriti che avevo lasciato per la strada . Il dottor Sigismondo Arkel , il quale era in giro con la truppa a soccorrere i feriti , contò , dal convento all ’ Acquabella , sette morti e diciotto feriti . Egli mi diceva che i morti erano quasi tutti colpiti nella regione del petto . Nessuno all ’ addome . - Questo vuol dire , o signore , che si tirava sui passanti a poca distanza . Tra i disgraziati che caddero fulminati dai proiettili militari non uno fece nascere il sospetto di essere stato un rivoltoso . Erano operai , come il falegname Antonelli di via Nino Bixio , o dei buoni borghesi , come il salsamentario Giuseppe Colombo di via Sottocorno 17 , il quale perdette la vita stando alla finestra a chiacchierare con la figlia che perdette un occhio . Non uno dei soldati che presero parte a questa sedicente battaglia coi rivoltosi è ritornato in caserma ferito o contuso . PARTE SECONDA L ’ ARRESTO DEI REDATTORI DELL ’ « ITALIA DEL POPOLO » NARRATO DA UN TESTIMONE A me pare una scena che inchiuda Bava Beccaris . Una di quelle scene che sì svolgono con una rapidità straordinaria , e lasciano dovunque tracce di un momento che passa alla storia . Rifacendola per il tuo libro , il mio pensiero si commuove e si contrista come dinanzi una sventura . Gli è come rivivere l ’ ora tragica , in cui la stampa si lasciava strangolare senza neppure il grido della resistenza legale . Ma non perdiamoci in considerazioni . Tu non ne vuoi . Voialtri del giornalismo moderno non volete che il fatto nudo e crudo . Io crepo a digerire i fatti nella prosa arida . Ma sia fatta la volontà di quelli che sentono l ’ avvenire del quotidiano diverso dal mio . La giornata era il 7 maggio 1898 - una giornata piena di sole . I fatti di Ponte Seveso e di via Napo Torriani avevano fatto scrivere al direttore dell ’ Italia del Popolo l ’ ormai famoso trafiletto intitolato : « Ne erano assetati » . Lo salto senza commenti , perché tu non hai bisogno di essere sequestrato . Tu non godi i privilegi del Corriere della Sera , neppure in tempi ordinari . Il Corriere della Sera , il quale nei giorni di Bava Beccaris è stato fratricida , ha potuto , senza molestia di sorta , darlo e ridarlo , tale e quale , ai suoi lettori , in tre edizioni consecutive . Il proposito del giornale di via Soncino Merati non può essere sfuggito ad alcuno . Lo pubblicava e ripubblicava con l ’ intenzione assassina d ’ infuriare la mano militare contro i redattori del giornale di S . Pietro all ’ Orto . Questa è storia . Potevano essere le quattro e mezzo . Mi sentivo spossato dalla fame e dal lavoro e la testa confusa dagli avvenimenti . In redazione c ’ era stato l ’ andirivieni della commozione cittadina . Sembrava una sala d ’ aspetto . La gente era andata e venuta sbalordita , concitata , terrorizzata . Gli sconosciuti entravano , raccontavano con la parola spaventata dal loro spavento o esaltata dalla loro esaltazione e scomparivano , senza magari lasciarsi mai più vedere . Erano i reporters spontanei delle giornate tumultuose . I locali dell ’ Italia del Popolo li conosci . Si entrava dal portone della casa di via S . Pietro all ’ Orto , si saliva al primo piano , si passava dallo stanzone amministrativo , si voltava a sinistra , si entrava nella sala di redazione , e si vedeva il direttore spingendo l ’ uscio in fondo alla parete di fronte . Il reportage spontaneo era cessato . Nella direzione si trovavano Chiesi e Federici - in redazione Ulisse Cermenati e l ’ avvocato Valentini , il quale , come sai , scriveva , in quei giorni , degli articoli finanziarii . Il Seneci era dabbasso in tipografia che lasciava andare a casa gli operai , raccomandando loro di ritornare per l ’ edizione di notte . Di fuori , dinanzi il locale di distribuzione , la folla degli strilloni aspettava con impazienza l ’ ultima edizione della giornata . Ne avevano vendute delle bracciate nella mattina e nel pomeriggio , e s ’ impromettevano di spacciarne assai più nella sera . Il pubblico era ansioso di sapere che cosa avveniva , ma la cronaca di qualunque giornale non gli portava che fatti slegati e non gli diceva come avevano avuto principio , se erano inanellati e perché continuavano . La via di S . Pietro all ’ Orto venne occupata militarmente . Non pensavamo neanche che si trattasse di noi . Io poi , che avevo dovuto essere da una parte e dall ’ altra e mi ero convinto che Milano stava per diventare una rete di cordoni militari , tirai via a chiacchierare sui tumulti spaventosi senza badare a ciò che avveniva nella strada . I fatti ci assorbivano . Come si erano compiuti ? Chi li aveva provocati ? C ’ era stato scambio di fucilate ? Chi sarà stato il primo a far fuoco ? Annegavamo nelle supposizioni senza venire in chiaro di nulla . Il tavolo del cronista rigurgitava di note sanguinose , ma nessuna ci dava la chiave della giornata . La nostra conversazione venne interrotta da una moltitudine di piedi che sentivamo venire alla nostra volta . Erano il viceispettore Prina , il delegato Gislon e parecchi agenti in borghese che invadevano gli uffici dell ’ Italia del Popolo . Le prime parole che ci dissero furono che il giornale era sequestrato . Una notizia che ci lasciò tranquilli . Non era la prima volta che ci si capitava addosso coi sequestri . Ma il Prina non ci permise di tirare il fiato liberamente , senza aggiungere che era dolente di comunicarci « la cessazione del giornale fino a nuovo ordine » . Il direttore rimase senza sorpresa . Passammo in stamperia . Assistevano alla scomposizione del giornale Chiesi , Federici , Cermenati e Seneci . Prima di risalire negli uffici il Prina diede ordine di non permettere l ’ uscita ad alcuno . In redazione ci disse : - Ci rincresce , ma siamo incaricati di fare una perquisizione . - Nessuno di noi rispose . Tanto e tanto il nostro consenso o la nostra protesta non avrebbe contato per nulla . Si misero a perquisire . Guardavano nei cassetti del direttore e dei redattori , leggevano o scorrevano affrettatamente i manoscritti , raccoglievano le cartelle scritte o incominciate per i tavoli e frugavano e adocchiavano dappertutto . Intanto che avveniva questa operazione , Federici si era affacciato alla finestra , proprio nel momento in cui De Andreis riusciva , nella sua qualità di deputato , a passare il cordone militare . Si protese e gli disse : - Hanno sequestrato il giornale e stanno facendo una perquisizione . Vieni di sopra . Due minuti dopo era anche lui in redazione . Terminata la perquisizione , il Federici chiese , come di legge , che si facesse il verbale delle cose sequestrate . Uno dei funzionarii rispose : - Lo faremo in questura , dove abbiamo l ’ incarico di accompagnarli . Loro signori sono invitati dal questore per delle comunicazioni . Carmenati : Allora vuol dire che siamo tutti in arresto . Gislon : Non abbiamo quest ’ ordine , non credo ci sia probabilità d ’ arresto . De Andreis : Come deputato protesto per la perquisizione e per la violazione di domicilio , senza mandato dell ’ autorità giudiziaria . Suggellati i pacchi dei manoscritti sequestrati , il Prina invitò Chiesi , Federici , Cermenati , l ’ avvocato Valentini e Seneci ad andare con loro a S . Fedele . Seneci , in pantofole , domandò il permesso di mettersi le scarpe . - Faccia . De Andreis : Vengo anch ’ io . Prina : Scusi , onorevole , ma io non ho ordini che riguardino lei . De Andreis : Io voglio andare dove vanno i miei amici . Prina : Se crede , s ’ accomodi . Cermenati : Se non siamo in arresto , noi non vogliamo essere accompagnati dagli agenti di P.S. Il delegato Gislon li fece allontanare . In via Soncino Merati , dinanzi l ’ entrata del Corriere della Sera , incontrammo Colautti . Il Chiesi , incrociando i polsi , gli fece segno che eravamo in arresto . - Ci siamo ! Colautti rispose , con un gesto , che non poteva essere . In S . Paolo , Seneci entrò dal tabaccaio a bere una bibita . Era stato in tipografia e nel locale di distribuzione tutto il giorno , e aveva sete . I funzionari non lo aspettarono neanche . Ci raggiunse correndo . Questo fatto ci lasciò credere che non eravamo in arresto . Che si tratti solo di dirci che la stampa subirà la censura preventiva da qualche impiegato di questura ? In questura ci si lasciò in un ’ anticamera . - Aspettino ; saranno ricevuti dal questore non appena sarà libero . Aspettammo una buona mezz ’ ora , facendo mille supposizioni . Annoiati di essere trattenuti tanto tempo , incominciammo a mormorare . Ma dunque ? Ci prendono per dei domestici , questi signori di questura ! Facciano presto , ci dicano se siamo in arresto , se siamo liberi , e che cosa vogliono da noi . Entrò un impiegato ad invitarci di andare con lui . - Tutti , meno l ’ onorevole De Andreis . De Andreis non voleva saperne di aria libera . Si mise a protestare con parole vibrate e a dichiarare ch ’ egli sarebbe andato dove andavano i suoi amici . E tutti noi , compreso l ’ on . De Andreis , passammo in un ’ altra stanza , dove ci si trattenne un ’ altra buona mezz ’ ora . Aspettavamo e parlavamo sottovoce . Perché in questa seconda anticamera eravamo tenuti d ’ occhio da un agente in borghese , seduto in mezzo a noi come un muto . Conversando , si almanaccava sul tempo che ci avrebbero fatto perdere . Federici manifestava la sua opinione che anche De Andreis sarebbe stato trattenuto . Qualche altro pregava quest ’ ultimo a prendere l ’ uscio intanto che era libero . - Libero ci potrai essere più utile che non chiuso in carcere con noi . Fu testardo e rimase . Alle sei e mezzo circa entrò un vecchio impiegato a dirci queste parole : - Sono spiacente di comunicar loro che , essendo stato proclamato in questo momento lo stato d ’ assedio , loro signori sono tutti in arresto . Ci fu un ’ irruzione di guardie in borghese le quali , senza tanti complimenti , ci presero per la manica . Protestammo e dicemmo che non era il modo di trattare persone che non volevano fuggire , e i delegati ordinarono agli agenti di lasciarci andare . Discendemmo ed entrammo nell ’ ufficio del delegato Eula , il quale , per essere sinceri , ci trattò con la massima gentilezza . Ci sequestrò carte e matite che avevamo nelle tasche . ci lasciò denari , orologi e anelli e ci fece firmare il verbale , porgendo ad ognuno la penna . - Già che ci deve mandare in guardina , ci potrà mandare anche da mangiare . - Senza dubbio . E il delegato promise che ci avrebbe fatto portare qualcosa dall ’ Orologio . - Devono avere un po ’ di pazienza , perché in questo momento ho molte cose da fare . Ci si chiuse nel camerotto riservato alle donne , il quale , secondo l ’ espressione dell ’ Eula , era « il meno peggio » . Avevamo fame ma non aspettammo molto . Tre quarti d ’ ora dopo si spalancava l ’ uscio ed entravano roast - beef , un fiasco di vino , del formaggio , della frutta e delle sigarette . Mangiando si chiacchierava e si rideva . De Andreis era di opinione che avrebbero montata qualche macchina per tenerci in prigione . Federici fumava disperatamente una sigaretta dopo l ’ altra per cambiare l ’ odore dell ’ ambiente . Chiesi si contentò di dire che avrebbe pagato il conto . Un po ’ più tardi Seneci ci faceva sapere che non aveva mai dormito così bene . - Vi raccomando di ravvolgervi la testa nel fazzoletto , se non volete che certe bestioline vi vadano nelle orecchie . Cermenati si allungò sul tavolato con una frase tragica : - Così giovane e già tanto galeotto ! Qualche minuto dopo , ricordandosi d ’ essere stato dilettante drammatico , si drizzò in piedi e si mise a declamare un po ’ d ’ Amleto : Potesse , oh ! questa troppo salda carne Che mi veste , scomporsi , andar diffusa , Sfarsi come rugiada ! Il carceriere , lungo il corridoio , ci impose il silenzio . - Signori , faccian silenzio ! Ci addormentammo . Tra le dodici e mezzo e la una venimmo svegliati dal fracasso che si fece a schiudere l ’ uscio . Entrarono , tra la sorpresa generale , l ’ avvocato Carlo Romussi e il professore Emilio Girardi , accompagnati dalla guardia carceraria che portava la lanterna fumosa . Romussi : Ho ottenuto il permesso di venirvi a trovare coll ’ amico Girardi . E giacché ci siamo , vogliamo tenervi compagnia fino a domattina . Girardi andò sul tavolato con un : dio cane ! Seneci fece loro la raccomandazione del fazzoletto . Romussi ci raccontò che gli agenti erano andati al Secolo a perquisire la redazione , a far scomporre il giornale e ad arrestare tutti i redattori che vi si trovavano . Non vi hanno trovato che il direttore ed un redattore . Negli uffici vi erano parecchie persone , come l ’ Antongini e il Missori . Ma nessuno di loro venne arrestato . L ’ episodio storico dell ’ arresto del direttore del Secolo fu quello della sedia . Romussi era al suo tavolo che scriveva non so più che cosa sulle ultime notizie . Il delegato , col codazzo dei questurini in borghese , gli annunciò la perquisizione e credo anche la sospensione del giornale . Romussi disse qualche parola sulla libertà di stampa e lasciò che l ’ uomo di questura andasse a mettere sottosopra il suo cassetto e a rovistare le carte del tavolo unito a quello di lavoro . Per la maledetta abitudine di Romussi di accumulare i manoscritti , gli sequestrarono un numero infinito di carte e di lettere , non poche delle quali dovevano essere di Cavallotti . Suggellati i pacchi e fatto il verbale di sequestro , Romussi e Girardi vennero invitati in questura . Romussi , prima d ’ andarsene , voleva scrivere due righe non so se alla moglie o ai colleghi . Prima di sedere buttò via la penna con la quale aveva scritto il delegato , diede un calcio alla sedia , sulla quale era stato seduto e ordinò al portiere di portarla via subito e di bruciarla . - Portamene un ’ altra e dammi un ’ altra penna . Alla mattina ci svegliammo con le ossa rotte . Avevamo sulla faccia il colore di una notte trambasciata . Ci eravamo coricati sul tavolazzo , vestiti come eravamo entrati , e lungo la notte il sonno ci era stato interrotto centinaia di volte . Dal fracasso degli usci che si aprivano e si chiudevano , dal trambusto , nel cortile , dei soldati che pareva arrivassero ogni quarto d ’ ora , dai piedi che tumultuavano sotto il portico e dalle voci che giungevano a noi come di gente ammutinata . Verso le dieci antimeridiane il delegato Eula ci annunciò che era giunto l ’ ordine della traduzione al cellulare . Venimmo chiamati a due a due , e a due a due venimmo legati , polso a polso , con una catenella , da un maresciallo dei carabinieri alto e spalluto . Eravamo così appaiati : Valentini e Chiesi , Seneci e Federici , Cermenati e Romussi , De Andreis e Girardi . Uscimmo ed entrammo in una folla di circa ottanta arrestati . Il balcone del palazzo di questura era gremito di altri monturati con alcuni borghesi . Non posso dire se vi era Bava Beccaris , perché non lo avevo mai visto neppure sulla fotografia . C ’ era certamente il questore . Un uomo magrettino c ’ ha ha l ’ aria di essere gobbo . I grandi gallonati parlavano tra loro e gli uni ci additavano agli altri col dito puntato verso noi . Prima che il convoglio si mettesse in moto , il delegato Birondi disse a tutti : - Non salutino alcuno e non parlino , perché ho ordini severissimi . Eravamo tutti a piedi , circondati dai carabinieri e dai soldati di cavalleria col revolver in pugno . Qua e là c ’ erano parecchi questurini . C ’ incamminammo verso le undici . L ’ itinerario fu questo : piazza S . Fedele , piazza della Scala , Santa Margherita , via Mercanti , via Dante , foro Bonaparte , S . Gerolamo , S . Vittore , via Filangieri . Gustavo Chiesi abita in foro Bonaparte 93 . I suoi vecchi genitori erano alla finestra che si asciugavano le lagrime col fazzoletto . Nessun altro incidente . Sai come si è ricevuti al Cellulare . De Andreis , il quale si sentiva male per il lungo digiuno , domandò subito da mangiare . Gli altri lo imitarono . Impolverati , sudati , passati traverso un ’ ora piena di pericoli , avevamo una sete da cani trafelati . L ’ Astengo , il direttore , ci fece portare dell ’ acqua con del fernet dal bettoliniere . Ci si separò in tante celle e ci si riunì in un cellone a mangiare . Mangiammo del salame , della pasta al sugo , dell ’ arrosto e del formaggio e bevemmo del vino comune . Eravamo serviti da due scopini e sorvegliati da due guardie carcerarie . Terminato il pasto , venimmo visitati dal cappellano , accompagnato dal direttore . Subito dopo Federici , Cermenati , Seneci , Valentini e De Andreis vennero cellularizzati in infermeria . Romussi e Chiesi vennero chiusi in celle separate al secondo raggio . Il secondo giorno vedemmo arrivare in infermeria i deputati Turati e Bissolati . Il resto ti è troppo noto perché io sciupi dell ’ inchiostro . IL SOCCORSO È una scena piangevole che potete vedere ogni mercoledì e ogni domenica , tra le dieci e la una , sulla piazzetta Filangeri , dinanzi l ’ edificio della sventura sociale . Ma in un giorno o nell ’ altro non troverete mai la folla delle giornate di Bava Beccaris , quando ciascun cittadino aveva paura di non essere più cittadino e ogni donna poteva essere disgiunta dall ’ uomo da un ordine imperativo o da una mano brutale . La mia pagina è una fotografia senza ritocchi di una di queste domeniche . L ’ orologio di un campanile suonava le otto e il sole bruciava le cervella . Sul piazzale si vedevano alcune carriole cariche di frutta acerbe o sfatte , di dolci perseguitati dalle mosche e di cose mangerecce coperte di polvere . Il portone traduceva un corpo di guardia improvvisato in una città insorta , Un portone coll ’ andirivieni della gente che fa paura . C ’ erano soldati in piedi , soldati che riposavano sulla paglia sternita nei fianchi , soldati che entravano e uscivano , soldati che si asciugavano la fronte e si aggiustavano la giberna sul ventre . Si vedevano andare e venire secondini , guardie di finanza , delegati , questurini , carabinieri , ufficiali , autorità carcerarie , autorità militari - tutte persone che ricordavano il momento , persone dalla faccia feroce , persone che passavano come ventate di collera , persone pronte a venire alle mani col primo che avesse detto una corbelleria . L ’ ufficiale di guardia pareva , col pensiero , a spasso . Con la ciarpa azzurra a tracolla , seduto sulla sedia addossata al pilastro con una gamba sopra l ’ altra , si ninnolava buttando in alto il fumo diafano della sigaretta . Le donne giungevano sole e a gruppi con i fagotti , i canestri e le corbe piene di roba e si appoggiavano al muro della carcere o andavano ad occupare i sedili di granito della piazzetta o si aggruppavano alle altre aggruppate nel largo in faccia al bastione . Tra le popolane dal faccione prosperoso e dalle maniche rimboccate sull ’ avambraccio bronzato , c ’ erano vecchie che si reggevano a mala pena in piedi , teste che riassumevano la primavera nella chiarezza mattinale e figure dalla faccia bianca o scolorata che uscivano dalla moltitudine con le loro vesti e i loro cappelli neri come tante ditte di un ufficio mortuario . Imperava il dolore . Ah , se si potesse uscire dal dolore come si esce dalle porte cittadine ! Il dolore distruggeva la ripugnanza delle vestite bene per le vestite male e assorellava le donne colpite da una sventura comune . Tutte queste mamme , tutte queste spose , tutte queste amanti , tutte queste sorelle vedute assieme storcevano il cuore e facevano venir sulle labbra una parola tragica , una bestemmia brunita dal rancore , una maledizione che si rompeva nella testa col suono della lastra di metallo che la martellata manda in frantumi . Riproducevano l ’ afflizione , l ’ ambascia , il dietroscena domestico , il naufragio femminile , la devozione sublime delle donne affezionate agli uomini chiusi laggiù , oltre il portone , al di là dei cancelli , negli sgabuzzini del lugubre edificio imbevuto delle lagrime dell ’ esercito della sventura , che ha patito più del Cristo in croce . Nei loro occhi non era l ’ ardimento . Nei loro occhi era la stupefazione , lo sbalordimento , l ’ umiliazione . Povere donne ! Erano donne abbattute , costernate , vinte dal supremo cordoglio che non le lasciava disfogare la piena del loro martirio . I carrettoni chiusi scompigliavano e buttavano manate di nero sulla tela lugubre che s ’ allargava a ogni minuto . I traballamenti delle ruote andavano sul cuore della moltitudine come fitte che si sprofondavano nelle ferite palpitanti e sollevavano in tutti il vespaio delle supposizioni . A ogni sussulto si correva involontariamente col pensiero nelle cellette del veicolo che accarezzavano l ’ arrestato come la guaina accarezza la lama , a palpeggiare gli incassati come se si avesse avuto paura che si fossero rotta la testa o stessero in lotta coll ’ ultimo alito di vita . Chi saranno ? E l ’ interrogazione faceva rabbrividire . Forse saranno dei ladruncoli o dei rivoluzionari o degli innocenti usciti dalle braccia della famiglia , rimasta in casa a piangere la loro sciagura ! E i veicoli della tortura scomparivano e lasciavano le donne più avvilite di prima . Questa campana ! Si aspettava la campana del soccorso , la campana che doveva far dimenticare ai cellularizzati la smisurata intelligenza malvagia degli uomini , degli uomini che hanno per idealità il male , la campana che consolava lo stomaco di chi mangia poco e male . Fate presto , in nome del Signore . Spalancate il cancello , prendetevi la corba delle vivande divenute fredde lungo la strada , divenute immangiabili aspettando qui sul selciato due ore , tutto un secolo . Siate buoni , siate caritatevoli con le povere donne trambasciate ! Il convoglio degli arrestati che veniva verso il Cellulare a piedi suscitava in ogni seno un orrore indicibile . Non poche donne erano state obbligate a chiudere gli occhi come quando si riceve un ’ ondata di luce in pieno viso . Era una banda che falciava gli ideali di redenzione più modesti . Sfilavano appaiati ai polsi come individui usciti da un porcaio o da un sotterraneo , con le ragnatele sulle spalle , con l ’ umidore nella gonfiezza sotto gli occhi , con i capelli irrigiditi in una zuffa spaventosa . Erano laidi , stracciati , dilaniati dai patimenti . Circondati da questurini , da carabinieri e dai soldati , il loro volto assumeva il colore acceso degli aggressori di strada che stramazzano i viandanti a coltellate . Alcuni , con gli abiti che non avevano perduta tutta l ’ eleganza e con la faccia cadaverica fino alla fronte , davano l ’ idea degli insorti colti sulle barricate colle mani odoranti la polvere . Altri , a piedi nudi , coi gomiti all ’ aria come le ginocchia , traducevano la loro vita grama di poveracci che basivano sul marciapiede e stendevano la mano ai passanti , Le donne si lasciavano commuovere . Alcune singhiozzavano e dicevano che era meglio morire che vedersi trattati come birbaccioni che avevano fatto del male . Altre si mordevano le labbra e si scricchiolavano le dita per reprimere la sensazione che dava loro stille di sudore e faceva loro pulsare le tempie dal disgusto e dalla furia . Non mancavano più che cinque minuti . La calca piegava verso l ’ entrata . La prima fila , spinta dai nuovi venuti che si cercavano un posto al centro tra le proteste generali , andava più di una volta sul cordone militare che non si rompeva . La ragazzaglia aveva dimenticato la tensione dell ’ angoscia generale e si era abbandonata al chiasso , e le donne , le più attempate , che si straccavano a stare in piedi , mormoravano con la voce piagnolosa . Proprio , non si aveva pietà per le donne dei poveri prigionieri . Con tanta gente che soffre e con tanti soccorsi , la direzione non s ’ era commossa . Continuava a ricevere alla stessa ora , nelle stesse ore , come se nulla fosse avvenuto di straordinario . Inzuccherate il veleno , o signori ! Ci farete penare meno , ci farete ! Non ci voleva un gran giudizio per capire che bisognava far porta un po ’ prima . Pazienza ! pazienza ! pazienza ! Sì , pazienza se si avesse avuto il buon senso di mettere alla porta un cristiano che non strapazzasse tutti come tanti servitori ! Ma no ! Ci avevano lasciato quell ’ anticristo di vecchio sciancato che aveva l ’ anima nera con le povere donne . Tutte le volte che si doveva passare sotto un volpone di quella fatta ingrossava il cuore davvero . Era un secondino ripugnante , col collo che si gonfiava come quello del serpente quando va in collera , con la faccia ridotta a una grossa cipolla ammaccata . Bastava spremerla per vederla colare di marcia . Dio non poteva dare del bene a questi mostri verdi come la bile . Respingeva la gente dilatando la gola e dicendo parole che facevano andare il sangue in acqua . Pazienza . Si era nelle sue mani e non c ’ era che dire . Anche quegli altri del soccorso erano buone lane . Non sapevano dove stava di casa la buona maniera . Bastava non aprir bene il canestro o avere dimenticato di fare la lista come volevano loro per vederli dar fuori come vipere . - L ’ ultima volta m ’ hanno mandata a casa la figlia tutta piangente . Era uscita dalla coda per isbaglio . Si sa , una povera tosa non può sapere i regolamenti . L ’ hanno mandata in fila con un codazzo di rimproveri come se fosse stata la loro figliuola ! Forconi ! Non hanno creanza , non hanno . Ci vorrebbe ... Lo so io cosa ci vorrebbe . Acqua in bocca , che i tempi sono tristi . - A me mi è toccato il peggio . Mi hanno lasciato il mio Alberto per ultimo perché non aveva la lista scritta . Noi , povera gente , non si ha tempo di scrivere . Loro hanno un bel dire . Vorrei vederli al nostro posto . La ragione volete che ve la dica io ? Hanno la bocca larga come quella dei coccodrilli e i denti in gola . Quella è la ragione . Ma i miei denari li mangio io . Sissignori , li mangio io . C ’ è già troppo da fare colle disgrazie che ci manda il Signore , per avere da pensare a queste sanguisughe che ci beverebbero tutto il sangue in una volta ! - Se ci fossero delle persone con due dita di testa ci lascierebbero entrare senza farci fare anticamera e senza buttar all ’ aria i cesti come se fosse roba rubata . Tirano fuori tutto , mettono le mani in tutto , cacciano il risotto nel salame , la torta nello stufato , le ciliege nell ’ insalata e l ’ arrosto nella minestra . Ci vuole dello stomaco a mangiare il soccorso . - Non ditelo a me , per amor del cielo , che ho veduto quello che voialtri forse non avete veduto . Ho veduto al di là del terzo cancello come si trattano i cesti . Non ne avete idea . Non ci sarebbe che la morte che potrebbe farmi dimenticare il disgusto che ho provato in quella mattina che ho assistito al tanto scempio . Credetelo , in certi luoghi si ha più considerazione per i torsoli che si gettano ai maiali . Vuotavano i canestri come se fossero stati sacchi di patate . Rovesciavano sul tavolo tazzine , piatti , scodelle , tegami , stoviglie , senza badare se il condimento dell ’ insalata andava sul minestrone o se la marmellata si versava sull ’ arrosto . Erano sgarbati che facevano venire la rabbia . Ma quando si ha bisogno di loro , bisogna tacere . È una grande punizione questa che Dio ci ha mandata . Con lo stesso coltellaccio facevano tutto . Assaggiavano , tagliavano , mettevano sottosopra . Con lo stesso coltello infarinato e impiastricciato di intingoli affettavano la pera , rivoltavano la minestra e il risotto , dimezzavano il pane , facevano in due i limoni , sparavano i polli , dividevano lo stracotto , mettendosi in bocca ora una fetta di coratella , ora una striscia di anitra , tra le risate che facevano male . Riducevano le torte e i pasticci , fatti in casa chissà con quanti sacrifici , in una condizione compassionevole . Siate poveri diavoli e vedrete come è dura la vita . Voi state a casa a darvi del male per mettere assieme un pranzetto come si deve , per il povero diavolo che avete in prigione , correte come una disperata o prendete l ’ omnibus per farglielo mangiare caldo , e poi vedete che tutto va alla malora , che tutto diventa freddo , che tutto si mescola , le cose giulebbate con la carne arrostita nel brodo succoso e la cipollata col fegato nel piatto delle fragole o dei lamponi grossi come le more . Portate le uova fresche per tirar su lo stomaco a chi ne ha tanto bisogno e poi venite a sapere che gli sono arrivate in cella sfracellate , coi tuorli dispersi per le vivande . È una grande punizione questa che Dio ci ha mandata ! Ah sì , non credevo che si potesse penare tanto a questo mondo ! Si fa di tutto per risparmiare i soldi per un cartoccio di tabacco e al colloquio vi si dice che non avete cuore di lasciare il vostro uomo senza una pipata per passare il tempo che non passa mai ! - I sigari o il tabacco , pazienza . Se non si fuma , non si crepa . A me è andato perduto il cesto , una volta dopo l ’ altra , per due o tre giorni . Se non ci fosse stata una buona guardia , mio marito sarebbe morto consunto di fame . Con una pagnotta di regalo ha potuto tirar innanzi e scrivermi per domandarmi se ero morta , se l ’ avevo dimenticato . È stato un vero crepacuore . Gli avevo mandato un pranzo da far risuscitare i morti , un cesto pieno di grazia di Dio , e lui , povero diavolo , era rimasto in cella a straziare il mio nome onorato con delle ingiurie che non meritavo . Avete ragione voi , Antonia . È una grande punizione questa che Dio ci ha mandato ! Finalmente ! I primi rintocchi rovesciarono la folla verso il banco delle guardie . La gente sgomitava , si sbuttonava , si riversava tenendo in alto i canestri , protendendo le borse e i fagotti , pregando di accettare la corba e supplicando gli agenti a essere buoni , che erano lì da un pezzo con la roba gelata . Le guardie non avevano tempo da ascoltare storie . Prima della una dovevano verificare circa mille soccorsi . Prendevano quelli che capitavano loro alle mani , senza guardare e senza commuoversi . Chi non rispondeva sollecitamente alle domande , veniva lasciato col pranzo in mano . Ogni donna era obbligata a dire , in fretta e in furia , nome e cognome del detenuto , il numero della cella , se il padre e la madre erano morti o vivi . - Cella 89 , Giuseppe Agesilao , del fu Pietro e della vivente Teresa Baragni . - Avete fatta la lista ? E il braccio di chi non poteva farla vedere , veniva scansato e buttato dall ’ altra parte . Alla una pomeridiana , le donne giunte tardi o rimaste tra quelle che non avevano potuto consegnare i fagotti , piangevano dirottamente . La campana aveva chiusa la consegna e la campana non aveva budella . Era un grande dolore rifare la strada con il mangiare , dopo aver fatto tanta fatica e avere speso tutto quello che c ’ era in casa per consolare i poveri cristi in prigione . - Aveva ragione Antonia di dire che era una grande punizione questa che Dio ci aveva mandato ! IL DIARIO DI UN MESE DI CELLULARE La mia cella è una fornace . Ho il sole sulla muraglia esterna dal sorgere al tramonto del sole . Subisco una trasudazione che mi snerva . Preferisco però l ’ isolamento alla compagnia della stanza intermedia . Coi miei compagni sarei divenuto uno scemoide . A poco a poco il loro linguaggio antintellettuale e trivialmente sbracato sarebbe divenuto il mio . In otto giorni mi ero già abituato a passeggiare sull ’ ammattonato fracido dei loro sputacchiamenti . Gli habitués del carcere manifestano ogni giorno , alle finestre , i loro rancori contro i cosiddetti rivoluzionari . La polizia ne ha fatte delle retate e l ’ autorità carceraria ha dovuto affollarli nelle celle . Ci accusano di essere gli autori delle loro disgrazie . Dicono che i giudici , in conseguenza dei tumulti , sono diventati eccessivamente severi . Coloro che in tempi ordinarii se la sarebbero cavata con delle settimane o dei mesi , ritornano al Cellulare con degli anni di lavori forzati e di sorveglianza . - La sorveglianza - disse uno di loro - conduce al domino ( domicilio coatto ) . Il capoguardia è uno sbilucione con tanto di pancia . In questo momento è impossibile dire se egli sia un burbero con del cuore o se sia in lui l ’ anima dell ’ aguzzino . Perché il personale di custodia è come invaso dalla paura di riuscire mite . Parla a monosillabi , ha una voce che sente del carceriere e preferisce dire di no ai detenuti che gli domandano qualche cosa . Ieri , dopo tanta insistenza , ho ottenuto il permesso di tagliarmi le unghie vellutate e lunghe . Ma ho dovuto tagliarmele alla presenza di questo omaccione che rintuzza ogni desiderio col regolamento . Il suo ufficio è un bugigattolo in faccia all ’ ufficio di matricola . È in esso che ho avuto il primo colloquio . Il capo metteva la sua faccia tra la mia e quella del mio amico . Ci teneva addosso gli occhi semichiusi e ci interrompeva tutte le volte che tentavamo di parlare degli avvenimenti e di scambiarci notizie che sapevano tutti . Gli ho ridomandato una cella a pagamento per avere il chiaro alla sera , la materassa sulla branda e un tavolino con la scranna . - Ce ne sarebbero così delle persone che vorrebbero questi comodi ! Abbiamo faticato a trasformare una cella a pagamento per don Davide Albertario , venuto qui il 24 . Con un prete non potevamo fare diversamente . Con le guardie occupatissime siamo anzi obbligati a mandarlo al passeggio solo per impedire che qualche mascalzone lo insulti . Si sa , il Cellulare non è un collegio . È suonata la campana che annuncia la distribuzione del pane . I prigionieri la chiamano la « voce di Dio » . È un minuto di raccoglimento . Le finestre diventano quelle di un edificio disabitato . Non si sente più un ’ anima . I detenuti sono all ’ uscio ad aspettare che si apra l ’ usciuolo con la parola che li invade di piacere : « Pane » ! Il distributore che è uno scopino la ripete a ogni pagnotta che passa per il buco . Lo ricevo anch ’ io , ma lo passo , colombando , al delinquente vicino alla mia cella che ha sempre fame . È un ragazzo di diciassette anni , scolorato come un onanista , e già recidivo . L ’ ultimo furto lo ha consumato nello studio del capomastro suo padrone . Egli si aspetta il dibattimento di giorno in giorno . La vita carceraria è fatta per imbestiare le persone più buone e più altamente educate . Dall ’ oggi all ’ indomani si passa dal finimento da tavola alla scodella di terraglia del cane dell ’ accattone orbo . Non c ’ è più biancheria , non ci sono più posate , non ci sono più cristalli , non ci sono più tondi , più tondini , più fruttiere , più portampolle , più insalatiere , più portastecchi . Non c ’ è più che il maiale con un pezzaccio di legno scavato malamente in fondo . Come , o signori , ma io sono un inquisito , sono una persona che deve essere creduta innocente fino all ’ ultima parola della Cassazione , e voi mi punite mettendomi in mano uno scopino disfatto e laido perché mi scopi la cella , e voi mi obbligate , con le mie mani abituate ai guanti , a portare fuori e dentro la mia tana il vasone da notte come un latrinaio qualunque ! No , accidenti , no , mi ribello ! capite , mi ribello ! Voi non siete autorizzati a punirmi . Voi dovete rispettare in me il cittadino anche se fossi uno squartadonne . Ho perduto . Mi è toccato proprio scopare e mettere fuori le porcherie con le mie mani . La guardia al mio no ! di stamane se n ’ è andata chiudendomi l ’ uscio sui piedi . Ella mi avrebbe fatto marcire nella puzza e nel sudiciume . Potevo ringraziare Dio - diceva - che non mi aveva fatto rapporto . I superiori mi avrebbero convinto che avevo torto , con dei giorni di pane e acqua . Sia fatta la volontà degli altri . Ma se divento io direttore generale delle carceri ! .... Noiosi ! gente noiosa ! Sono entrati per la seconda volta i battitori e mi hanno stordito . Battono i ferri delle finestre con un gusto e con dei finali che spaccano la testa . Tirlic - tirlac , tirlic - tirlac , tirlac , tirlac ! Tirlic , tirlac , tirlic - tirlac , tirlac , tirlac , tirlac , tirlac tirlac , lac , lac , lac , lac , lac ! Di che cosa avete paura ? Come è possibile che io possa segare o schiantare i bastoni di ferro se mi avete fatto svestire e se vi siete assicurati che non è a mia disposizione neppure un chiodo ? Se le vostre guardie non sono corrotte , voi potete smettere di sciupare il tempo e il personale per rintronarmi le orecchie ! Mi è rimasto in mano il manico del chiccherotto e la terraglia è andata in frantumi . È come se avessi rotto una caraffa di cristallo finissimo . C ’ è tutto il Cellulare sottosopra . Il secondino di servizio guardò i cocci con aria di sospetto , fece un ’ annotazione e richiuse l ’ uscio . Rividi lo stesso agente con un sottocapo , il quale entrò a dare un ’ occhiatina ai frantumi . - Come avete fatto a romperla ? - Cadde . Me ne faccia dare un ’ altra a mie spese . - Uhm ! Stamattina sono stato chiamato ad « udienza » . Tra le sette e le otto il direttore viene al centro della carcere ; va in una stanza che partecipa della rotonda lambita dagli esagoni e dà « udienza » .. Coloro che si sono fatti iscrivere e coloro che sono stati iscritti a loro insaputa , escono dalla cella al suono della campana che chiama a « udienza » , discendono e si fermano sulla punta del raggio , dove aspettano che Minosse vada in sedia . È una mezz ’ ora che l ’ ho veduto . Il direttore era seduto a un tavolo di cucina , con la faccia sullo sfogliazzo e le braccia sul tavolo come pesi in riposo . Con una mano faceva dei segni rossi in margine al nome e con l ’ altra andava alla ricerca della pagina . - Come avete fatto a romperla ? - Mi restò il manico in mano . Mi entrò negli occhi come per precipitarsi negli abissi della mia coscienza e risalirne con la bugia in mano . - Andate ! mi disse . Ho saputo dopo che ero stato condannato a pagarla . Non sono i venti o i trenta centesimi che mi fanno sprecare l ’ inchiostro . Ma io domando se è giustizia di farmi pagare un chiccherotto che mi si è dato slabbrato e pieno di crepe e che aveva servito a chi sa quanti detenuti . Vi pare , o signor direttore , è giusto che un poveraccio sconti col digiuno un avvenimento che può avvenire a voi , alle vostre figlie , alla vostra signora , alla vostra serva , a tutti coloro che bevono ? Mi tocca proprio dare dell ’ animale all ’ avvocato Guglielmo Gambarotta . È qui nel mio raggio , sullo stesso piano , ha la cella piena di volumi , mi ha lasciato supporre che mi avrebbe fatto fare un ’ indigestione di libri e poi mi tiene qui a penare e ad aspettarli ad ogni piede che passa ! Che la guardia non abbia voluto prenderli ? Ma e la « colomba » , non ha ancora imparato a « colombare » ? Non ho ancora finito di scrivere l ’ interrogazione che sono stato chiamato alla spia da una voce sconosciuta . - L ’ avvocato Gambarotta è uscito . Lo saluta . - Chi siete ? Nessuna risposta . La sua uscita mi lasciò fantasticare . Che si sia incominciata la scarcerazione degli innocenti ? Il passeggio è monotono . È come un ’ altra cella scoperchiata . Il gruppo dei passeggi è di venti raggi che fanno capo a una rotonda di mattoni , circondata di pietre , sull ’ alto della quale è la guardia seduta che sorveglia i detenuti . In direzione opposta i raggi si slargano fino a far posto a una filata di otto uomini , l ’ uno a gomito dell ’ altro . Il cancello dalla parte più larga del passeggio ha un lastrone di ferro che impedisce di vedere il viso di chi passa . I muri divisori sono alti quattro metri , così che i passeggiatori di un passeggio non possono vedere , né capire quello che dicono , i passeggiatori di un altro . In venti raggi passeggiano dagli ottanta ai cento individui . Una volta che i raggi sono popolati , la guardia discende la scaletta che conduce alla sua altura con una manata di fidibus , li accende e li distribuisce , di raggio in raggio , ai fumatori . - Fuoco ! Chiusi tra queste pareti vi accorgete subito che il detenuto che possegga un pezzo di matita lascia traccia della sua passeggiata , quantunque sia proibitissimo insudiciare o scrivere sui muri . In questi segni grafici io non vedo né il grafomane , né il delinquente . Vedo semplicemente l ’ individuo che dice sul muro quello che non può dire su un pezzetto di carta . Supponete che un condannato di ieri possa credere che i suoi amici , oggi o domani , passeranno per lo stesso passeggio . Non esiterà un minuto a scrivere : « Amici , salute . Condannato a 14 anni e otto mesi . Uscirò il 1913 . Coraggio ! Salutatemi la Nina . Addio » . Si è detto che la muraglia è il libro della canaglia , perché vi si leggono ideacce che non possono nascere nel cervello dei galantuomini . È dubbio . Io vorrei vedere costoro per qualche anno nello stesso ambiente . A nessuno di noi , liberi , viene in mente di scarabocchiare sui muri i « morte al boia ! » State in prigione e vi vedrete un giorno o l ’ altro trascinati a manifestare il vostro odio contro la spia che vi avrà denunciato , o al giudice per salvarsi , o alla guardia per ingraziarsela , o al direttore per ottenere qualche favore . Le stesse guardie carcerarie , le quali sovente sono vittime dello spionaggio , partecipano di questo sentimento che erompe e trova il suo sfogo sulle muraglie delle casematte , degli ergastoli , dei bagni di tutto il mondo . In Francia i delatori sono perseguitati sulle muraglie come in Italia . - « Mort aux vaches ! » Ci è toccata la prima ora di passeggio . Si esce volentieri alla mattina , specialmente quando si ha avuto una notte fosforescente come quella passata . Non sarebbe mancata che l ’ imprudenza di un solfanello per metterci in mezzo alle fiamme . I miei compagni sono quelli di ieri . Passeggiavano col piacere delle persone che godono mezzo mondo a sentirsi in mezzo all ’ aria fresca . Il detenuto che ha i capelli ritti come setole piantate nella testa , spingeva innanzi la faccia per sentirsela alitare sugli occhi . Andavamo in su e in giù fumacchiando e sparlando della direzione . Un compagno ci raccontava che in un libro , che gli aveva prestato il cappellano , era detto che al bagno di Tolone i forzati avevano due arie di un ’ ora ciascuna . Qui invece ci si lesina anche quella poca ora regolamentare . Col sistema della direzione che ci conta l ’ ora dal primo tocco della campana d ’ uscita al primo tocco della campana d ’ entrata , il prigioniero del Cellulare non sta mai a passeggio più di cinquanta minuti . Non c ’ è errore e ve lo dimostro . Siamo in un raggio di cento persone . Ci sono due o tre guardie di servizio . Le celle non si possono spalancare che tirando indietro il catenaccio . Mettete quattro o sei mani ad aprirle tutte , e poi ditemi se gli ultimi non devono uscire otto o dieci minuti dopo . La rientrata ha gli stessi inconvenienti . Perché i primi a uscire sono anche i primi a rientrare . Il regolamento non è oscuro . Dice chiaro e tondo che ci si deve , nei giorni feriali , « almeno un ’ ora » e maggior tempo « alla domenica » . Invece alla domenica ci si rubano degli altri minuti . Nei giorni domenicali non si sta mai a passeggio più di tre quarti d ’ ora . La ragione è che si aumentano i servizi con lo stesso personale di sorveglianza . È facile capire perché non si protesta . Prima di tutto non è possibile trovarsi d ’ accordo in un carcere che ha tanti detenuti che vanno e vengono in un giorno . Poi si farebbe del male alle guardie che stanno più male di noi che abbiamo svaligiato o assassinato qualcuno . Hanno un servizio di diciassette o diciotto ore sulle ventiquattro e pagano , con le trattenute sullo stipendio ridevole , i pisolini notturni , e le mancanze che fuori di questo luogo farebbero storcere le budella dalle risa . La barba lunga mi ha sempre fatto schifo . Al largo me la faccio radere una volta al giorno . In questo periodo di Bava Beccaris ho dovuto lasciarmela crescere quattordici giorni . I peli mi pungevano come tante pagliuzze . Adesso sono sbarbato e non mi pento . Ma vi so dire che ho passato un brutto momento . È entrato nella mia cella un uomo che mi pareva avesse gli occhi lucidi del bevitore . Il suo alito puzzava di grappa e le maniche della sua giacca sucida erano lastricate del pattume del mestiere . A ogni movimento sputava in terra la saliva negra della cicca che egli rivolgeva come un boccone sotto i denti . Mi ha messo al collo uno straccio sporco come un cencio di cucina . Gli aveva servito per sbarbare un raggio intiero . A ogni rasoiata sudavo come sotto un ’ operazione chirurgica . Avevo sempre paura di vedermi cadere .. una sleppa di carne insanguinata . Sbatteva sul pavimento , che avevo reso lucido con le mie braccia , le ditate della spuma coi peli che si era accumulata sul suo rasoio . Il suo modo era spiccio . Dalla eminenza dello zigomo passava per la guancia come una strisciata di rasoio . Lascia peli dappertutto , specialmente dove il rasoio non può scorrere liberamente , come nella pozzetta del mento . Mi brucia la pelle della faccia come se fosse stata scorticata e ho ancora per il naso l ’ odore putrilaginoso del suo sapone orribile . NOTERELLE DEL MIO AMICO ALLA MATRICOLA Maggio 1898 So quanto deve avere sofferto in una stanza con degli altri di un ’ altra condizione . Ma non ho potuto aiutarla . Dalla sua entrata sono avvenute cose incredibili . Il personale di custodia è terrorizzato . Noi scrivanelli non abbiamo più modo di entrare nei raggi dei politici . L ’ Astengo se n ’ è andato . Era un direttore umano . Il suo delitto è di avere permesso ai più grossi detenuti politici di pranzare insieme . Siccome non ci sono locali sufficienti e siccome anche nella cella i prigionieri sono appaiati per mancanza di spazio , così non si capisce il rigore della direzione carceraria di Roma . Provvisoriamente ha preso il suo posto l ’ ispettore De Luca . È uomo di cuore . Se ce lo lasciano non abbiamo perduto nulla . Ha fatto migliorare il vitto e non punisce che quelli che vogliono proprio essere puniti . È la prima volta che mi capita di vedere una testa direttiva che riconosce i diritti dei carcerati . Di solito i direttori dei nostri giudiziari sono un po ’ come i direttori delle caserme dei forzati in Siberia , descritti dal Dostoïewsky - un autore che non mi lascia mai uscire dalla tristezza . Individui che hanno sempre bisogno di passare sul regolamento per schiacciare qualcuno o levare qualche cosa a qualcun altro . Ho ricevuto la sua noticina . Si fidi pure . È un uomo che per me andrebbe nel fuoco . La guardia che sorveglia la sua cella non è cattiva , ma dice tutto quello che avviene nel suo raggio . È dunque pericolosa . Non ci sono stanze a pagamento a pagarle un occhio . È inutile strepitare . Procuri di adattarsi . Sono momenti eccezionali . Il suo pranzo è andato per due giorni in qualche altra cella . Si consoli che lo avrà mangiato un povero diavolo . La confusione è inevitabile . C ’ è una media di settecento soccorsi al giorno . Si raccomandi alla madonna perché non le capiti qualcosa di peggio . Va bene , va bene . Dia sempre retta ai miei suggerimenti . Io la so più lunga di lei e non lo dico per vantarmi . Lo dico perché la mia esperienza è più lunga della sua . Ascolti attentamente . Un buon prigioniero deve essere sempre pronto a subire la perquisizione . Ravvolga i miei fogliolini nella carta incerata che le mando e appenda il sacchetto dove la camicia è più nascosta . In queste giornate di sorprese è una precauzione necessaria . Sugli arrestati di maggio non posso giovarle molto , perché una volta registrati noi non abbiamo più alcuna comunicazione con loro . Il giorno sette , cioè sabato , eravamo qui che aspettavamo , di minuto in minuto , gli arrestati della giornata . Ma non abbiamo registrato che quattro imputati di delitti comuni , completamente estranei ai tumulti . Non ricordo bene la data dei primi rivoltosi capitati al Cellulare . So che i primi sono entrati alle sei ore mattina , la seconda o terza giornata che fosse dei tumulti di Milano . Erano gli arrestati di Porta Ticinese . Sono giunti in uno stato da far pietà ai sassi . Erano stati trattenuti , nella caserma di S . Eustorgio , più di quarant ’ ore colle manette ai polsi . È un po ’ troppo . Non siamo mica in Russia . La mia speranza era il dubbio . Non volevo credere che ci fosse gente con tanto di pelo sullo stomaco . Ho interrogato coloro che li avevano accompagnati al Cellulare . Il fatto è vero . Le autorità militari , senza locali adatti , avevano dovuto assicurarsi dei barricatisti con le manette . Poca gente di buono e fra loro parecchi già noti ai nostri registri . Il grosso convoglio degli arrestati è stato quello di domenica . Parlo sempre delle quattro giornate . Era accompagnato dal delegato Birondi . Egli entrò nella nostra stanza smorto che faceva paura . Ci si diceva che aveva sofferto orribilmente a passare per le vie con tanti arrestati e cogli ordini severi che avevano soldati e agenti di P . S . Un molla ! molla ! di qualche matto al largo poteva far nascere chi sa che tragedia . Tra gli arrestati c ’ erano il deputato De Andreis , il direttore dell ’ ltalia del Popolo , l ’ avvocato Federici , Valentini , ex direttore della Sera , Ulisse Cermenati dell ’ ltalia del Popolo e il professore Gilardi del Secolo . Lunedì ho registrato gli onorevoli Turati e Bissolati e la dottora Anna Kuliscioff . Il Turati , non appena libero dalle manette , ci disse che non era nuovo ai nostri registri . Era stato qui , non so quando , a scontare una sentenza per un reato di stampa . L ’ avvocato Leonida Bissolati , direttore dell ’ Avanti ! , parla con la grazia di una signora altamente educata . È tutt ’ assieme una faccia intelligente ammantata di un ’ ombra spirituale . So che ha tradotto Carlo Marx con un suo amico cremonese . Ma non ho mai potuto leggerlo . Non c ’ è ancora nella nostra biblioteca . Se avrà occasione di vederlo me lo saluti tanto e gli dica della mia simpatia per lui . La dottora venne registrata dopo . Io non l ’ ho veduta . Ma mi s ’ è detto che essa è venuta qui in vestaglia . È stata arrestata alle cinque del mattino in casa sua e non le si è dato tempo neppure di acconciarsi alla meglio . La sua guardiana mi ha raccontato che la prima cosa che fece in cella fu di accendere una sigaretta . Ho saputo che è una fumatrice instancabile . È avvenuto quello che doveva avvenire . Coi continui arresti non sappiamo più dove mettere gli arrestati . Ieri eravamo 1048 . Il numero eccessivo ha obbligato il direttore a ficcarne , parecchi , tre per cella , coi pagliericci in terra . Fortuna che non fa troppo caldo . L ’ ultimo pesce grosso che registrai fu don Davide Albertario . È alto , dalle forme erculee . Venne da San Fedele con una comitiva di venti individui della peggior specie . Quasi tutti recidivi . Per impedire agli screanzati di dirgli qualche insolenza , il direttore lo manda al passeggio solo . Mangia bene e riceve il pranzo e la colazione da una trattoria esterna . Fuma anche lui come un turco . Dopo alcuni giorni gli concessero , come ai deputati e ai giornalisti , carta , penna e calamaio . Scrive tutto il giorno ed è sempre in nota per della carta . Deve essere un grafomane . Domenica si sarà accorto che diceva messa un ’ altra voce . Il cappellano Enrico Villa è stato sospeso e non può più mettere piede nel carcere .. Al suo posto officiava un frate . Lei sa che io sono religioso e può darsi che pecchi d ’ indulgenza . Ma credo che sia impossibile trovare un cappellano come don Enrico . Era un sacerdote che adempiva al suo ministero con entusiasmo . Lo si vedeva andare e venire come il moto perpetuo . Appena uno era in cella , andava a trovarlo , a consolarlo , a incoraggiarlo . Non lasciava mai alcuno senza libri e diceva a tutti parole che aiutavano a tirare innanzi la vitaccia del cellularizzato . Il nuovo direttore è tra noi come un flagello . Non dissimula . È una sovrapotenza assoluta , arricchita dalla funzione di punire . È in lui come una spaventevole rettitudine . Respira il dolore degli altri come una donna virtuosa la spiritualità dell ’ incenso . La sua vanteria è di essere il direttore che ha fatto mangiare , come si esprime lui , più cella di rigore ai detenuti di tutti i direttori d ’ Italia . Le guardie che vogliono entrare nelle sue grazie devono dargli ogni mattina prova del loro zelo . Non si sono mai visti tanti puniti a pane ed acqua come in questi giorni . Se qualcuno si lamenta dicendo che la sua infrazione non è di quelle punibili col regolamento , il direttore gli risponde , in modo piuttosto brusco , che il regolamento interno del carcere lo fa lui , perché ne è il giudice e il responsabile . Il mio compagno all ’ ufficio di matricola è stato castigato stamane con dieci giorni di camicia di forza . La sua mancanza era grave . Aveva dato uno schiaffo a un collega che lo aveva accusato di poltroneria in questi giorni che non abbiamo avuto tempo neanche di dormire ! Era qui con me da diciannove mesi . Lavorava come un negro ed era forse , tra noi , il più intelligente . Dopo un semestre di tirocinio gratis il suo « stipendio » , per un lavoro di diciotto ore sulle ventiquattro , era di dodici lire il mese . Aspetti a dire che non c ’ era male . Perché il governo , sulle dodici lire guadagnate dal detenuto , se ne prende sette e venti . Non ho mai capito perché il governo si trattiene sui guadagni dei carcerati il sessanta per cento . Per me è una truffa . E lo dirò sempre , anche se si tenterà di convincermi del contrario , come si è già fatto , mettendomi nella camicia di forza . Rubare al detenuto è il più delittuoso dei delitti . Non le pare ? La camicia di forza è di tela grossolana come quella delle brande dei soldati e va giù fin quasi alle ginocchia . Gli occhielli per stringervi il condannato al supplizio corrono per il dorso da una estremità all ’ altra . Le maniche non hanno uscita per le mani . Il supplizio maggiore è intorno al collo . È una tela rigida che lo sega . Se le guardie incaricate di chiudervi l ’ individuo non sono umane , la camicia di forza diventa una vera tortura . Io credevo di non arrivare alla fine . Vi respiravo con una fatica rantolosa e lo stringimento mi dava una molestia che mi faceva impazzire . Dopo qualche ora passata con le braccia legate sulla schiena , come Gesù Cristo , diventai furioso . Gridavo , mi rotolavo per il suolo della cella buia e sotterranea con degli sforzi per liberarmi dal camiciotto che mi dava un tormento spasmodico , ma nessuno veniva a calmarmi o a vedermi . Non fu che il sonno che mi diede un po ’ di requie . Molti dei condannati al camiciotto che sopprime ogni movimento , implorano la commutazione del castigo . Preferiscono un periodo più lungo di camerella con pane e acqua alla tela che pigia le carni su se stesse con intendimenti assassini . Ma è difficile che si riesca ad ammansare i direttori . La clemenza non è il loro forte . Ho conosciuto un detenuto , imbestialito dagli spasimi atroci , che portò via coi denti un pezzo del tavolato sul quale doveva dormire . La maggioranza tace . Essa soffre il supplizio senza mandare un lamento . Ci sono individui che si farebbero attanagliare piuttosto che domandare perdono al loro carnefice , come ci sono nature che possono resistere a tutte le pene dell ’ inferno . Il regolamento è meno scellerato dei loro interpreti . Esso dà dei riposi anche alla camicia di forza e ingiunge che dopo quarantotto ore consecutive rimanga inoperosa per ventiquattro . Le infrazioni di poco conto , come le infrazioni al silenzio , sono punite secondo il sistema del direttore . LA PAGINA INTIMA DEL PROCESSO AI GIORNALISTI Il processo dei ventiquattro è stato chiamato dei giornalisti per fare del lusso ( ) . In verità , i giornalisti rappresentavano la minoranza . Tanto è vero che ciascuno di loro leggeva l ’ atto d ’ accusa facendo tanto d ’ occhi . - Come , che c ’ entro io con costoro ? Si conobbero , o almeno si videro , alle tre del mattino del 15 giugno 1898 , nella stanza ove si « caricano e si scaricano » gli arrestati che vanno e vengono dal Cellulare . Fuori e dentro c ’ era ressa di carabinieri silenziosi , tetri , colle mani piene di ferri . Il loro capo era un capitano con l ’ occhialino nel cavo dell ’ orbita , con una cera accigliata , con due baffi marziali , che passava da una parte all ’ altra , col frustino in mano , facendo risuonare gli speroni degli alti stivali alla scudiera , mentre assisteva all ’ ammanettamento . Romussi pareva un po ’ più ingrigiato . Era ilare , salutava gli amici e presentava i polsi al suo ammanettatore con la faccia illuminata dal sorriso . I carabinieri giovani che adempivano a questo servizio erano più spietati dei vecchi . Continuavano a dare dei giri anche quando si diceva loro che i polsi facevano sangue . Don Davide era conosciuto da tutti , ma lui , personalmente , non conosceva che l ’ avvocato Romussi , Valera e Zavattari . Non si capiva se era seccato in mezzo a tanti ignoti che lo guardavano come una bestia rara . Il capitano lo squadrò dal capo ai piedi , gli girò intorno col fare di un domatore di belve , e si voltò dall ’ altra , parte percotendo leggermente lo stivalone . Si capiva che l ’ aveva su coi preti o che ci aveva gusto a vederne uno nelle peste . Don Davide pareva imbronciato . Rispondeva al buon giorno di qualche amico con la voce grossa di chi è in collera con se stesso . La sua veste talare ambrosiana e il suo paltò di panno nero sentivano il bisogno di parecchie spazzolate . Indossava la veste , cinta dalla fascia di seta nera , dal giorno in cui dieci tra carabinieri e soldati di linea entrarono nella casa paterna di Filighera ad arrestarlo . Il suo paltò polveroso era stato buttato nell ’ angolo della cella dal momento che vi era entrato . L ’ avvocato Bortolo Federici , noto a molti come repubblicano , attirava l ’ attenzione di parecchi per il suo cappello Oberdan nero , sopra un « completo » caffè scuro . Zavattari era abbattuto , dimagrato , colle guance infossate e biancastre e con le mani che tremavano come se avesse avuto la febbre . A uno degli arrestati , che aveva dato il buon giorno , rispose che era ammalato , gravemente ammalato e che , se non lo si lasciava andare presto , sarebbe morto in prigione . Fu una nota che diffuse un po ’ di tristezza in coloro che gli erano vicini . I carrettoni che li portavano al Castello erano nicchie che obbligavano gli ammanettati a stare con le labbra ai fori della respirazione . Smontarono nel cortile ducale pallidi come cadaveri . Il primo a discendere fu del Vecchio , un omettino che nessuno , prima dell ’ accusa , aveva sospettato che fosse un leone capace di arringare la folla sulle barricate . Girava gli occhi come trasecolato . Non sapeva trovare una parola e non seppe trovarla neanche al processo . Accompagnati da molti carabinieri , si fecero passare in mezzo a due file di soldati a salire per le scale anguste , al primo e al secondo piano , disperdendoli per gli stanzoni anticamente occupati dalla Corte degli Sforza . Lungo la ringhiera del primo piano , avevano messo Chiesi , Seneci , Cermenati , Federici , Valera , Lallici , Ghiglioni , Romussi . Al secondo piano , Lazzari , Valsecchi , Zavattari , qualche altro socialista , parecchi anarchici e il direttore dell ’ Osservatore Cattolico , il quale occupava la stanza N . 10 , colla finestra sul tetto che gli lasciava entrare l ’ aria , il vento e la pioggia . Il primo temporale della seconda notte lo obbligò a salvarsi dall ’ acqua torrenziale che lo aveva sorpreso in letto in mutande . I buchi al centro degli usci dei ventiquattro processandi permettevano di andare cogli occhi negli stanzoni in faccia , gremiti di arrestati . Davano a volte l ’ impressione di un immenso lazzaretto pieno di colerosi , e a volte di lunghi corridoi affollati di insorti che agitavano entusiasticamente i cappelli , i fazzoletti e le mani . All ’ uscio di ciascuno dei ventiquattro , era una sentinella . Al minimo rumore che la seccava , metteva la bocca al buco e diceva : - Eh , fate silenzio o vi mando dentro una pallottola ! Più di uno degli arrestati , per proteggersi dalla « pallottola » , , è stato obbligato a far chiamare il capoposto . Don Davide , che non ha mai avuto paura di farla a pugni con coloro che lo hanno insultato e come uomo e come prete , nella sua stanza si sentiva a disagio . Temeva sempre che un Misdea qualunque o una sentinella che esagerasse nella consegna lo allungasse cadavere . Una sera , mentre passeggiava fumando un virginia , una sentinella , che doveva essere anticlericale , continuava a perseguitarlo dalla spia dicendogli di non fare fracasso , di buttare via il sigaro che era proibito fumare e di andare a letto se non voleva che ve lo mandasse lui . Il sacerdote , che non aveva angolo che non fosse visibile alla bocca di fuoco , venne preso da una specie di panico che lo obbligò a chiamare ad alta voce il capoposto , il quale , per fortuna , era un chierico . I ventiquattro , dopo dieci ore di processo , ritornavano in camera sfiniti o stracchi morti , mangiavano un boccone e si buttavano sul pagliericcio con la speranza d ’ addormentarsi subito e dimenticare ciò che avevano sentito nella giornata . Le venti o trenta sentinelle , alla distanza di pochi passi l ’ una dall ’ altra , alle otto precise incominciavano a gridare con delle voci sgangherate : Sentinella all ’ ertaaa ! - All ’ erta stooo ! Sentinella all ’ ertaaa ! - All ’ erta stooo ! - Sentinella all ’ ertaaa ! - All ’ erta stooo ! - Sentinella all ’ ertaaaaaaaa ! - all ’ erta stoooooooo ! - Sentinella all ’ ertaaaaaaa ! - All ’ erta stooooooooooooooooo ! Una voce seguiva l ’ altra con degli o e degli a larghi che spesso morivano nell ’ aria come un ’ agonia e talvolta si rompevano con un fracasso che metteva sottosopra il cervello dei detenuti che non potevano dormire . E dopo dieci o quindici minuti di riposo , ricominciavano a gettare le voci per lo spazio più sgangherate di prima . Gli accusati si alzavano al suono della campana con le occhiaie della gente che patisce d ’ insonnia . Il direttore del Secolo , che non può dormire che al buio e in luogo tranquillo , tormentato dalle grida degli incappottati , si voltava e si rivoltava anche quando aveva preso un po ’ di solfonal o di trional . Il Chiesi , che non sa leggere in letto perché gli si chiudono subito gli occhi , in Castello aveva dei momenti di disperazione perché non gli si concedeva il riposo notturno . Ulisse Cermenati , che sa stare ritto sulle gambe , andava al processo dinoccolato e pieno di sonno , e Federici raccontava agli amici che accendeva , spegneva e riaccendeva il lume con dei tentativi di passare la notte leggendo . Si credeva che il processo fosse ancora più sommario di quello che è stato . E ognuno che aveva qualcosa da dire si era alzato nell ’ ultima notte prima dell ’ alba , col permesso del capoguardia , a buttar giù qualche nota . Alcuni dei ventiquattro avrebbero voluto che si fosse andati al Tribunale col proposito dell ’ on . A . Costa , quando era tra gli arrestati al Cellulare . Lasciarsi trascinare dinanzi il Tribunale di guerra senza dire una parola . Ma quest ’ idea non ha potuto prevalere , un po ’ perché non si conoscevano tutti , un po ’ perché nessuno poteva comunicare coll ’ altro e un po ’ perché gli accusati appartenevano a diversi partiti in lotta fra di loro . Valera , andata a male la proposta del silenzio , credeva che sarebbe stato utile , per suo conto , di servirsi del sistema di O ’ Donovan Rossa , cioè di guadagnar tempo e provare , con la lettura dei documenti sparsi per i libri e per i giornali , che l ’ Italia era gravida di socialismo . Ma il tampone presidenziale gli è stato messo in bocca tante volte che dovette sedere come un uomo letteralmente imbavagliato . Il sistema di O ’ Donovan Rossa , il quale , tra parentesi , non era ancora il capo dei dinamitardi , era di valersi del Tribunale per far conoscere al popolo la condizione del suo paese e protrarre il giorno della sentenza con la lettura della storia irlandese attraverso gli ottantatrè Acts o leggi eccezionali , che avevano coercizzata la nazione per punirla di domandare con insistenza la libertà che avevano gli Inglesi . Dopo tre giorni il giudice tappò la bocca al feniano , ma il suo sistema divenne un ’ arma poderosa nella Camera dei Comuni , ove i parnellisti costringevano i deputati coercizionisti ad assistere a delle sedute parlamentari che duravano perfino quarantadue ore e impedivano ai ministri , per delle settimane e dei mesi , di far votare i bills che dovevano imbavagliare gli Irlandesi . Don Davide , che era sempre stato tenuto separato dagli altri e che anche al Cellulare si mandava al passeggio da solo , si era preparata un ’ autodifesa di circa venti o venticinque fogli da protocollo , per provare , con grande semplicità , la sua innocenza . Cominciava dal dire di ignorare il perché era stato arrestato , carcerato e condotto al Tribunale , e tirava via affermando che , né direttamente , né indirettamente , aveva mai preso parte ai tumulti . « Non solo , diceva egli in terza persona , né indirettamente , né direttamente non ha preso parte a tumulti , ma sempre in vita sua usò dello scritto e della parola per l ’ ordine nella religione , maestra di rispetto , fonte di civiltà e di proprietà . Lo stesso avvocato fiscale che lo incolpa di fini speciali , confessa di non sapere il perché lo si perseguita . Fini speciali ? Dunque , non connivenze con altri partiti , ma un ’ azione solitaria . Quale ? Repubblicana , no ; socialista , no ; dunque ? Distruzione dell ’ Italia attuale e ricostituzione del poter temporale del papa ; questo , suppone l ’ accusatore . Ora , questo è assurdo , perché don Davide Albertario in proposito ha per programma di attenersi a quello che gli altri poteri , l ’ ecclesiastico e il laicale , concertino tra di loro . « Domando dunque , concludeva don Davide , che mi si lasci libero al mio lavoro benefico , al mio altare , alla mia famiglia . Sono cittadino e sacerdote e scrittore che ha fatto il suo dovere . Non rapitemi la libertà . L ’ onore , né voi né nessuno me lo rapiranno giammai . Rimandatemi al mio luogo di lavoro » . Romussi , che , come tutti sanno , è un lavoratore instancabile , si era alzato alle due antimeridiane a gettar giù cartelle sopra cartelle , dolendosi , di tanto in tanto , di non avere avuto con sè la collezione del Secolo per poter documentare la sua vita di giornalista . Ciononostante , scrisse un mucchio di cartelle che sono state distrutte o perdute . Al Castello vi doveva essere un raccoglitore di manoscritti . Perché di tanto in tanto si sentiva qualcuno dei ventiquattro lamentarsi di avere smarrito dei foglietti pieni delle idee che intendeva svolgere al Tribunale militare . Don Davide fu il più sventurato di tutti . Perché , oltre all ’ avere sciupata la fatica per l ’ autodifesa , trovò che una mano ignota gli aveva involato dalla valigia un manoscritto ch ’ egli aveva preparato nelle lugubri giornate al Cellulare e che intendeva pubblicare subito dopo la sentenza . Egli ha potuto far avere a me una di queste cartelle , scritta con una calligrafia quasi femminile e piena di parole feroci contro quelli che chiama i suoi delatori . La cosa più noiosa durante gli otto giorni di processo erano le manette . A tutti noi si mettevano i ferri quando si usciva dalla stanza per andare al tribunale nel cortile della Rocchetta , quando dal tribunale si era accompagnati nella stanza a far colazione , quando ci si riconduceva sul banco degli accusati e quando ci si riconsegnava al secondino per essere chiusi in prigione fino all ’ indomani alla stessa ora . Lungo il passaggio tra un cortile e l ’ altro , v ’ era sempre folla . In quello ducale , era una siepe di ufficiali che amavano vedere da vicino queste persone pubbliche che avevano scritto delittuosamente nel giornale socialista , repubblicano , radicale , liberale , cattolico . In quello della Rocchetta , era la moltitudine , composta di curiosi , di amici , di preti , di soldati , che sgomitava per mettersi in prima fila a vedere , salutare , commuoversi , piangere . Si vedevano persone che si tergevano le lagrime col dorso della mano , persone che agitavano il cappello per dir loro : coraggio ! e persone che levavano in alto le mani giunte per tradurre la loro desolazione . La prima volta che riattraversavano il cortile della Rocchetta per salire a colazione , vi fu un fotografo che sentiva indubbiamente la prepotenza della funzione del giornalismo moderno di riprodurre la vita sociale illustrata . Si staccò da un capannello e si presentò colla sua macchina sullo stomaco dinanzi i primi due dei ventiquattro , i quali erano il direttore del Secolo e il direttore dell ’ Osservatore Cattolico colle mani legate assieme . Romussi si mise un braccio attraverso il naso e don Davide si tirò il cappello sugli occhi voltandosi di fianco - entrambi per tradurre la loro indignazione e per impedirgli di esercitare la sua professione . Anche adesso che correggo le bozze mi duole di questo loro scatto antigiornalistico . Perché ci hanno soppresso uno dei documenti più preziosi delle giornate di Bava Beccaris . Se fossi direttore di giornale vorrei che tutti i miei corrispondenti avessero l ’ audacia del fotografo giornalista . Allora sarei sicuro che il mio quotidiano sarebbe il primo quotidiano d ’ Italia . Tra la folla degli avvocati accorsi a dare l ’ ultimo addio ai condannati , si distingueva il Majno che camminava con l ’ ombrello in una mano e il cappello nell ’ altra , salutando dappertutto : « Addio , Chiesi , ciao , Federici , coraggio , Romussi , sta allegro , Valera , arrivederci presto , don Davide , ecc . » . Nei suoi addii era lo strazio di un avvocato e di un amico reso impotente dalla legge marziale . Questa traversata fu un attimo solenne , indimenticabile che fece piangere più di uno dei diciannove che ritornarono in camera carichi di mesi e di anni . La Kuliscioff non ha mai partecipato a questi strazi e a queste consolazioni , perché la sua residenza rimase sempre al Cellulare . Ne veniva e vi ritornava in brougham , vestita di nero come un funerale . Il suo contegno è stato di donna equilibrata . Nelle poche parole che le si permise di dire , non si occupò che delle sue idee marxiste . Il resto sembrava per lei estraneo . Di tanto in tanto si assentava per fumare una sigaretta . D ’ altronde , non era la prima volta che essa passava delle giornate in prigione . Era già stata nelle carceri parigine e poi per più di due anni nelle prigioni d ’ Italia . Poche ore dopo la sentenza , gli anarchici vennero mandati a Finalborgo , e i giornalisti partirono il giorno seguente , cioè alle 11 della sera del ventitrè . Alla Stazione Centrale , c ’ era una folla enorme ch ’ era riuscita a sapere l ’ ora della partenza . Ma i carabinieri fecero entrare i condannati dalla parte opposta - evitando di passare sulla prima piattaforma , piena di amici che volevano salutarci . Tra gli intimi di Romussi , vi era il professore Pietro Panzeri , direttore dell ’ Istituto dei rachitici , che piangeva come un ragazzo . Il vagone cellulare era nuovo e pennelleggiato di fresco . Perdeva un odore di vernice che faceva turare il naso . Don Albertario , grosso come era , non riuscì a mettere il piede sul predellino che aiutato . Nello sforzo gli cadde il cappello da prete : istintivamente tentò di raccoglierlo , ma si avvide tosto di essere ammanettato ed alzò gli occhi al cielo . Nessuno disse una parola . Pareva che la vita fosse finita sul montatoio . Ciascuno , ravvolto nel proprio dolore come in un mantello , sentiva gli strazii delle famiglie che singhiozzavano sotto la tettoia . IN VAGONE CELLULARE Viaggio notturno da Milano a Finalborgo la notte dal 24 al 25 giugno 1898 . Mentre i carabinieri si preparavano a metterci i ferri per avviarci alla casa di pena a scontare le sentenze militari , ciascuno di noi pensava , involontariamente , al carrozzone che ci doveva condurre dal Castello alla Stazione Centrale . Nessuno di noi aveva potuto dimenticare la nicchia nella quale , venendo dal Cellulare , aveva subìto , per più di mezz ’ ora , lo strazio di pencolare tra la vita e la morte per mancanza d ’ aria ! I ferri ci distrassero . I carabinieri adempivano alla funzione di ammanettarci , incalzati dal « fate presto ! » del tenente dei carabinieri , che ci guardava con la caramella nell ’ occhio . L ’ ordine era di ammanettarci a fior di pelle . E chi si lamentava riceveva la buona misura di qualche altro giro di vite . Io protestai . Dissi che non era possibile che ci fosse ordine di stringerci i polsi fino a farceli sprizzare di sangue . Mi si fece tacere , assicurandomi che alla stazione mi sarebbero stati allargati . Chiusi nel carrozzone , credevamo di morire . C ’ era un fetore che dava il capogiro . La cella era angusta , buia , col sedile di legno cosparso di crostini di pane e coi fori per l ’ aria che parevano tappati . Il veicolo ci sballottava in un modo crudele . Quando le ruote sussultavano sui sassi o attraversavano i binari , ci sembrava che il carrozzone stesse per rovesciarci sulla strada . Non abituati a questi viaggi di punizione , sognavamo il treno . Alla stazione ci si fece discendere passandoci sotto l ’ ascella , a zig - zag , una catena che ci teneva uno dietro l ’ altro e ci impediva di pensare alla fuga . Per scappare bisognava che il condannato si trascinasse dietro tutti gli altri . Eravamo così male informati sul trasporto del bestiame di galera , che credevamo sul serio che ci avrebbero fatti viaggiare in un vagone di terza classe . Invece fummo disillusi non appena ci trovammo in quella specie di corridoio lungo due filate di celle . A mano a mano che si saliva , si veniva spinti e incassati dal carabiniere che aspettava il condannato dietro l ’ uscio . L ’ operazione di cellularizzarci veniva fatta in un modo fracassoso . Si schiudevano gli usci con collera , si bestemmiava contro i catenacci che cigolavano senza andare avanti o indietro , si ingiungeva il silenzio con degli imperativi brutali a coloro che volevano sapere dove diavolo ci si mandava , e si sbattevano sulla faccia gli usci come tanti schiaffi ribaldi . Rimanemmo per qualche minuto sbalorditi . Io mi trovavo in una cella di mezzo , tra Romussi e don Davide Albertario . Chiesi era in faccia al direttore del Secolo e io potevo vederlo , attraverso la ferriata , di profilo . L ’ avvocato Federici era in una delle prime celle della fila a destra e gli altri , compresi due che non conoscevo , erano sparsi nelle celle in fondo . Aspettavamo con ansia che venissero a liberarci le mani indolenzite dal peso del ferro che diventava sempre più enorme . Faceva un caldo eccessivo . Nella tana inverniciata il giorno prima , coll ’ uscio sulle ginocchia che non ci permetteva né di allungare , né di incavalcare le gambe , si respirava un ’ aria pestilenziale e si sudava come in un forno . L ’ indugio del treno a mettersi in moto era per noi un vero supplizio . Speravamo che , lanciandosi nello spazio , folate d ’ aria sarebbero venute ad attutirci la sete e a rinfrescarci la faccia . Finalmente il treno si era mosso . La lentezza e le prime fermate ci fecero capire ch ’ eravamo attaccati a un treno omnibus . Il treno , che s ’ incammina adagio adagio e sosta a tutte le stazioni , diventa una tortura per i poveracci calcati nelle nicchie che lasciano respirare a disagio e intetrano l ’ ultima scena dei condannati sulla via della espiazione . Invece delle buffate d ’ aria fresca che non venivano , né potevano venire , perché il nostro vagone era l ’ ultimo e aveva le aperture in faccia a due altri , fummo obbligati a incominciare una lotta disperata contro l ’ usciuolo dell ’ inferriara a scacchi , che si chiudeva e minacciava di soffocarci a ogni scossa . - Signori carabinieri , facciano il piacere di fermarci l ’ usciuolo ! I signori carabinieri non potevano essere umani con noi , perché avevano ricevuto ordini imperiosi di essere severi e perché temevano , a ogni stazione , di trovarsi alla presenza di qualche ufficiale incaricato di « dare un ’ occhiata ai polli nella stia » . Ma per l ’ usciuolo facevano proprio di tutto per inchiodarlo alla parete e spesso sacramentavano contro la compagnia ferroviaria che si era dimenticata di configgervi la molla o l ’ uncino per tenerlo aperto . Di tanto in tanto veniva qualcuno di loro a sbattercelo indietro con un sostantivo energico . Ma il più delle volte dovevamo respingerlo noi con la punta delle dita . Alla stazione di Pavia , una voce umana riuscì a intenerirci fino alle lagrime . - Signor Romussi , signor Chiesi , posso fare qualche cosa per loro e per i loro compagni ? La persona che parlava era invisibile . Si sentiva solamente che la sua voce era commossa . A così poca distanza , eravamo già tutti stracchi morti per la posizione incomoda in cui ci teneva la celletta , per i ferri che ci avevano intormentite le braccia e per l ’ arsura che ci faceva dire a ogni minuto : - Signori carabinieri , un po ’ d ’ acqua ! La voce dello sconosciuto ci era andata al cuore come una consolazione . C ’ era dunque qualcuno che pensava ai poveri diavoli che soffrivano . Romussi , interpretando il pensiero di tutti , con una voce che avrebbe impietosito i sassi , disse : - Se ci potesse dare una gasosa ! Lo sconosciuto ci rispose con dei singulti . Era troppo tardi . Il ristorante era chiuso e il treno stava per partire . - Addio e coraggio ! ci disse lo sconosciuto con degli altri singhiozzi . Lungo questo viaggio indimenticabile ci domandavamo di tanto in tanto l ’ un l ’ altro se eravamo vivi . Chiesi : Come stai , Fritz ? Federici : Bene . - Don Davide , dormite ? - Magari potessi dormire ! - Romussi , come ti senti ? - Maledettamente male . Non avrei mai creduto che il trasporto dei prigionieri fosse fatto in questo modo . Siamo trattati peggio delle bestie . - Pazienza , che non siamo lontani da Sampierdarena . Guardando nelle celle della fila opposta mi si agghiacciava il sangue . La testa dei cellularizzati che ubbidiva al moto del treno si delinquentizzava in un modo spaventevole . Pareva la testa di un mostro . Illuminata dalla luce fosca che tremolava , assumeva proporzioni spaventevoli . La fronte si allungava sovente con delle gibbosità che facevano abbassare le palpebre dalla paura . Gli occhi ingrossavano e venivano alla superficie con una luminosità feroce . La bocca , sbadigliando , spalancava un abisso circondato da una dentiera enorme che digrignava come quella di un teschio appeso nella penombra . Lazzari sembrava una iena in agguato . Lungo le gallerie avevamo il fumo della macchina che entrava nelle celle a volumi a ubriacarci e ad avvelenarci le ultime ore . - Signori carabinieri , un po ’ d ’ acqua . Io muoio dalla sete ! A Sampierdarena il cuore del brigadiere si lasciò intenerire dalla voce piangevole dei condannati . - Ci faccia dare un caffè , signor brigadiere . Sia buono . - Dio gliene renderà merito , gli disse don Davide che tirava il fiato come un uomo che si sente morire . Il carabiniere con la caffettiera in una mano e la chicchera nell ’ altra ci conciliò con l ’ umanità che sembrava composta di tigri . Ci si aperse la cella e ce lo si versò in bocca a sorsi , con una pazienza materna . Bravo carabiniere ! Discendemmo a Finalmarina come gente scampata a un pericolo . Aprivamo la bocca per sorseggiare l ’ aria e ci auguravamo che il reclusorio fosse lontano lontano per aver tempo di sgranchirci le gambe e di rimetterci dallo sbalordimento di un vagone che chiamavamo assassino . Qualche mese dopo , nella quinta camerata del reclusorio di Finalborgo , ricordando questo episodio della nostra vita carceraria , i direttori del Secolo , dell ’ Osservatore Cattolico e dell ’ Italia del popolo si strinsero la mano e promisero che , non appena ritornati al largo , avrebbero intrapresa la campagna contro questa abbominazione che si chiama vagone cellulare . L ’ ARRIVO AL RECLUSORIO Alla stazione di Finalmarina non c ’ erano che cinque o sei persone , compresi due preti . Eravamo disfatti . Avevamo gli occhi della gente che non ha dormito , i capelli spettinati , le guance cadaveriche e le punte dei baffi piegate come una desolazione . Il sole ci illuminava le lividure ai polsi che avevano assunto un colore nerastro . Ci si passò la catena da un braccio all ’ altro e fiancheggiati dai carabinieri e seguiti dai facchini coi fagotti , ci avviammo verso il reclusorio . Il silenzio intristiva la scena . Attraversammo il binario , continuammo lungo la linea ferroviaria fin quasi all ’ imboccatura di un tunnel e voltammo a destra , per lo stradone carrozzabile che i finalborghigiani chiamano delle « catene » , perché è percorso dai galeotti che vanno e vengono dalla Casa di pena . I carabinieri ci stavano ai panni e ci incalzavano con degli avanti ! È per loro il momento più trepido . Anche legati come cani , potrebbe saltare in testa a qualcuno di darsi alla fuga . Sprofondavamo i piedi nella polvere alta , sollevando un pulviscolo che ci imbiancava e ci andava per la gola e per le nari come un prurito che ci raddoppiava il malessere . Rasentavamo Capra Zoppa perseguitati da un ’ arsura indicibile . Ciascuno di noi sognava una sorsata di latte o un ’ altra chicchera di caffè per snebbiarci il cervello . Quando fummo a metà strada , al dorso di un parapetto , trovammo un giovine che aveva l ’ aria di un chierico e piangeva come un ragazzo . Forse sapeva chi eravamo o forse provava una commozione violenta dinanzi un prete alto e spalluto che passava incatenato come un grassatore . Dopo una ventina di minuti , vedevamo sorgere a destra la torre quadrata del malaugurato edificio nel quale dovevamo passare tanto tempo . Svoltammo il ponte , passammo tra mezzo alla folla , infilammo il viottolo tortuoso a sinistra e , dopo pochi passi , ci trovammo alla porta del reclusorio di Finalborgo . L ’ entrata è quella di un portone qualunque . Non dà l ’ impressione di una tomba di vivi , neppure pensando alle sentinelle di guardia . Ci si tolsero i ferri tra due cancelli che inchiudono l ’ ufficio del capoguardia e ci si domandò se avevamo bisogno di qualche cosa . - Dell ’ acqua , rispondemmo . Ce ne portarono due bottiglie e i secondini , con la premura di dissetarci , ci diedero l ’ impressione di persone che non incrudeliscono col Regolamento . Anche colle mani libere , sembravamo galeotti autentici . Romussi , coll ’ ala del cappello floscio che gli ombreggiava la faccia fuligginosa , col solino gualcito e annerito dal sudore e coi baffi sottosopra , aveva assunto l ’ aspetto di un uomo feroce . Chiesi , colla barba e coi capelli impolverati e coi neracci della notte perduta sotto gli occhi , pareva un capo ciurma invecchiato di dieci anni in poche ore . Don Davide in un altro luogo avrebbe fatto scompisciare dalle risa . Aveva l ’ aria di un Ernani passato attraverso il polverone della strada . Al margine del cubicolo , colla tesa del tricorno pelosa e abbandonata dalle stringhe , colla collarina scomparsa sotto il merinos , col panciotto dai bottoni escoriati pieno di chiazze , colla veste talare ammantata di polvere e colle scarpe scalcagnate e coperte d ’ uno strato bianco , faceva compassione . Sulla sua faccia erano tutti i patimenti di uno strazio inenarrabile . I carabinieri consegnarono le buste dei nostri denari al capoguardia , il quale si mise a registrarle , ci salutarono e noi passammo nello stanzone a pianterreno intitolato « banchi di rigore » . Lo stanzone , colle due finestrucole che davano sul viottolo , era buio . Col suo immenso lastrone infisso lungo la parete , cogli anelloni sotto il rialzo dei piedi al disopra della testa , faceva rabbrividire . Si vedeva che eravamo proprio in una casa di pena . Ogni ìnfrazione al regolamento voleva dire andare sul tavolato di pietra incatenato alle mani e ai piedi . Il capoguardia non ci fece cattiva impressione . Era alto , piuttosto magro , con una voce che faceva sentire il twang americano e con un accento leggermente meridionale . Valera lo battezzò subito per il Javert del reclusorio , per un Regolamento ambulante , per il funzionario che si sarebbe stroncata la vita piuttosto che violarlo . E attraverso i mesi che siamo rimasti sotto la sua sorveglianza non abbiamo avuto occasione di modificare il giudizio valerano . Egli è rimasto , per tutti noi , l ’ uomo - regolamento , guidato da uno zinzino di buon senso . Prima di noi , in altre galere , egli aveva avuto sotto di sè Amilcare Cipriani e De Felice . Per ammazzare il tempo e impedire agli amici di pensare che stavamo per diventare dei numeri di matricola , mi misi a narrar loro la fuga del principe Krapotkine dall ’ ospedale dei detenuti di San Nicola di Pietroburgo . Fu un grido unanime di protesta . Era una fuga che sapevano tutti a memoria . Sapevano della stanzetta al terzo piano dirimpetto all ’ ospedale , del violino che suonava che la via era libera e la carrozza di fuori ad aspettarlo , e dei passi guadagnati sulla sentinella coi famosi due lati del triangolo . Entrò il capoguardia mentre don Davide e Federici , dall ’ alto del tavolato , cercavano di capire dalla finestruola da che parte dell ’ edificio penale ci trovavamo . Egli aveva in mano un opuscolo . - Loro sono persone educate . Questo è il Regolamento . Lo leggano e procurino di non violarlo per non obbligarci a infligger loro delle punizioni . Rientrò il capo con una guardia che portava il misuratore e con un ’ altra che aveva sotto il braccio il mastro dei delinquenti . - Adesso , dobbiamo registrarli e prendere loro la misura . Ci lasciammo registrare e misurate con la docilità delle pecore . Non eravamo mica in galera per romperci la testa contro gli articoli del regolamento . Il primo a sottomettersi fu Chiesi e l ’ ultimo Achille Ghiglioni , l ’ uomo terribile che aveva messo sossopra tutto Niguarda con una Cooperativa di commestibili di trecento o quattrocento lire ! L ’ attraction , sulla piattaforma del misuratore con l ’ asta che discendeva sulla testa , era don Davide , il quale , tra noi , aveva raggiunto l ’ altezza massima . Sul misuratore , con le cosce voluminose e la grandiosità del torace , egli aveva più del granatiere che del sacerdote . Finita questa operazione , ci si annunciò il bagno . Era quello che desideravamo . Dopo tanti giorni di processo , tante notti passate sul saccone in terra e un viaggio che ci aveva diminuito di peso , un bagno era la suprema delle consolazioni corporali . Vi andammo l ’ uno dopo l ’ altro senza ritornare ai « banchi di rigore » . Il bagno era in un angolo della vasta cucina , ove cuoce la minestra quotidiana dei condannati , diviso da una coperta appesa a due chiodi . Ciascuno di noi dovette svestirsi e tuffarsi nell ’ acqua alla presenza di una guardia incaricata di tener sempre gli occhi sul recluso . Don Davide ebbe delle ritrosie . Egli non seppe decidersi a liberarsi degli ultimi indumenti che quando la guardia si rassegnò a voltare la faccia dall ’ altra parte . FILIPPO TURATI Il criterio nostro è questo ; ogni provvedimento sarà vano se non sia assicurata al Paese piena ed intera libertà : libertà di propaganda , di pensiero , d ' associazione , d ' organizzazione , a tutte le classi della società . ( ( Dal primo discorso alla Camera ) . L ’ ho conosciuto nell ’ ottanta o nell ’ ottantuno . Io caricavo l ’ appendice della Plebe di Bignami della zavorra umana che scovavo e raccoglievo negli angiporti e nelle stamberghe , e lui riempiva le colonne di una terapeutica che inchiudeva , colle spinte e controspinte romagnosiane , i germi della giustizia sociale . Era forse la prima volta che la democrazia adulta leggeva in un giornale socialista che la questione criminale è intimamente connessa colla questione economica . Con un centinaio di pagine intitolate Il delitto e la questione sociale il Turati si rivelava un naturalista della scienza penale , un verista che studiava oggettivamente l ’ uomo delinquente , un sociologo che accusava la società di essere « complice impune dei misfatti che freddamente puniva » . Egli credeva fino d ’ allora che l ’ ordinamento punitivo fosse essenzialmente transitorio e che il delitto troverebbe la sua cura in uno Stato che volesse « a tutti garantito il frutto integrale del proprio lavoro » . Il suo cruccio erano i suoi nervi . I nervi non gli davano requie . Non lo lasciavano dormire , non lo lasciavano lavorare e gli distruggevano il pensiero di prepararsi un futuro intellettuale . Egli si diceva sfibrato , fiacco , senza attività cerebrale . Doveva morire . Sarebbe morto fra due o tre anni o fra due o tre mesi , non lasciando di sè che « misere strofe » ai suoi cari . Tutti i medici l ’ avevano abbandonato . Egli era un nevrastenico . La sua era una nevrosi inguaribile . Pazienza . E ci salutava commosso e ritornava , sfiduciato , alla sua villa di S . Croce , a due passi da Como , colle tasche e le valige piene di libri che aveva comperato dal Dumolard o che gli aveva dato a prestito il suo e il mio amico intimo Felice Cameroni - il critico che aveva incominciato a predicare lo zolismo nell ’ appendice del Sole . Durante questa battaglia accanita tra lui e il suo sistema nervoso egli , come il dott . Pascal , si preparava silenziosamente i dossiers coi quali avrebbe poi intrapresa la campagna per liberare la società borghese dalle sofferenze sociali . Condannato da una malattia implacabile , consumava le sue ultime ore nel laboratorio della putredine sociale a cercare i parassiti distruttori che saccheggiano l ’ organismo umano . Morente , sentiva , come Pascal , la voluttà e la grandiosità della vita , della vita sana , economicamente e moralmente sana . Oui , je crois au triomphe final de la vie . Egli leggeva , postillava , ammucchiava note sopra note e maturava nel cervello allargato dallo studio febbrile la rivista alla quale diede poi tutta la sua intelligenza . Con la tendenza a credersi esternamente ammalato e dotato della pigrizia del divoratore di libri che non darebbe mai mano alla penna della produzione , il Turati sarebbe forse divenuto un frutto secco o rimasto un autore stitico s ’ egli non avesse potuto fondere la sua esistenza con quella di una donna capace di agitargli lo spirito cogli stessi ideali e di piegarlo a un lavoro meno sbandato e più omogeneo . E questa donna fu Anna Kuliscioff . È lei che lo ha incalzato , che lo ha fortificato , che lo ha imparadisato . Lei e lui e la Critica Sociale non si distinguono più . La Critica Sociale , Filippo Turati e Anna Kuliscioff non sono più che un nome . L ’ una e l ’ altro e l ’ altra si completano . la Critica Sociale è fatta della loro carne , nutrita del loro ingegno , calda dei loro pensieri . In essa è la redenzione degli uomini , è la pace nel benessere economico , è il trionfo della felicità della specie sull ’ egoismo e sugli interessi degli individui . La Critica Sociale è stata l ’ università della generazione crescente . È essa che ha dato a quasi tutti noi la « coscienza sociale » . Nata il quindici gennaio 1891 , quando il socialismo scientifico era un lusso per i superuomini delle scienze economiche , fece nascere nella gioventù la fede nell ’ uguaglianza di condizione e un bisogno prepotente di gettarsi negli studi che devono avere per risultato la sconfitta della borghesia e l ’ elevazione del proletariato . La bibbia di Filippo Turati è il Capitale . Non c ’ è altro di più nutriente . Dal Capitale si esce uomini completi . Un giorno che gli si è domandato di dire pubblicamente quale libro avrebbe raccomandato a chi fosse condannato a portarsi seco in un eremo tre soli volumi , egli rispose ripetendo tre volte il Capitale . Con questo libro che egli paragona o mette al disopra al Darwin ’ s Journal , la gioventù entra nella vita corazzata di altruismo , con una idea chiara dello Stato a base di produzione socializzata . Ammiratore convinto del grande novatore della scienza sociale , egli è , necessariamente , entusiasta dei socialisti tedeschi - tali erompenti , dice lui , dal forte ceppo scientifico di Carlo Marx - i quali , con la loro marcia gloriosa , hanno infuturato il più grande fatto e l ’ esempio più significante della storia contemporanea . Cresciuto in un ambiente prefettizio - idolatrato dalla mamma - con un avvenire trionfale nel foro milanese - circondato dagli agi della vita , egli preferì discendere nell ’ agone sociale a lottare per l ’ esistenza collettiva - a sostenere i diritti dei proletari incatenati agli anelloni del salario - ad agitare il programma marxista che deve eliminare dalla società i ricchi e i poveri . Lui , coi nervi che gli impedivano un ’ occupazione costante , si dedicò a un lavoro febbrile - a un lavoro che aumentava in ragione degli anni - a un lavoro che lo cacciava dalla redazione sulla piattaforma pubblica - e dall ’ angolo del correttore di bozze nel girone legislativo . Perdutamente innamorato dei suoi ideali , egli non sospettava che sarebbe venuto il giorno in cui i suoi nemici - che sono anche i nostri - lo avrebbero sorpreso sulla strada e svaligiato di tutto . È stato mandato al reclusorio di Pallanza come incitatore di tumulti e come un demagogo che mette un po ’ di barricata in ogni frase . Ma non c ’ è nessuno che abbia mai sentito come lui tanta avversione per la turbolenza oratoria che sprona alla battaglia ogni minuto e per i « discorsi che acclamano la rivoluzione , sovreccitano i sentimenti delle masse e fanno sbottonare le stifelius di un delegato di pubblica sicurezza » . No , il bavardage épouvantable degli esaltati non ha mai fatto parte del suo bagaglio di piattaforma . Il socialismo in bocca di costoro non può impensierire alcuno . Dovrebbe impensierire i suoi nemici quando si ritrae dal palcoscenico dei teatri diurni per entrare nel laboratorio « a notomizzare col bisturi della scienza il carcame sociale steso sul tavolaccio della statistica e della disciplina positiva » . Allora sì . Allora gli statisti dovrebbero proprio incominciare a sentire delle apprensioni . « Perché quei miti pensatori , nutriti di cifre e di sillogismi , onesti , riservati , impeccabili sovente nella vita privata , magari un po ’ puritani e un po ’ quacqueri se se ne gratta la scorza , quei sacerdoti dell ’ altruismo , quei mangiatori d ’ hascisch dell ’ ideale , hanno più dinamite nella loro parola e nella scatola ch ’ è sotto il loro cappello , che non ne sia nelle tasche dei feniani e nelle cantine di Pietroburgo : con quest ’ aggravante che , di cotesta nitroglicerina spirituale , non c ’ è doganiere o segugio di polizia dal fiuto fine che ne possa sentire l ’ odore e mettervi sopra la zampa . Quando il moderno Anteo - come il Colaianni definisce il socialismo - che ad ogni caduta risorge più vigoroso , agguerritosi negli studi e nel raccoglimento , uscirà in piazza con idee mature e propositi determinati , è allora che sarà davvero formidabile , quanto prima era innocuo » ( ) . Nell ’ ambiente parlamentare egli era una forza legislativa - una voce gagliarda che domanda giustizia per gli affamati di pane , di libertà e di pensiero - un ragionatore che sa disorientare i legislatori borghesi , i quali non vogliono convincersi che la società degli sfruttatori s ’ avvia verso il periodo della sua naturale decomposizione . Eloquente , con una dizione esatta , egli sa far ingoiare , con garbo , agli onorevoli tutto quel diavolo che vuole , spruzzando la sua prosa tersa ed elegante di una ironia e di un sarcasmo che non trovate se non in bocca degli oratori altamente educati . I discorsi di Sheridan si leggevano una sola volta e si mettevano in libreria . Quelli di Filippo Turati si leggono e si consultano sovente come quelli di Burke , perché sono densi di pensieri , pronunciati in una lingua che dovrebbe far testo nelle scuole , caldi dell ’ anima dell ’ oratore che vuole condurci ad espropriare la società a beneficio di tutti . Va sulla piattaforma con riluttanza . Preferisce il tavolino di redazione al palco dinanzi la folla che lo saluta col battimano fragoroso e lo ascolta a bocca aperta . Nemico dei parolai e degli smargiassoni che sciolgono i problemi con qualche frase alcoolizzata , non capisce la piattaforma che quando si ha qualcosa da dire . È una tolda che lo impensierisce , che lo mette in orgasmo , che lo obbliga a buttar giù note , a raccogliere fatti , a pulire della prosa che andrà perduta per l ’ aria , perduta fino a quando avremo anche noi il quotidiano che darà il discorso tale e quale è pronunciato . Ma una volta che egli è in piedi , pieno dell ’ argomento , il suo discorso esce come dal libro di un grande uomo . Tutti lo hanno sentito parlare . La sua eloquenza non è l ’ eloquenza bolsa che va in giro per il comizio a mendicare gli applausi . È l ’ eloquenza di un grande oratore . Qualche volta pare una tempesta di pensieri . I suoi periodi snodati , brevi , vigorosi sull ’ uditorio come un uragano intellettuale . La sua penna di giornalista , che gli ha conquistato un mondo di lettori , è una penna che cesella ed ubbidisce al padrone . Non è mai sbrigliata anche quando è virulenta o infuria sull ’ avversario . Produce uno stile nervoso - uno stile che ti mette sottosopra il sangue - che ti accarezza - che ti schiaffeggia - che ti intenerisce . Ha immagini scultorie , grandiose , indimenticabili . Adesso che i nervi lo lasciano tranquillo , la sua salute si è rinvigorita e le sue forze intellettuali si sono triplicate . Egli è diventato un lavoratore metodico come l ’ autore dei Rougon - Macquart . Vi può dire coll ’ orologio alla mano il manoscritto che vi potrà consegnare in un mese per un anno di seguito . Veste male , non è mai stato vestito bene . Da giovane andava per le vie coi calzoni che gli lasciavano vedere tutto il corame della scarpa , con una giacca o un paletot che lo tirava da tutte le parti e un cappello floscio che lasciava vedere il suo alto disprezzo per la spazzola e il copricapo nuovo . Il nodo della cravatta traduceva l ’ uomo che non si guarda mai nello specchio ; era mal fatto e andava da tutte le parti , tranne che sotto il bottone del solino spesso sgualcito . Parecchi di noi che scrivevamo nella Farfalla lo credevamo un bohémien eternamente alla caccia di un louis d ’ or come gli eroi di Murger . Lo si vedeva e si pensava all ’ assalto alla borsa . Ma lui ci stringeva la mano , ci parlava di qualche pubblicazione e ci salutava senza domandarci nulla . La giornata dopo che il Giarelli lo aveva fatto diventare celebre presentandolo ai lettori della Ragione come autore del Mago - un canto che sentiva del profumo dei suoi anni e che sgretolava il vecchio mondo come il canto satanico di Carducci - lo pregai di prestarmi un libro . - Figurati ! Mi lasciai trascinare a casa sua con uno stringimento di cuore . Mi aspettavo di vedermi spalancato l ’ uscio di un uomo in mare . Credevo di trovarlo in una soffitta che venisse inaffiata dalla pioggia , con una dozzina di volumi pieni di ditate untuose per il suolo , con dei fogli imbrattati di inchiostro su un tavolo che non sta mai quieto , con una seggiola sventrata , con una camicia sudicia appesa alla parete e un paio di ciabatte squinternate vicino a un saccone di foglie di granturco sui cavalletti di legno . All ’ entrata diventai di tutti i colori . La sua casa in via Gesù era di quelle che respirano il benessere degli inquilini . La portinaia lo salutò con una mezza riverenza , lo chiamò signor dottore , e gli lasciò prendere un mucchio di lettere da un casellario che rivelava l ’ ambiente signorile . Salimmo per uno scalone , entrammo per l ’ uscio aperto da una cameriera e mi trovai coi piedi sul tappeto , in un salotto sontuoso , circondato da mobili eleganti , cogli occhi che andavano da una tela di qualche sommità del pennello ai bibelots di un ’ étagère superba . La mamma non pareva la mamma di un figlio che si trascurava negli abiti fino all ’ indecenza . La guardavo e pensavo alla castellana : alla signora alta , coi capelli bipartiti come una Madonna , con la faccia signorilmente lunga , con l ’ abito nero giù a piombo , illuminato intorno al collo dal pizzo antico e illustrato al seno da una nidiata di solitari sepolti nelle trine . Nella penombra del salotto le sue dita affusolate si muovevano e perdevano faville dappertutto . Se avessi qualcosa da amministrare e potessi indurre Filippo Turati a prendersi cura del mio patrimonio , non esiterei un minuto ad affidargli la mia amministrazione . In pochi anni sarei sicuro di andare verso la ricchezza che ride dei rovesci degli altri . Egli è un ragioniere consumato . Ha l ’ occhio nell ’ avvenire ed è di una esattezza direi quasi scrupolosa . Questa abilità , che in un uomo di cifre diventerebbe una virtù grandiosa , in lui è un difetto che gli costa una somma enorme di lavoro intellettuale perduto . Mi sento male quando vedo il direttore della Critica Sociale scrivere gli indirizzi degli abbonati , registrare gli incassi , impaccare libri e correre alla posta carico come un facchino . Ma lui non smetterà mai . Egli chiama tutto questo una distrazione . Abituato a non darsi al riposo , continuerebbe a scrivere e diventerebbe prolisso e slavato come un pennivendolo da ottanta lire il mese . Fuma dalla mattina alla sera . Terminata una sigaretta ne accende un ’ altra e continua così fino al momento di addormentarsi . Alcuni che non lo conoscono bene sospettano in lui il tirchione che si lascerebbe ammazzare piuttosto che metter fuori un centesimo o offrire una bibita agli intimi che vanno a trovarlo . È un errore grossolano . Filippo Turati non è uno sciupone . Ma coloro che frequentano la sua casa sanno che la sua tavola è sempre popolata di amici e che la sua mano mette sempre nella mano dei bisognisti dei biglietti di banca . Una sola volta l ’ ho veduto seccato di sapersi all ’ uscio persone che hanno bisogno di dirgli una parola . Stava facendo colazione e questi signori lo avevano fatto smettere sei volte . Alla settima rifiutò di muoversi . - Ah , per oggi basta , perdio ! Ditegli che non ci sono , ditegli ! Poi , dopo qualche boccone , si trovò pentito . - Era forse uno che meritava più degli altri . La ragione è che ne ho troppi . Da un po ’ di tempo il mio uscio sembra l ’ uscio del duca Scotti . È buono , generoso , leale , capace di amicizie vere , sentite . Il socialismo è la sua anima , la sua fede , il suo ideale . Per esso ha combattuto - per esso soffre - per esso sarà pronto domani e sempre a morire . IL CUBICOLO Passando per il corridoio dei cubicoli , vidi nel secondo Chiesi , nel terzo Romussi , nel quarto Federici , e nel quinto don Davide . Credo di essere diventato pallido come un morto . Veduti col viso ai due bastoni di ferro in croce dell ’ uscio , mi parvero delle bestie o delle ditte di un museo di criminali . Le loro facce non erano più che grinte spaventevoli , con delle mascelle enormi , degli occhi biechi , delle fronti con tutte le stimmate del delinquente nato . Entrai nel sesto . Dopo di me , venivano Achille Ghiglioni e Costantino Lazzari . Il cubicolo era completamente vuoto . Non vi trovai che una lastra d ’ ardesia , larga poco più del corpo d ’ un uomo , infissa nella parete a destra . Mi distesi carico di emozioni , chiudendo gli occhi come per obbliarmi . Sarebbe bastata una parola qualunque per farmi piangere . Non avevo paura , ma tutto ciò che si compiva nel silenzio di quell ’ attimo mi commoveva fino alla gola . Vi rimasi assopito non so più quanti minuti . Mi risvegliai spossato . Il cubicolo era così tetro e angusto che mi ricordai delle camerucce dei famosi forni di Monza , ove i Visconti avevano scontato i loro mesi di prigionia . Per muovermi , non avevo che uno spazio di un metro e sessanta di lunghezza e un metro circa di larghezza . Era alto , con una finestrolina sopra la porta che riceveva la luce scialba del corridoio chiuso e largo poco più della tana . Per vederci malamente dovevo stare cogli occhi alla inferriata . Nessuno dei miei compagni fiatava . Si capiva che attraversavano anche loro il momento della prostrazione . Sentii Chiesi che domandava a Fritz come stava . - Bene , grazie . Nacque subito il dialogo . Romussi : Mi pare di essere in un antro . È possibile che ci si facciano passare degli anni in questo buco ? Federici : lo tranquillava assicurandolo che la segregazione personale non poteva durare più di un sesto della pena . Romussi : Saccorotto ! Ci dici poco a vivere in questa tana per sette od otto mesi ? Ho tentato di leggere col libro alla ferriata , ma ho dovuto smettere . Vi avrei lasciata la vista ... Chiamammo due o tre volte don Davide senza averne risposta . Credevamo che dormisse . Invece , il povero prete , entrato nel cubicolo , non seppe più reggere . Pianse dirottamente . Pianse nel silenzio soffocando i singhiozzi per non farsi sentire dai colleghi , pregando Dio di aiutarlo in un momento di tanta ambascia . Io , che personalmente lo conoscevo da parecchi anni e che durante il processo avevo ribadita l ’ amicizia , inquieto del suo silenzio , gridai : - Don Davide ? Che cosa fate ? Dormite ? Rispose con una voce cavernosa che non dormiva . Non aveva bisogno che un po ’ di calma per riaversi da tutte quelle emozioni che stavano per strangolarlo . Fummo sorpresi dalla guardia con le scarpe di cimossa , la quale ci spiava in agguato . - Silenzio ! gridò imperiosamente il secondino . Mezz ’ ora dopo venne il direttore a vederci , cubicolo per cubicolo , col cappello in testa e la voce che sentiva dell ’ uomo abituato a parlare coi galeotti . Così fu anche in seguito . Venne sempre nella nostra camerata col cappello in testa e col linguaggio dell ’ uomo che vuole essere temuto e vuole essere considerato un domatore di dannati alla galera . Uscito il direttore dal corridoio , entrò nel cubicolo un pagliericcio di crine vegetale puntato , assolutamente insufficiente anche per un corpo mingherlino come quello di Romussi . Mancava ai piedi di mezzo braccio e bisognava addormentarsi sul fianco e con la faccia al muro , se non si voleva cadere sull ’ impiantito . - Pane ! Trasalimmo . Era un galeotto con la catena a parecchie maglie , accompagnato da una guardia , che andava di buco in buco a distribuire la pagnotta . Il pane regio - come lo chiamavamo - parve a tutti noi immangiabile . Dovevamo avere fame , perché eravamo ancora con l ’ ultima costoletta e l ’ ultimo risotto che avevamo mangiato al Castello . Romussi mi fece sapere che aveva divorata la sua pagnotta fino all ’ ultima briciola . Coi suoi denti da mastino e il suo apparecchio digestivo sempre in ordine , ne avrebbe mangiata un ’ altra . Gli altri la sbriciolarono . - Minestra ! - Uh ! - sentii dire . Era un uh ! che traduceva la nausea . Nessuno di noi seppe ingoiare la minestra . Guardai che cosa mi aveva scodellato nella gamella . Vidi una pasta che mi pareva esalasse un non so che di tufaceo e una broda piena di scandellature gialle alla superficie . Tutto assieme mi faceva recere . L ’ afa del pomeriggio ci rendeva inquieti e ci faceva sentire un bisogno prepotente di uscire all ’ aria a vedere un po ’ di cielo . Verso sera , ci si portò una coperta , un fiaschetto d ’ acqua , un catino di zinco ed un asciugatoio ruvido a quadrettoni colorati , largo come un fazzoletto . Alle cinque , per noi era notte fatta . Ci augurammo la buona sera . Mi adagiai sul pagliericcio nella speranza di addormentarmi . La tristezza aumentava in ragione della oscurità che andava diffondendosi nel cubicolo . Verso le nove , sentii due mandate all ’ uscio del portico . Era la ronda . La ronda è composta di un sottocapo e di due guardie , una delle quali porta la lanterna fumosa e puzzolente . Entra in ogni cubicolo tre volte per notte , sbatte in faccia la luce della lanterna , dà un ’ occhiata alla finestra e alla ferriata e se ne va richiudendo l ’ uscio a chiave . Ci vogliono dei mesi prima di abituarsi a queste sorprese notturne . Romussi non poteva dormire che con dei narcotici . Gli sbatacchiamenti gli davano sui nervi . Il secondo giorno fu più triste . Ci eravamo alzati all ’ alba , chiamati dalla campana come gente che non aveva tempo da perdere e poi ci si era lasciati nella capponaia a cellucce senza darci un libro , senza dirci una parola , senza lasciarci sperare che all ’ indomani saremmo usciti . Bisogna proprio essere aguzzini che gustano la voluttà dell ’ altrui sventura , per tenere degli infelici cento e più ore sotto l ’ impressione che il sesto della loro sentenza verrà consumata in una tana senza luce e senz ’ aria ! Nel cubicolo siamo rimasti due giorni e mezzo . Durante questo primo periodo , non abbiamo visto che una ombra che passò dalla nostra cella con una parola per ogni buco : coraggio ! L ’ ombra era il cappellano . Uscimmo storditi . Ci palpavamo la nuca e guardavamo il cielo come abbacinati . Erano bastati due giorni e mezzo per solcarci le guance e imbrutirci come gente che si levasse da una sbornia potentissima . Ci scambiammo su per giù gli stessi pensieri . - Credetti di morire , sapete . Mancavo d ’ aria : avevo bisogno di moto e di luce , soprattutto di luce , soprattutto di moto , soprattutto d ’ aria . Don Davide aveva avuto delle nausee che lo avevano impensierito . - Ci fu un momento in cui dovetti raccogliermi e pregare il Signore Iddio . Costantino Lazzari aveva l ’ aria di uno smemorato . Si palpeggiava il collo e continuava a battere i piedi in terra come per ridar loro la circolazione del sangue . Ci si condusse al passeggio in un cortiletto che sentiva del luogo . Non avevamo che uno spazio di pochi passi inquadrato da muraglie giallognole , scrostate e sbullettate . Col dorso verso la torricella , dalle finte finestre , che usciva da un angolo dell ’ edificio , vedevamo un largo verde di Capra Zoppa . La torricella era triste e ci ricordava che in essa erano le celle più orribili del reclusorio . Al lato opposto della porticina d ’ entrata del portico , è la muraglia con le finestruole a mezzaluna e a doppia inferriata , dietro la quale è una filata di cubicoli . Quante volte , durante la passeggiata , abbiamo sentito gli inquilini dei cubicoli prorompere in pianti dirotti ! Nella muraglia che taglia il cortile , è un pozzo chiazzato di verde . Le due diane dipinte sul muro sono gli orologi solari dei reclusi . L ’ una segna il corso del sole dalle 7 del mattino a mezzogiorno , ed ha per epigrafe : Sic mea vita fugit ! Una condanna atroce , dicevamo al passeggio , per i poveri prigionieri che portano tanti problemi nella testa , e sono costretti a sciupare il tempo con le mani in mano ! L ’ altra , adorna dei segni dello zodiaco , si accontenta di avvisare i galeotti al passeggio che senza sole non serve a niente : Sine sole , sileo . Le dita della destra battute sul palmo della mano sinistra di un sottocapo ci avvertirono che la nostra ora d ’ aria era terminata . NELLA QUINTA CAMERATA Nella quinta camerata entrammo il 27 giugno 1898 . È al primo piano . Vi si sale curvando la testa nel buco di un enorme cancello di ferro , la cui porticina è aperta e chiusa a chiave a ogni passaggio di forzati e di reclusi da un cerbero negli abiti di guardia carceraria . Col piede nell ’ antiporto che mette nell ’ intimità dell ’ edificio , subìte la sensazione che state per essere perduti nella vasta tomba del reclusorio . Al margine di tanti stanzoni affollati di numeri di matricola , non sentite alito di vita . Vi sembra di essere nell ’ androne di un convento spopolato . La voce di un vivo diventa sonora e vi fa rabbrividire . Dal buio dell ’ antiporto , si sale a tentoni per il buio pesto di due scale , si riesce in una specie di pianerottolo fosco come la nebbia e si sbuca in un corridoio chiaro , in fondo al quale è la quinta camerata a fianco di altre camerate . Vi entrammo l ’ uno dopo l ’ altro accompagnati da una guardia e da un sottocapo . L ’ entrata è un altro cancello di ferro , foderato nella parte superiore da un lastrone munito di spia , che sopprime il di fuori fino alla distanza di un mezzo metro da terra . Di modo che i secondini , accosciati negli angoli , possono assistere ai movimenti dei piedi , oppure coll ’ occhio al buco vedere tutti i condannati che escono dalla rete del regolamento . La nostra camerata non ha che la spia nella fodera del cancello . Ma le altre ne hanno due anche nelle muraglie che le fiancheggiano . La guardia le scopre all ’ insaputa dei reclusi e li sorprende fuori di posto o a chiacchierare o a giuocare a dama colle pedine di mollica di pane . Di tanto in tanto la udite che ingiunge loro di stare quieti o zitti . - Fate silenzio , voi , numero tale , se non volete andare in « camerella » ! La guardia di Finalborgo fa il suo dovere senza esagerazione e senza imbestialire contro la ciurma che ha delinquito . Ma è possibile , dite , di rimanere in un camerone di settanta o ottanta individui per delle settimane , per dei mesi , per degli anni , con una mano nell ’ altra , col pensiero istupidito , senza mai lasciarsi scappare una parola , un ’ interrogazione , un grido che viene su dall ’ anima in un momento di crepacuore ? No , non è possibile . Me lo disse tutto il personale del penitenziario di Dublino quando ero là a visitare i dinamitardi e gli altri condannati alla servitù penale . La lingua non sa acconciarsi alla paralisi completa . Me lo disse e lo scrisse il principe di Krapotkine che ha scontato la condanna francese nella Maison centrale di Clairvaux . « Questo sistema - diceva - è così contrario alla natura umana che non poteva essere mantenuto che a forza di punizioni . Nei tre anni che passai a Clairvaux , il sistema era caduto en désuétude . Lo si era abbandonato a poco a poco , a condizione che le conversazioni all ’ atelier e alla passeggiata non fossero troppo rumorose » . Volete un documento che le punizioni non riuscirono , né riusciranno mai a far perdere agli inquilini delle carceri l ’ abitudine di parlare ? Ero al Cellulare quando il signor Sampò prese il posto del signor Astengo . I detenuti conversavano senza vedersi , stando alla ferriata della finestra ; Il nuovo direttore si mise a infliggere delle settimane e dei quindici giorni di pane ed acqua , con l ’ aggiunta magari della cella di rigore , ai violatori del silenzio . Credete che ci sia riuscito ? Dalla conversazione di finestra in finestra era stato eliminato il linguaggio stomachevole . Ma il chiacchierìo era rinato pochi giorni dopo con maggior vigore di prima . E quale castigo , o signori carcerieri , riuscirebbe mai a tappare la bocca ai prigionieri subito dopo la sveglia e mentre squilla la campana del silenzio ? Voi sentite mille bocche in una volta che si scambiano dei buon giorno commoventi , degli addii pieni di cuore , dei Saluti che inchiudono il « coraggio ! » o il « non pensarci che passeranno anche questi mesi ! » - Ciao , Biscella ! - Addio , Lumaghin ! - Giuliano , dormi bene ! Una sera ci sono cascato anch ’ io . Un detenuto . sopra o vicino alla mia cella si mise a gridare : - Numero tale ? - Che cosa hai fatto ? Non risposi . - Buona sera . - Buona notte . Questo semplice dialogo mi fece affiggere sul dorso dell ’ uscio della mia cella che il direttore mi aveva punito con dieci giorni di pane ed acqua ! Dopo il Cellulare , il Castello e il cubicolo , la quinta camerata dell ’ ex convento dei frati , dell ’ ordine di san Domenico , ci parve un paradiso . la percorrevamo in lungo e in largo con delle fiatate di soddisfazione . Finalmente qui si respira ! le pareti erano pulite , imbiancate di fresco , con del verde che girava tutto intorno a un metro d ’ altezza . Le finestre a doppia inferriata , coi famosi cassoni , che non ci lasciavano vedere dall ’ alto che un profilo di Capra Zoppa , diventarono , per noi , delle aperture illimitate che lasciavano entrare aria a volumi . Le brande lungo il dorso del camerone assunsero la forma di letti elastici , con dei materassi sprimacciati , sui quali si poteva adagiare il corpo affranto dai patimenti , con un guanciale soffice che pareva appena uscito dalle mani del materassaio . Guardavamo tutto con compiacenza . Paragonavamo l ’ asse al disopra delle brande , che correva lungo la parete , a una elegante guardaroba o a una comodissima dispensa . Ciascuno di noi aveva un largo spazio per ammonticchiarvi la biancheria e i libri , per mettervi il catinetto di zinco , la fiaschetta impagliata , la brocca per bere , la spazzola e la pettinina , la gamella con inciso il nostro numero di matricola e la pagnotta che ci avrebbero portata tepida due volte il giorno . Il sole completava la nostra contentezza . Vi entrava un po ’ di sbieco dalla prima finestra e veniva a frangersi sui bastoni di ferro della seconda , lasciando cadere dei barbagli fino al suolo e portandoci del calore e della gaiezza che si diffondeva dappertutto . La sola noia del luogo erano le mosche - delle mosche grosse come quelle che vivacchiano intorno ai letami - delle mosche pesanti che aleggiavano con un ronzìo greve , che parevano sonnolente anche nell ’ aria , che si fermavano sul nostro naso , sulle nostre orecchie , sul nostro collo , sulle nostre labbra , sulle nostre mani , senza paura di essere schiacciate dalla nostra collera . Si cacciavano via e ritornavano a noi con una insistenza feroce e con una ostinatezza che ci faceva perdere la pazienza . Più e più di una volta fummo obbligati a rincorrerle e a dar loro una caccia disperata coi fazzoletti , inseguendole fino alla inferriata . Ma era della fatica sprecata . Ricomparivano a sciami più inviperite di prima . Erano le nostre arpie . In camerata non eravamo più che delle cifre . Gustavo Chiesi era divenuto il numero 2555 , Carlo Romussi il 2556 , don Davide Albertario il 2557 , Bortolo Federici il 2558 , Paolo Valera il 2559 , Costantino Lazzari il 2560 e Achille Ghiglione il 2561 . La prima volta che si spalancò il nostro cancello e che entrò un sottocapo con due galeotti a fare la distribuzione degli asciugatoi e delle lenzuola , ci fu un po ’ di confusione . Nessuno era ancora riuscito a tenersi a mente il proprio numero di matricola e a convincersi che non eravamo più che dei numeri . - 2555 ? - Presente ! A mano a mano che si veniva chiamati , si andava vicino al cancello a ricevere la « biancheria » . Per asciugarci la faccia e tutto il corpo , ci avevano dato una pezzuola di canape ruvidissima , a rigoni spaventevoli , a listoni alternati , che andavano dal bigio al cioccolato - due colori che porto nella testa con orrore . Perché sono le striscie che rappresentano la casa di pena e riassumono l ’ emblema del reclusorio . Sono i colori della camicia , i colori delle lenzuola , i colori del saccone , i colori del tascapane , i colori delle mutande , i colori del berretto , i colori della casacca e i colori dei calzoni . Per tutto il tempo della condanna non si vedono che dei clowns . Delle schiene a rigoni , delle braccia a rigoni , delle gambe a striscie e delle teste col copricapo listato di caffè e di bigio con dei puntini che paiono tante punzecchiature di pulci . Il numero di matricola aveva ingrossato il cuore di alcuni miei compagni . Romussi si era seduto sul suo sedile di legno con le lenzuola sulle braccia l ’ asciugatoio in mano dicendo : « Saccorotto ! » Don Davide , di temperamento sensibilissimo , che si lascia commuovere , o trasportare , o abbattere dagli avvenimenti , sarebbe dato fuori a piangere se non fossimo stati presenti . Gli pareva impossibile , come diceva lui , che un sacerdote , che indossava la veste talare da trentasei anni , questa veste , aggiungeva , « che mi fu compagna e amica nei tempi lieti e tristi » , potesse essere diventato il 2557 , con la gamella matricolata e con la branda in una camerata comune ch ’ egli doveva calare e piegare al suono di una campana ! Era inutile abbandonarci alle malinconie . Perché non eravamo che alla titillazione del sistema . Ci aspettavano ben altre sorprese . Costantino Lazzari si era seduto , come al solito , tra due brande senza dire una parola . Egli si teneva come isolato . Non aveva confidenza in alcuno e nel suo angolo era il suo mondo . Se qualcuno lo interrogava , rispondeva come un mastino irritato . Una volta che gli domandai se aveva qualche dispiacere , mi rispose di occuparmi delle cose mie ! - 2559 ? - Presente ! Presi la mia biancheria e me la appesi dando in una risata che mise quasi tutti di buon umore . Noi credevamo che nei penitenziarii i forzati e i reclusi venissero abbandonati al rimorso dei loro misfatti , e non vedessero che la mano incaricata di stendere loro dal buco la pagnotta , la minestra e l ’ acqua . Invece , in una camerata di galera , si è come in una sala di ufficio telegrafico . C ’ è sempre gente che va e viene . Alla mattina , quando avete ancora gli occhi ingarbugliati , vi dovete mettere sul guardavoi , nello spazio delle brande , per la « conta » . Si spalanca il cancello ed entrano tre guardie seguite da un sottocapo o da una guardia scelta che vanno fino in fondo alla muraglia , contando , mentre passano , uno , due , tre , quattro , cinque , sei e sette . È la consegna dei reclusi dalla guardia notturna alla guardia diurna . Escono , si chiude e si schiude di nuovo il cancello per i reclusi che vengono a portar via il mastello dell ’ acqua sporca , per il recluso che viene a prendere il barile dell ’ acqua , per il forzato che vuota il « bugliolo » e il pitalone . Il « bugliolo » è il recipiente di legno con coperchio del liquido puzzolente . Scoperchiandolo , vi sentite in faccia la tanfata pestifera delle uova putrefatte . Il « pitalone » delle altre camerate è un enorme mastello che rimane negli angoli e passa per i corridoi come una cloaca . Nel reclusorio di Finalborgo non ci sono latrine ! Quando si vuotano e passano dinanzi i cancelli , si è come in mezzo ai bonzoni dei pozzi neri che si scaricano . Il fluido nauseabondo vi sommerge come un edificio coperto fino ai coppi di materie fecali . Credete di essere lasciato in pace ed ecco il delinquente che viene col secchione del latte a mescervene nella brocca cinque centesimi . Rimane chiuso per cinque minuti e poi si riapre per lasciar entrare il recluso con la pagnotta . - Pane ! State per mettervi a sedere e si spalanca un ’ altra volta il cancello . È il sottocapo che batte le dita della destra sul palmo della sinistra dicendo : aria ! Ritornati dal passeggio , viene a farvi visita il forzato della spesa . La spesa non durava mai meno di quindici minuti . Era la cosa più difficile di questo mondo . Ogni mattina si doveva sciogliere il problema come si poteva vivere all ’ indomani con 25 centesimi , se si era condannati alla reclusione come il 2555 e il 2556 , o con 35 centesimi se si era condannati alla detenzione come gli altri numeri di matricola della nostra camerata . Il 2555 rinunciava di solito al vino . Un quarto di vino costava nove centesimi . Era del lusso . E si faceva registrare per due « uova al tegame » - cioè per 22 centesimi . Il resto lo scialava in frutta . Il 2256 non rinunziava alla bibita . Senza una golata di vino non avrebbe saputo ingoiare tutte le porcherie del bettolino . La lista della spesa includeva anche il caffè . Il 2557 e il 2559 persistettero per più di una mattina a berne mezza razione di cinque centesimi . Ma dovettero rinunciarvi . Era un ’ acqua colorata e tepida di un sapore che faceva fare gli occhiacci . Lo si inghiottiva come una medicina disgustosa . Il 2557 non lasciò mai il suo mezzo litro di vino di 18 centesimi , anche quando il vino era acre o imbevibile come l ’ aceto . Egli aveva uno stomaco di ferro , ma senza una goccia di vino non avrebbe potuto digerire i piatti del menu carcerario . Il nostro piatto di forza erano i gnocchi di dodici centesimi conditi coll ’ olio , puah ! che sentiva della colatura della lucerna . Il lunedì avevamo la leccornia di 200 grammi di bue in umido per ventotto centesimi e di 100 per quattordici . La carne era dura come il corame , e il 2556 diceva appunto che ci volevano i suoi denti o i denti del leone per masticarla . Nel sugo pepato , pepatissimo , bisognava mollificare il pane , guardando altrove e mangiando a occhi chiusi . Il sugo era una miscela che sapeva di un po ’ di tutto e che diventava succolento in ragione dello sgrassamento che si compiva in noi sotto il regime di una dieta di ferro . Non ho veduto sbatterlo via con indignazione che una volta . - Aristocratico ! aristocraticone ! gridammo in coro al 2558 - Bravi ! guardateci in fondo ! C ’ era un semplice scarafaggio in decomposizione ! Lo regalammo al forzato latrinaio , avvertendolo della nausea in fondo . Lo prese come un intingolo regale , leccandosi le dita e curvandosi con la fraseologia dei ringraziamenti sentiti . Ne avessero tutti i giorni i galeotti di queste vivande che rifocillano lo stomaco e rincarnano gli ischeletriti ! - La nostra sentenza - ci disse - sembrerebbe meno dura . Il secondo moto di violenza che ricordo fu quello del 2557 . Era una domenica e indossavamo già la casacca galeottesca . In domenica , in luogo della minestra delle undici , c ’ è la carne e il brodo . Eravamo seduti al desco . Il 2557 aveva sbocconcellata un po ’ di pagnotta nel brodo , come gli altri . In un attimo lo vedemmo alzarsi con un impeto di revulsione , suggellato da un porci ! Egli si era drizzato in piedi come un fusto d ’ orgoglio , aveva preso la gamella ed era andato alla spia del cancello . - Dite al signor direttore che non sono un maiale ! Questa carne puzza come una carogna ! Fu un sottosopra . Siccome , in fondo , volevano tutti bene al 2557 , un po ’ perché era un sacerdote , un po ’ perché era un bell ’ uomo , e un po ’ perché era buono , così venne su subito il sottocapo a constatare il reato d ’ incipiente putrefazione e a dirgli che gli avrebbe mandato di sopra una sleppa di manzo eccellente . Noi però non gli abbiamo perdonato lo scatto che ci aveva tolto l ’ appetito . Il 2555 lo pregò di leggere il « manuale del buon sacerdote » .. - È doloroso che un secolare vi debba richiamare ai doveri che vi impone la vostra veste . Mangiate quello che vi portano ; siate umile , siate modesto , siate paziente e perdonate a tutti coloro che vi fanno del male . Andare sulle furie per un po ’ di carne « passata » , è da uomo volgare . - Avevo fame ! capite che avevo fame ! Ho 52 anni , sono alto e grosso e mi tocca mangiare la razione comune , la razione della gente mingherlina , piccola , senza il mio apparecchio digestivo ! È vero o non è vero che c ’ è voluto più stoffa per vestirmi ? È vero o non è vero che c ’ è il supplemento al vitto per gli uomini della mia proporzione anche nelle caserme ? È dunque naturale che mi si dovrebbe trattare con una dieta diversa . - Voi vorreste dei privilegi ! - Abbasso i privilegi ! - Privilegio ! gridai anch ’ io . - Privilegio ! Chi è mingherlino non può mangiare come mangia un uomo dalle mie proporzioni ! Anche senza avere l ’ apparecchio digestivo del 2557 , in galera si patisce la fame pur avendo i mezzi per il sopravitto . Se poi non se ne hanno , si diminuisce di peso di giorno in giorno . Con 600 grammi di pane cento volte inferiore a quello del soldato , e 150 grammi di pasta sempre scellerata . un condannato si sente i crampi nello stomaco più di una volta in 24 ore . In tutte le camerate si ripete la stessa storia : - « Ho fame , si ha fame , abbiamo fame » . I trentacinque minorenni della nona camerata , quasi in faccia alla nostra , ci impietosivano . E tutte le volte che potevamo , mandavamo loro le nostre pagnotte e la nostra minestra . Senza le nostre cinque o sei o sette o dieci pagnotte al giorno avrebbero fatto della fame tutti i giorni . Perché in prigione si patisce inesorabilmente la fame . Tanto è vero che in prigione si soffre del digiuno prolungato , che il 2556 - cioè il direttore del Secolo - mi disse , la seconda volta che fummo al Cellulare , queste testuali parole che trovo registrate nel mio diario : - Una buona novità introdotta dal direttore cav . Codebò è quella di avere diviso la distribuzione della minestra e del pane . Certi prigionieri , giovinotti robusti , mangiavano d ’ un colpo i 600 grammi di pane , e alla sera si trovavano tormentati dalla fame . Egli pensò di distribuirlo in due riprese : alle 10 e alle 3 . Così pure divise la minestra quotidiana . I detenuti , con questo sistema , hanno un cibo caldo , benefico , specialmente d ’ inverno . Ma anche così si pativa . Con una quantità insufficiente e una qualità abbominevole non era possibile uscire dal regno della fame . NEQUIZIE REGOLAMENTARI Gli entusiasmi per la quinta camerata non potevano durare a lungo . Chiudetemi in un salotto elegante con le inferriate a scacchi e il cancello di ferro , e vedrete che in pochi giorni i mobili mi diventeranno odiosi e l ’ ambiente senza uscita mi incendierà il cervello e mi ridurrà in un angolo a imbecillire nella mia impotenza . Il silenzio è obbligatorio : disteso a caratteri neri sul fondo bianco della muraglia in faccia al cancello , diveniva , di ora in ora , odioso e intollerabile per dei giornalisti che avevano passata la vita tra il chiasso delle redazioni . Era una ingiunzione che ci riduceva a una ragazzaglia di casa di correzione . Vivere con degli amici - e degli intellettuali come i miei compagni - è una vera consolazione e spesso anche un ’ istruzione . La loro parola vi va per le orecchie come una carezza , vi solleva lo spirito abbattuto , vi distrae e vi porta in mezzo ai ricordi tumultuosi della loro professione battagliera . Ma sempre , sempre , senza mai un minuto di isolamento , diventa , spesso , una pena e una tortura ! Vi fa male di vedere loro crescere lentamente le unghie sudice senza aver modo di offrir loro la limettina per tenerle regolate e pulite , e di assistere a tutto ciò che fuori di galera si fa nel bagno , alla latrina , nello spogliatoio e nella stanza da letto . E vi sentite desolati di udire la bestemmia di qualche vostro compagno che aveva l ’ abitudine di lavarsi i denti collo spazzolino . - Che male ci sarebbe - incominciava a dire qualcuno di noi - se la direzione mi permettesse uno spazzolino e della polvere e dell ’ acqua dentifricia ? - E che strappo si farebbe al regolamento se io , prete , continuassi a indossare quella divisa di sacerdote che io credo di non avere disonorata ? - Capisco la punizione . - Io no , non la capisco . Se capisco qualche cosa è la mia separazione dalla società che posso avere offesa . La punizione che mi distrugge è un delitto . E lo griderò dai tetti , o meglio dal giornale , non appena al largo . - Lasciami dire . Io posso capire la punizione . Ti va ? Ma la raffinatezza di sopprimermi le sigarette se ho l ’ abitudine di fumare , di mandarmi a dormire all ’ ora delle galline invece di lasciarmi lavorare o studiare , di costringermi a stare sul saccone duro come una pietra per dieci o dodici ore , di non permettermi una locomozione che mi mantenga sano , di tenermi in piedi con una nutrizione che mi restituirà alla mia famiglia , e alla società , idiota e incapace di guadagnarmi l ’ esistenza ? - Taci ! C ’ è raffinatezza più diabolica di quella di romperti violentemente la comunicazione epistolare con tutto il mondo che hai conosciuto , che conosci , che ti ama e continua a volerti bene , anche dopo la condanna dei tribunali di guerra ? Raffinatezza più triste , più sciagurata di quella di impedirti di scrivere a tua moglie , a tua madre , ai tuoi figli , a coloro che ti amano e che ti piangono e che ti idolatrano , se non una volta ogni tre mesi , se sei alla reclusione , o una volta al mese , se sei alla detenzione ? E anche questa lettera mensile e trimestrale non è un ’ altra tortura ? Tu non puoi parlare , ti si dice , che dei tuoi interessi . Non è un interesse dire , per esempio , ai tuoi di casa di non addolorarsi perché ti si è mandato alla reclusione innocente ? No , perché insulteresti la giustizia . Non è un interesse parlare di ciò che fai e di ciò che vedi , della tua salute , se stai bene o male ? No , perché il condannato non deve parlare di quello che avviene nella casa di pena ! Più di una volta , io e don Davide abbiamo dovuto discendere in direzione a riprenderci la lettera coll ’ ordine di riscriverla senza qualche frase contraria al regolamento . Per due settimane ero stato malaccio . Mi sentivo debole e non sapevo più digerire la pagnotta e la pasta del penitenziario . Scrissi nella lettera della mia indisposizione , aggiungendo « che adesso stavo bene » . Si poteva essere più modesti ? La direzione trovò modo di farmela rifare . - Non le pare , signor direttore , o signor capo , che questa sia una notizia di carattere intimo ? - No , perché il recluso non deve occuparsi di ciò che avviene nel reclusorio . - Aguzzini ! gridai mentalmente . Aguzzini ! E le lettere che ci pervenivano dal di fuori ? Bastava un accenno alla vita pubblica , un alito dell ’ agitazione che si faceva a favore dei condannati , un ’ allusione a una prossima amnistia , una frase ministeriale , il pensiero di un deputato , l ’ opinione di un giornale , perché la mano della direzione corresse sul delitto con la penna carica di inchiostro a coprire tutto di nero . Ho veduto delle lettere piene di chiazze , piene di rigoni che sgrammaticavano la dicitura o sopprimevano le parole che potevano suscitare delle speranze o lasciar trapelare la commozione pubblica . Qualche volta la mano diventava brutale e allora recideva il foglio alla testa o alle gambe o lo metteva spietatamente in un cassetto senza neanche dire crepa al numero di matricola al quale era indirizzato ! Una scena che avrebbe fatto piangere gli amici , se avessero potuto mettere l ’ occhio alla spia della nostra camerata , era quella dei pasti dei primi tempi . Gli abiti dei sette amici , che aspettavano il monosillabo della Cassazione per uscire o per indossare la casacca galeottesca , si erano consumati e malconciati . C ’ erano delle maniche sdrucite , dei calzoni sfilacciati agli orli , degli occhielli sfatti o che si sfacevano , delle ginocchia e dei gomiti lucidi o maculati di larghi oleosi e dei baveri sui quali si era andata accumulando la forfora di una cute che nessun parrucchiere spazzolava da un pezzo . Don Davide pareva uno di quei preti descritti dal Porta . Colla veste piena di macchie , colle calze rotte , colle brache stralucide che perdevano , col nero , dei brandelli , e con la collarina inamidata da tanto tempo che lasciava vedere il giallo delle trasudazioni del collo . Abituati al tovagliolo e alla posata lucente sul candore diffuso per la tavola , la mobilia della nostra sala da pranzo si riduceva a una lunga panca dalla quale sbucavano , di tanto in tanto , gli insetti rossicci che la povera gente chiama cimici , e a dei sedili di legno rotondi , le cui capocchie laceravano di frequente i calzoni dell ’ avvocato Romussi . Mettevamo la panca vicino alla seconda finestra e sedevamo quattro da una parte e tre dall ’ altra . Coi tozzi di pane sparsi qua e là lungo la panca , colla gamella fumante sul palmo della mano sinistra ! e un moncone di cucchiaio di legno greggio col quale tentavamo di sbasoffiar via una pasta scondita o condita fino al disgusto , potevamo essere copiati per un mucchio di pitocchi di frateria che si scalda lo stomaco colla minestra del convento . Ho parlato delle cimici , perché ne ho trovate dappertutto . Nei camerotti polizieschi , nelle celle del Cellulare di Milano , nelle stanze del carcere giudiziario di Genova e nello stanzone del penitenziario di Finalborgo . Dopo la condanna , il Turati occupava , al Cellulare , una stanza spaziosa e ariosa nell ’ esagono del secondo raggio . Io , De Andreis , Romussi e Federici passavamo parte della giornata con lui . Nessuno di noi poteva adagiarsi sul suo letto a pagamento , senza che venissero alla superficie filate di queste schifose bestioline che fanno pancia col vostro sangue . Mi diceva Turati che di notte sciupava il tempo con questi puzzolentissimi insetti che non lo lasciavano dormire . Tre o quattro giorni prima che andasse alla reclusione , il direttore , impressionato dal suo tormento , gli fece imbiancare il cellone e passare alle fiamme il letto di ferro . - Ne ho trovate , ci diceva lo scopino incaricato di farli morire col fuoco , a nidiate . Morivano mandando un ’ odore pestilenziale che mi dava le vertigini . Un ’ ora dopo questo nettamento e questa pulitura , ne vedemmo tre che andavano via , pian piano , per il cuscino ! Nelle vecchie carceri di Genova non mi sono fermato che 15 ore . Se vi fossi rimasto di più , ne sarei uscito dissanguato . Venivano fuori a frotte . Il soffitto ne era pieno e negli angoli delle pareti si potevano prendere a manate . Alla notte , per paura che mi andassero nelle orecchie , o su per il naso , o in bocca , fui costretto ad alzarmi . Il letto ne formicolava . Potevo coglierle a manate al buio . Sdraiato non mi lasciavano quieto . Le mie mani precipitavano sulle gambe , sul petto , e le rincorrevano per il corpo senza riuscire mai a liberarmene . Come erano spietate le cimici del carcere giudiziario di Genova ! In questo carcere maledetto , non ebbi coraggio di mangiare , ma ebbi l ’ imprudenza di comandare un caffè . Ritirandolo dal buco dell ’ uscio me ne caddero tre nella chicchera e due nel piattino . Buttai via la bevanda dal disgusto . Nello stanzone di Finalborgo formicolavano per i cornicioni , si sorprendevano sulle pareti , si trovavano in letto , nelle screpolature dei muri , nelle commessure delle finestre , e perfino nelle crepe del tavolo . L ’ ambiente ha una grande influenza sugli individui . Anche l ’ uomo cresciuto nella reggia , nelle tombe penali diventa , a poco a poco , un porco . Dopo due o tre mesi non è più schifiltoso e non si meraviglia più di nulla . Si abitua a mangiare le cose meno mangiative o più repulsive con le mani , a pulirsi le dite nella giacca , a vedersi gli orli delle unghie calcate di sudicerie nere , a lavarsi maledettamente male in un cucchiaio d ’ acqua senza sentirsi invaso dal malessere , a considerare i pidocchi come amici di casa e a prendere delicatamente le cimici senza contorsioni e travolgimenti d ’ occhi . Se volete convincervi che l ’ ambiente agisce potentemente sull ’ individuo , invitate un ex recluso a pranzo . Osservatelo attentamente quando mangia e lo sorprenderete più di una volta in flagrante violazione delle regole più comuni della persona allevata bene . DON DAVIDE ALBERTARIO Se il direttore dell ’ Osservatore Cattolico fosse stato ministro della chiesa anglicana , a quest ’ ora egli sarebbe padre di una nidiata di figli . Perché le misses non gli avrebbero permesso di consumare la gioventù nel celibato , in un paese ove il servo di Dio prende moglie come qualunque altro mortale . Fisicamente è più corazziere che sacerdote . È un bell ’ uomo alto , spalluto , con un petto che traduce la sua salute di ferro , piantato su due gambe poderose , che fanno tremare le pareti della quinta camerata di Finalborgo quand ’ egli passeggia conciato o disperato di sapersi un leone in gabbia . La dieta della fame non è riuscita a smagrarlo , o a chiazzargli di lividure le guance voluminose , o a fargli nascere delle rughe sulla fronte . I suoi 52 anni sembrano 38 . Ha la carnagione di un prelato in fiore , gli occhioni luminosi che rivelano la bontà del suo animo ed è dotato di una forza che mi piegava in due non appena mi mettevo a lottare con lui . La sua attività cerebrale è prodigiosa . Non appena gli furono concessi gli strumenti di lavoro , la sua mano non è stata più quieta . Con una corrispondenza che avrebbe tenuto occupati tre segretari , egli trovò modo , in due mesi , di riempire 587 fogli di protocollo , che rappresentano l ’ opera sua di prete , di giornalista , di predicatore e di recluso . Senza essersi completamente sbottonato , come in una autobiografia , i lettori - se i manoscritti verranno pubblicati - vi troveranno il polemista che si ferma dove incomincia l ’ invettiva , il letterato che si sdraia con compiacimento nel suo letto intellettuale , l ’ oratore che ripassa pieno di letizia attraverso le sue orazioni trionfali , il sacerdote che sta ritto sulla tolda della sua nave cattolica , agitando il suo programma che si riassume nella formola « col papa e per il papa » . È nato nella provincia di Pavia , studiò all ’ Università gregoriana - frequentata dagli stranieri che si avviano alla carriera ecclesiastica . Si laureò in sacra teologia nel 1868 , in diritto canonico nel 1869 e a 23 anni venne consacrato sacerdote dall ’ arcivescovo di Milano , mons . Calabiana , unitamente al suo compagno di infanzia , il padre Zocchi , il noto scrittore della Civiltà Cattolica e uno dei più insigni oratori della predicazione sacra . L ’ Osservatore Cattolico si può dire sia stato il suo bimbo adottivo . Incominciò a volergli bene nel 1869 e continuò ad amarlo e a nutrirlo col suo ingegno fino al giorno in cui Bava Beccaris mandò i carabinieri e i soldati ad arrestarlo come un malandrino qualunque nella casa paterna . Io non posso dire di essere un lettore costante di fogli religiosi . Ma credo che non ci sia in Italia un giornale del partito che possa essere paragonato al quotidiano di don Davide . È un giornale che sente tutta la modernità professionale senza perdere del suo concetto fondamentale , che è la necessità della chiesa cattolica . È redatto bene , redatto da giovani che lo seminano di idee col ventilabro e che riempiono le sue colonne di uno stile spigliato , nervoso , che non lascia mai giù le ali sui guazzi sociali per paura di sporcare chi legge . È interessante per ogni lettore . Vi trovate l ’ appendice drammatica , l ’ appendice letteraria , l ’ articolo politico , il trafiletto , la cronaca , gli avvenimenti internazionali e una larga piattaforma per i servizi municipali - per le questioni operaie - per i problemi dell ’ avvenire . L ’ Osservatore Cattolico è stato condannato nella persona del suo direttore per queste motivazioni : 1.° perché ha con fine ironia combattuta la monarchia ; 2.° perché si è unito ai repubblicani e ai socialisti e agli anarchici per demolire le istituzioni dello Stato ; 3.° perché ha eccitato all ’ odio i contadini contro i signori e contro altre classi sociali ; 4.° perché ha educato il clero alla vita battagliera invece che alla missione di pace alla quale è destinato da Cristo . - Che c ’ è di vero , don Davide , in tutto questo ? - Per capire la portata della motivazione della sentenza che mi ha relegato per tre anni in questo reclusorio , bisogna conoscere la natura del mio giornale . L ’ Osservatore Cattolico è anzitutto un giornale che si dedica alla propaganda e alla difesa della chiesa cattolica e del papa . Siccome l ’ Italia è aderente a questa chiesa , così si deve ritenere necessaria la religione al bene sociale , per la vita presente e per la vita futura , come si deve ritenere necessario che essa sia tenuta in onore e non perda influenza . Questo è il caposaldo del programma del mio giornale nel rapporto religioso . « Nel rapporto politico io , direttore dell ’ Osservatore Cattolico , sono indifferente alla forma monarchica o repubblicana di governo . Do la preferenza a quella forma in cui i governanti sono col mio programma religioso , al quale subordino tutto il resto . Quindi è una bugia dire che io combatta la monarchia , come è una brutta invenzione quella di accusarmi di complicità coi repubblicani e socialisti e anarchici . In un ambiente monarchico io lavoro in mezzo al popolo , perché il governo abbia a cessare dall ’ opposizione contro il papa e contro la religione e abbia a promuovere la pace religiosa nel paese . « Il mio programma sociale è ampio e generoso . Io accetto tutto ciò che nei postulati del socialismo è compatibile colle dottrine della chiesa cattolica e mi adopero per attuarlo formando l ’ opinione in questo senso . Deploro il concetto fondamentale materialista del socialismo , deploro che non ammetta le verità cattoliche , perché il materialismo e la negazione delle verità cattoliche scavano un abisso tra il cattolicismo e il socialismo . L ’ Osservatore Cattolico combatte la speculazione che impoverisce , combatte l ’ usura , invoca provvedimenti di Stato che salvaguardino i diritti e gli interessi delle classi inferiori e ne migliorino le condizioni . Esso però rifugge dallo Stato collettivista . Tutto questo vogliamo ottenere con la persuasione della propaganda pacifica , con la carità generosa , col mezzo delle autorità e delle leggi . Credetelo , è una calunnia dire che io ecciti all ’ odio o alla discordia . « Da questo potete argomentare del valore delle motivazioni della sentenza del Tribunale militare . No , non sussiste la fine ironia contro la monarchia , non sussiste la congiura con altri partiti contro le istituzioni , non sussiste l ’ eccitazione di odio tra le varie classi sociali , non sussiste l ’ educazione del clero in senso opposto alla missione assegnatagli da Cristo . Non sussiste nulla di nulla . Di vero non c ’ è che questo : che si è mandato in galera un innocente . « Volete una prova che il direttore dell ’ Osservatore Cattolico non ha tentato di sviare dal retto sentiero il clero italiano ? Da che sono nella casacca del galeotto , sua santità il papa mi ha mandato la benedizione più di una volta , e una medaglia d ’ oro che tengo carissima , centinaia di vescovi , da ogni parte d ’ Italia , scrissero a me e a mia sorella lettere affettuosissime , sacerdoti e vescovi - come quello di Savona - sono venuti a trovarmi e a ogni distribuzione postale ricevo , come avete veduto , un mucchio di lettere e di telegrammi . Se non ci fossero di mezzo i patimenti di questa vitaccia , che sopprime il sacerdote e distrugge l ’ uomo , direi che il Tribunale di guerra mi ha reso un segnalato servigio » . L ’ affezione per sua sorella è nota a tutti coloro che leggono le sue lettere datate da Finalborgo e indirizzate alla « cara Teresa » . Sono lettere castrate e scritte nella condizione di un uomo che non può dire quello che sente e che vuole . Ma in esse è il pathos di un ’ anima addolorata . C ’ è la tenerezza di chi soffre della separazione e della lontananza . E la sorella lo ricambia di pari affetto . La sua assenza è il suo strazio . Per liberarlo , ha messo sossopra mezzo mondo . Ha mandato una lunga epistola all ’ episcopato italiano - ha scritto al presidente dei ministri e ha fatto bussare , a insaputa del fratello , fino alle porte reali . In mezzo a noi , don Davide , non ha mai fatto sentire il prete . Egli era un compagno che prendeva parte alla discussione . che si adattava in un modo mirabile alla vita comune , e che rideva delle nostre risate come un giovialone che non si ricorda della condanna . STUDIO GALEOTTESCO L ’ uguaglianza di trattamento non impediva ai forzati di avere una grande simpatia per gli inquilini della quinta camerata e di manifestarla tutte le volte che capitava loro l ’ occasione . Alla mattina e alla sera , per esempio , venti o trenta forzati addetti ai lavori del reclusorio passeggiavano nel cortile sotto le nostre finestre . Il tintinnìo delle loro catene ci chiamava al davanzale , cogli occhi tra il cassone e la ferriata . E loro , passeggiando , con dei cenni rapidi , con degli inchini che nessuno , all ’ infuori di noi , poteva avvertire , con dei palpeggiamenti di berretta che parevan grattamenti di capo , con dei rovesci d ’ occhi che mi andavano al cuore , o dei movimenti di labbra che sfuggivano alla sorveglianza , ci salutavano , ci davano il buon giorno e la buona sera , ci infondevano coraggio e ci traducevano la loro impotenza a fare qualche cosa per noi . La loro passeggiata era per me uno studio . Notavo il loro modo di andare in su e in giù e chiamavo Romussi e don Davide Albertario a constatare che il loro passo rivelava il galeotto . Dimostravo loro come un Jean Valjean avrebbe potuto essere scoperto dal segugio di polizia anche vent ’ anni dopo , vestito con eleganza , in una sala immensa affollata di signori che la percorressero conversando . Si vedeva che il piede , il quale aveva l ’ anellone della catena appesa al fianco o attorcigliata intorno la caviglia , indugiava uno zinzino più dell ’ altro a muoversi , e sfiorava assai più il suolo del sinistro , come se l ’ uno dei due fosse carico di piombo . Aggiungevo un ’ altra osservazione sui passi . Nei passi è l ’ uomo che è stato in branca , cioè incatenato con un altro per degli anni e costretto a esercitare le gambe in uno spazio di pochi metri . Contraggono un ’ abitudine indimenticabile . Adesso che sono disgiunti e che è a loro disposizione un terreno venti volte più largo della cella , consumano l ’ ora di passeggio come prima , gomito contro gomito , con un movimento di tre o quattro passi avanti e indietro , voltandosi come quando erano appaiati , cioè senza urtarsi e senza spostarsi . I tipi di forzati , che abbiamo conosciuto più da vicino e che possiamo presentare al pubblico come nostri amici , erano i « mozzi » o coloro che adempivano alle funzioni domestiche . Il 129 era il latrinaio - un galeotto che riassumeva il suo delitto come un grande artista . Si passava la mano sulla fronte e lo paragonava a « un temporale » , a « una notte buia » , a « una tempesta » . Fu l ’ uragano dei sensi che gli fece recidere la gola alla padrona ch ’ egli serviva come cocchiere a Ferrara . Egli la voleva o viva o morta . E se la baciò durante il « temporale » tepida ancora di vita , con gli occhi spalancati che pareva una strega . Egli è ormai tranquillo e non pensa più , come gli altri , a rientrare nel mondo dal quale venne scacciato . Per lui , « stare qui o altrove , è lo stesso . In qualche luogo , mi diceva , bisogna stare » . Veduto da vicino , con gli occhi nelle buche della sua faccia massiccia e larga , si prova la repulsione di chi si sente a tu per tu con un sanguinario . Dalle sue linee facciali sbuca il violento , ghiotto dell ’ altro sesso . Ha delle occhiate diaboliche , lambite dalle rughettine che infittiscono e si gonfiano quando spalanca la bocca per la risata che pare uno scroscio . Le sue mandibole voluminose completano l ’ orrore con la zucca enorme , calva alla superficie , leggermente schiacciata alle pareti . Intorno alle sue labbra carnose , è diffuso il cinismo che si prolunga fino alla radice del naso , dove incomincia una fronte spaziosa , fuggente , giallognola , la quale si increspa ogni volta che parla . Ha le gambe arcuate ed ha sempre fame . Tutte le volte che veniva nella nostra camerata gli davamo parecchie pagnotte . Veduto da lontano , immobile , nel sole , con le mani sulle reni e le pupille velate o addormentate nel fondo cristallino , ha l ’ aria di un uomo impagliato . Un altro tipo curioso sotto parecchi aspetti , era l ’ infermiere che veniva nella nostra camerata nei pomeriggi della caldura a inaffiarla di acido antisettico per tentare di salvarci dalle mosche inique e dalle cimici implacabili . È un forzato di cuore , che si trova in galera per avere creduto nella fedeltà della donna . È piccolo , tozzo , giallastro , con una fronte bassa , rugosa e senza fughe , con delle pupille che stanno spegnendosi nelle occhiaie fonde , con un naso camuso , delle guance che incominciano a piegarsi e a incresparsi come cortine vecchie e una bocca che spalanca una voragine di fuoco pallido e lascia vedere le gengive quasi sguernite . Non ci fu ammalato che non mi abbia parlato con entusiasmo di questa perla di condannato che nessun direttore o capo guardia è mai riuscito a punire in ventisette anni di carriera dolorosa . Me lo si raccomandava dicendomi che in infermeria , senza di lui , si poteva morire . Egli è una suora di carità , un fratello che va dovunque si soffre . Accorre al letto degli infermi con sollecitudine materna , si alza di notte se qualcuno si sente male , e , con quel poco che il medico mette a sua disposizione , cerca di lenire i dolori altrui . Avete la schiena tormentata dai reumatismi ? È la sua mano che viene a battervela , a spalmarvela di una goccia d ’ olio come un allievo del professor Panzeri , o a pennelleggiarvela magari con della tintura di iodio , se ne ha nell ’ armadio e se il medico lo ha ordinato . Avete un dente che vi strazia ? Eccolo pronto con la tenaglia . Non è un cavadenti di professione , ma ha la praticaccia del frate che sdenta il pubblico senza passare gli esami . Per provare la bontà del 193 , non ho da citare che tre testimoni che non lo dimenticheranno facilmente . Gaspare Giucchetto , minorenne , Giovanni Vedani , di 32 anni , e Angelo Vanoni di Luino , come il Vedani , e padre di tanti figli . Il primo aveva ricevuto una palla al petto con lesione , pare , al polmone ; il secondo era stato colpito allo stinco , e il terzo aveva lo stomaco perforato nel corpo . Io li ho veduti in infermeria , subito dopo il loro arrivo . Erano giunti a Finalborgo in una condizione da commuovere le pietre . Straziati dai dolori , con le ferite ancora aperte e col Vedani che non poteva e non può , credo , neppure oggi , stare in piedi , perché la ferita continua a produrre materia purulenta . In una infermeria , dove non ci sono che alcuni letti , una cassetta di polverine , un vasetto di tintura di iodio e della liquerizia per i catarri stomacali e le tossi che non lasciano dormire , anche un infermiere come il 193 non può fare molto . Ma li curava da cristiano , lavando , fasciando loro le ferite , aiutandoli a mangiare , curvandosi a ogni minuto per spostare la gamba al Vedani , la testa al Giucchetto e le spalle a Vanoni , il quale Vanoni era diventato tetro , perseguitato dal pensiero che il suo polmone fosse stato toccato dal proiettile . Mi diceva che « si sentiva il polmone in sussulto » . Il Gaspare Giucchetto portava il numero di matricola 2749; il Giovanni Vedani il 2731 , e l ’ Angelo Vanoni il 2747 . Don Davide Albertario non è stato in infermeria che quattro o cinque giorni a trangugiare due o tre drastici per liberarsi da una tenia che noi chiamavamo , per ridere , un « serpente boa » .. Il direttore dell ’ Osservatore Cattolico ritornò nella quinta camerata pieno di entusiasmo per il 193 che lo aveva curato come una madre . Gli stava alle calcagna quando era in piedi , gli andava intorno quando era nell ’ altra stanza a scrivere e sedeva di notte , per delle ore , vicino al suo letto , a vegliare i suoi movimenti . Il 193 è vecchio , è nelle mani della giustizia dal 25 luglio 1873 e la sua condotta è sempre stata irreprensibile . Se io fossi nel ministro di grazia e giustizia direi : basta ! E lo lascerei andare al suo paese di Ariano di Puglia , a morire in santa pace , sotto gli occhi di sua sorella , che gli vuol bene , tanto bene . Il nostro barbiere era un altro omicida , condannato a trenta anni . Nel reclusorio sembrava mite , gentile , afflitto soltanto di trovarsi in mezzo a tanta zavorra umana . Era pallido , emaciato , colle sfumature , intorno gli occhi , degli individui che portano nei polmoni i bacilli della morte . I suoi colpettini di tosse mi davano la sensazione penosa di essere accanto a un moribondo . La sua faccia era repulsiva per la carne scrofolosa gualcita dal coltello anatomico , per le contrazioni che gli avevano lasciato il segno sulle guance scarne e sulle palpebre rosse e senza peli . Ci considerava uomini superiori e ci radeva con una delicatezza femminile , raccontandoci sovente il suo amore sventurato . A diciannove anni si era ammogliato con una giovane che ne aveva diciotto . Dopo la cerimonia nuziale la sposa gli raccontò che un altro - un « civile » - l ’ aveva delibata a tredici . Fu una notte burrascosa quella della sua confessione . La poveretta gli buttava le braccia al collo piangendo dirottamente e gli domandava perdono . La colpa non era stata sua . A tredici anni non si ha la testa e una ragazza si lascia saccheggiare della verginità come un viandante dai malandrini . Lui la consolò con una sfuriata di baci , impromettendosi di obbligare il « civile » a farle la dote . Chi rompe paga , era la sua morale . All ’ indomani andò a trovare il « ganzo » e a dirgli come stavano le cose . Il « civile » promise di pagare . Ma i denari non venivano mai . Allora ritornò a ripicchiare allo stesso uscio e a esigere la promessa . Il « civile » gli rise in faccia . - Adesso che l ’ hai , tienila ! Gli « calò una benda sugli occhi » e lo uccise come un dissoluto malvagio . - Il mio dolore massimo è di essere stato creduto capace di premeditare il delitto . « Ero andato da lui per riscuotere , non per ammazzarlo . Il mio fu un impeto di passione . Lo dissi al presidente del mio processo » . Ora ne era pentito . Non potendo andare dalla famiglia , come fra Cristoforo , a domandarle perdono , le mandò una lettera bagnata delle sue lagrime . - La famiglia mi ha perdonato , il parroco del mio paese lo ha fatto sapere a tutti dal pulpito , ma il governo tace ancora . Ah , è duro il governo coi poveri condannati ! Una volta che siamo pentiti dovrebbe permetterci di riabilitarci . Invece ci lascia morire in galera o ci manda fuori quando non siamo più che dei carcami da ricoveri . « Porto la catena e la giacca rossa da diciannove anni e morirò forse in galera . Sia fatta la volontà di Dio ! Ma mi dispiace , credano , di non rivedere più il mio paese ! » E il dolore gli fece sputare del catarro sanguinoso . Il sei settembre , il giorno in cui ci rase i baffi , era commosso come un minorenne perduto , nel buco di una cella di rigore . Egli sapeva che cosa volevano dire questi crepacuori . Nei baffi era l ’ uomo . Radendoli , radeva il cittadino e non lasciava dietro il rasoio che un numero di matricola . Eravamo in sette e l ’ operazione durò più di un ’ ora . Andammo uno dietro l ’ altro dal barbitonsore , senza dirci una parola . Ciascuno di noi sembrava compreso del sacrificio , tranne forse Gustavo Chiesi , il quale conservò sempre l ’ attitudine dello stoico . Sotto il rasoio a più d ’ uno di noi si riempirono gli occhi . Federici e don Davide furono del numero . Non si aveva paura , nessuno pensava alla paura , ma l ’ emozione , più forte di tutti , rompeva la diga . Mentre mi si radeva , con la guardia carceraria seduta in faccia , mi venivano le lagrime in bocca come a un bimbo sculacciato ! - Coraggio ! diceva a ciascuno di noi il barbiere . I baffi e la barba ricresceranno più vigorosi di prima . - E voi , don Davide , gli domandai qualche giorno dopo , perché avete pianto , se non avete mai avuto baffi e se vi facevate radere il labbro superiore anche prima ? - Perché mi si infliggeva una punizione infamante . Perché mi si riduceva il 2557 . Dall ’ emozione profonda passammo all ’ ilarità clamorosa . A mano a mano che uno di noi rientrava nel camerone con la faccia galeottizzata , si scoppiava in una risata sonora . Sembravamo dei mostri . Salve le proporzioni individuali e la voce , potevamo benissimo scambiarci per dei galeotti sconosciuti . Il solo che non avesse alterato la figura era il sacerdote . Gli altri pareva che fossero stati in un ’ altra stanza a truccarsi o a cambiarsi la testa . Gustavo Chiesi , grasso e grosso , aveva del frate Melitone . Il buon Suzzani - che si chiamava , con compiacenza , « compagno di Carlo Marx » - aveva assunta l ’ aria d ’ un abatino pieno di modestia . Costantino Lazzari era uscito dalle mani del parrucchiere una edizione peggiorata . L ’ avvocato Federici si era trasformato in un santocchione che sginocchia per le chiese . Ghiglione era ritornato in mezzo a noi come un uccello di rapina . Il suo naso lungo si era prolungato e la punta appariva più adunca di prima . I peli scomparsi dalla guancia sinistra gli avevano lasciato all ’ aria una prominenza che gli delinquentizzava la faccia . Il nostro barbiere è nato sotto una cattiva stella . Egli ci sbarbava direi quasi con orgoglio . Considerava il sabato il più bel giorno della sua vita , perché poteva scambiare qualche parola con noi . Ma venne il giorno triste della partenza . Il direttore lo aveva destinato per il reclusorio di Finalmarina . Trovò modo di venirci a salutare . Strinse la mano a ciascuno di noi con la voce che tremava . Addio , si ricordino di me , del povero barbiere pentito del suo fallo . E lo sentimmo che si allontanava col singhiozzo che egli tentava di soffocare nel fazzoletto a quadrettoni . IL CONDANNATO IN TRADUZIONE Il mio viaggio da Finalborgo a Milano , per subire un altro processo , mi ha dato modo di studiare una delle pagine più dolorose della vitaccia del bestiame che passa da una galera all ’ altra . Ricordo tutto , come se fosse adesso . Era il 27 luglio , una giornata afosa . Io e alcuni abitanti della quinta camerata stavamo con la gamella capovolta , sul mastello dell ’ acqua sporca , per lasciar colare la pasta dalla brodaglia maculata di scandellature . Entrò il sottocapo Osmiani a scompigliarci . Era l ’ uomo più serio del personale di custodia . Non sciupava parole . Ci chiamava guardando in terra e tenendo l ’ indice della sinistra in alto . - 2559 ! - Presente ! Ero già pronto . Mi lasciai baciare teneramente dagli amici , presi il fagotto sotto il braccio e uscii con la gola rasa di commozione . Per evitare il disastro di una gita galeottesca avevo fatto di tutto . Avevo detto al direttore che soffrivo e che non ero in grado di rimettermi in un vagone cellulare . Ma non ci fu verso . Il medico , dopo avermi palpeggiato , come se fossi stato di straccio , mi trovò sanissimo . Il mio compagno di viaggio era uno della « rivoluzione » . Egli era stato colto in piazza di Luino durante i tumulti e condannato dal tribunale militare a sei anni di reclusione . - Vi rincresce ? - Sì , perché sono innocente e perché ero l ’ aiuto dei miei genitori . Facemmo la strada a piedi . I veicoli ci empivano gli occhi e la bocca di polverone bianco e la gente voltava via la faccia inorridita . Un nugolo di studentesse sull ’ omnibus a giardiniera ci fece venire le vampe della vergogna alla faccia . - Come sono brutti ! E non avevano torto . Il più bel giovine d ’ Italia , che esca da un reclusorio , spaventa . In pochi mesi il reclusorio te lo rende irriconoscibile . Eravamo giunti tre quarti d ’ ora prima del treno . Ne ero contentissimo . Era dell ’ aria fresca guadagnata . I carabinieri , invece di chiuderci nella stanza di sicurezza , ci lasciarono sul margine del binario della stazione . Grazie ! Ebbi tempo di fumare tre sigarette . In questo frattempo , vennero alla mia volta alcuni signori a domandarmi se ero il tale . - Sissignori , risposi a colui che mi aveva interrogato . I signori si tolsero il cappello e si curvarono leggermente . - Scusino , dissi loro , commosso ; ma io non li conosco . - Non importa . Noi sappiamo chi è lei . Rimasero lungo il binario fino alla partenza del treno , salutandomi con un ’ altra scappellata . Il vagone cellulare del mio secondo viaggio apparteneva al tipo vecchio . Era composto di venti celle , divise da un piccolo corridoio longitudinale , con un largo all ’ entrata per i rappresentanti dell ’ arma regia . Una volta entrati , si è sommersi nella penombra anche col sole allo zenit , perché non ci sono finestre alle pareti dei fianchi . La cella era più angusta e più nauseosa di quella che mi aveva condotto nel reclusorio . Col sedile di legno e con le pareti insudiciate di sputacchi e di mucillaggine nasale , mi sentivo in una cassa da morto in piedi , con un traversino sotto il sedere . Il legno mi accarezzava dappertutto . I piedi stavano più male . Si trovavano sopra uno strato molle e viscido e non potevo alzarli . Per quanto facessi , non riuscivo a tener su le ginocchia sull ’ uscio . Si respirava l ’ atmosfera riscaldata dall ’ alito dei detenuti . Lo sfiatatoio era il contrario di un conduttore d ’ aria . Si crepava dal caldo e i malviventi imploravano un sorso d ’ acqua . Non so da dove venivano perché a tutte le stazioni se ne caricavano e in alcune se ne scaricavano . Il brigadiere che aveva in consegna le stie , era un uomo tarchiato con una faccia da simpaticone . Quando gli si diceva di essere buono e di provvedere gli assetati di un fiasco d ’ acqua , andava sulle furie dicendo che non voleva essere buono . I buoni non facevano carriera e lui era già sulla lista dei futuri marescialli . - Consideratemi cattivo e mi troverete buonissimo . E io , davvero , ero della sua opinione . In fondo alla mia nicchia , lo consideravo uno di quegli arnesi di sentina che godono a far patire la gente tribolata , come godevano i carabinieri dell ’ Andalusia del 1893-94 , i quali davano pane e merluzzo ai morenti di sete e nerbate a coloro che desistevano dal correre intorno la stanza giorno e notte ! Un po ’ più in là , dovetti ricredermi . Egli non era la iena che supponevo . A una stazione intorno il collo della riviera di levante , si era lasciato impietosire da tutte le voci che gli dicevano : - Sia buono , signor brigadiere ! E mi ha fatto piacere . Perché è sempre una consolazione sapere che un uomo rinsavisce o si stanca del piacere di torturare gli impotenti . Il brigadiere fece discendere il carabiniere a riempire il fiasco e ordinò che se ne desse una golata a ciascuno . Per dissetarvi , il carabiniere è obbligato ad aprire la cella con un catenaccio che cigola dalla ruggine e non scorre che con dei calci , e a versarvi l ’ acqua in gola . Se il carabiniere non è gentile , il liquido gorgoglia , trabocca dalle labbra e va giù a biscia per lo stomaco . Io avevo sete , ma non ho voluto suggere al cannello comune . Pensavo alla infezione . Ma ho dovuto pentirmene . Un ’ ora dopo mi sarei lasciato inaffiare il gorgozzule anche da un cannello imbrattato dalle labbra di una generazione ! Lungo il tragitto è avvenuta una delle solite scene stomachevoli di questi trasporti . Un poveraccio in traduzione si sentiva incalzato da una urgenza corporale . - Signor brigadiere , mi faccia smanettare che non ne posso proprio più . - Fate silenzio o vi metterò le catene ai piedi ! Sul pavimento della celluccia , Sono gli anelli infissi nel pavimento per incatenare i furiosi o i pericolosi o i prepotenti . Il galeotto turturato dai dolori di pancia era vicino alla mia cella . Udivo che si moveva e si lamentava . Qualche minuto dopo , l ’ ambiente era pestifero . Il miserabile si era sgravato come aveva potuto . Gli inquilini gli diedero dell ’ animale a braccio di panno e del porco senza fine , ma lui si difese dicendo che si fa presto a rimproverare quando non si è nella stessa condizione . I discorsi che si facevano erano noiosissimi . I condannati non si occupano che di pane , di reclusori , di regolamenti , di minestra , di punizioni , di guardie buone e cattive e di direttori con o senza peli sullo stomaco . Per me , erano però discorsi utilissimi . Perché mi rivelavano la vita intima del detenuto . Il mio vis - à - vis , per esempio , raccontava che le giornate di traduzione volevano dire , per loro , la fame completa .. « Di solito , diceva , ci si fa partire dal carcere alle quattro antimeridiane con una pagnotta di seicento grammi di pane stantio , e nessuno pensa più a noi se non all ’ indomani per darci un ’ altra pagnotta e rimetterci in viaggio . Se la si dimenticasse nel vagone o la si perdesse mentre si va dall ’ omnibus al vagone , felicenotte . Bisognerebbe rimanere digiuni fino all ’ altra distribuzione . Non si capisce perché il trasloco da una galera all ’ altra faccia perdere il diritto alla minestra . « La gente onesta che viaggia tutto il giorno , quando arriva , si mette a tavola e si ristora con dell ’ acqua fresca sulla faccia e un buon pranzo inaffiato bene . Noi galeotti arriviamo , ci si registra e ci si chiude in una stanzaccia con quattro o cinque pagliericci in terra . Tutta la nostra consolazione è un secchio d ’ acqua nell ’ angolo , stato riempito magari il giorno prima . Quando sono nel penitenziario ho diritto , coi miei denari , a una spesa di cose mangerecce di venticinque centesimi . Perché il viaggio mi fa perdere questo diritto ? » E il condannato concluse dicendo che le giornate di traduzione sono , per il ventre del recluso , le più desolanti . Lo si dimentica . A Genova ci si fece discendere dopo che il treno si era vuotato . Ci dovevano essere , col nostro , altri vagoni cellulari , perché la « catena » si era ingrossata . Potevamo essere una cinquantina , compresa una reclusa . La donna , che aveva le mani slegate , non era trattenuta dal giro della catena comune . Ci seguiva . Era una donna brutta , bassotta , con tanti capelli neri e con le labbra sottili della sanguinaria . La maggioranza era in borghese , in viaggio per la casa di espiazione . I reclusi , col loro abito carnevalesco , colorivano la scena , e i galeotti , col tintinnìo della catena che penzolava loro dal fianco , la intetravano . Tutti assieme , circondati da un nugolo di carabinieri , facevamo paura . Sembravamo il rifiuto delle classi sociali . Una banda di ladri e di assassini stati colti con le mani nel sangue delle vittime . C ’ erano grinte che facevano rabbrividire anche me che vi avevo fatto l ’ occhio . Fuori della stazione ci aspettava una folla enorme . Passammo tra i commenti degli spettatori e filammo , in linea , per tre o quattrocento passi , fin dove ci aspettavano i veicoli . Le vetture erano meno crudeli delle carrozze cellulari . Erano omnibus lunghi , a giardiniera , col tendone che giungeva a filo dell ’ orlo del veicolo . Col tendone legato alla sponda , non potevamo vedere , curvandoci , che i sassi o le pietre della strada e il lucido del mare conturbato quando lo rasentavamo . Eravamo pigiati , quasi l ’ uno sull ’ altro , ma rinfrescati , di tanto in tanto , da una buffata d ’ aria marina . L ’ impressione che si subiva era però più spaventevole di quella di essere chiusi nel carrozzone cellulare . Perché quando il veicolo passava sui sassi metteva in rivoluzione le budella e quando sterzava pareva che stesse per riversarci nella via sottostante o nel mare . A un certo punto , i cavalli smisero il trotto . La salita era divenuta faticosa e i vetturali facevano schioccare la frusta . Nessuno dei miei colleghi aveva mai fatto tappa al carcere giudiziario di Genova e così nessuno sapeva se era lontano o vicino . Dalla salita , credevamo tutti che fosse fuori , lontano qualche miglio dalla cinta cittadina . Mentre si facevano queste supposizioni , sentimmo le voci che fermarono i cavalli . .. La discesa fu più difficile . Uscendo dal buio , col fagotto nella mano legata con l ’ altra , e la catena intorno all ’ ascella tirata da quelli che precedono e seguono , si mette il piede sul predellino con la paura di scavigliare o di ruzzolare sul selciato . Nella luce dei lampioni foschi e delle fiamme libere dei becchi a gas delle botteghe che sembravano cave , ero come disorientato . Ci volle uno strappo di catena per convincermi che facevo parte del convoglio di galera . La via era ripida e tortuosa . Si saliva lentamente e si passava attraverso ondate di luce sfacciata . La gente del quartiere non sembrava interessata di una « catena » che indubbiamente assomigliava alle altre degli altri giorni . Le donne rimanevano sedute in terra dinanzi la porta delle loro abitazioni o sul gradino all ’ entrata dei loro negozi , e gli uomini , in manica di camicia , continuavano a pipare e a chiacchierare tra di loro senza degnarci di un ’ occhiata . Carichi del fagotto , con la catenella che tirava ora indietro e ora innanzi , si saliva sudando . Al secondo svolto di via , incontrammo due portatrici con due pesi enormi sul capo che facevano tremolare i loro fianchi possenti . Non abituato a vedere le teste femminili calcate alla superficie da un quintale di roba , mi parve di passare attraverso un popolo barbaro che delle donne facesse dei ronzini . Arrivai in faccia a un portone spalancato e sormontato dallo stemma del carcere giudiziario , con la lingua che penzolava dai denti come quella di un cane . Ero digiuno , con la bocca secca . La lingua mi sembrava un pezzo di carne dalla pelle ruvida in bocca come un castigo . A sinistra dell ’ entrata , era un tubetto di ottone che usciva arcuato dal muro e lasciava cadere una colonnuccia d ’ acqua . Il rumore della caduta sulla pietra decompose la catena . Malgrado gli ordini imperiosi dei carabinieri che avevano fretta di sbarazzarsi di noi per andare a cena , nessuno volle muoversi prima di essersi saziato di acqua fresca . Quando venne la mia volta , rimasi disilluso . Per la mia bocca , era un ’ acqua di un sapore marcioso . Dopo una risciacquata e una golata , la buttai in terra come se fosse stato un liquido avvelenato . Puah ! Lo smanettamento , la consegna delle buste coi denari e la registrazione dei detenuti durò una buona mezz ’ ora . I viaggiatori sembravano stracchi morti . Nessuno diceva una parola . Qualcuno sbocconcellava la pagnotta e qualche altro rimaneva in piedi . Io fui l ’ ultimo , perché mi ero posto dietro tutti , sulla panca in giro dello stanzone immenso . Mi si conosceva di nome e questo mi suscitava la speranza che avrei potuto indurli a farmi comperare qualche vivanda per la cena . Ma era troppo tardi . Erano quasi le nove . E i detenuti , a quest ’ ora , dovevano avere la pancia piena . Se avessero potuto aiutarmi , lo avrebbero fatto volentieri . La sola cosa , che potevano fare per me , era di mettermi in una stanza solo e di offrirmi un bicchiere d ’ acqua fresca con del limone del loro fiasco . Accettai tutto con dei grazie e mi lasciai condurre di sopra da un secondino che mi aperse e mi chiuse in una stanza . Delle cimici che divoravano il soffitto , annerivano le pareti e muovevano il pagliericcio , ho già parlato . ANNA KULISCIOFF È una donna nuova . Imbevuta di idee proibite , uscì dalla società dello zar come una rivoltosa che non ha paura di stroncare i legami che la legano al mondo pieno di pregiudizi e di ingiustizie . Fortificata dall ’ esempio delle nichiliste delle classi superiori del suo tempo , le quali abbandonavano la casa patema come le mogli del teatro di Ibsen abbandonano la casa maritale , Anna Kuliscioff , consumato il periodo della propaganda pratica per la campagna russa , si avviò verso l ’ esilio , con l ’ anima piena di negazioni , con la fede nell ’ avvenire , determinata a compiere la sua evoluzione intellettuale in mezzo alla gente latina in lotta per la rigenerazione sociale . La Kuliscioff è stata la prima nichilista che ho conosciuto . Le venni presentato da Benoit Malon , a Lugano , quando il comunardo scriveva , se mi ricordo bene , la Revue Socialiste , l ’ organo massimo , in allora , delle alte intelligenze dell ’ emigrazione rivoluzionaria . La Kuliscioff poteva essere intorno ai venti anni . Mi parve una vergine slava . Con una testa da madonna , con la carnagione bianca imporporata di salute , con le trecce lunghe , di un biondo luminoso , per le spalle , mi faceva pensare alle donne graziose dei preraffaelliti che in quei giorni ammiravo come uno narcotizzato dai loro colori . Malon parlava , e io mi perdevo negli occhi della nichilista , inondati di quella malinconia che va al cuore come una nota soave , al punto da farmi riprendere da una voce grave - una voce che mi insegnava che un socialista non deve contemplare una signorina viva come si farebbe con una figura sulla tela . Seppi dopo molte cose di lei . Della sua agitazione , dei suoi studi , della sua prigionia , del suo sfratto dall ’ Italia , dei suoi amori , della Rivista Internazionale del Socialismo ch ’ essa pubblicava con Costa , della nascita della sua Andreina , delle sue tribolazioni , della sua laurea di dottora , della sua unione con Turati , della sua malattia crudele , ma non la vidi più che nel ‘95 , cooperatrice e collaboratrice della Critica Sociale . Nel ‘78 il mio pensiero si genufletteva alla bellezza . Oggi , esso si inchina alla pensatrice . Migliaia di donne , in mezzo agli uragani della sua esistenza fortunosa , sarebbero naufragate cento volte . Anna Kuliscioff è sempre rimasta in faccia alle procelle come una sfida . Dagli avvenimenti che volevano inghiottirla , usciva sempre più forte , più saggia , più preparata a sgomberare la società del passato per far largo all ’ avvenire . Neppure la sua malattia implacabile seppe vincerla . Di tanto in tanto si diffonde , tra gli amici , una notizia funebre . La Kuliscioff sta male - la Kuliscioff ha poco da vivere - la Kuliscioff è in fine di vita . E poi non se ne sa più nulla . Non si parla più del suo male implacabile . La si rivede , con la sigaretta in bocca , al tavolino dell ’ amministrazione o della redazione a lavorare come una negra . Avveniva , su per giù , la stessa cosa con la Harriet Martineau - la grande giornalista inglese del tempo chartista . Questa collaboratrice del Daily News era così sicura di essere agli sgoccioli della vita , che in un momento disperato si mise a scrivere la propria autobiografia , incominciando dall ’ ultimo capitolo per paura di non finirla . La Martineau ebbe tempo di completarla e di lasciarla negli armadi dell ’ editore per venti anni . Per venti anni i suoi amici si aspettavano , ogni mattina , di leggere nei giornali la fine della giornalista che ha prodotto più di ogni altro uomo del suo tempo ( ) . Nel ’98 è capitato alla Kuliscioff quello che un secolo prima era capitato a madame Roland . Di vedersi svegliata all ’ alba dagli agenti di pubblica sicurezza e di andarsene in prigione nella vestaglia . Nelle poche parole ch ’ essa pronunciò dinanzi il Tribunale militare è tutta la donna che ho presentato . Compendiano il suo cuore , la sua modestia e il suo carattere . Leggetele , vi troverete la indifferenza tragica per tutto ciò che riguarda l ’ imputata - la serenità della martire che crede , che persiste a credere , che crederà sempre che nel socialismo sia la rigenerazione sociale . « La mia azione nel partito socialista era molto limitata e molto modesta . Se verranno fuori dei fatti a mio carico io ne assumo fin d ’ ora la responsabilità . Io sono socialista da quasi 25 anni , ma in Italia non feci nessuna propaganda , sia per una certa delicatezza verso un paese presso il quale sono ospitata , sia per la paura di essere sfrattata . Io sono poi invalida da un anno , e sono obbligata a rimanere sempre in casa . In questa condizione come volete che io sia in caso di fare propaganda ? » In letteratura io e la Kuliscioff siamo divisi da un abisso . Ella , se l ’ ho capita bene , sente ancora dell ’ affezione per la vita romanzesca intessuta dalla fantasia dell ’ autore e drappeggiata nella fraseologia che non lascia esalare i cattivi odori dell ’ ambiente . Io sono più rude . Spalanco tutte le porte , discendo in qualunque fogna e mi servo del linguaggio dei personaggi che riproduco . Il mio temperamento mi trascina ad essere sincero in ogni manifestazione della vita senza preoccuparmi se farò smettere di leggere o chiudere il libro anche agli amici che mi vogliono bene . La ragione di questo nostro dissenso letterario è che in fondo alla Kuliscioff è rimasto un po ’ d ’ idealismo e un po ’ di misticismo . Ella dà la preferenza al libro che lascia vivere qualche illusione e che non svergina o smaga brutalmente chi legge , e crede alla immortalità dell ’ anima . Non mi meraviglierei domani di saperla spiritista . Sul terreno delle questioni economiche essa torreggia . E il futuro storico del socialismo italiano lascerebbe un gran vuoto nel suo lavoro s ’ egli non ci dicesse l ’ influenza che questa donna ha esercitato sul movimento di quest ’ ultimi venti anni . Nel resto la Kuliscioff è donna capace di grandi amori e di odii inestinguibili ( ) . GLI ULTIMI GIORNI DEI DEPUTATI E DEI GIORNALISTI AL CELLULARE Turati , De Andreis , Romussi , Federici e Valera si sono riveduti , dopo tante noie , con dei baci , degli abbracci e delle strette di mano , nel cellone esagonale B , numero 2 , del secondo raggio . Gli ultimi tre erano giunti dal reclusorio di Finalborgo e i due deputati erano ancora sbalorditi dai dodici anni di reclusione che aveva inflitto loro il Tribunale militare . La loro vita era piuttosto agitata . Si alzavano , alla mattina , mezz ’ ora prima dell ’ alba e ciascheduno nella propria cella , dopo il caffè , si metteva al lavoro . Turati aveva sempre un mucchio di lettere da scrivere e un numero infinito di Riviste da leggere ; Romussi , il quale sdrucciolava dal letto sempre di buon umore , era sommerso nelle opere di Carlo Cattaneo ; del quale stava facendo uno studio ; De Andreis , l ’ uomo che non pensava mai alla condanna , aveva del lavoro fin sopra i capelli . Leggeva dei poeti inglesi , tedeschi e francesi - tre lingue ch ’ egli deve sapere benissimo - , studiava o piuttosto correggeva il suo latino con lo Schultz alla mano e dedicava parecchie ore a un lavoro di elettricità che deve avere veduto la luce prima che gli abbiano spalancate le porte del reclusorio di Alessandria . Federici si nutriva di storia e negli intervalli rileggeva l ’ opera massima di Giuseppe Ferrari , del quale è sempre stato ammiratore fervente . Valera studiava o fingeva di studiare il tedesco e passava attraverso la Social England di Traill - volumi che incominciano col Conquistatore e finiscono col regno della regina Vittoria , e dànno una pittura esatta della vita intima e pubblica di un popolo che non ha più freni né per la penna del giornale e del libro né per la lingua della piattaforma . Alle otto antimeridiane , si trovavano tutti nel raggio del passeggio - un raggio angustissimo - si davano il buon giorno , si dicevano se avevano dormito bene o male - la maggioranza pativa di insonnia - si comunicavano le notizie portate loro dalle ultime visite e dalle ultime lettere e poi incominciavano la conversazione , la quale era sempre interessante anche quando , per ridere , discutevano della possibilità di una evasione , citando quelle storiche di Napoleone III , di Rochefort , dei prigionieri politici della monarchia di luglio , di Krapotkine , di Bakunine , ecc . , ecc . Ritornavano in cella a lavorare per un paio d ’ ore e poi , alle undici , ciascheduno usciva con la sedia , col tovagliolo , con la forchetta e col cucchiaio di legno e andava a far colazione nel cellone turatiano . La loro colazione alla forchetta era modestissima . Quando non ordinavano il risotto alla certosina o la polenta col fegato in comune , Romussi mangiava i tagliatelli al sugo e la costoletta coll ’ osso , Turati un piatto di carne e due uova strapazzate , De Andreis vi aggiungeva un po ’ di gorgonzola , Federici faceva precedere al pollo o al fegato la zuppa alla pavese e Valera alternava le uova al tegame con la pasta al burro ben cotta . La discussione si animava bevendo qualche bicchiere di vino buono delle bottiglie che mandavano gli amici , mangiando dei dolci che inviavano la mamma di Turati , o la signora di Federici o di Romussi - e fumando le sigarette che trovavano un po ’ dappertutto . Qualche volta capitavano loro , durante la giornata , dei cestelli di frutta fresca , dei panettoni che obbligavano De Andreis a mettere sul tavolo la bottiglia di barolo che Turati dimenticava nell ’ angolo . Il deputato di Milano non voleva mai bere . Egli diceva che gli astemi vivono più a lungo e sani come corni . Ma si insisteva e lui beveva , versandoselo in gola come una medicina che gli faceva stralunare gli occhi . Il discorso eterno era la Cassazione che li teneva sugli aghi . Ma facciano presto ! Mandateci in galera , dicevano , ma , fate presto in nome di Dio ! Nessuno si lasciava cullare dalla speranza che i magistrati dall ’ alto tribunale avrebbero accolto il ricorso . Tuttavia , quando andava Majno a trovare qualcuno di loro , rinasceva la discussione con un po ’ di fede . - Me l ’ ha detto lui adesso ! Egli si crede , legalmente , in una botte di ferro . - Volete che Majno non sappia quello che dice ? De Andreis faceva il suo solito risolino e voltava le pagine del libro che aveva fra le mani . Per lui , erano chiacchiere inutili . E si metteva a sviluppare il suo programma di condannato a dodici anni con una indifferenza che faceva scappare la pazienza a Turati , il quale non voleva assolutamente diventare un eroe della casa di pena . Dodici anni sono lunghi , eterni , sono la vita di un uomo ! È un errore , aggiungeva il Turati , credere che si possa lavorare serenamente in queste condizioni , quando si manca di tutto , quando si deve vivere in un buco ove si soffoca d ’ estate e si gela d ’ inverno , con venticinque centesimi al giorno ! Romussi metteva sul tappeto la questione del viaggio . Egli , che si ricordava del vagone cellulare che lo aveva condotto a Finalborgo con degli scotimenti di testa , vedeva avvicinarsi il giorno della partenza con orrore . Gli rincresceva di lasciarsi chiudere in quella specie di cassa da morto . Ma non avrebbe ceduto . No , non avrebbe ceduto ! Se il Governo voleva disonorarsi , tanto peggio per lui . E andava sotto la finestra a dare delle puntate di scarpa nel muro . - No , no , e poi no ! non mi lascerò commuovere dalle lagrime di mia moglie e di mia figlia . Non voglio andare nel vagone a mie spese per salvare Pelloux dall ’ infamia di trattare i giornalisti come delinquenti comuni ! - Ci lasceremo tagliare i baffi e indossare l ’ abito del recluso ? La Kuliscioff , che Turati vedeva spesso nella stanza dei colloqui speciali , era determinata a sostenere una battaglia in favore dell ’ abito del condannato politico . Essa aveva già detto al capoguardia che nessuna guardiana avrebbe osato metterle le mani addosso per farle indossare la veste abbominevole della reclusa . Federici non ne era molto interessato . Egli diceva che non si disonoravano i condannati politici indossando la toletta del condannato comune . Sono quelli che la impongono loro che si disonorano . La preoccupazione sua era piuttosto se si dovesse lasciare sola la Kuliscioff a sostenere la lotta per l ’ abito . Valera ricordava che anche i deputati irlandesi , ai tempi delle ultime leggi eccezionali , erano divisi su questa questione . Il più accanito fu O ’ Brien - l ’ ex direttore dell ’ United Ireland . Egli la considerava una grande battaglia politica e la sostenne non lasciandosi svestire che dopo lotte disperate tra lui e gli aguzzini di Kilmainham - prigione di Dublino . Ci vollero otto carcerieri a strappargli la giacca ed il panciotto . E i calzoni , otto giorni . Egli stette otto giorni in cella , in camicia , senza coperta e senza pagliericcio d ’ inverno , a costo di crepare di freddo e di starnuti . Ma poi ha dovuto finire per lasciarsi vestire come gli altri . Mandéville , il quale ha voluto imitarlo , è uscito sconquassato dai pugni ed è morto . E gli altri deputati - Hooper , Sheehy e Carew - che non hanno resistito come O ’ Brien , dopo il pugilato in carcere , non sono stati più loro . Anche al Parlamento non si son fatti più sentire che come votanti . L ’ amico Michele Davitt , che è ora alla Camera dei Comuni ed è stato alla servitù penale , come feniano , per sette anni , non dava alcuna importanza agli sforzi di O ’ Brien . Mi raccontava che era del tempo sciupato . L ’ Irlanda aveva altro da fare che occuparsi dei calzoni di O ’ Brien ! A mano a mano che si avvicinavano alla decisione della Cassazione , i colloqui si succedevano ai colloqui in un modo straordinario . Erano parenti , amici , compagni di lavoro che andavano al Cellulare come in processione . Pei condannati , era uno strazio . Passavano da un abbraccio all ’ altro commossi della commozione altrui . Toccava ai condannati far coraggio ai visitatori ! Il Turati risaliva qualche volta sfatto . - È un supplizio . A momenti , mi facevano piangere ! Romussi , più di una volta , entrava nel cellone colle lagrime negli occhi . Federici rientrava e si metteva a passeggiare colle mani imbracciate . De Andreis invece si toglieva la giacca - lui non stava mai che in maniche di camicia - la metteva con cura sul letto di Turati , accendeva una sigaretta e ricominciava a mandare a memoria delle declinazioni latine ! Il giorno in cui si seppe l ’ esito della Cassazione mangiarono con maggior appetito senza punto discuterlo . Lo sapevano anche prima . Il ricorso per loro non era stato che un modo per guadagnar tempo e per aderire alla volontà dei parenti e degli amici che volevano che si andasse fino in fondo . Il dolore comune erano le centocinquanta lire ! - Queste sì , disse De Andreis , che sono state sciupate ! - Rubate ! dicevo io . Dopo la parola della Cassazione fu davvero una pena . Nessuno era riuscito a dir loro il giorno della partenza e ogni sera si separavano coll ’ ambascia di non rivedersi più per del tempo . - Ci manderanno assieme ? Turati aveva una pallida speranza di rimanere al Cellulare con la compagna della sua vita o di andare a Pallanza , dove la sua buona mamma avrebbe potuto andarlo a vedere di tanto in tanto senza fare un lungo viaggio . Romussi aveva paura di ritornare a Finalborgo , un luogo maledettamente umido , lontano da Milano , ove gli sarebbero ritornati i dolori artritici . Federici era considerato il fortunato dei fortunati . Lui aveva già scontato quattro mesi dei dodici che gli avevano appioppati e lo avrebbero lasciato a Milano , senza dubbio , a far compagnia al Maffi , il quale era entrato a fare il sesto nel cellone da pochi giorni . Forse non lo si sarebbe neppure galeottizzato . - Te fortunato ! gli dicevano . Di giorno in giorno , ne passarono dodici . Dodici giorni di ansie crudeli . Facevano il pacco alla sera , dopo essersi salutati con un abbraccio fraterno , e lo sfacevano alla mattina , ricominciando il lavoro di suggestionarsi l ’ un l ’ altro . L ’ ultima sera , disperati di non partire mai e determinati a non pensare più alla partenza , si proposero di mangiare tutti assieme il pollo alla cacciatora . - Allora , disse Romussi , vedrete che ci manderanno via . Il pollo alla cacciatora è sempre stato l ’ ordine di partenza . In Castello abbiamo ordinato il pollo alla cacciatora e ci hanno fatto partire prima di mangiarlo . Lo abbiamo comandato a Finalborgo e ci hanno rinviati a Milano . Alle due e mezzo della notte del 4 settembre il capoguardia andò nelle celle dei condannati politici a dir loro di alzarsi in fretta che si doveva partire . Alle tre si trovavano nell ’ ottagono Romussi , De Andreis , Federici e Valera . La cella di Turati era illuminata . Vennero ammanettati e cellularizzati nell ’ omnibus che li aspettava . Alla stazione centrale si fecero prima uscire De Andreis e Romussi . Quando discesero dal predellino della vettura Valera e Federici , gli altri due erano scomparsi . Turati lo si fece partire per Pallanza mezz ’ ora dopo , in un omnibus piccolo , che lo aspettava nello stesso cortile . Egli si era portato via il materiale per scrivere un libro sul socialismo italiano . Ma poi , ricordatosi della sua idea fissa , che in galera non si scrive , smise l ’ idea per rimpinzarsi di libri . LA « COLOMBA » E IL LINGUAGGIO DEI DETENUTI La « colomba » e il linguaggio dei detenuti non si possono capire bene che dopo sei mesi di cella in una casa di pena o in un carcere giudiziario , dove la voce degli inquilini è perseguitata dalle punizioni che macerano lo stomaco e riducono in una tana sotterranea come tanti animali . Una volta che siete passati attraverso questo periodo di segregazione completa , con le guardie di custodia quasi sempre in agguato per sorprendervi in flagrante violazione del regolamento , voi entrate nel periodo di adattamento e incominciate a imparare tutte le astuzie che vi aiutano a modificare la disciplina antisociale che impera nell ’ ambiente dei reclusi . La preparazione alla vita carceraria , nell ’ isolamento senza interruzione , vi ha resi più sensibili . La caduta di un fazzoletto vi fa trasalire come il chiavone che entri nella toppa . Ci sono momenti in cui vi pare di poter sentire le pulsazioni del cuore degli individui che abitano ai fianchi della vostra abitazione . L ’ udito vi si raffina in un modo che nessuna zampa di gatto può avvicinarsi all ’ uscio a vostra insaputa . A furia di ascoltare le pedate dell ’ individuo che vi passeggia sulla testa , siete in grado di distinguere il suo stato d ’ animo , di indovinare quando il suo pensiero è tranquillo o rassegnato o quand ’ esso è sottosopra o imperversa per il suo cervello come una tempesta . Un addio sommesso , uscito da una di quelle buche che chiamano finestre , vi giunge all ’ orecchio con tutti i larghi della voce squillante e sonora . L ’ alito diventa , per il recluso , un suono ; che va giù a remigarvi nell ’ anima come un notturno tenero ed elegiaco di Chopin . Dotati di questa percezione , voi sentite nell ’ aria la voce di un sepolto come un ’ armonia lamentosa uscita da un organo toccato da una mano raffinata . È lui che chiama in aiuto la vostra « colomba » , perché ha bisogno di sapere o di comunicarvi una notizia , perché i crampi del suo stomaco lo obbligano a cercarvi un tozzo della vostra pagnotta , perché ha una voglia matta di accendere la pipa o il sigaro , o perché desidera farvi leggere un giornale che gli è riuscito di avere per la via della via . La « colomba » è una funicella o un attorcigliamento di stracci , di striscie di fazzoletti o di camicie , o di liste di lana o di panno sfilacciate . Tutto è buono , purché si riesca a mettere assieme una specie di corda lunga tre piani di Cellulare . Per coloro che sono condannati in un carcere giudiziario e quindi senza biancheria propria , la « colomba » diventa un problema che non può sciogliere che la pazienza o qualche detenuto sotto processo capace di regalarvi il materiale per farla . Con la pazienza potete rarefare il tessuto della coperta - del letto , del pagliericcio , dell ’ asciugamano , del fazzoletto e magari degli abiti che indossate . Una volta che siete padroni di una « colomba » , voi potete mettervi tra i prigionieri , diremo così , agiati . Voi possedete un tesoro che vi permette di comunicare con tutte le finestre della facciata dell ’ edificio che vi ospita e delle facciate degli altri raggi congiunti col vostro . Mi spiego con un esempio . Supponete che io occupi una cella al primo piano di un ambiente di cento finestre . Le finestre sentono dell ’ aguzzino . Vedute all ’ esterno , sembrano grandi buche da lettere incorniciate in un rialzo di granito . All ’ interno , spaventano il novizio . Hanno l ’ inferriata staccata dal pietrone che si protende in fuori e impedisce di vedere le altre finestre e di agguantare la funicella che penzolasse dinanzi . Io ho un solfanello e tutti gli altri miei colleghi della mala vita vogliono fumare . Il solfanello del buon prigioniero deve sempre essere di legno . Con uno spillo , del quale un vecchio frequentatore di carcere deve essere munito , a costo di nasconderselo nella pelle , lo apro in quattro . Metto i tre quarti nel ripostiglio più recondito della cella , e mi servo dell ’ altro per accendere un po ’ di lisca ravvolta in un mucchietto di filacce per impedirgli di divampare . Con poco solfo sulla capocchia , sarei un cretino se mi dimenticassi dell ’ esperienza dei miei colleghi . La quale è che non si deve mai passare allo sfregamento senza prima avere strofinato ben bene un bottone di metallo o un chiodo delle scarpe o un legno qualunque . Sfregando leggermente sulla parte calda o infocata voi potete scommettere che farete pipare tutti . I miei amici del Cellulare sono tutti pronti e non aspettano che il segnale , che può essere uno starnuto , o un colpo di tosse , o anche una battuta di mano . Accendo il mio virginia , tossisco , metto fuori dalla finestra la scopetta e aspetto la fune dalla finestra del terzo piano perpendicolare alla mia . Tutto ciò avviene in un modo rapidissimo . Alla estremità della « colomba » è un peso o un sasso nel sacchetto o nel mucchietto di cenci . Lo tiro a me con la scopetta , vi lego il sacchetto con la lisca che fumacchia internamente adagio adagio , sale , si ferma alla seconda finestra ove è atteso , riprende la via e scompare nella cella di colui che mi ha lasciato giù la fune . Costui se ne serve e poi getta il sacchetto attaccato alla fune sulla scopetta della cella a fianco . È questo il movimento più difficile della « colomba » .. Ma la mano abituata vi riesce al primo colpo . Il compagno che l ’ ha presa ne stacca il sacchetto dalla funicella che viene ritirata , lo appende alla sua « colomba » , se ne serve e lo lascia cadere dalla prima alla seconda finestra , ove sosta come accenditoio e riprende la discesa per fermarsi alla terza finestra dove avviene la stessa operazione di staccarlo da una « colomba » per attaccarlo a un ’ altra e gettarlo sullo scopino della finestra a fianco . Mi sono servito dell ’ esempio più difficile . Gli esempi facili sono con le finestre sopra o sotto o a fianco della mia . Se non ci sono le piantelle ( guardie ) nel cortile che adocchiano , io sono sicuro , con la « colomba » , di soccorrere e di poter essere soccorso . Il linguaggio dei detenuti è di una semplicità alfabetica . Lo si impara in mezzo minuto . Ma non si può servirsene che dopo avere esercitato i pugni sulla parete per dei mesi . Le lettere dell ’ alfabeto del prigioniero sono ventuno e ciascuna di esse corrisponde a un numero : a b c d e f g h i l m n o 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 p q r s t u v z . 14 15 16 17 18 19 20 21 . Io e un altro siamo in due celle divise da un muro . Non ci conosciamo , non ci siamo mai visti e forse non ci vedremo mai . Ma l ’ uno desidera di sapere chi è l ’ altro e tutt ’ e due vogliamo narrarci la storia dei nostri delitti . Se io batto undici volte , voi avrete capito che ho battuto una m , mentre se non do che tre colpi avrò segnato il c . Sono io che invito il compagno dell ’ altra cella a fare conoscenza o a parlare con me . Incomincio con una sfuriata di pugni che pare traduca dell ’ allegria . Egli mi risponde con altrettante battute precipitate che rappresentano il saluto . Lo interrogo con due colpi secchi e serrati che vogliono dire : sei pronto ? Egli mi risponde con due battute l ’ una dietro l ’ altra che equivalgono a « sono pronto , parla » . Supponete ch ’ io voglia domandargli : - Chi sei ? Batto prima tre colpi , poi otto , poi nove , poi diciassette , poi cinque , poi nove . Tra una lettera e l ’ altra c ’ è una pausa per dar tempo al mio compagno di battere due colpi e farmi sapere che ha capito . In meno di dieci minuti io , colla rapidità delle battute , posso fargli sapere chi sono , che cosa ho fatto , quante volte sono stato condannato , se ho l ’ amante , se sono ammogliato , quando finirà la mia sentenza e in che modo uscirò senza finirla . La conversazione termina sempre con una sfuriata di battute da una parte e dall ’ altra , come uno scambio di saluti . Mi sono spiegato ? Di sera , verso l ’ ora della campana , le muraglie delle celle diventano i nostri pianoforti . I nostri pugni sprigionano fughe commosse , preludii che vanno nel sangue come tessuti di tenerezza , arie , duetti , finali che si diffondono nella grandiosità dell ’ ombra , come una fusione di poesia e di musica . CARLO ROMUSSI Non si sa se la sua mano e la sua testa c ’ entrino per qualche cosa nella sua sempiterna attività prodigiosa . Si sa ch ’ egli è una macchinetta automobile che riempie un foglio dopo l ’ altro tutte le volte che c ’ è da scrivere . Al suo tavolo di redazione voi vedete sempre proti e compositori che aspettano originali . Supponete ch ’ egli stia scrivendo un articolo sulla esposizione artistica . Gli si dice che mancano ancora due pagine a compilare il numero unico per i bagni . Consegna il manoscritto sull ’ arte , corre difilato alla stazione balneare senza rivedere lo stampone per riattaccare il filo interrotto e pochi minuti dopo riprende l ’ opuscolo sui doveri dei cittadini ch ’ egli deve finire per domani , o la prefazione agli scritti di Carlo Cattaneo che ha promesso fino da ieri l ’ altro . Intanto che scrive , passa e ripassa dinanzi il suo tavolo la popolazione che lavora intorno al giornale e alla casa editoriale . Impiegati , fattorini , portieri , telegrafiste , traduttori , personaggi d ’ amministrazione . Lo si interroga , lo si interrompe , gli si annunciano visite , gli si rammentano nomi o fatti . Ci sono persone che hanno bisogno di vedere il signor direttore , amici che vanno a trovare Romussi , zuppificatori che vogliono infliggergli certe idee su date questioni , veterani del partito che salgono per stringergli la mano e interessarsi della sua salute o della salute della sua signora , archeologi che seggono sulla scranna che trovano per conversare e buttargli , tra un periodo e l ’ altro , un monumento storico che è stato scoperto , o che si minaccia di demolire o che stanno illustrando . Nel momento in cui si crede stia per incominciare la quiete , entra un filantropo a squadernargli un progetto che deve commuovere e vuotare le tasche ai cittadini , o un segretario di qualche circolo o di qualche associazione operaia che vuole assolutamente ch ’ egli tenga una conferenza sul risorgimento del Comune o sulla battaglia di Legnano , o un disgraziato che è ansioso di leggere stampato il manoscritto che gli ha portato da tante settimane . - E questo mio articolo , signor Romussi ! - È sul « bancone » . C ’ è tanta materia da perdere la testa . Ecco , veda , buttiamo via dei telegrammi per mancanza di spazio . - Il signor Edoardo Sonzogno lo chiama dabbasso . Butta lì la penna , passa dagli usci come una folata di vento che schiuda e chiuda fracassosamente , ritorna di sopra stropicciandosi le mani o rosso fino alle tempie , e ricomincia l ’ articolo su Crispi , parlando tra lui e il manoscritto , come se stesse dettandolo , spesso posando la voce più fortemente su una sillaba che su l ’ altra . - L ’ onorevole Crispi è una vera sfortuna per l ’ Italia . Questa vita quotidiana , capace di ammazzare due o tre uomini , è per lui un passatempo . Il lavoro ponderoso , quello nel quale è necessario ch ’ egli metta i suoi studi e la sua intelligenza , lo fa a casa , mentre altri dormono o si divertono . Dalle sei alle dieci del mattino o per parecchie ore del pomeriggio , egli non si occupa che di archeologia , di storia , di letteratura : Scrive : Milano nei suoi monumenti , Milano che sfugge , Petrarca a Milano , uno studio sul Trionfo della libertà di Manzoni , Sant ’ Ambrogio o mette assieme un volume di poesie dialettali e italiane che la musa satirica e bernesca produsse prima e durante le barricate del 1848 , eccetera , eccetera , eccetera , eccetera , eccetera . Se sono bene informato , egli è al Secolo da ventinove o trent ’ anni . Vi è entrato in un modo curioso . Moneta era alla ricerca di un redattore che avesse delle qualità giornalistiche e una coltura che andasse al di là di quella dei soliti giornalisti improvvisati . Un giorno trovò per la strada Leopoldo Marenco , il romantico del palcoscenico d ’ allora . - Senta , professore , non saprebbe mica aiutarmi a scovare un giovane che abbia imparato qualche cosa e facilità di scrivere ? Il professore di letteratura si passò la mano sulla fronte . - Eh , proprio , è difficile . Ne ho conosciuto uno , quello sì ... Era un diavolo che sapeva scrivere drammi , novelle , brani di storia , biografie ... La sua penna andava come il vento . - Se è morto non parliamone . - È vivo . Ma non so dove sia andato a finire . Aspetti , deve essere a Pavia . Credo che studii legge . Certamente non vorrà smettere per fare il giornalista . In allora , per spiegare la frase dell ’ autore della Celeste , non erano che gli scapigliati che si compiacessero di prendere delle sbornie coll ’ inchiostro di redazione . Erano giovani pieni di coraggio e anche d ’ ingegno o degli studiosi che volevano farsi largo , ma irregolari nella vita e nel lavoro . Nessun direttore poteva contare sul loro articolo pel numero di domani . Gli editori pagavano poco o niente e i giornalisti di professione , come è naturale , non esistevano . Non esisteva che la bohême chiassosa , buontempona , nottivaga , capace di annunciare in prima colonna e in corpo dieci che i redattori avevano orgiato e non potevano quindi scrivere l ’ articolo di fondo o l ’ appendice drammatica ! Un anno dopo , Moneta rivide il padre del Falconiere e lo pregò di procurargli un giovanotto che avesse la stoffa del giornalista . - Fra i miei scolari passati e presenti non ne conosco uno . Non potrei suggerirle che quello dell ’ anno scorso . Quello là ha tutte le attitudini per uno scrittore di giornale . Ha una penna pronta , sollecita , che si piega a tutte le movenze di uno stile facile . Ha letto molto . È una biblioteca ambulante . - Me lo mandi , dunque ! - Vedrò di cercarne l ’ indirizzo . Un giorno , in cui il pensiero di Moneta era lontano le mille miglia dal redattore che gli doveva mandare il Marenco , si sentì annunciare il dottor Carlo Romussi . - Passi . Fisicamente non gli fece una grande impressione . Non gli si era presentato che un omino il quale non lasciava supporre in sè tanta resistenza al lavoro . In due parole s ’ intesero . Il Romussi faceva pratica d ’ avvocato ed accettava volentieri di passare a teatro le serate come critico d ’ arte . Moneta voleva qualcosa di più di un critico d ’ arte , ma per il momento si accontentava . È inutile ch ’ io dica dei suoi ideali drammatici . Tutti sanno che il Romussi in arte e in letteratura non è stato figlio del suo tempo . Egli è entrato nel giornalismo come un vecchio che sente e difende le glorie virtuose del passato . Assoluto come tutti quelli che credono di avere il monopolio della verità , ha sempre dato addosso o ignorato la gioventù che ha portato sul palcoscenico e nel romanzo o sulla tela o nel marmo la vita con le sue grandezze e coi suoi orrori . Zola fu uno dei suoi boicottati fin a ier l ’ altro . La Duse , per lui , è rimasta un ’ artistaccia di provincia . Ibsen non gli uscirà mai dalla penna che come un degenerato del teatro . La fortuna del Secolo data dalla guerra franco - germanica . Il Moneta simpatizzava per la Francia antimperiale e la tiratura salì vertiginosamente dalle otto alle venticinque mila . Era un trionfo giornalistico che bisognava conservare migliorando il servizio . E Moneta assunse , come cronista a ottanta lire il mese , l ’ avvocato Carlo Romussi . Il suo primo articolo fece scalpore . Gli altri giornali avevano narrato il giorno antecedente un grave scandalo contro un patrizio milanese . Moneta , giudizioso e temperato , non volle lasciar correre la notizia se non dopo essersi informato personalmente che esisteva una querela e che c ’ erano i genitori i quali affermavano che la loro figlia minorenne era stata deflorata da un duca . Romussi non fu che l ’ esecutore . Avuto l ’ incarico dalla direzione , si mise al tavolino a fianco della vecchia scrivania del direttore e scrisse più di una colonna colorita , spigliata , nervosa , paragonando il violatore di fanciulle al Borgia crapulone . Venuta la minaccia di una querela per diffamazione , e sinceratisi , con le visite mediche , che la ragazza era virgo intacta , il Secolo trangugiò uno di quei rospi vivi che non lasciano sopravvivere che la buona fede del giornale . La cronaca composta di note aride e di fatterelli che facevano sbadigliare , divenne , nelle mani del Romussi , una rubrica importantissima . A poco a poco del Broglio del Pungolo - il quale passava per il cronista sommo della Risottopoli per le sue noterelle patrie e per avere introdotto , tra i fatti cittadini , le notizie che la questura comunicava a lui solo - non rimase più nulla . La cronaca si era elevata , Romussi l ’ aveva intellettualizzata , allungata , drammatizzata e resa indispensabile . Con lui i pennivendoli più sfacciati della cronaca cittadina sono stati obbligati a divenire più prudenti o a frenare la loro ingordigia . Egli è ora direttore del Secolo , di quasi cento mila copie , ma io , a costo di farmi lapidare , persisto a credere che sia in lui più l ’ uomo di lettere che il giornalista . Chi ha letto i suoi lavori e specialmente Milano nei suoi monumenti - un ’ opera che quando sarà terminata rappresenterà la sua gloria - non può venire che a questa conclusione . Egli è un illustratore passionato . Charles Dickens è stato il primo direttore del Daily - News a due mila ghinee l ’ anno . Ma anche i suoi più grandi ammiratori hanno dovuto convenire che la sua tendenza era verso l ’ immortale Pickwick . Romussi è sempre pronto a buttar giù , lì per lì , qualunque soggetto . Ma il giornalismo moderno non si contenta della vitesse della penna . Esso esige tutta l ’ attività di un uomo anche se quest ’ uomo non scrive mai un articolo . I più grandi direttori dei più grandi giornali del mondo scrivono pochissimo . John Dilane , l ’ autore , si può dire , del Times dei nostri giorni , non fu mai a writer . Non scrisse che qualche articolo tra un anno e l ’ altro . Ma i suoi biografi sono concordi nel dire che egli era il Times . Carlo Romussi è pieno di cuore , ha ridondanza di affetti ed è un amico , se vi dà veramente la sua amicizia , prezioso . Egli è capace di dedicarvi l ’ esistenza . La sua intimità con Cavallotti , la sua affezione per Cavallotti , la sua idolatria per Cavallotti sono cose di ieri . Nessuna donna ha amato il poeta anticesareo coi trasporti del direttore del Secolo . Per degli anni egli non ha veduto che cogli occhi di lui , non ha palpitato che col cuore di lui e non ha avventato un ’ idea politica che non fosse un idea cavallottiana . Ed è stato un errore . La devozione di Pilorge per Chateaubriand mi commuove . L ’ uomo privato può darsi il lusso dell ’ adorazione . L ’ uomo pubblico , il direttore di un giornale , non può sposare un uomo con le sue virtù , con i suoi difetti , con le sue aspirazioni , con le sue beghe personali . L ’ uomo è un individuo , il giornale è una istituzione , è un veicolo che deve andare in casa di tutti come un informatore . Cavallotti può odiare il socialismo e i socialisti fin che gli pare e piace . Il Secolo non può , non deve seguirlo . E con Romussi , ipnotizzato da Cavallotti , il Secolo ha ignorato per degli anni il socialismo e i socialisti . Non ne ha più parlato . Per lui non esistevano o non erano mai esistiti o erano morti . Boicottare un partito per delle bizze personali vuol dire rendere un cattivo servizio ai lettori che pagano per essere informati di tutti gli avvenimenti e alla amministrazione che pubblica il giornale per arricchire il suo editore o dare grossi dividendi agli azionisti . Boicottate un uomo pubblico o un partito o una notizia e voi sopprimerete dei lettori . Il giornale , che non è superiore ai rancori personali , che non sa essere imparziale cogli amici e coi nemici , che ha delle antipatie e delle simpatie , che omette questo fatto ed esclude quest ’ altro , perde il diritto a questo nome . Diventa l ’ organo di Tizio o di Caio , ma non è più un giornale nel significato professionale . Carlo Romussi è nato a Milano il 10 dicembre 1847 . LA TRISTEZZA DI NATALE Ci siamo alzati , come gli altri giorni , al suono del din din , dan dan della campana del reclusorio . I miei compagni parevano tante mutrie . Rispondevano al buon giorno e agli augurii con dei buon giorno e degli augurii secchi , come gente che si sarebbe morsicata se non ci fosse stato di mezzo il galateo . Don Davide andò a dire le tre messe alle muraglie della cappelletta addossata alla muraglia dell ’ infermeria , dicendo di non aspettarlo che non avrebbe bevuto il caffè al ritorno . L ’ intervallo tra il caffè e l ’ aria fu sepolcrale . Passeggiavamo in su e in giù , con le mani sulla schiena , con la faccia rabbuiata e con gli occhi che parevano altrove . Il latrinaio , che ci aveva salutati con tutti i complimenti che aveva potuto raccogliere la sua testa , rimase senza risposta . - Signori , buon Natale e tanti anni come questi ! Parecchi di noi lo avrebbero sprofondato . Asino porco di un amazza donne , non è buono neanche di essere gentile ! Va all ’ inferno ! - Aria ! - Ci lasci almeno prendere il caffè , signor sottocapo . Un minuto , meno di un minuto . Il caffè era squisito . Era stato fatto dalla mano maestra del Federici che non lo beveva . Don Davide prese la chicchera senza ricordarsi dell ’ ordine che aveva dato . Il moka ci lasciò immusoniti più di prima . Andammo all ’ aria come a un funerale . Nel cortile eravamo sbandati . Ciascuno passeggiava per proprio conto . Pareva che l ’ uno non volesse avere contatto con l ’ altro . Ritornammo nella camerata accigliati e taciturni . Chiesi sedette sulla branda piegata e si sprofondò in una Histoire de la Commune illustrata , don Davide si sommerse nel Breviarium romanum che teneva sempre sul tavolo , Federici aperse il Dodo - un romanzo che riproduce la vita intima inglese e lascia sentire l ’ odore della classe che dipinge . Lazzari si rimise sulla figura che stava disegnando con gli occhi torvi e l ’ aria di un mastino che avrebbe addentato il polpaccio del primo che gli si fosse avvicinato . Suzzani ricominciò a percorrere lo stanzone senza zuffolare l ’ inno dei lavoratori , la sua aria favorita che ci regalava dalla mattina alla sera senza perdere di lena - e Ghiglione , il tremendo Ghiglione che aveva sobillato con fervore i terrazzani di Niguarda , si era gettato a capofitto in un manuale di musica da quindici centesimi . La colazione passò nel silenzio . Ciascuno mangiava quello che aveva ordinato senza dire una parola . La sola cosa in comune fu una bottiglia della cassetta che ci aveva inviato il buon Quadrio , direttore della Valtellina di Sondrio . Era un vino eccellente che non bevevamo da un pezzo . - Buono , dissi vuotando il bicchiere . Nessuno rispose . Pareva avessi detto loro una insolenza . Dopo la colazione entrò il sottocapo con un immenso pacco di lettere e di biglietti di visita e una manata di telegrammi . Si buttarono loro sopra come avari che ricuperino il sacco dei denari che credevano perduto per sempre , e si ingolfarono nella lettura intima senza lasciar trapelare un pensiero dei tanti pensieri che erano loro giunti . Le sole cose che riferivano erano i saluti o gli augurii nei quali fossimo compresi tutti od alcuni di noi . - Il tale vi saluta tutti ! - L ’ Aliprandi saluta anche te , Paolino . - Grazie . - Il tale augura a tutti buon Natale ! Tra i tanti telegrammi ricevuti nella giornata ricordo quelli di Bertolazzi , i quali riuscirono a smutriare qualcuno . - Buon Bertolazzi ! - Buonissimo ! Lungo l ’ asse che correva al dorso della parete erano parecchi panettoni . Furono essi che incominciarono a dar vita alla conversazione . - Che ce ne facciamo ? Non possiamo mangiarceli tutti . - E se ne dessimo uno ai poveri forzati ? I reclusi del maggio ricevono qualche cosa , hanno forse ricevuto tutti qualche cosa . Mentre i perpetui e gli a tempo con la catena , non sono ricordati neppure dai parenti . Chi ha vergogna di loro e chi li dimentica come individui morti . E se ne dessimo una fetta , a tutti loro ? C ’ è questo del Mascarini , offelliere di Milano , mandato a don Davide . È grosso come un cetaceo . Federici non si fece ripetere l ’ interrogazione . Se lo portò sul tavolo e con una cordicella si mise ad affettarlo . - Quanti sono ? - Ventinove o trenta . Incaricammo di distribuirlo don Davide Albertario . Fu una scena commovente - una scena che inumidì gli occhi di tutti coloro che hanno potuto essere presenti . I forzati si alzarono in piedi , rimanendo vicini al loro stramazzo , visibilmente commossi . Era forse la prima volta in tanti anni che sentivano parole dolci pronunciate da una persona che li capiva . « A nome dei miei compagni della quinta camerata - disse loro don Davide - vi dirigo il saluto in questo giorno di pace ; come prete , io vi auguro la benedizione di Gesù Cristo che consoli il vostro cuore : accettate questo segno dei sentimenti del nostro cuore desideroso del vostro bene » . E incominciò subito la distribuzione . I volti duri dei galeotti si ingentilivano . Dal loro occhio scendevano le lagrime . Don Davide piangeva e noi , che vedevamo tutto dalla nostra cancellata , eravamo profondamente inteneriti . Si rimaneva a bocca aperta dinanzi alla commozione di tanti galeotti che avevano scannati gli uomini , massacrate le donne , fatto in quattro i padroni e distrutte le famiglie a colpi di coltello . Don Davide mi prese sotto il braccio e mi disse : - Avete notato che piangevano ? Dinanzi al prete vestito d ’ assassino come loro , reo solo di avere professata la sua fede con maggiore sincerità e fervore , si sono sentiti le lagrime agli occhi . Non sono dunque completamente perduti . Credetemi , l ’ uomo che ha ancora la rugiada del cuore , è ancora un essere redimibile . Sembravano degli agnelli . Perché non vi sarà maniera di rendere duraturi nell ’ anima di quegli sventurati questi nobili sentimenti e di ricondurli alla buona via ? « Ve lo giuro sull ’ anima mia : non dimenticherò mai questo momento del Natale in galera . È un episodio che mi resterà nella memoria in eterno . Mi hanno intenerito come un fanciullo » . - Diamo loro un altro panettone . - Se si potesse , figuratevi ! Durante la giornata abbiamo avuto la visita del capo guardia prima e del direttore poi . Il primo ci parlò delle sue noie con dei prigionieri politici nello stabilimento . Per suo conto avrebbe voluto che ci avessero lasciati andare oggi piuttosto che domani . Non c ’ era più modo di aver pace . Parevamo gente in relazione con tutto il mondo . Una volta non si vedevano i portalettere che per la Direzione . Adesso il reclusorio è diventato un ufficio postale . Vi arrivano carri di pacchi postali , furgoni di biglietti di visita , centinaia di vaglia e di cartoline - vaglia , specialmente per don Davide , mucchi di telegrammi . Stamattina ne abbiamo ricevuti più di cento . E non sono mica gli altri che li registrano . Tocca ai poveracci dell ’ amministrazione . Non c ’ è più tempo neanche di mangiare . Si sciupa un paio di scarpe al giorno . Si sale , si discende e non la si finisce mai . E lui , per compenso , si trova con le scarpe rotte da pagare . Il bel mestiere che ha scelto ! Doveva fare ... Basta , ora è troppo tardi . Le responsabilità poi sono tutte sulle sue spalle . Speriamo che oggi la vada bene e non accadano disordini . Sarebbe lui la vittima . Perchè il capo guardia dovrebbe essere dappertutto . Dabbasso , a ricevere , a rispondere , a registrare , e di sopra , con un occhio in ciascuna camerata . Bel mestiere che è fare il capo guardia con poco più di tre franchi al giorno ! Speriamo che tutto passi via tranquillo e che si lasci fare un po ’ di Natale anche al capo guardia ... - Senta , signor capo guardia , non si potrebbe mica avere qualche sigaretta di quelle che mi hanno ritirate ? - Quest ’ altro , adesso ! Vorrebbe la gallina e poi anche l ’ ovo . Vorrebbe farmi nascere la rivoluzione . Una sigaretta ... guai se si sentisse il fumo ... Tutti gli altri vorrebbero fumare . Si starebbe freschi . Mancherebbe che ci fosse anche il permesso della sigaretta per far diventare il reclusorio uno spaccio di tabacchi . Il direttore era stato in tutte le camerate a fare una specie di predicozzo sui doveri del condannato e a incoraggiare i reclusi a sperare nella grazia sovrana . Lo ascoltavano in silenzio , in piedi , tra una branda e l ’ altra , e lo lasciavano voltar fuori con dei viva l ’ amnistia ! che forse lo facevano sorridere . A noi non disse che qualche parola insignificante e non parlò , con deferenza , che col Chiesi , il quale sembrava nelle sue grazie . Io lo vedo ancora passarci in rivista col cappello calcato in testa , col bavero del paltò alzato e con le mani in tasca . Col suo sguardo truce e la sua voce da terrorizzatore , non mi invogliava a vederlo , tra noi , per un pezzo . Noi poi , escluso sempre il Chiesi , non avevamo ragione di essergli riconoscenti . A Federici aveva negato parecchie cose che lo avevano fatto imbestialire più di una volta . A Lazzari aveva fatto sequestrare tutti i suoi disegni dopo che erano stati finiti . Tra gli altri eravi un don Davide vestito da galeotto e alcune guardie alla nostra cancellata , che avrebbero potuto illustrare qualche pagina del mio libro . A me non lasciò mai scrivere una lettera senza farmela copiare e ricopiare per delle inezie o delle parole contrarie al suo gusto letterario . A don Davide ne fece di quelle da farlo venire di sopra con gli occhi pieni di pianto . Una volta che il direttore dell ’ Osservatore Cattolico si era permesso di mettere , per distrazione , le dita sulla scrivania del direttore , il signor Reoboamo Codebò gli disse in tono grave : - 2557 , tenete giù le mani ! Un ’ altra volta ... Ma non ricordo più bene il perché . So che gli si doveva comunicare qualche risposta ministeriale a una sua domanda e che la comunicazione gli era stata fatta in un modo brutale o da fargli capire ch ’ egli non era più che un numero di matricola . Eravamo nel periodo della fame , quando stavamo in piedi con la pagnotta e la minestra . Noi eravamo già tutti intorno la panca che ci serviva da tavola . Ritornò di sopra con la faccia che pareva un temporale . - Che cosa vi è accaduto ? Stette in forse se mangiare o buttar via la gamella . - Mi è accaduto ... Mi è accaduto che mi si è detto chiaro e tondo che io non devo considerarmi ormai più che il 2557 e io ho dato fuori . Sissignori , ho dato fuori ! Dunque , dissi al direttore , mi considerano e intendono trattarmi come un vero delinquente ? Sia ! La prego però di darmi la carta per scrivere al ministro Pelloux che mi faccia fucilare ! Laggiù non si conosce che cosa sia la dignità umana e io gliela farò imparare ! ! Noi ci guardammo tutti in faccia come spaventati . Non lo avevamo mai veduto con gli occhi stralunati e le guance convulsionate dallo sdegno . - Calmatevi , don Davide . - Anche il direttore dopo avere veduto che mi aveva indignato mi ha detto di calmarmi . Non si è più padroni di sè quando ci si dicono certe cose ! - Mangiate la minestra che è quasi fredda e passate sopra alle parole che vi possono dire in un luogo come questo . - Siete o non siete il 2557 ? - gli diss ’ io ridendo e facendolo ridere . - Lo sono . E si mise a manducare . La novità del giorno di Natale è stata che abbiamo potuto , per la prima volta , mangiare sulla tovaglia candida , avere il tovagliolo candidissimo e servirci dei cucchiai , delle forchette e dei cucchiaini di metallo . Era della roba che ci aiutava a rientrare nella società che stavamo per dimenticare . Mancavano a completare la tavola imbandita i coltelli - arnesi pericolosi per della gente in galera . L ’ allegria era assente . Si iniziò il pranzo con un bicchiere di vino bianco di botte e con del prosciutto tagliato di fresco . Assaggiammo una minestra stata cotta sul fornello della trattoria esterna e attaccammo , con qualche appetito , un tacchino di Filighera e dei polli stati allevati in Liguria , che mandavamo giù tra una forchettata e l ’ altra di insalata giovine . Giungemmo al zabaglione dopo avere vuotate parecchie bottiglie valtellinesi , senza dire una parola che valesse la pena di essere ricordata sul palinsesto della mia memoria . Il pensiero dei miei compagni era probabilmente intorno il collo dei loro cari . Chiesi pensava alla sua mamma , Federici alla sua signora e alla sua bimba che spasimava di vedere , don Davide alla sua Teresa , la sorella che lo idolatra e Suzzani a sua madre che nominava sovente . Potevamo star su fino alle dieci . Alle otto eravamo tutti a letto . Chiesi russava maialescamente da dieci minuti . GUSTAVO CHIESI Gustavo Chiesi è uscito dalle pagine di Mazzini . Tutto ciò che è regio non entra nei suoi ideali . Tutto ciò che è frivolo non partecipa della sua esistenza . Le sue alte aspirazioni sono per una Repubblica di repubblicani ammodernati dalla vita pubblica . In un periodo di specialisti , egli è rimasto l ’ uomo di una coltura straordinaria . Volgendosi verso la montagna della sua produzione , si può credere che egli abbia dato fondo all ’ universo . Si è occupato , con competenza , di tutto lo scibile umano . Di storia , di scienza , di letteratura , di invenzioni , di geografia , di arte , di navigazione , di questioni agrarie , di strategia militare , di industria , di drammatica , di legislazione . Egli ha biografato mezzo mondo . Da Dante a Cimarosa , da Leonardo da Vinci a Cavour , a Cantù , a Crispi . Non c ’ è uomo illustre nella storia e nel rinascimento patrio che non sia entrato nella sua collezione illustrata . Self - made man del giornalismo italiano , egli si è scelto un motto inglese adatto alla sua pertinacia di lavoratore : time is money - il tempo è danaro . Con una testa costantemente in eruzione e convinto che « la volontà è l ’ anima dell ’ ingegno e la vittoria del progresso » , egli resiste al tavolo fino ai crampi nella mano . Passa indifferentemente da un soggetto all ’ altro , senza bisogno di sosta . Smette l ’ articolo politico e riprende la continuazione dell ’ appendice , consegna al proto la pagina critica e si riversa sull ’ Italia irredenta - una pubblicazione che deve « tener vivo nelle masse il sentimento della loro nazionalità , il retaggio sacro della lingua , la speranza di una rivendicazione avvenire » . È difficile trascinarlo in una conversazione che gli faccia perdere il tempo e il danaro , ma una volta ch ’ egli si decida per il riposo , vi trovate con un causeur nel vero senso della parola , con un uomo il quale sembra non abbia fatto altro nella vita che occuparsi di salotti aristocratici o di aneddoti politici o di musica wagneriana . Verso sera , quando si aspettava la luce elettrica o si flanellava , gli abitatori della quinta camerata lo ascoltavano tra una meraviglia e l ’ altra . Pareva Villemesant o Rochefort che stesse dettando le sue memorie . Si andava dall ’ Africa - ove era stato due volte come corrispondente del Secolo - al palcoscenico di una prima donna che ha fatto storia - nel dietroscena di Caprera quando donna Francesca rimase col generale - alla redazione di un giornale che si ricorda ancora - a un periodo tumultuoso che egli sapeva rimettere in piedi tale e quale , colla data , cogli incidenti , cogli attori principali , sceneggiando il disastro o il trionfo coi colori di una tavolozza arciricca . Un semplice paesucolo sconosciuto diventava nella sua bocca di un interesse sommo . Ce lo circondava delle industrie e degli uomini della regione e ci diceva l ’ avvenimento che lo aveva reso celebre . Pur pensando a Cavallotti quasi balbuziente , dubito che il Chiesi abbia qualità oratorie . Gli mancano i mezzi vocali e l ’ inconsapevolezza di Castelar che sa stare sulla piattaforma con la tranquillità di uno scrittore a tavolino . Il processo del tribunale di guerra è riuscito a propalare assai più il suo carattere , la sua produzione letteraria , la sua attività giornalistica . Prima , quantunque avesse scritto una ventina di romanzi , descritta l ’ Italia da un capo all ’ altro , il suo nome non era nelle moltitudini come oggi . Giornalista che aveva nutrito una legione di giornali , gli mancava la simpatia nazionale che gli ha data una condanna la quale ha fatto fremere anche coloro che sono agli antipodi de ’ suoi ideali politici . In Gustavo Chiesi è l ’ imperturbabilità grandiosa di Danton che dice al carnefice di mostrare la sua testa al popolo . È rimasto sul banco degli accusati di un tribunale militare come uno stoico . Se ha aperto bocca , non è stato per proteggere la sua prosa giornalistica , ma per salvare i suoi cooperatori e adempiere al dovere di direttore . - Io non ho da dire che due brevi cose . « Primo , ringrazio i miei difensori per la grande dottrina colla quale mi hanno difeso . ( Era stato difeso dai tenenti Giglio e Corselli ) . Secondo , dichiaro sulla mia parola d ’ onore che il Cermenati si recò a Pavia e a Piacenza soltanto in qualità di redattore del giornale , e per nessun ’ altra ragione » . E quando Bacci , il sostituto avvocato generale in missione , escluse dal numero dei colpevoli Ulisse Cermenati e Arnaldo Seneci , amministratore dell ’ Italia del popolo , sulla faccia del direttore si diffuse la consolazione . Egli respirava più liberamente . La reclusione degli amici gli sarebbe pesata sul cuore come un martirio . In galera nessuno lo ha mai sentito lamentarsi . Egli lavorava dalla mattina alla sera e non sostava che per pensare alla vecchia madre che lo piangeva disperatamente . Pochi idolatrano la famiglia dei genitori e contribuiscono al suo benessere come Gustavo Chiesi . Egli è stato eletto deputato mentre era nel reclusorio di Finalborgo e Forlì continuerà ad eleggerlo per un pezzo , perché Gustavo Chiesi non è di coloro che si abbandonano subito dopo che la giustizia delle masse ha stravinto la giustizia delle classi . Conosciuto , lo si ama per la sua intelligenza ; per la sua bontà e per la saldezza dei suoi principii . In questi tempi di uomini di carta pesta , un uomo di bronzo , come Gustavo Chiesi , diventa , in un ambiente legislativo come il nostro , un tesoro nazionale . Tiene in piedi anche i legislatori di pasta frolla . È dotto , è una biblioteca ambulante ed è una penna incorruttibile che perseguita i corrotti . A FINALBORGO STUDIO DEGLI ALTRI GALEOTTI Ci fu un galeotto che ci disilluse tutti . Era il cuoco del bettolino - un buon diavolo cogli occhioni pieni di lampeggiamenti e con le ganasce lardose . Aveva per noi della vera affezione . Coi pochi centesimi che potevamo spendere , si struggeva per farci mangiare meno scelleratamente che poteva . Soprattutto era pulito . Ci portava alla mattina una minestra per venticinque centesimi , la quale , in galera , potevamo dire buona e delle porzioni di gnocchi di patate che mandavano in visibilio Romussi . - Neanche la mia cuoca saprebbe cucinarli così bene ! Gustavo Chiesi , che si interessava assai poco della vita del reclusorio e che giurava , di tanto in tanto , che non avrebbe mai scritto una riga sulla sua prigionia , aveva della tenerezza per il cuoco . Ci diceva che , se andava fuori , voleva fare qualcosa per lui , perché lo meritava . Sapevamo che era un fratricida , ma avevamo la sua parola d ’ onore ch ’ egli era innocente . Secondo lui , non fu che il caso che lo fece trovare nella stanza ove un altro suo fratello scannava il terzo . In galera poi non si può pretendere di trovare delle mani immacolate . Una mattina che avevamo più fame del solito , lo aspettavamo andando in su e in giù per la camerata e gettando occhiate per il corridoio attraverso la spia . - Ma questo cuoco ? Giunse in vece sua un recluso dei fatti di maggio . Che aveva ? Era egli ammalato ? Nessuno ne sapeva niente e nessuno ci voleva dire niente . Alle nostre interrogazioni , si rispondeva con smorfie che suscitavano una curiosità maggiore . Che cosa gli era capitato ? Il direttore lo aveva condannato a quindici giorni di cella di rigore e di camicia di forza . Che cosa aveva fatto ? Quando lo sapemmo , lo buttammo tutti idealmente dalla finestra , come si fa con una persona della quale non si voglia più ricordarsi . Egli si era appaiato con uno della sua specie . Dopo quest ’ uomo triviale che ci ha trascinati nei bassifondi della malavita , è una consolazione ritornare alla superficie dove sono esseri di una morale un po ’ più sostenuta . Il 598 era il modello di tutti quanti ho conosciuti . Egli gode la fiducia del direttore e non ne abusa . È fedele , è rispettoso , è astemio e lavora dalla mattina alla sera come un martire . Va da un corridoio all ’ altro senz ’ essere accompagnato dalla guardia . È il solo che esca tutti i giorni dallo stabilimento - accompagnato , si intende , dall ’ agente di custodia - a portare la corrispondenza alla direzione dei reclusori ed è il solo che vada fino a Finalmarina a prendere i medicinali . Un giorno , mentre il buon Pascotto stava spolverando la lampada della nostra camerata , gli domandai perché non scappava . - Voi non avete più che dodici anni da fare . Ma pensate che la vita è breve , accidempoli ! Nei vostri panni io non esiterei un minuto . Mi servirei della casacca per insaccarvi la testa del mio guardiano e obbligarlo a sciupare del tempo a districarsela e poi direi : gambe mie aiutatemi ! Continuerei a fuggire senza mai voltarmi indietro . Non smise neanche di strofinare la lampada . Per lui erano tutte sciocchezze . Lui non era uomo da lasciarsi scaldare la testa . Prima di tutto aveva la sua pena da espiare e non intendeva sottrarvisi se non gli si faceva la grazia . Aveva violata la legge e la legge doveva essere rispettata . Ai suoi tempi era stato un bulo e anche un grassatore di strada . Ma adesso aveva fatto giudizio ed era , per lui , un piacere mantenersi sulla via retta . La fuga poi , per un povero cristo , era una ridicolaggine . Come si poteva scappare colla catena o cogli abiti del galeotto ? - E quando siete al largo e cercato dappertutto dagli agenti di polizia , dove andate a nascondervi ? La vita del fuggiasco è più grama di quella del recluso . Credetelo . E come troverete da mangiare in giro , senza amicizie e senza denari ? Rubando . E io non farò mai più il ladro . Egli mi rispondeva da uomo emendato , e il mio pensiero incanagliva e trepidava , preparandosi una fuga clamorosa e spettacolosa . Lui mi parlava di ridicolaggine e di catena , e io sentivo il mare che si frangeva fracassosamente sulla spiaggia di Finalmarina . Lui si vedeva inseguito dai cagnotti sguinzagliati dalla giustizia che non dà tregua , e io mi gettavo sul mare supino e , a forza di gambe , raggiungevo la nave straniera che mi accoglieva a bordo a braccia aperte . Il 598 si vedeva impacciato , perseguitato e morto di fame . Io mi sentivo libero , sulla piattaforma inglese o americana , circondato da migliaia di persone che mi salutavano con dei battimani fragorosi e mi riempivano le tasche di dollari o di sterline udendomi raccontare le avventure della mia fuga e il periodo della fame de ’ miei amici della quinta camerata ! Il 77 era il lavandaio . Era alto come un palo telegrafico , secco come il merluzzo e giallognolo come la pelle di un giapponese . Con il suo collo esile , sormontato da una testa poco voluminosa , con le sue braccia lunghe appese alle spalle come cose floscie giù rasente il corpo , con la sua faccia piena di rientrature , pareva uno scheletro ambulante . Gli occhi , nascosti nelle occhiaie profonde sotto le tettoie ossute e pelose , sembravano focolari di delinquenza . Erano in essi i guizzi del delitto che facevano passare per la schiena l ’ aria fredda . Tutte le volte che lo guardavo , mi obbligava a liberarmi dai fremiti che mi suscitava con degli scotimenti di spalle . La sua bocca a culo di gallina e il suo mento che tirava da sinistra a destra , mi riassumevano il tipo del luogo . Aveva la mano denutrita e le dita lunghe del fantasma . Si muovevano come tentacoli . Prendevano la biancheria sporca con un movimento meccanico . Sul cuore del 77 era il listone nero del suo trasporto , e sulla sua testa gibbosa era il berretto giallo a spicchio che lo incadaveriva . Come tutti i sanguinarii , era di modi carezzosi . Parlava con dolcezza e non si lamentava mai della sua sorte . Una volta che gli domandai se pensava di rientrare nella vita sociale , mi offerse una presa di tabacco con una spallata di sprezzo . Pareva volesse dire : Società ingrata , non avrai le mie ossa ! I suoi compagni mi dicevano che era religiosissimo . Non mangiava mai senza farsi il segno della croce e non andava mai sulla branda senza prima essersi inginocchiato a ringraziare il Signore Iddio di averlo mantenuto buono anche in quella giornata . Tra tutti i condannati della quinta camerata preferiva don Davide . Il sacerdote nel camiciotto del recluso gli faceva sanguinare l ’ anima . Non gli pareva giusto che un uomo di « talento » , come diceva lui , fosse in prigione per avere del « talento » . Don Davide si soffiava il naso sovente a Finalborgo . Aveva preso un raffreddore che gli era divenuto cronico . E il lavandaio , di nascosto , gli lavava un fazzoletto al giorno e glielo portava pulito e piegato come una cosa proibita dal regolamento . L ’ udito del 77 era molto difettoso . C ’ era un recluso che aveva già scontato otto anni e che anche nel saio della casa di pena non aveva perduto la caratteristica del mestiere che esercitava prima di essersi intriso le mani nel sangue dei suoi simili . Lo si vedeva e si pensava al palcoscenico . Egli non poteva essere che un calcascene . Il suo viso era una ditta teatrale . Una di quelle facce grassottelle di venticinque anni , con la carne biancastra della gente che va a letto quando la notte sfittisce , con l ’ ombreggiatura per la mezza faccia della barba fitta e nera che ha subìto il contrappelo e con gli occhioni dalle pupille fulgide nella vivezza lattiginosa che inondano l ’ assieme di una bontà infinita . La sua vita di « scrivanello » - una vita che lo lascia libero tutto il giorno e gran parte della notte - non gli ha fatto dimenticare che gli mancano quattro anni , anni che egli chiamava quattro secoli anche quando gli si diceva che la sua liberazione non poteva essere lontana . Le lettere che riceveva dalla famiglia gli rinverdivano le speranze ogni tre mesi , ma , tra l ’ una e . l ’ altra del trimestre , aveva dei momenti neri di ipocondria . Gli pareva che più nessuno pensasse a lui . Prima che venisse l ’ indulto me ne fece leggere una la quale gli dava l ’ idea che finalmente il sovrano si era commosso del suo stato . Egli era convinto che S . M . stava per firmare la sua grazia . Ma il giorno che mi vide partire senza novità per lui , ricadde nella disperazione . - « Non mi dimentichi ! » mi disse . E dicendolo si asciugava gli occhi , volgendosi dall ’ altra parte . « Se posso ritornare a casa , le assicuro che non mi vedranno più in questi luoghi . L ’ ho scontata troppo cara per dimenticare la vita del recluso . Poi ho la mamma e la sorella che mi vogliono un bene dell ’ anima . Lei ha letto l ’ ultima loro lettera e può dire se hanno del cuore » . Di mattina , era addetto al medico . Registrava la medicina da mandarsi a prendere . Dopo , andava per le camerate a raccogliere le ordinazioni mangerecce , e nel pomeriggio , fino magari dopo la mezzanotte , rimaneva con un galeotto perpetuo a preparare gli specchietti del movimento amministrativo quotidiano . Il suo numero di matricola era il 2107 . Prima dell ’ attore veniva da noi , col libro della spesa e il calamaio attaccato per un lembo di pelle al bottone della giacca , uno scrivanello che aveva ammazzato un carabiniere il quale lo aveva sorpreso a svaligiare una carbona ( casa ) fuori di porta Magenta . L ’ omicidio gli aveva dato modo di rimanere fuori dalle unghie della giustizia per parecchi mesi . Ma la gatta , anche dopo una paura maledetta , va al lardo fin che vi lascia lo zampino . E un bel giorno lo agguantarono con degli altri ladri o degli altri grassatori e lo mandarono in galera con una sentenza di vent ’ anni . Era recidivo , qualche colpo gli era andato bene e sapeva adattarsi all ’ ambiente in un modo meraviglioso . Quando la direzione non lo imbestialiva coi conti che gli aveva affidato , non si accorgeva di essere in un reclusorio . Lasciava l ’ ufficio verso mezzanotte e dalla spia della nostra camerata lo rivedevamo al lavoro prima delle quattro . Qualche volta , se la guardia che lo accompagnava non gli era vicino , gli dicevo che faceva male a lavorare tante ore in un periodo in cui gli operai che mangiano meglio si agitavano per un orario quotidiano di otto . Vi ammalerete e andrete al cimitero senza rivedere Milano . Mi rispose che stava meglio in ufficio che in infermeria , ove poteva coricarsi e alzarsi presto senza svegliare alcuno . L ’ infermeria è uno stanzone lunghissimo con delle finestre libere dai cassoni e con due filate di letti quasi sempre vuoti . - Come , vi lamentate di dormire sulla materassa ? - Non mi lamento , ma lei non sa ... - Datemi del voi , gli dissi celiando . Sapete bene che il regolamento proibisce ai detenuti di servirsi di un pronome che non sia di seconda persona plurale . - Giusto , voi non sapete che in letto - anche sulla materassa - sto male . È l ’ unica cosa alla quale non sono mai riuscito ad abituarmi . Il galeotto è incatenato alla branda . Ora , mettetevi nella mia posizione , e vedrete che darete la preferenza al pisolino sulla scranna dello scrivanello . La lunghezza della catena non mi permette che di mettere il piede in terra dalla parte dell ’ anello e di rimanere , se non voglio scorticarmi , in una posizione supina . Il letto , per me , è una tortura . Fu lui che ci iniziò ai pasti dei peperoni , dei pomidori , dell ’ insalata di cipolle e di patate coll ’ aglio e di fagiolini tirati fuori dalla pasta del convento , quando la minestra era coi fagioli . Egli è piuttosto piccolo , con la pelle sulla faccia scura e butterata , con gli occhi un po ’ loschi e con le estremità del taglio della bocca non esattamente equidistanti . È tutt ’ assieme una figura rapace . Lo abbiamo perduto per avere alzato il gomito . Poco abituato a bere , un giorno era riuscito ad ubriacarsi . Lo trovai nel letto della infermeria incatenato alla branda , con la cuffia di cotone bianco sulla fronte , che stava aspettando la sbriacatura . - Che cosa fate ? gli domandai . - Non ho potuto alzarmi alla solita ora per un po ’ di vino brusco . Accidenti al vino brusco ! All ’ indomani , o qualche giorno dopo , il direttore lo mandò nell ’ altro reclusorio a mia insaputa e io non ho potuto restituirgli lo Stecchetti che mi aveva imprestato per passare il tempo . Lo scrivanello lo sapeva quasi tutto a memoria . COSTANTINO LAZZARI Tra l ’ ottanta e l ’ ottantatrè i pionieri del movimento marxista continuavano a battere il chiodo che , se si voleva organizzare i mestieri , bisognava costituire un partito puramente operaio , il quale , a suo tempo , avrebbe potuto trasformarsi in partito socialista italiano . Parecchi operai , che studiavano e frequentavano i circoli di studi sociali , si misero a concionare in questo senso , e subito dopo la morte di Carlo Marx la loro organizzazione si potè dire iniziata . Ormai , si disse , l ’ operaio farà da sè . Chiunque si occupava di questioni sociali e non aveva i calli del lavoratore alle mani , veniva considerato una specie d ’ intruso . Lo si vedeva negli angoli dei meetings come un rognoso . Coi pregiudizi che pullulavano nella testa operaia e con la stampa che blatterava di progresso e dava eternamente ragione agli intascatori di lavoro non pagato , senza un giornale che stimolasse , che aiutasse , che confortasse , che difendesse e che rivelasse la vita che si svolgeva negli stabilimenti padronali , gli operai non avrebbero potuto tener duro . Un giornale era necessario . Senza di esso sarebbero stati calunniati , schiacciati . Non si domandarono neanche chi di loro sapeva scrivere o chi di loro sapeva mettere assieme un foglio qualunque . L ’ esperienza li avrebbe fatti andare sulle pedate degli altri . Il loro partito era nuovo e nuovi dovevano essere gli scrittori . Non si trattava di scrivere in ghingheri . Si trattava semplicemente di dire chiaro e tondo che cosa volevano , dove tendevano , a che cosa aspiravano . Non altro . E il Fascio Operaio - voce dei figli del lavoro - il 29 luglio 1883 era già nelle mani del pubblico . Lo scopo della pubblicazione era condensato in queste parole di Malon stampate a destra , in corpo otto , sotto il titolo del giornale : « Se non pensano a far da loro gli operai italiani non saranno mai emancipati » . Nel primo articolo intitolato « chi siamo e che cosa vogliamo » , dicevano apertamente che erano « operai nel più stretto senso della parola , cioè , operai manovali » . « Siamo i figli di quella immensa moltitudine a cui la vita non è concessa che a patto di una perenne produzione - di quella classe che lavora e soffre , senza adeguati compensi - che vede il frutto delle proprie fatiche aumentare le ricchezze dei capitalisti » . L ’ attività dei redattori del Fascio Operaio era infaticabile . Restando al lavoro , tenevano conferenze ogni sera , organizzavano la lega di resistenza ogni volta si trovavano coi compagni , e scrivevano articoli ogni settimana . In due mesi la « voce dei figli del lavoro » seppe preparare e inaugurare un Congresso operaio a cui il Fascio mandava il suo saluto « perché i congressisti erano puramente dei lavoratori che si ispiravano alla loro coscienza di lavoratori ».«Siate uomini nuovi , diceva loro . Due siano le vostre stelle polari . L ’ eguaglianza di tutti gli uomini in faccia alla giustizia e l ’ indipendenza della personalità umana » . Il Fascio Operaio discuteva i problemi operai , polemizzava coi giornali che si occupavano dei redattori e dei loro articoli , decomponeva , a poco a poco , il Consolato operaio nelle mani dei romussiani , e attaccava , con qualche violenza , la democrazia al dorso del Secolo , chiamandola « vile » . Cavallotti , che fino dai tempi del Gazzettino Rosa aveva imitato don Margotti , tenendo nella sua casa il casellario degli uomini pubblici - casellario che se venisse pubblicato adesso sorprenderebbe molti e susciterebbe polemiche infinite - si era occupato anche dei redattori del Fascio e specialmente di Costantino Lazzari , il quale , oltre essere il redattore capo del Fascio , era l ’ anima del partito operaio . Per capire l ’ importanza dell ’ accusa contro Costantino Lazzari , bisogna ricordarsi che nell’86 Cavallotti aveva già assunto il carattere di leader parlamentare ed aveva già iniziato il sistema di inseguire e snidare i corrotti dovunque li trovava o li sapeva . Nel salone dei Giardini Pubblici , ove aveva finito di parlare Cavallotti sulle elezioni generali , non appena il redattore capo del Fascio si permise di domandare la parola , si sentirono voci spaventevoli . - Fuori le spie ! fuori le spie ! Chi erano le spie ? I redattori del Fascio . Ma l ’ indiziato era Costantino Lazzari . Tanto è vero che nel questionario , che invitava Cavallotti a dare « risposte categoriche in nome della verità e della giustizia » , c ’ era questa interrogazione : - È giusto paragonare il compagno Lazzari ad un agente di polizia ? Cavallotti non volle mai smentire l ’ accusa e non volle mai dire pubblicamente su quale documento era basata , Ma tutti gli amici dell ’ autore di Anticaglie sapevano e sanno che l ’ accusa era basta su una ricevuta di cinquecento lire , firmata da Costantino Lazzari , nelle mani di Nicotera , ministro dell ’ interno . Chiunque di noi l ’ avesse veduta senza cercare altro , non avrebbe potuto venire ad altra conclusione . Cioè che Costantino Lazzari non aveva schifo dei fondi segreti . Ma la cosa non è così . E ne parlo appunto per distruggere una calunnia che perseguita Lazzari da parecchi anni . Non lo si può dire prudente , questo no . Prendere del danaro per un partito senza domandare da che parte venga , con la scusa che il denaro non ha « odore » , è un po ’ arrischiato . Ma in verità Costantino Lazzari entrò come un sorcio nella trappola . Non sapeva del tranello . Gli si esibirono cinquecento lire per il partito in un momento elettorale , le prese , e le consegnò intatte al partito senza curarsi d ’ altro . Un fatto consimile è avvenuto tra i socialisti di Londra . I tories diedero parecchie centinaia di sterline a un leader socialista per moltiplicare le candidature socialiste tra il candidato tory e il candidato liberale . Il giuoco era che col terzo candidato i liberali avrebbero perduto i voti che venivano dati ai socialisti e quindi qua e là dei collegi . Si gridò al tory money , come qui si gridò alla spia . Ma il leader inglese e il leader italiano poterono salvarsi mostrando , come Walpole , le mani pulite . Dopo questo fatto il Fascio Operaio - del quale parlo perché è come parlare di Costantino Lazzari - e il partito operaio subirono le violenze prefettizie e passarono attraverso un uragano indemoniato . Il Comitato Centrale del partito operaio italiano venne sciolto , il Fascio Operaio sospeso e la redazione intiera messa sotto chiave al Cellulare per ottanta giorni . I condannati furono cinque , tra i quali Costantino Lazzari , a tre mesi di carcere e a trecento lire di multa . E il Fascio Operaio risorse , dicendo che « il socialismo è un gigante che nessuna forza può vincere » . In Costantino Lazzari è rimasta l ’ avversione del Fascio Operaio per gli « intrusi » . Un socialista dottore o avvocato o scrittore o ingegnere o architetto gli fa torcere il viso dall ’ altra parte . Ha per tutti costoro un ’ antipatia invincibile . Li chiama i socialisti dal panciotto bianco o i socialisti dal gilé de gess . Si dice che la gratitudine non sia il suo forte . Ma è indubitato ch ’ egli , giovanissimo , si è dato la briga di soccorrere la sua famiglia povera , e di mantenere alle scuole di Milano una sua sorella e un suo fratello . Ha rinunciato alla carriera commerciale per dedicarsi completamente al socialismo . Ma le vicissitudini dell ’ esistenza tribolata gli hanno fatto riprendere la via di prima . Egli è ora commesso viaggiatore . È stato in prigione più di una volta . Egli era nell ’ Umbria ed è andato in galera per i tumulti di Milano ! Ha un ’ istruzione tumultuaria , è un conferenziere improvvisatore , ha una tendenza sentita verso la misantropia , ed è disgustato degli uomini e della vita . Se dovessi riassumere Lazzari , direi , con Tommaso Grossi , ch ’ egli è un « orso mal leccato » . SI MUORE DI FAME Per ricordarmi di queste giornate negre , ammuchiavo le mie impressioni sui margini , sui frontispizi e sotto e sopra gli indici dei libri . Mi servivo di un moncone di lapis che tenevo nascosto tra il dorso e la legatura di un volume , il quale rimaneva con me giorno e notte . I libri che giovano di più al prigioniero sono quelli che offrono più spazio . Quelli che hanno cinque o sei pagine bianche prima di arrivare alla prefazione , che incominciano e finiscono i capitoli con dei vuoti preziosi , che sono stampati in modo da lasciarvi una linea tra una riga e l ’ altra e che terminano in fondo col lusso della entratura . A me , per esempio , sono stati di grande giovamento la grammatica tedesca del dottor Friedmann e le Ascensioni Umane del Fogazzaro . Mi hanno permesso di scrivere un volume su ciascun volume . Se dovessi ritornare in prigione e qualcuno volesse regalarmi qualche libro , non dimentichi di dare un ’ occhiata agli spazi . Copio , o meglio completo i periodi coi riempitivi che lasciavo fuori per economia . « Il periodo della fame venne inaugurato stamane , sei settembre . Se lo avessi saputo prima , ieri sera mi sarei imbottito con un pranzo luculliano . Non si è mai contenti . Era una giornata che ci aspettavamo di minuto in minuto , ed ora che è giunta troviamo che è giunta troppo presto . Io poi , che non ho tanti denari da spendere , non dovrei tormentarmi con queste seccature di gola . Tanto più che mi rincresce di stare a tavola cogli amici , che non sono capaci di mangiare in santa pace il loro pranzo , senza costringermi , con la massima gentilezza , ad assaggiare un po ’ di questa o di quella pietanza . Adesso siamo pari . La nostra mensa è diventata la mensa degli uguali . « Che cani ! Ci hanno portato via penne , calamai e lapis . Sono venuti a prendere i libri per registrarli . Ho domandato il permesso di scrivere una lettera per comunicare agli amici l ’ avvenimento , ma mi si è detto che il regolamento non mi autorizza a scriverne che una al mese . Chiesi , che è alla reclusione , non può scriverne che una ogni tre . A proposito , egli è alla reclusione , e rimane con noi . Dunque non c ’ è differenza che nelle spese e nelle lettere . Lui può spendere venticinque centesimi e noi , alla detenzione , trentacinque . « Non riuscirete mai , signori aguzzini , a farmi capire l ’ utilità sociale di impedirci di scrivere per tenerci qui a guardarci l ’ un l ’ altro . Seguitiamo a chiacchierare sulla dieta . Nessuno ha paura . Se non sono morti quelli con la catena che la subiscono da anni senza migliorarla col sopravitto , vuol dire che non si muore . « Le latrine sono indecenze primitive . Mi sono messo con la faccia alla ferriata della prima finestra e sono stato lì per recere . Sotto , nel cortile , è un mastellone nascosto da un murello a curva , che lascia venir su una puzza velenosa . È il mastellone dei condannati addetti ai lavori domestici . Il direttore di questa casa di pena deve avere l ’ olfatto molto ottuso . In tutto il penitenziario non c ’ è una latrina . Ciascuno fa i suoi bisogni come in un bosco . Peggio che in un bosco . Perché qui non potete alzarvi e andarvene via . Qui vi si lascia il mastellone che riceve il materiale di tutta la camerata tutto il giorno e tutta la notte . Non lo vuotano che alla mattina e nel pomeriggio . Noi , per fortuna , non siamo che in sette . Immaginatevi il fetore costante di una camerata di settanta o ottanta individui ! C ’ è però un guaio anche nella nostra . In alto alla parete sono due finestrucole che comunicano con una camerata piena di reclusi . Di notte e di giorno riceviamo la loro atmosfera appestata e siamo condannati a sentirli trullare come maiali ! « Non è la prima volta che mangio la pagnotta , ma era un pezzo che non la sbocconcellavo . Me la hanno portata e mi sono ricordato degli ultimi tozzi di pane bianco che ho dato al recluso che ci porta il barile dell ’ acqua . Come sarebbero buoni , adesso ! In un reclusorio non mi aspetto il pane di fantasia . Ma certamente mi aspetterei un pane migliore di questo . I cavalli ne mangiano del più buono . Le nostre sono pagnotte di mollica ammassicciata . Non è la mollica pastosa , duttile , allungabile , come quella del pane dei signori . È una mollica friabile , di un colore brunastro e di un sapore sciapito . « Ho sempre sentito dire che la crosta solida è un indizio della bontà del pane . Dev ’ essere abbondante , fitta , resistente , cotta bene . Questa è molle , sottile , che si stacca senza fatica , che ritiene la ditata non appena la premete leggermente . Ha un colore tra il rosso - bruno e il giallo - dorato . « Fanno sul serio . È cessata anche la pulizia domestica . Prima ci facevano scopare la camerata e lavare la gamella dai galeotti . Adesso ci si è detto che la cuccagna è finita . Benissimo . Non marciremo neanche per questo . Il male è che con la minestra condita d ’ olio la latta rimane unta . Senza acqua calda ci ungiamo come guatteri e ce le laviamo male . Ciascuno di noi si è scelta la giornata di pulizia . Lunedì Lazzari , martedì Federici , mercoledì Valera , giovedì Chiesi , venerdì Ghiglione , sabato don Davide , domenica Suzzani . È un movimento igienico . Si puliscono e si mettono a posto i tavoli e si scopa due volte il giorno . I più volonterosi e i più abili sono indubbiamente Lazzari e Federici . Entrambi scopano adagio , passano l ’ arnese sotto le brande , si fermano a far uscire i crostini dalle connessure tra mattone e mattone e tra pietra e pietra e si tirano a dietro il materiale fino in fondo , senza lasciare per la via polvere o briciole . Scopa bene anche don Davide , ma non con la diligenza degli altri due . Se al sabato si dimentica del suo turno , il Chiesi gli grida subito alle spalle : « - Non più privilegi e non più privilegiati ! « Il Ghiglione , campagnolo , scopa male , lo fa di mala voglia e pulisce i tavoli come un uomo che si senta umiliato . « La direzione di qualunque casa penale vende ogni mese la Rivista di discipline carcerarie , diretta dal Beltrani - Scalia , direttore delle carceri ( ora , come si sa , ha preso il suo posto il Canevelli ) . lo scopo della rivista è pio . È di assistere con delle sottoscrizioni i figliuoli derelitti dei condannati . Una cosa la quale vi suggerisce che la società punisce più i figli che i genitori . Perché mette sotto chiave i secondi e lascia sulla strada i primi . « Le ultime pagine sono occupate dal movimento dei liberati dagli stabilimenti penali durante il mese . In agosto hanno lasciato uscire 54 uomini e 6 donne per grazia sovrana , 299 uomini e 12 donne per indulto e 31 maschi e 2 femmine condizionalmente . « La tabella dei liberati condizionalmente prova che l ’ Italia è più crudele d ’ ogni altra nazione . L ’ Inghilterra , punto tenera pei suoi delinquenti , dà loro modo , colla buona condotta e col lavoro persistente , di guadagnarsi tre mesi su ogni anno . Conquistandosi il numero fisso di marchette , il condannato , poniamo , a sei anni , è sicuro di non rimanere in carcere che quattro anni e mezzo . Il nostro sistema non assicura nulla al condannato e premia la condotta incensurata con una lesineria che fa piangere . Deduce , su per giù , da un anno a un anno e mezzo per ogni dieci anni di galera ! « Ne scelgo uno . N.A. , di Napoli , contadino , condannato a dodici anni , è uscito a 37 anni , dopo avere scontato una pena di undici anni ed un mese ! « Nella stessa tabella si nota che la donna subisce gli stessi rigori . A.L. , di Palermo , entrata nella casa di pena a 38 anni , con una condanna di vent ’ anni per omicidio , è uscita dopo una pena di diciotto di lavori forzati . Che tigri ! « Aggiungo che la liberazione dei condannati non dovrebbe mai essere lasciata all ’ arbitrio del direttore - il quale è , novantanove volte su cento , parziale e crudele . « Non so se dipende dalla dieta . Ma con una dieta scellerata e insufficiente ho perduto persino la voglia di leggere . In un mese non sono riuscito a rileggere il primo volume dei dieci anni di Louis Blanc . Sbadiglio spesso , e spesso , dopo una specie di torsione alla regione epigastrica , mi istupidisco in un sopore che mi spaventa . I miei amici di camerata mi dicono che mangio troppo poco e che butto via troppo sovente la minestra . Non so che farci . È una minestra che mi ripugna e che non so ingoiare né asciutta né col brodo . Ci sono dei cani liberi che la lascerebbero nella scodella . Ho notato una certa sonnolenza anche negli altri . Più di una volta ho veduto Federici fermarsi sulla pagina , coi gomiti sul tavolo e la faccia nelle palme . Alle undici antimeridiane d ’ ieri ho sorpreso don Davide che dormigliava sul breviario . Anche Lazzari subisce la stessa legge di prostrazione . Rimane assopito per delle ore . Forse è perché egli legge troppo di notte . In Chiesi ho notato che la sua respirazione notturna è diventata più rantolosa . « Ci hanno portato di sopra delle lettere piene di cancellature . A noi che abbiamo il limone per disseppellire le parole dai neracci del direttore , importa poco . Ma mi piacerebbe che qualcuno mi rivelasse l ’ utilità di queste soppressioni di parole . Una volta che siamo condannati , che cosa deve importare a voi che qualcuno ci faccia sapere un breve minuto della vita del mondo dal quale siamo stati espulsi con tanta violenza ? È una cretineria da mettersi con le altre che si commettono in questi luoghi . « Il mio amico Mario Borsa , corrispondente londinese del Secolo , mi manda una rivista mensile per tenermi al corrente dei grandi fatti europei . Una rivista estera non può impensierire alcuno . Qui impensierisce . Il direttore mi ha fatto chiamare in direzione per dirmi che non poteva darmela perché ci sono in essa articoli che si occupano di cose che non devo sapere ! Suppongo per un minuto che vi sia qualche narrazione sui fatti di maggio . Nossignore , me la nega perché vi è un articolo sulla guerra tra gli Stati Uniti e la Spagna ! Sono o non sono un giornalista ? Una società . che corregge e non abbia per compito di mandarmi fuori imbecille , dovrebbe procurarmi , anche a proprie spese , le riviste e di giornali che mi dovrebbero tenere al corrente di tutto ciò che avviene . Non vi pare ? Anche al Chiesi hanno trattenuto delle riviste francesi per le stesse ragioni . Asini ! « Piove . Quando piove , il condannato perde il diritto all ’ aria e al moto delle gambe . Senza uscire dalla gabbia si diventa di umore nero . È una meraviglia che uno non s ’ avventi sull ’ altro . Ci si tiene nella camerata sino a quando il cielo si rasserena . E in questa regione , quando incomincia a diluviare , è capace di tirare innanzi senza interruzione per una settimana . Nella camerata al dorso della nostra sembrano diventati tanti leticoni indiavolati . Di tanto in tanto qualcuno si sfoga gridando : aria ! In uno stabilimento di tanta gente ci dovrebbe essere anche il passeggio coperto . Ma non ci si pensa . Perché il bestiame in galera può crepare senza inumidire l ’ occhio sociale . « La visita del medico che abbiamo avuta ieri l ’ altro mi ha fatto un effetto strano . Mi parve un uomo incaricato di venire a vedere se avevamo ancora delle giornate da vivere . Sì , o signori aguzzini , siamo languidi più di ieri , ma non siamo ancora moribondi . Anche col vitto insufficiente possiamo vivere degli anni . « La nota di ieri è stata un po ’ baldanzosa . Si indebolisce lentamente e lentamente mi pare che si perda la memoria . Stamane , parlando degli affamati americani al polo Nord , non ho saputo rammentarmi il nome del generale che venne trovato inconscio vicino al cadavere di un nero che gli era stato fedelissimo . E non me lo ricordo neppure adesso . Questo fatto mi mette addosso del freddo . Credo che a grado a grado ci avviamo verso l ’ abolizione della intelligenza . Usciremo delle pagine bianche . Non sapremo più neppure di essere stati in prigione ! « Siamo calati tutti di peso . Il pancione di don Davide è rientrato di molto . Forse sarà l ’ effetto della rasatura dei baffi , ma il naso di ciascuno di noi mi riproduce il naso dell ’ allampanato . Anche il Federici è dimagrito . Parla poco e fa dei pisolini ripetuti con pochi intervalli . A Chiesi si sono formate le scodellette sotto gli occhi . Il naso di Ghiglione pare il becco adunco dell ’ aquila . La faccia di Suzzani è accesa e si è spiritualizzata . Egli mi ha detto che si sente di tanto in tanto dei dolori dietro l ’ orecchio destro . Noto tutto senza spiegare nulla . Lazzari ha avuto degli stringimenti pilorici . Dorme poco , e durante il sonno parla con delle interiezioni di dolore . « A me non passa più nulla . Federici mi ha dato un cucchiaio della sua magnesia effervescente . Per una concessione speciale egli può tenersene un vaso e farselo riempire quando è vuoto . Se ne prende una cucchiaiata ogni mattina in due dita d ’ acqua . Mi ha fatto bene . Ho potuto trangugiare la gamella di pasta senza gli impeti di repulsione . Sento che mi ritornano le forze . Leggo e più rapidamente . Ieri ero proprio in uno stato compassionevole . Ho dovuto domandare il permesso di adagiarmi sulla branda . Mi sentivo vicino al deliquio . Sdraiato , ebbi degli assopimenti leggeri . Mi pareva di essere in decomposizione . Rimasi più di tre ore col dorso completamente abbandonato allo stramazzo . Non sentivo più che il languore delle braccia ed un certo calore insolito alle tempia . « Il grido che si muore di fame è nell ’ aria . - Tutte le camerate ci fanno chiedere dei bocconi di pane . Noi , che soffriamo un po ’ tutti di inedia , mandiamo gli avanzi delle nostre pagnotte ai 35 minorenni della camerata quasi in faccia alla nostra . Tra loro sono pochissimi quelli che possono spendere per il sopravitto . Devono essere tutti poveri o figli di poveri . Don Davide , che ha tra loro il suo chierico , va a dir messa spesso collo schianto del cuore . Gli rincresce di non avere sempre un boccone di pane da dargli . Quel ragazzo patisce la fame sotto la sorveglianza governativa ! Se fossi direttore dello stabilimento butterei via lo stipendio . Non saprei mangiare coi piedi sotto la tavola senza pensare al battaglione di affamati sotto la mia custodia . Il grido dei minorenni mi sospenderebbe il boccone in gola . « Stanotte sono stato svegliato da un grido acuto di qualcuno che stava male nella camerata al dorso della nostra . Non ci ha lasciato più dormire . Aveva il rantolo bronchiale ed emetteva gemiti che si ripetevano anche dopo che la guardia gli vociava dalla spia : « - Fate silenzio , che domani andrete dal medico ! « Un compagno deve averlo soccorso con una goccia d ’ acqua . Ho sentito i suoi piedi nudi che correvano da una parte all ’ altra . « Come deve essere triste morire in questo luogo ! « La luce misurata dai cassoni alle finestre finisce per indebolirci la vista . A me si è dilatata la pupilla e Lazzari si lamenta di non avere un paio d ’ occhiali . L ’ indebolimento gli ha come paralizzato i nervi ottici . « Alla domenica c ’ è sempre speranza di rifarsi lo stomaco con una gamella di brodo e 250 grammi di carne . È sovente una grande disillusione . Più di una